Ricongiungimento

di LonelyBoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In that cold December day ***
Capitolo 2: *** Stronger than the troubled memories ***
Capitolo 3: *** Come together, right now ***
Capitolo 4: *** I can feel a hot one ***
Capitolo 5: *** Why not? ***
Capitolo 6: *** I've got friends ***
Capitolo 7: *** Granades of opportunities ***
Capitolo 8: *** Dare you to move ***
Capitolo 9: *** There she goes ***
Capitolo 10: *** I want you so much that... ***



Capitolo 1
*** In that cold December day ***


In that cold December day

In quel gelido dì di Dicembre, nelle vie più appariscenti dell’UES, procedeva con il suo sfarzoso cappotto di lana, sullo sfuggente ghiaccio situato sul marciapiede, la oramai regina della Columbia University Blair Waldorf. Nel intento di cogliere il sapore di un espresso fin troppo bollente, cercava in qualche modo di agguantare il BlackBerry affondando la mano, già ben occupata dalle enormi buste griffate, nelle profondità della tasca. Il compito sembrava abbastanza arduo, quando in suo soccorso pervenne un’altra mano, stavolta di un uomo, che le fece segno di porgergli le buste. Il gesto fu ben accolto da Blair, che rispose  con un sorriso.
- Che cosa dicono stavolta?
-Le solite storie - rispose Blair, facendo scorrere le news risapute di Gossip Girl. – Non hanno un briciolo di sensibilità nei confronti di Serena.
- Ne può avere secondo te una blogger che cerca solo scandali? – Rispose Dan in modo retorico.
Questa poi era nuova, Dan Humphrey a spasso con Blair Waldorf in una giornata dedicata allo shopping, mostrando aspetti di quella che pareva una profonda amicizia; che ci fossimo persi qualcosa? Beh, a quanto pare un’annata dopo il particolare Ringraziamento trascorso al Centro Ostroff in compagnia della “quasi incastrata” Serena le cose si erano evolute, mutando forse profondamente gli aspetti caratteristici dei nostri beniamini. Nell’Upper East Side tutto può cambiare da un giorno all’altro, ma se si considera un arco temporale  che comprende 365 giorni, si possono cogliere differenze ben più smisurate.
- Non sei di gran supporto così, Dan. L’argomento dovrebbe interessarti più di quel che vedo. – sostenne Blair - Serena è tornata ieri per trascorrere il Natale in famiglia – continuò – anche se è da ammettere che la decisione non sia stata presa da lei stessa; sei davvero convinto di non volerle parlare? Non avrai altre occasioni come questa.
Detto ciò Dan sorseggiò il suo espresso tutto in una volta, gettando il comune contenitore di plastica nella più vicina delle immondizie. – Senti Blair, Serena ha commesso il suo ennesimo errore, stavolta ben più grave di altri, non credo di riuscire a trovare la forza di perdonarla.
- Ma perché non fare un tentativo? Tu ami Serena più di chiunque altro, e lei ama te, questo dovrebbe bastare per superare tutti i vostri problemi.. –
- I suoi problemi, Blair – sbottò Dan fermandosi di colpo di fronte alla ragazza. – Lei forse non è più così importante per me… - pronunciando tali parole Dan emise un respiro profondo – o forse non lo sono io per lei.. ma per il tuo appagamento andremo insieme a trovarla. – Blair si levò il ciuffo dal volto e, guardando colui che un tempo era il “Giovane Solitario”, mostrò un leggero sorriso di quel poco sufficiente compiacimento.
Mentre i due si allontanavano lungo la via dei fiocchi di neve caddero dal cielo; cos’era successo a Serena?

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Capitolo 2
*** Stronger than the troubled memories ***


Stronger than the troubled memories

La porta d’ingresso di Casa Waldorf venne aperta, accogliendo i due irrigiditi dal freddo nel tepore delle possenti mura domestiche. Dan posò le buste sul sofà, si levò i guanti in pelle e raggiunse Blair nel salotto principale. I due notarono subito su un tavolino un ultimo, solo, squisito Profitterol risparmiato a malincuore da Cyrus passato di lì qualche tempo prima; si scambiarono per qualche secondo uno sguardo quasi d’intesa e si gettarono simultaneamente a capofitto sul superstite innocente. Fra le risate dei due era stata Blair a spuntarla, puntando una mano in alto in segno di vittoria mentre con l’altra reggeva il piatto tanto desiderato.
- La prossima volta non sarai così fortunata – fece Dan che sorrise.
- Speralo solamente – rispose Blair – Baggianate a parte, Dan, dovresti cambiarti. Non puoi sperare di certo che Serena ti consideri conciato così.. o meglio, potrebbe farlo! – Blair ricordava spesso quanto Serena fosse cambiata negli anni mediante l’incontro con Dan. E sebbene questo fosse un lato che Queen B non tanto apprezzava di Serena, col tempo ci aveva fatto l’abitudine.
A queste parole Dan rispose con uno sguardo di disapprovazione misto a qualcosa che poteva solo significare “Cosa dici?”.
- Dai Humphrey, parlo da amica – Tentò di difendersi Blair mostrando un sorriso tirato. Dan tirò un profondo sospiro, infilò la mano nella tasca del cappotto ed estrasse il cellulare. Fissò l’ora per qualche secondo, perdendosi nei più profondi pensieri. Avrebbe ritrovato Serena di lì a poco e, per quanto fosse stata poco rilevante l’intuizione di Blair, credeva veramente di dover apparire davanti ai suoi occhi fresco e “in salute”. Forse non l’aveva dimenticata del tutto.
Dan fece per allontanarsi per poi fermarsi nel salone d’ingresso. Guardò Blair, la persona che, per quanto lo avesse tenuto a distanza in passato, adesso era al suo fianco, sostenendolo da vera amica, forse l’unica dal momento che Nate si era allontanato da New York in un viaggio “On the road” con la non più piccola Jenny Humphrey. Già, Nate adesso ricambiava veramente il sentimento di Jenny nei suoi confronti. Ma questa è un’altra storia.
- Non guardarmi così, Humphrey. – Blair era “quasi” arrossita. Dan l’aveva fissata per pochi secondi, ma a lei sembrò un eternità, un eternità che nel profondo non gi dispiaceva, benché avesse affermato il contrario. Dan allora si portò le mani al petto, con i palmi rivolti alla ragazza, in segno di perdono. Si girò, raggiunse la porta, per poi tornare a fissare Blair. Doveva salutarla, anche se gli parve che Blair fosse persa nelle proprie riflessioni mentre si fissava le mani, con lo sguardo torvo.
- Allora.. – Fece Dan per attirare l’attenzione della ragazza, la quale alzò il volto, con la bocca semichiusa quasi volesse dirgli qualcosa.
- Oh.. – continuò Blair - non appena sarai pronto passa di qui, ci dirigeremo insieme da Serena.
Dan annuì con la testa ed uscì di casa. Queen B forse si era lasciata sfuggire qualcosa. Molto spesso non riusciva più ad essere se stessa con qualcuno che le interessava. E gli unici ad aver davvero scombussolato Blair erano stati Nate e Chuck. No, davvero, non poteva interessarle Dan, eccetto come amico. 

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Capitolo 3
*** Come together, right now ***


Come together, right now

Nel tragitto che collegava Brooklyn con l’UES, precisamente sul Manhattan Bridge, Dan, seduto nel retro di un taxi, osservava le auto sfuggenti che rapide si muovevano nella direzione opposta. Il ragazzo si osservò, dal petto in giù. Era già la quarta volta. Voleva essereperfetto, o meglio, presentabile. Sul sobbalzare della strada irregolare, i pensieri e i ricordi si accumulavano nella mente di Dan, in cerca di qualcosa.

Erano i primi di settembre che, tornato dagli Hampton, il ragazzo era a cavallo di una situazione perfetta. Dan, infatti, aveva trascorso l’intera estate nella residenza lasciata a lui e Serena dalla nonna Cece. Intere giornate si susseguivano fra risate, tenerezze, sguardi alchemici, baci  e nottate fra le lenzuola fresche, che si contrapponevano alla vampa dell’estate. Intere giornate passate con la certezza che l’amore fra i due diventasse sempre più forte, indistruttibile. Per quanto tutte le barriere fossero state abbattute, ne restava sempre e solo una, la controversa, e sino ad allora quasi cancellata, esitazione della famiglia. Già, perché se sino ad allora nulla era stato messo in discussione, Rufus e Lily non concepivano, col trascorrere del tempo, i cambiamenti che quell’amore “non più giovanile” stava portando con sè; alterando così, forse solo per il timore dei due genitori, gli equilibri della famiglia. Sia Dan che Serena consideravano la situazione unafaccenda chiusa, difficile cercare di pensare il contrario, sarebbero piombati in una complicazione più grande di loro.
Successe, poco tempo dopo, che nella Manhattan qualificata dalle grandi gerarchie dei benestanti e viziati figli di papà, giunse, per svincolarsi dal passato o forse per raccogliere le uniche tracce positive di esso, la persona che tanto era stata logorata dalla propria innocenza, dalla propria umiltà, dall’immagine dei Van der Woodsen. O meglio, da uno di essi.

Lo sportello dell’auto gialla si aprì. Di fronte a Dan c’era Blair, sempre bellissima, sempre invidiabile, sempre un passo avanti a tutte. La ragazza esaminò il compagno da cima a fondo. Lo guardò negli occhi, o meglio, lo attraversò con lo sguardo. Sorrise. Dan mosse goffamente il braccio verso Blair, poi in qualche modo tentò di ritrarlo, quasi avesse fatto un errore. Lei così inarcò le sopracciglia, mosse  quindi il suo braccio delicato verso quello del ragazzo e lo portò a sé.
- Più convinto Humphrey, non andrai da nessuna parte in questo modo.
-Non sapevo ti piacesse farti vedere “a braccetto” con la carne fresca di Brooklyn, Waldorf – gli sibilò nell’orecchio Dan. Quindi Blair spostò lo sguardo in un punto imprecisato del marciapiede sul quale camminavano. Odiava arrossire, soprattutto davanti a Dan. Consumando il solito espresso i due si avviavano alla conclusione del percorso, discutendo dei documentari che da non poco tempo li tenevano uniti in un acceso dibattito. Dopo aver salutato Vanya, marito di Dorota e da tempo immemore fattorino dei Van der Woodsen, Dan e Blair entrarono in ascensore, con una adrenalina particolare per l’imminente visione di Serena.
- Te la prenderai con lei una seconda volta per essere scappata? – disse Dan per strozzare la silenziosa attesa.
- E’ Serena, le mie lezioni non gli sono mai servite in vita sua.
- No, Blair – continuò Dan – tu per lei sempre stata indispensabile. Credo però che un confronto prima o poi debba avvenire. Dobbiamo chiarirci le idee entrambi.
Con ciò i due tornarono a guardarsi, entrambi con i visi segnati dall’incertezza, ma che nascondevano anche della fiducia. Forse la fiducia di ristabilire un rapporto. 

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Capitolo 4
*** I can feel a hot one ***


I can feel a hot one

Eric sbucò all’ingresso, fra i due colti di sorpresa. Li aspettava con trepidazione, essendo curioso dell’impatto che i due avrebbero avuto con Serena. Non la vedevano da quasi tre mesi. Blair si mosse per prima in avanti, mentre Dan non la seguì. Così la ragazza si girò a guardarlo e con un cenno del capo lo convinse a procedere insieme. Di fronte a loro c’erano Rufus e Lily che discutevano, sorseggiando un drink. Questi si girarono a guardare i nuovi arrivati, Blair sorrise ad entrambi e con gli occhi esaminò rapidamente il resto del grande salotto, in cerca di Serena. Dan raggiunse il padre, ma non aveva notato la figura che si ergeva oltre questi. Quella figura fu intravista anche da Blair, che rapida si avvicinò in segno di indagine.
- Oh, Blair e… Dan! – fece Ben Donovan, avvicinandosi prima alla ragazza, stringendole garbatamente la mano e poi facendo lo stesso con Dan. Come un ingenua la coppia di amici aveva completamente trascurato che il ritorno di Serena avrebbe in qualche modo “implicato” anche il ritorno di Ben. Già, Ben era il fidanzato di Serena, sebbene tutto ciò non era stato ancora completamente digerito da Dan, ma anche dalla stessa Blair. Rapidamente e con molta meno disinvoltura i ragazzi salutarono Ben. Si fissarono un attimo. Rufus capì che di lì a poco sarebbe subentrato il silenzio, pertanto rapido offrì un drink a Blair e Dan e incominciò a parlare del più e del meno. Dan non seguì molto la conversazione, fu Blair poi a interromperla chiedendo di Serena, quasi fosse in subbuglio per la mancanza della ragazza bionda. A tentare di rispondere fu Lily che, non appena aprì bocca, fu interrotta dalle parole di una ragazza incantevole, che lenta scendeva la scalinata posta alle spalle dei presenti.
- Eric, spiegami dove diavolo è finita la cinta in p… - il suo discorso fu interrotto alla vista inattesa di Dan, affiancato da Blair, che rapido si era girato in contemplazione di Serena, perfetta nel suo vestito angelico. Serena fissò entrambi, cambiava sempre obbiettivo, prima Dan poi Blair. Infine guardò solo Dan, che ricambiò con gli occhi immobili. A quel punto Ben notò una particolare sintonia nello sguardo fra i due; Dan infatti conosceva meglio di lui Serena. Volendo avrebbe potuto avere un piccolo sintomo di gelosia, ma da uomo adulto e responsabile quale era, riuscì a non pensare a nulla. Intanto Serena scese le scale, puntando Dan e Blair. Fu proprio Blair ad andarle per prima incontro, abbracciandola fortemente.
- Stupida. Non rifare mai più una cosa del genere, non te lo perdonerei mai più! – le sussurrò Blair quasi in lacrime.
- Scusami Blair – disse Serena – non capiterà mai più. – Non era stata del tutto convinta con quelle parole, forse perché era troppo impegnata a fissare Dan, sotto gli occhi indiscreti della famiglia. Così la bionda si liberò dalla presa di Blair e pian piano raggiunse Dan.
- Ciao, Serena. – fece Dan, quasi sussurrando. La ragazza non rispose, gli si avvicinò abbracciandolo. Riscaldò il cuore del ragazzo incredibilmente; altrettanto avvenne per quello di Serena.
- Re-resterete qui con noi stasera? – chiese Serena, che voleva fortemente la presenza degli amici più fidati, ma forse traditi da lei stessa.
- In realtà siamo passati solo a trovarti. Dobbiamo tornare a casa, abbiamo il lavoro alla rivista che ci aspetta.
-Oh, la rivista. Quindi lavorate ancora per W Magazine? – chiese ancora Serena tentando di sorridere, ma stavolta cercando una risposta in Dan, che ancora era rimasto in silenzio.
- Già. E devo dirti che siamo un team davvero vincente, davvero – fece Dan.
- E abbiamo sempre moltissima roba a cui pensare. Per quanto riguarda il team vincente… Dan non sarebbe qui a parlare di W Magazine se non ci fossi stata io, è ovvio che ha bisogno della mia cultura – disse Blair sorridendo. Dan stavolta ricambiò, stava cercando di ambientarsi nella difficile situazione.
- Quindi ve ne andate? – chiese Rufus per chiudere il discorso frettolosamente.
- Si. Ma passeremo a trovare Serena quando potremo – sottolineò Blair in risposta all’uomo. Era evidente che il presente fosse stato deciso dalle azioni passate di qualcuno della famiglia. Così Dan tentò di non far dilagare il tutto in una stupida lite fra adulti, prendendo Blair per un braccio.
- Noi andiamo – disse il ragazzo, che sospirò guardando Serena e salutandola con un lieve cenno del capo.
- A presto, Serena – salutò Blair mentre veniva allontanata. Le porte di casa Van der Woodsen si chiusero oltre i due ragazzi. Forse quell’incontro era solo l’inizio. Comunque fosse, quella sera d’inverno Dan aveva sentito caldo. Chissà, forse anche Serena.

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Capitolo 5
*** Why not? ***


Why not? 

Due giorni dopo, nel gelo d’inverno, Dan Humphrey usciva dall’ingresso principale di W Magazine, addentando un hamburger pieno zeppo di calorie. Se mi vedesse Blair pensò Dan per un attimo. E da quando si preoccupava del parere di Blair? Non si capacitava ancora che il rapporto con Blair era divenuto talmente stretto da necessitare a volte della presenza della medesima ragazza. Si apprestava a digitare il numero della ragazza, quando ad anticiparlo fu proprio Blair. Il telefono di Dan vibrò, così lui rispose.
- Blair. Anche oggi ti sei presa una pausa?
- Humphrey, estrapolare informazioni ambigue riguardo Ben non significa “essere in pausa”.
- Oh, certo, e sono sicuro che avrai trovato molto di “ambiguo” in Ben – disse Dan con una smorfia saccente. Blair, dall’altro capo del telefono, sospirò.
- Mi pesa incredibilmente dirlo ma lo faccio per te, e per Serena! – concluse Blair in tono quasi sorpreso. Calò il silenzio per pochi secondi, Dan si era fermato, con il telefono poggiato sull’orecchio, a fissare le auto che passavano rapide.
- Non ho voluto aiutarti in queste faccende.. – proseguì il ragazzo – solo perché tutto mi sembra così dannatamente complicato. In fondo che cosa concluderemmo? – Dan sospirò brevemente, un sospiro che arrivò chiaro a Blair all’altro capo del telefono.
- Ben sembra il ragazzo perfetto, per Serena. O meglio, per il parere di Lily – disse Blair in tono quasi rassegnato. Dan capì che la ragazza si sentiva legata a quella sorta di “triste destino” che apparteneva prettamente a lui. Senza troppi giri di parole, ai quali era abituato, Dan tentò di cambiare argomento, forse per non ricadere nell’incertezza.
- Hai detto che ieri ti avrebbe contattato Chuck dal Venezuela. Com’è andata? – chiese il ragazzo solitario nel modo più sbrigativo possibile.
- Non c’è stata alcuna chiacchierata, ma solo un monologo mediocre di Chuck in uno stupido SMS. E’ evidente che cerca di essermi amico, ma non concepisco come ciò possa avvenire con la sua.. “ex” – Blair sbuffò, irritata dalla domanda scomoda di Dan.
- Credevo che foste già stati amici, sbaglio? – chiese Dan distrattamente.
- In un certo senso, ma non ha funzionato. Ed è per questo che tu non puoi essere un semplice amico per Serena! – sbottò Blair che voleva tornare a parlare dell’argomento. Dan, però, non parve dello stesso parere, quindi, scuotendo la testa, cercò di svincolarsi dall'affermazione di Blair
-Cosa fai domani sera? – chiese il ragazzo che, nel frattempo, era entrato in un taxi. A quella domanda Blair, che era distesa sul letto a sfogliare riviste, reagì con particolare fervore. Si alzò frettolosamente dal letto, chiuse gli occhi per un attimo, e arrossì.
- Niente di particolarmente interessante, escluso il fatto di sentire singolari progetti per il capodanno di mia madre e Cyrus – proferì Blair, un po’ impacciata e, segretamente, molto compiaciuta della domanda di Dan.
-Bene. Ti propongo di accompagnarmi ad una noiosa festa che gli Humphrey e i Van der Woodsen terranno per dare il benvenuto ad Isma.. Isma.. – tentò di ricordare Dan.
- Ismail Acar, l’artista turca e pittrice? – chiese Blair – e tu chiami quella una “festa noiosa”?
-Beh.. – fece Dan evidentemente impressionato dalla rinomata cultura di Blair – Visto che ne sai più di me, forse con Blair Waldorf e le sue spiegazioni non sarà dopotutto una cosa noiosa, sbaglio? – sostenne Dan stavolta convinto dalla sua mossa. Blair sorrise, gettandosi nuovamente sul letto, adesso rilassata e appagata.
- Ci sarò, ma mi aspetto che tu passi a prendermi. Puntuale e formale, Humphrey – disse Blair fingendosi boriosa.
- Ci sto. Sarai sorpreso da Dan Humphrey – concluse Dan, rinvigorito da un nuovo e positivo pensiero.

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Capitolo 6
*** I've got friends ***


I’ve got friends

Brooklyn, 12 Dicembre, 11:45.
Il taxi si fermò, lasciando uscire il ragazzo con le buste colme di cibo. Dan aprì il portone d’ingresso del loft, sistemò la roba appena acquistata e, quando poté, si immerse nel duro lavoro di scrittura, che da non poco tempo lo teneva impegnato, nella disperata ricerca dell’ispirazione.
Con il passare del tempo Dan migliorava, era uscito da quella “crisi” che negli anni precedenti lo aveva afflitto.
Adesso era all’ultimo anno di Università, con un futuro professionale oramai scelto. Dan voleva solo scrivere, e ci stava riuscendo. Sentimentalmente però non si poteva dire la stessa cosa. Dopo aver accettato il parere controverso di Lily e Rufus riguardo la relazione con Serena, Dan aveva passato un momento di stasi. Nate, unico e vero amico, era partito con Jenny; Chuck era andato in Venezuela (non che gli potesse tanto importare); Eric sempre più raramente si mostrava a Manhattan, allontanandosi per stare insieme con Elliot; Serena, inizialmente afflitta, aveva accettato di non poter stare con Dan e in un secondo momento si era lasciata abbandonare fra le braccia del suo ex professore, Ben. Poi c’era Blair, sempre saccente e a volte esagerata, incompatibile con Daniel Humphrey, o quasi. Lei però non era partita. Per quanto Blair fosse sempre stata la Queen B nessuno poteva negare che i suoi amici veri erano davvero pochi, si contavano sulle dita di una mano. Dan, certamente, non era fra quelli. Escluse le vipere che per lei lavoravano da tempo immemore, però, non gli rimaneva nessuno. Per questo, che lo volesse o no, la giovane ragazza bruna incominciò a vedersi più spesso con Dan, casualmente o, a volte, per sua grande volontà.
Dan interruppe per un attimo il suo lavoro di scrittura e fissò lo smoking elegante posizionato sul divano, quello con Blair si sembrava quasi un appuntamento.

Upper East Side, 12 Dicembre, 14:47.
Blair stava gettata sul letto, a fissare il suo PC, con una prima e scadente bozza dell’articolo che avrebbe dovuto consegnare due giorni dopo. Era scadente perché la ragazza non si era concentrata, pensava evidentemente ad altro. Così scese dal letto per l’ennesima volta, si diresse nuovamente all’armadio, lo aprì e diede un’altra frettolosa occhiata a ciò che poteva indossare. L’abito che aveva scelto per la serata era bellissimo, fin troppo, eppure non ne era del tutto convinta. Ma davvero poteva importare di tutto ciò a Dan? Lui forse non avrebbe fatto caso alla bellezza di Blair, dato che l’accompagnava da amico. La ragazza, comunque, riteneva di dover apparire al meglio agli occhi di colui che forse, nel profondo, gli provocava delle strane fitte allo stomaco.
Cinque ore dopo Dan giunse all’ingresso di casa Waldorf, varcò la soglia e Dorota garbatamente gli chiese di attendere la ragazza. Blair scese le scale del piano superiore, lentamente, guardando in basso. Un po’ si vergognava, fosse era eccessiva con quel vestito. Dan rimase per qualche secondo a contemplarla.
- Sei… bellissima. – Quelle parole uscirono forzatamente dalla bocca del ragazzo, solo le parole. Perché il pensiero era vero. Blair allora sorrise e si diresse con il suo accompagnatore presso la limousine che gli attendeva. La festa, diversamente dalle altre, stavolta si teneva in spiaggia, negli Hamptons in pieno inverno, pertanto il viaggio non fu poi così corto.

Hamptons, 12 Dicembre, 20:35.
Il vento freddo trapassava la gente, a subirne gli effetti erano soprattutto le ragazze, molto scollate. Il gelo era ovunque. L’unica nota positiva, oltre al fatto che l’evento era stato organizzato al meglio, era la presenza dei più grandi esponenti della società di Manhattan. Blair, pertanto, diede un’occhiata rapida in giro,individuò la preda e si gettò a capofitto nel lavoro che probabilmente le riusciva meglio: ottenere consensi. Così, però, lasciava Dan solo soletto, a fissare la gente cercando qualcosa di interessante da fare. Durò poco la noia; Serena, infatti, sbucò da un angolo e si addentrò nella festa. Ben però non le era accanto, stava evidentemente discutendo con qualche illustre conoscente. Poteva essere la volta buona per farsi avanti, chissà, almeno solo per parlare.
- Blair! – urlò sorpresa Penelope Shafai, giunta alle spalle della ragazza. Blair così si girò, la guardò dall’alto in basso, poi mostrò un sorriso tirato.
- Che ci fai qui? – rispose lei, inarcando le sopracciglia. Tipico di Blair, non le passa minimamente per la testa di salutarti.
- Oh, sono qui con delle amiche – affermò Penelope, girando il volto per chiamare le compagne. Eleganti come Penelope, le altre ragazze si mostrarono a Blair, con sorrisi smaniosi e non troppo “benevoli” nei confronti della ragazza. Blair era visibilmente sorpresa, lasciò infatti la bocca semichiusa per qualche lungo secondo.
- Beh, stiamo cercando di avvicinare quel bel tipo muscoloso e biondo, sembra che conosca mio padre. Potrebbe così servirmi per eventuali emergenze, vero ragazze? – chiese Penelope boriosa alle altre, che risposero annuendo.
- Oh, Penelope. Evidentemente non sei cresciuta, hai bisogno ancora di questi stupidi giochini per cercare di accaparrare la parte più insignificante di una società che minimamente non ti appartiene! – sibilò rapida Blair all’avversaria, che arrossì imbufalita.
- Brutta stronza! – sbottò Penelope, offesa ma energica e desiderosa di vendetta, che mai si era azzardata a porre un dito di rivolta nei confronti della sua precedente regina. Blair sorrise per un attimo, poi fece per allontanarsi.
- Dove sono i tuoi amici, Waldorf? – continuò Penelope, con una domanda quasi retorica. Blair, così, si fermò, rimanendo di spalle all’altra. Guardo per un attimo in basso, non rideva più. Lentamente si girò a fissare nuovamente Penelope, che era riuscita a colpire il punto debole della ragazza.
- Ah, già. Chuck ti ha scaricato, non posso minimamente immaginare cosa starà facendo in Venezuela, e nemmeno tu. Serena è qui, ma preferisce stare con il suo ex professore che con te, che sei completamente ridicola e superba – disse vincente Penelope, provocando lo sbalordimento delle sue compagne, era divenuta un vero idolo per loro. – Poi c’è Humphrey… tu e Humphrey? Sei davvero messa male Waldorf. – concluse radiosa Penelope.
- Anche peggio – fece una delle sue arpie, che indicò con l’indice un punto preciso fra la gente. Dan stava visibilmente parlando con Serena, che sorrideva bellissima. Lui a volte era impacciato, ma lei non ci faceva mai caso, si era abituata ai vari comportamenti che l’avevano portata, un tempo, ad innamorarsi del ragazzo.
Blair zittì nuovamente.
- Oh, capisco – riprese Penelope dopo la pausa. Blair sembrò quasi non sentirla, fissava i suoi due amici, semplici per quello che erano e insieme dolcissimi.
- Preferisce ancora Serena a te! – esclamò Penelope, portando alla risata delle sue personali vipere. Blair stavolta guardò in viso quella che era stata una delle sue migliori “sguattere” e “pettegole”. Per quanto adesso la odiasse, lei sapeva che Penelope non aveva torto. Si stava complicando la vita; Dan, in fondo, era solo un suo amico, che perdipiù doveva aiutare nel suo compito di ricongiungimento con Serena.
Così cerco di essere disinvolta, guardò Penelope. Non doveva mostrare alcuno sguardo che potesse rimandare all’amarezza.
- Và al diavolo – concluse Blair, allontanandosi il più possibile da quella spazzatura.
Dan, intanto, si era allontanato da Serena subito dopo aver visto Ben avvicinarsi. Lo voleva evitare in qualsiasi modo. Fu distratto, però, ancora una volta da Blair, che rapida cercava di dileguarsi, visibilmente infelice. Così, dopo aver respirato a pieni polmoni l’aria gelida di quella sera, si diresse dalla ragazza, verso la sabbia fredda e deserta che veniva baciata dall’acqua.
- Blair! – esclamò Dan in modo confuso, non poteva capire cosa fosse successo. La ragazza allora si girò, cercando di mostrarsi sorridente.
- Cosa ci fai qui? Serena è lì, muoviti o avrai perso un’altra rara occasione per riavvicinarti! – gridò Blair, fintamente scettica.
- Blair, stai bene? – chiese Dan, preoccupato per la compagna. Lei, così, abbassò un attimo il volto, non nascondeva più la tristezza, sapeva di poter essere compresa.
- Dan, dimmi solo una cosa. Mi ritieni tua amica? – domandò lei, con un volto malinconico e allo stesso tempo ansioso di una risposta. Dan era in parte torvo, c’era davvero qualcosa che non andava. Quella risposta, comunque, non tardò ad arrivare.
- Blair. E me lo chiedi? – sostenne lui, sorridendo e avvicinandosi a quell’incantevole ragazza che non lo rendeva indifferente. Cingendola con un caloroso abbraccio le riscaldò il cuore.
Blair, quindi, sorrise, con la testa poggiata sulla spalla dell’amico. Il momento sembrò dei migliori, forse troppo sdolcinato, visto che erano soli e al buio in una fredda serata d’inverno. Così Dan, pronto per il suo gesto, cinse Blair con una presa sicura e con ella si gettò a terra, la terra sporcò entrambi. Blair strillò per un attimo.
- Sei pazzo, Humphrey? – disse lei, sorpresa e sogghignando appena.
- Beh, è questo che fanno gli amici, sbaglio? – ribatté Dan, con spirito ardente, mentre si rialzava per sfuggire alla vendetta personale di Blair. Lei, ancora una volta, era felice.

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Capitolo 7
*** Granades of opportunities ***


Grenades of opportunities

A casa Van der Woodsen sedevano, attorno al grande tavolo adornato per la colazione, Dan, Rufus, Lily e Serena. Beh, Ben non era presente quella mattina, infatti il St. Jude lo aspettava in grosso anticipo. Una volta abbuffatisi completamente con la grande cucina di Rufus, Dan incominciò una lunga conversazione con Serena, la quale decise, con il consenso del ragazzo, di trascorrere del tempo lontano dalle mura domestiche.
Central Park, 14 Dicembre, 10:55.
-Allora, Dan, ho sentito da Rufus che “rischi” di laurearti con il massimo dei voti alla NYU, complimenti! – esclamò Serena che camminava portandosi a braccetto del ragazzo, sorridendo con quel viso bellissimo e incantevole, dal quale Dan non poteva prescindere.
- Beh, se ciò accadrà potrò vantarmene con quel “logorroico” club dei secchioni. Ma soprattutto con Blair! Non mi crede mai troppo brillante per affiancarla!
- Oh, sai com’è fatta Blair, il suo giudizio è sacrosanto! Piuttosto, a proposito di Blair, noto che avete passato (e passate tutt’ora) del tempo “insieme”. C’è, per caso, qualcosa che vorresti dirmi? – chiese Serena scherzosamente, ma ovviamente interessata ad una approfondita risposta del ragazzo. Serena non poteva “non notare”, infatti, che si parlava molto spesso della sua migliore amica in presenza di Dan.
- Non credo di voler parlare dell’argomento.  Potrebbe infatti sembrarti molto, e dico molto, strano il fatto che io e Blair siamo diventati amici.
- Ma tu sai che ho sempre voluto tutto ciò! Siete sempre stati un’accoppiata vincente insieme, almeno per quanto riguarda il “lavoro”. Solo che siete stati troppo cocciuti per ammetterlo.
- Noi due però, Serena, siamo stati un’accoppiata di gran lunga migliore, in passato – fece Dan, accennando ad un leggero sorriso.
Serena così si fermò. Inquadrò il ragazzo, non era cambiato per niente. Aveva sempre quel naso che le provocava simpatia e che le piaceva tanto. Ma quello non era il momento per abbandonarsi a strani pensieri, perché Serena aveva un compagno che amava.
- Dan.
- Guardami, Serena. Non credi che dovremmo parlarne? – chiese Dan nel modo più diretto possibile.
Era stato convincente, pertanto non poté far altro che trovare il benestare della ragazza, un benestare che non tardò ad arrivare. Per tutto il tempo Serena, per quanto potesse negare, aveva voluto unicamente quella possibilità di confronto con Dan, nonostante il timore che lo stesso confronto poteva incuterle.
Quella volta i due, seduti su una delle panchine di Central Park, si raccontarono a vicenda, sfogandosi degli eventi passati e mostrando punti di coesione su determinati argomenti. Primo fra tutti vi era, logicamente, l’incompresa decisione di Lily e Rufus nel non-accettare il particolare rapporto che vigeva fra i due “step-brothers”.
Però, come capita spesso, il discorso fu interrotto sul più bello.
Dan, infatti, era stato attratto dal viso angelico di Serena e avrebbe tanto voluto strapparle un bacio, quando invece a preporsi fu la chiamata “inattesa” di Ben.
Se Dan avesse solo ricordato il modo in cui Ben gli aveva portato via Serena, sarebbe finito in una profonda crisi esistenziale. Con la sua benignità e i suoi buoni propositi, con il suo amore nei confronti di Serena, con la sua completa lontananza dai vincoli familiari che invece erano propri di Dan, Ben rappresentava il più grande ostacolo che il ragazzo solitario avesse mai incontrato.
W Magazine, 14 Dicembre, 11:45.
Grintosa e realizzata, Blair si faceva strada fra la tanta gente d’intralcio, con una serie di fascicoli a portata di mano, decorati con le lettere cubitali di W Magazine. Sbatté i fascicoli su una pesante fotocopiatrice multi funzioni.
- Stampane cinque copie entro venti minuti o giuro che neanche Nancy Drew riuscirà a ritrovare il tuo cadavere! – sbottò la regina al primo malcapitato tra le sue grinfie, frettolosa di “adempiere” al suo compito.
Giunta alla porta del suo nuovo ufficio, la ragazza, però, fu accolta da un’inattesa visita.
- Humphrey, cosa ci fai qui?
- Ciao anche a te, Blair.
- Il martedì non è il tuo giorno libero?
-Oh, so che dovrei essere a recuperare il mio rapporto con Serena, ma lei mi ha piantato in asso. Altre questioni burocratiche da risolvere per Ben.
- Ho sempre avuto il sospetto che il morale docente pedofilo nascondesse qualche scheletro nell’armadio! – esclamò la ragazza, portando alle risate di Dan.
- Comunque sia! Ho pensato di passare dalla mia amica, per sapere magari come se la stava cavando.
Blair, quindi, sorrise cercando di contenere il distinguibile compiacimento.
- Ma tu sai che… non posso distrarmi in certi momenti! Lo sai, vero? – chiese lei, quasi dispiaciuta per il suo atteggiamento.
- Ehm, si. Ma sai… ho delle cose di cui parlarti.
- Non ora, Dan! Stefano Tonchi cerca ancora l’articolo di definizione dell’evento serale della Vigilia! Un articolo che, per dannati imprevisti, non ho ancora concluso. Mi hai portato il pranzo? – Tagliò corto Blair, sospirando nella speranza di ricavare un momento di pausa.
- Ovviamente – fece Dan, consegnando il piccolo sacchetto bianco.
- Grazie. Adesso però vai, perché quando avrò finito mi servirà il tuo aiuto. E, come sempre, mi dispiace ammettere tutto ciò.
- Oh, certo – continuò il ragazzo, con la testa rivolta ad altre questioni. – Prima di andare - proseguì – volevo proporti una serata al Club Hamilton. Sai ho avuto l’invito di Eric, ma non vorrei andarci da solo.
- Club Hamilton, sembra interessante. Dovresti più concentrarti sulla questione di Serena ma..
- Blair.
- ..Va bene, accetto volentieri l’invito. Ricordati di essere puntuale stavolta Humphrey!
- Puoi scommetterci – concluse Dan che, diretto verso la porta d’ingresso, scomparve dalla vista della ragazza, segnata da quel sorriso ingenuo e femminile.

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Capitolo 8
*** Dare you to move ***


Dare you to move

Club Hamilton, 14 Dicembre, 21:17
Fra i rappresentanti dell’alta elite di New York, i vasi pericolanti posti sulle colonnine di marmo e gli aperitivi alle noci così invitanti si dilettava Blair in una aperta discussione con Serena, sotto l’occhio vigile e non troppo distante di Dan Humphrey. Per quanto l’evento potesse essere appariscente, l’atmosfera non suggeriva la possibilità di scorgere il ragazzo in maliziosi sorrisi o in atteggiamenti che ne suggerissero almeno il tentativo.
Romantico quale era, Dan si abbandonava a strani pensieri, perdendosi nella profondità degli occhi di Serena. Strano, anche se lo sarebbe stato più in passato, era il fatto che lo stesso ragazzo riuscisse a ritrovare sé stesso alternando alla visione di Serena quella dell’amica Blair.
- Ragazzo – fece Rufus alle sue spalle, annunciando il suo arrivo cingendogli il collo con la sua robusta mano.
- Papà, bella festa.
- Si, certo. Credevo che incominciassero a piacerti eventi del genere.
- Oh, mi hai scoperto – proseguì Dan in modo disinteressato e fissando ancora le ragazze.
- Si, è bella quanto sua madre, non che io sia interessato, è solo per fartelo sapere.
- Siamo alle solite. Fra poco chiuderai il discorso con un tedioso e di poco conto “ma sai benissimo che sta con Ben, perché lui sa renderla felice. Sono profondamente innamorati”. Non mi interessa, papà. Se può tranquillizzarti ti dico che non ho sentito le… “farfalle” volare nello stomaco quando Serena è tornata – sbottò Dan in modo esponenzialmente brusco.
- Scusami, figliolo.
Rufus così si allontanò, porgendo delle pacche alla schiena del suo ragazzo.
Nel medesimo istante, Blair si liberava di Serena, mostrandosi visibilmente sconcertata dal pervenire di una inaspettata chiamata sul suo telefono. Dan notò la scena, ma parve più preso dal desiderio di sfruttare l’occasione nel poter parlare in privato, ancora per una volta seppur brevissima, con Serena. Il desiderio, come capitava troppo spesso da un anno a quella parte, fu spazzato via dal tempestivo e onnipresente Ben, quasi “necessitasse” della presenza della bionda ragazza dopo aver passato interi mesi fra le braccia della medesima (al di fuori e sotto le coperte di voluminosi e comodissimi letti).
Club Hamilton, 14 Dicembre, 21:57
All’esterno della lussuosa struttura un gelido vento penetrava il caldo e lussuoso trench della Queen Blair, alquanto confusa e stordita da eventi rapidi e inattesi in una sera di gala. Eventi che ben presto Dan, in qualche modo, avrebbe scoperto, non appena riuscì nel suo intento di ricerca della stessa ragazza. Avvicinandosi, Dan notò con particolare stupore che Blair stava evidentemente piangendo, seppur in modo contenuto e disilluso.
- Blair, cos’è successo? Riguarda Serena? – chiese Dan, cercando di estrapolare delle risposte (anche vaghe) dalla ragazza, porgendole le mani sulle spalle.
- No, stavolta puoi stare tranquillo – disse Blair mentre gemeva, quasi sibilando.
- Come posso stare tranquillo se la mia migliore amica, o se preferisci “croce e delizia”, è triste e neanche cerca il mio conforto?
- Preferisco di gran lunga la prima, “migliore amica” intendo -  proseguì Blair, cercando di sorridere a viso basso.
- Comunque – continuò – Chuck mi ha chiamata.
-Oh, Chuck. E cosa…? – accennò Dan, visibilmente percosso dalla notizia. 
- Non credo che tornerà. O per lo meno, non lo farà per un bel po’.
- Mi dispiace, Blair.
- Voglio andare a casa, qui fa freddo – concluse lei, facendo cadere ancora una lacrima.
Dan, quindi, si tolse la giacca e con la stessa cinse Blair in un caloroso abbraccio. Lei chiuse gli occhi, quasi rilassata. Dall’altra parte, invece, Dan notò Serena che rideva apertamente rivolgendosi ad una compagna. Era solamente ad una decina di metri da loro, e Ben non sarebbe di certo arrivato. Eppure stavolta non voleva raggiungerla.
Aveva la testa libera dai pensieri, finalmente, perché era con l’unica persona che davvero sentiva vicina.
- Dunque… - fece Dan per rompere il ghiaccio – non mi hai ancora detto che ne pensi di Robert Jordan.
-À Flor do Mar?Oh, please. Il mio parere per ora è abbastanza negativo.
Dan sbuffò, vedendo il proprio soffio congelarsi dinanzi.
- Ma potrebbe comunque cambiare, se magari tu avessi voglia di passare la serata da me, a rifocillarti delle ultime ciambelle che Dorota ha deciso di risparmiare e a guardare quella dannata pellicola. – continuò Blair (rapida come solo lei sa essere) sorridendo al ragazzo, il quale rispose con il medesimo gesto.
I due, così, si allontanarono sulla via, l’uno vicino all’altro.
Le cose, forse, stavano davvero cambiando.

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Capitolo 9
*** There she goes ***


There she goes

Il salotto di casa Waldorf luccicava, come sempre, del vigoroso impegno di Dorota. A sedere sul sofà di tale splendore c’era Blair, che, disinteressata, con una mano sfogliava riviste, mentre con l’altra reggeva il telefono che la teneva in contatto con Serena. Da quando le ragazze non vivevano più insieme, il loro stretto rapporto di amicizia si era, in un certo senso, indebolito. Con indebolimento non si vuol far intendere prettamente che Serena e Blair “non erano più amiche”, bensì che non lo erano più come prima. Certo si vedevano in modo costante alla Columbia e pranzavano molto spesso insieme, discutevano di Gossip Girl insieme, scherzavano insieme, vivevano la Grande Mela insieme. Ciononostante, c’era quel comun denominatore che le legava “quasi intimamente” in modo negativo, Daniel Humphrey. Non che fosse un problema per entrambe, infatti Serena e Blair, e soprattutto Blair, avevano un bellissimo rapporto di amicizia con Dan. Il duro avveniva quando c’era da parlare dello stesso ragazzo, che veniva introdotto spesso nei più vari argomenti delle due amiche, il più delle volte in maniera involontaria. Serena, nessuno poteva darle torto, per anni aveva amato Dan, il quale contraccambiava il sentimento, pertanto non sempre avrebbe potuto nascondere il proprio affetto nei confronti del ragazzo, seppur stando con un altro. Blair, invece, per anni era stata l’esatto opposto del Ragazzo Solitario (cosa che la rendeva incredibilmente fiera), però, con il trascorrere del tempo, si era resa co-protagonista di un impulso nuovo ed entusiasmante che l’aveva portata a costruire, con la complicità dello stesso ragazzo, un rapporto di solida amicizia.
L’amicizia ben presto mutò in passione d’amore, che riuscì a coinvolgere entrambi i ragazzi in un breve arco di tempo, nel quale, però, dovettero scontrarsi con i compagni Chuck e Serena. Ovviamente Dan e Blair furono quasi “costretti ad allontanarsi”, tornando così solo amici, benché provassero ancora qualcosa l’uno per l’altro.
Ed ecco che, diversi mesi dopo, Blair e Serena tentavano una semplice conversazione, evitando l’argomento “Ragazzo Solitario”, fino al punto in cui le porte dell’ascensore-ingresso di Casa Waldorf si aprirono, permettendo l’accesso all’inatteso ospite. Blair, probabilmente, avrebbe chiuso con calma e gentilezza la conversazione al telefono con Serena, se l’ospite in questione non fosse stato proprio Dan Humphrey. Infatti, quasi sobbalzando dal divano, liquidò Serena con un rapido “Devo andare. E’ arrivata mia madre, che a quanto pare non sembra molto entusiasta”.

- Tua madre? So che il troppo lavoro potrebbe portarti ad avere delle allucinazioni, però.. – notò Dan fermo sul tappetino d’ingresso, con un caldo cappotto grigio, la borsa a tracolla e i guanti in pelle che scaldavano le mani intorpidite dal freddo.
- Cosa ci fai qui? Non ti aspettavo – disse Blair in tono strozzato, quasi affetta da un colpo d’ansia.
- Beh, la scorsa notte ho dimenticato la mia sciarpa, in camera tua.
- Si. Devi per forza descrivermi i particolari? – chiese Blair, ancora in difficoltà.
Era evidente, Queen B & Lonely Boy avevano trascorso la notte a vedere À Flor do Mar, e avevano finito per addormentarsi insieme, stavolta sul pomposo letto di Blair. La difficoltà della ragazza non era certamente dovuta al fatto di “dover accettare un’amicizia con Humphrey” (questione oramai risolta), quanto al problema di poter concepire un pensiero che andasse oltre l’amicizia e che in passato aveva già scombussolato la stessa ragazza.
Stavolta, però, Dan cercava la sua sciarpa: banale scusante o autentica, e forse dolente, verità?
- Blair, hai ancora quell’espressione di una volta – notò Dan, sorridendo.
Lei abbassò per un attimo il capo, manifestazione inequivocabile della difficoltà nel potersi esprimersi con termini adatti e, come sempre, pungenti. Poi lo guardò e sorrise anch’ella, senza mostrare i denti.
- Sali in camera, prendi la tua sciarpa e tornatene a Brooklyn; se ti vedesse Dorota potrebbe decapitarti con la sua micidiale Karabela polacca, visto che ha scovato i tuoi fetidi calzini sotto il mio letto. Già, hai dimenticato anche quelli.
- Hai ragione, sarò velocissimo – concluse Dan, sorpreso dal ritrovato comportamento pungente di Blair nei suoi confronti.
Dunque, mentre saliva le scale di marmo a grandi passi, per dirigersi verso la stanza di Blair, finì quasi per scontrarsi con Dorota, che con la medesima velocità si dirigeva dalla parte opposta.
- Oh, Signor Humphrey! – esclamò Dorota quasi gioiosa e cingendo Dan con un’abbraccio a dir poco inaspettato.
- Dorota! – schiamazzò Blair.
- A quanto pare non mi decapiterà – fece notare Dan, ancora immobilizzato dalla presa di Dorota.
- Mi scusi Signor Humphrey. Signorina Waldorf.
Dorota si allontanò dal ragazzo e tossì per schiarirsi la voce, annunciando in questo modo l’imminente discorso.
- Signorina Waldorf, ho bisogno del suo aiuto. Del vostro aiuto. Mio marito, Vanya, mi ha fatto notare che passo troppo del mio tempo all’interno di queste mura, non che sia un problema per me, però forse ha ragione.
Alla fine di tale ragionamento, Dorota emise un profondo respiro, quasi rilassata dal fatto di essere riuscita ad esprimersi.
Dan, quindi, sorrise.
- E quindi? – chiese Blair saccentemente, portando stavolta allo stupore di Dan.
- E quindi è chiaro che Vanya voglia passare del tempo con Dorota e, probabilmente, anche lei lo vuole.
- Oh, grazie Signor Humphrey! Signorina Waldorf, davvero non aveva…?
- Certo che avevo capito, Dorota – chiarì la ragazza, seccata.
Silenzio per un attimo.
- Va bene, sei libera. Ti rivoglio qui, domani, per le sette.
- G-G-Grazie! – concluse Dorota, che strinse nuovamente Dan e si diresse rapida verso la porta con il cappotto in mano. Nello stesso istante apparve, dal medesimo ingresso, Vanya, munito di passeggino.
- Oh, Anastasia! – esclamò Dan radioso, dirigendosi verso la bambina, racchiusa in un batuffolo di coperte.
Dorota, più veloce, prese in braccio la bambina, portandola sul petto di Dan.
- E’ per questo che le sarò grata Signor Humphrey! – dichiarò la badante.
Dan, confuso, fu costretto a prendere fra le sue braccia la piccola e tenera Anastasia. Per un attimo le sorrise, poi rivolse lo sguardo ai due Neo-Coniugi, in segno di chiarimento.
- Affido, a lei e alla Signorina Waldorf, la nostra bambina Anastasia. Solo ed esclusivamente per questa giornata, il che include, in caso di nostro ritardo, anche la notte.
-Cosa? – fecero Dan e Blair all’unisono.
- Confido nelle sue passate esperienze di genitore con la Signora Sparks, Signor Humphrey – tagliò corto Dorota, sperando così nel benestare della sua “padrona”.
Vanya mostrò un’occhiata supplichevole rivolta verso Dan, il quale, però, non poteva decidere per loro.
- In realtà è Blair che decide – conseguì ancora il ragazzo, rivolgendo il pollice alle sue spalle, diretto verso Blair.
- Va bene – proferì allora quella, stavolta colta da una anomala calma. Gli altri, quindi, non poterono far altro che rivolgersi sbigottiti alla ragazza, presumibilmente in segno di spiegazioni.
- Cosa c’è? Ci sarà Humphrey con me, no?
- Certo – rispose Dan, dopo un attimo di sbigottimento.
- Bene. Ce ne occuperemo noi, e nel caso in cui se ne presenterà l’occasione, passeremo la notte insieme, con Anastasia – concluse Blair.
Vanya e Dorota si guardarono, stringendosi le mani entusiasti. Dan e Blair, da parte loro, scrutandosi  trovarono subito un’intima intesa.
Se quel giorno tutto fosse andato per il verso giusto, forse i due avrebbero avuto molte opportunità per buttarsi il passato alle spalle.

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Capitolo 10
*** I want you so much that... ***


I want you so much that…

Dopo circa mezz’ora Dorota e Vanya si erano diretti al luogo del loro tanto atteso appuntamento, lasciando Dan e Blair in compagnia della piccola Anastasia.
Dan sembrava avere la situazione sotto controllo: reggendo la bambina fra le sue braccia, si dilettava infatti in piroette che facevano intrattenere la stessa, sotto lo sguardo attento e interessato di una sorridente Blair. Quando Anastasia parve rasserenata e stanca, il ragazzo la distese dolcemente nel suo comodo passeggino. Blair, in un certo senso, era nervosa perché, paragonata alla straordinaria di Dan, si sentiva incredibilmente inferiore. Dan, da parte sua, non potè non constatare il disagio dell’amica, che si improvvisava occupata disponendo le posate sulla tavola lignea e pregiata.
- Va tutto bene? – chiese forzatamente Dan, per intraprendere una conversazione con l’unica anima presente nella casa oltre Anastasia e lui stesso.
- Considerando l’assenza di Dorota e il fatto che tu la stia sostituendo in modo efficace in tutto ciò che non mi compete, direi alla grande – rispose Blair, mentre continuava a fissare la tavola e a predisporre il materiale per il pranzo.
Calò un breve silenzio, giusto il tempo necessario per permettere a Dan di riorganizzare le proprie idee.
- Ti aiuto.
- No, almeno non in questo! – esclamò Blair, stavolta a testa alta, mentre scrutava Dan. – Non farmi sentire ancora più incapace di te.
- Ma cosa..? Non sei incapace Blair, sennò non saresti la “dittatrice del buon gusto”.
Blair guardò ancora Dan negli occhi. Già, “dittatrice del buon gusto”, fu proprio lui a definirla in quel modo parecchio tempo addietro, quando le cose fra i due erano ancora piuttosto complesse.
Blair, comunque, sospirò e spostò lo sguardo alla piccola Anastasia, che tenera si era appisolata alla loro presenza. Subito dopo spostò la sedia adiacente alla sua postazione e indicò a Dan di fare altrettanto.
- Vogliamo accomodarci? – chiese ancora la ragazza, con un sorriso malizioso.
Non molto tempo dopo, i due si ritrovarono a gustare i prelibati piatti che Dorota aveva gentilmente preparato. Si trovavano l’uno di fronte all’altro e si fissavano, non avevano parlato ancora molto. Preferivano mangiare in silenzio, probabilmente per la difficoltà nel sapere di dover trascorrere un’intera giornata insieme, cosa che, a quanto pare, a loro non era ancora successa. Come spesso accadeva, era Dan a fare la prima mossa. La sua caparbietà nelle situazioni, in un certo senso, “difficili” permetteva a Blair, nella maggior parte dei casi, di liberarsi da quel gran peso in cuore che quasi le impediva di esprimersi.
- Ho una cosa da dirti – disse Dan, con la pretesa di cominciare una conversazione. Blair non rispose, però, ovviamente, era tutta orecchie.
- Lascio il W Magazine – continuò il ragazzo in modo quasi rapido e indolore. Stavolta Blair alzò lo sguardo; non parve aver compreso quanto aveva detto il compagno, e anche volendo rispondere, quello più veloce.
- Mi hanno proposto un posto fisso al Times. Ci ho pensato su: ho deciso di accettare l’offerta.
- Grandioso – notò Blair poco convinta.
- Non dirlo come se non ti importasse. Sei delusa perché me ne vado, ma non solo, pensi di non potercela fare senza il mio appoggio – sbottò Dan, che sembrava aver centrato perfettamente l’animo di Blair, come nessun altro avrebbe mai saputo fare.
- Non dire certe... Oh ma certo, in fondo è proprio così – concluse lei, inaspettatamente, aveva subito il colpo.
- Blair, hai d’avanti un futuro certamente più “luminoso” del mio, costellato da grandi traguardi. E non ti serve di certo Dan Humphrey per raggiungerli, perché sai di farcela benissimo anche con le tue sole forze.
- E poi ciò non significa di certo che non dovremo più vederci con la solita regolarità, perché siamo amici, giusto? – chiese Blair, con una voce flebile e accennando ad un sorriso.
- Non avresti potuto cogliere meglio nel segno – esordì il ragazzo sorridendo anch’egli.
Blair, dunque, si alzò da tavola e si diresse verso un comò posto all’angolo della stanza e ne estrasse, da uno dei cassetti, una custodia contenente un film. Si girò e lo mostrò rapida all’amico.
- Il più classico dei film: La guerra delle due rose, millenovecentosessantaquattro, con David Warner, Peggy Ashcroft e Charles Kay. Che ne dici?
- Perfetto – Dan si fermò un attimo, sempre sorpreso dai cambiamenti camaleontici nello stato d’animo di Blair.
- Vado a sistemare il lettore in salotto – continuò il ragazzo, alzandosi da tavola.
- Oh, non ce ne sarà bisogno. Vedremo la pellicola in camera mia, se non ti dispiace.
A tale affermazione Blair parve arrossire, mentre tentava, come meglio poté, di dimostrare una certa convinzione nell’affermare la propria idea.
Dan, da parte sua, era sorpreso. C’era qualcosa nella ragazza che non riusciva a comprendere a pieno, era diversa. Già, una diversità molto simile a quella di qualche tempo addietro, quando i due, beh, si guardavano con occhi diversi.
Quasi due ore dopo, i due si trovavano sul letto di Blair, vicini fra loro e avvinghiati alle coperte, con il computer sulle gambe, che lasciava scorrere i titoli di coda. Il gelo di una “torrenziale” nevicata pomeridiana penetrava appena le mura possenti di Casa Waldorf, protette dal tepore dell’imponente camino di marmo del salotto. Blair aveva avuto il cuore palpitante per l’intera durata della pellicola, fino a quando, vittima delle fatiche dell’intera e solita settimana di alto impiego, crollò sulla calda spalla del ragazzo. Dan, ammirando il dolce viso assopito di Blair, poggiò il capo sul suo, chiudendo gli occhi, nell’incanto di quel rilassante momento.
Quando il sole calò del tutto, un non-troppo-dolce lamento, riportò alla realtà i due ragazzi. Anastasia era evidentemente sveglia e non rifiutava di certo di farsi sentire. A destarsi per primo fu Dan, che, involontariamente, si mosse provocando il conseguente risveglio di Blair. Quest’ultima si sgranchì, mentre Dan tentava di ristabilire la quiete della bambina.
La ragazza, ancora seduta sul suo comodissimo letto, fissava la scena: non c’era dubbio, Dan ci sapeva fare in tutto, o quasi. Sapeva farla sorridere, sapeva sorprenderla, sapeva commuoverla e consolarla, sapeva anche farla arrabbiare e, cosa più importante, sapeva esserle amico, come nessun’altro, eccetto Serena, lo era mai stato. Essendo conscia di tutto quanto, quindi, Blair incominciava a tormentarsi su quanto poteva accadere nella sua testa e, soprattutto, nel suo cuore. Non aveva più il controllo dei suoi stati d’animo e dei suoi sentimenti nei confronti di Dan, e ciò portava ad un’unica, pesante e dura verità: il desiderio implacabile e crescente di poter ancora amare, e di sentirsi, ancora una volta, amata.
Alla realtà dei fatti, intanto, Dan si era diretto all’esterno della stanza, per testare la sua estrema e segretissima tecnica, sperimentata sul suo quasi-figlio Milo, per destare la piccola Anastasia dai suoi sconclusionati piagnucolii: la ninna nanna di Rufus Humphrey.
Blair, con molta cautela, aprì la porta che la separava dal ragazzo e, mettendo in azione la sua capacità uditiva massima, cercò di percepire la sua dolce melodia. Questa riuscì a placare il cuoredella medesima Waldorf quanto quello della piccola e innocente Anastasia. Un equilibrio interiore si era stabilito nella ragazza.
Ogni tentativo di fuga a questo punto era vano. E poi, d’altronde, Blair Cornelia Waldorf non voleva fuggire. In quel preciso istante era pronta ad affrontare, anzi no, a sconfiggere del tutto i suoi timori oppressivi. 
Daniel Randolph Humphrey era di nuovo lì, all’ingresso della stanza, che sospirava e fissava Blair, probabilmente per farle intendere che l’animo della bambina era stato placato.
- Humphrey.
- Lo so, non sono stato del tutto intonato. L’importante è comunque che Anastasia si sia riaddormentata.
- In realtà sei stato grandioso. Ma c’è dell’altro di cui ho urgente bisogno di parlarti.
- Sarò lieto di ascoltarti – proseguì Dan, in volto decisamente interessato.
- Mi piaci. Incredibilmente. Mi piaci.
I due si guardarono dritto negli occhi, per qualche lungo secondo. Lei aveva il cuore che le esplodeva in petto, lui era, invece, decisamente scombussolato.
- Desidero baciarti, – continuò Blair - e se me lo permetterai, lo farò. Lo voglio davvero.
Dan, stavolta, portò lo sguardo al gelido pavimento di marmo. Poi alzò nuovamente il capo, sospirando.
- In realtà non avrei mai pensato che fossi tu a chiederlo. E, considerata la situazione, devo dirti che lo voglio anch’io.
Ancora silenzio, il cuore della ragazza battè all’impazzata. Pareva quasi esplodere.
- Quindi, Blair, te lo concedo.
A tali parole, Dan fece due, tre, quattro passi in avanti, spingendosi in prossimità della ragazza. Lei fece lo stesso, arrivando a sfiorargli il petto. Lo guardò per una frazione di secondo, poi lo baciò.
Nel momento più dolce che i due avessero mai trascorso da diverso tempo addietro, Blair portò le sue braccia al collo di lui, lo strinse così fortemente, la sua lingua finalmente si incontrava con quella di Dan, e non voleva di certo separarsi. Dan, da parte sua, si avvinghiò al corpo seducente e caldo della ragazza dai capelli color cioccolato. Era evidente, entrambi erano consapevoli di volere di più. Blair, così intraprendente, si sfilò la parte superiore del suo vestito e strappò via la giacca a Dan, che rispose sollevandola e portandola sul suo nobile e dignitoso letto.
Le gambe eccitanti della ragazza aggrappate al corpo di lui, la schiena forte e sudata graffiata dalle unghie di lei. Entrambi, finalmente, si desideravano, portando alla clamorosa svolta che precede, solitamente, il vero amore.

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