Pamela

di Cohava
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tanto sono furba ***
Capitolo 2: *** Tutto è cambiato... ***



Capitolo 1
*** Tanto sono furba ***


-Non hai paura a stare nel bosco da sola?- Rido. Paura, io? Ma no, dai, ho già 16 anni!-Ci sono la capra e l' anatra che mi proteggono- Spiego -Se arriva qualcuno la capra lo prenderà a cornate e l' anatra gli beccherà gli occhi- -E del mio visconte zio ne hai, di paura?- Per un secondo penso alle orribili carogne tagliate in due con il sangue che scola sulle mie mani ma poi scuoto la testa con forza -No. Tanto io sono furba!Se me ne resto qui nascosta non mi farà niente- Sorrido al bambino che mi guarda ammiratissimo e per un secondo mi sento forte e importante, poi lui mi saluta e torna a casa sua, a palazzo. Io mi alzo e passeggio su e giù per il bosco con la testa alta, poi mi metto a cantare ma giusto un pochino, tanto per far vedere che non ho paura, anzi. A me nessuno mi può dire cosa fare. Arrivo al laghetto e mi specchio nell' acqua per controllare se sono sempre bella, con i riccioli biondi e le guancie tonde e rosa e sorrido perchè lo sono: da quando sto qua sono ingrassata e mi sono cresciuti i capelli ed ora sto proprio bene. Tamara, la figlia del panettiere, non è mica bella come me,eh no;lei sì, sta ancora con la sua mamma e il suo babbo e non si ritrova animali morti sul letto, ma essere belle è meglio, tanto i miei genitori non è che mi vogliono proprio bene e poi io l' innamorato ce l' ho, almeno, anche se è cattivo e fa paura, meglio che niente. E poi magari, quando torno a casa posso trovarmi un' altro uomo che s' innamori di me...ah no, mi ero dimenticata che a casa non ci torno. Pazienza. Accarezzo i miei animaletti e poi vado a raccogliere i fiori,ridendo tutto il tempo e raccontandomi le storie. Le racconto anche alla capra e all' anatra. La sera gioco con la bambola che mi sono fatta da sola con le foglie. Sento un po' di paura ora che sta venendo buio e mi chiedo: e se venisse il visconte? -Ma- Dico a me stessa -Tanto io sono furba. Sono più furba di lui. Non mi può fare niente.- E per un attimo, prima di addormentarmi, ci credo.

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Capitolo 2
*** Tutto è cambiato... ***


-Mia signora, la levatrice vi attende nella saletta rossa- -Grazie, Caterina, la raggiungo subito-. La servetta si accostò prontamente a Pamela per sostenerla e la guidò lentamente attraverso il salotto; poteva sembrare bizzarro, forse, che una donna di vent' anni dovesse essere sorretta per camminare, ma la viscontessa era alla sua prima gravidanza e le nausee le impedivano di muoversi autonomamente. Un falco passò davanti alla finestra e Pamela (che nonostante con gli anni fosse molto cambiata non aveva perso la sua affinità con gli animali) riconobbe uno degli uccelli di Medardo, il quale, avendo recentemente riscoperto la passione di suo padre per i volatili, le mandava di continuo siffatti messaggeri alati: essi si limitavano a farsi vedere da lei e poi sparivano, giusto per ricordarle che lui la pensava sempre. La giovane sorrise, mentre ripensava a tutti i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni: i primi tempi s' era divertita un mondo a far da padrona a tutti e a sentire la gente che la chiamava "Illustrissima Signora Viscontessa", e a vedere che persino i suoi familiari si scappellavano davanti a lei; poi erano arrivate l' insofferenza e la noia per i doveri quotidiani, e allora sempre più di frequente si rifugiava nel bosco con le sue bestie. Infine, crescendo, la sua furbizia era mutata in vera saggezza, la rozzezza in cultura, la semplicità in buon cuore; era una vera donna, ora, una degna "capa" di Terralba e presto ( sperava ) una degna madre.In tutti i suoi ricordi più recenti, dal giorno del suo matrimonio. Medardo era sempre presente, costantemente al suo fianco, buono, dolce, integro come ciascun marito dovrebbe essere; era andato a farle visita quando scappava e l' aveva consolata quando pangeva, aveva fatto costruire una cripta di marmo per l' anatra e la capra( degnamente decedute ). Aveva condiviso ogni momento con lei.Pamela fu destata dalla sua reverie da una fitta al ventre, e strillò. Subito arrivò la levatrice dalla sala accanto, e prima di svenire la ragazza fece in tempo a vedere la sua tazza di tè che si schiantava sul pavimento:l' ostetrica doveva aver deciso che finire di ristorarsi non era importante, in confronto a quello che avrebbe potuto farle il visconte se non avesse fatto nascere bene suo figlio. -Pam!- -No signore, non potete entrare, vostra moglie stà partorendo...- -Aaahh!- -PAM!- Pamela rinvenne urlando. Si accorse vagamente di essere nella propria camera da letto, ma la sola cosa di cui era veramente cosciente erano i dolori sempre più acuti che le toglievano il respiro. Eppure, c'era qualcun altro oltre a lei che gridava, e altrettanto forte e disperatamente -M-Medardo?- -PAMELAA!- Strillò il visconte entrando nella stanza; dietro di lui, le donne che si stavano occupando della faccenda lo fissavano, sbalordite che un UOMO, anche se nobile, fosse entrato nella stanza di una partoriente, benchè sua moglie, ma lui non aveva occhi che per Pamela. Di colpo, la ragazza si rese conto di avere gli occhi pieni di lacrime -Medà...- Chiamò il marito -Medà, ho paura- Non averne! Tu sei forte, fortissima- Le prese la mano sudata e delicatamente la poggiò sulla cicatrice rossastra che divideva il suo viso in due-Io sono sopravvissuto a questo... Grazie a te. Sei stata tu a risolvere tutto, alla fine sei tu che aggiusti sempre tutto. Io lo so come ci si sente a separarsi da una parte di se, so cosa stai provando ora, non arrenderti, ti prego, Pam. Non farlo. Hai portato tanta gioia a me, a Terralba: sei come gli eroi dei libri, quelli che liberano una terra da un orrendo flagello. Tu mi hai rimesso insieme, puoi anche separare te stessa da un bambino. Puoi farcela, Pam. Posso affidarmi a te, di nuovo?- -Si-

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