Amore e gelosia

di LUNA_e_GINNY
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ENIGMA ***
Capitolo 2: *** CACCIA AL TESORO ***
Capitolo 3: *** SPIA ***
Capitolo 4: *** COMPLICE ***
Capitolo 5: *** CONTRATTACCO ***



Capitolo 1
*** ENIGMA ***


 

  CAPITOLO 1- ENIGMA

 

Ehi scusate se ho spostato la fan- fiction su questo account, ma non riesco più a entrare con quello che usavo prima (GinnyeLuna). Buona lettura ^.^

 

 

Edward tolse improvvisamente le mani dal pianoforte <<  Io esco>>  esclamò vago avvicinandosi alla porta della nostra camera da letto <<  Per andare dove?>> chiesi curiosa alzandomi di scatto dal letto.

 Era una fresca mattina primaverile e in casa Cullen c’era molto movimento. Dal piano di sotto si sentivano le risatine di Esme ed Alice che annaffiavano le piante in giardino, Carlisle conversava amabilmente con Rosalie, mentre Emmett e Jasper erano impegnati in una lunga e combattuta partita a briscola. << Niente che ti interessi>> rispose mio marito e così dicendo aprì la porta per poi richiudersela alle spalle. Mi lasciò lì, esterrefatta e sola, senza nemmeno salutarmi. Non poteva trattarmi così. Lui sapeva sempre dove andavo. Con chi andavo. Perché andavo. E invece lui dove era, con chi era, ma soprattutto che stavano facendo di così segreto da non potermi neanche darmi un indizio?? E se era con una donna? No. Ne ero certa, lo sapevo. Senza ombra di dubbio era con una donna. Quel pensiero mi colpì come una secchiata di acqua fredda. Non potevo rimanere lì a consumarmi, mentre una donna qualunque sentiva il suo respiro sulla pelle. Quando una donna qualunque si muoveva tra le sue braccia marmoree!! Uscii  veloce dalla mia stanza da letto e mi catapultai giù per scale. Appena arrivai in salone, affannata come se avessi corso per ore, mi trovai puntati a dosso sei paia di occhi..... vaghi, come quelli di mio marito. Tutti conoscevano la verità. Tutti sapevano. Tutti coprivano Edward nel suo imbroglio, mentre io ero all’oscuro di tutto, e tutti non avrebbero detto una parola.

<< Tutto bene, Bella?>> mi chiese interrogativo Emmett. Che bugiardo! Glielo si leggeva in faccia che sapeva perfettamente come andava.... e perché andava in quel modo. Come tutto il resto della mia famiglia d’altronde. Bella famiglia!! << Si, si tutto bene....>> risposi altrettanto vaga. Se volevano giocare con me io ero prontissima a farlo. Detto questo mi catapultai nello studio di Edward e accesi il suo computer.....

Password.

 Quale poteva essere la password?? Guarda caso io non la sapevo! Iniziai  ad abbattermi e mi portai frustrata le mani alle tempie. Ero la più forte vampira della famiglia, ero probabilmente la più controllata neonata mai esistita al mondo, potevo estendere uno scudo protettivo per chilometri solo con l’aiuto della mia mente, e mi lasciavo battere da una sola, stupida, insulsa,insignificante, ma soprattutto sconosciuta parolina. La mia barca mi aveva letteralmente lasciato in  mare aperto.

Spensi il piccolo portatile e , presa da un’improvvisa illuminazione, mi fiondai in garage. Passai davanti alla decappottabile rossa di Rose, alla punto gialla di Alice e all’enorme Jeep di Emmett. Vicino alla Volvo nera di Carlisle e sua moglie, mancava quella metallizzata di Edward.

 Aveva preso la macchia: era andato lontano. Ma dove? Era evidente che non voleva che lo trovassi.

 

 

 

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Capitolo 2
*** CACCIA AL TESORO ***


 

CAPITOLO 2- CACCIA AL TESORO

 

Edward quella sera tornò più tardi del previsto, ed i dubbi e la paura di un presunto tradimento mi divorarono per tutta la giornata.

Aspettai mio marito sveglia, con il presupposto di fargli tutte le domande che mi erano ronzate in testa nel resto del giorno.

<< Dove sei stato?>> chiesi esitante. Pronunciai quelle parole ad occhi chiusi, con il terrore di capire dal suo sguardo, vago come la mattina, che mi stesse mentendo.

<< Ne abbiamo già parlato stamattina... sono fatti miei. È tardi. Sali in camera .>>

Non ascoltai tutto quello che mi disse, ero rimasta alla prima frase: “sono fatti miei”. Sentii l’ira montare e mi alzai di scatto dal divano del salotto, nella quale, vista l’ora, eravamo rimasti soli.

<< I fatti tuoi sono anche miei.>> dissi con voce crescente.

<<  Adesso basta Isabella siamo sposati, ma non siamo la stessa persona!>> Edward era rabbioso, ma mai quanto me.

<< ISABELLA?! Stai scherzando vero??>> chiesi guardandolo dritto negli occhi ambrati.  Rimanemmo per un po’ a fissarci. Dall’incontro dei nostri sguardi sembrava scaturire fuoco. << Io vado in camera>> disse poi mio marito voltandosi e salendo al piano di sopra. Non riuscivo a parlare, a seguirlo, o a trattenerlo. Ero immobilizzata. Immobilizzata dalla convinzione che mio marito avesse un’altra. Un’altra più bella di me. Un’altra che ora dormiva serena col pensiero che domani avrebbe rivisto il suo amante. Un amante che apparteneva a me. Ma ancora per poco.....

*

A distogliermi dalle mie sgradevoli fantasie, la mattina dopo, fu la tenera e materna voce di Esme: << Bella, tesoro, che fai sul divano?? Non mi dirai che hai passato qui tutta la notte??>> Mi guardai intorno. Avevo completamente perso la cognizione del tempo. Veramente avevo trascorso le ultime nove ore a rimuginare sulle pene inflittemi da mio marito??? << .....No Esme...non preoccuparti>> risposi svogliatamente << Dove è Edward??>> domandai improvvisamente mettendomi a sedere << E’ uscito molto presto. Doveva svolgere delle commissioni... o qualcosa di simile>> rispose senza rendersi conto di quanto poteva farmi stare male sapere di quelle “commissioni”!

<< Ah... ho capito>> dissi tentando di dare a queste parole un tono di completa noncuranza. Mi alzai e salii in camera. “Una cosa è certa!” pensai salendo le scale “ Se Edward aveva un’amante o comunque mi nascondeva qualcosa, io lo avrei  scoperto!” Arrivai nella nostra stanza e mi buttai sul letto. Da quale parte dovevo pur cominciare.

Allungai un braccio e aprii i primo cassetto del comodino di Edward. In effetti mi sentivo terribilmente in colpa a violare la sua privacy in questo modo, ma l’amore e la gelosia che provavo in quel momento nei suoi confronti, superavano ogni limite e alla fine ebbero la meglio sul mio buon senso.

Il cassetto era vuoto tranne che per un porta-oggetti di porcellana. Uno dei tanti regali ricevuti al nostro matrimonio, ma forse lui lo aveva dimenticato che eravamo sposati. Chissà perché si ostinava a conservare quel piccolo oggettino?! Che valore poteva avere più?!.

Richiusi il primo cassetto un po’ delusa, ma decisamente sollevata. Posai la mano sul pomello d’argento che apriva il secondo. Lo aprii piano, convinta di trovarci le prove, sgradevoli ma inevitabili del suo presunto, ormai quasi sicuro, tradimento. Tirai il pomello quel poco che bastava per vedere all’interno del comodino in legno. Esso conteneva una miriade di spartiti, una penna stilografica color avorio, altro regalo di matrimonio ormai senza valore per entrambi, e un pacco di carta da lettere, specifica per spedire gli inviti di matrimonio, il nostro. Ancora una volta un oggetto privo di valore. Sembrava che quel giorno tutto mi volesse ricordare che ero sposata con un uomo che mi tradiva deliberatamente. Cercai un po’ tra gli spartiti. Non sapevo neanche io che cercavo. Ma cercavo. CERCAVO. Cercavo furiosamente la mia disperazione in quei vecchi fogli ingialliti.

Ancora una volta la mia caccia al tesoro non andò a buon fine.

Aprii infine l’ultimo cassettino. Vuoto. Niente di niente.

Mi abbattei su grosso letto a baldacchino, comprato tanto per riempire la nostra camera. Ma con lui sempre fuori, sembrava più vuota che mai.

Appoggiai violentemente la testa sul grosso cuscino di Edward.

C’era qualcosa di strano.

Sbattei nuovamente la testa sul cuscino. Strano.

Strano, strano, strano.

Sollevai il grosso ammasso di piume d’oca foderato in seta.

Un biglietto, con una foto ed un indirizzo. La foto rappresentava una donna dai lunghi capelli bruni e gli occhi verdi, l’indirizzo probabilmente era il suo. Nel biglietto con calligrafia veloce e distratta era scritto “tutto secondo i piani”. Ma non secondo i miei.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** SPIA ***


 

CAPITOLO 3- SPIA

 

Dopo il biglietto, quella mattina, le mie indagini non proseguirono molto bene, perchè pur avendo molti ritagli di tempo in cui Edward era fuori casa, ero così sconvolta da quell’unica realtà scoperta da non riuscire a pensare ad altro. Chi poteva mai essere quella donna? Come conosceva Edward? Ma soprattutto, che cos'era che stava andando “ secondo i piani”???

Queste domande mi frullavano in testa come vortici e, per quanto volessi al più presto delle risposte, non ero abbastanza lucida per continuare le mie ricerche o comunque non ebbi il cuore, o meglio, il coraggio, di parlarne con Edward quella sera, quando di nuovo tornò a casa più tardi del solito.

Appena apparve sulla soglia di villa Cullen, gli andai cautamente incontro, salutandolo con un debole << Bentornato>>  << Grazie>> rispose freddamente posando sciattamente il cappotto su una sedia << Edward!!!!!>> urlò Alice correndo da lui << Menomale che sei arrivato devo farti vedere una cosa che ho fatto alla tua macchina>>  << D’accordo>> acconsentì Edward sorridendo sconcertato  << Oh ti piacerà vedrai>> lo rassicurò lei, agitando una mano come per liquidare la faccenda << Su seguimi>> e così dicendo lo prese per il braccio e lo portò in garage....

Ero di nuovo sola. Sembrava che il mondo complottasse contro di me, ma era anche vero che io stavo complottando contro Edward. Ma era per una giusta causa, no? Se mi tradiva, avrei avuto il diritto di sapere perché, vero?

Salii in camera e mi sdraiai sul grosso letto a baldacchino. A pensarci bene un modo per scoprire tutto, c’era. Era orribile, ripugnante, viscido, spregevole; ma c’era. Sapevo che mi sarei vergognata di me stessa un giorno. Avrei dovuto strisciare, nascondermi, mentire....spiare.

Avrei dovuto liquidare ogni tipo di domanda da parte della mia famiglia, o rispondere con una tale astuzia da non farmi scoprire neanche da tipi intuitivi come Carlisle o Jasper....tipi come Alice.

Ma se era l’unico modo, si, lo avrei pedinato.

Passai tutta la notte in camera, senza alzarmi dal letto, nascosta nella penombra, ascoltando il tocco delicato delle dita di Edward sul pianoforte al piano di sotto.

Ma soprattutto passai la notte ad ascoltare la voce della mia coscienza, che mi pugnalava al cuore, parlandomi ininterrottamente di quando fosse schifoso e viscido quello che avrei fatto il giorno dopo.... come se non lo sapessi già.

Non so quante ore passai a rimuginare tra me e me, fatto sta che passai nuovamente una notte intera, pensando a ciò che ci stava accadendo.

A interrompere il mio filo di pensieri, alle 6:00 del mattino, fu la voce di Edward che salutava Rosalie: << Ciao Rose. Io esco. Mi raccomando non dirle dove sono andato>>

Rumore di passi. Chiave nella porta che si apre con un leggero cigolio. Porta che sbatte. Porta del garage. Motore della Volvo. Silenzio.

Era uscito. E per l’ennesima volta IO non avrei dovuto saperlo.  Basta! Non potevo più sopportarlo!

Mi alzai di scatto e scesi silenziosamente al piano di sotto, sperando di non trovare nessuno a bloccarmi la strada. Dovevo sbrigarmi. Ecco la porta era davanti a me. Allungai la mano.

 << Bella! Dove vai a quest’ora del mattino?>> chiese Emmett.

Certo Edward poteva uscire quando voleva e nessuno gli chiedeva mai spiegazioni, invece io.....

<< Niente vado a trovare Jake. E’ da molto che non lo vedo!>> mentii prontamente e, senza aggiungere altro o aspettare una risposta, uscii all’aperto.

Mio marito non era l’unico ad avere il diritto di fare il vago.

Corsi in garage e presi la mia macchina “del dopo”: uno dei tanti regali di Edward. Che rabbia!

Accesi il motore a tutta velocità seguendo le impronte lasciate dalla sfarzosa macchina argentea sul terreno fangoso di Forks.

Dopo appena dieci minuti di strada boscosa la vidi. La Volvo era davanti a me. E fu in quel momento che ringraziai che la mia macchina avesse i vetri oscurabili neri e che Edward, nel suo modo di guidare spericolato e frettoloso, non guardasse mai lo specchietto retrovisore. Continuai a  pedinarlo, mantenendomi però ad una certa distanza. Mi sentivo una stupida. Ma forse era quello che ero.

Edward parcheggiò con classe ed entrò in un elegante bar ottocentesco. Aspettai un po’ prima di scendere dall’auto e appostarmi vicino il vetro della caffetteria, sbirciandone l’interno.

Ero arrivata al momento giusto a quanto pareva.  MIO marito stava conducendo la donna dai capelli castani e gli occhi verdi ad un piccolo tavolo appartato, per poi abbracciarla calorosamente come non aveva mai abbracciato me. MAI!

 

 

 

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Capitolo 4
*** COMPLICE ***


 

CAPITOLO 4- COMPLICE

Salve! Questo capitolo l'abbiamo fatto un po' più comico per smorzare la tensione del presunto tradimento. Buon lettura e recensite!! ;)

 

Presi la strada di casa quando vidi che anche Edward e la donna stavano lasciando il bar.

Arrivai a casa e sprofondai in un buco nero.

 Non riuscivo a pensare a ciò che mi aveva fatto quel viscido verme. Mi tradiva deliberatamente e non aveva neanche il coraggio di lasciarmi o almeno di dirmelo. Ma lo avrei ripagato con la sua stessa carta: se lui mi tradiva, sarei stata io a lasciarlo... anzi no, occhio per occhio, dente per dente.... se lui mi tradiva, io lo avrei tradito... o meglio, sarebbe stato quello che gli avrei fatto credere...

Però mi serviva un complice.

Qualcuno che mi avrebbe baciata e abbracciata davanti a lui. Qualcuno di credibile. Qualcuno dalla quale Edward se lo sarebbe potuto aspettare. Qualcuno che non mi avrebbe mai detto di no...

.....

<< NO!NO!NO! mille volte NO!>>

<< Eddai Jake!! Che ti costa?!?>>

<< No aspetta fammi capire: io dovrei fingere di stare con te, chiamasi “imbroglio”, trascurare il branco e farmi odiare dai Cullen, chiamasi “sconveniente”, e farmi picchiare da un vampiro di 1.80, chiamasi... “ASSOLUTAMENTE NO!!” solo perché tuo marito abbracciava un'altra?!?! NON SE NE PARLA!!!>>

<< e suuu!!! Prova a pensare ai lati positivi della situazione!>>

<< dimmene uno?>>domando il licantropo scettico mettendo le mani ai fianchi

<< beh, prima di tutto passerai un sacco di tempo con...ME!>> tentai speranzosa sorridendo.

Alzò un sopracciglio.

<< E SUUU!!>> ripetei sconsolata << pensaci!>>

<< okkey ci penso....>> disse fingendosi pensieroso voltando leggermente la testa << NO!>> rispose seccamente un secondo dopo tornando a rivolgersi a me.

<< pensa a tutto quello che io ho fatto per te!>> dissi sperando di apparire convinta più di quanto non lo fossi in realtà

<< vediamo>> disse Jacob << allora... mi hai salvato dall’annegamento... no aspetta quello ero io... e perché l’ho fatto?? Perche Edward ti aveva piantata in asso! Questa storia non mi è nuova, Bella.  CATEGORICAMENTE NO! Ti proibisco fermamente di coinvolgermi nel tuo stupido piano >>

<< ANDIAMO!!>> esclamai cercando di liquidare la faccenda<< ci divertiremo un sacco>>

<< come vedo non ti è chiaro il concetto di ferma proibizione>> disse il mio migliore amico

<< D’ACCORDO!>> dissi girandomi << farò da sola, infondo, a che cosa servono gli amici>>

<< si è quello che dico sempre anch’io>> tentò Jake sorridente, cercando di spingermi verso l’uscita del garage.

Camminai per qualche secondo << ... sono a metà stradaaaaa!!!>> Gli ricordai quando fui vicina alla mia  macchina parcheggiata davanti casa sua.

Jacob sospirò quando mi voltai supplicante. << se ti aiuto la smetti di fare queste idiozie!?>> chiese

<< AAAAHHH!!! Lo sapevo che avresti accettato!!! GRAZIEEE!!!!!!!!>> urlai saltandogli addosso.

E per la prima volta da quando cominciai a nutrite dei sospetti sulla fedeltà di Edward, mi sentii speranzosa.

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** CONTRATTACCO ***


 

CAPITOLO 5- CONTRATTACCO

 

Quella sera, tornata a casa, sedetti sul bordo dell'antico letto a baldacchino e aspettai mio marito.

Pff... “marito”. Mi sembrava ridicolo vederlo ancora così. Un sorriso amaro mi increspò le labbra. Ridevo. Non so se di me o di lui. Ma ridevo.

Un cigolio mi distolse dai miei infelici pensieri e lo scricchiolio dei mocassini di Edward sul vecchio parquet mi riportò definitivamente alla scomoda realtà.

<< Ben tornato >> dissi con un filo di voce cercando di evitare il suo sguardo.

<< Che hai fatto oggi? >> mi chiese distratto, mentre adagiava la sua giacca grigia sull'appendi-abiti dietro la porta di mogano.

<< Ehm... niente di particolare >> mi affrettai a rispondere decidendo che non accennare al mio incontro con Jacob sarebbe stata la soluzione migliore. Per ora. << Tu? >> domandai curiosa e speranzosa allo stesso tempo, alzando finalmente gli occhi per guardare in faccia la causa dei miei tormenti.

<< Nulla >>

Nulla. Sempre quella la risposta. Non succedeva mai nulla. Eppure io sapevo che dietro quel nulla c'era qualcosa. Qualcosa di grosso. Qualcosa di brutto.

<< Edward... >> mi sdraiai sul letto e mi voltai verso di lui.

Era maledettamente bello immerso nella lettura del suo libro. Sembrava una statua greca scolpita nel marmo più bianco e pregiato.

<< Si? >> chiese distrattamente senza distogliere minimamente lo sguardo dal suo volume.

<< Niente... >>

Forse ero stupida eppure in quel momento per un attimo sperai che si sarebbe voltato verso di me e sinceramente interessato mi avrebbe supplicato di dirgli cosa andava storto. Che avrebbe tentato di instaurare un dialogo, come non facevamo da tanto tempo ormai. Forse non si accorgeva che continuavo a fissarlo e non mi degnò di uno sguardo. Lo sentivo distante kilometri.

Non credevo che sarei mai arrivata a tanto, ma quella situazione mi stava facendo impazzire.

<< Vado in bagno >> mi alzai ostentando noncuranza. Non rispose. Che novità.

Appena entrai nella piccola stanza di mattonelle azzurre, mi cacciai dalla tasca una foto stropicciata del mio migliore amico. Quella situazione doveva finire e l'unico modo era appellarmi alla pazienza e alla benevolenza di Jacob. Presi una stilografica nera e scrissi accuratamente in una svolazzante grafia femminile “ A dopo amore mio” sul retro dell'immagine. La lasciai sul lavandino. Domani, quando Edward si sarebbe andato a preparare per incontrare la sua nuova donna l'avrebbe visto. Forse era banale, ma non ero esperta di tradimenti. Io.

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