My Dreams

di Judith Kylem Sparrow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


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My Dreams

My Dreams

 

 

 

 

PROLOGO.

 

 

I sogni son desideri

Chiusi infondo al cuor

Nel sonno ci sembran veri

E tutto ci parla d’ amor…

 

Kagome Higurashi sfoggiò un sorriso amaro e premendo un tasto nero, con su scritto “stop”, arrestò del tutto quella dolce canzone che sua mamma le cantava sempre da bambina.

«Non smettere mai di credere nei sogni, Kagome.»

Questa frase le veniva sempre ripetuta prima del bacio della buona notte, ma ormai Kagome nei sogni non credeva più.

Aveva smesso di crederci quando aveva scoperto l’amore: a cosa serviva sognare ancora, se tutto quello che voleva era suo?

Ma un bel giorno…

Una lacrima le solcò il viso e le bruciò parecchio quella linea bagnata sulla guancia.

Asciugandosi repentinamente il volto, cercò di abbozzare un sorriso alla piccola palla di pelo bianca rannicchiata ai piedi di una serie di scatoloni, poi, tirando su col naso, staccò la spina dello stereo, riponendola con cura in una scatola di cartone. La richiuse con del nastro adesivo e stappò un pennarello indelebile, di colore nero.

 

KAGOME HIGURASHI

WEST STREET 309

BURLINGTON, VERMONT, USA.

 

Con un sospiro richiuse il pennarello e prendendo il suo gatto fra le braccia, gli baciò delicatamente il capo, concedendogli infine qualche coccola.

«Da domani, Aki, inizierà una nuova vita per noi… e questa volta, mi vedrai più forte di prima, non permetterò più a nessuno a farmi del male. È una promessa.»

 

Continua…

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1

Capitolo 1.

 

“Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in se genialità, magia e forza. Comincia ora.”

Johann Wolfgang Göethe.

 

Kagome richiuse il libro di aforismi che le era stato regalato molto tempo prima, in una delle sue innumerevoli feste di compleanno, dalla sua amata nonna Kasumi.

Un sospiro le sfuggì dalle labbra: era davvero sicura di quello che stava facendo? Voleva davvero buttare alle spalle il passato e voltare pagina?

Poggiò il gomito sul bracciolo del sedile sul quale era seduta e, guardando fuori dal finestrino dell’aereo, si rese conto della notte appena calata e delle nuvole compatte e dense facevano da padrone.

Non riusciva a distinguere dove fosse: ancora fra i cieli europei, o fra quelli statunitensi?*

Mordicchiandosi un angolo della bocca, alzò un braccio, facendo segno ad una delle hostess di avvicinarsi.

«Sì, signorina? » domandò educatamente la donna, sfoggiando un sorriso perfetto, ma al tempo stesso stanco per via delle lunghe ore di volo.

Kagome poté notare i capelli rossi legati in una crocchia e gli inconfondibili tratti occidentali.

Per un istante provò invidia: sua mamma era americana, ma aveva deciso di trasferirsi in Giappone per seguire il suo più grande amore, e se suo fratello aveva ereditato caratteristiche che avrebbero potuto tranquillamente collocarlo nella categoria “europeo/americano”, lei aveva preso tutto da suo padre, lasciandosi tristemente collocare nella categoria “asiatica”.

Mettendo fine a pensieri omicidi verso la hostess, si rizzò meglio sul sedile e scostando con non chalance una ciocca corvina dalla spalla, le chiese dove fossero e quanto mancava all’atterraggio.

«Oh, certo! Proprio in questo istante stiamo sorvolando i cieli del Vermont! Tra non molto dovremmo atterrare al Burlington International Airport.*» appena finì di rispondere alla semplice domanda di Kagome, l’hostess si accorse di un fanalino acceso, con sopra disegnata la cintura di sicurezza.

Sfoggiando nuovamente il suo sorriso perfetto, indicò con un dito il segnale e la ragazza, così come gli altri passeggeri, si allacciò la cintura color vinaccia, rilassandosi poi contro lo schienale del sedile.

Durante le fasi d’atterraggio il suo pensiero andò ad Aki, chiuso nella sua gabbietta all’interno della stiva dell’aereo.

Sarà spaventato? Sentirà la mia mancanza? Avrà finito tutti i croccantini? E l’acqua? Qualcuno sarà andato a controllarlo, come assicuratomi alla partenza?

Teneva particolarmente a quella palla di pelo bianca e, per quanto fosse strano, nei momenti difficili era proprio Aki la sua ancora di salvezza, l’unico capace a darle forza. Poteva considerare quel gatto quasi alla stessa stregua di un figlio adottato.

Non avrebbe di certo mai dimenticato il giorno in cui quel micio d’angora era entrato nella sua vita come un fulmine al ciel sereno.

 

Era un afoso pomeriggio di fine agosto e Kagome era uscita di casa con un grosso sacco nero dell’immondizia.

Aiutandosi con entrambe le braccia, cercò di gettare nel cassonetto di latta la busta, ma quando fece per allontanarsi, un miagolio catturò la sua attenzione.

Corrucciandosi ritornò di fronte al cassonetto e, tirando un piccolo calcio a quest’ultimo, sentì nuovamente il verso di un micino.

Affacciandosi, vide un piccolo sacco di plastica bianca muoversi freneticamente e, presa dalla compassione per quel povero animaletto, si fece coraggio, estraendo la busta da quell’angusto e maleodorante luogo.

Una volta posato a terra l’ aprì e ai suoi occhi si mostrò un gattino dal manto, una volta immacolato, sporco di sostante che non riuscì ad identificare.

Il micio, dal canto suo, la guardava spaventato con i suoi grandi occhioni verdi e Kagome, sentendo il cuore sciogliersi, lo prese fra le sue braccia, portandoselo al petto.

Sì, prima di tornare a casa avrebbe fatto decisamente un salto dal veterinario.

 

Gli animali le erano sempre piaciuti, fin da quando era piccola, ma per una spaventosa allergia di suo padre al pelo di cani e gatti non aveva mai potuto averne uno, canarini e pesci rossi a parte, si intende.

I suoi ricordi e i suoi pensieri vennero scacciati malamente via quando il carrello dell’aereo toccò l’asfalto della pista d’atterraggio e il corpo di Kagome, così come quello degli altri passeggeri, subì dei sobbalzi per qualche frazione di secondo.

Una volta che l’aereo prese posizione e i motori furono spenti, le hostess aprirono i portelloni bianchi e salutarono ogni viaggiatore con un sorriso cordiale e un “arrivederci, speriamo che il viaggio sia stato di vostro gradimento”.

Quando Kagome scese l’intera scaletta di ferro, il freddo della notte le si schiaffò sul viso, facendola rabbrividire e raggomitolare di più nel giacchino che indossava.

Assieme ad una colonna di persone, si diresse verso l’interno dell’aeroporto, precisamente al ritiro bagagli.

Non aveva fatto caso alla grande struttura grigio scura, ma non poteva importarle del resto. L’unica cosa che voleva era andare nella sua nuova casa, preparare un giaciglio dove far riposare sia lei che Aki, e dormire per dodici ore filate.

Una volta dentro il Burlington International Airport, cercò con lo sguardo l’accettazione.

Non trovandola con la sola vista, si decise a chiedere ad uno degli inservienti lì vicino, impegnato a pulire i pavimenti con uno spazzolone e uno straccio.

«Scusi…» chiese, con un perfetto accento americano. «Saprebbe dirmi dov’è l’accettazione?»

L’inserviente, smettendo per un attimo il suo lavoro, si poggiò alla mazza di legno, grattandosi la fronte col pollice della mano destra.

Kagome lo osservò meglio: era un uomo di mezza età. La pelle era scura come il cioccolato fuso e due vispi iridi caramellate contrastavano con la pupilla color avorio.

«Vediamo, mhm, l’accettazione dovrebbe essere lungo quel corridoio, dietro di lei! Non può sbagliare, ci sono sempre delle guardie di fronte lo sportello!»

«Oh! Grazie, Signor… Eugine!» disse, leggendo il nome dell’inserviente sulla divisa blu notte.

Eugene le rivolse un debole sorriso, per poi congedarsi e tornare al proprio lavoro.

Kagome, dal canto suo, estrasse dalla borsa il passaporto e seguendo le indicazioni dell’inserviente si ritrovò poco dopo di fronte lo sportello dell’accettazione.

Consegnando all’addetto il proprio passaporto, si poggiò con le mani al bancone, guardando con particolare interesse il calendario posto alle spalle della guardia.

«Miss Higurashi, noto che lei ha la doppia cittadinanza!» proruppe la guardia, continuando ad inserire altri dati nel computer.

«Ehm… sì, mia madre è americana, di Albany!*»

«È qui negli Stati Uniti per una vacanza?»

Kagome morse con i denti entrambe le labbra: era una semplice chiacchierata o un trucco per capire se era una terrorista?

«No, in realtà mi sono trasferita. Il Giappone non faceva più per me.»

«Mhm… bhe» la guardia le rivolse un sorriso rassicurante. «è tutto in regola, Miss. Può andare e lasci che sia il primo a darle il benvenuto negli Stati Uniti d’America.»

Già, benvenuta nella tua nuova casa, Kagome.

 

Princess Judith’s space.

*Non so se per arrivare dal Giappone al Vermont si sorvoli per forza l’Europa! Voi datemela per buona però, eh ;)

*In Internet ho trovato solo Burlington International Airport, quindi non so se ci sia proprio un nome specifico come, per esempio, il J.F.K International Airport di New York!

*Albany, capitale dello Stato di New York.

 

Bene, eccomi qui con un nuovo capitolo di My Dreams! Ho una piccola precisazione da fare: avendo un piccolo problema chiamato Università, non so con quale frequenza potrò aggiornare, ma voi continuate a seguirmi eh! Perché ne vedrete delle belle!

Ad ogni modo, passiamo ai ringraziamenti. Grazie a: visb88, ryanforever, DivinaKagome, Alys93, Ila Yuki Cross, Katy93 e Lovlygirl!

Vorrei ringraziare anche chi ha semplicemente letto, ma soprattutto chi ha messo questa storia nelle seguite!

Scusate se non vi ringrazio tutte come si deve, ma vado leggermente di fretta, giuro che nel prossimo capitolo lo faccio, eh!

Su questo link http://www.100caniegatti.it/uploads/orientale-angora-1.jpg potrete vedere com’è il piccolo Aki! ^^

 

Saluti!

Al prossimo capitolo!

 

Princess Judith

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2

Capitolo 2.

 

…e come i semi che sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera. Fidatevi dei vostri sogni, perchè in essi è nascosto il passaggio verso l’eternità.

Kahlil Gibran.

 

Era notte fonda e un dispettoso vento gelido scosse i capelli di Kagome, lasciandosi svolazzare oltre le spalle della ragazza.

Il tassista, poco prima, l’aveva aiutata a scaricare i suoi pochi bagagli, per poi dileguarsi e lasciarla sola di fronte a quella casa dalle mura bianca, di fronte la sua nuova casa.

«Ci siamo, Aki.» mormorò, stringendo con forza il manico della gabbietta. «Entriamo?» domandò, come se stesse parlando ad un essere umano in cerne ed ossa.

Ma del resto, uomo o animale, non faceva alcuna differenza: Aki era il suo migliore amico, con lui poteva parlare quanto voleva, era sicura che quel micio capisse tutto e che con i suoi miagolii tentasse di darle consigli o di consolarla.

Estraendo un mazzo di chiavi dalla tasca del giubbotto, Kagome aprì il cancelletto che la separava dal giardino della sua nuova proprietà.

Percorrendo a grandi falcate il vialetto, si ritrovò d’innanzi una porta bianca, di legno massiccio. Inserendo la chiave più grande di tutte nella toppa color argento, girò quattro volte con delle piccole rotazioni del polso e quando la serratura scattò ai suoi occhi si mostrò il buio più totale.

«Tu aspettami qui.» disse alla palla di pelo, posando la gabbietta sulla soglia. Ritornò al cancelletto in ferro battuto, rabbrividendo per il freddo, e con non poche difficoltà riuscì a trascinare verso la casa due trolley neri e a portare in tracolla un beauty case rosa scuro.

Una volta dentro l’abitazione, i suoi occhi color cioccolata riuscirono pian piano ad abituarsi all’oscurità del luogo e Aki, emettendo piccolo miagolii, premette con il musino contro la porta della gabbietta, desideroso di sgranchirsi le piccole zampe color neve.

«Sì, sì, un secondo! Devo prima trovare il quadro elettrico, o non riusciremo a vedere ad un palmo dal viso!» sbottò, estraendo il cellulare dalla tasca per farsi luce. «Prendi nota, Aki, al prossimo trasloco dovrò premunirmi anche di una torcia elettrica!» borbottò, cercando un alto mobiletto di legno, posto proprio nell’ingresso della casa.

Muovendosi a casaccio, tastò con la mano libera tutto ciò che poteva e quando toccò una superficie spigolosa, portò in alto il cellulare, illuminando il legno di ciliegio del mobile.

«Bingo!» esclamò, aprendo lo sportello.

Sempre con l’ausilio del telefonino, illuminò il quadro elettrico, alzando poi delle piccole leve nere.

«Ok, Aki, vediamo se sono stata brava…» disse, allungando un braccio verso l’interruttore posto accanto alla porta.

Con una leggera pressione del dito alzò la levetta bianca e l’ingresso venne illuminato da una tenue luce dorata. Le labbra di Kagome si aprirono in un sorriso vittorioso e chinandosi verso la gabbietta di Aki ne aprì la porticina, lasciando finalmente libero il suo gatto.

Esplorando assieme al suo piccolo amico le altre zone della casa, lanciò uno sguardo al suo orologio da polso, notando che ormai le dieci di sera erano scoccate da un pezzo e che la stanchezza iniziava a farsi sentire.

«Hey, gattaccio…» disse, reprimendo uno sbadiglio. «andiamo a nanna?» domandò, entrando in quella che dal giorno dopo sarebbe divenuta la camera da letto.

Aki, seguendola fedelmente, si appollaiò accanto al giaciglio che la sua padrona aveva improvvisato, ma Kagome, sentendo ugualmente freddo, lo attirò a sé, lasciandogli posare il musino sul suo petto.

E cullata dalle dolci fusa del gatto, cadde in un sonno profondo e senza… sogni.

 

Princess Judith’s space.

Buonasera a tutti! Lo so, questo capitolo è molto corto e non è neanche un gran che, ma… può considerarsi di transito! Nel prossimo capirete come Kagome ha acquistato quella casa e… ci sarà un incontro davvero interessante! ;) Ah, prima che mi dimentichi, ho fatto il wall e l’ho inserito nel prologo.

Bene, ora passiamo a ringraziare le mie bellissime commentatrici che hanno lasciato bellissimi commenti!

Grazie a:

 

Ryanforever: Purtroppo la vita universitaria è durissima e io sono ancora al primo anno o.o, aiuto! Per quanto riguarda Aki… magari fosse mioooo!!!!! Purtroppo non ho animali in casa, quindi mi tocca crearli nelle fan fiction con storie dure alle spalle u.u eheh! Ah, grazie ancora per avermi segnalato quell’errore e continua a seguirmi! ;)

 

DivinaKagome: Grazie, ma tutti questi complimenti mi faranno montare la testa u.u hahahaha! Comunque hai indovinato, ne vedrete delle belle o almeno spero! Grazie ancora per le belle parole e continua a seguirmi! ;)

 

Alys93: Grazie per aver ritenuto il capitolo interessante ed “oscuro”, era quello il mio intento, non far trapelare troppe cose! Comunque, per quanto riguarda Kagome ho pensato a quegli asiatici che si sottopongono ad interventi di chirurgia plastica per assumere dei tratti “occidentali” ed è così che è nata la mia folle decisone di inserire una sorta di invidia di Kagome nei confronti del fratello e della madre! Grazie per il commento e continua a seguirmi! ;)

 

Visbs88: Ohhh, che bello, una piccola fan *-* haha scherzo cara, anche se ricevere troppi complimenti non mi è mai piaciuto, puoi chiedere alle mie amiche hahahaha. Ad ogni modo concordo con te, gli americani sono ganzi, e gli Stati Uniti lo sono ancora di più! *-* Guarda caso sto studiando per poter lavorare lì un giorno e diventare ganza a mia volta u.u eheh felice che la storia ti intrighi! Grazie ancora e continua a seguirmi! ;)

 

Katy93: Porca vacca, davvero trovi il mio modo di scrivere “incredibilmente reale”? Caspian (ovvero caspita u.u), grazie! Evidentemente se ti senti dentro la storia allora vuol dire che  anche dentro di te c’è una piccola Kagome, ma Inuyasha è una mia esclusiva u.u hahahaha scherzo! Comunque complimenti, la tua cross-over mi ha preso parecchio, ora voglio sapere! *-* ciao cara, bacioni e continua a seguirmi! :*

 

Kaggy_LoVe: Eeeeeh, bella mia, il motivo lo si saprà mano a mano, quindi ti tocca leggere ogni capitolo e vedere come va a finire u.u eh sì, lo so, è una croce, ma tutti le abbiamo del resto, a te ti è toccata la mia fan fiction hahahaha Comunque, Aki ormai è la mascotte della storia e dire che è semplicemente adorabile ed intelligente è poco :P Grazie per il commento e continua a seguirmi! ;)

 

Ok, ora vorrei ringraziare tutte quelle che hanno avuto il coraggio di inserire “My Dreams” fra i preferiti e fra le storie seguite! Grazie, siete magnifici! ;)

 

Just enjoy guys!^^

 

PS: In ogni capitolo, anche se non c’entrano con la storia, inserirò degli aforismi sui sogni perché… perché mi sembra una cosa figa! u.u haha!

 

Saluti!

Al prossimo capitolo!

 

Princess Judith

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3

Capitolo 3.

 

Certi uomini vedono le cose come sono e dicono: perchè? Io sogno cose mai esistite e dico: perchè no?

George Bernard Shaw.

 

Kagome spolverò con una vecchia pezza l’unico mobile della casa, ovvero quello contente il quadro elettrico.

Aveva espressamente chiesto di liberare l’abitazione da ogni tipo di mobilia poiché, essendo particolarmente gelosa delle sue cose, voleva arredarla secondo il suo gusto e con i vecchi mobili provenienti dal Giappone.

Le era sembrata la scelta più giusta da fare, voleva dimenticare quella vita fatta solo di sofferenze, ma i mobili… oh, non gli avrebbe dato quella soddisfazione! Non gli avrebbe lasciato nulla se non quattro mura spoglie di ogni avere che avevano condiviso assieme!

Iniziando a canticchiare una canzoncina sentita quella mattina alla radio, tramite il suo cellulare di ultima generazione, sorrise quando Aki le si strusciò fra le gambe, emettendo dei dolci miagolii.

«Che c’è, piccolo mio? Hai fame?» gli domandò, accucciandosi a terra, mentre il gatto si alzava sulle zampine posando quelle anteriori sulle ginocchia della ragazza. «O forse vuoi le coccole?» azzardò Kagome, lasciandogli una piccola carezza sul capo candido.

A quel gesto Aki miagolò ancora, avvicinando il musino alla mano che la ragazza gli aveva posato poco prima sulla testolina pelosa: quella mattina si era decisamente svegliato voglioso di affetto da parte della sua padroncina.

«Ma allora ho indovinato. È questo che vuoi: che ti coccoli fino allo sfinimento!» esclamò la giovane, con una risata, alzandosi e prendendo intenerita il gatto in braccio. «Il mio cucciolo, sei decisamente come tutti gli altri uomini, Aki! Mangi, bevi e vuoi anche le coccole. Ma dopo? Dopo mi lascerai anche tu?» gli domandò Kagome, carezzandogli con gesti lenti e gentili la schiena. «No! Cosa mai vado a pensare. Tu non potresti mai andare via da me, siamo uniti da un filo invisibile, caro gattaccio. È stato il destino a farci incontrare!» tornò a sorridere e spostandosi in quello che sarebbe stato il salotto di casa sua, si sedette a terra cominciando ad immaginare come sarebbe stata la sua nuova abitazione una volta arredata.

Quando aveva deciso di andare via dal Giappone non aveva la benché minima idea di dove traslocare e benché meno del luogo in cui avrebbe alloggiato. Ma quando vide quella piccola casetta su un sito online statunitense, capitatole per caso sotto agli occhi tramite una di quelle pubblicità poste ai lati dei siti internet, fu amore a prima vista e il pensiero di trasferirsi nel Paese natale di sua madre le occupò la testa.

Comunicarlo ai suoi genitori non era stato facile, soprattutto perché suo padre era un uomo molto geloso della sua famiglia e sapere che uno dei suoi due “cuccioli” era praticamente dall’altra parte del mondo non poteva di certo fargli piacere. Anzi, tentò più e più volte di ostacolare la figlia, decidendo di non prestarle uno yen per l’acquisto della nuova casa. Sua madre, invece, era sembrata entusiasta della cosa e Kagome poté giurarci, vide un velo di malinconia attraversale gli occhi. Chissà quanto doveva mancarle la sua vecchia casa. Tuttavia neanche la donna  riuscì a far smuovere il signor Higurashi nonostante la minaccia di “dormire sul divano e rimanere in astinenza per un mese intero”, e una possibile consapevolezza di dover abbandonare il suo desiderio di trasferirsi negli Stati Uniti si fece largo dentro di lei.

Suo fratello più piccolo, le aveva consigliato di vendere la casa che occupava tutt’ora, ma Kagome fu costretta a dirgli che in realtà quella non era un’abitazione di sua proprietà, a differenza di quanto tutti credevano, ma che apparteneva alla famiglia del suo ex ragazzo. E lui era stato così magnanimo da permetterle di viverci ugualmente fino a quando, ovviamente, non avrebbe trovato un’altra sistemazione.

Nonostante tutto, però, Kagome era intenzione a provarle tutte, anche se… Peggio che andar di notte si era ritrovata a pensare, quando constatò che in banca i suoi risparmi non ammontavano a molto e che l’aiuto dei suoi genitori le sarebbe stato fondamentalmente utile. Si sarebbe anche prostrata ai loro piedi, se fosse stato necessario. Suo padre, però, era sempre più radicato nelle sue convinzioni: il branco Higurashi doveva restare unito.

Ma la salvezza la trovò una sera di agosto, quando parlando con una vecchia compagna di liceo dei suoi progetti ormai andati in fumo, venne a conoscenza di un Casinò aperto da poco.

Tentar non nuoce, Kaggy… le aveva detto l’amica, facendole l’occhiolino. La fortuna potrebbe essere dalla tua parte, per una volta. Se vuoi posso accompagnarti domani sera stessa, mio fratello ha vinto 800000 yen*  la scorsa settimana.

E Kagome aveva deciso di rischiare. Seguendo le direttive di quella vecchia compagna, si era vestita di tutto punto, facendosi i complimenti da sola quando si specchiò poco prima di scendere in strada e salire su un’auto nera appartenente all’amica.

Quando furono al Casinò vennero accolte da un paio di uomini che aprirono loro la porta d’ingresso dopo aver constatato che erano entrambe maggiorenni e non appena misero piede all’interno dell’immensa sala da gioco Kagome sentì le gambe tremarle.

Posso dare una svolta alla mia vita. Posso vincere il jackpot e andarmene finalmente per la mia strada o ritrovarmi con Aki sotto ai ponti per aver perso i miei risparmi.

Tuttavia decise di non andare adito ai suoi pensieri e dopo aver cambiato delle banconote in fiches da gioco seguì l’amica che l’accompagnò al tavolo da blackjack.

Inizialmente Kagome decise solo di stare a guardare, giusto per capire le regole, e quando l’adrenalina, aiutata da un paio di cocktail che si era scolata d’un fatto, salì alle stesse decise di buttarsi e di provare ogni gioco consentitole.

Incredibilmente la dea bendata della fortuna era stata dalla sua parte e quella sera la giovane Higurashi poté tornare a casa con un bel bottino: 24511691.88 yen*.

Non perse tempo, l’indomani chiamò l’agenzia che aveva in dotazione la casa e quando qualche giorno dopo l’agente immobiliare le disse che il proprietario aveva accettato la sua proposta, Kagome non ci pensò su due volte e avvalendosi della doppia cittadinanza e quindi evitando scartoffie burocratiche che le avrebbero potato via innumerevoli mesi di tempo, decise di fare i bagagli e partire il più presto possibile assieme al suo gatto.

I pensieri della ragazza vennero interrotti dal suono del campanello e Kagome, sempre con Aki fra le braccia, si alzò dal pavimento e quando andò ad aprire, aspettandosi di vedere il camion dei traslochi e dei facchini già impegnati a scaricare la sua mobilia.

Tuttavia si accigliò quando vide sulla soglia una bella ragazza, di circa la sua età, sorriderle con una torta fumante e dall’aspetto squisito fra le mani.

«Ciao! Io sono Sango e sono qui per darti il benvenuto nel nostro quartiere, Kagome Higurashi!»

 

Princess Judith’s space.

*800000 yen: dovrebbero essere all’incirca 9791.25 dollari o almeno il convertitore dà questo risultato! ^^

*24511691.88 yen: 300000 dollari (sempre tramite il convertitore)! Scusate, ma non so quanto possano costare le case negli Stati Uniti, quindi datemi tutto come accreditato ù.u hahaha XD

Okay, ben un anno e mezzo fa dissi che per colpa dell’università di non avrei aggiornato con costanza, ma diavolo non credevo che avrei fatto passare così tanto tempo o.o! Comunque, ecco a voi il terzo capitolo di My Dreams, mi dispiace aver fatto aspettare così tanto gli appassionati di questa storia e colgo l’occasione per ringraziare le nove persone che hanno recensito lo scoro capitolo! Spero che voi ci siate ancora nel fandom e spero anche di conquistare nuovi lettori approdati da poco su Inuyasha!

Cos’altro dire, questo capitolo non è un granché, devo riprendere la mano, purtroppo, spero comunque che la storia continui a piacervi e che continuiate a seguirmi ^-^

 

Just enjoy guys!^^

 

Saluti!

Al prossimo capitolo!

 

Princess Judith

 

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