A ZoSan Story

di RossaFujoshi801
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il lavavetri. ***
Capitolo 2: *** Un segreto per Zoro ***



Capitolo 1
*** Il lavavetri. ***


A ZoSan Story
Il lavavetri

 


Sanji si era appena svegliato, ma già era affacciato al balcone del suo loft a fumare, ad osservare dall'alto le persone indaffarate. Nella sua stanza, addormentato sul letto, vi era l'ennesimo individuo sconosciuto rimorchiato in uno dei tanti bar di lusso. Sicuramente, uno dei migliori vantaggi dell'aver ereditato le azioni di alcune tra le più importanti aziende era quello di non essere costretti a fare alcun lavoro faticoso che implicasse troppe responsabilità. Tutte le notti aveva il letto occupato e poteva fare ogni cosa che gli passava per la mente. Ringraziava il vecchio Zef per questo, anche se gli mancava molto: era l’unica persona che aveva mai amato nella sua vita. Un rumore nell’altra stanza gli fece capire che il ragazzo nel suo letto si stava svegliando. Il suo compagno per una notte si stava già rivestendo e Sanji gli si avvicinò.
“È stata una bella nottata.. Ti lascio il mio numero qui, sul comodino. Chiamami se ti annoi..” Disse il ragazzo, sorridendogli. Sanji annuì e lo guardò andare via. Non si ricordava nemmeno il suo nome, ma si era divertito discretamente. La porta si richiuse e Sanji si sentì improvvisamente solo. Scrollò la testa, per mandare via quella malinconia che da un po’ di tempo lo attanagliava e si avvicinò al computer. Era sempre acceso ed una pagina di word era sempre aperta, cosicché se fosse stato colpito dall’ispirazione avrebbe potuto scrivere liberamente. Era uno scrittore, oltre che un ereditiere, che aveva un discreto successo: era nel top ten degli scrittori migliori del mese, nonché in quella degli scapoli più appetibili.
Guardò fuori dall’enorme finestra panoramica del loft. C’era un bellissimo panorama. Si vedeva tutta la città e nelle giornate limpide anche le montagne, in fondo. Si appoggiò al vetro e vide un lavavetri un po’ più sotto di lui. Non lo invidiava proprio: era una giornata calda, di quell’estate che si annunciava piuttosto afosa. Si sedette al computer e iniziò a scrivere.
Dopo un po’ che scriveva sentì uno strano rumore, come quando si passa un dito bagnato sul vetro. Si voltò e spiccò un salto sulla sedia. Tutta la finestra era piena di schiuma! Poi collegò: certamente era il lavavetri.  Ricominciò a scrivere, ma dopo poco tornò a guardare il vetro. Il ragazzo alla finestra era senza maglietta, e il sudore faceva risaltare la pelle ambrata, i muscoli scolpiti… e una cicatrice che percorreva tutto il busto dell’uomo, da quanto si riusciva a vedere attraverso l’imbracatura. Per un attimo lo scrittore si chiese come se l’era procurata. Ma cosa stava facendo?? Si preoccupava di uno sconosciuto… pure lavavetri!
Il ragazzo si tolse l’elmetto per versarsi dell’acqua in testa e Sanji vide dei capelli.. verdi! Assomigliava a un marimo.
Andò in cucina, per fare colazione e per togliersi dalla testa quel tizio. Cucinò un po’ di uova strapazzate e del bacon, poi si mise a sedere, con le spalle alla finestra, e sfogliò il giornale di quel giorno: c’erano ottime critiche su “Assassino a cena” il suo ultimo libro.
 Decise di farsi una doccia e poi di uscire. Si preparò di tutto punto, poi prese l’ascensore. Era appena uscito dal portone quando qualcosa, o meglio, qualcuno, gli cadde addosso, insieme a una secchiata d’acqua sporca e saponata.
“Porco *%&@§#Ø©¥!!!!” Sanji iniziò a inveire contro il tizio che l’aveva travolto, quando si accorse che era il marimo. Questo stava ridendo di gusto, tanto che si teneva la pancia. Lo scrittore s’infuriò: come si permetteva quello straccione di deriderlo?
“Stupido marimo! Ti faccio licenziare, Io ti..”
“Marimo? Parli tu, testa gialla?”
“Testa gialla!!?? Lavavetri incapace, guarda dove atterri!” Il ragazzo coi capelli verdi rise di gusto e gli mise una mano sulla testa.
“Stai calmo, pulcino!”
Sanji gli tolse la mano e rientrò in casa. La voglia di farsi un giro era passata. Stupido Marimo! La sera uscì ed andò alla festa di inaugurazione di un libro scritto da una novella del settore, sua amica. Era ancora di cattivo umore per quello che era successo la mattina: quel marimo strafottente! Il solo pensiero gli fece ribollire il sangue nelle vene. Prese la sua Jaguar e in un lampo fu all’Hotel in cui si svolgeva il party. C’era molta gente e subito dimenticò la sua arrabbiatura, mettendosi a chiacchierare e a scherzare con tutti. Sanji stava raccontando un aneddoto, gesticolando molto, quando, nel mezzo del punto clou, spalancò di botto le braccia e urtò involontariamente un malcapitato cameriere, che fu colpito in testa dal vassoio che stava portando. Le tartine volarono per tutta la stanza, e molte caddero sul povero cameriere. Sanji si girò e quasi non gli venne un infarto: era il marimo!
“Ahahahah!!” Una ben nota risata solleticò le orecchie dello scrittore, quando lui si aspettava un diluvio di spaventose bestemmie. Il ragazzo si alzò e si diresse in bagno, ridendo ancora. Sanji si scusò con i suoi interlocutori e lo seguì. Il cameriere si stava ripulendo e aveva un’aria molto concentrata.
“Ehi, tu!” lo apostrofò Sanji. Il ragazzo si girò e rise.
“Sei venuto a buttarmi addosso altre tartine?” Sanji arrossì lievemente.
“Non era mia intenzione! E comunque volevo scusarmi…”
“Anche per stamattina?”
“Sei stato tu a lavarmi con l’acqua sporca, marimo!”
“Colpa tua! Io stavo scendendo quando tu ti sei piazzato sotto di me.”
“Testa quadra, dovresti guardare dove atterri!”
“E tu dove gesticoli, scrittorastro!”
 “Lavavetri da strapazzo!”
“Scrittore dei miei stivali!”
“Cameriere incapace!”
“Sei Sanji Prince, vero? Tzè un ragazzino viziato!”
“ E tu chi saresti?”
“Roronoa Zoro.”
“L’uomo-tartina!” Zoro era arrabbiato e Sanji indietreggiò istintivamente, finchè non si trovò con le spalle al muro. Si aspettava qualsiasi cosa, tranne che il marimo scrollasse le spalle e se ne andasse.
“Ti manderò il conto della tintoria scribacchino.” Il resto della serata passò veloce, ma quella notte Sanji rimase solo nel suo grande letto. Non smise un attimo di pensare a quel Roronoa Zoro. Sembrava davvero.. complicato, e lo affascinava. Lo scrittore si mise le mani nei capelli: non poteva provare nulla per quello là, nemmeno la semplice attrazione! Era solo curiosità, si convinse. Solo banale, ordinaria curiosità come quella di ogni scrittore. Il mattino dopo Sanji era nel soggiorno, e lo aspettava. Erano già le 11 e lui non era ancora venuto a pulire le vetrate. Voleva parlargli, voleva sapere di più su di lui. Curiosità da scrittore, no? Semplice, comune, curiosità. Si alzò dal letto per ritirare la posta che di solito il portiere gli infilava sotto la porta. Lettera di un fan, lettera di un fan, pubblicità, bolletta, conto della tintoria, lettera di un fa..Conto della tintoria? Quel marimo gli aveva davvero intestato una fattura! Corse in salotto. La finestra era schiumosa e Sanji attese che quel marimo lavavetri avesse finito, per insultarlo pesantemente. Si sorprese non poco quando vide che il lavavetri davanti a lui non aveva i capelli verdi, né i bei muscoli del suo lavavetri! Suo? Aveva pensato SUO? Sanji si sarebbe picchiato volentieri. Prese un foglio e ci scrisse: “Dov’è Zoro?”, Poi lo mostrò al tizio alla finestra. La persona lo guardò, poi indicò un altro palazzo. Sanji sospirò, mimò un “Grazie” con le labbra e tornò a letto.

Spazio dell'autrice!!
Salve! Torno con la mia prima ZoSan!! Spero che vi piaccia.. Ringrazio chi legge!!!


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Capitolo 2
*** Un segreto per Zoro ***


 

A ZoSan Story
Un segreto per Zoro

Zoro aspettava impaziente. Era appoggiato a un muro pieno di graffiti e murales e non vedeva l'ora di tornare a casa: il vicolo maleodorante non era il massimo per un sabato sera e avrebbe preferito la compagnia di una bella donna piuttosto che quella del barbone mezzo svenuto a pochi metri da lui. Finalmente dalle ombre e dal fumo puzzolente venne fuori una figura: era un ragazzo magro, della sua età, coi capelli e gli occhi neri, con un tatuaggio sulla spalla, lasciato in vista dalla maglietta senza maniche, che camminava tranquillo, come se non si fosse dovuto trovare lì mezz'ora prima. Zoro produsse un mezzo sorriso stiracchiato. “In ritardo come al solito. Perché me ne stupisco ancora?” Ace fece una risatina. “E tu quanto ci hai messo a trovare il posto giusto?” Lo punzecchiò. “Ace, smettiamola con le stronzate. Sono riuscito a infiltrarmi.. e ora ho sott'occhio tutti quelli coinvolti. Per ora non ho ancora informazioni di dove e quando ci sarà il prossimo scambio.” Ace annuì. “Ottimo lavoro. E Rufy? Sta andando bene? Si ricorda sempre di usare il suo falso nome?” Zoro si irrigidì: il biondino! Fece arakiri mentalmente: gli aveva detto il suo vero nome! Doveva assolutamente riparare...“Si. È tutto a posto, per ora.” Ace tirò fuori un pacchetto di sigarette da quattro soldi e se ne accese una. O meglio, cercò di accendere una sigaretta: prima fece cadere il pacchetto, spargendo sigarette ovunque, poi, tentando di usare l'accendino si ustionò un dito, e alla fine Zoro, che aveva assistito allibito alla scena, venne in suo aiuto e Ace poté fumare soddisfatto la sua sigaretta. “Benissimo. Lo sai che tutti contano su di voi. Ne vuoi una?” gli sorrise, ma Zoro fece una faccia disgustata. “Sai cosa penso delle sigarette. Non so come tu faccia a fumarti quella merda.” L'altro rise di gusto e poi lo abbracciò. “Mi manchi, Zoro. E anche Rufy. Salutamelo e digli che sono orgoglioso di lui. Non fatevi ammazzare.” Zoro ricambiò l'abbraccio, pensando che almeno lui non rischiava di uccidersi provando a fumare una sigaretta, poi i due uomini si salutarono e scomparirono nella nebbia in direzioni diverse. 

Appena tornato a casa, se casa si poteva chiamare, fu assaltato da Rufy, che gli fece un miliardo di domande tutte insieme. “Allora com'è andata? Cosa c'è per cena? Ace come sta? Mangiamo l'arrosto? Gli hai detto come sono bravo? E aggiungiamo anche le patatine fritte? Ti ha detto come procedere? Fai anche il riso? Allora?” Zoro respinse la rabbia omicida che gli diceva di prendere la spada e trafiggere Rufy con gran fatica, e una venetta iniziò a pulsargli sulla tempia. “Se chiudi quella boccaccia ti faccio il resoconto! E scordati l'arrosto! Non sono mica uno stupido cuoco!” Rufy si sedette sul divano e finalmente Zoro gli raccontò cos'era successo. “La prossima volta ci vado io da Ace! Non è giusto che lo possa vedere solo tu!” Zoro lo fulminò con lo sguardo. “Non mi diverto certo io! E non ci puoi andare, ti faresti scoprire. Non so perché abbiano mandato te sotto copertura invece di Ace.” Rufy fece una faccia offesa, ma non replicò perché vedeva che il suo amico non era di buon umore. Zoro si chiuse nella minuscola stanzetta dove dormiva, e si mise a lucidare le sue spade, mentre sentiva rumori strani provenienti dalla cucina: probabilmente Rufy si stava mangiando il frigorifero. Mentre lucidava pensava a una soluzione per quell'orrida situazione in cui si era cacciato a causa di quella testa di polenta. 

Roronoa Zoro.. Aveva già sentito quel nome ma dove? Sanji sapeva che c'era solo un modo per scoprire chi era quel tizio: Internet! Si sedette al computer e iniziò a smanettare, come quando cercava qualche informazione per uno dei suoi libri gialli. Era la sua parte preferita la ricerca, come strutturare la trama e i piccoli dettagli che facevano la differenza. Trovò qualche risultato, un Roronoa Zorro, un Zoro Raronao, un Roronoa Zoro che abitava in Australia ed era fiero dei suoi 89 piercing, e infine un Roronoa Zoro vecchio, grasso e che aveva una allevamento di marimi. Sanji guardò il computer sconsolato: neanche internet poteva dargli risposte? Com'era che quel marimo non avesse un account di Twitter o che risultasse su un qualsiasi sito scolastico? Era come se non fosse mai esistito! Non era più tornato a lavare la sua finestra e non l'aveva più visto da.. una settimana circa. Che avesse avuto un'allucinazione? Doveva aver mangiato qualcosa di veramente disgustoso se aveva avuto un'apparizione così sgradevole! Non avrebbe più mangiato marimi! Decise di andare dal gestore degli appartamenti chiedendogli cosa sapeva a proposito di questo certo Roronoa. Ma fu presto deluso: nessun Roronoa Zoro lavorava lì come lavavetri o lava-qualsiasi-altra-cosa. Che quell'ignobile coso gli avesse dato un nome falso? Però.. se quello fosse stato un suo libro e non la solida realtà quel tizio sarebbe stato coinvolto in un qualcosa di illegale.. o magari era un alieno che studiava la loro civiltà come noi studiamo i topi in previsione di un attacco alla Terra! Però in uno dei suoi libri non avrebbe mai avuto i capelli verdi.. troppo appariscenti! Chi può mai pensare che un trafficante in armi o droga o un alieno abbia i capelli verdi? E poi l'enorme cicatrice sul petto.. era stato un regolamento di conti? La sua fantasia da scrittore lo stava portando a pensare a trame irrealistiche per un marimo di tal genere! Probabilmente era un punk che mentre era fatto o ubriaco si era quasi trucidato da solo cadendo dal marciapiede... Si, ce lo vedeva proprio! Prese una sigaretta e la accese, sovrappensiero, in un gesto automatico. Perchè tanta agitazione per un inutile lavavetri? Sanji stava quasi ammettendo a sé stesso che non era solo curiosità da scrittore...


Spazio dell'ignobile autrice!
Scusate, mi prosto ai piedi delle persone che seguono questa ff!!! Ho avuto un terribile blocco, e non ho scritto quasi niente in questi 8 mesi.. perdonatemi ç__ç O affettatemi con una katana se preferite ne avete il diritto ù-ù
E scusate per il capitolo così così ma è il meglio che sono riuscita a fare ç__ç 
*si ritira in un angolino a fare cerchi nella polvere* 
Un grazie speciale a Lusty, che anche in vacanza mi aiuta ** 
baci
Rossafujoshi!

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