Seize the day

di SechsUndNeunZig
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una cugina rompipalle. ***
Capitolo 2: *** Non ho voglia di parlare! ***



Capitolo 1
*** Una cugina rompipalle. ***


Una cugina rompipalle.

-Un giorno mi devi spiegare che cavolo ci trovi di divertente in questi cartoni- Dico,allungando la mano per prendere il telecomando.
-Non lo so! Sono belli! – Risponde mia cugina,fermando la mia mano. Sbuffo e mi alzo,per spegnerla. Dopo torno sui miei libri.
-Non sei divertente!Io mi annoio con te!Voglio tornare da mia mamma!- Urla,sbattendo i piedi per terra e provocando i miei nervi già tesi. Faccio un respiro profondo e chiudo il libro con calma, avvicinandomi al suo viso da bambina.
-Senti,anche io vorrei che tua mamma venisse a prenderti,perché proprio non ti sopporto. Devo studiare- Le dico. Vedo i suoi occhi che diventano lucidi e la mollo,ributtandomi sul divano. Lei si alza e si mette davanti a me,in silenzio. Non la degno di uno sguardo,sennò spacca le scatole con le sue richieste improponibili.
-Domani hai una verifica importante cugina?- Mi chiede,con la sua vocina innocente.
-No…non è domani,è per la settimana prossima- Borbotto,facendo finta di essere concentrata,anche se in realtà il mio cervello si è bloccato solo su due parole a caso della pagina. Ci portiamo contemporaneamente l’indice alla bocca,per mordicchiare l’unghia. Che vizio di famiglia stupido!
-Ma allora perché non giochi con me,invece di studiare?Hai tanto tempo!- Dice poi,tirando con le sue piccole mani il mio maglione nero. La guardo attraverso i miei occhiali,mi fa sentire superiore se la guardo così ,anche lei sembra accorgersene e torna un po’ indietro,lasciando stare il mio maglione.
-Non ho intenzione di giocare con te,capisci?Non sei l’unica ad annoiarti!- Sentenzio. Sono stata forse troppo cattiva? Nah,le passerà presto. E poi mi conosce,non si offende più tanto.  Mette il suo labbro inferiore all’infuori e fa spallucce,per poi girarsi e andarsene.  Chiudo gli occhi e inspiro l’aria di libertà,finalmente silenzio per il mio studio. Mi concentro,ora seriamente,sul libro di filosofia completamente sottolineato,con qualche mio appunto ai lati,ma senza alcun pasticcio. Ci tengo,io,ai libri,al contrario del resto della mia classe. A volte mi chiedo come sia potuta finire in una classe di malandati del genere. Nessuno veramente interessato alle materie,tutti cafoni,bulli e cheerleader. Sono l’unica in quella classe a studiare e prendere voti alti,ma anche il nuovo arrivato non sembra andare male. Sinceramente appare ai miei occhi,e non solo,uno sfigato. Saranno gli occhiali e l’aura anonima e timida che lo circonda,magari appena riesce ad adattarsi diventa uno stronzo come il resto della scuola.
Ed ecco,mi sono di nuovo persa nei miei pensieri,per questo mi metto a studiare una settimana prima del compito previsto,so già che la mia mente pensa ad altro,ma mi impegno al massimo per studiare tutto per bene. Se fosse per me eliminerei tutte quelle cose elettroniche che rovinano gli adolescenti. Non che io non abbia un computer o un cellulare,sia chiaro,ma non li uso poi tantissimo.
Mi stiracchio un po’ e guardo l’ora: solo le quattro del pomeriggio. Ricomincio poi a studiare,dopo una pausa di cinque minuti.
Dopo solo venti minuti sento mia cugina scendere le scale velocemente,è successo sicuramente qualcosa. Allungo le dita e prendo la matita sul tavolino,per metterla come segnalino nel libro,così lo chiudo. Alice salta sul divano e cade proprio sul mio stomaco,facendomi piegare in due,proprio nei momenti meno opportuni deve cadere sul mio ventre?
-Ti serve qualcosa?- Sibilo,spostando la sua testa bionda dal mio stomaco sostituendola alle mie mani. Mi guarda,vedo nel suo viso una felicità inaudita,sorride a trentadue denti.
-Ero su face book e il mio compagno mi ha chiesto l’amicizia! Così abbiamo parlato un po’ e lui mi ha detto che gli piaccio! Mi ha detto se ho qualche sorella grande e io ho detto che avevo una cugina di sedici anni! Mi ha detto che anche lui ha un fratello di sedici anni! Mi ha invitato a casa sua domani però non posso andare da sola! Allora gli ho detto che chiedevo a te se mi portavi! Dai dai dai! Dai Arianna! Ti prego! Andiamo!Così magari ti fai qualche amico!- Dice tutto d’un fiato,incomprensibile alle orecchie di una persona normale,ma ben comprensibile dalle mie,ormai abituate alla sua parlantina veloce.
Però,stupido social network,fa rincoglionire i bambini già all’età di undici anni. Io che ne ho sedici non ho l’esigenza di iscrivermi. Ripenso alle parole di Alice.
-Senti,prima di tutto io ho già i miei amici- Mi blocco,con la bocca semiaperta e il dito alzato. Lei sposta il suo peso in una gamba,incrocia le braccia e alza un sopracciglio. È alquanto demotivante vedere che anche una ragazzina così piccola si accorge che sono una ragazza che ama i libri. Propriamente detto per non pronunciare la parola: Sola. Ma d’altronde,è una mia scelta. Si avvicina e prende le mie mani con le sue. Mi ricorda un casino mia madre,quando fa così. Seguirà sicuramente una voce sussurrata di comprensione.
-Dai Arianna,non ti fa male uscire ogni tanto di casa,non può che farti bene conoscere nuove persone- Ecco,come detto in precedenza,voce sussurrata di comprensione. La mia famiglia è prevedibile,fin troppo.
Resto un attimo a riflettere,mentre lei batte nervosa il piede nel tappeto,tenendo ancora le sue mani attorno alle mie. La guardo e abbasso la testa,schiudendo leggermente le labbra.
-Grazie cugina,ti voglio bene lo sai? – Dice,e senza farmi finire la frase corre di nuovo in camera mia.
Cado sullo schienale del divano sconcertata.
-Ma io nemmeno le volevo dire di sì!- Mugugno,contraendo le sopracciglia.

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Capitolo 2
*** Non ho voglia di parlare! ***


2. Non ho voglia di parlare!
Stamattina mi sono svegliata tremendamente tardi,non ho nemmeno messo la matita nera. Ho corso per le scale della scuola come una forsennata quando,a metà scala,ho sentito le simpatiche urla delle mie compagne di classe. Era palese che il professore di latino non era ancora giunto. Rallento il passo e passo una mano tra i miei capelli neri,sistemando un po’ anche la piccola libreria tra le mie braccia. Entro in classe e faccio un sorriso agli occhi che mi osservano e mi siedo nel mio banco,lanciando la borsa verso il muro. Inspiro l’aria fresca che entra silenziosa dalla finestra affianco al mio banco,cercando di neutralizzare le risate isteriche delle gallinelle. Quando finalmente riesco ad isolarmi sento un dito che tocca la mia spalla. Mi giro lenta,chi cazzo rompe le palle ora?
-Scusa,è libero questo posto?- Una voce fastidiosa,leggermente rauca,mi ricorda un motore sempre alla stessa velocità,penetra nelle tue orecchie senza che tu te ne accorga. Non conosco questa voce. Alzo lo sguardo e vedo un volto sconosciuto,annuisco e poi torno a guardare fuori dalla finestra.
Aspetto ancora dieci minuti,possibile che il professore non arrivi? Non sopporto questa classe,è fin troppo movimentata e il nuovo arrivato,non più nuovo ormai,attira i maschi della classe. Sento che parlano di alcuni videogiochi,di musica e di uscite. Non nominano alcuna ragazza,per fortuna niente perversione!
Qualcuno bussa alla porta e d’un tratto tutti son seduti ai loro posti,silenziosi e con un sorrisino ipocrita sul viso. La porta si apre con uno scricchio degno di una casa horror,quando intravedo il viso dolce della bidella. Cammina lenta fino alla cattedra e poggia il registro,qualche compagno tossisce. Poi torna indietro e ci guarda,mi sorride.
-Ragazzi,non fate casino dai,hanno chiamato il preside e ha detto che se arriva un nuovo richiamo sale direttamente a farmi lezione!-  Sussurra quasi,con la sua voce stanca e da donna adulta.
-Ma non è giusto! Io sono sempre stata seduta!- Obbietta Charlie con la sua vocina squillante,mentre continua a mettersi il suo smalto bluastro,intossicandoci con quell’odore. Le amiche ai fianchi portano una mano davanti alla loro bocca rossa e ridono,mentre dalle mie parti qualche ragazza manda maledizioni verso l’americana. La bidella richiude la porta e tutti si alzano,mentre io mi chiudo di nuovo nel mio mondo,prendendo il libro di filosofia.
-Protagora,è un mito- Sento di nuovo quella voce fastidiosa. Mi giro verso il mio compagno,sorride.
-Come?- Dico,guardando i suoi insignificanti occhi dietro i fondi di bottiglia che porta. Lui fa segno con la testa verso il libro,mi giro e leggo il titolo.
-Ho detto che Protagora è un mito. Cioè,alla fine anche chi ha torto ha ragione- Dice di nuovo,accennando un sorrisino.
-Ah sì,certo.- Torno sul mio libro. Che voce fastidiosa,cavolo! Tossisce e prende un quadernino dalla sua borsa,inizia a scrivere. Lo guardo con la coda dell’occhio. Scrive qualcosa,qualcosa che non c’entra niente con la realtà,saranno le sue seghe mentali. Sospiro e ritorno sul mio libro,mi estraneo dal mondo.
Le prime tre ore passano velocemente,i professori che il giorno prima non c’erano chiedono al nuovo arrivato il riassunto della sua vita. Avrà ripetuto circa dieci volte il suo nome. La professoressa d’inglese sta ancora spiegando,quando la campana suona e tutti si catapultano fuori. Come sempre lei ci è rimasta male,dovrebbe farsi più forza e imporre alcune regole nella classe,non può andare avanti così. Siamo rimasti io,Giacomo (il mio vicino) e altri tre. Lei tossisce,prende le sue cose e riempie la sua borsa,per poi andarsene con un “bye bye” sussurrato.
 -Come avrai ben compreso mi chiamo Giacomo- Dice con la sua voce fastidiosa e monotona. Prendo i libri dal banco e li poggio nello scomparto sotto. Accenno un sorriso e poi mi giro verso di lui.
-Io sono Arianna. – Dico fredda,poi mi alzo e mi affaccio alla finestra. Si alza anche lui e mi raggiunge.
-Ti disturbo? Sai,sei l’unica persona che…con cui… a cui ho rivolto la parola- Continua. Faccio segno con la mano di stare zitto e annuisco.
-Stà pure. – Borbotto. È leggermente imbarazzato,ma segue le mie mosse e si mette a guardare in un punto non ben definito del cielo.
Ha dei lineamenti non proprio spigolosi,sulla mascella,vicino al collo,è presente un piccolo accenno di barba,sulla mandibola invece,appena sopra le orecchie nascono due basette pronunciate. La sua faccia e contornata da acne giovanile e gli occhiali a fondo di bottiglia non riescono ad aiutarmi nella mia classificazione di bellezza. Sembra un ragazzo normale,è insignificante,niente che possa attirare l’attenzione delle ragazze di questa scuola. I suoi capelli castani hanno il tipico taglio corto da ragazzo,non posso dire se son ricci o solo mossi,da quel che si può vedere. È leggermente più alto di me ma anche molto più magro. Ho notato che tende a tenere lo sguardo in basso,così come la testa. La sua espressione è sempre uguale,sempre stanco. O,semplicemente il suo tagli degli occhi è fisso. Sono innaturali,strettissimi e lunghi,quasi da cinese,ma completamente diversi.  Non saprei descriverli,forse,nel complesso,sono l’unica cosa da considerare. Distolgo lo sguardo,non vorrei che si accorgesse della mia radiografia,non sarebbe molto piacevole.
Torno a casa con il pullman di linea e,guarda caso mi ritrovo di nuovo con lui,ma non ho voglia di starci di nuovo,così mi faccio spazio tra alcuni muratori e mi siedo alla fine del pullman. Sono quasi sicura che anche oggi mi ritroverò tra i piedi Alice.
 
Come avevo previsto Alice mi aspetta seduta sul divano,mentre guarda,di nuovo,quei stupidi cartoni. Mia madre mi aspetta alla porta e le regalo uno dei miei sorrisi che conservo apposta per lei.
-Come è andata oggi?- Mi chiede,mentre si asciuga le mani nel grembiule.
-Oh bene,sempre la solita giornata di scuola,niente di più,niente di meno- Dico,poggiando la borsa in terra e pregustando il buon odore che giunge dalla cucina.
-Cugina!- Alice si alza dal divano e cammina lenta a braccia aperte verso di me. La sua voce mi ricorda pericolosamente quella di qualche strozzino che viene a richiedere i debiti.
-Alice!- Le rispondo con lo stesso tono,dandole un colpo in testa. Mia mamma ride e ci fa segno di raggiungerla in cucina.
-Se hai compiti falli in fretta,perché ti ricordo che dobbiamo andare dal mio compagno!- Mi da un colpetto sul fianco con il suo gomito. Sbuffo e poi la prendo per la spalla,trascinandola fino alla cucina tra le sue risate e i miei sbuffi.
Questo pomeriggio è stato il peggiore di tutta la mia vita. Mi ripeteva ogni dieci minuti che ora era,non permettendomi di fare al meglio i compiti. Alle tre ho chiuso tutto e sono salita in camera mia,portandomela,purtroppo dietro.
-Così almeno non mi dirai ogni dieci minuti che ora è! Vedi? C’è scritto anche nel computer!- Le ho urlato,indicando lo schermo acceso. Lei ha scosso la testa e prima di uscire dalla camera ha sentenziato,come una madre
-Alle tre e dieci vai a datti una rinfrescata,metti su quelle occhiaie anche un po’ di trucco-
Ho sollevato gli occhi al cielo e ho supplicato Dio affinché crescesse in fretta e si levasse dalla mia vita.

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