Timeless Fantasy - A tale of lovers and warriors

di Etie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 0 - L'origine ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - L'ordinaria vita di una ragazza come tante ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - La scelta ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Una nuova vita ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Vite separate ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Attacco combinato ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Una nuova minaccia ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - Alexander ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - Scontro sul tetto ***



Capitolo 1
*** Capitolo 0 - L'origine ***


Capitolo 0 - L'origine
Capitolo 0

L'origine




C'era uno strano odore nell'aria, quella sera e lei, una bambina di soli nove anni, era sdraiata in terra...e aveva un mal di testa tremendo. Ma che ci faceva a terra? Quella non era casa sua, non avrebbe dovuto essere lì...
Ovunque fosse quel "lì"...
Si mise lentamente in ginocchio, sfregandosi le braccia per il freddo pungente che sentiva in quel luogo umido e scuro. E, allora, d'improvviso ricordò tutto. Senza riuscire a trattenere le lacrime (e non avendo nessun motivo per farlo, visto che era sola) la bambina si accasciò di nuovo a terra, tremando al pensiero di casa sua. Voleva tornare, voleva rivedere volti conosciuti. Semplicemente, voleva andar via da lì.
Una voce mai sentita prima la riscosse ad un tratto, mentre un ragazzo bellissimo le si avvicinava lentamente. Lei si ritrasse d'istinto, asciugandosi di scatto le lacrime con una mano e tirando su col naso mentre assumeva la sua espressione più forte e ribelle. Lui si chinò a terra a qualche passo di distanza, restando per un momento ad osservarla. Prese un respiro profondo, chiudendo per un attimo gli occhi chiari al pensiero di aver trovato chi stava cercando. Beh, se non altro era un inizio...
Tornò a fissarla, notando che lei lo scrutava con aria curiosa e un non so che di fiero nella sua figura di bambina.
"Va tutto bene?" le chiese lui con voce dolcissima, chinando lievemente il capo verso il basso, ritrovandosi così chiare ciocche di capelli castani a coprirgli la fronte, mentre lei continuava a fissarlo in silenzio "Mi senti?" chiese ancora e ancora non ricevette risposta. Neppure un semplice cenno del capo che gli facesse capire che stava bene.
Lui scosse lentamente la testa, alzandosi di nuovo in piedi.
"Vieni, ti porto via di qui."

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - L'ordinaria vita di una ragazza come tante ***


Capitolo 1 - L'ordinaria vita di una ragazza come tante

Capitolo 1

L'ordinaria vita di una ragazza come tante




Isole Shetland, sei anni dopo.
Una ragazza dagli occhi di due colori diversi correva a perdifiato, ignorando i capelli castani che le finivano davanti al viso quando si voltava a controllare a quanta distanza fossero da lei. Maledizione, le stavano ancora tutti addosso! Eppure, le pareva di non aver visto qualcuno…Tornò a guardare avanti, svoltando solo all’ultimo momento in una traversa sulla destra nel tentativo di depistarli. Niente, erano ancora dietro di lei! E tutto questo per cosa, poi? Non era neppure riuscita nel suo intento e si era fatta scoprire come una dilettante. E ora, proprio come una dilettante, non riusciva neppure a seminarli.
"Dannazione!"  la ragazza inveì mentalmente, rivolta più a sé stessa che ai suoi inseguitori “Avevo promesso che sarei tornata per cena ma, vista la situazione, dubito che ci riuscirò…"  sospirò, immaginando il momento in cui avrebbe varcato la soglia di casa e le mille domande che le sarebbero state poste. D’altra parte, capiva che erano più che lecite: la scusa della biblioteca era diventata poco credibile ormai, visti gli orari che quei continui imprevisti le facevano fare.
"Ho fallito ancora"
 si disse poi, mordendosi nervosamente il labbro inferiore al pensiero di non essere stata abbastanza forte, di non aver saputo chiudere in fretta la questione. Diamine, ora era costretta a tornare ancora in quel posto squallido e umidiccio! L’umidità le aveva sempre dato fastidio…
Scosse la testa, tentando di tornare a concentrarsi sul momento: poco più avanti, la strada che stava percorrendo si apriva in una graziosa piazzetta con troppi lampioni e tanto di fontana illuminata. La via davanti a lei si diramava di nuovo in due direzioni opposte ma, qualunque scelta avesse fatto, la troppa luce del luogo l’avrebbe senz’altro tradita. Strinse gli occhi con una punta di irritazione, sfogando la sua ira sul primo lampione che si trovò davanti: bastò un suo sguardo perché la lampadina e il vetro che la proteggeva scoppiassero, lasciando cadere a terra i loro resti. Un istante dopo, tutte le altre luci nel giro di un isolato imitarono quell’esempio, lasciando le strade e le abitazioni nei dintorni completamente al buio. La ragazza sentì i passi dietro di lei rallentare fino a fermarsi e poi le voci di quella mezza dozzina di persone che, spaesate, cercavano di capire dove andare. Un sorriso compiaciuto si formò sulle sue labbra, quando si voltò nuovamente a cercare quelle figure scure nella notte, fermandosi un solo istante a godersi il momento, prima di rendersi conto che i suoi inseguitori avevano ripreso a correre. Si appiattì contro il muro di una casa, completamente colta alla sprovvista, quando sentì che le erano vicini, troppo vicini. La gola si era fatta improvvisamente secca e le gambe non le rispondevano più, inchiodate com’erano sul posto. Se si fosse mossa l’avrebbero sentita, se non lo avesse fatto, l’avrebbero trovata…Cosa poteva fare? Certo, poteva sempre andarsene ma, se lo avesse fatto, probabilmente loro avrebbero captato i suoi spostamenti e l’avrebbero seguita fino a casa sua. Un mago avverte sempre la magia altrui, quando vi si trova vicino. Mosse lentamente un passo contro la parete, controllando le figure che le si stavano avvicinando. Quanto avrebbe voluto essere andata davvero in biblioteca e aver fatto esattamente ciò che aveva detto alla sua famiglia e ai suoi amici, per una volta nella vita! Voleva tornare a casa, ma sapeva di non poter rischiare tanto: non poteva permettere che quei…quei mostri trovassero le persone che amava, non poteva permettere che facessero loro del male!Fece un altro passo, strisciando furtivamente contro il muro e di nuovo si assicurò di non essere stata vista. Se avesse continuato con questo ritmo, l’avrebbero raggiunta in una decina di secondi al massimo, ma cos’altro poteva fare, mettersi di nuovo a correre e attirare ancora la loro attenzione? Prese un respiro profondo, annuendo una sola volta con un gesto semplice e conciso, prima di decidersi a staccarsi da quel muro e cominciare ad accelerare il passo per riprendere la corsa. Ma, pochi secondi dopo, qualcuno l’attirò in un vicolo tanto piccolo da essere sfuggito alla sua vista e tanto scuro da essere semplicemente perfetto per aggirare quegli scocciatori. Dietro di lei, la persona che l’aveva attirata in quel luogo la tenne stretta a sé, premendole una mano sulle sue labbra dolci per impedirle di parlare. Lei si tenne stretta a quel braccio, lottando senza troppa convinzione per potersi allontanare, quando i passi dei suoi inseguitori superarono di corsa il vicolo, mentre quelli imprecavano, capendo di averla persa. Nello stesso istante, la presa dello sconosciuto su di lei si rinsaldò ancora e i due si appiattirono più che poterono contro il muro per essere sicuri di non essere visti. Così vicino a quella figura alle sue spalle, la ragazza poté sentire tutti i battiti del suo cuore che pulsava con forza, il suo petto che si riempiva e poi si sgonfiava dell'aria inspirata l'attimo prima. Quando il gruppo fu ormai lontano, lei fu di nuovo libera e poté allontanarsi di un passo e voltarsi a guardare chi l’avesse salvata da quella spiacevole situazione di stallo. La luce della luna riusciva ad illuminare solo in parte il volto del ragazzo che si trovava di fronte, non permettendole di vedere i suoi occhi. Era di poco più alto di lei, come tutti del resto, il fisico snello e tonico di un atleta. Il suo sorriso, poi, era davvero magnifico…
Il ragazzo fece un passo avanti, mostrandosi interamente alla tenue luce della sera.
Tsk, e dire che per un attimo le era parso anche bello…
"Mi sembrava mancasse qualcuno all’appello…" disse, mentre sul suo volto si dipingeva subito un’espressione carica di insofferenza.
Al vederla, lui sorrise ancora, soddisfatto per avere indovinato la reazione che l’altra avrebbe avuto nel riconoscerlo.
"Sapevo che non mi avresti neppure ringraziato…" sussurrò lui con voce calda e profonda, mentre scuoteva la testa senza mai distogliere lo sguardo da quegli occhi fiammanti che aveva di fronte. La ragazza non disse una parola e la sua espressione divenne ancora più furente, se possibile. Non ne poteva più di quel tipo, non poteva più tollerare i suoi continui tentativi di essere gentile con lei. Continuava a starle tra i piedi, nonostante il suo posto fosse dall’altro lato del campo di battaglia e il fatto stesso che se lo ritrovasse sempre dietro non faceva altro che confonderla, senza capire se davvero lui fosse cambiato. No, le "persone" come lui non potevano cambiare, se l’era ripetuto miliardi di volte. Non sarebbe stata così stupida da credere alle sue parole. In fondo, se si trovava in quell’assurda situazione, era anche colpa sua…
Imperterrita, continuò ad aspettare in silenzio che lui capisse di doversene andare, fissandolo con una profonda aria di sfida e quel pizzico d’ira che era sufficiente a far tremare un leone.
Lui si portò le mani ai fianchi e scosse di nuovo la testa, sospirando. "Non cambierai mai…" commentò, lievemente deluso dalla reazione della ragazza. Rimase ancora un istante a perdersi nelle profondità dei suoi occhi chiari, prima di avvicinare l’indice e il medio della mano destra alla fronte in una specie di saluto militare e di correre via senza dire una parola di più.

***

Quando si ripresentò a casa, a circa duemila e trecento chilometri di distanza dal luogo in cui si trovava fino a un attimo prima, la ragazza si sorprese nel non venire subito accolta dal terzo grado di routine. Stupita, guardò l'orologio al suo cellulare, chiedendosi come avesse fatto a rientrare in tempo.
Le nove di sera.
No, era di nuovo in ritardo...
Posò le chiavi nella ciotola verde accanto alla porta ed andò in salotto, trovando solo due persone ad aspettarla.
"Sei in ritardo." disse Lee, il ragazzo dagli occhi chiari e il viso perfetto seduto a gambe incrociate sul divano, dopo aver alzato per un solo istante gli occhi dal libro di latino che stava leggendo. Dimostrava al massimo vent'anni, ma lei sapeva che ne aveva molti, molti di più. Sorrise, dopo essersi ricordata che il latino, lui, lo aveva parlato a suo tempo e che quel libro doveva essere una specie di barzelletta per uno del suo calibro.
"Lo so" sussurrò lei, ricordando d'improvviso di avere ancora le sue care versioni di latino, ad attenderla "mi spiace, ho perso l'autobus..."
"E non potevi usare la magia?" chiese allora l'altro ragazzo, distogliendo lo sguardo dal gunblade che stava pulendo con cura quasi materna, per posarlo su quello della ragazza che aveva di fronte, pronto a cogliere un suo minimo cenno d'imbarazzo nel caso stesse mentendo.
"No, non ero sola." rispose lei, tentando di essere il più naturale possibile, notando il classico sguardo inquisitorio che lui le riservava quando le sentiva addosso l'odore dei guai. In quei momenti, Squall sembrava proprio il SeeD che era sempre stato. Diamine, neanche la polizia era tosta quanto lui! Non lo avesse conosciuto da una vita (e se lui non fosse stato pazzamente innamorato di una certa persona...) probabilmente avrebbe completamente perso la testa per lui. Ma le cose stavano in un'altra maniera e lei non poté evitarsi di sorridere a quel pensiero.
Perdere la testa per Squall...dopo tutto quel tempo insieme, lo considerava quasi un incesto...
Lee si alzò in piedi, avvicinandosi a lei con in mano il suo quaderno di latino. Glielo porse, posandosi contro di lei per sussurrarle qualcosa all'orecchio. 
"La prossima volta che faccio i compiti per te" mormorò, fissandola con la coda dell'occhio per studiare la sua reazione "cerca almeno di essere sincera."
Lei chinò lo sguardo, stringendo a sé il quadernino scuro "Scusa."
"Ah, smettila con le scuse, Yuna! Quante volte te lo devo dire che mi impressiona guardare te e vedere la sua faccia al posto della tua?" Lee alzò improvvisamente il tono, indicando con un brusco gesto del braccio il ragazzo dietro di sé, che intanto aveva ripreso a lucidare la sua Lionheart.
Yuna sorrise, trattenendosi a stento dal sussurrare un altro "Scusa".
Lee sparì in cucina e il rumore del frigo che si apriva ricordò allo stomaco della ragazza che l'ora di cena era passata già da un pezzo per lei. Andò a sedersi accanto a Squall, lanciando il quaderno che aveva ancora in mano sull'altro divano e sprofondando accanto all'amico.
"Forse passiamo davvero troppo tempo insieme..." disse, grattandosi distrattamente il collo mentre parlava.
Squall la guardò perplesso, senza dire una sola parola.
"Insomma, Lee non perde mai l'occasione di farmi notare quanto abbia preso a somigliarti e tu...tu non sembri neanche più lo stesso che ho conosciuto sette anni fa! Ai tuoi amici prenderebbe un colpo, se sapessero quanto sei cambiato..."
Squall sorrise, pensando malignamente al volto di Zell che mutava in un'espressione di puro stupore lasciandolo, per una volta, senza una delle sue solite scemenze da dire. Chissà, magari gli sarebbe letteralmente preso un colpo...
"Squall..." la voce seccata della ragazza seduta al suo fianco lo riportò alla realtà, fissando di nuovo la sua attenzione su di lei. Lui alzò un sopracciglio, aspettando che dicesse qualcosa.
"Smettila di fare pensieri maligni!"
Per un momento, lui ci rimase come uno scemo, sorprendendosi del modo in cui lei aveva capito ciò a cui stava pensando. Alzò lo sguardo al soffitto, ricordandosi che con lei era sempre così. Ma come diavolo faceva?
"Squall..." la voce improvvisamente triste di Yuna lo riportò con i piedi per terra, fissando gli occhioni chiari della ragazza che scrutavano mesti il pavimento. "Mi ripeti perché diavolo sei ancora qui? Perché non te ne torni a casa tua?"
"Finché tu sarai qui, questa è casa mia." disse lui, convinto, inginocchiandosi davanti al divano per catturare il suo sguardo. "E poi hai sentito Lee, no? In questa era il tempo per me non passa, posso stare qui quanto voglio senza che nessuno a Balamb si accorga della mia assenza."
Yuna sorrise, incrociando gli occhi azzurri del ragazzo che aveva di fronte. Il Griver ciondolava inerte sotto al suo viso, stonando del tutto con gli abiti in borghese di Squall. Dopo tanti anni che lo vedeva aggirarsi per casa così, lei continuava a figurarselo con indosso i suoi vestiti scuri, la giacca col collo di pelliccia, gli anfibi neri e le decine di cinte che teneva legate ai pantaloni. Quella era la sua natura, no? Il comandante ammirato suo malgrado da tutti sempre pronto ad ammazzare un grat quando meno te lo aspetti. Che cosa ci faceva seduto in un comunissimo salotto a pulire la sua arma e magari a chiacchierare allegramente con lei? Quasi si aspettava che un giorno, rientrando a casa, trovasse due chiodini fissati nel muro sopra al caminetto, pronti ad accogliere il suo gunblade!
"Ancora speri di convincermi a venire con te?"
Lui alzò le spalle, sorridendole di rimando. "Forse."
Beh, fortuna che conservava le sue battute più celebri, o sarebbe stata lei quella che avrebbe rischiato un colpo...
In quel momento, Lee sbucò di nuovo fuori dalla cucina, tenendo tra le mani tre piatti, bicchieri e parecchie buste del take-away e stringendo le bacchette ancora incartate tra i denti.
"Wow, hai ordinato il giapponese!" esclamò Yuna, raggiante, andando a prendergli qualche busta dalle mani.
Appena riuscì a trovare un dito in cui tenere le bacchette, Lee le prese e si sedette a terra con lei, mentre diceva "Non guardare me, è stata un'idea sua."
Lei si voltò a guardare Squall: decisamente, la sua influenza cominciava a farsi sentire...

***

Dopo cena, quasi in un tacito accordo, Squall e Yuna si piazzarono davanti alla play station, impazienti di vedere il filmato finale di Kingdom Hearts 2, che sapevano essere ad un passo da loro. Lee, invece, riprese il suo posto sul divano, stiracchiandosi stancamente prima di tuffarsi nella lettura di un romanzo fantasy che gli aveva suggerito Yuna solo qualche giorno prima. La ragazza aveva appena caricato il salvataggio, quando un suono mostruoso interruppe il suo "momento perfetto". A tanto così dalla fine, il cellulare di Lee prese a squillare. Squall scosse la testa, incrociando le braccia sul petto in previsione dell'imminente lotta che sapeva lei avrebbe ingaggiato con Lee per fargli pagare quello scherzetto. Strano come il suo cellulare suonasse sempre nel momento meno adatto...

***

Il giorno dopo, nonostante fosse sabato, Yuna si alzò presto e sgattaiolò fuori di casa prima che Squall si svegliasse. Sperava di passare inosservata e ce l'aveva quasi fatta, quando fuori di casa vide la moto scura di Lee fermarsi giusto davanti a lei, mentre il ragazzo liberava i capelli castani dal casco.
"Già in piedi a quest'ora?" chiese, posando il casco davanti a sé e poggiandosi con le braccia al manubrio, tenendo il mento sulle mani strette l'una nell'altra. L'espressione colpevole che ricevette in risposta la tradì più di quanto lei avrebbe mai voluto.
"Yu, si può sapere cosa sta succedendo?" domandò ancora, scuotendo debolmente il capo mentre la fissava dal basso. "Non me la racconti giusta. So che non lo hai mai fatto, ma ultimamente mi pare che la cosa stia degenerando. Sicura di non essere nei guai?"
Lei scosse la testa, tentando di sorridere. "Sono solo le solite cose, Lee."
"Continui a giocare al gatto e al topo con quei tipi?" sussurrò lui, rabbuiandosi di una leggera preoccupazione mentre rialzava la testa e si metteva del tutto in piedi, tenendo ferma la moto con le braccia per evitare che gli cadesse su una gamba, come succedeva sempre a quell'intelligentona della sua amica.
Lei sospirò, sapendo di non potergli rispondere, anche se consapevole che quel semplice gesto era una conferma più che palese. "Squall non lo sa, vero?"
"Scherzi? Morirebbe se sapesse in che genere di guai continui a cacciarti! E prega perché non capiti anche a te, una volta o l'altra..."
Lee si rimise il casco, sfrecciando via come un fulmine, ansioso di terminare quella conversazione. Possibile che non riuscisse a vivere senza rischiare la pelle un giorno sì e l'altro pure?

***

Quando lui si fu allontanato, Yuna si diresse con passo veloce verso il retro della casa, fissando nella mente il luogo in cui desiderava andare e schioccò le dita per scomparire nel nulla.
Stavolta ci sarebbe riuscita, non poteva fallire ancora: avrebbe aspettato nell'ombra che qualcuno arrivasse solo e l'avrebbe colto di sorpresa, per poi sigillare lo spirito del demone che aveva in pugno uno di quei cinque ragazzi. Poteva farcela. Doveva farcela.
Yuna si accucciò nell'ombra della vegetazione scozzese, trattenendo a stento uno starnuto per il freddo pungente del mattino. Non doveva farsi sentire, non doveva farsi notare. Certo, l'essere uscita di casa con il cambio in stile pistolera di Final Fantasy X-2 rischiava di non farla passare del tutto inosservata, ma cosa poteva farci se solo così stava comoda per combattere? Ogni volta che l'aveva fatto con altri vestiti, qualche furbo di quegli scocciatori glieli aveva strappati. Ogni singola volta. E lei era stufa di doversi rifare l'armadio praticamente ogni settimana. Lo shopping doveva essere un piacere, non una necessità, no?
Yuna bevve un lungo sorso da una fiaschetta di legno scuro, posando per un attimo il suo gunblade a terra accanto a lei. Per tutta la mattina era stata indecisa su che gunblade scegliere. Aveva cominciato a farsi mille problemi come qual'era il più forte, quale il più maneggevole, quale si abbinasse meglio alla sua mise...Alla fine aveva optato per la Crime&Penality, dato che il nero sta bene con tutto ma, non ancora del tutto convinta, aveva deciso anche di...
Qualcosa di tremendamente freddo le sfiorò il collo, sorprendendola alle spalle mentre lei osservava dritto davanti a sé. Già vedeva la faccia di Squall, quella sua espressione a prima vista imperscrutabile, ma che a chi lo conosceva rivelava ogni sua più piccola emozione: sarebbe stato deluso e si sarebbe preoccupato per lei.
"Diamine, Yu: possibile che in tanti anni tu non abbia imparato proprio nulla da me? Come ti è saltato in mente di abbandonare la tua arma in terra?" Un attimo di silenzio "La Crime&Penality, Yuna!" Avrebbe voluto ridere all'immagine di quel volto familiare che le faceva l'ennesima predica sulla cura di un gunblade, ma una voce fin troppo conosciuta le ricordò in che situazione si trovava.
"Potrei ucciderti, lo sai?" Chris, l'infame...cioè, il ragazzo...che ieri non le aveva fatto saltare la cena. "Non dovresti lasciare armi incustodite in questo modo."
Yuna voltò appena la testa verso di lui e la luce della lama si riflesse nei suoi occhi, accentuando il suo sguardo colmo di collera.
"Ti dispiace ridarmi la spada?" chiese lei, alzando le sopracciglia e porgendogli una mano perché lui lo facesse.
"E chi mi assicura che, una volta che l'avrò fatto, tu non mi ucciderai?"
"Nessuno" rispose, mentre un lieve sorriso si posava a illuminarle il giovane viso "è per questo che è divertente!"
Lui si inginocchiò davanti a lei, girando l'arma con un movimento fluido dell'unica mano in cui la teneva, facendo in modo che lei la prendesse per l'elsa.
"Mi ripeti quand'è che sarai maggiorenne?" le chiese, poggiando i gomiti sulle ginocchia e continuando a guardarla mentre lei si ravvivava teneramente i capelli.
"No" disse, secca "Non te l'ho mai detto, non posso ripetertelo." Odiava quelle sue velate avances, odiava sentirlo ricordarle che aveva dei sentimenti: perché doveva rendere tutto così maledettamente difficile quel deficiente di un demone? Ma non aveva altri da importunare? Non aveva una "schiera oscura" da guidare, lui che era il capo?
Lui sorrise, inclinando lievemente la testa su un lato, fissandola con un'espressione da bambino innocente stampata in volto. Inutile: lei non ci cascava e lui lo sapeva bene. Ma un tentativo lo poteva anche fare, no?
"Che stai facendo?" le chiese, affiancando il suo viso a quello della ragazza per poter seguire il suo sguardo.
"Cerco di ammazzare i tuoi amici." rispose lei, voltandosi di nuovo a guardarlo con un sorriso tirato.
Beh, almeno non gli stava mentendo. Non lo ignorava, non lo prendeva a calci...si poteva considerare un traguardo...
Lui rise, soddisfatto per la sincerità che lei gli aveva dimostrato.
"Cos'hai da ridere? Hai deciso di sabotarmi?" domandò Yuna, stavolta irritata al pensiero che quello scemo potesse farla scoprire. Non aveva voglia di ripetere l'esperienza del giorno precedente, non aveva voglia di correre ancora.
Chris scosse la testa, portando una mano stretta a pugno a coprirsi la bocca, mentre cercava di trattenersi. "Scusa" disse "stavo solo...pensando..."
Yuna si trattenne dall'aggiungere qualcosa di acido nei suoi confronti, visto che lui stava cercando di non darle fastidio più del dovuto.
"Perché sei qui, Chris?" Prima regola della cacciatrice: mai chiamare la preda per nome, finisci per affezionarti. Da quando lo aveva conosciuto, Yuna non lo aveva mai fatto. "Perché non vai ad avvisare i tuoi amici?" Eppure, in quel momento le era venuto così naturale...quasi lui fosse...suo amico...
Scosse energicamente la testa, tentando di scacciare quei pensieri assurdi. Che fosse in astinenza da caffeina? Si voltò un momento verso il ragazzo alle sue spalle, quando un dubbio le si infilò nella mente: e se fosse opera sua? Non poteva esserne certa, ma il suo istinto le suggeriva di allontanarsi subito da lui, che non era una buona idea restare l'uno accanto all'altra.
"Chris?"
"Mh?"
"Qualunque cosa tu stia facendo, ti conviene smetterla, se non vuoi ricominciare a cercare un corpo in cui stare!" Yuna gli puntò il gunblade al collo e il ragazzo fu costretto ad alzare il viso per non essere ferito dalla sua lama, mentre uno strano sorriso si dipingeva sulle sue labbra.
"Scusa, cercavo solo di avere una sana conversazione tra amici, tutto qui!"
La lama scura dell'arma passò ad un centimetro dai suoi occhi, facendolo balzare d'istinto all'indietro. Perse l'equilibrio, cadendo malamente sull'erba, mentre osservava una ciocca dei suoi capelli neri cadere a terra accanto a lui. Eppure, erano così corti...Come aveva fatto a non prendergli direttamente lo scalpo?
"Vattene" disse lei, tornando a voltarsi ad osservare la situazione. Tutto tranquillo, troppo tranquillo e quel deficiente che le teneva compagnia era quasi riuscito a farle tornare il suo solito mal di testa. Doveva andarsene, prima che il danno fosse completato. Si alzò in piedi, incurante dello sguardo dell'altro su di sé, cominciando ad incamminarsi verso l'ingresso della loro tana.
"Yuna, aspetta!" Chris tentò di fermarla, ma la ragazza era ormai lontana e lui non poteva rischiare di farsi sentire dagli altri. "Maledetta impulsiva!" gridò nella sua mente, picchiando il terreno sotto di sé. Aveva voglia di prendersela con un molboro, ma i mostri, in quell'assurda epoca, non sapevano neppure che fossero. L'ultimo pianto lunare risaliva all'ultimo secolo del Medioevo e, da allora, erano stati eliminati tutti, lasciando solo miti e leggende al loro passaggio. Ah, che epoca d'oro il Medioevo: c'era almeno un pianto ogni secolo, se proprio diceva male! Ogni giorno poteva uscire a caccia senza problemi, ogni giorno poteva sterminare montagne di molboro senza la paura che si estinguessero! Ora, invece, tutto quello che gli era rimasto da fare era correre dietro a quella ragazzina immatura che, chissà perché, lo attirava così tanto. Forse era per via di quella sua straordinaria calamita per i guai che tanto gli piacevano. Adorava avere qualcosa da fare e con lei non si annoiava mai. Un angolo delle sue labbra si alzò lievemente in un debole sorriso, mentre il ragazzo chiudeva gli occhi, chinando la testa in terra. Quanto amava averla tra i piedi!

***

Yuna si addentrò con passo felino attraverso i corridoi sotterranei del covo di quel gruppo di demoni a cui dava la caccia da una vita. Strinse la presa sulla sua arma, al ricordo di tutte le volte in cui li aveva uccisi e quelli avevano continuato a tornare e tornare e tornare...Ora, però, sapeva come agire. Aveva imparato dai suoi errori, studiato di nascosto i testi segreti di Lee, cercato ed interpretato in tutti i modi possibili i miti che potevano riguardarli e finalmente aveva capito. C'era un solo modo per distruggerli: sigillarli. Mandarli in una specie di coma eterno, che può essere rotto soltanto da chi ha compiuto l'incantesimo. Lei non l'avrebbe fatto neanche sotto tortura, l'aveva giurato a sé stessa, avrebbe impedito che quei mostri tornassero ancora! Gli occhi le bruciarono di rabbia al pensiero di tutto ciò che aveva sofferto per loro. Non avrebbe permesso che accadesse mai più, a costo di rimetterci la vita. E, se anche lei non fosse riuscita a portare a termine quell'impresa, di certo Lee avrebbe trovato il diario che lei aveva "accidentalmente" lasciato nel baule della sua moto. Lui poteva farcela senz'altro, ma era una questione personale e non aveva intenzione di fargli spazio per essere sicura che le cose andassero per il verso giusto. Voleva tentare di risolverla da sola e, se non ci fosse riuscita...allora si sarebbe fatto avanti qualcun altro. In un certo senso, Lee era come loro perché non poteva morire, perciò non aveva paura per lui. Comunque, quella era la sua battaglia: era nata con lei e con lei sarebbe morta, che fosse in senso letterale oppure no. 
Un eco profondo rimbombò nel passaggio, un rumore di passi che si avvicinavano con aria inquietante. Tentò di ignorare il groppo alla gola che sentiva di avere e si costrinse ad andare a nascondersi in un angolo, aspettando che la sua vittima le fosse passata davanti, per poi attaccarla alle spalle. Certo non era corretto e lei odiava ricorrere a certi mezzucci, ma non aveva altra scelta, non poteva rischiare di mandare tutto all'aria solo per rispettare il galateo del bravo guerriero. Attese di vedere di chi fossero quei passi e attese ancora, quando si rese conto che era solo Chris. Beh, presto o tardi sarebbe toccato anche a lui, quindi...
Altri passi la trattennero dall'attaccarlo e un altro "ragazzo" dall'aspetto conosciuto si fece incontro al primo, andando a controllare la sua identità con tanto di pistola in mano. 
"Certo, come se ne avesse bisogno..." Quante scene dovevano fare quei tipi, tutto quel darsi da fare per tentare di sembrare umani!
"Chris, sei tu.
Dove ti eri cacciato? Ti abbiamo cercato ovunque!"
"Evidentemente dovreste cercare meglio, visto che ero a soli pochi passi da qui..." disse lui, in un tono vagamente acido, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa, di qualcuno. Di lei...
"Si può sapere che cosa vuole? Non avrà mica paura che possa riuscire a battere tutti loro?" la ragazza sorrise, improvvisamente più tranquilla e sicura di sé per ciò che avrebbe fatto. Ci sarebbe riuscita, ora ne era certa. Si sporse di poco dalla sua posizione riparata, osservando Chris guardarla con una strana espressione dipinta in viso. Scosse la testa in un modo quasi impercettibile, quando il sorriso di lei si fece più ampio.
"Troppo tardi, bello!" Yuna prese la mira in un attimo, ma poi ci ripensò e decise di non premere il grilletto, o avrebbe potuto fare "ciao ciao" al fattore sorpresa per tutti gli altri, e corse contro l'ultimo arrivato, strisciando a terra il gunblade proprio come Squall le aveva insegnato, tentando di ripetere il Colpo imperiale lungo la schiena del povero malcapitato. Il ragazzo, però, si voltò troppo in fretta e riuscì a schivare facilmente l'attacco. Ora Yuna si trovava in una posizione svantaggiata, con le braccia alzate al cielo e l'arma che era troppo pesante per contrattaccare all'istante il suo avversario.
"No!" Chris sentì una stretta al cuore, al vedere la ragazza affrontare qualcuno. Non poteva aiutarla, non quella volta, ma non poteva permettere che le accadesse qualcosa. Cosa doveva fare, cosa?
Lei si accasciò al suolo, tenendo la mano sinistra saldamente ancorata al fianco ferito e la Crime&Penality altrettanto stretta nella destra. Strinse i denti, senza neppure capire cosa l'avesse ferita. Ma non aveva una pistola? E allora perché la ferita di un'arma da taglio? 
Dalle mani del suo avversario, intanto, era appena sparito qualcosa che non era riuscita a distinguere. Il suo sorriso, invece: quello lo aveva visto benissimo. E non poteva perdonarlo.
Velocemente, passò il gunblade nella mano sinistra e con la bocca si sfilò il guanto di pelle nera che usava per non farsi scivolare la spada di mano. L'affinità col suo elemento preferito era più forte che mai in quel momento e aveva bisogno della mano libera, per non dover dire addio all'ennesimo guanto destro. Aveva perso il conto di quelli che aveva bruciato solo in quei pochi giorni di inizio mese e non aveva intenzione di continuare la sua lista. Si posò un istante la mano sulla fronte, con il palmo rivolto verso l'esterno e poi strinse il pugno all'altezza del cuore, portandolo in basso e poi davanti a sé con un unico gesto improvviso.
"Firaga!" gridò, ma qualcosa la colpì alle spalle proprio mentre la magia si sprigionava dal suo corpo. Ci fu un tonfo e poi il buio più totale, mentre veniva trascinata indietro per i piedi.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - La scelta ***


Capitolo 2 - La scelta

Capitolo 2

               
La scelta





Fu una goccia d'acqua a svegliarla. La costante, lenta e straziante caduta delle gocce che continuavano a battere contro la terra, nelle piccole pozze che avevano formato a furia di erodere la roccia e persino contro di lei, che se ne stava distesa a faccia in giù sulla pietra fredda, con la maglia completamente bagnata e i piedi a mollo in una piccola pozzanghera. Gli stivali si erano fatti pesanti, per via di tutta l'acqua che avevano assorbito e il freddo le arrivava fin nelle ossa, facendola tremare vistosamente.
Alzò lentamente la testa, senza riuscire però a sopportare il dolore che provava al capo. Portò lentamente una mano sul punto leso, per poi passarsela davanti agli occhi per accertarsi che non stesse sanguinando.
"È stata una pazzia..." la voce di Chris le rimbombò nel cervello e le fece alzare lo sguardo a cercarlo. Se ne stava andando.
"Che intenzioni hanno i tuoi amici?" chiese lei, bloccandolo prima che si allontanasse troppo "Se vogliono uccidermi, perché mi hanno tenuta qui?"
"Ho insistito perché ci fosse uno scontro ad armi pare...e tu eri ferita."
Eri? Yuna si tastò istintivamente il fianco sinistro, cercando un taglio che adesso non trovava: l'aveva anche curata, quel...quel...non aveva neanche più insulti da riservargli, li aveva già usati tutti.
Si alzò in piedi a fatica, risentendo della pesante botta presa alla testa prima di svenire, e si avvicinò al ragazzo, per poi superarlo senza lanciargli un singolo sguardo.
"Dov'è il mio gunblade?" sentì i passi dell'altro seguirla veloci, mentre lei continuava a camminare senza voltarsi.
Lui non le rispose, affiancandola in silenzio e per la prima volta da quando si era svegliata, Yuna incrociò il suo sguardo, irritata dal suo modo di fare, risvegliando nel ragazzo uno strano senso di rabbia fusa a una più piccola parte di preoccupazione.
"Non avresti dovuto far..."
"Che t'importa?" lei lo interruppe, fermandosi di scatto per poterlo guardare meglio negli occhi, rivolgendosi a lui con un tono alto ed infastidito dall'evidente rimprovero che aveva sentito nelle sue parole. "Eliminerò anche te, non appena ne avrò l'opportunità, perciò smettila di starmi tra i piedi."
"Chris?" la voce di una donna la fece voltare d'istinto verso di lei, lentamente perché non capisse di averla colta di sorpresa. Era alta e robusta, sulla trentina, con i capelli corti tinti di un biondo deciso. Yuna non conosceva il suo nome, ma sapeva che faceva parte della sua lista degli scocciatori che avrebbe dovuto eliminare. L'aveva vista tante volte. In effetti, non conosceva i nomi degli altri quattro mostri e non sapeva neppure se Chris fosse il nome stesso del demone o del ragazzo che abitava. Non si era mai chiesta come avrebbe fatto a riconoscerli senza sapere neppure i loro nomi perché ogni volta che uno cambiava, lo vedeva sempre insieme agli altri e vi arrivava per logica. Chi altri avrebbe potuto accompagnarsi a loro? Da quando li aveva conosciuti, solo lui aveva sempre mantenuto lo stesso aspetto, solo lui era abbastanza forte da resisterle. E, Yuna sapeva, neppure si impegnava nel combattere con lei, non l'aveva mai considerata più di un semplice gioco col quale divertirsi: se avesse superato i limiti della sua pazienza nell'affrontarlo, di sicuro l'avrebbe uccisa senza pensarci due volte. Scosse debolmente la testa, tentando di ignorare il ricordo di lei, in ginocchio per la sconfitta. Quell'immagine le faceva ancora ribollire il sangue nelle vene, nonostante fossero passati mesi dal suo ultimo scontro con Chris.
Rialzò lo sguardo, tornando a concentrarsi di nuovo sul presente: il ragazzo stava parlando con quella donna, annuendo un paio di volte prima di tornare a voltarsi verso di lei. L'altra si allontanò in fretta, riservando uno sguardo carico di odio nella sua direzione. Se sperava di spaventarla, si stava solo illudendo.
D'improvviso, Chris l'afferrò per un braccio, trascinandola velocemente dietro la donna. La teneva stretta con forza, quasi volendo rimarcare la sua posizione di superiorità nei suoi confronti. Gli avrebbe volentieri tirato un pugno sul naso, se non fosse stata tanto ansiosa di battersi con gli altri.
Una ventina di secondi dopo, i tre si ritrovarono di nuovo all'aperto, insieme agli altri tre demoni. Yuna stava già per scattare e liberarsi dalla presa del ragazzo al suo fianco, quando quello fece un lieve cenno ai suoi compagni e la tirò a sé, trattenendola ora contro il suo corpo con tutte le forze che gli servivano per contrastarla. La teneva saldamente per le spalle, senza dire una parola, ignorando i suoi svariati tentativi di piegarlo a furia di dimenarsi e di tirar calci in qualunque direzione. Gli altri ridevano, vedendola così debole e indifesa. Tutti, tutti tranne lui, immobile alle sue spalle.
"Andate!" ordinò con tono rabbioso, nel suo solito modo di imporre la sua superiorità agli altri. Immediatamente quelli smisero di ridere e sparirono nel nulla, uno dietro l'altro. Yuna mostrò un'espressione confusa, scattando in avanti per l'ennesima volta nella speranza di riuscire a liberarsi.
"Adoro quando fai così..." la voce di Chris si era fatta ad un tratto dolce e suadente, sussurrando quelle parole contro la sua pelle, mentre cominciava a baciarla lentamente dietro l'orecchio, scendendo poi lungo il suo collo, assaporando il gusto della sua pelle così giovane e fresca. L'aveva sentita irrigidirsi in un attimo, non appena l'aveva sfiorata con le labbra, aggrappata al braccio di lui che la stringeva appena sotto le spalle. Il ragazzo sorrise, continuando la sua lenta discesa lungo il suo corpo, intenzionato a voltarla verso di lui per catturare avidamente la sua bocca, quando a un tratto gli arrivò una potente gomitata nello stomaco, tanto forte ed improvvisa da riuscire a coglierlo di sorpresa, mollando la presa sulla sua preda tutt'altro che indifesa. Yuna ansimava, fissandolo con quanta più ira aveva in corpo.
"Provaci un'altra volta...e ti rispedisco all'inferno da dove provieni, Chris!" gridò lei, chinandosi lievemente in avanti per tirare fuori più voce possibile. Un brivido le corse lungo tutta la schiena quando sentì la sua risata divertita, mentre lo vedeva rimettersi diritto e allontanare le mani dallo stomaco, senza più risentire di quello che, per lui, era stato solo un leggero colpo. Quando lo vide sparire, Yuna seppe perfettamente che se lo sarebbe ritrovato ancora alle sue spalle, ma non ebbe il tempo di reagire che quello era già ricomparso dietro di lei.
"Mfh, voglio proprio vedere come farai!" nonostante la vicinanza, la ragazza si sentì estremamente rassicurata nel notare che il suo tono non era più dolce e ammaliatore, ma solo di sfida.
"Tsk!" lei voltò la testa, mentre una mano le si poggiava sulla spalla destra e in un attimo si ritrovava altrove, in mezzo a delle rovine che sembravano celtiche. Rimase un momento estasiata dalla bellezza di quel luogo, l'antracite di quei resti che si fondeva meravigliosamente con la natura lì intorno. Si sentiva lo scroscio del mare e, voltandosi, poté notare che il verde lucente di quel prato si interrompeva d'un tratto davanti a uno strapiombo a picco sulle onde fredde dell'oceano. Il suo sorriso ammaliato si spense non appena individuò le altre quattro figure presenti in quello spettacolo della natura. L'ambiente passò subito in secondo piano, mentre lei allontanò bruscamente una spalla per liberarsi della mano di Chris ancora ferma su di lei. Nessuno parlò mentre lei avanzava attraverso il campo, con lo sguardo cupo e deciso che non si staccava un attimo da quello dei quattro di fronte a sé.
"Allora" gridò, fermandosi alla stessa distanza tra Chris e loro "chi si sacrifica per primo?" La Crime&Penality riapparve nella sua mano destra, in una nube di fumo nero che andava allontanandosi dalla sua mano quasi fosse un naturale prolungamento del suo braccio, fino a disegnare la forma del potente gunblade e a raddensarsi nel suo pregiato metallo.
Nessuno di loro si fece avanti, così lei alzò un sopracciglio con fare divertito. "Che c'è, avete paura?" li provocò, illuminandosi di un sorriso di scherno che abbandonò di colpo, non appena tutti si lasciarono andare ad una risata sguaiata, come avesse detto qualcosa di veramente assurdo. Cos'avevano in mente? Il suo volto divenne una maschera di risentimento e fu costretta a stringere i pugni per non perdere il controllo e agire d'impulso.
"No" disse il ragazzo che l'aveva ferita "non abbiamo paura."
Gli altri risero ancora e poi sparirono insieme, per poi ricomparire in un ampio circolo intorno a lei. Yuna cominciò a voltare lo sguardo a fissarli e poi girò tutto il corpo, senza sapere a chi dovesse prestare attenzione.
"Maledetti!"  gridò nella sua testa, non appena si rese conto delle loro intenzioni: attaccarla tutti insieme, che vigliacchi! Ma non aveva nessuna importanza, li avrebbe affrontati ugualmente e l'esito della battaglia non sarebbe certo cambiato. Non poteva permetterselo, non sarebbe successo!

***

Riuscì a resistere solo un'ora contro tutti loro. In quel breve lasso di tempo, aveva continuato ad inveire contro Squall, addossandogli la colpa per la sua debolezza: avrebbe dovuto insegnarle ad evocare i G.F., avrebbe dovuto addestrarla come un vero guerriero, invece di limitarsi a giocare alla guerra con lei come fosse una bambina! Perché, perché non l'aveva mai considerata all'altezza?
Yuna stava ora in ginocchio, ansimante, sorretta solo dal gunblade, intriso di sangue proprio come i suoi abiti. Era riuscita ad eliminarne due, ma gli altri avevano assimilato gli spiriti dei demoni caduti e avevano preso ad attaccarla con più grinta e forza di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Il tutto sotto gli occhi inespressivi di Chris, che in tutto quel tempo non aveva mosso un dito, restando a braccia conserte ad osservare la scena che gli si svolgeva davanti. Aveva inutilmente usato numerose magie di recupero e di protezione, ma quelle da sole non bastavano ad evitare l'inevitabile. Si voltò a cercare lo sguardo di Chris, per poi ritrovarsi a stringere i denti e a fissare l'erba sotto di sé, cercando di togliersi dalla testa quell'idea assurda: perché lo aveva fatto? Che diavolo avrebbe potuto interessarle di lui?
"Ora basta!" si disse, tornando a fissare gli ultimi due avversari rimasti davanti a lei. Chiuse a pugno la mano sinistra e strinse la destra sull'elsa della spada, scattando in piedi così velocemente da riuscire a sorprenderli entrambi, riuscendo a ferirli con un solo fendente, anche se solo di striscio. Magari avesse saputo fare il Renzokuken: sarebbero stati già tutti supini, a quest'ora!
La donna dai corti capelli biondi parve non gradire particolarmente il lungo taglio che le aveva sfregiato il braccio destro e lanciò un blizzaga alla ragazza già esausta che non riuscì ad evitarlo. Portò istintivamente il gunblade a coprirsi il volto, nel tentativo di ridurre i danni al minimo, ma la magia la sbalzò comunque a qualche metro di distanza, sbattendola malamente a terra nella caduta. Il gunblade finì lontano da lei, arrivando a pochi passi da Chris, che non fece una piega al vederselo volare contro. Gli bastò semplicemente stendere un braccio davanti a sé per arrestarne l'avanzata e farlo cadere inerte al suolo.
"Hai paura?"  la voce del ragazzo le risuonò nella testa come in una stanza vuota e il rimbombo fu così fastidioso in quel momento, da costringerla a portarsi una mano al capo: non era abituata alla telepatia e il contatto le faceva sempre male.
"Dovrei?"  chiese lei, incrociando un momento il suo sguardo. "I tuoi amici non mi spaventano, non riusciranno ad uccidermi!"
Chris sorrise debolmente, chiedendosi se ci credesse davvero, mentre vedeva Yuna alzarsi ancora, nonostante l'altro demone la stesse letteralmente massacrando di botte. Sputò sangue, mentre una lacrima calda scendeva a bagnarle il viso per il dolore, quando all'improvviso un ragazzo apparso dal nulla si scagliò contro il suo avversario, gettandolo a terra sotto una scarica di pugni.
"Lee!" il ragazzo le rivolse uno sguardo e un lieve sorriso, prima di tornare a concentrarsi sullo "scontro". Continuava a picchiare la figura stesa sotto di lui, con un ritmo quasi cadenzato ormai, quando pian piano cominciò a rallentare i colpi fino a fermarsi del tutto. Scosse il capo, alzando gli occhi al cielo con rassegnazione, prima di aprire il palmo destro a un soffio dal naso del ragazzo. Sorrise malignamente, mentre diceva con calma: "Sancta."
Il demone fu rapido e riuscì a sparire prima che la magia di luce non gli lasciasse più scampo. Se l'era vista brutta e l'espressione furiosa sul suo viso lo dimostrava ampliamente. Si passò un pugno sulle labbra spaccate, continuando a fissare Lee con aria truce, mentre lui si interessava soltanto a Yuna.
"Stai bene?" le chiese "Ce la fai?"
Lei annuì, sentendo il tenero calore tipico delle magie curative rinvigorirla velocemente. "Come sapevi...?"
"Ho trovato il tuo diario." Lee la interruppe, per un attimo alzando lo sguardo ad incontrare quello della ragazza.

"Lo immaginavo..." sussurrò lei, controllando i demoni che li fissavano in silenzio. Perché non si muovevano? Cosa stavano architettando?
"Fortuna che mi serviva un altro casco, o sarebbe stato troppo tardi..."
Yuna non lo ascoltava più: la situazione si era fatta sospetta, quei due si erano fatti sospetti! Tentò di seguire i loro sguardi e vide che portavano a Chris, ancora fermo alle sue spalle.
"Si stanno dicendo qualcosa"  capì, tornando a fissare avanti a sé. "Lee?" la ragazza sussurrò appena, posando una mano sul braccio dell'amico, prima che i due scattassero insieme verso di loro e che Chris l'afferrasse saldamente per le spalle, allontanandola dal ragazzo.
"Lee!" gridò quando lo vide affrontare da solo tutti i demoni che lei aveva dovuto combattere. Quella era la sua battaglia, non poteva permettersi di coinvolgere anche lui!
"Lasciami, bastardo!" urlò ancora, cercando di divincolarsi dalla stretta alle sue spalle. "Lasciami!"
Lee non sembrava faticare affatto nel combattere quei due, affrontandoli con il solo uso delle magie. Non si stava impegnando al massimo, strano per uno come lui. Non aveva mai sottovalutato i suoi avversari, non era mai stato tanto superbo da credersi migliore di loro. Adesso, però, sembrava sicuro di sé, troppo sicuro. Sicuro al punto da lasciarsi distrarre dal ragazzo che lanciava via Yuna come fosse una bambola di pezza, scagliandola abbastanza lontano perché non potesse tornare in tempo per lui, perché potesse vederlo cadere. Chris gli si avvicinò con passo spedito, sparendo a metà strada per riapparirgli subito davanti e piazzargli a sorpresa un pugno dritto nello stomaco, facendolo piegare su sé stesso per la botta. Lee rialzò il capo e si trovò di fronte la mano dell'altro aperta a un centimetro dal suo viso. Il sorriso che vide sul viso del suo avversario gli fece pulsare rabbiosamente le vene nel collo, mentre si rendeva conto di ciò che stava per accadere: con la coda dell'occhio, aveva visto gli altri due portare avanti le mani, proprio come quel ragazzo che aveva di fronte. Si voltò velocemente a cercare Yuna, notando che si stava rialzando in quel momento: avrebbe visto tutto, senza poterlo impedire. Gli si strinse il cuore al pensiero di quanto avrebbe sofferto per lui.
"Combatti."  le disse, sorridendole appena, mentre una luce azzurrina iniziava ad avvolgerlo. "Combatti per me, Yuna."
La ragazza rimase a fissare la scena a bocca aperta, senza capire cosa stesse succedendo e quale fosse il motivo per cui Lee avesse pronunciato parole che sarebbero state bene sulle labbra di chi stia per morire. Lui non poteva morire. E poi perché cavolo aveva usato la telepatia, se sapeva perfettamente quanto lei la odiasse?
Chris si voltò verso di lei con un'espressione indecifrabile, per poi sparire nel nulla insieme agli altri due superstiti. Un attimo dopo, Lee cadde a terra senza neppure un lamento, chiudendo gli occhi prima ancora di toccare il suolo.
"Lee!" Yuna corse verso di lui, gridando forte il suo nome, continuando a non capire e non capire e non...Quando lo prese tra le braccia, d'un tratto le fu tutto chiaro: lo vide respirare, sentì il suo cuore pulsare ma, per quanto potesse affannarsi, per quanto potesse chiamarlo, lui continuava a non reagire, a non svegliarsi neppure di fronte alle sue suppliche disperate. L'avevano sigillato. Qualcosa in mezzo al petto sembrò frantumarsi, quando si rese conto che mai e poi mai quei mostri lo avrebbero risvegliato. "Lee..." e il tutto per causa sua. Se solo fosse riuscita a dimenticare, se solo la vendetta non fosse stato il suo unico scopo nella vita, se solo fosse stata più forte...
Lo strinse forte a sé, dondolando lentamente avanti e indietro con lui, mentre quel momento sembrava prolungarsi in eterno.
"NO!"

***

Quella sera, quando tornò a casa, a Squall parve che Yuna fosse stranamente triste e taciturna ed intuì subito che qualcosa non andava.
"Che cosa c'è?" le chiese, sedendosi accanto a lei sul suo letto. Yuna si voltò a guardarlo per un momento, senza riuscire a sorridergli come faceva sempre quando lui si preoccupava per lei. Era così raro che lui glielo chiedesse, che in qualche modo sentiva di doverlo ringraziare dello sforzo.
"Nie...niente..." sussurrò lei, scuotendo lentamente il capo, irritata per non essere riuscita a dire neanche una parola che non lo insospettisse. "Ho litigato con Lee, tutto qua." si decise ad aggiungere, quando il silenzio le fece capire che lui attendeva spiegazioni, accompagnandosi con una scrollata di spalle quasi impercettibile.
Squall non le fece altre domande, chinando piuttosto lo sguardo in terra: era così raro che Lee e Yuna non fossero d'accordo, come potevano aver litigato? Da quando si erano conosciuti, lei aveva sempre adorato Lee e lui le stava sempre accanto, probabilmente pensando di doverla proteggere. Squall sapeva che le aveva insegnato le cose più disparate: l'aiutava con la scuola, le dava consigli su come fare colpo (che lei non aveva mai ascoltato, distratta com'era da mille altri pensieri) e le insegnava a difendersi. Lui non lo faceva molto spesso e all'inizio la ricattava con l'idea che le avrebbe insegnato a combattere sul serio solo se lei avesse deciso di seguirlo. Ma Yuna non lo aveva mai neanche preso in considerazione e lui non aveva mai pensato di dover mantenere quella promessa: in fondo, lei aveva la sua vita e non se ne sarebbe staccata. Gli amici, la scuola, la band...
"Squall..." la voce seria e profonda della ragazza lo riscosse improvvisamente dai suoi pensieri, facendogli portare di nuovo lo sguardo su di lei. "voglio venire con te." disse lei, annuendo negli occhi chiari dell'amico, mentre lui la guardava con un'espressione spaesata e confusa.
"Se è solo per Lee, vedrai che le cose si aggiusteranno, non devi scappare così..."
Lei scosse energicamente la testa, mentre lui continuava a trovare mille scuse.
"E la tua famiglia, i tuoi amici, la tua vita? Rinunceresti a tutto? Indietro non si torna, Yu..."
"Lo so." rispose lei, stizzita "Ma io non ho intenzione di tornare indietro, non voglio più vedere questo mondo, non voglio più avere nulla a che fare con i suoi affari..."

Di fronte all'ennesimo tentativo di Squall di parlare, la ragazza sembrò spazientirsi ancora di più, voltandosi ulteriormente a guardarlo e affondando pesantemente le mani nel materasso morbido. "Squall, perché diamine ti fai tanti problemi se è una vita che mi chiedi di partire? Credevo ti avrebbe fatto piacere che fossi finalmente riuscito a convincermi e invece...!"
Lui sorrise debolmente, mentre lei incrociava le braccia con foga.
"Beh, se sei davvero sicura..."
"Sì, sono sicura!" lo interruppe lei, voltando bruscamente il capo a guardare altrove.

"D'accordo." disse lui, dopo un po' "Ti porto con me."

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Una nuova vita ***


Capitolo 3 - Una nuova vita
Capitolo 3
 
Una nuova vita




Dire che il tempo nell'epoca di Squall non fosse affatto passato durante la sua assenza non era del tutto corretto. Più lentamente, certo, ma era comunque andato avanti e i suoi amici si erano accorti della sua assenza in quelle tre settimane che lui era stato lontano, chissà dove. Squall notò che erano trascorsi tre giorni per ogni anno passato mille anni addietro, insieme a quella ragazzina che ormai aveva solo due anni meno di lui. Era stato sorpreso quando lei gli aveva detto, finalmente, di volerlo seguire e sulle prime non riusciva neanche a credere che fosse seria ma poi, vista la sua insistenza, aveva dovuto ricredersi. Aveva pensato ai suoi amici, a Rinoa e a quanto sarebbe stato bello rivederli dopo tutto quel tempo, chiedendosi come avrebbe potuto resistere dal saltar loro addosso nel salutarli primo perché sarebbe stato decisamente sospetto, visto che non era assolutamente passato molto tempo dall'ultima volta che si erano visti e secondo perché aveva la sua reputazione da lupo solitario da difendere e in quel periodo aveva già fatto abbastanza progressi nei rapporti con gli altri: li aveva appena chiamati amici, giusto? E poi, a volte gli capitava pure di sorridere ormai e questo gli era più che sufficiente.
Il "din" dell'ascensore lo riscosse dai suoi pensieri, ricordandogli dov'era. Quando le porte si aprirono Squall Leonhart, comandante dei SeeD del garden di Balamb, si diresse a passo spedito verso l'ufficio del preside Kramer. La porta era aperta, ma lui si fermò comunque a bussare e attese che l'uomo alzasse lo sguardo dalle scartoffie che stava esaminando per rivolgergli il saluto militare. Cid si alzò in piedi con un'espressione stupita e al tempo stesso felice stampata sul volto, avvicinandosi al ragazzo che stava fermo sulla soglia del suo ufficio senza riuscire a credere ai suoi occhi.
"Squall, sei qui! Allora stai bene!" esclamò il preside con il suo solito tono paterno stranamente sollevato al vederlo. "Dove sei stato tutto questo tempo?"
Ecco la parte più difficile: il momento delle spiegazioni. Non poteva certo dire la verità, ma mentire così spudoratamente all'uomo che lo aveva cresciuto e poi sicuramente anche ai suoi amici gli creava un certo fastidio.
"In ferie, signore." rispose Squall, sorprendendosi di quanta naturalezza potessero mostrare le sue parole. Era una fortuna che la sua scomparsa da quel mondo fosse avvenuta proprio in corrispondenza con il giorno in cui il preside gli aveva detto che aveva diritto ad un po' di riposo e lo aveva letteralmente costretto ad accettare, ricattandolo con la possibilità di sbrigare il lavoro burocratico per tutto il mese a venire. Tutto sommato, si era preso sette anni di vacanza... "Mi aveva dato il permesso di prendermi un periodo di riposo, ricorda? Sono stato a Winhill e non sapevo quanto mi sarei trattenuto..."
"Certo, capisco" fece l'uomo, intrecciando le mani dietro la schiena mentre annuiva con decisione "ma credevo saresti tornato, non appena avessi saputo la notizia."
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, domandandosi a cosa si stesse riferendo. Vedendo la sua espressione, il preside gli suggerì: "La fusione, Squall, la fusione con la ShinRa!"
Squall spalancò gli occhi, sperando di non aver capito bene. La fusione con la ShinRa? Diamine, era stato via per meno di un mese e il garden andava in malora senza di lui? Insomma, prima che diventasse SeeD c'era sempre Kramer al potere e l'accademia era sopravvissuta per anni solo con le sue forze. Ora che bisogno c'era di tirare in mezzo la ShinRa? Un'azienda scoppiata, per giunta!
Vista l'espressione ancora confusa sul volto del suo miglior ragazzo, Cid tornò a sedersi, lasciando intuire che la cosa sarebbe andata per le lunghe.
"Oh beh, pazienza!"  pensò Squall, trattenendo a stento la risatina isterica che avrebbe invece voluto liberare "tanto quella pazza furiosa che ho lasciato in camera mia non si metterebbe mai a curiosare tra le mie cose..." rimase un momento assorto, mentre si avvicinava alla scrivania del preside, posta davanti al ponte di comando "Maledizione, mi smonterà la stanza!"
"Beh, immagino che sia comprensibile che tu non ne sappia nulla, visto che Winhill è un posto fuori dal mondo. D'altronde, dove avrebbe mai potuto rilassarsi uno della tua fama se non in un luogo come quello? Suppongo fosse l'unica scelta possibile..."
La sua fama. Squall odiava sentirlo dire. Credeva che col tempo la cosa sarebbe migliorata, ma anche dopo quelle ultime tre settimane lontano sembrava che l'opinione pubblica non volesse smettere di parlare di lui e dei suoi amici, gli eroi che avevano salvato il mondo dalla compressione temporale. In meno di una settimana erano apparsi su tutti i canali nazionali e non, sulle copertine di svariate riviste come il "Timber maniacs", "Il mio cane" (nel caso di Rinoa, che era stata invitata a posare con Angelo), "Armi del mese" e tutte le maggiori testate di quotidiani. Si era sentito ridicolo a dover restare immobile davanti a un fotografo, con quello che gli diceva dove stare e cosa fare, tentando di convincerlo ad assumere posizioni più rilassate. All'assurda richiesta dei tanti che ci avevano provato, i suoi amici erano sempre scoppiati a ridere e qualcuno di loro aveva spiegato che Squall non si rilassava mai. E dire che loro sembravano così naturali in quei momenti...I giornalisti, poi, avevano tentato di scavare nelle loro vite, di rievocare alla loro memoria le emozioni che avevano provato durante lo scontro con Artemisia, di farsi spiegare cosa avevano sentito dopo essersi divisi...Squall aveva tentato di dimenticare l'orribile sensazione di vuoto che aveva provato nel trovarsi da solo, stremato e confuso in un luogo fuori dal tempo e dallo spazio. Aveva creduto che sarebbe morto lì e aveva temuto che i suoi amici, che Rinoa, avrebbero fatto la stessa fine o peggio, che tutti loro fossero solo un immagine sfocata nella sua mente e che non fossero mai esistiti davvero. Questo, naturalmente, non lo aveva saputo mai nessuno, tanto meno i giornalisti. Squall sospirò, ricordando che il clamore per le vicende della ShinRa era durato per mesi, prima che la stampa iniziasse a occuparsi di loro. Avevano solo bisogno di un diversivo per scrollarseli di dosso: bastava che qualcun altro salvasse il mondo, o che tentasse di distruggerlo perché lo scaricabarile avvenisse.
Il preside mise i gomiti sul tavolo e posò il mento sulle mani strette l'una nell'altra, prima di cominciare a spiegare: "Da quando avete sconfitto Norg, la situazione economica del garden si è un po' complicata..."
Squall rimase immobile nella sua classica posizione rigida dell'attenti (che per lui era quasi una filosofia di vita), mentre ascoltava l'uomo parlare. Così era questo il problema: il garden si era venduto...per soldi? E dov'erano finiti tutti i loro principi, tutto quello che la scuola aveva insegnato loro? Se la ShinRa si fosse messa in mezzo ai loro affari, Squall sapeva perfettamente che il corpo speciale dei SeeD, a cui lui aveva dedicato tutta una vita, si sarebbe trasformato in un esercito di spietate macchine da guerra senza più sentimenti né religione. E dire che Kramer aveva sempre lottato perché questo non accadesse...
"Avrei voluto sentire la tua opinione al riguardo, ma non sono riuscito a rintracciarti in alcun modo..."
"Perché, sarebbe cambiato qualcosa? Parlare con me avrebbe risolto i problemi del garden? Non avrei avuto comunque scelta..."
"Ho mandato i tuoi amici a cercarti, ma non si sono ancora fatti sentire. Solo Quistis è ancora qui al garden, ha ripreso ad insegnare, sai?"
Squall chinò leggermente lo sguardo, sospirando impercettibilmente: come avrebbero potuto trovarlo, se non era in quel tempo?
"Li avviserò che sono tornato, allora." disse lui, col solito tono fermo e deciso che la gente di quel mondo aveva imparato a sentirgli usare. "È tutto?"
Il preside annuì, facendo un gesto stanco con la mano per fargli capire che aveva finito "Certo, puoi andare."
Il ragazzo esibì di nuovo il saluto militare, prima di voltarsi. Ma ebbe appena il tempo di muovere qualche passo, che gli tornò in mente un'idea assurda sulla quale meditava da anni, ormai. Tornò a guardare Kramer, attirando di nuovo lo sguardo dell'uomo. "Signore, avrei un favore da chiederle..."

***

Quando scese al primo piano per tornare al dormitorio, Squall notò che aveva di nuovo gli sguardi di tutti su di sé e stavolta ne intuì il motivo: si stavano chiedendo dove fosse stato, mentre il garden andava in rovina. Lui, l'eroe che aveva salvato il mondo, non aveva salvato la loro casa. Il ragazzo accelerò il passo, svoltando a destra nella hall, mentre sul suo volto tornava a dipingersi la sua tipica espressione fredda ed imperscrutabile. Quando arrivò davanti la sua stanza, Squall cercò la scheda magnetica nelle tasche, ma non la trovò. Sospirò, guardandosi intorno per accertarsi che il dormitorio fosse deserto come sempre, mentre con riluttanza si costringeva a bussare alla porta.
"Parola d'ordine?" domandò una voce dall'interno e ci mancò poco che le rispondesse male. Parola d'ordine? Per entrare nella sua stanza?
"Ma tu non dovevi evitare di farti sentire?" le chiese invece, portando con fare stanco due dita a massaggiarsi le tempie. "Dai Yu, non farmi perdere tempo."
La ragazza aprì la porta, sorridendo nel trovarsi di fronte l'amico. Lui passò senza dirle una parola, mentre lei controllava che nessuno l'avesse vista, prima di richiudere la porta.
"Allora, com'è andata?" gli chiese lei, intrecciando le dita dietro la schiena e dondolando lievemente, senza notare l'espressione sconvolta sul volto di lui.
"Yuna, sai per caso se un archeosaurus è scappato dal centro addestramento?"
Lei rimase un attimo confusa a quella domanda e impiegò alcuni secondi per riuscire a rispondere "No...perché?"
Squall si voltò a guardarla in faccia, indicando con un gesto il disordine che riempiva la sua stanza. Ignorò di nuovo la sua domanda, gridando invece: "E allora perché sembra che sia stata combattuta una guerra qui dentro? Si può sapere che diavolo hai fatto alla mia stanza?"
Yuna sorrise al vederlo tanto agitato. Beh, non si poteva certo dire che avesse torto: le riviste erano sparse ovunque sul letto e anche a terra; i vecchi libri di scuola affollavano la scrivania solitamente tanto ordinata; le foto dei suoi amici erano state spostate e la divisa da studente e quella SeeD (entrambe praticamente nuove e mai messe per più di due volte) erano poggiate sul letto, invece che appese al loro posto sulla parete. Senza parlare della sua preziosa custodia del gunblade, poi...
"Ho solo curiosato un po'." sussurrò lei, mostrando la sua classica espressione da "bambina innocente" per intenerire Squall. Il suo sorriso divenne più ampio, mentre faceva un paio di giravolte con entusiasmo. Per un attimo, a Squall parve di vedere Selphie in lei. "Non mi sembra ancora vero che tutto questo sia reale!"
Yuna riuscì a strappargli un sorriso, mentre lui si voltava di nuovo e cominciava a raccogliere le varie riviste sparse per la stanza: incredibile che riuscisse sempre a cavarsela così...
"Squall?" il ragazzo le rivolse uno sguardo, mentre lei gli si avvicinava e andava a sedersi sul letto. "Faresti una cosa per me?"
Lui alzò le spalle, voltandosi verso la libreria incassata nella parete per riporvi i giornali. "Se posso" le disse, mentre tornava a guardarla con le sopracciglia aggrottate per la lieve curiosità.
"Ti metteresti i tuoi soliti abiti?"
Silenzio. Ci vollero parecchi secondi perché Squall muovesse un muscolo e cominciasse a ridere di gusto per la serietà con cui quella domanda banale gli era stata posta.
"Cos'hai da ridere?"
Il SeeD scosse la testa, chiedendo invece: "Scommetto che non hai fatto in tempo a guardare nel mio armadio, vero?"
Lei rimase un momento immobile, fissandolo con espressione neutra, prima di annuire una sola volta.
"E magari lo immagini come quello di Bart Simpson, tutto pieno delle stesse maglie e pantaloni?"
Lei sorrise, annuendo ancora: "Qualcosa del genere, sì..."
Squall ricambiò, battendo una mano sulla spalla della ragazza, prima di riprendere a sistemare le sue cose. "Ne avrai l'occasione, sta' tranquilla: mi vedrai con i miei soliti abiti, come dici te."
Yuna voltò altrove lo sguardo, delusa da quella risposta: era una vita che voleva vederlo nelle sue "vesti ufficiali" e l'idea di dover attendere ancora non le piaceva affatto.
"D'accordo" disse comunque, andando ad affacciarsi alla finestra per osservare il giardino che ormai era stato quasi del tutto ricostruito. "Ma la divisa SeeD? Neanche quella?"
"Quella neanche in tutta una vita riusciresti a vedermela di nuovo addosso!"
I due rimasero in silenzio fin quando Squall finì di sistemare le sue cose, mentre Yuna restava ad osservare i suoi abiti: i pantaloni neri e l'immancabile canottiera bianca, gli irrinunciabili anfibi e le fasce di cuoio legate al braccio. C'era quasi, ma il suo stile era ancora troppo normale per essere davvero lui. Solo il Griver le ricordava chi era.
"Senti, Yuna" la ragazza alzò lo sguardo a incontrare il suo, aggrottando istintivamente le sopracciglia nel sentirsi chiamare "ho parlato col preside e..." Squall si interruppe, guardandosi un momento intorno, per poi indicarle il letto e farle capire di sedersi. Lei lo fece, mentre vedeva Squall spostare la sedia da sotto la scrivania e sedersi a cavalcioni, posando le braccia sullo schienale. Rimase così un istante, prima di alzarsi di nuovo e voltare la sedia, stavolta sedendosi a testa china, i gomiti appoggiati sulle gambe larghe e le dita intrecciate a sorreggere il mento.
"...beh, lui è d'accordo a farti diventare SeeD al più presto..."
"Aspetta, aspetta!" la ragazza si sporse sul letto, agitando una mano davanti al viso "Gli hai parlato di me? Ma non ne avevamo ancora discusso!"
In effetti il concetto di "discutere" per Squall non era molto chiaro...
"Scusa, credevo lo volessi..." si giustificò, tornando a chinare la testa dopo un attimo in cui il suo sguardo aveva incontrato quello di lei.
Yuna annuì con decisione, ma il suo volto teso non riusciva proprio a rilassarsi. "Certo che lo voglio, Squall, ma sai perfettamente che non posso."
Gli occhi confusi del SeeD tornarono ad incrociare quelli improvvisamente tristi della ragazza. "Il garden dà la caccia a quelle come me!"
"Come si dice nel tuo tempo? Il posto migliore per nascondersi...è a duecento metri dalla centrale di polizia."
Yuna ci ragionò su un momento e poi continuò a restare in silenzio per il resto del minuto, con le braccia incrociate sul petto e le labbra strette in un'espressione che andava via via convincendosi, fino ad alleviarsi in un fermo sorriso. Chiuse la mano destra in un pugno, decisa e serena alla prospettiva di poter seguire le orme del suo eroe personale. "Hai ragione, Squall: lo posso fare!"
Era così raro che Squall mostrasse tanta fiducia in lei: possibile che la considerasse all'altezza di quel compito? Non poteva permettersi di deluderlo e non lo avrebbe fatto.
Il tenero sorriso che lui le riservò la convinse definitivamente a seguire quella strada: lo avrebbe reso felice, sarebbe stato fiero di lei!
"Insomma" continuò, battendosi le mani sulle ginocchia prima di alzarsi in piedi e andare ad appoggiare la schiena ad una parete, con le gambe incrociate e le mani affondate nelle tasche dei pantaloni scuri "hai la raccomandazione del comandante Leonhart in persona, ti è permesso fare uno strappo alle regole, se davvero lo vuoi. Siamo già in primavera, ma se ti impegni sono certo che sarai in grado di sostenere l'esame SeeD di quest'anno. In fondo, sei cresciuta con me, no?"
"Certo!" fece lei, raggiante, socchiudendo dolcemente gli occhi al pensiero di quanta premura lui avesse mostrato. "Ci darò dentro!"
Squall sorrise ancora, prima di rivolgere lo sguardo al soffitto: se i suoi amici avessero visto quella scena, probabilmente avrebbero pensato che fosse in punto di morte o qualcosa del genere. Stava perdendo punti, non c'era dubbio...

***

Yuna si stiracchiò sulla sedia, guardando l'orologio digitale sulla mensola sopra la scrivania: le 02.45 di notte. Diamine, Squall non le dava pace! Però, doveva ammettere che studiare le materie del garden non era noioso come a scuola e, il più delle volte, non le dispiaceva neanche. Posò la matita sulle labbra, mentre appoggiava stancamente il mento su una mano.
"Cosa succede se usi drain su un avversario in status zombie?" le chiese Squall, osservandola mentre lei lasciava cadere di peso la testa sulla scrivania. Era esausta, ma l'esame scritto era tra soli due giorni e lui voleva essere certo che non fallisse.
"C'è anche bisogno che ti risponda?" gli disse stancamente, mentre lo vedeva alzare le sopracciglia in attesa di una risposta migliore. La ragazza sospirò, distogliendo lo sguardo da lui per riportarlo all'orologio fermo ancora alla stessa ora. "Assorbi lo status zombie."
Squall annuì soddisfatto, chiudendo i libri sulla scrivania.
"Sono cose che ho imparato giocando..." sussurrò lei, scuotendo debolmente la testa "Non dovrei imparare cose che non so?"
"Non dare per scontato che sia logico, molti studenti cadono proprio su certe cose..."
Yuna non poté evitarsi di sorridere, al pensiero di quanto fosse banale per lei tutto quello che Squall le aveva fatto imparare. Si alzò e tirò il ragazzo per una manica, per poi lasciarsi cadere sul letto con lui. Chissà perché, il preside aveva deciso che la sua presenza all'interno del garden dovesse restare segreta perché aveva in mente "qualcosa di speciale" per lei e, così, non le era neppure stata assegnata una stanza. Ma, d'altra parte, era piombata lì così all'improvviso che non poteva aspettarsi altro. Anzi, era stata anche troppo fortunata, dato che c'era Squall ad occuparsi di lei. Come una bambina piccola, Yuna si rannicchiò in posizione fetale, stringendosi al petto la mano di lui ancora stretta tra le sue. Si addormentò così, col ragazzo che le accarezzava i capelli e tentava timidamente di trovare una posizione in cui potersi mettere senza starle troppo addosso. Dopo aver mandato al diavolo tutte le preoccupazioni e i pensieri che aveva, Squall si arrese e la strinse con naturalezza tra le braccia, chiudendo gli occhi come lei, troppo stanco e rilassato per resistere al sonno che lo reclamava.

***

Dopo aver sostenuto l'esame scritto, Yuna insistette per andare a sfogarsi con l'amico nel centro addestramento, alla ricerca di qualche grat da fare fuori. Anzi, a dire il vero, lei cercava un archeosaurus, ma Squall non sembrava molto d'accordo...
Di quelli che erano partiti a cercarlo, solo Selphie ed Irvine avevano già fatto ritorno: la prima per organizzare il festival di primavera e l'altro, che si era finalmente deciso a ufficializzare il suo stato di SeeD "ad honorem" con una posizione più chiara, per sostenere la prova scritta. Anche Quistis era molto impegnata per via degli esami pratici che la sua classe si apprestava a sostenere e non aveva molto tempo da dedicare ad altro, così lui aveva avuto modo di vedere i suoi amici solo di rado, visto che ognuno (compreso lui) aveva altro a cui pensare al momento. Squall non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce ma, nelle rare occasioni in cui si ritrovava da solo a pensare, si sorprendeva a ricordare i vecchi tempi, il tempo passato con loro, le missioni affrontate, i problemi superati insieme...come una famiglia. O, almeno, come la sua idea di famiglia. In fondo, poteva solo immaginare cosa volesse dire quella parola...
E gli mancavano, alle volte, gli mancavano come poteva mancargli un pezzo del suo corpo. Si chiedeva se le cose tra loro non stessero lentamente cambiando, se quel poco tempo in cui erano stati lontani fosse bastato a far sì che il loro rapporto si allentasse...
"Le tue solite paranoie!" si era quasi sentito dire mentre, ad occhi chiusi, se ne stava appoggiato ad una parete dell'ascensore. Era certo che Rinoa avrebbe scosso la testa e gli avrebbe detto qualcosa del genere, se avesse saputo quello che stava pensando. Squall sorrise, mentre le porte della cabina si aprivano e lui si affrettava a raggiungere la sua stanza per andare a prendere Yuna. Quando arrivò, le disse di seguirlo e tornò con lei nella hall, attendendo che l'ascensore raggiungesse di nuovo il piano terra.
"Dove stiamo andando?" gli chiese lei, ferma al suo fianco.
"Il preside ti vuole vedere, non ha detto altro." rispose il ragazzo, alzando le spalle con fare indifferente, distratto com'era da un altro pensiero. Cosa poteva importargliene in quel momento, quando lui stava lottando con sé stesso per esprimere ad alta voce ciò che avrebbe voluto dire già da parecchio a quella ragazza che gli stava accanto?
"Senti Yu..." cominciò ad un tratto, chinando lo sguardo per essere certo di non incontrare il suo. Quando si rese conto di quanto quel gesto potesse apparire codardo, posò immediatamente gli occhi in quelli dell'amica, mentre la sua espressione curiosa lo convinceva a continuare "vorrei solo che sapessi...che ci sarò sempre per te, se hai bisogno di una mano, potrai sempre contare su di me. E non importa quanto tu possa diventare forte, io continuerò a difenderti e a proteggerti dal mondo come...come fossi parte...come fossimo una famiglia. Te lo prometto."
Il "din" dell'ascensore lo salvò dal peso di quello sguardo confuso e poi commosso che la ragazza gli aveva riservato, mentre lui si affrettava ad entrare per sfuggire all'effetto che le sue parole avevano provocato. Yuna lo seguì un attimo dopo, scuotendo lievemente la testa, mentre lui schiacciava il tasto tre e inseriva la tessera che gli avrebbe permesso di raggiungere la presidenza. "Oh, Squall..." sussurrò lei, avvicinandosi di un passo al ragazzo che aveva di fronte "adesso un abbraccio non te lo risparmia proprio nessuno!" esclamò, gettandogli le braccia al collo un istante prima che le porte si chiudessero e prendendo lui completamente in contropiede, costringendolo a spostare indietro la gamba sinistra per non perdere l'equilibrio. Sulle prime, colto alla sprovvista, Squall rimase immobile, con le braccia lontane dai fianchi e le mani strette a pugno. Poi, pian piano, mentre l'ascensore saliva, il ragazzo si lasciò andare ad un timido sorriso e si decise a posare le mani sulla schiena di lei, affondando il viso tra i suoi capelli morbidi.
"Saremo come fratelli!" si disse, felice "Come una famiglia!"

***

Zell si stiracchiò stancamente, allungando le braccia in ogni direzione possibile. "Aaaargh, finalmente a casa!" esclamò, guardando con aria assorta il garden che si trovava finalmente davanti ai suoi occhi. Lo avevano rimesso a Balamb, come da principio, e veniva spostato solo per i controlli al motore e qualche riparazione di routine, affidato alle mani esperte della gente di Fisherman's Horizon. "Non vedo l'ora di arrivare in mensa, sto morendo di fame! Che dici, sarà rimasto qualche panino?" chiese poi, volgendo un momento lo sguardo alla ragazza che aveva accanto, mentre riprendevano a camminare.
"Sicuro, Zell! Lo sai che la signora della mensa te li mette sempre da parte, dalla storia di Artemisia!" Rinoa sorrideva, serena come sempre, al pensiero che presto avrebbe rivisto una certa persona. Era stata così felice quando Quistis le aveva detto che Squall era tornato, che quasi non riusciva a crederci! Gli avrebbe fatto una bella lavata di capo: andarsene così, senza neppure una telefonata...Ma, in fondo, Squall aveva fatto fin troppi progressi da quando si erano conosciuti e di sicuro gliel'avrebbe perdonata, a patto che lui le raccontasse cos'aveva fatto nel tempo che avevano passato lontani.
I due ragazzi sorrisero, assaporando l'aria indaffarata e familiare della hall, mentre si guardavano intorno con nostalgia.
"Guarda, Rin: c'è Squall!" Zell le urlò in un orecchio, tirandole un braccio per farla voltare e indicandole con entusiasmo l'ascensore. Rinoa sorrise, pensando di mettersi a correre per arrivare da lui prima che le porte si chiudessero, ma poi la scena le gelò il sangue nelle vene. Lui non era solo...era con...con...
Lontano, il sorriso angelico di Rinoa abbandonò il suo volto, nel vedere una ragazza stringersi alla persona che amava.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Vite separate ***


Capitolo 4 - Vite separate
Capitolo 4
Vite separate




Non era ancora l'alba quando Yuna riaprì gli occhi: la sveglia accanto al letto segnava le quattro del mattino. Al vederlo, la ragazza mugugnò qualcosa di incomprensibile, coprendosi la testa col cuscino per togliersi i numeri rossi dell'orologio da davanti gli occhi stanchi. Sospirando, ricordò che era stato un incubo a svegliarla: aveva sognato Lee, lo aveva visto perdere i sensi dopo l'attacco dei demoni che lo avevano colto di sorpresa e sigillato. Yuna continuava a vedere il suo volto, sentiva la sua voce che le chiedeva di combattere per lui, mentre i ricordi di tutto il tempo passato insieme tornavano a farsi vivi nella sua memoria.
Deglutendo, la ragazza chiuse un momento gli occhi, prima di alzarsi di scatto dal letto per evitare di continuare a pensare a lui. Si stiracchiò, tentando di far scrocchiare la spalla sinistra che le stava facendo male. Nella stanza accanto lanciò uno sguardo al telefono, solo per notare che la segreteria era tristemente vuota. Da quando aveva lasciato il garden, Squall non si faceva sentire spesso quanto lei avrebbe voluto e la lontananza che era costretta a sopportare a volte rischiava di farla impazzire. Si era trasferita a Midgar, sperando di trovare un lavoro nella ShinRa (che stava venendo in fretta ricostruita) nel tentativo di scoprire qualcosa sui demoni che cercava e che non aveva dimenticato. "Dove c'è puzza di guai, c'è la ShinRa di mezzo!" si era detta e aveva deciso che quello sarebbe stato il modo più semplice per riuscire nel suo intento. Grazie al breve ma intensivo addestramento che Squall le aveva fatto seguire, Yuna non aveva avuto problemi a farsi assumere come soldier e in un solo mese di lavoro aveva già scalato più gradini di quanti un comune soldato possa superare in un'intera carriera. Si era creata un nome e i suoi colleghi la rispettavano, nonostante la giovane età. Non aveva detto a nessuno del suo rapporto con Squall e, per la verità, non parlava molto di sé all'interno dell'azienda: ascoltava le conversazioni degli altri soldati e capitava spesso che si trattenesse a chiacchierare con loro, ma nessuno nell'intera Midgar poteva dire di sapere qualcosa di lei che non riguardasse il suo lavoro. Trascinatasi in bagno come uno zombie, la ragazza aprì l'acqua della doccia, attendendo di vedere il vapore appannare il vetro prima di decidersi ad entrare. Fu fuori dal bagno in una decina di minuti, con i capelli ancora bagnati e la divisa da soldier indosso. Tornò in camera e si sedette sul letto, infilando gli anfibi e stringendone saldamente i lacci. Rialzandosi tirò su le bretelle, mentre andava a prendere gli spallacci nell'armadio e si metteva anche quelli, voltandosi a fissare la spada che aveva abbandonato sotto la finestra: la lama della Death's Chaos, uno spadone a una mano e mezza dalla forma slanciata, brillava di un argento splendente, nettamente in contrasto col rosso vivo del resto dell'arma. L'elsa corvina era tappezzata di rune per facilitare ed amplificare la magia del suo padrone e le permetteva di sparire ed apparire a comando. Yuna la prese e alcuni di quei simboli si illuminarono per un attimo, mentre lei sussurrava: "Via." L'arma sparì, implodendo in una piccola nube di fumo rosso, lasciando solo l'elsa nelle mani diafane della ragazza, che se la infilò nel borsellino che teneva legato alla cintura, sul fianco destro. Si voltò verso la porta della stanza, incamminandosi verso il piccolo salotto, stendendo un braccio per richiamare le due pistole che giacevano sul comodino, che apparvero obbedienti nelle sue mani dopo appena un attimo. Ne sistemò una nella cinta stretta sulla gamba sinistra, infilando l'altra dietro la schiena, nei pantaloni. Si guardò intorno solo un momento, prendendo le chiavi e il cellulare dal tavolino all'ingresso, prima di uscire e di allontanarsi in fretta da casa sua. Il display della sveglia, intanto, segnava le quattro e mezza.

***

Yuna sospirò stancamente nel guardare l'ora sul suo cellulare, attendendo che l'ascensore arrivasse al piano. Le porte non si erano ancora aperte del tutto quando vi si infilò dentro e premette il pulsante T. Si concesse un momento di riposo, appoggiandosi contro la parete a specchio, prima di decidersi a sparire poco prima di raggiungere il piano terra. Si ritrovò sull'orlo di un fitto bosco e la sua espressione triste si rabbuiò ancora di più varcando la barriera che celava la grotta in cui stava entrando al mondo dei mortali. Le pareti del lungo corridoio erano rischiarate da piccoli globi bianchi sospesi per aria, sorretti da una magia millenaria. Non vi era traccia di umidità in quel luogo, ne vi aveva mai visto un ragno o un pipistrello o qualunque altro essere usava abitare in simili antri: lui ci teneva che non la si chiamasse "tana". Avanzò ancora, fino a raggiungere la fine del passaggio, che si apriva in una "stanza" dalla forma tondeggiante. Numerosi altri corridoi si stendevano davanti a lei, ma Yuna sapeva di non dover imboccare nessuna di quelle strade. Piuttosto, si avvicinò all'altare al centro della stanza e, posando per sbaglio lo sguardo su un piccolo rialzo lì davanti, le sembrò di rivederlo lì seduto, con in mano chissà quale libro, sorridendo nel notarla di fronte a lui. Distolse rapidamente lo sguardo, sapendo di non poter affrontare simili ricordi. Si appoggiò di peso all'altare e cominciò a spingerlo con tutte le sue forze, fin quando lo sentì muoversi sotto le sue a prima vista esili braccia. Si fermò solo quando fu certa che lo spazio che aveva creato nello spostarlo fosse sufficiente a farla entrare in quel passaggio sotterraneo che nessuno conosceva. Scese con calma per le scale, mentre l'altare tornava da solo al suo posto, chiudendo a poco a poco lo spiraglio di luce che filtrava dalla stanza superiore. Quando le scale terminarono, Yuna si ritrovò in una camera gemella, con la luce soffusa e il freddo pungente che entrava nelle ossa, per via dell'incantesimo che lei stessa aveva usato mille anni prima. Si avvicinò lentamente al ragazzo steso in terra, la cui bellezza era scolpita nello splendore del ghiaccio che lei aveva creato perché il tempo non lo scalfisse. Ogni volta che tornava là sotto e lo vedeva così, a Yuna pareva di vedere una scena del "Titanic", quando Leonardo Di Caprio sta congelando nelle gelide acque dell'Atlantico. No, lui era molto più bello, niente a che vedere col caro Jack. Sedendosi accanto a lui, la ragazza posò il mento sulle ginocchia strette al petto, cinte dalle sue braccia nude ora così fredde. Rimase a fissarlo a lungo, immobile e in silenzio, prima di riuscire a sussurrare, con le labbra che le tremavano lievemente: "Ciao...Lee..."

***

Alle sei del mattino, parecchio prima che il sole sorgesse, Yuna stava già percorrendo la scalinata che portava all'ingresso della ShinRa, salutando con un sorriso e un cenno della mano la receptionist del turno di notte che era intenta a limarsi le unghie. Alzò appena lo sguardo, commentando in direzione dell'altra ragazza: "Mattiniera come sempre, eh?"
"Come sempre."
Si avvicinò al bancone, posandovi sopra le braccia e lasciando cadere la testa su queste. "C'è qualcosa per me?"
La centralinista spostò lo sguardo sul computer, mentre abbandonava la limetta sulla scrivania. Scrisse velocemente qualcosa sulla tastiera e attese un momento prima di rispondere con un sorriso: "Il presidente ti vuole vedere, dice che è una questione delicata e che devi pensarci te..."
"Ok." Yuna annuì, spingendo contro il bancone per riallontanarsi. "A che ora?"
"Alle otto. Sei libera fino ad allora."
Sorridendo, il soldier si allontanò di qualche passo, voltando la testa verso l'altra ragazza mentre le diceva "Allora vado ad allenarmi. Sono al quarantanove, se serve."
Con la coda dell'occhio, Yuna la vide riprendere in mano la limetta, mentre annuiva lievemente. Passando oltre, non poté evitare di chiedersi se quella ragazza così semplice e tanto attenta all'aspetto fisico fosse comunque un soldato. Insomma, per lavorare in un'azienda del genere, come minimo dovresti avere un addestramento di base che ti consenta di difenderti, se necessario. O, almeno, questo era ciò che pensava lei. Una risposta certa, però, non sapeva proprio darsela.

***

Dopo quasi due ore ininterrotte di denso allenamento e una breve doccia per rinfrescarsi, Yuna salì con l'ascensore fino all'ultimo piano, raggiungendo l'ufficio del presidente. L'uomo grassoccio e con gli occhiali che aveva preso il posto di Rufus ShinRa non le piaceva affatto ed era convinta fosse solo un pagliaccio, per nulla in grado di amministrare una società del genere. In fondo, se la ShinRa era stata ricostruita tanto in fretta, tutti sapevano che era merito del consiglio di amministrazione che sperava di tornare presto a guadagnare con l'azienda e l'aveva perciò rimessa a nuovo in un attimo. Kaim Sharley (così si chiamava il maggior azionario del consiglio, autoproclamatosi presidente) era seduto dietro la sua grande scrivania, con il mento tra le mani e la cravatta scura allentata come sempre. Yuna perse un momento lo sguardo sull'enorme vetrata dietro di lui, prima di mostrargli il saluto militare e di avvicinarsi a un suo cenno. Pagliaccio o no che fosse, le aveva dato parecchie promozioni e, per questo, doveva ringraziarlo. Più arrivava in alto, maggiori probabilità aveva di finire immischiata nei loschi traffici che di certo la ShinRa continuava ad amministrare.
"Mi ha fatto chiamare, signore?" chiese la ragazza, immobile nella rigida posizione dell'attenti che aveva imparato da Squall.
"Sì, avrei un paio di cose da dirti." la voce profonda e gutturale dell'uomo riempì l'enorme stanza, quando lui parlò "Visti i recenti successi avuti nel recupero dei resti del reattore inabissatosi tre mesi fa, ho deciso di affidarti un incarico maggiore."
Maggiore della sua posizione? Cos'è, voleva farla vicepresidente?
"Sei stata una buona guida per la squadra che ti ho affiancato, sei rispettata ed hai un'ottima preparazione, nonostante la tua età...Di solito non assumiamo persone tanto giovani, ma nel tuo caso abbiamo ritenuto fosse il caso di fare un'eccezione. E adesso, guardati: promossa alla più alta carica disponibile nella tua categoria, comandante generale."
"Comandante?...Come Squall?"
"L'intero corpo dei soldier risponde ai tuoi ordini, ora. Congratulazioni soldato!"
Yuna ripeté il saluto militare, col braccio destro che formava un angolo retto e il pugno stretto davanti al cuore. Comandante...comandante...suonava proprio bene...ma sarebbe bastato per scoprire i segreti della ShinRa? Sarebbe stato sufficiente per ottenere informazioni su quegli esseri?
"Grazie, signore." formale come sempre quando si trovava davanti ai suoi superiori, la ragazza non mosse un muscolo fin quando Sharley ricominciò a parlare.
"Ho anche lasciato detto che c'era una questione delicata di cui vorrei ti occupassi di persona. Era necessario che fossi promossa, per occuparti degli affari interni dell'azienda."
Yuna fece del suo meglio per reprimere il sorriso soddisfatto e l'ondata di curiosità che quelle parole le avevano scatenato in corpo: promossa da due minuti e già stava per avere importanti rivelazioni sul conto della ShinRa, qualcosa di così grande e oscuro da costringere le alte cariche dell'azienda ad occuparsene di persona! Non riusciva a credere di avere tanta fortuna, all'improvviso! Quando il presidente riprese a parlare, Yuna non perse neppure una sillaba di ciò che gli uscì dalla bocca.

***

Cinque SeeD e una ragazza dai capelli corvini erano riuniti fuori dall'ufficio del preside, quella mattina. Kramer li aveva fatti chiamare di buon'ora e ora loro stavano aspettando che l'uomo finisse di parlare al telefono con un funzionario della ShinRa per essere ricevuti e conoscere il motivo per cui si trovavano lì. La scena era la stessa di sempre: Zell saltellava sul posto, tirando pugni a vuoto per ammazzare il tempo; Quistis era appoggiata contro un mobile di legno lucido, con la testa china e le braccia strette l'una nell'altra; al suo fianco, Rinoa se ne stava seduta lì sopra, fissando le gambe stese davanti a lei mentre si teneva stretta al bordo del mobile; Selphie era affacciata alla finestra e a volte si alzava sulle punte dei piedi per osservare meglio fuori dal garden; Irvine stava accanto a lei, seduto su una sedia foderata di velluto verde, con le gambe stese ed incrociate davanti a lui, le braccia dietro la testa e il cappello da cowboy calato sul viso. Squall, come sempre, stava rigido nella sua postura perfetta, senza incrociare lo sguardo di nessuno dei suoi amici mentre restava fermo a pensare. Dovettero attendere ancora una decina di minuti circa, prima che il preside li facesse entrare per spiegare loro la situazione.
"La fusione con la ShinRa è imminente." disse loro, diretto e senza giri di parole, passeggiando avanti e indietro per il suo ufficio con le dita intrecciate dietro la schiena. "Voglio che se ne occupino i miei migliori uomini, partirete domani con il treno delle sette, diretto a Dollet. Da lì ne prenderete uno per Timber, dove vi imbarcherete per il continente di Centra. Midgar è a poco meno di un'ora di distanza dal porto in cui sbarcherete, quindi dovreste riuscire ad essere lì nella prima mattinata di dopodomani."
I cinque SeeD batterono i tacchi a terra, portando la mano destra alla fronte nel saluto militare del garden. Rinoa, invece, rimase per un momento a fissare la scena, prima di decidersi a domandare: "Scusi ma perché ha chiamato anche me? Ha detto che voleva i suoi uomini migliori, ma io non sono un SeeD..."
Kramer si tolse gli occhiali e cominciò a pulirli con un candido fazzolettino che aveva estratto dalla tasca del panciotto, sorridendo nel rispondere alla ragazza: "Beh, squadra che vince non si cambia."
Perplessa, Rinoa rimase immobile, senza sapere come reagire, per poi ricambiare con un sorriso spontaneo quello dell'uomo che aveva davanti. Incredibile quanto la facessero sentire a casa nel garden...
"Arrivati alla ShinRa sarete accolti da un loro rappresentante che si occuperà per loro della faccenda. Qui ci sono le nostre richieste" il preside porse a Squall una busta gialla, che la prese senza fare una piega "non voglio assolutamente che il garden sia ceduto senza la certezza che rispetteranno i nostri principi e che non si immischieranno nella nostra amministrazione. Fa' in modo che sia ben chiaro, Squall!"
"Sissignore." rispose il ragazzo con voce inespressiva, annuendo una volta in direzione dell'uomo.
"Signore?" Irvine non poté trattenersi dall'esprimere ad alta voce il dubbio che aveva dal momento stesso in cui il preside aveva detto loro perché li aveva convocati "Non è un po' eccessivo spedire sei uomini per un incarico di rappresentanza?"
Cid cominciò a scuotere la testa, fissando il ragazzo mentre si rimetteva gli occhiali "Della ShinRa non ci si può mai fidare, ragazzi. Mai. Voglio che non lo dimentichiate, non abbassate la guardia mentre siete lì: non si può mai sapere cos'hanno in mente quelli che tirano le corde dell'organizzazione..."
Tutti annuirono, preoccupati per l'evidente agitazione di Kramer: come aveva detto Irvine, stava spedendo sei uomini per svolgere un semplice incarico di burocrazia e non dei soldati comuni, poi, ma le sue migliori risorse. Forse, non sarebbe stata poi una missione così semplice come loro avevano creduto...

***

C'era un non so che di piacevole nel far finire tra le "specie protette" i grat del centro d'addestramento. Perlomeno, il comandante Leonhart la pensava così. Anche quella volta le sue gambe lo avevano inconsciamente portato nel centro d'addestramento e la sua mano destra aveva iniziato a prudere improvvisamente quando aveva varcato la soglia di uno dei due portoni blindati del posto. Dopo solo mezz'ora che stava estinguendo la specie, Squall aveva capito perché aveva avuto bisogno di sterminare tutte quelle povere erbacce radioattive: mai l'avrebbe ammesso davanti a qualcuno, ma l'idea che il garden stesse cambiando lo spaventava a morte. Insomma, quella era casa sua da...neanche ricordava da quanto fosse lì, ma sapeva che non era colpa dei G.F..
"Se la ShinRa assorbe il garden, niente qui sarà più come prima."
Squall si rese conto solo allora di aver sbagliato luogo: di solito certi pensieri gli venivano nella sua stanza, prima di addormentarsi...
"Non sarà più casa mia questa..."  scosse la testa, sparando all'ennesimo povero grat che lo aveva attaccato. Ma insomma, dove erano gli archeosaurus quando aveva bisogno di loro? Si lasciò cadere a sedere su un masso, posando le mani sull'elsa della spada e abbandonandovi sopra la testa. I capelli caddero a coprirgli il viso stanco, mentre il ragazzo sospirava con rassegnazione: non importava cosa lui volesse, quelli erano gli ordini. Avrebbe contrattato la vendita del garden e di tutti i suoi studenti, tutti i suoi SeeD e i suoi insegnanti senza battere ciglio. Quello era ciò che era stato addestrato a fare: volente o no che fosse, avrebbe portato a termine la sua missione prima ancora di riuscire a dire Quidd...
"Si può sapere come diavolo mi è venuto in mente Harry Potter, ora?"
Squall scosse la testa, sorridendo lievemente mentre pensava che forse Yuna aveva ragione nel dire che stava cambiando: colpa della sua influenza...e di tutti i film che gli aveva fatto vedere in quegli anni, anche.

***

Con un cd infilato nello stereo e il volume pieno che riempiva la casa, Yuna stava seduta a gambe incrociate sul divano, sorseggiando a tratti il tè freddo posato accanto a lei mentre puliva la sua bella Death's Chaos. Era felice quella sera, felice come non lo era da tempo, certa che sarebbe riuscita a rimettere le cose a posto, ora che era forte abbastanza da non dover temere nulla. La voce lievemente in ritardo di Yuna faceva eco a quella dello stereo, col sorriso che le illuminava il volto mentre tentava di sovrastare il volume della musica.
Le cose sarebbero tornate com'erano una volta, in un modo o nell'altro. Lo aveva promesso a sé stessa e ci sarebbe riuscita. Ci sarebbe riuscita senz'altro.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Attacco combinato ***


Capitolo 5 - Attacco combinato

Capitolo 5

Attacco combinato



Come previsto, Squall e compagni arrivarono nel continente di Centra alle sette del mattino e affittarono una macchina nell'insignificante porticciolo in cui si trovavano per essere a Midgar per le otto. Selphie e Irvine continuavano a cantare come stessero andando a fare una scampagnata da quando erano saliti in macchina mentre Zell, seduto sul sedile del passeggero, continuava a dire a Squall cose che lui non stava neanche a sentire riguardo una ragazza che lavorava in biblioteca. Lui era troppo impegnato a pensare a Rinoa che, stranamente silenziosa, aveva lo sguardo fisso fuori dal finestrino. A volte la sbirciava dallo specchietto retrovisore, sperando di non essere notato, ma la ragazza neppure se ne accorgeva. Quistis stava in silenzio accanto a lei, stretta tra lei ed Irvine, ma per lei quella era la norma. Rinoa, invece, era sempre così allegra e vitale che vederla tanto calma era...strano. Era così da quando era tornata e Squall aveva pensato che fosse perché se ne era andato all'improvviso, senza uno straccio di messaggio che la potesse rassicurare. Ma ora, dopo tutto quel tempo, il ragazzo non poteva credere che non ci fosse altro dietro al suo comportamento: in fondo, Rinoa era incapace di portare rancore perché scordava in fretta i torti subiti. Doveva essere successo qualcosa, non c'era dubbio. Ma cosa poteva essere?

Sospirando, Squall guardò un'ultima volta nello specchietto, prima di tornare a concentrarsi sulla strada.

***

Seduto sulla sua moto nera, un ragazzo dai tratti delicati aveva appena finito di ascoltare i messaggi nella segreteria del suo cellulare e con uno scatto deciso aveva chiuso lo sportellino, per poi infilarselo in una tasca dei pantaloni neri, coprendosi gli occhi cerulei con gli occhiali scuri. Si guardò intorno solo un attimo per accertarsi che non ci fossero mostri nei paraggi, prima di accendere il motore con un gesto deciso e di partire immediatamente, sfrecciando attraverso la vallata rossastra che circondava Midgar. Aveva avuto delle consegne da fare, ora che lavorava come corriere, ma adesso stava tornando in città per andare a prendere Marlene e stare un po' insieme, come promesso. Quella bambina riusciva sempre a strappargliene una, quando davvero voleva...
Parcheggiò dietro il locale di Tifa e Marlene gli andò subito incontro quando lo vide, stringendo le braccia attorno alla sua vita e abbandonando la testa sul suo maglioncino morbido.
"Sei venuto, Cloud!" esclamò, felice, mentre la ragazza dietro al bancone sorrideva al nuovo arrivato. "Mi hai fatto aspettare parecchio, sai?" continuò la bambina, alzando gli occhi ad incontrare lo sguardo del silenzioso ragazzo.
"Marlene..." Tifa scosse la testa, sussurrando il nome della bambina con un tono di vago rimprovero, mentre riprendeva a pulire il bancone con più attenzione, distogliendo lo sguardo dai due.
"Allora, andiamo?" chiese la piccola con enfasi, ignorando completamente la ragazza mentre alzava speranzosa le sopracciglia, in attesa di una risposta.
Cloud attese di incrociare lo sguardo di Tifa e le sorrise debolmente, prendendo per mano la bambina che gli si affiancava felice mentre lui annuiva nella sua direzione. Uscirono insieme dal locale, incamminandosi per le strade affollate e caotiche di Midgar. Passeggiavano tranquillamente, mano nella mano, nonostante la maggior parte delle persone guardasse lui con timore e la piccola con aria preoccupata, visto che si accompagnava a un tipo che girava con una spada enorme sulla schiena. Marlene non notava nulla di tutto ciò e Cloud...beh, lui non ci aveva mai fatto caso, a dire la verità: era più che normale, per lui, avere almeno un'arma con sé quando usciva di casa, perciò non si era mai posto il dubbio del perché di quelle occhiate.
"C'è un posto in particolare dove vuoi andare?" domandò a un tratto il ragazzo, agitando lievemente i capelli biondi e ben pettinati nel voltare lo sguardo verso il basso.
La bambina sembrò rifletterci parecchio, dondolando la mano nella sua, prima di rispondere con un sorriso: "No, passeggiamo. Voglio stare un po' con te."
Cloud si sorprese come sempre della franchezza e dell'ingenuità di lei, restando per un momento immobile a fissarla, per poi distogliere lo sguardo e annuire una sola volta. Distratto dalla conversazione che stava avendo con lei, Cloud non notò di essere sulla strada di qualcuno e finì con l'urtare un ragazzo sulla ventina, che si scusò con lui come se la colpa fosse sua, superandolo poi come niente fosse. Senza smettere di camminare, Cloud si voltò indietro a cercarlo tra la folla, attirato da qualcosa che aveva colto in lui: gli era parsa una faccia conosciuta e non gli capitava molto spesso di avere una sensazione del genere. Lo vide allontanarsi con passo deciso, coi capelli chiari che ondeggiavano al vento e la pelle abbronzata che splendeva alla luce del sole. Decisamente, c'era qualcosa di familiare in quella figura...
Lanciò uno sguardo a Marlene, che continuava a fissarlo sorridendo, e tornò a fissare la strada davanti a lui, osservando con totale disinteresse gli imponenti edifici che si ergevano oltre la strada.

***

Sulla via del ritorno, mentre erano vicini al locale, i due udirono delle urla che provenivano da poco più avanti e la gente che correva in ogni direzione. Alcuni secondi dopo, Cloud poté notare che il panico era causato da alcuni grendel che scorrazzavano tranquillamente per le strade della città, attaccando chiunque capitasse loro a tiro. Il ragazzo lasciò la mano alla bambina al suo fianco, guardandola per un istante mentre afferrava la spada da dietro la schiena.
"Marlene, torna al bar."
La bambina annuì alle sue parole, pronta già a scattare verso casa, quando lui la fermò. "Sta' attenta." le disse, restando a fissarla per un po' mentre si allontanava per essere certo che nessun mostro tentasse di attaccarla, per poi concentrarsi solo sulle bestie che aveva davanti. Non erano avversari degni di nota per uno come lui e bastò un colpo per uno per abbatterli, ma fu difficile scovarli tutti perché quelli continuavano a scappare e il mare di folla che fuggiva gridando spaventata non lo aiutava certo a capirci qualcosa.
"Serve una mano?" la voce di Tifa lo fece voltare a cercarla, notando che si stava infilando i guanti di pelle nera mentre gli sorrideva con aria amichevole. Insieme, ripresero a dare la caccia ai mostri, notando che erano molti di più di quanti ne potessero essere giunti per caso attraverso i cancelli della città.
"Ma quanti sono?" domandò la ragazza, guardandosi intorno con sorpresa quando, una decina di minuti dopo, si accorse che non accennavano a diminuire. "Non finiscono mai!"
"Sta succedendo qualcosa..."  Cloud strinse i denti, affondando la spada nello stomaco dell'ennesimo mostro, cercando una risposta alla domanda di Tifa. In un momento di riposo, il ragazzo si guardò intorno, cercando di capire da dove provenissero, quando un pensiero lo folgorò di colpo. "La ShinRa!"  Alzò lo sguardo verso l'imponente costruzione, fissando con ira il colosso che era sempre stato la fonte dei suoi guai, e si mise a correre in quella direzione, gridando a Tifa di seguirlo.

***

Squall parcheggiò a un isolato di distanza dall'azienda, mentre Zell inveiva contro i soldati che avevano sbarrato il passaggio nel battersi contro dei mostri che aveva visto solo poche volte, ma che ricordava bene come tutti gli altri incontrati in vita sua.
"Tante storie per dei miseri cani!" gridò, scendendo dalla macchina e stringendo il pugno destro davanti al viso con determinazione. Squall girò intorno alla macchina, andando a recuperare le loro armi dal portabagagli e distribuendole ai loro legittimi proprietari, prima di prendere la Lionheart e di richiudere lo sportello con una spinta distratta, mentre già si allontanava per sparare con più facilità ad un mostro che minacciava una bambina, staccatasi dalla mano della madre per andare a recuperare il peluche che aveva perduto nella corsa. Il ragazzo scosse la testa, mentre Rinoa si avvicinava alla bimba per rassicurarla. D'altra parte, l'espressione che Squall aveva sul viso in quel momento spaventava anche lei, certe volte...
"Andiamo." disse lui dopo un attimo, freddo, mentre staccava gli occhi dall'imponente palazzo che stava fissando per vedere i suoi amici annuirgli con convinzione. Correndo, si aprirono la strada fino alla ShinRa, sorpresi nel non venire fermati da qualcuno prima di entrare. Nell'ampio ingresso, tutto sembrava normale, non fosse stato per il frenetismo con cui i soldier si riversavano in strada a dar man forte a quelli che già stavano combattendo. Una ragazza alla reception si stava sistemando i capelli biondi, controllando il suo riflesso nello specchio che sicuramente teneva sotto al bancone. Quando li vide avvicinarsi, la ragazza alzò lo sguardo sui SeeD, sorridendo cordialmente mentre chiedeva: "Posso esservi utile?"
Squall avanzò fin davanti al bancone, mentre gli altri restavano indietro per scrutare il palazzo o semplicemente per lasciare spazio al capo.
"Sono Squall Leonhart, comandante del garden di Balamb e questa" indicò alle sue spalle con un gesto della mano, notando che la ragazza guardava gli altri con aria interrogativa "è la mia squadra."
La centralinista annuì, battendo qualcosa sulla tastiera mentre Squall continuava a parlare, probabilmente a vuoto.
"Siamo qui per incontrare chi si occuperà con noi della fusione."
"Sì" disse lei, lanciando al SeeD una rapida occhiata "temo ci sarà da attendere, però: al momento il nostro incaricato si sta occupando dei mostri, fuori, insieme ai suoi uomini."
Squall annuì un istante, prima di domandarle se sapesse qualcosa riguardo ai mostri in città.
"Mi dispiace" rispose la ragazza, facendo svolazzare a destra e a sinistra i capelli chiari nello scuotere la testa "ne sappiamo quanto voi, purtroppo. Pare che i mostri siano apparsi all'improvviso all'interno della città e che non siano perciò entrati da fuori. Come sia successo, però, al momento è un mistero anche per noi..." sorrise e Squall capì che non aveva più nulla da dirgli. Si chiese se non avesse solo eseguito un ordine impartitole per non divulgare informazioni preziose o se davvero anche la ShinRa fosse all'oscuro di tutto, anche se la cosa gli sembrava abbastanza improbabile.
"Potete attendere al cinquantasettesimo piano, se volete..." suggerì la sorridente impiegata, sorpresa poi dallo squillo del telefono accanto a lei. Attese qualche secondo prima di alzare la cornetta. "...Mi scusi...." disse al ragazzo davanti a lei, coprendo il microfono con una mano, per poi rivolgersi a chi aveva chiamato. "ShinRa Corporation, sono Heather, in che cosa posso esserle utile?"
Squall tornò ad avvicinarsi ai suoi amici, notando che Selphie era particolarmente perplessa.
"Ehi Sel, che hai?" chiese Rinoa, notando come lui l'espressione accigliata dell'amica.
"Niente" disse lei, rilassandosi mentre scuoteva il capo "è che credevo che nelle grandi società le centraliniste avessero la cuffia, non il telefono....Sai quelle cuffiette carine con il microfono e l'auricolare su un solo orecchio?" Selphie esibì ampi gesti nello spiegare il motivo del suo turbamento, lasciando tutti a bocca aperta, prima di ricordarsi che per lei era normale avere certi pensieri.
La receptionist riprese a parlare e Squall tese un orecchio per captare eventuali informazioni utili. Niente, solo la solita telefonata del solito tipo preoccupato per i mostri...
Dopo aver riattaccato l'apparecchio con un sospiro, la centralinista tornò a guardare i SeeD, scusandosi con loro dell'attesa e tornando a rivolgersi a Squall. Stava per dire qualcosa, quando l'ingresso di un consistente gruppo di soldier la interruppe, per farle dire invece, rivolta a chissà chi in mezzo a tutte quelle divise: "Ah, comandante, ci sono i SeeD da Balamb per lei."
Una figura esile rimase a fissare la ragazza, dando le spalle al gruppo di amici che la fissava con aria perplessa, specialmente Squall.
"Oh, Heather, ti prego: mi hai dato del tu fino all'altro ieri! Non cambiamo le cose, ok?"
"Certo, signore."
Il soldier portò una mano alla testa, scuotendo il capo in un gesto familiare.
"Allora, dove hai detto che sono questi SeeD?"
Heather alzò la testa, indicando i sei ragazzi con un gesto "Dietro di te."
La ragazza si voltò lentamente, con l'espressione confusa che mutava immediatamente in sorpresa mista a pura gioia.
"Squall!" gridò, correndo ad abbracciare l'amico. Come al solito, l'entusiasmo e lo slancio di lei lo costrinsero a portare indietro una gamba per non perdere l'equilibrio e finire a terra entrambi. Squall sapeva che i suoi amici lo stavano fissando con espressione confusa e sorpresa e poteva anche vedere quella interessata della centralinista, che non staccava loro gli occhi di dosso neppure al suo sguardo truce.
"Ehi" fece Squall dopo un po', capendo che lei non si sarebbe staccata tanto presto "cos'è questa storia del comandante?"
Delusa per non essere stata ricambiata nella stretta, Yuna lo lasciò andare, mostrandogli i suoi occhi chiari e un piccolo broncio da bambina, prima di rispondergli con un repentino cambio d'umore "Ho fatto carriera in fretta, non te l'ho detto?" con la punta dell'indice, la ragazza gli sfiorò il naso, per poi intrecciare le dita dietro la schiena, sorridendo con aria felice mentre lui scuoteva la testa "Oh, beh: me ne sarò dimenticata..."
Squall sospirò, mentre un colpo di tosse da parte di Irvine gli ricordò la presenza dei suoi amici, che aveva momentaneamente scordato. Si voltò verso di loro con l'intenzione di presentargliela, ma si rese conto che era molto più difficile di quanto pensasse.
"Ciao, sono Yuna." disse lei semplicemente, risparmiando l'arduo compito a uno Squall sulle spine come poche altre volte. Quanto avrebbe voluto fare una foto alla sua faccia, in quel momento! "Mi occupo io dell'acquisizione del garden. Quindi, Kramer ha mandato voi a mediare: i suoi migliori uomini...deve tenere molto a questa storia..." la ragazza si divertì a fare la finta tonta e Squall ringraziò che ci riuscisse così bene, perché gli altri non sembravano averlo notato. Rinoa, però, la guardava in modo strano...
"Se volete seguirmi, ci occupiamo di questa storia." Yuna si incamminò verso gli ascensori, portandosi dietro i SeeD e Rinoa, mentre teneva Squall teneramente a braccetto, schiacciando il tasto per chiamare l'ascensore.
"Sono nella sala grande al cinquantasette, se hai novità." disse mentre le porte si aprivano, rivolta alla centralinista che annuì in risposta. Trascinò dentro il ragazzo e attese che gli altri la seguissero prima di schiacciare il suddetto numero nella lunga lista di tasti. L'ascensore iniziò a salire e per un momento tutti rimasero in silenzio, senza sapere cosa dire. Tutti rimasero assolutamente scioccati nel vederla poggiare il capo contro il braccio di Squall, senza accennare minimamente a lasciarlo andare. Poi, dopo un po' che salivano, Quistis tentò di presentare i compagni, ma lei la interruppe dicendo che sapeva già chi erano. All'occhiata torva di Squall, però, si costrinse ad aggiungere: "La vostra fama vi precede, è difficile non ricordare i vostri volti ultimamente..."
"Ehi" Yuna concentrò tutta la sua attenzione su Squall, fissandolo dal basso nei suoi occhi di ghiaccio "tu sai qualcosa dei mostri?"
Lei scosse la testa, chinando lo sguardo per un attimo. Mollò la presa sulla sua giacca, grattandosi la testa con imbarazzo "Sono apparsi dal nulla e nel nulla sono spariti, dopo un po' che li combattevamo. Sembrava quasi che qualcuno li avesse...evocati. Farò rapporto appena possibile, ma adesso mi devo occupare di voi. Maledetta burocrazia, è sempre così seccante..."
Squall sorrise, lasciando letteralmente di sasso i suoi amici.
"Sai, non mi aspettavo venissi di persona..."
"Beh, io non mi aspettavo che fossi tu il mediatore."
Sorridendo, Yuna varcò le porte dell'ascensore, che intanto era appena arrivato al piano, e disse a tutti di seguirla, conducendoli in una grande stanza con una parete completamente vetrata che affacciava sulla strada e un lungo tavolo rettangolare, circondato da comode sedie girevoli, dove evidentemente si tenevano le trattative. Un telefono era appoggiato sul tavolo, vicino a dove si era seduta la ragazza, che aveva fatto capire con un gesto agli altri di sedersi.
Un attimo dopo, la ragazza schiacciò il numero sei sull'apparecchio e rimase un momento in silenzio, prima di dire un'unica frase: "Joe, ho bisogno di te al cinquantasette, nella sala conferenze." Riattaccò la cornetta senza attendere risposta e un attimo dopo la porta si aprì, lasciando entrare un ragazzo vestito in modo elegante, che avanzava con passo deciso verso di lei.
"Mi chiamo Joe Gordon, sono il responsabile dell'ufficio che si occupa dei rapporti con l'esterno." il ragazzo porse la mano a tutti, prima di sedersi accanto alla collega.
Prendendo in mano i fogli che l'altro aveva appena portato, Yuna aprì la bocca per parlare ma si bloccò immediatamente quando il telefono al suo fianco prese a squillare.
"Yuna" disse, rispondendo dopo un attimo. Rimase in silenzio per qualche momento, prima di strillare con aria agitata: "Che cosa? Ok, io vado, ma mandami su una squadra di supporto: non sappiamo con chi abbiamo a che fare..." attaccò dopo un momento, sbattendo la cornetta sul telefono nella fretta di scattare in piedi a denti stretti. "Scusate, abbiamo problemi ai piani alti..."
Squall annuì, alzandosi in piedi anche lui "Serve aiuto?"
Lei ci pensò su un attimo, annuendo poi con decisione. "Grazie"
Squall fece un cenno agli altri SeeD, facendo loro capire di seguirlo mentre usciva di corsa con la ragazza.

***

Quando i sette ragazzi arrivarono nell'ufficio del presidente, Yuna bussò con enfasi, chiamando a gran voce l'uomo all'interno. Non ricevendo risposta tentò di aprire la porta, ma la maniglia era bloccata.
"Maledizione!" gridò, allontanandosi di qualche passo mentre con la mano destra prendeva la pistola che teneva infilata nei pantaloni, dietro la schiena. "Fate attenzione." disse ai SeeD, che si scansarono immediatamente quando la videro puntare l'arma davanti a lei e sparare tre colpi consecutivi all'altezza della maniglia. Si riavvicinò di corsa, sfondando con un calcio la già martoriata porta, che si aprì di scatto sull'ufficio del presidente. Yuna teneva la pistola con entrambe le mani, osservando con attenzione la stanza davanti a lei. Entrò con passo lento, stringendo più forte l'arma tra le sue mani, mentre sentiva Squall alle sue spalle sguainare la Lionheart. Tutto sembrava in ordine, ma nella stanza non c'era nessuno. Guardando in terra, la ragazza si accorse che una scia di sangue sporcava il pavimento dietro la scrivania. La poltrona in pelle nera girevole su cui il presidente sedeva sempre era voltata verso la vetrata, dando le spalle ai nuovi arrivati. Yuna abbassò l'arma, già scattando verso la scrivania, quando la poltrona fu voltata verso di lei, rivelando una figura nerovestita seduta comodamente sopra di essa, stringendo i braccioli sotto le mani guantate di un nero usurato. L'uomo, col volto coperto da un cappuccio calato fin sopra gli occhi, mise le gambe sulla scrivania ordinata, accavallandole una sull'altra. Squall si affiancò all'amica, alzando il gunblade verso lo sconosciuto, mentre lei si limitava a fissarlo con sguardo vuoto. Quello si spinse via dal banco, per poi alzarsi in piedi nella sua alta statura. Probabilmente avrebbe potuto guardare Squall negli occhi, se fossero stati faccia a faccia.
"Così, ci si rivede finalmente..." disse la figura in nero, incrociando le braccia e posando la sua attenzione su Yuna, fino a quel momento immobile coi pugni stretti a fissare il sangue sul pavimento. Rialzando lo sguardo su di lui con espressione confusa, la ragazza lo vide sparire, senza riuscire a ricordare di aver mai sentito quella voce. Impiegò un momento per riprendersi dallo stupore iniziale, prima di correre dietro la scrivania, bloccandosi con lo sguardo fisso in terra quando si rese conto di ciò che era successo. I rinforzi arrivarono in quel momento, trovando la ragazza inginocchiata in terra, che con voce tremante dava loro l'ordine di dare l'allarme. "Chiamate un medico, presto!" gridò, mentre vedeva i soldier correre via uno ad uno dopo le sue parole. Yuna tornò a fissare l'uomo a cui teneva sollevata la testa con gli occhi che bruciavano per la rabbia. Quistis le si avvicinò e rimase ad osservare per un momento la pozza di sangue in cui giaceva immobile Kaim Sharley, l'ultimo presidente della ShinRa, a capo dell'azienda da soli due mesi.
"Non si può più fare nulla." disse rivolta ai suoi amici, mentre scuoteva la testa con rassegnazione. "È morto."
Yuna si rialzò, continuando a tenere il capo chino. I pugni stretti, il volto teso: Squall sapeva che la ragazza non voleva mostrare gli occhi lucidi che sicuramente aveva. Lei non era abituata a simili spettacoli...
Dopo essersi ripresa, la ragazza continuò ad impartire ordini ai suoi uomini come se non avesse mai fatto altro in tutta una vita, perfettamente padrona della procedura da seguire in certi casi. Passò un'ora così, un'ora in cui i SeeD rimasero seduti fuori dall'ufficio del presidente a fissare il continuo via vai degli impiegati della ShinRa e di Yuna in particolare, che continuava a sparire nell'ufficio e ad uscire dopo qualche minuto, spiegando a tutti cosa fare e dove andare. Squall si sorprese per la fermezza e il sangue freddo con cui lei gestiva la situazione, ritrovandosi a pensare quanto fosse cresciuta da quando si erano conosciuti, quanto fosse diventata forte...
"Vi dispiace se rimandiamo a domani questa faccenda della fusione? Ora non mi sembra proprio il caso e tutti sono impegnati in qualcosa..."
Squall rialzò d'improvviso lo sguardo su Yuna, quando la sentì parlare a pochi passi da lui.
"Naturalmente avrete a disposizione delle stanze per stanotte, qui nel dormitorio."
I ragazzi rivolsero lo sguardo al comandante, aspettando di conoscere il suo responso. Squall annuì, alzandosi in piedi. "Bisognerà avvisare il preside, però. C'è un posto tranquillo dove poter telefonare?"
"Vieni, ti faccio vedere." Yuna fece un gesto con la mano, facendo capire all'altro di seguirla e insieme si allontanarono da tutto quel trambusto, sparendo poi nell'ascensore.
"Ehi, Rin" rimasti soli, Zell ne approfittò immediatamente per chiamare con una leggera gomitata l'amica al suo fianco, avvicinandosi a lei come per dirle un segreto "ma questa Yuna che lavora alla ShinRa...non ti sembrava quella ragazza?"
Rinoa chiuse le mani a pugno sulle gambe, chinando lo sguardo senza dire una parola.
"Quale ragazza?" s'intromise Selphie lì vicino, sporgendosi un po' in avanti per vedere meglio Zell.
"Quella che hanno beccato con Squall quando sono tornati al garden, Sel!" le spiegò Irvine, scuotendo la testa con rassegnazione mentre teneva una mano sulla fronte.
"Ah, quella ragazza..."
"Non lo so, non l'ho notato." Quando Rinoa rispose, tutti si accorsero del suo disagio. Dopo un po' che se ne stavano in silenzio, tutti attenti a non incontrare gli sguardi degli altri, Zell batté un pugno sul palmo dell'altra mano, attirando all'improvviso l'attenzione dei suoi amici.
"Ho trovato!" esclamò, sorridendo. "Mi è venuta un'idea!"
"Perfetto, siamo rovinati!" il commento di Irvine fu subito stroncato dalle occhiate torve di Selphie e di Quistis, che lo costrinsero ad affondare più in basso sulla panchina su cui stavano stretti i cinque ragazzi, calcandosi il cappello sulla testa in un istintivo tentativo di nascondersi ai loro sguardi inceneritori.
"Parla, Zell." gli disse Quistis, quando capì che Irvine non avrebbe più aperto bocca e dato fiato.
Annuendo, il ragazzo spalancò le braccia, costringendo tutti ad abbassarsi o appiattirsi contro lo schienale per evitare di essere colpiti. "Tutto ciò che dobbiamo fare è tenerli d'occhio, così potremo capire che rapporto c'è tra quei due!"
"Secondo me avete frainteso tutto..." sussurrò la bionda ragazza, sistemandosi meglio gli occhiali fini davanti agli occhi. "Squall non è così scemo da correre dietro alla prima che passa." Le occhiate di tutti si spostarono istintivamente su Irvine, a quelle parole "Non farebbe mai nulla per ferirti, Rin."
"Giusto, sicuramente abbiamo capito male. In fondo, si stavano solo abbracciando, no?" aggiunse Selphie col suo solito entusiasmo, quando finalmente riuscì a staccare lo sguardo dal cowboy al suo fianco.
"Beh, trattandosi di Squall, anche un abbraccio è incriminante..."
"Cos'è, tutto d'un tratto sei diventato l'uccello del malaugurio, tu?" sbottò l'allegra ragazzina, incrociando le braccia sul petto con fare stizzito.
Irvine alzò le mani in sua difesa quando per l'ennesima volta i suoi amici lo fulminarono con lo sguardo.
L'ascensore si aprì di nuovo e Yuna rispuntò nella stanza, sorridendo per un momento ai cinque ragazzi che la stavano fissando. Loro ricambiarono con imbarazzo, come colti con le mani nel sacco. Attesero che sparisse di nuovo nell'ufficio del presidente, prima di riprendere a parlare, stavolta con tono più basso.
"Quindi, voi dite che non mi devo preoccupare?" domandò Rinoa, incerta, tornando ad allentare le mani ancora strette a pugno.
"Sicuro!" fu l'unanime risposta delle due ragazze.
"Ma l'avete vista? Avete visto come si è stretta a lui, con quanta naturalezza l'ha fatto nonostante la nostra presenza?"
"Proprio per questo non può esserci nulla tra di loro." il tono di Irvine sembrava quello di chi spiega ad un bambino qualcosa di elementare. Sorpreso e rassegnato ai loro sguardi interrogativi, il ragazzo chinò la testa, battendosi una mano sulla fronte. "Ma devo proprio spiegarvi tutto?"
Nessuno rispose, attendendo la spiegazione del cecchino.
"Se davvero ci fosse qualcosa tra di loro, in pubblico sarebbero impacciati e non si sfiorerebbero nemmeno per paura di destare sospetti. Invece, proprio perché sono così naturali insieme, non c'è alcun motivo di preoccuparsi. Chiaro il concetto?"
"Beh, su questo ha ragione..." sussurrò Zell, indicando con il pollice l'amico alle sue spalle.
"E se proprio vuoi esserne certa, allora ci penseremo noi ad indagare!" l'entusiasmo di Selphie e il sostegno di tutti i suoi amici riuscì a rianimare Rinoa, che sorrise di cuore a tutte le loro premure.
"Grazie ragazzi!" un abbraccio generale strinse i cinque ragazzi, tutti sorridenti nonostante il momento non fosse dei migliori. "Siete gli amici migliori che si possano desiderare!"

***

Quando arrivarono ai piedi del colosso ShinRa, Cloud e Tifa furono immediatamente fermati da dei soldier all'ingresso. La ragazza provò a domandare cosa fosse successo, ma la risposta fu solo che non potevano rilasciare nessuna informazione. Cloud notò l'agitazione nelle loro voci, nei loro movimenti e disse a Tifa di lasciar stare, avviandosi subito verso il bar.
"Che c'è?" le chiese lei, affiancandolo dopo un attimo.
Cloud scosse la testa, restando in silenzio. "Non sono solo i mostri il problema. Ci deve essere dell'altro, di sicuro...ma cosa?"
Senza riuscire a rispondersi, l'ex membro dell'Avalanche continuò a camminare senza dire una parola e senza mai incrociare lo sguardo di nessuno lungo la strada.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Una nuova minaccia ***


Capitolo 6 - Una nuova minaccia

Capitolo 6
Una nuova minaccia





"...E non è ancora stata stabilita la causa dell''improvvisa comparsa di mostri al centro di Midgar."
La voce della reporter del telegiornale del mattino le arrivava alle orecchie nonostante il chiacchiericcio diffuso nel bar. Concentrata unicamente sulla tazza fumante di caffè che stringeva tra le mani, Yuna cercava di ignorarla, conoscendo già la maggior parte delle notizie che stavano trasmettendo.
"La ShinRa non si esprime al riguardo, come non si esprime sul decesso del presidente Kaim Sharley, ancora avvolto nel mistero. Alle domande dei giornalisti, gli addetti all'ufficio stampa hanno risposto solo con un semplice 'no comment', spiegando che non erano autorizzati a rilasciare informazioni di alcun genere riguardo gli avvenimenti di questa movimentata mattinata."
La ragazza affondò lo sguardo nel caffè, bevendone solo un piccolo sorso per via del calore ancora eccessivo. Certo che 'non erano autorizzati a rilasciare informazioni': era un suo ordine...
Sospirando, Yuna non notò i ragazzi che l'avevano affiancata fin quando uno non le rivolse la parola.
"Ehi!" le disse, facendole alzare lo sguardo nella sua direzione. Quattro volti conosciuti le stavano davanti, chi sorridendo, chi sventolando una mano in segno di saluto. "Che coincidenza rivederci qua...Possiamo sederci?"
Sorpresa, Yuna attese un momento prima di annuire con calma. Irvine si sedette accanto a lei senza troppi complimenti, posando subito un braccio sulla spalliera della panca imbottita su cui stava la ragazza.
"Ahia! Ahia!"
Selphie lo fece subito rialzare, tirandolo su per un orecchio, incurante degli sguardi degli altri clienti su di loro. "Smettila di fare lo scemo!" gli disse lasciandolo, mentre portava con decisione i pugni sui fianchi. Il cecchino si massaggiò l'orecchio dolorante con aria innocente, scrollando le spalle con un lieve sorriso. "Ops..."
Quistis stava ancora scuotendo la testa quando si sedette vicino al soldier, mentre Zell aveva già in mano il menu per la colazione. Gli altri due li imitarono dopo un istante, spingendo Zell nell'angolo sotto la finestra.
"Così...tu e Squall vi conoscete bene, eh?" chiese subito Irvine, incrociando le braccia sul tavolo e protendendosi verso la diretta interessata.
Yuna sorrise, scuotendo le spalle mentre sorseggiava nuovamente il caffè. "Per quanto si possa conoscere uno come lui...A proposito, sapete dov'è?"
"Con Rinoa." rispose Selphie, rubando il menu dalle mani di Zell per osservarne attentamente il contenuto. "Dovrebbero essere qui a momenti, comunque."
"O magari prima..." Irvine sventolò un braccio per farsi vedere dalla coppia appena entrata nel bar e le due ragazze che gli stavano davanti si voltarono a cercarli.
"Ciao!" esclamò Rinoa, raggiante, mentre si sedeva vicino al ragazzo coi capelli lunghi, seguita un attimo dopo da Squall.
Un coro di saluti le rispose. Approfittando del momento di distrazione, Zell riprese il menu dalle mani dell'amica, che gli lanciò un'occhiata gelida.
"Visto chi abbiamo trovato che faceva colazione qui?" domandò il ragazzo con fare indifferente, fingendo di non aver visto lo sguardo assassino che gli era stato rivolto.
Yuna scrollò le spalle, alzandosi in piedi. "
Purtroppo per poco, devo tornare a lavoro. Chiedete di me stasera per le vostre stanze. Buona giornata." Sorrise, nonostante tutti la fissassero con aria curiosa. Squall, invece, sembrava perplesso e aveva di nuovo l'espressione che le riservava quando sapeva che qualcosa non andava. Ma non importava: in due minuti scarsi sarebbe stata fuori dal locale e si sarebbe lasciata dietro tutte le domande del ragazzo. Andò alla cassa e pagò in fretta il conto, per poi uscire con passo spedito e falsamente tranquillo dal locale.

***

La camminata veloce e rigida di Yuna tradiva la sua incertezza, anche se né lei, né tanto meno Squall sapevano a cosa questa fosse dovuta.
"Ehi!" la voce del SeeD le arrivò dalle spalle, facendola fermare per voltarsi a guardarlo mentre lui le si avvicinava con calma. "Va tutto bene?"
La ragazza chinò lo sguardo, prendendosi un po' prima di rispondere con tono freddo e distaccato, sferzando l'aria con un gesto della mano. "Senti, non voglio crearti problemi, ok? Torno alla ShinRa, oggi c'è parecchio da fare."
Senza attendere la sua reazione, lei si voltò e si allontanò in fretta, ignorando completamente il tentativo di lui di fermarla. "Yuna, aspetta!"

***

Nonostante avesse davvero parecchio lavoro da svolgere alla ShinRa quel giorno, Yuna non se la sentiva di andarci davvero. Non subito, se non altro. Si diresse perciò fuori città, verso le immense pianure incolte che circondavano Midgar, premendo il tasto verde sul tastierino del cellulare e scorrendo gli ultimi numeri chiamati. Trovato quello che cercava, lo schiacciò di nuovo e attese che la ragazza che sapeva esserci dall'altra parte della cornetta le rispondesse con professionalità. "ShinRa Corporation, sono Heather, in che cosa posso esserle utile?"
"Heather, sono Yuna. Rientro nel pomeriggio. Se vi serve chiamatemi sul cellulare."
"Certo."
"Mi raccomando, però: solo se indispensabile, altrimenti gradirei non essere disturbata."
"Riferirò, signore."
Yuna attaccò e chiuse con un gesto lo sportellino del cellulare, infilandolo poi in una tasca dei pantaloni neri di pelle che si era messa al posto della divisa da soldier, quasi completamente insozzata di sangue. Sopra, invece, indossava una semplice canotta bianca scollata e un unico guanto nero aderente a fasciare la mano destra. Perfettamente in contrasto con l'aria dura che la pelle le donava, decine di braccialetti colorati le riempivano l'avambraccio sinistro, insieme a una piccola fascia gialla che aveva stretto appena sotto la spalla. Un laccio di cuoio legato al collo senza però sorreggere nessun ciondolo le dava sempre fastidio quando si muoveva, ma lo portava dal giorno in cui aveva deciso di seguire Squall e non aveva intenzione di toglierselo: ogni volta che se lo sentiva addosso, ogni volta che provava anche solo un minimo fastidio, la ragazza ricordava perché era lì e quale fosse il suo obiettivo, il motivo per cui si era lasciata tutto alle spalle ed era diventata...beh, quello che era. Gli anfibi facevano scricchiolare la terra ed i piccoli sassolini che incontravano ad ogni suo passo, risuonando nella piana deserta e inospitale come un invito a nozze per i mostri. Il prurito che aveva alle mani le fece capire che non vedeva l'ora di trovarsene uno davanti, tanto per rilassarsi un po'. Alle volte il centro addestramento del garden le mancava proprio...
Continuò ad allontanarsi per molto, completamente delusa da quei poveri mostriciattoli che aveva incontrato e sistemato col semplice uso della magia. Cercava qualcuno con cui impegnarsi, non di certo simili schiappe! Sospirando, Yuna si guardò per un momento alle spalle, osservando la città oltre le carcasse dei mostri che aveva abbattuto: sembrava così lontana...Un improvviso  ruggito la fece tornare a voltarsi, sorridendo nel trovarsi davanti una chimera e qualche piros, anche.
"Finalmente cominciamo a ragionare!"  pensò felice, allungando le braccia al cielo per stiracchiarsi prima di cominciare a combattere sul serio. Estrasse l'elsa nera della Death's Chaos dal borsellino legato alla cintura, mentre la chimera si abbassava sulle zampe anteriori e alzava la coda a testa di serpente per lanciarle contro una magia di tuono. Yuna si mise di fianco, alzando il braccio sinistro a coprirsi il volto. "Cavolo, come si chiamavano quelle magie per parare gli elementi? Para...para...giusto, parathund!"  Stava per usare la magia, quando una specie di gabbia luminosa la avvolse per un momento, formando una sfera perfetta. "Shell? Ma chi...?"
Un istante dopo, una moto nera si frappose tra lei e i mostri e un ragazzo biondo con in mano una lunga spada dal grigio spento scese a terra. Yuna rimase immobile a fissarlo mettere k.o. la chimera con pochi colpi ben assestati, senza neppure rivolgerle uno sguardo mentre lo faceva. La ragazza sapeva di avere un'espressione a dir poco inebetita nell'ammirarlo, ma che ci poteva fare se con tanta gente che poteva incontrare, proprio lui era venuto a mettersi in mezzo? Wow, trovarsi Brad Pitt nella torta del compleanno doveva avere lo stesso effetto...
Il ragazzo si occupò anche di un piros, prima che Yuna si decidesse a reagire, tanto per non fare la figura della "donzella in pericolo" con un simile schianto davanti. Velocemente, richiamò una magia di ghiaccio e in un attimo anche l'altro piros fu sistemato. Solo allora lui si voltò a guardarla, squadrandola da capo a piedi con espressione vagamente sorpresa.
Yuna chinò un momento il capo, imbarazzata nel sentirsi addosso il suo sguardo. "Orlando Bloom gli fa un baffo a questo qui..."  pensò, nervosa, mentre si spostava una ciocca di capelli dietro un orecchio e con un sorriso stupendo tornava ad incrociare il suo sguardo. "Grazie dell'aiuto." disse, cercando di ritrovare la calma "Ma non ce n'era bisogno, davvero."
"L'ho notato."
"Wow, che bella voce!"  pensò Yuna, cercando di non tornare a mostrare l'espressione da pesce lesso che sapeva di aver avuto.
"Tutto ok?" le chiese il ragazzo, dopo un po' che se ne stava zitta.
Lei annuì semplicemente, intrecciando le dita dietro la schiena. Il ragazzo non poté fare a meno di notare il sorriso che lei aveva sempre dipinto sulle labbra. Chissà cos'aveva tanto da essere felice...
"Sono Cloud." si ritrovò a dire dopo un attimo, senza neppure sapere perché si sentisse tanto socievole.
"Yuna" Ci mancò poco che gli rispondesse "lo so"...Dopo un attimo di silenzio, Yuna si costrinse a chiedergli la prima cosa che le era venuta in mente, nonostante ne conoscesse già la risposta: tutto, pur di farlo parlare ancora! "Sei di Midgar?"
"Ci vivo."
"Laconico peggio di Squall: ci credo che a Kingdom Hearts facevano sempre comunella..."
Ancora silenzio: Yuna non sapeva che dire, nonostante fosse felice come una ragazzina in una gelateria. Era così difficile conversare con un tipo del genere...
"Oh, beh...io..." dato che la situazione stagnava, la ragazza indicò alle sue spalle con un pollice, non trovando altro da fare se non andarsene. Si voltò, con l'espressione degna di un personaggio dei manga tanto era buffa e sofferente. Si fece forza e mosse qualche passo verso la città, ormai stanca di cercare mostri, quando Cloud la fermò, esclamando: "Ehi!" Yuna si voltò di nuovo a guardarlo, pensando che tutto si sarebbe aspettata, anche che Sephiroth in persona la invitasse a prendere il tè, ma Cloud che le rivolgeva la parola di sua spontanea volontà...
"Vai a Midgar?" le chiese.
La ragazza alzò le sopracciglia, restando per un momento interdetta. "Sì" rispose poi "ci vivo."
Un angolo delle labbra di Cloud si alzò in un lieve sorriso, spontaneo e inaspettato come solo i suoi sapevano essere.
"Wow"  pensò Yuna nel vederlo "credevo che la mia possibilità di vedere Cloud sorridere fosse pari a quella di diventare presidente della ShinRa! Quante cose si imparano a questo mondo!"
Lui scosse lievemente la testa, socchiudendo per un attimo gli occhi mentre l'espressione sul suo viso tornava quella di sempre. Posò la mano sinistra su un fianco, mentre la destra stringeva ancora la spada, piccola solo per i suoi standard. Con un lieve cenno del capo indicò la moto alle sue spalle, lontana qualche passo, e domandò ancora, come fosse estremamente naturale per lui: "Ti va se ti do un passaggio?"
A Yuna per poco non prese un colpo nel sentirlo. Ma insomma, si può sapere che diavolo stava succedendo a quel mondo: Squall ordinava il giapponese, Cloud dispensava passaggi e sorrisetti come niente fosse...Erano tutti impazziti? Comunque, sarebbe stata una stupida se avesse sprecato l'occasione che lui le aveva offerto così annuì, cercando di non sorridere troppo, con scarsi risultati però. Cloud sorrise di nuovo e Yuna pensò che fosse in fin di vita...o che lei fosse talmente ridicola da riuscire a smuovere persino uno che un sorriso non lo aveva quasi mai fatto in vita sua.

Lentamente, il ragazzo si voltò verso Fenrir, continuando a tenere lo sguardo fisso su di lei finché poté, per poi incamminarsi verso la moto nera. Quando lui si fu seduto, Yuna gli si avvicinò con passo incerto, chiedendosi se non stesse sognando. Lo vide riporre la spada nel vano a destra della moto e accendere il motore, per poi voltarsi a guardarla con aria quasi impaziente. Le fece un cenno col capo a indicare alle sue spalle, convincendola a sedersi dietro di lui. Quasi timida nello stringersi a lui, Yuna appoggiò appena le mani sui suoi fianchi e Cloud alzò gli occhi al cielo, partendo all'improvviso per coglierla di sorpresa e sperando che avesse i riflessi pronti e non cadesse. Quando lo fece, la ragazza mise da parte tutte le sue riserve e si aggrappò forte al suo petto, con gli occhi chiusi e la testa affondata nella schiena di lui. Incredibile: era andata in moto per anni, eppure ogni volta aveva sempre quello strano timore che le impediva di tenere gli occhi aperti o semplicemente di strillare e godersi il vento tra i capelli come faceva sempre lui...
"Diamine, perché finisco sempre col pensare a lui?"
Yuna sospirò, senza riuscire a tenere a bada i ricordi che riaffiorarono ad un tratto.

***

"Se continui a stringermi così, finirò col morire soffocato!" Nonostante probabilmente dicesse sul serio, la voce di Lee suonava limpida e serena e, anche se Yuna era alle sue spalle, sapeva perfettamente che il sorriso gli illuminava il volto.
"Moriremo se non lasci quel cavolo di acceleratore, pazzo squinternato!" La ragazza si chiedeva come diamine riuscisse ad essere sempre così bello, sicuro e tranquillo in qualunque situazione. In quel momento, per esempio, lei era spaventata a morte e le gambe non volevano saperne di star ferme, nonostante odiasse l'idea che Lee avvertisse la sua fragilità. La ragazza sapeva che quello era uno dei motivi per cui lui sorrideva tanto beatamente. L'altro, naturalmente, è che stava guidando la sua moto.
"Non vedo dove sia il problema..."
"...Disse quello che non può morire..."
Lee scosse il capo e si voltò a guardare indietro, i capelli liberi dal casco che gli svolazzavano davanti agli occhi chiari. "Sai, proprio non capisco di cosa hai paura..." sussurrò lui, l'aria allegra e spensierata stampata in volto nonostante lo sguardo di terrorizzato rimprovero che gli arrivò in risposta. Yuna gli girò il capo a forza, facendolo tornare a guardare avanti.
"Ci manca solo che non guardi più la strada, per finire in bellezza la giornata..."
Il silenzio calò tra i due per qualche minuto, lasciando che la mente di ognuno vagasse tra i propri pensieri. Nonostante le braccia le facessero male e il ragazzo le avesse già detto e ripetuto di allentare la presa, Yuna continuava a stringersi a lui con quanta più forza aveva in corpo, con la testa posata a cercare riparo sulla sua schiena e le gambe strette all'inverosimile contro la moto scura che sfrecciava nel buio della notte. Era piena estate e l'aria fresca che la velocità faceva battere contro di loro era un vero toccasana contro quel caldo afoso che finiva sempre col privarli delle forze.
Solo qualche ora prima, Yuna era stata svegliata da uno strano rumore, come di qualcosa che batteva contro un vetro. Si era alzata dal letto, guardinga, e si era avvicinata alla finestra, scostando di poco le tende per guardare fuori. Per poco non aveva urlato nel trovarsi di fronte Lee, accucciato sul ramo della quercia più vicino alla finestra della sua stanza, sorridente nel vedere la ragazza. Le aveva fatto cenno di aprire i vetri e lei aveva obbedito, docile e sorpresa, convinta com'era che fosse solo un sogno. Con un balzo leggero, Lee era atterrato sulla morbida moquette della stanza, senza fare il minimo rumore.
"Ciao." le aveva detto, scoccandole un bacio sulla guancia mentre si rimetteva in piedi e le regalava un sorriso angelico.
"Che ci fai qui?" gli aveva invece chiesto lei, seguendolo con lo sguardo mentre lui andava a sdraiarsi sul suo letto, supino e con le mani dietro la testa.
"Dici che il mastino di là mi avrà sentito?" aveva sussurrato Lee, dopo aver risposto con un'alzata di spalle alla domanda di lei.
"M...mastino?" imbarazzata e sulle spine (oltre che mezza addormentata, vista l'ora), Yuna non era riuscita a capire di chi stesse parlando e ripeté quella parola, tentando inutilmente di ragionare. Lee si era messo seduto, notando immediatamente il lieve rossore sulle guance dell'amica.
"Squall, chi altro? I tuoi non si sveglierebbero neanche se arrivassero gli alieni..."
"Ah, già: Squall..." Di nuovo, a Lee non era sfuggito il modo quasi ossessivo con cui Yuna teneva le braccia strette al corpo, lo sguardo basso che solo raramente guizzava ad incontrare il suo. Sorridendo malignamente le si era avvicinato, mentre lei indietreggiava d'istinto, fino ad arrivare con la schiena contro la parete chiara e il ragazzo che, a pochi centimetri da lei, le impediva di fuggire.
"Non dirmi che ti vergogni!" l'aveva canzonata, sfiorandole la punta del naso con l'indice della mano destra.
"Eh?"
Senza smettere di sorridere, Lee aveva lottato con la forza della ragazza e le aveva allontanato le braccia del corpo, valutando con sguardo critico ed attento il tenero baby-doll bianco decorato di ibisco lilla che lei indossava...
"Però, non credevo dormissi così...Se l'avessi saputo, sarei passato prima a farti visita!"
Yuna gli aveva tirato un calcio e lui finalmente, tra una risata sommessa e un'impertinente tentativo di osservare oltre la scollatura della ragazza, si era deciso a dirle cos'era venuto a fare lì nel cuore della notte.
"C'è una cosa che vorrei farti vedere, ma ti devi sbrigare. Dai, cambiati che ho la moto qui sotto!"
Così, Yuna si era cambiata, dopo aver pazientemente lottato con Lee perché non la guardasse mentre lo faceva, se non voleva che il suo bel faccino venisse segnato a vita. Lo aveva seguito fuori dalla finestra, curiosa e meno assonnata e si era subito stretta a lui, quando di malavoglia era salita sulla moto del ragazzo.
Fu solo venti minuti più tardi che Lee, finalmente, si decise a rallentare e Yuna aprì gli occhi, guardandosi attorno con interesse: Lee l'aveva portata in spiaggia, col mare scuro piatto come una tavola per l'assenza di vento e la luna quasi piena che stava lì lì per sparire e lasciare il posto all'alba. Lee parcheggiò e subito prese lei per mano, correndo sulla spiaggia candida con l'entusiasmo di un bambino.
"Coraggio, togliti le scarpe!" gridò e la spiaggia deserta sembrò ancora più vasta quando la sua voce si perse in lontananza, unendosi al fruscio delle onde. Velocemente, entrambi si tolsero le scarpe: lui gli intramontabili anfibi scuri, lei le irrinunciabili All Star candide. A piedi nudi e con la mano nella mano, corsero sulla sabbia fredda, sul bagnasciuga umido, fino ad arrivare a bagnarsi i piedi nell'acqua tiepida, ridendo di gioia mentre saltavano e si schizzavano come bambini, finendo subito col bagnarsi del tutto. Mezz'ora più tardi, dopo che il tempo era volato come fossero passati solo pochi minuti, il freddo pungente del mattino sorprese i due amici, che si ritrovarono a tremare nonostante fosse la fine di luglio. Stremati, si sedettero in terra, osservando il cielo che cominciava a schiarirsi e a tingersi dei colori dell'alba. Yuna si strofinava le braccia nel tentativo di scaldarsi, con le gambe strette al petto e il mento posato sulle ginocchia, quando Lee le posò un caldo asciugamano sulle spalle. Yuna si voltò a guardarlo sorridere, posandosi contro una sua spalla e lasciandosi abbracciare per dividere con lui il telo morbido.
"Dove lo hai preso?" gli chiese lei, capendo immediatamente quando il ragazzo schioccò le dita, mimando con le labbra un ironico "Puff!"
"Sai, è la prima volta che vedo l'alba..." sussurrò lei dopo un po', estasiata dai colori pastello che dipingevano il cielo di mille sfumature diverse.
"Lo so." rispose Lee con lo stesso tono di voce, basso e dolce da far svenire.
Yuna distolse lo sguardo dal panorama di fronte a sé, incrociando quello fisso e sereno del ragazzo accanto a lei, mentre un identico sorriso si disegnava sulle labbra di entrambi.

***

"Siamo arrivati." la voce cupa e profonda di Cloud la riscosse all'improvviso dai suoi pensieri, riportandola alla realtà. La moto era ferma sotto casa sua e il ragazzo teneva un piede a terra per sorreggerla. Yuna ci mise un po' per ricordare cosa ci faceva lì e che dovesse fare. Scosse la testa e scese di sella, tentando di dimenticare le dolorose immagini che continuavano ad affollarle la mente, la voce dolce e leggera di Lee che la riempiva di parole.
"Grazie" si costrinse a dire, quando si rese conto di avere lo sguardo del ragazzo biondo addosso. "Grazie del passaggio."
Cloud annuì una volta soltanto, prima di ripartire senza una parola o il minimo cenno di un sorriso, lasciandosi lei alle spalle.

***

Quella sera, sommersa dal lavoro e dalle scartoffie che continuavano ad ammucchiarsi sulla sua nuova scrivania, Yuna decise di rimanere più a lungo a lavoro e di aspettare anche l'arrivo dei SeeD per sistemarli di persona negli alloggi liberi dell'azienda. China sul suo pasto, in mensa, stava rileggendo per la quarta volta un documento di cui ancora non aveva afferrato il contenuto, distratta com'era da mille altri pensieri: Squall che era in città, l'incontro con Cloud, Lee...
"Lee..."
Fu solo mentre si dirigeva verso il suo ufficio che la sua mente iniziò a sgombrarsi e i crampi della fame a farsi sentire, visto che aveva avuto lo stomaco chiuso e in mensa non era riuscita a mandare giù nulla. Oh, beh: tanto in ufficio teneva sempre qualche snack...
Stava giusto per premere la maniglia della porta, quando un rumore dall'interno la frenò, facendole istintivamente portare la mano libera ad afferrare una delle due pistole.

***

"Allora, passiamo in mensa più tardi? Voglio proprio vedere se anche qui i panini sono buoni come quelli del garden!"
Squall stava lottando con sé stesso per non appendere la metà dei suoi compagni al primo muro libero, lottando col solito mal di testa che gli disturbava i pensieri. "Prima pensiamo a trovare Yuna, poi andiamo in mensa." rispose lui, secco come sempre mentre tentava di capire perché il loro ultimo incontro si fosse interrotto tanto bruscamente e la ragazza se ne fosse andata così, lasciandolo solo con quella frase che non riusciva ad afferrare. Creargli problemi? Di che stava parlando? Gli unici problemi che aveva al momento, oltre a quell'orribile emicrania, erano Rinoa e la sua missione. Che c'entrava lei con il "creare problemi"?
I sei ragazzi svoltarono l'ennesimo corridoio, seguendo una carta dell'edificio che la centralinista che aveva sostituito quella incontrata la mattina aveva dato loro, segnando con un pennarello verde la strada fino all'ufficio di Yuna. Ormai non doveva mancare molto: il piano era quello e, se il suo senso dell'orientamento non lo ingannava, dovevano mancare solo poche svolte.
"Che bello, ci siamo quasi!" strillò Selphie in un suo orecchio, sbirciando oltre la spalla di Squall il percorso segnato sulla mappa e saltando di gioia quando vide a che punto erano. Il mal di testa di Squall, intanto, non accennava a diminuire...

***

"Ci si rivede, finalmente..."
Quando il ragazzo incappucciato parlò di nuovo, Yuna si accorse con orrore di essere in trappola, spinta dallo sconosciuto fin contro la scrivania e stretta tra lui e il mobile. Nonostante la minima lontananza, quello continuava ad avvicinarsi al suo viso, spingendo lei istintivamente sempre più indietro, spostando le mani sul tavolo e mandando indietro il busto fin quasi a farsi male.
"Quasi non ci speravo più..." sussurrò lui, posando le mani guantate di nero di fianco a quelle della ragazza, che tentava di trattenere il respiro per non mostrare l'affanno e la tensione che in realtà aveva. Erano bastate due mosse di quello sconosciuto per sfilarle di mano la pistola e altrettante erano servite per sbarazzarsi della gemella e della Death's Chaos, che la ragazza non era neppure riuscita ad evocare. Per finire, un novox le aveva impedito l'uso delle magie ed ora Yuna si sentiva totalmente inerme contro di lui. Comunque, s'impose di mostrarsi forte e sicura di sé. "Chi sei? Cosa vuoi? Hai ucciso tu Kaim Sharley?" domandò con voce dura, mentre una lieve risata dell'altro le faceva aggrottare le sopracciglia, mentre stringeva i denti d'istinto.
"Chi sei?" ripeté lui, mentre la sua risata si faceva più libera e la sua voce sempre più alta "Chi sei? Davvero non immagini chi possa essere?"
Yuna rimase per un momento in silenzio, tentando di ricordare tutti quelli che aveva conosciuto da quando era arrivata nel futuro. Poi, d'un tratto, capì che forse doveva guardare ancora più indietro per trovare chi aveva davanti...
"...Chris?" domandò, incerta, provocando l'ennesima risata di lui.
"Se così si può dire..."
Un lampo di speranza attraversò la mente di lei. "Bingo!"  Ne aveva trovato uno!
Il ragazzo le accarezzò lentamente una guancia, avvicinandosi fin quasi a baciarla, quando Yuna riuscì finalmente ad allontanarsi, eseguendo una specie di capriola all'indietro mal riuscita sulla scrivania alle sue spalle.
"Mostrami il tuo volto, Chris, cosicché possa ritrovarti e combatterti, un domani!"
Lui inclinò il capo e sotto l'ombra del cappuccio nero la ragazza riuscì a scorgere un perfido sorriso.
"No, non ti piacerebbe sapere chi c'è qui sotto." disse lui, convinto, mentre scuoteva la testa con le braccia incrociate sul petto.
"Perché, non hai trovato nessuno che avesse il faccino abbastanza carino da soddisfare i tuoi standard?"
"No" ripeté lui "io lo dico per te..."
"Allora togliti quel dannato cappuccio e lascia che sia io a giudicare!" gridò Yuna, falciando l'aria con un gesto secco della mano, irritata come sempre quando era con lui.
Chris rise ancora, lasciando cadere le braccia lungo la linea del suo corpo, prima di sussurrare: "Se proprio ci tieni così tanto...ti accontento subito, tesoro!"

Se avesse potuto osservare il suo volto sconvolto, probabilmente Yuna avrebbe capito il perché delle risate ancora più sguaiate di lui.
"Non è possibile!"

***

Quando svoltarono l'ultimo angolo, i sei ragazzi del garden giunsero nei pressi dell'ufficio di Yuna giusto in tempo per sentirla gridare. Qualcosa schizzò velocemente contro il muro del corridoio, disintegrando la parete che comunicava con l'ufficio della ragazza e alzando tanta polvere da non permettere di vedere a un palmo di distanza da sé.
"Ma che è stato?" fece Zell a nome di tutti, tossendo la polvere che aveva respirato.
Poco più avanti, una figura camminava con passo lento verso la parete verso cui era scoppiato il muro distrutto, con una calma straziante e a dir poco inquietante. Lentamente, l'ombra si chinò a terra, restando immobile per qualche istante, mentre qualcosa di fronte a lui si muoveva debolmente. Non importava quanta polvere offuscasse la vista, non importava quanto tutto sembrasse sconnesso e privo di significato, Squall poteva giurare che la figura a terra fosse proprio Yuna.
"Povera piccola...avresti dovuto ascoltarmi, una buona volta..." disse la voce di un uomo. Squall riconobbe di averla già sentita, quella mattina. Quando l'uomo allungò una mano per accarezzare la guancia di Yuna, Squall sentì di non poter più trattenersi dall'intervenire.
"Ehi!" gridò, sguainando la sua fedele Lionheart e puntandola contro di lui. La figura si voltò di scatto e, nel momento stesso in cui Squall sparò un colpo di avvertimento verso l'alto, quello sparì, mentre anche la nuvola di polvere cominciava a calare. "Yuna!" Il SeeD abbandonò il gunblade in terra e corse immediatamente verso la ragazza (ora del tutto visibile, mentre la visuale si faceva più nitida), arrivando da lei con una scivolata e inginocchiandosi al suo fianco, preoccupato e col cuore a mille. "Yuna!" ripeté lui, sollevando il corpo della ragazza dalle macerie e posandolo un passo lontano, steso tra le sue braccia. Squall trattenne istintivamente il fiato, quando la sentì gemere di dolore.
"M...ma...le...det...to!" biascicò lei, stringendo debolmente i pugni per trattenere le lacrime che gridavano di uscire.
"Zitta, non sforzarti di parlare!" sussurrò il ragazzo, spaventato, cercando con lo sguardo tutte le ferite che lei aveva.
Yuna incrociò il suo sguardo, sorridendo coraggiosamente a tanta premura. "Cos'è...sto...sto per morire?"
"Certo che non stai per morire!" abbaiò Squall, tentando di convincersi che doveva ritrovare il sangue freddo. Diamine, dov'erano finiti tutti quegli anni di gelo, ora che gli serviva un po' di lucidità? Non si era mai comportato così, dov'era il suo buon senso, la sua razionalità?
"Allora...smettila...di pensarlo!"
Il SeeD sorrise, rincuorato dalla forza d'animo dell'amica, annuendo con convinzione. "Scusa" disse, prendendola delicatamente tra le braccia e alzandosi lentamente in piedi.
"Selphie!" la ragazza scattò istintivamente sull'attenti al sentirsi chiamare. "Trova l'infermeria su quella dannata carta!"
La SeeD annuì con vigore, cercando l'infermeria come le era stato detto, aiutata anche da Quistis e Rinoa.
"Zell, Irvine: date un'occhiata lì dentro e controllate cosa manca." Squall indicò l'ufficio con un cenno del capo e i due ragazzi scattarono immediatamente verso la stanza, saltando agilmente le macerie per non perdere tempo nell'aggirarle.
"Quistis" la professoressa alzò gli occhi dalla carta che stava consultando, fissando il suo ex pupillo in attesa di ordini "informa chi di dovere dell'accaduto. Selphie, questa carta?" Il tono del ragazzo era spazientito, ma la risposta arrivò prontamente "Ce l'ho!" esclamò lei, raggiante "Seguimi!"
Mentre vedeva la ragazza scattare, Squall si prese un momento per fissare Yuna, immobile tra le sue braccia: aveva perso i sensi e probabilmente avrebbe perso molto di più, se non si fosse dato una mossa. Incrociò un momento lo sguardo di Rinoa, che gli annuì in risposta, prima di seguire Selphie di corsa, pregando perché non succedesse nulla di brutto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - Alexander ***


Capitolo 7 - Alexander

Capitolo 7
Alexander



Squall si svegliò lentamente quella mattina, cullato dal dolce tepore del sole che gli illuminava il volto stanco. Spaesato nel ritrovarsi in una stanza sconosciuta, il ragazzo si perse in un minuto di contemplazione, osservando tutto quel bianco che gli stava intorno: le tende, le pareti, le lenzuola...non fosse stato per il parquet di legno chiaro, avrebbe creduto di essere morto. Perché il bianco lui lo aveva sempre associato alla morte. Alla morte...e agli ospedali, anche.
D'un tratto, quel pensiero lo riportò alla lucidità e lo fece scattare a sedere. Certo, doveva essersi addormentato nell'infermeria della ShinRa, mentre vegliava Yuna...
"Chissà come sta..." si chiese, passandosi una mano sugli occhi per scacciare il sonno che ancora aveva. Stirando distrattamente la schiena, Squall aprì di nuovo gli occhi, sobbalzando quando vide che il letto in cui avrebbe dovuto trovarsi la ragazza era vuoto.
"Yuna!"

***

Lentamente, un uomo dal volto celato nell'ombra del suo cappuccio nero, procedeva per le scure sale di un palazzo in rovina, senza curarsi dell'incredibile stato di abbandono in cui esso si trovava: le macerie erano sparse ovunque sul pavimento, ostacolando spesso il passaggio; l'edera cresceva rigogliosa sulle pareti stinte e senza luce; l'acqua, arrivata da chissà dove, scorreva a fiumi sul pavimento, cadendo a volte dai piani superiori e formando così tanto spettacolari quanto assurde e fuori luogo cascate. Ma la figura sembrava non curarsene, avendo già visto più e più volte quel luogo dallo splendore perduto. Il sorriso sotto al suo mantello nero si poteva intravedere persino nel buio. Ripensava all'espressione di quella povera, piccola ragazzina quando lo aveva visto in volto, a come il suo viso avesse pian piano assunto un'espressione sconvolta e il suo corpo si fosse irrigidito, incapace di rispondere ai suoi pensieri. O, forse, di pensieri non ne aveva avuti affatto, in quel momento perfetto. Perfetto per lui, almeno. La sua risata maligna riecheggiò per le desolate sale del palazzo, mentre si portava una mano a slegare i lacci sul collo, liberandosi in un attimo del mantello sulle spalle. La sua pregiata stoffa cadde svolazzando in terra, finendo nell'acqua candida.
Ecco dov'era finita, quella maledetta strega! Era andata nel futuro, non si era arresa!
Di nuovo, il ragazzo rise, passandosi una mano tra i capelli chiari. Dopo mille anni, finalmente le cose tornavano a farsi interessanti...

***

"Non è possibile..."
Yuna aveva perso il conto delle volte in cui se lo era ripetuto da quando si era svegliata, quella mattina in infermeria. Non riusciva ad articolare altro, se non quelle tre, semplici parole che racchiudevano tutto il suo sconcerto e il suo sconforto. Anche ora, seduta in terra con una gamba stretta al petto tra le braccia infreddolite, Yuna non riusciva a pensare ad altro. Scosse la testa, sospirando a lungo, prima di rialzare un po' lo sguardo davanti a sé.
"Cosa devo fare, Lee? Tu che faresti?" La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, nella paziente attesa di una risposta che sapeva non sarebbe mai arrivata, prima di sospirare ancora, sconsolata, alzandosi in piedi con una spinta decisa. "Non posso esitare, vero? Anche se questo...dovesse cambiare le cose..."
Di nuovo scosse il capo, chiudendo gli occhi per un istante. Un sorriso triste le si dipinse sulle labbra, quando parlò di nuovo.
"Sono venuta qui per riportarti indietro, non posso permettermi scrupoli." I pugni erano serrati con rabbia, lo sguardo si rifiutava di incrociare la figura stesa lì in terra. Si costrinse a fissarlo, imprimendo bene nella mente quel doloroso momento per essere certa di avere un motivo per non mollare. Per non mollare mai. Poi, dopo secondi che le sembravano essere durati un'eternità, finalmente si decise a voltarsi e a salire i gradini da cui era venuta. L'espressione determinata sul volto, la forza della magia che non chiedeva altro se non l'essere evocata, Yuna sparì nel nulla, indossando il guanto nero di pelle che usava per poter tenere la spada. Intorno a lei il paesaggio era cambiato, la foresta fitta in cui si trovava avrebbe spaventato chiunque e il buio regnava sovrano, nonostante fosse mattina presto e in cielo non ci fosse neppure l'ombra di una nuvola. Ma Yuna non si curava del paesaggio se non per cogliere eventuali punti di fuga o figure in agguato nell'ombra. D'un tratto, un sorriso maligno le illuminò lo sguardo, mentre inchiodava sul posto e si voltava a guardare verso la fonte del suo interesse, ben nascosta tra tutta quella folta vegetazione.
"Bingo!"

***

Senza farsi vedere, Squall continuava a lanciare rapide e continue occhiate all'orologio appeso alla parete davanti a lui, in ansia. Fuori, il comandante Leonhart stava trattando con quel tale, Gordon, la fusione col colosso ShinRa, formale e professionale come sempre, ma dentro...dentro Squall non si dava pace e continuava a pensare: non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era preoccupato per Yuna e per come stavano andando le cose tra di loro. Non erano mai stati lontani tanto a lungo e temeva che la cosa potesse agire sulla corazza che lei si era tanto faticosamente creata in quegli anni in cui lui le era stato accanto. Qualcosa in lei gli sfuggiva. Era sempre stato così, in effetti. Qualcosa, se lo sentiva nell'anima, lei glielo aveva sempre nascosto, nonostante tutto. Anche ora, quel qualcosa li stava allontanando sempre di più...e lui non voleva neppure chiedersi fino a che punto avrebbe potuto spingerli.
Di nuovo, Squall guardò l'orologio: le nove e tre quarti. Conclusa la trattativa, sarebbero ripartiti immediatamente e ciò significava che, se lei non si fosse sbrigata a tornare e a rifarsi viva, lui sarebbe stato costretto ad andarsene senza neppure salutarla e chissà quanto tempo sarebbe passato prima che si fossero rivisti ancora...
Sospirando impercettibilmente, il comandante Leonhart riprese il controllo sui pensieri del ragazzo.
Quando la trattativa ebbe termine, il rappresentante della ShinRa si congedò dai SeeD (neo corpo speciale dell'azienda), mentre loro scendevano verso la hall con passo spedito. Puntavano dritti verso la porta, quando una voce li chiamò.
"Ehi, Squall! Ragazzi!"

Yuna correva verso di loro e l'espressione preoccupata sul suo viso faceva subito intuire che qualcosa non andava. Tuttavia, il gruppo sembrò interessarsi più alla sua salute che alla sua faccia.
"Davvero ti senti già bene?" domandò subito Selphie, lievemente preoccupata nel vederla già in piedi dopo la confusione della sera prima.
"Già" le fece eco Quistis "un po' di riposo ti avrebbe fatto solo del bene..."
"Non c'è tempo per queste cose!" tagliò corto Yuna, agitando freneticamente una mano davanti al viso "Avete sentito? Anche il vicepresidente è stato attaccato! Proprio domani avrebbe dovuto salire di grado e prendere il posto di Sharley, invece..." La ragazza lasciò la frase in sospeso e tutti immaginarono immediatamente il peggio.
"Invece?" le chiese Irvine, a nome di tutti.
"Invece ora è in infermeria, in condizioni delicate. Sembra non sia in fin di vita, tuttavia ha subito seri danni e potrebbe restarne traccia..."
"Certo che è strano" disse Zell, reggendosi il gomito con una mano e posando l'altro pugno sul mento mentre ragionava ad alta voce "in soli due giorni, il presidente della ShinRa è morto, il comandante dei soldier è stato attaccato e ora, come se non bastasse, lo stesso trattamento è stato riservato anche al vicepresidente..."
"Sembra che qualcuno stia tentando di distruggere l'azienda partendo dalle alte cariche..." proseguì Quistis, cercando conferma nello sguardo freddo e impassibile di Squall.
"Qual è il punto?" domandò lui, sintetico come sempre.
Yuna incrociò le braccia, prendendosi qualche istante prima di rispondere "L'azienda vi vuole ancora qui...almeno finché la questione non si sarà risolta..."
I sei ragazzi davanti a lei annuirono, senza fare una piega.
"Solitamente ci rivolgiamo al centralino per sapere se ci sono disposizioni per noi. Stavolta, però, so io cosa dovete fare: dovrete scoprire chi ha attaccato me, il vicepresidente e l'ex-presidente Kaim Sharley. I video della sorveglianza riprendono tutto, qui, ma non è insolito che non ci sia nessuno a controllare, sul momento. Riferirete direttamente al vicepresidente, Alexander Dean Sharley. È  molto scrupoloso nel suo lavoro e, soprattutto ora che l'azienda è completamente al suo comando, vuole essere al corrente di ogni singola mosca che si trova a volare nell'edificio..."
"Sharley non è il nome...?"
"È suo figlio." rispose Yuna, capendo in anticipo la domanda di Selphie. "A differenza del padre, però, lui era un soldato. Lavora per la ShinRa da quando aveva diciassette anni e si è guadagnato la carica che ha con anni di addestramenti e missioni. Una mente davvero brillante, la sua..."
"Ti ringrazio sentitamente" una voce alle spalle della ragazza la fece voltare d'istinto, sapendo chi si sarebbe trovata di fronte. Immediatamente, il soldier eseguì il saluto militare, subito ricambiata dal ragazzo di fronte a lei. Alexander D. Sharley stava in piedi di fronte a lei, sorridendo cordialmente alle sue parole. I sei ragazzi del garden lo scrutarono a fondo, vedendolo per la prima volta: ventidue anni, biondo e con gli occhi chiari, saggi, il corpo alto e robusto di un gran soldato, il sorriso dolce e affabile di un ragazzo come tanti, uno che la guerra non l'ha mai vista da vicino. Come poteva lui sembrare tanto...sereno? "Ma mi sopravaluti, te l'ho sempre detto..."
I due soldati si rilassarono praticamente nello stesso momento, sorridendo e chiacchierando come cari amici.
"La pubblicità non fa mai male..."
Sharley junior alzò le sopracciglia in una buffa espressione di divertimento, prima di rivolgersi ai SeeD.
"Tu devi essere il comandante Leonhart." esclamò, stringendogli la mano "Mi avevano detto che eri giovane, ma non credevo tanto...Mi auguro che continuerai a dare il meglio per l'azienda...e per il garden, naturalmente! Abbiamo sempre bisogno di elementi tanto validi!"
Squall annuì semplicemente, chissà perché infastidito da quelle parole.
"Beh, ora vi lascio andare: avete un compito da svolgere. Per quanto riguarda te, invece" voltò lo sguardo verso Yuna, puntandole un dito contro "avrei qualcosa da dirti."
I SeeD si allontanarono nella direzione opposta, mentre Yuna seguiva il ragazzo verso l'ascensore. Quando le porte si chiusero alle loro spalle, la ragazza non poté trattenere l'espressione insofferente che le si era formata sul viso.
"I video della sorveglianza?" domandò Sharley, schiacciando un tasto che Yuna non riuscì a vedere sulla lunga lista dei piani.
"Me ne sono sbarazzata." rispose lei, con un automatico tono freddo e distaccato.
"Bene" sussurrò l'altro, voltandosi verso di lei e posando una mano contro la parete accanto alla ragazza. L'espressione beffarda che lui aveva sul volto servì solo ad accentuare l'aria truce di lei. "Ma la prossima volta che ti azzardi ad attaccarmi...mi accerterò che tu non possa raccontarlo. Sono stato chiaro?"
Yuna distolse lo sguardo, stringendo i pugni con rabbia mentre si poggiava alla parete. "La prossima volta non sarai tanto fortunato, ricordatelo!"
Lui mostrò un sorriso sghembo, allontanandosi da lei proprio mentre le porte si aprivano. "Lo vedremo" sussurrò, mentre già si incamminava fuori dall'ascensore. "Lo vedremo..."

***

"Maledizione!" Zell picchiò un pugno contro il muro, gridando con rabbia. "Non abbiamo trovato niente! Niente!"
"Calmati, Zell." lo rimproverò Squall, avanzando nella stanza scura verso tutti quei monitor luminosi. Le telecamere di sorveglianza erano ovunque, all'interno della ShinRa, e non c'era luogo o momento nel palazzo che non fosse registrato. O meglio, qualcosa mancava, tra tutti quei video, ma Squall sapeva che era stata opera di qualcuno che non voleva farli arrivare alla verità. Sesto senso? Intuizione? Poteva essere qualunque cosa, fatto stava che ogni volta che aveva provato quella sensazione, chissà come il SeeD non si era mai sbagliato. Ora il problema era scoprire chi e perché avesse fatto sparire quei video. E poi, erano stati distrutti o c'era ancora speranza di ritrovarli?
"È inutile" Quistis tornò in quel momento dall'archivio, scuotendo la testa con aria frustrata "per quanto controlli la risposta è sempre la stessa: le uniche registrazioni mancanti sono quelle dei tre attacchi alle alte cariche della ShinRa. Non c'è altro da dire."

***

Yuna stava seduta su uno scoglio vicino al molo, lanciando in aria con ritmo cadenzato una scatola nera della grandezza di una cassetta. Al suo fianco erano posate altre due scatole totalmente identiche, umide per gli schizzi d'acqua che a volte le toccavano. La ragazza sospirò, riflettendo: aveva preso la prima cassetta perché...beh, ammettiamolo: sarebbe stato alquanto compromettente un video in libera circolazione in cui lei si lanciava contro il futuro presidente ShinRa, gridandogli contro di essere un demone. La gente non avrebbe capito...
E le altre due...sapeva esattamente perché le aveva prese: l'aveva fatto per proteggere Chris e questo non le andava giù. Certo, poteva sempre ripetersi che, in realtà, aveva voluto proteggerlo per non mettere a rischio la sua chance di battersi con lui e di catturare anche quel demone, ma non ci credeva neppure lei. Era talmente ovvio che non era per quella ragione! Cavolo, era stato proprio un bello shock vederlo in faccia...
Yuna inspirò a fondo l'aria salmastra, riempiendosi i polmoni di quell'odore frizzantino, quando dei passi alle sue spalle la fecero voltare indietro. Dovette trattenersi con quanta più forza di volontà aveva in corpo per non sorridere, o peggio, per non correre incontro al ragazzo che aveva davanti e gettargli le braccia al collo.
"Tu guarda com'è piccolo il mondo! Cloud, giusto?"

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - Scontro sul tetto ***


Capitolo 8 - Scontro sul tetto

Capitolo 8

Scontro sul tetto




"Tu...lavori alla ShinRa?" L'espressione sorpresa e al tempo stesso poco convinta sul volto di Cloud fece sorridere Yuna d'istinto, intrecciando le dita dietro la schiena mentre continuava a scrutare il ragazzo che camminava al suo fianco. Non riusciva proprio a credere di essere sveglia: aveva di nuovo incontrato Cloud e lo stava accompagnando in centro, dove lui stava andando. Parlavano (e la cosa era davvero sorprendente, considerando che si trattava di uno come lui): lei era in divisa, così aveva dovuto spiegargli di essere un soldier, anche se aveva omesso di dire quanta importanza avesse all'interno dell'azienda. Stranamente, lui non si era voltato e se ne era andato, come lei si sarebbe aspettata. Anzi, aveva notato che era piuttosto di compagnia per il suo carattere...
Yuna annuì per l'ennesima volta, tornando a guardare la strada davanti a lei. Midgar era una città orribile, ma si potevano fare davvero dei belli incontri...
Per un po' camminarono in silenzio, lei quasi saltellando per la gioia, lui con il capo chino a riflettere.
"Senti" la ragazza tornò con i piedi per terra, quando lo sentì di nuovo parlare "sai niente dei mostri in città, ieri?"
I loro sguardi si incrociarono, mentre entrambi si fermavano contemporaneamente. Yuna scosse il capo, chinando la testa per un attimo soltanto.
"No" rispose poi, tornando a rialzare lo sguardo mentre riprendeva a camminare lentamente "ma ho una mia teoria..."
Cloud rimase in silenzio, ma l'espressione sul suo volto faceva capire chiaramente che era interessato a sentirla. Yuna, però, non sembrava avere intenzione di continuare. "Quale?" le chiese allora lui, dopo un po' che aspettava inutilmente.
Lei gli lanciò una breve occhiata e si portò una ciocca di capelli particolarmente ribelli dietro un orecchio, rivolgendo lo sguardo al cielo, prima di decidersi a rispondere. "Credo che i mostri siano stati solo un diversivo per arrivare al presidente, a cui nessuno aveva fatto caso, in tutta quella confusione. I mostri erano troppi per essere riusciti ad entrare da soli in città, perciò sono stati sicuramente evocati."
Cloud annuì una volta: beh, aveva una certa logica...
Quando si voltò a cercare di nuovo la ragazza, lei era sparita. Si guardò meglio intorno e la vide ferma davanti a un negozio di elettronica, con i televisori accesi che trasmettevano l'edizione straordinaria di un tg. A Midgar la cosa non era affatto insolita, grazie alle continue vicende della ShinRa: conferenze stampa, decisioni di carattere politico o avvenimenti interni venivano sempre trasmessi appena possibile.
Il volume era talmente alto che si riusciva a sentire cosa stessero dicendo. Ancora una volta, quasi inevitabilmente, stavano parlando della ShinRa.
"Sembra che, dopo l'omicidio dell'ormai ex-presidente Kaim Sharley, anche suo figlio, il vicepresidente in carica Alexander Sharley e il neo comandante generale dei soldier siano stati attaccati, probabilmente dalla stessa persona o organizzazione che si è occupata di Sharley senior."
"La stampa deve sempre rigirare a modo suo quello che gli addetti riferiscono. Come diavolo fanno a sapere degli altri due attacchi? L'ultimo è successo solo stamattina!" Yuna piazzò di scatto le mani sui fianchi, irritata nel capire che ormai notizie che dovevano essere riservate erano invece diventate di dominio pubblico.
Prima che il servizio finisse, Cloud vide Yuffie passare di lì e salutò con un gesto della mano il soldier accanto a lui, allontanandosi per seguire l'amica ninja. Yuna socchiuse gli occhi, dispiaciuta nel doversi separare da lui. Non aveva neppure il suo numero...
"E a che ti servirebbe?"  le chiese una vocina nella sua testa
"Sai benissimo che non risponde mai!"  Yuna sorrise, ricordando quel piccolo particolare. Di nuovo, la ragazza posò gli occhi sullo schermo al di là del vetro, sorpresa per il tema che i giornalisti erano arrivati a trattare. Non fece neppure caso alla sua espressione paralizzata che si rifletteva davanti a lei.
"...A quattro anni esatti dalla scomparsa di Tidus, l'AS degli Zanarkand Abes, il mondo del blitzball perde un altra stella: Jake Neal, campione dei Duggles e grande amico di..."
Nessuna parola riuscì più ad arrivarle al cervello. Tidus...quel Tidus: lo stesso Tidus che le aveva fatto battere il cuore nello scontro con Sin, lo stesso Tidus che aveva visto danzare quell'invocatrice che tanto le somigliava, a Kilika, lo stesso Tidus che tanto l'aveva fatta ridere con la sua leggerezza e la sua allegria, quel Tidus che era riuscito a commuoverla quando aveva pianto, dopo aver lottato contro il padre che aveva sempre odiato...Quel Tidus...era reale? Anche la sua storia era reale? Zanarkand...Zanarkand esisteva davvero? Non era solo un sogno, allora! Tidus...il giornalista aveva detto che era scomparso da quattro anni...
A un tratto, l'espressione sbiadita dallo stupore sul volto della ragazza si fece ancora più sconvolta, capendo cosa quella notizia rappresentasse per lei: aveva sperato di sbagliarsi, aveva creduto che lui fosse ancora nel futuro, accanto ai suoi amici, non che...che...
"Che cosa ti hanno fatto?"  Riscuotendosi d'improvviso da quello stato di shock, Yuna si mise a correre verso la ShinRa, tentando di non pensare a cosa la promessa fatta ad un amico l'avrebbe indotta a fare.

***

Non si fermò davanti a nulla: superò la reception, dove Heather l'aveva chiamata con un misto di preoccupazione e sorpresa, superò Squall e il suo gruppo, superò persino alcuni soldier che avevano il compito di fermarla e di chiederle l'autorizzazione per accedere ai sotterranei, finendo loro addosso nella fretta di entrare nell'ascensore che portava ai laboratori ShinRa. Solo allora si fermò, riprendendo fiato dopo la lunga corsa. Quando fu arrivata al piano, le porte si aprirono lentamente davanti a lei, che si infilò di fianco nel passaggio ancora stretto. Osservò appena ciò che aveva intorno, impegnata piuttosto in altri affari: dovevano esserci dei dati riguardanti ciò che lei stava cercando, c'erano senz'altro! Mentre cominciava a cercare tra le carte sparse sui lunghi banconi argentati pieni di provette, la luce verdina delle lampade al neon si abbassò per un momento, donando un'ombra ancora più tetra all'enorme stanzone pieno di esperimenti. Alcuni mostri riposavano nelle vasche piene di mako, fiale e provette riempivano ogni superficie piana, mentre l'enorme computer che controllava tutto il laboratorio ronzava in un angolo, con lo schermo luminoso pieno di lettere e numeri senza un apparente senso logico. Mentre tentava di trovare informazioni che le potessero essere utili a rintracciare Chris o gli altri due demoni di cui non conosceva l'identità, l'occhio le cadde involontariamente su una cartellina nera sulla quale era incisa una sola parola.
"Deepground..." sussurrò Yuna, sgranando improvvisamente gli occhi chiari. Stavano già lavorando al progetto Deepground? Hojo...quel pazzo era ancora alla ShinRa?
"Non dovresti ficcare il naso in affari che non ti riguardano..." una voce alle sue spalle la fece voltare, con lo sguardo carico di odio nel riconoscere a chi apparteneva. A pochi passi da lei, Alexander Sharley sorrideva con aria inquietante. Yuna strinse i pugni sul bancone dietro di lei, sapendo che quel nuovo incontro con lui, in un luogo in cui neppure le telecamere riuscivano ad arrivare, significava soltanto una cosa: si sarebbero battuti. L'elettricità nei loro sguardi si poteva avvertire sulla pelle e l'aria era carica di tensione. Nessuno li avrebbe interrotti, lì sotto. Eppure, anche se l'idea di lottare e soprattutto di sconfiggere il demone che aveva di fronte era davvero allettante, Yuna non se la sentiva di battersi lì, in quel luogo in cui qualunque cosa poteva essere accaduta, dove decine e decine di persone erano state torturate ed usate come cavie, dove i mostri venivano modificati geneticamente e venivano resi ancora più terribili e dove tutto, persino l'aria, sapeva di mako. Deglutì un secondo, prima di scattare con una rapidità incredibile e di superare il ragazzo che prima aveva di fronte, mentre le porte dell'ascensore si chiudevano alle sue spalle, appena in tempo perché lui non la raggiungesse. Sola contro la parete, tentò di riprendere a respirare regolarmente, portandosi una mano sul cuore che pulsava velocemente. Chiuse gli occhi per un attimo, rivolgendo il viso verso il soffitto. Poi l'ascensore si fermò e le porte si aprirono ancora, permettendole di fuggire attraverso le stanze che conducevano all'atrio.
"Yuna!"
La ragazza si fermò per un momento, bloccandosi sul posto quando si sentì chiamare. Squall era in un angolo insieme ai suoi amici, che al sentirlo parlare si erano voltati in direzione del suo sguardo.

"Scusa, Squall: ho da fare al momento! Ci...ci vediamo a pranzo, ok?" Senza neanche attendere la reazione di lui, Yuna riprese a correre, salendo a due a due i gradini della grande scalinata che portava al primo piano, dove premette con agitazione il pulsante per chiamare l'ennesimo ascensore. La macchina impiegò qualche secondo per arrivare al piano e la ragazza ebbe il tempo di vedere Sharley camminare con studiata lentezza attraverso l'ingresso, senza distogliere per un solo istante lo sguardo da lei. Indietreggiò fin quando batté la schiena contro il muro alle sue spalle e le porte meccanizzate le si chiusero davanti, quando schiacciò il pulsante per arrivare sul tetto. Di nuovo, aveva il cuore in gola: non per l'affanno della corsa o per la paura che neppure avvertiva, ma per la consapevolezza che, nella hall, quel demone si trovava a tanto così da Squall...bastava un attimo, una sola mossa falsa perché lui...No, non voleva pensarci, non doveva pensarci! Non sarebbe accaduto nulla: nessuno sapeva quanto tenessero l'uno all'altra, non c'era motivo perché Sharley gli facesse del male...
Yuna rivolse a un tratto lo sguardo verso il vetro che affacciava sull'esterno, su Midgar, preparandosi psicologicamente alla battaglia imminente. Mentre la distanza tra lei e il suolo continuava ad aumentare, dalla tasca estrasse una piccola fiaschetta di legno scuro, decorata da bordi argentati, e ne svitò il tappo, per poi berne un lungo sorso. Sulle prime disgustata come tutte le volte dal sapore forte e deciso di quel liquido tiepido, la ragazza arricciò le labbra, richiudendo la boccetta e rimettendosela in tasca. Mentalmente fece un breve inventario delle sue risorse, toccando con mano ogni oggetto che nominava per assicurarsi che ci fosse. 
"Death's Chaos, pistola uno e pistola due, munizioni, oggetti di recupero..."  sorrise debolmente "Bene, ho tutto. E adesso..."
Fissò un momento la telecamera in un angolo in alto, prima di sparire e di apparire qualche piano più in alto, sul tetto spoglio ed enorme del palazzo ShinRa.
La figura lontana e slanciata di un ragazzo interrompeva il piatto orizzonte del tetto. Sharley era voltato di spalle, con le braccia incrociate e il sorriso stampato sulle labbra chiare e malvagie.
"Allora, adesso sei pronta per morire?"
"Ah, taci!" gridò Yuna, afferrando velocemente l'elsa nera della Death's Chaos e risvegliandone l'enorme potere sopito. L'ombra della spada si prolungò oltre l'elsa stretta tra le sue mani, mentre lei correva contro il suo avversario, presa dall'improvviso desiderio di metterlo a tacere una volta per tutte. Lui non si voltò neppure, sparendo direttamente dalla traiettoria che la lama brillante della spada della ragazza aveva tracciato nell'aria. Un pugno ben piazzato tra le scapole la fece chinare in avanti, riuscendo con fatica a non farle perdere l'equilibrio. Si voltò, infuriata per quel colpo basso, e strisciò la spada in terra, mentre le scintille volavano ad illuminarla di un'inquietante luce azzurrina. Sharley parò il colpo con la mano, sorridendo nonostante il sangue sgorgasse copioso dalla sua ferita. Yuna ne rimase pietrificata, osservando sconcertata la mossa avversaria. In un attimo si riprese, stringendo la presa sulla sua arma e mostrando un'espressione terribile sul volto. Le rune sulla Death's Chaos si illuminarono per un istante, prima che la lama della spada tornasse ad essere solo fumo in una nube rossastra. Spiazzato, Alexander non riuscì a reagire in tempo, quando lei gli lanciò contro la furia di un flare, per poi piombargli addosso con la spada di nuovo tagliente, in un urlo di battaglia che risuonò con un eco in tutto il piano. Il colpo non riuscì a scalfirlo, perché lui aveva evocato dal nulla una spada che aveva usato per parare il suo attacco. Le due lame cozzarono con un fragore stridulo e assordante, portando i volti dei due avversari a pochi centimetri l'uno dall'altro: da una parte, il sorriso maligno e inquietante di un demone, dall'altro i denti stretti e il viso teso di una ragazza che voleva solo vendetta. Contemporaneamente, i due scattarono indietro, interrompendo bruscamente quel contatto.
"Firag..." Yuna non fece in tempo a finire di pronunciare il nome della magia, che Sharley l'aveva preceduta.
"Thundaga!"
Nell'evitare l'enorme fulmine, Yuna non si rese conto di essere saltata contro il basso muretto che fungeva da parapetto. Le gambe le si piegarono all'indietro e l'equilibrio venne a mancare, mentre la prospettiva davanti a lei cambiava come in slow motion. Qualcosa l'afferrò d'improvviso per il collo, salvandola dall'incubo della caduta. L'aria iniziò a mancarle velocemente, quando la presa sul suo collo si fece più salda, fino ad arrivare a stringerla in una morsa soffocante. Debolmente, tentò un disperato fendente con la Death's Chaos, ma il colpo arrivò così lentamente che per Sharley fu un giochetto da niente riuscire a toglierle l'arma di mano e puntargliela alla gola. Rise, quando si accorse che lei si stava sforzando per riuscire a parlare.
"V...via!" riuscì a sussurrare lei, dopo svariati secondi che ci provava. La lama della spada scomparve, lasciando solo l'elsa dietro di sé.
"Non lo vedi?" disse lui, sorridendo lievemente al tentativo di Yuna di evitare l'inevitabile "Sei distrutta! Cosa credevi, che in questi mille anni saremmo rimasti con le mani in mano ad aspettare che tornassi? Ci siamo allenati, ragazzina, e ora tu sei più debole di chiunque di noi!"
Scagliò la ragazza lontana, finalmente libera di tornare a respirare.
Accovacciata in terra con le mani strette intorno al collo, Yuna tentò di riprendere a respirare regolarmente, ma l'ansia della battaglia le fece riportare lo sguardo in alto, a cercare il suo avversario.
"È sparito!"  si disse, battendo un pugno a terra per la rabbia. Si rialzò in piedi a fatica, guardandosi intorno alla ricerca di lui. "Dove sei?...Dove?!"
"Qui."  

Il dolore di un contatto telepatico e poi solo il tempo per rendersi conto di una presenza alle sue spalle, che qualcosa di estremamente duro e doloroso la colpì lungo la schiena, ributtandola a terra in un attimo. Davanti a sé poteva vedere l'ombra di Sharley che si chinava sopra di lei.
"Per te è finita!"
E poi, il tempo parve rallentare la sua corsa inarrestabile, mentre la lama del demone cadeva su di lei con una lentezza irreale e continue vampate alla schiena le impedivano di sottrarsi a quel colpo mortale che ormai sembrava inevitabile. Yuna chiuse gli occhi d'istinto, quando all'ennesimo tentativo di alzarsi le forze parvero abbandonarla. Ma, quando la spada di lui si fermò contro qualcosa, il fragore dell'impatto sembrò quello di due spade che si incontrano, non quello della carne che viene trafitta. Sorpresa e spaesata, Yuna riaprì gli occhi e guardò l'ombra davanti a sé: ora c'erano due sagome sopra di lei. Con un incredibile sforzo e parecchia tenacia, la ragazza riuscì a mettersi seduta, ignorando il dolore lancinante che sentiva, e fissò lo sguardo sui due ragazzi che combattevano. Era stata la Lionheart a salvarle la vita, cozzando contro l'arma del nemico in un istante soltanto. Ora, le due lame erano ancora unite, in una gara di forza che sembrava favorire Squall. Con un'ultima spinta decisa, il SeeD allontanò l'altro da sé, mandandolo a qualche passo di distanza.
"L'area di esercitazione è al quarantanovesimo piano." lo liquidò Squall, col tono calmo e impersonale di sempre, voltando appena lo sguardo a controllare come stesse Yuna. Rinoa, intanto, l'aveva raggiunta e si era inginocchiata accanto a lei per controllare la sua ferita. La ragazza si lasciò sfuggire appena un gemito, alla vista di tutto quel sangue. Poi, il sangue freddo tornò a prendere il sopravvento di lei, facendole immediatamente sollevare le mani verso la schiena del soldier per curarla, ma Yuna non sembrava voler collaborare. Il vicepresidente ShinRa stava per attaccare di nuovo Squall, correndo verso di lui con una maschera di puro odio in volto.
"Maledetto ficcanaso!" ringhiò il demone a denti stretti, quando la Lionheart fermò la furia della sua spada.
"Squall, scappa!" gridò Yuna alle sue spalle e nella sua voce si sentiva tutto il terrore che la ragazza provava al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere se i due si fossero affrontati. Il SeeD voltò appena lo sguardo verso di lei, con un'espressione confusa stampata in faccia e la fronte corrugata per le mille domande che gli affollavano la mente. "Va' via, ti prego!"
Rinoa cercava di tenerla ferma nel tentativo di curarla, ma lei continuava a dimenarsi e a dirle di andarsene anche lei, prima che fosse stato troppo tardi. Gli occhi imploranti della giovane soldier erano pieni di supplica nell'incontrare quelli gelidi dell'amico, che proprio non riusciva a capire il motivo delle sue parole. Scappare? Andarsene? Yuna sapeva perfettamente con chi aveva a che fare e sapeva anche che lui non l'avrebbe mai abbandonata così, sola contro un avversario che probabilmente era anche più forte di lei.
Sharley sparì di colpo, facendo quasi perdere l'equilibrio al ragazzo per la sorpresa.
"Ma che diavolo...?"
Squall si voltò ovunque alla ricerca di lui, sobbalzando quando lo vide comparire in ginocchio accanto a Yuna. Sorrideva, sfiorandole i capelli con la mano e accompagnandoli gentilmente dietro un suo orecchio.
"Tieni davvero molto a lui, eh?" la voce del vicepresidente si era fatta pericolosamente bassa e soddisfatta, mentre con lo sguardo chiaro continuava a scrutare gli occhi terrorizzati della ragazza. Le si avvicinò ancora, fino a sussurrarle in un orecchio: "Voglio il piacere di portartelo via...proprio come allora...quel...come si chiamava?"
Si rialzò piano, lasciando la ragazza pietrificata in terra a fissare Squall, davanti a lei. Anche Rinoa, al suo fianco, aveva sentito ogni parola.
"Lee, se non sbaglio..."
Yuna strinse i pugni a terra e i capelli le ricaddero sul volto, quando lo chinò in basso. Nessuno poteva immaginare il dolore che provava, in quel momento. Solo le braccia si muovevano ancora, tremando per la rabbia della verità che le era stata sbattuta in faccia.
Un potente flare sbalzò Squall indietro, gettandolo a terra a parecchi metri di distanza. Dopo appena un attimo di esitazione, il ragazzo tentò di rialzarsi, ma Sharley gli si parò davanti, con lo stesso sorriso maligno che aveva riservato a Yuna sulle labbra. Squall alzò la Lionheart, tentando un fendente basso per distrarre l'avversario, ma Sharley non ci cascò e, dopo aver evitato il colpo, anticipò la mossa dell'altro e lo sorprese prima che lui avesse il tempo di allontanarsi rotolando su un fianco. A quel punto, Sharley gli fu di nuovo sopra.
"Squall!" in quel momento, gli altri quattro amici SeeD arrivarono sul tetto, bloccandosi simultaneamente quando videro in che condizioni lui si trovasse.
Senza ancora smettere di sorridere, Sharley lo disarmò della Lionheart con un calcio, mandando il gunblade a pochi passi di distanza dal parapetto.
Squall strinse i denti, fissando con odio l'uomo che aveva davanti. Un urlo lancinante squarciò a un tratto il silenzio, quando il vicepresidente ShinRa calò con forza un piede a schiacciare un braccio a Squall e un tremendo suono di qualcosa che si spezza lasciò capire a tutti cosa fosse successo. Il dolore di Squall sembrò piacere all'altro ragazzo, che si chinò su di lui con un nuovo sorriso sulle labbra e con una vena di sadismo che riuscì ad inquietare persino l'imperturbabile comandante dei SeeD.
"Povero ragazzo..." sussurrò Alexander "l'ennesima vittima innocente di questo macabro spettacolo...e tutto perché lei non ha voluto arrendersi al suo destino..."
All'improvviso, Squall parve capire cosa stesse succedendo, perché Yuna e il vicepresidente ShinRa avessero combattuto con tanta ferocia. Il lampo d'ira che attraversò gli occhi di ghiaccio del giovane comandante rispecchiò l'antico trauma che la consapevolezza di quel momento aveva riportato a galla nella sua memoria. Solo un'immagine si realizzò davanti a lui, quando chiuse gli occhi d'istinto, un unico flash che non era sfuggito al suo tentativo di dimenticare il passato, come aveva fatto per tutta una vita: l'immagine di una bambina, piangente, raggomitolata in un angolo buio di quel posto sfocato e lontano. Lee che tentava di avvicinarsi a lei, lei che, terrorizzata, gli lanciava contro una magia senza neppure sapere come...E poi, solo quel ricordo di dolore, le espressioni affrante dei due ragazzi al fissarla, a guardare come quei mostri l'avevano ridotta, come erano riusciti a cambiarla.
Tanti anni insieme non erano bastati per riuscire a parlare di quel giorno, per tirare fuori tutto quel dolore...
"Tu...sei uno di loro!" mormorò Squall, riuscendo a fatica ad inginocchiarsi, senza mai smettere di tenere premuto il braccio rotto. "Io...io..." L'insolita incertezza del ragazzo sorprese tutti i suoi amici, trasmettendo loro la consapevolezza del suo dolore. Mai nessuno aveva visto Squall così...umano.
"Sei morto!" l'ira repressa per tanti anni sfociò in un urlo di battaglia terribile, dando al SeeD la forza di rialzarsi e combattere.
Ancora.
Ma stavolta non era come le altre.
Stavolta non lo faceva per sfida, o perché gli era stato ordinato, o perché c'era qualcuno da difendere.
Stavolta combatteva per sé stesso.
Solo per lui.
"Bahamut!"
L'attacco devastante del guardian force diede il tempo al ragazzo di correre a recuperare il suo gunblade. Ma la presa sull'elsa non era molto salda e l'agilità nel movimento era scarsa, costretto a combattere con la sola mano destra. Squall si prese un momento per fissare Yuna, ancora a terra con il capo chino e i pugni serrati all'inverosimile. Poi, un'occhiata a Rinoa, un cenno e un debole sorriso per tranquillizzarla, prima di gettarsi correndo contro Sharley, ancora scosso per l'attacco di Bahamut, ma comunque troppo vivo per uno che ha incontrato di persona quel G.F..
Il rapido affondo di Squall riuscì a ferire il suo avversario, che rimase a fissarlo con uno sguardo sconvolto, prima di liberare una risata sguaiata. Con una sola mano e il perenne sorriso stampato sulle labbra, Sharley estrasse la lama della Lionheart dal suo stesso corpo, senza lasciarla neppure quando Squall cominciò a dimenarsi per riuscire a liberare l'arma dalla presa ferrea dell'altro. Delle scintille illuminarono il volto sadico del demone, per poi attraversare in un attimo la lama adamantina del gunblade, arrivando a colpire Squall, che cadde a terra in un tonfo secco, quando la magia fu finita. Di nuovo, Sharley si sbarazzò della Lionheart, scagliandola lontano da loro, a pochi passi da Rinoa e da Yuna.
Squall era distrutto, allo stremo delle forze. Non era neppure in grado di trovare la forza per lanciare una magia di recupero e gli oggetti...dove diamine aveva lasciato gli oggetti?
Era finita.
Per una volta che affrontava una sua battaglia, Squall Leonhart, l'eroe che aveva salvato il mondo dalla follia della strega Artemisia, non era riuscito a sconfiggere qualcuno per sé stesso.
Per orgoglio.
Per giustizia.
Per vendetta.
E ora? Che sarebbe successo? Qualcuno lo avrebbe salvato? I suoi amici avrebbero rischiato la vita per lui e si sarebbero immischiati in quella nuova battaglia, cadendo uno dopo l'altro nel tentativo di proteggere lui?
"Perché, perché?"
Squall sapeva esattamente che quegli scemi si sarebbero fatti ammazzare tutti pur di non vederlo morire.
"...Non voglio..."
Lo sguardo guizzò d'istinto ai suoi amici e poi a Rinoa, mentre un unico pensiero riusciva a farsi strada tra tanti altri: "Andate via! Presto!"
La lama gelida della spada di Sharley gli sfiorò il collo e un caldo rivolo di sangue accarezzò i suoi lineamenti forti, quando deglutì.
"Andatevene."
Squall chiuse gli occhi, espirando piano l'aria che aveva a fatica catturato solo un attimo prima.
Per la prima volta in vita sua, era certo che qualcuno avrebbe sofferto, se lui non ci fosse più stato.
Non era più solo...e la cosa non gli piaceva per niente.
Sharley alzò la spada, preparandosi all'affondo che avrebbe ucciso il SeeD, ma qualcosa di inaspettato lo fermò.
"No!"
Tutto avvenne nell'attimo in cui Squall riaprì gli occhi: il grido di rabbia di Yuna, alle spalle del demone; l'espressione di lui che si pietrificava in un istante; la lama della Lionheart, attraverso il suo corpo.
Yuna estrasse di nuovo il gunblade, allontanando con un calcio il corpo martoriato di Sharley.
"Mai più mi porterete via qualcuno che amo! Mai più! Ho già sofferto troppo a causa vostra...è arrivato il momento di chiudere questa storia!"
Le parole incerte di Yuna scossero tutti i presenti, perché cariche di tutto il dolore che la ragazza serbava nel cuore.
Con un gesto secco, il soldier conficcò la Lionheart a terra, congiungendo le mani e chiudendo gli occhi per qualche momento per raggiungere la concentrazione necessaria per poter sconfiggere il demone.
A un tratto si sentì pronta e riaprì gli occhi sullo scontro: Squall era ancora a terra, Sharley correva verso di lui. Yuna si parò davanti all'amico,
con l'espressione truce di chi non ha più voglia di perdere tempo.
"Ora basta!"  pensò, stendendo il braccio destro verso il demone, che si avvicinava sempre di più. "Assimila!"
Fu un attimo: Sharley cadde a terra privo di sensi, mentre un'invisibile aura malefica lasciava il suo corpo per raggiungere quello della ragazza, che cadde in ginocchio per lo sforzo che quell'unico gesto le aveva chiesto. Aveva i palmi aperti al suolo e il fiato grosso per la fatica di quello scontro. Il sudore le imperlava la fronte e la coscienza andava e veniva, del tutto inconsapevole di quello che stava succedendo attorno a lei. Non sentiva il frenetismo degli amici di Squall che si precipitavano da lui per capire come stava, non vedeva le lacrime di Rinoa nello stringersi a lui, quando il ragazzo era riuscito faticosamente a rimettersi seduto, non si rendeva neppure conto delle sue ferite. In quel momento, tutto ciò che poteva fare era lottare. Ancora. Lottare per la sua salvezza, per imporre la sua superiorità sull'anima del demone che aveva catturato, perché lui non prendesse il controllo del suo corpo e finisse il lavoro che aveva incominciato.

Non poteva permettergli di portare altro dolore, dopo tutto quello che aveva già sopportato.
Non poteva permettere che vincesse lui.
"Sta' indietro."  gli disse, neppure certa che lui la sentisse "Va' a fare compagnia al compagno che ti ha preceduto, infame! E lasciami in pace, finalmente..."
Pian piano tutta la fatica, il sudore, il dolore di quello scontro invisibile scomparvero, riportando Yuna alla realtà. Squall le stava davanti e la scuoteva per le spalle, tentando di riportarla indietro.
"Squall..."
Le sue ferite erano state curate, anche se il braccio gli faceva evidentemente ancora male.
"Sei un idiota!" gridò lei, colpendolo in pieno viso con un sonoro schiaffo.
"Non avresti dovuto farlo!"
L'espressione di Squall di quando chiedeva silenziosamente spiegazioni si dipinse sul suo viso, mentre si portava una mano sulla guancia colpita, confuso.
"Ti ha quasi ammazzato, Squall! Capisci? C'è mancato tanto così...tanto così perché tu...perché io..." Yuna si interruppe, non riuscendo più a trovare le parole "Non posso perdere anche te, Squall, non posso permettermelo...non lo sopporterei..."
Il ragazzo voltò un momento lo sguardo a cercare i suoi amici, sperando di incrociare quello di Rinoa. Lei lo fissava, sorridendo debolmente mentre annuiva lievemente. Squall ricambiò, senza neppure immaginare cosa quel piccolo, storto sorriso potesse rappresentare per lei.
"Yuna" Squall tornò a guardarla, sollevandole il volto con le dita per poter incontrare i suoi occhi chiari. "questo non succederà. Ricordi? Ti ho promesso che ci sarei sempre stato, se avessi avuto bisogno. E questo vuol dire che non morirò, perché non posso lasciarti. Sei la mia famiglia, Yu...come io sono la tua..."
"Oh, Squall!" Yuna gli si gettò addosso, stringendolo con quanta più forza aveva. Lui chiuse gli occhi, ricambiando con affetto quell'abbraccio, così caldo, così dolce, eppure così diverso da quello di Rinoa, solo qualche minuto prima. Era così bello il calore di qualcuno che lo stringeva e, ora che lo aveva provato, Squall sapeva di non poterselo più negare. "Grazie..." gli disse Yuna, in un sussurro appena percettibile contro il suo petto "...grazie..."






Mi state intristendo...basta, non posto più se non arrivo ad almeno tre recensioni su un capitolo. Ciao, a presto (spero)

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