After You

di Beliar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Walk ***
Capitolo 2: *** Drugs ***
Capitolo 3: *** So long and Goodnight ***



Capitolo 1
*** Walk ***


È una piccola raccolta di tre flashfic di tre momenti della coppia Mannie. Questo perché la Domenica è un giorno molto malinconico: ho voluto ritornare alle origini, a ciò che tanto mi fece dannare e che mi ha lasciato una malinconia addosso che adoro e odio allo stesso tempo.


After you



    1. Walk – Prompt #43: Alba
    [“Walking After You” – Foo Fighters]


Era un giorno come tanti altri.
Ma di solito è in momenti qualunque che accade il peggio, il dolore più acuto che si modella sotto la pelle. Si stiracchiava, steso placidamente sul divano nel piccolo salotto del suo appartamento. Lexus riposava docilmente sul letto. Lo sterno le si abbassava e alzava pacatamente. Avrebbe potuto scriverci una canzone, un giorno.
Una canzone con una batteria che seguiva il ritmo del cuore di Lexus.
Una chitarra che cantava delle sensazioni strane che Max aveva iniziato a provare dalla fine del 2008.
Girovagava tra i numerosi canali televisivi della parabola statunitense. Era incredibile quante televendite trasmettessero a quell’ora del mattino. Il collo gli faceva male, causa quella posizione scomoda, la mano a mantenere il peso della testa, non erano i cuscini a modellarsi attorno a lui, ma il suo corpo a incurvarsi per seguire la linea del divano.

mentre pensava all’ironia della situazione, si soffermò su un canale di musica. Aveva intravisto dei colori, delle scene che gli erano familiari. Come aveva ipotizzato, si trattava del video musicale dei Foo Fighters. Era un po’ vecchiotto ma aveva ancora quell’espressività che aveva scosso i fan a suo tempo.
A lui non erano mai piaciuti troppo. Non era musica abbastanza rumorosa. Ricordava com’era stato vedere la prima volta quel video … si domandò se esistessero mani che sfiorano la superficie fredda, ghiacciata, lontana dal corpo, così lontana …
due volte vi si era imbattuto. Quando, nel 2008, ormai tutto si era perso, le cose belle e brutte contaminate da bugie, menzogne, occhi spenti: un muro che si era frapposto tra lui e Ronald per sempre.
Poi un nuovo strato … uno strato di frasi non dette, di voglia di perdonare e nessuno dei due che ne avesse il coraggio; quel vetro, dietro quel vetro, si celavano ancora gli stessi movimenti, provando a raggiungersi.
Ma dopotutto, si erano da sempre rincorsi l’un l’altro, mai che fossero riusciti a stringersi davvero, sentire ciò che c’era da sentire.
Lexus, nell’altra stanza, continuava a dormire …

If you walk out on me, I’m walking after you
If you walk out on me, I’m walking after you

Another heart is cracked
In two
I’m on your back

I cannot be without you, matter of fact
I’m on your back
I’m on your back
I’m on your back

Seppe, per certo, che l’ultimo modo per donare a Ronald verità era scrivere una melodia e un testo che parlassero del suo respiro, del suo modo di raccontare e morire tra le sue braccia, anche se non avrebbe portato il suo nome. Non ancora, non era tempo, e non lo sarebbe mai stato.
Lexus aprì gli occhi e, voltandosi verso di lui, gli sorrise.

Già sveglio?”.
Era quel suo non sapere cosa accadeva mentre dormiva, quel suo sistemarglisi accanto, fingendo di amarlo, e fingendo di non sapere che anche lui stava fingendo, proprio come lei.
Parlare, chiacchierare, nel sole tenue del mattino ancor in procinto d’avviarsi.
Non avere niente dentro. Da sempre.

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Capitolo 2
*** Drugs ***


    2. Drugs – Prompt #7: Droga
    [“The Kill” – 30 Seconds To Mars]


Erano soltanto due giovani ragazzi.
Avevano troppo tra le mani.
Le narici erano umide mentre, con la testa reclinata all’indietro, gesticolava lentamente, con ampi gesti, parlando delle magnifiche melodie che aveva sognato e che avrebbe scritto.
Maxwell era al suo fianco, come sempre, ascoltava diligentemente. Non poteva far altro che osservarlo, con desiderio, con speranza, e con rabbia.
Certo, non era ancora finito il momento iniziale – che, dopotutto, non sarebbe mai sparito del tutto – nel quale si stringevano tra loro, con qualche sigaretta tra le dita, e Ronald gli passava la lingua sul collo; Max era ancora dipendente di lui, e di tutto quello che gli aveva regalato – e distrutto – ma incominciava a esserci qualcosa che non andava.
Perché non riuscivano ad abbandonare quella merda di vita e pensare seriamente al loro ruolo di musicisti?
Ronald se ne sbatteva dei fan, era capace di chiedere a tre o quattro minorenni di scopare – dopo averle fatte ubriacare – e se non fosse stato per Robert sarebbero tornate a casa non più vergini. Maxwell più di sbraitare di certo non poteva, anche perché Ronald era già abbastanza infastidito dai suoi modi di fidanzata isterica.

Volevo solo divertirmi, ci avrei solo limonato …”.
Sono minorenni, non consenzienti e ubriache fradice”.
Maxwell gli passò una mano sul cavallo del pantalone, allungando la gamba nella sua direzione e avvicinando il busto a lui.

“ … Max …” mormorò Ronnie.
Hn?”.
Non oggi, per favore …”. Non era più un sussurro, ma la voce ferma, infastidita.
Tu ti fai qualcuno” scherzò Max, con un tono più dubbioso che ironico.
“ … già”.
EH?”.
Mandy Murders. Lo sai com’è, Maxy … è la mia fidanzata, non posso smettere all’improvviso di-”.
Ma che cazzo stai dicendo? Tu non stai più con Mandy”.
Mi fa male la testa”.
Max poggiò la fronte contro il collo di Ron. Era tutto inutile, comunque; era strafatto e se anche avesse confessato tradimenti avrebbe risposto sì con sincerità, ma rischiando di riferirsi ad anni prima, quando ancora non stavano insieme. “E se ti lasciassi?”.

hmpf …”. Occhi chiusi, Ron si era addormentato.
Quello fu il momento esatto in cui Maxwell iniziò a domandarsi se tutta quella situazione fosse normale o quanto meno giusta.

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Capitolo 3
*** So long and Goodnight ***


    3. So long and Goodnight – Prompt #52: Amaro
    [“Remembering Sunday” – All Time Low; “Helena” – My Chemical Romance]


I quotidiani parlavano di lui. E i telegiornali riempivano gli schermi di sue immagini, l’esemplare unico, quella scattata in carcere con il numero di riconoscimento, senza trucco, i capelli scarmigliati.
Due settimane prima che fuggisse dagli arresti domiciliari avevano smesso di vedersi e di parlare. Una delle solite pause, credevano, durante le quali bazzicavano locali, donne o uomini, bevevano, inghiottivano qualche pastiglia.
Prima che scomparisse non aveva mai pensato, effettivamente, a come sarebbe stata la vita senza Ronald. Provò quella sensazione, quella consapevolezza che non l’avrebbe rivisto, nel scorgere il suo profilo che veniva definito quello di un uomo ricercato, che stava contravvenendo alla legge e che sarebbe finito in prigione senza alcuna ombra di dubbio.
Era saturo. Era pieno di bugie, di ricerche di Ronald che non faceva altro che scroccare soldi, e guardarlo con degli occhi iniettati di sangue; Ronald che era cambiato totalmente, che si passava le dita tra i capelli di frequente con l’espressione frustrata.
Aveva addirittura rubato a casa di uno dei loro amici. Dopo quel casino sembrava essersi calmato: era stato un bel periodo. Permetteva a Max di accudirlo, gli preparava la colazione e lo coccolava, andava a fare la spesa, curava una piantina che aveva comprato e sistemato sul davanzale. Era durato una settimana l’idillio. Poi era sparito. Di nuovo.
Sgranocchiava i cereali seduto al tavolo della sua cucina. Non poteva dire come stesse reagendo, e non aveva uno specchio di fronte la faccia, ma immaginava che avesse assunto un colorito giallognolo.
Avrebbe preferito morire che arrivare a quel punto senza ritorno.
Non sarebbe più entrato dalla porta secondaria, senza bussare o domandare “permesso”, afferrandolo da dietro e trascinandolo fino al divano – o costringendolo a stendersi direttamente sul pavimento, tra un sorriso sofferente e una lacrima e un “scusami” falso o vero che fosse – e rabbuiando un’intera villetta con la sua presenza eppure rendendola la più bella del mondo per Max.
Non avrebbe più potuto sfiorare Ronald, non avrebbe più potuto mordergli le labbra né sentirsi stringere dalle sue mani i fianchi.

E sarebbe stato così per sempre.

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