L'inizio
è sempre devastante
cap.2
Fabian
Sapevo
già da quando aprii gli occhi, quella mattina, che non
sarebbe stata
una buona giornata. Come faccio a dirlo? Beh ma
è
facile...sveglia
alle otto e in
men che non si dica avevo un bel segno rosso dovuto al frontale con
la mensola che avevo proprio sopra il letto, come se non bastasse la
colazione era volata... letteralmente...
sul pavimento per colpa di un esperimento di mio padre, che nel tempo
libero si divertiva a costruire modellini di robot meccanici che
giravano per casa come se fossero animati da soli. Per fortuna il
tragitto fino alla macchina era sgombro di pericoli o minacce per la
mia salute. Ebbi un fremito su per il collo quando posando la mia
borsa sentii una presenza, sul sedile della macchina. Guardai nello
specchietto retrovisore ma niente. Misi in moto e pregai che almeno
fino a scuola non mi succedesse niente.
Daniel
era come al solito seduto sulle scale d'entrata della scuola, quando
mi avvicinai a lui per salutarlo gettò via la sigaretta ed
entrammo.
L'ora di Biologia non era un granché di interessante,
infatti mi
persi nei miei disegni e mondi immaginari... ne fui ridestato una
volta che la campana suonò per il cambio dell'aula.
“Fabian
che segui adesso?” mi chiese nel corridoio mentre camminavamo
attorniati da milioni di studenti che parlavano, urlavano, si
rincorrevano...
“Letteratura...
aula 3C” gli dissi avvicinandomi a lui per farmi sentire
meglio,
aveva un profumo così dolce che non riuscii a fare a meno di
inalare
estasiato
“ah
ok... allora ci vediamo più tardi io devo andare nell'aula
di
musica!” mi disse e con un rapido movimento girò
nel corridoio di
sinistra.
Intanto
tra il trambusto della gente che spingeva riuscii a trovare la mia
aula “3C” urlai
nella mia mente. Entrai e cercai un posto a sedere. Seconda
fila di fronte al prof. Perfetto!!! gioii
sarcasticamente nella mia mente. Mi guardai un po' in giro una volta
che mi fui seduto e notai che posti liberi non ce ne erano
più e poi
sarebbe stato troppo tardi perché il docente era appena
entrato e si
richiuse la porta alle spalle.
“buongiorno ragazzi miei... sono il professore
Wilson” dichiarò
lui ad alta voce “e quest'anno vi darò qualche
dritta sulla storia
della nostra letteratura!”
oddio
ma come parla pensai
“dritta”
e chi
lo diceva più!!!
sprofondai nella sedia e appoggiai la testa sullo schienale chiusi
gli occhi e cercai di farmi passare quella forte emicrania che mi
stava attanagliando da un paio di minuti le tempie. All'improvviso
sentii uno squittio... un rantolo che proveniva dalla mia destra.
“ciao...
scusa... mi potresti prestare la penna?” mi disse un
ragazzino
della mia età che aveva un non so che di famigliare:
occhiali da
vista alla anni '80, bretelle e capelli a spazzola, faccia da
completo imbecille... O MIO DIO!!! assomigliava a Steve della serie
televisiva di “8
sotto un tetto”
“no mi serve...” gli risposi non degnandolo di uno
sguardo
“ma ho visto che non stavi scrivendo quindi ho pensato che
non ti
servisse...” lo interruppi subito cercando di limitare al
minimo la
sua parlantina
“se ti do questa penna... puoi evitare di parlarmi fino a
quando
non finisce la lezione?” gli chiesi con gli occhi chiusi. Non
ci fu
risposta da parte sua e gliela porsi.
Finalmente
nessuno mi disturbò fino a quando non riaprii gli occhi per
un picco
di voce del prof. Lo guardai con profondo odio e poi mi voltai verso
Steve.
La scena mi diede il volta stomaco: quell'essere immondo stava
mangiucchiando la mia penna con quei denti gialli e quelle labbra
leporine!!! non ce la facevo più dovevo uscire di
lì se no avrei
vomitato su qualcuno... e non sarebbe stata la prima volta che
succedeva. Presi tutto dalla mia postazione, a parte la penna, e
uscii dall'aula quasi correndo.
Una
volta fuori tirai un sospiro di sollievo, mi avvicinai alla piccola
fontana che spuntava da un angolo del muro e mi sedetti sulla
panchina lì vicino. Chiusi gli occhi mettendomi la testa tra
le mani
e presi più aria possibile nei polmoni, poi riaprii gli
occhi.
Davanti a me c'era una specie di nano, o satiro, non riuscivo a
capirne bene la natura. Mi strofinai gli occhi più di una
volta e mi
guardai intorno. Non c'era nessuno... eravamo solo io e lui.
“ciao Fabian...” inizio il satiro. Rimasi a bocca
aperta a
guardarlo “... che c'è non hai mai visto un
Aatze?”
“un cosa?!?” chiesi io con la voce stridula e
guardandomi sempre
in giro per controllare che nessuno potesse vedermi parlare con quel
coso
“un Aatze... sono uno spirito mutaforma” il satiro
mi sorrise e
fu avvolto da una nube di fumo.
Dissolta la nuvoletta intorno a lui, mi si presentò agli
occhi un
esserino non più grande del mio indice che aleggiava
nell'aria come
un piccolo genietto della lampada.
“va meglio così?” mi chiese
“ma tu sei così piccolo?” gli chiesi...
fu l'unica domanda
sensata che mi venne in mente in quel momento
“si... il mio nome è Saphy” mi disse lui
con la classica
vocettina stridula degli esserini dei cartoni animati. Continuava a
fissarmi con i suoi occhi completamente neri, quando la campanella
suonò. Una massa informe e vociferante si mosse fredda e
frenetica
nei corridoi dell'istituto. Un ragazzo mi venne in contro per poi
bloccarsi pochi metri prima per svoltare subito dopo a sinistra, una
ragazza appoggiata ad un muro di mattoni fissava insistentemente il
mio viso impaurito dalla possibilità che qualcuno potesse
vedere
Sapo... o come diavolo si chiamava. Una ragazza mi passò
vicinissimo
e andò a sbattere con il folletto che si dissolse come
zucchero
nell'acqua. Con un accentuato nervosismo mi fiondai nel corridoio, e
mi fusi con il resto della massa. Ad un certo punto quando mi voltai
indietro per controllare che l'esserino non mi seguisse, fui
spintonato e caddi per terra. Alzai gli occhi e Daniel era
lì a
fissarmi.
“ahia cretino... mi hai fatto male! Fai attenzione a dove
vai...”
gli dissi
“scusami... ma sei stato tu a venirmi addosso a dirla tutta
io ero
fermo eri te che ti muovevi!” mi rispose lui e mi
aiutò ad
alzarmi. Ci trovammo uno davanti all'altro. A pochi centimetri.
Ah allora è lui colui che ti interessa?
Cattivone... mi disse
una voce nella mia testa, ma sapeo benissimo a chi appartenesse.
“basta smettila...” sussurrai
“non ho fatto niente...” mi disse. Avrebbe avuto un
grosso punto
interrogativo sulla testa, se fosse stato un manga
“no! Non era con te che parlavo... era con lui”
“con la tua spalla?” mi chiese lui ancora
più confuso
“no no con lui”
“Fabian non c'è nessuno dietro di te!”
“come no!?!” mi girai e il corridoio era quasi
deserto a parte
qualche gruppetto di studenti appoggiati al muro. Nessuno mi
può
sentire o vedere a parte te...
“ah bella fregatura!” dissi nuovamente ad alta
voce. Forse fin
troppo alta poiché una ragazza a pochissimi metri da me si
girò.
“bene... penso di dover andare!” mi disse Daniel
senza darmi
possibilità di replicare.
Rimasi solo con un grande mal di testa. E la consapevolezza di essere
sembrato un pazzo totale al ragazzo che avrei tanto voluto vicino a
me. Per quella mattina ne avevo avuta abbastanza, decisi di andare
via. Mi misi il giubbotto di pelle e cercai nella borsa le chiavi
della macchina.
A casa la situazione non migliorò. La vocina dello
spiritello
continuava imperterrita a seguirmi: in bagno, in cucina e persino in
camera...
“smettila una volta per tutte!” urlai nel corridoio
che portava
alla mia stanza “... mi sta facendo impazzire!”
Saphy mi si materializzò davanti sorridente. Che
c'è già non mi
sopporti più... eppure dobbiamo passare moltissimo tempo
insieme! Mi
disse lui sempre tramite pensiero.
“sai potresti anche parlare mi farebbe più piacere
dato che mi
sembra di essere pazzo!” gli dissi chiudendomi in camera mia.
Ma
nessun ostacolo fisico sembrava fermarlo. Era come un fantasma, i
suoi occhi completamente neri continuavano a fissarmi.
“la finisci di seguirmi?” gli urlai
“impossibile... sono il tuo genio addestratore!” mi
disse lui
“tu cosa sei?” gli chiesi
“il tuo genio addestratore...” mi ripeté
lui “... faccio in
modo che tu sia pronto ad ogni evenienza!”
“pronto a quali evenienze? Non so se tu te ne sia reso conto
ma la
mia giornata è abbastanza tranquilla e poi non so in cosa mi
dovrei
allenare!”
Hai
delle doti nascoste che non sai di avere, potremmo iniziare a
scoprire come utilizzarle. Partiamo con il definire cosa sei: la tua
famiglia appartiene a una antica famiglia di maghi della Cina sud
orientale, il tuo trisnonno si trasferì all'età
di 30 anni in
Giappone dove cercò di apprendere l'antica arte della magia
occulta
unita alle arti marziali, ci riuscì è
fondò il suo ordine di
guerrieri chiamati “Seven Hearts”. Tua madre e tuo
padre facevano
parte di quest'ordine; in meno di un mese la congrega contava
già
quaranta adepti. Naturalmente i sette maestri delle arti marziali si
divisero il territorio: il tuo bisnonno decise di prendere il
Giappone, con lui rimasero tua madre e tuo padre, uno dei sette prese
la Turchia, un' altro l' Egitto, poi Cina, Italia, Brasile e infine
India. Tua madre una volta finito il suo allenamento in Giappone si
sposò con Constantine e si trasferirono qui in America; dove
sei
nato.
“perché mi stai dicendo queste cose adesso? Che
senso ha?”
chiesi
ha
più senso di quanto tu ne possa immaginare... le forze del
male si
stanno riorganizzando e non abbiamo più molto tempo oramai.
Abbiamo
bisogno dell'intera Seven Hearts al massimo della loro forza! Quello
che ti chiedo è di trovare i discendenti e di unirli per
l'ennesima
volta contro il male, così come fece una volta tanto tempo
fa il tuo
bisnonno.
“tu sei pazzo... come lo spiego agli altri?” feci
per proseguire
la frase ma il folletto mi interruppe
Non
ce bisogno di spiegarlo... una volta che sarai pronto creerò
un tuo
doppione, che ti sostituirà. Le
sue parole non mi convinsero molto, ma decisi di accettare comunque,
avevo sempre immaginato di dover compiere qualche missione per
salvare il mondo... proprio come gli eroi Marvel conclusi il mio
discorso con una frase d'effetto “bene! sono
pronto...”
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ciao
a tutti al secondo capitolo di questa nuova avventura.... fatemi sapere
se vi stà piacendo e se magari ci sono cose che non vanno in
ogni capitolo! aspetto tanti vostri commenti e consigli...
grazie per l'attenzione
alla prossima...
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