Shams.

di Bubbler
(/viewuser.php?uid=110995)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. ***
Capitolo 2: *** 02 ***



Capitolo 1
*** 01. ***


Ciao a tutti. Il mio nome è Robert, Robert Downey Jr.
Compirò 23 anni a Settembre. Faccio diversi lavori part-time per potermi pagare l’università e oggi sono qui per.. no, al diavolo tutte queste stronzate.
Non lo so neanche che ci faccio q.. No, questo lo so. E’ stata tutta colpa di quello stupido del mio migliore amico, Ewan McGregor. Avete presente? Il tipico scozzese alto nella media, con un volto del tutto anonimo, all’apparenza tanto innocuo da sembrare che non possa fare male a una mosca. Eppure, ha una delle menti più diaboliche in circolazione. Dico davvero: è un pericolo pubblico. Soprattutto per la salute. La mia salute.
Tornando a noi, quello stupido di Ewan m’ha trascinato a questo stupido incontro in questo stupido centro perché spera ancora di riuscire a far migliorare le cose; spera ancora che io smetta di prendere quella piccola, innocua polverina bianca perché mi brucia i neuroni, mi fa star male da cani quando l’effetto finisce e bla bla bla.
Una solfa sentita e risentita più volte.
Un mucchio di parole su parole.
La mia non è una vera dipendenza. Si, d’accordo, faccio uso di polvere bianca o, come la chiamano tutti, droga, ma non sono ancora arrivato al punto di non poterne più fare a meno. Qualcuno.. un amico mi disse che quando si può non si vuole smettere e quando si vuole smettere non si può più. *
E io gli credo.
Perciò, dato che non ho affatto voglia di smettere, significa che posso benissimo farlo. No? Non fa una piega. Comunque sia, ora sono qui, fuori da questa stanza in cui ognuno si lascia analizzare per bene, con Ewan che mi guarda speranzoso, aspettandosi che entri. Sospiro. Stupido scozzese approfittatore e subdolo. Come diavolo ho fatto a lasciarmi convincere a venire qui? Semplice. Non sapevo che ci sarei venuto.
Mi sono lasciato abbindolare come un allocco. E ora, ora mi ritrovo in questo corridoio bianco davanti ad una porta aperta e con tutta la gente che mi fissa non posso proprio più scappare. O forse si? Devo ammettere che la tentazione è davvero forte. Tutti questi occhi addosso mi mettono così tanto a disagio..
Con un sorriso strafottente sul volto Ewan, il mio carissimo amico Ewan che prenderò a pugni fino a vederlo sanguinare non appena sarò nuovamente fuori di qui, si premura anche di spingermi dentro la stanza e sorride lui per entrambi amabilmente a tutti. “Lui è Robert.”
Ecco, mi ha anche fregato le parole. Lo guardo più storto che posso, in modo che capisca che se non vuole morire all’istante deve sparire alla velocità della luce dalla mia vista. E lui ricambia lo sguardo con uno divertito e forse sembra capire qualcosa, perché subito dopo sospira e mi si avvicina issandosi sulle punte dei piedi per poter avvicinare le labbra al mio orecchio.
“Ci vediamo dopo, Robbie. Non fare a pezzi il mondo, mentre non ci sono.”
Ha messo su di nuovo quel ghigno soddisfatto e un po’ inquietante che gli toglierei volentieri dalla faccia. Poi lui semplicemente si volta e se ne va, chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle e lasciandomi solo in mezzo a quel branco sconosciuto di persone mai viste prima in vita mia. E’ allora che, mentre uno di loro m’indica una sedia vuota accanto a sé perché possa sedermi, sento un coro di:”Ciao, Robert.”

 




 
Ha, se Ewan credeva che sarei davvero rimasto lì dentro a marcire con quei quattro sfigato si sbagliava di grosso. Ci ho provato, davvero, a starmene buono buono in silenzio ad ascoltare tutte quelle storie che in qualche modo sembravano rispecchiare un po’ la mia, ma poi, tutt’a un tratto ho sentito il bisogno enorme di uscire da lì, mi sentivo soffocare.
Così ho usato la classica scusa del bagno e appena fuori da lì me la sono letteralmente svignata.
 Ora sono fuori, all’aria aperta: cammino sotto la pioggia battente lungo la strada che porta al bar dove lavoro. E’ un posto carino, piccolo e decisamente accogliente. E poi è anche poco distante da casa mia. L’unico problema è che sta per iniziare il mio turno, perciò farei meglio a sbrigarmi.. altrimenti chi lo sente, Ben!
Ben è l’uomo più scontroso che io abbia mai conosciuto. Eppure, se s’impegna, a volte sa anche essere simpatico. Oh, e poi ha degli sbalzi d’umore spaventosi. L’attimo prima sembra ti stia per uccidere e quello dopo ti sorride come se nulla fosse.
Davvero, a volte io quell’uomo non lo capisco proprio.
No, no, un momento.. ho detto a volte? Io quell’uomo non lo capisco proprio mai!
Quando arrivo a destinazione ormai sono zuppo e in tremendo ritardo, così m’affretto ad entrare e subito sento le urla di Ben prima ancora di incrociarne lo sguardo.”Dove diavolo ti eri cacciato, eh? Pe..”
Si blocca, probabilmente accorgendosi dello stato pietoso dei miei vestiti e dei capelli solitamente così indomabili. “Rob? Che è successo? Stai bene? Perché hai camminato sotto la pioggia senza ombrello, eh?” Ecco, l’attimo prima stava per mangiarmi e ora è talmente gentile e premuroso da assomigliare pericolosamente a mia madre, ma non posso farglielo notare o mi sbatte fuori da qui e io ho bisogno di questo lavoro.
Mi limito a stringermi nelle spalle e a liquidarlo con un “Sto bene” bisbigliato a bassa voce, mentre mi reco sul retro del locale adibito a spogliatoio. In realtà si tratta di due stanze, una per noi ragazzi e una per le ragazze, entrambe con dentro diversi armadietti in cui ognuno di noi ha un ricambio d’abiti e la tenuta da lavoro. Così mi tolgo quei vestiti bagnati e mi cambio dopo essermi asciugato in fretta.
In poco tempo esco fuori e torno nella sala, mostrandomi a tutti con quei capelli bagnati per cui non ho potuto fare nulla appiccicati al volto e sforzandomi di sorridere mi preparo a prendere le prossime ordinazioni dei pochi tavolini già riempiti, sotto lo sguardo vigile e sospettoso di quel matto del mio capo.













NdA: [*Citazione dal film Candy.]
Non ho saputo resistere e così ho buttato giù il primo capitolo di quella che dovrebbe essere una RobxJude u.ù
Piccolo esperimento :D Enjoy!
Riveduta e corretta a quest'ora(quindi tardi) immagino sarà piena di errori xD
Ma se mi metto a rileggere va a finire che non la pubblico proprio più, ecco v.v Il titolo, shams, è la pronuncia del nome shams arabo che significa sole :)
Quindi, eccola quà! :D Ah, quasi dimenticavo: Robert Downey Jr e Jude Law non mi appartengono e non ho scritto nulla a scopo di lucro. Oh, naturalmente non ho scritto nulla che sia accaduto davvero.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 02 ***


Uuuh. Che mal di testa!
A giudicare dalla morbidezza, sono disteso su qualcosa di comodo. Un letto, forse.
O un divano. Quand’è che sono andato a dormire?
Di ieri sera ricordo soltanto che stavo tornando a casa, dopo il lavoro, quando mi sono ritrovato due strane ombre alle spalle. Così ho iniziato a correre quanto più velocemente ho potuto e loro mi erano dietro e stavo cercando un posto in cui nascondermi e poi devo essere inciampato in qualcosa e caduto e.. oh no. No.
Apro gli occhi di scatto e sospiro, sollevato.
Quei due non sono qui e non sono di certo legato, o non potrei mettermi a sedere come sto facendo.
Che sia stato tutto un sogno?
Eppure questo dolore mi sembra fin troppo reale. Tanto reale quanto quella mano calda che stringe la mia. Ewan?
Ewan è qui. Com’è possibile? Se ne sta addormentato accanto al mio letto in questa stanza che sembra tanto quella d’un’ospedale, eh già.
No, un attimo.
Ho detto ospedale?
Oddio oddio.
Ecco, adesso si che mi manca l’aria.
Con un movimento brusco sottraggo la mia mano dalla stretta di quella di Ewan e con entrambe inizio a tastare ogni parte del mio corpo a cui riesco ad arrivare, per constatare che non ci sia niente di rotto. Nessun danno permanente, insomma.
La mia espressione si storce in una smorfia di dolore quando le dita tastano l’addome e istintivamente cerco di sollevare la maglia, ma.. non è una maglia, quella che ho addosso.
Oddio oddio.
Sono davvero in ospedale.
Che è successo, eh? Si può uscire da questa stanza, vero?
Già mi ci sento stretto.
“Rob.. rob!”
Oh, questa voce mi arriva così distante.
Mi manca l’aria.
Mai scoperto di essere claustrofobici all’improvviso?
Beh, io si.
Ora.
Devo andarmene!
“Oh, ti sei svegliat..”
E infatti mi alzo, o almeno ci provo, ma mi sento girare la testa e sono costretto a lasciarmi ricadere di nuovo seduto sul lettino bianco.
“Fermo!”
Sento le sue mani bloccare le mie braccia e tenermi inchiodato lì prima che possa fare qualunque altra cazzata. Mi volto a guardarlo e vedo i suoi occhi dispiaciuti e preoccupati fissi nei miei.
“Non farti prendere dal panico, Rob. Va tutto bene.”
Mi sorride, ma io lo vedo che gli occhi, quel sorriso, non lo ricambiano.
“Che cosa mi è successo, Ewan?”
Gli chiedo, a voce bassa ma ferma. Voglio sapere, devo sapere.
Voglio sapere perché mi fa male la faccia, perché mi sento come se m’avessero usato a mo di punching-ball, perchè sono in questo cazzo di ospedale e come diavolo ci sono arrivato.
E lui, lui, con quegli occhi fissi nei miei non sa cosa fare. Gliela posso leggere in faccia, l’indecisione.
“Non è il momento, adesso, Rob. Sdraiati e non fare altre cazzate.”
Cerca di suonare deciso, ma io non ho voglia di starlo a sentire. Eppure, anche se vorrei tanto alzarmi e prenderlo a pugni finchè non mi dica la verità, me ne sto fermo e zitto e non so perché ma non riesco più a muovermi, forse sono paralizzato e terrorizzato  dall’idea che possa essermi successo il peggio del peggio del peggio.
E lui tutto questo riesce a leggerlo, riesce a leggerlo nonostante io stia facendo di tutto per evitare che lui possa scrutarmi dentro. E’ una cosa che odio perché mi fa sentire così.. fragile.
Lui lo sa, per questo non dice niente e finge di non aver visto nulla, mentre m’aiuta a ristendermi e mi copre bene con le coperte. Poi, chinandosi maggiormente verso di me, mi abbraccia.
Un abbraccio forte, di quelli che tolgono il respiro e talmente breve da non essere durato più d’un battito di ciglia.
Anch’io ti voglio bene, Ew. Ma non riesco proprio a dirtelo.
Chiude gli occhi, sospirando piano.
“Dormi adesso. Io resto qui con te.”
Ti sento, sai, bisbigliare al mio orecchio.
E io ci credo davvero. Dovrai essere lì. Stupido gentile scozzese.



“Sono 3 dollari e 75”
E’ da un po’ che ho ripreso a lavorare.
Sorrido alla gente e faccio finta di nulla. Del resto, loro non hanno neanche più il coraggio di guardarmi in faccia.
Ben è stato gentile, con me, tutto il tempo che sono rimasto all’ospedale.
Mi ha spedito anche qualche regalino, ogni tanto, biglietto incluso.
Perché una volta tornato a casa li ho buttati quasi tutti nel cestino? Non ne ho idea.
Nel frattempo, ho iniziato a raccattare tutti gli oggetti che le persone non vogliono più.
Quella bambola di pezza un po’ scucita, quell’orsacchiotto senza naso e qualunque altra cosa imperfetta agli occhi della gente comune.
E così ora a casa mia, sul letto, c’è ad aspettarmi un piccolo e morbido Teddy a cui s’è scucito un’occhio-bottone. C’è una piccola Sally che, nonostante perda un po’ di sangue bianco dal fianco e abbia i capelli un po’ stinti, al mio rientro mi sorride ancora.
C’è un piccolo gatto nero che ho chiamato Cho e che tutti credevano portasse sfortuna.
C’è un piccolo Jack-in-the-box che non vuole più rientrare nel suo scatolo perché ha deciso di restare fuori a guardare che succede nel mondo.
La gente per strada mi evita.
Tutti tranne Ewan e i miei genitori e mio fratello che sembrano invece essere sempre gli stessi, anche se lo so che non dev’essere facile neanche per loro.
Da quando ho metà faccia smostrata e un occhio che non ci vede più, tutti gli altri credono che io sia da evitare come la peste. Come se potessi mischiare loro parte del mio male. Come se non volessero sentire neanche un po’ del mio dolore.

“Oh, mi scusi.”
“Non si preoccupi.”
Mormoro, con voce atona. Non poteva evitare di venirmi addosso? Certo che se la smettessi di guardare per terra, quando cammino..
“Jude. Mi chiamo Jude. Jude Law. Non.. non t’avevo visto.”
Da quand’è che siamo entrati in confidenza?
E’ in imbarazzo, lo vedo. E allora sollevo per bene il mento, scostando i capelli dal volto per lasciargli ben vedere tutt’è due le metà.
Lo sguardo che ha ora, quello sguardo pieno di stupore e dispiacere e qualcos’altro che non saprei definire lascio che mi scivoli addosso, ho imparato bene a evitare le occhiate della gente.
“Non te l’ho chiesto.” Sibilo, guardandolo come se volessi ammazzarlo. Uhm. Forse non è poi una così cattiva idea. Quei lineamenti così.. perfetti. Fini. Immacolati.
Devo allontanarmi.
Devo allontanarmi.
Presto.
E così lo supero in fretta, senza dargli tempo di dire qualcosa, qualunque altra cosa. M’intrufolo rapidamente nel bar dove lavoro, avviandomi subito verso la stanza sul retro in cui potrò cambiarmi.
“Ah, Rob. Oggi arriva uno nuovo. Trattalo bene, mi raccomando.”
Faccio appena in tempo a sentire queste parole di Ben, quando la porta s’apre e sento una voce familiare. “Salve. Sono qui per quel lavoro come cameriere..”
Spalanco l’occhio e mi volto per vedere chi è.
E, quando incontro di nuovo quei due occhi azzurri, mi ritrovo a corto di parole.
 
 
 
NdA:
Si, ho aggiornato proprio a Natale *-* (cosa del tutto casuale, ammetto xD)
E.. qui è entrato in gioco anche Jude ù.ù
Povero Rob, comunque :p Credo che quel che gli è successo sarà spiegato maggiormente in seguito.
Grazie a tutti quelli che hanno letto e a chi ha recensito: BlackCobra, aXce e cieli_neri    :D
Contenta che il primo capitolo vi sia piaciuto :D

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=618776