Our Winter

di Jade Okelani
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1: Malefatte e Pregiudizi ***
Capitolo 3: *** 2: Un Diario nella propria vita ***
Capitolo 4: *** 3: Qualcosa di malvagio si avvicina ***
Capitolo 5: *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte a ***
Capitolo 6: *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte b ***
Capitolo 7: *** 4: Desiderio di pomeriggio - parte c ***
Capitolo 8: *** 5: Potrebbe anche piacerti - parte a ***
Capitolo 9: *** 5: Potrebbe anche piacerti - parte b ***
Capitolo 10: *** 6: Ogni maledetta partita di Quidditch ***
Capitolo 11: *** 7: Non proprio tutti dicono ti amo ***
Capitolo 12: *** 8: Noi non abbiamo banane ***
Capitolo 13: *** 9: Fiumi ghiacciati (NC17) ***
Capitolo 14: *** 9: Fiumi ghiacciati ***
Capitolo 15: *** 10: Quella cosa nella foresta ***
Capitolo 16: *** 11: Romeo e Giulietta, vi presento Draco e Ginny ***
Capitolo 17: *** Epilogo: L'ultimo regalo di Re Artù ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
tradotto da Erika in esclusiva per EFP

~

Prologo: Legge e Disordine

~

Hogwarts è diversa da ogni altra scuola, coi suoi oscuri e ventosi corridoi e le sue scale che si riposizionano da sole durante il giorno e che la rendono un posto dove è davvero facile perdersi, specialmente nel cuore della notte quando non dovresti essere fuori dal tuo letto. E' una castello infestato nel quale i fantasmi non hanno paura di saltare fuori all'improvviso per offrirti un saggio consiglio, o nel caso di Sir Nicholas, dritte sul trucco. (Sappiamo che è meglio non chiedere come è riuscito a diventare un tale esperto in materia di cosmetici; per essere morto, sa certamente come arrossire convincentemente.)

Cercare di non essere visti ti rende spesso più sospetto di quanto non saresti altrimenti, e sono stata quasi notata un paio di volte, una volta da Gazza, il custode, e un'altra ancora da Mrs Purr, quella disgraziata della gatta di Gazza. Ora sono qui, che scrivo il mio diario, in uno spazio piccolo, scuro e stretto, e sto cominciando a chiedermi se sono claustrofobico e non l'ho mai saputo. Il caldo è quasi insopportabile, anche se il castello è freddo e presenta molti spifferi, e continuo a sentire rumori anche se non c'è niente in giro, e penso che le palme della mani stiano cominciando a sudarmi; non sapevo che fossero in grado di fare una cosa del genere.

Non ho tenuto un diario sin da quella brutta storia con Tom Riddle durante il mio primo anno ad Hogwarts. Per essere onesti, una storia come quella avrebbe dissuaso qualunque ragazza dal tenere mai più un diario personale coi propri pensieri, ma recentemente ho provato un desiderio molto intenso di mettere su carta quello che provo. Perciò eccomi qui, a scrivere al buio, a sperare che le mie mani incredibilmente sudate e la totale incapacità di vedere non rovinino indelebilmente le parole.

Non ho mai fatto niente di sbagliato prima. Ci sono state volte in cui ho un poco aggiustato le regole, e ho aiutato Harry e Ron ad uscire da quel guaio in cui si erano cacciati -- ma facevo solo quello che doveva fare una buona sorella; quello che qualunque ragazza pazzamente innamorata del migliore amico di suo fratello avrebbe fatto.

Forse sto esagerando, almeno credo. C'è stato un tempo in cui credevo di essere pazzamente innamorata di Harry Potter, ma è passato, come tutte le cose, col tempo. E, naturalmente, con la totale ignoranza di Harry sul fatto. Gli è piaciuta Cho Chang per un intero anno, e credo che la cotta sia un po' passata in quel periodo. Cosa aveva Cho in fondo che io non avevo? Solo perchè era più grande e più carina e più brava a fare le magie e non indossava i vestiti smessi dei fratelli più grandi perchè non aveva il corpo di un maschio di 16 anni come me -- beh, non voglio più pensare a Cho. Si è diplomato lo scorso anno e non ho la minima idea di che fine abbia fatto. Non credo ce l'abbia nemmeno Harry, dal momento che da quando la cotta gli è passata (passano sempre quelle) si è guardato a sinistra e ha trovato Hermione, dove era sempre rimasta, più o meno lì sopra lo spazio aereo del suo cuore, ed è successo.

Ed è davvero difficile odiare Hermione, perciò ho dovuto dimenticare la mia infatuazione per Harry. E' stato meglio così. Mi dicevo sempre che un giorno ci avrei creduto che era stato meglio così, almeno così speravo; e ora è così, ci credo. Perciò non è che sono innamorata di Harry, nè niente del genere -- è solo che è così facile avere una piccola cotta per lui. Si tratta più che altro dell'adorazione per un eroe, davvero, più che di un sentimento sciocco e romantico, ed è una di quelle cose che non va via, non importa il tempo che passa nè i tentativi che fai.

Per fortuna, è una di quelle sensazioni che è bene rimangano nel tuo cuore. Harry è un buon amico, leale in modo quasi ridicolo e stupidamente coraggioso, e più ci penso, più sono felice di non essere innamorata di lui. Hermione ha sicuramente un attacco al cuore ogni volta che si preoccupa per lui.

Ecco la cosa che un po' mi infastidisce però: ho sempre pensato che Harry non mi avesse notato perchè ero un po' bruttina, coi capelli mai perfettamente pettinati, perchè avevo troppe lentiggini, perchè non studiavo più dei ragazzi, quel tipo di cose insomma. Ovviamente, erano ragazze come Cho che lo attiravano, ragazze bellissime con grandi occhi neri e visi esotici, con lunghi capelli neri di seta che avrei sempre voluto, invece di queste ciocche di carote strozzate che mi dondolano giù dallo scalpo. Ma poi va ad innamorarsi di Hermione, e non voglio essere cattiva, ma Hermione non è certo la ragazza più carina della scuola.

Io penso che sia bella, intelligente, divertente e affettuosa, ma certamente non potrebbe vincere una competizione di bellezza su scopa. Perciò se la vecchia e normale Hermione era andata bene per Harry ... che diavolo c'era di sbagliato in me?!

 

Quello era il tipo di domanda che potevo passare (su cui avevo passato) ora a riflettere, ma

~

Oh mi Dio. Oh mio . . . DIO! Va bene, lasciate che riparta da dove ho lasciato. Allora, stavo riflettendo su ... qualcosa ... e poi all'improvviso il muro su cui ero appoggiata è scomparso e ho cominciato a cadere, senza fine ... era una voragine oscura infinita, e già mi sentivo orribile nel pensare a come Ron avrebbe detto a mamma che ero morta e che le si sarebbe spezzato il cuore.

E' venuto fuori che forse ho esagerato con l'aggettivo 'infinito', perchè ho smesso di cadere, ma in effetti non sono mai atterrata. Invece mi sono trovata sospesa in aria, libera di muovere le braccia e le gambe, ma incapacitata ad andare via da dove mi trovavo. Non vedevo un fico secco.

"Pronto?"

Speravo che venisse fuori come la voce di una strega che aveva in se stessa la fiducia di una dea  e meno come quella della quasi disperata ragazza topo.

"Benvenuta, Signorina Weasley."

Saltai a mezz'aria, la voce melodica mi aveva sorpreso nel silenzio della stanza.

 

L'oscurità svanì un poco e mi ritrovai in una grande camera. Doveva trovarsi a circa un miglio di profondità sotto la scuola, e aveva i minacciosi muri fatti di pietra e ardesia o di qualcosa di altrettanto terroso e robusto. Grandi cavità erano state scolpite nell'interno dei muri e sembravano quasi i palchi del campo di Quidditch. Dozzine di figure mascherate e intunicate erano in piedi ferme, sinistramente silenziose, quasi come Dissennatori, ma un poco (proprio un poco) meno spaventose. Candele sospese a mezz'aria spiegavano come mai riuscivo all'improvviso a vedere ciò che mi stava intorno, e mentre guardavo sotto, spalancai la bocca nel tenere che quando dicevo 'infinita' non avevo esagerato.

Sotto di me, l'oscurità sembrava andare avanti e ancora avanti e cercai disperatamente nella memoria un incantesimo per fluttuare, nel caso la forza magica che mi teneva sospesa venisse a mancare all'improvviso.

"Mi chiamerai Cassandra." La stessa voce che aveva parlato prima lo fece ancora. Fu allora che la vidi, proprio davanti al resto degli altri. "Perchè ci hai cercati?"

"Per essere parte del futuro nel tempo," recitai a memoria.

"Cosa ci offri?"

"La lealtà e l'obbedienza di una serva dell'Ordine."

"Appartenervi comporta dei sacrifici. Quale prezzo è disposta a pagare?"

"Non sono che una serva obbediente e fedele all'Ordine."

Il mio labbro inferiore era maltrattato e sanguinante da quanto lo avevo morso in quei momenti. Mi chiedevo se potevano sentire il mio cuore battere nel petto come una farfalla impazzita colpita da un incantesimo energetivo. Il messaggio che si era auto-distrutto e che avevo ricevuto parecchie settimane prima era stato molto chiaro;  una volta che avevo detto il codice non dovevo dire altro che 'Non sono che una serva obbediente e fedele all'Ordine'. E se avevo letto male? Cassandra rimase in silenzio. Dovevo dire qualcos'altro? Non avevo nulla da offrire loro in effetti, tranne la mia totale obbedienza. Non era forse per questo che avevo bisogno di loro in principio, no?

Naturalmente ne avevo sentito parlare prima. Quando le ragazze erano al loro secondo anno ad Hogwarts, avevano almeno una volta sentito parlare dell'Ordine. Sospetti quanto i MangiaMorte, più segreti dei Centauri, con più potere del Ministro della Magia. E questo perchè l'Ordine non doveva rispondere a nessuno delle sue azioni. Erano la più anziana fra tutte le società magiche segrete e l'unica che era sopravvissuta a Colui che non Deve Essere Nominato.

Ogni anno veniva scelto un nuovo membro e quest'anno, ero stata scelta io.

L'Ordine si assicurava che non avessi mai bisogno di niente. Si accertavano che le persone giuste ti notassero quando ti diplomavi ad Hogwarts, si accertavano che avessi i lavori più belli e i posti più carini dove vivere. Almeno, questo era quello che dicevano le altre ragazze nei corridoi. Non che io avessi molte amiche in fondo. Chiaccheravo con altre Grifondoro, ma le uniche persone a cui ero davvero vicina erano Ron, Harry ed Hermione. So che loro non mi consideravano davvero un'amica. Ero la sorellina di Ron e sapevo che Harry ed Hermione avevano cominciato a considerarmi come una sorellina surrogata, dal momento che nessuno dei due aveva fratelli più piccoli in proprio.

Era solo un'altra ragione per desiderare così tanto tutto questo. Avrei messo ogni cosa a posto. Mamma e Papà non avrebbero più dovuto preoccuparsi di me, non sarei dovuta tornare a vivere con loro dopo che la scuola fosse finita e quell'insopportabile di Percy avrebbe dovuto chiudere il becco quando gli avrei messo sotto il naso un lavoro migliore del suo.

E finalmente avrei potuto permettermi un nuovo mantello che non profumasse come il vecchio compito di Pozioni di Charlie.

Ma torniamo a quando volavo a mezz'aria:

"Devi dimostrarti degna." La voce di Cassandra risuonò in tutta la camera, e io feci un lungo respiro, più decisa che mai ad andare fino in fondo.

"Non sono che una serva obbediente e fedele all'Ordine."

"La tua volontà sarà messa alla prova, così come la tua obbedienza," dichiarò Cassandra, vaga. "Sei nella casa del Grifondoro. Quale case trovi più ripugnante, Signorina Weasley?"

Sentì il sangue sulla lingua e mi lascia andare il labbra. Questa era una domanda diretta. Sicuramente ora volevano che rispondessi senza usare quella frase ...

"Ebbene?" chiese Cassandra, impaziente. "Parla, ragazza."

"Serpeverde!" disse tutto d'un fiato, un pochino più forte di quanto avessi inteso.

"Ah. L'onestà è dote necessaria fra queste mura," mi disse Cassandra.

Mi sentivo assurdamente fiera di me stessa per aver passato un test così semplice.

"E fra tutti i Serpeverde chi trovi il più ripugnante?"

Ripensai immediatamente a Pansy Parkinson e al modo in cui mi faceva sentire sempre, come se fossi una cosa che veniva fuori dalla classe di Hagrid sulla Cura delle Creature Magiche. Poi a Tiger e a Goyle con le loro sopracciglia sempre accigliate e con la tranquilla acquiescenza con cui rendevano la vita di mio fratello un inferno. I pensieri su Tiger e Goyle mi portarono naturalmente al loro padrone, e le mie mani si strinsero in pugni.

"Vedo che hai pensato a qualcuno." Mi pareva di sentire un sorriso nella voce di Cassandra.

"Draco Malfoy," dissi, ricordando tutte le volte che quello stupido idiota aveva arrecato guai alle persone che più amavo, cercando di far espellere Harry, chiamando Hermione Mezzosangue, iniziando a litigare con Ron quando tutti ben sapevano che Ron non sarebbe stato abbastanza avveduto da ritirarsi da una sfida.

Malfoy, con quel suo orribile ghigno e quei capelli setosi che sarebbero stati belli se il suo cuore non fosse stato nero; con gli occhi color cielo nuvoloso, che nascondevano un'anima così piena di meschinità e malizia. Sì, penso non ci sia alcun problema a dire che odio Malfoy, Cassandra.

"Draco Malfoy," disse Cassandra ad alta voce, "ha fra le sue mani il tuo destino qui nell'Ordine. Andrai da lui e offrirai a lui ogni cosa di te per un mese. Sarai volenterose e obbediente con questo ragazzo che detesti, così come lo saresti con chi ami. Ti proverai a noi in questo modo."

Mi proverò? Non riuscivo nemmeno a respirare. Non poteva voler dire -- non poteva e basta. Ma l'aveva fatto. Riuscivo a capirlo dal silenzio nella stanza. Silenziosa tranne che per quella maledetta farfalla nel mio petto che aveva deciso di prendere una nuova marcia in accelerazione.

Ogni cosa. Non potevano voler dire davvero ogni cosa, no? E ... offrirmi? Non potevano davvero voler dire quello che pensavo volessero dire. Non vorranno certo che -- no, mi limiterò a portargli le pantofole e a tagliargli la carne, cose così, umilianti come quella, no ... cose umilianti. E se -- Oh, Dio e se lo faccio, vado da lui e lui --

"E se rifiuta?" dissi prima di riuscire a fermarmi. Quanto avrei voluto vedere gli occhi di Cassandra. Sono quasi certa che dovevano essere piena di pietà. Non è che sono proprio materiale da sogno erotico io. La famiglia di Draco Malfoy ha più soldi di quanti ne abbia mai visti in vita mia. Potrebbero comprargli una serva se ne volesse una. Potrebbero comprargli una maledetta concubina se ne volesse una!.

"Nessuno rifiuterà un Membro dell'Ordine," spiegò Cassandra con più pazienza di quanto sentivo era capace. "E' tuo compito far sì che compia la sua parte nel tuo futuro. Mi comprendi?"

Fra tutte era la cosa più impensabile che avrebbero potuto chiedermi di fare, e mi odiai, perchè per quanto orribile fosse, anche allora, sapevo quale sarebbe stata la mia risposta.

"Non sono che una serva obbediente e fedele all'Ordine."

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Capitolo 2
*** 1: Malefatte e Pregiudizi ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 1 è stato tradotto da Iseut in esclusiva per EFP

 

~

1 : Malefatte e pregiudizi

Nota della traduttrice - Titolo originale del capitolo: 'Pranks and Prejudice', che gioca sulla somiglianza col titolo del libro di Jane Austen 'Pride and Prejudice' (Orgoglio e Pregiudizio) ... beh, mi consolo nel sapere che nemmeno i traduttori ufficiali del libro sono riusciti a riprodurre il gioco di suoni e parole. Il significato comunque è quello anche se mi è stato impossibile ripetere l'assonanza in italiano.

~

La sala comune del Grifondoro era stranamente vuota, molti degli studenti più giovani erano già nel letto, avendo rinunciato a studiare per gli esami. Ron e Harry li avrebbero volentieri seguiti, ma Hermione era determinata a far prendere a tutti e tre il maggior punteggio possibile nel M.A.G.O. (Magia Avanzata Grado Ottimale) grazie a un sistema che Ginny aveva rinunciato a capire. Neanche Ron ed Harry sembravano comprenderlo, ma erano bravissimi a seguire gli ordini di Hermione.

Ginny aveva passato la maggior parte del giorno provando a convincersi che sarebbe stata una pura follia avvicinare Draco Malfoy e offrirsi di essere la sua schiava. In qualsiasi situazione si trovasse, niente sarebbe stato peggio dell’umiliazione che avrebbe dovuto sopportare da parte sua.

Almeno, continuava a ripetersi più e più volte nel vano tentativo di mandare indietro l’idea di tutto ciò che l’Ordine le offriva. Non ho bisogno di loro, provava a convincersi. Ho la mia famiglia e la mia salute e certamente non ho bisogno di Draco Malfoy.

La sua attenzione fu distolta da un rumoroso sospiro di disgusto da parte di Hermione.

“Vuoi prendere uno zero a Trasfigurazione?” Stava dicendo Hermione. “Perché è questo che avrai se continui così.”

“Herm," Harry disse pazientemente (beh, Ginny era sicura che stesse provando a suonare paziente), "Abbiamo studiato per otto ore di fila--"

"E studieremo per altre otto ore finché voi due non mi convincerete che siete anche solo pronti la metà per i M.A.G.O” esclamò Hermione.  

"Forse a noi non importa un accidente, " si lamentò Ron. "Tu sei la sola così ossessionata dal fare bene questi stupidi test.”

"Non sono stupidi, Ron, " disse Hermione in tono risentito.

"L'hai fatta arrabbiare, " fece notare Harry a Ron.

"Ogni singolo giorno, ogni singola lezione che abbiamo ricevuto qui a Hogwarts non significherà niente se non faremo bene nei nostri M.A.G.O.,” continuò Hermione.

Ron sembrava leggermente preso dal panico. "Hermione, Mi dispiace, io non intendevo--"

“Dovresti mostrare maggior rispetto comunque.”continuò Hermione “Pensi che i buoni lavori cadano dagli alberi?”

“Beh ci sono quegli idioti che giocano cricket ad alta quota su manici di scopa --“

Ginny provò a non gongolare forte quando Harry chiuse la bocca con uno schiocco piuttosto udibile quando Hermione gli lanciò uno sguardo furioso. Quando tre teste si girarono bruscamente verso di lei capì che non era riuscita completamente nel suo scopo.

“Sono contenta che non avrò i M.A.G.O. fino al prossimo anno.”disse, cercando di coprire la ridarella schiarendosi la gola.

“Si, fortunata.”commentò Ron distrattamente. “Tuttavia avrai quella cosa nella foresta da non veder l’ora…”

“Ron!”sibilò Hermione

“Cosa? Oh!” Si girò verso Ginny. “Dimentica ciò che ho detto.”

Ginny stava per indagare ulteriormente, ma Hermione si lasciò sfuggire un acuto grido che attirò l’attenzione di tutti quelli in sala. Stava guardando un foglio di pergamena.

“Che c’è? Cosa non va?” Chiese Harry, sembrava prossimo al panico.

“Oh quel piccolo troll maleducato!” strillò Hermione .

“Con chi ce l’hai, donna?” chiese Ron

“Calì Patil mi ha passato un bigliettino ad Aritmanzia oggi.”disse Hermione, lottando qualche momento contro le lacrime. "Non l’ho letto in classe, sapete cosa penso del passare bigliettini durante le lezioni."

“Sì, cara. ”mormorò Harry ossequioso, conoscendo benissimo cosa Hermione pensasse circa tutto ciò che costituiva distrazione dalla lezione.

“Cosa diceva il biglietto?”chiese Ron con la bocca piena di Cioccorane che aveva introdotto di nascosto da Hogsmeade.

“Beh, a causa di quella stupida  incomprensione nella doccia dei ragazzi l’altra settimana-" (Ginny non trovava quello che era accaduto nella doccia dei ragazzi sciocco, o più di un malinteso -- Hermione era entrata all’interno nuda, dopodiché aveva iniziato ad avvinghiarsi ad un egualmente appassionato Harry. Naturalmente, non aveva immaginato che Neville Paciock entrasse nelle docce e strillasse come una donnicciola, richiamando cosi  metà scuola a testimone dei lascivi atti d Harry e Hermione, ma era accaduto, e Ginny pensava che fosse tempo che Hermione lo accettasse, svegliandosi  e smettendo di cercare di cambiarlo in qualcosa che non era), "-quell’insopportabile di Draco Malfoy ha iniziato a . . . lui mi ha chiamata . . ." sembrava sul punto di piangere.

"Come ha iniziato a chiamarti?" Ron aveva uno sguardo omicida. Ripensandoci però, Ron aveva sempre uno sguardo omicida quando qualcuno menzionava Malfoy. Ginny voleva morire.

“Herm,” la pungolò Harry dolcemente.

"WHOREMIONE! (sarebbe “Hermione-la-puttana “ma in inglese suona meglio il gioco di parole - ndT)" esclamò. "Va bene? Siete felici ora? Mi ha chiamata Whoremione! Ed è apparentemente molto popolare, perché Patil l’ha sentito da un Tassorosso del sesto anno.” 

"Oh, Hermione,"  mormorò Ginny comprensiva. Che fosse un segno, si chiese? Malfoy era così crudele, così meschino – quasi per sport, sembrava. C’era niente -- questo era certo-- – peggio della tortura a cui si sarebbe sottoposta?

"Lo uccido," dichiarò Ron

"Oh, tu non farai nulla del genere,"disse Hermione, tirando su col naso rumorosamente. E solo facendo così, si era risollevata. Ginny ammirava ciò in Hermione, ma allo stesso tempo si chiedeva se le facesse bene.

Harry sembrava condividere la sua preoccupazione, perché passò un braccio attorno alle spalle di Hermione e le accarezzò la schiena con dita gentili. Mordendosi le labbra, Ginny distolse lo sguardo. Lei non voleva Harry, ma questo non voleva dire che non desiderasse un Harry tutto per sé

“Solo qualche altra settimana, amore.” mormorò Harry confortandola.

Ciò sembrò  risollevare  Hermione considerevolmente. "Non mi sembra ancora vero Harry."

"Cosa non sembra vero?" chiese Ginny

"Stanno per scappare via insieme," puntualizzò Ron.

"Non scappare," lo corresse Hermione.

"Stiamo solo per passare le prime tre settimane delle vacanze estive insieme," aggiunse Harry

"Ora stiamo decidendo quali paesi visitare," disse Hermione. "Forse l’Italia e la Spagna."

"Dovresti venire con noi, Ron," aggiunse Harry. Hermione gli diede un calcio sulla gamba, quindi sospirò, mandando a Ron un sorrisetto rassegnato.

"Si, ci piacerebbe molto averti con noi.” continuò. "Chi ha bisogno di un tranquillo viaggio per due?"

"Grazie, tuttavia so che ciò che sto per dirvi vi spezzerà il cuore, ma non potrei venire neppure se lo volessi." Ron emise un sospiro identico a quello di Hermione. "Io devo andare a lavorare non appena mi diplomo ..  non ho tempo per andare in giro gingillandomi come voi due scansafatiche."

"Va così male a casa?" si meravigliò Hermione.

Ron lanciò uno sguardo a Ginny. "Gin, non ho avuto modo di dirtelo finora. Mamma mi ha mandato un gufo questa mattina."

“Dirmi cosa?”

"Papà è stato licenziato.” – disse Ron dispiaciuto. Ginny si sentì cadere il mondo addosso.

"Oh, Ron," disse Hermione solidale

"E’ colpa di quei manufatti babbani che insiste nel lasciare ovunque,” cominciò a bofonchiare Ron. "Mamma gli aveva detto che avrebbe avuto guai con il Ministero."

" Ma papà ama quei manufatti Babbani," protestò Ginny intontita, l’idea che suo padre non avesse più un lavoro -- non poteva neanche pensarlo!

"Si, e ora dovrà essere contento di qualsiasi galeone Percy, Bill, e Charlie riescono a mandare a casa per mantenerci tutti.” disse amaramente Ron.  

"Sei ingiusto," insistette Ginny. "Papà non stava facendo nulla di male. E’ stata solo una ripicca da parte del Ministero che l’ha fatto cacciare."

"Ci sarebbe . . ." disse Harry con un filo di voce, il senso di colpa lo fece arrossire.

Ron gli offrì un sorriso tirato. "Non devi sentirti in colpa," rassicurò Harry. " I Weasley sono troppo orgogliosi per accettare la carità da chiunque. Inoltre, staremo bene. Io lavorerò, e Fred e George tireranno fuori un po' di contante con il loro negozio di scherzi vendendo roba a qualche ignare e povero tonto-“

"Hmm, Ron," Ginny lo interruppe esitante, "Circa Fred e George e la loro fiducia nel negozio . ."

"Gin," la mise in guardia Ron , "non darmi altre cattive notizie ora. Non credo che il mio cuore possa sopportarlo.”

"Sono nei guai.”disse Ginny. "Stavano giocando d’azzardo in qualche modo -- qualcosa riguardante una corsa di rane magiche -- e beh ..."

"Beh?" domandò Ron.

"Hanno perso  tutti i loro risparmi quando Crown il principe-salta-a-lungo si è tuffata al terzo giro," esplose Ginny tutt'un fiato.

"Forse dovremmo andare.” disse nervosamente Harry

"Si, questo sembra essere un affare di famiglia," iniziò Hermione.

"Seduti!" Ron e Ginny scattarono allo stesso tempo, prima di riportare la loro attenzione l’uno sull’altra.

"Perchè non me l’hai detto?" chiese Ron.

"Oh, proprio come tu ti sei precipitato a dirmi di papà?”puntualizzò Ginny con sarcasmo.

“E’ diverso!” insistette Ron.

"In che modo?”

"Io lo so solo da un giorno" disse Ron trionfante.

"Io lo so solo da una settimana." brontolò Ginny, "E avevo giurato di mantenere il segreto. Vogliono dire loro stessi la verità a mamma. Immaginano che in questo modo almeno lei non potrà mandargli una Strillettera!”

“Si, ma più probabilmente li strangolerà!” disse Ron.

"Credi che se ne accorgeranno se proviamo ad uscire di nuovo?" mormorò Harry nell’orecchio di Hermione.

"Non è necessario," assicurò Ginny, la voce rigida come il suo atteggiamento. "Vado via io."

Prima che Ron diventasse una furia, Ginny aveva lasciato la stanza ed era scivolata attraverso il quadro della signora Grassa.

Fortuna che dovevo rifletterci!…, pensò imbronciata. Draco Malfoy, sto arrivando.

~

 

Lo stava guardando da mezz’ora.

Erano seduti sull’erba, tutti e tre, e Ginny non poteva  fare a meno di stupirsi che Draco Malfoy permettesse ai suoi abiti di toccare il terreno comune. Un cattivo riposo notturno l’aveva fatta arrivare alla stessa conclusione a cui era giunta quando era uscita infuriata dall’apertura nel quadro della sala comune, lasciando Ron, Harry e Hermione che la guardavano sbalorditi : non c’era scelta. Lei doveva farlo.

Tiger e Goyle sembravano neanderthaliani come sempre, le toghe aperte a mostrare le uniformi scolastiche, che sembravano troppo piccole per la loro stazza. La testa di Malfoy era rivolta all’indietro verso il cielo, gli occhi chiusi, la luce del sole rendeva la sua pelle già pallida, quasi luminosa come i suoi capelli. Erano angeli i Malfoy una volta, Ginny si meravigliò pigramente, angeli caduti, corrotti o sporcati in qualche maniera?

Lui era incantevole, nello stesso modo in cui le statue di marmo nei musei lo sono - fredde, irraggiungibili, e perfette sino all’assurdo. Fisicamente, Draco sembrava fragile come il vetro capace di andare in appezzi al minimo tocco. Sotto ciò, tuttavia, Ginny si chiedeva se possedesse un’anima forte. Avrebbe dovuto, visto che aveva avuto Lucius Malfoy come padre per i passati diciassette anni della sua vita.

Lo conosceva da anni eppure Ginny non aveva mai speso molto tempo a pensare a Draco Malfoy, al di là degli ovvi, rancorosi pensieri che aveva sostenuto insieme a Ron, Harry, e Hermione. Sin dall’impegno con l’Ordine, comunque, non aveva fatto altro che pensare a lui. Solo a lui. Le momentanee sventure come le ristrettezze economiche della sua famiglia e  le gesta inopportune dei gemelli penetravano saltuariamente nella sua coscienza, per essere velocemente spinte da parte di nuovo – tutti i pensieri tornavano a Draco Malfoy. Lui teneva il suo futuro nel palmo della mano e lei non era ancora sicura di avere il coraggio di parlargli, figurarsi permettersi di essere la sua . . .

Bruscamente, Ginny  voltò le spalle al nauseante trio davanti a lei. Riusciva a malapena a pensare al suo patto con l’Ordine; come, in nome di Godric Griffondoro, si poteva credere che avrebbe potuto dire  ad alta voce una cosa del genere a Malfoy?!

Proprio in quel momento, sentì Tiger e Goyle grugnire qualcosa a Malfoy, che replicò "Va bene" e poi non prestò loro più alcuna attenzione. Questo era esattamente ciò che stava aspettando -- che Tiger e Goyle se ne andassero e la lasciassero con Malfoy; tutta sola con Malfoy.

Ginny sapeva che stava per sentirsi male.

"Vieni avanti, chiunque tu stia cercando," strascicò Malfoy senza spostare lo sguardo dal cielo terso. "Non mi piace essere osservato."

Chiudendo gli occhi, Ginny respirò a fondo un paio di volte e pregò di avere la forza. Abbandonò il confortante scudo dell’ombra, andò dritta da Malfoy e abbassò lo sguardo su di lui.

"Non ti stavo osservando, Signor Malfoy," lo informò prontamente per prima cosa.

"Come chiameresti acquattarsi nell’ombra e spiare qualcuno?" strinse gli occhi su di lei. "Weasley?"

Ginny si sentiva a disagio, ma si costrinse a restare ferma. Non l’avrebbe fatta tremare come una ragazzina. Almeno non così facilmente.

"Virginia Weasley," confermò lei con un’espressione seria in faccia. Portò una mano tesa verso di lui e fu incredibilmente orgogliosa di non vederla tremare.

Un angolo della bocca di Malfoy si piegò all’insù. "Non ti si adegua," le disse con impertinenza.

La ragazza corrugò la fronte, la mano ancora tesa verso il ragazzo. "Cosa?"

"Virginia," disse lui. Ginny aspettò che continuasse, poi realizzò che voleva dire che il suo nome non le si addiceva.

"Cosa diavolo c’è di sbagliato in Virginia?" gli chiese perplessa, lasciò cadere le mani.

“Niente," ammise, "se sei noiosa, priva di immaginazione, e completamente priva di stile di alcun tipo." Schioccò le dita, come se si fosse appena ricordato di un grande segreto. "Oh, ma dimenticavo! Sei una Weasley. Mi dispiace. Virginia, è adeguato."

"Nessuno mi chiama Virginia," dichiarò violentemente, senza neanche pensarci. "Tutti quelli che mi conoscono mi chiamano Ginny."

Il sorrisetto soddisfatto di lui le fece ribollire il sangue. "Allora, Ginny, che cosa vuoi?"

Disgustoso, ripugnante ROSPO. “Ho bisogno del tuo aiuto, in effetti,”- disse a voce alta “ E preferirei mantenere la nostra relazione strettamente professionale, cosi se sarai cosi bravo da trattenerti dal dire il mio nome, te ne sarò riconoscente.” 

Fissandola vacuamente per un momento, il ragazzo guardò prima dietro di lui, quindi la fissò di nuovo. Completamente serio le chiese “E’ uno scherzo?”

“No, non è uno scherzo,” gli rispose stringendo i denti. “Io ... Io ...”

“Va vanti allora, sputa il rospo,” le disse, ridendo un po’ di lei.

“Ho bisogno che tu mi consenta di farti da schiava per un mese,” scoppiò la ragazza, le parole che si rincorrevano l'una sull'altra per l'ansia.

Malfoy la fissò. Fece una grande sceneggiata : si mise le dita nelle orecchie come per pulirsele. Quindi tornò a sedersi sull’erba, le mani accuratamente piegate in grembo, e sollevò un sopracciglio.

“Questo è uno scherzo!” confermò. “Onestamente, non che me ne importi molto, ma non ho mai amato l’humor dei Weasley.”

“Non è uno scherzo!” Sbottò Ginny. “E’… guarda, non importa cosa sia. Io sarò tua per un mese. Farò tutto ciò che vorrai, commissioni, copiare gli appunti sulla pergamena -- qualsiasi cosa.”

Lui sembrò considerarlo per un momento. “Perché dovrei lasciartelo fare?”

Fu il suo turno di fissarlo. “Scusa, quale parte di “essere schiava per un mese “ non hai capito?”

Lui roteò gli occhi. “Per esperienza so che nessuno si offre di fare da schiava - anche una schiava temporanea - senza un dannato buon motivo. E io voglio sapere esattamente qual'è il tuo motivo prima di essere d’accordo su qualsiasi cosa.”

“E’...”- Pensa, Weasley, PENSA! “un club!” esclamò, poi si schiarì la gola. “C’è questo club,” continuò con tono di voce più normale, “E hanno bisogno di una sorta di prova d’ammissione…”

Gli occhi di Malfoy si illuminarono. “Facendo la cosa più rivoltante che tu possa immaginare?”

Tutta l'aria che teneva dentro le uscì di colpo. “Si,” rispose miseramente.

“Cosa sai fare?” chiese Draco. “Perché non voglio una schiava inutile.”

Arricciando le labbra, Ginny guardò alla sua destra e notò una grande borsa con dei libri. Prendendo la bacchetta, la puntò su di essi, e disse:

“Winguardium Leviosa Infinite Draco!”- la borsa si sollevò, sospesa attorno al corpo di Draco, quindi si lasciò cadere sulla sua figura.

Draco rimase sconcertato per un attimo, poi le diede uno sguardo di apprezzamento: “Sembra senza peso.” disse.

“E’ meglio di così.” rispose. “E’ pensata per mantenersi a pochi centimetri sopra qualsiasi spalla la metta, così sembra che tu la stia portando sul serio.”

“Silente non vuole che usiamo la magia per cose semplici.” disse lui impassibile.

Ginny lo guardò ironica: “Il professor Silente non vuole neanche che facciamo accordi sulla schiavitù umana, ma questo è quanto. Allora. Siamo d’accordo?”

“Nient’altro?” chiarificò Draco.

“Beh… niente viscide robe sessuali.” disse prima di realizzare che cosa stava dicendo.

Draco ridacchiò : “Oh, allora robe sessuali ordinarie vanno bene?”

Benché non potesse vedersi, Ginny era sicura che la sua faccia fosse più rossa dei suoi capelli. Aveva detto la parola sessuali a voce alta a Draco Malfoy. E quello sembrava così calmo, dannazione a lui, come se non lo toccasse minimamente. Ok, bene. Se lui poteva discuterne tranquillamente anche lei era in grado di farlo.

“Non ci saranno favori sessuali di alcun tipo.” Dichiarò Ginny fermamente. Tecnicamente non le era concesso dare condizioni, ma questo lui non poteva saperlo.

“Bene.” Draco convenì con disinvoltura. “E in ogni caso questo non è ciò che voglio da te.”

Fece più male di quello che avrebbe dovuto, ma Ginny era intenzionata a non dargli soddisfazione.

“Siamo d’accordo allora.” disse Ginny, apprensiva e impaziente allo stesso tempo.

“Credo di si, “ disse Draco vago. “Tuttavia, io non so se hai pensato a questo, Weasley, ma l’unica ragione per cui lo faccio è per far diventare matti Potter e quel cretino di tuo fratello. Hai pensato a cosa gli dirai?”

Oh mio Dio.

Non aveva minimamente pensato a cosa raccontare ad Harry e Ron. Era molto probabile che Ron avrebbe tentato di uccidere Draco, urlando tutto il tempo contro Ginny per essere stata una simile idiota. E Harry! Era incerta se sarebbe stata Hermione a trattenere Harry dallo strozzarla, o sarebbe stato Harry a trattenere Hermione.

Ginny considerò e immediatamente rigettò l’idea di dir loro la verità -- non avrebbero mai capito e certamente non voleva la loro pietà.

“Credo.” iniziò, pensando ad alta voce, “Che tu potresti farmi da tutore. In Pozioni, forse? Hai dei buoni voti in pozioni.”

“Beh, sono piuttosto intelligente.” notò Draco compiaciuto.

“Ma stai anche per essere bocciato in Erbologia.” dichiarò Ginny con un sorrisetto. “E i tuoi M.A.G.O. si avvicinano. Neanche due mesi per studiare tutto quanto.”

Draco rimase in silenzio, i suoi occhi erano diventati di un grigio più tempestoso del solito.

“Io ho dei buoni voti in Erbologia." aggiunse Ginny speranzosa.

L’espressione del ragazzo sembrò solo incupirsi maggiormente.

“Hermione dice sempre che sono più avanti di lei quando aveva la mia età e che --“

“Arriva al dunque, Weasley!”

“Tu mi farai da tutore in Pozioni, cosa che può sapere tutta la scuola per quel che mi importa, e io ti aiuterò segretamente in Erbologia. Nessuno lo saprà mai, tu prenderai dei voti eccellenti al M.A.G.O e io---“

“Perché vuoi entrare in quello stupido club, comunque?” chiese Draco improvvisamente, sembrava sinceramente perplesso.

“Non è stupido.” sostenne caldamente, il rossore ancora una volta le coloriva le guance, ma ora, per una giusta indignazione. “E inoltre, ne ho bisogno. Non tutti siamo marmocchi viziati nati in schifose ricche famiglie, sai. Taluni devono farsi strada nel mondo da soli.”

“Si, ma chiedendo aiuto a un marmocchio viziato di una schifosa ricca famiglia.” ribatté ironicamente.

Ginny voleva torcergli il collo. Ma questo, comunque, avrebbe voluto dire che sicuramente non sarebbe stata accettata dall’ordine, cosi si limitò a stringere i denti e  fece largo a un grosso, falso sorriso, regolando il tono della voce in uno gradevole e professionale.

“Va bene.  E le sarò eternamente grata, Signor Malfoy. Possiamo discutere di ulteriori dettagli questa sera?”

“Si, dopo cena, suppongo.” suggerì Draco in tono mellifluo. “Cena che avrai preparato per me con le tue mani e servita nella sala comune di Serpeverde. Buona fortuna per trovare la parola d’ordine, ma sapendo quanto sei professionale non avrai problemi con tutto ciò.”

 

~

“Mi scusi stavo cercando la mia ragazza - una  ragazza brillante, bellissima sempre intenta a comandare chiunque  le stia intorno.”

“Dì quello che hai da dire e poi vattene, Harry”, mormorò Hermione con il viso affondato nel cuscino.

“Mi dispiace non posso.”disse lui, chiudendosi la porta dietro di sé “E’ nel 'manuale del perfetto fidanzato' - se ti abbandono quando so benissimo che sei più vulnerabile, loro mi toglieranno dalla guida.” 

Hermione sospirò: “E noi non possiamo permetterlo, vero? Va bene, vieni avanti, e finiscila.”

Salendo sul letto dietro di lei, Harry le mise un braccio attorno alla vita, e avvolgendole un braccio sotto il collo la fece sollevare leggermente. Con entrambe le mani  spinse il suo corpo accogliente contro il suo e lei si lasciò sfuggire un piccolo sospiro di piacere al contatto.

“Stavo per fatti miei a pensare a me stesso. Harry, mi dicevo, che ci può essere di sbagliato con quella ragazza? Lei è più intelligente di qualsiasi altro, è sempre piacevole starci assieme, ha un fondoschiena incredibilmente sexy che insiste a nascondere sotto strati di roba.” Hermione ridacchiò a quello ”E’ stata fatta Caposcuola e ha una stanza tutta per sè, nella quale avere convegni amorosi con me nella notte senza problemi … che cosa, quindi può darle fastidio?”

“Sai benissimo che cosa mi da fastidio” mormorò Hermione.

“ Non puoi continuare a preoccuparti di quello, Herm” sospirò Harry “ E’ andato, e a meno di un avvenimento  più eccitante o di uno sconsigliabile incantesimo di memoria, nessuno lo dimenticherà molto presto.”

“Se solo ci fosse uno scandalo più grande…” insistette Hermione

“Anche se ci fosse” disse Harry lentamente “Io non penso che servirà a molto. Ho sentito alcuni degli altri -- Dean Thomas e Seamus Finengan in particolare -- stavano progettando di rinominare non ufficialmente  le docce dei ragazzi 'Luogo segreto di Hermione Granger'.”

Hermione gemettè cercando di nascondere completamente la testa nel cuscino.

“Sono solo altre sette settimane”- le mormorò Harry seducente nell’orecchio “solo altre sette settimane di lezione e l’occasionale, gentile parlott---“

“Whorermione non è gentile”- brontolò lei.

“-e noi saremo liberi,” finì Harry “Potremo iniziare a scoprire il mondo insieme, e passare del tempo con la tua famiglia.  Poi potremo tornare e stare con i Weasley per un po’, prima che noi….”

Fissandolo da sopra la sua spalla, Hermione portò la mano di lui alle su labbra, baciandogli la punta delle dita gentilmente. “Prima che noi cosa?” 

“Ehm”-mormorò Harry, massaggiandole il braccio gentilmente con le mani che tremavano leggermente “Prima che noi, um…. Forse potremmo trovare un posticino tutto per noi?”

Un sorrisetto curvò le labbra di Hermione. “Insieme?”

“Beh ... voglio dire ... se ... si.”

“Vuoi che viviamo nel peccato, allora?”gli chiese, già sogghignando.

“Certo che no!”sbottò lui, stringendole il braccio per un momento.

Sciogliendosi gentilmente dal suo abbraccio, lei lo guardò in viso, valutando attentamente la sua espressione.  Gli occhiali del ragazzo erano piegati e lei non poteva  smettere di lamentarsi, e notò, non per la prima volta,  di quanto lui fosse carino nei suoi confronti.. Era sempre adorabile, il tipo di ragazzo che vuoi sempre abbracciare, fino a quando tutti i suoi dolori scompaiono. Ma era diventato un uomo, l’aveva visto farlo; qualche volta  le piaceva pensare che avesse avuto qua e là un ruolo importante in questo processo.

E, se non si era sbagliata, lui stava cercando di chiederle di sposarlo.

“Sei bellissima, lo sai, vero?” In realtà non lo sapeva, ma quando lui glielo diceva lei ci credeva sempre.

“C’era qualcosa che volevi chiedermi Harry?" sussurrò Hermione

“I miei genitori…” Harry deglutì “ I miei genitori  sono stati insieme poco tempo, ma sono stati felici. Molto, molto felici." le sorrise. “Tu mi rendi felice, Herm. Io non vorrei mai passare un solo giorno senza sapere che tu sei nella mia vita, dove tu sei mia: con me, nel nostro letto, nella nostra casa, dovunque ci capiti di essere.” Rise un po’. “Non so se sto andando bene.”

“Oh, avanti, Harry,” mormorò lei, scompigliandoli quella massa ribelle di capelli.  “Credo che tu stia andando bene, per essere la prima volta.”

“Mi vuoi sposare, Hermione?”l e chiese, la voce seria e sicura. Lei era così felice che il ragazzo già sapeva che risposta gli avrebbe dato, anche se le sue mani erano un po’ sudate per l’emozione.

“Certo, sì, sì!” lo baciò, poi lo baciò ancora , perchè ora poteva fare tutto.

“Non sei preoccupata?” le chiese scostandosi un po’da lei. “Non ti fa paura che siamo così giovani?”

Gli occhi di lei andarono al cielo. “ Harry, siamo stati insieme per quasi due anni, e ci conosciamo da quasi sette. So cosa voglio; lo so da anni. Voglio te, Harry. Da sempre e pochi anni non lo cambieranno. Io voglio che la nostra vita insieme inizi ora.

“Non te l’ho detto?” le chiese. “Io l’ho iniziata qualche mese fa”

“Stupido asino” lo riprese lei, poi lo baciò di nuovo. Si strinsero l’uno all’altra per un po’, scambiandosi pazzi baci e carezze,  e facendo diventare una massa ingarbugliata di lenzuola il letto.

“Sai che non ti deve preoccupare di quello che gli altri dicono di te.” Disse  Harry dopo un poco.

"Lo so.” disse lei con un sospiro rassegnato.

“Dopo tutto, non è che eri nella doccia insieme a nove o dieci tizi. C'ero solo io."

“Grazie Harry.” rispose lei seccamente.

“E dal momento che c'ero solo io – il tuo ragazzo fisso da due anni--  mi è difficile pensare che sia comportamento da sguarldrina dopotutto.”

“Forse non per noi, ma Harry, noi siamo cresciuti tra i Babbani.” Hermione alzò le spalle. “ Questo è un mondo diverso. Ed è il nostro mondo ora; lo è da anni.”

“E’ ancora difficile adattarsi ad alcune cose.” confessò Harry. “Anche passando le vacanze estive con i Weasley…  Io dovrei essere completamente integrato nel mondo magico. Ma ci sono ancora undici anni della mia vita quando non conoscevo nulla di tutto ciò. D’accordo, non mi dispiacerebbe dimenticare completamente quegli anni …"

“Ma non possiamo.” Concordò Hermione. “E in tutta onestà, a me piace abbastanza la tecnologia babbana.” sospirò. “Va peggio quando vado a casa per le vacanze estive. Che cosa non darei per un semplice telefono qui intorno a volte.”

“O una connessione Internet.” aggiunse Harry "Immagina, essere in grado di trovare incantesimi su un computer al posto di usare vecchi libri e pergamene.”

“Io preferisco i vecchi libri e le pergamene,” disse Hermione con cipiglio. “ Comunque, lo ammetto, in questi momenti quando il tempo è essenziale che cosa non darei per un motore di ricerca.”

“Stavamo considerando che cosa fare dopo la fine dell’ultimo esame.” iniziò Harry lentamente. “E io penso di avere un’idea!” Hermione lo guardò interrogativa. “Che cosa pensi se aprissimo un’attività di …. Unione della tecnologia babbana nel mondo magico?"

“Oh, Harry.” Hermione prese fiato “Io non so ...”

“Odi l'idea,” disse lui. “Lo so. E’ stupido.”

“Fermati.” gli intimò gentilmente. “Penso sia geniale. Io credo che tu sia geniale,  Dovremo solo stare attenti  a come fare. Le più antiche famiglie di Maghi sono totalmente intransigenti quando si tratta di tecnologia Babbana. Ci dovrebbero essere una serie di licenze da avere, ordini da riavere indietro firmati, documenti del governo che saranno necessari ...“

“Herm” la interruppe gentilmente Harry. “Lo so. Ci ho pensato. E penso che possiamo farcela.Tu puoi farcela. E sai perchè?"

“Perché?” chiese lei, illuminandosi per la fiducia e l’orgoglio che riponeva in lei.

Lui si chinò e le sussurrò in un orecchio. “Perché sei la mia Whoremione”.

“Oh, sei un meraviglioso stupido!" gridò lei, dandogli un pugno su un braccio mentre ridacchiava.

Poi, lui la baciò, e lei smise di picchiarlo.

Anche se ancora pensava che fosse un meraviglioso stupido.

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Capitolo 3
*** 2: Un Diario nella propria vita ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 2 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

~

2: Un Diario nella propria vita

~

La password per la sala comune di Serpeverde era facile da trovare, come scoprì Ginny. Una semplice pozione polisucco le aveva permesso di trasformarsi in una delle amiche di Pansy Parkinson e di accompagnarla alla torre dei Serpeverde dove Pansy si era accorta di aver dimenticato la sua pergamena di Divinazione (Ginny l'aveva 'presa in prestito' dal grande pacco di libri di Pansy quello stesso giorno). Essendosi ritrovata a indossare i panni di quella brutta ragazza (il nome era qualcosa del tipo Vomito o Vile, e il fatto che non se lo ricordasse la stava facendo impazzire) Ginny si ritrovò a fare una doccia più lunga del solito prima di concentrarsi nella preparazione della cena per Draco.
La 'cena' consisteva di qualche salsiccia e di un po' di purè che Ginny si era fatta dare dagli elfi domestici. Erano stati più che felici di accontentarla, e con l'aiuto della sua bacchetta, era stata in grado di tenere caldo il cibo mentre si lavava via l'immaginario sporco della pelle dei Serpeverde.
Intrufolarsi per i corridoi pieni di spifferi e su per le scale moventi fino alla torre dei Serpeverde fu più facile di quanto non avesse immaginato. Sembrava diventata estremamente brava a cacciarsi dove non doveva stare. Mormorando la password il più piano possibile ("Superiorità"), Ginny infilò la testa attraverso il ritratto, controllando attentamente la stanza alla ricerca di studenti serpeverde che non erano ancora andati giù a mangiare. Trovando la sala deserta, Ginny vi saltò dentro e si affrettò verso il piccolo tavolo e le sedie che si trovavano ad un angolo (che servivano probabilmente a giocare a scacchi) e cominciò a sistemare il cibo che si era portata dietro nella borsa.
C'era qualcosa di spaventosamente minaccioso nel trovarsi circondati da così tanto verde Serpeverde. La sua anima da Grifondoro già protestava. Un grande ritratto di Salazar Serpeverde giaceva sopra il caminetto dalla fiamma guizzante e a Ginny pareva quasi di sentire i suoi occhi che la fissavano.

"Qualcosa mi dice che non l'hai preparato tu da sola."
Sobbalzando, Ginny si coprì il cuore con la mano, cercando di calmare la sua espressione prima di voltarsi verso Malfoy.
"Ma devi sempre andare in giro strisciando in quel modo?" gli urlò contro. "Ho una mezza idea di trasformarti le punte delle orecchie in piccoli campanelli."
"Sai, non ti stai comportando come una ragazza che vuole che le faccia un favore," precisò seccamente.
"Non è che ti stia chiedendo un servizio in fondo," protestò.
"Beh, non mi piace che i miei schiavi parlino troppo," le disse di rimando, sedendosi a tavola e appoggiandosi un tovagliolo sulle ginocchia.
"Bene," dichiarò Ginny con fare educato, sedendosi di fronte a lui. "Mentre tu ceni io stilerò i termini del nostro accordo."
Dalla borsa di Ginny vennero fuori una pergamena e una lunga piuma per scrivere.
"Punto primo," iniziò Ginny, e la piuma iniziò a copiare le sue parole sulla pergamena. Draco alzò un sopracciglio e Ginny si limitò a scrollare le spalle. "E' un brevetto di Rita Skeeter. E' da un po' che penso di diventare giornalista e Harry me l'ha comprato lo scorso Natale."
"'Harry me l'ha comprato lo scorso Natale,'" la scimmiottò Draco mentre ricopriva con un velo di salsa il purè. "E' penoso il modo in cui hai perso la testa, sai? L'intera scuola ride dello sguardo adorante che rivolgi a Potter mentre lo segui come un cagnolino. Considerato soprattutto che ha quel topo della Granger nel suo letto."
"Hermione non è un topo," disse Ginny con rabbia. "E io non seguo Harry dappertutto--" La sua bocca si bloccò fino a diventare una linea sottile. "Punto primo: tutti e due dobbiamo evitare di insultare gli amici dell'altro."
"Puoi insultare i miei amici se vuoi," disse Draco con fare magnanimo. "A me non importa."
"Punto secondo," continuò Ginny, come se lui non avesse parlato. "Niente sesso."
"Ricordo che lo hai detto anche prima," fece notare Draco dopo aver mandato giù un boccone di cibo. "E ci ho riflettuto sopra, e penso che questa cosa per me non funziona."
"Beh, mi dispiace, ma dovrai fartela funzionare,"  disse Ginny, quasi sul punto di dare in escandescenze.
"Se vuoi che questo nostro accordo funzioni," continuò Draco con voce vellutata, "sei tu quella che deve far sì che i miei desideri ti vadano bene. In fondo, non è proprio questo il punto dell'accordo, o no, Signorina Weasley?"
"Io .... io non posso farlo, va bene?" ribattè Ginny, muovendosi imbarazzata sulla sedia. "Non posso fare quello."
Draco alzò gli occhi al cielo. "Non ti sto chiedendo di fare quello. E Cristo Santo, donna, perchè non lo dici chiaro e tondo - non riesci a sopportare il pensiero di fare sesso con me."
Gli occhi di Ginny vagarono rapidi per la stanza, come se ci fosse dietro ogni angolo un nugolo di professori pronti a saltar fuori e gridare "Sesso! Ha detto sesso! Cosa stai facendo signorina nella camera di questo ragazzo screanzato?!"
"Va bene," sibilò. "Non riesco a sopportare l'idea di fare sesso con te!"
"Quindi siamo in due, perchè diavolo nemmeno io riesco a sopportare l'idea di fare sesso con te," disse, pulendosi la bocca con il fazzoletto.
"Allora perchè stiamo avendo questa discussione senza senso alcuno-"
"Perchè io ho dei bisogni," la informò.
Ora era il turno di Ginny di alzare gli occhi al cielo. "Questa è senza dubbio la cosa più stupida che avresti potuto dire."
E poi successe qualcosa. Qualunque, pur strano, senso dell'umorismo vi fosse negli occhi di Draco sparì all'istante e tutto quello che rimase fu quel colore d'acciaio che le fece rizzare i capelli dietro il collo.
"Benissimo," disse alla fine. "Non ti chiederò niente di sessuale, Signorina Weasley. Ma alla fine di tutto questo, sono sicuro che vorrai che io lo abbia fatto."
Ancora una volta Ginny si ritrovò nella poca invidiabile situazione di dover sistemarsi nella sedia dall'imbarazzo. Cominciò a succhiare la punta del suo pollice. Cosa avrebbe potuto farle fare di peggio che fare quello - con lui! Di certo nient'altro ... ma in fondo, si trattava di un Malfoy. C'erano storie e storie sui domestici che lavoravano agli ordini di Lucius Malfoy e che erano diventati tutti matti. Forse Draco aveva ereditato la crudeltà di suo padre e magari ne aveva anche di più.
"Beh," continuò esitante. "forse .... voglio dire, forse sono stata un po' precipitosa."
La piuma si fermò a mezz'aria e cominciò a cancellare quello che aveva appena scritto. Ginny avrebbe voluto sputare parolacce a non finire. Se la piuma magica aveva percepito il suo tentennamento, era indubbio che nemmeno Draco avrebbe mancato di notarlo.
"Ma davvero?" chiese lui con fare tranquillo.
"Facciamo un compromesso allora," dichiarò Ginny, cercando di riguadagnare la sua dignità. "Niente sesso, ma, se sorgesse il bisogno," le guance arrossirono quando comprese cosa aveva appena insinuato, tuttavia andò avanti, "favori sessuali potranno essere scambiati in futuro."
"Eccellente," annuì Draco, ponendo il piatto da parte.
"Mangi troppo in fretta," lo ammonì automaticamente Ginny, rimproverandolo come avrebbe fatto con Harry o Ron.
"Scusa tanto, mamma," la prese in giro Draco.
"Punto terzo," disse Ginny a denti stretti, "quando-"
"Allora, come hai fatto ad avere la parola chiave per entrare?" chiese Draco, senza alcun riguardo per quello che lei era sul punto dire.
Lasciandosi sfuggire un sospiro, Ginny si appoggiò all'indietro e incrociò le braccia, decidendo che avrebbe fatto meglio a familiarizzare con l'abitudine che aveva lui di non curarsi minimamente dei suoi sentimenti o delle sue opinioni. In fondo era esattamente quello che ogni bravo schiavo avrebbe fatto.
"Pozione Polisucco," ammise Ginny. "Mi sono trasformata in quella scema della migliore amica di Pansy."
Le sopracciglia di Draco andarono ad incontrarsi. "Vuoi dire Vilonna?"
"Vilonna!" urlò Ginny trionfante. "Lo sapevo che era qualcosa di simile a Vomito o Vile."
Le sembrò quasi che Draco avesse accennato un sorriso, ma prima che qualcuno dei due potesse dire qualcosa, sentirono alcune voci dietro il ritratto.
"Arriva qualcuno," sibilò Ginny, afferrando la pergamena e la piuma magica e infilandoli nella sua borsa.
"Io mi nasconderei dietro le tende," disse Draco con fare annoiato, indicando i lunghi e grandi drappeggi vicino alla porta.
Incapace di controbattere e non avendo altre idee di suo, Ginny balzò verso le tende, riuscendo a nascondersi appena un attimo prima che la sala comune fosse riempita da una serie di conversazioni rumorose.

Un gruppo di studenti del settimo anno si mise a sedere in un angolo, ovviamente cercando di studiare per i MAGO. Draco rimase seduto fermo e Ginny si domandò perchè lui non sentisse il bisogno di studiare. Da quel che ne sapeva lei, aveva buoni voti nella maggior parte delle sue classi, tranne che in Erbologia, e aveva una media in Pozioni che superava di gran lunga quella delle altre materie. Hermione era l'unica studentessa che riusciva meglio di lui.
Eppure non aveva la fama di essere un secchione, nè i suoi nemici (beh, a parte Ron) lo consideravano stupido. I suoi unici amici sembravano essere Tiger e Goyle, e quei due possedevano un'intelligenza che non andava oltre al sapersi vestire la mattina, figurarsi prendere buoni voti a scuola. Ma per una qualche ragione, avrebbero seguito Malfoy in capo al mondo se lui lo avesse chiesto. La maggior parte degli altri studenti Serpeverde avrebbe fatto la stessa cosa e Ginny non riusciva a credere che fosse tutto dovuto all'influenza di Lucius Malfoy.
C'era qualcosa in Draco, una pigra arroganza che comandava l'attenzione di chi gli stava attorno e rendeva difficile che vi fosse qualcosa nella sua vita che per lui fosse risultata una sforzo. Dal suo posto dietro le tende Ginny godeva di una vista perfetta su di lui e per la prima volta, lui non poteva vedere che lo fissava. Era il suo profilo che era rivolto a lei, con la luce del fuoco che danzava dietro di lui, facendo brillare appena i suoi capelli chiari.
Ora che si ritrovava faccia a faccia con la prospettiva di stare in sua stretta vicinanza per il prossimo mese, Ginny era affascinata dall'idea di scoprire come fosse in realtà Draco Malfoy. Di solito, con il ghigno malefico perennemente stampato in viso, Draco le ispirava nient'altro che un odio totale. Ma mentre lo guardava adesso, col profilo abbassato, illuminato da una luce quasi eterea (o forse malevola, Ginny! Cerca di rimanere obiettiva), si chiese se per caso ci fosse qualcos'altro oltre alla pura malvagità che aveva contribuito a trasformarlo nell'uomo che stava diventando.
Il ragazzino malvagio e pestifero che era stato una volta non avrebbe mai accettato di assecondare la sua richiesta, non importa cosa potesse ricavarne. La prospettiva di poterla umiliare in pubblico sarebbe stata troppo appetitosa per lasciarsela sfuggire, e l'avrebbe colta al volo dicendo a chiunque lo fosse stato ad ascoltare di come la piccola, stupida Weasley lo era venuto a pregare di diventare la sua schiava.
Negli ultimi due anni tuttavia, Draco era cambiato. Non che ci fossero cori di angeli che lo circondassero ora, non c'era ancora l'aureola da santo sopra la sua testa, ma per lo meno ora quella di rendere la vita altrui un inferno non era più l'unica cosa che aveva in testa. La storia di 'Whorermione' era il primo insulto che avesse fatto alla ragazza da qui a mesi, ricordò Ginny. E in verità, non era nemmeno cattivo quanto lo erano stati i precedenti per i suoi normali parametri. E in più, le uniche volte che lui, Ron ed Harry ancora litigavano erano le volte in cui si trovavano in mezzo a una folla di studenti, Grifondoro contro Serpeverde. E anche allora, sembrava più una sana competizione, in fondo i ragazzi erano sempre ragazzi. La professoressa McGranitt aveva persino commentato questo strano comportamento di Malfoy, durante una conversazione che aveva ascoltato di nascosto fra la vecchia professoressa e Albus Silente, dopo che quella aveva interrotto una baruffa in corso fra i tre, nella quale Ginny si era ritrovata in mezzo.
Come se avesse percepito il suo scrutinio, la testa di Draco si alzò all'improvviso e fissò le tende. Non poteva vederla, lei lo sapeva bene, ma questo non impedì al suo cuore di cominciare a battere forte dallo spavento. Doveva uscire subito da quella orribile stanza prima che il cuore le esplodesse in petto, o prima di fare qualche gridolino strano, o qualcosa di egualmente stupido che avrebbe attirato l'attenzione su di lei.
Draco si alzò dalla sedia e si avvicinò alla finestra accanto al dipinto. Il suo viso era vicino abbastanza da toccare quasi il vetro e lei capì che in quel modo poteva vederla grazie al gioco di luci.

"Alcuni di loro non andranno a dormire per ore," disse tranquillo. "Blaise e Jasper stanno spesso alzati fino a molto tardi."
"Pff, Jasper," ridacchiò piano.
"Shh," la ammonì, anche se anche in questo caso le parve di cogliere gli angoli della sua bocca all'insù.
Masticandosi il labbro inferiore coi denti, Ginny prese a stringere con fare compulsivo i pugni intorno alla borsa. Non c'era modo di uscire di lì senza essere visti. Avrebbe sicuramente fatto qualcosa tipo uno starnuto e tutti avrebbero guardato dalla sua parte e qualcuno avrebbe strappato le tende e l'avrebbero tutti quanti indicata con un minaccioso dito e poi avrebbero chiamato il professor Piton per punire la spia Grifondoro intrufolatasi tra loro e lui avrebbe tolto a Grifondoro qualcosa tipo mille punti e l'intera scuola avrebbe riso di lei per il resto dell'anno, e per tutto l'anno dopo, e non sarebbe riuscita a entrare nell'Ordine perché non era riuscita nemmeno a fare questa semplice cosa per loro -
"Mi sei debitrice," disse Draco senza tono alcuno, fissandola appena con la coda dell'occhio. Poi, a voce più alta, disse, "Ehi, guardate questo!"
Poi si mosse a sinistra della finestra, e coprì il suo corpo nascosto dalle tende col proprio così che il resto dei Serpeverde non ebbe altra scelta che muoversi alla destra di Draco per vedere fuori dalla finestra.
"Cosa c'è?" chiese Blaise Zabini.
"Non vedi quello stupido gigante?" chiese a sua volta Draco. Ginny era praticamente certa che si stesse riferendo ad Hagrid. "Sta spostando quelle bestie puzzolenti nel recinto aperto. Scommetto che dovremmo giocarci, cavalcarle, cercare di fare 'amicizia' con loro o una stupidata simile, domani."
Tutti gli studenti Serpeverde sembrarono rabbrividire a questa idea, e cominciarono a litigarsi lo spazio davanti alla finestra. Quando Ginny non si mosse per andarsene Draco le diede un calcio alle caviglia. Ginny fu straordinariamente fiera di se stessa per aver trattenuto bene l'urlo. Facendo un grosso respiro, sgattaiolò fuori dalla tenda e si infilò nella porta-ritratto. Non si guardò mai indietro, ma dal momento che dozzine di Serpeverde non presero a inseguirla infuriati e nessun professore adirato venne a tirarla fuori dal letto nel bel mezzo della notte, finì col pensare che nessuno avesse notato la sua visita nella sala comune dei Serpeverde.
I suoi sogni avrebbero potuto essere popolati da visioni di Draco Malfoy in situazioni compromettenti e certamente confuse, mentre il suo subconscio esplorava qualunque combinazione di eventi che avessero trasformato quel ragazzino in quell'uomo. Avrebbero potuto; ma dal momento che non aveva bisogno di quel genere di distrazioni, Ginny decise che non avrebbe affatto dormito.

Anche se comprese appena mezza parola delle sue lezioni il giorno seguente, sapeva che la sua sanità mentale valeva bene lo sforzo.~


Eccoci qua. Sono le prime parole che scrivo dopo aver fatto il patto col Diavolo, ovvero Draco Malfoy. Non ho chiuso occhio per due notti e questa notte sono praticamente svenuta sul letto. Mi sono svegliata un'ora fa nel panico, perché dovevo registrare un sogno che mi ha parecchio disturbato, su carta. Mi è mancato disperatamente poter parlare con qualcuno che capisse, e fosse in grado allo stesso tempo di non parlare a sua volta. Per favore, per favore, per favore non cominciare a rispondermi.

Ho passato quasi cinque minuti a fissare la pagina bianca, incapace di formulare un qualunque pensiero. Non riesco nemmeno a parlare di quel sogno ad alta voce, figurarsi scriverlo. Ci proverò più in là durante la settimana. Ho un compito di cucito da portare a termine per quel mostro di Malfoy. Cucito. E mi ha proibito di usare la mia bacchetta! Argghhh!

~

E' oramai passata una settimana da quando sono stata costretta a servire in modo ingrato tale Draco Malfoy. Sto cominciando a pensare se c'è qualche premio che valga l'inferno che è diventata la mia vita. Malfoy si sta divertendo fin troppo per i miei gusti. Qualunque riluttanza possa aver avuto ad accettare il nostro patto è volata fuori dalla finestra. Ecco una lista dei miei 'compiti':

- Ogni notte devo sedermi nel tavolo dei Serpeverde accanto a Malfoy e tagliare la carne per lui (L'unico raggio di luce in questa nuvola oscura è che Ron, Harry ed Hermione  hanno cenato nella sala comune dei Grifondoro nelle ultime sette notti dal momento che Hermione li sta privando di qualsiasi contatto sociale fino a che non riescono a superare l'esame MAGO preparato da lei.)
- Devo fare tutti i compiti di Erbologia di Malfoy al posto suo. (Dice che il mio aiuto si deve limitare a farlo passare pure con la sufficienza in quella 'ridicola e totalmente non necessaria materia' e che qualunque compito è nient'altro che 'un carico di lavoro in più per quella stupida della professoressa Sprite. Non ho il tempo di farli; ho dei posti in cui andarsi, sai" e che come suo diligente schiava, devo prendermene io cura per lui. Chissenefrega vero se anche io ho degli esami miei da dare - per non parlare di quella cosa che Ron si è lasciato sfuggire nella foresta l'altro giorno. Dio, quanta rabbia che mi fa.)
- Sono stata costretta a fare non meno di quattro viaggi a Hogsmeade per acquistare, fra le altre cose, una pinta di birra, sei ratti per nutrire il suo Hiss, un boa constrictor lungo due metri, nonché la nuova mascotte della squadra Serpeverde di Quidditch, undici rotoli di pergamena, una dozzina di nuove piume per scrivere, e diverse riviste magiche di dubbia qualità. (Non posso divulgare il nome di nessuno degli altri oggetti, nemmeno a questo diario, dal momento che così facendo temo che comprometterò inevitabilmente la mia capacità di levarmeli dalla testa.)

Ho ricamato - a. Mano. Senza. La. Mia. Bacchetta. - diverse frasi in tutti i maglioni di Draco (Sua madre gliene manda uno nuovo ogni settimana - alcuni sono davvero meravigliosi, e vanno dal cashmere alla lana più pregiata. Non mi sarebbe dispiaciuto tenerne qualcuno per me, perchè Dio solo sa che non se ne accorgerebbe nemmeno, ma nel caso succedesse, rubare non mi pare il modo migliore per guadagnarmi il favore del proprio padrone.)

Piccola confessione: non ho ricamato precisamente ciò che Malfoy intendeva quando mi ha ordinato di farlo, e cito qui, 'Fa sì che chiunque se li veda davanti sappia a chi appartengono. E, Signorina Weasley? Niente magia. Mi piacerebbe proprio vedere quanto riesci a ricamare bene a mano."

Oh, ho ricamato benissimo, va bene. Il Signor Malfoy dovrebbe imparare a essere più specifico quando dà un ordine, però, anche se i nomi che ho ricamato nei suoi maglioni certamente non hanno alcuna somiglianza tecnica con Draco Malfoy, secondo me, chiunque dovesse trovarseli davanti saprebbe esattamente a chi appartengono. Harry si è sempre rivolto a Malfoy chiamandolo 'Stupido Bamboccio' e ho sentito Hermione chiamarlo 'Ranocchio rugoso' almeno una mezza dozzina di volte; l'espressione preferita di Ron per anni è stata 'Faccia da furetto'; ora il maglione bianco di cashmere di Malfoy la commemorerà per sempre. Ventotto maglioni dopo e stavo quasi finendo le idee nel combinare le varie espressioni derisorie.

Devo dirlo, ha un effetto liberatorio il poter scrivere di nuovo un diario, ma anche se non mi risponde (ah, grazie), mi sento ancora ... a disagio. Malfoy direbbe sicuramente che sono una stupida ingenua, ma non posso farci nulla. Così tanta gente avrebbe potuto perdere la vita e sarebbe stata tutta colpa mia, a causa di quella stupida cotta che avevo per Harry. Stranamente però, quando ripenso a quell'anno, quando l'orribile storia di Tom Riddle non è la prima cosa che mi viene in mente, non è quello che provavo per Harry che ricordo per prima cosa, ma piuttosto, come mi sono sentita tremendamente umiliata quando Malfoy ha letto la mia lettera di San Valentino ad alta voce.

Recentemente, quando mi sono ricordata quanto fosse crudele, quanto lo odiassi, completamente e assolutamente, con una chiarezza che non avevo mai conosciuto prima, sono costretta a riconoscere quanto sia diverso. E' già da un po' che ci penso, dopo essere stata costretta a stargli a così stretto contatto, che Draco sembra aver perso un sacco della sua crudeltà. Anche se i compiti che mi ha assegnato sono davvero crudeli ...

Infatti, l'unico raggio di luce in questa passata settimana è stato che Draco non mi ha ordinato di fare niente di remotamente sessuale. Non sono davvero sicura di come gestirei la situazione se facesse una richiesta del genere. Da una parte, dopo averlo conosciuto un po', non è più la prospettiva più orribile che io riesca a immaginare, ma anche se non lo odio più come un tempo questo non significa che voglio fare sesso con lui. Voglio dire, solo perchè può esserci una sorta di attrazione primordiale fra noi, questo non significa che io devo-

Bleah. Non riesco a pensare a questa cosa per nemmeno un altro secondo, e sono in ritardo per la cena.

~

Non sarei mai dovuta andare a cena, è tutto quello che c'è da dire. Sarei dovuta rimanere rinchiusa dentro la torre fino a che non fossi morta di sete o il panico mi avesse fatta crepare. Avrei potuto infestare il castello per esempio, conoscere Mirtilla Malcontenta e Sir Nicholas (E' quasi il giorno della sua Morte; forse potremmo celebrare insieme?) e persino il Barone Sanguinario. Certamente avrei evitato a tutte le parti coinvolte un'orribile, tremenda serata.

La buona notizia: Harry e Ron hanno completato la verifica pre-MAGO preparata da Hermione, e sono ora di nuovo liberi di vagare tra le masse.

La cattiva notizia: Harry e Ron hanno completato la verifica pre-MAGO preparata da Hermione, e sono ora di nuovo liberi di vagare tra le masse.

Non penso di aver mai visto la faccia di Ron diventare così viola come quando è entrato nella Sala Grande e mi ha trovato seduta al tavolo dei Serpeverde, a mescolare meticolosamente i piselli di Draco con le patate schiacciate "nel modo in cui mia mamma fa".

Ron e Harry stavano ridendo, ognuno di loro con un braccio intorno alle spalle di Hermione. Una qualche melodrammatica parte di me lo pensa a quell'attimo come 'Il momento in cui le risate cessarono'. Ron mi vide prima che io alzassi la testa dalle patate sfracellate di Draco, e lo so, perchè stava già venendo dritto verso di me con quello sguardo indemoniato che diceva 'Per tutti i SANTI cosa stai facendo al tavolo dei Serpeverde?' stampato in viso prima che avessi il tempo di guardarlo di nuovo.

Ora proverò a ricostruire la "conversazione" che ebbe luogo fra me e mio fratello grazie alla mia appena attendibile (ero profondamente traumatizzata) memoria di quanto è successo ieri sera:

"In nome di Godric Grifondoro, cosa diavolo ti è preso?!" urlò Ron mentre mi prendeva il braccio e mi tirava su dalla sedia del tavolo Serpeverde. "Diavolo Gin, ti rendi conto di dove eri seduta?!"

"Sì," dissi con voce perfettamente calma a ragionevole.

"Sei impazzita?!"

"Sono sanissima, grazie."

Ora, questo è il punto in cui comincio a pregare Ron con gli occhi, pregandolo in silenzio per favore per favore, lascia stare. Fidati di me quando dico che so cosa diavolo sta succedendo e cosa sto facendo e FATTI gli affari tuoi. La cosa più divertente è che allora pensavo che ci fosse la possibilità che capisse. Per un attimo sembrò comprendere davvero cosa stavo cercando di dirgli e sul punto di dire "Beh, Gin, finchè sai cosa fai ..." e di lasciarmi in pace.

Allora.

"Malfoy," disse invece mio fratello, dirigendo la sua ira verso Draco, che in quel momento si stava leccando in modo impeccabile la punta delle dita per pulire dalle tracce di pollo che stavano mangiando. "Se hai fatto qualcosa a mia sorella-"

"Non ho fatto proprio niente a tua sorella," aveva detto Draco con tono laconico. "Forse finalmente è tornata in sè e ha capito qual'è il tavolo dove siedono le persone di classe."

Fu allora che Tiger e Goyle cominciarono a litigare per un pezzo di pollo. Va detto, a favore di Draco, che la scenetta lo distrasse appena un poco dalla questione. Sempre in suo favore va detto che Ron era troppo furioso per notare qualunque cosa stessero facendo Tiger e Goyle in quel momento.

I suoi occhi si ingrandirono, le vene cominciarono a vedersi e per un attimo ho temuto davvero per la vita di Draco, perchè Ron non stava tirando fuori la bacchetta, no, Ron stava per rilasciare diciassette anni di sindrome di iper-infantilità, sette anni nel ruolo di spalla di Colui che è sopravvissuto, e il fatto di aver perso l'unica ragazza per la quale aveva avuto una cotta sin da quando aveva quattordici anni a causa di quello stesso amico che, persino Ron doveva ammetterlo, aveva catturato il suo cuore già da un po' di tempo.

Con gran fortuna di tutti (Draco sa tirare la bacchetta fuori piuttosto velocemente, e una volta che Ron gli avesse spaccato il naso, sono quasi certa che Draco avrebbe ucciso mio fratello) so esattamente quando Ron sta per esplodere. Lo presi per un braccio e lo trascinai fuori dalla sala grande e nel corridoio.

"HAI PERSO COMPLETAMENTE LA RAGIONE?!"

Penso che è questo quello che ha detto. Tutto quello che riesco a ricordare è quanto forte ha urlato. Sono certa che tutti quanti dentro riuscivano ancora a sentire bene la parte della nostra conversazione detta da Ron.

"Mi sta insegnando Pozioni," fu tutto quello che riuscì a dire con la voce presa dal panico. Mai una scusa era suonata così falsa e patetica.

Sembrò per un attimo che Ron si fosse calmato a quelle parole ed ero assurdamente fiera di me stessa. Forse non era così patetica dopo tutto. Poi, iniziò a respirare forte dal naso e fece quel ... suono ... che non riesco a descrivere e per un attimo ho pensato seriamente che mio fratello stesse per esplodere di fronte a me.

"DRACO MALFOY STA INSEGNANDO A MIA SORELLA?! Cosa DIAVOLO ti sta facendo fare per lui?!"

"Solo qualche piccola cosa," mi affrettai a rassicurarlo. "Sai, tipo tagliargli la carne, cucire qualcosa qua e là." Sì, so che tecnicamente era una balla colossale, ma non potevo dire altro. Ero disperata. Non era mia abitudine mentire ai miei fratelli - beh, nemmeno questa affermazione è proprio precisa suppongo. Non era mia abitudine mentire a mio fratello Ron. Non sono sicura di aver mai detto a Percy la verità su dove ero stata o con chi mi ero incontrata nemmeno una volta, per principio.

"Gin," disse Ron in quel momento, e stava cercando chiaramente di calmarsi, "cazzo, se avevi bisogno di aiuto in Pozioni, perché non sei venuta da ME?"

Beh, non ho sentito il bisogno di rispondere a quella domanda, perciò mi sono limitata a fissarlo fino a che non ha sospirato e sollevato le spalle mostrando di aver capito cosa intendevo.

"Va bene, va bene," mi concesse almeno questo, "ma se non io, che mi dici di Hermione? E' bravissima in tutta, tranne Divinazione, e credimi, si è preparata un ben congegnato discorso anche solo sul fatto che Divinazione possa essere considerata una materia seria."

Già. Ma non ho mai ringraziato il fatto che Ron tendesse spesso a fare confusione con le sue stesse argomentazioni più di quanto abbia fatto in quel momento, perché stavo disperatamente cercando di venirmene fuori con una ragione plausibile sul perché non ero semplicemente andata da Hermione. Beh, vedi Ron, la società segreta in cui sto cercando di entrare vuole che io faccia da schiava a qualcuno che odio. Oh, ma non lo odio più. Di certo non siamo amici, ma ho avuto modo di osservarlo in questa settimana, e sebbene sia molto sarcastico, e più che solo un pochino crudele, non è certamente il figlioccio di Satana. O meglio, è figlio di Satana, ma non è colpa sua se Lucius Malfoy è così malvagio.

E ti ho forse detto del sogno dell'altra notte?

"Hermione aveva già le mani piene di te e Harry," fu quello che dissi ad alta voce. "I MAGO sono stressanti per tutti Ron ed Hermione ha già dedicato tutto il suo tempo e le sue energie nel cercare di far passare voi lavativi con voti appena sufficienti."

"Non insultarmi appena dopo che ti ho pescata a giocare alla servetta di Draco Malfoy," mi avvertì Ron. "Non migliori la tua situazione."

Poi gli sorrisi e lui mi sorrise a sua volta ed era come un'alleanza tra noi, i due più piccoli. Eravamo sempre stati noi due contro tutti gli altri e questo l'avevamo perso quando lui era andato via ad Hogwarts; quando mi aveva lasciata indietro, tutta sola con Mamma e Papà, a desiderare disperatamente di essere insieme a lui e a Fred e a George in questo grande posto di cui parlavano tutti i miei fratelli ogni anno in estate. Volevo tanto bene ad Hermione ed Harry, ma in quel momento, avevo di nuovo il mio fratellone e niente mi era sembrato più bello.

"Va tutto bene, Ron," gli dissi dopo un attimo che ci eravamo messi d'accordo col solo sguardo. "Ho davvero bisogno di aiuto in Pozioni. Sto andando veramente male e non è un gran prezzo da pagare, essere a disposizione di Malfoy per qualche settimana. Davvero, è la cosa migliore adesso. Sto facendo pratica su come gestire gli stupidi insopportabili anche nella vita vera."

Quella frase fece allargare il sorriso di Ron, ma desiderai poi di non averla mai detto, perché in quel preciso momento, Draco Malfoy dimostrò di saper scegliere con precisione atroce il momento sbagliato. Era uscito dalla Sala Grande - per cercarmi, suppongo - ed era nero di rabbia. Mi fece quasi paura per un minuto. I suoi occhi sembravano fatti di ardesia, naturalmente, se immaginate di poter dare fuoco all'ardesia e vederla bruciare ed emettere fumo da tutte le parti.

"Scusa se ti interrompo, Weasley," disse Draco a Ron e sembrava così perfettamente calmo e razionale. Perché d'altronde avrebbe dovuto essere diversamente? "Ma siamo in ritardo per lo studio. Non ho tutto il tempo di questo mondo per aspettare che voi finiate la vostra piccola lite familiare, no?" Poi la sua mano si chiuse attorno al mio braccio e mi trascinò via con lui. "Dì ciao alla sorellina."

Non riuscivo a girarmi per guardare Ron; ero disperatamente felice che il mio fratellone non avesse fatto niente di ridicolo e coraggioso. Sono quasi sicuro che sia corso da Harry ed Hermione e non abbia fatto altro che distruggere le loro orecchie col racconto per il resto della cena.

Per quanto riguarda Draco e me, non appena ci fummo allontanati da Ron, si girò vero di me ... ed era così FURIOSO!

"Mentre fai la mia serva non parlerai più di me in quel modo. Sono stato chiaro?"

"Draco, mi spiace," cercai di dire, ma aveva mosso velocemente il braccio e mi si era avvicinato, fino a che il suo respiro era sulla mia faccia.

"Signor Malfoy," mi corresse. La sua voce si ruppe e questo sembrò farlo arrabbiare ancora di più. Aprì la bocca per dire qualcos'altro, ma poi si girò e si limitò ad andare via da me.

Volevo chiamarlo, cercare di spiegarmi e scusarmi di nuovo, anche se non sono sicura di sapere perché. Non è che abbia detto a Ron qualcosa che non ho mai detto a Draco proprio davanti alla sua faccia in passato. Volevo chiedergli della nostra sessione di studio, perché se anche io non ne avevo un disperato bisogno per Pozioni, lui sarebbe andato male in Erbologia ai suoi MAGO senza il mio aiuto. E scoprì che non volevo che andasse male; volevo che facesse bene, come sapevo che poteva fare.

Oh, dio mio. Sto guardando quello che ho appena scritto e mi sembra di essere una stupida scema. Se non riesco ad essere onesta col mio diario, questo fa di me una persona senza speranza no? Giusto. Quindi. Qualche notte fa, ho fatto un sogno. Su Draco. Malfoy. Su Draco Malfoy.

Ero giù nelle segrete per la lezione di Pozioni, e Piton mi stava facendo tutta una serie di domande di cui non sapevo la risposta. Poi Draco era lì, e stava bisbigliando le risposte al mio orecchio, ma era invisibile, perché Piton non lo vedeva. All'improvviso, avevo tutte le risposte, e Piton continuava a cercare di farmi sbagliare. Finalmente mi disse che avevo passato il test e che non dovevo mai più tornare a studiare Pozioni, e che dovevo portare questa pera viola nell'ufficio di Silente per provare che avevo finito.

Poi ero nei corridoi, e stavo tenendo in mano la pera viola e Draco era assieme a me, congratulandosi per il fatto che finalmente lo ero stata ad ascoltare. Poi mi disse che avremmo dovuto mangiare la pera, ma io non volevo, perché se mangiavamo la pera non poteva darla a Silente, e Silente aveva bisogno della pera più di noi. Allora Draco suggerì che ne mangiassimo solo metà perché tanto Silente non aveva bisogno di quella pera più di tanto.

Nel sogno, questo aveva una sua logica perfetta, e io gli portai il frutto alla bocca. Lui le diede un morse e il succo gli cadde lungo il mento e macchiò la sua camicia appena sopra le costole. Indossava la divisa maschile e il succo sembrò formare una linea dal petto fino al basso addome.

"Ecco, guarda cosa hai fatto," disse Draco, e le cose intorno a noi cambiarono di nuovo, e stavamo in una stanza che non avevo mai visto prima, su un letto.

C'era la luce del sole che filtrava da una finestra aperta e gli occhi di Draco erano più argento del solito, coi capelli spettinati e mossi in una maniera in cui non avrei mai immaginato che lui avrebbe permesso che fossero. Non indossava niente, e mi resi conto che nemmeno io avevo niente addosso, e che la mia mano stava scivolando giù per il suo petto. Abbassai lo sguardo e vidi la macchia lasciata dal succo di pera.

"Sta cominciando a sparire," notai, ricalcandola con la punta delle mie dita.

I suoi occhi erano pieni di lacrime e capì in quel momento perché erano così argentei. Portò una mano al mio viso e mi scostò gentilmente i capelli, tracciando le flebili linee presenti sulla mia fronte con una tale cura.

"L'amore non sparisce, Gin," mi mormorò, e poi mi diede un bacio.

E poi mi sono svegliata.

Finirò presto col diventare matta, Ordine o non Ordine.

~

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Capitolo 4
*** 3: Qualcosa di malvagio si avvicina ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 3 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

~

Capitolo 3: Qualcosa di malvagio si avvicina (Something Wicca This Way Come)

~

La mattina successiva mentre le altre ragazze nella sala comune di Grifondoro iniziavano a stiracchiarsi, Ginny aprì gli occhi, anche se oramai era sveglia da quasi un'ora. Aveva passato tutta la notte a riflettere sul fatto che Ron aveva scoperto il suo patto con Draco (e l'aveva detto a sicuramente Harry ed Hermione), il quale era molto probabilmente ancora arrabbiato con lei per quello che l'aveva sentita dire a Ron.

Ginny per prima cosa si vestì e si sistemò i capelli (ovvero sistemò ai lati della testa grazie  dei fermagli neri quelli che le ricadevano sul viso e lasciò che gli altri le cadessero sulle spalle in una massa disordinata)poi, con un sospiro, si diresse giù per le scale che l'avrebbero portata a fare colazione nella Sala Grande.

Però, mentre passava per il bagno di Mirtilla Malcontenta Ginny fu distratta dal suono di due ragazze che piangevano. Sbirciando dentro con la testa Ginny notò una figura dai capelli neri seduta contro il muro, accanto a un lavandino.

"Ciao?" disse Ginny con fare esitante.

La testa della ragazza si alzò all'improvviso e Ginny spalancò un poco la bocca. Era davvero bellissima, con grandi occhi neri e lunghi, setosi capelli neri dello stesso colore. Ginny, quasi imbarazzata, spinse i suoi selvaggi capelli color rosso carota dietro le orecchie. L'altra ragazza aveva lineamenti esotici e Ginny si chiese da dove venisse.

"C-c-ci-i-ia," balbettò l'altra ragazza, poi cominciò ancora una volta a piangere.

"Cosa c'è che non va?" chiese Ginny piano, avvicinandosi. "Vuoi che vada a chiamare un professore?"

"Per l'amore del cielo, fallo per favore," venne una voce da dentro uno de bagni.

Ginny aprì la porta un poco. "Ciao, Mirtilla," salutò il fantasma.

Mirtilla sniffò con fare importante. "Sta davvero cominciando a scocciarmi."

"Vedrò cosa posso fare," la rassicurò Ginny.

"Non la smette di piangere," aggiunse Mirtilla. "Quella è una mia prerogativa, sai. La mattina raccolgo i miei pensieri ed è assolutamente impossibile concentrarmi con lei che frigna in quel modo."

"Sì, beh, ti prometto che farò in modo che la sua depressione non interferisca con il tuo autocompatimento troppo a lungo," assicurò Ginny a Mirtilla con fare secco.

"Fallo," disse Mirtilla, prima di sbattere di nuovo la porta del bagno.

"P-p-per favore, niente insegnanti," disse l'altra ragazza, cercando di calmarsi.

"Ecco," disse Ginny, prendendole qualche asciugamano di carta dalla macchina ed offrendoli alla ragazza, che si soffiò il naso sonoramente. "Come ti chiami?"

"Ezra," disse dopo qualche attimo, asciugandosi gli occhi nella lunga manica della sua uniforme. "Ezra Easton." Ginny sospettò che la ragazza fosse più grande di lei, forse una del settimo anno, ma non riuscì a riconoscerla. Hogwarts era una grande scuola, però tutti sapevano che faccia avevano gli altri studenti.

"Ezra. Cosa ti porta qua ad Hogwarts?"

"La mia fine, ecco cosa," rispose Ezra.

"Fine?" disse Ginny, esprimendo i suoi dubbi. "Andiamo, non può essere così brutto."

"Credimi, sono finita," disse Ezra. "So cosa vuol dire essere finiti, e io lo sono. Mi ucciderei, anche se il suicidio probabilmente significa un'eternità non proprio bella, ma sono sicura che la mia famiglia mi seguirebbe anche lì e allora sarei davvero all'inferno."

Facendo una smorfia Ginny si sedette accanto ad Ezra, sperando che non ci fosse alcunchè di troppo disgustoso per terra.

"Da dove vieni?" chiese Ginny dopo qualche attimo di silenzio.

"Da dove non vengo?" disse Ezra con un lieve sorriso. "Sono nata nelle Filippine, poi sono stata cresciuta nell'isola di Oahu fino al mio undicesimo compleanno."

"Oahu?" ripetè Ginny.

"Una delle isole Hawaiane," rispose Ezra. Ah. Questo spiegava il suo accento americano.

"Allora, cosa ti è successo a undici anni?"

"Il mio peggior incubo," disse Ezra. "I miei genitori mi avevano sempre detto che sarei andata nella miglior scuola di magia del mondo. Non ci credevo fino a che non è davvero successo. Avevo tanti amici, sai. Andavano a fare surf e a fare lunghe passeggiate nella giungla. C'era persino un vulcano inattivo vicino a cui giocavamo sempre."

"Sembra bello," commentò Ginny con sincerità.

"I miei genitori lo odiavano quel posto," confessò Ezra piena di amarezza. "Dicevano sempre che una strega per bene avrebbe dovuto leggere la storia della sua gloriosa famiglia, non stare con i Babbani. Sai come stavo a sentirli parlare così?"

"Posso solo immaginarlo," rispose Ginny, incerta di come rispondere esattamente. Era una delle ragioni per cui non aveva più amici. Le sua abilità sociali erano quasi inesistenti.

"Beh, mia madre e mio padre erano andati entrambi a Durmstrang, perciò come puoi immaginare, mi era garantita l'ammissione fin da quasi la nascita," continuò Ezra.

"Fa molto freddo a Durmstrang," commentò Ginny.

"Sì. Essendo cresciuta ai tropici, capirai come ho amato il freddo," continuò Ezra secca. "Durmstrang ed io non andavamo molto d'accordo. Quando avevo quattordici anni, ci fu questo incidente con il Preside."

"Che tipo di incidente?" chiese Ginny, un'insaziabile curiosa nonostante tutto.

"Mi trovarono nuda nel suo ufficio," continuò Ezra come fosse niente. "Chiamarono i miei genitori, Karkaroff negò tutti e mi fece espellere dalla scuola. Non troppo tempo dopo, sparì dopo quella confusione del Torneo Tre Maghi, ma il danno era fatto e io ero 'persona non grata' a Durmstrang."

"Cosa hai fatto allora?" chiese Ginny con entusiasmo, guardando Ezra mentre accendeva una sigaretta. "Tu fumi?"

Ezra scrollò le spalle. "Dicono che queste uccidono. E' quello che spero!" dichiarò, prendendo una grossa boccata di fumo.

"Non può essere così brutto," dichiarò Ginny.

"Dopo Durmstrang," continuò Ezra, "ci fu Beauxbatons. A Madame Maxime non importava niente di me. Abbiamo passato due anni standoci praticamente alla gola. Poi mi sono spinta troppo in là quando ho trasformato quel suo orribile cane in un palloncino. Non è colpa mia se l'allenamento di Quidditch quel giorno si era protratto a lungo e un bolide ha fatto scoppiare il povero piccolo Mopsy."

"Certo che no," commentò Ginny. Quella ragazza era così ... forte. Dai suoi capelli al suo atteggiamento fino al modo in cui faceva sembrare attraente l'uniforme, era tutto quello che Ginny non era.

"Ora, a cinque settimane prima di finire del tutto la scuola, mi sono ritrovata senza una scuola in cui potermi diplomare," riassunse Ezra. "Così i miei genitori mi hanno spedita ad Hogwarts, la loro ultima scelta - non pensare che non abbia roso loro il fegato il fatto di dover chiedere la grazia a Silente - ed eccomi qui."

"Non è così brutto qui," aggiunse Ginny dolcemente. "E mancano solo poche settimane, no?"

Ezra rise, un suono amaro e privo di alcun umorismo. "Oh tesoro, non sono le cinque settimane che mi spaventano," ammise. "E' la vita che mi aspetta dopo che saranno terminate."

Non avendo idea di come rispondere a quell'affermazione, Ginny suggerì di andare a sfogarsi sul cibo della colazione.

~

La colazione fu sicuramente meno drammatica

Silente presentò Ezra a tutti quanti e dichiarò che, dato che sarebbe stata con loro molto poco tempo, Ezra non sarebbe stata assegnata a nessuna casa, e che invece avrebbe preso il posto vacante nella torre Grifondoro (Haley McLayne, una ragazza del settimo, aveva fatto i MAGO prima, ed era già andata via per prendersi cura della nonna morente.)

Questo a Ginny andava benissimo, ed era felicissima di avere una nuova amica tutta sua. Ezra si sedette vicino a lei a colazione e si misero a chiaccherare su come fossero le cose alle Hawaii, e Ginny promise ad Ezra di farle fare un giro ad Hogsmeade la prossima volta che la scuola li faceva andare.

Buttando lo sguardo di tanto in tanto vero il tavolo dei Serpeverde, Ginny vide Draco che guardava nella sua direzione con espressione indecifrabile. Non sembrava nemmeno infastidirlo il fatto che lo avesse pescato a guardarla, così Ginny decise di lasciarlo perdere e si concentrò sulla sua colazione. Era chiaramente ancora di cattivo umore e non era intenzionata a cercare in quel momento di farglielo passare. Pensò che se aveva qualcosa di inutile e umiliante da farle fare, sarebbe venuto a dirglielo immediatamente.

Una volta che la colazione fu terminata, Ginny mostrò ad Ezra la sala comune di Grifondoro, le fornì la password ("Mary Poppins", che era il film babbano preferito da Hermione, e, come Capo Scuola, poteva sceglierla lei la password) e le augurò buona fortuna per le sue lezioni.

Ginny seguì le sue di lezioni, e dopo una mattinata di Erbologia, doppia razione di Pozioni e Divinazioni era più che pronta per una pausa. Un'ora di tempo libero sembrava quasi il paradiso, e decise di passarla vicino al lago.

Al lago, tuttavia, tutti i suoi sogni di tranquillità e pace volarono via quando vide Draco vicino all'acqua, appoggiato a un grosso albero di quercia.

"Cosa stai facendo qui?" chiese, e sembrava piuttosto scocciato.

"Ho un'ora libera, sai?" gli rispose Ginny arrabbiata. "Non sapevo che i Malfoy possedessero lo spazio intorno al lago."

Fissandola con rabbia, cominciò a guardarsi intorno come se si aspettasse che qualcun altro li stesse osservando. "Fa come vuoi allora," disse. "Non voglio parlarti adesso."

"Non puoi essere ancora arrabbiato per la faccenda con Ron," disse Ginny, sospirando. "Non intendevo quello che ho detto. O meglio, non volevo dire quello che poi ho detto. Sei un insopportabile stupido solo qualche volta."

Sembrava quasi che volesse sorridere.

"Perciò," continuò Ginny, "perché non mi perdoni per le mie colpe, mi assegni qualche orribile compito da svolgere anche oggi, e fai sì che entrambi andiamo avanti con le nostre vite?"

"Guarda," cominciò lui, poi sospirò, passandosi una mano fra i capelli. Sembrava scocciato, e Ginny non lo aveva mai visto fare qualcosa come spettinarsi i capelli.

"C'è qualche problema?" chiese Ginny piano.

Draco rise, anche se non era un sorriso divertito. "Va tutto bene. E' solo che - ho ricevuto una lettera da mio padre oggi, e ... Cristo, ma che ti sto dicendo?" Si girò dall'altra parte e cominciò a camminare avanti e indietro.

"Senti, se vuoi davvero che me ne vada ..." si offrì Ginny con fare esitante.

"No, no." Sembrò riscuotersi. "Hai ragione. Il lago non è mio, e tu hai un'ora libera. Rimani qui. Vado via io." Cominciò ad andare via e lei lo fermò per il polso.

"Aspetta," disse piano. "Non voglio che tu te ne vada pensando . . ."

"Pensando cosa, Signorina Weasley?" chiese con voce dolce e furba allo stesso tempo.

"Niente," mormorò lei dopo un momento.

"Non vuoi che me ne vada pensando niente?" chiese divertito.

"Sta zitto Malfoy," bofonchiò, fissando la terra.

"Senti, perché non ti prendi una giornata di libertà?" le offrì. "Sei stata una schiava davvero brava nella settimana appena passata." Ginny non pensava che avrebbe detto la stessa cosa se avesse visto quello che aveva ricamato sui suoi maglioni. "Domani puoi riprendere da dove hai lasciato. E' sabato e non ci saranno classi. Incontrami qui per l'ora di pranzo. Chiedi agli elfi domestici di farti un picnic da portare con te."

Ginny sorrise poi ricordò di stare ancora tenendo il suo polso e lo lasciò andare di colpo. Cercando di darsi un contegno, annuì ancora una volta. "Come vuole lei Signor Malfoy."

"Draco," la corresse, poi sembrò volersi picchiare per averlo fatto.

"Draco," ripetè lei piano. Gli occhi di lui si alzarono ed incontrarono quelli di lei e i loro sguardi si incrociarono per un attimo e lì rimasero. E' così strano, scrisse nel suo diario lei più tardi, quanto mi sembrasse giusto sentire il suo nome sulla mia lingua.

"Devo andare," disse Draco piano. "Devo fare -- Devo andare."

Fu il primo a rompere il loro contatto visivo e la lasciò ferma vicino al lago. Ginny si sedette lì sulla riva, chiedendosi cosa diavolo era appena accaduto.

~

Quando Ginny tornò al castello, trovò Harry ed Hermione seduti fuori sulla scalinata, che si tenevano per mano, con i visi rivolti all'insù verso il cielo insolitamente soleggiato.

"Perché non siete in classe?" chiese Ginny avvicinandosi a loro.

"Dean Thomas è impazzito," si limitò a rispondere Harry serafico.

"Non è diventato pazzo," lo corresse Hermione. "Ha solo avuto questo piccolo attimo di-"

"E' impazzito," insistette Harry, "proprio nel bel mezzo della lezione di Pozioni. Piton sembrava addirittura spaventato."

"Silente ha concluso che forse ci stiamo tutti quanti preoccupando troppo per i MAGO e gli esami finali," continuò Hermione, "e ha dato a tutti - studenti e professori, senza distinzioni - il resto della giornata libera. Abbiamo l'ordine tassativo di non studiare nè lavorare."

"Hermione sta per scoppiare," commentò Harry con un sorriso.

"Zitto," bofonchiò Hermione.

"Allora che fate voi due oggi?" chiese Ginny. "Vi va di giocare a scacchi?"

"Scusa, Gin," disse Harry. "Passeremo quella che probabilmente sarà la nostra ultima giornata senza lezioni e senza studio a pianificare la nostra vacanza estiva."

"Ma se tu--" cominciò Hermione, ma Ginny alzò una mano per fermarla.

"Per favore, non cambiate i vostri piani per me," insistette con un sorriso. "Andrò a scocciare Ron. Divertitevi a pianificare la vacanza. Forse farete un picnic sul lago?" aggiunse, come se sapesse di quello che stava parlando.

"Bella idea," disse Hermione, illuminandosi visibilmente.

"Scommetto dovrò andare io a prendere un cestino dalla cucina, vero?" chiese Harry.

"Solo sii gentile con gli elfi domestici," gli raccomandò Hermione con un sorriso. "E per favore, ricorda loro che hanno dei diritti--"

"Sì, sì," annuì Harry, portandosi le dita di Hermione alle labbra per un breve bacio. "Non dobbiamo scordarci del C.R.E.P.A., anche se è tecnicamente defunto."

"Divertitevi," disse ancora una volta Ginny, salutando con la mano Hermione.

Le ci volle quasi mezz'ora per trovare Ron, e quando lo trovò, desiderò di non averlo fatto. Lui, Seamus Finnigan e Dean Thomas stavano giocando a una sorta di gioco dove si rincorrevano cercando di colpirsi l'un altro con piccoli proiettili riempiti di pittura.

"Lo fa mio padre nei fine settimana," spiegò Dean. "La mamma pensa che sia fuori di testa, ma lui dice che gli uomini accumulano un sacco di aggressività lavorando tanto, e devono in un qualche modo scaricarla."

"Ti va di giocare, Gin?" le gridò Ron.

"No, no grazie," rispose lei mentre Ron veniva colpito in viso con della pittura gialla.

Dopo aver scoperto che la sua nuova amica Ezra non si trovava da nessuna parte (Spero davvero che non abbia fatto niente con uno degli studenti o, Dio ci salvi, con Piton), Ginny decise di passare la giornata rinchiusa nella torre di Grifondoro, cercando di organizzare i suoi pensieri nel suo diario. Mentre si dirigeva verso la torre però, andò a sbattere (letteralmente) contro qualcuno che girava l'angolo di gran fretta. Entrambi caddero a terra, e i fogli che portava lui si sparsero tutto intorno a loro.

"Mi dispiace così tanto," disse lui mentre il suo viso la fissava dall'alto. Ginny lo riconobbe vagamente e gli permise di aiutarla a mettersi in piedi. "Stai bene?"

"Tutto bene," mormorò. "Solo qualche ammaccatura qua e là." Lo guardò con più attenzione. "Tu sei di Tassorosso, vero? Sesto anno?"

"Kyle McGraw," disse lui, tendendole la mano, e lei percepì il suo accento scozzese.

"Piacere di conoscerti," disse lei. "Ginny Weasley." Le tenne la mano per più tempo del necessario e lei fu costretta a toglierla. "Cosa sono questi?" chiese, indicando i fogli sparsi per terra.

"Oh," disse Kyle, chinandosi per raccoglierli, "solo qualche disegno che ho fatto."

"Hai disegnato tu questo?" domandò Ginny, la sorpresa evidente nella sua voce mentre ammirava uno schizzo di Hogwarts così come appariva da quelle piccole barche che portavano gli studenti del primo anno dentro.

"So che non è molto bello," disse lui modestamente.

"Bello? Ma è fantastico. Sicuramente qualcun altro ti avrà detto quanto è fantastico."

Sembrava imbarazzato. "In verità, non li ho mai mostrati a nessun altro. Beh, a mia madre sì, ma le madri non contano. Nemmeno tu l'avresti visto se non ci ... beh."

"Mi dispiace tanto," si scusò Ginny, sentendosi colpevole. "Non volevo ficcare il naso-"

"Non l'hai fatto," si affrettò a rassicurarla Kyle. "Apprezzo la tua opinione, credimi." Sorrise e Ginny decise che a suo avviso sembrava un ragazzo onesto. Sua madre diceva sempre la stessa cosa anche di Harry.

"Hai qualcosa da fare oggi Kyle?" chiese Ginny all'improvviso. Non era sicura di sapere cosa le fosse preso, anche se sospettava che stesse mettendo alla prova la fortuna che aveva avuto con Ezra la mattina. Era tanto tempo che non aveva amici suoi, così magari non avrebbe avuto bisogno di scorazzare per il castello come un cucciolotto perso mentre tutti gli altri avevano da fare.

"Solo questos," disse lui, indicando i disegni.

"Ti piacerebbe pranzare con me?" chiese Ginny.

"Molto," rispose con un grosso sorriso stampato sul viso.

Mentre mangiavano parlarono un po' di più.  Kyle le raccontò che suo padre era morto quando era molto piccolo e di come sua madre lo avesse tirato su tutta da sola. Sua madre era una babbana, ma suo padre era stato un mago potente che aveva mollato tutto per stare con la sua famiglia.

"Ai tempi in cui Tu-Sai-Chi terrorizzava tutti quanti," disse Kyle, "mio padre era nel ministero. Mia madre era in visita a Londra quando Tu-Sai-Chi uccise un manipolo di maghi. Mamma vide tutto, e mio padre avrebbe dovuto imporle un incantesimo cancella memoria così che dimenticasse ogni cosa. Invece, si innamorò di lei." Kyle si scostò dal viso una ciocca di capelli ribelle, dietro l'orecchio. "Finì nei guai per questo, e il ministero lo buttò fuori. Non gli importava però. La famiglia di mia madre aveva un ranch fuori Glasgow e saltò fuori che mio padre amava coltivare la terra. Sono stati tanto felici." La voce di Kyle divenne triste.

"Cos'è successo?" chiese Ginny gentilmente.

"Era rimasta in lui una specie di maledizione, dai tempi in cui era al ministero," spiegò Kyle. "Avevo appena due anni quando ..." si interruppe, e Ginny gli mise una mano sopra la sua.

"E' orribile," disse piano.

"Già," annuì Kyle. Il suo sguardo incontrò quello di lei. "Quando ricevetti la mia lettera da Hogwarts, mamma era così contenta," confessò. "Disse che aveva sempre sperato che avessi un po' della magia di papà in me."

Parlarono ancora un po' di più e Ginny si stava davvero divertendo fino a che non si accorse che, nel suo subconscio, stava paragonando Kyle a Draco. Si scusò dicendo di avere mal di testa, e fece una veloce ritirata dalla scalinata in cui stavano parlando, dirigendosi verso la torre di Grifondoro. Il cuore le batteva forte ed era impossibile per lei credere di aver appena incontrato il ragazzo più dolce del mondo eppure di continuare a pensare al più crudele.

~

Più tardi, nella sala comune di Grifondoro, Ginny aveva abbandonato ogni speranza di scrivere nel suo diario (le pagine bianche sembravano quasi prenderla in giro a quel punto) e stava ascoltando con interesse la conversazione che Hermione ed Ezra avevano ingaggiato sulla cattedra di Difesa contro le arti oscure. Harry e Ron giocavano a scacchi nell'angolo, mentre Seamus e Dean cercavano di smacchiarsi i capelli dalla pittura nel divano. Ron diceva che non trovava affatto male il viola che si era posato sui suoi.

"Davvero avete avuto sette diversi professori di Difesa contro le Arti Oscure in sette anni?" esclamò Ezra.

"E nessuno di loro, nemmeno messi tutti insieme, valeva un solo Professor Lupin," terminò Hermione.

"E io che pensavo che ti piacesse il professor Lockheart," disse Ron, senza alzare lo sguardo dalla scacchiera.

"Zitto tu," lo ammonì Hermione.

"E così a qualcuno piaceva il suo professore?" chiese Ezra, fingendo di avere un'espressione scandalizzata.

"Forse un pochino," ammise Hermione, mentre le sue guance assumevano un po' di colore. Si erano incontrate solo qualche ora prima, ed Ezra sembrava già aver azzeccato la personalità di Hermione.

"Ma ora le è passata completamente," gridò Harry dall'angolo, anche lui ancora concentrato sul gioco. Fino a quel momento aveva battuto Ron a scacchi in passato solo un paio di volte.

"Completamente," annuì Hermione.

"Oh, non devi dirmelo," disse Ezra. "Sono qui da solo un giorno, e già la grande storia d'amore tra Harry Potter ed Hermione Granger è stata ben instillata nella mia testa."

Hermione fece una smorfia. "Non è poi così grande. Almeno per nessun altro che non sia io od Harry."

"Questo forse era vero," ammise Ezra, "almeno fino al quel piccolo incidente nelle docce."

"Oh maledetti tutti quanti," bofonchiò Hermione con un sospiro.

"Sai già tutti i pettegolezzi della scuola?" chiese Ginny, avvicinandosi.

"Ogni parola," confermò Ezra con un sorriso furbo. "Vivo per il bel pettegolezzo, è l'unica cosa che tiene la mia mente sgombra dall'orribile futuro che mi attende."

"Questa frase mi ricorda un po' quelle della Professoressa Cooman," commentò Ron con fare assente, mentre si prendeva l'alfiere di Harry.

"Speriamo solo che non cominci a predirci la nostra orribile e sanguinosa morte," annuì Harry.

"E se lo fa, almeno ne tiri fuori una storiella divertente," continuò Ron.

"Hai sentito niente di un certo Kyle McGraw?" chiese Ginny curiosa. "Sesto anno, di Tassorosso?"

Un sorriso malizioso si fece largo sul viso di Ezra. "Il caro Kyle è fa parte della favolosa cinquina," disse.

"Favolosa cinquina?" domandò Hermione.

"I cinque migliori archetipi," continuò Ezra. "Il nostro Harry qui," disse, puntandolo con un dito, "è il migliore, il fidanzato più leale che si possa immaginare, sempre attento e totalmente devoto, e ha tutte le qualità: misterioso, pericoloso, coraggioso, onerevole, divertente, carino in modo non convenzionale - il pacchetto completo. Ed è inutile cercare di accalappiarlo, a causa della sopracitata lealtà."

"Proprio così," disse Harry, anche se la punta delle sue orecchie stava diventando rossa, e Ginny capì che stava cercando di far finta che la loro conversazione non stesse avendo luogo.

"Seamus Finnigan," proseguì Ezra, "fa ridere le ragazze più di qualunque altro ragazzo. Anche se riesci a evitare di essere considerato un pagliaccio. Le ragazze pensano che il suo umorismo perenne nasconda una sofferenza interna e vogliono tutte provare a farlo stare meglio. Draco Malfoy è il cattivo ragazzo che tutte le ragazze non dovrebbero desiderare, ma non possono farne a meno, perché tutte pensano di poter guarire gli uomini crudeli e pericolosi," Ezra aveva uno sguardo di assoluto disgusto mentre diceva queste ultime parole su Draco e Ginny si chiese se per caso Ezra si includesse nella descrizione di tutte quelle ragazze.

"Malfoy," mormorò Ron con rabbia, ma non andò oltre, e Ginny si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.

"Neville Longbottom," andò ancora avanti Ezra, "è il ragazzo carino e dolce che le ragazze finiscono con lo sposare quando diventano più grandi, che non ha assolutamente nessuna aurea di mistero o pericolo intorno a lui, il che garantisce anche che non avrà un singolo appuntamento fino ai trenta anni.

"Povero Neville," fece Hermione piena di compassione, mentre Ginny ostinatamente teneva lo sguardo fisso sulla tappezzeria dietro la testa di Ezra.

"E infine," terminò Ezra, "veniamo a Kyle McGraw. L'artista, sempre concentrato sui suoi disegni. C'è un po' di Neville in lui, ma non abbastanza da allontanare totalmente le ragazze. E poi c'è quell'altra sua qualità che gli regala punti preziosi."

"E cioè?" chiese Ginny entusiasta.

"Il ragazzo ha dita piene di talento," disse Ezra con uno ghigno.

Hermione si lasciò scappare un gridolino e si coprì la bocca con la mano. Ginny aveva le sopracciglia contorte per la confusione. Kyle era molto bravo a disegnare, questo lo sapeva, perciò era ovvio che avesse del talento con le dita. Non capiva perché questo avrebbe dovuto scandalizzare Hermione-

"Oh," disse Ginny piano, comprendendo cosa aveva voluto dire Ezra. "Oh," ripetè, imitando Hermione.

Le tre ragazze rimasero a fissarsi per un momento, poi scoppiarono in mille risate isteriche.

Ron ed Harry si guardarono confusi.

"Donne," bofonchiò Ron disgustato.

"Non sono così male," lo contraddisse appena Harry, incapace di staccare gli occhi da Hermione, anche se probabilmente gli sarebbe costato la vittoria nella partita contro Ron.

"Patetico," commentò Ron tristemente.

~

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Capitolo 5
*** 4: Desiderio di pomeriggio - parte a ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 3 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

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Capitolo 4: Desiderio di pomeriggio - parte a

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Erano le una e mezza e non c'era alcun segno del fatto che Draco si fosse ricordato del loro appuntamento, e tanto meno che intendesse presentarsi.

Non un appuntamento, si corresse tremante. Non è un appuntamento. Tu sei la sua serva e praticamente lui ti ha convocato qui. Chiaramente non c'entra niente con un appuntamento. E di certo lei non avrebbe pensato a quanto era sembrato turbato il suo sguardo ieri, nè avrebbe cominciato a preoccuparsi su quanto potere sembrasse avere il padre di Draco sull'umore del figlio. No, non lei, no di certo.

Passandosi nervosamente una mano fra i capelli, si chiese Ginny, dal momento che era tutta sola qui fuori, chi stesse cercando di convincere.

Il lago era meraviglioso, anche se il sole insisteva a nascondersi dietro una nuvola. C'era una deliziosa brezza nell'aria che sembrava pervadere la tarda primavera in Inghilterra. Anche se era Sabato, Ginny indossava la sua uniforme per combattere i tempo e, ad essere sincere, anche per fornirle uno strato di protezione contro Draco.

Quel ragazzo le era entrato nella pelle. Se solo le fosse stato davanti. Forse aveva male interpretato le sue parole. Forse invece di incontrarlo per pranzo, doveva portargli cibo adatto ad un pranzo a cena. No, era ovvio che si era dimenticato. Chiaro, lei era arrivata in ritardo, essendo arrivata lì solo a un quarto alle una. Se aveva avuto intenzione di incontrarla a mezzogiorno preciso, era possibile che fosse arrivato in tempo, e che poi, dal momento che lei era atrocemente in ritardo, avesse pensato che era un'idiota che non sapeva tener conto del tempo e se ne fosse andato.

Era tutta colpa di Ron.

Aveva dormito bene quel giorno per la prima volta dopo tante settimane, esausta dopo i giorni in cui aveva cercato di non addormentarsi profondamente per eliminare ogni possibilità di avere un altro di quei sogni fastidiosi. Tutto questo, messo insieme agli esami e al fatto che aveva dovuto svolgere i compiti di Erbologia di Draco oltre ai suoi (per non parlare del CUCITO) ed ecco che Ginny era pronta a crollare da un momento all'altro. Oggi però, dopo aver dormito dieci ore di fila, si era svegliata rinfrescata e piena di una certa eccitazione al pensiero del giornata che le si prospettava.

Dopo un rapido viaggio verso la cucina, per riempire il cestino di ogni bene, Ginny era tornata di corsa alla torre per prendere i libri di Erbologia. Avere l'attenzione esclusiva di Draco accanto al lago sembrava un'occasione perfetta per fargli un po' di lezione - era un luogo tranquillo, nessuno li avrebbe visti lì, e se non fosse stato così, avrebbero potuto fingere di avere un incontro romantico. E non lo sarebbe, si affrettò ad assicurare a se stessa. Ma certo che no, si rispose da sola (un po' irritata) dal momento che sono qui fuori maledettamente sola e non faccio mai niente per me stessa, romanticamente parlando.

Una volta tornata nella torre però, il suo fratellone era apparso, e voleva sapere esattamente dove voleva andare con quel cestino da picnic preparato per due. Aveva cercato di ingannarlo con una storiella sulla sua nuova amica Ezra ("Ho appena visto Ezra," aveva commentato glaciale Ron, "e credo che sarà davvero difficile per lei pranzare con te quando è impegnata a spingere la lingua in fondo alla gola di Seamus Finnigan."), ma Ron non si era lasciato convincere. Ammettere che doveva andare a un incontro di studio con Draco aveva solo rafforzato la decisione di Ron di non farla uscire dalla torre. Era riuscita a liberarsi solo ricorrendo al ricatto - "Se non ricevo aiuto in Pozioni, non avrò buoni voti nei GUFO, e questo spezzerà il cuore di mamma. Vuoi essere responsabile di questo?"

In verità era già un miracolo essere riusciti a tenere segreta la cosa a Ron per così tanto tempo. L'intera scuola sparlava di Draco e Ginny ma tutti gli studenti che Ron conosceva meglio, i suoi compagni del settimo anno, erano più interessati a studiare per i loro MAGO che a diffondere pettegolezzi sulla chiaramente fuori di testa sorella di Ron che sedeva accanto a quegli sporchi Serpeverde. In più, Ginny pensava che tutti quanti avessero un po' paura che Ron avrebbe ucciso il messaggero brutalmente.

Quelli del sesto anno sembravano non avere di queste paure e spettegolavano come nonnine. Ginny doveva ammetterlo. Almeno non avevano cominciato per davvero fino alla piccola scenata di Ron a cena l'altra sera. In classe le erano stati passati in mano almeno una dozzina di bigliettini diversi, che andavano dal '"Ma sei MATTA?" al "Com'è veramente Draco?" fino a "E' vero che tiene i primini di Tassorosso che ha trasfigurato appesi in una gabbia accanto al suo letto?"

L'ultima nota le era stata passato nei corridoi da una piccola Tassorosso del primo anno, completamente terrorizzata. La preferita di Giny era quella di una Corvonero del quarto anno. "Allora, Malfoy è davvero messo bene in quel posto come ha detto a tutta la scuola quella sgualdrina di Pansy Parkinson?" Quella particolare missiva aveva fatto diventare Ginny di un rosso fuoco accesso e la ragazza Corvonero si era limitata a sorriderle con fare cospiratorio. Ginny avrebbe voluto inseguirla per gridarle che non era come sembrava, ma era certa che negare in modo così veemente non avrebbe fatto altro che rafforzare il pettegolezzo.

Inoltre, quello era stato il giorno in cui aveva avuto quel sogno, e i rimasugli di quello le facevano rabbrividire le ossa in segno di protesta contro ciò che si era immaginato. Forse le cose non stavano esattamente come tutti credevano, ma Ginny stava cominciando a pensare che ci erano maledettamente vicine.

"Buu," bisbigliò una voce vicino al suo orecchio.

Ginny fece un balzo e si voltò di colpo, trovando Draco vicino in modo imbarazzante. "Idiota," mormorò, picchiandogli il braccio per farglielo meglio capire.

"Non sai che questi nomignoli mi fanno arrossire," mormorò lui.

"Stupido scemo," disse dolcemente.

"Mocciosa," rise lui, e sembrava quasi in modo affettuoso.

"Tutto qui quello con cui sai rispondere?" chiese, mettendosi le mani sui fianchi.

"Arpia?" offrì con un sopracciglio alzato.

"Sei in ritardo," lo informò, "Sono qui da oltre un'ora." Una piccola invenzione, ma lui non aveva certo bisogno di saperlo.

"Non è certo colpa mia, no?" notò lui. "Non abbiamo fissato un 'ora precisa ed è ancora un'ora ragionevole per pranzare."

"Sì, tranne per il fatto che il resto della scuola ha già mangiato. A mezzogiorno, quando tutti sanno che devono farlo."

"Ebbene, cosa vuoi che ci faccia?" chiese, con tono quasi infastidito.

"Potresti almeno scusarti, non trovi?" gli fece notare lei, esasperata.

"Senti, anche se mi scuso quale bene può portare questo, eh?" le disse, con tono logico. "Io che dico 'Mi dispiace' non farà tornare indietro l'orologio cosicchè tu non abbia aspettare qui per oltre un'ora - il che, in verità, sembra un po' triste, non credi? - e certamente non ti toglierà il cattivo umore."

"Non lo saprai finchè non ci provi, no?" rispose lei, poi aggrottò la fronte. "Hey! Non è triste! Mostra semplicemente un certo impegno da parte mia. Avevamo dei piani."

"Li abbiamo ancora," ribattè lui, sbattendo una mano in aria. "Che hai portato da mangiare?"

Ginny lo squadrò irritata attraverso le fessure degli occhi e lo studiò attentamente. Sapeva molto bene che aveva voluto incontrarla a mezzogiorno, perchè Draco pranza sempre a mezzogiorno. Era come un impulso programmato in lui sin dalla più tenera età. Ieri era sembrato quasi ... vulnerabile. Ed ora eccolo lì, che si metteva a discutere con lei invece di ordinarle semplicemente di stare zitta. Ovviamente c'era qualcosa che non andava e questo gli pesava parecchio sulle spalle.

Sembrava così stanco, si rese conto lei, mentre lo guardava ancora. I suoi abiti erano leggermente spiegazzati, come se ci avesse dormito dentro (o non dormito dentro, come poteva anche essere) e c'erano delle occhiaie intorno ai suoi occhi; erano quasi oscenamente nere confrontate con la sua pelle chiara. I suoi capelli non erano perfettamente pettinati e tirati all'indietro come al solito, e questo le ricordò ancora una volta il suo sogno, quel Draco appena disordinato che le aveva fatto girare la testa, arricciare le dita dei piedi e tutte quelle altre cose ridicole che si era sempre chiesta se avrebbe mai provato per qualcuno che era lì davanti a lei, accessibile.

Ma Draco non era accessibile, ricordò a se stessa ancora una volta. E lei non voleva averne accesso! Oh, stupido subconscio che cerchi di distruggere la mia sanità mentale.

"Che c'è?" chiese Draco nervoso, abbassando lo sguardo verso i suoi vestiti, senza dubbio chiedendosi se aveva qualcosa addosso o si era sporcato.

Oops. Evidentemente, la sua osservazione era andata avanti troppo a lungo.

"Pollo freddo," disse Ginny, inginocchiandosi sulla tovaglia che aveva portato e cominciando a rimuovere il cibo dal cestino, "biscotti, marmellata, crackers, salmone e Brie. Con un po' di cedrata frizzante da bere."

Alzò un sopracciglio con fare sospettoso, ma non continuò con la domanda sul perchè lo stesse fissando, per la qual cosa gli fu grata. Mangiarono in un confortevole silenzio, rompendolo ogni tanto con un chiacchericcio semplice e per niente pesante sul tempo, o su quanto era buono il cibo. Draco aveva due modalità di funzionamento, come Ginny stava iniziando a scoprire: fastidiosamente rumoroso o mortalmente tranquillo.

Quando era rumoroso, era di solito perchè si riempiva la bocca di sciocchezze, sparando giudizi in modo arrogante, e cose così. Draco rumoroso era quel Draco che tutta la scuola conosceva e quello che trasformava all'istante Ron in un pazzo lunatico, anche se Ron era parecchio rumoroso pure lui. Era rumorosi di tipo diverso però. Ron era rumoroso in un modo gioviale, da sono-la-star-della-festa; Draco lo era in modo rimbombante, da guardatemi-perchè-sono-troppo-importante.

Non era quello il Draco per cui Ginny stava cominciando a provare qualcosa però. Draco tranquillo era così misterioso, aveva così tanto dietro quello sguardo che Ginny si chiedeva se Draco rumoroso non fosse - almeno in parte - tutto una finta. Un abito vecchio che indossava perchè, non importante quanto fossero vecchi e usati gli abiti, erano sempre familiari e confortevoli e se volevi andare sul sicuro, è sempre più facile metterli che andare per shopping a cercare qualcosa di nuovo e più bello da mettere.

L'abito vecchio di Draco era noioso e bigotto, di mente chiusa e insopportabilmente pieno di sè. Una volta questi aggettivi avrebbero descritto la personalità bidimensionale di Draco in modo attinente alla realtà. Dopo il tempo che avevano passato insieme, Ginny non era sicura che questo fosse ancora strettamente vero. Con gli anni, Draco era cresciuto e anche se non aveva subito una trasformazione tipo bruco-farfalla, aveva sicuramente sviluppato una terza dimensione.

Dopo circa dieci minuti di risposte monosillabiche e grugniti infastiditi come segno unico della partecipazione di Draco alla conversazione, Ginny decise di prendere l'iniziativa.

"Allora, cosa c'è che non va?" chiese, poi si pentì ascoltando il suo tono. Forse la sua voce era suonata un po' più dura di quanto non avesse voluto essere.

Se il suo tono l'aveva infastidito, Draco non ne diede segno.

"Non è niente," disse semplicemente, pulendosi ciascun dito delle mani con una striscia fazzoletto immacolata.

"Niente non ferisce così tanto," insistette Ginny. Lui alzò lo sguardo e lei riuscì a sentire l'avvertimento silenzioso: non pressarmi.

"E' solo mio padre." disse lui. E questo ti basti era più che implicito.

"Cosa fa tuo padre?" continuò lei. I Weasley non avevano buon senso. Vagonate di coraggio, certo, ma certamente neanche un po' di buon senso.

Facendo un lungo sospiro, Draco buttò il fazzoletto per terra.

"C'è qualcosa che posso fare per far cadere questo argomento?" chiese rassegnato.

"Potresti ordinarmi di farlo," disse lei, mordendosi il labbro inferiori.

"Bene," rispose lui. "Ti ordino di lasciar perdere."

Ginny annuì, mordendosi ancora di più il labbro. Cominciò a strappare qualche filo d'erba accanto a lei, con lo sguardo fermo su quello di Draco. La stava guardando così attentamente, come soppesandola. Mi trova per caso attraente in un qualche modo? Cosa vedeva quando la guardava? Troppi capelli rossi, più lentiggini che pelle, vestiti di seconda mano (di vitange in realtà; non aveva sorelle e un tempo erano appartenuti a sua madre o, quando era davvero sfortunata, a Percy), una Weasley fin nell'anima. I Malfoy odiavano le Weasley. Non riusciva nemmeno a ricordare perchè al momento.

"Cosa ti ha fatto tuo padre?" scoppiò Ginny. Aveva davvero cercato di non farlo, ma si era sentita davvero come sul punto di esplodere.

"Sai cosa significa la parola 'ordine'?" chiese Draco, con tono genuinamente curioso.

"Draco," disse lei piano, pronunciando il suo nome per la prima volta ad alta voce da quando lui le aveva detto di farlo, "E' solo che ... mi piacerebbe aiutarti. Se posso." Fece un mezzo sorriso. "Ogni schiava che si rispetti farebbe lo stesso."

Lui sorrise quasi. Poi sembrò ricordarsi di cosa stavano parlando e ridivenne serio e di nuovo rabbuiato.

"Ancora una volta continua solo a parlare del mio futuro," disse Draco con un'espressione acida sul viso. "Di tutte le grandi cose che dovrò fare; cose che non vorrei particolare voler fare."

Ginny si morsicchiò il pollice. "Cose malvagie?"

"Tante cose," disse Draco vago, e l'esasperazione cominciava a percepirsi.

"Sembri tanto la mia amica Ezra," dichiarò Ginny.

Draco riuscì a fare un'espressione accigliata e ad alzare gli occhi al cielo nello stesso momento. "Non paragonarmi a uno dei tuoi amici, mocciosa."

"Nemmeno lei vuole parlarmi del suo tremendo futuro," continuò Ginny imperterrita, "anche se sono sicura che Ezra si sentirebbe meglio se si togliesse questo peso dal cuore."

"Sì, e per caso Ezra trova i tuoi patetici tentativi di essere sottile imbarazzanti quanto li trovo io?"

"No Ezra no," rispose Ginny convinta.

"Oh, sono certo che sì," ribattè Draco con un sorriso scaltro, "sta solo cercando di non ferire i tuoi sentimenti."

"Per fortuna noi non dobbiamo preoccuparci di questo con te," rispose Ginny sarcastica.

"Faccio quel che posso," dichiarò Draco con modestia.

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Capitolo 6
*** 4: Desiderio di pomeriggio - parte b ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 3 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

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Capitolo 4: Desiderio di pomeriggio - parte b

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"Donna, se non mi lascia avere almeno un attimo di pace prima di continuare a cercare di farmi entrare queste inutili informazioni nella testa, prendo questi libri e li butto insieme a te dritti nel lago."

"Non so come ti aspetti di imparare queste cose se non le studi," insistette Ginny, sempre più irritata dalle sue continue lamentele. "E' come se non provassi nemmeno a leggere il testo del compito."

"E' del tutto inutile," persistette lui, buttando di lato il suo libro testo.

"Non lo è," dichiarò Ginny con fermezza. "Tu che sei così bravo in Pozioni e che vai sempre blaterando quanto è grande il Professor Piton e la sua arte," proseguì ironica, " dovresti apprezzare Erbologia molto più di così."

"E chi lo dice?" ribattè arrabbiato.

"Vanno mano a mano no?" precisò Ginny. "Tutti gli ingredienti che vanno nelle preziose formule di Snape sono esattamente quelli che la Professor Sprite sta cercando di insegnarci."

"Non ho bisogno di sapere come funzionano, basta che sappia che lo fanno," disse Draco.

"Ci credi davvero?" chiese Ginny, sbalordita.

"Certo," rispose lui, muovendosi dalla sua posizione, a disagio.

"Non ti importa allora sapere da dove vengono le cose, di cosa sono fatte o come arrivano a te?" persisttete. "Basta che funzionino=" Era vicina alle lacrime adesso, ma maledizione se glievo avrebbe fatto sapere.

"Che c'è di male in questo?" chiese lui stizzito.

"Niente." disse brusca lei. "Assolutamente niente."

Dentro, ribolliva. Era esattamente per questo che Ron era così preoccupato che passasse tanto tempo con Malfoy, esattamente questo il perchè dell'odio fra Harry e Draco. La scala intrinseca di valori era così profondamente diversa che era un miracolo che non si respingessero come calamite di segno opposto. Davvero la sua crescente attrazione per lui (e ora era pronta ad ammettere che c'era un attrazione che stava crescendo) aveva potuta renderla così cieca da farle inventare ragioni per vederlo diversamente dal ragazzo malvagio che era e che avevano conosciuto tutti per anni?

"Ovviamente non si tratta di 'niente' quando hai una scopa affilata infilata dritta nel sedere," precisò con fare ragionevole.

"Benissimo," disse secca, alzandosi in piedi. Buttò il torso di mela che aveva ancora in mano verso la sua testa e lui lo evitò appena in tempo, scansandosi. "Vuoi sapere cosa c'è che non va? Sei tu. E' il modo in cui vedi le cose, il modo in cui credi di sapere tutto quanto. Mi guardi e vedi un ratto di Weasley dei bassifondi, troppo povera per comprarsi nuovi vestit, qualcosa per ... Dio, non provi nemmeno pena per me, vero? Mi disprezzi e così tutti coloro che non incontrano i criteri della tua orribile mente chiusa. Sei bigotto, malvagio e-"

"Hai finito?" chiese con voce glaciale, alzandosi anche lui in piedi.

"Neanche per sogno!" gridò. "Sei così intelligente. Tutto ti risulta facile, hai tutto, non hai mai dovuto preoccuparti per la tua sicurezza o se sarai in grado di aiutare la tua famiglia a non perdere la tua casa! Sei così intelligente," ripetè con un singhiozzo, "e così ignorante. Come può una persona così intelligente essere così ignorante?"

"Non sono intelligente," rispose lui secco. "Non nel modo che pensi."

"Ma certo," continuò lei con fare sarcastico, "e hai voti più alti di tutti quanti gli altri eccetto Hermione giusto perchè sei stupido-"

"Ho voti più alti di quasi tutti gli altri a parte Hermione solo perchè ho una memoria uditiva," ammise con rabbia.

Questo la zittì per un attimo. "Allora ... perchè vai così male in Erbologia?"

"No, è che . . .  non ricordo cose che leggo, o vedo, " disse, con la voce costretta, la postura ostile mentre si guardavano l'un l'altro. "Ma quando sento qualcosa me lo ricordo perfettamente."

"Non presti attenzione a quello che dice la Professoressa Sprite," commentò Ginny, il suo tono di voce che rifletteva l'improvvisa ispirazione che aveva trovato. "E non dice mai l'intera lezione ad alta voce - ci fa sempre fare qualche ricerca per conto nostro."

"Aspetta di arrivare al settimo anno," bofonchiò Draco. "Pensa che tu abbia ascoltato per i sei anni precedenti e smette del tutto di parlare."

"Perchè diavolo non mi hai detto questo prima?!" gridò lei, di nuovo furiosa.

Draco sembrava preso alla sprovvista. "E ora perchè diavolo sei arrabbiata?"

"Ti stavo insegnando nel modo sbagliato," disse lei, come se fosse ovvio. "Ti ho fatto leggere ... mio Dio, per forza che eri di così cattivo umore."

"Ma lo sono sempre," disse lui incredulo.

"Siediti di nuovo," lo istruì, riprendendo il suo posto e afferrando il libro di testo che aveva abbandonato.

Confuso, Draco si sistemò di nuovo a terra accanto a lei, guardandola sospettoso. Ginny fece finta di non notarlo, e silenziosamente si congratulò con se stessa per averlo messo fuori combattimento. Stava diventando spaventosamente chiaro il potere che Draco poteva avere su di lei se cominciava a farselo piacere, a provare qualcosa per lui che già non provava. Data la vicinanza costretta a cui si sarebbero sottoposti nelle prossime tre settimane, non c'era niente che poteva fare per fermare questi sentimenti; ma poteva controllare l'equilibro del potere che si era installato fra di loro.

Era un caso perso, comunque. Non pensava davvero che sarebbe successo niente di serio fra di loro, almeno se si teneva conto di quel che ne pensava Draco. Quello che gli avevo detto prima forse era stato sgradevole, ma non per questo meno vero. Anche se forse lo divertiva, ed era persino tollerante con lei, la vedeva sicuramente come una nullità. Meno di una nullità. Una Weasley. Era così inferiore a lui che, dal suo punto di vista, doveva essere simile a una formica. Il che poteva significare solamente che doveva essere estremamente attenta ai suoi sentimenti nella loro attuale sistemazione.

"Alla Professoressa Sprite piace sapere che si è letto tutto," disse Ginny ad alta voce, "perciò cominceremo con Un migliaio di Erbe Magiche e Funghi e andremo avanti da lì."

"Quando vuoi partire," iniziò Draco esistante.

"Ficosecco abbissino," lo interruppe Ginny ad alta voce "è un ingrediente di pozioni che richiede una sbucciatura ..."

E continuò a leggerli l'intera enciclopedia di erbe magiche ad alta voce mentre il sole cambiava posizione nel cielo. Quando arrivò al Sogghigno del Diavolo (un rampicante che temeva il fuoco e che amava invece i luoghi oscuri ed umidi) aveva appena trovato il suo ritmo e sentiva di poter andare avanti per tutta la notte se necessario. Una volta arrivata agli Sbuffobaccello però (baccelli rosa grossi con semi che si trasformavano in fiori se cadevano per terra) la mandibola cominciò a farle male, la gola era secca e dolorante, e la voce era ormai rauca e persino la vista le si stava annebbiando.

Mettendosi una ciocca di capelli dietro le orecchie, Ginny mise da parte il libro e bevette un sorso di sidro frizzante, strizzando il naso per il gusto caldo e secco. Tirò fuori la bacchetta e mormorò un incantesimo per trasformarlo in acqua, dopodicchè bevette l'intero bicchiere con avidità. Mentre con la mano andava a prendere di nuovo il libro, si sorprese a trovare la mano di Draco sopra la sua. Il suo sguardo sorpreso volò verso di lui.

"E' abbastanza Erbologia per oggi," disse piano.

"Ma abbiamo ancora circa trecento erbe e funghi da fare ancora," protestò debolmente.

"Penso di aver imparato più che abbastanza per questa sera," disse lui.

"Come faccio a sapere che hai davvero immagazzinato qualcosa?" chiese lei sospettosa.

"Mettimi alla prova," si offrì lui con un sorriso furbo.

"Sogghigno del diavolo," disse lei.

"Piante rampicanti a cui piacciono i luoghi freddi ed umidi; si adatterebbero bene ai sotterranei dei Serpeverde probabilmente se non fosse per le torce accese."

"Sbuffobaccello," continuò veloce lei.

"Baccelli grossi e rosa," rispose con altrettanta fretta, "non bisogna farli cadere o avrai un sacco di fiori disgustosi."

"Che memoria," dichiarò lei, impressionata.

"Ho un altro compito per te."

"Cosa?" chiese lei stanca.

"Chiudi gli occhi," ordinò lui gentilmente.

"Perchè?" chiese sospettosa.

Lui alzò gli occhi al cielo. "Perchè non lo fai e basta, mocciosa?"

Facendo un grosso respiro, chiuse gli occhi e cercò di non far tendere ogni muscolo del suo corpo. Sentì il suo respiro contro il mento e quasi saltò fuori dalla sua stessa pelle. Quando le premette la bocca contro la mascella, in effetti saltò un poco.

"Che stai facendo?" bisbigliò, mentre gli occhi si aprivano di colpo.

"Hai letto ad alta voce per ore," rispose lui.

Guardandosi intorno, Ginny si rse conto che era ormai sera, essendo il sole sparito dietro le colline che circondavano ed isolavano Hogwarts; facendolo sembrare un posto che esisteva lontano dal resto del mondo. La mano di Draco era ancora sopra la sua ed era ancora così vicino da farle sentire ogni respiro che faceva sul viso.

"Ti deve far male la faccia," continuò Draco.

"Sì infatti," confermò lei, appena cosciente di quel che diceva.

"Ho un vecchio rimedio per i piccoli dolori e malanni," disse lui. "Qualcosa che mia madre faceva sempre per me."

"Oh?" fece lei con voce strozzata.

Un mezzo sorriso gli si fece largo sul viso. Premette un altro bacio contro la sua guancia, questa volta più vicino all'orecchio. Gli occhi di lei si chiusero di loro volontà mentre lui intrecciava le dita fra i suoi capelli e li allontanava dalla sua strada.

"Un bacino e va tutto meglio," mormorò, un attimo prima che le sue labbra trovassero quelle di lei.

 

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Capitolo 7
*** 4: Desiderio di pomeriggio - parte c ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 4 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

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Capitolo 4: Desiderio di pomeriggio - parte c

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Non scrivo da un po', in questo periodo ho cercato di riordinare i miei pensieri prima di metterli per iscritto. Non mi è stata data questa fortuna perciò adesso scrivo quello che viene fuori, basta che venga.

Mi ha baciato. Draco Malfoy mi ha baciata. E non è stato ... è stato ...

Dannazione.

E va bene, adesso mi riprendo. Mi ha baciato. Così piano all'inizio, che era come se non stesse accadendo. Potevo quasi far finta che non stesse succedendo in effetti. E poi all'improvviso succedeva invece, e nel più intenso dei modi. Il suo pollice accarezzava la pelle fra il mio dito indice e il mio pollice e l'altra sua mano era dietro la mia testa, che mi avvicinava a lui.

Non ero mai stata baciata prima. Voglio dire, i baci sulla guancia che Harry mi ha dato a Natale e al mio compleanno non reggono il confronto, non dopo questo, nemmeno quando ero scioccamente innamorata di lui.

Andò avanti per ore, o così mi parve. Quando le sue labbra si erano appoggiate sulle mie, era appena il tramonto, e quando si erano separate per l'ultima volta, le stelle erano tutte in cielo. Abbiamo mancato la cena. Spiegai imbarazzata alla Professoressa McGrannitt che stavamo studiando e avevamo perso la cognizione del tempo; sembrava così fiera di noi che avrei voluto uccidermi.

Nel momento in cui avevo completamente inglobato il fatto che, sì, Draco Malfoy mi stava baciando, la mia schiena era ormai premuta contro la tovaglia che avevo portato per il nostro picnic e lui era per metà sopra di me. Le sue mani erano gentili, come non avrei mai immaginato che potessero essere e la sua bocca era così convincente, mi poneva silenziose domande invece di chiedere risposte. La mia mente era completamente annebbiata e mi sentivo come se stessi galleggiando ed affondando allo stesso tempo.

Alla fine la sua mano era finita in un posto che mi aveva spaventata e così mi ero irrigidita, lui si era irrigidito e ci eravamo staccati l'uno dall'altra. Poi ho fatto qualcosa di incredibilmente stupido:

Mi sono fatta prendere dal panico.

Qualunque cosa avesse voluto dire in origine, qualunque commento tagliente, buttato lì per far finta di niente, sapevo che non avrei potuto accettarlo. Sapevo che se lo avessi sentito dire che ciò che era appena accaduto non aveva alcuna importanza, se lo avessi sentito ridere di me, sarei semplicemente morta sul posto. Così decisi di colpire per prima.

"Io non farò sesso con te," sparai lì. "So che ci siamo accordati su possibili compiti di natura sessuale, e va bene, davvero, ma io non posso ... farlo con qualcuno di cui non sono innamorata."

Mentre guardavo la sua faccia, avevo quel sapore di cotone in fondo alla gola, quello che non sei mai sicura di sapere da dove viene. La mia lingua mi sembra innaturalmente grande, come se ciascuna parola che mi usciva dalla bocca fosse una grandissima sfida. Poi lo guardai negli occhi e penso di averli visti diventare freddi.

"Sai, il fatto che ci accordiamo su delle regole - non penso che vada bene per me," disse con voce calma, di ghiaccio. "Voglio dire, sei la mia schiava, o no?" Ciò implica un certo controllo da parte mia."

"Ma abbiamo fatto un patto," protestai.

"Erano le tue condizioni, Weasley," chiarì prima che potessi dire altro, "non le mie." Mi guardò, in modo così diverso da come aveva fatto prima. Avrei voluto piangere per quanto erano diversi i suoi occhi. "Tu, al contrario, devi fare tutto quello che voglio io per la durata del nostro accordo." Il suo tono era così crudele e l'intenzione di ferirmi era scritta tutta nella sua faccia, chiara come il giorno. Qualcosa dentro di me divenne di ghiaccio e in quell'istante venni colta dalla paura.

"Per favore," lo pregai. Mi vergogno così tanto ora del modo in cui l'ho pregato. Allora, non sentivo altro che terrore dentro di me, paura che non mi stesse ad ascoltare. "Puoi chiedermi qualunque cosa, farò qualunque cosa tu voglia, ma per favore, non chiedermi quello."

Anche mentre scrivo questo, le mie guance si infiammano al ricordo di quello che ho fatto e di quanto mi sento mortificata ora. Dovevo per forza agitarmi in quel modo per qualche bacio che probabilmente non avevano significato niente per lui. Saltare a conclusioni ridicole più veloce di un boccino d'oro: dovrebbe essere il motto della famiglia Weasley.

"Bene," ribattè acido. "Se significa così tanto per te - in fondo cosa vuoi che mi importi. Probabilmente te ne staresti sdraiata lì come un pesce morto in ogni caso."

Poi se ne andò. Così. Devo essere rimasta lì per almeno venti minuti, abbracciandomi come una balia prima di riprendermi, pulire con la magia i resti del picnic e dirigermi verso il castello. La chiaccherata con la McGranitt fu corta, grazie al cielo, e quando arrivai alla torre, erano oramai tutti a letto. Tranne Ron, che si era addormentato su una sedia, senza dubbio cercando di rimanere alzato ad aspettarmi. Gli passai accanto piano e mi rifugiai nel mio letto ancora vestita, togliendomi solo il mantello.

Mi sentivo intorpidita e fredda e non avevo la minima idea di cosa era davvero successo là fuori con Draco.

Ancora non ce l'ho. Ma qualunque cosa fosse, devo lasciarmela alle spalle. Devo anche sbarazzarmi di questi pensieri strani su Malfoy. Quel ranocchio di Malfoy. Quando ho smesso di pensare a lui in questo modo? In qualunque momento sia successo, dovrei solo rimproverarmi. E allora, che c'entra se è un po' attraente. E che c'entra se sono un po' attratta da lui. Devo semplicemente ricominciare a guardare Draco con gli occhi di mio fratello Ron.

Smisi di pensare, infastidita per ragioni che non sono sicura di voler esaminare.

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Capitolo 8
*** 5: Potrebbe anche piacerti - parte a ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 5 è stato tradotto da Yumeko in esclusiva per EFP

Capitolo 5: Potrebbe anche piacerti (a)

Due giorni dopo essere stata baciata da Draco, Ginny non era più vicina a capirne il motivo di quanto lo fosse stata quando era accaduto.

Ezra stava tentando di venire a capo di un incantesimo vincolante particolarmente difficile del quale si era rifiutata di spiegarne la complessità e lei e Ginny erano sedute vicino al lago. Il solo luogo in cui si trovavano portava Ginny a ripensare quasi unicamente sul suo incontro con Draco, e questo la faceva sentire come se un intero stormo di farfalle fosse stato liberato nel suo stomaco.

"Hai un aspetto di merda" disse Ezra.

"Sicuramente è così che mi sento" ammise Ginny "Vorrei soltanto che questo trimestre di fuoco finisse. Non vedo davvero l'ora di passare una piacevole estate a casa."

"Io no" ribatté Ezra "Spero che quest'anno duri per sempre. Potrebbe persino piacermi questo posto; è un bel po' più sopportabile di Durmstrang."

"Non sei nemmeno un po' eccitata di finire la scuola?" domandò Ginny "Sarai una strega legale e pienamente certificata, in grado di fare qualunque cosa tu voglia."

"Sulla prima parte hai ragione, ma sulla seconda non ci conterei" disse tristemente Ezra "Te l'ho detto, la mia vita sarà fondamentalmente finita nel momento in cui mi diplomerò."

"Sì, ma non mi hai ancora detto perché" le ricordò Ginny acutamente.

"Ezra fece un sospiro "Non vuoi sentirlo, amica mia, credimi. Sconvolgerebbe completamente il modo in cui guardi il mondo."

"Non può essere così terribile" insistette Ginny.

"Quale delle parole 'Destino peggiore della morte' non riesci a capire?" chiese Ezra come se parlasse a se stessa.

"Certamente non potrò mai capire se non mi dici esattamente cosa non va, no?" disse Ginny. In realtà sperava di far sentire meglio Ezra, qualunque inevitabile destino l'attendesse; oltre a questo, Ginny, in un certo senso, sperava che la terribile vita di qualcun altro la facesse sentire meglio riguardo alla propria. Questo insinuò un puntino di colpa nella mente di Ginny, ma non abbastanza da soffocare realmente l'euforia di potersi concentrare sui problemi di qualcun altro, cosa che, in sé, accese una nuova ondata di colpa.

Ginny decise di occuparsi più tardi sul suo complesso di colpa recentemente sviluppato, appoggiò il mento tra le mani e diede ad Ezra la sua totale attenzione.

"Bene" sospirò Ezra "Ti sei mai chiesta perché mi concedo a tutti i ragazzi di Hogwarts come se dovessero passare di moda?"

Ginny era certa che la prima risposta che le era venuta in mente ("Ho solo pensato che tu fossi una puttana") non sarebbe stata del tutto apprezzata, così rivolse ad Ezra un'occhiata pungente.

"Sono fidanzata" sospirò alla fine Ezra "ad un piccolo ed orribile Troll che conosco fin da bambina. Mi rubava sempre da mangiare!" gridò "Le nostre famiglie si conoscono da generazioni e per secoli hanno aspettato che nascessero un ragazzo ed una ragazza al momento giusto, in modo da potersi unire."

"Questo…questo è tremendamente mente antiquato!" dichiarò Ginny "I tuoi genitori non possono certo darti in sposa a qualcuno! Devi avere possibilità di scelta."

"Ho un'altrenativa." Sbuffò Ezra "Posso sposare il Goblin, o posso passare il resto della mia vita a fuggire dall'ira di mio padre. Per non parlare dell'ira di suo padre. Comunque suo padre è sempre stato un po' più comprensivo del mio. Se suo padre fosse mio padre, probabilmente mi richiuderebbe in una torre per il resto della mia vita. Non voglio nemmeno pensare a cosa farebbe mio padre se mi tirassi indietro."
Non avendo idea di cosa rispondere, Ginny si ritrovò a chiedere "Lui non è realmente un Goblin, vero?"
Ezra rise, un suono gutturale che Ginny non aveva mai udito dall'amica. "No." Ridacchiò "Non è sul serio un Goblin. Comunque sarei più eccitata da uno di quelli di quanto lo sia da lui."

"Ma com'è andata?" chiese Ginny dopo un momento di silenzio "Voglio dire: ad un compleanno i tuoi genitori ti hanno detto 'Sorpresa! Sei fidanzata!' e nient'altro?"

"Sappiamo entrambi, fin da quando eravamo molto piccoli, che non avremmo avuto alcuna scelta riguardo alla persona che avremmo dovuto sposare" disse Ezra "Prima ancora che sapessimo cosa significasse realmente essere sposati con qualcuno, sapevamo come sarebbe andata. Devo dire che ho addirittura sperato che morisse prima del grande giorno, ma non ho avuto fortuna. Se tutto va come previsto, ci sposeremo il giorno dopo il mio diploma."

"Il giorno dopo" ansimò Ginny.

"Mia madre pianifica il matrimonio da anni" le fece notare ironicamente Ezra "Ed anche la sua. Durate le vacanze estive bevono tè, mangiano pasticcini e ci obbligano a restare seduti a dare opinioni su un evento che entrambi non vorremmo mai avvenisse. Il tutto ci ha fatto diventare parecchio aspri l'uno verso l'altra, come se fosse colpa nostra l'essere nati. Io lo chiamo il Troll, lui mi chiama la Banshee e saremo una graziosissima coppia, acida e litigiosa nella vecchiaia, non pensi? I nostri figli ci odieranno."

"È triste." disse Ginny in mancanza di altro da dire.

"Già" convenne Ezra con tono rassegnato "Lo è." Poi volse il capo al cielo e si stampò sul viso un'espressione indifferente "Ma non c'è via d'uscita, così dovrò pure fare buon viso a cattivo gioco."

"Sei sicura di non poter parlare con tuo padre?"

Ezra le lanciò un'occhiataccia, poi mimò il tagliarsi la gola."Giusto giusto -- tua madre allora?"

"Sei così fortunata" commentò Ezra tristemente "Tu puoi parlare con la tua famiglia, dire che vuoi fare da sola le tue scelte e loro probabilmente ti appoggerebbero, o almeno, ti lascerebbero vivere. I miei mi distruggerebbero. Così, mentre potrei considerarmi innamorata di Seamus Finnigan --"

"Innamorata di Seamus?" squittì Ginny "Io pensavo lo stessi usando come tutti gli altri."

"-- questo non potrà mai accadere." Continuò Ezra con voce leggera ma ferma "E tutti i desideri del mondo non cambieranno la realtà."

Ezra rivolse a Ginny un altro triste sorriso che rifletteva più dolore che amarezza nei suoi occhi, poi raccolse i libri e lasciò Ginny in riva al lago.
Dire che la conversazione l'aveva lasciata un po' scossa era un eufemismo. Povera Ezra. Poteva quasi immaginarsi Ezra e il 'Troll' che supponeva dovesse sposare. La sua mente evocò l'immagine di un'enorme e goffa bestia simile a Viktor Krum (che, per quanto riguardava Ginny, era sempre somigliato ad un Troll), che frequentava Durmstrang con Ezra, tutto pucci-pucci con quel leccapiedi di Karkaroff perché tutti sapevano che quella era la scuola da frequentare per diventare futuri Maghi Oscuri. Probabilmente giocava a Quiddich, sacrificava giovani vergini ed aveva un unico lungo sopracciglio. Povera Ezra, trasalì ancora Ginny.

Ginny fu portata ad aggiungere alcuni punti alla lista delle sue priorità mentali.
Fino a quel momento erano:

1) Fare qualunque cosa necessaria per diventare un membro dell'Ordine, permettendole così:
a) di procurare cibo alla famiglia;
b) di tenere Fred e George fuori di prigione, pagando una cauzione;
d) di non essere mai obbligata ad indossare abiti già indossati da un altro membro della famiglia;
2) Resistere a tutti i costi alla assolutamente inappropriata attrazione per Draco Malfoy, a meno che questa resistenza non entri in conflitto con il punto 1;
3) Non lasciar peggiorare i voti;
4) Non lavorare mai per il Ministero della Magia, che è così stupido ed ambiguo sia da aver assunto Percy sia da aver licenziato Papà.
Dopo la conversazione appena avuta con Ezra, Ginny desiderava aggiungere i seguenti due punti:
5) Ringraziare Mamma e Papà per non aver mai esasperato il loro istinto iperprotettivo al punto di promettere in sposa la loro unica figlia;
6) Verificare di non essere fidanzata e di essere realmente libera di prendere da sola le mie decisioni.

Questi pensieri la riportarono ovviamente a Draco e la fecero accigliare. Sarebbe stata libera una volta adempiuto il contratto con Satana. Solo per la sua cupidigia si era legata a Draco Malfoy. Certo, sarebbe stato solo per un mese, ma era troppo sgradevolmente simile a ciò che Ezra stava per affrontare. Dovevano entrambe rimanere fedeli a qualcuno che non piaceva loro, obbligate ad una stretta vicinanza per evitare un destino spiacevole. (Certamente, il destino di Ezra -- la morte -- era molto peggiore di quello di Ginny -- il non essere ammessa nell'Ordine -- ma Ginny sentiva tuttavia che entrambe avrebbero passato un periodo terribile.)

La maggiore differenza tra loro, realizzò Ginny, era da dove provenivano -- la famiglia di Ezra non le aveva solo tolto la possibilità di scegliere; in realtà, aveva progettato l'intero accordo fin dall'inizio.
D'altro canto, la famiglia di Ginny, se avesse saputo del patto che lei aveva stretto con Draco (cosa che non avrebbe mai accettato), avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per impedirle di umiliarsi. Poi, sicuramente, suo padre avrebbe immediatamente marciato verso Lucius Malfoy e si sarebbe fatto uccidere nel tentativo di difendere l'onore di sua figlia.

Invece di riflettere su quanto questo avrebbe ferito la sua famiglia, Ginny si concentrò su quanto meraviglioso sarebbe poter aiutare economicamente i suoi genitori. Valeva davvero la pena passare un mese con Draco Malfoy, per quanto terribile fosse.

Anche se stava iniziando a pensare che forse lui non era poi così terribile, dopo tutto.

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Capitolo 9
*** 5: Potrebbe anche piacerti - parte b ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 5 è stato tradotto da Yumeko in esclusiva per EFP

Capitolo 5: Potrebbe anche piacerti (b)


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Avevo pensato di iniziare ogni pagina scrivendo "Caro Diario", poi mi sono resa conto di non essere più una quattordicenne, e nemmeno una cretina, quindi ho accantonato l'idea e ho deciso di andare subito al punto della questione. Ho passato diverso tempo con Kyle McGraw dopo le lezioni. Parliamo della sua arte, del futuro e di dove ci vediamo tra dieci anni. Ha sempre desiderato vivere in Scozia, per trovare un qualche modo di combinare la natura babbana di sua madre e quella magica di suo padre con la terra che entrambi hanno amato tanto ardentemente. Spera di poter aprire una galleria d'arte con una stanza sul retro in cui esporre il meglio della risposta del mondo magico all'arte, quadri che si muovono e opere simili. Kyle ha molte ambizioni e lo stimolo a non rinunciarvi. Dice che noi (come persone, in generale) possiamo fare qualunque cosa purché convinciamo le nostre menti di esserne in grado. Mi piacerebbe pensare che ha ragione. Spero abbia ragione. È l'unica possibilità che mi è rimasta. Kyle dice che sono troppo dura con me stessa, che ho un'intera vita davanti a me senza alcun ostacolo sulla mia strada. Non vede le difficoltà economiche della mia famiglia come un vincolo, perché, per quanto lo riguarda, finché saranno vivi, avrò tutto l'appoggio di cui potrei aver bisogno. Non ho nominato Draco Malfoy a Kyle. Una volta o due, mi ha chiesto perché spreco così tanto tempo con "quel ratto" ed io ho borbottato qualcosa sul fatto che Draco è diverso da ciò che pensa Kyle, poi ho cambiato velocemente argomento.
Il fatto è che, non sono davvero così sicura che Draco sia realmente tanto diverso da quello che pensa la gente. Forse ho creato nella mia testa un Draco Malfoy che non esiste. Forse volevo solo vedere qualcosa di buono in lui, forse volevo a tal punto credere che fosse complesso e tormentato, da ignorare la spiegazione più semplice:è solo un odioso marmocchio viziato e il mio rifiuto ad accettare questa realtà abbagliante è un sintomo dell'attrazione assolutamente inappropriata che provo per lui.
Il che mi riporta a Kyle. È apparentemente tutto ciò che dovrei desiderare, tutto ciò che Draco non è. Dolce, gentile, interessato al mio benessere… ma allora, perché non sono pazza di lui? Perché?

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Ho capito perché non sono innamorata di Kyle McGraw. Il suicidio ora è un'alternativa da considerare. Scenderò nei dettagli più tardi, quando le mie mani smetteranno di tremare.

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Molte cose degne di nota sono accadute oggi.
Dopo le lezioni, Kyle McGraw mi ha baciato. Sedevamo in biblioteca, a fare i compiti di Artimanzia, e all'improvviso si è chinato in avanti e mi ha baciato. È stato un bacio piuttosto carino, come dovrebbero essere i baci (non che io sia poi un'esperta, essendo stata baciata prima solo da Draco Malfoy -- in ogni caso, non importa, non voglio pensare a quello) -- dolce e delicato, ed ero certa che lui lo desiderasse veramente. L'unica cosa sbagliata in tutto questo, in realtà, ero io: non ho potuto rispondere al bacio.
Per essere del tutto chiara, volevo ricambiare il bacio. Ma non potevo. Qualcosa dentro di me si ribellava completamente ed interamente alla sola idea, qualcosa a cui non riesco a dare nome. Sentivo solo che era sbagliato avere le labbra di Kyle premute sulle mie. Kyle è un amico, il solo amico, oltre ad Ezra, che mi apprezza davvero per ciò che sono e non perché sono la sorellina di Ron. L'ultima cosa che desideravo fare era ferirlo, ma non potevo nemmeno mentirgli.
Il bacio finì quando si rese conto che non stavo partecipando e Kyle sembrava davvero triste ed afflitto.
"Immagino che i segnali che mi stavi inviando, dopo tutto, non significassero proprio 'baciami, tu, grosso e rozzo uomo'" disse con un ghigno di auto-commiserazione.
"Kyle" provai a dire, ma null'altro uscì dalla mia bocca, al di là del suo nome. "Kyle" riprovai, ma nulla. Qualunque altra parola era stata eliminata dal mio cervello. Mi sentivo orrenda e maldestra e come la sporcizia super-sudicia che ti si attacca al normale lerciume sotto la suola della scarpa; come quella roba viscida che ricopre le Mandragole quando sono completamente cresciute.
Perché non avevo voluto rispondere al suo bacio? Perché non mi aveva fatto battere il cuore più forte, reso deboli le ginocchia e attratto tutto il mio essere verso i suoi tempestosi occhi grigi… Te lo dirò io il perché: perché gli occhi di Kyle sono VERDI ed io sono completamente ed assolutamente rovinata.
Penso di aver balbettato pateticamente qualche altro 'Kyle' prima che iniziasse a raccogliere i suoi libri, mormorando come scusa che aveva promesso di incontrare un suo amico che aveva bisogno di aiuto con Divinazione.
Poi fece una cosa che non dimenticherò mai per il resto della mia vita. Qualcosa che dovrebbe davvero farmi innamorare di lui, o almeno farmelo desiderare un pochino di più, un piccolo, minuscolo pochino in più, ma non lo fece, e questo mi fece sentire ancora più orribile di quanto già mi sentissi. Dovette accorgersi di come sembrassi disperata, perché mi sorrise, un bellissimo sorriso, si sporse verso di me e mi baciò sulla tempia.
"Andrà tutto bene alla fine" mi sussurrò in un orecchio. Era come se sapesse, senza in realtà saperlo davvero, da cosa derivassero la mia confusione e la mia agitazione.
"Davvero?" gli chiesi debolmente. A qual punto sembrava che mi fosse tornata la capacità di parlare.
"Deve, no?" ragionò Kyle con quel suo piacevole e confortante modo di fare mentre si allontanava dal tavolo. "Tutti fanno il tifo per la ragazza dai capelli rossi."
Poi se ne andò, prima che potessi ringraziarlo di essere stato tanto educato quando niente lo obbligava ad esserlo. Restai seduta nella biblioteca con il mento appoggiato su una mano per forse un minuto prima di sentire qualcuno sedersi accanto a me.
"Cos'hai fatto a tutti i miei maglioni?"
Sapevo che era lui. Dannatissima cosa davvero, ma lo sapevo ancora prima che aprisse bocca. Nessuno cammina in una stanza come fa Draco. Non lo fa per mettersi in mostra, lui è silenzioso davvero, come quei magri gatti selvatici che si appostano a caccia della loro preda. Fino a quando non arriva, non puoi dire che è qui. Forse l'aria si sposta per lui. Forse è un segreto della famiglia Malfoy.
"Avevi detto che li volevi ricamati" gli feci notare, sentendo qualcosa emettere scintille di vita dentro di me. Per quanto possa sembrare strano, il fatto è che era quasi come se ricominciassi a respirare solo quando Draco mi parlava.
"Sì, con il mio nome" fremette Draco.
"Ho sentito un sacco di persone chiamarti con ciascuno di quei nomi" insistetti con un ghigno.
Rimase calmo per un momento, e così feci pure io, mentre continuavo i compiti di Pozioni. Ho provato a capire cos'è quello che mi fa Draco, quello che evidentemente fa al mio sistema nervoso, e questo è quanto:
È come se mi consumi totalmente solo sedendosi vicino a me, facendomi respirare la sua stessa aria, così che ogni parte di me è consapevole di lui, intimamente consapevole al punto che posso persino concentrarmi completamente su qualcos'altro mentre ancora continuo a dedicare la mia totale attenzione alla presenza di Draco.
È una cosa che non capisco e non ho idea di cosa significhi. O almeno, non credo di voler sapere cosa significhi. Oh, Dio.
Poi disse "Era il piccolo Kyle quello che ho appena visto uscire?"
Le mie guance si imporporarono leggermente. Da quanto tempo era lì Draco? Aveva visto Kyle baciarmi? Mentre i capelli mi ricadevano sul viso, colsi l'occasione e osservai Draco con la coda dell'occhio. Appariva calmo e controllato, ma quando guardai la sua gamba, notai che batteva leggermente col piede il pavimento; un sicuro segno d'impazienza. Poi lo fissai in volto e mi accorsi di una cosa interessante: il suo viso era immobile. Non un movimento, non un guizzo, non la piega di un sogghigno sadico.
Quella sorta di tranquillità non era naturale, e quando lo guardai negli occhi, immobili come tutto il resto del suo corpo, realizzai una cosa:
Draco Malfoy era furioso. O almeno, non solo furioso: livido.
Con me.
Forse avevo esagerato con i miei ricami quando lo avevo definito 'ottuso saccente'.
"Non è poi così piccolo" risposi, cercando di concentrarmi sulla conversazione "Infatti, ha un mese più di me."
"Benissimo, se ha un mese in più" disse malignamente Draco.
"Hai qualche problema?" chiesi "o sei qui solo per un attacco di cattiveria acuta?"
"Il mio problema" sibilò, chinandosi in modo tale che premette la sua faccia tra i miei capelli, la bocca vicino al mio orecchio, "è che hai rovinato dozzine di miei maglioni con il tuo patetico ed infantile scherzetto."
"Li sistemerò" mormorai, turbata dalla sua vicinanza, dalla sua rabbia, da quanto avrei dovuto aver paura di lui e da quanto, invece, non lo temessi.
Il che era, in sé, un motivo più che sufficiente per essere terrorizzata.
"Non voglio che li sistemi" borbottò, muovendo la mano sul mio ginocchio. Spostò la mia tunica in modo che il suo palmo poggiasse sulla mia pelle nuda, poi mi carezzò. Dio. Non voglio davvero pensare a come mi sentissi in quel momento, a come mi fa sempre sentire la sua mano su di me. "Voglio che mi ripaghi" continuò vicinissimo al mio orecchio.
Aprii la bocca, ma non ne uscì alcun suono. Non potevo nemmeno dire 'Draco' nello stesso modo in cui non ero riuscita a dire 'Kyle', per paura di dire il suo nome a voce troppo alta, o di emettere qualche suono imbarazzante, perché, poi, le sue dita iniziarono a tracciare piccoli tratti contro l'interno del mio ginocchio, solleticandolo, ed io desiderai ridacchiare e nascondere il viso sul suo petto e non sarebbe stato del tutto appropriato fare una o l'altra di queste cose.
"Come?" fu ciò che finalmente riuscii a mormorare.
"Non ho ancora deciso" disse con tono vago, come se le sue dita in quel momento non si stessero realmente muovendo sempre più in alto sulla mia coscia. "Qualche suggerimento?"
"Uh… potrei cucinarti una torta?"
Mi resi conto che probabilmente quella era la cosa più stupida che potessi dire, ma ero completamente distratta e cercavo di non mostrarlo, anche se sono quasi certa che se ne fosse accorto.
"No, non mi farebbe piacere se tu facessi scivolare arsenico nella glassa." disse con voce strasicata. "Non ti preoccupare. Penserò a qualcosa." Poi, tolse la mano da sotto la mia divisa. Portò le sue dita al mio mento e mi fece votare verso di lui. Pur cercando di mostrarmi calma, tentai di allontanarmi, gettando nervosamente occhiate per la libreria per vedere se ci fosse qualcuno.
"Non ci sta guardando nessuno" sussurrò, carezzando il mio mento come prima aveva fatto con l'interno della mia gamba. "Fuori è una splendida giornata, chi starebbe qui senza esserci obbligato?" I miei occhi erano chiusi, ma lo sentii sorridere, giuro, lo sentii. "A meno che, certamente, non abbiano qualcosa -- o qualcuno - di più interessante da fare."
Aprii la bocca per protestare ad una tale oscena (e, onestamente, debole) allusione, ma quello fu apparentemente il momento in cui gli venne in mente di baciarmi. Non riesco a pensare in modo diretto a quando lo fece, a dire il vero, non ci posso pensare del tutto, e penso di aver persino sospirato in risposta, perché, nonostante io non voglia ammetterlo, non aspettavo altro dal momento in cui si era seduto.
Draco aveva ragione: la biblioteca era deserta, eccetto che Kyle e me poco prima, e Madame Pince era al suo tavolo, senza la possibilità di vederci nel punto in cui eravamo, coperti da mucchi e mucchi di libri. Sentii un forte suono di grattatura e mi resi conto che Draco stava trascinando la mia sedia contro la sua in modo che potesse premermi contro di lui. Ero completamente sulla mia sedia, invece che seduta sul bordo tra le sue gambe, perché ovviamente, Draco Malfoy non poteva sedersi in un modo decente sulla sedia, no, deve sempre sedersi sul bordo, in modo da far impazzire una ragazza facendole sentire il suo respiro a lato del viso…
Una delle sue mani era tra i miei capelli, tenendo in questo modo ferma la mia testa mentre mi baciava; l'altro palmo rimase sul mio stomaco, la mia divisa ancora spostata e la mano al di sotto della leggera camicetta che indossavo, accarezzando il mio ventre con leggeri tocchi circolari. Ad un certo punto, feci scivolare una mano tra i suoi capelli ed era come se ci stessimo aggredendo l'un l'altro proprio lì, in biblioteca, e, lo giuro, non ne avevo mai abbastanza di lui. La mia mano libera decise che se lui poteva mettermi la mano sotto la divisa, era perfettamente un mio diritto ritornare il favore, e lasciami dire una cosa: la pelle del su petto è così liscia e morbida che volevo strappargli i vestiti di dosso e sfregarci la faccia, anche se, ripensandoci, sono un po' turbata di aver sentito contro la mia mano nella realtà lo stesso che sento nei miei sogni.
È stato così intenso. Lui era ovunque, lo respiravo, lo assaporavo e lo sentivo e mi sentivo come se non avessi mai voluto essere in nessun altro posto, non facendo altro che circondarmi di Tutto Draco. Sono quasi imbarazzata dal realizzare dove ci hanno portato le cose. Era così arrabbiato con me, e mentre quella terribile immobilità lo aveva lasciato, era rimasta in lui una forte tensione che ero genuinamente dispiaciuta di aver provocato con il mio carattere infantile. Desideravo allontanare quella tensione, scacciare il dolore e la rabbia che si erano impossessati di lui, ma non sapevo come fare, o se me lo avrebbe permesso, e nemmeno se volesse che io lo facessi.
La mano che era rimasta sul mio stomaco, si mosse verso il mio seno sinistro, che, nella posizione in cui ci trovavamo, era molto facile da raggiungere, ed io gemetti nella sua bocca quando lo strinse nel palmo a forma di coppa, premendomi ancora di più contro di lui.
Sono del tutto certa di cosa sarebbe successo se qualcuno non si fosse schiarito la voce.
Ci gelammo entrambi, gli occhi serrati, sicuri di essere stati beccati da Madame Pince a fare cose proibite vicino ai suoi libri. Non c'è nulla che lei odi più degli studenti che fanno cose proibite vicino ai suoi libri, eccetto forse le risate sguaiate in biblioteca.
Ma non era Madame Pince; era decisamente peggio di Madame Pince. Era l'unica persona che sarebbe stata in biblioteca quando non avrebbe dovuto esserci, vista la splendida giornata: Hermione.
Una delle sue sopracciglia era sollevata e la sua bocca era spalancata in una 'o' di sorpresa. Mi allontanai di scatto da Draco, come se mi avesse scottato, poi sentii freddo all'assenza del suo tocco. Sentii ancora più freddo quando lo fissai nuovamente negli occhi. Se possibile, era ancora più arrabbiato di prima. Mi sentivo orribile e confusa e… sì… veramente eccitata.
"Signor Malfoy" disse Hermione con quel tono nitido e spaventoso che sapevo avrebbe terrorizzato future generazioni di piccoli Granger/Potter, "vorrebbe essere così gentile da lasciarci sole per un momento?"
"Chiacchiere da ragazze, vero, Granger?" sogghignò Draco. Provò ad incrociare i miei occhi, ma io mi rifiutai di guardarlo; non avevo la minima idea di cosa avrei dovuto fare o dire se fossi stata obbligata a guardare nei suoi occhi serpentini. "Quando, esattamente, ti sei trasformata in una ragazza? È stato in quella settimana lo scorso anno in cui ero in infermeria?"
Hermione strinse le labbra in una linea sottile e strizzò gli occhi in direzione di Draco. "Intendi quando Harry ti ha fatto perdere l'equilibrio, facendoti cadere dalla scopa per un centinaio di piedi, e non sei morto solo perché è riuscito a salvarti?" disse Hermione cortesemente.
L'anno scorso, al sesto anno di Draco e Harry, Serpeverde e Grifondoro si sono trovati ancora una volta a doversi sfidare per la Coppa di Quidditch. Draco e Harry individuavano continuamente il boccino nello stesso momento, scendendo in picchiata per afferrarlo, dovendosi poi fermare entrambi per evitare di scontrarsi. Si erano veramente fatti prendere dal gioco, e non nella consueta competizione pungente del tipo 'Ti odio, Potter', 'Ti odio anch'io, Malfoy' cui sono soliti -- si stavano divertendo. Chiunque lo può assicurare, persino Ron che durante la partita si era messo a commentare con Blaise Zabini.
È stata la più lunga partita di Quidditch mai giocata ad Hogwarts -- Hermione ed rimanemmo sedute una accanto all'altra sulle tribune ed il gioco continuò per quasi settantotto ore. Gli insegnanti dovettero portarci il cibo dal castello (e non pensate che la McGonagall e Snape non fossero contrariati dal fatto di dover perdere parti di gioco nel farlo), e tutti si appisolavano di tanto in tanto sulla spala del vicino. Grazie a Dio non pioveva.
È stata pura fortuna che Draco abbai perso e Harry vinto: persino Harry lo ammise successivamente. Andò a trovare Draco in infermeria. Ancora non so cosa si dissero, ma dopo di quello, non furono più arci-nemici come erano soliti essere. Draco aveva iniziato ad ammorbidirsi durante il quinto anno, dopo alcune faccende con suo padre e Voldemort e qualcos'altro su cui Harry, Ron e Hermione sono rimasti molto sul vago. Più che altro, presero ad ignorarsi. Dopo quella partita, comunque, gli incontri di Quidditch hanno iniziato ad essere davvero interessanti, perché è come se Harry sentisse la necessità di giocare al massimo delle sue capacità per essere degno di giocare contro Draco, e viceversa.
O, almeno, così è come la vedo io.
Hermione ed io ne abbiamo parlato una volta, e lei era d'accordo con me, e questo è il motivo per cui scelse di lanciare questa particolare frecciatina a Draco -- sapeva che non avrebbe messo a segno un punto diretto, ma che avrebbe fatto innervosire Draco abbastanza da farlo andare via.
Ed infatti, lo fece allontanare dal tavolo e rivolgerle un'occhiata insolente.
"Dì al tuo ragazzo che non vedo l'ora della partita di domani" disse con sincerità "e che sono terribilmente dispiaciuto che abbia una tale arpia per fidanzata."
Hermione volse gli occhi al cielo. Non appena Draco fu fuori portata d'orecchio, lei si sedette con un tonfo accanto a me, mi si avvicinò e disse "Quel troll ti ha lanciato un qualche incantesimo d'amore? Perché se è così, lo giuro, lo farò rinchiudere ad Azkaban."
"Vorrei che fosse un incantesimo" fu tutto quello che riuscii a dire prima di scoppiare in lacrime.
Ora, normalmente non sono una ragazza isterica; piango raramente, anche perché, essendo cresciuta con sei fratelli maschi più grandi, ho imparato fin da piccolissima che devo essere dura se voglio che mi rispettino o mi diano almeno un minimo d'indipendenza. Ma in quel momento piansi e lo shock di Hermione lasciò il posto alla compassione. Mi abbracciò e mi disse che era tutto a posto, che sarebbe andato tutto bene e che ci avrebbe pensato lei.
Mentre stavo singhiozzando, Hermione si offrì di dire a Harry e Ron che "Malfoy" mi aveva fatto perdere la testa ed io mi allontanai di scatto da lei.
"No!" dissi con enfasi "Non puoi farlo, Hermione, giuralo."
"Lo giuro"rispose Hermione, apparendo completamente confusa. Sapevo esattamente come si sentisse."Solo… io non capisco, Gin"
"È iniziato come un accordo." singhiozzai sottovoce, per non attirare l'attenzione di Madame Pince "Doveva essere solo quello così che io potessi entrare in questo stupido club e lui accettò, il che è stato molto più decoroso di quanto pensavo potesse essere. Poi abbiamo iniziato a passare del tempo insieme e anche se è stato un completo cretino, in un certo senso è stato anche buono con me e la mia pelle diventa calda quando sono vicino a lui e non riesco a respirare. Poi ha iniziato a dirmi cose che non aveva mai detto a nessuno prima e mi ha baciato ed io mi sono lasciata un pochino andare e ho provato ad innamorarmi di Kyle, ma non è stato un tentativo serio, perché so bene che non si può provare ad innamorarsi di qualcuno, o lo sei o non lo sei e lui mi odia, Hermione, non Kyle, Draco, ed è terribile perché è così meschino con me poi mi bacia come se lo desiderasse veramente ma non lo desidera perché mi ODIA ed io non sono niente per lui e oh, Hermione, penso di amarlo così tanto."
Hermione ed io non siamo mai state grandi amiche. Ho sempre avuto l'impressione che mi sopportasse per affetto verso Ron. Ma è stata una vera amica poco fa e per nessun'altra ragione penserò mai più di starle antipatica, capendo finalmente cosa stessi passando (anche se io non l'avevo ancora capito) e che volevo solo aiuto.
Tra i vari consigli che mi diede, Hermione mi fece notare che non potevo realmente contare nulla per Draco se mi odiava così tanto. Immagino fosse sua intenzione farmi sentire meglio, ma, invece, mi fece sentire in un qualche modo vuota. Non dovrei amare Draco per migliaia di motivi e non voglio amarlo… ma lo amo. Tra noi c'è una qualche attrazione fisica stranamente irresistibile, so che anche lui la sente, e chiaramente mi odia per questo e, soprattutto, per aver suggerito questo stupido accordo. Vorrei non aver mai sentito parlare dell'Ordine e vorrei non aver mai sentito parlare di Draco Malfoy.
Mi chiedo se mi farà rimediare al danno che ho fatto ai suoi maglioni. Mi chiedo quando me lo farà fare. Mi chiedo se sarebbe stato capace di amarmi se fossi stata una Serpeverde. Mi chiedo se lo avrei trovato così attraente se fosse stato un Grifondoro.
Mi chiedo se mi bacerà mai ancora. E se desidererà farlo come questa volta.

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Capitolo 10
*** 6: Ogni maledetta partita di Quidditch ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 6 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

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Capitolo 6: Ogni maledetta partita di Quidditch

NdT: Il titolo originale era 'Any Given Quidditch match' ... molto probabilmente ripreso da 'Any Given Sunday', titolo del film di Oliver Stone, tradotto in italiano con 'Ogni maledetta domenica'

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Le mattine prima delle partite di Quidditch, pensava Ginny, erano sempre più fredde di qualsiasi altro giorno dell'anno.

C'era un tale gelo nell'aria che riusciva a vedersi il respiro mentre correva lungo i terreni circondanti Hogwarts. Pensò di fare un qualche incantesimo che le riscaldasse, ma il Professor Silente non approvava quel tipo di cose. Incoraggiava sempre gli studenti ad essere auto-sufficienti senza la magia. Forgiava il carattere, diceva lui.

Albus Silente teneva a ogni singolo studente di Hogwarts e si vedeva da molte piccole cose. Veniva a ogni partita di Quidditch, ricoperto dalle sue pesanti vesti di velluto e da un soprabito per combattere le rigide temperature.

Ginny affondò ancora di più il viso nell'incavo del collo, affrettandosi ancora di più verso il lago dove doveva incontrare Draco. Sua Maestà, come aveva cominciato a chiamarlo fra sè sarcasticamente, l'aveva convocata con una lettera mandata tramite il gufo che sua madre gli aveva regalato lo scorso Natale. Era una nota strana, come se avesse voluto accertarsi che nessun altro potesse capirla a parte lei.

Incontriamoci dove ti ho baciata la prima volta. Undici in punto, prima della partita. Non ritardare.

D.M.

Solo Draco, sospirò, poteva mozzarle il fiato con la prima riga, e farla arrabbiare con l'ultima. Chiaramente non aveva intenzione di ritardare, già l'aveva irritato abbastanza per quella settimana. Sperava che il castigo che avrebbe dovuto subire per i maglioni non fosse troppo umiliante.

Ci sperava sì, ma non è che stesse trattenendo il fiato nell'attesa.

Per raggiungere il lago, c'era una piccola altura che bisognava scalare; sopra di quella, se ci si sdraiava sopra, ma proprio piatti per terra, si poteva osservare l'intero lago sottostante senza essere facilmente visti da nessuno, anche se stava sulla riva del lago stesso. E così, anche se faceva un freddo tremendo, quando Ginny vide Draco vicino all'acqua, con la schiena rivolta verso di lei, ebbe l'incontrollabile istinto di coglierlo di sorpresa, almeno per un attimo.

Accasciandosi a terra, appoggiò la testa sulle braccia piegate e si permise il piacevole vizio di osservare Draco Malfoy.

Sembrava all'erta, pur in modo indolente, come sempre. Le ci volle un attimo per capire perchè guardava la direzione opposta da cui era venuta lei, e quando capì, si chiese cosa potesse significare. La figura era rivolta verso la scuola, verso il sentiero che faceva normalmente per arrivare al lago. Quel giorno aveva voluto augurare buona fortuna ad Harry per la partita, così aveva deviato per il campo di Quidditch giusto per il tempo che serviva al suo scopo, e quindi si era diretta al lago dalla parte opposta.

Uno sguardo di intensa concentrazione stava sul suo viso, come se stesse cercando di convincere Ginny a farsi vedere. Le mani erano insaccate nelle tasche dei pantaloni che indossava sotto la divisa da Quidditch (Dio, sta così bene vestito di verde, anche se è un Verde Serpeverde) e le spalle erano leggermente inclinate, come se stesse portando un fardello pesante.

Draco appariva stanco, si rese conto. L'arroganza che normalmente gli calzava come una seconda pelle sembrava totalmente sradicata dal suo viso. Forse non sta dormendo bene? Ginny scosse la testa. L'intera faccenda del 'sono innamorata di Draco' aveva stravolto le sue priorità. Che Draco Malfoy stesse o meno dormendo le otto ore minime di sonno per notte avrebbe dovuto essere il più lontano fra i suoi pensieri, e tuttavia, mentre lo guardava, era quasi l'unica cosa che riusciva a pensare, a parte l'irrazionale tentazione di entrare nel letto con lui per accarezzargli la schiena e farlo dormire.

Osservando l'orologio che Harry ed Hermione le avevano regalato per Natale l'anno precedente, Ginny sospirò. Un minuto dopo le undici. Sapeva che avrebbe dovuto affrontare questo incontro con un certo grado di costrizione, ma tutto quello che riusciva a volere era provare a spingere qualche altro tasto con lui. Quando si arrabbiava, la faceva sentire male in un modo che non aveva niente a che fare con la paura, ma era lo stesso meglio di quando la guardava come se non ci fosse nemmeno. Non sarebbe mai stata la ragazza che avrebbe amato, ma almeno se fosse diventata la ragazza che odiava, non gli sarebbe stata indifferente. Certamente essere qualcosa - anche qualcosa di non proprio buono, era sempre meglio di essere niente.

Mettendosi in piedi, Ginny si diresse verso il lago. Ora era appoggiato contro il grosso albero accanto all'acqua, a fissare il nulla, ma non la ingannava. Senza dubbio aveva sentito le foglie che scricchiolavano sotto i suoi piedi, che segnalavano il suo arrivo. Solo non voleva essere beccato mentre l'aspettava con qualcosa che fosse anche solo un poco più della solita noia distaccata, e Ginny nascose un sorrisino al pensiero.

"Sei in ritardo," le fece notare permaloso.

"Mi sorprendo che tu lo abbia notato," precisò lei. "E' solo un minuto, dopo tutto. Disperato di vedermi?"

"Non direi," bofonchiò, "solo miserabilmente infreddolito e pronto a giocare a Quidditch."

Il modo facile e scontato con cui parlò spazzò via dalla testa di Ginny ogni scenario. Era stata curiosa di sapere se avrebbe o meno affrontato quello che era successo tra loro in biblioteca; si chiedeva se lei al suo posto avrebbe avuto quel coraggio. Chissà perchè, ne dubitava.

"Beh, avanti allora," mormorò Ginny. "Non sei il solo il cui sedere è gelato."

"E che bel sedere che è," mormorò compiacente, abbassando lo sguardo.

"Sta zitto," bofonchiò lei, abbassando lo sguardo e arrossendo. Quello per cui avrebbe voluto veramente punirlo era il fatto che dicesse cose che non intendeva veramente. "Allora, qual' è la mia punizione?" chiese piccata dopo un attimo di silenzio. "Un migliaio di frustate con la tua Firebolt Deluxe? Giorni di prigionia nelle segrete della famiglia Malfoy? Fare il bagno con la spugna a Tyger e Goyle?"

"Nemmeno io sono così crudele," dichiarò, con fare offeso. "D'altronde, lo sai che oramai non vedo più molto Tyger e Goyle."

"Già. Dimenticavo." Non si era dimenticata, naturalmente. Era una di quelle cose che aveva notato di lui quando aveva davvero iniziato a prestare attenzione ai piccoli dettagli della sua vita. In verità (e sarebbe stata sincera con se stessa, almeno) non se l'era presa poi tanto per il compito che le aveva affidato l'Ordine quanto aveva voluto convincersi. Draco Malfoy era sempre stato sorgente di grandi umiliazioni e di infinito mistero.

"Sembri dimenticare molte cose," disse, e i suoi occhi diventarono di nuovo freddi. Gli calzava quell'espressione, pensò con la mente annebbiata; la freddezza si addiceva ai tratti del suo volto, togliendogli l'umanità e lasciando solo la glaciale e dolorosa bellezza. L'espressione sul suo viso doveva avergli telegrafato la confusione che provava, perchè si avvicinò a lei, col controllo che sembrava iniziare a sfuggirgli. "Parte del nostro accordo diceva che saresti stata mia in via esclusiva."

"La tua schiava," lo corresse rapida. Le causava dolore pensare che poteva usare il termine 'sua' per riferirsi a lei e non sentire più affetto di quanto ne provasse per la sua scopa, o qualunque altra cosa in suo possesso.

"Nonostante ciò," chiarì con freddezza, "il fatto che tu sia la mia schiava implica che il tuo tempo personale non è più tuo - appartiene a me. Tutto ciò che sei appartiene a me-"

"Per un'altra settimana!" gridò.

"Mi sembrano più 10 giorni," ribattè in modo infantile.

Ginny portò gli occhi al cielo. "Bene. Dieci giorni allora. Dopo che quei dieci giorni saranno scaduti però-"

"Non sarà più mio interesse sapere come ti comporti dopo che il nostro accordo sarà stato completato," la interruppe glaciale. "Sono solo preoccupato per i miei interessi."

"A cosa vuoi arrivare?" gli chiese Ginny, pensando che non poteva trattarsi solo dei maglioni.

"Parlo di te che sbavi dietro a un Tassorosso del sesto anno quando dovresti in realtà lavorare ai tuoi compiti di Pozioni con me," sbottò Draco.

Le sopracciglia di lei andarono ad unirsi, indignate. "Ma studiare Pozioni è solo una copertura. Non importa con chi studio alla fine e Kyle ha bisogno di aiuto-"

"Ma che diavolo puoi mai vedere in un inutile essere come Kyle McGraw, eh?" brontolà Draco. "Ti seguo dappertutto come un cucciolotto ammaestrato, sperando che in un qualche attimo tu gli gratti la testa e gli dia da mangiare."

"Non è così," insistette Ginny. "Noi siamo solo amici."

"Io non ho l'abitudine di pomiciare coi miei amici in biblioteca," commentò lui fermo.

"No, solo con le tue serve!" gli rispose acida prima di riuscire a fermarsi. Mai altre quattro parole erano sembrate così liberatorie ed umilianti allo stesso tempo. Parte di lei avrebbe voluto rimangiarsele, mentre un'altra parte avrebbe desiderato poter dire di più prima di tornare alla ragione.

Lui si avvicinò ancora di più a lei, fino a che le loro vesti non si toccarono e lei non dovette affondare le unghie nei palmi delle mani per evitare di toccarlo.

"Non capisco," le bisbigliò, con voce bassa e calma, "come puoi reagire a me in questo modo, come puoi scioglierti come ferro sotto il fuoco, poi abbracciarti a quell'idiota di McGraw come se lui avesse anche solo la minima idea di come fare a farti provare piacere."

"Beh," bofonchiò lei, con problemi a prendere fiato e col cervello in cortocircuito, "ci sono le dita."

I suoi occhi si socchiusero in maniera poco piacevole e Ginny controllò la sua memoria per ricordarsi quello che aveva appena detto. La bocca le si spalancò per lo shock quando se ne rese conto.

"Voglio dire -- sì, ho sentito che lui è, ehm, piuttosto ... dedito! - in certe cose, uhm -"

"Certo che ne sai parecchio riguardo al tuo amico," notò Draco, con una smorfia di disgusto. "E pensare che io non so la metà delle cose interessanti che sai tu su McGraw, per quel che riguarda i miei amici.""

"Forse perchè non ne hai nessuno!" mormorò, staccandosi da lui. Una calda e disperata umiliazione le percorse il sistema nervoso, facendole uscire di bocca le parole più dure. "Capisco che sia difficile per te immaginarlo, Malfoy, ma non tutti noi siamo capaci di accendere e spegnere le nostre emozioni. Non possiamo fingere di non provare cose per gli altri solo perchè non ci conviene." Aveva gli occhi lucidi. Stava cominciando a farle male stargli intorno. Ecco perchè il rifiuto della realtà era stato un vero e caro amico per lei - negare tutto significava riuscire a completare questo accordo senza perderci il cuore.

"Ti probisco di vederlo - lui o qualunque altro ragazzo -"

"Bene. Per la prossima settimana, non lo vedrò. E nel preciso istante in cui il nostro accordo sarà terminato, te lo prometto, correrò dritta da Kyle McGraw e spalancherò -"

Le sue mani si chiusero intorno alle sue braccia come cerchi di ferro e la scosse una sola volta, con forza. "Non dovresti promettere cose che non sei capace di portare a termine, stupida ragazzina," sibilò, scuotendola ancora.

"E che ne sai tu di cosa sono capace?!" gli urlò contro.

"Prometti più di quel che riesci a mantenere, e questo lo so già. Usi il tuo aspetto, il modo in cui sono attratto da te come un'arma - l'hai fatto fin dall'inizio, e ora lo capisco."

"Ma di che parli?" chiese, genuinamente confusa.

Le lasciò le braccia con tale velocità che quasi cadde a terra. Un muscolo gli si muoveva sulla mascella mentre si girava dall'altra parte.

"Dovresti avere più rispetto per te stessa," mormorò, e a Ginny sembrò quasi che non stesse più parlando con lei, ma che stesse parlando a se stesso come un pazzo. "Più rispetto per il tuo corpo e, fino a che il nostro accordo sarà valido, per me."

"Mio Dio, mi ha baciata! Ed è stato solo un piccolo bacio innocente per di più! Non significava niente!" Ginny non era nemmeno sicura del perchè dovesse chiarire tutto questo, ma sapeva che era necessario.

"Già," si lasciò sfuggire una risatina priva di umorismo. "E' proprio per questo che passi tutto il tuo tempo con McGraw, state insieme quando andate e uscite dalla lezione, accucciandovi insieme come un paio di stupidi marsupiali."

"Marsupiali?" ripetè Ginny assente.

"So che questo settimana è dura per te," continuò Draco, "per via degli esami e tutto il resto. Stavo cercando di essere gentile e non darti carichi addizionali di lavoro oltrei ai tuoi normali compiti."

"Oh, sì, molto generoso da parte tua togliermi un po' del lavoro da schiava che mi hai dato," commentò Ginny sarcastica.

"E come mi ringrazi?" continuò Draco, ignorandola. "Passando ogni momento libero che io ti ho dato, non a studiare, come avevo inteso, ma a sbavare sopra Kyle Mcmaledetto Graw!"

"Facciamo praticamente le stesse lezioni!" scoppiò Ginny. "E lui è gentile--"

"Non voglio sentire," disse Draco con ostinazione.

"Oh, scemo che non sei altro," bofonchiò Ginny, "se solo lasciassi che-"

"Ho detto che non voglio più sentirti parlare di lui!" gridò Draco.

"Allora non lascerai mai che ti spieghi," disse Ginny, l'incredulità che si faceva spazio nella sua voce.

"Non ho interesse nelle tue spiegazioni," disse Draco scostante. "Non mi interessa perchè fai quel che fai, mi importa solo del fatto che lo fai in sè." Poi si avvicinò verso un grosso albero vicino all'acqua e ne estrasse una sacca da dietro. "Questa è la tua punizione."

Ginny si fece sospettosa. "La mia punizione è una sacca? Devo entrarci e lasciare che mi soffochi?"

Lui alzò gli occhi al cielo, il che la fece divertire per un attimo - Draco Malfoy non era tipo da alzare gli occhi al cielo. Ghigni malefici erano praticamente l'unica dimostrazione di sentimenti che mostrava e addirittura gli occhi al cielo da un ragazzo che normalmente era scostante come un ghiacciolo, faceva sentire Ginny almeno un poco fiera.

"No, idiota," continuò lui pigramente. "devi indossare quello che c'è dentro."

Non riusciva a capirci cosa potesse esserci di male in ciò.

"Alla partita di oggi."

Ah. Tuttavia, ancora non così terribile come-

"E dovrai pensare a qualcosa da, oh, - canticchiare per incoraggiarmi mentre lo indossi."

"Ti odio."

"Stranamente, sono pronto a vivere con questo rimorso."

Poi, Draco aprì la sacca e ne tirò fuori i suoi nuovi abiti. Ginny desiderò in quel momento, più di ogni altra cosa, che la terra si aprisse per inghiottirla tutta quanta.

"Io ... ma quello no - non voglio, non posso - non potrei - congelerò a morte!"

"No, non succederà," ribattè Draco, calmo. "Ci ho già messo un incantesimo che ti terrà calda. Emanerai un lieve tepore fino a un centimetro dalla tua pelle. In fondo, una schiava congelata è una schiava inutile."

Per un attimo, contemplò l'idea di mettersi a litigare con lui. Di sicuro, se lo avesse pregato abbastanza, avrebbe lasciato perdere quella punizione. Ma un solo sguardo ai suoi occhi da serpente le chiusero la bocca. Non ci sarebbe stata nessuna scusa, nessuna preghiera - non avrebbe trovato divertente nessuna delle due e capì di aver provato la sua pazienza abbastanza per quel giorno.

Se solo lui l'avesse amata a sua volta, pensò, avrebbe potuto sperimentare molti modi diversi di testare la sua pazienza.

Si scosse per riprendersi, e gli strappò il sacco dalle mani, e, con un 'hmf' oltraggiato, sparì dietro l'albero per cambiarsi. Un attimo dopo riapparve e non riuscì a trattenersi dall'incrociare le braccia all'altezza del petto, imbarazzata.

Era un bel costume, certo, se fosse stata una ballerina. Disegnato con luccicanti tonalità dei colori argento e verde Serpeverde, sembrava fatto apposta per lei. Il corpetto era poco più grande del top di un bikini, e le spalline sottilissime tenevano la tela di pura seta argentata grazie anche ad un bellissimo e lungo sciallè che copriva, ma non oscurava, la sua pancia, lasciando la schiena praticamente scoperta. Anche peggio era la gonna, fatta di lunga seta verde Serpeverde, perfettamente modellata sui suoi fianchi; così elegante a prima vista, si rivelava essere poco adatta a una signora in realtà. Quando camminava, degli spacchi gemelli si aprivano ai lati delle gambe, vicino alla linea inesistente delle mutandine (Draco aveva lasciato istruzioni all'interno, raccomandandole di lasciare da parte tutta la biancheria intima) e mostravano con gusto. Ai piedi indossava sandali argentati bassi.

A malapena Ginny pensò che sarebbe stato un bel costume per una festa in maschera, certo, se avesse deciso di andarci vestita da sgualdrina.

"Non posso indossare questo in pubblico," disse con voce strozzata, con le lacrime ai lati degli occhi.

"Ma lo farai," disse Draco, con voce di ferro. Camminò verso di lei e le mise le mani sulle spalle, coi pollici che le massaggiavano gentilmente le clavicole. "Indosserai questo piccolo abito e sarai perfettamente cosciente del tuo corpo per tutto il giorno. E magari imparerai a non tradirmi mentre mi inciti verso la vittoria."

"Io non ti-"

"E ricordati," la interruppe, "se perdo questa gara, Ginny, dovrò essere consolato. Perciò tifa molto forte."

Gli occhi le si spalancarono, mentre comprendeva ciò che voleva veramente dire, "Ma ... ma avevamo-"

"Un accordo? Mi pare di aver già detto quanto poco soddisfacente lo trovassi. D'altronde - non sono forse io un ricco ragazzino viziato che non riesce a mantenere una promessa?"

"Ti odio," bisbigliò ancora una volta, mentre le lacrime le cadevano gentilmente sulle guancie. Oh, come voleva odiarla, come voleva che - l'umiliazione - la ferisse meno. "Non puoi ... te l'ho detto prima, non puoi chiedermi di -"

"Ginny," mormorò piano, asciugandole le lacrime, "bella e sciocca ragazza." Avvicinandosi, le premette un bacio sulla fronte, mentre le mani le massaggiavano la schiena nuda. Trattenne il respiro a quel contatto ed era così occupata a cercare di non tremare, che udì appena quello che le bisbigliò all'orecchio.

"Non te lo sto chiedendo."

~

La partita non fu altro che un insieme confuso di suoni e immagini. E non fu di aiuto il fatto che praticamente terminò non appena iniziata.

Ginny era seduta negli spalti di Grifondoro, come Draco aveva istruito, indossando quel piccolo costume che aveva quasi fatto venire un infarto ad Hermione, sollevare un sopracciglio assai dubbioso ad Ezra, del genere 'Che diavolo ti è preso?' (Ginny, naturalmente, rispose col suo patentato movimento della testa 'Lascia stare, ti spiego dopo') e fatto accorrere Seamus Finnigan lontano dal suo posto vicino ad Ezra col cappotto in mano, nel tentativo di coprirla. Lo aveva scacciato, mostrandogli uno sguardo assassino e, una volta che fu tornato accanto ad Ezra, Ginny si lasciò sfuggire un grosso sospiro.

Draco era stato chiaro - o vinceva questa partita, o avrebbe dovuto andare a letto con lui. Ciò che rendeva quella situazione davvero insostenibile era il fatto che lei voleva davvero tanto andare a letto con lui, ma solo se lo desiderava anche lui. Non era esattamente la sua priorità fare sesso arrabbiato e senza alcun significato, considerando specialmente che non avrebbe significato niente solo per uno di loro.

Entrambe le squadre cominciarono a volare, con Ron e Blaise che si litigavano il microfono per presentare ciascuno dei giocatori alla folla. Quando Blaise gridò con entusiasmo, "E il Cercatore di Serpeverde, Draco Malfoy!", Ginny appoggiò le mani sui fianchi e con la voce più allegra che le veniva fuori in quel momento cominciò a cantare:

"Draco, Draco, è il mio uomo
se lui non ce la fa
lo farà un altro stupido uomo!"

Dall'alto, Draco passò rapido vicino agli spalti di Grifondoro, lanciando un'occhiataccia a Ginny. Lo sguardo che le diede la fece tentennare un attimo, ricordandosi ciò che sarebbe successo se Draco non fosse stato abbastanza ispirato da vincere la gara; sospirò ancora una volta profondamente e, con voce meno annoiata di prima, cercò di tirar fuori una migliore canzoncina di incoraggiamento:

"Draco, Draco
il mio eroe sei tu
batterai Grifondoro
stupido non sei tu!"

"Non pare che abbia pensato molto a come tifare," commentò Blaise dal suo spalto.

"Sta zitta," sbottò Ron, e Ginny riusciva a sentirlo che la guardava minaccioso.

"Zitto tu, barboso che non sei altro," sbottò Blaise a sua volta.

"Ragazzi, non siamo qui per bisticciare," li ammonì la Professoressa McGranitt.

"Scusi," bofonchiarono all'unisono, ma in verità non sembravano minimamente dispiaciuti.

Dopo essersi posizionati, le squadre guardarono in aria. La stessa tensione che c'era sempre a tutti gli scontro Serpeverde/Grifondoro era lì, ma c'era una sibillina dose di maggiore eccitazione per quella gara, come se tutti fossero perfettamente coscienti che c'era più della Coppa di Quidditch in ballo.

Il che era ridicolo, e Ginny lo sapeva, come se la sua virtù potesse importare a qualcuno al di fuori della sua famiglia. Forse era la nota isterica che aveva colto nella voce di Ron non appena aveva visto bene cosa stava indossando sua sorella. Forse era il dialogo che Harry e Draco sembrava si stessero scambiando in aria, un bisticcio semicomico che faceva sembrare che si fossero quasi dimenticati che dovevano cercare il Boccino.

Fu Blaise che li riportò all'ordine e, con viso imbarazzato, entrambi i Cercatori volarono lontani l'uno dall'altro e ritornarono al loro compito, scrutando il cielo. A Ginny non era mai piaciuto particolarmente volare. Certo, ci riusciva, ma non era mai riuscita ad arrivare ad un decimo della velocità e della precisione che Harry e Draco dimostrarono durante la partita. Chissà che libertà che provavano, pensò mentre li vedeva svolazzare e girarsi su se stessi; che pace.

Era nemmeno passata un'ora quando successe.

Harry spinse la sua fidata Firebolt in picchiata e cominciò a dirigersi dritto verso il suolo. Draco, comprendendo l'obiettivo di Harry, si girò su stesso. Guardò nella direzione di Ginny, e fu allora che lo vide anche lei: il Boccino stava vicino agli spalti di Grifondoro, a qualche metro da lei. Draco era più vicino. Non avrebbe avuto importanza quanto veloce fosse stato Harry - Draco era più vicino.

Con lo sguardo puntato su Ginny per tutto il tempo, Draco volò verso di lei, verso il Boccino, poi, quando era a pochi metri, si fermò. Era totalmente fermo, sospeso in aria, a studiarla con una tale intensità che le si accaldò tutto il corpo, ed era certa che non avesse niente a che fare con l'incantesimo che doveva riscaldarla.

Esplose un grosso applauso intorno a loro e tuttavia Ginny continuava a fissare Draco. Harry doveva aver preso il Boccino. Blaise stava urlando che il cercatore di Serpeverde era come sotto un incantesimo e Ginny avrebbe voluto scoppiare a ridere, perchè se c'era qualcuno sotto l'effetto di un incantesimo, quella era lei. Stava per essere volontariamente portata nel letto di Draco Malfoy, peggio in verità, perchè non vedeva l'ora. Ed era stupidamente e ciecamente innamorata. Di sicuro pensieri così stupidi e disperati potevano essere solo il risultato di una magia. Era l'unica spiegazione razionale.

Piano, Draco tornò a terra. Ginny si sporse per guardarlo dagli spalti. Lui ondeggiò di lato la testa e lei annuì, come in trance, di risposta. Voleva incontrorla dove si erano lasciati primi, all'entrata degli spalti.

Ricordò a malapena di aver fatto la strada per scendere. Il cuore le batteva in modo quasi doloroso nel petto e non riusciva a capire se era terrorizzata o eccitata. Forse un po' di tutti e due. Era tutto quanto aveva sempre sognata, essere totalmente innamorata del primo ragazza con cui sarebbe andata a letto; ed era al contempo il suo peggior incubo, essere manipolata da un ragazza al quale non importava nulla di lei.

"Che era quello Malfoy?" sentì dire ad Harry mentre si avvicinava al punto in cui Draco l'aveva lasciata prima. I due cercatori erano vicini l'uno all'altro ed Harry stava gesticolando. "Hai perso di proposito!" stava dicendo. "Sei ammattito?"

Draco sembrava quasi divertito dalla conversazione finchè non la vide avvicinarsi con la coda dell'occhio. Poi, la sua espressione cambiò; si oscurò. Harry si girò per vedere cosa stava guardando Draco e quasi ebbe un attacco di cuore, per quel che Ginny riusciva a vedere, quando la osservò per bene.

"Gin?" bofonchiò inutilmente.

"Pensi che abbia perso, Potter?" mormorò Draco, alzando una mano verso Ginny. Contro ogni logica nella sua testa, lei la prese e lasciò che lui la portasse vicino a sè. "Io ho l'anello d'oro."

Poi, la trascinò via con sè mentre si dirigeva a lunghi passi verso il castello. Ginny si guardò indietro oltre le spalle in direzione di Harry, che li stava fissando completamente attonito.

'Non dirlo a Ron!' gli disse con le labbra, e sperò con ogni fibra del suo corpo che l'avesse capita.

~

"Dov'è Ron?"

"Ciao anche a te," rispose Hermione secca mentre Harry cominciava a camminare avanti e indietro come una tigre confusa e arrabbiata. "E' nell'ufficio di Silente. Sembrava che fosse in una tale fretta di lasciare la cabina del commentatore dopo la partita che ha cominciato a far volare il braccio in giro e accidentalmente ha rotto il naso di Zabini. Gli stanno facendo una ramanzina sull'importanza di essere cosciente delle proprie azioni, anche nei momenti di crisi." Vide il divertimento passare per un attimo sul viso di Harry e non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. "E' qualcosa che ha a che fare con Ginny, suppongo."

"Ma hai un'idea di dove sia in questo momento?" chiese Harry, alzando le braccia al cielo e muovendole con rapidità, senza dubbio più o meno la stessa cosa che aveva fatto Ron quando Blaise aveva avuto quel suo sfortunato incidente.

"Nella stanza di Malfoy, immagino," indovinò Hermione con un ghigno divertito.

"E' andata via con lui!" esplose Harry. "Non ha nemmeno cercato di resistere! E stava indossando - era ..."

"Io penso che stesse benissimo," notò Hermione con fare assente. "Un po' scoperta per la partita, ma molto carina lo stesso."

"Herm, tu metti addosso più roba persino quando vai a dormire in estate," bofonchiò Harry.

Hermione si morse il labbro e lanciò uno sguardo malizioso in direzione di Harry. "No, non è vero, ricordi?"

Harry si mosse verso di lei per un secondo, poi scosse la testa. "No, no, non posso distrarmi. Ginny è ... lei è ..."

Con un sospiro, Hermione appoggiò la piuma con la quale stava scrivendo e si alzò dalla sua scrivania. "Esattamente dove vuole essere," rispose triste.

"Ma sta con Malfoy," sbottò Harry.

"Non ho detto che sia sana di mente," mormorò Hermione.

"Che faccio?" chiese Harry dopo un attimo di silenzio. "Come posso ..."

"Non puoi farci niente, amore," disse Hermione gentilmente. Gli prese la mano e lo portò sul divano vicino al fuoco crepitante. La sala comune era vuota, dato che ogni Grifondoro presente alla partita era andato a festeggiare la vittoria.

"Ma ... cosa dico a Ron?"

"Niente," rispose Hermione ferma. "Non è affar suo in ogni caso."

"Ma è il mio migliore amico! E sua sorella è lì fuori a fare dio solo sa cosa con il ragazzo che Ron odia da una vita intera!"

"Non importa se Ron odia Draco Malfoy," disse Hermione, "importa solo che non lo odi Ginny."

"Non è ..." Harry sussultò. "Non è ... innamorata di lui," bisbigliò l'ultima parte della frase, come impaurito dal dire una cosa del genere ad alta voce.

Hermione fece una faccia. "Vuoi che ti menta?"

"Sì," rispose Harry immediatamente.

"Non è innamorata di lui," disse con facilità Hermione. "E' in quella fase del 'cattivo ragazzo' e una volta che si sarà tolta lo sfizio, sposerà un brav'uomo che saremo felici di ospitare per le vacanze."

"Bene," rispose Harry, annuendo. Hermione alzò le mani per portarle nei suoi capelli e cominciò gentilmente a passarle fra le fitte ciocche. Quanto le piacevano i suoi capelli. Gli occhi di lui si chiusero e lei sorrise mentre vedeva la tensione scrollarglisi di dosso. "Ma," disse lui, quasi colto da sonno.

"Lascia stare," suggerì piano Hermione. "Sono i guai di Ginny, e tocca a lei tirarsene fuori. E' una ragazza grande oramai." Portò l'altro mano ad accarezzargli lievemente il viso, togliendogli gli occhiali così facendo. "D'altronde," aggiunse, come le fosse stato fatto un affronto, "tu e Ron non vi siete mai preoccupati tanto per me."

"Herm, sai che tu hai la testa molto più a posto di quanto non ce l'abbia Ginny," chiarì Harry, e le parole gli uscivano confuse grazie ai gesti di lei. "Sei tu quella che ci tira fuori dai guai."

"Hmm," fece Hermione senza pensarci troppo.

Harry si sforzò di aprire gli occhi. "Problemi, Herm?"

"A volte a una ragazza piace che si preoccupino per lei," rispose Hermione tranquilla. "A volte le piace che le si ricordi che non è infallibile, ed è capace come qualunque ragazza di fare scelte sciocche col suo cuore."

Anche se probabilmente era esausto, Harry portò entrambe le braccia intorno ad Hermione e la trascinò sulle sue ginocchia, nonostante le sue proteste, cosicchè si ritrovò seduta male contro di lui, anche se stretta con forza al suo petto. Sospinse i capelli marroni lontano dal suo viso, e le prese le guancie tra le mani, e le schioccò un bacio sonoro.

"Herm, tu hai già fatto una scelta azzardata col tuo cuore: sei con me, o no?" rise un poco. "Io mi metto sempre nei guai e tu mi corri sempre dietro così che io da bravo scemo non mi faccia uccidere. Essere amica mia e di Ron è la cosa più azzardata che hai mai fatto e io non vorrei che non fosse in nessun altro modo."

"Bel ragionamento," disse Hermione seria.

Harry socchiuse gli occhi, e si persero l'uno nell'altro nello stesso momento, scambiadosi risatine e baci fino a che la sala comune non si riempì del chiaccherìo rumoroso degli altri Grifondoro.

Poi si ritirarono nella stanza di Hermione. Perchè, come le bisbigliò Harry nell'orecchio mentre salivano le scale verso le stanze private della Caposcuola, la sua fastidiosa e responsabile natura aveva permesso loro il lusso di essere cattivelli e maliziosi quanto volevano senza la paura di essere beccati.

Hermione sperava genuinamente, per il bene di Ginny, che Draco fosse diverso una volta che si impara a conoscerlo. Perchè aveva visto gli occhi dell'altra ragazza quando aveva confessato di amarlo; Hermione aveva riconosciuto quello sguardo. Era lo stesso che vedeva allo specchio ogni mattina quando pensava ad Harry che russava piano nel letto dietro di lei.

~

"Non posso dormire qui!" sibilò Ginny. "Che succede quando gli altri ragazzi verranno a dormire? Mi vedranno e chiameranno Piton e io sarò buttata nelle segrete con mille punti tolti a Grifondoro!"

"Non essere stupida," disse piano Draco, "le tende scendono sai." Ginny stava per rispondere che questo non le toglieva la paura di Piton, ma prima che potesse dire una sola parola, Draco la prese in braccio e la buttò sul letto. Troppo sorpresa per parlare, si limitò ad osservarlo mentre saliva sul letto anche lui e mormorava un incantesimo sottovoce.

Le tende verde scuro caddero tutto intorno al letto all'istante, nascondendoli al loro interno.

"Ecco," dichiarò Draco, "così va meglio."

Ginny non aveva idea di cosa dovesse dire o fare, perciò disse e fece .... niente. Rimase sdraiata dritta sulla schiena dove era atterrata, rigida come una tavola, con la testa che le girava a mille. Naturalmente non doveva farlo veramente - tutto quello che doveva fare era dire no, uscire, e lui non poteva fermarla. Sapeva che non l'avrebbe fatto. Naturalmente l'ordine poteva venire a sapere che aveva fallito la prova, ma sarebbe stata l'unica conseguenza se adesso si fosse alzata sulle sue gambe e fosse andata via.

Davvero, l'unico suo grande problema era quanto non volesse andarsene.

La sua mente e il suo cuore erano completamente stravolti, e stavano litigando furiosamente fra loro. Non poteva nemmeno dire che il suo cuore fosse al cento per cento sicuro che dovesse rimanere, perchè il suo stesso stupido cuore voleva restare solo se anche Draco l'amava, e naturalmente lui non l'amava e non l'avrebbe mai amata. Ma ne era poi capace?

Mentre tornavano al castello Ginny aveva notato che aveva cominciato a piovigginare. L'incantesimo aveva tenuto caldo e asciutto il suo corpo, ma non i suoi capelli, che erano bagnati. Anche Draco non era proprio asciutto e, se non si sbagliava, proprio in quel momento si stava togliendo la maglietta-

Scostando lo sguardo, Ginny faticò a respirare. Sentiva il rumore dei vestiti che cadevano e riusciva a immaginarlo dietro di lei completamente nudo, come il pallido marmo. Voleva girari e bearsi della sua vista e allo stesso tempo, voleva nascondere la testa sotto le coperte. I candelabri sopra il letto di Draco erano accessi, ed emettevano una luce soffusa sulle tende. Girandosi di lato, con il viso nascosto dai capelli, Ginny prese a sbirciare Draco.

La sua pelle era davvero di marmo, anche se sembrava infinitamente più soffice. I capelli bagnati gli ricadevano lungo la faccia, facendolo sembrare, per una volta, il ragazzo di diciassette anni che era. Il suo sguardo si spostò più in basso e si fermò al suo addome, sul quale riposava una cicatrice sottile, netta e orribile che andava da appena sotto le costole e fino al fianco. Per una qualche ragione, non riusciva a smettere di guardarla, affascinata, e inorridita nel pensare a come poteva essersela procurata e perchè non se l'era fatta rimuovere da un dottore. C'erano almeno una dozzina di incantesimi che potevano-

La stava fissando. Non poteva vedere i suoi occhi attraverso i capelli, lo sapeva, ma era come se sentisse lo sguardo di lei su di lui. Abbassando gli occhi, vide che aveva indossato un paio di pantaloni da pigiama di seta verde, un serpente in tutto e per tutto. Nascondendo il viso nel cuscino, si chiese se sarebbe riuscita a fingere di dormire, e se c'era una qualche possibilità che lui l'avesse lasciata stare.

Chissà perchè, ne dubitava.

Il letto si mosse e lei si irrigidì. La mano di lui andò alla sua schiena e cominciò gentilmente ad accarezzare la pelle, e il suo tocco quasi la calmava. I suoi capelli andarono a solleticarle il retro del collo, un secondo prima che sentisse le sue labbra premere la punta delle scapole. La sua bocca era la cosa più soffice che avesse mai sentito e ora lui la stava sfiorando con quella sulla pelle, sopra la spalle, sul braccio, al centro della schiena appena sopra l'attaccatura del vestito.

Era talmente incredibile, quanto fosse tenero con lei, così perfettamente seducente che le faceva venire le lacrime agli occhi. Le sue mani andarono piano alle sue anche fino a che non fu distesa sulla schiena; non fece alcun movimento per toglierle i capelli dagli occhi. Tirò il lungo sciallè che le copriva il petto sopra il vestito, facendolo scorrere piano sopra le spalle. Il materiale fresco e setoso le fece venire un brivido. Poi le sue mani erano sul suo viso, le scostavano i capelli, e lei continuava a tremare, fino a che non capì che non stava tremando, ma piangendo piano; lo sforzo di rimanere ferma aveva fatto tremare tutto il suo corpo.

Sarebbe stata in grado di sopravvivere a quella notte se fosse stato più brusco, ma quella gentilezza, quell'affetto che le dimostrava l'avrebbero spaccata come fosse di vetro.

"Shh," comprese che le stava bisbigliando, mentre le accarezzava i capelli con tocco gentile, per calmarla. Invece pianse ancora più forte.

"Io non posso ... io non posso," iniziò a singhiozzare.

"Tu non ... Pensavo che ... pensavo davvero che ..." Sembrava incapace di decidersi a dire qualcosa, il che era strano, lo sapeva, ma sembrava non importarle. La stava stringendo come se ci tenesse a lei e questo mentre da una parte la confortava, dall'altro la stava uccidendo. "Io non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi davvero fare," disse alla fine, con voce roca e bassa.

Ancora una volta tentò di parlare, e di nuovo non fece altro che piangere più forte. Ma perchè non poteva essere crudele e far sì che lo odiasse?

"Tu credi che io sia un mostro?" le bisbigliò ad un orecchio dopo un lungo attimo di silenzio. Per quanto ci provasse, non riusciva a fermare le lacrime.

"No," singhiozzò.

"Non mentirmi," mormorò duro.

"Draco, no," insistette lei. Lui non capiva perchè stesse piangendo, e lei lo sapeva, e non c'era modo per lei di spiegargli il motivo senza lasciare il suo stesso fragile cuore aperto alla sua derisione e scherno. Quant'era strano che temesse di essere ferita così tanto da lui, e tuttavia era ugualmente disperata all'idea di ferirlo a sua volta. Perchè l'opinione che aveva di lui dovesse importargli poi? E anche se pensava fosse un mostro?

E tuttavia, sapeva che contava. A Ginny importava che Draco le credesse.

"Io non penso che tu sia un mostro," mormorò con decisione, e fu allora che comprese che le sue mani erano strette a pugno contro il suo petto.

"Bene," bofonchiò lui, con voce di nuovo dura. "Dovresti andare."

Annuendo, Ginny iniziò a staccarsi da lui, poi si irrigidì di colpo. Sembrava il suono di una porta che si apriva ...

"Bastardo che non è altro," diceva una voce. "Non riesco a credere che Malfoy abbia lasciato che Potter gli soffiasse il Boccino da sotto il naso in quel modo."

"Avete visto il modo in cui fissava quella stupida tipa di Grifondoro?" chiese un'altra voce.

"Quella è la ragazza che da un po' lo segue dappertutto, gli taglia la carne e cosette del genere," aggiunse un'altra voce ancora. "Deve essere innamorata di lui."

Ginny si tese di nuovo e sentì Draco ridacchiare divertito. "Mi sorprende a volte quanto sono stupidi," pensò di averlo sentito dire.

Ci fu un coro di 'Notte dai ragazzi fuori, poi tutto fu di nuovo calmo.

"E ora come faccio?" bisbigliò Ginny, col viso vicino a quello di Draco. Era logico, ragionava con se stessa ... più vicino stavano, più facile era per lui sentirla. Non aveva sicuramente niente a che fare con quanto le piacesse sentire il suo respiro contro la guancia.

"Ci sistemiamo per una buona notte di sonno?" offrì Draco.

"Non posso dormire con questo," sibilò lei, indicando il costume da ragazza del harem che indossava.

"Metti questo allora," mormorò lui, passando accanto a lei e prendendo una maglia che aveva tirato fuori probabilmente quando si era messo i pantaloni del pigiama.

Era uno dei maglioni che lei stessa aveva personalmente provveduto a monogrammare. Diceva 'Moccioso ignorante', e lei arrossì un poco. Draco sembrava divertito.

"Appropriato per te, non trovi?" commentò, con un angolo della bocca all'insù.

Ginny si appoggiò il maglione al petto e fissò Draco. "Ti dispiace?" chiese dopo un attimo, facendo un gesto con la mano fra loro.

"Neanche un po'," le assicurò lui, non dando il minimo segno di volersi girare.

Facendo un grosso sospiro, Ginny si girò su se stessa poi andò con una mano a cercare di togliersi il laccio del vestito. Ma qualunque cosa spingesse o tirasse, non veniva fuori. Il letto si mosse e lei sentì Draco dietro la sua schiena, il respiro caldo contro il collo.

"Scusa," disse piano, bisbigliando un altro incantesimo. Le sue dita sciolsero il laccio facilmente, e le loro punte si soffermarono sulla sua pelle un attimo più del dovuto. "Un incantesimo. Non volevo che un altro ragazzo fosse capace di toglierti questo."

Non avendo idea di come rispondere, Ginny lasciò semplicemente cadere il corpetto sul letto, oltremodo cosciente del fatto che Draco era ancora dietro di lei, col petto nudo a qualche centimetro dallo sfregarsi contro la sua schiena. Una grossa parte di lei voleva appoggiarsi contro di lui, lasciare che le trasmettesse il suo calore. Avrebbe portato le sue mani intorno a lei, sarebbe stata in grado di sentirle premere contro i suoi seni nudi ...

"Pensi di coprirti presto?" le bisbigliò ad un orecchio la sua voce tentatrice.

Colta di sorpresa, Ginny si infilò di fretta il maglione sopra la testa, poi uscì dalla gonna una volta che questo arrivò a coprirla fin che poteva. Era pienamente cosciente del fatto che non indossava biancheria intima. Quando si girò, trovò Draco sdraiato sotto le coperte, con le braccia piegate sopra la testa, che la guardava pigro da sotto le palpebre a malapena aperte. La pigrizia del serpente, pensò mentre aspetta la sua preda. Scostò le coperte, invitandola, e con un sospiro, lei si infilò sotto di esse.

La pioggia aveva cominciato a venire giù più forte e il castello diventava spaventosamente freddo quando pioveva. Il suo corpo riuscì persino ad essere più rigido di quando l'aveva buttata per la prima volta sul letto. Girandosi, gli mostrò di nuovo la schiena, sperando di essere in grado di dimenticare che era lì abbastanza a lungo da addormentarsi, se non lo aveva davanti agli occhi.

Come se potesse leggere i suoi pensieri e volesse innervosirla, Draco si girò su un fianco e si accoccolò contro di lei, con le braccia che le cingevano la vita, tenendola contro il suo petto, e le gambe che andavano a incrociare le sue., mentre la seta dei suoi pantaloni di pigiama le accarezzava le caviglie. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e a Ginny sembrò che si addormentasse quasi all'istante, se il suo respiro profondo e pacifico era di una qualche indicazione. Si sentiva totalmente assorbita da lui ed era esattamente come se l'era immaginato - parti uguali di frustrazione e confort, desiderio e dolore.

Almeno per quella notte voleva sciogliersi nel suo abbraccio. Avrebbe finto che l'amava disperatamente e che la stava stringendo così forte perchè non poteva sopportare il pensiero di lasciarla andare. Il suo cuore che sentiva battere contro la schiena aveva un effetto così rilassante; presto si ritrovò ad avere sonno.

Coccolata e sicura nell'abbraccio del serpente, pensò delirante prima che il sonno la chiamasse a sè.

~

NDT: mi raccomando, recensite questa bella storia, che viene più voglia di tradurla^^

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Capitolo 11
*** 7: Non proprio tutti dicono ti amo ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 7 è stato tradotto da Yumeko in esclusiva per EFP

~

Capitolo 7: Non proprio tutti dicono ti amo.

"Ginny! Ginny, aspetta, hai dimenticato la borsa!"
Rallentando in un qualche modo il passo affrettato, Ginny si girò verso Kyle McGraw con un sorriso forzato sul viso. "Grazie, Kyle," mormorò, posando il laccio della borsa sopra la spalla.
"Fai qualcosa dopo le lezioni?" chiese Kyle, cominciando a camminare dietro di lei. "Perché ho questo--"
"Ecco, in verità, ho da fare dopo le lezioni," lo interruppe Ginny. "Sono piuttosto occupata la prossima settimana, in effetti, e dovrò saltare la nostra sessione di studio domani."
"Oh." Kyle sembrava proprio deluso. "Senti, Ginny, se si tratta di quello che è successo l'altro giorno, mi dispiace davvero--"
"Kyle, non è--"
"Lo giuro, non cercherò di baciarti ogni volta che stiamo insieme," continuò, con un sorriso imbarazzato sul viso. "Se non sei interessata a me in quel modo, possiamo sempre essere solo amici--"
"Siamo amici, Kyle," disse Ginny con fermezza. "Davvero, solo per questa settimana sono proprio impegnata."
"Basta che tu sia certa che si tratti solo di questo," disse Kyle riluttante.
"Sicura" gli garantì Ginny con un sorriso. "Ci vedremo non appena avrò un po' di tempo libero. Forse mio fratello e i suoi amici ci lasceranno andare ad Hogsmeade insieme a loro una notte."
"Sarebbe bello" disse Kyle felice.
Cogliendo l'attimo per fare una buona uscita, Ginny gli fece un grosso, falso sorriso, un saluto entusiasta, e cominciò ad allontanarsi in fretta da lui.
Era stato più facile di quanto avesse pensato. Naturalmente, non è che avesse pensato molto a Kyle ultimamente. Dal momento in cui Ginny apriva gli occhi, i suoi pensieri erano consumati da come evitare Ron ed Harry per il resto della giornata. (In tutta onestà, stava cominciando a chiedersi come avrebbe fatto ad evitare Ron per sempre, dal momento che non credeva ci sarebbe stato mai un giorno in cui lui sarebbe stato disposto a discutere con Malfoy razionalmente.)
Prima che si fosse risvegliata del tutto, la mattina era stata in realtà assai piacevole.
Il suo corpo era al caldo e raggomitolato e si sentiva in un modo in cui mai si era sentita prima. Un'acuta scossa di panico l'aveva attraversata quando aveva sentito qualcuno (qualcosa?) toccarle la parte posteriore del collo. Aveva aperto gli occhi e tutto ciò che aveva visto era una tenda verde scuro. Fu solo allora che ricordò tutto: Draco, la notte precedente, il modo in cui lui la stesse stringendo, e il fatto che lei non stesse indossando alcun abbigliamento intimo.
Entrambi sembrarono rendersi conto nello stesso momento della posizione in cui si trovavano, perché lei iniziò ad allontanarsi da lui nello stesso momento in cui lui sciolse la presa sul suo corpo. Voltandosi a guardarlo, la ragazza poggiò la testa su una mano e cercò di non sembrare troppo consapevole del fatto di non indossare altro che uno dei suoi maglioni ricamati offensivamente.
"Credi sia sicuro uscire?" aveva sussurrato.
Strisciando su di lei, il ragazzo aveva scostato leggermente le tende (ora che ci pensava, Ginny non era molto sicura del perché non aveva spostato le cortine dalla sua parte del letto) e aveva sbirciato fuori.
"Tutto a posto" mormorò aprendole del tutto.
"Non posso andarmene così" aveva borbottato lei indicando la sua mancanza di vestiti.
Lui aveva ghignato e aperto la bocca per fare una qualche osservazione oscena. Non avendo abbastanza forza per occuparsi anche di quello in quel momento, Ginny gli aveva chiuso la bocca con una mano.
"Trovami qualcosa da indossare che non sia da puttana." gli aveva ordinato fermamente.
Facendo scivolaer fuori la lingua, lui le aveva leccato il palmo, cosa che le fece ritrarre di scatto la mano come se si fosse scottata. Lui sollevò un sopracciglio, poi scomparve al di là delle tende. Ginny aveva provato a riprendere il controllo del proprio respiro e ci era riuscita quasi del tutto quando Draco tornò, alcuni minuti dopo, già vestito, e con una delle sue tuniche in mano.
"Dovresti essere in grado di tornare alla Torre dei Grifondoro con questa" disse lanciandole la veste.
Dopo aver indossato velocemente la tunica, era quasi corsa fuori dai Sotterranei dei Serpeverde e per quasi tutta la strada di ritorno alla sala comune dei Grifondoro, aumentando velocità quando si era accorta che la tunica e il maglione sotto profumavano come Draco. Lei profumava come Draco, dopo una notte passata nel suo letto con il suo corpo avvolto a quello di lei.
Sono una puttana, aveva pensato indossando velocemente i propri vestiti e la propria tunica, piegando quella di Draco sotto il letto. Sono una puttana e non sono nemmeno riuscita a guadagnarci niente.
Dopo un intero giorno passato a tuffarsi nell'ombra ogni volta che vedeva Ron o Harry, e dopo aver saltato il pranzo per paura di imbattersi in entrambi, Ginny riprese la strada per i Sotterranei dei Serpeverde come ordinato. Draco le aveva lasciato un biglietto nella tunica che le aveva prestato (perché non potesse semplicemente parlarle come una persona normale, invece che comunicare sempre con piccoli bigliettini nascosti, lei non lo aveva mai capito), con scritto:

Stessa ora, stesso posto. Porta Erbologia.
D.M.


E con tali amorevoli parole, come poteva lei resistere?

˜

"Guarda, non mi è mai importato nulla di imparare per bene tutto questo, quindi forse potremmo anche lasciar perdere queste cose totalmente inutili."
"Scusa, è Draco Malfoy a suggerire che dovrebbe mollare qualcosa semplicemente perché è difficile?"
"Non è difficile" insistette Draco "è stupido e inutile. C'è una bella differenza."
"Certo" mormorò Ginny ruotando gli occhi "quanto sono cretina."
"Quando mai avrò bisogno di sapere come far crescere un Platano Picchiatore? Ho servitori che lo pianteranno e se ne prenderanno cura se mai ne avessi bisogno."
"E se diventassi improvvisamente povero e non ti potessi permettere servitori e avessi bisogno di un Platano Picchiatore a guardia a ciò che di più caro hai?" gli fece notare Ginny ragionevolmente.
"Questo" disse Draco con fermezza "non accadrà mai."
"Non sarai mai povero?"
"Non avrò mai un albero a guardia di ciò che di più caro ho" borbottò, un muscolo della sua mascella si contrasse non appena un fulmine cadde fuori dalla finestra del dormitorio.
Una forte tensione aleggiava intorno a Draco, e Ginny decise di interrompere la sessione di studio per un momento, sperando che lui fosse in grado di recuperare un po' di quell'equilibrio interiore per cui era tanto famoso.
Tutti nella scuola erano usciti in giardino ad osservare lo "spettacolo". Tuoni e fulmini erano stati abbastanza abbondanti nelle ultime ore. La professoressa McGranitt e il professor Piton avevano innalzato una barriera protettiva che permetteva agli studenti di sedere all'aperto comodamente, senza bagnarsi o ammalarsi. Draco e Ginny, sospettava lei, erano gli unici studenti ad essere rimasti dentro la scuola. (A meno che Hermione non fosse riuscita a convincere Harry e Ron a restare, ma quei due erano abbastanza svegli non solo da essere usciti, ma persino da averla trascinata con loro.)
Nonostante la sala comune dei Serpeverde fosse vuota, Draco aveva insistito ancora una volta per andarsi a nascondere dietro le tende del suo grande letto. "È la tua virtù che sto proteggendo" aveva detto pomposamente quando lei gliene aveva chiesto il motivo "Qualcuno potrebbe stufarsi di guardare quel maledetto cielo e beccarci in una posizione compromettente"
"Quale?" gli aveva chiesto "Io che ti faccio lezione? O forse lei sta progettando qualcosa di torrido, Signor Malfoy?"
Aveva cercato di stuzzicarlo, ma tutta l'attenzione del ragazzo era rivolta alla finestra e sembrava che la sentisse a malapena, prendendosi appena la briga di decifrare il suo tono.
In ogni caso lui non le aveva risposto e lei preferì non insistere. Invece, si arrampicò sul letto e gli permise di far cadere le tende attorno a loro. Il candelabro brillava vivacemente mentre Ginny leggeva ad alta voce. Draco teneva una mano sul bordo di una tenda così che ogni volta che risuonava lo schiocco di un tuono potesse sbirciarvi attraverso.
"Se preferiresti essere là fuori con tutti gli altri," disse Ginny quando le divenne chiaro che era troppo concentrato sul temporale per sentirla "certamente non mi importerebbe di smettere prima."
"Non mi interessa quello che ti importa" sibilò Draco lasciando che le tende si chiudessero "Ansiosa di andartene, Weasley? Il piccolo Kyle ti sta aspettando?"
Con un sospiro di impazienza, Ginny spinse lontano Mille Erbe e Funghi Magici e incrociò le braccia.
"Per tua informazione," disse rigidamente "sono andata dal 'piccolo Kyle' in Sala Grande oggi e gli ho detto in termini vaghi che non sarò disponibile per lui in nessun modo per la prossima settimana." Ginny non pensò che fosse terribilmente importante menzionare il fatto che aveva chiarito a Kyle che sarebbero stato sempre ottimi amici.
"E dopo?" chiese Draco con il labbro superiore che si assottigliava in una linea sottilissima.
"Sono forse affari tuoi?" domandò Ginny, sporgendo il mento verso di lui "Avevi detto che i tuoi ordini sarebbero cessati quando il nostro affare fosse--"
"Così ho detto," sibilò Draco "E dato che il nostro affare non è ancora concluso, ho un nuovo ordine per te--passerai ancora la notte qui."
Ginny spalancò la bocca "Ma--"
"Oh, risparmiami," borbottò Draco "Non ti sto chiedendo di fare nulla di osceno."
"E allora perché devo restare?" sbottò Ginny.
"Perché ho deciso così" replicò Draco in un tono che non lasciava spazio a repliche.
"Bene." disse Ginny concisamente. "In tal caso, sono stanca e vorrei andare a dormire adesso."
"Bene." concordò Draco con un tono insolente quanto quello di lei "Dormire sembra piacevole."
Si guardarono l'un l'altro per un momento, poi Draco iniziò a spogliarsi. Voltandogli le spalle, anche Ginny fece lo stesso. Fu solo quando rimase in intimo che si rese conto di non avere nulla con cui cambiarsi.
"Qui" le disse la voce di lui vicino all'orecchio. Il suo braccio serpeggiò attorno al corpo di lei e tra le dita reggeva un altro dei suoi maglioni ( 'Stupido Idiota' in bianco sopra un maglione di cachemire marrone scuro). Ginny lo prese senza una parola e velocemente vi scivolò dentro. Quando si voltò, Draco stava indossando ancora un paio di pantaloni di pigiama senza la maglia. Si domandò se lui li comprasse separatamente o se semplicemente scartasse le maglie perché non gli servivano.
Draco sembra scartare sempre senza cura le cose che non gli servivano.
Entrambi scivolarono sotto le coperte e Ginny cercò di non pensare a quanto fosse bello e a quanto potesse facilmente diventarle naturale andare a letto con Draco Malfoy. Il ragazzo mormorò qualcosa sotto voce e il candelabro si oscurò al punto da permetterle di vedere a malapena i lineamenti di lui. Abbassò lo sguardo e ancora una volta fu attratta dalla cicatrice brutale che gli attraversava la parte bassa del busto.
Risuonò uno schiocco particolarmente forte di un tuono e, nell'oscurità, Ginny vide finalmente ciò che le era sfuggito: tutte le volte che c'era un tuono, l'intero corpo di Draco si tendeva, si avvolgeva stretto, fino a quando non erano passati alcuni secondi.
"Sei spaventato dal temporale" disse a bassa voce prima che potesse impedirselo.
Voltando la testa di scatto, gli occhi di Draco parvero spaventati e disperati, come un animale che sa di stare per essere ucciso e nel peggior modo possibile. Il suo respiro crebbe sempre più affannoso e Ginny si mordicchiò il labbro inferiore, desiderando richiamare indietro le parole che aveva appena detto.
"Sì" ringhiò "Sono spaventato dal temporale."
"Mio fratello Charlie ha paura dei temporali" disse Ginny con calma "Ce n'era uno quando è nato. Mamma e Papà erano in mezzo al nulla, bloccati senza le loro bacchette. Avevano della Polvere Volante, ma niente con cui accendere un fuoco. Papà stesso ha dovuto aiutare Charlie a nascere; Charlie è quasi morto." Concentrò lo sguardo sulla cicatrice, piuttosto che fissare quegli occhi così intensi che si erano ancorati ai suoi. "Quando era piccolo e c'era il temporale, piangeva e piangeva e non importava quello che Mamma facesse, non smetteva. Ora va meglio, ovviamente. Fa quello che fai tu, sta seduto così immobile che difficilmente penseresti che ci sia qualcosa che non va, se solo battesse gli occhi almeno una volta."
"Io sono nato in una delle giornate più soleggiate nella storia di Londra" disse con calma Draco dopo qualche momento "Mia mamma diceva… diceva che ero l'unica luce della sua vita e che tutta la luce che c'era quel giorno ne era una prova. Diceva che ero nato per vivere nella luce del sole."
"Questo è bello" disse Ginny debolmente, non sapendo perché un tale ricordo rievocasse la tristezza che sentiva nella voce di Draco.
"Mio padre mi ha sempre proibito di stare al sole." continuò lui "Diceva che temeva che la mia pelle si potesse scottare, perché era troppo chiara."
"Beh, questo è stupido, no?" disse Ginny, arrossendo quando si rese conto di come doveva essere suonata la sua frase. "Non che io stia dando dello stupido a tuo padre-- è solo che… non hai difese della pelle, vero?" Draco scosse la testa. O almeno lei pensava che lo avesse fatto, visto che stava ancora fissando la sua cicatrice. "Quindi la tua pelle è così chiara perché tuo padre non ti ha mai lasciato uscire sotto il sole."
"Non importa, comunque" mormorò Draco "Non so nemmeno perché ho tirato in ballo questa storia."
"Forse è solo una di quelle cose che avevi bisogno di dire ad alta voce" suggerì Ginny "So che ci sono dei pesi che mi sento sempre meglio dopo averli raccontati ad alta voce." Draco non disse niente e questo spinse Ginny a voltarsi su un fianco spostando lo sguardo dalla sua cicatrice al suo viso.
Sembrava stanco, pensò lei, sollevandosi, senza pensarci, a scostargli i capelli dal viso. Lui si tese, quasi come se lei lo avesse colpito, e per qualche motivo, questo le diede il coraggio di continuare ad accarezzargli i capelli dolcemente. Questa era una cosa che aveva visto fare migliaia di volte dalla madre a Charlie durante un temporale. Accarezzargli i capelli e cercare di distrarlo.
"Fa male?" mormorò gettando un'occhiata alla cicatrice.
Lo sguardo di Draco seguì il suo. "Sì." rispose semplicemente.
Ginny iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore, cercando di decidere se fosse saggio continuare con questo argomento di conversazione. Era probabile che la miglior cosa che potesse fare fosse continuare a carezzargli i capelli finché non si fosse addormentato. Ma era stata curiosa fin dal primo momento in cui aveva visto la cicatrice, doppiamente da quando aveva pensato a quanto sarebbe stato facile farla sparire. Perché non l'aveva fatto? Sapeva che Harry teneva la sua cicatrice come ricordo, una sorta di manifestazione fisica dell'amore dei suoi genitori. In ogni caso, Ginny dubitava che quella fosse un 'Ti amiamo, figlio' da parte dei Malfoy.
"Parla, mocciosa" mormorò Draco. I suoi occhi erano chiusi e Ginny sorrise un poco all'affetto che poteva giurare di aver sentito indugiare nella sua voce.
"Com'è accaduto?" si lasciò sfuggire Ginny, solleticandogli leggermente la cute con la punta delle unghie.
"Mio padre" cominciò lui dopo qualche momento "cammina con un bastone. Una cianfrusaglia orribilmente ostentata intagliata nella forma di un serpente. Mio padre non ha bisogno di un bastone, ovviamente, ma gli piace fingere che sia così, in modo da ingannare i suoi nemici facendo credere loro di essere debole."
"Tuo padre ha molti nemici?" domandò Ginny.
"Abbastanza" disse Draco con tono vago "Ha anche una visione molto paranoica del mondo; pensa che tutti siano contro di lui e che lui debba fare qualunque cosa per proteggere il nome della famiglia Malfoy."
"E pensa che andarsene in giro zoppicando possa servirgli" commentò Ginny dubbiosa.
"Se non è così" disse Draco seccamente "resta il fatto che, alla fine del bastone, c'è un'affilata lama di rasoio che certamente lo aiuterà."
"Un'affilata lama di rasoio?" boccheggiò Ginny.
"Affilata abbastanza da farmi questo. " disse Draco prendendole la mano dalla sua testa e facendole posare le dita sulla pelle lievemente in rilievo del suo ventre.
"Tuo padre ti ha fatto questo?" sussurrò Ginny, tracciando attentamente la linea sottile.
"Quando avevo sei anni" continuò Draco "tenevamo degli unicorni nella nostra proprietà. Illegalmente, ovvio, ma io a quel tempo non lo sapevo. Pensavo che fossero belli, al punto da dare un nome a quello tra loro che adoravo di più, nonostante apparissero tutti dannatamente identici. Mio padre sapeva che era il mio preferito e a causa di questo, perché voleva insegnarmi quanto deboli sono le cose che amiamo, vendette quell'unicorno a un uomo che desiderava ucciderlo in modo da poterne vendere il corno per alcune magie e il sangue per scopi medici."
"Ho pianto così tanto quel giorno. Mio padre mi gridava di smettere, mi avvisò di smettere, ed io ci ho provato, davvero, ma era impossibile. Non credo di aver mai piando così tanto, né prima né dopo. Potevo davvero sentire le ossa delle mie spalle scuotersi, rifiutandosi di calmarsi, e ad ogni respiro ne rimanevo come scottato. Avevo sei anni e mi si era spezzato il cuore. I ricordi della prima infanzia dovrebbero svanire ma posso ancora ricordare esattamente il modo in cui soffrii, l'esatto tono delle grida di mio padre.
"Alla fine, mio padre decise di zittirmi in un altro modo: ferendomi con quel dannato bastone. La ferita era abbastanza profonda e fu una cosa stranissima: faceva talmente male che le mie lacrime si asciugarono di colpo. Ricordo chiaramente quanto non avessi mai provato un simile dolore e un simile shock tutto in una volta e probabilmente per questo non riuscii piangere. Mi fece un incantesimo per farmi smettere di sanguinare, presumibilmente per far in modo che io non morissi, ma mi lasciò con ogni singola fitta di dolore e con la certezza che della ferita sarebbe rimasta una cicatrice."
"Ma perché?" sussurrò Ginny, inorridita, con gli occhi pieni di lacrime calde. Il suo cuore soffriva per Draco, sia per il bambino che era stato, sia per il giovane uomo che aveva iniziato a raccontarle la sua storia così stoicamente, così senza emozioni, tranne che per le lacrime che gli riempivano gli occhi ma che non sarebbero cadute.
"Così io avrei sempre ricordato quanto costa l'amore" sputò Draco amaramente "e che da esso non deriva nulla di buono, solo dolore. Ho pianto una manciata di volte da quel giorno, ed ogni volta questa dannata cosa punge e pizzica. Sono assolutamente certo che è stato mio Padre a fare in modo che sia così. Ed è così dannatamente ironico che ogni volta che penso a come ho ricevuto questa maledetta cosa inizio a piangere." La sua voce si bloccò sull'ultima parola e lui si coprì gli occhi con una mano, il suo corpo fremeva leggermente.
Senza darsi l'occasione di ripensarci, Ginny si abbassò e premette le labbra sulla dritta e pallida linea sul suo addome. Delicatamente, dolcemente, posò bacio dopo bacio fino a quando ne ebbe ricoperto ogni centimetro. Sapeva che era un impulso folle e stupido. Non era come se avesse il potere di guarire questa ferita che lui si portava da più di dieci anni, non così facilmente, solo perché lei lo amava così tanto da iniziare a provarne dolore.
Ma forse, solo forse, avrebbe aiutato. Anche solo un pochino.
Dopo aver percorso interamente la sua cicatrice, gli poggiò la guancia sullo stomaco, le lacrime che aveva trattenuto scorrevano sulla pelle di lui. Rimasero immobili per qualche momento poi sentì le mani di lui sulle spalle tirarla verso l'alto. Prima che potesse chiedergli se fosse tutto a posto, o scusarsi del proprio comportamento, o anche solo prendere un respiro, lui l'aveva tirata contro di sé e premuto le labbra contro le sue disperatamente.
Prima il suo labbro superiore, poi quello inferiore furono attratti nella bocca di lui e succhiati rabbiosamente. Le sue mani si fecero strada al di sotto del maglione che le era stato prestato, con l'impeto di chi le sarebbe potuto morire davanti se non l'avesse toccata. E lei si ritrovò a rispondere al bacio nello stesso modo disperato, le mani a cercare la sua pelle nuda, sfilando tra i suoi capelli, imparando come baciarlo in maniera da farlo gemere, come baciarlo in modo da far sì che lui le mordicchiasse la lingua, e accarezzargli l'orecchio con la punta del pollice per farlo sospirare.
Dopo Dio solo sa quanto, la loro pomiciata iniziò ad addolcirsi fino a quando i baci non divennero altro che uno sfiorarsi di labbra. Ginny si voltò sulla schiena e, presa da una forza che non seppe riconoscere (ma più tardi avrebbe fortemente sospettato che il suo cuore avesse messo fuori uso il cervello e avesse preso totalmente il controllo), trascinò Draco su di sé, facendolo poggiare sul suo petto.
La sua mano riprese posizione tra i capelli di lui e iniziò dolcemente a carezzarlo e sfiorarlo fino a quando il suo respiro divenne più profondo.
"Avevi ragione, mocciosa" mormorò lui con voce indefinibile.
"Davvero?" mormorò lei, sentendosi terribilmente intorpidita dal sonno.
"Aiuta dire le cose ad alta voce, vero?"
"Solo se le dici alla persona giusta." Rispose lei, solo vagamente consapevole di ciò che stesse dicendo.
"E tu sei la persona giusta per me?" chiese confusamente, il braccio pesante e confortevole contro i fianchi di lei.
"Non lo so" mormorò lei mentre si addormentava "ma sono probabilmente l'unica persona stupida abbastanza da rimanerti attorno quanto basta per scoprirlo."

˜

"Smettila di evitare la questione, stupido bastardo! Cosa diavolo stai facendo con mia sorella?!"
Quello, decise Ginny, non era di sicuro il miglior modo di cominciare una cena.
Le lezioni erano state dure quel giorno e Ginny aveva passato le ultime ore in biblioteca cercando di mettere insieme il materiale adatto per un rotolo di pergamena che era stato assegnato a Babbanologia su qualcosa chiamato 'televisione'. Dato che si era svegliata ancora abbracciata a Draco Malfoy, Ginny non era stata realmente in grado di concentrarsi su qualunque cosa come avrebbe voluto. Per di più era stato davvero difficile evitare Ron e Harry (che parevano ovunque in quella dannata scuola) e Ginny era molto vicina ad avere un esaurimento.
Oh, ma la notte precedente era stata bellissima. Si erano svegliati un momento prima dell'alba e, ancora commossa dalla fiducia che Draco aveva riposto in lei, Ginny aveva deciso di raccontargli qualcuno dei suoi segreti.
E così gli aveva parlato del licenziamento dal Ministero di suo padre e di quanto sapesse che sarebbe toccato a lei far qualcosa per aiutare la sua famiglia nonostante fosse la più piccola. Bill e Charlie erano via a vivere i loro sogni e, per quanto i sogni fossero belli, non portavano certo cibo in tavola. Fred e George sarebbero stati fortunati se non fossero finiti rinchiusi ad Azkaban per un progetto o un altro dei loro e Ron… beh.
Questo era il 'perché', gli aveva confidato, il motivo per cui l'Ordine era per lei così importante-- essere ammessa tra le loro fila, sarebbe stato come essere nata tra i soldi. Le sarebbero stati concessi quei privilegi che il nome Malfoy conferiva a lui e questo avrebbe veramente significato per la sua famiglia la differenza tra vita e morte.
Draco era calmo mentre la ascoltava parlare, poi tutto quello che alla fine disse fu "Sono felice di poterti aiutare."
Il che era sicuramente una cosa positiva, ma Ginny era assolutamente impazzita cercando di capire cosa significasse.
La cena era stato l'unico spiraglio di luce nella triste e confusa nuvola che era la sua vita. Sedendosi e divorando il cibo sublime che come sempre gli Elfi Domestici avevano preparato, era riuscita a sopravvivere al sarcasmo di Piton in doppie Pozioni a alla interminabile e noiosa lettura del Professor Rüf. Se non poteva avere l'amore di Draco Malfoy, avrebbe, per Dio, avuto almeno una mezza dozzina di paste alla crema.
Questo bellissimo piano, comunque, doveva essere rovinato dalle tre persone che stava evitando da tutto il giorno: Ron, Harry e Draco.
Non che stesse realmente evitando Draco; solo che non aveva idea di cosa dirgli ed era terrorizzata da ciò che lui avrebbe potuto dirle. Si era sentita vicina a lui la notte precedente, più vicina di quanto si fosse mai sentita a qualcun altro prima. Lui l'aveva lasciata entrare, le aveva permesso di vedere una parte di lui che normalmente teneva strettamente sotto chiave e lei era onorata e soggiogata dalla fiducia che era stata riposta in lei.
O almeno, questo era il suo primo istinto. Sola per tutto il giorno con i suoi pensieri nevrotici, dovette chiedersi se non stesse vedendo in quegli avvenimenti molto più di quanto ci fosse realmente. Draco avrebbe potuto benissimo vederla come niente di più di un'ascoltatrice di comodo, qualcuno che, essendo suo 'schiavo', sarebbe stata una persona affidabile con cui confidarsi. Ovviamente, lei non avrebbe spettegolato i segreti di lui e rischiato che anche i propri fossero resi noti. E per il pomiciare-- era solo un ragazzo di 17 anni.
"Ho detto che è una cosa tra me e tua sorella, Weasley" disse Draco con voce pericolosamente bassa. Ginny sussultò lievemente nel sentirlo. Sussultò anche nel vedere il modo in cui Ron aveva spinto Draco contro il muro tenendolo per la gola.
"Ron" disse Harry con calma "dovresti prendere qualche respiro profondo."
"Lunghi respiri profondi" sibilò secca Hermione "Ron, lascialo andare prima di soffocarlo a morte."
"Mia sorella non è tornata in sala comune per ben due notti di seguito" disse Ron a denti stretti "e l'ultima persona con cui è stata vista è questo stupido idiota. Ora, o mi dice cosa le ha fatto così che noi possiamo aiutarla, o lo uccido."
"Non le ho fatto maledettamente niente." Mormorò Draco cercando di raggiungere la propria bacchetta. La stretta di Ron glielo impedì e Ginny fu momentaneamente impressionata dalla forza del fratello. Certo, lui sembrava principalmente mosso da rabbia e furia e questo doveva avere qualcosa a che fare con ciò.
"Ron, fermati!" gridò Ginny uscendo dalla folla che si era radunata per vedere Ronald Weasley prendere a pugni Draco Malfoy.
"Gin!" gridò Ron con gioia "Sei qui. Cosa ti ha fatto, Gin? È un qualche incantesimo che ti fa dimenticare di metterti tutti i vestiti prima di uscire dal castello?"
"Oh, per l'amor di Dio" mormorò Ginny muovendosi verso i due ragazzi. Non senza sforzo sciolse le dita di Ron dal collo di Draco e le spinse lontano. Draco prese alcune boccate d'aria colme di gratitudine e Ron parve pronto ad aggredirlo ancora per il solo fatto di respirare troppo rumorosamente. "Cos'ha dato il via a tutto questo?"
"Niente!" quasi si strozzò Draco. "Il tuo stupidissimo fratello mi ha attaccato senza essere minimamente provocato--"
"Hai fatto qualcosa a mia sorella!" strillò Ron.
"Ti assicuro, Weasley, che tutto quello che ho fatto a tua sorella è stato solo perché lei voleva che glielo facessi" disse Draco sgradevolmente.
"Oh, almeno smetti di provocarlo" sussurrò stancamente Ginny a Draco.
"Ma è così facile." Replicò Draco con un ghigno.
"Se l'hai toccata, ti uccido." lo minacciò Ron.
"Voglio vederti provarci" disse Draco con tono pericoloso "quando non mi prendi di sorpresa, stupido codardo!"
"Togliti di mezzo, Gin" disse Ron con rabbia.
"No!" disse Ginny con fermezza.
Ron parve confuso. "No?"
"No" rispose Ginny "Non mi tolgo di mezzo in modo che voi due possiate uccidervi. Io--" si interruppe perché stava per dire 'Io vi amo entrambi troppo per permetterlo' prima di aver riflettuto su di una tale ammissione.
"Levati di mezzo, Gin" disse fermamente Draco "È un ordine" aggiunse poi a voce abbastanza alta perché sentisse solo lei.
"No" ripetè Ginny testarda, voltandosi a lanciare un'occhiata a Draco.
"Bene" sibilò Draco "allora ci vogliono le maniere forti." Estrasse la sua bacchetta, mormorò 'Wingardium Leviosa' e Ginny si ritrovò spostata da lì e lasciata galleggiare sopra la scena.
"Ora Weasley" continuò Draco indicando la propria bacchetta "Affrontiamoci ed uccidiamoci a vicenda come persone civili."
"Oh, ne ho abbastanza" dichiarò Hermione agitando la propria bacchetta. Con fare rassegnato, Harry fece lo stesso al suo fianco. "Occupati del tuo migliore amico" ordinò lei e, dal tono di Hermione, nessuno avrebbe mai creduto che Ron fosse anche il suo migliore amico.
"Oh, certo" mormorò Harry tra sé e sé "Quando guadagna gli ultimi duecento punti per Grifondoro e ci fa vincere la Coppa delle Case, è il tuo migliore amico; quando si comporta come uno stupido, è il mio migliore amico. Beh, non ho voglia di fermarlo adesso, mi ha fatto impazzire per settimane."
"Voi due rimarrete in angoli neutrali finché non arriva la Professoressa McGranitt a darvi una raddrizzata" disse con chiarezza Hermione "o saremo obbligati a lanciarvi un incantesimo."
"Non potete farlo" ribattè Ron ridendole in faccia " È contro le regole della scuola."
Hermione gli scagliò una fattura. "Storia di Hogwarts, pagina duecentotrentanove, paragrafo otto: 'Il Caposcuola e la Caposcuola sono esentati dal rispettare le tradizionali regole scolastiche nel caso in cui debbano adoperarsi per il bene della scuola e dei suoi studenti soprattutto."
"Devo davvero leggermi quel libro un giorno o l'altro" borbottò Ron provando senza riuscirci a muovere le braccia congelate.
"A te non devo fare niente, vero?" chiese Harry a Draco.
"Sto bene." gli assicurò Draco riponendo la bacchetta "Gentile da parte tua, Potter, a non avermi fatto un incantesimo lo stesso."
"Non sono un Caposcuola, no?" replicò Harry con un ghigno.
"Oh, Ron" sospirò Ginny fissando il fratello dal punto in cui ancora stava lievitando "Non sai proprio quando è il momento di smetterla."
"Ti ha fatto qualcosa" insistette Ron.
"No, Ron" replicò Ginny stancamente "Non mi ha fatto nulla."
Qualcosa nella sua voce dovette penetrare nel cervello di Ron, perché sulla sua faccia comparve un'espressione scioccata un secondo prima di essere paralizzato del tutto e di poter benissimo sembrare fatto di pietra. Tutto ciò ferì Ginny, ma lei supponeva che fosse meglio questo che vedere Ron inveire per tutto il castello sfidando a duello Draco per qualcosa che non aveva fatto.
La Professoressa McGranitt arrivò pochi istanti dopo e, alla vista che le si parò davanti, si lasciò sfuggire un grido offeso. Fece scendere Ginny dal soffitto e scongelò Ron, ordinando a lui e a Draco di andare nell'ufficio di Silente per essere rimproverati e puniti.
Ginny colse l'occasione per scappare.

˜

Parve, comunque, che la fuga di Ginny da tutta quella follia non ebbe così successo quanto lei avrebbe desiderato perché non fece che una cinquantina di passi prima di sentire Draco chiamare il suo nome.
"Cosa?" chiese stancamente voltandosi verso di lui.
"Quando mi sono svegliato stamattina te n'eri già andata." Disse e lei avrebbe potuto giurare che sembrasse ferito.
"Avevo lezione presto." Mentì Ginny. A dir la verità non aveva potuto sopportare di restare sdraiata accanto a lui ancora; a dir la verità, non aveva potuto sopportare ancora di amarlo, ma su questo non aveva molto controllo ed era potuta solo uscire dal letto.
"Mi sei mancata" disse lui piano, poi, realizzando cosa avesse appena detto, abbassò lo sguardo al pavimento "Cioè… è bello. Avere qualcuno vicino quando ci si sveglia. Non l'avevo mai… avuto prima."
"Nemmeno io" confessò lei "E lo è. Bello, intendo. Avere qualcuno." Stupida, stupida, stupida. "Non dovresti permettere a Ron di provocarti così." Soffiò "Ti metterà solo nei guai e fareste davvero meglio ad evitarvi l'un l'altro per il resto dell'anno."
"Già, certo, a tuo fratello non piace passare così tanto tempo con me" disse Draco acidamente. Poi la sua espressione si fece più calma e lui la fissò negli occhi. "E non posso certo dire che abbia completamente torto."
"Di cosa stai parlando?" chiese Giny nonostante iniziasse ad avere qualche sospetto.
"Dio solo sa quanto mi faccia male dirti questo" disse Draco con un sospiro "ma tuo fratello ha ragione. Non sono adatto a te, Ginny. Non lo sono nemmeno per me stesso, ma io non posso realmente allontanarmi da me."
"Ron non mi può dire cosa fare" dichiarò Ginny con forza "E sicuramente non può dirmi chi sono i miei amici."
"È questo che sono?" domandò Draco con curiosità "Tuo amico?"
Ginny arrossì lievemente. "Certo che lo sei." Mormorò "Che altro dovresti essere?"
"'Impiccione Pignolo'?" chiese Draco con un piccolo sorriso "'Dannato Bastardo'? 'Stupido Idiota'?"
Ginny arrossì ancora, mentre lui le faceva ricordare i maglioni che lei aveva ricamato. "Ero arrabbiata--"
"Avevi diritto di esserlo" la interruppe Draco "Era una cosa pidocchiosa da fare, ma non ho saputo resistere. Era così evidente che tu non volessi avere niente a che fare con me" entrambi sorrisero a questo "e sto iniziando a pensare che tu abbia avuto l'idea giusta. Essere amica" lo disse lentamente, come se non credesse che 'amica' fosse la parola giusta "mia ti causerà problemi, con la tua famiglia, con gli altri tuoi amici--"
"E questa è una mia decisione." Dichiarò Ginny con calore. "Sono perfettamente in grado di decidere da sola con chi passare il mio tempo, grazie mille."
"Lo sei?" chiese Draco con delicatezza " perché, per come la vedo io, ti ho obbligato a strami attorno, ti ho obbligato a fare tutte le… cose… che abbiamo fatto. Non con un incantesimo, ma non puoi dirmi che avessi l'opportunità di rifiutarti."
"Ma non mi hai obbligato, non realmente." Negò Ginny.
"Bene." Disse Draco scuotendo leggermente una mano "Ora ti senti dispiaciuta per me, certo, ma--"
"Ti sbagli!" insistette "Draco, non è così!"
"Sono un freddo e meschino bastardo" continuò Draco imperterrito "lo sono sempre stato e probabilmente lo sarò sempre. Quanto bassa dev'essere la tua autostima perché tu stia attorno a me così tanto, Ordine o no--"
"Non ho una scarsa autostima" disse Ginny tutt'altro che urlando, ma, anzi, con voce resa sottile dall'emozione "Ti sto attorno così tanto perché sono innamorata di te, meraviglioso idiota."
Doveva esserci una qualche sorta di eco nel corridoio, perché Ginny era certa che la sua dichiarazione continuasse a risuonarle nelle orecchie, ancora ed ancora. Draco la stava guardando come se fosse diventata matta e lei non era del tutto certa di non esserlo. Cosa poteva averla posseduta per farle dire a lui cose del genere? La bocca del ragazzo si apriva e chiudeva come quella di un pesce fuor d'acqua e lei avrebbe voluto negare, ci provò, ma le sue corde vocali non volevano saperne di funzionare. Da un momento all'altro l'orrore e lo shock della sua ammissione sarebbero svaniti e lui le avrebbe detto quanto stupida pensava che lei fosse. Da un momento all'altro…
"Signor Malfoy!" disse seccamente la Professoressa McGranitt dall'altra parte del corridoio. Draco non distolse gli occhi da Ginny. "A meno che lei non voglia passare le prossime quattro ore in punizione, si muova immediatamente. Signorina Wealey, credo che lei abbia dei compiti da fare."
Ancora Draco non distolse gli occhi da Ginny e Ginny non fu minimamente più prossima a ricordare come parlare.
"Draco Malfoy." disse la McGranitt con tono pericoloso "Non mi obblighi a farla muovere."
Deglutendo una volta, profondamente, Draco voltò le spalle a Ginny e se ne andò.

Recensite per favore. Così il prossimo capitolo arriverà ancora prima^^. Oltre al fatto che sarebbe un delitto non recensire una storia così, no?

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Capitolo 12
*** 8: Noi non abbiamo banane ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 8 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

~

Capitolo 8 : Noi non abbiamo banane

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Sentendosi incredibilmente a terra, e non avendo nessun motivo per nascondersi ora che Ron sapeva più o meno tutto, Ginny si ritirò nella sala comune di Grifondoro, decisa a piangersi addosso.

Il suo piano andò a rotoli quando, raggiunta la sala, vi trovò Hermione ad aspettarla.

"Non ti giudicherò," dichiarò ferma Hermione, "anche se è Draco Malfoy. Voglio solo assicurarmi che tu non faccia un grosso errore."

"Non devi preoccuparti," rispose Ginny con un sospiro, "perchè non potrei commettere errore più grande di quello che ho già fatto." Si lasciò cadere sul divinao vicino ad Hermione.

"Oh Dio," fece Hermione preoccupata, "che hai fatto?" Ginny sentì bene quel 'ora' alla fine della frase, ma Hermione era troppo dolce per dirlo ad alta voce.

"Gli ho detto che lo amo," disse Ginny, e poi scoppiò in lacrime.

"Oh, Gin," Hermione fece per rincuorarla, dandole piccole e disordinate pacche sulla schiena. Ginny aveva notato che Hermione non si sentiva esattamente a suo agio ad esprimere il proprio affetto in pubblico, anche se Harry non faceva testo. All'inizio, era stato come guardare due porcospini cercare di accoppiarsi senza pungersi l'un l'altro. Avevano superato quella fase, naturalmente, e ora erano disgustosamente affettuosi fra loro, ma era in momenti come questo, con Hermione che le dava pacchette imbarazzate sulla schiena, che si ricordava di quanto a disagio fosse un tempo l'amica con la normale interazione umana.

"Ha fatto qualche commento odioso?" chiese Hermione, cercando di esserle vicina.

"No," Ginny si soffiò il naso. "Non ha avuto il tempo di dire niente. Mi ha fissato completamente stordito per qualche attimo, poi la McGranitt è venuta a portarlo in punizione."

Hermione sembrava confusa. "Non ha detto niente?"

"Sicuramente pensa che sono una stupida," piagnucolò Ginny. "Tu penserai che sono una tale stupida! Di certo so che Ron pensa che sia stupida!"

"Nessuno pensa che tu sia stupida," dichiarò Hermione decisa. "Siamo solo tutti preoccupati per te, tutto qui."

"Beh, non avete di che preoccuparvi ora," rispose Ginny sicura, "perchè dopo quello che gli ho detto, Draco Malfoy probabilmente vorrà mettere fra noi almeno una distanza di 10 metri, patto o non patto."

"Sì, ecco, volevo parlarti proprio di quello," disse Hermione, "di che patto parli?"

Ginny socchiuse gli occhi, sospettosa. "Che intendi con il fatto che 'volevi parlarmene' ?"

Arrossendo un poco, Hermione fece spallucce. "Beh, tu e Malfoy non vi stavate preoccupando di tener la voce bassa e ho afferrato un po' dell'inizio della vostra conversazione. Anche se Harry mi ha fatta allontanare prima della tua piccola dichiarazione, ricordandomi che non è corretto spiare le conversazioni private altrui." Hermione si ricompose un attimo. "Non si penserebbe che lui e Malfoy sono stati nemici per la pelle per più di sette anni, viste queste uscite di Harry."

"Non posso parlarne," disse Ginny dopo un po'. "Non mi è permesso."

"E' Malfoy che non ti permette di-"

"Non Draco," la corresse Ginny. "Non tutto ruota intorno a Draco Malfoy. Io non posso parlarne per ragioni che io non posso svelare."

Con le labbra serrate, Hermione annuì rassegnata. "Va bene allora. Se sei sicura?"

"Certissima."

"Allora abbiamo solo un'altra cosa di cui discutere."

"Ah sì?" chiese Ginny, confusa.

"Ho il sospetto che Draco Malfoy non sia così indifferente verso di te come sembri pensare," mise in chiaro Hermione, "e visto quanto sei pateticamente innamorata di lui, penso che sia meglio piantare qualche paletto per evitare guai."

"Guai," ripetè Ginny piano.

"Un'invenzione Babbana," dichiarò Hermione con un sorrisino, "che la comunità magica non ha accettato, ma a cui non ha trovato nemmeno un sostituto, magari perchè non ci ha provato o forse per una qualche idea di castità forzata fino al matrimonio; non è chiaro." Hermione tirò fuori una scatola fuori dalla sua borsa.

"Cos'è quello?" bisbigliò Ginny.

"Si chiamano profilattici," rispose Hermione, piazzando la scatola sulle ginocchia di Ginny, "e servono per assicurare che, se le cose andassero fuori controllo con Malfoy, la tua intera esistenza non sia rovinata."

"Cosa ... cosa fanno?" si chiese Ginny. "Bisogna ingoiarli?"

"No," disse Hermione con fare gentile. "Sono ... beh, sono per lui. Tu ... ecco ... " Ora Hermione era rossa come un pomodoro. "Ci sono le istruzioni dentro," bofonchiò, aprendo la scatola e passando a Ginny un piccolo pezzo di carta ripiegato su se stesso.

Ginny cominciò a leggere velocemente, e ben presto il rosso sulle sue guance superò in intensità quello dei suoi capelli. Hermione cercò di guardare ovunque piuttosto che incrociare lo sguardo di Ginny.

"Hermione," sibilò Ginny, scandalizzata, "Non è ... voglio dire, non pensi che sia un po' prematuro?"

Hermione alzò un sopracciglio. "Tu pensi sia prematuro?"

"Non lo so!" sbottò Ginny. "Non so nemmeno cosa prova lui-"

"Non ti sto dando questi per quello che prova lui," dichiarò Hermione ferma. "E' quello che provi tu che mi preoccupa. E poi, la prevenzione non è mai prematura."

"Hermione, non posso," disse Ginny, con le gote in fiamme. "Non posso e ... Draco non ... o sì?"

"Harry sì," la rassicurò Hermione gentilmente.

"Ma Harry ... cioè, lui è cresciuto fra i Babbani, no? Allora questo non era una cosa del tutto estranea per lui ..."

"Una volta che avrai spiegato a Draco che questo garantisce praticamente che non rimarrai incinta, lo userà," riaffermò Hermione con certezza.

"Come ... voglio dire, glielo butto e gli dico di metterselo prima di venire a letto?" chiese Ginny, sentendosi come se l'intera conversazione facesse parte di un altro mondo.

"Puoi," disse Hermione piano, "o puoi far sì che metterlo sia parte del ...  divertimento," terminò, dopo aver cercato la parola giusta.

"Parte del divertimento," ripetè Ginny piano, contemplando la scatola che le stava fra le mani.

"Dovresti fare pratica," disse Hermione, "nel caso lui sia un fallimento a metterlo."

Gli occhi di Ginny uscirono dalle orbite. "Pratica?!"

Hermione le sembrò confusa per un attimo, poi scosse la testa, emettendo un suono strano a livello della gola. "Non a quello - a mettere il profilattico!"

"Oh!" fece Ginny a voce alta, sollevata. "Oh," fece ancora, di nuovo incuriosita. "Come?"

"Usa questa," disse Hermione, tirando fuori una banana dalla borsa. Ginny la osservò dubbiosa, ed Hermione fece spallucce.

"Ma non dire a Ron chi te li ha dati."

~

Questa volta non fu un incantesimo a chiudere le tende intorno al suo letto, ma una mano tremolante che lasciava trasparire il nervosismo della sua proprietaria. Intrufolarsi nelle segrete dei Serpeverde era stato più facile di quanto avesse potuto immaginre. Una volta che si sapeva la password, non era difficile attraversa la sala comune senza essere visiti. C'erano così tanti luoghi bui che in effetti sembrava un luogo nato per essere teatro di sotterfugi.

E nessuno fra i Serpeverde andava a letto presto; nessuno, tranne Draco Malfoy.

Draco era ancora in punizione dalla McGranitt e Ginny si stava già chiedendo cosa diavolo le era preso per farle compiere un gesto sconsiderato come quello. Aveva ancora il tempo di andarsene e lui non avrebbe mai saputo che lei aveva messo piede lì, mai saputo che era venuta da lui con dei profilattici nella sacca dei libri e quasi niente sotto la divisa.

Chissà come, durante la sua conversazione con Hermione, nell'ora che aveva passato a fare pratica con la banana, Ginny si era resa conto di una cosa: voleva Draco. Non era esattamente una novità; ma la sicurezza che ora aveva della cosa era una novità eccome. Mancavano solo alcune settimane alla fine dell'anno scolastico, e quando fosse finito, Draco sarebbe andato avanti con la sua vita e probabilmente non l'avrebbe mai più visto. Quell'idea le sembrava quasi inconcepibile e costrinse Ginny ad accettare la verità che la spaventava: lei lo desiderava e non le importava che lui la amasse o meno. Voleva semplicemente stringerlo; voleva appartenergli, anche solo per un momento. Altrimenti, avrebbe sempre guardato dietro di sè, a questo momento, alla prima volta che si era innamorata, con nessun'altra sensazione che non fosse il rimpianto; e il sentimento che provava, la disperata onestà del suo amore, meritava di meglio.

Comunque, ciò significava che doveva restare esattamente dov'era ad aspettare, con tutto il tempo del mondo perchè i dubbi e le recriminazione le entrassero nella testa. Lui l'avrebbe mai voluta? Domanda stupida, visto che lui era un maschio adolescente e lei una ragazza disponibile. Ma la voleva come qualcosa di più di un semplice corto caldo e disponibile? Ginny pensava che forse gli piaceva un po'. Sicuramente era attratto da lei, ma Ginny aveva l'impressione che non volesse esserlo. La baciava  fino a farle mancare il respiro, poi dopo si mostrava distante, o arrabbiato.

Di certo, era un volubile bastardo. Ginny sentì le labbra incurvarsi all'insù. Qualche settimana prima, quel pensiero sarebbe stato amaro, pieno di tutta il risentimento che tutta la sua famiglia aveva avuto verso i Malfoy per anni. Ora, era quasi amorevole. Ora conosceva Draco, lo conosceva oltre la voce sprezzante che riecheggiava nei corridoi e i commenti pieni di rabbia che Ron faceva su di lui da anni. Era viziato e arrogante e poteva essere piuttosto freddo; era anche divertente, leale, pienamente concentrato nelle cose che lo interessavano davvero, e passionalmente tenero. Ed era tanto, tanto dolce con lei.

In coda a quel pensiero venne il suono di passi oltre le tende. Ginny trattenne il respiro, sperando che non fosse un altro dei ragazzi Serpeverde che andava a dormire; sperando che lo fosse, perchè non credeva di essere pronta ad affrontare Draco. I passi si avvicinarono al letto lentamente, poi sembrarono arrestarsi e sapeva che doveva aver capito che lo stava aspettando. Passò un momento infinito, poi le tende si aprirono e una striscia del suo viso le fu visibile, il resto oscurato dalla fioca luce della stanza.

Dopo un attimo di indecisione, Draco salì sul letto, lasciando che le tende ricadessero al loro posto dietro di lui. Il suo sguardo si incrociò con quello di lei; entrambi erano  seduti sulle ginocchia, e pochi centimetri li separavano. Ginny aspettò che dicesse qualcosa, ma continuava a fissarla come se non riuscisse a credere che fosse vera. Alla fine, poichè l'attesa la stava uccidendo, Ginny aprì la bocca per parlare.

"Draco--"

Lui le appoggiò le dita sulle labbra e scosse piano la testa. La sua mano si spostò fino ad accarezzarle l'intera guancia con il palmo, mentre il suo pollice le tormentava il labbro inferiore con avida gentilezza. Dopo un attimo, portò anche l'altra mano a incorniciare il suo viso, fra entrambe le mani, mentre le sue dita tracciava e memorizzavano i contorni delle suo labbra.

"Non sei più la mia schiava," disse calmo, con voce bassa e ruvida come se il solo parlare gli riuscisse incredibilmente difficile.

Lei comprese quello che stava dicendo, e fu come se un grosso peso le fosse stato tolto dalle spalle. Aveva capito perchè era lì, aveva compreso quello che aveva troppo paura di dirgli. E le stava dando la facoltà di decidere, facendole sapere che non era qualcosa che si aspettava da lei per adempiere alle regole dell'Ordine. Si sarebbe trattato solo di loro, solo di quello che volevano l'uno dall'altro.

"Draco," mormorò lei ancora, e lui scosse la testa, portandola un po' più vicina a sè.

"Baciami, mocciosa," disse piano, e anche se dal suono poteva sembrare un ordine, i suoi occhi grigio tempesta la stavano implorando.

Non desiderando altro, Ginny si sporse in avanti e premette le sue labbra contro le sue, con le braccia che andavano attorno al suo collo, e la sua bocca sulla sua era come gli Scacchi magici, le ranocchie di cioccolata, le tempeste, e Doppie pozioni cancellato, tutto assieme. La lingua di lui premette contro le sue labbra e lei si aprì per lui, mentre le dita affondavano nella seta dei suoi capelli nel vano sforzo di memorizzare la sensazione che lui le provocava.

Caddero l'uno sull'altro, drogandosi con lunghi baci afrodisiaci. Le mani di Ginny andarono al nodo del suo mantello, e lo sciolsero prima di spostare la sua attenzione ai vestiti di Draco. Ruppe il loro bacio abbastanza a lungo da togliergli quella cosa da sopra la testa, poi si mise al lavoro sulla sua cravatta.

"Aspetta," bofonchiò lui, fermando le mani di lei con le sue. Le portò entrambe alla bocca e le piantò baci rozzi e disperati sulle nocche.

"Perchè?" chiese lei, senza fiato.

"Io non posso farti promesse," disse con un tono che lasciava trasparire a tonnellate il dolore che gli costava una tale ammissione.

"Non voglio promesse," bisbigliò lei, togliendogli una delle sue mani per portarla ad accarezzargli un lato del viso.

"Le meriti," insistette. "Non sono esattamente un animo nobile, e apprezzerei che notassi lo sforzo che faccio ogni tanto."

"Se avessi voluto un tipo nobile, non sarei andata a cercarlo nella casa di Serpeverde, no?" precisò lei secca, posando un bacio al lato della sua bocca. Dato che poteva, andò ad assaggiare con la lingua quella porzione di pelle.

Draco le afferrò entrambi i polsi con le mani ancora una volta e la allontanò da sè abbastanza da poterla guardare negli occhi. "Non sei andata a cercarlo, punto," precisò con rabbia. "Non dovresti-"

"Amarti?" gli chiese, pianissimo. Lacrime le scivolarono giù dagli occhi e non si prese la briga di combattere la presa che aveva sui suoi polsi. Poteva immaginare quanto gli sembrasse vulnerabile in quel momento; sapeva quanto piccola si sentiva vicino a lui. Eppure non aveva paura. La stretta che aveva su di lei era salda, ma non dolorosa. Draco Malfoy, il 'ragazzo cattivo' di Hogwarts, era l'unica persona che avesse mai fatto accelerare il battio di Ginny, le avesse mai fermato il cuore, facendolo correre allo stesso tempo, e la sua mente si concesse di spegnersi per un attimo, contenta di poterlo avere tutto per sè almeno in quel momento.

Le sue parole sembrarono appoggiarsi su di lui come la copertina su un bambino e lui la osservò attentamente, soppesando, ne era certa, quanto fosse sicura di quello che diceva. La gente diceva a Draco in continuazione cose senza pensarci, senza dietro nessuna genuina emozione. L'amore di suo padre praticamente non era esistito, e si era premurato di strappare via l'umanità di Draco, lasciandolo sanguinante e pieno di cicatrici, con l'amarezza e crudeltà come uniche armi contro quello che la vita aveva da offrirgli. Gli amici di Draco erano falsi e, per quel che ne sapeva Ginny, non aveva mai avuto una vera ragazza. C'era mai stato qualcuno che lo avesse amato, non perchè dovevano, ma perchè era solo Draco?

"E' questo quello che devo fare?" continuò, con una lacrima che le solcava il volto. "Perchè se lo è, ho fallito miseramente." Ricacciò indietro un singhiozzo, e la stretta di lui si sciolse fino a che con le dita finì ad accarezzarle i polsi in piccole cerchi, al ritmo del suo battito accelerato.

"Anche io," mormorò, poi la baciò, o forse fu lei a baciare lui, e forse si erano incontrati nel mezzo, non lo sapeva con certezza, anche giorni dopo quando raccontò l'intero episodio al suo diario, non riuscì a ricordarsi che si mosse per primo. Non aveva molta importanza però; alla fine, l'unica cosa che importava era il bacio in sè e quanto andò avanti ed avanti; come divenne gentile e rozzo, leggero e duro; il modo in cui si fece largo piano piano nella sua anima finchè non sentì una parte di se stessa librarsi, perduta in lui per sempre.

 

 

 

La seconda parte di questo capitolo è NC17, cioè non adatta ai minori di 18 anni. Fate le vostre considerazioni.
Sappiate tuttavia che è possibile comprendere la storia anche senza la lettura di questa parte, come segnalato dalla stessa autrice, che ha operato in prima persona la divisione, a favore di quei siti che non accettavano NC17.

 

 

 

 

Le sue mani si focalizzarono sul suo mantello ora, lo alzarono e lei fu compiaciuta dalla sua improvvisa mancanza di fiato quando vide cosa non indossava sotto; Ginny si morse un labbro e abbassò lo sguardo, imbarazzata.

"Hai preso freddo, a girovagare per le segrete Serpeverde senza vestiti addosso?" le bisbigliò divertito all'orecchio.

"No," bisbigliò lei a sua volta, sentendosi ancora timida, ma meno imbarazzata. "Avevo la mantella, no?"

Detta mantella venne tirata via dal suo corpo e buttata alla rinfusa in un angolo del letto. Lui indossava ancora la maggior parte della sua uniforme, il che rese Ginny ancora più intensamente cosciente di quanto fosse nuda lei al confronto. L'istinto di incrociare le braccia davanti al petto era travolgente, ma mentre spostava le mani per farlo, Draco sposò le mani sulle sue spalle, facendola restare ferma con gentilezza. La sua espressione era piena di meraviglia e lo osservò mentre il suo sguardo continuava a muoversi, dal suo seno, al suo viso, giù al suo seno, in mezzo alle sue gambe, e di nuovo al suo viso. Lo sguardo nei suoi occhi contribuì a mitigare la sua timidezza.

"Posso?" chiese in un mormorio basso e roco.

"Certo," rispose lei, senza sapere per cosa stesse chiedendo il permesso.

Lentamente, le sue mani viaggiarono verso il suo petto, e le punte delle sue dita accarezzarono, sperimentando, la pelle curva del suo seno. A Ginny mancò il fiato per un attimo e abbassò lo sguardo, mentre le mani di lui si spostavano sul suo petto ancora una volta. Col pollice sfiorò uno dei suoi capezzoli, e lei si lasciò sfuggire un gridolino.

"Piaciuto?" chiese lui assente, la maggior parte della sua attenzione - come quella di lei - rivolta alle sue mani sul suo corpo.

Ginny annuì forte con la testa, incapace di parlare, dato che i denti affondavano nel labbro inferiore. L'ultima cosa che voleva era che uno di quei ragazzi Serpeverde li sentisse. Pubblico scherno e battute sconce non erano il tipo di ricordo che voleva avere della sua prima volta.

Appiattendo la mano sinistra, Draco la adattò alla curva del suo seno, modellando piano quel dolce peso. Era così intenta ad osservare quello che faceva che non si rese conto che il suo viso era così vicino fino a che non la baciò di nuovo. Poi, la sua attenzione non riuscì più a focalizzarsi su una cosa alla volta; voleva andare in due diverse direzioni, la mano di Draco e la bocca di Draco. Staccandosi dalle labbra di lei, le sfiorò le guance con la bocca, la fronte, la mascella, tempestò di baci la gola, le clavicole, non si fermò fino a che non ebbe raggiunto uno dei suoi capezzoli.

Il primo bacio non fu diverso dagli altri; delicato, quasi casto, se non fosse stato per il fatto che la stava baciando . Il secondo però diventò più audace, il terzo ancora di più, fino a che il quarto aveva divorato l'intero capezzolo in bocca. La sua lingua uscì fuori a salutarlo, danzando delicatamente sopra la punta, e doveva essergli piaciuto il suono che lei si era lasciata sfuggire al gesto, perchè lo fece ancora, ma con più forza.

La realtà cominciò a sbiadire per Ginny a quel punto, ma era praticamente certa di aver iniziato a strappargli i vestiti di dosso. Ogni cosa era così nuova per lei ed era spinta da chissà quale incredibile forza, che le viveva dentro, così istintiva. Voleva ancora di più di lui, tutto di lui, e se avesse dovuto aspettare un altro minuto, sarebbe morta.

Ecco lì il suo petto, snello e forte, bello come il marmo bianco. Ed ecco le sue braccia, lunghe, meravigliosamente definite braccia capaci di stringerla in modo così perfetto che non desiderava altro che dormirci sempre in mezzo. Ed ecco la cicatrice che tagliava il bacino inferiore, e la colpì improvvisamente quanto la sentisse  familiare: le ricordava del sogno che aveva avuto tempo fa, quando avevano appena stipulato il loro accordo, della forma che aveva la striscia del succo di pera purpureo; con il dorso delle mani andò a sfiorare la cicatrice sulla pelle, e lui si lasciò sfuggire un sibilo, ma non pensava fosse di dolore.

"Aspetta," mormorò lei, cercando di ricordarsi perchè dovevano fermarsi.

"Cosa?" chiese lui, con voce preoccupata ed impaziente allo stesso tempo.

"Hermione," disse Ginny all'improvviso.

Draco appariva confuso. "Non mi stai proprio eccitando, Ginny."

"Idiota," bofonchiò Ginny, allargando la mano per andare a prendere la sua borsa. Tirò fuori la scatola di profilattici. "E' un regalo," continuò, "di Hermione."

"A che serve?" chiese.

Glielo disse.

"Ma dai," commentò lui incredulo.

"Praticamente renderà impossibile che io resti incinta," insistette Ginny.

"Come devo fare?" chiese lui, guardando dubbioso il piccolo pacchetto arrotolato che aveva in mano.

"Io ..." Ginny arrossì. "Potrei farlo io per te."

Sorridendole, Draco le passò il profilattico. "Beh, così sembra più divertente."

Arrossendo profusamente, Ginny aprì il profilattico e, per la prima volta, osò guardare sotto la cintura di Draco. Nascose il labbro inferiore nella bocca, completamente concentrata com'era. Con mano poco ferma, fece scorrere il pollice lungo la sua erezione. Draco chiuse gli occhi di scatto e lasciò cadere la testa all'indietro sui cuscini. Scuotendosi, Ginny si ricordò che aveva una ragione per stare lì e portò il profilattico sulla punta del suo pene. Lo srotolò come un'esperta (a quanto pareva, quando si trattava di perdere la propria moralità, Ginny era molto brava) e si sedette sulle ginocchia fiera di se stessa, contemplando il suo lavoro.

"Sì, sì, sei davvero brillante," bofonchiò Draco, portandola a sè fino a che non stava praticamente sopra di lui. "Ora, non eravamo nel bel mezzo di qualcosa?"

Sorridendo felice, Ginny lo baciò; poi, perchè le piaceva così tanto, lo baciò ancora. Draco le sistemò i fianchi fino a farla stare sopra i suoi, coi seni appiattiti contro il suo petto, mentre andavano all'assalto l'uno della bocca dell'altro. Impiegarono alcuni attimi per decidere come procedere, con un sacco di frasi mezze bisbigliate, in mezzo ai gemiti, come 'Così?' e 'Ho sentito che è meglio così' e 'Forse se tu stessi sopra ...?' e 'E come faccio a saperlo?' buttate lì in mezzo.

Infine, lui usò dei cuscini su cui adagiare la schiena, e lei gli fu davanti, seduta esattamente sopra il suo bacino, e oramai le era del tutto dentro. Le braccia di lei erano posate sulle spalle di lui per darsi un appoggio, e le sue unghie erano conficcate nella sua pelle. C'era uno sguardo intenso sul viso di lei, mentre cercava di capire che era dentro di lei, era davvero una parte di lei. E c'era dolore, naturalmente, ma era un dolore che non aveva mai sentito e poi il dolore andò via, rimpiazzato da una sensazione di completezza fisica e mentale e stava piangendo forse?

"Shh, mocciosa," bisbigliò lui, avvicinandosi a lei col torso. Le loro bocche si incontrarono ancora in un dolce bacio che sapeva di lacrime e lei gli mise le braccia intorno al collo, strette quanto poteva. Le mani di lui andarono ai fianchi di Ginny, e una volta che si ricordarono entrambi di come si respira, lui cominciò piano, ma piano a muovere i fianchi, a guidare quelli di lei con estrema attenzione.

Le loro labbra si fusero e si separarono ancora ed ancora al ritmo del movimento dei loro bacini. Ginny respirava a fatica e sentiva il battito accelerato del cuore di Draco contro il suo petto. Le mani di lui lasciarono i suoi fianchi e fecero nuovi viaggi, tracciando la linea della sua schiena, stringendole le natiche, strisciando giù fino ai piedi, nascosti sotto le ginocchia piegate. La solleticò appena e lei gli sorrise in bocca, e poi le sue risate si trasformarono in gemiti che andarono a confondersi a quelli di lui.

Iniziò nel profondo del suo ventre, un'euforia così intensa che cominciò piano piano a spandersi lungo tutto il suo corpo, fino a che non la sentì persino nei piedi. Un piccolo grido affannoso uscì dalla sua bocca e lei cominciò a bisbigliare il suo nome ancora ed ancora, alcuni secondi prima che il suo corpo si sciogliesse, perdendo forza; lui la spinse all'indietro, sdraiata sulla schiena, muovendosi velocemente, con grazia, non permettendo mai ai loro corpi di separarsi. Le ci volle un attimo, ma Ginny aprì gli occhi, si costrinse ad essere presente nel momento che voleva ricordare per sempre.

Mentre lo guardava negli occhi, il suo viso sopra il suo, vide la tristezza e il dispiacere che avevano macchiato i suoi tratti criminosamente belli in qualcosa di brutto e duro; li vide manifestarsi, poi andarsene, e per un breve attimo, era come se non fossero mai stati lì. Io gli ho dato questo, si disse. Io gli ho dato questo momento e lui l'ha dato a me e nessun potrà mai portarcelo via.

Lui cominciò a muoversi di nuovo e lei incrociò le gambe prive di forza intorno alla sua vita, all'altezza delle anche. Era esausta, ma non riusciva a resistergli, mossa dalla stessa forza primordiale che l'aveva spinta prima a premere il suo corpo contro quello di lui, a baciare e mordere il suo collo, a stringere i suoi avambracci, sui quali lui appoggiava il suo peso sul letto, fino a che lui non perse il suo prezioso controllo, lo perse totalmente, ed era lì aperto per lei, completamente vulnerabile e, per un momento solo, completamente suo.

Recensite?^^

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Capitolo 13
*** 9: Fiumi ghiacciati (NC17) ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 9 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

 

Questa è la versione NC17 del capitolo 9. Quella non NC17 invece è postata dopo di questo, nell'ordine. Anche in questo caso potete capire bene la storia anche senza leggere la parte NC17.

~

Capitolo 9 : Fiumi ghiacciati

~

"Questo è il nostro inverno e noi siamo fiumi ghiacciati;

La troppa conoscenza ha consumato la fiamma;

Quando ero innocente;

C'era della magia nel tuo nome" - Fred Johnston

~

Il cielo era scuro, come diventava l'acqua quando c'era qualcosa che non andava nell'ecosistema. Non era grigia, come diventa talvolta appena prima di una tempesta, o blu come nelle notti d'estate; era una massa verde-grigio-blu scura che comunicava l'imminenza di duelli magici e di disastri e disastri a venire.

E poi il cielo mutò, e l'oscurità lasciò il posto al rosso del fuoco, come se un migliaio di draghi avessero sputato tutti insieme nel cielo. Bruciava e bruciava fino a che non spuntò una grossa nuvola dal nulla e spense il fuoco.

Poi, il cielo fu di nuovo oscuro, ma non era un'oscurità maligna, piuttosto quella sorta di quiete che viene sempre prima delle ore dell'alba; appena prima che il giorno nasca di nuovo.

"E' finita allora?" gli chiese lei. Erano ancora nudi, il suo mento era appoggiato sulla sua schiena così che potesse guardarlo negli occhi. La cicatrice sul suo addome era sparita; adesso non sembrava nemmeno quella strisci di succo di pera purpureo che aveva sognato.

"Che altro c'è?" chiese lui, e fissavano entrambi un campo di ceneri, ed erano ancora visibili le fiammelle del gran fuoco che aveva ripulito la terra.

"I miei genitori non lo capiranno mai," dichiarò lei infine.

"Si fottano," annunciò lui, e prima che potesse rimproverarlo, abbassò la bocca su di lei e la baciò fino a farla restare senz'aria. La baciò fino a che il sole non venne fuori e le ceneri e le fiamme erano sparite del tutto e quando lei aprì gli occhi, lui era sparita e lei indossava un vestito nero, e stava di fronte ad una tomba. Sopra vi era inciso 'Malfoy' e lei piangeva e tutto questo sembrava tremendamente importante, ma se ne stava dimenticando già, e aveva problemi a ricordarsi di lui, ma ricordava ancora gli occhi, sapeva che erano grigi, grigi come la tempesta ed erano l'ultima cosa che voleva vedere prima di morire.

~

Peer un attimo Ginny non si ricordò di dove fosse. Sgranando gli occhi per il sonno, vide tutto verde seta intorno a lei, sentì il peso di un braccio intorno ad un fianco, e pensò, Draco. Una vaga sensazione di imbarazzo la colse, probabilmente qualche rimasuglio del suo subconscio, ma dopo un attimo, passò anche quello, e rimase solo con l'idea che doveva svegliarsi.

Baciamitiamotempestastopiangendoshhmocciosatiamotiamotiamo

All'improvviso, fu tutto troppo - quello che le faceva provare il suo braccio intorno, il modo in cui si ricordava come l'aveva fatta sentire lui - OhDioDioDio - ma che aveva in testa la scorsa notte? Era diventata matta? Certamente era più o meno in quelle condizioni. Forse doveva passare un po' di tempo a St. Mungo perchè c'era proprio qualcosa che non andava in lei, dato che aveva aperto il suo cuore e il suo corpo, totalmente a Draco Malfoy e -

- e per caso lui le aveva detto, anche solo vagamente, ovvio, che l'amava?

"Sveglia, mocciosa?" le bisbigliò lui contro l'orecchio, e il suo respiro le solleticava la pelle nel più delizioso dei modi.

Avrebbe voluto dire 'Buon giorno' o qualcosa del genere, e fu scioccata quando l'unica frase che le uscì di bocca fu un piuttosto disperato "Tu mi ami?"

Il corpo di lui si irrigidì per un attimo. "Cosa?" chiese, non nascondendo la sua sorpresa.

Chiudendo gli occhi, Ginny si spostò fino a riuscire a guardarlo in faccia. Non osando aprire gli occhi, chiese di nuovo, "Tu mi ami?"

Era ancora così rigido, e le ci volle un attimo per capire che quella rigidità era dovuta al fatto che stava cercando di non scoppiarle a ridere in faccia. Aprendo gli occhi di colpo, lo colpì, con forza, nel bel mezzo del petto.

"Non è divertente!" disse, col bisbigliò più forte che le riuscì di tirare fuori.

"Lo è," disse fra un risatina e l'altra, "il modo in cui l'hai detto ... la faccia che hai fatto ..."

"Piantala!" insistette, cercando di non ridere anche lei.

"Sciocca, stupida ragazza," mormorò, un secondo prima di baciarla, rubandole l'irritazione assieme al respiro. Le sue mani sulla schiena e nei capelli erano gentili, e si ritrovò a trattenere un singhiozzo quando lo sentì rabbrividire contro di lei.

Le palpebre si chiusero di loro volontà e le crebbe un nodo alla gola per l'emozione. Non si era davvero aspettata che le rispondesse, che le dicesse quelle tre parole. Una parte di lei credeva che l'amasse. Di sicuro la stringeva come se l'amasse davvero. E poi c'era il modo in cui la baciava, come se non potesse sopportare il pensiero di non poterla più toccare, come se fosse l'aria e l'acqua per lui. C'era una tale disperata quiete in quello che faceva che ebbe paura per la prima volta da quando era iniziata la sua relazione con Draco Malfoy: non c'erano tempeste in vista, perciò cosa temeva Draco?

Le venne un dolore al petto e premeva contro il suo cuore, facendole male per un motivo che ancora non sapeva. Se il modo in cui Draco la stringeva era di una qualche indicazione, lo sentiva anche lui. La scorsa notte, lui stesso aveva detto di non essere in grado di fare promesse, e allora non le era importato, non aveva avuto altro che stare completamente con lui, anche solo per una notte. Ora, però, sapendo come poteva essere fra di loro, era diventata avida. Non voleva rinunciare a lui, mai, ma non era certa di come dover affrontare l'argomento. E poi, se questa era l'unica mattina in cui si sarebbero svegliati insieme, la voleva perfetta.

"Che giorno è oggi?" bisbigilò lei, nella tranquillità del piccolo guscio che si erano costruiti attorno.

"Sabato," rispose lui, con voce ugualmente bassa, con le loro fronti che si sfioravano appena.

"Niente lezioni," dichiarò lei con un grosso sorriso.

"Niente lezioni," annuì lui e se prima aveva pensato avesse paura, ora sentiva una tristezza nostalgica dentro di lui. La provava anche lei, e non sapeva come combatterla. Sapeva solo che doveva provarci.

"La scorsa notte è stata . . ." Il suo cervello cominciò a entrare in cortocircuito quando provò a trovare le parole per descrivere quello che aveva significato la scorsa notte per lei. Espressioni banali, come 'bella' e 'meravigliosa' e 'divertente' e 'favolosa' le attraversarono la mente, e furono subito scartati. Era diventato parte di lei la scorsa notte; come diavolo ci si poteva aspettare che una ragazza esprimesse quella sensazione come si doveva?

"Io non ho mai ..." Lui arrossì addirittura, appena, e lei fu felice di sapere che ne era capace. "Non sapevo potesse essere così. Voglio dire, sapevo che io sarei stato bravo, naturalmente, ma non avevo mai capito che ... noi potevano essere bravi. Insieme. Non avevo mai capito che era un tale gioco di squadra."

"Nemmeno io," commentò lei piano.

"Davvero?" Lui cominciò ad accarezzarle la curva del fianco con la punta delle dita. "Pensavo che le ragazze avessero la loro prima volta tutta schematizzata in testa, dall'inizio alla fine, in una sorta di perfetto incontro romantico."

"E' così," confermò Ginny tranquilla, senza guardarlo. "E' solo che ... non pensi davvero che la tua fantasia diverrà realtà. Lo speri, ma ... non si pensa mai che la realtà reggerà il confronto col sogno. Certo sembra quasi impossibile che sia anche meglio ..." Cominciò a tormentarsi di nuovo il labbro, desiderando di non sembrare così priva di esperienza. Avrebbe voluto essere spontanea e meravigliosamente vissuta per lui, e invece, riusciva a malapena a mettere due parole insieme per dirgli quello che aveva significato per lei.

"Meglio, eh?" disse lui, con l'aria di uno che era incredibilmente compiaciuto di se stesso.

Incapace di resistere, lei alzò gli occhi al cielo. "Sì, Draco, sei un dio del sesso, mi hai presa e ... " il sorriso sparì lentamente dai suoi tratti e si lasciò scappare un grosso e reticente sospiro. "E non sarò mai più quella di prima. Felice?"

"In verità sì," rispose lui serio. "Penso che per la prima volta in vita mia, lo sono davvero."

Ormai si stavano divertendo tutti e due, e Ginny accolse con piacere quel cambiamento. Sollevando le sopracciglia, si avvicinò e gli premette un bacio sulla punta del naso, poi sulla curva della mascella.

"Scommetto che posso renderti ancora un pochino più felice," bisbigliò.

"E io scommetto che non esiste niente al mondo che mi farebbe scommettere contro di te," si lasciò sfuggire un gemito roco mentre la mano di lei scivolava sotto le coperte che lo coprivano fino alla cinta.

La scorsa notte era stata bella e speciale e un mucchio di altre cose. Tuttavia, era stata così presa dal momento che non aveva prestato abbastanza attenzione al tatto. E questa mattina, voleva fare molta molta attenzione al tatto.

Baciare Draco era un'esperienza che non sarebbe mai stata in grado di descrivere in modo accurato, per quanti passi vi dedicasse nel suo diario. Le sue labbra erano così soffici e la sua lingua contro la propria le faceva letteralmente arricciare le dita dei piedi. La mano di lei, diventando più audace ad ogni carezza delle bocche, finalmente si abbassò abbastanza da andare a stringere il suo membro indurito, gentilmente, fra le mani. Lui emise un brontolio disperato contro la sua bocca e lei si lasciò sfuggire un sorriso, iniziando con la mano una serie di lenti movimenti cadenzati.

Ma pareva che Draco non fosse soddisfatto nel lasciare toccare solo a lei; sbarazzandosi totalmente della coperta, mise al lavoro le sue stesse mani sul corpo di lei, mentre lo accarezzava. Prese a coppa i seni, abbassando la testa per assaggiare di nuovo la sua pelle. La sua mano viaggiò lungo le curve dei suoi fianchi, reimparò i sentieri della sua schiena, e disegnò cerchi pigri sul suo stomaco. Più sotto, la sua mano fece una curva contro la pelle liscia del suo addome, più in basso, fino a che non affondò le dita fra le sue gambe e lei non riuscì a sentirsi imbarazzata perchè era troppo bello.

"Dove hai imparato?" esclamò Ginny con un gemito, la mano che si allontanava dalla sua erezione per andare a stringere la coperta. Era così intento a toccarla che si sentiva a malapena capace di tenere gli occhi aperti, figurarsi cercare di pensare anche ai suoi bisogni.

"E' un talento naturale," rispose lui, piuttosto fiero di se stesso. Avrebbe potuto castigare la sua superbia se non avesse avuto ogni ragione per essere così sicuro di se stesso.

Il suo pollice si mosse di quel poco, mentre due delle sue dita si incurvarono di quel tanto, e anche se sentiva ancora un po' male per la sera prima, Ginny scoprì che un po' di fastidio era un piccolo prezzo da pagare per le sensazioni che stava tirando fuori dal suo corpo languido.

"Sei così bella, sai," disse, in tono totalmente casuale, e con la mano che non la stava facendo impazzire le tolse una ciocca di capelli dalla fronte sudata.

"Non è vero," rispose lei senza fiato. "Ma è dolce da parte tua dirlo."

"Così bella," insistette lui come se non avesse parlato, con voce bassa e reverenziale. "I tuoi occhi sono così grandi e marroni. Mi fanno sentire benvenuto non appena ti guardo. Specialmente ora," mormorò, guardandola intensamente. "Le tue labbra sono dischiuse, ansimi un poco ... e mi sento ben voluto, dal tuo cuore, dalla tua vita, dal tuo corpo."

"Lo sei," bisbigliò lei, e andrò a stringere uno dei suoi avambracci, tenendolo forte mentre lo sentiva accadere ancora, quel piacere che le aveva mostrato la scorsa notte e che non aveva mai saputo fosse esistito. "Draco ..."

La avvicinò a sè e iniziò a bisbigliarle all'orecchio mentre lei si scioglieva nelle sua braccia tremante, parole d'affetto e altre esclamazioni su quanto era bella, come gli aveva mostrato qualcosa di raro e prezioso che non avrebbe mai creduto potesse essere suo.

Dopo che si ricordò di nuovo come si fa a respirare, Ginny alzò lo sguardo su di lui, e qualunque tipo di timidezza avesse sentito quella mattina sparì alla vista di Draco Malfoy, sdraiato accanto a lei su un fianco, totalmente privo di difese. La vulnerabilità che le aveva mostrato la notte prima non era stata passeggera, come aveva temuto: era completamente aperto a lei ora, del tutto aperto e fiducioso, ed era commossa da tutta la fiducia che le aveva accordato.

Gentilmente, lo spinse all'altezza del petto, fino a che non si ritrovò sdraiato sulla schiena. Con un sorriso rassicurante, gli si mise sopra a cavalcioni, all'altezza della vita, poi si avvicinò per un attimo appena a sfiorargli la bocca con la propria.

"Tecnicamente," bisbigliò contro le sue labbra. "Sono la tua schiava ancora per qualche giorno. E credo che nel nostro accordo originale - lasciato a marcire per tutte queste settimane nella mia borsa - tu avessi messo per iscritto chiaramente che avevi i tuoi 'bisogni' e che ti aspettavi che ti facessi certi ... favori in futuro."

"Già, vero?" disse, e aveva uno sguardo estremamente compiaciuto.

"E così, per rispettare quei termini ... io non sono altro che la tua schiava obbediente e disponibile." Da qualche parte dentro di sè, Ginny benedisse la sua stessa insistenza nel volersi unire all'Ordine; non fosse stato per loro e il loro ridicolo test, lei e Draco non avrebbero mai avuto occasione di stare insieme in quel momento. C'era la fondata possibilità che sarebbe andata avanti a odiarlo per il resto della sua vita, felice e inconsapevole.

"Farai tutto quello che voglio, vero?" mormorò Draco.

"Beh, devo rispettare i patti," commentò lei solenne. "Ho dato la mia parola, perciò suppongo di dover fare tutto quello che desideri."

La fissò per un lungo attimo, con le mani appoggiate sui suoi fianchi, e le dita che disegnavano, assenti, piccoli sentieri disordinati sulla sua pelle.

"Voglio solo che mi ami," disse infine, e la sua voce si spezzò un poco.

"Questo è facile," mormorò Ginny, chiudendo gli occhi prima di iniziare a piangere. La sua bocca andò di nuovo a cercare quella di lui, per un istante, prima di abbassarsi sulla sua mascella, sulla sua guancia, sulla curva del suo naso appena appena aquilino.

"Amo ogni parte di te," continuò, mentre la sua bocca assaggiava le sue clavicole, il suo petto e il torso magro. "Ogni parte," ripetè, sfiorando con le labbra la sua cicatrice, e non ebbe più il potere di controllare le lacrime. Il liquido caldo e salato cadde sul suo addome, e lei lo leccò via con la lingua, non smettendo mai di avventurarsi sempre più in basso.

Sdraiata comoda fra le sue gambe, prese ancora una volta la base della sua erezione fra le mani, e la accarezzò una, due volte, prima di portare la punta alla bocca. Sperimentando provò ad allungare la lingua per assaggiarla, affascinata dal modo in cui i muscoli delle sue gambe si tendevano, poi si rilassavano, a ogni suo movimento. Allungando ancora la lingua, provò ad imitare il movimento di quando cercava di prendere la schiuma di un burrobirra, e la incurvò attorno alla punta del suo membro.

Incoraggiata dal mugugno di approvazione che sentiva venire dal fondo della sua gola, lasciò che la punta della sua erezione scivolasse fra le sue labbra. I fianchi di lui saltarono su una volta, e lei ne prese dentro ancora un'altra parte, poi un'altra parte ancora, fino a che non lo sentì toccare il palato. Appiattendo la lingua contro di lui, lasciò scivolare fuori il suo membro, poi di nuovo dentro, fuori, dentro, fuori, sentendosi sempre più eccitata dai suoni che uscivano dalla bocca di lui. La parte del suo cervello a cui ancora importava di queste cose, sperava che il dormitorio dei Serpeverde fosse vuoto quanto sembrava.

Alzando gli occhi, Ginny si prese il tempo di studiare il viso di Draco e, oh, e lui pensava che lei fosse bella? Se lei era bella, lui andava oltre ogni umana descrizione. I capelli erano spettinati a causa di tutte le volte in cui ci aveva passato le mani attraverso, e la sua bocca si apriva e si chiudeva in esalazioni di aria silenziose che riteneva con una certa sicurezza che fossero il suo nome. Le sue mani trovarono appiglio nei capelli di lei, e le dita presero come ad accarezzarle la testa. Era meglio che semplicemente una bella sensazione e fu quasi sorpresa quando assaggiò un liquido caldo e salato in fondo alla gola.

Deglutendo, lo lasciò andare e appoggiò la guancia al suo stomaco. Le mani di lui affondavano ancora nei suoi capelli e il suo respiro era faticoso e pesante. Non si ricordava di essersi mai sentito così in pace col mondo in tutta la sua vita.

"E' sempre così?" si chiese piano.

Non riusciva a vedergli il viso, ma sentì il sorriso nelle sue parole. "Dovrò prestare attenzione la prossima volta per scoprirlo."

~

"Ginny, stai ... saltellando?" le chiese una ragazza del quinto anno mentre lasciava la sala comune di Grifondoro.

"Se salto," gridò Ginny dietro di lei mentre il ritratto della Signora Grassa di chiudeva dietro di lei, "E' perchè me lo sono guadagnato!"

Canticchiando, Ginny si diresse verso la biblioteca. Doveva dedicare un po' di tempo oggi al test che il Professor Bins aveva programmato per lunedì, e dopo, avrebbe incontrato Draco presso il lago.

Entrambi avrebbero voluto non lasciava la calda sicurezza del letto di lui, prima, ma il pensiero di essere scoperti da una mandria di Serpeverde con la bava alla bocca li aveva convinti. Si erano scambiati un dozzina di baci mentre si vestivano e le ci era voluta tutta la sua forza di volontà per separarsi da lui.

La biblioteca era gremita (Gli esami G.U.F.O. iniziavano lunedì) di studenti del settimo anno. Ad un tavolo, un gruppo di Corvonero sembravano lì da tutto il giorno, visti i sandwitch mezzi mangiati e le cartine varie buttate tutto intorno. Ginny trovò un tavolo libero in un angolo, appoggiò la borsa su una sedia, poi andò a cercare i libri nella lista del Professore.

Studiava da quasi mezz'ora quando qualcuno le toccò la spalla.

"Questo posto è occupato?" chiese Kyle McGraw, con un piccolo sorriso speranzoso sul viso.

"Ora sì," rispose Ginny, genuinamente felice di vederlo. O forse era che oggi era genuinamente felice e basta, in generale.

"Volevo solo accertarmi che le cose fossero a posto tra noi," disse lui prendendo posto. "Mi spiacerebbe davvero che fra noi ci fosse un qualche ... imbarazzo."

"Non c'è," lo rassicurò Ginny, "fin tanto che siamo entrambi d'accordo sul fatto che siamo solo amici."

"Nero su bianco senza più storie," fu d'accordo Kyle. "D'altronde, hai preso l'unico tavolo libero." Si scambiarono un sorriso, e Kyle cominciò a prepararsi a studiare lui stesso. Lessero in silenzio per alcuni minuti, poi Ginny sentì qualcuno che si avvicinava al loro tavolo.

"Ciao, scusa, sono in ritardo."

Ginny alzò lo sguardo e si trovò un ragazza davvero carina di fronte. "Non sei in ritardo tu, sono io ad essere arrivato preso," sentì dire a Kyle. "Ginny, questa è Lisandra Burns. Lys, questa è Ginny Weasley."

"Ciao," disse Ginny, sorridendo al modo in cui Lysandra appoggiò una mano possessiva sopra la spalla di Kyle, mentre con l'altra cercava nella borsa che aveva appoggiato sulle ginocchia. Ginny si ricordò di Lysandra in quel momento; era una Tassorosso, anche lei al sesto anno, e faceva molte delle classi di Kyle. I Tassorosso e i Grifondoro avevano solo una classe in comune quell'anno. Quella del Professor Bins. "Sei venuta a romperti il cervello sui libri?"

"Speriamo niente di così drastico," rispose Lysandra, togliendo trionfante una piuma dalla sua borsa, poi prendendo posto accanto a Kyle. "Voglio studiare quel che basta per passare." Fece un 'yeah' di circostanza con le mani. "Il motivo per cui sono in ritardo è che non riuscivo ad andarmene dallo spettacolo che c'era a pranzo."

"Quale spettacolo?" chiese Ginny curiosa.

"Quella nuova ragazza, Ezra chisièfattastavolta? Lei e Seamus Finnigan si stavano facendo una bella litigata a pranzo."

"Perchè?" Ora Ginny era preoccupata per la sua amica.

"Non so," rispose Lysandra, con un broncio. "Litigavano scambiandosi quei forti bisbigli coi quali non riesci a capire un cavolo di quello che dicono, se non è che non è niente di buono."

"Ah, questo spiega bene perchè eri in ritardo," notò Kyle.

"Pensavo di essere puntuale," commentò Lysandra con un sorriso. Kyle le sorrise a sua volta e Ginny si trattenne dal vomitare. Non era gelosia - ma erano schifosamente dolci.

"Mi sorprendo in verità che siamo entrati qui," disse Kyle. "visto che questo posto è una gabbia di matti."

"Anche tu ti sei imbattuto in una coppia furiosa?" chiese Ginny.

"No. Solo in un pazzo maniaco," commentò Kyle risentito. "So che è ... un amico tuo o qualcosa del genere. Ma Ginny, qualcuno dovrebbe dare una controllata a Draco Malfoy. Quel ragazzo sta impazzendo."

"Hai incontrato Draco?" Ginny si sedette più dritta sulla sedia.

"Diciamo che lui ha incontrato o meglio, travolto, me," la corresse Kyle. "Parlava da solo a bassa voce, sembrava davvero nero. Mi ha detto di guardare dove mettevo i piedi. Mi ha chiesto dov'eri in verità. Gli ho detto che ti avrebbe trovato qui probabilmente."

"Come sapevi dov'ero?" chiese Ginny in modo poco dolce.

"Mi prendi in giro, vero?" chiese Kyle piano. "Tutta la scuola è qui, o sarà qui prima della fine del giorno. La metà di noi sono qui per i G.U.F.O. o i M.A.G.O. e l'altra metà è al lavoro per quelli che ho sentito dire sono gli esami finali più stressanti che Hogwarts abbia mai avuto. Non senti quello che dice la gente?"

"No?" rispose Ginny, ignara. In verità, a meno che avesse a che fare con Draco, non aveva prestato attenzione o si era preoccupata di molto negli ultimi tempi.

"Tutte i professori sono preoccupati," confidò Lysandra. "C'è qualcosa di pericoloso in vista. Il Professor Silente ha un brutto presentimento pare." Sospirò. "Spero che qualunque cosa sia non interferisca con la Coppa del Mondo di Quidditch. L'Irlanda quest'anno va alla grande."

"Non dopo che la Scozia si sarà occupata di loro," mormorò Kyle.

"Tu e il tuo orgoglio scozzese," fece Lysandra, sbattendo la mano in aria. "Io non sono nemmeno irlandese - tifo solo per la squadra migliore."

"Oh, ma dai," disse Kyle, "se il Manchester fosse in gara, metteresti il Cercatore Irlandese sotto un treno."

"Sentite, forse è meglio che vi lasci soli," li interruppe Ginny, raccogliendo i suoi libri. La sua mente stava cercando di comprendere cosa fosse successo a Draco nelle ore in cui l'aveva lasciato, fino al momento in cui aveva incontrato Kyle. Forse aveva ricevuto una lettera di suo padre. Draco non le aveva mai raccontato cosa lo disturbava quella volta, ora che ci pensava.

"Sei sicura?" chiese Kyle dubbioso. "Abbiamo molto da studiare per-"

"Sicura," rispose Ginny, stampandosi un sorriso in faccia. "Divertitevi, voi due."

Quasi correndo fuori dalla biblioteca, Ginny pensò a quello che Kyle aveva detto a Draco, sul fatto che sapeva dove fosse. Forse ... pensava che lo incontrasse in segreto alle sue spalle? Era ridicolo, Draco non era un tipo insicuro, ma ... se c'era qualcos'altro che lo disturbava, qualcosa che aveva a che fare con suo padre, era possibile che quell'uomo avesse causato un gran disastro per qualcosa di perfettamente innocente. Un altro pensiero le passò per la testa - e se Draco era passato dalla biblioteca dopo aver incontrato Kyle, e li aveva visti insieme?

Era così geloso la volta scorsa, così irrazionale. Ed era stato prima che dormissero insieme. Affrettando il passo, Ginny si sforzò di pensare a dove potesse essere Draco in quel momento.

~

Un'ora dopo Ginny ancora non aveva trovato Draco. Non si trovava nelle segrete Serpeverde e non era nemmeno vicino al lago. Il campo di Quidditch era vuoto e non poteva certo chiedere a tutte le persone che vedeva nei corridoi se lo avesseero incontrato, dato che in effetti erano tutti in biblioteca. Aveva persino avuto il coraggio di chiedere al Professor Piton se sapeva dove fosse Draco - no, naturalmente, ma l'aveva guardata male per la domanda.

La sala da pranzo era praticamente vuota anche lei, e Ginny si era fermata lì alcuni minuti per mangiare qualcosa - non toccava cibo dal pranzo del giorno prima e non avrebbe certo aiutato Draco svenendo per la fame. Mentre era lì, una piccola Corvonero del primo anno aveva fatto cadere tutto il suo budino sull'uniforme di Ginny e le ci era voluto tutto il suo autocontrollo per non scaricare la sua frustrazione e preoccupazione sulla povera bambina.

Mentre correva verso la torre dei Grifondoro per cambiarsi, Ginny notò Hermione che usciva dal ritratto in cui abitava la Signora Grassa, che sembrava sparita al momento.

"Herm," urlò Ginny, "il dipinto!"

Hermione sembrò confusa per un attimo, poi notò l'assenza della Signora Grassa. "Scusa," mormorò, "ho paura di essere un po' distratta."

"Ha niente a che fare con le voci che ho sentito sui presentimenti di Silente?" chiese Ginny.

"Oh cielo," si lasciò sfuggire drammaticamente Hermione, "circolano già delle voci?"

"Hermione, questo è il momento in cui si suppone tu mi debba dire 'Ehi, Gin, stai ad ascoltare i pettegolezzi? Tutta spazzatura' e mandarmi via ridendo," commentò Ginny nervosa.

"Non è tutta spazzatura," rispose Hermione miseramente. "Ma non è così brutto come puoi pensare."

"Che vuoi dire?" chiese piano Ginny.

"Le cose si ... si stanno definendo degli schieramenti," rispose Hermione, a quanto pare a corto di parole, una cosa che non le succedeva mai. "Le cose inizieranno a diventare un po' più difficili, specialmente qui a scuola. Ginny, non posso parlarne ora, devo incontrare Harry-"

"Va," disse Ginny. "Scusa."

"Vedrai," la rincuorò Hermione mentre si allontanava. "Tutto si sistemerà alla fine."

"Sarà così davvero?" bisbigliò Ginny piano, a se stessa. Hermione non la sentì, e Ginny ne fu felice. Voler essere rassicurata per qualcosa di cui ancora non si sapeva molto era incredibilmente infantile e a Ginny piaceva pensare di aver superato quella fase.

Stava per attraversare il ritratto, quando sentì delle voci avvicinarsi. Girandosi, vide Ezra e Draco camminare verso di lei, e stavano litigando per qualcosa.

"Sono innamorato di lei," stava dicendo Draco sinceramente, e il cuore di Ginny le balzò in petto. Poteva dirsi fino alla fine dei tempi che non le importava sentirglielo dire, che in un qualche modo lo sentiva - ma niente, niente la faceva sentire così bene come udirlo dire quelle parole. Si sentiva invincibile; in quel preciso istante, avrebbe detto a chiunque glielo avesse chiesto che era in grado di volare.

Era ancora meglio sentirglielo dire così, quando non sapeva che lo stava ascoltando. Mentire ad Ezra non avrebbe avuto senso, naturalmente - probabilmente stavano litigando perchè Draco aveva chiesto ad Ezra dove fosse finita Ginny. Anche la faccia che aveva fatto Ezra era impagabile -  come se non potesse credere a quello che sentiva. Ginny immaginava che ci sarebbe voluto un po' a tutti per assorbire l'idea. Ezra quasi sicuramente stava facendo a Draco una ramanzina, del tipo 'non fare del male alla mia amica'.

"Ma che bello, Draco," rispose Ezra acida. "Sono felice per te. Ma questo non cambia proprio niente."

"Cambia tutto," insistette Draco trafelato.

"Invece no!" riaffermò Ezra, testarda. "Non è cambiato niente quando io mi sono innamorata, e non cambierà ora per te. Mi dispiace dirlo, Malfoy, ma siamo costretti a stare l'uno con l'altra. A meno che tu non voglia essere quello che affronterà l'ira di entrambi i nostri padri; dammi almeno abbastanza tempo per allontanarmi da loro, piccolo troll egoista che non sei altro."

Draco rimase in un orribile silenzio e i grossi pezzi di cementi iniziarono tutti a sistemarsi al loro posto nella testa di Ginny, e ognuno di loro le portava un tremendo senso di paura e nausea. Poteva ancora negare tutto a se stessa a quel punto ma Ginny non si permise di provare il conforto dell'ignoranza, e saltò immediatamente al dolore più lacerante. Si era lasciata probabilmente sfuggire un grido o qualche altro suono strozzato (e stavo cercando di non fare rumore!) perchè Ezra e Draco si girarono entrambi verso di lei. Ginny notò che Ezra aveva un'espressione estremamente colpevole.

Draco invece sembrava solo triste; quel tipo di quiete tristezza che uccideva un uomo in lunghi e agonizzanti momenti, anni prima che il corpo stesso iniziasse a morire. Il suo viso rifletteva semplicemente lo stesso cuore spezzato che Ginny sentiva si stava spaccando ancora nel suo petto.

Ancora coperta di budino e disperazione, Ginny fece l'unica cosa che le riuscì:

Corse via.

~

Non era mai stata una sportiva, mai stata il ragazzaccio che sua madre si aspettava sarebbe diventata, crescendo in una famiglia di soli maschi. I giochi disordinati e burrascosi dei suoi fratelli, anche se le erano parsi bellissimi da bambina, non l'avevano più interessata tanto una volta appresa la gioia che davano dei trucchi e dei bei vestiti. Quando era arrivata la sua lettera da Hogwarts, Ginny era ormai una bambina in tutti i sensi.

Erano passati anni da quando aveva corso l'ultima volta in questo modo, ma corse eccome, come se il diavolo stesso la stesse seguendo (e non lo era forse?). I suoi polmoni già cominciavano a bruciarle e ora le si stava appannando anche la vista. Da qualche parte nella sua testa, sentì Draco gridare il suo nome; riconobbe appena il rumore lontano dei passi che non erano suoi.

Una cosa di cui era certa era questa: non poteva permettergli di prenderla. Se la raggiungeva, avrebbe cercato di spiegare, e non c'era niente da spiegare. Tutte le stupide idee che si era fatta crollavano ad ogni passo che faceva. Qualche minuto prima, la sua preoccupazione più grande riguardo la sua nuova relazione era l'idea di come i suoi genitori avrebbero preso la notizia.

Arthur Weasley avrebbe sicuramente cominciato a urlare. Senza dubbio. Molly l'avrebbe zittito e messo un braccio intorno a Ginny, e molto materna, le avrebbe chiesto, 'sei sicura, cara?' e 'è abbastanza bravo per te'?, domanda alla quale suo padre avrebbe risposto con un 'Diavolo, no che non lo è! E' un Malfoy, no?' e Ginny avrebbe pianto, dicendo, 'Papà, lui non è come gli altri!' anche se dentro di sè avrebbe saputo che era molto ma molto simile a tutti gli altri, con una sola grande differenza: lui l'amava. Lui l'amava per davvero, anche se non gliel'aveva mai detto, nemmeno nel modo più vago possibile. Ma le aveva mostrato lo stesso che l'amava, e non era più importante questo? Non era quel tipo di amore che potevi sentirti nelle ossa? Quell'amore che poteva conquistare tutto e tutti?

"Sono così stupida," disse ad alta voce quando finalmente si fermò. Aveva corso per tutta la strada ed era arrivata fino al lago, e ora era piegata in due vicino all'acqua, e respirava a fatica.

"Non sei stupida," disse Draco, anche lui col respiro corto, avvicinandosi a lei. "Anche se mi hai fatto quasi venire un attacco cardiaco. Dio, ragazza, ti sei fatta un incantesimo di velocità per correre così?"

"Stupefacente quanto si riesca a correre veloce con un cuore spezzato, vero?" rispose lei, con voce un po' isterica.

"Non farlo," fece lui duro. "Non dire che hai il cuore spezzato, non può essere spezzato, non lo permetto."

"Beh, lo è!" sbottò lei, girandosi di scatto per guardarlo in faccia. "E' spezzato in mille pezzi piccolissimi e non ti perdonerò mai per questo!" Fece grossi movimenti con le braccia. "Draco, tu sei fidanzato!"

"Non è colpa mia dannazione!" urlò lui. "Te l'avevo detto che non potevo farti promesse. Te l'ho detto sin dall'inizio! Ho persino cercato di mandarti via-"

"Beh, non ci hai provato abbastanza!" singhiozzò. "Avresti dovuto sbattermi fuori dalla porta! Avresti dovuto spingermi via quando ti baciavo, avresti dovuto-"

"Cosa?" ribattè lui. "Spezzarti il cuore prima? Rifiutarti, farti pensare che non ti volevo?"

"Sì," rispose lei con rabbia. "Sarebbe stato meglio così. Sarebbe stato meglio se l'avessi fatto allora, prima ... prima che ..."

"Prima che, cosa?" sbottò anche lui. "Prima che mi amassi?"

"No, idiota, prima che sapessi che mi amavi anche tu!" Lo colpì con forza al petto una volta, con la mano aperta. "L'avrei sopportato, sapere che non saremmo mai potuti stare insieme, dato che non mi amavi. Ma invece hai dovuto baciarmi e stringermi e dirmi che eri d'accordo quando dicevi che non potevo amarti ..." Delle lacrime le solcavano il volto e dovette dargli la schiena. "Perchè eri d'accordo con me?"

"Mi dispiace," bisbigliò, avvicinandosi ancora da dietro. Il suo braccio le cinse la vita e portò la sua schiena contro il suo petto, al quale lui la strinse forte. Premette il viso contro l'incavo del suo collo, e lei sentì la guancia di lui, bagnata. "Io non - io non capivo niente di quello che provavo."

"Che vuoi dire?" chiese, incapace di fare altro.

"Sono così disperatamente, terribilmente e irrevocabilmente innamorato di te," le confessò a bassa voce. "Non ho mai amato ... niente in questo modo e mi spaventa, mi spaventa da morire. Non so come comportarmi o come reagire o ... o come scappare via da questo. Non penso di essere fatto per respingerti mocciosa."

"Ma tu sposerai un'altra ragazza," bofonchiò lei miserabilmente. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce. Non sembrava rendesse l'idea più sopportabile. Draco, sposato ad un'altra ragazza. Non una ragazza qualunque, poi; Ezra. La prima amica che Ginny si fosse mai fatta da sola; la prima amica che non si limitava a tollerarla a puro beneficio di Ron.

"Devo," rispose Draco piano. "I nostri padri si aspettano-"

"I vostri stupidi padri non si rendono conto che non siamo più nel Medioevo?!" urlò Ginny, spostando la mano per stringere l'avambraccio che le teneva la vita.

"No," rispose lui serio.

Rimasero fermi per un momento. Ginny fissava l'acqua, aspettando di smettere di piangere. Cercare di smettere la fece solo singhiozzare più forte, fino a che cominciò a singhiozzare. Draco le accarezzò il ventro piano; il tocco gli era venuto così istintivo che le portò lacrime nuove agli occhi.

"E' così allora," disse piano, non rendendosi conto di aver parlato ad alta voce fino a che non sentì il corpo di lui irrigidirsi dietro di lei. "E' finita," disse, un po' più forte.

"Non deve," bisbigliò lui contro il suo orecchio, e Ginny si girò a guardarlo.

"Draco," disse, quasi gentile, "so che non ti piace mollare, ma anche tu sei costretto ad ammettere che queste situazione non ha alternative."

"Non voglio perderti, Gin," disse lui, e la sua voce era quanto di più sincero gli avesse mai sentito uscire dalle labbra. "Non voglio allontanarmi da te senza aver lottato."

"Contro chi stai lottando?" chiese piano. "Contro tuo padre? Contro te stesso?"

"Forse entrambi," disse, non senza forzarsi. "Scappa via assieme a me."

Gli occhi quasi le saltarono fuori dalle orbite. "Cosa?"

"Mi hai sentito," disse lui. "L'unico modo in cui io e te possiamo stare insieme è andare in un luogo in cui mio padre non potrà trovarci mai."

"Lasciarsi indietro tutto," disse lei, incredula. "La mia famiglia ..."

"Ti capisco se non vuoi farlo. Significherebbe lasciarsi tutto dietro, vorrebbe dire avremmo solo noi a sorreggerci l'un l'altro-"

"Va bene," disse Ginny, e fu sorpresa dalla sua risposta quanto lui.

"Devi esserne sicura," la avvertì lui. "Ricordati, io non ho niente da perdere, niente da rimpiangere. Tu sei tutto ciò che c'è stato di buono nella mia vita; e io sono probabilmente la cosa peggiore della tua."

"Non lo sei," disse lei onestamente. "Sei ... Draco, tu sei quello che vedo quando immagino il mio futuro. Mi vedo con te, sogno te, io ... io non so cosa sia successo, è stato tutto così veloce, e non so esattamente quando o persino come ... ma non riesco più ad immaginare la mia vita senza di te."

Lui la guardò per un attimo, ed era lo stesso sguardo che le aveva rivolto la volta precedente, quando gli aveva confessato il suo amore: circospetto, attento, e disperatamente desideroso di crederci.

"Allora incontrami qui stanotte," disse alla fine. "Fa i tuoi addii a chi devi. Ma incontrami qui e ce ne andremo prima dell'alba."

Portandosela vicino, la baciò disperatamente, avvicinandola a lui come se volesse inglobarla dentro di sè. E tutto quello che riusciva a fare lei era mormorare fra le lacrime, contro le sue labbra, la parola 'Sì'.

~

NdT - recensite numerosi, mi raccomando!^^

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Capitolo 14
*** 9: Fiumi ghiacciati ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 9 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

 

Questa è la versione non NC17 del capitolo 9. Quella NC17 invece è postata prima di questo, nell'ordine. Anche in questo caso potete capire bene la storia anche senza leggere la parte NC17.

~

Capitolo 9 : Fiumi ghiacciati

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"Questo è il nostro inverno e noi siamo fiumi ghiacciati;

La troppa conoscenza ha consumato la fiamma;

Quando ero innocente;

C'era della magia nel tuo nome" - Fred Johnston

~

Il cielo era scuro, come diventava l'acqua quando c'era qualcosa che non andava nell'ecosistema. Non era grigia, come diventa talvolta appena prima di una tempesta, o blu come nelle notti d'estate; era una massa verde-grigio-blu scura che comunicava l'imminenza di duelli magici e di disastri e disastri a venire.

E poi il cielo mutò, e l'oscurità lasciò il posto al rosso del fuoco, come se un migliaio di draghi avessero sputato tutti insieme nel cielo. Bruciava e bruciava fino a che non spuntò una grossa nuvola dal nulla e spense il fuoco.

Poi, il cielo fu di nuovo oscuro, ma non era un'oscurità maligna, piuttosto quella sorta di quiete che viene sempre prima delle ore dell'alba; appena prima che il giorno nasca di nuovo.

"E' finita allora?" gli chiese lei. Erano ancora nudi, il suo mento era appoggiato sulla sua schiena così che potesse guardarlo negli occhi. La cicatrice sul suo addome era sparita; adesso non sembrava nemmeno quella strisci di succo di pera purpureo che aveva sognato.

"Che altro c'è?" chiese lui, e fissavano entrambi un campo di ceneri, ed erano ancora visibili le fiammelle del gran fuoco che aveva ripulito la terra.

"I miei genitori non lo capiranno mai," dichiarò lei infine.

"Si fottano," annunciò lui, e prima che potesse rimproverarlo, abbassò la bocca su di lei e la baciò fino a farla restare senz'aria. La baciò fino a che il sole non venne fuori e le ceneri e le fiamme erano sparite del tutto e quando lei aprì gli occhi, lui era sparita e lei indossava un vestito nero, e stava di fronte ad una tomba. Sopra vi era inciso 'Malfoy' e lei piangeva e tutto questo sembrava tremendamente importante, ma se ne stava dimenticando già, e aveva problemi a ricordarsi di lui, ma ricordava ancora gli occhi, sapeva che erano grigi, grigi come la tempesta ed erano l'ultima cosa che voleva vedere prima di morire.

~

Peer un attimo Ginny non si ricordò di dove fosse. Sgranando gli occhi per il sonno, vide tutto verde seta intorno a lei, sentì il peso di un braccio intorno ad un fianco, e pensò, Draco. Una vaga sensazione di imbarazzo la colse, probabilmente qualche rimasuglio del suo subconscio, ma dopo un attimo, passò anche quello, e rimase solo con l'idea che doveva svegliarsi.

Baciamitiamotempestastopiangendoshhmocciosatiamotiamotiamo

All'improvviso, fu tutto troppo - quello che le faceva provare il suo braccio intorno, il modo in cui si ricordava come l'aveva fatta sentire lui - OhDioDioDio - ma che aveva in testa la scorsa notte? Era diventata matta? Certamente era più o meno in quelle condizioni. Forse doveva passare un po' di tempo a St. Mungo perchè c'era proprio qualcosa che non andava in lei, dato che aveva aperto il suo cuore e il suo corpo, totalmente a Draco Malfoy e -

- e per caso lui le aveva detto, anche solo vagamente, ovvio, che l'amava?

"Sveglia, mocciosa?" le bisbigliò lui contro l'orecchio, e il suo respiro le solleticava la pelle nel più delizioso dei modi.

Avrebbe voluto dire 'Buon giorno' o qualcosa del genere, e fu scioccata quando l'unica frase che le uscì di bocca fu un piuttosto disperato "Tu mi ami?"

Il corpo di lui si irrigidì per un attimo. "Cosa?" chiese, non nascondendo la sua sorpresa.

Chiudendo gli occhi, Ginny si spostò fino a riuscire a guardarlo in faccia. Non osando aprire gli occhi, chiese di nuovo, "Tu mi ami?"

Era ancora così rigido, e le ci volle un attimo per capire che quella rigidità era dovuta al fatto che stava cercando di non scoppiarle a ridere in faccia. Aprendo gli occhi di colpo, lo colpì, con forza, nel bel mezzo del petto.

"Non è divertente!" disse, col bisbigliò più forte che le riuscì di tirare fuori.

"Lo è," disse fra un risatina e l'altra, "il modo in cui l'hai detto ... la faccia che hai fatto ..."

"Piantala!" insistette, cercando di non ridere anche lei.

"Sciocca, stupida ragazza," mormorò, un secondo prima di baciarla, rubandole l'irritazione assieme al respiro. Le sue mani sulla schiena e nei capelli erano gentili, e si ritrovò a trattenere un singhiozzo quando lo sentì rabbrividire contro di lei.

Le palpebre si chiusero di loro volontà e le crebbe un nodo alla gola per l'emozione. Non si era davvero aspettata che le rispondesse, che le dicesse quelle tre parole. Una parte di lei credeva che l'amasse. Di sicuro la stringeva come se l'amasse davvero. E poi c'era il modo in cui la baciava, come se non potesse sopportare il pensiero di non poterla più toccare, come se fosse l'aria e l'acqua per lui. C'era una tale disperata quiete in quello che faceva che ebbe paura per la prima volta da quando era iniziata la sua relazione con Draco Malfoy: non c'erano tempeste in vista, perciò cosa temeva Draco?

Le venne un dolore al petto e premeva contro il suo cuore, facendole male per un motivo che ancora non sapeva. Se il modo in cui Draco la stringeva era di una qualche indicazione, lo sentiva anche lui. La scorsa notte, lui stesso aveva detto di non essere in grado di fare promesse, e allora non le era importato, non aveva avuto altro che stare completamente con lui, anche solo per una notte. Ora, però, sapendo come poteva essere fra di loro, era diventata avida. Non voleva rinunciare a lui, mai, ma non era certa di come dover affrontare l'argomento. E poi, se questa era l'unica mattina in cui si sarebbero svegliati insieme, la voleva perfetta.

"Che giorno è oggi?" bisbigilò lei, nella tranquillità del piccolo guscio che si erano costruiti attorno.

"Sabato," rispose lui, con voce ugualmente bassa, con le loro fronti che si sfioravano appena.

"Niente lezioni," dichiarò lei con un grosso sorriso.

"Niente lezioni," annuì lui e se prima aveva pensato avesse paura, ora sentiva una tristezza nostalgica dentro di lui. La provava anche lei, e non sapeva come combatterla. Sapeva solo che doveva provarci.

"La scorsa notte è stata . . ." Il suo cervello cominciò a entrare in cortocircuito quando provò a trovare le parole per descrivere quello che aveva significato la scorsa notte per lei. Espressioni banali, come 'bella' e 'meravigliosa' e 'divertente' e 'favolosa' le attraversarono la mente, e furono subito scartati. Era diventato parte di lei la scorsa notte; come diavolo ci si poteva aspettare che una ragazza esprimesse quella sensazione come si doveva?

"Io non ho mai ..." Lui arrossì addirittura, appena, e lei fu felice di sapere che ne era capace. "Non sapevo potesse essere così. Voglio dire, sapevo che io sarei stato bravo, naturalmente, ma non avevo mai capito che ... noi potevano essere bravi. Insieme. Non avevo mai capito che era un tale gioco di squadra."

"Nemmeno io," commentò lei piano.

"Davvero?" Lui cominciò ad accarezzarle la curva del fianco con la punta delle dita. "Pensavo che le ragazze avessero la loro prima volta tutta schematizzata in testa, dall'inizio alla fine, in una sorta di perfetto incontro romantico."

"E' così," confermò Ginny tranquilla, senza guardarlo. "E' solo che ... non pensi davvero che la tua fantasia diverrà realtà. Lo speri, ma ... non si pensa mai che la realtà reggerà il confronto col sogno. Certo sembra quasi impossibile che sia anche meglio ..." Cominciò a tormentarsi di nuovo il labbro, desiderando di non sembrare così priva di esperienza. Avrebbe voluto essere spontanea e meravigliosamente vissuta per lui, e invece, riusciva a malapena a mettere due parole insieme per dirgli quello che aveva significato per lei.

"Meglio, eh?" disse lui, con l'aria di uno che era incredibilmente compiaciuto di se stesso.

Incapace di resistere, lei alzò gli occhi al cielo. "Sì, Draco, sei un dio del sesso, mi hai presa e ... " il sorriso sparì lentamente dai suoi tratti e si lasciò scappare un grosso e reticente sospiro. "E non sarò mai più quella di prima. Felice?"

"In verità sì," rispose lui serio. "Penso che per la prima volta in vita mia, lo sono davvero."

Ormai si stavano divertendo tutti e due, e Ginny accolse con piacere quel cambiamento. Sollevando le sopracciglia, si avvicinò e gli premette un bacio sulla punta del naso, poi sulla curva della mascella.

"Scommetto che posso renderti ancora un pochino più felice," bisbigliò.

"E io scommetto che non esiste niente al mondo che mi farebbe scommettere contro di te," si lasciò sfuggire un gemito roco mentre la mano di lei scivolava sotto le coperte che lo coprivano fino alla cinta.

Più tardi, mentre Ginny era sdraiata, con la guancia contro il suo stomaco, un senso di stupore la colse.

"E' sempre così?" si chiese piano.

Non riusciva a vedergli il viso, ma sentì il sorriso nelle sue parole. "Dovrò prestare attenzione la prossima volta per scoprirlo."

~

"Ginny, stai ... saltellando?" le chiese una ragazza del quinto anno mentre lasciava la sala comune di Grifondoro.

"Se salto," gridò Ginny dietro di lei mentre il ritratto della Signora Grassa di chiudeva dietro di lei, "E' perchè me lo sono guadagnato!"

Canticchiando, Ginny si diresse verso la biblioteca. Doveva dedicare un po' di tempo oggi al test che il Professor Bins aveva programmato per lunedì, e dopo, avrebbe incontrato Draco presso il lago.

Entrambi avrebbero voluto non lasciava la calda sicurezza del letto di lui, prima, ma il pensiero di essere scoperti da una mandria di Serpeverde con la bava alla bocca li aveva convinti. Si erano scambiati un dozzina di baci mentre si vestivano e le ci era voluta tutta la sua forza di volontà per separarsi da lui.

La biblioteca era gremita (Gli esami G.U.F.O. iniziavano lunedì) di studenti del settimo anno. Ad un tavolo, un gruppo di Corvonero sembravano lì da tutto il giorno, visti i sandwitch mezzi mangiati e le cartine varie buttate tutto intorno. Ginny trovò un tavolo libero in un angolo, appoggiò la borsa su una sedia, poi andò a cercare i libri nella lista del Professore.

Studiava da quasi mezz'ora quando qualcuno le toccò la spalla.

"Questo posto è occupato?" chiese Kyle McGraw, con un piccolo sorriso speranzoso sul viso.

"Ora sì," rispose Ginny, genuinamente felice di vederlo. O forse era che oggi era genuinamente felice e basta, in generale.

"Volevo solo accertarmi che le cose fossero a posto tra noi," disse lui prendendo posto. "Mi spiacerebbe davvero che fra noi ci fosse un qualche ... imbarazzo."

"Non c'è," lo rassicurò Ginny, "fin tanto che siamo entrambi d'accordo sul fatto che siamo solo amici."

"Nero su bianco senza più storie," fu d'accordo Kyle. "D'altronde, hai preso l'unico tavolo libero." Si scambiarono un sorriso, e Kyle cominciò a prepararsi a studiare lui stesso. Lessero in silenzio per alcuni minuti, poi Ginny sentì qualcuno che si avvicinava al loro tavolo.

"Ciao, scusa, sono in ritardo."

Ginny alzò lo sguardo e si trovò un ragazza davvero carina di fronte. "Non sei in ritardo tu, sono io ad essere arrivato preso," sentì dire a Kyle. "Ginny, questa è Lisandra Burns. Lys, questa è Ginny Weasley."

"Ciao," disse Ginny, sorridendo al modo in cui Lysandra appoggiò una mano possessiva sopra la spalla di Kyle, mentre con l'altra cercava nella borsa che aveva appoggiato sulle ginocchia. Ginny si ricordò di Lysandra in quel momento; era una Tassorosso, anche lei al sesto anno, e faceva molte delle classi di Kyle. I Tassorosso e i Grifondoro avevano solo una classe in comune quell'anno. Quella del Professor Bins. "Sei venuta a romperti il cervello sui libri?"

"Speriamo niente di così drastico," rispose Lysandra, togliendo trionfante una piuma dalla sua borsa, poi prendendo posto accanto a Kyle. "Voglio studiare quel che basta per passare." Fece un 'yeah' di circostanza con le mani. "Il motivo per cui sono in ritardo è che non riuscivo ad andarmene dallo spettacolo che c'era a pranzo."

"Quale spettacolo?" chiese Ginny curiosa.

"Quella nuova ragazza, Ezra chisièfattastavolta? Lei e Seamus Finnigan si stavano facendo una bella litigata a pranzo."

"Perchè?" Ora Ginny era preoccupata per la sua amica.

"Non so," rispose Lysandra, con un broncio. "Litigavano scambiandosi quei forti bisbigli coi quali non riesci a capire un cavolo di quello che dicono, se non è che non è niente di buono."

"Ah, questo spiega bene perchè eri in ritardo," notò Kyle.

"Pensavo di essere puntuale," commentò Lysandra con un sorriso. Kyle le sorrise a sua volta e Ginny si trattenne dal vomitare. Non era gelosia - ma erano schifosamente dolci.

"Mi sorprendo in verità che siamo entrati qui," disse Kyle. "visto che questo posto è una gabbia di matti."

"Anche tu ti sei imbattuto in una coppia furiosa?" chiese Ginny.

"No. Solo in un pazzo maniaco," commentò Kyle risentito. "So che è ... un amico tuo o qualcosa del genere. Ma Ginny, qualcuno dovrebbe dare una controllata a Draco Malfoy. Quel ragazzo sta impazzendo."

"Hai incontrato Draco?" Ginny si sedette più dritta sulla sedia.

"Diciamo che lui ha incontrato o meglio, travolto, me," la corresse Kyle. "Parlava da solo a bassa voce, sembrava davvero nero. Mi ha detto di guardare dove mettevo i piedi. Mi ha chiesto dov'eri in verità. Gli ho detto che ti avrebbe trovato qui probabilmente."

"Come sapevi dov'ero?" chiese Ginny in modo poco dolce.

"Mi prendi in giro, vero?" chiese Kyle piano. "Tutta la scuola è qui, o sarà qui prima della fine del giorno. La metà di noi sono qui per i G.U.F.O. o i M.A.G.O. e l'altra metà è al lavoro per quelli che ho sentito dire sono gli esami finali più stressanti che Hogwarts abbia mai avuto. Non senti quello che dice la gente?"

"No?" rispose Ginny, ignara. In verità, a meno che avesse a che fare con Draco, non aveva prestato attenzione o si era preoccupata di molto negli ultimi tempi.

"Tutte i professori sono preoccupati," confidò Lysandra. "C'è qualcosa di pericoloso in vista. Il Professor Silente ha un brutto presentimento pare." Sospirò. "Spero che qualunque cosa sia non interferisca con la Coppa del Mondo di Quidditch. L'Irlanda quest'anno va alla grande."

"Non dopo che la Scozia si sarà occupata di loro," mormorò Kyle.

"Tu e il tuo orgoglio scozzese," fece Lysandra, sbattendo la mano in aria. "Io non sono nemmeno irlandese - tifo solo per la squadra migliore."

"Oh, ma dai," disse Kyle, "se il Manchester fosse in gara, metteresti il Cercatore Irlandese sotto un treno."

"Sentite, forse è meglio che vi lasci soli," li interruppe Ginny, raccogliendo i suoi libri. La sua mente stava cercando di comprendere cosa fosse successo a Draco nelle ore in cui l'aveva lasciato, fino al momento in cui aveva incontrato Kyle. Forse aveva ricevuto una lettera di suo padre. Draco non le aveva mai raccontato cosa lo disturbava quella volta, ora che ci pensava.

"Sei sicura?" chiese Kyle dubbioso. "Abbiamo molto da studiare per-"

"Sicura," rispose Ginny, stampandosi un sorriso in faccia. "Divertitevi, voi due."

Quasi correndo fuori dalla biblioteca, Ginny pensò a quello che Kyle aveva detto a Draco, sul fatto che sapeva dove fosse. Forse ... pensava che lo incontrasse in segreto alle sue spalle? Era ridicolo, Draco non era un tipo insicuro, ma ... se c'era qualcos'altro che lo disturbava, qualcosa che aveva a che fare con suo padre, era possibile che quell'uomo avesse causato un gran disastro per qualcosa di perfettamente innocente. Un altro pensiero le passò per la testa - e se Draco era passato dalla biblioteca dopo aver incontrato Kyle, e li aveva visti insieme?

Era così geloso la volta scorsa, così irrazionale. Ed era stato prima che dormissero insieme. Affrettando il passo, Ginny si sforzò di pensare a dove potesse essere Draco in quel momento.

~

Un'ora dopo Ginny ancora non aveva trovato Draco. Non si trovava nelle segrete Serpeverde e non era nemmeno vicino al lago. Il campo di Quidditch era vuoto e non poteva certo chiedere a tutte le persone che vedeva nei corridoi se lo avesseero incontrato, dato che in effetti erano tutti in biblioteca. Aveva persino avuto il coraggio di chiedere al Professor Piton se sapeva dove fosse Draco - no, naturalmente, ma l'aveva guardata male per la domanda.

La sala da pranzo era praticamente vuota anche lei, e Ginny si era fermata lì alcuni minuti per mangiare qualcosa - non toccava cibo dal pranzo del giorno prima e non avrebbe certo aiutato Draco svenendo per la fame. Mentre era lì, una piccola Corvonero del primo anno aveva fatto cadere tutto il suo budino sull'uniforme di Ginny e le ci era voluto tutto il suo autocontrollo per non scaricare la sua frustrazione e preoccupazione sulla povera bambina.

Mentre correva verso la torre dei Grifondoro per cambiarsi, Ginny notò Hermione che usciva dal ritratto in cui abitava la Signora Grassa, che sembrava sparita al momento.

"Herm," urlò Ginny, "il dipinto!"

Hermione sembrò confusa per un attimo, poi notò l'assenza della Signora Grassa. "Scusa," mormorò, "ho paura di essere un po' distratta."

"Ha niente a che fare con le voci che ho sentito sui presentimenti di Silente?" chiese Ginny.

"Oh cielo," si lasciò sfuggire drammaticamente Hermione, "circolano già delle voci?"

"Hermione, questo è il momento in cui si suppone tu mi debba dire 'Ehi, Gin, stai ad ascoltare i pettegolezzi? Tutta spazzatura' e mandarmi via ridendo," commentò Ginny nervosa.

"Non è tutta spazzatura," rispose Hermione miseramente. "Ma non è così brutto come puoi pensare."

"Che vuoi dire?" chiese piano Ginny.

"Le cose si ... si stanno definendo degli schieramenti," rispose Hermione, a quanto pare a corto di parole, una cosa che non le succedeva mai. "Le cose inizieranno a diventare un po' più difficili, specialmente qui a scuola. Ginny, non posso parlarne ora, devo incontrare Harry-"

"Va," disse Ginny. "Scusa."

"Vedrai," la rincuorò Hermione mentre si allontanava. "Tutto si sistemerà alla fine."

"Sarà così davvero?" bisbigliò Ginny piano, a se stessa. Hermione non la sentì, e Ginny ne fu felice. Voler essere rassicurata per qualcosa di cui ancora non si sapeva molto era incredibilmente infantile e a Ginny piaceva pensare di aver superato quella fase.

Stava per attraversare il ritratto, quando sentì delle voci avvicinarsi. Girandosi, vide Ezra e Draco camminare verso di lei, e stavano litigando per qualcosa.

"Sono innamorato di lei," stava dicendo Draco sinceramente, e il cuore di Ginny le balzò in petto. Poteva dirsi fino alla fine dei tempi che non le importava sentirglielo dire, che in un qualche modo lo sentiva - ma niente, niente la faceva sentire così bene come udirlo dire quelle parole. Si sentiva invincibile; in quel preciso istante, avrebbe detto a chiunque glielo avesse chiesto che era in grado di volare.

Era ancora meglio sentirglielo dire così, quando non sapeva che lo stava ascoltando. Mentire ad Ezra non avrebbe avuto senso, naturalmente - probabilmente stavano litigando perchè Draco aveva chiesto ad Ezra dove fosse finita Ginny. Anche la faccia che aveva fatto Ezra era impagabile -  come se non potesse credere a quello che sentiva. Ginny immaginava che ci sarebbe voluto un po' a tutti per assorbire l'idea. Ezra quasi sicuramente stava facendo a Draco una ramanzina, del tipo 'non fare del male alla mia amica'.

"Ma che bello, Draco," rispose Ezra acida. "Sono felice per te. Ma questo non cambia proprio niente."

"Cambia tutto," insistette Draco trafelato.

"Invece no!" riaffermò Ezra, testarda. "Non è cambiato niente quando io mi sono innamorata, e non cambierà ora per te. Mi dispiace dirlo, Malfoy, ma siamo costretti a stare l'uno con l'altra. A meno che tu non voglia essere quello che affronterà l'ira di entrambi i nostri padri; dammi almeno abbastanza tempo per allontanarmi da loro, piccolo troll egoista che non sei altro."

Draco rimase in un orribile silenzio e i grossi pezzi di cementi iniziarono tutti a sistemarsi al loro posto nella testa di Ginny, e ognuno di loro le portava un tremendo senso di paura e nausea. Poteva ancora negare tutto a se stessa a quel punto ma Ginny non si permise di provare il conforto dell'ignoranza, e saltò immediatamente al dolore più lacerante. Si era lasciata probabilmente sfuggire un grido o qualche altro suono strozzato (e stavo cercando di non fare rumore!) perchè Ezra e Draco si girarono entrambi verso di lei. Ginny notò che Ezra aveva un'espressione estremamente colpevole.

Draco invece sembrava solo triste; quel tipo di quiete tristezza che uccideva un uomo in lunghi e agonizzanti momenti, anni prima che il corpo stesso iniziasse a morire. Il suo viso rifletteva semplicemente lo stesso cuore spezzato che Ginny sentiva si stava spaccando ancora nel suo petto.

Ancora coperta di budino e disperazione, Ginny fece l'unica cosa che le riuscì:

Corse via.

~

Non era mai stata una sportiva, mai stata il ragazzaccio che sua madre si aspettava sarebbe diventata, crescendo in una famiglia di soli maschi. I giochi disordinati e burrascosi dei suoi fratelli, anche se le erano parsi bellissimi da bambina, non l'avevano più interessata tanto una volta appresa la gioia che davano dei trucchi e dei bei vestiti. Quando era arrivata la sua lettera da Hogwarts, Ginny era ormai una bambina in tutti i sensi.

Erano passati anni da quando aveva corso l'ultima volta in questo modo, ma corse eccome, come se il diavolo stesso la stesse seguendo (e non lo era forse?). I suoi polmoni già cominciavano a bruciarle e ora le si stava appannando anche la vista. Da qualche parte nella sua testa, sentì Draco gridare il suo nome; riconobbe appena il rumore lontano dei passi che non erano suoi.

Una cosa di cui era certa era questa: non poteva permettergli di prenderla. Se la raggiungeva, avrebbe cercato di spiegare, e non c'era niente da spiegare. Tutte le stupide idee che si era fatta crollavano ad ogni passo che faceva. Qualche minuto prima, la sua preoccupazione più grande riguardo la sua nuova relazione era l'idea di come i suoi genitori avrebbero preso la notizia.

Arthur Weasley avrebbe sicuramente cominciato a urlare. Senza dubbio. Molly l'avrebbe zittito e messo un braccio intorno a Ginny, e molto materna, le avrebbe chiesto, 'sei sicura, cara?' e 'è abbastanza bravo per te'?, domanda alla quale suo padre avrebbe risposto con un 'Diavolo, no che non lo è! E' un Malfoy, no?' e Ginny avrebbe pianto, dicendo, 'Papà, lui non è come gli altri!' anche se dentro di sè avrebbe saputo che era molto ma molto simile a tutti gli altri, con una sola grande differenza: lui l'amava. Lui l'amava per davvero, anche se non gliel'aveva mai detto, nemmeno nel modo più vago possibile. Ma le aveva mostrato lo stesso che l'amava, e non era più importante questo? Non era quel tipo di amore che potevi sentirti nelle ossa? Quell'amore che poteva conquistare tutto e tutti?

"Sono così stupida," disse ad alta voce quando finalmente si fermò. Aveva corso per tutta la strada ed era arrivata fino al lago, e ora era piegata in due vicino all'acqua, e respirava a fatica.

"Non sei stupida," disse Draco, anche lui col respiro corto, avvicinandosi a lei. "Anche se mi hai fatto quasi venire un attacco cardiaco. Dio, ragazza, ti sei fatta un incantesimo di velocità per correre così?"

"Stupefacente quanto si riesca a correre veloce con un cuore spezzato, vero?" rispose lei, con voce un po' isterica.

"Non farlo," fece lui duro. "Non dire che hai il cuore spezzato, non può essere spezzato, non lo permetto."

"Beh, lo è!" sbottò lei, girandosi di scatto per guardarlo in faccia. "E' spezzato in mille pezzi piccolissimi e non ti perdonerò mai per questo!" Fece grossi movimenti con le braccia. "Draco, tu sei fidanzato!"

"Non è colpa mia dannazione!" urlò lui. "Te l'avevo detto che non potevo farti promesse. Te l'ho detto sin dall'inizio! Ho persino cercato di mandarti via-"

"Beh, non ci hai provato abbastanza!" singhiozzò. "Avresti dovuto sbattermi fuori dalla porta! Avresti dovuto spingermi via quando ti baciavo, avresti dovuto-"

"Cosa?" ribattè lui. "Spezzarti il cuore prima? Rifiutarti, farti pensare che non ti volevo?"

"Sì," rispose lei con rabbia. "Sarebbe stato meglio così. Sarebbe stato meglio se l'avessi fatto allora, prima ... prima che ..."

"Prima che, cosa?" sbottò anche lui. "Prima che mi amassi?"

"No, idiota, prima che sapessi che mi amavi anche tu!" Lo colpì con forza al petto una volta, con la mano aperta. "L'avrei sopportato, sapere che non saremmo mai potuti stare insieme, dato che non mi amavi. Ma invece hai dovuto baciarmi e stringermi e dirmi che eri d'accordo quando dicevi che non potevo amarti ..." Delle lacrime le solcavano il volto e dovette dargli la schiena. "Perchè eri d'accordo con me?"

"Mi dispiace," bisbigliò, avvicinandosi ancora da dietro. Il suo braccio le cinse la vita e portò la sua schiena contro il suo petto, al quale lui la strinse forte. Premette il viso contro l'incavo del suo collo, e lei sentì la guancia di lui, bagnata. "Io non - io non capivo niente di quello che provavo."

"Che vuoi dire?" chiese, incapace di fare altro.

"Sono così disperatamente, terribilmente e irrevocabilmente innamorato di te," le confessò a bassa voce. "Non ho mai amato ... niente in questo modo e mi spaventa, mi spaventa da morire. Non so come comportarmi o come reagire o ... o come scappare via da questo. Non penso di essere fatto per respingerti mocciosa."

"Ma tu sposerai un'altra ragazza," bofonchiò lei miserabilmente. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce. Non sembrava rendesse l'idea più sopportabile. Draco, sposato ad un'altra ragazza. Non una ragazza qualunque, poi; Ezra. La prima amica che Ginny si fosse mai fatta da sola; la prima amica che non si limitava a tollerarla a puro beneficio di Ron.

"Devo," rispose Draco piano. "I nostri padri si aspettano-"

"I vostri stupidi padri non si rendono conto che non siamo più nel Medioevo?!" urlò Ginny, spostando la mano per stringere l'avambraccio che le teneva la vita.

"No," rispose lui serio.

Rimasero fermi per un momento. Ginny fissava l'acqua, aspettando di smettere di piangere. Cercare di smettere la fece solo singhiozzare più forte, fino a che cominciò a singhiozzare. Draco le accarezzò il ventro piano; il tocco gli era venuto così istintivo che le portò lacrime nuove agli occhi.

"E' così allora," disse piano, non rendendosi conto di aver parlato ad alta voce fino a che non sentì il corpo di lui irrigidirsi dietro di lei. "E' finita," disse, un po' più forte.

"Non deve," bisbigliò lui contro il suo orecchio, e Ginny si girò a guardarlo.

"Draco," disse, quasi gentile, "so che non ti piace mollare, ma anche tu sei costretto ad ammettere che queste situazione non ha alternative."

"Non voglio perderti, Gin," disse lui, e la sua voce era quanto di più sincero gli avesse mai sentito uscire dalle labbra. "Non voglio allontanarmi da te senza aver lottato."

"Contro chi stai lottando?" chiese piano. "Contro tuo padre? Contro te stesso?"

"Forse entrambi," disse, non senza forzarsi. "Scappa via assieme a me."

Gli occhi quasi le saltarono fuori dalle orbite. "Cosa?"

"Mi hai sentito," disse lui. "L'unico modo in cui io e te possiamo stare insieme è andare in un luogo in cui mio padre non potrà trovarci mai."

"Lasciarsi indietro tutto," disse lei, incredula. "La mia famiglia ..."

"Ti capisco se non vuoi farlo. Significherebbe lasciarsi tutto dietro, vorrebbe dire avremmo solo noi a sorreggerci l'un l'altro-"

"Va bene," disse Ginny, e fu sorpresa dalla sua risposta quanto lui.

"Devi esserne sicura," la avvertì lui. "Ricordati, io non ho niente da perdere, niente da rimpiangere. Tu sei tutto ciò che c'è stato di buono nella mia vita; e io sono probabilmente la cosa peggiore della tua."

"Non lo sei," disse lei onestamente. "Sei ... Draco, tu sei quello che vedo quando immagino il mio futuro. Mi vedo con te, sogno te, io ... io non so cosa sia successo, è stato tutto così veloce, e non so esattamente quando o persino come ... ma non riesco più ad immaginare la mia vita senza di te."

Lui la guardò per un attimo, ed era lo stesso sguardo che le aveva rivolto la volta precedente, quando gli aveva confessato il suo amore: circospetto, attento, e disperatamente desideroso di crederci.

"Allora incontrami qui stanotte," disse alla fine. "Fa i tuoi addii a chi devi. Ma incontrami qui e ce ne andremo prima dell'alba."

Portandosela vicino, la baciò disperatamente, avvicinandola a lui come se volesse inglobarla dentro di sè. E tutto quello che riusciva a fare lei era mormorare fra le lacrime, contro le sue labbra, la parola 'Sì'.

~

NdT: Recensite numerosi, mi raccomando!^^

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Capitolo 15
*** 10: Quella cosa nella foresta ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 10 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

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Capitolo 10: Quella cosa nella foresta

"Sapeva ciò che era e ciò che sarebbe stato e ciò che era stato." -- Omero, L'Iliade

~

Cosa metti in valigia quando sai che non tornerai mai indietro?

Negli ultimi dieci minuti, è l'unico pensiero che ho avuto in testa. Prendo tutti i maglioni che Mamma mi ha fatto, con le grandi G in petto, o ne prendo solo uno? Il più nuovo, perchè durerà di più, o il più vecchio, perchè oramai mi calza a pennello? Dico a Ron che me ne sto andando, o me ne vado e basta, perchè sicuramente cercherà di fermarmi? Voglio che qualcuno mi fermi?

Sono pronta a non vedere mai più i miei genitori? A mia madre che non mi stringerà mai più, o a Papà che dice sempre la cosa giusta al momento giusto? E i gemelli? Nessuno mi ha mai fatto ridere come Fred e George. E se mi dimentico di come si fa a ridere tutti insieme senza di loro, loro che fanno scherzi a tutti, raccontano barzellette, e fanno della loro vita un totale casino?

Non vedo Bill da una vita. E non lo vedrò mai più, ora. Percy, quello stupido e meraviglioso fratello che non è altro, passerà anni a usare le sue conoscenze nel Ministero per trovarmi.

Charlie mi aveva promesso di lasciarmi andare a fargli visita l'estate dopo il diploma; mi aveva detto che mi avrebbe dato una rapida lezioncina su come prendermi cura di un drago. Mi aveva spiegato che, se ero davvero fortunata, avrei persino potuto toccarne uno. Riesco ancora a ricordare Harry che si batteva col drago durante il terzo anno, quanto era coraggioso, quanto avevo paura che si facesse male.

C'era un pericolo all'orizzonte, qualcosa di grosso, secondo Hermione. Come posso abbandonarli adesso? Sono stati miei amici, dei veri amici, reali, qualunque fosse la ragione per cui avevano iniziato a passare tempo insieme. Come posso?

~

"Scusa," disse Ezra piano. "Sei occupata."

Ginny posò il diario e la penna con la quale stava rapidamente scrivendo. "Non c'è problema," rispose tranquilla. "Ho finito. E in fondo non stavo andando a parare da nessuna parte."

"Mi dispiace così tanto," bisbigliò Ezra. "Non lo sapevo .... lo giuro. Non sapevo che fossi innamorata di lui."

"Lo so," dichiarò Ginny onestamente.

"Non avrei mai voluto farti del male," continuò Ezra. "Sei stata la prima amica che mi sono fatta qui."

"Tu era la mia prima amica, punto," commentò Ginny triste.

"Gin," mormorò Ezra.

"Scappiamo insieme," annunciò Ginny all'improvviso. Quelle parole sembravano strane mentre uscivano dalla sua bocca. "Andiamo via oggi," aggiunse, rendendo il tutto più reale.

Ezra si mise a boccheggiare, sorpresa. "Fa tanto Romeo e Giulietta," disse alla fine.

"Chi?" chiese Ginny.

"Lascia perdere," Ezra sbattè una mano in aria. "Non ha importanza. Spero solo che non finiate come loro."

"Non sembri dispiaciuta," disse Ginny, con un tono di cautela.

"Dispiaciuta?" chiese Ezra, confusa. "Gin, se siete seri su questa cosa, io sono al settimo cielo. Sopra l'arcobaleno persino. Sono fottutamente libera."

"Felice che la cosa ti porti bene," commentò Ginny secca.

"O così, o mio padre mi trova qualcun altro ancora più repellente del Troll da sposare," dichiarò Ezra, più a se stessa che altro.

"Non è repellente," ribatté Ginny accaldata. "E non è affatto un troll!"

"Cavolo, sei proprio cotta, vero?" notò Ezra

"Sto lasciando tutto per lui," disse Ginny, semplicemente. "Solo per stare con lui."

"Buona fortuna," fece Ezra, piano. "Dico sul serio. Se siete stupidi abbastanza da pensare che possa funzionare, avrete bisogna di molta fortuna."

"Grazie," bisbigliò Ginny. "Penso."

"Solo, stai attenta, eh?" chiese Ezra.

Annuendo, Ginny si alzò e abbracciò forte la sua amica. Avrebbe potuto essere, dopotutto, l'ultima volta che si sarebbero viste.

"Sii felice, Ezra," la pregò Ginny.

"Non preoccuparti per me," disse Ezra, sfoderando un sorriso sicuro. "E non preoccuparti tanto nemmeno per te. O scappi con lui o non lo fai. In ogni caso, alla fine vedrai che tutto si risolverà, vedrai."

"Già," disse Ginny, cercando di convincere se stessa.

"Allora," iniziò Ezra, guardandosi intorno, "cosa porti via?"

Ginny emise un brontolio.

~

L'aria della notte era amaramente fredda mentre Ginny si faceva strada attraverso una delle massicce porte del castello. Sulle spalle, portava ogni suo avere, stipato per bene nella sua Valigetta per libri espandibile, un regalo di Fred e George. Era tremendamente pesante, ma almeno ora aveva con sè tutti i maglioni che sua madre le aveva mai fatto, persino quelli che non le stavano più.

Lamentandosi a bassa voce per il troppo peso, Ginny tirò fuori la bacchetta, e mormorò "Wingardium Leviosa Infinite," e fece un sospiro di sollievo quando la sacca si sollevò di alcuni centimetri sulla sua schiena.

Seguendo il sentiero ormai familiare verso il lago, Ginny abbassò la testa per evitare il freddo pungente, e strofinò fra loro le mani, desiderando di non aver messo via prima i guanti. Si guardò i piedi, mentre ogni passo la portava più lontano da tutto quello che aveva conosciuto. Ogni passò la portava anche più vicina a Draco e a ogni esperienza eccitante su cui aveva mai osato fantasticare.

Era tremendamente romantico, concluse alla fine, scappare via con un ragazzo pericoloso che la sua famiglia non avrebbe mai accettato, per vivere solo l'uno insieme all'altro. Era quel tipo di storia che solo i libri narravano. Forse un giorno avrebbe scritto un memoriale, La Mia Vita con un Malfoy o Come Suo Padre Ha Cercato Di Uccidermi ..

Forse non avrebbe più pensato ai libri.

Dopo qualche minuto di camminata, capì che ormai doveva essere vicino al lago. Alzando la testa, si sorprese nel sentire che il vento si era placato. Guardandosi intorno, vide perchè - era ai margini della Foresta Proibita, e gli alberi la stavano riparando.

Strano, pensò, girandosi e camminando verso la luce del castello, ormai appena visibile sopra la linea degli alberi.

Non si era discostata dal sentiero verso il lago, e quel cammino non andava per niente vicino alla Foresta Proibita. Almeno, non lo aveva mai creduto.

Un ramo si ruppe vicino a lei, e sentì l'urlo di un animale. Ginny si voltò rapida all'indietro, ma non vide niente. Girandosi ancora, scoprì di trovarsi ancora più dentro la foresta. Si girò su se stessa per qualche secondo, cercando disperatamente le luci del castello, ma non c'era altro che oscurità.

Tirando fuori la bacchetta, Ginny mormorò "Lumos" ma non successe niente. Sbattendo la punta della bacchetta contro il palmo un paio di volte, Ginny provò di nuovo. Ancora niente. Se un semplice incantesimo come Lumos non funziona, pensò, dubito che quella magia per riportarmi a casa, a cui stavo lavorando, avrà qualche effetto.

E tuttavia, decise di tentare. Fece flettere il polso, ma quando stava per pronunciare la formula --

--scoprì che la sua mano era vuota, e la bacchetta sparita

Ginny rimase a fissare la propria mano vuota per qualche istante, poi aprì la bocca e cominciò a gridare aiuto. Qualcuno doveva sentirla, di sicuro, Hagrid, che viveva vicino alla foresta, o persino Gazza, che gironzolava sempre con quell'orribile gatto ...

Ci fu un altro suono, seguito da quello che a Ginny parve come un grugnito. Decise che gridare (e quindi avvertire chiunque all'ascolto della sua presenza) poteva non essere la migliore delle ideee, dopo tutto, quindi prese a correre, pensando che, prima o poi, doveva uscire da un qualche parte della foresta.

I rami degli alberi si avvicinarono e si impigliarono addosso a lei, mentre correva, lasciando brutte cicatrici sulle sue mani, ai lati delle guance. Dopo qualche attimo, le sembrava di correre da una vita, e dovette fermarsi, respirando affannosamente. Decise che, se mai fosse uscita dalla foresta, avrebbe cominciato a condurre una vita più attiva, così da riuscire a correre per più di cinque minuti, senza sentirsi come se stesse per morire.s

Proprio mentre si stava ricomponendo, una mano le toccò la spalla, e lei lanciò un urlo, girandosi velocemente -

- solo per trovare Draco davanti a lei.

Lasciandosi sfuggire un singhiozzo per il sollievo, Ginny gli buttò le braccia al collo. Le braccia di lui si strinsero attorno alla sua schiena e prese a mormorarle piano nell'orecchi.

"Oh, Dio, avevo così paura," piagnucolò lei. "Non so cosa sia successo, ma dobbiamo uscire di qui, c'è qualcosa di strano, Hermione prima mi ha detto che stava per succedere qualcosa, ma io non-"

Draco si allontanò da lei, togliendole di forza le braccia dal suo collo. C'era appena abbastanza luce grazie alla luna piena sopra di loro, perchè riuscisse a scorgere i suoi tratti, e si fece sfuggire un grido strozzato. La bocca di lui era piegato in una risata malvagia, di quelle che non gli aveva visto fare da quando era un bambino e aveva negli occhi quella luce d'odio, crudele.

"Piantala di frignare," le ordinò duro. "Le tue urla mi faranno diventare sordo."

"Scusami," bisbigliò. "E' solo che ho paura-"

"Sì, hai sempre paura di qualcosa tu, vero?" continuò imperterrito.

"Non capisco che vuoi dire," disse lei, trattenendo un singhiozzo.

"Ma certo che no," gridò lui, quasi ridendo. "Sei un tale ingenua, stupida ragazzina. Sai che non ne vali la pena, vero, Ginny? Non vale la pena lasciare tutto per te, non vali niente."

"Come puoi dirmi questo?" gridò lei. "Tu ... tu sei quello che voleva scappare via-"

"Ma perchè non la pianti?" disse lui, freddo. "Tu non esisti per me. Non sei niente per me, sei invisibile. Capito?"

"Stai mentendo!" gridò, andandolo a picchiare sul petto. "Perchè menti? Non puoi dire sul serio, tu mi ami, so che mi ami!"

Sei sicura? le bisbigliò una vocina in fondo al cervello. Ti ha mai amata, o non sei stata altro che una distrazione?

"Questo non è reale," mormorò, e quando cercò di nuovo di colpirlo, il suo pugno non incontrò altro che l'aria. Sgranando gli occhi, si allontanò di un passo da dove stava prima, chiedendosi se stesse impazzendo.

Ancora una volta, prese a correre, più forte che poteva. Quello non era Draco, ora ne era certa. Qualcosa stava andando storto, e non era reale, per cui tutto quello che doveva fare era mantenere la calma, ricordarsi che niente era vero, e che ne sarebbe uscita presto ...

Ecco! Davanti a lei, c'era una debole luce, un fuoco forse. Ad Hagrid ogni tanto piace bruciare vecchie foglie. Ginny vi corse incontro.

Ma non era affatto Hagrid. Era un piccolo accampamento, e c'erano delle persone attorno al fuoco. Non persone qualunque, però; Ginny li riconobbe.

Erano la sua famiglia.

I loro abiti erano più rovinati del solito, e sembrava stessero cucinando qualcosa sul fuoco; qualcosa che somigliava tremendamente a un serpente. Stavano parlando, e Ginny cercò di dire qualcosa, ma i suoi tentativi di farsi notare non furono presi in considerazione.

"Sono andata a visitare Fred e George ieri," stava dicendo la signora Weasley.

"Come stanno?" chiese Ron, e la sua voce nascondeva una nota di speranza.

"Cercano di tirarsi su," disse la signora Weasley, ma sembrava stanca e più vecchia di quanto Ginny la ricordasse.

"Andrà tutto bene, Mamma," disse Charlie, mettendo un braccio attorno alle spalle della madre.

"Già," fu d'accordo Bill. "Li conosci, troveranno un modo per tirarsene fuori."

"Non sono ad un campo estivo,sai," esplose Ron. "Sono in quella maledetta prigione di Azkaban! Li hanno trovati con dei Mangiamorte, Bill! La gente che fa affari con i Mangiamorte non esce da quella maledetta Azkaban!"

"I miei ragazzi non sono Mangiamorte!" singhiozzò la signora Weasley.

"Ma certo che no, Mamma," la consolò Charlie, guardando male Ron. "Stavano solo ... facendo affari con la parte sbagliata, tutto qui. Cercavano di guadagnare qualche soldo mezzo-onesto, come potevano."

"Papà?" disse Ginny ad alta voce. Non si aspettava che la sentissero, ma aveva appena notato che suo padre non sedeva accanto al fuoco, come tutti gli altri.

"Andrà tutto bene," disse Ron alla fine, e sembrava si fosse calmato. "Mi sono trovato un altro lavoro, qualcosa da fare nei fine settimana. Ce la caveremo."

"I gemelli ad Azkaban, Ginny dio solo sa dove ... non riesco a credere di dire proprio questo," commentò la signora Weasley, "ma sono quasi felice che vostro padre non sia vissuto per vederlo."

Emettendo un gridolino di orrore, Ginny iniziò ad allontanarsi dalla scena davanti a lei, col cuore che le faceva male nel petto. L'Ordine, pensò assente. Non era stato un capriccio del momento, volersi unire a loro. Aveva voluto fare qualcosa con la sua vita, aiutare la sua famiglia. Che le era preso? Era questo il futuro, il futuro della sua famiglia, dopo che era scappata? E lei e Draco? A un certo punto magari lui si sarebbe stufato di lei, e l'avrebbe lasciata con niente dopo che lei gli aveva dato tutto?

Prendendo a girare su se stesso, si portò le braccia intorno al ventre, cercando di calmare il senso di nausea che le stava crescendo dentro.

Colse qualcosa con la coda dell'occhio e si mosse verso di essa, quasi nel panico ora. Era un altro fuoco, ma questa volta brillava lucente in quella che sembrava essere una stanza d'hotel. Le tende erano aperte, la luce del sole filtrava libera e potente nella stanza, e illuminava due figure su un letto, intrecciate fra le coperte e fra loro stesse. Avvicinandosi, Ginny vide che la donna era lei, e l'uomo era Draco. Sembravano più adulti, ma, cosa più importante, sembravano felici.

Ginny guardò l'espressione sul suo viso, chiedendosi se quell'espressione serena e pacifica era quella che Draco vedeva. Il suo sguardo si spostò su Draco. e si rese conto che era uguale a come le era apparso in sogno tempo fa. Era questo allora, quello per cui aveva abbandonato la sua famiglia.

Sgranò gli occhi, e la scena sparì, rimpiazzata da un'esplosione. Ginny prese nota del suono in modo assente e poi di ogni dettaglio. Sembrava essere generata da una magia, lo sentiva, sentiva la magia galleggiare nell'aria. Alzando gli occhi al cielo, non si trovava più nella foresta, ma nel mezzo del nulla, di una vasta landa totalmente vuota, il terreno consumato, il cielo grigio, e alcun segno di vita in vista per miglia.

Un altro salto nel tempo, e stava davanti a una tomba, e l'iscrizione diceva 'Malfoy'. In lontananza, vide Draco, come se fosse lì, ma non davvero presente. Guardando più vicino l'iscrizione, vide che c'era scritto Ezra Malfoy e si mise una mano sulla bocca. Poi anche quella si dissolse e apparve un funerale con centinaia di persone presenti. Ginny scorse Harry ed Hermione nella folla, che si tenevano per mano, mentre cercavano di non piangere. Ron era con loro, e c'era anche Snape, con uno sguardo vacuo in viso, e oh, dio, sapeva chi era morto questa volta ...

Poi, prima che potesse pensarci ancora, si trovava di nuovo nella foresta, e in lontananza, c'era Albus Silente.

"Professore," fece Ginny, con voce strozzata.

"E' davvero molto da sopportare," disse Silente, gentile. "La signorina Granger è l'unica che vi si è adattata facilmente. In verità, sembrava dispiaciuta di non avere con sè una piuma per prendere appunti."

"Appunti," ripetè Ginny, assente.

"Dopo tutto," continuò Silente, "uno scorcio della tua vita - uno scorcio del tuo cuore, delle tue speranze, e delle tue paure - è un'incredibile prospettiva, e una di cui sarebbe utile mantenere il ricordo."

"Quello era il mio futuro?" si chiese Ginny.

"Forse," rispose Silente. "O forse è quello che temi e quello che speri. Forse le due cose non si escludono a vicenda."

"Perchè?" chiese Ginny, sentendosi mancare il fiato.

"Per prepararti," rispose gentile Silente. "Il tuo ultimo anno qui ad Hogwarts sarà quello in cui prenderai le decisioni più importanti della tua vita."

Forse anche prima, pensò Ginny.

"C'è una ragione per cui la Foresta Proibita porta questo nome," spiegò Silente. "Non è per le creature che ci vivono dentro, benchè siano fra le più feroci. E' la stessa natura della foresta che si merita il titolo. La foresta conosce l'anima di ogni corpo che entra dentro di lei e, al momento giusto, riflette questa conoscenza all'anima stessa. Il messaggio può sembrare criptico da leggere, ma lo comprenderai un giorno."

"Penso di averlo già capito, Professore," dichiarò Ginny, piano.

Silente sorrise, e a Ginny ricordò il volto di un nonno; non del suo nonno, ma del nonno di chiunque, gentile, premuroso, sempre con quell'odore debole di tabacco.

"Di solito," disse Silente dopo qualche attimo, "La Professore McGranitt incontra gli studenti di Grifondoro dopo le loro visioni, il Professor Piton quelli di Serpeverde, e così per ciascuna casa." Avvicinandosi, appoggiò una mano sulla spalla di Ginny. "Ma ho ragione di credere che tu, mia cara, avresti avuto visioni di grande importanza, non solo per te, com'è per tutti, ma per il mondo intero. E siamo alla vigilia di un momento molto importante."

"Ho visto--" iniziò Ginny.

"Oh, mia cara ragazza, non voglio che tu me lo dica," le fece sapere Silente con una risatina. "No, no, non voglio sapere il futuro. Se lo volessi, ci sarebbero modi più facili per me."

"Ma non sa nemmeno quello che ho visto," ribatté Ginny, con le lacrime agli occhi, "non sa quello che ne farò!" Deve dirmi cosa devo fare! pensò disperata.

"Ah, sì, ma c'è una cosa che conosco." le puntò un dito sul petto. "Il tuo cuore." I suoi occhi brillarono e le sorrise pacato. "Volevo essere qui solo per assicurarti che ... vedrai, tutto si risolverà alla fine." La foresta fece qualcosa di strano a quel punto, si trasformò in Kyle, che le disse le stesse cose, poi in Hermione, in Ezra e infine in Draco.

Tutto si risolverà alla fine.

"Davvero?" mormorò, chiedendosi ancora la stessa domanda. Gli occhi di Silente brillarono ancora.

"Deve, no?" commentò, senza dire altro.

Dopo di che, Silente sparì, la foresta si dissolse e Ginny si ritrovò dove tutto era iniziato, sul sentiero verso il lago, sulla strada per incontrare Draco. Parte di lei voleva far finta che fosse tutto un sogno, o un allucinazione, ma non poteva. Non sarebbe stato corretto ignorare il regalo che le era stato fatto quella notte, non importava quanto lo desiderasse. La sua visione non era stata completamente coerente, ma l'istinto le diceva che era chiaro come il vetro.

Col cuore più pensate della sua stessa sacca (prima dell'incantesimo) Ginny prese a camminare verso Draco.

~

Quando finalmente lo raggiunse, era in piedi, e le rivolgeva le spalle; fissava l'acqua. Il tempo era qualcosa che non avevano, ma Ginny pensò che poteva permettersi questi pochi secondi, per guardarlo.

La luce della luna gli passava tra i capelli e vide che aveva ancora una volta dimenticato di pettinarli. Non dimenticava mai di pettinarli, e il suo stomaco saltò su se stesso. Solo l'amore poteva far dimenticare a un ragazzo vanitoso come Draco di passare la mezz'ora richiesta davanti allo specchio.

Camminando verso di lui, tirò giù la sacca, e il rumore sordo che fece cadendo a terra lo fece voltare verso di lei. La fissò per un attimo, con un'espressione illeggibile sul viso. Infine, si mosse, andando sotto la luce abbastanza da nascondere il proprio viso nell'ombra, ma dandogli ampia opportunità di studiare quello di lei.

"Allora, è finita," disse piano, ma il movimento privo di umorismo sulle sue labbra le fece capire che era cosciente di ripetere le parole che il suo cuore spezzato aveva pronunciato a lui stesso, quel giorno.

"Mi dispiace," bisbigliò lei, e gli occhi le si riempirono di lacrime, "Io non posso ... non posso proprio farlo. Mi dispiace così tanto, così tanto-"

"No," disse lui, e la sua voce era dolce e dura allo stesso tempo. Si avvicinò a lei e la strinse a sè, forte. "Non devi dispiacerti per aver deciso che non vuoi buttare la tua vita."

"Ma mi dispiace," singhiozzò lei, stringendogli la schiena. "Volevo essere impulsiva e seguire il mio cuore e farmi carico di tutti i rischi, ma ... Draco, ho solo sedici anni; sono troppo giovane per prendere una decisione del genere. E tu! Come faccio a sapere che mi vorrai ancora fra cinque, dieci anni da adesso?"

"Lo so e basta," mormorò sotto voce, allontanandosi da lei. "Ma ti capisco anche."

"Non è solo questo," ammise lei, facendo volare le braccia in aria per il nervosismo. "Ho una grossa famiglia che sarebbe completamente devastata se sparissi così, specialmente ..."

"Specialmente se venissero a sapere che te ne sei andata con me," commentò lui triste.

"Questa non è una favola," disse dopo un attimo, cercando di convincere se stessa quanto lui. "Non siamo Romeo e Giulietta," aggiunse, non avendo idea di cosa volesse dire, ma ricordandosi il paragone di Ezra.

"Grazie al cielo no," disse lui, facendole alzare lo sguardo per la sorpresa. "Non ci tengo a morire giovane." La guardò con grande affetto. "E sicuramente non ci tengo a vedere te morire giovane, che è esattamente quello che succederebbe se mio padre ci trovasse."

"Come sai di Romeo e Giulietta?" chiese lei.

Le sembrò imbarazzato. Imbarazzato quanto poteva esserlo Draco Malfoy, ma tant'è. "Ezra - si portava sempre dietro libri babbani quando eravamo bambini. Lo fa ancora, in vacanza. Ama Shakespeare, Douglas Adams e Judith McNaught. Mi costringe a leggere dandomi dello stupido, inutile ignorante fino a che non mi arrendo, solo per farla stare zitta."

Le parole erano pronunciate di malavoglia, ma mentre Ginny guardava il suo viso, e ascoltava la sua voce, comprese che le stava fornendo il primo pezzo di un bel ricordo d'infanzia. E pensare che gli piaceva leggere libri babbani, con una ragazza che aveva imparato ad odiare per i ruoli in cui erano stati costretti..

"Sembra che in fondo ti divertissi," aggiunse Ginny, cauta.

"Sciocchezze," dichiarò Draco senza pensarci. "Non riesco ancora a credere che perda così tanto tempo a leggere quella spazzatura babbana. Diavolo, non riesco a credere che abbia costretto me a perdere così tanto tempo per leggerla."

Si chiese se Draco avesse avuto un'infanzia così terribile che l'idea di avere un ricordo piacevole gli fosse incomprensibile, e fosse quindi incapace di riconoscerlo per quello che era. O così o ormai stava negando tante cose a se stesso, così sicuro di odiare Ezra e che lei lo odiasse, così convinti che avrebbero avuto insieme quella vita tremenda, solo per far dispetto ai loro padri, se non altro ...

"Io non riesco a nascondermi," disse dopo un attimo, cercando ancora di non piangere. "E sono un caso perso quando si tratta di mescolarmi tra la folla. Non saremmo durati un anno. Perciò, davvero, alla fine è la cosa migliore, no?"

"Giusto," annuì, spento. "Saremmo stati infelici."

"Senza soldi, senza lavori legali," continuò Ginny. "Come saremmo sopravvissuti?"

"Ho accesso alla cassaforte di famiglia," disse Draco. "Avrei fatto un incantesimo anti-rintracciamento a tutto il denaro, poi l'avrei rubato. Pensavo saremmo potuti andare a Parigi, o forse anche in uno di quei luoghi tropicali, comprare una casa, forse persino ... " rise un poco. "Forse persino vivere fra i babbani. Era l'ultimo posto dove mio padre avrebbe pensato di cercarmi."

"Ci avevi pensato parecchio," notò Ginnny.

"Non solo di recente, perciò non sentirti troppo dispiaciuta perchè non vuoi andare," disse. "Io ... io ho pensato a fuggire prima. Solo ... " La guardò intensamente. "Mi è sempre mancato l'incentivo adatto."

"Io voglio venire con te," scoppiò. "Tutte quelle cose, sul fatto che siamo troppo giovani, sono tutte pure scemenze. So quel che voglio. Posso essere confusa su altre cose, ma so che voglio te. E' solo che ... sono appena tornata da ... è stata una cosa stranissima-"

"Sei stata nella Foresta Proibita," dissee lui, e dal suo viso vide che sembrava capire molte cose. "Giusto, è la fine del tuo sesto anno."

"Naturalmente," commentò Ginny, piano. "ci sarai passato anche tu." Aggrottò la fronte. "Perchè non ne ho mai sentito parlare? Ron aveva accennato a qualcosa una volta, ma Hermione l'aveva zittito subito."

"Non vogliono che ne parliamo," spiegò Draco. "Qualcuno non vuole parlarne," disse secco. "Io so solo che tutto quello che volevo era dimenticare quello che avevo visto."

"Cosa hai visto?" chiese lei, curiosa.

"Mi ha fatto fare un bel giro, ti dico questo," bofonchiò. "Mi ha fatto riflettere su tante cose nella mia vita. Mi ha fatto persino cominciare a pensare a come sarebbe sparire da questa vita per sempre, e cominciare da qualche parte, daccapo. Silente aveva detto-"

"C'era il Professor Silente?" lo interruppe Ginny. "Non era Piton?"

"No," disse Draco, confuso. "Avrebbe dovuto essere Piton?"

"No," rispose Ginny in fretta. "Ho solo pensato - sai, dato che Piton è il capo della casa Serperverde - va avanti," dichiarò infine, chiudendo la bocca. Allora Silente era lì per Draco, così come era stato lì per Ginny, ma non aveva spiegato il perchè a lui. Cosa poteva significare?

"L'estate dello scorso anno è stata ... diversa dalle precedenti," continuò. "Persino mio Padre l'ha notato. Ha detto che non gli piaceva il poco interesse che stavo mostrando in certi aspetti del mio futuro. Quando sono tornato ad Hogwarts, ho scoperto di aver perso interesse in tante cose che per me prima erano importanti - rendere miserabile la vita di Potter. Prendermi gioco della sua ragazza, fra le tante."

"La gioia che provi a prendere in giro mio fratello non sembra svanita," notò lei secca.

"Sì, grazie al cielo quella non invecchia mai," commentò Draco divertito.

Si ritrovò a fissare il suo sorriso prima di ricordarsi che il suo cuore era spezzato, ed era cattiva educazione ridere quando il cuore di qualcuno era spezzato. Qualche lacrima le cadde lungo le guance e non protestò quando lui la prese ancora una volta tra le braccia.

"Non voglio che tutto questo finisca," bisbigliò contro il suo collo.

"Domani è domenica," mormorò lui piano. "E dato che ho imparato  assolutamente tutto quello che sono in grado di apprendere per gli esami della prossima settimana, non ho niente di meglio da fare che passare il tempo con te."

"Stupido arrogante," mormorò lei con affetto, stringendolo triste.

"E' un sì?"

"Mi prometti che non pomiceremo e via?"

Ritraendosi, lui alzò un sopracciglio.

Lei fece finta di riflettere su quello che aveva detto. "Scusa, ho detto 'niente pomiciata e via'? Volevo dire, prometti che non faremo altro che pomiciare. Mi confondo sempre."

"Sei pazza," disse lui serio. "Non riesco a credere che ero sul punto di scappare con una pazza."

"Sì, l'hai scampata bella, vero?" Aveva gli occhi pieni di lacrime, ma il suo umore era meno nero di qualche minuto prima. Era stato lui a fare questo per lei, a portarle via la colpa che si sentiva addosso. Lo stava perdendo, stavano per separarsi - forse per sempre - ed era piuttosto certa che il suo cuore fosse spezzato senza possibilità di essere riparato, ma per la prima volta, stava davvero cominciando a pensare che tutto si sarebbe risolto. Doveva risolversi.

"Zitta e vieni qui," le ordinò, e lei lo baciò, anche se non fu un bel bacio perchè per tutto il tempo non riusciva a decidere se ridere o piangere.

"A che ora domani?" chiese un attimo dopo.

"Per pranzo?" offrì lui, e aveva la voce di uno a cui già mancava. Le piaceva questo. "Forse dopo che avremmo mangiato potrai costringermi a imparare qualcosa di incredibilmente barboso."

"Bei tempi," annuì lei, sorridendo, e allontanandosi da lui. Raccolse la sua sacca e cominciò ad allontanarsi, perchè se non l'avesse fatto in quel preciso istante, non l'avrebbe fatto mai.

"Gin," gridò lui, e lei si girò per guardarlo, a qualche metro di distanza. "Che hai visto nella foresta?"

"Uno scorcio del futuro," rispose lei dopo un attimo di esitazione. "Uno scorcio del mio cuore - quello che spero, quello che temo, e ciò che è inevitabile, non importa quanto voglia combatterlo." Un'altra pausa, e si chiese se poteva chiederglielo o meno. Prima, le ero sembrata che stesse evitando di dirglielo. Chi non risica, non rosica ... "E tu? Che hai visto, Draco?"

Il suo viso si contorse, e passò da un'inscrutabile espressione all'altra, e sembrava stesse discutendo con se stesso, per decidere cosa, esattamente, avrebbe dovuto dire. Infine, fece un sorrisetto divertito e ironico, e dichiarò riluttante:

"Ho visto te."

~

NdA: Ancora un capitolo, l'undicesimo e poi l'epilogo. Poi ci sono anche dei capitoli di contorno (e tradurrò anche quelli) ma la storia può dirsi conclusa lì. Quindi recensite^^

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Capitolo 16
*** 11: Romeo e Giulietta, vi presento Draco e Ginny ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
Il capitolo 11 è stato tradotto da Erika in esclusiva per EFP

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Capitolo 11: Romeo e Giulietta, vi presento Draco e Ginny

"Mi baciò e ora sono un'altra." -- Gabriella Mistral, Lui mi baciò

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Alla fine non scappo via di casa. Se potessi parlare (ma il fatto che tu non lo faccia, ripeto, mi rende tremendamente felice) mi diresti probabilmente che sei felice che resti, perchè davvero, che altro hai da fare tutto il giorno se non ascoltarmi? Ora che ci penso, dovrei passare meno tempo a penare per me, e più tempo a dispiacermi per te.

So che ho preso la decisione giusta. Nessuno di noi due era pronto ad essere l'unica persona nella vita dell'altro. E non è davvero possibile per me abbandonare la mia famiglia per sempre - non posso fisicamente farlo. Continuo a vedere questa immagine nella mia testa, dell'orologio della nostra cucina a casa, che dice che sempre che Ginny è 'Irraggiungibile' o, dio me ne scampi, 'In Pericolo Mortale'. La mamma diventerebbe matta a guardarlo.

L'unica domanda che rimane ora è, cosa devo fare adesso con la mia vita, adesso che mi porto dietro un cuore spezzato? Non penso davvero guarirà mai. Ho rotto un piatto di mamma una volta, e lei ha provato a ripararlo con un 'Reparo' ma non voleva saperne di tornare a posto.

"Quando si è rotto in troppi pezzi, non serve cercare di sistemarlo," aveva detto, "perchè non tornerà mai a posto come prima."

Era esattamente come mi sentivo io, come se mi fossi rotta in troppo pezzi, e qualcuno avesse provato 'Reparo' su di me, e non importa quanto ci abbia provato, proprio non riesco a tornare insieme come prima.

Mi manca. E' passata solo un'ora da quando l'ho lasciato e lo vedrò domani, ma mi manca come fosse un dolore antico, che batte contro i pezzi del mio cuore spezzato.

E ora, oltre tutto, mi sono ridotta a scrivere un sacco di clichè ridicoli sui sentimenti nelle pagine del mio diario. Come ne

~

"Sta diventando un'abitudine con te," commentò Ginny mentre chiudeva il diario.

"Scusa," bofonchiò Ezra. "Non mi ero resa conto che qualcun altro era ancora sveglio. Dovevo incontrare Seamus, e ..."

"Noi membri del club Eterni Sfigati per Destino ci incontriamo sempre tardi nella sala comune di Grifondoro," notò Ginny tristemente. "Seamus non si unisce a noi oggi? Direi che ne fa parte almeno quanto me e te."

"Voleva stare da solo per un po'," disse Ezra, e le voce le si incrinò per un momento.

"Perchè?" chiese Ginny piano.

"Perchè gli ho detto tutto," confessò Ezra. "Ho cercato di rompere con lui questa mattina, ma continuava a dirmi che non l'avrebbe accettato senza una buona ragione, diceva che mi amava, e in generale faceva un gran casino. Io gli ho detto che non poteva amarmi, e che se fosse stato veramente intelligente, si sarebbe allontanato da me il più possibile." Una lacrime le cadde sulla guancia. "Ha detto che l'avrebbe fatto se gli avessi detto che non lo amavo. Così ... l'ho fatto."

"Oh, Ezra," disse Ginny, alzandosi e andando a sedersi accanto ad Ezra, dove si era accasciata sul divano.

"Non è giusto!" singhiozzò Ezra. "Ho trovato qualcuno da amare, e tutto mi viene portato via. Avrò una vita terribile, con un matrimonio terribile e non c'è niente che possa farci. Non è corretto per me, per Seamus, o per te. Non è corretto nemmeno per quel miserabile piccolo troll che devo sposare!"

"No, non è per niente giusto," fu d'accordo con lei Ginny. "Ma stare a piangerci sopra non ci aiuterà."

"Ginny," si lasciò sfuggire Ezra, con voce frustrata.

"Scusa," dichiarò Ginny ferma, "ma è ora che tu esca da questa autocommiserazione in cui ti sei messa per metà della tua vita. Sposare Draco non è un destino peggiore della morte. Ucciderei per essere te, Ezra," disse, disperata.

"Ma io non lo amo," ribatté Ezra, e sembrava sul punto di una crisi di nervi. "Tu sì, e buon per te, ma io non posso soffrirlo!"

"Sai che non è vero," continuò Ginny, testarda. "non è vero per nessuno di voi due. Date la colpa delle vostre sventure all'altro, ma non dovreste. Siete vittime entrambi, e se volete sopravvivere, dovrete farcela insieme. Andrò a dire a lui la stessa cosa."

"E' facile per te parlare," iniziò a dire Ezra, accaldata.

"No, non lo è davvero," disse Ginny, senza nessuna nota particolare nella voce. "E' la cosa più difficile che ho mai detto, ma devo, perchè tengo troppo a voi due per lasciarvi a voi stessi. Sarete solo tu e lui contro tutto e tutti, perchè se non lo farete, ne sarete distrutti. Ci sono tante cose che stanno per succedere Ezra, così tanto che io stessa non so ... ma la cosa che so invece, è che tutti dovremmo schierarci. Dovremmo fidarci l'uno dell'altro, e se tu e Draco non potrete mai innamorarvi, almeno, potrete essere compagni.

"Tu non capisci," insistette testarda Ezra. "Non puoi immaginare cosa sia avere la intera vita decisa da un paio di vecchi che sanno solo complottare!"

"Giusto," rispose stizzita Ginny. "Sono certa che io e Seamus non abbiano idea di cosa significhi." Raccogliendo il suo diario e la piuma, Ginny si alzò e fece per andarsene.

"Mi dispiace," la chiamò Ezra. "Mi dispiace che tu sia rimasta ferita-"

"Non dispiacerti," disse Ginny senza stoica, senza voltarsi. "Fa solo che ne valga la pena, Ezra. Fa sì che tutto questo dolore non si trasformi in quello che i vostri padri vorrebbero. Se non potete farlo per voi stessi, o per l'un l'altra, o, Dio solo lo sa, per il futuro del mondo, per favore, fatelo per Seamus e per me e per tutto quello che abbiamo perso."

Poi, Ginny si diresse verso il dormitorio delle ragazze, lasciandosi dietro Ezra, che rimase a fissarla.

~

Il giorno dopo passò così in fretta, che il tempo sembrava scivolare via dalle mani di Ginny per quanto cercasse di farlo durare.

La colazione fu tesa come non mai, con Ginny che evitava le domande di Ron sul motivo per cui appariva così stanca. Quando anche Harry ed Hermione scesero a far colazione, loro tre si racchiusero nelle loro conversazioni per il resto della mattinata. Ginny non era mai stata tanto grata in vita sua del fatto che formassero tale terzetto. L'ultima cosa che voleva era spiegare a persone a cui non piaceva Draco che era indisponente per l'idea di perderlo.

La mattina si trascinò lenta, ma nel momento in cui arrivò il pomeriggio, nel momento in cui si diresse verso il lago e lo vide vicino all'acqua, con la testa chinata quasi come poeticamente sconfitto, il tempo sembrò iniziare a volare.

La salutò con un bacio, e la fece piangere; la prese in giro per il modo in cui suo fratello gli aveva lanciato occhiatacce durante tutta la colazione, e la fece piangere. Il modo in cui accarezzò le sue guance con le nocche delle mani la fece piangere, e quando iniziò a leggere uno dei libri che lei aveva portato, il suono della sua voce la fece piangere, perché immaginava sarebbe stato il suono col quale avrebbe fatto addormentare i suoi figli, leggendo loro una fiaba.

"E poi il nobile mago si tagliò la sua stessa vena, perché aveva capito che l'amore della sua vita non lo stava nemmeno ascoltando, fine," concluse Draco secco.

"Scusami," disse Ginny, sgranando gli occhi. Il sole stava tramontando e l'aria fredda della notte era ormai su di loro. Era stata cullata dal suono della sua voce.

"Dov'eri?" chiese lui curioso.

"Proprio qui," lo rassicurò. La testa di lui si appoggiò sulle sue ginocchia, e lei si accomodò meglio contro l'albero. Le sue dita andarono a giocare, pigre, fra i suoi capelli. "Passavo il tempo a sentirmi dispiaciuta per me stessa."

"Penso solo che ti sia rotta le palle di Un Mago con un nome qualunque."

"Forse," gli concesse con un piccolo sorriso, guardandolo dritto in faccia.

Tirando di lato Un Mago con un nome qualunque, Draco si mise a cercare nella borsa di lei finchè non ne tirò fuori un libro di mitologia provenienti dai suoi studi di Babbanologia. Girò le pagine come se stesse cercando qualcosa di particolare.

"Che cerchi?" chiese lei piano.

"Qualcosa che Ezra ed io non abbiamo già letto insieme," dichiarò lui sicuro. "Qualcosa che possa essere solo tuo e mio."

"Mi piace come suona." Continuò ad accarezzargli la testa mentre lui cercava, memorizzando l'espressione sul suo viso, così che potesse sempre ricordarsi di quanto era bello quando si concentrava totalmente su una cosa.

"Ecco," pronunciò infine, ed iniziò a leggere.

Questa volta, Ginny non riuscì a fare altro che concentrarsi sulla storia, rapita dalle vicende di Amore e Psiche.

Nel racconto, Cupido, figlio degli Dei, si innamorava di Psiche, e le dava ogni cosa che il suo cuore desiderasse. Contro il volere di sua madre, sposò Psiche e tutto quello che le chiese fu di non guardarlo mai in viso. Faceva l'amore con lei di notte e la lasciava da sola di giorno, in una grande casa, per tutta la giornata. Le sorelle di Psiche, gelose della fortuna della sorella, la convinsero che suo marito era un serpente mostruoso e terribile, e che avrebbe dovuto vederlo, e se così fosse stato, ucciderlo.

Ma Cupido non era un mostro; i suoi boccoli d'oro e la pelle bianca come la neve erano il perfetto accompagnamento di un paio d'ali d'angelo. Psiche ferì Cupido terribilmente, sia fisicamente, avendogli per sbaglio rovesciato addosso l'olio della candela, sia emotivamente, non avendo fiducia in lui.

Cupido lasciò Psiche, e lei fu costretta a vagare per la terra alla ricerca del suo amato. Finalmente arrivò davanti a Venere, la madre di Cupido, e la pregò di aiutarla. Venere le fece sostenere una serie di prove impossibili, sicura che Psiche avrebbe fallito. Davanti a tutto questo, Cupido prestò le sue risorse a Psiche, permettendole di avere successo in ognuno dei compiti che le aveva assegnato sua madre.

"Poi Cupido," disse Draco, e la sua voce possedeva il timbro gentile di un narratore nato, "veloce come la luce a penetrare le vette dei cieli, si presentò davanti a Giove, supplicante. Giove appoggiò la causa dei due amanti con tale sincerità che vinse il consenso di Venere. Quindi mandò Mercurio a prendere Psiche per portarla al raduno delle divinità, e quando arrivò, le porse una coppa d'ambrosia e le disse 'Bevi questo, Psiche, e sarai immortale; e Cupido non potrà mai più separarsi da te e queste nozze saranno eterne.' Così Psiche si unì finalmente a Cupido e quando arrivò il momento, ebbero una figlia, che chiamarono Piacere." Si fermò, con le ciglia aggrottate, fissando dall'alto in basso il libro per un momento. "Non sta gran fine, vero?" disse infine. "Praticamente è finito e basta."

"Non proprio," ribatté Ginny. "Vissero felici e contenti dopo, no?"

"Non sarà lo stesso per noi, Gin," disse Draco acido, forse in maniera più acida di quanto non avesse inteso fare, e lo capì dalla luce di colpa che vide subito salire ai suoi occhi.

Era notte fonda ora, e Draco aveva finito di leggere grazie alla luce della sua bacchetta. Lei gli prese il libro di mano e lo mise di lato, e fece scorrere entrambe le mani nei suoi capelli, massaggiando la sua testa dolcemente.

"No," fu d'accordo. "Non saremo noi. Ma noi abbiamo qualcosa, Draco, qualcosa che nessuno potrà mai portarci via."

"E sarebbe?" chiese, e la sua voce era piena di amarezza.

"Quanto ti amo," gli disse piano, ma con voce sicura. "E quanto so che tu mi ami, anche se hai qualche problema a dire le parole a meno che io non sia arrabbiata con te."

"Ti amo," disse, quasi risentito. "L'ho già detto prima."

"Sì, e ora l'hai detto ancora," disse lei, e sembrava soddisfatta.

"Strega," mormorò lui.

"Non ancora," protestò lei. "Mi manca ancora un altro anno."

"Mocciosa," ringhiò lui sedendosi, e mettendola sotto di sè, iniziando a baciarla fino a farle mancare il fiato. Bofonchiando un incantesimo sotto voce, Draco fece spegnere la luce sulla punta della sua bacchetta.

"Non ti piace guardarmi?" mormorò lei in tono giocoso.

"Non mi piace che qualche Grifondoro pervertito ti guardi dalla sua torre," rispose lui, togliendole il mantello smeraldo che indossava.

Le loro bocche si incontrarono ancora e ancora, in beccate scherzose e gentili, mentre si svestivano degli indumenti. La mano di lui disegnò avidi percorsi lungo il suo corpo, a un ritmo rapido, come se sapesse che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lei. Ginny era combattuta: voleva chiudere gli occhi, fingere che questa non sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe stretto, e voleva tenerli aperti, per memorizzare l'esatta posizione delle stelle in cielo mentre faceva l'amore con lei.

Stretta nelle sue braccia, coi corpi che si incontravano gentili Ginny scorse il loro riflesso sulle acqua calme del lago. Erano belli, avvinghiati insieme, e mentre guardava, si rese conto che Draco stava facendo esattamente la stessa cosa. Entrambi si girarono a guardarsi l'un l'altro nello stesso momento, e lei portò una mano a scostargli una ciocca biondo platino dal viso.

"Che altro c'è là fuori?" chiese disperata, le loro fronti che si toccavano, gocce di sudore che scendevano lungo la loro pelle, e il suo cervello che andava in corto circuito alla luce di questa semplice e preziosa vicinanza. "Non esiste che ci sia un altro mondo oltre a questo, semplicemente non può."

Lui non rispose, solo la baciò ancora ed ancora ed ancora, fino a che si dimenticò di cosa voleva dire, si dimenticò dell'altro mondo, di tutto tranne di quanto era facile amarlo.

Più tardi, sotto il cielo fattosi più scuro ancora, ancora stretti l'uno all'altro, si ricordò di come si faceva a pensare, a preoccuparsi, a provare dolore. E nella sua testa sentì delle parole mormorate più e più volte, non dalla voce di Draco, nè da alcun altra voce che riuscisse a riconoscere, ma erano una risposta, l'unica risposta che aveva, l'ultimo barlume di speranza a cui doveva aggrapparsi:

Tutto si risolverà alla fine.

~

Lunedì fu il giorno più duro. Era strano, non doversi preoccupare dei compiti che Draco le aveva assegnato. Non aveva fatto altro che 'seguire i suoi ordini' per quasi un mese, e tuttavia sembrava incredibile non doverlo più fare. Impressionante quanto fosse facile per una persona adattarsi a una nuova vita. Si sarebbe adattata altrettanto velocemente a una vita senza di lui?

Le lezioni furono semplici, dato che erano gli unici momenti in cui Ginny non doveva vedere Draco. A pranzo, le sembrò che la fissasse per tutto il tempo, anche se lei fece del suo meglio per evitare il suo sguardo. Nei corridoi, era come se avesse addosso un qualche incantesimo, e finiva sempre per trovarsi dove stava lui. Si erano scontrati una mezza dozzina di volte.

Il momento più doloroso fu quando Draco riuscì ad avvicinarla, cercando di spiegarle che la madre sua e di Ezra avevano messo un annuncio nella Gazzetta del Profeta, per celebrare l'imminente matrimonio di Draco ed Ezra. Non voleva che Ginny lo sentisse da qualcun altro, aveva detto, e lei non era stata in grado di fare altro che annuire e girargli le spalle.

Quella notte, si era addormentata piangendo e Martedì non stava cominciando nel migliore dei modi. Era ora di pranzo, ed era seduta in riva al lago, appoggiata all'albero sotto il quale lei e Draco avevano letto tante volte; sotto il quale avevano fatto l'amore. Solo quel pensiero era sufficiente a far venire una nuova ondata di lacrime, e si stava davvero stufando di piangere così tanto.

"Posso?"

Alzando la testa di scatto, Ginny aggrottò la fronte, nel vedere una figura incappucciata davanti a lei. Qualcosa nella sua voce, però ...

"Cassandra?" chiese Ginny, soffiandosi il naso.

"Sì," confermò Cassandra, prendendo posto accanto a Ginny. Rimasero in silenzio per qualche attimo, fino a che Cassandra parlò, piano. "E' stato un inverno freddo, vero?"

"Non quanto altri," rispose Ginny tranquilla, pensando a come non era stata in grado di sentire la morsa del gelo mentre lei e Draco dormivano sotto le stelle.

"E sembra sia andato avanti molto a lungo," continuò lei.

"Non abbastanza," disse Ginny, sorridendo, senza divertirsi affatto.

Cassandra sospirò. "Sono qui per recapitare un messaggio."

"Quale messaggio?" bofonchiò Ginny.

"Hai passato la prova."

"Yaii," fece Ginny, spenta.

"Mi dispiace," disse Cassandra, lentamente. "Mi dispiace così tanto che sia dovuto accadere in questo modo."

Le sopracciglia di Ginny andarono a incontrarsi. "Perchè ti dispiace? Di che stai parlando?"

Cassandra fece un grosso sospiro, e aveva il viso coperto, sia dal cappuccio che indossava, sia dalla massa di lunghi capelli neri, lisci. Le sue mani riposavano pacifiche sulle sue ginocchia, e Ginny notò che sembravano forti e appena ruvide, come se fossero solite essere sottoposte a stress fisico.

"Ci sono forze e profezie al lavoro," iniziò Cassandra, piano. "Gli Auror nell'ordine hanno fatto in modo di vedere più lontano che potevano, nel futuro, e abbiamo seguito il loro consiglio. Un'insospettabile figura era posta al centro di quel piccolo melodramma in cui il mondo si verrà presto a trovare, una persona la cui lealtà nei giorni a venire era incerta."

"Draco," indovinò Ginny, e disse il nome come un soffio.

"Sì," confermò Cassandra, e c'era un sorriso nella sua voce. "Al centro, c'era Draco. Ma tu, Ginny, stavi sopra di lui."

"Io?" Ginny non fece parole dei suoi stessi sogni e delle sue visioni. C'era davvero poco che potesse dire di aver genuinamente capito, e tanto ancora da comprendere.

"Sappiamo cosa sarai un giorno, con o senza di noi," continuò Cassandra. "Il tuo cammino sarà semplicemente più veloce, e meno pieno di ostacoli col nostro aiuto."

"Il mio cammino," ripetè Ginny, scandendo le parole.

"Siamo anche coscienti di quello che Malfoy potrebbe essere un giorno; sappiamo chi avrebbe potuto essere senza di te, se non ti avesse mai conosciuta, e chi ha la possibilità di essere ora, adesso che lo ha fatto. Tutto quello che ci resta da fare ora è sperare. Mi dispiace davvero, davvero tanto che il tuo cuore sia dovuto andarci di mezzo."

"E che mi dite del suo cuore?" chiese Ginny, mentre la rabbia saliva da sotto gli strati di dolore attorno al suo cuore. "Non avete rimpianti per quello che tutta questa storia ha fatto a lui? E' lui che deve sposare qualcuno che non ama!"

"Il suo cuore è sempre stato la questione principale," rispose Cassandra, calma. "Il suo cuore è la ragione per cui ti è stato assegnato Draco Malfoy come compito. Aveva bisogno di cure speciali, e i nostri Aurors ci avevano assicurato che solo tu potevi fornirgliele."

"Non capisco," si arrese infine Ginny, stremata.

"Capirai," rispose Cassandra, gentilmente.

"Sono stufa di gente che non fa che dirmi questo," sbottò Ginny. "Sono stufa che mi venga detto che tutto andrà a posto un giorno, con nessuna garanzia sul quale, o persino sul come. Sono stufa di sapere che lo amerò finchè campo, e non potrò mai più averlo. Odio che il fatto che lo ami debba essere trattato come un piccolo sporco segreto di cui nessuno deve mai venire a conoscenza, perchè se lo si sapesse, suo padre diventerebbe una furia, e mi farebbe uccidere!" Rise, quasi isterica. "Ci credi? Il padre del mio quasi-fidanzato sarebbe capace di farmi uccidere."

"Non tutti i segreti sono sporchi," fece Cassandra, comprensiva.

Ginny le mostrò uno sguardo confuso, e Cassandra scostò il cappuccio del mantello, lasciando che i lunghi capelli neri le cadessero via dal viso. Ginny spalancò la bocca per la sorpresa.

"Cho?" bisbigliò.

Cho Chang le sorrise, gli occhi grandi e belli come sempre, gli stessi capelli lisci come seta che Ginny invidiava da quando li aveva visti la prima volta. "Abbiamo tutti i nostri piccoli segreti," le confidò Cho, tranquilla. "Segreti che nessuno al mondo potrebbe veramente capire; segreti che non spariscono mai. Forse il Signor Malfoy sarà sempre il tuo."

~

Mercoledì passò sorprendentemente bene.

La Professoressa McGranitt diede il permesso a Ginny di uscire dalla lezione perchè un rappresentante della Gazzetta del Profeta voleva parlare con lei. Ginny passò il giorno a fare uno strano colloquio per quello che sarebbe stato il primo vero stage estivo della sua carriera. Era un membro dell'Ordine da meno di 24 ore, e già le si aprivano delle porte.

La prima storia che le assegnarono fu quasi abbastanza per farla ridere, ma solo perchè di recente aveva pianto a sufficienza: doveva intervistare i prossimi Signor e Signora Malfoy e scrivere un articolo di mille parole circa sulla bella coppia che formavano. Se avesse fatto un buon lavoro, sarebbe stato pubblicato; se avesse consegnato una schifezza, sarebbe passato molto tempo prima che le permettessero di scriverne un'altra.

Draco passò i suoi esami con voti fantastici, e riuscì persino a prendere 90 nell'esame finale di Erbologia. Ginny era sicura che avrebbe preso il massimo se avessero passato più tempo a studiare negli ultimi giorni invece che a ... beh.

Ezra aveva cominciato a vagare per i corridoi insieme a Draco. Sembrava stessero facendo lo sforzo di essere amici, e Ginny ne era loro grata. Non aveva parlato ad Ezra da quella notte nella sala comune, e anche se a Ginny spiaceva per la distanza che si era creata fra loro, onestamente non credeva di poter reggere altro. Le causava un dolore fisico pensare a Draco ed Ezra sposati ed era già abbastanza difficile andare avanti ogni giorno, vederli insieme, senza doverci aggiungere anche lo sforzo di sorridere ad Ezra.

Qualche volta, Draco le passava vicino nei corridoi, lui con i suoi amici, Ginny con Kyle e Lysandra, e si guardavano nello stesso momento, nello stesso modo, e lei capiva: era tutto quello che erano l'uno per l'altro oramai, sguardi nostalgici fra un mare di persone. E pensava, quanto è malinconico e triste, poi le veniva la depressione nel ricordarsi che non era una storia, ma era la sua vita, ed era suo il cuore in mille pezzi.

Ma il suo cuore non era più così spezzato. Era danneggiato, certo, ma forse non era impossibile da riparare. Ginny aveva pensato molto negli ultimi tempi. Aveva fatto poco altro, oltre a pensare, ed era arrivata alla seguente conclusione: se la sua relazione con Draco era in qualche modo scritta nel destino ... non poteva finire. Le cose predestinate non finiscono. Il fato stesso non sarebbe stato tanto crudele. Non l'avrebbe detto ad alta voce, naturalmente, non avrebbe dato vita a questa speranza nemmeno nelle pagine del suo diario, ma nel suo cuore, in fondo in fondo dove non poteva stare a controllare tutti i giorni, avrebbe creduto che un giorno, tutto sarebbe andato per il verso giusto.

~

Un Nuovo Giorno per Amare

8 Agosto 1999: Maniero Malfoy

Un anno fa, l'intero mondo della Magia ha passato la giornata congratularsi con i clan Malfoy ed Easton per quella che si dice fosse una lungamente attesa unione fra le due famiglie. Ezra Easton e Draco Malfoy erano fidanzati dalla nascita. L'anno scorso, si sono diplomati alla scuola di Stregoneria e Magia di Hogwarts, e nel giorno in cui questo articolo viene scritto, si sono infine sposati.

Questa reporter lavora per la Gazzetta del Profeta da circa un anno, e c'è voluto un po' perché questo articolo venisse alla luce. Draco Malfoy ed Ezra Easton sono stati la mia prima storia, e l'articolo che aveva consegnato è stato alla fine respinto. Tuttavia, l'ho conservato, perché qualcosa di quello che scrissi allora è interessante ancora oggi. Mancavano pochi giorni alla fine dell'anno, e Malfoy ed Easton sedevano da soli nei corridoi, come facevano spesso, persi nel loro mondo mentre chiedevo loro cosa desideravano per il futuro.

"Gli obiettivi che vorrei raggiungere?" aveva detto Malfoy, col sorriso tipico della sua famiglia in bella mostra. "Suppongo mi piacerebbe imparare a tirarmi fuori dal rispondere a stupide domande fatte da giornalisti in erba."

"Vogliamo essere felici," lo aveva interrotto Easton. "E' l'unico obiettivo che abbiamo - essere felici, e fare del nostro meglio affinché sia felice anche chi ci sta intorno."

Un anno dopo e Malfoy ed Easton sembrano aver prestato fede alle loro credenze:

"Ancora tu," ha commentato Malfoy vedendomi al ricevimento. "Sei stata invitata?"

"La vita da sposati è bella," ha detto la nuova signora Malfoy, incenerendo con lo sguardo il marito. "Alla nostra alleanza e a tutto ciò che ne potremo derivare."

Come di certo i lettori regolari della Gazzetta del Profeta sapranno, i Malfoy e gli Easton sono due famiglie collegate per anni a Voi-Sapete-Chi. Col sospetto che aleggia in giro, di nuovi sostenitori di Voi-Sapete-Chi che si stanno radunando, sono iniziate delle speculazioni sul reale significato del nuovo dipartimento del Ministero della Magia, così intensamente voluto dal padre della sposa, Edmond Easton, per non parlare del suo desiderio di dare alla figlia una qualche carica nell'ufficio. Ulteriori complicazioni sono date dal fatto che questo nuovo dipartimento non è che un progetto della famosa coppia composta da Harry Potter e dalla sua fidanzata, Hermione Granger.

Potter e Granger erano presenti ai festeggiamenti al Maniero Malfoy. I due da qualche tempo frequentano il nuovo signore e la nuova signora Malfoy per parlare dell'appoggio da fornire per la legge sulla Cooperazione fra tecnologia Babbana e pratiche magiche che sarà discussa nei prossimi mesi al tavolo del Ministero.

I genitori della sposa e dello sposo non hanno fatto commenti sulle nozze dei loro figli, ma pare che Lucius Malfoy ed Edmond Easton abbiano detto che erano 'compiaciuti' che la forte unione che c'era fra le loro famiglie avrebbe avuto modo di crescere ancora.

La nuova signora Malfoy ha riassunto al meglio tutto quanto:

"Molte persone non trovano la persona che ameranno per il resto della loro vita a cinque anni. Ma non è stato il mio caso. Draco ed io ci odiavamo iin modo totale da principio. Ma la nostra relazione è cresciuta ed è mutata assieme a noi e siamo arrivati ad un punto in cui siamo fiduciosi in quello che siamo diventati insieme e pronti ad andare avanti. E' un nuovo giorno e ogni cosa è possibile. Diavolo, ho persino smesso di fumare."

- articolo di Ginny Weasley, fotografie di Kyle McGraw

~

Eccolo. Il primo articolo che ho mai pubblicato. L'anno appena trascorso è stato eccitante e doloroso, divertente e completamente confuso. Ho visto Ezra e Draco solo un paio di volte, e mai più di quanto li abbia visti nel giorno del loro matrimonio. Draco mi aveva preso da parte, e aveva scherzato su quanto ero cresciuta. Sembrava irrazionalmente geloso del fatto che Kyle fosse con me come mio fotografo e accompagnatore, ma gli ho detto che siamo solo amici, anche se non sono certo che un uomo che sta per sposare un'altra abbia il diritto di essere geloso, specialmente considerando che mi ha ignorata per il resto della serata.

Non li vedo da allora, e non credo li vedrò più. Per un altro po', almeno. E' così difficile fingere mentre tutti guardano. Cho mi ha detto che abbiamo tutti i nostri segreti, ma non sono sicura di essere tagliata per tenere certe cose per me. Non sono nemmeno tagliata per far passare le vere emozioni, e l'ossessione che ho per Draco Malfoy è purtroppo vera. La cotta che avevo per Harry Potter è di così tanto tempo fa che non ricordo nemmeno più cosa provassi nel guardarlo allora.

Ma sapete cosa ha scoperto che non passa? L'amore. Sbiadisce; cambia, scorre e si rimodella. Ti dà un calcio nel sedere, ti stacca il cuore, ti fa sanguinare e ti costringe a tornare indietro per prenderne ancora, ma non passa. Nè col tempo, nè con le distrazioni, e certamente non perché qualcuno ti ha fatto più male di quanto tu possa sopportarne. L'amore, il vero amore, scava e si tiene stretto anche quando vorresti farla finita con lui. E fa male. Dio, se fa male.

Ma l'altra faccia della medaglia c'è, e giace nel mio cuore il ricordo di qualcosa di speciale e prezioso. Mi ricordo cosa significa essere amati. Non corteggiati, o l'oggetto della passeggera ossessione di qualcuno, ma amati completamente dal cuore di qualcun altro. Forse non è un finale felice, ma è questo il punto: non è un finale e basta. Certe cose sono troppo grandi, troppo tutto per trovare una fine. E mi rimane un senso di speranza, e non riesco davvero a chiedere di più, non in tempi come questi.

Così, un giorno, quando sarò vecchia e decrepita (Dio volendo, diventeremmo tutti vecchi), con una dozzina di nipotini che mi corrono intorno, avrò i miei ricordi di Hogwarts. Avrò Harry Potter con la sua cicatrice e il suo sorriso facile, che bacia l'interno delle dita di Hermione ogni singola volta che si separano (un rituale, mi ha confessato una volta, che ripete per assicurarsi che torni da lui). Avrò Ron, Fred e George che fanno piani per giocarne una a Percy perché il nostro fratellone è così insopportabile che non possono farne proprio a meno. Avrò le storie sui draghi di Charlie e gli abbracci confortanti di Bill, i buoni consigli di Hermione e la comprensione della professoressa McGranitt.

Avrò Piton, che squadra Ron ed Harry esattamente nello stesso modo, e tuttavia è sempre pronto a mettere la sua vita in pericolo per entrambi. Avrò la gentile dolcezza di Hagrid e l'infinita pazienza e saggezza del professor Silente. Avrò quel piccolo sussulto che ha accompagnato la prima volta che ho visto Harry e il dolore acuto ma rapido a svenire che ho provato quando ho capito che non sarebbe mai stato mio. Avrò Ezra che fuma le sigarette, e che si lamenta del suo triste destino, mentre spettegola di ragazzi, e Kyle che cerca quella perfetta tonalità per riprodurre il tramonto. Avrò Fred e George che mi tirano i capelli e Ron pronto a battersi volentieri per il mio onore.

E nel posto più segreto e oscuro del mio cuore, avrò Draco Malfoy.

Avrò il suo ghigno, o meglio ancora, il suo sorriso, che non ha visto nessun altro. Avrò la lunga, pallida cicatrice sui suoi addominali e il modo in cui mi ha toccato la prima volta che non ha dovuto chiedermi il permesso. Le cose che ricordo meglio (anche se non sono sempre le parti migliori di lui) avranno residenza permanente nella mia anima e negli anni a venire, sono certa che ricorderò persino quella crudeltà, che usava per difendersi, con un certo affetto. Era parte di lui, dopo tutto, proprio come il suo cuore chiuso, l'orgoglio duro a morire e l'aria perennemente arrogante erano parte di lui, e mi manca, davvero davvero tanto.

Mi chiederò dove si trova, e se si è concesso di essere felice. Spererò che ricordi il nostro inverno segreto, passato insieme, tanto quanto lo ricordo io, che ne abbia fatto tesoro quanto me. Per un attimo, vorrò stargli vicino tanto che il mio petto scoppierà di dolore. E poi farò un grosso respiro finchè il dolore non passerà, come passano tutti i vecchi dolori, e lo rimetterò nel mio cuore, al posto a cui appartiene, dove sbiadirà e cambierà, crescerà e si rimodellerà, ma mai mai passerà.

E forse, un giorno, imparerò a sperare ad alta voce.

 

 

NdT - manca ancora l'epilogo e tanto verrà ancora detto.
Ma il fatto che l'altra parte si chiami epilogo, indica che questo capitolo è in un certo senso una fine. Era questo il finale che mi aveva particolarmente colpito, e per il quale ho deciso di tradurre questa fanfic (benché l'epilogo e i capitoli di contorno meritino tanto anche loro).
Perché dopo aver finito di leggere, quasi non ci credevo. Ho sperato fino all'ultima riga che andasse a finire in un modo diverso, e la cosa che mi ha colpito è che l'autrice è riuscita a non farmi odiare il modo in cui sono andate le cose, dopo avermi tanto coinvolto con la storia che aveva costruito per il suo Draco e la sua Ginny.
L'epilogo a breve. Vi assicuro che vi piacerà.

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Capitolo 17
*** Epilogo: L'ultimo regalo di Re Artù ***


Our Winter

(Il nostro Inverno)
di Jade Okelani
tradotto da Erika in esclusiva per EFP

Nota dell'autrice, Jade Okelani - Bacioni a tutti quelli che sono arrivati fin qui. Tutto il mio affetto e i miei ringraziamenti alla mia sorellina virtuale Sarea, che è stata sia beta-reader che fonte d'ispirazione per l'intera fanfic. Sei la migliore.

~

Epilogo: L'ultimo regalo di Re Artù

~

"Non tutto è una bugia non tutto è verità, non tutto favola, non tutto noto ..."

E' questo ciò che la maggiore autorità su Re Artù e sulla sua vita scrisse della storia che i Babbani credevano una leggenda, perciò questo è quello che scrivo io adesso mentre cerco di narrare il racconto di una nuova leggenda, una di quelle che i Babbani racconteranno la notte o su cui faranno film sopra, ma a cui non crederanno veramente mai, perché è un racconto troppo fantastico, troppo impregnato di magia, di male e bene e di cose incredibili, per essere preso sul serio.

Dato che tutte le belle storie richiedono un punto di vista, le presterò il mio, perché è appropriato, considerando che io c'ero. Mi è stato chiesto dai colleghi di rivelare i dettagli più intimi della mia relazione con Draco Malfoy, di spiegare la mia amicizia con sua moglie e cosa è successo esattamente nei nove anni appena passati.

Voglio essere completamente franca: questo articolo è l'ultimo che scriverò su questa faccenda. Dopo che verrà pubblicato, andrò avanti con la mia vita. Non risponderò ad altre domande, né pubblicherò memorie in cui rivelerò i dettagli più succosi. Sono una giornalista e continuerò a fare come ho sempre fatto: a osservare, a sperimentare, a riportare quello che ho scoperto, a voi, lettori della Gazzetta del Profeta. Mi scuso in anticipo se vi sembrerò un po' confusa, ma questi avvenimenti sono così profondamente personali che non credo riuscirò a non far trapelare le emozioni, narrandovi i fatti.

Quello che segue non è tutto una bugia o tutto una verità, non tutto favola e non tutto quello che so, ma è tutto ciò che uscirà mai dalla mia bocca.

Questa, allora, è la storia della fine.

Anche se persino dire questo non è poi così accurato. La storia è finita giorni fa, abbiamo vinto, il male è stato sconfitto e l'eroe ha dato il bacio finale alla sua bella. E' più un capitolo di coda quasi. Più quello che è successo dopo la fine.

Non ero certo io la protagonista di questa favola, posso dirvi almeno questo. Quella parte è andata ad Hermione Potter. Ron Weasley è stato un buon co-protagonista, ed Harry Potter è stato l'eroe che tutti noi sappiamo che è. Ci sono stati altri attori, ovviamente. Fred e George Weasley, il duo leale che strappa sempre un sorriso; Neville Longbottom, il ragazzo intelligente che tutti sospettano non sia intelligente affatto; Kyle e Lysandra McGraw, la gentile coppia di Tassorossi che nessuno avrebbe mai immaginato stesse conducendo un'operazione di copertura da tanto tempo, nel retro della loro galleria d'arte.

Poi c'è Ezra Malfoy, con la sua solita eleganza e il sorriso che taglia ogni cosa, che si è presa il posto di suo padre nel consiglio dopo che lui l'aveva tenuto stretto per quattro anni, che si muoveva di casa in casa di grandi maghi con affilata efficienza, rassicurando le mogli degli altri maghi oscuri su quanto fosse leale la nuova generazione Malfoy, su quanto erano disposti a dare una mano in tutto. C'era il povero, dolce Dean Thomas, il primo a morire, e il bel coraggioso Seamus Finnigan, che ha vendicato la morte del suo amico.

Mille storie narrate, mille battaglie combattute, e solo una che davvero mi interessa:

Perché alla fine, c'è Draco Malfoy, l'enigmatico agente infiltrato che ha permesso alla battaglia di girare in nostro favore. C'è stata la morte di Lucius Malfoy, per mano del suo Signore, uno dei primi a cadere sotto il marchio di una magia nera che doveva far crollare il mondo intero. Grazie a Draco, siamo stati in grado di prevedere cosa avrebbe fatto. Grazie ad Ezra, nessuno ha mai sospettato che Draco fosse qualcosa di più di un semplice mago con un Marchio Oscuro sul braccio.

E grazie a Draco, Albus Silente ha avuto quel tanto di tempo che gli bastava per prepararsi.

Alla fine di ogni bella storia, qualcuno deve morire. E' una legge non scritta che qualcuno dovrebbe davvero scrivere da qualche parte un giorno (sarò felice di fare gli onori proprio adesso.) Un sacrificio volto a ingigantire il trionfo dell'eroe; a misurare la gioia per la vittoria con un dispiacere che sa di sconfitta. Non fidatevi di quello che dicono i grandi maghi oscuri, non tornate mai veramente dal mondo dei morti.

Io stessa sapevo che qualcuno sarebbe morto; che Dean non sarebbe stato l'unico del nostro cerchio ad andare. Visioni, sapete. Una volta l'ho detto ad Harry, e lui è diventato silenziosissimo e triste, e io gli ho promesso che ero certa non sarebbe stata Hermione. Aveva un disperato bisogno di credermi, e io gliel'ho promesso ancora, e da quel giorno, è come se qualcuno gli avesse tolto di dosso un enorme peso. Finalmente, poteva respirare, pianificare e vincere.

Mesi dopo quel giorno, quando le cose stavano cominciando ad avviarsi verso una svolta, Harry mi prese da parte e abbiamo avuto una conversazione che ricorderò fin quando vivrò.

"Non toccherà nemmeno a lui, Gin," mi disse, ed ero così distratta a quel tempo, che non capii subito.

"Draco," specificò, e quel nome catturò la mia attenzione, perché tutti sembravano fare sempre uno sforzo straordinario per pronunciare quel nome davanti a me. "Non sarà nemmeno lui, non più di quanto lo sarà Hermione."

"Come lo sai?" gli avevo bisbigliato frustrata. Tutto sapevano a quel punto delle visioni che avevo avuto durante il sesto anno ad Hogwarts. C'erano solo tre persone che non mi avevano mai chiesto del futuro: fra loro Harry e Albus Silente.

"Non lo so," mi aveva risposto Harry. "E' così e basta. Siamo così vicini alla meta, Gin ... non lo senti? L'universo non potrebbe fare questo a te, non ora, non quando siamo così vicini."

E da quel momento ha dovuto occuparsi di tutte altre faccende, e non ho più avuto occasione di parlare con lui finchè non era tutto finito. Gli ho chiesto come lo sapeva, come faceva ad essere certo che non sarebbe stato Draco a morire, e lui non mi ha mai dato una risposta precisa. Non ero davvero sicura di volerne una. Penso di essere felice ora al solo pensiero che molti di noi ce l'hanno fatta.

Nel pensare a tutti quelli che ci sono rimasti, non posso non ricordare quell'uomo che oggi non è più con noi. Ero un giorno di sole, uno dei più luminosi che Londra avesse mai visto, quello in cui lo seppellimmo. Il Ministero era diventato quasi pazzo a cercare un posto nascosto agli occhi dei Babbani. C'erano più maghi lì che in entrambe le ultime due edizioni della Coppa del mondo di Quidditch messe insieme, un mare di abiti scuri che andava avanti per quasi un miglio, in ogni direzione, che formavano come un anello intorno al cerchio concentrico che era il luogo della sepoltura, dove fiamme magiche bruciavano in eterno sopra nient'altro che pietra e marmo.

Il funerale di Ezra Malfoy fu qualcosa di molto più piccolo, e vi partecipammo solo io e Draco. Molti si sono posti domande sulla decisione di Draco di mandare a vivere la loro unica figlia, Danae, con il padrino Seamus Finnigan, immediatamente dopo la morte della madre. Se i miei lettori sono incapaci di provare pietà per Draco Malfoy, chiederei loro almeno di rispettare la privacy di Danae, dato il poco tempo passato dalla dipartita della madre.

Molti pensano che è stata la morte di Ezra a far andare Draco Malfoy contro i Mangia Morte. Pensate quello che volete, ma sappiate che la verità non è mai solo bianca o solo nera.

Oggi, Minerva McGranitt appariva più stanca e più vecchia di sempre, vestita con un completo nero corredato da un velo. Severus Piton era in piedi accanto a lei, e il suo viso era più stoico del solito, anche lui vestito di nero, anche se questo in sé non era poi una strana occorrenza.

A volte, quando sono triste per la sua assenza, penso a quello che ha fatto. Penso a tutti quelli che sono ancora vivi, e nel mio cuore so che lui non avrebbe voluto le cose andassero in modo diverso. Sono stati Remus Lupin e Sirius Black a fare l'elogio funebre. Le loro parole sono state le parole di tutti, il loro dolore il nostro dolore. Noi abbiamo vinto e lui ha perso e così abbiamo perso tutti e ancora non sappiamo decidere cosa provare esattamente. Voldemort (e mi rifiuto anche solo per un secondo in più di provare paura davanti al suo nome) è finalmente morto, finito all'inferno chissà dove, e voglia Merlino, questa volta ci rimarrà.

E tutti quanti eravamo come in attesa di sentirci sferrato un altro colpo, troppo impauriti e scioccati per piangere i morti o celebrare i vivi. Ma oggi ci sforziamo di guardare il mondo che ci è rimasto, di alzarci e di onorare il sacrificio finale del più grande mago dei nostri tempi.

Oggi, siamo tutti qui riuniti, per la prima volta in dieci anni, per dare il giusto riposo all'anima di Albus Silente.

Nella leggenda, Re Artù veniva ferito mortalmente in battaglia, e il suo corpo trasportato misteriosamente nell'isola di Avalon dove avrebbe riposato, fino a che non sarebbe per lui venuto il giorno di alzarsi ancora e riprendere il suo ruolo di re.

Durante la battaglia finale contro Voldemort, il corpo di Albus Silente è stato consumato da una luce così potente e accecante che, quelli che hanno sopportato di assistervi, hanno avuto problemi a vederci bene per giorni, in seguito. In privato, mi piace pensare che riposi da qualche parte, in attesa del giorno in cui rinascere.

Nel frattempo, noi che lo conoscevamo, siamo costretti a riunirci e piangerlo, perché per adesso, Albus Silente se n'è andato, e l'intero mondo magico piange di dolore.


-- Ginny Weasley, 1 Novembre 2008

~

E' cominciata in modo semplice, come tante cose cominciano. Un gufo da una vecchia amica (erano amiche dopo tutto, senza tenere conto del resto), ho sentito che sei in città, sono passati secoli, ti piacerebbe venire a vedere la piccolina?

Anche se non era più piccolina da molto. Danae aveva quasi cinque anni oramai a quel tempo e somigliava tutta a sua madre, anche se quando sorrideva ricordava appena suo padre.

Erano passati sei anni da quando si erano visti l'ultima volta tutti insieme, sei anni, prima che arrivasse il gufo di Ezra e Ginny non si trovasse in grado di rifiutare, incapace di farsi passare l'opportunità di vedere com'era la figlia di Draco Malfoy. E così, nella città dove si trovava il grosso maniero che Draco ed Ezra chiamavano casa, Ginny aveva fatto visita alla vecchia amica.

Ezra aveva preparato tè e biscotti mentre si scambiavano convenevoli. Draco non era nella stanza, dato che aveva portato Danae a fare una passeggiata nel cortile con le sue Ali Sguizzanti (un invenzione di Fred e George). Ginny parlava con grande affetto della sua passione per il giornalismo, ed Ezra le aveva confessato che lei e Draco avevano conservato in un album ogni articolo che avesse mai pubblicato.

"Ogni tanto la notte lo scopro a leggerli," aveva confessato, e Ginny ne era stata terrorizzata ed elettrizzata allo stesso tempo.

"Sono sicura che è solo--"

"Ancora innamorato di te?" aveva continuato Ezra con una risatina. "Sì, lo immagino anche io."

"Ezra," aveva bisbigliato Ginny, ma ogni ulteriore conversazione era stata interrotta dal suono di piccoli piedi che stavano correndo in direzione della biblioteca dove si trovavano.

Vedere Danae per la prima volta fece balzare il cuore di Ginny. La bimba teneva stretta la mano di Draco, e Ginny non si permise di guardarlo ancora per un attimo, e si concentrò invece sulla faccina davanti a lei, i capelli scuri e la bocca sbarazzina che aveva ereditato da sua madre, e tutto il resto suo padre, e come aveva fatto qualcuno a non notarlo prima?

Agli occhi di Ginny era dolorosamente ovvio, dagli occhi verdi scintillanti di Danae e dal carattere allegro e contagioso, che Draco Malfoy non era il suo padre biologico.

Non così ovvio per tutti gli altri, a quanto pare, aveva spiegato Ezra dopo che Danae era andata a fare un pisolino. La gente vedeva solo quello che voleva vedere, e i clan Malfoy ed Easton volevano solo che Ezra e Draco procreassero. Per tutto il tempo in cui Ezra parlò, Ginny non riuscì a distogliere lo sguardo da Draco. Il tempo aveva lasciato i suoi segni su di lui, ma questo non aveva fatto che accrescere il suo fascino, e la sua pelle pallida ora aveva un colorito più sano, per i giorni passati a giocare con la figlia, sotto il sole.

Ginny si scusò quel giorno e se ne andò, con la testa che le girava per le domande e le supposizioni. Draco sapeva che Danae non era sua? Doveva sicuramente saperlo. Ezra lo sapeva, di questo Ginny era certa, perchè chiunque conoscesse bene Seamus Finnigan poteva riconoscerlo nel viso di Sanae ogni volta che rideva.

Draco lo sapeva, apprese Ginny qualche settimana dopo, quando, ancora una volta in città per una storia, Ezra le mandò un altro gufo. Ancora una volta bevettero il tè, ed Ezra raccontò a Ginny altri segreti. Ginny sapeva naturalmente che Draco ed Ezra stavano dando una mano ad Harry ed Hermione con la legge sulla Tecnologia Babbana, anzi, erano due dei loro più accaniti sostenitori (affermando pubblicamente però che l'incorporazione e la comprensione della tecnologia babbana non avrebbe fatto altro che assicurare ulteriormente che i Babbani stessi non fossero mai in grado di introdursi nel mondo magico), che era stato per le insistenze di Ezra che Edmond Easton aveva accettato di dirigere quel nuovo dipartimento, in primo luogo.

Ezra aveva sempre tirato qualche corda (suo padre non aveva interesse nella Tecnologia Babbana, e aveva accettato di far partire quel progetto solo per la richiesta di Ezra; francamente, era stato contento che avesse cominciato a interessarsi a qualcosa), e due anni prima, Edmond le aveva lasciato ufficialmente la carica di direttore di quel nuovo dipartimento, permettendo ad Ezra di dirigere ogni cosa a suo piacimento, senza interferenze del Ministero. Quello che Ginny non sapeva, era che gli incontri che si protraevano fino a sera tardi, che si diceva fossero per discutere dei costi della sicurezza del progetto, in realtà erano solo una copertura per un elaborato scambio di informazioni.

Erano agenti sotto copertura, Ezra e Draco. Pochi maghi oscuri sospettavano di Draco ma nessuno di loro aveva idea che anche Ezra fosse una traditrice. Era parte del loro piano, Ezra la povera moglie, scavalcata da un marito che non aveva il dovuto rispetto per il Signore Oscuro, poiché in generale non aveva rispetto per niente che non fosse lui stesso. Spesso le altre mogli le raccontavano cose, giusto per tirarla su.

Di certo, nessuno sospettava che Ezra intrattenesse una torbida relazione con Seamus Finnigan che, insieme al suo amico Dean Thomas, si era accaparrato un posto di basso profilo nel Ministero così da poter sapere cose che, altrimenti, sarebbero andate perse nel loro viaggio verso le alte sfere.

Ginny prese tutte queste nuove informazioni piuttosto bene.

"Perché non mi ha contattato?!" quasi gridò. "Tu e Seamus potete stare insieme, allora perché ..."

"Perché anche tu e lui non potete?" finì Ezra con un sorriso. "Semplice: Seamus è uno stupido cretino che non sa cosa vada davvero bene per lui, e non voleva lasciarmi andare. Anche Draco è uno stupido cretino che non sa cosa vada bene per lui e voleva che tu fossi al sicuro. E poi ... non voleva che la gente pensasse tu fossi una ..."

"Ma non lo sa," mormorò Ginny, "che non mi importa di quello che pensa la gente, che mi basta stare con lui?"

"Forse lo saprebbe," rispose Ezra, precisando, "se gliel'avessi mai detto. Hai rotto ogni contatto, Gin. Ne ha dedotto che volessi che le cose andassero così-"

"Era così che voleva lui!" Ginny urlò quasi. "Non mi ha quasi nemmeno parlato dopo ... dopo ..."

"Sì, beh," disse Ezra, facendo un gesto con la mano, come per far capire a Ginny che aveva compreso a cosa si riferiva, "dopo il nostro matrimonio, si è chiuso un po' in se stesso. Danae è l'unica cosa che riesce a farlo ridere in questi giorni, anche se solo dio sa, che io pure provo a farlo ridere di tanto in tanto. Non ce la fa ad andare avanti senza di te, Gin," disse con un sospiro. "E ti ho messo a conoscenza del nostro piano, contro il volere suo e di tuo fratello Ron, perché non resisto un secondo di più a guardarlo vivere in questo modo." Ezra ridacchiò. "In più, abbiamo davvero, davvero, bisogno di qualcuno dentro la Gazzetta del Profeta."

Dopo quell'incontro, Ginny iniziò a fare visite di routine dalla signora Malfoy. Le settimane passarono, e Draco continuò a cercare di non farsi trovare, finché un giorno Ezra, che ne aveva avuto abbastanza di vedere Draco che evitava Ginny, e la stessa Ginny troppo timorosa di affrontarlo, li lasciò da soli nel salone, dichiarando che doveva portare fuori Danae per una 'lunga, lunga, lunga, lunga passeggiata lontano da casa'."

"Sottile, vero?" commentò Draco secco.

"Come una spina in faccia," si disse d'accordo Ginny, giocando nervosamente con le dita.

"Carino, vero," disse lui dopo un minuto di imbarazzato silenzio, "una moglie che non solo fa finta di non vedere, ma addirittura favorisce un incontro adultero fra suo marito e la sua migliore amica."

"E' di questo che si tratta?" chiese lei dopo un attimo.

"Non ne ho idea," rispose Draco. "Non ti ho mai voluto coinvolgere in questa storia, non volevo fossi-"

"Stronzate," sbottò Ginny. "Avevi paura. Hai una fifa blu dal giorno in cui ti ho detto che non potevo scappare con te, eri terrificato e persino un po' sollevato--"

"Sollevato?!" gridò lui. "Sei uscita di testa? Ero a pezzi quando tu hai-"

"A pezzi," ripeté lei, burbera. "E' per questo che mi hai ignorato, hai fatto finta che non esistessi?"

"Stavo facendo solo quello che era meglio per te!" insistette lui.

"Stavi facendo quello che era meglio per te," sibilò lei, "come sempre!"

"E' da molto che non puoi dire di conoscermi, mocciosa," disse con voce bassa e pericolosa, "e non dovresti presumere di sapere cosa significa 'sempre'."

"Hai ragione," disse lei secca, lisciandosi gli abiti mentre si alzava. "Devo andare, Signor Malfoy." Sulla porta della biblioteca, si girò verso di lui. "E non chiamarmi mai più così. L'uomo che mi chiamava in quel modo mi amava e avrebbe fatto di tutto perché stessimo insieme. Quando mi ha detto che era impossibile, io gli ho creduto, e per giorni non ho fatto che addormentarmi piangendo. Se ci fosse stato un modo perché potessimo rimanere insieme, lui l'avrebbe trovato."

Prima che si potesse girare e fare la drammatica uscita che aveva inteso, lui balzò verso di lei, le afferrò un braccio e la spinse in modo rude contro di sé.

"L'aveva trovato un modo," disse con voce fredda e arrabbiata. "Ma tu non ne sopportavi le conseguenze."

"Ma doveva esserci una via di mezzo! Mi chiedevi troppo!" gridò lei. "Lasciare tutto per un uomo che avrebbe persino potuto smettere di amarmi dopo un mese?"

"Ti ho amato per sette anni," disse lui con voce intensa, e una furia cieca gli brillava negli occhi. "Ti ho amata ancora prima di conoscerti! Mi riempivi la testa durante tutta l'estate del mio sesto anno e potevo solo fingere di continuare a considerarti nulla di più che la Noiosa Sorellina di Ron Weasley. Quando sei venuta da me con la tua piccola protesta - ah sono felice di sapere che per te la cosa abbia funzionato tanto bene - ero al settimo cielo e dieci piedi sotto terra allo stesso tempo. Non c'è mai stato niente come te in questo mondo, per me, e un minuto passato con te valeva più di tutta la vita che avevo condotto fino a quel momento. Perciò no, non pensavo fosse troppo da chiedere, e non credo che ... " Fu a quel punto che comprese che lei stava piangendo, e in modo non diverso da com'era una volta, sembrava ancora incapace di fare qualcosa davanti alle sue lacrime.

A quel punto cominciò a baciarla, baci che le tiravano le labbra e le asciugavano le lacrime, e lei bisbigliò che le dispiaceva e che lo amava e che poteva chiamarla come gli pareva, bastava che non la lasciasse andare mai più.

E non ci fu niente di illecito in quello che fecero, poiché entrambi sembrarono far finta che non ci fosse nessun motivo per il quale dovevano fingere. Per quel che ne sapevano, avrebbe potuto essere casa loro quella, e mentre si baciavano e si strappavano i vestiti di dosso, saltando decine di passaggi per giungere dritti alla pelle vulnerabile e ai cuori che vi palpitavano sotto. Un gioco di finzioni, disegnato per convincere tutti e due che si trattava solamente di una riunione benedetta di bocche e carne e lingue e denti.

La disperazione che trapelava dal loro accoppiamento tradiva quella finzione, ma non importava a nessuno dei due. Furono tutti e due duri e poco aggraziati, entrambi praticamente senza esperienza in certe questioni carnali. Erano stati solo l'uno con l'altra, dopotutto; avevano sempre desiderato solo l'un l'altra. Strano, come le sue amiche avessero passato la maggior parte dei sei anni passati a consigliarle di trovare un uomo e sposarlo, o, per lo meno, uno con cui andare a letto; strano come, mentre lo sentiva entrare dentro di lei ancora una volta, finalmente, il cuore le si spezzò per la dolce, dolce gioia che le derivava dall'averlo aspettato, e gli bisbigliò nell'orecchio con respiro affannoso quanto le era tremendamente mancato.

Stremati, distesi per terra sul suolo del salone di Draco ed Ezra Malfoy, ripresero fiato e fissarono il soffitto, con le mani strette fra loro, a chiedersi come avevano fatto a sopravvivere in quegli anni; a chiedersi come era possibile che quel sentimento, quel ricordo non fosse sparito, non fosse stato esaltato dalla loro mente come qualcosa di meraviglioso e migliore di quanto non fosse stato realmente, perché era davvero stato così bello.

E allora Ginny notò (dato che prima era troppo occupata a togliergli i pantaloni di dosso) la cicatrice sul suo addome; notò che era a malapena una cicatrice adesso, essendo sparita ora nel modo in cui invece i suoi ricordi non avevano mai fatto.

"E' iniziato dopo," spiegò lui quando lei glielo chiese.

"Dopo cosa?"

"Dopo che hai pianto per me," rispose lui riluttante.

Rimasero tranquilli per un attimo, e lei ricordò di quando lui le aveva raccontato come si era procurato la cicatrice, il dolore nella sua voce mentre narrava l'orrore perpetrato dal suo stesso padre. Lentamente, allungò una mano e sfiorò con le dita la pelle sopra la cicatrice, appena visibile.

"Buffa questa cosa degli incantesimi, vero?" mormorò, e lui l'aveva guardata come fosse un angelo o una dea o qualcosa di egualmente drammatico. Poi l'aveva stesa di nuovo contro il pavimento e avevano fatto finta ancora per un po'.

Le cose andarono avanti da quel punto. La preparazione non fu facile, ma alla fine la soluzione risultò abbastanza naturale. Presto, la stampa ebbe notizia della relazione fra Ginny Weasley e Seamus Finnigan. A quel punto l'amicizia fra Ezra e Ginny era nota ("Sai com'è," Ezra aveva detto a Rita Skeeter, "ti incontri con una vecchia amica dei tempi della scuola, ed è come se non foste mai state separate." ed era sembrato completamente naturale che le due coppie trascorressero le vacanze insieme, con Danae appresso.

"Avremmo dovuto pensarci anni fa," Ezra aveva mugugnato a Draco mentre facevano i bagagli.

"Non avrebbe funzionato anni fa," l'aveva corretta Draco.

Vedere Danae e Seamus insieme faceva quasi piangere Ginny. Danae lo chiamava Zio Seamus e questo sembrava renderlo egualmente triste e felice. Danae adorava Draco, ma il legame speciale che aveva con Seamus era innegabile.

Nessuno nel mondo magico prestava loro troppa attenzione. Una volta al mese si incontravano con Harry, Hermione e Ron per discutere degli sviluppi avvenuti nel frattempo. Voldemort si era svegliato anni prima, e si stava costruendo un seguito in Indonesia, prima di volersi spostare verso continenti più densamente popolati. I suoi sostenitori erano stati notati sia a Parigi che a Roma, alla ricerca di nuove reclute e a riscuotere vecchi debiti. Le cose erano in una volta sola incredibilmente pericolose e incredibilmente pacifiche.

"Avevi ragione, sai," le aveva detto Draco in una lunga notte piovosa, un anno dopo l'inizio del loro accordo. Stavano nella stessa stanza di hotel che erano soliti prendere, che dava su Diagon Alley, e ad appena qualche porta da dove alloggiavano Ezra, Seamus e Danae. Le tende erano chiuse, come sempre, per evitare che qualcuno li spiasse e pensasse di trovarsi davanti a quella che, agli occhi del mondo, era una relazione extraconiugale. Per quanto la moglie in questione sapesse - e appoggiasse completamente - quella relazione.

"Avevi ragione," ripeté lui e lei lo guardò confusa. "Non c'è niente come questo," continuò, fissando lei e attraverso di lei allo stesso tempo. "Tu ed io, qui come siamo adesso, è l'unico mondo reale. Ogni altra cosa è falsa. Vuota. Cosa abbiamo dovuto sopportare per arrivare qui. Sei maledetti anni per arrivare a questo."

"Hai pensato a questo per sei anni, eh?" mormorò lei piano, con un sorriso in faccia.

"A volte non faccio altro che pensare alle cose che mi avevi detto," confessò lui, non senza difficoltà. "Mi hai incastrato, mocciosa. Mi hai messo come delle corde intorno, dalle quali non voglio liberarmi."

"Che pensiero perverso," notò Ginny con una risatina.

"Forse dovremmo provare con delle corde vere," disse lui, con l'aria di chi ci pensava davvero, e passarono la seguente mezz'ora a rivoltare la stanza d'hotel alla ricerca dei giusti accessori.

Mancava solo un anno. Un anno dopo Harry ed Hermione iniziarono con ancor più fretta a reclutare spie, qualche settimana prima di Natale.

~

La morte di Dean Thomas diede il via a tutto quanto.

Uno dei leali seguaci di Voldemort al Ministero aveva scoperto che Dean li stava spiando. L'intero Ministero era praticamente sotto il controllo del Signore Oscuro. Nel mondo intero, c'erano solo due posti completamente sicuri:

Hogwarts, e la galleria d'arte dei McGraw.

Voldemort era in grado di monitorare tutti i posti in cui un mago si poteva materializzare, e questo gli dava un totale controllo su chi usciva ed entrava dal mondo Magico. Hogwarts e la galleria erano un paradiso, protetti da dozzine e dozzine di magie che li rendevano impossibili luoghi impossibili da rilevare. Silente aveva incanalato la maggior parte della sua energia vitale per rendere questi due posti sicuri, e dormì per la maggior parte di quegli anni oscuri, lasciando i compiti quotidiani, inerenti la guida della Ribellione, ad Harry.

Ginny fece buon uso dei suoi contatti nella Gazzetta del Profeta. Voldemort aveva preso anche il controllo dei media, ma Ginny era in grado di immettere messaggi in codice nei testi dei suoi articoli mondani. Voldemort tornò infine in Inghilterra e la Ribellione tirò fuori le armi pesanti. I maghi più abili con le magie che con le battaglie, come la McGranitt o Hermione, rimasero dietro e aiutarono Silente a combattere la battaglia facendo uso di incantesimi. Gli altri brandirono spade incantate e archi e frecce magici, e andarono avanti con bacchette e feroce determinazione.

La prima battaglia durò settimane. I cieli brulicavano di sangue e magia, e la terra tremava. I Babbani pensavano fosse la fine del mondo, mentre tremavano sotto la forza di devastanti 'terremoti' dopo 'terremoti'. Quei fenomeni, dicevano, erano causati dai movimenti interni della Terra. Fenomeni che non avrebbero mai potuto immaginare fossero in realtà causati dal Signore Oscuro che sbatteva irato il piede per terra, quando veniva a sapere di un'altra linea dei suoi che cadeva sotto la potenza dei Ribelli.

Per quanto ci provasse, Voldemort continuava a non capire da dove venissero. Naturalmente teneva d'occhio Hogwarts, ma non riusciva a capire come le forze ribelli uscissero da lì. La Galleria si rivelò ulteriormente utile, quando Silente decise infine di avventurarsi fuori dalle mura di Hogwarts.

Ginny non vi assistette personalmente. Draco e Ron erano stati gravemente feriti e necessitavano di cure mediche che andavano oltre la sua abilità. Fino a che avrebbe vissuto, Ginny non avrebbe mai dimenticato l'espressione sul viso di suo padre quando lei ed Hermione levitarono il corpo privo di conoscenza e sanguinante di suo figlio, assieme a quello di Draco Malfoy, in casa. La fece sorridere come nient'altro era riuscito a fare in quei tempi, per giorni. In seguito, quando Draco era ancora incosciente, Ron si svegliò e le lanciò una lunga occhiata pensosa.

"Sei davvero innamorata di quello stupido rospo, non è vero?" disse, come se non potesse ancora crederci.

"Sì," rispose lei semplicemente.

"Allora puoi recapitargli un mio messaggio?" chiese Ron. "Dì a quel bastardo che se ti fa versare anche una sola lacrima, andrò a cercarlo fino alla fine del mondo e lo ucciderò come il peggiore dei randagi. Usa proprio queste parole, Gin. Non addolcire la pillola solo perché sei innamorata di lui."

"Glielo farò sapere non appena uscirà dal coma," aveva risposto lei riluttante, con le lacrime agli occhi e la gola bloccata, col dolore che le bloccava il corpo laddove poteva arrivare.

Harry, Seamus ed Ezra furono gli unici testimoni di quello che accadde fra Silente e Voldemort. Harry e Seamus, persino anni dopo, non furono capaci di raccontare quello che avevano visto, tranne ripetere quanto fosse tutto così lucente, quanto fosse accecante oltre ogni immaginazione. Ezra, come fece sapere la Gazzetta del Profeta, molto prima che qualcuno confermasse la morte di Silente, fu trovata morta, deceduta per mano del Signore Oscuro.

La sua famiglia era a pezzi, sua madre si rifiutava di uscire di casa, suo padre dava la colpa a Draco e proibì ai Malfoy di mettere mai piede in casa sua. Anche Danae fu diseredata e dichiarata 'sporcizia Malfoy'.

La madre di Draco era morta anni prima, e con la morte di suo padre, svanì ogni motivo che aveva tenuto in piedi il suo matrimonio con Ezra. Lucius e la maggior parte dei Mangiamorte morirono nella battaglia finale - non il padre di Ezra e, come molti dei Mangia Morte che sopravvissero, evitò un processo con un vecchio trucco - spese una folle somma di denaro nell'assicurarsi che non fosse mai ottenuta una prova evidente del suo coinvolgimento. La morte di Ezra era l'unico modo per lei di liberarsi di lui, e voleva che anche Draco e Danae fossero liberi. Anche Draco se aveva sofferto molto per la morte di sua madre, la sua morte gli aveva tolto di dosso un pese incredibile, e quella di suo padre fece ancora di più. Ezra voleva rimuovere l'ultimo dei suoi pesi, perché anche se non avevano mai avuto un vero matrimonio, era l'amico più leale che avesse mai avuto.

Almeno, era quello che aveva detto nei diari che aveva tenuto. Furono scoperti qualche giorno dopo la sua morte. Spiegavano quello che le passava per la testa perfettamente e diedero forza alla teoria che voleva avesse volontariamente cercato la morte. La gente pensava che Draco fosse un mostro per aver mandato via la sua unica figlia, a vivere con un'artista strampalato in una comunità dell'Irlanda. Viveva col suo padrino, Seamus Finnigan, e la sua nuova moglie, una donna che tutti dicevano che assomigliava tremendamente ad Ezra Malfoy. Ma nessuno prestava troppo caso a quella somiglianza, e se qualcuno ci provava, si ricordava sempre che aveva qualcos'altro da fare, qualcosa che si erano dimenticato o un posto dove doveva assolutamente andare, e finiva così. La gente diceva che c'era una magia così intensa a circondare la loro piccola famiglia che potevi vederla se sbattevi in aria la bacchetta. 'L'ultimo regalo di Silente', diceva spesso Seamus.

Seamus Finnigan andò a vivere fra i Babbani, e fece crescere la figlia di Draco ed Ezra Malfoy fra loro. E Draco non disse mai una parola, non fece mai scenate. Li visitava durante le vacanze e ogni singolo anno per il compleanno di Danae. Erano felici.

La gente aveva la strana propensione a credere a quello che leggeva nei giornali. E così, negli articoli di Ginny, lei stava molto attenta a lasciar trapelare indizi di una sua possibile relazione con Draco. La gente credeva a quello che leggeva, e l'idea di mettersi con un uomo, così presto dopo la morte della moglie, era talmente scandalosa che impediva alla gente di comprendere che non era morta affatto.

~

Ore dopo aver finito il suo articolo, ore passate a pensare alla settimana appena trascorsa, all'ultimo mese, agli ultimi anni della sua vita, Ginny si ritrovò a essere esattamente dove voleva trovarsi, accucciata al fianco di Draco, coi battiti del suo cuore che fungevano da pacifica ninna nanna alle orecchie appoggiateci sopra.

Avevano passato ore a ritrovarsi e a fare l'amore, ad accertarsi che l'altro stesse bene, ed è per caso quella una nuova cicatrice, e fa male quando faccio così? E sì, sì fa male, ma per favore, per favore non fermarti. Erano stretti nel letto dello stesso hotel di Diagon Alley in cui si erano fermati innumerevoli volte prima, a parlare di niente in particolare, cercando di non farsi l'un l'altro domande troppe difficili, perché le domande come quelle avevano la tendenza a creare lunghi silenzi e a metterli a disagio quando avrebbe dovuto essere altrimenti, e d'altronde non avevano mai voluto sprecare il loro prezioso tempo insieme, a sentirsi a disagio.

Quattro anni prima, quando si erano ritrovati, Ginny aveva preso una decisione ferrea: non avrebbe mai lasciato che piccoli incidenti si immettessero nel loro percorso. Era da una mezza vita che lo aspettava, e ora che era suo e solo suo, e non vi era più un macigno enorme nella loro strada, non aveva intenzione di tentennare perché era insicura, o impaurita, o niente del genere.

La guancia di lui era appena ruvida contro il suo seno, e il pallido biondo dei suoi capelli li faceva apparire ancora più soffici mentre ci passava le dita attraverso. Così tante ombre oscuravano i suoi occhi grigio tempesta, ma al momento non li vedeva, nascosti com'erano alla sua vista, mentre lui si concedeva il primo vero riposo di un po' di anni a quella parte.

Lunghe battaglie, come quella da loro attraversata, alla fine lasciavano il loro segno sull'anima.

"Draco," mormorò gentile, svegliandolo dal suo torpore e attirando la sua attenzione.

"Sì, mocciosa?" le rispose affettuoso, inclinando appena la testa così che lei potesse vedere l'espressione divertita e profonda sul suo viso, e il cenno al suo ormai famoso ghigno.

"E' finita, allora?"

Aveva la mascella tesa, e lei voleva scioglierlo, confortarlo. Non glielo permise, non lo aveva mai permesso. Un carattere antipatico e la crudeltà affettata che sempre mostrava sempre, lo avevano isolato da tutti coloro che avrebbero potuto affezionarsi a lui, per i primi diciassette anni della sua vita. Dubitava ci fosse qualcuno oltre ad Ezra ed a lei che lo avesse mai davvero conosciuto, ed Ezra certamente non gli era mai penetrata dentro quanto Ginny. Non era una considerazione egoista; ma era così che stavano le cose, semplicemente. Ginny era una parte di lui, che si era portato dietro per tutti quegli anni, e lei stessa non era completa senza di lui, perché anche lui portava con sé una parte di lei.

A volte Ginny riusciva a capire quanto gli mancasse Danae. In così tanti modi era stato suo padre, e Ginny aveva promesso a se stessa che lui avrebbe sempre avuto modo di far parte della vita di Danae. Ezra stessa avrebbe fatto in modo che fosse così, se non altro. A Seamus forse non sarebbe piaciuto, ma alla fine avrebbe accettato con riluttanza, perché Ezra e Danae lo tenevano stretto nei loro piccoli pugni.

Negli ultimi tempi Draco faceva spesso una battuta: diceva di non vedere l'ora di sapere se i loro figli avrebbero avuto i capelli biondi o rossi.

Ginny non vedeva l'ora di dirgli che era incinta.

Aveva avuto abbastanza shock per un giorno solo, e in fondo pensava che la notizia potesse aspettare il momento in cui lui le avrebbe chiesto di sposarlo, e, se la piccola scatola proveniente da una gioielleria, che gli aveva trovato in tasca, mentre era alla ricerca di un fazzoletto, era di un qualche indizio, non avrebbe dovuto aspettare molto.

"E' finita, allora?" chiese di nuovo, soddisfatta di sapere che tutto quello che le stava più a cuore al mondo, era nel letto, lì con lei.

"Che altro dovrebbe esserci?" rispose lui, passandole le dita fra i capelli.

"I miei genitori non vorranno saperne di capire," dichiarò con un sospiro rassegnato.

"Si fottano," rispose lui, e prima che potesse rimproverarlo, la baciò. La baciò come se non avessero appena salvato il mondo e stesse davvero per finire domani; la baciò come se il sole stesse tramontando su di loro e non rimanesse loro altro momento che quello. La baciò come se l'amasse e non volesse mai più lasciarla andare via.

Ma, pensò, il punto di tutta la storia, fu che la baciò.

~
 

FINE

 

NdT (4 Gennaio 2005) - avete avuto questi ultimi capitoli in tempi record^^ Mi sembra ingiusto farvi aspettare oltre. Come vedete, quella precedente era la fine della storia, nel senso che era la fine del loro inverno insieme. Questo epilogo racconta tutto quello che è successo in 10 anni, quindi dev'essere anche per questo che l'autrice ha ritenuto di dividerlo, con questa denominazione, dal resto della fanfic.
Il lieto fine alla fine c'è e suppongo tanti di voi abbiano tirato un bel sospiro di sollievo.
Ci sono ancora 3 storie di contorno su questa fanfiction ... raccontano anche di quello che è successo ancora dopo e meritano davvero, quindi tradurrò anche quelle, anche se dovrete aspettare almeno un mese.

Sono certa che questa storia vi abbia in un qualche modo colpito, perciò fatele un favore ... recensitela.
Ci sono molte fanfiction in questo sito che, senza offesa, valgono meno di questa fanfic (quello che io stessa scrivo vale molto meno di questa fanfic, quindi non mi escludo dal mio giudizio), e se in un qualche modo il numero delle recensioni spinge i lettori a leggere, recensite, così che altri abbiano modo di godere di questa storia meravigliosa.

Ringrazio gli altri traduttori di questa fanfiction, Yumeko e Iseut, che vi hanno fatto leggere questa fanfiction, quando io non avevo proprio tempo di portarla avanti.

Bene, concludo dicendo che è stato un piacere per me tradurre per voi questa fanfiction. E che lo sarà ancora, perchè Jade Okelani (ma anche la sua amica del cuore, Sarea Okelani) scrivono fanfiction di Harry Potter che definire favolose è poco, e sarebbe quasi peccato non farvi leggere anche quelle.

Alla prossima!
Erika

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