Pareggio di DeaEris (/viewuser.php?uid=45024)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La notte del Pareggio ***
Capitolo 2: *** Notte di Passione ***
Capitolo 1 *** La notte del Pareggio ***
La partita si era conclusa con un pareggio. Solo un pareggio,
nonostante l'impegno di tutti i ragazzi del Toho, comunque,
erano contenti, perché si erano davvero impegnati.
Avevano sudato, lottato, aspettato per tre anni per quella partita e
finalmente la Nankatsu non li aveva sconfitti in modo patetico, dopo
ore di gioco sfrenato. Kojiro aveva allenato tutta la squadra,
massacrandola in vista di quell’incontro e, ancora di
più aveva preteso da sè stesso. Il ricordo di
come avevano supplicato il mister per farlo giocare era ancora vivo nei
cuori orgogliosi dei suoi compagni di squadra, in particolar modo in
quello di uno.
Quella partita aveva significato tanto per i ragazzi, ma soprattutto
aveva significato moltissimo per Ken Wakashimazu. Si era infortunato,
era vero, ma fortunatamente avevano pareggiato, quindi il suo ritiro
dal mondo calcistico era divenuto impossibile. Aveva vinto anche la
scommessa con il padre, che lo voleva ad ogni costo successore del dojo
di famiglia. A Ken il karatè piaceva molto, le arti marziali
lo avevano reso un portiere formidabile e temibile, gli avevano donato
un corpo atletico, forte e resistente. La morale delle arti marziali
gli aveva dato, invece, un'incredibile sopportazione del dolore fisico,
tant'è che, nonostante una spalla gravemente contusa
dall’impatto col palo, era riuscito a giocare tutta la
partita, a non farsi segnare se non pochissimi goal. Il ragazzo dai
lunghi capelli neri pensava quello, mentre, seduto al suo posto
sull'autobus di proprietà dell’istituto Toho,
tornava in albergo. Sapeva che, appena arrivati, gli altri sarebbero
usciti per festeggiare, ma lui non si sentiva tanto bene. La spalla gli
faceva male. Lanciava fitte spaventose ogni cinque secondi e lui lui
sopportava ad occhi chiusi con un asciugamano sul viso stanco. Non
mostrava il proprio dolore, anzi, lo ignorava. Sapeva che al suo fianco
Kojiro lo guardava, ma non dette segno di essersene accorto. Percepiva
lo sguardo insistente del capitano sulla sua persona, ma lo evitava,
perchè sarebbe stato troppo umiliante ammettere di soffrire
per un dolore stupido come quello alla spalla. Però Era
felice. Non solo per la vittoria, ma soprattutto perchè
Kojiro aveva dimostrato di tenere alla squadra.
La Toho era composta dai ragazzi più orgogliosi del
Giappone, iIn particolar modo Kojiro Hyuga, la giovane Tigre, era uno
tra i più testardi, freddi, duri e severi giovani campioni
del calcio nipponico. Quel pomeriggio il ragazzo aveva preteso di
giocare in difesa per proteggere la sua squadra, dimostrando di essersi
affezionato alla squadra, cosa che non avrebbe mai ammesso prima. La
squadra di calcio della Toho amava il suo capitano con tutte le forze,
arrivando al punto di inginocchiarsi per chiedere all'allenatore di
farlo entrare in campo e di farlo giocare anche per quello.
Ken sapeva che quei ragazzi avevano bisogno del loro capitano. Kojiro,
ne era sicuro, era la luce per tutti loro ed era cambiato per merito
suo e di Takeshi Sawada, forse più per merito di Takeshi,
che una volta si era pure preso un pugno dal bronzeo ragazzo per farlo
ragionare. Pensava Ken al momento in cui Kojiro aveva fatto quel
discorso per aiutare anche lui, per impedire che la porta rimanesse
sguarnita. Una cosa che lo aveva sorpreso, però, c'era:
Kojiro lo aveva salvato. Ricordava che, durante la partita, stava per
essere trascinato verso la traversa, con la sfera in mezzo allo
stomaco: sicuramente la testa e le spalle avrebbero colpito il lucido
palo orizzontale, se Kojiro non lo avesse afferrato. Era caduto a terra
tra lo sconcerto generale dei ragazzi della Nankatsu e la gioia del
Toho. Si era voltato con viso stupefatto ed aveva incrociato lo sguardo
gioioso del suo capitano. Gli era molto grato e doveva dirglierlo, ma
sapeva che non era ancora arrivato il momento.
Kojiro era seduto sull'autobus, come sempre aveva scelto il posto
accanto a Ken. Il suo amico lo preoccupava. Era silenzioso, con il viso
bellissimo coperto da un asciugamano, come se non volesse mostrare a
nessuno la sua sofferenza. Un momento... aveva pensato proprio che Ken
avesse un bellissimo viso? Logico. A lui Ken piaceva da anni. Era un
ragazzo splendido: chiunque l'avrebbe pensato. Aveva un fisico
aggraziato, dono delle arti marziali, snello ed allo stesso muscoloso,
lunghi e morbidi capelli neri, occhi espressivi, circondati da lunghe
ciglia corvine. Chiunque avrebbe detto che Ken era stupendo. Non ci
voleva un genio a capirlo, bastava guardarlo un secondo. Hyuga era
circondato dalle voci gioiose dei suoi compagni, eppure rimaneva in
silenzio, e con la coda dell'occhio teneva scrutava l'amico. Era
preoccupato per lui, in effetti, anche se mai nella vita avrebbe mai
ammesso una cosa simile. Sarebbe stato troppo imbarazzante dirglielo.
L'autobus arrivò all'albergo, nel quale avrebbero pernottato
per l'ultima volta. Takeshi vide che Ken e Kojiro erano ancora seduti,
quindi si avvicinò ai due ragazzi ed attirò la
loro attenzione con la sua voce delicata, tipica ancora di un bambino.
Effettivamente Takeshi era ancora un ragazzino.
*Kojiro, Ken... siamo arrivati.*
Disse con la voce tranquilla, dolce, guardando quei due ragazzi
meravigliosi. Stimava entrambi per motivi differenti, ma anche per le
grandi similitudini che li accomunavano. Kojiro aprì gli
occhi, così anche Ken ed insieme lo guardarono. Era vero,
erano arrivati. Fu in quel momento che sull'autobus salì il
medico, probabilmente chiamato dal mister.
Ken si alzò in piedi ed il medico gli disse semplicemente
che lo avrebbe aspettato nel suo ambulatorio per curarlo. Era
indispensabile che il medico curasse la spalla del
giovanotto. Per fortuna era un dottore bravissimo. Ken lo
seguì senza fiatare, rivolgendo uno sguardo tra il saluto e
l'annoiato sia a Takeshi sia a Kojiro. Ad entrambi scappò un
sorriso. Non importava cosa facesse, dove andasse, ma niente e nessuno
poteva spegnere il tipico caratterino di Ken.
Takeshi guardò verso Kojiro ed i due si diressero assieme
verso l'albergo. Era quasi ora di cena e la squadra propose di uscire
per festeggiare. Kojiro Hyuga non ebbe problemi a dare il suo permesso
ai suoi compagni, in fondo loro potevano fare quello che volevano. Non
era la baby sitter di nessuno e i ragazzi erano tutti grandicelli per
decidere per i fatti loro. Sapeva solamente che senza Ken non sarebbe
andato da nessuna parte. Ken era il suo migliore amico, anche se gli
piaceva da anni...dalla prima volta che aveva visto come era opposto al
mister e dal modo in cui lo vide bloccare la sua cannonata, nonostante
ne fosse stato sopraffatto. Sorrise a quei ricordi.
No. FinchèSe Ken non si fosse mosso da quella stamberga, lui
sarebbe rimasto con lui.
Fu alla fineche, Ken riuscì a scappare dalle grinfie del
dottore, ma non poté evitare una noiosa fasciatura che lo
teneva bloccato. Era fastidioso essere bloccati. Lui era un tipo
intraprendente, non amava stare fermo a lungo. Non amava esser bloccato
da una fasciatura. Era proprio una vera seccatura!
Giunse nell'atrio, dove i compagni gli corsero incontro. Avevano in
mente di uscire tutti insieme, ma volevano prima sapere se lui era
d'accordo. La voce allegra di Ken uscì dalle sue labbra
sottili, mentre rispondeva alle speranze dei compagni.
*Andate pure...il dottore mi ha ordinato tassativamente di andare a
letto presto. Divertitevi. E poi non è che abbia molta
voglia.*
Disse, prima giustamente di uscire dalla porta, diretto verso il campo
d'allenamento della Toho. Era vero che era stato ordinato di andare a
letto, ma Ken era tendenzialmente un ribelle e non voleva dare retta a
quel pinguino mancato del dottore. Era noioso andare a coricarsi
così presto. Aveva una spalla contusa, mica era un vecchio
di ottant’anni! Pensava il giovane. Così raggiunse
ben presto la zona dell'addestramento, fermandosi vicino alla porta,
che lo aveva visto allenarsi per tutti quei giorni. Mise forza nelle
ginocchia e spiccò un balzo verso la traversa. Era abituato
a non contare più di tanto sulle spalle e sulle mani, in
fondo, per parare lui compiva balzi tra un palo e l'altro con le sole
gambe. Quanto poteva esser complesso salire su di una traversa, per
lui? Pochissimo, infatti era già comodamente seduto su di
essa. Fischiettava sovrapppensiero un motivetto allegro di sua
invenzione, mentre il vento della sera giocava coi suoi morbidi capelli
neri.
Kojiro aveva ascoltato le parole di Ken, quando i ragazzi gli avevano
proposto di andare inseme in un locale a festeggiare la vittoria. Come
previsto, lui aveva risposto che non ci sarebbe stato e Kojiro decise
immancabilmente di seguirlo. Era pur sempre ferito e, conoscendo fin
troppo bene l’amico, immaginò potesse fare
qualcosa di stupido, ignorando le sue condizioni. Lo trovò
poco dopo appollaiato come un pappagallo, o un bellissimo pipistrello,
sulla traversa della porta. Fischiettava un motivetto e a Kojiro venne
da sorridere nel vederlo così tranquillo, nonostante la
ferita alla spalla. Ken si sarebbe sparato piuttosto che mostrare
dolore ma, anche il fatto di sopportarlo bene era un fattore a suo
vantaggio.
*Ehi, Ken! Che fai?*
Domandò curioso al suo portiere.
Ken stava pensando. Era immerso nei propri ironici pensieri. Era ironia
quando si cambiava idea su un qualcosa in modo radicale? Era assurdo:
lui prima non lo sopportava il calcio ed ora, invece, lo amava con
tutto sé stesso. Era grazie al calcio che aveva conosciuto
persone fantastiche, amici insostituibili, quali Takeshi. Ed
Era sempre grazie a quello sport che aveva conosciuto Kojiro. Sembrava
assurdo, ma nonostante lui avesse decine e decine di ammiratrici, come
testimoniavano gli stomachevoli cioccolatini di San Valentino, la
persona che trovava meravigliosa era il suo capitano. Non gli mancavano
sicuramente le persone innamorate di lui. Ken Era bello e lo sapeva.
Una persona bella piace sempre, ma nessuno di quelli che lo guardavano,
interessavano a lui. Gli altri gli apparivano sciocchi, privi di
orgoglio e di dignità, mentre, invece, Kojiro era simile a
lui: fiero, possente e decisamente orgoglioso nel suo essere testardo,
irraggiungibile. E poi aveva quel fisico possente che a lui non
dispaceva. Aveva ottenuto con lui un meraviglioso rapporto di amicizia,
ma era troppo orgoglioso per dire qualcosa di più. Era
troppo umiliante e poi avrebbe rovinato il loro rapporto nel confidarsi
in quel modo, n’era sicuro. Non era una donnicciola, lui. Lui
era un uomo, forte, orgoglioso, nobile e quindi non avrebbe mai detto
nulla. Fu in quel momento che una voce melodiosa, anche se dura e
familiare, disturbò i suoi pensieri: Kojiro lo guardava da
sotto la porta.
*Ma guarda chi c'è! Non sono riusciti a trascinarti con loro
a folleggiare, Kojiro? Come mai? Son venuto
qua...bah...perchè non sono affari tuoi, ma ... comunque per
pensare!*
Disse, in risposta al ragazzo.
Solitamente, Kojiro esigeva il rispetto e, se non lo otteneva, faceva
in modo di rubarlo con la forza. Non permetteva a nessuno permettersi
di rivolgersi a lui in modo tanto arrogante. Nessuno, a parte quel
ragazzo. Kojiro accettava di esser trattato da ragazzo solo da Ken. Era
soltanto Ken la persona che poteva trattarlo con quella
familiarità, scherzando, o parlando anche con arroganza,
perchè tanto Kojiro lo avrebbe trattato con rispetto. Era
quello il loro rapporto: un misto tra fiducia, rispetto, amicizia,
affetto. Era l'abc dell'amore e quindi Kojiro non ci aveva impiegato
molto a capirlo, innamorandosi di lui. Ammetterlo a sé
stesso era una cosa, dirlo ad alta voce era ben altro paio di maniche.
Non avrebbe mai rischiato la sua amicizia con un azzardo del genere.
Era innamorato, ma lo avrebbe mascherato. Sarebbe stato umiliante ed
avrebbe rischiato un pugno sul viso se avesse detto qualcosa. Aveva
visto Ken reagire in modo pesante per molto meno. La verità
era una: teneva più all'amicizia con Ken che a sé
stesso.
*Non avevo voglia di andare a festeggiare. Quello era un pareggio e
basta. Non abbiamo vinto, così sono venuto per allenarmi un
po'.*
Rispose. Non era tanto assurdo che lui si allenasse anche a quell'ora e
dopo una finale. Tutti sapevano che Kojiro era un amante del calcio ed
avrebbe fatto di tutto per diventare sempre più forte.
Ken sorrise, un mezzo ghigno ironico, che gli illuminò il
bel viso. Poi scoppiò subito dopo a ridere. Certo...il
calcio. Kojiro era proprio drogato di quello sport. Se avesse potuto,
non avrebbe neppure dormito per continuare ad allenarsi! Quante volte
lo aveva trovato sfinito per gli allenamenti? Molte, anche
perchè spesso li compivano assieme.
Si passò una mano tra i capelli corvini, mentre rispondeva.
*Ehi, capitano, non esiste solo il calcio, lo sai vero?*
Domandò con un forte accento ironico nella voce. Era
interamente divertito dal viso di Kojiro, sempre serio e sempre
distinto, anche quando parlava della sua ragione di vita.
Kojiro ascoltò il suono della risata, beandosi di quel
rumore a singhiozzo che solo in pochi udivano. Ken era orgoglioso e
bisognava essere suoi amici per farlo ridere in quel modo. Notava
quanto fosse rilassato ed a suo agio, mentre gli parlava con quel tono
ironico. Kojiro lo fulminò con uno sguardo gelido, e
antipatico, irritato, ma meno orgoglioso del solito. Sospirò
e si unì a quella risata. Saltò sulla traversa e
si mise seduto accanto a Ken. Kojiro non rideva mai con nessuno. Rideva
solo con Ken ed anche in questo erano simili. Era orgoglioso, freddo
con tutti. Non era facile essere suo amico, non era semplice diventare
intimi con lui. Fino a quel momento solo una persona conosceva le sue
espressioni e le sue sensazioni: : Ken. Non mostrava a nessuno le sue
espressioni, le sue sensazioni, ma con il portiere era sempre
più rilassato, era a suo agio, esattamente come Ken lo con
lui.
*Come va la spalla, pazzoide?*
Domandò solamente, squadrando il suo caro amico con
un'occhiata non troppo fredda. Se qualcuno fosse passato ed avesse
visto l'espressione di Kojiro, l'avrebbe dichiarata fredda gelida ed
ostile, ma Ken capì che Kojiro era preoccupato per lui. Il
portiere sorrise abbattuto. Era stanco, stufo e doveva pure tenere la
spalla a riposo. Era una vera seccatura essere fragili in quel modo!
Non si era pentito neppure per un istante di quando aveva
salvato il suo Cucciolo, infortunandosi per la prima volta alla spalla,
ma questo non voleva dire che amasse stare fermo.
*Al solito. Si è gravemente contusa e dovrò stare
fermo. Non immagini che palle...almeno non fa più male.
L'hanno fasciata.*
Disse con un tono, quasi lamentoso.
Kojiro poteva sentire una nota polemica, pedante, nella voce
del portiere. Non doveva averlo apprezzato. Conosceva Ken e sapeva che
non amava stare fermo. L’amico adorava fare passeggiate in
montagna, abbattere alberi, allenarsi nel karatè e nel
calcio, non amava di sicuro sicuramente stare nei un periodi di
riabilitazione, cosa che effettivamente aveva più volte
sopportato a lungo, data l'abitudine di farsi male ad ogni partita
seria. Guardò il viso di Ken e sorrise leggermente. Gli
avrebbe tenuto chiaramente molta compagnia. Non poteva permettere che
quel ragazzo speciale, il suo migliore amico, il suo più
caro amico, si annoiasse. Nel viso che conosceva meglio del proprio
lesse lo sconforto al pensiero di non potersi muovere come preferiva.
*Non è così grave. Vedrai. Non è la
prima volta che ti fai male.*
Disse, tirando una goliardica pacca sulla spalla del ragazzo al suo
fianco. Chiaramente quella non era la spalla fasciata e il contatto era
stato più delicato del solito. Ken si voltò e lo
guardò come lo aveva guardato alla fine della partita. Quel
sorriso sollevato, soddisfatto e, orgoglioso, come quello di una tigre
lieta per il pranzo appena gustato.
Ken scrollò le spalle o, meglio, fece il movimento con la
spalla sana, visto che chiuse gli occhi sofferente quando
sentì il fastidio disturbarlo. Apprezzò il
tentativo di Kojiro e sapeva che gli avrebbe tenuto compagnia. In
quelle occasioni lo faceva sempre. Era per questo che
l’essere infortunato in fondo non gli spiaceva, anche se era
una grandissima seccatura. Stare fermo, in casa, con suo padre...era
già di per sè una tortura, se poi si aggiungeva
il fatto che dovesse seguire la riabilitazione si poteva sparare
annoiato.
*Eh beh certo... non sei tu quello che si è fatto male.*
Disse con in tono polemico. Si volse e vide quel sorriso sul viso del
suo migliore amico. Perchè lo stava guardando in quel modo
proprio in quel preciso momento? Così aumentava solo il suo
desiderio di baciarlo e non poteva! Quella era l'ultima cosa che poteva
permettersi di fare. Dannazione a quel viso! Dannazione al sorriso!
Dannazione a Kojiro Hyuga ed al suo potere! Continuava a pensare a
quelle cose, cercando di trovare in sé la forza di non
cedere, di non fare una sciocchezza. Strinse la mano e si
conficcò le unghie nel palmo, tentando di distrarsi. Le
labbra vennero morsicate con cattiveria dai denti, fino a quando il
sangue non lo costrinse a sputare per terra. Fu in quel
momento che la voce di Kojiro, fortunatamente, lo distrasse.
*Sono molto soddisfatto di come hai giocato oggi, sai? Sembravi molto
motivato a vincere, ma hai fatto veramente una pazzia a prendere la
palla in pieno petto. Hai rischiato di andare contro la traversa con
entrambe le spalle.*
Disse Kojiro. Notò poi il modo la reazione di Ken. Cosa
aveva? Sembrava nervoso... come mai? Conosceva bene quel modo di fare,
conosceva alla perfezione "il portiere del Karatè". Si
comportava in quel modo quando vedeva Wakabayashi che gli soffiava il
posto di portiere. La tigre si guardò attorno per vedere
cosa mai l’avesse turbato. Studiò per un istante
il viso di Ken, ma fu costretto ad interrompersi da quello studio,
perchè Ken lo guardò infastidito.
Ken guardò infastidito verso Kojiro. Va bene, si disse il
portiere. Gli faceva piacere che Kojiro notasse i suoi sforzi, le sue
parate e tutto, ma che diritto aveva di dirgli cosa fare? Nessuno. Era
il capitano, non la sua balia. Era grande..…lui! Non aveva
sicuramente bisogno di che Kojiro gli dicesse qualcosa, Non ne aveva
mai avuto bisogno, neppure in quel momento. Lo
fissò gelido per un istante, anche se, dentro di
sé, quelle le sue parole gli avevano in qualche modo fatto
piacere.
*Grazie, ma non ho bisogno di saperlo da te. So di aver giocato alla
grande, di esser stato uno dei migliori giocatori in campo. Ero molto
motivato. Avevo scommesso con mio padre l'abbandono della squadra se
non vincevamo. Comunque sia, grazie per aver impedito che la palla
entrasse in porta.*
Replicò, con tono scocciato. Non amava esser trattato come
un lattante. Si spostò poi un ciuffo di capelli scuri, che,
ribelle, gli era finito davanti al viso.
Kojiro fissò irritato Ken. Non amava aveva apprezzato in
quel tono, anche se immaginava che le sue parole potessero avergli dato
fastidio. Ken solitamente gli parlava in modo familiare,
perchè erano amici, ma mai una volta aveva usato un tono
seccato con lui. Lo conosceva, ma ciò non voleva mica dire
che se ne sarebbe stato zitto a sentire le sue paturnie notturne!
*Ehi...si può sapere che diavolo hai? Sei abbastanza
nervoso. Comunque, per tua informazione, ho bloccato prima te e poi la
palla. Non volevo che il mio portiere peggiorasse le sue condizioni di
salute. Non volevo ti facessi male, Ken...cioè ancora
più male.*
Ammise con un viso serio.
Ken si girò di scatto. Non voleva ammettere che il pensiero
che l’intervento di Kojiro avesse bloccato la porta per
evitare che entrasse in porta da un lato lo aveva disturbato. Non era
una femminuccia, che si illudeva di qualcosa, ma porca miseria...era un
essere umano, un ragazzino e quello lì lo trattava come
carne da macello. Lui si distruggeva la spalla per impedire a quel
cavolo di pallone di entrare e poi veniva anche mezzo rimprovverato per
averlo fatto! Se non l’avesse parata, Kojiro non glielo
avrebbe mai perdonato. Sentire le successive parole, gli dette poi un
fastidio immenso. Lo sapeva che era solo per impedire che il "portiere
peggiorasse". Di che si era illuso? Si odiò per quello.
Ricordò le lezioni di karatè e
riguadagnò il controllo.
Si era voltato di scatto e si girò di scatto verso Kojiro.
Riflettè un istante.. nel sentirlo parlare. Come non voleva
che si facesse ancora più male? Aveva sentito bene? Kojiro
aveva messo la sua salute, prima del calcio? Strano. Lo
guardò esattamente nel modo in cui lo aveva fatto poche ore
prima, quando aveva capito di esser stato bloccato da lui: gli occhi
sgranati e la bocca sottile aperta che mostrava i candidi denti
regolari.
Kojiro studiò il viso di Ken e vide alternarsi diverse
sensazioni. Quasi aveva la sensazione che Ken avesse
l’intenzione di colpirlo? Girò il viso dalla parte
opposta. Cosa stava facendo? Perchè gli sembrava che quella
sera non riusciva a capirlo? Era spaventato, anche se non l'avrebbe mai
ammesso. Aveva paura di perdere il suo unico amico. Fu in quel momento
che Ken si volse con un'espressione che capace di far esplodere nel
cuore della "Tigre" un momento di tenerezza. Kojiro vide le labbra
socchiuse, i denti regolari e non riuscì a controllarsi.
Avvicinò il viso a quello del portiere e posò le
labbra sulle sue. Fu un contatto veloce, rapido come il battito d'ali
di una farfalla, come il calcio del leggendario Kojiro Hyuga. Kojiro
Hyuga si rese conto di quello che stava facendo e balzò in
piedi. Scese dalla traversa con un balzo e senza voltarsi
iniziò a camminare, a fuggire. Lo aveva baciato. Il viso di
Ken era stato l'emblema della sorpresa, ancora di più
rispetto a prima.
Ken era rimasto sorpreso, attonito era più corretto. Cos'era
successo? Kojiro lo aveva baciato? Non era un sogno, vero? Doveva
assolutamente seguirlo e parlargli. Kojiro era scappato subito dopo,
probabilmente in imbarazzo per quello che aveva fatto ed ora Ken doveva
assolutamente inseguirlo. Se Kojiro lo aveva baciato e poi lo aveva
fattoera per un semplice motivo. Era perchè era quasi
spaventato dalla sua possibile reazione. Ken se ne rendeva conto, visto
che era stato quello a frenarlo. Si passò una mano tra la
chioma e scese dalla traversa. In pochi attimi riuscì a
raggiungere Kojiro. Lo bloccò con una mano. Le mani di Ken
erano eleganti, abbastanza delicate ed i polsi erano sottili. Era
snello, ma muscoloso.
Kojiro si era allontanato, non tanto per paura, ma per il timore di
aver rovinato il loro rapporto. Quando, però,
sentì i passi di Ken e rallentò.
L’amico aveva il diritto di pestarlo se voleva. Quello che
non si sarebbe mai aspettato fu il sentirsi stringere il polso con
delicatezza e poi voltare con dolcezza. Poco dopo, gli occhi di Ken
erano fusi coi suoi.
Si stavano guardando intensamente.
Ken lo guardava. Era riuscito a raggiungerlo velocemente ed ora doveva
fare qualcosa o dire qualcosa. Qualsiasi cosa...che non fosse: non hai
neppure le palle per vedere ciò che voglio mostrarti? Era
una provocazione troppo grande per l'orgoglioso capitano. Quindi era
meglio cercare di fargli capire ciò che provava con un
gesto. Gli sorrise a Kojiro, uno dei suoi rari sorrisi dolci e gentili.
Era quello che mostrava solo al capitano della sua squadra. Si
avvicinò con il viso a quello brunito del capitano e
posò delicatamente la propria bocca su quella di lui. La
lingua di Ken leccò per un momento le labbra morbide di
Kojiro.
Quest’ultimo lasciò che la lingua di Ken entrasse
nella sua bocca, anche se era ancora sotto choc perchè Ken
lo stava baciando. Ken lo aveva fatto perchè
ricambiava. Il portiere non avrebbe mai dato un bacio senza un
coinvolgimento emotivo. Aveva sempre odiato giocare a quelle
stupidaggini, quali il gioco della bottiglia. Ben presto,
però, la sorpresa cedette il posto all'orgoglio. La Tigre
non avrebbe mai permesso che quel portiere prendesse il sopravvento.
Era lui il capitano. Portò la mano sulla nuca morbida di
Ken, facendo in modo di dare enfasi al loro bacio. E ora era un bacio
passionale.
*Penso di volere un rapporto diverso con te.*
Disse Kojiro solamente con uno sguardo serio, una volta che il bacio
finì. Non era una persona da dire cose smielate, ma Ken era
Ken. Lui meritava la sua chiarezza e fra loro loro due potevano anche
essere sinceri. Potevano comunicare liberamente, senza temere il
giudizio reciproco.
Ken lasciò che fosse Kojiro a prendere l'iniziativa di quel
gioco, o meglio di quel loro sentimento. Non sapeva perchè,
ma non se la sentiva di condurlo lui per primo il gioco. Era forse meno
esperto del capitano? No. Era perchè...non lo sapeva
nemmeno. Sapeva solo che gli sembrava giusto che fosse Kojiro ad avere
il controllo.
Il bacio divenne passionale in breve tempo, grazie alla lingua di
Kojiro, grazie alla sua mano che lo sospinse verso di lui,
carezzandogli nel frattempo le preziose ciocche corvine. Nessuno aveva
mai osato toccare i suoi capelli, ma l’essere toccato sui
capelli da Kojiro non gli dava fastidio. Anzi, gli piaceva. Poi
sentì la voce di Kojiro. Anche se aveva parlato a bassa
voce, ma ugualmente lui l’aveva sentito. Si era dichiarato.
Ken sorrise entusiasta. Era raro vederlo tanto felice, essendo una
persona orgogliosa e che non amava mostrare sè stesso in
ogni situazione.
*Anche io, Kojiro.*
Disse in risposta Ken. Non amava ammettere certe cose, ma come sapeva
che quella dichiarazione era stata dura anche per Kojiro. Erano
entrambi orgogliosi, testardi, ma erano anche tremendamente sinceri
l'uno con l'altro.
Fu in quel momento che una voce gli disturbò. I due si
staccarono in fretta l'uno dall'altro, giusto in tempo per vedere
arrivare di corsa Takeshi. Evidentemente i festeggiamenti dei loro
amici erano finiti. Takeshi doveva esser passato a controllare come
stava Ken, cosa normale per lui. il ragazzo, infatti, era sempre
gentile...forse era lui l'anima del Toho ed era per quello che nessuno
era disposto a vederlo andare via. Tutti erano legati a quel bambino
dolcissimo e gentile, che chissà come mai era finito in
quella squadra e non voleva più andarsene.
*Eccovi. Vi stavo cercando.*
Disse il ragazzino una volta che li ebbe raggiunti. I due giovani
ebbero due modi diversi di affrontare la cosa: Ken sorrise e mise il
braccio sano attorno alle spalle di Sawada, ringraziandolo quasi per
l'ennesima dimostrazione d'affetto e di ammirazione; Kojiro, invece,
non mostrò nulla, ma i suoi occhi brillarono leggermente
grati per quella piccola presenza.
*Rientriamo.*
Disse secco Kojiro per poi avvicinarsi al giovane Wakashimazu. Aveva
intenzione di riprendere il discorso con lui più tardi, ma
si ricordò che era ferito. Tornarono verso l'albergo tutti e
tre. Giunti alla hall si separarono, visto che Ken e Kojiro avevano una
camera per loro e Takeshi dormiva con Soda. Salutarono Takeshi e si
diressero assieme verso la camera da letto.
Note
dell'Autrice:
Dopo la correzione e
l'aiuto della mia cara betatrice (si scrive così? Ma boh chi
lo sa...non ho mai avuto bisogno di un beta, comunque), spero che
questa storia vi piaccia! Ringrazio innanzittutto Releuse che mi ha
fatto le correzione, senza la quale non proverei neanche a ripostare!
Spero che stavolta possa piacervi, solo che viene divisa in due parti,
ma pazienza. Spero anche di aver rispettato i caratteri dei due.
Confesso che è la prima volta che mi faccio coraggio e
riposto una mia storia o comunque che scrivo su questo fandom..di
solito mi tengo sui Cavalieri, verso i quali mi sento più
portata come modello di scrittura. Beh ho fatto del mio meglio ed
ancora grazie alla ragazza che mi ha fatto le correzioni per il suo
inestimabile aiuto^^!
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Capitolo 2 *** Notte di Passione ***
Ciau
bimbe e bimbi..nel caso vi siano dei ragazzi che mi leggano. Perdonate
un sacco il tempo che ci ho messo ad aggiornare questa storia..mi rendo
conto che è passato un sacco da quando ho promesso di
aggiornare, ma ho avuto molto da fare e qualche crisi depressiva. Ora
va molto meglio e così ho deciso di tornare alla carica e
quanto meno di finire di scrivere le storie che ho in sospeso, compresa
questa, che a dire il vero doveva esser composta solo da due capitoli.
Perdonatemi per l'attesa vergognosa!
Via
si va ad incominciare....
Kojiro Hyuga, capitano della squadra Toho, fu il primo quella sera a
varcare le porte dell'albergo. Soda era lì. Probabilmente
era in attesa di Takeshi per andare a dormire. Con lui c'era anche
qualche altro ragazzo della squadra, che guardò il capitano
con vera venerazione. Era il loro capitano e benché fossero
tutti molto orgogliosi, erano sempre contenti di vedere il ragazzo dal
fisico scultoreo e dall'appariscente abbronzatura, assolutamente
naturale. Kojiro era scuro di pelle, coi capelli lunghi fino alle
spalle, piuttosto scompigliati e lo sguardo fiero ed indomito, cosa che
in campo gli era molto utile. Era raro che Kojiro affrontasse qualcuno
che non lo temeva per il suo sguardo feroce, come quella di una giovane
tigre, che poi era l'animale che gli aveva donato il suo soprannome.
Ken Wakashimazu era il secondo ad entrare. Fu salutato da un coro di
grida di giubilio. Erano tutti contenti di vederlo. Ad occhio esterno
poteva quasi sembrare che il giovane portiere fosse più
apprezzato del capitano, ma non era così. Era semplicemente
perché era più allegro e più alla mano
del capitano stesso e per questo motivo era molto apprezzato dai suoi
compagni di squadra, benché fosse conosciuto per la sua
severità ed il suo rigore fisico e morale, dovuto anche al
karate. Ken, i cui lunghi capelli corvini, oscillavano sulle spalle, il
fisico snello ed asicutto e i muscoli elastici. Ken sorrise a tutti,
contento di tutte quelle attenzioni. Adorava essere il centro
dell'attenzione. Era sempre stato abituato ad essere guardato,
ammirato, apprezzato, sia per simpatia sia per aspetto. Certo. Quelli
erano tutti maschi e lui non apprezzava i maschi, se non Kojiro. Al
pensiero di averlo baciato solo poco prima divenne per un istante
leggermente rosso, ma lasciò perdere quel pensiero e si
accomodò vicino a Soda, che era ancora sveglio.
Probabilmente attendeva Takeshi.
L'ultimo ad entrare fu proprio il più piccolo: Takeshi
Sawada. Era l'unico ragazzo che si avvicinasse molto ai due
più grandi ed eroi della Toho, Ken e Kojiro. Era l'unico che
i due permettevano si avvicinasse tanto a loro. Non erano mai stati
molto socievoli, sia Ken, apparentemente più disponibile,
sia Kojiro, una vera tigre solitaria. Takeshi era dotato di quella dote
rara, la dolcezza e lo spirito di sacrificio, che tanto colpiva gli
adulti. Era ancora piccolo, un ragazzino. Era ancora alle medie, eppure
era pienamente a suo agio con quei ragazzi più grandi di lui
ed aveva dinnanzi a sé un futuro promettente...non per
niente era ricercato anche dalle altre squadre di calcio e ben voluto
da tutti i compagni di classe e squadra. Era strano. Era un ragazzino,
poco più di un bambino, ma era comunque una persona
intelligente e molto matura, per questo motivo tutti lo cercavano. Lui
stesso era molto amico dei due ragazzi inavvicinabili. Takeshi coi suoi
innocenti occhi dolci, gli zigomi tondi e l'espressione di un bambino
aveva l'affetto di tutti quanti. Si avvicinò a Soda e, dopo
aver scambiato quattro chiacchiere, i due si ritirarono nella loro
stanza. Probabilmente a parlare ancora.
Kojiro sapeva che il giorno dopo Takeshi si sarebbe addormentato sul
pulmino, che li avrebbe riportati a casa. Il campionato studentesco era
finito e quindi tutti sarebbero tornati a casa loro, la cosa gli faceva
piacere, in quanto durante la sua assenza aveva lasciato i fratellini
più piccoli a fare il suo lavoro e non gli piaceva dargli
quell'onore a quei poveri tre bimbi...e poi era preoccupato per sua
mamma. Seguì con lo sguardo Takeshi. Era quasi un fratello
per lui, in effetti aveva pochi anni più di suo fratello. Lo
seguì con lo sguardo fino a quando Soda non chiuse la porta.
Solo allora si volse verso Ken. Dovevano anche loro andare a dormire e
quale migliore occasione che stare chiusi nella stessa stanza per
parlare del bacio di poco prima. Dovevano pur chiarirsi, anche se la
prospettiva non era molto allettante. Non voleva essere una femminuccia
o esser considerato tale dal più irritante ragazzo al mondo,
conosciuto anche con il nome di Ken.
*Ci dobbiamo ritirare anche noi. Spicciati e fai quello che devi.*
Ordinò secco, per poi alzarsi dal divano, sopra al quale si
era seduto. Si diresse al bar e prese un bicchiere d'acqua naturale del
rubinetto. Era più forte di lui. Era tutto stato pagato
dall'associazione del Toho, ma lui non poteva fare a meno di pensare
all'economia della sua povera casa e quindi cercava di spendere sempre
il meno possibile e poi l'acqua in bottiglia aveva lo stesso sapore
dell'acqua del rubinetto.
Ken seguì i movimenti di Kojiro ed assentì. Era
meglio sparire nella loro camera e poi aveva da chiedere un favore a
Kojiro. Il dottore, fastidioso come pochi, gli aveva dato da prendere
una pomata analgesica e lui doveva mettersela. C'era solo un piccolo
problema, avendo una ferita sulla spalla, aveva bisogno di un aiuto per
mettersela. Si alzò, seguendo il capitano della squadra e si
diresse verso il bar. Prese una bottiglia d'acqua fredda. Lui aveva
bisogno di bere durante la notte e poi si diresse verso la camera,
seguito da Kojiro. Percorsero i corridoi nel silenzio più
assoluto per non svegliare i compagni di squadra. Quando raggiunsero la
loro camera, Ken aprì la porta e si buttò sul
letto, non senza riuscire a trattenere una leggera smorfia di fastidio.
Odiava le ferite alle spalle. Erano così fastidose e
dolorose. Guardò verso Kojiro che si era seduto sul letto,
senza mai staccargli gli occhi di dosso e con le braccia appoggiate
sulle ginocchia. Si era tolto la maglietta. In quel momento ricordava
più che mai una tigre e Ken si sentì braccato, la
cosa non gli piaceva per niente. Non era abituato ad esser guardato in
quel modo. Sentì rimescolarsi lo stomaco però.
*Ebbene?* Domandò solamente per allentare quella tensione e
prendendo la pomata dal cassetto del comodino. La tirò a
Kojiro, il quale la afferrò senza problemi al volo. Gli
occhi dei due ragazzi si incrociarono. Ken si tolse a fatica la
maglietta, ma poi rimase incastrato. Era noioso per i primi giorni
togliersi i vestiti, perché non riusciva comunque a farlo da
solo, non almeno il primo giorno, complice anche il dolore.
Guardò verso Kojiro con la maglietta mezza levata e mezza no.
Kojiro afferrò la pomata al volo, poi osservò i
movimenti impacciati di Ken per togliersi la maglietta. Gli venne quasi
da ridere e ghignò per quello spettacolo abbastanza
ridicolo, ma vedendo una smorfia di fastidio sul viso di Ken, non rise.
Si alzò in piedi e si avvicinò, ignorando la
domanda di Ken. Era così bello. Era meraviglioso, anche se
mai lo avrebbe detto. Era troppo orgoglioso per rivelare quei pensieri.
Sorrise solamente contento per quello che vedeva. Gli occhi di Kojiro
seguirono Ken ed analizzarono volentieri quei familiari muscoli, in
fondo non era la prima volta che lo vedeva senza maglietta, anzi era
ormai una sua abitudine. Inizialmente come molti ragazzini aveva fatto
paragoni tra sé ed il corpo di Ken, per poi imparare ad
apprezzarlo e guardarlo nella sua interezza. Non aveva bisogno di
parole. Sapeva il motivo per cui Ken gli aveva lanciato la pomata. Si
avvicinò e con una mossa svelta ed allo stesso tempo
delicata, pur non essendo di base lui un tipo molto delicato, tolse la
maglietta dal corpo del suo portiere. La spinse a lato. Poi, prese un
po' di pomata e se la mise sulla mano. La passò sulla spalla
e sulla schiena del bruno, che si era ovviamente girato di spalle.
Ken si rilassò sotto quelle attenzioni. Erano piacevoli le
mani di Kojiro su di sé. Erano rilassanti e dopo qualche
istante di iniziale fasitidio per la ferita, smisero di fargli male e
lo rilassarono completamente. Kojiro aveva veramente belle mani,
così diverse dalle sue, allenate a prendere le pallonate.
Non che fossero comunque curate, considerando che aveva tre lavori
pesanti ogni giorno da portare a termine, data la povertà
della famiglia. Quando le mani di Kojiro passarono su di un punto
particolare, però, un mezzo ansito gli uscì dalle
labbra. Era strano. Cos'era appena successo? Sgranò un
momento gli occhi. Non era stato dolore, anzi. Era stato piacevole aver
le mani del giovane su di sé in quel modo. Si
passò una mano tra i capelli, avvertendo Kojiro spostarsi e
mettersi davanti al suo viso. Entrambi si guardavano, ma nessuno
riusciva a parlare. Cosa si potevano dire? Non c'erano commenti da
fare. Non era il momento? Era il momento? Cosa accadeva tra loro in
quei momenti? Perché tanta tensione nell'aria? Chi dei due
avrebbe ceduto per primo e lasciato da parte l'orgoglio? Cosa ne
sarebbe stata della loro amicizia? Entrambi sapevano che erano quelle
domande che stavano tormentando l'altro, ma nessuno dei due aveva le
risposte. Certo. Si erano baciati, ma non ne avevano ancora parlato in
modo sicuro. Fu Kojiro il primo a rompere il silenzio. Era suo dovere
essere guida e capo della sua squadra e per lui tutto era calcio,
quindi tutto era collegabile alla sua squadra di calcio.
*Ken, quel bacio non è stato un errore...almeno per me.*
Disse solamente. Non aveva bisogno di dire nient'altro, anche
perché insomma aveva pur sempre il suo amato orgoglio. Non
voleva assolutamente cedere ancora di più. Era troppo
importante il suo orgoglio prezioso. Si limitò a guardare
negli occhi Ken.
Ken ricambiò quello sguardo intenso e sentì
quelle parole. Era giusto che fosse stato Kojiro a parlare per primo.
Toccava a lui spiegarsi, almeno per una volta, considerando la vera e
propria fobia del condividere l'emozione con gli altri, fobia che poi
aveva anche Ken per certi versi. Erano due troppo orgogliosi. Ken
sentì quelle parole e sorrise. Si avvicinò al
viso del capitano, prendendo stavolta lui l'iniziativa e
baciò nuovamente quelle labbra. Era scontato che neppure per
lui era stato un errore. Ken avvertì un momento di
indecisione in Kojiro. Non ci voleva un genio per capire cosa avesse
che non andava. Kojiro fissava la spalla di Ken, mordicchiandosi il
labbro inferiore. Ken guardò verso la sua spalla contusa e
poi Kojiro. Per la prima volta il capitano gli infuse una grandissima
tenerezza. Aveva paura di ferirlo e quindi ora aveva paura. Sorrise
serenamente e poi si avvicinò di nuovo al viso di Kojiro.
*Non ti preoccupare per la mia spalla...in fin dei conti non
è nulla di che. Non fa neanche male.* Disse con la sua voce
sicura e forte, eppure musicale, causa di quella esse un pochino
sibillina. Ken era fatto così. Il dolore lo fermava per poco
tempo, motivo per cui riusciva a parare anche con le mani ridotte
maluccio.
Kojiro guardò Ken e ghignò un momento. Era
pazzesco il suo portiere. Non esisteva qualcuno di più
stoico di Ken. Era proprio particolare. Lo aveva visto ferirsi in
maniera grave, ma mai era rimasto fermo per più di una
settimana. Era più forte di lui. Doveva muoversi. Da un lato
quell'aspetto gli piaceva moltissimo, ma dall'altro lo preoccupava,
anche se mai lo avrebbe ammesso. Ken non era tipo da apprezzare la
preoccupazione eccessiva. Kojiro sorrise e ribaciò Ken. Il
bacio da leggero ed infantile divenne sempre più profondo.
Le mani si spostarono, i corpi si rilassarono in quel contatto. Senza
neanche sapere come fosse possibile, si ritrovarono Ken sotto e Kojiro
sopra, le labbra ancora unite, le mani che toccavano l'altro corpo. Era
tutto nuovo. Non si erano mai toccati, pur avendone provato il
desiderio molte volte. Non avevano mai voluto esaudire quel sogno ad
occhi aperti. Non era dignitoso cercare di toccare il proprio portiere
o il proprio capitano con i compagni di squadra presenti. Kojiro si
sentì di dire ancora qualcosa, prima di chinarsi con il capo
sui capezzoli rosei dell'altro ragazzo.
*Tu non mi dominerai né ora che sei ferito, né
quando sarai in buona salute, Ken...* Era un avvertimento, quasi un
ordine. Non aveva la minima intenzione di essere passivo. Non era da
lui esser passivo. Prese subito dopo il capezzolo sinistro tra i denti,
stringendolo un attimo.
*N-Non ne sarei tanto sicuro...Ca-Capitano...* Sussurrò
solamente Ken, lasciando che quella volta fosse Kojiro a dominare, ma
prendendolo in giro forzatamente sul capitano. Ken lo chiamava di rado
in quel modo, avendo con lui un rapporto diverso da quello che avevano
tutti gli altri con lui. Tuttavia, i gemiti e gli ansiti vanificarono
molto il suo sforzo di essere ironico e sarcastico.
Kojiro sbuffò un momento o forse ridacchiò per
quella provocazione inutile. Non si riusciva a capire in quanto la
testa del capitano della Toho era affondata nel petto del giovane
ragazzo dai capelli corvini. Il giovane ragazzo dalla pelle bronzea
leccò con gusto ogni centimetro del petto del giovane sotto
di sé, gustandosi ogni sapore, esplorando ogni singolo
pezzetto di carne, chiedendosi se era così che aveva
immaginato la pelle di Ken. La risposta era incredibile,
perché non era così che se l'era immaginato, ma
era molto meglio. Tuttavia, neppure quello sarebbe mai stato rivelato a
nessuno. Erano tutti segreti che sarebbero morti con lui. Le mani di
Kojiro scivolarono sotto i calzoncini della tuta di Ken, sforzando
l'elastico ed andarono in automatico a cingere l'erezione del portiere.
Poco dopo quei pantaloncini finirono sul pavimento della camera, senza
curarsi di dove potessero cadere i due giovani ripresero.
Ken gemette, ma non poteva più stare con le mani in mano. La
sua mano si spostò sotto i calzoncini da calcio di Kojiro e
carezzarono l'erezione. Iniziarono a sfidarsi a chi resisteva di
più alle reciproche carezze. Inutile dire che persero,
venendo con un gemito ed una spruzzata di liquido candido l'uno sulla
mano dell'altro. In seguito i due litigarono molto, convinti di aver
vinto la sfida. Kojiro portò subito dopo la mano al pertugio
più intimo di Ken e fece entrare le dita in quel luogo
stretto ed inesplorato. Era morbido, particolarmente caldo, ma anche
forte...era come Ken.
Kojiro poteva sentire le prime contrazioni del ragazzo, che sentiva
sicuramente male, ma che era troppo orgoglioso e fiero per darlo a
vedere. Non emise neanche un gemito di fastidio o frustrazione. Si
limitò a fare quello che faceva di solito: chiudere gli
occhi ed attendere che la sensazione dolorosa si affievolisse. Quando
iniziò a sentire meno fastidio, Ken iniziò a
muoversi in concomitanza con le dita di Kojiro. Kojiro non ebbe fretta.
Preparò per bene il suo portiere a ricevere qualcosa di
più sostanzioso delle sue dita. Il pertugio era stretto, ma
lui aveva bisogno di tempo per prepararlo. Quando fu sicuro che nessun
gemito di dolore (Kojiro era in grado di distinguere ogni espressione
di Ken..sia quelle di felicità sia quelle di dolore),
entrò in lui con delicatezza. Le spinte iniziarono lente,
per poi farsi sempre più decise, così come i
gemiti. Ogni gemito era una carezza sia per Kojiro che li sentiva sia
per Ken che li emetteva. I movimenti divennero sempre più
concitati e colpirono la prostata di Ken. I due giovani vennero nello
stesso momento, per poi accasciarsi mollemente sul letto.
Kojiro uscì da Ken. I due non si dissero niente. Non ci
furono neanche coccole. Non ce ne era bisogno tra loro. Loro erano
loro. Sapevano del loro affetto, del loro amore, senza per altro averne
conferma effettiva. Nessuno dei due avrebbe mai potuto però
dire qualcosa di melenso. Non era da loro. Si guardarono e si
addormentarono, guardandosi l'uno negli occhi dell'altro e nel silenzio
più assoluto. Che bisogno c'era di parole inutili? Non erano
due persone insicure e quindi erano certi che il destino avrebbe
continuato a tenerli uniti, anche senza dirlo a voce alta, cosa che
avrebbe reso meno potente il loro legame e vincolo. Era quello
l'importante.
Note
dell'Autrice:
Allora..finalmente
è finita. La voglia di finirla non c'è mai stata
fino a stasera. Spero che vi piaccia come lavoro..io ho fatto del mio
meglio. Mi auguro di non aver fatto errori..purtroppo in sto periodo
sto messa sempre male e questa storia l'ho scritta tra continue
interruzioni. Spero vi piaccia. Risponderò ora alle
recensioni:
Florimars:
Cara...perdonami innanzittutto per l'attesa
assurda. Finalmente ho scritto il seguito e mi auguro che ti sia
piaciuta lo stesso, anche se ci ho messo un pochino e questa volta non
l'ho fatta bettare. Non sono ancora abituata a scrivere niente su
Capitan Tsubasa. Ti ringrazio molto per i complimenti, davvero. Ho
apprezzato tremendamente. Devo dire che questo pairing mi è
sempre piaciuto anche a me e son rimasta sconvolta quando ho visto che
non c'era quasi nulla su loro due. Ora eccoti il seguito *_* Grazie per
aver commentato il primo capitolo.
Luna8029:
Grazie mille per la recensione, ma la ficcy è finita qua.
**! Alla prossima!
Ringrazio
i preferiti, i seguiti e i ricordati: Florimars,
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