Crossfire In The Night Sky

di DrownInThisLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On With The Show ***
Capitolo 2: *** Chicks = Trouble ***
Capitolo 3: *** She Needs Rock N' Roll ***
Capitolo 4: *** Just Another Psycho ***
Capitolo 5: *** -Intermission- ***
Capitolo 6: *** Red Hot ***
Capitolo 7: *** Life Is Beautiful ***
Capitolo 8: *** Too Young To Fall In Love ***
Capitolo 9: *** Dancing On Glass ***
Capitolo 10: *** Girl With Golden Eyes ***
Capitolo 11: *** God Bless The Children Of The Beast ***



Capitolo 1
*** On With The Show ***


 William non sapeva dove si trovava, né perché. C'era buio, tanto buio, e freddo, quel freddo gelido che penetra nelle ossa e toglie il respiro.
L'angoscia gli riempiva i polmoni.
L'oscurità si fece tutto ad un tratto opprimente, i battiti del suo cuore accelerarono vertiginosamente, il suo respiro si fece fievole e...
-William, svegliati! William...William!-
William aprì di scatto gli occhi, con il cuore a mille. La prima cosa che vide fu il viso di Louis, chino su di lui, nel buio della camera da letto.
-...- William stentava persino a parlare, scosso dai brividi di freddo e di paura.
-William, shh...era solo un brutto sogno, calmati...- sussurrò piano Louis, stringendo a sé il ragazzo dai capelli scuri.
William cercò di rallentare il respiro, lentamente. Si disse che no, non poteva continuare così. Non era la prima volta che gli capitava di svegliarsi nel cuore della notte, spaventato e tremante dopo un incubo che non ricordava, e non era certo una bella esperienza.
-Cos'hai sognato stavolta?- domandò Louis, paziente, accarezzandogli la fronte corrugata.
-Non lo so neanche io...non lo so...- William sospirò.
-Come puoi non ricordarti?- insistette Louis.
-Non mi ricordo! Punto e basta! Cosa credi, preferirei anche io ricordare cos'è che mi assilla!- sbottò William saltando a sedere. -Ma evidentemente non capisci. Beh, non mi stupisco, tanto non ti sforzi nemmeno di capirmi, no?-
-Ma cosa ne sai tu?- anche Louis balzò a sedere, a queste parole. -Io cerco sempre di capire cosa ti passa per la testa e, credimi, non è per niente facile.-
-Se la cosa ti disturba tanto, nessuno ti obbliga a stare con me.- ribatté asciutto William.
-No, infatti.- fu la secca risposta. -E' meglio se me ne vado, ora. Evidentemente la mia presenza non è più gradita, qui.-
Si alzò e si rivestì in fretta. William lo guardò allontanarsi.
-Bravo, fai così! Scappa! Fuggi dai problemi, è così che si risolvono le cose!- gridò William a Louis mentre quest'ultimo usciva di casa sbattendo la porta. -Stronzo!-
Affondò la testa nel cuscino, con un diavolo per capello, e dopo poco si addormentò.
 
DRIN! DRIN!
-Arrivo!-
William si alzò dal divano per aprire la porta. Non faceva altro che pensare a Louis. Dov'era? Aveva fatto qualche cazzata? Perchè non si faceva sentire?
Il giovane scosse la testa e aprì la porta.
-William!- Louis si lanciò tra le braccia salde e forti del ragazzo. -William, ti prego, dimmi che mi vuoi ancora bene!-
-Ehi...- l'altro lo strinse in un abbraccio. -...io...senti, dimentica tutto. Non pensavo una sola cosa di quelle che ti ho detto stanotte. Scusami. E lo sai quanto ti amo.-
-Sì che lo so...- sorrise Louis, esitante. Inspirò profondamente. -Anzi, scusami tu, non dovevo andarmene stanotte. Ho pensato a te fino ad ora.-
William gli accarezzò i lunghi, lisci capelli rossi. -Ma non ti vergogni neanche un po' di quanto sei stupido?- mormorò ironico, più a sé stesso che all'altro.
Louis scoppiò a ridere, contro il suo petto. -Tu piuttosto! Ti sei visto allo specchio, oggi?-
William si sciolse dall'abbraccio per specchiarsi. -Non vale, caro mio, io ho la febbre, sono giustificato!- esclamò osservando il contrasto tra il bianco della sua pelle e la tuta nera che indossava. Aveva i capelli castano scuro, non lunghissimi, mossi e vaporosi, occhi chiari e un bel sorriso.
-Febbre o no, sei comunque bellissimo.- concluse compiaciuto tra sé e sé Louis osservando il compagno. William scosse la testa, sorridendo.
Anche Louis era molto bello: capelli rossi, lisci e lunghi fino alla vita, labbra piene, naso alla francese, occhi nocciola, non molto alto e decisamente magro. Le ragazze impazzivano per lui.
-Sai- Louis interruppe il corso dei suoi pensieri -preferisco di gran lunga quando siamo sdraiati a quando stiamo in piedi perchè non si nota la nostra enorme differenza di statura.- Sorrise.
-Ma piantala, scemo...- sogghignò William. -...e se vuoi sdraiarti ti accontento subito...- afferrò il ragazzo per la vita e lo sollevò senza sforzo.
-Mettimi giù, vile marrano!- gridò scherzoso Louis tempestando di pugni la schiena muscolosa del giovane.
-Non ci penso nemmeno!!- rise il moro, incamminandosi verso la camera da letto. Qui lasciò a terra il ragazzo e lo strinse forte.
-William?- mormorò Louis appoggiando la testa al petto del giovane uomo. -Sei sempre sicuro della tua scelta? Non hai paura del giudizio degli altri?-
William rise a mezza voce, scorrendo le dita tra le lunghe ciocche rosse di Louis. -Più che sicuro, piccolo mio. E certo che il giudizio degli altri mi fa un po' paura. Ma l'amore che provo per te è più forte di qualunque pregiudizio. Lo capisci questo??-
Louis annuì, sorridendo. Si alzò in punta di piedi e appoggiò la bocca a quella di William. Quest'ultimo gli cinse la vita con un braccio e se lo attirò più vicino. Schiuse le labbra per baciarlo, ma un leggero rumore di passi nella stanza accanto lo fermò.
-Hai sentito anche tu?- esclamò Louis.
William annuì, circospetto. –Andiamo a vedere che succede.-
 

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Capitolo 2
*** Chicks = Trouble ***


Sotto lo sguardo semidivertito di Louis, William afferrò una padella con la mano libera e lasciò quella dell'amico, camminando in punta di piedi verso il bagno.
All'improvviso, una figura fece irruzione cercando di colpire Louis. William fece appena in tempo ad utilizzare la padella come scudo, per poi lanciarla addosso all'intruso, facendolo cadere a terra.
Rimasero tutti e tre immobili, per un attimo. L'intruso si alzò lentamente in piedi, con le mani alzate in segno di resa. Con enorme stupore i due giovani amanti si resero conto che era una donna.
-Io...- esordì. Indossava una tuta di pelle nera aderentissima, che mostrava un fisico asciutto, perfetto se solo non fosse stato così magro. Aveva volto e capelli coperti da un foulard scuro e da un paio di occhiali da sole a specchio.
-Zitta! E ferma!- le ordinò William. -Non osare muovere un muscolo o sarà peggio per te!-
La donna annuì, quasi totalmente immobile. Anche se era in posizione di netto svantaggio, se ne stava a testa alta, con testardo orgoglio e dignità.
-Chi sei? Togliti il velo, e non provare a fare scherzi.- sibilò il ragazzo. Louis, dietro di lui, osservava incuriosito la scena.
-Lasciatemi andare.- non suonava né una supplica né un ordine. La donna avanzò un passo verso la porta.
-Ferma!- ringhiò William. Nessuno poteva pensare di aggredire Louis e uscirne impunito. -Togliti quel maledetto scialle. Subito!-
La donna sospirò e svolse il foulard da attorno alla testa; tolse anche gli occhiali da sole e li gettò a terra.
Era una ragazza, molto bella e anche piuttosto giovane: a occhio non doveva avere più di diciotto, diciannove anni. Aveva una gran massa di capelli neri, lunghi e mossi, labbra tonde e un viso tondo ancora da bambina. La cosa sconvolgente però erano gli occhi: due pozzi lucenti di oro fuso, che scintillavano di riflesso della luce pomeridiana che entrava dalla finestra della cucina. Erano due occhi adulti, più maturi della sua età.
-Chi sei?- chiese William a bassa voce.
-Nient'altro se non quel che vedete. Una ladra.- rispose laconica lei. -E ora lasciatemi andare, per favore. C'è della gente che mi aspetta, e non voglio tardare.-
-No, ferma.- la apostrofò il ragazzo. -Stavi rubando in casa mia. Non puoi pretendere che io ti lasci andare tanto facilmente.-
-Immagino di no.- la giovane scrollò le spalle.
-Il tuo nome?- chiese ancora lui.
-E' importante?- sbuffò lei.
-Oserei dire fondamentale.-
-Siobhan. Ma per tutti sono Siobhe.- cedette finalmente lei. -E i vostri, di nomi?-
-Io sono William, e lui è Louis. Ma le domande le faccio io. Che ci facevi in casa nostra?-
-Pensavo fosse solo tua.- osservò lei con noncuranza. -Siete forse fratelli?-
-No. E' casa mia, okay. La domanda non cambia. Che credevi di fare, qui?-
-Oh, non è forse ovvio?- sbottò Siobhan. -Rubare. Ho bisogno di soldi.-
Quelle parole non erano fatte per intenerire William, ma questi osservò la ragazza, piegando la testa di lato, incuriosito. Chissà cosa nascondeva quella ragazza dietro di sè, nel suo passato, nel suo presente?
-Quanti anni hai? Diciotto, diciannove?- domandò con una leggera ironia.
-Sedici.- rispose fieramente lei.
-Sedici?- William inarcò un sopracciglio, poi si accorse del tremolio che scuoteva le belle gambe dell'inaspettata ospite. -Hai freddo?- le chiese. Lei scosse la testa. Allora lui provò di nuovo.  -Paura?- . -No.-
-E allora cosa?- intervenne Louis, che fino a quel momento era rimasto in silenzio.
-Niente.- scosse la testa lei, abbassando lo sguardo per la prima volta da quando era in quella stanza. -Posso sedermi?-
William scrollò le spalle, indicandole una poltrona in salotto.
-Vai con lei- suggerì a Louis. -Intanto le verso un bicchiere d'acqua.-
Il rosso si allontanò malvolentieri da William, seguendo la ragazza. William li raggiunse poco dopo, porgendo un bicchiere di vetro a Siobhan.
Lei ringraziò sottovoce, bevve qualche sorso d'acqua e osservò ad alta voce: -Bella la giacca dei Motley Crue.- fissando la scritta "Girls Girls Girls" sulla schiena di una giacca appesa al porta abiti.
Quest'ultimo si voltò, un'espressione sorpresa sul bel volto. -Li conosci?-
-Perché no?- ribatté in tono di sfida lei, inchiodandolo con gli occhi dorati.
Un lieve sorriso si dipinse sulle labbra sottili di William. -Sai, se non avessi cercato di rubare in casa mia e di fare del male a Louis, mi staresti perfino simpatica.-
-Ma pensa un po'.- considerò sarcastica lei.
William sorrise tra sé. Quella ragazza era completamente fuori di testa, o forse molto consapevole di sé stessa. In ogni caso, non poteva ignorare la vaga simpatia che provava per lei.
-Allora- esordì Louis, sedendosi di fronte a Siobhan. -Perché hai bisogno di soldi?-
-Perché ho sedici anni, vivo sola, qui nella periferia di Los Angeles e ho appena perso l'affitto. Dunque vivevo qui nella periferia di Los Angeles, e lasciamo perdere quali erano le alternative al rubare.-
Nel momento stesso in cui Siobhan pronunciò queste parole, William fu assalito da un senso di nausea. Lui la conosceva quella vita, la vita "on the wild side", bella e tremenda, tra fiumi di alcol, belle donne, quintali di droga e buona musica dal vivo ogni sera. Lui e Louis vivevano più o meno così, anche se William possedeva una bella casa, entrambi avevano un lavoro dignitoso e cercavano di trattenersi dal frequentare troppo quell'ambiente. Ma William, fino non molto tempo prima, aveva vissuto per strada, tra alcol, sesso, droga e rock n' roll. Una vita quasi da rockstar, se non fosse che erano tutti poveri in canna, lì.
-Puoi dormire qui, se vuoi.- le offrì senza pensarci. Si pentì di averglielo chiesto, certo che lei avrebbe cortesemente rifiutato.
-Oh, grazie, sì. Ma mi tratterrò per poco, lo prometto.- esclamò Siobhan, con una nuova speranza negli occhi. -Vado a prendere la mia roba, l'ho lasciata qui di sotto, assieme alla mia Harley Davidson, praticamente tutto ciò che mi rimane.- e così dicendo uscì dall'appartamento, chiudendo piano la porta.

Note dell’autrice :D
(Mi sento in dovere di fare alcuni appunti ù_ù):

1-Questa è la mia prima pubblicazione ufficiale, non dico “siate clementi” ma almeno un commentino mi farebbe piacere. Siate pure critici e perfidi, magari serve a correggere errori miei, no?
2-Cercherò di aggiornare puntualmente (ma avendo una madre alquanto pazza che mi sequestra il computer ogni due per tre, non vi assicuro niente)
3-I miei personaggi spesso sono legati a persone reali, anche solo fisicamente: Louis è ispirato a Sebastian Bach degli SkidRow, William ad Anton Olsson (un modello svedese mi pare) e Siobhan a me stessa in versione più figa :D
 
Un bacio a UziCrue (non so se esisti con questo nome su EFP ma so che mi segui ù.ù), alla Encis e a MissRose (sei un amore) che mi sostengono in questa folle impresa :)

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Capitolo 3
*** She Needs Rock N' Roll ***


-capitolo non lunghissimo dato che il prossimo lo sarà ù.ù-

-William!- esclamò Louis fissandolo negli occhi. -Che diavolo ti è saltato in mente?-
-Louis, io quella vita la conosco. La disperazione che c'era nei suoi occhi, io l'ho provata. E non è una bella sensazione, credimi.- spiegò William. -Prima di conoscerti, ero come lei. Senza casa, senza lavoro, grazie a Dio c'erano ancora i miei genitori. E poi è cambiato tutto, ma ho trovato te. E questa è la mia fortuna più grande.-
Louis si alzò dalla poltrona e raggiunse William.
-Oh, William...io non sono niente di speciale, sei tu che splendi come il sole mentre io sono solo una piccola stella fredda...-
-Non dirlo nemmeno per scherzo, scemo!- William si alzò in piedi e abbracciò stretto Louis. -Tu sei tutto per me...amico, fratello, confidente, compagno, amante...e mi basta e avanza.-
Louis alzò la testa e lo fissò negli occhi. -Ti amo. Specie quando diventi mieloso e sdolcinato fino alla nausea.-
William scoppiò a ridere. -Hai ragione, ho esagerato! Ma è colpa tua! Quindi vedi di farti perdonare!- e detto questo appoggiò le labbra sulla fronte di Louis, scese sul naso e le posò delicatamente su quelle di lui, concedendogli un piccolo bacio e accarezzandogli i lunghi capelli lisci.
-William, è meglio che io vada, ora...è tardi e questa settimana ho il turno di notte.- spiegò piano Louis staccandosi a malincuore dopo un po'.
William sospirò. -Il tempo che passo con te non è mai abbastanza.- Louis ridacchiò per la sua faccia imbronciata e gli diede un buffetto sul naso. -Ti voglio bene.- mormorò il moro con un sorriso.
-Anche io.- rispose il rosso, lasciando le braccia dell'amante per incamminarsi verso la porta. -A domani!-
-Sì!- William gli fece l'occhiolino. -E dimmi se quella svitata arriva...non vorrei che fosse scappata sul serio!-
Louis scoppiò a ridere, aprì la porta e uscì. Tornò indietro, infilò la testa dentro l'uscio e bibigliò: -E' in fondo alle scale, sta arrivando. Ciao!-
-Ciao!- urlò William dopo che questi si fu dileguato, in modo che potesse sentirlo.
-Ciao!- gli rispose sarcastica Siobhan, entrando in casa con un borsone probabilmente pieno di vestiti.
William scosse la testa, divertito. -Vieni, ho una stanza da letto per gli ospiti...- e la guidò fino ad una porta. La aprì. -Prego, mademoiselle...spero che non ti dispiaccia la marea di poster che ho dovuto appendere di qui...-
-Oh, no!- per la prima volta, sul bel viso della giovane si dipinse un sorriso vero, colorato da una leggera sfumatura di sorpresa. -Motley Crue, Bon Jovi, Guns N' Roses, Megadeth, Scorpions, Poison, Aerosmith, Led Zeppelin, Queen...oh, persino i Ratt! Tutti i miei gruppi preferiti sono qui!- il suo sorriso si allargò. Si voltò verso William, inchiodandolo ancora una volta con quello sguardo di oro liquido, carico di riconoscenza.
William sorrise. -Sei libera di fermarti quanto vuoi.-
-Grazie.- rispose sincera lei. Il malessere che l'aveva assalita pochi minuti prima sembrava l'avesse temporaneamente abbandonata. -Ora scusa, ma sono stanca e vorrei riposare un po'.- gli sorrise e si sedette con grazia sul letto, sempre con la tuta di pelle addosso. William le sorrise di rimando e uscì dalla stanza, chiudendo lentamente la porta.
Il ragazzo tornò in camera sua, cercando il termometro. Gli sembrava che la febbre stesse scendendo. Se la provò. Era talmente assorto nei suoi pensieri che si rese a malapena conto del beep beep del termometro.
Chi era quella ragazza? Cosa l'aveva spinta ad andare a vivere da sola, in un posto poco raccomandabile come quello? Come mai stava male? Dove l'aveva trovata l'Harley Davidson, aveva rubato anche quella? Aveva una famiglia, un ragazzo magari?
37.4 °. La febbre stava calando. William si preparò un té e si sdraiò sul divano, pensieroso. Non passò molto tempo prima che si addormentasse.

Vi regalo una piccola anticipazione: nella prossima puntata qualcuno svelerà la sua storia...
Miss_Rose: grazie della recensione, senza commenti mi stavo un po' deprimendo ù.ù
Grazie a chiunque sia arrivato a leggere fino qui, anyway :D

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Capitolo 4
*** Just Another Psycho ***


Mi spiace per il capitolo estremamente lungo, ho cercato di tagliare più che potevo e questo è il minimo indispensabile D: buona lettura a chi ne ha il coraggio!!

Quando William si svegliò, erano le otto di sera passate, e fuori c'era già buio. Andò a bussare alla porta della sua giovane ospite.
-Siobhan?-
-Entra pure.-
William entrò nella stanza. La ragazza si era cambiata, indossava una camicia da notte e una felpa che le pendevano addosso da tanto era magra.
-Scusa, mi ero addormentato e mi sono svegliato solo ora...ti va di cenare?-
La ragazza scosse la testa. -Non ho molta fame...grazie lo stesso.-
-A dire il vero nemmeno io ho molta fame. Però, se ti va, vorrei fare due chiacchiere con te.-
La ragazza stavolta annuì distrattamente. Fece posto a William, il quale si sedette accanto a lei, confuso. All'improvviso si era ricordato...aveva già visto quella ragazza, eppure non sapeva dove...cominciò a farle domande su di lei, ma la giovane rispondeva sempre con -Non lo so-, -Non sono affari tuoi-, -Vorrei saperlo anche io- o -Perchè t'interessa?-. E così, invece che parlare di lei, si trovarono a breve a discutere su di lui.
-E tu?- lo provocò lei, beffarda, ad un certo punto. -Tu ce l'hai una famiglia?-
William s'incupì. -No. O meglio, tecnicamente sì. Ce l'avevo, ce l'avrei, ma non ce l'ho.-
-Che vuol dire?- Siobhan sembrava incuriosita, ora.
William sospirò, e decise che era ora di fare i conti con il suo doloroso passato. -Vedrò di riassumerti la situazione...andava tutto abbastanza bene finché, una notte, mio padre, mia madre ed io avemmo uno spaventoso incidente automobilistico, circa 4 anni fa. A quell'incidente sopravvivemmo solo io, mia madre e il ragazzino figlio della donna ubriaca che guidava l'altra auto, morta anche lei.-
Siobhan lo interruppe bruscamente, strappandolo ai ricordi. -Fermo. Non sei obbligato a raccontare.-
William le rivolse uno sguardo obliquo. -In un certo senso, invece, lo sono. Per me stesso, intendo.-
-Allora continua.- il sorriso di Siobhan continuava a sembrargli familiare, a ricordargli qualcosa...William scosse la testa e continuò.
-Mi ricordo quando scesi dall'auto, in quella strada buia appena fuori San Francisco...la prima cosa che vidi fu il sangue che offuscava il vetro dell'auto di mio padre. Lanciai un urlo, capendo che per lui non c'era nulla da fare. Poi sentii un urlo del tutto simile al mio, e mi trovai davanti un ragazzino di un paio d'anni meno di me, gli occhi pieni di paura e disperazione. "Mia madre è morta..." sussurrò con un filo di voce, poi mi svenne praticamente tra le braccia. Ero allibito, stordito, mi sembrava di stare in una bolla, di galleggiare in una non-realtà allucinante...mia madre, ancora sotto shock, uscì dall'auto e chiese aiuto al primo casello stradale.
"C'è stato un incidente...un uomo non respira più." Non menzionò l'altra donna e il ragazzino. Li considerò colpevoli fin dal primo momento della morte di mio padre. Nel caso della donna, è vero, era ubriaca e contromano. Ma suo figlio, che colpa ne aveva?-
-Nessuna.- rispose Siobhan. -So che era una domanda retorica. Ma sono d'accordo con te. Continua.-
-Sembri molto interessata alla mia storia!- constatò William con una certa sorpresa.
Siobhan sorrise. -Sono interessata a qualunque bella storia.-
-La mia non è una bella storia.-
-Non è allegra, forse. Però è intensa, e questo la rende bella. Avanti, continua!- lo esortò.
William sorrise a sua volta, nonostante le parole pesanti che aveva sulla lingua. -Mia madre divenne fredda, insensibile alla mia presenza. Mi ignorava o mi rimproverava, non era mai contenta di me, di quello che facevo o che non facevo. Mi sentivo terribilmente solo. Il mio unico amico era quel ragazzo, il figlio della donna che aveva provocato l'incidente. Viveva in un istituto per orfani, non un bel posto. Ogni volta che potevo andavo a trovarlo. La mia unica gioia era rivedere quegli occhi verdi una volta ogni weekend. Gli raccontavo di me, lui mi raccontava di sé, in breve tempo diventammo amici. Amici. Tzk.- a William sfuggì una risatina. William ripensò alla prima volta che aveva capito di essere diverso. A quando si era accorto che non era per il genere femminile il suo interesse.
-William?- lo richiamò Siobhan.
-Oh, scusa. Ero perso nei miei pensieri...dov'ero rimasto? Ah sì, non avevo mai avuto amici maschi...insomma, mia madre non sapeva che io andavo dal ragazzino. Quando mi scoprì, andò su tutte le furie e mi impedì di andare da lui per mesi. Lui credette che l'avessi abbandonato, e io fu infinitamente triste. Fu in quei due mesi, che mi resi conto...giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, capii che il sentimento che provavo per quel giovane era più forte che un semplice affetto tra amici. Fin da quando ho 14 anni so di non essere esattamente…etero. Ma accettare di essere gay...fu difficile, molto difficile. Dopo oltre quattro mesi, mi decisi a parlare con mia madre. Le dissi semplicemente: "Mamma, sono gay. Mi piacciono gli uomini, tutto qui." e cercai di abbracciarla, più per confortare me stesso che lei.-
William osservò il viso di Siobhan, in cerca di qualche traccia di risentimento, orrore, schifo o ripugnanza. Ma non ce n'erano, c'era solo una moderata sorpresa. –Avanti, non guardarmi così, dio, non sono mica un’omofoba del cazzo, che ti credi?!? Su, vai avanti!- lo esortò lei ancora una volta.
-"Tutto qui?!?" esplose mia madre. "Tuo padre si vergognerebbe di te! IO mi vergogno di te!" e mi diede uno schiaffo. Mi lasciai schiaffeggiare, quella sera, mi sentivo privo di forze. Cercai di spiegarle che non ci potevo fare niente, ma lei piangeva e urlava che il mio era solo un dispetto nei suoi confronti, tempestandomi il petto di pugni. Poi, all'improvviso, dopo essersi fermata, mi chiese: "Come lo sai?". " Mi sono innamorato." risposi semplicemente. "E di chi?" mia madre mi parve comprensiva, per un attimo. Ma quando lo seppe, un nuovo, potente schiaffo mi mandò contro il muro alle mie spalle. "LUI! L'assassino di tuo padre! Tu, sangue del mio sangue, mi fai questo!" e si perse in una serie di improperi e bestemmie. Capii all'istante che dovevo andarmene, anche se avevo solo 18 anni. Preparai un borsone come il tuo, pieno di vestiti e CD, presi la mia chitarra e andai via.
Ovviamente andai subito all'istituto per gli orfani, ma mi fu detto che lui non voleva vedermi. Me ne andai, con il cuore spezzato. Per una settimana vissi su una panchina nel parco di fronte a quell'edificio, andando a chiedere di lui ogni giorno. Solo dopo oltre una settimana decise di venire a parlarmi. Non appena lo vidi, il mio cuore scoppiò dalla gioia. Gli raccontai che me n'ero andato di casa perché mia madre non mi lasciava più un minimo di libertà, tacendo i miei sentimenti. Ma ero di nuovo con lui.- William sorrise in ricordo del vecchio sé stesso.
Siobhan lo fissò negli occhi. -Gli hai mai confessato i tuoi sentimenti?-
William annuì. -Avvenne quasi un anno dopo. Lui compì 17 anni e potè finalmente uscire dall'istituto. Io nel frattempo conducevo una vita totalmente dissoluta, la stessa vita che probabilmente conosci anche tu. Vivevo nel magazzino di un bar di un amico, giravo per locali, ero costantemente senza un soldo, ma il modo di bere e fumare si trova comunque, no?-
Siobhan annuì a sua volta, capendo ciò che intendeva.
-Uscì dall'istituto e si trasferì nella casa che dove aveva sempre abitato con sua madre. Mi ricordo quel momento.- il suo sorriso si allargò. -Nevicava, eravamo bloccati a casa sua. Io ero profondamente triste per la mancanza della mia famiglia, anche dopo due anni dall'incidente. La neve mi riportava a tante vacanze felici in Canada, dai miei nonni, prima della morte di mio padre. Odiavo la neve. Rimasi ore alla finestra a fissare i fiocchi, pensando a come sarebbe stata la mia vita con mio padre ancora vivo. Lui mi si avvicinò e da dietro sussurrò: "Sembra che tu abbia bisogno di un abbraccio.”  Mi cinse i fianchi con le braccia. Mi voltai, e me lo ritrovai a pochi centimetri dal mio viso. Mi chinai appena, dato che era un po' più basso di me, e lo fissai negli occhi verdi e incandescenti. Il tempo parve fermarsi, c'eravamo solo io e lui e la perfezione di quello sguardo profondo.
"Credo di amarti" mi disse. "Anche se tu non ricambi e io mi sento dannatamente sbagliato. Non posso fare a meno di te."
Non risposi. Semplicemente lo baciai. Fu naturale, semplice. Non fu come i baci che davo alle procaci spogliarelliste dello Strip. Fu un insieme di emozioni...il mio cuore che batteva, l’emozione, potevo sentire ogni minima particella del mio corpo, ogni cellula...e tutto grazie a lui. Ci staccammo quasi a fatica l'uno dall'altro. Lo tenni abbracciato per ore, accarezzandogli i capelli rossi...-
-Louis!- si lasciò sfuggire Siobhan. –Il ragazzino è Louis, quello che era qui con te prima, non è vero?-
-Esatto.- confermò William sorridendo al nome del compagno. -Non era la prima storia che avevo con un ragazzo, mi ci riabituai in fretta. Ma Louis faceva fatica. Si sentiva insopportabilmente diverso, sbagliato, contro natura. Non mi toccava, non mi baciava, dovevo sempre essere io a farlo. Provava repulsione per sé stesso, un profondo disgusto nato dagli insegnamenti che l'amore può esistere solo tra uomo e donna, e che il resto, donna e donna, uomo e uomo, non va bene.
"Sono un deviato per la società! Per loro io dovrei essere diverso da quello che sono. Non riescono ad accettarlo, e nemmeno io ce la faccio." ripeteva continuamente in quel periodo. Io gli stavo vicino quanto lui me lo permetteva, ma non era facile. Tutto ciò che volevo, spesso, era solo abbracciarlo, stringerlo, fargli sentire la mia presenza, accanto a lui. Ma Louis mi allontanava, e a volte lo fa tutt'ora. Ha paura. Mi ama, ma non sa se deve seguire il suo istinto o la ragione. Per ora, tende più per la ragione, che gli dice di fermarsi finché può.-
Al che, Siobhan lo fissò con gli occhi liquidi profondi come non mai e gli fece una domanda del tutto inaspettata: -Avete mai fatto l'amore?-
William sorrise ancora. Un sorriso triste, amaro, lontano anni luce da quel sorrisino un po' sghembo che le ragazze trovavano semplicemente adorabile. -No. Lui non se la sente, ha paura, vede la cosa come un punto di non ritorno, come una soglia dalla quale, una volta oltrepassata, non si può più tornare indietro. E in un certo senso è vero, non voglio forzarlo. Ecco perchè le spogliarelliste del Sunset mi conoscono, e perché quando Louis fa il turno di sera io sono sempre fuori. Certo il sesso con una donna per me non è la stessa cosa, ma ormai ne ho bisogno…- un sorriso vago gli dipinse appena le labbra. -Intendo, potrei vivere senza sesso, ma non sarebbe la stessa cosa. Vorrei poter condividere tutto questo con Louis, ma so che non capirebbe. Ha paura, una dannata, fottutamente comprensibile paura. Vorrei farlo stare meglio, ma non so come fare. E questo è ciò che più mi tormenta al mondo: non poter rendere Louis felice.- William sospirò, appoggiando la testa allo schienale del letto. -Non so più cosa fare. Anche stanotte abbiamo litigato. Abbiamo fatto pace poco prima della tua irruzione di stamattina. L'ho portato in camera da letto e per una volta non mi è sembrato spaventato né altro. Ma poi sei arrivata tu.- William le sorrise amichevole.
-Mi spiace avervi interrotto- sorrise lei a sua volta. -ma nessuno vi ha detto di venire a controllare cosa stavo facendo!-
William le diede un pugnetto scherzoso sul braccio. -E piantala!- rise. Anche lei rise.
-Grazie per avermi raccontato la tua storia, William.-
-A buon rendere...- rispose lui. -... dopo averti detto tutto è come se tu mi conoscessi da sempre. Ora tocca a te.-
-A me?- si schermì lei alzando un sopracciglio. –Non c’è molto da dire. Sono un animale della notte, amo l’hard rock e il thrash metal, mi piace bere e fare a botte con gli uomini, fumo troppo, saltuariamente faccio la groupie tanto per divertirmi, ma l’unico amore della mia vita al momento è la mia moto.- lo sguardo di lei si fece sfuggente, distante. -Scusa- disse -vado in bagno un attimo, torno subito.- e prese con sé una borsetta zebrata che aveva infilato sotto il cuscino.
William annuì, ma piano piano, mentre la aspettava, scivolò inconsapevole nel sonno.



Capitolo bello lunghino, lo so e non mi scuserò mai abbastanza ._.
Se ce l'avete fatta ad arrivare fino qui, grazie u.u
(UziCrue e Miss_Rose, grazie per la recensione. Ciao Encis!)

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Capitolo 5
*** -Intermission- ***


Piccolo momento in cui i rapporti tra Siobhan e William si fanno più stretti, in attesa del prossimo capitolo...ù.ù

"Deviato, deviato! Vergognati! Sei la vergogna di tuo padre! Vattene! Sangue del mio sangue, tradirmi così! Vergogna, vergogna!!"
-No, mamma, no! No...-
"Piantala di lamentarti! Sei proprio una checca. Una schifosa checca piagnucolosa. Vergognati! Te la fai con l'assassino di tuo padre!"
-Louis non ha ucciso...nessuno...mamma...-
"Zitto! Zitto o ti prendo a schiaffi! Sporca lurida checca, traditore del tuo sangue! Vattene e non farti più vedere!"
-Mamma...-
-WILLIAM!!-
William aprì gli occhi, la guancia bollente dopo uno schiaffo tremendo, mentre Siobhan lo scuoteva con forza, seduta a cavalcioni sopra di lui. -William, svegliati!-
Il giovane sbatté le palpebre, confuso. Poi si ricordò chi era quella ragazza dallo sguardo intenso con una treccia di capelli neri così vicina a lui, cosa ci faceva in casa sua e cosa stava succedendo.
-William, era solo un brutto sogno...- lei gli accarezzò il viso con le mani fresche e profumate senza il minimo imbarazzo. -Hai sognato tua madre, vero?-
William annuì, rabbrividendo. -Faccio spesso incubi, ultimamente. Non so nemmeno io perché.-
Siobhan scese da lui e si sedette lì accanto, sul letto, accarezzandogli la fronte. -Adesso calmati...stai tremando, William.-
La giovane gli preparò una tazza di tè bollente, gliela mise fra le mani, aspettò che lui bevesse e si riaddormentasse prima di tornare in camera sua, sospirando.

Novità in arrivo, ragazzi!
Grazie a mat_the_best, Miss_Rose e UziCrue per le recensioni puntualissime :D

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Capitolo 6
*** Red Hot ***


Ta-dah! Ecco qui un capitolo vero xD

Per le successive settimane, William non fece più incubi. Louis aveva il turno di notte per oltre un mese, quindi lui dormiva con Siobhan ed era stranamente rassicurato dalla sua presenza.
Ogni giorno i due passavano ore ed ore a parlare tra di loro, di musica, di vita, di libri, d'arte, di tutto ciò che appassionava l'uno o l'altra. Louis non dava segni di gelosia, anzi, sembrava essersi legato presto anche lui alla giovane.
Siobhan era una presenza discreta, in quell'appartamento, ma il giovane dai capelli rossi cercava sempre di limitare i gesti nei confronti di William. Si sentiva a disagio con sé stesso.
William, dal canto suo, era diviso tra il bisogno di stare con Louis e la curiosità per il passato di Siobhan. La ragazza spesso usciva ed entrava in casa alle ore più strane, capace di uscire alle due di notte e tornare per le sei, con l'aria stanca e l'inseparabile borsetta zebrata sotto braccio.
Quella borsetta era l'enigma principale, non la appoggiava mai, la teneva sotto al cuscino di notte (sempre che rimanesse in camera per tutta la notte). Cosa ci teneva di così importante? Soldi? Quasi sicuramente sì, tanto che quando la giovane si assentava per andare in bagno se la portava con sé.
-William?- la voce di Louis riscosse bruscamente il giovane dai suoi pensieri.
-Lou…- William alzò il viso e vide gli occhi di Louis pieni di lacrime –Amore, che succede?- cercò di abbracciarlo.
-Amore un cazzo! E non toccarmi…- Louis crollò sul divano, vicino all’amato ragazzo dai capelli neri.
-Che ti prende?- tese ancora una mano, e questa volta l’altro non si ritrasse.
-Mi prende che non ce la faccio più, William. Mi prende che litighiamo troppo spesso, che tu devi aspettare i miei tempi e che sento di non darti quello che vuoi. Io ti amo, davvero, solo che a volte faccio fatica a dimostrartelo, tutto qui.-
-Shh. Sei un idiota, Louis.- William lo abbracciò forte, accarezzandogli i capelli. –Primo, ti amo anche io e lo sai. Secondo, del sesso non me ne frega un accidente, se devo aspettare aspetterò, so che prima o poi ti deciderai. Terzo, tu mi dai tutto quello che puoi, e a me per ora basta. Quindi piantala di dire stronzate e smettila di piangere come una bambinetta.-
Louis tirò su col naso. –Ok.- e rise.
Il rumore del frigorifero che si apriva li fece voltare di scatto.
-Calma, ragazzi, sono solo io! Vi fate una birretta anche voi?- fece Siobhan con aria colpevole, una bottiglia di Becks in mano.
-Tzk, che domande…- fece William. –Hai capito, Lou? Chiede se vogliamo una birra…-
Siobhan scosse la testa, prendendo altre due bottigle e lanciandole ai due ragazzi. Chiuse il frigo e si sedette sul divano. Era bella anche così, poco trucco, i capelli legati in una treccia morbida, una camicia da notte nera addosso, nonostante i polsi sottili e le gambe magrissime.
-Se fossi etero probabilmente mi sarei innamorato di una come te.- se ne uscì Louis dopo un po’, praticamente sdraiato addosso al compagno, dopo la terza birra.
-Hah, anche io!- confermò William appoggiando la bottiglia a terra, vicino alle altre decine di lattine sparse per la stanza. –Anche se tu hai tutta l’aria di essere una spezza cuori…-
-Ma chi, io?- Siobhan scoppiò a ridere. –No, il cuore l’ha spezzato a me un ragazzo dai grandi occhi dorati…-
-Come i tuoi?-
-Come i miei, Louis. Era bello, affascinante, ricco, intelligente, ma io non ero alla sua altezza. Non ero abbastanza bella, né sexy, ero povera in canna, ma il cervello certo non mi mancava, allora come ora. M’innamorai di lui a prima vista, diventammo amici. Quando anche lui cominciò a provare qualcosa di più serio, me ne accorsi e cercai di metterlo alle strette. Litigammo, lui ammise che non si sentiva pronto per una nuova storia ma continuò ad approfittare di me. Dopo una serie di peripezie e stronzate varie che non sto a raccontarvi finimmo a scopare, dopodiché lui non mi cercò più e lo stesso feci io.-
Era strano sentire Siobhan parlare di sé, di solito era molto chiusa, sempre sulla difensiva. William decise di rischiare.
-E che ci facevi a Los Angeles, Siobhan?-
-Io…scusate.- la ragazza si alzò e si allontanò con aria infelice.
-Siobhan! Siobhan, torna qui!-
William e Louis sentirono la porta dell’appartamento sbattere e sospirarono.
-Chissà cosa deve aver passato, per reagire così…-
Louis scosse la testa. –Arriverà il momento in cui lo scopriremo, ma ti prego, non consumarti cercando una risposta che non puoi avere.-
William sorrise e lo baciò sulla fronte. –Va bene, va bene, promesso…però ammettilo che anche tu muori dalla curiosità di sapere qualcosa di più su di lei!-
-Certo che no, non sono mica una zitella depravata e pettegola come te, io! Tzk tzk.- Louis scoppiò a ridere a crepapelle. –Dio mio, William, dovresti vedere la tua faccia, ahah!-
William sorrise forzato, trattenendo a stento tra le labbra quello che stava per dire a proposito dell’aggettivo “depravato”.
Louis capì. –Avanti, William, stavo scherzando, ne abbiamo parlato prima e…-
-Appunto, quindi lascia perdere. Davvero, è tutto a posto.- ogni ombra sembrava svanita dagli occhi di William. Quest’ultimo osservò Louis che, pensieroso, guardava a sua volta fuori dalla finestra.
“Che occhi profondi, che naso perfetto! E quelle labbra carnose…” era bello, bellissimo. E lontano, dannatamente lontano, in quel momento…
William era talmente perso nei suoi pensieri da non accorgersi quasi che Louis si era piegato su di lui per baciarlo.
E’ così comune, la parola “bacio”. Tutte le coppie si baciano, e dall’esterno i baci sono perlopiù tutti uguali: due bocche che s’incontrano, tutto qui. Tutto qui?!?! Naah, la bellezza di un bacio è una cosa complessa, qualcosa che solo chi è compreso nel gesto sente.
Quel gioco di sguardi che lo precede, quello sciogliersi sentendo le labbra dell’altro sulle proprie, la paura di non essere capaci, le farfalle, macché, i condor nello stomaco!, le mani che stringono i capelli, gli occhi chiusi e il respiro leggero.
Sembrerà una cazzata, ma l’intimità di un bacio è qualcosa di unico. Quindi non credete a chi vi dice “Un bacio è solo un bacio.”. Togliete il “solo”. Un bacio è un bacio, con tutto quel che ne consegue.
E su quel bacio così inaspettato William ebbe un attimo di stupore.
Louis chiuse gli occhi e decise di lasciarsi andare, finalmente. Lasciò che William accarezzasse i suoi capelli lunghi e lentamente cominciò a sfilargli la maglietta.
-Lou…-
-Shh. Non rovinare tutto. Io ti amo, per una volta ho deciso di fregarmene di tutto e di tutti, fanculo ai pregiudizi, alla voce nel mio cervello che mi dice che sto sbagliando. Voglio te e nessun altro, non ci posso fare proprio niente.- Louis sorrise con William mentre questo lo prendeva per la vita e lo baciava ancora con tanto trasporto da cadere entrambi sul tappeto, sempre ridendo e continuando a spogliarsi.
Decisamente si prospettava una serata interessante.

Grazie ancora per le recensioni e anche per chi legge e basta :D
Beh mi spiace ma come ho già detto sia a UziCrue che a Miss_Rose, non è nelle mie intenzioni far cambiare orientamento sessuale a William, ma non temete, anche Siobhan troverà la sua dolce metà prima o poi. Quando avrà risolto tutti i suoi problemi, ovvio... Ah, ultimissima precisazione: per chi se lo chiedese, tutti i titoli dei miei capitoli sono canzoni dei Motley Crue (messaggio subliminale: ne è consigliato l'ascolto ù_ù)

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Capitolo 7
*** Life Is Beautiful ***



Quando Siobhan rientrò era notte inoltrata, le due, forse le tre.
Aprì la porta piano, senza far rumore, e allo stesso modo la richiuse.
L’appartamento era buio e silenzioso, filtrava appena un po’ di luce lunare dalla finestra.
Si udiva appena il rumore di un party, gente che cantava ubriaca, urla, musica, talmente lontani che la giovane si chiese se non fosse solo uno scherzo della stanchezza.
Scosse la testa e s’incamminò verso la sua camera in punta di piedi, ma fu un attimo e WHAM!, fece appena in tempo ad aggrapparsi ad un calorifero per non cadere a terra. Era scivolata su qualcosa.
Siobhan si chinò e raccolse l’oggetto incriminato, ovvero una t-shirt di un imprecisato proprietario.
Accese la luce, seccata, pronta a dirne quattro a quei due irresponsabili, disordinatissimi uomini con cui viveva, ma la scena che le si presentò davanti la bloccò.
Vestiti sparsi un po’ ovunque: la t-shirt che lei teneva in mano, i pantaloni di Louis in un angolo della stanza, un’altra maglietta sul tappeto, persino un paio di jeans buttati alla meno peggio sullo schienale del divano.
Azzardò qualche passo, e quando vide quel che si aspettava sorrise appena: sul tappeto davanti al divano William e Louis dormivano abbracciati stretti e decisamente nudi sotto una coperta di lana candida.
Siobhan spense la luce e in silenzio si allontanò, un sorriso radioso sul volto pallido.


Capitolo cortino, lo so ù_ù
D'altronde l'Ispirazione è capricciosa, va e viene...vedrò di farla tornare, non vi preoccupate ;)
Grazie mille a mat_the_best (le tue recensioni sono sempre carinissime!) e ovviamente a Miss_Rose e UziCrue :D

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Capitolo 8
*** Too Young To Fall In Love ***


Per William i giorni sembrarono passare sereni e fin troppo veloci, dopo quella notte: erano passati tre mesi dall’arrivo di Siobhan nella vita sua e di Louis. La ragazza  conservava le sue strane abitudini, ma partecipava puntualmente al pagamento dell’affitto e delle spese dell’appartamento, da cui i ragazzi intuirono che aveva trovato lavoro come barista e per questo aveva degli orari piuttosto variabili.
Le cose tra William e Louis andavano a meraviglia: niente litigi, niente incomprensioni, tanto affetto e sorrisi; una nuova serenità riempiva quel piccolo, disordinato appartamento in periferia.
Tutto perfetto, almeno fino a quella sera di aprile in cui William e Louis litigarono ancora, dopo tanto tempo.
-Il tuo problema è che ti fai trattare da zerbino da tutti, tranne che da me, ovvio!-
-William, non dire stronzate, non faccio affatto lo zerbino. Semplicemente manca un collega e devo sostituirlo.-
-E’ la quarta volta in una settimana, Lou! Ti sembra una cosa normale?-
-Mi pagano di più, e i soldi ci fanno comodo, mi sembra.-
La porta si aprì. Siobhan.
-Ragazzi, vi si sente dalla strada.- detto questo afferrò la borsetta zebrata da sotto il divano e uscì richiudendosi la porta alle spalle.
-Non ci manca niente, potresti stare a casa una volta tanto.-
-Tzk, parli bene tu, lavori solo di giorno in quel cazzo di pub di ubriaconi, hai orari superflessibili e in più sei amico del gestore. E lascia che io te lo dica, non è un lavoro serio.-
-Guarda che mi faccio il culo anche io per portare a casa i soldi, coglione. Ti chiedo solo di restare a casa stasera.-
-E io ti dico di no, William! Poi se vuoi scopare c’è sempre Siobhan in giro, mi sembra che voi stiate fin troppo bene insieme…-
-Sei geloso di lei? E’ questo il tuo problema?-
-Onestamente? Un po’ sì.-
William scoppiò a ridere, isterico. –Cazzo, Louis, sei assurdo. Non so se hai notato, ma io sono gay. Altro particolare che potrebbe esserti sfuggito: Siobhan è una donna. Bella fin che vuoi, ma sempre donna rimane. Se volessi scopare con lei non farei di tutto per trattenerti a casa stasera, no?-
-Porca puttana, William, tu hai bisogno di scopare e basta! Per questo vuoi che io rimanga qui, devi soddisfare i tuoi bisogni. Beh, indovina un po’? Io non ci sto, quindi vaffanculo e addio!- e fece per uscire, ma l’altro lo bloccò afferrandolo per le braccia.
-MA DICO, TI HA DATO DI VOLTA IL CERVELLO?- urlò William scuotendolo –PENSI CHE PER ME SIA UNA QUESTIONE SOLO DI SESSO?-
-Sì.- rispose il rosso a bassa voce.
-Avanti, non fare il bambino, Louis! Fino a tre mesi fa nemmeno lo facevamo, non so se ti ricordi.-
-Me lo stai rinfacciando?-
William ringhiò alzando gli occhi al cielo. –NON CAPISCI UN CAZZO!- e uscì sbattendo la porta, deciso a prendersi una piccola rivincita o quantomeno a devastarsi un po’.
 
Sul Sunset Strip, il pezzo di Sunset Boulevard dedicato ai locali, alla musica e agli strip club, l’atmosfera quella sera era rovente.
William sorrise alle ragazze che stavano parlando con lui, senza sentire una parola di quel che dicevano.  Lavoravano tutte al Troubadour, ed erano loro che fornivano le ragazze a William quando ne aveva bisogno.
Una delle ragazze, Bailey, prese il giovane per mano. -Zuccherino, ce n'è una nuova stasera, che ne dici?-
William, annebbiato dall'alcol, annuì. “Louis, te la sei cercata.”
Bailey condusse il ragazzo fino ad una stanzetta appartata vicino ai camerini. Bussò e disse: -Cameron, c'è qui un nostro amico. Trattalo bene, per favore. Se lo merita. Sii carina.- Aprì la porta e spinse dentro William, bisbigliando: -Divertiti!-
Una ragazza, avvolta solo dalla Bandiera Americana, con un paio di texani ai piedi e un cappello da cowboy sopra i capelli biondi e lisci, gli si avvicinò. -Qual è il tuo nome?-
-William.- rispose questi.
-William...- ridacchiò -non ti pentirai di avermi scelta.-
 
E William non si pentì affatto. O meglio, si pentì dopo. Si rivestì e uscì dalla stanza, salutando con il sorrisino sghembo la giovane Cameron.
-Will!- Bailey lo afferrò per un braccio. -Allora? Ti va un altro giro?-
Il ragazzo, inebriato dalla notte, annuì. Bailey lo portò in un'altra stanza e lo cacciò dentro, sempre con lo stesso augurio di divertimento.
La stanza era buia, illuminata solo da qualche candela quà e là. La ragazza in lingerie spuntò da dietro un paravento, spegnendo le candele una ad una. Aveva una camminata sensuale, un bellissimo fisico e degli splendidi capelli rossi a coprire il volto, talmente perfetti da apparire finti.
Capelli rossi. pensò malinconico William, prima che la silenziosa ragazza lo facesse sdraiare su un letto e si sedesse sopra di lui. Lo spogliò senza una parola, con quel fare ipnotico, ritmico, sensuale, baciandolo a occhi chiusi di tanto in tanto. Erano entrambi in biancheria intima quando la ragazza tossì, scostandosi dal ragazzo. William cercò l’accendino nella tasca dei jeans buttati in un angolo e accese qualche candela. Quando la luce illuminò il viso della giovane, William cacciò un urlo.
-SIOBHAN!-

Colpo di scena, ok, ahah, ma state pronti perché anche il prossimo capitolo sarà carico di emozioni, la nostra Siobhan avrà parecchio da spiegare a William ;)
Grazie a VioValo, novella lettrice (vi consiglio di leggere le sue storie, io me ne sono innamorata perdutamente), a jessy1122 e namina89 che mi seguono (mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, leggo volentieri qualche recensione in più!) e naturalmente ai miei habitués MissRose, UziCrue e mat_the_best!
Cercherò di aggiornare presto ma non vi assicuro nulla perché da domani dovrò cominciare a fare i compiti delle vacanze, magari...xD

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Capitolo 9
*** Dancing On Glass ***


-SIOBHAN!-
La giovane spalancò gli occhi.
Sorpresa e  triste, si tolse lentamente la parrucca e abbassò il viso, mormorando -William.-
Il ragazzo se la tolse di dosso.–Si può sapere che cazzo fai, eh? Che cazzo ci fai qui!?!? E' questo che sei, una puttana? Una puttana che vende il suo corpo per soldi?-
-E tu che ci fai qui? Alla fine con Louis le cose stavano andando bene! Sicuro che ti piacciano i maschi? Perché non mi pare il mio corpo ti facesse tanto schifo poco fa…- ribatté lei, gli occhi di fuoco, ma tutto ciò che ricevette fu uno schiaffo che la lasciò senza fiato.
-Stronza, sei una stronza!-
-Ah, sarei io la stronza? Non tu che tradisci Louis con le prime puttane che trovi per strada?-
-Ci saresti anche tu fra queste puttane, ti ricordo.-
Siobhan si avventò sui di lui ringhiando, decisa a fargli più male possibile, ma William la afferrò per i polsi e la gettò lunga distesa sul letto.
-Ti odio, Siobhan, ti odio! Io ti ho raccontato tutto di me, tutto! E tu hai tenuto per te tutto questo! Ecco come mai uscivi di notte e tornavi con le calze strappate e l'aria stravolta! Potevi parlarne con noi, c’erano altri modi, altre strade! Stronza, egoista! Puttana!- gridò William, fuori di sé. Poi fu colto da un’idea improvvisa…-E ora, una volta per tutte...- afferrò la borsetta zebrata che era appoggiata su una sedia.
-No, no, ti prego, NO!- lo implorò invano Siobhan, cercando di fermarlo afferrandolo per un braccio e venendo respinta per l’ennesima volta. William impietoso rovesciò il contenuto della borsa sul letto. E quel che trovò lo lasciò completamente senza fiato.
Soldi, tanti, tantissimi soldi. Una bustina bianca. Accendino. Cucchiaio. Siringa.
-Tu...- cominciò piano William. La borsetta ormai vuota gli cadde di mano.
Siobhan scoppiò a piangere, per la prima volta da mesi e mesi che non lo faceva più.
-...ti…questa non è eroina, vero?- chiese lui, sperando in una risposta diversa da quella che ricevette.
-...s-sì...- Siobhan piangeva così forte che non riusciva a parlare, con il viso affondato nelle coperte e le ginocchia a terra.
William le si avvicinò lentamente.
-oh, William...mi vergogno...tanto...io...-
Il giovane le accarezzò la testa, sussurrando: -Shhh...non piangere, Siobhan...-
-Non mi toccare! Stammi lontano, non toccarmi…- la sua voce si perse tra i singhiozzi sempre più forti.
William osservò quel fisico che alla penombra delle candele gli era sembrato tanto perfetto. Le vertebre sporgevano dalla schiena tremante della ragazza, le ossa di gomiti e spalle che sembravano quasi bucare la pelle, le caviglie sottilissime, il colorito malsano della pelle. Gli spallini del reggiseno le scivolavano giù continuamente, non c’era quasi più nulla delle curve sensuali di quando era comparsa nell’appartamento di Louis e William con quell’aderente tutina di pelle nera. Appariva così fragile e indifesa che il giovane non resistette all’impulso di sollevarla da terra e di posarla sul letto. Le accarezzò le guance bollenti di lacrime e le scostò i capelli dal viso, poi la strinse a sé cullandola come una bambina.
-Mi spiace di averti detto tutte quelle cose orribili, io…non le pensavo davvero. Mi dispiace tanto. E’ solo che…cerca di capirmi, ho scoperto all’improvviso che tu…beh…ti mantieni in questo modo, e poi tu che mi dici certe cose…ho perso la lucidità per un attimo, ecco. Ti chiedo scusa. E comunque ero qui perché ho litigato con Louis, e da vero idiota sono venuto qui ad affogare la mia disperazione nell’alcol. Ovviamente ho bevuto veramente oltre il limite della decenza e non so bene come mi sono ritrovato a scopare con una certa Cameron, e poi Bailey mi ha portato qui e io…accidenti. Scusa, sto parlando a vanvera e tu vorresti solo un po’ di silenzio, non è vero?-
Siobhan aveva smesso di piangere. Lo fissò con gli occhi luminosi e lucidi per le lacrime e, con la voce roca, mormorò: -Spiace tanto anche a me, William. Mi dispiace perché ti sto rovinando la vita, e il tuo rapporto con Louis, e perché ti ho tirato dentro a questo enorme, tremendo casino che è la mia vita, quindi ti ringrazio per l’ospitalità in questi tre mesi che, lo dico davvero, sono stati i migliori della mia vita, ma non possiamo andare avanti come se non fosse successo nulla. Porterò via la mia roba e me ne andrò domattina. Non dire nulla, non servirà, hai già fatto abbastanza, ti pagherò tutto, so che non capirai ma è così che deve andare.- il tono di voce di Siobhan cresceva mano a mano che si avvicinava nuovamente alle lacrime.
-Siobhan, se dici queste cose allora significa che in tre mesi non hai proprio capito niente di me. Credi davvero che ti lascerei a marcire per strada, consumata dall’eroina, senza aiuto, cibo, soldi e un tetto sotto cui stare? Sei tu a non dover dire nulla perché non servirà a convincermi del fatto che ti darò l’aiuto di cui hai bisogno. E so di parlare anche a nome di Louis. E’ solo che…ho bisogno di spiegazioni, temo. Ma ti prometto che, non so ancora come, ne usciremo insieme.-


Cazzo, la cosa si fa tragica!! Mi sento perfino stronza .-.
VioValo, Miss_Rose, mat_the_best e UziCRUE, è inutile dirvi che vi adoro.
Bene, non so cos'altro dire quindi ciao xD

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Capitolo 10
*** Girl With Golden Eyes ***


William si rivestì, rivestì anche Siobhan, le mise sulle spalle il suo giaccone caldo e la portò fuori in braccio, tra gli sguardi allibiti di bariste, cubiste, avventori, prostitute e quant’altro. La caricò sulla Harley Davidson, le disse -Tieniti forte- e partì verso casa.
Quando arrivarono, ovviamente Louis era ancora al lavoro. Siobhan era stanca da morire, quindi William la portò in camera, la spogliò, la infilò sotto le coperte e uscì chiudendo la porta, accendendosi una sigaretta mentre aspettava il ritorno di Louis.

 
Siobhan aprì un occhio, poi anche l’altro. Si accertò che William non fosse nella stanza, poi aprì il cassetto e tirò fuori tutto.
“L’ultimo buco, ho bisogno solo dell’ultimo buco, poi William mi aiuterà a smettere…ma ho bisogno di farmene ancora uno” pensava versando qualche goccia da un limone mezzo marcio ad un cucchiaio. Si legò l’avambraccio con un laccio emostatico rubato in giro qualche mese prima, poi accese una candela e portò il cucchiaio sotto la fiamma, versandoci dentro la polverina magica e mescolandola con l’ago, ottenendo un liquido dorato che aspirò con la siringa. Strinse il laccio sul braccio, si batté un paio di volte sull’incavo del gomito perché la vena risaltasse di più, spruzzò un po’dalla siringa per accertarsi che non ci fosse ossigeno al suo interno e affondò l’ago nella pelle.
La prima volta che si era fatta un buco era stato poco prima di arrivare nella casa di Louis e Williams. La sensazione che aveva provato era stato qualcosa di ultraterreno, un orgasmo, una spinta verso il paradiso. Sensazione che aveva pagato a caro prezzo…aveva vomitato l’anima subito dopo, non si era alzata dal letto per due giorni buoni e aveva deciso di non farsi mai più. Eppure, quando gliel’avevano offerta ancora, aveva ceduto al ricordo di quella sensazione fantastica, che continuava a cercare e a sperare di provare, senza mai riuscirci. E dopo un po’ il pericoloso gioco con la ragazza dagli occhi dorati che era l’eroina si era trasformato in dipendenza. Curioso quanto il colore dell’eroina fosse simile a quello dei suoi occhi, sì…
Siobhan reclinò il capo all’indietro, improvvisamente in pace. Il suo corpo aveva smesso di bruciare e fremere e lamentarsi, era tranquilla. Scivolò in una sorta di oblio molto simile al dormiveglia, il tempo dilatato, il silenzio che inghiottiva ogni suono…

Lo so cosa state pensando, Siobhan è una cogliona.
Il problema è che io mi annoio e, da brava sadica, le faccio patire le pene dell'inferno.
In pratica, se il karma esiste sono fottuta! :D
mat_the_best, torna, mi mancano le tue recensioni! ç___ç
e un applauso ad Alletta96, la mia nuova lettrice ;)
Baci a tutti.

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Capitolo 11
*** God Bless The Children Of The Beast ***


Bene, qui c'è un confronto tra Louis e William: dopo il litigio e le conseguenze spiacevoli, Will si trova a dover raccontare a Lou le stronzate che ha combinato e lo stato in cui si trova Siobhan...

La porta si aprì lentamente, quasi controvoglia, e Louis fece il suo ingresso.
William lo aspettava, seduto sul bordo del divano, la schiena dritta, teso e rigido.
-Allora?- fece Louis altezzoso, appoggiandosi alla porta e osservando il compagno scattare in piedi.
-Louis, io…- tirò un profondo sospiro. -…non so davvero da dove cominciare.-
-Forse dall’inizio.- suggerì sarcastico l’altro, alzando il mento in segno di sfida. William si sentì d’improvviso piccolo piccolo, nonostante i notevoli centimetri che lo separavano da Louis.
-Lou…per prima cosa mi dispiace tantissimo. So di essermi comportato male, di aver scatenato un litigio per niente, non mi scuserò mai abbastanza, mi sono comportato in modo orribile e…-
-Piantala, rischi di diventare patetico.-
William alzò lo sguardo e vide Louis sorridere appena, ironico. Il rosso lo prese per un polso e lo attirò a sé.
-Will, non permetterò ad uno stupido litigio di rovinare il nostro rapporto. Non sono mai stato bene come in questi tre mesi, non voglio rischiare di perderti proprio ora che le cose andavano bene tra noi.-
-Lou…-
-Ah, shh…- lo interruppe Louis afferrandolo per la camicia e alzandosi sulla punta dei piedi per deporre un piccolo bacio sulle sue labbra morbide.
William si abbandonò per un attimo a quel bacio, prima di trovare la forza di staccarsi, un nodo in gola.
-Louis, no!-
-Perché?-
-Perché io sono una merda e mi faccio schifo.-
-Dio, che è successo?- Louis lo fissò preoccupato.
-Io…sono uscito di casa e…boh. Sono andato a ubriacarmi sul Sunset, e sai, i locali, le ragazze…-
L’altro lo fissò truce. –Le ragazze un cazzo. Sei gay, William, in caso non te lo ricordi. Dillo, che è stata una ripicca!-
-Ero ubriaco marcio, Louis. Non voglio giustificarmi, ma mi vergogno terribilmente.-
-Andiamo, Will…ok, sono incazzato al momento, ma ti perdonerò presto…alla fine, non è stato un vero e proprio tradimento. Sarei io a dover piangere, però!-
-Louis, non ho finito..-
-E allora svegliati, che ho sonno e voglio andare a dormire.-
William sospirò. Il momento era arrivato. –Ero nel privè con questa ragazza…ad un certo punto lei comincia a tossire, accendo qualche candela per..non so nemmeno perché. Ma l’ho riconosciuta. Siobhan.-
-COSA?!?-
-E non è tutto. Ho preso la sua borsetta e l’ho rovesciata sul letto. Quello che ho trovato…- William appoggiò la schiena al muro e scivolò lentamente a terra. Affondò il viso tra le mani, inspirò, espirò e sganciò la bomba. –Limone, cucchiaio, siringa, una bustina di eroina.-
Louis mosse la bocca, la aprì e la richiuse un paio di volte, emise un suono disarticolato e si accasciò come William, la schiena contro la porta. Reclinò la testa indietro, fissando il soffitto. -E poi che è successo…?- chiese con un filo di voce.
-Abbiamo litigato finché non ho scoperto il contenuto della borsa. Lei mi ha detto che se ne sarebbe andata, un mucchio di stronzate, alla fine le ho promesso che l’aiuterò e l’ho riportata a casa. Ora è di là che dorme.-
-Cosa…cosa dobbiamo fare?-
William sospirò. –Non ne ho idea.-
-Will…- Louis lo fissò, i grandi occhi verdi ancora più sbarrati del solito. -..io voglio un bene dell’anima a quella ragazza. Tu e lei siete tutto ciò che ho. Da quando è entrata nella nostra vita, non faccio che sperare che non se ne vada presto, ma è come se fosse inevitabile. Dobbiamo fare qualcosa, anche se è una stupida e ci deve qualche spiegazione. Will, dobbiamo fare qualcosa.- la sua voce tremò appena.
William lo fissò, gli occhi lucidi, e tese una mano verso di lui. Louis gattonò fino alla spalla del ragazzo, dove si abbandonò sospirando.
-Lou, questa cosa mi ha sconvolto, ma, come ho detto a lei, ne usciremo in qualche modo.-
-Andiamo a svegliarla?-
-Andiamo a svegliarla.-
I due ragazzi si alzarono e, tenendosi per mano, si avviarono lenti verso la camera da letto in cui la ragazza riposava.
 
Capitolo non particolarmente lungo, lo so, ma ultimamente sono stata moolto presa tra scuola, famiglia, cazzeggio, musica e succhiotti sul collo..ahah lasciam perdere xD
Beh grazie mille per le recensioni e le letture, spero di riuscire ad aggiornare presto ;)
Un bacione! :*

 
 

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