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“Bi- bip, bi-bip, bi-bip….”
Nell’oscurità della stanza una mano cercava a tentoni la sveglia, trovato
l’obbiettivo, delle dita sottili e assonnate schiacciarono un tasto. “bi- bip
bi…\\”. La sveglia tacque: una nuova giornata aveva inizio.
La ragazza stesa sul letto però,
richiuse gli occhi e si assopì nuovamente.
-Giovanniiiiiiiiii????
SVEGLIATI!! Sono le 7 emmezza!!-
degli occhi azzurri come il
cielo si aprirono di scatto, certo non era un bel risveglio.
-cavolo è tardi-, pensò il
ragazzo alzandosi e cercando a stento la porta della camera.
Uscì dalla stanza e fu colpito
dalla luce, non troppo forte di una mattina qualunque di mezza stagione.
-Buongiorno!- lo salutò
dolcemente la madre e aggiunse:- pronto per il tuo primo giorno di scuola??- a
cui Giovanni rispose con un grugnito non molto cordiale, prima di buttarsi in
bagno superando in velocità la povera sorellina che era rimasta davanti alla
porta del bagno, fregata. Infatti la famiglia di giò si era appena trasferita e
il ragazzo naturalmente aveva dovuto con molto malincuore cambiare scuola.
Intanto la ragazza era stata
buttata giù dal letto dal fratello 20enne che dormiva, con sua grande sfortuna
con la sorella.
-Fra??? Sai che ore sono?? Sono
le 8 meno dieci- disse Stefano con aria orgogliosa
Francesca si alzò di scatto dal
letto, colpita dall’orario
-funziona sempre- pensò Stefano
guardando la sveglia che invece segnava le 7 e 32 minuti
-no bè…. Un po’ meno delle 8
meno dieci-
-cretino- sussurrò Francesca
osservando la sveglia e alzandosi.
Venti min. dopo Giovanni
scendeva assonnato nel box per prendere la bici.
Con Una mossa veloce e fatta
miliardi di volte aprì la catena, liberò la bici, aprì il box e partì,
buttandosi a capofitto nel traffico delle 8 di milano.
Invece Francesca stava ancora
seduta al tavolo di colazione guardando con occhi stanchi il video di una nuova
canzone
“because
you had a bad day” disse la canzone
-mi sa che anch’io oggi avrò una
brutta giornata- pensò sconfortata guardando la tazza del caffelatte che non riusciva
proprio a mandare giù-
-BUONGIORNO SORELLINA!!!-
irruppe in cucina Stefano, che chissà come mai al mattino era sempre felice al
contrario di Francesca
-emmm.. guarda che adesso sono
veramente le 8 meno 10- esclamò Stefano indicando l’orologio coi versi degli
uccelli in cucina.
-si si vado vado….- disse
sommessamente Francesca e uscì salutando il resto della famiglia.
Anche lei, come giovanni prese
la sua nuova bici fiammante della Holland con cestino incorporato (molto utile
per portare il dizionario di greco).
Salì la salita del box e si
trovò in strada.
-STAI ATTENTA!- gli urlò la
madre dalla finestra
-tranquilla mamma non ti
preoccupare!!- le urlò a sua volta la figlia.
Doveva fare veramente poca
strada la scuola era alla fine della sua via.
Al primo semaforo si fermò e
girando la testa osservò che tutti i passanti sul marciapiede avevano la sua
stessa, assonata faccia da mattina presto.
Quando il semaforo divenne verde
sospirò e riprese a pedalare.
Da una viuzza a destra spuntò un
tipo, biondo alto e magro che si dirigeva anch’esso verso la sua stessa scuola
-non l’ho mai visto- pensò
Francesca guardando che poi non era così malaccio. Ripartì e poco dopo si trovò
davanti al semaforo rosso proprio vicino al ragazzo biondo. Si guardarono.
Francesca notò i suoi grandi occhi azzurri e giovanni notò che non era male
quella li.
- va bè pensò, ho altro da
pensare ora… nuova scuola, nuovi compagni, nuovi prof… oddio…-
il semaforo non voleva diventare
verde, sembrava che facesse apposta, sembrava che volesse far stare ancora
vicini quei due ragazzini. Si riguardarono. Francesca lo guardò con aria
perplessa. Lui guardò il semaforo. Aveva deciso: voleva sfidare quella tipa.
Cominciò a guardare, sempre più velocemente prima lei poi il semaforo, lei, Il
semaforo, Lei il semaforo…
Francesca capì e si preparò alla
corsa. Appena diventò verde il ragazzo parti a tutta volata pedalando come un
pazzo. Lei gli stava dietro pensando –ma va che cretino questo qua che c’ha
voglia di farsi vedere alle 8 di mattina….-
Po lui le tagliò la strada
guardandola con una strana espressione salendo sulla pista ciclabile che
portava direttamente a scuola. –demente- pensò lei.
Legò la bici al palo ed entrò a
scuola. Ormai si era già dimenticata del ciclista folle.
Un’orda di ragazzi si buttò
fuori dalle corrispettive aule camminando verso la sospirata uscita.
In quel momento a Francesca
tornò in mente il pirloide biondo di quella mattina e si accorse che non
l’aveva visto all’intervallo… boh forse non era della sua scuola.
Ma perché ci pensava? Quel
ragazzo la incuriosiva, voleva scoprire di più, come si chiamava? Dove viveva?
Ma i suoi pensieri furono
interrotti dalla sua amica, Sara, che la chiamava da fuori
dell’aula:-Fraaaaaaa??? Andiamo???- le urlò Sara sorridendole.
-a cosa pensi?- chiese a
Francesca mentre questa la raggiungeva –al principe azzurro che arriva a
prenderti col cavallo bianco?-
-“no su una bici”- pensò
sorridendo Francesca
Si avviarono all’uscita e
scesero i gradini del liceo pieni di ragazzi e fumo.
-Sara io ho la bici- -ah….- le
rispose delusa l’amica
-va bè domani la porto anch’io
così torniamo insieme!- e le mandò un bacio.
Francesca sorrise e si avviò al
palo dove l’aspettava la sua amata bicicletta.
Mentre la slegava si guardò
intorno, la sua era rossa un po’ sverniciata, chissà magari l’aveva lasciata
anche lui li… ma non c’era nessuna bici rossa..
Francesca alzò le spalle e partì
– ma perché ci penso?? Non lo conosco neanche!- pensò fra sé e sé e infatti lo
dimenticò, fino al giorno dopo.
III CAPITOLO
Bi- bip, bi-bip, stessa scena
della mattina precedente, Francesca allungò la mano e spense velocemente la
sveglia. Quel suono non lo sopportava proprio.
Non si assopì però come la mattina
precedente. Anzi, sembrava quasi che avesse voglia di alzarsi. Chissà perché.
Stefano era nel letto a fianco che russava esageratamente, beato lui
all’università sarebbe entrato alle 10.
Routine di tutte le mattine:
bagno, trucco, colazione, denti e bicicletta nel box.
Quando si trovò in strada pensò
al ragazzo. Chissà se l’avrebbe incontrato ancora. Cominciò a pedalare
guardandosi in giro speranzosa ma del ciclista nessuna traccia, volti stanchi
con valigette in mano, donne con bambini urlanti poco vogliosi di andare a
scuola, automobilisti quasi addormentati sul volante, portinai che spolveravano
l’ingresso del loro condominio. Ma del biondo nessuna traccia. Arrivò a scuola
e come di consueto legò il mezzo al palo, oh li davanti c’era anche la bici di
Sara. Che bello sarebbe tornata con lei all’una.
Chiuse velocemente il lucchetto
e si avviò verso scuola. Salì velocemente i gradini di pietra gremiti di alunni
poco vogliosi di entrare, e oltrepassò la porta a vetri.
-le dico che sono di qua!! Di
questa scuola!!- Francesca si girò a sinistra. Un ragazzo biondo e alto cercava
di convincere il bidello, di 40 centimetri più alto di lui.
“oddio è il tipo della
bicicletta…..” pensò nel panico Francesca.
Si avvicinò alla bacheca nella
parete opposta e facendo finta di leggere, origliò i discorsi dei due.
-non ti ho mai visto qua,
ragazzo. Non puoi entrare-
-MA IO SONO DI QUESTA SCUOLA!!
SONO APPENA ARRIVATO! SONO NUOVO! Non lo vuole capire???-
-allora se sei di questa scuola,
dovresti avere il libretto dei voti. Ce l’hai?- chiese flemmatico il bidello,
piuttosto divertito da una situazione in cui non si era mai trovato.
-no , non me l’hanno ancora
dato…- rispose rassegnato Giovanni
-non ti posso far entrare
ragazz…-
-MARCO CIAO!!!- Francesca si
avvicinò a Giovanni mettendogli una mano sulla spalla.
-E’ DA GIORNI CHE TI CERCO! Come
stai??- gli chiese Francesca lanciandogli un’occhiata eloquente.
Giovanni capendo il trucco
sorrise debolmente, piuttosto imbarazzato.
-vi conoscete voi due?- chiese
il bidello aggrottando le folte sopracciglia.-
-si!- rispose solare Francesca
recitando alla perfezione –lui è del.. del..-
-terzo anno!- la interruppe
Giovanni
-quindi sei di questa scuola?-
chiese l’uomo avvicinandosi col viso al ragazzo per scrutarlo meglio e cercando
di ricordarsi chi fosse
-CERTO!!- risposero in coro i
due.
-allora ti dovrai far dare il
libretto alla segreteria ragazzo.. arrivederci- disse il bidello allontanandosi
da loro piuttosto rassegnato per non aver compiuto il suo importante ruolo di
“scovatore di intrusi”.
-grazie…- disse Giovanni alla
ragazza mentre salivano le scale
-oh niente figurati… mi piace
recitare..- rispose sorridendo Francesca
-però il libretto te lo devi far
dare, se no rischi di essere mandato a casa veramente…- finì la ragazza
-oh certo certo- rispose
Giovanni. La campanella suonò l’inizio delle lezioni
-oh bè io.. devo andare.. ci si
vede- lo salutò con la mano la ragazza
-ah no, scusa- si fermò- come ti
chiami veramente?- chiese sorridendo
-Giovanni-
-bene! Ciao!- e si allontanò
-e tu??- cercò di chiedergli il
ragazzo, ma Francesca si era ormai dileguata nei corridoi
All’intervallo Francesca
raccontava eccittata l’accaduto a Sara che mangiucchiava una merendina fresca
fresca di distributore.
-mmmmmm si…- disse svogliatamente
Sara. Forse la sua attenzione era rivolta alla kinder delice che purtroppo
stava finendo.
-non ti sembra un passo avanti??
Però io continuo a non vederlo qui in giro- disse Francesca guardandosi curiosa
in torno.
-scusa, se l’hai visto
stamattina dirigersi verso qui…. Sarà di qui non ti pare?- le rispose sara ora
più interessata alla questione che alle merendine.
-si infatti però…….. ECCOLO!!!
E’ LUI!!! Guarda guarda!! Quello li con la maglietta gialla tutto solo!!-
-si carino…. – disse
svogliatamente Sara
-cosa faccio?? Vado a
parlargli?? Cosa faccio cosa faccio??- disse Francesca saltellando sul posto
sempre più agitata
-vai a parlargli no?? Visto che
stamattina gli hai salvato la vita… salutalo-
-ma no come faccio…..- mentre
Francesca rispondeva suonò la campanella della fine dell’intervallo e il
ragazzo sparì nella folla.
-nooooo accipicchia….-dissero in
coro le due amiche.
V CAPITOLO
-oddio no ora c’è quella pazza di
matematica…- pensò Giovanni.
Infatti poco dopo che i ragazzi
si furono sistemati entrò una prof che non sembrava molto tranquilla… sbattè il
registro sulla cattedra e cominciò a squadrare i 22 visi paralizzati dal
terrore che stavano davanti a lei.
-GUARDINO!!- urlò lei
-si??- disse timidamente
Giovanni
-capisco che è appena arrivato ma
deve alzarsi quando io entro….-
-ma io mi sono alzato!!- rispose
il ragazzo
-ti sei alzato dopo che io ero
entrata in classe perché hai visto gli altri 21!!-
--ma….- cercò di replicare lui
-niente ma!!- -cos’è, sei stato
fino ad ora in un liceo di barboni guardino??-
il viso di giovanni si infiammò
dalla rabbia, i suoi pugni si strinsero. Questo non lo doveva dire. Voleva
tornare a casa sua. Nella sua vecchia scuola, fra i suoi vecchi compagni.
Mentre si risiedeva con quasi le
lacrime agli occhi sentì i compagni che ridacchiavano e lo squadravano.
-allora, svelti, aprite il libro
a pag. 152..SVELTI SE NO INTERROGO!!- urlò la prof.
Cavolo. Giovanni non aveva il
libro. Si era dimenticato, l’aveva lasciato a casa. Fu preso dal panico.
-Non hai il libro?- gli chiese
una voce alla sua destra
-gio si girò, un ragazzo con una
faccia simpatica gli stava sorridendo.
-ehmmmm si- rispose lui
-vieni, mettiti qui vicino a me,
lo leggiamo assieme-
giovanni sorrise e si mise
vicino al ragazzo. Forse aveva trovato un amico.
-ti abituerai non ti
preoccupare. È solo questione di giorni- disse Francesco, il ragazzo che aveva
appena salvato Giovanni da una nota certa.
-certo che alla Ricci non ti
abituerai mai mi sa….-disse ridendo
-chi è la Ricci?- chiese gio
aggrottando le sopracciglia.
--quella di matematica-
--ah lo credo anch’io- gli
rispose il niovo arrivato
La campanella dell’una era
suonata. Il secondo giorno di scuola per Giovanni era finito.
Con Francesco si avvicinò
all’uscita. Fuori dal portone vide la ragazza che aveva sfidato due mattine
prima. Stava parlando con un’altra tipa. Stavano ridendo. Beate loro.
-chi guardi?- gli chiese curioso
Francesco allungando la testa per guardare meglio oltre la folla.
-ah loro due…..- disse
Francesco.
-chi sono??- chiese curioso
Giovanni.
-due ragazze del terzo anno come
noi. No so in che classe siano. Una mi sembra che si chiami Francesca, l’altra
non so.-
-Francesca?? Quale si chiama Francesca??-
-Quella più alta, mi sembra-
disse Francesco .
-ah- disse Giovanni con una
falsa indifferenza.
-come mai tutto questo
interesse?? Già il terzo giorno ma ti dai da fare!!- disse Francesco dandogli
una pacca sulla spalla-
-ehi!- gli rispose a sua volta Gio
dandogli un pugno amichevole in pancia.
Dopo aver salutato Francesco, Giovanni
si avvicinò alla sua bicicletta. Doveva tornare a casa velocemente: la mamma
era al lavoro, Silvia, sua sorella era malata e quindi era a casa da sola e poi
aveva già molti compiti da fare. Sentì delle risate dietro di lui. Francesca e Sara
si stavano avvicinando.
-eccolo è lui!- disse Sara a
Francesca
-shhhh, si è lui sta zitta-
mentre dicevano questo, Giovanni
salì sulla bici e partì
-no che cretino se n’è andato….-
disse sconsolata Francesca
Giovanni si girò. Macchine e
macchine. Ma delle due ragazze neanche l’ombra. Va bè. Però, Francesca era un bel
nome. Simpatico! Chissà dove abita questa Francesca…. Visto che veniva dritto di
qua… abiterà li in fondo però potrebbe vivere svoltato qua dietro oppure la
davanti…..bah.
Mentre pensava ciò giovanni si
accorse di essere arrivato. Prese le chiavi del portone. Lo aprì ed entrò nel
cortile.
-giooooooooooooooooooooo????????-
gli urlò dal balcone la sorellina.
-oh no silvia…… me n’ero
dimenticato-
-arrivo strega arrivo….-
-gioooooooooo mi sono provata la
febbreeeeeeeeee-
-e quanto haiiiiiiiiiiiiiiii- le
rispose in coro il fratello.
-non lo so mi si è rotto il
termometro…- disse silvia facendo spallucce.
-come ti si è rotto il
termometro?! Oddio questa s’è mangiata il mercurio…- disse giò correndo verso
casa.
-appena entrato in casa giovanni
si buttò sulla sorella.
-hai ingoiato il mercurio???
Silvia dimmelo per favore HAI INGOIATO IL MERCURIO??!!- gli urlò giò
spaventatissimo
-no no è tutto in quella
bacinella- disse silvia indicando un vasetto per terra.
-ci ho anche giocato, è bello
sai?? ti scappa fra le dita!!-
basta che non tu l’abbia mangiato-
gli rispose giò.
Afferrò la bacinella e svuotò il
pericoloso metallo nel lavandino
-silvia vai a lavarti BENE le
mani- gli disse seccato giovanni.
-sei sicura di nn esserti messa
in bocca le mani silvia??- le chiese ancora con una falsa dolcezza
-nooooooooooooooo- le rispose la
sorella dal bagno.
“quali sono i sintomi per
ingurgitamento di mercurio??” penso fra sé e sé giovanni. Mamma mia che roba…
l’ho detto alla mamma, silvia non deve essere lasciata sola, ha solo 7 anni.
-eccomi!- disse la sorellina
arrivando in cucina saltellando felice.
“sembra che stia bene” pensò
giovanni guardandola preoccupata mentre versava in pentola “4 salti in padella
findus” e leggeva le istruzioni che gli aveva lasciato la madre.
-ti sei spaventato gio??? hai una
faccia!! Allora vuol dire che mi vuoi bene!- disse allegra Silvia.
Giò si girò verso la sorella.
Non aveva mai parlato cosi. Stava crescendo.
-bè un po’ silvia…. Non è che
sia il massimo versare il mercurio…-
ah si?? Perché è cattivo??- gli
chiese curiosa
-si molto- rispose secco il
fratello.
Dopo aver finito il pranzo e
dopo aver finalmente provato l a febbre alla sorellina (ancora 37 emmezzo, ciò
vuol dire che donani stara- ancora a casa pensò sconsolato giovanni), giovanni
entrò in camera sua. Si sedette sulla sedia davanti alla scrivania.
Guardò il murodavanti a sé. La stanza era ancora
sottospora visto che si erano trasferiti da poco lui, silvia e la madre. Eh si,
perché il papà di giovanni non c’era più.
Era morto 5 anni prima di un
brutto tumore. Silvia era troppo piccola, il padre non se lo ricordava neanche.
Ma lui si. Gli mancava, molto, gli mancava una figura maschile con cui parlare,
confrontarsi, un modello insomma. Ecco spiegata la tristezza che velava i
cerulei occhi di giovanni. Un dolore che aveva lasciato una ferita apertissima
nel suo cuore.
Spesso sentiva la madre piangere
nella sua camera, seduta sul letto. E molto spesso si sedeva vicino a lei, la
abbracciava e cercava di consolarla.
Il primo passo che avevano fatto
per dare una svolta alla loro vita era quello di cambiare casa. La casa
precedente era troppo vuota, , troppo triste. E non si poteva far crescere
silvia in quell’ambiente. Cos’ dopo 5 anni la famiglia guardino decise di
cambiare casa, per sempre.
Non ci sarebbero stati problemi:
la mamma si sarebb fatta trasferire di sede, giovanni avrebbe cominciato il
terzo anno di liceo in un’altra struttura e silvia avrebbe cominciato la
seconda elementare in un’altra scuola.
Mentre ripensava a questo,
giovanni si accorse che stava piangendo. Mentre si asciugava le lacrime irruppe
silvia in camera sua.
-gioooooooo devo prendere la
medic…. Giò ma stai piangendo?- le chiese la sorella avvicinandosi a lui.
-no ma va silvia mi sono messo
un dito nell’occhio..-mentì giovanni. Regola numero uno: basta parlare di papà
in presenza di silvia. Era stata già sballottata parecchio nel corso di 4 anni.
-mi dispiace di averti fatto
spaventare…. Starò più attenta la prossima volta col termometro- disse silvia
avvicinandosi al fratello e abbracciandolo affettuosamente.
-che ingenua…-pensò giò
prendendola in braccio e coccolandosela tutta.
La mattina dopo ,Milano era
sotto una pioggia battente.
Sia Giovanni che Francesca,
sentendo la pioggia che batteva sulle finestre, non avevano molta voglia di
alzarsi dal calduccio del letto.
-oggi niente bici- penso
Francesca alzandosi
-no, devo andare a scuola a
piedi oggi…- pensò invece sconsolato Giovanni.
Partirono di buon’ora. C’erano
già delle grosse pozzanghere, evidentemente pioveva da molto.
I jeans un po’ troppo lunghi di
Francesca cominciavano ad inzupparsi dal fondo, mentre le superga blu erano
totalmente sommerse.
-che giornata…..-pensò Francesca
tenendo stretto l’ombrello, unica cosa utile in quel momento.
Arrivarono a scuola bagnati e
infreddoliti. Mentre Francesca saliva le scale per entrare nell’istututo,
Giovanni entrava dal cancello. Chissà come mai, ma ogni piccola coincidenza,
ogni piccolissimo lasso di tempo non faceva mai incontrare quei due ragazzi…
La mattina fu ancora più noiosa,
forse per la pioggia, forse per le materie…
Finalmente la campanella suonò,
ma non sembrava che volesse smettere di piovere.
Sara e Francesca uscirono vicine
sotto i loro colorati ombrelli.
Dopo aver salutato Sara,
Francesca si incamminò verso casa, sotto la pioggia battente.
Ad un certo punto, comparve di
fianco a lei un ragazzo… era Giovanni
-Giovanni?- chiese timidamente
la ragazza
il ragazzo si voltò e vedendola
sorrise
-oh ciao, non ti avevo vista-
-come stai?- chiese la ragazza
avvicinandosi
-bene, bene grazie tu?-
-tutto a posto- il viso di
Francesca si infiammò. Era veramente carino.
Camminarono per altri 5 metri in
assoluto silenzio.
-sei nuovo di qui?- chiese
Francesca
-oh si… mi sono appena
trasferito- tagliò corto Giovanni
Francesca annuì silenziosamente
-bè io giro di qua… ci vediamo-
disse Giovanni prima di allontanarsi
Chissà perché, ma mentre
Francesca camminava verso casa, la pioggia non si sentiva quasi più. Era tutto
cosi silenzioso, ovattato… viaggiava ancora nel mondo dei sogni, quando un
clacson la fece sobbalzare. Era Stefano, suo fratello che tornava
dall’università. Abbassò il finestrino e Francesca si avvicinò
-Fra….- disse lui lottando con
la pioggia che cercava di entrare in macchina
-mi ha appena chiamato la mamma,
ci sta aspettando al ristorante con papà…-
strano. Di solito all’ora di
pranzo si mangiava a casa.
-ok…- disse Francesca salendo in
macchina e bagnando con la giacca i sedili nuovi di zecca
-cavolo Fra… la macchina nuova…
DAI!!- il fratello ebbe un sussulto quando vide la sorella, buttare sul sedile
dietro l’ombrello zuppo.
-che sarà mai… tanto con tutto
quello che ci porterai dentro, non durerà tanto sto splendore…- rispose
Francesca accendendo lo stereo
Stefano grugnì e partì
velocemente.
-come mai al ristorante?- chiese
incuriosita Francesca osservando la pioggia che batteva aritmicamente sul
finestrino, mentre i tergicristalli formavano strane forme con la pioggia
-non so boh… mamma era piuttosto
eccitata.. chissà cos’è successo…-
in pochi minuti arrivarono
davanti al ristorante. La ragazza con una mossa veloce, riprese l’ombrello
dietro a sé, lasciando in tutta la macchina una scia di goccioline che fece
rabbrividire Stefano.
Entrati nel locale, il caldo dei
forni e il profumo di cibo li avvolse immediatamente
-siamo qui!!- la madre dei
ragazzi gesticolava eccitata dall’altra parte della sala, mentre il padre
guardava distrattamente il menù.
-ciao mà…- disse Stefano
sedendosi
-come mai…..- chiese Francesca
togliendosi il cappotto
-abbiamo una grande notizia da
darvi!!- disse eccitata loro madre
-papà ha avuto una promozione e
dovrà andare a lavorare per almeno 3 settimane a Londra..-
-quindi??- chiesero in coro i
figli
-quindi andremo a LONDRA!!!!-
rispose più felice che mai il padre
X CAPITOLO
-c.. come.. a Londra??- chiese
preoccupata Francesca –e la scuola?? L’università, TUTTO???-
-pensavate di dover venire anche
voi??- chiese accigliato da sopra il menù il padre
-andate solo voi due??- chiese
Stefano con gli occhi che brillavano
-MA CERTO STEFANO!! 3
settimane!!!- urlò la madre
i due fratelli si scambiarono un
grande sorriso: 3 settimane da soli, da non crederci…
Il giorno dopo Francesca non
incontrò Giovanni, ma solo all’uscita
Tornarono a casa assieme.
Parlarono del più e del meno, in che classe fossero, che vita facessero…
Arrivarono alla svolta, Giovanni
abitava a sinistra, mentre Francesca doveva continuare.
-ti… ti accompagno se vuoi- gli
disse Giovanni
-ah si grazie ma se devi andare
a casa…-le rispose Francesca.
-no no, bè c’è mia sorella
malata ma oggi finalmente è stata a casa mia madre con lei… sai ieri si stava
per mangiare il mercurio del termometro..-
-o mamma mia!- le rispose
Francesca ridendo.
Arrivarono a casa. Sembrava che
si conoscessero da una vita.
-bè allora ciao!- gli disse Giò
-ciao……..-le rispose Francesca
mentre citofonava.
Giovanni si allontanò
salticchiando felice.
-quali erano gli atteggiamenti
di un uomo innamorato???- pensò Francesca salendo le scale.
-ma a cosa pensi Francesca!! Non
lo conosci neanche, potrebbe essere un serial killer, un maniaco, un mafioso e
tu ti chiedi se è già innamorato??? Ma roba da matti..- i suoi pensieri furono
bruscamente bloccati dal fratello, che con atteggiamento bellicoso era sulla
soglia di casa con strane pantofole ai piedi.
-CHI è QUELLO LI……….??? E COS’è
QUELLO STRANO ROSSORE SULLE TUE GUANCIE???-
-c… c.. cosa scusa??- lo guardo
sbalordita Francesca.
QUELLO CHI??!!
-quel tipo biondo che ti ha
accompagnato a casa….- rispose Stefano mentre si levava dalla porta per far
entrare la sorella.
-CHE COSA SCUSA???!!-ora
Francesca urlava
FAMMI CAPIRE UNA COSA, tu mi
guardi dalla finestra, MI CONTROLLI???!!- Stefano era il miglior fratello del
mondo, ma quando faceva queste scenate di gelosia era insopportabile
-non è che ti controllo ma è
che……… disse sottovoce Stefano guardandosi le tragiche pantofole rosse.
-MA CHE COSA STEFANO??!! CHE
COSA?? TU MI CONTROLLI!! Già CI SONO PAPà E MAMMA… MANCHI SOLO TU!!
-TI CONTROLLO perché TENGO A TE
FRANCESCA!!-
ora urlava anche lui
-TI VOGLIO BENE MOLTO Più DI
QUELLO CHE TU TIENI PER ME!! È QUESTO! SOLO QUESTOOOO-
si guardarono negli occhi
aveva colpito nell’animo la
sorella, molto profondamente. Non poteva pensare questo.
Buttò la cartella per terra,
entrò in camera sua e sbattè la porta. Si sedette sulla poltrona. Calde lacrime
scendevano sulle guance ancora arrossate, non per Giovanni, ma per la lite col
fratello.
Le parole appena dette da Stefano
gli pulsavano nella mente…
“ti voglio bene………… ma tu non
tieni a me….. tengo a te. Chi è quel tipo…….” Sentì Stefano indirizzarsi verso
la cucina. Oggi dovevano mangiare da soli in casa.
Ma Francesca non aveva per
niente voglia di mangiare con un tizio che le aveva appena fatto
l’interrogatorio.
-fra- si sentì dall’altra parte
della porta – è pronto….-
-non ho fame- rispose secca
Francesca.
Stefano si allontanò dalla
porta. La sorella sentì che accese la tv.
Era colpita, ferita. Si sentiva
stanca, debole. Nel giro di pochi minuti chiuse gli occhi e si addormentò.
Si risvegliò un’ora dopo. Le
lacrime erano scomparse ma la ferita era ancora aperta. Una calda coperta di
lana le copriva il corpo ancora intorpidito.
-strano, non mi ricordo di
essermi addormentata con la coperta…..- pensò Francesca.
Si alzò, aprì la porta e si
diresse in salotto. Sul divano c’era Stefano che guardava la tv con i piedi
appoggiati al tavolino di cristallo.
Girò il viso, vide la sorella.
-vieni qui- sussurrò aprendo le
braccia. Francesca si avvicinò e si buttò nelle sue braccia . Si abbracciarono.
-guarda che io tengo a te, ti
voglio bene-
-lo so lo so bimba è che quando
si è arrabbiati ti escono delle parole così, a vanvera…. comunque……. Chi era
allora quel tipo??-
Francesca lo fulminò con lo
sguardo, ma sorridendo. –un amico- rispose pacata.
-ooooooooh, cosi va meglio-
disse stringendosi la sorella e dandole un bacio sulla fronte.
quando Giovanni vide Francesca
si illuminò. Era tardi, non credeva di trovarla ancora li.
Le si accostò. Ormai il semaforo
era tornato rosso.
-ehi ciao……..- le disse lui
sbuffando.
-in ritardo oggi- gli disse fra
sorridendogli
-eh si…., mia sorella stamattina
non voleva andare a scuola, dice che i nuovi compagni non le piacciono, e
quindi si è chiusa in bagno. Io e mia mamma ci abbiamo messo 20 min. di
trattative per tirarla fuori!- spiegò Giovanni
-Francesca sorrise.
Il semaforo era ridiventato
verde
-alla fine è andata a scuola?-
chiese curiosa lei.
-si si certo è stata caricata in
macchina a forza…- - sai mi piacerebbe avere un fratello più grande…-
-ci sono altri problemi- tagliò
corto la ragazza guardando il semaforo
risero.
Arrivarono davanti a scuola e
legarono le bici
-scusa una cosa….- disse
Francesca alzando la testa e guardando perplessa Giovanni.
-dov’eri prima?- le chiese
dolcemente.
-bè in un’altra scuola!-le
rispose risoluto giovanni
Francesca lo guardò con un’aria
perplessa “ma va???” pensò.
-o cavolo è tardi! Ci conviene
andare!!- disse gio
-si è vero- disse Francesca
guardando l’orologio. Era un po’ delusa. Perché a quelle domande Giovanni aveva
risposto vagamente? Forse non era il caso di insistere.
Entrarono a scuola, si
salutarono e ognuno si indirizzò alla propria classe.
“non ho voglia di raccontarle
tutta la mia stupenda storia” pensò giovanni.
Ogni cosa ha il suo tempo. Però
ha notato che le ho risposto un po’ cosi…… continuò a pensare giovanni.
-GUARDINO???- A COSA STAI
PENSANDO??- chiese la Ricci con sguardo malefico davanti alla lavagna piena di
strane equazioni. –AI FIORI, ALLE API E ALLE BELLE COSE DELLA TUA CITTà???- la
classe rise sommessamente.
Perché continuava a fare
riferimenti alla sua vecchia vita??? Non poteva evitare?? NON CAPIVA??.
-no prof….- rispose lui
abbassando gli occhi.
-ecco, allora fammi il piacere
di stare attento perché domani FARò UNA VERIFICA SU QUESTE COSE… alzò la voce-NOOOOOOOOOOOOOOOOO-disse
in coro la classe
-NON SI DISCUTE!!- urlò la
Ricci.
Ecco. Perfetto. Magnifico. Ora
tutti avrebbero pensato che per colpa sua quella serpe avrebbe fatto la
verifica l’indomani.
Infatti tutta la classe cominciò
a guardarlo con aria schifata.
Si girò verso il compagno di
banco, Francesco. Egli lo guardò con un espressione che voleva dire: non ti
preoccupare, fa niente.
Ma giovanni ebbe l’impressione
che anche a lui stava antipatico. Stava fingendo anche lui, come Francesca,
tutti, ma proprio tutti lo odiavano.
Si girò con aria incavolata.
La sua mano, sotto il banco
stava torturando una povera penna.
-capisci??? È strano, quando gli
ho fatto quelle domande mi ha risposto male, come se gli seccasse…- raccontò
Francesca a sara durante il chiassoso intervallo.
Sara era particolarmente
incavolata e seccata anche lei da quando Francesca le aveva felicemente
spiegato che giovanni non si riferiva a lei per i complimenti, ma proprio
all’amica.
-mmmmmmmmmm- mugugnò
disinteressata sara.
Fra si stava seccando, ma tanto.
Era da quando avevano cominciato
la scuola, quindi da mesi e mesi che sara si comportava cosi. Non l’ascoltava,
sembrava che non gliene fregasse niente.
I bei tempi in cui erano
inseparabili erano passati: ora Francesca si trovava davanti una ragazza che
non conosceva più: indisponente, odiosa.
Stava per esplodere. Era da
tanto che voleva dirgliene quattro. Ma non ci riusciva mai.
La madre le aveva consigliato di
stare buona, di capirla. Infatti i genitori di sara si erano appena separati.
Ma ora basta. Al diavolo la comprensione.
-ehi!! Le urlò Francesca
prendendola dalle esili spalle e scuotendola. –cos’hai???- non mi ascolti più,
NON MI ASCOLTI PIU’!!!!- improvvisamente il corridoio si zittì di colpo, tutti
si girarono verso loro.
Francesca se ne accorse, ma se
ne fregò.
-perché SEI COSI???? Perché??
SEI ODIOSA !!! SEMBRA CHE NIENTE TI VADA BENE!!.
Sara era impietrita. Guardava
l’amica (anzi ex amica) con gli occhi sbarrati. Però sembrava soddisfatta, come
se avesse centrato l’obbiettivo.
Prima di replicare si guardò
attorno. Tutta quell’attenzione le piaceva. Voleva farsi vedere, cominciò a
recitare. Si tolse dalla morsadelle
mani di Francesca.
-AH SI??? NON TI ASCOLTO PIU’
DICI??? E ALLORA TU NON MI PARLARE!! LASCIAMI PERDERE!!-urlava tantissimo. Il
corridoio era ancora zitto.
-sarà la prima cosa che farò,
sara- le sussurrò Francesca.
Si allontanò. Era ferita,
distrutta, un’amicizia era andata in fumo. Si sentiva usata, sfruttata da
quella ragazza. L’aveva usata come gioiellino da mostrare, esibire. Se no sara
sarebbe sola. Completamente. Come ora.
Infatti nessuno, ma proprio
nessuno la reggeva. L’unica che l’aveva capita, sollevata, aiutata era lei,
Francesca. Ma ora si era stufata di fare l’angioletto protettore. Basta. Mentre
camminava veloce, via, via dalla sua classe si accorse che stava piangendo
“perché sto piangendo?”dovrei
sentirmi liberata” pensò. Si indirizzò nel bagno delle ragazze sotto
l’attenzione generale, anche giovanni aveva ascoltato. Si chiuse dentro.
Poco dopo sentì dei passi
avvicinarsi ed entrare nel bagno. Francesca tenne chiusa la porta.
-francesca?- una voce maschile
la chiamava, era giovanni
-dove sei??-
Francesca rimase muta. Non
voleva farsi vedere in quello stato.
Poi però pensò che forse le
sarebbe stato utileparlare con
qualcuno.
-sono qua- gli disse dall’altra
parte della porta con una voce piena di pianto.
Lei era appoggiata alla porta
dentro, lui alla stessa porta, ma fuori.
-tutto bene?- gli sussurrò lui
-si- rispose lei, mentendo –mi
hai sentito?- chiese preoccupata.
-chi non vi ha sentito!urlavate
come delle pazze!- Francesca sorrise
-puoi aprire la porta?- le
chiese lui
-no, forse è meglio di no-
-daaaaaaaaaaaai- disse lui
-si sentì un suono meccanico,
Francesca aveva aperto la serratura. Piano piano aprì la porta, si trovò
davanti un giovanni con una espressione comprensiva, non pietosa.
Francesca abbassò lo sguardo
pieno di lacrime.
-ehi- gli disse lui alzandole lo
sguardo- hai fatto la cosa migliore, credimi- se non succedeva oggi, sarebbe successa
domani non è vero?- continuò giovanni.
-si infatti- gli rispose
Francesca asciugandosi le lacrime.
Suonò la campanella della
ricreazione.
-bisogna andare- disse lei
facendo per uscire.
-no- la trattenne giovanni
-non puoi entrare in classe
conciata così- -daresti soddisfazione alla tua amica- le suggerì giovanni.
-e allora cosa facciamo?- chiese
lei.
-saltiamo questa ora, tanto io
ho religione non la faccio, ho un’ora buca!-
-io ho fisica- non posso
saltarla.
-porta la giustifica domani no?-
le disse giovanni
-ok- disse Francesca.
Stettero tutta l’ora in bagno,
lei seduta sul water, lui seduto per terra a parlare, parlare…
Francesca gli raccontò la storia
di sara, lui la storia della ricci e di tutti i problemi che ava incontrato
dopo il cambio di scuola. Si trovavano bene insieme. Ma giovanni non voleva
raccontarle la verità, non se la sentiva visto che lei gli aveva appena
raccontato il motivo per cui aveva fatto amicizia con sara: commiserazione,
solo commiserazione. E lui non voleva che lei gli volesse bene solo per il suo
passato. Lui voleva che gli volesse bene per come era fatto. Punto.
-che lavoro fanno i tuoi
genitori?- chiese Francesca interrompendo il silenzio che si era creato fra
loro
-mia mamma è la dirigente di una
piccola azienda di famiglia, mio papà è…..è…. oddio. Cosa le avrebbe detto ora?
Si bloccò
-è?….- lo spronò Francescasorridendogli
-era… emmm è un medico. Un
ricercatore. Ma non è mai qui, viaggia molto- era vero, in effetti il padre era
proprio un ricercatore di fama.
-ah ecco perché vi siete
trasferiti e tutto……- disse Francesca capendo.
Giovanni la guardò con una
strana espressione. Le aveva appena mentito.
-non è vero…….?- chiese conferma
la ragazza, guardando lo sguardo vuoto dell’amico.
Mancavano pochi giorni alla
partenza dei genitori di Francesca. Un brivido di felicità la percorse pensando
che lei e suo fratello sarebbero stati ben 2 settimane da soli…
ripensò a Giovanni: gli era grato per quello che aveva fatto
giorni prima per lei. Nessuno tranne Sara l’aveva sollevata così. E già Sara….
Finiva tante volte a pensarla.. a dir la verità le mancava , e tanto, ma le
aveva fatto troppo male per poterla perdonare. Ogni volta che si girava in
classe per guardarla, Sara le rispondeva con uno sguardo sprezzante e pieno di
odio. Ormai passava tutto il tempo con un gruppetto di oche, che quando erano
ancora amiche non sopportava.. lo faceva solo per far ingelosire Francesca.. ne
era sicura..
-FRANCESCA!- una voce esplose di
fianco a lei: era lamaestra di danza
moderna del corso scolastico, a cui Francesca partecipava da più di un anno
-sbrigati c’è il tuo pezzo ora-
le disse severa. Francesca sospirò e si alzò, raggiungendo il gruppo delle
compagne. La maestra si diresse verso lo stereo
-posizionatevi, svelte!- disse
prima di schiacciare “play”.
“iris” dei Goo Goo Dools risuonò
per la stanza, mentre le ragazze cominciarono a ballare sinuosamente. La mente
di Francesca non pensava ai difficili passi da fare, ma viaggiava ancora per
suo conto… le immagine di Sara, di Giovanni, di Francesco e di sua madre si
sovrapponevano mentre Francesca ballava distrattamente. Si muoveva ancora
quando la maestra esplose:
-stop, stop, STOP!- -FRANCESCA
COSA STAI FACENDO??? SEI ANCORA FRA NOI??- l’attenzione generale cadde sulla
ragazza che si fermò di botto, rossa in viso
-non eri concentrata- continuò
la maestra osservando la ragazza in top e pantaloni da danza.
Francesca si morse le labbra.
-per oggi abbiamo finito- disse
seccata la donna staccando la spina dello stereo. Mentre passava di fianco a
Francesca le disse –o la prossima volta sei più concentrata, o ti caccio a casa
con 3- e già perché danza era una materia di studio. Proprio come latino e
greco. Ci si poteva sottoporre volontariamente, ma il voto compariva in
pagella.
Francesca aspettò che la maestra
si fosse allontanata prima di dirigersi verso lo spogliatoio dove le altre
ragazze la guardavano curiose
Francesca si avvicinò silenziosa
alla panca, aprì la borsa e si spogliò velocemente rimettendosi gli abiti
normali
-ragazze- esordì una tipa con
lunghi capelli d’oro mentre si metteva le scarpe
-è arrivato un nuovo ragazzo in
classe mia… ed è piuttosto caruccio…- sorrise maliziosamente
Francesca si mise la giacca ed
uscì dalla stanza, mentre la ragazza cominciava a descrivere un ragazzo
chiamato Giovanni Guardino.
P.S : DEVO RINGRAZIARE MIELE CHE
E’ L?UNICA PERSONA CHE COMMENTA LA MIA FIC!!! Miele, non posso risponderti su
commento perché non hai un account… sperando in altri commenti ti ringrazio!
Francesca uscì veloce dalla
palestra. Mentre apriva la porta a vetri dell’uscita, si accorse di essersi
dimenticata il cellulare sulla cattedra dell’insegnante, dove venivano
custoditi tutti gli oggetti preziosi delle ballerine. Tornò velocemente dentro
e scese in palestra. C’era un altro gruppo di ragazze che ballavano con
un’altra insegnante. Mentre Francesca si dirigeva verso la cattedra, guardò le
tribune blu scuro. Non c’era nessuno, come sempre, tranne un ragazzo biondo e
alto che guardava interessato la lezione… Giovanni
Francesca ebbe un tuffo al
cuore. Cosa ci faceva li a quell’ora? E chi era venuto a vedere?
Giovanni guardò giù e si accorse
di Francesca. Si sbracciò per farsi notare.
La ragazza si avvicinò alle
tribune per salutarlo
-cosa ci fai qui……?- chiese
imbarazzata
-emmm…. Sono venuto a vederti,
ma non c’eri fra loro- disse Giò indicando il gruppo che ballava dietro a
Francesca
-oh bè…- disse Francesca
diventando ancora più rossa
-io non sono di quel gruppo, la
mia lezione è prima…-
-oh cavoloche cretino…- vabbè dai aspettami che
scendo..- disse Giovanni allontanandosi.
Tornarono a casa assieme ridendo
e scherzando mentre Giovanni imitava una ragazza che ballava un po’ maluccio…
-bè io vado allora…- disse prima
di allontanarsi
“devo chiedergli il numero, devi
chiedergli il numero….” Pensava imbarazzata Francesca
-ah no aspetta! Dammi il tuo
numero!- le disse il ragazzo ri avvicinandosi a lei
-oh certo- sorrise lei e glielo
diede
-ok grazie! Ci vediamo domani!-
e corse via…
un’ora dopo a casa Guardino
durante la cena, Giovanni e sua madre cercavano di capire di cosa stesse
parlando Silvia. Era da un po’ di tempo che raccontava a sua mamma di strane
cose che le sue nuove amichette dicevano
-che cose, Silvia??- chiese
quella sera a cena la madre dei ragazzi
-boh di strane cose, tipo di
cesso-
-di… di cosa Silvia?cesso??-
chiese perplesso il fratello
-no no aspetta…….. di SESSO!!
SESSO!!-
a madre e figlio maggiore andò
di traverso la pizza.
-CHE COSA?!?!?- chiesero in coro
-perché,- chiese ingenuamente
silvia –cos’è il sesso??-
si guardarono.
-A 7 ANNI PARLANO DI SESSO?!?!?-
urlo Giovanni.
-GIOVANNI!!- gli urlò la madre
lanciandogli un occhiata che voleva dire –stai zitto per favore non facciamo
precipitare ancora di più la situazione.-
Silvia era li, col viso che
arrivava a malapena al tavolo eil
pomodoro cosparso intorno alla bocca che guardava con aria beata i parenti.
Mentre in casa guardino si stava
sviluppando questa accesa discussione a casa di Francesca vigeva in silenzio.
Erano tutti a tavola, strano
perché di solito Stefano non c’era mai. Ognuno pensava ai fatti suoi. Non c’era
conversazione. -Che brutto- pensò Francesca.
Una volta che c’è Stefano e
nessuno parla… che famiglia-
Il silenzio fu rotto finalmente
da Paolo, il padre. Un padre premuroso, generoso ma che con Stefano non aveva
mai trovato un punto d’accordo. Forse perché considerava solo Francesca come
“sua prediletta”
-allora?? Come va la scuola?-
disse guardando i figli
-bene- risposero in coro loro.
Il padre, la madre e Stefano
cominciarono a parlare di università e Stefano presentava i suoi progetti
futuri. A Francesca veniva male quando sentiva il fratello parlare di “casa
sua”, “lavoro probabilmente all’estero”…. Non voleva perderlo.
Mentre i famigliari parlavano
Francesca si perse nei suoi racconti. Nessuno della famiglia sapeva
dell’esistenza di Giovanni e del forte rapporto che aveva instaurato con lui.
Solo Stefano l’aveva intravisto circa un mese prima dalla finestra, ma poi non
aveva osato richiedere, avendo paura di un ulteriore scenata da parte della
sorella.
Non voleva dire niente.tutti
avrebbero cominciato a fargli domande : ma chi è, chi non è, dove vive, con chi
vive…… per carità.
-ragazzi io e papà partiamo
dopodomani alle 3 di pomeriggio- iniziò la madre. A Stefano brillarono gli
occhi
-NON VOGLIO- ora la voce della
donna era parecchio minacciosa, dal momento che aveva notato il luccichio negli
occhi del figlio maggiore
-che in questa casa succedano
cose strane, dal momento che non ci siamo…..-
-non ti fidi di noi mamma???-
disse innocentemente Stefano
-NO- -è proprio per questo che
ho chiesto alla sig.ra Montini….
-noooooooooooooo mà, noooo- la
interruppe Stefano
-di venirvi a dare una
controllatina ogni mattina e ogni sera- finì la madre non ascoltando le
lamentele del figlio
-MA MAMMA!! Cosa vuoi che
facciamo!!- cercò di convincerla Stefano
-e normale, Ste- cominciò il
padre
-che due ragazzi di 15 e 19
anni, progettino di far baldoria mentre i genitori non ci sono… feste fino a
tardi, fumo, sesso droga e rock n’ roll..- ora sorrideva, Francesca rispose al
suo sorriso. Sicuramente lei non se ne sarebbe approfittata, visto che non
aveva molti amici da invitare a casa.. ma Stefano figuriamoci: minimo ogni sera
una festa.
-non si discute ragazzi- riprese
parola la madre –vogliamo essere tranquilli.-
P.S. un enorme GRAZIE a VANELSE
per le sue bellissime recensioni!! Grazie mille.. ti anticipo solo che ci sarà
bufera nella coppia…
-Ma è pazzesco!! Pazzesco! A 8
anni già parlano di sesso! Ma ti sembra normale??- chiese Giovanni a Francesca
mentre pedalavano tranquilli verso la scuola.
-no per niente, è anche molto
preoccupante- rispose Francesca.
-infatti!! Ma roba da matti! Mia
sorella deve stare insieme a quelle assatanate??-
-bè non ci saranno solo
assatanate, spero……- disse Francesca.
Come era carino però. Si
interessava alla sorellina. E si preoccupava di lei….
Tornò a casa con Giovanni.
Durante il tragitto gli chiese se avesse mai avuto una ragazza
-si……-
-ah si????? Quando??- gli chiese
sempre più incuriosita.
-bè l’anno scorso alla scuola
vecchia-
-e………. ti ha lasciato lei??-
-no- rispose secco lui
-no? Allora l’hai lasciata tu!-
la cosa stava diventando interessante
-no no……. Veramente non ci siamo
mai lasciati…..-
la bici di Francesca si impennò
di colpo. Aveva rischiato di cadere.
-c…….c…. cosa scusa??- gli
chiese diventando bianca . –mi stai dicendo che tu sei ancora assieme a questa
ragazza???- voleva urlare ma si trattenne
-si perché?- disse
tranquillamente lui guardandola come se non avesse detto nulla.
O mio dio. Che shock. Questo non
doveva capitare. Il mondo le cadde addosso. Era fidanzato. ERA FIDANZATO!!
-ah…..- disse lei con un sorriso
falso
-e……… e…. come si chiama?-
fingendo un falso interesse
-Giulia- rispose lui
-e vi sentite ancora ora??- gli
chiese lei. Stava per vomitare, stava malissimo.
-certo, stiamo assieme! Mi
sembra logico!- rispose tranquillo lui.
Arrivarono all’incrocio.
Giovanni doveva svoltare.
-bè allora ciao.. a domani-
disse lui normalmente
Francesca non lo salutò neanche,
se ne andò. Di nuovo, per l’ennesima volta, ferita. Era incavolata. Incavolata
nera. Non poteva dirglielo subito di questa Giulia? Doveva illuderla cosi?? E
chi era questa Giulia?? CHI ERA!!
Arrivò persino a pensare a tutte
le Giulie che lei conosceva: la gelosia la stava facendo diventare pazza.
Chi era veramente Giovanni? Chi
era? Della sua vecchia vita, lei ne sapeva a malapena qualcosa: sapeva soltanto
che viveva in un’altra città, e si era dovuto trasferire per il lavoro del
padre (di cui non ne parlava mai)
Quel pomeriggio ricevette vari
squilli dal ragazzo.. naturalmente non rispose.
P.S. DEVO RINGRAZIARE MIELE E VANELSE, CHE SONO LE MIE LETTRICI DI FIDUCIA!
un bacio!
Francesca passò una notte di
incubi e tormenti. Sognò Giovanni che baciava una ragazza davanti a scuola….
Lei che lo picchiava disperata… quella Giulia che cercava di difenderlo
graffiando Francesca…
-FRAAAA SVEGLIATI!- Stefano era
in piedi vicino al letto della sorella
-mmmm si… mmm che ore sono?-
chiese assonnata Francesca aprendo gli occhi
-7 emmezza. Su svelta che
facciamo colazione-
-umpf si…- rispose Francesca
riappoggiandosi esausta sul cuscino
-ma secondo te la Montini ci
farà la guardia tutto il giorno??- chiese preoccupato Stefano mentre si versava
il caffè nel latte
-boh…- rispose disinteressata la
sorella seduta a tavola con gli occhi gonfi di sonno
-no sai perché, insomma… come si
fa a non fare neanche una seratina divertente quando non ci sono i genitori..
daaaai è di rito, è FON- DA-MEN-TA-LE- scandì le parole il fratello
“alla faccia delle seratine…”
pensò Francesca osservando un biscotto
“l’ultima volta che mamma e papà
se ne sono andati avrà invitato minimo 40 persone che sono state qua tutta la
notte facendo un casino assurdo….” “e io avevo pure il compito di latino il
giorno dopo”..
-allora?? Che dici??- le richiese
Stefano sedendosi di fronte a lei
-non lo so Stefano, so solo che
se facciamo anche un minimo rumorino dopo il coprifuoco quella chiama mamma…-
gli rispose pucciando un biscotto nel latte
-quindi questo vuol dire… niente
seratine?-
-no, niente seratine- rispose
decisa Francesca mentre il fratello osservava sconsolato lo schermo spento
della tv.
Prese veloce la bici. Era un po’
in ritardo. Arrivò veloce al solito semaforo dove spesso incrociava Giovanni.
Ma fortunatamente quella mattina non c’era.
Salì veloce le scale e incrociò
Francesco che camminava con Giovanni
-ciao fra!!- le disse felice
Francesco
-oh ciao come va??- le chiese
Giovanni
Francesca mormorò un “ciao”
seccato e si allontanò sotto gli sguardi perplessi dei due amici.
Passarono così diversi giorni.
Francesca evitava accuratamente Giovanni, mentre lui la cercava continuamente.
-ma cos’ha la Fra , Giò?- chiese
sussurrando Francesco al compagno di banco durante l’ora di inglese
-non so- rispose secco lui
-è successo qualcosa??-
-no-
-bè Giò scusa si comporta
stranamente.. ti evita non hai notato?-
-si?-
-bè abbastanza.. quando ti vede
nei corridoi si nasconde dietro alle amiche..-
-ah non avevo notato-
-non è che le hai fatto
qualcosa?? Tipo detto qualcosa che le ha fatto dispiacere?- chiese l’amico
-no non mi sembra… avrà le sue
paturnie, cosa ti devo dire Fra, avrà problemi a casa….-
Francesco lo finì di guardare
con un’espressione scettica.. intanto Giovanni fingeva di ascoltare la prof
mentre pensava a quanto era stato idiota… sapeva perfettamente per quale motivo
Francesca si comportava cosi.
Alla fine delle lezioni Giovanni
preparò velocemente la cartella ed uscì dall’aula senza salutare nessuno.
Doveva trovarla. Assolutamente.
Scese le scale con la speranza
che Francesca non fosse già uscita..
Si guardò in giro: già molta
gente stava uscendo dalle aule e si stava riversando sulle scale. Ad un certo
punto vide un gruppo di amiche di Francesca che parlavano concitate fra loro.
Giovanni si avvicinò e vide Francesca coi lunghi capelli scuri avvolti in una
coda che scendeva le scale assieme ad un’altra ragazza che l’ascoltava attenta.
-fra…. FRA!!- si sbracciò
Giovanni. La ragazza alzò lo sguardo e lo osservò per un secondo, come se non
si ricordasse chi fosse… poi come se non avesse visto nessuno, riabbassò lo
sguardo triste mentre l’amica guardava Giovanni intensamente.
Giovanni si avvicinò a loro e
prese per la manica della giacca Francesca nel tentativo di fermarla. Lei
sussurrò un “Giovanni devo andare” mentre l’amica guardò con un’aria di
disprezzo il ragazzo
-ma non ti basta quello che le
hai fatto?? E torni pure da lei?- gli chiese piuttosto seccata
Giovanni non rispose guardò
fisso in direzione di Francesca che stava scendendo le scale dell’ingresso per
poi buttarsi nella folla dello spiazzo davanti a scuola. Senza curarsi
dell’amica Giovanni scese velocemente e rincorse la ragazza
-FRA ASPETTA!!- le urlò
arrancando
-ti devo parla…. Ops scusa-
aveva appena investito un ragazzino
Francesca si girò e lo guardò:
aveva gli occhi lucidi
-stasera passo da te. Alle 8 in
cortile, devo anare a mangiare da Francesco-
l’espressione di Francesca era
impassibile, aveva la mascella e le labbra serrate.
-ci sarai?- le chiese piano
Giovanni ignorando il gruppo di ragazzine petulanti che stavano cercando di
portar via la ragazza
Francesca fece uno strano gesto
e poi si allontanò scortata dalle amiche che la sotterravano di domande su cosa
le avesse detto il ragazzo..
XVIII CAPITOLO
però in fondo in fondo, non
poteva negare, le fece piacere, almeno ha il coraggio di chiarire, pensò lei.
Giovanni le fece uno squillo
quel pomeriggio come per volere dire:- allora??? Posso venire?-
Lei non rispose, tanto cocciuto
com’era sarebbe venuto lo stesso.
Alle 8 precise dalla sua camera,
sentì un campanello di bicicletta.
Era sola in casa con la madre,
il fratello non c’era e il padre lavorava.
-MAMMA??? VADO Giù A LEGARE LA
BICI E A COPRIRLAAAAAAAAA-
-VA BENEEEE- disse la madre
scese veloce i gradini, il cuore
le batteva forte.
Aperta la porta un vento freddo
le mosse i capelli.era tutto buio, non vedeva niente.
Con le braccia conserte per
trattenere un po’ il calore, avanzò nell’oscurità
-dov’è??- si chiese.
-ehi- esclamò una voce
bassissima dietro di lei. –sono qua- continuò.
Ora gli occhi di Francesca si
erano abituati all’oscurità e poteva scorgere nel buio una figura esile, seduta
su una bici.
Gli si avvicinò. Stette zitta e
volse il capo, come offesa.
-che hai- gli chiese lui
-e me lo chiedi?- le rispose
seccata lei, continuando a non guardarlo.
-guardami- le disse. Francesca
si girò e vide due occhi cerulei che la guardavano con aria severa.
-ti sei arrabbiata per quello
che ti ho detto l’altro giorno? Per la fidanzata?- le chiese ora più
dolcemente.
-calde lacrime accarezzavano le
gote rosate della ragazza. Lui se ne accorse. Si avvicinò.
-bè- disse cercando di non fare
notare il proprio pianto
-un po’ si..-
lui si avvicinò a lei le
appoggiò una mano calda sul viso. Si avvicinò con la testa. Francesca per un
attimo temette che la volesse baciare.
-non c’è nessuna ragazza- le
sussurrò all’orecchio
-c.. c.. come??-
chiese sbigottita lei
guardandolo sorpreso.
-non esiste nessuna fidanzata,
nessuna Giulia, capisci? Era uno scherzo!- le sorrise
Francesca non sapeva se
piangere, ridere o prenderlo a botte
-SEI UN CRETINO, UN CRETINO!!-
gli urlò ridendo e dandogli pugni.
-hei!!- disse lui, proteggendosi
-ehi- gli disse con voce più
calma avvicinandosi sempre di più – però ci sei cascata, questo mi fa piacere-,
le disse prima di darle un bacio sulle labbra. Francesca era troppo sbigottita
dalla situazione e non rispose al bacio.
Lui capì e accarezzandola sulla
testa disse,-devo andare a mangiare da Francesco, ci vediamo domani!- e si
allontanò in bici facendole il solito gesto che le faceva ormai da mesi per
salutarla.
Ma il bacio non c’era mai stato.
Mai. Inimmaginabile.
Francesca rimase li, paralizzata
più dalla felicità che dallo stupore.
-EHI FRA!!- LE URLò LA MADRE- UN
QUARTO D’ORA PER LEGARE UNA BICICLETTA??
-AH SI SI.. SCUSA- disse Francesca
svegliandosi dal sogno in cui viveva.- Arrivo…-
-SE SE….- disse la madre fra sé
e sé, altro che bicicletta… pensò sorridendo.
P.S. un enorme bacio a dondy
(mia fedele compagna di scuola e di avventure) a cui naturalmente questa storia
è dedicata (forse non te l’avevo mai detto)
Poi un grazie a tutte le ragazze
che mi commentano (miele, gil, vanelse, lady kari , minnie19 e Ayla (a
proposito… se vuoi te lo faccio conoscere Stefano!!;))…. CONTINUATE A LEGGERE E
COMMENTARE!
L’aveva appena baciata!! Salì i
gradini senza accorgersene, con ancora un forte battito nel petto.
Le piaceva do morire e voleva
dirglielo, urlarglielo in tutti i modi.
Ma preferì restare calma, da
astuta pessimista pensava già all’eventuale rovescio della medaglia ma per ora
rimaneva solo la felicità
Dormì benissimo sognando e
risognando quello che l’era capitato.
Sembrava che il mondo l’amasse,
che tutti le volevano bene: i dolori, le preoccupazioni, le ansie. Tutto, ma
proprio tutto cancellato: questa è la magia dell’amore.
La mattina dopo prese la bici ma
non l’incontrò. Lo vide però all’intervallo.
Sembrava tutto cambiato dopo
quel bacio, anche lui.
Erano imbarazzati, sapevano
benissimo cos’era successo la sera prima ma nessuno osava giocare a carte
scoperte.
Durante un interminabile minuto
di silenzio seduti su dei gradini Giovanni prese per mano Francesca e la baciò:
tutto quello che non era riuscita a dirle, gliel’aveva espresso con quel gesto.
Tornarono a casa assieme. Non
parlarono del bacio né di quello che era successo.però si resero conto che le
loro conversazioni erano più spigliate, più spontanee…. Prima tutte e due
avevano il sospetto di non conoscersi, mentre ora…. Sapevano di conoscersi, e
da tanto.
I genitori sarebbero partiti
quel pomeriggio. Stefano e Francesca li accompagnarono in aeroporto. Dopo le
varie raccomandazioni, saluti e baci partirono. Appena sparirono dopo il
check-in i due si diedero il 5: finalmente soli
Tornarono a casa ridendo e
scherzando immaginando con disgusto quello che avrebbero mangiato già dalla
sera stessa senza la provvidenziale mamma..
Arrivati a casa Stefano si
indirizzò verso la cucina, motivato a preparare qualcosa di buono. Si accorse
che il frigor era invaso da bigliettini e promemoria su ogni contenitore:
gliel’aveva lasciati la mamma. aver preparò una semplice pasta al pesto
seguendo i consigli dei biglietti. All’apparenza sembrava buona
-allora? Com’è?- chiedeva
interessato alla sorella pochi minuti più tardi.
Francesca prese una pennetta con
la forchetta e se la portò alla bocca. Dopo averla masticato la inghiottì a
forza
-mmmm bè, secondo certi punti di
vista buoni…. Però forse…-
-è cattiva vero?- chiese
sconsolato il fratello
-bè no è…… DISGUSTOSA!!-
scoppiarono a ridere. Era
veramente immangiabile.
“bi- bip, bi- bip” era arrivato
un sms sul cellulare di Francesca
“Ciao fra cosa fate voi due?? Io
sono qua solo perché mia madre è andata al cinema con mia sorella… non è che
posso venire da voi??
Tvb
Giò”
-STEEEEEEEEEEEE può venire
Giovanni qua a casa??? È solo!-
Passarono una serata divertente
mangiando la pizza e guardando la tv.
-bene ragazzi… io vado!- esclamò
felice Stefano verso le 11:00.
-dove?- chiese la sorella
-bè fuori-
-ma non dovevi rimanere qui??-
-si ma visto che c’è Giovanni
con te, non ho sensi di colpa a lasciarti a casa da sola!- e detto questo prese
la giacca ed uscì, lasciando Francesca e Giovanni parecchio perplessi sul
divano.
Non erano mai rimasti a casa da soli e per questo l’imbarazzo calò
su di loro.
-bè… che facciamo?- chiese
Francesca alzandosi interrompendo il silenzio
-non so………….- rispose Giovanni
sorridendo.
-Sai Fra…- cominciò Giovanni
guardandola
-cosa?- chiese lei risedendosi
- mi dispiace per quello
scherzo, ci sei rimasta un po’ male.. credo…-
-devo dire che sei stato
bravissimo a recitare.. in effetti ci sono rimasta male, un pomeriggio sono
rimasta 2 ore a piangere seduta in bagno..- sorrise
Giovanni la guardò. Certo che
era proprio carina: i capelli le cadevano mossi sulle spalle larghe e
contornavano un viso con lineamenti quasi perfetti. Era rossa in viso e
sembrava che avesse i grandi occhi scuri lucidi. Lo guardò e gli sorrise.
-mi piaci tanto sai?- gli disse
in un soffio
-anche tu- le rispose Giovanni.
Si stavano per baciare quando suonò il campanello.
-tuo fratello è già di ritorno?-
-mi sembra strano…- rispose
Francesca alzandosi innervosita e maledicendo chi li aveva interrotti.
aprì la porta e non si trovò
davanti Stefano, bensì una donna piuttosto bassa e grassottella con grandi
bigodini in testa. La guardava con due occhietti cerulei piuttosto vispi e
aveva le mani appoggiate ai fianchi. Francesca rabbrividì: la sig.ra Montini,
la loro vicina a cui sua madre aveva dato il compito di sorvegliare i due
fratelli.
-buonasera- rispose decisa la
donna con voce stridula allungando la testa per vedere dietro a Francesca
-dov’è tuo fratello?-
-emmmmm… sotto la doccia-
rispose arrossendo la ragazza. Se la Montini avesse saputo che Stefano era
uscito alle 11 di sera, lasciando la sorella sola, sarebbe subito andata a
riferirlo a sua madre
-posso entrare-?
-si.. si certo..- rispose la
ragazza tremante facendo entrare la donna. Francesca pregava in cuor suo che
Giovanni stesse fermo, immobile sul divano e che non gli venisse in mente di
alzarsi per venire a vedere chi fosse…
-sotto la doccia eh??- chiese la
vicina con gli occhi ridotti a fessura
-si sotto la doccia- rispose
ferma la ragazza
-ho sentito dei movimenti prima…
è per caso venuto qualcuno qui??-
-no assolutamente. Mio fratello
è sceso per buttare la spazzatura- la ragazza si stupì dell’abilità con cui
aveva appena detto quella frottola.
-la spazzatura eh???- la bocca
della donna si aprì in un ghigno
-si la spazzatura- rispose
decisa la ragazza guardandola dall’alto verso il basso.
-sono venuta per chiederti un
po’ di farina- mentì la donna guardandosi intorno.
-si certo gliela vado a
prendere- disse borbottando Francesca allontanandosi dall’ingresso. Arrivata in
soggiorno fece cenno a Giovanni di chiudersi in bagno.
-apri l’acqua della doccia. Le
ho detto che mio fratello è in bagno- gli sussurrò mentre il ragazzo si alzava
dal divano.
-con chi stavi parlando?- la
vicina si stava avvicinando in cucina. Conosceva bene quella casa: spesso la
madre dei ragazzi era stata costretta ad invitarla per un thè
-parlare? Io?- chiese sorpresa
Francesca cercando di velare l’imbarazzo
-si ho sentito che sussurravi
qualcosa a qualcuno..-
-ah bè si eh eh- la ragazza proruppe
in una risatina isterica –ho detto a mio fratello che lei era qui…-
-ah…- rispose scettica la donna
-ecco la farina- Francesca porse
il pacchetto alla donna e la accompagnò all’uscio. Prima che potesse dire
niente le aveva già aperto la porta
-buona notte sig.ra Montini,
sogni d’oro!- e richiuse violentemente.
-maleducata- disse stizzita la
donna dirigendosi verso casa sua –guarda cosa mi tocca fare per controllare due
ragazzini….-
Francesca si appoggiò alla porta
sospirando. Tutto per colpa di Stefano. La prossima volta non l’ avrebbe più
coperto. Sfilò il cellulare dalla tasca dei jeans e digitò un messaggio
“è venuta qui la Montini, non ti
preoccupare ti ho coperto. Fai piano quando torni, quella chiama la polizia,
minimo” tvb. Fra.
Lo inviò velocemente alla voce
“Stefano” e si rimise l’apparecchio in tasca.
-o cavolo Giò è ancora chiuso in
bagno!- esclamò divertita
aprì la porta e trovò il ragazzo
appoggiato al numero che giochicchiava col telefonino mentre l’acqua nella
doccia scorreva veloce.
-via libera!- gli sussurrò
-mamma mia quella li sarebbe
stata perfetta a fare la SS…- disse a Francesca mentre chiudeva la doccia.
-Fra, io devo andare mi ha
appena chiamato mia madre che sono tornate…- disse deluso
-stai a casa da sola? Ti dispiace?-
-no no figurati, Stefano tornerà
fra poco..
-ok!- detto questo prese la
giacca, diede un bacio sulle labbra a Francesca ed uscì.
Lo osservò allontanarsi dalla
finestra, felice di aver trovato finalmente, quello giusto.
Francesca non si spiegava
proprio il comportamento dell’amico. Non poteva stare così male non avendo
niente.
C’era sicuramente qualcosa
sotto, forse grave o forse no che Giovanni le nascondeva.
Giovanni invece era rimasto a
casa perché non stava bene. Un forte mal di testa lo attanagliava dalla sera
prima. I suoi pensieri non gli davano pace. Non riusciva a non pensare al
padre.
5 anni prima infatti, per
l’anniversario dei genitori prima ancora che al padre venisse diagnosticato il
tumore, erano andati a fare un viaggio a Parigi. Giovanni si era divertito
moltissimo. Sembrava tutto così bello. Solo dopo un mese il tumore, e poco dopo
la morte del padre. Dopo 5 anni l’arrivo a Milano della famiglia ormai
spezzata. Era questo il peso che ogni giorno si portava il ragazzo sulle
spalle.
Suonò il telefono. Giovanni si
alzò a fatica dal divano e rispose
-pronto? Chiese con voce mogia
pensando alla madre.
-pronto famiglia Guardino?-
chiese una voce squillante dall’altra parte.
-si… chi è?- rispose
disinteressato il ragazzo.
-siamo dell’agenzia viaggi
“Marakesh” di Milano, abbiamo chiamato per prenotare il viaggio per
l’anniversario suo e di sua moglie…abbiamo qua tutti i volantini,quest anno ci
sono un sacco di offerte interess…- ma non riuscì a finire il discorso che
Giovanni le disse
-mio…. Mio… mio padre E’
MORTO!!!- ora urlava
-LASCIATECI STARE!! E mise giù.
Mancava solo questo, fantastico. L’agenzia di viaggi che chiamava per prenotare
il viaggio. Ma non avevano capito che era morto?? MORTO?? Perché scavare ancora
involontariamente in quella ferita?? Perché??
Sbattè il cordless per terra,
rompendolo. Si accasciò per terra con la testa fra le mani. Basta. Non poteva
andare avanti cosi. Piangere e disperarsi non avrebbe portato a nulla. Il padre
non sarebbe tornato lo stesso e non gli sarebbe piaciuto questo comportamento.
Ora doveva guardare avanti: cambiare vita.
Quel pomeriggio ricevette la
telefonata di Francesco che gli dettava i compiti.
-senti Giò- gli chiese
interrompendosi nella dettatura degli esercizi.
-ma per caso ti sei messa con
Francesca?
-No,non mi sono messo con lei….
--ah no sai perché state sempre
insieme e quindi lo fa pensare….-
--finiti gli esercizi??- cambiò
discorso Giovanni. Non volva parlargli del rapporto con Francesca.
--ah si si certo finiti….-
--ok allora ci vediamo, grazie e
ciao- riattaccò veloce la cornetta
-Dall’altra parte rimase uno
sbigottito Francesco.
Gli piaceva moltissimo
Francesca. Era sicuramente l’unica ragione per cui c’era motivo di stare in
quella grande e straniera città. Si era pentito per lo scherzo che le aveva
fatto, ma almeno aveva una sicurezza in più: ora sapeva di piacerle.
Per ora non voleva mettersi con
lei. Prima doveva raccontarle tutta la verità. Non poteva mentirle ancora.
P.S. mi fa molto piacere che
alla lista dei lettori che leggono la mia fic se ne siano aggiunti altri come
pikkyfan, ryashiro e serpe89!! Grazie mille ragazzi continuate cosi!
Non sono molto contenta di
questo cap… è un po’ triste non pensate??
Sondaggio: SECONDO VOI GIOVANNI
DEVE DIRE DELLA MORTE DEL PADRE A FRANCESCA, O MANTENERE IL SEGRETO?? Grazie!
Cmq vi annuncio già che nei prox
cap, Francesca sarà un po’ confusa x l’arrivo di un nuovo person… BATA BASTA
NON DICO NIENTE!! Un bacio
Nello stesso pomeriggio
Francesca non osava chiamarlo. Magari stava ancora male.
aveva la strana sensazione di
non sapere qualcosa, di non essere al corrente di tutta la vita che l’amico
aveva passato.
Il giorno dopo si rincontrarono
in strada. Pioveva moltissimo quindi erano a piedi. Giovanni si era rimesso
benissimo. Ogni barlume di tristezza era completamente sparito dai suoi occhi.
Mentre parlavano cercando di
evitare le enormi pozzanghere che si erano formate Francesca gli chiese:
-allora vuoi dirmi cosa ti è
successo ieri?? Sembravi triste… senti Giò, ho l’impressione che tu mi nasconda
qualcosa.-
cavolo. Aveva capito. Non poteva
mentirle ancora non poteva….
-no no Fra è solo che avevo
molto mal di testa sai io soffro e quindi….-
“cretino!! Perché non hai
parlato?? Vuoi aspettare ancora un po’??…”pensò nuovamente lui.
-ah ok…..-disse affranta lei.
Non l’aveva bevuta. Assolutamente.
XXIV CAPITOLO
All’uscita da scuola non si
videro, Giovanni infatti usciva un’ora dopo.
Si avviò verso casa con una
compagna di classe, abbastanza petulante e pettegola che aveva appena cambiato
casa per la felicità di Francesca.
-allora si dice che hai il
ragazzo eh?? È vero?? è vero???- chiese a Francesca camminandole praticamente
di fronte per cogliere ogni minima espressione che poteva fregare l’imputata.
-no, non sono fidanzata…- disse
asciutta Francesca.
-ah si?? Perché giri sempre con
quel tipo!! Ma chi è, chi è??- a Francesca venne voglia di buttarla in un tombino
li vicino aperto per lavori.
-è un mio amico, solo un amico-
disse cercando di controllarsi..-
-ah…. – disse delusa la ragazza
. finalmente stava zitta.
Suonò il telefono di Francesca.
-chi è, chi è??- ricominciò a
cinguettare l’amica.
Francesca la fulminò con lo
sguardo mentre cercava nella borsa il cellulare. Non aveva molta confidenza con
quella tipa tanto da mandarla al diavolo purtroppo…
Guardò lo schermo del cellulare
squillante. Sussultò. Era Luca, un suo vecchio amico. Emm… fidanzato dell’anno
prima.
Il volto si infiammò, il cuore
cominciava a battere.
Cosa voleva ancora?? L’anno
prima dopo ben 6 mesi di fidanzamento l’aveva beccato sotto casa sua a baciarsi
appassionatamente un’altra. Dopo il conseguente litigio non si erano più visti.
L’aveva proprio fatta star male.
Non rispose al telefono, ma
l’amica al suo fianco si accorse dello strano rossore che aveva dipinto le gote
di Francesca
-chi è??- cominciò a dire, -è
lui, è lui?, perché non rispondi?? Dai dai rispondi!!-
-non è lui e poi non voglio
rispondere- rispose Francesca mentre il cellulare cessava di suonare. Avrebbe
scommesso 100.000$ che il giorno dopo tutta la classe sapeva di “strane”
telefonate che riceveva Francesca, al quale non voleva rispondere, perché era
un maniaco, o un violentatore che la tampinava. Ci scommetteva, sicuro.
-va bè allora io vado, abito
qui!!- disse la ragazza indicando uno squallido casermone in una viuzza sporca.
--ah….- disse sorridendo
falsamente Francesca –carina…-
-un giorno ti inviterò nella mia
nuova casa!!- le urlò quella allontanandosi e salutandola con la mano
-certo!!- rispose Francesca.
“come no…” disse a bassa voce rispondendo al saluto.
“come mai l’aveva chiamata?
Sicuramente aveva mollato quella oca e ora ricercava Francesca… certo che le
piaceva un sacco… no Francesca cosa pensi!! Ora c’è Giovanni, SOLO GIOVANNI”…
Quel pomeriggio riuscì a
malapena a finire i compiti. Il pensiero che Luca l’aveva cercata dopo più di
un anno la agitava ma nello stesso tempo la incuriosiva notevolmente. Cosa
voleva da lei? Scarabocchiando sul libro di greco cominciò a perdersi nei
propri pensieri…. Un pomeriggio di sole nel parco due ragazzi erano sdraiati
sull’erba… lui faceva ridere una ragazzina di appena 14 anni ammezzo, minuta
con lunghi capelli ambrati e occhi grandi grandi … denti bianchissimi si
potevano scorgere sotto labbra carnose e rosse. Prime forme sotto la maglietta
annunciavano l’addio ad un corpo di bambina evicino a lei un ragazzo piuttosto alto, con capelli lunghi e neri che
coprivano quasi gli occhi, nerissimi come la pece. Due gote arrossate facevano
contrasto con la carnagione scura ed un naso piuttosto pronunciatorendevano il tutto particolarmente buffo.
Indossava una maglietta nera con scritte incomprensibili e da sotto la manica,
delle grosse voglie rosse cercavano di farsi strada prepotentemente. Ce le
aveva da quando era nato e ne faceva il suo punto di forza. Per questo, si
faceva chiamare “il mutante”….
-FRAAAAAA- la voce di Stufano la
fece tornare alla realtà
-si?-
-stasera esco con Flavia….-
-chi è Flavia?-
-la mia nuova ragazza!!- Stefano
sorrise con gli occhi blu che brillavano
-ah..-
-ah mi raccomando….- il fratello
tornò in camera della sorella
-occhio alla Montini!!- finì
facendole l’occhiolino
Francesca borbottò qualche
protesta e tornò alla sua frase di greco… dopo 10 min sempre ferma sulla stessa
parola, chiuse di scatto libro e vocabolario, seccata. Non riusciva proprio a
non pensare a Luca.. e a come toglierselo di mezzo.
XXVI CAPITOLO
La sera
stessa squillò il cellulare. Quasi certa che sarebbe stato Giovanni a
chiamarla, si buttò sul telefono con un sorriso ebete sulla faccia. Ma sul
display del cellulare invece, comparì LUCA e il sorriso scomparì dal viso della
ragazza.
Non
poteva non rispondere ancora. Però.. cosa gli avrebbe detto? Cosa voleva ancora
da lei?
Rispose:
-pronto….-
disse lei
-ehi
ciao Fra sono Luca…- disse con voce calda e armoniosa.
-l’avevo
capito..-
-perché
ieri non mi hai risposto?-
-non avevo
il cellulare dietro, senti perché mi hai chiamato?- cercò di concludere in
fretta la ragazza
-bè
volevo salutarti… è da tanto che non ci sentiamo…-
-ah
bene, va bè io vado ciao…- stava per mettere giù quando Luca la fermò
-no
aspetta Fra, dai perché non ci vediamo uno di questi giorni?-
oddio.
E ora? Cosa gli avrebbe detto?
-no è
meglio di no- rispose lei
-meglio
di no? E cosa vuol dire?-
-vuol
dire che è meglio di no Luca! Cos’è, non hai più la tua ragazza?-
-non
ho mai avuto altre ragazze dopo di te…- rispose flemmatico lui.
“come
no, certo, peccato che quella li te la sei baciata, dici poco” pensò Francesca.
Ma non aveva voglia di mettersia fare
una questione. La cosa si era conclusa. Punto.
-va bè
senti sono di fretta-
-hai
il ragazzo vero?- chiese lui
-cosa
te ne frega!! Ma senti questo qui… comunque si, se proprio vuoi saperlo…- disse
Francesca diventando paonazza dalla rabbia e torturando un povero pupazzino che
l’era capitato fra le mani.
-chi
è- chiese con voce austera l’ex fidanzato.
-senti
luca stai superando il limite, non stiamo più insieme ok? E non sei tenuto a
sapere i fatti miei. Ciao- mise giù e spense velocemente il telefono sapendo
che l’avrebbe immediatamente richiamata.
Dopo
due minuti squillò il telefono di casa. “oddio…” pensò Francesca
Rispose
suo fratello dal soggiorno.
Sentì
che Stefano freddamente esclamava: -ah ciao Luca.. Come stai?’ -
Al
suono di queste parole Francesca si buttò fuori dalla camera e si gettò sul
fratello. Cercando di fargli gesti gli fece capire che doveva dire che lei non
c’era.
-ah si
si Luca emmmmmm- disse Stefano guardando imbarazzato la sorella che si
sbracciava silenziosamente in piedi sul divano.
-no bè
emmmm.. Francesca non è in casa.. dov’è andata dici??- Francesca spalancò gli
occhi, ma cosa gliene importava! Non erano fatti suoi.
-bè
emmm…- continuava Stefano non troppo convincente
-è
uscita con un ragazzo si… non so dove siano andati-
che
grande suo fratello. Aveva colto tutto al volo.
-prova
a chiamarla sul cellulare! Ah è spento.. non saprei.. quando torna dici??-
il
ragazzogettò un’occhiata implorante a
Francesca
-emmmm-
disse lui guardando la ragazza che gli faceva il gesto di un orario non ben
definito.
-non
saprei Luca non saprei si…, ok va bene glielo dirò. Niente figurati ciao!.
Concluse così
-oh
grazie Ste!!!- gli si buttò al collo Francesca mentre questo riattaccava
-perchè
non vuoi parlargli?- le chiese subito.
-perché
no perché no….- disse risoluta Francesca
-peccato
perché era proprio un bravo ragazzo quel Luca, così carino, cosi gentile…..da
spaccargli una sedia in testa!! comunque ha detto di ritelefonargli…-
-come
no…..-pensava fra sé e sé Francesca.
-Fra
io esco.. tornerò un po’ tardi vai pure a letto.. CIAO!- ed uscì
Francesca si afflosciò sul
divano .Non era finita li. Ne era sicura. Non si sarebbe limitato a tampinarla
telefonicamente…..
IL
giorno dopo non osò raccontare nulla a Giovanni. Sicuramente si sarebbe
arrabbiato, non con lei ma con quel tipo e sarebbe successoun pandemonio. Francesca si sentiva confusa:
aveva amato quel ragazzo, le aveva fatto passare degli attimi stupendi e
poterli rivivere però… no no, era inimmaginabile. Avrebbe fatto del male a se
stessa e a Giovanni. Raccontò invece la situazione al fratello, Stefano.
Stefano
non aveva mai amato particolarmente Luca.
disse
alla sorella che se si fosse presentato sotto casa loro l’avrebbe accolto con
una carabina in mano. Poco pacifico il fratello.
il
giorno dopo uscì con Giovanni.
.
Scese le scale e si guardò intorno: sempre le stesse facce, ragazzi che
parlavano, che fumavano.. poi scorse un ragazzo più alto degli altri, capelli
abbastanza lunghi e neri che gli coprivano parzialmente gli occhi,indossava una
felpa gialla con una scritta… la mente di Francesca tornò indietro negli anni:
ora si trovava in un piccolo negozio, molto affollato… provava ad un ragazzo
quella felpa..quel ragazzo era Luca.
-ehi
fra- la distolse Giovanni- stai bene? Hai una faccia…-
-eh??
Si si scusa è che…- disse lei preoccupata guardandosi in giro e controllando
luca che stava parlando amichevolmente con certi vecchi amici. Era cambiato: i
capelli erano più lunghi, il fisico più asciutto e slanciato.. era perfino più
bello.
“ma
dai a cosa pensi, ora bisogna levarsi di qui, quello li sa che questa è la mia
scuola…”
-Giò-
disse
-si..?-
chiese lui guardandola con fare interrogativo
-al
mio 3….. corri.-
-cosa
scusa??-chiese Giovanni con occhi a palla –corri??. Come corr…-
-1-2-3….
Via!! Corri!- disse lei prendendolo per il braccio e cominciando a correre tra
la folla. Luca era lontano:bene, non l’aveva vista.
Uscirono
dal cancello sempre correndo, corsero fino a quando si trovarono in una via
sicura. Si fermarono ansimando
-ma tu
sei scema…..- disse Giovanni –cosa avevi da correre cosi??-
-shhh,
niente zitto ti spiegherò- sussurrò Francesca guardando dietro l’angolo. Di
Luca nessuna traccia.
-possiamo
andare!-gli disse sorridendo come se niente fosse mettendosi a posto i capelli.
-chi
c’era??, perché ti sei messa a correre?-
-no
niente c’era una persona che non volevo incontrare ecco…-
-Sara??-
le chiese giovanni
Francesca
prese la palla al balzo.
-si
esatto!! Proprio lei , sai dopo che abbiamo litigato insomma…-
-ma tu
la devi lasciar perdere quella li, insomma che motivo c’era…-
-lo so
scusa, sono stata una cretina..-
lui
sorrise. Si salutarono e ognuno continuò la propria strada.
.ehi!!-
le urlò lei –domani bici eh?? “almeno sarebbe sfuggita meglio a Luca “ pensò
-si!!-
disse lui- se non piove!- disse guardando il cielo che non prometteva niente di
buono.
Gli
aveva mentito, la storia non poteva andare avanti, Luca non poteva rientrare
nella sua vita, aveva ragione Giovanni doveva lasciar perdere quella persona…
Di
Luca per due giorni neanche l’ombra. Francesca ne era felicissima. Finalmente
aveva capito che era tutto finito, ma non per molto…
Due
pomeriggi dopo fu mandata andò a ritirare dei pantaloni da orlare nella
lavanderia li vicino attaccata al supermercato.
Entrò
nel negozio stringendo nella mano destra il cartellino rosa che le avrebbe
permesso di portare via velocemente i pantaloni.
Dietro
al banco non c’era nessuno. Dopo pochi secondi notò che sul banco c’era un
campanello. Non esitò a suonarlo.
Da
dietro la tendina comparve una ragazza straniera, forse indiana, o forse
filippina molto graziosa con grandi occhi neri.
Le
sorrise.Francesca le consegnà il prezioso biglietto.
La
ragazza scomparve dietro la tendina, Francesca potè scorgere che stava cercando
i suoi pantaloni in un mucchio di roba colorata.
Si
guardò intorno e notò molti volantini colorati appesi ai muri. Il suo studio
venne interrotto dalla voce dolce e poco sicura della commessa.
-ecco
tutto- le disse mettendo sul banco i pantaloni e piegandoli nel sacchetto di
plastica con una raffinatezza e dolcezza mai vista prima, soprattutto da una
commessa.
-sono…
5 euro e 25-disse guardando lo schermo della cassa.
-ecco..-
le disse Francesca dandole i soldi. Mentre la cassiera contava lentamente il
resto con la stessa dolcezza di quando piegava i pantaloni ,dietro Francesca,
dall’altra parte della vetrina del negozio passava la famiglia guardino. La
mamma di Giovanni tirava il carrello, mentre teneva con una mano la piccola
Silvia. Giovanni era dietro che seguiva con un espressione annoiata. Quando
Francesca si girò Giovanni era già entrato nel supermercato.
Francesca
salutò la cassiera, ma non fece a tempo ad aprire la porta che un ragazzo si
mise arrogantemente davanti a lei. Era parecchio alto. Francesca alzò lo
sguardo per guardarlo in faccia: era Luca.
Ebbe
un tuffo al cuore, il viso si infiammò. Oddio. Cosa ci faceva li?
-ciao.
Disse lui baciandola sulla guancia.
-c…
c.. cosa ci fai qui?- disse lei spiazzata.
-visto
che non mi rispondi mai e ti spacci sempre assente, sono venuto a cercarti-
disse lui guardandola severamente dall’alto.
-senti
Luca, lasc…- disse lei scansandolo e cercando di allontanarsi. Ma non ce la
fece perché il ragazzo la tenne per un braccio, chiudendolo nella morsa delle
sue grandi mani.
-lasciami
niente cara Francesca…. Ora PARLIAMO invece- disse lui con una falsa voce
dolce.
Francesca
deglutì. Aveva paura. Ci si poteva aspettare tutto da Luca. avrebbe tanto
voluto che arrivasse il fratello in quel momento…
Il
ragazzo mollò la presa, Francesca scansò rapida il braccio ma chissà come mai
non aveva più voglia di fuggire come prima…
Stettero
(anzi stette) 20 minuti a parlare.
Luca
le elencò tutti i motivi per cui non poteva fare a meno di lei e di come gli
mancava… la riempiva di progetti per colpire il suo cuore. Ormai Francesca non
lo ascoltava più: la sua mente era un vortice di parole, di Giovanni di Luca,
Giovanni, Luca… non si accorse neanche che Luca si era chinato su di lei e la
stava baciando. Poco più in la, nascosto da una colonna un paralizzato Giovanni
osservava la scena attonito.. si chiese se stava sognando o no… più che un
sogno era un incubo. Corse via col viso che stava diventando bordeaux dalla
rabbia e dalla delusione. Mentre correva via, Francesca che si era ripresa
staccò luca e gli diede un sonoro ceffone in pieno viso.
-vai
via….- gli disse sottovoce ….vai via…. SPARISCI!!- ora urlava. Molta gente si
era girata a bocca aperta. Luca si allontanò lentamente.
Lei
rimase li, come un’idiota il viso rosso dalla rabbia che guardava il pavimento
col sacchetto dei pantaloni ormai per terra, quasi aperto.
Era
distrutta.. come aveva potuto?? Perché si era approfittato in quel modo di lei?
Tornò
a casa velocemente. Il rossore stava passando dal suo viso. Ma quella povera
ragazza non sapeva ancora cosa sarebbe successo di li a poche ore, perché
qualcuno che non doveva assistere, aveva assistito in parte a quella scena,
senza però vederne il finale.
Giovanni
sbattè con violenza i sacchetti della spesa nel bagagliaio della macchina,
facendo rovesciare parzialmente il loro contenuto.
Silvia
faceva i capricci perché voleva andare a comprare un giochino non ben definito…
il fratello la prese per il braccio e la spinse bruscamente in macchina. Silvia
cominciò ad urlare, senza che alcuna lacrima le sfiorasse le guance.
La
madre, avendo assistito alla scena urlò: - GIOVANNI!! MA COSA FAI?? CHE COS’HAI??
TRATTA MEGLIO TUA SORELLA PERDINCI!!-
Giovanni
le lanciò uno sguardo come per dire :per favore non metterti anche tu”. La
madre si voltò verso il volante capendo che forse non era il caso di proseguire
con la sgridata.. d’altra parte Giovanni non aveva mai questi scatti d’ira ma
quando ce li aveva voleva dire che aveva i suoi buoni motivi.
Il
viaggio in macchinafu silenzioso
tranne che dagli urli insensati di Silvia
-PER
FAVORE SILVIA!!- le urlò la madre girandosi al primo semaforo rosso,-CHE COSA SARA’ MAI DAI!! Ma cosa avete
tutte e due?? Eravate cosi calmini prima…- disse guardando giovanni al suo
fianco.
Il
ragazzo non si voltò. La madre non poteva capire cos’era successo. Per sua
fortuna lei non aveva questi problemi… e neanche Silvia. Però Silvia poteva
diventare una potenziale ragazzetta da 4 soldi proprio come Francesca.
-Silvia..-
disse giovanni senza girarsi
-si-
dise lei con una falsa nota di offesa nella voce.
-cresci
bene. Gli uomini non sono giocattoli. Ricordatelo.- la sorella inarcò le
sopracciglia. Ma cosa voleva dire?
La
madre capì al volo. Qualcuno, o meglio qualcuna lo stava facendo sentire male.
-senti
ma….- gli chiese la donna
-quella
ragazza… Francesca.. come sta?-
Giovanni
rivolse gli occhi al cielo. Ma perché le madri capiscono tutto?-
-eh??-
disse lui con falsa indifferenza
-ah
bene bene..-
-bene-
disse la donna, che scema non era.
Arrivati
a casa Giovanni si perse nei suoi pensieri. Era stato uno shock. Un vero shock.
Come aveva potuto?? Come aveva potuto prenderlo in giro cosi? Era arrabbiato,
deluso, sconcertato… ogni sogno era sparito.
Anche
l’unico motivo per cui stava in quella città si era dissolto. Voleva tornare a
casa. Ma come? Con chi? Quando? Si ricordò che al suo vecchio paese c’erano gli
zii con gli odiati cugini… no no non poteva fare questo tipo di ragionamento:
impensabile. E la madre? Lasorella?
Che ne avrebbe fatto di loro?
Però
tornare indietro non sarebbe stato male. Non c’era più motivo di stare a
Milano.Nessuno.
Quella
sera Giovanni pensò a tutti i modi in cui poteva dare uno schiaffo morale a
Francesca: farle capire la sua rabbia, farla disperare, soffrire… doveva
rendersi conto di quello che faceva.
Era
talmente disperato che un briciolo di ottimismo gli colpì l’animo: magari non
era Francesca quella ragazza. Era talmente preoccupato dal fatto di perderla
che la vedeva in tutti i posti.. no no. Era lei, i suoi capelli i suoi jeans..
niente da fare quel ragazzo stava baciando proprio lei: la sua unica speranza
di felicità in quel turbine di dolori.
Ma il
turbine ormai aveva risucchiato anche quel barlume di felicità. In un attimo,
improvvisamente.
Francesca
dormì molto male quella notte. Sognava Luca, poi Giovanni, Luca… si trovò in
una stanza buia, pieno di fumo, seduta su una sedia.
L’unica
cosa che poteva vedere era un tavolo nero davanti a lei illuminato da una fioca
luce proveniente da una lampada verde li sopra.
Sopra
il tavolo c’erano due carte, bianche. A Francesca venne voglia di scoprirle, ma
una mano grossa e rugosa la bloccò, prendendola per il braccio. Alzò lo sguardo
davanti a lei:era comparso un uomo, pareva molto anziano, con lunghi capelli
grigi. La faccia era particolarmente brutta e inquietava. Due grandi occhi
azzurri la guardavano seriamente dall’alto. Si sedette tranquillamente. Le
disse con una voce roca e profonda: -tu non puoi scoprire quelle carte, tu non
hai nessuna decisione a riguardo…-
-chi
sei?- gli chiese Francesca, assai spaventata.
-il
destino, mi sembra logico. Allora vuoi scoprirle queste carte?- le chiese
avvicinando il suo viso a quello della ragazza con un espressione divertita che
segnava la sua brutta faccia,
-s..si-
mormorò lei.
L’uomo
scoprì la prima carta: si trattava di luca. era una foto abbastanza grande ma
aveva un qualcosa di strano, magico.. era animata.
Il
ragazzo la salutò dalla foto facendole un gesto. Francesca era atterrita: non
aveva mai visto niente di simile.
L’uomo
notando la sua espressione, con un ghigno sul viso scoprì la seconda carta a
destra della precedente. Ora comparì un Giovanni sorridente, come l’aveva
sempre visto. Nell’immagine stava pedalando fortissimo, ridendo. Francesca
guardò sbalordita l’uomo: ma cosa stava succedendo…?
-fai
un po’ tu- le disse flemmatico l’uomo, appoggiandosi con la schiena allo
schienale della sedia…
-BI
BIP! BI BIP!- Francesca si svegliò di colpo. Oddio. Era solo un sogno che
spavento.
Non
pensò al sogno fino a quando si trovò in bagno. Mentre si lavava i denti le
immagini delle carte del sogno ritornarono nella sua mente. Il significato di
quell’incubo era particolarmente significativo e facile da capire. Ma perché
doveva scegliere?? E perché quell’uomo all’inizio le aveva detto: “non hai
decisione a riguardo”?.
Il
sogno di quella notte le rimase nitido per tutta la giornata. Continuava a vedere
il volto del vecchio uomo, pensando se quella persona esistesse veramente e se
la conosceva. Ma non riusciva ad affiancare quel volto ad una sua conoscenza.
Mentre
legava la bici al solito palo si guardò in giro: non c’erala bicicletta di Giovanni. Si sentiva un po’
in colpa per aver nascosto il ritorno di Luca all’amico. Ma almeno il loro
rapporto non si era incrinato.
Francesca
entrò a scuola: aveva la prima ora di religione, decise di saltarla,
inventandosi che non stava bene e che doveva andare in infermeria. Ma invece
andò in biblioteca: amava moltissimo quel posto, stare in mezzo agli scaffali,
pieni di polverosi libri le trasmetteva un senso di tranquillità infinita.
Entrò e si trovò davanti la faccia simpatica della bibliotecaria.
-cerchi
qualcosa?- le chiese gentilmente prima di farla entrare.
-no
no, devo solo consultare dei libri per una ricerca- mentì Francesca.
Non
doveva fare nessuna ricerca, ma almeno li dentro sarebbe stata sola e non
disturbata da petulanti amiche.
-ah
ok,certo certo fai pure…- le disse la
signora.
Francesca
cominciò a passeggiare tranquillamente fra gli scaffali. Visto che la
biblioteca era grandissima, riuscì a sfuggire alle occhiate perplesse della
bibliotecaria che la guardava sonnacchiosa dalla sua scrivania.
Mentre
camminava notò dall’altra parte dello scaffale una testa bionda che si muoveva,
si avvicinò sorridendo, credendo il ragazzo Giovanni, ma sfortunatamente quando
il ragazzo si voltò a guardarla, Francesca si accorse che non era l’amico.
Andò
delusa nel reparto “STORIA” cominciò a passare le dita fra grossi e polverosi
volumi che parlavano di eroi, guerre, imprese. Amava leggere notizie e
curiosità sui grandi personaggi del passato, di cui spesso i libri di storia
scolastici non parlavano.
Prese
un grosso volume: “LA VITA DI ALESSANDRO MAGNO” sicuramente fra gli eroi del
passato era quello che preferiva.
Si
sedette su una grande poltrona e cominciò a leggere interessata. La sua lettura
fu interrotta dal suono della campanella un’ora dopo. Si alzò velocemente, si
mise in spalla la borsa e rimise a posto il grosso libro.
-cos’hai
preso cara?- le chiese la bibliotecaria.
-no,
niente, sig.ra Gardi ho solo letto un libro-
-ah
bene, allora ci vediamo la prossima volta!- la salutò mentre le apriva la
porta. Era la prof. Che le stava sicuramente più simpatica fra tutte.
Quell’ora
passata in quel luogo e sicuramente il libro le avevano fatto dimenticare il
sogno, a cui non pensò per tutta la giornata.
Corse
verso l’armadietto rosso, contenente i suoi libri. Lo aprì e prese il libro di
matematica. Sempre correndo corse verso l’aula di fisica. Non poteva arrivare
in ritardo.
All’intervallo
tornò nel corridoi degli armadietti, aprì il suo pieno di foto,frasi e ricordi,
ci ripose dentro il libro di matematica e prese quello di greco, per l’ora
successiva.
Mentre
metteva a posto, sentì dei passi frettolosi che si avvicinavano alla sua
destra. Ma visto che l’antina dell’armadietto le copriva la vista, abbassò lo
sguardo e vide le scarpe di Giovanni.
Spuntò
dall’armadietto ma non si trovò davanti il solito sorriso di Giovanni, anzi il
viso dell’amico era rosso e un espressione di rabbia lo caratterizzava.
-ciao…-
gli disse lei temendo. Forse aveva preso un brutto voto, o aveva litigato con
la madre… ma a Francesca non passò neanche per la mente che Giovanni potesse
aver scoperto (e frainteso) tutto.
-che
hai?- gli chiese lei.
Lui
aprì con forza il suo armadietto, poco lontano da quello di Francesca e sparì
dietro l’anta.
Lei,
lasciando aperto il suo si avvicinò a lui.
Giovanni
chiuse l’armadietto sbattendolo con forza. Molti si girarono.
-eh???
Che hai??- le chiese lui
-CERTO
CHE SEI UNA BELLA TIPA!! E ME LO CHIEDI PURE.. MA VERGOGNATI…- le urlò
staccando la chiave dal lucchetto e riagganciandosela al collo. Poi si
allontanò.
-CHE
COSA??? COSA VUOI DIRE??- disse Francesca
- MI
FAI SCHIFO OK?? MI FAI SCHIFO!- le urlò in faccia, correndo poi via.
Francesca
rimase ferma attonita. Molta gente si era fermata a guardare, curiosa.
No.
Non era possibile. Come aveva fatto. Non poteva averla vista con Luca, non
poteva, non c’era nessuno… il cuore le batteva fortissimo: forse si riferiva a
qualcos’altro. Ma a cosa?
Ormai
Giovanni era sparito nei corridoi. Non aveva voglia di inseguirlo. Francesca
capì che se aveva visto lei e Luca, aveva frainteso tutto. Ma come fare per
spiegarlo?
All’uscita
non lo vide. Era distrutta. Non poteva abbandonarla così.
Sulle
scale vide Francesco che rideva con altri compagni di Giovanni. Corse verso di
lui.
-Franci,
Franci!!- gli urlò avvicinandosi
-cosa
c’è- le rispose con freddezza guardandola male. Evidentemente Giovanni gli
aveva raccontato tutto.
-cos’ha
Giovanni?- gli chiese ansimando.
-senti,
- le rispose schivandola, cercando di allontanarsi fra la folla da lei. Ma
Francesca gli stava dietro.
-dovresti
chiederlo a lui. E poi dovresti saperlo.
-come
dovrei saperlo?? Cosa ho fatto??-
-bè mi
ha detto che ti ha visto l’altro giorno baciare un ragazzo.. più di così-
-ma
no!! Ha frainteso Fra!! È stato lui che mi ha bac…-
-senti
senti Fra- le disse mettendolo una mano sulla spalla. –non reggono più queste
scuse ok? Trovatene un’altra- e si allontanò
P.S:un
po’ triste questo cap. non pensate??? :’( e vabbè…
Ho letto
dalle vostre recensioni, che qualcuno pensa che l’uomo nel sogno di francesca
sia il padre di Giovanni… no no assolutamente!! Francesca non lo conosce, è
solo il frutto del suo inconsio.. non esiste!!
Vi sprono
a continuare a leggere la storia e naturalmente a.. commentare!! Un grazie
enorme ad Ayla, Vanelse, Minnie19, Miele, gil e ai nuovi arrivati, Reby, Ran91 ,
Gio90 e ryashiro!! UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI!!
-si??-le
rispose la donna indaffarata ai fornelli.
-io
torno a casa-.
Una pentola
schizzò dalle mani della madre e cadde per terra producendo un forte rumore
metallico.
-cosa?-
gli chiese a bassa voce guardandolo, diventando improvvisamente pallida.
-torno
a casa. Mi sembra semplice, vado dagli zii-
-stai
scherzando vero?? Bè se è così bella battuta- disse abbozzando un sorriso,
-vero?? È uno scherzo no??- chiese conferma preoccupata al figlio.
-no-
disse lui secco, guardando il piatto vuoto davanti a sé e alzando uno sguardo
pieno di dolore.
-ma…
ma…- cercò di parlare la madre ora sedendosi a tavola davanti al figlio
-ma…
ora siamo qua Giò, abbiamo cambiato vita, non potevamo stare più là.. perché
non vuoi stare qua?-
-mi
sento straniero. È semplice. Non riconosco niente, nulla.. voglio tornare alla
mia vita, anche se so che senza papà non sarà come prima…-
al
suono di “papà” lo sguardo della donna si abbassò. Giovanni notò che una
lacrima le stava scendendo dalla guancia.
-ma…
noi siamo qui.. come faremo.. come farò io??COME FARA’ SILVIA??- ora stava
piangendo più violentemente. Giovanni aveva visto poche volta la madre
piangere, aveva mantenuto sempre una certa dignità.
-è
grande, non ha bisogno di m…-
-SI
INVECE GIOVANNI! SI CHE HA BISOGNO DI TE!! E ANCH’IO HO BISOGNO DI TE!-ora si
era alzata di scatto. Delle ciocche disordinate le cadevano sul viso rosso e
rigato di lacrime
-GIA’
LA NOSTRA FAMIGLIA SI è DISTRUTTA- continuò, -SE TE NE VAI ANCHE TU…-disse ora
con voce più calma, risedendosi e prendendosi la testa fra le mani.
-non
posso sostituire papà per Silvia, lo sai- disse Giovanni alla madre guardandola
severamente.
-è
grande per cavarsela da sola. Io voglio tornare a casa. Punto e stop. -Se voi
volete venire con me, benissimo, se no fa niente.-
La
madre di Giovanni era ferita. Come “fa niente”? aveva tentato da 5 anni a questa
parte di rimettere insieme i cocci di una famiglia che era andata in frantumi e
ora… suo figlio se ne andava?
Non disse più nulla. Era
talmente disperata che non riusciva a proferire parola. Giovanni si alzò e per
quella sera rimase chiuso in camera sua, cuffie nelle orecchie che martellavano
musica rock, sdraiato sul letto, a piangere.
La
mattina dopo un pallido sole illuminava la sonnacchiosa Milano.
C’era
chi aveva dormito molto, c’era chi si era alzato già da un po’ per andare a lavorare,
chi aveva passato una notte di passione.. e c’era chi aveva passato una notte
di puro inferno.
Sia
Francesca che Giovanni non avevano dormito per niente quella notte. Al primo le
parole della madre rimbombarono nella testa per molte ore, la seconda era
troppo agitata e in colpa per poter dormire.
Giovanni
non trovò la madre a casa che faceva normalmente la colazione: si era alzata
prima ed era andata al lavoro in anticipo. Preparò la colazione a Silvia. La
sera prima, fortunatamente la bambina dormiva già e quindi non aveva sentito
nulla… o quasi.
-cos’erano
quelle urla ieri sera Gio? mi sembrava la mamma….- chiese Silvia. Inzuppando
una quantità enorme di cornflakes nel latte.
-la
mamma?- chiese con finto stupore il fratello.- ah no, era la televisione..-
-ah…-disse
la sorella.
In
effetti si sentiva un po’ in colpa di lasciare Silvia e la madre da sola. Ma
d’altra parte non c’era più motivo di stare li: perfino Francesca l’aveva
deluso.
La
mattina Giovanni dovette schivare varie volte Francesca: prima davanti al
bagno, poi davanti l’armadietto, poi al bar.. non voleva proprio incontrarla.
Però,
per quel poco che l’aveva potuta osservare, notò che aveva una faccia
pallidissima ed un’espressione di dolore infinito.
Durante
l’ultima ora chiese di andare in bagno. Era da tre ore che non si muoveva e
ormai sentiva il proprio sedere intorpidito sopra la sedia.
Si
avviò al bagno dove avrebbe bevuto un po’.
Passò
davanti al bagno femminile. Passando velocemente notò una figura con lunghi
capelli scuri girata verso la finestra. Sembrava che stesse piangendo, perché
noto un fazzoletto in mano alla ragazza.
La
ragazza sentì che c’era qualcuno dietro di sé. Si girò di scatto. Era
Francesca.
La
ragazza vedendo Giovanni si asciugò velocemente le lacrime, sembrava che
nonvolesse farsi vedere in quello
stato e si appoggiò ad unlavandino.
Giovanni
esitò davanti alla porta senza dire nulla. Gli venne la tentazione di entrare
ma si allontanò velocemente.
Francesca
emise un gemito e ricominciò a piangere violentemente.
Perché
stava piangendo?
Era in
colpa? Si era pentita? Quel ragazzo l’aveva lasciata, lasciandola sola? Oppure
era tutto come diceva lei, un fraintendimento?
Giovanni
non capiva, ma si rese conto che la sua rabbia si affievolì e il suo umore
migliorò.
Per fortuna
non avrebbe visto la madre fino a sera, e poi? Cosa le avrebbe detto?
Mentre
ci ripensava Giovanni serrò le labbra e sospirò. Ora però doveva andare a
prendere a scuola la sorella.
Era
già uscita da un pezzo e aspettava mano per la mano con un altro bambino il
fratello, che evidentemente aspettava pure lui la propria madre.
-sei
in ritardo- gli disse severa la sorellina
-scusa
Silvia, c’era traffico lo sai che è lontana da…-
-si si
ho capito, andiamo andiamo…- gli rispose seccata lasciando il bambino che
teneva per mano.
-e
lui??- disse Giovanni –sta qua solo??-
-non
lo so- rispose lei.
Giovanni
si avvicinò al bimbo e gli chiese chi stava aspettando. Il bambino disse che
stava per arrivare la sorella.
Giovanni
decise di aspettarla con lui, ormai fuori dalla scuola non c’era più nessuno e
non poteva lasciarlo li da solo.
Dopo
pochi min. arrivò a tutta velocità un motorino rosa con sopra una ragazza
bionda.
Scese
velocemente. Non sembrava tanto grande, avrà avuto 17 anni al massimo.
Le
corse in contro il bambino
-Elisa
Elisa- le urlò abbracciandola. Lei rispose all’abbraccio poi guardò Silvia e
poi Giovanni.
-ciao
Silvia- le disse dolcemente
-ciao…-
rispose la bambina
-sono
rimasti qui ad aspettarti perché non arrivavi…- le spiegò il bambino.
-ah
si?? Oh grazie mille veramente- disse guardando Giovanni.
Era
molto carina. Molto.
-bè
noi andiamo- disse la ragazza mettendo un casco al fratello e issandolo sul
motorino
-ciao…-
urlò mentre partiva.
Giovanni
e Silvia le risposero con un cenno.
Era
proprio carina quella ragazza…
-ma è proprio la sorella del tuo
amichetto quella li?- chiese con falsa indifferenza Giovanni.
--si certo..- rispose Silvia.
-sai
dove va a scuola??-
-nooooo- gli rispose la sorella facendo spallucce –perché me
lo chiedi? Ti interessa?- chiese al fratello con uno sguardo alquanto furbo.
-ma no, è che non l’ho mai vista e quindi….- cercò di
arrampicarsi sugli specchi
Quella sera la madre non gli disse niente riguardo al suo
sogno di tornare a casa. La donna soffriva molto e si era giurata che avrebbe
fatto il possibile per non farlo partire. Passarono una bella sera, pizza e
film tutti e tre insieme.
Giovanni rimase perplesso dalla strana felicità della madre
di quella sera, visto quello che era successo poche ora prima.. ma cercò di non
pensarci. Forse la madre aveva accettato la cosa e voleva passare gli ultimi
momenti felici insieme…
Ma invece si sbagliava di grosso perché la donna, conoscendo
il figlio abbastanza lunatico, sapeva che era stata una cosa detta così a caso,
forse perché aveva litigato con qualcuno.
La mattina dopo Giovanni fu felicissimo di dover andare a
riprendere la sorella a scuola quel pomeriggio. Forse avrebbe potuto rivedere
la ragazza.
E infatti era li che chiacchierava col fratellino, ridendo e
baciandolo.
Quel giorno però si presentò: si chiamava Elisa e aveva 17
anni. Un anno più di Giovanni. Frequentava un liceo scientifico lontano.
Era alta con lunghi capelli color dell’oro e occhi verdi. Era
molto bella e a Giovanni piacque immediatamente
Si rividero il pomeriggio dopo, portando al parchetto i
rispettivi fratelli.
Si sedettero su una panchina e si raccontarono a vicenda le
loro cose. Era molto carina e disponibile e ascoltava attenta il racconto della
morte del padre di Giovanni: cosa che a Francesca non aveva neanche accennato e
per questo non ebbe nessun rimorso particolare.
Tornando a casa Giovanni continuava a pensare ad Elisa,
l’aveva stregato.
Il giorno dopo per sua grande sfortuna andò la mamma a prendere
Silvia. Peccato, doveva chiederle il numero.
Francesca non riusciva a darsi pace. In quei giorni fece più
volte il numero di Giovanni ma era sempre spento. E a scuola continuava ad
evitarla. Non voleva perderlo. Ma si rendeva conto che le stava facendo del
male? Non poteva per una volta lasciar perdere il proprio orgoglio e la propria
testardaggine? Non poteva ascoltarla?
L’occasione si presentò il giorno dopo. Incontrò Giovanni
nell’aula di chimica. Infatti le loro classi solo per quelle lezioni erano
gemellate.
Francesca si mise di tavolo proprio vicino a lui, e mentre
cominciavano a miscelare dosi chimiche nelle delicate ampolle cominciò a
parlargli.
-senti….- gli disse
Giovanni non mosse un dito. Almeno non se n’era andato come
le volte prima.
-lo so che non mi crederai mai ma….-
-infatti- rispose secco lui prendendo un’ampolla dal tavolo
-ma…. – continuò Francesca come se non l’avesse sentito
-ti volevo dire che hai frainteso tutto, tutto quello che hai
visto è stato solo un fraintendimento- Francesca scorse sotto la mascherina
protettiva trasparente di Giò un’espressione strana, mista rabbia e falsa
indifferenza.
Subito dopo quelle parole l’ampolla di Giovanni scoppiò dalla
troppa pressione del gas contenuto.
Francesca emise un piccolo urlo e fece un balzo all’indietro.
Giovanni non fece di meglio.
-GUARDINO!!- gli urlò il professore dalla cattedra
-SAI CHE ORA DEVE PULIRE??-
-si prof pulisco pulisco…- disse scocciato Giovanni levandosi
la mascherina e chinandosi a terra per raccogliere i frantumi dell’ampolla-
-cavolo…….-continuò lei
-vuoi capire che quel ragazzo non l’ho baciato io ma mi è
praticamente saltato addosso prima che io potessi dire bè??-
Giovanni alzò lo sguardo verso di lei. La sua espressione
voleva dire “e a chi la dai a bere?” ma Francesca ci scorse, conoscendolo bene
un bagliore di speranza in quei cerulei occhi.
Francesca, spronata dal fatto che forse aveva FINALMENTE
CAPITO continuò con più sicurezza nella voce:
-se tu avessi visto dopo, ho dato uno schiaf…- ma non riuscì
a finire la frase che la campanella suonò e Giovanni si alzò da terra e dopo
aver buttato i cocci dell’ampolla e aver appeso il suo grembiule, uscì
dall’aula.
Francesca sospirò. Evidentemente non voleva ancora
ascoltarla.
Mentre cercava di pulirsi dalle mani quella schifosa miscela
che era spruzzata dall’ampolla rotta di Giovanni, Francesca sentì che due
ragazze del secondo anno parlottavano fra loro vicino a lei.
-hai sentito?? Pare che Guardino voglia andarsene…- disse la
prima all’amica
-ah si?? E perché?? Peccato era cosi carino…-disse la seconda
prima di scoppiare in una risatina isterica, seguita subita dall’altra.
A Francesca si gelò il sangue. Se ne sarebbe andato?? Ma
dove? Oh no non poteva succedere anche questo…. Non poteva… chiuse gli occhi
appoggiandosi con la mano bagnata al muro davanti a lei.
-ehi?? Stai bene??- le chiese una delle due petulanti
ragazzine
-emmm si si certo…- mentì Francesca tirandosi su e
ricomponendosi.
-ok..- disse quella prima di andarsene a braccetto con
l’amica.
Francesca si accasciò per terra, sperando tanto che nessuno
entrasse in quel momento.. l’ultima volta che aveva pianto in bagno era stato
vari mesi prima quando aveva appena litigato con Sara.. e un Giovanni che non
aveva ancora conosciuto pienamente l’era stata vicino a consolarla… ma
Francesca sapeva che quel giorno nessun Giovanni sarebbe venuto a consolarla..
Una lacrima cominciò a scivolare sulla guancia della ragazza
e finì il suo percorso per terra, vicino alla superga di Francesca.
Francesca però non si accorse che proprio in quel momento
passava di li Francesco, casualmente, vide la ragazza per terra, ma non osò
farsi vedere….
-NON STA MENTENDO GIO!! SE NO NON PASSEREBBE LE ORE IN BAGNO
A PIANGERE SEDUTA PER TERRA!!- urlò Francesco a Giovanni durante un cambio
dell’ora. Francesco aveva cambiato idea: conosceva Francesca e sapeva che non
avrebbe mai fatto una cosa del genere, soprattutto ad una persona che amava. E
i pianti lo dimostravano.
Giovanni era seduto al suo posto, un tappo della bic in bocca
che guardava con aria vaga fuori dalla finestra.
-potrebbe piangere per quel tipo- disse con voce pacata e
risoluta Giovanni, ma senza credere alle sue parole.
Francesco sospirò. Non voleva capirla. Che testardo che era…
-ho conosciuto un’altra- disse con lo stesso tono di voce.
Francesco spalancò i grandi occhi neri, non riuscì a dire
niente.
Giovanni si alzò e si diresse verso la porta dell’aula,
coperta da gente che aspettava il prof. Dell’ora successiva.
-NON PUOI FARLE QUESTO!!- gli urlò da dov’era Francesco.
Giovanni si fermò un attimo. Chiuse gli occhi. Ma poi
continuò il suo cammino, uscendo dall’aula.
Francesca passò giorni d’inferno. Solo l’idea che Giovanni
potesse partire la faceva impazzire. Magari erano notizie false, bastava una
voce e tutto si poteva estorcere e ingrandire.
Stefano disse a Francesca, per farla smettere di piangere,
che sicuramente Giovanni non sarebbe partito, la madre non gliel’avrebbe
sicuramente permesso. Quindi non c’era nessun motivo di disperarsi in quel
modo. Poi le aveva consigliato di starsene buona e di non calcare
ulteriormente. Infatti molto presto, secondo Stefano Giovanni sarebbe tornato.
Sicuramente.
Capitolo 29 *** UN DEBOLE SORRISO PER UNA NUOVA SPERANZA ***
XXXVI CAPITOLO
XXXVICAPITOLO
Le parole di Francesco avevano fatto riflettere molto
Giovanni. In effetti aveva anche lui visto che Francesca piangeva molto, in
bagno, uscendo da scuola… ma d’altra parte poteva piangere per quel ragazzo.
Ormai Giovanni pensava poco a quella storia: il natale si stava avvicinando e
lui per il nuovo anno, sarebbe tornato finalmente a casa. Ma non osò ribadire i
progetti alla madre.
Gli sarebbe piaciuto fare una festa, una specie di “addio”
celata da una normalissima festa di natale a casa sua. In fondo era stato
accolto bene dalla scuola e dalla città…
Grazie all’aiuto della sorella, che molto abilmente era
riuscita ad estorcere il numero di cellulare di quell’Elisa aveva potuto
chiamarla.
Le aveva chiesto se voleva uscire una volta, ma lei rispose
che non poteva mai perché doveva studiare tanto … Giovanni capì che era una
scusa bella e buona, infatti una settimana dopo Silvia comunicò gloriosa al
fratello che l’amichetto le aveva detto in gran segreto che la sorella si era
fidanzata…. Giovanni ci era rimasto male, senza dubbio, ma neanche
esageratamente.
Con l’andare avanti del tempo si rese conto che si era
comportato male con Francesca. Non le aveva neanche dato l’opportunità di
parlare, ma d’altra parte la questione era di una gravità talmente grande che
Giovanni non voleva sentire spiegazioni. Fino a quel momento.
Francesco gli comunicò poco dopo che aveva parlato con
Francesca.
-guarda che da come parla e da come si comporta non mi sembra
che abbia mentito…- disse Francesco all’amico un giorno all’intervallo.
Giovanni però non rispose, stette zitto e pensieroso.
-quindi fai un po’ te. Parlale, chiarisciti ma non mandare
tutto all’aria.- detto questo si allontanò. Giovanni si rese conto che una
persona che mente non passerebbe il tempo chiusa nei bagni a piangere e
disperarsi… doveva parlarle. E si affidò totalmente a Francesco…
solo che rimaneva un problema: Giovanni si continuava a
chiedere se il ri-avvicinamento con Francesca lo avrebbe distolto dal fatto di
dover tornare a casa…
il giorno dopo incontrò Francesca nel corridoio degli
armadietti. Era particolarmente pallida e aveva gli occhi rossi. Stava
sistemando dei libri e sembrava che stesse per cominciare a piangere. Vide
Giovanni: si voltò di scatto.
Lui si avvicinò e si fermò dietro di lei, che non si era
accorta di nulla.
Francesca si girò di scatto ed ebbe un sussulto quando si
trovò di fronte Giovanni.
Lui la guardava con un’espressione di pietà infinita, un
misto di dispiacere e tristezza.
Si guardarono per attimi che sembravano lunghissimi in cui
Francesca non ebbe modo di dire niente ,non aveva voglia di litigare ancora.
Poi all’improvviso Giovanni le sorrise. Era un sorriso appena accennato, quasi
invisibile ma che Francesca notò con molta meraviglia.
Arrivò di corsa Francesco a prendere Giovanni, dovevano
andare a ed. fisica.
Mentre si allontanavano a Francesca sembrò che Francesco le
stesse facendo un occhiolino: era buon segno.
Giovanni era felice: finalmente si era reso conto che per
Francesca quel ragazzo non era nulla e che la ragazza in quel periodo stava
veramente male. Mentre pensava a questo, seduto in panchina in attesa di
giocare, a Giovanni ritornò in mente la partenza. Ebbe un tuffo al cuore. Con
che coraggio sarebbe partito ora che le cose si erano sistemate e che tutto
cominciava ad riavere un senso?e sua madre? Sua sorella? Da quella sera, ormai
di varie settimane prima, il discorso non era più stato riaperto. E Simona, la
mamma di Giovanni ormai era convinta che era stato un impulso del figlio, forse
per problemi a scuola. Ma Giovanni voleva partire. Quella non era la sua terra.
Ormai non poteva annullare la festa, la voce era girata a
tutte le persone che conosceva, tranne che a Francesca. Avrebbe voluto
dirglielo ma… in effetti pensava che la ragazza non sapesse nulla delle sue
intenzioni.. ma non era così. Il fischio del prof lo fece tornare alla realtà.
Cominciò a giocare coi compagni a basket. La palla passava
velocissima da mano in mano. Il gioco era concentrato, teso.. Francesco prese
finalmente in mano la palla e si diresse verso l’ambito canestro. All’ultimo
minuto la passò a Giovanni che però, venne colpito in pieno viso.
Cadde a terra, svenuto. I compagni si radunarono preoccupati
intorno all’amico steso per terra.
-via, via VIA SPOSTATEVI!- urlò il professore chinandosi
sopra Giovanni
Dopo un’ora, sembrata però un’eternità, Giovanni si svegliò
in un letto d’ospedale. Sua madre si alzò di scatto quando si accorse che si
era svegliato
-Giovanni… stai bene?- si buttò sul figlio abbracciandolo
-mi hanno chiamato circa un’ora fa al lavoro dicendo che ti
stavano portando al pronto soccorso.. mamma mia che paura non puoi immaginare..
mi sono venuti i capelli bianchi in un secondo… guarda??- disse la madre
facendogli vedere una ciocca di capelli che però era ancora scura.
Giovanni sorrise. Era un po’ intontito e sentiva dolore al
braccio: si accorse che era fasciato
-quando ti hanno tirato involontariamente la palla addosso
sei caduto e te lo sei stortato- disse la madre indicando il braccio
-hai anche il labbro gonfio….- finì passandogli un cubetto di
ghiaccio sulla ferita-
-quando potrò uscire?- chiese con voce assonnata il ragazzo
-fra due ore circa. Tempo di
vedere le lastre-
il giorno dopo Francesca guardava annoiata, ma felice, fuori
dalla finestra della sua aula, durante una noiosissima lezione di religione.
Fuori stava
passando una
vecchina, che si tirava dietro un grosso sacchetto della spesa. Magari potesse
fare la vita di quella donna… senza preoccupazioni scolastiche e di altro tipo…
i suoi pensieri furono interrotti dal suono sordo di un bigliettino planato sul
suo banco. Francesca lo aprì curiosa. Proveniva da Claudio, un compagno di
squadra di Giovanni e compagno di classe di Francesca.
Claudio le riferiva che una settimana dopo ci sarebbe stata
una festa di Giovanni a casa sua, si doveva far passare la voce.
Sarebbe stata invitata? Non poteva certo presentarsi alla
porta senza essere neanche invitata dal diretto interessato.
Ritornò nello sconforto… le sarebbe tanto piaciuto andarci…
Dopo un’ora andò al suo vecchio, caro armadietto.Trovò davanti al suo Giovanni. Era immobile,
sembrava che fissasse il vuoto, ma invece Francesca capì che stava aspettando
qualcuno. Quando vide la ragazza sussultò e si girò di scatto. Lei si avvicinò.
-ciao..- gli disse
-ciao….-le rispose lui diventando rosso.era parecchio
imbarazzato. Si guardava le scarpe.
-ciao!!… ma.. cosa hai fatto?- chiese guardando il braccio
-emmmmmmm durante l’ora di fisica, sono caduto
Francesca sorrise. Il silenzio cadde su di loro- Giovanni
Voleva dire qualcosa ma non riusciva.
Francesca lo guardò con aria perplessa. Non aveva mai fatto
così.
-senti…..- cominciò lui.
Non riuscì a finire la frase che arrivò quella vecchia
pettegola amica che tempo prima aveva sfortunatamente accompagnato a casa.
Prese per il braccio Francesca e la trascinò via sotto lo sguardo stralunato di
Giovanni.. peccato voleva invitarla alla festa e..parlarle.
-ehi! C…. c… cosa vuoi…..- cercò di dire Francesca mentre
veniva portata a forza in giro per la scuola, verso una meta misteriosa-
-vieni vieni- rispose lei –ti devo fare vedere una cosa.-
finalmente la corsa finì e Francesca si trovò davanti alla
grande bacheca dove venivano affissi gli annunci al piano terra.
-guarda guarda!!- disse eccitata l’”amica” indicando un
grosso foglio appeso.
Era la prima pagina del giornalino mensile scolastico. La
pagina era parzialmente occupata da una grande foto che ritraeva due ragazzi
seduti sulla panchina del cortile mano per mano… lei e Giovanni…
Francesca spalancò gli occhi. Ma l’incubo non era finito.
Infatti proprio sotto alla foto un enorme titolo si stagliava
sull’azzurrina pagina:
DURERA’??????
E ancora sotto un sottotitolo che fece rabbrividire
Francesca:
Tutti i misteri, retroscena e curiosità sulla turbolenta
relazione dell’anno!
Francesca si tappò la bocca, attonita. Il cuore aveva
cominciato a pulsarle violentemente nel petto. Era troppo sconvolta per poter
dire qualcosa
-allora???- chiese l’autrice dell’articolo
-ti piace??? L’HO SCRITTO IO!!- squittì orgogliosa.
-m….m…..ma.. non puo….-
-si che posso!!- la interruppe l’ “amica”- -infatti sto
andando dalla preside a chiederle il permesso di poter fare uscire il numero
domani!!-
Francesca era a dir poco sbigottita. Per la prima volta in
vita sua ebbe la tentazione di buttarsi addosso a quella ragazza e farle
passare l’inferno. Ma si trattenne, vedendosi già sospesa o addirittura
espulsa.
-naturalmente….- continuò orgogliosa facendo molti gesti,
-questo numero sarà un successone!! Faremo molti soldi!! Il 20% andrà a te,
intendiamoci…- disse prima di correre via verso la presidenza.
Non essendosi potuta vendicare sull’autrice di quel
“simpatico” articolo( e non volendo neanche immaginare il CONTENUTO, visto che
si era limitata al titolo) diede un pugno alla bacheca di vetro, rompendola.
Era furiosa. Per fortuna non c’era nessuno intorno e quando sentì dei passi
avvicinarsi corse via.
Mentre scappava sentì un dolore acuto alle nocche: erano in
un lago di sangue.
P.S. BUON ANNO
RAGAZZI!!! Come va?? Lo so, sono stata un po’ lenta ad aggiornare causa pranzi
e cose varie.. comunque eccomi qui tornata!!!
Lo so, l’idea del
giornalino è un po’ inverosimile ma mi piaceva troppo…..!!!
Giovanni inviterà
Francesca alla sua festa?? Cosa succederà?? MAH!! Lascio tutto alla vostra
fantasia aspettando i prox capitoli che arriveranno, non preoccupatevi,
prestissimo!!
Vi piace l’idea della
musica alla fine del cap?? (l’ho copiata da una autrice che scrive nella
sezione libri- tre metri sopra il cielo e mi è piaciuta troppo!!) cmq non sono ancora
riuscita a capire bene come si fa ad ascoltare il brano mentre si legge, cioè a
far partire la musica appena si clicca il capitolo.. se qualcuno di voi è
esperto in maniera, è graditissimo un aiuto!! (se notate tutte le canzoni sono
affini al tema del cap… CHE FIGATA!!! WOW!!)
Ringrazio veramente
tutti quelli che mi hanno recensito, cioè:
_Ayla: grazi delle tue
stupende recensioni e… si si lo so, anche a me non è piaciuto Giovanni nell’ultimo
periodo ma… ti assicuro che non ti deluderà più!! (non farà più il
mandrillone.. hi hi:=D) bacio
_Harryherm: mi fa
piacere che ti piaccia, allora qualche anticipazione.. durante la festa un
piccolo inconveniente, ma MOOOOLTA intimità… (prima dell’inconveniente), poi un
pestaggio e finalmente.. LA VERITA’(tutto ciò però dal XXXX cap..). Basta non
dico altro… a presto!! Un bacio!
Vi dico poi (per tranquillizzarvi)
che NON si lasceranno…
UN BACIO GRANDE A TUTTE
VOI E… CONTINUATE A RECENSIRE!
Francesca si indirizzò velocemente in infermeria. Avrebbe
saltato matematica, poco male. Non era una ferita grave, ma certamente non
poteva tornare a casa cosi…
-cosa ti sei fatta?- chiese curiosa l’infermiera, facendo
salire sul lettino la ragazza ed esaminandole la mano.
-sono caduta- mentì Francesca sperando che la donna non avesse
ancora sentito della strana rottura di una bacheca.
-caduta??- le chiese inarcando le sopracciglia e guardandola
severa da sopra gli occhiali. –non mi sembra una ferita da caduta, più che
altro da taglio- concluse.
-no no- continuò a mentire Francesca. –sono caduta in
cortile.
-va bene, va bene….- disse non credendo l’infermiera,
prendendo il disinfettante.
Dopo aversi fatto fasciare la ferita, Francesca lasciò
l’infermeria. Era stato poco furbo andare li: la voce della misteriosa rottura
della bacheca si era già sparsa nei corridoi e sicuramente l’infermiera avrebbe
potuto ricordarsi di lei..
Non poteva tornare in classe: tutti avrebbero notato la
fascia sulla sua mano.
Tornò al suo armadietto, ormai Giovanni non c’era più.
“maledizione” pensò “proprio quando stava per parlarmi….”
Si accorse che il suo armadietto era chiuso. Si toccò il
collo in cerca della chiave appesa a mò di collana, ma la chiave non c’era.
Francesca sospettò che l’armadietto le era stato chiuso da Giovanni.
Dove poteva andare ora?? Per fortuna quella era l’ultima ora
della mattinata, dopo ci sarebbe stata l’uscita. Non poteva stare tanto in
giro, avrebbe rischiato di ri incontrare quella stupida cretina, maledetta… le
imprecazioni di Francesca non finirono li.
Si diresse verso la biblioteca dove sarebbe stata protetta.
Passando davanti alla bacheca rotta, notò il bidello che raccoglieva i pezzi di
vetro inginocchiato per terra. Bestemmiava talmente forte che non si accorse di
Francesca che gli sgattaiolò dietro, senza dimenticare di raccogliere la prima
pagina del giornalino, ormai afflosciata per terra e calpestata.
Davanti al cestino li vicino, la ragazza strappò in mille
pezzi il maledetto foglio e lo buttò.
Chissà se Cristina, la cara amica, autrice dell’articolo,
aveva ottenuto il permesso della preside…. Francesca sperò naturalmente di no,
ma il giorno dopo le sue speranze furono distrutte.
Infatti, già all’entrata di scuola c’era uno strano mormorio
di curiosità ed eccitazione. Molti parlottavano fra sé ridendo. Quando arrivò
Francesca, tutti si girarono verso di lei, indicandola e ricominciando a
mandarsi occhiate strane. Francesca ebbe la triste intuizione che il numero era
già uscito. Sulle scale di ingresso molti ragazzi aspettavano di entrare,
seduti, concentratissimi nella lettura del giornale, ormai fuori dalla realtà
per la curiosità e l’avidità nel leggere l’articolo. Francesca non osò neanche
immaginare cosa c’era scritto e non aveva nessuna intenzione di saperlo. Entrò
svelta a scuola, evitando le occhiate curiose degli alunni nei corridoi.
Davanti all’armadietto c’era Giovanni, appoggiato anche lui immerso nella
lettura del giornale. Quando vide Francesca cercò di nascondere l’oggetto.
-che cosa c’è scritto……?- chiese con uno sguardo di
preoccupazione la ragazza indicando il giornale in mano a Giovanni.
Dalla faccia del ragazzo capì che non c’erano scritte cose
molto rassicuranti…
-non ho parole…- sussurrò lui –dovremmo girare per la scuola
incappucciati mi sa….-
Francesca gli lanciò un altro sguardo di terrore. Sospirando aprì
il giornale.
Francesca si indirizzò velocemente in infermeria. Avrebbe
saltato matematica, poco male. Non era una ferita grave, ma certamente non
poteva tornare a casa cosi…
-cosa ti sei fatta?- chiese curiosa l’infermiera, facendo
salire sul lettino la ragazza ed esaminandole la mano.
-sono caduta- mentì Francesca sperando che la donna non avesse
ancora sentito della strana rottura di una bacheca.
-caduta??- le chiese inarcando le sopracciglia e guardandola
severa da sopra gli occhiali. –non mi sembra una ferita da caduta, più che
altro da taglio- concluse.
-no no- continuò a mentire Francesca. –sono caduta in
cortile.
-va bene, va bene….- disse non credendo l’infermiera,
prendendo il disinfettante.
Dopo aversi fatto fasciare la ferita, Francesca lasciò
l’infermeria. Era stato poco furbo andare li: la voce della misteriosa rottura
della bacheca si era già sparsa nei corridoi e sicuramente l’infermiera avrebbe
potuto ricordarsi di lei..
Non poteva tornare in classe: tutti avrebbero notato la
fascia sulla sua mano.
Tornò al suo armadietto, ormai Giovanni non c’era più.
“maledizione” pensò “proprio quando stava per parlarmi….”
Si accorse che il suo armadietto era chiuso. Si toccò il
collo in cerca della chiave appesa a mò di collana, ma la chiave non c’era.
Francesca sospettò che l’armadietto le era stato chiuso da Giovanni.
Dove poteva andare ora?? Per fortuna quella era l’ultima ora
della mattinata, dopo ci sarebbe stata l’uscita. Non poteva stare tanto in
giro, avrebbe rischiato di ri incontrare quella stupida cretina, maledetta… le
invocazioni di Francesca non finirono li.
Si diresse verso la biblioteca dove sarebbe stata protetta.
Passando davanti alla bacheca rotta, notò il bidello che raccoglieva i pezzi di
vetro inginocchiato per terra. Bestemmiava talmente forte che non si accorse di
Francesca che gli sgattaiolò dietro, senza dimenticare di raccogliere la prima
pagina del giornalino, ormai afflosciata per terra e calpestata.
Davanti al cestino li vicino, la ragazza strappò in mille
pezzi il maledetto foglio e lo buttò.
Chissà se Cristina, la cara amica, autrice dell’articolo,
aveva ottenuto il permesso della preside…. Francesca sperò naturalmente di no,
ma il giorno dopo le sue speranze furono distrutte.
Infatti, già all’entrata di scuola c’era uno strano mormorio
di curiosità ed eccitazione. Molti parlottavano fra sé ridendo. Quando arrivò
Francesca, tutti si girarono verso di lei, indicandola e ricominciando a
mandarsi occhiate strane. Francesca ebbe la triste intuizione che il numero era
già uscito. Sulle scale di ingresso molti ragazzi aspettavano di entrare,
seduti, concentratissimi nella lettura del giornale, ormai fuori dalla realtà
per la curiosità e l’avidità nel leggere l’articolo. Francesca non osò neanche
immaginare cosa c’era scritto e non aveva nessuna intenzione di saperlo. Entrò
svelta a scuola, evitando le occhiate curiose degli alunni nei corridoi.
Davanti all’armadietto c’era Giovanni, appoggiato anche lui immerso nella
lettura del giornale. Quando vide Francesca cercò di nascondere l’oggetto.
-che cosa c’è scritto……?- chiese con uno sguardo di
preoccupazione la ragazza indicando il giornale in mano a Giovanni.
Dalla faccia del ragazzo capì che non c’erano scritte cose
molto rassicuranti…
-non ho parole…- sussurrò lui –dovremmo girare per la scuola
incappucciati mi sa….-
Francesca gli lanciò un altro sguardo di terrore. Sospirando
aprì il giornale.
IXXXX CAPITOLO
Man mano che leggeva fra le righe il suo cuore cominciò a
pulsarle violentemente nel petto e il viso si infiammò.
Cristina non aveva tralasciato nulla. Ma proprio nulla.
L’inizio della loro “love story” come la chiamava lei, era
stata descritta minuziosamente: dal loro primo incontro, alla prima litigata e
poi all’ultima rottura, appena conclusasi. Era perfino descritta una falsa
telefonata fra Francesca e “l’amante misterioso” responsabile della rottura fra
i due. Il viso di Francesca, se possibile, si infiammò ancor di più.
Quando ebbe finito la penosa lettura, chiuse di scatto il
giornale.
-non ci crederai mica vero??- chiese con severità a Giovanni.
-no no… conoscendo Cristina non ci credo.-
Francesca sospirò. Erano in un bel guaio. E chissà i
professori, cosa avrebbero detto quando avrebbero letto l’articolo…
-senti- cominciò Giovanni
-non ci dobbiamo far spaventare da una cavolata del genere.
Tutti conoscono Cristina quindi… quindi.. capiranno, lospero.-
Francesca tratteneva a malapena le lacrime. Era stata
sfruttata e tradita da quella ragazza.
-dai vieni qui…- disse Giovanni prendendo fra le braccia la
ragazza e mandando sguardi pieni d’ira ai passanti che ridacchiavano.
-la cosa si risolverà.. già domani tutti avranno
dimenticato…- concluse passando la sua mano fra i capelli della ragazza.
E infatti fu così. Già dopo due giorni la curiosità sulla
“relazione dell’anno” era sparita. Cristina girava per scuola cercando di
vendere altri numeri di quel giornale. Ma ormai l’interesse generale era
svanito.
-chissà quanti soldi ha fatto….- disse Francesca mentre
passava insieme a Giovanni davanti ad una Cristina che cercava in tutti i modi
di convincere due bambinette del primo anno a comprarle il numero.
-per quello non me ne frega molto- ribattè veloce lui
–speriamo che almeno usi quei soldi per comprarsi un cervello decente…-
si misero a ridere felici. Ormai non erano più preoccupati
per quella sciocchezza: avevano fatto pace, ed era questo che valeva.
La festa di Giovanni ci sarebbe stata quel sabato sera.
Naturalmente Francesca era stata invitata. Non osava però iniziare il discorso
della partenza di Giovanni col diretto interessato. Logicamente sperava in un
cambio di idea.
Anche Giovanni era ormai dubbioso se partire o no. Ora che le
cose si erano sistemate, con che coraggio sarebbe partito?
Sua mamma era diventata particolarmente attenta e premurosa
verso Giovanni. Gli aveva regalato il computer nuovo, cosa insolita poco prima
di natale, e lo trattava con più affetto di prima. Logicamente non voleva
perderlo.
Ma era come se Giovanni fosse ancora legato con un filo alla
sua vecchia città. E ora sentiva che il filo lo tirava, sempre più forte verso
casa sua.
Sabato sera dalle 8 in punto la casa di Giovanni cominciò a
riempirsi sempre di più di ragazzi,anche sconosciuti.
Simona e Silvia erano andate al cinema e la casa era stata
adibita a festa: enormi ghirlande cingevano i muri e un grosso albero di natale
si stagliava in sala. In opposizione a questa atmosfera natalizia, Giovanni
aveva provveduto ad installare grossi fari e luci colorate da discoteca. La
casa poi, era immersa da una musica forte, martellante. Già alle nove la sala
era invasa dal fumo e da ragazzi scatenati che ballavano. Giovanni sperò che
quel fumo di innocenti sigarette non si sarebbe tramutato in fumo di altro
genere.
Passò un’ora buona insieme a Francesca, ad andare avanti e
indietro a riempire ciotole di pop corn e altri snacks che venivano eliminati
alla velocità della luce. Poi tuttidue
si godettero la festa. Francesca si mise a parlare con un gruppo di amiche di
altri corsi, mentre Giovanni venne coinvolto in una discussione riguardante
l’ultima partita del campionato di basket italiano.
Dopo un po’ il fumo, le luci e la musica fecero girare la
testa a Giovanni. Salì in camera sua per sdraiarsi un attimo. Tanto la sua
assenza non sarebbe stata sicuramente notata, tranne che a Francesca.
Lo vide salire particolarmente pallido, mentre veniva sepolta
da domande su dove avesse comprato l’abito, quanto costava… lasciò poco
dispiaciuta le amiche e seguì Giovanni.
Non era mai stata al piano superiore. La casa era molto
grande e bella. Le pareti del piano superiore erano piene di foto ritraenti
Giovanni con in braccio Silvia neonata, e molte altre, quasi tutti che
ritraevano il papà di Giovanni. Francesca però, notò con stupore che in tutte
le foto dove c’era il padre, Giovanni era molto piccolo e Silvia non c’era
neanche. Non c’era una foto recente col padre.
Venne richiamata alla realtà da un rumore in una stanza.
Bussò ed entrò. C’era Giovanni seduto sul letto, un po’ provato.
-non stai bene?- chiese allarmata la ragazza.
-no no…-rispose lui
prendendosi la testa fra le mani.
-sono solo un po’ stordito dal fumo e dalle luci-
-ah…- disse la ragazza sedendosi sul letto di fianco a lui.
Passarono così quasi mezz’ora sdraiati sul letto uno di
fianco all’altro a parlare e ad osservare le stelle e i pianeti fosforescenti
attaccati sul soffitto.
-sai…- cominciò lui – ho dato un nome ad ogni stella, tipo:
quella li piccolina a sinistra è Silvia, quella a fianco è mia mamma- disse
indicando il soffitto.
-quel pianeta li a destra, il più grosso è mio papà…-
-a proposito- lo interruppe Francesca. –come sta tuo padre?
Dov’è?-
Giovanni ebbe un tuffo al cuore. Si era completamente
dimenticato che Francesca non sapeva della morte del padre.
-bene. È in America- tagliò corto il ragazzo , ricominciando
a indicare il soffitto e ad elencare le stelle.
-io chi sono?- chiese con un tono ironico Francesca.
-quella stella là in alto, quella più in alto- indicò
Giovanni.
-quella più grossa?- chiese incuriosita lei, notando che
quella stella era veramente la più grossa in assoluto nel gruppo.
-si…- disse Giovanni sussurrando.
Francesca sorrise. Le faceva piacere. Si girò verso Giovanni
che sorrideva. Si avvicinò alla ragazza e cominciò a baciarla molto dolcemente.
Mentre stavano li, abbracciati, la porta si spalancò. Giovanni fece un salto.
Sulla porta si stagliava la figurina esile di Silvia.
-che vuoi- chiese in tono brusco il ragazzo sperando
vivamente che la bambina non corresse dalla madre urlandole “Giovanni è sul
letto che bacia una ragazza”.
-siamo tornate- disse con una vocinadolce.
-ah…- Giovanni sentì il caos al piano terra e si ricordò che
c’era una festa di natale a casa sua…
-io vado a letto…- concluse Silvia.
-dov’è mamma?- chiese Giovanni ormai in piedi e abbastanza
imbarazzato come Francesca.
-è giù che sta raccontando ai tuoi amici il film. Le è
piaciuto molto- finì Silvia prima di andarsene.
-oddio….- sussurrò Giovanni prima di prendere per mano
Francesca e di scendere velocemente in sala.
Li trovò suo mamma che imitava un cavallo, evidentemente il
protagonista del film, davanti agli sguardi incuriositi di qualche ragazzo.
-oddio, quella è sbronza- disse Giovanni a Francesca mentre
correva verso la madre.
Quando Simona stava per fare un nitrito molto verosimile,
Giovanni la prese per un braccio e la allontanò dal pubblico che si era ormai
formato.
-mamma… che hai..- chiese alla madre lanciando sguardi
nervosi in giro.
-io?? niente!!!- disse con un’insolita allegria Simona prima
di cominciare a nitrire.
-hai bevuto qualcosa mamma??- chiese con falsa dolcezza il
figlio.
-no.. non mi sembra- disse lei facendo un sorriso folle al figlio.
-ah no bè… se ci penso bene..-
-COSA??- chiese più preoccupato Giovanni.
-un the. Ah si. Proprio un the!! Un the!! Ma poi aveva un
sapore strano quasi come se fosse… fosse…-
-FOSSE???-
-COGNAC!!- che strano eh??? Cognac al posto del the!! Però
non era maleeee- disse Simona cominciando a barcollare tanto che Giovanni la
dovete sostenere.
Che idioti, probabilmente quelli del bar del cinema se ne
erano approfittati dandole cognac al posto del the oppure…. Sua madre aveva
chiesto realmente del cognac e aveva un po’ esagerato…
-ok, ok mamma andiamo a letto ora ok??- le disse dolcemente
ricordandosi che tempo prima aveva dovuto soccorrere la sorella che forse aveva
bevuto il mercurio e ora si trovava con una mamma fra le braccia completamente
ubriaca.
La portò sulle scale mentre Francesca gli corse incontro ed
aiutandolo a trasportare la donna in camera sua.
Svestita e messa a letto, un po’ di gente cominciò ad
andarsene. Giovanni accompagnò Francesca a casa. Era abbastanza sconvolto per
la madre, non aveva mai fatto cose di questo tipo…
-scusa per mia madre.- esordì
-ma da quando è mor…- si bloccò di colpo. Stava per tradirsi.
-ma da quando??- chiese Francesca mentre tirava fuori le
chiavi di casa.
-ma da quando… quando.. ha cambiato città è strana, ecco.-
-ah….- disse la ragazza.
-ma tu te ne andrai?-gli
chiese preoccupata tutto d’un fiato.
Giovanni esitò molto prima di rispondere – non lo so…- disse
-bè… mi dispiacerebbe ecco…- disse improvvisamente Francesca
guardandolo con uno sguardo molto triste.
Giovanni abbozzò un sorriso. Francesca si avvicinò a lui e
gli diede un bacio a stampo sulle labbra.
-ciao…- bisbigliò prima di varcare la soglia di casa.
Giovanni girò i tacchi e tornò a casa. Era felicissimo per
quello che era successo durante la festa però… era deluso dal comportamento
della madre. Certo, era rimasta sconvolta dalla morte prematura del marito
però…. Come diceva proprio lei bisognava andare avanti… Giovanni sospirò ed
entrò a casa.
Salì i gradini e sentì la madre che vomitava in bagno. Entrò
in camera sua, si spogliò e si infilò a letto osservando le stelle sopra di
lui.
Chissà perché ma le uniche stelle che brillavano
nell’oscurità erano il pianeta del padre e quella stella più in alto, la più
grossa fra tutte.
La mattina dopo la mamma di Giovanni, era molto pallida e con
i grandi occhi azzurri assai spenti. Giovanni si sedette a tavola per fare
colazione senza dire nulla a Simona che guardava con sguardo vuoto la tv spenta
alla sua sinistra, mentre Silvia lanciava dei cornflakes contro il fratello.
-riguardo ieri sera…..- cominciò esitante la madre ma venne
subito bloccata da Giovanni.
-complimenti- disse a bassa voce lui.-
-Giò scusa, non era mia intenzione metterti in imbarazzo coi
tuoi amici ma….-
-non è quello, mamma- disse a denti stretti il ragazzo mentre
Silvia, ignara di tutto, giochicchiava con un pupazzino trovato nella scatola
dei cereali…
-TI SEI UBRIACATA!!! È qUELLO IL DRAMMA!!!- le urlò Giovanni
– E PER DI PIU’, DAVANTI A TUA FIGLIA!!
Silvia ora osservava la scena a bocca aperta stringendo in
mano il pupazzino che non veniva degnato di uno sguardo.
-è vero Giò, lo sai non è facile per me, volevo solo tirarmi
un po’ su…-
-CON UN BICCHIERE PIENO DI COGNAC?? LO DICEVI ANCHE TU CHE
BISOGNAVA ANDARE AVANTI… E TU COSA FAI?? TI UBRIACHI ADDIRITTURA DAVANTI A
SILVIA???- Detto questo Giovanni si alzò, prese la giacca e uscì di casa
sbattendo la porta.
-cos’è mamma la ubriacada?- chiese innocentemente Silvia.
-niente Silvia- sbottò sua madre – forza siamo in ritardo
prendi la giacca e la cartella.-
Quella mattina non incontrò Francesca prima dell’intervallo.
Camminando nei corridoi pieni di schiamazzanti ragazzi Giovanni si sfogò con
lei.
-bè ma devi capirla Giò, cambiare città, casa, tutto non deve
essere facilissimo, poi tuo papà che è sempre al lavoro non l’aiuta
sicuramente…- cercò di convincerlo Francesca, ancora ignara della morte del
padre di Giovanni.
-lo so però…- ribattè Giovanni –non me la sarei aspettata una
cosa del genere, soprattutto da una donna ormai matura e soprattutto da mia
madre…-
-vuoi avvertire tuo padre?- chiese la ragazza.
-no no. Si creerebbero altri problemi. Meglio di no- concluse
Giovanni.
Poco dopo si avvicinò un gruppo di ragazzi del loro hanno.
Non avevano una buona reputazione a scuola, e tutti ne stavano il più possibile
alla larga.
-EHI GUARDINO!!!- gli urlò uno di loro – HA SMESSO DI NITRIRE
TUA MAMMA???- i compagni cominciarono a ridere sguaiatamente . Giovanni non
rispose, si limitò a guardarli male e a girarsi. Evidentemente la notizia era
già girata…
-MA
CERTO- urlò poi un altro ragazzo –POVERINA, COME FA TUA MAMMA A SFOGARSI
SENZAIL SUO STALLONE???- il gruppo non
ebbe modo di esplodere in un’altra maligna risata che Giovanni era già addosso
al ragazzo.
-NO
GIO’!! LASCIALO STARE!! E’ UN IDIOTA!!- cercò di fermarlo Francesca ma venne
strattonata per un braccio.
Solo
dopo pochi minuti due ragazzi riuscirono a staccare Giovanni dal bullo, che
giaceva a terra col naso rotto e un occhio nero. Giovanni invece se l’era
cavata con un labbro un po’ gonfio.
Prima
che i ragazzi intorno che avevano seguito la scena attoniti potessero dire
qualcosa, Giovanni corse verso il bagno seguito da Francesca.
Lo
trovò appoggiato al muro col labbro sanguinante. Si teneva la testa fra le
mani.
-li
devi lasciare perdere quelli li… sono solo idioti..- gli disse dolcemente
Francesca avvicinandosi a lui.
Giovanni
mugugnò guardando fuori dalla finestra.
-perché
hai reagito cosi quando hanno parlato di tuo padre?- gli chiese Francesca.
Giovanni
sembrava una bomba ad orologeria. Da un momento all’altro sarebbe scoppiato.
-PERCHE’
MIO PADRE E’ MORTO!! LO CAPISCI!! M-O-R-T-O- le urlò prima di accasciarsi a
terra. Francesca rimase sbalordita. Non se l’aspettava non lo sapeva… perché
non gliel’aveva detto prima.. l’avrebbe aiutato…
-scusa…
n.. n.. non lo sapevo.. mi.. mi.. dispiace- balbettò.
Giovanni
sospirò scuotendo la testa.
La
porta si aprì. Una figura esile si stagliò davanti all’uscita del bagno. Era il
prof. Di religione.
-sig.r
Guardino… -disse – la preside l’aspetta nel suo ufficio.- mormorò.
-mi
dispiace….-
Giovanni
si alzò bruscamente e gettò con forza la sua felpa per terra. Quando ormai era
fuori, Francesca la raccolse. Si appoggiò ad un lavandino, sospirando.
XXXXIII
CAPITOLO
Poco
dopo si accorse che la campanella dell’intervallo era suonata. Si gettò fuori
dal bagno notando che ormai i corridoi erano vuoti. Di Giovanni nessuna
traccia. Era sicuramente in presidenza destinato ad una sospensione. Mentre si
avviava alla sua classe fu raggiunta da un bidello.
-ti
vuole la preside nel suo ufficio- le disse.
-va
bene..- mormorò lei.
Aprì
la porta dell’ufficio. trovò Giovanni seduto di fronte ad una grossa scrivania
, e dall’altra parte, una donna tarchiata e piuttosto brutta, con piccoli occhi
incorniciati da degli occhiali rossi e un rossetto di un viola acceso che le
accarezzava le labbra: la preside
-si
segga -disse a Francesca con una
vocetta stridula e abbastanza seccata.
Francesca
si sedette di fianco a Giovanni. Lo guardò, ma lui osservava con sguardo vuoto
un grosso trofeo di basket dietro alla preside.
-sentite.,
ho molte cose da fare oggi- cominciò con la solita voce stridula.- quindi, non
ho nessuna intenzione di perdere molto tempo.- -un bidello mi ha informato che
alle ore 10:30, esattamente durante l’intervallo…- disse tutto d’un fiato
-il
sig.r Guardino ha cominciato a picchiare un ragazzo, per non so quale
motivazione…-
-ha
insultato i miei genitori e in particolare mio padre…..- la interruppe
Giovanni, -che è morto-.
La
preside stava per saltargli addosso, non amava tanto essere interrotta durante
un suo discorso, ma quando sentì la parola “insultato” e “morto” i suoi
lineamenti si addolcirono.
-che
cosa ha detto di preciso quel ragazzo, Guardino?- chiese con voce melliflua.
-Bè…
emmm..- cominciò Giovanni esitante. Non era carino ripetere le parole di quel
bullo. Lanciò un’occhiata imprecante a Francesca che subito disse.- ha detto
che sua mamma è strana nell’ultimo periodo perché non può “sfogarsi col suo
stallone” che è.. è…- cercò di continuare con voce meno decisa –morto-.
La
preside spalancò gli occhi. I ragazzi notarono che lapelle del suo viso, ormai non tanto giovane, arrossì
violentemente.
-ah…-
disse imbarazzata…- bè sig.r Guardino.. poteva trattenersi e venire subito da
me.. non crede?- accennò ad un sorriso.
-non
sono riuscito a trattenermi.. non erano carine quelle parole, lo creda- disse a
denti stretti Giovanni.
-certo,
certo.. però la prossima volta cerchi di trattenersi, va bene?-
-s..si-
rispose il ragazzo. Forse non l’avrebbe sospeso.
-non
ho intenzione di avvisare i suoi gen… emmm sua madre- si corresse la preside.-
questa volta non è colpa sua….- -bene bene, andate andate.. sciò- disse
alzandosi e spingendo i due ragazzi fuori dall’ufficio. Giovanni e Francesca
sentirono che la preside dava ordine allo stesso bidello che aveva chiamato
Francesca, di andare a prendere quel ragazzo, il bullo.
Felici
ma non troppo, i due ragazzi tornarono nelle aule senza dire una parola.
Tornarono
a casa in bici. Erano silenziosi. Francesca non aveva il coraggio di chiedergli
spiegazioni e Giovanni, dal canto suo di dargliele.
-senti,
mi dispiace- prese coraggio Giovanni fermandosi con la bicicletta.
Francesca
si bloccò. Era a vari passi davanti a lui. Si girò col viso.
-non
importa Giò… dispiace a me, non avrei il coraggio di biasimarti perché non me
l’hai detto e quindi….-
-non
te l’ho detto perché avevo avuto già troppa compassione alla mia vecchia città.
E non volevo avere anche la tua- il viso di Giovanni era severo, i grandi occhi
azzurri erano insolitamente freddi e spenti. Il labbro aveva smesso di
sanguinare ma era parecchio gonfio.
-bè..
certo ti capisco.. però avrei potuto aiutarti- gli disse dolcemente appoggiando
la bici ad un palo e avvicinandosi al ragazzo che teneva gli occhi bassi.
-avrei
visto e affrontato le cose con te da un punto di vista diverso e..- cercò di
finire Francesca.
-mi
avresti trattato diversamente eh?? È proprio per questo che non l’ho detto a
nessuno. Odio l’ipocrisia. Voglio essere trattato per come sono io. Non come un
piccolo e povero orfanello.- alzò il viso. Le sue gote si erano leggermente
arrossate per il freddo, e per la rabbia.
Prese
da terra la sua bici. Non riuscì ad andarsene che Francesca disse
-non
sarei mai stata ipocrita con te. Neanche se avessi saputo la verità.- Giovanni
si bloccò.
-tu mi
piaci moltissimo Giò.. dalla prima volta che ti ho visto mentre cercavi di
entrare a scuola senza il libretto…- Giovanni abbozzò un sorriso e si girò
verso la ragazza. Si era dimenticato di quel particolare.
-e mi saresti piaciuto anche se
mi avessi detto subito che tuo padre era.. morto-
Giovanni
si avvicinò e timidamente la prese in un grosso abbraccio. Era felice. Ora lei
sapeva la verità e l’aveva accettata senza fiatare. Senza compatirlo o altro.
La amava, e molto.
-bisogna
fare qualcosa per questo labbro mi sa…- disse staccandosi e guardando divertita
il labbro di Giovanni, che assomigliava più ad una salsiccia che ad altro.-
devi metterti un po’ di ghiaccio. Tua mamma capirà subito che hai fatto a botte
con qualcuno.-
-eh
già..- disse lui divertito. La sua felicità svanì in un attimo. Si era
completamente dimenticato della mamma e di quello che era successo.
-potresti
venire a casa mia? Mia mamma torna tardi stasera e mia sorella finge di essere
nuovamente malata… ho bisogno di sostegno- disse abbozzando un sorriso.
-oh
certo! Ok dai, andiamo- disse allegramente Francesca raccogliendo la bici e
partendo di nuovo.
Non
era arrabbiata, per niente. Non c’era motivo di arrabbiarsi e capiva Giovanni,
anche se non riusciva proprio a comprendere come ci si potesse sentire a
perdere un genitore… rabbrividì al solo pensiero.
Mangiarono
allegramenteloro tre, lui Silvia e
Francesca prendendo in giro la scarsa abilità culinaria di Giovanni. Dopo pranzo
Silvia fu mandata a letto, anche se sapevano perfettamente che non aveva una
linea di febbre.
-ahi-
disse Giovanni mentre Francesca tentava di curargli il labbro rotto.
-ops
scusa ti ho premuto troppo il ghiaccio..?- disse esitante lei
-emmmm-
disse Giovanni sorridendo.
Erano
vicinissimi. Potevano quasi sfiorarsi. Francesca controllava attentamente il
labbro violaceo del ragazzo.
Giovanni
osservava Francesca. Era particolarmente pallida. Bè, non era stata facile per
lei quella mattinata: aveva assistito al pestaggio del suo fidanzato e dopo
quasi 4 mesi d conoscenza, le aveva detto che suo padre era morto.
Era
proprio carina a sostenerlo così. Sicuramente un’altra ragazza non avrebbe
perso tempo stando seduta sull’orlo della vasca a medicare un labbro.
Francesca
intanto, pensava ad altro. “e se non mi avesse detto tutto? Se avesse altri
segreti?”si rimproverò subito per la poca fiducia che riteneva in Giovanni..
però era comprensibile. Ora capiva il motivo della strana e costante assenza
del padre da casa di Giovanni e dello strano comportamento di sua mamma.
Tornando
alla realtà si accorse che stava ormai asciugando il labbro di Giovanni con la
carta igienica ormai da parecchi minuti. Il ragazzo la guardava con aria
divertita.
-a
cosa stavi pensando?- le chiese.
-no no
niente…- cercò di divagare Francesca.
-grazie-
sussurrò lui, prima di avvicinarsi a Francesca e cominciandola a baciare. Era
un bacio sincero, affettuoso. Finalmente senza preoccupazione o ansie.
XXXXV
CAPITOLO
Poco
dopo la ragazza tornò a casa. Davanti al portone c’era un camion e dietro al
mezzo, della gente era indaffarata con parecchi scatoloni. Francesca si
avvicinò curiosa. Era sicuramente un trasloco. Oltre agli operai che aiutavano
a trasportare i pesanti mobili c’erano un uomo e una donna anziani ed una
ragazzina che avrà avuto al massimo 16 anni. Lunghi capelli ricci le ricadevano
disordinati sulle esili spalle e un paio di grossi occhiali a lente spessa le
conferivano un’aria da secchiona.
Francesca
si avvicinò.
-volete
una mano?- chiese all’anziana che dirigeva gli spostamenti
-no no
grazie cara non ti preoccupare…-
-abbiamo
quasi finito- aggiunse la ragazzina mentre portava dentro un grosso scatolone.
Aveva una voce simpatica ed era molto sorridente.
-ok…-
disse Francesca salendo i gradini e raggiungendo l’ascensore.
Non
sapeva ancora che quel nuovo arrivo le avrebbe portato una persona speciale,
che sarebbe diventata uno degli elementi più importanti nella sua vita.
Il
giorno dopo Francesca uscì per andare a fare delle commissioni. Chiuse
velocemente la porta d’ingresso e scese le scale. Si imbattè subito nella
ragazzina con gli occhiali, che aveva visto il giorno prima
-ciao..-
mormorò timidamente lei abbassando la testa
-ciao!-
rispose Francesca con voce più sicura
La ragazzina
abbozzò un sorriso e salì le scale evitando lo sguardo di Francesca
-ehi!-
la fermò Francesca
-come
ti chiami?-
La
ragazzina si fermò a metà delle scale. –Camilla…- mormorò diventando rossa
-io
sono Francesca.. piacere- e le strinse la mano
-sei nuova
qui?-
-oh
si, mi sono appena trasferita…-
era
parecchio graziosa, ma era una bellezza velata dalla timidezza e dalla
insicurezza che la caratterizzava.
-ok..
allora ci si vede!- e dopo averla salutata Francesca scese veloce i gradini,
trovandosi in strada.
Il
discorso della morte del padre di Giovanni non fu più ripreso da Francesca.
Temeva che potesse dar fastidio al ragazzo.
Natale
era arrivato, portando freddo, neve, gioia ma soprattutto vacanze.
Gli
alunni del liceo passavano ormai molti intervalli a giocare con la neve,
aspettando le sospirate vacanze. I milanesi ormai avevano dovuto mettere via
golf leggeri autunnali, per far posto a pesanti giacconi e piumini.
C’era
un’atmosfera diversa in giro: luci bianche e colorate cingevano i pali e i semafori,
ghirlande di un verde acceso con grosse palle rosse adornavano le insegne dei
negozi. Ma l’atmosfera giusta la dava sicuramente la neve. Scesa fitta per più
di 3 giorni.
Giovanni
era insolitamente allegro in quel periodo: il pensiero della partenza non
l’aveva più minimamente sfiorato. D’altra parte la famiglia Guardino si
preparava a passare il quinto natale senza il padre: Un grosso albero adornava
il soggiorno, mentre grosse ghirlande cingevano le scale.
Silvia
aveva voluto spruzzare un po’ di neve finta alle finestre, davanti alle quali
ogni volta che Simona ci passava davanti il pensiero di come avrebbe dovuto
pulire quella robaccia attanagliava la sua mente.
Il
fatto successo quella sera di settimane prima, dopo la festa di natale non
preoccupava più Giovanni. E Simona, dal canto suo, non sapeva che il figlio
aveva preso a botte un ragazzo a scuola…
La
scuola finì poco dopo: le vacanze erano finalmente iniziate, purtroppo cariche
di compiti, soprattutto per Giovanni che aveva ricevuto una bella D in
matematica sulla pagella del primo quadrimestre. La prof.ssa non gli aveva dato
scampo.
Francesca
e Giovanni però non smisero di vedersi. Andavano in giro a cercare regali per
parenti e amici.
Il
pomeriggio feriale del 23 dicembre i ragazzi ne approfittarono per finire gli
ultimi acquisti. Giovanni non sapeva cosa regalare alla sorella, e per questo
si era portato Francesca per aiutarlo.
Entrarono
in un enorme negozio di giocattoli, stracarico di bambini e mamme che
sceglievano i regali. L’attenzione di Francesca cadde sul reparto delle barbie:
un regalo sicuro.
Si
avvicinarono, c’erano parecchi modelli, prima che Giovanni scegliesse quello
giusto ci volle una bella mezz’ora.
Francesca
aveva regalato al ragazzo un cd della sua musica preferita, aveva speso un po’,
ma almeno era sicura che gli sarebbe piaciuto.
Invece, il regalo di Giovanni
era ancora misterioso..
Giovanni
tornò a casa a pomeriggio inoltrato. Ormai si era fatto buio. Trovò la sorella
da sola, rannicchiata sul divano, tremante che guardava con sguardo
terrorizzato la televisione.
-ma
cosa stai guardando per tremare cosi??- le chiese Giovanni togliendosi la
giacca e andando davanti al televisore. La bambina non distolse lo sguardo
dall’apparecchio. Giovanni si avvicinò, ma alla tv davano solo un cartone di
tom &jerry , non stava guardando cose strane.
-ehi
ma che hai?- chiese ad una Silvia particolarmente pallida, sedendosi di fianco
a lei.
-niente-
mentì velocemente con una vocetta acuta
-Silvia….
Che cosa è successo, cosa hai fatto….- disse Giovanni guardandosi preoccupato
in giro. Magari aveva semplicemente rotto un vaso o un quadro, giocando a fare
Harry Potter su scope volanti. Ma non c’era nulla di rotto.
-oi
Silvia!- le abbaiò contro Giovanni scuotendola- cos’è successo?!?!-
la
bambina alzò finalmente lo sguardo su Giovanni:era terrorizzata.
-P….. Pa….
Paolo…- disse con voce flebile balbettando.
-Paolo
cosa- la interruppe. –cosa ha fatto Paolo?-
-ha…
ha….- cercò di continuare la bambina con gli occhi pieni di lacrime
-ha
cosa Silvia!! COSA HA FATTO PAOLO?? ME LO DEVI DIRE!!-
-ha
chiamato- finì finalmente Silvia.
Giovanni
tolse velocemente le mani che stringevano le esili spalle della sorella, e si
alzò velocemente.
-quando
ha chiamato- chiese in modo brusco.
-mezz’ora
fa….- disse gemendo la bimba.
-cosa
ha detto….?- chiese con falsa indifferenzaGiovanni voltandosi di scatto, per non far vedere a Silvia la sua
espressione: un misto di rabbia, dolore e terrore.
-che
noi gli manchiamo e che richiamerà…..-
Giovanni
strinse la mandibola e i pugni. Ma perché quando le cose andavano bene e
sembrava che cominciassero ad avere un senso, qualcuno portava scompiglio,
rovinandole?
Paolo
era il fratello maggiore di Giovanni. Aveva circa 27 anni. Giovanni lo odiava:
se n’era andato di casa a 16 anni, poiché odiava i genitori. E al funerale del
padre non si era presentato. Era da ormai 5 anni che non si faceva vivo. Aveva
abbandonato lui e tutta la sua famiglia. E quando tutti avevano bisogno di lui,
non c’era stato.
Era
vietato parlare in casa di Paolo: sua madre non ne voleva sapere, ormai era un
figlio perso.
Da
quando era nata, Silvia aveva visto i suoi genitori litigare ininterrottamente
con quel ragazzo che non veniva capito, e che non capiva. Spesso Paolo
picchiava la madre, quando non c’era il padre. Davanti a questa assurda scena
un bambinetto, Giovanni, ed una bambina di pochi anni rimanevano inermi, a
fissare a bocca aperta un ragazzo che picchiava loro madre. Erano cresciuti con
la mentalità che Paolo era cattivo e che non gli voleva bene.
Silvia
aveva ancora in mente quelle scene di violenza, come del resto Giovanni. il
tempo spesso corrode, portando via ricordi belli ma anche brutti. Ma questo
ricordo non era scivolato via: anzi, qualche volta ritornava nitido nelle menti
dei ragazzi, continuandoli a terrorizzare.
-non
dire alla mamma che ha chiamato, intesi?- disse Giovanni a Silvia
-si…-annuì
flebilmente la bambina
-tanto
non si rifarà vivo, stai tranquilla- la rassicurò Giovanni prima di chiudersi
in camera.
Grossi
colpi e grida…… qualcuno che sbatteva qualcosa contro il muro… urla soffocate
da singhiozzi…. Rabbia… tanta rabbia… un bambino piccolo, biondo in pigiama si
avvicinava lentamente e silenziosamente alla porta della cucina…. Il cuore
batteva forte.. ma tanto sapeva già cosa avrebbe visto… era capitato tanto
volte ormai quando il padre era al lavoro… le grida si facevano più vicine… una
porta che si apriva….. un ragazzo basso, tarchiato con capelli biondo cenere,
urlava contro una donna, alta e magra.. le tirava addosso di tutto, posate,
piatti…
Il
bambino poi correva via.. entrava in un’altra stanza prendeva da una lettino
una bambina di appena 3 anni e se la stringeva a sé, mentre le urla
aumentavano……
Giovanni
si svegliò di soprassalto, sudato e tremante. Era solo un sogno… solo un sogno…
Nei
giorni seguenti Paolo non si fece sentire. Ogni volta che suonava il telefono
era un tuffo al cuore per Giovanni, ma anche per Silvia.. se avesse risposto la
madre? Invece erano solo auguri di Natale da lontani parenti che Giovanni non
aveva neanche conosciuto.
Un
pomeriggio delle vacanze natalizie i ragazzi si scambiarono i regali. Il cd di
Francesca era piaciuto molto a Giovanni, tanto che lo mise subito nello stereo
e una musica rock, rimbombò immediatamente nella stanza. Dopo che Francesca
riuscì a far abbassare il volumeGiovanni le diede il suo regalo. Era un grosso pacco rettangolare di un
rosso accesso. Francesca lo prese fra le mani: era abbastanza pesante e al
tatto sembrava… freddo, come se fosse metallo.
Incuriosita
cominciò a sbatacchiarlo ma fu subito fermata da Giovanni che esclamò –povero!
Smettila!- povero chi?-
-bè…
il regalo!- rispose imbarazzato Giovanni.
Francesca
appoggiò a terra il misterioso pacco. I due si sedettero davanti ad esso.
Francesca
cominciò ad aprire con un’audacia incredibile la carta: sembrava una gabbia. E
dentro ad essa un batuffolo bianco con grosse orecchie la guardava spaventata,
accoccolato in un angolino.. terrorizzato.
-è un
coniglio!!- disse radioso Giovanni guardando la ragazza che era rimasta
attonita, guardando il batuffolo accoccolato sulla sabbietta grigia. Fece un
grosso sorriso: era troppo felice per poter dire qualcosa. Avere un coniglio
era il suo sogno: e Giovanni gliel’aveva esaudito.
-o mio dio…. È bellissimo!!-
disse la ragazza aprendo lo sportellino e cominciando ad accarezzare il
coniglietto. Lo prese fra le mani e lo tolse dalla gabbia.
--MU CIAO!! MA QUANTO SEI BELLO??-
cominciò a dire al coniglio che la guardava perplesso
-grazie mille Giò… era da tanto che volevo un coniglio…-
Giovanni si limitò a rispondere con un grande sorriso. Si
avvicinò alla ragazza e la baciò mentre il batuffolo candido si guardava intorno
perplesso, seduto nel grembo di Francesca, la sua nuova padrona.
Francesca era sdraiato sul letto, tenendo alto con le mani il
coniglio.
Ormai la sera era calata. Intorno a lei, i segni del Natale
appena passato: regali e cartacce ancora sulla scrivania, abiti nuovi riversi
sulla spalliera del letto. Suonò il telefono era un sms: era Stefano, il
fratello. Non aveva passato le vacanze a casa, bensì a Zanzibar con la sua
ragazza, che naturalmente, Francesca odiava. Francesca si era parecchio
arrabbiata: come si permetteva Stefano, di passare il Natale lontano e per di
più, con una sconosciuta?
Ripose il cellulare sul comodino, non aveva voglia di
rispondergli. Le ritornò in mente la litigata di mesi prima col fratello: ora
capiva cos’era la gelosia fra fratelli.
-dovrei metterti un nome- disse Francesca al coniglietto che
ora si stava pulendo le orecchie.
-mmmmmmmm Squeety?- no troppo banale……-
-bè vediamo… lo sceglierai tu!- gli disse alzandosi di scatto
davanti all’animaletto che la guardava ora attento.
Prese dei foglietti di carta e su ognuno scrisse un nome:
Squeety, White, Ettore, Achille ed Ulisse.
Posizionò i fogliettini per terra e sopra ad ognuno ci mise
un semino di girasole, di quelli che il coniglio mangiava.
Poi mise a debita distanza l’animale e lo lasciò andare. Il
coniglietto, sentendo l’odore del cibo si indirizzò verso i semini. Si
posizionò prima davanti al semino del nome Squeety, lo annusò, ma si allontanò,
come se avesse letto il nome e non gli fosse piaciuto. Poi si avvicinò al semino
di Ettore, lo guardò, lo annusò e poi lo prese con la bocchina, cominciando a
mangiarlo.
-bene bene- disse Francesca avvicinandosi.
-benvenuto fra noi, Ettore!-
Mentre riponeva il coniglietto nella gabbietta, si ricordò di
Camilla: era da vari giorni che non la vedeva.
Si infilò le pantofole ed uscì da casa. Salì i vari gradini
fino ad arrivare al quarto piano. Suonò il campanello. Dopo pochi istanti di
attesa una donna anziana aprì la porta. Le fece un gran sorriso, ricordandosi
chi fosse.
-buongiorno..- mormorò intimidita Francesca
-cerchi Camilla?- chiese la donna molto dolcemente
-oh bè si…-
-non è ancora tornata, ma sarà qui a momenti, prego prego
entra pure.-
Francesca entrò in casa: era piuttosto spaziosa e soleggiata.
C’erano ancora molti scatoloni per terra, e degli imbianchini tinteggiavano il
muro di un rosa pallido.
-scusa per il disordine, ma ci siamo appena trasferiti!-
esclamò la donna raccogliendo delle cartacce per terra.
-è molto bella..- disse la ragazza guardandosi in torno e
sorridendo alla donna. Questa rispose al suo sorriso.
-mi fa piacere che Camilla abbia già trovato un’amica- disse
sedendosi su una grossa poltrona, e invitando Francesca a fare lo stesso.
-si bè, ho parlato con Camilla solo una volta, e mi sembrava
un po’ spaesata, così ho portato dei biscotti che ho fatto io…- Francesca
mostrò un sacchettino che teneva in mano.
Mentre diceva ciò la porta d’ingresso si aprì ed entrò
Camilla. Sorrise alla donna e poi, vedendo Francesca ebbe un sussulto.
-Camì, cara, è venuta la signorina a portarti dei biscotti…-
disse la donna indicando Francesca
Camilla sorrise e si levò la giacca. Mormorò un grazie e si
sedette di fianco alla donna.
Dopo qualche chiacchera, la donna si alzò e lasciò sole le
ragazze.
-vuoi venire?- chiese Camilla indicando la sua stanza
-oh certo-
la stanza era piuttosto spaziosa e molto disordinata.
Scatoloni su scatoloni, abiti sul letto e sulla poltrona, libri dappertutto. Ma
non fu questo che colpì Francesca: bensì le foto: tantissime, appese
dappertutto, sul muro, sulle lampade, sulla testata del letto..
-devo ancora mettere a posto….- bisbigliò Camilla
-oh non ti preoccupare, anche io sono piuttosto
disordinata..- rispose Francesca. Camilla rispose al suo sorriso e si sedette
davanti alla scrivania.
-che scuola farai??- chiese Francesca sedendosi sul grande
letto
-mi sono iscritta al *****, quella laggiù in fondo- indicò
fuori dalla finestra.
-ci vado anche io!!- esclamò eccitata Francesca . –sai già la
classe?-
-no no…- mormorò la ragazzina
arrossendo. Era veramente, troppo timida, ma a Francesca piacque da subito.
Chissà perché, ma anche se conosceva la nuova arrivata da pochi giorni,
sembrava che la conoscesse da un’eternità.
IL pomeriggio dopo Francesca studiava a casa di Giovanni
insieme a lui e a Silvia. Era una giornata soleggiata, anche se la neve era
ancora alta a Milano. Si sentivano in lontananza scoppi di petardi, in
preparazione alla sera successiva, capodanno.
Una leggera musica orientale risuonava per tutta la casa e
lunghi incensi esalavano fumi profumati, in contrapposizioni alle ghirlande e
all’albero natalizio.
Giovanni tentava di far capire una difficile regola di
geometria a Francesca. Silvia colorava una grossa figura sul suo libro di
italiano.
All’improvviso suonò il telefono. Paolo era da tempo che non
si faceva sentire. Ormai la sua telefonata con Silvia risaliva a 10 giorni
prima. I ragazzi si guardarono preoccupati, Giovanni si alzò con naturalezza
dalla sedia seguito dallo sguardo ansioso delle due ragazzine e andò davanti al
telefono.
-pronto?- rispose con sicurezza
-ehi Gio ciao!- la voce squillava allegra e sicura,
inconfondibile… :Paolo.
-cosa vuoi- rispose prontamente il ragazzo a denti stretti
per non farsi sentire dalla sorella.
-mamma mia che accoglienza…. Volevo solo salutarvi e
augurarvi buon Natale! E…-
-bene bene grazie ciao….- cercò di chiudere la conversazione
Giovanni ma fu fermato da Paolo
-no aspetta! Volevo chiedervi se Silvia aveva il piacere di
passare il capodanno con me e con…..-
-NO!!- Giovanni esplose –SILVIA NON LA TOCCHI HAI CAPITO??
NON LA TOCCHI!!-
la bambina cominciò a piagnucolare e Francesca la prese con
se abbracciandola, cercando di calmarla.
-ok ok ho capito….- rispose stranamente tranquillo Paolo-
vedo che l’accoglienza non è delle migliori, ma sai fratellino che non mi puoi
negare di rivedere mia sorella…. Quindi verrò io fra un po’ di giorni…-
Giovanninon ebbe il
tempo di rispondere che il fratello riattaccò. Rimase con la cornetta sospesa,
guardando ancora livido di rabbia il vuoto. Riattaccò la cornetta e si
indirizzò verso la sala da pranzo dove Francesca e Silvia lo guardavano con
occhi sbarrati.
Si risedette davanti al tavolo, sgomento. Non ci poteva
credere: Paolo sarebbe arrivato li, in casa loro fra pochi giorni…
Silvia ricominciò a piagnucolare: -torna Paolo vero?? Torna
qua a picchiare la mamma!!!-
-torna?- chiese flebile Francesca
Giovanni annuì. Aveva la bocca impastata, non riusciva a
parlare.
Silvia cominciò a piangere se possibile, ancora più forte,
mentre Francesca cercava di rassicurarla con parole dolci.
-BASTA SILVIA DI PIAGNUCOLARE!! IO E FRANCESCA DOVREMMO
STUDIARE!!- sbottò Giovanni, rosso di rabbia facendo sobbalzare Francesca e la
sorella.
La bambina smise immediatamente di piangere, corse via e si
chiuse in camera sua.
Francesca, dopo averla seguita con lo sguardo, chiese
debolmente a Giovanni :- ritornerà a stare da voi?-
-no. Spero proprio di no- rispose pronto Giovanni. –ha detto
che verrà i giorni prossimi per vedere Silvia…- si prese le mani fra la testa –e
ora chi lo dice a mia madre?-
-ehmmm mamma?- disse Giovanni entrando in cucina mentre
Simonaera particolarmente indaffarata
a cercare di non far bruciare gli spiedini.
-si ciccio? Cosa c’è- chiese prendendo la forchetta e girando
uno spiedino, compiacendosi che quello non fosse per niente nero. Diminuì il
gas e guardò il figlio che era a testa bassa seduto al tavolo
-hai preso un altro 4 in matematica?-
-no, peggio…- rispose lui
-peggio?? 3??- gli chiese la madre sorridendo, pronta ad una
cattiva notizia.
-no mamma, torna Paolo- disse tutto d’un fiato.
Simona fece cadere due padelle, provocando uno sgradevole
rumore metallico sulle piastrelle bianche. Non curandosi di queste, Simona
disse, anzi urlò
-COSA?? C… c… come torna P… Pa..
- si mamma torna Paolo, ha chiamato ieri e ha detto che vuole
rivedere Silvia…-
La madre cominciò a torturarsi nervosamente una ciocca di
capelli dorati, dimenticandosi degli spiedini sul fuoco. Deglutì.
-ah- rispose cercando di mantenere la voce calma.- e quando
dovrebbe.. venire??- chiese spostando lo sguardo sugli spiedini che stavano per
bruciarsi.
-non l’ha detto, fra pochi giorni, immagino.-
-bè vorrei sapere almeno quando arriva e cosa ha intenzione
di fare… VISTO CHE E’ DA 5 ANNI CHE NON SI FA VIVO….-
-non me l’ha detto mamma…. Non so proprio…-
Simona sospirò, spostando uno sguardo alquanto preoccupato
dal figlio agli spiedini e cosi diventò ancora più preoccupato…
-mannaggia!! Si stavano bruciando….. Gio chiama tua sorella è
pronto…- disse al figlio mentre spegneva il fuoco.
Giovanni sospirò, era andata. Ma quando sarebbe arrivato
Paolo?? Cosa avrebbe dovuto fare? Sorridergli e fare il fratellino affettuoso?
E se sarebbe arrivato il giorno dopo? Giovanni rabbrividì al solo pensiero.
A cena non si parlò di Paolo.
Giovanni notò che la madre aveva poca voglia di mangiare e stava stranamente in
silenzio.
-mamma?- mise fine al silenzio
Silvia.
-si?- rispose sorridendo Simona,
cercando di non pensare a Paolo e di non far capire ai figli i suoi pensieri.
-ho preso una nota a scuola
oggi….- disse sorridendo debolmente, approfittando dello stato d’animo della
madre per non farsi sgridare.
-mmmmmm ah- disse la donna
torturando con la forchetta un pezzo di carne.
-come “ah” mamma!! Ha preso una
nota! Che hai fatto Silvia??- disse Giovanni notando che la sorella gli
lanciava occhiate di fuoco.
-nell’ora di ginnastica ho
colpito con la palla di basket una mia compagna antipatica…-
-cosa?? E volontariamente??-
disse furibondo Giovanni cercando appoggio nella madre, che evidentemente
riteneva più importante il pezzo di carne freddo nel suo piatto, che le note di
sua figlia.
-bè si… mi aveva detto cose
cattive..- disse Silvia
Giovanni aprì la bocca ma non
riuscì a dire niente.
-le hai fatto male?- chiese
calma Simona, sempre con lo sguardo rivolto sul piatto.
-le sanguinava un po’ il naso….-
rispose Silvia facendo spallucce. Dopodiché si alzò e andò in camera sua.
Giovanni rimase a bocca aperta.
-mamma… ha rotto il naso ad una
sua compagna e tu.. tu.. tu non le dici niente?- sibilò –devo essere io A
SGRIDARLA??- ora Simona alzò lo sguardo verso il figlio che aveva aumentato il
tono di voce.
-onestamente Giovanni, ho da
pensare a cose più import…-
-COSE PIU’ IMPORTANTI?? MA NON
TI RENDI CONTO CHE SILVIA HA AVUTO UNA NOTA?? IN PRIMA ELEMENTARE? NON TI RENDI
CONTO CHE QUELLA BAMBINA HA BISOGNO DI CURE?? E’ TRASCURATA CAVOLO!!-
lo sguardo di Simona rimaneva
impassibile fisso sul figlio.
-infatti, Giovanni, ho chiesto
aiuto a te per farla cresc..-
-NON SONO SUO PADRE!! LO VUOI
CAPIRE?!si alzò di scatto
-HO 16 ANNI E SONO SUO FRATELLO
SE FORSE NON TE NE SEI RESA CONTO! SUO PADRE E’ MORTO……- la voce del ragazzo si
incrinò e un espressione di dolore passò per il viso della madre
-………..e non posso fare le sue
veci.- finì Giovanni
-spero, che almeno ora che
arriva Paolo, tu le stia vicino, le spieghi la situazione e la tranquillizzi.-
disse il ragazzo. – Paolo la vuole portare via- sussurrò prima di andarsene.
Simona spalancò gli occhi,
terrorizzata.
-e tu- disse Giovanni
spalancando la porta della camera della sorella
-sei in punizione per una
settimana: niente tv, niente giornalini, niente telefono-.
Richiuse la porta violentemente
lasciando una Silvia corrucciata seduta sul letto a fiori.
L CAPITOLO
-MAMMA???- -hai sentito
Stefano??- Francesca urlava dalla sua camera da letto. Si era appena accorta
che non sentiva il fratello dal giorno precedente.
-no Francesca… io e papà non
riusciamo a contattarlo da ieri sera…- le rispose la madre alle prese coi
fornelli.
Francesca andò velocemente in
cucina, prese il telefono e digitò velocemente e nervosamente il numero del
fratello.
-biiiiip…….biiiiiiip……..- era
libero.
-pronto?- rispose una dolce voce
femminile
-Caterina? Dov’è Stefano?-
chiese bruscamente Francesca sotto lo sguardo severo della madre.
-bè Stefano.. ehmmmmm- rispose
evasiva la fidanzata del fratello
-dov’è STEFANO! E’ DA DUE GIORNI
CHE NON LO SENTIAMO!-disseancora più
bruscamente Francesca
-FRANCESCA!- sbottò a sua volta
la madre.
-dai cavolo vieni…. Non abbiamo ancora finito.. ma chi è Cate…- disse in
sottofondo una voce maschile insonnolita con un accento straniero.. sicuramente
non di Stefano..
-chi è Caterina?? Non è Stefano
vero?- disse Francesca cercando di calmarsi
-emmm no.. veramente lui, nel
senso che.. bè..- tergiversava la ragazza.
-cosa stai facendo Caterina..
chi è quel tipo… oddio no… non dirmi CHE STAI TRADENDO MIO FRATELLO!!- disse
sorridendo, certamente senza divertimento Francesca, mentre sua mamma,
incuriosita si avvicinava.
-TI STAI FACENDO UN ALTRO MENTRE
MIO FRATELLO E’ FUORI??- urlò Francesca. Sua madre sussultò al suo fianco e in
quel momento entrava suo padre, incuriosito dallo strano movimento in cucina.
I due coniugi si scambiarono un
veloce sguardo interrogativo.
-non so che dirti Francesca…
io.. io.. tuo fratello è a fare sub..- disse imbarazzata la ragazza.
-oddio- sussurrò Francesca. –bè
quando torna digli che ho chiamato- rispose veloce Francesca, riattaccando.
-era.. era..era a letto con un
altro?- sibilò la madre
--si- -l’avevo detto io che quella li era una pu…-
--FRANCESCA!!- sbottarono i genitori.
Solo la mattina successiva riuscirono a parlare
con Stefano, che, scoperta la tresca della fidanzata con un cubano, che andava
ormai avanti dal loro arrivo nell’isola paradisiaca. Stava tornando avvilito a
casa, lasciando là una confusa Caterina che mormorava qualcosa come “voglio
farmi una vita qui con lui….”
Tornato a casa, Stefano passò due giorni chiuso in
camera, senza volere contatti col mondo esterno.
Pochi giorni dopo Capodanno, Francesca andò a casa
di Giovanni per ultimare i compiti, prima del temuto rientro a scuola.
Legò veloce la bici in cortile come al solito e
salì le scale. Dopo aver fatto pochi gradini sentì dei rumori dietro a sé. Si
girò di scatto e vide un ragazzo alto e biondo con un pesante valigione in mano
checercava di salire le scale.
-oh ciao…- le disse ansimando sorridendo. –vai a
casa Guardino?- le chiese allegro, indicando la porta dell’appartamento di
Giovanni.
-si- disse timidamente Francesca intuendo
l’identità del ragazzo.. Paolo
-bene! Io sono Paolo! Il fratello di Giovanni!, te
ne avrò parlato!- disse Paolo porgendole la mano.
-oh si si…- rispose preoccupatissima Francesca,
temendo che Giovanni non si aspettasse l’arrivo del fratello..
-sei un’amica?- le chiese tirandosi dietro la
valigia e raggiungendo il pianerottolo
-si- mormorò Francesca, parecchio ansiosa.
Suonarono il campanello. Giovanni aprì subito: si
trovò davanti il fratello che gli sorrideva amorevolmente e al suo fianco,
invece, una pallidissima Francesca.
Silvia sbucò dalla sua porta e visto il nuovo
arrivato, ritornò in camera, urlante.
-CIAO GIO!!- gli urlò Paolo abbracciandolo, mentre
Francesca entrava timidamente in casa, sentendosi un po’ estranea a quella “allegra”
rimpatriata.
Quando Giovanni riuscì a staccarsi dall’abbraccio
del fratello disse bisbigliando, anche lui molto agitato
-vado a recuperare Silvia che è meglio…- e si
allontanò
Paolo appoggiò per terra la borsa e si sedette sul
divano, con ancora il sorriso entusiasmato sulle labbra.
-siediti!- disse a Francesca. La ragazza si tolse
riluttante la giacca, mentre avrebbe voluto tenerla addosso e correre via… ma
no, doveva rimanere ad aiutare Giovanni almeno moralmente…
si sedette sul divano vicino a Paolo, mentre
questo osservava entusiasmato la casa.
-proprio bella.. proprio bella…- disse prima di
rivolgere lo sguardo a Francesca che sorrise lievemente.
Il ragazzo cominciò ad osservare attentamente ogni
centimetro di Francesca. E Francesca in cuor suo, pregava che Giovanni tornasse
presto…
-che bei capelli che hai…- disse Paolo
impressionato mentre sfiorava con la mano una ciocca ribelle sfuggita allo
chignon arrotolato sulla testa della ragazza.
-non toccarla- sibilò Giovanni dietro a loro,
mentre teneva in braccio una Silvia in lacrime.
-SILVIA!!- si alzò di scatto Paolo, non curandosi
minimamente delle parole del fratello.
Mentre il figlio maggiore si slanciava su Silvia,
Giovanni la ritrasse a sé, stringendola ancora di più.
-no- sussurrò.
Paolo lo guardò interrogativo, bloccandosi. La sua
bocca però, si aprì di nuovo nel sorriso stereotipato e falso che aveva sempre
avuto.
-allora porto di là valigia!- disse allegramente
sollevando la borsa da terra.
Giovanni osservò con attenzione i movimenti del
fratello, tenendo stretto a sé la sorellina ancora singhiozzante. Si girò verso
Francesca, le sorrise debolmente e pose a terra la sorella che si buttò sul
divano.
Giovanni si avvicinò alla ragazza e le diede un
bacio frettoloso sulla guancia.
-aiutami- le sussurrò nell’orecchio sedendosi
vicino a lei.
-ma Giò, forse è meglio che vada a questo pun..-
-no, stai qua per favore, stammi vicina..- la
supplicò Giovanni.
Francesca prese la mano del ragazzo mentre Paolo
tornava in soggiorno e si sedeva davanti a loro.
-la mamma come sta?- chiese al fratello.
-bene- rispose freddamente Giovanni, guardando la
televisione che Silvia aveva appena acceso.
-ma quando torna…….?- chiese cauto Paolo
-fra poco- fu la risposta gelida di Giovanni.
Passarono 10 minuti in un totale silenzio
imbarazzante, mentre Silvia cercava di non incontrare lo sguardo di Paolo che
le sorrideva affettuosamente. E dal canto suo, Giovanni osservava ogni minimo
movimento di Paolo con la coda dell’occhio, come se si aspettasse che potesse
buttarsi sulla sorellina e picchiarla.
Dopo un buon quarto d’ora la porta d’ingresso si
aprì. Entrò Simona coi sacchetti della spesa in mano.
-ciao ragazzi….- disse ancora prima di aver visto
Paolo – Giò aiutami a portare i sacc…- alzò lo sguardo e vide il figlio
maggiore. Si bloccò di colpo, pietrificata. Una ciocca di capelli le usciva
disordinatamente dalla coda ben fatta e la sciarpa le cadeva sulla giacca.
-MAMMA!!- urlò Paolo lanciandosi sulla madre e
abbracciandola.
Simona si divincolò dalla stretta del figlio e
mormorò –presto andatevi a lavare le mani che mangiamo-
Giovanni andò ad aiutarla, mentre Paolo guardava
la madre col suo solito sorriso ebete sulla faccia.
-o che tardi!! Io dovrei tornare a casa… ciao a
tutti, ciao Giò, ciao Silvia.. ciao…- disse timidamente Francesca rivolta verso
Paolo.
-ciao Francesca! Piacere di averti conosciuta!- le
rispose allegro Paolo aprendole la porta.
-TI CHIAMO DOPO FRA!- le urlò Giovanni, mentre
preparava la tavola.
Simona stava preparando, anzi, cercando di
preparare la cena. I suoi gesti erano meccanici e nervosi e si mordeva il
labbro, senza degnare di uno sguardo il nuovo arrivato.
-cosa mangiamo mamma?- cercò di disgelare la
situazione Giovanni.
-la pizza- rispose nervosamente Simona, prima di
rischiare di far cadere un bicchiere.
-amo la pizza!- disse Paolo sedendosi a tavola.
–anche tu vero Silviotta?- chiese alla sorellina che gli rispose di si con gli
occhi spalancati dalla paura.
Mangiarono silenziosi.
-dove abiti?- chiese Simona, cercando di controllare
la voce.
-a Bolzano, con mia moglie- rispose Paolo intento
a mangiare la pizza.
-moglie?- chiese bevendo Simona. Giovanni notò che
la mano le tremava.
-ho sposato Sara un anno fa- rispose veloce Paolo.
-non sapevamo- disse a denti stretti sua madre.
-che bella casa! Veramente bella!- cambiò discorso
Paolo
-grazie- risposero contemporaneamente Giovanni e
Simona.
-chi l’ha addobbata cosi bene?- continuò Paolo
osservando l’albero dietro a loro.
-IO!- alzò la mano Silvia, orgogliosa,
dimenticandosi di chi aveva davanti.
-che brava! Sei stata proprio brava amore!- le
rispose Paolo sorridendole.
Silvia lo guardò sfuggevole e continuò a mangiare
nervosamente la pizza.
La mattina
dopo Giovanni si mise di buon’ora a finire i compiti. Ormai mancava una
settimana all’inizio della scuola. La sera prima era riuscito a chiamare
Francesca, chiudendosi in bagno, evitando domande maliziose che il fratello gli
avrebbe sicuramente fatto.
Paolo si sarebbe fermato solo quella giornata e
sarebbe partito la sera stessa. “manca poco, manca poco…..! pensava Giovanni.
Mentre cercava di raccogliere idee sul tragico
tema che doveva fare :”pensieri sotto l’albero di Natale”, si aprì di scatto la
porta.
Giovanni si volse ancora perso nei suoi pensieri.
Sull’uscio c’era un uomo, non tanto alto ma
parecchio robusto. Era biondi e grandi occhi azzurri lo guardavano. Teneva una
palla di basket in mano e sotto la felpa, si intravedeva un po’ di pancetta…
suo padre.
gli sorrise –sono tornato presto dal lavoro oggi.
Che te ne pare di fare una partitina?? Dovrei un po’ dimagrire…- disse
indicando la pancetta
-papà!- esclamò felice Giovanni
-Giò, cosa stai dicendo…..-
A poco a poco l’immagine del padre si dissolse e
Giovanni si accorse che sull’uscio c’era Paolo, non il padre, che lo guardava con
aria interrogativa.
-Giò stai bene? Ho sentito male o mi hai chiamato…
papà?- gli chiese preoccupato Paolo.
Giovanni non ci poteva credere. Aveva appena avuto
una visione di suo padre dopo 5 anni dalla sua scomparsa e per di più l’aveva
scambiato per.. suo fratello.
-no no sto bene, scusa sono un po’ stanco- rispose
fugace Giovanni girandosi verso il computer e divampando.
-allora vuoi giocare?- gli richiese Paolo,
tornando alla sua vocetta allegra.
-no, devo studiare- fu la risposta secca di
Giovanni.
Paolo si girò, uscì e chiuse piano la porta.
Quel pomeriggio Giovanni andò a casa di Francesca
e le raccontò del fatto successo la mattina.
-ho visto mio padre al posto di mio fratello! Come
se fosse stata una visione! È pazzesco…-
-Bè Giò mi sembra normale, poi se dici che gli
assomiglia particolarmente….-
-troppo- lo interruppe Giovanni, serio.
-però cerca di vivere queste ultime ore che è a
casa vostra serenamente ok? Se no è una tortura..- gli consigliò Francesca.
-.non posso fare buon viso a cattivo gioco, Fra…
quando lo guardo negli occhi vedo…-
-tuo padre?- lo interruppe Francesca.
-no. Rivedo davanti a me le scene di quando lui..
lui.. picchiava mia madre- rispose in un sibilo Giovanni.
-pensa che domani, anzi stasera non ci sarà già
più eh??- gli disse affettuosamente passando una mano fra i capelli del
ragazzo.
Giovanni abbozzò un sorriso. Si guardò in giro e
vide la gabbietta del coniglio.
-ah! – disse osservando il batuffolo bianco. –mi
sono dimenticato di chiedertelo.. come l’hai chiamato poi il coniglio?-
Francesca si indirizzò verso la gabbietta, la aprì
e ne estrasse l’animaletto.
-lui….- disse la ragazza portandolo verso Giovanni
–è Ettore!-
Giovanni sorrise
-dai un bacino a Giò Ettore…- disse Francesca
cercando di avvicinare il coniglio al viso del ragazzo.
Paolo partì e la famiglia Guardino potè tirare un
sospirò di sollievo. Le giornate passavano veloci, cariche di freddo e compiti.
-Fra senti….- le disse suo padre a tavola
–dopodomani è l’anniversario mio e di mamma e per questo volevamo passare due
giorni noi due a Venezia se non ti dispiace..-
-certo! – rispose Francesca guardando sorridendo i
genitori. –Stefano lo sa?-
-si si a lui l’abbiamo già detto, solo che la
notte di dopodomani la dovrai passare da sola, perché Stefano va da Flavia, sai
la sua nuova…-
le disse
timidamente la madre.
-ah ok! Non c’è nessun problema! – rispose allegra
la ragazza.
-se vuoi può venire qua la nonna..- continuò la
madre che si sentiva un po’ in colpa.
-ma no mamma, figurati! Non è la prima volta che
sto a casa da sola, e sono sempre sopravvissuta!- rispose la ragazza versandosi
dell’acqua.
I due coniugi si sorrisero.
-chi è questa.. Flavia?- chiese con finta
noncuranza Francesca.
-la nuova ragazza di tuo fratello… speriamo che
almeno questa sia quella giusta..- sospirò la madre alzando gli occhi al cielo.
Dopo pranzo Francesca fece uno squillo a Camilla.
Era colpita dall’abilità della ragazza a scomparire per giorni.. certo che era
strana.
Camilla rispose subito allo squillo. Francesca le
mandò un messaggio con su scritto se poteva scendere da lei.
In pochi minuti Francesca e Camilla erano sedute
sul letto a chiacchierare. Francesca aveva raccontato del (breve) viaggio dei
suoi genitori e Camilla raccontava che sua nonna voleva a tutti i costi farle
mettere un orrendo completo per il suo primo giorno di scuola.
-ma non è tua mamma quella signora??- chiese
confusa Francesca. Non sembrava così anziana da essere addirittura “nonna”.
-no è mia nonna- rispose freddamente lei.
-e i tuoi genitori… dove sono?- chiese sorridendo,
e pentendosi di quello che aveva appena chiesto. Si preparò al peggio.
-sono all’estero per lavoro. A Taipei e ci
rimarranno per molto- Francesca emise un sospiro di sollievo fra sé e sé.
-e quando torneranno…. Te ne andrai?- chiese
preoccupata
-non lo so- rispose secca Camilla. Improvvisamente
il sorriso era svanito dalle sue labbra e il suo viso si era corrucciato in
un’espressione di profondo dolore. Quel viso le aveva ricordato
particolarmente…. Giovanni. Ma si Giovanni, durante i suoi momenti di crisi,
quando pensava al padre.
Poco dopo Camilla andò in bagno, Francesca notò
che aveva lasciato il suo cellulare sul letto. Vinta dalla curiosità cominciò a
“sfogliare” la rubrica: non c’era neanche un nome maschile.
Andò nella sezione dei messaggi: cartella vuota
“strano….” Pensò fra sé e sé.
I suoi pensieri furono bloccati dal ritorno della
ragazza.
-dimmi Camilla…- disse mentre questa si risiedeva.
-hai mai avuto un ragazzo?-
Camilla spalancò gli occhi e divenne del colore
della sua camicettina rossa a fiori gialli. Certo non moderna.
Scosse la testa osservandosi i piedi.
-bene bene….- disse Francesca con un luccichio
particolare nei grandi occhi color nocciola.
Il giorno dopo Francesca chiamò Giovanni.
-senti Giò… i miei partono domani per Venezia e
ritornano dopodomani sera.. perché non vieni a mangiare qualcosa da me?? Se no
sono sola..-
-certo ok!!- - c’è anche tuo fratello?-
-no, no è fuori tutta la notte…- rispose la
ragazza.
-ah ok certo bè.. ma i tuoi lo sanno che vengo?-
-bè no non glielo dico, non so se sarebbero
d’accordissimo…. Tanto non lo scopriranno mai!- rispose Francesca
-allora va bene…. A domani un bacio!-
-bacio!- rispose Francesca prima di riattaccare.
Era felicissima: si levava di torno genitori e
fratello e avrebbe passato una sera con Giovanni… era eccitata al solo pensiero.
-mamma?- entrò in camera da letto Giovanni.
-si?. Gli chiese la madre, sdraiata sul letto,
guardandolo da sopra il libro che stava leggendo.
-domani sera posso andare a mangiare da
Francesco?- mentì Giovanni.
-Francesco ? il tuo amico?-
-si-
-si certo Giò, io e Silvia andremo al cinema.- -ma
ti fermi a dormire da lui?-
Veramente Giovanni non ci aveva pensato. Francesca
gli aveva detto che era sola quella notte e quindi…
-si- rispose veloce
-ok!-
Giovanni le sorrise e uscì dalla stanza più felice
che mai.
La sera dopo, puntuale, suonò alla porta di
Francesca.
-ehi ciao!- gli disse Francesca aprendogli. Era
particolarmente carina quella sera: aveva una gonna lunga e un golfino blu. I
capelli le cadevano mossi sulle spalle e una leggera passata di cipria le
accarezzava le guance.
-cos’è quello?- chiese a Giovanni indicando lo
zaino che aveva sulle spalle.
-lo zaino dove ho il pigiama!- le sorrise il
ragazzo.
-pi… giama?- mormorò Francesca.
-bè visto che tuo fratello non c’è e che io ho
raccontato la balla a mia madre che stavo da Francesco per la notte…. Posso
dormire sul divano no?- chiese naturale a Francesca.
Francesca era a bocca aperta davanti a lui, le sue
gote erano avvampate
-bè.. io non mi aspettavo che.. tu…- cercò di dire
Francesca.
-è vero non te l’ho chiesto, ma credo che non ci
siano problemi se io dormo sul divano no?- chiese sorridendo amabilmente
Giovanni, come se fosse la cosa più naturale al mondo.
Passarono una bellissima serata: mangiarono pizza
a volontà e guardarono assieme un horror che aveva noleggiato Giovanni (per la
“gioia” di Francesca).
Mentre guardavano il film, Giovanni rideva a
crepapelle trovando stupendamente divertente la storia, mentre Francesca era a
dir poco terrorizzata, pensando per quante notti non avrebbe dormito.. fortuna
che di fianco a lei che dormiva c’era Stefano..
Il film, fortunatamente durò poco e i due ragazzi
verso le 2 di notte si trovarono a prendersi a cuscinatesul letto della ragazza, mentre dei vicini
un po’ meno divertiti brontolavano fra di loro.
Una cuscinata un pò troppo violenta mise k.o il
povero Giovanni che cadde sdraiato sul letto ridendo come un pazzo.
Con una mossa veloce, il ragazzo tirò le caviglie
di Francesca, facendola cadere su di lui. Cominciarono a ridere a crepapelle,
tutti sudati e ansimanti per la lotta, sdraiati uno sopra l’altro. Giovanni
smise improvvisamente di ridere avvicinò a sé Francesca e cominciò a baciarla.
Cominciò ad accarezzarle la schiena e mise lamano sotto la maglietta della ragazza. Quando si avvicinò
all’attaccatura del reggiseno Francesca si staccò di colpo mettendosi a sedere
sul letto, divampando.
-scusa ma io…- cominciò
-no scusa te, Fra, non dovevo veramente…-
-è che.. non l’ho mai…- disse la ragazza
mordendosi il labbro
-cosa?- chiese Giovanni mettendosi seduto a
ginocchia incrociate, appoggiando le mani su quelle di Francesca.
-bè….- disse arrossendo la ragazza.
-ma no Fra.. certo ma neanche io per quello, non pensare che volessi…-
sorrise arrossendo il ragazzo
la ragazza sorrise timidamente.
Si avvicinò a Giovanni e lo baciò. –andiamo a dormire?-
-si forse è meglio sono le..
caspita sono le 3! Io domani mattina dovrei andare via presto se non voglio
incontrare your brother…- disse Giovanni ancora rosso in viso alzandosi dal
letto.
-buona notte- le disse
affettuosamente dandole un bacio sulla fronte e uscendo dalla camera.
Francesca rimase seduta sul
letto, ancora rossa e spettinata. Forse Giovanni c’era rimasto male per quello
che gli aveva detto.. però quella mano sotto la maglietta l’aveva fatta
pensare.. 16 anni erano troppo pochi per fare un passo del genere.. oppure no..
d’altrondestavano assieme solo da 4
mesi..
Francesca si alzò ancora
pensierosa, si spogliò, andò in bagno e poi si infilò a letto velocemente.
Il sonno la prese a sé quasi
subito.
Perché Francesca aveva pensato a
quelle cose? Lui non aveva proprio intenzione di.. bè di fare quella cosa.
Conosceva da poco la ragazza e
non si sarebbe mai permesso…
Giovanni sperava solo che la ragazza
non si fosse offesa. Ah le donne..!
Si infilò nel divano letto e si
addormentò subito dopo.
Poco dopo sentì dei rumori e si
svegliò di soprassalto. Aprì gli occhi e si trovò davanti una figurina esile in
pigiama rosa.
-ho fatto un incubo…- disse la ragazza
Giovanni rise. –non dovevo
prendere il film horror eh?- le chiese
-no bè ma.. sono un po’
suscettibile… - rispose ridendo la ragazza.
-dai vieni qua- gli sussurrò
Giovanni aprendo la coperta e facendole segno di entrare nel letto.-
Francesca salì sul letto, il
cuore le batteva forte: non aveva mai dormito con un ragazzo nello stesso
letto.
-buona notte- gli sussurrò
Giovanni.
Dopo pochi minuti di silenzio
imbarazzato, Giovanni allungò il braccio sopra Francesca e la strinse a sé.
-ti voglio bene- le sussurrò
nell’orecchio
-anch’io…- rispose Francesca con
il cuore che batteva a mille. Poteva sentire il suo respiro regolare sul collo.
Dopo pochi minuti Francesca interruppe il silenzio.
-Giò?-
-si?-
-non è conosci qualche ragazzo
carino da far conoscere a Camilla?-
I giorni passarono tranquilli e
lenti. Le giornate cominciarono ad allungarsi e la neve ormai se n’era andata,
lasciando piccolissime goccioline d’acqua sui rami degli alberi.
I genitori di Francesca erano
tornati entusiasti dal loro viaggio a Venezia, pieni di foto e souvenir.
Francesca era riuscita abilmente a non far trapelare la presenza di qualche
notte prima di Giovanni a casa loro, e Stefano non si era neanche insospettito,
quando tornato la mattina a casa, aveva trovato addormentata e sola nel divano-
letto la sorella.
Tornati a scuola, i ragazzi
dell’istituto ricevettero una circolare della preside: la settimana successiva,
la dirigente li avrebbe aspettati in aula magna per annunciare una notizia.
Nei giorni successivi, la
misteriosa convocazione della preside era l’argomento principale delle
chiacchere fra i ragazzi, e girava già voce di strane novità che sarebbe
accadute a scuola, come per esempio una sfilata di moda, un servizio
fotografico, o addirittura, qualcuno bisbigliava che sarebbe stato indetto un
concorso per un viaggio spaziale, offerto cortesemente dalla NASA in persona.
Qualcuno credeva a queste fandonie uscite da menti piuttosto fantasiose e abili
nell’imbrogliare il prossimo, tanto chespesso si vedevano in giro avvenenti ragazzine di 14- 15 anni, truccate
pesantemente per farsi notare da fotografi, che secondo qualcuno, giravano per
la scuola, cercando i prossimi soggetti delle loro foto.
Francesco giurò anche di aver
visto un ragazzo del quarto anno in biblioteca, chino su un libro di ingegneria
aerospaziale, che cercava di capire qualcosa sui possibili effetti di un
viaggio spaziale sopra un essere umano.
Il martedì successivo una folla
di studenti si riversò ordinata in aula magna. Ad aspettare gli alunni c’era la
preside, eretta nella sua bassa statura dietro al pulpito, da cui avrebbe
parlato.
Il suo sguardo era severo e
rigido e scrutava impaziente i ragazzi che stavano prendendo posto sotto di
lei.
Quando ormai tutti gli alunni si
furono seduti e un silenzio carico di curiosità piombò sopra di loro, la donna
cominciò a parlare.
-ehm ehm- si schiarì la voce
-ehm ehm-
-HEM HEM- guardò torva un gruppo
di squillanti ragazzine del primo anno che si ostinavano a parlare.
-allora.- -vi ho convocato qui per
annunciarvi una novità che arriverà proprio nella nostra scuola.- i ragazzi
presenti erano attentissimi.
-in questo periodo vanno molto di moda i cosiddetti scambi culturali.-
le speranze di molte
cinguettanti ragazzine che speravano in un loro lancio nella moda, cominciarono
a svanire.
-proprio per questo,- continuò
la preside abbastanza eccitata, non come l’insegnante di inglese di Francesca e
Giovanni dietro di lei, che saltellava impaziente, sorridendo
-il nostro istituto ha deciso di
accogliere uno scambio culturale. In cosa consiste: 4 ragazzi di nazionalità
inglese, francese, tedesca e spagnola, già contattati da noi, saranno ospitati
qua da noi e rimarranno per circa un mese. Naturalmente, visto che nelle loro
scuole studiano la lingua italiana, per loro sarà mooolto utile frequentare le
nostre lezioni-
un bisbiglio eccitato percorse
l’aula. Molti ragazzi si guardavano e parlottavano chini fra loro.
-verranno ospitati- continuò la
preside con un sorriso furbo stampato in faccia, - a casa di 4 rispettivi
ragazzi della nostra scuola, che naturalmente con loro NON potranno parlare in
italiano, ma nella loro lingua….-
un esclamazione di dissenso si
alzò dalla folla.
-non avrebbe senso il progetto
ragazzi….- ringhiò a denti stretti la preside
-MA naturalmente trattandosi di uno scambio culturale…
-PARTE ANCHE QUALCUNO DI NOI!!- urlò un ragazzino
del secondo anno, eccitatissimo
-ESATTO, sig.rBellini, 4 ragazzi della nostra scuola, partiranno per rispettive 4
famiglie e scuole straniere da cui saranno cortesemente ospitate-
-MA- continuò la preside zittendo la folla
-potrà partire solo un ragazzo di ogni anno, dal
secondo anno…-
molte proteste si alzarono da ragazzi del primo
anno
-……… per permettere ai ragazzi appena arrivati da
noi…- continuò la preside ignorando le proteste
-……… di ambientarsi nella NOSTRA scuola, e non in
una straniera…-
-i genitori dei ragazzi scelti dal corpo docenti,
seguendo precisi criteri, saranno convocati nei prossimi giorni.- ah no stavo
per dimenticare…- disse la preside dopo che una prof dietro di lei le ebbe
ricordato un particolare. – i 4 ragazzi della nostra scuola che partiranno,
dovranno sottoporsi ad un test di lingua finale, e chi avrà ottenuto il
punteggio migliore, riceverà 2000 euro, utili per una futura borsa di studio
universitaria…-
un grande ooooooooooooohh ammirato si alzò dai
ragazzi.
-e con questo….- disse mettendosi a tracolla la
borsetta nera di coccodrillo -.. ho finito-
la folla si alzò disordinatamente, chiacchierando
eccitata. Francesca sentì dire dalla preside in modo seccato “sarà il caso di
togliere queste stupide ghirlande, non le sembra il caso prof.ss Rodolfi?”
mentre usciva dall’aula insieme al prof di chimica.
-chi sa chi sceglieranno….- disse sognante
Giovanni, mentre lui e Francesca si indirizzavano verso l’uscita da scuola.
–2000 euro non sono da buttar….- stava per sbattere contro la porta vetri
dell’uscita, ma Francesca lo trattene in tempo.
-torna fra noi Giò- gli disse severo la ragazza.
–abbiamo una possibilità pari del 2 % di essere scelti, ricordatelo.. noi del
terzo anno siamo più di 100…-
-eh già……- disse sospirando un rassegnato
Giovanni, slegando la propria bici.
-CAMI CAMI!!!- Francesca si sbracciava eccitata di
fianco a Giovanni
Camilla si avvicinò lentamente. Indossava un
giaccone di lana piuttosto pesante e fuori moda, una gonna nera da cui
spuntavano due esili gambine coperte da un paio di collant rosso fuoco. Il
tutto finiva in due tragiche scarpettine che sarebbero state perfette per il
ballo di fine anno dell’anno scolastico 1915- 1916.
Teneva sulle spalle una grossa cartella e parecchi
libri in mano.
-è Camilla, la mia nuova vicina- sussurrò a
Giovanniche guardava perplesso la
ragazzina che si stava avvicinando.
-ah-
-ciao Camilla, ti volevo presentare Giovanni-
i due si strinsero la mano. Giovanni era
sorridente mentre Camilla era diventata bordeaux. Forse era il suo primo
contatto fisico con un maschio.
Dopo calò un silenzio di tomba mentre Camilla si
guardava, ancora rossa, le scarpe.
Francesca diede una gomitata a Giovanni.
-c.. come stai?- chiese imbarazzato
Camilla alzò lo sguardo sorpreso. Fece un gran
sorriso.
-bene..- mormorò
tornarono a casa assieme parlando del più e del
meno.
Scoprirono che Camilla non era in classe né con
Giovanni né con Francesca, ma che era finita in una “strana” classe, come
diceva Camilla.
Quella classe era famosa per essere frequentata
dai cosiddetti “perversi” della scuola.
Due giorni dopo, su ogni armadietto fu affisso un
cartello: diceva che la preside avrebbe di nuovo aspettato tutti gli alunni il
giorno dopo, per leggere i nomi dei 4 fortunati che sarebbero partiti.
-se ci scelgono…- diceva un eccitato Giovanni
all’intervallo, mentre mangiava una merendina, fresca fresca di distributore –
andremo sicuramente in Inghilterra, noi studiamo l’inglese, no??-
-bè certo Giò, ma guarda che partirà solo una
persona per ogni anno…-
-ah è vero- si ricordò Giovanni. Gli sarebbe stato
comodo partire… saltare un mese di scuola, andare all’estero…. I 2000 euro… e
poi non gli sarebbe dispiaciuto stare un po’ via da casa: il clima era
notevolmente migliorato da quando era partito Paolo, ma sua mamma perdeva la
pazienza un po’ troppo spesso, a causa della montagna di lavoro che il capo le
aveva dato per il nuovo anno e sua sorella dal canto suo, ogni giorno si
inventava che stava male per non andare a scuola… il vizio non l’aveva perso.
Poi Silvia si era accorta della profonda amicizia fra Francesca e Giovanni, e
per questo quando la ragazza andava a casa loro per studiare col fratello,
scoppiava in vere e proprie scenate isteriche, buttandosi per terra e piangendo
come una disperata… secondo Francesca era solo normale gelosia…
il giorno dopo alle 10 puntuali la sala era
gremita di gente. Erano tutti silenziosi e molti, in prima fila pendevano dalla
labbra delle preside.
Francesca aveva assistito a veri e propri piani
per essere scelti da parte delle sue amiche nei giorni precedenti: compiti
svolti in più, sorrisi e occhioni sbatacchianti sempre pronti, soprattutto per
i prof maschi, che però non ci cascavano.
-allora- la voce amplificata della preside
rimbombò per l’aula.
-ora elencherò i nomi dei 4 ragazzi che andranno
all’estero. Devo premettere che i docenti hanno sudato non poco per fare scelte
adatte. I ragazzi sono stati scelti per andamento scolastico, carattere ma
soprattutto conoscenza della lingua-. Giovanni perse le speranze: non era molto
bravo in inglese…
-i 4 nomi sono: - la folla trattenne un unico ed enorme sospiro…
-Michele Santì del secondo anno che andrà in
Francia, a Versailles!!-
una piccola folla, varie file più indietro a
Francesca e Giovanni esplose in urla e applausi. Michele, un ragazzino esile,
si strinse ancora di più nelle piccole spalle, sommerso da compagni urlanti.
-il secondo nome che andrà in Inghilterra ed
esattamente a Londra…- Giovanni e Francesca trattennero il respiro,
stringendosi le mani
-è Sara Chicconi del terzo anno!!!- la classe di
Francesca esplose di fianco a Sara. L’ex migliore amica della ragazza… Sara si
alzò e cominciò a salutare in giro, come una diva… molti la guardarono
perplessi.
-e va bè…..- sussurrò Giovanni –sarà per un’altra
volta…-
-non te la menare troppo cara…- sussurrò a denti
stretti Francesca guardando Sara che ora baciava scioccamente le amiche
sognanti dietro di lei che urlavano “brava brava….”
-il terzo nome è…- continuò la preside – Donatella
Martinzi del quarto anno che andrà in Spagna, a Madrid!-
una ragazza nella fila davanti alla loro arrossì
violentemente, guardandosi in torno imbarazzata, toccandosi una ciocca di
capelli biondo cenere, mentre le amiche si buttarono sopra di lei.
-accipicchia, dovevo invitarla ad uscire,
sabato………- disse piagnucoloso Francesco seduto di fianco a Giovanni.
-il quarto ed ultimo nome che andrà in Germania, a
Berlino è… Tommaso Carfogni! Le sarà utile sig.r Carfogni per la maturità-
disse felice la preside.
Fu sicuramente il ragazzo più acclamato in
assoluto. Una folla si buttò letteralmente sopra di lui, mentre ragazzine
sognanti facevano la fila per baciarlo: per tutti, anzi per tutte era il
ragazzo più carino in assoluto della scuola…
-figurati se non prendevano quello li… è bello e basta- disse imbronciato
Giovanni.
-- i ragazzi che ho appena nominato… per favore zitti…- cercò di
continuare la preside
-partir… ZITTI!- scoppiò la donna. La folla si ammutolì
di colpo
-stavo dicendo…- continuò la donna che era tornata
al suo solito sorrisetto – i 4 ragazzi appena nominati partiranno fra 10 giorni
esatti, e il giorno dopo arriveranno i nostri ospiti stranieri, che spero
verranno trattati CON RIGUARDO…- ora lo sguardo della donna era assassino.
Logicamente non voleva far brutta figura.
-e con questo ho finito- concluse la preside
abbassando il microfono e scendendo dal podio
-bè almeno ci abbiamo provato….- sussurrò Giovanni
alzandosi
LVI CAPITOLO
I ragazzi prescelti partirono 10 giorno dopo e gli
ospiti stranieri arrivarono il giorno dopo. Entrarono imbarazzati a scuola,
guidati da una gloriosa preside sotto la neve che ricominciava a scendere
prepotentemente.Erano due ragazze e
due ragazzi. Le ragazze erano una tedesca e l’altra francese. La berlinese era
piuttosto grassoccia ma aveva un volto particolarmente simpatico. La ragazza
francese aveva lunghi capelli biondi come l’oro, in netto contrasto alla neve
sotto di lei. Un naso pronunciato rovinava il suo perfetto profilo e grossi
occhi azzurri guardavano altezzosi intorno a sé.
I ragazzi erano uno spagnolo e l’altro inglese. Ma
fu il ragazzo spagnolo a colpire particolarmente l’attenzione delle ragazze
dell’istituto. Era particolarmente alto, capelli ricci e neri, naso perfetto e
gote arrossate per il freddo. Subito uno sciame di ragazzine cominciarono a
cinguettare per farsi notare dal bel arrivato, ma lui sembrava particolarmente
interessato alla scuola, evidentemente era colpito dai calcinacci che cadevano
e dalle scritte spesso oscene che ricoprivano la facciata.. meno male che non
le capiva
-cavolo, quello li è proprio carino…- sussurrò
un’amica di Francesca alle altre ragazze
-già proprio tanto…- aggiunse un’altra guardando
il nuovo arrivato con sguardo sognante.
-allora?? Chi state guardando??- proruppe Giovanni
interrompendo la contemplazione
-lui…- una ragazzina indicò lo spagnolo
-umf…. E che sarà mai…-
-a te sembra carino lo spagnolo?- chiese con finta
aria distratta Giovanni durante la mensa.
-bè si…- rispose la ragazza addentando una banana
–ma…-
-ma cosa?-
-sei meglio tu..-
Giovanni nascose un sorriso soddisfatto e si
ributtò sulla sua macedonia.
-scusate se vi disturbo….- Camilla si avvicinò
esitante
-ciao Cami, niente figurati!- le sorrise Francesca
Camilla arrossì intercettando lo sguardo di
Giovanni e si concentrò su Francesca
-Fra.. avresti per caso il libro di biologia..
quello che ti ho prestato..-
-ah si certo! Vieni andiamo a prenderlo- e si
allontanarono dopo che Camilla fece un piccolo sorrisetto imbarazzato a
Giovanni
poco dopo Francesca tornò al tavolo dove aveva
lasciato Giovanni
-secondo me,- esordì il ragazzo mentre la ragazza
si risiedeva
-non è normale quella li…-
-si chiama Camilla Giovanni…- sibilò Francesca – e
ti ho pregato di trattarla bene perché….-
-è appena arrivata, si lo so, lo so- disse
Giovanni facendo il verso di Francesca.
Francesca sospirò –è parecchio timida. Avrebbe
bisogno di una scrollata-
-altro che scrollata!!- disse Giovanni facendo
centro nel buttare il succo nella spazzatura vicino a lui.
-è per questo che volevo trovarle un ragazzo-
-non ti sembra un po’ esagerata come cosa?- chiese
Giovanni intento ad accartocciare i fazzoletti
-esagerata cosa?-
-bè.. cercarle un ragazzo. Cavolo Fra è appena
arrivata qui e tu vuoi cercarle un ragazzo!! Lei cosa ne dice?-
-non lo sa..-
-come non lo sa?? Oddio lascia perdere piuttosto
falla inserire nelle attività extrascolastiche, cosi conosce un po’ di gente-
-non è una cattiva idea in effetti… potrebbe
entrare nel gruppo di danza..- rispose Francesca pensierosa
-brava!- Giovanni le sorrise
-certo che qualche volta hai delle buone idee,
Giò-
-ho sempre delle buone idee, IO-
Francesca gli dette un leggero pugno sulla spalla.
Suonò la campanella e si alzò.
-ho lezione ora, ci vediamo dopo- e dopo essersi
chinata a dare un bacio frettoloso sulle labbra a Giovanni, sparì fra la folla.
Francesca entrò in classe. Era ancora vuota e la
prof. Non era ancora entrata. Si avvicinò al suo banco e sussultò quando vide
il ragazzo spagnolo seduto in fondo.
-ciao…- mormorò imbarazzata
il ragazzo le fece un segno con la testa e si
avvicinò a lei
-encantado- sussurrò porgendole la mano
-me chiamo Pablo-
-Francesca- strinse veloce la sua mano e la tolse
immediatamente sedendosi.
Passarono così pochi minuti di silenzio
imbarazzato. Pablo la guardava sorridendo, mentre Francesca, fregandosene delle
buone maniere, gli dava le spalle, seduta composta al suo banco pregando
vivamente il veloce arrivo dei compagni.
Questi non
si fecero attendere ed entrarono subito dopo. Le compagne di Francesca
sussultarono e cominciarono a scambiarsi occhiate eloquenti guardando il nuovo
arrivato.
-siete rimasti soli?? Eh?? Che ti ha detto?? Come
si chiama??- la sua compagna di banco,Clotilde cominciò a farle domande a
raffica.
-ci siamo solo presentati, si chiama Pablo-
sussurrò Francesca cercando di non pensare che lui era proprio dietro a lei.
-beata te… quanto avrei pregato di parlarci almeno
un minuto,, sai nell’intervallo e a mensa non si riesce perché ha sempre uno
sciame di oche dietr….-
-SIG.NA BONFADINI! STIA ZITTA PER FAVORE!
Cominciamo con la lezione-
la prof si alzò e cominciò a scrivere delle frasi
sulla lavagna: lezione di italiano, la più noiosa in assoluto.
Mentre scriveva molte ragazze si giravano verso
Pablo lanciandogli sguardi seducenti e sorrisetti, mentre i compagni maschi
guardavano perplessi.
Francesca si girò verso Pablo per vedere la sua
reazione a tutte quelle occhiate. Lui le sorrise ma Francesca si girò di scatto.
Ora l’attenzione generale si era spostata su di lei. Tutte le ragazze come
delle iene,la guardavano con occhiate
malvagie. Ma nessuno si era accorto che la prof. Aveva da tempo smesso di
scrivere, e ora guardava la classe battendo ritmicamente un piede per terra.
-pare che sia più interessante il nuovo arrivato
alla lezione di oggi- sibilò
-NON E’ VERO?????-
la classe sobbalzò.
-Per punizione, per acquietare gli ormoni un Po’
TROPPO ATTIVI, per la prossima volta SOLO le ragazze…-
i ragazzi emisero un sospiro di sollievo,
-faranno un tema scientifico, proprio sugli ormoni e sulla loro funzione
nell’organismo. A mercoledì- mentre diceva ciò la campanella suonò e il gruppo
delle ragazze si alzò avvilita dalle proprie sedie.
-Buon giorno signora!!- Francesca era appena
entrata in casa di Camilla
-Ciao Francesca, Camilla è di là, prego-
Camilla era seduta davanti alla sua scrivania
intenta a leggere.
-certo che leggi tanto tu eh?-
Camilla sobbalzò. Non l’aveva sentita entrare
-ciao Francesca….-
-non è che avresti dei libri sulla funzione degli
ormoni?-
-cosa??- Camilla la guadava stralunata
-visto che le mie compagne invece di ascoltare a lezione guardavano lo
spagnolo, la mia prof ci ha dato un tema da fare sugli ormoni per punizione….-
-lo guardavi anche tu lo spagnolo?- Camilla fece
un sorrisetto furbo mentre cercava il libro fra i suoi scaffali.
-no!-
-sicura????- ora aveva trovato qualcosa e si era
seduta sul letto davanti a Francesca
-bè è carino ma non lo guardavo con la bava che mi
cadeva dalla bocca…-
-questo potrebbe andare, guarda un po’-
Francesca prese in mano il libro. Era di anatomia,
e nell’indice compariva anche un articolo sugli ormoni.
-perfetto!! Grazie Cami-
-di niente..-
Camilla tornò alla scrivania e si sedette
guardando Francesca.
-allora???- Francesca la guardava con un sorriso
ebete stampato sulla faccia.
-allora cosa?-
-addocchiato qualcuno??-
-addocchiato???- Camilla diventò immediatamente
rossa –oh no no….-
-neanche uno??-
-no a scuola no-
-e fuori??-
-no no, sono appena arrivata Fra, non so…- era
parecchio imbarazzata, e torturava nervosamente con i denti una penna.
-ok….-
-no bè qualcuno… si ho visto qualcuno di
interessante-
-ah si??? Chi???- Francesca la guardava
interessantissima –basta che non sia Giovanni!-
-oh no no… non è proprio il mio tipo… senza offesa
intendiamoci..-
-allora?? Dai dai chi è??-
-bè….. tuo fratello!-
CAPITOLO 59
-C…. cosa??- le parole le si bloccarono in gola
-tuo fratello!! È mooooooooooolto carino!!- disse
Camilla prima di scoppiare in una risatina isterica
-quando hai visto mio fratello??-
-bè sulle scale.. è molto gentile…..- disse con
aria sognante
-oh no no Cami…. Non è il caso.. proprio no….-
Francesca si era alzata di botto dal letto e camminava nervosamente per la
stanza
-perché no?-
-ma no! No no… assolutamente no…-
-ma perchè no???-
-ma…. Ma… ha 23 anni!! Tu ne hai a malapena 16!!
Poi è grande. Troppo grande.. capisci??-
-l’età non è un problema. Mia nonna ha 10 anni
meno di mio nonno- disse con aria imbronciata
-ma erano altri tempi!! Non puoi fare paragoni con
l’epoca… poi tu tu… hai mai baciato un ragazzo?-
Camilla la squadrò interamente. La sua espressione
era dura e severa.
-no. Ma la cosa non credo che sia un problema-
-è proprio per questo Cami!! Mio fratello avendo
23 anni, ha fatto esperienze che tu tu….
-io cosa?-
-non ti immagini neanche!!- Francesca si era
bloccata davanti a lei con le braccia per aria. Era brutto dire quelle cose, ma
era la pura verità… Stefano sicuramente non si era limitato ai baci…
-non mi immagino neanche??- ora Camilla si era
alzata. Era rossa, non per l’imbarazzo, ma per la rabbia.
-NON MI IMMAGINO NEANCHE?!?!- ripetè urlando.
Francesca non l’aveva mai vista così arrabbiata..
-tu non ti immagini neanche cosa IO ho passato-
sibilò additandola.
-NESSUNO IMMAGINA COSA IO HO PASSATO NEGLI LTIMI
ANNI!!!- scaraventò un libro sul letto, sfiorando per un pelo Francesca.
Questa, era ancora in piedi. Deglutì.
-tutto a posto qua?- la nonna aveva fatto capolino
dalla porta preoccupata dalle urla.
-si nonna.. chiudi pure…..- disse respirando
Camilla –tanto ora Francesca se ne sta andando…- disse guardando Francesca.
La ragazza prese il libro di anatomia dal letto di
Camilla, uscì dalla stanza, percorse il soggiorno e uscì dall’appartamento
sbattendo la porta senza salutare.
-cos’è successo??- mormorò la donna alla nipote
dopo aver seguito con lo sguardo la burrascosa uscita di scena di Francesca.
-niente… piccole incomprensioni…- rispose la
ragazza risedendosi alla scrivania, dando le spalle alla nonna.
-va bene… fra 10 min è pronta la cena tesoro…- e
uscì dalla stanza.
Camilla alzò lo sguardo verso il pannello di
sughero dove erano affisse moltissime foto. Si soffermò su una, dove una donna
ed un uomo la guardavano sorridenti abbracciati in riva al mare… i suoi genitori.
Una calda lacrima cominciò a scendere sulla
guancia ancora arrossata di Camilla…. I suoi genitori… le persone più
importanti della sua vita, che a causa di un violento incidente stradale
l’avevano lasciata sola. Sola in mezzo ad estranei, in una città straniera, in
una nuova vita che non prometteva niente di buono.
Francesca Fece i gradini che separavano il suo
piano da quello di Camilla senza neanche accorgersene. Era arrabbiatissima.
Anzi, furiosa.
Aveva cercato solo di aiutarla…. E lei cosa fa??
Si innamora di Stefano.. il suo opposto!! Forse aveva esagerato a presentarle
la situazione così bruscamente… ma era vero!! Figurati se Stefano l’avrebbe mai
notata.. stava cercando di preservarla da una delusione amorosa allucinante!! E
lei cosa fa?? Risponde come un’isterica lanciando un libro?? E parlando del suo
passato?? Faceva questo effetto un trasloco?’ o era lei un po’ nervosetta??
Entrò in casa veloce, evitando lo sguardo
incuriosito e perplesso di Stefano, si sedette sul divano aprendo con finta non
curanza il libro.
-cos’è successo??- Stefano si sedette di fianco a
lei
-niente- rispose bruscamente
-non ci credo.. sei arrabbiatissima..-
-dimmi una cosa. Hai per caso conosciuto la nuova
ragazzina del quarto piano?-
-no non mi sembra.. quale?-
-quella un po’ sfigata con gli occhiali…-
-ah si si. Ci siamo incontrati una volta sulle
scale. È diventata bordeaux appena mi ha visto. Deve essere un po’ timida…-
rispose Stefano pensieroso mentre si allacciava le stringhe.
-STEEEEEEEEEEEEE?? VIENI UN ATTIMO?? NON RIESCO AD
APRIRE LA SCATOLA DEI PELATIIIIII-sua
madre lo chiamava dalla cucina.
Dopo aver sbuffato il ragazzo si alzò avviandosi
verso sua madre.
Francesca si concentrò sull’articolo piuttosto
esiguo sugli ormoni. Cominciò a leggere ma la sua attenzione era rivolta a
tutt’altro..
-ahh maledetto libro- lo chiuse violentemente e lo
lanciò sulla poltrona.
-domani dovrò andare in biblioteca….-
P.S è un po’ triste questo chappy non è vero???
Cmq Camilla ancora per molti capitoli non rivelerà a Francesca di essere
orfana.. un po’ come Giovanni!!
La storia della cotta di Camilla per il fratello
di Francesca l’ho tratta da uno STUPENDO telefilm, non più in onda da un po’ di
tempo (chi è esperto capirà!! ^^) ringrazio ancora coloro che commentano… A PRESTO!!
La mattina dopo Francesca uscì in anticipo da casa
per evitare Camilla. Arrivò subito a scuola e si diresse velocemente verso il
suo armadietto, dove avrebbe preso il libro della prima lezione della mattina:
greco.
Mentre stava cercando nel disordine, sentì una
voce calda dietro a sé
-ciao Françiesca-
si girò di scatto e sussultò, trovandosi davanti,
a pochi centimetri di distanza, Pablo.
-c.. come sai il mio nome?-
-ieri tue amigos hanno chiamato e io.. ricordato!-
disse battendosi con l’indice la tempia.
Francesca arrossì velocemente. Era carino….
Tremendamente carino… ciocche di capelli neri coma la pece ricadevano
disordinati sulla fronte, facendo intravedere due stupendi occhi grigi con
qualche scaglia verde. Il naso era dritto, e i lineamenti perfetti del suo viso
circondavano delle labbra rosse e carnose che nascondevano dei denti dritti e
bianchissimi.
Francesca rimase incantata ad osservarlo e si
risvegliò accorgendosi dello sguardo perplesso e incuriosito di Pablo. Si girò
di scatto chiudendo l’armadietto e si allontanò, imbarazatissima. Fu ben presto
raggiunta da Pablo che la prese per un braccio. Proprio in quel momento si era
avvicinato Giovanni.
-UEI UEI SPAGNOLITO….-
-Giù LE MANI…….. GRAZIE…..- con un gesto deciso tolse
la mano di Pablo dal braccio di Francesca. Lo spagnolo si allontanò senza dire
nulla.
-comincia a starmi antipatico quel ragazzo..-
disse Giovanni osservando il ragazzo che si allontanava
-brutto non è, e ha parecchio fascino.. troppo per
i miei gusti..- continuò.
-già…..- disse la ragazza con sguardo sognante –e
poi bacia proprio bene….- si morse il labbro con fare malizioso
-cosa?!- Giovanni le si era parato davanti
-SCHERZO!!!-
Dopo la lezione di greco Francesca si avviò verso
la biblioteca. I corridoi erano deserti , come del resto la biblioteca. Si
avviò verso il bancone della donna e chiese gentilmente dove avrebbe potuto
trovare un libro sugli ormoni.
-corridoio 7, scaffale 14, libro mi sembra…. 786-
la donna non la guardò neanche, intenta a digitare qualcosa al computer. Era
formidabile il modo in cui conosceva per filo e per segno la posizione dei suoi
adorati libri.
Francesca si avviò versoil settimo corridoio e cominciò a contare gli scaffali.
Cominciò a cercare il libro, ma ben presto si
accorse che non era sola in quell’enorme stanza.
Cominciò a guardarsi intorno cercando di capire
chi fosse.. sperò vivamente che non fosse ancora lui.. sarebbe stata una vera e
propria persecuzione..
Sentì un fruscio di fianco a sé. Il cuore cominciò
a battere. Odiava essere in quelle situazioni.. forse aveva visto troppi film
in cui degli spietati killer arrivavano silenziosamente dietro di te e poi…..
ZAC!
-AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH- Francesca lanciò un
urlo pauroso
-AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH- un altro urlo. Ma non
era ancora lei.
Francesca, togliendo un volume sovrappensiero
dallo scaffale, si era trovata davanti dall’altra parte Camilla, che sentito
l’urlo, aveva urlato anch’essa.
Meno male che la bibliotecaria non se n’era
accorta..
Francesca deglutì –ah sei tu…-
-c’era bisogno di urlare?- Camilla era piuttosto
scossa. Aveva i capelli arruffati ed era particolarmente pallida.
-scusa io..-
-devo andare- disse bruscamente Camilla
allontanandosi con un volume in mano
-no aspetta!- Francesca l’aveva raggiunta e le
aveva porto il libro che le aveva prestato.
-grazie- mormorò prima di allontanarsi.
Camilla era veramente arrabbiata. Francesca
l’aveva ferita. L’aveva trattata come una bambina di 6 anni… è vero, non aveva
mai baciato un ragazzo e allora?? Cosa vuol dire, anche se non l’hai mai fatto
sei lo stesso grande… o no?
E poi, la cotta per Stefano se l’era presa
veramente… e niente nessuno l’avrebbe ostacolata a provarci.. neanche
Francesca.
Tornò in classe. Mentre rimetteva in cartella il
libro che aveva prestato alla ragazza , cadde un bigliettino dalle pagine dello
stesso. Camilla lo aprì. In una scrittura dolce e lineare c’era scritto “
PACE??” .
Camilla arrotolò il bigliettino e lo scagliò per
terra . “no” pensò.
-Allora??, come sta andando avanti il piano:
“facciamo entrare nella società Camilla”?- Giovanni e Francesca erano seduti
sulle scale di ingresso durante l’intervallo. Faceva ancora molto freddo e la
neve si ostinava a cadere sempre più fitta.
Francesca grugnì alla domanda del suo ragazzo.
-cosa vuol dire?? Piano fallito?-
-neanche iniziato- mormorò Francesca.
-ahiahiaiii, non va bene cosi mia cara..-
-lo so ma non mi interessa più. Abbiamo litigato-
-litigato? E perché?-
sotto il cappellino di lana gli occhi le divennero
lucidi.
-si è innamorata di mio fratello-
-e allora?? Avete litigato per questo?-
-come allora Giò!!!- ora si era alzata
-mio fratello ha 23 anni, lei ne ha 16, lei non ha
mai baciato un ragazzo, lui si sarà fatto mezza università!!!- mentre parlava
tirava nervosamente indietro la sciarpa di lana che le continuava a cadere
fastidiosamente sul giaccone.
-e allora?- Giovanni alzò un sopracciglio. –non mi
sembra un problema-
Francesca sospirò.
-scusa, è la volta buona che può tirarsi un po’
fuori!! (e baciarsi un ragazzo!)-
-ma mio fratello le riderà in faccia, non
capisci??-
-ne sei così sicura??- Giovanni le sorrise.
-non lo so….-
-o forse è pura gelosia fra fratelli?? Io dare i numeri se scoprissi che
Silvia uscisse con qualcuno!!-
Francesca sorrise. Forse Giovanni aveva ragione.
Inconsciamente era gelosia.
Giovanni la fece sedere e la prese fra le braccia,
dandole un bacio sulla fronte.
100 RECENSIONI!!!!!!!!!
Un grazie di cuore a tutte le persone che
commentando, mi hanno accompagnato (e mi accompagneranno ancora per molto) in
questa magnifica avventura!!
Un bacio a tutte (ARRIVIAMO ALLE 200 RECENSIONI,
DAI!!)
IL pomeriggio stesso, Francescatornava a casa. Era piena di neve fino alle
mutande, aveva le mani e i piedi ghiacciati, e non vedeva l’ora di buttarsi
sotto una doccia bollente… aprì veloce il portone e salì le scale.
Subito sentì delle voci familiari…
-come ti chiami?- era Stefano
-Camilla….- una voce mite e pacata aveva
prontamente risposto.
-io Stefano..sono il fratello di Francesca..-
-si lo so…- disse Camilla prima di esplodere nella
sua solita risatina isterica
Francesca stava ben attenta a non farsi vedere,
nascosta dietro ad una colonna
-sei nuova qui?- chiese Stefano
-si mi sono appena trasferita- Francesca si
immaginava già il viso di Camilla: rosso paonazzo.
Prese il coraggio e cominciò a salire. Stefano la
vide
-ciao Fra! Tornata tardi oggi eh??-
Francesca sorrise e intercettò lo sguardo di Camilla:
freddo e di sfida.
-allora ci vediamo.. ciao Stefano…- disse prima di
allontanarsi.
-certo che è un po’ strana quella li….- disse
Stefano mentre salivano
-mi ha bloccato per 10 minuti, e il bello è che
stava zitta!! Meno male che sei arrivata tu…-
-ma è tua amica?-
-cosa??- Francesca aveva la testa da un’altra
parte… quello sguardo di sfida… Camilla stava architettando qualcosa…
-ti ho chiesto se quella Camilla è tua amica-
-no- rispose la sorella aprendo la porta.
-te lo dico io, quella ha dei piani per farmi star
male!-
-che cosa?!-
Giovanni e Francesca chiacchieravano fra un’ora e
l’altra davanti ai rispettivi armadietti
-farti star male???? Credi che voglia questo??-
-si… ora mi vuole sfidare, ne sono sicura..-
-sfidare a cosa scusa?? A “chi piglia prima
Stefano”?-
Francesca sorrise. Alla fine era proprio così. O
era lei che si stava creando troppi problemi…
-aspetta…- Francesca si era appena ricordato
qualcosa
-lei alla fine non si è arrabbiata tanto per la
storia di Stefano, ma perché io l’ho sottovalutata per la storia che non aveva
mai baciato un ragazzo… poi ha cominciato a urlare che io non mi immaginavo
neanche cosa LEI avesse passato negli ultimi anni… bah..-
-negli ultimi anni?- Giovanni corrucciò la fronte,
sembrava piuttosto interessato
-si negli ultimi anni…-
-dove sono i suoi genitori?- chiese Giovanni
-in America, lavorano. Qui vive con i nonni-
Giovanni si appoggiò pensieroso al suo
armadietto.. alla fine anche lui aveva detto a Francesca che suo padre lavorava
all’Estero.. forse anche Camilla mentiva..
La campanella suonò interrompendo i discorsi dei
ragazzi.
-ok.. io vado- Giovanni si allontanò,
improvvisamente rannubbiato in volto.
LXIIICAPITOLO
Gennaio passò velocemente. Camilla e Francesca si
evitavano accuratamente sia a casa che a scuola. Giovanni spingeva per una
riconciliazione, ma evidentemente, Francesca capì che il bigliettino che aveva
lasciato nel libro di anatomia fosse stato dimenticato, o peggio, buttato.
Camilla continuava imperterrita a provarci con
Stefano. A metà del mese arrivò perfino a chiedergli il numero di cellulare e a
sommergerlo di squilli, a cui il ragazzo non rispondeva.
La situazione stava diventando incontrollabile.
Camilla le mancava, e tanto.. doveva fare qualcosa.
Il pomeriggio dopo salì veloce le scale fino ad
arrivare al quarto piano. Suonò la porta. Subito comparve Camilla. Sussultò
quando la vide, poi la sua espressione divenne severa, dura.
-ah sei tu…-
la fece entrare e si sedette sul divano,
continuando a guardare la tv, ignorando Francesca.
-quasi finita la casa, vedo..- tentò di cominciare
Francesca guardandosi intorno. Gli scatoloni erano scomparsi, e l’arredamento
del soggiorno cominciava a prender forma.
-cosa vuoi- chiese adenti stretti Camilla, sempre osservando la tv che trasmetteva un
film.
-senti Cami- Francesca si sedette sulla poltrona
di fianco a lei.
-non abbiamo 6 anni, ma il nostro comportamento lo
dimostra. È da più di un mese che ci evitiamo…- Camilla distolse lo sguardo
dallo schermo e lo posò per terra. La treccia le ricadeva sulla spalla e
maneggiava nervosamente il telecomando.
-….ora basta.- continuò Francesca
-io ho le mie colpe, mi rendo conto di essere
stata un po’ brusca dicendoti quelle cose e mi dispiace ma tu….-
-ma io cosa?- ora la ragazza aveva alzato lo sguardo.
Gli occhi le divennero lucidi
-secondo te è carino sentirsi dire che non ho
nessuna speranza con Stefano, perché LUI ha fatto sesso con mezza università,
mentre IO non ho mai baciato un ragazzo?!- una lacrima le scendeva decisa da
dietro la lente spessa e finì il suo viaggiò sul cuscino che la ragazza teneva
in mano.
-tu sei la mia unica e migliore amica qui. Sarei
sola senza di te. Ma.. una vera amica non mi avrebbe scoraggiato così,
indipendentemente se Stefano fosse stato si o no suo fratello-
Francesca stava zitta e la osservava. Aveva
ragione. Camilla aveva pienamente ragione. Contava su di lei e lei l’aveva
delusa..
-mi… mi ero già immaginata i pomeriggi passati sul
tuo letto con te a pianificare le mie prime parole con Stefano! E tu cosa fai??
MI DICI QUELLE COSE?!- ora le lacrime le rigavano il volto.
-è vero, scusa ho sbagliato… perdonami per
favore..- anche a Francesca gli occhi divennero lucidi, sentendo quelle parole.
-vieni qui…- Camilla aveva spalancato le braccia
in cui Francesca si era fiondata immediatamente
-ora basta eh?? Mi sei mancata tantissimo Fra..
tantissimo…-
-allora qual è il piano?? Stasera pizza con te Giò
e Stefano?- Francesca si era staccata dall’abbraccio dell’amica e si asciugava
le lacrime
-niente.. perché?- Stefano uscì dallo studio di
suo padre dove c’era il computer che il ragazzo usava continuamente (e di
nascosto)
-perché io, Giovanni e Camilla volevamo andare a
mangiare una pizza.. vuoi venire?-
-oh si certo-
-bene!- Francesca saltellava felice.
-ma perché anche io?? Non potete andare voi tre?-
-emmmmmm… no dai vieni anche tu…-
-ok ok…..-
“Cami tutto a posto viene anche mio fratello..
alle 8 ci troviamo sotto casa. Un bacio!”
Francesca cercò veloce sulla rubrica del cellulare
la voce “CAMI” e inviò il messaggio
Andarono in una pizzeria vicino a casa. Nel
tragitto in macchina Stefano e Giovanni parlavano fra loro di basket,mentre Camilla e Francesca parlottavano su
come Camilla si sarebbe dovuta comportare quella sera.
Poco dopo essersi seduti a tavola, calò il
silenzio. Camilla giochicchiava nervosamente col braccialetto, mandando
occhiate imploranti a Francesca che invece, guardava con fare eloquente
Giovanni, spronandolo silenziosamente a cominciare un discorso. Poi
improvvisamente, Camilla parlò
-ah Stefano… ho saputo che il tuo nome significa
figlio del cielo…-
Francesca e Giovanni si guardarono con gli occhi
sbarrati. No, non era questo il piano!!
-figlio del cielo??- rispose Stefano,- Io sapevo
che significava “coron……..-
-MA CHE BELLO!! Io non ho un nome così importante
STEFANO- Francesca diede un calcio al fratello sotto al tavolo mentre scandiva
a denti stretti il suoi nome. Camilla ci sarebbe rimasta malissimo se Stefano
l’avesse corretta… già la serata non prometteva niente di buono, Stefano dava
segni di essere piuttosto scocciato, e Francesca non sapeva più cosa fare per
rialzare le sorti…
-allora Stefano come va l’università?- la sorella
fece quella strana domanda con voce stranamente mielosa
-bene. Come vuoi che vada..- rispose scocciato
(altro incrocio di sguardi preoccupati fra
Francesca e Giovanni)
-Ste, come ti è sembrata l’ultima partita di
basket di ieri?- era Giovanni
-ummmm carina… ma niente di che…- Stefano batteva
distrattamente la forchetta sulle croste della sua pizza, lasciate nel piatto.
-anche a me piace il basket!!!- Camilla si era
improvvisamente risvegliata dal suo lungo letargo durato più di 5 minuti..
-ah si?- Francesca sembrava l’unica interessata
-si!! Poi mi piace tanto quando fanno il
“dribbling!!!”- sottolineò l’ultima parola con fare ampolloso.
-cosa?- Stefano aveva appena alzato lo sguardo
perplesso
-il dribbling, giusto no…..?- Camilla incrociò lo
sguardo di Giovanni. Lui, spalancò gli occhi dicendo un “no” silenzioso con le
labbra. Camilla deglutì e guardò Stefano. La guardava perplesso
-il dribbling è nel calcio, ed è quando un
giocatore scarta con la palla…- le spiegò Stefano
Camilla diventò paonazza. Mormorò “vado un attimo
in bagno” e si alzò, correndo via. Francesca la seguì con lo sguardo,
preoccupata. Poi guardò il fratello con aria severa.
-scusa Fra, dovevo stare zitto?? Va bene la storia
del significato del nome, ma dirmi che i giocatori di basket fanno il
dribbling… eh no quello no… povero basket…-
Giovanni ridacchiò sotto i baffi ma fu subito
bloccato da un’occhiata di fuoco di Francesca.
La ragazza si alzò e si diresse verso il bagno
-Cami??? Sei qui?? Dai apri!-
-no- Camilla le rispose fra i singhiozzi
-dai Cami, che sarà mai… neanche io ci capisco
molto di basket..-
-HO FATTO UNA FIGURACCIA FRA!! MA TI RENDI CONTO?!
FARE UNA GAFFE SIMILE, POI PROPRIO SUL SUO SPORT PREFERITO!!-
mentre urlava disperatamente passarono dei
camerieri che prima, guardarono la porta del bagno perplessi, poi Francesca. La
ragazza fece segno di “non è niente” poi si avvicinò ancora di più alla porta
-Cami.. sta passando un po’ gente e mi guardano
male.. esci per favore oppure fammi entrare..
la serratura della porta si aprì lentamente con un
piccolo “clunk”. Comparve Camilla più disperata che mai. I capelli che prima
erano legati in uno chignon, le ricadevano disordinati sulle spalle, e grosse
lacrime comparivano da sotto gli occhiali.
-oh Cami, dai….- Francesca la strinse in un
abbraccio affettuoso
-non è poi così tragico…-
-si invece..- le rispose la ragazza fra i
singhiozzi
-ma hai visto come mi ha guardata quando ho detto
quella cosa del dribbling??-
-si ho visto, ma Stefano fa sempre così dai..-
mentì Francesca
Dopo pochi minuti tornarono a tavola. Francesca
era riuscita ad asciugare le copiose lacrime di Camilla, ma la ragazza aveva
ancora la faccia gonfia di pianto.
Si avvicinarono al tavolo ma ci trovarono solo
Giovanni.
-dov’è Stefano?-
-emmmm, credo che abbia incontrato qualcuno…-
disse Giovanni indicando la pista davanti al jukebok. Francesca e Camilla
alzarono lo sguardo contemporaneamente.
Stefano stava ballando sinuosamente con delle
ragazze sotto lo sguardo divertito del resto della clientela.
Francesca sospirò guardando Giovanni che fece
spallucce. Camilla si sedette e cominciò a sbocconcellare nervosamente il pane
che era rimasto in tavola.
Anche Francesca si sedette pianificando la scenata
che avrebbe fatto al fratello, appena tornati a casa.
Dopo pochi minuti silenziosi, mentre i tre ragazzi
osservavano uno Stefano scatenato che ballava come un pazzo sotto le note dei
Rolling Stone, Giovanni si schiarì la voce.
-Bè Cami.. ora il mio consiglio è di cercare un
ragazzo… insomma.. un po’ più alla tua portata…-
-in che senso?- Camilla aveva alzato di botto la
testa guardando Giovanni
-nel senso che magari di cercare qualcuno della
nostra età. Il fatto che non hai mai bac…. –Si interruppe di colpo dopo aver
ricevuto una gomitata da Francesca
-lo sa?!- chiese Camilla guardando furibonda la
ragazza e indicando Giò.
Francesca annuì
-oddio… che giornata..- Camilla si riappoggiò al
tavolo chiudendo gli occhi
-potevi almeno evitare di guardarla così, quando
ha detto quella stronzata sul dribbling!! C’è rimasta male, piangeva come una
fontana!!-
Francesca sgridava il fratello poco dopo essere
entrati in casa.
-lo so Fra, ma scusa… quella ragazzina mi fa
pena!! È terribile!!-
Francesca sospirò. Quelle parole non avrebbero certamente
fatto piacere a Camilla…
-ma poi scusa, tutto questo interessamento verso
di me, mi portate fuori, mi chiede il numero, vuoi che l’accompagni da tutte le
parti… ma perché??!!-
-perché LE PIACI STEFANO!! DA IMPAZZ…- si tappò lo
bocca, pentita.. no, non doveva dirglielo, no….
Stefano la guardava con uno strano sorrisetto
sulle labbra
-ah si??-
-beh certo… certo che sei duro a non averlo capito
prima eh??- disse battendosi il pugno sul palmo della mano
Stefano irruppe in un’enorme risata mentre si toglieva
le scarpe seduto sul letto
-questa è bella… piaccio a quella lì…- disse fra
le risate
-non ridere Stefano.. e poi si chiama Camilla…-
-bè è chiaro che a me non piace, quindi è inutile
che si sforzi…- si alzò e si diresse ancora ridendo, in bagno.
Non doveva dirgli quella cosa… se Camilla l’avesse
scoperto… o no..
Francesca sospirò mordendosi il labbro e si buttò
sul letto, sfinita.
-ti ha detto qualcosa tuo fratello, ieri sera dopo
la pizzeria?- Camilla e Francesca stavano studiando la mattina dopo in
biblioteca
-no no…- mentì Francesca mentre sfogliava un libro
per la ricerca di storia
-sicura?- Camilla non la bevve, si avvicinò un po’
di più a Francesca scrutandola, per carpire anche il minimo segno di debolezza
dell’amica
-no Cami ti ho detto di no.. credimi- disse
evitando lo sguardo indagatore della ragazzina
Camilla si riappoggiò allo schienale della sedia,
sospirando
-ma perché non me ne sto zitta qualche volta?? Se
non dicevo quella boiata sul dribbling, sarebbe filato tutto liscio…- gesticolava
nervosamente
-ragazze…. Per favore…-la bibliotecaria fece segno
di abbassare la voce. Le due ragazze si guardarono e si fondarono sui
rispettivi libri.
Poco dopo Francesca si alzò
-Camilla io devo andare a lezione.. ci si ribecca
fuori!- e le fece l’occhiolino prima di uscire dalla biblioteca, sotto lo
sguardo severo della donna seduta al banco
-ok… ciao..-
dopo una mezz’ora anche Camilla uscì dalla
biblioteca. Aveva parecchi libri in mano (come al suo solito) e pregava
vivamente di arrivare presto alla sua aula per appoggiarli, cominciavano a
diventare pesanti… svoltò l’angolo e vide affisso ad una bacheca un cartello
che comunicava il ballo della scuola, che sarebbe stato anticipato a Marzo, per
festeggiare l’arrivo dei ragazzi stranieri….. SBANG!
Camilla cadde con i suoi libri, sparpagliandoli
sul pavimento
-oddio NO!! CAVOLO CERCA DI STARE PIU’ ATTENTA
MALEDIZIONE! GUARDA CHE ROBA…- il ragazzo davanti a lei era caduto insieme ad
un vassoio pieno di ampolle..
Camilla guardò a bocca aperta prima i cocci, poi
il ragazzo. Era alto e con i capelli castano chiari, gli occhi azzurri..
proprio carino.
-oddio scusa.. non ti avevo visto, ero sepolta dai
libri, io io.. mi dispiace- Camilla si stava rialzando e tentò di aiutare il
ragazzo a raccogliere i vetri
-no, no, non ti preoccupare faccio io…- il ragazzo
aveva le mani fra i capelli, disperato.. –mi ammazza il prof adesso…-
piagnucolò
-mi dispiace io…-
-vai, vai, non ti preoccupare, è anche colpa
mia..-
Camilla si allontanò veloce, paonazza.. che
giornate ragazzi!!
Intanto il ragazzo cercava di raccogliere dal
pavimento i vetri taglienti sbuffando e imprecando contro la ragazzina con cui
si era appena scontrato..
-Ciao Francesco!!- Francesca passava di li, dopo
aver finito la lezione
-ciao Fra…- sbuffò lui ancora chino in terra
-cosa stai facendo?-
-una demente di una mi è appena venuta addosso, e
ho rovesciato le ampolle..-
-ahia guai in vista Fra!!- disse ridacchiando
Francesca
-non ti ci mettere anche tu PER FAVORE!!-
-ciao ciao…- Francesca si allontanò ridacchiando. Certo che era strano
vedere Francesco, un marpione sempre in cerca di donne, chino per terra a
raccogliere cocci di ampolle… proprio divertente! Anche Francesca notò il
cartello del ballo… un brivido le trapassò la schiena: quest anno non avrebbe
avuto problemi per il cavaliere. L’anno precedente invece, dopo settimane di
affannosa ricerca, era dovuta andare con un ragazzo piuttosto “sfigato” che
aveva passato la serata a leggere un libro, lasciando Francesca sola come un
cane su una poltroncina… fece una smorfia di disgusto al solo pensiero. Ora il
problema non era suo: doveva trovare un cavaliere a Camilla
Capitolo 53 *** UN NUOVO CAVALIERE PER CAMILLA ***
LXVI CAPITOLO
LXVI CAPITOLO
Il giorno stesso, Francesco, Francesca e Giovanni
si incontrarono a mensa.
-allora come è andata col prof di chimica, Franci??-
chiese Francesca in modo canzonatorio mentre beveva il suo succo di carota
-mmmmm- Francesco mugugnò alzando gli occhi al
cielo mentre addentava il suo panino
-cioè?- Giovanni si era intrufolato nella
conversazione, sedendosi anche lui al tavolo
Francesco fece segno 4 con le dita mentre
masticava un grosso boccone
-4?? Ti ha dato quattro??-chiese sbalordita
Francesca.
Francesco fece segno di no con la testa –no- disse
con ancora la bocca piena, -mi dovrò fermare 4 pomeriggi settimana prossima per
lucidare TUTTE le ampolle e provette del laboratorio di chimica..-
-sempre meglio di un 4…- disse Francesca
cominciando a mangiare l’insalata dalla sua vaschettina
-sempre a dieta tu??- Francesco cominciò a
prenderla in giro –ah già è vero, sei grassa, guarda che sedere…- disse
sporgendosi e guardando sotto il tavolo.
Francesca spalancò la bocca, offesa
-ma scherzo scema! Se sei grassa tu, la Sarani
cos’è???-
-non è grassa la Sarani…- bofonchiò Giovanni
mentre beveva dalla bottiglietta.
-ah no.. accidenti!! Fra poco non sta più nel
banco…-
-OOOOOOHHH ESAGERATO!!- urlarono in coro Francesca
e Giovanni.
Si sapeva. Gli standard di Francesco erano
severissimi. Le ragazze per lui dovevano essere magrissime, bionde, occhi
azzurri, due tette enormi e soprattutto, particolare indispensabile: un neo
sulla guancia vicino al naso.
Nessuno sapeva il perché di questa sua strana
esigenza.
-con chi vai al ballo, Franci?- chiese Francesca
con finta noncuranza,
Poco dopo i due ragazzi cominciarono a parlare di
basket. Era a dir poco una mania. Francesca si perse nei suoi pensieri.. era da
tanto che non vedeva Camilla.. di solito al giovedì all’ora di pranzo non aveva
lezione…
-MA CERTO!!!- urlò la ragazza ridestandosi dai
suoi pensieri. Molti altri ragazzi si girarono, perplessi
-ma certo Giò!!- disse guardando il ragazzo
-lui è un maschio!!- disse eccitata indicando
Francesco
-ahhhhhhh grazie Fra!! Te ne sei accorta ora??-
disse Francesco mentre addentava una barretta di cioccolato
-no??- Francesca non degnò le parole del ragazzo e
continuava a guardare Giovanni con fare eloquente
-e.. allora?- Giovanni sembrava perplesso
-non ti dice niente il nome Camilla??….-
-chi è Camilla?? È carina?- Francesco si era
inserito nella conversazione, ora attento.
-cosa vuoi fare Fra…- Giovanni pareva preoccupato
-domani Franci- disse Francesca rivolgendosi a
Francesco, -ti presentiamo una persona…- gli fece l’occhiolino sorridendo
-ora devo andare.. a domani!- la ragazza si alzò
velocemente, allontanandosi, piuttosto elettrizzata
-che cosa ha in mente?- chiese Francesco all’amico
-ahhh qualunque cosa sia, io non c’entro niente…-
disse Giovanni alzando le braccia
-TI PRESENTIAMO UN RAGAZZO!!- Francesca era appena
piombata in camera di Camilla, e come al solito l’aveva trovata seduta alla scrivania
a leggere. La ragazza fece un salto sulla sedia
-la prossima volta potresti entrare PIANO e senza
urlare….?-
-ok scusa… COMUNQUE TI HO TROVATO IL RAGAZZO PER
IL BALLO!!-
Camilla la guardò perplessa. Francesca aveva i
capelli raccolti in un chignon e aveva una fascia blu. portava un semplice golf
di lana nera col collo alto,una minigonna di jeans che le faceva risaltare le
gambe lunghe, collant e ballerine… Quanto sarebbe piaciuto a Camilla avere
degli abiti cosi… sua nonna le comprava cose vecchissime e lei non aveva il
coraggio di rifiutarle..
-Cami??-
Camilla si ridestò dai suoi pensieri.
-oh, che bello, chi è?- chiese con falsa
eccitazione
-non ti interessa vero?- Francesca si stava
sedendo sul letto
Camilla abbassò lo sguardo –a me piace tuo fratello-
ammise
Francesca sospirò –bè ma questo non ti impedisce
di conoscere nuova gente, no? Poi, non ti puoi portare mio fratello al ballo…-
-bè si certo però…-
Francesca si alzò e portò una sedia proprio
davanti a Camilla. Si sedette.
-Cami, forse non te l’ho detto, ma Stefano è
fidanzato con un certa Flavia..-
Camilla alzò lo sguardo. –ah si?-
-l’ho scoperto anche io poco fa. Mi dispiace. Te
l’ho detto che mio fratello cambia ragazze come cambia i calzini-
-cioè tutti i giorni?- Camilla sorrideva
-quasi…- scoppiarono a ridere
-non fa niente Fra, stavo cercando di
dimenticarlo… come si chiama questo ragazzo?-
-Francesco- rispose Francesca facendo un grande
sorriso.
-non ti devi comportare in nessun modo Cami, sii
te stessa-
-devo essere me stessa, devo essere me stessa,
devo essere me stessa, uff…-
il giorno dopo, Camilla e Francesca si stavano
dirigendo a mensa, dove avrebbero incontrato Giovanni, e soprattutto Francesco.
Camilla era piuttosto preoccupata e si faceva forza ripetendosi frasi
incoraggianti, mentre respirava ritmicamente.
-sai, dopo la figura con tuo fratello, non ho
molta sicurezza…-
Francesca la fulminò con lo sguardo.
La mattina Camilla si era preparata accuratamente,
scegliendo i suoi abiti più belli, ma senza grandi risultati.. indossava
stranamente dei jeans, a vita troppo alta, e un golf fucsia con strani disegni…
Arrivarono a mensa. Francesca alzò il collo alla
ricerca fra la folla dei due ragazzi. Vide una testa bionda e individuò
Giovanni
-eccoli sono li- sussurrò all’amica
si avvicinarono al tavolo. Francesco era girato di
spalle.
-eccoci- Francesca strinse a sé Camilla
Francesco si girò e guardò Camilla spalancando gli
occhi
-TU?!- dissero contemporaneamente Camilla e il
ragazzo riconoscendosi
-vi conoscete?- chiese Francesca corrugando la
fronte
-ti ricordi ieri, che ti ho raccontato che una
ragazza mi era venuta addosso facendomi cadere le ampolle??… beh è lei- disse
scocciato e girandosi di colpo
Francesca guardò Camilla che era diventata
bordeaux. Non gliel’aveva detto
-va bè, comunque lei è Camilla-
-piacere- grugnì Francesco
-piacere…- Camilla gli strinse debolmente la mano,
evitando il suo sguardo.
Francesca si sedette facendo cenno di fare lo
stesso all’amica. Giovanni era piuttosto perplesso e guardava con un sorriso
sulle labbra Camilla e Francesco. Francesca guardò con fare implorante
Francesco, che però sembrava più interessato alla merendina che stringeva fra
le mani che alla nuova arrivata. Camilla dal canto suo si guardava le scarpe
rossa in viso… come sempre.
-oooops!! È tardi, io devo andare a lezione, anche
tu Giò vero??- Francesca guardò con fare eloquente il ragazzo calcando l’ultima
parola. Il piano era quello di lasciarli soli.
-oh si certo…- borbottò Giovanni alzando e
prendendo la sua cartella
-bene.. allora ci vediamo dopo!!- Francesca salutò
sorridendo, ignorando lo sguardo terrorizzato di Camilla, che la implorava
silenziosamente di stare li con lei
i due ragazzi si allontanarono velocemente dopo
aver buttato un occhio sul tavolo. Camilla era silenziosissima, e dal canto suo
Francesco non degnava di uno sguardo la ragazza.
-non va Fra…..- Giovanni scosse la testa, dando
un’ ultima occhiata al tavolo dietro di loro
-già, sembra anche a me..-
-non credo che serva a molto quello che stai
facendo-
Giovanni si precipitò a precisare, dopo aver
notato lo sguardo assassino della sua ragazza
-nel senso che forse se non la forzassimo tanto a
trovare questo benedetto ragazzo..-
-forse lo troverebbe da sola- finì Francesca
sospirando
-già-
intanto fra Camilla e Francesco regnava il
silenzio. La ragazza osservava incantata le bollicine dell’acqua frizzante,
nella bottiglia blu davanti a sé.
-come hai detto che ti chiami?- Francesco si
risvegliò dal suo sonno
-C…Camilla- sussurrò
-come?- Francesco si avvicinò a lei non sentendo
-Camilla-
-come?? Non capisco, parla più for…-
-CAMILLA!! MI CHIAMO CAMILLA!!!- urlò. Francesco
fece un grande saltosulla sedia. Non
si aspettava che da una creaturina così gracile potesse uscire un voce così
acuta
-scusa scusa…., ora ho capito ti chiami Camilla-
disse guardando la ragazza che annuiva
-ma dimmi un po’, hai sempre questa brutta
abitudine di bisbigliare invece che parlare e di guardarti le scarpe?- disse
tranquillo.
Camilla sbarrò gli occhi e se possibile diventò
ancora più rossa. Si alzò veloce, prese le sue cose e si allontanò, lasciando
un Francesco piuttosto perplesso
-bah- sussurrò fra sé prima di fare canestro
buttando le cartacce nel cestino vicino a sé.
-CHE COSA LE HAI DETTO?!- Francesca cercava
spiegazioni, furibonda, dopo aver trovato Camilla sola nell’aula di chimica a
piangere
-le ho solo chiesto- rispose con voce pacata
Francesco chiudendo tranquillamente il suo armadietto –perché parla così piano
e si guarda continuamente le scarpe…-
-ti sembra gentile?-
-bè, le ho dato qualche consiglio. Se va avanti
cosi Fra,- disse avvicinandosi a Francesca
-non avrà mai nessuno al suo fianco.- ora era a
pochi centimetri dal viso di Francesca e la guardava con un’espressione dura e
fredda. Un luccicchìo dorato gli baluginò negli occhi ed ebbe un attimo di
incertezza prima di allontanarsi dalla ragazza che lo guardava esterrefatta..
le diede un leggero buffetto sulla guancia e se ne andò.
Francesca rimase lì, impietrita. Stava per
baciarla… no, non era possibile.. Francesco era sempre stato un suo grande
amico e non le era mai passato per la testa che potesse avere un interesse
verso di lei.. ma quel luccichio nei suoi occhi l’aveva visto bene. Ed era
sicura che stava per baciarla… non, non era possibile. Francesca si riscosse e
si allontanò verso l’ uscita per tornare a casa
-mi dispiace Camilla ma.. ma.. –
-cosa ti ha detto??- Camilla la guardava non più
in lacrime ma parecchio scossa sdraiata sul suo letto
-emmmm niente- mentì Francesca arrossendo
-deve abbassare un po’ la cresta quello li, è
troppo arrogante! Insomma chi si crede di essere?? Certo è carino, e tanto ma…-
Francesca non ascoltava più Camilla, era
completamente persa nei suoi pensieri. Stava ripensando a quello che era
successo poche ore prima, e rabbrividì al pensiero che Giovanni potesse aver
visto qualcosa..
-no è proprio il mio tipo, ah no, proprio per
niente… e non sto facendo come la volpe e l’uva… Fra mi stai seguendo?-
-oh si certo-
-….senza offesa, ma non è proprio il mio tipo..-
ribadì Camilla mentre agitava dei calzini che stava riponendo ordinatamente nel
cassetto
Capitolo 55 *** TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SUL SESSO! ***
LXVIII CAPITOLO
LXVIII CAPITOLO
-mi ha detto Francesco che ti sei arrabbiata con
lui… hihi che ridere, mi sarebbe piaciuto vedere la scena….-
“e meno male che non l’hai vista” pensò fra sé e
sé Francesca il giorno dopo, mentre lei e Giovanni erano seduti sulla gradinata
dell’ingresso, aspettando l’inizio delle lezioni.
Francesca grugnì qualcosa di indefinito, guardando
dei ragazzi che facevano a palle di neve davanti a lei
-di cattivo umore oggi??- le chiese riempiendola
di baci. Era una giornata soleggiata e la neve si stava finalmente decidendo di
sciogliersi
-si un po’….- rispose la ragazza appoggiandosi
alla spalla di lui
-ho paura che mi interroghi in greco.. e non so
nulla…-
-mmmmm vediamo un po’. Pagina?- chiese Giovanni
sorridendole togliendole di mano il libro
-234… grazie Giò- gli rispose sorridendo
affettuosamente prima di dargli un bacio sulle labbra.
I due ragazzi passarono così gli ultimi minuti di
libertà, prima del fatidico suono della campana
A pranzo, dopo una (quasi) penosa interrogazione
di greco, che le aveva fruttato un 6 stiracchiato, Francesca mangiava con altre
ragazze, perché Camilla aveva ancora lezione. L’argomento del giorno (e come
tanti altri) era sempre lo stesso: SESSO. Sembrava che tutte le ragazze
presenti l’avessero già fatto un miliardo di volte, e davano utili consigli
alle altre. Francesca faceva finta di ascoltare attentamente mentre messaggiava
sotto il tavolo con Giovanni, che era rimasto a casa malato.
-tutti vi diranno che la prima volta farà un male
assurdo, ma non è vero credetemi….- una ragazza pesantemente truccata guardava
le altre con fare malizioso
-quando l’hai fatto per la prima volta?-una
ragazza al suo fianco gliel’aveva appena chiesto, Francesca alzò lo sguardo e
attese la risposta
-oh bè… un po’ di tempo fa-
-cioè?- ora era Francesca a chiedere
-a 13 anni….-
a Francesca andò di traverso il succo. Ma pareva
che solo a lei avesse fatto quell’effetto
-13 anni??? Ma eri quasi una bambina!!- disse
guardandola
-oh bè… ero un po’ emancipata…- e proruppe in una
risatina scema a cui si aggregarono anche le altri presenti
-perché, tu non l’hai mai fatto?- disse
guardandola seria e aspettandosi già la risposta
-no…-
-si dice in giro che stai con Guardino.. bella scelta…-
le disse un’altra alla sua destra ridacchiando
-da quanto state assieme?- le richiese la ragazza
“emancipata” che si chiamava Martina
Francesca deglutì. –6 mesi- rispose
-e non ci avete ancora pensato?-
Francesca arrossì violentemente –no, non direi-
-bè lui ci pensa di sicuro….- intervenne un’altra
ragazza che stava addentando in modo sensuale una barretta di cioccolato
-anche io ci penso, ma non credo che…- cercò di
ribattere Francesca
-vi assicuro che è una figata allucinante..- la
interruppe Martina che ora guardava fuori dalla finestra masticando
vistosamente una gonna da masticare.
Proprio in quel momento si avvicinò Francesco.
-ciao ragazze!- disse con un grande sorriso che
fece sciogliere tutte le anime femminili davanti a sé che risposero un “ciao”
sbatacchiando le ciglia truccate
-ciao Franci!!- Martina si buttò su di lui
cominciando a baciarlo (o meglio, ad affondare la sua lingua nella bocca del
ragazzo) sotto lo sguardo attonito di Francesca. Ma stavano assieme? Poteva
dirlo subito, avrebbe evitato di presentargli Camilla…
-ragazze questo è il mio nuovo tipo!!- annunciò
Martina sedendosi sulle ginocchia di Francesco.
Ma quindi Martina si riferiva proprio di lui,
quando parlava delle sue “fighe esperienze”? a Francesca si annodò lo stomaco.
Francesco notò Francesca e la salutò con un gesto
della testa.
-la conosci??- chiese Martina al suo nuovo
“acquisto” indicando la ragazza
-si è mia amica, eravamo compagni alle medie..-
Francesca giurò di avere intercettato uno sguardo di fuoco rivolto a lei da
parte della ragazza, che ora era tornata a pomiciare con Franci.
Francesca si alzò dopo aver salutato e si
allontanò veloce. Aveva visto Francesco baciare moltissime ragazze ormai, ma
chissà perché, quella volta alla ragazza si annodò lo stomaco, ed un senso di
malessere la pervase.
-quindi è fidanzato?? Lo sapevo….- Francesca aveva
appena riferito a Camilla l’accaduto mentre lei rimetteva (faticosamente) a
posto la sua camera.
-ma poi, chi si crede di essere a dirmi quelle
cose! Neanche mia madr…- ma si bloccò mentre pronunciava quelle parole –ma
neanche mia nonna me lo dice…- si buttò sul letto cercando di capire se
Francesca aveva avuto una reazione a quella sua deviazione…
ma Francesca non la stava ad ascoltare, era persa
nei suoi pensieri.. ripensava a quello che era successo il giorno prima e ai
discorsi delle ragazze della mensa.
-…..senza offesa ma.. non è proprio il mio tipo,
no no.. Fra mi stai ascoltando?- Francesca tornò alla realtà
-oh si si.. è vero Francesco è un po’ arrogante
qualche volta… poi cambia ragazze…-
-come tuo fratello? Come i calzini?- la interruppe
Camilla sorridendo
-si….-
si misero a fare i compiti. Camilla era proprio
utile: aveva tutti 9, , e masticava il latino e il greco come l’italiano..
-tu credi che dovremmo farlo??- Francesca alzò gli
occhi verso Camilla, intenta a scrivere sul suo quaderno
-cosa?- chiese mentre masticava il tappo della
penna, concentratissima sulla traduzione
-io e Giovanni…..-
Camilla alzò lo sguardo dal foglio, mentre il
grosso vocabolario si chiudeva
-tu e Giovanni….cosa?- chiese abbozzando un
sorrisetto
Francesca deglutì. Era piuttosto imbarazzante
parlare di una cosa del genere, anche con la migliore amica..
-bè, quella cosa…- disse arrossendo
-ah ok.. ma perché improvvisamente….?-
-oggi ho dovuto mangiare con Martina e le
altre…..-
-oddio, loro no…-
-e invece si, e parlavano di… quello-
-come sempre- disse sospirando Camilla mettendosi
a sedere sul letto e chiudendo il quaderno. –bè, non devono essere loro a
decidere per te, è una cosa molto importante, insomma ne dovresti parlare con
Giò…-
Francesca si rese conto in quel momento di quanto
era idiota ad essersi fatta influenzare da quelle ragazze.. per loro era
doveroso fare sesso il prima possibile..
-si hai ragione. Ma ti devo confessare che mi
hanno messo una pulce nell’orecchio…-
-dovete essere voi a scegliere… comunque non sono
la persona adatta per parlare di questo, ricordati che non ho mai baciato un
ragazzo!!-
-smettila di continuare a ripetere questa cosa!!-
Francesca le lanciò un cuscino in piena faccia.
-ehi vuoi la guerra??- disse Camilla togliendosi
gli occhiali e cominciando a prendere a cuscinatel’amica.
-ehi Cami.. stai proprio bene senza gli occhiali…-
Francesca si era fermata di botto, osservando l’amica. E in effetti sembrava
un’altra persona..
-dici?? Oh bè, non posso vivere senza gli
occhiali…- disse sconsolata Camilla toccandosi nervosamente gli occhi
-bè, non esistono solo gli occhiali….- Francesca
ricominciò a prenderla a cucinate con uno sguardo furbo
-cosa vuoi fare Fra…..??- chiese preoccupata
Camilla evitando un cuscino
Francesca le rispose con un sorriso e la mise k.o
sotto un colpo piuttosto forte.
Il giorno dopo Francesca e Giovanni andarono a
scuola assieme
-mi ha detto Francesco che hai pranzato con
Martina e le altre….-
-si è vero. Lo sapevi che Francesco si è fidanzato
con Martina..?- a quel pensiero il suo stomaco fece un salto
-si me l’ha detto… contento lui…-
-credo che abbiano fatto l’amore Giò- Francesca
pronunciò queste parole tutto d’un fiato, come se si dovesse togliere un peso..
Giovanni si bloccò un attimo. La guardò e cercò di
mascherare il suo stupore, evidente nei suoi occhi azzurro cielo.
-oh beh, mi fa piacere per loro… e allora? Non mi
stupisco - guardò la ragazza perplesso
Francesca intercettò il suo sguardo e lo distolse
immediatamente
-no niente niente…-
continuarono il breve tragitto in assoluto
silenzio, ognuno perso nei suoi pensieri.
Quel pomeriggio, Francesca aveva promesso a
Camilla di accompagnarla dall’ottico: l’aveva convinta a mettersi le lenti a
contatto.
-buon giorno- un signore piuttosto robusto si alzò
da dietro al bancone, appena vide due ragazzine entrare timidamente nel suo
negozio
-buongiorno…- il negozio era piuttosto spazioso, e
centinaia di occhiali scrutavano i clienti riposti dietro le vetrine.
-ditemi-
-dovrei acquistare delle lenti a contatto- Camilla
si fece avanti
-certo. Quante diottrie hai?-
-3…-
l’omone sparì dietro ad una tendina che nascondeva
un piccolo studio- magazzino. Ricomparì poco dopo con in mano una scatoletta.
-devi venire con me a provarle però, non vorrei
che ti dessero qualche problema-
-oh certo..- Camilla si avvicinò allo studio.
Mentre la ragazza provava le lenti Francesca si
sedette sul divanetto lì vicino. Si perse nuovamente nei suoi pensieri, cosa
che capitava molto spesso nell’ultimo periodo… Giovanni era sembrato sorpreso
dal fatto che Martina e Francesco avessero già fatto sesso, e la cosa che a
Francesca dava fastidio era la mancanza di comunicazione fra lei e Giò,
riguardo questo delicatissimo tema. Sembrava che sfuggisse dall’idea…
Ma per ora lei non era ancora pronta. In fondo
aveva solo 16 anni… troppo presto… o no?
-eccoci!- Camilla era comparsa dallo studio,
sprizzante di gioia. Era un’altra persona: stava veramente bene senza gli
occhiali, e finalmente si poteva vedere il suo bel viso.
Dopo aver pagato, le due ragazze uscirono dal
negozio e tornarono a casa assieme.
Appena tornati in casa di Camilla, comparì una
scena a dir poco terribile:il nonno di Camilla era seduto sulla poltrona,
scosso dai singhiozzi, urlante, mentre la moglie cercava di tranquillizzarlo
evitando che il marito facesse cadere degli oggetti vicino a lui. Nonostante
l’età avanzata, dimenava le braccia e le gambe in modo spaventoso, quasi come
se avesse le convulsioni
-Cesare per favore stà calmo, calmati, tesoro shh
dai dai… ci sono le ragazze…- la nonna di Camilla lo supplicava di smettere
-NO NO! IO NON SMETTO! ME L’HANNO PORTATA VIA, ME
L’HANNO PORTATA VIA… POVERA FIGLIA MIA, POVERA FIGLIA MIA.. NON C’è PIU’, NON
C’E’ PIU’…..-
Camilla era rimasta impietrita davanti a quella
scena, come del resto Francesca..
La donna fece gesto alla nipote di andare subito
in camera sua con l’amica, mentre accarezzava le gote scavate e rosse del
marito, cercando di dargli conforto. Camilla tirò Francesca e si chiusero in
camera.
-ma che cosa…..- Francesca cercò spiegazioni
indicando la porta
-non è niente, niente. Mio nonno soffre di
depressione ultimamente…- Camilla cercò di spiegarsi, mente piegava
convulsamente delle felpe
-di chi parlava Cami….? Ha perso una figlia.. chi è…?-
Camilla alzò lo sguardo –non ti riguarda- sibilò
Le due amiche per il resto del pomeriggio non
parlarono dell’accaduto e studiarono in silenzio, senza guardarsi. Camilla
sembrava sconvolta, scioccata ed aveva gli occhi lucidi. Ma Francesca non la
costrinse a parlare, anche se in cuor suo, sapeva che Camilla, la sua migliore
amica, nascondevaqualcosa di grosso…
ma cosa?