Endless Love

di Ariel Bliss Russo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Without you .. I'm not nothing. ***
Capitolo 2: *** Strange dream.. ***
Capitolo 3: *** Non dirmi addio. ***



Capitolo 1
*** Without you .. I'm not nothing. ***


Without you .. I'm not nothing.

Buio. Lassù, regnava un silenzio prepotente, rotto solo dal suono dei clacson, dal rombo dei motori di auto e moto, dal ronzio indistinto di voci, dal verso ripetitivo delle cicale. Il cielo blu, scuro e pieno di stelle come tutte le notti, in quel momento pareva viola, cupo, pieno di nubi che oscuravano la luna e i piccoli luccichii che le si distendevano attorno. Minacciava di piovere. Quel pensiero passò rapido nella mia mente, ma si cancellò subito. Non era importante come gli altri. Avrebbe piovuto? Pioggia, acqua, mi sarei semplicemente bagnata. Il terrazzo, dov’ero io in quel momento, era pieno di quelle turbine collegate ai condizionatori degli appartamenti sottostanti. Facevano rumore, ma come il resto pareva muto, spento, come se non lo sentissi davvero. Il mio mondo pareva immerso in quel silenzio continuo, immortale. Ormai da due anni. Avevo provato con tutta me stessa a reagire, a uscire dal mio piccolo e vuoto universo e apprezzare ciò che mi circondava. Ma non aveva senso. Non ci ero riuscita. Più provavo a ridere, più una parte di me moriva. Più mi sforzavo di uscire dalla solitudine più cupa, più ci cadevo dentro. Perché ogni passo avanti voleva dire tre indietro. Perché ogni gesto, senza un piccolo sforzo di volontà, era nullo. Perché ormai avevo capito che per dare un senso alle mie azioni, avevo bisogno di te. Che anche se ciò che ci era successo era privo di logica, non mi importava. Che tutta quella confusione mi faceva impazzire, se tu non eri lì con me ad abbracciarmi. Che per non sentirmi sola avevo bisogno delle tue carezze, dei tuoi sorrisi. Che per sentirmi amata, avevo bisogno dei tuoi baci, anche se solo nei miei sogni, del tuo amore. Dello stesso amore che io, per paura, avevo rifiutato. Di un amore che si era inseguito per secoli, che mi aveva sempre ucciso, ma che stavolta mi aveva risparmiato. Tutte le volte che tu mi avevi amato, mi avevi vista morire. Tutto il tempo infinito che avevi usato per vagare in questo mondo, cercandomi, trovandomi, per poi vedermi scomparire di nuovo. Cos’era la mia paura, in quel momento, in confronto a tutte le volte che morendo ti ho spezzato il cuore? Qualcosa di stupido, che mi ha permesso di perderti. L’unica volta che avrei potuto essere davvero felice.. ho rinunciato. In fondo, chi crederebbe al ragazzo che si ama, se quello ti dice di essere immortale? Se ti dicesse che tu ti reincarni ogni diciasette anni, per poi morire dopo un piccolo bacio? Dopo esserti innamorata sempre di lui, in ogni vita, in posti ed epoche diverse? E che in quella vita, sareste potuti stare insieme solo senza baciarvi davvero? Ho avuto paura.. paura di tutto. Paura di essere davvero un ragazza che rinasce nei secoli. Paura che tu sia davvero ciò che dici di essere. Paura di morire di nuovo, se tutto fosse stato vero. Ma soprattutto, ciò che non avevo capito prima, ma che capivo in quel momento, era che la paura più grande era quella di perderti. Perché l’amore è così.. grande, immenso, ma fragile. Basta così poco, che tutto si rompe. E in quel momento, il tempo pareva fermarsi, mentre tutti quei rimorsi mi uccidevano secondo per secondo. Tu l’avevi uccisa. Avevi ucciso la fonte delle mie continue morti. L’avevi fatto per il nostro futuro. Ed io? Cosa avevo fatto? Ti avevo voltato le spalle, dicendo di voler essere normale, di poter far tornare tutto come prima. Ma la realtà era che non aveva senso per me essere normale, se dovevo rinunciare a te.  Se solo non fossi stata così stupida. Se solo avessi provato, anche solo per un istante, a pensare quanto sarebbe stata buia e dolorosa la vita senza di te.. non ti avrei mai detto di lasciarmi andare. Ma l’avevo fatto. Le conseguenze, avevo già capito, erano terribili. Come se, dopo momenti di luce e amore, la mia intera vita fosse sprofondata negli abissi più bui. Oramai non sapevo più cos’era la luce. Quella vera, che ti riscalda fino in fondo. L’avrei ritrovata solo ritrovando te, se mi era ancora possibile.

-Daniel..- sussurrai al vento. Sentire il tuo nome fra le mie labbra, rendeva un po’ più concreta la possibilità di riaverti accanto a me.

-Karen..- sentì alle mie spalle, sussultando. I rumori non mi avevano ifluenzata fino a quel momento. Perché quello non era un rumore come un altro. Non era una Voce come un’altra. Quella.. era la Sua voce. Mi girai lentamente, come se facendolo troppo velocemente avrei fatto sparire quella proiezione che pareva reale. Eppure, girandomi, era lì. Sotto la pioggia che aveva iniziato a cadere senza che io me ne accorgessi. Alto, d’una bellezza assurda, capelli color bronzo bagnati e incollati al viso, piccoli riccioli ancora visibili. Occhi verdi, profondi, stupendi, parevanno illuminarsi quando incrociavano i miei. Naso perfetto e labbra carnose e rosse. La felpa nera, i jeans strappati dello stesso colore zuppi di pioggia erano incollati al corpo d’un Dio, magro e scolpito, e gli anfibi neri ai piedi. Daniel.. pareva una visione, troppo bello per esistere realmente, troppo bello per amare proprio me, io troppo stupida e ingenua per meritare il suo amore.

Mosse qualche passo, azzerando la distanza fra di noi. Da quanto sognavo quel momento? Da sempre. Cosa dovevo fare? Forse, chiedergli scusa per quanto sia stata stupida, per quanto abbia sbagliato ad abbandonarlo, e di quanto mi sia mancato tutto di lui. I suoi occhi, i suoi capelli, il suo corpo sul mio, le sue labbra che mai avevano toccato le mie, i suoi sorrisi. Invece, con voce tremante, diedi la parola alla parte del mio carettere arrogante e impulsivo: -Che ci fai qui?-. Mi pareva di averlo appena sussurrato, ma lui aveva sentito perfettamente.

-Mi hai chiamato tu..- rispose semplicemente, rimanendo serio. Dai suoi occhi traspariva sincerità, felicità nel rivedermi, ma anche la tanta tristezza e solitudine che io gli avevo recato.

-E’ da tanto tempo che ti chiamo, Daniel.. perché sei venuto solo ora?- ecco, stavo ricominciando con tono accusatorio. Come se fosse colpa sua.. lui non potrebbe mai sbagliare! E’ stata colpa mia. L’ho perso, e vedendolo di nuovo davanti a me in quell’istante, avevo paura che se ne andasse di nuovo.

Alzò debolmente la mano bagnata e la poggiò sulla mia guancia, ma quel tocco parve così caldo.. mi trasmetteva gli stessi brividi di sempre.. non per il freddo, ma perché era semplicemente lui a toccarmi. I suoi occhi mi leggevano dentro, come avevano fatto tanto tempo prima, quando non sapevo niente, quando eravamo felici.

-Non ti ho mai lasciata sola Karen.. ti sono sempre stato vicino, senza farmi vedere.. le volte in cui mi chiamavi, beh.. dovevo accertarmi che tu mi volessi davvero. Ho sbagliato.. in tutto.. ho agito solo per puro egoismo, solo per avere te.. per poterti amare come- si bloccò un attimo, scrutando il mio viso -..come non sono mai riuscito a fare prima, quando ti perdevo ogni volta..-

Quelle parole fecero accellerare il mio cuore inevitabilmente, come succedeva ogni volta. Il mio viso non era bagnato solo dalla pioggia, ma anche da lacrime silenziose che si confondevano con quelle del cielo. La presa della sua mano si fece più forte e mi fece avvicinare a lui, fino a quando le sue braccia mi circondarano la vita, cullandomi dolcemente come se cantasse una ninna nanna.

-Non darti tu la colpa.. è successo tutto a causa mia e della mia stupida paura.. ho capito solo ora che non era il passato a terrorizzarmi, ma un possibile futuro senza di te, che ho sperimentato e con cui non voglio più avere a che fare.. mai, mai più..- dissi, con la voce soffocata dalla sua felpa. Lo sentì accarezzarmi i capelli, poi mi alzò il viso e mi guardò dicendo: -Se tu vuoi, io ci sarò in ogni secondo della tua vita.. per sempre.. devi volerlo tu..- lo interruppi, prima che continuasse con ciò che già sapevo.

-Fino a quando morirò.. e non ti potrò stare davvero vicino, Daniel.. perché siamo diversi..-. Lo vidi sorridere, dolce, mentre mi spostavano i capelli bagnati dal viso.

-Sai che giorno è oggi?- mi chiese, confondendomi. Certo che lo sapevo.. era il 29 Gennaio, e..

-La mezzanotte è passata.. ho diciassette anni adesso..- dissi debolmente fra me, per poi guardarlo. Lui annuì, senza mai lasciarsi scappare quell’aria dolce e sexy che adoravo.

-Esatto.. quando ti ho detto di aver ucciso la fonte delle tue morti precedenti..- cominciò, cercando di non spaventarmi, ma io annuì, e lui continuò: -Non ti ho detto che, dopo i diciassette anni, i Reincarnati diventano Immortali..- lo sentì trattenere debolmente il respiro, per farmi digerire la notizia. Io.. Immortale?

-Vuoi dire che.. io non.. non morirò mai?-. Annuì.

-E.. che tu ed io.. staremo davvero insieme per sempre.. senza essere diversi.. senza aver paura di perderci?-. Con un sorriso stupendo e abbagliante persino in una nottata nera e piovosa come quella, annuì. Sarei potuta rimanere scioccata, ferma a pensare, tremare di paura, addirittura respingerlo e dirgli che era pazzo.. ma dopo averlo perso una volta, non volevo rischiare di nuovo. Feci salira le mani sul suo petto forte e muscoloso, per poi fermarmi alle sue spalle e avvicinarmi. Le nostre fronti si sfiorarono, mentre sussurrammo l’uno il nome dell’altra.. e poi ci baciammo. Fu qualcosa di irreale e fantastico, mi si mozzo il respiro e il cuore prese a galoppare così velocemente che avevo paura mi uscisse dal petto. Mi avvolse più forte a sé con le braccia attorno alla vita, mentre il bacio si faceva più profondo e passionale, nell’aria si sentiva tutto ciò che avevamo provato stando lontani e che ora ci manteneva forti e uniti. Avevamo tanto tempo per stare insieme, io ne avevo altrettanto per capire meglio ciò che eravamo, ma quello che in quel momento era davvero importante era stare insieme a lui.

-Ti amo..- mi sussurrò, quando ci staccammo un attimo per riprendere fiato.

-Ti amo anch’io..- gli dissi con gli occhi lucidi, mentre la pioggia bagnava i nostri volti legati da quel bacio eterno, senza fine.

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Capitolo 2
*** Strange dream.. ***


..Strange dream..

L’abisso.
L’oceano.
Il mare.
L’acqua.
Le onde.
Troppo vasto per me che lo guardo e non lo guardo davvero.
Ho solo gli occhi persi nel vuoto, un vuoto costituito dalla distesa d’acqua che ho di fronte a me.
Stacco lo sguardo, osservo ciò che c’è intorno.
In alto, piccoli fasci di luce, figure antiche che mi scrutano, altre come fari mi indicano la via.
Ma sono sola.
Non c’è nessuno lì.
Giro il viso, prima a destra, poi a sinistra.
Niente.
Solo il mare che lambisce con le sue onde la sabbia granulosa costretta, nel suo ciclo,
ad essere bagnata e fredda di notte, asciutta e calda, da bruciare i piedi, di giorno.
Il vestito azzurro, con qualche piccolo ricamo di fiori dello stesso colore,
fascia il mio corpo lasciando scoperte le braccia e sfiorandomi dolcemente le ginocchia,
una carezza.
E’ il vento, dolce, leggero, che esplora il mio corpo e lo rigenera con la brezza marina della notte.
Si, è mezzanotte inoltrata.
La luna è la mia unica lampadina, piena e splendida nel suo momento di gloria.
Passi.
Attutiti dalla sabbia, ma dietro di me sento il rumore di passi.
Mi giro, lentamente, il vento frustra i miei capelli lunghi e i miei occhi turchesi riflettono la luce.
Ciò che mi appare davanti, mi si imprime nella memoria con forza e prepotenza,
e io non faccio nulla per impedirlo.

-Finalmente..- disse lui, con sguardo dolce.

Sorrisi. -Ti aspettavo..-

 Un trillo lontano, proveniente dal mare, mi scosse...

  

… e mi fece svegliare per costringermi a uscire dalle coperte e prepararmi per l’ultima,
noiossima giornata di scuola prima del riposo assoluto chiamato “vacanze estive”!
Infastidita per essere stata interrotta in un momento stupendo con un ragazzo
che magari poteva essere quello della mia vita (e se fossi stata sveglia avrei riso), diedi un colpo secco al pulsante sopra la sveglia e
la feci tacere.
Mugugnai qualcosa di incomprensibile persino alle mie orecchie e coprì la testa con il cuscino.
-Aveline.. tesoro! Scendi, o farai tardi a scuola!-.
Potevo dare un colpo in testa a mia madre per far tacere anche lei? No, decisamente.
Perciò rinunciai all’idea di stare a letto, mi alzai e aprendo l’armadio, mi concentrai su quello che dovevo indossare.
“Infradito.. ci sono. Pantaloncini grigi.. ci sono. Magliettina azzurra.. c’è..”.
Mi tornò in mente un particolare del sogno, così vivido da bruciarmi ancora nella mente,
dove indossavo un vestito aderente e azzurro della stessa tonalità della maglietta.
Scossi la testa, e con essa i miei bei capelli ondulati, biondi e lunghi.
Sistemai tutto sul letto e andai in bagno a rinfrescarmi per bene.
Una volta fatto e indossati i vestiti, passai al trucco.
L’ombretto grigio sfumato e la matita lilla passati con mano esperta facevano risaltare
i miei occhi color turchese a dispetto della carnagione chiara e lucente.
Mi sentivo bene e anche carina.
Cosa molto rara.
Una rapida passata di lucidalabbra ed ero già sotto in cucina
con la tracolla per i pochi libri da portare.
-Ciao mamma, ciao papà, ciao Max! Vado a scuola!- dissi, cercando di mostrarmi spensierata.
La verità era che quel sogno mi era rimasto troppo impresso e sembrava troppo vero.
-Non fai colazione?- mia madre preoccupata si girò a guardarmi.
-No no, in caso prendo qualcosa al bar con Lia..- uscì di casa, finalmente libera dai loro sguardi.
 

A scuola, tutti fremevano d’eccitazione e parlavano dei loro progetti per le vacanze.
Io non ne avevo ancora.
Posai la borsa in classe e uscì nel cortile brulicante di studenti.
-Ehilà Avy!- Lia mi salutò con il suo solito sorriso.
-Ehm.. Lia, ciao!-.
-M.m.. qualcosa non va.. che è successo?- disse, scrutando la mia espressione.
Feci una finta risata.
-Non è niente.. sono felice perché la scuola sta finendo..-
-Oh, si certo, raccoltalo a qualcun altro..-
Mi morsi il labbro e la guardai.
-Ecco.. ho fatto un sogno strano stanotte..-
-Alt! Questa storia dei sogni.. non è nuova.. dai dimmi tutto!- concluse seria.
Non era la prima volta.
Mi era già successo di fare sogni del genere.. ma non proprio uguali.
Una volta ad esempio, avevo sognato che la vecchia depandance accanto
al magazzino non lontano da scuola bruciasse,
e qualche giorno dopo avevamo visto dalle finestre il fumo innalzarsi
e ricoprire un porzione piccola di cielo con nuvolette scure
che si dissolsero solo dopo che i pompieri avevano eliminato l’incendio.
-Nessun disastro stavolta.. solo… riguardava me..- inziai scoccandole un occhiata.
Alzò un sopracciglio, voleva di più - .. e un ragazzo..-.
Saltò su con un espressione estasiata sul viso -Tutti.i.dettagli!-.
Roteai gli occhi e cominciai a raccontarle tutto.
 Ma quello che volle sapere con esattezza era l’aspetto del ragazzo.
-Mm.. capelli disordinati e scuri, occhi color cioccolato,
poteva avere un anno in più di me, fisico slanciato e muscoloso..
e il suo viso era stupendo, i tratti affilati e morbidi,
la bocca carnosa formava un sorriso da farti mancare il fiato
e aveva denti bianchissimi e dritti…-
-.. insomma, il tuo tipo! Un misterioso ragazzo super sexy
che ti appare nei sogni e ti sorride..- prese a fare teatralità
ed espressioni buffe sul viso che mi fecero ridere piacevolmente.
-Appunto.. nei sogni!-.
 Mentre parlavo passavo in rassegna i volti conosciuti del cortile.
Compagni di classe, amici d’infanzia, gruppi di varie uscite e.. sgranai gli occhi.
Lui era lì!
Riconobbi subito tutti i tratti appena descritti a Lia rispecciarsi
in un ragazzo sfuggente passato nel corridoi davanti alla porta del cortile.
Strattonai il braccio della mia amica e la costrinsi a correre dietro di me.
Coninuava a chiedere cosa fosse successo, ma non le davo retta.
“Bene.. è scomparso!” agitai le braccia sbattendole sulle gambe.
Sicuramente me l’ero immaginato.
 

Dopo una giornata intensa, urla di gioia al suono dell’ultima campanella
e pomeriggio a casa davanti all’armadio, mi preparai per la festa al mare.
Una cinquantina di ragazzi si riunivano lì per divertirsi e concendersi puro
relax dopo un anno pieno di stress.
E me lo concessi anch’io.
-Aveline! Stai benissimo!!- urlò Lia venendomi incontro.
Mamma, con mia grande sorpresa, mi aveva comprato un vestitino nuovo,
azzurro, aderente e stretto in vita per poi frusciare giù come una gonna fino alle ginocchia.
Un vestito identico a quello del sogno.
La festa durò tantissimo e ci divertimmo come matti
a ballare intorno al fuoco e ridere, ridere, ridere, fino a mezzanotte inoltrata!
Mezzanotte..
Mi scusai con gli altri, allontanandomi in una zona del mare più isolata.
Mi fermai davanti al mare.
Tutto come il sogno..
Il mare, la sabbia, le stelle, la luna..
Mi sentivo calma pur sentendo che i battiti del mio cuore erano aumentati.
Sentì un movimento dietro di me e istintivamente mi girai.
Era lui.
Lo stesso ragazzo del sogno.
Eravamo entrambi un po’ confusi, almeno io mi sentivo
così e leggevo la stessa espressione sul suo viso.
L’una di frontre all’altro.
Sospirai. 

-Finalmente..- disse lui, con sguardo dolce.

Sorrisi. -Ti aspettavo..-

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Capitolo 3
*** Non dirmi addio. ***


Non dirmi addio.

-Hai così tanto da dare al mondo.. - disse. -E lui ha così tanto da farti vedere. Non lasciare che le cose futili influenzino il tuo modo di essere. Vivi. Vivi e non pensare solo alle conseguenze, affrontale quando sarà il momento.-
Distolsi lo sguardo. -Cosa mai potrei dare al mondo se mi sento così vuota?- risposi. -Se devo vivere, come dici tu, e affrontare le conseguenze delle mie azioni quando si presenteranno, allora una di quelle ce l'ho davanti-.
Volsi lo sguardo al suo viso, incrociando il mio sguardo con il suo. -Ho scelto di stare con te- proseguì -e qualunque sia il prezzo o le difficoltà che ne derivano non mi importa. Se questo discorso è una delle conseguenze della mia scelta, è così che rispondo: ovunque tu andrai, io ti seguirò. Qualunque scelta tu prenda, qualunque strada tu decida di percorrere..- chiusi gli occhi per impedire alle lacrime di uscire, poi tornai a guardarlo -sappi che incrocerà sempre
la mia. Che sia un caso o che sia premeditato. Ci sarò sempre, anche se tu non vuoi che sia così.-
Lui mi abbracciò, senza darmi il tempo di reagire. Poggiai la testa sul suo petto e ascoltai, in quel silenzio colmo di parole non dette ed emozioni represse, i battiti forti e veloci del suo cuore. Pensare che battesse in quel modo per me, mi diede la forza di allontanarmi da quell'abbraccio triste e incrontrare una distesa grigia di nuvole pronte per il temporale. Restammo a guardarci per un pò, poi lui parlò.
-Ti amo. Lo farò sempre.-
Annuì. -Lo so-
Mi rubò una carezza sulla guancia, e io avrei voluto premere di più la mia pelle su quella mano, per tenere sempre a mente il ricordo di quel tocco. Avrei voluto intrecciare la mia mano fra quei capelli dorati e giocarci per ore.
Avrei voluto perdermi in quegli occhi tempestosi e schiudere le labbra sulle sue, mordicchiarle, sentire il suo respiro sul viso. Ma mi imposi di rimanere immobile. Non potevo lasciarmi andare.
Non in quel momento.
Non alla fine di tutto.
E all'inizio di altro.
Quando abbassò la mano, mi sentì più vuota di quanto già non lo ero.
-Addio Cassie- disse. E sparì davanti ai miei occhi.
Chiusi gli occhi, sentì rieccheggiare i battiti del mio cuore infranto per qualche secondo. Poi caddi sulle ginocchia, prendendomi il viso fra le mani, e piansi finchè il mio corpo me lo permise.
Piansi perchè un giorno ci saremmo rincontrati.
Piansi perchè sapevo che quell'addio non era per sempre.
Piansi perchè, pur sapendo tutto questo, il mio cuore piangeva con me.

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