Fuga nella notte

di Aelis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Galassia ***
Capitolo 2: *** Attacco al Tempio ***
Capitolo 3: *** Il tubo ***
Capitolo 4: *** Fogne ***
Capitolo 5: *** Zia Zitrì ***
Capitolo 6: *** Facoltà ***
Capitolo 7: *** Il custode dei rettili ***
Capitolo 8: *** Ombre della sera ***
Capitolo 9: *** Cavie ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Galassia ***


Galassia

Il sole era già sceso oltre il crinale e stava sprofondando rapidamente tra le maestose montagne della regione più selvaggia del pianeta. L'ombra, ormai, si era impadronita di buona parte dell'antica caldera, soltanto l'estremo arco ad est era ancora illuminato, e le grandi strutture metalliche delle antenne, che ne ricoprivano completamente gli scoscesi pendii, brillavano nella sanguigna luce del tramonto.

Due minuscole figure procedevano lentamente, una dietro l’altra, sul periglioso viottolo di mezza costa che, tra salti di quota e ostacoli vari descriveva il perimetro interno del vecchio vulcano. Gli uomini comandavano silenziosamente un piccola schiera di droidi che si affaccendavano, svolazzando come insetti obesi, intorno ai tralicci. Il bizzarro, piccolo corteo umano e cibernetico proseguì a lungo nel suo cammino, rallentando fino a fermarsi, ogni tanto, per brevi consulti, radunandosi in precario equilibrio sulla nera scarpata.

- Siamo stati fortunati, la tempesta avrebbe potuto fare un macello, ma a quanto pare i danni sono minimi. – considerò, sollevato, l’uomo più giovane, e si asciugò il sudore dalla fronte con la manica assestando un noncurante calcetto ad un rottame metallico che ingombrava lo stretto sentiero – Saranno necessari soltanto un giorno di lavoro dei droidi per fissare quella decina di tiranti spezzati, e due per orientare di nuovo la batteria 6…

L'uomo più anziano non commentò. Percorsero quasi un quarto del grande cratere spento, pian piano calarono le tenebre. Il buio nascose il sorriso enigmatico apparso sul volto- così abbronzato e scavato dalle intemperie da sembrare una scultura lignea - dell'uomo anziano, che d'un tratto si era fermato due passi indietro per contemplare lo straordinario spettacolo della spirale pallida e lattiginosa della galassia occupante metà della volta celeste. Il ragazzo si girò verso di lui.

- Sel, dovremmo sbrigarci, abbiamo ancora un sacco di lavoro da fare e io sono stanco, vorrei anche dormire…

- Sì, hai ragione, Keam. E’ che non riesco a fare a meno di ammirarla…- si giustificò l’uomo accennando col capo al disco galattico.

Più tardi, nel modesto locale che fungeva da soggiorno, mensa e cucina per la minima squadra umana che presidiava l’enorme stazione astrofisica, i due uomini si ritrovarono per cenare. Condividere lo stesso turno di sorveglianza significava, anche, vivere gomito a gomito per intere settimane con un collega spesso appena conosciuto, spartendoci camera, bagno ed una sporta di grattacapi. Keam non era proprio un novellino, quella non era la sua prima esperienza, e Sel non era stato il suo primo compagno, tuttavia non riusciva a comprendere il sottile senso di disagio che regolarmente avvertiva in sua presenza. Il ragazzo rimestò svogliatamente la minestra dall’aria poco invitante che occhieggiava untuosa nella scodella, osservò il collega terminare silenziosamente il suo pasto e allontanarsi per affacciarsi, come al solito, al davanzale della finestra senza proferire parola.

“Accidenti, questo qua qualche rotella fuori posto ce l’ha di sicuro..” meditò tra se Keam, alzandosi da tavola per avviarsi alla stanza dormitorio comune. “Che un astrofisico sia interessato alle stelle penso sia normale, che però se ne stia impalato come una statua tutte le sere libere a guardare la galassia fino a quando non gli cascano gli occhi, no! Forse sì sarà conciato così perché fa da troppo tempo turni attivi di sorveglianza. Sono secoli che è accampato quaggiù” –ragionò il ragazzo- “E che diavolo! Avrà ormai 50 anni, questa e roba per giovani studenti o grandi ricercatori, e lui non è né l’uno né l’altro…è ovvio che, dopo decenni di questa vita, sia andato via di cervello…” concluse, soddisfatto del ragionamento, apprendo la porta della camera.

Era da pochi giorni su quel pianeta spopolato, e così remoto da poter osservare l'intera Galassia come un unico maestoso oggetto, in compagnia di quello strano personaggio e la cosa non lo divertiva affatto.

Con aria truce si spogliò, si fece una rapida doccia, indossò dei vestiti puliti e rilesse alcuni appunti sul ruolino del giorno dopo ma desistette quasi subito: tutto il sole preso durante il giorno gli aveva dato un gran mal di testa. Cercò, vanamente, un analgesico nello stipetto del bagno, poi frugò nella suo bagaglio, ancora mezzo pieno, senza successo. La testa pareva scoppiargli, ma non aveva nessuna voglia di attraversare mezza stazione per chiedere aiuto al droide medico e dubitava fortemente che, anche se ciò era contrario al regolamento, quel mucchio di ferraglia a quell’ora fosse attivo e pronto a rispondere ad una sua chiamata. Con riluttanza decise di controllare anche nell’armadietto del suo compagno, gli avrebbe chiesto scusa per quell’intrusione l’indomani. Rovesciò e riempì di nuovo, alla meglio, un paio di contenitori poi tastò alla cieca la mensola superiore, inavvertitamente la sganciò dai supporti ribaltandosela rovinosamente addosso. “Be’, ho combinato un bel disastro!”- constatò, tristemente, osservando tutti gli oggetti sparsi sul pavimento. Fu uno di esso, però, ad attrarre la sua attenzione: un piccolo cofanetto di legno, dalla foggia antica, si era aperto nella caduta e mostrava ora il suo insolito contenuto…”E questo cos’è?” si chiese il giovane afferrando l’oggetto per esaminarlo meglio…

- Fai attenzione a non pigiare il pulsante rosso, potresti farti piuttosto male - l’avvisò la quieta voce di Sel alle sue spalle.

- Scusa, stavo cercando qualcosa per il mal di testa, non volevo frugare tra le tue cose, è stata un’emergenza, io ...ecco… mi dispiace…- balbettò il giovane, voltandosi e arrossendo fino alla radice dei capelli.

- Non importa, però sarebbe meglio che ora la posassi - consigliò amichevolmente il collega.

Keam si avvicinò al tavolino, che serviva da scrivania, e poggiò delicatamente il manufatto sul ripiano. Esitò un attimo prima di tornare a guardare in faccia l’uomo, poi la curiosità fu più forte.

- Senti, so che non sono affari miei e che non avrei il diritto di chiedertelo soprattutto dopo stasera ma...che diavolo è quell’aggeggio?

Sel sorrise stancamente e con un sospiro si sedette sulla branda, rimase assorto nei suoi pensieri per qualche istante, sembrava cercare le parole adatte per descrivere l’oggetto misterioso, poi si schiarì la voce e parlò.

- Quell’aggeggio, come dici tu, è un’arma. La conservo per ricordare cosa sarei potuto diventare, se le cose fossero andate in un modo diverso.

- Un’arma?- chiese scettico il ragazzo.

- Un’arma Jedi. Una spada laser.

- No... No, questa non me la bevo.- le sue labbra si arricciarono leggermente in un vago sorriso di scherno - Non vorrai mica dirmi che tu eri un Jedi? Senti, conosco la storia: tu sei troppo giovane per essere un Jedi del vecchio Ordine e se appartenissi a quello nuovo, be'…Non saresti qui...

L’uomo ridacchiò sommessamente.

- La tua osservazione è assolutamente corretta.

- E allora?…

- E allora, a volte la storia non è proprio come la si racconta…

- Cosa vuoi dire?- incalzò il giovane, il sedicente Jedi gli fece segno di sedersi sull’altra branda, Keam lo assecondò.

- Quello che intendevo dire è che spesso la storia ha parecchi risvolti, come dire, non ufficiali. Anzi, del tutto ignoti. Mi hai detto che conosci l’antico Ordine Jedi, quindi saprai anche come è finito.

- Certo che lo so, credo che lo sappiano tutti fin dalle scuole primarie: i Jedi furono spazzati via dall’Impero, l’assalto al Tempio di Coruscant fu il primo atto della loro disfatta, tutti gli appartenenti all'Ordine vennero cacciati e uccisi...

- Giusto. Così saprai anche cosa si è sempre detto sull’attacco al Tempio…Che non ci furono superstiti…

- Non è così?- domandò sorpreso il giovane.

- Non esattamente...

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Capitolo 2
*** Attacco al Tempio ***


Attacco al Tempio

I piccoli Sertoin non sarebbero mai diventati Jedi, ma questo dettaglio non impediva loro di pensare che l’intero Tempio fosse il proprio personalissimo parco giochi. Come figli del capo dei Quartiermastri, si sentivano autorizzati a scorrazzare liberamente per ogni dove, sfidando la proverbiale pazienza dei legittimi residenti che li tolleravano come animaletti domestici un poco molesti. Anche in quei terribili giorni di guerra non avevano perso le antiche abitudini, intrufolandosi nei laboratori e nei magazzini - teoricamente proibitissimi - diretti dall’indulgente, e troppo indaffarato padre: gli ultimi gingilli tecnologici in dotazione a Maestri e Cavalieri erano come sempre collaudati abusivamente dai tre mocciosi.

Quella sera sarebbe stata festa grande! Il laboratorio privato di papà era assolutamente incustodito, lui lontano per motivi di lavoro, i suoi aiutanti troppo presi da mille altre incombenze, mamma (l'eterna assente) in tournée con la compagnia teatrale, e i droidi loro custodi non erano certamente un problema.

Fu Ersin, il maggiore, a lanciare l'idea:
- Ragazzi che ne dite di passare una seratina in Sala Giochi? Ci sono quei nuovi Scanner che sembrano molto interessanti...

- ...Ci sarebbero anche le ultime holomappe dei territori esterni che meriterebbero un'occhiatina...- proseguì Jaenne con aria golosa, scuotendo le trecce rosse e i boccoloni che le ricadevano sulla fronte a mo' di frangia.

- Avevo promesso a Sel e ad Odilie di portarli con noi questa volta....- ricordò con voce flebile Naryss, la più piccola, che venne redarguita da un'occhiataccia dei fratelli.

- Sel e Odilie sono simpatici, non si danno un sacco d'arie come gli altri, ma si trascinano appresso quella piattola di Genel't: è pavido, e pure un gran guastafeste...Prima o poi andrà a spiattellare i nostri affari ai Maestri o addirittura a papà, e allora saranno guai! - considerò Ersin, che non nutriva una grande simpatia per il piccolo Iniziato Cereano.

Durante quegli anni di guerra, con tanti Maestri e Cavalieri destinati al comando delle legioni Repubblicane, la disciplina tra i giovanissimi Iniziati alla Forza ne aveva pesantemente risentito come, d'altra parte, il loro addestramento. In tempo di pace, forse, l'amicizia tra i figli del Quartiermastro e dei potenziali Jedi sarebbe stata impossibile, le loro strade si sarebbero sfiorate e non incrociate, ma il conflitto aveva cambiato tante cose.

- Vi prego, l'avevo promesso...- piagnucolò Naryss - Vi...Vi prego...- singhiozzando sempre più forte. La più piccola dei fratelli Sertoin era una bimbetta di cinque anni assolutamente adorabile. Era generosa, sveglia e coraggiosa, per questo era amata da tutti; ecco perchè era estremamente difficile non accontentare i suoi rarissimi capricci.

- E va bene....Tanto non è la prima volta...- Concesse Jaenne, attorcigliandosi con un dito un ricciolone dei rossi capelli che le spioveva sulla fronte, e aggiunse cupa - E se quel codardo di Gen't si farà scappare qualcosa se ne pentirà...

Più tardi, tre figurette scivolarono furtive lungo i corridoi semi deserti del Tempio. Una manina bussò ritmicamente ad una porta in penombra, che si socchiuse inghiottendo all'istante i visitatori.
- Salve ragazzi, è da un po' che non ci si vede per il dopocena! - esclamò allegra Odilie (una graziosa bambina di nove anni dai capelli neri, neri) con aria maliziosa - Ho già avvisato Sel, a momenti sarà qui. Andiamo ai magazzini o avete in mente qualcos'altro? Jae non è stata molto chiara in mensa, non ho capito bene quale fosse il programma...

Un'altra ritmica bussata interruppe il flusso di curiosità dell'Iniziata Alderaniana, due piccoli Potenziali della Forza si aggiunsero al gruppo.
Alla vista del bambino Cereano, una smorfia di disappunto si dipinse sul volto di Ersin. Sel gli si avvicinò, e senza farsi notare troppo bisbigliò - Mi dispiace, so che Genel't non ti è molto simpatico, e a volte è davvero un po' pesante...Ma quando Jae mi ha avvisato lui era nei dintorni, mi si è appiccicato addosso e non sono più riuscito a scrollarmelo...-

Ersin gli lanciò un'occhiata rassegnata - Non importa Sel, non vale la pena prendersela, lo avevo messo in conto.

- Be' allora, ragazzi che si fa stasera?- trillò Odilie.

- Questa sera abbiamo da fare nel laboratorio personale di papà...lui è via per due o tre giorni, quindi...sono aperte le danze...- ridacchiò Naryss.

- Ma i sistemi di protezione? Vostro padre non sigilla il laboratorio quando non c'è? E i droidi che dovrebbero badare a voi in sua assenza? - obiettò, sputacchiando per la concitazione, Gen't.

- Uffa, che noia! - esclamò di cuore Jae, sbuffando -Punto uno: papà può proteggere e sigillare quel che gli pare, ma se poi noi sappiamo dove reperire i codici di sblocco sarebbe meglio risparmiarsi la fatica. Punto due: come sopra. Punto tre: le nostre bambinaie elettroniche le abbiamo spente da un pezzo ...nostro padre aveva appena lasciato l'hangar del Tempio, che quelle già ronfavano, sempre che i droidi russino...

Il ragazzino Cereano fece una faccia poco convinta, ma non replicò, così il piccolo drappello lasciò la stanza per poi disperdersi nei silenziosi e semibui corridoi del tempio. Ognuno raggiunse il sito convenuto facendo una strada diversa, questo avrebbe dato meno nell'occhio nel caso che qualcuno si fosse accorto degli strani maneggi. Arrivarono alla spicciolata nel piccolo atrio che introduceva al laboratorio. Per ultima giunse Jaenne. Aveva un'espressione stranita, era perplessa ed allarmata, si tormentava il solito boccolo con furia.

- Ragazzi c'è qualcosa che non va - affermò serissima - al Tempio sta succedendo...non so, è strano...

- Be' non stiamo qua come dei babbei, entriamo prima che ci vedano - tagliò corto Ersin, introducendo i codici di sblocco delle porte.

Il vasto locale era ingombro, come al solito, di oggetti e macchinari, casse di materiali provenienti da tutta la galassia ed offriva di sè, agli occhi dei bambini, la consueta immagine di un luogo un po' spettrale malamente illuminato dalla debole luce verdognola dell'impianto d'emergenza.
La piccola Naryss si affrettò ad accendere le potenti lampade, non osava confessarlo ai suoi fratelli perchè temeva, con ragione, che l'avrebbero dileggiata per il resto dei suoi giorni, ma lei non si sentiva a suo agio in quella stanza proibita illuminata di verde pallido. I bambini strizzarono gli occhi nel bagliore accecante di quella pioggia di luce. Poi, Jae parlò.

- Temo che stia succedendo qualcosa di brutto. Non sto scherzando. Per venire quaggiù al laboratorio sono passata dal corridoio di cornice est del mezzanino, quello che dà sull'ingresso principale...E ho visto una cosa che non mi è piaciuta affatto...

- Falla corta Jae, cos'hai visto? - la interruppe spazientito Ersin.

- Cloni, ho visto una legione di Cloni entrare nel Tempio, li ho visti marciare nell'atrio grande e non avevano un'aria amichevole - deglutì e alzò gli occhi al cielo - me la sono svignata in fretta, ma ho fatto in tempo a sentire dei colpi di blaster e delle urla...Ers, qua sta succedendo davvero un guaio grosso...

Suo fratello impallidì, e lanciò uno sguardo agli altri bambini che parevano non aver afferrato la gravità del racconto di Jae.

- Okay, diamo un'occhiata alle holocamere di sorveglianza, il codice lo abbiamo già crackato una volta, una più una meno....

- Sì, però, papà se n'è accorto e ci siamo beccati una punizione esemplare...- rammentò Naryss.

- Pazienza, se Jae ha ragione, secondo me, adesso non ci punirà...- rispose cupamente connettendo il suo data-pad ad uno dei computer del laboratorio e quest'ultimo al visore holografico. - Cinque minuti, e vedremo cosa sta succedendo nell'ala est.

Le immagini apparvero all'improvviso, sfocate e baluginanti, sembrarono, dapprima, talmente terribilmente lontane dalla sacralità di quel luogo, da apparire irreali. Gli occhi sgomenti di quei sei bambini impiegarano qualche lunghissimo istante per afferrarne tutto l'orrore.

Nel cuore del loro Tempio millenario i Jedi stavano morendo.

Le dita di Ersin si mossero rapide sulla consolle del computer, altre scene di morte apparvero come in un terrificante carosello, provenienti da ogni corridoio dell'edificio. Poi, di colpo sparirono. Il bambino aveva spento l'apparecchio.
- E adesso cosa facciamo? - domandò, con un filo di voce, Odilie. Non lo stava chiedendo precisamente a qualcuno e non si aspettava una risposta.

- Adesso vediamo di salvarci la pelle, - rispose risoluta Jaenne – tutti quanti assieme.

- Ma i nostri Maestri stanno combattendo, non possiamo lasciarli...- obiettò Gen't, quasi in lacrime.

- Be', non saremo certo noi a poter far la differenza, e mi pare che ben presto ci sarà poco da combattere...I Cloni sono troppi - osservò Sel, con gli occhi ancora fissi sull'holovisore spento - qual è il vostro piano?

- Lasciare il Tempio, subito! - Risposero in coro Ers e Jae.

- E da dove, uscendo dall'ingresso principale? Magari scansando i Cloni a gomitate? - Chiese sarcasticamente Gen't - secondo voi, è un affare semplice allontanarsi dal Tempio durante un attacco armato?

- Si può fare. Basta sfruttare i nostri punti di forza e i loro punti deboli...ma che diavolo t'insegnano i Maestri? Devo venir io a raccontarti queste cose? - sbraitò Ers che si stava arrabbiando sul serio.

- Accidenti, ma di quali punti di forza stai cianciando? Loro sono tantissimi, così tanti che i nostri Maestri non riescono a contenerli, noi siamo sei bambini inermi...Dimmelo, dimmelo tu dove li vedi i punti di forza!? - gli urlò in faccia, avvicinandosi fino quasi a sfiorarla, Gen't.

- Calma, calma! - S'interpose Jae, dividendoli - Gen't i punti di forza e i punti deboli li hai citati tu stesso...Ti ascolti quando parli? Siamo piccoli, siamo pochi, conosciamo l'edificio e tutti i suoi pertugi. I Cloni sono grandi anzi, per meglio dire, sono "grossi" e dove sguscia un bambino loro non passeranno mai e non solo per l'ingombro...Gli adulti ragionano diversamente...

Gen't scoppiò in una risatina isterica.
- Dimmi, mia cara Jae, vuoi raggiungere i piani superiori e prendere il volo da uno degli hangar?

- No, tesoro, ancora una volta ti sbagli: non dobbiamo salire, dobbiamo scendere...- rispose in un soffio strizzando l'occhio al fratello maggiore con un sorrisetto, lui annuì ricambiandolo.

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Capitolo 3
*** Il tubo ***


Il tubo

Il piccolo sportello si notava appena, intagliato com'era in uno dei pannelli decorativi che ricoprivano buona parte dei muri interni del Tempio. Era poco più grande di un casco d'addestramento con i remoti, e non veniva aperto da chissà quanto tempo. Sel recise con un solo colpo della sua piccola saber (al massimo della potenza) il fermo che lo teneva chiuso, una nuvola di polvere antica lo fece tossire.
- Bella roba! Che cos'è, lo scarico dei rifiuti? - commentò Gen't sardonico.

Ersin lo ignorò. - Ragazzi il piano è semplice: ci infiliamo nel tubo d'ispezione dei cavi dell'impianto energetico che percorre tutto l'edificio. E' stato concepito per i droidi, quindi non ci saranno molti appigli nelle parti in discesa, però si può fare, io e Jae ci abbiamo provato, per un paio di piani, un po' di tempo fa...

- Per sbucare dove, esattamente? - chiese con aria sempre più scettica il Cereano.

- Secondo interrato, più giù ci sono solo le fogne ed è lì che vogliamo andare, e nel minor tempo possibile, prima che a qualcuno venga in mente di piazzare droidi sonda sui tombini...- proseguì Jae - rapidi e senza lasciare troppe tracce...E' essenziale!

- Poi ci inventeremo qualcosa, intanto incominciamo ad uscire da qua...- concluse Sel.

- Secondo me è un piano assurdo, non potrà mai funzionare...

- Ma smettila Gen't, se non ti garba puoi sempre saltare là fuori e farti ammazzare - sbuffò Odilie, che normalmente non perdeva mai la calma.

- Basta discutere, adesso andiamo: io vado in testa perchè sono il più grande, via me passeranno anche gli altri. Tu Naryss, che sei la più piccola, resterai in coda: puoi girarti un poco nel tubo mentre noi no, nasconderai le tracce...Mai fermarsi, se siete in difficoltà non urlate, non agitatevi, ricordatevi che solo un muro e questo tubo ci dividono da quelli...ah, quasi dimenticavo: occhio agli sportelli, ce ne sono parecchi e lì la distanza con l'esterno è veramente minima- Ers esitò un attimo prima di concludere - Coraggio, e che la Forza sia con noi! - Si calcò sul capo un caschetto che portava davanti una torcia orientabile, impugnò il suo inseparabile data-pad e sparì velocemente nel buco nero. Gli altri silenziosamente lo seguirono.

Gattonarono e strisciarono a lungo, al chiarore incerto della lampada di Ers, tossendo per la polvere, rabbrividendo ad ogni angolo. Anche nel cuore del muro, come un'eco lontana, arrivavano attutiti, ma forse per questo ancora più spaventosi, i rumori della battaglia che infuriava al di fuori. I bambini procedevano in silenzio, scendendo per lunghi tratti con pendenze molto ardue, e poi in piano, in un segreto disegno che li portava a percorrere le antiche mura. Spesso dovevano rallentare in prossimità degli sportelli. La fila si arrestava e poi, uno alla volta, transitavano davanti al coperchio metallico con un rapido scatto chiudendo gli occhi e temendo il peggio, che per poco, quasi, non accadde.

Erano giunti in prossimità dell'atrio dell'ingresso principale, e stavano per cominciare la penultima discesa, ma prima c'era da superare l'ennesimo mortale sportello situato in un angolo della vastissima sala. Ers, passò baldanzoso e proseguì un poco per lasciare spazio agli altri che lo seguivano; Odilie, Jae, Gen't lo raggiunsero, poi successe.

Il blaster che sparò il colpo doveva essere angolato e piuttosto lontano, perchè lo sportello volò via senza esplodere troppe schegge, Sel venne comunque quasi verniciato sulla superficie interna del tubo per lo spostamento d'aria. Vide nero e si sentì soffocare. Un fumo acre e spesso gli invase i polmoni. Sentì qualcuno tirargli un piede e una vocetta sommessa, sembrava chiamarlo da un posto molto lontano. Non seppe mai per quanto la faccenda andò avanti, ad un certo punto riaprì gli occhi sul piccolo viso paffuto di Naryss che stava piangendo. Si era intrufolata tra il suo corpo e la parete che dava sull'esterno del tubo, e con la sua manina lo stava schiaffeggiando per farlo rinvenire. - Accidenti Sel, mi hai fatto morire di paura...- singhiozzò adagio la bambina - ce la fai a muoverti? Sei ferito?

- Niente di grave, spero... no, niente di grave, sono solo un po' stordito...Grazie, Naryss - sussurrò, cercando di ignorare il ronzio feroce che aveva nelle orecchie e soprattutto le grida che provenivano dallo squarcio nel muro coperto solo dal piccolo corpo della sua amica.

- Dobbiamo andare, Sel.

- Va' prima tu, io ti seguo.

- Sono io l'ultima.

- Vai. Ti prego, Naryss.

La bambina non replicò, lentamente strisciò in avanti.
Adesso, di fronte c'era il foro lasciato dallo sportello esploso, più nessun diaframma fra lui e l'orrore che regnava nella sala. Non riuscì a trattenersi e sbirciò fuori.
Riprese a gattonare nel tubo con la sensazione, precisa e definitiva, che qualcosa si era spezzata dentro di lui.

Finalmente il maledetto tubo finì. Sentirono il ronzio sommesso della saber, impugnata d Ers, tranciare i cardini di uno sportello e poi furono tutti fuori. O meglio, tutti dentro ad un basso e soffocante stanzino.

- Ma dove diavolo siamo? - si chiese il solito Genel't.

- Locale tecnico 54- h3, spero - rispose Ersin senza esitare, poi diede una rapida occhiata in un angolo della bassa volta dove, sul muro scrostato dall'umidità, si leggeva a stento un numero. - Sì, confermo, okay ragazzi siamo nel posto giusto, adesso arriva la parte facile - dichiarò, quasi allegro, scrutando con attenzione il pavimento.

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Capitolo 4
*** Fogne ***


Fogne

- La parte facile! La parte facile, diceva lui!!! Non gli bastava averci trascinato giù per un tubo dentro ad un muro pieno della polvere dei secoli, doveva anche forzare un maledetto tombino e farci scivolare per un toboga rivestito di cacca fossile....Per poi marciare a passo di parata per tutte le putride fogne di Coruscant...E senza neanche pigliarsi il disturbo di informarci su dove ci vuole condurre...Ma chi si crede di essere, lui e le sue degne sorelle...Sì, sì...tali e quali a quella mentecatta della loro madre....Ma come ho fatto a farmi coinvolgere in un piano così pazzesco, e da personaggi simili, poi?... Sarebbe stato più dignitoso morire da eroe con i miei compagni nelle maestose sale del Tempio...Abbattuto con onore nel luogo dove ero stato destinato a vivere per servire la Galassia tramite l'uso della Forza...

- Allora, Gen't? Ci vuoi dare un taglio con 'sta litania? - Urlò Odilie, girandosi con le mani posate sui fianchi, paonazza in volto - di' soltanto ancora una parola, e giuro che vengo lì e ti affogo nel liquame! Ecchè diavolo! - aggiunse, sottolineando l'ultima frase pestando il piedino con forza nella maleodorante fanghiglia sollevandone generosi schizzi tutt'attorno.

Il bambino si fermò a quattro passi di distanza dietro a lei e si fece piccolo, piccolo davanti a tanta furia.
- Andiamo, ragazzi...ci dobbiamo allontanare dal quartiere del Tempio il più in fretta possibile...questa zona scotta...- disse Jae con voce stanca.

- Jae ha ragione, dobbiamo spostarci dalle vicinanze del Tempio, potremmo non essere più soli fra qualche tempo....- considerò Sel, poi alzò la testa portandosi una mano all'orecchio, come se avesse udito un rumore lontano - lo sentite anche voi? E' come una specie di ronzio....

Ers sbiancò e si guardò intorno rapidamente. Erano in una galleria secondaria le cui dimensioni consentivano loro di camminare in piedi sfiorando con le teste il soffitto. - Forza, infiliamoci qua dentro, svelti!! - sussurrò indicando concitatamente uno dei tubi collettori che sfociavano nella conduttura più grande - muovetevi!!
Con qualche mugugno i bambini obbedirono e si introdussero nel tubo. Il droide sonda apparve da dietro la dolce curva disegnata dalla galleria principale, e transitò con un sommesso brusio davanti lo sbocco del collettore, ignorandolo, per proseguire verso la sua oscura destinazione.

Rimasero nascosti per svariati minuti prima di osare l'uscita.

- Ci stanno cercando, i droidi sonda dei Cloni ci stanno cercando!!! - squittì il Cereano - ci uccideranno, è stato tutto inutile...Era meglio rimanere nel Tempio...

- Piantala Gen't! Non è detto che fosse un droide dei Cloni, è più probabile che si trattasse di uno della manutenzione...Ce ne sono parecchi in funzione qua sotto... - considerò Jae, poi si rivolse al fratello - però adesso dobbiamo decidere dove andare...Non possiamo restare ancora per tanto tempo quaggiù....Stavo pensando, Ers...Che ne diresti della zia Zitrì?...Non è troppo lontano...

- Era venuta in mente anche a me...- Ammise lui, sorridendo debolmente - Se proseguiamo, avanti da questa parte, andremo nella direzione giusta...Ma ci vorranno ore per arrivarci...

- Chi è la zia Zitrì? - Chiese Odilie, curiosa.

- La sorella maggiore di nostra madre - rispose Ers.

- E con quel nome cosa fa nella vita, di grazia, la ballerina spogliarellista? - domandò acidamente Gen't.

- No, insegna microbiologia all'Università - spiegò candidamente Naryss.

- Se riusciremo ad arrivare al Campus, lei ci aiuterà! - Affermò, fiduciosa, Jae.

- Un momento, come faremo a trovare il posto giusto senza perderci, come capiremo dove siamo e soprattutto, se ci arriveremo, come riusciremo ad entrare? -obiettò preoccupato Sel - Ers, perdonami non voglio fare il disfattista - continuò, distogliendo lo sguardo dall'amico per lanciare un'occhiata obliqua al Cereano - ce ne sono già anche troppi...Però...

- Tranquillo, Sel, ho sul pad l'intera mappa delle fogne aggiornata al mese scorso, e la Facoltà di Biologia dispone di ben dodici tombini! - rispose con sicurezza Ers - Fidati! - Ridacchiò - e poi, per sapere con esattezza dove ci troviamo, basta contare le borchie d'orientamento per i droidi della manutenzione...Lo sto facendo da quando siamo scesi qua sotto - disse indicando un bozzo metallico che sporgeva dalla parete della galleria.

- Ah, ecco! Mi chiedevo cosa fossero...- Sospirò, rassicurato, Sel.

- Be' allora direi che adesso possiamo andare, no? - Concluse Odilie.

Lo sparuto gruppo di fuggitivi riprese il cammino nelle viscere della città.

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Capitolo 5
*** Zia Zitrì ***


Zia Zitrì

- Scusa, non ho capito, puoi ripetere?

La donna aveva alzato gli occhi dal visore microscopico stringendo le labbra in un gesto di impazienza, poi, lentamente, volse il suo sguardo freddo al giovane assistente che s'irrigidì, a disagio. Il ragazzo fece un inconsapevole passetto all'indietro, verso la porta del laboratorio.

- Dicevo, Dottoressa, che giù al piano terra c'è una bambina che ha chiesto insistentemente di lei...- si schiarì la voce nervosamente - hemm hemm... una bimba di circa quattro o cinque anni...come dire...un po'...infangata!?
La dottoressa Zitrì Kioven, con le sue pupille verde chiaro da rettile, scrutò per un lungo istante l'assistente, il quale trasudava da ogni poro il desiderio di scomparire fondendosi per l'eternità con gli atomi del pavimento.

- Joel, ti ricordi se ha detto come si chiamava questa bambina? - chiese con la sua voce bassa e monocorde.

- Narynn, mi pare, o qualcosa del genere - rispose deglutendo il ragazzo che, nel frattempo, si era spalmato con la schiena contro la porta.

- Naryss...

- Ecco, mi pare che il nome fosse proprio quello.

Zitrì inspirò e trattenne il fiato, si alzò lentamente e distolse lo sguardo dal giovane, che pareva pendere dalle sue labbra, e volse il capo verso la finestra che dava a sud dove spiccava la sagoma del Tempio baluginante, per le fiamme e il fumo che lo avvolgevano, nelle prime luci dell'alba.
Una profonda ruga verticale le si increspò in mezzo alla fronte. Si sistemò con un gesto meccanico l'austero camice grigio e si riavviò bruscamente i capelli corvini che portava raccolti in un stretta crocchia sulla nuca. Aveva dedicato buona parte della sua vita alla scienza non, solo, per una sua intima vocazione ma, soprattutto, per l'inconfessabile desiderio di distinguersi dalla bellissima, frivola e un po' fatua sorella minore, la cocca dei genitori. Col tempo la sua personalità era diventata così arcigna e severa da incutere soggezione a chiunque, tranne ai suoi nipoti. Solo quei bambini, per qualche misteriosa alchimia, parevano smuovere in lei un lato segreto del carattere, un aspetto che aveva tentato negli anni di celare al mondo intero e che la rendeva umana: la capacità di giocare e di perdersi a fantasticare in rari e preziosi momenti in cui diventava irraggiungibile.
Finalmente espirò.

- Grazie Joel, adesso portami da lei.

Il ragazzo annuì e aprì la porta dietro lui.
Uscirono insieme e percorsero al galoppo i corridoi della Facoltà, ancora deserti in quelle ore antelucane.

La bambina era in piedi, tenuta per mano (o, meglio, trattenuta) da una anziana impiegata, in uno dei locali della segreteria situati accanto all'ingresso. La sua figuretta era completamente ricoperta da uno sostanza secca e paltosa color Bantha morto, la segretaria con la mano libera si turava il naso.

- Zia Zitrì, zia Zitrì! -strillò, saltellando, la piccina - zia Zitrì devi aiutarci!

L'inflessibile dottoressa si precipitò da lei inginocchiandosi, le accarezzò con dolcezza il visetto sporco abbracciandola - tesoro mio, sei sola? C'è qualcun altro con te? I tuoi fratelli? -

- Sì zia, ci sono anche loro, anzi siamo in sei.

- Dove sono?

- Giù nel sotterraneo.

- Sono feriti? Perchè sei venuta solo tu?

- No, stanno bene, ma ho voluto venir io perchè, se non ti trovavo...Ecco... Non avrebbero fatto troppe domande ad una bambina di cinque anni e così magari ce la saremmo cavata comunque...E poi, io sono la più brava a filarmela...Si sa.

Zitrì sospirò, guardò in faccia il giovane assistente e l'anziana impiegata, che osservavano la scena impietriti, e commentò:
- Tutta sua zia!

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Capitolo 6
*** Facoltà ***


Facoltà

Collocata in fondo all'ufficio accanto ad una vetrata, la scrivania era per tre quarti ingombra di stoviglie, briciole e residui di cibo. Tutti i bambini, seduti tutt'attorno, ripuliti e vestiti a nuovo con gli abiti procurati da un sempre più attonito Joel, stavano finendo di rifocillarsi.
- State un po' meglio, adesso? - chiese, accennando un sorriso, la dottoressa Kioven sporgendosi dalla sua poltroncina.

- Molto meglio, zia! Grazie - rispose Naryss, con il musetto tutto sporco di confettura.

- Grazie per tutto quello che sta facendo per noi, Dottoressa! - disse timidamente Odilie.
La donna le sorrise apertamente.
- Dovremmo ritentare di contattare papà, zia - intervenne Jae - forse adesso avrà riacceso il comunicatore a lungo raggio...

- Hai ragione, non ti preoccupare, ci penserò io. Ers, sei certo che il codice per le comunicazioni d'emergenza sia quello giusto?

- Sì, zia. Ma non so dirti per quanto sarà ancora sicuro...- rispose il ragazzino, carezzando lievemente il data-pad posato accanto al suo piatto.

- Finite di mangiare - disse alzandosi la donna, poi fece un cenno col capo all'assistente che la seguì uscendo dalla stanza.

Entrarono in un piccolo locale adiacente, ingombro di computer e visori.
- Dottoressa, suo nipote ha ragione, presto quel codice verrà forzato e qualsiasi messaggio decriptato...- affermò il giovane con voce tremante.

- Sì, dovrò essere breve...e vaga. Amos, mio cognato, non è uno sciocco, capirà!
Il ragazzo alzò le sopracciglia e diede un gran respiro - Speriamo...- mormorò.

La donna accese il comunicatore, introdusse il codice e sintonizzò le frequenze. Con sua grande soddisfazione, vide un led verde accendersi sulla consolle.
Zitrì si mise ben davanti al holocamera e parlò : - I colli sono integri, segue spedizione - e con gesto rapido interruppe la comunicazione.
Joel sospirò, - adesso cosa facciamo, dottoressa?
- Tu torna di là e rassicura i miei nipoti, di' loro che mi sono messa in contatto con il loro padre, tranquillizza anche i piccoli Jedi, nessuno farà loro del male. Io vado a fare un giretto su, ai piani alti - rispose alzando l'indice al soffitto e avviandosi alla porta - non è più tempo di rimettere i vecchi debiti...adesso bisogna riscuotere... - sogghignò uscendo, lasciando sgomento e prostrato il povero assistente.

"A me, invece, viene proprio da rimettere!"

§§§

- Ah, sei tu Zitrì! Vieni, vieni avanti, accomodati - la invitò con grande affabilità il Rettore, alzandosi da dietro la sua scrivania, per andarle in contro porgendole la mano - ho saputo del Tempio...Mi dispiace moltissimo per i tuoi familiari, se posso fare qualcosa...-

- Sì che può! - Lo interuppe lei, fissandolo con i suoi occhi magnetici e trattenendogli la mano nella sua. L'anziano Iridoniano trasalì, interdetto.

- Be', dimmi... - sospirò, subito ricomponendosi, e indicò, con un gesto agraziato, due poltroncine in un angolo del grande studio che godeva della piena luce del mattino -...ma ti prego, sediamo...Posso offrirti qualcosa...- aggiunse, accennando col capo a un mobiletto accanto alle poltrone.

- Sì, grazie, accetterò volentieri tutto l'aiuto che potrà darmi, Professor Kethor - rispose Zitrì travisando, volutamente, il senso delle parole del Rettore.

- E' una faccenda così grave?

- I miei nipoti sono sopravvissuti, sono venuti da me portando con loro tre piccoli Jedi. Per il momento, li ho nascosti nel mio studio - mosse gli occhi e osservò, oltre la finestra, il cielo brulicante di aeromobili di Coruscant, per poi ripuntarli in quelli spalancati del vecchio Zabrak - se sono qui è perchè mi fido di lei, questo è chiaro.
Il Rettore fece un debole segno di assenso col capo - Ti ringrazio per la fiducia, ma sono certo che tu sia perfettamente consapevole del rischio a cui ci esponi...Dobbiamo pensare al più presto ad una soluzione...

- Sono qui per questo - disse con voce sempre più bassa e monotona la donna - Non si preoccupi, ho già un'idea su come fare per portarli al sicuro, e se qualcosa dovesse andare storto, lei sa perfettamente che mi assumerei tutta la responsabilità....

- Certo, certo...non ne dubito affatto - si affrettò a correggere il tiro - sono sicuro che tu abbia già un piano, solo che...hemm non riesco ad immaginare il mio contributo...esattamente, quale sarebbe il mio ruolo...che cosa hai in mente, Zitrì?

La donna lo fissò per qualche istante, gli angoli delle labbra alzati in un embrione di sorriso - Vorrei che riscuotesse il credito con i colleghi di Coronet. Si giochi questa carta, e al resto penserò io.
- Coronet?
- Coronet. Adesso le spiego...

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Capitolo 7
*** Il custode dei rettili ***


Il custode dei rettili

Aveva lasciato il Rettore a grattarsi il capo, perplesso e preoccupato, ed era scesa di corsa, scansando studenti e docenti che affollavano i corridoi, per raggiungere il primo piano interrato: Settore Stabulari.

Attraversò i locali degli animali, e si scaraventò negli uffici dei guardiani:
- Dov'è Piex? - chiese, con la consueta voce monocorde, a uno degli addetti umani che, alla sua irruzione, reagì afflosciandosi sulla poltroncina come se gli fosse appena atterrato un incrociatore stellare sulla scrivania - Blocco 4, cavie Gònum - rispose il poveretto, con un filo di voce, quando si fu ripreso abbastanza.
Poco dopo, Zitrì faceva il suo ingresso nella sezione che i custodi avevano affettuosamente soprannominata "la gabbia dei lucertoloni schifosi".
Il Besalisk si stava dando da fare con le sue quattro braccia per servire il pasto ai grossi rettili bavosi i quali, anche se al sicuro dietro a robuste sbarre metalliche, incutevano genuino terrore al visitatore occasionale. Il frastuono delle code sbattute contro le gabbie, il tacchettio di centinaia di unghie, i sibili e i gorgoglii avevano coperto il rumore dei passi della donna. Il corpulento umanoide sobbalzò quando si sentì chiamare alle spalle, poi si girò - oh, buongiorno, dottoressa! Come mai quaggiù? - pronunciò queste parole mentre, con assoluta indifferenza, rifilava una mestolata sul muso di uno dei lucertoloni che si era sporto tra le sbarre attratto dal secchiello di cibo - qual buon vento?

- Vento di tempesta, Piex - sospirò Zirì, serrando ancor di più le braccia conserte sul petto - anzi, direi che è proprio un bel fortunale...E' nel momento del pericolo che si riconoscono gli amici...

- Certo dottoressa - concordò il grosso Besalisk un po' perplesso - ma...di che tempesta sta parlando? Temo di non capire...

La donna non rispose subito, ma si limitò a fissarlo con un sorriso enigmatico.
- Dica pure, dottoressa - la incoraggiò.

- Ho bisogno che tu mi procuri sei identità false con relativi documenti, le vorrei al massimo entro stasera - Zitrì osservò l'abbondante pappagorgia di Piex tremare per l'agitazione - avrei anche la necessità di disporre di un passaggio sicuro e non registrato per Corellia, per sette persone, per domattina, e poi... - Il mento del Besalisk sembrò voler schizzar via dalla grossa testa - dovresti monetizzare queste...- Disse, porgendo a una delle quattro mani (tutte un po' tremanti) un sacchettino di stoffa ripieno di qualcosa che produceva un lieve tintinnio vetroso - sono gemme di Mygeeto, purissime...per coprire le spese...

- Dottoressa, io non ho più contatti, ormai ho perso il giro giusto per certi traffici...Io...Io, non so se potrò farcela...Non in così breve tempo...- Balbettò, e con una delle manone si asciugò il sudore che stillava copioso dalla breve fronte - io le devo molto... Lo so che le devo molto...- Farfugliò affranto - ma non posso garantirle che riuscirò...

- Oh sì, che ce la farai! Ne sono sicura - si avvicinò e pose una mano su uno degli enormi avambracci - non mi hai mai deluso, mai. So che farai del tuo meglio.

- Se lo dice lei, dottoressa - sospirò abbassando il testone.

- Tieni, qui ci sono i dati necessari per i documenti - disse estraendo da una tasca del camice un Holorecorder - la vita di sei bambini e la mia, adesso, sono nelle tue mani.

La donna accennò un fugace sorriso, poi gli girò le spalle e se ne andò senza più voltarsi.
Piex rimase per un istante a guardare, pensoso, gli oggetti che la dottoressa gli aveva affidato insieme ad una missione difficile. L'umanoide fece un gesto con una mano come per scacciare un insetto, o forse un pensiero, che gli ronzava in testa. Quella donna dai modi alteri e dallo sguardo di ghiaccio, tanti anni prima, gli aveva salvato la vita durante il viaggio, oltre il Bordo Esterno, nel quale si erano incrociate le loro strade.
Un regolamento di conti tra piccoli contrabbandieri, una sparatoria nel ventre male illuminato, ripieno di merci e di genti, di una stiva di un trasporto commerciale. Lui, gravemente ferito, gli altri, morti nello scontro; il comandante della nave, che non voleva avere grane, lo avrebbe scaricato volentieri nello spazio insieme ai cadaveri. E così sarebbe andata, se non si fosse messa di mezzo la dottoressa Kioven.
Non seppe mai esattamente come riuscì a salvargli la pelle, però di una cosa era certo: lui era lì perchè ce l'aveva condotto lei.
Adesso aveva la sua occasione per sdebitarsi.

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Capitolo 8
*** Ombre della sera ***


Ombre della sera

Sei paia di piccoli occhi più un altro paio, più grandi e sbarrati dal terrore, erano puntati su di lei seduta a capo della scrivania di un studio, che adesso assomigliava molto di più ad un accampamento, inondato dalla calda luce del tramonto.

- ...Non dovrete assolutamente preoccuparvi, abbiamo sistemato tutto. Domani avverrà il vostro trasferimento in un luogo sicuro. Le notizie che sono state diffuse circa quanto è accaduto al Tempio ieri notte, ci impongono la massima prudenza. La situazione non è ancora chiara, ma ci sono voci insistenti che presto verrà indetta una seduta straordinaria del Senato ed è assai probabile che i Jedi verranno dichiarati fuori legge...
- Ma zia, i Jedi sono morti, sono stati uccisi nel loro Tempio...sono loro le vittime - la interruppe accorata Jaenne - come possono dichiararli fuori legge?

- E' una faccenda complicata, Jae, pare che verranno accusati di tradimento, circolano diverse versioni dei fatti...è tutto molto confuso - la donna sospirò - una cosa è certa, però, per la vostra sicurezza è stato necessario procurarvi delle nuove identità. Avrete nuovi nomi, nuove vite.

Joel, dall'altro capo del tavolo, si agitò sulla sua poltroncina come se fosse diventata improvvisamente rovente.

- Perchè, zia? Io non voglio cambiare il mio nome...- sussurrò Naryss.

Zitrì accarezzò sul capo la bimba con un sorriso triste - mi dispiace ma non c'è altro modo, so che sarà traumatico ma in così poco tempo non sono riuscita a fare di meglio...

I bambini respiravano piano.
- Cosa sarà di noi, dottoressa? - Chiese con voce atona Sel, fissando un punto indefinito oltre le spalle della donna, che non rispose subito, come se stesse cercando le parole più adatte.

- Grazie al nostro determinante contributo scientifico, anni fa, i colleghi di Coronet riuscirono a strappare un premio interplanetario, con conseguenti ritorni economici. Fu un premio rubato, lo sappiamo noi e lo sanno bene anche loro...Così, il nostro Rettore si può dire che vantasse una specie di "credito morale" nei confronti del suo omologo Corelliano...Non era gran cosa, in verità, però è stata sufficiente per procurarci sei iscrizioni ad una scuola per giovani talenti scientifici collegata con l'Università di Coronet, impresa non alla portata di tutti... - La dottoressa tirò il fiato, e osservò gli sguardi sbigottiti dei bambini che la fissavano, qualcuno addirittura a bocca aperta - be', sicuramente l'ultimo posto dove i nemici dei Jedi potrebbero andare a cercarvi...- Quindi si rivolse ai suoi nipoti - e questo vale anche per voi, anche se non siete apprendisti Jedi, Coruscant non è più un posto sicuro, siete dei testimoni scomodi.... Starete con gli altri, almeno per tutto il prossimo semestre, poi vedremo.

- Dottoressa, noi non sappiamo molto dei vostri metodi scientifici - e pronunciò quest'ultima parola come fosse quasi un'ingiuria -...Ci hanno addestrati ad usare la Forza, come potremo integrarci in un posto così alieno?....- Obiettò, con voce tremula, Gen't.
Cinque piccole teste si voltarono verso il contestatore, che sprofondò nella poltroncina cercando di compenetrarsi col materiale plastico.
- Non conosco il metodo dei Jedi, ma ti garantisco che non c'è niente di misterioso in quello scientifico: osservazione, sperimentazione, analisi dei dati...- Disse Zitrì, ridacchiando sotto i baffi - in ogni caso ti consiglio un bel ripasso di matematica...- Sogghignò, contemplando l'espressione di vago disgusto comparsa sul volto del piccolo Cereano -... Su con la vita, ragazzi....Domani sarà presto qui, sarà meglio che vi sistemiate per la notte...

I bambini si alzarono e cominciarono a stendere le coperte e i cuscini, che era stati ammonticchiati in un angolo dello studio, per preparare dei giacigli, aiutati da Joel e da Zitrì. Il cicaliò sommesso del Comlink della dottoressa la distolse da quella casalinga attività; prima di rispondere si spostò nella piccola stanza adiacente, seguita dallo sguardo preoccupato dell'assistente.
- Sono Piex, Dottoressa, abbiamo un problema...

- Dove sei?

- Sto rientrando...cinque minuti...

- Ci vediamo al blocco-4, ti aspetto giù.

§§§§

Nel debole chiarore azzurrognolo dell'illuminazione notturna, le sbarre metalliche delle gabbie e le scaglie cornee dei grossi ospiti assopiti riflettevano inquietanti riverberi rendendo quel luogo ancora più spaventoso.
Joel rabbrividì, facendo ben attenzione a sostare proprio al centro del corridoio tra le due file di gabbie; Zitrì controllò ancora l'orario, e borbottò fra sè - Dove si sarà cacciato Piex?

- Sono qui, dottoressa, scusi il ritardo - entrò trafelato il Besalisk, spostando il suo grosso corpo come se stesse camminando controvento, sospinto indietro da un moto d'inconscia riluttanza - mi dispiace, mi dispiace tanto...

- Allora, cos'è che andato storto, Piex? Forza, levati il pensiero...

- Per il passaggio a Corellia non ci sono stati problemi, mi sono accordato per un passaggio su un trasporto adatto, la nave è sicura, il suo Comandante lo conosco bene, è un tipo affidabile - i piccoli occhi dell'umanoide incrociarono quelli di Zitrì, e i due si sorrisero per un istante - anche per le nuove identità ho trovato il contatto giusto, però...

- Però?...

- ...Però, per fare qualcosa di eccellente ci vorrà un po' più di tempo...

- Quanto?

- Non prima di domani a mezzogiorno...

- E la nave quando parte?

- Domani a mezzogiorno.

- Capisco. Suppongo non ci sia modo di accelerare la consegna...

- No, però potremmo guadagnare qualche minuto prezioso se i documenti venissero consegnati allo spazioporto al momento dell'imbarco...- suggerì Piex illuminandosi.

- Dottoressa, è rischioso, è molto rischioso! Ci sono arrivate voci fondate sulla presenza di controlli eccezionali e posti di blocco militari in prossimità degli spazioporti e in altri punti strategici dei quartieri amministrativi...- Intervenne Joel, con voce strozzata- trasportare sei potenziali ricercati, privi di documenti, verso un obiettivo sensibile come uno spazioporto, è un suicidio...
La donna lo trafisse con una delle sue occhiate algide, così intensa da farlo arretrare fino quasi a sfiorare le gabbie, poi alzò lo sguardo e fissò per un istante le lunghe teorie di serragli contenenti le grosse cavie.
-...Mmhh, vediamo...- Mormorò cogitabonda, sfiorandosi il mento con indice e pollice - Piex, dicevi che il Capitano è fidato...E che non hai avuto intoppi per il passaggio...Giusto?
Il grosso Besalisk annuì.
-...Ci sarebbero problemi per l'acquisto anche di un trasporto merci?

- Merci? No, non dovrebbero esserci problemi per le merci...E' una grossa nave, ma, naturalmente, dipende da quanto è voluminoso il carico...

- Niente che non stia in questo angolo di stanza - rispose enigmatica Zitrì, allargando le braccia per delineare lo spazio che c'era fra loro e la fine del locale - Piex contatta il tuo Capitano e poi preparati perchè, domani, sarai tu ad accompagnarci alla nave...

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Capitolo 9
*** Cavie ***


Cavie

- No, no! Non se ne parla neanche! Zia, io lì non ci entro! - gli occhi di Ers, sbarrati e pieni di puro ed irrazionale terrore, erano fissi sulla parte inferiore delle robuste gabbie da trasporto che occupavano completamente il vano di carico di una vetusta navetta.
La tenue luce del mattino filtrava appena dalle strette finestre sporche del grande garage, i bambini formavano un piccolo disordinato capannello davanti al portello spalancato dell'aeroveicolo, il Besalisk e Joel un po' in disparte, la dottoressa davanti al nipote che stringeva i denti e serrava le mani incrociate sotto le ascelle.

- Non sono un vigliacco, ma io non li sopporto i Gònum!! Non puoi farlo! - Dichiarò con voce strozzata - Zia, a me non importa di dovermi nascondere nel contenitore degli escrementi di quelle bestie...E' la loro presenza sopra di me che non reggo...- precisò, mollando un calcetto frustrato a un predellino della navetta, e roteando gli occhi disperato.

- Ers, ti prego ascoltami- disse piano la donna, accostando una mano alla guancia del bambino in un accenno di carezza - il viaggio sarà brevissimo, tu e gli altri sarete separati dalle cavie da una robusta grata di duracciaio ricoperta da un panno verde: quegli animali sono completamente ciechi a quel colore...E poi vi sistemeremo nei trasportini in fondo al vano di carico, così potremo sedare i vostri "compagni di viaggio", e non ci sarà nessun pericolo...- Sospirò - non costringermi a sedare anche te...

Il bambino la guardò, triste: - forse sarebbe meglio che tu lo facessi davvero, zia, so che hai ragione, ma non so se potrò controllarmi...- Ammise, con le lacrime agli occhi - dammi un bel sonnifero e facciamola finita.

Piex, fece un cenno con il suo testone e richiamò l'attenzione di Zitrì, che si allontanò dal nipote per raggiungerlo accanto all'altro adulto, a pochi passi di distanza.
- Dottoressa, mi scusi se mi permetto, ma è proprio sicura di voler procedere con questo piano? Ha visto la reazione del bambino?- mormorò imbarazzato, mentre Joel annuiva gravemente - Non è uno scherzo essere trasportati, anche per poco, dividendo una scatola di ferro con uno di quei bestioni...Forse potrei cercare un'altra nave, se rimandassimo...Avremmo i nuovi documenti, i bambini non sarebbero costretti a raggiungere lo spazioporto come fossero animaletti e sono certo che, con qualche giorno a disposizione, riuscirei a trovare un passaggio per Corellia altrettanto...

- E' fuori discussione - lo interruppe imperiosamente Zitrì, sibilando più che sussurrando - adesso, o mai più! Molto presto identificheranno tutti i caduti del Tempio, se aspettassimo ci giocheremmo l'unico punto di vantaggio di cui godiamo: per il momento, non li stanno ancora cercando!

I due la guardarono perplessi.
- I bambini partiranno entro stamane, anche a costo di doverli caricare su quel trasporto tutti quanti in narcosi profonda - concluse in un tono che non ammetteva repliche, alzando un poco la voce. Volse il capo, si accorse che i piccoli avevano smesso di parlottare tra loro e li stavano fissando.

§§§

L'incredibile vastità della capitale della Repubblica si dispiegava a perdita d'occhio sotto di loro, mentre la navetta attraversava il dedalo di palazzi che brillavano, come lame di aguzzi coltelli, nel pieno sole del mattino.
- Pare proprio che stiano tutti bene...I segni vitali sono buoni, anche quelli di Ersin...Il sedativo ha solo rallentato un po' i battiti del cuore - costatò, sollevata, Zitrì, controllando il monitor di un piccolo apparecchio che teneva sulle ginocchia - penso che sia stata una buona idea somministrare generose dosi di tranquillanti..Abbiamo dei passeggeri molto calmi, adesso.
Piex sorrise, appallottolato com'era al posto di guida, la folta cresta del suo capo sfiorava il soffitto dell'abitacolo. Con una fluida manovra, condusse il veivolo su una corsia d'approdo che li accompagnò facendoli scendere dolcemente di quota, in lontananza si cominciavano a scorgere le strutture caratteristiche di uno spazioporto.

Superarono senza intoppi gli ultimi isolati, ed erano praticamente in prossimità degli attracchi quando li videro.
Erano parecchi, divisi in piccole squadre di due o tre elementi, e fermavano, senza alcuna logica apparente, i trasporti che affluivano lentamente verso l'area di carico-scarico merci.
- Oh, no! Maledizione - imprecò piano Piex, al braccio alzato del clone soldato che intimava loro di arrestare la marcia.
Il piccolo monitor della telemetria scomparve rapidamente dal grembo della dottoressa, la quale si affrettò ad estrarre un holorecorder da un vano portaoggetti del cruscotto.

- Controllo documenti, identificatevi e dichiarate destinazione e carico - ingiunse loro l'assaltatore, avvicinando il casco al finestrino laterale della navetta da cui sporgeva, a fatica, il testone di Piex.

- Piex Dogsteen e Dottoressa Zitrì Kioven, Università di Coruscant, trasporto di cavie Gònum destinate alla facoltà di Biologia dell'Università Corelliana Sede di Coronet - recitò tutto d'un fiato il Besalisk, sudato per la tensione, consegnando l'holorecorder nel palmo guantato del clone.
Il soldato esaminò rapidamente i documenti, e poi volse la sua attenzione verso il grosso umanoide ancora affacciato al finestrino.
- Scendete e aprite il cassone merci, dobbiamo ispezionare il carico.
Piex ritirò la grossa testa deglutendo e lanciando un'occhiata disperata alla dottoressa Kioven dal cui volto non traspariva alcuna emozione - calmo, Piex lascia parlare me - gli sussurrò voltandosi per scendere a terra.

La donna accompagnò uno dei soldati alla saracinesca posteriore che si apriva sul vano di carico e sganciò il primo blocco magnetico che la serrava.
- Non so se lei ne abbia mai visti, pertanto la informo che i sauri di Gònum non sono bestiole gradevoli, dia retta a me: si allontani - consigliò, con aria affabile, la dottoressa.
L'assaltatore la fissò senza retrocedere di un passo, Zitrì, senza indugiare oltre, rimosse il secondo blocco e la saracinesca scattò in su avvolgendosi bruscamente; contemporaneamente accaddero altre due cose: lei si spostò di lato con un agile balzo, e il visore del casco del clone subì l'impatto di una slinguacciata umida e vischiosa.
- Ehi! - Protestò, indietreggiando e tentando di rimuovere la bava biancastra e collosa che gli oscurava la vista, soffregandola con le dita e impiastrandosela ancor più irrimediabilmente.

- Gliel'avevo detto che erano piuttosto repellenti - commentò la donna con voce flautata, mentre i primi nove grossi esemplari del carico davano buona mostra di sè zampettando, sibilando, gorgogliando, con gran baccano, e sporgendo fuori al massimo le loro teste cornee dalle gabbie, impilate in file di tre una sull'altra.
L'uomo fu costretto a togliersi l'elmo corazzato per vedere dove metteva i piedi, mentre la donna continuava a parlare - sa, nonostante il loro aspetto, sono animali affascinanti...- Fece una breve pausa per osservare l'espressione vagamente seccata e perplessa del suo interlocutore -... Almeno, per un biologo - ammise, proseguendo il discorso - il loro stupefacente, raffinatissimo sistema immunitario è stato studiato a lungo, ma hanno sicuramente ancora tanti segreti da svelarci poichè si sono dimostrati refrattari a gran parte delle tossine conosciute e nella loro saliva proliferano batteri resistenti a qualsiasi enzima anche quelli di sintesi, inoltre, come avrà notato...

- Sì, va bene, può richiudere - la interruppe il clone soldato, mostrando tutto il suo scarso entusiasmo sia per le creature, che per l'imprevista lezione di scienze naturali.

Zitrì non se lo fece dire due volte, riabbassò lesta la saracinesca e risalì sull'abitacolo seguita da Piex, ancora un po' tremante. Il clone, che aveva rinunciato a pulire il visore dell'elmo e lo reggeva sotto al braccio, raggiunse i due commilitoni, che stavano parlottando tra loro armeggiando con uno scanner.

- Magnifico, dottoressa! - sussurrò il Besalisk, esultante.

- Aspetta a dirlo, non siamo ancora ripartiti - mormorò la donna in un soffio.

- Cos'è che gli ha raccontato per convincerlo a lasciarci andare? - chiese curioso, avviando i motori.

- Mi sono prodotta in una concione sulle virtù del sistema immunitario dei sauri Gònum quindi, praticamente, l'ho annoiato a morte - spiegò Zitri, lanciando un'occhiata dal finestrino, notando che il clone senza casco si stava avvicinando e gli altri avevano imbracciato le armi -...O quasi.

- Allora, caporale, che c'è ancora? - Chiese al soldato che si era portato ad un passo dall'abitacolo, mentre gli altri li tenevano sotto tiro.

- C'è, dottoressa, che abbiamo riscontrato una discrepanza - affermò l'uomo con tono minaccioso - voi avete dichiarato il trasporto di diciotto animali, e il nostro scanner ha invece rilevato la presenza, nel vano di carico, di ventiquattro segni vitali. Come lo spiega?

La donna non fece a tempo a rispondere perché la grossa mole del corpo di Piex l'aveva quasi travolta.
Insinuandosi con il massiccio busto nel poco spazio dell'abitacolo, il Besalisk si protese al finestrino dove si aggrappò con le mani superiori, allungando al massimo il poderoso collo, si portò quasi faccia a faccia con il clone, e poi gli ruggì - Amico, certo che ne hai contati di più, abbiamo una femmina incinta!
- Ti prego Piex, non assordarmi - lo rimproverò con la sua bassa voce monotona, Zitrì, poi si rivolse al soldato - ci scusi, il mio collaboratore ha ragione, trasportiamo effettivamente una femmina gravida...Noi non li alleviamo, ed è raro che si riproducano in cattività...Però, se ne hanno voglia, lo fanno - ridacchiò sommessamente, lanciandogli uno sguardo con un lampo di malizia - non sono certo le sbarre delle gabbie a fermarli...

- Sono segnali molto forti - le contestò il clone.

- Perché sono animali vigorosi, lo ha visto lei stesso, no? - Ribatté la donna a voce sempre più bassa, quasi ipnotica - e inoltre sono una specie ovovivipara, gli embrioni si sviluppano nel ventre materno e nascono completamente formati, i segnali vitali provengono dai feti, non c'è dubbio! - Prese fiato, osservando il volto dell'uomo - però, non ne è ancora convinto - costatò - mi dica lei, caporale, cos'ha intenzione di fare per dirimere la questione? Vuole andare la dietro e lanciarsi in una visita veterinaria, oppure preferisce aspettare il lieto evento per vedere se i numeri le corrispondono? In ogni caso, noi perderemo il passaggio sulla nave, e qualcuno ci dovrà risarcire...

Il clone serrò virilmente la mandibola, lanciò una rapida occhiata ai compagni che gli coprivano le spalle e fece loro cenno di abbassare le armi, poi si rivolse alla donna - potete andare, muovetevi! - Ordinò.

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Epilogo

-E poi cos’è successo?

- Potrei raccontarti di come Zitrì, e il suo carico di animali e bambini, furono accolti dal sicuro ventre della nave per un viaggio che portava loro nuove speranze.
Potrei narrarti di quando, alcuni mesi dopo, i genitori dei piccoli Sertoin li raggiunsero e si stabilirono a Coronet.
Potrei anche dirti che pure Zitrì e Piex lo fecero, e che andammo ad abitare tutti insieme in una grande, assortita famiglia.
Potrei dilungarmi su come il nostro destino cambiò per sempre, su come le nostre vite si separarono ma di come i nostri cuori, miracolosamente, rimasero uniti.
Potrei parlarti della forza dell’amore, delle idee, della solidarietà.
Potrei tentare di descriverti il potere della Forza...
Potrei...
Potrei, ma non lo farò…E tu resterai col dubbio.

Poi, Sel si levò e uscì ad ammirare la luce lattea della Galassia.

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