Riscatto o del Passato

di Zest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un Inizio ***
Capitolo 2: *** Nemico ***



Capitolo 1
*** Un Inizio ***


Angolino dell'autrice:

Questa è la seconda storia che pubblico su efp… beh, ne ho una in corso sempre in efp per un’altra cosa, ma questa per me è importantissima… grazie a questa sto imparando seriamente a scrivere, anche perché non è ancora finita ^^’

Che dire se vi piace recensite o fatemelo sapere in un qualsiasi altro modo!!

Zest

Un inizio

Pioveva, anzi quella notte diluviava, niente si riusciva a distinguere in quel buio scrosciante. Sotto la forza pressante dell’acqua nulla aveva la forza di muoversi. Solo una ragazza continuava a camminare sotto la furia del cielo. Ad un certo punto si fermò, quasi sull’orlo dello svenimento, e poggiando le mani ai fianchi guardò in alto chiudendo gli occhi. Rimase per pochi lunghi minuti con il volto rivolto al firmamento, quasi a volersi lavare il viso. Resasi conto che la pioggia non aveva la minima intenzione di smettere, riabbassò la  testa, sbuffando, e ricominciò a camminare masticando imprecazioni.

-“ Ma porca miseria, non è possibile tutte a me…”- borbottò con il respiro affannato

-“la missione:  una merda, il ritorno: pioggia, no anzi un diluvio che se viene giù così ci sarà un motivo, i capelli: un disastro, puzzo che è una meraviglia,  ho una spalla mezza maciullata e dulcis in fundo sto gelando! Porca vacca!”- continuò a camminare ancora per qualche minuto fino a che non giunse ad una grotta. Si arrestò passandosi stancamente una mano sugli occhi, sospirò come a darsi coraggio ed entrò. 

L’interno della grotta poteva essere definito in molti modi tranne che naturale. Osservandola con occhio critico e reso impietoso dalla stanchezza, la ragazza si domandò, mentre la percorreva per il lungo, come diavolo gli abitanti del luogo non avessero scoperto l’entrata già da tempo. Una smorfia comparve sul suo viso al solo pensiero delle maniere persuasive dell’Organizzazione. Giunta davanti ad un portone alzò il braccio per bussare, ma arrestò violentemente il movimento gemendo, una smorfia le si dipinse sul volto: braccio sbagliato. Alzò l’altro e bussò.

-“Che il governo mi pigli! Mys ma cosa diavolo hai fatto?? “- una voce le trapanò le orecchie, Mys fece una smorfia di dolore, la testa a quanto pare decise di dire la sua proprio in quel momento facendole  scoppiare un violento mal di testa. Alzò un braccio per passarselo in fronte, ma arrestò nuovamente il gesto dolorante e stizzita: braccio sbagliato, ma che cavolo! Biascicò un più che irritato

-“Anch’io ti voglio bene, San, anch’io, ma adesso mi fai entrare o no?”- per tutta risposta il portone cominciò ad aprirsi stridendo e cigolando a tal punto che Mys si chiese se non lo stesse facendo apposta.

-“Ma dove sei stata! Aspettavamo il tuo rientro già da tre giorni! Ti rendi conto! Tre!!”-

-“Il portone…”-

-“Cosa?!”-

-“Dovresti far oliare il portone, lo sia San? Cigola che è un supplizio!”- mugugnò contrariata Mys socchiudendo violentemente gli occhi colta da un’improvvisa fitta alla testa

-“Maledizione, mi sembra di avere la testa trapassata da parte a parte da un palo! Abbassa la voce, ti prego!”- San la guardò storto e per tutta risposta Mys fece spallucce, salvo per poi ricordarsi dolorosamente della spalla distrutta.

 –“Che hai?”- le domandò San alla vista della sua smorfia

–“Aiutami a togliere questo dannato mantello e lo vedrai”-borbottò Mys sganciandosi il mantello  fradicio

-“O-ok”-Il ragazzo le girò attorno

 –“Ecco ora fai piano, per favore…”- San aggrottò le sopracciglia a quell’insolita richiesta

 –“Cosa diavolo ti sei fatta??”- mormorò San togliendole il mantello

 –“un po’ male…”- rispose flebilmente Mys cercando di non crollare al suolo. Strizzò gli occhi contrariata, l’adrenalina stava calando e ciò non andava per niente bene, in più San stava togliendo quel maledetto mantello in un modo tale che, cavolo! Se non sveniva perché era la limite delle forze, sarebbe svenuta dal dolore

–“Ehm, San, quando ho detto piano io intendevo con cautela, non con questa velocità estenuante!”- sbottò leggermente dura

–“Scusa”- mormorò di rimando San stringendo le labbra mentre un odore rancido e metallico gli colpiva il naso. Con un gesto fluido ma deciso sollevò e scostò il mantello, per trovarsi di fronte ad un braccio che poteva sembrare tutto tranne che quello. Trattenne un conato di vomito.

–“Cosa è successo?”-

-“Qualcuno non mi aveva avvertito del particolare tipo di sorveglianza…”- borbottò laconica Mys

-“ E…”-la incitò San

 –“E mi sono trovata davanti una squadra di cinque mannari”- concluse brusca

–“Maledizione…”- mormorò a mezza voce San

–“Estrai il pugnale, è piantato a sinistra della scapola destra, piuttosto in centro”- gli ordinò Mys sbrigativa, sentiva che non sarebbe riuscita a rimanere in piedi ancora per molto e doveva andare assolutamente in infermeria.

San deglutì mentre controvoglia si avvicinava a quell’ammasso di brandelli di stoffa e carne in cui si era trasformata la spalla. Trattenne un altro conato, tra il nero della stoffa ed il sangue raggrumato non si riusciva a distinguere niente. Ad un tratto gli sembrò di notare un chiarore e si avvicinò ancora di più, salvo poi ritrarsi barcollando. Non era il pugnale, era il biancore dell’osso che spiccava, candido, dall’ammasso sanguinolento color ruggine e rosso vivo. Si diede silenziosamente dello stupido, una sua amica aveva un pugnale nella spalla e lui perdeva tempo a sentirsi male…

-“Cosa stai facendo San?”- la voce di Mys lo riscosse dal suo torpore

–“Che tipo di coltello è?”-

-“Uno da lancio, ma non di quelli piccoli, perché non sono riuscita ad estrarlo da sola, l’ho sfiorato un po’ di volte ma è troppo scivolosa l’impugnatura”- affermò sicura la ragazza indicando un punto ben preciso dietro di se

–“Ok, ora lo cerco meglio”-disse San riprendendo coraggio e riavvicinandosi alla spalla.

 –“Verso il centro, a sinistra della scapola destra”- mormorò mentre con gli occhi tornò a cercare quel maledetto pugnale…

Finalmente gli sembrò di scorgere l’impugnatura del pugnale, spostò un pezzo di stoffa che si trascinò con se un brandello di carne attaccatosi a causa del sangue secco. Mys gemette

–“Scusa”-

-“Non ti scusare, fai in fretta piuttosto!”- gli ringhiò contro Mys, San annuì

–“Ok ,scus… ehm”- Mys roteò gli occhi

-“Vuoi estrarre quel dannatissimo pugnale?”- San strinse i denti, mentre vincendo la repulsione afferrava con  una mano l’impugnatura e appoggiava l’altra alla schiena della ragazza

–“ muoviti!”- San annuì e estrasse il coltello fuori dalla sua spalla di pochi millimetri, sentì Mys imprecare tra i denti e si maledisse mentalmente per la sua incapacità ad avere la mano ferma in  quelle situazioni.

–“Non dare degli stupidi tirotti! È un coltello con la lama seghettata!”- ansimò Mys

–“Quindi, per carità, dai uno strattone unico e forte e toglimelo!!”-

-“Va bene!”- strinse la presa attorno all’elsa insanguinata, mentre un rivolo scarlatto gli colava giù per l’avambraccio nudo.

Inspirò, strinse maggiormente la presa attorno all’impugnatura, appoggiò l’altra mano attorno alla lama del pugnale ma senza sfiorarla e tirò.

Mys si accasciò gemendo ed un urlo prontamente soffocato rimbombò per le pareti metalliche dell’androne. Cadde malamente, tentò di attutire il colpo con il terreno con il braccio sano, ma il contraccolpo andò a prendere in causa le altre ferite che cominciavano a farsi sentire. Boccheggiò in cerca di aria nel disperato tentativo di non svenire. Davanti agli occhi macchie multicolore danzavano, porca miseria, pensò, non devo svenire, non adesso.

Aspettò qualche secondo mentre San la guardava preoccupato. Il ragazzo distolse lo sguardo per andarlo a posare sul suo braccio. Rigato di rosso brillava alla luce dell’illuminazione artificiale, la mano insanguinata stringeva ancora il pugnale completamente rosso. Un conato lo scosse.

–“ Vado un attimo a lavarmi e poi ti accompagno in infermeria”- biascicò faticosamente, Mys annuì  e San si precipitò a lavarsi.

Rimasta sola Mys tentò lentamente di alzarsi, ansimava, nel momento in cui contrasse i muscoli per darsi la spinta una fitta alla spalla le percorse tutta la schiena facendo rimbombare in risposta tutte le altre ferite. Gemette imprecando. Ci riprovò un'altra volta ma più lentamente. Le gambe si lamentarono per lo sforzo, ma riuscì ad alzarsi.

Sopirò pesantemente, doveva andare velocemente in infermeria, il suo corpo non avrebbe resistito un secondo di più. Invocava disperatamente una notte di sonno, anzi quarantotto ore, pensò ironica Mys, mentre si prendeva il braccio distrutto trattenendo un gemito.

Decise di non aspettare San e si incamminò verso la tanto sospirata infermeria.

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Capitolo 2
*** Nemico ***


NEMICO

Perfino camminare lentamente si stava rivelando terribilmente difficile, allungò il braccio sano per appoggiarsi alla parete del corridoio, boccheggiò maledicendosi per la sua testardaggine, poteva aspettare pochi secondi San, ma stupidamente non l’aveva fatto. Guardò in basso. Cominciava a formarsi sotto di lei una pozza rossastra, nella quale si mescolavano il bagnato della pioggia che continuava a colare dai suoi capelli ed il sangue che imperterrito continuava ad uscire dal maciullamento della sua spalla. Imprecò.

-“Mys!!”- una voce la fece voltare, San le stava correndo incontro. Il suo viso una maschera di preoccupazione

–“Ma ti è dato di volta il cervello?”- le urlò contro -“Ti pare intelligente andartene a zonzo per la base con una spalla ed un braccio ridotti in quel modo?”- Mys per tutta risposta fece un sorriso stanco

–“ Ma cosa sorridi?”- borbottò seccato

–“Anch’io ti voglio bene San”-

Il ragazzo arrossì balbettando imbarazzato–“Non fare l’idiota! Sempre a fare quella che non si cura di niente”- Mys sghignazzò, ma quei piccoli sussulti le ricordarono in modo piuttosto crudele la sua condizione non proprio splendida ed un gemito le sfuggì dalle labbra. San si rabbuiò di colpo

 –“Dai su, andiamo, non voglio che tu mi svenga qui per dissanguamento”-

Mys ringraziò mentalmente il ragazzo, ma non lo diede da vedere, troppo concentrata nello sforzo di non accasciarsi svenuta addosso a San.

 –“ Dai che manca poco!”- la incoraggiò ansimando leggermente per lo sforzo, Mys annuì, più per tranquillizzare San che per altro, ma il movimento le causò un’altra fitta alla testa. Chiuse un attimo gli occhi nel tentativo di non lasciarsi andare al dolore quando una voce ben nota la staccò dai suoi pensieri.

-“Bene, bene, ma chi abbiamo qui, l’umana ed il bambino… ma che carini! Ragazzi, non vi sembra che questa sia la rappresentazione concreta di quanto l’Organizzazione sia caduta in basso?”- Mys sollevò stancamente la testa per guardare negli occhi chi aveva parlato, mentre San arrossiva furiosamente a causa delle risate di scherno del gruppo.

–“Ringrazia che io sia conciata in questo modo, Brine, se no adesso tu staresti molto male”-

Il ragazzo sghignazzò seguito a ruota dai ragazzi che l’accompagnavano

–“Ma certo, mia cara, continua a ripetertelo, forse magari uno ci potrà anche credere…”- negli occhi di Mys passò un lampo d’ira

–“Non ti hanno insegnato a non dare troppa aria a quella voragine di bocca che ti ritrovi? Un giorno o l’altro ci faranno il nido i pipistrelli, mio caro Brine, o forse dovrei dire, mio caro Cornelius?”- replicò sarcastica la ragazza smettendo di reggersi a San.

Il ragazzo divenne livido di rabbia mentre il suo gruppo tratteneva il respiro, chi preoccupato chi indignato, ma prima ancora che avesse il tempo anche solo di pensare ad una risposta adeguata Mys continuò

 –“Andiamo San, devo andare in infermeria…”- il ragazzo annuì e le mise un braccio intorno alla vita portandosi sulle spalle il braccio sano.

Si erano già allontanati di svariati passi quando la voce di Brine non gli arrivò penetrante alle orecchie

–“Te ne pentirai amaramente! Sporca umana!!”- Mys si fermò per voltarsi

–“Sai, nessuno ti ha mai detto che tu parli troppo ed agisci troppo poco?”-

Brine strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche

–“Sta zitta feccia!!”- la faccia di Mys si scurì di botto, l’ira e l’adrenalina presero il posto del dolore nella mente della ragazza, con gli occhi ridotti a fessure sibilò

–“Ripetilo”-

Brine ghignò, felice di aver colto nel segno

–“Che cosa dovrei ripetere, sporca umana, feccia?”-

Mys digrignò i denti staccandosi da San e spingendolo dietro di se

 –“Ti avverto Cornelius, la mia pazienza ha un limite che questa notte io ho già passato da un pezzo, quindi vattene per la tua strada e lasciaci in pace”- Brine cominciò ad avvicinarsi con aria strafottente, mentre Mys si mise impercettibilmente in posizione di difesa

 –“Non fare nessun altro dannatissimo passo, Cornelius! Non ti avvicinare oltre, o sta notte finisce male…”- lo avvisò Mys

 –“E di grazia, come dovrebbe finire? Tu sei mal ridotta ed il tuo cavalier servente qui presente non si può dire che sia alla nostra altezza”- Mys arretrò di un paio di passi, il gruppo di Brine sghignazzò, già pregustandosi il pestaggio

–“Sai Cornelius, oltre alla forza, c’è un’altra cosa molto importante in battaglia, mi sai dire forse qual è?”- Brine si avvicinò ancora di più, fino quasi a sfiorarle il viso con una mano

–“ No, maestrina, me lo dica lei”- Mys con un movimento fulmineo lo afferrò per il bavero e se lo trascinò davanti al viso, i loro fiati quasi si mescolavano

–“Il cervello, mio caro allievo ignorante, il cervello”- un lampo di stupore passò negli occhi del ragazzo sostituito da uno di comprensione e da uno di rabbia, quando Mys lo scaraventò indietro con un calcio ben piantato nello sterno ed in contemporanea premeva un bottone nella parete. In pochi secondi furono divisi da una solida parete di ferro.

Mys barcollò subito sorretta da San, ancora incredulo,

-“Eeeh, cari vecchi sistemi antincendio… ci vorranno come minimo due ore prima che riescano anche solo ad uscire da quella sezione di galleria”-sghignazzò ansimando la ragazza sorda alle imprecazioni che giungevano rumorose dall’altra parte del lastrone

–“Ci vediamo, mio caro elfo platinato! Ciao ciao Cornelius!!”- celiò giuliva, nonostante il dolore fosse tornato al centro dei suoi pensieri, in quel mentre dall’altra parte si attivò la schiuma antincendio che sedò ogni rumore molesto. Mys sorrise, almeno quella missione si stava concludendo in un modo sommariamente decente! Un capogiro la fece tornare bruscamente alla realtà

–“ San, portami in infermeria, adesso, sto per svenire”-

-“ Oh cavolo! Ok!”- 

-“Dovremo prendere una strada alternativa a questa, premi quel pannello”- Mys si sentiva di minuto in minuto sempre peggio, ma San stava facendo di tutto per non peggiorare la situazione stando in silenzio

 –“Mys posso farti una domanda?”- appunto

 –“dimmi San…”-

-“Perché hai chiamato Brine Cornelius?”- Mys storse la bocca

–“Vuoi proprio parlare di questo?”- un’occhiataccia di San la fece desistere dal tentativo di cambiare discorso

–“Ok”- sospirò rassegnata

-“Ok, allora ti faccio un breve sunto, tu sai che ogni elemento dell’organizzazione ha tre nomi, il nome natale, il nome in codice e per quelli che appartengono ai Combattenti un simbolo, per quelli che appartengono ai Cacciatori una lettera dell’alfabeto antico, mentre per quelli che appartengono alla Schiera, come me, un numero, tutto questo serve a togliere l’identità alla persona e a renderla più efficiente e spietata, lo so che ti sembrerà disumano, ma un conto è se una persona ammazza un’altra persona, ma che dire di un numero che ne uccide una? È materialmente impossibile…”- Mys sbirciò la faccia di San

 –“E non guardarmi così sai? Comunque il nome Cornelius è il nome natale di Brine, tutto qua”- borbottò cupa troncando il lungo monologo. Sperava che, con tutte le notizie che gli aveva rifilato San se ne stesse zitto per un po’

 –“E qual è il suo numero?”- sperava…

-“Otto e prima che tu me lo chieda io sono il nove!”- disse stroncando sul nascere la domanda imminente del rosso

 –“Oh…”- meditò San

–“E perché…”-

-“San!”- Mys lo zittì esasperata

–“Scus… ehm…io…”-

-“Sta zitto, non scusarti e cammina”- ringhiò la ragazza –“forse riusciremo ad arrivare in quella dannata infermeria prima che io cada come un sacco di patate!!”-

Giunsero in infermeria che Mys era allo stremo delle forze

 –“Un medico! Mi serve un medico!”- sbraitò San in preda ad un collasso. Un camice bianco accorse in aiuto al ragazzo. In pochi secondi Mys fu caricata su una barella e portata nel centro di cure. San tirò fuori da una tasca un minuscolo animaletto che con occhi enormi lo scrutava

 –“Devo essere sostituito all’entrata a tempo indeterminato, non so quando Mys starà meglio”- quello annuì come se avesse capito tutto poi gonfiò il pelo e si sollevò in aria per poi allontanarsi fluttuando. San lo osservò finché non scomparve dietro una curva dell’entrata dell’infermeria. Si grattò la testa preoccupato tornando a guardare il punto in cui era scomparsa Mys, sospirò a disagio sedendosi in disparte.

Ora non restava che aspettare.

Piccolo angolo dell’autrice!

Anche se reticente continuo ad aggiornare il parto della mia mente perché una cosa iniziata va finita!

Spero che stiate passando un buon Natale e delle buone feste.

Colgo l’occasione di ringraziare YuXiaoLong per aver recensito, mi ha rincuorato davvero tanto!!

Zest

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