Rokka getsu di Sanae78 (/viewuser.php?uid=19371)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo giorno ***
Capitolo 2: *** La notizia ***
Capitolo 3: *** Kumi e Sanae ***
Capitolo 4: *** Yukari e Sanae ***
Capitolo 5: *** In corridoio ***
Capitolo 6: *** Ryo, un amico per sempre ***
Capitolo 7: *** Al club di pugilato ***
Capitolo 8: *** Viene la sera ***
Capitolo 9: *** I genitori ***
Capitolo 10: *** In Francia ***
Capitolo 11: *** Azumi ***
Capitolo 12: *** Partire e ritornare ***
Capitolo 13: *** Yayoi e Sanae ***
Capitolo 14: *** La scomparsa di Yotaro ***
Capitolo 15: *** Tutti alla ricerca di Yotaro ***
Capitolo 16: *** Ishizaki e Yukari ***
Capitolo 17: *** Come ai vecchi tempi ***
Capitolo 18: *** Dalla nonna ***
Capitolo 19: *** Scrivere ad Azumi ***
Capitolo 20: *** I sogni ***
Capitolo 21: *** Un vero amico ***
Capitolo 22: *** Una lettera da Misaki ***
Capitolo 23: *** L' attesa ***
Capitolo 24: *** L' intesa con papà ***
Capitolo 25: *** Allenarsi per inseguire un sogno ***
Capitolo 26: *** Roberto ***
Capitolo 27: *** Averla al mio fianco ***
Capitolo 28: *** La pioggia ***
Capitolo 29: *** Arriva l' inverno ***
Capitolo 30: *** Mamma ***
Capitolo 31: *** Confidarsi con Sanae ***
Capitolo 32: *** Una casa vuota ***
Capitolo 33: *** Da mamma ***
Capitolo 34: *** Essere una famiglia ***
Capitolo 35: *** Gli esami ***
Capitolo 36: *** La Nazionale ***
Capitolo 37: *** I migliori amici ***
Capitolo 38: *** Esami e telefonate ***
Capitolo 39: *** L' ultima partita in Giappone ***
Capitolo 40: *** Lontani, eppur vicini ***
Capitolo 1 *** Un nuovo giorno ***
Rokka getsu 01
Ringrazio tutte le persone che leggono le mie
storie … buona lettura!
Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 1
Un nuovo giorno
A Nankatsu il
sole era sorto ancora una volta ed almeno in apparenza iniziava una mattina
come tante altre, anche se per qualcuno, Tsubasa e Sanae, quello era un giorno
speciale.
Entrambi non erano
riusciti quasi a chiudere occhio, ripensando agli avvenimenti accaduti il
giorno prima: avevano finalmente aperto i loro cuori l’uno all’altra e si erano
messi insieme.
Tsubasa era
sceso un po’ prima del solito quella mattina, stupendo sua madre: “Sei già
sveglio? Come stai?”
Sul volto del
ragazzo erano ancora molto evidenti l’occhio nero e il labbro ferito,
nonostante le premurose cure di sua madre.
Il rientro a
casa quella sera era stato un pò imbarazzante per lui.
Aveva lezione
di Portoghese e quand’ era rientrato, si era ritrovato di fronte i suoi
genitori ed il suo insegnante che parlavano del suo ritardo.
“Tsubasa! Ma
che hai fatto?” i tre erano davvero sorpresi.
Sua madre gli
si era avvicinata con apprensione: “Stai bene?”
Lui sorridendo
gli aveva risposto: “Non sono mai stato meglio, mamma!”
Intanto suo
padre e Carlos avevano iniziato a scanzonarlo: “Guarda Carlos, quel discolo di
mio figlio, invece di venire a lezione di Portoghese se ne va in giro a fare a botte.
Speriamo bene che abbia avuto una buona ragione per farlo … come ad esempio una
ragazza.”
“Ha ragione
signor Ozora!”
“Smettetela di
prenderlo in giro, per favore … Tsubasa spiegaci che ti è capitato! Ti sei
battuto per una ragazza?”
Natsuko
pronunciava quelle parole, consapevole che suo figlio avrebbe potuto battersi
solo per una ragazza al mondo: “ … Tsubasa, ti sei battuto per Sanae?”
“Si, mamma ed
adesso noi due stiamo insieme!” questa notizia aveva stupito piacevolmente
tutti i presenti.
Suo padre
aveva poggiato una mano sulla spalla di Carlos: “Hai sentito Carlos? Mio figlio
ha una ragazza! Credo che per stasera sia meglio far riposare il nostro giovane
guerriero e lasciarlo alle cure di mia moglie.”
“Lo penso anch’
io! Ora è meglio che vada … a domani!” stava uscendo e si era voltato fissando
il suo allievo con il pollice destro
verso l’ alto “Ben fatto Tsubasa!”
Arrossendo
Tsubasa l’ aveva salutato a sua volta.
Anche per
Sanae il ritorno a casa era stato diverso dal solito.
“Atsushi, che
fai alla finestra? Vieni a dami una mano che tra poco si cena … stasera tua
sorella è in ritardo, altrimenti mi avrebbe già aiutata lei … ma si può sapere che stai guardando?”
“Sanae è
arrivata adesso e non è sola!”
“Perché chi
c’è con lei?”
“Tsubasa!”
“Smettila di
spiarli e vieni qui ad aiutarmi, bisogna apparecchiare la tavola!”
“Uffa .. sul
più bello! Ve bene, mamma!”
“Ciao a tutti,
sono tornata!”
Sanae si era
diretta in cucina, sprizzava felicità da tutti i pori e la cosa non era
sfuggita a sua madre ed a suo fratello che moriva di curiosità.
“Ciao
sorellina, come mai così tardi?” le ronzava intorno cercando di carpire la
verità “Come mai c’ era Tsubasa?”
“Basta, lascia
stare tua sorella! Non sono affari tuoi!”
Nel frattempo
Sanae era arrossita e il fratellino era ripartito all ‘attacco: “Tu e Tsubasa
vi siete fidanzati?”
“Ecco …
veramente … si … stasera!” gli aveva risposto Sanae con imbarazzo.
“Ma è
fantasticooo!” Atsushi le aveva afferrato le mani e l’ aveva coinvolta in una
specie di ballo tutto contento “Lo sapevo che prima o poi voi due vi sareste
messi insieme … è magnifico sorellina!”
Anche la mamma
di Sanae che, da sempre conosceva i sentimenti della figlia, era felice per
lei.
“Datevi una
calmata! Tra poco torna papà e vorrà mangiare!” li aveva richiamata all’
ordine, ma mentre li sgridava sorrideva pure lei.
Quella mattina
Sanae, si era alzata alla solita ora, aveva indossato la divisa scolastica e,
dopo aver fatto colazione, era uscita, pronta ad iniziare quella nuova
giornata.
In quel
momento aveva udito un suono strano e all’ orizzonte era apparso Tsubasa
calciando il suo caro amico pallone: “Tsubasa!?”
Lui le si era
avvicinato: “Ciao … magari potremmo andare a scuola insieme, ti va?”
“Va bene
Tsubasa, però non credo di riuscire a starti dietro, se calci il pallone … “
“Ma non
pensavo di farlo … mi sono già attrezzato, guarda!“ dalla sua borsa, aveva
tirato fuori una retina e ci aveva messo dentro il pallone “Ora possiamo
andare!”
Continua …
Disclaimer
I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
Note
‘Rokka getsu’ è in Giapponese e significa ‘Sei mesi’.
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Capitolo 2 *** La notizia ***
Rokka getsu 02
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Capitolo 2
La notizia
Alla scuola
media di Nankatsu la notizia si era diffusa a macchia d’ olio e tutti ne
parlavano già.
“Hai saputo
cos’ è successo ieri?”
“Cosa?”
“Kanda e
Tsubasa Ozora si sono battuti al parco Hikarigaoka per conquistare il cuore di
Nakazawa ed a quanto pare, il capitano della nostra squadra di calcio, ha avuto
la meglio … “
“Dici davvero?
Ma adesso che capiterà? Espelleranno Tsubasa dal club di calcio?”
“No, mi è
stato detto che Tsubasa si era dimesso prima di recarsi all’ incontro con Kanda
e che Kanda poi in seguito abbia preso le dimissioni di Tsubasa salvandolo dai
guai.”
“Cosa? Quel
boxeur avrebbe fatto una cosa del genere … !”
“Proprio così,
non è incredibile!”
“Si dice in
giro che, Kanda da tempo fosse innamorato della manager, ma lei avrebbe
rifiutato la sua corte, essendo innamorata di Tsubasa, sebbene ancora non
fossero chiari i sentimenti di Tsubasa per lei … “
Ishizaki e gli
altri intanto si erano riuniti in cortile per aspettare Tsubasa e Sanae.
“Ne parlano
già tutti Ishizaki!”
“Ti stupisci
Yukari? Non dirmi che pensavi davvero che la notizia sarebbe passata
inosservata.”
“Certo che no,
sono solo preoccupata per come reagiranno Tsubasa e Sanae.”
“Vedrai che loro
due se la caveranno bene e prima o poi gli altri la finiranno di spettegolare.”
Nel frattempo
era arrivato Kanda con una fasciatura sul braccio sinistro per sostenere la
spalla infortunata e tutti si erano volti a fissarlo.
Lui sapeva
benissimo che tutti già sapevano, ma la cosa non gli importava affatto e si era
diretto verso Ishizaki e Yukari.
“Nishimoto
come va? E tu, faccia di scimmia?” a quell’ affermazione Ryo avrebbe dovuto
sentirsi offeso, ma stavolta non gli importava “Sto bene, grazie! Ma vedo che
tu non sei molto in forma …”
“Il tuo amico
Tsubasa è tosto ed è riuscito a battermi … mi ha sconfitto con uno dei suoi
strepitosi calci …”
“Che intendi
per calcio?”
“Non lo sai
Ishizaki? … voi calciatori non eseguite dei tiri per segnare i goal? … Tsubasa
stava subendo una raffica di pugni micidiali e poi all’ improvviso, eseguendo
uno dei suoi formidabili tiri, è riuscito a farmi andare ko …”
Ora anche loro
sapevano.
In un’ altra
zona del cortile le amiche di Kumi la stavano aspettando temendo di consolare
l’ amica per aver perso il suo amato.
Kumi era
giunta poco dopo e dopo aver salutato i membri del club si era diretta verso le
sue amiche che l’ avevano circondata preoccupate.
“Kumi come
stai?”
“Bene!”
“Non l’ hai
ancora saputo?”
“Saputo cosa?”
“Ieri sera
Tsubasa si è dichiarato a Sanae Nakazawa e si sono messi assieme.”
“Ne sei
sicura?”
“Si, è la
notizia del giorno!”
“Finalmente,
era ora!”
“Ma Kumi … non
eri innamorata di Tsubasa?”
“Si, lo ero,
ma Tsubasa e Sanae si amano da sempre ed è giusto che stiano assieme … sono
felice per loro.”
Kumi aveva
pianto tanto dopo essere stata respinta da Tsubasa, ma adesso si sentiva
meglio, perché sapeva che prima o poi avrebbe amato ancora.
Alla fine
erano apparsi anche Tsubasa e Sanae, camminavano l’ uno al fianco dell’ altra
chiacchierando.
“Eccoliii!”
“Sono
arrivatiii!”
“Guardateee!
Tutti li
osservavano e la coppia con tranquillità si era avvicinata al gruppo di amici
incurante degli sguardi curiosi.
“Buongiorno,
ragazzi! Eccoci qua!”
Continua …
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Capitolo 3 *** Kumi e Sanae ***
Rokka getsu 03
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Sanae78
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Capitolo 3
Kumi e Sanae
Dopo il
trambusto iniziale a scuola tutto aveva ripreso a seguire il suo corso
abituale.
Kumi si era
diretta al campo e si era messa a svolgere le sue mansioni di manager: aveva controllato
gli spogliatoi, tirato fuori le ceste con i palloni, tracciato le linee del
campo ed ora stava cercando di organizzarsi le altre mansioni della giornata,
annotandole su un blocco.
Era stato
faticoso, perché adesso c’ era solo lei ad occuparsi della squadra, mentre
Sanae e Yukari erano prese dalla preparazione per gli esami d’ammissioni alle
superiori, eppure la fatica non le pesava per nulla.
All’ inizio
non le importava molto fare la manager ed era entrata in quel club con un
obiettivo ben preciso, quello di conquistare l’amore di Tsubasa.
Aveva fatto l’impossibile
per conquistare in capitano, a volte venendo meno ai suoi compiti, il cui cuore
in realtà apparteneva già ad un'altra persona.
Tuttavia era
riuscita a far tesoro di quell’esperienza che le aveva fatto capire quanto
fosse bello lo sport del calcio e lo spirito di squadra.
Tsubasa era
arrivato alla solita ora, accompagnato da Sanae.
Non poteva
negare che, vederli così uniti un po’ le facesse male, ma quella brutta
sensazione prima o poi sarebbe svanita, doveva solo pazientare.
“Allora ci
vediamo dopo Sanae! Adesso vado a prepararmi.”
“Va bene
Tsubasa!”
“Ciao,
Sugimoto!”
“Ciao,
Tsubasa!”
Il ragazzo l’
aveva salutata ed era entrato a cambiarsi.
Kumi credeva
che anche Sanae se ne sarebbe andata, ma invece l’ aveva salutata a sua volta e
le si era avvicinata.
“Ciao
Sugimoto! Come stai?”
“Sto bene,
Senpai!”
Kumi era un
po’ sorpresa e si sentiva un po’ in imbarazzo, Sanae invece osservava con
attenzione tutto ciò che la circondava.
“Brava! Stai
facendo un buon lavoro qui, anche se sei da sola.”
Kumi non
poteva credere alle sue parole, la
Senpai era contenta di lei e questo non poteva che farle
piacere.
“Grazie Senpai
Nakazawa! Tu e Nishimoto siete state delle buone insegnanti!”
“Ma dimmi, ti
piace quello che fai? Come sono da gestire i ragazzi più giovani?”
“Sono come gli
altri, anche se un pochino più imbranati, ma va bene lo stesso, perché se mi
fanno arrabbiare, li raddrizzo subito … e poi anche Tsubasa e il mister mi
aiutano.”
“Si, lo so.
Sono tutti molto contenti del tuo lavoro.”
Tsubasa era
già pronto, ma dalla finestra, aveva visto le due che stavano parlando ed aveva
deciso di aspettare ad uscire per non disturbarle.
Si era seduto
su una panchina e prendendo tra le mani il suo amico pallone aveva esclamato:
“Le donne … “
Sapeva bene di
cosa volesse parlare Sanae con Sugimoto, perché era stato lui stesso a
rivelarle ciò che era successo.
“ … so che hai
pianto … “ Sanae aveva trovato il coraggio per dirlo “ è per questo che volevo
sapere come stavi … anche tu ami Tsubasa e so che ti sei dichiarata a lui … non
fraintendermi però, so anche che gli hai detto di dirmi che mi amava … “
C’ era un po’
d’ imbarazzo, ma la rivalità velata che c’ era stata tra loro era come svanita
nel nulla adesso, infatti entrambe si stimavano e Kumi non considerava più
Nakazawa come una rivale da battere, ma come un’ amica più grande da cui
prendere esempio.
Bastava
guardare insieme Tsubasa e Sanae per rendersi conto di quanto fossero uniti e
lei, a malincuore, aveva dovuto rendersene già da tempo.
Nakazawa era
sempre stata gentile con lei, pur conoscendo i suoi sentimenti per Tsubasa ed
era stato per merito suo che aveva capito di quanto fosse bello fare la
manager.
“Te l’ ha
detto?”
“Si, ma non
per crearti in imbarazzo, ma per farmi capire che a tuo modo anche tu ci avevi
aiutati … soffri ancora molto?”
“Mentirei, se
ti dicessi no, ma allo stesso modo sono felice per noi, perché so che Tsubasa
non avrebbe mai potuto amarmi” aveva gli occhi lucidi.
“Oh,
Sugimoto!”
“Ma non dovete
preoccuparmi per me … prima o poi mi innamorerò di nuovo!”
“Si, accadrà …
“
“Nakazawa
posso chiederti una cosa?”
“Si, chiedi
pure.”
“Ormai è un
po’ che ci conosciamo, vero?”
“Si!”
“Ecco … mi
piacerebbe che tu mi chiamassi Kumi e poterti chiamare Sanae, come fa
Nishimoto, perché per me sei un’ amica … “
“Va bene,
Kumi!”
“Grazie,
Sanae!”
Continua …
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Capitolo 4 *** Yukari e Sanae ***
Rokka getsu 04
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 4
Yukari e Sanae
Mancava poco all’intervallo
e Sanae si era distratta un attimo e si era messa a fissare il cielo limpido
attraverso la finestra vicino al suo banco.
Erano successe
così tante cose in quei pochi giorni e lei si rendeva conto che il tempo non si
poteva fermare e che a volte sembrava passare in maniera più veloce.
Tra sei mesi
Tsubasa sarebbe partito per il Brasile per realizzare il suo sogno e forse
anche il loro amore sarebbe andato perso.
Tra poco
sarebbe uscita ed in corridoio si sarebbe incontrata con l’amica Yukari per
chiacchierare e passeggiare insieme.
Non avevano
potuto parlare molto in quei giorni ed aveva bisogno di confidarsi con lei,
parlandole anche di Kumiko.
Erano amiche
da così tanto tempo, dal giorno in cui Yukari era arrivata in quella scuola ed
era entrata a far parte del club di calcio.
Erano tutti
riuniti sul campo da calcio ed ad un tratto era arrivato il mister accompagnato
da quella ragazza snella e con la coda da cavallo.
“Bene,
ragazzi! Vedo che ci siamo tutti. Vi presento Yukari Nishimoto, che si è
trasferita da poco a Nankatsu e che da oggi sarà una delle managers della
nostra squadra insieme a Nakazawa … diamole in benvenuto.”
“Mi chiamo
Yukari Nishimoto e sono felice di conoscervi! Amo il calcio e farò di tutto per
sostenere questa squadra!”
“Benvenuta!”
le avevano risposto tutti in coro.
“Grazie a
tutti!”
“Ora che
abbiamo finito le presentazioni possiamo iniziare gli allenamenti. Voi ragazzi
fate venti giri del campo di corsa, mentre tu, Nakazawa, mostra a Nishimoto i
suoi compiti.”
“Va bene
mister!”
Sanae all’inizio
non era contenta che ci fosse un’altra manager e sebbene con lei si dimostrasse
molto gentile, Yukari aveva percepito fin da subito questo suo senso di
disagio.
Era successo
tutto quel giorno, stavano seguendo gli allenamenti e sistemando i palloni,
quando Yukari aveva iniziato a parlarle.
“Devi sapere
che mi è sempre piaciuto tantissimo il calcio, fin da quand’ ero piccola.
Questo sport non è come tutti gli altri ed ha qualcosa che mi affascina … tu
che ne pensi?”
Sanae aveva
atteso un attimo prima di risponderle, rendendosi conto che quella ragazza non
era affatto una minaccia, ma solo un’appassionata sincera di calcio: “ … è vero!
E poi basta guardarli per capire quanto siano felice di rincorrere il loro
amico pallone.”
“Chi? Il loro
amico pallone?”
“Per i ragazzi
della nostra squadra il pallone è un amico. Questa cosa gliel’ ha insegnata un
famoso giocatore brasiliano professionista, Roberto Sedinho … “
“Ma è
fantastico! E tu come fai a saperlo?”
“Conosco
alcuni di loro fin dalle elementari ed ho assistito a tanti loro allenamenti.”
“Davvero? Ma
dimmi di più … “
“Roberto ha
detto loro che dovevano considerare il pallone come il loro più grande amico e
calciarlo il più possibile, anche al di fuori degli allenamenti per rafforzare
questo legame di amicizia.”
“E che
facevano esattamente?”
“Lo prendevano
sempre a calci, in strada, a casa, anche se all’ inizio non è stata una cosa
così facile.”
“Perché?”
“Alcuni lo
perdevano nei posti più disparati e spesso arrivavano a scuola in ritardo.”
“Oh!”
“Ma per uno di
loro il pallone era già un amico.”
“E chi?”
“Tsubasa Ozora
il nostro capitano, lui ha sempre vissuto in simbiosi con il pallone e quell’
insegnamento lo aveva già appreso da solo.”
Da come Sanae
aveva pronunciato quelle parole, Yukari aveva subito intuito quanto Tsubasa
fosse importante per lei.
“Devi
conoscerlo proprio bene Tsubasa.”
“Ecco … io …
lo conosco un pochino ...”
“So che ha
molte ammiratrici in giro, ma a me non interessa affatto. Non sono entrata in
questo club per correre dietro a qualche ragazzo, ma per saperne di più di
questo sport e farmi dei nuovi amici.”
Yukari l’ aveva
detto per tranquillizzare Sanae e farle capire che non era una minaccia per lei
e Sanae sembrava averlo compreso.
Per Yukari,
Sanae, era una persona interessante e desiderava conoscerla meglio.
Aveva notato il
rispetto che i ragazzi della squadra le portavano e di come riuscisse a farsi
rispettare.
Lei da piccola
era cresciuta insieme a quel teppistello di suo cugino Jito e sapeva benissimo
quanto fosse difficile, anche per un ragazzo, guadagnarsi quel tipo di
rispetto.
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Capitolo 5 *** In corridoio ***
Rokka getsu 05
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Capitolo 5
In corridoio
Anche Yukari
non vedeva l’ ora di parlare con Sanae ed al suono dell’ intervallo delle
lezioni di preparazione agli esami di ammissione alla scuola superiore, aveva
raggiunto la classe dell’ amica.
Sanae stava
finendo di sistemare il suo banco, quando aveva visto Yukari sporgersi dalla
porta per richiamare la sua attenzione.
“Sanae, sono
qui! Vieni?”
Aveva
interrotto quello che stava facendo e si era diretta verso di lei: “Si,
andiamo!”
Ryo, vedendole
uscire tutte contente ed eccitate, aveva immaginato cos’ avessero da dirsi con
tanta urgenza e deciso che era il caso per lui di raggiungere il suo amico
Tsubasa.
Anche perché aveva
la testa talmente piena di nozioni che gli stava per scoppiare ed un po’ di
aria fresca gli avrebbe fatto di certo bene.
“Che ne dici,
ci mettiamo qui?”
“Ok, Yukari!”
In corridoio
c’ era una grande finestra aperta che si affacciava proprio sul campo di calcio,
gli spogliatoi restavano esattamente di fronte a loro e da lì potevano
osservare ciò che accadeva.
Anche i
ragazzi del club di calcio erano in pausa e Tsubasa si stava asciugando il
sudore con un asciugamano.
“Sanae,
guarda!”
Quatto, quatto
dietro a Tsubasa era apparso Ryo ed i due avevano iniziato a parlare.
“Sanae, ma che
ci fa Ryo lì?”
“Non so,
magari anche lui avrà bisogno di fare due chiacchiere con il suo migliore
amico.”
“ … capisco …
forse, è meglio se ci facciamo gli affari nostri ed inoltre non ci rimane molto
tempo … “ Yukari si era voltata verso l ‘amica “Dimmi di te, sei felice?”
“Si, lo sono
Yukari … è stato qualcosa di travolgente e di bellissimo … gli occhi di Tsubasa
avevano una luce speciale, piena di amore per me.”
“Voleva difenderti
da Kanda.”
“Ma io non mi
sarei mai messa con Kanda, perché amo solo Tsubasa.”
“Ma non
Capisci? Tsubasa in questo modo ha voluto vincere la sua timidezza e
dimostrarti, quanto tu sia importante per lui.”
“E’ stato
bello rendersene conto ed allo stesso tempo tremendo vederlo picchiato da Kanda
a causa mia, senza poterlo aiutare.”
Yukari si era
voltata un attimo appoggiandosi al davanzale: “Sei, una ragazza fortunata
Sanae. Hai un ragazzo stupendo che ti ama e non è il solo. Quel duro di Kanda
si è innamorato di te ed anche Manabu lo è, sebbene non te lo confesserà mai.”
Sanae si era voltata anche lei “ … un po’ t’ invidio … dev’ essere bellissimo
essere amate così!”
“Yukari … “
“E’ vero ti ho
sempre detto che dei ragazzi non m’ importa un granché, ma in fondo al mio
cuore anch’ io spero un giorno d’ incontrarne uno da amare e che mi ami a sua
volta …”
“Accadrà,
senza che tu te ne renda conto, proprio come è successo a me.”
“Lo pensi
davvero?”
Sanae si era
voltata appoggiandosi accanto all’ amica: “Nemmeno io sapevo bene cosa fosse l’
amore, eppure a soli undici anni ho incontrato Tsubasa e questo sentimento così
particolare ha iniziato ad insidiarsi nel mio cuore … all’ inizio nemmeno io
capivo cosa fosse ,ma è cresciuto e si è rafforzato sempre più … e di certo non
potevo immaginare che per lui fosse lo stesso …“
“Sanae … “
“So, che in
tanti vi eravate resi conto del legame che ci univa, ma per noi non era così
facile affrontare l’ argomento per una serie di ragioni che tu ben sai … “
“Volevamo
tutti vedervi felici ed insieme ed è per questo che abbiamo sempre fatto l’ impossibile
per aiutarvi a parlare.”
“Sia io che
Tusbasa vogliamo vivere al meglio questi pochi mesi che ci rimangono prima che
parta … “
“Già, Tusbasa
e il Brasile, ma non vorresti chiedergli di restare? In fondo potrebbe
diventare un calciatore professionista anche qui in Giappone.”
“No, non
potrei mai fare una cosa del genere … non sarebbe giusto … l’ ho capito la sera
in cui Tsubasa mi ha detto di amarmi … “
Il corridoio
si stava già svuotando e molti studenti stavano già facendo ritorno alle loro
aule.
“Quella sera?”
“Si! Credo che
se fosse possibile Tsubasa mi chiederebbe di andare con lui in Brasile, ma
sappiamo benissimo entrambi che è impossibile. Io devo terminare i miei studi e
lui deve provare a realizzare il suo sogno.” aveva gli occhi lucidi e Yukari
era venuto spontaneo abbracciarla.
“Non sarà
facile stare lontani, ma chissà magari la distanza riuscirà a rafforzare il
nostro amore.”
Dopo aver
detto quelle parole, Sanae aveva alzato le braccia per stringere Yukari e si
era appoggiata a lei chiudendo gli occhi.
Continua …
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Capitolo 6 *** Ryo, un amico per sempre ***
Rokka getsu 06
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Capitolo 6
Ryo, un amico per sempre
“E tu che ci
fai qui?” Tsubasa si era ritrovato Ryo dietro alle spalle all’ improvviso
“C’ è l’
intervallo ed ho deciso di venire a farti un salutino … comunque vedo che siete
in pausa anche voi.”
“Si, ma tra
una decina di minuti riprendiamo gli allenamenti.” il capitano si era voltato
verso l’ amico.
Ryo si
guardava intorno incuriosito. In mezzo al campo c’ erano le matricole che si
erano sedute per terra visibilmente affaticate, mentre Kumi distribuiva loro
degli asciugamani e il mister gli illustrava come avrebbero proseguito l’
allenamento.
“Tsubasa, tu
non sai quanto vorrei esserci io al posto di quei ragazzi!”
“Ryo … “
“Mi mancano
gli allenamenti con la squadra, ma se voglio andare alla stessa scuola
superiore degli altri devo seguire assolutamente queste lezioni … accidenti
Tsubasa, mi sta per scoppiare la testa … non so nemmeno, se mi ammetteranno … “
Tsubasa gli
aveva appoggiato una mano sulla spalla sinistra: “Non dire così Ryo! Tu sei un
ragazzo dotato di una grande forza di volontà e sono sicuro che ce la farai,
proprio come quella volta che dovevi passare la selezione per entrare nella
squadra della Nankatsu, ricordi?”
“E come potrei
dimenticarlo! Vi siete dati tutti un gran da fare, sottoponendomi a degli
allenamenti durissimi … ricordo anche che avevo un mister molto severo …”
“Molto
severo?”
“Si! Non mi
lasciavi nemmeno il tempo di respirare qualche secondo …quindi vacci piano con
questi pivellini!”
“Può darsi,
però poi alla fine sei stato ammesso in squadra e nel corso degli anni ti sei
guadagnato un posto da titolare.”
“Anche grazie
al tuo aiuto Tsubasa … non sarà più la stessa cosa scendere in campo senza di
te.”
“Ryo …”
“So che non
sarà facile, ma farò di tutto per conquistarmi un posto da titolare nella
squadra di calcio anche alle scuole superiori. Mi piace troppo questo sport e
finché potrò voglio praticarlo.”
“Ci riuscirai,
ne sono sicuro!”
“Mi hai
stupito Tsubasa, non avrei mai pensato che avresti affrontato Kanda per
difendere Sanae, o meglio, sapevo benissimo che avresti potuto farlo, ma
credevo che non ci sarebbe stato bisogno di arrivare a questo punto. L’ altra
sera vi abbiamo lasciati soli e pensavo che fosse finalmente la volta buona per
voi …”
“Diciamo che
ci è mancato poco che le rivelassi il mio amore, ma proprio quando stavo per
pronunciare quelle parole siamo stati interrotti …”
“Come
interrotti?”
“Si, perché è
arrivato Carlos.”
“Uffa, ma che
sfortuna!”
“Eh già,
chissà forse era destino che io e Kanda ci battessimo per lei … Sanae mi ha
raccontato quello che è accaduto con Kanda e ti ringrazio per averla difesa.”
“Figurati!
Farei questo ed altro per aiutare due miei cari amici.”
“Grazie ancora
Ryo! Tu sei il mio migliore amico e lo sarai per sempre!”
“Lo stesso
vale per me Tsubasa!”
“Ma dimmi un
po’ il tuo naso come sta?”
“Sta benone, è
molto resistente ed è la mia arma segreta. I miei colpi di naso ormai sono più
che leggendari.”
“Solo tu
potevi lasciare il segno in questo modo!”
“E’ vero. Tu
piuttosto, come stai? Hai un occhio ed un labbro che sono ancora curati
piuttosto male.”
“In un paio di
giorni saranno come nuovi e poi questi non sono niente, rispetto agli altri
infortuni che mi sono successi in passato.”
“Tu e quella
peste di Anego … so che non bisogna chiamarla così, perché altrimenti si
arrabbia, però so per certo che il vostro amore è nato ai tempi delle
elementari … stavo dicendo che siete molto fortunati … chissà se un giorno una
cosa simile potrà accadere anche ad un tipo come me … non sono bello, per nulla
intelligente, anche se c’è da ammettere che almeno le ragazze riesco a farle
ridere …”
“Non dire
così! Certo che succederà Ryo, quando meno te l’ aspetti … magari anche nel tuo
cuore c’è già qualcuno, ma tu ancora non te ne rendi conto … a me è accaduto
così …”
“Ishizakiii!
Muovitiii! E già squillata la campanella!” era la voce di Yukari.
Un urlo aveva
richiamato la loro attenzione e fissando le finestre di fronte, avevano Yukari
che si sbracciava da una finestra con accanto Yukari.
“Davvero!?
Accidenti, non mi ero accorto che fosse così tardi!” era tutto agitato “Devo
scappare amicooo! Ci vediamo più tardiii!” stava pronunciando quelle parole,
mentre si dirigeva di corsa all’ ingresso.
“Ma guarda te
quello sbadato … così rischia di prendersi una bella sgridata. Menomale che l’
ha capito e si è dato una mossa.” Yukari stava seguendo Ishizaki con lo sguardo
e questo le aveva strappato un sorriso.
Tsubasa
intanto l’ aveva salutata con il cenno della mano e lei aveva ricambiato il
gesto.
Mentre
agitavano le loro mani i loro occhi si erano parlati, dandosi appuntamento all’
uscita di scuola.
Continua …
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I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
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Capitolo 7 *** Al club di pugilato ***
Rokka getsu 07
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 7
Al club di pugilato
Anche quel
giorno al club di pugilato si stava svolgendo la solita seduta di allenamenti.
La notizia della sconfitta di Kanda era giunta anche lì e tutti erano curiosi
di sapere, se quello sbruffone, apparentemente così dotato di talento per la
box, si sarebbe presentato.
“Pensi che
Kanda verrà?”
“Non lo so, in
fondo ieri è stato sconfitto e da un calciatore come Tsubasa.”
“Ma com’ è
possibile? Kanda ha dei destri micidiali e qui ce ne siamo accorti tutti.”
“Non so che
dirti, perché non è che si sappia molto.”
Il capitano
della squadra che tanta fiducia riponeva in Kanda, temeva che quanto accaduto
lo allontanasse dalla box, portandolo ad essere svogliato come lo era un tempo.
Poi la porta
si era aperta e Kanda era apparso, mentre tutti intorno a lui bisbigliavano
ancora.
“Hai visto! Ha
avuto il coraggio di presentarsi qui!”
Kanda si era
diretto verso il capitano per parlare con lui: “Capitano, sono venuto a dirti
che per un po’ non potrò allenarmi, ma che, non appena sarò guarito, riprenderò
ad allenarmi con più impegno di prima, perché voglio diventare un pugile
professionista.”
“Va bene
Kanda!”
Un membro
della squadra, da sempre invidioso di Kanda, si era avvicinato ai due per dire
la sua: “Capitano, devi cacciarlo dalla squadra! Si è fatto battere da uno che
gioca a calcio e non ha nessun diritto di stare qui con noi!”
E gli altri
ragazzi si erano subito messi a brontolare a voce alta a loro volta.
“Si, che ce ne
facciamo di uno così!”
“Il pugilato
non è mica uno sport per signorine!”
“Mandalo
viaaa!”
“Non lo
vogliamo quiii!”
“E’ un
codardooo!”
“Basta,
ragazziiii! Ora calmateviiii! il capitano aveva dovuto riprendere in mano la
situazione che rischiava di prendere una brutta piega.
Kanda si
sentiva ribollire il sangue nelle vene. Ma come osavano trattarlo in questo
modo, in fondo che ne sapevano loro di com’ era andata.
Sia lui che
Tsubasa erano stati molto coraggiosi, ma alla fine il legame che univa Tsubasa
a Sanae si era dimostrato più forte di tutto e lui, a malincuore, aveva dovuto
rendersene conto.
Sapeva che l’
avrebbero preso in giro per l’ accaduto, ma di certo non si aspettava che
quelle mezze calzette senza cervello si agitassero così.
Continuavano a
stuzzicarlo, sapendo che prima o poi lui avrebbe potuto perdere la pazienza e
commettere qualche cavolata.
“Che fai
Kanda? Non hai nemmeno il coraggio di rispondere!”
“Che c’è? Te
la stai facendo sotto?”
No, non poteva
permettere che continuassero a comportarsi così.
Si era
avvicinato al ragazzo, da cui tutto era partito, ed aveva iniziato a girargli
intorno con il braccio buono in movimento.
“Che c’è vuoi
boxare con me?” il tipo si sta innervosendo e pur avendo due mani a sua
disposizione iniziava a sudare.
“Va bene se è
questo che vuoiiii!” aveva scagliato un forte destro contro Kanda che l’ aveva
prontamente evitato sferrandogliene uno, micidiale a sua volta, che aveva messo
il suo avversario ko.
“Ohhhh!”
“Spero che ora
abbiate capito con chi avete a che fare!”
Lo guardavano
intimoriti e con rispetto e lui sentiva di avere dimostrato a tutti quegli
idioti di che pasta era fatto.
“Voglio che
sia chiaro a tutti. Io e Tsubasa ci siamo scontrati con i mezzi che ritenevamo
più opportuni: io, i pugni e lui i calci.”
“I calci?” gli
altri sembravano faticare a comprendere.
“Tsubasa è
stato un avversario leale che non mi ha sferrato nemmeno un pugno, riuscendomi
ad atterrare con uno dei suoi calci bene assestati e per questa ragione voi
dovete rispettarlo, proprio come lo rispetto io.”
“Abbiamo
capito Kanda!”
“Bene, se non
avete altre obiezioni da fare, io me ne andrei … saluti a tutti!”
Se n’ era
andato, com’ era arrivato ed adesso in cuor suo si sentiva più sollevato per
aver difeso il proprio onore e quello di un’ altra persona.
Continua …
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Capitolo 8 *** Viene la sera ***
Rokka getsu 08
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Capitolo 8
Viene la sera
Era sera e le
lezioni erano terminate da un po’. Ishizaki e gli altri si erano incontrati con
Tusbasa all’ uscita e poi Tsubasa aveva continuato da solo con Sanae.
I due
chiacchieravano spensieratamente raccontandosi gli avvenimenti del giorno.
“Allora com’è
stata la tua giornata, Sanae?”
“Buona! E la
tua Tsubasa?”
“Non mi posso
lamentare. Ma tu piuttosto dimmi com’è andata con Sugimoto?”
“Ci siamo
chiarite ed ora siamo amiche, in realtà penso che lo fossimo anche prima, però
adesso lei mi chiama Sanae e io la chiamo Kumi.”
“Vi ho viste
parlare e non ho voluto disturbarvi.”
“Capisco.”
“Mi sembrava
indelicato apparire ed interrompervi.”
“Temevi che
avremmo litigato?”
“No! Sapevo
benissimo che eravate entrambe ben disposte, ma quando ci siete di mezzo voi
donne non si sa mai.”
“Ma, Tusbasa …
“
“E con Yukari
com’è andata?”
“Bene, ci
siamo fatte una bella chiacchierata da amiche, come tu e Ishizaki o sbaglio?”
“No, non
sbagli affatto.”
“A proposito
ma che ci faceva lì?”
“Aveva bisogno
di rilassarsi un pochino Sanae. Cerca di capirlo.”
“E’ molto
stressato e spaventato per l’ esame di ammissione, vero?”
“Si e gli
servivano le parole di un amico per tirarsi un po’ su.”
“Povero
Ishizaki! Per carità a scuola non è un genio, ma di sicuro sarà ammesso anche
lui insieme a tutti noi.”
“Si, certo! E
poi come fareste senza di lui, ci hai mai pensato?”
“Ci
mancherebbe troppo!”
“Il poverino
si è pure preso una bella urlata di rimprovero da Yukari, ma ci pensi … ma
perché lei fa sempre così?”
“Non lo so
Tsubasa e me lo sono chiesta anch’ io.”
“Lo rimprovera
sempre e non nello stesso modo in cui rimprovera gli altri.”
“A volte Ryo
può innervosire, ricordo che un tempo nemmeno io ci andavo troppo leggera con
lui …”
Quella frase
aveva fatto ripensare entrambi a quando si erano conosciuti e la loro storia
era iniziata.
Sanae era un
vero e proprio maschiaccio e Tsubasa, un ragazzino con il sogno di andare in
Brasile con Roberto.
“No, non è la
stessa cosa! Perché altrimenti sono sicuro che quest’ atteggiamento tra di voi
mi avrebbe infastidito in qualche modo … c’è qualcosa di strano tra quei due,
qualcosa che non riesco ancora a capire …”
“Come qualcosa
di strano?”
“Si, in
apparenza a Yukari non sembra importare molto di Ryo e viceversa, ma oggi ci
hanno dimostrato esattamente il contrario.”
“Tsubasa … che
intendi?”
“Ti ho detto
che ancora non l’ ho capito, ma presto o tardi credo che lo scopriremo …”
“Spiegati
meglio!”
“In fondo quei
due hanno saputo per anni che c’ era del tenero fra di noi, ma se nel frattempo
fosse successa la stessa cosa a loro, anche se credo che siano troppo cocciuti
per ammetterlo.”
“Pensi che si
siano innamorati?”
“Forse …”
”Lo pensi
davvero?”
“Si, il loro
non è un semplice legame di amicizia.”
Senza accorgersene
si erano ritrovati davanti al cancello della casa di Sanae.
“Ciao Sanae io
scappo che ho lezione con Carlos, ci vediamo domani!”
“A domani
Tsubasa!”
Tsubasa se n’
era andato correndo, mentre Sanae iniziava a rendersi conto che i loro due
amici potevano veramente provare l’ uno per l’ altra un sentimento molto simile
all’ amore.
Continua …
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Capitolo 9 *** I genitori ***
Rokka getsu 09
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Sanae78
Rokka getsu
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Capitolo 9
I genitori
“Atsushi mi
sembra che tua sorella sia in ritardo anche stasera.”
“Dici davvero
papà?”
“So che anche
ieri sera non è stata puntuale … tu ne sai forse il motivo?”
“Stai
tranquillo papà, di sicuro è insieme al suo ragazzo.”
“Il suo
ragazzo? E chi sarebbe?”
“Tsubasa
Ozora, il famoso calciatore … non lo sapevi?”
“No, credo che
l’ altra sera vi siate dimenticati di aggiornarmi su sta cosa.”
“Purtroppo,
sei arrivato molto tardi e non pensavo che t’ importasse saperlo, ma perché sei
geloso? Guarda che è un bravissimo ragazzo e Sanae è felice con lui.”
“Io, geloso! In
fondo questa è solo una sciocchezza, una sbandata da ragazzini …”
“Lo pensi
davvero papà?”
“Per l’ amor
del cielo Atsushi che stai blaterando, hanno entrambi quindici anni o forse te
ne sei per caso dimenticato? E poi te sei ancora troppo piccolo per capirne di
queste cose.”
“Io sarò anche
piccolo papà, ma quei due si amano davvero e sono convinto che non appena
potranno, si sposeranno!”
“Chi
sposerebbe chi?”
“Tranquillizzati,
mica subito! Prima Tsubasa dovrà andare in Brasile e diventare un calciatore
professionista, poi tornerà, sposerà Sanae che partirà con lui …”
“Dov’ è che
dovrebbe andare tua sorella?”
“Non lo so,
magari in Brasile o ovunque Tsubasa giocherà … ma come faccio a dirtelo adesso
… tutto dipende da lui.”
”E quand’ è
che dovrebbe partire Tsubasa?”
“Tra circa sei
mesi, al termine dell’ anno scolastico.”
“Quindi tua
sorella soffrirà?”
“Si, certo.”
“E cosa farà
aspetterà il ritorno di Tsubasa?”
“Sanae ama
solo Tsubasa e nel suo cuore non c’è posto per nessun altro … a proposito,
Tsubasa farà meglio a sbrigarsi a far quel che deve, perché se farà piangere
troppo Sanae, dovrà vedersela con me!”
“Con noi due
vorrai dire?”
“E tu che c’
entri papà?”
“Atsushi, non
credi che prima risposare Sanae, forse Tsubasa dovrà chiedere a me il permesso
di farlo?”
“A te? E
perché?”
“Perché sono
il padre di Sanae!”
“E’ vero … non
ci avevo pensato!”
“Tu comunque
continua a tenermi informato su questa faccenda, perché ho l’ impressione che
le donne di questa casa amino mantenere dei segreti … dobbiamo sostenerci a
vicenda noi uomini, siamo intesi?”
“Ok, papà!”
Atsushi non capiva che intendesse esattamente suo padre “Basta che guardi fuori
dalla finestra e vedrai Tsubasa che accompagna a casa Sanae … non è niente di
difficile!”
In quel
momento si era aperta la porta ed era apparsa Sanae e loro si erano zittiti
all’ improvviso: “Perché mi guardate così? Ho forse qualcosa che non va?”
“No, nulla
sorellina! Io e papà stavamo solo facendo due chiacchiere da uomini.”
“Capisco,
allora vi lascio tranquilli. Vado a cambiarmi e corro in cucina ad aiutare la
mamma, ci vediamo dopo!”
Uscendo Sanae
aveva avuto la sensazione che in realtà stessero parlano di lei, anche se la
cosa non la turbava affatto.
“Hai visto
Atsushi per poco non ci beccava … d’ ora in poi dobbiamo essere più cauti,
intesi?”
“Va bene
papà!”
A casa Ozora
stavano aspettando Tsubasa: Koudai era seduto sul divano e Natsuko gli si era
messa vicino per parlargli.
“Caro, pensi
che Tsubasa tarderà anche stasera?”
“Non so, cara,
magari avrà accompagnato di nuovo Sanae a casa.”
“E’ probabile,
credo che stamattina sia andato anche a prenderla a casa sua per fare il
tragitto fino alla scuola insieme … ma ci pensi, il nostro Tsubasa!”
“E’ un ragazzo
innamorato che fa cose da innamorato … ricordi anche noi eravamo così alla loro
età!”
“Si, ricordo
bene!”
“Probabilmente
vogliono stare insieme più che possono prima che Tsubasa parta …”
“Già, Tsubasa
e il Brasile, forse questa cosa potrebbe farlo desistere dal farlo, in fondo
potrebbe diventare un calciatore anche qui in Giappone …” Natsuko in fondo al
suo cuore continuava a sperare che suo figlio non partisse.
“Ma cosa dici
Natsuko? Tsubasa non rinuncerà mai a questo sogno e tu lo sai bene.”
“Non voglio
che rinunci, ma come madre l’ idea della sua partenza, mi fa molto soffrire …
prima che nascesse, mi sentivo così sola in casa, quanto tu eri via … ed ora mi
ritroverò di nuovo da sola in questa grande casa …”
“Cara …”
“So che il
mare è la tua vita, ma non credere che io non soffra per la tua mancanza,
quando sei via … e so che Tusbasa ama il calcio almeno quanto tu ami il mare e
temo che per questa ragione anche Sanae dovrà soffrire …”
“Non so
esattamente che sentimento unisca Tsubasa a quella ragazza, ma so che amo te e
lui più della mia stessa vita e per me voi due siete ciò che più conta a questo
mondo …”
“Oh, Koudai,
non intendevo …” Koudai le aveva messo un braccio intorno al collo
abbracciandola “Non credere, anche a me Tsubasa mancherà molto, mi manca già
moltissimo adesso, e so che dopo che saranno passati i sei mesi che mancano,
quando ritornerò, lui non sarà più qui con te ad aspettarmi. Ma dobbiamo
lasciare che voli con le sue ali e guardarlo da lontano, perché questo è il suo
destino!”
“Ho capito,
Koudai …”
“Eccomi qua!
Scusate per il ritardo!” Tsubasa era tornato e la sua voce era giunta fino a
loro “Salgo a prepararmi per la lezione con Carlos!”
Dopo aver
raggiunto la sua stanza, Tsubasa si era reso conto che in Brasile nessuno
avrebbe più atteso il suo rientro la sera e questo gli aveva fatto capire,
quanto gli sarebbero mancati i suoi genitori.
Era stato solo
un istante che era bastato per fargli comprendere che presto non avrebbe più
potuto pronunciare quelle parole.
Stava
crescendo, però i suo padre e sua madre restavano la sua famiglia e nemmeno la
distanza avrebbe mai potuto rompere quel legame.
Quella sera
sarebbero stati ancora una volta tutti insieme e questo bastava a tutti e tre.
Continua …
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Capitolo 10 *** In Francia ***
Rokka getsu 10
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Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 10
In Francia
Il signor
Misaki era uscito per definire i dettagli del loro ritorno in Giappone, lui e
Taro avevano parlato il giorno prima di questo e Taro, pur avendo accettato di
seguire ancora una volta il padre, era turbato dal fatto di dover partire
ancora.
Fin da piccolo
lui e suo padre avevano viaggiato in lungo ed in largo per tutto il Giappone e
lui aveva dovuto salutare sistematicamente tutti i suoi amici.
Anche quando
suo padre aveva deciso di trasferirsi a Parigi, lui aveva deciso di seguirlo
per stare con quell’ uomo che era tutta la sua famiglia.
Ma stavolta
era diverso e nemmeno lui riusciva a spiegarsi bene il perché.
“Yotaro,
vieni! E’ ora di mangiare!” il gatto si era avvicinato alla ciotola del cibo
dove Misaki stava versando le crocchette.
Aveva la coda
ben alta e prima di iniziare a mangiare si era strusciato contro le gambe di
quel suo caro amico umano per ribadire per l’ ennesima volta che l’ umano gli
apparteneva.
“Grazie
Yotaro!” Taro gli aveva istintivamente passato una mano per accarezzargli il
dorso ed il bel gattone aveva iniziato a fargli le fusa. “Ora mangia, dai!”
Taro aveva
trovato Yotaro durante i primi mesi della sua permanenza in Francia ed erano
diventati subito due grandi amici.
Quel cucciolo
peloso gli aveva spesso tenuto compagnia, mentre suo padre era fuori per
qualche impegno di lavoro.
Yotaro stava
mangiando, Taro si era seduto sulla poltrona ed aveva acceso la televisione.
Presto sarebbe
arrivato il momento della partenza e Yotaro si sarebbe trasferito con lui e suo
padre a Nankatsu.
Dopo pochi
minuti Yotaro era saltato in braccio a Taro: “Hai già finito?”
Il micio gli
aveva risposto: “Meooo!”
“Sei proprio
un mangione, sai, in Giappone mi toccherà metterti a dieta, perché ti sta venendo
una gran bella panzotta.”
Yotaro l’
aveva guardato come per dire ‘Ma che dici?’
“Il viaggio in
aereo sarà molto lungo e dovrai stare rinchiuso in una gabbietta, mi spiace
amico!” per tutta risposta Yotaro si era girato a pancia in sotto. “E adesso
che c’è? Vuoi che ti massaggi un po’ il pancino? … e va bene!”
“Tu sei nato
qui in Francia, ma sono sicuro che il Giappone ti piacerà, anche se all’ inizio
non sarà facile per te ambientarti, cambiamo casa Yotaro, hai capito?”
“Meuuu!”
“Capisci
sempre quello che dico, vero?”
Yotaro per dimostrargli
che era così aveva avvicinato il suo musetto al viso di Taro per dargli un
bacino e Taro l’ aveva stretto a sé.
“Yotaro, non
so nemmeno io il motivo … ho accettato di partire, anche se in realtà non
vorrei farlo, perché temo di poter perdere qualcosa di prezioso.”
Taro era si
dispiaciuto perché doveva abbandonare i suoi amici francesi, ma di più perché
doveva allontanare da una persona in particolare, una ragazza.
“Yotaro, mi
mancheranno tutti, lo so già e so che chi mi mancherà di più sarà Azumi … non
so, sento di provare qualcosa di molto particolare ed intenso per lei e nemmeno
io me lo so spiegare … “
Era tutta
colpa degli altri ragazzi della nazionale giapponese che la prima volta che
avevano incontrato Azumi gli avevano domandato, se lei fosse la sua ragazza,
facendogli scombussolare qualcosa dentro.
Se qualcuno l
‘avesse visto adesso, avrebbe potuto prenderlo per pazzo a parlare con Yotaro,
qualcuno che probabilmente non sapeva cosa significasse avere un amico a
quattro zampe.
Loro due si
capivano, si capivano davvero e si erano capiti da subito.
In fondo in
quell’ appartamento non c’ era nessuno con cui potesse confidarsi, o meglio
avrebbe potuto parlare a suo padre, ma ormai gli aveva detto che sarebbe
partito con lui e non voleva che si preoccupasse per lui.
Anche perché
nemmeno lui sapeva cosa fare.
Continua …
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Capitolo 11 *** Azumi ***
Rokka getsu 11
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Capitolo 11
Azumi
Stava correndo
per le vie di Parigi, come aveva già fatto tante altre volte, anche se stavolta
era diverso, perché quello era il suo modo per salutare quella città che era
stata la sua casa durante gli ultimi anni.
Lui e suo
padre non si erano mai fermati così a lungo in nessun altro posto, nemmeno in
Giappone, e Taro aveva iniziato a pensare che forse avrebbero potuto
stabilirvisi per sempre.
Era stato
bello sperare di poter avere una casa a cui poter tornare, come era per la
maggior parte delle persone.
Per Taro l’
unico punto di riferimento era suo padre ed anche adesso l’ avrebbe seguito.
Il ragazzo
stava crescendo, consapevole, che prima o poi avrebbe iniziato a percorrere le
strade della vita da solo, ma per il momento voleva rimanere vicino all’ uomo
che era tutta la sua famiglia.
Se suo padre
gliel’ avesse chiesto tempo prima di partire, gli avrebbe risposto di si senza
alcuna esitazione, ora però era diverso.
Gli aveva
risposto di si, trattenendosi per non dovergli rispondere di no.
A Taro sarebbe
mancata Parigi, sarebbero mancati i suoi amici, ma più di tutti gli sarebbe
mancata Azumi.
Era stato così
difficile salutarli, o meglio salutarla a scuola.
Lui, un
ragazzo così calmo e pacato, era uscito insieme al suo amico pallone per dare
sfogo a tutto il turbinio di emozioni che gli tormentava il cuore.
Era quasi al
campo, quando se l’ era ritrovata davanti: “Azumi!”
“Ciao Misaki!”
“Cosa fai
qui?”
“Avevo voglia
di fare due passi … e tu?”
“Anch’ io.”
Si erano
seduti sui gradini ed erano rimasti per qualche minuto senza trovare il
coraggio di dirsi una parola, finché Azumi non gli aveva chiesto: “Sei felice
di partire?”
“Ecco io … in
parte si, anche se in realtà non lo so … non è facile dover partire in
continuazione ed a volte sarebbe bello anche potersi fermare …”
“Ma adesso
farai ritorno da quegli amici a cui sei così tanto legato.”
“Si, sono
molto legato agli amici della Nankatsu, però in questi anni di amici ne ho
incontrati tanti grazie al mio amico pallone.”
“Devi averne
incontrati davvero tanti.”
“Tantissimi,
eppure mi ricordo di ognuno di loro, anche se con alcuni non ci sentiamo più da
tempo …”
“Davvero?”
“Si, tanti di
loro fanno parte della Nazionale Giovanile giapponese: Matsuyama, Hyuga, Sawada
ed anche Wakashimazu …”
“Provengono da
zone diverse del Giappone, vero?”
“Si, Matsuyama
vive sull’ isola di Hokkaido, mentre gli altri vivono nel distretto di Tokyo.”
“Ho giocato nelle
loro squadre per ritrovarmeli come avversari durante il primo torneo nazionale,
in cui mi sono ritrovato a tifare alcuni di loro ed a scontrarmi con alcuni di
loro.”
“Ma non sono
tuoi amici?”
“Si, lo sono,
ma quando ci incontriamo sul campo di calcio, diventano miei avversari durante
la partita ed io devo fare del mio meglio per aiutare la mia squadra a
vincere.”
“Capisco … vi
siete fatti valere durante questo torneo ed è stato un piacere ed un onore
poter tifare per voi.”
“E’ stato
bello per noi poter contare sul tuo sostegno e su quello degli altri ragazzi,
grazie!”
“Figurati, è
stato un piacere! Ma dimmi chi è Anego?”
“Anego é un
ragazzina che, durante il primo torneo che ho disputato con i ragazzi della
Nankatsu, ci sosteneva guidando il gruppo dei nostri tifosi, come hai fatto
tu!”
“Perché
dicevano che ero l’ Anego francese?”
“Perché per
certi versi le assomigli, anche se in realtà siete diverse.”
“Ho notato che
Tsubasa a volte diventava rosso, quando la nominavano, è per caso la sua
ragazza?”
“Questo non l’
ho ben capito molto nemmeno io … so che Anego é innamorata di Tsubasa, perché
lo si capiva già da come tifava per lui alle elementari ed ho anche avuto il
dubbio che a Tsubasa lei piacesse, ma non sono rimasto abbastanza con loro per
capirlo … chissà …”
“Gli altri
tuoi amici sembravano che ci tenessero molto a vedere insieme quei due … tu che
ne pensi?”
“Penso che sarebbero
una bella coppia ed anch’ io potrei essere felice per loro.”
Ad Azumi era
venuto in mente che quei ragazzi l’ avevano scambiata per la ragazza di Taro,
ed anche se sia lei che Taro avevano smentito la cosa quasi subito, a lei aveva
fatto piacere sentir dire quella cosa, perché amava Taro, da quando si erano
conosciuti e la notizia della sua partenza l’ aveva gettata nello sconforto.
Taro aveva
scorto subito quello sguardo triste: “Che hai Azumi? Ti senti bene?”
“ … ecco … i tuoi
amici avevano pensato che fossi la tua ragazza …”erano arrossiti entrambi
Taro avrebbe
voluto dirle che l’ amava, ma non ne aveva il coraggio e forse non era ancora
il momento giusto per loro di dirsi quella cosa, anche se in cuor suo sapeva
che Azumi ricambiava questo suo sentimento.
Era riuscito
solo a dire: “Azumi sappi che non mi scorderò mai di te e che prima o poi
ci rincontreremo di nuovo … ne sono
sicuro!”
“Si, ci
rivedremo presto Misaki!”
Avevano
entrambi gli occhi lucidi, mentre il sole tramontava all’ orizzonte.
Continua …
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Capitolo 12 *** Partire e ritornare ***
Rokka getsu 12
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Capitolo 12
Partire e ritornare
Erano in volo
già da diverse ore e Taro avevo chiuso gli occhi già da un po’ cercando di
prendere sonno, senza riuscirci però.
Continuava a
pensare ad Azumi, a quanto gli sarebbe mancata, rendendosi conto che quest’
addio era stato più duro di tutti gli altri che aveva dovuto affrontare.
Stavolta era
scesa anche una lacrima a rigargli il volto, anche se, quand’ era accaduto, si
era girato fingendo di guardare fuori dal finestrino, per far si che suo padre
non se ne accorgesse.
Poi aveva
riaperto gli occhi e si era ritrovato accanto suo padre con il suo sguardo
rassicurante, quello sguardo che così tanto cercava da bambino.
“Taro, ti sei
svegliato?”
“Si, papà!”
“Manca ancora
molto all’ arrivo, quindi se vuoi, puoi dormire ancora un po’.”
“Ti ringrazio
papà, ma ora non ho più voglia di dormire!”
“Ne sei
sicuro?”
“Si, perché?”
“E’ solo che
mi sembri un po’ strano oggi … anche prima mi sono accorto che ti è scappata
una lacrima …”
“Te ne sei
accorto papà? Credevo …”
“Ho visto il
tuo volto riflesso nel vetro, mentre ti voltavi.”
“Oh, papà …”
“Taro, mi sono
accorto che c’è qualcosa che non va … me ne vuoi parlare?”
“Papà, ti sbagli!
Va tutto bene, è solo che le partenze sono sempre un po’ dolorose per me,
dovresti saperlo …”
“Lo so, Taro,
ma mi è sembrato che ci fosse qualcosa di diverso stavolta … non sei felice di
tornare da Tsubasa e gli altri?”
“Certo, che lo
sono, è solo che non mi aspettavo di dover partire di nuovo, perché pensavo che
ti piacesse vivere in Francia …”
“E’ stato
bello vivere in quel paese ed ho trovato tanti punti d’ ispirazione per i miei
quadri, ma il mio sogno come pittore, è sempre stato quello di ritrarre il
Monte Fuji in tutta la sua maestosa bellezza.”
“Papà.”
“Però, quando
ci siamo trasferiti a Nankatsu anni fa, non ero ancora in grado di dipingerlo
come avrei voluto, mentre ora, grazie a te ed ai tuoi amici, ed in particolare
all’ impegno con cui avete affrontato il torneo internazionale giovatine, ho
capito di essere pronto per farlo.”
“Papà, io ho
fiducia in te e sono sicuro che ci riuscirai.”
“Taro, tu hai
sempre creduto in me, vero?”
“Si.”
“Tu credevi in
me, anche quando nessuno lo faceva.”
“Papà, sei
tutta la mia famiglia e non smetterò mai di aver fiducia in te!”
“E’ per questo
che non hai voluto restare con tua madre e hai deciso di venire in Francia con
me?”
“Papà, quella
volta mi sono reso conto che mia madre ormai aveva un’ altra famiglia, mentre
tu continuavi ad aver bisogno di me ed io di te.”
“Capisco … ma
non avresti voglia di conoscere un pochino di più tua madre?”
“Non lo so,
per adesso non mi sento ancora pronto a farlo.”
“Sappi, che
quando ti sentirai pronto, potrai contare su tutto il mio appoggio.”
“Grazie papà!”
“Dimenticavo
di dirti che una hostess mi ha detto che Yotaro ha pianto molto nella sua
gabbietta per poi crollare dal sonno.”
“Davvero?”
“E’ la prima
volta che viaggia in aereo e dev’ essere stato molto traumatico per lui.”
“Povero
Yotaro, non vedo l’ ora di liberarlo e di portarlo alla nuova casa!”
Parlare di
quel gatto li aveva fatti rilassare entrambi strappando loro anche qualche
risata.
Yotaro si era
addormentato, dopo aver pianto a squarciagola, sperando che qualcuno dei suoi
amici umani venisse in suo soccorso.
Il suo amico
Taro l’ aveva messo in quella specie di gabbietta, che all’ inizio gli era
sembrata abbastanza comoda, per poi ritrovarsi e viaggiare, su una macchina
prima, e poi dentro la pancia di uno strano oggetto metallico.
Rivoleva la
sua libertà e quand’ era stato riconsegnato a Taro, ancora un po’ stravolto, si
era accorto che intorno a lui il mondo era cambiato.
Gli umani di
quelle parti assomigliavano abbastanza a Taro ed al signor Misaki e la lingua,
che parlavano, era uguale a quella che i suoi amici umani usavano in casa.
Non aveva
ancora capito esattamente dove di trovasse, ma di sicuro sarebbe stato bene
anche lì.
Qualche giorno
dopo Tsubasa e gli altri si erano visti apparire in classe Misaki accanto ad un
insegnante, e per loro era stata una sorpresa gradita ed inaspettata, visto che
l’ amico aveva preferito non avvisarli del suo ritorno.
Ishizaki gli
aveva subito detto la bella notizia: Tsubasa e Sanae si erano messi insieme.
Era felice per
i suoi due amici, anche se continuava a pensare ad Azumi, la ragazza che amava
ed a cui aveva preferito tacere il proprio amore.
Continua …
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I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
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‘Rokka getsu’ è in Giapponese e significa ‘Sei mesi’.
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Capitolo 13 *** Yayoi e Sanae ***
Rokka getsu 13
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 13
Yayoi e Sanae
Yayoi stava
correndo a casa di Jun per comunicargli la bella notizia che la sua cara Sanae
le aveva appena detto al telefono.
L’ amicizia
tra lei e Sanae era partita con il piede sbagliato, infatti ai tempi del primo
campionato nazionale erano entrambe innamorate di Tsubasa.
Ma proprio
durante quella competizione la ragazzina dai lunghi capelli rossi si era resa
conto di amare Jun e che ciò che provava per il capitano della Nankatsu non era
altro che un sentimento di amicizia.
Era stato l’
amore a spingerla a chiedere a Tsubasa di lasciare vincere Jun durante la
partita fra la Mambo
e la Nankatsu
ed era stato quell’ affetto a spingerla ad aiutare in tutti i modi Jun, il
ragazzo che l’ aveva difesa aiutandola ad integrarsi nella nuova scuola e che
purtroppo aveva un cuore così fragile.
Pochi mesi
prima anche loro avevano capito di amarsi e si erano messi insieme, proprio
come adesso era accaduto a quei due loro cari amici.
Quel giorno
dovevano incontrarsi a casa di Jun per studiare un po’ insieme ed il ragazzo la
stava aspettando all’ ingresso del cancello.
Yayoi era
sbucata fuori all’ improvviso ed aveva abbracciato il suo ragazzo piena di
gioia: “Oh, Jun è successa una cosa bellissima!” stavano parlando ed intanto
restavano abbracciati.
“Davvero?
Cosa?”
“Oggi mi ha telefonato
Sanae e mi ha detto che lei e Tsubasa si sono messi assieme!”
“Dici sul
serio?”
“Si, dovevi
sentire com’ era contenta!”
Jun sembrava
allo stesso tempo sia felice che sorpreso per le parole che Yayoi aveva appena
pronunciato: “Jun che c’è? Non sei felice per loro?”
“Si, certo che
lo sono! Stavo solo pensando che …”
“Pensavi
cosa?”
“Pensavo che
tra pochi mesi Tsubasa se ne andrà in Brasile, loro dovranno salutarsi e non si
sa quando potranno rivedersi di nuovo.”
“Il Brasile …”
“Il nostro
amico ha sempre aspirato ad andare in quel paese per diventare un calciatore
professionista e te l’ aveva detto prima che ci scontrassimo in quel famoso
incontro.”
“Si, Tsubasa
mi aveva detto che non poteva lasciarti vincere, perché lui doveva realizzare
un sogno, il sogno di andare in Brasile …”
“Perdonami,
non volevo rattristarti, mi sto solo chiedendo come riusciranno a sopportare la
separazione quei due.”
“… come
faranno Jun?”
“Vedrai che
andrà tutto bene … a proposito com’è successo?”
“Sanae mi ha
raccontato che Tsubasa si è battuto con un ragazzo che pratica la sport e che
dopo averlo sconfitto le ha confessato di amarlo …”
“Tsubasa che
fa a botte, sembra una notizia inverosimile. Non ce lo vedo Tsubasa così
grintoso e leale a prendere a botte qualcuno come un bruto qualsiasi.”
“Ma lui si è
battuto per amore, per difendere Sanae, è diverso … è stata la forza del suo
amore a permettergli di battere quel boxeur.”
“La forza
dell’ amore dici …”
“Si, Tsubasa
si era perfino dimesso dal club di calcio prima di recarsi al luogo della
sfida.”
“Tsubasa aveva
dato le dimissioni?”
“Si, proprio
così! Probabilmente aveva considerato tutte le conseguenze di quel gesto e
voleva dimostrare a Sanae che lei per lui veniva prima di tutto, anche del
calcio.”
“Dev’ essere
proprio innamorato allora!”
“Che vorresti
dire?”
“Niente, è
solo che a volte Tsubasa è così timido che non è facile capire ciò che prova …
anch’ io ho sempre saputo che quei due si amano, ma non ero ancora riuscito a
capire quanto contasse Sanae per Tsubasa, mentre l’ amore smisurato di Sanae è
sempre stato evidente, fin da quando era a capo dei tifosi della Nankatsu.”
“A quando l’
abbiamo conosciuta come Anego, vero?”
“Si, a quando
voi due facevate litigavate per conquistare il suo cuore … non mi è ancora
chiaro come abbiate potuto diventare così amiche …”
“Ma Jun,
quante volte te lo devo dire che Tsubasa per me è un carissimo amico d’
infanzia e che quella per lui è stata solo una sbandata da ragazzina … in
realtà, amo ed ho amato davvero solo te!”
“Lo so, ho
capito quanto ci tenessi a me quanto hai rivelato il mio segreto a Tsubasa
sperando che così mi lasciasse vincere … all’ inizio mi ero arrabbiato con te,
ma mi è bastato poco per capire in realtà quanto tu ci tenessi a me.”
“Jun …”
“Tu l’ hai
fatto perché volevi proteggermi.”
“Volevo che
fossi felice facendo quello che più amavi, ma non volevo perderti …”
“Giocare con
Tsubasa mi ha dato la forza di lottare contro la mia malattia ed ora posso
ancora a praticare lo sport che amo così tanto.”
“Anch’ io per
un po’, come Sanae, ho temuto che per te il calcio fosse così importante, da
non esserci abbastanza spazio per me …”
“Invece sia io
che Tsubasa vi abbiamo dimostrato che, pur giocando a calcio, siamo in grado di
amare …”
“Si!”
“Yayoi vedrai
che i nostri amici cercheranno di vivere al meglio questi mesi e che il loro
amore riuscirà a resistere, nono stante la lontananza ... credo che Tsubasa non
possa amare nessun altro che non sia Sanae e che Sanae non possa amare nessun
altro che non sia Tsubasa.”
“Si, andrà
tutto bene!”
Continua …
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Capitolo 14 *** La scomparsa di Yotaro ***
Rokka getsu 14
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 14
La scomparsa di Yotaro
Misaki era
arrivato stranamente in ritardo quella mattina e dall’ espressione del suo viso
si capiva benissimo che qualcosa lo preoccupava.
Tsubasa e
Ishizaki l’ avevano notato subito e durante all’ intervallo si erano avvicinati
al suo banco per capirne il motivo.
“Misaki tutto
bene?”
“Ecco Tsubasa
…”
“Se ti confidi
con noi magari ti possiamo aiutare.”
“Ishizaki è da
un paio di giorni che Yotaro il nostro gatto è sparito e non riusciamo a
trovarlo.”
“Tu hai un
gatto Misaki?”
“Si, ho un
gatto che si chiama Yotaro, Ishizaki, ed è un mio caro amico. Ti sembra una
cosa così strana?”
“No, certo.
Anche Wakabayashi ha un amico a quattro zampe, il suo cane John, però l’ ha
lasciato qui nella villa di famiglia ed io gli scrivo spesso sul muso.”
“Fatti
coraggio, vedrai che tornerà presto!” l ‘aveva incoraggiato Tsubasa.
“Ti ringrazio,
ma ormai inizio a perdere la speranza. L’ ho cercato ovunque chiamandolo
invano.”
“Misaki … “
Nel frattempo
anche Sanae e Yukari si erano unite a loro per seguire la discussione: “Che
avete voi tre?” aveva chiesto Yukari incuriosita.
“Misaki ha
perso il suo gatto ed è molto dispiaciuto.” le aveva risposto Tsubasa.
Intanto
Ishizaki si era messo a riflettere e poi aveva esclamato: “Stai tranquillo
Misaki! Ti aiuteremo noi a trovare Yotaro!”
“E come
Ishizaki?” Tsubasa non capiva dove volesse andare a parare.
“Tanto per
cominciare domani non abbiamo scuola, quindi possiamo riunirci tutti e cercarlo
a gruppetti … sono sicuro che riusciremo a trovarlo … voi che ne dite ragazze?”
“Va bene,
Ishizaki! Sei dei nostri anche tu Yukari?” aveva domandato Sanae all’ amica.
“Si!”
“E tu
Tsubasa?”
“Certo,
Ishizaki!”
“Ok, allora
dopo lo diciamo gli altri che ci troviamo domani mattina alle sette e mezza ai
piedi della scalinata del tempio e da lì inizieremo a cercare.”
Misaki era
sorpreso e commosso per la generosità dimostrategli dai suoi amici: “Grazie,
ragazzi!”
“Misaki,
domani mattina ricordati di portare un oggetto che abbia l’ odore di Yotaro,
perché ci servirà!”
“Va bene,
Ishizaki!” Taro non riusciva a capire a cosa potesse servire, ma aveva deciso di
assecondare comunque l’ amico.
La mattina
seguente erano già tutti al punto ritrovo, tutti tranne Ishizaki.
“Ma dove sarà
finito Ishizaki? Possibile che debba essere sempre in ritardo!” Yukari si stava
innervosendo.
“Calmati
Yukari, probabilmente avrà avuto un imprevisto!” Sanae cercava di
tranquillizzare l ‘amica.
“Ok, ma lui
lancia l’ idea e poi non si presenta … non si fa così!”
“Yukari, sono
sicuro che Ishizaki avrà avuto i suoi buoni motivi per tardare, non lo pensi
anche tu Misaki?”
“Si, Tsubasa.”
“Ehiiii! Siamo
quiiii!” era la voce di Ishizaki che stava sopraggiungendo di corsa e gli altri
si erano girati per guardarlo, ma non era da solo, c’ era un cane con lui.
Molti dei
ragazzi conoscevano già quel cane che si era diretto a salutare Tsubasa: “Ciao
John!” il capitano l’ aveva accarezzato sulla testa e John in risposta gli
aveva dato la sua zampa destra.
“Ishizaki, ma
che ci fa qui John? Hai rubato il cane di Wakabayashi?”
“No, ma che
dici Tsubasa … l’ ho solo preso in prestito!”
“E da chi?”
“Ho detto al
custode che Wakabayashi mi aveva chiesto di portare John a fare una passeggiata
…”
“E Wakabayashi
lo sa?”
“No.”
“Ma si
arrabbierà, non appena lo saprà.”
“Forse Tsubasa,
però pensavo che potresti telefonargli tu stasera e spiegargli tutto … in fondo
è per una buona azione … ci serve il suo fiuto per trovare Yotaro.”
Il suo amico
Ishizaki aveva un grande cuore e questo suo gesto era l’ ennesima dimostrazione
di questa sua generosità.
Tsubasa aveva
deciso di prendere in mano la situazione per dare il via alle ricerche ed aveva
richiamato tutti all’ ordine.
“Calmiamoci un
attimo! Ci siamo tutti e quindi possiamo iniziare le ricerche … Sanae tu verrai
con me insieme a Manabu … mentre Misaki andrà con Ishizaki, John e Yukari … gli
altri si possono dividere in gruppetti di tre o quattro come meglio credono …
ogni gruppo batterà una zona e ci dirigeremo tutti in direzioni diverse … ci
ritroviamo qui tutti tra tre ore per aggiornarci … forza, diamoci una mossa!
Troviamo Yotaro!”
Poco dopo i
vari gruppi avevano iniziato a setacciare le varie zone alla ricerca di Yotaro..
Continua …
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Capitolo 15 *** Tutti alla ricerca di Yotaro ***
Rokka getsu 16
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 15
Tutti alla ricerca di Yotaro
Tutti i
gruppetti avevano iniziato a cercare, anche se il gruppo con Misaki era ancora
fermo in attesa di capire dove fosse meglio dirigersi.
“Misaki, hai
portato un oggetto di Yotaro?”
“Si, ho qui la
sua pallina preferita con cui passa le ore a giocare.”
“Bene,
dammela!”
“Ok!”
Ishizaki aveva
chiamato vicino a sé John e gli aveva fatto annusare quel piccolo oggetto
colorato: “Bene John, annusa!”
John sembrava
aver capito cosa volesse da lui Ishizaki e cercava di memorizzare quel odore.
Yukari, però
era un po’ perplessa: “Ma sei sicuro che funzionerà, Ishizaki? John non credo
che si addestrato a fare delle ricerche.”
“Si, certo! E’
un cane e fiutare e cercare sono cose che gli vengono spontanee.”
“Tu che ne
pensi Misaki?”
“Penso che
dobbiamo dare fiducia a John .”
“Grazie,
Misaki!”
“Ok … ma ora
che facciamo?”
“Credo che
abbia annusato abbastanza …Vai, John! Cerca!”
Il cane aveva
iniziato a muoversi tenendo il muso ben attaccato ed i tre ragazzi si erano
messi a seguirlo.
Intanto Tsubasa,
Sanae e Manabu stavano cercando nella zona vicino al campo sportivo.
“Tsubasa ma
perché hai messo Yukari nello stesso gruppo di Ishizaki? Credo che sarebbe
stato meglio, se lei fosse venuta con noi.”
“L’ ho messa
nello stesso gruppo con lui, perché lei ha dubitato di Ishizaki.”
“Capisco, ma
così rischiano di litigare tutto il tempo, tu che ne pensi Manabu?”
“Sanae ha
ragione, di sicuro si staranno già punzecchiando.”
“State,
tranquilli! Ci sono Misaki e John con loro e credo che non possa accadergli
nulla di male, anzi per me farà solo bene a quei due passare un po’ di tempo
insieme.”
“Forse hai
ragione Tsubasa.”
Da come si erano
parlati, Manabu aveva intuito che quei due si riferivano a qualcosa in
particolare, anche se non aveva capito bene a cosa.
Le ore
passavano e John aveva rallentato, accelerato, girato più volte nello steso
posto, mentre Ishizaki e gli altri lo seguivano cercando di perderli di vista.
Qualcuno
iniziava anche ad avere dei dubbi: “Ma siamo sicuri che stia seguendo la pista
giusta?”
“Non lo so,
Yukari. So solo, che lui è l’ unico a poterci condurre da Yotaro.”
“A me sembra
che stia cercando a vuoto, senza sapere dove andare …”
“Ti sbagli
Yukari, perché lui sa dove sta andando!”
Anche John si
era voltato incuriosito e tra sé aveva pensato che gli umani a volte fossero
molto strani.
L’ aria si
stava scaldando e Misaki aveva preferito intervenire: “Dai, non litigate!
Cerchiamo Yotaro che tra un’ ora dobbiamo ritrovarci con gli altri!”
Le parole
dell’ amico li avevano fatti calmare e avevano smesso di discutere.
John sentiva
di essere vicino a quello che stava cercando ed all’ improvviso si era messo a
correre dirigendosi verso una vecchia casetta di legno vicino al fiume.
“Ehi, John!
Dove vai? … Forza, seguiamolo!” incitati da Ishizaki, Misaki e Yukari si erano
messi ad inseguirlo correndo.
Non appena l
‘avevano raggiunto, avevano notato che John si era diretto verso un vecchio
cassone pieno di buchi, dove aveva raccolto qualcosa, una specie di corda e
Misaki gli si era avvicinato per vedere di cosa si trattasse.
“Ma questo è
il collarino di Yotaro con la sua targhetta di riconoscimento!”
“Ne sei sicuro
Misaki?”
“Si,
Ishizaki!”
“Questo
significa che Yotaro è vicino.”
Dentro il
cassone, Yotaro si era svegliato, richiamato dalla voce del suo umano ed aveva
iniziato a miagolare: “Meuuu!”
“E’ la voce di
Yotaro!”
“E, se fosse
lì dentro … “ aveva detto Yukari.
Ishizaki aveva
sollevato il coperchio di quel vecchio baule ed erano apparsi gli occhi vivaci
di Yotaro.
“Yotaro!” il
gatto dalla gioia era saltato tra le braccia di Misaki, mentre Yukari teneva
John a debita distanza.
Non appena si
era accorto della presenza del cane, Yotaro si era stretto ancora di più a
Taro: “Tranquillo, non ti farà niente! E’ lui che ti ha trovato!”
Erano tutti
così contenti di averlo trovato ed anche Yukari aveva dovuto ammettere che
Ishizaki aveva avuto una buona idea.
“Yotaro, ma
hai una zampina ferita … “
“Meu!” il
micio era contento e faceva un sacco di fusa al suo amico umano.
“Facciamo
così, ti porto dal veterinario e poi andiamo a casa.”
Stringendo tra
le braccia il suo fedele amico si era rivolto ai suoi amici: “Grazie ragazzi!
Io adesso dovrei … “
“Vai pure
Misaki! Ci pensiamo noi ad avvisare gli altri ed ad accompagnare a casa John!”
“Grazie
ancora! Grazie Ishizaki per aver portato John, senza di lui non avremmo potuto
salvare Yotaro che avrebbe rischiato di morire.”
Misaki e
Yotaro, se ne erano appena andati.
“E ora che
facciamo Ishizaki?”
“Prima
portiamo John a casa sua … sai, avevo promesso di tenerlo solo per un paio d
‘ore e poi andiamo dagli altri. Va bene?”
“Ok!”
Continua …
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Capitolo 16 *** Ishizaki e Yukari ***
Rokka getsu 16
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 16
Ishizaki e Yukari
Yukari e
Ishizaki stavano riaccompagnando John a villa Wakabayashi ed intanto
continuavano a stuzzicarsi.
John, dopo aver
passato qualche ora con loro si era abituato a questo loro atteggiamento.
Ma al cane
poco importava, perché era fiero di essere stato utile ed era contento che,
quell’ umano così simpatico, avesse creduto in lui.
“Dimmi Yukari
… chi aveva ragione?”
“Ti è andata
solo bene Ishizaki, tutto qui!”
“Vorresti
forse negare che i cani siano dotati di un fiuto tale da poter cercare e
trovare ogni cosa …”
“Non dico
questo, dico solo che tu hai preso un cane di un tuo amico, che a quanto pare è
dotato di un buon naso.”
John, si era
sentito un po’ offeso a sentire quelle parole ed aveva guardato Ishizaki per
farsi difendere da quella femmina umana.
“L’importante
è che abbiamo aiutato Misaki a ritrovare il suo gatto Yotaro … tu continua pure
a dire quello che vuoi Yukari, tanto non m’ importa!”
Senza
accorgersene erano arrivati davanti al cancello di villa Wakabayashi.
“E’ immensa!”
Yukari era rimasta impressionata dal lungo muro che circondava la villa “Questa
non è la residenza più grande di tutta la città?”
“Si, esatto ed
appartiene alla famiglia di Wakabayashi.”
Intanto Ryo
aveva suonato il campanello: “Chi è?” era la voce del custode.
“Sono Ishizaki
e vi ho riportato John.”
“Va bene. Vengo
subito a prenderlo.”
“In quanti ci
abitano?”
“Dove?”
“In questa
casa Ishizaki?”
“Al momento ci
abitano John, il custode e qualche persona addetta alla cura della casa.”
“Davvero?”
“Si,
Wakabayashi vive da tempo in Germania, i suoi genitori stanno all’estero per la
maggior parte dell’anno per motivi di lavoro, mentre i suoi due fratelli
maggiori studiano in Europa.”
“Una casa così
grande e bella sempre vuota … che spreco!”
“Già, ma la
famiglia Wakabayashi è molto ricca e credo che possiedano altre proprietà sia
in Giappone che all’estero.”
“E prima …
però Wakabayashi ci viveva, vero?
“Si, ma con il
suo allenatore privato, Mikami, il mister che ci ha guidato in questo torneo
internazionale giovanile.”
“Bauuu!” il
custode era arrivato e John gli era subito corso incontro scodinzolando “Ciao
bello! Ti sei divertito con Ishizaki?”
“E’ stato
proprio bravo e mi piacerebbe che stasera in premio ricevesse una razione più
abbondante di cibo.”
“Dice
davvero?” il cane gli stava seduto a fianco “Bene John, allora stasera ti darò
un bel po’ di crocchette extra … ma non è da solo, Ishizaki, non mi presenta la
sua ragazza …”
“La mia
ragazza?” Ishizaki e Yukari erano diventati improvvisamente rossi e lei si era
affrettata a dire “No, sono solo un ‘amica ... frequentiamo la stessa scuola.”
“Capisco! Mi
dispiace, ma ora vi saluto e porto John a correre un po’ in cortile.”
“Grazie ancora
e arrivederci!” aveva risposto Yukari, mentre si era rivolto al cane: “Ciao,
John e grazie!”
Il custode
aveva richiuso il cancello e camminando con il cane di fianco gli aveva
sussurrato: “Quei due non me la contano mica giusta John!”
Gli altri
erano giunti da un po’ alla scalinata e si erano seduti per aspettare Ishizaki,
Misaki, John e Yukari.
Erano un po’
delusi, perché nessuno dei loro gruppi era riuscito a ritrovare Yotaro ed erano
determinati a continuare a cercare per aiutare l’amico.
Con stupore si
erano visti apparire Ishizaki e Yukari che chiacchieravano tranquillamente,
anche se mancavano sia John che Misaki.
“Guarda Sanae,
sono ancora tutti interi.”
“Si, per
fortuna! Ma Misaki e John che fine avranno fatto?”
“Non lo so …
chiediamolo a loro!” Tsubasa gli era scattato incontro inseguito da tutti gli
altri.
Dopo poco
Ishizaki e Yukari si erano trovati circondati dagli amici a cui avevano
raccontato la bella notizia del ritrovamento di Yotaro ed Ishizaki aveva potuto
vantarsi della sua brillante idea di coinvolgere John nelle ricerche.
Quella sera
Tsubasa aveva telefonato a Wakabayashi che inizialmente si era arrabbiato con
Ishizaki per poi dire a Tsubasa: “Sono felice che il mio John vi abbia aiutati
a ritrovare il gatto di Misaki, ma riferisci ad Ishizaki che, la prossima volta
che prenderà in prestito John senza il mio permesso, le sentirà da me!”
“Ok,
Wakabayashi!”
Poco dopo i
due amici si erano fatti una bella risata.
Continua …
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Capitolo 17 *** Come ai vecchi tempi ***
Rokka getsu 17
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Capitolo 17
Come ai vecchi tempi
Era domenica
pomeriggio, ma Sanae e Tsubasa non si sarebbero visti, perché lei doveva andare
con suo fratello Atsushi da sua nonna, che abitava ad una mezz’ oretta di treno
da Nankatsu.
Purtroppo quel
giorno l’ avrebbero dovuto passare lontani ed intanto il tempo passava.
Tsubasa aveva
deciso che per lui fosse meglio andarsene a fare una bella corsa con il suo
amico pallone, quindi aveva salutato i suoi ed era uscito cercando di non
pensare al fatto che presto avrebbe dovuto salutare Sanae e che probabilmente
per molto tempo loro due non si sarebbero nemmeno potuti vedere.
Era quasi
arrivato alla scalinata che portava al belvedere, quando all’ orizzonte era
apparso un altro ragazzo ed anche lui stava calciando un pallone.
Poco dopo si
erano trovati l’ uno di fronte all’ altro.
“Misaki?”
“Tsubasa? Ma
tu non dovresti essere con Sanae?” Taro sembrava davvero sorpreso di trovare in
giro l’ amico che sapeva trascorrere la maggior parte del tempo libero insieme a
Sanae.
“Oggi, no. Sanae
e suo fratello sono dovuti andare in un paese qui vicino per fare visita alla
loro nonna.”
“E così hai
pensato anche tu di farti un bel giro per la città insieme al pallone, vero?”
“Già! Perché?
Anche per te è così, o sbaglio?”
“Correre
calciandolo, mi aiuta a liberarmi dai pensieri …”
‘Quali
pensieri?’ aveva pensato Tsubasa tra sé.
Da quando era
ritornato Misaki, Tsubasa si era accorto che l’ amico era diverso, rispetto a
quando si erano ritrovati in Francia, e che fosse in pensiero per qualcosa.
Aveva deciso
che quello non fosse il momento giusto per indagare e che fosse meglio giocare,
cosa che di sicuro avrebbe fatto bene ad entrambi.
“Ehi, Misaki
che ne dici di una sfida come ai vecchi tempi?”
“Che intendi
Tsubasa?”
“Vediamo chi
riesce ad arrivare per primo in cima alla scalinata palleggiando, ci stai?”
“Certo, amico!
Andiamo!”
Era
impressionante la velocità con cui salivano ed una volta giunti in cima, si
erano accorti che in realtà erano pari.
“E se
facessimo dei passaggi con due palloni Tsubasa? Ti va?”
“Ok Misaki!”
Si erano
posizionati ai due lati opposti del cortile di ghiaia ed avevano iniziato a
passarsi le due palle a grande velocità, senza riuscire mai a farle cadere a
terra una volta o a perderne il controllo.
Anzi le
traiettorie delle due sfere spesso s’ incrociavano, senza però mai scontrarsi.
“Prendi
Misaki!”
“Prendi
Tsubasa!”
Avevano
continuato così per un bel po’ per poi sedersi su una panchina, da cui era
possibile osservare tutto il panorama della città di Nankatsu.
“E’ proprio
bella la nostra città! Che ne pensi Misaki?”
“Si, è bella,
anche se devo ammettere che viaggiando di posti magnifici, ne ho visti davvero
tanti e non so ancora adesso, se posso considerarne uno come il posto a cui
sono più legato … “
“Che vuoi dire
Misaki?”
“Tsubasa ho
sempre avuto come costante punto di riferimento mio padre e per me essere a
casa, voleva dire stargli accanto e non mi è mai importato molto il dove.”
“Non capisco
Misaki. Non sei felice di essere tornato a vivere a Nankatsu?”
“No, non è
questo, è solo che forse avrei preferito rimanere a vivere a Parigi …”
“Non senti
nessun legame con questa città?”
“No, non è
così. Ma tu piuttosto dimmi a te mancherà questo posto, quando te ne andrai in
Brasile?”
“Si, mi
mancherà, perché qui sono stato felice, circondato da tanti amici che come me
amano il calcio … a Tokyo giocavo sempre da solo … inoltre qui c’ è la casa dei
miei genitori … qui c’ è Sanae …”
“Oh, Tsubasa …
“ in quel momento Misaki aveva pensato ad Azumi.
“Che hai
Misaki? Perché Parigi è così importante per te?”
“Tsubasa a
Parigi c’ è Azumi … “
Finalmente
Misaki era riuscito a dire qualcuno quelle parole, qualcuno che presto si sarebbe
ritrovato in una situazione molto simile alla sua, ovvero a vivere distante
dalla persona che amava.
“Misaki … l’
Anego francese … ad Ishizaki era venuto anche il dubbio che fosse la tua
ragazza … ma cos’ è realmente per te?”
“Non lo so, so
solo che quando l’ ho salutata all ‘aeroporto, mi sono sentito come se stessi
perdendo qualcosa di importante … ”
“Ma Azumi sa
queste cose?”
“No! Non
stiamo mica insieme noi due, come tu e Sanae …”
Tsubasa aveva
messo la sua mano destra sulla spalla di Misaki: “Scrivile! Scrivile una bella
lettera … non devi sentirti obbligato a rivelarle i tuoi sentimenti … così
rimarrete in contatto e prima o poi v’ incontrerete dr nuovo … proprio come
succederà a me ed a Sanae … “
“Tsubasa … “
“Si, fallo
stasera stessa e ti sentirai meglio. Devi smetterla di soffrire per qualcosa
che forse non è andato ancora perduto … “
“Dimmi,
Misaki, Ti batte forte il cuore quando pensi a lei, non è vero?”
“Si.”
“Accade lo
stesso a me, quando penso a Sanae, e nel mio cuore so che amerò sempre e solo
lei.”
“Ma, io non so
ancora quanto la amo … “
“Non importa, dovete
continuare a stare vicini col cuore, anche se solo da amici … io sono riuscito
solo da poco ad aprire il mio cuore a Sanae e posso capire come ti senti … e
poi da come ti tifava, credo che anche lei ci tenga molto a te … è bello essere
incoraggiati così, vero?”
“Si, lo è!”
“Promettimi,
che lo farai Misaki!”
“Lo farò, puoi
contarci!”
Sfogarsi aveva
fatto bene a Misaki che si era reso conto che forse c’ era ancora speranza per
lui e Azumi.
Continua …
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I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
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‘Rokka getsu’ è in Giapponese e significa ‘Sei mesi’.
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Capitolo 18 *** Dalla nonna ***
Rokka getsu 18
Ringrazio tutte le persone che leggono le mie
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 18
Dalla nonna
La nonna di
Sanae abitava in un piccolo paese fuori città, molto tranquillo e circondato da
una splendida natura incontaminata.
Di solito
Sanae era contenta di andare a farle visita, ma in quel caso ne avrebbe fatto
volentieri a meno, perché le sarebbe piaciuto poter trascorrere più tempo
possibile con Tsubasa prima della partenza del suo amato per il Brasile.
Atsushi era
ancora troppo piccolo per recarvisi da solo ed i suoi l’ avevano costretta ad
accompagnarlo.
In realtà lei
non si era affatto opposta, sebbene volesse tanto ribellarsi e stava facendo
forza su se stessa per nascondere questo suo disagio.
La nonna era
venuta a prendere lei Atsushi alla stazione ed a piedi avevano raggiunto la sua
casa, dove c’ era una bella tavola imbandita ad aspettarli.
Il pranzo era
trascorso piacevolmente e dopo Atsushi era uscito a giocare in giardino, mentre
sua sorella era rimasta ad aiutare la nonna a riordinare.
Sanae aveva
sparecchiato con cura la tavola e stava pulendo il tavolo.
“Grazie,
Sanae! Per favore, vieni ad aiutarmi.”
“Va bene,
nonna!”
La nonna con
la coda dell’ occhio aveva seguito tutti i movimenti di Sanae, rendendosi conto
che la sua nipotina, non era più una bella bambina che si divertiva a fare il
maschiaccio, ma una splendida giovane donna.
Sanae per un
secondo aveva avuto la sensazione che la nonna la stesse osservando e si era
voltata di scatto temendo che ci fosse qualcosa che non andasse.
“Tutto bene
nonna?”
“Si, iniziamo
pure a lavare..”
“Ok!
La nonna si
era accorta che suo nipote non sembrava molto felice di essere lì e si era
accorta che spesso gli occhi di sua nipote sembravano tristi.
Aveva deciso
che con discrezione avrebbe scoperto il motivo che affliggeva Sanae.
“Nonna, posso
lavare i piatti?”
“Si, va bene!
Tu lavali e io li asciugo.”
Sua nipote
stava diventando anche una perfetta donna di casa e lo capiva dalla velocità e
dalla cura con cui puliva ogni stoviglia.
“Stai diventando
brava a lavare i piatti Sanae!”
“Dici davvero
nonna?”
“Si … ormai sei
quasi una perfetta donnina di casa … e pensare che da piccola eri un perfetto
maschiaccio …”
“Quand’ ero
Anego …”
“Sanae, sembra
quasi che ti dispiaccia ricordare quei giorni …”
“No, anzi. E’
solo che Anego era il capo dei tifosi della Nankatsu ed adesso m’ interessa
solo essere Sanae.”
“Sai, sono
sempre stata orgogliosa del modo in cui riuscivi a tenere a testa a quei
ragazzi.”
“Lo faccio
ancora nonna, solo che adesso i miei metodi sono più garbati.”
“Sei una delle
manager della squadra di calcio, vero?”
“Si, e ne sono
orgogliosa!”
“ Se non
sbaglio nella tua squadra gioca quel tuo amico famoso … come si chiama …
Tsubasa Ozora?”
Sanae era
arrossita improvvisamente e la nonna le aveva domandato: “Non siete più amici?”
“Ecco, nonna …
in realtà lui adesso è il mio ragazzo … noi due stiamo insieme … “ Sanae aveva
abbassato lo sguardo e dal suo tono di voce s’ intuiva che fosse un po’ in
imbarazzo.
“Sanae,
avresti voluto stare un po’ con lui oggi?”
“Si.”
“Mi spiace,
piccola! Ma sono sicura che ne avrete tanti di giorni da passare insieme.”
Sanae con un
filo di voce le aveva risposto: “Potremo stare insieme solo fino alla fine di
quest’ anno scolastico, poi Tsubasa partirà per il Brasile …”
Sanae sapeva
che la nonna si era accorta del suo malore e l’ aveva aiutata potergliene
spiegare la ragione.
“Credo che la
prossima volta verrò io a trovarvi, così incontrerò anche vostro padre che è da
un po’ che non si fa vedere.”
Con quelle
semplici parole la nonna aveva fatto capire a Sanae che l’ avrebbe aiutata a
fare in modo di avere tanti momenti da poter condividere con Tsubasa.
Continua …
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Capitolo 19 *** Scrivere ad Azumi ***
Rokka getsu 19
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 19
Scrivere ad Azumi
Taro aveva cenato
con molta fretta quella sera ed anche se conversava con suo padre, sembrava
distratto da qualcosa.
Anche Yotaro,
che mangiava nella sua ciotola vicino al tavolo, se n’ era accorto.
Ad un certo
punto dopo aver bevuto un bicchiere d’ acqua velocemente, si era alzato tirando
su i propri piatti e portandoli nel lavandino.
“Papà, finisci
pure con calma che poi penso io a riordinare … devo fare un lavoro urgente!”
“Non
preoccuparti Taro, stasera li lavo io i piatti. Tu vai pure a fare ciò che
devi.”
“Grazie,
papà!”
Taro era
sparito nella sua stanza, si era seduto alla sua scrivania, su cui aveva
appoggiato un foglio bianco e teneva una penna fra le mani.
‘E adesso come
incomincio?’, si domandava tra sé, aveva promesso a Tsubasa che avrebbe scritto
ad Azumi, ma più che altro lo faceva perché ne aveva bisogno, l’ amico l’ aveva
aiutato a trovare il coraggio per farlo.
“Mrauuuu!”
qualcuno stava grattando alla porta.
Misaki aveva
dovuto aprire: “Yotaro, che vuoi?”
“Mew?”
“E va bene,
entra! Ma fai il bravo che devo fare una cosa molto importante!”
“Mr!”
Il ragazzo
aveva richiuso la porta e si era riseduto, mentre Yotaro si era messo a girare
per tutta la stanza facendo le fusa, per poi sedersi sul tavolo proprio di
fianco al foglio.
“Yotaro!”
“Mew!”
“Ok, ma
lasciami almeno lo spazio per scrivere!”
Yotaro si era
accovacciato strusciandosi vicino alle spalle del suo amico che si era messo a
parlargli come aveva già fatto tante volte.
“Sto scrivendo
una lettera ad Azumi … ricordi? Ti ho parlato di lei prima che traslocassimo.”
“Mau!”
“Oggi ho
giocato un po’ a pallone con il mio amico Tsubasa e gli ho parlato di quello
che penso di trovare per Azumi e lui mi ha consigliato si scriverle una lettera
per stare un po’ meglio … anche lui tra poco dovrà allontanarsi dalla sua
ragazza, la ragazza che ama …” Taro si era irrigidito di colpo “Ma che dico?
Tsubasa e Sanae stanno insieme, ma io ed Azumi no …”
Yotaro aveva
appoggiato la zampina destra sul braccio dell’ amico e ci aveva appoggiato
sopra il proprio musetto, quasi volesse dirgli ‘Va tutto bene! Calmati amico!’
Yotaro sapeva
come tranquillizzare Taro e sembrava percepire alla perfezioni le emozioni del
suo amico, senza che Taro gliele spiegasse a parole.
Il gatto l’
aveva fissato con i suoi magnifici occhi magnetici e Taro aveva avuto l’
impressione che gli stesse dicendo ‘Dai, scrivi!”
“Ok, adesso
inizio Yotaro!”
Con il gatto
al suo fianco Taro aveva iniziato a pensare a come avrebbe potuto iniziare
quella lettera: “E se scrivessi … cara Azumi, come stai? … come ti sembra
Yotaro?”
Nel frattempo
Yotaro si era trasformato in una morbida ciambella di pelo e si era addormentato.
“Ho capito …
me la devo sbrigare da solo … “
Per Taro era
stato difficile iniziare, ma poi le parole gli erano venute fuori del tutto
naturali, anche perché solo il fatto di aver vicino quel suo amico gli dava il
coraggio di farlo.
Aveva deciso
che avrebbe scritto d’ amico ad Azumi. Sperava che scrivendole avrebbero potuto
rimanere in contatto e che forse in futuro, se Taro fosse riuscito a fare
chiarezza nel proprio cuore, si sarebbero potuti rivedere prima o poi.
Aveva deciso
di raccontare all ‘amica tutto quello che gli era accaduto fino ad ora e quindi
le aveva raccontato: degli amici della Nankatsu, della disavventura di Taro e
del fatto che si stava preparando con impegno per gli esami di preparazione
alle superiori.
Aveva
terminato la lettera così …
… mi piacerebbe rimanere in contatto con te,
se vuoi.
A presto … spero!
Il tua amico Taro Misaki
L’ aveva
terminata in meno di un’ ora, riposta con cura in una busta che aveva compilato
diligentemente applicandoci su un francobollo.
L’ indomani l’
avrebbe spedita ed iniziava già a sentirsi meglio. Tsubasa aveva ragione.
Non sapeva
cosa avrebbe potuto rispondergli Azumi, ma già una sua risposta l’ avrebbe reso
felice.
Ormai non
poteva far altro che aspettare.
Continua …
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Capitolo 20 *** I sogni ***
Rokka getsu 20
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 20
I sogni
La mattina
seguente Misaki era uscito un po’ prima per riuscire ad imbucare la lettera e
non fare tardi a scuola.
Nelle vicinanze
di casa sua c’ era una buca postale e, dopo aver tenuto per un po’ la busta tra
le mani, aveva imbucato la lettera che aveva scritto per Azumi.
Si sentiva
sempre meglio, perché aveva seguito il consiglio di Tsubasa.
Tsubasa era
senza ombra di dubbio l’ amico che gli era più caro e, quando si erano
incontrati sotto la ‘Tourre Eiffel’,
tempo prima, la gioia per entrambi era stata immensa.
Tra poco l’
avrebbe rivisto a scuola e sperava di potersi confidare ancora con lui.
Era giunto,
quasi al cancello, della scuola, quando aveva visto arrivare Tsubasa e Sanae,
che non erano soli.
Lungo la
strada anche Yukari ed Ishizaki si erano aggregati alla coppia, formando un bel
gruppetto.
“Che barba …
ci aspetta un’ altra giornata di scuola!”
“Sei sempre il
solito brontolone Ishizaki!”
“Che hai detto?
Vorresti farmi credere che tu sei sempre felice di venirci …”
“No, però una
buona istruzione ci sarà utile per il nostro futuro … stupido!”
Tra Ishizaki e
Yukari i battibecchi erano continui ed i loro amici si divertivano ad osservare
queste loro, per certi versi buffe, conversazioni.
Tsubasa e
Sanae non facevano altro che tenersi per mano e sorridersi a vicenda
ascoltandoli.
“Sentiamo
Yukari, a cosa ci servirebbe tutto questo sapere?”
“A trovare un
buon lavoro dopo gli studi! Lo sai che richiedono sempre un livello minimo di
studi …”
“Questo
dipende dal lavoro che uno intende fare … Tsubasa prenderà il diploma delle
Medie e poi se ne andrà in Brasile per diventare un bravo calciatore … quindi
non a tutti serve …”
“Potresti
anche avere ragione in questo caso …”
“Come dici? Ripeti
per favore.”
“Ehi, non
montarti la testa ora!”
“Guarda che la
testa ce l’ ho bene sulle spalle, io, infatti dopo che avrò finito il liceo, se
ne avrò la possibilità, tenterò anch’ io di intraprendere la carriera
calcistica, anche se in Giappone … e tu cosa vorresti fare da grande?”
“Vorrei
diventare una maestra d’ asilo e dopo le superiori, voglio intraprendere quel
tipo di studi.”
A Tsubasa
piaceva ascoltare i sogni dei suoi amici, anche se avrebbe tanto voluto sapere
il sogno che portava nel cuore Sanae, perché di sicuro anche lei ne aveva uno.
“… poveri
bambini … “
“Ripetilo, se
ne hai il coraggio!”
Yukari si era
messa ad inseguire Ishizaki, cercando di colpirlo con la propria cartella, che,
si era rifugiato dentro il cortile della scuola. Per poco non avevano travolto
Misaki che li aveva visti passare come delle furie.
“Ma che
succede?”
“Scusamiii
Misakiiii!”
“Si, scusaci
Misaki!”
Taro aveva
esclamato: “Certo che sono proprio matti quei due!” e, girandosi, aveva notato
Tsubasa che si era voltato verso Sanae che si era messa a ridere.
“E tu Sanae, che
sogno hai?”
“Come dici
Tsubasa?” quella domanda l’ aveva colta di sorpresa e lei aveva abbassato lo
sguardo un po’ imbarazzata.
“Che c’ è?”
“Nulla …”
“Allora perché
fai così?”
“Così come?”
“Sembra quasi
che tu sia in imbarazzo … tu hai un sogno Sanae?”
“Si, che ce l’
ho!” mentre gli rispondeva aveva rivolto i suoi dolci occhi verso Tsubasa “Ma
il mio è un sogno semplice …”
“E quale
sarebbe?”
“Mi piacerebbe
sposare la persona che amo e potergli stare vicino.” il suo sguardo si era
illuminato “Questo è il mio sogno …”
Sanae non
aveva aggiunto altro e Tsubasa aveva deciso di conservare quelle parole nel
proprio cuore, sperando che, il sogno della ragazza che amava, potesse
diventare il sogno di entrambi.
“Ciao ragazzi!”
Misaki si era avvicinato a loro accorgendosi che forse aveva interrotto
qualcosa di importante: “Scusate ...”.
“Ciao Misaki!”
gli avevano risposto.
“ … non volevo
disturbarvi … Tsubasa avrei bisogno di dirti una cosa …”
“Va tutto bene,
Misaki! Ti lascio parlare con Tsubasa e vado a calmare quei due … ci vediamo in
classe!”
Sanae se ne
era andata lasciando soli uno Tsubasa pensieroso con Misaki.
Continua …
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Capitolo 21 *** Un vero amico ***
Rokka getsu 21
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 21
Un vero amico
Tsubasa aveva
visto Sanae scomparire dentro il cortile. Si era reso conto che Sanae non
avrebbe giunto altro alle confidenze che gli aveva fatto e per un attimo era
rimasto in silenzio.
“Perdonami
Tsubasa, ma avevo bisogno di parlati e credevo che aveste finito …”
“Non hai
interrotto nulla Misaki!”
“Ne sei
sicuro?”
“Si.”
“Io e Sanae
avevamo già finito di parlare, quando sei arrivato … dimmi, hai scritto ad
Azumi?”
“Ti ricordi
del consiglio che mi hai dato?”
“Si. Com’ è
andata?
“Le ho scritto
una lettera ieri sera e l’ ho imbucata stamattina … spero che mi risponda …”
“Perché non
dovrebbe farlo?”
“Non so …”
“Fatti
coraggio Misaki! Vedrai che andrà tutto bene e tu non la perderai …”
“Tsubasa, ma
come posso perdere qualcosa che non ho mai avuto …” la sua voce celava un velo
di amarezza
“Non dire così
Misaki! Lo so che non state insieme, ma ora è importante che voi due restiate in
contatto, anche se solo come amici … in futuro magari potrebbe venire a
studiare in Giappone o tu potresti tornare a giocare in Francia …”
“Che intendi
dire Tsubasa?”
“Ne parlavamo
prima con gli altri … parlavamo dei nostri sogni …”
“Dei sogni?”
“Si, del mio
di andare in Brasile … Ishizaki vuole diventare un calciatore professionista in
Giappone … Yukari vuole fare l’ insegnante d’asilo … e Sanae … qual’ è il tuo
sogno Misaki?”
“Il mio
sogno?”
“Ma lo sai
già, voglio vincere la medaglia d’ oro con la Nazionale Giapponese
di calcio alle Olimpiadi.“
“Non,
intendevo quello … lo sai che a me piacerebbe vincere col Giappone il Mondiale
di Calcio … cosa vorresti fare da grande?”
“Da grande?”
“Si, da
grande!”
“Non lo so,
perché fino ad ora mi sono limitato a seguire mio padre in giro per Giappone e
per il mondo, senza mai pensarci …”
“Misaki ... il
tuo sogno deve essere di certo simile al mio o a quello di Ishizaki …”
“Diventare un
calciatore professionista?”
“Lo sai che
sei considerato un artista col pallone, non vorrai mica sprecare questo tuo
grande talento?”
“Ma io non so
come te Tsubasa. Sono venuto in Giappone, anche se in realtà avrei voluto
rimanere a vivere a Parigi …”
“Tu l’ hai
fatto, perché ami tuo padre e credi che abbia ancora bisogno di averti accanto
… non è vero?”
“Papà era
molto triste, quando mia madre lo ha lasciato ed io sono tutto ciò che gli
rimane …”
“Misaki, non
dico che devi farlo subito, ma prima o poi anche tu dovrai pensare a cosa vuoi
realmente dalla vita, anche se dovesse significare allontanarsi da tuo padre …”
“Ma Tusbasa?”
“Anch’ io
soffro all’ idea di dovermi allontanare da tutte le persone che amo, ma sono
nato per giocare a pallone ed è questo che voglio fare per vivere e forse, se
realizzerò questo mio sogno, presto potrò realizzarne degli altri …”
“Degli altri?”
“Si, andare il
Brasile è il sogno che coltivo da quando ho conosciuto Roberto, ma nel mio
cuore ne custodisco degli altri …”
“Hai ragione,
come te ho sempre amato il calcio, e mi piacerebbe che questo sport diventasse
anche una professione … però potrò pensare a questo solo dopo il Liceo …”
“Si, ce la
farai Misaki e chissà magari tu ed Ishizaki finirete a giocare anche nella
stessa squadra, pensa che bello!”
“Grazie
Tsubasa!”
“E di cosa?”
“Grazie di
essere mio amico e di ascoltarmi quando ne ho bisogno!”
“Non devi
ringraziarmi, perché tra amici ci sia aiuta, dico bene?”
“Si.”
I minuti erano
passati velocemente, senza che loro se ne rendessero conto.
Tutti gli
studenti erano entrati in classe e lo squillare della campanella aveva destato
la loro attenzione.
“Andiamo,
Misaki!”
“Si, Tsubasa!”
Continua …
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Capitolo 22 *** Una lettera da Misaki ***
Rokka getsu 22
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 22
Una lettera da Misaki
Era così
triste andare a scuola e non trovarci più Misaki, anche se Azumi faceva il
possibile per non farsi capire dagli amici.
L’ ultima
volta che l ‘aveva visto era stato all’ aeroporto, il giorno in cui era partito
e Misaki non si era ancora messo in contatto con nessuno di loro.
Avrebbe voluto
tanto avere qualche notizia da Misaki, a volte aveva pensato anche di scrivergli
una lettera, ma poi non aveva avuto il coraggio di farlo.
Lei era
innamorata da Taro da molto tempo, da quando il ragazzo si era trasferito nella
loro scuola, ma l’ aveva fatto partire senza rivelargli i propri sentimenti,
temendo che fosse inutile farlo.
Ma non
riusciva a smettere di pensare a lui e l ‘amore che provava per lui non
accennava ad affievolirsi.
Poi un giorno
era rientrata da scuola ed aveva trovato su madre ad aspettarla.
“Ciao mamma,
sono tornata!”
“Ciao Azumi,
come è andata oggi?”
“Abbastanza
bene, grazie!” da come le aveva risposto sua madre aveva capito che la figlia
era un po’ giù di morale, cosa che accadeva da parecchio giorni.
“Stai bene,
Azumi?”
“Si, perché me
lo chiedi?”
“Niente, è che
sei un po’ strana in questi giorni.”
“Davvero?”
“Si, ce ne
siamo accorti tutti.”
“Ecco … io …”
“Guarda che
non sei mica obbligata a parlarmene, se non te la senti …”
“E’ solo che
un mio amico si è trasferito in Giappone e non ci ha ancora dato notizie …”
“Si chiama
Misaki, vero?”
“Si e tu come
fai a saperlo.”
“Hai parlato
con grande entusiasmo di lui fin dal giorno in cui è arrivato e so che si è
fatto molto onore al campionato Internazionale Giovanile di calcio che si è
svolto qui a Parigi, dico bene?”
“Si, è stato
bravissimo ed è anche grazie lui che la nostra nazionale è riuscita ad arrivare
prima!”
Suo madre
aveva capito fin da subito che per sua figlia quel Misaki fosse più di un
semplice amico e che Azumi potesse soffrire per questa lontananza.
Per fortuna
quella mattina era arrivato qualcosa che di sicuro avrebbe tirato un po’ su il
morale di sua figlia.
Era arrivata
una lettera dal Giappone, proprio di Misaki, e lei l’ aveva messa sulla
scrivania di Azumi per farle una sorpresa.
“Se no
sbaglio, mi dicevi che è tornato a vivere a Nankatsu, un posto dove aveva già
vissuto già col padre in passato …”
“Si, li ha
tanti amici ed alcuni di loro fanno parte della Nazionale Giovanile Giapponese
e li ho conosciuti anch’ io qui a Parigi…”
“Che bello!”
“Si, ma sai
lui e suo padre hanno viaggiato in lungo ed in largo in tutto il Giappone e
Misaki si è sempre fatto tanti amici grazie al pallone …”
“Davvero? Ma
allora i Misaki non hanno mai avuto una dimora fissa?”
“In realtà,
prima di trasferirsi a Parigi, si fermavano per al massimo un paio di mesi …
suo padre è un pittore e quando aveva finito di dipingere, si spostavano in
cerca di altri paesaggi per i suoi quadri …”
“Si, ricordo
di aver visto alcune mostre dei suoi quadri e sono molto belli, riescono a
proiettarti in quei magnifici posti che sono dipinti talmente bene da sembrare
veri …”
“Taro è molto
fiero di suo padre ed anche questa volta ha deciso di seguirlo … suo padre
vuole ritrarre il monte Fuji …”
“E che cosa
vuole fare Misaki? Diventare un pittore come suo padre?”
“No, ma che
dici!? Taro è un artista, ma del pallone … credo che dopo essersi diplomato
alle superiori tenterà la carriera professionistica … ha molto talento …”
Quando Azumi
parlava di Taro, le si illuminavano gli occhi ed appariva più serena, quasi che
il solo parlare di lui riuscisse a darle un po’ di gioia.
“E tu cosa
pensi di fare nella vita signorina?”
“Intanto
cercherò di essere ammessa alle superiori e poi magari andrò all’ università …”
“In Giappone
magari …”
“In Giappone?”
“Tuo zio vive
lì e potrebbe ospitarti … sarebbe bello, se riuscissi a laurearti nel nostro
paese …”
Per un attimo
Azumi aveva avuto la sensazione che sua madre le stesse leggendo dentro nel
profondo ed aveva trovato una scusa per rifugiarsi in camera sua.
“Scusa mamma …
ma devo studiare …”
Aveva appoggiato
il suo zaino sulla scrivania, l’ aveva vista e il cuore aveva iniziato a
batterle all’ impazzata dalla gioia.
L’ aveva
afferrata ed era corsa giù da sua madre.
“Mammaaa!
Mammaaa! Guarda mi ha scritto Misaki … sono felicissimaaaa!”
Azumi sprizzava
gioia da tutti i pori, ballava tenendosi la busta appoggiata sul cuore e
intanto sua madre la osservava contenta di vedere la figlia stare meglio.
Continua …
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Capitolo 23 *** L' attesa ***
Rokka getsu 23
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Sanae78
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di Sanae78
Capitolo 23
L’ attesa
Azumi avrebbe
già dovuto ricevere la sua lettera, ma a lui non era ancora arrivata nessuna
risposta e questo aveva buttato un po’ giù di morale Misaki.
Taro temeva di
averla offesa scrivendole e che la ragazza non avesse più voglia nemmeno di
essere sua amica.
Vivevano molto
distanti l’ uno dell’ altra e non sapevano nemmeno, se in futuro, si sarebbero
potuti incontrare.
L’ attesa
stava sfinendo il povero Taro che era sempre più agitato con le persone che lo
circondavano, cosa che non era affatto da lui.
Questo suo
strano atteggiamento non era sfuggito nemmeno a suo padre.
Era sera, i
Misaki avevano appena finito di cenare, e Taro si era messo come una furia a
lavare i piatti.
“Accidentiii!”
era talmente nervoso che un bicchiere gli era caduto frantumandosi sul
pavimento e Yotaro lo osservava sbalordito.
“Taro tutto
bene?”
“Si, non mi
sono fatto nulla, però ho rotto un bicchiere.”
Taro sembrava
molto scoraggiato e si era messo mogio mogio a raccogliere i cocci.
“Si tratta
solo di un bicchiere, Taro, non devi preoccuparti!” il signor Misaki si era
avvicinato al figlio chinandosi per aiutarlo: “Ti do una mano.”
“Grazie papà,
ma preferisco fare da solo …”
Ichiro si era
rialzato, restando ad osservare ciò che stava combinando il figlio.
“Taro, sembri
molto nervoso in questi giorni …”
Aveva fatto di
tutto per nascondere il suo stato d’ animo, eppure suo padre se n’ era accorto.
“A dire il
vero sei un po’ strano da quando siamo tornati a Nankatsu … sembra quasi che tu
ti stia sforzando di essere felice …”
“No, non è
così papà … sono contento di stare qui con te … è solo che sto aspettando una
risposta …”
“Una
risposta?”
“ … ecco io …
ho scritto ad un’ amica … un’ amica che vive a Parigi … “
“Un’ amica?”
“Si … la
conosci anche tu ...”
“Nel tuo
gruppo di amici parigini c’ é solo una ragazza … Azumi … le hai scritto Taro?”
“Si.” le
guance di Taro si erano arrossate.
“Come mai?”
“E’ una mia
cara amica e mi piacerebbe rimanere in contatto con lei … tutto qui …”
Ichiro aveva
capito che, Azumi per suo figlio, era qualcosa di più che una semplice amica di
scuola ed adesso finalmente aveva una spiegazione per le lacrime di Taro sull’
aereo.
Suo figlio era
sempre molto dispiaciuto tutte le volte che doveva salutare degli amici, ma
quella volta ad Ichiro quelle lacrime erano sembrate diverse.
Forse suo
figlio, quel timido ragazzo, si era innamorato.
“Devi aver
pazienza Taro, vedrai che presto arriverà la sua risposta.”
“Lo pensi
davvero papà?”
“Si, perché è
una tua amica e di sicuro sarà stata felice che tu le abbia scritto …”
“Hai ragione …
è solo che temo di aver combinato un pasticcio …”
“Un pasticcio
e perché?”
“Non so,
potrei averla infastidita …”
“Infastidita? Quella
ragazza ti ha sostenuto con tutta la forza che aveva durante il Campionate
Internazionale di Parigi … credo che abbia molta fiducia nelle tue capacità di
calciatore … come del resto ci credo anch’ io …”
“Che intendi
dire?”
Ichiro aveva
appoggiato una mano sulla spalla del figlio e gli stava parlando guardandolo
dritto negli occhi: “Tu sei un artista del pallone e penso che potresti
diventare un calciatore professionista, proprio come Tsubasa …”
“Lo pensi
davvero?”
“Si … Taro tu
hai sempre creduto in me ed adesso tocca a me sostenerti …” rendersi conto di
questo aveva dato forza a Taro rafforzando il legame che lo univa al padre.
“Io non sono
ancora pronto papà … prima voglio frequentare il Liceo … e stare ancora un po’
con te …”
Quel figlio lo
amava davvero tanto e gli era sempre stato vicino, anche nei momenti di grande
difficoltà, sacrificandosi per quel padre che era tutto il suo mondo e tutta la
sua famiglia.
Il tempo stava
passando, Taro cresceva ed Ichiro si rendeva conto che presto avrebbe dovuto
lasciarlo andare per la sua strada.
Sapeva già che
Taro gli sarebbe mancato tanto, ma era giusto che ora fosse il padre ad
incoraggiare il figlio.
Continua …
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I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
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‘Rokka getsu’ è in Giapponese e significa ‘Sei mesi’.
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Capitolo 24 *** L' intesa con papà ***
Rokka getsu 24
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 24
L’ intesa con papà
Parlare con
suo padre aveva aiutato Taro a tranquillizzarsi un pochino ed ora anche l’
attesa per la risposta di Azumi, era diventata un po’ meno opprimente.
Non aveva
voluto confidarsi prima con suo padre, perché temeva che si preoccupasse per
lui, dato che nemmeno lui sapeva esattamente cosa gli stesse accadendo.
E qualche
giorno dopo la pazienza di Taro era stata ripagata.
Quella mattina
era andato a scuola ed aveva fatto ritorno a casa come suo solito.
“Yotaro, sono
arrivato!” aveva detto entrando dalla porta.
Il gatto gli
era andato subito andato incontro salutandolo con un bel ‘Mau!’ ed un mucchio
di fusa, si era anche strofinato sulle sue gambe rischiando quasi di farlo
cadere: “Ciao Yotaro … però sta attento che così rischio di pestarti e di
cadere …”
“Bentornato
Taro!” la voce di suo padre proveniva dalla cucina insieme a tanti buoni
odorini invitanti: “Papà?” non si aspettava che fosse già a casa.
“Papà stai
cucinando?” Taro gli era sbucato alle spalle, sorpreso di trovarlo a casa a
quell’ ora e per di più alle prese con i fornelli.
“Si, stasera
cucinerò io!”
“Come mai?”
“Ho finito
prima di lavorare prima e, visto che tu sei molto preso dagli studi, mi
sembrava giusto darti una mano … so che spesso tu e Yotaro dovete mangiare da
soli, ma d’ ora in poi voglio aiutarti ad occuparti della casa e fare in modo
di essere più presente …”
“Papà non
serve, io so cavarmela benissimo e tu sei molto impegnato con il tuo lavoro …”
“E’ proprio
questo il problema Taro, da molto tempo sei tu che ti prendi cura di me, ma
adesso è giusto che avvenga il contrario, perché io sono il padre e tu il
figlio...”
“Papà a me non
pesa affatto!”
“Lo so, ma
questo inizia a pesare a me … mi rendo conto che sono stato molto egoista e che,
oltre ad averti chiesto di fare un sacco di sacrifici, ho commesso anche l
‘errore di appoggiarmi in maniera sbagliata a te …”
“Papà …”
“Taro non è
giusto che tutte queste cose siano sulle tue spalle … hai un cuore grande, ma
hai sofferto già tanto nella tua giovane vita … sei cresciuto senza una madre e
con un padre girovago che ci ha messo molto tempo per trovare la sua strada …”
“ … la mamma
mi è mancata, ma sono stato io a scegliere di stare con te …”
“Si, ma solo
perché sapevi che ero io ad avere più bisogno di te, anche se eri solo un bimbo
piccolo, costretto ad assistere alla disgregazione della tua famiglia …”
“ … forse in
quel momento era così, ma poi tu ti sei ripreso e, viaggiando insieme a te, ho
imparato tante cose … sei stato tu a regalarmi il mio primo pallone …”
“Si, sono
stato io e l’ ho fatto, perché mi sono accorto di quanto ti sentissi solo e di come
la tua timidezza ti creasse difficoltà nel socializzare con gli altri bambini
…”
“Mi hai fatto
il regalo più bello del mondo e da quel giorno ho iniziato a farmi tantissimi
amici ovunque andassimo ed anche se, dovevo salutarli, ero tranquillo, perché
sapevo che nel prossimo posto in cui saremmo andati, me ne sarei fatti degli
altri …”
“Oh, Taro …”
“Papà ho
riflettuto molto su quello che ci siamo detti e sono sicuro che quel giorno tu
mi abbia regalato il mio sogno … mi piacerebbe molto diventare un calciatore
professionista …”
“Dici
davvero?”
“Si, m’
impegnerò per realizzarlo, proprio come fai tu, quando dipingi i tuoi quadri …”
“Oh, Taro …”
“Papà il tuo è
un lavoro creativo, ma anche molto difficile, in cui purtroppo il talento da
solo non basta … tu ce l’ hai fatta ed io sono orgoglioso di te!”
“Come io lo
sono di te!”
“Tu forse non
te ne accorgi, ma io spesso ti osservo, mentre lavori … mi piace vederti
scrutare il paesaggio, quando cerchi di capire le emozioni che vuoi fai
trasparire dal tuo quadro … mi piace vederti mischiare i colori per ottenere la
giusta tonalità per poi metterla sulla tua tela, dando vita così ad uno dei
tuoi splendidi quadri …”
Ichiro non
sapeva che dire, suo figlio lo stupiva ancora una volta.
Quando
dipingeva era sempre così preso dalla pittura che spesso si dimenticava di
avere Taro accanto.
Come padre non
era stato un granché, eppure suo figlio lo amava di un amore immenso, un amore
che in quel momento non sentiva di meritare.
“Meu!” Yotaro
reclamava un po’ di attenzione ed in giro iniziava ad esserci puzza di
bruciato.
“La
pentolaaa!” Ichiro era accorso ai fornelli per spegnere il gas: “Mannaggia!
Stavo per bruciare tutto!”
Taro era grato
a suo padre per quelle premure che aveva nei suoi confronti, non ce l’ aveva
con lui, perché a modo suo gli aveva sempre dimostrato molto affetto e vicino a
lui riusciva a sentirsi al sicuro, a sentirsi a casa.
“Tutto bene
papà?”
“Si, l’ ho
spenta in tempo per fortuna.” il gatto gli stava vicino: “Bravo il nostro
Yotaro … ti meriti come premio un bel bocconcino …”
“Papà che hai
fatto di buono?”
“Il tuo piatto
preferito … come cuoco non sono bravo come te, ma credo che sarà passabile …”
“Grazie,
papà!”
“Dimenticavo …
nella cassetta postale ho trovato una lettera per te … viene dalla Francia …”
“Dalla
Francia?”
“Si, credo che
fosse quella che aspettavi tanto … l’ ho messa sulla tua scrivania …”
Taro era
andato di corsa in camera sua, dove aveva letto subito la lettera.
Il ragazzo
aveva letto più volte le ultima frasi che dicevano così.
Sono molo felice che tu mi abbia scritto e
che tu voglia rimanere in contatto con me.
A presto!
La tua amica Azumi
Tsubasa e suo
padre avevano ragione, Taro ed Azumi non si sarebbero persi.
Continua …
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Capitolo 25 *** Allenarsi per inseguire un sogno ***
Rokka getsu 25
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 25
Allenarsi per inseguire un sogno
Le lezioni regolari erano appena terminate, e
Tsubasa, dopo aver salutato Ishizaki e gli altri, si era diretto di corsa verso
il campo di allenamento della squadra Hamana.
Da qualche tempo si allenava con loro, grazie
all’ interessamento del signor Katagiri, e Tsubasa era deciso a sfruttare al
massimo questa possibilità che gli era stata offerta, per diventare all’
altezza dei giocatori brasiliani.
Katagiri aveva sempre creduto in lui e lo stava
seguendo ormai dai tempi del suo primo campionato nazionale delle elementari.
“Tsubasa, c’è una telefonata per te!”
“Vengo, mamma!”
“Ciao Katagiri!”
“Ciao, Tsubasa! Come procedono i tuoi
allenamenti?”
“Bene, sto aiutando il mister ad allenare i
ragazzi più giovani.”
“Capisco … ma ti concentri abbastanza su i
tuoi esercizi personali?”
“Abbastanza? Penso di si. Dopo aver allenato
gli altri, mi dedico al sempre a perfezionare alcune tecniche di gioco.”
“Tsubasa è molto bello che tu voglia aiutare
le matricole a migliorare, però forse dovresti concentrarti di più su i tuoi obiettivi.
Allenarti con dei ragazzi, che hanno un livello di gioco poco più che
accettabile, non ti porterà a nessun miglioramento …”
“Lo so! Volevo solo essere utile e mi
dispiace molto che non siano nemmeno riusciti a qualificarsi per il campionato
nazionale …”
“Tsubasa, tu hai fatto tutto ciò che era
nelle tue possibilità per quei ragazzi, ma ora devi lasciare che percorrano la
loro strada e tu devi iniziare a percorrere la tua …”
“Che intendi?”
“Conosci il club Hamana?”
“Si, certo. È una delle squadre
professionistiche della nostra città e so che alcuni dei loro giocatori fanno
parte anche della selezione nazionale …”
“Tu la mattina devi ancora seguire delle
lezioni, giusto?”
“Si, se voglio che a fine anno mi diano il
diploma della scuola media …”
“Sai dove si trova la loro sede?”
“Si, è vicina alla nostra scuola.”
“Pensi che sarebbe possibile per te nel
pomeriggio andare ad allenarti insieme a loro?”
“Penso di si … insieme ai giocatori dell’ Hamana, intendi?”
“Si, ho parlato con il loro allenatore e
sarebbe disposto a farti partecipare ai loro allenamenti … è un tuo grande
estimatore e sarebbe contento di vederti alle presa con i suoi giocatori.”
“Dici davvero?”
“Si, gli ho già parlato e, se vuoi, puoi
iniziare già da domani.”
“Da domani?”
“Si, pensi di riuscire ad organizzarti in
tempo?”
“Certo, domani mattina lo dirò subito al
mister del club di calcio e dopo scuola andrò subito al club Hamana.”
“Mi fa piacere, sentirti così pieno di
entusiasmo, ma ricordati, che quelli sono dei professionisti, e non ci andranno
certo leggeri con te.”
“Ma è proprio questo che voglio! Più l’
allenamento sarà faticoso e più io potrò migliorare, imparando un sacco di
cose.”
“Dimenticavo, ovviamente prima ha chiesto ai
suoi giocatori, se erano d’ accordo, e loro, hanno detto, che si lo sono, ma
che vogliono sottoporti ad una sorta di test d’ ammissione …”
“Va bene, m’ impegnerò al massimo e sono
sicuro che lo supererò!”
“Così mi piaci Tsubasa! Fatti onore, mi
raccomando!”
“Grazie!”
“Ci sentiamo presto, Tsubasa!”
“A presto!”
Per Tsubasa era stata una meravigliosa
sorpresa ed aveva telefonato subito a Sanae per condividere con lei tutta la
sua gioia.
“Pronto, qui Nakazawa!”
“Ciao Sanae!”
“Tsubasa … che c’è?”
“Mi è stata appena offerta un’ opportunità
grandiosa …”
“Davvero?”
“Si, da domani, potrò allenarmi con il club Hamana … ma ci pensi Sanae … così potrò
migliorare il mio gioco e giocare con dei professionisti … prima però dovrò
superare una piccola prova.”
“Una prova? E’ di che genere?”
“Sai, vogliono capire, se sono all’ altezza
di giocare con loro …”
“Certo, che la supererai … ne sono sicura!”
“Anche domani tiferai per me?”
“Si, Tsubasa!”
“Grazie, Sanae!”
La voce di Tsubasa esprimeva entusiasmo ed una
grande gioia e Sanae non poteva far altro che esserne contenta, anche se il
tempo che avrebbero potuto passare insieme sarebbe diminuito.
Continua …
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Capitolo 26 *** Roberto ***
Rokka getsu 26
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Sanae78
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di Sanae78
Capitolo 26
Roberto
Quella
domenica pomeriggio Tsubasa e Sanae erano d’ accordo d’ incontrarsi nel parco
Hikarigaoka sotto l’ albero dove si erano confessati il loro amore.
Sanae doveva
aiutare sua madre a fare delle faccende domestiche e sarebbe arrivata più
tardi.
Per passare il
tempo il ragazzo si era portato il suo fedele amico, il pallone, ed uno zaino
doveva aveva messo dentro il manuale che gli aveva regalato Roberto prima di
partire.
Lo conosceva
praticamente a memoria, eppure quel giorno aveva avuto voglia di sfogliarlo.
Quel
manoscritto era pieno di tanti consigli tecnici sul calcio, anche se più che
altro spiegasse l’ essenza di quel bellissimo sport.
Quelle nozioni
gli erano servite anche nel corso del torneo di Parigi e proprio Roberto, aveva
fatto modo che se ne ricordasse, dicendogli tramite Katagiri di ricordarsi cosa
c’ era scritto in una certa pagina.
Roberto gli
aveva scritto quelle cose per permettere a Tsubasa di migliorare, anche se lui
non gli sarebbe più stato accanto.
Quel giorno
Tsubasa e la Nankatsu
avevano vinto il loro primo campionato nazionale, eppure per Tsubasa era stato
un giorno molto triste, perché aveva dovuto salutare il suo amico Roberto.
L’ aveva
rivisto, dopo più di tre anni, alla fine di quella partita e l’ amico gli aveva
domandato di andare di nuovo in Brasile con lui.
Tsubasa aveva
aperto quelle pagine che, in passato, aveva riletto più volte, versandoci sopra
anche delle lacrime, ed inevitabilmente aveva rivissuto il chiarimento che lui
e Roberto avevano avuto dopo la partita.
Tsubasa e
Roberto erano ancora abbracciati commossi circondati da tutti i ragazzi della
nazionale giapponese.
Dopo essersi
asciugato le lacrime Tsubasa aveva detto all’ amico: “Roberto … io … vorrei
parlarti …”
“ … capisco
Tsubasa … andiamo nel tunnel, così potremo stare più tranquilli …”
A quel punto
si erano allontanati da tutti gli altri che avevano capito che quei due avevano
bisogno di parlarsi da soli.
In campo era
stato Roberto a rompere il ghiaccio, richiamando l ‘attenzione di Tsubasa, ma
ora l’ imbarazzo impediva ad entrambi di parlare.
“ … sei stato
davvero bravo Tsubasa!”
“Grazie
Roberto … è anche grazie ai tuoi consigli, se sono migliorato così tanto …”
Roberto l’
aveva guardato dritto negli occhi: “Ti sbagli Tsubasa, il merito è tuo, del tuo
grande talento e di tutto il tuo impegno!”
“Roberto …”
“Tu il calcio
ce l’ hai nel sangue ed hai sempre conosciuto quella verità, anche prima che ci
conoscessimo.”
“ … Roberto,
il pallone è sempre stato il mio migliore amico e lo sarà per sempre …”
“Si, lo so …
Tsubasa, il pallone è anche il mio migliore amico …”
“ … Roberto …
ho bisogno di farti delle domande …”
“Chiedi pure
Tsubasa … ti prometto che stavolta non verrò meno alla mia promessa!”
“Roberto
perché non mi hai voluto portare in Brasile con te? Forse non era ancora
abbastanza bravo?”
“No, Tsubasa!
Tu eri già bravissimo e sarei stato felice di portarti in Brasile con me.”
“Allora perché
te ne sei scappato via lasciandomi in Giappone?”
“Tsubasa devi
perdonarmi se sono scappato, ma sarebbe stato troppo duro per entrambi, se ti
avessi dovuto dire che non ti potevo più portare con me …”
“Troppo duro?”
“Tsubasa mi è
dispiaciuto farlo, ma quella era la cosa migliore da fare per te …”
“Per me? La
cosa migliore? Ma il mio sogno era quello di andare in Brasile …”
“Ascoltami,
Tsubasa … per favore … osservandoti durante le partite, mi sono accorto che non
era ancora venuto il momento giusto per te …”
“Il momento
giusto?”
“Tsubasa avevi
appena dodici anni e non sarebbe stato corretto allontanarti dalla tua famiglia
e dai tuoi amici … ero sicuro che prima o poi saresti stato pronto ad inseguire
questo sogno con le tue forze ed oggi l’ hai dimostrato a tutto il mondo …”
“La mia
famiglia ed i miei amici?”
In quel
momento Tsubasa aveva passato a tutti i bei momenti che aveva vissuto in quegli
anni ed a quanto una certa persona in particolare, Sanae, fosse diventata
importante per lui.
“Si, Tsubasa,
perché tu hai la fortuna di avere dei genitori e degli amici sinceri che ti
stanno vicini e ti sostengono … sai un po’ d’ invidio, perché purtroppo mia
madre è morta, quand’ ero piccolo e sono stato costretto a crescere troppo in
fretta ed a solo … forse è per questo che il calcio è sempre stato tutto per me
…”
“Roberto…”
“Adesso
capisci Tsubasa … l’ ho fatto per il tuo bene, ma ora voglio rimediare ed
aiutarti a realizzare il tuo sogno di diventare un calciatore professionista
…voglio organizzarti un provino con la squadra del San Paolo, che ne dici?”
“Va bene,
Roberto! Prenderò il diploma e poi verrò da te …”
“Qua la mano,
amico!”
“A presto
Roberto!”
Sanae era
arrivata da poco ed aveva trovato Tsubasa con gli occhi chiusi e sembrava che
si fosse appisolato.
L’ aveva già
visto altre volte così e temeva di disturbarlo da qualcosa che per lui era
importante, quindi si era limitata a sedersi silenziosamente accanto a lui,
appoggiando la sua testa sulla sua spalla.
Sanae non lo
sapeva, ma Tsubasa aveva percepito la sua presenza.
“Sanae!”
“Scusami,
Tsubasa!”
“E di che?”
“Ti chiedo
scusa per averti svegliato.”
“Non stavo
dormendo … ero preso dai miei pensieri … sono felice che tu sia qui!”
Continua …
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Capitolo 27 *** Averla al mio fianco ***
Rokka getsu 27
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 27
Averla al mio fianco
Lo stadio era
gremito in ogni ordine di posto e l’ arbitro stava per fischiare il calcio d’
inizio della partita tra le squadre del San Paolo e del Flamenco, che avrebbe
decretato il vincitore del campionato.
Tsubasa se ne
stava a centro campo, indossando con fierezza la maglia numero dieci del San
Paolo e portando sull braccio destro la fascia di capitano.
Il suo amico
pallone era lì di fronte a lui ed accanto a lui c’ era un suo compagno di
squadra.
L’ arbitro
aveva fischiato e Tsubasa aveva iniziato la sua discesa verso la porta
avversaria, scambiandosi dei passati veloci con alcuni compagni di squadra e
dribblando man mano gli avversari che gli si paravano di fronte.
“Forza
Tsubasaaa!”
Quella voce,
Tsubasa, la conosceva molto bene, anche se era da tempo che non la sentiva
urlare a quel modo, perché adesso era diversa, più dolce ed aggraziata..
“Ma che
succede?” Tsubasa si era voltato e vicino al campo di gioco era apparsa Sanae,
o meglio Anego: “Sanae? … Anego?”
Sanae in quel
momento era proprio Anego e lo stava incitando con quella bandiera con cui l’
aveva sostenuto durante la sua prima partita a Nankatsu.
“Cosa?” il
ragazzo era rimasto per qualche istante fermo in mezzo al campo con il pallone
ai suoi piedi e due avversari gli stavano entrando in scivolata per tentare di
rubarglielo.
“Stai attento
Tsubasa, ti stanno attaccando in due!” gli aveva urlato Anego.
“Cosa?”
Tsubasa era riuscito a riprendere il controllo della situazione evitando i due
avversari.
“Vaiii
Tsubasaaaa! Segnaaa per noiii!”
Anego
continuava a sostenerlo con tutta la forza che aveva in corpo e questo dava un
po’ di forze ad un confuso Tsubasa che non riusciva a capire cosa stesse
accadendo.
La Sanae di adesso non era più così
e Tsubasa non riusciva a spiegarsi cosa ci facesse in Brasile.
Tsubasa era
quasi giunto al limite dell’ area di rigore
e si apprestava ad eseguire uno dei suoi magnifici tiri ad effetto.
Tre difensori
gli si stavano avvicinando minacciosamente, per liberarsene Tsubasa aveva
lanciato il pallone sopra la sua testa ed era salato a sua volta.
I tre avevano
saltato a loro volta, senza riuscire ad ottenere la stessa elevazione raggiunta
da Tsubasa.
“Segnaaa
Tsubasaaa!”
Quante volte
quella voce l ‘aveva sostenuto, incoraggiandolo sempre, anche nei momenti più
difficili.
Era bello
sapere che Sanae fosse al suo fianco e già, durante l’ ultimo torneo
internazionale, si era reso conto di quanto quella presenza, così preziosa, gli
fosse mancata.
Tsubasa voleva
segnare a tutti i costi e il pallone stava ricadendo verso di lui.
Il capitano si
era messo in posizione eseguendo una magnifica rovesciata e la palla era andata
ad insaccarsi dietro le spalle di un ammutolito portiere.
Era atterrato
bene, dritto sulle proprie gambe, flettendo leggermente le ginocchia in modo da
attutire la caduta, mentre i tifosi gridavano il suo nome.
Udiva un sacco
di voci, ma non riusciva più a distinguere quella che l’ aveva sostenuto
durante tutta l’ azione.
“Sanae dove
sei?” aveva urlato.
“Sono qui,
Tsubasa!” stavolta la voce era identica a quella della Sanae ragazza.
Non riusciva a
capire da dove lo stesse chiamando, aveva alzato lo sguardo verso le tribune e
l’ aveva vista: “Sanae …”
Stavolta era
lei, la Sanae a
cui si era dichiarato che gli sorrideva ogni giorno sostenendolo durante tutti
gli allenamenti.
“Sei stato
bravo Tsubasa!” Sanae gli stava sorridendo con il suo bellissimo viso, poi, d’
un tratto, si era voltata e se n’ era andata via.
“Aspetta
Sanae! Dove vai?”
Tsubasa aveva
corso fin sotto le tribune per vedere Sanae scomparire pian piano.
Un grande
senso di angoscia l’ aveva colto all’ improvviso ed inginocchiatosi aveva
urlato tra le lacrime: “Sanaeee!”
Stava urlando
quelle parole, quando d ‘ improvviso si era accorto di essere nella sua camera
da letto a Nankatsu.
Nelle furia
Tsubasa si era tirato su disfando in parte il letto. Ansimava, coperto di
sudore e ancora tremante per la grande paura che aveva avuto.
“Ma allora era
solo un incubo?” si era domandato sottovoce per poi rendersi conto che quello
era stato una sorta di sogno di premonitore: “In Brasile Sanae non sarà più al
mio fianco a tifare per me …”
La sua voce
era colma di amarezza ed una lacrima gli era scesa sul viso.
Continua …
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Capitolo 28 *** La pioggia ***
Rokka getsu 28
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Sanae78
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Capitolo 28
La pioggia
Sanae era
ancora in classe insieme ad Ishizaki e gli altri per seguire le lezioni
supplementari, distratta da quello che stava accadendo fuori dalla finestra.
Da quando
Tsubasa era uscito, aveva iniziato a piovere, prima in forma di lieve
pioggerellina per poi trasformarsi in una pioggia più fitta e ritmata.
A Sanae
piaceva la pioggia ed amava sentirla cadere.
Per lei l’
acqua significava vita e sapeva che ogni tanto la terra, aveva bisogno di
essere rinfrescata.
L’ acqua
lavava via tutto, la città appariva più pulita e l’ aria era più buona.
Per fortuna
teneva un piccolo ombrello pieghevole nel suo armadietto che avrebbe usato per
recarsi al campo di allenamento del club Hamana,
dove sperava di riuscire a vedere almeno una parte dell’ allenamento odierno di
Tsubasa.
Le piaceva
così tanto vedere Tsubasa giocare a pallone, perché il suo capitano sembrava
illuminarsi di gioia, mentre lo faceva.
Tsubasa
probabilmente sarebbe partito poco dopo il giorno dell’ esame di ammissione
alla scuola superiore e lei voleva fare il possibile almeno per stargli vicino
in quel modo.
Tra l’ altro
quel giorno gli era sembrato strano e sperava che la sua presenza, l’ avrebbe
fatto stare meglio.
Il sogno che
aveva fatto continuava a tormentare Tsubasa, che, quella mattina, non era
riuscito a nascondere il proprio nervosismo a Sanae.
Se ne era
scappato dalla classe subito dopo la lezione, speranzoso di poterti sfogare con
il suo amico pallone e come una benedizione, era arrivata anche la pioggia.
Tsubasa amava
giocare sotto l’ acqua e vedere le strane traiettorie che prendeva la palla.
Era difficile
gestire la palla e calciarla in quelle condizioni, ma allo stesso tempo era un
modo per rafforzare i muscoli e sporcarsi, senza doversi preoccupare troppo.
Sanae e le
altre menagers di solito si lamentavano sempre, quando accadeva, perché, prima
di lavare le loro divise, erano costrette a liberarle dal fango che le
ricopriva.
Non sapeva se,
Sanae avrebbe fatto tempo ad andare lì, ma sperava prima o poi di vederla
apparire.
Sanae stava
uscendo dall’ ingresso della scuola e Yukari l’ aveva raggiunta di corsa:
“Sanae, aspetta … vai da Tsubasa anche oggi?”
“Si.” teneva
tra le mani il suo ombrellino “Ciao Yukari, devo scappare!”
“Ciao Sanae!”
Sanae si era
allontanata con spasso svelto..
Yukari l’
aveva vista con passo svelto sparire dietro l’ angolo e non era riuscita a non
pensare a quello che, la sua cara amica, avrebbe sofferto a breve.
“Bene ragazzi
per oggi abbiamo finito!”
“Grazie
mister!”
Un giocatore
che, si trovava vicino a Tsubasa, gli aveva dato una pacca sulla spalla
dicendogli: “Guarda Tsubasa, c’è la tua ragazza!”
Tsubasa si era
voltato ed oltre la rete, aveva visto Sanae con l’ ombrello che gli sorrideva.
Era così
felice che fosse venuta e solo questo, era bastato a dargli un pochino di
tranquillità, dopo tutte le inquietudini che aveva vissuto la notte precedente.
“Sai che è
proprio carina … coraggio va da lei!”
Tsubasa gli si
era avvicinato ed ora tra loro due, rimaneva solo la recinzione di metallo.
“Ciao
Tsubasa!”
“Ciao Sanae!”
“Com’ è andato
l’ allenamento?”
“Bene.”
“Sei tutto
sporco.”
“Sai com’è,
quando piove … però mi sono divertito.”
“Lo vedo, poverina
la tua mamma che dovrà lavarti i vestiti …”
Tsubasa aveva
abbassato lo sguardo per guardarsi bene, sentendosi un pochino in colpa e poi,
aveva alzato gli occhi che si erano incrociati con quelli di Sanae.
“Si, però
adesso corri a cambiarti, Tsubasa, altrimenti rischi di ammalarti.”
L’ ordine di
Sanae, era stato perentorio e pieno di premure: “Va bene … aspettami vicino
all’ ingresso … ci vediamo tra una decina di minuti!”
Sanae era
davanti alla scala, davanti alla sede dell’ Hamana,
che si guardava intorno nell’ attesa che Tsubasa arrivasse.
Due uccellini
erano scesi a bere un po’ d’ acqua in una pozzanghera lì vicino e lei si era
messa a fissarli incuriosita.
“Eccomi qui!”
Tsubasa era sbucato alle sue spalle: “E’ tanto che aspetti?”
“No, sei stato
puntuale.”
“Bene, questo
lo tengo io!” Tsubasa si era messo sotto l’ ombrello di Sanae, prendendone l’
impugnatura e per un attimo la sua mano aveva toccato quella di Sanae: “Me lo
daresti un passaggio?”
“Si, Tsubasa!”
Erano vicini,
ma Sanae era un po’ imbarazzata, perché non sapeva più dove mettere quella
mano.
“Dai Sanae,
attaccati al mio braccio!”
Sanae si era
aggrappata al braccio di Tsubasa ed insieme avevano iniziato a camminare sotto
la pioggia parlando.
“ …Tsubasa,
anche a me piace la pioggia … quando piove, è come se si diffondesse una musica
delicata, capace di coprire ogni altro rumore … ascolta Tusbasa, ascolta la
pioggia!”
In quel
momento anche a Tsubasa era parso di distinguere quel suono, anche se in realtà
lui era felice perché Sanae era lì accanto a lui.
Ogni attimo
che passavano insieme era un dono prezioso di cui avrebbero fatto tesoro
entrambi.
Continua …
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Capitolo 29 *** Arriva l' inverno ***
Rokka getsu 29
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Capitolo 29
Arriva l’ inverno
L’ inverno era
arrivato anche a Nankatsu, di notte in silenzio con una folta nevicata che
aveva ricoperto tutta la città.
E al loro
risveglio i suoi abitanti avevano trovato uno splendido sole freddo che faceva
luccicare la soffice distesa di neve.
Ne era caduta
talmente tanta che alcuni avevano dovuto liberare gli ingressi delle proprie
case per riuscire ad uscire.
Tsubasa si era
svegliato e guardando fuori dalla finestra, era rimasto affascinato dal
magnifico panorama che poteva ammirare.
Tra poco
sarebbe arrivata anche la primavera e lui sarebbe dovuto partire per realizzare
il suo sogno.
Cercava di non
pensarci troppo, combattuto dalla gioia per l’ imminente partenza e il dolore
per dover lasciare la sua amata Sanae.
Si era vestito
ed era sceso in cucina, dove l’ aspettava la colazione preparata da sua madre.
“Buongiorno
mamma!”
“Ciao
Tsubasa!”
Anche Natsuko
era consapevole che presto suo figlio, se ne sarebbe andato in Brasile e
cercava di passare più tempo possibile, con quel ragazzo, ormai cresciuto, che
le era stato accanto per tutti quegli anni.
C’era molta
neve e sperava che quel giorno rimanesse a casa a spalarne un po’, ma lui aveva
fatto colazione e poi se ne era scappato via salutandola.
“Mamma, ciao!
Scappo da Sanae e poi vado a scuola!”
Era uscito di
corsa, stringendo tra le mani il suo amico pallone, come faceva da sempre, da
quand’ era piccolo.
“Aspetta
Tsubasa …”
Tsubasa
probabilmente non aveva nemmeno udito quel suo richiamo.
Quella sera
suo figlio sarebbe tornato a casa, ma a breve non avrebbe più fatto ritorno per
molto tempo.
La donna si
sentiva arrabbiata e trascurata ed avrebbe voluto richiamare indietro Tsubasa
per dirgli che anche lei si meritava un po’ di attenzione, perché era sua
madre.
Si era messa a
guardare fuori dalla finestra ed a pensare a quando Tsubasa era un piccolo
bimbo, bisognoso delle sue cure.
Tredici anni
fa, più o meno nello stesso periodo era nevicato così anche, dove abitavano una
volta, ed in casa c’ erano solo lei e Tsubasa.
Lei si era
imbacuccata bene ed era uscita per spalare la neve e liberare l’ ingresso della
loro villetta.
Tsubasa ben
coperto e con in mano il pallone era sulla porta che la osservava.
Non era per
niente facile avere per dei lunghi periodi suo marito lontano e presto aveva
dovuto abituarsi ed imparare ad arrangiarsi da sola.
Era molto
faticoso spalare la neve ed a volte doveva fermarsi un attimo per il grande
sforzo che stava facendo.
Ad un certo
punto si era voltata per controllare il suo bimbo, ma lui non c’ era più.
Un’ angoscia
tremenda le aveva trapassato il cuore, quando aveva sentito che qualcuno le
tirava i pantaloni, aveva guardato in basso e Tsubasa era lì: “Mamma, ti
aiuto!”
Lei se l’
aveva stretto a sé e per un attimo era scoppiata a piangere: “Oh, Tsubasa! Non
farmi più spaventare … non potrei vivere senza di te!”
Il bimbo l’
aveva guardata con i suoi grandi occhi pieni d ‘amore: “Mamma, io starò sempre
con te! Te lo prometto!” e l’ aveva abbracciata forte.
Quella volta
Tsubasa non l’ avrebbe aiutata e non avrebbe mai mantenuto quella promessa che
le aveva fatto da bambino.
Sapeva che suo
figlio prima o poi avrebbe iniziato a percorrere la strada della vita da solo,
ma soffriva all’ idea che per lei fosse già giunto il momento di separarsi da
lui.
Era sola, si
sentiva sola ed era scoppiata a piangere pensando a quanto le sarebbe mancato
suo figlio.
Continua …
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I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
Note
‘Rokka getsu’ è in Giapponese e significa ‘Sei mesi’.
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Capitolo 30 *** Mamma ***
Rokka getsu 30
Ringrazio tutte le persone che leggono le mie
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 30
Mamma
“Ecco questo è
l’ ultimo … che ne pensi papà?” Atsushi aveva appena finito di dare forma ad
uno dei piccoli pupazzetti di neve che, adesso adornavano il vialetto d’
ingresso della loro casa.
Suo padre l’
osservava orgoglioso, mentre era occupato a togliere la neve dalle vicinanze
del cancello.
Quel giorno era
arrivato a casa un po’ prima dal lavoro e si era messo quasi subito a spalare
la neve.
Atsushi si era
offerto di aiutarlo, però il signor Nakazawa aveva preferito assegnargli un
compito più creativo per fare in modo che si divertisse con la neve.
Lui avrebbe
spalato la neve e Atsushi doveva trasformare quei mucchietti di neve in
qualcosa di bello.
“Dici
davvero?”
“Si, hai fatto
proprio un bel lavoro … grazie a te nel nostro giardino ci sono dei piccoli
ometti di neve.”
“E’ divertente
fare i pupazzi di neve, papà! Pensi che a Sanae piaceranno?”
“Atsushi, lo
sai che tua sorella adora la neve e sono sicuro che sarà orgogliosa del lavoro
di entrambi … dai che ho quasi finito anch’io … devo solo spargere un po’ di
sale per fare in modo che così nessuno possa rischiare di scivolare.”
“Allora,
mettiamone giù un bel po’!” Atsushi si era avvicinato al sacco del sale che,
era troppo pesante per lui, e stava cercando di trascinarlo per portarlo da suo
padre.
“Aspetta
Atsuhi, non portarlo qui!”
Suo padre gli
era avvicinato: “Facciamo così!” aveva aperto il sacco ed aveva dato al figlio
un piccolo succhiellino che aveva messo lì vicino.
“Atsushi, devi
metterne un po’ in questo secchiellino e poi gettarlo a piccole manciate con le
mani … hai capito?”
“Si, papà!”
“Ricordati che
non due siamo una squadra!”
“Va bene
papà!”
“Grazie per il
tuo aiuto, piccolo!”
“Di niente
papà … guarda stanno arrivando Sanae e Tsubasa!”
“Ciao papà, Atsushi!”
“Buongiorno
signor Nakazawa, Atsushi.”
“Siete stati
proprio bravi!”
“Grazie, Sanae
… devi sapere che il tuo fratellino mi è stato di grande aiuto.”
“Davvero?”
“Si, ha
eseguito magnificamente il compito che gli avevo assegnato.”
Sanae a quel
punto si era accorta di quegli ometti bianchi lungo il viale: “Che belli quei
piccoli omini di neve … li hai fatti tu Atsushi?”
Il suo
fratellino era arrossito: “Si. Papà non voleva che la neve ammucchiata andasse
sprecata.”
“Mi sarebbe piaciuto
potervi aiutare …”
“Sanae, tu in
questo momento devi pensare solo a studiare … ci pensiamo io ed Atsushi a
queste cose, ok?”
“Va bene,
papà!”
Tsubasa era
rimasto ad osservali in silenzio rendendosi conto di quanto fosse unita la
famiglia di Sanae e di quanto Sanae li amasse.
Per un attimo
si era chiesto, se, in un ipotetico futuro, sarebbe stato giusto allontanarla
da loro per chiederle di seguirlo in giro per il mondo.
“Tsubasa tu
hai già spalato la neve?”
“Cosa?”
La domanda del
signor Nakazawa l ‘aveva colto all’ improvviso che aveva pensato ‘ … la neve …
mamma … ‘
Quella mattina
era uscito, senza nemmeno preoccuparsi di porsi quel problema, ed adesso, si
chiedeva come se la fosse cavata sua madre.
“ … ecco … io
credo che dovrei andare a farlo …” si
era voltato e mentre correva li aveva salutati tutti “Arrivederci signor
Nakazawa … ciao Atsushi … ci vediamo domani Sanae!”
Natsuko era
davanti a casa loro e stava spalando la neve.
Tsubasa era
arrivato di corsa e si era affrettato a dire: “Scusami, mamma … prendo subito
la pala e ti aiuto …”
Sua madre gli
dava le spalle e con un tono acido di voce gli aveva detto: “Lascia stare … non
serve … vai in casa e cambiati che tra poco arriverà Carlos …”
“Ma, mamma …”
Non aveva mai
visto suo madre in quello stato: “ … presto te ne andrai via anche tu … come
tuo padre ed io dovrò cavarmela da sola …”
Ma che stava
dicendo sua madre, Tsubasa non riusciva a capire.
“ … Tsubasa,
tu non manterrai la promessa che mi hai fatto … lo so …”
“Mamma …”
Tsubasa non
sapeva che dire, era entrato in casa sconvolto dall’ accaduto e con amarezza,
si era reso conto che tra lui e la sua adorata mamma era sceso il gelo.
Continua …
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Capitolo 31 *** Confidarsi con Sanae ***
Rokka getsu 31
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 31
Confidarsi con Sanae
Natsuko si era
alzata molto presto quella mattina, si era preparata ed aveva messo il
necessario per un paio di giorni in una valigia.
Era
dispiaciuta per essere stata così fredda con suo figlio Tsubasa, ma il quel
momento non avrebbe potuto comportarsi diversamente.
Amava molto
sia suo figlio che suo marito, ma in quel momento sentiva di avere il bisogno
di staccare la spina, concentrandosi per una volt, solo su se stessa.
Aveva aperto
per un attimo la porta della camera di Tsubasa e l’ aveva guardato dormire nel
suo letto, come faceva quand’ era piccolo.
Gli aveva
scritto due righe che aveva lasciato sul tavolo della cucina.
Qualche ora
dopo si era svegliato anche Tsubasa che era sceso quasi subito in cucina,
sperando di trovare la sua mamma sorridente, intenta a preparargli la
colazione.
Non riusciva a
capire che avesse sua madre, anche se sapeva di non essersi comportato molto
bene con lei.
Anche la cena
era stata strana, perché la mamma era rimasta in silenzio per tutto il tempo e
lui aveva creduto, che fosse meglio lasciare che si calmasse.
“Mamma … ci
sei?”
Natsuko non c’
era, c’ era solo un biglietto che diceva così:
Ciao Tsubasa,
perdonami, se ieri sono stata un po’ brusca con
te.
Vado qualche giorno a trovare i miei
genitori, perché sento il bisogno staccarmi un po’ da voi.
Tuo padre dovrebbe rientrare a casa stasera,
per favore, avvisalo tu.
Mi raccomando, cercate di stare bene e di
non combinare troppi pasticci.
Vi voglio bene e vi abbraccio forte!
La mamma
“Mamma …”
Tsubasa amava
allo stesso modo sia sua madre che suo padre, sebbene in realtà il suo vero
punto di riferimento fosse la madre, in quanto era stata una presenza fissa nella
sua vita.
Era così
strano ritrovarsi in quella casa tutto solo e non poteva fare a meno di
chiedersi, cosa avesse combinato di così grave per aver portato sua madre a
reagire in quel modo.
Sua madre l’
altra sera gli aveva detto che, Tsubasa non avrebbe mai mantenuto una promessa
che le aveva fatto, e lui non riusciva a capire a cosa la madre si riferisse.
Aveva bisogno
di sfogarsi con qualcuno, quindi dopo aver afferrato quel foglio e chiuso
tutto, Tsubasa era corso a casa di Sanae.
A casa
Nakazawa, Sanae stava ancora facendo colazione con sua madre e suo fratello,
quando all’ improvviso era suonato il campanello.
Era molto
presto ed era strano che qualcuno andasse a trovarli a quell’ ora.
Sanae era
andata a vedere chi fosse e se loera era ritrovata davanti: “Tsubasa?”
Il suo ragazzo
era stravolto e lei aveva capito che era bisognoso d’ aiuto: “ … entra Tsubasa
…”
“ … ciao a
tutti … io vado a scuola!”
“Ciao,
Atsushi! …Sanae, accomodatevi pure qui … io devo andare a finire dei lavori …
offri qualcosa a Tsubasa, Sanae … ciao ragazzi!”
Tsubasa si era
seduto a tavola, mentre Sanae gli aveva messo davanti una tazza di caffé:
“Tieni Tsubasa … hai già fatto colazione oggi?”
“ … colazione
… a dire il vero no …”
“Allora
aspetto che ti prendo anche qualcosa da mangiare …”
Sanae aveva
intuito che fosse successo qualcosa di grave, ma non voleva forzare Tsubasa a
parlare, sperando che prima o poi si confidasse con lei: “Non hai fatto
colazione! Che strano … come mai? Tua madre non sta bene?”
“ … mia madre
…”
Intanto Sanae
gli si era seduta di fronte: “ … Tsubasa … è successo qualcosa a tua madre?”
“Sanae … sai
che ieri ti avevo detto che sarei andato a casa per aiutare a mia madre per
spalare la neve …”
“ … ricordo …”
“ … mia madre
stava già spalando la neve da sola, quando sono arrivato … mi sono offerto di
aiutarla, ma lei non ha voluto … e con un tono molto acido mi ha detto di non
voler il mio aiuto, perché presto anch’ io sarei stato via, come mio padre e
così non avrei mantenuto una promessa che le avevo fatto …”
“ … Tsubasa …”
“ … era rimasta
in silenzio anche durante la cena … ma poi stamattina lei non c’ era ed ho
trovato solo questo …”
Aveva passato
il foglio a Sanae che l’ aveva letto velocemente, rendendosi conto che riusciva
a capire benissimo quello che stava provando la signora Ozora.
“ … Sanae non
riesco a capire che cosa le sia accaduto e da ieri sera che cerco di ricordare
a cosa si riferisse, ma non ricordo … l’ ho fatta scappare … forse dovrei
rinunciare al Brasile …”
Sanae si
sentiva solo di dirgli: “No, Tsubasa! Tu non devi rinunciare, perché tua madre
non è questo che vuole. Purtroppo le donne spesso sono costrette ad essere i
pilastri della famiglia, dovendo affrontare delle grandi responsabilità ...”
“Che intendi
Sanae? Non capisco …”
“Conosco da
tempo tua madre e so quanto ti ama e che desidera solo vederti felice, ma forse
ieri si è sentita un po’ sola … da quando ho iniziato ad aiutare mia mamma in
casa, mi sono resa conto di quanto sia faticoso ed importante quello che fa
ogni giorno per noi … e lo fa sempre col sorriso per non farcelo pesare …
Tsubasa le nostre mamme fanno di tutto per apparire forti per noi, anche se in
realtà anche loro possono essere fragili …”
“ … fragili?”
“Si,
probabilmente tua madre ha solo bisogno di cambiare aria per un po’ … purtroppo
noi tendiamo a dare per scontato i loro sforzi … comunque tu non sei solo e
presto lei tornerà da voi … noi siamo fortunati sai …”
“ …
fortunati?”
“Si, perché
entrambi abbiamo delle famiglie che ci sostengono e ci vogliono bene, ma altri
non sono così fortunati … Misaki è cresciuto senza una mamma e da sempre porta
sulle sue spalle quelle responsabilità … Hyuga, che è orfano di padre, deve
aiutare la madre ad occuparsi dei fratelli più piccoli … e lo stesso
Wakabayshi, ricco di famiglia, ma di fatto sempre solo, con i suoi genitori
lontani… “
“ … Sanae …”
Sanae gli
aveva afferrato le mani: “Tsubasa devi solo avere un po’ di pazienza … parlane con
tuo padre e vedrai che andrà tutto bene … ne sono sicura!”
Continua …
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Capitolo 32 *** Una casa vuota ***
Rokka getsu 32
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 32
Una casa vuota
Quella sera
Tsubasa aveva accompagnato Sanae a casa sua e poi si era recato di corsa a casa
per la lezione di Portoghese con Carlos.
Purtroppo non
aveva potuto avvisare il suo insegnante, che non ci sarebbe stato nessuno a
casa, e temeva che rimanesse chiuso fuori ad aspettarlo.
Aveva corso
più che poteva e l’ aveva trovato ad aspettare di fronte al cancello di casa
loro.
“Tsubasa!”
“Ciao Carlos!
Scusami.”
“Ho suonato al
campanello, ma tua madre non mi ha risposto …”
Sua madre non
c’ era e Tsubasa lo sapeva bene. Per lui era una sensazione stranissima quella
di andare a casa e sapere di non poterla trovare lì.
Aveva promesso
a Sanae di avere pazienza ed avrebbe fatto il possibile per non dare a vedere
agli quello che stava accadendo alla sua famiglia.
Si era
confidato con Sanae ed aveva deciso di non parlarne con nessun altro, perché
per lui sarebbe stato troppo penoso.
“ … mia madre
non c’è … stamattina è andata a trovare i miei nonni …”
“Non lo
sapevo, adesso capisco … e tuo padre?”
“Dovrebbe
arrivare stasera sul tardi … dai vieni Carlos che dobbiamo fare lezione.”
“Ok, Tsubasa!”
Tsubasa aveva
fatto di tutto per impegnarsi durante quella lezione, ma come per il resto
della giornata, non aveva fatto altro che pensare a Tsubasa.
“Bene Tsubasa,
per stasera abbiamo finito.”
“Grazie
Carlos!”
“Visto che tua
madre non c’è, domani potrei venire un pochino più tardi … sempre che a te vada
bene.”
“Ok! Grazie
Carlos!”
“Ma per quanti
giorni sarà via?”
“Per un paio o
forse qualcosa di più … ancora non lo sappiamo …” la voce di Tsubasa sembrava
triste e Carlos aveva preferito non approfondire.
“A domani
Tsubasa!”
“Ciao Carlos!”
In quel
momento Tsubasa era solo e cominciava a capire di quanto potesse essere
tremendo il peso di una casa vuota, un peso che sua madre era costretta a
portare da parecchio tempo.
Tra poco più
di un’ ora sarebbe rientrato suo padre dal suo ultimo viaggio e Tsubasa aveva
deciso di apparecchiare la tavola e preparare la cena.
Era
determinato ad occuparsi lui delle faccende domestiche, finché sua madre non
sarebbe tornata da loro.
Non vedeva l’
ora di rivedere suo padre e teneva d’ occhio l’ orologio per controllare i
minuti che passavano.
Era già da
qualche mese che sua madre aveva deciso di insegnargli le faccende domestiche,
perché, secondo lei, potevano essergli utili in Brasile.
Tsubasa le
aveva spiegato che probabilmente avrebbe vissuto in un dormitorio o come ospite
da Roberto ed in tutta risposta lei gli aveva detto: “Appunto, se due uomini
dividono una casa, bisogna che almeno uno sappia cavarsela!”
Da quel giorno
nei week-end gli aveva insegnato a fare moltissime cose: cucinare, usare la
lavatrice, stendere i panni, riordinare, pulire …
Facendole si
era reso conto che sua madre tutti i giorni si doveva occupare di un sacco di
compiti, facendo un lavoro duro per cui nessuno le diceva mai grazie.
L’ aveva
raccontato a Misaki, che fin dalla tenera età aveva dovuto sopportare il peso
di quelle fatiche, e si era sentito in colpa per l’ infanzia spensierata che
aveva avuto.
Dopo che sua
madre glie aveva insegnato a cucinare, non aveva più toccato una padella ed era
un po’ titubante.
In quell’
istante aveva pensato a com’ era stato divertente imparare quelle cose da sua
madre ed automaticamente aveva rifatto tutti quei gesti che vedeva fare spesso
a lei.
Non sapeva, se
a suo padre sarebbe piaciuto, sebbene, dopo averlo assaggiato, il sapore non
gli sembrava malvagio.
Poco dopo
Tsubasa aveva udito la porta aprirsi. Era suo padre.
“Natsuko,
Tsubasa sono a casa!”
Koudai non
aveva avuto risposta ed un po’ sorpreso si era diretto in sala da pranzo, dove
credeva di trovare moglie e figlio intenti a consumare la cena, e , con sua
sorpresa, ci aveva trovato solo Tsubasa.
“Ciao Tsubasa!
Dov’ è la mamma?”
“Papà la mamma
non c’ è … è andata a trovare i nonni …”
“Cosa?”
Continua …
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Capitolo 33 *** Da mamma ***
Rokka getsu 33
Ringrazio tutte le persone che leggono le mie
storie … buona Pasqua a tutti!
Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 33
Da mamma
“E così pensi
che tua madre se ne sia andata, perché è arrabbiata con te Tsubasa?”
“A dire il
vero non lo so …”
“Io non lo
credo e lei lo dice anche nel biglietto …”
“Però lei quel
giorno era davvero arrabbiata con me … non l’ avevo mai sentita parlare con
quel tono di voce e le sue parole mi hanno quasi fatto paura …”
“Tsubasa. …”
“Capisco, ma
nel biglietto lei dice chiaramente di essere dispiaciuta per averti trattato
così.”
“Si, ricordo.”
“Ma hai capito
qual’ era la promessa che le avevi fatto?”
“Non lo so,
papà … ci ho pensato e ripensato, ma proprio non riesco a ricordarmela …”
“Forse è
qualcosa che a che fare con la neve o lo spalare la neve …“
“ … di solito
aiuto sempre la mamma a farlo, ma quella mattina ho preferito andare subito da
Sanae …”
Tsubasa stava
facendo l’ impossibile per cercare di ricordare ed all’ improvviso gli era
apparsa l’ immagine della loro vecchia casa, ricoperta dalla neve, ed aveva
visto una giovane Natsuko che abbracciava commossa un bimbo di pochi anni, lui.
Anche quel
giorno sua madre stava spalando la neve e lui si era offerto di aiutarla.
Tsubasa teneva
lo sguardo fisso nel vuoto:” … papà … ora ricordo … un giorno ho promesso alla
mamma che non l’ avrei mai lasciata sola …”
“Davvero?”
“Si, tu non c’
era ed aveva nevicato … avevo poco più di due anni …”
“Eri già un
bravo ometto a quei tempi. Tsubasa.”
“Papà tu pensi
che la mamma non voglia che io vada in Brasile?”
“Mentirei, se
non ti dicessi, che quando te l’ aveva chiesto Roberto la prima volta, lei era
stata per un po’ contraria. Ma poi si era convinta che per te fosse la cosa
migliora e di era convinta a dare il suo benestare.”
“Non lo sapevo
…”
“Tsubasa, a
quei tempi certe cose rimanevano solo tra i grandi.”
“Quindi mamma
non voleva farmi partire?”
“ … credeva
solo che fossi ancora troppo giovane …”
“Ed è così
anche adesso?”
“No, non
credo. Sia io che tua madre sentiremo molto la tua mancanza, ma credimi per
nulla al mondo ti chiederebbe di rinunciare al tuo sogno, perché lei desidera
solo vederti felice.”
“Allora perché
si è comportata così?”
“Cerca di
capire, la tua partenza si avvicina e lei ha voluto solo sfogare un pochino il
suo dolore … soffrirà e questo lo sai anche tu e nessuno di noi potrà farci
nulla.”
“ … mamma …”
“Ma poi sei
riuscito a parlarle?”
“No, quella
sera è rimasta in silenzio …”
“ … ti manca
la mamma Tsubasa?”
“Si.”
“Forse
dovresti andare da lei e dirglielo … credo che farebbe stare meglio entrambi.”
“Si, hai
ragione. Ci andrò domani papà.”
La mattina
seguente Sanae si era ritrovata Tsubasa davanti a casa sua.
Il ragazzo non
indossava la divisa della scuola ed aveva con sé uno zaino.
“Tsubasa?”
“Ciao, volevo
vederti prima di andare alla stazione.”
“Alla
stazione?”
“Si. Ieri sera
ho parlato con papà ed ho deciso di andare a trovare la mamma per parlarle … ho
bisogno di dirle quello che sento, anche se non voglio forzarla a tornare a
casa, se non se la sente ancora …”
“Si, va da lei
e sono sicura che tornerà tutto a posto.”
“ … Sanae ho
una gran voglia di rivederla, non sai quanto ho sentito la sua mancanza …”
“Forza, corri
da lei Tsubasa!”
Tsubasa aveva
pensato lungo tutto il tragitto alla parole migliori da dire e poi alla fine
aveva deciso di limitarsi a fare quello che gli indicava il suo cuore.
I suoi nonni
erano venuti ad aprirgli alla porta, sorpresi ancora una volta di ricevere un’
ennesima visita inaspettata.
I due anziani
si erano limitati a salutare il nipote ed a dirgli che sua madre era seduta in salotto
a leggere un libro.
Avevano capito
che era accaduto qualcosa di grave a Nankatsu ed avevano preferito ospitare
Natsuko senza indagare.
Non appena
aveva visto sua madre, il cuore di Tsubasa si era colmato di gioia.
“Ciao mamma!”
Natsuko si era
alzata di scatto facendo cadere il libro che aveva in mano e si era ritrovata
stretta tra le braccia di suo figlio.
“E’ così bello
rivederti mamma!”
Natsuko non
sapeva che dire.
“Sono venuto
fin qui, perché mi mancavi tanto e perchè ho bisogno di parlarti..”
“Parlarmi?”
“Si. Voglio
scusarmi con te per come mi sono comportato con te. Voglio scusarmi perché non
ti dico mai grazie per tutto quello che ogni giorno fai per me e perché, per
realizzare un mio sogno, dovrò venir meno a una mia promessa. Sai in questi
giorni, mi sono reso conto di quanto fossero importanti tutte quelle cose che
mi hai insegnato. Ieri sera ho cucinato e messo in ordine la cucina.”
“Tsubasa …”
“So che stai
male per la mia imminente partenza e voglio farti sapere che anch’ io soffro
per la stessa ragione, quella di dovermi allontanare dalle persone che più amo
… ma noi siamo madre e figlio e nulla potrà mai cambiare questo … ti voglio
bene mamma!”
Natsuko stava
piangendo. “Mamma è giusto che tu senta il bisogno di pensare un pochino a te
stessa, dopo esserti occupata per così tanto tempo di me e di papà, quindi
prenditi tutto il tempo che serve e sappi che sia che papà ti amiamo molto e ti
aspettiamo a braccia aperte.”
Natsuko era
commossa, Tsubasa se n’ era reso conto e l ‘aveva baciata sulla fronte.
Erano rimasti
abbracciati in silenzio per un po’. Suo figlio era già molto più alto di lei e
Natsuko si sentiva così piccola tra le braccia del suo bimbo, ormai cresciuto.
“Adesso vado
mamma … tu cerca di star bene.”
Tsubasa se n’
era andato senza parlare, felice di aver rivisto la sua amata mamma e di averle
potuto aprire il proprio cuore.
Continua …
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Capitolo 34 *** Essere una famiglia ***
Rokka getsu 34
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 34
Essere una famiglia
Il mattino
seguente era stato Tsubasa a trovare Sanae uscendo da casa.
“Ciao
Tsubasa!”
“Ciao Sanae!
Che ci fai qui?”
“Scusami, ma
ero preoccupata e volevo vedere come stavi … come va?”
“Meglio,
grazie!”
Tsubasa l
‘aveva presa per mano: “Forza incamminiamoci, così ti racconto.”
“Va bene
Tsubasa! Hai visto tua madre?”
“Si ed è stato
come se non la rivedessi da moltissimo tempo.”
“E com’ è
andata?”
“Penso bene.”
“Che vuoi
dire?”
“Ho fatto come
ti avevo detto. Le ho aperto il mio cuore, ma senza forzarla a tornare a casa.”
“Capisco …
penso che tu abbia fatto bene.”
“A dire il
vero l’ ho abbracciata ed ho parlato solo io. Lei piangeva, Sanae, e prima di
andarmene, l’ ho baciata sulla fronte.”
“Volevi farle
capire quanto le volessi bene Tsubasa …”
“Si. Mentre lo
facevo, mi sono accorto che lei era così piccola e fragile tra le mie braccia.”
“Pensi che ti
abbia perdonato?”
“Si, era solo
molto triste ed aveva bisogno di sfogarsi …”
“Triste?”
“Il giorno
della partenza si avvicina e lei inizia a soffrirne …”
Erano in tanti
a star male per quella partenza e nella mente di Sanae si era materializzato un
unico pensiero ‘ … manca così poco ormai …”.
“ … Sanae … mi senti?”
“Si, scusami …
è solo che credo di capire quello che sta provando tua madre … piuttosto dimmi
sei riuscito a capire qual’ era la promessa che le avevi fatto?”
“ … devi
sapere … che un giorno di tanti anni fa, quand’ ero un piccolo bimbo, avevo
promesso a mia madre che non l ‘avrei mai lasciata da sola …”
“ … capisco,
però purtroppo tra poco, se tu e tuo padre non ci sarete, lei sarà davvero sola
…”
“Lo so.” aveva
detto Tsubasa amareggiato.
“ … forse è
per quello che ha reagito a quel modo … però magari potrà essere un po’ meno
sola …”
“E come?”
“Potrei andare
a farle visita ogni tanto, che ne dici?”
“Lo faresti
davvero, Sanae?”
“Si.”
“Grazie! Così
potrebbe sentirsi un po’ meno sola.”
Natsuko non
era riuscita a chiudere nocchio quella notte.
La mattina si
era alzata, aveva fatto la valigia e, nello stesso modo in cui era arrivata,
aveva salutato i suoi dicendo che doveva rientrare dalla sua famiglia.
Continuava a
pensare alla conversazione che aveva avuto con Tsubasa ed a quanto suo figlio
fosse stato coraggioso a compiere quel gesto.
Non le aveva
nemmeno domandato di tornare a casa per rispettare i suoi sentimenti, ma ora
lei si sentiva più e pronta a rivedere Tsubasa e suo marito.
Era pronta a
parlare con suo figlio ed a tornare nella sua casa.
Quella sera
Tsubasa non aveva lezione con Carlos, perché il suo insegnante doveva
prepararsi per un importante esame all’ università.
Aveva
accompagnato Sanae e sulla strada del ritorno aveva incontrato suo padre.
“Ciao Tsubasa!
Facciamo la strada insieme, ti va?”
“Si, papà!”
Erano arrivati
davanti alla porta della loro casa ed il cancello si era scattato, aprendosi,
prima che loro riuscissero ad infilare le chiavi.
“Ma che
succede papà?”
“Non lo so
Tsubasa … andiamo a vedere.”
Dopo aver
superato l’ ingresso erano stati assaliti da un mucchio di odorini succulenti
che provenivano dalla cucina.
Erano andati a
vedere cosa stesse accadendo e l’ avevano visto, Natsuko era tornata a casa,
aveva già apparecchiato la tavola e stava finendo di cucinare.
“Bentornati!”
la sua voce era dolce ed i visi di Tsubasa e Koudai si erano illuminati dalla
gioia.
Continua …
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storia appartengono a Yoichi Takahashi.
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‘Rokka getsu’ è in Giapponese e significa ‘Sei mesi’.
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Capitolo 35 *** Gli esami ***
Rokka getsu 35
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 35
Prepararsi agli esami
Ishizaki
iniziava a sentire la paura degli esami che erano sempre più vicini.
Tutti i suoi
amici erano stati molto generosi e stavano facendo l’ impossibile, affinché lui
si preparasse al meglio, ma questo cosa non riusciva in nessun modo a
tranquillizzarlo.
Durante il
test sarebbe stato da solo e tutto sarebbe dipeso da lui, solo da lui.
Continuava a
pensare ‘Tanto lo so che mi bocciano’, ‘E’ tutto inutile, gli altri andranno al
liceo, mentre io rimarrò alle medie’.
Ryo era così
preso dai suoi pensieri da non accorgersi che davanti lui sopraggiungeva
qualcuno di corsa.
“Ahia! Che
male … ma si può sapere cos’ è successo?”
“Ma perché non
guardi dove vai?… la mia povera testa …”
Ishizaki
conosceva quella voce, che spesso e volentieri si divertiva a rimproverarlo, ed
aprendo gli occhi aveva capito contro chi era andato a sbattere.
“Yukari?”
“ … Ishiizaki
… ma cavoli, potresti guardare avanti, quando cammini …”
“Certo, e tu
avresti potuto fare la stessa cosa … dai che ti aiuto a rialzarti.” Ishizaki si
era tirato su ed aveva dato la mano a Yukari per aiutarla a fare lo stesso.
“Grazie!”
“Prego … sono
un gentleman io …”
“ … ok, sei stato
gentile, ma era il minimo che tu potessi fare, visto che sei stato tu a farmi
cadere.”
“Ne sei
proprio sicura?”
“Certo!”
“Ma non eri tu
quella che veniva di corsa …”
“ … si, ecco …
io speravo di incontrare Tsubasa e Sanae per strada, perché volevo ripassare
una cosa che non capisco con Sanae …e tu?”
“Se proprio ci
tieni saperlo, anch’ io stavo pensando agli esami … stavo pensando a quanto
sarà difficile per me essere ammesso alle superiori …”
“Ishizaki …”
“Ebbene si. Ma
tu piuttosto Yukari hai una buona media eppure sembri preoccupata anche tu …”
“E che c’
entra scusa, l’ esame devo farlo anch’ io o forse te ne sei dimenticato?”
“No. Dobbiamo
farlo tutti o sbaglio?”
“Già, sperando
di essere ammessi tutti alla stessa scuola superiore … sarebbe bello …”
“Hai notato
che alcuni, nonostante tutto sono molto tranquilli?”
“Sanae la sta
prendendo in maniera molto rilassata, ma lei ha anche altro per la testa in
questo periodo …”
“Che combinate
voi due?”
“State bene?”
Era così presi
dai loro discorsi che i due non si erano accorti che si erano avvicinati a loro
Tsubasa e Sanae.
“Sanae!”
“Tsubasa!”
Yukari era
corsa a mettersi di fianco all’ amica ed Ishizaki aveva fatto lo stesso con
Tsubasa.
“Devi sapere
Sanae che, Ishizaki è talmente preoccupato per gli esami, che se ne va in giro
a sbattere contro alle persone.”
“Ma che dici
Yukari … chi è sarebbe andato a sbattere contro chi?”
“Tu … te l’ ho
spiegato o no che io, almeno, la strada la stavo guardando …”
Tsubasa e
Sanae continuavano a guardarsi a vicenda non capendo come mai i loro amici si
stessero comportando a quel modo.
I due avevano
avuto un piccolo incidente, ma nulla di grave.
“Sei
preoccupato per gli esami Ishizaki?”
“Si, Tsubasa.”
“Tranquillizzati!
Ti sei impegnato così tanto che non potranno andarti che bene.”
“Tu dici?”
“Si, hai
studiato tantissimo e sia Sanae che gli altri mi hanno detto che sei migliorato
tantissimo.”
“Speriamo in
bene …”
“Ma lo sentite
… si arrende prima di combattere.”
“Yukari,
ripeti se ne hai il coraggio!” Tsubasa aveva dovuto intervenire per calmare l’
amico.
“Calmati
Ishizaki! Sono sicuro che non volesse offenderti, vero Yukari?”
“Si, ma sono
riuscita ad ottenere ciò che volevo.”
“Cosa Yukari?”
le aveva chiesto Sanae.
“Volevo fargli
tirare fuori la grinta che ha, quando gioca a pallone.”
“E che c’
entra la mia grinta ora?”
“Uffa,
Ishizaki! Bisogna spiegarti tutto!”
“ … non
capisco Yukari …”
“Se userai
questa tua grinta anche al test, di sicuro ti andrà bene.”
“ … adesso ho
capito … certo affronterò questa prova, come se fosse una partita di calcio, e
dimostrerò a quei professori che mi merito di passare!”
“Finalmente l’
hai capita Ishizaki … mamma mia che fatica …”
“Io l’ ho
capita, e tu?”
“Io?”
“Anche con te
ci vuole pazienza … Yukari, anche tu, se t’ impegnerai come fai sempre, sarai
promossa … e tu rischi anche di avere un buon punteggio …”
“ … grazie,
Ishizaki!”
In quel
momento i cuori di Ishizaki e Yukari avevano sussultato e loro non erano
riusciti a capirne il perché.
Solo il futuro
avrebbe potuto dare loro delle risposte.
Continua …
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Capitolo 36 *** La Nazionale ***
Rokka getsu 36
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 36
La
Nazionale
Era il giorno
prima degli esami di ammissione alle superiori e Sanae si era ritrovata davanti
a casa sua un pensieroso Tsubasa.
“Ciao
Tsubasa!”
“Ciao Sanae! Andiamo?”
“Si.”
Tsubasa le
aveva afferrato la mano, come aveva già fatto altre volte in quegli ultimi mesi
che avevano trascorso insieme, e, i due, si erano incamminati lungo la via.
Sanae aveva
avuto la sensazione che Tsubasa volesse dirle qualcosa, ma che non trovasse il
coraggio per farlo.
Il ragazzo d’
un tratto aveva stretto un pochino più forte la mano di Sanae e alla ragazza
questo piccolo gesto era bastato.
Doveva
limitarsi a fare quello che aveva sempre fatto, avere fiducia in Tsubasa.
“Sanae questo
sarà l’ ultimo giorno di scuola regolare e domani, tu e gli altri, dovrete
affrontare il test di ammissione alle superiori … come stai? Sei nervosa?”
“Sto bene,
anche se credo che stanotte faticherò a dormire … so di essere brava a scuola e
di essermi preparata con impegno, ma un po’ di emozione inizio a sentirla anch’
io … “
Stranamente
anche Tsubasa sembrava nervoso, forse a causa della sua imminente partenza per
il Brasile o per qualcos’ altro.
Il loro tempo
era ormai scaduto, ma nessuno dei due riusciva a parlare con l’ altro di questa
cosa.
“ … non ti
devi preoccupare, perché sono sicuro che riuscirete a passare tutti …”
“Speriamo,
sarebbe così bello poter frequentare tutti lo stesso liceo.”
“ … Sanae,
purtroppo stasera non potrò riaccompagnarti a casa …”
Sanae si era
resa conto che forse Tsubasa era preoccupato per quello che doveva fare quella
sera, tuttavia lei aveva preferito non approfondire: “Va bene! Non preoccuparti
Tsubasa!” Sanae aveva stretto a sua volta con più forza la mano di Tsubasa
sorridendogli con gli occhi.
“Tsubasaaa!”
“Sanaeee!”
Yukari e
Ishizaki li avevano raggiunti correndo e si erano affiancati a loro.
“Possibile che
tu debba stare sempre tra i piedi?”
“Guarda che
quello che sta sempre tra i piedi in realtà sei tu Ishizaki …”
Questi buffi
battibecchi riuscivano a far sorridere Tsubasa e Sanae, ma quel giorno era
diverso, perché entrambi erano consapevoli che a breve si sarebbero dovuti
separare.
Quella sera
sul treno, che lo stava portando a Tokyo, Tsubasa continuava a domandarsi, se
avesse fatto bene a con dire a Sanae quello che stava per fare.
Stava per
sfidare la nazionale giapponese di calcio, sperando di riuscire a dimostrare
che Katagiri avesse ragione a credere nelle sue capacità.
Sapeva che
Sanae aveva capito e che, da come si erano salutati, aveva intuito che Tsubasa
stava per affrontare una sfida.
Tsubasa
avrebbe voluto parlargliene, ma non voleva che Sanae si preoccupasse, così da
poter affrontare l’ esame con serenità, una prova che sarebbe stata importante
per il suo futuro.
In quei giorni
Tsubasa non faceva che pensare a lui e a Sanae e a quello che se ne sarebbe
stato di loro dopo la sua partenza.
Tsubasa amava
Sanae e voleva solo che fosse felice e si chiedeva se avesse il diritto di
chiederle di aspettarlo.
Sia Ishizaki
che Yukari si erano accorti degli stati d’ animo che affliggevano i loro amici
ed entrambi avevano avuto l’ idea di accompagnare Sanae a casa.
“Aspetta Sanae
… ti va, se facciamo la strada insieme?”
“Yukari …”
“Ehi,
aspettatemi!” Ishizaki le aveva raggiunte correndo.
“Che c’è
Ishizaki?” gli aveva domandato Sanae un po’ sorpresa.
“Niente, posso
fare la strada con voi?”
“Si, certo!
Per te va bene Yukari?”
“Si, Sanae!”
Si erano messi
come due angeli custodi al fianco di Sanae, Yukari alla sua destra e Ishizaki
alla sua sinistra.
Sanae era
grata loro per tutte quelle premure, ma allo stesso tempo credeva in Tsubasa e
in ciò che li univa ed in cuor suo, nonostante tutto quello che sarebbe
accaduto, era serena.
Continua …
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Capitolo 37 *** I migliori amici ***
Rokka getsu 37
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 37
I migliori amici
“Vi ringrazio
per avermi accompagnata!”
“Di nulla
Sanae!” le avevano risposto quasi all’ unisono Yukari ed Ishizaki.
“Allora, io
vado … ciao, ci vediamo domani!” Sanae li aveva salutati ed era entrata in casa
lasciandoli da soli davanti al cancello.
“Secondo te
come sta?”
“Mi sembra
serena Ishizaki …”
“Per te sapeva
cosa doveva fare Tsubasa stasera?”
“Non credo, ma
lei ripone una grande fiducia in lui …”
“Lo so …
quando Tsubasa ci ha salutati, ci ha detto che sembrava che Tsubasa stesse
per affrontare la sfida … tu che ne
pensi?”
“Nessuno
capisce Tsubasa meglio di Sanae, lo sai anche tu.”
“E conoscendo
Tsubasa potrebbe benissimo star combinando qualcosa del genere …. è ora di
andare, ciao Yukari!”
Ishizaki si
era voltato incamminandosi verso casa e Yukari era rimasta lì sola per qualche
minuto, quando all’ improvviso si era resa conto di aver bisogno di parlare con
lui.
“Aspettamiii
Ishizakiii!”
“Ma cosa?” Ryo
si era voltato e se l’era ritrovata di nuovo al suo fianco “Yukari che c’è?
Stai bene?”
“Credo si …
dammi un secondo per favore che ho bisogno di riprendere fiato …”
Ryo in fondo
al suo cuore era felice che lei l’ avesse rincorso, sebbene ne ignorasse ancora
il motivo.
Quando era
arrivata alla scuola della Nankatsu, aveva pensato che Yukari fosse davvero
molto carina, nonostante avesse un caratterino tutt’ altro che facile.
“ … ti va, se
facciamo un pezzo di strada insieme?”
“Si, ok!”
“ … non farti
venire strane idee … è solo che io … vorrei parlarti dei nostri migliori amici
…”
Voleva
parlargli di Tsubasa e Sanae e la cosa non stupiva affatto Ishizaki, lui
iniziava ad essere preoccupato per quei due e probabilmente per gli stessi
motivi lo era anche Yukari.
“ … già i
nostri migliori amici, Tsubasa e Sanae … dai Yukari, avviamoci che si sta
facendo buio!”
“Va bene
Ishizaki!”
Gli era già
capitato più volte di camminare vicini, discutendo o prendendosi in giro, ma stavolta
si rendevano conto entrambi di quanto fosse diverso.
“Che volevi
dirmi Yukari?”
“Ecco … tu
come stai?”
“Come sto io?”
“Ishizaki,
Tsubasa è da anni il tuo migliore amico … sei triste all’ idea che parta?”
“Yukari …”
“Penso che se
ci fosse Sanae al posto di Tsubasa, io ne sarei distrutta …”
“Si, mentirei,
se ti dicessi il contrario, ma io e Tsubasa ne abbiamo già parlato e sappiamo
che rimarremo amici per sempre, nonostante le distanze … e poi sono convinta
che prima o poi ci rivedremo …”
“Davvero?”
“Si. Tsubasa
si è impegnato così tanto per realizzare questo suo sogno ed è giusto che parta
…”
“Lo so anch’
io … ma che ne sarà di lui e di Sanae? Che ne sarà del loro amore?”
“Purtroppo a
questa domanda non posso risponderti Yukari, perché solo loro possono saperlo
…”
“Lo sai che
soffriranno entrambi per la lontananza e per il fatto di non potersi vedere?”
“Si, lo so. Ma
Sanae non chiederà mai a Tsubasa di rinunciare al proprio sogno ed ora lei non
può certo seguirlo …”
“ … ma non
possiamo fare nulla per aiutarli?”
“No, Yukari.
E’ una faccenda che riguarda solo loro!”
“ … e noi che
dovremmo fare, forse stare in disparte a guardarli soffrire?”
“Certo che no.
Noi dobbiamo stargli vicini da amici, come abbiamo sempre fatto e poi sono
sicuro che prima o poi loro due potranno essere felici insieme.”
“Dici che
accadrà?”
“Si, ne sono
sicuro. Come credo nell’ amore che Tsubasa prova per Sanae ed in quello che
Sanae prova per Tsubasa.”
Ishizaki
appariva come un ragazzo spensierato e superficiale, ma in realtà era dotato di
una grande sensibilità ed un gran cuore, ed ancora una volta, lo stava
dimostrando a Yukari.
“Allora faremo
così …”
“Si, Yukari.
Stai meglio ora?”
“Si.”
“Bene, perché
domani ci aspetta l’ esame e dobbiamo essere sereni e grintosi.” si era girato
verso di lei facendole l’ occhiolino “Dico bene Yukari?”
“Si,
Ishizaki!”
Continua …
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Capitolo 38 *** Esami e telefonate ***
Rokka getsu 38
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 38
Esami e telefonate
A scuola gli
studenti uscivano dalle aule man mano che finivano il test riunendosi in
piccoli gruppetti per parlare e scambiarsi le proprie impressioni.
I ragazzi
della Nankatsu avevano formato il loro di gruppetto. I primi a consegnare erano
stati Sanae, Yukari e Misaki, confermando la loro fama di studenti brillanti.
I tre avevano
consegnato a pochi minuti di distanza l’ uno dall’ altro e poi si erano messi
in corridoio ad aspettare gli altri.
Quella mattina
dai giornali avevano saputo che il loro capitano era riuscito ad entrare a far
parte della nazionale maggiore, che a giorni avrebbe disputato una partita
amichevole contro una squadra brasiliana.
Questa notizia
li aveva incoraggiati tutti a fare del loro meglio per superare quel test.
“Ma quanto ci
mette? Come mai Ishizaki
non esce ancora?” Yukari camminava avanti indietro davanti agli altri.
Ormai il tempo
era quasi scaduto e ne mancava solo uno, Ishizaki che doveva ancora consegnare.
“Ragazziii!”
Manabu era andato a sbirciare dalla porta e stava correndo dagli altri per
riferire loro quello che aveva visto.
“Allora
Manabu, si può sapere che sta combinando Ishizaki?” Yukari era ansiosa si
sapere.
“ … in aula
sono rimasti in pochi … Ishizaki è chino sul suo foglio ed ha smesso di
scrivere … non capisco, perché non abbia ancora consegnato!”
“Non scrive …
e che fa?”
“Tiene in mano
il foglio e lo guarda …”
“Forse lo sta rileggendo
per essere sicuro di quello che ha scritto …”
“Tu credi
Sanae?”
“S, Yukari.
Ishizaki non è uno stupido e sa benissimo che se consegnerà a tempo scaduto il
suo test non sarà valido. Probabilmente tra poco consegnerà.”
Yukari si era
voltata a guardare l’ orologio che c’ era sul muro: “ … mancano solo cinque
minuti …”
“Professore,
io consegno!” Ishizaki si era avvicinato alla cattedra, accorgendosi di non
essere il solo.
“Consegno
anch’ io!”
“Bene ragazzi
… allora voi siete Ishizaki e Urabe … ecco adesso potete andare.”
“Grazie!”
In quel
momento era suonata la campanella che metteva fine alla prova ed il professore
si era alzato: “Ragazzi, il tempo è scaduto! Forza, consegnate!”
Gli altri
fuori si erano ammutoliti a sentire quel suono credendo che il loro amico non
avesse fatto in tempo.
“Oh no!
Ishizaki non ha consegnato in tempo …”
“Non dire così
Yukari … non è detto …” Sanae non riusciva a credere che il loro amico non ce
l’ avesse fatta e non voleva nemmeno che Yukari potesse pensare una cosa del
genere.
“Ma Sanae …
non è possibile …”
Poco dopo
Ishizaki e Urabe erano usciti insieme dalla classe e si erano diretti verso gli
altri.
“Eccolo,
guardate!”
“Ishizaki …”
Yukari sembrava sinceramente dispiaciuta.
“Che avete
ragazzi?” Ishizaki sfoggiava il suo solito buon umore, anche se si sentiva un
sacco di occhi addosso.
“ … Ishizaki è
suonata la campanella e noi pensavamo ..” gli aveva risposto Misaki.
“ … capisco …
io e Urabe abbiamo consegnato quasi all’ unisono pochi minuti prima … siamo
stati fortunati …”
Tutti erano
felici di sentire quelle parole consapevoli che adesso tutti potevano sperare
di essere ammessi.
“Ci andiamo,
vero?”
“Dove
Ishizaki?” gli altri non capivano.
“A vedere la
partita di Tsubasa ovviamente!”
“Si, certo!
Sosterremo il nostro capitano!”
Adesso erano
tutti allegri come quando giocavano insieme a pallone decisi a tifare per
Tsubasa.
Anche quella
sera Ishizaki e Yukari avevano accompagnato Sanae a casa.
Appena aveva
varcato la porta Sanae era stata chiamata da suo fratello Atsushi: “Sanaeee,
telefonooo!”
“Pronto!”
“Ciao Sanae,
come stai? Com’ è andata oggi?”
“Tsubasa che
bello sentirti! E’ andata bene per tutti oggi.”
“Dici
davvero?”
“Si, anche
Ishizaki è riuscito a consegnare in tempo.”
“Ne sono
felice!”
“Non sai
quanto siamo stati in pensiero per lui. Ma poi è apparso in corridoio con
Urabe, allegro come suo solito.”
“E perché?”
“Era suonata
la campanella e lui non era ancora uscito … temevamo che non avesse fatto in
tempo …”
“Capisco …
Sanae, scusami, se non ti ho detto …”
“Non devi
scusarti Tsubasa!”
“Ecco … io non
volevo farti preoccupare e inoltre non ero sicuro che avrei fatto quello che ho
fatto … mi dispiace anche che tu abbia dovuto saperlo dal giornale …”
“E’ stato
bello per tutti leggere quella notizia stamattina! Con il tuo esempio ci hai
stimolato ad impegnarci ancora di più.”
“Non sei
arrabbiata con me?”
“No, sono
orgogliosa di te Tsubasa!”
“Sanae …”
“Adesso tocca
a te affrontare una grande prova e noi verremo tutti allo stadio per tifare per
te … metticela tutta, Tsubasa!”
“M’ impegnerò
al massimo Sanae, te lo prometto!”
Erano entrambi
felici di sentirsi e non vedevano l’ ora di rivedersi allo stadio, dove Tsubasa
avrebbe disputato la sua ultima partita in Giappone.
Continua …
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Capitolo 39 *** L' ultima partita in Giappone ***
Rokka getsu 39
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Sanae78
Rokka getsu
di Sanae78
Capitolo 39
L’ ultima partita in Giappone
L’ arbitro
aveva decretato la fine del match e per tutto lo stadio risuonava solo un nome,
il nome di Tsubasa che aveva cambiato le sorti della partita, dando prova di
essere colui che avrebbe presto portato la nazionale giapponese di calcio a
realizzare tanti sogni.
Quel giorno si
era scontrato con dei giocatori brasiliani professionisti dimostrando di essere
alla loro altezza a livello calcistico.
Il pubblico
stesso aveva reclamato il suo ingresso in campo e l’ aveva sostenuto per tutta
la durata dell’ incontro.
Erano venuti
in tanti a sostenerlo: Sanae, la sua famiglia, gli amici della Nankatsu e i
suoi compagni della nazionale giovanissimi.
Tsubasa ancora
una volta aveva dimostrato loro che realizzare i propri sogni era possibile e
lui ne era una dimostrazione vivente.
Adesso c’ era
confusione intorno a lui, tutti lo cercavano e tutti lo volevano e Tsubasa si
era ritrovato travolto da quell’ euforia.
Eppure lui in
quel momento, avrebbe tanto voluto riuscire a vedere tra il pubblico una
persona, la sua amata Sanae.
Durante la
partita aveva rivolto lo sguardo più volte verso di lei per dei brevi attimi e
il suono della voce della sua ragazza gli aveva dato coraggio.
Ma adesso non
ci riusciva, non riusciva a vederla.
Non gli
importava niente di tutto il resto, desiderava solo vedere Sanae e poter
passare un po’ di tempo con lei.
Gliel’ aveva
detto anche al telefono, voleva rivederla lì.
Sanae era
orgogliosa di Tsubasa.
L’ aveva
guardato giocare cercando di imprimere nella sua mente tutto quanto, perché
quella era la sua ultima partita a cui avrebbe potuto assistere e non sapeva
quando ciò sarebbe potuto accadere di nuovo.
Si era
emozionata e non aveva potuto fare a meno di preoccuparsi per lui, come aveva
già fatto tante altre volte in passato.
Si era sporta,
ma Tsubasa era stato trascinato via per festeggiare e lei non era nemmeno
riuscita a dirle quanto fosse fiera di lui.
La triste
realtà era che Tsubasa poco alla volta si stava allontanando da lei, anche in
quel momento, lui stava già percorrendo la strada che l’ avrebbe portato a
realizzare i suoi sogni, e Sanae non sapeva, se ne avrebbe fatto parte.
Non sapeva
cosa fosse giusto fare e si sentiva prigioniera della propria timidezza.
“Che c’è
Sanae?”
“Nulla Yukari
…”
Yukari sapeva
che l’ amica mentiva e anche Ishizaki, se ne era accorto.
“Forza Yukari
dammi una mano!”
“Che c’è
Ishizaki?”
“Andiamo!
Scorteremo Sanae da Tsubasa!”
L’ avevano
obbligata ad alzarsi e prendendola, Yukari per un braccio e Ishizaki per l’
altro, l’ avevano costretta a seguirli.
“Dove mi
portate?”
“Fidati di noi
Sanae … troveremo il modo di farti incontrare Tsubasa, nonostante tutto questo
casino … non è vero Yukari?”
“Si,
Ishizaki!”
Erano arrivati
nella zona d’ ingresso agli spogliatoi, dove c’ era una barriera a cui era
vietato l’ ingresso a chi non era autorizzato.
“Oh no! E’ ora
che facciamo Ishizaki?”
“Non lo so
Yukari …”
Sanae era
grata ai suoi amici, ma allo stesso era triste perché sapeva che lei e Tsubasa
non si sarebbero potuti vedere.
“Vieni con me
Sanae, ti accompagno io da Tsubasa!”
Dietro le loro
spalle era apparso il signor Katagiri e Sanae l’ aveva seguito riconoscente.
“Puoi
aspettarlo qui … vado a prenderlo e lo porto da te!”
Sanae si
trovava in un piccolo spogliatoio che veniva usato di rado.
Si era seduta
su una panchina ad aspettare. Il suo cuore batteva così forte che nemmeno lei
riusciva a capirne il motivo, si sentiva come se lei e Tsubasa non si vedessero
da tempo.
Poi la porta
si era aperta ed era entrato Tsubasa.
“Sanae!”
Lei si era
alzata gettandosi tra le sue braccia in lacrime per la commozione.
Tsubasa l’
aveva stretta a sua volta e i due erano rimasti così per un po’, senza bisogno
di dirsi una parola, contenti di essere vicini.
“Non devi
piangere …” le aveva detto Tsubasa, mentre delicatamente le sollevava la testa per
guardare quegli occhi così belli e con una mano le asciugava le lacrime.
Era stato un
attimo, i loro sguardi si erano incrociati, e lentamente le loro labbra si
erano unite per darsi il loro primo bacio.
Continua …
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Capitolo 40 *** Lontani, eppur vicini ***
Rokka getsu 40
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Sanae78
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Capitolo 40
Lontani, eppur vicini
I sei mesi erano
scaduti già da un po’, era primavera in Giappone, i ciliegi erano in fiore e stava
per iniziare un nuovo anno scolastico.
Tutti i
ragazzi della Nazionale giovanile erano stati ammessi alle superiori, perfino
Ishizaki che temeva di non riuscire a superare l’esame d’ammissione.
Era sera tardi,
chiusa nella sua stanza Sanae stava provando la divisa della scuola che si
apprestava a frequentare insieme a tutti i suoi amici.
Aveva
indossato la gonna ed aperto l’armadio per ammirarsi allo specchio.
Le donava, ma
questo non le importava un granché, perché la sua testa era presa da mille
altri pensieri.
Quell’ anno sarebbe
stato diverso dagli altri anni. Tsubasa non ci sarebbe stato e lei non avrebbe
più dovuto sperare di finire in classe insieme a lui.
Era così
strano rendersi conto che Tsubasa non sarebbe più apparso nel cortile
scolastico con la cartella in una mano e calciando il suo amico pallone.
Sul suo letto era
appoggiato proprio un pallone, quello regalatole da Tsubasa il giorno della sua
partenza.
La mattina per
lei era arrivata una gradita sorpresa, qualcosa che aspettava da tempo con
trepidazione, una lettera dal Brasile di Tsubasa.
Non aveva
ancora avuto il coraggio di aprirla e solo adesso si rendeva conto di poter
riuscire a farlo.
Si era seduta
sul letto, aveva aperto con cura la busta e si era messa a leggere la lettera.
Cara Sanae,
come stai? Spero bene!
Io sto bene ed inizio ad ambientarmi qui in
Brasile.
Scusami, se ti scrivo solo adesso, ma prima
non mi è stato possibile.
Grazie per essere venuta a salutarmi alla
fermata dell’autobus.
Ci siamo visti per pochissimi secondi che ci
sono bastati per dirci tutto attraverso i nostri occhi.
Avrei voluto parlarti di più, ma ho
preferito regalarti il mio pallone, perché sapevo che tu avresti compreso il
mio gesto.
Pensavo che lasciarti, fosse la cosa
migliore per te, ma tu presentandoti mi hai dimostrato, che per noi era meglio
salutarci con un ciao, piuttosto che con un addio.
Non credevo che ti avrei incontrata quella
mattina e mi sei apparsa come una visione.
Non mi hai mai chiesto di rinunciare a
questo mio sogno e sei venuta per darmi ancora una volta il tuo sostegno,
regalandomi perfino degli scarpini nuovi.
Li ho usati per affrontare il test d’ammissione
alla squadra del San Paolo che ho superato brillantemente.
Sono così belle le scarpe che mi hai
regalato che hanno suscitato l’invidia di alcuni dei miei compagni di squadra.
Non appena sono arrivato, ho dovuto rendermi
conto che per tanti di loro sono un privilegiato e dimostrare che anch’ io
merito di lottare, dato che ho fatto molti sacrifici per guadagnarmi questa
opportunità.
Pensa che c’ era un ragazzo che aveva delle
scarpe molto rovinate e piene di buchi, che da subito mi ha guardato male.
Abbiamo dovuto disputare la prova insieme e
giocando ci siamo aiutati a vicenda superando entrambi la selezione.
Si chiama Pepe, adesso è il mio compagno di
stanza qui al dormitorio ed è diventato un mio caro amico.
Per certi versi mi ricorda un po’ anche Ryo,
tanto simpatico e dal cuore grande.
Mi mancate tutti molto, tu in particolare.
Ti prego di stare vicina a mia madre, perché,
anche se non ha pianto, quando l’ ho salutata, so che deve aver sofferto tanto
in silenzio.
Voglio impegnarmi al massimo per diventare
al più presto un calciatore professionista e ripagare tutta la vostra fiducia.
So che stanno per iniziare le scuole lì da
voi e spero che gli esami siano andati bene per tutti.
Spero che sia un buon anno per tutti voi e
ti faccio un grosso in bocca al lupo per i tuoi studi.
Sappi che ti scriverò ogni volta che potrò e
che spero di poterti rivedere al più presto.
Salutami tutti!
A presto,
Tuo Tsubasa
Sanae l’ aveva
riletta più volte assaporando ogni parola ed immaginandosi Tsubasa vicino a lei
che le parlava.
Non sapeva
quante altre lettere avrebbe dovuto leggere prima di poterlo riabbracciare di
nuovo, ma era disposta ad aspettare per tutto il tempo necessario.
Quando Tsubasa
le aveva telefonato quella sera, aveva capito pienamente le sue intenzioni, ma
non era riuscita a rinunciare a lui, l’ unico ragazzo che amava e che avrebbe
sempre amato.
Aveva stretto
il foglio a sé pronunciando queste parole: “Forza Tsubasa!”
Proprio in
quel momento Tsubasa stava affrontando una partitella di allenamento, aveva
scartato un paio di avversari e si stava apprestando a tirare in porta, quando
aveva sentito la voce di Sanae che, come aveva già fatto tante volte in
passato, lo incitava dicendo ‘Forza Tsubasa!’, per un attimo si era distratto
pensando che forse stava sognando ed un avversario stava per rubargli il
pallone.
Dopo essersi
liberato di quel difensore, aveva tirato in porta siglando uno dei suoi magnifici
goal, rimanendo immobile senza esultare.
In quell’
istante si era reso conto che forse non aveva sognato, perché di sicuro Sanae
dal Giappone continuava a tifare per lui.
Tsubasa e
Sanae erano lontani, eppur vicini.
Fine
Disclaimer
I personaggi presenti in questa
storia appartengono a Yoichi Takahashi.
Note
‘Rokka getsu’ è in Giapponese e significa ‘Sei mesi’.
Sono consapevole che questo finale possa
apparire deludente, ma sentivo giusto scriverlo in questo modo.
Leggendo il manga mi sono convinta che i
cuori di Tsubasa e Sanae siano rimasti uniti, nonostante la grande distanza che
li separava.
Le altre due ’quasi’ coppie presenti in
questa storia, Taro-Azumi e Yukari-Ryo, avranno entrambe una storia dedicata
alla loro vicenda personale che sarà una spin-off di ‘Rokka getsu’, e queste
due storie verranno pubblicate in successione.
Ancora grazie a tutti!
Sanae78
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