Our Winter di Jade Okelani (/viewuser.php?uid=676)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1: Malefatte e Pregiudizi ***
Capitolo 3: *** 2: Un Diario nella propria vita ***
Capitolo 4: *** 3: Qualcosa di malvagio si avvicina ***
Capitolo 5: *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte a ***
Capitolo 6: *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte b ***
Capitolo 7: *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte c ***
Capitolo 8: *** 5: Potrebbe anche piacerti - parte a ***
Capitolo 9: *** 5: Potrebbe anche piacerti - parte b ***
Capitolo 10: *** 6: Ogni maledetta partita di Quidditch ***
Capitolo 11: *** 7: Non proprio tutti dicono ti amo ***
Capitolo 12: *** 8: Noi non abbiamo banane ***
Capitolo 13: *** 9: Fiumi ghiacciati (NC17) ***
Capitolo 14: *** 9: Fiumi ghiacciati ***
Capitolo 15: *** 10: Quella cosa nella foresta ***
Capitolo 16: *** 11: Romeo e Giulietta, vi presento Draco e Ginny ***
Capitolo 17: *** Epilogo: L'ultimo regalo di Re Artù ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
Prologo: Legge e Disordine
~
Hogwarts è diversa da ogni altra scuola, coi suoi oscuri e ventosi corridoi
e le sue scale che si riposizionano da sole durante il giorno e che la rendono
un posto dove è davvero facile perdersi, specialmente nel cuore della notte
quando non dovresti essere fuori dal tuo letto. E' una castello infestato nel
quale i fantasmi non hanno paura di saltare fuori all'improvviso per offrirti un
saggio consiglio, o nel caso di Sir Nicholas, dritte sul trucco. (Sappiamo che
è meglio non chiedere come è riuscito a diventare un tale esperto in materia
di cosmetici; per essere morto, sa certamente come arrossire convincentemente.)
Cercare di non essere visti ti rende spesso più sospetto di quanto non
saresti altrimenti, e sono stata quasi notata un paio di volte, una volta da
Gazza, il custode, e un'altra ancora da Mrs Purr, quella disgraziata della gatta
di Gazza. Ora sono qui, che scrivo il mio diario, in uno spazio piccolo, scuro e
stretto, e sto cominciando a chiedermi se sono claustrofobico e non l'ho mai
saputo. Il caldo è quasi insopportabile, anche se il castello è freddo e
presenta molti spifferi, e continuo a sentire rumori anche se non c'è niente in
giro, e penso che le palme della mani stiano cominciando a sudarmi; non sapevo
che fossero in grado di fare una cosa del genere.
Non ho tenuto un diario sin da quella brutta storia con Tom Riddle durante il
mio primo anno ad Hogwarts. Per essere onesti, una storia come quella avrebbe
dissuaso qualunque ragazza dal tenere mai più un diario personale coi propri
pensieri, ma recentemente ho provato un desiderio molto intenso di mettere su
carta quello che provo. Perciò eccomi qui, a scrivere al buio, a sperare che le
mie mani incredibilmente sudate e la totale incapacità di vedere non rovinino
indelebilmente le parole.
Non ho mai fatto niente di sbagliato prima. Ci sono state volte in cui ho un
poco aggiustato le regole, e ho aiutato Harry e Ron ad uscire da quel guaio in
cui si erano cacciati -- ma facevo solo quello che doveva fare una buona
sorella; quello che qualunque ragazza pazzamente innamorata del migliore amico
di suo fratello avrebbe fatto.
Forse sto esagerando, almeno credo. C'è stato un tempo in cui credevo di
essere pazzamente innamorata di Harry Potter, ma è passato, come tutte le cose,
col tempo. E, naturalmente, con la totale ignoranza di Harry sul fatto. Gli è
piaciuta Cho Chang per un intero anno, e credo che la cotta sia un po' passata
in quel periodo. Cosa aveva Cho in fondo che io non avevo? Solo perchè era più
grande e più carina e più brava a fare le magie e non indossava i vestiti
smessi dei fratelli più grandi perchè non aveva il corpo di un maschio di 16
anni come me -- beh, non voglio più pensare a Cho. Si è diplomato lo scorso
anno e non ho la minima idea di che fine abbia fatto. Non credo ce l'abbia
nemmeno Harry, dal momento che da quando la cotta gli è passata (passano sempre
quelle) si è guardato a sinistra e ha trovato Hermione, dove era sempre
rimasta, più o meno lì sopra lo spazio aereo del suo cuore, ed è successo.
Ed è davvero difficile odiare Hermione, perciò ho dovuto dimenticare la mia
infatuazione per Harry. E' stato meglio così. Mi dicevo sempre che un giorno ci
avrei creduto che era stato meglio così, almeno così speravo; e ora è così,
ci credo. Perciò non è che sono innamorata di Harry, nè niente del genere --
è solo che è così facile avere una piccola cotta per lui. Si tratta più che
altro dell'adorazione per un eroe, davvero, più che di un sentimento sciocco e
romantico, ed è una di quelle cose che non va via, non importa il tempo che
passa nè i tentativi che fai.
Per fortuna, è una di quelle sensazioni che è bene rimangano nel tuo cuore.
Harry è un buon amico, leale in modo quasi ridicolo e stupidamente coraggioso,
e più ci penso, più sono felice di non essere innamorata di lui. Hermione ha
sicuramente un attacco al cuore ogni volta che si preoccupa per lui.
Ecco la cosa che un po' mi infastidisce però: ho sempre pensato che Harry
non mi avesse notato perchè ero un po' bruttina, coi capelli mai perfettamente
pettinati, perchè avevo troppe lentiggini, perchè non studiavo più dei
ragazzi, quel tipo di cose insomma. Ovviamente, erano ragazze come Cho che lo
attiravano, ragazze bellissime con grandi occhi neri e visi esotici, con lunghi
capelli neri di seta che avrei sempre voluto, invece di queste ciocche di carote
strozzate che mi dondolano giù dallo scalpo. Ma poi va ad innamorarsi di
Hermione, e non voglio essere cattiva, ma Hermione non è certo la ragazza più
carina della scuola.
Io penso che sia bella, intelligente, divertente e affettuosa, ma certamente
non potrebbe vincere una competizione di bellezza su scopa. Perciò se la
vecchia e normale Hermione era andata bene per Harry ... che diavolo c'era di
sbagliato in me?!
Quello era il tipo di domanda che potevo passare (su cui avevo passato) ora a
riflettere, ma
~
Oh mi Dio. Oh mio . . . DIO! Va bene, lasciate che riparta da dove ho
lasciato. Allora, stavo riflettendo su ... qualcosa ... e poi all'improvviso il
muro su cui ero appoggiata è scomparso e ho cominciato a cadere, senza fine ...
era una voragine oscura infinita, e già mi sentivo orribile nel pensare a come
Ron avrebbe detto a mamma che ero morta e che le si sarebbe spezzato il cuore.
E' venuto fuori che forse ho esagerato con l'aggettivo 'infinito', perchè ho
smesso di cadere, ma in effetti non sono mai atterrata. Invece mi sono trovata
sospesa in aria, libera di muovere le braccia e le gambe, ma incapacitata ad
andare via da dove mi trovavo. Non vedevo un fico secco.
"Pronto?"
Speravo che venisse fuori come la voce di una strega che aveva in se stessa
la fiducia di una dea e meno come quella della quasi disperata ragazza
topo.
"Benvenuta, Signorina Weasley."
Saltai a mezz'aria, la voce melodica mi aveva sorpreso nel silenzio della
stanza.
L'oscurità svanì un poco e mi ritrovai in una grande camera. Doveva
trovarsi a circa un miglio di profondità sotto la scuola, e aveva i minacciosi
muri fatti di pietra e ardesia o di qualcosa di altrettanto terroso e robusto.
Grandi cavità erano state scolpite nell'interno dei muri e sembravano quasi i
palchi del campo di Quidditch. Dozzine di figure mascherate e intunicate erano
in piedi ferme, sinistramente silenziose, quasi come Dissennatori, ma un poco
(proprio un poco) meno spaventose. Candele sospese a mezz'aria spiegavano come
mai riuscivo all'improvviso a vedere ciò che mi stava intorno, e mentre
guardavo sotto, spalancai la bocca nel tenere che quando dicevo 'infinita' non
avevo esagerato.
Sotto di me, l'oscurità sembrava andare avanti e ancora avanti e cercai
disperatamente nella memoria un incantesimo per fluttuare, nel caso la forza
magica che mi teneva sospesa venisse a mancare all'improvviso.
"Mi chiamerai Cassandra." La stessa voce che aveva parlato prima lo
fece ancora. Fu allora che la vidi, proprio davanti al resto degli altri. "Perchè
ci hai cercati?"
"Per essere parte del futuro nel tempo," recitai a memoria.
"Cosa ci offri?"
"La lealtà e l'obbedienza di una serva dell'Ordine."
"Appartenervi comporta dei sacrifici. Quale prezzo è disposta a
pagare?"
"Non sono che una serva obbediente e fedele all'Ordine."
Il mio labbro inferiore era maltrattato e sanguinante da quanto lo avevo
morso in quei momenti. Mi chiedevo se potevano sentire il mio cuore battere nel
petto come una farfalla impazzita colpita da un incantesimo energetivo. Il
messaggio che si era auto-distrutto e che avevo ricevuto parecchie settimane
prima era stato molto chiaro; una volta che avevo detto il codice non
dovevo dire altro che 'Non sono che una serva obbediente e fedele all'Ordine'. E
se avevo letto male? Cassandra rimase in silenzio. Dovevo dire qualcos'altro?
Non avevo nulla da offrire loro in effetti, tranne la mia totale obbedienza. Non
era forse per questo che avevo bisogno di loro in principio, no?
Naturalmente ne avevo sentito parlare prima. Quando le ragazze erano al loro
secondo anno ad Hogwarts, avevano almeno una volta sentito parlare dell'Ordine.
Sospetti quanto i MangiaMorte, più segreti dei Centauri, con più potere del
Ministro della Magia. E questo perchè l'Ordine non doveva rispondere a nessuno
delle sue azioni. Erano la più anziana fra tutte le società magiche segrete e
l'unica che era sopravvissuta a Colui che non Deve Essere Nominato.
Ogni anno veniva scelto un nuovo membro e quest'anno, ero stata scelta io.
L'Ordine si assicurava che non avessi mai bisogno di niente. Si accertavano
che le persone giuste ti notassero quando ti diplomavi ad Hogwarts, si
accertavano che avessi i lavori più belli e i posti più carini dove vivere.
Almeno, questo era quello che dicevano le altre ragazze nei corridoi. Non che io
avessi molte amiche in fondo. Chiaccheravo con altre Grifondoro, ma le uniche
persone a cui ero davvero vicina erano Ron, Harry ed Hermione. So che loro non
mi consideravano davvero un'amica. Ero la sorellina di Ron e sapevo che Harry ed
Hermione avevano cominciato a considerarmi come una sorellina surrogata, dal
momento che nessuno dei due aveva fratelli più piccoli in proprio.
Era solo un'altra ragione per desiderare così tanto tutto questo. Avrei
messo ogni cosa a posto. Mamma e Papà non avrebbero più dovuto preoccuparsi di
me, non sarei dovuta tornare a vivere con loro dopo che la scuola fosse finita e
quell'insopportabile di Percy avrebbe dovuto chiudere il becco quando gli avrei
messo sotto il naso un lavoro migliore del suo.
E finalmente avrei potuto permettermi un nuovo mantello che non profumasse
come il vecchio compito di Pozioni di Charlie.
Ma torniamo a quando volavo a mezz'aria:
"Devi dimostrarti degna." La voce di Cassandra risuonò in tutta la
camera, e io feci un lungo respiro, più decisa che mai ad andare fino in fondo.
"Non sono che una serva obbediente e fedele all'Ordine."
"La tua volontà sarà messa alla prova, così come la tua
obbedienza," dichiarò Cassandra, vaga. "Sei nella casa del Grifondoro.
Quale case trovi più ripugnante, Signorina Weasley?"
Sentì il sangue sulla lingua e mi lascia andare il labbra. Questa era una
domanda diretta. Sicuramente ora volevano che rispondessi senza usare quella
frase ...
"Ebbene?" chiese Cassandra, impaziente. "Parla, ragazza."
"Serpeverde!" disse tutto d'un fiato, un pochino più forte di
quanto avessi inteso.
"Ah. L'onestà è dote necessaria fra queste mura," mi disse
Cassandra.
Mi sentivo assurdamente fiera di me stessa per aver passato un test così
semplice.
"E fra tutti i Serpeverde chi trovi il più ripugnante?"
Ripensai immediatamente a Pansy Parkinson e al modo in cui mi faceva sentire
sempre, come se fossi una cosa che veniva fuori dalla classe di Hagrid sulla
Cura delle Creature Magiche. Poi a Tiger e a Goyle con le loro sopracciglia
sempre accigliate e con la tranquilla acquiescenza con cui rendevano la vita di
mio fratello un inferno. I pensieri su Tiger e Goyle mi portarono naturalmente
al loro padrone, e le mie mani si strinsero in pugni.
"Vedo che hai pensato a qualcuno." Mi pareva di sentire un sorriso
nella voce di Cassandra.
"Draco Malfoy," dissi, ricordando tutte le volte che quello stupido
idiota aveva arrecato guai alle persone che più amavo, cercando di far
espellere Harry, chiamando Hermione Mezzosangue, iniziando a litigare con Ron
quando tutti ben sapevano che Ron non sarebbe stato abbastanza avveduto da
ritirarsi da una sfida.
Malfoy, con quel suo orribile ghigno e quei capelli setosi che sarebbero
stati belli se il suo cuore non fosse stato nero; con gli occhi color cielo
nuvoloso, che nascondevano un'anima così piena di meschinità e malizia. Sì,
penso non ci sia alcun problema a dire che odio Malfoy, Cassandra.
"Draco Malfoy," disse Cassandra ad alta voce, "ha fra le sue
mani il tuo destino qui nell'Ordine. Andrai da lui e offrirai a lui ogni cosa di
te per un mese. Sarai volenterose e obbediente con questo ragazzo che detesti,
così come lo saresti con chi ami. Ti proverai a noi in questo modo."
Mi proverò? Non riuscivo nemmeno a respirare. Non poteva voler dire -- non
poteva e basta. Ma l'aveva fatto. Riuscivo a capirlo dal silenzio nella stanza.
Silenziosa tranne che per quella maledetta farfalla nel mio petto che aveva
deciso di prendere una nuova marcia in accelerazione.
Ogni cosa. Non potevano voler dire davvero ogni cosa, no? E ... offrirmi? Non
potevano davvero voler dire quello che pensavo volessero dire. Non vorranno
certo che -- no, mi limiterò a portargli le pantofole e a tagliargli la carne,
cose così, umilianti come quella, no ... cose umilianti. E se -- Oh, Dio e se
lo faccio, vado da lui e lui --
"E se rifiuta?" dissi prima di riuscire a fermarmi. Quanto avrei
voluto vedere gli occhi di Cassandra. Sono quasi certa che dovevano essere piena
di pietà. Non è che sono proprio materiale da sogno erotico io. La famiglia di
Draco Malfoy ha più soldi di quanti ne abbia mai visti in vita mia. Potrebbero
comprargli una serva se ne volesse una. Potrebbero comprargli una maledetta
concubina se ne volesse una!.
"Nessuno rifiuterà un Membro dell'Ordine," spiegò Cassandra con
più pazienza di quanto sentivo era capace. "E' tuo compito far sì che
compia la sua parte nel tuo futuro. Mi comprendi?"
Fra tutte era la cosa più impensabile che avrebbero potuto chiedermi di
fare, e mi odiai, perchè per quanto orribile fosse, anche allora, sapevo quale
sarebbe stata la mia risposta.
"Non sono che una serva obbediente e fedele all'Ordine."
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Capitolo 2 *** 1: Malefatte e Pregiudizi ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 1 è stato tradotto da Iseut in esclusiva per EFP
~
1 : Malefatte e pregiudizi
Nota della traduttrice - Titolo originale del capitolo: 'Pranks and Prejudice', che gioca sulla
somiglianza col titolo del libro di Jane Austen 'Pride and Prejudice' (Orgoglio e Pregiudizio) ... beh, mi consolo nel sapere che nemmeno i traduttori ufficiali del libro sono riusciti a riprodurre il gioco di suoni e parole. Il
significato comunque è quello anche se mi è stato impossibile ripetere l'assonanza in italiano.
~
La sala comune del Grifondoro era stranamente vuota,
molti degli studenti più giovani erano già nel letto, avendo rinunciato a
studiare per gli esami. Ron e Harry li avrebbero volentieri seguiti, ma Hermione
era determinata a far prendere a tutti e tre il maggior punteggio possibile nel
M.A.G.O. (Magia Avanzata Grado Ottimale) grazie a un sistema che Ginny aveva
rinunciato a capire. Neanche Ron ed Harry sembravano comprenderlo, ma erano
bravissimi a seguire gli ordini di Hermione.
Ginny aveva passato la maggior
parte del giorno provando a convincersi che sarebbe stata una pura follia
avvicinare Draco Malfoy e offrirsi di essere la sua schiava. In qualsiasi
situazione si trovasse, niente sarebbe stato peggio dell’umiliazione che
avrebbe dovuto sopportare da parte sua.
Almeno, continuava a ripetersi
più e più volte nel vano tentativo di mandare indietro l’idea di tutto ciò
che l’Ordine le offriva. Non ho bisogno di loro, provava a convincersi.
Ho la mia famiglia e la mia salute e certamente non ho bisogno di Draco
Malfoy.
La sua attenzione fu distolta
da un rumoroso sospiro di disgusto da parte di Hermione.
“Vuoi prendere uno zero a
Trasfigurazione?” Stava dicendo Hermione. “Perché è questo che avrai se
continui così.”
“Herm,"
Harry disse pazientemente (beh, Ginny era sicura che stesse provando a suonare
paziente), "Abbiamo studiato per otto ore di fila--"
"E
studieremo per altre otto ore finché voi due non mi convincerete che siete
anche solo pronti la metà per i M.A.G.O” esclamò Hermione.
"Forse
a noi non importa un accidente, " si lamentò Ron. "Tu sei la sola così
ossessionata dal fare bene questi stupidi test.”
"Non sono stupidi, Ron,
" disse Hermione in tono risentito.
"L'hai
fatta arrabbiare, " fece notare Harry a Ron.
"Ogni
singolo giorno, ogni singola lezione che abbiamo ricevuto qui a Hogwarts non
significherà niente se non faremo bene nei nostri M.A.G.O.,” continuò
Hermione.
Ron
sembrava leggermente preso dal panico. "Hermione, Mi dispiace, io non
intendevo--"
“Dovresti
mostrare maggior rispetto comunque.”continuò Hermione “Pensi che i buoni
lavori cadano dagli alberi?”
“Beh
ci sono quegli idioti che giocano cricket ad alta quota su manici di scopa --“
Ginny
provò a non gongolare forte quando Harry
chiuse la bocca con uno schiocco piuttosto udibile quando Hermione gli lanciò
uno sguardo furioso. Quando tre teste si girarono bruscamente verso di lei capì
che non era riuscita completamente nel suo scopo.
“Sono
contenta che non avrò i M.A.G.O. fino al prossimo anno.”disse, cercando di
coprire la ridarella schiarendosi la gola.
“Si,
fortunata.”commentò Ron distrattamente. “Tuttavia avrai quella cosa nella
foresta da non veder l’ora…”
“Ron!”sibilò
Hermione
“Cosa?
Oh!” Si girò verso Ginny. “Dimentica ciò che ho detto.”
Ginny
stava per indagare ulteriormente, ma Hermione si lasciò sfuggire un acuto grido
che attirò l’attenzione di tutti quelli in sala. Stava guardando un foglio di
pergamena.
“Che
c’è? Cosa non va?” Chiese Harry, sembrava prossimo al panico.
“Oh
quel piccolo troll maleducato!” strillò
Hermione
.
“Con chi ce l’hai,
donna?” chiese Ron
“Calì Patil mi ha passato
un bigliettino ad Aritmanzia oggi.”disse Hermione, lottando qualche momento
contro le lacrime. "Non l’ho letto in classe, sapete cosa penso del
passare bigliettini durante le lezioni."
“Sì, cara. ”mormorò Harry
ossequioso, conoscendo benissimo cosa Hermione pensasse circa tutto ciò
che costituiva distrazione dalla lezione.
“Cosa diceva il biglietto?”chiese
Ron con la bocca piena di Cioccorane che aveva introdotto di nascosto da
Hogsmeade.
“Beh,
a causa di quella stupida incomprensione
nella doccia dei ragazzi l’altra settimana-"
(Ginny non trovava quello che era
accaduto nella doccia dei ragazzi sciocco, o più di un malinteso -- Hermione
era entrata all’interno nuda, dopodiché
aveva iniziato ad avvinghiarsi ad un egualmente appassionato
Harry. Naturalmente, non aveva immaginato che Neville Paciock entrasse
nelle docce e strillasse come una donnicciola, richiamando cosi
metà scuola a testimone dei
lascivi atti d Harry e Hermione, ma era accaduto, e Ginny pensava che fosse
tempo che Hermione lo accettasse, svegliandosi e
smettendo di cercare di cambiarlo in qualcosa che non era), "-quell’insopportabile
di Draco Malfoy ha iniziato a . . . lui mi ha chiamata . . ." sembrava sul
punto di piangere.
"Come ha iniziato a
chiamarti?" Ron aveva uno sguardo omicida. Ripensandoci però, Ron aveva
sempre uno sguardo omicida quando qualcuno menzionava Malfoy. Ginny voleva
morire.
“Herm,”
la pungolò Harry dolcemente.
"WHOREMIONE! (sarebbe “Hermione-la-puttana
“ma in inglese suona meglio il gioco di parole - ndT)" esclamò. "Va
bene? Siete felici ora? Mi ha chiamata Whoremione! Ed è apparentemente
molto popolare, perché Patil l’ha sentito da un Tassorosso del sesto anno.”
"Oh, Hermione,"
mormorò Ginny comprensiva. Che fosse un segno, si chiese? Malfoy era così
crudele, così meschino – quasi per sport, sembrava. C’era niente -- questo
era certo-- – peggio della tortura a cui si sarebbe sottoposta?
"Lo uccido," dichiarò
Ron
"Oh,
tu non farai nulla del genere,"disse Hermione,
tirando su col naso rumorosamente. E solo facendo così, si era risollevata.
Ginny ammirava ciò in Hermione, ma allo
stesso tempo si chiedeva se le facesse bene.
Harry
sembrava condividere la sua preoccupazione, perché passò un braccio attorno
alle spalle di Hermione e le accarezzò la schiena con dita gentili. Mordendosi
le labbra, Ginny distolse lo sguardo. Lei non voleva Harry, ma questo non
voleva dire che non desiderasse un Harry tutto per sé
“Solo qualche altra
settimana, amore.” mormorò Harry confortandola.
Ciò
sembrò risollevare
Hermione considerevolmente. "Non mi sembra ancora vero Harry."
"Cosa non sembra
vero?" chiese Ginny
"Stanno
per scappare via insieme," puntualizzò Ron.
"Non
scappare," lo corresse Hermione.
"Stiamo
solo per passare le prime tre settimane delle vacanze estive insieme,"
aggiunse Harry
"Ora
stiamo decidendo quali paesi visitare," disse Hermione. "Forse
l’Italia e la Spagna."
"Dovresti venire con noi,
Ron," aggiunse Harry. Hermione gli diede un calcio sulla gamba, quindi
sospirò, mandando a Ron un sorrisetto rassegnato.
"Si,
ci piacerebbe molto averti con noi.” continuò. "Chi ha bisogno di un
tranquillo viaggio per due?"
"Grazie,
tuttavia so che ciò che sto per dirvi vi spezzerà il cuore, ma non potrei
venire neppure se lo volessi." Ron emise un sospiro identico a
quello di Hermione. "Io devo andare a lavorare non appena mi diplomo ..
non ho tempo per andare in giro gingillandomi come voi due
scansafatiche."
"Va così male a
casa?" si meravigliò Hermione.
Ron
lanciò uno sguardo a Ginny. "Gin, non ho avuto modo di dirtelo finora.
Mamma mi ha mandato un gufo questa mattina."
“Dirmi
cosa?”
"Papà
è stato licenziato.” – disse Ron dispiaciuto. Ginny si sentì cadere il
mondo addosso.
"Oh,
Ron," disse Hermione solidale
"E’
colpa di quei manufatti babbani che insiste nel lasciare ovunque,” cominciò a
bofonchiare Ron. "Mamma gli aveva detto che avrebbe avuto guai con il
Ministero."
"
Ma papà ama quei manufatti Babbani," protestò
Ginny intontita, l’idea che suo padre non avesse più un lavoro -- non poteva
neanche pensarlo!
"Si,
e ora dovrà essere contento di qualsiasi galeone Percy, Bill, e Charlie
riescono a mandare a casa per mantenerci tutti.” disse amaramente Ron.
"Sei
ingiusto," insistette Ginny.
"Papà non stava facendo nulla di male. E’ stata solo una ripicca da
parte del Ministero che l’ha fatto cacciare."
"Ci
sarebbe . . ." disse Harry con un filo di voce, il senso di colpa lo fece
arrossire.
Ron
gli offrì un sorriso tirato. "Non devi sentirti in colpa," rassicurò
Harry. " I Weasley sono troppo orgogliosi per accettare la carità da chiunque.
Inoltre, staremo bene. Io lavorerò, e Fred e George tireranno fuori un po' di
contante con il loro negozio di scherzi vendendo roba a qualche ignare e povero
tonto-“
"Hmm,
Ron," Ginny lo interruppe esitante, "Circa Fred e George e la loro
fiducia nel negozio . ."
"Gin,"
la mise in guardia Ron , "non darmi altre cattive notizie ora. Non credo
che il mio cuore possa sopportarlo.”
"Sono
nei guai.”disse Ginny. "Stavano
giocando d’azzardo in qualche modo -- qualcosa riguardante una corsa di rane
magiche -- e beh ..."
"Beh?"
domandò Ron.
"Hanno
perso tutti i loro risparmi quando
Crown il principe-salta-a-lungo si
è tuffata al terzo giro," esplose Ginny tutt'un fiato.
"Forse
dovremmo andare.” disse nervosamente Harry
"Si,
questo sembra essere un affare di famiglia," iniziò Hermione.
"Seduti!"
Ron e Ginny scattarono allo stesso tempo, prima di riportare la loro attenzione
l’uno sull’altra.
"Perchè
non me l’hai detto?" chiese Ron.
"Oh, proprio come tu ti
sei precipitato a dirmi di papà?”puntualizzò Ginny con sarcasmo.
“E’ diverso!” insistette
Ron.
"In
che modo?”
"Io
lo so solo da un giorno" disse Ron trionfante.
"Io
lo so solo da una settimana." brontolò Ginny, "E avevo giurato di
mantenere il segreto. Vogliono dire loro stessi la verità a mamma. Immaginano
che in questo modo almeno lei non potrà mandargli una Strillettera!”
“Si,
ma più probabilmente li strangolerà!” disse Ron.
"Credi
che se ne accorgeranno se proviamo ad uscire di nuovo?" mormorò
Harry nell’orecchio di Hermione.
"Non
è necessario," assicurò Ginny, la
voce rigida come il suo atteggiamento. "Vado via io."
Prima
che Ron diventasse una furia, Ginny aveva
lasciato la stanza ed era scivolata attraverso il quadro della signora
Grassa.
Fortuna
che dovevo rifletterci!…,
pensò imbronciata. Draco Malfoy, sto arrivando.
~
Lo
stava guardando da mezz’ora.
Erano seduti sull’erba, tutti e tre, e Ginny non poteva fare a meno di stupirsi che Draco Malfoy permettesse ai suoi abiti di toccare il terreno comune. Un cattivo riposo notturno l’aveva fatta arrivare alla stessa
conclusione a cui era giunta quando era
uscita infuriata dall’apertura nel quadro della sala comune, lasciando Ron,
Harry e Hermione che la guardavano sbalorditi : non c’era scelta. Lei doveva farlo.
Tiger
e Goyle sembravano neanderthaliani come sempre, le toghe aperte a mostrare le
uniformi scolastiche, che sembravano troppo piccole per la loro stazza. La testa
di Malfoy era rivolta all’indietro verso il cielo, gli occhi chiusi, la luce
del sole rendeva la sua pelle già pallida, quasi luminosa come i suoi capelli. Erano
angeli i Malfoy una volta, Ginny si meravigliò pigramente, angeli caduti, corrotti o sporcati in qualche maniera?
Lui
era incantevole, nello stesso modo in cui le statue di marmo nei musei lo sono - fredde, irraggiungibili, e perfette sino all’assurdo. Fisicamente, Draco
sembrava fragile come il vetro capace di andare in appezzi al minimo tocco.
Sotto ciò, tuttavia, Ginny si chiedeva se possedesse un’anima forte. Avrebbe
dovuto, visto che aveva avuto Lucius Malfoy come padre per i passati diciassette
anni della sua vita.
Lo
conosceva da anni eppure Ginny non aveva mai speso molto tempo a pensare a Draco
Malfoy, al di là degli ovvi, rancorosi pensieri che aveva sostenuto insieme a
Ron, Harry, e Hermione. Sin dall’impegno con l’Ordine, comunque, non aveva
fatto altro che pensare a lui. Solo a lui. Le momentanee sventure come le
ristrettezze economiche della sua famiglia e
le gesta inopportune dei gemelli penetravano saltuariamente nella sua
coscienza, per essere velocemente spinte da parte di nuovo – tutti i pensieri
tornavano a Draco Malfoy. Lui teneva il suo futuro
nel palmo della mano e lei non era ancora sicura di avere il coraggio di
parlargli, figurarsi permettersi di essere la sua . . .
Bruscamente,
Ginny voltò le spalle al nauseante
trio davanti a lei. Riusciva a malapena a pensare al
suo patto con l’Ordine; come, in nome
di Godric Griffondoro, si poteva credere
che avrebbe potuto dire ad alta
voce una cosa del genere a Malfoy?!
Proprio
in quel momento, sentì Tiger e Goyle grugnire qualcosa a Malfoy, che replicò
"Va bene" e poi non prestò loro più alcuna attenzione. Questo era
esattamente ciò che stava aspettando -- che Tiger e Goyle se ne andassero e la
lasciassero con Malfoy; tutta sola con Malfoy.
Ginny
sapeva che stava per sentirsi male.
"Vieni
avanti, chiunque tu stia cercando," strascicò Malfoy senza spostare lo
sguardo dal cielo terso. "Non mi piace essere osservato."
Chiudendo
gli occhi, Ginny respirò a fondo un paio di volte e pregò di avere la forza.
Abbandonò il confortante scudo dell’ombra, andò dritta da Malfoy e abbassò
lo sguardo su di lui.
"Non
ti stavo osservando, Signor Malfoy," lo informò prontamente per prima cosa.
"Come
chiameresti acquattarsi nell’ombra e spiare qualcuno?" strinse gli occhi
su di lei. "Weasley?"
Ginny
si sentiva a disagio, ma si costrinse a restare ferma. Non l’avrebbe fatta
tremare come una ragazzina. Almeno non così facilmente.
"Virginia
Weasley," confermò lei con un’espressione seria in faccia. Portò una
mano tesa verso di lui e fu incredibilmente orgogliosa di non
vederla tremare.
Un
angolo della bocca di Malfoy si piegò all’insù. "Non ti si
adegua," le disse con impertinenza.
La
ragazza corrugò la fronte, la mano ancora tesa verso il ragazzo.
"Cosa?"
"Virginia,"
disse lui. Ginny aspettò che continuasse, poi realizzò che voleva dire che il
suo nome non le si addiceva.
"Cosa
diavolo c’è di sbagliato in Virginia?" gli chiese perplessa, lasciò
cadere le mani.
“Niente,"
ammise, "se sei noiosa, priva di immaginazione, e completamente priva di
stile di alcun tipo." Schioccò le dita, come se si fosse appena ricordato
di un grande segreto. "Oh, ma dimenticavo! Sei una Weasley. Mi
dispiace. Virginia, è adeguato."
"Nessuno
mi chiama Virginia," dichiarò violentemente, senza neanche pensarci.
"Tutti quelli che mi conoscono mi chiamano Ginny."
Il
sorrisetto soddisfatto di lui le fece ribollire il sangue. "Allora, Ginny,
che cosa vuoi?"
Disgustoso, ripugnante
ROSPO. “Ho bisogno del tuo aiuto, in effetti,”- disse a voce alta “ E
preferirei mantenere la nostra relazione strettamente professionale, cosi se
sarai cosi bravo da trattenerti dal dire
il mio nome, te ne sarò riconoscente.”
Fissandola vacuamente per un
momento, il ragazzo guardò prima dietro di lui, quindi la fissò di nuovo.
Completamente serio le chiese “E’ uno scherzo?”
“No, non è uno scherzo,”
gli rispose stringendo i denti. “Io ... Io ...”
“Va vanti allora, sputa il
rospo,” le disse, ridendo un po’ di lei.
“Ho bisogno che tu mi
consenta di farti da schiava per un mese,” scoppiò la ragazza, le parole che
si rincorrevano l'una sull'altra per l'ansia.
Malfoy la fissò. Fece una
grande sceneggiata : si mise le dita nelle orecchie come per pulirsele. Quindi
tornò a sedersi sull’erba, le mani accuratamente piegate in grembo, e sollevò
un sopracciglio.
“Questo è
uno scherzo!” confermò. “Onestamente, non che me ne importi molto, ma non
ho mai amato l’humor dei Weasley.”
“Non è uno scherzo!” Sbottò
Ginny. “E’… guarda, non importa cosa sia. Io sarò tua per un mese. Farò
tutto ciò che vorrai, commissioni, copiare gli appunti sulla pergamena --
qualsiasi cosa.”
Lui sembrò considerarlo per un
momento. “Perché dovrei lasciartelo fare?”
Fu il suo turno di fissarlo.
“Scusa, quale parte di “essere schiava per un mese “ non hai capito?”
Lui roteò gli occhi. “Per
esperienza so che nessuno si offre di fare da schiava - anche una schiava
temporanea - senza un dannato buon motivo. E io voglio sapere esattamente qual'è
il tuo motivo prima di essere d’accordo su qualsiasi cosa.”
“E’...”- Pensa, Weasley, PENSA! “un club!” esclamò, poi si schiarì la gola.
“C’è questo club,” continuò con tono di voce più normale, “E hanno
bisogno di una sorta di prova d’ammissione…”
Gli occhi di Malfoy si
illuminarono. “Facendo la cosa più rivoltante che tu possa immaginare?”
Tutta l'aria che teneva dentro
le uscì di colpo. “Si,” rispose miseramente.
“Cosa sai fare?” chiese
Draco. “Perché non voglio una schiava inutile.”
Arricciando le labbra, Ginny
guardò alla sua destra e notò una grande borsa con dei libri. Prendendo la
bacchetta, la puntò su di essi, e disse:
“Winguardium Leviosa Infinite
Draco!”- la borsa si sollevò, sospesa attorno al corpo di Draco, quindi si
lasciò cadere sulla sua figura.
Draco rimase sconcertato per un
attimo, poi le diede uno sguardo di apprezzamento: “Sembra senza peso.”
disse.
“E’ meglio di così.”
rispose. “E’ pensata per mantenersi a pochi centimetri sopra qualsiasi
spalla la metta, così sembra che tu la stia portando sul serio.”
“Silente non vuole che usiamo
la magia per cose semplici.” disse lui
impassibile.
Ginny lo guardò ironica: “Il
professor Silente non vuole neanche che facciamo accordi sulla schiavitù umana,
ma questo è quanto. Allora. Siamo d’accordo?”
“Nient’altro?” chiarificò
Draco.
“Beh… niente viscide robe
sessuali.” disse prima di realizzare che cosa stava dicendo.
Draco ridacchiò : “Oh,
allora robe sessuali ordinarie vanno bene?”
Benché non potesse vedersi,
Ginny era sicura che la sua faccia fosse più rossa dei suoi capelli. Aveva
detto la parola sessuali a voce
alta a Draco Malfoy. E quello sembrava così calmo, dannazione a lui, come se
non lo toccasse minimamente. Ok, bene. Se lui poteva discuterne tranquillamente
anche lei era in grado di farlo.
“Non ci saranno favori
sessuali di alcun tipo.” Dichiarò Ginny fermamente. Tecnicamente non le era
concesso dare condizioni, ma questo lui non poteva saperlo.
“Bene.” Draco convenì con
disinvoltura. “E in ogni caso questo non è ciò che voglio da te.”
Fece più male di quello che
avrebbe dovuto, ma Ginny era intenzionata a non dargli soddisfazione.
“Siamo d’accordo allora.”
disse Ginny, apprensiva e impaziente allo stesso tempo.
“Credo di si, “ disse Draco
vago. “Tuttavia, io non so se hai pensato a questo, Weasley, ma l’unica
ragione per cui lo faccio è per far diventare matti Potter e quel cretino di
tuo fratello. Hai pensato a cosa gli dirai?”
Oh mio Dio.
Non aveva minimamente pensato a cosa raccontare ad Harry
e Ron. Era molto probabile che Ron avrebbe tentato di uccidere Draco, urlando
tutto il tempo contro Ginny per essere stata una simile idiota. E Harry! Era
incerta se sarebbe stata Hermione a trattenere Harry dallo strozzarla, o sarebbe
stato Harry a trattenere Hermione.
Ginny considerò e immediatamente rigettò l’idea di
dir loro la verità -- non avrebbero mai capito e certamente non voleva la loro
pietà.
“Credo.” iniziò, pensando ad alta voce, “Che tu
potresti farmi da tutore. In Pozioni, forse? Hai dei buoni voti in pozioni.”
“Beh, sono piuttosto intelligente.” notò Draco
compiaciuto.
“Ma stai anche per essere bocciato in Erbologia.”
dichiarò Ginny con un sorrisetto. “E i tuoi M.A.G.O. si avvicinano. Neanche
due mesi per studiare tutto quanto.”
Draco rimase in silenzio, i suoi occhi erano diventati
di un grigio più tempestoso del solito.
“Io ho dei buoni voti in Erbologia." aggiunse
Ginny speranzosa.
L’espressione del ragazzo sembrò solo incupirsi
maggiormente.
“Hermione dice sempre che sono più avanti di lei
quando aveva la mia età e che --“
“Arriva al dunque, Weasley!”
“Tu mi farai da tutore in Pozioni, cosa che può
sapere tutta la scuola per quel che mi importa, e io ti aiuterò segretamente in
Erbologia. Nessuno lo saprà mai, tu prenderai dei voti eccellenti al M.A.G.O e
io---“
“Perché vuoi entrare in quello stupido club,
comunque?” chiese Draco improvvisamente, sembrava sinceramente perplesso.
“Non è stupido.” sostenne caldamente, il rossore
ancora una volta le coloriva le guance, ma ora, per una giusta indignazione.
“E inoltre, ne ho bisogno. Non tutti siamo marmocchi viziati nati in schifose
ricche famiglie, sai. Taluni devono farsi strada nel mondo da soli.”
“Si, ma chiedendo aiuto a un marmocchio viziato di una
schifosa ricca famiglia.” ribatté ironicamente.
Ginny voleva torcergli il collo. Ma questo, comunque,
avrebbe voluto dire che sicuramente non sarebbe stata accettata dall’ordine,
cosi si limitò a stringere i denti e fece
largo a un grosso, falso sorriso, regolando il tono della voce in uno gradevole
e professionale.
“Va bene. E
le sarò eternamente grata, Signor Malfoy. Possiamo discutere di ulteriori
dettagli questa sera?”
“Si, dopo cena, suppongo.” suggerì Draco in tono
mellifluo. “Cena che avrai preparato per me con le tue mani e servita nella
sala comune di Serpeverde. Buona fortuna per trovare la parola d’ordine, ma
sapendo quanto sei professionale non avrai problemi con tutto ciò.”
~
“Mi
scusi stavo cercando la mia ragazza - una ragazza
brillante, bellissima sempre intenta a comandare chiunque
le stia intorno.”
“Dì quello che hai da dire e
poi vattene, Harry”, mormorò Hermione
con il viso affondato nel cuscino.
“Mi dispiace non posso.”disse
lui, chiudendosi la porta dietro di sé “E’ nel 'manuale del perfetto
fidanzato' - se ti abbandono quando so benissimo che sei più vulnerabile, loro
mi toglieranno dalla guida.”
Hermione sospirò: “E noi non
possiamo permetterlo, vero? Va bene, vieni avanti, e finiscila.”
Salendo sul letto dietro di
lei, Harry le mise un braccio attorno
alla vita, e avvolgendole un braccio sotto il collo la fece sollevare
leggermente. Con entrambe le mani spinse
il suo corpo accogliente contro il suo e lei si lasciò sfuggire un piccolo
sospiro di piacere al contatto.
“Stavo per fatti miei a
pensare a me stesso. Harry, mi dicevo, che
ci può essere di sbagliato con quella ragazza? Lei è più intelligente di
qualsiasi altro, è sempre piacevole starci assieme, ha un fondoschiena
incredibilmente sexy che insiste a
nascondere sotto strati di roba.” Hermione ridacchiò a quello ”E’ stata
fatta Caposcuola e ha una stanza tutta per sè, nella quale avere convegni
amorosi con me nella notte senza problemi … che cosa, quindi può darle
fastidio?”
“Sai benissimo che cosa mi da
fastidio” mormorò Hermione.
“ Non puoi continuare a
preoccuparti di quello, Herm” sospirò Harry “ E’ andato, e a meno di un
avvenimento più eccitante o di uno
sconsigliabile incantesimo di memoria, nessuno lo dimenticherà molto
presto.”
“Se solo ci fosse uno
scandalo più grande…” insistette Hermione
“Anche se ci fosse” disse
Harry lentamente “Io non penso che servirà a molto. Ho sentito alcuni degli
altri -- Dean Thomas e Seamus Finengan in particolare -- stavano progettando di
rinominare non ufficialmente le
docce dei ragazzi 'Luogo segreto di Hermione Granger'.”
Hermione gemettè
cercando di nascondere completamente la testa nel cuscino.
“Sono solo altre sette settimane”- le mormorò Harry
seducente nell’orecchio “solo altre sette settimane di lezione e
l’occasionale, gentile parlott---“
“Whorermione non è gentile”- brontolò lei.
“-e noi saremo liberi,” finì Harry “Potremo
iniziare a scoprire il mondo insieme, e passare del tempo con la tua famiglia.
Poi potremo tornare e stare con i Weasley per un po’, prima che
noi….”
Fissandolo da sopra la sua spalla, Hermione portò la
mano di lui alle su labbra, baciandogli la punta delle dita
gentilmente. “Prima che noi cosa?”
“Ehm”-mormorò Harry, massaggiandole il braccio
gentilmente con le mani che tremavano leggermente “Prima che noi, um…. Forse
potremmo trovare un posticino tutto per noi?”
Un sorrisetto curvò le labbra di Hermione. “Insieme?”
“Beh ... voglio dire ... se ... si.”
“Vuoi che viviamo nel peccato, allora?”gli chiese,
già sogghignando.
“Certo che no!”sbottò lui, stringendole il braccio
per un momento.
Sciogliendosi gentilmente dal suo abbraccio, lei lo
guardò in viso, valutando attentamente la sua espressione.
Gli occhiali del ragazzo erano piegati e lei non poteva
smettere di lamentarsi, e notò, non per la prima volta,
di quanto lui fosse carino nei suoi confronti.. Era sempre adorabile, il
tipo di ragazzo che vuoi sempre abbracciare, fino a quando tutti i suoi dolori
scompaiono. Ma era diventato un uomo, l’aveva visto farlo; qualche volta
le piaceva pensare che avesse avuto qua e là un ruolo importante in
questo processo.
E, se non si era sbagliata, lui stava cercando di
chiederle di sposarlo.
“Sei bellissima, lo sai, vero?” In realtà non lo
sapeva, ma quando lui glielo diceva lei ci credeva sempre.
“C’era qualcosa che volevi chiedermi Harry?"
sussurrò Hermione
“I miei genitori…” Harry deglutì “ I miei
genitori sono stati insieme poco
tempo, ma sono stati felici. Molto, molto felici." le sorrise. “Tu mi
rendi felice, Herm. Io non vorrei mai passare un solo giorno senza sapere che tu
sei nella mia vita, dove tu sei mia: con me, nel nostro letto, nella nostra
casa, dovunque ci capiti di essere.” Rise un po’. “Non so se sto andando
bene.”
“Oh, avanti, Harry,” mormorò lei, scompigliandoli
quella massa ribelle di capelli. “Credo che tu stia andando bene, per
essere la prima volta.”
“Mi vuoi sposare, Hermione?”l e chiese, la voce
seria e sicura. Lei era così felice che il ragazzo già sapeva che risposta gli
avrebbe dato, anche se le sue mani erano un po’ sudate per l’emozione.
“Certo, sì, sì!” lo baciò, poi lo baciò ancora ,
perchè ora poteva fare tutto.
“Non sei preoccupata?” le chiese
scostandosi un po’da lei. “Non ti fa paura che siamo così
giovani?”
Gli occhi di lei andarono al cielo. “ Harry, siamo
stati insieme per quasi due anni, e ci conosciamo da quasi sette. So cosa
voglio; lo so da anni. Voglio te, Harry. Da sempre e pochi anni non lo
cambieranno. Io voglio che la nostra vita insieme inizi ora.”
“Non te l’ho detto?” le chiese. “Io l’ho
iniziata qualche mese fa”
“Stupido asino” lo riprese lei, poi lo baciò di
nuovo. Si strinsero l’uno all’altra per un po’, scambiandosi pazzi baci e
carezze, e facendo diventare una
massa ingarbugliata di lenzuola il letto.
“Sai che non ti deve preoccupare di quello che gli
altri dicono di te.” Disse Harry
dopo un poco.
"Lo so.” disse lei con un sospiro rassegnato.
“Dopo tutto, non è che eri nella doccia insieme a
nove o dieci tizi. C'ero solo io."
“Grazie Harry.” rispose lei seccamente.
“E dal momento che c'ero solo io – il tuo ragazzo
fisso da due anni-- mi è difficile
pensare che sia comportamento da sguarldrina dopotutto.”
“Forse non per noi, ma Harry, noi siamo cresciuti tra
i Babbani.” Hermione alzò le spalle. “ Questo è un mondo diverso. Ed è il
nostro mondo ora; lo è da anni.”
“E’ ancora difficile adattarsi ad alcune cose.”
confessò Harry. “Anche passando le vacanze estive con i Weasley…
Io dovrei essere completamente integrato nel mondo magico. Ma ci sono
ancora undici anni della mia vita quando non conoscevo nulla di tutto ciò.
D’accordo, non mi dispiacerebbe dimenticare completamente quegli anni …"
“Ma non possiamo.”
Concordò Hermione. “E in tutta onestà, a me piace abbastanza la
tecnologia babbana.” sospirò. “Va peggio quando vado a casa per le vacanze
estive. Che cosa non darei per un semplice telefono qui intorno a volte.”
“O una connessione Internet.” aggiunse Harry "Immagina,
essere in grado di trovare incantesimi su un computer al posto di usare vecchi
libri e pergamene.”
“Io preferisco i vecchi libri e le pergamene,” disse
Hermione con cipiglio. “ Comunque, lo ammetto, in questi momenti quando il
tempo è essenziale che cosa non darei per un motore di ricerca.”
“Stavamo considerando che cosa fare dopo la fine
dell’ultimo esame.” iniziò Harry lentamente. “E io penso di avere
un’idea!” Hermione lo guardò interrogativa. “Che cosa pensi se aprissimo
un’attività di …. Unione della tecnologia babbana nel mondo magico?"
“Oh, Harry.” Hermione prese fiato “Io non so ...”
“Odi l'idea,” disse lui. “Lo so. E’ stupido.”
“Fermati.” gli intimò gentilmente. “Penso sia
geniale. Io credo che tu sia geniale,
Dovremo solo stare attenti a
come fare. Le più antiche famiglie di Maghi sono totalmente intransigenti
quando si tratta di tecnologia Babbana. Ci dovrebbero essere una serie di
licenze da avere, ordini da riavere
indietro firmati, documenti del governo che saranno necessari ...“
“Herm” la interruppe gentilmente Harry. “Lo so. Ci
ho pensato. E penso che possiamo farcela.Tu
puoi farcela. E sai perchè?"
“Perché?” chiese lei, illuminandosi per la fiducia
e l’orgoglio che riponeva in lei.
Lui si chinò e le sussurrò in un orecchio. “Perché
sei la mia Whoremione”.
“Oh, sei un meraviglioso stupido!" gridò lei,
dandogli un pugno su un braccio mentre ridacchiava.
Poi, lui la baciò, e lei smise di picchiarlo.
Anche se ancora pensava che fosse un meraviglioso
stupido.
|
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Capitolo 3 *** 2: Un Diario nella propria vita ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 2 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
2: Un Diario nella propria vita
~
La password per la sala comune di Serpeverde era facile da trovare, come
scoprì Ginny. Una semplice pozione polisucco le aveva permesso di trasformarsi
in una delle amiche di Pansy Parkinson e di accompagnarla alla torre dei
Serpeverde dove Pansy si era accorta di aver dimenticato la sua pergamena di
Divinazione (Ginny l'aveva 'presa in prestito' dal grande pacco di libri di
Pansy quello stesso giorno). Essendosi ritrovata a indossare i panni di quella
brutta ragazza (il nome era qualcosa del tipo Vomito o Vile, e il fatto che non
se lo ricordasse la stava facendo impazzire) Ginny si ritrovò a fare una doccia
più lunga del solito prima di concentrarsi nella preparazione della cena per Draco.
La 'cena' consisteva di qualche salsiccia e di un po' di purè che Ginny si
era fatta dare dagli elfi domestici. Erano stati più che felici di
accontentarla, e con l'aiuto della sua bacchetta, era stata in grado di tenere
caldo il cibo mentre si lavava via l'immaginario sporco della pelle dei
Serpeverde.
Intrufolarsi per i corridoi pieni di spifferi e su per le scale moventi fino
alla torre dei Serpeverde fu più facile di quanto non avesse immaginato.
Sembrava diventata estremamente brava a cacciarsi dove non doveva stare.
Mormorando la password il più piano possibile ("Superiorità"), Ginny
infilò la testa attraverso il ritratto, controllando attentamente la stanza
alla ricerca di studenti serpeverde che non erano ancora andati giù a mangiare.
Trovando la sala deserta, Ginny vi saltò dentro e si affrettò verso il piccolo
tavolo e le sedie che si trovavano ad un angolo (che servivano probabilmente a
giocare a scacchi) e cominciò a sistemare il cibo che si era portata dietro
nella borsa.
C'era qualcosa di spaventosamente minaccioso nel trovarsi circondati da così
tanto verde Serpeverde. La sua anima da Grifondoro già protestava. Un grande
ritratto di Salazar Serpeverde giaceva sopra il caminetto dalla fiamma guizzante
e a Ginny pareva quasi di sentire i suoi occhi che la fissavano.
"Qualcosa mi dice che non l'hai preparato tu da sola."
Sobbalzando, Ginny si coprì il cuore con la mano, cercando di calmare la sua
espressione prima di voltarsi verso Malfoy.
"Ma devi sempre andare in giro strisciando in quel modo?"
gli urlò contro. "Ho una mezza idea di trasformarti le punte delle
orecchie in piccoli campanelli."
"Sai, non ti stai comportando come una ragazza che vuole che le faccia
un favore," precisò seccamente.
"Non è che ti stia chiedendo un servizio in fondo," protestò.
"Beh, non mi piace che i miei schiavi parlino troppo," le disse di
rimando, sedendosi a tavola e appoggiandosi un tovagliolo sulle ginocchia.
"Bene," dichiarò Ginny con fare educato, sedendosi di fronte a
lui. "Mentre tu ceni io stilerò i termini del nostro accordo."
Dalla borsa di Ginny vennero fuori una pergamena e una lunga piuma per
scrivere.
"Punto primo," iniziò Ginny, e la piuma iniziò a copiare le sue
parole sulla pergamena. Draco alzò un sopracciglio e Ginny si limitò a
scrollare le spalle. "E' un brevetto di Rita Skeeter. E' da un po' che
penso di diventare giornalista e Harry me l'ha comprato lo scorso Natale."
"'Harry me l'ha comprato lo scorso Natale,'" la scimmiottò Draco
mentre ricopriva con un velo di salsa il purè. "E' penoso il modo in cui hai
perso la testa, sai? L'intera scuola ride dello sguardo adorante che rivolgi a Potter mentre lo segui come un cagnolino. Considerato soprattutto che ha quel
topo della Granger nel suo letto."
"Hermione non è un topo," disse Ginny con rabbia. "E io non seguo Harry
dappertutto--" La sua bocca si bloccò fino a diventare una linea sottile.
"Punto primo: tutti e due dobbiamo evitare di insultare gli amici dell'altro."
"Puoi insultare i miei amici se vuoi," disse Draco con fare magnanimo. "A me non
importa."
"Punto secondo," continuò Ginny, come se lui non avesse parlato. "Niente sesso."
"Ricordo che lo hai detto anche prima," fece notare Draco dopo aver
mandato giù un boccone di cibo. "E ci ho riflettuto sopra, e penso che questa
cosa per me non funziona."
"Beh, mi dispiace, ma dovrai fartela funzionare," disse Ginny,
quasi sul punto di dare in escandescenze.
"Se vuoi che questo nostro accordo funzioni," continuò Draco con voce
vellutata, "sei tu quella che deve far sì che i miei desideri ti
vadano bene. In fondo, non è proprio questo il punto dell'accordo, o no,
Signorina Weasley?"
"Io .... io non posso farlo, va bene?" ribattè Ginny, muovendosi
imbarazzata sulla sedia. "Non posso fare quello."
Draco alzò gli occhi al cielo. "Non ti sto chiedendo di fare quello. E
Cristo Santo, donna, perchè non lo dici chiaro e tondo - non riesci a sopportare
il pensiero di fare sesso con me."
Gli occhi di Ginny vagarono rapidi per la stanza, come se ci fosse dietro
ogni angolo un nugolo di professori pronti a saltar fuori e gridare "Sesso! Ha
detto sesso! Cosa stai facendo signorina nella camera di questo ragazzo
screanzato?!"
"Va bene," sibilò. "Non riesco a sopportare l'idea di fare sesso con
te!"
"Quindi siamo in due, perchè diavolo nemmeno io riesco a sopportare l'idea di
fare sesso con te," disse, pulendosi la bocca con il fazzoletto.
"Allora perchè stiamo avendo questa discussione senza senso alcuno-"
"Perchè io ho dei bisogni," la informò.
Ora era il turno di Ginny di alzare gli occhi al cielo. "Questa è senza
dubbio la cosa più stupida che avresti potuto dire."
E poi successe qualcosa. Qualunque, pur strano, senso dell'umorismo vi fosse
negli occhi di Draco sparì all'istante e tutto quello che rimase fu quel colore
d'acciaio che le fece rizzare i capelli dietro il collo.
"Benissimo," disse alla fine. "Non ti chiederò niente di sessuale, Signorina
Weasley. Ma alla fine di tutto questo, sono sicuro che vorrai che io lo abbia
fatto."
Ancora una volta Ginny si ritrovò nella poca invidiabile situazione di dover
sistemarsi nella sedia dall'imbarazzo. Cominciò a succhiare la punta del suo
pollice. Cosa avrebbe potuto farle fare di peggio che fare quello - con lui!
Di certo nient'altro ... ma in fondo, si trattava di un Malfoy. C'erano storie e
storie sui domestici che lavoravano agli ordini di Lucius Malfoy e che erano
diventati tutti matti. Forse Draco aveva ereditato la crudeltà di suo padre e
magari ne aveva anche di più.
"Beh," continuò esitante. "forse .... voglio dire, forse sono stata un po'
precipitosa."
La piuma si fermò a mezz'aria e cominciò a cancellare quello che aveva appena
scritto. Ginny avrebbe voluto sputare parolacce a non finire. Se la piuma magica
aveva percepito il suo tentennamento, era indubbio che nemmeno Draco avrebbe
mancato di notarlo.
"Ma davvero?" chiese lui con fare tranquillo.
"Facciamo un compromesso allora," dichiarò Ginny, cercando di riguadagnare la
sua dignità. "Niente sesso, ma, se sorgesse il bisogno," le guance arrossirono
quando comprese cosa aveva appena insinuato, tuttavia andò avanti, "favori
sessuali potranno essere scambiati in futuro."
"Eccellente," annuì Draco, ponendo il piatto da parte.
"Mangi troppo in fretta," lo ammonì automaticamente Ginny, rimproverandolo
come avrebbe fatto con Harry o Ron.
"Scusa tanto, mamma," la prese in giro Draco.
"Punto terzo," disse Ginny a denti stretti, "quando-"
"Allora, come hai fatto ad avere la parola chiave per entrare?" chiese Draco,
senza alcun riguardo per quello che lei era sul punto dire.
Lasciandosi sfuggire un sospiro, Ginny si appoggiò all'indietro e incrociò
le braccia, decidendo che avrebbe fatto meglio a familiarizzare con l'abitudine che
aveva lui di non curarsi minimamente dei suoi sentimenti o delle sue opinioni.
In fondo era esattamente quello che ogni bravo schiavo avrebbe fatto.
"Pozione Polisucco," ammise Ginny. "Mi sono trasformata in quella scema della
migliore amica di Pansy."
Le sopracciglia di Draco andarono ad incontrarsi. "Vuoi dire Vilonna?"
"Vilonna!" urlò Ginny trionfante. "Lo sapevo che era qualcosa di simile a
Vomito o Vile."
Le sembrò quasi che Draco avesse accennato un sorriso, ma prima che qualcuno dei
due potesse dire qualcosa, sentirono alcune voci dietro il ritratto.
"Arriva qualcuno," sibilò Ginny, afferrando la pergamena e la piuma
magica e infilandoli nella sua borsa.
"Io mi nasconderei dietro le tende," disse Draco con fare annoiato, indicando
i lunghi e grandi drappeggi vicino alla porta.
Incapace di controbattere e non avendo altre idee di suo, Ginny balzò verso
le tende, riuscendo a nascondersi appena un attimo prima che la sala comune
fosse riempita da una serie di conversazioni rumorose.
Un gruppo di studenti del settimo anno si mise a sedere in un angolo,
ovviamente cercando di studiare per i MAGO. Draco rimase seduto fermo e Ginny si
domandò perchè lui non sentisse il bisogno di studiare. Da quel che ne sapeva
lei, aveva buoni voti nella maggior parte delle sue classi, tranne che in
Erbologia, e aveva una media in Pozioni che superava di gran lunga quella delle
altre materie. Hermione era l'unica studentessa che riusciva meglio di lui.
Eppure non aveva la fama di essere un secchione, nè i suoi nemici (beh, a
parte Ron) lo consideravano stupido. I suoi unici amici sembravano essere Tiger
e Goyle, e quei due possedevano un'intelligenza che non andava oltre al sapersi
vestire la mattina, figurarsi prendere buoni voti a scuola. Ma per una qualche
ragione, avrebbero seguito Malfoy in capo al mondo se lui lo avesse chiesto. La
maggior parte degli altri studenti Serpeverde avrebbe fatto la stessa cosa e
Ginny non riusciva a credere che fosse tutto dovuto all'influenza di Lucius
Malfoy.
C'era qualcosa in Draco, una pigra arroganza che comandava l'attenzione di
chi gli stava attorno e rendeva difficile che vi fosse qualcosa nella sua vita
che per lui fosse risultata una sforzo. Dal suo posto dietro le tende Ginny
godeva di una vista perfetta su di lui e per la prima volta, lui non poteva
vedere che lo fissava. Era il suo profilo che era rivolto a lei, con la luce del
fuoco che danzava dietro di lui, facendo brillare appena i suoi capelli chiari.
Ora che si ritrovava faccia a faccia con la prospettiva di stare in sua
stretta vicinanza per il prossimo mese, Ginny era affascinata dall'idea di
scoprire come fosse in realtà Draco Malfoy. Di solito, con il ghigno
malefico perennemente stampato in viso, Draco le ispirava nient'altro che un odio totale.
Ma mentre lo guardava adesso, col profilo abbassato, illuminato da una luce
quasi eterea (o forse malevola, Ginny! Cerca di rimanere obiettiva), si chiese
se per caso ci fosse qualcos'altro oltre alla pura malvagità che aveva
contribuito a trasformarlo nell'uomo che stava diventando.
Il ragazzino malvagio e pestifero che era stato una volta non avrebbe mai
accettato di assecondare la sua richiesta, non importa cosa potesse ricavarne.
La prospettiva di poterla umiliare in pubblico sarebbe stata troppo appetitosa
per lasciarsela sfuggire, e l'avrebbe colta al volo dicendo a chiunque lo fosse
stato ad ascoltare di come la piccola, stupida Weasley lo era venuto a pregare
di diventare la sua schiava.
Negli ultimi due anni tuttavia, Draco era cambiato. Non che ci fossero cori
di angeli che lo circondassero ora, non c'era ancora l'aureola da santo sopra la sua
testa, ma per lo meno ora quella di rendere la vita altrui un inferno non era
più l'unica cosa che aveva in testa. La storia di 'Whorermione' era il primo
insulto che avesse fatto alla ragazza da qui a mesi, ricordò Ginny. E in verità,
non era nemmeno cattivo quanto lo erano stati i precedenti per i suoi normali
parametri.
E in più, le uniche volte che lui, Ron ed Harry ancora litigavano erano le volte
in cui si trovavano in mezzo a una folla di studenti, Grifondoro contro Serpeverde. E
anche allora, sembrava più una sana competizione, in fondo i ragazzi erano
sempre ragazzi. La professoressa McGranitt aveva persino commentato questo
strano comportamento di Malfoy, durante una conversazione che aveva ascoltato di
nascosto fra la vecchia professoressa e Albus Silente, dopo che quella aveva
interrotto una baruffa in corso fra i tre, nella quale Ginny si era ritrovata in
mezzo.
Come se avesse percepito il suo scrutinio, la testa di Draco si alzò
all'improvviso e fissò le tende. Non poteva vederla, lei lo sapeva bene, ma
questo non impedì al suo cuore di cominciare a battere forte dallo spavento.
Doveva uscire subito da quella orribile stanza prima che il cuore le esplodesse
in petto, o prima di fare qualche gridolino strano, o qualcosa di egualmente
stupido che avrebbe attirato l'attenzione su di lei.
Draco si alzò dalla sedia e si avvicinò alla finestra accanto al dipinto. Il
suo viso era vicino abbastanza da toccare quasi il vetro e lei capì che in quel
modo poteva vederla grazie al gioco di luci.
"Alcuni di loro non andranno a dormire per ore," disse tranquillo. "Blaise e
Jasper stanno spesso alzati fino a molto tardi."
"Pff, Jasper," ridacchiò piano.
"Shh," la ammonì, anche se anche in questo caso le parve di cogliere gli
angoli della sua bocca all'insù.
Masticandosi il labbro inferiore coi denti, Ginny prese a stringere con fare
compulsivo i pugni intorno alla borsa. Non c'era modo di uscire di lì senza
essere visti. Avrebbe sicuramente fatto qualcosa tipo uno starnuto e tutti
avrebbero guardato dalla sua parte e qualcuno avrebbe strappato le tende e
l'avrebbero tutti quanti indicata con un minaccioso dito e poi avrebbero
chiamato il professor Piton per punire la spia Grifondoro intrufolatasi tra loro
e lui avrebbe tolto a Grifondoro qualcosa tipo mille punti e l'intera scuola
avrebbe riso di lei per il resto dell'anno, e per tutto l'anno dopo, e non
sarebbe riuscita a entrare nell'Ordine perché non era riuscita nemmeno a fare
questa semplice cosa per loro -
"Mi sei debitrice," disse Draco senza tono alcuno, fissandola appena con la
coda dell'occhio. Poi, a voce più alta, disse, "Ehi, guardate questo!"
Poi si mosse a sinistra della finestra, e coprì il suo corpo nascosto dalle
tende col proprio così che il resto dei Serpeverde non ebbe altra scelta che
muoversi alla destra di Draco per vedere fuori dalla finestra.
"Cosa c'è?" chiese Blaise Zabini.
"Non vedi quello stupido gigante?" chiese a sua volta Draco. Ginny era
praticamente certa che si stesse riferendo ad Hagrid. "Sta spostando quelle
bestie puzzolenti nel recinto aperto. Scommetto che dovremmo giocarci,
cavalcarle, cercare di fare 'amicizia' con loro o una stupidata simile, domani."
Tutti gli studenti Serpeverde sembrarono rabbrividire a questa idea, e
cominciarono a litigarsi lo spazio davanti alla finestra. Quando Ginny non si
mosse per andarsene Draco le diede un calcio alle caviglia. Ginny fu
straordinariamente fiera di se stessa per aver trattenuto bene l'urlo. Facendo
un grosso respiro, sgattaiolò fuori dalla tenda e si infilò nella
porta-ritratto. Non si guardò mai indietro, ma dal momento che dozzine di
Serpeverde non presero a inseguirla infuriati e nessun professore adirato venne a
tirarla fuori dal letto nel bel mezzo della notte, finì col pensare che nessuno
avesse notato la sua visita nella sala comune dei Serpeverde.
I suoi sogni avrebbero potuto essere popolati da visioni di Draco Malfoy in
situazioni compromettenti e certamente confuse, mentre il suo subconscio
esplorava qualunque combinazione di eventi che avessero trasformato quel
ragazzino in quell'uomo. Avrebbero potuto; ma dal momento che non aveva
bisogno di quel genere di distrazioni, Ginny decise che non avrebbe affatto
dormito.
Anche se comprese appena mezza parola delle sue lezioni il giorno seguente,
sapeva che la sua sanità mentale valeva bene lo sforzo.~
Eccoci qua. Sono le prime parole che scrivo dopo aver fatto il patto col
Diavolo, ovvero Draco Malfoy. Non ho chiuso occhio per due notti e questa notte
sono praticamente svenuta sul letto. Mi sono svegliata un'ora fa nel panico,
perché dovevo registrare un sogno che mi ha parecchio disturbato, su carta. Mi è
mancato disperatamente poter parlare con qualcuno che capisse, e fosse in grado
allo stesso tempo di non parlare a sua volta. Per favore, per favore, per favore
non cominciare a rispondermi.
Ho passato quasi cinque minuti a fissare la pagina bianca, incapace di
formulare un qualunque pensiero. Non riesco nemmeno a parlare di quel sogno ad
alta voce, figurarsi scriverlo. Ci proverò più in là durante la settimana. Ho un
compito di cucito da portare a termine per quel mostro di Malfoy. Cucito. E mi
ha proibito di usare la mia bacchetta! Argghhh!
~
E' oramai passata una settimana da quando sono stata costretta a servire in
modo ingrato tale Draco Malfoy. Sto cominciando a pensare se c'è qualche premio
che valga l'inferno che è diventata la mia vita. Malfoy si sta divertendo fin
troppo per i miei gusti. Qualunque riluttanza possa aver avuto ad accettare il
nostro patto è volata fuori dalla finestra. Ecco una lista dei miei 'compiti':
- Ogni notte devo sedermi nel tavolo dei Serpeverde accanto a Malfoy e
tagliare la carne per lui (L'unico raggio di luce in questa nuvola oscura è che
Ron, Harry ed Hermione hanno cenato nella sala comune dei Grifondoro nelle
ultime sette notti dal momento che Hermione li sta privando di qualsiasi
contatto sociale fino a che non riescono a superare l'esame MAGO preparato da
lei.)
- Devo fare tutti i compiti di Erbologia di Malfoy al posto suo. (Dice che il
mio aiuto si deve limitare a farlo passare pure con la sufficienza in quella
'ridicola e totalmente non necessaria materia' e che qualunque compito è
nient'altro che 'un carico di lavoro in più per quella stupida della
professoressa Sprite. Non ho il tempo di farli; ho dei posti in cui andarsi,
sai" e che come suo diligente schiava, devo prendermene io cura per lui.
Chissenefrega vero se anche io ho degli esami miei da dare - per non parlare di
quella cosa che Ron si è lasciato sfuggire nella foresta l'altro giorno. Dio,
quanta rabbia che mi fa.)
- Sono stata costretta a fare non meno di quattro viaggi a Hogsmeade per
acquistare, fra le altre cose, una pinta di birra, sei ratti per nutrire il suo
Hiss, un boa constrictor lungo due metri, nonché la nuova mascotte della squadra
Serpeverde di Quidditch, undici rotoli di pergamena, una dozzina di nuove piume
per scrivere, e diverse riviste magiche di dubbia qualità. (Non posso divulgare
il nome di nessuno degli altri oggetti, nemmeno a questo diario, dal momento che
così facendo temo che comprometterò inevitabilmente la mia capacità di levarmeli
dalla testa.)
Ho ricamato - a. Mano. Senza. La. Mia. Bacchetta. - diverse frasi in tutti i
maglioni di Draco (Sua madre gliene manda uno nuovo ogni settimana - alcuni sono
davvero meravigliosi, e vanno dal cashmere alla lana più pregiata. Non mi
sarebbe dispiaciuto tenerne qualcuno per me, perchè Dio solo sa che non se ne
accorgerebbe nemmeno, ma nel caso succedesse, rubare non mi pare il modo
migliore per guadagnarmi il favore del proprio padrone.)
Piccola confessione: non ho ricamato precisamente ciò che Malfoy intendeva
quando mi ha ordinato di farlo, e cito qui, 'Fa sì che chiunque se li veda
davanti sappia a chi appartengono. E, Signorina Weasley? Niente magia. Mi
piacerebbe proprio vedere quanto riesci a ricamare bene a mano."
Oh, ho ricamato benissimo, va bene. Il Signor Malfoy dovrebbe imparare a
essere più specifico quando dà un ordine, però, anche se i nomi che ho ricamato
nei suoi maglioni certamente non hanno alcuna somiglianza tecnica con Draco
Malfoy, secondo me, chiunque dovesse trovarseli davanti saprebbe esattamente a
chi appartengono. Harry si è sempre rivolto a Malfoy chiamandolo 'Stupido
Bamboccio' e ho sentito Hermione chiamarlo 'Ranocchio rugoso' almeno una mezza
dozzina di volte; l'espressione preferita di Ron per anni è stata 'Faccia da
furetto'; ora il maglione bianco di cashmere di Malfoy la commemorerà per
sempre. Ventotto maglioni dopo e stavo quasi finendo le idee nel combinare le
varie espressioni derisorie.
Devo dirlo, ha un effetto liberatorio il poter scrivere di nuovo un diario,
ma anche se non mi risponde (ah, grazie), mi sento ancora ... a disagio. Malfoy
direbbe sicuramente che sono una stupida ingenua, ma non posso farci nulla. Così
tanta gente avrebbe potuto perdere la vita e sarebbe stata tutta colpa mia, a
causa di quella stupida cotta che avevo per Harry. Stranamente però, quando
ripenso a quell'anno, quando l'orribile storia di Tom Riddle non è la prima cosa
che mi viene in mente, non è quello che provavo per Harry che ricordo per prima
cosa, ma piuttosto, come mi sono sentita tremendamente umiliata quando Malfoy ha
letto la mia lettera di San Valentino ad alta voce.
Recentemente, quando mi sono ricordata quanto fosse crudele, quanto lo
odiassi, completamente e assolutamente, con una chiarezza che non avevo mai
conosciuto prima, sono costretta a riconoscere quanto sia diverso. E' già da un
po' che ci penso, dopo essere stata costretta a stargli a così stretto contatto,
che Draco sembra aver perso un sacco della sua crudeltà. Anche se i compiti che
mi ha assegnato sono davvero crudeli ...
Infatti, l'unico raggio di luce in questa passata settimana è stato che Draco
non mi ha ordinato di fare niente di remotamente sessuale. Non sono davvero
sicura di come gestirei la situazione se facesse una richiesta del genere. Da
una parte, dopo averlo conosciuto un po', non è più la prospettiva più orribile
che io riesca a immaginare, ma anche se non lo odio più come un tempo questo non
significa che voglio fare sesso con lui. Voglio dire, solo perchè può esserci
una sorta di attrazione primordiale fra noi, questo non significa che io devo-
Bleah. Non riesco a pensare a questa cosa per nemmeno un altro secondo, e
sono in ritardo per la cena.
~
Non sarei mai dovuta andare a cena, è tutto quello che c'è da dire. Sarei
dovuta rimanere rinchiusa dentro la torre fino a che non fossi morta di sete o
il panico mi avesse fatta crepare. Avrei potuto infestare il castello per
esempio, conoscere Mirtilla Malcontenta e Sir Nicholas (E' quasi il giorno della
sua Morte; forse potremmo celebrare insieme?) e persino il Barone Sanguinario.
Certamente avrei evitato a tutte le parti coinvolte un'orribile, tremenda
serata.
La buona notizia: Harry e Ron hanno completato la verifica pre-MAGO preparata
da Hermione, e sono ora di nuovo liberi di vagare tra le masse.
La cattiva notizia: Harry e Ron hanno completato la verifica pre-MAGO
preparata da Hermione, e sono ora di nuovo liberi di vagare tra le masse.
Non penso di aver mai visto la faccia di Ron diventare così viola come quando
è entrato nella Sala Grande e mi ha trovato seduta al tavolo dei Serpeverde, a
mescolare meticolosamente i piselli di Draco con le patate schiacciate "nel modo
in cui mia mamma fa".
Ron e Harry stavano ridendo, ognuno di loro con un braccio intorno alle
spalle di Hermione. Una qualche melodrammatica parte di me lo pensa a quell'attimo
come 'Il momento in cui le risate cessarono'. Ron mi vide prima che io alzassi
la testa dalle patate sfracellate di Draco, e lo so, perchè stava già venendo
dritto verso di me con quello sguardo indemoniato che diceva 'Per tutti i SANTI
cosa stai facendo al tavolo dei Serpeverde?' stampato in viso prima che avessi
il tempo di guardarlo di nuovo.
Ora proverò a ricostruire la "conversazione" che ebbe luogo fra me e mio
fratello grazie alla mia appena attendibile (ero profondamente traumatizzata)
memoria di quanto è successo ieri sera:
"In nome di Godric Grifondoro, cosa diavolo ti è preso?!" urlò Ron mentre mi
prendeva il braccio e mi tirava su dalla sedia del tavolo Serpeverde. "Diavolo
Gin, ti rendi conto di dove eri seduta?!"
"Sì," dissi con voce perfettamente calma a ragionevole.
"Sei impazzita?!"
"Sono sanissima, grazie."
Ora, questo è il punto in cui comincio a pregare Ron con gli occhi,
pregandolo in silenzio per favore per favore, lascia stare. Fidati di me quando
dico che so cosa diavolo sta succedendo e cosa sto facendo e FATTI gli affari
tuoi. La cosa più divertente è che allora pensavo che ci fosse la possibilità
che capisse. Per un attimo sembrò comprendere davvero cosa stavo cercando di
dirgli e sul punto di dire "Beh, Gin, finchè sai cosa fai ..." e di lasciarmi in
pace.
Allora.
"Malfoy," disse invece mio fratello, dirigendo la sua ira verso
Draco, che in quel momento si stava leccando in modo impeccabile la punta delle
dita per pulire dalle tracce di pollo che stavano mangiando. "Se hai fatto
qualcosa a mia sorella-"
"Non ho fatto proprio niente a tua sorella," aveva detto Draco con tono
laconico. "Forse finalmente è tornata in sè e ha capito qual'è il tavolo dove
siedono le persone di classe."
Fu allora che Tiger e Goyle cominciarono a litigare per un pezzo di pollo. Va
detto, a favore di Draco, che la scenetta lo distrasse appena un poco dalla
questione. Sempre in suo favore va detto che Ron era troppo furioso per notare
qualunque cosa stessero facendo Tiger e Goyle in quel momento.
I suoi occhi si ingrandirono, le vene cominciarono a vedersi e per un attimo
ho temuto davvero per la vita di Draco, perchè Ron non stava tirando fuori la
bacchetta, no, Ron stava per rilasciare diciassette anni di sindrome di
iper-infantilità, sette anni nel ruolo di spalla di Colui che è sopravvissuto, e
il fatto di aver perso l'unica ragazza per la quale aveva avuto una cotta sin da
quando aveva quattordici anni a causa di quello stesso amico che, persino Ron
doveva ammetterlo, aveva catturato il suo cuore già da un po' di tempo.
Con gran fortuna di tutti (Draco sa tirare la bacchetta fuori piuttosto
velocemente, e una volta che Ron gli avesse spaccato il naso, sono quasi certa
che Draco avrebbe ucciso mio fratello) so esattamente quando Ron sta per
esplodere. Lo presi per un braccio e lo trascinai fuori dalla sala grande e nel
corridoio.
"HAI PERSO COMPLETAMENTE LA RAGIONE?!"
Penso che è questo quello che ha detto. Tutto quello che riesco a ricordare è
quanto forte ha urlato. Sono certa che tutti quanti dentro riuscivano ancora a
sentire bene la parte della nostra conversazione detta da Ron.
"Mi sta insegnando Pozioni," fu tutto quello che riuscì a dire con la voce
presa dal panico. Mai una scusa era suonata così falsa e patetica.
Sembrò per un attimo che Ron si fosse calmato a quelle parole ed ero
assurdamente fiera di me stessa. Forse non era così patetica dopo tutto. Poi,
iniziò a respirare forte dal naso e fece quel ... suono ... che non riesco a
descrivere e per un attimo ho pensato seriamente che mio fratello stesse per
esplodere di fronte a me.
"DRACO MALFOY STA INSEGNANDO A MIA SORELLA?! Cosa DIAVOLO ti sta facendo
fare per lui?!"
"Solo qualche piccola cosa," mi affrettai a rassicurarlo. "Sai, tipo
tagliargli la carne, cucire qualcosa qua e là." Sì, so che tecnicamente era una
balla colossale, ma non potevo dire altro. Ero disperata. Non era mia abitudine
mentire ai miei fratelli - beh, nemmeno questa affermazione è proprio precisa
suppongo. Non era mia abitudine mentire a mio fratello Ron. Non sono sicura di
aver mai detto a Percy la verità su dove ero stata o con chi mi ero incontrata
nemmeno una volta, per principio.
"Gin," disse Ron in quel momento, e stava cercando chiaramente di calmarsi, "cazzo,
se avevi bisogno di aiuto in Pozioni, perché non sei venuta da ME?"
Beh, non ho sentito il bisogno di rispondere a quella domanda, perciò mi sono
limitata a fissarlo fino a che non ha sospirato e sollevato le spalle mostrando
di aver capito cosa intendevo.
"Va bene, va bene," mi concesse almeno questo, "ma se non io,
che mi dici di Hermione? E' bravissima in tutta, tranne Divinazione, e credimi,
si è preparata un ben congegnato discorso anche solo sul fatto che Divinazione
possa essere considerata una materia seria."
Già. Ma non ho mai ringraziato il fatto che Ron tendesse spesso a fare
confusione con le sue stesse argomentazioni più di quanto abbia fatto in quel
momento, perché stavo disperatamente cercando di venirmene fuori con una ragione
plausibile sul perché non ero semplicemente andata da Hermione. Beh, vedi Ron,
la società segreta in cui sto cercando di entrare vuole che io faccia da schiava
a qualcuno che odio. Oh, ma non lo odio più. Di certo non siamo amici, ma ho
avuto modo di osservarlo in questa settimana, e sebbene sia molto sarcastico, e
più che solo un pochino crudele, non è certamente il figlioccio di Satana. O
meglio, è figlio di Satana, ma non è colpa sua se Lucius Malfoy è così malvagio.
E ti ho forse detto del sogno dell'altra notte?
"Hermione aveva già le mani piene di te e Harry," fu quello che dissi ad
alta voce. "I MAGO sono stressanti per tutti Ron ed Hermione ha già dedicato
tutto il suo tempo e le sue energie nel cercare di far passare voi lavativi con
voti appena sufficienti."
"Non insultarmi appena dopo che ti ho pescata a giocare alla servetta di
Draco Malfoy," mi avvertì Ron. "Non migliori la tua situazione."
Poi gli sorrisi e lui mi sorrise a sua volta ed era come un'alleanza tra noi,
i due più piccoli. Eravamo sempre stati noi due contro tutti gli altri e questo
l'avevamo perso quando lui era andato via ad Hogwarts; quando mi aveva lasciata
indietro, tutta sola con Mamma e Papà, a desiderare disperatamente di essere
insieme a lui e a Fred e a George in questo grande posto di cui parlavano tutti
i miei fratelli ogni anno in estate. Volevo tanto bene ad Hermione ed Harry, ma
in quel momento, avevo di nuovo il mio fratellone e niente mi era sembrato più
bello.
"Va tutto bene, Ron," gli dissi dopo un attimo che ci eravamo messi
d'accordo col solo sguardo. "Ho davvero bisogno di aiuto in Pozioni. Sto andando
veramente male e non è un gran prezzo da pagare, essere a disposizione di Malfoy
per qualche settimana. Davvero, è la cosa migliore adesso. Sto facendo pratica
su come gestire gli stupidi insopportabili anche nella vita vera."
Quella frase fece allargare il sorriso di Ron, ma desiderai poi di non averla
mai detto, perché in quel preciso momento, Draco Malfoy dimostrò di saper
scegliere con precisione atroce il momento sbagliato. Era uscito dalla Sala
Grande - per cercarmi, suppongo - ed era nero di rabbia. Mi fece quasi paura per
un minuto. I suoi occhi sembravano fatti di ardesia, naturalmente, se immaginate
di poter dare fuoco all'ardesia e vederla bruciare ed emettere fumo da tutte le
parti.
"Scusa se ti interrompo, Weasley," disse Draco a Ron e sembrava così
perfettamente calmo e razionale. Perché d'altronde avrebbe dovuto essere
diversamente? "Ma siamo in ritardo per lo studio. Non ho tutto il tempo di
questo mondo per aspettare che voi finiate la vostra piccola lite familiare,
no?" Poi la sua mano si chiuse attorno al mio braccio e mi trascinò via con lui.
"Dì ciao alla sorellina."
Non riuscivo a girarmi per guardare Ron; ero disperatamente felice che il mio
fratellone non avesse fatto niente di ridicolo e coraggioso. Sono quasi sicuro
che sia corso da Harry ed Hermione e non abbia fatto altro che distruggere le
loro orecchie col racconto per il resto della cena.
Per quanto riguarda Draco e me, non appena ci fummo allontanati da Ron, si
girò vero di me ... ed era così FURIOSO!
"Mentre fai la mia serva non parlerai più di me in quel modo. Sono stato
chiaro?"
"Draco, mi spiace," cercai di dire, ma aveva mosso velocemente il braccio e
mi si era avvicinato, fino a che il suo respiro era sulla mia faccia.
"Signor Malfoy," mi corresse. La sua voce si ruppe e questo sembrò farlo
arrabbiare ancora di più. Aprì la bocca per dire qualcos'altro, ma poi si girò e
si limitò ad andare via da me.
Volevo chiamarlo, cercare di spiegarmi e scusarmi di nuovo, anche se non sono
sicura di sapere perché. Non è che abbia detto a Ron qualcosa che non ho mai
detto a Draco proprio davanti alla sua faccia in passato. Volevo chiedergli
della nostra sessione di studio, perché se anche io non ne avevo un disperato
bisogno per Pozioni, lui sarebbe andato male in Erbologia ai suoi MAGO senza il
mio aiuto. E scoprì che non volevo che andasse male; volevo che facesse bene,
come sapevo che poteva fare.
Oh, dio mio. Sto guardando quello che ho appena scritto e mi sembra di essere
una stupida scema. Se non riesco ad essere onesta col mio diario, questo fa di
me una persona senza speranza no? Giusto. Quindi. Qualche notte fa, ho fatto un
sogno. Su Draco. Malfoy. Su Draco Malfoy.
Ero giù nelle segrete per la lezione di Pozioni, e Piton mi stava facendo
tutta una serie di domande di cui non sapevo la risposta. Poi Draco era lì, e
stava bisbigliando le risposte al mio orecchio, ma era invisibile, perché Piton
non lo vedeva. All'improvviso, avevo tutte le risposte, e Piton continuava a
cercare di farmi sbagliare. Finalmente mi disse che avevo passato il test e che
non dovevo mai più tornare a studiare Pozioni, e che dovevo portare questa pera
viola nell'ufficio di Silente per provare che avevo finito.
Poi ero nei corridoi, e stavo tenendo in mano la pera viola e Draco era
assieme a me, congratulandosi per il fatto che finalmente lo ero stata ad
ascoltare. Poi mi disse che avremmo dovuto mangiare la pera, ma io non volevo,
perché se mangiavamo la pera non poteva darla a Silente, e Silente aveva bisogno
della pera più di noi. Allora Draco suggerì che ne mangiassimo solo metà perché
tanto Silente non aveva bisogno di quella pera più di tanto.
Nel sogno, questo aveva una sua logica perfetta, e io gli portai il frutto
alla bocca. Lui le diede un morse e il succo gli cadde lungo il mento e macchiò
la sua camicia appena sopra le costole. Indossava la divisa maschile e il succo
sembrò formare una linea dal petto fino al basso addome.
"Ecco, guarda cosa hai fatto," disse Draco, e le cose intorno a noi
cambiarono di nuovo, e stavamo in una stanza che non avevo mai visto prima, su
un letto.
C'era la luce del sole che filtrava da una finestra aperta e gli occhi di
Draco erano più argento del solito, coi capelli spettinati e mossi in una
maniera in cui non avrei mai immaginato che lui avrebbe permesso che fossero.
Non indossava niente, e mi resi conto che nemmeno io avevo niente addosso, e che
la mia mano stava scivolando giù per il suo petto. Abbassai lo sguardo e vidi la
macchia lasciata dal succo di pera.
"Sta cominciando a sparire," notai, ricalcandola con la punta delle mie dita.
I suoi occhi erano pieni di lacrime e capì in quel momento perché erano così
argentei. Portò una mano al mio viso e mi scostò gentilmente i capelli,
tracciando le flebili linee presenti sulla mia fronte con una tale cura.
"L'amore non sparisce, Gin," mi mormorò, e poi mi diede un bacio.
E poi mi sono svegliata.
Finirò presto col diventare matta, Ordine o non Ordine.
~
|
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Capitolo 4 *** 3: Qualcosa di malvagio si avvicina ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 3 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
Capitolo 3: Qualcosa di malvagio si avvicina (Something Wicca This
Way Come)
~
La mattina successiva mentre le altre ragazze nella sala comune di Grifondoro
iniziavano a stiracchiarsi, Ginny aprì gli occhi, anche se oramai era sveglia da
quasi un'ora. Aveva passato tutta la notte a riflettere sul fatto che Ron aveva
scoperto il suo patto con Draco (e l'aveva detto a sicuramente Harry ed Hermione),
il quale era molto probabilmente ancora arrabbiato con lei per quello che
l'aveva sentita dire a Ron.
Ginny per prima cosa si vestì e si sistemò i capelli (ovvero sistemò ai lati
della testa grazie dei fermagli neri quelli che le ricadevano sul viso e
lasciò che gli altri le cadessero sulle spalle in una massa disordinata)poi, con
un sospiro, si diresse giù per le scale che l'avrebbero portata a fare colazione
nella Sala Grande.
Però, mentre passava per il bagno di Mirtilla Malcontenta Ginny fu distratta
dal suono di due ragazze che piangevano. Sbirciando dentro con la testa
Ginny notò una figura dai capelli neri seduta contro il muro, accanto a un
lavandino.
"Ciao?" disse Ginny con fare esitante.
La testa della ragazza si alzò all'improvviso e Ginny spalancò un poco la
bocca. Era davvero bellissima, con grandi occhi neri e lunghi, setosi capelli
neri dello stesso colore. Ginny, quasi imbarazzata, spinse i suoi selvaggi
capelli color rosso carota dietro le orecchie. L'altra ragazza aveva lineamenti
esotici e Ginny si chiese da dove venisse.
"C-c-ci-i-ia," balbettò l'altra ragazza, poi cominciò ancora una volta a
piangere.
"Cosa c'è che non va?" chiese Ginny piano, avvicinandosi. "Vuoi che vada a
chiamare un professore?"
"Per l'amore del cielo, fallo per favore," venne una voce da dentro uno de
bagni.
Ginny aprì la porta un poco. "Ciao, Mirtilla," salutò il fantasma.
Mirtilla sniffò con fare importante. "Sta davvero cominciando a scocciarmi."
"Vedrò cosa posso fare," la rassicurò Ginny.
"Non la smette di piangere," aggiunse Mirtilla. "Quella è una mia
prerogativa, sai. La mattina raccolgo i miei pensieri ed è assolutamente
impossibile concentrarmi con lei che frigna in quel modo."
"Sì, beh, ti prometto che farò in modo che la sua depressione non
interferisca con il tuo autocompatimento troppo a lungo," assicurò Ginny a
Mirtilla con fare secco.
"Fallo," disse Mirtilla, prima di sbattere di nuovo la porta del bagno.
"P-p-per favore, niente insegnanti," disse l'altra ragazza, cercando di
calmarsi.
"Ecco," disse Ginny, prendendole qualche asciugamano di carta dalla macchina
ed offrendoli alla ragazza, che si soffiò il naso sonoramente. "Come ti chiami?"
"Ezra," disse dopo qualche attimo, asciugandosi gli occhi nella lunga manica
della sua uniforme. "Ezra Easton." Ginny sospettò che la ragazza fosse più
grande di lei, forse una del settimo anno, ma non riuscì a riconoscerla.
Hogwarts era una grande scuola, però tutti sapevano che faccia avevano gli altri
studenti.
"Ezra. Cosa ti porta qua ad Hogwarts?"
"La mia fine, ecco cosa," rispose Ezra.
"Fine?" disse Ginny, esprimendo i suoi dubbi. "Andiamo, non può essere così
brutto."
"Credimi, sono finita," disse Ezra. "So cosa vuol dire essere finiti, e io lo
sono. Mi ucciderei, anche se il suicidio probabilmente significa un'eternità non
proprio bella, ma sono sicura che la mia famiglia mi seguirebbe anche lì e
allora sarei davvero all'inferno."
Facendo una smorfia Ginny si sedette accanto ad Ezra, sperando che non ci
fosse alcunchè di troppo disgustoso per terra.
"Da dove vieni?" chiese Ginny dopo qualche attimo di silenzio.
"Da dove non vengo?" disse Ezra con un lieve sorriso. "Sono nata nelle
Filippine, poi sono stata cresciuta nell'isola di Oahu fino al mio undicesimo
compleanno."
"Oahu?" ripetè Ginny.
"Una delle isole Hawaiane," rispose Ezra. Ah. Questo spiegava il suo accento
americano.
"Allora, cosa ti è successo a undici anni?"
"Il mio peggior incubo," disse Ezra. "I miei genitori mi avevano sempre detto
che sarei andata nella miglior scuola di magia del mondo. Non ci credevo fino a
che non è davvero successo. Avevo tanti amici, sai. Andavano a fare surf e a
fare lunghe passeggiate nella giungla. C'era persino un vulcano inattivo vicino
a cui giocavamo sempre."
"Sembra bello," commentò Ginny con sincerità.
"I miei genitori lo odiavano quel posto," confessò Ezra piena di amarezza.
"Dicevano sempre che una strega per bene avrebbe dovuto leggere la storia della
sua gloriosa famiglia, non stare con i Babbani. Sai come stavo a sentirli
parlare così?"
"Posso solo immaginarlo," rispose Ginny, incerta di come rispondere
esattamente. Era una delle ragioni per cui non aveva più amici. Le sua abilità
sociali erano quasi inesistenti.
"Beh, mia madre e mio padre erano andati entrambi a Durmstrang, perciò come
puoi immaginare, mi era garantita l'ammissione fin da quasi la nascita,"
continuò Ezra.
"Fa molto freddo a Durmstrang," commentò Ginny.
"Sì. Essendo cresciuta ai tropici, capirai come ho amato il freddo," continuò
Ezra secca. "Durmstrang ed io non andavamo molto d'accordo. Quando avevo
quattordici anni, ci fu questo incidente con il Preside."
"Che tipo di incidente?" chiese Ginny, un'insaziabile curiosa nonostante
tutto.
"Mi trovarono nuda nel suo ufficio," continuò Ezra come fosse niente.
"Chiamarono i miei genitori, Karkaroff negò tutti e mi fece espellere dalla
scuola. Non troppo tempo dopo, sparì dopo quella confusione del Torneo Tre
Maghi, ma il danno era fatto e io ero 'persona non grata' a Durmstrang."
"Cosa hai fatto allora?" chiese Ginny con entusiasmo, guardando Ezra mentre
accendeva una sigaretta. "Tu fumi?"
Ezra scrollò le spalle. "Dicono che queste uccidono. E' quello che spero!"
dichiarò, prendendo una grossa boccata di fumo.
"Non può essere così brutto," dichiarò Ginny.
"Dopo Durmstrang," continuò Ezra, "ci fu Beauxbatons. A Madame Maxime non
importava niente di me. Abbiamo passato due anni standoci praticamente alla
gola. Poi mi sono spinta troppo in là quando ho trasformato quel suo orribile
cane in un palloncino. Non è colpa mia se l'allenamento di Quidditch quel giorno
si era protratto a lungo e un bolide ha fatto scoppiare il povero piccolo Mopsy."
"Certo che no," commentò Ginny. Quella ragazza era così ... forte. Dai suoi
capelli al suo atteggiamento fino al modo in cui faceva sembrare attraente
l'uniforme, era tutto quello che Ginny non era.
"Ora, a cinque settimane prima di finire del tutto la scuola, mi sono
ritrovata senza una scuola in cui potermi diplomare," riassunse Ezra. "Così i
miei genitori mi hanno spedita ad Hogwarts, la loro ultima scelta - non pensare
che non abbia roso loro il fegato il fatto di dover chiedere la grazia a Silente
- ed eccomi qui."
"Non è così brutto qui," aggiunse Ginny dolcemente. "E mancano solo poche
settimane, no?"
Ezra rise, un suono amaro e privo di alcun umorismo. "Oh tesoro, non sono le
cinque settimane che mi spaventano," ammise. "E' la vita che mi aspetta dopo che
saranno terminate."
Non avendo idea di come rispondere a quell'affermazione, Ginny suggerì di
andare a sfogarsi sul cibo della colazione.
~
La colazione fu sicuramente meno drammatica
Silente presentò Ezra a tutti quanti e dichiarò che, dato che sarebbe stata
con loro molto poco tempo, Ezra non sarebbe stata assegnata a nessuna casa, e
che invece avrebbe preso il posto vacante nella torre Grifondoro (Haley McLayne,
una ragazza del settimo, aveva fatto i MAGO prima, ed era già andata via per
prendersi cura della nonna morente.)
Questo a Ginny andava benissimo, ed era felicissima di avere una nuova amica
tutta sua. Ezra si sedette vicino a lei a colazione e si misero a chiaccherare
su come fossero le cose alle Hawaii, e Ginny promise ad Ezra di farle fare un
giro ad Hogsmeade la prossima volta che la scuola li faceva andare.
Buttando lo sguardo di tanto in tanto vero il tavolo dei Serpeverde, Ginny
vide Draco che guardava nella sua direzione con espressione indecifrabile. Non
sembrava nemmeno infastidirlo il fatto che lo avesse pescato a guardarla, così
Ginny decise di lasciarlo perdere e si concentrò sulla sua colazione. Era
chiaramente ancora di cattivo umore e non era intenzionata a cercare in quel
momento di farglielo passare. Pensò che se aveva qualcosa di inutile e umiliante
da farle fare, sarebbe venuto a dirglielo immediatamente.
Una volta che la colazione fu terminata, Ginny mostrò ad Ezra la sala comune
di Grifondoro, le fornì la password ("Mary Poppins", che era il film babbano
preferito da Hermione, e, come Capo Scuola, poteva sceglierla lei la password) e
le augurò buona fortuna per le sue lezioni.
Ginny seguì le sue di lezioni, e dopo una mattinata di Erbologia, doppia
razione di Pozioni e Divinazioni era più che pronta per una pausa. Un'ora di
tempo libero sembrava quasi il paradiso, e decise di passarla vicino al lago.
Al lago, tuttavia, tutti i suoi sogni di tranquillità e pace volarono via
quando vide Draco vicino all'acqua, appoggiato a un grosso albero di quercia.
"Cosa stai facendo qui?" chiese, e sembrava piuttosto scocciato.
"Ho un'ora libera, sai?" gli rispose Ginny arrabbiata. "Non sapevo che i
Malfoy possedessero lo spazio intorno al lago."
Fissandola con rabbia, cominciò a guardarsi intorno come se si aspettasse che
qualcun altro li stesse osservando. "Fa come vuoi allora," disse. "Non voglio
parlarti adesso."
"Non puoi essere ancora arrabbiato per la faccenda con Ron," disse Ginny,
sospirando. "Non intendevo quello che ho detto. O meglio, non volevo dire quello
che poi ho detto. Sei un insopportabile stupido solo qualche volta."
Sembrava quasi che volesse sorridere.
"Perciò," continuò Ginny, "perché non mi perdoni per le mie colpe, mi assegni
qualche orribile compito da svolgere anche oggi, e fai sì che entrambi andiamo
avanti con le nostre vite?"
"Guarda," cominciò lui, poi sospirò, passandosi una mano fra i capelli.
Sembrava scocciato, e Ginny non lo aveva mai visto fare qualcosa come
spettinarsi i capelli.
"C'è qualche problema?" chiese Ginny piano.
Draco rise, anche se non era un sorriso divertito. "Va tutto bene. E' solo
che - ho ricevuto una lettera da mio padre oggi, e ... Cristo, ma che ti sto
dicendo?" Si girò dall'altra parte e cominciò a camminare avanti e indietro.
"Senti, se vuoi davvero che me ne vada ..." si offrì Ginny con fare esitante.
"No, no." Sembrò riscuotersi. "Hai ragione. Il lago non è mio, e tu hai
un'ora libera. Rimani qui. Vado via io." Cominciò ad andare via e lei lo fermò
per il polso.
"Aspetta," disse piano. "Non voglio che tu te ne vada pensando . . ."
"Pensando cosa, Signorina Weasley?" chiese con voce dolce e furba allo stesso
tempo.
"Niente," mormorò lei dopo un momento.
"Non vuoi che me ne vada pensando niente?" chiese divertito.
"Sta zitto Malfoy," bofonchiò, fissando la terra.
"Senti, perché non ti prendi una giornata di libertà?" le offrì. "Sei stata
una schiava davvero brava nella settimana appena passata." Ginny non pensava che
avrebbe detto la stessa cosa se avesse visto quello che aveva ricamato sui suoi
maglioni. "Domani puoi riprendere da dove hai lasciato. E' sabato e non ci
saranno classi. Incontrami qui per l'ora di pranzo. Chiedi agli elfi domestici
di farti un picnic da portare con te."
Ginny sorrise poi ricordò di stare ancora tenendo il suo polso e lo lasciò
andare di colpo. Cercando di darsi un contegno, annuì ancora una volta. "Come
vuole lei Signor Malfoy."
"Draco," la corresse, poi sembrò volersi picchiare per averlo fatto.
"Draco," ripetè lei piano. Gli occhi di lui si alzarono ed incontrarono
quelli di lei e i loro sguardi si incrociarono per un attimo e lì rimasero.
E' così strano, scrisse nel suo diario lei più tardi, quanto mi sembrasse
giusto sentire il suo nome sulla mia lingua.
"Devo andare," disse Draco piano. "Devo fare -- Devo andare."
Fu il primo a rompere il loro contatto visivo e la lasciò ferma vicino al
lago. Ginny si sedette lì sulla riva, chiedendosi cosa diavolo era appena
accaduto.
~
Quando Ginny tornò al castello, trovò Harry ed Hermione seduti fuori sulla
scalinata, che si tenevano per mano, con i visi rivolti all'insù verso il cielo
insolitamente soleggiato.
"Perché non siete in classe?" chiese Ginny avvicinandosi a loro.
"Dean Thomas è impazzito," si limitò a rispondere Harry serafico.
"Non è diventato pazzo," lo corresse Hermione. "Ha solo avuto questo piccolo
attimo di-"
"E' impazzito," insistette Harry, "proprio nel bel mezzo della lezione di
Pozioni. Piton sembrava addirittura spaventato."
"Silente ha concluso che forse ci stiamo tutti quanti preoccupando troppo per
i MAGO e gli esami finali," continuò Hermione, "e ha dato a tutti - studenti e
professori, senza distinzioni - il resto della giornata libera. Abbiamo l'ordine
tassativo di non studiare nè lavorare."
"Hermione sta per scoppiare," commentò Harry con un sorriso.
"Zitto," bofonchiò Hermione.
"Allora che fate voi due oggi?" chiese Ginny. "Vi va di giocare a
scacchi?"
"Scusa, Gin," disse Harry. "Passeremo quella che probabilmente
sarà la nostra ultima giornata senza lezioni e senza studio a pianificare la
nostra vacanza estiva."
"Ma se tu--" cominciò Hermione, ma Ginny alzò una mano per fermarla.
"Per favore, non cambiate i vostri piani per me," insistette con un
sorriso. "Andrò a scocciare Ron. Divertitevi a pianificare la vacanza.
Forse farete un picnic sul lago?" aggiunse, come se sapesse di quello che
stava parlando.
"Bella idea," disse Hermione, illuminandosi visibilmente.
"Scommetto dovrò andare io a prendere un cestino dalla cucina, vero?"
chiese Harry.
"Solo sii gentile con gli elfi domestici," gli raccomandò Hermione
con un sorriso. "E per favore, ricorda loro che hanno dei diritti--"
"Sì, sì," annuì Harry, portandosi le dita di Hermione alle labbra
per un breve bacio. "Non dobbiamo scordarci del C.R.E.P.A., anche se è
tecnicamente defunto."
"Divertitevi," disse ancora una volta Ginny, salutando con la mano Hermione.
Le ci volle quasi mezz'ora per trovare Ron, e quando lo trovò, desiderò di
non averlo fatto. Lui, Seamus Finnigan e Dean Thomas stavano giocando a una
sorta di gioco dove si rincorrevano cercando di colpirsi l'un altro con piccoli
proiettili riempiti di pittura.
"Lo fa mio padre nei fine settimana," spiegò Dean. "La mamma pensa che
sia fuori di testa, ma lui dice che gli uomini accumulano un sacco di
aggressività lavorando tanto, e devono in un qualche modo scaricarla."
"Ti va di giocare, Gin?" le gridò Ron.
"No, no grazie," rispose lei mentre Ron veniva colpito in viso con della
pittura gialla.
Dopo aver scoperto che la sua nuova amica Ezra non si trovava da nessuna
parte (Spero davvero che non abbia fatto niente con uno degli studenti o, Dio ci
salvi, con Piton), Ginny decise di passare la giornata rinchiusa nella torre di
Grifondoro, cercando di organizzare i suoi pensieri nel suo diario. Mentre si
dirigeva verso la torre però, andò a sbattere (letteralmente) contro qualcuno
che girava l'angolo di gran fretta. Entrambi caddero a terra, e i fogli che
portava lui si sparsero tutto intorno a loro.
"Mi dispiace così tanto," disse lui mentre il suo viso la fissava dall'alto.
Ginny lo riconobbe vagamente e gli permise di aiutarla a mettersi in piedi.
"Stai bene?"
"Tutto bene," mormorò. "Solo qualche ammaccatura qua e là." Lo guardò con più
attenzione. "Tu sei di Tassorosso, vero? Sesto anno?"
"Kyle McGraw," disse lui, tendendole la mano, e lei percepì il suo
accento scozzese.
"Piacere di conoscerti," disse lei. "Ginny Weasley." Le tenne la mano
per più tempo del necessario e lei fu costretta a toglierla. "Cosa sono questi?"
chiese, indicando i fogli sparsi per terra.
"Oh," disse Kyle, chinandosi per raccoglierli, "solo qualche disegno che ho
fatto."
"Hai disegnato tu questo?" domandò Ginny, la sorpresa evidente nella sua voce
mentre ammirava uno schizzo di Hogwarts così come appariva da quelle piccole
barche che portavano gli studenti del primo anno dentro.
"So che non è molto bello," disse lui modestamente.
"Bello? Ma è fantastico. Sicuramente qualcun altro ti avrà detto quanto è
fantastico."
Sembrava imbarazzato. "In verità, non li ho mai mostrati a nessun altro. Beh,
a mia madre sì, ma le madri non contano. Nemmeno tu l'avresti visto se non ci
... beh."
"Mi dispiace tanto," si scusò Ginny, sentendosi colpevole. "Non volevo
ficcare il naso-"
"Non l'hai fatto," si affrettò a rassicurarla Kyle. "Apprezzo la tua
opinione, credimi." Sorrise e Ginny decise che a suo avviso sembrava un ragazzo
onesto. Sua madre diceva sempre la stessa cosa anche di Harry.
"Hai qualcosa da fare oggi Kyle?" chiese Ginny all'improvviso. Non era sicura
di sapere cosa le fosse preso, anche se sospettava che stesse mettendo alla
prova la fortuna che aveva avuto con Ezra la mattina. Era tanto tempo che non
aveva amici suoi, così magari non avrebbe avuto bisogno di scorazzare per il
castello come un cucciolotto perso mentre tutti gli altri avevano da fare.
"Solo questos," disse lui, indicando i disegni.
"Ti piacerebbe pranzare con me?" chiese Ginny.
"Molto," rispose con un grosso sorriso stampato sul viso.
Mentre mangiavano parlarono un po' di più. Kyle le raccontò che suo
padre era morto quando era molto piccolo e di come sua madre lo avesse tirato su
tutta da sola. Sua madre era una babbana, ma suo padre era stato un mago potente
che aveva mollato tutto per stare con la sua famiglia.
"Ai tempi in cui Tu-Sai-Chi terrorizzava tutti quanti," disse Kyle, "mio
padre era nel ministero. Mia madre era in visita a Londra quando Tu-Sai-Chi
uccise un manipolo di maghi. Mamma vide tutto, e mio padre avrebbe dovuto
imporle un incantesimo cancella memoria così che dimenticasse ogni cosa. Invece,
si innamorò di lei." Kyle si scostò dal viso una ciocca di capelli ribelle,
dietro l'orecchio. "Finì nei guai per questo, e il ministero lo buttò fuori. Non
gli importava però. La famiglia di mia madre aveva un ranch fuori Glasgow e
saltò fuori che mio padre amava coltivare la terra. Sono stati tanto felici." La
voce di Kyle divenne triste.
"Cos'è successo?" chiese Ginny gentilmente.
"Era rimasta in lui una specie di maledizione, dai tempi in cui era al
ministero," spiegò Kyle. "Avevo appena due anni quando ..." si interruppe, e
Ginny gli mise una mano sopra la sua.
"E' orribile," disse piano.
"Già," annuì Kyle. Il suo sguardo incontrò quello di lei. "Quando
ricevetti la mia lettera da Hogwarts, mamma era così contenta," confessò. "Disse
che aveva sempre sperato che avessi un po' della magia di papà in me."
Parlarono ancora un po' di più e Ginny si stava davvero divertendo fino a che
non si accorse che, nel suo subconscio, stava paragonando Kyle a Draco. Si scusò
dicendo di avere mal di testa, e fece una veloce ritirata dalla scalinata in cui
stavano parlando, dirigendosi verso la torre di Grifondoro. Il cuore le batteva
forte ed era impossibile per lei credere di aver appena incontrato il ragazzo
più dolce del mondo eppure di continuare a pensare al più crudele.
~
Più tardi, nella sala comune di Grifondoro, Ginny aveva abbandonato ogni
speranza di scrivere nel suo diario (le pagine bianche sembravano quasi
prenderla in giro a quel punto) e stava ascoltando con interesse la
conversazione che Hermione ed Ezra avevano ingaggiato sulla cattedra di Difesa
contro le arti oscure. Harry e Ron giocavano a scacchi nell'angolo, mentre
Seamus e Dean cercavano di smacchiarsi i capelli dalla pittura nel divano. Ron
diceva che non trovava affatto male il viola che si era posato sui suoi.
"Davvero avete avuto sette diversi professori di Difesa contro le Arti Oscure
in sette anni?" esclamò Ezra.
"E nessuno di loro, nemmeno messi tutti insieme, valeva un solo Professor
Lupin," terminò Hermione.
"E io che pensavo che ti piacesse il professor Lockheart," disse Ron, senza
alzare lo sguardo dalla scacchiera.
"Zitto tu," lo ammonì Hermione.
"E così a qualcuno piaceva il suo professore?" chiese Ezra, fingendo
di avere un'espressione scandalizzata.
"Forse un pochino," ammise Hermione, mentre le sue guance
assumevano un po' di colore. Si erano incontrate solo qualche ora prima, ed Ezra
sembrava già aver azzeccato la personalità di Hermione.
"Ma ora le è passata completamente," gridò Harry dall'angolo, anche lui
ancora concentrato sul gioco. Fino a quel momento aveva battuto Ron a scacchi in
passato solo un paio di volte.
"Completamente," annuì Hermione.
"Oh, non devi dirmelo," disse Ezra. "Sono qui da solo un giorno, e già la
grande storia d'amore tra Harry Potter ed Hermione Granger è stata ben
instillata nella mia testa."
Hermione fece una smorfia. "Non è poi così grande. Almeno per nessun altro
che non sia io od Harry."
"Questo forse era vero," ammise Ezra, "almeno fino al quel piccolo incidente nelle docce."
"Oh maledetti tutti quanti," bofonchiò Hermione con un sospiro.
"Sai già tutti i pettegolezzi della scuola?" chiese Ginny, avvicinandosi.
"Ogni parola," confermò Ezra con un sorriso furbo. "Vivo per il bel
pettegolezzo, è l'unica cosa che tiene la mia mente sgombra dall'orribile futuro
che mi attende."
"Questa frase mi ricorda un po' quelle della Professoressa Cooman," commentò
Ron con fare assente, mentre si prendeva l'alfiere di Harry.
"Speriamo solo che non cominci a predirci la nostra orribile e sanguinosa
morte," annuì Harry.
"E se lo fa, almeno ne tiri fuori una storiella divertente," continuò Ron.
"Hai sentito niente di un certo Kyle McGraw?" chiese Ginny curiosa. "Sesto
anno, di Tassorosso?"
Un sorriso malizioso si fece largo sul viso di Ezra. "Il caro Kyle è fa parte
della favolosa cinquina," disse.
"Favolosa cinquina?" domandò Hermione.
"I cinque migliori archetipi," continuò Ezra. "Il nostro Harry qui," disse,
puntandolo con un dito, "è il migliore, il fidanzato più leale che si possa
immaginare, sempre attento e totalmente devoto, e ha tutte le qualità:
misterioso, pericoloso, coraggioso, onerevole, divertente, carino in modo non
convenzionale - il pacchetto completo. Ed è inutile cercare di accalappiarlo, a
causa della sopracitata lealtà."
"Proprio così," disse Harry, anche se la punta delle sue orecchie
stava diventando rossa, e Ginny capì che stava cercando di far finta che la loro
conversazione non stesse avendo luogo.
"Seamus Finnigan," proseguì Ezra, "fa ridere le ragazze più di
qualunque altro ragazzo. Anche se riesci a evitare di essere considerato un
pagliaccio. Le ragazze pensano che il suo umorismo perenne nasconda una
sofferenza interna e vogliono tutte provare a farlo stare meglio. Draco Malfoy è
il cattivo ragazzo che tutte le ragazze non dovrebbero desiderare, ma non
possono farne a meno, perché tutte pensano di poter guarire gli uomini crudeli e
pericolosi," Ezra aveva uno sguardo di assoluto disgusto mentre diceva queste
ultime parole su Draco e Ginny si chiese se per caso Ezra si includesse nella
descrizione di tutte quelle ragazze.
"Malfoy," mormorò Ron con rabbia, ma non andò oltre, e Ginny si
lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
"Neville Longbottom," andò ancora avanti Ezra, "è il ragazzo
carino e dolce che le ragazze finiscono con lo sposare quando diventano più
grandi, che non ha assolutamente nessuna aurea di mistero o pericolo intorno a
lui, il che garantisce anche che non avrà un singolo appuntamento fino ai trenta
anni.
"Povero Neville," fece Hermione piena di compassione, mentre Ginny
ostinatamente teneva lo sguardo fisso sulla tappezzeria dietro la testa di Ezra.
"E infine," terminò Ezra, "veniamo a Kyle McGraw. L'artista, sempre
concentrato sui suoi disegni. C'è un po' di Neville in lui, ma non abbastanza da
allontanare totalmente le ragazze. E poi c'è quell'altra sua qualità che gli
regala punti preziosi."
"E cioè?" chiese Ginny entusiasta.
"Il ragazzo ha dita piene di talento," disse Ezra con uno ghigno.
Hermione si lasciò scappare un gridolino e si coprì la bocca con la mano.
Ginny aveva le sopracciglia contorte per la confusione. Kyle era molto bravo a
disegnare, questo lo sapeva, perciò era ovvio che avesse del talento con le
dita. Non capiva perché questo avrebbe dovuto scandalizzare Hermione-
"Oh," disse Ginny piano, comprendendo cosa aveva voluto dire Ezra. "Oh,"
ripetè, imitando Hermione.
Le tre ragazze rimasero a fissarsi per un momento, poi scoppiarono in mille
risate isteriche.
Ron ed Harry si guardarono confusi.
"Donne," bofonchiò Ron disgustato.
"Non sono così male," lo contraddisse appena Harry, incapace di staccare gli
occhi da Hermione, anche se probabilmente gli sarebbe costato la vittoria nella
partita contro Ron.
"Patetico," commentò Ron tristemente.
~
|
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Capitolo 5 *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte a ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 3 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
Capitolo 4: Desiderio di pomeriggio - parte a
~
Erano le una e mezza e non c'era alcun segno del fatto che Draco si fosse
ricordato del loro appuntamento, e tanto meno che intendesse presentarsi.
Non un appuntamento, si corresse tremante. Non è un appuntamento.
Tu sei la sua serva e praticamente lui ti ha convocato qui. Chiaramente non
c'entra niente con un appuntamento. E di certo lei non avrebbe pensato a
quanto era sembrato turbato il suo sguardo ieri, nè avrebbe cominciato a
preoccuparsi su quanto potere sembrasse avere il padre di Draco sull'umore del
figlio. No, non lei, no di certo.
Passandosi nervosamente una mano fra i capelli, si chiese Ginny, dal momento
che era tutta sola qui fuori, chi stesse cercando di convincere.
Il lago era meraviglioso, anche se il sole insisteva a nascondersi dietro una
nuvola. C'era una deliziosa brezza nell'aria che sembrava pervadere la tarda
primavera in Inghilterra. Anche se era Sabato, Ginny indossava la sua uniforme
per combattere i tempo e, ad essere sincere, anche per fornirle uno strato di
protezione contro Draco.
Quel ragazzo le era entrato nella pelle. Se solo le fosse stato davanti.
Forse aveva male interpretato le sue parole. Forse invece di incontrarlo per
pranzo, doveva portargli cibo adatto ad un pranzo a cena. No, era ovvio che si
era dimenticato. Chiaro, lei era arrivata in ritardo, essendo arrivata lì solo a
un quarto alle una. Se aveva avuto intenzione di incontrarla a mezzogiorno
preciso, era possibile che fosse arrivato in tempo, e che poi, dal momento che
lei era atrocemente in ritardo, avesse pensato che era un'idiota che non sapeva
tener conto del tempo e se ne fosse andato.
Era tutta colpa di Ron.
Aveva dormito bene quel giorno per la prima volta dopo tante settimane,
esausta dopo i giorni in cui aveva cercato di non addormentarsi profondamente
per eliminare ogni possibilità di avere un altro di quei sogni fastidiosi. Tutto
questo, messo insieme agli esami e al fatto che aveva dovuto svolgere i compiti
di Erbologia di Draco oltre ai suoi (per non parlare del CUCITO) ed ecco
che Ginny era pronta a crollare da un momento all'altro. Oggi però, dopo aver
dormito dieci ore di fila, si era svegliata rinfrescata e piena di una certa
eccitazione al pensiero del giornata che le si prospettava.
Dopo un rapido viaggio verso la cucina, per riempire il cestino di ogni bene,
Ginny era tornata di corsa alla torre per prendere i libri di Erbologia. Avere
l'attenzione esclusiva di Draco accanto al lago sembrava un'occasione perfetta
per fargli un po' di lezione - era un luogo tranquillo, nessuno li avrebbe visti
lì, e se non fosse stato così, avrebbero potuto fingere di avere un incontro
romantico. E non lo sarebbe, si affrettò ad assicurare a se stessa. Ma
certo che no, si rispose da sola (un po' irritata) dal momento che sono
qui fuori maledettamente sola e non faccio mai niente per me stessa,
romanticamente parlando.
Una volta tornata nella torre però, il suo fratellone era apparso, e voleva
sapere esattamente dove voleva andare con quel cestino da picnic preparato per
due. Aveva cercato di ingannarlo con una storiella sulla sua nuova amica Ezra
("Ho appena visto Ezra," aveva commentato glaciale Ron, "e credo che sarà
davvero difficile per lei pranzare con te quando è impegnata a spingere la
lingua in fondo alla gola di Seamus Finnigan."), ma Ron non si era lasciato
convincere. Ammettere che doveva andare a un incontro di studio con Draco aveva
solo rafforzato la decisione di Ron di non farla uscire dalla torre. Era
riuscita a liberarsi solo ricorrendo al ricatto - "Se non ricevo aiuto in
Pozioni, non avrò buoni voti nei GUFO, e questo spezzerà il cuore di mamma. Vuoi
essere responsabile di questo?"
In verità era già un miracolo essere riusciti a tenere segreta la cosa a Ron
per così tanto tempo. L'intera scuola sparlava di Draco e Ginny ma tutti gli
studenti che Ron conosceva meglio, i suoi compagni del settimo anno, erano più
interessati a studiare per i loro MAGO che a diffondere pettegolezzi sulla
chiaramente fuori di testa sorella di Ron che sedeva accanto a quegli sporchi
Serpeverde. In più, Ginny pensava che tutti quanti avessero un po' paura che Ron
avrebbe ucciso il messaggero brutalmente.
Quelli del sesto anno sembravano non avere di queste paure e spettegolavano
come nonnine. Ginny doveva ammetterlo. Almeno non avevano cominciato per davvero
fino alla piccola scenata di Ron a cena l'altra sera. In classe le erano stati
passati in mano almeno una dozzina di bigliettini diversi, che andavano dal '"Ma
sei MATTA?" al "Com'è veramente Draco?" fino a "E' vero che tiene i primini di
Tassorosso che ha trasfigurato appesi in una gabbia accanto al suo letto?"
L'ultima nota le era stata passato nei corridoi da una piccola Tassorosso del
primo anno, completamente terrorizzata. La preferita di Giny era quella di una
Corvonero del quarto anno. "Allora, Malfoy è davvero messo bene in quel posto
come ha detto a tutta la scuola quella sgualdrina di Pansy Parkinson?" Quella
particolare missiva aveva fatto diventare Ginny di un rosso fuoco accesso e la
ragazza Corvonero si era limitata a sorriderle con fare cospiratorio. Ginny
avrebbe voluto inseguirla per gridarle che non era come sembrava, ma era certa
che negare in modo così veemente non avrebbe fatto altro che rafforzare il
pettegolezzo.
Inoltre, quello era stato il giorno in cui aveva avuto quel sogno, e i
rimasugli di quello le facevano rabbrividire le ossa in segno di protesta contro
ciò che si era immaginato. Forse le cose non stavano esattamente come
tutti credevano, ma Ginny stava cominciando a pensare che ci erano
maledettamente vicine.
"Buu," bisbigliò una voce vicino al suo orecchio.
Ginny fece un balzo e si voltò di colpo, trovando Draco vicino in modo
imbarazzante. "Idiota," mormorò, picchiandogli il braccio per farglielo meglio
capire.
"Non sai che questi nomignoli mi fanno arrossire," mormorò lui.
"Stupido scemo," disse dolcemente.
"Mocciosa," rise lui, e sembrava quasi in modo affettuoso.
"Tutto qui quello con cui sai rispondere?" chiese, mettendosi le mani sui
fianchi.
"Arpia?" offrì con un sopracciglio alzato.
"Sei in ritardo," lo informò, "Sono qui da oltre un'ora." Una piccola
invenzione, ma lui non aveva certo bisogno di saperlo.
"Non è certo colpa mia, no?" notò lui. "Non abbiamo fissato un 'ora precisa
ed è ancora un'ora ragionevole per pranzare."
"Sì, tranne per il fatto che il resto della scuola ha già mangiato. A
mezzogiorno, quando tutti sanno che devono farlo."
"Ebbene, cosa vuoi che ci faccia?" chiese, con tono quasi infastidito.
"Potresti almeno scusarti, non trovi?" gli fece notare lei, esasperata.
"Senti, anche se mi scuso quale bene può portare questo, eh?" le disse,
con tono logico. "Io che dico 'Mi dispiace' non farà tornare indietro l'orologio
cosicchè tu non abbia aspettare qui per oltre un'ora - il che, in verità, sembra
un po' triste, non credi? - e certamente non ti toglierà il cattivo umore."
"Non lo saprai finchè non ci provi, no?" rispose lei, poi aggrottò la fronte.
"Hey! Non è triste! Mostra semplicemente un certo impegno da parte mia.
Avevamo dei piani."
"Li abbiamo ancora," ribattè lui, sbattendo una mano in aria. "Che hai
portato da mangiare?"
Ginny lo squadrò irritata attraverso le fessure degli occhi e lo studiò
attentamente. Sapeva molto bene che aveva voluto incontrarla a mezzogiorno,
perchè Draco pranza sempre a mezzogiorno. Era come un impulso programmato in lui
sin dalla più tenera età. Ieri era sembrato quasi ... vulnerabile. Ed ora eccolo
lì, che si metteva a discutere con lei invece di ordinarle semplicemente di
stare zitta. Ovviamente c'era qualcosa che non andava e questo gli pesava
parecchio sulle spalle.
Sembrava così stanco, si rese conto lei, mentre lo guardava ancora. I suoi
abiti erano leggermente spiegazzati, come se ci avesse dormito dentro (o non
dormito dentro, come poteva anche essere) e c'erano delle occhiaie intorno
ai suoi occhi; erano quasi oscenamente nere confrontate con la sua pelle chiara.
I suoi capelli non erano perfettamente pettinati e tirati all'indietro come al
solito, e questo le ricordò ancora una volta il suo sogno, quel Draco appena
disordinato che le aveva fatto girare la testa, arricciare le dita dei piedi e
tutte quelle altre cose ridicole che si era sempre chiesta se avrebbe mai
provato per qualcuno che era lì davanti a lei, accessibile.
Ma Draco non era accessibile, ricordò a se stessa ancora una volta. E lei non
voleva averne accesso! Oh, stupido subconscio che cerchi di distruggere la
mia sanità mentale.
"Che c'è?" chiese Draco nervoso, abbassando lo sguardo verso i suoi
vestiti, senza dubbio chiedendosi se aveva qualcosa addosso o si era sporcato.
Oops. Evidentemente, la sua osservazione era andata avanti troppo a
lungo.
"Pollo freddo," disse Ginny, inginocchiandosi sulla tovaglia che aveva
portato e cominciando a rimuovere il cibo dal cestino, "biscotti, marmellata,
crackers, salmone e Brie. Con un po' di cedrata frizzante da bere."
Alzò un sopracciglio con fare sospettoso, ma non continuò con la domanda sul
perchè lo stesse fissando, per la qual cosa gli fu grata. Mangiarono in un
confortevole silenzio, rompendolo ogni tanto con un chiacchericcio semplice e
per niente pesante sul tempo, o su quanto era buono il cibo. Draco aveva due
modalità di funzionamento, come Ginny stava iniziando a scoprire:
fastidiosamente rumoroso o mortalmente tranquillo.
Quando era rumoroso, era di solito perchè si riempiva la bocca di
sciocchezze, sparando giudizi in modo arrogante, e cose così. Draco rumoroso era
quel Draco che tutta la scuola conosceva e quello che trasformava all'istante
Ron in un pazzo lunatico, anche se Ron era parecchio rumoroso pure lui. Era
rumorosi di tipo diverso però. Ron era rumoroso in un modo gioviale, da
sono-la-star-della-festa; Draco lo era in modo rimbombante, da
guardatemi-perchè-sono-troppo-importante.
Non era quello il Draco per cui Ginny stava cominciando a provare qualcosa
però. Draco tranquillo era così misterioso, aveva così tanto dietro quello
sguardo che Ginny si chiedeva se Draco rumoroso non fosse - almeno in parte -
tutto una finta. Un abito vecchio che indossava perchè, non importante quanto
fossero vecchi e usati gli abiti, erano sempre familiari e confortevoli e se
volevi andare sul sicuro, è sempre più facile metterli che andare per shopping a
cercare qualcosa di nuovo e più bello da mettere.
L'abito vecchio di Draco era noioso e bigotto, di mente chiusa e
insopportabilmente pieno di sè. Una volta questi aggettivi avrebbero descritto
la personalità bidimensionale di Draco in modo attinente alla realtà. Dopo il
tempo che avevano passato insieme, Ginny non era sicura che questo fosse ancora
strettamente vero. Con gli anni, Draco era cresciuto e anche se non aveva subito
una trasformazione tipo bruco-farfalla, aveva sicuramente sviluppato una terza
dimensione.
Dopo circa dieci minuti di risposte monosillabiche e grugniti infastiditi
come segno unico della partecipazione di Draco alla conversazione, Ginny decise
di prendere l'iniziativa.
"Allora, cosa c'è che non va?" chiese, poi si pentì ascoltando il suo tono.
Forse la sua voce era suonata un po' più dura di quanto non avesse voluto
essere.
Se il suo tono l'aveva infastidito, Draco non ne diede segno.
"Non è niente," disse semplicemente, pulendosi ciascun dito delle mani con
una striscia fazzoletto immacolata.
"Niente non ferisce così tanto," insistette Ginny. Lui alzò lo sguardo e lei
riuscì a sentire l'avvertimento silenzioso: non pressarmi.
"E' solo mio padre." disse lui. E questo ti basti era più che
implicito.
"Cosa fa tuo padre?" continuò lei. I Weasley non avevano buon
senso. Vagonate di coraggio, certo, ma certamente neanche un po' di buon senso.
Facendo un lungo sospiro, Draco buttò il fazzoletto per terra.
"C'è qualcosa che posso fare per far cadere questo argomento?" chiese
rassegnato.
"Potresti ordinarmi di farlo," disse lei, mordendosi il labbro inferiori.
"Bene," rispose lui. "Ti ordino di lasciar perdere."
Ginny annuì, mordendosi ancora di più il labbro. Cominciò a strappare qualche
filo d'erba accanto a lei, con lo sguardo fermo su quello di Draco. La stava
guardando così attentamente, come soppesandola. Mi trova per caso attraente in
un qualche modo? Cosa vedeva quando la guardava? Troppi capelli rossi, più
lentiggini che pelle, vestiti di seconda mano (di vitange in realtà; non aveva
sorelle e un tempo erano appartenuti a sua madre o, quando era davvero
sfortunata, a Percy), una Weasley fin nell'anima. I Malfoy odiavano le Weasley.
Non riusciva nemmeno a ricordare perchè al momento.
"Cosa ti ha fatto tuo padre?" scoppiò Ginny. Aveva davvero cercato di
non farlo, ma si era sentita davvero come sul punto di esplodere.
"Sai cosa significa la parola 'ordine'?" chiese Draco, con tono genuinamente
curioso.
"Draco," disse lei piano, pronunciando il suo nome per la prima volta ad alta
voce da quando lui le aveva detto di farlo, "E' solo che ... mi piacerebbe
aiutarti. Se posso." Fece un mezzo sorriso. "Ogni schiava che si rispetti
farebbe lo stesso."
Lui sorrise quasi. Poi sembrò ricordarsi di cosa stavano parlando e ridivenne
serio e di nuovo rabbuiato.
"Ancora una volta continua solo a parlare del mio futuro," disse Draco con
un'espressione acida sul viso. "Di tutte le grandi cose che dovrò fare; cose che
non vorrei particolare voler fare."
Ginny si morsicchiò il pollice. "Cose malvagie?"
"Tante cose," disse Draco vago, e l'esasperazione cominciava a
percepirsi.
"Sembri tanto la mia amica Ezra," dichiarò Ginny.
Draco riuscì a fare un'espressione accigliata e ad alzare gli occhi al cielo
nello stesso momento. "Non paragonarmi a uno dei tuoi amici, mocciosa."
"Nemmeno lei vuole parlarmi del suo tremendo futuro," continuò Ginny
imperterrita, "anche se sono sicura che Ezra si sentirebbe meglio se si
togliesse questo peso dal cuore."
"Sì, e per caso Ezra trova i tuoi patetici tentativi di essere sottile
imbarazzanti quanto li trovo io?"
"No Ezra no," rispose Ginny convinta.
"Oh, sono certo che sì," ribattè Draco con un sorriso scaltro, "sta solo
cercando di non ferire i tuoi sentimenti."
"Per fortuna noi non dobbiamo preoccuparci di questo con te," rispose Ginny
sarcastica.
"Faccio quel che posso," dichiarò Draco con modestia.
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Capitolo 6 *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte b ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 3 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
Capitolo 4: Desiderio di pomeriggio - parte b
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"Donna, se non mi lascia avere almeno un attimo di pace prima di
continuare a cercare di farmi entrare queste inutili informazioni nella testa,
prendo questi libri e li butto insieme a te dritti nel lago."
"Non so come ti aspetti di imparare queste cose se non le studi," insistette
Ginny, sempre più irritata dalle sue continue lamentele. "E' come se non
provassi nemmeno a leggere il testo del compito."
"E' del tutto inutile," persistette lui, buttando di lato il suo libro testo.
"Non lo è," dichiarò Ginny con fermezza. "Tu che sei così
bravo in Pozioni e che vai sempre blaterando quanto è grande il Professor Piton
e la sua arte," proseguì ironica, " dovresti apprezzare Erbologia molto più di
così."
"E chi lo dice?" ribattè arrabbiato.
"Vanno mano a mano no?" precisò Ginny. "Tutti gli ingredienti che vanno nelle
preziose formule di Snape sono esattamente quelli che la Professor Sprite sta
cercando di insegnarci."
"Non ho bisogno di sapere come funzionano, basta che sappia che lo fanno,"
disse Draco.
"Ci credi davvero?" chiese Ginny, sbalordita.
"Certo," rispose lui, muovendosi dalla sua posizione, a disagio.
"Non ti importa allora sapere da dove vengono le cose, di cosa sono
fatte o come arrivano a te?" persisttete. "Basta che funzionino=" Era vicina
alle lacrime adesso, ma maledizione se glievo avrebbe fatto sapere.
"Che c'è di male in questo?" chiese lui stizzito.
"Niente." disse brusca lei. "Assolutamente niente."
Dentro, ribolliva. Era esattamente per questo che Ron era così preoccupato
che passasse tanto tempo con Malfoy, esattamente questo il perchè dell'odio fra
Harry e Draco. La scala intrinseca di valori era così profondamente diversa che
era un miracolo che non si respingessero come calamite di segno opposto. Davvero
la sua crescente attrazione per lui (e ora era pronta ad ammettere che c'era un
attrazione che stava crescendo) aveva potuta renderla così cieca da farle
inventare ragioni per vederlo diversamente dal ragazzo malvagio che era e che
avevano conosciuto tutti per anni?
"Ovviamente non si tratta di 'niente' quando hai una scopa affilata infilata
dritta nel sedere," precisò con fare ragionevole.
"Benissimo," disse secca, alzandosi in piedi. Buttò il torso di mela che
aveva ancora in mano verso la sua testa e lui lo evitò appena in tempo,
scansandosi. "Vuoi sapere cosa c'è che non va? Sei tu. E' il modo in cui vedi le
cose, il modo in cui credi di sapere tutto quanto. Mi guardi e vedi un ratto di
Weasley dei bassifondi, troppo povera per comprarsi nuovi vestit, qualcosa per
... Dio, non provi nemmeno pena per me, vero? Mi disprezzi e così tutti
coloro che non incontrano i criteri della tua orribile mente chiusa. Sei
bigotto, malvagio e-"
"Hai finito?" chiese con voce glaciale, alzandosi anche lui in piedi.
"Neanche per sogno!" gridò. "Sei così intelligente. Tutto ti
risulta facile, hai tutto, non hai mai dovuto preoccuparti per la tua sicurezza
o se sarai in grado di aiutare la tua famiglia a non perdere la tua casa! Sei
così intelligente," ripetè con un singhiozzo, "e così ignorante. Come può una
persona così intelligente essere così ignorante?"
"Non sono intelligente," rispose lui secco. "Non nel modo che pensi."
"Ma certo," continuò lei con fare sarcastico, "e hai voti più alti di tutti
quanti gli altri eccetto Hermione giusto perchè sei stupido-"
"Ho voti più alti di quasi tutti gli altri a parte Hermione solo perchè ho
una memoria uditiva," ammise con rabbia.
Questo la zittì per un attimo. "Allora ... perchè vai così male in Erbologia?"
"No, è che . . . non ricordo cose che leggo, o vedo, " disse, con
la voce costretta, la postura ostile mentre si guardavano l'un l'altro. "Ma
quando sento qualcosa me lo ricordo perfettamente."
"Non presti attenzione a quello che dice la Professoressa Sprite," commentò
Ginny, il suo tono di voce che rifletteva l'improvvisa ispirazione che aveva
trovato. "E non dice mai l'intera lezione ad alta voce - ci fa sempre fare
qualche ricerca per conto nostro."
"Aspetta di arrivare al settimo anno," bofonchiò Draco. "Pensa che tu abbia
ascoltato per i sei anni precedenti e smette del tutto di parlare."
"Perchè diavolo non mi hai detto questo prima?!" gridò lei, di nuovo furiosa.
Draco sembrava preso alla sprovvista. "E ora perchè diavolo sei arrabbiata?"
"Ti stavo insegnando nel modo sbagliato," disse lei, come se fosse ovvio. "Ti
ho fatto leggere ... mio Dio, per forza che eri di così cattivo umore."
"Ma lo sono sempre," disse lui incredulo.
"Siediti di nuovo," lo istruì, riprendendo il suo posto e afferrando il libro
di testo che aveva abbandonato.
Confuso, Draco si sistemò di nuovo a terra accanto a lei, guardandola
sospettoso. Ginny fece finta di non notarlo, e silenziosamente si congratulò con
se stessa per averlo messo fuori combattimento. Stava diventando spaventosamente
chiaro il potere che Draco poteva avere su di lei se cominciava a farselo
piacere, a provare qualcosa per lui che già non provava. Data la vicinanza
costretta a cui si sarebbero sottoposti nelle prossime tre settimane, non c'era
niente che poteva fare per fermare questi sentimenti; ma poteva
controllare l'equilibro del potere che si era installato fra di loro.
Era un caso perso, comunque. Non pensava davvero che sarebbe successo niente
di serio fra di loro, almeno se si teneva conto di quel che ne pensava Draco.
Quello che gli avevo detto prima forse era stato sgradevole, ma non per questo
meno vero. Anche se forse lo divertiva, ed era persino tollerante con lei, la
vedeva sicuramente come una nullità. Meno di una nullità. Una Weasley.
Era così inferiore a lui che, dal suo punto di vista, doveva essere simile a una
formica. Il che poteva significare solamente che doveva essere estremamente
attenta ai suoi sentimenti nella loro attuale sistemazione.
"Alla Professoressa Sprite piace sapere che si è letto tutto," disse Ginny ad
alta voce, "perciò cominceremo con Un migliaio di Erbe Magiche e Funghi e
andremo avanti da lì."
"Quando vuoi partire," iniziò Draco esistante.
"Ficosecco abbissino," lo interruppe Ginny ad alta voce "è un
ingrediente di pozioni che richiede una sbucciatura ..."
E continuò a leggerli l'intera enciclopedia di erbe magiche ad alta voce
mentre il sole cambiava posizione nel cielo. Quando arrivò al Sogghigno del
Diavolo (un rampicante che temeva il fuoco e che amava invece i luoghi oscuri ed
umidi) aveva appena trovato il suo ritmo e sentiva di poter andare avanti per
tutta la notte se necessario. Una volta arrivata agli Sbuffobaccello però
(baccelli rosa grossi con semi che si trasformavano in fiori se cadevano per
terra) la mandibola cominciò a farle male, la gola era secca e dolorante, e la
voce era ormai rauca e persino la vista le si stava annebbiando.
Mettendosi una ciocca di capelli dietro le orecchie, Ginny mise da parte il
libro e bevette un sorso di sidro frizzante, strizzando il naso per il gusto
caldo e secco. Tirò fuori la bacchetta e mormorò un incantesimo per trasformarlo
in acqua, dopodicchè bevette l'intero bicchiere con avidità. Mentre con la mano
andava a prendere di nuovo il libro, si sorprese a trovare la mano di Draco
sopra la sua. Il suo sguardo sorpreso volò verso di lui.
"E' abbastanza Erbologia per oggi," disse piano.
"Ma abbiamo ancora circa trecento erbe e funghi da fare ancora," protestò
debolmente.
"Penso di aver imparato più che abbastanza per questa sera," disse lui.
"Come faccio a sapere che hai davvero immagazzinato qualcosa?" chiese
lei sospettosa.
"Mettimi alla prova," si offrì lui con un sorriso furbo.
"Sogghigno del diavolo," disse lei.
"Piante rampicanti a cui piacciono i luoghi freddi ed umidi; si
adatterebbero bene ai sotterranei dei Serpeverde probabilmente se non fosse per
le torce accese."
"Sbuffobaccello," continuò veloce lei.
"Baccelli grossi e rosa," rispose con altrettanta fretta, "non
bisogna farli cadere o avrai un sacco di fiori disgustosi."
"Che memoria," dichiarò lei, impressionata.
"Ho un altro compito per te."
"Cosa?" chiese lei stanca.
"Chiudi gli occhi," ordinò lui gentilmente.
"Perchè?" chiese sospettosa.
Lui alzò gli occhi al cielo. "Perchè non lo fai e basta, mocciosa?"
Facendo un grosso respiro, chiuse gli occhi e cercò di non far tendere ogni
muscolo del suo corpo. Sentì il suo respiro contro il mento e quasi saltò fuori
dalla sua stessa pelle. Quando le premette la bocca contro la mascella, in
effetti saltò un poco.
"Che stai facendo?" bisbigliò, mentre gli occhi si aprivano di
colpo.
"Hai letto ad alta voce per ore," rispose lui.
Guardandosi intorno, Ginny si rse conto che era ormai sera, essendo il sole
sparito dietro le colline che circondavano ed isolavano Hogwarts; facendolo
sembrare un posto che esisteva lontano dal resto del mondo. La mano di Draco era
ancora sopra la sua ed era ancora così vicino da farle sentire ogni respiro che
faceva sul viso.
"Ti deve far male la faccia," continuò Draco.
"Sì infatti," confermò lei, appena cosciente di quel che diceva.
"Ho un vecchio rimedio per i piccoli dolori e malanni," disse lui. "Qualcosa
che mia madre faceva sempre per me."
"Oh?" fece lei con voce strozzata.
Un mezzo sorriso gli si fece largo sul viso. Premette un altro bacio contro
la sua guancia, questa volta più vicino all'orecchio. Gli occhi di lei si
chiusero di loro volontà mentre lui intrecciava le dita fra i suoi capelli e li
allontanava dalla sua strada.
"Un bacino e va tutto meglio," mormorò, un attimo prima che le sue labbra
trovassero quelle di lei.
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Capitolo 7 *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte c ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 4 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
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Capitolo 4: Desiderio di pomeriggio - parte c
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Non scrivo da un po', in questo periodo ho cercato di riordinare i miei
pensieri prima di metterli per iscritto. Non mi è stata data questa fortuna
perciò adesso scrivo quello che viene fuori, basta che venga.
Mi ha baciato. Draco Malfoy mi ha baciata. E non è stato ... è stato ...
Dannazione.
E va bene, adesso mi riprendo. Mi ha baciato. Così piano all'inizio, che era
come se non stesse accadendo. Potevo quasi far finta che non stesse succedendo
in effetti. E poi all'improvviso succedeva invece, e nel più intenso dei modi.
Il suo pollice accarezzava la pelle fra il mio dito indice e il mio pollice e
l'altra sua mano era dietro la mia testa, che mi avvicinava a lui.
Non ero mai stata baciata prima. Voglio dire, i baci sulla guancia che Harry
mi ha dato a Natale e al mio compleanno non reggono il confronto, non dopo
questo, nemmeno quando ero scioccamente innamorata di lui.
Andò avanti per ore, o così mi parve. Quando le sue labbra si erano
appoggiate sulle mie, era appena il tramonto, e quando si erano separate per
l'ultima volta, le stelle erano tutte in cielo. Abbiamo mancato la cena. Spiegai
imbarazzata alla Professoressa McGrannitt che stavamo studiando e avevamo perso
la cognizione del tempo; sembrava così fiera di noi che avrei voluto uccidermi.
Nel momento in cui avevo completamente inglobato il fatto che, sì, Draco
Malfoy mi stava baciando, la mia schiena era ormai premuta contro la tovaglia
che avevo portato per il nostro picnic e lui era per metà sopra di me. Le sue
mani erano gentili, come non avrei mai immaginato che potessero essere e la sua
bocca era così convincente, mi poneva silenziose domande invece di chiedere
risposte. La mia mente era completamente annebbiata e mi sentivo come se stessi
galleggiando ed affondando allo stesso tempo.
Alla fine la sua mano era finita in un posto che mi aveva spaventata e così
mi ero irrigidita, lui si era irrigidito e ci eravamo staccati l'uno dall'altra.
Poi ho fatto qualcosa di incredibilmente stupido:
Mi sono fatta prendere dal panico.
Qualunque cosa avesse voluto dire in origine, qualunque commento tagliente,
buttato lì per far finta di niente, sapevo che non avrei potuto accettarlo.
Sapevo che se lo avessi sentito dire che ciò che era appena accaduto non aveva
alcuna importanza, se lo avessi sentito ridere di me, sarei semplicemente morta
sul posto. Così decisi di colpire per prima.
"Io non farò sesso con te," sparai lì. "So che ci siamo accordati su
possibili compiti di natura sessuale, e va bene, davvero, ma io non posso ...
farlo con qualcuno di cui non sono innamorata."
Mentre guardavo la sua faccia, avevo quel sapore di cotone in fondo alla
gola, quello che non sei mai sicura di sapere da dove viene. La mia lingua mi
sembra innaturalmente grande, come se ciascuna parola che mi usciva dalla bocca
fosse una grandissima sfida. Poi lo guardai negli occhi e penso di averli visti
diventare freddi.
"Sai, il fatto che ci accordiamo su delle regole - non penso che vada bene
per me," disse con voce calma, di ghiaccio. "Voglio dire, sei la mia schiava, o
no?" Ciò implica un certo controllo da parte mia."
"Ma abbiamo fatto un patto," protestai.
"Erano le tue condizioni, Weasley," chiarì prima che potessi dire altro, "non
le mie." Mi guardò, in modo così diverso da come aveva fatto prima. Avrei voluto
piangere per quanto erano diversi i suoi occhi. "Tu, al contrario, devi fare
tutto quello che voglio io per la durata del nostro accordo." Il suo tono era
così crudele e l'intenzione di ferirmi era scritta tutta nella sua faccia,
chiara come il giorno. Qualcosa dentro di me divenne di ghiaccio e in quell'istante
venni colta dalla paura.
"Per favore," lo pregai. Mi vergogno così tanto ora del modo in cui l'ho
pregato. Allora, non sentivo altro che terrore dentro di me, paura che non mi
stesse ad ascoltare. "Puoi chiedermi qualunque cosa, farò qualunque cosa tu
voglia, ma per favore, non chiedermi quello."
Anche mentre scrivo questo, le mie guance si infiammano al ricordo di quello
che ho fatto e di quanto mi sento mortificata ora. Dovevo per forza agitarmi in
quel modo per qualche bacio che probabilmente non avevano significato niente per
lui. Saltare a conclusioni ridicole più veloce di un boccino d'oro: dovrebbe
essere il motto della famiglia Weasley.
"Bene," ribattè acido. "Se significa così tanto per te - in fondo cosa vuoi
che mi importi. Probabilmente te ne staresti sdraiata lì come un pesce morto in
ogni caso."
Poi se ne andò. Così. Devo essere rimasta lì per almeno venti minuti,
abbracciandomi come una balia prima di riprendermi, pulire con la magia i resti
del picnic e dirigermi verso il castello. La chiaccherata con la McGranitt fu
corta, grazie al cielo, e quando arrivai alla torre, erano oramai tutti a letto.
Tranne Ron, che si era addormentato su una sedia, senza dubbio cercando di
rimanere alzato ad aspettarmi. Gli passai accanto piano e mi rifugiai nel mio
letto ancora vestita, togliendomi solo il mantello.
Mi sentivo intorpidita e fredda e non avevo la minima idea di cosa era
davvero successo là fuori con Draco.
Ancora non ce l'ho. Ma qualunque cosa fosse, devo lasciarmela alle spalle.
Devo anche sbarazzarmi di questi pensieri strani su Malfoy. Quel ranocchio di
Malfoy. Quando ho smesso di pensare a lui in questo modo? In qualunque momento
sia successo, dovrei solo rimproverarmi. E allora, che c'entra se è un po'
attraente. E che c'entra se sono un po' attratta da lui. Devo semplicemente
ricominciare a guardare Draco con gli occhi di mio fratello Ron.
Smisi di pensare, infastidita per ragioni che non sono sicura di voler
esaminare.
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Capitolo 8 *** 5: Potrebbe anche piacerti - parte a ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 5 è stato tradotto da Yumeko in esclusiva per EFP
Capitolo 5: Potrebbe anche piacerti (a)
Due giorni dopo essere stata
baciata da Draco, Ginny non era più vicina a capirne il motivo di quanto lo
fosse stata quando era accaduto.
Ezra stava tentando di venire a capo di un
incantesimo vincolante particolarmente difficile del quale si era rifiutata di
spiegarne la complessità e lei e Ginny erano sedute vicino al lago. Il solo
luogo in cui si trovavano portava Ginny a ripensare quasi unicamente sul suo
incontro con Draco, e questo la faceva sentire come se un intero stormo di
farfalle fosse stato liberato nel suo stomaco.
"Hai un aspetto di merda"
disse Ezra.
"Sicuramente è così che mi sento" ammise Ginny "Vorrei soltanto
che questo trimestre di fuoco finisse. Non vedo davvero l'ora di passare una
piacevole estate a casa."
"Io no" ribatté Ezra "Spero che quest'anno duri per
sempre. Potrebbe persino piacermi questo posto; è un bel po' più sopportabile di
Durmstrang."
"Non sei nemmeno un po' eccitata di finire la scuola?" domandò
Ginny "Sarai una strega legale e pienamente certificata, in grado di fare
qualunque cosa tu voglia."
"Sulla prima parte hai ragione, ma sulla seconda
non ci conterei" disse tristemente Ezra "Te l'ho detto, la mia vita sarà
fondamentalmente finita nel momento in cui mi diplomerò."
"Sì, ma non mi hai
ancora detto perché" le ricordò Ginny
acutamente.
"Ezra fece un sospiro "Non vuoi sentirlo, amica mia, credimi.
Sconvolgerebbe completamente il modo in cui guardi il mondo."
"Non può essere
così terribile" insistette Ginny.
"Quale delle parole 'Destino peggiore della
morte' non riesci a capire?" chiese Ezra come se parlasse a se
stessa.
"Certamente non potrò mai capire se non mi dici esattamente cosa non
va, no?" disse Ginny. In realtà sperava di far sentire meglio Ezra, qualunque
inevitabile destino l'attendesse; oltre a questo, Ginny, in un certo senso,
sperava che la terribile vita di qualcun altro la facesse sentire meglio
riguardo alla propria. Questo insinuò un puntino di colpa nella mente di Ginny,
ma non abbastanza da soffocare realmente l'euforia di potersi concentrare sui
problemi di qualcun altro, cosa che, in sé, accese una nuova ondata di
colpa.
Ginny decise di occuparsi più tardi sul suo complesso di colpa
recentemente sviluppato, appoggiò il mento tra le mani e diede ad Ezra la sua
totale attenzione.
"Bene" sospirò Ezra "Ti sei mai chiesta perché mi concedo
a tutti i ragazzi di Hogwarts come se dovessero passare di moda?"
Ginny era
certa che la prima risposta che le era venuta in mente ("Ho solo pensato che tu
fossi una puttana") non sarebbe stata del tutto apprezzata, così rivolse ad Ezra
un'occhiata pungente.
"Sono fidanzata" sospirò alla fine Ezra "ad un piccolo
ed orribile Troll che conosco fin da bambina. Mi rubava sempre da mangiare!"
gridò "Le nostre famiglie si conoscono da generazioni e per secoli hanno
aspettato che nascessero un ragazzo ed una ragazza al momento giusto, in modo da
potersi unire."
"Questo…questo è tremendamente mente antiquato!" dichiarò Ginny "I
tuoi genitori non possono certo darti in sposa a qualcuno! Devi avere
possibilità di scelta."
"Ho un'altrenativa." Sbuffò Ezra "Posso sposare il Goblin, o
posso passare il resto della mia vita a fuggire dall'ira di mio padre. Per non
parlare dell'ira di suo padre.
Comunque suo padre è sempre stato un po' più comprensivo del mio. Se suo padre
fosse mio padre, probabilmente mi richiuderebbe in una torre per il resto della
mia vita. Non voglio nemmeno pensare a cosa farebbe mio padre se mi tirassi
indietro." Non avendo idea di cosa rispondere, Ginny si ritrovò a chiedere
"Lui non è realmente un Goblin,
vero?" Ezra rise, un suono gutturale che Ginny non aveva mai udito
dall'amica. "No." Ridacchiò "Non è sul serio un Goblin. Comunque sarei più
eccitata da uno di quelli di quanto lo sia da lui."
"Ma com'è andata?" chiese
Ginny dopo un momento di silenzio "Voglio dire: ad un compleanno i tuoi genitori
ti hanno detto 'Sorpresa! Sei fidanzata!' e nient'altro?"
"Sappiamo entrambi,
fin da quando eravamo molto piccoli, che non avremmo avuto alcuna scelta
riguardo alla persona che avremmo dovuto sposare" disse Ezra "Prima ancora che
sapessimo cosa significasse realmente essere sposati con qualcuno, sapevamo come
sarebbe andata. Devo dire che ho addirittura sperato che morisse prima del
grande giorno, ma non ho avuto fortuna. Se tutto va come previsto, ci sposeremo
il giorno dopo il mio diploma."
"Il giorno dopo" ansimò Ginny.
"Mia madre
pianifica il matrimonio da anni" le fece notare ironicamente Ezra "Ed anche la
sua. Durate le vacanze estive bevono tè, mangiano pasticcini e ci obbligano a
restare seduti a dare opinioni su un evento che entrambi non vorremmo mai
avvenisse. Il tutto ci ha fatto diventare parecchio aspri l'uno verso l'altra,
come se fosse colpa nostra l'essere nati. Io lo chiamo il Troll, lui mi chiama
la Banshee e saremo una graziosissima coppia, acida e litigiosa nella vecchiaia,
non pensi? I nostri figli ci odieranno."
"È triste." disse Ginny in mancanza
di altro da dire.
"Già" convenne Ezra con tono rassegnato "Lo è." Poi volse
il capo al cielo e si stampò sul viso un'espressione indifferente "Ma non c'è
via d'uscita, così dovrò pure fare buon viso a cattivo gioco."
"Sei sicura di
non poter parlare con tuo padre?"
Ezra le lanciò un'occhiataccia, poi mimò il
tagliarsi la gola."Giusto giusto -- tua madre allora?"
"Sei così fortunata"
commentò Ezra tristemente "Tu puoi parlare con la tua famiglia, dire che vuoi
fare da sola le tue scelte e loro probabilmente ti appoggerebbero, o almeno, ti
lascerebbero vivere. I miei mi distruggerebbero. Così, mentre potrei
considerarmi innamorata di Seamus Finnigan --"
"Innamorata di Seamus?"
squittì Ginny "Io pensavo lo stessi usando come tutti gli altri."
"-- questo
non potrà mai accadere." Continuò Ezra con voce leggera ma ferma "E tutti i
desideri del mondo non cambieranno la realtà."
Ezra rivolse a Ginny un altro
triste sorriso che rifletteva più dolore che amarezza nei suoi occhi, poi
raccolse i libri e lasciò Ginny in riva al lago. Dire che la conversazione
l'aveva lasciata un po' scossa era un eufemismo. Povera Ezra. Poteva quasi immaginarsi
Ezra e il 'Troll' che supponeva dovesse sposare. La sua mente evocò l'immagine
di un'enorme e goffa bestia simile a Viktor Krum (che, per quanto riguardava
Ginny, era sempre somigliato ad un Troll), che frequentava Durmstrang con Ezra,
tutto pucci-pucci con quel leccapiedi di Karkaroff perché tutti sapevano che
quella era la scuola da frequentare per diventare futuri Maghi Oscuri.
Probabilmente giocava a Quiddich, sacrificava giovani vergini ed aveva un unico
lungo sopracciglio. Povera Ezra,
trasalì ancora Ginny.
Ginny fu portata ad aggiungere alcuni punti alla lista
delle sue priorità mentali. Fino a quel momento erano:
1) Fare qualunque cosa
necessaria per diventare un membro dell'Ordine, permettendole così:
a) di procurare cibo alla famiglia;
b) di tenere Fred e George fuori di prigione, pagando una
cauzione;
d) di non essere mai obbligata ad indossare abiti già indossati da un
altro membro della famiglia; 2) Resistere a tutti i costi alla assolutamente
inappropriata attrazione per Draco Malfoy, a meno che questa resistenza non
entri in conflitto con il punto 1; 3) Non lasciar peggiorare i voti; 4)
Non lavorare mai per il Ministero della Magia, che è così stupido ed ambiguo sia
da aver assunto Percy sia da aver licenziato Papà. Dopo la conversazione
appena avuta con Ezra, Ginny desiderava aggiungere i seguenti due punti: 5) Ringraziare Mamma e Papà per non aver mai
esasperato il loro istinto iperprotettivo al punto di promettere in sposa la
loro unica figlia; 6) Verificare di non essere fidanzata e di essere
realmente libera di prendere da sola le mie decisioni.
Questi pensieri la
riportarono ovviamente a Draco e la fecero accigliare. Sarebbe stata libera una
volta adempiuto il contratto con Satana. Solo per la sua cupidigia si era legata
a Draco Malfoy. Certo, sarebbe stato solo per un mese, ma era troppo
sgradevolmente simile a ciò che Ezra stava per affrontare. Dovevano entrambe
rimanere fedeli a qualcuno che non piaceva loro, obbligate ad una stretta
vicinanza per evitare un destino spiacevole. (Certamente, il destino di Ezra --
la morte -- era molto peggiore di quello di Ginny -- il non essere ammessa
nell'Ordine -- ma Ginny sentiva tuttavia che entrambe avrebbero passato un
periodo terribile.)
La maggiore differenza tra loro, realizzò Ginny, era da
dove provenivano -- la famiglia di Ezra non le aveva solo tolto la possibilità
di scegliere; in realtà, aveva progettato l'intero accordo fin
dall'inizio. D'altro canto, la famiglia di Ginny, se avesse saputo del patto
che lei aveva stretto con Draco (cosa che non avrebbe mai accettato), avrebbe
fatto tutto quanto in suo potere per impedirle di umiliarsi. Poi, sicuramente,
suo padre avrebbe immediatamente marciato verso Lucius Malfoy e si sarebbe fatto
uccidere nel tentativo di difendere l'onore di sua figlia.
Invece di
riflettere su quanto questo avrebbe ferito la sua famiglia, Ginny si concentrò
su quanto meraviglioso sarebbe poter aiutare economicamente i suoi genitori.
Valeva davvero la pena passare un mese con Draco Malfoy, per quanto terribile
fosse.
Anche se stava iniziando a pensare che forse lui non era poi così terribile, dopo tutto.
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Capitolo 9 *** 5: Potrebbe anche piacerti - parte b ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 5 è stato tradotto da Yumeko in esclusiva per EFP
Capitolo 5: Potrebbe anche piacerti (b)
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Avevo pensato di iniziare ogni pagina scrivendo "Caro Diario", poi mi
sono resa conto di non essere più una quattordicenne, e nemmeno una cretina,
quindi ho accantonato l'idea e ho deciso di andare subito al punto della
questione. Ho passato diverso tempo con Kyle McGraw dopo le lezioni. Parliamo
della sua arte, del futuro e di dove ci vediamo tra dieci anni. Ha sempre
desiderato vivere in Scozia, per trovare un qualche modo di combinare la natura
babbana di sua madre e quella magica di suo padre con la terra che entrambi
hanno amato tanto ardentemente. Spera di poter aprire una galleria d'arte con
una stanza sul retro in cui esporre il meglio della risposta del mondo magico
all'arte, quadri che si muovono e opere simili. Kyle ha molte ambizioni e lo
stimolo a non rinunciarvi. Dice che noi (come persone, in generale) possiamo
fare qualunque cosa purché convinciamo le nostre menti di esserne in grado. Mi
piacerebbe pensare che ha ragione. Spero abbia ragione. È l'unica possibilità
che mi è rimasta. Kyle dice che sono troppo dura con me stessa, che ho un'intera
vita davanti a me senza alcun ostacolo sulla mia strada. Non vede le difficoltà
economiche della mia famiglia come un vincolo, perché, per quanto lo riguarda,
finché saranno vivi, avrò tutto l'appoggio di cui potrei aver bisogno. Non ho
nominato Draco Malfoy a Kyle. Una volta o due, mi ha chiesto perché spreco così
tanto tempo con "quel ratto" ed io ho borbottato qualcosa sul fatto che Draco è
diverso da ciò che pensa Kyle, poi ho cambiato velocemente argomento.
Il fatto è che, non sono davvero così sicura che Draco sia realmente tanto
diverso da quello che pensa la gente. Forse ho creato nella mia testa un Draco
Malfoy che non esiste. Forse volevo solo vedere qualcosa di buono in lui, forse
volevo a tal punto credere che fosse complesso e tormentato, da ignorare la
spiegazione più semplice:è solo un odioso marmocchio viziato e il mio rifiuto ad
accettare questa realtà abbagliante è un sintomo dell'attrazione assolutamente
inappropriata che provo per lui.
Il che mi riporta a Kyle. È apparentemente tutto ciò che dovrei desiderare,
tutto ciò che Draco non è. Dolce, gentile, interessato al mio benessere… ma
allora, perché non sono pazza di lui? Perché?
~
Ho capito perché non sono innamorata di Kyle McGraw. Il suicidio ora è
un'alternativa da considerare. Scenderò nei dettagli più tardi, quando le mie
mani smetteranno di tremare.
~
Molte cose degne di nota sono accadute oggi.
Dopo le lezioni, Kyle McGraw mi ha baciato. Sedevamo in biblioteca, a fare i
compiti di Artimanzia, e all'improvviso si è chinato in avanti e mi ha baciato.
È stato un bacio piuttosto carino, come dovrebbero essere i baci (non che io sia
poi un'esperta, essendo stata baciata prima solo da Draco Malfoy -- in ogni
caso, non importa, non voglio pensare a quello) -- dolce e delicato, ed ero
certa che lui lo desiderasse veramente. L'unica cosa sbagliata in tutto questo,
in realtà, ero io: non ho potuto rispondere al bacio.
Per essere del tutto chiara, volevo ricambiare il bacio. Ma non potevo. Qualcosa
dentro di me si ribellava completamente ed interamente alla sola idea, qualcosa
a cui non riesco a dare nome. Sentivo solo che era sbagliato avere le labbra di
Kyle premute sulle mie. Kyle è un amico, il solo amico, oltre ad Ezra, che mi
apprezza davvero per ciò che sono e non perché sono la sorellina di Ron.
L'ultima cosa che desideravo fare era ferirlo, ma non potevo nemmeno mentirgli.
Il bacio finì quando si rese conto che non stavo partecipando e Kyle sembrava
davvero triste ed afflitto.
"Immagino che i segnali che mi stavi inviando, dopo tutto, non significassero
proprio 'baciami, tu, grosso e rozzo uomo'" disse con un ghigno di
auto-commiserazione.
"Kyle" provai a dire, ma null'altro uscì dalla mia bocca, al di là del suo nome.
"Kyle" riprovai, ma nulla. Qualunque altra parola era stata eliminata dal mio
cervello. Mi sentivo orrenda e maldestra e come la sporcizia super-sudicia che
ti si attacca al normale lerciume sotto la suola della scarpa; come quella roba
viscida che ricopre le Mandragole quando sono completamente cresciute.
Perché non avevo voluto rispondere al suo bacio? Perché non mi aveva fatto
battere il cuore più forte, reso deboli le ginocchia e attratto tutto il mio
essere verso i suoi tempestosi occhi grigi… Te lo dirò io il perché: perché gli
occhi di Kyle sono VERDI ed io sono completamente ed assolutamente rovinata.
Penso di aver balbettato pateticamente qualche altro 'Kyle' prima che iniziasse
a raccogliere i suoi libri, mormorando come scusa che aveva promesso di
incontrare un suo amico che aveva bisogno di aiuto con Divinazione.
Poi fece una cosa che non dimenticherò mai per il resto della mia vita. Qualcosa
che dovrebbe davvero farmi innamorare di lui, o almeno farmelo desiderare un
pochino di più, un piccolo, minuscolo pochino in più, ma non lo fece, e questo
mi fece sentire ancora più orribile di quanto già mi sentissi. Dovette
accorgersi di come sembrassi disperata, perché mi sorrise, un bellissimo
sorriso, si sporse verso di me e mi baciò sulla tempia.
"Andrà tutto bene alla fine" mi sussurrò in un orecchio. Era come se sapesse,
senza in realtà saperlo davvero, da cosa derivassero la mia confusione e la mia
agitazione.
"Davvero?" gli chiesi debolmente. A qual punto sembrava che mi fosse tornata la
capacità di parlare.
"Deve, no?" ragionò Kyle con quel suo piacevole e confortante modo di fare
mentre si allontanava dal tavolo. "Tutti fanno il tifo per la ragazza dai
capelli rossi."
Poi se ne andò, prima che potessi ringraziarlo di essere stato tanto educato
quando niente lo obbligava ad esserlo. Restai seduta nella biblioteca con il
mento appoggiato su una mano per forse un minuto prima di sentire qualcuno
sedersi accanto a me.
"Cos'hai fatto a tutti i miei maglioni?"
Sapevo che era lui. Dannatissima cosa davvero, ma lo sapevo ancora prima che
aprisse bocca. Nessuno cammina in una stanza come fa Draco. Non lo fa per
mettersi in mostra, lui è silenzioso davvero, come quei magri gatti selvatici
che si appostano a caccia della loro preda. Fino a quando non arriva, non puoi
dire che è qui. Forse l'aria si sposta per lui. Forse è un segreto della
famiglia Malfoy.
"Avevi detto che li volevi ricamati" gli feci notare, sentendo qualcosa emettere
scintille di vita dentro di me. Per quanto possa sembrare strano, il fatto è che
era quasi come se ricominciassi a respirare solo quando Draco mi parlava.
"Sì, con il mio nome" fremette Draco.
"Ho sentito un sacco di persone chiamarti con ciascuno di quei nomi" insistetti
con un ghigno.
Rimase calmo per un momento, e così feci pure io, mentre continuavo i compiti di
Pozioni. Ho provato a capire cos'è quello che mi fa Draco, quello che
evidentemente fa al mio sistema nervoso, e questo è quanto:
È come se mi consumi totalmente solo sedendosi vicino a me, facendomi respirare
la sua stessa aria, così che ogni parte di me è consapevole di lui, intimamente
consapevole al punto che posso persino concentrarmi completamente su
qualcos'altro mentre ancora continuo a dedicare la mia totale attenzione alla
presenza di Draco.
È una cosa che non capisco e non ho idea di cosa significhi. O almeno, non credo
di voler sapere cosa significhi. Oh, Dio.
Poi disse "Era il piccolo Kyle quello che ho appena visto uscire?"
Le mie guance si imporporarono leggermente. Da quanto tempo era lì Draco? Aveva
visto Kyle baciarmi? Mentre i capelli mi ricadevano sul viso, colsi l'occasione
e osservai Draco con la coda dell'occhio. Appariva calmo e controllato, ma
quando guardai la sua gamba, notai che batteva leggermente col piede il
pavimento; un sicuro segno d'impazienza. Poi lo fissai in volto e mi accorsi di
una cosa interessante: il suo viso era immobile. Non un movimento, non un
guizzo, non la piega di un sogghigno sadico.
Quella sorta di tranquillità non era naturale, e quando lo guardai negli occhi,
immobili come tutto il resto del suo corpo, realizzai una cosa:
Draco Malfoy era furioso. O almeno, non solo furioso: livido.
Con me.
Forse avevo esagerato con i miei ricami quando lo avevo definito 'ottuso
saccente'.
"Non è poi così piccolo" risposi, cercando di concentrarmi sulla conversazione
"Infatti, ha un mese più di me."
"Benissimo, se ha un mese in più" disse malignamente Draco.
"Hai qualche problema?" chiesi "o sei qui solo per un attacco di cattiveria
acuta?"
"Il mio problema" sibilò, chinandosi in modo tale che premette la sua faccia tra
i miei capelli, la bocca vicino al mio orecchio, "è che hai rovinato dozzine di
miei maglioni con il tuo patetico ed infantile scherzetto."
"Li sistemerò" mormorai, turbata dalla sua vicinanza, dalla sua rabbia, da
quanto avrei dovuto aver paura di lui e da quanto, invece, non lo temessi.
Il che era, in sé, un motivo più che sufficiente per essere terrorizzata.
"Non voglio che li sistemi" borbottò, muovendo la mano sul mio ginocchio. Spostò
la mia tunica in modo che il suo palmo poggiasse sulla mia pelle nuda, poi mi
carezzò. Dio. Non voglio davvero pensare a come mi sentissi in quel momento, a
come mi fa sempre sentire la sua mano su di me. "Voglio che mi ripaghi" continuò
vicinissimo al mio orecchio.
Aprii la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Non potevo nemmeno dire 'Draco'
nello stesso modo in cui non ero riuscita a dire 'Kyle', per paura di dire il
suo nome a voce troppo alta, o di emettere qualche suono imbarazzante, perché,
poi, le sue dita iniziarono a tracciare piccoli tratti contro l'interno del mio
ginocchio, solleticandolo, ed io desiderai ridacchiare e nascondere il viso sul
suo petto e non sarebbe stato del tutto appropriato fare una o l'altra di queste
cose.
"Come?" fu ciò che finalmente riuscii a mormorare.
"Non ho ancora deciso" disse con tono vago, come se le sue dita in quel momento
non si stessero realmente muovendo sempre più in alto sulla mia coscia. "Qualche
suggerimento?"
"Uh… potrei cucinarti una torta?"
Mi resi conto che probabilmente quella era la cosa più stupida che potessi dire,
ma ero completamente distratta e cercavo di non mostrarlo, anche se sono quasi
certa che se ne fosse accorto.
"No, non mi farebbe piacere se tu facessi scivolare arsenico nella glassa."
disse con voce strasicata. "Non ti preoccupare. Penserò a qualcosa." Poi, tolse
la mano da sotto la mia divisa. Portò le sue dita al mio mento e mi fece votare
verso di lui. Pur cercando di mostrarmi calma, tentai di allontanarmi, gettando
nervosamente occhiate per la libreria per vedere se ci fosse qualcuno.
"Non ci sta guardando nessuno" sussurrò, carezzando il mio mento come prima
aveva fatto con l'interno della mia gamba. "Fuori è una splendida giornata, chi
starebbe qui senza esserci obbligato?" I miei occhi erano chiusi, ma lo sentii
sorridere, giuro, lo sentii. "A meno che, certamente, non abbiano qualcosa -- o
qualcuno - di più interessante da fare."
Aprii la bocca per protestare ad una tale oscena (e, onestamente, debole)
allusione, ma quello fu apparentemente il momento in cui gli venne in mente di
baciarmi. Non riesco a pensare in modo diretto a quando lo fece, a dire il vero,
non ci posso pensare del tutto, e penso di aver persino sospirato in risposta,
perché, nonostante io non voglia ammetterlo, non aspettavo altro dal momento in
cui si era seduto.
Draco aveva ragione: la biblioteca era deserta, eccetto che Kyle e me poco
prima, e Madame Pince era al suo tavolo, senza la possibilità di vederci nel
punto in cui eravamo, coperti da mucchi e mucchi di libri. Sentii un forte suono
di grattatura e mi resi conto che Draco stava trascinando la mia sedia contro la
sua in modo che potesse premermi contro di lui. Ero completamente sulla mia
sedia, invece che seduta sul bordo tra le sue gambe, perché ovviamente, Draco
Malfoy non poteva sedersi in un modo decente sulla sedia, no, deve sempre
sedersi sul bordo, in modo da far impazzire una ragazza facendole sentire il suo
respiro a lato del viso…
Una delle sue mani era tra i miei capelli, tenendo in questo modo ferma la mia
testa mentre mi baciava; l'altro palmo rimase sul mio stomaco, la mia divisa
ancora spostata e la mano al di sotto della leggera camicetta che indossavo,
accarezzando il mio ventre con leggeri tocchi circolari. Ad un certo punto, feci
scivolare una mano tra i suoi capelli ed era come se ci stessimo aggredendo l'un
l'altro proprio lì, in biblioteca, e, lo giuro, non ne avevo mai abbastanza di
lui. La mia mano libera decise che se lui poteva mettermi la mano sotto la
divisa, era perfettamente un mio diritto ritornare il favore, e lasciami dire
una cosa: la pelle del su petto è così liscia e morbida che volevo strappargli i
vestiti di dosso e sfregarci la faccia, anche se, ripensandoci, sono un po'
turbata di aver sentito contro la mia mano nella realtà lo stesso che sento nei
miei sogni.
È stato così intenso. Lui era ovunque, lo respiravo, lo assaporavo e lo sentivo
e mi sentivo come se non avessi mai voluto essere in nessun altro posto, non
facendo altro che circondarmi di Tutto Draco. Sono quasi imbarazzata dal
realizzare dove ci hanno portato le cose. Era così arrabbiato con me, e mentre
quella terribile immobilità lo aveva lasciato, era rimasta in lui una forte
tensione che ero genuinamente dispiaciuta di aver provocato con il mio carattere
infantile. Desideravo allontanare quella tensione, scacciare il dolore e la
rabbia che si erano impossessati di lui, ma non sapevo come fare, o se me lo
avrebbe permesso, e nemmeno se volesse che io lo facessi.
La mano che era rimasta sul mio stomaco, si mosse verso il mio seno sinistro,
che, nella posizione in cui ci trovavamo, era molto facile da raggiungere, ed io
gemetti nella sua bocca quando lo strinse nel palmo a forma di coppa, premendomi
ancora di più contro di lui.
Sono del tutto certa di cosa sarebbe successo se qualcuno non si fosse schiarito
la voce.
Ci gelammo entrambi, gli occhi serrati, sicuri di essere stati beccati da Madame
Pince a fare cose proibite vicino ai suoi libri. Non c'è nulla che lei odi più
degli studenti che fanno cose proibite vicino ai suoi libri, eccetto forse le
risate sguaiate in biblioteca.
Ma non era Madame Pince; era decisamente peggio di Madame Pince. Era l'unica
persona che sarebbe stata in biblioteca quando non avrebbe dovuto esserci, vista
la splendida giornata: Hermione.
Una delle sue sopracciglia era sollevata e la sua bocca era spalancata in una
'o' di sorpresa. Mi allontanai di scatto da Draco, come se mi avesse scottato,
poi sentii freddo all'assenza del suo tocco. Sentii ancora più freddo quando lo
fissai nuovamente negli occhi. Se possibile, era ancora più arrabbiato di prima.
Mi sentivo orribile e confusa e… sì… veramente eccitata.
"Signor Malfoy" disse Hermione con quel tono nitido e spaventoso che sapevo
avrebbe terrorizzato future generazioni di piccoli Granger/Potter, "vorrebbe
essere così gentile da lasciarci sole per un momento?"
"Chiacchiere da ragazze, vero, Granger?" sogghignò Draco. Provò ad incrociare i
miei occhi, ma io mi rifiutai di guardarlo; non avevo la minima idea di cosa
avrei dovuto fare o dire se fossi stata obbligata a guardare nei suoi occhi
serpentini. "Quando, esattamente, ti sei trasformata in una ragazza? È stato in
quella settimana lo scorso anno in cui ero in infermeria?"
Hermione strinse le labbra in una linea sottile e strizzò gli occhi in direzione
di Draco. "Intendi quando Harry ti ha fatto perdere l'equilibrio, facendoti
cadere dalla scopa per un centinaio di piedi, e non sei morto solo perché è
riuscito a salvarti?" disse Hermione cortesemente.
L'anno scorso, al sesto anno di Draco e Harry, Serpeverde e Grifondoro si sono
trovati ancora una volta a doversi sfidare per la Coppa di Quidditch. Draco e
Harry individuavano continuamente il boccino nello stesso momento, scendendo in
picchiata per afferrarlo, dovendosi poi fermare entrambi per evitare di
scontrarsi. Si erano veramente fatti prendere dal gioco, e non nella consueta
competizione pungente del tipo 'Ti odio, Potter', 'Ti odio anch'io, Malfoy' cui
sono soliti -- si stavano divertendo. Chiunque lo può assicurare, persino Ron
che durante la partita si era messo a commentare con Blaise Zabini.
È stata la più lunga partita di Quidditch mai giocata ad Hogwarts -- Hermione ed
rimanemmo sedute una accanto all'altra sulle tribune ed il gioco continuò per
quasi settantotto ore. Gli insegnanti dovettero portarci il cibo dal castello (e
non pensate che la McGonagall e Snape non fossero contrariati dal fatto di dover
perdere parti di gioco nel farlo), e tutti si appisolavano di tanto in tanto
sulla spala del vicino. Grazie a Dio non pioveva.
È stata pura fortuna che Draco abbai perso e Harry vinto: persino Harry lo
ammise successivamente. Andò a trovare Draco in infermeria. Ancora non so cosa
si dissero, ma dopo di quello, non furono più arci-nemici come erano soliti
essere. Draco aveva iniziato ad ammorbidirsi durante il quinto anno, dopo alcune
faccende con suo padre e Voldemort e qualcos'altro su cui Harry, Ron e Hermione
sono rimasti molto sul vago. Più che altro, presero ad ignorarsi. Dopo quella
partita, comunque, gli incontri di Quidditch hanno iniziato ad essere davvero
interessanti, perché è come se Harry sentisse la necessità di giocare al massimo
delle sue capacità per essere degno di giocare contro Draco, e viceversa.
O, almeno, così è come la vedo io.
Hermione ed io ne abbiamo parlato una volta, e lei era d'accordo con me, e
questo è il motivo per cui scelse di lanciare questa particolare frecciatina a
Draco -- sapeva che non avrebbe messo a segno un punto diretto, ma che avrebbe
fatto innervosire Draco abbastanza da farlo andare via.
Ed infatti, lo fece allontanare dal tavolo e rivolgerle un'occhiata insolente.
"Dì al tuo ragazzo che non vedo l'ora della partita di domani" disse con
sincerità "e che sono terribilmente dispiaciuto che abbia una tale arpia per
fidanzata."
Hermione volse gli occhi al cielo. Non appena Draco fu fuori portata d'orecchio,
lei si sedette con un tonfo accanto a me, mi si avvicinò e disse "Quel troll ti
ha lanciato un qualche incantesimo d'amore? Perché se è così, lo giuro, lo farò
rinchiudere ad Azkaban."
"Vorrei che fosse un incantesimo" fu tutto quello che riuscii a dire prima di
scoppiare in lacrime.
Ora, normalmente non sono una ragazza isterica; piango raramente, anche perché,
essendo cresciuta con sei fratelli maschi più grandi, ho imparato fin da
piccolissima che devo essere dura se voglio che mi rispettino o mi diano almeno
un minimo d'indipendenza. Ma in quel momento piansi e lo shock di Hermione
lasciò il posto alla compassione. Mi abbracciò e mi disse che era tutto a posto,
che sarebbe andato tutto bene e che ci avrebbe pensato lei.
Mentre stavo singhiozzando, Hermione si offrì di dire a Harry e Ron che "Malfoy"
mi aveva fatto perdere la testa ed io mi allontanai di scatto da lei.
"No!" dissi con enfasi "Non puoi farlo, Hermione, giuralo."
"Lo giuro"rispose Hermione, apparendo completamente confusa. Sapevo esattamente
come si sentisse."Solo… io non capisco, Gin"
"È iniziato come un accordo." singhiozzai sottovoce, per non attirare
l'attenzione di Madame Pince "Doveva essere solo quello così che io potessi
entrare in questo stupido club e lui accettò, il che è stato molto più decoroso
di quanto pensavo potesse essere. Poi abbiamo iniziato a passare del tempo
insieme e anche se è stato un completo cretino, in un certo senso è stato anche
buono con me e la mia pelle diventa calda quando sono vicino a lui e non riesco
a respirare. Poi ha iniziato a dirmi cose che non aveva mai detto a nessuno
prima e mi ha baciato ed io mi sono lasciata un pochino andare e ho provato ad
innamorarmi di Kyle, ma non è stato un tentativo serio, perché so bene che non
si può provare ad innamorarsi di qualcuno, o lo sei o non lo sei e lui mi odia,
Hermione, non Kyle, Draco, ed è terribile perché è così meschino con me poi mi
bacia come se lo desiderasse veramente ma non lo desidera perché mi ODIA ed io
non sono niente per lui e oh, Hermione, penso di amarlo così tanto."
Hermione ed io non siamo mai state grandi amiche. Ho sempre avuto l'impressione
che mi sopportasse per affetto verso Ron. Ma è stata una vera amica poco fa e
per nessun'altra ragione penserò mai più di starle antipatica, capendo
finalmente cosa stessi passando (anche se io non l'avevo ancora capito) e che
volevo solo aiuto.
Tra i vari consigli che mi diede, Hermione mi fece notare che non potevo
realmente contare nulla per Draco se mi odiava così tanto. Immagino fosse sua
intenzione farmi sentire meglio, ma, invece, mi fece sentire in un qualche modo
vuota. Non dovrei amare Draco per migliaia di motivi e non voglio amarlo… ma lo
amo. Tra noi c'è una qualche attrazione fisica stranamente irresistibile, so che
anche lui la sente, e chiaramente mi odia per questo e, soprattutto, per aver
suggerito questo stupido accordo. Vorrei non aver mai sentito parlare
dell'Ordine e vorrei non aver mai sentito parlare di Draco Malfoy.
Mi chiedo se mi farà rimediare al danno che ho fatto ai suoi maglioni. Mi chiedo
quando me lo farà fare. Mi chiedo se sarebbe stato capace di amarmi se fossi
stata una Serpeverde. Mi chiedo se lo avrei trovato così attraente se fosse
stato un Grifondoro.
Mi chiedo se mi bacerà mai ancora. E se desidererà farlo come questa volta.
~
|
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Capitolo 10 *** 6: Ogni maledetta partita di Quidditch ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 6 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
Capitolo 6: Ogni maledetta partita di Quidditch
NdT: Il titolo originale era 'Any Given
Quidditch match' ... molto probabilmente ripreso da 'Any Given Sunday', titolo
del film di Oliver Stone, tradotto in italiano con 'Ogni maledetta domenica'
~
Le mattine prima delle partite di Quidditch,
pensava Ginny, erano sempre più fredde di qualsiasi altro giorno dell'anno.
C'era un tale gelo nell'aria che riusciva a
vedersi il respiro mentre correva lungo i terreni circondanti Hogwarts. Pensò di
fare un qualche incantesimo che le riscaldasse, ma il Professor Silente non
approvava quel tipo di cose. Incoraggiava sempre gli studenti ad essere
auto-sufficienti senza la magia. Forgiava il carattere, diceva lui.
Albus Silente teneva a ogni singolo studente di
Hogwarts e si vedeva da molte piccole cose. Veniva a ogni partita di Quidditch,
ricoperto dalle sue pesanti vesti di velluto e da un soprabito per combattere le
rigide temperature.
Ginny affondò ancora di più il viso nell'incavo
del collo, affrettandosi ancora di più verso il lago dove doveva incontrare
Draco. Sua Maestà, come aveva cominciato a chiamarlo fra sè sarcasticamente,
l'aveva convocata con una lettera mandata tramite il gufo che sua madre gli
aveva regalato lo scorso Natale. Era una nota strana, come se avesse voluto
accertarsi che nessun altro potesse capirla a parte lei.
Incontriamoci dove ti ho baciata la prima volta. Undici in punto, prima
della partita. Non ritardare.
D.M.
Solo Draco, sospirò, poteva mozzarle il fiato
con la prima riga, e farla arrabbiare con l'ultima. Chiaramente non aveva
intenzione di ritardare, già l'aveva irritato abbastanza per quella settimana.
Sperava che il castigo che avrebbe dovuto subire per i maglioni non fosse troppo
umiliante.
Ci sperava sì, ma non è che stesse trattenendo
il fiato nell'attesa.
Per raggiungere il lago, c'era una piccola
altura che bisognava scalare; sopra di quella, se ci si sdraiava sopra, ma
proprio piatti per terra, si poteva osservare l'intero lago sottostante senza
essere facilmente visti da nessuno, anche se stava sulla riva del lago stesso. E
così, anche se faceva un freddo tremendo, quando Ginny vide Draco vicino
all'acqua, con la schiena rivolta verso di lei, ebbe l'incontrollabile istinto
di coglierlo di sorpresa, almeno per un attimo.
Accasciandosi a terra, appoggiò la testa sulle
braccia piegate e si permise il piacevole vizio di osservare Draco Malfoy.
Sembrava all'erta, pur in modo indolente, come
sempre. Le ci volle un attimo per capire perchè guardava la direzione opposta da
cui era venuta lei, e quando capì, si chiese cosa potesse significare. La figura
era rivolta verso la scuola, verso il sentiero che faceva normalmente per
arrivare al lago. Quel giorno aveva voluto augurare buona fortuna ad Harry per
la partita, così aveva deviato per il campo di Quidditch giusto per il tempo che
serviva al suo scopo, e quindi si era diretta al lago dalla parte opposta.
Uno sguardo di intensa concentrazione stava sul
suo viso, come se stesse cercando di convincere Ginny a farsi vedere. Le mani
erano insaccate nelle tasche dei pantaloni che indossava sotto la divisa da
Quidditch (Dio, sta così bene vestito di verde, anche se è un Verde
Serpeverde) e le spalle erano leggermente inclinate, come se stesse portando
un fardello pesante.
Draco appariva stanco, si rese conto.
L'arroganza che normalmente gli calzava come una seconda pelle sembrava
totalmente sradicata dal suo viso. Forse non sta dormendo bene? Ginny
scosse la testa. L'intera faccenda del 'sono innamorata di Draco' aveva
stravolto le sue priorità. Che Draco Malfoy stesse o meno dormendo le otto ore
minime di sonno per notte avrebbe dovuto essere il più lontano fra i suoi
pensieri, e tuttavia, mentre lo guardava, era quasi l'unica cosa che riusciva a
pensare, a parte l'irrazionale tentazione di entrare nel letto con lui per
accarezzargli la schiena e farlo dormire.
Osservando l'orologio che Harry ed Hermione le
avevano regalato per Natale l'anno precedente, Ginny sospirò. Un minuto dopo le
undici. Sapeva che avrebbe dovuto affrontare questo incontro con un certo grado
di costrizione, ma tutto quello che riusciva a volere era provare a spingere
qualche altro tasto con lui. Quando si arrabbiava, la faceva sentire male in un
modo che non aveva niente a che fare con la paura, ma era lo stesso meglio di
quando la guardava come se non ci fosse nemmeno. Non sarebbe mai stata la
ragazza che avrebbe amato, ma almeno se fosse diventata la ragazza che odiava,
non gli sarebbe stata indifferente. Certamente essere qualcosa - anche qualcosa
di non proprio buono, era sempre meglio di essere niente.
Mettendosi in piedi, Ginny si diresse verso il
lago. Ora era appoggiato contro il grosso albero accanto all'acqua, a fissare il
nulla, ma non la ingannava. Senza dubbio aveva sentito le foglie che
scricchiolavano sotto i suoi piedi, che segnalavano il suo arrivo. Solo non
voleva essere beccato mentre l'aspettava con qualcosa che fosse anche solo un
poco più della solita noia distaccata, e Ginny nascose un sorrisino al pensiero.
"Sei in ritardo," le fece notare permaloso.
"Mi sorprendo che tu lo abbia notato," precisò
lei. "E' solo un minuto, dopo tutto. Disperato di vedermi?"
"Non direi," bofonchiò, "solo miserabilmente
infreddolito e pronto a giocare a Quidditch."
Il modo facile e scontato con cui parlò spazzò
via dalla testa di Ginny ogni scenario. Era stata curiosa di sapere se avrebbe o
meno affrontato quello che era successo tra loro in biblioteca; si chiedeva se
lei al suo posto avrebbe avuto quel coraggio. Chissà perchè, ne dubitava.
"Beh, avanti allora," mormorò Ginny. "Non sei
il solo il cui sedere è gelato."
"E che bel sedere che è," mormorò compiacente,
abbassando lo sguardo.
"Sta zitto," bofonchiò lei, abbassando lo
sguardo e arrossendo. Quello per cui avrebbe voluto veramente punirlo era il
fatto che dicesse cose che non intendeva veramente. "Allora, qual' è la mia
punizione?" chiese piccata dopo un attimo di silenzio. "Un migliaio di frustate
con la tua Firebolt Deluxe? Giorni di prigionia nelle segrete della famiglia
Malfoy? Fare il bagno con la spugna a Tyger e Goyle?"
"Nemmeno io sono così crudele," dichiarò, con
fare offeso. "D'altronde, lo sai che oramai non vedo più molto Tyger e Goyle."
"Già. Dimenticavo." Non si era dimenticata,
naturalmente. Era una di quelle cose che aveva notato di lui quando aveva
davvero iniziato a prestare attenzione ai piccoli dettagli della sua vita. In
verità (e sarebbe stata sincera con se stessa, almeno) non se l'era presa poi
tanto per il compito che le aveva affidato l'Ordine quanto aveva voluto
convincersi. Draco Malfoy era sempre stato sorgente di grandi
umiliazioni e di infinito mistero.
"Sembri dimenticare molte cose," disse, e i
suoi occhi diventarono di nuovo freddi. Gli calzava quell'espressione, pensò con la mente
annebbiata; la freddezza si addiceva ai tratti del suo volto, togliendogli
l'umanità e lasciando solo la glaciale e dolorosa bellezza. L'espressione sul
suo viso doveva avergli telegrafato la confusione che provava, perchè
si avvicinò a lei, col controllo che sembrava iniziare a sfuggirgli. "Parte del nostro
accordo diceva che saresti stata mia in via esclusiva."
"La tua schiava," lo corresse rapida. Le
causava dolore pensare che poteva usare il termine 'sua' per riferirsi a lei e
non sentire più affetto di quanto ne provasse per la sua scopa, o qualunque
altra cosa in suo possesso.
"Nonostante ciò," chiarì con freddezza, "il
fatto che tu sia la mia schiava implica che il tuo tempo personale non è
più tuo - appartiene a me. Tutto ciò che sei appartiene a me-"
"Per un'altra settimana!" gridò.
"Mi sembrano più 10 giorni," ribattè in
modo infantile.
Ginny portò gli occhi al cielo. "Bene. Dieci
giorni allora. Dopo che quei dieci giorni saranno scaduti però-"
"Non sarà più mio interesse sapere come ti
comporti dopo che il nostro accordo sarà stato completato," la interruppe
glaciale. "Sono solo preoccupato per i miei interessi."
"A cosa vuoi arrivare?" gli chiese Ginny,
pensando che non poteva trattarsi solo dei maglioni.
"Parlo di te che sbavi dietro a un Tassorosso
del sesto anno quando dovresti in realtà lavorare ai tuoi compiti di Pozioni con
me," sbottò Draco.
Le sopracciglia di lei andarono ad unirsi,
indignate. "Ma studiare Pozioni è solo una copertura. Non importa con chi studio
alla fine e Kyle ha bisogno di aiuto-"
"Ma che diavolo puoi mai vedere in un inutile
essere come Kyle McGraw, eh?" brontolà Draco. "Ti seguo dappertutto
come un cucciolotto ammaestrato, sperando che in un qualche attimo tu gli gratti
la testa e gli dia da mangiare."
"Non è così," insistette Ginny. "Noi
siamo solo amici."
"Io non ho l'abitudine di pomiciare coi miei
amici in biblioteca," commentò lui fermo.
"No, solo con le tue serve!" gli rispose
acida prima di riuscire a fermarsi. Mai altre quattro parole erano sembrate così
liberatorie ed umilianti allo stesso tempo. Parte di lei avrebbe voluto
rimangiarsele, mentre un'altra parte avrebbe desiderato poter dire di più prima
di tornare alla ragione.
Lui si avvicinò ancora di più a lei, fino a che
le loro vesti non si toccarono e lei non dovette affondare le unghie nei palmi
delle mani per evitare di toccarlo.
"Non capisco," le bisbigliò, con voce bassa e
calma, "come puoi reagire a me in questo modo, come puoi scioglierti come ferro
sotto il fuoco, poi abbracciarti a quell'idiota di McGraw come se lui avesse
anche solo la minima idea di come fare a farti provare piacere."
"Beh," bofonchiò lei, con problemi a prendere
fiato e col cervello in cortocircuito, "ci sono le dita."
I suoi occhi si socchiusero in maniera poco
piacevole e Ginny controllò la sua memoria per ricordarsi quello che aveva
appena detto. La bocca le si spalancò per lo shock quando se ne rese conto.
"Voglio dire -- sì, ho sentito che lui è,
ehm, piuttosto ... dedito! - in certe cose, uhm -"
"Certo che ne sai parecchio riguardo al tuo
amico," notò Draco, con una smorfia di disgusto. "E pensare che io non so la
metà delle cose interessanti che sai tu su McGraw, per quel che riguarda i miei
amici.""
"Forse perchè non ne hai nessuno!"
mormorò, staccandosi da lui. Una calda e disperata umiliazione le percorse il
sistema nervoso, facendole uscire di bocca le parole più dure. "Capisco che sia
difficile per te immaginarlo, Malfoy, ma non tutti noi siamo capaci di accendere
e spegnere le nostre emozioni. Non possiamo fingere di non provare cose per gli
altri solo perchè non ci conviene." Aveva gli occhi lucidi. Stava cominciando a
farle male stargli intorno. Ecco perchè il rifiuto della realtà era stato un
vero e caro amico per lei - negare tutto significava riuscire a completare
questo accordo senza perderci il cuore.
"Ti probisco di vederlo - lui o qualunque altro
ragazzo -"
"Bene. Per la prossima settimana, non lo
vedrò. E nel preciso istante in cui il nostro accordo sarà terminato, te lo
prometto, correrò dritta da Kyle McGraw e spalancherò -"
Le sue mani si chiusero intorno alle sue
braccia come cerchi di ferro e la scosse una sola volta, con forza. "Non
dovresti promettere cose che non sei capace di portare a termine, stupida
ragazzina," sibilò, scuotendola ancora.
"E che ne sai tu di cosa sono capace?!" gli
urlò contro.
"Prometti più di quel che riesci a mantenere, e
questo lo so già. Usi il tuo aspetto, il modo in cui sono attratto da te come
un'arma - l'hai fatto fin dall'inizio, e ora lo capisco."
"Ma di che parli?" chiese, genuinamente
confusa.
Le lasciò le braccia con tale velocità che
quasi cadde a terra. Un muscolo gli si muoveva sulla mascella mentre si girava
dall'altra parte.
"Dovresti avere più rispetto per te stessa,"
mormorò, e a Ginny sembrò quasi che non stesse più parlando con lei, ma che
stesse parlando a se stesso come un pazzo. "Più rispetto per il tuo corpo e,
fino a che il nostro accordo sarà valido, per me."
"Mio Dio, mi ha baciata! Ed è stato solo
un piccolo bacio innocente per di più! Non significava niente!" Ginny non era
nemmeno sicura del perchè dovesse chiarire tutto questo, ma sapeva che era
necessario.
"Già," si lasciò sfuggire una risatina priva di
umorismo. "E' proprio per questo che passi tutto il tuo tempo con McGraw, state
insieme quando andate e uscite dalla lezione, accucciandovi insieme come un paio
di stupidi marsupiali."
"Marsupiali?" ripetè Ginny assente.
"So che questo settimana è dura per te,"
continuò Draco, "per via degli esami e tutto il resto. Stavo cercando di essere
gentile e non darti carichi addizionali di lavoro oltrei ai tuoi normali
compiti."
"Oh, sì, molto generoso da parte tua togliermi
un po' del lavoro da schiava che mi hai dato," commentò Ginny sarcastica.
"E come mi ringrazi?" continuò Draco,
ignorandola. "Passando ogni momento libero che io ti ho dato, non a
studiare, come avevo inteso, ma a sbavare sopra Kyle Mcmaledetto Graw!"
"Facciamo praticamente le stesse lezioni!"
scoppiò Ginny. "E lui è gentile--"
"Non voglio sentire," disse Draco con
ostinazione.
"Oh, scemo che non sei altro," bofonchiò Ginny,
"se solo lasciassi che-"
"Ho detto che non voglio più sentirti parlare
di lui!" gridò Draco.
"Allora non lascerai mai che ti spieghi," disse
Ginny, l'incredulità che si faceva spazio nella sua voce.
"Non ho interesse nelle tue spiegazioni," disse
Draco scostante. "Non mi interessa perchè fai quel che fai, mi importa solo del
fatto che lo fai in sè." Poi si avvicinò verso un grosso albero vicino all'acqua
e ne estrasse una sacca da dietro. "Questa è la tua punizione."
Ginny si fece sospettosa. "La mia punizione è
una sacca? Devo entrarci e lasciare che mi soffochi?"
Lui alzò gli occhi al cielo, il che la fece
divertire per un attimo - Draco Malfoy non era tipo da alzare gli occhi al
cielo. Ghigni malefici erano praticamente l'unica dimostrazione di sentimenti
che mostrava e addirittura gli occhi al cielo da un ragazzo che normalmente era
scostante come un ghiacciolo, faceva sentire Ginny almeno un poco fiera.
"No, idiota," continuò lui pigramente. "devi
indossare quello che c'è dentro."
Non riusciva a capirci cosa potesse esserci di
male in ciò.
"Alla partita di oggi."
Ah. Tuttavia, ancora non così terribile come-
"E dovrai pensare a qualcosa da, oh, -
canticchiare per incoraggiarmi mentre lo indossi."
"Ti odio."
"Stranamente, sono pronto a vivere con
questo rimorso."
Poi, Draco aprì la sacca e ne tirò fuori i suoi
nuovi abiti. Ginny desiderò in quel momento, più di ogni altra cosa, che la
terra si aprisse per inghiottirla tutta quanta.
"Io ... ma quello no - non voglio, non posso - non
potrei - congelerò a morte!"
"No, non succederà," ribattè Draco, calmo. "Ci
ho già messo un incantesimo che ti terrà calda. Emanerai un lieve tepore fino a
un centimetro dalla tua pelle. In fondo, una schiava congelata è una schiava
inutile."
Per un attimo, contemplò l'idea di mettersi a
litigare con lui. Di sicuro, se lo avesse pregato abbastanza, avrebbe lasciato
perdere quella punizione. Ma un solo sguardo ai suoi occhi da serpente le
chiusero la bocca. Non ci sarebbe stata nessuna scusa, nessuna preghiera - non
avrebbe trovato divertente nessuna delle due e capì di aver provato la sua
pazienza abbastanza per quel giorno.
Se solo lui l'avesse amata a sua volta, pensò,
avrebbe potuto sperimentare molti modi diversi di testare la sua pazienza.
Si scosse per riprendersi, e gli strappò il
sacco dalle mani, e, con un 'hmf' oltraggiato, sparì dietro l'albero per
cambiarsi. Un attimo dopo riapparve e non riuscì a trattenersi dall'incrociare
le braccia all'altezza del petto, imbarazzata.
Era un bel costume, certo, se fosse stata una
ballerina. Disegnato con luccicanti tonalità dei colori argento e verde
Serpeverde, sembrava fatto apposta per lei. Il corpetto era poco più grande del
top di un bikini, e le spalline sottilissime tenevano la tela di pura seta
argentata grazie anche ad un bellissimo e lungo sciallè che copriva, ma non
oscurava, la sua pancia, lasciando la schiena praticamente scoperta. Anche
peggio era la gonna, fatta di lunga seta verde Serpeverde, perfettamente
modellata sui suoi fianchi; così elegante a prima vista, si rivelava essere poco
adatta a una signora in realtà. Quando camminava, degli spacchi gemelli si
aprivano ai lati delle gambe, vicino alla linea inesistente delle mutandine (Draco
aveva lasciato istruzioni all'interno, raccomandandole di lasciare da parte
tutta la biancheria intima) e mostravano con gusto. Ai piedi indossava sandali
argentati bassi.
A malapena Ginny pensò che sarebbe stato un bel
costume per una festa in maschera, certo, se avesse deciso di andarci vestita da
sgualdrina.
"Non posso indossare questo in pubblico,"
disse con voce strozzata, con le lacrime ai lati degli occhi.
"Ma lo farai," disse Draco, con voce di ferro.
Camminò verso di lei e le mise le mani sulle spalle, coi pollici che le
massaggiavano gentilmente le clavicole. "Indosserai questo piccolo abito e sarai
perfettamente cosciente del tuo corpo per tutto il giorno. E magari imparerai a
non tradirmi mentre mi inciti verso la vittoria."
"Io non ti-"
"E ricordati," la interruppe, "se perdo questa
gara, Ginny, dovrò essere consolato. Perciò tifa molto forte."
Gli occhi le si spalancarono, mentre
comprendeva ciò che voleva veramente dire, "Ma ... ma avevamo-"
"Un accordo? Mi pare di aver già detto
quanto poco soddisfacente lo trovassi. D'altronde - non sono forse io un ricco
ragazzino viziato che non riesce a mantenere una promessa?"
"Ti odio," bisbigliò ancora una volta, mentre
le lacrime le cadevano gentilmente sulle guancie. Oh, come voleva odiarla, come
voleva che - l'umiliazione - la ferisse meno. "Non puoi ... te l'ho detto prima,
non puoi chiedermi di -"
"Ginny," mormorò piano, asciugandole
le lacrime, "bella e sciocca ragazza." Avvicinandosi, le premette un bacio sulla
fronte, mentre le mani le massaggiavano la schiena nuda. Trattenne il respiro a
quel contatto ed era così occupata a cercare di non tremare, che udì appena
quello che le bisbigliò all'orecchio.
"Non te lo sto chiedendo."
~
La partita non fu altro che un insieme confuso di suoni e immagini. E non fu
di aiuto il fatto che praticamente terminò non appena iniziata.
Ginny era seduta negli spalti di Grifondoro, come Draco aveva istruito,
indossando quel piccolo costume che aveva quasi fatto venire un infarto ad
Hermione, sollevare un sopracciglio assai dubbioso ad Ezra, del genere 'Che
diavolo ti è preso?' (Ginny, naturalmente, rispose col suo patentato movimento
della testa 'Lascia stare, ti spiego dopo') e fatto accorrere Seamus Finnigan
lontano dal suo posto vicino ad Ezra col cappotto in mano, nel tentativo di
coprirla. Lo aveva scacciato, mostrandogli uno sguardo assassino e, una volta
che fu tornato accanto ad Ezra, Ginny si lasciò sfuggire un grosso sospiro.
Draco era stato chiaro - o vinceva questa partita, o avrebbe dovuto andare a
letto con lui. Ciò che rendeva quella situazione davvero insostenibile era il
fatto che lei voleva davvero tanto andare a letto con lui, ma solo se lo
desiderava anche lui. Non era esattamente la sua priorità fare sesso arrabbiato
e senza alcun significato, considerando specialmente che non avrebbe significato
niente solo per uno di loro.
Entrambe le squadre cominciarono a volare, con Ron e Blaise che si litigavano
il microfono per presentare ciascuno dei giocatori alla folla. Quando Blaise
gridò con entusiasmo, "E il Cercatore di Serpeverde, Draco Malfoy!", Ginny
appoggiò le mani sui fianchi e con la voce più allegra che le veniva fuori in
quel momento cominciò a cantare:
"Draco, Draco, è il mio uomo
se lui non ce la fa
lo farà un altro stupido uomo!"
Dall'alto, Draco passò rapido vicino agli spalti di Grifondoro, lanciando
un'occhiataccia a Ginny. Lo sguardo che le diede la fece tentennare un attimo,
ricordandosi ciò che sarebbe successo se Draco non fosse stato abbastanza
ispirato da vincere la gara; sospirò ancora una volta profondamente e, con voce
meno annoiata di prima, cercò di tirar fuori una migliore canzoncina di
incoraggiamento:
"Draco, Draco
il mio eroe sei tu
batterai Grifondoro
stupido non sei tu!"
"Non pare che abbia pensato molto a come tifare," commentò Blaise dal
suo spalto.
"Sta zitta," sbottò Ron, e Ginny riusciva a sentirlo che la guardava
minaccioso.
"Zitto tu, barboso che non sei altro," sbottò Blaise a sua volta.
"Ragazzi, non siamo qui per bisticciare," li ammonì la
Professoressa McGranitt.
"Scusi," bofonchiarono all'unisono, ma in verità non sembravano minimamente
dispiaciuti.
Dopo essersi posizionati, le squadre guardarono in aria. La stessa tensione
che c'era sempre a tutti gli scontro Serpeverde/Grifondoro era lì, ma c'era una
sibillina dose di maggiore eccitazione per quella gara, come se tutti fossero
perfettamente coscienti che c'era più della Coppa di Quidditch in ballo.
Il che era ridicolo, e Ginny lo sapeva, come se la sua virtù potesse
importare a qualcuno al di fuori della sua famiglia. Forse era la nota isterica
che aveva colto nella voce di Ron non appena aveva visto bene cosa stava
indossando sua sorella. Forse era il dialogo che Harry e Draco sembrava si
stessero scambiando in aria, un bisticcio semicomico che faceva sembrare che
si fossero quasi dimenticati che dovevano cercare il Boccino.
Fu Blaise che li riportò all'ordine e, con viso imbarazzato, entrambi i
Cercatori volarono lontani l'uno dall'altro e ritornarono al loro compito,
scrutando il cielo. A Ginny non era mai piaciuto particolarmente volare. Certo,
ci riusciva, ma non era mai riuscita ad arrivare ad un decimo della velocità e
della precisione che Harry e Draco dimostrarono durante la partita. Chissà che
libertà che provavano, pensò mentre li vedeva svolazzare e girarsi su se stessi;
che pace.
Era nemmeno passata un'ora quando successe.
Harry spinse la sua fidata Firebolt in
picchiata e cominciò a dirigersi dritto verso il suolo. Draco, comprendendo
l'obiettivo di Harry, si girò su stesso. Guardò nella direzione di Ginny, e fu
allora che lo vide anche lei: il Boccino stava vicino agli spalti di Grifondoro,
a qualche metro da lei. Draco era più vicino. Non avrebbe avuto importanza
quanto veloce fosse stato Harry - Draco era più vicino.
Con lo sguardo puntato su Ginny per tutto il
tempo, Draco volò verso di lei, verso il Boccino, poi, quando era a pochi metri,
si fermò. Era totalmente fermo, sospeso in aria, a studiarla con una tale
intensità che le si accaldò tutto il corpo, ed era certa che non avesse niente a
che fare con l'incantesimo che doveva riscaldarla.
Esplose un grosso applauso intorno a loro e
tuttavia Ginny continuava a fissare Draco. Harry doveva aver preso il Boccino.
Blaise stava urlando che il cercatore di Serpeverde era come sotto un
incantesimo e Ginny avrebbe voluto scoppiare a ridere, perchè se c'era qualcuno
sotto l'effetto di un incantesimo, quella era lei. Stava per essere
volontariamente portata nel letto di Draco Malfoy, peggio in verità, perchè non
vedeva l'ora. Ed era stupidamente e ciecamente innamorata. Di sicuro pensieri
così stupidi e disperati potevano essere solo il risultato di una magia. Era
l'unica spiegazione razionale.
Piano, Draco tornò a terra. Ginny si sporse per
guardarlo dagli spalti. Lui ondeggiò di lato la testa e lei annuì, come in
trance, di risposta. Voleva incontrorla dove si erano lasciati primi,
all'entrata degli spalti.
Ricordò a malapena di aver fatto la strada per
scendere. Il cuore le batteva in modo quasi doloroso nel petto e non riusciva a
capire se era terrorizzata o eccitata. Forse un po' di tutti e due. Era tutto
quanto aveva sempre sognata, essere totalmente innamorata del primo ragazza con
cui sarebbe andata a letto; ed era al contempo il suo peggior incubo, essere
manipolata da un ragazza al quale non importava nulla di lei.
"Che era quello Malfoy?" sentì dire ad Harry
mentre si avvicinava al punto in cui Draco l'aveva lasciata prima. I due
cercatori erano vicini l'uno all'altro ed Harry stava gesticolando. "Hai perso
di proposito!" stava dicendo. "Sei ammattito?"
Draco sembrava quasi divertito dalla
conversazione finchè non la vide avvicinarsi con la coda dell'occhio. Poi, la
sua espressione cambiò; si oscurò. Harry si girò per vedere cosa stava guardando
Draco e quasi ebbe un attacco di cuore, per quel che Ginny riusciva a vedere,
quando la osservò per bene.
"Gin?" bofonchiò inutilmente.
"Pensi che abbia perso, Potter?" mormorò
Draco, alzando una mano verso Ginny. Contro ogni logica nella sua testa, lei la
prese e lasciò che lui la portasse vicino a sè. "Io ho l'anello d'oro."
Poi, la trascinò via con sè mentre si dirigeva
a lunghi passi verso il castello. Ginny si guardò indietro oltre le spalle in
direzione di Harry, che li stava fissando completamente attonito.
'Non dirlo a Ron!' gli disse con le labbra, e
sperò con ogni fibra del suo corpo che l'avesse capita.
~
"Dov'è Ron?"
"Ciao anche a te," rispose Hermione
secca mentre Harry cominciava a camminare avanti e indietro come una tigre
confusa e arrabbiata. "E' nell'ufficio di Silente. Sembrava che fosse in una
tale fretta di lasciare la cabina del commentatore dopo la partita che ha
cominciato a far volare il braccio in giro e accidentalmente ha rotto il naso di
Zabini. Gli stanno facendo una ramanzina sull'importanza di essere cosciente
delle proprie azioni, anche nei momenti di crisi." Vide il divertimento passare
per un attimo sul viso di Harry e non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. "E'
qualcosa che ha a che fare con Ginny, suppongo."
"Ma hai un'idea di dove sia in questo momento?"
chiese Harry, alzando le braccia al cielo e muovendole con rapidità, senza
dubbio più o meno la stessa cosa che aveva fatto Ron quando Blaise aveva avuto
quel suo sfortunato incidente.
"Nella stanza di Malfoy, immagino,"
indovinò Hermione con un ghigno divertito.
"E' andata via con lui!" esplose Harry. "Non ha
nemmeno cercato di resistere! E stava indossando - era ..."
"Io penso che stesse benissimo," notò Hermione
con fare assente. "Un po' scoperta per la partita, ma molto carina lo stesso."
"Herm, tu metti addosso più roba persino quando
vai a dormire in estate," bofonchiò Harry.
Hermione si morse il labbro e lanciò uno
sguardo malizioso in direzione di Harry. "No, non è vero, ricordi?"
Harry si mosse verso di lei per un secondo, poi
scosse la testa. "No, no, non posso distrarmi. Ginny è ... lei è ..."
Con un sospiro, Hermione appoggiò la piuma con
la quale stava scrivendo e si alzò dalla sua scrivania. "Esattamente dove vuole
essere," rispose triste.
"Ma sta con Malfoy," sbottò Harry.
"Non ho detto che sia sana di mente," mormorò
Hermione.
"Che faccio?" chiese Harry dopo un attimo
di silenzio. "Come posso ..."
"Non puoi farci niente, amore," disse Hermione
gentilmente. Gli prese la mano e lo portò sul divano vicino al fuoco crepitante.
La sala comune era vuota, dato che ogni Grifondoro presente alla partita era
andato a festeggiare la vittoria.
"Ma ... cosa dico a Ron?"
"Niente," rispose Hermione ferma. "Non è affar
suo in ogni caso."
"Ma è il mio migliore amico! E sua sorella è lì
fuori a fare dio solo sa cosa con il ragazzo che Ron odia da una vita intera!"
"Non importa se Ron odia Draco Malfoy," disse
Hermione, "importa solo che non lo odi Ginny."
"Non è ..." Harry sussultò. "Non è ...
innamorata di lui," bisbigliò l'ultima parte della frase, come impaurito dal
dire una cosa del genere ad alta voce.
Hermione fece una faccia. "Vuoi che ti menta?"
"Sì," rispose Harry immediatamente.
"Non è innamorata di lui," disse con facilità
Hermione. "E' in quella fase del 'cattivo ragazzo' e una volta che si sarà tolta
lo sfizio, sposerà un brav'uomo che saremo felici di ospitare per le vacanze."
"Bene," rispose Harry, annuendo. Hermione alzò
le mani per portarle nei suoi capelli e cominciò gentilmente a passarle fra le
fitte ciocche. Quanto le piacevano i suoi capelli. Gli occhi di lui si chiusero
e lei sorrise mentre vedeva la tensione scrollarglisi di dosso. "Ma," disse lui,
quasi colto da sonno.
"Lascia stare," suggerì piano Hermione. "Sono i
guai di Ginny, e tocca a lei tirarsene fuori. E' una ragazza grande oramai."
Portò l'altro mano ad accarezzargli lievemente il viso, togliendogli gli
occhiali così facendo. "D'altronde," aggiunse, come le fosse stato fatto un
affronto, "tu e Ron non vi siete mai preoccupati tanto per me."
"Herm, sai che tu hai la testa molto più a
posto di quanto non ce l'abbia Ginny," chiarì Harry, e le parole gli uscivano
confuse grazie ai gesti di lei. "Sei tu quella che ci tira fuori dai guai."
"Hmm," fece Hermione senza pensarci
troppo.
Harry si sforzò di aprire gli occhi. "Problemi,
Herm?"
"A volte a una ragazza piace che si preoccupino
per lei," rispose Hermione tranquilla. "A volte le piace che le si ricordi che
non è infallibile, ed è capace come qualunque ragazza di fare scelte sciocche
col suo cuore."
Anche se probabilmente era esausto, Harry portò
entrambe le braccia intorno ad Hermione e la trascinò sulle sue ginocchia,
nonostante le sue proteste, cosicchè si ritrovò seduta male contro di lui, anche
se stretta con forza al suo petto. Sospinse i capelli marroni lontano dal suo
viso, e le prese le guancie tra le mani, e le schioccò un bacio sonoro.
"Herm, tu hai già fatto una scelta azzardata
col tuo cuore: sei con me, o no?" rise un poco. "Io mi metto sempre nei guai e
tu mi corri sempre dietro così che io da bravo scemo non mi faccia uccidere.
Essere amica mia e di Ron è la cosa più azzardata che hai mai fatto e io non
vorrei che non fosse in nessun altro modo."
"Bel ragionamento," disse Hermione seria.
Harry socchiuse gli occhi, e si persero l'uno
nell'altro nello stesso momento, scambiadosi risatine e baci fino a che la sala
comune non si riempì del chiaccherìo rumoroso degli altri Grifondoro.
Poi si ritirarono nella stanza di Hermione.
Perchè, come le bisbigliò Harry nell'orecchio mentre salivano le scale verso le
stanze private della Caposcuola, la sua fastidiosa e responsabile natura aveva
permesso loro il lusso di essere cattivelli e maliziosi quanto volevano senza la
paura di essere beccati.
Hermione sperava genuinamente, per il bene di
Ginny, che Draco fosse diverso una volta che si impara a conoscerlo.
Perchè aveva visto gli occhi dell'altra ragazza quando aveva confessato di
amarlo; Hermione aveva riconosciuto quello sguardo. Era lo stesso che vedeva
allo specchio ogni mattina quando pensava ad Harry che russava piano nel letto
dietro di lei.
~
"Non posso dormire qui!" sibilò Ginny. "Che
succede quando gli altri ragazzi verranno a dormire? Mi vedranno e chiameranno
Piton e io sarò buttata nelle segrete con mille punti tolti a Grifondoro!"
"Non essere stupida," disse piano Draco, "le
tende scendono sai." Ginny stava per rispondere che questo non le toglieva la
paura di Piton, ma prima che potesse dire una sola parola, Draco la prese in
braccio e la buttò sul letto. Troppo sorpresa per parlare, si limitò ad
osservarlo mentre saliva sul letto anche lui e mormorava un incantesimo
sottovoce.
Le tende verde scuro caddero tutto intorno al
letto all'istante, nascondendoli al loro interno.
"Ecco," dichiarò Draco, "così va meglio."
Ginny non aveva idea di cosa dovesse dire o
fare, perciò disse e fece .... niente. Rimase sdraiata dritta sulla schiena dove
era atterrata, rigida come una tavola, con la testa che le girava a mille.
Naturalmente non doveva farlo veramente - tutto quello che doveva fare
era dire no, uscire, e lui non poteva fermarla. Sapeva che non l'avrebbe
fatto. Naturalmente l'ordine poteva venire a sapere che aveva fallito la prova,
ma sarebbe stata l'unica conseguenza se adesso si fosse alzata sulle sue gambe e
fosse andata via.
Davvero, l'unico suo grande problema era
quanto non volesse andarsene.
La sua mente e il suo cuore erano completamente
stravolti, e stavano litigando furiosamente fra loro. Non poteva nemmeno dire
che il suo cuore fosse al cento per cento sicuro che dovesse rimanere, perchè il
suo stesso stupido cuore voleva restare solo se anche Draco l'amava, e
naturalmente lui non l'amava e non l'avrebbe mai amata. Ma ne era poi capace?
Mentre tornavano al castello Ginny aveva notato
che aveva cominciato a piovigginare. L'incantesimo aveva tenuto caldo e asciutto
il suo corpo, ma non i suoi capelli, che erano bagnati. Anche Draco non era
proprio asciutto e, se non si sbagliava, proprio in quel momento si stava
togliendo la maglietta-
Scostando lo sguardo, Ginny faticò a respirare.
Sentiva il rumore dei vestiti che cadevano e riusciva a immaginarlo dietro di
lei completamente nudo, come il pallido marmo. Voleva girari e bearsi della sua
vista e allo stesso tempo, voleva nascondere la testa sotto le coperte. I
candelabri sopra il letto di Draco erano accessi, ed emettevano una luce soffusa
sulle tende. Girandosi di lato, con il viso nascosto dai capelli, Ginny prese a
sbirciare Draco.
La sua pelle era davvero di marmo, anche se
sembrava infinitamente più soffice. I capelli bagnati gli ricadevano lungo la
faccia, facendolo sembrare, per una volta, il ragazzo di diciassette anni che
era. Il suo sguardo si spostò più in basso e si fermò al suo addome, sul quale
riposava una cicatrice sottile, netta e orribile che andava da appena sotto le
costole e fino al fianco. Per una qualche ragione, non riusciva a smettere di
guardarla, affascinata, e inorridita nel pensare a come poteva essersela
procurata e perchè non se l'era fatta rimuovere da un dottore. C'erano almeno
una dozzina di incantesimi che potevano-
La stava fissando. Non poteva vedere i suoi
occhi attraverso i capelli, lo sapeva, ma era come se sentisse lo sguardo di lei
su di lui. Abbassando gli occhi, vide che aveva indossato un paio di pantaloni
da pigiama di seta verde, un serpente in tutto e per tutto. Nascondendo il viso
nel cuscino, si chiese se sarebbe riuscita a fingere di dormire, e se c'era una
qualche possibilità che lui l'avesse lasciata stare.
Chissà perchè, ne dubitava.
Il letto si mosse e lei si irrigidì. La mano di
lui andò alla sua schiena e cominciò gentilmente ad accarezzare la pelle, e il
suo tocco quasi la calmava. I suoi capelli andarono a solleticarle il retro del
collo, un secondo prima che sentisse le sue labbra premere la punta delle
scapole. La sua bocca era la cosa più soffice che avesse mai sentito e ora lui
la stava sfiorando con quella sulla pelle, sopra la spalle, sul braccio, al
centro della schiena appena sopra l'attaccatura del vestito.
Era talmente incredibile, quanto fosse tenero
con lei, così perfettamente seducente che le faceva venire le lacrime agli
occhi. Le sue mani andarono piano alle sue anche fino a che non fu distesa sulla
schiena; non fece alcun movimento per toglierle i capelli dagli occhi. Tirò il
lungo sciallè che le copriva il petto sopra il vestito, facendolo scorrere piano
sopra le spalle. Il materiale fresco e setoso le fece venire un brivido. Poi le
sue mani erano sul suo viso, le scostavano i capelli, e lei continuava a
tremare, fino a che non capì che non stava tremando, ma piangendo piano; lo
sforzo di rimanere ferma aveva fatto tremare tutto il suo corpo.
Sarebbe stata in grado di sopravvivere a quella
notte se fosse stato più brusco, ma quella gentilezza, quell'affetto che le
dimostrava l'avrebbero spaccata come fosse di vetro.
"Shh," comprese che le stava bisbigliando,
mentre le accarezzava i capelli con tocco gentile, per calmarla. Invece pianse
ancora più forte.
"Io non posso ... io non posso," iniziò a
singhiozzare.
"Tu non ... Pensavo che ... pensavo
davvero che ..." Sembrava incapace di decidersi a dire qualcosa, il che era
strano, lo sapeva, ma sembrava non importarle. La stava stringendo come se ci
tenesse a lei e questo mentre da una parte la confortava, dall'altro la stava
uccidendo. "Io non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi davvero
fare," disse alla fine, con voce roca e bassa.
Ancora una volta tentò di parlare, e di nuovo
non fece altro che piangere più forte. Ma perchè non poteva essere crudele e far
sì che lo odiasse?
"Tu credi che io sia un mostro?" le bisbigliò
ad un orecchio dopo un lungo attimo di silenzio. Per quanto ci provasse, non
riusciva a fermare le lacrime.
"No," singhiozzò.
"Non mentirmi," mormorò duro.
"Draco, no," insistette lei. Lui non capiva
perchè stesse piangendo, e lei lo sapeva, e non c'era modo per lei di spiegargli
il motivo senza lasciare il suo stesso fragile cuore aperto alla sua derisione e
scherno. Quant'era strano che temesse di essere ferita così tanto da lui, e
tuttavia era ugualmente disperata all'idea di ferirlo a sua volta. Perchè
l'opinione che aveva di lui dovesse importargli poi? E anche se pensava fosse un
mostro?
E tuttavia, sapeva che contava. A Ginny
importava che Draco le credesse.
"Io non penso che tu sia un mostro," mormorò
con decisione, e fu allora che comprese che le sue mani erano strette a pugno
contro il suo petto.
"Bene," bofonchiò lui, con voce di nuovo dura.
"Dovresti andare."
Annuendo, Ginny iniziò a staccarsi da lui, poi
si irrigidì di colpo. Sembrava il suono di una porta che si apriva ...
"Bastardo che non è altro," diceva
una voce. "Non riesco a credere che Malfoy abbia lasciato che Potter gli
soffiasse il Boccino da sotto il naso in quel modo."
"Avete visto il modo in cui fissava quella
stupida tipa di Grifondoro?" chiese un'altra voce.
"Quella è la ragazza che da un po' lo segue
dappertutto, gli taglia la carne e cosette del genere," aggiunse un'altra voce
ancora. "Deve essere innamorata di lui."
Ginny si tese di nuovo e sentì Draco
ridacchiare divertito. "Mi sorprende a volte quanto sono stupidi," pensò di
averlo sentito dire.
Ci fu un coro di 'Notte dai ragazzi fuori, poi
tutto fu di nuovo calmo.
"E ora come faccio?" bisbigliò Ginny, col viso
vicino a quello di Draco. Era logico, ragionava con se stessa ... più vicino
stavano, più facile era per lui sentirla. Non aveva sicuramente niente a che
fare con quanto le piacesse sentire il suo respiro contro la guancia.
"Ci sistemiamo per una buona notte di sonno?"
offrì Draco.
"Non posso dormire con questo," sibilò
lei, indicando il costume da ragazza del harem che indossava.
"Metti questo allora," mormorò lui, passando
accanto a lei e prendendo una maglia che aveva tirato fuori probabilmente quando
si era messo i pantaloni del pigiama.
Era uno dei maglioni che lei stessa aveva
personalmente provveduto a monogrammare. Diceva 'Moccioso ignorante', e lei
arrossì un poco. Draco sembrava divertito.
"Appropriato per te, non trovi?" commentò, con
un angolo della bocca all'insù.
Ginny si appoggiò il maglione al petto e fissò
Draco. "Ti dispiace?" chiese dopo un attimo, facendo un gesto con la mano fra
loro.
"Neanche un po'," le assicurò lui, non dando il
minimo segno di volersi girare.
Facendo un grosso sospiro, Ginny si girò su se
stessa poi andò con una mano a cercare di togliersi il laccio del vestito. Ma
qualunque cosa spingesse o tirasse, non veniva fuori. Il letto si mosse e lei
sentì Draco dietro la sua schiena, il respiro caldo contro il collo.
"Scusa," disse piano, bisbigliando un altro
incantesimo. Le sue dita sciolsero il laccio facilmente, e le loro punte si
soffermarono sulla sua pelle un attimo più del dovuto. "Un incantesimo. Non
volevo che un altro ragazzo fosse capace di toglierti questo."
Non avendo idea di come rispondere, Ginny
lasciò semplicemente cadere il corpetto sul letto, oltremodo cosciente del fatto
che Draco era ancora dietro di lei, col petto nudo a qualche centimetro dallo
sfregarsi contro la sua schiena. Una grossa parte di lei voleva appoggiarsi
contro di lui, lasciare che le trasmettesse il suo calore. Avrebbe portato le
sue mani intorno a lei, sarebbe stata in grado di sentirle premere contro i suoi
seni nudi ...
"Pensi di coprirti presto?" le bisbigliò ad un
orecchio la sua voce tentatrice.
Colta di sorpresa, Ginny si infilò di fretta il
maglione sopra la testa, poi uscì dalla gonna una volta che questo arrivò a
coprirla fin che poteva. Era pienamente cosciente del fatto che non indossava
biancheria intima. Quando si girò, trovò Draco sdraiato sotto le coperte, con le
braccia piegate sopra la testa, che la guardava pigro da sotto le palpebre a
malapena aperte. La pigrizia del serpente, pensò mentre aspetta la sua preda.
Scostò le coperte, invitandola, e con un sospiro, lei si infilò sotto di esse.
La pioggia aveva cominciato a venire giù più
forte e il castello diventava spaventosamente freddo quando pioveva. Il suo
corpo riuscì persino ad essere più rigido di quando l'aveva buttata per la prima
volta sul letto. Girandosi, gli mostrò di nuovo la schiena, sperando di essere
in grado di dimenticare che era lì abbastanza a lungo da addormentarsi, se non
lo aveva davanti agli occhi.
Come se potesse leggere i suoi pensieri e
volesse innervosirla, Draco si girò su un fianco e si accoccolò contro di lei,
con le braccia che le cingevano la vita, tenendola contro il suo petto, e le
gambe che andavano a incrociare le sue., mentre la seta dei suoi pantaloni di
pigiama le accarezzava le caviglie. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e
a Ginny sembrò che si addormentasse quasi all'istante, se il suo respiro
profondo e pacifico era di una qualche indicazione. Si sentiva totalmente
assorbita da lui ed era esattamente come se l'era immaginato - parti uguali di
frustrazione e confort, desiderio e dolore.
Almeno per quella notte voleva sciogliersi nel
suo abbraccio. Avrebbe finto che l'amava disperatamente e che la stava
stringendo così forte perchè non poteva sopportare il pensiero di lasciarla
andare. Il suo cuore che sentiva battere contro la schiena aveva un effetto così
rilassante; presto si ritrovò ad avere sonno.
Coccolata e sicura nell'abbraccio del
serpente, pensò delirante prima che il
sonno la chiamasse a sè.
~
NDT: mi raccomando, recensite questa bella storia, che viene più voglia di tradurla^^ |
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Capitolo 11 *** 7: Non proprio tutti dicono ti amo ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 7 è stato tradotto da Yumeko in esclusiva per EFP
~
Capitolo 7: Non proprio tutti dicono ti amo.
"Ginny! Ginny, aspetta, hai dimenticato la borsa!"
Rallentando in un qualche modo il passo affrettato, Ginny si girò verso Kyle
McGraw con un sorriso forzato sul viso. "Grazie, Kyle," mormorò, posando il
laccio della borsa sopra la spalla.
"Fai qualcosa dopo le lezioni?" chiese Kyle, cominciando a camminare dietro di
lei. "Perché ho questo--"
"Ecco, in verità, ho da fare dopo le lezioni," lo interruppe Ginny. "Sono
piuttosto occupata la prossima settimana, in effetti, e dovrò saltare la nostra
sessione di studio domani."
"Oh." Kyle sembrava proprio deluso. "Senti, Ginny, se si tratta di quello che è
successo l'altro giorno, mi dispiace davvero--"
"Kyle, non è--"
"Lo giuro, non cercherò di baciarti ogni volta che stiamo insieme," continuò,
con un sorriso imbarazzato sul viso. "Se non sei interessata a me in quel modo,
possiamo sempre essere solo amici--"
"Siamo amici, Kyle," disse Ginny con fermezza. "Davvero, solo per questa
settimana sono proprio impegnata."
"Basta che tu sia certa che si tratti solo di questo," disse Kyle riluttante.
"Sicura" gli garantì Ginny con un sorriso. "Ci vedremo non appena avrò un po' di
tempo libero. Forse mio fratello e i suoi amici ci lasceranno andare ad
Hogsmeade insieme a loro una notte."
"Sarebbe bello" disse Kyle felice.
Cogliendo l'attimo per fare una buona uscita, Ginny gli fece un grosso, falso
sorriso, un saluto entusiasta, e cominciò ad allontanarsi in fretta da lui.
Era stato più facile di quanto avesse pensato. Naturalmente, non è che avesse
pensato molto a Kyle ultimamente. Dal momento in cui Ginny apriva gli occhi, i
suoi pensieri erano consumati da come evitare Ron ed Harry per il resto della
giornata. (In tutta onestà, stava cominciando a chiedersi come avrebbe fatto ad
evitare Ron per sempre, dal momento che non credeva ci sarebbe stato mai
un giorno in cui lui sarebbe stato disposto a discutere con Malfoy
razionalmente.)
Prima che si fosse risvegliata del tutto, la mattina era stata in realtà assai
piacevole.
Il suo corpo era al caldo e raggomitolato e si sentiva in un modo in cui mai si
era sentita prima. Un'acuta scossa di panico l'aveva attraversata quando aveva
sentito qualcuno (qualcosa?) toccarle la parte posteriore del collo.
Aveva aperto gli occhi e tutto ciò che aveva visto era una tenda verde scuro. Fu
solo allora che ricordò tutto: Draco, la notte precedente, il modo in cui lui la
stesse stringendo, e il fatto che lei non stesse indossando alcun abbigliamento
intimo.
Entrambi sembrarono rendersi conto nello stesso momento della posizione in cui
si trovavano, perché lei iniziò ad allontanarsi da lui nello stesso momento in
cui lui sciolse la presa sul suo corpo. Voltandosi a guardarlo, la ragazza
poggiò la testa su una mano e cercò di non sembrare troppo consapevole del fatto
di non indossare altro che uno dei suoi maglioni ricamati offensivamente.
"Credi sia sicuro uscire?" aveva sussurrato.
Strisciando su di lei, il ragazzo aveva scostato leggermente le tende (ora che
ci pensava, Ginny non era molto sicura del perché non aveva spostato le cortine
dalla sua parte del letto) e aveva sbirciato fuori.
"Tutto a posto" mormorò aprendole del tutto.
"Non posso andarmene così" aveva borbottato lei indicando la sua mancanza
di vestiti.
Lui aveva ghignato e aperto la bocca per fare una qualche osservazione oscena.
Non avendo abbastanza forza per occuparsi anche di quello in quel momento, Ginny
gli aveva chiuso la bocca con una mano.
"Trovami qualcosa da indossare che non sia da puttana." gli aveva ordinato
fermamente.
Facendo scivolaer fuori la lingua, lui le aveva leccato il palmo, cosa che le
fece ritrarre di scatto la mano come se si fosse scottata. Lui sollevò un
sopracciglio, poi scomparve al di là delle tende. Ginny aveva provato a
riprendere il controllo del proprio respiro e ci era riuscita quasi del tutto
quando Draco tornò, alcuni minuti dopo, già vestito, e con una delle sue tuniche
in mano.
"Dovresti essere in grado di tornare alla Torre dei Grifondoro con questa" disse
lanciandole la veste.
Dopo aver indossato velocemente la tunica, era quasi corsa fuori dai Sotterranei
dei Serpeverde e per quasi tutta la strada di ritorno alla sala comune dei
Grifondoro, aumentando velocità quando si era accorta che la tunica e il
maglione sotto profumavano come Draco. Lei profumava come Draco, dopo una
notte passata nel suo letto con il suo corpo avvolto a quello di lei.
Sono una puttana, aveva pensato indossando velocemente i propri vestiti e
la propria tunica, piegando quella di Draco sotto il letto. Sono una puttana
e non sono nemmeno riuscita a guadagnarci niente.
Dopo un intero giorno passato a tuffarsi nell'ombra ogni volta che vedeva
Ron o Harry, e dopo aver saltato il pranzo per paura di imbattersi in entrambi,
Ginny riprese la strada per i Sotterranei dei Serpeverde come ordinato. Draco le
aveva lasciato un biglietto nella tunica che le aveva prestato (perché non
potesse semplicemente parlarle come una persona normale, invece che comunicare
sempre con piccoli bigliettini nascosti, lei non lo aveva mai capito), con
scritto:
Stessa ora, stesso posto. Porta Erbologia. D.M.
E con tali amorevoli parole, come poteva lei resistere?
˜
"Guarda, non mi è mai importato nulla di imparare per bene tutto questo,
quindi forse potremmo anche lasciar perdere queste cose totalmente inutili."
"Scusa, è Draco Malfoy a suggerire che dovrebbe mollare qualcosa
semplicemente perché è difficile?"
"Non è difficile" insistette Draco "è stupido e inutile. C'è una
bella differenza."
"Certo" mormorò Ginny ruotando gli occhi "quanto sono cretina."
"Quando mai avrò bisogno di sapere come far crescere un Platano Picchiatore? Ho
servitori che lo pianteranno e se ne prenderanno cura se mai ne avessi bisogno."
"E se diventassi improvvisamente povero e non ti potessi permettere servitori e
avessi bisogno di un Platano Picchiatore a guardia a ciò che di più caro hai?"
gli fece notare Ginny ragionevolmente.
"Questo" disse Draco con fermezza "non accadrà mai."
"Non sarai mai povero?"
"Non avrò mai un albero a guardia di ciò che di più caro ho" borbottò, un
muscolo della sua mascella si contrasse non appena un fulmine cadde fuori dalla
finestra del dormitorio.
Una forte tensione aleggiava intorno a Draco, e Ginny decise di interrompere la
sessione di studio per un momento, sperando che lui fosse in grado di recuperare
un po' di quell'equilibrio interiore per cui era tanto famoso.
Tutti nella scuola erano usciti in giardino ad osservare lo "spettacolo". Tuoni
e fulmini erano stati abbastanza abbondanti nelle ultime ore. La professoressa
McGranitt e il professor Piton avevano innalzato una barriera protettiva che
permetteva agli studenti di sedere all'aperto comodamente, senza bagnarsi o
ammalarsi. Draco e Ginny, sospettava lei, erano gli unici studenti ad essere
rimasti dentro la scuola. (A meno che Hermione non fosse riuscita a convincere
Harry e Ron a restare, ma quei due erano abbastanza svegli non solo da essere
usciti, ma persino da averla trascinata con loro.)
Nonostante la sala comune dei Serpeverde fosse vuota, Draco aveva insistito
ancora una volta per andarsi a nascondere dietro le tende del suo grande letto.
"È la tua virtù che sto proteggendo" aveva detto pomposamente quando lei gliene
aveva chiesto il motivo "Qualcuno potrebbe stufarsi di guardare quel maledetto
cielo e beccarci in una posizione compromettente"
"Quale?" gli aveva chiesto "Io che ti faccio lezione? O forse lei sta
progettando qualcosa di torrido, Signor Malfoy?"
Aveva cercato di stuzzicarlo, ma tutta l'attenzione del ragazzo era rivolta alla
finestra e sembrava che la sentisse a malapena, prendendosi appena la briga di
decifrare il suo tono.
In ogni caso lui non le aveva risposto e lei preferì non insistere. Invece, si
arrampicò sul letto e gli permise di far cadere le tende attorno a loro. Il
candelabro brillava vivacemente mentre Ginny leggeva ad alta voce. Draco teneva
una mano sul bordo di una tenda così che ogni volta che risuonava lo schiocco di
un tuono potesse sbirciarvi attraverso.
"Se preferiresti essere là fuori con tutti gli altri," disse Ginny quando le
divenne chiaro che era troppo concentrato sul temporale per sentirla "certamente
non mi importerebbe di smettere prima."
"Non mi interessa quello che ti importa" sibilò Draco lasciando che le tende si
chiudessero "Ansiosa di andartene, Weasley? Il piccolo Kyle ti sta aspettando?"
Con un sospiro di impazienza, Ginny spinse lontano Mille Erbe e Funghi Magici
e incrociò le braccia.
"Per tua informazione," disse rigidamente "sono andata dal 'piccolo Kyle' in
Sala Grande oggi e gli ho detto in termini vaghi che non sarò disponibile per
lui in nessun modo per la prossima settimana." Ginny non pensò che fosse
terribilmente importante menzionare il fatto che aveva chiarito a Kyle che
sarebbero stato sempre ottimi amici.
"E dopo?" chiese Draco con il labbro superiore che si assottigliava in una linea
sottilissima.
"Sono forse affari tuoi?" domandò Ginny, sporgendo il mento verso di lui "Avevi
detto che i tuoi ordini sarebbero cessati quando il nostro affare fosse--"
"Così ho detto," sibilò Draco "E dato che il nostro affare non è ancora
concluso, ho un nuovo ordine per te--passerai ancora la notte qui."
Ginny spalancò la bocca "Ma--"
"Oh, risparmiami," borbottò Draco "Non ti sto chiedendo di fare nulla di
osceno."
"E allora perché devo restare?" sbottò Ginny.
"Perché ho deciso così" replicò Draco in un tono che non lasciava spazio a
repliche.
"Bene." disse Ginny concisamente. "In tal caso, sono stanca e vorrei andare a
dormire adesso."
"Bene." concordò Draco con un tono insolente quanto quello di lei "Dormire
sembra piacevole."
Si guardarono l'un l'altro per un momento, poi Draco iniziò a spogliarsi.
Voltandogli le spalle, anche Ginny fece lo stesso. Fu solo quando rimase in
intimo che si rese conto di non avere nulla con cui cambiarsi.
"Qui" le disse la voce di lui vicino all'orecchio. Il suo braccio serpeggiò
attorno al corpo di lei e tra le dita reggeva un altro dei suoi maglioni (
'Stupido Idiota' in bianco sopra un maglione di cachemire marrone scuro).
Ginny lo prese senza una parola e velocemente vi scivolò dentro. Quando si
voltò, Draco stava indossando ancora un paio di pantaloni di pigiama senza la
maglia. Si domandò se lui li comprasse separatamente o se semplicemente
scartasse le maglie perché non gli servivano.
Draco sembra scartare sempre senza cura le cose che non gli servivano.
Entrambi scivolarono sotto le coperte e Ginny cercò di non pensare a quanto
fosse bello e a quanto potesse facilmente diventarle naturale andare a letto con
Draco Malfoy. Il ragazzo mormorò qualcosa sotto voce e il candelabro si oscurò
al punto da permetterle di vedere a malapena i lineamenti di lui. Abbassò lo
sguardo e ancora una volta fu attratta dalla cicatrice brutale che gli
attraversava la parte bassa del busto.
Risuonò uno schiocco particolarmente forte di un tuono e, nell'oscurità, Ginny
vide finalmente ciò che le era sfuggito: tutte le volte che c'era un tuono,
l'intero corpo di Draco si tendeva, si avvolgeva stretto, fino a quando non
erano passati alcuni secondi.
"Sei spaventato dal temporale" disse a bassa voce prima che potesse impedirselo.
Voltando la testa di scatto, gli occhi di Draco parvero spaventati e disperati,
come un animale che sa di stare per essere ucciso e nel peggior modo possibile.
Il suo respiro crebbe sempre più affannoso e Ginny si mordicchiò il labbro
inferiore, desiderando richiamare indietro le parole che aveva appena detto.
"Sì" ringhiò "Sono spaventato dal temporale."
"Mio fratello Charlie ha paura dei temporali" disse Ginny con calma "Ce n'era
uno quando è nato. Mamma e Papà erano in mezzo al nulla, bloccati senza le loro
bacchette. Avevano della Polvere Volante, ma niente con cui accendere un fuoco.
Papà stesso ha dovuto aiutare Charlie a nascere; Charlie è quasi morto."
Concentrò lo sguardo sulla cicatrice, piuttosto che fissare quegli occhi così
intensi che si erano ancorati ai suoi. "Quando era piccolo e c'era il temporale,
piangeva e piangeva e non importava quello che Mamma facesse, non smetteva. Ora
va meglio, ovviamente. Fa quello che fai tu, sta seduto così immobile che
difficilmente penseresti che ci sia qualcosa che non va, se solo battesse gli
occhi almeno una volta."
"Io sono nato in una delle giornate più soleggiate nella storia di Londra" disse
con calma Draco dopo qualche momento "Mia mamma diceva… diceva che ero l'unica
luce della sua vita e che tutta la luce che c'era quel giorno ne era una prova.
Diceva che ero nato per vivere nella luce del sole."
"Questo è bello" disse Ginny debolmente, non sapendo perché un tale ricordo
rievocasse la tristezza che sentiva nella voce di Draco.
"Mio padre mi ha sempre proibito di stare al sole." continuò lui "Diceva che
temeva che la mia pelle si potesse scottare, perché era troppo chiara."
"Beh, questo è stupido, no?" disse Ginny, arrossendo quando si rese conto di
come doveva essere suonata la sua frase. "Non che io stia dando dello stupido a
tuo padre-- è solo che… non hai difese della pelle, vero?" Draco scosse la
testa. O almeno lei pensava che lo avesse fatto, visto che stava ancora fissando
la sua cicatrice. "Quindi la tua pelle è così chiara perché tuo padre non ti ha
mai lasciato uscire sotto il sole."
"Non importa, comunque" mormorò Draco "Non so nemmeno perché ho tirato in ballo
questa storia."
"Forse è solo una di quelle cose che avevi bisogno di dire ad alta voce" suggerì
Ginny "So che ci sono dei pesi che mi sento sempre meglio dopo averli raccontati
ad alta voce." Draco non disse niente e questo spinse Ginny a voltarsi su un
fianco spostando lo sguardo dalla sua cicatrice al suo viso.
Sembrava stanco, pensò lei, sollevandosi, senza pensarci, a scostargli i capelli
dal viso. Lui si tese, quasi come se lei lo avesse colpito, e per qualche
motivo, questo le diede il coraggio di continuare ad accarezzargli i capelli
dolcemente. Questa era una cosa che aveva visto fare migliaia di volte dalla
madre a Charlie durante un temporale. Accarezzargli i capelli e cercare di
distrarlo.
"Fa male?" mormorò gettando un'occhiata alla cicatrice.
Lo sguardo di Draco seguì il suo. "Sì." rispose semplicemente.
Ginny iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore, cercando di decidere se fosse
saggio continuare con questo argomento di conversazione. Era probabile che la
miglior cosa che potesse fare fosse continuare a carezzargli i capelli finché
non si fosse addormentato. Ma era stata curiosa fin dal primo momento in cui
aveva visto la cicatrice, doppiamente da quando aveva pensato a quanto sarebbe
stato facile farla sparire. Perché non l'aveva fatto? Sapeva che Harry teneva la
sua cicatrice come ricordo, una sorta di manifestazione fisica dell'amore dei
suoi genitori. In ogni caso, Ginny dubitava che quella fosse un 'Ti amiamo,
figlio' da parte dei Malfoy.
"Parla, mocciosa" mormorò Draco. I suoi occhi erano chiusi e Ginny sorrise un
poco all'affetto che poteva giurare di aver sentito indugiare nella sua voce.
"Com'è accaduto?" si lasciò sfuggire Ginny, solleticandogli leggermente la cute
con la punta delle unghie.
"Mio padre" cominciò lui dopo qualche momento "cammina con un bastone. Una
cianfrusaglia orribilmente ostentata intagliata nella forma di un serpente. Mio
padre non ha bisogno di un bastone, ovviamente, ma gli piace fingere che sia
così, in modo da ingannare i suoi nemici facendo credere loro di essere debole."
"Tuo padre ha molti nemici?" domandò Ginny.
"Abbastanza" disse Draco con tono vago "Ha anche una visione molto paranoica del
mondo; pensa che tutti siano contro di lui e che lui debba fare qualunque cosa
per proteggere il nome della famiglia Malfoy."
"E pensa che andarsene in giro zoppicando possa servirgli" commentò Ginny
dubbiosa.
"Se non è così" disse Draco seccamente "resta il fatto che, alla fine del
bastone, c'è un'affilata lama di rasoio che certamente lo aiuterà."
"Un'affilata lama di rasoio?" boccheggiò Ginny.
"Affilata abbastanza da farmi questo. " disse Draco prendendole la mano dalla
sua testa e facendole posare le dita sulla pelle lievemente in rilievo del suo
ventre.
"Tuo padre ti ha fatto questo?" sussurrò Ginny, tracciando attentamente
la linea sottile.
"Quando avevo sei anni" continuò Draco "tenevamo degli unicorni nella nostra
proprietà. Illegalmente, ovvio, ma io a quel tempo non lo sapevo. Pensavo che
fossero belli, al punto da dare un nome a quello tra loro che adoravo di più,
nonostante apparissero tutti dannatamente identici. Mio padre sapeva che era il
mio preferito e a causa di questo, perché voleva insegnarmi quanto deboli sono
le cose che amiamo, vendette quell'unicorno a un uomo che desiderava ucciderlo
in modo da poterne vendere il corno per alcune magie e il sangue per scopi
medici."
"Ho pianto così tanto quel giorno. Mio padre mi gridava di smettere, mi avvisò
di smettere, ed io ci ho provato, davvero, ma era impossibile. Non credo di aver
mai piando così tanto, né prima né dopo. Potevo davvero sentire le ossa delle
mie spalle scuotersi, rifiutandosi di calmarsi, e ad ogni respiro ne rimanevo
come scottato. Avevo sei anni e mi si era spezzato il cuore. I ricordi della
prima infanzia dovrebbero svanire ma posso ancora ricordare esattamente il modo
in cui soffrii, l'esatto tono delle grida di mio padre.
"Alla fine, mio padre decise di zittirmi in un altro modo: ferendomi con quel
dannato bastone. La ferita era abbastanza profonda e fu una cosa stranissima:
faceva talmente male che le mie lacrime si asciugarono di colpo. Ricordo
chiaramente quanto non avessi mai provato un simile dolore e un simile shock
tutto in una volta e probabilmente per questo non riuscii piangere. Mi fece un
incantesimo per farmi smettere di sanguinare, presumibilmente per far in modo
che io non morissi, ma mi lasciò con ogni singola fitta di dolore e con la
certezza che della ferita sarebbe rimasta una cicatrice."
"Ma perché?" sussurrò Ginny, inorridita, con gli occhi pieni di lacrime calde.
Il suo cuore soffriva per Draco, sia per il bambino che era stato, sia per il
giovane uomo che aveva iniziato a raccontarle la sua storia così stoicamente,
così senza emozioni, tranne che per le lacrime che gli riempivano gli occhi ma
che non sarebbero cadute.
"Così io avrei sempre ricordato quanto costa l'amore" sputò Draco amaramente "e
che da esso non deriva nulla di buono, solo dolore. Ho pianto una manciata di
volte da quel giorno, ed ogni volta questa dannata cosa punge e pizzica. Sono
assolutamente certo che è stato mio Padre a fare in modo che sia così. Ed è così
dannatamente ironico che ogni volta che penso a come ho ricevuto questa
maledetta cosa inizio a piangere." La sua voce si bloccò sull'ultima parola e
lui si coprì gli occhi con una mano, il suo corpo fremeva leggermente.
Senza darsi l'occasione di ripensarci, Ginny si abbassò e premette le labbra
sulla dritta e pallida linea sul suo addome. Delicatamente, dolcemente, posò
bacio dopo bacio fino a quando ne ebbe ricoperto ogni centimetro. Sapeva che era
un impulso folle e stupido. Non era come se avesse il potere di guarire questa
ferita che lui si portava da più di dieci anni, non così facilmente, solo perché
lei lo amava così tanto da iniziare a provarne dolore.
Ma forse, solo forse, avrebbe aiutato. Anche solo un pochino.
Dopo aver percorso interamente la sua cicatrice, gli poggiò la guancia sullo
stomaco, le lacrime che aveva trattenuto scorrevano sulla pelle di lui. Rimasero
immobili per qualche momento poi sentì le mani di lui sulle spalle tirarla verso
l'alto. Prima che potesse chiedergli se fosse tutto a posto, o scusarsi del
proprio comportamento, o anche solo prendere un respiro, lui l'aveva tirata
contro di sé e premuto le labbra contro le sue disperatamente.
Prima il suo labbro superiore, poi quello inferiore furono attratti nella bocca
di lui e succhiati rabbiosamente. Le sue mani si fecero strada al di sotto del
maglione che le era stato prestato, con l'impeto di chi le sarebbe potuto morire
davanti se non l'avesse toccata. E lei si ritrovò a rispondere al bacio nello
stesso modo disperato, le mani a cercare la sua pelle nuda, sfilando tra i suoi
capelli, imparando come baciarlo in maniera da farlo gemere, come baciarlo in
modo da far sì che lui le mordicchiasse la lingua, e accarezzargli l'orecchio
con la punta del pollice per farlo sospirare.
Dopo Dio solo sa quanto, la loro pomiciata iniziò ad addolcirsi fino a quando i
baci non divennero altro che uno sfiorarsi di labbra. Ginny si voltò sulla
schiena e, presa da una forza che non seppe riconoscere (ma più tardi avrebbe
fortemente sospettato che il suo cuore avesse messo fuori uso il cervello e
avesse preso totalmente il controllo), trascinò Draco su di sé, facendolo
poggiare sul suo petto.
La sua mano riprese posizione tra i capelli di lui e iniziò dolcemente a
carezzarlo e sfiorarlo fino a quando il suo respiro divenne più profondo.
"Avevi ragione, mocciosa" mormorò lui con voce indefinibile.
"Davvero?" mormorò lei, sentendosi terribilmente intorpidita dal sonno.
"Aiuta dire le cose ad alta voce, vero?"
"Solo se le dici alla persona giusta." Rispose lei, solo vagamente consapevole
di ciò che stesse dicendo.
"E tu sei la persona giusta per me?" chiese confusamente, il braccio pesante e
confortevole contro i fianchi di lei.
"Non lo so" mormorò lei mentre si addormentava "ma sono probabilmente l'unica
persona stupida abbastanza da rimanerti attorno quanto basta per scoprirlo."
˜
"Smettila di evitare la questione, stupido bastardo! Cosa diavolo stai
facendo con mia sorella?!"
Quello, decise Ginny, non era di sicuro il miglior modo di cominciare una cena.
Le lezioni erano state dure quel giorno e Ginny aveva passato le ultime ore in
biblioteca cercando di mettere insieme il materiale adatto per un rotolo di
pergamena che era stato assegnato a Babbanologia su qualcosa chiamato 'televisione'.
Dato che si era svegliata ancora abbracciata a Draco Malfoy, Ginny non era stata
realmente in grado di concentrarsi su qualunque cosa come avrebbe voluto. Per di
più era stato davvero difficile evitare Ron e Harry (che parevano ovunque in
quella dannata scuola) e Ginny era molto vicina ad avere un esaurimento.
Oh, ma la notte precedente era stata bellissima. Si erano svegliati un momento
prima dell'alba e, ancora commossa dalla fiducia che Draco aveva riposto in lei,
Ginny aveva deciso di raccontargli qualcuno dei suoi segreti.
E così gli aveva parlato del licenziamento dal Ministero di suo padre e di
quanto sapesse che sarebbe toccato a lei far qualcosa per aiutare la sua
famiglia nonostante fosse la più piccola. Bill e Charlie erano via a vivere i
loro sogni e, per quanto i sogni fossero belli, non portavano certo cibo in
tavola. Fred e George sarebbero stati fortunati se non fossero finiti rinchiusi
ad Azkaban per un progetto o un altro dei loro e Ron… beh.
Questo era il 'perché', gli aveva confidato, il motivo per cui l'Ordine era per
lei così importante-- essere ammessa tra le loro fila, sarebbe stato come essere
nata tra i soldi. Le sarebbero stati concessi quei privilegi che il nome Malfoy
conferiva a lui e questo avrebbe veramente significato per la sua famiglia la
differenza tra vita e morte.
Draco era calmo mentre la ascoltava parlare, poi tutto quello che alla fine
disse fu "Sono felice di poterti aiutare."
Il che era sicuramente una cosa positiva, ma Ginny era assolutamente impazzita
cercando di capire cosa significasse.
La cena era stato l'unico spiraglio di luce nella triste e confusa nuvola che
era la sua vita. Sedendosi e divorando il cibo sublime che come sempre gli Elfi
Domestici avevano preparato, era riuscita a sopravvivere al sarcasmo di Piton in
doppie Pozioni a alla interminabile e noiosa lettura del Professor Rüf. Se non
poteva avere l'amore di Draco Malfoy, avrebbe, per Dio, avuto almeno una mezza
dozzina di paste alla crema.
Questo bellissimo piano, comunque, doveva essere rovinato dalle tre persone che
stava evitando da tutto il giorno: Ron, Harry e Draco.
Non che stesse realmente evitando Draco; solo che non aveva idea di cosa
dirgli ed era terrorizzata da ciò che lui avrebbe potuto dirle. Si era sentita
vicina a lui la notte precedente, più vicina di quanto si fosse mai sentita a
qualcun altro prima. Lui l'aveva lasciata entrare, le aveva permesso di vedere
una parte di lui che normalmente teneva strettamente sotto chiave e lei era
onorata e soggiogata dalla fiducia che era stata riposta in lei.
O almeno, questo era il suo primo istinto. Sola per tutto il giorno con i suoi
pensieri nevrotici, dovette chiedersi se non stesse vedendo in quegli
avvenimenti molto più di quanto ci fosse realmente. Draco avrebbe potuto
benissimo vederla come niente di più di un'ascoltatrice di comodo, qualcuno che,
essendo suo 'schiavo', sarebbe stata una persona affidabile con cui confidarsi.
Ovviamente, lei non avrebbe spettegolato i segreti di lui e rischiato che anche
i propri fossero resi noti. E per il pomiciare-- era solo un ragazzo di 17 anni.
"Ho detto che è una cosa tra me e tua sorella, Weasley" disse Draco con
voce pericolosamente bassa. Ginny sussultò lievemente nel sentirlo. Sussultò
anche nel vedere il modo in cui Ron aveva spinto Draco contro il muro tenendolo
per la gola.
"Ron" disse Harry con calma "dovresti prendere qualche respiro profondo."
"Lunghi respiri profondi" sibilò secca Hermione "Ron, lascialo andare prima di
soffocarlo a morte."
"Mia sorella non è tornata in sala comune per ben due notti di seguito" disse
Ron a denti stretti "e l'ultima persona con cui è stata vista è questo stupido
idiota. Ora, o mi dice cosa le ha fatto così che noi possiamo aiutarla, o lo
uccido."
"Non le ho fatto maledettamente niente." Mormorò Draco cercando di raggiungere
la propria bacchetta. La stretta di Ron glielo impedì e Ginny fu momentaneamente
impressionata dalla forza del fratello. Certo, lui sembrava principalmente mosso
da rabbia e furia e questo doveva avere qualcosa a che fare con ciò.
"Ron, fermati!" gridò Ginny uscendo dalla folla che si era radunata per vedere
Ronald Weasley prendere a pugni Draco Malfoy.
"Gin!" gridò Ron con gioia "Sei qui. Cosa ti ha fatto, Gin? È un qualche
incantesimo che ti fa dimenticare di metterti tutti i vestiti prima di uscire
dal castello?"
"Oh, per l'amor di Dio" mormorò Ginny muovendosi verso i due ragazzi. Non senza
sforzo sciolse le dita di Ron dal collo di Draco e le spinse lontano. Draco
prese alcune boccate d'aria colme di gratitudine e Ron parve pronto ad
aggredirlo ancora per il solo fatto di respirare troppo rumorosamente. "Cos'ha
dato il via a tutto questo?"
"Niente!" quasi si strozzò Draco. "Il tuo stupidissimo fratello mi ha attaccato
senza essere minimamente provocato--"
"Hai fatto qualcosa a mia sorella!" strillò Ron.
"Ti assicuro, Weasley, che tutto quello che ho fatto a tua sorella è stato solo
perché lei voleva che glielo facessi" disse Draco sgradevolmente.
"Oh, almeno smetti di provocarlo" sussurrò stancamente Ginny a Draco.
"Ma è così facile." Replicò Draco con un ghigno.
"Se l'hai toccata, ti uccido." lo minacciò Ron.
"Voglio vederti provarci" disse Draco con tono pericoloso "quando non mi prendi
di sorpresa, stupido codardo!"
"Togliti di mezzo, Gin" disse Ron con rabbia.
"No!" disse Ginny con fermezza.
Ron parve confuso. "No?"
"No" rispose Ginny "Non mi tolgo di mezzo in modo che voi due possiate
uccidervi. Io--" si interruppe perché stava per dire 'Io vi amo entrambi troppo
per permetterlo' prima di aver riflettuto su di una tale ammissione.
"Levati di mezzo, Gin" disse fermamente Draco "È un ordine" aggiunse poi a voce
abbastanza alta perché sentisse solo lei.
"No" ripetè Ginny testarda, voltandosi a lanciare un'occhiata a Draco.
"Bene" sibilò Draco "allora ci vogliono le maniere forti." Estrasse la
sua bacchetta, mormorò 'Wingardium Leviosa' e Ginny si ritrovò spostata
da lì e lasciata galleggiare sopra la scena.
"Ora Weasley" continuò Draco indicando la propria bacchetta "Affrontiamoci ed
uccidiamoci a vicenda come persone civili."
"Oh, ne ho abbastanza" dichiarò Hermione agitando la propria bacchetta. Con fare
rassegnato, Harry fece lo stesso al suo fianco. "Occupati del tuo migliore
amico" ordinò lei e, dal tono di Hermione, nessuno avrebbe mai creduto che Ron
fosse anche il suo migliore amico.
"Oh, certo" mormorò Harry tra sé e sé "Quando guadagna gli ultimi duecento punti
per Grifondoro e ci fa vincere la Coppa delle Case, è il tuo migliore
amico; quando si comporta come uno stupido, è il mio migliore amico. Beh,
non ho voglia di fermarlo adesso, mi ha fatto impazzire per settimane."
"Voi due rimarrete in angoli neutrali finché non arriva la Professoressa
McGranitt a darvi una raddrizzata" disse con chiarezza Hermione "o saremo
obbligati a lanciarvi un incantesimo."
"Non potete farlo" ribattè Ron ridendole in faccia " È contro le regole della
scuola."
Hermione gli scagliò una fattura. "Storia di Hogwarts, pagina
duecentotrentanove, paragrafo otto: 'Il Caposcuola e la Caposcuola sono esentati
dal rispettare le tradizionali regole scolastiche nel caso in cui debbano
adoperarsi per il bene della scuola e dei suoi studenti soprattutto."
"Devo davvero leggermi quel libro un giorno o l'altro" borbottò Ron provando
senza riuscirci a muovere le braccia congelate.
"A te non devo fare niente, vero?" chiese Harry a Draco.
"Sto bene." gli assicurò Draco riponendo la bacchetta "Gentile da parte tua,
Potter, a non avermi fatto un incantesimo lo stesso."
"Non sono un Caposcuola, no?" replicò Harry con un ghigno.
"Oh, Ron" sospirò Ginny fissando il fratello dal punto in cui ancora stava
lievitando "Non sai proprio quando è il momento di smetterla."
"Ti ha fatto qualcosa" insistette Ron.
"No, Ron" replicò Ginny stancamente "Non mi ha fatto nulla."
Qualcosa nella sua voce dovette penetrare nel cervello di Ron, perché sulla sua
faccia comparve un'espressione scioccata un secondo prima di essere paralizzato
del tutto e di poter benissimo sembrare fatto di pietra. Tutto ciò ferì Ginny,
ma lei supponeva che fosse meglio questo che vedere Ron inveire per tutto il
castello sfidando a duello Draco per qualcosa che non aveva fatto.
La Professoressa McGranitt arrivò pochi istanti dopo e, alla vista che le si
parò davanti, si lasciò sfuggire un grido offeso. Fece scendere Ginny dal
soffitto e scongelò Ron, ordinando a lui e a Draco di andare nell'ufficio di
Silente per essere rimproverati e puniti.
Ginny colse l'occasione per scappare.
˜
Parve, comunque, che la fuga di Ginny da tutta quella follia non ebbe
così successo quanto lei avrebbe desiderato perché non fece che una cinquantina
di passi prima di sentire Draco chiamare il suo nome.
"Cosa?" chiese stancamente voltandosi verso di lui.
"Quando mi sono svegliato stamattina te n'eri già andata." Disse e lei avrebbe
potuto giurare che sembrasse ferito.
"Avevo lezione presto." Mentì Ginny. A dir la verità non aveva potuto sopportare
di restare sdraiata accanto a lui ancora; a dir la verità, non aveva
potuto sopportare ancora di amarlo, ma su questo non aveva molto controllo ed
era potuta solo uscire dal letto.
"Mi sei mancata" disse lui piano, poi, realizzando cosa avesse appena detto,
abbassò lo sguardo al pavimento "Cioè… è bello. Avere qualcuno vicino quando ci
si sveglia. Non l'avevo mai… avuto prima."
"Nemmeno io" confessò lei "E lo è. Bello, intendo. Avere qualcuno." Stupida,
stupida, stupida. "Non dovresti permettere a Ron di provocarti così." Soffiò
"Ti metterà solo nei guai e fareste davvero meglio ad evitarvi l'un l'altro per
il resto dell'anno."
"Già, certo, a tuo fratello non piace passare così tanto tempo con me" disse
Draco acidamente. Poi la sua espressione si fece più calma e lui la fissò negli
occhi. "E non posso certo dire che abbia completamente torto."
"Di cosa stai parlando?" chiese Giny nonostante iniziasse ad avere qualche
sospetto.
"Dio solo sa quanto mi faccia male dirti questo" disse Draco con un sospiro "ma
tuo fratello ha ragione. Non sono adatto a te, Ginny. Non lo sono nemmeno per me
stesso, ma io non posso realmente allontanarmi da me."
"Ron non mi può dire cosa fare" dichiarò Ginny con forza "E sicuramente non può
dirmi chi sono i miei amici."
"È questo che sono?" domandò Draco con curiosità "Tuo amico?"
Ginny arrossì lievemente. "Certo che lo sei." Mormorò "Che altro dovresti
essere?"
"'Impiccione Pignolo'?" chiese Draco con un piccolo sorriso "'Dannato Bastardo'?
'Stupido Idiota'?"
Ginny arrossì ancora, mentre lui le faceva ricordare i maglioni che lei aveva
ricamato. "Ero arrabbiata--"
"Avevi diritto di esserlo" la interruppe Draco "Era una cosa pidocchiosa da
fare, ma non ho saputo resistere. Era così evidente che tu non volessi avere
niente a che fare con me" entrambi sorrisero a questo "e sto iniziando a pensare
che tu abbia avuto l'idea giusta. Essere amica" lo disse lentamente, come se non
credesse che 'amica' fosse la parola giusta "mia ti causerà problemi, con la tua
famiglia, con gli altri tuoi amici--"
"E questa è una mia decisione." Dichiarò Ginny con calore. "Sono perfettamente
in grado di decidere da sola con chi passare il mio tempo, grazie mille."
"Lo sei?" chiese Draco con delicatezza " perché, per come la vedo io, ti ho
obbligato a strami attorno, ti ho obbligato a fare tutte le… cose… che abbiamo
fatto. Non con un incantesimo, ma non puoi dirmi che avessi l'opportunità di
rifiutarti."
"Ma non mi hai obbligato, non realmente." Negò Ginny.
"Bene." Disse Draco scuotendo leggermente una mano "Ora ti senti dispiaciuta per
me, certo, ma--"
"Ti sbagli!" insistette "Draco, non è così!"
"Sono un freddo e meschino bastardo" continuò Draco imperterrito "lo sono sempre
stato e probabilmente lo sarò sempre. Quanto bassa dev'essere la tua autostima
perché tu stia attorno a me così tanto, Ordine o no--"
"Non ho una scarsa autostima" disse Ginny tutt'altro che urlando, ma, anzi, con
voce resa sottile dall'emozione "Ti sto attorno così tanto perché sono
innamorata di te, meraviglioso idiota."
Doveva esserci una qualche sorta di eco nel corridoio, perché Ginny era certa
che la sua dichiarazione continuasse a risuonarle nelle orecchie, ancora ed
ancora. Draco la stava guardando come se fosse diventata matta e lei non era del
tutto certa di non esserlo. Cosa poteva averla posseduta per farle dire a lui
cose del genere? La bocca del ragazzo si apriva e chiudeva come quella di un
pesce fuor d'acqua e lei avrebbe voluto negare, ci provò, ma le sue corde vocali
non volevano saperne di funzionare. Da un momento all'altro l'orrore e lo shock
della sua ammissione sarebbero svaniti e lui le avrebbe detto quanto stupida
pensava che lei fosse. Da un momento all'altro…
"Signor Malfoy!" disse seccamente la Professoressa McGranitt dall'altra parte
del corridoio. Draco non distolse gli occhi da Ginny. "A meno che lei non voglia
passare le prossime quattro ore in punizione, si muova immediatamente.
Signorina Wealey, credo che lei abbia dei compiti da fare."
Ancora Draco non distolse gli occhi da Ginny e Ginny non fu minimamente più
prossima a ricordare come parlare.
"Draco Malfoy." disse la McGranitt con tono pericoloso "Non mi obblighi a farla
muovere."
Deglutendo una volta, profondamente, Draco voltò le spalle a Ginny e se ne andò.
Recensite per favore. Così il prossimo capitolo arriverà ancora prima^^.
Oltre al fatto che sarebbe un delitto non recensire una storia così, no?
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Capitolo 12 *** 8: Noi non abbiamo banane ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 8 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
Capitolo 8 : Noi non abbiamo banane
~
Sentendosi incredibilmente a terra, e non avendo nessun motivo per
nascondersi ora che Ron sapeva più o meno tutto, Ginny si ritirò nella sala
comune di Grifondoro, decisa a piangersi addosso.
Il suo piano andò a rotoli quando, raggiunta la sala, vi trovò Hermione ad
aspettarla.
"Non ti giudicherò," dichiarò ferma Hermione, "anche se è Draco Malfoy.
Voglio solo assicurarmi che tu non faccia un grosso errore."
"Non devi preoccuparti," rispose Ginny con un sospiro, "perchè non potrei
commettere errore più grande di quello che ho già fatto." Si lasciò cadere sul
divinao vicino ad Hermione.
"Oh Dio," fece Hermione preoccupata, "che hai fatto?" Ginny sentì bene quel 'ora'
alla fine della frase, ma Hermione era troppo dolce per dirlo ad alta voce.
"Gli ho detto che lo amo," disse Ginny, e poi scoppiò in lacrime.
"Oh, Gin," Hermione fece per rincuorarla, dandole piccole e disordinate
pacche sulla schiena. Ginny aveva notato che Hermione non si sentiva esattamente
a suo agio ad esprimere il proprio affetto in pubblico, anche se Harry non
faceva testo. All'inizio, era stato come guardare due porcospini cercare di
accoppiarsi senza pungersi l'un l'altro. Avevano superato quella fase,
naturalmente, e ora erano disgustosamente affettuosi fra loro, ma era in momenti
come questo, con Hermione che le dava pacchette imbarazzate sulla schiena, che
si ricordava di quanto a disagio fosse un tempo l'amica con la normale
interazione umana.
"Ha fatto qualche commento odioso?" chiese Hermione, cercando di esserle
vicina.
"No," Ginny si soffiò il naso. "Non ha avuto il tempo di dire niente. Mi ha
fissato completamente stordito per qualche attimo, poi la McGranitt è venuta a
portarlo in punizione."
Hermione sembrava confusa. "Non ha detto niente?"
"Sicuramente pensa che sono una stupida," piagnucolò Ginny. "Tu
penserai che sono una tale stupida! Di certo so che Ron pensa che sia stupida!"
"Nessuno pensa che tu sia stupida," dichiarò Hermione decisa. "Siamo solo
tutti preoccupati per te, tutto qui."
"Beh, non avete di che preoccuparvi ora," rispose Ginny sicura, "perchè dopo
quello che gli ho detto, Draco Malfoy probabilmente vorrà mettere fra noi almeno
una distanza di 10 metri, patto o non patto."
"Sì, ecco, volevo parlarti proprio di quello," disse Hermione, "di che patto
parli?"
Ginny socchiuse gli occhi, sospettosa. "Che intendi con il fatto che 'volevi
parlarmene' ?"
Arrossendo un poco, Hermione fece spallucce. "Beh, tu e Malfoy non vi stavate
preoccupando di tener la voce bassa e ho afferrato un po' dell'inizio della
vostra conversazione. Anche se Harry mi ha fatta allontanare prima della tua
piccola dichiarazione, ricordandomi che non è corretto spiare le conversazioni
private altrui." Hermione si ricompose un attimo. "Non si penserebbe che lui e
Malfoy sono stati nemici per la pelle per più di sette anni, viste queste uscite
di Harry."
"Non posso parlarne," disse Ginny dopo un po'. "Non mi è permesso."
"E' Malfoy che non ti permette di-"
"Non Draco," la corresse Ginny. "Non tutto ruota intorno a Draco Malfoy.
Io non posso parlarne per ragioni che io non posso svelare."
Con le labbra serrate, Hermione annuì rassegnata. "Va bene allora. Se sei
sicura?"
"Certissima."
"Allora abbiamo solo un'altra cosa di cui discutere."
"Ah sì?" chiese Ginny, confusa.
"Ho il sospetto che Draco Malfoy non sia così indifferente verso di te come
sembri pensare," mise in chiaro Hermione, "e visto quanto sei pateticamente
innamorata di lui, penso che sia meglio piantare qualche paletto per evitare
guai."
"Guai," ripetè Ginny piano.
"Un'invenzione Babbana," dichiarò Hermione con un sorrisino, "che la comunità
magica non ha accettato, ma a cui non ha trovato nemmeno un sostituto, magari
perchè non ci ha provato o forse per una qualche idea di castità forzata fino al
matrimonio; non è chiaro." Hermione tirò fuori una scatola fuori dalla sua
borsa.
"Cos'è quello?" bisbigliò Ginny.
"Si chiamano profilattici," rispose Hermione, piazzando la scatola sulle
ginocchia di Ginny, "e servono per assicurare che, se le cose andassero fuori
controllo con Malfoy, la tua intera esistenza non sia rovinata."
"Cosa ... cosa fanno?" si chiese Ginny. "Bisogna ingoiarli?"
"No," disse Hermione con fare gentile. "Sono ... beh, sono per lui. Tu ...
ecco ... " Ora Hermione era rossa come un pomodoro. "Ci sono le istruzioni
dentro," bofonchiò, aprendo la scatola e passando a Ginny un piccolo pezzo di
carta ripiegato su se stesso.
Ginny cominciò a leggere velocemente, e ben presto il rosso sulle sue guance
superò in intensità quello dei suoi capelli. Hermione cercò di guardare ovunque
piuttosto che incrociare lo sguardo di Ginny.
"Hermione," sibilò Ginny, scandalizzata, "Non è ... voglio dire, non pensi
che sia un po' prematuro?"
Hermione alzò un sopracciglio. "Tu pensi sia prematuro?"
"Non lo so!" sbottò Ginny. "Non so nemmeno cosa prova lui-"
"Non ti sto dando questi per quello che prova lui," dichiarò Hermione ferma.
"E' quello che provi tu che mi preoccupa. E poi, la prevenzione non è mai
prematura."
"Hermione, non posso," disse Ginny, con le gote in fiamme. "Non posso e ...
Draco non ... o sì?"
"Harry sì," la rassicurò Hermione gentilmente.
"Ma Harry ... cioè, lui è cresciuto fra i Babbani, no? Allora questo non era
una cosa del tutto estranea per lui ..."
"Una volta che avrai spiegato a Draco che questo garantisce praticamente che
non rimarrai incinta, lo userà," riaffermò Hermione con certezza.
"Come ... voglio dire, glielo butto e gli dico di metterselo prima di venire
a letto?" chiese Ginny, sentendosi come se l'intera conversazione facesse parte
di un altro mondo.
"Puoi," disse Hermione piano, "o puoi far sì che metterlo sia parte del ...
divertimento," terminò, dopo aver cercato la parola giusta.
"Parte del divertimento," ripetè Ginny piano, contemplando la scatola che le
stava fra le mani.
"Dovresti fare pratica," disse Hermione, "nel caso lui sia un fallimento a
metterlo."
Gli occhi di Ginny uscirono dalle orbite. "Pratica?!"
Hermione le sembrò confusa per un attimo, poi scosse la testa, emettendo un
suono strano a livello della gola. "Non a quello - a mettere il
profilattico!"
"Oh!" fece Ginny a voce alta, sollevata. "Oh," fece ancora, di nuovo
incuriosita. "Come?"
"Usa questa," disse Hermione, tirando fuori una banana dalla borsa. Ginny la
osservò dubbiosa, ed Hermione fece spallucce.
"Ma non dire a Ron chi te li ha dati."
~
Questa volta non fu un incantesimo a chiudere le tende intorno al suo letto,
ma una mano tremolante che lasciava trasparire il nervosismo della sua
proprietaria. Intrufolarsi nelle segrete dei Serpeverde era stato più facile di
quanto avesse potuto immaginre. Una volta che si sapeva la password, non era
difficile attraversa la sala comune senza essere visiti. C'erano così tanti
luoghi bui che in effetti sembrava un luogo nato per essere teatro di
sotterfugi.
E nessuno fra i Serpeverde andava a letto presto; nessuno, tranne Draco
Malfoy.
Draco era ancora in punizione dalla McGranitt e Ginny si stava già chiedendo
cosa diavolo le era preso per farle compiere un gesto sconsiderato come quello.
Aveva ancora il tempo di andarsene e lui non avrebbe mai saputo che lei aveva
messo piede lì, mai saputo che era venuta da lui con dei profilattici nella
sacca dei libri e quasi niente sotto la divisa.
Chissà come, durante la sua conversazione con Hermione, nell'ora che aveva
passato a fare pratica con la banana, Ginny si era resa conto di una cosa:
voleva Draco. Non era esattamente una novità; ma la sicurezza che ora aveva
della cosa era una novità eccome. Mancavano solo alcune settimane alla fine
dell'anno scolastico, e quando fosse finito, Draco sarebbe andato avanti con la
sua vita e probabilmente non l'avrebbe mai più visto. Quell'idea le sembrava
quasi inconcepibile e costrinse Ginny ad accettare la verità che la spaventava:
lei lo desiderava e non le importava che lui la amasse o meno. Voleva
semplicemente stringerlo; voleva appartenergli, anche solo per un momento.
Altrimenti, avrebbe sempre guardato dietro di sè, a questo momento, alla prima
volta che si era innamorata, con nessun'altra sensazione che non fosse il
rimpianto; e il sentimento che provava, la disperata onestà del suo amore,
meritava di meglio.
Comunque, ciò significava che doveva restare esattamente dov'era ad
aspettare, con tutto il tempo del mondo perchè i dubbi e le recriminazione le
entrassero nella testa. Lui l'avrebbe mai voluta? Domanda stupida, visto che lui era un maschio adolescente e lei
una ragazza disponibile. Ma la voleva come qualcosa di più di un semplice
corto caldo e disponibile? Ginny pensava che forse gli piaceva un po'.
Sicuramente era attratto da lei, ma Ginny aveva l'impressione che non volesse
esserlo. La baciava fino a farle mancare il respiro, poi dopo si mostrava
distante, o arrabbiato.
Di certo, era un volubile bastardo. Ginny sentì le labbra incurvarsi
all'insù. Qualche settimana prima, quel pensiero sarebbe stato amaro, pieno di
tutta il risentimento che tutta la sua famiglia aveva avuto verso i Malfoy per
anni. Ora, era quasi amorevole. Ora conosceva Draco, lo conosceva oltre la voce
sprezzante che riecheggiava nei corridoi e i commenti pieni di rabbia che Ron
faceva su di lui da anni. Era viziato e arrogante e poteva essere piuttosto
freddo; era anche divertente, leale, pienamente concentrato nelle cose che lo
interessavano davvero, e passionalmente tenero. Ed era tanto, tanto dolce con
lei.
In coda a quel pensiero venne il suono di passi oltre le tende. Ginny
trattenne il respiro, sperando che non fosse un altro dei ragazzi Serpeverde che
andava a dormire; sperando che lo fosse, perchè non credeva di essere pronta ad
affrontare Draco. I passi si avvicinarono al letto lentamente, poi sembrarono
arrestarsi e sapeva che doveva aver capito che lo stava aspettando. Passò un
momento infinito, poi le tende si aprirono e una striscia del suo viso le fu
visibile, il resto oscurato dalla fioca luce della stanza.
Dopo un attimo di indecisione, Draco salì sul letto, lasciando che le tende
ricadessero al loro posto dietro di lui. Il suo sguardo si incrociò con quello
di lei; entrambi erano seduti sulle ginocchia, e pochi centimetri li
separavano. Ginny aspettò che dicesse qualcosa, ma continuava a fissarla come se
non riuscisse a credere che fosse vera. Alla fine, poichè l'attesa la stava
uccidendo, Ginny aprì la bocca per parlare.
"Draco--"
Lui le appoggiò le dita sulle labbra e scosse piano la testa. La sua mano si
spostò fino ad accarezzarle l'intera guancia con il palmo, mentre il suo pollice
le tormentava il labbro inferiore con avida gentilezza. Dopo un attimo, portò
anche l'altra mano a incorniciare il suo viso, fra entrambe le mani, mentre le
sue dita tracciava e memorizzavano i contorni delle suo labbra.
"Non sei più la mia schiava," disse calmo, con voce bassa e ruvida come
se il solo parlare gli riuscisse incredibilmente difficile.
Lei comprese quello che stava dicendo, e fu come se un grosso peso le fosse
stato tolto dalle spalle. Aveva capito perchè era lì, aveva compreso quello che
aveva troppo paura di dirgli. E le stava dando la facoltà di decidere, facendole
sapere che non era qualcosa che si aspettava da lei per adempiere alle regole
dell'Ordine. Si sarebbe trattato solo di loro, solo di quello che volevano l'uno
dall'altro.
"Draco," mormorò lei ancora, e lui scosse la testa, portandola un po' più
vicina a sè.
"Baciami, mocciosa," disse piano, e anche se dal suono poteva sembrare un
ordine, i suoi occhi grigio tempesta la stavano implorando.
Non desiderando altro, Ginny si sporse in avanti e premette le sue labbra
contro le sue, con le braccia che andavano attorno al suo collo, e la sua bocca
sulla sua era come gli Scacchi magici, le ranocchie di cioccolata, le tempeste,
e Doppie pozioni cancellato, tutto assieme. La lingua di lui premette contro le
sue labbra e lei si aprì per lui, mentre le dita affondavano nella seta dei suoi
capelli nel vano sforzo di memorizzare la sensazione che lui le provocava.
Caddero l'uno sull'altro, drogandosi con lunghi baci afrodisiaci. Le mani di
Ginny andarono al nodo del suo mantello, e lo sciolsero prima di spostare la sua
attenzione ai vestiti di Draco. Ruppe il loro bacio abbastanza a lungo da
togliergli quella cosa da sopra la testa, poi si mise al lavoro sulla sua
cravatta.
"Aspetta," bofonchiò lui, fermando le mani di lei con le sue. Le portò
entrambe alla bocca e le piantò baci rozzi e disperati sulle nocche.
"Perchè?" chiese lei, senza fiato.
"Io non posso farti promesse," disse con un tono che lasciava trasparire a
tonnellate il dolore che gli costava una tale ammissione.
"Non voglio promesse," bisbigliò lei, togliendogli una delle sue mani per
portarla ad accarezzargli un lato del viso.
"Le meriti," insistette. "Non sono esattamente un animo nobile, e apprezzerei
che notassi lo sforzo che faccio ogni tanto."
"Se avessi voluto un tipo nobile, non sarei andata a cercarlo nella casa di
Serpeverde, no?" precisò lei secca, posando un bacio al lato della sua bocca.
Dato che poteva, andò ad assaggiare con la lingua quella porzione di pelle.
Draco le afferrò entrambi i polsi con le mani ancora una volta e la allontanò
da sè abbastanza da poterla guardare negli occhi. "Non sei andata a cercarlo,
punto," precisò con rabbia. "Non dovresti-"
"Amarti?" gli chiese, pianissimo. Lacrime le scivolarono giù dagli occhi e
non si prese la briga di combattere la presa che aveva sui suoi polsi. Poteva
immaginare quanto gli sembrasse vulnerabile in quel momento; sapeva quanto
piccola si sentiva vicino a lui. Eppure non aveva paura. La stretta che aveva su
di lei era salda, ma non dolorosa. Draco Malfoy, il 'ragazzo cattivo' di
Hogwarts, era l'unica persona che avesse mai fatto accelerare il battio di Ginny,
le avesse mai fermato il cuore, facendolo correre allo stesso tempo, e la sua
mente si concesse di spegnersi per un attimo, contenta di poterlo avere tutto
per sè almeno in quel momento.
Le sue parole sembrarono appoggiarsi su di lui come la copertina su un
bambino e lui la osservò attentamente, soppesando, ne era certa, quanto fosse
sicura di quello che diceva. La gente diceva a Draco in continuazione cose senza
pensarci, senza dietro nessuna genuina emozione. L'amore di suo padre
praticamente non era esistito, e si era premurato di strappare via l'umanità di
Draco, lasciandolo sanguinante e pieno di cicatrici, con l'amarezza e crudeltà
come uniche armi contro quello che la vita aveva da offrirgli. Gli amici di
Draco erano falsi e, per quel che ne sapeva Ginny, non aveva mai avuto una vera
ragazza. C'era mai stato qualcuno che lo avesse amato, non perchè dovevano, ma
perchè era solo Draco?
"E' questo quello che devo fare?" continuò, con una lacrima che le solcava il
volto. "Perchè se lo è, ho fallito miseramente." Ricacciò indietro un
singhiozzo, e la stretta di lui si sciolse fino a che con le dita finì ad
accarezzarle i polsi in piccole cerchi, al ritmo del suo battito accelerato.
"Anche io," mormorò, poi la baciò, o forse fu lei a baciare lui, e forse si
erano incontrati nel mezzo, non lo sapeva con certezza, anche giorni dopo quando
raccontò l'intero episodio al suo diario, non riuscì a ricordarsi che si mosse
per primo. Non aveva molta importanza però; alla fine, l'unica cosa che
importava era il bacio in sè e quanto andò avanti ed avanti; come divenne
gentile e rozzo, leggero e duro; il modo in cui si fece largo piano piano nella
sua anima finchè non sentì una parte di se stessa librarsi, perduta in lui per
sempre.
La seconda parte di questo capitolo è NC17, cioè non
adatta ai minori di 18 anni. Fate le vostre considerazioni.
Sappiate tuttavia che è possibile comprendere la storia anche senza la lettura
di questa parte, come segnalato dalla stessa autrice, che ha operato in prima persona la divisione, a favore di quei siti che non accettavano NC17.
Le sue mani si focalizzarono sul suo mantello ora, lo alzarono e lei fu
compiaciuta dalla sua improvvisa mancanza di fiato quando vide cosa non
indossava sotto; Ginny si morse un labbro e abbassò lo sguardo, imbarazzata.
"Hai preso freddo, a girovagare per le segrete Serpeverde senza vestiti
addosso?" le bisbigliò divertito all'orecchio.
"No," bisbigliò lei a sua volta, sentendosi ancora timida, ma meno
imbarazzata. "Avevo la mantella, no?"
Detta mantella venne tirata via dal suo corpo e buttata alla rinfusa in un
angolo del letto. Lui indossava ancora la maggior parte della sua uniforme, il
che rese Ginny ancora più intensamente cosciente di quanto fosse nuda lei al
confronto. L'istinto di incrociare le braccia davanti al petto era travolgente,
ma mentre spostava le mani per farlo, Draco sposò le mani sulle sue spalle,
facendola restare ferma con gentilezza. La sua espressione era piena di
meraviglia e lo osservò mentre il suo sguardo continuava a muoversi, dal suo
seno, al suo viso, giù al suo seno, in mezzo alle sue gambe, e di nuovo al suo
viso. Lo sguardo nei suoi occhi contribuì a mitigare la sua timidezza.
"Posso?" chiese in un mormorio basso e roco.
"Certo," rispose lei, senza sapere per cosa stesse chiedendo il permesso.
Lentamente, le sue mani viaggiarono verso il suo petto, e le punte delle
sue dita accarezzarono, sperimentando, la pelle curva del suo seno. A Ginny
mancò il fiato per un attimo e abbassò lo sguardo, mentre le mani di lui si
spostavano sul suo petto ancora una volta. Col pollice sfiorò uno dei suoi
capezzoli, e lei si lasciò sfuggire un gridolino.
"Piaciuto?" chiese lui assente, la maggior parte della sua attenzione - come
quella di lei - rivolta alle sue mani sul suo corpo.
Ginny annuì forte con la testa, incapace di parlare, dato che i denti
affondavano nel labbro inferiore. L'ultima cosa che voleva era che uno di quei
ragazzi Serpeverde li sentisse. Pubblico scherno e battute sconce non erano il
tipo di ricordo che voleva avere della sua prima volta.
Appiattendo la mano sinistra, Draco la adattò alla curva del suo seno,
modellando piano quel dolce peso. Era così intenta ad osservare quello che
faceva che non si rese conto che il suo viso era così vicino fino a che non la
baciò di nuovo. Poi, la sua attenzione non riuscì più a focalizzarsi su una cosa
alla volta; voleva andare in due diverse direzioni, la mano di Draco e la bocca
di Draco. Staccandosi dalle labbra di lei, le sfiorò le guance con la bocca, la
fronte, la mascella, tempestò di baci la gola, le clavicole, non si fermò fino a
che non ebbe raggiunto uno dei suoi capezzoli.
Il primo bacio non fu diverso dagli altri; delicato, quasi casto, se non
fosse stato per il fatto che la stava baciando lì. Il secondo però
diventò più audace, il terzo ancora di più, fino a che il quarto aveva divorato
l'intero capezzolo in bocca. La sua lingua uscì fuori a salutarlo, danzando
delicatamente sopra la punta, e doveva essergli piaciuto il suono che lei si era
lasciata sfuggire al gesto, perchè lo fece ancora, ma con più forza.
La realtà cominciò a sbiadire per Ginny a quel punto, ma era praticamente
certa di aver iniziato a strappargli i vestiti di dosso. Ogni cosa era così
nuova per lei ed era spinta da chissà quale incredibile forza, che le viveva
dentro, così istintiva. Voleva ancora di più di lui, tutto di lui, e se avesse
dovuto aspettare un altro minuto, sarebbe morta.
Ecco lì il suo petto, snello e forte, bello come il marmo bianco. Ed ecco le
sue braccia, lunghe, meravigliosamente definite braccia capaci di stringerla in
modo così perfetto che non desiderava altro che dormirci sempre in mezzo. Ed
ecco la cicatrice che tagliava il bacino inferiore, e la colpì improvvisamente
quanto la sentisse familiare: le ricordava del sogno che aveva avuto tempo
fa, quando avevano appena stipulato il loro accordo, della forma che aveva la
striscia del succo di pera purpureo; con il dorso delle mani andò a sfiorare la
cicatrice sulla pelle, e lui si lasciò sfuggire un sibilo, ma non pensava fosse
di dolore.
"Aspetta," mormorò lei, cercando di ricordarsi perchè dovevano fermarsi.
"Cosa?" chiese lui, con voce preoccupata ed impaziente allo stesso tempo.
"Hermione," disse Ginny all'improvviso.
Draco appariva confuso. "Non mi stai proprio eccitando, Ginny."
"Idiota," bofonchiò Ginny, allargando la mano per andare a prendere
la sua borsa. Tirò fuori la scatola di profilattici. "E' un regalo," continuò,
"di Hermione."
"A che serve?" chiese.
Glielo disse.
"Ma dai," commentò lui incredulo.
"Praticamente renderà impossibile che io resti incinta," insistette Ginny.
"Come devo fare?" chiese lui, guardando dubbioso il piccolo
pacchetto arrotolato che aveva in mano.
"Io ..." Ginny arrossì. "Potrei farlo io per te."
Sorridendole, Draco le passò il profilattico. "Beh, così sembra più
divertente."
Arrossendo profusamente, Ginny aprì il profilattico e, per la prima volta,
osò guardare sotto la cintura di Draco. Nascose il labbro inferiore nella bocca,
completamente concentrata com'era. Con mano poco ferma, fece scorrere il pollice
lungo la sua erezione. Draco chiuse gli occhi di scatto e lasciò cadere la testa
all'indietro sui cuscini. Scuotendosi, Ginny si ricordò che aveva una ragione
per stare lì e portò il profilattico sulla punta del suo pene. Lo srotolò come
un'esperta (a quanto pareva, quando si trattava di perdere la propria moralità,
Ginny era molto brava) e si sedette sulle ginocchia fiera di se stessa,
contemplando il suo lavoro.
"Sì, sì, sei davvero brillante," bofonchiò Draco, portandola a sè fino a che
non stava praticamente sopra di lui. "Ora, non eravamo nel bel mezzo di
qualcosa?"
Sorridendo felice, Ginny lo baciò; poi, perchè le piaceva così tanto, lo
baciò ancora. Draco le sistemò i fianchi fino a farla stare sopra i suoi, coi
seni appiattiti contro il suo petto, mentre andavano all'assalto l'uno della
bocca dell'altro. Impiegarono alcuni attimi per decidere come procedere, con un
sacco di frasi mezze bisbigliate, in mezzo ai gemiti, come 'Così?' e 'Ho sentito
che è meglio così' e 'Forse se tu stessi sopra ...?' e 'E come faccio a
saperlo?' buttate lì in mezzo.
Infine, lui usò dei cuscini su cui adagiare la schiena, e lei gli fu davanti,
seduta esattamente sopra il suo bacino, e oramai le era del tutto dentro. Le
braccia di lei erano posate sulle spalle di lui per darsi un appoggio, e le sue
unghie erano conficcate nella sua pelle. C'era uno sguardo intenso sul viso di
lei, mentre cercava di capire che era dentro di lei, era davvero una parte
di lei. E c'era dolore, naturalmente, ma era un dolore che non aveva mai sentito
e poi il dolore andò via, rimpiazzato da una sensazione di completezza fisica e
mentale e stava piangendo forse?
"Shh, mocciosa," bisbigliò lui, avvicinandosi a lei col torso. Le loro bocche
si incontrarono ancora in un dolce bacio che sapeva di lacrime e lei gli mise le
braccia intorno al collo, strette quanto poteva. Le mani di lui andarono ai
fianchi di Ginny, e una volta che si ricordarono entrambi di come si respira,
lui cominciò piano, ma piano a muovere i fianchi, a guidare quelli di lei con
estrema attenzione.
Le loro labbra si fusero e si separarono ancora ed ancora al ritmo del
movimento dei loro bacini. Ginny respirava a fatica e sentiva il battito
accelerato del cuore di Draco contro il suo petto. Le mani di lui lasciarono i
suoi fianchi e fecero nuovi viaggi, tracciando la linea della sua schiena,
stringendole le natiche, strisciando giù fino ai piedi, nascosti sotto le
ginocchia piegate. La solleticò appena e lei gli sorrise in bocca, e poi le sue
risate si trasformarono in gemiti che andarono a confondersi a quelli di lui.
Iniziò nel profondo del suo ventre, un'euforia così intensa che cominciò
piano piano a spandersi lungo tutto il suo corpo, fino a che non la sentì
persino nei piedi. Un piccolo grido affannoso uscì dalla sua bocca e lei
cominciò a bisbigliare il suo nome ancora ed ancora, alcuni secondi prima che il
suo corpo si sciogliesse, perdendo forza; lui la spinse all'indietro, sdraiata
sulla schiena, muovendosi velocemente, con grazia, non permettendo mai ai loro
corpi di separarsi. Le ci volle un attimo, ma Ginny aprì gli occhi, si costrinse
ad essere presente nel momento che voleva ricordare per sempre.
Mentre lo guardava negli occhi, il suo viso sopra il suo, vide la tristezza e
il dispiacere che avevano macchiato i suoi tratti criminosamente belli in
qualcosa di brutto e duro; li vide manifestarsi, poi andarsene, e per un breve
attimo, era come se non fossero mai stati lì. Io gli ho dato questo, si
disse. Io gli ho dato questo momento e lui l'ha dato a me e nessun potrà mai
portarcelo via.
Lui cominciò a muoversi di nuovo e lei incrociò le gambe prive di forza
intorno alla sua vita, all'altezza delle anche. Era esausta, ma non riusciva a
resistergli, mossa dalla stessa forza primordiale che l'aveva spinta prima a
premere il suo corpo contro quello di lui, a baciare e mordere il suo collo, a
stringere i suoi avambracci, sui quali lui appoggiava il suo peso sul letto,
fino a che lui non perse il suo prezioso controllo, lo perse totalmente, ed era
lì aperto per lei, completamente vulnerabile e, per un momento solo,
completamente suo.
Recensite?^^ |
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Capitolo 13 *** 9: Fiumi ghiacciati (NC17) ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 9 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
Questa è la versione NC17 del
capitolo 9. Quella non NC17 invece è postata dopo di questo, nell'ordine. Anche in
questo caso potete capire bene la storia anche senza leggere la parte NC17.
~
Capitolo 9 : Fiumi ghiacciati
~
"Questo è il nostro inverno e noi siamo fiumi
ghiacciati;
La troppa conoscenza ha consumato la fiamma;
Quando ero innocente;
C'era della magia nel tuo nome" - Fred Johnston
~
Il cielo era scuro, come diventava l'acqua quando c'era qualcosa che non
andava nell'ecosistema. Non era grigia, come diventa talvolta appena prima di
una tempesta, o blu come nelle notti d'estate; era una massa verde-grigio-blu
scura che comunicava l'imminenza di duelli magici e di disastri e disastri a
venire.
E poi il cielo mutò, e l'oscurità lasciò il posto al rosso del fuoco, come se
un migliaio di draghi avessero sputato tutti insieme nel cielo. Bruciava e
bruciava fino a che non spuntò una grossa nuvola dal nulla e spense il fuoco.
Poi, il cielo fu di nuovo oscuro, ma non era un'oscurità maligna, piuttosto
quella sorta di quiete che viene sempre prima delle ore dell'alba; appena prima
che il giorno nasca di nuovo.
"E' finita allora?" gli chiese lei. Erano ancora nudi, il suo mento era
appoggiato sulla sua schiena così che potesse guardarlo negli occhi. La
cicatrice sul suo addome era sparita; adesso non sembrava nemmeno quella strisci
di succo di pera purpureo che aveva sognato.
"Che altro c'è?" chiese lui, e fissavano entrambi un campo di ceneri, ed
erano ancora visibili le fiammelle del gran fuoco che aveva ripulito la terra.
"I miei genitori non lo capiranno mai," dichiarò lei infine.
"Si fottano," annunciò lui, e prima che potesse rimproverarlo, abbassò la
bocca su di lei e la baciò fino a farla restare senz'aria. La baciò fino a che
il sole non venne fuori e le ceneri e le fiamme erano sparite del tutto e quando
lei aprì gli occhi, lui era sparita e lei indossava un vestito nero, e stava di
fronte ad una tomba. Sopra vi era inciso 'Malfoy' e lei piangeva e tutto questo
sembrava tremendamente importante, ma se ne stava dimenticando già, e aveva
problemi a ricordarsi di lui, ma ricordava ancora gli occhi, sapeva che erano
grigi, grigi come la tempesta ed erano l'ultima cosa che voleva vedere prima di
morire.
~
Peer un attimo Ginny non si ricordò di dove fosse. Sgranando gli occhi per il
sonno, vide tutto verde seta intorno a lei, sentì il peso di un braccio intorno
ad un fianco, e pensò, Draco. Una vaga sensazione di imbarazzo la colse,
probabilmente qualche rimasuglio del suo subconscio, ma dopo un attimo, passò
anche quello, e rimase solo con l'idea che doveva svegliarsi.
Baciamitiamotempestastopiangendoshhmocciosatiamotiamotiamo
All'improvviso, fu tutto troppo - quello che le faceva provare il suo braccio
intorno, il modo in cui si ricordava come l'aveva fatta sentire lui -
OhDioDioDio - ma che aveva in testa la scorsa notte? Era diventata
matta? Certamente era più o meno in quelle condizioni. Forse doveva passare un
po' di tempo a St. Mungo perchè c'era proprio qualcosa che non andava in lei,
dato che aveva aperto il suo cuore e il suo corpo, totalmente a Draco Malfoy e -
- e per caso lui le aveva detto, anche solo vagamente, ovvio, che l'amava?
"Sveglia, mocciosa?" le bisbigliò lui contro l'orecchio, e il suo respiro le
solleticava la pelle nel più delizioso dei modi.
Avrebbe voluto dire 'Buon giorno' o qualcosa del genere, e fu scioccata
quando l'unica frase che le uscì di bocca fu un piuttosto disperato "Tu mi ami?"
Il corpo di lui si irrigidì per un attimo. "Cosa?" chiese, non nascondendo la
sua sorpresa.
Chiudendo gli occhi, Ginny si spostò fino a riuscire a guardarlo in faccia.
Non osando aprire gli occhi, chiese di nuovo, "Tu mi ami?"
Era ancora così rigido, e le ci volle un attimo per capire che quella
rigidità era dovuta al fatto che stava cercando di non scoppiarle a ridere in
faccia. Aprendo gli occhi di colpo, lo colpì, con forza, nel bel mezzo del
petto.
"Non è divertente!" disse, col bisbigliò più forte che le riuscì di tirare
fuori.
"Lo è," disse fra un risatina e l'altra, "il modo in cui l'hai detto ... la
faccia che hai fatto ..."
"Piantala!" insistette, cercando di non ridere anche lei.
"Sciocca, stupida ragazza," mormorò, un secondo prima di baciarla, rubandole
l'irritazione assieme al respiro. Le sue mani sulla schiena e nei capelli erano
gentili, e si ritrovò a trattenere un singhiozzo quando lo sentì rabbrividire
contro di lei.
Le palpebre si chiusero di loro volontà e le crebbe un nodo alla gola per
l'emozione. Non si era davvero aspettata che le rispondesse, che le dicesse
quelle tre parole. Una parte di lei credeva che l'amasse. Di sicuro la stringeva
come se l'amasse davvero. E poi c'era il modo in cui la baciava, come se non
potesse sopportare il pensiero di non poterla più toccare, come se fosse l'aria
e l'acqua per lui. C'era una tale disperata quiete in quello che faceva che ebbe
paura per la prima volta da quando era iniziata la sua relazione con Draco
Malfoy: non c'erano tempeste in vista, perciò cosa temeva Draco?
Le venne un dolore al petto e premeva contro il suo cuore, facendole male per
un motivo che ancora non sapeva. Se il modo in cui Draco la stringeva era di una
qualche indicazione, lo sentiva anche lui. La scorsa notte, lui stesso aveva
detto di non essere in grado di fare promesse, e allora non le era importato,
non aveva avuto altro che stare completamente con lui, anche solo per una notte.
Ora, però, sapendo come poteva essere fra di loro, era diventata avida. Non
voleva rinunciare a lui, mai, ma non era certa di come dover affrontare
l'argomento. E poi, se questa era l'unica mattina in cui si sarebbero svegliati
insieme, la voleva perfetta.
"Che giorno è oggi?" bisbigilò lei, nella tranquillità del piccolo guscio che
si erano costruiti attorno.
"Sabato," rispose lui, con voce ugualmente bassa, con le loro fronti che si
sfioravano appena.
"Niente lezioni," dichiarò lei con un grosso sorriso.
"Niente lezioni," annuì lui e se prima aveva pensato avesse paura, ora
sentiva una tristezza nostalgica dentro di lui. La provava anche lei, e non
sapeva come combatterla. Sapeva solo che doveva provarci.
"La scorsa notte è stata . . ." Il suo cervello cominciò a entrare in
cortocircuito quando provò a trovare le parole per descrivere quello che aveva
significato la scorsa notte per lei. Espressioni banali, come 'bella' e
'meravigliosa' e 'divertente' e 'favolosa' le attraversarono la mente, e furono
subito scartati. Era diventato parte di lei la scorsa notte; come diavolo
ci si poteva aspettare che una ragazza esprimesse quella sensazione come si
doveva?
"Io non ho mai ..." Lui arrossì addirittura, appena, e lei fu felice di
sapere che ne era capace. "Non sapevo potesse essere così. Voglio dire, sapevo
che io sarei stato bravo, naturalmente, ma non avevo mai capito che ... noi
potevano essere bravi. Insieme. Non avevo mai capito che era un tale gioco di
squadra."
"Nemmeno io," commentò lei piano.
"Davvero?" Lui cominciò ad accarezzarle la curva del fianco con la punta
delle dita. "Pensavo che le ragazze avessero la loro prima volta tutta
schematizzata in testa, dall'inizio alla fine, in una sorta di perfetto incontro
romantico."
"E' così," confermò Ginny tranquilla, senza guardarlo. "E' solo che ... non
pensi davvero che la tua fantasia diverrà realtà. Lo speri, ma ... non si pensa
mai che la realtà reggerà il confronto col sogno. Certo sembra quasi impossibile
che sia anche meglio ..." Cominciò a tormentarsi di nuovo il labbro,
desiderando di non sembrare così priva di esperienza. Avrebbe voluto essere
spontanea e meravigliosamente vissuta per lui, e invece, riusciva a malapena a
mettere due parole insieme per dirgli quello che aveva significato per lei.
"Meglio, eh?" disse lui, con l'aria di uno che era incredibilmente
compiaciuto di se stesso.
Incapace di resistere, lei alzò gli occhi al cielo. "Sì, Draco, sei un dio
del sesso, mi hai presa e ... " il sorriso sparì lentamente dai suoi tratti e si
lasciò scappare un grosso e reticente sospiro. "E non sarò mai più quella di
prima. Felice?"
"In verità sì," rispose lui serio. "Penso che per la prima volta in vita mia,
lo sono davvero."
Ormai si stavano divertendo tutti e due, e Ginny accolse con piacere quel
cambiamento. Sollevando le sopracciglia, si avvicinò e gli premette un bacio
sulla punta del naso, poi sulla curva della mascella.
"Scommetto che posso renderti ancora un pochino più felice," bisbigliò.
"E io scommetto che non esiste niente al mondo che mi farebbe scommettere
contro di te," si lasciò sfuggire un gemito roco mentre la mano di lei scivolava
sotto le coperte che lo coprivano fino alla cinta.
La scorsa notte era stata bella e speciale e un mucchio di altre cose.
Tuttavia, era stata così presa dal momento che non aveva prestato abbastanza
attenzione al tatto. E questa mattina, voleva fare molta molta attenzione al
tatto.
Baciare Draco era un'esperienza che non sarebbe mai stata in grado di
descrivere in modo accurato, per quanti passi vi dedicasse nel suo diario. Le
sue labbra erano così soffici e la sua lingua contro la propria le faceva
letteralmente arricciare le dita dei piedi. La mano di lei, diventando più
audace ad ogni carezza delle bocche, finalmente si abbassò abbastanza da andare
a stringere il suo membro indurito, gentilmente, fra le mani. Lui emise un
brontolio disperato contro la sua bocca e lei si lasciò sfuggire un sorriso,
iniziando con la mano una serie di lenti movimenti cadenzati.
Ma pareva che Draco non fosse soddisfatto nel lasciare toccare solo a lei;
sbarazzandosi totalmente della coperta, mise al lavoro le sue stesse mani sul
corpo di lei, mentre lo accarezzava. Prese a coppa i seni, abbassando la testa
per assaggiare di nuovo la sua pelle. La sua mano viaggiò lungo le curve dei
suoi fianchi, reimparò i sentieri della sua schiena, e disegnò cerchi pigri sul
suo stomaco. Più sotto, la sua mano fece una curva contro la pelle liscia del
suo addome, più in basso, fino a che non affondò le dita fra le sue gambe e lei
non riuscì a sentirsi imbarazzata perchè era troppo bello.
"Dove hai imparato?" esclamò Ginny con un gemito, la mano che si
allontanava dalla sua erezione per andare a stringere la coperta. Era così
intento a toccarla che si sentiva a malapena capace di tenere gli occhi aperti,
figurarsi cercare di pensare anche ai suoi bisogni.
"E' un talento naturale," rispose lui, piuttosto fiero di se stesso. Avrebbe
potuto castigare la sua superbia se non avesse avuto ogni ragione per essere
così sicuro di se stesso.
Il suo pollice si mosse di quel poco, mentre due delle sue dita si
incurvarono di quel tanto, e anche se sentiva ancora un po' male per la sera
prima, Ginny scoprì che un po' di fastidio era un piccolo prezzo da pagare per
le sensazioni che stava tirando fuori dal suo corpo languido.
"Sei così bella, sai," disse, in tono totalmente casuale, e con la mano che
non la stava facendo impazzire le tolse una ciocca di capelli dalla fronte
sudata.
"Non è vero," rispose lei senza fiato. "Ma è dolce da parte tua dirlo."
"Così bella," insistette lui come se non avesse parlato, con voce bassa e
reverenziale. "I tuoi occhi sono così grandi e marroni. Mi fanno sentire
benvenuto non appena ti guardo. Specialmente ora," mormorò, guardandola
intensamente. "Le tue labbra sono dischiuse, ansimi un poco ... e mi sento ben
voluto, dal tuo cuore, dalla tua vita, dal tuo corpo."
"Lo sei," bisbigliò lei, e andrò a stringere uno dei suoi avambracci,
tenendolo forte mentre lo sentiva accadere ancora, quel piacere che le aveva
mostrato la scorsa notte e che non aveva mai saputo fosse esistito. "Draco ..."
La avvicinò a sè e iniziò a bisbigliarle all'orecchio mentre lei si
scioglieva nelle sua braccia tremante, parole d'affetto e altre esclamazioni su
quanto era bella, come gli aveva mostrato qualcosa di raro e prezioso che non
avrebbe mai creduto potesse essere suo.
Dopo che si ricordò di nuovo come si fa a respirare, Ginny alzò lo sguardo su
di lui, e qualunque tipo di timidezza avesse sentito quella mattina sparì alla
vista di Draco Malfoy, sdraiato accanto a lei su un fianco, totalmente privo di
difese. La vulnerabilità che le aveva mostrato la notte prima non era stata
passeggera, come aveva temuto: era completamente aperto a lei ora, del tutto
aperto e fiducioso, ed era commossa da tutta la fiducia che le aveva accordato.
Gentilmente, lo spinse all'altezza del petto, fino a che non si ritrovò
sdraiato sulla schiena. Con un sorriso rassicurante, gli si mise sopra a
cavalcioni, all'altezza della vita, poi si avvicinò per un attimo appena a
sfiorargli la bocca con la propria.
"Tecnicamente," bisbigliò contro le sue labbra. "Sono la tua schiava ancora
per qualche giorno. E credo che nel nostro accordo originale - lasciato a
marcire per tutte queste settimane nella mia borsa - tu avessi messo per
iscritto chiaramente che avevi i tuoi 'bisogni' e che ti aspettavi che ti
facessi certi ... favori in futuro."
"Già, vero?" disse, e aveva uno sguardo estremamente compiaciuto.
"E così, per rispettare quei termini ... io non sono altro che la tua
schiava obbediente e disponibile." Da qualche parte dentro di sè, Ginny
benedisse la sua stessa insistenza nel volersi unire all'Ordine; non fosse stato
per loro e il loro ridicolo test, lei e Draco non avrebbero mai avuto occasione
di stare insieme in quel momento. C'era la fondata possibilità che sarebbe
andata avanti a odiarlo per il resto della sua vita, felice e inconsapevole.
"Farai tutto quello che voglio, vero?" mormorò Draco.
"Beh, devo rispettare i patti," commentò lei solenne. "Ho dato la mia parola,
perciò suppongo di dover fare tutto quello che desideri."
La fissò per un lungo attimo, con le mani appoggiate sui suoi fianchi, e le
dita che disegnavano, assenti, piccoli sentieri disordinati sulla sua pelle.
"Voglio solo che mi ami," disse infine, e la sua voce si spezzò un poco.
"Questo è facile," mormorò Ginny, chiudendo gli occhi prima di
iniziare a piangere. La sua bocca andò di nuovo a cercare quella di lui, per un
istante, prima di abbassarsi sulla sua mascella, sulla sua guancia, sulla curva
del suo naso appena appena aquilino.
"Amo ogni parte di te," continuò, mentre la sua bocca assaggiava le sue
clavicole, il suo petto e il torso magro. "Ogni parte," ripetè, sfiorando con le
labbra la sua cicatrice, e non ebbe più il potere di controllare le lacrime. Il
liquido caldo e salato cadde sul suo addome, e lei lo leccò via con la lingua,
non smettendo mai di avventurarsi sempre più in basso.
Sdraiata comoda fra le sue gambe, prese ancora una volta la base della sua
erezione fra le mani, e la accarezzò una, due volte, prima di portare la punta
alla bocca. Sperimentando provò ad allungare la lingua per assaggiarla,
affascinata dal modo in cui i muscoli delle sue gambe si tendevano, poi si
rilassavano, a ogni suo movimento. Allungando ancora la lingua, provò ad imitare
il movimento di quando cercava di prendere la schiuma di un burrobirra, e la
incurvò attorno alla punta del suo membro.
Incoraggiata dal mugugno di approvazione che sentiva venire dal fondo della
sua gola, lasciò che la punta della sua erezione scivolasse fra le sue labbra. I
fianchi di lui saltarono su una volta, e lei ne prese dentro ancora un'altra
parte, poi un'altra parte ancora, fino a che non lo sentì toccare il palato.
Appiattendo la lingua contro di lui, lasciò scivolare fuori il suo membro, poi
di nuovo dentro, fuori, dentro, fuori, sentendosi sempre più eccitata dai suoni
che uscivano dalla bocca di lui. La parte del suo cervello a cui ancora importava di queste cose, sperava che il dormitorio dei Serpeverde fosse vuoto quanto
sembrava.
Alzando gli occhi, Ginny si prese il tempo di studiare il viso di Draco e,
oh, e lui pensava che lei fosse bella? Se lei era bella, lui andava oltre
ogni umana descrizione. I capelli erano spettinati a causa di tutte le volte in
cui ci aveva passato le mani attraverso, e la sua bocca si apriva e si chiudeva
in esalazioni di aria silenziose che riteneva con una certa sicurezza che
fossero il suo nome. Le sue mani trovarono appiglio nei capelli di lei, e le
dita presero come ad accarezzarle la testa. Era meglio che semplicemente una
bella sensazione e fu quasi sorpresa quando assaggiò un liquido caldo e salato
in fondo alla gola.
Deglutendo, lo lasciò andare e appoggiò la guancia al suo stomaco. Le mani di
lui affondavano ancora nei suoi capelli e il suo respiro era faticoso e pesante.
Non si ricordava di essersi mai sentito così in pace col mondo in tutta la sua
vita.
"E' sempre così?" si chiese piano.
Non riusciva a vedergli il viso, ma sentì il sorriso nelle sue parole. "Dovrò
prestare attenzione la prossima volta per scoprirlo."
~
"Ginny, stai ... saltellando?" le chiese una ragazza del quinto anno mentre
lasciava la sala comune di Grifondoro.
"Se salto," gridò Ginny dietro di lei mentre il ritratto della Signora Grassa
di chiudeva dietro di lei, "E' perchè me lo sono guadagnato!"
Canticchiando, Ginny si diresse verso la biblioteca. Doveva dedicare un po'
di tempo oggi al test che il Professor Bins aveva programmato per lunedì, e
dopo, avrebbe incontrato Draco presso il lago.
Entrambi avrebbero voluto non lasciava la calda sicurezza del letto di lui,
prima, ma il pensiero di essere scoperti da una mandria di Serpeverde con la
bava alla bocca li aveva convinti. Si erano scambiati un dozzina di baci mentre
si vestivano e le ci era voluta tutta la sua forza di volontà per separarsi da
lui.
La biblioteca era gremita (Gli esami G.U.F.O. iniziavano lunedì) di studenti
del settimo anno. Ad un tavolo, un gruppo di Corvonero sembravano lì da tutto il
giorno, visti i sandwitch mezzi mangiati e le cartine varie buttate tutto
intorno. Ginny trovò un tavolo libero in un angolo, appoggiò la borsa su una
sedia, poi andò a cercare i libri nella lista del Professore.
Studiava da quasi mezz'ora quando qualcuno le toccò la spalla.
"Questo posto è occupato?" chiese Kyle McGraw, con un piccolo sorriso
speranzoso sul viso.
"Ora sì," rispose Ginny, genuinamente felice di vederlo. O forse era che oggi
era genuinamente felice e basta, in generale.
"Volevo solo accertarmi che le cose fossero a posto tra noi," disse lui
prendendo posto. "Mi spiacerebbe davvero che fra noi ci fosse un qualche ...
imbarazzo."
"Non c'è," lo rassicurò Ginny, "fin tanto che siamo entrambi d'accordo sul
fatto che siamo solo amici."
"Nero su bianco senza più storie," fu d'accordo Kyle. "D'altronde, hai preso
l'unico tavolo libero." Si scambiarono un sorriso, e Kyle cominciò a prepararsi
a studiare lui stesso. Lessero in silenzio per alcuni minuti, poi Ginny sentì
qualcuno che si avvicinava al loro tavolo.
"Ciao, scusa, sono in ritardo."
Ginny alzò lo sguardo e si trovò un ragazza davvero carina di fronte. "Non
sei in ritardo tu, sono io ad essere arrivato preso," sentì dire a Kyle. "Ginny,
questa è Lisandra Burns. Lys, questa è Ginny Weasley."
"Ciao," disse Ginny, sorridendo al modo in cui Lysandra appoggiò una mano
possessiva sopra la spalla di Kyle, mentre con l'altra cercava nella borsa che
aveva appoggiato sulle ginocchia. Ginny si ricordò di Lysandra in quel momento;
era una Tassorosso, anche lei al sesto anno, e faceva molte delle classi di Kyle.
I Tassorosso e i Grifondoro avevano solo una classe in comune quell'anno. Quella
del Professor Bins. "Sei venuta a romperti il cervello sui libri?"
"Speriamo niente di così drastico," rispose Lysandra, togliendo trionfante
una piuma dalla sua borsa, poi prendendo posto accanto a Kyle. "Voglio studiare
quel che basta per passare." Fece un 'yeah' di circostanza con le mani. "Il
motivo per cui sono in ritardo è che non riuscivo ad andarmene dallo spettacolo
che c'era a pranzo."
"Quale spettacolo?" chiese Ginny curiosa.
"Quella nuova ragazza, Ezra chisièfattastavolta? Lei e Seamus Finnigan si
stavano facendo una bella litigata a pranzo."
"Perchè?" Ora Ginny era preoccupata per la sua amica.
"Non so," rispose Lysandra, con un broncio. "Litigavano scambiandosi quei
forti bisbigli coi quali non riesci a capire un cavolo di quello che dicono, se
non è che non è niente di buono."
"Ah, questo spiega bene perchè eri in ritardo," notò Kyle.
"Pensavo di essere puntuale," commentò Lysandra con un sorriso. Kyle le
sorrise a sua volta e Ginny si trattenne dal vomitare. Non era gelosia - ma
erano schifosamente dolci.
"Mi sorprendo in verità che siamo entrati qui," disse Kyle. "visto che questo
posto è una gabbia di matti."
"Anche tu ti sei imbattuto in una coppia furiosa?" chiese Ginny.
"No. Solo in un pazzo maniaco," commentò Kyle risentito. "So che è ... un
amico tuo o qualcosa del genere. Ma Ginny, qualcuno dovrebbe dare una
controllata a Draco Malfoy. Quel ragazzo sta impazzendo."
"Hai incontrato Draco?" Ginny si sedette più dritta sulla sedia.
"Diciamo che lui ha incontrato o meglio, travolto, me," la corresse Kyle.
"Parlava da solo a bassa voce, sembrava davvero nero. Mi ha detto di guardare
dove mettevo i piedi. Mi ha chiesto dov'eri in verità. Gli ho detto che ti
avrebbe trovato qui probabilmente."
"Come sapevi dov'ero?" chiese Ginny in modo poco dolce.
"Mi prendi in giro, vero?" chiese Kyle piano. "Tutta la scuola è qui, o sarà
qui prima della fine del giorno. La metà di noi sono qui per i G.U.F.O. o i
M.A.G.O. e l'altra metà è al lavoro per quelli che ho sentito dire sono gli
esami finali più stressanti che Hogwarts abbia mai avuto. Non senti quello che
dice la gente?"
"No?" rispose Ginny, ignara. In verità, a meno che avesse a che fare con
Draco, non aveva prestato attenzione o si era preoccupata di molto negli ultimi
tempi.
"Tutte i professori sono preoccupati," confidò Lysandra. "C'è qualcosa di
pericoloso in vista. Il Professor Silente ha un brutto presentimento pare."
Sospirò. "Spero che qualunque cosa sia non interferisca con la Coppa del Mondo
di Quidditch. L'Irlanda quest'anno va alla grande."
"Non dopo che la Scozia si sarà occupata di loro," mormorò Kyle.
"Tu e il tuo orgoglio scozzese," fece Lysandra, sbattendo la mano in aria.
"Io non sono nemmeno irlandese - tifo solo per la squadra migliore."
"Oh, ma dai," disse Kyle, "se il Manchester fosse in gara, metteresti il
Cercatore Irlandese sotto un treno."
"Sentite, forse è meglio che vi lasci soli," li interruppe Ginny,
raccogliendo i suoi libri. La sua mente stava cercando di comprendere cosa fosse
successo a Draco nelle ore in cui l'aveva lasciato, fino al momento in cui aveva
incontrato Kyle. Forse aveva ricevuto una lettera di suo padre. Draco non le
aveva mai raccontato cosa lo disturbava quella volta, ora che ci pensava.
"Sei sicura?" chiese Kyle dubbioso. "Abbiamo molto da studiare per-"
"Sicura," rispose Ginny, stampandosi un sorriso in faccia. "Divertitevi, voi
due."
Quasi correndo fuori dalla biblioteca, Ginny pensò a quello che Kyle aveva
detto a Draco, sul fatto che sapeva dove fosse. Forse ... pensava che lo
incontrasse in segreto alle sue spalle? Era ridicolo, Draco non era un tipo
insicuro, ma ... se c'era qualcos'altro che lo disturbava, qualcosa che aveva a
che fare con suo padre, era possibile che quell'uomo avesse causato un gran
disastro per qualcosa di perfettamente innocente. Un altro pensiero le passò per
la testa - e se Draco era passato dalla biblioteca dopo aver incontrato Kyle, e
li aveva visti insieme?
Era così geloso la volta scorsa, così irrazionale. Ed era stato prima che
dormissero insieme. Affrettando il passo, Ginny si sforzò di pensare a dove
potesse essere Draco in quel momento.
~
Un'ora dopo Ginny ancora non aveva trovato Draco. Non si trovava nelle
segrete Serpeverde e non era nemmeno vicino al lago. Il campo di Quidditch era
vuoto e non poteva certo chiedere a tutte le persone che vedeva nei corridoi se
lo avesseero incontrato, dato che in effetti erano tutti in biblioteca. Aveva
persino avuto il coraggio di chiedere al Professor Piton se sapeva dove fosse
Draco - no, naturalmente, ma l'aveva guardata male per la domanda.
La sala da pranzo era praticamente vuota anche lei, e Ginny si era fermata lì
alcuni minuti per mangiare qualcosa - non toccava cibo dal pranzo del giorno
prima e non avrebbe certo aiutato Draco svenendo per la fame. Mentre era lì, una
piccola Corvonero del primo anno aveva fatto cadere tutto il suo budino
sull'uniforme di Ginny e le ci era voluto tutto il suo autocontrollo per non
scaricare la sua frustrazione e preoccupazione sulla povera bambina.
Mentre correva verso la torre dei Grifondoro per cambiarsi, Ginny notò
Hermione che usciva dal ritratto in cui abitava la Signora Grassa, che sembrava
sparita al momento.
"Herm," urlò Ginny, "il dipinto!"
Hermione sembrò confusa per un attimo, poi notò l'assenza della Signora
Grassa. "Scusa," mormorò, "ho paura di essere un po' distratta."
"Ha niente a che fare con le voci che ho sentito sui presentimenti di
Silente?" chiese Ginny.
"Oh cielo," si lasciò sfuggire drammaticamente Hermione, "circolano già delle
voci?"
"Hermione, questo è il momento in cui si suppone tu mi debba dire 'Ehi, Gin,
stai ad ascoltare i pettegolezzi? Tutta spazzatura' e mandarmi via ridendo,"
commentò Ginny nervosa.
"Non è tutta spazzatura," rispose Hermione miseramente. "Ma non è così brutto
come puoi pensare."
"Che vuoi dire?" chiese piano Ginny.
"Le cose si ... si stanno definendo degli schieramenti," rispose Hermione, a
quanto pare a corto di parole, una cosa che non le succedeva mai. "Le cose
inizieranno a diventare un po' più difficili, specialmente qui a scuola. Ginny,
non posso parlarne ora, devo incontrare Harry-"
"Va," disse Ginny. "Scusa."
"Vedrai," la rincuorò Hermione mentre si allontanava. "Tutto si sistemerà
alla fine."
"Sarà così davvero?" bisbigliò Ginny piano, a se stessa. Hermione non la
sentì, e Ginny ne fu felice. Voler essere rassicurata per qualcosa di cui ancora
non si sapeva molto era incredibilmente infantile e a Ginny piaceva pensare di
aver superato quella fase.
Stava per attraversare il ritratto, quando sentì delle voci avvicinarsi.
Girandosi, vide Ezra e Draco camminare verso di lei, e stavano litigando per
qualcosa.
"Sono innamorato di lei," stava dicendo Draco sinceramente, e il cuore di
Ginny le balzò in petto. Poteva dirsi fino alla fine dei tempi che non le
importava sentirglielo dire, che in un qualche modo lo sentiva - ma niente,
niente la faceva sentire così bene come udirlo dire quelle parole. Si
sentiva invincibile; in quel preciso istante, avrebbe detto a chiunque glielo
avesse chiesto che era in grado di volare.
Era ancora meglio sentirglielo dire così, quando non sapeva che lo stava
ascoltando. Mentire ad Ezra non avrebbe avuto senso, naturalmente -
probabilmente stavano litigando perchè Draco aveva chiesto ad Ezra dove fosse
finita Ginny. Anche la faccia che aveva fatto Ezra era impagabile - come se non
potesse credere a quello che sentiva. Ginny immaginava che ci sarebbe voluto un
po' a tutti per assorbire l'idea. Ezra quasi sicuramente stava facendo a Draco
una ramanzina, del tipo 'non fare del male alla mia amica'.
"Ma che bello, Draco," rispose Ezra acida. "Sono felice per te. Ma questo non
cambia proprio niente."
"Cambia tutto," insistette Draco trafelato.
"Invece no!" riaffermò Ezra, testarda. "Non è cambiato niente quando io mi
sono innamorata, e non cambierà ora per te. Mi dispiace dirlo, Malfoy, ma siamo costretti a stare l'uno con l'altra. A meno che tu non voglia essere quello che affronterà l'ira di
entrambi i nostri padri; dammi almeno abbastanza tempo per allontanarmi da
loro, piccolo troll egoista che non sei altro."
Draco rimase in un orribile silenzio e i grossi pezzi di cementi iniziarono
tutti a sistemarsi al loro posto nella testa di Ginny, e ognuno di loro le
portava un tremendo senso di paura e nausea. Poteva ancora negare tutto a se
stessa a quel punto ma Ginny non si permise di provare il conforto
dell'ignoranza, e saltò immediatamente al dolore più lacerante. Si era lasciata
probabilmente sfuggire un grido o qualche altro suono strozzato (e stavo
cercando di non fare rumore!) perchè Ezra e Draco si girarono entrambi verso
di lei. Ginny notò che Ezra aveva un'espressione estremamente colpevole.
Draco invece sembrava solo triste; quel tipo di quiete tristezza che uccideva
un uomo in lunghi e agonizzanti momenti, anni prima che il corpo stesso
iniziasse a morire. Il suo viso rifletteva semplicemente lo stesso cuore
spezzato che Ginny sentiva si stava spaccando ancora nel suo petto.
Ancora coperta di budino e disperazione, Ginny fece l'unica cosa che le
riuscì:
Corse via.
~
Non era mai stata una sportiva, mai stata il ragazzaccio che sua madre si
aspettava sarebbe diventata, crescendo in una famiglia di soli maschi. I giochi
disordinati e burrascosi dei suoi fratelli, anche se le erano parsi bellissimi
da bambina, non l'avevano più interessata tanto una volta appresa la gioia che
davano dei trucchi e dei bei vestiti. Quando era arrivata la sua lettera da
Hogwarts, Ginny era ormai una bambina in tutti i sensi.
Erano passati anni da quando aveva corso l'ultima volta in questo modo, ma
corse eccome, come se il diavolo stesso la stesse seguendo (e non lo era
forse?). I suoi polmoni già cominciavano a bruciarle e ora le si stava
appannando anche la vista. Da qualche parte nella sua testa, sentì Draco gridare
il suo nome; riconobbe appena il rumore lontano dei passi che non erano suoi.
Una cosa di cui era certa era questa: non poteva permettergli di prenderla.
Se la raggiungeva, avrebbe cercato di spiegare, e non c'era niente da
spiegare. Tutte le stupide idee che si era fatta crollavano ad ogni passo che
faceva. Qualche minuto prima, la sua preoccupazione più grande riguardo la sua
nuova relazione era l'idea di come i suoi genitori avrebbero preso la notizia.
Arthur Weasley avrebbe sicuramente cominciato a urlare. Senza dubbio. Molly
l'avrebbe zittito e messo un braccio intorno a Ginny, e molto materna, le
avrebbe chiesto, 'sei sicura, cara?' e 'è abbastanza bravo per te'?, domanda
alla quale suo padre avrebbe risposto con un 'Diavolo, no che non lo è! E' un
Malfoy, no?' e Ginny avrebbe pianto, dicendo, 'Papà, lui non è come gli altri!'
anche se dentro di sè avrebbe saputo che era molto ma molto simile a
tutti gli altri, con una sola grande differenza: lui l'amava. Lui l'amava per
davvero, anche se non gliel'aveva mai detto, nemmeno nel modo più vago
possibile. Ma le aveva mostrato lo stesso che l'amava, e non era più importante
questo? Non era quel tipo di amore che potevi sentirti nelle ossa? Quell'amore
che poteva conquistare tutto e tutti?
"Sono così stupida," disse ad alta voce quando finalmente si fermò. Aveva
corso per tutta la strada ed era arrivata fino al lago, e ora era piegata in due
vicino all'acqua, e respirava a fatica.
"Non sei stupida," disse Draco, anche lui col respiro corto, avvicinandosi a
lei. "Anche se mi hai fatto quasi venire un attacco cardiaco. Dio, ragazza, ti
sei fatta un incantesimo di velocità per correre così?"
"Stupefacente quanto si riesca a correre veloce con un cuore spezzato, vero?"
rispose lei, con voce un po' isterica.
"Non farlo," fece lui duro. "Non dire che hai il cuore spezzato, non può
essere spezzato, non lo permetto."
"Beh, lo è!" sbottò lei, girandosi di scatto per guardarlo in faccia. "E'
spezzato in mille pezzi piccolissimi e non ti perdonerò mai per questo!" Fece
grossi movimenti con le braccia. "Draco, tu sei fidanzato!"
"Non è colpa mia dannazione!" urlò lui. "Te l'avevo detto che non
potevo farti promesse. Te l'ho detto sin dall'inizio! Ho persino cercato di
mandarti via-"
"Beh, non ci hai provato abbastanza!" singhiozzò. "Avresti dovuto sbattermi
fuori dalla porta! Avresti dovuto spingermi via quando ti baciavo, avresti
dovuto-"
"Cosa?" ribattè lui. "Spezzarti il cuore prima? Rifiutarti, farti pensare che
non ti volevo?"
"Sì," rispose lei con rabbia. "Sarebbe stato meglio così. Sarebbe stato
meglio se l'avessi fatto allora, prima ... prima che ..."
"Prima che, cosa?" sbottò anche lui. "Prima che mi amassi?"
"No, idiota, prima che sapessi che mi amavi anche tu!" Lo colpì con forza al
petto una volta, con la mano aperta. "L'avrei sopportato, sapere che non saremmo
mai potuti stare insieme, dato che non mi amavi. Ma invece hai dovuto baciarmi e
stringermi e dirmi che eri d'accordo quando dicevi che non potevo amarti ..."
Delle lacrime le solcavano il volto e dovette dargli la schiena. "Perchè eri
d'accordo con me?"
"Mi dispiace," bisbigliò, avvicinandosi ancora da dietro. Il suo braccio le
cinse la vita e portò la sua schiena contro il suo petto, al quale lui la
strinse forte. Premette il viso contro l'incavo del suo collo, e lei sentì la
guancia di lui, bagnata. "Io non - io non capivo niente di quello che
provavo."
"Che vuoi dire?" chiese, incapace di fare altro.
"Sono così disperatamente, terribilmente e irrevocabilmente innamorato di
te," le confessò a bassa voce. "Non ho mai amato ... niente in questo
modo e mi spaventa, mi spaventa da morire. Non so come comportarmi o come
reagire o ... o come scappare via da questo. Non penso di essere fatto per
respingerti mocciosa."
"Ma tu sposerai un'altra ragazza," bofonchiò lei miserabilmente. Era la prima
volta che lo diceva ad alta voce. Non sembrava rendesse l'idea più sopportabile.
Draco, sposato ad un'altra ragazza. Non una ragazza qualunque, poi; Ezra.
La prima amica che Ginny si fosse mai fatta da sola; la prima amica che non si
limitava a tollerarla a puro beneficio di Ron.
"Devo," rispose Draco piano. "I nostri padri si aspettano-"
"I vostri stupidi padri non si rendono conto che non siamo più nel
Medioevo?!" urlò Ginny, spostando la mano per stringere l'avambraccio che le
teneva la vita.
"No," rispose lui serio.
Rimasero fermi per un momento. Ginny fissava l'acqua, aspettando di smettere
di piangere. Cercare di smettere la fece solo singhiozzare più forte, fino a che
cominciò a singhiozzare. Draco le accarezzò il ventro piano; il tocco gli era
venuto così istintivo che le portò lacrime nuove agli occhi.
"E' così allora," disse piano, non rendendosi conto di aver parlato ad alta
voce fino a che non sentì il corpo di lui irrigidirsi dietro di lei. "E'
finita," disse, un po' più forte.
"Non deve," bisbigliò lui contro il suo orecchio, e Ginny si girò a
guardarlo.
"Draco," disse, quasi gentile, "so che non ti piace mollare, ma anche tu sei
costretto ad ammettere che queste situazione non ha alternative."
"Non voglio perderti, Gin," disse lui, e la sua voce era quanto di più
sincero gli avesse mai sentito uscire dalle labbra. "Non voglio allontanarmi da
te senza aver lottato."
"Contro chi stai lottando?" chiese piano. "Contro tuo padre? Contro te
stesso?"
"Forse entrambi," disse, non senza forzarsi. "Scappa via assieme a me."
Gli occhi quasi le saltarono fuori dalle orbite. "Cosa?"
"Mi hai sentito," disse lui. "L'unico modo in cui io e te possiamo stare
insieme è andare in un luogo in cui mio padre non potrà trovarci mai."
"Lasciarsi indietro tutto," disse lei, incredula. "La mia famiglia ..."
"Ti capisco se non vuoi farlo. Significherebbe lasciarsi tutto dietro,
vorrebbe dire avremmo solo noi a sorreggerci l'un l'altro-"
"Va bene," disse Ginny, e fu sorpresa dalla sua risposta quanto lui.
"Devi esserne sicura," la avvertì lui. "Ricordati, io non ho niente da
perdere, niente da rimpiangere. Tu sei tutto ciò che c'è stato di buono nella
mia vita; e io sono probabilmente la cosa peggiore della tua."
"Non lo sei," disse lei onestamente. "Sei ... Draco, tu sei quello che vedo
quando immagino il mio futuro. Mi vedo con te, sogno te, io ... io non so cosa
sia successo, è stato tutto così veloce, e non so esattamente quando o persino
come ... ma non riesco più ad immaginare la mia vita senza di te."
Lui la guardò per un attimo, ed era lo stesso sguardo che le aveva rivolto la
volta precedente, quando gli aveva confessato il suo amore: circospetto,
attento, e disperatamente desideroso di crederci.
"Allora incontrami qui stanotte," disse alla fine. "Fa i tuoi addii a chi
devi. Ma incontrami qui e ce ne andremo prima dell'alba."
Portandosela vicino, la baciò disperatamente, avvicinandola a lui come se
volesse inglobarla dentro di sè. E tutto quello che riusciva a fare lei era
mormorare fra le lacrime, contro le sue labbra, la parola 'Sì'.
~
NdT - recensite numerosi, mi raccomando!^^ |
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Capitolo 14 *** 9: Fiumi ghiacciati ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 9 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
Questa è la versione non NC17 del
capitolo 9. Quella NC17 invece è postata prima di questo, nell'ordine. Anche in
questo caso potete capire bene la storia anche senza leggere la parte NC17.
~
Capitolo 9 : Fiumi ghiacciati
~
"Questo è il nostro inverno e noi siamo fiumi
ghiacciati;
La troppa conoscenza ha consumato la fiamma;
Quando ero innocente;
C'era della magia nel tuo nome" - Fred Johnston
~
Il cielo era scuro, come diventava l'acqua quando c'era qualcosa che non
andava nell'ecosistema. Non era grigia, come diventa talvolta appena prima di
una tempesta, o blu come nelle notti d'estate; era una massa verde-grigio-blu
scura che comunicava l'imminenza di duelli magici e di disastri e disastri a
venire.
E poi il cielo mutò, e l'oscurità lasciò il posto al rosso del fuoco, come se
un migliaio di draghi avessero sputato tutti insieme nel cielo. Bruciava e
bruciava fino a che non spuntò una grossa nuvola dal nulla e spense il fuoco.
Poi, il cielo fu di nuovo oscuro, ma non era un'oscurità maligna, piuttosto
quella sorta di quiete che viene sempre prima delle ore dell'alba; appena prima
che il giorno nasca di nuovo.
"E' finita allora?" gli chiese lei. Erano ancora nudi, il suo mento era
appoggiato sulla sua schiena così che potesse guardarlo negli occhi. La
cicatrice sul suo addome era sparita; adesso non sembrava nemmeno quella strisci
di succo di pera purpureo che aveva sognato.
"Che altro c'è?" chiese lui, e fissavano entrambi un campo di ceneri, ed
erano ancora visibili le fiammelle del gran fuoco che aveva ripulito la terra.
"I miei genitori non lo capiranno mai," dichiarò lei infine.
"Si fottano," annunciò lui, e prima che potesse rimproverarlo, abbassò la
bocca su di lei e la baciò fino a farla restare senz'aria. La baciò fino a che
il sole non venne fuori e le ceneri e le fiamme erano sparite del tutto e quando
lei aprì gli occhi, lui era sparita e lei indossava un vestito nero, e stava di
fronte ad una tomba. Sopra vi era inciso 'Malfoy' e lei piangeva e tutto questo
sembrava tremendamente importante, ma se ne stava dimenticando già, e aveva
problemi a ricordarsi di lui, ma ricordava ancora gli occhi, sapeva che erano
grigi, grigi come la tempesta ed erano l'ultima cosa che voleva vedere prima di
morire.
~
Peer un attimo Ginny non si ricordò di dove fosse. Sgranando gli occhi per il
sonno, vide tutto verde seta intorno a lei, sentì il peso di un braccio intorno
ad un fianco, e pensò, Draco. Una vaga sensazione di imbarazzo la colse,
probabilmente qualche rimasuglio del suo subconscio, ma dopo un attimo, passò
anche quello, e rimase solo con l'idea che doveva svegliarsi.
Baciamitiamotempestastopiangendoshhmocciosatiamotiamotiamo
All'improvviso, fu tutto troppo - quello che le faceva provare il suo braccio
intorno, il modo in cui si ricordava come l'aveva fatta sentire lui -
OhDioDioDio - ma che aveva in testa la scorsa notte? Era diventata
matta? Certamente era più o meno in quelle condizioni. Forse doveva passare un
po' di tempo a St. Mungo perchè c'era proprio qualcosa che non andava in lei,
dato che aveva aperto il suo cuore e il suo corpo, totalmente a Draco Malfoy e -
- e per caso lui le aveva detto, anche solo vagamente, ovvio, che l'amava?
"Sveglia, mocciosa?" le bisbigliò lui contro l'orecchio, e il suo respiro le
solleticava la pelle nel più delizioso dei modi.
Avrebbe voluto dire 'Buon giorno' o qualcosa del genere, e fu scioccata
quando l'unica frase che le uscì di bocca fu un piuttosto disperato "Tu mi ami?"
Il corpo di lui si irrigidì per un attimo. "Cosa?" chiese, non nascondendo la
sua sorpresa.
Chiudendo gli occhi, Ginny si spostò fino a riuscire a guardarlo in faccia.
Non osando aprire gli occhi, chiese di nuovo, "Tu mi ami?"
Era ancora così rigido, e le ci volle un attimo per capire che quella
rigidità era dovuta al fatto che stava cercando di non scoppiarle a ridere in
faccia. Aprendo gli occhi di colpo, lo colpì, con forza, nel bel mezzo del
petto.
"Non è divertente!" disse, col bisbigliò più forte che le riuscì di tirare
fuori.
"Lo è," disse fra un risatina e l'altra, "il modo in cui l'hai detto ... la
faccia che hai fatto ..."
"Piantala!" insistette, cercando di non ridere anche lei.
"Sciocca, stupida ragazza," mormorò, un secondo prima di baciarla, rubandole
l'irritazione assieme al respiro. Le sue mani sulla schiena e nei capelli erano
gentili, e si ritrovò a trattenere un singhiozzo quando lo sentì rabbrividire
contro di lei.
Le palpebre si chiusero di loro volontà e le crebbe un nodo alla gola per
l'emozione. Non si era davvero aspettata che le rispondesse, che le dicesse
quelle tre parole. Una parte di lei credeva che l'amasse. Di sicuro la stringeva
come se l'amasse davvero. E poi c'era il modo in cui la baciava, come se non
potesse sopportare il pensiero di non poterla più toccare, come se fosse l'aria
e l'acqua per lui. C'era una tale disperata quiete in quello che faceva che ebbe
paura per la prima volta da quando era iniziata la sua relazione con Draco
Malfoy: non c'erano tempeste in vista, perciò cosa temeva Draco?
Le venne un dolore al petto e premeva contro il suo cuore, facendole male per
un motivo che ancora non sapeva. Se il modo in cui Draco la stringeva era di una
qualche indicazione, lo sentiva anche lui. La scorsa notte, lui stesso aveva
detto di non essere in grado di fare promesse, e allora non le era importato,
non aveva avuto altro che stare completamente con lui, anche solo per una notte.
Ora, però, sapendo come poteva essere fra di loro, era diventata avida. Non
voleva rinunciare a lui, mai, ma non era certa di come dover affrontare
l'argomento. E poi, se questa era l'unica mattina in cui si sarebbero svegliati
insieme, la voleva perfetta.
"Che giorno è oggi?" bisbigilò lei, nella tranquillità del piccolo guscio che
si erano costruiti attorno.
"Sabato," rispose lui, con voce ugualmente bassa, con le loro fronti che si
sfioravano appena.
"Niente lezioni," dichiarò lei con un grosso sorriso.
"Niente lezioni," annuì lui e se prima aveva pensato avesse paura, ora
sentiva una tristezza nostalgica dentro di lui. La provava anche lei, e non
sapeva come combatterla. Sapeva solo che doveva provarci.
"La scorsa notte è stata . . ." Il suo cervello cominciò a entrare in
cortocircuito quando provò a trovare le parole per descrivere quello che aveva
significato la scorsa notte per lei. Espressioni banali, come 'bella' e
'meravigliosa' e 'divertente' e 'favolosa' le attraversarono la mente, e furono
subito scartati. Era diventato parte di lei la scorsa notte; come diavolo
ci si poteva aspettare che una ragazza esprimesse quella sensazione come si
doveva?
"Io non ho mai ..." Lui arrossì addirittura, appena, e lei fu felice di
sapere che ne era capace. "Non sapevo potesse essere così. Voglio dire, sapevo
che io sarei stato bravo, naturalmente, ma non avevo mai capito che ... noi
potevano essere bravi. Insieme. Non avevo mai capito che era un tale gioco di
squadra."
"Nemmeno io," commentò lei piano.
"Davvero?" Lui cominciò ad accarezzarle la curva del fianco con la punta
delle dita. "Pensavo che le ragazze avessero la loro prima volta tutta
schematizzata in testa, dall'inizio alla fine, in una sorta di perfetto incontro
romantico."
"E' così," confermò Ginny tranquilla, senza guardarlo. "E' solo che ... non
pensi davvero che la tua fantasia diverrà realtà. Lo speri, ma ... non si pensa
mai che la realtà reggerà il confronto col sogno. Certo sembra quasi impossibile
che sia anche meglio ..." Cominciò a tormentarsi di nuovo il labbro,
desiderando di non sembrare così priva di esperienza. Avrebbe voluto essere
spontanea e meravigliosamente vissuta per lui, e invece, riusciva a malapena a
mettere due parole insieme per dirgli quello che aveva significato per lei.
"Meglio, eh?" disse lui, con l'aria di uno che era incredibilmente
compiaciuto di se stesso.
Incapace di resistere, lei alzò gli occhi al cielo. "Sì, Draco, sei un dio
del sesso, mi hai presa e ... " il sorriso sparì lentamente dai suoi tratti e si
lasciò scappare un grosso e reticente sospiro. "E non sarò mai più quella di
prima. Felice?"
"In verità sì," rispose lui serio. "Penso che per la prima volta in vita mia,
lo sono davvero."
Ormai si stavano divertendo tutti e due, e Ginny accolse con piacere quel
cambiamento. Sollevando le sopracciglia, si avvicinò e gli premette un bacio
sulla punta del naso, poi sulla curva della mascella.
"Scommetto che posso renderti ancora un pochino più felice," bisbigliò.
"E io scommetto che non esiste niente al mondo che mi farebbe scommettere
contro di te," si lasciò sfuggire un gemito roco mentre la mano di lei scivolava
sotto le coperte che lo coprivano fino alla cinta.
Più tardi, mentre Ginny era sdraiata, con la guancia contro il suo stomaco,
un senso di stupore la colse.
"E' sempre così?" si chiese piano.
Non riusciva a vedergli il viso, ma sentì il sorriso nelle sue parole. "Dovrò
prestare attenzione la prossima volta per scoprirlo."
~
"Ginny, stai ... saltellando?" le chiese una ragazza del quinto anno mentre
lasciava la sala comune di Grifondoro.
"Se salto," gridò Ginny dietro di lei mentre il ritratto della Signora Grassa
di chiudeva dietro di lei, "E' perchè me lo sono guadagnato!"
Canticchiando, Ginny si diresse verso la biblioteca. Doveva dedicare un po'
di tempo oggi al test che il Professor Bins aveva programmato per lunedì, e
dopo, avrebbe incontrato Draco presso il lago.
Entrambi avrebbero voluto non lasciava la calda sicurezza del letto di lui,
prima, ma il pensiero di essere scoperti da una mandria di Serpeverde con la
bava alla bocca li aveva convinti. Si erano scambiati un dozzina di baci mentre
si vestivano e le ci era voluta tutta la sua forza di volontà per separarsi da
lui.
La biblioteca era gremita (Gli esami G.U.F.O. iniziavano lunedì) di studenti
del settimo anno. Ad un tavolo, un gruppo di Corvonero sembravano lì da tutto il
giorno, visti i sandwitch mezzi mangiati e le cartine varie buttate tutto
intorno. Ginny trovò un tavolo libero in un angolo, appoggiò la borsa su una
sedia, poi andò a cercare i libri nella lista del Professore.
Studiava da quasi mezz'ora quando qualcuno le toccò la spalla.
"Questo posto è occupato?" chiese Kyle McGraw, con un piccolo sorriso
speranzoso sul viso.
"Ora sì," rispose Ginny, genuinamente felice di vederlo. O forse era che oggi
era genuinamente felice e basta, in generale.
"Volevo solo accertarmi che le cose fossero a posto tra noi," disse lui
prendendo posto. "Mi spiacerebbe davvero che fra noi ci fosse un qualche ...
imbarazzo."
"Non c'è," lo rassicurò Ginny, "fin tanto che siamo entrambi d'accordo sul
fatto che siamo solo amici."
"Nero su bianco senza più storie," fu d'accordo Kyle. "D'altronde, hai preso
l'unico tavolo libero." Si scambiarono un sorriso, e Kyle cominciò a prepararsi
a studiare lui stesso. Lessero in silenzio per alcuni minuti, poi Ginny sentì
qualcuno che si avvicinava al loro tavolo.
"Ciao, scusa, sono in ritardo."
Ginny alzò lo sguardo e si trovò un ragazza davvero carina di fronte. "Non
sei in ritardo tu, sono io ad essere arrivato preso," sentì dire a Kyle. "Ginny,
questa è Lisandra Burns. Lys, questa è Ginny Weasley."
"Ciao," disse Ginny, sorridendo al modo in cui Lysandra appoggiò una mano
possessiva sopra la spalla di Kyle, mentre con l'altra cercava nella borsa che
aveva appoggiato sulle ginocchia. Ginny si ricordò di Lysandra in quel momento;
era una Tassorosso, anche lei al sesto anno, e faceva molte delle classi di Kyle.
I Tassorosso e i Grifondoro avevano solo una classe in comune quell'anno. Quella
del Professor Bins. "Sei venuta a romperti il cervello sui libri?"
"Speriamo niente di così drastico," rispose Lysandra, togliendo trionfante
una piuma dalla sua borsa, poi prendendo posto accanto a Kyle. "Voglio studiare
quel che basta per passare." Fece un 'yeah' di circostanza con le mani. "Il
motivo per cui sono in ritardo è che non riuscivo ad andarmene dallo spettacolo
che c'era a pranzo."
"Quale spettacolo?" chiese Ginny curiosa.
"Quella nuova ragazza, Ezra chisièfattastavolta? Lei e Seamus Finnigan si
stavano facendo una bella litigata a pranzo."
"Perchè?" Ora Ginny era preoccupata per la sua amica.
"Non so," rispose Lysandra, con un broncio. "Litigavano scambiandosi quei
forti bisbigli coi quali non riesci a capire un cavolo di quello che dicono, se
non è che non è niente di buono."
"Ah, questo spiega bene perchè eri in ritardo," notò Kyle.
"Pensavo di essere puntuale," commentò Lysandra con un sorriso. Kyle le
sorrise a sua volta e Ginny si trattenne dal vomitare. Non era gelosia - ma
erano schifosamente dolci.
"Mi sorprendo in verità che siamo entrati qui," disse Kyle. "visto che questo
posto è una gabbia di matti."
"Anche tu ti sei imbattuto in una coppia furiosa?" chiese Ginny.
"No. Solo in un pazzo maniaco," commentò Kyle risentito. "So che è ... un
amico tuo o qualcosa del genere. Ma Ginny, qualcuno dovrebbe dare una
controllata a Draco Malfoy. Quel ragazzo sta impazzendo."
"Hai incontrato Draco?" Ginny si sedette più dritta sulla sedia.
"Diciamo che lui ha incontrato o meglio, travolto, me," la corresse Kyle.
"Parlava da solo a bassa voce, sembrava davvero nero. Mi ha detto di guardare
dove mettevo i piedi. Mi ha chiesto dov'eri in verità. Gli ho detto che ti
avrebbe trovato qui probabilmente."
"Come sapevi dov'ero?" chiese Ginny in modo poco dolce.
"Mi prendi in giro, vero?" chiese Kyle piano. "Tutta la scuola è qui, o sarà
qui prima della fine del giorno. La metà di noi sono qui per i G.U.F.O. o i
M.A.G.O. e l'altra metà è al lavoro per quelli che ho sentito dire sono gli
esami finali più stressanti che Hogwarts abbia mai avuto. Non senti quello che
dice la gente?"
"No?" rispose Ginny, ignara. In verità, a meno che avesse a che fare con
Draco, non aveva prestato attenzione o si era preoccupata di molto negli ultimi
tempi.
"Tutte i professori sono preoccupati," confidò Lysandra. "C'è qualcosa di
pericoloso in vista. Il Professor Silente ha un brutto presentimento pare."
Sospirò. "Spero che qualunque cosa sia non interferisca con la Coppa del Mondo
di Quidditch. L'Irlanda quest'anno va alla grande."
"Non dopo che la Scozia si sarà occupata di loro," mormorò Kyle.
"Tu e il tuo orgoglio scozzese," fece Lysandra, sbattendo la mano in aria.
"Io non sono nemmeno irlandese - tifo solo per la squadra migliore."
"Oh, ma dai," disse Kyle, "se il Manchester fosse in gara, metteresti il
Cercatore Irlandese sotto un treno."
"Sentite, forse è meglio che vi lasci soli," li interruppe Ginny,
raccogliendo i suoi libri. La sua mente stava cercando di comprendere cosa fosse
successo a Draco nelle ore in cui l'aveva lasciato, fino al momento in cui aveva
incontrato Kyle. Forse aveva ricevuto una lettera di suo padre. Draco non le
aveva mai raccontato cosa lo disturbava quella volta, ora che ci pensava.
"Sei sicura?" chiese Kyle dubbioso. "Abbiamo molto da studiare per-"
"Sicura," rispose Ginny, stampandosi un sorriso in faccia. "Divertitevi, voi
due."
Quasi correndo fuori dalla biblioteca, Ginny pensò a quello che Kyle aveva
detto a Draco, sul fatto che sapeva dove fosse. Forse ... pensava che lo
incontrasse in segreto alle sue spalle? Era ridicolo, Draco non era un tipo
insicuro, ma ... se c'era qualcos'altro che lo disturbava, qualcosa che aveva a
che fare con suo padre, era possibile che quell'uomo avesse causato un gran
disastro per qualcosa di perfettamente innocente. Un altro pensiero le passò per
la testa - e se Draco era passato dalla biblioteca dopo aver incontrato Kyle, e
li aveva visti insieme?
Era così geloso la volta scorsa, così irrazionale. Ed era stato prima che
dormissero insieme. Affrettando il passo, Ginny si sforzò di pensare a dove
potesse essere Draco in quel momento.
~
Un'ora dopo Ginny ancora non aveva trovato Draco. Non si trovava nelle
segrete Serpeverde e non era nemmeno vicino al lago. Il campo di Quidditch era
vuoto e non poteva certo chiedere a tutte le persone che vedeva nei corridoi se
lo avesseero incontrato, dato che in effetti erano tutti in biblioteca. Aveva
persino avuto il coraggio di chiedere al Professor Piton se sapeva dove fosse
Draco - no, naturalmente, ma l'aveva guardata male per la domanda.
La sala da pranzo era praticamente vuota anche lei, e Ginny si era fermata lì
alcuni minuti per mangiare qualcosa - non toccava cibo dal pranzo del giorno
prima e non avrebbe certo aiutato Draco svenendo per la fame. Mentre era lì, una
piccola Corvonero del primo anno aveva fatto cadere tutto il suo budino
sull'uniforme di Ginny e le ci era voluto tutto il suo autocontrollo per non
scaricare la sua frustrazione e preoccupazione sulla povera bambina.
Mentre correva verso la torre dei Grifondoro per cambiarsi, Ginny notò
Hermione che usciva dal ritratto in cui abitava la Signora Grassa, che sembrava
sparita al momento.
"Herm," urlò Ginny, "il dipinto!"
Hermione sembrò confusa per un attimo, poi notò l'assenza della Signora
Grassa. "Scusa," mormorò, "ho paura di essere un po' distratta."
"Ha niente a che fare con le voci che ho sentito sui presentimenti di
Silente?" chiese Ginny.
"Oh cielo," si lasciò sfuggire drammaticamente Hermione, "circolano già delle
voci?"
"Hermione, questo è il momento in cui si suppone tu mi debba dire 'Ehi, Gin,
stai ad ascoltare i pettegolezzi? Tutta spazzatura' e mandarmi via ridendo,"
commentò Ginny nervosa.
"Non è tutta spazzatura," rispose Hermione miseramente. "Ma non è così brutto
come puoi pensare."
"Che vuoi dire?" chiese piano Ginny.
"Le cose si ... si stanno definendo degli schieramenti," rispose Hermione, a
quanto pare a corto di parole, una cosa che non le succedeva mai. "Le cose
inizieranno a diventare un po' più difficili, specialmente qui a scuola. Ginny,
non posso parlarne ora, devo incontrare Harry-"
"Va," disse Ginny. "Scusa."
"Vedrai," la rincuorò Hermione mentre si allontanava. "Tutto si sistemerà
alla fine."
"Sarà così davvero?" bisbigliò Ginny piano, a se stessa. Hermione non la
sentì, e Ginny ne fu felice. Voler essere rassicurata per qualcosa di cui ancora
non si sapeva molto era incredibilmente infantile e a Ginny piaceva pensare di
aver superato quella fase.
Stava per attraversare il ritratto, quando sentì delle voci avvicinarsi.
Girandosi, vide Ezra e Draco camminare verso di lei, e stavano litigando per
qualcosa.
"Sono innamorato di lei," stava dicendo Draco sinceramente, e il cuore di
Ginny le balzò in petto. Poteva dirsi fino alla fine dei tempi che non le
importava sentirglielo dire, che in un qualche modo lo sentiva - ma niente,
niente la faceva sentire così bene come udirlo dire quelle parole. Si
sentiva invincibile; in quel preciso istante, avrebbe detto a chiunque glielo
avesse chiesto che era in grado di volare.
Era ancora meglio sentirglielo dire così, quando non sapeva che lo stava
ascoltando. Mentire ad Ezra non avrebbe avuto senso, naturalmente -
probabilmente stavano litigando perchè Draco aveva chiesto ad Ezra dove fosse
finita Ginny. Anche la faccia che aveva fatto Ezra era impagabile - come se non
potesse credere a quello che sentiva. Ginny immaginava che ci sarebbe voluto un
po' a tutti per assorbire l'idea. Ezra quasi sicuramente stava facendo a Draco
una ramanzina, del tipo 'non fare del male alla mia amica'.
"Ma che bello, Draco," rispose Ezra acida. "Sono felice per te. Ma questo non
cambia proprio niente."
"Cambia tutto," insistette Draco trafelato.
"Invece no!" riaffermò Ezra, testarda. "Non è cambiato niente quando io mi
sono innamorata, e non cambierà ora per te. Mi dispiace dirlo, Malfoy, ma siamo costretti a stare l'uno con l'altra. A meno che tu non voglia essere quello che affronterà l'ira di
entrambi i nostri padri; dammi almeno abbastanza tempo per allontanarmi da
loro, piccolo troll egoista che non sei altro."
Draco rimase in un orribile silenzio e i grossi pezzi di cementi iniziarono
tutti a sistemarsi al loro posto nella testa di Ginny, e ognuno di loro le
portava un tremendo senso di paura e nausea. Poteva ancora negare tutto a se
stessa a quel punto ma Ginny non si permise di provare il conforto
dell'ignoranza, e saltò immediatamente al dolore più lacerante. Si era lasciata
probabilmente sfuggire un grido o qualche altro suono strozzato (e stavo
cercando di non fare rumore!) perchè Ezra e Draco si girarono entrambi verso
di lei. Ginny notò che Ezra aveva un'espressione estremamente colpevole.
Draco invece sembrava solo triste; quel tipo di quiete tristezza che uccideva
un uomo in lunghi e agonizzanti momenti, anni prima che il corpo stesso
iniziasse a morire. Il suo viso rifletteva semplicemente lo stesso cuore
spezzato che Ginny sentiva si stava spaccando ancora nel suo petto.
Ancora coperta di budino e disperazione, Ginny fece l'unica cosa che le
riuscì:
Corse via.
~
Non era mai stata una sportiva, mai stata il ragazzaccio che sua madre si
aspettava sarebbe diventata, crescendo in una famiglia di soli maschi. I giochi
disordinati e burrascosi dei suoi fratelli, anche se le erano parsi bellissimi
da bambina, non l'avevano più interessata tanto una volta appresa la gioia che
davano dei trucchi e dei bei vestiti. Quando era arrivata la sua lettera da
Hogwarts, Ginny era ormai una bambina in tutti i sensi.
Erano passati anni da quando aveva corso l'ultima volta in questo modo, ma
corse eccome, come se il diavolo stesso la stesse seguendo (e non lo era
forse?). I suoi polmoni già cominciavano a bruciarle e ora le si stava
appannando anche la vista. Da qualche parte nella sua testa, sentì Draco gridare
il suo nome; riconobbe appena il rumore lontano dei passi che non erano suoi.
Una cosa di cui era certa era questa: non poteva permettergli di prenderla.
Se la raggiungeva, avrebbe cercato di spiegare, e non c'era niente da
spiegare. Tutte le stupide idee che si era fatta crollavano ad ogni passo che
faceva. Qualche minuto prima, la sua preoccupazione più grande riguardo la sua
nuova relazione era l'idea di come i suoi genitori avrebbero preso la notizia.
Arthur Weasley avrebbe sicuramente cominciato a urlare. Senza dubbio. Molly
l'avrebbe zittito e messo un braccio intorno a Ginny, e molto materna, le
avrebbe chiesto, 'sei sicura, cara?' e 'è abbastanza bravo per te'?, domanda
alla quale suo padre avrebbe risposto con un 'Diavolo, no che non lo è! E' un
Malfoy, no?' e Ginny avrebbe pianto, dicendo, 'Papà, lui non è come gli altri!'
anche se dentro di sè avrebbe saputo che era molto ma molto simile a
tutti gli altri, con una sola grande differenza: lui l'amava. Lui l'amava per
davvero, anche se non gliel'aveva mai detto, nemmeno nel modo più vago
possibile. Ma le aveva mostrato lo stesso che l'amava, e non era più importante
questo? Non era quel tipo di amore che potevi sentirti nelle ossa? Quell'amore
che poteva conquistare tutto e tutti?
"Sono così stupida," disse ad alta voce quando finalmente si fermò. Aveva
corso per tutta la strada ed era arrivata fino al lago, e ora era piegata in due
vicino all'acqua, e respirava a fatica.
"Non sei stupida," disse Draco, anche lui col respiro corto, avvicinandosi a
lei. "Anche se mi hai fatto quasi venire un attacco cardiaco. Dio, ragazza, ti
sei fatta un incantesimo di velocità per correre così?"
"Stupefacente quanto si riesca a correre veloce con un cuore spezzato, vero?"
rispose lei, con voce un po' isterica.
"Non farlo," fece lui duro. "Non dire che hai il cuore spezzato, non può
essere spezzato, non lo permetto."
"Beh, lo è!" sbottò lei, girandosi di scatto per guardarlo in faccia. "E'
spezzato in mille pezzi piccolissimi e non ti perdonerò mai per questo!" Fece
grossi movimenti con le braccia. "Draco, tu sei fidanzato!"
"Non è colpa mia dannazione!" urlò lui. "Te l'avevo detto che non
potevo farti promesse. Te l'ho detto sin dall'inizio! Ho persino cercato di
mandarti via-"
"Beh, non ci hai provato abbastanza!" singhiozzò. "Avresti dovuto sbattermi
fuori dalla porta! Avresti dovuto spingermi via quando ti baciavo, avresti
dovuto-"
"Cosa?" ribattè lui. "Spezzarti il cuore prima? Rifiutarti, farti pensare che
non ti volevo?"
"Sì," rispose lei con rabbia. "Sarebbe stato meglio così. Sarebbe stato
meglio se l'avessi fatto allora, prima ... prima che ..."
"Prima che, cosa?" sbottò anche lui. "Prima che mi amassi?"
"No, idiota, prima che sapessi che mi amavi anche tu!" Lo colpì con forza al
petto una volta, con la mano aperta. "L'avrei sopportato, sapere che non saremmo
mai potuti stare insieme, dato che non mi amavi. Ma invece hai dovuto baciarmi e
stringermi e dirmi che eri d'accordo quando dicevi che non potevo amarti ..."
Delle lacrime le solcavano il volto e dovette dargli la schiena. "Perchè eri
d'accordo con me?"
"Mi dispiace," bisbigliò, avvicinandosi ancora da dietro. Il suo braccio le
cinse la vita e portò la sua schiena contro il suo petto, al quale lui la
strinse forte. Premette il viso contro l'incavo del suo collo, e lei sentì la
guancia di lui, bagnata. "Io non - io non capivo niente di quello che
provavo."
"Che vuoi dire?" chiese, incapace di fare altro.
"Sono così disperatamente, terribilmente e irrevocabilmente innamorato di
te," le confessò a bassa voce. "Non ho mai amato ... niente in questo
modo e mi spaventa, mi spaventa da morire. Non so come comportarmi o come
reagire o ... o come scappare via da questo. Non penso di essere fatto per
respingerti mocciosa."
"Ma tu sposerai un'altra ragazza," bofonchiò lei miserabilmente. Era la prima
volta che lo diceva ad alta voce. Non sembrava rendesse l'idea più sopportabile.
Draco, sposato ad un'altra ragazza. Non una ragazza qualunque, poi; Ezra.
La prima amica che Ginny si fosse mai fatta da sola; la prima amica che non si
limitava a tollerarla a puro beneficio di Ron.
"Devo," rispose Draco piano. "I nostri padri si aspettano-"
"I vostri stupidi padri non si rendono conto che non siamo più nel
Medioevo?!" urlò Ginny, spostando la mano per stringere l'avambraccio che le
teneva la vita.
"No," rispose lui serio.
Rimasero fermi per un momento. Ginny fissava l'acqua, aspettando di smettere
di piangere. Cercare di smettere la fece solo singhiozzare più forte, fino a che
cominciò a singhiozzare. Draco le accarezzò il ventro piano; il tocco gli era
venuto così istintivo che le portò lacrime nuove agli occhi.
"E' così allora," disse piano, non rendendosi conto di aver parlato ad alta
voce fino a che non sentì il corpo di lui irrigidirsi dietro di lei. "E'
finita," disse, un po' più forte.
"Non deve," bisbigliò lui contro il suo orecchio, e Ginny si girò a
guardarlo.
"Draco," disse, quasi gentile, "so che non ti piace mollare, ma anche tu sei
costretto ad ammettere che queste situazione non ha alternative."
"Non voglio perderti, Gin," disse lui, e la sua voce era quanto di più
sincero gli avesse mai sentito uscire dalle labbra. "Non voglio allontanarmi da
te senza aver lottato."
"Contro chi stai lottando?" chiese piano. "Contro tuo padre? Contro te
stesso?"
"Forse entrambi," disse, non senza forzarsi. "Scappa via assieme a me."
Gli occhi quasi le saltarono fuori dalle orbite. "Cosa?"
"Mi hai sentito," disse lui. "L'unico modo in cui io e te possiamo stare
insieme è andare in un luogo in cui mio padre non potrà trovarci mai."
"Lasciarsi indietro tutto," disse lei, incredula. "La mia famiglia ..."
"Ti capisco se non vuoi farlo. Significherebbe lasciarsi tutto dietro,
vorrebbe dire avremmo solo noi a sorreggerci l'un l'altro-"
"Va bene," disse Ginny, e fu sorpresa dalla sua risposta quanto lui.
"Devi esserne sicura," la avvertì lui. "Ricordati, io non ho niente da
perdere, niente da rimpiangere. Tu sei tutto ciò che c'è stato di buono nella
mia vita; e io sono probabilmente la cosa peggiore della tua."
"Non lo sei," disse lei onestamente. "Sei ... Draco, tu sei quello che vedo
quando immagino il mio futuro. Mi vedo con te, sogno te, io ... io non so cosa
sia successo, è stato tutto così veloce, e non so esattamente quando o persino
come ... ma non riesco più ad immaginare la mia vita senza di te."
Lui la guardò per un attimo, ed era lo stesso sguardo che le aveva rivolto la
volta precedente, quando gli aveva confessato il suo amore: circospetto,
attento, e disperatamente desideroso di crederci.
"Allora incontrami qui stanotte," disse alla fine. "Fa i tuoi addii a chi
devi. Ma incontrami qui e ce ne andremo prima dell'alba."
Portandosela vicino, la baciò disperatamente, avvicinandola a lui come se
volesse inglobarla dentro di sè. E tutto quello che riusciva a fare lei era
mormorare fra le lacrime, contro le sue labbra, la parola 'Sì'.
~
NdT: Recensite numerosi, mi raccomando!^^ |
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Capitolo 15 *** 10: Quella cosa nella foresta ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 10 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
Capitolo 10: Quella cosa nella foresta
"Sapeva ciò che era e ciò che sarebbe stato e ciò che era stato." --
Omero, L'Iliade
~
Cosa metti in valigia quando sai che non tornerai mai indietro?
Negli ultimi dieci minuti, è l'unico pensiero che ho avuto in testa. Prendo
tutti i maglioni che Mamma mi ha fatto, con le grandi G in petto, o ne prendo
solo uno? Il più nuovo, perchè durerà di più, o il più vecchio, perchè oramai mi
calza a pennello? Dico a Ron che me ne sto andando, o me ne vado e basta, perchè
sicuramente cercherà di fermarmi? Voglio che qualcuno mi fermi?
Sono pronta a non vedere mai più i miei genitori? A mia madre che non mi
stringerà mai più, o a Papà che dice sempre la cosa giusta al momento giusto? E
i gemelli? Nessuno mi ha mai fatto ridere come Fred e George. E se mi dimentico
di come si fa a ridere tutti insieme senza di loro, loro che fanno scherzi a
tutti, raccontano barzellette, e fanno della loro vita un totale casino?
Non vedo Bill da una vita. E non lo vedrò mai più, ora. Percy, quello stupido
e meraviglioso fratello che non è altro, passerà anni a usare le sue conoscenze
nel Ministero per trovarmi.
Charlie mi aveva promesso di lasciarmi andare a fargli visita l'estate dopo
il diploma; mi aveva detto che mi avrebbe dato una rapida lezioncina su come
prendermi cura di un drago. Mi aveva spiegato che, se ero davvero fortunata,
avrei persino potuto toccarne uno. Riesco ancora a ricordare Harry che si
batteva col drago durante il terzo anno, quanto era coraggioso, quanto avevo
paura che si facesse male.
C'era un pericolo all'orizzonte, qualcosa di grosso, secondo Hermione. Come
posso abbandonarli adesso? Sono stati miei amici, dei veri amici, reali,
qualunque fosse la ragione per cui avevano iniziato a passare tempo insieme.
Come posso?
~
"Scusa," disse Ezra piano. "Sei occupata."
Ginny posò il diario e la penna con la quale stava rapidamente scrivendo.
"Non c'è problema," rispose tranquilla. "Ho finito. E in fondo non stavo andando
a parare da nessuna parte."
"Mi dispiace così tanto," bisbigliò Ezra. "Non lo sapevo .... lo giuro.
Non sapevo che fossi innamorata di lui."
"Lo so," dichiarò Ginny onestamente.
"Non avrei mai voluto farti del male," continuò Ezra. "Sei stata la prima
amica che mi sono fatta qui."
"Tu era la mia prima amica, punto," commentò Ginny triste.
"Gin," mormorò Ezra.
"Scappiamo insieme," annunciò Ginny all'improvviso. Quelle parole sembravano
strane mentre uscivano dalla sua bocca. "Andiamo via oggi," aggiunse, rendendo
il tutto più reale.
Ezra si mise a boccheggiare, sorpresa. "Fa tanto Romeo e Giulietta," disse
alla fine.
"Chi?" chiese Ginny.
"Lascia perdere," Ezra sbattè una mano in aria. "Non ha importanza. Spero
solo che non finiate come loro."
"Non sembri dispiaciuta," disse Ginny, con un tono di cautela.
"Dispiaciuta?" chiese Ezra, confusa. "Gin, se siete seri su questa cosa, io
sono al settimo cielo. Sopra l'arcobaleno persino. Sono fottutamente libera."
"Felice che la cosa ti porti bene," commentò Ginny secca.
"O così, o mio padre mi trova qualcun altro ancora più repellente del Troll
da sposare," dichiarò Ezra, più a se stessa che altro.
"Non è repellente," ribatté Ginny accaldata. "E non è affatto un troll!"
"Cavolo, sei proprio cotta, vero?" notò Ezra
"Sto lasciando tutto per lui," disse Ginny, semplicemente. "Solo per stare
con lui."
"Buona fortuna," fece Ezra, piano. "Dico sul serio. Se siete stupidi
abbastanza da pensare che possa funzionare, avrete bisogna di molta fortuna."
"Grazie," bisbigliò Ginny. "Penso."
"Solo, stai attenta, eh?" chiese Ezra.
Annuendo, Ginny si alzò e abbracciò forte la sua amica. Avrebbe potuto
essere, dopotutto, l'ultima volta che si sarebbero viste.
"Sii felice, Ezra," la pregò Ginny.
"Non preoccuparti per me," disse Ezra, sfoderando un sorriso sicuro. "E non
preoccuparti tanto nemmeno per te. O scappi con lui o non lo fai. In ogni caso,
alla fine vedrai che tutto si risolverà, vedrai."
"Già," disse Ginny, cercando di convincere se stessa.
"Allora," iniziò Ezra, guardandosi intorno, "cosa porti via?"
Ginny emise un brontolio.
~
L'aria della notte era amaramente fredda mentre Ginny si faceva strada
attraverso una delle massicce porte del castello. Sulle spalle, portava ogni suo
avere, stipato per bene nella sua Valigetta per libri espandibile, un
regalo di Fred e George. Era tremendamente pesante, ma almeno ora aveva con sè
tutti i maglioni che sua madre le aveva mai fatto, persino quelli che non le
stavano più.
Lamentandosi a bassa voce per il troppo peso, Ginny tirò fuori la bacchetta,
e mormorò "Wingardium Leviosa Infinite," e fece un sospiro di sollievo
quando la sacca si sollevò di alcuni centimetri sulla sua schiena.
Seguendo il sentiero ormai familiare verso il lago, Ginny abbassò la testa
per evitare il freddo pungente, e strofinò fra loro le mani, desiderando di non
aver messo via prima i guanti. Si guardò i piedi, mentre ogni passo la portava
più lontano da tutto quello che aveva conosciuto. Ogni passò la portava anche
più vicina a Draco e a ogni esperienza eccitante su cui aveva mai osato
fantasticare.
Era tremendamente romantico, concluse alla fine, scappare via con un ragazzo
pericoloso che la sua famiglia non avrebbe mai accettato, per vivere solo l'uno
insieme all'altro. Era quel tipo di storia che solo i libri narravano. Forse un
giorno avrebbe scritto un memoriale, La Mia Vita con un Malfoy o Come Suo
Padre Ha Cercato Di Uccidermi ..
Forse non avrebbe più pensato ai libri.
Dopo qualche minuto di camminata, capì che ormai doveva essere vicino al
lago. Alzando la testa, si sorprese nel sentire che il vento si era placato.
Guardandosi intorno, vide perchè - era ai margini della Foresta Proibita, e gli
alberi la stavano riparando.
Strano, pensò, girandosi e camminando verso la luce del castello,
ormai appena visibile sopra la linea degli alberi.
Non si era discostata dal sentiero verso il lago, e quel cammino non andava
per niente vicino alla Foresta Proibita. Almeno, non lo aveva mai creduto.
Un ramo si ruppe vicino a lei, e sentì l'urlo di un animale. Ginny si voltò
rapida all'indietro, ma non vide niente. Girandosi ancora, scoprì di trovarsi
ancora più dentro la foresta. Si girò su se stessa per qualche secondo,
cercando disperatamente le luci del castello, ma non c'era altro che oscurità.
Tirando fuori la bacchetta, Ginny mormorò "Lumos" ma non successe
niente. Sbattendo la punta della bacchetta contro il palmo un paio di volte,
Ginny provò di nuovo. Ancora niente. Se un semplice incantesimo come Lumos
non funziona, pensò, dubito che quella magia per riportarmi a casa, a cui
stavo lavorando, avrà qualche effetto.
E tuttavia, decise di tentare. Fece flettere il polso, ma quando stava per
pronunciare la formula --
--scoprì che la sua mano era vuota, e la bacchetta sparita
Ginny rimase a fissare la propria mano vuota per qualche istante, poi aprì la
bocca e cominciò a gridare aiuto. Qualcuno doveva sentirla, di sicuro, Hagrid,
che viveva vicino alla foresta, o persino Gazza, che gironzolava sempre con
quell'orribile gatto ...
Ci fu un altro suono, seguito da quello che a Ginny parve come un grugnito.
Decise che gridare (e quindi avvertire chiunque all'ascolto della sua presenza)
poteva non essere la migliore delle ideee, dopo tutto, quindi prese a correre,
pensando che, prima o poi, doveva uscire da un qualche parte della foresta.
I rami degli alberi si avvicinarono e si impigliarono addosso a lei, mentre
correva, lasciando brutte cicatrici sulle sue mani, ai lati delle guance. Dopo
qualche attimo, le sembrava di correre da una vita, e dovette fermarsi,
respirando affannosamente. Decise che, se mai fosse uscita dalla foresta,
avrebbe cominciato a condurre una vita più attiva, così da riuscire a correre
per più di cinque minuti, senza sentirsi come se stesse per morire.s
Proprio mentre si stava ricomponendo, una mano le toccò la spalla, e lei
lanciò un urlo, girandosi velocemente -
- solo per trovare Draco davanti a lei.
Lasciandosi sfuggire un singhiozzo per il sollievo, Ginny gli buttò le
braccia al collo. Le braccia di lui si strinsero attorno alla sua schiena e
prese a mormorarle piano nell'orecchi.
"Oh, Dio, avevo così paura," piagnucolò lei. "Non so cosa sia successo, ma
dobbiamo uscire di qui, c'è qualcosa di strano, Hermione prima mi ha detto che
stava per succedere qualcosa, ma io non-"
Draco si allontanò da lei, togliendole di forza le braccia dal suo collo.
C'era appena abbastanza luce grazie alla luna piena sopra di loro, perchè
riuscisse a scorgere i suoi tratti, e si fece sfuggire un grido strozzato. La
bocca di lui era piegato in una risata malvagia, di quelle che non gli aveva
visto fare da quando era un bambino e aveva negli occhi quella luce d'odio,
crudele.
"Piantala di frignare," le ordinò duro. "Le tue urla mi faranno diventare
sordo."
"Scusami," bisbigliò. "E' solo che ho paura-"
"Sì, hai sempre paura di qualcosa tu, vero?" continuò imperterrito.
"Non capisco che vuoi dire," disse lei, trattenendo un singhiozzo.
"Ma certo che no," gridò lui, quasi ridendo. "Sei un tale ingenua, stupida
ragazzina. Sai che non ne vali la pena, vero, Ginny? Non vale la pena lasciare
tutto per te, non vali niente."
"Come puoi dirmi questo?" gridò lei. "Tu ... tu sei quello che voleva
scappare via-"
"Ma perchè non la pianti?" disse lui, freddo. "Tu non esisti per me. Non sei
niente per me, sei invisibile. Capito?"
"Stai mentendo!" gridò, andandolo a picchiare sul petto. "Perchè menti? Non
puoi dire sul serio, tu mi ami, so che mi ami!"
Sei sicura? le bisbigliò una vocina in fondo al cervello. Ti ha mai
amata, o non sei stata altro che una distrazione?
"Questo non è reale," mormorò, e quando cercò di nuovo di colpirlo, il suo
pugno non incontrò altro che l'aria. Sgranando gli occhi, si allontanò di un
passo da dove stava prima, chiedendosi se stesse impazzendo.
Ancora una volta, prese a correre, più forte che poteva. Quello non era Draco,
ora ne era certa. Qualcosa stava andando storto, e non era reale, per cui tutto
quello che doveva fare era mantenere la calma, ricordarsi che niente era vero, e
che ne sarebbe uscita presto ...
Ecco! Davanti a lei, c'era una debole luce, un fuoco forse. Ad Hagrid ogni
tanto piace bruciare vecchie foglie. Ginny vi corse incontro.
Ma non era affatto Hagrid. Era un piccolo accampamento, e c'erano delle
persone attorno al fuoco. Non persone qualunque, però; Ginny li riconobbe.
Erano la sua famiglia.
I loro abiti erano più rovinati del solito, e sembrava stessero cucinando
qualcosa sul fuoco; qualcosa che somigliava tremendamente a un serpente. Stavano
parlando, e Ginny cercò di dire qualcosa, ma i suoi tentativi di farsi notare
non furono presi in considerazione.
"Sono andata a visitare Fred e George ieri," stava dicendo la signora Weasley.
"Come stanno?" chiese Ron, e la sua voce nascondeva una nota di speranza.
"Cercano di tirarsi su," disse la signora Weasley, ma sembrava stanca e più
vecchia di quanto Ginny la ricordasse.
"Andrà tutto bene, Mamma," disse Charlie, mettendo un braccio attorno alle
spalle della madre.
"Già," fu d'accordo Bill. "Li conosci, troveranno un modo per tirarsene
fuori."
"Non sono ad un campo estivo,sai," esplose Ron. "Sono in quella maledetta
prigione di Azkaban! Li hanno trovati con dei Mangiamorte, Bill! La gente
che fa affari con i Mangiamorte non esce da quella maledetta Azkaban!"
"I miei ragazzi non sono Mangiamorte!" singhiozzò la signora Weasley.
"Ma certo che no, Mamma," la consolò Charlie, guardando male Ron. "Stavano
solo ... facendo affari con la parte sbagliata, tutto qui. Cercavano di
guadagnare qualche soldo mezzo-onesto, come potevano."
"Papà?" disse Ginny ad alta voce. Non si aspettava che la sentissero, ma
aveva appena notato che suo padre non sedeva accanto al fuoco, come tutti gli
altri.
"Andrà tutto bene," disse Ron alla fine, e sembrava si fosse calmato. "Mi
sono trovato un altro lavoro, qualcosa da fare nei fine settimana. Ce la
caveremo."
"I gemelli ad Azkaban, Ginny dio solo sa dove ... non riesco a credere di
dire proprio questo," commentò la signora Weasley, "ma sono quasi felice che
vostro padre non sia vissuto per vederlo."
Emettendo un gridolino di orrore, Ginny iniziò ad allontanarsi dalla scena
davanti a lei, col cuore che le faceva male nel petto. L'Ordine, pensò assente.
Non era stato un capriccio del momento, volersi unire a loro. Aveva voluto fare
qualcosa con la sua vita, aiutare la sua famiglia. Che le era preso? Era questo
il futuro, il futuro della sua famiglia, dopo che era scappata? E lei e Draco? A
un certo punto magari lui si sarebbe stufato di lei, e l'avrebbe lasciata con
niente dopo che lei gli aveva dato tutto?
Prendendo a girare su se stesso, si portò le braccia intorno al ventre,
cercando di calmare il senso di nausea che le stava crescendo dentro.
Colse qualcosa con la coda dell'occhio e si mosse verso di essa, quasi nel
panico ora. Era un altro fuoco, ma questa volta brillava lucente in quella che
sembrava essere una stanza d'hotel. Le tende erano aperte, la luce del sole
filtrava libera e potente nella stanza, e illuminava due figure su un letto,
intrecciate fra le coperte e fra loro stesse. Avvicinandosi, Ginny vide che la
donna era lei, e l'uomo era Draco. Sembravano più adulti, ma, cosa più
importante, sembravano felici.
Ginny guardò l'espressione sul suo viso, chiedendosi se quell'espressione
serena e pacifica era quella che Draco vedeva. Il suo sguardo si spostò su Draco.
e si rese conto che era uguale a come le era apparso in sogno tempo fa. Era
questo allora, quello per cui aveva abbandonato la sua famiglia.
Sgranò gli occhi, e la scena sparì, rimpiazzata da un'esplosione. Ginny prese
nota del suono in modo assente e poi di ogni dettaglio. Sembrava essere generata
da una magia, lo sentiva, sentiva la magia galleggiare nell'aria. Alzando gli
occhi al cielo, non si trovava più nella foresta, ma nel mezzo del nulla, di una
vasta landa totalmente vuota, il terreno consumato, il cielo grigio, e alcun
segno di vita in vista per miglia.
Un altro salto nel tempo, e stava davanti a una tomba, e l'iscrizione diceva
'Malfoy'. In lontananza, vide Draco, come se fosse lì, ma non davvero presente.
Guardando più vicino l'iscrizione, vide che c'era scritto Ezra Malfoy e si mise
una mano sulla bocca. Poi anche quella si dissolse e apparve un funerale con
centinaia di persone presenti. Ginny scorse Harry ed Hermione nella folla, che
si tenevano per mano, mentre cercavano di non piangere. Ron era con loro, e
c'era anche Snape, con uno sguardo vacuo in viso, e oh, dio, sapeva chi era
morto questa volta ...
Poi, prima che potesse pensarci ancora, si trovava di nuovo nella foresta, e
in lontananza, c'era Albus Silente.
"Professore," fece Ginny, con voce strozzata.
"E' davvero molto da sopportare," disse Silente, gentile. "La signorina
Granger è l'unica che vi si è adattata facilmente. In verità, sembrava
dispiaciuta di non avere con sè una piuma per prendere appunti."
"Appunti," ripetè Ginny, assente.
"Dopo tutto," continuò Silente, "uno scorcio della tua vita - uno scorcio del
tuo cuore, delle tue speranze, e delle tue paure - è un'incredibile prospettiva,
e una di cui sarebbe utile mantenere il ricordo."
"Quello era il mio futuro?" si chiese Ginny.
"Forse," rispose Silente. "O forse è quello che temi e quello che speri.
Forse le due cose non si escludono a vicenda."
"Perchè?" chiese Ginny, sentendosi mancare il fiato.
"Per prepararti," rispose gentile Silente. "Il tuo ultimo anno qui ad
Hogwarts sarà quello in cui prenderai le decisioni più importanti della tua
vita."
Forse anche prima, pensò Ginny.
"C'è una ragione per cui la Foresta Proibita porta questo nome," spiegò
Silente. "Non è per le creature che ci vivono dentro, benchè siano fra le più
feroci. E' la stessa natura della foresta che si merita il titolo. La foresta
conosce l'anima di ogni corpo che entra dentro di lei e, al momento giusto,
riflette questa conoscenza all'anima stessa. Il messaggio può sembrare criptico
da leggere, ma lo comprenderai un giorno."
"Penso di averlo già capito, Professore," dichiarò Ginny, piano.
Silente sorrise, e a Ginny ricordò il volto di un nonno; non del suo nonno,
ma del nonno di chiunque, gentile, premuroso, sempre con quell'odore debole di
tabacco.
"Di solito," disse Silente dopo qualche attimo, "La Professore McGranitt
incontra gli studenti di Grifondoro dopo le loro visioni, il Professor Piton
quelli di Serpeverde, e così per ciascuna casa." Avvicinandosi, appoggiò una
mano sulla spalla di Ginny. "Ma ho ragione di credere che tu, mia cara, avresti
avuto visioni di grande importanza, non solo per te, com'è per tutti, ma per il
mondo intero. E siamo alla vigilia di un momento molto importante."
"Ho visto--" iniziò Ginny.
"Oh, mia cara ragazza, non voglio che tu me lo dica," le fece sapere Silente
con una risatina. "No, no, non voglio sapere il futuro. Se lo volessi, ci
sarebbero modi più facili per me."
"Ma non sa nemmeno quello che ho visto," ribatté Ginny, con le lacrime agli
occhi, "non sa quello che ne farò!" Deve dirmi cosa devo fare! pensò
disperata.
"Ah, sì, ma c'è una cosa che conosco." le puntò un dito sul petto. "Il tuo
cuore." I suoi occhi brillarono e le sorrise pacato. "Volevo essere qui solo per
assicurarti che ... vedrai, tutto si risolverà alla fine." La foresta fece
qualcosa di strano a quel punto, si trasformò in Kyle, che le disse le stesse
cose, poi in Hermione, in Ezra e infine in Draco.
Tutto si risolverà alla fine.
"Davvero?" mormorò, chiedendosi ancora la stessa domanda. Gli occhi di
Silente brillarono ancora.
"Deve, no?" commentò, senza dire altro.
Dopo di che, Silente sparì, la foresta si dissolse e Ginny si ritrovò dove
tutto era iniziato, sul sentiero verso il lago, sulla strada per incontrare
Draco. Parte di lei voleva far finta che fosse tutto un sogno, o un
allucinazione, ma non poteva. Non sarebbe stato corretto ignorare il regalo che
le era stato fatto quella notte, non importava quanto lo desiderasse. La sua
visione non era stata completamente coerente, ma l'istinto le diceva che era
chiaro come il vetro.
Col cuore più pensate della sua stessa sacca (prima dell'incantesimo) Ginny
prese a camminare verso Draco.
~
Quando finalmente lo raggiunse, era in piedi, e le rivolgeva le spalle;
fissava l'acqua. Il tempo era qualcosa che non avevano, ma Ginny pensò che
poteva permettersi questi pochi secondi, per guardarlo.
La luce della luna gli passava tra i capelli e vide che aveva ancora una
volta dimenticato di pettinarli. Non dimenticava mai di pettinarli, e il suo
stomaco saltò su se stesso. Solo l'amore poteva far dimenticare a un ragazzo
vanitoso come Draco di passare la mezz'ora richiesta davanti allo specchio.
Camminando verso di lui, tirò giù la sacca, e il rumore sordo che fece
cadendo a terra lo fece voltare verso di lei. La fissò per un attimo, con
un'espressione illeggibile sul viso. Infine, si mosse, andando sotto la luce
abbastanza da nascondere il proprio viso nell'ombra, ma dandogli ampia
opportunità di studiare quello di lei.
"Allora, è finita," disse piano, ma il movimento privo di umorismo sulle sue
labbra le fece capire che era cosciente di ripetere le parole che il suo cuore
spezzato aveva pronunciato a lui stesso, quel giorno.
"Mi dispiace," bisbigliò lei, e gli occhi le si riempirono di lacrime, "Io
non posso ... non posso proprio farlo. Mi dispiace così tanto, così tanto-"
"No," disse lui, e la sua voce era dolce e dura allo stesso tempo. Si
avvicinò a lei e la strinse a sè, forte. "Non devi dispiacerti per aver deciso
che non vuoi buttare la tua vita."
"Ma mi dispiace," singhiozzò lei, stringendogli la schiena. "Volevo essere
impulsiva e seguire il mio cuore e farmi carico di tutti i rischi, ma ... Draco,
ho solo sedici anni; sono troppo giovane per prendere una decisione del genere.
E tu! Come faccio a sapere che mi vorrai ancora fra cinque, dieci anni da
adesso?"
"Lo so e basta," mormorò sotto voce, allontanandosi da lei. "Ma ti capisco
anche."
"Non è solo questo," ammise lei, facendo volare le braccia in aria per il
nervosismo. "Ho una grossa famiglia che sarebbe completamente devastata se
sparissi così, specialmente ..."
"Specialmente se venissero a sapere che te ne sei andata con me," commentò
lui triste.
"Questa non è una favola," disse dopo un attimo, cercando di convincere se
stessa quanto lui. "Non siamo Romeo e Giulietta," aggiunse, non avendo idea di
cosa volesse dire, ma ricordandosi il paragone di Ezra.
"Grazie al cielo no," disse lui, facendole alzare lo sguardo per la sorpresa.
"Non ci tengo a morire giovane." La guardò con grande affetto. "E sicuramente
non ci tengo a vedere te morire giovane, che è esattamente quello che
succederebbe se mio padre ci trovasse."
"Come sai di Romeo e Giulietta?" chiese lei.
Le sembrò imbarazzato. Imbarazzato quanto poteva esserlo Draco Malfoy, ma
tant'è. "Ezra - si portava sempre dietro libri babbani quando eravamo bambini.
Lo fa ancora, in vacanza. Ama Shakespeare, Douglas Adams e Judith McNaught. Mi
costringe a leggere dandomi dello stupido, inutile ignorante fino a che non mi
arrendo, solo per farla stare zitta."
Le parole erano pronunciate di malavoglia, ma mentre Ginny guardava il suo
viso, e ascoltava la sua voce, comprese che le stava fornendo il primo pezzo di
un bel ricordo d'infanzia. E pensare che gli piaceva leggere libri babbani, con
una ragazza che aveva imparato ad odiare per i ruoli in cui erano stati
costretti..
"Sembra che in fondo ti divertissi," aggiunse Ginny, cauta.
"Sciocchezze," dichiarò Draco senza pensarci. "Non riesco ancora a credere
che perda così tanto tempo a leggere quella spazzatura babbana. Diavolo, non
riesco a credere che abbia costretto me a perdere così tanto tempo per
leggerla."
Si chiese se Draco avesse avuto un'infanzia così terribile che l'idea di
avere un ricordo piacevole gli fosse incomprensibile, e fosse quindi incapace di
riconoscerlo per quello che era. O così o ormai stava negando tante cose a se
stesso, così sicuro di odiare Ezra e che lei lo odiasse, così convinti che
avrebbero avuto insieme quella vita tremenda, solo per far dispetto ai loro
padri, se non altro ...
"Io non riesco a nascondermi," disse dopo un attimo, cercando ancora di non
piangere. "E sono un caso perso quando si tratta di mescolarmi tra la folla. Non
saremmo durati un anno. Perciò, davvero, alla fine è la cosa migliore, no?"
"Giusto," annuì, spento. "Saremmo stati infelici."
"Senza soldi, senza lavori legali," continuò Ginny. "Come saremmo
sopravvissuti?"
"Ho accesso alla cassaforte di famiglia," disse Draco. "Avrei fatto un
incantesimo anti-rintracciamento a tutto il denaro, poi l'avrei rubato. Pensavo
saremmo potuti andare a Parigi, o forse anche in uno di quei luoghi tropicali,
comprare una casa, forse persino ... " rise un poco. "Forse persino vivere fra i
babbani. Era l'ultimo posto dove mio padre avrebbe pensato di cercarmi."
"Ci avevi pensato parecchio," notò Ginnny.
"Non solo di recente, perciò non sentirti troppo dispiaciuta perchè non vuoi
andare," disse. "Io ... io ho pensato a fuggire prima. Solo ... " La guardò
intensamente. "Mi è sempre mancato l'incentivo adatto."
"Io voglio venire con te," scoppiò. "Tutte quelle cose, sul fatto che siamo
troppo giovani, sono tutte pure scemenze. So quel che voglio. Posso essere
confusa su altre cose, ma so che voglio te. E' solo che ... sono appena tornata
da ... è stata una cosa stranissima-"
"Sei stata nella Foresta Proibita," dissee lui, e dal suo viso vide che
sembrava capire molte cose. "Giusto, è la fine del tuo sesto anno."
"Naturalmente," commentò Ginny, piano. "ci sarai passato anche tu." Aggrottò
la fronte. "Perchè non ne ho mai sentito parlare? Ron aveva accennato a qualcosa
una volta, ma Hermione l'aveva zittito subito."
"Non vogliono che ne parliamo," spiegò Draco. "Qualcuno non vuole
parlarne," disse secco. "Io so solo che tutto quello che volevo era dimenticare
quello che avevo visto."
"Cosa hai visto?" chiese lei, curiosa.
"Mi ha fatto fare un bel giro, ti dico questo," bofonchiò. "Mi ha fatto
riflettere su tante cose nella mia vita. Mi ha fatto persino cominciare a
pensare a come sarebbe sparire da questa vita per sempre, e cominciare da qualche
parte, daccapo. Silente aveva detto-"
"C'era il Professor Silente?" lo interruppe Ginny. "Non era Piton?"
"No," disse Draco, confuso. "Avrebbe dovuto essere Piton?"
"No," rispose Ginny in fretta. "Ho solo pensato - sai, dato che Piton è il
capo della casa Serperverde - va avanti," dichiarò infine, chiudendo la bocca.
Allora Silente era lì per Draco, così come era stato lì per Ginny, ma non aveva
spiegato il perchè a lui. Cosa poteva significare?
"L'estate dello scorso anno è stata ... diversa dalle precedenti," continuò.
"Persino mio Padre l'ha notato. Ha detto che non gli piaceva il poco interesse
che stavo mostrando in certi aspetti del mio futuro. Quando sono tornato ad
Hogwarts, ho scoperto di aver perso interesse in tante cose che per me prima
erano importanti - rendere miserabile la vita di Potter. Prendermi gioco della
sua ragazza, fra le tante."
"La gioia che provi a prendere in giro mio fratello non sembra svanita," notò
lei secca.
"Sì, grazie al cielo quella non invecchia mai," commentò Draco divertito.
Si ritrovò a fissare il suo sorriso prima di ricordarsi che il suo cuore era
spezzato, ed era cattiva educazione ridere quando il cuore di qualcuno era
spezzato. Qualche lacrima le cadde lungo le guance e non protestò quando lui la
prese ancora una volta tra le braccia.
"Non voglio che tutto questo finisca," bisbigliò contro il suo collo.
"Domani è domenica," mormorò lui piano. "E dato che ho imparato
assolutamente tutto quello che sono in grado di apprendere per gli esami della
prossima settimana, non ho niente di meglio da fare che passare il tempo con
te."
"Stupido arrogante," mormorò lei con affetto, stringendolo triste.
"E' un sì?"
"Mi prometti che non pomiceremo e via?"
Ritraendosi, lui alzò un sopracciglio.
Lei fece finta di riflettere su quello che aveva detto. "Scusa, ho detto
'niente pomiciata e via'? Volevo dire, prometti che non faremo altro che
pomiciare. Mi confondo sempre."
"Sei pazza," disse lui serio. "Non riesco a credere che ero sul punto di
scappare con una pazza."
"Sì, l'hai scampata bella, vero?" Aveva gli occhi pieni di lacrime, ma il suo
umore era meno nero di qualche minuto prima. Era stato lui a fare questo per
lei, a portarle via la colpa che si sentiva addosso. Lo stava perdendo, stavano
per separarsi - forse per sempre - ed era piuttosto certa che il suo cuore fosse
spezzato senza possibilità di essere riparato, ma per la prima volta, stava
davvero cominciando a pensare che tutto si sarebbe risolto. Doveva risolversi.
"Zitta e vieni qui," le ordinò, e lei lo baciò, anche se non fu un bel bacio
perchè per tutto il tempo non riusciva a decidere se ridere o piangere.
"A che ora domani?" chiese un attimo dopo.
"Per pranzo?" offrì lui, e aveva la voce di uno a cui già mancava. Le piaceva
questo. "Forse dopo che avremmo mangiato potrai costringermi a imparare qualcosa
di incredibilmente barboso."
"Bei tempi," annuì lei, sorridendo, e allontanandosi da lui. Raccolse la sua
sacca e cominciò ad allontanarsi, perchè se non l'avesse fatto in quel preciso
istante, non l'avrebbe fatto mai.
"Gin," gridò lui, e lei si girò per guardarlo, a qualche metro di distanza.
"Che hai visto nella foresta?"
"Uno scorcio del futuro," rispose lei dopo un attimo di esitazione. "Uno
scorcio del mio cuore - quello che spero, quello che temo, e ciò che è
inevitabile, non importa quanto voglia combatterlo." Un'altra pausa, e si chiese
se poteva chiederglielo o meno. Prima, le ero sembrata che stesse evitando di
dirglielo. Chi non risica, non rosica ... "E tu? Che hai visto, Draco?"
Il suo viso si contorse, e passò da un'inscrutabile espressione all'altra, e
sembrava stesse discutendo con se stesso, per decidere cosa, esattamente,
avrebbe dovuto dire. Infine, fece un sorrisetto divertito e ironico, e dichiarò
riluttante:
"Ho visto te."
~
NdA: Ancora un capitolo, l'undicesimo e poi l'epilogo. Poi ci sono anche dei capitoli di contorno (e tradurrò anche quelli) ma la storia può dirsi conclusa lì.
Quindi recensite^^ |
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Capitolo 16 *** 11: Romeo e Giulietta, vi presento Draco e Ginny ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 11 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP
~
Capitolo 11: Romeo e Giulietta, vi presento Draco e Ginny
"Mi baciò e ora sono un'altra." -- Gabriella Mistral, Lui mi baciò
~
Alla fine non scappo via di casa. Se potessi parlare (ma il fatto che tu non
lo faccia, ripeto, mi rende tremendamente felice) mi diresti probabilmente che
sei felice che resti, perchè davvero, che altro hai da fare tutto il giorno se
non ascoltarmi? Ora che ci penso, dovrei passare meno tempo a penare per me, e
più tempo a dispiacermi per te.
So che ho preso la decisione giusta. Nessuno di noi due era pronto ad essere
l'unica persona nella vita dell'altro. E non è davvero possibile per me
abbandonare la mia famiglia per sempre - non posso fisicamente farlo. Continuo a
vedere questa immagine nella mia testa, dell'orologio della nostra cucina a
casa, che dice che sempre che Ginny è 'Irraggiungibile' o, dio me ne scampi, 'In
Pericolo Mortale'. La mamma diventerebbe matta a guardarlo.
L'unica domanda che rimane ora è, cosa devo fare adesso con la mia vita,
adesso che mi porto dietro un cuore spezzato? Non penso davvero guarirà mai. Ho
rotto un piatto di mamma una volta, e lei ha provato a ripararlo con un 'Reparo'
ma non voleva saperne di tornare a posto.
"Quando si è rotto in troppi pezzi, non serve cercare di sistemarlo," aveva
detto, "perchè non tornerà mai a posto come prima."
Era esattamente come mi sentivo io, come se mi fossi rotta in troppo pezzi, e
qualcuno avesse provato 'Reparo' su di me, e non importa quanto ci abbia
provato, proprio non riesco a tornare insieme come prima.
Mi manca. E' passata solo un'ora da quando l'ho lasciato e lo vedrò domani,
ma mi manca come fosse un dolore antico, che batte contro i pezzi del mio cuore
spezzato.
E ora, oltre tutto, mi sono ridotta a scrivere un sacco di clichè ridicoli
sui sentimenti nelle pagine del mio diario. Come ne
~
"Sta diventando un'abitudine con te," commentò Ginny mentre chiudeva il
diario.
"Scusa," bofonchiò Ezra. "Non mi ero resa conto che qualcun altro era ancora
sveglio. Dovevo incontrare Seamus, e ..."
"Noi membri del club Eterni Sfigati per Destino ci incontriamo sempre tardi
nella sala comune di Grifondoro," notò Ginny tristemente. "Seamus non si unisce
a noi oggi? Direi che ne fa parte almeno quanto me e te."
"Voleva stare da solo per un po'," disse Ezra, e le voce le si incrinò per un
momento.
"Perchè?" chiese Ginny piano.
"Perchè gli ho detto tutto," confessò Ezra. "Ho cercato di rompere con lui
questa mattina, ma continuava a dirmi che non l'avrebbe accettato senza una
buona ragione, diceva che mi amava, e in generale faceva un gran casino. Io gli
ho detto che non poteva amarmi, e che se fosse stato veramente intelligente, si
sarebbe allontanato da me il più possibile." Una lacrime le cadde sulla guancia.
"Ha detto che l'avrebbe fatto se gli avessi detto che non lo amavo. Così ...
l'ho fatto."
"Oh, Ezra," disse Ginny, alzandosi e andando a sedersi accanto ad Ezra, dove
si era accasciata sul divano.
"Non è giusto!" singhiozzò Ezra. "Ho trovato qualcuno da amare, e tutto mi
viene portato via. Avrò una vita terribile, con un matrimonio terribile e non
c'è niente che possa farci. Non è corretto per me, per Seamus, o per te. Non è
corretto nemmeno per quel miserabile piccolo troll che devo sposare!"
"No, non è per niente giusto," fu d'accordo con lei Ginny. "Ma stare a
piangerci sopra non ci aiuterà."
"Ginny," si lasciò sfuggire Ezra, con voce frustrata.
"Scusa," dichiarò Ginny ferma, "ma è ora che tu esca da questa
autocommiserazione in cui ti sei messa per metà della tua vita. Sposare Draco
non è un destino peggiore della morte. Ucciderei per essere te, Ezra,"
disse, disperata.
"Ma io non lo amo," ribatté Ezra, e sembrava sul punto di una crisi di nervi.
"Tu sì, e buon per te, ma io non posso soffrirlo!"
"Sai che non è vero," continuò Ginny, testarda. "non è vero per nessuno di
voi due. Date la colpa delle vostre sventure all'altro, ma non dovreste. Siete
vittime entrambi, e se volete sopravvivere, dovrete farcela insieme. Andrò a
dire a lui la stessa cosa."
"E' facile per te parlare," iniziò a dire Ezra, accaldata.
"No, non lo è davvero," disse Ginny, senza nessuna nota particolare nella
voce. "E' la cosa più difficile che ho mai detto, ma devo, perchè tengo troppo a
voi due per lasciarvi a voi stessi. Sarete solo tu e lui contro tutto e tutti,
perchè se non lo farete, ne sarete distrutti. Ci sono tante cose che stanno per
succedere Ezra, così tanto che io stessa non so ... ma la cosa che so
invece, è che tutti dovremmo schierarci. Dovremmo fidarci l'uno dell'altro, e se
tu e Draco non potrete mai innamorarvi, almeno, potrete essere compagni.
"Tu non capisci," insistette testarda Ezra. "Non puoi immaginare cosa sia
avere la intera vita decisa da un paio di vecchi che sanno solo complottare!"
"Giusto," rispose stizzita Ginny. "Sono certa che io e Seamus non abbiano
idea di cosa significhi." Raccogliendo il suo diario e la piuma, Ginny si alzò e
fece per andarsene.
"Mi dispiace," la chiamò Ezra. "Mi dispiace che tu sia rimasta ferita-"
"Non dispiacerti," disse Ginny senza stoica, senza voltarsi. "Fa solo che ne
valga la pena, Ezra. Fa sì che tutto questo dolore non si trasformi in quello
che i vostri padri vorrebbero. Se non potete farlo per voi stessi, o per l'un
l'altra, o, Dio solo lo sa, per il futuro del mondo, per favore, fatelo
per Seamus e per me e per tutto quello che abbiamo perso."
Poi, Ginny si diresse verso il dormitorio delle ragazze, lasciandosi dietro
Ezra, che rimase a fissarla.
~
Il giorno dopo passò così in fretta, che il tempo sembrava scivolare via
dalle mani di Ginny per quanto cercasse di farlo durare.
La colazione fu tesa come non mai, con Ginny che evitava le domande di Ron
sul motivo per cui appariva così stanca. Quando anche Harry ed Hermione scesero
a far colazione, loro tre si racchiusero nelle loro conversazioni per il resto
della mattinata. Ginny non era mai stata tanto grata in vita sua del fatto che
formassero tale terzetto. L'ultima cosa che voleva era spiegare a persone a cui
non piaceva Draco che era indisponente per l'idea di perderlo.
La mattina si trascinò lenta, ma nel momento in cui arrivò il pomeriggio, nel
momento in cui si diresse verso il lago e lo vide vicino all'acqua, con la testa
chinata quasi come poeticamente sconfitto, il tempo sembrò iniziare a volare.
La salutò con un bacio, e la fece piangere; la prese in giro per il modo in
cui suo fratello gli aveva lanciato occhiatacce durante tutta la colazione, e la
fece piangere. Il modo in cui accarezzò le sue guance con le nocche delle mani
la fece piangere, e quando iniziò a leggere uno dei libri che lei aveva portato,
il suono della sua voce la fece piangere, perché immaginava sarebbe stato il
suono col quale avrebbe fatto addormentare i suoi figli, leggendo loro una
fiaba.
"E poi il nobile mago si tagliò la sua stessa vena, perché aveva capito che
l'amore della sua vita non lo stava nemmeno ascoltando, fine," concluse Draco
secco.
"Scusami," disse Ginny, sgranando gli occhi. Il sole stava tramontando e
l'aria fredda della notte era ormai su di loro. Era stata cullata dal suono
della sua voce.
"Dov'eri?" chiese lui curioso.
"Proprio qui," lo rassicurò. La testa di lui si appoggiò sulle sue ginocchia,
e lei si accomodò meglio contro l'albero. Le sue dita andarono a giocare, pigre,
fra i suoi capelli. "Passavo il tempo a sentirmi dispiaciuta per me stessa."
"Penso solo che ti sia rotta le palle di Un Mago con un nome qualunque."
"Forse," gli concesse con un piccolo sorriso, guardandolo dritto in faccia.
Tirando di lato Un Mago con un nome qualunque, Draco si mise a cercare nella
borsa di lei finchè non ne tirò fuori un libro di mitologia provenienti dai suoi
studi di Babbanologia. Girò le pagine come se stesse cercando qualcosa di
particolare.
"Che cerchi?" chiese lei piano.
"Qualcosa che Ezra ed io non abbiamo già letto insieme," dichiarò lui sicuro.
"Qualcosa che possa essere solo tuo e mio."
"Mi piace come suona." Continuò ad accarezzargli la testa mentre lui cercava,
memorizzando l'espressione sul suo viso, così che potesse sempre ricordarsi di
quanto era bello quando si concentrava totalmente su una cosa.
"Ecco," pronunciò infine, ed iniziò a leggere.
Questa volta, Ginny non riuscì a fare altro che concentrarsi sulla storia,
rapita dalle vicende di Amore e Psiche.
Nel racconto, Cupido, figlio degli Dei, si innamorava di Psiche, e le dava
ogni cosa che il suo cuore desiderasse. Contro il volere di sua madre, sposò
Psiche e tutto quello che le chiese fu di non guardarlo mai in viso. Faceva
l'amore con lei di notte e la lasciava da sola di giorno, in una grande casa,
per tutta la giornata. Le sorelle di Psiche, gelose della fortuna della sorella,
la convinsero che suo marito era un serpente mostruoso e terribile, e che
avrebbe dovuto vederlo, e se così fosse stato, ucciderlo.
Ma Cupido non era un mostro; i suoi boccoli d'oro e la pelle bianca come la
neve erano il perfetto accompagnamento di un paio d'ali d'angelo. Psiche ferì
Cupido terribilmente, sia fisicamente, avendogli per sbaglio rovesciato addosso
l'olio della candela, sia emotivamente, non avendo fiducia in lui.
Cupido lasciò Psiche, e lei fu costretta a vagare per la terra alla ricerca
del suo amato. Finalmente arrivò davanti a Venere, la madre di Cupido, e la
pregò di aiutarla. Venere le fece sostenere una serie di prove impossibili,
sicura che Psiche avrebbe fallito. Davanti a tutto questo, Cupido prestò le sue
risorse a Psiche, permettendole di avere successo in ognuno dei compiti che le
aveva assegnato sua madre.
"Poi Cupido," disse Draco, e la sua voce possedeva il timbro gentile di un
narratore nato, "veloce come la luce a penetrare le vette dei cieli, si presentò
davanti a Giove, supplicante. Giove appoggiò la causa dei due amanti con tale
sincerità che vinse il consenso di Venere. Quindi mandò Mercurio a prendere
Psiche per portarla al raduno delle divinità, e quando arrivò, le porse una
coppa d'ambrosia e le disse 'Bevi questo, Psiche, e sarai immortale; e Cupido
non potrà mai più separarsi da te e queste nozze saranno eterne.' Così Psiche si
unì finalmente a Cupido e quando arrivò il momento, ebbero una figlia, che
chiamarono Piacere." Si fermò, con le ciglia aggrottate, fissando dall'alto in
basso il libro per un momento. "Non sta gran fine, vero?" disse infine.
"Praticamente è finito e basta."
"Non proprio," ribatté Ginny. "Vissero felici e contenti dopo, no?"
"Non sarà lo stesso per noi, Gin," disse Draco acido, forse in maniera più
acida di quanto non avesse inteso fare, e lo capì dalla luce di colpa che vide
subito salire ai suoi occhi.
Era notte fonda ora, e Draco aveva finito di leggere grazie alla luce della
sua bacchetta. Lei gli prese il libro di mano e lo mise di lato, e fece scorrere
entrambe le mani nei suoi capelli, massaggiando la sua testa dolcemente.
"No," fu d'accordo. "Non saremo noi. Ma noi abbiamo qualcosa, Draco, qualcosa
che nessuno potrà mai portarci via."
"E sarebbe?" chiese, e la sua voce era piena di amarezza.
"Quanto ti amo," gli disse piano, ma con voce sicura. "E quanto so che tu mi
ami, anche se hai qualche problema a dire le parole a meno che io non sia
arrabbiata con te."
"Ti amo," disse, quasi risentito. "L'ho già detto prima."
"Sì, e ora l'hai detto ancora," disse lei, e sembrava soddisfatta.
"Strega," mormorò lui.
"Non ancora," protestò lei. "Mi manca ancora un altro anno."
"Mocciosa," ringhiò lui sedendosi, e mettendola sotto di sè, iniziando a
baciarla fino a farle mancare il fiato. Bofonchiando un incantesimo sotto voce,
Draco fece spegnere la luce sulla punta della sua bacchetta.
"Non ti piace guardarmi?" mormorò lei in tono giocoso.
"Non mi piace che qualche Grifondoro pervertito ti guardi dalla sua torre,"
rispose lui, togliendole il mantello smeraldo che indossava.
Le loro bocche si incontrarono ancora e ancora, in beccate scherzose e
gentili, mentre si svestivano degli indumenti. La mano di lui disegnò avidi
percorsi lungo il suo corpo, a un ritmo rapido, come se sapesse che non ne
avrebbe mai avuto abbastanza di lei. Ginny era combattuta: voleva chiudere gli
occhi, fingere che questa non sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe
stretto, e voleva tenerli aperti, per memorizzare l'esatta posizione delle
stelle in cielo mentre faceva l'amore con lei.
Stretta nelle sue braccia, coi corpi che si incontravano gentili Ginny scorse
il loro riflesso sulle acqua calme del lago. Erano belli, avvinghiati insieme, e
mentre guardava, si rese conto che Draco stava facendo esattamente la stessa
cosa. Entrambi si girarono a guardarsi l'un l'altro nello stesso momento, e lei
portò una mano a scostargli una ciocca biondo platino dal viso.
"Che altro c'è là fuori?" chiese disperata, le loro fronti che si toccavano,
gocce di sudore che scendevano lungo la loro pelle, e il suo cervello che andava
in corto circuito alla luce di questa semplice e preziosa vicinanza. "Non esiste
che ci sia un altro mondo oltre a questo, semplicemente non può."
Lui non rispose, solo la baciò ancora ed ancora ed ancora, fino a che si
dimenticò di cosa voleva dire, si dimenticò dell'altro mondo, di tutto tranne di
quanto era facile amarlo.
Più tardi, sotto il cielo fattosi più scuro ancora, ancora stretti l'uno
all'altro, si ricordò di come si faceva a pensare, a preoccuparsi, a provare
dolore. E nella sua testa sentì delle parole mormorate più e più volte, non
dalla voce di Draco, nè da alcun altra voce che riuscisse a riconoscere, ma
erano una risposta, l'unica risposta che aveva, l'ultimo barlume di speranza a
cui doveva aggrapparsi:
Tutto si risolverà alla fine.
~
Lunedì fu il giorno più duro. Era strano, non doversi preoccupare dei compiti
che Draco le aveva assegnato. Non aveva fatto altro che 'seguire i suoi ordini'
per quasi un mese, e tuttavia sembrava incredibile non doverlo più fare.
Impressionante quanto fosse facile per una persona adattarsi a una nuova vita.
Si sarebbe adattata altrettanto velocemente a una vita senza di lui?
Le lezioni furono semplici, dato che erano gli unici momenti in cui Ginny non
doveva vedere Draco. A pranzo, le sembrò che la fissasse per tutto il tempo,
anche se lei fece del suo meglio per evitare il suo sguardo. Nei corridoi, era
come se avesse addosso un qualche incantesimo, e finiva sempre per trovarsi dove
stava lui. Si erano scontrati una mezza dozzina di volte.
Il momento più doloroso fu quando Draco riuscì ad avvicinarla, cercando di
spiegarle che la madre sua e di Ezra avevano messo un annuncio nella Gazzetta
del Profeta, per celebrare l'imminente matrimonio di Draco ed Ezra. Non voleva
che Ginny lo sentisse da qualcun altro, aveva detto, e lei non era stata in
grado di fare altro che annuire e girargli le spalle.
Quella notte, si era addormentata piangendo e Martedì non stava cominciando
nel migliore dei modi. Era ora di pranzo, ed era seduta in riva al lago,
appoggiata all'albero sotto il quale lei e Draco avevano letto tante volte;
sotto il quale avevano fatto l'amore. Solo quel pensiero era sufficiente a far
venire una nuova ondata di lacrime, e si stava davvero stufando di piangere così
tanto.
"Posso?"
Alzando la testa di scatto, Ginny aggrottò la fronte, nel vedere una figura
incappucciata davanti a lei. Qualcosa nella sua voce, però ...
"Cassandra?" chiese Ginny, soffiandosi il naso.
"Sì," confermò Cassandra, prendendo posto accanto a Ginny. Rimasero in
silenzio per qualche attimo, fino a che Cassandra parlò, piano. "E' stato un
inverno freddo, vero?"
"Non quanto altri," rispose Ginny tranquilla, pensando a come non era stata
in grado di sentire la morsa del gelo mentre lei e Draco dormivano sotto le
stelle.
"E sembra sia andato avanti molto a lungo," continuò lei.
"Non abbastanza," disse Ginny, sorridendo, senza divertirsi affatto.
Cassandra sospirò. "Sono qui per recapitare un messaggio."
"Quale messaggio?" bofonchiò Ginny.
"Hai passato la prova."
"Yaii," fece Ginny, spenta.
"Mi dispiace," disse Cassandra, lentamente. "Mi dispiace così tanto che sia
dovuto accadere in questo modo."
Le sopracciglia di Ginny andarono a incontrarsi. "Perchè ti dispiace? Di che
stai parlando?"
Cassandra fece un grosso sospiro, e aveva il viso coperto, sia dal cappuccio
che indossava, sia dalla massa di lunghi capelli neri, lisci. Le sue mani
riposavano pacifiche sulle sue ginocchia, e Ginny notò che sembravano forti e
appena ruvide, come se fossero solite essere sottoposte a stress fisico.
"Ci sono forze e profezie al lavoro," iniziò Cassandra, piano. "Gli Auror
nell'ordine hanno fatto in modo di vedere più lontano che potevano, nel futuro,
e abbiamo seguito il loro consiglio. Un'insospettabile figura era posta al
centro di quel piccolo melodramma in cui il mondo si verrà presto a trovare, una
persona la cui lealtà nei giorni a venire era incerta."
"Draco," indovinò Ginny, e disse il nome come un soffio.
"Sì," confermò Cassandra, e c'era un sorriso nella sua voce. "Al centro,
c'era Draco. Ma tu, Ginny, stavi sopra di lui."
"Io?" Ginny non fece parole dei suoi stessi sogni e delle sue visioni. C'era
davvero poco che potesse dire di aver genuinamente capito, e tanto ancora da
comprendere.
"Sappiamo cosa sarai un giorno, con o senza di noi," continuò Cassandra. "Il
tuo cammino sarà semplicemente più veloce, e meno pieno di ostacoli col nostro
aiuto."
"Il mio cammino," ripetè Ginny, scandendo le parole.
"Siamo anche coscienti di quello che Malfoy potrebbe essere un giorno;
sappiamo chi avrebbe potuto essere senza di te, se non ti avesse mai conosciuta,
e chi ha la possibilità di essere ora, adesso che lo ha fatto. Tutto quello che
ci resta da fare ora è sperare. Mi dispiace davvero, davvero tanto che il tuo
cuore sia dovuto andarci di mezzo."
"E che mi dite del suo cuore?" chiese Ginny, mentre la rabbia saliva da sotto
gli strati di dolore attorno al suo cuore. "Non avete rimpianti per quello che
tutta questa storia ha fatto a lui? E' lui che deve sposare qualcuno che non
ama!"
"Il suo cuore è sempre stato la questione principale," rispose Cassandra,
calma. "Il suo cuore è la ragione per cui ti è stato assegnato Draco Malfoy come
compito. Aveva bisogno di cure speciali, e i nostri Aurors ci avevano assicurato
che solo tu potevi fornirgliele."
"Non capisco," si arrese infine Ginny, stremata.
"Capirai," rispose Cassandra, gentilmente.
"Sono stufa di gente che non fa che dirmi questo," sbottò Ginny. "Sono stufa
che mi venga detto che tutto andrà a posto un giorno, con nessuna garanzia sul
quale, o persino sul come. Sono stufa di sapere che lo amerò finchè campo, e non
potrò mai più averlo. Odio che il fatto che lo ami debba essere trattato come un
piccolo sporco segreto di cui nessuno deve mai venire a conoscenza, perchè se lo
si sapesse, suo padre diventerebbe una furia, e mi farebbe uccidere!" Rise,
quasi isterica. "Ci credi? Il padre del mio quasi-fidanzato sarebbe capace di
farmi uccidere."
"Non tutti i segreti sono sporchi," fece Cassandra, comprensiva.
Ginny le mostrò uno sguardo confuso, e Cassandra scostò il cappuccio del
mantello, lasciando che i lunghi capelli neri le cadessero via dal viso. Ginny
spalancò la bocca per la sorpresa.
"Cho?" bisbigliò.
Cho Chang le sorrise, gli occhi grandi e belli come sempre, gli stessi
capelli lisci come seta che Ginny invidiava da quando li aveva visti la prima
volta. "Abbiamo tutti i nostri piccoli segreti," le confidò Cho, tranquilla.
"Segreti che nessuno al mondo potrebbe veramente capire; segreti che non
spariscono mai. Forse il Signor Malfoy sarà sempre il tuo."
~
Mercoledì passò sorprendentemente bene.
La Professoressa McGranitt diede il permesso a Ginny di uscire dalla lezione
perchè un rappresentante della Gazzetta del Profeta voleva parlare con lei.
Ginny passò il giorno a fare uno strano colloquio per quello che sarebbe stato
il primo vero stage estivo della sua carriera. Era un membro dell'Ordine da meno
di 24 ore, e già le si aprivano delle porte.
La prima storia che le assegnarono fu quasi abbastanza per farla ridere, ma
solo perchè di recente aveva pianto a sufficienza: doveva intervistare i
prossimi Signor e Signora Malfoy e scrivere un articolo di mille parole circa
sulla bella coppia che formavano. Se avesse fatto un buon lavoro, sarebbe stato
pubblicato; se avesse consegnato una schifezza, sarebbe passato molto tempo
prima che le permettessero di scriverne un'altra.
Draco passò i suoi esami con voti fantastici, e riuscì persino a prendere 90
nell'esame finale di Erbologia. Ginny era sicura che avrebbe preso il massimo se
avessero passato più tempo a studiare negli ultimi giorni invece che a ... beh.
Ezra aveva cominciato a vagare per i corridoi insieme a Draco. Sembrava
stessero facendo lo sforzo di essere amici, e Ginny ne era loro grata. Non aveva
parlato ad Ezra da quella notte nella sala comune, e anche se a Ginny spiaceva
per la distanza che si era creata fra loro, onestamente non credeva di poter
reggere altro. Le causava un dolore fisico pensare a Draco ed Ezra sposati ed
era già abbastanza difficile andare avanti ogni giorno, vederli insieme, senza
doverci aggiungere anche lo sforzo di sorridere ad Ezra.
Qualche volta, Draco le passava vicino nei corridoi, lui con i suoi amici,
Ginny con Kyle e Lysandra, e si guardavano nello stesso momento, nello stesso
modo, e lei capiva: era tutto quello che erano l'uno per l'altro oramai, sguardi
nostalgici fra un mare di persone. E pensava, quanto è malinconico e triste, poi
le veniva la depressione nel ricordarsi che non era una storia, ma era la sua
vita, ed era suo il cuore in mille pezzi.
Ma il suo cuore non era più così spezzato. Era danneggiato, certo, ma forse
non era impossibile da riparare. Ginny aveva pensato molto negli ultimi tempi.
Aveva fatto poco altro, oltre a pensare, ed era arrivata alla seguente
conclusione: se la sua relazione con Draco era in qualche modo scritta nel
destino ... non poteva finire. Le cose predestinate non finiscono. Il
fato stesso non sarebbe stato tanto crudele. Non l'avrebbe detto ad alta voce,
naturalmente, non avrebbe dato vita a questa speranza nemmeno nelle pagine del
suo diario, ma nel suo cuore, in fondo in fondo dove non poteva stare a
controllare tutti i giorni, avrebbe creduto che un giorno, tutto sarebbe andato
per il verso giusto.
~
Un Nuovo Giorno per Amare
8 Agosto 1999: Maniero Malfoy
Un anno fa, l'intero mondo della Magia ha passato la giornata congratularsi
con i clan Malfoy ed Easton per quella che si dice fosse una lungamente attesa
unione fra le due famiglie. Ezra Easton e Draco Malfoy erano fidanzati dalla
nascita. L'anno scorso, si sono diplomati alla scuola di Stregoneria e Magia di
Hogwarts, e nel giorno in cui questo articolo viene scritto, si sono infine
sposati.
Questa reporter lavora per la Gazzetta del Profeta da circa un anno, e c'è
voluto un po' perché questo articolo venisse alla luce. Draco Malfoy ed Ezra
Easton sono stati la mia prima storia, e l'articolo che aveva consegnato è stato
alla fine respinto. Tuttavia, l'ho conservato, perché qualcosa di quello che
scrissi allora è interessante ancora oggi. Mancavano pochi giorni alla fine
dell'anno, e Malfoy ed Easton sedevano da soli nei corridoi, come facevano
spesso, persi nel loro mondo mentre chiedevo loro cosa desideravano per il
futuro.
"Gli obiettivi che vorrei raggiungere?" aveva detto Malfoy, col sorriso
tipico della sua famiglia in bella mostra. "Suppongo mi piacerebbe imparare a
tirarmi fuori dal rispondere a stupide domande fatte da giornalisti in erba."
"Vogliamo essere felici," lo aveva interrotto Easton. "E' l'unico obiettivo
che abbiamo - essere felici, e fare del nostro meglio affinché sia felice anche
chi ci sta intorno."
Un anno dopo e Malfoy ed Easton sembrano aver prestato fede alle loro
credenze:
"Ancora tu," ha commentato Malfoy vedendomi al ricevimento. "Sei stata
invitata?"
"La vita da sposati è bella," ha detto la nuova signora Malfoy, incenerendo
con lo sguardo il marito. "Alla nostra alleanza e a tutto ciò che ne potremo
derivare."
Come di certo i lettori regolari della Gazzetta del Profeta sapranno, i
Malfoy e gli Easton sono due famiglie collegate per anni a Voi-Sapete-Chi. Col
sospetto che aleggia in giro, di nuovi sostenitori di Voi-Sapete-Chi che si
stanno radunando, sono iniziate delle speculazioni sul reale significato del
nuovo dipartimento del Ministero della Magia, così intensamente voluto dal padre
della sposa, Edmond Easton, per non parlare del suo desiderio di dare alla
figlia una qualche carica nell'ufficio. Ulteriori complicazioni sono date dal
fatto che questo nuovo dipartimento non è che un progetto della famosa coppia
composta da Harry Potter e dalla sua fidanzata, Hermione Granger.
Potter e Granger erano presenti ai festeggiamenti al Maniero Malfoy. I due da
qualche tempo frequentano il nuovo signore e la nuova signora Malfoy per parlare
dell'appoggio da fornire per la legge sulla Cooperazione fra tecnologia Babbana
e pratiche magiche che sarà discussa nei prossimi mesi al tavolo del Ministero.
I genitori della sposa e dello sposo non hanno fatto commenti sulle nozze dei
loro figli, ma pare che Lucius Malfoy ed Edmond Easton abbiano detto che erano 'compiaciuti'
che la forte unione che c'era fra le loro famiglie avrebbe avuto modo di
crescere ancora.
La nuova signora Malfoy ha riassunto al meglio tutto quanto:
"Molte persone non trovano la persona che ameranno per il resto della loro
vita a cinque anni. Ma non è stato il mio caso. Draco ed io ci odiavamo iin modo
totale da principio. Ma la nostra relazione è cresciuta ed è mutata assieme a
noi e siamo arrivati ad un punto in cui siamo fiduciosi in quello che siamo
diventati insieme e pronti ad andare avanti. E' un nuovo giorno e ogni cosa è
possibile. Diavolo, ho persino smesso di fumare."
- articolo di Ginny Weasley, fotografie di Kyle McGraw
~
Eccolo. Il primo articolo che ho mai pubblicato. L'anno appena trascorso è
stato eccitante e doloroso, divertente e completamente confuso. Ho visto Ezra e
Draco solo un paio di volte, e mai più di quanto li abbia visti nel giorno del
loro matrimonio. Draco mi aveva preso da parte, e aveva scherzato su quanto ero
cresciuta. Sembrava irrazionalmente geloso del fatto che Kyle fosse con me come
mio fotografo e accompagnatore, ma gli ho detto che siamo solo amici, anche se
non sono certo che un uomo che sta per sposare un'altra abbia il diritto di
essere geloso, specialmente considerando che mi ha ignorata per il resto della
serata.
Non li vedo da allora, e non credo li vedrò più. Per un altro po', almeno. E'
così difficile fingere mentre tutti guardano. Cho mi ha detto che abbiamo tutti
i nostri segreti, ma non sono sicura di essere tagliata per tenere certe cose
per me. Non sono nemmeno tagliata per far passare le vere emozioni, e
l'ossessione che ho per Draco Malfoy è purtroppo vera. La cotta che avevo per
Harry Potter è di così tanto tempo fa che non ricordo nemmeno più cosa provassi
nel guardarlo allora.
Ma sapete cosa ha scoperto che non passa? L'amore. Sbiadisce; cambia, scorre
e si rimodella. Ti dà un calcio nel sedere, ti stacca il cuore, ti fa sanguinare
e ti costringe a tornare indietro per prenderne ancora, ma non passa. Nè col
tempo, nè con le distrazioni, e certamente non perché qualcuno ti ha fatto più
male di quanto tu possa sopportarne. L'amore, il vero amore, scava e si tiene
stretto anche quando vorresti farla finita con lui. E fa male. Dio, se fa male.
Ma l'altra faccia della medaglia c'è, e giace nel mio cuore il ricordo di
qualcosa di speciale e prezioso. Mi ricordo cosa significa essere amati. Non
corteggiati, o l'oggetto della passeggera ossessione di qualcuno, ma amati
completamente dal cuore di qualcun altro. Forse non è un finale felice, ma è
questo il punto: non è un finale e basta. Certe cose sono troppo grandi, troppo
tutto per trovare una fine. E mi rimane un senso di speranza, e non riesco
davvero a chiedere di più, non in tempi come questi.
Così, un giorno, quando sarò vecchia e decrepita (Dio volendo, diventeremmo
tutti vecchi), con una dozzina di nipotini che mi corrono intorno, avrò i miei
ricordi di Hogwarts. Avrò Harry Potter con la sua cicatrice e il suo sorriso
facile, che bacia l'interno delle dita di Hermione ogni singola volta che si
separano (un rituale, mi ha confessato una volta, che ripete per assicurarsi che
torni da lui). Avrò Ron, Fred e George che fanno piani per giocarne una a Percy
perché il nostro fratellone è così insopportabile che non possono farne proprio
a meno. Avrò le storie sui draghi di Charlie e gli abbracci confortanti di Bill,
i buoni consigli di Hermione e la comprensione della professoressa McGranitt.
Avrò Piton, che squadra Ron ed Harry esattamente nello stesso modo, e
tuttavia è sempre pronto a mettere la sua vita in pericolo per entrambi. Avrò la
gentile dolcezza di Hagrid e l'infinita pazienza e saggezza del professor
Silente. Avrò quel piccolo sussulto che ha accompagnato la prima volta che ho
visto Harry e il dolore acuto ma rapido a svenire che ho provato quando ho
capito che non sarebbe mai stato mio. Avrò Ezra che fuma le sigarette, e che si
lamenta del suo triste destino, mentre spettegola di ragazzi, e Kyle che cerca
quella perfetta tonalità per riprodurre il tramonto. Avrò Fred e George che mi
tirano i capelli e Ron pronto a battersi volentieri per il mio onore.
E nel posto più segreto e oscuro del mio cuore, avrò Draco Malfoy.
Avrò il suo ghigno, o meglio ancora, il suo sorriso, che non ha visto nessun
altro. Avrò la lunga, pallida cicatrice sui suoi addominali e il modo in cui mi
ha toccato la prima volta che non ha dovuto chiedermi il permesso. Le cose che
ricordo meglio (anche se non sono sempre le parti migliori di lui) avranno
residenza permanente nella mia anima e negli anni a venire, sono certa che
ricorderò persino quella crudeltà, che usava per difendersi, con un certo
affetto. Era parte di lui, dopo tutto, proprio come il suo cuore chiuso,
l'orgoglio duro a morire e l'aria perennemente arrogante erano parte di lui, e
mi manca, davvero davvero tanto.
Mi chiederò dove si trova, e se si è concesso di essere felice. Spererò che
ricordi il nostro inverno segreto, passato insieme, tanto quanto lo ricordo io,
che ne abbia fatto tesoro quanto me. Per un attimo, vorrò stargli vicino tanto
che il mio petto scoppierà di dolore. E poi farò un grosso respiro finchè il
dolore non passerà, come passano tutti i vecchi dolori, e lo rimetterò nel mio
cuore, al posto a cui appartiene, dove sbiadirà e cambierà, crescerà e si
rimodellerà, ma mai mai passerà.
E forse, un giorno, imparerò a sperare ad alta voce.
NdT - manca ancora l'epilogo e tanto verrà ancora detto.
Ma il fatto che l'altra parte si chiami epilogo, indica che questo capitolo è in
un certo senso una fine. Era questo il finale che mi aveva particolarmente
colpito, e per il quale ho deciso di tradurre questa fanfic (benché l'epilogo e
i capitoli di contorno meritino tanto anche loro).
Perché dopo aver finito di leggere, quasi non ci credevo. Ho sperato fino
all'ultima riga che andasse a finire in un modo diverso, e la cosa che mi ha
colpito è che l'autrice è riuscita a non farmi odiare il modo in cui sono andate
le cose, dopo avermi tanto coinvolto con la storia che aveva costruito per il
suo Draco e la sua Ginny.
L'epilogo a breve. Vi assicuro che vi piacerà.
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Capitolo 17 *** Epilogo: L'ultimo regalo di Re Artù ***
Our Winter
(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
tradotto da Erika in esclusiva per EFP
Nota dell'autrice, Jade Okelani - Bacioni a tutti quelli che sono arrivati
fin qui. Tutto il mio affetto e i miei ringraziamenti alla mia sorellina
virtuale Sarea, che è stata sia beta-reader che fonte d'ispirazione per l'intera
fanfic. Sei la migliore.
~
Epilogo: L'ultimo regalo di Re Artù
~
"Non tutto è una bugia non tutto è verità, non tutto favola, non tutto
noto ..."
E' questo ciò che la maggiore autorità su Re Artù e sulla sua vita scrisse
della storia che i Babbani credevano una leggenda, perciò questo è quello che
scrivo io adesso mentre cerco di narrare il racconto di una nuova leggenda, una
di quelle che i Babbani racconteranno la notte o su cui faranno film sopra, ma a
cui non crederanno veramente mai, perché è un racconto troppo fantastico, troppo
impregnato di magia, di male e bene e di cose incredibili, per essere preso sul
serio.
Dato che tutte le belle storie richiedono un punto di vista, le presterò il
mio, perché è appropriato, considerando che io c'ero. Mi è stato chiesto dai
colleghi di rivelare i dettagli più intimi della mia relazione con Draco Malfoy,
di spiegare la mia amicizia con sua moglie e cosa è successo esattamente nei
nove anni appena passati.
Voglio essere completamente franca: questo articolo è l'ultimo che scriverò
su questa faccenda. Dopo che verrà pubblicato, andrò avanti con la mia vita. Non
risponderò ad altre domande, né pubblicherò memorie in cui rivelerò i dettagli
più succosi. Sono una giornalista e continuerò a fare come ho sempre fatto: a
osservare, a sperimentare, a riportare quello che ho scoperto, a voi, lettori
della Gazzetta del Profeta. Mi scuso in anticipo se vi sembrerò un po' confusa,
ma questi avvenimenti sono così profondamente personali che non credo riuscirò a
non far trapelare le emozioni, narrandovi i fatti.
Quello che segue non è tutto una bugia o tutto una verità, non tutto favola e
non tutto quello che so, ma è tutto ciò che uscirà mai dalla mia bocca.
Questa, allora, è la storia della fine.
Anche se persino dire questo non è poi così accurato. La storia è finita
giorni fa, abbiamo vinto, il male è stato sconfitto e l'eroe ha dato il bacio
finale alla sua bella. E' più un capitolo di coda quasi. Più quello che è
successo dopo la fine.
Non ero certo io la protagonista di questa favola, posso dirvi almeno questo.
Quella parte è andata ad Hermione Potter. Ron Weasley è stato un buon co-protagonista, ed Harry Potter è stato l'eroe che tutti noi sappiamo che è. Ci sono stati altri attori, ovviamente. Fred e George Weasley, il duo leale
che strappa sempre un sorriso; Neville Longbottom, il ragazzo intelligente che
tutti sospettano non sia intelligente affatto; Kyle e Lysandra McGraw, la gentile
coppia di Tassorossi che nessuno avrebbe mai immaginato stesse conducendo
un'operazione di copertura da tanto tempo, nel retro della loro galleria d'arte.
Poi c'è Ezra Malfoy, con la sua solita eleganza e il sorriso che taglia ogni
cosa, che si è presa il posto di suo padre nel consiglio dopo che lui l'aveva
tenuto stretto per quattro anni, che si muoveva di casa in casa di grandi maghi
con affilata efficienza, rassicurando le mogli degli altri maghi oscuri su
quanto fosse leale la nuova generazione Malfoy, su quanto erano disposti a dare
una mano in tutto. C'era il povero, dolce Dean Thomas, il primo a morire, e il
bel coraggioso Seamus Finnigan, che ha vendicato la morte del suo amico.
Mille storie narrate, mille battaglie combattute, e solo una che davvero mi
interessa:
Perché alla fine, c'è Draco Malfoy, l'enigmatico agente infiltrato che ha
permesso alla battaglia di girare in nostro favore. C'è stata la morte di Lucius
Malfoy, per mano del suo Signore, uno dei primi a cadere sotto il marchio di una
magia nera che doveva far crollare il mondo intero. Grazie a Draco, siamo stati
in grado di prevedere cosa avrebbe fatto. Grazie ad Ezra, nessuno ha mai
sospettato che Draco fosse qualcosa di più di un semplice mago con un Marchio
Oscuro sul braccio.
E grazie a Draco, Albus Silente ha avuto quel tanto di tempo che gli bastava
per prepararsi.
Alla fine di ogni bella storia, qualcuno deve morire. E' una legge non
scritta che qualcuno dovrebbe davvero scrivere da qualche parte un giorno (sarò
felice di fare gli onori proprio adesso.) Un sacrificio volto a ingigantire il
trionfo dell'eroe; a misurare la gioia per la vittoria con un dispiacere che sa
di sconfitta. Non fidatevi di quello che dicono i grandi maghi oscuri, non
tornate mai veramente dal mondo dei morti.
Io stessa sapevo che qualcuno sarebbe morto; che Dean non sarebbe stato
l'unico del nostro cerchio ad andare. Visioni, sapete. Una volta l'ho detto ad
Harry, e lui è diventato silenziosissimo e triste, e io gli ho promesso che ero
certa non sarebbe stata Hermione. Aveva un disperato bisogno di credermi, e io
gliel'ho promesso ancora, e da quel giorno, è come se qualcuno gli avesse tolto
di dosso un enorme peso. Finalmente, poteva respirare, pianificare e vincere.
Mesi dopo quel giorno, quando le cose stavano cominciando ad avviarsi verso
una svolta, Harry mi prese da parte e abbiamo avuto una conversazione che
ricorderò fin quando vivrò.
"Non toccherà nemmeno a lui, Gin," mi disse, ed ero così distratta a quel
tempo, che non capii subito.
"Draco," specificò, e quel nome catturò la mia attenzione, perché tutti
sembravano fare sempre uno sforzo straordinario per pronunciare quel nome
davanti a me. "Non sarà nemmeno lui, non più di quanto lo sarà Hermione."
"Come lo sai?" gli avevo bisbigliato frustrata. Tutto sapevano a quel
punto delle visioni che avevo avuto durante il sesto anno ad Hogwarts. C'erano
solo tre persone che non mi avevano mai chiesto del futuro: fra loro Harry e
Albus Silente.
"Non lo so," mi aveva risposto Harry. "E' così e basta. Siamo così vicini
alla meta, Gin ... non lo senti? L'universo non potrebbe fare questo a te, non
ora, non quando siamo così vicini."
E da quel momento ha dovuto occuparsi di tutte altre faccende, e non ho più
avuto occasione di parlare con lui finchè non era tutto finito. Gli ho chiesto
come lo sapeva, come faceva ad essere certo che non sarebbe stato Draco a
morire, e lui non mi ha mai dato una risposta precisa. Non ero davvero sicura di
volerne una. Penso di essere felice ora al solo pensiero che molti di noi ce
l'hanno fatta.
Nel pensare a tutti quelli che ci sono rimasti, non posso non ricordare
quell'uomo che oggi non è più con noi. Ero un giorno di sole, uno dei più
luminosi che Londra avesse mai visto, quello in cui lo seppellimmo. Il Ministero
era diventato quasi pazzo a cercare un posto nascosto agli occhi dei Babbani.
C'erano più maghi lì che in entrambe le ultime due edizioni della Coppa del
mondo di Quidditch messe insieme, un mare di abiti scuri che andava avanti per
quasi un miglio, in ogni direzione, che formavano come un anello intorno al
cerchio concentrico che era il luogo della sepoltura, dove fiamme magiche
bruciavano in eterno sopra nient'altro che pietra e marmo.
Il funerale di Ezra Malfoy fu qualcosa di molto più piccolo, e vi
partecipammo solo io e Draco. Molti si sono posti domande sulla decisione di
Draco di mandare a vivere la loro unica figlia, Danae, con il padrino Seamus
Finnigan, immediatamente dopo la morte della madre. Se i miei lettori sono
incapaci di provare pietà per Draco Malfoy, chiederei loro almeno di rispettare
la privacy di Danae, dato il poco tempo passato dalla dipartita della madre.
Molti pensano che è stata la morte di Ezra a far andare Draco Malfoy contro i
Mangia Morte. Pensate quello che volete, ma sappiate che la verità non è mai
solo bianca o solo nera.
Oggi, Minerva McGranitt appariva più stanca e più vecchia di sempre, vestita
con un completo nero corredato da un velo. Severus Piton era in piedi accanto a
lei, e il suo viso era più stoico del solito, anche lui vestito di nero, anche
se questo in sé non era poi una strana occorrenza.
A volte, quando sono triste per la sua assenza, penso a quello che ha fatto.
Penso a tutti quelli che sono ancora vivi, e nel mio cuore so che lui non
avrebbe voluto le cose andassero in modo diverso. Sono stati Remus Lupin e
Sirius Black a fare l'elogio funebre. Le loro parole sono state le parole di tutti, il
loro dolore il nostro dolore. Noi abbiamo vinto e lui ha perso e così abbiamo
perso tutti e ancora non sappiamo decidere cosa provare esattamente. Voldemort
(e mi rifiuto anche solo per un secondo in più di provare paura davanti al suo
nome) è finalmente morto, finito all'inferno chissà dove, e voglia Merlino,
questa volta ci rimarrà.
E tutti quanti eravamo come in attesa di sentirci sferrato un altro colpo,
troppo impauriti e scioccati per piangere i morti o celebrare i vivi. Ma oggi ci
sforziamo di guardare il mondo che ci è rimasto, di alzarci e di onorare il
sacrificio finale del più grande mago dei nostri tempi.
Oggi, siamo tutti qui riuniti, per la prima volta in dieci anni, per dare il
giusto riposo all'anima di Albus Silente.
Nella leggenda, Re Artù veniva ferito mortalmente in battaglia, e il suo
corpo trasportato misteriosamente nell'isola di Avalon dove avrebbe riposato,
fino a che non sarebbe per lui venuto il giorno di alzarsi ancora e riprendere
il suo ruolo di re.
Durante la battaglia finale contro Voldemort, il corpo di Albus Silente è
stato consumato da una luce così potente e accecante che, quelli che hanno
sopportato di assistervi, hanno avuto problemi a vederci bene per giorni, in
seguito. In privato, mi piace pensare che riposi da qualche parte, in attesa del
giorno in cui rinascere.
Nel frattempo, noi che lo conoscevamo, siamo costretti a riunirci e
piangerlo, perché per adesso, Albus Silente se n'è andato, e l'intero mondo
magico piange di dolore.
-- Ginny Weasley, 1 Novembre 2008
~
E' cominciata in modo semplice, come tante cose cominciano. Un gufo da una
vecchia amica (erano amiche dopo tutto, senza tenere conto del resto), ho
sentito che sei in città, sono passati secoli, ti piacerebbe venire a vedere la
piccolina?
Anche se non era più piccolina da molto. Danae aveva quasi cinque anni oramai
a quel tempo e somigliava tutta a sua madre, anche se quando sorrideva ricordava
appena suo padre.
Erano passati sei anni da quando si erano visti l'ultima volta tutti insieme,
sei anni, prima che arrivasse il gufo di Ezra e Ginny non si trovasse in grado di
rifiutare, incapace di farsi passare l'opportunità di vedere com'era la figlia
di Draco Malfoy. E così, nella città dove si trovava il grosso maniero che Draco
ed Ezra chiamavano casa, Ginny aveva fatto visita alla vecchia amica.
Ezra aveva preparato tè e biscotti mentre si scambiavano convenevoli. Draco
non era nella stanza, dato che aveva portato Danae a fare una passeggiata nel
cortile con le sue Ali Sguizzanti (un invenzione di Fred e George). Ginny parlava con
grande affetto della sua passione per il giornalismo, ed Ezra le aveva
confessato che lei e Draco avevano conservato in un album ogni articolo che
avesse mai pubblicato.
"Ogni tanto la notte lo scopro a leggerli," aveva confessato, e Ginny ne era
stata terrorizzata ed elettrizzata allo stesso tempo.
"Sono sicura che è solo--"
"Ancora innamorato di te?" aveva continuato Ezra con una risatina. "Sì,
lo immagino anche io."
"Ezra," aveva bisbigliato Ginny, ma ogni ulteriore conversazione era stata
interrotta dal suono di piccoli piedi che stavano correndo in direzione della
biblioteca dove si trovavano.
Vedere Danae per la prima volta fece balzare il cuore di Ginny. La bimba
teneva stretta la mano di Draco, e Ginny non si permise di guardarlo ancora per un
attimo, e si concentrò invece sulla faccina davanti a lei, i capelli scuri e la
bocca sbarazzina che aveva ereditato da sua madre, e tutto il resto suo padre, e
come aveva fatto qualcuno a non notarlo prima?
Agli occhi di Ginny era dolorosamente ovvio, dagli occhi verdi scintillanti
di Danae e dal carattere allegro e contagioso, che Draco Malfoy non era
il suo padre biologico.
Non così ovvio per tutti gli altri, a quanto pare, aveva spiegato Ezra dopo
che Danae era andata a fare un pisolino. La gente vedeva solo quello che voleva
vedere, e i clan Malfoy ed Easton volevano solo che Ezra e Draco procreassero.
Per tutto il tempo in cui Ezra parlò, Ginny non riuscì a distogliere lo sguardo
da Draco. Il tempo aveva lasciato i suoi segni su di lui, ma questo non aveva
fatto che accrescere il suo fascino, e la sua pelle pallida ora aveva un
colorito più sano, per i giorni passati a giocare con la figlia, sotto il sole.
Ginny si scusò quel giorno e se ne andò, con la testa che le girava per le
domande e le supposizioni. Draco sapeva che Danae non era sua? Doveva
sicuramente saperlo. Ezra lo sapeva, di questo Ginny era certa, perchè chiunque conoscesse
bene Seamus
Finnigan poteva riconoscerlo nel viso di Sanae ogni volta che rideva.
Draco lo sapeva, apprese Ginny qualche settimana dopo, quando, ancora una
volta in città per una storia, Ezra le mandò un altro gufo. Ancora una volta
bevettero il tè, ed Ezra raccontò a Ginny altri segreti. Ginny sapeva
naturalmente che Draco ed Ezra stavano dando una mano ad Harry ed Hermione con
la legge sulla Tecnologia Babbana, anzi, erano due dei loro più accaniti
sostenitori (affermando pubblicamente però che l'incorporazione e la
comprensione della tecnologia babbana non avrebbe fatto altro che assicurare
ulteriormente che i Babbani stessi non fossero mai in grado di introdursi nel
mondo magico), che era stato per le insistenze di Ezra che Edmond Easton aveva
accettato di dirigere quel nuovo dipartimento, in primo luogo.
Ezra aveva sempre tirato qualche corda (suo padre non aveva interesse nella
Tecnologia Babbana, e aveva accettato di far partire quel progetto solo per la
richiesta di Ezra; francamente, era stato contento che avesse cominciato a
interessarsi a qualcosa), e due anni prima, Edmond le aveva lasciato
ufficialmente la carica di direttore di quel nuovo dipartimento, permettendo ad
Ezra di dirigere ogni cosa a suo piacimento, senza interferenze del Ministero.
Quello che Ginny non sapeva, era che gli incontri che si protraevano fino a sera
tardi, che si diceva fossero per discutere dei costi della sicurezza del
progetto, in realtà
erano solo una copertura per un elaborato scambio di informazioni.
Erano agenti sotto copertura, Ezra e Draco. Pochi maghi oscuri sospettavano
di Draco ma nessuno di loro aveva idea che anche Ezra fosse una traditrice. Era
parte del loro piano, Ezra la povera moglie, scavalcata da un marito che non
aveva il dovuto rispetto per il Signore Oscuro, poiché in generale non aveva
rispetto per niente che non fosse lui stesso. Spesso le altre mogli le
raccontavano cose, giusto per tirarla su.
Di certo, nessuno sospettava che Ezra intrattenesse una torbida relazione con
Seamus Finnigan che, insieme al suo amico Dean Thomas, si era accaparrato un
posto di basso profilo nel Ministero così da poter sapere cose che, altrimenti,
sarebbero andate perse nel loro viaggio verso le alte sfere.
Ginny prese tutte queste nuove informazioni piuttosto bene.
"Perché non mi ha contattato?!" quasi gridò. "Tu e Seamus potete stare
insieme, allora perché ..."
"Perché anche tu e lui non potete?" finì Ezra con un sorriso. "Semplice:
Seamus è uno stupido cretino che non sa cosa vada davvero bene per lui, e non
voleva lasciarmi andare. Anche Draco è uno stupido cretino che non sa cosa vada
bene per lui e voleva che tu fossi al sicuro. E poi ... non voleva che la gente
pensasse tu fossi una ..."
"Ma non lo sa," mormorò Ginny, "che non mi importa di quello che pensa
la gente, che mi basta stare con lui?"
"Forse lo saprebbe," rispose Ezra, precisando, "se gliel'avessi mai detto.
Hai rotto ogni contatto, Gin. Ne ha dedotto che volessi che le cose andassero
così-"
"Era così che voleva lui!" Ginny urlò quasi. "Non mi ha quasi nemmeno parlato
dopo ... dopo ..."
"Sì, beh," disse Ezra, facendo un gesto con la mano, come per far capire a
Ginny che aveva compreso a cosa si riferiva, "dopo il nostro matrimonio, si è
chiuso un po' in se stesso. Danae è l'unica cosa che riesce a farlo ridere in
questi giorni, anche se solo dio sa, che io pure provo a farlo ridere di tanto
in tanto. Non ce la fa ad andare avanti senza di te, Gin," disse con un sospiro.
"E ti ho messo a conoscenza del nostro piano, contro il volere suo e di tuo
fratello Ron, perché non resisto un secondo di più a guardarlo vivere in questo
modo." Ezra ridacchiò. "In più, abbiamo davvero, davvero, bisogno di qualcuno
dentro la Gazzetta del Profeta."
Dopo quell'incontro, Ginny iniziò a fare visite di routine dalla signora
Malfoy. Le settimane passarono, e Draco continuò a cercare di non farsi trovare,
finché un giorno Ezra, che ne aveva avuto abbastanza di vedere Draco che evitava
Ginny, e la stessa Ginny troppo timorosa di affrontarlo, li lasciò da soli nel
salone, dichiarando che doveva portare fuori Danae per una 'lunga, lunga, lunga,
lunga passeggiata lontano da casa'."
"Sottile, vero?" commentò Draco secco.
"Come una spina in faccia," si disse d'accordo Ginny, giocando nervosamente
con le dita.
"Carino, vero," disse lui dopo un minuto di imbarazzato silenzio, "una moglie
che non solo fa finta di non vedere, ma addirittura favorisce un incontro
adultero fra suo marito e la sua migliore amica."
"E' di questo che si tratta?" chiese lei dopo un attimo.
"Non ne ho idea," rispose Draco. "Non ti ho mai voluto coinvolgere in questa
storia, non volevo fossi-"
"Stronzate," sbottò Ginny. "Avevi paura. Hai una fifa blu dal giorno in
cui ti ho detto che non potevo scappare con te, eri terrificato e persino un po'
sollevato--"
"Sollevato?!" gridò lui. "Sei uscita di testa? Ero a pezzi quando tu hai-"
"A pezzi," ripeté lei, burbera. "E' per questo che mi hai ignorato, hai fatto
finta che non esistessi?"
"Stavo facendo solo quello che era meglio per te!" insistette lui.
"Stavi facendo quello che era meglio per te," sibilò lei, "come sempre!"
"E' da molto che non puoi dire di conoscermi, mocciosa," disse con voce bassa e
pericolosa, "e non dovresti presumere di sapere cosa significa 'sempre'."
"Hai ragione," disse lei secca, lisciandosi gli abiti mentre si alzava. "Devo
andare, Signor Malfoy." Sulla porta della biblioteca, si girò verso di
lui. "E non chiamarmi mai più così. L'uomo che mi chiamava in quel modo mi amava
e avrebbe fatto di tutto perché stessimo insieme. Quando mi ha detto che era
impossibile, io gli ho creduto, e per giorni non ho fatto che addormentarmi
piangendo. Se ci fosse stato un modo perché potessimo rimanere insieme, lui
l'avrebbe trovato."
Prima che si potesse girare e fare la drammatica uscita che aveva inteso, lui
balzò verso di lei, le afferrò un braccio e la spinse in modo rude contro di sé.
"L'aveva trovato un modo," disse con voce fredda e arrabbiata. "Ma tu non ne
sopportavi le conseguenze."
"Ma doveva esserci una via di mezzo! Mi chiedevi troppo!" gridò lei.
"Lasciare tutto per un uomo che avrebbe persino potuto smettere di amarmi dopo
un mese?"
"Ti ho amato per sette anni," disse lui con voce intensa, e una furia
cieca gli brillava negli occhi. "Ti ho amata ancora prima di conoscerti! Mi
riempivi la testa durante tutta l'estate del mio sesto anno e potevo solo
fingere di continuare a considerarti nulla di più che la Noiosa Sorellina di Ron
Weasley. Quando sei venuta da me con la tua piccola protesta - ah sono
felice di sapere che per te la cosa abbia funzionato tanto bene - ero al settimo
cielo e dieci piedi sotto terra allo stesso tempo. Non c'è mai stato niente
come te in questo mondo, per me, e un minuto passato con te valeva più di tutta
la vita che avevo condotto fino a quel momento. Perciò no, non pensavo fosse
troppo da chiedere, e non credo che ... " Fu a quel punto che comprese che
lei stava piangendo, e in modo non diverso da com'era una volta, sembrava ancora
incapace di fare qualcosa davanti alle sue lacrime.
A quel punto cominciò a baciarla, baci che le tiravano le labbra e le
asciugavano le lacrime, e lei bisbigliò che le dispiaceva e che lo amava e che
poteva chiamarla come gli pareva, bastava che non la lasciasse andare mai più.
E non ci fu niente di illecito in quello che fecero, poiché entrambi
sembrarono far finta che non ci fosse nessun motivo per il quale dovevano fingere. Per quel
che ne sapevano, avrebbe potuto essere casa loro quella, e mentre si baciavano e
si strappavano i vestiti di dosso, saltando decine di passaggi per giungere
dritti alla pelle vulnerabile e ai cuori che vi palpitavano sotto. Un gioco di
finzioni, disegnato per convincere tutti e due che si trattava solamente di una
riunione benedetta di bocche e carne e lingue e denti.
La disperazione che trapelava dal loro accoppiamento tradiva quella finzione,
ma non importava a nessuno dei due. Furono tutti e due duri e poco aggraziati,
entrambi praticamente senza esperienza in certe questioni carnali. Erano stati
solo l'uno con l'altra, dopotutto; avevano sempre desiderato solo l'un l'altra.
Strano, come le sue amiche avessero passato la maggior parte dei sei anni
passati a consigliarle di trovare un uomo e sposarlo, o, per lo meno, uno con
cui andare a letto; strano come, mentre lo sentiva entrare dentro di lei ancora
una volta, finalmente, il cuore le si spezzò per la dolce, dolce gioia che le
derivava dall'averlo aspettato, e gli bisbigliò nell'orecchio con respiro
affannoso quanto le era tremendamente mancato.
Stremati, distesi per terra sul suolo del salone di Draco ed Ezra Malfoy,
ripresero fiato e fissarono il soffitto, con le mani strette fra loro, a
chiedersi come avevano fatto a sopravvivere in quegli anni; a chiedersi come era
possibile che quel sentimento, quel ricordo non fosse sparito, non fosse stato
esaltato dalla loro mente come qualcosa di meraviglioso e migliore di quanto non
fosse stato realmente, perché era davvero stato così bello.
E allora Ginny notò (dato che prima era troppo occupata a togliergli i
pantaloni di dosso) la cicatrice sul suo addome; notò che era a malapena una
cicatrice adesso, essendo sparita ora nel modo in cui invece i suoi ricordi non
avevano mai fatto.
"E' iniziato dopo," spiegò lui quando lei glielo chiese.
"Dopo cosa?"
"Dopo che hai pianto per me," rispose lui riluttante.
Rimasero tranquilli per un attimo, e lei ricordò di quando lui le aveva
raccontato come si era procurato la cicatrice, il dolore nella sua voce mentre
narrava l'orrore perpetrato dal suo stesso padre. Lentamente, allungò una mano e
sfiorò con le dita la pelle sopra la cicatrice, appena visibile.
"Buffa questa cosa degli incantesimi, vero?" mormorò, e lui l'aveva guardata
come fosse un angelo o una dea o qualcosa di egualmente drammatico. Poi l'aveva
stesa di nuovo contro il pavimento e avevano fatto finta ancora per un po'.
Le cose andarono avanti da quel punto. La preparazione non fu facile, ma alla
fine la soluzione risultò abbastanza naturale. Presto, la stampa ebbe notizia
della relazione fra Ginny Weasley e Seamus Finnigan. A quel punto l'amicizia fra
Ezra e Ginny era nota ("Sai com'è," Ezra aveva detto a Rita Skeeter, "ti
incontri con una vecchia amica dei tempi della scuola, ed è come se non foste
mai state separate." ed era sembrato completamente naturale che le due coppie
trascorressero le vacanze insieme, con Danae appresso.
"Avremmo dovuto pensarci anni fa," Ezra aveva mugugnato a Draco mentre
facevano i bagagli.
"Non avrebbe funzionato anni fa," l'aveva corretta Draco.
Vedere Danae e Seamus insieme faceva quasi piangere Ginny. Danae lo chiamava
Zio Seamus e questo sembrava renderlo egualmente triste e felice. Danae adorava
Draco, ma il legame speciale che aveva con Seamus era innegabile.
Nessuno nel mondo magico prestava loro troppa attenzione. Una volta al mese
si incontravano con Harry, Hermione e Ron per discutere degli sviluppi avvenuti
nel frattempo. Voldemort si era svegliato anni prima, e si stava costruendo un
seguito in Indonesia, prima di volersi spostare verso continenti più densamente
popolati. I suoi sostenitori erano stati notati sia a Parigi che a Roma, alla
ricerca di nuove reclute e a riscuotere vecchi debiti. Le cose erano in una
volta sola incredibilmente pericolose e incredibilmente pacifiche.
"Avevi ragione, sai," le aveva detto Draco in una lunga notte piovosa, un
anno dopo l'inizio del loro accordo. Stavano nella stessa stanza di hotel che
erano soliti prendere, che dava su Diagon Alley, e ad appena qualche porta da
dove alloggiavano Ezra, Seamus e Danae. Le tende erano chiuse, come sempre, per
evitare che qualcuno li spiasse e pensasse di trovarsi davanti a quella che,
agli occhi del mondo, era una relazione extraconiugale. Per quanto la moglie in
questione sapesse - e appoggiasse completamente - quella relazione.
"Avevi ragione," ripeté lui e lei lo guardò confusa. "Non c'è niente come
questo," continuò, fissando lei e attraverso di lei allo stesso tempo. "Tu ed
io, qui come siamo adesso, è l'unico mondo reale. Ogni altra cosa è falsa.
Vuota. Cosa abbiamo dovuto sopportare per arrivare qui. Sei maledetti anni per
arrivare a questo."
"Hai pensato a questo per sei anni, eh?" mormorò lei piano, con un sorriso in
faccia.
"A volte non faccio altro che pensare alle cose che mi avevi detto," confessò
lui, non senza difficoltà. "Mi hai incastrato, mocciosa. Mi hai messo come delle
corde intorno, dalle quali non voglio liberarmi."
"Che pensiero perverso," notò Ginny con una risatina.
"Forse dovremmo provare con delle corde vere," disse lui, con l'aria di chi
ci pensava davvero, e passarono la seguente mezz'ora a rivoltare la stanza
d'hotel alla ricerca dei giusti accessori.
Mancava solo un anno. Un anno dopo Harry ed Hermione iniziarono con ancor più
fretta a reclutare spie, qualche settimana prima di Natale.
~
La morte di Dean Thomas diede il via a tutto quanto.
Uno dei leali seguaci di Voldemort al Ministero aveva scoperto che Dean li
stava spiando. L'intero Ministero era praticamente sotto il controllo del
Signore Oscuro. Nel mondo intero, c'erano solo due posti completamente sicuri:
Hogwarts, e la galleria d'arte dei McGraw.
Voldemort era in grado di monitorare tutti i posti in cui un mago si poteva
materializzare, e questo gli dava un totale controllo su chi usciva ed entrava
dal mondo Magico. Hogwarts e la galleria erano un paradiso, protetti da dozzine
e dozzine di magie che li rendevano impossibili luoghi impossibili da rilevare.
Silente aveva incanalato la maggior parte della sua energia vitale per rendere
questi due posti sicuri, e dormì per la maggior parte di quegli anni oscuri,
lasciando i compiti quotidiani, inerenti la guida della Ribellione, ad Harry.
Ginny fece buon uso dei suoi contatti nella Gazzetta del Profeta. Voldemort
aveva preso anche il controllo dei media, ma Ginny era in grado di immettere
messaggi in codice nei testi dei suoi articoli mondani. Voldemort tornò infine
in Inghilterra e la Ribellione tirò fuori le armi pesanti. I maghi più abili con
le magie che con le battaglie, come la McGranitt o Hermione, rimasero dietro e
aiutarono Silente a combattere la battaglia facendo uso di incantesimi. Gli
altri brandirono spade incantate e archi e frecce magici, e andarono avanti con
bacchette e feroce determinazione.
La prima battaglia durò settimane. I cieli brulicavano di sangue e magia, e
la terra tremava. I Babbani pensavano fosse la fine del mondo, mentre tremavano
sotto la forza di devastanti 'terremoti' dopo 'terremoti'. Quei fenomeni,
dicevano, erano causati dai movimenti interni della Terra. Fenomeni che non
avrebbero mai potuto immaginare fossero in realtà causati dal Signore Oscuro che
sbatteva irato il piede per terra, quando veniva a sapere di un'altra linea dei
suoi che cadeva sotto la potenza dei Ribelli.
Per quanto ci provasse, Voldemort continuava a non capire da dove venissero.
Naturalmente teneva d'occhio Hogwarts, ma non riusciva a capire come le forze
ribelli uscissero da lì. La Galleria si rivelò ulteriormente utile, quando
Silente decise infine di avventurarsi fuori dalle mura di Hogwarts.
Ginny non vi assistette personalmente. Draco e Ron erano stati gravemente
feriti e necessitavano di cure mediche che andavano oltre la sua abilità. Fino a
che avrebbe vissuto, Ginny non avrebbe mai dimenticato l'espressione sul viso di
suo padre quando lei ed Hermione levitarono il corpo privo di conoscenza e
sanguinante di suo figlio, assieme a quello di Draco Malfoy, in casa. La fece
sorridere come nient'altro era riuscito a fare in quei tempi, per giorni. In
seguito, quando Draco era ancora incosciente, Ron si svegliò e le lanciò una
lunga occhiata pensosa.
"Sei davvero innamorata di quello stupido rospo, non è vero?" disse, come se
non potesse ancora crederci.
"Sì," rispose lei semplicemente.
"Allora puoi recapitargli un mio messaggio?" chiese Ron. "Dì a quel bastardo
che se ti fa versare anche una sola lacrima, andrò a cercarlo fino alla fine del
mondo e lo ucciderò come il peggiore dei randagi. Usa proprio queste parole,
Gin. Non addolcire la pillola solo perché sei innamorata di lui."
"Glielo farò sapere non appena uscirà dal coma," aveva risposto lei
riluttante, con le lacrime agli occhi e la gola bloccata, col dolore che le
bloccava il corpo laddove poteva arrivare.
Harry, Seamus ed Ezra furono gli unici testimoni di quello che accadde fra
Silente e Voldemort. Harry e Seamus, persino anni dopo, non furono capaci di
raccontare quello che avevano visto, tranne ripetere quanto fosse tutto così
lucente, quanto fosse accecante oltre ogni immaginazione. Ezra, come fece sapere
la Gazzetta del Profeta, molto prima che qualcuno confermasse la morte di
Silente, fu trovata morta, deceduta per mano del Signore Oscuro.
La sua famiglia era a pezzi, sua madre si rifiutava di uscire di casa, suo
padre dava la colpa a Draco e proibì ai Malfoy di mettere mai piede in casa sua.
Anche Danae fu diseredata e dichiarata 'sporcizia Malfoy'.
La madre di Draco era morta anni prima, e con la morte di suo padre, svanì
ogni motivo che aveva tenuto in piedi il suo matrimonio con Ezra. Lucius e la
maggior parte dei Mangiamorte morirono nella battaglia finale - non il padre di
Ezra e, come molti dei Mangia Morte che sopravvissero, evitò un processo con un
vecchio trucco - spese una folle somma di denaro nell'assicurarsi che non fosse
mai ottenuta una prova evidente del suo coinvolgimento. La morte di Ezra era
l'unico modo per lei di liberarsi di lui, e voleva che anche Draco e Danae
fossero liberi. Anche Draco se aveva sofferto molto per la morte di sua madre,
la sua morte gli aveva tolto di dosso un pese incredibile, e quella di suo padre
fece ancora di più. Ezra voleva rimuovere l'ultimo dei suoi pesi, perché anche
se non avevano mai avuto un vero matrimonio, era l'amico più leale che avesse
mai avuto.
Almeno, era quello che aveva detto nei diari che aveva tenuto. Furono
scoperti qualche giorno dopo la sua morte. Spiegavano quello che le passava per
la testa perfettamente e diedero forza alla teoria che voleva avesse
volontariamente cercato la morte. La gente pensava che Draco fosse un mostro per
aver mandato via la sua unica figlia, a vivere con un'artista strampalato in una
comunità dell'Irlanda. Viveva col suo padrino, Seamus Finnigan, e la sua nuova
moglie, una donna che tutti dicevano che assomigliava tremendamente ad Ezra
Malfoy. Ma nessuno prestava troppo caso a quella somiglianza, e se qualcuno ci
provava, si ricordava sempre che aveva qualcos'altro da fare, qualcosa che si
erano dimenticato o un posto dove doveva assolutamente andare, e finiva così. La
gente diceva che c'era una magia così intensa a circondare la loro piccola
famiglia che potevi vederla se sbattevi in aria la bacchetta. 'L'ultimo regalo
di Silente', diceva spesso Seamus.
Seamus Finnigan andò a vivere fra i Babbani, e fece crescere la figlia di
Draco ed Ezra Malfoy fra loro. E Draco non disse mai una parola, non fece mai
scenate. Li visitava durante le vacanze e ogni singolo anno per il compleanno di
Danae. Erano felici.
La gente aveva la strana propensione a credere a quello che leggeva nei
giornali. E così, negli articoli di Ginny, lei stava molto attenta a lasciar
trapelare indizi di una sua possibile relazione con Draco. La gente credeva a
quello che leggeva, e l'idea di mettersi con un uomo, così presto dopo la morte
della moglie, era talmente scandalosa che impediva alla gente di comprendere che
non era morta affatto.
~
Ore dopo aver finito il suo articolo, ore passate a pensare alla settimana
appena trascorsa, all'ultimo mese, agli ultimi anni della sua vita, Ginny si
ritrovò a essere esattamente dove voleva trovarsi, accucciata al fianco di Draco,
coi battiti del suo cuore che fungevano da pacifica ninna nanna alle orecchie
appoggiateci sopra.
Avevano passato ore a ritrovarsi e a fare l'amore, ad accertarsi che l'altro
stesse bene, ed è per caso quella una nuova cicatrice, e fa male quando faccio
così? E sì, sì fa male, ma per favore, per favore non fermarti. Erano stretti
nel letto dello stesso hotel di Diagon Alley in cui si erano fermati
innumerevoli volte prima, a parlare di niente in particolare, cercando di non
farsi l'un l'altro domande troppe difficili, perché le domande come quelle
avevano la tendenza a creare lunghi silenzi e a metterli a disagio quando
avrebbe dovuto essere altrimenti, e d'altronde non avevano mai voluto sprecare
il loro prezioso tempo insieme, a sentirsi a disagio.
Quattro anni prima, quando si erano ritrovati, Ginny aveva preso una
decisione ferrea: non avrebbe mai lasciato che piccoli incidenti si immettessero
nel loro percorso. Era da una mezza vita che lo aspettava, e ora che era suo e
solo suo, e non vi era più un macigno enorme nella loro strada, non aveva
intenzione di tentennare perché era insicura, o impaurita, o niente del genere.
La guancia di lui era appena ruvida contro il suo seno, e il pallido biondo
dei suoi capelli li faceva apparire ancora più soffici mentre ci passava le dita
attraverso. Così tante ombre oscuravano i suoi occhi grigio tempesta, ma al
momento non li vedeva, nascosti com'erano alla sua vista, mentre lui si
concedeva il primo vero riposo di un po' di anni a quella parte.
Lunghe battaglie, come quella da loro attraversata, alla fine lasciavano il
loro segno sull'anima.
"Draco," mormorò gentile, svegliandolo dal suo torpore e attirando la sua
attenzione.
"Sì, mocciosa?" le rispose affettuoso, inclinando appena la testa così che
lei potesse vedere l'espressione divertita e profonda sul suo viso, e il cenno
al suo ormai famoso ghigno.
"E' finita, allora?"
Aveva la mascella tesa, e lei voleva scioglierlo, confortarlo. Non glielo
permise, non lo aveva mai permesso. Un carattere antipatico e la crudeltà
affettata che sempre mostrava sempre, lo avevano isolato da tutti coloro che
avrebbero potuto affezionarsi a lui, per i primi diciassette anni della sua
vita. Dubitava ci fosse qualcuno oltre ad Ezra ed a lei che lo avesse mai
davvero conosciuto, ed Ezra certamente non gli era mai penetrata dentro quanto
Ginny. Non era una considerazione egoista; ma era così che stavano le cose,
semplicemente. Ginny era una parte di lui, che si era portato dietro per tutti
quegli anni, e lei stessa non era completa senza di lui, perché anche lui
portava con sé una parte di lei.
A volte Ginny riusciva a capire quanto gli mancasse Danae. In così tanti modi
era stato suo padre, e Ginny aveva promesso a se stessa che lui avrebbe sempre
avuto modo di far parte della vita di Danae. Ezra stessa avrebbe fatto in modo
che fosse così, se non altro. A Seamus forse non sarebbe piaciuto, ma alla fine
avrebbe accettato con riluttanza, perché Ezra e Danae lo tenevano stretto nei
loro piccoli pugni.
Negli ultimi tempi Draco faceva spesso una battuta: diceva di non vedere
l'ora di sapere se i loro figli avrebbero avuto i capelli biondi o rossi.
Ginny non vedeva l'ora di dirgli che era incinta.
Aveva avuto abbastanza shock per un giorno solo, e in fondo pensava che la
notizia potesse aspettare il momento in cui lui le avrebbe chiesto di sposarlo,
e, se la piccola scatola proveniente da una gioielleria, che gli aveva trovato
in tasca, mentre era alla ricerca di un fazzoletto, era di un qualche indizio,
non avrebbe dovuto aspettare molto.
"E' finita, allora?" chiese di nuovo, soddisfatta di sapere che tutto quello
che le stava più a cuore al mondo, era nel letto, lì con lei.
"Che altro dovrebbe esserci?" rispose lui, passandole le dita fra i capelli.
"I miei genitori non vorranno saperne di capire," dichiarò con un sospiro
rassegnato.
"Si fottano," rispose lui, e prima che potesse rimproverarlo, la baciò. La
baciò come se non avessero appena salvato il mondo e stesse davvero per finire
domani; la baciò come se il sole stesse tramontando su di loro e non rimanesse
loro altro momento che quello. La baciò come se l'amasse e non volesse mai più
lasciarla andare via.
Ma, pensò, il punto di tutta la storia, fu che la baciò.
~
FINE
NdT (4 Gennaio 2005) - avete avuto questi ultimi capitoli in tempi record^^
Mi sembra ingiusto farvi aspettare oltre. Come vedete, quella precedente era la
fine della storia, nel senso che era la fine del loro inverno insieme. Questo
epilogo racconta tutto quello che è successo in 10 anni, quindi dev'essere anche
per questo che l'autrice ha ritenuto di dividerlo, con questa denominazione, dal
resto della fanfic.
Il lieto fine alla fine c'è e suppongo tanti di voi abbiano tirato un bel
sospiro di sollievo.
Ci sono ancora 3 storie di contorno su questa fanfiction ... raccontano anche di
quello che è successo ancora dopo e meritano davvero, quindi tradurrò anche
quelle, anche se dovrete aspettare almeno un mese.
Sono certa che questa storia vi abbia in un qualche modo colpito, perciò
fatele un favore ... recensitela.
Ci sono molte fanfiction in questo sito che, senza offesa, valgono meno di
questa fanfic (quello che io stessa scrivo vale molto meno di questa fanfic,
quindi non mi escludo dal mio giudizio), e se in un qualche modo il numero delle
recensioni spinge i lettori a leggere, recensite, così che altri abbiano modo di
godere di questa storia meravigliosa.
Ringrazio gli altri traduttori di questa fanfiction, Yumeko e Iseut, che vi
hanno fatto leggere questa fanfiction, quando io non avevo proprio tempo di
portarla avanti.
Bene, concludo dicendo che è stato un piacere per me tradurre per voi questa
fanfiction. E che lo sarà ancora, perchè Jade Okelani (ma anche la sua amica del
cuore, Sarea Okelani) scrivono fanfiction di Harry Potter che definire favolose
è poco, e sarebbe quasi peccato non farvi leggere anche quelle.
Alla prossima!
Erika
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