After You di Beliar (/viewuser.php?uid=81576)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Walk ***
Capitolo 2: *** Drugs ***
Capitolo 3: *** So long and Goodnight ***
Capitolo 1 *** Walk ***
È
una piccola raccolta di tre flashfic di tre momenti della coppia
Mannie. Questo perché la Domenica è un giorno molto
malinconico: ho voluto ritornare alle origini, a ciò che tanto
mi fece dannare e che mi ha lasciato una malinconia addosso che adoro
e odio allo stesso tempo.
After
you
1.
Walk – Prompt #43: Alba
[“Walking
After You” – Foo Fighters]
Era
un giorno come tanti altri.
Ma
di solito è in momenti qualunque che accade il peggio, il
dolore più acuto che si modella sotto la pelle. Si
stiracchiava, steso placidamente sul divano nel piccolo salotto del
suo appartamento. Lexus riposava docilmente sul letto. Lo sterno le
si abbassava e alzava pacatamente. Avrebbe potuto scriverci una
canzone, un giorno.
Una
canzone con una batteria che seguiva il ritmo del cuore di Lexus.
Una
chitarra che cantava delle sensazioni strane che Max aveva iniziato a
provare dalla fine del 2008.
Girovagava
tra i numerosi canali televisivi della parabola statunitense. Era
incredibile quante televendite trasmettessero a quell’ora del
mattino. Il collo gli faceva male, causa quella posizione scomoda, la
mano a mantenere il peso della testa, non erano i cuscini a
modellarsi attorno a lui, ma il suo corpo a incurvarsi per seguire la
linea del divano.
… mentre
pensava all’ironia della situazione, si soffermò su un
canale di musica. Aveva intravisto dei colori, delle scene che gli
erano familiari. Come aveva ipotizzato, si trattava del video
musicale dei Foo Fighters. Era un po’ vecchiotto ma aveva
ancora quell’espressività che aveva scosso i fan a suo
tempo.
A
lui non erano mai piaciuti troppo. Non era musica abbastanza
rumorosa. Ricordava com’era stato vedere la prima volta quel
video … si domandò se esistessero mani che sfiorano la
superficie fredda, ghiacciata, lontana dal corpo, così lontana
…
due
volte vi si era imbattuto. Quando, nel 2008, ormai tutto si era
perso, le cose belle e brutte contaminate da bugie, menzogne, occhi
spenti: un muro che si era frapposto tra lui e Ronald per sempre.
Poi
un nuovo strato … uno strato di frasi non dette, di voglia di
perdonare e nessuno dei due che ne avesse il coraggio; quel vetro,
dietro quel vetro, si celavano ancora gli stessi movimenti, provando
a raggiungersi.
Ma
dopotutto, si erano da sempre rincorsi l’un l’altro, mai
che fossero riusciti a stringersi davvero, sentire ciò che
c’era da sentire.
Lexus,
nell’altra stanza, continuava a dormire …
“If
you walk out on me, I’m walking after you
If
you walk out on me, I’m walking after you
Another
heart is cracked
In
two
I’m
on your back
I
cannot be without you, matter of fact
I’m
on your back
I’m
on your back
I’m
on your back”
Seppe,
per certo, che l’ultimo modo per donare a Ronald verità
era scrivere una melodia e un testo che parlassero del suo respiro,
del suo modo di raccontare e morire tra le sue braccia, anche se non
avrebbe portato il suo nome. Non ancora, non era tempo, e non
lo sarebbe mai stato.
Lexus
aprì gli occhi e, voltandosi verso di lui, gli sorrise.
“Già
sveglio?”.
Era
quel suo non sapere cosa accadeva mentre dormiva, quel suo
sistemarglisi accanto, fingendo di amarlo, e fingendo di non sapere
che anche lui stava fingendo, proprio come lei.
Parlare,
chiacchierare, nel sole tenue del mattino ancor in procinto
d’avviarsi.
Non
avere niente dentro. Da sempre.
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Capitolo 2 *** Drugs ***
2.
Drugs – Prompt #7: Droga
[“The
Kill” – 30 Seconds To Mars]
Erano
soltanto due giovani ragazzi.
Avevano
troppo tra le mani.
Le
narici erano umide mentre, con la testa reclinata all’indietro,
gesticolava lentamente, con ampi gesti, parlando delle magnifiche
melodie che aveva sognato e che avrebbe scritto.
Maxwell
era al suo fianco, come sempre, ascoltava diligentemente. Non poteva
far altro che osservarlo, con desiderio, con speranza, e con rabbia.
Certo,
non era ancora finito il momento iniziale – che, dopotutto, non
sarebbe mai sparito del tutto – nel quale si stringevano tra
loro, con qualche sigaretta tra le dita, e Ronald gli passava la
lingua sul collo; Max era ancora dipendente di lui, e di tutto quello
che gli aveva regalato – e distrutto – ma incominciava a
esserci qualcosa che non andava.
Perché
non riuscivano ad abbandonare quella merda di vita e pensare
seriamente al loro ruolo di musicisti?
Ronald
se ne sbatteva dei fan, era capace di chiedere a tre o quattro
minorenni di scopare – dopo averle fatte ubriacare – e se
non fosse stato per Robert sarebbero tornate a casa non più
vergini. Maxwell più di sbraitare di certo non poteva, anche
perché Ronald era già abbastanza infastidito dai suoi
modi di fidanzata isterica.
“Volevo
solo divertirmi, ci avrei solo limonato …”.
“Sono
minorenni, non consenzienti e ubriache fradice”.
Maxwell
gli passò una mano sul cavallo del pantalone, allungando la
gamba nella sua direzione e avvicinando il busto a lui.
“ … Max
…” mormorò Ronnie.
“Hn?”.
“Non
oggi, per favore …”. Non era più un sussurro, ma
la voce ferma, infastidita.
“Tu
ti fai qualcuno” scherzò Max, con un tono più
dubbioso che ironico.
“ … già”.
“EH?”.
“Mandy
Murders. Lo sai com’è, Maxy … è la mia
fidanzata, non posso smettere all’improvviso di-”.
“Ma
che cazzo stai dicendo? Tu non stai più con Mandy”.
“Mi
fa male la testa”.
Max
poggiò la fronte contro il collo di Ron. Era tutto inutile,
comunque; era strafatto e se anche avesse confessato tradimenti
avrebbe risposto sì con sincerità, ma rischiando di
riferirsi ad anni prima, quando ancora non stavano insieme. “E
se ti lasciassi?”.
“hmpf
…”. Occhi chiusi, Ron si era addormentato.
Quello
fu il momento esatto in cui Maxwell iniziò a domandarsi se
tutta quella situazione fosse normale o quanto meno giusta.
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Capitolo 3 *** So long and Goodnight ***
3.
So long and Goodnight –
Prompt #52: Amaro
[“Remembering
Sunday” – All Time Low; “Helena” – My
Chemical Romance]
I
quotidiani parlavano di lui. E i telegiornali riempivano gli schermi
di sue immagini, l’esemplare unico, quella scattata in carcere
con il numero di riconoscimento, senza trucco, i capelli
scarmigliati.
Due
settimane prima che fuggisse dagli arresti domiciliari avevano smesso
di vedersi e di parlare. Una delle solite pause, credevano, durante
le quali bazzicavano locali, donne o uomini, bevevano, inghiottivano
qualche pastiglia.
Prima
che scomparisse non aveva mai pensato, effettivamente, a come sarebbe
stata la vita senza Ronald. Provò quella sensazione, quella
consapevolezza che non l’avrebbe rivisto, nel scorgere il suo
profilo che veniva definito quello di un uomo ricercato, che stava
contravvenendo alla legge e che sarebbe finito in prigione senza
alcuna ombra di dubbio.
Era
saturo. Era pieno di bugie, di ricerche di Ronald che non faceva
altro che scroccare soldi, e guardarlo con degli occhi iniettati di
sangue; Ronald che era cambiato totalmente, che si passava le dita
tra i capelli di frequente con l’espressione frustrata.
Aveva
addirittura rubato a casa di uno dei loro amici. Dopo quel casino
sembrava essersi calmato: era stato un bel periodo. Permetteva a Max
di accudirlo, gli preparava la colazione e lo coccolava, andava a
fare la spesa, curava una piantina che aveva comprato e sistemato sul
davanzale. Era durato una settimana l’idillio. Poi era sparito.
Di nuovo.
Sgranocchiava
i cereali seduto al tavolo della sua cucina. Non poteva dire come
stesse reagendo, e non aveva uno specchio di fronte la faccia, ma
immaginava che avesse assunto un colorito giallognolo.
Avrebbe
preferito morire che arrivare a quel punto senza ritorno.
Non
sarebbe più entrato dalla porta secondaria, senza bussare o
domandare “permesso”, afferrandolo da dietro e
trascinandolo fino al divano – o costringendolo a stendersi
direttamente sul pavimento, tra un sorriso sofferente e una lacrima e
un “scusami” falso o vero che fosse – e rabbuiando
un’intera villetta con la sua presenza eppure rendendola la più
bella del mondo per Max.
Non
avrebbe più potuto sfiorare Ronald, non avrebbe più
potuto mordergli le labbra né sentirsi stringere dalle sue
mani i fianchi.
E
sarebbe stato così per sempre.
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