“Ehi, Luke!”

“Gira al largo, Lorelai” sbuffò lui.

“Qualcuno si è alzato con il piede sbagliato, stamattina?” tentò ancora lei, con un sorriso.

“Ti ho detto di girare al largo, ho da fare!”

“Che cosa, spalare la neve?”

“Ma che spirito d’osservazione… dovresti fare l’investigatore privato” ribatté lui in tono sarcastico.

“Sei più acido di una donna con le mestruazioni, lo sai?”

“Grazie.”

“Non dovresti darti tanta pena. Dicono che oggi nevicherà di nuovo, e allora l’ingresso sarà di nuovo ostruito.”

“Lo sai cosa mi piace di te, Luke?” gli sussurrò, allontanando appena le labbra da quelle di lui.

“Fammi indovinare: il mio caffè.”

“Anche. Ma la cosa che mi piace di più è che sei sempre imbronciato.”

“Di norma è questo che fa scappare la gente” osservò lui.

“No, a me piace. Davvero!” aggiunse con enfasi all’occhiataccia di lui.

“Sentiamo, perché ti piace vedermi imbronciato?”

“Perché così sono sicura che ogni sorriso è sincero” rispose Lorelai con semplicità, baciandolo ancora.

Luke si asserragliò nel suo appartamento, completamente furioso. Odiava i compleanni. Specialmente il proprio. E Lorelai lo sapeva. Eppure aveva organizzato una festa a sorpresa alla quale aveva invitato tutti i cittadini di Stars Hollow.

“Aprimi, ti devo parlare.”

Luke aprì di scatto la porta. “Tu sai che odio le feste, eppure non ci hai pensato due volte, prima di mettere su questa pagliacciata!”

“Non è una pagliacciata, è una festa!”

“Lorelai” riprese lui, cercando di darsi un contegno. “Taylor e Kirk sono vestiti da Muppets. È una pagliacciata.”

“Però è divertente.”

“Luke, tu hai mai desiderato dei bambini?”

“Bambini? Certo che no! E’ naturale.”

“Secondo me chi non desidera avere dei figli non è normale.”

“A volte nemmeno chi li desidera è normale. Insomma, tu desideri un figlio?”

“Perché no?”

“Appunto! Tu ne desideri, e non sei del tutto normale.”

Lorelai sorrise. “Perché non vuoi avere dei bambini?”

Luke fece spallucce. “Beh, avere dei bambini è complicato. Insomma, devi accompagnarli a scuola, fare il bucato, portarli alle partite di baseball… e poi devi trovare la persona giusta. E trovare la persona giusta è dannatamente…”

“…difficile?”

“Raro” la corresse, guardandola negli occhi.

“Sai qual è il mio supereroe preferito?”

“No, quale?”

“Muffin-Man.”

“Esiste un supereroe che si chiama Muffin-Man?”

“L’ho inventato io quand’ero piccola. Pensavo a lui ogni volta che mangiavo un muffin.”

“Tu non mangiavi muffin, da piccola.”

“E tu che ne sai?”

“Conosco tua madre. Non mi sembra un tipo da muffin.”

“Beh, comunque io ero innamorata di Muffin-Man, e…”

“Ma se non esiste!”

“Certo che esiste! Comunque, io ero innamorata di lui, e ho fatto una promessa a me stessa: sposerò soltanto un uomo capace di fare i muffin.”

“E allora?”

“Tu li sai fare i muffin?”