My last breath

di CliceXia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo... Angeli ***
Capitolo 2: *** meteoriti ***
Capitolo 3: *** capitolo 2- scelte ***
Capitolo 4: *** L'organizzazione di redenti ***



Capitolo 1
*** Prologo... Angeli ***


 My last breath
 
Prologo
Angeli
 
Da quanto aveva sognato di veder un angelo!
Occhi azzurri, capelli biondi dorati, labbra rosee chiuse in un sorriso, carnagione rosea, quella che stava toccando era un angelo dalle ali più bianche in assoluto!
Intorno a loro una luce raggiante, risa di felicità e canti sacri, questo udivano le sue orecchie, poi il buio.
La luce fu risucchiata dalle tenebre e l’angelo scomparve in esse.
Ma la sua voce rimase: “Seguimi”
Quella richiesta eccheggiava nel buio. Cercava di muoversi, ma i tentacoli dell’oscurità lo fermarono, era stato invaso dalla tristezza e dalla paura poi di nuovo la stessa voce: “Sora tornerò a prenderti! Lo prometto!”
Esistono molti angeli nel cielo, dalle diverse ali: quelle purissime bianche, rosse scarlatte, dalle ali nerissime e poi i diavoli più neri, angeli che hanno smarrito la retta via e che non riescono più a ritrovarla, scambiando ogni cosa buona per cattiva e viceversa.
Sono stati inviati per salvare e punire le persone, sono anche accanto a te, ma non puoi riconoscerli.
Le loro ali sono racchiuse nel loro corpo e posso uscire solo nel momento del bisogno.
Quanti angeli sono stati mandati sulla terra ancora non si sa.
Sono esseri che riescono a conquistare chiunque gli sia accanto e ad influenzarlo.
Sono in cerca di una pietra che porterà o salvezza o distruzione secondo la persona che la custodisce.
 
 
Si svegliò nel sudore, aveva fatto di nuovo quel sogno assurdo e come sempre doveva alzarsi e telefonare a Kairi per avvisarla, qualunque ora esse siano, erano le tre di notte, no non poteva disturbarla. Le avrebbe riferito tutto appena si sarebbero visti.
La battaglia contro l’Organizzazione era finita da più di 8 lunghi anni, ora lui e Kairi avevano 23 anni e Riku 24, quest’ultimo era partito da un anno alla ricerca di se stesso.
Dallo scorso anno infatti Sora aveva cominciato a fare quel sogno e Riku, che si era preoccupato, era partito senza nessun preavviso.
Così erano rimasti soli in quella benedetta isola.
 
L’alba arrivava lentamente e Sora non aveva chiuso occhio.
Alla fine la voce di sua madre echeggiava nel corridoio, lui scese velocemente dal letto a castello, non sapeva perché nella sua stanza ci fosse, la donna gli aveva spiegato che un tempo aveva una sorellina, ma che poi era scomparsa. Sora non ricordava nemmeno il suo nome; a casa non ne parlavano e, forse, lei era diventata una bella ragazza di 18 anni con curve e lineamenti dolci. Il ragazzo si precipitò alla barca e remò velocemente verso l’isola della sua infanzia. Ad aspettarlo sicuramente vi era Kairi.
 
Infatti la ragazza era seduta sulla sabbia bianca assorta nei suoi pensieri, Sora vide qualcosa fra le mani della ragazza. Appena arrivato al molo salutava la fidanzata con un lungo bacio e poi osservò l’oggetto fra le mani della sua dolce compagna: era una bottiglia che conteneva una lettera con il sigillo del re Topolino.
“Wow è del re!”
“Ho aspettato che tu arrivassi! Non l’ho ancora letta!”
“Kairi!”
La ragazza alzò lo sguardo: “Che c’è?”
“L’ho sognata di nuovo!”
Intanto la ragazza aveva stappato la bottiglia e aveva preso la lettera, la porse a Sora.
Lui la srotolò:
 
Cari Sora e Kairi,
Mi spiace dirlo, ma nei mondi ci sono nuovi guai in arrivo.
Non so spiegarmi ancora, ma è come se nell’aria ci sia una specie di vibrazione che agita il mare, la terra e il cielo.
Dovreste sapere che Riku è qui da me e che mi ha riferito dei tuoi sogni Sora!
Secondo me tutte queste cose sono collegate! Se notate qualcosa di sospetto basta solo che…
Cordiali saluti
re Topolino
 
Purtroppo metà dell’inchiostro era sbavato e le parole erano diventate illeggibili.
“Secondo te con nuovi guai intende l’Organizzazione?”
“Non credo Kairi!” rispose il ragazzo

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Capitolo 2
*** meteoriti ***


 Capitolo 1- Meteoriti
 
I giorni erano passati ad quando Sora e Kairi avevano letto la lettera del re, per fortuna non era accaduto nulla di nuovo per quel periodo.
Almeno lo era per quel momento.
Sora e Kairi avevano deciso di vedersi di nuovo stavolta però di sera.
La notte buia era costellata di stelle, lui e la ragazza erano in mezzo al mare calmo che rifletteva la luna, argentata e piena di luce, ad un tratto cominciarono a scendere meteoriti dal cielo.
Due si sfracellarono dove vi erano le abitazioni.
Sora prese a remare verso la terra ferma.
 
Due figure si erano alzate, una ragazza e un uomo.
“Haha abbiamo passato una bella serata!” voci dietro il vicolo
Quattro uomini, particolarmente ubriachi, sbucarono fuori dal buio, dondolarono lentamente verso il muro.
Le due persone rimasero a fissarli: “Andiamo” disse l’uomo
“Sì” rispose prontamente la ragazza.
L’uomo aveva preso a camminare piano mentre la ragazza continuava a fissare i quattro individui.
 
Il sole sbucava lentamente dalle montagne, Sora si sentiva sperduto eppure aveva visto due meteoriti cadere davanti a lui la sera prima.
Era seduto sul suo letto e aveva passato la notte in bianco, fortunatamente non aveva sognato la ragazza. Appena c’era abbastanza luce uscì di casa senza preavviso e corse verso la riva del mare.
Molti dell’isola lo fissarono tutti stupiti, non era normale che lui fosse sveglio a quell’ora.
 
Il sole irradiò il viso della ragazza, sorrise felicemente quando i suoi capelli biondi dorati presero a splendere come l’oro, gli occhi azzurri socchiusi dalla troppa luce che le arrivava in faccia, si sentiva felice.
Poi qualcosa le afferrò il polso, si girò a fissare chi fosse l’individuo: “Guarda, guarda cosa ho trovato!”
Era uno degli uomini ubriachi della sera prima: “Scusate ma io non ho tempo da perdere!” rispose lei tranquilla
“Beh questo passerotto farà una brutta fine se…”
“Farete voi una brutta fine se non la lasciate stare!”
L’uomo si girò con il suo gruppo di amici per vedere chi fosse la persona che aveva parlato
“Papà!” disse la ragazza
Un uomo sulla quarantina di anni dai capelli rosso fuoco lunghi fino alle spalle, occhi azzurri e il volto dall’innato dono della giovinezza vestito con uno specie di smoking stava davanti a loro: “Quante volte ti ho detto di seguirmi?”
I quattro tizi si avvicinarono minacciosi all’uomo: “Che vuole farci lei?”
Gli occhi azzurri impassibili fissarono quelli marroni dello sconosciuto: “Se non ve ne andate fra cinque secondi vi ammazzo!” e sguainò dal nulla una spada lunga
“Ok!” e scapparono velocemente da lui
I due si fissarono e lui impassibile se ne andò via: “Papà! Dove vai? Dobbiamo trovare i custodi…”
“Nike la prossima volta che fai qualcosa di cui non sono al corrente e che qualcuno ti minaccia tira fuori la tua arma! Capito?” disse lui invece
La ragazza abbassò lo sguardo, il padre si allontanò piano, piano mentre la luce faceva splendere i capelli rossi dell’uomo.
Nike rimase lì a tormentarsi le mani, doveva trovare i custodi del keyblade per accertarsi che la aiutassero, ma andare in giro con un uomo come suo padre tutto voleva dire pericolo.
 
Sora corse verso la barca ma inciampò e cadde in acqua, delle ragazze, che passavano di lì, scoppiarono in una fragorosa risata.
Lui mezzo arrabbiato si alzò e si pulì dalla sabbia che aveva addosso.
Cercò di calmarsi e di riprendere a salire sulla barca, ma non mise nemmeno una gamba su di essa che un essere azzurro con occhi rossi apparve davanti a lui.
“E tu chi sei?”
L’essere attaccò Sora, lui non perse tempo e corse via, inseguito dall’essere blu.
“YA” una voce femminile aveva urlato e Sora arrestò la corsa per vedere chi fosse, una ragazza dagli splendidi capelli biondi e occhi azzurri, vestita con una maglietta azzurra e una gonna verde chiaro e stivali neri lunghi fino alle ginocchia, aveva ucciso il mostro con la sua katana bianca: “Prima heartless, poi nessuno e ora i nensciens! Siamo messi male!”
La ragazza fece scomparire la katana  e si lisciò la gonna: “Salve custode io sono Nike!” (ndautrice si legge Ni- ke come la dea greca della vittoria! per favore nn leggetelo come la marca delle nike!)
Sora non era indeciso se credere o no alle parole della ragazza: “Come sai che io sono un custode?”
“Lo si vede a mille miglia! E anche dal tuo odore si capisce! Puzzi da morire” rispose lei
“Ma che bel complimento!” rispose lui arrabbiato
La ragazza socchiuse gli occhi, il sole fece brillare i suoi capelli dorati, a quella vista l’eroe del keyblade arrossì: “Allora? Vieni?” gli chiese infine la ragazza
“No, non credo che verrò! Voglio una meritata vacanza”
A quella risposta il volto della ragazza si fece serio, saltò su di lui sguainando la katana e puntandogliela al collo: “O vieni oppure verrai ricordato come l’eroe del keyblade morto ancora vergine!”
Il primo pensiero di Sora fu quello di evocare il keyblade e uccidere Nike, ma poi rinunciò!
“O-ok” rispose col fiato mozzo.

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Capitolo 3
*** capitolo 2- scelte ***


 consiglio di leggerlo con broke di amy lee e sheteer( sarà cosi?) lo so che deprimerà un po' l'aria ma è bello!

Capitolo 2- scelte

 
Sora si sistemò i vestiti leggermente sgualciti: “Ma chi ti credi di essere? Lo hai detto tu che io sono l’eroe del keyblade! Posso pure ucciderti!”
Nike si girò verso di lui, sulle labbra rosee un sorriso compiaciuto: “Allora perché non lo fai?”
Sora abbassò gli occhi: “Non lo so!”
Alzò gli occhi e fissò i suoi per la prima volta, si accorse che la tonalità del blu era come quella dei suoi occhi solo che lei non aveva la pupilla, anzi era come se ci fosse ma che fosse praticamente invisibile.
Nike sbattè le palpebre con grazia e sorrise, non più compiaciuta come prima, ma con un sorriso bellissimo.
Il sole era alto e si rifletteva sul mare limpido, un fascio di luce colpì gli occhi del moro, che credette di aver visto un paio di ali sulla schiena della ragazza.
“Allora andiamo a chiamare gli altri!” disse lei, ma non ebbe nemmeno il tempo di girarsi che un uomo dai capelli rossi le si mise davanti: “Papà!”
L’uomo osservò la figlia per poi spostare i suoi occhi su Sora: “È lui?”
La ragazza annuì e si mise una mano sul fianco: “Ha già accettato… con le cattive!”
L’uomo sorrise compiaciuto, con quel sorriso, incredibilmente la bellezza dell’uomo crebbe.
La ragazza si diresse verso il rosso si girò e sorrise, Sora sentì qualcosa di doloroso dentro di sé.
 
Il sole cominciava a scendere lentamente sul mare, Kairi sospirò, stanca di aspettare il fidanzato sulla costa, si alzò e si mosse verso l’interno, entrò dentro il nascondiglio segreto, toccò la parete con grande nostalgia, e arrivò di fronte al muro dove, in modo simbolicamente, tempo prima Sora le aveva donato il frutto Papou.
Un rumore riscosse la sua mente, all’entrata vi era una ragazza di 18 anni, dai lunghi capelli neri e occhi del medesimo colore e dalla carnagione cadaverica, che la fissava sorridente, era vestita con pantaloncini corti e una maglietta che le stava sopra l’ombelico.
Il vento sussurrò qualcosa: “Hestia
Kairi la fissò con uno sguardo interrogativo, l’altra sibilò qualcosa. La porta dietro la rossa si aprì violentemente.
Il vento la scaraventò addosso al muro, perse i sensi, ma prima di chiudere gli occhi vide la ragazza avvicinarsi al muro e dire: “Non è qui!”
La voce rimbombava nella mente di Kairi, il buio la circondava senza darle pace, voleva aprire gli occhi, voleva uscire dal nero, voleva soprattutto Sora.
 
Sora salì sulla costa dalla sabbia bianca che era buio, si guardò intorno, nessuna traccia della sua amata: “Beh che aspetti?” gli giunse all’orecchio la voce di Nike
Si girò infastidito verso di lei che, nonostante il buio, aveva i capelli dorati splendenti, la sua faccia era seria, come quella del padre.
Sora fece una smorfia e si girò verso l’interno dell’isola. Un fruscio attrasse la sua attenzione, Nike sfoderò la katana e si diresse verso il nascondiglio segreto, Sora e l’uomo la seguirono a ruota.
 
All’interno era pieno di disegni fatti con i gessetti, in fondo una porta era aperta, all’interno il buio, non era lì. Digrignò i denti, si girò e diede un pugno sulla roccia, che si ruppe lasciando il pugno della ragazza sul muro. Abbassò lo sguardo, una ragazza dai capelli rossi vestita con gonna e maglietta rosa era lì sotto di lei, che dormiva. Vide Sora arrivare e aprire la bocca per lo sgomento; no, non fissò Kairi a terra, anzi la porta: “La tua ragazza è quaggiù!” disse lei.
Gli occhi di Sora scesero giù sul pavimento per osservare la figura addormentata: “KAIRI!” urlò non appena la vide
“Posso aiutarti!” disse Nike
“No non serve!” rispose Sora e si accorse che aveva qualcosa sulla spalla, l’uomo, infatti, gli aveva messo una mano sopra la spalla e lo guardava con una strana luce negli occhi: “Fidati di mia figlia!”
La ragazza non attese nessuna risposta da Sora e appoggiò delicatamente la mano sul petto della fanciulla.
 
Una luce scaturì dal buio, cercò di muoversi verso di essa senza nessun risultato: “Kairi!”
Le giunse la voce di Sora all’orecchio, prese coraggio e si mosse lentamente verso la luce.
Aprì gli occhi, era nella grotta, davanti a lei Sora con gli occhi pieni di lacrime: “Ero in pena per te!”
Sorrise, poi si accorse delle altre due figure, una ragazza e un uomo, quest’ultimo uscì.
Kairi alzò lo sguardo azzurro sulla ragazza, sembrava serena per qualche strano motivo: “Oh Kairi lei è Nike!” le disse Sora
Kairi fissò la bionda dorata di bieco, e poi Sora.
Lui invece si alzò e fece per dire qualcosa a Nike ma Kairi l’interruppe: “È venuta una certa Hestia!”
 
La ragazza sembrò gelare a quel nome, dunque era stata qualcuno che conosceva ad aprire la serratura, Sora la guardò stupefatto: “Ho deciso che se è in pericolo la vita di chi amo…”
Nike uscì dalla grotta senza aspettare che Sora finisse la frase, si diresse verso il padre, con gli occhi pieni di luce: “Ti aspetto laggiù ok?”
L’uomo annuì, e la ragazza fu avvolta dalla luce per poi scomparire in essa.
 
Un fruscio fece alzare la donna dal suo letto, d’istinto andò verso la porta d’ingresso dove filtrava la luce dell’alba, la aprì titubante.
Davanti a lei vi era un uomo dai capelli rossi e occhi azzurri, sulla bocca un sorriso dolce e triste allo stesso tempo: “Jake!” disse lei
“Ciao Areil” rispose lui con la sua voce tranquilla
“Sei reale o sei un sogno” l’unica risposta fu la risata dell’uomo
“Pensi ancora che io sia un sogno?” disse infine
“Perché sei andata a cercarla quella sera? Potevi avvertire la polizia, potevamo essere ancora una famiglia.”
Jake sorrise di nuovo, la donna che era davanti a lei, dai lunghi capelli marroni e occhi verdi vestita solo con una vestaglia, gli ricordava molto quella sera in cui era uscito e mai più tornato: “Mi dispiace, ma sai quanto tengo a nostra figlia”
“Quindi adesso mi abbandoni di nuovo? Sai Sora è cresciuto! Ha una ragazza e un amico fedele, non sai quanto vogliono vederti!”
Jake non rispose, si limitò a girarsi e ad respirare l’aria salmastra che lo colpiva, una lacrima scese dal suo volto: “Devo andare Areil!” disse per poi dischiudere le sue ali rosse scarlatte “Mi dispiace di non essere stato l’uomo che volevi! Addio”
“Arrivederci!” rispose lei con le lacrime agli occhi.
Jake volò via puntando verso il sole, per poi scomparire in esso, Areil raccolse una piuma rossa per Terra e se la porto sulla guancia, in essa vi era il profumo del marito, che aveva perso da anni.
 
Fineeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Piaciuto? Lo so il finale è triste ma vi farò sganasciare dalle risate la prox volta ok?
Bazi a tutti i lettori!

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Capitolo 4
*** L'organizzazione di redenti ***


Capitolo 3- l’Organizzazione di redenti
 
Gli occhi color ambra vagarono nella sala dei troni del castello dell’oblio: tutto era coperto di calcinacci e i troni erano o incrinati oppure caduti a terra sotto l’enorme peso degli anni.
Xemnas, un uomo dai lunghi capelli grigi e dalla carnagione scura, si sentì invaso da una nostalgia che gli sopprimeva il petto; ogni suo membro, come lui, stava osservando la stanza.
Il numero tre, un uomo grande e forte dai capelli neri racchiusi in una coda alta, e dagli occhi viola, si grattò la nuca con fare interrogativo e disse con la sua voce roca:
“Non eravamo morti?”
Gli rispose solo l’eco.
Il numero XII, una donna dall’eterea bellezza, dai capelli biondi con due ciuffetti laterali e occhi verdi, guardò la sala con odio:
“Non chiederlo a me Xaldin!” rispose lei con la sua voce stridula.
Sul muro della sala eccheggiò una risata fredda e cristallina.
I dodici* sobbalzarono dallo spavento. si guardarono intorno.
Sul trono incrinato e pieno di crepe del numero I vi era seduta una ragazza, dai lunghi capelli neri, occhi del medesimo colore e dalla carnagione cadaverica, che ridacchiava compiaciuta.
Demyx andò nel panico:
“Chi sei?” gli gridò contro.
La ragazza non rispose, anzi, continuava a ridere come se nulla fosse;  Xemnas vide gli occhi dorati di Saïx vibrare per l’ira, e come aveva previsto il mago che danza sulla luna si fiondò contro la ragazza.
Lei rimaneva fissa su quel trono, ove tempo prima lo stesso numero I non osava mai alzarsi, ma quando il numero VII arrivarle vicino, le bastò alzare la sua candida mano per respingere l’intero attacco del berseker, quest’ultimo venne sbalzato via per la forza d’urto.
La ragazza si tirò su, guardando gli individui, mettendo i gomiti sulle ginocchia e il mento sui palmi delle mani:
“Salve creature senza cuore e anima” sorrise mentre parlava, gli occhi neri che brillavano al bianco della sala:
“Esseri redenti, io sono colei che vi ha richiamato alla vita, spezzando la regola”
I nessuno si guardarono confusi:
“Cosa? Quale regola?” chiese un curioso Xigbar; la ragazza si limitò a sorridere:
"Per ora non ha importanza, ciò che conta è quello che voi farete per me" ordinò lei riducendo gli occhi a due piccole fessure.
“E se non accettiamo?” il quesito di Vexen salì al trono superstite con durezza;
“Ooooh voi mi aiuterete!” sibilò lei sorridendo malignamente.
“Scordatelo!” risposero in coro i dodici.
“Vada per le cattive” sussurrò più a se stessa che ai suoi interlocutori, per poi evocare una grossa alabarda nera.
Balzò giù dal trono e atterrò, fece roteare velocemente l’arma e la puntò minacciosamente contro i nessuno: Saïx si fiondò contro di lei per farle pagare il volo di prima; la ragazza si dimostrò veloce e pronta a parare i colpi del Berseker.
Mentre Saïx e la ragazza combattevano tutti stavano a guardare:
“Axel…” sussurrò Zexion “… apri un varco e portaci via da qui! Io la distraggo con una illusione”
“MA SEI PAZZO??” urlò Axel nell’orecchio del povero numero VI, questo gli diede una gomitata
e poi avanzò, mentre evocava il Lexicon scrutando con i suoi occhi verde acqua la figura; la ragazza sorrise pronta a subire un attacco o un incantesimo, ma, quando la stanza fu abbracciata dalle tenebre, a causa dell’illusione, si sentì smarrita e abbassò la guardia**, l’unica cosa che riuscì a sentire fu lo scalpiccio in lontananza dei nessuno.
 
 
Molto lontano da lì, Riku e re Topolino si allenavano tirando con i loro keyblade.
L’argenteo si era tagliato i capelli (oddio io almeno lo preferisco con i capelli lunghi! N. d. A.) e la frangia, che andava a coprigli gli occhi color acquamarina.
Il topo, dalle orecchie ormai grigie, teneva a stento il ritmo dell’allievo, quando una luce avvolse la via accanto alla piazza centrale; i due si fermarono ad osservare la scena: una ragazza sui diciotto anni, spuntava da dietro l’angolo; aveva dei lunghi capelli biondi e occhi azzurri.
Nike, dopo gli innumerevoli viaggi tra i portali, sentì il vento accarezzarle il volto,la ragazza vide gli ultimi due custodi della keyblade e si diresse verso di loro i due scattarono in posizione d’attacco, pronti a difendersi, ma quando lei fece un cenno di saluto con la mano, lasciarono starerassicurati dal suo gesto.
 
Sora atterrò a Radiant garden, poco dopo l’arrivo di Nike, con la gummiship donatagli dal re Topolino; scese senza nemmeno spegnere il motore e si diresse verso la casa di Merlino.
Il paesaggio era cambiato da quello che ricordava: dopo 8 anni, infatti, la Fortezza oscura di Malefica era completamente scomparsa e al suo posto stava crescendo un castello; le vie erano piene di gente che rideva senza preoccupazione, un tempo soffocate dall’oscurità.
Dopo ore il ragazzo arrivò a casa del mago, non ebbe il tempo di bussare alla porta che si aprì: Nike era davanti a lui raggiante come l'aveva sempre vista
“Sei arrivato!” disse con entusiasmo la ragazza contenta di rivederlo. 
“Sora!” esclamò il suo vecchi amico d’infanzia, gli occhi acquamarina accesi dalla sorpresa,
“Riku! Sei cresciuto…” disse lui notando che il suo amico era diventato ancora più alto e muscoloso, lui lo fulminò con lo sguardo e sbuffò, ignorando il commento dell'amico.
Si avvicinò a Sora e gli strinse la mano, come se fossero due sconosciuti: i due si guardarono con lo sguardo pieno di nostalgia, il tempo li aveva proprio cambiato... Riku strinse amichevolmente a sé l'amico, scompigliandogli i capelli, quasi fossero tornati due bambini.
"Su, su, ora basta fare i bambini, abbiamo altro di cui parlare" l’interrompé Nike invitando i due a raggiungere gli altri, così i vecchi amici si allontanarono ridacchiando..
 
“Quindi voi cercate questa pietra” la voce di Topolino eccheggiò risoluto nella piccola casa di Merlino
“Esatto, ma non siamo gli unici… sono come una setta di dannati”
“E se la trovano?” chiese Leon con il suo solito atteggiamento distaccato, mostrandosi poco interessato sulla conversazione;
Nike abbassò lo sguardo: “Distruggeranno tutto…”
Gli occhi dei presenti si spalancarono dal terrore e l’aria si raggelò, mentre una Nike era osservata dai presenti come una messaggera di sfortune:
“Dobbiamo trovarlo assolutamente!” sentenziò re Topolino.
Nike sorrise: “Finalmente avete capito qual è la situazione in cui siamo. Io e mio padre la stiamo cercando da anni e ormai gli unici posti che sono rimasti da esplorare sono gli stessi di quelli che un tempo Sora attraversò. Ecco perché ci serve il vostro aiuto, abbiamo bisogno di qualcuno che abbia già visto e provato le difficoltà di quei luoghi. Potremmo andare anche senza di voi, ma sarebbe com’essere guidati da un cieco…”
Gli occhi color acquamarina di Riku indugiarono sulla minuta figura di Nike: “Capisco che hai bisogno di Sora, ma non comprendo la richiesta d’aiuto nei miei confronti!” esclamò infine, domandandosi il perché lui sarebbe stato d’aiuto per la salvezza del loro mondo.
“La pietra non si nasconde solo nei luoghi puri, anzi può essere in ambienti oscuri e corrotti e quindi ho bisogno di qualcuno che li abbia esplorati a fondo, non solo con il corpo ma anche con l’anima.”
Riku abbassò gli occhi e sospirò;tra i presenti calò il silenzio, lasciando trapelare una mezza parola dal fievole sorriso d'imbarazzo che si era dipinto sui loro volti, al di fuori della casa di Merlino il sole tramontava, lasciando dietro di sé un assicurante colore arancione e macchiato solo dal caldo colore rosato delle nuvole
 
 
 
*Roxas si è riunito con Sora
**Spiegherò in un altro capitolo, dedicato a lei, il perché del suo smarrimento




Scusate per il mio enorme ritardo nel postare questa storia. Volevo precisare che questo capitolo è dall'inizo della storia che mi frulla in testa, e se c'è qualche errore vi chiedo umilmente perdono!
Come potete notare nella prima delle due note in basso volevo ricordare che la mia storia segue l'ordine cronologico di KH e quindi, essendo Roxas ritornato a diventare un tutt'uno con Sora non viene resuscitato...
Per la seconda nota vi tocca aspettare (muahahaha)!

in anticipo vi ringrazio per aver letto. CliceXia

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