Saiyuki’s Christmas Carol

di WillowG
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La vigilia di Natale. ***
Capitolo 2: *** L’avvertimento di Marley ***
Capitolo 3: *** Lo Spirito del Passato ***



Capitolo 1
*** La vigilia di Natale. ***


cp1  Un regalo di Natale anticipato per tutti coloro che amano Saiyuki, e per chi sta leggendo la mia fanfiction “La chiave dei mondi”, in quanto qui ho ripreso buona parte dei personaggi che ho creato per quella fic.
 L’idea di usare la storia di Dickens per una fanfiction su Saiyuki, mi è venuta in mente dopo aver trovato nella mia casette/dvd teca “Canto di Natale di Topolino” e “Festa in casa Muppet”, due rivisitazioni, appunto, di “Canto di Natale“, con i personaggi Disney ed i Muppet.
 Insomma, questi due film, mi hanno fatto venire il pallino di fare una versione di “Canto di Natale” saiyuchesca, se mi si passa il termine …(Accidenti alla coca cola … mi fa strani effetti … da domani basta, solo tisane e acqua!). Non sono molto sicura del risultato, ma a scriverla mi sono divertita … accetto comunque critiche, suggerimenti, qualunque cosa …
 Buona lettura!

Saiyuki’s Christmas Carol

-Capitolo 1-
La vigilia di Natale.

 L’uomo posò gli occhiali accanto alla penna d’oca. Gli occhi gli bruciavano enormemente, a causa delle troppe ore passate alla sola luce della candela. Il volto stravolto dalla stanchezza, ma le labbra piegate in un sorriso soddisfatto.
Aveva passato molti notti insonni su quel racconto. Ma adesso era lì, concluso, nero su bianco. La calligrafia elegante spiccava sui fogli di carta leggermente giallognola, pronto per essere letto.
 L’istinto glielo diceva: quello che ora stringeva tra le mani era un capolavoro. Non aveva altre parole per descriverlo. Sarebbe diventata la favola di Natale per eccellenza, quella che ogni bambino ama e non può non conoscere.
 La pendola segnò le tre di notte. Lo scrittore sospirò. L’ora di andare a letto era passata da molto tempo, ormai, e tutto il suo corpo reclamava il meritato riposo. Senza perdere il suo sorriso soddisfatto, l’uomo se ne andò a dormire, senza accorgersi di aver lasciato la finestra dello studiolo aperta …
 Due draghetti, uno bianco ed uno nero, entrarono nella stanza, passando dalla finestra incustodita. La magia di cui le due creature erano impregnate sembrava lasciare dietro di sé una scia opalescente, simile a quella delle fate. Volando, i due finirono proprio sullo scrittoio. Incuriositi dal manoscritto lasciato incustodito, iniziarono a leggere, in barba all’egoistico pensiero umano, che vuole che gli animali non siano in grado di comprendere il linguaggio scritto.

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 Tanto per cominciare, Hazel Jacob Marley era morto da ormai un anno. Morto e sepolto, assieme alla sua guardia del corpo, Gato. Un fatto da tenere bene a mente, o nulla di ciò che verrà narrato in queste pagine potrà sorprendere chicchessia.
 Era il giorno della Vigilia, ed un anno era appunto passato dalla morte di Hazel, che se ne stava al cimitero, sotto un metro di terra, assieme alla sua gigantesca guardia del corpo Gato. Il pover’uomo aveva perso la sua stessa vita, nel tentativo, peraltro inutile, di salvare il suo padrone, il giorno della morte di quest‘ultimo. I banditi avevano avuto ragione sul gigante, e si erano presi sia il denaro, che la vita di Marley.
 Per molta gente della città, una fine più che meritata, per uno degli uomini d’affari più odiati di sempre. Spilorcio, cinico, astuto, ed assolutamente privo di cuore, nonostante il viso angelico ed il sorriso gentile.
 Ma la Vigilia non era tempo di pensare ad affaristi crudeli, tanto meno a quelli morti, e che ormai non potevano più causare danno. La città era in fermento, ognuno a cercare di preparasi al meglio per il Sacro Giorno. I mercanti mostravano con orgoglio le merci più belle e preziose, che si erano procurati appositamente per tale periodo, il più propizio dell’anno.
 Ogni cosa appariva più scintillante e colorata, merito anche della nevicata che aveva imbiancato le strade ed i tetti, riempiendo di atmosfera natalizia ogni angolo o vicolo, anche il più buio e tetro.
Le grida gioiose dei bambini che giocavano con la neve, si mescolavano agli allegri chiacchiericci degli adulti, ed agli auguri di buon Natale che sovrastavano i canti dei piccoli cori di strada. La città stessa era come un immenso palco, in cui un gigantesco coro cantava con la voce della vita quotidiana.
 L’aria era fredda, l’acqua lasciata nei secchi per strada ghiacciata, eppure, la letizia e la bontà della festa imminente riuscivano a scaldare il cuore meglio di un caminetto acceso.
 Ma qualcuno riusciva a distruggere quell’atmosfera solamente camminando per la strada. Sanzo Ebenezer Scrooge, uno degli uomini più ricchi e potenti del paese. Probabilmente l’unica persona, in tutta la città, se non nell’intera contea, su cui pareva che l’atmosfera di pace e fratellanza della festività non avesse effetto. Anzi, tanta felicità e calore, sembravano solo rendere le sue iridi violette ancora più fredde e taglienti del ghiaccio stesso. Avvolto nel suo mantello, non degnava neppure di uno sguardo la folla, che, riconoscendolo, si scansava, lasciandogli la via libera. Ma a lui andava bene così. Meno la gente gli stava in giro, meglio era. E, anche dal lato pratico, era molto comodo che la folla si scansasse al suo passaggio, lasciandogli libera la strada, risparmiandogli i soldi che avrebbe speso di proiettili sparando con la sua pistola per farsi strada. E sì. Scrooge era anche una persona per nulla paziente, e con una certa propensione alla violenza.
 Chiuso e solitario come un’ostrica, era stato per anni socio di Hazel Marley, come diceva l’insegna dello studio notarile di sua proprietà: “Scrooge&Marley”.
 L’insegna non era mai stata cambiata, nonostante la scomparsa prematura di Hazel Marley. E non era che Scrooge non sapesse della morte del socio. In fondo, era stato lui stesso a pensare ai funerali, sia di Hazel che di Goto, dato che entrambi non possedevano parenti. Semplicemente, una nuova insegna, a suo parere, costava troppo. Non per niente, tra la gente della città, era famoso per la sua tirchieria. Forse, da quel punto di vista, era peggio del suo trapassato socio.
 Le uniche spese che Sanzo sembrava concedersi a cuor piuttosto leggero, erano due: prime le sigarette. Pochi avevano avuto l’opportunità di vederlo senza che fosse intento a fumare. E secondi, i proiettili per la sua piccola, ma letale S&W. Non era raro che, in un eccesso di rabbia, Scrooge usasse sparare a raffica contro l’oggetto della sua furia. Poco importante se vivente o inanimato.
 Quella mattina, come al suo solito, percorse la strada per la sua bottega, ignorando l’allegria attorno a lui. Anzi, ad ogni augurio di “Buon Natale”, la sua mano faceva uno scatto pericoloso verso la sua pistola. Nessuno sapeva il perché di tanto astio verso la più sacra delle festività, ma neanche gli importava di rischiare la vita per porre tale domanda.
 La bottega di Scrooge spiccava nella via, unica vetrina fredda e buia, nonostante le feste. Se tutti i negozianti si davano da fare per rendere le vetrine il più attraenti possibile, Sanzo sembrava voler far scappare via la gente.
 All’interno, se possibile, il locale era ancora più freddo di quanto appariva da fuori: vecchio e polveroso, poco arredato, e munito di solo due minuscole stufe, solitamente spente. Una nello studio personale di Sanzo, l’altra dove lavorava Hakkai Bob Cracit, unico dipendente della “Scrooge&Marley”. Calmo, gentile, e sempre con un sorriso educato sulle labbra, era quanto di più diverso ci potesse essere da Sanzo. Moro, nascondeva in parte i profondi occhi verdi con un paio di occhiali da vista.
 -Buongiorno, signor Scrooge. Passato una buona serata?- Salutò, non appena vide il suo datore di lavoro entrare. Per tutta risposta, il biondo emise un grugnito seccato, e si diresse alla sua scrivania. Hakkai sospirò, più per riscaldarsi le mani che per rassegnazione. Non si aspettava davvero una risposta. Sapeva bene che, nonostante la magia natalizia, nulla poteva cambiare Sanzo.
-Il bucato è lì sulla destra.- Grugnì, a mò di saluto, mentre prendeva posto alla sua scrivania. Hakkai prese mentalmente nota: essendo Sanzo un uomo single, e del tutto incapace in ogni più basilare lavoro domestico, da qualche tempo, il biondo aveva preso l’abitudine a farsi fare il bucato dalla moglie di Hakkai, dietro un (misero) compenso. Un magro arricchimento per un magro stipendio, ma Cracit non ci sputava sopra. In fondo aveva una famiglia da mantenere, ed i tempi nella cittadina non erano esattamente floridi. Il lavoro era scarso, anche quello mal pagato come quello da Scrooge.
 I due uomini lavorarono in silenzio per qualche tempo, finché la campanella della vecchia porta suonò, facendo entrare due ragazzi. Uno, dai lunghi capelli rossi e occhi dello stesso colore, esibiva un sorriso da schiaffi, ed un paio di cicatrici su una guancia. L’altro, molto più giovane, poco più di un ragazzino, aveva corti capelli castani ed iridi color dell’oro. In mano teneva un’allegra ghirlanda natalizia.
 -Buon Natale, bonzo!-
 -E felice anno nuovo, Sanzo!- Esclamarono i due, senza mostrare neanche un briciolo della paura che accomunava ogni persona al cospetto del biondo.
 -Signori Sha Gojyo e Son Goku!- Salutò Hakkai, alzando lo sguardo dalla scrivania.
 -Hakkai! Buon Natale!- Augurarono di nuovo i due. Il più giovane, Goku, sventolando la ghirlanda, mentre il rosso, Gojyo, tirava fuori dalla tasca una pacchetto di sigarette.
 Il segretario li conosceva da tempo. Da quando era entrato come dipendente nella “Scrooge&Marley”, e da allora aveva sempre avuto coi due un rapporto di complicità, ben presto trasformata in amicizia. Unici parenti viventi, seppure alla lontana, di Sanzo, erano anche le uniche persone che il biondo lasciasse avvicinare. Per poi cacciarli via a colpi di ventaglio sulla zucca o minacce con la pistola. Ciononostante, i due ragazzi continuavano a tornare da Scrooge, senza stancarsi mai di cercare di tirarlo via dai suoi libri contabili.
 E la vigilia di Natale non faceva eccezione.
 -Non vedo cos’avete da essere così felici, poveri in canna come siete!- Li salutò Scrooge, senza neppure tirare su il naso dai suoi libri contabili.
 -E tu cos’hai da essere così arrabbiato, Bonzo? Sei straricco!- Rispose il più vecchio dei due, Gojyo.
 -Buon Natale, Sanzo!- Augurò di nuovo Goku, gli occhi dorati scintillanti quanto le decorazioni della sua ghirlanda.
 Hakkai cercò di trattenere un sorriso, mentre Sanzo si accasciava sui suoi amati libri con un gemito.
 -Maledizione … che diavolo volete voi due?-
 -Mamma mia che accoglienza, bonzo. Sembra che tu sia ad un funerale …- Disse il rosso, ficcandosi una sigaretta in bocca.
 -Se fossi al tuo sarei al settimo cielo.- Ringhiò per tutta risposta Scrooge, mentre alcune vene gli spuntavano in rilievo sulle tempie.
 -Avanti, Sanzo! È Natale! E a Natale non si parla di funerali!- Fece il ragazzino, facendo roteare la sua ghirlanda. Sanzo Ebenezer alzò la testa dai suoi libri, arrischiando un’occhiata ai due nuovi arrivati.
 -Ah no? E allora di che si parla a Natale? Sentiamo.- Disse l’uomo, con aria di sfida.
 -Di cose allegre, ovviamente!- Rispose il moro, sfoderando un sorriso a tutta faccia. -E di cibo!!!-
 -E di belle ragazze!- Aggiunse Gojyo, mentre il fumo della sigaretta appena accesa prendeva una forma di cuore (piccolo omaggio a Sanji di One Piece ^_^) -Insomma, di tutto ciò che può esserci di bello in una festa! E poi, Natale è Natale! È la festa più bella dell’anno!-
 -Amen!- Sorrise Hakkai, mentre Goku aveva ripreso a sventolare la sua ghirlanda, preda dello spirito natalizio.
 -Quindi Buon Natale a tutti! E che Dio vi benedica!!!-
 -Tsk!- Grugnì Sanzo, alzandosi finalmente dalla sedia. -Il Natale non è altro che una giornata come le altre. E tutti coloro che la pensano in maniera differente, dovrebbero essere messi in pentola, e cotti al forno assieme al loro tacchino, con un rametto di agrifoglio piantato nel cuore!!!-
 -Ma …. Ma Sanzo …- Mugolò Goku, delusione traspirante dal viso fanciullesco. Gojyo, da parte sua, tirò una boccata di fumo, per nulla impressionato dalle parole pesanti e blasfeme del contabile.
 -Mi verrebbe voglia di non chiedertelo, ma dato che io e la scimmia qui presente ci siamo fatti tutta la strada fin qua …-
 -Hey! A che hai dato della scimmia, scarafaggio al ragù?!- Ignorando l’intervento di Goku, punto nel vivo, il rosso continuò il suo discorso.
 -Dicevo, dato che ormai sono qui, che ne dici di venire, domani, a pranzo di Natale da noi? Io e la scimmiotta qui ci siamo dati parecchio da fare.-
 -No.- Una vena iniziò a fremere sotto la pelle della fronte del rosso.
 -Guarda che sei un ospite. Non devi pagare un centesimo.- Sanzo rimase per qualche istante in silenzio. Poi fissò dritto degli occhi il mezzo demone.
 -Ci saranno la frutta secca e i canditi?-
 -Sì!- Rispose subito Gojyo.
 -E il tacchino con la salsa?-
 -Ovvio!- I capelli rossi danzarono, mentre il mezzo demone annuiva. Sanzo incrociò le mani davanti a sé, mentre stringeva gli occhi in due fessure ametista.
 -Il pudding?-
 -Quella specie di budino inglese? C’è.- Di nuovo annuì il Kappa. I due si fissarono negli occhi in cagnesco per alcuni lunghi istanti, prima che Sanzo riprendesse quello che era diventato a tutti gli effetti una gara.
 -Biscotti allo zenzero?-
 -Per chi ci hai preso? Certo che ci sono! Le tradizioni vanno sempre rispettate.- Un altro round andato. E mentre le scintille sprizzavano dagli sguardi dei due uomini, Goku e Hakkai fecero un prudente passo indietro.
 -Panettone e spumante?-
 -Ma passi da una tradizione all’altra?!? Siamo in Inghilterra, non in Italia.- Sbottò Gojyo, mentre una vena gli spuntava sulla fronte. Il notaio rimase imperturbabile.
 -Ci sono?-
 -Sei un vero bastardo …- Sibilò il rossino, la sigaretta tra i denti ormai piegata in due.
 -Panettone e spumante ce l‘abbiamo!- Intervenne Goku, per poi farsi subito piccolo piccolo di fronte alle occhiate dei due contendenti che dicevano chiaro e tondo “questa è una sfida tra noi!”. Poi Sanzo spostò lo sguardo sul Kappa, facendo ufficialmente ripartire la sfida.
 -Gli okonomiyaki?-
 -Ti pare un cibo di Natale? E poi questo è pure giapponese! Lì lo festeggiano a malapena, il Natale!!!-
 -Gente intelligente.- Commentò Scrooge. -Allora? Ci sono o no gli okonomiyaki?-
 -Sì … oppure chi la sopporta la scimmia?-
 -Hey!- Ringhiò Goku, che venne però del tutto ignorato da Gojyo.
 -E ci sono pure ragazze, vino, idromele e sakè!!! Allora, vieni?- Sanzo se la prese con calma. Tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca, se ne accese una, e ne tirò una lunga boccata. Poi, alla fine, rispose.
 -No.-
 -MALEDETTO!!! NON POTEVI DIRLO SUBITO, INVECE DI FARMI L’INTERROGATORIO CULINARIO!?!?!?-
-Guarda che l’ho fatto …- Fece il biondo. Gojyo emise un ruggito, e venne a stento trattenuto da un più che tempestivo Hakkai, mentre Goku si era messo a piagnucolare, ma sempre facendo volteggiare la sua ghirlanda.
 -Ma come! Sanzooooo …- Per tutta risposta, Scrooge riprese in mano la sua penna, e la intinse nel calamaio, decidendo di ignorare i suoi due scocciatori.
 Proprio allora la porta dello studio si aprì, facendo suonare la piccola campanella, e facendo entrare due uomini, entrambi benvestiti e muniti di una valigetta di pelle. Uno con lunghi capelli rossi e tre segni su una guancia, l’altro uno spilungone coi capelli corti ed un tatuaggio appena sopra il naso.(ma chi saranno mai eh?)
 -Clienti!- Un lieve ghigno si disegnò sul volto di Sanzo, mentre si alzava dalla scrivania per andare incontro ai due nuovi arrivati.
 Hakkai lasciò andare Gojyo e si rimise al suo posto di lavoro, dopo essersi assicurato che il rosso avesse recuperato un minimo di autocontrollo. Almeno quel tanto che bastava perché non si lanciasse contro il biondo, e ponesse fine alla propria vita, per mano dello stesso Scrooge, e della sua fedele S&W, nascosta nella manica della giacca.
 Sanzo. Intanto, era entrato in “modalità affari”, ed aveva fatto accomodare i due nuovi arrivati. Questo, ovviamente, solo dopo aver minacciato Goku di impiccarlo con la sua stessa ghirlanda, se non avesse smesso di fare casino.
 -Bene bene. E voi siete i signori …- Fece il biondo prendendo posto alla scrivania.
 -Kougaiji- Rispose brevemente il rosso. Poi indicò il suo compare. - Lui invece è Dokugakuji.-
 -Salve!- Salutò questi, con un tono anche troppo gioviale per i gusti di Ebenezer.
 -Molto bene. E ditemi. Cosa può fare per voi la “Scrooge&Marley”? Posso offrirvi ottimi affari, anche in vista delle feste …-
 -Ma guarda te che stronzo … dice di odiare il Natale, poi ecco che te lo propina alla prima occasione …- Sibilò Gojyo, venuzza sulla tempia e irritazione che lo avvolgeva come un’aura malefica.
 -Quando si tratta di affari, per il signor Scrooge tutto è lecito…- Fece Cracit, per nulla stupito.
 -Non siamo qui per affari, signor Scrooge.- Iniziò calmo Kougaiji. Un’ombra passò sul viso di Sanzo. La conversazione non stava prendendo la piega che sperava. Dokugakuji prese alcuni fogli dalla valigetta di pelle, e li mise sulla scrivania.
 -Come ben sa.- Continuò Kougaiji. -Ogni anno, sotto le feste di Natale, tutti i commercianti e gli imprenditori della città fanno una colletta, e la versano in beneficenza all’orfanotrofio e il ricovero dei senzatetto.- Il sopracciglio di Sanzo fece uno scatto sinistro. Adesso la direzione che aveva preso il discorso non gli piaceva. E no, non gli piaceva proprio …
 -E, nel nostro giro, siamo passati anche da voi …- Concluse Dokugakuji. Il biondo fissò con sguardo indecifrabile le carte, che altro non erano che documenti di bonifico per beneficenza.
 -L’orfanotrofio e il ricovero sono in condizioni penose. La neve di questo inverno sta per far crollare il tetto … con le donazioni di quest’anno speriamo di avviare i lavori di ristrutturazione …- Fece Kougaiji, mentre compilava le parti più burocratiche dei documenti. Poi li passò a Sanzo. -Ecco a lei. Una firma qui, e su questa riga l’importo della donazione che intende fare …-
 -No.- Sibilò Ebenezer. I due uomini rimasero per un momento in silenzio.
 -Intende forse restare anonimo?- Domandò Dokugakuji.
 -Intendo dire che non voglio dare nulla. Niente. Non una sola moneta.- Ci fu un altro momento di silenzio, carico di tensione.
 -Lo sa, signor Scrooge?- Disse Kougaiji, evitando per poco di alzare la voce. -Tutti i negozianti della città hanno contribuito, anche quelli a cui gli affari vanno male. Tutti hanno dato quel che potevano! E lei, che ha l’attività più fiorente della zona, non vuole dare neanche una moneta?!- Kougaiji si era alzato dalla sedia, e non si preoccupava minimamente di nascondere la propria rabbia. Sanzo, da parte sua, reggeva lo sguardo del rosso, senza battere ciglio.
 -Il denaro che guadagno è mio, e decido io che farmene!- Ruggì, ostentando una furia pari a quella di Kougaiji. -Ho lavorato sodo per guadagnarlo, e non intendo versarlo ad una causa persa come la beneficenza.-
 -Causa persa?! Causa persa!? E secondo lei dare un tetto a persone meno fortunate di noi sarebbe una causa persa?!- Esplose Kougaiji, il volto ormai rosso quanto i capelli.
 -La fortuna ce la costruiamo da soli!- Ribattè Ebenezer. -Se quella gente non è stata in grado di costruirsene una, che se ne stia al freddo, senza scocciare quelli che si danno da fare!-
 -Ma la maggior parte di quei disgraziati è composta da bambini! E non supereranno l’inverno, senza aiuto! Moriranno di freddo!-
 -E che muoiano, allora! Così si risolve il problema della sovrappopolazione!- Il silenzio era tornato a scendere sull’ufficio, freddo come la temperatura glaciale che vi regnava. L’ultima esclamazione di Sanzo, poi, pareva aver abbassato ulteriormente il termometro di parecchi gradi.
 Kougaiji si alzò in piedi, ogni traccia di aggressività scomparsa. Ciocche di capelli rossi ne nascondevano lo sguardo ai presenti.
 -Andiamo via, Dokugakuji.-
 -Cosa? Ma …- Ogni protesta morì sul nascere, quando il demone dai capelli corti incontrò gli occhi del suo compare. Nessuna replica era ammessa.
 -Non si può ottenere nulla da uno che parla in questo modo. Né a Natale, né in qualunque altro giorno.- In silenzio, senza replicare, Dokugakuji raccolse tutti i fogli e chiuse la valigetta. Prima di andarsene, i due uomini salutarono mesti Hakkai, Goku e Gojyo, augurando loro buon Natale. Sulla soglia della porta, Kougaiji si voltò ancora una volta in direzione di Sanzo.
 -La ringrazio comunque del tempo che ci ha concesso. Ed anche se so che non le importa, le auguro un Buon Natale.-
 -Tsk!- Fu la sola risposta di Scrooge. E fu anche la sola parola che venne pronunciata, anche ben dopo che il suono della campanella attaccata alla porta aveva smesso di rimbombare nella stanza. Nessuno riusciva a trovare la forza parlare. Parole troppo dure, per quel periodo di letizia, erano state pronunciate. Parole che neppure nei giorni più neri sarebbero state giustificate.
 Clik! Click!
Il ritmico rumore dell’accendino di Gojyo ruppe il silenzio, mentre il mezzo demone si accendeva una sigaretta. Il fumo azzurrognolo si levò verso l’altro, unica cosa leggera nell’aria di quella stanza.
 -Certo che ci sei proprio attaccato alla fama di tirchio bastardo …- Sibilò Gojyo, dopo aver consumato, con una sola aspirata, mezza sigaretta. La nicotina in circolo unica cosa a dargli il coraggio di parlare. Sanzo alzò appena le iridi violette sul rosso senza ribattere. Poi si rimise al lavoro sui suoi libri, come se nulla fosse.
 La mancanza di aggressività di Ebenezer spinse anche Goku ad aprire bocca.
 -Com’è triste … tutti quei poveri bambini … e quelle persone … senza un tetto proprio a Natale …- Gojyo posò una mano sulla spalla del ragazzino, offrendo un sorriso di conforto.
 -Già … queste cose ti fanno sentire in colpa a festeggiare …-
 -E allora fate come me e non festeggiatelo!- Ringhiò Sanzo, beccandosi un’occhiata al vetriolo da parte del rosso, che continuò comunque il suo discorso.
-Ma non devi preoccuparti, sono sicuro che Kougaiji e Dokugakuji riusciranno a trovare i fondi per far passare loro almeno un Natale dignitoso. Di certo non con l‘aiuto di un pelato di mia
conoscenza …- Uno sparo eccheggiò nella stanza, molto vicino alla testa di Gojyo. Scrooge si era alzato dalla sua vecchia e malandata poltrona, e teneva in pugno la sua S&W, ancora fumante.
 -Io. Non. Ho. Problemi. Di. Calvizie. Chiaro?-
 -Tocchiamo un nervo scoperto, eh?- Continuò a fomentare il kappa. Sanzo probabilmente avrebbe aggiustato il tiro, se in quel momento non fosse entrata un’altra persona nella bottega.
 -HEEEEILA’!!!!!!- Cinguettò estasiata una ragazzina entrando. I capelli mossi le ricadevano disordinatamente su un viso che ricordava teneramente un gattino, anche per via dei segni sulla guancia. Non di molto più giovane di Goku, indossava un paio di strani pantaloni con una gamba tagliata corta ed una lasciata lunga, ed un sorriso vivace sulle labbra. In mano teneva un tamburello con sonaglini, che ad ogni movimento tintinnavano allegri.
 -E questa da dove esce?- Borbottò Gojyo, più che un poco allibito dall‘apparizione..
 -Non lo so, ma basta che non mi scocci …- Fece Sanzo, rinfoderando la pistola, ma tenendosi pronto ad usarla.
 La ragazzina battè sul tamburello un paio di volte, prima di iniziare a parlare.
 -Signori e signore!-
 -Qua siamo solo uomini …- Precisò Hakkai, ma lei lo ignorò, e batté di nuovo il tamburello.
 -Signori e signori!!! Avete qui l’onore di ascoltare le lodi di Natale della fantastica Lirin!!!-
 -Ne facciamo a meno, grazie.- Rispose gelido Sanzo. Ma anche lui venne ignorato. Ed il tamburello riprese a suonare.
 -Cos’è il Natale senza i canti di Natale? NATALE VUOLE LE CANZONI, YEEEEH!!!-
 -Ma questa è pazza …- Commentò Goku. Hakkai cercò di mettere una buona parola.
 -Ma no … è solo … come dire … “originale”, ecco …-
 -TUTTI INSIEME!!!- Tuonò la nuova arrivata, iniziando a cantare un allegro, ma poco intonato “Jingle Bells”, a cui presto si unì anche Goku, che sventolava la sua ghirlanda allo stesso modo in cui Lirin sventolava il suo tamburello.
 -Ma non era la scimmia che diceva che stà qua è pazza???- Fece Gojyo, gocciolona sul capo e sigaretta penzolante dalla bocca. Hakkai, gocciolone gemello sulla nuca, sforzava un sorriso comprensivo, mentre Goku e Lirin avevano peso ad andare a tempo, improvvisando un autentico balletto.
 -Bhe, però ha un certo ritmo, bisogna ammetterlo …-
 CLICK!
Il famigliare rumore di pistola pronta a sparare fece voltare i due uomini, mentre i ragazzini continuavano a danzare e cantare. Terribile come un demone nato dalle buie lande della fantasia e delle leggende popolari, Sanzo si era alzato in piedi. Sul viso ogni vaso sanguigno in rilievo sulla pelle era reso più marcato dal forte gioco di ombre creato dalla debole luce di una lampada ad olio. Il buio stesso sembrava prendere vita dalla sua figura.
 In un secondo, Hakkai e Gojyo si erano volatilizzati dalla traiettoria della S&W, mentre Goku e Lirin finivano le ultime strofe della canzone.
 -Mi sa che non gli è piaciuto molto …- Commentò Hakkai. Gojyo gli lanciò un’occhiata raggelante.
 -Ma no? Davvero? Ma se a Riccioli D’Oro qui piace da morire il Natale …- Un proiettile sferzò l’aria e tagliò alcuni capelli rossi del mezzo demone. -GUARDA CHE ERO SARCASTICO!!!- Intanto, Goku e Lirin avevano terminato la canzone, e ghirlanda e tamburello in mano, urlavano al mondo gli auguri.
 -E UN BUON NATALE A TUTTI!!!- Conclusero i due cantanti improvvisati, del tutto ignari degli attentati omicidi avvenuti durante il breve spettacolino.
 -E adesso … per completare lo specialissimo e beneaugurante spettacolo della Magica Lirin, una moneta di ringraziamento!!!- Cinguettò la ragazza, tendendo il suo berretto a Sanzo, evidentemente in attesa di denaro. Ci fu un momento di silenzio. Scrooge prese una lunga boccata di fumo. Poi fissò la ragazzina con gelide iridi violette.
 -Sei entrata qua dentro come un uragano. Hai interrotto il mio lavoro. Mi hai fatto perdere tempo prezioso. Hai fatto nascere in me il desiderio di perdere per sempre il senso dell’udito. E ora vuoi i soldi che mi guadagno con fatica e dedizione al lavoro?- Il sorriso si gelò sul volto della piccola. Ma questo non la fermò.
 -Ehm … vanno bene anche banconote?-
 I pochi passanti che si trovarono dalle parti della “Scrooge&Marley”, ebbero un mezzo infarto, quando un razzo con sonagli schizzò fuori dalla vecchia porta, seguito da numerosi colpi di pistola e grida isteriche. Vene pulsanti su buona parte del volto, e ansimante per le grida, Ebenezer ebbe appena il tempo di voltarsi, che si trovò davanti Goku, che tentava di nascondersi dietro la sua ghirlanda.
 -… e felice anno nuovo?- Fuori dalla porta, Lirin, che si era appena ricomposta, e stava lanciando epiteti poco natalizi in direzione della “Scooge&Marley”, venne zittita da una ghirlanda in pieno volto.
 Ora nello studio era tornato il silenzio. Solo l’ansimare furioso di Sanzo Ebenzer riempiva la stanza. Almeno fino a quando la vecchia pendola a muro non segnò l’ora, e Gojyo trovò un minimo di coraggio per parlare.
 -Già ora? Dobbiamo andare a finire le compere …- Goku parve illuminarsi.
 -Vero! Ci mancano ancora i regali!!!-
 -Mica possiamo deludere le fanciulle, no?- Ridacchiò il kappa, per poi rivolgersi a Scrooge. -Allora …- Le iridi ametista si fissarono, mortali, sul rosso, che deglutì appena. -Verrai domani, al pranzo? Ci sarebbero delle persone da presentarti …-
 -Mi sembra di averti già risposto. La mia risposta è No.-
 -Lo sai che ci farebbe molto piacere … davvero …- Ammise Gojyo, grattandosi il capo, nervoso dalla sincerità delle sue stesse parole.
 -E dai, Sanzo …- Pregò Goku. Ma nulla valsero le suppliche e le richieste provenienti dal profondo del cuore. Ebenezer fu irremovibile, troppo testardo nella sua lotta personale con il mondo e il giorno più sacro dell’anno.
 -Siete sordi o cosa?! Non mi interessa la vostra stupida festa!!! Né lo spumante, né il budino, il tacchino e tutta quell’altra roba!!!-
 -Ma Sanzo … cosa farai a Natale?- Domandò Goku, i grandi occhi dorati supplichevoli e speranzosi.
 -Nulla. Natale è un giorno dell’anno come un altro. Lavorerò fino all’ora di chiusura, e poi me ne andrò a casa, cenerò e me ne andrò a letto. Nulla di diverso da ogni giorno.- Ringhiò il biondo, ignorando l’espressione delusa che si andava formando sul volto dello scimmiotto. -Voi festeggiate a modo vostro. Io farò a modo mio.- E così dicendo, Sanzo si sedette alla sua scrivania, tuffandosi nei suoi libri contabili. Almeno per lui, la conversazione era chiusa. E per marcare la chiusura della questione, tirò fuori penna e inchiostro, e si mise a scrivere. Goku fece per aprire bocca un’ultima volta, ma Gojyo lo fermò con una mano sulla spalla.
 -Andiamocene.-
 -Ma Gojyo …- Tentò debolmente di protestare il ragazzo più giovane, ma il rosso lo interruppe.
 -A quanto pare il Signor Scrooge non ha intenzione di venire.- Gli occhi carmini passarono sul biondo, gelidi di rabbia, ma soprattutto di una delusione mal trattenuta. -Lascia che se ne resti coi suoi pulciosi libri a trovare il modo di fare altri soldi.- L’amarezza era palpabile nel tono del kappa, mentre prendeva la direzione della porta. Goku fece un timido saluto a Hakkai, che rispose con un sorriso di conforto, per poi seguirlo. Ma sul ciglio della porta, Gojyo prese tra le labbra una nuova sigaretta, e dopo averla accesa, aggiunse.
 -Se cambi idea, comunque, la porta è aperta. Al contrario di qualcuno di nostra conoscenza, siamo sempre disposti al perdono. Verso tutti.- Sanzo non alzò gli occhi dai fogli. Ma la stretta sulla penna si fece più forte, e per alcuni lunghi istanti, anche dopo che il suono della campanella della porta era cessato, e dei due ragazzi non v‘era più traccia, nessuna cifra venne scritta.
 Ma anche quando Ebenezer riprese a scrivere, la sua attività durò poco. Stavolta, ad interromperlo, il suo fedele collaboratore. Un paio di colpi di tosse, giusto per costringere il biondo a notarlo, prima di parlare.
 -Se permette, signor Sanzo …- Fece Hakkai, calmo, nonostante l’espressione greve del volto.
 -No, non permetto!- Rispose subito Scrooge, ma Cracit lo ignorò.
 - … Credo che il suo comportamento sia a dir poco irrispettoso. I signori Sha Gojyo e Son Goku l’hanno invitata ad una festa molto importante, alla quale sembravano tenere molto. È stato davvero poco educato rifiutare in quel modo.-
 -Siamo in un Paese libero, se non sbaglio. Quindi, sono un uomo libero, anche di decidere se festeggiare o meno il Natale. E io ho deciso che non festeggio un bel niente.- Ringhiò Ebenezer, stufo della questione, e deciso a non tornare sui suoi passi. Hakkai emise un sospiro. non che sperasse davvero che la sua ramanzina avesse qualche effetto. Tuttavia …
 -In tal caso.- Il sorriso del suo dipendente fece rizzare i capelli sul collo di Sanzo. -In quanto questo è un paese libero, io, in come uomo libero, sono libero di festeggiare questo Santo giorno, passandolo con la mia famiglia, invece che inutilmente al lavoro, dato che nessun cliente verrà.-
 -Vuoi dire che … vuoi il giorno libero?- Per forse la prima volta da quando era stato assunto, Cracit ebbe la soddisfazione di vedere la sorpresa nel viso del suo capo.
 -Esattamente.-
 -Sei anche libero di cercarti un nuovo lavoro, sai?- Ringhiò Scrooge, indispettito che il suo collaboratore avesse trovato, e non per la prima volta, il modo di rivolgergli contro le sue stesse parole. Se non fosse stato un uomo troppo giusto e per bene, Hakkai sarebbe stato un affarista anche migliore di Sanzo.
 -Ma hai centrato il punto. Se tutti sono presi dalla festa come quei due scocciatori, tenere aperto sarebbe solo uno spreco di carbone e olio per le lampade. E sia.- Sbuffò il biondo, rassegnato a quella che considerava una pazzia del mondo. -Domani resteremo chiusi.- Hakkai concesse un sorriso grato.
 -Grazie mille, Signore. Lo spirito del Natale, come vede, in fondo ha effetto anche su di voi …-
 -Un’altra parola e ritiro tutto.- Sibilò Ebenezer, venuzze in espansione sulla tempia. -E ora al lavoro. Se domani si sta chiusi, dobbiamo darci dentro adesso.- E sbuffando qualche bestemmia a bassa voce, il biondo tornò ai suoi libri, imitato dal suo collaboratore.

-Fine Capitolo 1-

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Capitolo 2
*** L’avvertimento di Marley ***


cp2  Secondo capitolo. Fatemi sapere che ve ne pare …

-Capitolo 2-
L’avvertimento di Marley.

 La pendola dello studio “Scrooge&Marley” segnalò stancamente l’ora di chiusura, facendo alzare a Hakkai il capo dai libri contabili. Il sorriso non si era ancora formato sulla labbra dell’uomo, che Scrooge emise un paio di colpi di tosse.
 -La pendola va avanti.- Sibilò, mostrando il suo orologio da tasca. Cracit emise un sospiro esasperato. La puntualità di Sanzo era seconda solo alla sua tirchieria. Un minuto di silenzio. Poi la lampada ad olio, esausta, emise un ultimo, debole, bagliore, per spegnersi inesorabilmente, lasciando Ebenezer al buio. I pochi passanti all’esterno della “Scrooge&Marley” videro la piccola bottega vibrare dalle bestemmie tirate. Una volta calmatosi, Sanzò afferrò il suo cappotto, irritato col mondo e come gira.
 -Al diavolo. Andiamocene. Per tre minuti non vale la pena consumare tempo e olio per riaccendere la lampada.- In pochi istanti, entrambi gli uomini aveva raccolto le loro cose, e la bottega era pronta per essere lasciata alla sua desolata tristezza. Una volta spente le lampade a olio, la “Scrooge&Marley appariva, vista dall‘esterno, se mai fosse possibile, ancora più misera e decadente che di giorno.
 -Dopodomani alle otto. Puntuale.- Fece Sanzo, tirando fuori una sigaretta.
 -Molto bene, Signor Scrooge.- Annuì Hakkai, per poi sorridere, lievemente malizioso. -Allora le auguro una buona serata … e un buon Natale!-
 -Voi morire?- Ringhiò il biondo, facendo scattare pericolosamente la mano verso la sua S&W. Per tutta risposta, Cracit sorrise, ma subito la sua attenzione venne risucchiata da un piccolo, freddo, fiocco bianco svolazzante a mezz’aria.
 -Guardi: nevica!- Fiocchi candidi cominciarono a scendere dal cielo, come in una danza, rendendo anche più chiare le strade scure. Ma se gli occhi verdi di Hakkai sembravano scintillare alla visione, le iridi ametista di Sanzo sembrarono diventare più scure e fredde.
 -Fantastico. Altro freddo e altro fango per le strade.- Decidendo di ignorare la capacità innata del suo datore di lavoro di rovinare ogni minima gioia natalizia, Cracit si limitò a salutare educatamente, e, sacco della biancheria di Ebenezer sulle palle, si diresse verso casa. Aspirando una boccata di fumo, Sanzo fece altrettanto. Salutati dal cigolio della vecchia insegna, i due lavoratori presero due strade opposte, esattamente come i loro stati d’animo.

 La casa di Sanzo si trovava a pochi isolati dalla bottega. Un palazzo di dimensioni non modeste, ma semplice e poco appariscente, nonostante il gusto retrò. Qua e là, i segni del tempo si facevano vedere, tra piccole incrostazioni dell’intonaco e rampicanti spontanei appropriatisi di lembi di muro. Ciononostante, l’edificio era in ottime condizioni, e il suo attuale proprietario non vedeva motivi di spendere denaro per questioni puramente estetiche. Parte di un affare non propriamente piacevole del defunto Hazel, il palazzo pareva avere un alone di tetra tristezza attorno, come anche lo studio notarile di proprietà di Scrooge. Difficile dire quanto questo fattore fosse dato dalla semplice presenza del biondino dagli occhi violetti, e quanto dalla storia del luogo in sé.
 Quella notte, però, la casa pareva in qualche modo più lugubre del solito. Le ombre più marcate, il vento pungente, quasi apro, così freddo da far apparire caldi i piccoli ficchi di neve che continuavano a scendere, copiosi. Persino i solitari cani randagi che di solito pattugliavano le strade attorno in cerca di avanzi, restavano nascosti, pelo ritto e zanne scoperte.
 Ma Sanzo non vi fece neppure caso. La mente ancora non aveva davvero lasciato la Scoorge&Marley”, e i suoi libri contabili. Fu quindi sincero il lampo di sorpresa che passò nelle iridi ametista, quando vide il battiporta e la maniglia del vecchio portone di casa, cambiare forma sotto i suoi occhi.
 Il sorriso sornione di Hazel Marley sul battiporta fu la prima cosa riconoscibile, subito seguita dallo sguardo impassibile di Goto sul pomello della maniglia. L’aria divenne ancora più fredda, mentre la voce spiritica di Hazel si univa al vento impazzito.
 -Saaaaanzooo Ebenezerrrrr Scrooooooge … YEOWH!!!- La reazione di Sanzo fu rapida e istintiva. Un calcio direttamente nel battiporta, esattamente sul grugno di Hazel. Il volto tornò ad essere il normale battiporta leonino, seppur nell’aria persistevano i lamenti e le bestemmie della voce di Hazel.
 -L’avevo detto io …- Bofonchiò il pomello Goto, con lo stesso tono spiritico, che però si avvide tardi della mano di Sanzo, che afferrò la maniglia e la girò con violenza, incurante di aver schiacciato il naso e ficcato un dito nell’occhio allo spirito. Le voci dei due morti gravano ancora nell’aria, quando il pesante portone in legno si chiuse alle spalle di Scrooge. E solo allora, il biondo pensò a domandarsi che diavolo fosse appena successo. Gli era davvero parso di aver visto i volti del suo defunto socio e la sua guardia del corpo. E la sua reazione era stata un riflesso condizionato. Anche se era ormai passato un anno dalla morte di Marley, l’istinto di picchiarlo appena lo vedeva non lo aveva ancora lasciato.
 Ora, però, passato il momento, non poteva fare a meno di interrogarsi su quanto era successo. Aveva davvero visto e udito le voci di Goto e Hazel sul portone di casa? Se li era sognati? I loro spiriti erano venuti dall’altro mondo per tormentarlo? Le chiacchiere sul Natale che si era sorbito per tutto il santo giorno lo avevano fatto impazzire? Con un grugnito seccato si scrollò quei pensieri di dosso.
 -Tsk! Tutte stupidaggini!- Borbottò tra sé, accendendo una candela e avviandosi alla cucina, dove mise insieme un minimo di cena. Concentrato sul suo obbiettivo, non si rese conto delle familiari ombre che la candela proiettava sul muro, una appartenente ad un gigante, e una ad una figura magra con un cappello con visiera. Entrambe intente a massaggiarsi il viso.
 Come ogni sera, Sanzo cenò nella sua stanza, dove il camino ardeva, unica cosa allegra nell’intera abitazione. Gli abiti da giorno già smessi, Scrooge indossava una vestaglia di lana sopra il pigiama. Il fuoco si sarebbe presto spento, e la temperatura drasticamente abbassata.
 La pendola aveva appena suonato la mezzanotte, quando la candela, unica fonte di luce nella stanza, oltre al fuoco del camino, si spense all’improvviso, in totale assenza di vento. Il fatto di per sé fece scappare una bestemmia di sorpresa al biondo, ma fu ciò che accadde dopo a fargli venire i brividi. Un lungo, lamentoso suono sembrò riempire la stanza, impossibile dire se fosse una voce o un altro rumore. Il fuoco, che fino ad allora scoppiettava nel camino, si spense improvvisamente come la candela, lasciando la stanza nella più completa oscurità, se non per la poca luce dalla strada. Sanzo emise un lieve ringhio, mentre cercava, a tentoni, la sua S&W. Il semplice sentire la ruvida superficie dell’impugnatura nel palmo della mano sufficiente a calmarlo.
 Il suono si era trasformato in un lungo e prolungato lamento, accompagnato da un clangore disordinato, come di catene trascinate. Mano a mano che i rumori si avvicinavano, divenne possibile anche comprendere, tra i lamenti spiritici, anche alcune parole.
 Quando era chiaro che il fracasso di catene e voci fosse appena fuori la camera da letto, il nome del biondo era udibilissimo. Un richiamo direttamente dall’oltretomba. La porta di aprì con un cigolio, nonostante fosse stata chiusa a chiave dall’interno.
 -Saaaanzo Ebenizeeer Scrooge …-
BANG!!!
 Il proiettile di Sanzo trapassò la testa dello spirito, lasciandogli un buco nel bel mezzo dal grande cappello.
 -AAAAAAH!!! M … maledetto pazzo!!! Potevi uccidere qualcuno!!!- Uggiolò nientemeno che la figura semitrasparente di Hazel Marley, avvolto in catene, seguito dal fedele Goto, che sospirava rassegnato.
 -Una fortuna allora che tu sia già morto.- Ringhiò Ebenezer, senza abbassare la sua pistola, apparentemente non toccato dal fatto che la persona con cui stava parlando fosse morta da un pezzo.
 -Ma come, Scrooge, amico mio? È un anno che sono morto, e la prima cosa che fai appena mi vedi è spararmi? Come se fossi un volgarissimo ladro …- Disse sorridendo lo spirito, sfoderando l’espressione angelica che in vita tanto lo aveva aiutato negli affari, e che faceva infuriare il biondo.
 -Giusto. Tu sei molto peggio di un ladro.- Sibilò Sanzo, che per poco non emetteva fumo dalle narici. Solo allora, però, si rese conto delle catene che avvolgevano, come una strana e lunghissima sciarpa, buona parte del corpo di Hazel e Goto. Notando che queste aveva attirato l’attenzione dell’ex-socio, il sorriso di Hazel si allargò, prendendo una piega quasi maligna.
 -Ti chiederai di queste, vero?- Domandò, mettendo in mostra i suoi particolari ornamenti. -Tranquillo. Lo saprai presto. Sono parte integrante di quello per cui sono venuto da te stanotte.-
 -A parte rovinarmi la serata?- Il tono di Sanzo era più irritato che sorpreso.
 -Sai, da vivo pensavo che neanche i morti potessero spaventarti. È divertente trovarne conferma.- Il dito di Ebenezer fece uno scatto sul grilletto, ma nessun colpo partì. A cosa sarebbe servito sparare a qualcosa di impalpabile, se non a creare buchi nei muri, e sprecare proiettili? Sbuffando come un toro, il biondo abbassò la pistola, senza però riporla.
 -Perché sei qui?- Chiese di nuovo il giovane uomo, ringhiando appena.
 -Sai, dovresti imparare ad essere più gentile verso il prossimo. Ti eviterà molti problemi … nell’altro mondo.- Nonostante l’antipatia ancora persistente per l’ex-socio, Sanzo non si lasciò sfuggire l’emozione nella voce distorta dello spirito, e il modo in cui il suo sorriso aveva perso forza. Un’esternazione di emozioni che Hazel mai, da vivo, aveva mostrato. Non a lui, almeno. E nonostante la cosa lo mettesse molto più a disagio di avere lì, in camera sua, due spettri con catene, non perse il tono irritato.
 -Cosa vorresti dire?- Gli occhi, perlacei nella figura ectoplasmica di Marley scintillarono.
 -Non crederai che sia in gita turistica, vero?- Un sospiro. -Sono qui per portarti un avvertimento.- Il sopracciglio del biondo si inarcò, curioso e confuso al tempo stesso. Hazel indicò con un cenno del capo la finestra. -Guarda fuori.- Sanzo fece come gli era stato detto. Inizialmente non vide nulla d’insolito. La neve scendeva copiosa, e il vento faceva danzare i fiocchi in maniera frenetica. Sotto un solitario lampione, una donna, probabilmente una mendicante, stringeva sotto il mantello il figlioletto, che, a occhio e croce, non doveva avere più di sei mesi. Il viso dalle guance paffute quasi blu per il freddo. Ma ciò che davvero colpì l’attenzione di Scrooge furono le figure che attorniavano la donna. Spettri, esattamente come Marley, incatenati e semitrasparenti. Porgevano alla povera madre ogni genere di oggetto, da calde coperte a piatti pieni di cibi succulenti. Ma la donna sembrava ignorarli, stringendosi ancora di più nel mantello, e coprendo il meglio possibile la sua creatura.
 -Ma che accidenti sta facendo quella stupida? Perché non accetta quei doni? Ne ha bisogno come l’aria da respirare, non può lasciarsi sfuggire un’occasione del genere …- Esclamò Sanzo, stupito dalla scena.
 -Non accetta i doni degli spiriti perché non può.- Mormorò sommessamente Hazel.
 -Cosa?-
 -Lei non è in grado né di vederli, né di udirli. Per questo, non può accettare i loro doni. Non sa neppure che loro siano lì.- Gli occhi dello spettro erano pieni di una tristezza quasi palpabile. Un lungo istante di silenzio.
 -Non capisco.- Mormorò Sanzo, scosso per la rivelazione.
 -È la nostra punizione.- Fece Marley. Ogni traccia di sorriso scomparsa, rimpiazzato da un’espressione triste, come Sanzo non ne aveva mai vista sul volto del socio defunto.
 -Punizione? E per cosa?!-
 -Per essere stati ciechi. Come quella donna non vede i doni che le vengono offerti, noi in vita non abbiamo visto il prossimo che ne aveva bisogno.- Gli occhi di Hazel erano forse lucidi? Difficile dirlo, su un volto semi trasparente. -Siamo gli egoisti, gli spilorci, gli sciacalli che non vedevano, o non importava vedere, le esigenze altrui. Non abbiamo visto la sofferenza quando eravamo in vita, e potevano fare qualcosa per alleviarla, quindi, per l’eternità dovremo stare a guardare la gente soffrire, senza poterla aiutare, nonostante ne abbiamo il desiderio.- Gli occhi ametista si allargarono, spaventati per la prima volta in quella strana serata.
 -Ma … è orribile!-
 -È lo scotto da pagare per la nostra cecità. Questo …- Hazel sollevò le catene, facendole tintinnare. -E queste catene. Le abbiamo forgiate in vita, azione malvagia dopo azione malvagia, un anello per volta. Anche tu ne hai una.- Fece indicando con un dito pallido Sanzo. -Che nel corso dell’ultimo anno, hai allungato ancora di più. E adesso è anche più lunga della mia.- Concluse, lasciando cadere la catena, che toccò il pavimento con un clangore sinistro. Scrooge deglutì, sinceramente toccato dalle parole del defunto socio. Un lungo istante di silenzio. Poi Hazel parve illuminarsi, occhi scintillanti mentre si rivolgeva a Goto.
 -Allora? NON SONO STATO BRAVO?! Erano mesi che mi allenavo! Forse un tantino melodrammatico, ma …-
BANG!
 -Maledetto idiota!!! Anche da morto devi prendermi per i fondelli!?!?- Ruggì il biondo, vene in procinto di scoppiare sulle tempie, e pistola fumante. Ignorando, per quanto possibile, il nuovo foro di proiettile in piena fronte, Marley si rivolse al suo aggressore.
 -Te l’ho sempre detto, Ebenezer. Sei una persona troppo nervosa.- Prendendo alcuni lunghi, profondi respiri, Sanzo cercò di tornare ad un minimo di calma. Poi, colpito da un improvviso particolare, si rivolse al gigante silenzioso.
 -Goto, tu che diavolo ci fai, qui, però? Tu eri davvero una brava persona. Non come questa canaglia …- Domandò, indicando lo spettro di Hazel, che ribatté, risentito.
 -Guarda che tu non sei meglio di me!!!- Ignorando le proteste del suo padrone, Goto annuì.
 -Vero. Non ho mai partecipato ai vostri affari. Ma non ho mai neppure cercato di farvi aprire gli occhi. Potevo impedirvi di fare molte delle vostre malefatte, farvi cambiare idea, o solo farvi notare quanto avesse bisogno una persona, laddove voi non vedevate. Ma sono sempre stato zitto. Vedevo, e non intervenivo. Al pari di voi.-
 -Capisco …- Mormorò a bassa voce Scrooge, sinceramente colpito. Marley sospirò, osservando la pendola.
 -È ora che ce ne andiamo.-
 -Aspetta!- Ringhiò il biondo. -Se ho già una catena come la tua o più lunga sulle spalle, e sono condannato da morto a portarmela, perché venire da me?-
 -Tu non sei ancora condannato. Puoi ancora redimerti, fino a quando avrai vita in corpo. È vero, hai già forgiato una catena lunga e pesante, ma puoi ancora spezzarla. Devi cambiare, e fare del bene. Solo così gli anelli forgiati dalle cattive azioni verranno distrutti, e la tua anima sarà leggera abbastanza da raggiungere il cielo, e non costretta a vagare sulla terra.- Gli occhi dello spettro andarono a cercare quelli ametista dell’unico vivente nella stanza. -Il nostro tempo con te è finito. Ti abbiamo avvertito su quale sarà il tuo destino, se non cambierai. Ma la nostra non sarà l’unica visita che riceverai stanotte. Incontrerai altri tre spiriti. Uno ogni volta che la pendola segnerà l’ora.-
 -Non posso incontrarli tutti insieme e farla finita?- Domandò speranzoso Ebenezer. Hazel e Goto sorrisero appena.
 -Tre spiriti, Sanzo, vecchio mio. Tre spiriti. È la legge.- Sanzo grugnì, irritato. Poi, con sorpresa, si rese conto che i due spiriti stavano sparendo, e anche molto velocemente.
 -Hey, aspettate, dove state andando? ho ancora delle cose da chiedervi … aspettate!!!- Gridò, ma i due spettri sorrisero, ormai appena visibili nell’oscurità.
 -Cambia, amico mio! Cambia, e salvati!- Furono le sole parole che Sanzo riuscì a sentire, prima che i due defunti sparissero. E stavolta per sempre, ne era certo. Stordito dai fatti appena conclusisi, quasi non si accorse che il caminetto era di nuovo acceso, il fuoco scoppiettante e vigoroso come se non fosse mai stato spento. Ebenezer si sedette sulla vecchia ma elegante poltrona. La mente rivolta a quanto gli avevano raccontato Hazel e Goto. Le mani passarono tra i capelli biondi. Irritazione, timore, confusione, erano solo alcune delle emozioni che si stavano contendendo un posto nel giovane uomo. Nonostante ciò che era appena successo nella sua stanza, non sapeva cosa pensare. La sua parte logica, da sempre predominante, gli urlava che erano tutte sciocchezze, e che era meglio se se ne fosse andato a dormire, e dimenticare tutto quanto. Ma un’altra non poteva fare a meno di raccogliere l’avvertimento, e riflettere su quanto gli era stato detto.
 -Tsk! Tutte sciocchezze!- Ringhiò senza però la convinzione di sempre. Quello che aveva visto quella notte poteva essere spiegato con semplicità scientifica. Un gioco della mente, qualcosa di indigesto, un sogno realistico. Si portò alle labbra una sigaretta, ma appena prima di accenderla, decise di lasciar perdere.
 -Non si sa mai.- Borbottò, buttandola nel fuoco. -Magari non è solo tabacco …- Stufo di scervellasi su quanto accaduto, verità o illusione che fosse, si buttò sotto le coperte, chiudendo per bene le coltri del grande letto a baldacchino. In pochi minuti, Sanzo cadde in un sonno agitato.

-Fine Capitolo 2-

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Capitolo 3
*** Lo Spirito del Passato ***


cp3  Avviso: in questo capitolo Sanzo può apparire un po’ OOC, ma è al fine di mantenere un minimo di coerenza con la storia originale di Dickens. Ho fatto molti cambiamenti, interpretando a mio gusto la vicenda, anche per dare un po’ più di spessore. Spero che questi stravolgimenti piacciano … leggete e commentate, grazie!

-Capitolo 3-

Lo Spirito del Passato.

 Le braci del camino erano ancora rosso vivo, quando la pendola batté l’ora. Sanzo era ancora in un men che pacifico sonno. Il ricordo della visita di Hazel e Goto, e tutti gli interrogativi che si portava dietro, non lo lasciava neppure tra le braccia di Morfeo. Con un lieve cigolio, la finestra si aprì, lasciando entrare quello che, inizialmente, poteva sembrare un piccolo vortice di fiocchi di neve. Ma da quegli stessi fiocchi, in un bagliore di luce argentea, comparve la figura di un bambino.
 Sanzo, svegliato dall’improvviso spiffero gelido, aprì infastidito le coltri del baldacchino, bestemmiando sottovoce. Non aveva ancora posato piede sul pavimento, quando il suo sguardo fu catturato dalla figura luminosa. Il bambino, dieci anni al massimo, lo stava fissando con un sorriso divertito sulle labbra.
 -Ciao!- Salutò il piccolo, alzando una mano ingioiellato. Indossava abiti larghi e candidi, dal taglio orientale, con particolari blu e oro. I capelli erano argentei, e i grandi occhi erano color dell’oro. Uno strano simbolo blu era evidente sulla fronte, quasi nascosto da una corona di vischio, le cui bacche biancastre facevano a gara con la pelle diafana del ragazzino a chi era più chiaro.
 Nonostante la luminosità dell’apparizione, Sanzo capì subito che non si trattava di uno spettro come Hazel e Goto. Il corpo del giovane, infatti, nonostante fosse tutt’altro che naturale, non era semitrasparente. Etereo, certo, ma estremamente solido, palpabile.
 -Tu … chi sei?- Riuscì solo a domandare, Scrooge, quando le sue corde vocali ripresero a funzionare. Il bambino sorrise, divertito.
 -Sono il primo dei tre Spiriti mandati a farti visita questa notte, Ebenzer!-
 -Conosci il mio nome?-
 -Certo!- Rise il piccolo. -Tu non puoi saperlo, perché i mortali di solito non possono vedere noi Spiriti. Ma noi ci siamo già incontrati. Anzi, ci incontriamo ogni anno, ogni volta che un Natale arriva alla fine.-
 -Cosa!?-
 -Vedi, Ebenezer.- Fece il piccolo, sedendosi sul letto accanto al biondo. -Io sono lo Spirito dei Natali Passati. Conosco ogni cosa di te.- Sanzo emise un lieve ringhio, cercando si allontananrsi dal piccolo sedutosi accanto a lui.
 -Sarai invisibile ai mortali, ma al momento sei un po’ troppo visibile per i miei gusti …-
 -Questa notte è un’occasione speciale. Dovresti essere lusingato!- Rise lo Spirito, puntandogli il dito sul naso. Sanzo si scostò con un ringhio, infastidito da tanta confidenza. Poi però fissò meglio il bambino.
 -Per essere uno Spirito del passato sei … come posso dire … un po’ giovane, mi pare. Sei solo un moccioso. Come diavolo puoi sapere tante cose di me, se mi arrivi appena alla cintura?- Il viso sorridente si trasformò in un broncio arrabbiato, mentre lo Spirito si alzava in piedi sul letto, per meglio fissare negli occhi il suo interlocutore.
 -Sei proprio un antipatico! Tanto per cominciare, ho quasi millenovecento anni, e sappi che se il valore di una persona si misurasse dall’altezza e dall‘aspetto, tu non saresti neanche al pari di uno scarafaggio!-
 -Prova a ripeterlo, moccioso, e vedi le sculacciate che ti do … Hey!!! Che diavolo stai facendo?!? Lasciami subito!!!- Il bambino aveva afferrato per un braccio il biondo, e stava trascinando verso la finestra. Con un moto di sorpresa e spavento, Sanzo si rese conto di non riuscire a liberarsi dalla stretta dello Spirito, che lo trascinò senza apparente sforzo fino alla finestra, che si spalancò in un soffio di vento e neve.
 -Andiamo.- Disse il bambino. -Non abbiamo molto tempo. E ci sono parecchie cose che devo mostrarti, Ebenezer.-
 -D … dalla finestra?!- Domandò il biondo, osservando titubante la notte scura. Uno spiffero gelido lo fece avvolgere di più nella vestaglia da notte. Il ragazzino annuì.
 -Vieni, presto! Non abbiamo molto tempo!- Lo incitò, salendo sul davanzale e trascinandosi dietro il tirchio, che cercò di opporre resistenza con tutte le sue forze.
 -È una pazzia! Non posso mica volare! Mi sfracellerei al suolo come un pomodoro maturo!!!-
 -Non devi preoccuparti per questo. Basterà che tu mi resti aggrappato, e non cadrai.- Lo rassicurò il piccolo, porgendogli la piccola mano candida. Cosa gli fosse preso per credere a quello strano marmocchio, neppure in seguito Scrooge avrebbe saputo dirlo. Ma con un sospiro, strinse la mano che gli veniva porta. Se ne pentì quasi subito. Un vento freddo e spaventoso parve quasi esplodere da fuori, Sanzo sentì il corpo sollevarsi, mentre teneva gli occhi chiusi per la pressione del vento, gelido e implacabile, i fiocchi di neve come proiettili ghiacciati sulla pelle, mentre lo stomaco sembrava essere diventato un vortice, dove i resti della cena venivano centrifugati a velocità folle. Non seppe per quanto tempo questa sensazione durò. Ore, o pochi secondi. Sapeva solo che la sua mano stringeva con così tanta forza quella dello Spirito che, se fosse stata quella di un normale bambino, l’avrebbe già spezzata.
 -Puoi anche aprire gli occhi, sai?- La voce del piccolo dagli occhi dorati era divertita. Sanzo ringhiò appena, seccato che una persona, anche se solo all’apparenza, tanto più giovane di lui, lo trattasse come un moccioso spaventato. Ciononostante, obbedì. E la vista gli tolse quel poco fiato che gli era rimasto: la città si estendeva sotto i suoi piedi. I tetti candidi, ricoperti di neve, apparivano come una distesa di dune candide. I lampioni e le poche finestre illuminate parevano tanti piccoli fari nell’apparentemente sterminato dedalo di vie e viuzze. Mai, in vita sua, Scrooge aveva visto uno spettacolo simile. Ancora sconcertato dall’insolita prospettiva della città, si avvide a malapena della piccola bufera verso cui lo Spirito li stava dirigendo.
 Il paesaggio cambiò in modo repentino, ma al biondo non era sconosciuto. Un grande casale affiancato da una chiesa erano sotto di loro. Delicatamente, il bambino fece scendere sul terreno Sanzo, che però non ebbe neppure in sé la forza di lamentarsi per la neve fredda in cui aveva affondato i piedi, vestiti solo di ciabatte di lana. Quel luogo aveva tanti, troppi ricordi, per pensare a certi particolari.
 -Conosci questo posto, vero, Ebenzer?-
 -Eccome.- Annuì Sanzo, gli occhi violetti che riconoscevano ogni pietra degli edifici. -Questo è il collegio che frequentavo da ragazzo. Quando era un moccioso come te.-
 -Non sono un moccioso! Sappi che ho quasi millenovecento anni!!!-
 -Difficile crederlo.-
 -Come è difficile credere al fatto che ti trovi in un posto che non esiste più? Questo collegio è stato trasferito quasi cinque anni fa, perché la struttura risultava troppo decadente.- E per enfatizzare le proprie parole, il ragazzino indicò con un cenno della mano un gruppo di studenti uscire dal grande edificio correndo, lasciandosi dietro una scia di risa. Scrooge conosceva il nome di ognuno di loro.
 -Devo ammetterlo, hai centrato il punto, moccioso.-
 -Smettila di chiamarmi così!- Ringhiò, risentito. Sanzo sbuffò, seccato. Una vena in rilievo sula tempia.
 -E come devo chiamarti? Spirito moccioso?-
 -Spirito dei Natali Passati sarebbe più corretto, ma dato che la tua testa non sembra registrare certi concetti, puoi anche chiamarmi Nataku.- Il sopracciglio perennemente aggrottato di Sanzo ebbe un lieve tic. Il nome dello Spirito non gli era nuovo … ma quando e dove lo avrebbe sentito? La realizzazione lo colpì come una secchiata d’acqua gelida.
 -Nataku? Non … non sarai mica … l’amico invisibile di Goku!-
 -Indovinato!- Rise lo Spirito, la cui espressione felice fece quasi cadere all’indietro il biondo, tanta la sorpresa di averci azzeccato. Sempre ridacchiando, il piccolo decise di dargli una veloce spiegazione. -Molto spesso, i bambini hanno la facoltà di vedere noi Spiriti. Perché al contrario degli adulti, non si chiudono tra le barriere della ragione. Goku, poi, ha una sensibilità enorme, e riesce addirittura a comunicare con me. Devo ammettere che la cosa mi ha stupito non poco, il primo Natale in cui l’ho incontrato … da allora, ogni Natale cerco di fargli una visita.-
 -Quella Scimmia … sapevo che saprebbe fare amicizia con chiunque … ma questa ….- Borbottò Sanzo, passandosi una mano sul volto. Nataku lo rimbeccò subito.
 -Dovresti prendere esempio da lui! Essere un pochino più amichevole avrebbe risparmiato a me e te tutta questa perdita di tempo dietro ai tuoi ricordi! A quest’ora potrei essere a divertirmi con Goku, invece che stare qui!- Un‘ombra passò sugli occhi dorati. -Dovrei essere a sfruttare ogni momento che mi resta con lui. Come è nella natura delle cose, sta crescendo, e presto non sarà più un ragazzino. Presto sarà adulto. E temo che smetterà di vedermi …-
 -Conoscendo lo stato di perenne mocciosità della scimmia, dubito fortemente.- Sbuffò il biondo, rimpiangendo di non aver neppure una sigaretta nelle tasche della vestaglia. Sorprendentemente una risata uscì fuori dallo Spirito.
 -Su questo hai ragione! Ora però andiamo. C’è un valido motivo per cui ti ho portato qui …- E, sempre senza perdere il sorriso, Nataku guidò Ebenezer all’interno dell’edificio, nelle classi. Il giovane uomo si trovò suo malgrado, ad ammirare ogni incrostatura dell’intonaco, ogni riga sul vecchio pavimento, ogni scarabocchio sui muri. Ogni cosa, esattamente come la ricordava. Familiare, eppure estranea, proprio perché immutata rispetto a quando frequentava quel luogo. Arrivati ad una grande aula, però, Scrooge sentì il proprio fiato prendersi una vacanza. Nell’angolo più estremo della stanza, seduto ad un banco semiscassato, stava nientemeno che la sua versione ringiovanita.
 -Riconosci quel ragazzo, Ebenezer?- Chiese lo Spirito, solo apparentemente ignorante. Sanzo deglutì a vuoto un paio di volte.
 -Quello … quello sono io da ragazzo …- Titubante, si avvicinò al giovane sé stesso, indeciso su come comportarsi.
 -Egli non può sentirti.- Lo avvertì Nataku. -Tutto ciò che vedi è solo un ricordo del tuo passato. Nulla di ciò che farai potrà influenzare ciò che è stato.- Sanzo annuì, assente. Gli occhi violetti fissi sul ragazzino biondo chino sui libri, sordo alle grida e alle risate dei coetanei che giocavano appena fuori le mura del collegio.
 -Oh, ecco dov’eri.- Il profondo baritono fece voltare tutti, ombre del passato e non. Un uomo anziano stava sulla porta, il volto dall’aria severa, e gli abiti sporchi di gesso. Lo Scrooge del presente rimase a bocca aperta, mentre quello del passato emise uno sbuffo annoiato.
 -Lo consoci?- Chiese Nataku, sinceramente curioso. Il biondo annuì.
 -Bruno Martelli! Il mio vecchio maestro …-
 -Cosa vuoi, vecchiaccio?- Ringhiò il giovane Ebenzer. Una vena andò a gonfiarsi sulla tempia dell’anziano maestro.
 -A chi hai dato del vecchio, moccioso?-
 -A te, vecchio rimbambito!-
 -TE LO DO’ IO IL RIMBAMBITO MALEDETTO MOCCIOSO!!!- Ululò l’uomo, tirando fuori un ventaglio di carta da chissà dove, e menando fendenti al capo del ragazzino, che però continuava a lanciare epiteti all’insegnante. Sia lo Spirito che Scrooge fecero un balzo all’indietro, presi alla sprovvista.
 -Ora capisco questo lato della tua personalità dove l’hai preso …- Commentò, sarcastico ma non troppo il ragazzino dagli occhi dorati. Per tutta risposta, il biondo emise un ringhio.
 -Un’altra parola e ti ammazzo …- Nel frattempo, allievo e maestro avevano abbassato le armi, e si stavano fissando in cagnesco, ansimando leggermente. Poi, con uno sbuffo rassegnato, Bruno si sedette su una sedia.
 -La solita peste!- E, asciugandosi il sudore dalla fronte, fissò negli occhi il giovane. -Allora? Perché non sei già fuori come i tuoi compagni? Le lezioni sono finite. È Natale.-
 -Io odio il Natale! AHIO!!!- Neppure il tempo di terminare la frase, che il ventaglio era già andato, per l’ennesima volta, a battere contro la testa bionda.
 -Non dire scempiaggini! Tutti amano il Natale.- Ringhiò il vecchio. Ma poi il viso rugoso prese un’espressione impercettibilmente più dolce. -Tuo padre non verrà a prenderti neppure quest’anno?- Il silenzio del giovane Ebenezer fu una risposta più che sufficiente. Bruno si lasciò scappare un sospiro, tra l’esasperato e il rassegnato. Evidentemente non si aspettava altro. Ma l’atmosfera natalizia gli aveva fatto sperare che le cose andassero diversamente. Nataku si rivolse al Sanzo adulto, ma senza staccare gli occhi dai ricordi del passato.
 -Tuo padre non ti portava mai a casa, per le feste?-
 -No, lui … era un uomo molto impegnato.- Rispose Sanzo, anch’egli senza staccare lo sguardo dai suoi ricordi. Se qualcuno avesse guardato in quelle iridi violette, di solito così fredde e impietose, vi avrebbe visto l’ombra di lacrime di dolore tante volte soppresse. Martelli intanto aveva ripreso a parlare.
 -Allora, questo è ancora più urgente.- Il giovane Sanzo piegò la testa da una parte, curioso, mentre l’insegnate estraeva un pacchetto dalla tasca interna della giacca e glielo porgeva. -Buon Natale ragazzo. Per farmi dannare dieci volte di più di tutti i tuoi colleghi messi insieme, e per essere il mio migliore studente.- Gli occhi ametista si spalancarono a dismisura, mentre il ragazzino afferrava, con mani tremanti, il dono. Deglutendo appena, lanciò un’occhiata timida timida al vecchio, che esplose con una risata. L‘espressione dipinta sul viso del suo studente estranea rispetto al broncio che vestiva quotidianamente. -Che aspetti? Aprilo!- Sanzo non perse tempo a stracciare l’involucro di carta, per una volta, felice come ogni ragazzino della sua età. E quando vide ciò che nascondeva, i grandi occhi viola parvero aumentare dimensione del doppio, mentre la voce spariva. Un ventaglio di carta, molto simile a quello del suo maestro, a cui era attaccato un bigliettino: “Da usare sulle teste calde!“. Forse avrebbe anche trovato il fiato di dire qualcosa, ma una nuova voce attirò l’attenzione di tutti i presenti.
 -Koryu!- Una ragazzina, di solo qualche anno più grande di Sanzo, stava sulla soglia della porta. I lunghi capelli neri raccolti in cima al capo in due lunghe e sottili trecce, le guance rosse e il fiato corto per la corsa appena fatta. Stavolta Nataku si voltò verso Scrooge.
 -Koryu?!-
 -Il mio nome di battesimo.- Borbottò il biondo, nascondendo il volto dietro una mano, visibilmente imbarazzato. Il ragazzino dai capelli argentei fece un sorrisone enorme.
 -Che nome tenero!-
 -Un’altra parola e ti ammazzo, Spirito o non Spirito!!!- Ruggì il biondo, iridi fiammeggianti e vene in rilievo sulle tempie. Nataku sorrise solo più apertamente, per nulla intimidito. Intanto, la ragazza aveva raggiunto allievo e maestro, e aveva abbracciato con forza il biondino.
-Koryu! Ti ho cercato dappertutto! Questo posto è enorme, pensavo di dover mettere i manifesti per trovarti!- Lo Scrooge adulto rispose alla domanda dello Spirito prima che questi la facesse.
 -È mia cugina, Yahonne. L’unica persona, oltre al maestro Martelli, che si prendeva la briga di pensare a me.-
 -Una ragazza davvero dolce.- Commentò lo Spirito. Il biondo annuì.
 -Eccome. Non credo di aver mai più conosciuto qualcuno così. Era davvero speciale.-
 -Parli di lei al passato. Perché?-
 -Non c’è più. Un giorno è uscita col calesse a fare spese in paese. La sera, i cavalli sono tornati soli. Niente calesse, e niente Yahonne.- Un sospiro, mentre il dolore veniva risvegliato dai ricordi. -Il calesse venne ritrovato il giorno dopo. Nel bosco. Una ruota si era rotta, e si era rovesciato. Ma di mia cugina non c’era traccia.-
 -Mi spiace.-
 -Forse l’hanno aggredita i lupi, o i banditi. Nel corso degli anni, ho imparato a sperare che siano stati i lupi.- Lo Spirito bambino annuì in silenzio. Per quanto feroce, una bestia non era mai in grado di essere crudele come un essere umano.
 -Se non sbaglio ha dei parenti ancora in vita.-
 -Sì, è così. E uno lo conosci bene anche tu.- Uno sbuffo annoiato scappò dalle labbra del biondino, decisamente stufo dell’interrogatorio. Lo Spirito parve non farci caso, mentre continuava ad osservare le ombre del passato.
 -Già. Goku mi ha parlato molto di lei.-
 -Se tutte queste cose le sai già, perché me le fai dire?!- Ringhiò Sanzo, ora decisamente scocciato. Nataku fece un’alzata di spalle, del tutto indifferente allo stato d’animo dell’uomo.
 -Perché mi piace sentirtele raccontare, e perché così sei costretto a ricordarle, e a pensarci su.- Rispose il piccolo, con un tono che avrebbe fatto l’invidia di Bruno. Sanzo sbuffò come una serie di borbottii un po’ troppo simili a bestemmie, inferocito come un toro alla corrida. Intanto, le ombre del passato continuavano a parale re tra loro.
 -Y … Yahonne? Che ci fai qui?- Biascicò il giovane Scrooge, una volta liberatosi dall’abbraccio di saluto della cugina, tanto stupito quanto felice di vederla.
 -Ti porto a casa!- Rispose la ragazza, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo. -Mamma ha parlato con tuo padre, e ci ha dato il permesso di portarti da noi per le feste! Goku e Gojyo non vedono l’ora che arrivi!-
 -Sì, certo come no … scommetto che il kappa e la scimmia stanno facendo i salti di gioia …-
 -Oh, piantala! Tanto, anche se litigate tutto il giorno, lo so che vi volete bene!- Sbuffò la morettina, per poi avvinghiarsi al braccio del cugino e trascinarlo via quasi di peso. Bruno, da parte sua, se la rideva di gusto, salutando il suo allievo.
 -Buon Natale, ragazzo!- Per una volta, Sanzo sorrise apertamente.
 -Io … buon Natale anche a te, Vecchiaccio! E grazie!- E ridendo, corse fuori con la cugina, sventolando il suo ventaglio nuovo di zecca, che non vedeva l’ora di provare sulla testa del suo cugino-kappa …
 -Bene.- Nataku batté le mani. -È ora di passare ad un altro Natale. Uno davvero speciale.- E, senza dare modo di protestare al suo incarico, lo Spirito afferrò il biondo per un braccio, e in men che non si dica, erano di nuovo in volo. Sanzo non seppe mai come o quando erano usciti dall’aula, e ancora meno dall’edificio. Sapeva solo che, in qualche modo, il soffitto si era come volatilizzato, ed erano di nuovo a volare in cielo, tra i comignoli fumanti e i larghi fiocchi di neve. Viaggiarono così per un po’, difficile dire se per ore o per minuti, ma alla fine atterrarono davanti ad un edificio in mattoni, il cui piano terra era illuminato a festa. La grande insegna all’entrata diceva chiaramente che in realtà, nonostante la musica e le decorazioni, l’ambiente era in realtà una bottega. Se Scrooge era rimasto allibito nel ritrovare il collegio in cui aveva passato l’infanzia, trovarsi in quel luogo era qualcosa di sconvolgente.
 -La … la bottega di Mastro Huoshi!!!- Esclamò, dirigendosi subito all’interno, senza neppure aspettare Nataku.
 -Hey! Aspettami!!!- Sanzo era già all’interno della bottega, intento a cercare tra la piccola folla festosa che si stava radunando nel locale. Quella che per tutto l’anno era stata una bottega delle più fornite della città, era stata svuotata, per far posto a luci e decorazioni, e ad un enorme albero riccamente decorato. E fu accanto a tale albero che lo Spirito raggiunse Scrooge, ansimando.
 -Non pensavo che gli Spiriti potessero avere il fiatone …- Il commento venne premiato con un’occhiata assassina delle iridi dorate del ragazzino.
 -Non è colpa mia se ho le gambe corte! Sono pur sempre un bambino!-
 -Mi sembra che tu sei un bambino solo quando ti viene bene …- Sibilò il biondo, riprendendo a guardarsi intorno. In un angolo, un violinista stava preparando il suo strumento, assieme ad altri musicisti. Molte persone si stavano radunando a coppie, segno che presto sarebbero partite le danze.
 -Cerchi qualcuno in particolare?- Domandò Nataku, sorridendo malizioso.
 -Guarda che ormai ho capito il gioco.- Sbuffò il biondino, senza interrompere la sua ricerca visiva. -Da qualche parte devo esserci io, e tu vorrai che io riviva questo ricordo dall‘esterno.-
 -Sei meno stupido di quel che temevo. Ma se ti stai cercando, sarà meglio che segui quel signore laggiù.- Non appena gli occhi di Sanzo guardarono nella direzione indicata dallo spirito, tutta la spavalderia e il colorito lasciarono il suo volto. Sapeva che, se lo Spirito aveva intenzione di fargli rivedere il suo passato, ci sarebbe stata anche quella persona. Ciò però non lo aveva preparato abbastanza al momento in cui l’avesse vista. Circondato da alcune dame, stava un uomo di mezz’età, con lunghi capelli chiari e un sorriso gentile sul volto.
 -Allora? Era la persona che stavi cercando, vero?- Chiese Nataku, sorridendo malizioso, ben conoscendo la risposta alla sua stessa domanda. Il biondo ricacciò indietro il groppo alla gola che gli impediva di parlare.
 -Sì. Mastro Komyo Genjo Huoshi. Mi ha dato il mio primo lavoro, subito finite le scuole. La miglior persona per cui abbia mai avuto l’onore di lavorare. E l‘unico che mi abbia davvero trattato come un figlio. Anche più del vecchio Martelli.-
 -Uao. Non avrei mai pensato di sentire parole così gentili uscire dalla tua bocca. Rischi di perdere credibilità come avaro senza principi e rispetto per la vita umana.- Fece lo Spirito bambino, beccandosi subito un’occhiata assassina e un ringhio.
 -Rimpiango di non avere la mia pistola.-
 -Mastro Huoshi!!!- Il giovane Scrooge sbucò tra la folla, agitando un plico di documenti nella direzione dell’uomo. Le iridi violette scintillanti d’irritazione. Il ragazzo era cresciuto molto rispetto al ricordo del collegio. Alto ormai come la sua controparte del presente, gli unici segni che ancora portava appresso della fanciullezza appena trascorsa, erano i capelli troppo lunghi per stare ordinati, e una finezza nei tratti del viso ancora quasi morbida.
 -Ebenzer! Vedo che finalmente ti sei tirato fuori dai libri contabili …- Komyo si volse sorridendo al ragazzo, senza scomporsi. Questo non fece diminuire l’irritazione del ragazzo, che porse documenti al suo datore di lavoro.
 -Signore! Lo sa quanto costa alla bottega questa festa? Quasi tutto il guadagno delle vendite delle ultime settimane …-
 -Non devi preoccuparti di nulla.- Lo interruppe Huoshi, più simile ad un padre che rimbecca affettuosamente il proprio figlio, che a un padrone con un suo subordinato. -Anche se dovessi rimetterci, non potrei mai rinunciare a questa festa.-
 -Ma …-
 -È Natale, Koryu! Cerca di fare come tutti! Divertiti, e lascia stare il lavoro, per una volta all’anno! Avrai altri trecentosessantaquattro giorni per pensarci!-
 -Ma … i conti di fine anno …- Cercò di protestare il giovane, solo per essere interrotto da un sorriso e una paterna mano sulla spalla.
 -Ci penserai dopodomani. Stasera è fatta per divertirsi.- E detto questo, Huoshi rigettò tra le braccia del ragazzo il plico, che per prenderlo si trovò a indietreggiare troppo, giusto quel tanto da andare a sbattere contro una persona.
 -Hey! Guarda dove vai!!!- Sanzo si voltò, intenzionato a scusarsi, per trovarsi davanti un paio di occhi azzurrissimi, e a dir poco irritati. L’Ebenzer del presente si chiese per quale motivo, con tutta la gente presente alla festa, fosse andato a sbattere proprio contro di Lei. Il Sanzo del passato, intanto, si trovò davanti uno degli esponenti della razza umana con cui aveva in assoluto meno confidenza: una ragazza. A occhio e croce della sua stessa età, dai lunghi capelli lisci color miele, e gli occhi color ghiaccio. Indeciso su come comportarsi con una ragazza, decise di lasciar far al suo istinto. Ovvero essere il solito bastardo arrogante e presuntuoso. Il primo passo verso l’apprendimento di ciò che non si deve fare con una donna. Specie con Quella.
 -Potrei dire la stessa cosa, donna!- Un campanello d’allarme suonò nella testa del giovane, quando le iridi chiare divennero due fessure color ghiaccio, ma era ancora troppo inesperto per dargli ascolto. Intanto, Nataku si rivolse al Sanzo del presente, solo leggermente stupito dal ricordo.
 -Lei sarebbe …?-
 -Lara.- Il biondo sospirò il nome, passandosi una mano sul volto, per poi fissare la ragazza, se possibile in modo ancora più intenso che con Komyo. Intanto, il ricordo proseguiva, e la bionda, dopo aver fissato a lungo negli occhi Scrooge, con un ringhio ed un movimento impercettibile per via della lunga gonna, pestò deliberatamente il piede al giovane. Il volto di Sanzo divenne una maschera bianca, ma ebbe il merito di non fiatare. Un’espressione di pura solidarietà si dipinse sul volto del Sanzo del presente, meritandosi un’occhiata interrogativa di Nataku.
 -Quella sera, Lara aveva i tacchi. Alti. Ho zoppicato per due giorni.-
 -Oh.- Annuì il bambino, unendosi alla solidarietà. Huoshi aveva nel frattempo raggiunto il suo dipendente e la ragazza bionda, con il solito sorriso sulle labbra.
 -Oh, Sanzo. Vedo che hai conosciuto la nostra cara Lara, figlia di un mio vecchio amico. E tu, mia cara, lascia che ti presenti Sanzo Ebenezer Scrooge, il mio nuovo contabile.-
 -Incantato.- Mentì con un ringhio Sanzo, ben sapendo che sarebbe stato troppo maleducato mandare a quel paese Mastro Huoshi e ragazza in un colpo solo. Specie se ci teneva a non restare disoccupato.
 -Stessa cosa qui …- Sibilò Lara, altrettanto poco sinceramente. Alcune note allegre di violino, intanto stavano iniziando a riempire la stanza.
 -Iniziano le danze! Forza, ragazzi, è ora di divertirsi!- Esclamò Huoshi, prendendo il plico dalle braccia di Scrooge, e spingendo i due giovani l’una verso l’altro. Lara quasi incespicò, e istintivamente, Sanzo le aveva portato le mani alla vita per sorreggerla, mentre lei posava le mani sottili sulle sue spalle. In perfetta posizione da ballo. Troppo imbarazzati e confusi dalla piega presa dagli avvenimenti, nessuno dei due ebbe neanche il tempo di staccare gli occhi da quelli dell’altro, che Huoshi li aveva spinti verso la pista da ballo improvvisata, dove le altre coppie avevano già iniziato a danzare. Entrambi più rossi di un pomodoro, i due ragazzi si trovarono obbligati a seguire l’esempio delle altre coppie, e continuare, seppure tra momenti imbarazzati e confusi, a ballare. Huoshi, da bordo pista, tirò fuori dalla tasca della giacca un sigaro, e portandoselo alle labbra, osservò la coppia che aveva formato con un sorriso soddisfatto.
 -Maledetto! Lo sapevo che l’aveva fatto apposta!!! Lo sapevo!!!- Il Sanzo del presente fumava, roso dall’irritazione, anche se ad anni di distanza.
 -Eppure mi pare che tu abbia continuato a ballare per tutta la serata con Lara. E la sua compagnia non ti ha fatto di certo schifo neanche dopo …- Commentò Nataku.
 -Hey!!! Quello che abbiamo fatto dopo la festa è vietato ai minorenni!!! Quindi tappati la bocca!!!- Ringhiò il biondo, per poi essere raggelato dal sorriso malizioso e dalle parole implicanti dello Spirito.
 -Oh, allora c’è stato anche un dopo ballo … Ma Ebenezer, al primo appuntamento e con una ragazza appena conosciuta! Tuo cugino Gojyo rischia di perdere il primato …-
 -Guai a te se mi paragoni con quell’idiota!!!- Ruggì, il biondo, per poi cercare, con pochi risultati, di ritrovare un minimo di calma regolando la respirazione. -E comunque quello che è successo tra me e Lara non è stata una cosa di una sera. Io … le volevo davvero bene.-
 -Di certo questo non glielo hai dimostrato solo un anno più tardi.- Replicò severo Nataku. Gli occhi violetti di Sanzo si fecero enormi.
 -No, ti prego! Non quel Natale! Non mostrarmi quel Natale, ti prego!- Ma anche di fronte alle suppliche, così estranee nella bocca del biondo, lo Spirito rimase impassibile.
 -Mi spiace, Ebenezer. Ma devo.- La stanza iniziò a svanire, per essere sostituita da un colle innevato, dove la desolazione pareva essere la sola cosa a prosperare. Sanzo si strinse nella vestaglia, trattenendo un ringhio di rabbia. Le mani gli tremavano, e non solo per il freddo. Qua e là, alcune croci e lapidi, solo in piccola parte coperti di neve, davano al piccolo cimitero un’aria ancora più desolata. Nataku non si curò neppure di guardarlo in viso.
 -Conosci anche questo posto, vero? Anche se è tanto che non ci vieni più …- Un corvo lanciò il suo verso lugubre, anche troppo in tono con l’atmosfera del paesaggio. Delle campane in lontananza suonavano a morto. Senza perdersi in altre parole, lo Spirito guidò Scrooge dove stava la sua controparte del passato. In piedi davanti ad una tomba scavata di recente, e altrettanto recentemente riempita, l’Ebenezer del passato fissava la lapide in silenzio, lo sguardo impassibile, ma i pugni serrati con così tanta forza da rendere le nocche bianche. Un contrasto molto forte con l’abito nero a lutto che indossava. Sulla pietra tombale, inciso in lettere eleganti, il nome “Komyo Genjo Huoshi” spiccava quasi luminoso.
 -Il mio capo è morto la sera della Vigilia.- Mormorò il Sanzo del presente, indeciso tra dolore e rabbia nel rivivere il ricordo. -Tutto è avvenuto così in fretta … stavo portando in magazzino le ultime cose per far spazio alla festa. E quando sono rientrato dei balordi tenevano le armi puntato addosso a Huoshi. Quando mi hanno visto, le hanno puntate contro di me. Non ho avuto neanche il tempo di capire che diavolo stesse succedendo, che avevano già sparato.-
 -E Huoshi ti ha protetto.- Fece Nataku. Il volto fanciullesco greve, i secoli visibili negli occhi dorati.
 -Quei proiettili erano indirizzati a me!!!- Ruggì il biondo, la voce leggermente strozzata.
 -Sanzo …- Lo Scrooge del passato sussultò leggermente. Lara, anch’essa vestita a lutto, gli si era affiancata. Il bel volto, di solito severo quasi quanto quello del ragazzo, portava i segni di chi aveva pianto.
 -Cosa ci fai qui?- Ringhiò, brusco, il giovane. Un brivido percorse il corpo della donna, colpita dall’asprezza del tono di lui.
 -Vengo a portare i miei saluti a Mastro Huoshi.-
 -Avresti potuto farlo al funerale.-
 -Sanzo …- Ebenezer la interruppe con veemenza.
 -Invece non ti sei neanche presentata.- Gli occhi di Lara erano diventati come di vetro, e il volto ancora più pallido, mentre il dolore sembrava deformarle i lineamenti. Ma Sanzo si voltò, senza degnarla di attenzione. -Non ho bisogno della tua presenza qui. E da nessun’altra parte.- Il corpo della ragazza tremava, il dolore di quelle parole molto più grande di una coltellata. Ciononostante, strinse i pugni, e cercando di ignorare le lacrime che combattevano per uscire, annuì.
 -Molto bene. In tal caso è inutile che io resti.- E calandosi la veletta nera sugli occhi, si voltò. -Addio, Koryu.- Scrooge rabbrividì al suono del suo nome di battesimo, ma non si mosse dal suo posto, davanti alla tomba. Nataku riprese a parlare dopo pochi istanti. La voce fredda e incolore, così diversa da quella usata fino in quel momento, che lo Scrooge del presente dovette controllare se per caso non fosse stata un’altra persona a parlare.
 -Lei non era venuta al funerale perché già stava dando l’addio al padre. Huoshi non era stato l‘unico a morire quel giorno. E per mano degli stessi assassini.- Sanzo deglutì, senza riuscire a nascondere la sofferenza e il rimpianto.
 -Io non sapevo … che le stesse persone che avevano sparato a Huoshi erano già state a casa sua … e avevano ucciso suo padre. Come avevano già fatto con altri amici del mio capo. In seguito seppi che qualcuno, un concorrente, aveva pagato dei sicari per uccidere Huoshi e i suoi collaboratori più stretti. E anche alcuni amici. Come il padre di Lara.-
 -Che ne è stato di lei?- Domandò lo Spirito, impassibile. Sanzo si sforzò di rispondere, pur con riluttanza.
 -Quando seppi di suo padre, ormai lei se ne era andata. Si era trasferita con la sorella minore da una cugina, in un’altra città. Non seppi mai in quale. Se solo avessi saputo …- Le ultime parole uscirono in un sussurro, mentre il ricordo di Lara gli passava accanto. Il capo tenuto alto, orgogliosa come una guerriera, mentre calde lacrime le cadevano dagli occhi. Sanzo avrebbe voluto tanto abbracciarla … per quanto non fosse nel suo stile, aveva il desiderio di prenderla tra le braccia, e consolarla al meglio delle sue possibilità … cercò di afferrarla per un braccio, ma il ricordo gli svanì tra le dita, quasi a rammentargli ulteriormente di averla perduta.
 -Il passato non si può cambiare, Ebenzer.- Gli ricordò Nataku, senza voltarsi, il suo sguardo dorato fisso sullo Scrooge del passato. -Avreste dovuto consolarvi a vicenda. Trovare nel dolore che vi accomunava, la forza di superare il momento, e rendere forte il vostro legame. Ma hai preferito riversare le tue energie nel lavoro e nell’evitare ogni genere di rapporto umano, gettando tutta la tua rabbia e la tua frustrazione su quella creatura. E l’hai persa per sempre.- Il paesaggio iniziò a svanire di nuovo, come anche lo Spirito.
 -Ma che …-
 -Il mio tempo con te è finito. Ora incontrerai il secondo dei miei fratelli.- Il mondo era ormai quasi del tutto scomparso davanti agli occhi di Sanzo, ma riuscì comunque a udire le ultime parole di Nataku. -Ricordati, Ebenezer, che tu stesso hai reso questi ricordi così insopportabili. Tu stesso.-
 Un battito di palpebre, e Scrooge di ritrovò nella sua stanza. La finestra aperta, e le ceneri nel camino ancora ardenti.
 -Dannazione!- Sibilò, passandosi una mano sul volto. Una riga umida sulla guancia a testimoniare quanto fosse rimasto scosso dai ricordi. Con un gesto quasi rabbioso, aprì il cassetto del comodino, rivelando una scatoletta di velluto blu, accuratamente posata in un angolo. Cercando di ignorare il lieve tremore delle sue mani, la tirò fuori, e con delicatezza la aprì. Lo scintillio della pietra incastonata nel semplice anello di oro bianco lo salutò, beffardamente allegro nella poca luce offerta dalle braci del fuoco. Huoshi stesso glielo aveva regalato, poco prima della sparatoria. Sanzo ricacciò indietro un incrocio tra una bestemmia e un singhiozzo. Avrebbe dovuto donarlo a sua volta a Lara, durante la festa di Natale.
 La mano che teneva la scatoletta si strinse con più forza del necessario attorno all’oggetto. Il suo capo, l’uomo che ammirava di più al mondo, gli aveva fatto i suoi migliori auguri di passare tutta la vita con la donna che amava. E lui aveva mandato all’aria tutto. Come l’ultimo degli idioti, e l’ultimo dei disperati.
 -Dannazione!!!- Urlò, gettandosi tra le coperte, e nascondendo il volto nel cuscino. La piccola scatola di velluto abbandonata assieme alla S&W sul comodino. La pendola, intanto, ignara dei tumulti interiori del suo padrone, batteva la nuova ora.

-Fine Capitolo 3-

 Beh? Che dite? Ho impiastricciato un po’ troppo la storia di Canto di Natale con quella di Saiyuki. Ditemi che ne pensate. Nel prossimo capitolo, lo Spirito del Natale Presente.

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