Hogwarts Express: next stop...

di TittiGranger
(/viewuser.php?uid=41159)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hogwarts Express: next stop... Hogwarts ***
Capitolo 2: *** ...Hogsmade ***
Capitolo 3: *** ...Christmas ***
Capitolo 4: *** ...S. Valentine ***
Capitolo 5: *** ...Easter! ***
Capitolo 6: *** ...life ***



Capitolo 1
*** Hogwarts Express: next stop... Hogwarts ***


Hogwarts Express: next stop… Hogwarts

Hogwarts Express: next stop… Hogwarts

 

 

Quel luogo era sempre stato saturo di gioia.

Durante gli anni aveva avuto numerosi significati: un nuovo anno ad Hogwarts, l’inizio delle vacanze, l’arrivo del Natatle, la possibilità di rivedere gli amici, l’estate…

Ma stavolta, nel leggendario e ineguagliabile Espresso di Hogwarts, Ron non riusciva a trarre lo stesso tipo di emozione.

Spinse in avanti il carrello ormai vuoto, facendosi spazio tra i gruppetti di ragazzi eccitati, bauli e gabbie, e sospirò.

Volse lo sguardo verso la sgargiante locomotiva che scintillava alla sua sinistra, ma si trovò subito costretto a guardare altrove.

 

No, non riusciva a provare felicità stavolta. Non poteva condividere l’eccitazione degli altri studenti.

Stavolta, non poteva.

Posteggiò il carrello e suo malgrado, si costrinse a tornare indietro.

C’erano molti visi noti, alcuni lo salutavano, altri gli si avvicinavano per parlargli, altri ancora, semplicemente, si limitavano a sorridergli o a fissarlo.

L’entusiasmo per quella nuova vita era palpabile, quasi concreta… ma Ron sentiva di non poterla afferrare…

 

Con poche falcate, raggiunse il gruppetto di persone a lui più familiare.

In quel momento, l’Espresso di Hogwarts emanò un potente e fastidioso fischio.

- A presto, Ginny, cara - riuscì a dire Molly, asciugandosi gli occhi con uno stropicciato fazzolettino panna - Scrivici appena puoi, non farci stare in pensiero - tirò su con il naso, abbracciando la figlia, che le diede alcune pacche consolatorie sulla schiena, stringendola forte a sua volta.

- Vi scriverò appena arrivo, mamma. Non preoccuparti - li rassicurò Ginny, abbracciando il padre.

- Sarà meglio che tu vada, cara - disse Arthur, guardandosi attorno, tentando invano di nascondere gli occhi lucidi.

A Ron si strinse il cuore, per l’ennesima volta, in quegli ultimi mesi.

Dopo la morte di Fred, i suoi genitori sembravano essere più vulnerabili, più timorosi che potesse accadere qualcosa di male ai loro figli. Non riusciva neanche ad immaginare come dovessero sentirsi nel dover lasciare andare via la loro figlia.

Li guardò allontanarsi verso l’uscita, visibilmente chini sotto il fardello che quella Guerra gli aveva procurato.

 

- Ciao, fratello - disse Ginny, tendendogli le braccia - Tieni d’occhio Harry da parte mia - gli sussurrò nell’orecchio, mentre Ron la stringeva. Ridacchiarono entrambi.

- Terrò gli occhi ben aperti - disse Ron, sorridendo e facendole un occhiolino. Ma il suo sorriso si spense subito, nell’udire un altro fischio proveniente dal treno. Il secondo.

- E non temere… terrò anch’io d’occhio qualcuno per te! - gli disse lei, facendo qualche passo indietro e sorridendogli maliziosa, prima di correre incontro ad Harry, che l’aiutò a caricare sul treno la gabbia con il nuovo gufo.

 

Ron si guardò intorno. Gli studenti stavano iniziando a salire. Molti erano già sopra e parlavano con i loro parenti attraverso i grandi finestrini.

Il fumo della locomotiva era diventato una nebbia densa. Stava diventando difficile guardare troppo in lontananza.

Ma, quel fumo, seppur fitto e denso, non gli avrebbe mai impedito di non riconoscere lei, qualsiasi fosse la distanza.

Le andò incontro, dribblando giovani studenti ritardatari che correvano verso il treno, seguiti a ruota dai genitori carichi di borse e bauli.

- Hey, che fine avevi fatto? - le disse, quando l’ebbe raggiunta.

Hermione sospirò affaticata, mentre lui le toglieva dalle mani il cestino con dentro Grattastinchi per portarlo lui. Si diressero subito verso una delle entrate del treno, affollate da ragazzi e ragazze ridacchianti.

- Sono andata ad accompagnare i miei all’uscita - spiegò Hermione, stringendosi la coda con cui teneva legati i capelli - L’ultima cosa che ci voleva era che si perdessero qui dentro.

Ron ridacchiò, lei anche.

Ma la loro voglia di ridere durò poco.

- Allora… è ora - fece Ron, cercando di fare il vago.

- Già - annuì Hermione, fissandosi i piedi - Sei… sei proprio sicuro di non voler venire?

- Sei proprio sicura di voler andare?

Hermione alzò lo sguardo, stupita, come se stesse effettivamente valutando la possibilità proposta da Ron.

Lui scosse la testa - Sto scherzando, Hermione - le sorrise, mordendosi il labbro - Ne abbiamo parlato, è giusto così.

Lei annuì, senza aggiungere altro. Si guardò intorno, evitando di incontrare lo sguardo di lui - Non sarà la stessa cosa senza di voi - disse, incrociando strette le braccia.

Ron ingoiò il vuoto; la scelta di lasciare Hogwarts era stata dura, ma in fondo sapeva bene che per lui, come per Harry, tornare a scuola non aveva alcun senso. Ma allo stesso modo, era perfettamente consapevole che per Hermione invece questa scelta era assolutamente giustissima. Ovvia.

- Niente sarà più la stessa cosa, alla fine - disse Ron, passandosi la cesta da una mano all’altra - Sai… non so ancora come… come farò, senza una figura piccola e graziosa che mi gira intorno…

Hermione alzò lo sguardo, inarcando le sopracciglia. Lui pareva serio, ma quando incrociò gli occhi di Hermione, fu tradito da un tremolio alle labbra.

- Sto parlando di Grattastinchi - disse, scuotendo la cesta - Non so ancora cosa farò senza di lui!

Hermione rise, prima di riprendersi la cesta e chiedendogli se lui avrebbe imparato, prima o poi, a non odiarlo in quel modo.

 

Ma Ron non ebbe il tempo di rispondere, perché un altro fischio, il terzo, vibrò nell’aria.

- E’ proprio ora, adesso - disse Hermione, aprendo la porticina del treno e facendo scivolare dentro la cesta.

Si stropicciò le mani  e con fare nervoso si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- Allora, ciao Ron! - disse abbracciandolo con fare impacciato. Lui arrossì, ma la strinse con fare possessivo e teneramente le diede un bacio sull’incavo della spalla.

Ormai tutti gli studenti erano già a bordo. Ron sapeva che anche Hermione doveva salire, ma le sue braccia erano decise a non sciogliersi da lei.

Quando si decise a farlo, lei indietreggiò, imbarazzata.

- Ci vediamo a ottobre se… - disse lei, salendo i gradini del treno - Sì, insomma, a Hogsmade… se… se hai tempo, voglio dire… e se ne hai voglia, perché…

- Certo, che ci vediamo ad Hogsmade - la interruppe Ron, arrossendo di nuovo.

Hermione sorrise e salì a bordo. Si affacciò dal finestrino per guardarlo ancora.

 

Ron indietreggiò di alcuni passi, le mani in tasca.

- Saluta ancora Harry da parte mia - disse Hermione, guardandosi attorno. Intorno a loro c’erano genitori che, commossi, salutavano i figli in partenza.

- D’accordo. E’ andato ad accompagnare Ginny… forse sono qualche vagone più giù.

Il rombo del motore della locomotiva li fece sobbalzare.

- Mi mancherai, Ron - disse Hermione, con un velo di commozione nella voce.

Ron percepì un peso all’altezza dello stomaco, che minacciava di bloccargli il respiro.

Senza dire nulla, le tese una mano, che lei afferrò. Ron la strinse forte e ne baciò il dorso, un secondo prima che il treno iniziasse a muoversi…

- Tu invece, già mi manchi - le disse, percependo le orecchie andare a fuoco.

Nonostante questo, mantenne saldo lo sguardo sul viso di lei, che gli sorrise dolcemente.

Quando il treno prese velocità, le loro mani scivolarono via l’una dall’altra…

 

Ron rimase lì, fino a quando il puntino rosso scomparve definitivamente dalla sua vista, mentre intorno a lui, la gente iniziava a marciare verso l’uscita, tra saluti e chiacchiere.

Una pacca sulla spalla lo fece voltare. Harry era lì, con un sorriso spento dipinto sul volto.

Sorriso sconsolato e spento quanto quello di Ron.

- E così… sono andate - disse Harry, sistemandosi gli occhialetti tondi.

- Già - fu la laconica risposta di Ron, che continuava a fissare il pavimento rossiccio.

- Dì la verità - fece Harry, ghignando, mentre seguivano la scia di gente verso l’uscita - Non hai mai pensato che un giorno avresti odiato questo treno, eh?

Ron ridacchiò, ma non rispose.

 

No, non lo odiava.

Perché sapeva bene che dove c’è una partenza, c’è un ritorno.

E quando ciò sarebbe accaduto, lui sarebbe stato lì. Ad attenderla.

 

 

 

Buonasera.

Era da un po’ che non scrivevo una Ron\Hermione e quindi ho deciso di recuperare il tempo perduto.

Questa che vi sto proponendo è una raccolta, che gira intorno al tema dell’Espresso di Hogwarts, in relazione al settimo anno del trio, anno che, come ci racconta la stessa Rowling, ha seguito solo Hermione.

Questa raccolta quindi, è legata a momenti relativi all’ultimo anno, ai vari arrivi-partenze, alle varie occasioni che i personaggi (in particolare Ron ed Hermione) hanno per rivedersi.

Lo so che è un po’ folle, ma l’idea mi entusiasmava.

 

Passando alle cose serie…

Come avrete notato, in questo capitolo entrambi i nostri ragazzotti sono un tantino impacciati e parecchio imbranati. Ma state certi che un po’ di lontananza li aiuterà a sciogliersi…

Salvo impresti, la raccolta dovrebbe contare cinque capitoli.

 

Se ne avete voglia, vi aspetto al prossimo missing moment che si intitolerà Hogwarts Express: next stop… Hogsmade.

 

Ovviamente… se voleste farmi sapere cosa ne pensate ne sarei superfelicissimamente felice!

 

 

PS: approfitto dell’occasione per ringraziare i fan di Ron\ Hermione che hanno recensito “Ma il cielo non cade”, che a distanza di un annetto dalla pubblicazione, ha partecipato al contest Give it a second Chance di Fabi_Fabi, vincendo il premio “Miglior Missing Moment”.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** ...Hogsmade ***


Hogwarts Express: next stop… Hogsmade

Hogwarts Express: next stop… Hogsmade

 

Il vento gelido era a dir poco tagliente. Troppo freddo per essere solo la metà di ottobre.

Hermione si strinse maggiormente nel suo cappotto, rabbrividendo. Per fortuna si era portata la sciarpa.

Mentre camminava lungo il sentiero che portava al paese, pensò che Ginny aveva fatto bene a Smaterializzarsi; avrebbe dovuto fare la stessa cosa.

Ma all’inizio, non le dispiaceva affatto fare quattro passe a piedi; certo, non aveva fatto i conti con quel freddo.

Aumentò il passo, rallegrandosi, inevitabilmente. Cominciavano a vedersi delle case.

Stava arrivando.

 

Proseguì, immettendosi nelle stradine di Hogsmade, sempre più affollate, dando uno sguardo alle vetrine dei negozi che costeggiavano la via.

Passò davanti al Serraglio Stregato.

Ma non si fermò.

Oltrepassò la sartoria di Madama McClan.

Ma non si fermò.

Proseguì oltre Mielandia.

Ma non si fermò.

Il Ghirigoro…

Ma non si fermò.

Soltanto quando l’insegna dei Tre Manici di Scopa balzò ai suoi occhi, interruppe la marcia che aveva intrapreso e si avvicinò al portoncino di legno. Spinse.

Notò subito che il locale non era molto pieno, ma non si stupì: sapeva che gli studenti preferivano farsi un giro prima per i negozi e poi, passare da Madama Rosmerta a prendere qualcosa da bere.

Quando il portone si richiuse alle sue spalle, dei campanelli tintinnarono, attirando l’attenzione dei pochi presenti.

 

Ma dei volti che si girarono verso la sua direzione, ma ad Hermione ne interessava solo uno, che ora, da qualche metro di distanza, le sorrideva radioso.

Hermione si abbassò il cappuccio del cappotto, avanzando lungo i tavolini, con un senso di gioia che pareva riuscisse a sollevarla.

- Ciao, Ron.

Ron non rispose nulla, ma si alzò rumorosamente, strisciando la sedia e, facendo un paio di passi verso di lei, allungò un braccio e con pochissima grazia la tirò verso di sé, stringendola fra le braccia.

- Finalmente - le bisbigliò Ron - Finalmente…

Quando si sciolsero dall’abbraccio, Hermione si scostò leggermente per poterlo guarda in faccia e con piacere, notò che a parte una leggera barbetta e i capelli più corti, ero come prima.

Gli sorrise e si alzò sulle punte, gli prese il viso tra le mani e lo costrinse ad abbassarsi un po’, per potergli baciare più volte le guance, nonostante anche lei fosse ancora in punta di piedi.

- Hermione, è possibile che tua sia ancora più bassa di quando sei partita?

Ecco, esattamente come prima.

Almeno ora aveva un’ulteriore prova che quello che aveva davanti era il Ron Originale.

- Oh, smettila…

Lui ridacchiò e le fece segno di sedersi.

- Bè, altezza a parte… - disse Ron, beccandosi un’altra occhiataccia - Ti trovo benissimo. Sei l’unica a cui Hogwarts faccia bene.

Suo malgrado, anche Hermione rise.

- Diciamo che Hogwarts senza Basilisco, Pietre Filosofali… prigionieri evasi, Disssennatori e cose del genere, è molto più rilassante - spiegò lei, sbottonandosi il cappotto.

Ron annuì, senza distogliere lo sguardo dagli occhi della ragazza.

- E tu? - chiese lei, inclinando il capo.

 

A quel punto, si presentò Madama Rosmerta per le ordinazioni.

Quando ebbero ordinato, Hermione tornò a guardare Ron, in attesa di una risposta.

Lui fece spallucce - Io ho iniziato qualche settimana fa il corso di Addestramento Auror con Harry - disse, allungando la sua mano per arrivare a sfiorare  quella di lei, che di riflesso, incrociò le sue dita con quelle di Ron - Ci fanno sgobbare da paura, ma alla fine è quello che vogliamo fare… quindi va bene così - disse Ron, sospirando, continuando a fissare le loro mani incrociate - E poi, nel pomeriggio, do una mano a George con il negozio…

- Cosa? - disse Hermione, stupida - Davvero? Ma è fantastico, Ron, perché non me lo hai detto? - gli disse, con tono quasi accusatorio.

- Oh, ehm… non te lo avevo detto? - fece lui, vago, ingoiando il vuoto - Credevo di avertelo accennato in qualche lettera.

Hermione inarcò le sopracciglia - Dubito che possa essermi sfuggito, Ron! - fece - Anche perché i solito le tue lettere sono molto brevi e concise. E rare, soprattutto - aggiunse, tagliente.

- Ok, ok - disse Ron, adottando l’atteggiamento “sì- hai- ragione-tu- come- vuoi- tu- è- come- dici- tu” - Senti, lo sai che io non sono bravo a scrivere e che…

- Va bene, va bene - tagliò corto lei. Aveva atteso quel giorno da tanto e di certo non aveva intenzione di sprecarlo mettendosi a litigare.

Ron le sorrise. Quel sorriso da farabutto che le fece dimenticare all’istante il motivo per cui era arrabbiata.

Rimasero a chiacchierare ancora un po’ nel locale, finchè non decisero di uscire a fare due passi.

 

Ron la aggiornò su tutte le novità alla Tana e lei fece altrettanto con Hogwarts, raccontandogli delle bizzare lezioni di Hagrid e del metodo della McGrannit di gestire la scuola.

 

Con l’avanzare delle ore, il freddo non faceva che aumentare, ma quello era davvero l’ultimo dei loro pensieri.

- Caposcuola Granger, buonasera - li interruppe un giovane alto e biondino, che veniva verso di loro.

Hermione gli sorrise gentile. Ron lo incenerì.

- Salve, Charles - lo salutò lei - Conosci già…

- Ronald Weasley? - completò il ragazzo - Ovvio. Chi non vi conosce? - proseguì Charles, spostando nuovamente lo sguardo su di lei - E’ un onore conoscerti, Ronald, davvero, davvero un onore.

- Ron - chiarì subito Ron, stringendogli la mano, ma continuando a guardarlo sospettoso.

Charlie parve imbarazzato, ma non diede a vedere per molto.

- Comunque… - riprese Charles - Hermione, hai la sorveglianza per il rientro dei ragazzi del terzo, mi hanno detto - scrollò le spalle - Se dovesse servirti una mano, fammi un fischio. Avevo io la sorveglianza all’andata e… bè… se dovesse servirti…

- Grazie, Charles - disse Hermione, gentilmente - Penso di riuscire a cavarmela, ma se dovesse servirmi, non esiterò ad approfittare del tuo aiuto.

Charlie annuì, salutando un gruppetto di studenti poco lontani - Perfetto, allora. Alla prossima… Ron.

Ron alzò una mano in un gesto poco entusiasta, osservando mentre il ragazzo si allontanava.

- Chi diavolo è quello? - sbottò, non appena furono a distanza di sicurezza.

- Charles Newton. E’ Caposcuola di Corvonero - spiegò Hermione, mentre riprendevano a camminare - Molto in gamba.

 

- E’ un pallone gonfiato - sentenziò Ron, mentre oltrepassavano Zonko.

- Ma Ron…!

- “Se dovesse servirti una mano…” - lo scimmiottò Ron, sempre più imbronciato - Ma andiamo! Non sa chi sei? Come può pensare che Hermione Granger abbia bisogno di aiuto per tenere a bada un gruppetto di tredicenni?

Hermione ridacchiò - Voleva solo essere gentile.

Ron sembrò oltraggiato - Infatti non dovrebbe esserlo!

- Ron? Ma che dici?

- E va bene.- acconsentì Ron - Diciamo che potrebbe essere gentile senza sbavare mentre ti guarda, ecco - disse, mentre le orecchie gli si accendevano di uno sgargiante rossiccio.

Hermione non disse nulla; si limitò a stamparsi in viso un sorrisetto sfacciato.

…Che a Ron non sfuggì.

- Che è? - le disse, brusco - Per-perché quel sorriso?

Hermione fece spallucce - Niente - ma continuò a sorridere.

- Oh, no, no! No, no, no… no! - disse lui, puntandole un dito contro - Ho capito cosa pensi! Tu-tu credi che io sia geloso! - disse, fingendosi serio, ma arrossì comunque.

- Ti sbagli - fece lei, tranquillamente.

- Invece lo pensi! Ma sappi che io non posso essere geloso del biondastro, Hermione.

Lei alzò le sopracciglia - E perché no?

Stavolta fu il turno di Ron di sorridere. Fu come quello di Hermione poco prima. Sfacciato e… malizioso.

- Per il semplice fatto che lui non può fare questo… - disse Ron, avvicinandosi a lei e, dopo aver delicatamente sfiorato la guancia di Hermione con il naso, posando le proprie labbra su quelle della ragazza.

Passarono solo una manciata di secondi prima che Ron sentisse le dita di Hermione accarezzargli la guancia ispida, mentre si rilassava sotto il tocco languido di lui.

Quando si separarono, Ron continuò a tenerla stretta  e a posargli baci delicati ovunque…sulle tempie, sulle guance, sul naso, sulle labbra.

Hermione scoccò la lingua - Questo, tuttavia, non ti impedisce di essere geloso… - disse provocatoria, percorrendo con il dito il profilo della mandibola di lui, fino ad arrivare all’orecchio.

- Stai attenta, signorina - disse Ron, diventando paonazzo - Posso trovare il modo di far ingelosire anche te, sai?  - fece, ghignando - Quindi non stupirti se dovesse arrivarti qualche notizia del genere!

- Oh, i miei canarini non vedono l’ora di avere questo genere di notizie, guarda…

 

Lui ridacchiò, un tantino preoccupato.

In quel momento sentì una certa vibrazione nella tasca.

- Aspetta un momento - disse, costretto ad allontanarsi da Hermione per infilarsi la mano in tasca e tirandone fuori un cornetto rosso.

- La Passaporta - disse Hermione, mentre la sua voce perdeva entusiasmo.

- Già… sta vibrando, quindi manca poco - disse Ron, sospirando.

Hermione gli sorrise incoraggiante e salendo sulle punte, gli schioccò un bacio sulle labbra, prima di indietreggiare di diversi passi.

- Fai la brava e cerca di non prendere tutte E - disse Ron - Gli studenti normali potrebbero sentirsi imbarazzati.

Lei rise - E tu vedi di scrivermi! - lo rimbeccò Hermione - Altrimenti avrò troppo tempo libero e mi toccherà riempirlo in qualche modo. Facendo delle ronde extra con Charles Newton, magari.

Hermione fece in tempo a vedere l’espressione a bocca aperta di Ron prima che il piccolo cornetto che lui teneva in mano iniziasse a lampeggiare più forte…

- Va bene, ma dì a quel Newton di tenere le sue manacce…

Ma non fece in tempo a finire la frase che, in un vortice, Ron scomparve.

 

Hermione rimase lì, sola, mentre una folata di vento la circondava come a volerla abbracciare.

Un po’ intristita, si diresse verso il punto d’incontro in cui la aspettavano i ragazzi del terzo che avrebbe dovuto riaccompagnare al castello, accompagnata dalla rassicurante consapevolezza che il giorno dopo avrebbe ricevuto una lunga e dettagliata lettera.

Da parte di Ron, ovviamente.

 

 

***

Ecco dunque il secondo missing moment!

E’ venuto un tantino più lungo del previsto ed è stato più difficile da scrivere di quanto avessi immaginato: siccome ho il pallino dell’IC, mi preoccupava il fatto di poter andare OOC… quindi diciamo che sono soddisfatta solo per l’80%. Per il rimanente 20%  devo ancora rifletterci…xD

 

Mi ha davvero fatto piacere che l’idea di questa raccolta vi sia sembrata carina e ringrazio di cuore le persone che hanno recensito, il vostro è stato il regalo più bello  xD:

 

Nora_90: grazie mille! Sono felice che l’inizio della raccolta ti sia piaciuta, spero continui ad essere così anche per gli altri capitoli! Alla prossima!

 

Tamina_e_Dastan: Ma così fai commuovere anche me!! Grazie di cuore per i complimenti, sono felicissima che i personaggi e la loro contestualizzazione ti piaccia; Ron ed Hermione sono i miei personaggi preferiti e dunque ci tengo particolarmente. Comunque, ecco qui postato il secondo capitolo! Come hai potuto notare l’ho postato quasi subito xD xD Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi anche di questo (comprese le parti che non ti sono piaciute, ovvio). A presto!

PS: la simpatia è già reciproca, fidati!

 

RbiliusW: Grazie, grazie, grazie! Quello di cui parli è il pezzo che più mi è piaciuto scrivere, confesso!

Trovo che siano due personaggi assolutamente perfetti, sia insieme sia separatamente. Spero tanto che il secondo capitolo ti sia piaciuto quanto il primo! A presto!

 

Emmawatson: Grazie mille! Così mi fai arrossire!! Sono strafelice che le mie storie ti piacciano, soprattutto questa: diciamo che è stato un po’ un esperimento e ha quanto pare l’idea (seppur particolare) è piaciuta a voi, come è piaciuta a me! Alla prossima!

 

Emmahp7: La stima è assolutamente reciproca! Mi ha fatto davvero piacere trovare il tuo commento e ti ringrazio di cuore! Come hai notato nel primo capitolo ho dato largo spazio al “romanticismo mascherato” che, a mio parere, caratterizza Ron ed Hermione come pochi altri elementi. Mi è piaicuto molto scrivere quella scena, come spero sia piaciuto a voi leggerla! Spero che in questo secondo capitolo i personaggi risultino altrettanto “credibili”. Ancora grazie infinite! Alla prossima!

 

Anny crazy: In questo secondo capitolo di parti comiche ce ne sono ancora di più, a mio avviso! Non ho resistito a far stare un po’ Ron sulle spine ;) Ti ringrazio tantissimissimo per i complimento, spero davvero che il resto della raccolta non deluda le tua aspettative! A presto!!

 

Mica: Il mio intento era proprio quello! Sono felice che sia emerso ;) Grazie mille per il commento, alla prossima!!

 

 

Il prossimo capitolo, intitolato Hogwarts Express: next stop… Christmas, arriverà con la stessa rapidità di questo! Ovviamente, nel frattempo aspetto di sapere cosa ne pensate di questo! ;)

A presto,

Titti

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** ...Christmas ***


Hogwarts Express: next stop… Christmas

 

Hogwarts Express: next stop… Christmas!

 

 

Oltrepassò l’entrata che portava al binario 9 3\4 correndo.

Non si preoccupò neanche di andare addosso a qualcuno; perché, d’altra parte, questo pericolo non c’era.

L’Espresso di Hogwarts era lì, fermo, scintillante e silenzioso.

Non c’era traccia di studenti, né di genitori, né di nessuno.

Anche il più ritardatario era già andato via.

“Dannazione!”

Con l’affanno, Ron uscì, immergendosi nuovamente nel caos della stazione di King Kross, superando decine di persone che, cariche di pacchetti, erano appena arrivate a Londra per trascorre il Natale in famiglia.

Controllò l’orologio per l’ennesima volta; quasi un’ora e mezza di ritardo.

Imprecò a mente, di nuovo, e raggiunse un vicolo privo di Babbani, dove si Smaterializzò.

 

In un vortice, si ritrovò nell’ingresso della Tana, in uno sfavillio di agrifogli e ghirlande.

Un chiacchiericcio concitato, accompagnato dall’inconfondibile aroma di cannella, proveniva dalla cucina.

Senza neanche pensarci, trafelato e accaldato, sebbene fosse la Vigilia di Natale, raggiunse la cucina.

- Dov’è? - disse, irrompendo in cucina, con la giacca sbottonata e la sciarpa penzoloni.

Quattro teste si voltarono: Molly impegnata a sfornare una teglia di biscotti alla cannella, lo guardò con aria interrogativa; Arthur abbassò il giornale che stava leggendo, osservandolo attraverso gli occhialetti che teneva appoggiati sul naso; Percy passò lo sguardo dal padre alla madre, sperando in un’illuminazione; Charlie, dopo aver gettato un’occhiata non molto interessata, continuò a sgranocchiare i biscotti, sfogliando una rivista.

- Cosa stai dicendo, Ronnie, caro? - disse Molly, affaccendata, posando la teglia sui fornelli ed esaminando la cottura dei biscotti.

- Dov’è? - ripetè Ron, esasperato - E’ arrivata?

Lo sguardo di Molly si illuminò - Oh! Sì, sì, caro, è arrivata! E’ su di sopra…

Ron sospirò, passandosi una mano tra i capelli - Ed è molto arrabbiata? - chiese preoccupato - Io volevo… ho fatto di tutto per arrivare in tempo! Ma c’è stato un imprevisto al negozio e proprio non…

Molly lo guardò corrugando la fronte, poi i suoi occhi si inumidirono, mentre un sorriso commosso le si dipingeva sul volto.

- Oh, Ronnie! - squittì, correndogli incontro e baciandolo - Oh, caro, come sei dolce… Ma non preoccuparti! - gli disse, asciugandosi gli occhi sotto lo sguardo basito di Ron e degi altri presenti - Non se la prenderà, se non sei potuto andare a prenderla alla stazione.

Ron fece un sospiro di solievo - Tu credi?

- Ma certo! - confermò Molly, sicura, tornando alla sua postazione - Non sembrava affatto arrabbiata, quando è arrivata, anzi. Non è vero, Arthur?

- Certo, cara - disse il Signor  Weasley, distrattamente, oltre il giornale - Era di ottimo umore.

 

Ron si sentì vagamente rassicurato.

- Perché non vai a salutarla, Ron? - propose Molly - E’ su con Harry.

- Oh…

Molly ridacchiò - Non volevano dirlo, ma era evidente che hanno sentito molto la mancanza l’uno dell’altra.

Ron spalancò gli occhi incredulo, mentre un calore innaturale si propagava all’altezza delle orecchie. Credeva di non aver assimilato del tutto il significato di quelle parole.

- Che… che cosa?

- Andiamo, Ron! - disse Molly - Sai che Ginny ha sempre avuto un debole per  Harry. Non fare finta di niente, tanto io e tuo padre lo abbiamo capito da tempo!

- Ginny? - sbottò Ron, rimettendo in ordine i pezzi  - Ginny? Cioè tu per tutto questo tempo hai parlato di Ginny?

- Certo. Perché tu di chi stavi parlando? - chiese Molly, confusa.

- Per Merlino, mamma! - disse Ron, iniziando nuovamente a sentire caldo - Ma che… ma che… ma che me ne importa di Ginny!

 

- Così, mi commuovi, fratellino!

A interromperli fu l’unica ragazza Weasley, che dalla porta, osservava il fratello con le braccia conserte e un sorrisetto divertito, mezzo celato, sul volto. Harry era poco dietro di lei.

- Oh, Gin… - disse Ron, andando verso di lei. L’immagine di lei che gli rimproverava la mancanza di tatto gli balenò subito nella mente. - Mi dispiace, io non intendevo questo… - la abbracciò, mentre la sorella lo ricambiava, ridacchiando - Sono felice che tu sia tornata, davvero.

- Anche io, Ron - disse Ginny, scompigliandole i capelli - E se potesse interessarti… - aggiunse, con finta indifferenza - Lei è a casa dei suoi.

Lui annuì, si sistemò la sciarpa, che ormai gli arrivava alle caviglie ,con un gesto secco e in un vortice, sparì.

 

*

 

Oltrepassò il cancelletto aperto, senza aver bisogno di suonare.

Era andato a casa di Hermione solo una volta, poco prima che lei partisse per l’Australia, a cercare i suoi. E lui l’aveva accompagnata a casa a riprendere dei documenti.

La casa era quella, se la ricordava bene.

Percorse il curato vialetto, e titubante, salì i gradini della veranda.

Una ghirlanda natalizia, con tanto di campanellini troneggiava sulla porta.

Ron si diede una sistemata ai capelli, non trovando il coraggio di bussare; temeva, per qualche strano motivo, un incontro ravvicinato con il signor Granger; ma pensò che, probabilmente, se si fosse Smaterializzato direttamente nella casa, sarebbe stato peggio.

Bussò.

Attese qualche secondo, ma nessuno venne ad aprire.

- Avanti! - gridò poi una voce, dall’interno.

Ron sorrise, quella era la sua voce.

Ron si fece avanti, aprendo la porta… ed entrando.

Dalla prima volta, la casa di Hermione gli era piaciuta tantissimo: così elegantemente addobbata, così babbaramente accogliente. Ghirlande di agrifoglio percorrevano la ringhiera della scala che portava al piano superiore.

Ma non ebbe molto tempo per guardarsi intorno.

- Ron!

Hermione gli venne incontro, uscendo da una camera alla sua sinistra, che se non ricordava male doveva essere il salone. Gli andò incontro, con i capelli sciolti che le svolazzavano ovunque, un sorriso radioso stampato in faccia. Aveva la frangia un po’ più lunga, ma per il resto non era cambiata molto. Indossava una felpa blu e dei jeans.

 

Ma il suo sorriso si spense subito, e lei si fermò a pochi passi da lui, guardandolo seria.

Ron ingoiò il vuoto, tormentando la sciarpa. Avrebbe voluto abbracciarla e stringerla e baciarla e parlarle e… ma sapeva che se avesse fatto qualcuna di queste cose, forse sarebbe stato, come minino, schiantato. Doveva spiegarsi.

- Hermione… mi dispiace tantissimo! - disse, arrossendo e guardando il pavimento - Davvero, ho fatto tutto il possibile per venire. Avevo sistemato tutto! - spiegò, concitato - Mi ero anticipato tutte le commissioni. Ma poi… all’ultimo momento si sono presentati dei turisti francesi che dovevano fare delle compere di Natale e non se ne andavano più! E io non sapevo come fare perché sapevo che il treno sarebbe arrivato alle dieci e… e io ci tenevo a venire a prenderti ma mi hanno braccato! E io non sapevo come liberarmene e…

Hermione lo bloccò con un gesto della mano - Ron… - iniziò, nascondendo a stento un sorrisetto - Ron, non è successo niente! - disse, tranquillizzandolo - Non c’è alcun problema, davvero! Ho pensato che avessi avuto altri impegni, d’altra parte è normale - gli disse dolcemente - Davvero pensi che mi sarei arrabbiata per questo? Per il fatto che il mio ragazzo si sta impegnando al massimo per aiutare il fratello?

 

Ron si morse le labbra, pensando che dopotutto, anche lui sapeva che Hermione non se la sarebbe potuta prendere per un motivo del genere. Qualsiasi altra sì, ma non lei.

- Hai ragione, scusami - si affrettò a dire Ron - Ma ci tenevo a venire… è la prima volta che torni dopo mesi… tra l’altro sono più di due mesi che non ci vediamo e… poi quando sono arrivato mi sei sembrata così seria… e ho pensato che giustamente ti fossi arrabbiata perché…

Hermione gli sorrise, scuotendo la testa - Ron, ero seria perché quando sei entrato avevi una faccia da funerale e ho creduto che fosse successo qualcosa di grave! - spiegò - Mi hai fatto prendere un colpo!

- Oh… ehm… scusami - disse lui, scrollando le spalle.

Hermione rise - Bè… ciao, eh! - gli disse ridendo, poggiandosi le braccia sui fianchi, come a volerlo rimproverare.

Ron sorrise e in due passi la raggiunse per abbracciarla. La strinse con tale impeto da sollevarla da terra.

Temeva che in due mesi che non si vedevano fosse cambiato qualcosa; invece sorrise quando percepì il profumo di lei, lo stesso di sempre, da sempre.

 

Le passò una mano tra i capelli e non resistendo all’impulso, le sollevò leggermente la testa, per baciarla, delicatamente, dolcemente, catturandole prima il labbro inferiore, poi quello superiore, assaporando quel gusto che gli era tanto mancato negli ultimi mesi.

- Vieni alla Tana stasera, vero?  - le disse Ron, quando si separarono ed Hermione, prendendolo per ma mano, lo aveva guidato nell’ampia cucina.

Lui si arrampicò su di uno sgabello che dava un bancone, mentre lei metteva su l’acqua per il tè.

- Ehm… - fece lei, passandosi una ciocca dietro le orecchie - Veramente ho promesso ai miei che stasera sarei rimasta con loro. Ci tengono molto, visto che non vedo alcuni dei miei parenti da anni e quindi…

Ron annuì, annuendo - Ma certo, è giusto.

Hermione si appoggiò al bancone, di fronte a lui e prese a giocherellare con lei sue dita - Erano così felici di poter organizzare una cena “normale” con la famiglia - disse, ridacchiando - Dopo che mi hanno riaccompagnata qui a casa, sono subito usciti. Dovevano ritirare il tacchino per stasera, da quanto ho capito… ed erano tutti eccitati. Non ricordo da quanto tempo non erano così felici… - aggiunse con lo sguardo perso e commosso.

Ron le accarezzò una mano e lei si riscosse.

- E i tuoi, come stanno? - chiese, preoccupata.

Ron alzò le spalle - Bene, nei limiti del possibile. La vita sta quasi tornando normale… più che altro… stiamo imparando a convivere con il vuoto.

Hermione sospirò, accarezzandogli il volto - Se pensi che ai tuoi non dispiaccia, domani faccio un salto alla Tana, così posso salutarli e fargli gli auguri.

- Penso che si dispiacerebbero solo se non ti fermassi abbastanza.

Lei sorrise, mentre lui arrossiva.

- E magari… - buttò giù lei - Magari, domani sera potresti tornare qui con me. Credo proprio che ai miei non dispiacerebbe se ti fermassi a cena…

Ron strabuzzò gli occhi, ingoiando il vuoto.

Certo, conosceva i genitori di Hermione, perché li aveva già incontrati un paio di volte nel corso di quegli anni… ma li conosceva come genitori della sua amica e non della sua “ragazza”.

- Vuoi dire… con i tuoi, nel senso… - iniziò a blaterare - Nel senso che, insomma, vuoi presentarmeli ufficialmente? - a quelle parole, divenne rosso come il pelo di quel maledetto di Grattastinchi.

Lei strinse le labbra, assumendo un’espressione assolutamente innocente - Se tu credi che non sia il caso, non c’è…

- No, no, no! - si affrettò a spiegare Ron - Va benissimo! Benissimo!

Hermione sorrise, piegandosi sul bancone per potergli buttare le braccia al collo, baciandolo più volte sulle labbra, e fu in quel momento che Ron comprese che, tutto l’imbarazzo che avrebbe potuto provare la sera dopo, con i genitori di Hermione, ne sarebbe valso la pena… pur di vedere di nuovo quel sorriso sul viso della ragazza che regnava con sempre maggior forza, nei suoi sogni e nella sua realtà.

 

Ok, ragazze: iniziamo subito con il punto più importante.

Il tacchino.

Non so esattamente se a Natale in Inghilterra mangino il tacchino, ma il pollo mi sembrava qualcosa di troppo banale e l’arrosto di troppo italiano.

Il tacchino invece, fa sempre la sua figura! Nel caso non lo mangino, pazienza: ringrazio gli americani per avermi dato l’idea.

 

Premetto che questo capitolo non mi piace granchè: non tanto per  come è scritto, quanto proprio per l’idea di base. Ma ho avuto grande difficoltà a cercare di ricostruire il loro incontro Natalizio… volevo qualcosa di credibile e di non banale, ma non so se stavolta ci sono riuscita.

Ovviamente, grazie mille a voi che continuate a leggere e recensire questa raccolta, in particolare:

 

RbiliusW: Ecco il terzo tanto attesto! Spero che non abbia deluso le tue aspettative. In questa circostanza, l’incontro tra Ron ed Hermione mi è stato più difficoltoso… confido nel prossimo!

 

Tamina_e_dastan: Ma grazie mille! Così però mi sento in colpa per averti sottratto del tempo allo studio! Comunque, ti ringrazio davvero. Adoro questi personaggi e sentirmi dire che riesco a farli piacere anche ad altri con le mie storie, è la cosa più bella. Grazie di cuore.

 

Anny Crazy: Grazie, sei gentilissima! Stavolta ho dovuto postare con qualche giorno in più… ma prometto che continuerò ad essere regolare! Grazie ancora per il commento, spero che questo capitolo ti sia piaciuto.

 

Emmawatson: Ma così mi vizi!!! Grazie mille, davvero. Sono felice del successo di questa raccolta e spero che questo capitolo non abbia deluso le tue aspettative! Ancora grazie di cuore.

 

Nabiki93: Grazie, grazie, grazie! Quello dell’IC è sempre stato il mio pallino, quindi sentirmi dire che i “miei” personaggi sono in canon mi rincuora tantissimo! Spero di esserci riuscita anche con questo capitolo… Grazie mille, alla prossima!

 

Niki_96: Anche io la aspettavo, e visto che nessuno si decideva a raccontarla, ho deciso di provvedere da sola xD xD xD Grazie mille per la recensione e per i complimenti, ti aspetto al prossimo se ne avrai voglia!

 

Minnieinlove: Carissima! Grazie mille per il bel commento, sono felice che questa raccolta ti piaccia. Riguardo al punto su Hermione, la risposta è sì. E’ stata proprio la Row a dichiarare che Hermione è l’unica del trio ad aver proseguito con gli studi. Lo fa con un anno di ritardo, ovviamente, visto che durante quello che sarebbe dovuto essere il suo settimo anno, lei è alla ricerca degli Horcrux. Dopo i Mago, lavorerà prima nel Mistero nel dipartimento di Regolazione delle Creature Magiche, per poi raggiungere i vertici nell’ambito del Dipartimento della Legge Magica (abbiamo a che fare con un pezzo grosso, insomma!). Detto ciò… se hai qualche altro dubbio, dimmi pure! Sono a tua totale disposizione!

 

 

Vi aspetto lunedì prossimo (ebbene sì, da oggi posterò ogni lunedì)  con il quarto capitolo Hogwarts Express: next stop… S. Valentine!

 

PS: auto pubblicità: se a qualcuno interessasse, ho appena postato una one shot intitolata “Il ravanello della fortuna…”, che si è classificata quarta al contest Horror Potter indetto da Vogue e vincendo il Premio Speciale Originalità.

Se volete farci un salto, potete trovarla qui

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=584793&i=1

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** ...S. Valentine ***


Hogwarts Exspress: next stop… S

Hogwarts Exspress: next stop… S. Valentine!

 

 

Hermione posò la piuma, soffiando sulla pergamena per far asciugare l’inchiostro fresco.

Aveva approfittato di quella giornata di solitudine per portarsi avanti un po’ di studio.

Dopotutto, ai MAGO mancavano pochi mesi, e loro erano già a febbraio…

Si guardò intorno, cullata dal dolce silenzio della biblioteca.

Di norma, il sabato, solitamente, la biblioteca era semideserta. Ma mai come quel giorno.

Hermione ridacchiò, consolandosi con il fatto che, dopotutto, non era l’unica ad aver trascorso il giorno di San Valentino in biblioteca: c’era stata anche Madama Pince, la bibliotecaria.

 

Buttò uno sguardo verso le ampie vetrate. Aveva fatto già buio, segno che gli studenti avrebbero fatto ritorno presto.

Sospirò, mentre con un dito testava l’asciugatura dell’inchiostro; poi, con destrezza, arrotolò la pergamena, ammucchiandola insieme alle altre.

Stava giusto trascinando verso di sé il libro di trasfigurazione per terminare di leggere il capitolo che le mancava, quando lo scricchiolio familiare della porta ruppe il silenzio che fino a quel momento aveva regnato sovrano.

Hermione percepì distintamente un rumore di passi che si avvicinava e si chiese chi potesse essere tanto diligente da venire in biblioteca di sabato pomeriggio. Nel giorno di San Valentino, per giunta.

 

Ma non dovette interrogarsi per molto, perché il nuovo arrivato marciò dritto verso il tavolo in cui si trovava lei.

Con poca grazie, si tolse il cappello e con un gesto secco, si rassettò i capelli di un rosso sgargiante.

Quando Hermione alzò la testa per incontrare lo sguardo della persona che si era fermata proprio davanti a lei, un sorriso le illuminò il volto.

- Ginny - la salutò - Non pensavo saresti tornata così presto!

La rossa scrollò le spalle, sbottonandosi il pesante cappotto. Aveva ancora il viso arrossato per il freddo, ma sembrava tremendamente felice. Hermione provò un moto di felicità per la sua migliore amica.

- Harry è dovuto andare via prima - rispose Ginny, scrollando le spalle e dandosi un’occhiata intorno - Con i controlli delle Smaterializzazioni ha dovuto usare una passaporta…

- Capito - annuì Hermione.

Aveva letto sulla Gazzetta del Profeta che il Ministero stava facendo ancora dei controlli approfonditi sulle Smaterializzazioni, come misure di sicurezza, e quindi in alcune zone era impossibile Materializzarsi e Smaterializzarsi.

 

- Tu sei stata qui tutto il giorno? - chiese Ginny, guardando l’orologio.

- Ehm… più o meno. Mi sono anticipata su un po’ di cose… e ho fatto compagnia a Madama Pince, questa è la cosa più importante!

Entrambe ridacchiarono.

- Senti… - disse Ginny, continuando a guardarsi intorno - C’è un problema.

Hermione alzò le sopracciglia, guardando l’amica, preoccupata - Un problema? Che problema? Cosa è successo?

Ginny sospirò, sventolando circolarmente la sciarpa con fare annoiato - Al terzo piano, due ragazzini stavano litigando - spiegò seria - Credo proprio che a quest’ora avranno già messo mano alle bacchette. Se non sbaglio, uno dei due doveva essere un Serpeverde…

- Cosa? - sbottò Hermione, balzando in piedi, mentre qualche foglio svolazzava via senza che nessuno se ne curasse - Perché non li hai fermati? - sbuffò, portandosi una mano alla fronte - Sempre la stessa storia con i primini. Non gliene importa niente se gli vengono tolti dei punti, niente! - continuò a borbottare mentre usciva velocemente dalla biblioteca, seguita da Gonny.

- Ecco perché sono venuta da te - spiegò semplicemente Ginny, tentando di starle dietro - Dopo la lavata di capo della Caposcuola Granger, non oseranno mai più toccare una bacchetta.

Hermione si voltò a guardarla con le sopracciglia alzate - Tu mi sopravvaluti. E comunque… credo che questa storia ti abbia già rubato troppo tempo - le disse, dandole una spinterella - Torna da Harry, S. Valentino non è ancora finito, dopotutto. Me la cavo da sola, tranquilla - continuò, mentre imboccavano la scalinata - Al terzo piano hai detto, no?

Ginny ridacchiò - Figurati. Cinque minuti per accompagnare la mia migliore amica non sono tempo rubato. Persino per il giorno di S. Valentino.

Hermione le sorrise - Oh, ma come siamo dolci oggi! Almeno a qualcuno ha giovato, il romanticismo della giornata - il suo sorriso si incrinò.

Mentre salivano le scale che portavano al terzo piano, sotto gli sguardi attenti dei personaggi dei quadri, Ginny le prese una mano, sorridendole teneramente - Se conosco mio fratello almeno un po’, sei stato nei suoi pensieri tutto il giorno.

Hermione arrossì, non riuscendo a trattenere un sorriso - Oh, Ginny… ora è ufficiale. Mi sopravvaluti.

- Dì pure quello che vuoi - fece Ginny, scrollando le spalle - Ma Ron ti venera. E’ disgustosamente evidente! E quindi ti assicuro che avrebbe fatto qualsiasi cosa possibile pur di poter trascorrere questo giorno con te… - aggiunse, come a volerlo scusare.

 

Hermione colse il suo tono e si affrettò a scuotere la testa - Certo che lo so, Ginny. E infatti non gli rimprovero nulla, figurati! - disse sinceramente - Ci saranno altre occasione per vederci… sì, sì, d’accordo… S. Valentino è diverso - aggiunse subito, di fronte all’occhiata scettica di Ginny - Ma… - si interruppe di nuovo - Ginny, ma qui non c’è nessuno. - fece, guardandosi intorno.

Il corridoio del terzo piano era praticamente deserto-

Ginny non parve per nulla stupita - Oh, eppure erano qui - disse, senza neanche voltarsi a guardare, ma marciando dritta verso una meta precisa - Forse sono più giù.

Hermione la fissò stupita, seguendola - Evidentemente, qualcuno è venuto a fermarli… i Prefetti di turno, magari.

Ma Ginny non sembrava decisa a frenare. Continuò a camminare ancora qualche metro.

- Ginny? - la richiamò Hermione, incerta - Credo che potremmo scendere, non c’è nessuno qui.

D’un tratto la rossa si bloccò. Hermione incrociò le braccia, continuando a guardarla confusa.

- Eppure erano qui - farfugliò Ginny. Iniziando a fare avanti e indietro…

Sembrava vagamente folle.

Fu solo dopo la terza volta che Ginny passava di fronte alla parete, che Hermione comprese.

- Oh, Ginny… - sospirò - Cosa sta succedendo?

 

Ginny si era bloccata e la guardava a braccia incrociate, ancora stretta nel suo cappotto, davanti ad una porta che era magicamente comparsa al suo passaggio.

La porta della Stanza delle Necessità.

Ginny mise una mano sulla maniglia e tirò giù - Entra - ordinò.

Hermione boccheggiò confusa, stupita dall’atteggiamento sicuro e anche vagamente divertito dell’amica - Ginny! Cosa stai combinando? Perché siamo qui? Dove sono i ragazzini?

La rossa sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Gettò uno sguardo intorno a sé, per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Allungò una mano e con forza - più di quanto qualsiasi persona, Hermione compresa, potesse immaginare- l’afferrò per un braccio, tirandola in avanti e spingendola oltre la porta semiaperta.

- Tra un po’ non sarai più arrabbiata, fidati - le disse velocemente con tono di scuse, richiudendo velocemente la porta, prima che Hermione avesse il tempo di riuscire a sgattaiolare fuori.

- Ginny! - Hermione battè con forza sulla porta ormai chiusa.

La maniglia non funzionava, era bloccata.

Hermione continuò a picchiare sul legno chiaro, a palmi aperti, ma senza ottenere alcun risoluto.

 

- Hai intenzione di buttarla giù?

Al suono di quella voce, Hermione sobbalzò. Attese qualche secondo, prima di voltarsi, rimanendo a fissare la porta chiusa, tentando di razionalizzare quelle parole. Quella voce.

Lentamente si voltò, prestando attenzione, per la prima volta da quando era stata praticamente catapultata dentro, alla stanza intorno a sé…

Era una specie di salotto; c’erano delle librerie con i volumi ordinatamente disposti, un camino con il fuoco scoppiettante… un tappeto grande e rosso, di quelli morbidi… un divano pieno di cuscino vicino ad un tavolino basso… delle poltrone…

E su una di quelle, in bilico, come se fosse indeciso se alzarsi o meno, c’era lui.

Hermione si portò una mano alla bocca - Ron.

Il ragazzo arrossì leggermente, mentre la sua bocca si piegava nel sorrisetto furbo tipicamente Weasley.

Sì alzò in piedi, abbandonando sulla poltrona il giaccone che fino a quel momento aveva tenuto arrotolato sulle gambe.

Hermione continuava a fissarlo senza muoversi, davvero poco convinta che quello lì, ad Hogwarts, potesse essere davvero, davvero lui.

Ron schioccò la lingua e lentamente aprì le braccia in un gesto eloquente.

Stavolta, i riflessi di Hermione furono più svegli. Deviando il tavolino, corse da lui, gettandosi fra le sue braccia.

Trattenne il respiro quando lui la strinse a sé, non riuscendo ancora a capacitarsi, travolta da un’aurea di confusione tutt’altro che spiacevole.

Sentì Ron chinarsi e affondare il viso nel suo collo, immerso nei capelli appuntati.

Quando riprese a respirare sorrise. Quello era davvero il suo profumo.

Lui era lì.

Ron era ad Hogwarts.

 

Quel pensiero non ci mise più di due millesimi di secondo, prima di fare centro, andando a colpire, nella mente di Hermione, un punto che iniziò subito a squillare come una sirena.

Si sciolse dall’abbraccio, puntando le braccia sulle spalle di Ron, per poterlo spingere indietro.

- Che diavolo ci fai tu, qui? - disse, a braccia conserte, fissandolo severa - E’ contro qualsiasi regolamento. Davvero, Ron, io non…

Ron emise un fischio basso, guardando l’orologio che teneva al polso, mentre si passava l’altra mano sulla fronte, in segno di finta sorpresa - Caspita, Herm. Ci hai messo quasi due minuti e mezzo… Credevo che mi avresti schiantato entro i primi trenta secondi.

Hermione non allentò la stretta, né mitigò lo sguardo.

Ma dentro di sé era profondamente combattuta.

Ron alzò gli occhi al cielo.

- Hermione non mi ha visto nessuno. Sono entrato con il Mantello di Harry, mi ha aiutato Ginny a passare dai cancelli e ad arrivare fin qui - spiegò - Nessuno sa che sono qua e non ci sono possibilità che qualcuno venga a saperlo. A meno che tu non lo racconti in giro - concluse facendole un occhiolino.

Questo sembrò tranquillizzare Hermione, che si morse le labbra, valutando la situazione.

E giunse alla conclusione che dopotutto, per la prima volta, non le interessava se qualche regola di Hogwarts era stata infranta.

Gli sorrise e di nuovo, gli avvolse le braccia intorno al collo, dovendosi alzare sulle punte per poterlo raggiungere. La stretta di risposta arrivò immediata.

- Sei qui - disse scioccamente lei, guardandolo in viso e passandogli una mano tra  i capelli fulvi, sentendo la familiare morbidezza delle sue ciocche fra le sue ditta.

- In carne ed ossa - confermò lui a bassa voce, avvicinandosi alle labbra di lei, come se non gli fosse più possibile resistere al desiderio di quel contatto.

Continuò ad accarezzargli il collo, mentre Ron provvedeva a sanare la comune voglia di vicinanza.

Ma con poca delicatezza, Hermione si staccò di nuovo da Ron, che, imperterrito, spostò la sua attenzione sull’orecchio di lei, che altrettanto cocciutamente, non abbandonò il suo proposito - E’ assolutamente sbagliato, Ron - disse, distratta - E’ sbagliato…

- Potrei crederci se fossi un po’ più convita tu, per prima - rispose Ron, tornando a guardarla negli occhi.

Lei ignorò volutamente la frecciatina e andò oltre - E comunque… - cercò una protesta che fosse abbastanza logica, ma Ron che continuava a solleticarle il collo con le labbra di certo non aiutava - I fornitori! - disse esultante, per aver trovato un appiglio razionale - Non avevi  appuntamento con loro?

- Sì - rispose Ron - Affare concluso - rispose spiccio.

 

Ron tornò nuovamente a guardarla, imbarazzato.

- Sei arrabbiata? - le chiese, allontanandosi un pochino e afferrandole le mani.

Lei gli sorrise dolcemente, accorgendosi dell’espressione imbarazzata e colpevole di Ron.

- No, no… Ron, no! - si affrettò a dire, scuotendo la testa.

Lui sorrise, furbo.

Bastardo.

L’aveva fatto apposta.

Le baciò il dorso di una mano e malamente, con la poca grazia che lo contraddistingueva, si mise a sedere sul tappeto di fronte al fuoco, trascinandosela dietro.

- Bè, meno male allora… - disse, con il ghigno ancora stampato sulle labbra.

Hermione gli tirò un pugnetto sul braccio - Scemo.

Ron rise forte, gettando la testa indietro.

- Davvero credevi che avrei sprecato così il nostro primo S. Valentino? - le chiese, continuando a sorridere, ma dal rossore delle sue guance, Hermione comprese che era serio.

Lei abbassò lo sguardo sulle loro mani incrociate - No, ma… pensavo avessi altri impegni.

Ron le sollevò il viso con un dito - Sei tu il mio impegno più importante - le disse - Se non avessi avuto la certezza di poter venire qui ad Hogwarts, oggi, avrei disdetto l’appuntamento con i fornitori - spiegò, facendo spallucce.

Hermione gli sorrise, radiosa. Anche i suoi occhi sorridevano.

- E poi… oggi è un giorno particolare - disse Ron, ingoiando il vuoto - Dovevo vederti.

Ad Hermione mancò un battito, ma decise di contenere quella felicità incondizionate che minacciava di esploderle nel petto.

- Ah, sì? - gli chiese, fingendo di non capire - E perché?

Ron strabuzzò gli occhi, guardandola. In quel momento anche le orecchie presero colore - Oh, bè… perché oggi… oggi è S. Valentino! - aggiunse, come se ciò spiegasse tutto.

Hermione trattenne un sorriso. Guardò Ron con le sopracciglia sollevate, in attesa di ulteriori spiegazioni.

Ron si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli. Passò lo sguardo dal camino in cui scoppiettava un fuoco dai coloro caldi e confortanti, alla confezione infiocchettata di cioccolatini posata sul tavolino, come se cercasse un supporto alla sua spiegazione.

- E’ S. Valentino… - ribadì lui - La festa dei… di quelli, insomma! - disse, con tono eloquente.

Ma Hermione non aveva alcuna intenzione di cedere.

Sapeva che con Ron era meglio battere il ferro finchè era caldo - Di chi?

- Oh, andiamo, Hermione! - fece lui, sospirando - Di loro! Di… di noi! Di me che non posso stare più di qualche minuto senza pensarti, senza immaginare cosa stai facendo, con chi stai parlando… se sei felice, se potresti essere più felice con qualcun altro… Di me che da quando sei partita, vive in attesa del giorno in cui quel treno ti riporterà a casa… da me - parlava velocemente, senza guardarla, continuando ad accarezzarle la mano con il pollice. Alla fine sospirò, rialzando lo sguardo su di lei - Quello che sto tentando di dirti è che… insomma…

 

Ma ad Hermione non serviva sentire altro.

Si sollevò sulle ginocchia e avanzò verso di lui, portandosi alla sua altezza; gli passò le braccia intorno al collo.

 - Ti amo - gli sussurrò sulle labbra, prima di lambirgli il labbro inferiore con i denti.

Ron non si lasciò sfuggire neanche un secondo e approfondì quel contatto scaricando su di esse tutto l’entusiasmo che gli scorreva nelle vene.

La strinse per i fianchi, passando un dito sulla pelle morbida della vita della ragazza, nel punto in cui la camicia della divisa si era sollevata.

- Ecco, era proprio quello che intendevo …- le disse, mentre la faceva appoggiare al bracciolo della poltrona per avere un accesso più facilitato al suo collo - Ti amo - le disse, guardandola negli occhi - Ti amo - le ripetè nuovamente, assaporando la bellezza di quelle parole.

Hermione strinse le labbra in un sorrise, sentendo un vortice di qualcosa fermarsi esattamente all’altezza del suo petto.

Era indecisa se ridere o piangere…

Si limitò ad abbracciare Ron e a stringerlo forte, più forte che poteva.

E mentre lo faceva, si rese conto che da quel momento, ogni giorno sarebbe stato un dolce, sincero, romantico e autentico San Valentino.

 

 

Lo so, lo so.

Lo so che avevo detto che avrei aggiornato di lunedì (di qualche settimana fa, per giunta). Ma questo capitolo è stato più complesso di quanto avessi calcolato e siccome ci tenevo particolarmente, ho impiegato più tempo a scriverlo.

Dunque vi chiedo scusa per il ritardo… spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo.

Un GRAZIE enorme a tutti voi che avete recensito, vi amo follemente:

 

Nora_90: Sono felice di sapere che  quella parte ti sia piaciuta! In effetti mi ha divertito molto scriverla!!

Riguardo l’idea dell’incontro tra Ron e i signori Granger ci ho pensato anche io. Mi piacerebbe scriverla una situazione di quel tipo… certo, non posso inserirla in questa raccolta, ma è una cosa che ormai mi ronza in testa, per cui provvederò! Grazie mille per la recensione, alla prossima!

 

RbiliusW: Grazie tante per i complimenti e altrettanti grazie per la fiducia! J Scherzi a parte, spero davvero che il capitolo non abbia deluso le aspettative. Sono felice che non trovi banale il capitolo precedentemente, la banalità è una cosa che detesto, davvero, e ogni volta è una lotta! Mi auguro di essermela scampata anche stavolta!!

 

Niki_96: Grazie, grazie, grazie! Ecco qui l’atteso S Valentino! Cosa ne pensi?

 

Emmawatson: *.* *.* Cara mi fai commuovere così!! No, no la zia Row è impareggiabile!! XD XD Grazie mille di cuore.

 

Tamina_e_dastan: la mia storia è contentissima di averti fatto andare fuori di testa! Grazie mille, davvero… sei sempre gentilissima: così rischi di viziarmi!! Battute a parte, sono davvero felice che la storia ti piaccia! Spero che continui ad essere così anche per i prossimi capitoli (ne sono rimasti due). Ovviamente, mi farebbe un piacere immensissimissimo sapere cosa ne pensi anche di questo!

 

Minnieinlove: Grazie grazie grazie graze… eh, lo so: la cortezza (si dice?) l’aveva notata anch’io… ma mi sembrava più giusto lasciarlo così piuttosto che appesantirlo cercando altre idee aggiuntive! E di questo capitolo cosa ne pensi??

 

SRonS: grazie di cuore!! Mi fa tanto piacere che ti siano piaciuti! Spero continui ad essere così anche per gli altri capitoli!

 

Anny crazy: ahahaha… sono felice di essere riuscita ad imbrogliare anche te, oltre alla signora Weasley! ;) ;) Grazie mille per i complimenti, sei tanto gentile!

 

Little lamb in love95: Grazie! Anche io sono una drunk sfegatata e adoro i personaggi, per cui l’IC è il mio punto fisso. Abbiamo più di un punto in comune io e te, vedo! Grazie ancora, alla prossima!

 

Evelyne_Weasley: Grazie tante, davvero! Sono felice che i primi tre ti siano piaciuti, spero che questo non sia da meno! Fammi sapere ;-)

 

 

L’appuntamento è al prossimo! Hogwarts Express: next stop… Easter!

Grazie ancora a tutti voi che continuate a seguire la storia!

Alla prossima!

 

 

PS: Ho appena realizzato un profilo su Facebook; per chi avesse piacere aggiungermi per eventuali domande, aggiornamenti, richieste o semplicemente per conoscerci può farlo!

Mi troverete sotto il nome Titti Efp.

Un abbraccio

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** ...Easter! ***


Era un aprile stranamente caldo per Londra

Era un aprile stranamente caldo per Londra.

Anche se, quando Ron riuscì a sfuggire dal caos babbano raggiungendo lormai familiare binario 9 e 3\4, si chiese se la sensazione di calore che lo travolgeva era effettivamente dovuto alla calura primaverile o al pensiero di poterla riabbracciare dopo più di due mesi.

Si guardò attorno, osservando genitori e bambini in attesa dellarrivo dei propri figli o di fratelli e sorelle, in ritorno da Hogwarts per le tanto attese vacanze Pasquali.

Cerano diverse facce familiari.

Qualche decina di metri più sotto intravide Harry che chiacchierava con un tizio del Ministero, anche lui in attese che il suo bambino tornasse dalla scuola.

Fece un gesto di saluto ad Harry, che impacciato e con le mani in tasca, gli restituì il saluto.

Ron decise di non avvicinarsi; non aveva voglia di chiacchierare con qualsiasi pseudo collega e per quanto riguardava Harry, ormai trascorrevano quasi tutta la giornata insieme, per cui non se la sarebbe presa.

 

Gettò unocchiata impaziente al binario vuoto, poi, spostò la manica della camicia chiara per guardare lorologio.

Aveva diversi minuti di anticipo.

Dopo quello che era successo a Natale, si era  messo in testa che non lavrebbe fatta attendere neanche mezzo minuto.

E con soddisfazione, era riuscito a mantenere la promessa.

Adesso però, toccava a lui aspettare.

Non che la cosa gli dispiacesse, è chiaro. Avrebbe passato ore ad aspettarla, se fosse stato per lui.

 

Guardò il pavimento rossiccio e sorrise, quando il viso di Hermione gli si dipinse nella mente nel modo più spontaneo e naturale possibile.

In quei mesi si era esercitato ad immaginarla, a pensare al suo viso, alle sue espressioni buffe, al modo in cui storceva il naso quando qualcosa non le andava giù, a come le sue sopracciglia scure e sottili si inarcavano quando stava per rispondere male a qualcuno

Ed era proprio in quei momenti che Ron riusciva ad isolarsi, a dimenticare il luogo in cui si trovava, le cose che stava facendo, i rumori che lo circondavano.

Anche lì, in quel momento, fu in grado di allontanarsi dal caos della stazione, dal chiacchiericcio concitato delle persone, dalle risate dei bambini eccitati dal ritorno dei fratellini

Poi qualcuno gli afferrò una spalla  e ogni rumore, ogni persona tornò al proprio posto.

 

- Scommetto che siamo qui per la stessa persona.

Ron ingoiò il vuoto, ancora stordito ma sufficientemente razionale da lasciare che una sensazione di misto panico iniziasse a fluirgli dalla punta dei piedi, verso lalto

Tentando di darsi un minimo di contegno si voltò, assumendo quella che sperava fosse unespressione vagamente serena.

- Ehm buongiorno, signor Granger. E un piacere rivederla - disse, quasi senza respirare, mentre si malediva percependo il calore sulle sue stesse orecchie.

Il padre di Hermione gli sorrise bonario e gli strinse la mano, mentre, alquanto impacciatamente, gli dava una pacca sulla spalla.

Sebbene Hermione e sua madre fossero di statura media, il signor Granger superava abbondantemente il metro e ottanta. Doveva essere di qualche centimetro più alto di Ron; centimetri che gli conferivano quellulteriore grado di autorità, che agli occhi di Ron, avrebbe avuto comunque anche se fosse stato alto un metro e mezzo.

- Hermione ci ha scritto per dire che saresti venuto tu a prenderla e ad accompagnarla a casa - disse il signor Granger, infilando le mani nellelegante completo grigio e tipicamente babbano che indossava - Ma io non sono riuscito a resistere - disse ridendo. Fu una risata gutturale e profonda che lasciò intravedere una dentatura bianca e perfetta, nascosta dietro un sorriso gentile - Spero non ti dispiaccia.

Ron scattò sullattenti - Oh, no! - si affrettò a dire subito, gesticolando freneticamente - No no, no. Si si figuri.

A quel punto fu costretto a respirare per non rischiare di asfissiare.

E in quel momento, lunica cose che gli mancava era essere rianimato dal signor Granger.

- Bene - fece il padre di Hermione, annuendo leggermente.

Ron comprese che anche al signor Granger quella situazione procurava un certo grado di imbarazzo.

La cosa lo riconsolò non poco.

Ma, nonostante Ron provasse questa sorta di timore reverenziale, doveva ammettere che dalla prima volta che lo aveva conosciuto in veste di ragazzo di sua figlia, il signor Granger gli era piaciuto.

Durante tutta la cena natalizia di qualche mese prima, Ron lo aveva studiato e si era reso conto di come, caratterialmente, quelluomo fosse così simile ad Hermione.

Nel tono autoritario e deciso, nellaccoglienza dei gesti, nella serietà degli atteggiamenti

Ma, fisicamente non cerano dubbi che Hermione fosse la copia di sua madre.

Anzi, il giorno che era stato invitato a cena a casa Granger, portavano persino la stessa pettinatura, per cui la somiglianza era stata ancora più evidente.

 

- Bè, immagino che anche a te manchi molto. Dopotutto, quattro mesi sono lunghi - esordì il signor Granger, che nonostante limbarazzo, sembrava deciso a fare conversazione .

Sfortunatamente.

Ron lo guardò, valutando bene la risposta - Sì, ha perfettamente ragione - sperò che la sua voce non suonasse troppo ruffiana. Si grattò la testa, imbarazzato - Manca anche a me da morire.

Ron notò il sopracciglio del signor Granger muoversi impercettibilmente.

Merda, aveva parlato troppo.

Almeno, per fortuna, non si era fatto sfuggire che in realtà, lui non vedeva Hermione da due mesi o poco più, non da quattro

Ron provò ad immaginare lespressione del signor Granger se avesse saputo che si erano incontrati di nascosto, che lui era entrato ad Hogwarts infrangendo circa un centinaio di regole basilari, che se li avessero scoperti sua figlia sarebbe stata come minimo espulsa

Ma niente, niente, si avvicinava allespressione che Ron immaginava che il signor Granger avrebbe avuto se fosse venuto a sapere cosa era accaduto tra loro a San Valentino

Scacciò subito quel pensiero. Come minimo gli avrebbe staccato i denti, uno ad uno, per poi rimontargli in modo eccelso e a quel punto farglieli saltare tutti, di nuovo, ma stavolta a suon di sberle.

Ron ingoiò il vuoto, sperando che il rossore del suo viso non lo tradisse.

Si sbottonò anche il secondo bottone della camicia, colto da unimprovvisa ondata di calore intenso.

E stavolta aveva la sicurezza che non si trattava affatto della primavera.

 

Gettò unocchiata di sbieco al signor Granger, che continuava a guardarsi intorno, le braccia conserte, mentre oscillava lentamente sui piedi.

Incuteva un certo terrore, in effetti.

- Hermione ci ha detto che per la cena di Pasqua sarà da voi - continuò il signor Granger - Porgi i miei ringraziamenti ai tuoi, sono stati molto gentili.

Ron fece spallucce, sorridendo - Si figuri. I miei considerano Hermione come una persona di famiglia, da anni - disse, istintivamente.

Ma non appena terminò di pronunciare quella frase, notò lespressione delluomo irrigidirsi ancora di più. E non potette biasimarlo

- Nel senso - si affrettò ad aggiungere - Hermione ha passato alla Tana talmente tanto tempo negli ultimi anni che per i miei genitori è normale averla in casa!

Miseriaccia, miseriaccia!

- La considerano come una figlia, in pratica

Miseriaccia, miseriaccia, miseriaccia!

Con ogni parola che usciva dalla sua bocca, Ron si sentiva sprofondare sempre di più.

- Già - rispose il signor Granger, con un sorriso amaro - Già.

 

Ron stava giusto tentando di cercare qualche altra osservazione che gli permettesse di peggiorare ulteriormente la situazione, quando si accorse che un bambinetto che gli arrivava più o meno al ginocchio lo osservava attento, con la bocca semiaperta.

Anche il signor Granger lo notò e confuso, passò lo sguardo dalluno allaltro.

- Ma tu sei Ron Weasley? - disse il ragazzino, allimprovviso.

Ron guardò il signor Wesley e il ragazzino - Ehm sì.

- Ma Ron Weasley quello vero? - incalzò il ragazzino.

- Penso proprio di sì - fece Ron, sentendosi sotto esame per la seconda volta quella mattina.

Il ragazzino parve studiarlo, poi sorrise, lasciando intravedere una finestrella tra i canini - Sì infatti gli assomigli a quello delle foto.

Ron annui leggermente, imbarazzato. Sapeva a cosa si riferiva: ovviamente, dopo la Guerra le loro foro avevano fatto il giro di tutti i giornali del mondo magico. E le riviste continuavano ancora a pubblicare articoli su di loro.

- Che me lo fai un autografo? - chiese il ragazzino.

Ron si passò una mano sulla fronte, evitando accuratamente lo sguardo del signor Granger.

- Certo, giovanotto.

Il bimbo, tutto contento gli passò il foglio spiegazzato - Ma tu allora conosci anche Harry Potter?

- Sì, io

- E hai viaggiato un anno dentro una tenda?

- Bè, si. Vedi

- E hai combattuto da solo contro i Ghermidori?

- Sì, più o meno mi sono

- Ed Hermione Granger è bella come nelle foto?

Beng.

Ron sentì il calore aumentare e temette che dalle sue orecchie potesse iniziare ad uscire del fumo.

- Ehm sì… lo è - disse, con un filo di voce, guardando ostentatamente il pavimento.

Ma il ragazzino, che fino a quel momento lo aveva incalzato di domande, sembrava, stavolta in attesa di una risposta più dettagliata - E molto bella - continuò, quindi - Più bella che in fotografia.

Questa risposta sembrò soddisfare il bambino che tutto contento, si voltò a salutare i suoi genitori con un gesto esultante - Sì, anche io lo pensavo - disse poi, serio, guardando Ron - Ma lei è ad Hogwarts?

Ron annuì.

- Anche mia sorella. Lei ha undici anni. Fra tre anni portò andarci anche io - disse il bambino, aggiustandosi il berretto con le manine piccolette - Ma allora adesso forse riesco a vederla Hermione Granger? - chiese.

Ron non poté fare a meno di sorridere - Sì, sta arrivando. Potrai salutarla, se vuoi.

- E secondo te lei me lo farà un autografo? - disse il bimbetto, speranzoso.

- Scommetto di sì.

- Grande! - esultò il ragazzino, eccitato - Vado a dirlo alla mamma! - e corse via. Ma poco dopo si fermò - Grazie, Ron Weasley! Tu sei sempre il mio preferito - e sgambettò via.

 

Passarono altri minuti, durante i quali, molti passanti salutarono Ron, con affetto e stima, anche persone che lui non conosceva.

Finchè, da lontano, non si sentì il rumore familiare dei treno sferragliante.

- Devi essere orgoglioso, Ron, del bene che tutta questa gente ti dimostra - disse il signor Granger.

Ron fece spallucce, mentre il treno,a poco a poco, rallentava - Al momento, signor Granger, non è questa la cosa di cui sono più grato - disse lasciando che il suo colorito arrivasse allapice del rossore.

Per un attimo i loro sguardi si incontrarono, stringendo un legame di rispetto reciproco.

- Papà!

Quella voce li fece voltare entrambi.

Hermione arrivò di corsa, trascinandosi dietro il cestino di Grattastinchi. Poi, i suoi occhi si spostarono un po, fino ad incontrare uno sguardo azzurro.

- Ron!

Si bloccò a metà tra i due, passando lo sguardo dalluno allaltro, indecisa su chi abbracciare per primo.

Lei sembrava felice e confusa di vederseli lì, di fronte, insieme.

Ron buttò unocchiata al signor Granger, che come lui era lì fermo e sorrideva impacciato e, inaspettatamente, considerando che fosse la cosa migliore da fare, indietreggiò di un passo.

Hermione, con il solito tempismo che la contraddistingueva, si rivolse verso il padre, lasciandosi abbracciare.

- Cara, io e tua madre non vedevamo lora che arrivassi - disse il signor Granger, stringendo la figlia; sovrastandola, quasi.

Ron abbassò lo sguardo, concentrandosi su una macchiolina del pavimento.

- Non pensavo saresti venuto! - disse Hermione, sorridendogli e scansandosi dal viso una ciocca sfuggita dalla treccia morbida - C’è la mamma?

- No. Lei ti sta aspettando a casa - spiegò il padre, tenendole un braccio sulle spalle.

 

In tutto questo dialoghetto, Ron era rimasto in disparte, valutando lidea di Smaterializzarsi nel posto più lontano possibile. Lo avrebbe fatto se solo fosse riuscito a staccarle gli occhi di dosso.

Ma la sua presenza lo teneva legato lì, con la forza di più di cento catene.

E quando lei si decise ad incrociare il suo sguardo, Ron percepì questo legame rafforzarsi ancora di più.

- Ciao, Ron - disse calma Hermione, mordendosi le labbra. Ma i suoi occhi brillavano.

Ron le sorrise, lanciando unocchiata al signor Granger, poi le fece un gesto di saluto con la mano, rigido e impacciato, quasi a voler dire se ci tieni alla mia salute, rimani a distanza. C’è- tuo- padre.

Hermione comprese il messaggio e ridacchiò, voltandosi a guardare il padre che non sembrava volerla liberare dalla stretta.

- Bè - disse subito il padre di Hermione, infilandosi una mano in tasca e prendendo una strana chiave plastificata - Io vado a prendere la macchina, daccordo?

Hermione annuì.

Ron a malapena respirò.

La gente aveva cominciato a defluire verso luscita, formando il solito ingorgo.

Il via-vai di adulti e bambini si stava intensificando, i rumori si amplificavano e per comunicare bisognava quasi gridare.

Il signor Granger afferrò la gabbia di Grattastinchi e puntò verso luscita, ma prima si trattenne a guardare Ron.

- Ron, rimani tu ad aiutare Hermione a scaricare i bagagli? - gli disse, sorridente.

Ron scattò allistante - Sicuro, signore. Certo ci penso io, certo - garantì, scuotendo la testa freneticamente.

Hermione si morse le labbra per non ridere, appuntandosi mentalmente di chiedere al padre di evitare a Ron queste torture psicologiche.

- Ti ringrazio - fece per andarsene, ma si voltò di nuovo. Ron temette di non farcela davvero, stavolta - Ah Ron! - disse cordiale - Non credo che mia figlia abbia qualcosa in contrario se ti chiedessi di fermarti a casa nostra per il thè - buttò lì - Sono giorni che Jane dipinge uova di cioccolata. Garantisco che meritano di essere assaggiate.

Ron sorpreso e sullorlo di uniperventilazione, riuscì a sorridere grato - Sarebbe un piacere, signore.

Il signor Granger annuì - Bene, allora. Vi aspetto fuori - e  dopo aver fatto un occhiolino alla figlia, che sorrideva radiosa come non mai, soddisfatto, proseguì verso luscita.

 

Ron chiuse un attimo gli occhi, passandosi una mano sul viso.

- Miseriaccia ladra! - sussurrò, per scaricare la tensione che minacciava di fargli saltare le coronarie.

Ma le coronarie divennero il suo ultimo problema quando si sentì strattonare per un braccio.

Hermione gli aveva afferrato una mano e gli sorrideva divertita e felice, in attesa che lui si riprendesse.

- Vieni qua, tu - le disse, tirandola verso di sé e baciandole ripetutamente le tempie.

- Allora, cosa mi sono persa? - disse lei, alzando lo sguardo per guardarlo in faccia ma rimanendo stretta nellabbraccio di lui.

Ron sospirò, chinandosi per baciarle il naso - Per cortesia, vorrei momentaneamente eliminare gli ultimi quindici minuti dalla mia memoria.

Hermione rise - Ma figurati. Non può essere stato così tragico avanti, cosa gli hai detto per conquistarlo?

Ron la guardò mentre attendeva, perdendosi negli occhi scuri e sinceri di lei, nei dettagli del suo viso che voleva imparare a memoria, nella sua bocca che a poco a poco, stava imparando a conoscere, nel suo sguardo lo sguardo che, Ron sapeva essere solo per lui.

Sì, ecco. Era questo ciò di cui era grato.

Era esattamente questo.

Ron le portò dietro lorecchio lennesima ciocca ribelle, prima di chinarsi verso la sua bocca.

Sorrise sulle labbra di lei - Segreti da uomini.

 

 

 

 

 

Bene, questo capitolo ha ben poco a che fare con la Pasqua. Ma in effetti non è tanto la festività che ci interessa, quanto lincontro tra i due, no? xD xD

 

Dunque, comunicazioni di servizio:

 

1) Per rispondere alle recensioni dello scorso capitolo, ho utilizzato quella figata di servizio che gli amministratori ci hanno regalato. Per cui le risposte potrete trovarle direttamente sotto alla vostra recensione.

 

2) Visto che molti volevano un incontro tra Ron e i Signori Granger, ho deciso di accontentarvi dandovi un assaggino. Certo, so che non è la stessa cosa, ma lidea mi sembrava simpatica. Spero di aver reso bene limbarazzo di entrambe le parti !

 

3) Vi invito ufficialmente a partecipare al mio contest We are original Drunks!. Si tratta di un contest dedicato interamente a Ron ed Hermione, per cui, se vi fa piacere, qui trovate il link. We are Original Drunks...!

 

 

4) Chi volesse contattarmi su faceboock può trovarmi sotto questo nome TittiGranger Efp.

 

5) Buona visione del film, gente!!

 

 

A presto con Hogwarts Express… netx stop: Life!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** ...life ***


Hogwarts Express: next stop… Life

Hogwarts Express: next stop… Life

 

I minuti non erano mai passati così lentamente.

Le lancette dell’orologio che teneva al polso sembravano volergli fare un dispetto, diminuendo il loro già lento andare.

Ron sospirò, sedendosi sulla panchina vuota.

Quel giorno non gli interessava aspettare.

Erano anni che aspettava quel momento, dopotutto.

Negli ultimi minuti si sarebbe semplicemente goduto la sensazione piacevole dei semplici pensieri.

I pensieri di ciò che lo attendeva… che li attendeva.

Sorrise tra sé, sentendosi un po’ bambino.

 

Probabilmente, nel suo intimo lo era davvero; d’altra parte Hermione glielo rimproverava sempre quando si arrabbiava.

In quel momento, però, Ron si sentiva davvero come un bimbo che, fremente ed eccitato, attende l’arrivo di Babbo Natale.

Con la differenza che il suo Babbo Natale aveva i capelli castani e voluminosi, un tono da saputella e con al posto del sacco, una borsa piena di libri al seguito.

Ed era bella, bellissima per lui… il più bel regalo che Babbo Natale avrebbe mai potuto portargli.

Si morse le labbra, guardandosi attorno.

 

Di nuovo, genitori e fratelli in attesa del ritorno dei figli…

Chiacchieravano sereni e spensierati, aspettando l’arrivo dell’Espresso.

Ron tentò di distrarsi; cercò con lo sguardo un qualcosa che potesse attirare la sua attenzione, permettendogli così di alleviare quell’ansia, quell’eccitazione che gravava sul suo stomaco dalla sera e che ora minacciava di esplodergli nel petto in un vortice di energia positiva.

Si appoggiò allo schienale e distese le gambe, tentando inutilmente di restare fermo.

Si tormentò le mani, in cerca del pensiero che avrebbe dovuto portare una tregua nella sua mente.

 

Spostò il suo sguardo intorno a sé. La stazione era già gremita.

I bambini più piccoli scorrazzavano su e giù; i genitori chiacchieravano tra loro, alcuni guardavano l’orologio, altri tentavano si allungare lo sguardo nella speranza di cogliere un qualsiasi segno dell’arrivo del treno.

Poco distante da lui c’era una bambina che saltellava contenta intorno ai genitori.

Non poteva avere più di cinque o sei anni.

Sbatteva i piedini a tempo, lasciando ondeggiare la sua gonna azzurra.

Azzurra…

L’azzurro era un colore che Hermione amava molto.

 

Merlino!

Con un nuovo vortice, il cumulo di energia tornò a depositarsi con prepotenza sul suo stomaco.

Non c’era nulla da fare. Non c’era via di scampo.

Ogni pensiero portava a lei.

Qualsiasi cosa terminava con… lei.

 

Scosse la testa, sorridendo.

Si coprì il viso con le mani, imponendosi di darsi una calmata.

Se le altre volte l’idea del suo ritorno era annebbiata dal pensiero della sua inevitabile ripartenza, stavolta questo limite non c’era.

Lei non se ne sarebbe andata più.

Tornava per restare.

Ron guardò per l’ennesima volta l’orologio… perché non riusciva ad aspettare? Perché quell’attesa lo stava consumando così?

Quella che negli ultimi mesi era diventata musica per le sue orecchie, interruppe i suoi piacevolissimi tormenti.

 

Scattò in piedi, mentre la gente si spingeva verso le linee della ferrovia.

L’espresso si avvicinò lento, maestoso e nel suo totale splendore.

Con due ultimi fischi, il treno si fermò.

Le porte si aprirono e fu il delirio.

Tutti cercavano di comunicare con tutti; i bambini facevano segno ai loro genitori; le mamme  si sbracciavano per salutare i loro figli; civette che sbatacchiavano nelle loro gabbie; gridolini di gioia.

Ron sopirò, aguzzando la vista; era più alto della maggior parte della gente, quindi aveva minor difficoltà degli altri a trovare ciò che gli interessava.

L’unica persona per la quale in quel momento aveva occhi.

O avrebbe dovuto.

Ma, tra le frotte di studenti che si affrettavano a scendere, di Hermione non sembrava esserci traccia.

 

Ron non si meravigliò; anche se ormai l’anno era praticamente finito, Hermione avrebbe portato a conclusione i suoi doveri di Caposcuola, fino alla fine.

Incrociò le braccia, attendendo.

Ma presto, di nuovo, la sua attenzione fu catturata da una macchia rossiccia che schizzò fino a pochi metri da lui.

Quando i suoi occhi azzurri incrociarono quelli giallastri della creatura ai suoi piedi, il gatto gli soffiò astioso, gonfiando minacciosamente la sua coda vaporosa.

Ron non aveva mai avuto un buon rapporto con Grattastinchi, ma in quel momento fu persino felice di vederlo.

Perché se c’era lui…

Si guardò intorno freneticamente, mentre volgeva lo sguardo a destra… a sinistra. Poi di nuovo a destra…

Mentre Grattastinchi continuava imperterrito a soffiargli contro.

- Sì, anche io sono felice di rivederti, mostro - disse a mezza voce, continuando a cercare, senza curarsi del felino che sembrava propenso a sfregiargli la faccia.

- Spero che tu sia entusiasta di vedere me un po’ di più, Ron - disse una voce divertita alle sue spalle.

 

Ron si voltò in modo talmente veloce che sentì un sonoro schiocco all’altezza del suo collo.

Ma non se ne curò minimamente.

- Mhm. Non so se è possibile… vedere Grattastinchi è una gioia davvero insuperabile - disse Ron guardandola e perdendo totalmente il controllo dei suoi muscoli facciale che, spontaneamente, si contrassero in un sincero e liberatorio sorriso.

Lei sorrise in risposta, scuotendo la testa e facendo ondeggiare la coda che raccoglieva i suoi capelli ribelli.

Hermione non disse nulla.

Si limitò a volare tra le braccia di lui e chiuse gli occhi, stringendolo spasmodicamente, godendo di quel tocco delicato che gli mancava da oltre due mesi.

Ron la strinse con così tanta forza che le fece fare un giro, sollevandola di peso.

Hermione rise, distaccandosi leggermente per potergli baciare ripetutamente le guance, assicurandosi di tenergli ben fermo il viso con le mani.

Ron ridacchiò, godendosi quelle piacevoli attenzioni e stringendo più forte la sua presa intorno a lei.

- Mi sei mancato… tantissimo - disse lei, continuando ancora a sfiorare le guance ispide di Ron con le proprie labbra - Tantissimo.

Ron schioccò la lingua - E io che pensavo che, ora che sei una strega diplomata con il massimo dei voti non fossi più intenzionata a stare con un cafone aculturato come me…

Hermione interruppe la sua raffica di baci e lo guardò storto. Ron vide impercettibilmente il suo sopracciglio destro alzarsi leggermente.

- Non dire sciocchezze, Ronald! - arrivò immediata la risposta. Ma poi sorrise, pronta a stare al gioco - Se è un tentativo per liberarti di me, sappi che dovrai impegnarti di più.

Ron sorrise, sfiorando il piccolo naso di lei con il suo - Mai - disse, sussurrando le parole sulle labbra di Hermione - Per niente al mondo, mai.

 

Hermione si alzò sulle punte per facilitargli il compito, assicurandosi nuovamente una salda presa sul suo viso.

Non si curarono affatto della gente; per qualche secondo si dimenticarono di tutti, proprio come era successo la prima volta.

La prima a riscuotersi fu Hermione che, quando si accorse dei numerosi sguardi che li circondavano, arrossì, sussurrando all’orecchio di Ron - Credo che sia il momento di andare.

Ron sorrise, ma non mollò la presa; anzi, si fece più vicino…

- Io credo che non sia ancora il momento, invece - disse, prima di catturare nuovamente le sue labbra.

 

Fu solo dopo qualche minuto che si decisero davvero ad avviarsi verso l’uscita.

Hermione aveva recuperato Grattistichi che continuava a soffiare come un pazzo, gonfio come un tacchino nel giorno del Ringraziamento, lanciando a Ron delle occhiate di fuoco.

- Quell’animale ha dei seri problemi, Hermione - gli aveva fatto notare, mantenendosi a debita distanza, mentre lei lo infilava nella cesta.

 

Appellarono il baule di lei e un altro paio di borse e li caricarono sul carrello. Diedero uno sguardo in giro, alla ricerca di Ginny ed Harry, che evidentemente dovevano essersi già avviati perché non sembravano essere nelle vicinanze.

- Allora, andiamo? - disse Ron, porgendole una mano.

Hermione sospirò e annuì, incrociando le sue dita con quelle di lui.

Fecero pochi passi, finchè Ron percepì una strana resistenza: Hermione si era fermata e guardava verso il treno.

Lui si morse le labbra e avvicinando alla ragazza, l’abbraccio da dietro, posando il mento sull’incavo del suo collo scoperto- Cosa c’è? - le disse, lasciandole un leggero bacio sulla gola.

Sentì Hermione sospirare, mentre continuava a guardare verso l’Espresso ormai fermo e freddo.

- Stavolta è davvero finito tutto, Ron - disse, con un velo di malinconia.

 

Ron capì cosa intendesse Hermione. In realtà, lui non aveva vissuto il distacco da Hogwarts in modo così drastico: si era ritrovato a non andarci più, per scelta, e basta.

Non si era mai trovato nella condizione di dover dire “addio” definitivamente ad un pezzo così importante della sua vita.

Ma per Hermione era stato diverso.

Lei aveva iniziato quel percorso, ed ora lo aveva portato a termine.

- Non è… non è solo una fine - disse Ron - Può essere anche un inizio. Di qualcosa di migliore, forse.

Strinse ancora di più le braccia intorno a lei e sorrise nel sentirla annuire.

- Sì, è vero - disse lei, voltandosi leggermente per poterlo guardare. Gli accarezzò una guancia, con un mezzo sorriso stampato sul volto - Lo so, io… - farfugliò - E’ che… mi sembra assurdo dover dire addio a questo posto - disse, spiegandosi - Una volta che usciremo da questo binario, Hogwarts sarà il passato… - scosse la testa - Ti sembrerò una sciocca.

 

Ron le diede un bacio sulla fronte - No che non lo sei - disse sicuro . Si guardò intorno e lei seguì il suo sguardo: l’uscita incantata, le mattonelle rosse, le arcate, la locomotiva di un rosso sgargiante - Tutto questo è stato parte della nostra vita per anni. Tua, soprattutto.

Lei sospirò.

- Ma questo non è un addio. Magari… - quando formulò quel pensiero sentì le orecchie andargli a fuoco - Magari un giorno c-ci torneremo… insieme.

Hermione impiegò qualche secondo a comprendere il significato oltre quelle parole. Quando lo fece, i suoi occhi schizzarono su Ron, che nel frattempo era entrato in apnea, in attesa di una reazione della ragazza, di una qualsiasi reazione

- Già - disse lei e, inaspettatamente, sorrise - Già.

Ma non era un semplice sorriso, non era una banale angolazione della bocca…

Era la manifestazione di un sentimento che non si sarebbe potuto comunicare a parole, che non aveva traduzione nel nostro banale linguaggio.

Anche Ron riprese a respirare e rispose al suo sorriso tenero e  commosso, mentre nelle loro menti, vorticavano le stesse parole, gli stessi pensieri.

Io.

Te.

Insieme.

Sempre….

Famiglia.

Figli…

Io…

Tu…

Sempre.

 

- Andiamo?

Stavolta a parlare fu Hermione, che sembrava aver scacciato via la malinconia dai suoi occhi scuri. Tese la mano a Ron, proprio come lui aveva fatto poco prima.

- Pronta? - le chiese Ron, afferrando la sua mano e baciandole il dorso.

- Prontissima.

Insieme si diressero verso l’uscita, mano nella mano.

Un attimo prima di superare il confine magico, Ron si voltò, lanciando l’ultimo sguardo all’Espresso di Hogwarts.

Lo guardò, imprimendosi nella mente l’immagine della locomotiva, l’immagine di ciò che quel treno significasse.

 

Avrebbe conservato quel ricordo per anni e anni, non sapendo, in quel momento, che quell’immagine sarebbe rimasta vivida fino al giorno del loro nuovo incontro.

Perché quello non era un addio.

Era solo un rispettoso, doveroso e speranzoso arrivederci.

 

 

 

 

 

“Stavolta è davvero finito tutto”.

Ecco, non sto certo dicendo addio all’Espresso di Hogwarts, ma porre la parola fine a questa raccolta, intristisce un pochino anche me.

Che dire… mi auguro davvero che il finale vi sia piaciuto. Non era esattamente come lo avevo progettato, ma devo ammettere che sono soddisfatta di come sia uscito (viva la modestia, si).

Ovviamente, anche nel nostro caso, questo non è un addio ma un arrivederci - mi dispiace per voi- perché spero di poter tornare presto a rompervi le scatole con quella che per me è la coppia migliore dell’intera saga di quella geniaccia della Rowling.

Vi abbraccio uno ad uno, stampando anche un bacio in fronte a coloro che mi hanno accompagnato per l’intera storia con i loro commenti.

Grazie di cuore.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=581035