Kimi no Kioku {薄桜鬼}

di ElizabethAudi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kimi no Kioku {薄桜鬼} ~ Capitolo Uno! ***
Capitolo 2: *** Kimi no Kioku {薄桜鬼} ~ Capitolo Due! ***



Capitolo 1
*** Kimi no Kioku {薄桜鬼} ~ Capitolo Uno! ***


Kimi no Kioku {薄桜鬼} ~  Capitolo Uno!
 
 
«Cosa farai durante le vacanze?»
Niente, questo è il punto. Assolutamente niente! Dannata pausa scolastica. Cosa avrei fatto per durante questi prossimi lunghi quindici giorni? Yuki, Naoto e Sakura andavano a trovare i loro parenti sparsi per il Giappone, mentre io me ne sarei rimasta a casa, come al solito.
Tokyo, pur essendo una città dove non si rimane mai con le mani in mano, diventava vuota senza qualcuno disposto a farti compagnia. Che barba. Ma non avendo una famiglia, non avrei dovuto pretendere diversamente. Dovevo ringraziare di avere una casa tutta mia e di vivere autonomamente, e di non essere rinchiusa in uno di quei luridi orfanotrofi - è quella l’immagine che si prospetta ad un qualsiasi orfano-, oppure in una famiglia sconosciuta, che magari mi avrebbe fatto sgobbare per tutti essendo io l’estranea che si doveva meritare il soggiorno. Nah, vivevo bene anche da sola. Quindici giorni passano in fretta! Approfitterò per recuperare gli arretrati e per dare una sistemata all’appartamento.
«Credo che mi darò al buon sano dormire, e al recuperare quel che ho da recuperare!»
 
Affannavo. L’ossigeno di riserva dei polmoni era quasi completamente terminato e l’uomo dietro di me camminava lentamente, ma sembrava sempre più vicino, mentre io non procedevo quasi per nulla.
«Ahahaha, credi di riuscire a sfuggirmi?! Dopo che tuo padre ha ucciso molti di noi Shinsengumi, credi che ti lasceremmo vivere?!»
La testa mi bruciava. Mi voltai, e lui era sempre più vicino. Non riuscivo a parlare, ma l’unica cosa che sarei riuscita a dire, sarebbe stato qualche disonorevole supplica.
Inciampai e una mano mi porse aiuto, rialzandomi. Nel movimento, guardai dietro di me. Lo Shinsengumi era sparito. Tirai un sospiro di sollievo e ringrazia il mio salvatore, ma quando lo guardai in faccia, game over. Mi aveva preso. Un sorriso furbo e malefico mi scrutava. Il mio polso era bloccato dalla sua mano.  Ero finita.
 
Mi svegliai di soprassalto, sudata fredda e impaurita. Quando vidi che ero nella mia stanza, nel letto in cui mi ero addormentata la sera prima, tirai un sospiro di sollievo. Una volta tranquillizzata, mi massaggiai la fronte, portando i capelli all’indietro, disordinati dalla notte tumultuosa. Cosa voleva dire quel sogno?
Non avevo mai conosciuto mio padre, né tantomeno sapevo che cosa facesse! Poteva significare qualcosa?
Tucson abbaiò e tirò leggermente un pizzo della manica, guaendo e leccando appena la pelle, guardandomi con occhi supplichevoli. Tucson? Lui è il mio compagno da due anni! E’ un clc, cioè un cane lupo cecoslovacco. Un cane difficile, sì. Ma ho avuto il tempo per addestrarlo a dovere e oramai siamo del tutto inseparabili.
«Oh Tucson! E’ l’ora di farti uscire? Oggi non vado a scuola, potresti lasciarmi riposare ancora un po’?»
Ma lui non ne voleva sapere di andarsene, no, lui continuava a far rumore con quella sua codaccia pelosa!
«Ok, ok, ho capito. Andiamo su, prendi il guinzaglio!» Affermai, alzandomi a fatica dal letto, e tastando ai bordi della sedia accanto alla ricerca dei vestiti del giorno prima. Mi sarei cambiata dopo, per bene.
Intanto Tucson era corso a prendere il guinzaglio e, sicuramente, si sarà accucciato scodinzolando davanti la porta, attendendomi.
Una volta vestita, mi lavai velocemente la faccia, e andai da lui. Presi il guinzaglio, aprii la porta, e giù al parco vicino casa.
 
Vivevo in un quartiere di Tokyo, dicevo,alquanto disabitato a mio parere, dove le uscite duravano non più di cinque minuti, poiché quello che c’era da vedere si vedeva in quell’arco di tempo. La voglia di salire in centro, da sola, non sempre c’era. Ma io e Tucson vivevamo bene comunque. Non abbiamo mai avuto esperienze negative -anche se Tucson avrebbe azzannato chiunque sotto mio ordine - nonostante le voci che passavano di bocca in bocca ovunque, quando si parlava di questo quartiere!
Eccolo lì, che annusava i dintorni in quel solito piccolo spazio di terreno. Pur essendo un piccolo quartiere infatti, era pieno di palazzi e con pochi alberi. Simile a qualche altro quartiere periferico di Tokyo, d’altronde. Modernizzato e poco interessante, monotono. I miei pensieri furono interrotti da un curioso rumore, simile ad un ringhio prolungato. Quando vidi Tucson che sembrava mordere un ragazzo, mi venne un colpo al cuore. Non potevano portarmelo via per una semplice svista.
Urlai il suo nome e corsi a soccorrere il ragazzo.
«Lo scusi, lo scusi, non so cosa gli sia preso! Non ha mai fatto così! La prego di non denunciarci, è un cane assolutamente buono!» Dissi tutto d’un fiato, piegata in un inchino di cortesia, tenendo Tucson per il collare.

Per qualche secondo quello non disse nulla, poi scoppiò in una risata.
«Ehi, mica voglio che ve lo portino via, il vostro lupo! Stavamo solo giocando!» Disse, mettendomi una mano sulla spalla «Che signorina graziosa!» Aggiunse, quando alzai il viso per guardarlo. Tirai un sospiro di sollievo e mi rilassai.
«Scusi la reazione, tuttavia avendo sangue di lupo …»
Rideva ancora. Questo un po’ mi innervosì, ma dovevo assolutamente sembrargli affidabile, o mi avrebbero portato via l’unico mio compagno.
«Lo tiene bene al guinzaglio! Mi sembra infatti che non giochi molto coi denti!» Affermò, chinandosi ad accarezzarlo, mentre agganciavo il guinzaglio al collare.
«Le persone al minimo accenno a vivacità da parte di cani come questi, si spaventa e accusa. Mentre con un Akita Inu non avrebbe sbattuto palpebra, nonostante quello sia comunque un cane dalle mascelle fortissime.» Spiegai io, guardando Tucson che cercava di liberarsi dalla presa del ragazzo e cercava di mordergli il braccio. Notai i suoi vestiti. Un kimono azzurro. Che fosse per caso … ?
«Come si chiama?»
«Tucson.»
«Oh, io parlavo di lei!» Disse, alzandosi e guardandomi negli occhi.
«Sophie Bethbourg!» Risposi. «E lei?»
«Oh, dove vivo, non mi è permesso avere cani!» Disse, poi rise. Che ragazzino. «Okita Souji!»
Sorrisi, mentre il suo viso si arricciava leggermente. «Che strano nome che hai!»
Che impertinente! Avrei volentieri evitato di rispondere, ma mi sembrava comunque poco educato. Uff, io e i miei modi cortesi!
«Non sono giapponese, mettiamola così.» Fredda e concisa, dovrebbe essersi capito il mio fastidio verso quella domanda.
«Affascinante. Senti, ora devo andare, mi ha fatto piacere fare la vostra conoscenza!» Poi si abbassò e tirò le orecchie di Tucson. «Anche della tua, ovviamente, lupaccio!» Rise, e un ciuffo castano chiaro scivolò dallo strano codino che aveva. Sorrisi. Il suo volto metteva allegria. Ma comunque restava una persona antipatica!
«Arrivederci, e buona giornata!» Dissi, sorridendo gentilmente e tirando Tucson che praticamente gli stava addosso, per poter permettergli di alzarsi. Strano. Era difficile che Tucson si rivelasse così aperto. Che avesse bisogno di maggiore svago?
Rise ancora e, andandosene, salutò con un gesto di mano.
Mi dimenticai completamente del suo vestito, tra l’altro, ma non tentai di approfondire.
«Andiamo a casa, Tucson. Abbiamo fatto fin troppa amicizia, eh!»
 
Bakumatsu Genmu ~  Note dell’autrice!
Ucci ucci, sento odor … no. Ok. Come non detto …
Salve!  Io sono ecchan, e sono qui per stressarvi con
noiosi commentino squallidi e impertinenti.
Nah, giusto per perdere un po’ il tempo e farci quattro
chiacchiere, no? A me fa piacere!
Comunque! E’ una fiction random, diciamo che è da
tempo che non scrivo qualcosa per puro svago, ma
solo per compiti scolastici o, comunque, temi alquanto
tristi e vaghi. Ma poiché ho conosciuto questo anime
e poiché ho abbastanza tempo per svagarmi in questi
giorni, ecco qui che riprendo con fan fiction OOC!
Sì, anche prima scrivevo. Ma erano tempi vecchi,

purtroppo ho abbandonato per un po’. Ora, con un
po’ di buona volontà, posso riprovare a riniziare!
Detto questo, spero possiate gradire l’inizio,
premettendo che non sarà lunga  né straziata da
lunghe, chilometriche e curiose descrizioni.
L’ho detto. Sarà una fiction di puro divertimento
personale e, soprattutto, scritta perché tengo a riempire
un po’ questa cartella di Hakuouki, che merita tanto!
Beh, grazie della lettura! Ci risentiamo al più presto! <3
 
Un commentino non fa mai male ad un’autrice principiante e con la voglia di imparare. Perché non scrivere qualcosa nel ripiano apposito qui sotto? *occhi da cane bastonato* Grazie! <3

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Capitolo 2
*** Kimi no Kioku {薄桜鬼} ~ Capitolo Due! ***


Kimi no Kioku {薄桜鬼} Capitolo Due!
 
Sophie! Non vado più dai miei parenti! Ah, che sollievo!
«Che bella notizia Yuki! Mi sono annoiata, anche se sono passati solo due giorni, a dir la verità!»
Perché non andiamo da qualche parte? In questo periodo dovrebbe esserci il Gion Matsuri a Kyoto! Io non l’ho mai visto! Perché non andiamo lì, ci fittiamo una casetta, e ci rimaniamo? E’ una città molto rilassante e naturale!
«Nemmeno io ci sono mai andata. Uhm, sarebbe un idea! Allora preparo una borsa, le cose di Tucson, e partiamo domani mattina con il primo treno per Kyoto, può andare?»
All’arrembaggio di Kyoto!
 
E come avevamo detto, il giorno dopo eravamo sul primo treno diretto a Kyoto.

Quello delle sei e mezza.

Quello per cui mi ero dovuta svegliare alle cinque meno un quarto di notte.

Sbadigliai, seguita da Yuki e Tucson.
«Forse non era proprio necessario prendere il primo treno, sai.» Disse lei, carezzando i peli sulla collottola del cane.
«Non posso che essere più d’accordo.» Concordai, stiracchiando le braccia «Quanto pensi che ci impiegheremo per arrivare, suppergiù?»
«Mah, due orette. Non lo so.» Rispose,  accoccolandosi meglio sulla poltrona, per riposare.
Sospirai, e mi misi comoda anche io. Il tempo per riprendere un po’ di sonno c’era.
 
Oramai noi Shinsengumi non serviamo più a niente. E questa è tutta colpa tua.”
“Tutto cambia, Harada. Tutto finisce. Anche la vostra stirpe era destinata a esaurirsi.”
Non dire sciocchezze! Chi sterminerà secondo te gli Oni, adesso?! Oh, giusto. Voi Bakumatsu siete degli Oni!
“Questo è un altro discorso, Nagikura, inutile alterarsi. Gli Oni che non rispetteranno le leggi, saranno distrutti. Non li creeremo certo come facevate voi!”
Come ti premetti …
Calmo Nagikura!
“Tenete a mente che agli Oni ci penseremo noi. Voi pensate a voi e alle vostre risse di potere umane.”
Gonshiro…”
“Non vi sto tradendo, Koudou. Sto difendendo la mia famiglia.”
 
 Tucson abbaiava e Yuki mi stava scuotendo, mi resi conto poco dopo. Stropicciai gli occhi. Gonshiro? Era il nome di mio padre! Che cosa erano quei sogni?!
«Ehi Sophie, sveglia! Siamo arrivate!» Ripeteva preoccupata dal fatto che non mi risvegliavo.
Mi scossi, cercando di sgomberare la mente, e scendiamo dal treno velocemente, prima di rischiare di ritornare a Tokyo.
«Stavi facendo un incubo, in treno?» Chiese Yuki, mentre ammirava il paesaggio.
«Niente di preoccupante. Oh, guarda che case tradizionali! Quanta natura!» Risposi, ammaliata dalla bellissima aria che tirava in quella bellissima cittadina del Giappone.
Decidiamo come prima cosa, quella di cercarci un posto dove dormire che, soprattutto, accettava la presenza di Tucson. Chiedemmo un po’ in giro, ma tutti ci guardavano con aria disorientata, come se fossimo venuti da un altro pianeta. Qualcuno parlava sottovoce e appena ci giravamo per guardarli, ci fissavano e ammutolivano.
«Ahahahah, non abbiate paura! Fanno così perché non vi hanno mai visto da queste parti!» Affermò divertito qualcuno alla nostra sinistra, facendoci sobbalzare.
«Oltretutto, anche i vestiti sono inusuali!» Disse un altro, spuntandoci dal fianco destro.
Tucson ringhiò dalla sorpresa, e i due si tirarono leggermente indietro.
«Anche il cane non è il più diffuso!» Disse il primo, ridendo.
«Scusate l’impertinenza, ma … voi chi siete?» Chiesi seria, notando che anche loro indossavano particolari tuniche azzurre/bianche.
«Nagikura Shinpachi!» Rispose il primo.
«Harada Sannosuke!» Rispose il secondo.
Sembravano quasi mettersi in posa, quei due. Mostrando come meglio potevano i loro muscoli.
Sospirai. Dovevano essere della stessa razza di quel ragazzo incontrato qualche giorno tempo prima, come si chiamava … Okita?
«Noi siamo Sophie Bethbourg e Yukita Hagatsumi.» Disse Yuki, giusto per educazione. Ma era molto seria anche lei. E data la pericolosità del nostro quartiere, era anche attendibile aspettarsi timore nei loro confronti.
«Non siate così rigide! Non vogliamo mica mangiarvi!» Disse Harada, sorridendo meglio che poteva.
«Infatti! Perché tutta questa tensione? Siamo così brutti?!» Si lamentò Nagikura.
Sorrido, pur non volendo, sembravano anche degli idioti, oltre che maniaci appena usciti da un istituto di manicomio. Ma gli occhi erano sinceri, e anche Tucson si rilassò.
«Tanto qui c’è Tucson che vi potrebbe sbranare in un secondo!» Affermò Yuki, espansiva come al solito.
«Che razza è?» Chiese il tipo con la benda, abbassandosi per guardarlo meglio.
«Un cane lupo cecoslovacco. Qui è una razza che non si trova!» Risposi io, controllando che lui se ne stesse buono a cuccia.
«Io questa razza non l’ho mai sentita nominare, invece!» Affermò il codino, ammirandolo «Certo che sembra proprio un lupo!»
«Scusate se cambio discorso, ma sapete un posto dove possiamo alloggiare? Che accettano cani di grossa taglia, ovviamente.» Chiese Yuki, passandosi una mano fra i capelli. Io fissavo il tipo con il codino, che anche lui mi fissava con sguardo curioso e profondo.
«Non credo sia facile. Qui appartamenti che possono funzionare come alberghi non ne esistono. Facciamo che vi accompagniamo a cercane uno?» Disse Nagikura, tirando in su il petto.
Yuki rise e annuì. Io sorrisi, ancora persa negli occhi di Harada, che sorrideva leggermente provocatorio.
Ma io riuscivo bene a tenere quello sguardo.
Forse essere andati a Kyoto era stata davvero una cattiva idea.
Girammo a lungo, parlando del più del meno, e ci mostrarono la città in tutta la sua bellezza.
«Guarda lì, quel ristorante è attraente!» Yuki indicò un ristorante da cui, effettivamente, usciva del profumo veramente ottimo.
«Perché non andiamo allora? Per questa volta, saremo gentleman e offrirà Nagikura!» Affermò Harada, indicando Nagikura, sorridendo.
«Ehi!» Si lamentò lui, provocando una risata comune.
 
Dopo qualche ora, all’apparenza sembrava che ci conoscevamo da sempre!
Dopo aver pranzato, ci portarono un altro po’ in giro, lasciando che li trascinassimo in su e in giù senza lamentarsi, scherzando sui nostri modi particolarmente volgari, di città, e ci proposero di seguirli a casa loro.
 
Ci ritrovammo davanti un edificio enorme, che sembrava interamente costruito di legno.
«Wow!» Mi scappò un suono sorpreso, e i due ragazzi ne risero soddisfatti.
«Cavolo! Questa più che casa la chiamerei reggia! Siete della famiglia dell’imperatore?» Scherzai io, cercando di non mostrare i brividi di adrenalina che mi percorrevano tutto il corpo. La voglia di curiosare qua e là era enorme.
Tucson abbaiò.
Poi rimase in silenzio.
Poi riprese ad abbaiare con vigore.
«Che succede?» Chiese preoccupato Harada, mentre io mi chinai per controllare cosa avesse Tucson.
«Calmati bellezza, che è successo?» Gli sussurrai, cercando di capire a cosa stesse puntando.
Seguii il percorso della sua vista e intravidi una figura piegata a metà in un angolo dell’edificio più piccolo.
«Che cos..?» Indicai il punto. Harada e Shinosuke sembrarono spaventarsi.
«Ehm, scusate. Il mio turno è finito e devo andare a fare rapporto, ci vediamo più tardi.» Disse Shinosuke, con un tono piuttosto preoccupato e teso.
«Ehi, venite con me, si sta facendo sera, fra poco incomincerà la festa.» Harada invece rimase sicuro di sé, facendoci strada verso qualche altra via di Kyoto, intento a trascorrere con noi il resto di serata.
Tuttavia, in quel momento, Tucson scattò e il guinzaglio mi sfuggì dalle mani.
«Dove diamine vai, Tuc! Torna subito qui!» urlai, lanciandomi nella rincorsa.
«No, non andare …»  urlò Harada, ma oramai non potevo più fermarmi.
Lo sapevo che quell’azione non sarebbe servita a nulla, tuttavia fu un impulso che non riuscii a domare.
 
«Ehi, guarda un po’ chi si rivede.» Okita  sorrise, inginocchiato, mentre Tucson gli leccava il volto.
Che diamine stava facendo? Tucson non era così socievole da leccare un tizio che aveva visto solo una volta! Né tantomeno di correre da lui!  
Mi batté il cuore e mi sentii bruciare le guance, quando lo rincontrai quegli occhi così profondi che mi avevano sorpreso in quel curioso avvenimento.
Tuttavia, sembrava così poco in forma …
Poi mi resi conto di chi cosa era appena successo, di essere corsa qui senza permesso e di che cattiva figura avessi fatto. Mi piegai in un goffo inchino, chiedendo più volte scusa.
Lui ne rise, ma la risata era molto debole e la voce meno decisa dell’ultima volta.
«Sciocca.» E mi carezzò la testa, scompigliandomi i capelli.
 
Forse l’idea di andare a Kyoto non era stata poi così cattiva.

 
Bakumatsu Genmu Note dell’autrice!
 … due parole, che schifo.
No ragazzi che delusione, non riesco a scrivere una ff decente!
Non riesco a continuarle!
Le idee mi vengono e passano come una tempesta! E oltretutto guardate un po’ che squallore.
Avrei voluto scriverla meglio questa fic. Avevo così tante idee in mente, e un’ispirazione enorme!
E ora niente. Non riesco a far uscire una frase decente e corretta.
La scuola mi sta lentamente prosciugando tutta.
Vediamo come andrà avanti.
Ringrazio tutti i lettori, chi ha commentato e chi ha aspettato questa storia.
Spero di continuarla e di riprendere la mano. L’ultima cosa che voglio è deludervi. ;___;

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