Cronache poetiche.

di Myrose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' come una marea. ***
Capitolo 2: *** Sonetto del dolce lamento ***
Capitolo 3: *** Lentamente muore ***
Capitolo 4: *** Parla per me ***
Capitolo 5: *** Spleen ***
Capitolo 6: *** La Terra Santa ***



Capitolo 1
*** E' come una marea. ***


È come una marea

 

 

 

E’ la vigilia di un giorno importante. Il preludio di un arresto eccellente: Misa Amane.

Eppure, non sembrerebbe…

La silhouette nera di un uomo, immobile nella sua fissità, è raggomitolata in una posizione eccentrica.

Come ogni sera.

Come ogni notte, in quelle ultime settimane, in cui l’unico interlocutore capace di reggere il passo della mente geniale è l’intelligenza artificiale di un computer.

La stanza è vuota di collaboratori inutili.

Tutto è silenzio e buio, intorno alla luce azzurrina dei monitor sempre accesi.

Il lezzo di tecnologia, di carta, di paura e di adrenalina impregna le pareti della camera priva di ogni mobile superfluo.

Nell’animo del detective, nel guscio inaccessibile nascosto nel suo petto, tutto è tumulto, come di piazza gremita di sobillatori pronti alla sommossa.

Una ridda di pensieri veloci, abbaglianti come intuizioni, ancestrali come sussurri d’istinto, dilagano in lui, come l’arrotolarsi delle acque, che si espandono incontenibilmente, fatalmente, dalle mattine ai tramonti.

Il giovane ha l’impressione di soffocare: ha bisogno d'una boccata d'aria pulita.

Scalzo, conta con la mente i passi che lo separano dall’ascensore, gustando quel freddo contatto con il marmo nero, usato capricciosamente senza parsimonia per pavimentare tutto il quartier generale.

Quel marmo è gelido, gelido come lui non riesce ad essere… non in quel momento.

La meta della sua fuga è un terrazzo senza telecamere.

Si sente erodere dentro dalle sensazioni impietose dettate dal suo ruolo di detective: un turbinare  incosciente dell’immaginazione, un mulinare di sensazioni fisiche.

Come una marea, la sua acribia analitica vaglia fatti, orme di dialoghi, tracce di movimenti, ricostruisce intere scene, espandendosi, simile allo schiudersi di una rosa immensa. Non v’è scampo alla sua spietata ricostruzione. La sua mente si insinua nelle intenzioni celate d’ogni gesto, come una mano ardita sotto una veste, simile all’acqua che va avanzando sulle spiagge.

La Verità è palese ai suoi occhi d’ebano scuro.

Il silenzio, il buio della notte, l'aria fresca non gli giovano.

Si affaccia alla balaustra del terrazzo e guarda il vuoto sottostante come un suicida che osservi, affascinato, il vorticare mugghiante delle onde cupe dall'alto d'una scogliera. Una sensazione di vertigine lo coglie.

Uno scatto fiero del capo per sottrarsi alle lusinghe di quella vista. Ma barcolla all'indietro, fino a perdere l'equilibrio e trovarsi seduto con le spalle contro un muro. Il pensiero di quanto dovrà compiere il giorno dopo lo assale.

Non vorrebbe. Si interroga sul motivo di tale titubanza che, come gli assassini, silenziosa è giunta ad infettargli il sangue, velenosa, implacabile, sinistra, come una vena spezzata o come il cuore del mare, in una irradiazione tremante e mostruosa.                                                                                    

La sua mente potente comincia a sfilacciarsi dinanzi la verità del suo desiderio che è doloroso, patetico, sbagliato, eppure forte, violento, disperato, come le urla dei condannati a morte dentro le celle, come la vendetta dei sicari e delle gole sgozzate delle loro vittime.

E lui cede, vacilla, annaspa, come in balia delle onde che modellano, erodono, frastagliano le coste più rocciose penetrando ovunque come le idee, le sensazioni carnali, le voglie torbide. Ebbene, l'uomo quasi non se ne accorge, eppure la sua mano serra la maglia morbida sul petto, stringendola all'altezza del cuore.

Il respiro è affannato, come chi fatichi a star dietro al vento.

Un gesto rabbioso e l’indumento vola via, strappato con rabbia dalla pelle che ha bisogno di sentire la frescura della notte, come la fronte febbricitante brami un panno bagnato.

Ma non basta a dargli sollievo.

La voglia di lei, la brama del suo corpo di creta bianca e mobile, la smania della sua pelle candida, il desiderio di baciare la sua bocca, i suoi seni, le mani sono come droga che gli annebbi i sensi.

Non si avvede della propria mano che, seguendo un inudibile comando, gli sbottona i jeans logori e che, prepotente, si stringe attorno al suo sesso, pompandolo senza dolcezza. Non ascolta i suoi stessi gemiti levarsi cupi nell’aria, come voli d’avvoltoi terribili sulla preda prossima alla fine. Non si accorge di muovere i lombi per darsi più piacere, parendo un ballerino di ancestrale e rabbiosa bravura.

No. Lui è perso dietro alla propria, personalissima dannazione: tenerezza di dolore e dolore d’impossibile, lo trafigge e lo sbrana, fuggendo al controllo della ragione scolpita nel cuore della notte, riflessa nell’inquietudine dei suoi occhi allucinati.

La dannazione muove la carne.

Lei, Misa, incisa nei legni del bosco dai coltelli delle mani di L. Lei, il suo piacere unito a quello dell’uomo. Lei, gli occhi suoi neri. Lei, il suo cuore, farfalla insanguinata, che con le due antenne d’istinto l’aveva toccato!                                                                     

Non s’avvede di nulla, l’uomo, mentre grida rauco il proprio piacere.

Si accorgerà dopo delle dita e del proprio ventre sporchi di eros candido, quando una pioggia sottile e fredda prenderà a ferirgli la pelle: gocce fitte come milioni di piccoli aghi, sottili e crudeli.

Crudeli come saranno i suoi gesti futuri.

Crudeli come solo la giustizia sa essere.

 

 

 

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Note d’autore.

 

L’idea di pubblicare queste righe non è stata frutto della mia volontà, ma dovete incolparne, scherzosamente, quel piccolo demonio di Redseapearl, che mi ha letteralmente obbligata!

Ho ceduto al desiderio di dimostrarle tutta la mia amicizia, più che al suo “ricatto”, così, ufficialmente, dedico questa “variazione sul tema” a colei che mi ha regalato affetto e sostegno nei momenti bui, allegria esplosiva ed una parola buona ogni volta che ne ho avuto bisogno, per non parlare dei mille viaggi meravigliosi racchiusi nelle sue storie! Per te, Amica mia!

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Capitolo 2
*** Sonetto del dolce lamento ***


Sonetto del dolce lamento

 

L’Estate volge al termine, ma gli scherzi del vento di Scirocco portano una brezza calda che rievoca il respiro del mare.

Le tende bianche, illuminate dalle prime luci dell’alba, si gonfiano come le vele di piccolo legno, che navighi in equilibrio sulla linea di un ipotetico orizzonte.

Due corpi nudi sono distesi in candide lenzuola, ancora intrise dell’odore della passione, che la notte stellata non ha avuto l’ardire di portare via.

Il ragazzo dai capelli color dell’oro dorme placidamente, cullato dai suoi sogni. Il giovane dai capelli rubini, al contrario,  non riesce a concedersi riposo. E’ preda di tormentosi pensieri, che si frangono sulla coscienza come onde gravide di tempesta violenta.

Si siede nel voluttuoso talamo dove è stato consumato l’amore, abbandonandosi alla riflessione.  

I pensieri su Mihael bruciano e si dissolvono nella sua mente, come il fumo della sigaretta che stringe tra le labbra.

 

 

Temo di perdere la meraviglia dei tuoi occhi,

fissi e decisi come di statua e

la perfezione marmorea del tuo volto,

che non si sgretola, come pietra viva, dinanzi le difficoltà.

Temo di non rivivere mai più questi momenti con te.

Temo di non sentire mai più la cadenza che,

di notte, quando dormi al mio fianco,

mi posa sulla guancia la rosa solitaria del tuo respiro.

 

 

Lo scoramento tormenta e permea l’animo del giovane Mail.

Aspira il fumo dal cilindretto di tabacco, che brucia inesorabile: arde, come la sua essenza interiore.

I suoi occhi, ora cupi, come il verde del muschio che si aggrappi disperato al tronco sferzato dal freddo, si posano sulla chioma bionda che, simile a grano d’estate, si riversa scomposta sul cuscino, mentre i primi raggi autunnali dell’astro mattutino la illuminano, dipingendo un disegno di luci ed ombre dorate, su quei capelli che, nella loro serica seduzione, paiono i fili del destino che leghino Mail al suo compagno.

 

 

La nostra vita è come il mare sempre in tempesta

ed io temo di essere, lungo questa riva, un tronco spoglio,

immeritevole di starti accanto.

Mi sento succhiare dal mare delle emozioni e seccare dalla salsedine dei dubbi,

e quel che più m'accora è non avere il fiore della vita da offrirti,

polpa vitale o idee nuove, duttili e plasmabili come argilla.

Ho solo l’amore, ma temo che ciò non possa bastare per te.

Sono solo Mail, un ragazzo solo, come il verme di questa sofferenza.

 


Un respiro più intenso, Mihael si volta, mostrando il viso al suo amante. Dorme ancora sereno, vinto dall’abbraccio di Morfeo. La cicatrice sul volto, in parte coperta da seriche ciocche, non deturpa la bellezza immota di quel viso senza tempo. Le labbra sottili, dischiuse in un lieve arcuarsi, invitano la bocca di Mail ad unirsi a loro in una seducente danza.

Quelle labbra morbide come piume hanno più volte invocato il suo nome quella notte, hanno più volte ansimato di piacere, hanno più volte baciato la sua bocca ed esplorato avide  il suo corpo.

Mail vorrebbe sfiorarle, ma ammirare il suo amato così sereno è visione tanto paradisiaca, rara e preziosa al suo cuore, da preferire il silenzio dei gesti, pur di non destarlo e sciogliere, così, quell’incantesimo di pace.

 

 

Oh Mihael, se sei tu il mio tesoro seppellito,

la meta tanto agognata dopo una vita di sofferenza,

se sei la mia croce e il mio fradicio dolore,

se sei la mia salvezza e il mio peccato,

la mia dannazione e la mia estasi

se io sono il cane e tu il padrone mio

 


“Smettila…” Una voce strascicata rompe il silenzio della stanza, fino a quel momento disturbato solo dal frusciare delle tende.

Mail è convinto che il giovane si riferisca alla sigaretta, che con il suo lezzo sta impregnando l’aria e le lenzuola. La preme contro il fondo annerito di un posacenere, rammaricandosi di non poter spegnere, con altrettanta decisione, anche le proprie incertezze.

Mentre si allunga verso il comodino, per deporvi l’oggetto incriminato, in modo inaspettato, ma piacevole, sente la calda mano dell’amato posarsi sulla sua schiena e, lentamente, risalire sfiorandolo con la punta delle dita.

A quel tocco, brividi di piacere si irradiano dalla spina dorsale ed i fasci di nervi celeri portano le loro scariche di lussuria in ogni angolo remoto del suo corpo.

La mano esperta solletica la sua nuca, per poi tuffarsi nei capelli rossi, proprio come un padrone che giochi con il suo cane, premiandolo con delle dolci carezze ad un compito ben svolto.

Afferrando saldamente la chioma scarlatta, Mihael tira a sé la testa dell’altro, senza dolenza ma con decisione, invitandolo a distendersi sul suo petto.

Come una musica, Mail percepisce il cuore dell’amato battere un ritmo regolare. Avrebbe sacrificato qualunque cosa, pur di sapere con assoluta certezza che quel cuore battesse solo per lui.

Un ironico sorriso increspa le labbra di Mihael, scoprendo una chiostra di denti perfetti. Ride. Ha intuito gli sciocchi pensieri del suo amante, consapevole del terribile errore che egli commette perdendosi in simili elucubrazioni.

Un sussurro giocoso, come di Eros fanciullo, eppur maschio: “Ma quando capirai che ti amo?”

 

 

Adesso! Ora!

Ora,  che il tesoro del tuo cuore è emerso dagli abissi dell’anima tua,

ti prego,

non farmi perdere ciò che ho raggiunto,

guarisci il mio mare di disperazione con le acque del tuo fiume di passione.

Come un albero che, per sopravvivere al rigore dell’Inverno,

si spoglia della sua natura floreale, anch’io ho rinunciato a tutto pur di averti ed ora, con le foglie dell'Autunno mio ormai perse,

posso donarmi interamente a te, solo con la mia più nuda essenza.

Non credermi impazzito!

Sono solo Mail.

Sono solo un ragazzo.

Sono solo innamorato.

 

 

 

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Note d’Autore.

Questo sonetto, ghermito alla penna di Garcia Lorca, (Come una marea era tratto dall’omonimo componimento di Pablo Neruda) è nato tanto dalla fantasiosa mente di Redseapearl quanto dalla mia. Non saprei dire dove cominci il suo apporto e dove termini il mio! Ma per onestà intellettuale, devo rivelare ai lettori  che l’idea di trarre delle prose dai versi di autori famosi fu sua, non mia!

Per quanto detto e per mille altri motivi, dedico questo sonetto alla mia Amica.

Lei lo ha regalato a me ed io lo regalo a voi, sperando che vi piaccia!

Passiamo alle cortesi lettrici che han lasciato un pensiero:

Redseapearl: Mia cara! Sei sempre generosa con me e prodiga di buoni consigli! Sarò sempre in debito con te, per avermi spinta dall’altra parte della barricata, per gustare l’esperienza di scrivere qualcosina di mio che non fosse una poesia dannatamente ermetica! Spero che queste righe cementino il nostro sodalizio letterario!!! Un bacino alla maniera della Loggia T3!!! ^^

Fe85: Una lettrice! Ma che bellissima sorpresa! Benvenuta in queste righe, mia Cara! Sono davvero compiaciuta che la storia sia stata un piacevole intrattenimento. Ti ringrazio sinceramente sia dei complimenti che della gentilezza che hai avuto nel lasciarmi un commento! Spero che le mie future “variazioni” ti piacciano altrettanto! Parlerò di Mihael, da solo questa volta e poi, spero, di Light o Nate! Ti aspetto! Un bacino! ^^

TheDarkWisher: La mia PL non abbandona il popolo! Nonostante sia tanto stanca e super impegnata! In effetti, L in crisi d’astinenza da glucosio è facilmente ipotizzabile, così come il suo ipertiroidismo cronico (io alla bufala del cervello che consuma zuccheri in più non ci credo!). Qual essere umano, infatti, può vantare un metabolismo vulcanico come il compare L? Sol per questo, avrei scelto Mèlo come successore: averli a cena, dev’essere una vera piaga! Grazie delle burlesche parole e dei tuoi complimenti seri! Spero ti piacciano anche le altre “variazioni”!!!! Un bacino dalla tua GS! ^^

Lirin Lawliet: Con il tuo commento, la Loggia T3 è riunita al gran completo! La minaccia delle “capate” alla Yugo che mi daresti, mi ha così profondamente atterrita da convincermi ad offrire al pubblico dei lettori anche un altro componimento! Passando alle considerazioni serie, sono davvero felice che hai colto il senso della musicalità di parole ed immagini! Nel senso che è errivato esattamente ciò che volevamo, io e Redseaperl: lo sciabordare delle onde, misto al battito del cuore ed agli spasimi dell’anima! Spero che ti piaccia anche questa “declinazione” di celeberrime pagine! Un bacino rocambolesco! ^^

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Capitolo 3
*** Lentamente muore ***


Lentamente muore.

 

“Va bene, Jevanni. Puoi andare.”

Una frase secca, lapidaria. Un atono susseguirsi di parole piatte. Sempre uguali. Come un mare monocorde senza increspature. Come un oceano sconfinato chiuso in una boccia di vetro.   

La porta si chiude, con uno scatto quasi inudibile dell’ossequioso sottoposto, schiavo dell’abitudine, incancrenita, ormai, come una necrosi del cervello, lasciando il miglior detective al mondo solo con le sue aeree ed effimere testimonianze di ardita ingegneria inutile.

L’ambiente è un open-space enorme, probabilmente un attico, completamente finestrato, in un trionfo di illusoria libertà blindata, in cui il prigioniero scruti il mondo senza che l’abisso possa osservare lui *.

Il tramonto infiamma di lingue cremisi l’enorme L composta di carte sovrapposte, consumate dall’usura certosina delle sue mani precise nel corso dei dieci e più anni che lo separano dal giorno in cui l’uomo eclettico e reazionario, anarchico e ribelle, oppose se stesso alla furia della sete martirizzante di una folle Giustizia terrena.

Nate si ferma, incuriosito da un’ombra bizzarra, che si annulla e si inanella nell’alabastro purissimo delle sue dita. Il Sole, alle sue spalle, lentamente muore in un tripudio inesorabile di oro e vermiglio.

Muore ogni sera, ma ogni volta con un funerale di vesti diverse!

La figura virile si gira in un fruscio morbido di tessuti ricercati **, unico vezzo che, insieme ai balocchi, egli si conceda.

Si avvicina alle grandi vetrate e si lascia annegare dai colori gridati del cielo, come dipinti d’Olandese ispirato ***, bevendone con gli occhi d’onice buia il caldo calore. Sembra cancellato il colore sempre uguale dei vestiti, il nero dei suoi occhi ed il candido bianco dei suoi capelli, quasi il corpo di giovane vecchio trentenne si ricoprisse non più di apatica razionalità algida, ma s’infiammasse di passione, come il sorriso di chi si ami infiamma gli occhi e fa battere il cuore!

Il suo cuore, il cuore freddo della Terra, il cuore della Giustizia vera, il più puro, il più solo! Nessuno che ne abbia la chiave. Nessuno, al mondo, che conosca il suo nome.

Come moderno e fatale Quasimodo, Nate osserva tutto da lontano senza porre domande sugli argomenti che non conosce, dacché è in grado di trovar da solo le soluzioni, rispondendo soltanto quando lo si interpelli sulle innumerevoli problematiche che nessuno conosce al pari di lui!

Non c’è spontaneità nei suoi gesti senza sbagli, senza sorrisi, senza emozioni. Nella sua gabbia, il genio, prigioniero della sua lanterna, si macera nella noia.

Non è più con lui chi rovesciava i tavoli per esprimere con veemenza il proprio punto di vista, con l’emozione della giovane età, rischiando fatalmente la certezza per l’incertezza.

Non è più con lui chi rinunciava a nutrirsi di sonno per leggere, viaggiare, mettersi in gioco in prima persona, fuggendo anche ai consigli sensati.

Nate, nel profondo dell’animo suo, lentamente sta morendo e lo sa bene, come una musica meravigliosa che prosegua ad libitum, sfumando prima i cori aggraziati, poi gli archi lirici, poi i fiati brillanti, fino ad esser composto dalle sole, profonde percussioni, come battito cardiaco forte di gioventù, ma appannato dalla noia.

Eppure, Nate non se ne rammarica.

Non rinnega il lavoro della sua vita, non svilisce il proprio ego, perché, ricoprendo quel ruolo, ha rinunciato ad inseguire un sogno di normalità che non ha mai né bramato, né richiesto.

Per lui, ben più fatale della fatica di respirare, è l’imperativo di vincere!

Perché chi non finisce il gioco è solo un perdente.

 

 

 

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Annotazioni

*      Celeberrima frase di  Nietzsche che io, qui, ho liberamente rimaneggiata.

**     Penso che un ultratrentenne non si accontenti di un pigiama o di tessuti logori, ma ricerchi

       qualcosa di più prezioso.

***   Ovviamente, il riferimento è ai tramonti di Vincent Van Gogh.

 

 

Note d’Autore

 

In questo componimento, sottratto ad un ispirato Pablo Neruda, ho immaginato un Nate che abbia continuato la strada che, per lui, era stata tracciata ai tempi della successione alla morte del compianto L. Ho ipotizzato che fossero trascorsi tredici o quindici anni, dalla risoluzione del caso Kira. Ho voluto figurarmi un Nate ormai uomo, giovane uomo, ma che definisco “vecchio” in quanto scaltrito da innumerevoli casi, il cui animo sia disincantato ed il cui cuore sia greve. In fondo, credo che Nate sia l’unico ad essere rimasto davvero solo!

 

Come sempre, dedico queste righe a Redseapearl, senza il cui “occhio clinico” nessuna di queste “versioni in prosa” vedrebbe la luce! Grazie, Amica mia!

 

Passiamo ora alle cortesi lettrici che mi hanno regalato uno sprazzo di pura gioia lasciandomi un commento!

 

Redseapearl: Mia Carissima, la nascita di quel Sonetto è stata la cristallizzazione di una stima reciproca, il simbolo della fiducia che ciascuna nutriva nell’altra, dell’entusiasmo di creare una storia insieme senza prevaricazioni o sciocchi moti d’orgoglio! E’ stata davvero la prova del nove della nostra amicizia! Lodo la tua maturità e la dolcezza con cui mi porgi, ancora oggi, mia prima lettrice, le tue idee e le tue correzioni. Sei davvero preziosa! Un baciotto sebinico! (Tu sai perché!) ^^

 

Fe85: Mi onora moltissimo, mia Cara, che queste mie righe siano state la prima narrazione dell’amore di questa coppia che tu abbia mai letto! Sono davvero piena di felicità nel leggere che ti sia piaciuta! Per ringraziarti, ho pubblicato subito la storia che vede Nate protagonista, sperando di farti cosa gradita! Spero ti piaccia la mia interpretazione del ragazzo lunare. Ho cercato di renderne la granitica volontà, nonostante la tristezza della sua solitudine! Sono ansiosa di leggere cosa ne pensi! Un bacio bianco come lo zucchero! ^^

 

Lirin Lawliet: Mia Conterranea (anche se di opposta fazione), che gioia rivederci qui, in queste risposte ai tuoi aulici pensieri! Sei riuscita davvero a cogliere il senso profondo del componimento, quella fusione di intenti che lo permeava e, devo dire, che i tuoi complimenti mi nutrono di soddisfazione! (Almeno  quella, visto che il vitto settimanale è ben triste cosa!) Mia Tessitrice, spero che anche questa variazione umilmente poetica possa risultarti gradita. Ricorda, comunque, che son gradite anche le critiche: le persone illuminate elargiscono consigli, sciocco è chi non raccolga! Un bacio da incubo, sempre in attesa del nuovo capitolo della tua storia! ^^

 

Errors11: Mia piccola Amica! Ti ringrazio delle belle parole che hai avuto per me! Confesso che la prosa è ancora un campo non troppo facile da percorrere per chi, come me, è avvezza ad esplodere un’immagine in un flash di un centinaio di parole al massimo! Ma il fatto d’averti emozionata è motivo di vanto, per il mio cuore:sono riuscita a ricambiare una piccolissima parte di quelle stesse emozioni che tu, con le tue storie, mi hai donate! Grazie, davvero, di tutto! Spero di rivederti presto qui o nelle righe di Kuro! Un bacino ellico! ^^

 

Kiriku: Ecco la gentilezza fatta lettrice! Sei stata così carina nelle parole che mi hai rivolte, che mi si è allargato il cuore di gioia! Ma davvero leggevi le mie recensioni? Non posso fare a meno di sentirmi adulata ed arrossire, con un risolino beota! Sono così felice che tu abbia apprezzate entrambe le “variazioni”! Spero ardentemente di non averti delusa con quest’ultima! Sarei onorata di ricevere un tuo commento in proposito! Un bacino orgoglioso! ^^

 

 

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Capitolo 4
*** Parla per me ***


Parla per me

 

La stanza è bianca come d’ospedale, asettica, senza finestre, occultata nel ventre della terra *. Un ronzare sordo di tecnologia è prodotto da una macchina simile alla consolle d’un aeroplano: come un insetto, essa allunga i propri tentacoli verso il corpo oggetto di tanta attenzione, insinuandoli nelle sue braccia attraverso molteplici aghi. Simile ad una madre, la creatura meccanica controlla il pulsare del cuore del giovane dormiente, ne nutre il sangue, ne allevia i dolori iniettandogli sieri benefici nelle vene, procurandogli un fittizio riposo.

 

Le luci sono soffuse e tenui, nella stanza bianca come d’ospedale.

Ma due occhi, neri come il mondo, scrutano, con la violenza controllata dalla ragione sdegnosa, quel corpo come morto. Dita cesellate nell’alabastro più puro tormentano una ciocca di candidi capelli, mentre il cuore non ride di quella piena sconfitta. Egli lo veglia come un angelo della Morte.  Come un angelo custode, che ha visto il suo amato cadere senza potervisi opporre, senza poterne distogliere la volontà azzardata.

 

Freme l’animo di Nate, come mai era stato prima, in quella stanza bianca come d’ospedale. Il suo sguardo d’onice brilla di severa ragione, ammantata delle vesti più cupe, formulando un giudizio implacabile delle ultime azioni compiute dall’impulsivo ragazzo che giace tra le coltri.

Perché, con tanta ostinazione, hai evitato il sentiero che io ho tracciato per te? Perché hai percorso una strada sconosciuta… e così clamorosamente rischiosa?”

 

Domande mute si schiantano contro le pareti della mente, nell’atmosfera greve e silenziosa della stanza bianca come d’ospedale.

“Svegliati, maledetto, svegliati! La tua lingua di miele deve parlare per me e dire perché io ti abbia scelto!

Una mano d’avorio giunge a coprire il viso del ragazzo eburneo come la Luna, mentre una perla di luce sfugge alla trama delle ciglia, rotolando sulla camicia immacolata, come di creatura fantasma, onnipresente.

 

“Perché non sei mio schiavo? Perché non ti governo? Perché non ti piego alla mia volontà che vorrebbe far mutare la tua? Perché ho fatto di te il mio compagno, la mia intima delizia di notte, mentre di giorno sei la pena tanto amata che lacera e ferisce?

Cercavo onori, cercavo il potere, cercavo la ghirlanda del vincitore, nella nostra eterna contrapposizione.” Ride Nate, ma la sua risata suona falsa ed amara ai suoi stessi orecchi, nella stanza bianca come d’ospedale.

 

I capelli serici di Mihael s’irradiano irregolari sul candore del guanciale. Sembrano raggi di Sole od offerte d’oro votivo su di un’ara pagana. Li guarda Nate, come si guarderebbe un dono dei vuoti siderali caduto per errore al suolo mortale. Le bende nascondono parte del viso ed una spalla. Anche il fuoco ha desiderato carezzare quella pelle virile, come un demone lascivo dagli occhi vermigli d’eterno **.

La notte è lunga, nella stanza bianca come d’ospedale.

 

Un desiderio feroce gli stringe il cuore e preme contro le labbra, nella stanza bianca come d’ospedale. Mani affusolate si aprono per accoglierne una più grande. Una carezza lieve, un bacio appena accennato.

“Svegliati Mihael! Parla, parla per me! Non ho Dei cui innalzare una preghiera, ma la mia speranza non dispera di distoglierti da questo gioco assurdo! Non ebbi coraggio quando tornasti ***, fui vile. Ma ora non più!”  Si alza dalla poltrona, sporgendosi sul letto silenzioso. “Da questo momento, Mihael, io mi ribello a me stesso. Nessuna prudenza, con te, nessuna esitazione. Da questa notte, ti rivendico come mio!”

 

Labbra morbide scendono a suggellare il giuramento, lambendo quelle del giovane glauco con la veemenza lieve d’uno Zefiro dolcissimo.

 

Parla, dio delle visioni, parla per me

e ti spiegherò perché io ti abbia scelto!”

 

 

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Annotazioni

*     Il riferimento è ad una stanza di un bunker, ovviamente, in cui ho

       immaginato che Nate nascondesse Mihael dopo l’incendio che sfregerà il viso

       di quest’ultimo.

**   L’allusione è al delizioso premio che ho ricevuto. La fic, a me dedicata e per

       me ideata da Redseapearl, in cui si celebra una SebastianXMello :“Delicious

       temptation”.

*** Intendo qui riferirmi alla scena in cui Mihael torna da Near per avere indietro

       la sua foto. La mia “esperta in cabina” mi dice che quest’incontro è avvenuto

       dopo l’incidente… Ma noi, nelle fic, siamo padroni del tempo, perciò

       consentitemi questa “licenza poetica”!

 

 

Note d’Autore

 

In questa “cronaca” , tratta dagli omonimi versi di Emily Bronte, ho voluto immaginare il tormento di Nate, dinanzi alla prospettiva di perdere il ragazzo inconsapevolmente amato. Ho cercato di rendere credibile la caratterizzazione di un giovane severo e granitico, ma nello stesso tempo capace di valutare che, per arginare l’animo tumultuoso di Mihael, non servano indugi, ma occorra agire d’impeto e forza! La ripetizione della “stanza” è pienamente voluta…

A voi scoprire cosa significhi! ^^

 

Dedico queste righe alla “rotellina aggiuntiva” del mio cervello che, a furia di correzioni, a quanto pare sta cominciando a trottare sulle proprie gambette alla Bobby Orr (Piperita Patty docet). Ovviamente, la mia “propulsione aggiunta” è l’onnipresente Redseapearl!

 

Una Menzione Speciale va a Fe85, che con grande maturità e puro spirito di curiosità ha letto, recensito ed apprezzato la sua prima MxM, nonostante non fosse la sua coppia preferita! Il Comitato scrittori eleva una lode ed un canto di giubilo!!!

 

Il Premio della Critica di questa settimana va ad Aphrodite, che ha saputo emozionarsi e gradire il precedente capitolo nonostante Nate non le sia “gradito”! Eccone la motivazione ufficiale: “Giungere a preferire un capitolo, anche se parli di un personaggio inviso, è cosa mirabile!” Il Comitato loda loda loda!

 

Passiamo all’angolo delle chiacchiere con le anime buone che mi han lasciato un pensierino: siete motivo di gioia e vanto! Grazie dal più profondo del cuore!

 

Redseapearl: Mia Cara sodale di queste righe, hai scritto un commento che mi ha ispirato mille pensieri. La “bellezza della solitudine” è esattamente ciò che intendevo celebrare! La perfezione di una vita che, agli occhi dei più, certo non può dirsi Vita, ma che ha una sua intrinseca grazia, che risiede tutta nella coerenza delle scelte compiute da questo Nate, pur sacrificando ad essa la sua parte più “viva” ed emotiva. Sei sempre illuminante ed illuminata! Un bacino a 10000 Volt! ZOT! ^^

 

Lirin Lawliet: Mia Conterranea dalla cupa fantasia, la scelta di non scomodare gli enormi classici del passato è stata ponderatissima, per due ordini di motivi. Il primo è che, in tal modo, avrei avuto un’ottima scusa per leggere poesia moderna, che al Liceo non ebbi l’opportunità di approfondire. Il secondo, più prosaico, è che adoro ciò che non conosco! Mi dà un senso di leggerezza, di potenza, di gioia avventurarmi in esperimenti e viaggi della mente! Leggere versi sconosciuti e lasciare alla fantasia il modo di interpretarli, quasi come se non fosse mia la scelta, ma come se le poesie cercassero me, le immagini fiorissero dinanzi ai miei occhi, le parole mi sgorgassero limpide dal cuore… Cercavo la spontaneità, Amica mia!

Null’altro! E la libertà di farmi prendere da un delirio di emozioni!

Un bacio folleggiante! ^^

 

Fe85: Mia Candida (come Nate)  lettrice, hai visto giusto. Nelle righe da te citate mi riferivo a Mihael, alla sua irruenza, alla sua vitalità imperiosa! Una differenza di modi d’interpretare la vita che celebro anche in questo nuovo capitolo! Nate è un personaggio che mi crea tensione, in quanto è diametralmente opposto al mio modo di prendere le cose. Sono estremamente reattiva e passionale e cimentarmi con un personaggio che sia il mio opposto è davvero una sfida! A te decretare se sia superata o meno vittoriosamente! Un bacio travolgente! ^^

 

Kiriku: Mia Cara! Hai colto davvero la mia intenzione di inserire un ritmo, nelle parole, nei gesti, nella descrizione della scena. Nate è “musicale”, secondo me, come il ritmo sordo dei tamburi di guerra. Come un rombo lontano che, lentamente, promette sfracelli! Eppure, come la pioggia, anche lui va scemando, consumandosi nella solitudine! I tuoi complimenti mi riempiono il cuore di gioia! Grazie, grazie, mille volte grazie! Un bacino riconoscente! ^^

 

Aphrodite: Mia gentile Lettrice, il tuo acume e la tua intelligenza ti hanno condotta, come sempre, a capire e carpire ciò che di recondito c’era nel componimento! La solitudine è cercata, in Nate, ma anche imposta! E’ un circolo virtuoso o vizioso a seconda dell’occhio che lo osservi! L’ultima frase è davvero di Nate: è la sua reazione alla notizia della morte di L. Non avendo quel numero del manga ed avendone visto la vignetta su Internet, non l’ho citata come fonte, in quanto non ne ero sicura! L’ho trovata calzante, anche se l’ho rimaneggiata un po’, come mio solito! Grazie per i tuoi complimenti: sono sempre fonte di grande gioia, per me! Un bacio enorme e musicale! ^^

 

 

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Capitolo 5
*** Spleen ***


Spleen

 

E’ un’ora  qualunque, di un ozioso pomeriggio invernale qualunque, in un luogo, però, unico al mondo: un orfanotrofio per giovani menti geniali.

 

Una figura snella si aggira inquieta, come spirito che geme in preda a lunghi affanni, tra gli alberi del giardino, incurante del vento che sferza con sottile malizia le guance candide e perfette, come cesellate nel miglior Carrara dalla callida mano d’un Canova* celeste. Il ragazzo glauco alza gli occhi, come a voler abbracciare, in un unico poderoso sguardo, l’orizzonte tutto e, con esso, il futuro con le sue incognite.  Ma ciò che vede lo turba intimamente.

 

Sotto un cielo livido, le nubi si rincorrono allungando ombre sottili come dita, soffocanti come sbarre d’un immenso, opprimente carcere ove la pioggia si distende come un cinereo velo di sottile ed arcana malìa, irradiando la Terra d’una luce fredda come l’acciaio, più triste della notte. Tuoni, rombi dalle profondità del cielo, rotolano come galoppar di cavalli d’Apocalisse** che promettano l’avvento del Dies Irae ***. Lampi, come lame che squarciano il grigio sgomento col loro riflesso di aggressività fiera.

 

La mente recupera in una sorta di immaginifico flash back le parole che l’hanno squassata. Il Mentore, il Maestro, l’Esempio cui tendere è stato domato.

I pensieri esplodono nel cranio come polvere pirica dinanzi alla fiamma.

La coscienza impazzita, come un pipistrello, sbatte le sue ali contorte e sgraziate  contro i soffitti marcescenti di mille inutili dinieghi, ferendosi l’orgoglio nella consapevolezza di non essere il prescelto.

 

Improvvisamente, uno sbatter furioso di campane soverchia il ruggire del temporale, come l’urlo ostinato di schiere e schiere di spiriti giusti di Campi Elisi ****, che gridino al mondo l’orrendo abominio che ha privato ogni Patria del suo figlio prediletto!

Lacrime con le lacrime, pioggia con la pioggia, l’intero creato intona un requiem senza tamburi e nell’anima vinta sfila un corteo funebre dove mai conforto potrà esser donato alla salma solitaria.

 

S’abbatte al suolo il giovane Mihael. Pesta i pugni contro il terreno fradicio. La Speranza piange. Ma lo spirito, la tempra, il cuore impetuoso del Maestro non è morto sterilmente! “L’atroce angoscia dispotica d’un Dio fasullo non pianterà mai sul mio cranio il suo nero vessillo.”  La Speranza promette. Un ragazzo s’era accasciato, chino, dinanzi all’enormità dell’ardire d’un sanguinario assassino. Un giovane uomo ora ne è sorto.

Quello stesso pugno, lordo di fango nero, s’alza verso l’ideale nemico.

 

“La Giustizia è morta… Ed io sarò la sua Nemesi!”

 

 

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Annotazioni

 *     Antonio Canova, il celeberrimo Novello Fidia, fu uno scultore italiano di fine

       ‘700, esponente di spicco del Neoclassicismo. Usava per le sue sculture il marmo

        bianco purissimo delle cave di Carrara. Un’opera per tutte: Amore e Psiche!

**    I Cavalieri dell'Apocalisse sono quattro figure mitiche nominate 

        nell'Apocalisse di Giovanni 6,1-8. Sono quattro cavalieri, "Pestilenza, Guerra,

        Carestia e Morte", che cavalcherebbero sulla terra il giorno dell'Apocalisse,

        segnando la fine del mondo.

***  Il Dies Irae è una sequenza latina molto famosa: descrive il giorno del giudizio,

        l'ultima tromba che raccoglie le anime davanti al trono di Dio, ove i giusti

        saranno salvati ed i malvagi saranno condannati al fuoco eterno. Per una

        fascinazione completa, vi consiglio su YouTubeDies Irae, Requiem, Verdi”,

        diretto dal magnifico Zubin Meta. Io l’ho ascoltata mentre componevo!

**** I Campi Elisi sono, secondo la mitologia greca e romana, il luogo nel quale

        dimoravano dopo la morte le anime di coloro che erano amati dagli dèi, in quanto

        uomini giusti e probi.

 

 

Note d’Autore

La Nemesi, figura mitologica greca, è un concetto utilizzato da Omero ed Aristotele nel senso di “sdegno”, in Erodoto e Plutarco ha il significato di “vendetta”, secondo un concetto moderno, invece, essa vuol rappresentare la “Giustizia compensatrice” che elargisce premi o punizioni secondo il giusto.

Io interpreto la figura del giovane Mihael contemplando insieme tutti questi diversi significati, ossia come giusta vendetta sdegnata!

In questo componimento, sottratto a viva forza dalle pagine più belle di Charles Baudelaire, non ho saputo fare a meno di immaginare un drammatico incipit alla fuga di Mihael dalla House, dando una sorta di colorazione alla sua impetuosa volontà già dinamica di suo!

Veniamo ora alla soluzione del “mini-quiz” della stanza bianca come d’ospedale!

Siete state magnifiche, immaginifiche, oniriche, superlative!

Chi vi ha visto una dimensione favolistica, quasi una scusa per tornar bambina; chi vi ha intravisto il candore dell’Aldilà, ove un Near più umano può esprimersi; qualcuna vi ha visto rappresentata la purezza d’un gesto d’amore; chi, invece, cullata dalle proprie emozioni e riflessioni, ha interpretato la stanza in senso egoistico parlandoci del suo mondo interiore con lieve dolcezza; chi ne ha dato un’immagine cromatica di bianco ed oro che aveva del sublime!

Siete state, tutte, estremamente più poetiche di me, trovando accostamenti che dimostrano come il vostro cuore e la vostra immaginazione siano meravigliosamente ricchi di sfumature liriche! Io intendevo riferirmi alla dolorosa fissità monocromatica delle stanze d’ospedale, di un bianco quasi doloroso, di un banco freddo!

Almeno, questo è l’orrendo ricordo che io ne serbo nel mio personalissimo immaginario!

 

Dedico, come sempre, queste righe alla mia “settima marcia” in più, il cui nome non potrà mai essere contenuto nella stessa frase in cui figuri la parola “plagio”!

A Redseapearl, ovviamente, con un mare di affetto!

 

La Menzione Speciale di questa settimana va, senza alcun dubbio, all’acume ed alla elastica curiosità di Kiriku che, con sprezzo dell’antipatia per il giovane Candido, ha comunque letto, recensito ed apprezzato la MxN del precedente capitolo! Il Comitato si ubriaca per la felicità!

 

Premio della Critica, invece, a Lirin Lawliet con la seguente motivazione: “Apprezzare l’uso ardito della virgola è quid divino, ai nostri occhi!”. Il Comitato continua a levare lieti calici in libagioni verdiane!

 

Ma passiamo a scambiar due chiacchiere con gli “spiriti eletti” che mi han lasciato una parola gentile e che si sono sottoposte a questo micro-esperimento letterario!

 

Redseapearl: L’immagine di un Mèlo Mièlo addormentato è stata bellissima! Il giovane che, per liberarsi, è stato lambito dalle fiamme del drago, quest’ultimo sopito e sconfitto dal ragazzo di ghiaccio! Sarebbe una favola bellissima! Dovresti provare a darvi corpo! Una recensione tenerissima e romantica, come poche volte ho letto! Un baciotto! ^^

 

Fe85: Ma quanto son felice d’averti rallegrato la giornata! E’ un complimento bellissimo, questo che mi hai fatto! E’ il fine ultimo cui tende ogni autore: rendere lieve e piacevole il tempo di chi legga! Grazie, mia cara, mi hai davvero commossa! Un bacione! ^^

 

Kiriku: Come hai potuto leggere sopra, hai davvero colto una sfumatura che nessuna aveva inteso, nel riferimento all’ospedale. Sei acuta, diretta, profonda, quando osservi un componimento! Mi compiaccio davvero d’averti tra le mie lettrici! Un inchino ed un baciotto! ^^

 

Lirin Lawliet: Mia Conterranea dagli occhi smeraldo! La fascinazione dell’immagine che hai usato mi ha ricordato un fotogramma della coraggiosa Lady Oscar avviluppata nei rovi e, per transfert puro, la figura di un giovane Mèlo! Ormai sono in pieno delirium, ma le tue parole mi hanno così commossa che non voglio svegliarmi! Mia Cara, le note le metto sempre alla fine (a meno che non debbano spiegare un termine poco usato, come ausilio ai Lettori più giovani) perché la fantasia e l’animo di chi intraprenda la lettura non deve essere veicolato: ognuno, come si può leggere dai risultati dell’esperimento, deve vedervi ciò che desidera! LIBERTA’ ANARCHICA, nelle mie righe, nel pieno rispetto dello spirito Brontiano! (Cos’altro potevi aspettarti? Eheh!) L’unica cosa che, effettivamente, mi piace è il ritmo delle frasi, su questo ti do ragione piena! Il Comitato plaude ancor! Grazie per ogni tuo pensiero, sempre così attento ed erudito! Un bacione!

 

Aphrodite: “se Near è silenzio, Mello è rumore” Questa frase, mi ha colpita come una stoccata al cuore, oltre alla delicatezza del cromatismo bianco-oro ed alla finezza elegiaca del tuo sentire. Mi hai emozionata, mi hai dato i brividi! Spero davvero di continuare ad averti con me, in queste righe! Sei davvero rara, come Lettrice! Un baciuzzo ammirato! ^^

 

 

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Capitolo 6
*** La Terra Santa ***


La Terra Santa

 

Il rumore greve dei tacchi riempie il corridoio vuoto: un suono sordo, rotondo, marziale, virile, di suole di cuoio pregiato e tomaia cucite insieme dalle callide mani di sapienti artigiani. Un vezzo? Il giovane sorride, d’un sorriso scaltro e stanco ad un tempo. S’arresta, dinanzi alla superficie lucida di un’anonima porta laccata di rosso, dandogli la possibilità di contemplarsi in un fugace sguardo d’insieme, di forme cremisi e luce, in cui sembri esplodere, in un guizzo amaranto, la fierezza dei suoi eleganti occhi adamantini. La fine della partita è vicina. E la Vittoria lo sceglierà come compagno. Ne è certo!

 

La stanza d’albergo non è vuota. Una graziosa donna bionda civetta qualcosa con voce dolce, forse appena un po’ querula, come un gorgogliare d’acqua fresca che prometta delizie. Gli svolazza intorno, come una falena irretita dalla luce, sedotta dal calore della fiamma, ebbra di lui. Gli sfila la giacca con tocco da gheisha. Con un gesto sinuoso gli snoda la cravatta, che cade giù come una serpe sinuosa, in una carezza serica sul petto tonico. Le sorride, Light, bello e crudele come Apollo ferale*. Le sfiora le labbra di ciliegia con due dita, prendendole il mento. Forse l’accontenterà, questa notte. Del resto, una donna inarrivabile, bramata da molti, ben può essere la schiava d’amore d’un dio!

 

La sala da bagno si schiude come un caldo fiore olezzante, accogliendolo come un nuovo grembo, mentre s’immerge nella vasca odorosa, ammantata di vapori come da impalpabile bambagia. Il pensiero del futuro gli ghermisce le parole. Ne assapora la sostanza, a volte salata come lacrime, altre volte saporosa come i pomi d’oro delle Esperidi**, che germinano sull’albero della conoscenza***.

Pensiero vittorioso, dove hai le radici? Forse nella mia anima folle che tu, così ardito e vorace, consumi e ritorci su se stessa, come in uno spasmo di ribellione ad una vita senza Gloria. Il tuo mistero aguzza la mia mente, spingendola su declivi angusti, alla ricerca della Virtù****. Per incarnare la Giustizia, ho scritto con la folgore i nomi degli empi cui ho negato la sopravvivenza, come un sacerdote di me stesso coi ginocchi piagati dinanzi all’ara vuota della divina follia. Nessuno, prima di me, ha osato tanto. Nessuno esiste superiore a Kira… Nessun Dio, infatti, si è mostrato o mi ha maledetto!”

 

Una risata bassa e pericolosa gli increspa le labbra perfette, schiudendo una chiostra di denti bianchi come perle. Una bocca sottilmente sediziosa, la sua, destinata ad ordire, scrigno d’una voce morbida come un respiro d’assenzio. Il giovane scivola nel caldo abbraccio dell’acqua: si scioglie la coscienza, si sfilacciano le trame, il lume della razionalità si affievolisce e si annulla, come per l’incantesimo di Morfeo.

 

Una melodia lontana, cantilenante come uno scherno di fanciulli, strascicata come la cadenza d’un nobile figlio di New Orleans o di un goliarda che abbia esagerato col vino, s’approssima. Sembra nuotare nel buio della sua mente. Lo accerchia. E’ qui. Ora è là. E’ dappertutto! Un mormorio continuo, come il sussurro del vento che stormisce per vendetta di Inverno, come il mormorio della folla malmostosa, come lo sciabordare della risacca che, ancora scossa dalla tempesta, sbatta sulla rena relitti consunti di vite strappate con furia. Un sibilo più forte degli altri e, come per un sortilegio, quel suono composito diventa intelligibile… E, quell’ombra d’Orfeo* sembra dire parole sottili come nebbia piroclastica incandescente**.

 

“E così, credi di incarnare la Nike***, tu, pazzo criminale quale sei, dettando all’umanità versi di bibliche e profetiche ritorsioni, come un dio riottoso da Primo Testamento? Ti credi astuto. Ti pensi inattaccabile, ma non t’accorgi di cantare alla Vittoria tenendo i piedi affondati nella terra odorosa di un’umida fossa aperta. Ti sto attendendo, Kira, dio senza luce. Ogn’ora approssima la tua discesa al tuo personalissimo limbo, ove maledirai tutte le note del tuo immondo canto. Ma non temere, non sarai solo. Ti rimirerò strisciare, mentre invochi la stessa pietà che tu negasti ad ogni tuo simile. Ti osserverò piangere la tua disperazione, come un tributo di sale ai miei anni rubati. E sarò l’ultima immagine che vedrai di questo mondo!”

 

Si sveglia di soprassalto, il giovane elegante. Il fiato è ancora grosso ed ansima come chi abbia trascorso l’eternità a sfuggire al proprio destino. L’acqua è ormai fredda, i profumi si sono dissolti, lasciando un velo di vapore condensato sugli specchi, tristemente rigati da molte umide scie, come guance di cristallo. Un brivido gli corre lungo la schiena, ma è presto ignorato. Si ravvia i capelli con un gesto studiato, anche se lì non vi sia nessuno a contemplarlo. La lucidità è tornata e, con essa, la maschera di impassibilità. Ride Light e cinicamente pensa che gli Dei non esistano, che i morti non ritornino…

 

“E la Giustizia sono soltanto io!

 

 

 

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Annotazioni

*      Apollo era tristemente noto, presso i Greci, per essere una divinità dalla

        suscettibilità mortale, che soddisfaceva vendicandosi degli uomini irrispettosi

        lanciando frecce portatrici di morbi letali, come ci narra Omero nell’Iliade.

**    Le Esperidi erano ninfe Orientali, custodi di un magnifico giardino.

***  Licenza poetica assolutamente mia, dacchè non penso che a Light interessino i

        veri poteri dei pomi dorati, ossia l’amore e la fecondità, ho ritenuto più giusto

        attribuire ad essi il valore, anche iconografico, della mela rossa di Adamo ed

        Eva, dell’albero della conoscenza di un altro celeberrimo giardino: l’Eden!

****Piccolo omaggio alla raccolta “Virtus” di Redseapearl, cui mi sono ispirata per

        questo passaggio!

*     Orfeo era un poeta mitologico dal canto meraviglioso, che ebbe il coraggio di

         scendere negli Inferi sfidandone i pericoli.

**      La nube piroclastica è il fenomeno vulcanico della “nube ardente”, ossia una

         valanga di gas e materiale magmatico che scivola lungo le pendici del vulcano

         ad una temperatura di 800°C e ad una velocità vertiginosa, registrato la prima

         volta da Plinio il Vecchio durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. a Pompei.

***    La Nike, figura classica della mitologia greca, era la personificazione della

         Vittoria alata, che trionfi su ogni difficoltà.

 

 

Note d’Autore

Queste righe sono tratte dai visionari versi di un’autentica poetessa contemporanea, che ha trascorso una vita straziata dal marchio scarlatto della follia: Alda Merini.

E’ per questo che ho scelto lei, nei due brani “La Terra Santa” e “La Terra Santa 1985”, per celebrare la pazzia di Light. Un fuoco sordo che tutto divori, in lui, mascherato da pensiero lucido e razionale. E quando parlo del giovane Yagami, non posso fare a meno di vedere accanto a lui Misa e, sul fronte opposto, come superbo contraltare, la figura di L. Questo è il brano che mi è costato più fatica di tutti.

Spero di non avervi delusi, miei cari Lettori. Se così dovesse essere, non me ne vogliate: indicatemi i miei errori, affinchè io possa evitarli in futuro!

 

Dedico questo componimento ad una mia conterranea, ad un’amica, ad una degna avversaria di becere battute politiche, ad un’amante dei felini misteriosi, ad un’otaku fiera di questo nome, ad un’artista a tutto tondo: a Lirin Lawliet!

 

La Menzione Speciale di questa settimana va a Fe85 che, nonostante la cattiva giornata, ha trovato il tempo e la voglia di leggere le mie righe, interpretandole come quel quid di inaspettato che renda positiva una giornata cominciata male! Sei grande!

 

Premio della Critica a Kiriku che, nella sua recensione, ha magistralmente dimostrato di aver saputo cogliere e fondere insieme letteratura e filosofia. La motivazione: “ Per aver mostrato al mondo che la cultura vera è quella che si porta nel cuore, rendendola propria e viva!” Il Comitato loda loda loda!!!

 

E veniamo alle nostre chiacchiere, per l’ultima volta in questo salotto, miei cari Lettori. Voglio dirvi che siete stati tutti fantastici. Mi avete regalato giorni di felicità, di soddisfazioni, di appagamento grazie alla vostra profondità, alla vostra ricchezza interiore, alla vostra sensibilità. Sono orgogliosa d’avervi avuto qui, come sublimi interlocutori dei miei pensieri. Non vi ringrazierò mai abbastanza!!!

 

Redseapearl: Cara, devo a te e solo a te se ho provato la gioia di condividere le mie righe con qualcuno. Hai avuto fiducia in me, mi hai spronata, mi hai sostenuta, mi hai sopportata e supportata. La tua capacità di cogliere ciò che le pieghe del cuore nascondono è sempre cosa così preziosa da emozionarmi sempre.  Mèlo antieroe è esattamente l’immagine sotterranea alle mie parole che tu, acutamente, hai riportato alla superficie con la solita maestria! Grazie di tutto, spero ti piaccia anche questo ultimo capitolo! Un bacio temporale tutto giallo! ^^

 

Fe85: Mia piccola Cara, nei tuoi commenti, per ben due volte, mi hai regalato il pensiero più bello che potessi mai desiderare, ossia l’aver risollevato l’umore di un lettore! E’ un complimento che apprezzo dal profondo del cuore, mi gratifica e mi appaga! Grazie per avermi accompagnata in questa piccola avventura letteraria! Spero mi avviserai ogni qualvolta che dalla tua penna scaturiranno nuovi pensieri! Un bacio enorme! ^^

 

Kiriku: Mia Carissima! Che splendide e raffinate considerazioni hai creato, nella tua recensione! Credo non avesse nulla da invidiare a quelle che campeggiano nelle riviste “impegnate”! E’ stato davvero appagante, averti come interlocutrice eletta di queste mie righe. Sei acuta e profonda e spero che questo sodalizio letterario possa continuare in altri salotti, dove tu mi faccia da Cicerone, illustrandomi le tue opere! Un bacio galattico! ^^

 

Aphrodite: Cara! Sono davvero felice che ti siano piaciute le immagini che accompagnano i capitoli! Le ho scelte con cura e, nel caso di L e della MxN, son state fonte d’ispirazione primaria! Ho cercato anche qui di sperimentare una commistione di arti diverse: assonanze di parole, immagini, suggerimenti musicali… Mi riempie di gioia che tu l’abbia colta! Hai sempre avuto una buona parola, per me. Ti stimo tanto e ti apprezzo moltissimo, lo sai, perciò è stato prezioso e bello, per me, averti come “amica di righe” in questo fantasioso viaggio in DN. Grazie, davvero, con tutto il cuore, soprattutto perché hai avuto voglia di leggere anche queste “versioni in prosa” un po’ ritoccate e sezionate! Un plauso alla tua elasticità mentale ed un bacione super! ^^

 

Lirin Lawliet: Mia Conterranea! Il primo rigo della tua recensione mi ha ispirata moltissimo! Sai creare delle perle, dei piccoli gioielli di significato e di stile in cui la parola è scrigno d’immenso! Immagini, ombre e luci si rifrangono nelle tue righe! Oh, che immensi regali che mi fai! Grazie di avermi seguita, di avermi incoraggiata e di avermi donato la tua amicizia (nonostante il piccolo neo della schiera politica di avversa fazione) e di sopportare di buon grado le assurde associazioni che la mia mente partorisce! Grazie del tuo tempo, cara Lirin! Dal profondo del mio cuore!!!

Un bacio da incubo! ^^

 

 

 

 

 

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