Take away my past guardian angel

di erikablue
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chi sei.... ***
Capitolo 2: *** 2° capitolo ***



Capitolo 1
*** chi sei.... ***


Una bambina…una ragazzina…una donna…
Sheila aveva attraversato cosi’ velocemente queste fasi, che ormai non sapeva più a quale delle tre appartenesse… Pensava al suo passato…un uomo, un mostro riaffiorava sempre nei suoi pensieri…suo padre…Da sempre si ubriacava, picchiava sua madre…le aveva fatto perdere anche un bambino…poi questa era morta, e le conseguenze le aveva dovute pagare lei…a dodici anni badava gia ad una bambina, sua sorella, nata prematuramente, inaspettatamente… Si prendeva cura , senza replicare , della casa e della sua famiglia, se ancora cosi’ poteva chiamarsi…
Ogni sera , il padre, la picchiava , le diceva che non era responsabile; che non era una donna…ma in realtà Sheila, una donna lo era diventata molto presto…Prima senza opporsi, poi invece, ribellandosi…riuscendo finalmente a fuggire da quella casa, che le aveva inflitto tanto dolore, e che aveva fatto consumare precocemente la sua meschina adolescenza… per un paio di mesi era andata da sua nonna…poi aveva conosciuto un uomo…Richard Ryan ed erano scappati insieme, verso mete sconosciute…
Sembrava che la sua vita andasse bene…marito di fama, vita coniugale stabile, unione sodalizia dalla quale era nata anche una figlia: Gemma, e un matrimonio che aveva portato dispiaceri, si, ma sempre arginati da gioie che la sua famiglia, una vera famiglia riusciva a darle quotidianamente.
Pensava a questi attimi della sua vita, sdraiata su una panchina della stazione di Chatham, stringendo sul petto una bambina di circa cinque anni, e accarezzandosi con una mano il grembo leggermente gonfio…
Aveva per l’ennesima volta litigato con Richard…questo era tornato a casa dopo due mesi, per il ritiro estivo della squadra che allenava.
Richard era un uomo molto vivace…amava le feste e le donne…
Sheila pensava che proprio in quel momento la sua casa era colma di ragazze facili, pronte ad andarsene con il primo malcapitato di turno, dopo essersela spassata a spese di altri…
Credeva che i soldi che il marito usava per lo svago personale potessero essere investiti per dare qualche beneficio a sua figlia, o almeno per la famiglia in genere…la loro unione era meno salda di un tempo…non si vedevano mai…probabilmente lui aveva un’altra donna, ma Sheila non poteva lasciarlo, l’unica fonte di reddito proveniva dal suo lavoro… Aveva cercato di lavorare anche lei, ma Gemma , la piccolina, non la lasciava un minuto, e sinceramente Sheila preferiva stare con la sua piccola, che in uno squallido ufficio ad aspettare telefonate…
Telefonate che forse non sarebbero neanche arrivate…
Decise di alzarsi, quella posizione era scomoda. Sollevò il busto per mettersi a sedere, cercando di fare meno rumore possibile per evitare di svegliare Gemma… Osservò i suoi  soffici riccioli biondi che incorniciavano quel visino da peluche, qualche lacrima di commozione le sfuggi’ e andò a finire sui jeans rattoppati… Sfiorò il delicato pancino scoperto della bambina, per poi coprirlo con un lembo della sua giacca… Era uno spettacolo affascinante…le poche luci presenti nella notte, si riflettevano sulle due che , strette tra di loro, erano la rappresentazione dell’affetto che solo una madre può dare al proprio figlio…
Ad un tratto un leggero movimento nell’addome la distolse dai suoi pensieri…
Si accarezzò il ventre sussurrando: Non preoccuparti non ti ho mica dimenticato piccola…
Eh si, perché un'altra piccola creatura viveva in lei da ormai due mesi… Era incerta su chi fosse il padre…aveva avuto una relazione con un altro uomo , per saldare un debito…una cosa di cui si era subito pentita, anche se ne aveva pagato le conseguenze…ma lei amava i bambini, e amava avere una famiglia…anche se non c’e l’aveva  mai avuta…ne da bambina, ne da grande era stata capace di costruirsene una…una vera famiglia, che immaginava giocando alle bambole, impersonando quei ruoli che sapeva non sarebbero mai diventati suoi nella vita…
SI girò dall’altra parte della panchina e dopo qualche minuto si addormentò , cercando di non pensare, almeno per qualche minuto, alla meschina vita che le era sempre toccata, e che forse l’avrebbe accompagnata in eterno…

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Capitolo 2
*** 2° capitolo ***


Si risvegliò qualche ora dopo, quando, il vocio di persone che stavano per arrivare la fece sussultare…si risvegliò da un sonno disturbato…senza sogni…i suoi sogni non riusciva nemmeno a viverli durante la notte…ma non se ne curava, credeva che il destino avesse quello in serbo per lei, e lo accettava senza replicare…Prese Gemma, ancora dormiente, tra le braccia, e si diresse verso l’uscita, noncurante degli sguardi che le persone le lanciavano con disprezzo. Arrivò a casa qualche minuto dopo… Come prevedeva suo marito non c’era…non che si aspettasse di trovarlo, ma il briciolo di speranza che lui la potesse attendere preoccupato sulla soglia di casa, chiedendole scusa per come si era sempre comportato, era sempre acceso. Entrò in casa, adagiò Gemma sul divano ed entrò nel bagno , desiderando di usare la doccia, magari sotto il getto caldo dell’acqua poteva dimenticare i suoi pensieri… Si tolse i vestiti e si osservò allo specchio; aveva poco più di venticinque anni, ma ne dimostrava almeno quaranta… Era plausibile, forse neanche una donna di cinquant’anni sarebbe sopravvissuta agli stress e ai maltrattamenti che aveva subito sin da bambina… Entrò nella doccia e apri’ la fontana, un alone caldo la invase… perché non poteva essere invasa da quel calore dalla sua famiglia?... Tuttavia un rumore seguito da alcune voci la distolse dai suoi pensieri, si precipitò fuori dalla doccia e vide Gemma per terra che piangeva assordatamene, e Richard che la guardava disgustato. - Quando imparerai a dare a tua figlia un po’ di buon senso - Non è solo mia figlia, potresti impararglielo tu invece di spassartela con le tue …ragazze facili - Io a differenza di qualcuno lavoro, E porto a casa da mangiare, e non mi sembra che ti abbia fatto vivere male fino ad ora - Ti sei gia stancato della tua festicciola notturna? Si avvicinò minacciosamente a lei - no, perché c’è qualche problema? - Oh no, non preoccuparti posso sempre ricorrere a un legale, e denunciare i tuoi bei traffici - Non lo farai…- sogghignò schiaffeggiandola e lasciandola finire a terra, contro una parete. Sheila non si abbatté, dopo essersi rialzata, prese Gemma in braccio , e, si chiuse nella camera da letto, dove, dopo aver fatto calmare Gemma , si distese accanto a lei, e, dopo aver sussurrato alla statuetta di un angelo, che teneva gelosamente nel cassetto del suo comodino.…ti prego….ti prego…portalo via….porta via il mio passato,e poi se vuoi porta via anche me …dopodichè si addormentò, distrutta per la nottata insonne che aveva trascorso precedentemente… Non si accorse nemmeno che perdeva sangue… Si svegliò qualche ora dopo, assonnata con delle leggere pulsazioni al ventre…si stropicciò gli occhi, e la sua prima occhiata fu rivolta a Gemma, che dormiva ancora beatamente alla sua sinistra, posto che doveva di diritto spettare a suo marito. Si sollevò e restò stupita, quasi schoccata da quello che i suoi occhi videro… Immersa in una pozza di sangue era l’unica definizione …non si abbatté però, Sheila era una donna forte. Si sollevò, in piene forze, afferrò sua figlia , e dopo aver preso la macchina si precipitò, guidando in preda alla paura, all’ospedale più vicino a casa sua. ____________________ 2° capitolo Si girava ferocemente tra le coperte, il corpo sudato, gli occhi stanchi,,, collegata ad alcuni tubi….aveva paura, aveva paura per se stessa, aveva paura per il piccolo essere che viveva in lei, aveva paura per la sua bambina che era stata affidata al padre, durante la sua permanenza in ospedale. Non riusciva a mangiare, non riusciva a reagire… Si sentiva vuota…svuotata, non aveva incontrato ancora nessun dottore, ma non aveva forza di chiamarli…cosa le avevano fatto? E poi, come se questi le avessero letto il pensiero , bussarono alla sua porta e entrarono nella piccola stanzetta alcuni uomini vestiti di verde e una donna avvolta in un camice bianco…che teneva in braccio un cumulo di fasce… - ecco il suo bambino signora… Il suo bambino? Come poteva essere… - ma è una femminuccia? - No signora è un bellissimo maschietto - UN maschio? Come crescerò un maschio…- lei aveva imparato ad essere madre con una bambina, e ora doveva crescere un maschio senza aver la minima idea di come fare… Vedendo il suo choc i medici portarono il piccolo fuori dalla stanza… Non si turbò…non lo fece…si voltò tra le coperte, e avvolta da un disgustoso senso di felicità disprezzante si addormentò. Erano le cinque di un freddo pomeriggio estivo…era raro da quelle parti che facesse freddo, tuttavia quel sabato le persone erano state costrette a coprirsi eccessivamente. Sheila si alzò dal letto…si avvicinò alla finestra… …questa è la punizione che mi spetta…anche il cielo mi sta punendo… Aveva riflettuto…come aveva potuto anche solamente sfiorare l’idea di non voler crescere un bambino…che poi, non era neanche un bambino…era suo figlio. Si soffermò ad osservare la porta, poi si decise…e fù uno scatto…velocemente, quasi assetatamene si diresse verso le culle dei neonata, in una stanza più grande della sua, adiacente all’ingresso principale del piccolo ospedale. Cercò la culla per riconoscere il piccolo…non aveva scelto ancora il nome… RYAN, l’unica piccola scritta su una culla tinta d’azzurro… Si avvicinò esitante…il cuore in gola,guardava quel piccolo esserino come se fosse stato la prima forma aliena presente sulla terra… Si avvicinò ancora di più e lo prese in braccio…era cosi’ leggero…cosi’ soffice…cosi’ caldo…cosi’ tenero…cosi’…suo figlio…e si promise, lo promise su Dio , che avrebbe dato tutto a quel bambino, che avrebbe fatto di tutto per lui e per Gemma in modo da far si che non ripercorressero i suoi stessi passi da grandi. Una benedizione del signore…ecco quella che è stata…pensava qualche minuto dopo Sheila sdraiata sul suo letto…il bambino tra le braccia, intenta ad osservarlo, a studiarne ogni particolare…solo quattro anni prima era stata madre e gia non ricordava sua figlia da neonata? Oh quanto lo amava…si, lo amava…amava ogni piccolo tratto di quel visino da peluche…ogni minima imperfezione, se mai quella avrebbe solcato il viso di suo figlio…avrebbe amato anche quella… Proprio in quell’attimo il piccolo apri’ gli occhi…che splendidi occhi…la madre lo guardò ammaliata…lui cominciò a piangere…quindi lei gli accarezzò lievemente la guancia e il bambino smise di agitarsi…come se si sentisse protetto …al sicuro dopo il contatto con la madre. (lee significa protetto , protezione nrd) - signora dobbiamo registrare il bambino…come si chiama- disse un infermiera sbucata improvvisamente sulla soglia della porta - Lui…si chiama…Lee…Lee Ryan (lee significa protetto , protezione nrd) Quella sensazione non abbandonò sheila… l’amore verso suo figlio non cambiò neanche di un centimetro, quando il piccolo cominciava a crescere… uno…due…tre anni…volavano come vento in una notte di tempesta , Gemma cominciava ad assumere i primi tratti da signorinella, Lee cominciava a farsi notare…era un bambino intelligente, ma vivace; abbastanza vivace… L’unica cosa…quella che sapeva dire meglio era : Ciao mamma…accompagnato da un sorriso a 32 denti, quando la madre lo salutava, quando semplicemente andava a vedere cosa quella volta avesse combinato suo figlio… Richard era sempre più assente nella loro vita…ma questo a Sheila non dava fastidio, a lei bastava avere i suoi figli… a lei bastava semplicemente sentire il loro calore , le loro vocine…E continuava a mantenere la sua promessa…Era avvezza , nel pomeriggio, dopo il loro abituale riposino pomeridiano , a leggere le fiabe ai propri figli… Un giorno Lee cominciò a canticchiare proprio durante la lettura del Pifferaio magico…cosi’ la madre ebbe un idea…ripose il libro su di uno scaffale e prese due vasi di terracotta…li posizionò dinanzi a Gemma e Lee e diede loro due mestoli da cucina… Fu Gemma a cominciare…battè sul fondo dell’ orcio con pressione, e ne scaturi’ un suono…Lee fu affascinato da questo, e cominciò, pian piano ad imitare la sorella. Era allettante vedere quei due piccoli esseri che producevano dei suoni ordinati tra di loro… Qualche settimana dopo Gemma aveva imparato a cantare “someone save me tonight” una delle canzoni di Elton John che la madre ascoltava; Lee nel frattempo, pendeva dalle labbra della sorella, e osservava ogni minio gesto, ogni espressione, che poi avrebbe ripetuto canticchiando la canzone, con parole inventate… Molte furono le esperienze dei tre, molte risate, molti dispiaceri… Intorno agli otto anni, Lee si diresse verso la madre, dove, dopo esser stato a giocare al parco con il suo gruppetto, era tornato un po’ allibito… - cosa ti è successo Lee? - È che…no era come lo immaniginavo - Come hai detto? - Immaniginavo era diverso - Lee…diamine hai otto anni tesoro,…quante volte ti ho ripetuto che si dice immaginavo… - Imma…imman-n-ginavo. - Più o meno- disse Sheila sorridendo- allora cosa è come non lo immaginavi - Un bacio - Ah si…- disse allontanandosi…poi ci ripensò- cosa? - Si un bacio - Ma…m-ma come? - Come i grandi ,come al cimena - E…con chi Lee - Con Natalie… l’ho visto ieri e gliel’ho chiesto… - Ok Lee…ora devi promettermi che non lo farai più ok? - Ma mamma… - Ti prego Lee per favore…quando crescerai potrai farlo Lee si allontanò, un tantino deluso… Il suo bambino , stava crescendo Ma anche lei, Sheila stava crescendo… richard, era nuovamente tornato a casa…la trasferta estiva era ricominciata… Anche se i bambini non andavano a scuola vedevano di rado il padre… Poi quella sera, quando lui, come sempre ubriaco era tornato a casa e aveva tentato di violentarla…aveva deciso…sarebbe andata via…

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