I was looking for the faith. Then, I found you.

di Seraphiel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ; Capitolo 0 - Perfect wings. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. - Girls with big eyes never cry. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. - You were the winter, when the sun cryied. ***



Capitolo 1
*** ; Capitolo 0 - Perfect wings. ***


Al mio cuore. Grazie.


Tu vivevi negli occhi di chi sapeva cercare la speranza nel cielo.
 

; Capitolo 0 - Perfect Wings.

Cocoon era una terra di ricordi defunti. Mi raccontarono di giorni felici e sorridenti, d'inverni e primavere senza sangue, e di pioggia e sole puliti da ogni inquietudine. Io però, non facevo parte di questa storia. Buffo, il modo di comportarsi degli esseri umani, se spinti dal terrore: corrono come topolini in gabbia, alla ricerca disperata di un'uscita che non esiste.
Cocoon era la mia casa. Era il terreno in cui far germogliare i sogni, il giardino in cui la vita sbocciava in tutta la sia beltà. Cocoon era nostra, prima che arrivasse Pulse.
 
Abbassai il volume del televisore; il notiziario snocciolava l'ennesima tragedia. Si parlava di una possibile epurazione.
Per quanto tempo avrebbero caricato sulle nostre spalle, il peso di tutti i loro conflitti?
Un popolo impaurito, è un popolo incosciente: me lo appuntai nella memoria.
 
Faceva paura la solitudine, ma non era possibile sfuggirle. I l'Cie di Pulse serpeggiavano nel nostro continente, come scorpioni pronti a iniettare il veleno. E se io fossi stata la prossima? Il conto alla rovescia avrebbe scoccato lo zero anche per me.
 
I miei genitori morirono, quando ancora non sapevo distinguere la finzione dalla realtà. Avevo conservato pochi stralci di quella notte; tra di essi, c'erano Lightning e le sue braccia, troppo forti per la sua tenera età, che mi stringevano al suo petto. Il suo cuore ticchettava come una bomba ad orologeria. Lei disse che mi tappò gli occhi per non farmi soffrire, ma crescendo m'iniziai a domandare, se non avesse paura che - per sbaglio - la potessi veder piangere.
Una persona che piange, è una persona che fa soffrire chi le sta accanto, mi disse una volta, io sono qui per proteggerti da ogni mia lacrima.
Con gli anni mia sorella, aveva imparato a sotterrare sempre più in profondità ogni sua emozione, e la felicità era tra queste. Si arruolo nel corpo di guardia dell'esercito, ed è inutile aggiungere che il suo valente carattere non tardò a spiccare. Vicino a lei, mi sentivo come una stella cometa affiancata ad una supernova. La differenza stava nelle attenzioni che la gente ci riservava: con me esprimevano desideri, da lei scappavano.
 
Anche quel pomeriggio lo passai sola con me stessa. Le mura emanavano il tanfo di una prigione sottovuoto, plastica e senza colore. Una farfalla intrappolata in un vasetto da yogurt: il mio destino non era tra i più rosei. Lightning mi aveva impedito di varcare l'uscio. Il mondo può essere uno sciacallo affamato, se non si hanno le armi per combatterlo. Lei ne era fermamente convinta.
Avevo imparato a memoria virgole e punti di ogni libro presente sui nostri scaffali, avevo preso confidenza con i pertugi in cui andavano a nascondersi acari e polvere. Ogni tanto qualche creatura piumata raggiungeva in volo il balcone della mia cameretta, e canticchiava qualche nota per me. C'erano delle notti in cui sognavo quel paio d'ali che m'erano state mozzate, per troppa premura. Se la libertà non fosse stato un privilegio di pochi,  avrei potuto chiamare "mia" l'aria che respiravo. A scandire giorni, ore, minuti, era il senso di incompletezza, che mi trascinavo da tempo come un vecchio sacco sgangherato. Un essere nato per volare, dove trova il coraggio per abbandonare il suo nido? Avrei ricucito le ali che la vita mi aveva negato, a costo di pungermi con i miei stessi aghi.

 
 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. - Girls with big eyes never cry. ***


; Capitolo 1. - Girls with big eyes never cry. 
Lightning sarebbe rincasata al primo spuntare delle stelle; avevo tutto il tempo per concedermi una passeggiata.
Ci sono delle scelte che non necessitano un perché, per di essere compiute. Il mio riscatto verso me stessa era fra queste.
Quando mi ritrovai a camminare per le vie della mia città, venne a galla una verità che avevo finto di dimenticare: tutto era semisconosciuto per me. Una viandante arrivata da non troppo lontano, che a stento sa riconoscere il terreno su cui vaga; ero una turista per caso nel mondo in cui ero cresciuta. I viali, le scorciatoie sotterranee, i parchetti dove i bambini compivano le loro prime marachelle: erano tutti miraggi di cui sapevo il nome solo per sentito dire. Ma l'esistenza di una persona si costruisce sulla base di varchi inesplorati ; io dovevo solo trovare il coraggio di attraversare i miei.
La brezza estiva placava gli animi roventi di una città sempre in fremito. Perfino il Corpo di Guardia, che da tempo popolava gli spiazzati e i grandi centri di Coocon, sembrava un esercito di soldatini giocattolo, troppo buoni e calmi per fare del male a qualcuno. Il sole andava ad addormentarsi fra nuvole arancio e porpora, chiudeva gli occhi e si lasciava cullare dal vento. Lei si era sbagliata: il mondo non era una trappola o un animale pronto a imprigionarti fra le sue fauci. Mia sorella aveva torto: la natura umana non era la stessa delle bestie. Ma i l'Cie non sono umani. Era una differenza che presto avrei imparato, sentendola bruciare sulla pelle. In quel momento, la mia coscienza sembrava volesse comunicarmi qualcosa.
Con il tramonto tutto ha un'aria più irreale. Anche le tragedie che stanno per incombere.
Gli spari squarciarono la quiete del crepuscolo. La folla strillava e si dimenava, era scattata come un congegno a molle. La pace di pochi attimi prima fu inondata e soffocata dalla tempesta di paura che aveva assalito la popolazione. Non riusciamo a calcolare la proporzione di un incubo finché non ci siamo dentro fino al collo. Qualche donna spaurita s'aggrappava di continuo ai miei abiti e ad i miei capelli, quasi fossero corde. Forse era un tentativo azzardato di venir fuori da quella situazione nera con i modi più disperati. Gli PSICOM spintonavamo per raggiungere una meta a tutti noi ignota. Elicotteri e aereonavi torreggiavano sui nostri capi, sciami di calabroni che annunciavano il pericolo. Se l'inferno si potrebbe riassumere con un rumore, lo si farebbe con il frastuono delle urla di una città sull'orlo di una crisi nervosa. Cercai di farmi spazio tra la massa umana che si era formata, ma era come tentare di sgusciare fuori da un labirinto dalle pareti di gelatina. Troppa fatica, combattere chi dentro sé ha in corso una lotta contro la disperazione. L'altoparlante sputò fuori l'ennesimo avviso di pericolo, una arcobaleno per segnare la gravità della cosa: codice bianco, arancione, giallo, indaco, blu. Ma quello era un codice rosso, perché i l'Cie erano tra noi. Con poche e spicciole parole s'era acceso l'animo guerrigliero di molti cittadini. Schiacciata com'ero in mezzo a tutti quei corpi, sentivo sgocciolare, insieme al loro sudore, l'ira di ogni bestemmia che rivolgevano verso Pulse. Qualche spavaldo suggerì di attaccare. I bambini si fingevano grandi, per dare coraggio alle loro mamme tremanti.
Contatto con i l'Cie significava epurazione. Epurazione era sinonimo di fine.
Da lì a poco, il massacro avrebbe preso forma, ed io non ero disposta ad assistergli, nemmeno come spettatrice da dietro le quinte. Fui trascinata fuori da quel macello da delle mani forzute e tozze. Io ringraziai il cielo per quella benedizione, ma il buon senso mi suggerì che non si trattava di un segno positivo. Mi tapparono la bocca, il puzzo di alcool e pesce avariato mi provocò più di un capogiro. Mi sollevarono da terra e, come si fa con un sacco dell'immondizia, mi scaraventarono tra i cocci di vetro. Era una scena così banale, da telefilm in replica per l'ennesima volta, e non ebbi alcun timore. A farmi compagnia in quello spettacolo da pochi soldi c'erano due uomini, rozzi e sporchi, intenti a sghignazzare e a scambiarsi battutine condite da termini scurrili. Ogni tentativo di fuggire fu troncato sul nascere. Mi rigettavano prontamente al mio posto, volgari giganti alle prese con una bambola dalle membra leggere come piume. Non desideravo forse delle ali? Mi morsi la lingua per averlo pensato.
Quando dalla manica dei loro giubbotti, troppo pesanti per quella tiepida giornata d'Agosto, spuntò fuori lo stigma dei l'Cie di Pulse, il panico m'intorpidì le ginocchia. Risalì tutto alla gola, un peso che avevo cercato di ingurgitare per rendermi più forte.
I grandi progetti hanno un'ossatura di cristallo: al primo movimento avventato, tutto crolla come un castello di carte. Con quanta rabbia avrei dovuto vedere le mie aspettative sbriciolarsi sul più bello, tutte assieme, e forse per sempre? Chiusi gli occhi, perché i miracoli arrivano solo se non si sentono spiati. Poi, il vetro sulla testa, e.
 
 
Da piccina ero solita rinchiudermi in uno stanzino polveroso e triste, nascosto tra le aule e i laboratori della mia scuola. Là c'era un meraviglioso e antiquato tesoro: uno strumento a tasti neri e bianchi. La maestra mi narrò che era un prezioso manufatto proveniente da una civiltà antica e distante anni luce da noi. M'insegno a suonarlo, ma non quando provavo a imitarla, la dolce melodia stonava come il canto di una cornacchia in lutto.
Devi accarezzare i tasti, Serah.Disse paziente, senza perdere il sorriso. Devi imparare che se vorrai ottenere qualcosa di delicato, dovrai porti a lui con la stessa delicatezza. Se sei sgraziata e insensibile, non nascerà mai niente di nobile dai tuoi sforzi. Sei d'accordo con me, vero?
Annuii agitando la testa con convinzione. Mi sarei allenata a lungo, per riempirla d'orgoglio per me. Ma la guerra spazzò via tutto ciò che avevo lentamente edificato: il mio miglioramento, il mio orgoglio, le mie ambizioni. E con loro, volò via anche la mia amata maestra.
Non avrei mai più adagiato le dita su un pianoforte. Lo promisi come se sapessi davvero il significato di "mai" .
 
 
Al mio risveglio le tempie rimbombavano. Sbattendo la testa, dovevo essermi tagliata col vetro e aver sanguinato a dirotto. Forse era per questo che sentivo la mente così vacua. I pensieri erano entità informi e prive di contorni. Mi ci sarebbe voluto un po' di tempo per allineare di nuovo tutti i pezzi. L'aria profumava di benzina e olio per motori; l'atmosfera era la stessa delle notti di Natale passate nel garage, ad osservare Lightning e mio padre intenti a destreggiarsi fra bulloni e pezzi di ricambio. All'epoca, i loro sorrisi erano belli anche se a incorniciarli erano le macchie di unto.
Ti sei svegliata? Stai bene?Una voce senza nome voleva sapere come stavo. Perché le interessava?
In soqquadro com'ero, riuscii a scorgere solo una matassa di capelli biondo cenere che mi scrutava. La sua figura, però, mancava di concretezza. Non ricordo cosa le risposi, o se fossi stata capace di articolare una frase di senso compiuto. La sensazione molle nelle gambe che cercavano stabilità mi è ancora chiara: sembravo un cerbiatto appena venuto al mondo. A quella ombra dovevo sembrarle troppo dondolante, perché mi afferrò saldamente, per farmi appoggiare sul suo petto. Era il luogo più simile ad una casa che potessi conoscere. Col passare dei minuti, ogni sagoma prese la sua giusta forma. Anche le curve del corpo a cui ero saldamente abbracciata, come una nava che salda rimane ancorata al suo porto, mi erano più leggibili: quel petto era di un ragazzo.
Riposati ancora un po'. Non c'è fretta di andarsene.
M'addormentai fra le sue braccia, con la certezza che quello sconosciuto fosse la tana più giusta dentro alla quale rifugiarsi. Non s'era mosso di un centimetro per tutto il mio sonno; era sprofondato tra le braccia di Morfeo con la stessa innocenza di quando io caddi tra le sue. Era immobile, una statua di cera che a stento respirava. Mi accorsi solo più tardi della mancanza della sua maglietta. In quell'intimità che c'eravamo creati in quei pochi secondi, nulla era volgare o fuori posto. Probabilmente c'eravamo appartenuti da sempre, e non servivano altri chiarimenti. Lo spazio era angusto, e poco illuminato. Era il rifugio in cui sarebbe stato bello perdersi.
Buongiorno. Incurvò la bocca per un sorriso. Ti senti meglio?
Fui capace solo di rispondergli di sì. Le parole possono spazzar via tutte le distanze, e allo stesso tempo scavare nuovi fossati. Avevo bisogno di rimanere a mezz'aria tra realtà e l'incanto.
Fammi controllare la ferita alla testa.
Sollevò i miei capelli, una trama di filamenti rosa pallido. Presero forma tra le sue mani, le radici di una pianta che s'aggrappa al suo terreno.
Fortunatamente non è profonda.
Quando andò a toccare laddove la carne s'era a malapena rimarginata, la verità m'investi con tutto il suo cinismo.
Dove sono?Fu la prima di una seria di domande.
E' casa mia. Mi sembrava il luogo più sicuro dove nasconderti.
Nascondermi?
Sì. Giù in piazza è successo un bel casino, i soldati ti avrebbero subito catturata. E quelle luride fecce nel vicolo cieco...
Un grido rimase incastrato al mio interno. Fotogrammi delle ore passate mi si presentavano davanti, come la pellicola di proiettore impazzito. La pioggia iniziò a scendere, e dava l'aria di volersi fermare.
Ehy, ehy, ehy, cosa fai?Disse, dopo avermi completamente avvolto con la sua premura. Le ragazze con gli occhi grandi non dovrebbero mai piangere. Finiscono solo per annegare nei loro stessi dispiaceri, sai?
Il silenzio tornò a dirci le ovvietà che già conoscevamo. Rimase a fissarmi fondendo il suo sguardo con il mio, le sue ciglia divennero il prolungamento delle mie. Il fato non era del tutto un cane, se ci avevo permesso finalmente di ricongiungerci.
Come ti chiami?mi chiese lui, senza insicurezza.
Serah.
Serah. Pronunciò il mio nome come se fosse abituato a farlo.
Tu? Le tue iridi mi ricordano le sere dell'Avvento, quando il mondo si copre con un candido piumone prima di assopirsi. Questo però, lo tenni per me.
Snow. Io mi chiamo Snow.
Lui era un inverno prematuro, arrivato per spegnere il fuoco di questa grande guerra.
Che ora è, Snow?
Sarà quasi mezzanotte, se la Luna non m'inganna.
Lightning! Mi ammazzerà! Iniziai a blaterare tutta la mia preoccupazione.
Chi è Lightning?
Non c'è tempo! Dobbiamo correre.
Velocizzai il mio passo, e mi fiondai fuori dalla catapecchia di Snow. Dinnanzi a me trovai un mare brigante, che mi rubò tutte le parole. Anche l'ansia ammutolì.
Sei davvero convinta che ti lascerei fare la strada verso casa tua a piedi? Di notte?
Era già seduto sulla sua moto; il motore rintronava nell'oscurità.
Che eroe gentiluomo sarei, se non ti dessi nemmeno un passaggio?
" Non saresti il mio eroe ". Ma anche quello non lo pronunciai ad alta voce.
Fuggimmo dalle inquietudini e dai mostri incappucciati che la nostra società aveva sguinzagliato. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. - You were the winter, when the sun cryied. ***


Capitolo 2. -  You were the winter, when the sun cryied.
Non hai il diritto di incatenarmi a te. Perché se tu deciderai di andartene, porterai via con te tutta me stessa.
 
 
 
Con chi pensi di avere a che fare? Lightining sbraitò, facendo tremare l'aria. Sei ancora una bambina, riesci a malapena a camminare senza inciampare nei tuoi stessi piedi. Là fuori non è uno scherzo, la morte NON è uno scherzo.
Ero abbastanza minuta da poter rimanere per sempre all'ombra della sua ala protettrice. Ci avevo fatto l'abitudine, poiché era una routine che si ripeteva negli anni. Per mia sorella, la mia crescita si era bloccata alla morte dei nostri genitori. Quando i professori lodavano le mie brillanti capacità intellettive, lei si limitava ad annuire e arriciare il naso. Non le contestai mai questo ruolo guardia del corpo che si era affibbiata. La sua battaglia con i fantasmi del nostro passato, era una guerra a cui non avrei preso parte. Abbassai il capo anche quella volta, perché sapevo che la sua rabbia sarebbe andata a sfumare in poche ore. Attesi che i maremoti nel suo animo si calmassero, perché anche le tempeste hanno bisogno di tregua.
Dovresti ringraziare che tua sorella è viva.
Snow non la pensava come me. Sbattè i pugni sul tavolino di plastica che si elevava al centro della cucina. Lightning imitò i suoi gesti, battendo le mani ancora più forte. Erano due tori, pronti per scornarsi.
Dovrei essere felice del fatto che si trovava ad un pelo da morire? Ma l'hai visto che ore sono? E' tardi, fuori il pericolo sta in aguato dietro ogni foglia, lei è ferita, e io dovrei ringraziare? Per che cosa dovrei farlo, secondo te? Ti aspetti forse i miei complimenti per averle fatto fare un bel pisolino dopo averla salvata? Lei non avrebbe dovuto trovarsi là: poco importa chi l'ha salvata.
Un rovinoso silenzio fendette l'atmosfera, creando una voragine capace di partorire solo veleno.
Le storie di diamante nascono dalla durezza delle rocce. Dovremmo solo armarci di pazienza, e levigare ciò che la natura ha reso inavvicinabile. Ne saremo stati capaci, un giorno?
Fossi in Serah, mi vergognerei del legame di sangue che vi lega. L'astio che galleggiava nell'aria enfatizzava le parole di Snow, già pregne di acido.
Il rumore delle nocche di Lightning, in collisione con lo stomaco di lui, era l'eco di una ferita che viene riaperta. Affoghiamo nella violenza tutto ciò che non riusciamo nemmeno a bisbigliare.
Basta. La voce che mi uscii era un ordine che non accettava un " no " come risposta.
Mi impuntai fra di loro, come una terra di mezzo che accetta la sua pioggia di bombe.
Snow, grazie per avermi riportata a casa. Grazie per tutto. Sarai stanco, vorrai dormire. Lascia che ti accompagni alla porta.
Serah..
Taci, ti prego. Gettai lo sguardo sul pavimento, com'ero solita fare in situazioni del genere.
Avresti voluto darmi della ingrata. In cuor mio speravo che tu capissi senza parlare.
Lightning, sto rientrando. Dammi solo due minuti.
A passo svelto raggiunsi l'uscita. Scappai da lui, per allontanarmi il più possibile da me stessa.
Fermati.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Ma se Snow fosse stato davvero troppo distante, sarebbe iniziato a mancare. Era un lusso che non potevo concedermi
Serah, fermati.
Non capisci che stare vicini equivale a spezzarci? L'integrità era la mia unica arma. Ero un essere razionale, prima che il tuo mondo si scontrasse con il mio. Come ti aspetti ora di rimanere illesi? Io e a te che mi sto incastrando. Se tu rimanessi, o se per sempre sparissi, mi sentirei comunque come un frutto a cui manca il suo nocciolo.
Ma anche quelle, fuoro l'ennesime parole lasciate a prender polvere, nelle soffitte della mia mente. 
Sei una vigliacca.
Un fulmine a ciel sereno.
Cosa?
Sei una codarda. E' il tuo originale modo per ringraziare questo? Farmi prendere a ceffoni da tua sorella, e poi lasciarmi qua e andar via, come se fossi sabbia buttata al vento? Perché se è così che vuoi che vada, io mi comporterò di conseguenza, ma ricorda: la sabbia non torna sui suoi passi. Li copre, e basta.
Io non ho intenzione di scappare. Io vorrei restare appesa a te con le unghie e con i denti, ma tu sai già che scivolerò. Siamo maledetti in partenza. Non vedi? Le persone si ammazzano a vicenda, il loro orgoglio si nasconde nelle fogne per la troppa paura. Io e te ci siamo incontrati nel posto sbagliato, nella vita sbagliata. Vorrei che fosse facile, che i tracciati disegnati dal destino fossero calmi sentieri di campagna, ma non è così. Il cammino è disseminato di rovi e spine. Non posso rischiare di pungerti.
La mia schiena sentì all'improvviso le vibrazioni del suo petto. Se il fuoco c'avesse investito per fonderci, ogni mia preghiera non sarebbe stata vana.
E' dagli arbusti spinosi che prendono vita le rose. E tu, Serah, sei il fiore più bello nel quale io  sia inciampato.
Le mie lacrime di sale erano vanghe, che scavavano solchi sul viso. Avrei voluto che fossi tu a riempirli.
Perché sei così testardo?
Perché non riesco a staccarmi da te. Quando tu hai riaperto gli occhi, mi stavi comunicando qualcosa. Io non sono bravo a tradurre i sentimenti, ma di una cosa son certo: tu mi imploravi di non lasciarti andare.
ll cielo era una velo steso sulla nostra tragedia, per preservare la nostra tragedia. Tu avevi la chiave, ma io di lucchetti ne avevo a iosa.
Vienimi a trovare ogni tanto tanto. Io di te non so niente, nulla mi renderebbe più felice di conoscere la tua storia.
Preparati le orecchie piccolina, perché non ti farò riprendere fiato.
Gli angoli della bocca li s'incurvarono, per concedermi un sorriso.
Va bene. Ti prego però, stai alla larga da Lightning.
Hai paura che mi sbrani?
Potrebbe farti di peggio.
Io sono forzuto.
Non lo metto in dubbio.
Il vento silente, dell'alba che incombeva, ci suggerì discretamente che era il momento di darci la buonanotte.
Non mi dimenticare.
Se lo facessi, perderei anche me stessa. La mia promessa non ha voce, ma dentro te continuerà a cantare. Ricordatelo ogni volta che sentirai la mia mancanza. Aspetterò il giorno in cui verrai a trovarmi. Ora è il momento che torni da mia sorella.
Partì in sella alla moto, andando a perdersi insieme al buio. Non mi accorsi che ormai era quasi giorno. Il sole sorge sempre quando noi abbiamo entrambi gli occhi rivolti verso la notte. Lightining era ancora in cucina, testa bassa rivolta verso il pavimento di linoleum. Quasi non s'accorse di me. Mi guardò, e ricamò col pensiero la predica da farmi, ma la bloccai prima che riuscisse a terminarle.
Se non fosse stato per Snow, io a quest'ora non sarei qua. Il tuo orgoglio è davvero più importante della mia vita? Accetta il fatto che ci sarà sempre qualcuno per proteggermi, e quel qualcuno potresti non essere tu. Stai tranquilla: non ti macchierò della vergogna di avere una sorella l'Cie.
E me ne andai, lasciandola con la delusione che le penzolava dalle labbra. Rinchiusa nella sicurezza della mia stanza, toccai la pelle ancora frastagliata. Se fossi svenuta per il troppo dolore, sarei cascata in un limbo incolore, e là avrei trovato Snow. Ci feriamo, perché la sofferenza porta più lontano di quanto la razionalità possa fare.
 
Tu eri l'oceano dove desideravo congelare, quando veniva l'inverno.
E, l'indomani mattina, mi chiesi se quello fosse stato tutto un sogno.

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