Without you .. I'm not nothing.
Buio. Lassù, regnava un
silenzio prepotente, rotto solo
dal suono dei clacson, dal rombo dei motori di auto e moto, dal ronzio
indistinto di voci, dal verso ripetitivo delle cicale. Il cielo blu,
scuro e
pieno di stelle come tutte le notti, in quel momento pareva viola,
cupo, pieno
di nubi che oscuravano la luna e i piccoli luccichii che le si
distendevano
attorno. Minacciava di piovere. Quel pensiero passò rapido
nella mia mente, ma
si cancellò subito. Non era importante come gli altri.
Avrebbe piovuto? Pioggia,
acqua, mi sarei semplicemente bagnata. Il terrazzo, dov’ero
io in quel momento,
era pieno di quelle turbine collegate ai condizionatori degli
appartamenti
sottostanti. Facevano rumore, ma come il resto pareva muto, spento,
come se non
lo sentissi davvero. Il mio mondo pareva immerso in quel silenzio
continuo,
immortale. Ormai da due anni. Avevo provato con tutta me stessa a
reagire, a
uscire dal mio piccolo e vuoto universo e apprezzare ciò che
mi circondava. Ma
non aveva senso. Non ci ero riuscita. Più provavo a ridere,
più una parte di me
moriva. Più mi sforzavo di uscire dalla solitudine
più cupa, più ci cadevo
dentro. Perché ogni passo avanti voleva dire tre indietro.
Perché ogni gesto,
senza un piccolo sforzo di volontà, era nullo.
Perché ormai avevo capito che
per dare un senso alle mie azioni, avevo bisogno di te. Che anche se
ciò che ci
era successo era privo di logica, non mi importava. Che tutta quella
confusione
mi faceva impazzire, se tu non eri lì con me ad
abbracciarmi. Che per non
sentirmi sola avevo bisogno delle tue carezze, dei tuoi sorrisi. Che
per
sentirmi amata, avevo bisogno dei tuoi baci, anche se solo nei miei sogni, del tuo amore. Dello
stesso amore
che io, per paura, avevo rifiutato. Di un amore che si era inseguito
per
secoli, che mi aveva sempre ucciso, ma che stavolta mi aveva
risparmiato. Tutte
le volte che tu mi avevi amato, mi avevi vista morire. Tutto il tempo
infinito
che avevi usato per vagare in questo mondo, cercandomi, trovandomi, per
poi
vedermi scomparire di nuovo. Cos’era la mia paura, in quel
momento, in
confronto a tutte le volte che morendo ti ho spezzato il cuore?
Qualcosa di
stupido, che mi ha permesso di perderti. L’unica volta che
avrei potuto essere
davvero felice.. ho rinunciato. In fondo, chi crederebbe al ragazzo che
si ama,
se quello ti dice di essere immortale? Se ti dicesse che tu ti
reincarni ogni
diciasette anni, per poi morire dopo un piccolo bacio? Dopo esserti
innamorata
sempre di lui, in ogni vita, in posti ed epoche diverse? E che in
quella vita,
sareste potuti stare insieme solo senza baciarvi davvero? Ho avuto
paura..
paura di tutto. Paura di essere davvero un ragazza che rinasce nei
secoli.
Paura che tu sia davvero ciò che dici di essere. Paura di
morire di nuovo, se
tutto fosse stato vero. Ma soprattutto, ciò che non avevo
capito prima, ma che
capivo in quel momento, era che la paura più grande era
quella di perderti.
Perché l’amore è così..
grande, immenso, ma fragile. Basta così poco, che tutto
si rompe. E in quel momento, il tempo pareva fermarsi, mentre tutti
quei rimorsi
mi uccidevano secondo per secondo. Tu l’avevi uccisa. Avevi
ucciso la fonte
delle mie continue morti. L’avevi fatto per il nostro futuro.
Ed io? Cosa avevo
fatto? Ti avevo voltato le spalle, dicendo di voler essere normale, di
poter
far tornare tutto come prima. Ma la realtà era che non aveva
senso per me
essere normale, se dovevo rinunciare a te.
Se solo non fossi stata così stupida. Se solo
avessi provato, anche solo
per un istante, a pensare quanto sarebbe stata buia e dolorosa la vita
senza di
te.. non ti avrei mai detto di lasciarmi andare. Ma l’avevo
fatto. Le
conseguenze, avevo già capito, erano terribili. Come se,
dopo momenti di luce e
amore, la mia intera vita fosse sprofondata negli abissi più
bui. Oramai non
sapevo più cos’era la luce. Quella vera, che ti
riscalda fino in fondo. L’avrei
ritrovata solo ritrovando te, se mi era ancora possibile.
-Daniel..- sussurrai al vento.
Sentire il tuo nome fra le
mie labbra, rendeva un po’ più concreta la
possibilità di riaverti accanto a
me.
-Karen..- sentì alle
mie spalle, sussultando. I rumori
non mi avevano ifluenzata fino a quel momento. Perché quello
non era un rumore
come un altro. Non era una Voce come un’altra. Quella.. era
la Sua voce. Mi
girai lentamente, come se facendolo troppo velocemente avrei fatto
sparire quella
proiezione che pareva reale. Eppure, girandomi, era lì.
Sotto la pioggia che
aveva iniziato a cadere senza che io me ne accorgessi. Alto,
d’una bellezza
assurda, capelli color bronzo bagnati e incollati al viso, piccoli
riccioli
ancora visibili. Occhi verdi, profondi, stupendi, parevanno illuminarsi
quando
incrociavano i miei. Naso perfetto e labbra carnose e rosse. La felpa
nera, i
jeans strappati dello stesso colore zuppi di pioggia erano incollati al
corpo
d’un Dio, magro e scolpito, e gli anfibi neri ai piedi.
Daniel.. pareva una
visione, troppo bello per esistere realmente, troppo bello per amare
proprio
me, io troppo stupida e ingenua per meritare il suo amore.
Mosse qualche passo, azzerando la
distanza fra di noi. Da
quanto sognavo quel momento? Da sempre. Cosa dovevo fare? Forse,
chiedergli
scusa per quanto sia stata stupida, per quanto abbia sbagliato ad
abbandonarlo,
e di quanto mi sia mancato tutto di lui. I suoi occhi, i suoi capelli,
il suo
corpo sul mio, le sue labbra che mai avevano toccato le mie, i suoi sorrisi. Invece, con voce
tremante, diedi
la parola alla parte del mio carettere arrogante e impulsivo: -Che ci
fai qui?-.
Mi pareva di averlo appena sussurrato, ma lui aveva sentito
perfettamente.
-Mi hai chiamato tu..- rispose
semplicemente, rimanendo
serio. Dai suoi occhi traspariva sincerità,
felicità nel rivedermi, ma anche la
tanta tristezza e solitudine che io gli avevo recato.
-E’ da tanto tempo che
ti chiamo, Daniel.. perché sei
venuto solo ora?- ecco, stavo ricominciando con tono accusatorio. Come
se fosse
colpa sua.. lui non potrebbe mai sbagliare! E’ stata colpa
mia. L’ho perso, e
vedendolo di nuovo davanti a me in quell’istante, avevo paura
che se ne andasse
di nuovo.
Alzò debolmente la mano
bagnata e la poggiò sulla mia
guancia, ma quel tocco parve così caldo.. mi trasmetteva gli
stessi brividi di
sempre.. non per il freddo, ma perché era
semplicemente lui a toccarmi. I suoi
occhi mi leggevano dentro, come avevano fatto tanto tempo prima, quando
non
sapevo niente, quando eravamo felici.
-Non ti ho mai lasciata sola
Karen.. ti sono sempre stato
vicino, senza farmi vedere.. le volte in cui mi chiamavi, beh.. dovevo
accertarmi che tu mi volessi davvero. Ho sbagliato.. in tutto.. ho
agito solo
per puro egoismo, solo per avere te.. per poterti amare come- si
bloccò un
attimo, scrutando il mio viso -..come non sono mai riuscito a fare
prima,
quando ti perdevo ogni volta..-
Quelle parole fecero accellerare
il mio cuore
inevitabilmente, come succedeva ogni volta. Il mio viso non era bagnato
solo
dalla pioggia, ma anche da lacrime silenziose che si confondevano con
quelle
del cielo. La presa della sua mano si fece più forte e mi
fece avvicinare a
lui, fino a quando le sue braccia mi circondarano la vita, cullandomi
dolcemente come se cantasse una ninna nanna.
-Non darti tu la colpa..
è successo tutto a causa mia e
della mia stupida paura.. ho capito solo ora che non era il passato a
terrorizzarmi, ma un possibile futuro senza di te, che ho sperimentato
e con
cui non voglio più avere a che fare.. mai, mai
più..- dissi, con la voce
soffocata dalla sua felpa. Lo sentì accarezzarmi i capelli,
poi mi alzò il viso
e mi guardò dicendo: -Se tu vuoi, io ci sarò in
ogni secondo della tua vita.. per
sempre.. devi volerlo tu..- lo interruppi, prima che continuasse con ciò che
già sapevo.
-Fino a quando morirò..
e non ti potrò stare davvero
vicino, Daniel.. perché siamo diversi..-. Lo vidi sorridere,
dolce, mentre mi
spostavano i capelli bagnati dal viso.
-Sai che giorno è
oggi?- mi chiese, confondendomi. Certo
che lo sapevo.. era il 29 Gennaio, e..
-La mezzanotte è
passata.. ho diciassette anni adesso..-
dissi debolmente fra me, per poi guardarlo. Lui annuì, senza
mai lasciarsi
scappare quell’aria dolce e sexy che adoravo.
-Esatto.. quando ti ho detto di
aver ucciso la fonte delle
tue morti precedenti..- cominciò, cercando di non
spaventarmi, ma io annuì, e
lui continuò: -Non ti ho detto che, dopo i diciassette anni,
i Reincarnati
diventano Immortali..- lo sentì trattenere debolmente il
respiro, per farmi
digerire la notizia. Io.. Immortale?
-Vuoi dire che.. io non.. non
morirò mai?-. Annuì.
-E.. che tu ed io.. staremo
davvero insieme per sempre..
senza essere diversi.. senza aver paura di perderci?-. Con un sorriso
stupendo e
abbagliante persino in una nottata nera e piovosa come quella,
annuì. Sarei
potuta rimanere scioccata, ferma a pensare, tremare di paura,
addirittura
respingerlo e dirgli che era pazzo.. ma dopo averlo perso una volta,
non volevo
rischiare di nuovo. Feci salira le mani sul suo petto forte e
muscoloso, per
poi fermarmi alle sue spalle e avvicinarmi. Le nostre fronti si
sfiorarono,
mentre sussurrammo l’uno il nome dell’altra.. e poi
ci baciammo. Fu qualcosa di
irreale e fantastico, mi si mozzo il respiro e il cuore prese a
galoppare così
velocemente che avevo paura mi uscisse dal petto. Mi avvolse
più forte a sé con
le braccia attorno alla vita, mentre il bacio si faceva più
profondo e
passionale, nell’aria si sentiva tutto ciò che
avevamo provato stando lontani e
che ora ci manteneva forti e uniti. Avevamo tanto tempo per stare
insieme, io
ne avevo altrettanto per capire meglio ciò che eravamo, ma
quello che in quel momento
era davvero importante era stare insieme a lui.
-Ti amo..- mi sussurrò,
quando ci staccammo un attimo per
riprendere fiato.
-Ti amo anch’io..- gli
dissi con gli occhi lucidi, mentre
la pioggia bagnava i nostri volti legati da quel bacio eterno, senza
fine.
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