Il Filo Nero

di hotaru
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di ombra, silenzio e sparizione ***
Capitolo 2: *** Tre in una ***
Capitolo 3: *** Comare Morte ***
Capitolo 4: *** Rugiada e verità nascoste ***
Capitolo 5: *** Garofani selvatici ***
Capitolo 6: *** Di nuovo riunite ***
Capitolo 7: *** Identità passate ***



Capitolo 1
*** Di ombra, silenzio e sparizione ***


1- Di ombra, silenzio e sparizione
Il Filo Nero


Il filo nero

Di ombra, silenzio e sparizione



- Oh, che meraviglia! Quanto verde! - esclamò Sakura guardando fuori dal finestrino, incantata dallo spettacolo del bosco che abbracciava la strada.
- A Tōkyō non ci sono così tanti alberi, e nemmeno a Hong Kong – concordò Meiling dal sedile dietro, mentre l'autobus avanzava lentamente su per la salita della montagna.
- Qui potrai correre quanto vorrai, Sakura – disse Tomoyo all'amica, mentre puliva con cura l'obiettivo della sua videocamera.
- Già! -.
- Scusa, ma...- la tonda testolina di Kerochan fece capolino dallo zaino della sua padrona – Perché siete venuti in gita qui? Ci sono dei musei, per caso? -.
- No, è per immergere noi ragazzi di città nella natura per qualche giorno – rispose Shaoran.
- Esatto – bisbigliò Sakura a Kerochan, eccitatissima all'idea – Faremo esercizi di orientamento con la bussola, lezioni di botanica, osserveremo gli uccelli... sarà bellissimo! -.
- Secondo me ci scappa anche una prova di coraggio, vedrete! - disse Meiling, facendo rizzare i capelli in testa a Sakura.
- Come... come sarebbe? Quella la facciamo già al campeggio al mare! Che bisogno c'è di farla anche qui? - esclamò.
- Oh, insomma! - la redarguì Kerochan – Sei la Signora delle Carte di Clow: come fai ad avere paura di un qualche fantomatico fantasma che neanche esiste? -.
- È una questione d'atmosfera – ribatté lei, piccata – Mi spavento -.
Kerochan sembrava sul punto di rispondere qualcosa, quando la voce dell'insegnante annunciò che stavano per arrivare, e di prepararsi a scendere.

- Ah, che aria frizzante! - esclamò Meiling, respirando a pieni polmoni.
- E che profumo! - disse Tomoyo, inspirando profondamente – Devono essere gli alberi qui intorno. Lo senti, Sakura? Sakura? -.
Sakura e Shaoran non avevano ancora aperto bocca, entrambi attenti e con la fronte corrugata.
- Ehi, va tutto bene? - chiese Meiling.
- C'è... qualcosa di strano – disse Sakura.
- Già – annuì Shaoran.
- Strano? Strano in che senso? Avvertite qualcosa? -.
- Sì, ma... non capisco -.  
Sakura non ebbe il tempo di spiegarsi meglio, perché dovettero dirigersi verso le loro stanze e sistemare i bagagli, e fra una chiacchiera e l'altra la strana sensazione avvertita dai due si affievolì leggermente.
Senza però scomparire del tutto.


Fu solo a cena che riuscirono a rivedersi e, a giudicare dalla sua espressione, anche Shaoran doveva averci pensato tutto il tempo.
- Mi sembra assurdo – fu la prima cosa che disse Sakura.
- Già, anche a me – convenne l'amico – Ma, nonostante sia una percezione piuttosto vaga, direi che è inconfondibile -.
Sakura annuì.
- Una Carta di Clow – sospirò.
- Non è che te ne è scappata qualcuna? - tentò Shaoran.
- No, poco fa le ho ricontrollate tutte. Non ne manca nessuna – Sakura scosse la testa – Non capisco. E non capisco nemmeno perché non riusciamo ad individuarla con sicurezza. È come... -.
- Un profumo. Sì, lo so. Non capisco nemmeno io da dove provenga esattamente. Questo posto sembra esserne impregnato -.
Il luogo in cui si trovavano era una struttura con camere dotate di letti a castello, un grande salone per i pasti e un maneggio. Comprendeva inoltre un campo per il tiro con l'arco e alcuni campi da calcio e pallavolo. L'ideale per trascorrere qualche giorno all'aria aperta a fare sport o a passeggiare nei boschi.
- E Kerochan cosa dice? - chiese Shaoran, che da quando erano scesi dall'autobus non aveva ancora abbassato la guardia.
- Mi ha detto di provare a fare una cosa dopo cena, in camera. Vieni anche tu? -.
Shaoran annuì, mentre Sakura nascondeva un grosso panino al burro in un fazzoletto.
- Ehi, mi passi quei biscotti? - gli sussurrò, attenta che nessuno la vedesse nascondere del cibo.
Il ragazzo sorrise, prendendo una manciata di biscotti e passandoli lesto a Sakura. La mano che lo sfiorò mentre lei li prendeva gli fece correre un brivido lungo la schiena, ma la ragazza non sembrò accorgersene. Doveva essere davvero preoccupata per quella Carta misteriosa.


- Fiamo ficuri che non verrà neffuno a difturbarci? -.
- Kerochan, non si parla con la bocca piena! - lo rimproverò Sakura – Manda giù prima di parlare -.
- E comunque non preoccuparti – intervenne Shaoran – Gli altri sono di sotto a giocare a carte -.
Sakura sorrise, rendendosi conto dell'ironia di quella frase: anche loro stavano "giocando a carte", in un certo senso.
- Meiling e Tomoyo hanno detto che faranno attenzione che nessuna delle ragazze torni in camera -.
- Bene – Kerochan aveva finalmente deglutito – Buoni, questi biscotti. Ve li daranno anche doma... -.
- Kerochan! - esclamò Sakura – È una cosa seria! Si può sapere di che Carta si tratta? Non le avevo raccolte tutte? -.
Il guardiano delle Carte si sedette sul letto con aria solenne, di fronte a Sakura, mentre Shaoran si era sistemato a cavalcioni di una sedia.
- In realtà c'è... qualcos’altro. Altre Carte, che tuttavia non sono come quelle che hai catturato finora -.
- Come sarebbe? Cos'hanno di diverso? -.
- Che, una volta catturate, pur essendo in tuo possesso non potrai utilizzarle. Non hanno alcun... potere effettivo – spiegò Kerochan.
- E allora a cosa servono? -.
- Fondamentalmente... a niente – Sakura e Shaoran si scambiarono uno sguardo perplesso – Racchiudono simbolicamente un tipo di forza, di spirito presente nel mondo, pur non avendo alcun potere offensivo. Esistono e basta -.
- Esistono... e basta – ripeté Shaoran assorto, tentando di comprendere quella frase – In effetti, un grande mago come Clow Reed può anche aver fatto una cosa del genere -.
- Esattamente – annuì Kerochan – Però quel tipo di Carte era più legato a Yue, perciò io non ne so molto. Dato che non hanno potere offensivo è meno difficile tenerle a bada, e bastava il guardiano della Luna a controllarle. Io invece, contando sul potere del Sole, avevo il compito di custodire le più pericolose -.
- Sì, e abbiamo visto tutti come l'hai fatto – commentò Sakura.
- Ehi, ancora con questa storia? Alla fine le Carte le hai catturate tutte, no? - sbraitò il leoncino, offeso.
- Sì, ma... -.
- Scusa un momento – intervenne Shaoran – Se queste Carte non hanno potere offensivo, significa che lasciate in libertà sono... meno pericolose? -.
- Esatto. Come vi ho già detto io non le conosco molto, ma posso affermare che non sono né malvagie né violente. Probabilmente non causeranno alcun danno -.
- E allora... come facciamo a trovarla? - domandò Sakura. Di solito le altre si erano sempre, in qualche modo, fatte trovare: lei, Kerochan e Shaoran avevano spesso seguito la scia dei loro guai, per poi individuarle e catturarle.
- Inoltre è strano – aggiunse Shaoran – che non riusciamo a percepirla con esattezza. È... vaga, indistinta. Come se fosse in questa stanza ma anche fuori, nel bosco. Come se questo posto e le vicinanze ne fossero impregnati -.
- Sì, lo so – ammise Kerochan con un sospiro – Me ne sono accorto anch'io, ma vi ripeto che non le conosco molto: non so perché accada una cosa del genere. Per questo è importante almeno riuscire a capire di quale Carta si tratti -.
- E come? - chiese Sakura.
- Come hai fatto con la Carta dello Specchio – spiegò il leoncino – Usando le Carte come se fossero dei tarocchi -.

Ormai il mazzo a disposizione di Sakura era piuttosto consistente, ma qualche minuto dopo Shaoran l'aveva spezzato e lei aveva distribuito le Carte. Come l'altra volta, in cima c'erano le tre prescelte, tutte voltate.
Sakura girò la prima.
La Carta dell'Ombra.
Poi la seconda.
La Carta del Silenzio.
E la terza.
La Carta della Sparizione.
- Ombra, Silenzio e Sparizione... - mormorò Sakura – Che cosa vogliono dire? -.
La finestra, leggermente aperta, lasciò entrare un po' della brezza primaverile di quella sera, portando con sé il profumo del bosco.
L'oscuro cappuccio dell'Ombra sembrava osservarla, la dama del Silenzio invitarla a riflettere e il sorrisetto beffardo della Sparizione sfidarla a comprendere.
- Hmm... non riesco a capire! - esclamò dopo un po', frustrata.
- Non arrendiamoci così in fretta, riflettiamo con calma – disse Shaoran – Devono essere legate, in qualche modo: cos'è che sparisce, nell'ombra e nel silenzio? -.
Il ragazzo ci stava mettendo tutto il suo impegno, e lei non poteva essere da meno. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercando di ignorare la sensazione che le comunicava la presenza della Carta in ogni particella d'aria, concentrandosi sul messaggio delle tre che aveva voltato.
Qualcosa. Che sparisce. Nell'ombra. E nel silenzio.
Ombra... Silenzio... Sparisce e non c'è più... Forse per sempre...
Riaprì gli occhi all'istante, quando riconobbe l'immagine che le era apparsa nella mente come il volto di sua madre.
Scosse piano la testa, chiedendosi che cosa c'entrasse, quando improvvisamente capì.
Sua madre era scomparsa, nell'ombra e nel silenzio. Era morta.
- La... Morte... - mormorò, esterrefatta.
- Come? - chiese Shaoran accanto a lei, la voce leggermente turbata – Ma no... non è possibile... -.
- Invece sì – lo interruppe Kerochan – Non mi suona nuova, sapete? È possibile che ci fosse una Carta con questo nome, anche se al momento non riesco a ricordare le fattezze del suo spirito... -.
- Ma... - Shaoran sembrava ancora sbigottito – La Morte? -.
- Non fate quelle facce – disse Kerochan scuotendo la testa – Non è che possa uccidere qualcuno. Assolutamente no. Vi ho già detto che non ha un potere offensivo -.
- Ma allora... - Sakura non riusciva assolutamente a capire – Allora che sta facendo qui? Perché ha scelto questo posto? Come facciamo ad individuarla? -.
- Non lo so – ammise Kerochan – Non la ricordo molto, questa Carta. Forse Yue ne saprebbe di più, ma non credo possiamo parlargli per telefono -.
- No, infatti – convenne Sakura, scoraggiata – Non abbiamo alcun indizio -.
La mano che le si poggiò sulla spalla sembrò consolarla un po', perché quando alzò lo sguardo vide Shaoran che sorrideva fiducioso.
- Non preoccuparti. Vuol dire che terremo occhi e orecchi bene aperti: sono sicuro che scopriremo qualcosa -.
Sakura annuì, sorridendo piano, consapevole che quella strana sensazione non avrebbe abbandonato nemmeno lui.
- Che ne dite se raggiungiamo gli altri? - propose, di nuovo allegra dopo un profondo sospiro – Anche se spero che abbiano smesso, di giocare a carte! -.


- Hotaru, sei qui? - domandò una bambina coi capelli raccolti in due grandi codini, muovendosi con sicurezza nella radura grazie alla luce chiara della luna.
- Sì – rispose una ragazzina, il cui caschetto nero si sarebbe potuto confondere nell'oscurità se non fosse stato per la pelle chiarissima, quasi più bianca della luce lunare.
- Senti... secondo te quanto manca alla luna piena? - domandò la bambina, con un'espressione ansiosa dipinta in volto.
- Circa tre giorni – rispose con sicurezza l'altra, osservando il cerchio quasi completo della luna sopra di loro – O tre notti, come preferisci -.
La bambina annuì, leggermente più sollevata.
- Allora è meglio che cominciamo – propose, mentre l'altra annuiva e si alzava dall'erba fresca della sera.
Iniziarono ciò che dovevano fare, assorte, immerse in una pozza di luce bianca. Il vento frusciava leggero, accarezzando i loro capelli e la criniera bianca di uno splendido cavallo che, lì accanto, non le perdeva di vista.



Questa storia si è classificata prima al contest "Alice nel paese di..." di Fabi_Fabi.
Sono felicissima di tale risultato, anche perché questa è la mia prima cross-over. Praticamente dovevamo ispirarci ad una frase tratta da "Alice nel Paese delle Meraviglie" (che troverete  qualche capitolo più avanti) e ad un'immagine- io ho scelto questa.
Si è classificata inoltre quarta al contest "La Morte, la mia compagna" di Diana21: da contest, dovevamo scrivere qualcosa incentrato appunto sulla morte, scegliendo una parola o un'espressione da inserire. Qui troverete "fasci d'erba e rugiada luccicante".

Chiarisco subito una cosa: di "Naruto" sarà presente un personaggio soltanto, necessario ai fini della storia. Non vi dico chi, comunque. ^^




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Capitolo 2
*** Tre in una ***


2- Tre in una Tre in una


Il filo nero 2


- Hotaru, hai portato la tua falce? - chiese la bambina, carezzando dolcemente il muso del cavallo bianco al proprio fianco.
- Certo – come se potesse separarsene.
- Ma tuo nonno non se ne accorgerà, se continui a prenderla di nascosto? - domandò preoccupata l'altra.
- Non preoccuparti, Chibiusa – bugia per bugia, tanto valeva raccontarne un'altra – La pulisco bene ogni volta che la rimetto a posto, non se ne accorgerà sicuramente -.
Chibiusa annuì, contenta che l'amica non sarebbe stata sgridata per colpa sua. Si misero al lavoro, in silenzio, nel loro mondo di fruscii che si ricreava ogni notte.
- Sai, oggi ho visto la mamma – disse ad un certo punto Chibiusa. Assunse un'espressione preoccupata, sospirando piano – Non... non sta bene -.
Hotaru non rispose, tagliando con mossa esperta un altro fascio d'erba luccicante della rugiada della notte.
- Però sono sicura che per la luna piena ne avremo raccolta abbastanza – aggiunse l'amica, leggermente più fiduciosa – E allora la mamma guarirà, ne sono sicura! -.
Hotaru le sorrise, guardando poi verso la luna sospesa sopra di loro.
- Chibiusa, perché non mi racconti ancora la storia del coniglio? Quello della luna, intendo -.
- Certo, la mamma me l'ha raccontata così tante volte che non potrei mai dimenticarmela! - la bambina annuì, e i codini di quel colore così strano- che sotto la luce della luna sembravano avere riflessi rosa- si mossero seguendo il suo movimento.
- Lassù vive il Coniglio Lunare, che ogni notte osserva la Terra dalla sua postazione nel cielo, seduto sulle zampe posteriori – parlava continuando a raccogliere trifoglio profumato e fiori sbocciati nel buio, mentre il suo cavallo non la perdeva d'occhio un istante – La sua figura è visibile dalle macchie presenti sulla superficie della luna; tiene in mano un pestello da cucina, e secondo le leggende cinesi lo usa per produrre un elisir di lunga vita -.  (¹)
Accarezzò un fascio d'erba appena raccolto, ammirandone le gocce di rugiada che sotto la luna sembravano rifulgere d'argento.
- È per questo che l'unico modo per salvare la mamma è raccogliere quest'erba sotto la luce della luna. È solo così che riusciremo a preparare l'erba curativa per mandare via la morte dal fianco della mamma -.
Si voltò verso l'amica, che aveva ascoltato in silenzio.
- Sai, Hotaru, non so come ringraziarti per tutto l'aiuto che mi dai. Senza di te non avrei mai raccolto così tanta erba in poco tempo; non ce l'avrei fatta a finire per la luna piena -.
Hotaru sorrise di rimando, dicendosi ancora una volta che quella doveva essere davvero una bambina dall'animo sognatore per non essersi ancora accorta- dopo tutte quelle notti passate a falciare e raccogliere erbe di ogni tipo sotto la luce della luna- che il suo vestito bianco non si sporcava minimamente. Rimaneva sempre immacolato, senza mai una macchiolina verde.
Ed era così concentrata in quel suo incantesimo per salvare la madre, da non aver ancora notato che dai fianchi del suo cavallo- notte dopo notte- erano spuntati altri due arti, ormai quasi completamente ricoperti di piume, e  che sulla fronte gli era cresciuto un forte corno dorato.
Hotaru mosse abilmente la falce, la cui lama d'argento brillò per un istante della stessa luce della luna, per tagliare un altro ciuffo d'erba. Chibiusa non l'aveva ancora capito, dove la stava portando tutto quel loro lavoro. Ma, senza saperlo, si stava lentamente avvicinando alla meta che da tempo era destinata a raggiungere.


Kerochan aveva insistito per andare con Sakura e gli altri alla lezione di orientamento nel bosco, nascosto nello zainetto della sua padrona.
Tuttavia, all'ennesimo sospiro del leoncino, Sakura si ritrovò finalmente a chiedere:
- Si può sapere che cos'hai? Sembri un'anima in pena -.
La testolina tonda di Kerochan spuntò dallo zaino, rivelando la sua espressione pensierosa.
- Sai, Sakura, ho come l'impressione che mi sfugga qualcosa – le confessò.
Sakura lanciò a Tomoyo uno sguardo talmente rassegnato da far sorridere l'amica.
- Kerochan – stavolta toccò a lei sospirare – Possibile che ti sfugga sempre qualcosa? -.
- Non essere ingiusta! - ribatté lui – Ti ho già detto che quelle Carte erano più legate a Yue che a me, è naturale che non riesca a ricordarmi tutto -.
Guardò verso l'alto, mentre i raggi di sole che penetravano tra le fronde producevano strani giochi di luce nel sottobosco.
- Senti, io vado a fare un giro. Chissà che non mi venga in mente qualcosa – detto questo, uscì dallo zaino e si alzò in volo.
- Ehi, Kerochan! Aspetta un attim... -.
- Sakura, qualche problema? - Chiharu, una decina di metri avanti a loro, si voltò non appena sentì l'amica rompere il silenzio che si respirava fra gli alberi.
- Eh? No, no... mi sembrava solo di aver visto qualcosa... -.
- Davvero? Un cervo, magari? O un unicorno? - esclamò Naoko entusiasta.
- Ma no, gli unicorni compaiono soltanto di notte – puntualizzò Yamazaki.
- Oh sì, hai ragione! - annuì Naoko.
- Forse dovremmo continuare il percorso, che ne dite? - propose dolcemente Tomoyo.
Gli altri annuirono e anche Sakura, dopo un'occhiata al punto in cui era sparito Kerochan, seguì gli amici.
- Beh, quando avrà fame tornerà sicuramente – si disse.


Kerochan, dal canto suo, si era sistemato su un ramo a guardare il sole. Non capiva perché Sakura se la prendesse tanto: in fondo quella Carta non era pericolosa, e poi era vero che era più legata a Yue. A ben guardare, non era mai stata una sua responsabilità.
Eppure... era sicuro di averla conosciuta, al tempo in cui Clow Reed era ancora il suo signore. Di ricordare che quella Carta aveva qualcosa di particolare, perché il Signore delle Carte l'aveva creata con un significato particolare. Ma non ricordava quale.
Forse era davvero il caso che provassero a parlare con Yue per telef...
Un baluginio improvviso lo distolse dai suoi pensieri. Guardò meglio, tra quei rami scuri dove il brillio di qualcosa aveva attratto il suo sguardo. Ma non c'era più niente, solo il buio.
Stava quasi per convincersi di esserselo immaginato, in quei giochi di luce tra foglie e rami, quando ricomparve. Una specie di strano simbolo che brillava, galleggiando nell'aria.
Guardò meglio, e gli parve che attorno ad esso si andasse formando qualcosa. Qualcuno. Un'ombra che sembrò guardare un attimo nella sua direzione, per poi ammiccare e scomparire.
L'unica cosa che impedì a Kerochan di urlare il nome di Sakura, nell'improvvisa consapevolezza del momento, fu la presenza di tutti i suoi compagni di scuola. Ma l'aveva riconosciuta.
Una mezzaluna. Il simbolo sulla fronte di uno dei tre spiriti.


- Come sarebbe, "uno dei tre spiriti"? Quanti ce ne sono? - gridò Sakura, sbigottita.
- Te l'ho detto, sono tre! Me ne sono ricordato quando l'ho vista! - esclamò Kerochan.
- Questa suona nuova anche a me. Tre spiriti? Per una Carta soltanto? - chiese dubbioso Shaoran.
Kerochan annuì.
- Sì, credo che c'entri qualcosa con la magia occidentale, non ricordo bene... - si grattò la testa, nel tentativo di spremerne qualcosa – E quella era Luna, ne sono sicuro! -.
- Luna? - Sakura era sempre più sconcertata – Non era la Carta della Morte? -.
- Hanno anche dei nomi, adesso? - le diede manforte Shaoran, stralunato quanto lei.
- Insomma, quante volte ve lo devo ripetere? Non è una delle Carte che avete conosciuto finora. È completamente diversa! - sbraitò Kerochan.
- Ehi, non urlare! - esclamò Sakura.
- Adesso calmatevi – intervenne Tomoyo – Allora, ricapitoliamo: questa Carta si differenzia dalle altre perché non è pericolosa ed è costituita da tre spiriti in uno, ciascuno con un nome diverso. È esatto? -.
Kerochan annuì.
- Sì. Clow Reed usava questi nomi perché ognuno dei tre spiriti era una specie di entità a sé, con un carattere diverso, e bisognava pur distinguerli. Anche se sono legati fra loro e alla Carta dal filo nero della morte -.
Ci fu un momento di silenzio, dopo il quale Sakura disse sconsolata:
- Sarà. Ma non è che adesso le cose risultino più chiare -.
- Forse capiremo meglio quando li troveremo – tentò Shaoran – Intendo dire i tre... -.
- Ehi, ragazzi! Di cosa parlate? - esclamò Chiharu, arrivando assieme a Rika, Naoko e Yamazaki. Sakura fu lesta ad infilare Kerochan dentro lo zainetto, nascondendolo alla vista, mentre gli amici si sistemavano attorno a loro.
- Oh, niente di... -.
- Senti, Naoko – intervenne improvvisamente Tomoyo – Cosa sai della mitologia occidentale? -.
- Oh, un sacco di cose! - rispose entusiasta la ragazza, sistemandosi gli occhiali – Ho appena finito di leggere un libro al riguardo. Davvero interessante! -.
- E dimmi: per caso hai letto anche delle figure di tre spiriti legati alla morte? - continuò Tomoyo.
Sakura la guardò sbigottita, chiedendosi dove volesse arrivare l'amica, mentre Shaoran sembrò capire al volo.
- Già, tre spiriti distinti ma indivisibili, o qualcosa del genere... - aggiunse.
- Legati dal filo nero della morte? - concluse Naoko – Certo -.
La ragazza prese fiato e si sistemò di nuovo gli occhiali, pronta a lanciarsi in una spiegazione appassionata.
- Nella mitologia greca si parla delle tre Moire, che decidevano il destino degli uomini: una dipanava il filo della vita, un'altra ne decideva la lunghezza e l'altra... - mimò nell'aria il movimento di un paio di forbici - ...zac! Lo tagliava -.
- Capisco... -.
- Ah, ma non è solo un mito greco! - esclamò Yamazaki – Tre figure legate alla morte compaiono anche nella mitologia nordica! Si chiamano Norne... ahi! -.
- Non dire sciocchezze! - lo ammonì Chiharu, che come al solito lo aveva afferrato per un orecchio.
- No, ha ragione – lo difese Naoko – C'erano anche queste Norne, che allo stesso modo recidevano il filo della vita -.
- Ma allora... - intervenne Sakura, ancora dubbiosa – Sono tre o soltanto una? -.
- Tre e una allo stesso tempo – ribadì Naoko con fare misterioso – Come i fantasmi del Natale passato, presente e futuro -.
- Che? - fece Sakura, che ormai non la seguiva più.
- Oh sì, l'ho letto anch'io! Bel libro – convenne Tomoyo.
- Ma... cosa... - mentre le altre chiacchieravano di libri e lei non ci capiva più niente, Sakura sentì Shaoran tirarla piano per un braccio.
- Beh, direi che adesso sappiamo, no? - disse sottovoce.
Sakura annuì, immediatamente seria.
- Ma abbiamo un altro problema... - aggiunse il ragazzo.
- E quale? -.
Shaoran le lanciò un'occhiata penetrante.
- Uno sappiamo che è nel bosco. E gli altri due? -.


Quando Hotaru l'aveva incontrata, qualche tempo prima, aveva notato subito che l'espressione di quella bambina era velata da un'incontenibile preoccupazione.
Dopo averci fatto amicizia, le aveva infatti rivelato di essere terribilmente in ansia per la madre, che da tempo non accennava ad alzarsi dal letto, rifiutava di mangiare e deperiva sempre di più.
- Nessuno me l'ha detto, ma io lo so che sta male. Forse è gravemente malata – aveva sospirato, guardando negli occhi la sua nuova amica con lo struggente volto della sincerità – Io l'ho vista, accanto a lei. È Comare Morte, ne sono sicura -.
- Comare Morte? - aveva chiesto Hotaru, senza mettere in dubbio le sue parole nemmeno per un istante.
Quella bambina- Chibiusa, come aveva detto di chiamarsi- aveva annuito gravemente.
- Sì, Comare Morte. Come quella della fiaba -.





(¹) In Occidente, nelle macchie lunari si riconosce la figura di un uomo- il famoso "uomo della luna".
In Oriente, invece, si vede la figura di un coniglio. Tra l'altro "Tsukino Usagi", nome originale di Sailor Moon, significa per l'appunto "Coniglio della Luna".
 



Di quale fiaba si tratterà mai? La conoscete?

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Capitolo 3
*** Comare Morte ***


3- Comare Morte Comare Morte


- Conosci i fratelli Grimm? - chiese quella bambina dagli strani e folti codini.
- Io... veramente no – rispose Hotaru.
- Oh beh, non preoccuparti. Sono degli scrittori tedeschi, qui in Giappone pochi li conoscono – la rassicurò Chibiusa senza vantarsi – Un'amica della mia mamma mi ha regalato un loro libro pieno di fiabe per il mio compleanno, e io ne ho letta una al giorno. È per questo che so chi sono -.
- Comare Morte è in una di queste fiabe? - tentò Hotaru.
- Esatto – annuì Chibiusa – È anche il titolo. In questa storia la Morte fa da madrina a un bambino, che diventerà un famoso dottore grazie al suo aiuto. Quando costui si trova nella stanza di un malato, è l'unico a vedere anche la Morte: se lei si trova ai piedi del paziente non c'è via di scampo; se invece è accanto alla testa del malato, allora il medico può salvarlo somministrandogli una particolare erba curativa donatagli dalla Morte stessa -.
- Oh – Hotaru, che non aveva mai sentito quella storia, ne era rimasta suo malgrado affascinata – Quindi è una fiaba che finisce bene? -.
- In realtà no – Chibiusa sorrise, con una piccola smorfia – A dire il vero in queste storie metà della gente muore o succedono cose terribili. Il dottore, infatti, per ben due volte ignora il messaggio della Morte, somministrando la medicina anche a pazienti che non avrebbero dovuto salvarsi perché era apparsa ai loro piedi. Così, alla fine, la Morte si prende la vita del suo protetto -.
La bambina non sembrava particolarmente turbata da quel macabro finale. In fondo faceva parte di ciò che le avevano sempre insegnato: se non si ubbidisce, le cose vanno inevitabilmente a finire male. D'accordo, lei al massimo incappava in una punizione, ma il concetto di fondo era lo stesso, no?
- E... tu dici di averla vista? - continuò Hotaru – Comare Morte, intendo -.
- Sì, io... è sempre acccanto alla mia mamma! - esclamò Chibiusa, preoccupata – Però sta vicino alla sua testa, quindi significa che si può ancora salvare, no? -.
- Ma come fai ad essere sicura che sia proprio lei? -.
- Perché la vedo soltanto io – spiegò la bambina – La mamma non sembra nemmeno accorgersene, neanche quando lei le prende una mano. E se solo io la posso vedere, significa che sono come il dottore della fiaba -.
Guardò negli occhi la sua nuova amica, con un'espressione grave e determinata dipinta in volto.
- Sono io che la devo salvare -.


Quel pomeriggio avevano come compito la raccolta di alcune piante tipiche del bosco, di cui si erano procurati foto e descrizioni.
- Guardate! Queste non sono delle fragoline di bosco? Che carine! - esclamò Sakura indicando dei minuscoli frutti rossi che pendevano dagli steli verdi.
- Sì, ma non sono ancora mature – rispose Rika, dopo un'occhiata critica alla piantina indicata da Sakura.
- Che peccato... -.
- Ehi, venite qui! Ho trovato la felce che cercavamo! - chiamò Yamazaki, subito raggiunto dagli altri.
Anche Sakura, con un'ultima occhiata alle sue adorate fragoline, fece per avvicinarsi, quando con la coda dell'occhio notò qualcosa di bianco alla sua sinistra.
Si voltò subito, e quel che vide le mozzò il fiato. Perché là in fondo, dove gli alberi si infittivano nel folto del bosco, c'era uno splendido cavallo bianco. Uno di quei cavalli immacolati che dovrebbero comparire solo nelle favole, e invece eccone uno che stava guardando proprio nella sua direzione.
Non ci pensò due volte: si mise a correre verso di lui, più veloce che poté, i piedi che saltavano agili ogni radice e irregolarità del terreno.
Non si rese conto di stare allontanandosi sempre più dai suoi amici e dal percorso segnato, mentre si inoltrava fra gli alberi dai rami scuri in cui la sagoma di quel cavallo si stagliava come l'ombra di un fantasma.
Non pensava, mentre correva. Seguiva solamente l'istinto, quell'istinto che l'aveva guidata quando aveva catturato la Carta dello Spostamento e che aveva a che fare più che altro con la magia.
Ma le Carte di Clow non le stavano nemmeno passando per la testa. Aveva visto quel cavallo bianco e lo stava seguendo, perché in qualche modo sapeva di doverlo fare. Come con quelle figure che si incontrano in sogno e inevitabilmente si seguono, senza nemmeno chiedersi perché.
Ecco, si chiese perché solo quando arrivò in una radura sconosciuta, lontana chissà quanto dagli altri, senza la minima idea di come fare a tornare indietro. Oltretutto non sapeva nemmeno cosa avrebbe dovuto farci lì, perché quel cavallo era scomparso e ormai non avvertiva più niente.
Non una presenza sovrannaturale, non una Carta di Clow- non più di quella strana sensazione che provava da quando era arrivata e a cui si era quasi abituata.
Si guardò intorno, non notando niente di strano tranne forse dei fasci d'erba sistemati con cura sotto un albero. Dovevano essere stati tagliati da qualcuno, perché erano recisi con precisione. Profumavano in maniera quasi anormale, di un odore intenso ma estremamente delicato. Pareva assurdo per quell'ora del pomeriggio, ma a Sakura sembrò che vi fossero ancora attaccate stille di rugiada che brillavano dei colori dell'arcobaleno ad ogni suo movimento, a seconda di come la luce le colpiva.
Non seppe perché, ma quei fasci d'erba dalla rugiada luccicante la incantarono quanto la figura del cavallo vista fino a poco prima. Possibile che fossero ancora bagnati a quell'ora? Si accovacciò, allungando piano una mano, mentre il profumo che saliva da quei ciuffi tagliati si faceva sempre più forte, fin quasi a stordirla.
Mancavano ormai pochi centimetri, quando la sua mano venne afferrata da un'altra, comparsa dal nulla, che la fece sussultare e finire col sedere a terra.
- Si può sapere che ti è preso? - la apostrofò la voce a cui apparteneva quella mano, una voce che la fece tornare in sé.
- Ah, sei... sei tu... -.
- Certo che sono io! - esclamò Shaoran – Ti sembrano cose da fare, scappare in quel modo e farci preoccupare così? -.
Infatti la sua voce aveva quella tonalità inquieta che assumeva quando sapeva che la causa di certi comportamenti di Sakura stava in qualcosa di assolutamente non razionale. Qualcosa che avrebbe dovuto condividere con lei, e sapere di non essere al suo fianco in alcuni momenti lo faceva arrabbiare più di quanto avrebbe ammesso.
Sospirò, cercando di calmarsi.
- Allora, che cosa hai sentito? - chiese.
- Io... ho visto un cavallo -.
- Un cavallo? Qui nel bosco? -.
Sakura annuì.
- Beh... qui vicino c'è un maneggio... magari è solo scappa... -.
- No -.
Sakura alzò gli occhi, e lo guardò in quel modo che ogni volta gli faceva pensare di voler perdersi per sempre in quel verde magnifico. In quel modo che forse riservava solo a lui, perché solo lui poteva davvero comprendere ciò che lei percepiva.
- No, non era un cavallo normale – ripeté infatti – Ma non capisco che cosa volesse, e perché sia scomparso così -.
- Beh, direi che si può considerare un altro pezzo del puzzle che dobbiamo ricomporre – sospirò Shaoran – Anche se cominciano ad essere fin troppi, a mio parere -.
Sakura sorrise: - Già. Tenendo conto che io di solito già non ci capisco niente, figurati adesso... -.
Il sorriso si trasmise a Shaoran, che la aiutò a tirarsi su.
- Forza, torniamo dagli altri. Fortuna che ho cercato di memorizzare la strada mentre ti correvo dietro, altrimenti ci saremmo persi -.
Sakura annuì, seguendolo dopo aver dato un'ultima occhiata a quella radura e dimenticandosi completamente del fascio d'erba lì accanto, silenzioso nel suo brillare di rugiada.


- Dai, vieni fuori. Ci sono soltanto io -.
Sakura e gli altri erano a cena, e i raggi del sole calante filtravano, morenti e arancioni, tra le fronde degli alberi. Nel bosco, a quell'ora, qualunque ombra poteva sembrare reale.
- Oh, quanto tempo – rispose una vocina acuta ma penetrante, e subito dopo si udì l'inconfondibile suono di uno sbadiglio.
- Già. Pensa che all'inizio nemmeno mi ricordavo di te; mi è venuto in mente dopo, quando... -.
- Quando mi sono fatta vedere? Ma che genio, Kerberos -.
- Fatta vedere... guarda che mi è bastato il simbolo che hai sulla fronte! - esclamò Kerochan, punto sul vivo.
- Sì, a forza di indizi ci arrivi -.
Kerochan cominciava a sentirsi leggermente preso in giro, soprattutto perché stava ancora parlando con alberi e foglie, rispondendo ad una voce che non arrivava da alcuna direzione precisa.
- Ti decidi a mostrarti o no? Guarda che ho di meglio da fare, e la nuova Signora delle Carte vi scoverà comunque -.
- Non sarà necessario – a parlare fu una lunga coda nera che si muoveva flessuosa nell'aria. Poi, un po' più in là, spuntarono due orecchie appuntite – Non ci stiamo certo nascondendo -.
- Beh, non è che vi facciate nemmeno vedere – ribatté Kerochan, chiedendosi come avesse fatto a dimenticare quella specie di felino che tanto si divertiva a scomparire e ricomparire. Non era mai stato piacevole parlare con qualcuno senza testa, ora lo ricordava chiaramente.
- Oh, andiamo – un paio di canini aguzzi brillarono nella penombra del crepuscolo – In fondo lo sai che ci consegneremo spontaneamente alla nuova padrona. Solo non adesso -.
- Già, lo immaginavo. Che cosa state combinando? -.
Eccolo là, il simbolo a forma di mezzaluna. Chiaro e scintillante, si stagliava su una fronte nera e pelosa.
- Le solite cose. Ciò di cui ci occupiamo – rispose sorniona quella che ormai si mostrava come una gatta nera dai grandi occhi color marrone rossastro – Tu te lo ricordi, di cosa ci occupiamo? -.
- Certo che sì – mentì Kerochan.
- Bene, allora non vi resta che aspettare – ribatté la gatta – Noi siamo delle vere maestre, in questo. L'eternità ci fa un baffo -.
Ricominciò a scomparire, dalla punta della coda a quella delle vibrisse.
- Ehi, aspetta un attimo! Si può sapere che cosa...? -.
- Spero che la nuova Signora delle Carte non abbia passato troppo tempo con te, Kerberos – lo apostrofò lei – O che perlomeno sappia mentire -.
- Vedrai che Sakura vi troverà prima di quanto pensi! - gridò lui, ma Luna era già sparita.
Rimase soltanto una mezzaluna lucente che ondeggiò nell'aria per qualche minuto, come una barchetta dorata, prima di scomparire definitivamente nel buio della sera.

 
 



Chi vi ricorda questa versione di Luna? Non si tratta di un plagio, ma di un omaggio a Lewis Carroll, dato che uno dei contest a cui la storia partecipava era dedicato ad "Alice nel Paese delle Meraviglie".


Shatzy: ma stai scherzando? Perseguitami pure quanto vuoi! ^^
Ti dirò, è la prima volta che scrivo una cross-over, e a dire il vero mi è venuta prima in mente la trama, poi ho cercato i personaggi... un vero e proprio casting! Scherzi a parte, vedrai che per il ruolo che ho in mente i tre personaggi "fondamentali" erano proprio perfetti... mi sono proprio divertita a scriverla. Si può fare una cosa un po' in grande, per una volta. XD
Non conoscevi l'uomo della luna? È una leggenda popolare- c'è anche un film, mi pare, che ne accenna- però è interessante il fatto che mentre in Occidente si vede un uomo, in Oriente si veda un coniglio! Della serie: "Tutto è relativo...".
Davvero hai letto il manga di "Cardcaptor Sakura"? Com'è? Quanti volumi ci sono? Ho letto qualche recensione al riguardo, e dicono tutte che è... magico, in un certo senso, e molto più breve dell'anime (che comunque adoro).

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Capitolo 4
*** Rugiada e verità nascoste ***


4- Rugiada e verità nascoste Rugiada e verità nascoste


Era previsto che i ragazzi partecipanti alle attività collaborassero anche alla preparazione dei pasti. Infatti quel pomeriggio Sakura, Tomoyo e Rika erano state mandate a prendere delle cassette con la verdura per la cena, e stavano attraversando un piccolo parco giochi a fianco della struttura principale.
Le chiacchiere allegre delle tre amiche si spensero piano quando, su una panchina un po' più avanti, videro sedute una giovane signora e una ragazza. Pensarono all'istante che la donna fosse davvero molto bella, nonostante i lunghissimi capelli biondi fossero raccolti in due code improvvisate e le profonde occhiate facessero capire che non doveva stare molto bene. Il pallore latteo del viso, tuttavia, faceva sembrare ancora più grandi i suoi occhi azzurri; guardava nel vuoto, ed era come se sul suo sguardo si fosse posato un velo di nebbia.
La ragazza accanto a lei, che le teneva premurosamente una mano, sembrava stare molto meglio, per quanto fosse quasi più pallida della donna. Quando Sakura e le sue amiche passarono davanti alla panchina, salutandole educatamente, solo la ragazza alzò la testa e fece loro un cenno, sorridendo teneramente. Sakura la vide in volto, e rimase quasi incantata dagli occhi più chiari che avesse mai visto in vita sua.
- Ho sentito dire che quella donna è vittima di una terribile depressione – disse piano Rika, quando si furono allontanate abbastanza – Qualche mese fa c'è stato un brutto incidente, ma non so cosa sia successo esattamente -.
- Quindi quella ragazza era forse la sua infermiera – ipotizzò Sakura.
Si chiese subito se avesse detto qualcosa di sbagliato, perché le altre due le lanciarono un'occhiata interrogativa.
- Quale ragazza? - domandò Tomoyo.
- Quella seduta accanto a lei sulla panchina, non l'avete vista? - fece Sakura, meravigliata – Con i capelli neri sciolti sulle spalle e... -.
In un lampo di comprensione, all'improvviso capì. Poggiò la sua cassetta per terra, assicurando alle amiche che sarebbe venuta a riprendersela e dicendo di proseguire senza di lei, per poi correre via più veloce che poté.
Ma quando arrivò alla panchina, le due donne non c'erano già più.


- E dove la troveresti quest'erba magica? - chiese Hotaru.
- Non lo so – rispose sconsolata Chibiusa, accarezzando piano le froge del suo cavallo – Nella fiaba era la Morte ad indicare al medico dove coglierla, ma a me quella ragazza non ha detto niente. Però sorrideva, di un sorriso gentile. Non sembrava cattiva, quindi non credo che volesse prendermi in giro -.
Hotaru annuì.
- Ah, scusa – Chibiusa si voltò verso di lei, l'espressione colpevole – Io ti tengo qui a quest'ora, quando tu magari devi andare a casa. La mamma mi diceva sempre che l'umidità della notte può fare brutti scherzi -.
- No, non preoccuparti – la ragazza rivolse i suoi grandi occhi scuri all'erba accanto a lei, carezzandola delicatamente – L'umidità non mi fa niente, anzi mi piace. Adoro il momento in cui comincia a formarsi la rugiada, è l'attimo più magico della notte -.
- Oh, davv... - Chibiusa si bloccò, rimanendo a guardare come ipnotizzata i fili d'erba che Hotaru stava toccando.
- Chibiusa? - la chiamò l'amica – Qualcosa non va? -.
- Ma... ma certo! - esclamò la bambina – La... la rugiada! Come ho fatto a non pensarci prima? Hotaru, sei un genio! -.
Hotaru arrossì leggermente: non era abituata ai complimenti, e l'entusiasmo di quella bambina incontrata da poco era quanto di più caloroso avesse mai conosciuto.
Chibiusa era ora carponi per terra, china ad osservare l'erba umida.
- In un'altra fiaba – mormorò – un ragazzo riusciva a rompere un incantesimo grazie a una goccia di rugiada al centro di un fiore. La rugiada è magica -.
Si voltò a guardare in alto, verso quella falce di luna spessa come un'unghia che si stagliava nell'oscurità.
- E anche la luna lo è -.
Fu così che, da quella notte in avanti, nel momento in cui l'umidità raggiungeva il suo culmine, iniziarono a cogliere fasci d'erba e rugiada luccicante, bagnati dalla luce della luna. Una luna che cresceva ogni notte, magica come ogni mese, e che presto sarebbe stata completa.
Chibiusa non stava aspettando altro che la luna piena.


- Ti dico che sembrava una ragazza. Vera, in carne e ossa! - esclamò Sakura per l'ennesima volta.
- Sì, ho capito. In effetti, Luna ha le sembianze di un gatto -.
- Ma quale Carta ha una forma così umana? - rincarò lei.
Kerochan le rivolse un'occhiata rassegnata, guardandola come fosse stata una bambina che non voleva saperne di capire.
- Non è una Carta come le altre. Quante volte te lo devo ripetere? - sbuffò il leoncino.
Sakura stava forse per ribattere qualcosa, ma Shaoran la precedette.
- E questa come si chiama? Dovrebbe avere un nome anche lei, giusto? -.
- Sì – annuì Kerochan – Però al momento non mi sovvie... -.
- E ti pareva! - sbottò Sakura.
- Ehi! Un po' di rispetto! - esclamò Kerochan – I nomi non sono così importanti, in fondo. Almeno adesso sai dov'è il secondo spirito -.
- Già, ma che ci faceva lì? Accanto a quella donna, intendo – domandò Sakura.
- Luna ha detto che si stanno occupando di qualcosa, ma non so che cosa intendesse esattamente... -.
- Non è che magari – intervenne Shaoran, la voce bassa e cupa – ci stanno dicendo che quella donna deve morire? -.
- Che cosa? - esclamò Sakura, spaventata – No, non è possibile... Rika ha detto che soffre di depressione dopo un incidente, ma non è malata. E poi quella ragazza aveva uno sguardo così dolce... non credo che le farebbe del male! -.
- Infatti questa Carta non fa del male a nessuno – le diede ragione Kerochan – Però di certo può sentire la morte, quando aleggia nell'aria. È possibile che stia vicino a quella donna appunto per questo -.
- No, io... mi rifiuto di crederlo! - gridò Sakura – Sono sicura che non può essere così! -.
- Sakura, calmati! Stiamo solo facendo delle ipotesi! - esclamò il leoncino.
- Queste ipotesi sono assurde! - ribatté lei, voltandosi e correndo fuori dalla stanza.
Kerochan sospirò, mentre Shaoran rimaneva a guardare la porta che si era sbattuta alle spalle.
- La prende troppo sul personale – commentò il guardiano delle Carte.
- Credo sia inevitabile – rispose piano Shaoran – È normale che in quella giovane donna riveda in qualche modo sua madre. Credo sia la faccenda più complicata che abbiamo mai avuto fra le mani... sembra un rompicapo -.
- Già, ma un pezzo alla volta dovremo riuscire a risolverlo -.
- Senti un attimo... - fece il ragazzo, improvvisamente assorto – Ho sentito male io, o Sakura ha detto che quella donna ha cominciato a soffrire di depressione dopo un incidente? -.
- Hmmm... sì. Mi sembra abbia detto qualcosa del genere -.
- Allora ho qualcosa da fare, finalmente – così dicendo, Shaoran si alzò dalla sua sedia e uscì dalla stanza.


«Sembra sia stato solo un terribile incidente quello che ha visto una bambina perdere la vita, due giorni fa, in seguito ad una semplice passeggiata a cavallo. La bambina in questione rispondeva al nome di Usagi Chiba, conosciuta da tutti come Chibiusa, figlia dei proprietari del grande maneggio che tutti nella nostra cittadina conoscono. E chi la conosceva sapeva che la bambina aveva imparato a cavalcare prima ancora che a camminare, dimostrando la prudenza sempre necessaria in questo sport.
Ma la fatalità è sempre in agguato, e pare che proprio di questo si sia trattato quando la piccola Chibiusa è scivolata con il suo cavallo giù per un crinale. Il ragazzo che si trovava dietro di lei sostiene che l'animale si sia spaventato alla vista di un serpente, impennandosi e finendo giù dal sentiero con la sua padrona. Sarebbe potuta essere solo una brutta caduta, invece in seguito ad un trauma cranico la piccola è stata ricoverata nell'ospedale cittadino. Dopo un coma di due giorni è morta, otto anni ancora da compiere, mentre il suo cavallo è stato abbattuto perché ormai claudicante dopo l'incidente.
Alla famiglia le nostre addolorate condoglianze.»

Aveva il tono colloquiale e vicino a chi legge dei giornali delle piccole cittadine, ma ciò non toglieva drammaticità al terribile incidente che descriveva.
- Una cosa terribile, chi se lo sarebbe mai immaginato? - disse la donna a cui Shaoran e Tomoyo si erano rivolti, una delle cuoche addette alla preparazione dei pasti. Li aveva presi in simpatia fin da subito, e non si era fatta pregare quando le avevano chiesto della donna che Sakura e le altre avevano incontrato.
- Quella bambina sembrava nata in sella ad un cavallo. Era sempre prudente, sapeva bene che la montagna nasconde dei pericoli. Certo, aveva anche un bel caratterino: un paio di volte era andata a cavalcare da sola, facendo morire di preoccupazione i suoi genitori... invece il caso ha voluto che una cosa del genere succedesse in gruppo, quando avrebbe dovuto essere più al sicuro... - la donna si asciugò le mani, sospirando – E la povera signora non ne è ancora uscita. Certo, due mesi non sono nulla se si pensa alla perdita di un figlio, ma sembra che continui a peggiorare invece che migliorare... -.
Scosse la testa.
- Certe cose non dovrebbero succedere. Sono troppo... insopportabili. Un genitore non dovrebbe mai sopravvivere al proprio figlio -.
Shaoran e Tomoyo annuirono, ringraziando la donna per aver mostrato loro il giornale che ancora conservava, e uscirono dalle cucine.
- Quindi ci sbagliavamo: non è quella donna che deve morire. Qualcuno è già morto – disse Shaoran.
Tomoyo annuì.
- È possibile... - rifletté – che lo spirito della Carta voglia solo starle vicino nel dolore? In fondo Sakura ha detto che quella ragazza le teneva la mano, come se volesse consolarla -.
- Non lo so – ammise Shaoran – Oltretutto non sappiamo ancora dove si trovi il terzo spirito, e cosa stia facendo -.
Il ragazzo si guardò intorno.
- Ma è meglio che Sakura sappia quello che abbiamo scoperto... dai, andiamo a cercarla -.


Quando Sakura seppe si voltò verso la casa principale, dove abitavano i proprietari, lo sguardo perso nel vuoto. Inaspettatamente, Tomoyo chiese:
- Sakura, perché non vieni a fare una passeggiata? Devo mostrarti una cosa -.
L'amica annuì, seguendola docilmente mentre Shaoran, preso leggermente in contropiede, si rassegnò a tornare in camera per riferire a Kerochan quello che avevano saputo.
Le due ragazze si addentrarono nel bosco, ma non di molto: si udivano i loro passi calpestare gli arbusti onnipresenti sul suolo e il canto degli uccelli in alto, tra le fronde.
- Che cosa mi devi mostrare, Tomoyo? - domandò Sakura.
- Sai, stamattina, mentre tu e Shaoran parlavate con Kerochan, sono venuta da queste parti a fare una passeggiata con Rika e Naoko. E abbiamo fatto una bella scoperta... -.
Erano arrivate in quella che non si poteva definire una radura, ma un piccolo spazio tra gli alberi ampio un paio di metri, sufficienti perché i raggi del sole filtrassero copiosi tra i rami.
E fra l'erba, in quella pozza di luce, erano sbocciate decine di piccoli fiori color rosa acceso.
Sakura spalancò gli occhi: - Ma... sono... -.
Tomoyo annuì.
- Sì. Garofani selvatici. (¹) Pensavo che sarebbe carino farne un mazzetto da portare a quella bella signora, se vuoi andare a trovarla -.
Sakura si voltò verso di lei, sorridendo dolcemente.
- Sei la migliore amica che ci sia, Tomoyo -.
- Anche tu, oltre ad essere la migliore Catturacarte. Mi spiace solo non poter filmare, stavolta, visto che gli spiriti della Carta non si vedono! -.




(¹) In giapponese “garofano selvatico” si dice “Nadeshiko”, che è anche il nome della madre morta di Sakura



Forse l'impostazione di questa storia può sembrarvi eccessivamente favolistica, eppure vi assicuro che anche nelle varie serie di “Sailor Moon” c'è una certa ispirazione alle favole.
Tanto per farvi un esempio, all'inizio del film della quarta serie sembra di essere nel “Pifferaio di Hamelin”, mentre l'inizio della quinta serie- con la scheggia di specchio nell'occhio di Mamoru- è perfettamente riconducibile alla fiaba “La regina delle nevi”.
Per non parlare della quarta serie, che si ispira ad una leggenda medievale occidentale...
Ho sempre trovato tutto questo estremamente affascinante! ^^


Lady Moonlight: spero che fin qui la storia ti sia piaciuta, e ti ringrazio tanto! Comunque sì, hai proprio ragione: unire i personaggi di fandom diversi è una cosa davvero troppo allettante... soprattutto se si amalgamano così bene! ^^
Shatzy: per quanto mi riguarda lo Stregatto è sempre stato il mio personaggio preferito, invece! Era l'unico che non mi metteva addosso un'ansia assurda, almeno nel film della Disney...
E come hai potuto vedere da questo capitolo, le cose non sono sempre come sembrano...


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Capitolo 5
*** Garofani selvatici ***


5- Garofani selvatici Garofani selvatici


Hotaru sapeva che Chibiusa non era cosciente di ciò che in realtà stava facendo. Ma il fatto che lo portasse avanti con tanta determinazione significava che era pronta. In fondo, se non sai dove stai andando, qualunque strada ti ci porterà, no? In un certo senso, quella strana bambina si stava dando pace da sola.
Una notte, poco prima del punto di rugiada (¹), mentre aspettavano pazienti e Chibiusa accarezzava il suo cavallo, Hotaru chiese:
- Da quanto tempo hai questo cavallo? -.
- Dall'anno scorso. È arrivato come regalo dei miei genitori per il mio compleanno, e ci siamo intesi subito – l'animale scrollò la criniera, come a confermare le parole della padrona – Mi dispiace solo non averlo visto quando era un puledrino. Doveva essere dolcissimo -.
Hotaru annuì. E così, dopo nemmeno un anno che la conosceva, quel cavallo aveva deciso di seguirla ovunque. Anche nel dopo.
La osservò alzarsi, così elegante in quel lungo vestito bianco, e andare a controllare l'erba della radura.
Non era la prima bambina che incontrava. Ma quel suo credere fermamente in ciò che narravano le fiabe e l'attaccamento di quel cavallo che non aveva smesso un istante di starle vicino, prendendo a poco a poco le sembianze di un unicorno alato, la facevano sembrare davvero la principessa di qualche regno lontano.
- Hotaru! Vieni, si sta formando la rugiada! -.
- Arrivo – rispose lei, afferrando la falce che per un istante rifletté la luce della luna, un po' più grande e luminosa rispetto alla sera prima.


Anche se entrarono dalla porta principale suonando il campanello, con la scusa che la madre di Tomoyo era stata in affari con la famiglia Chiba, Sakura si eclissò prima ancora che i suoi amici venissero condotti in un'altra stanza dalla cameriera.
Si nascose a fianco di un grande orologio a pendolo, sfruttando poi il potere della Carta della Sparizione per rendersi invisibile e potersi muovere per quella grande casa senza problemi. Chiuse gli occhi, concentrandosi, e immediatamente le sue narici si riempirono di un dolcissimo ma delicato profumo, che non aveva nulla a che fare col mazzetto di fiori che stringeva in mano.
Provò a seguirlo, salendo le scale, e non appena svoltò in un corridoio quella strana fragranza si fece immediatamente più intensa. Camminò più in fretta che poté, fino a raggiungere una porta chiusa il cui legno sembrava impregnato di quell'odore.
La aprì lentamente, cercando di fare meno rumore possibile, e si infilò nella stanza richiudendosi subito l'uscio alle spalle. Si ritrovò in una camera da letto immersa nella penombra, con le tende tirate e l'aria pesante. Quello strano profumo si mescolava all'odore di diversi medicinali posati sul comodino, facendole girare la testa.
C'era qualcuno, nel letto. Qualcuno che dormiva profondamente, coi biondi capelli sciolti sul cuscino come un'aura d'oro. E lì accanto, come a vegliare su di lei, era seduta una ragazza dagli occhi simili a quelli di un fantasma. Occhi così chiari da sembrare bianchi.

- È sicuro che non disturbiamo? - chiese Tomoyo, dopo aver ringraziato la cameriera che aveva servito il té.
- Certo che no. Anzi, la tua visita mi fa molto piacere. La signora Daidouji mi aveva detto di avere una figlia, ed è un peccato che non ci sia mai stata occasione di fare la tua conoscenza – rispose un bell'uomo dai capelli neri e gli occhi chiari ma stanchi – Non avrei mai immaginato che fossi tra le classi in visita qui -.
- Anche mia madre mi aveva parlato di lei, signor Chiba, e di questo posto. Diceva che è meraviglioso e che le sarebbe piaciuto passarci qualche giorno di vacanza... purtroppo non ha quasi mai tempo libero, quindi credo non sarà possibile -.
- È un vero peccato. Ed è una fortuna che tu sia riuscita a venire qui con la scuola, di certo con i tuoi amici ti divertirai molto. Voi due venite dalla Cina? -.
Shaoran e Meiling, un po' a disagio in quel clima formale, non appena si accorsero di essere stati interpellati fecero un salto sulla sedia. Poi annuirono, leggermente imbarazzati.
- Sì, da Hong Kong – aggiunse Meiling.
- Oh, Hong Kong. Bellissima città, ci vado spesso per affari -.
- Dice davvero? -.

- Sei tu... - mormorò Sakura, gli occhi fissi su quella ragazza dai lunghi e setosi capelli neri che la guardava tranquillamente. Quando si accorse del mazzetto che lei teneva in mano, le indicò il comodino accanto al letto, su cui era posato anche un vasetto di vetro bombato.
Sakura lo notò, e quando lo prese la ragazza le fece segno di andare nella stanza adiacente. Quando vi entrò, Sakura si accorse che era un piccolo bagno: riempì il vasetto d'acqua e lo riportò sul comodino, sistemandovi i garofani selvatici che aveva colto con Tomoyo. L'intera operazione richiese qualche minuto, eppure non le sembrò affatto di stare perdendo tempo.
Mentre terminava di accomodare i fiori, lo sguardo le cadde su un foglietto colorato lì accanto. Guardò meglio, e si rese conto che era una foto: la foto di una bambina a cavallo, con grandi occhi scuri e i capelli vaporosi schiacciati dal casco. Probabilmente la figlia della donna, Chibiusa.
Anche se a occhio umano Sakura risultava invisibile, quella ragazza la stava guardando senza problemi, sorridendole dolcemente.
- Quindi tu sei il secondo spirito... chi sei? Voglio dire, come ti chiami? - le domandò Sakura.
Lei non rispose, inclinando leggermente la testa.
- Noi abbiamo già... cioè, Kerochan ha già incontrato Luna -.
- Kerochan? - chiese lei, parlando per la prima volta, con una voce soave come un velo trasparente – Vuoi dire Kerberos? -.
- Sì, proprio lui – annuì Sakura.
- Stai tranquilla – disse la ragazza – Andrà tutto bene: stanotte c'è la luna piena e Hotaru sa cosa deve fare -.
- Hotaru? È l'altro... l'altro spirito? -.
Lei annuì.
- Anche questa donna troverà finalmente pace – continuò, guardando la signora addormentata per effetto dei sonniferi – In fondo ci vuole tempo, per sciogliere un groviglio -.
- Ma tu... -.
La porta si spalancò facendo voltare di scatto Sakura, per un attimo scordatasi di essere invisibile.
- Che strano... e dire che mi era sembrato si sentire qualcuno... -.
Un uomo entrò, seguito da una donna in divisa bianca, e da come tastò il polso della donna Sakura pensò che dovesse essere un medico.
- Bene, almeno ora è tranquilla. Infermiera, quando si sveglia le faccia prendere delle vitamine. Non le farebbe male uscire ancora un po': dopo cerchi di convincerla – bisbigliò l'uomo.
L'infermiera annuì, sistemando le scatole di medicinali sul tavolino.
Sakura si rese conto che con quei due nella stanza non le sarebbe stato possibile parlare ancora con lo spirito, che non sembrava avere alcuna intenzione di abbandonare il capezzale della donna. Rassegnata, fece per voltarsi verso la porta, quando con la coda dell'occhio vide la ragazza alzare un braccio, indicando se stessa con una mano. Muovendo piano le labbra, pronunciò silenziosamente quelle che sembrarono tre sillabe.
Sakura non poteva dire di saper leggere il labiale, e di certo non aiutava il fatto che la stanza fosse immersa nella penombra. Tuttavia avrebbe giurato che quello che la ragazza aveva mimato con le labbra fosse un suono decisamente simile a "Hi-na-ta".


- Sì, è proprio lei! - confermò Kerochan – Hinata, un altro dei tre spiriti della Carta. E Hotaru è il terzo -.
- Com'è che d'un tratto sei così sicuro? Se non te l'avessi detto io, non te lo saresti mai ricordato – osservò Sakura.
- Dettagli, mia cara. L'importante è che adesso sappiamo -.
- Ma perché... - Shaoran aggrottò le sopracciglia – Se sono la Carta della Morte, perché hanno dei nomi legati alla luce? -.
- Ehi, è vero! - fece Sakura.
- Già – annuì Kerochan, per poi sorridere piano.
Hotaru. Hinata. Luna. (²)
- Se Yue fosse qui, vi chiederebbe perché pensate che la morte debba essere inevitabilmente associata al buio. Voi umani ragionate sempre allo stesso modo -.
- Che cosa vuoi dire? - chiese Sakura, stupita, mentre Shaoran gli lanciava un'occhiata interrogativa.
Kerochan emise il sospiro di chi deve dare la più elementare delle spiegazioni.
- Che la notte è buia, giusto? E questo significa che la luna non dovrebbe splendere? -.
Sakura e Shaoran lo guardarono in silenzio, assorti. All'improvviso, a Sakura venne in mente un'altra cosa.
- A proposito di luna... quella ragazza- Hinata- ha detto che stanotte ci sarà luna piena e che... Hotaru sa cosa deve fare – aggrottò le sopracciglia, meditabonda – Ma che significa? -.
Kerochan le lanciò un'occhiata bieca.
- Adesso chi è che si dimentica i dettagli? Pensavi di aspettare un altro po' a dircelo? -.
- Ehi, senti, io di questa storia non ho ancora capito niente! -.
L'espressione di Kerochan si fece all'improvviso molto più grave.
- Sai Sakura, ti ho già detto che questa Carta non è affatto violenta se lasciata in libertà, ma non è solo questo... - mormorò – Può provare... può anche provare un'immensa pietà -.
- Pietà? - chiesero Sakura e Shaoran, all'unisono.
- Proprio così -.
Sakura non rispose, ma all'improvviso rivide gli occhi di Hinata, l'unico spirito che aveva visto. Occhi che a prima vista sembravano spaventosi, ma che erano in realtà pieni di compassione. E il modo in cui stringeva la mano di quella donna era così... affettuoso, che sperava davvero potesse riuscire a fare qualcosa per farla stare meglio.


Quando aprì gli occhi e vide quel tocco di colore nel vasetto sul comodino, si chiese se non fosse stata proprio la sua bambina a portarle quei fiori. Perché avevano lo stesso colore dei suoi capelli, e quasi lo stesso profumo. Diede retta all'infermiera che le suggeriva di andare a fare quattro passi solo perché voleva ammirarne il colore fuori, alla luce del sole. Quel sole che la sua bambina non avrebbe più rivisto.
Durante quei due giorni di coma all'ospedale, eterni eppure brevi come un battito di ciglia, non aveva fatto altro che parlarle, cantandole tutte le sue canzoni preferite e leggendole i suoi libri di fiabe.
Arrivata alla pagina di "Comare Morte", era stata davvero tentata di pregare ad alta voce la morte di mettersi accanto alla testa della sua bambina, e di non portargliela via.
Dopo il funerale si era maledetta per non averlo fatto, dandosi della stupida perché non aveva tentato anche quello.
Non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato, da allora. Non era neanche del tutto sicura che il tempo avesse ripreso a scorrere davvero: che motivo avrebbe avuto? Il tempo si era fermato, perché la sua bambina non avrebbe mai compiuto otto anni.
Eppure... eppure quando la psicologa le aveva chiesto se lei si era sentita sola, in quei due mesi, si era ritrovata a risponderle di no. La dottoressa aveva annuito, pensando di certo che si stesse riferendo al supporto del marito, ma in realtà non era così. Usagi non si sentiva sola, perché in qualche modo sapeva che accanto a lei c'era sempre qualcuno. Qualcuno che non le parlava nemmeno, ma c'era. E sentiva che le teneva una mano, e ascoltava le sue lacrime.
Ed era sufficiente.




(¹) Il punto di rugiada è la temperatura alla quale l'aria è satura di vapore, quindi il momento della notte in cui si forma la rugiada.
(²) "Hotaru" significa "lucciola", "Hinata" "luogo soleggiato" e "Luna"... beh, lo sapete. ^^






La frase tratta da "Alice nel Paese delle Meraviglie" che dovevo inserire è "Se non sai dove stai andando, qualunque strada ti ci porterà". La trovate all'inizio, fra i pensieri di Hotaru.


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Capitolo 6
*** Di nuovo riunite ***


6- Di nuovo riunite Di nuovo riunite


- Bene, sappiamo quando – fece Kerochan, con un'occhiata critica alla luna piena di quella sera – Ma dove? -.
- Ecco... questo Hinata non me l'ha detto – rispose Sakura, grattandosi la testa.
- E non ti ha detto nemmeno che cosa l'altro spirito dovrebbe fare? - intervenne Shaoran.
- Ehm... no -.
- Siamo messi bene! - commentò Kerochan, incrociando le zampe.
- Sentite... e se, intanto che pensate a dove andare, tornassimo dentro? - tentò Meiling, che stava rabbrividendo – Io sto gelando: ma perché fa così freddo? Non è primavera? -.
- Sì, ma qui siamo in montagna. Di notte c'è una certa escursione termica – la informò Tomoyo, che stava benissimo con la sua giacca – Inoltre l'umidità dà l'impressione che ci sia ancora più freddo -.
- Umidità? -.
- Sì, quella che provoca la formazione della rugiada -.
Un lampo attraversò la mente di Sakura. Rivide un cavallo bianco che correva nel bosco, una grande radura e dei fasci d'erba coperti di rugiada.
- Tomoyo? -.
- Sì, dimmi -.
- È possibile che la rugiada duri poi fino al pomeriggio? -.
- Hmm... no, è molto difficile. Di solito, quando le piante sono esposte al sole, non appena i raggi si fanno più forti le goccioline di rugiada evaporano e prima di mezzogiorno sono ormai scomparse -.
Sakura si voltò verso Shaoran, gli occhi verdi improvvisamente consapevoli.
- So dove sono -.


- Ecco -.
Chibiusa, con l'aiuto di Hotaru, aveva disposto tutta l'erba che avevano raccolto in quelle notti in un grande cerchio illuminato dalla luce della luna. La rugiada delle nottate precedenti era ancora intatta, come se quelle stille d'acqua fossero ormai diventate una decorazione permanente dei fili d'erba.
Era un cerchio complicato, dalla cui circonferenza partivano dei raggi erbosi che si univano al centro. Chibiusa sosteneva che proprio lì, quando la magia si fosse compiuta, avrebbe trovato la famosa erba medicinale in grado di salvare sua madre.
La luna era grande e splendida come non mai: nel buio del bosco, senza alcuna luce umana a disturbarla, era davvero la regina della notte.
Il cavallo era rimasto a guardare, gli occhi attenti sempre fissi sulla sua padrona. Anche Hotaru li stava osservando, per l'ultima volta: le sarebbe dispiaciuto davvero vederla andare via, le sarebbero mancate quelle notti passate a raccontarsi fiabe e a preparare un incantesimo.
Ma la Signora delle Carte stava arrivando, e tutte loro le avrebbero obbedito.


Gli alberi si ergevano come grandi ombre scure, spettrali nella loro oscurità. Avevano una torcia per illuminare il suolo e aiutare Shaoran a ricordare la strada per la radura, ma era come se tutto quel buio inghiottisse il debole fascio di luce della pila.
- Ehi, cos'è questo profumo? - domandò Tomoyo quando ormai si stavano avvicinando alla radura.
- Sembra... erba tagliata. Ma è molto più buono – fece Meiling, annusando l'aria.
- L'ho sentito anch'io, l'altra volta. Ed è lo stesso odore che pervade questo posto da quando siamo arrivati, ma qui è più forte – aggiunse Sakura.
- Già – annuì Shaoran, intento ad illuminare la strada. Ad un certo punto si fermò – Eccoci -.
Uscirono dall'oscurità del bosco per ritrovarsi nella radura inondata dalla luce della luna: l'immagine che apparve ai loro occhi sembrava uscita da un libro di fiabe.
C'era una bambina, una bambina con un candido vestito dalle maniche a sbuffo, e accanto a lei uno splendido unicorno bianco e alato.
Una principessa con il suo magnifico destriero.
- È quello il cavallo che ho visto! - esclamò Sakura, rivolta a Shaoran – Ma... ma non aveva quel corno! E tanto meno le ali! -.
- In effetti doveva essere un cavallo normale, se è quello abbattuto dopo l'incidente – disse lui – Non capisco che cosa... -.
- E così siete arrivati. È un piacere incontrarvi, anche se penso di essere l'ultima ad avere questo onore -.
A parlare era stata una ragazza poco più grande di loro, coi capelli neri tagliati a caschetto e grandi occhi scuri. Avrebbe anche avuto un aspetto amichevole, se non fosse stato per la lunga falce affilata che teneva in mano.
- Tu sei... Hotaru? - domandò Sakura.
Lei annuì.
- Hotaru, sono amici tuoi? - domandò Chibiusa, avvicinandosi.
- Non proprio. Sai, io credo... - lanciò loro un'occhiata, sorridendo piano - … che siano amici della tua mamma -.
- Davvero? -.
- Beh... - non che ci avessero esattamente parlato, ma in effetti erano lì per lei. O almeno, sembrava che la Carta fosse lì per lei. Per lei e sua figlia, che ora si trovava lì di fronte a loro.
- Sei tu, non è vero? Chibiusa, intendo dire -.
Lei annuì con entusiasmo.
- Sì, e lui è il mio cavallo. Si chiama Pegasus -.
- Pegasus? -.
A Sakura un nome del genere non diceva nulla, ma sembrava che Tomoyo sapesse qualcosa al riguardo.
- Il cavallo alato – commentò – Bellissimo nome -.
- Grazie! - rispose Chibiusa, facendosi poi subito seria – Avete visto la mia mamma? Come sta? -.
- Beh, lei... - Sakura, l'unica ad averla vista due volte, non sapeva cosa rispondere – Sta… riposando molto, in questo periodo -.
Chibiusa annuì, il faccino serio ma speranzoso.
- Vedrete che da domani starà meglio. Non appena sarà pronta l'erba medicinale gliela porterò immediatamente! -.
- L'erba medicinale? Di cosa stai parlando? -.
Lei indicò il cerchio d'erba in mezzo alla radura.
- Della medicina magica per allontanare la Morte da lei. L'ho vista, sapete, non la lascia mai un momento! Se non faccio qualcosa si porterà via la mia mamma, come nella fiaba! -.
- La... la fiaba? -.
Malgrado nessuno di loro avesse ben capito le parole di quella strana bambina, una cosa era chiara: era convinta che sua madre stesse per morire. Ma sapeva di essere lei, ad essere stata portata via?
- Ma sì, quella di Coma... -.
Un improvviso lampo di luce interruppe Chibiusa; si voltarono verso il cerchio d'erba, e la bambina esultò dentro di sé. Sotto la luce della luna le gocce di rugiada avevano cominciato a scorrere lungo i fili d'erba, verso il centro del cerchio. Sembrava una scia di lacrime in processione, uno spettacolo che fece trattenere il respiro a tutti e rese la notte ancor più silenziosa.
Alla fine un ultimo, piccolo sprazzo di luce illuminò la radura, e quando Chibiusa si avvicinò una leggera brezza spazzò via l'erba ormai secca. Guardò, e per un impercettibile istante rimase quasi delusa: non c'era alcuna erba magica, ma al centro di quello che era stato il cerchio costatole tanta fatica era rimasta una specie di perla, grande come una noce.
Tuttavia, curiosa come qualunque bambina, si chinò a raccoglierla. Dovette ammettere che era bellissima: bianca come la luna, ma trasparente come una lacrima. Sembrava un cristallo. (¹)
La avvicinò ad un occhio, provando a guardarvi attraverso. Non notò niente di strano: notte e buio, alberi ed erba. Ma quando, scorrendo lentamente il paesaggio, arrivò al suo cavallo, trattenne il respiro.
- Oh... Pegasus! Sei bellissimo! - ed era davvero bellissimo, con quelle grandi ali bianche e il corno dorato sulla fronte, simile a quei destrieri delle favole che lei avrebbe tanto voluto cavalcare.
Ormai convinta di aver creato una specie di lente magica, quando la abbassò rimase a dir poco allibita nel constatare che il suo Pegasus non era affatto tornato alla normalità.
- Hotaru... guarda! - corse verso di lui, accarezzandogli piano le froge – Com'è possibile? -.
- Sei stata tu, Chibiusa -.
- Cos... - distratta dall'amica, non si accorse che il cavallo aveva mosso il muso verso di lei, toccandole la fronte. E allora ricordò.
Ricordò il serpente, la caduta. La paura che si era spenta immediatamente contro quella pietra. Sua madre che piangeva, lontano, e suo padre che abbracciava qualcosa di molto freddo.
E si rese conto che sua madre non era malata, ma stava male per lei. Come suo padre, che cercava di essere forte e portare avanti la loro vita malgrado dentro fosse devastato.
Rimase talmente sorpresa che non pianse affatto. Ma forse non ne era nemmeno più capace. Alzò piano la mano che stringeva quella specie di cristallo, e lo toccò con la punta della lingua.
Salato. Salato come il mare, lo stesso sapore che aveva sentito in bocca ogni volta che aveva pianto. E se, invece che gocce di rugiada, avesse trascorso tutto quel tempo raccogliendo delle lacrime?
- Non pensare che ti abbia ingannato, Chibiusa. Dovevi arrivarci da sola – le disse Hotaru.
- E... se avessi sbagliato? Se non avessi fatto la cosa giusta? - domandò lei, ansiosa.
Hotaru scosse la testa.
- Era impossibile. Anche se non sapevi dove stavi andando, qualunque strada ti ci avrebbe portato. Anche Pegasus se n'era reso conto -.
- Ma... adesso? -.
- Adesso lo sai tu – le sorrise l'amica, accennando poi all'unicorno – E lo sa anche lui -.
Quando Sakura e gli altri videro la bambina abbracciare di slancio il suo cavallo non capirono cos'era accaduto. E non capirono nemmeno quando la videro dare qualcosa di tondo e bianco a Hotaru, abbracciando anche lei. Fece per salire in groppa al suo unicorno alato, ma all'ultimo momento si voltò verso di loro, lo sguardo ancora preoccupato sebbene gli occhi non tradissero alcun rimpianto.
- E... la mamma? La mia mamma starà bene? -.
No. Sì. Come dirle che sua madre non si sarebbe mai ripresa del tutto, per quanto avesse continuato ad andare avanti?
- Avrà pace, se anche tu l'avrai - una voce delicata come la neve annunciò la comparsa di una ragazza dai lunghi capelli neri che frusciarono nella notte. Chibiusa fece tanto d'occhi quando la vide, stringendosi inconsciamente al suo cavallo.
- Non l'ho portata con me, stai tranquilla – la rassicurò Hinata – Non sono io a doverlo fare -.
La bambina annuì, rincuorata dalla voce dolce di quella che fino a quel momento aveva chiamato “Comare Morte”. Saltò in groppa al suo cavallo, leggera ed agile come un'amazzone.
- Addio, Hotaru. Sei la migliore amica che abbia mai incontrato! - le gridò, prima che l'unicorno partisse al galoppo e si alzasse in volo. Salì e salì, verso la sfera luminosa della luna, finché la sua sagoma bianca divenne minuscola come una stella e non si distinse più nel buio della notte.
- Un tipo simpatico, devo dire. Di solito i cavalli sono così nervosi... - la voce squillante di Luna calamitò l'attenzione di tutti, ancora intenti a scrutare il cielo scuro.
- Oh, tu devi essere... -.
- Luna, sì – la gatta fece un piccolo inchino, e il simbolo sulla fronte brillò alla luce della luna – È un onore conoscere la nuova Signora delle Carte -.
Kerochan sbuffò: con lui non era stata certo tanto ossequiosa e riverente.
Sakura osservò quei tre strani esseri, posizionati ai vertici di un triangolo immaginario inscritto in quella radura. Alla sua sinistra una ragazzina poco più grande di lei, con in mano una lunga falce; alla sua destra una ragazza dall'espressione così dolce e gli occhi bianchi della morte; di fronte a lei un gatto nero parlante. Tre spiriti che, a quanto sembrava, erano uniti per l'eternità.
- Era questo che dovevate fare? - non riuscì a fare a meno di chiedere – Aiutare quella bambina ad andarsene? E l'avete fatto tutte insieme? -.
Hotaru annuì:
- Lei sarebbe rimasta qui, altrimenti -.
Sakura sorrise: - È la prima volta che una Carta aiuta così le persone – in modo tanto cosciente e studiato; era capitato che altre Carte si fossero affezionate a degli umani, ma era stato molto diverso.
- Portate pazienza – intervenne Kerochan – Io gliel'ho spiegato che non siete come le altre Carte, ma lei non lo vuole capire -.
- E pensate che lui non si ricordava nemmeno di voi, invece! -.
Luna sorrise sorniona: - È per questo che ci intendiamo meglio con Yue -.
Sakura annuì sorridendo.
- Lo rivedrete presto -.
Fu Hinata a fare un passo avanti nella radura, imitata senza indugio dalle altre: da questo minimo particolare, Sakura intuì che in qualche modo doveva essere lei, il “capo”.
- Bene, direi che siamo pronte – le annunciò infatti. Hotaru e Luna confermarono con un cenno, in attesa.
Sakura mosse qualche passo in avanti, pronta a compiere ciò che aveva già fatto decine di volte.
Alzò lo scettro, e un colpo di vento luminoso rivelò il cerchio magico.
- Morte! - lo scettro incontrò una barriera invisibile, iniziando a raccogliere l'energia della Carta – Torna prigioniera nella Carta di Clow! Azione! -.
Hinata, Hotaru e Luna sparirono in un soffio, i capelli e il pelo nero risucchiati in un vortice d'aria che le portò a ricongiungersi in un unico punto, nella forma tangibile della Carta che si materializzò in mano a Sakura.
Eccola lì, finalmente. “The Death”. Il fronte della Carta era diviso in tre parti rappresentanti i tre spiriti che la abitavano, di nuovo riuniti.
- Brava, Sakura! - esclamò Tomoyo, contenta di riuscire finalmente a vedere l'aspetto dei tre spiriti, perlomeno sulla Carta. Era un vero peccato non aver potuto filmare quella che si era rivelata una vera storia di fantasmi.
- Hai visto? Fatta anche stavolta! - esclamò Kerochan.
- Ehi, guarda! - Shaoran indicò un punto di fronte a lei, fra l'erba. Si chinò a raccogliere qualcosa, e quando si rialzò Sakura riconobbe il cristallo che Chibiusa aveva dato a Hotaru prima di volare via.
- Che cosa dovremmo farne? - chiese Meiling.
- Io credo che... dovremmo farlo avere alla signora Chiba. Anche se non verrà a sapere nulla di tutta questa storia è giusto così, non credete? -.
Tomoyo e Shaoran annuirono col capo, e poco dopo tutti e quattro tornarono al dormitorio ripercorrendo la strada a ritroso.
Un istante prima di abbandonare la radura Tomoyo si soffermò un momento a guardarla, abbracciandola con lo sguardo. La luna piena la illuminava completamente e gli alberi scuri la incorniciavano, quasi fosse stata un quadro.
- Uno scenario davvero perfetto – mormorò – Che peccato -.


Più tardi, nella stanza della donna, Sakura si stupì di non trovarla sola come aveva immaginato. Lo spirito non c'era più, ma al suo posto vide un uomo alto dai capelli scuri: di sicuro suo marito, anche se lei non lo aveva ancora visto.
Protetta dalla Carta della Sparizione, aprì piano una tenda lasciando che un raggio di luna scivolasse all'interno. L'uomo teneva la mano della moglie addormentata, e se ne accorse a malapena.
Ma quando Sakura poggiò quella specie di cristallo sul comodino, accanto al vaso di garofani selvatici e alla foto di Chibiusa, le sembrò che l'uomo avesse alzato la testa e le avesse sorriso.
"No, assurdo" pensò. Doveva esserselo immaginato. Eppure poco prima di lasciare la stanza si voltò un'ultima volta a guardarli; se la loro figlia le era sembrata una principessa delle fiabe, quei due avevano tutta l'aria di due sovrani: un re che assiste la sua amata regina.
- Salutami quella gatta -.
Tre parole che la fecero bloccare all'istante, incredula. A parlare era stato quell'uomo, il signor Chiba, che tuttavia continuava a rivolgere lo sguardo al viso della moglie addormentata.
- Ha passato giorni a dormirmi in braccio e a fare le fusa, lasciandomi solo quando andavo in bagno. E ringrazia anche quella ragazza da parte mia -.
Strinse la mano della donna, esattamente come aveva fatto Hinata l'ultima volta che Sakura era stata lì. Ecco, allora, che cosa aveva fatto Luna oltre ad incontrare Kerochan nel bosco.
Annuì, senza dire nulla, e uscì silenziosamente dalla stanza.




(¹) Il Cristallo d'Argento, appunto



Se vi state chiedendo perché Mamoru si è accorto della presenza degli spiriti e Usagi no- o almeno non consapevolmente- è perché lei è talmente immersa nel suo dolore per la perdita della figlia da non rendersi conto di nient'altro. Ho voluto differenziare un po' le loro reazioni, perché credo che ciascuno reagisca in modo diverso al dolore e lo viva in modo diverso.

Shatzy: come vedi si è scoperto anche il ruolo di Luna in tutta la faccenda... sono un team piuttosto affiatato, queste tre. ^^
Tutti i misteri si sono sciolti, anche se nell'ultimo capitolo verranno spiegate un altro paio di cose (dal nostro Kerochan che recupera a sprazzi la memoria), ma sostanzialmente la storia principale si è conclusa. Mi piaceva un mondo l'idea di una Chibiusa-spirito che vola col suo unicorno alato verso la luna... sono una coppia che adoro! ^^

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Capitolo 7
*** Identità passate ***


7- Identità passate Identità passate


- Santo cielo, che gita faticosa! - sospirò Sakura quando fu finalmente seduta sull'autobus accanto a Tomoyo, pronta a tornare a casa.
- Mettila così: una Catturacarte non va mai in vacanza, ma è sempre pronta ad aiutare chi ne ha bisogno – tentò di risollevarla l'amica.
- Esatto, esatto. Tomoyo ha proprio ragione: un grande potere comporta una grande responsabilità – disse Kerochan, mettendo fuori la testa dallo zainetto di Sakura.
- Kerochan, hai di nuovo guardato uno di quei film stranieri? - fece lei.
- Beh, sai... stanotte non avevo molto sonno, e quando sono sceso di sotto i tuoi professori erano davanti alla televisione... -.
- Come sarebbe a dire che "sei sceso di sotto"? E se ti avesse visto qualcuno? - esclamò Sakura, allibita.
- Sciocchezze, mia cara, sciocchezze. Piuttosto... - tirò fuori dallo zaino la nuova Carta catturata da Sakura, mettendogliela sotto il naso – Mi sono ricordato di una cosa! -.
- Kerochan, a volte mi chiedo se quando ho liberato le Carte non ti abbia procurato una qualche forma di amnesia... -.
- Ma no, guarda qui e ascoltami! - Sakura si vide costretta ad osservare ancora una volta quei tre spiriti che negli ultimi giorni l'avevano fatta penare tanto. Hotaru, Hinata e Luna – Sicuramente Yue ne sa più di me al riguardo, ma mi sono ricordato perché hanno quest'aspetto -.
- Eh? Davvero? - chiese Meiling, allungando la testa dal sedile dietro. Shaoran la imitò, suo malgrado interessato.
- Clow Reed li ha creati avendo bene in mente chi dovessero ricordare. Se non vado errato, dovrebbero essere rispettivamente sua sorella, la ragazza di cui era innamorato e la sua gatta -.
- Eeeh? -.
- Ma sì, ma sì, non c'è niente da fare "eh?". Gli umani di solito hanno delle fotografie, per ricordare coloro che hanno perduto, ma un grande mago qual era Clow Reed poteva fare di meglio -.
Guardò la Carta, indicando Hotaru.
- Lei ha lo stesso aspetto della sorella minore di Clow Reed, morta di una qualche malattia quando aveva quest'età. Sapete, a quei tempi la medicina era molto meno sviluppata, e capitava spesso che in una famiglia morissero dei bambini -.
La zampa si spostò su Luna.
- La gatta che aveva da quand'era bambino, e che si sdraiava tra i suoi libri quando iniziò a studiare la magia. È morta di vecchiaia molto prima che io e Yue venissimo creati -.
E Hinata.
- Sono certo che Yue ne saprà molto di più, ma questa ragazza fu il grande amore di Clow Reed. Se non sbaglio era cieca e piuttosto cagionevole di salute, per questo morì giovane -.
- Ma... se volle dare allo spirito di una Carta il suo aspetto significa che Clow Reed non la dimenticò, giusto? - chiese Meiling, sempre sensibile a certi argomenti.
- Esatto. Per questo tale Carta è così... sensibile. Perché, anche se questi spiriti hanno solo l'aspetto di coloro che il Mago più amò in vita, sono sempre stati uniti a lui da un profondo affetto -.
Sakura guardò la Carta con occhi completamente nuovi. Era così, dunque? Le venne da chiedersi se... se anche lei, un giorno, se ne avesse avuto il potere, avrebbe creato una Carta con le fattezze di sua madre. L'avrebbe fatto davvero, potendo?
- Comunque complimenti, Sakura – disse a un certo punto Tomoyo, mentre gli alberi fuori dal finestrino si facevano sempre più radi – Non ti sei scoraggiata nemmeno quando hai visto il fantasma. Non sono poi così terribili, no? -.
- Fantasma? - Sakura cadde dalle nuvole – Quale fantasma? -.
- Ma... Chibiusa, ovviamente – fece Shaoran.
L'occhiata che la ragazza gli rivolse era talmente allibita che Kerochan commentò ridacchiando:
- Lo sapevo che non c'era arrivata! Mi sembrava strano che non avesse fatto la fifona come al solito! -.
- Volete dire... che... -.
- Beh, Chibiusa è morta, no? - tentò di farla ragionare Tomoyo, con la consueta pazienza – Quindi significa che quello che abbiamo visto era il suo spirito -.
- Un... un fantasma? -.
- Esattamente. E anche quel cavallo lo era -.
- Come, anche il cavallo? -.
- Ti ricordi l'articolo di giornale? - intervenne Shaoran – Diceva che il cavallo era stato abbattuto in seguito alla caduta. Il suo spirito deve averla seguita anche dopo -.
Sakura, ancora a bocca aperta, non sapeva neanche che faccia fare. Abbassò lo sguardo sulla Carta e le sembrò che i tre spiriti, fino a poco prima seri e assorti, stessero ora sorridendo divertiti.
- E perché si è trasformato in un unicorno alato? - si ritrovò a chiedere.
- Chissà... - fece Kerochan – Di certo Hotaru ti saprebbe rispondere, ma io credo che c'entri qualcosa la sua padrona. Magari l'ha fatto per lei -.
Forse era davvero una Carta "inutile", come diceva Kerochan. Eppure sentiva che non le sarebbe dispiaciuto evocare quei tre spiriti per fare quattro chiacchiere, magari in camera sua.
In un certo senso, in quanto immagini di persone- e animali- vissuti molto, moltissimo tempo prima, erano anch'essi dei fantasmi.
Sakura sospirò, ma poi sorrise. Chissà, forse era davvero la volta buona per farsi passare quella vecchia paura.
E voleva proprio vedere se Touya l'avrebbe ancora presa in giro.





Invito tutti coloro che hanno preferito, ricordato o seguito questa storia a farmi sapere che cosa ve ne è parso, perlomeno in quest'ultimo capitolo. ^^

Shatzy: sono contenta che la conclusione della vicenda ti sia piaciuta. ^^  Questo capitolo è più una conclusione-cornice, che racchiude il tutto. Grazie per avermi fatto sapere cosa pensavi di ogni singolo capitolo, mi ha fatto davvero molto piacere. ^^


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