Don't damn me

di devilrose1982
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un incontro inaspettato... ***
Capitolo 3: *** I fantasmi del passato ***
Capitolo 4: *** Risvegli ***
Capitolo 5: *** Rimani qui... ***
Capitolo 6: *** Una chiamata inaspettata... ***
Capitolo 7: *** Lui richiamerà... ***
Capitolo 8: *** La festa è finita... ***
Capitolo 9: *** Quelli come noi non cambiano mai... ***
Capitolo 10: *** Sunset Strip Music Festival p.1 ***
Capitolo 11: *** Sunset Strip Music Festival p.2 ***
Capitolo 12: *** Memories ***
Capitolo 13: *** Rivalità ***
Capitolo 14: *** Hai una sigaretta? ***
Capitolo 15: *** Slither ***
Capitolo 16: *** Si sistemerà tutto ***
Capitolo 17: *** "... lasciati andare..." ***
Capitolo 18: *** Tale e quale al padre... ***
Capitolo 19: *** L'ora della verità... o forse no... ***
Capitolo 20: *** The phone's ringing... ***
Capitolo 21: *** Scuse ***
Capitolo 22: *** Non farlo mai più ***
Capitolo 23: *** He won't leave me alone... ***
Capitolo 24: *** Il piano... ***
Capitolo 25: *** Thursday... ***
Capitolo 26: *** Una sconvolgente verità ***
Capitolo 27: *** Amarcord ***
Capitolo 28: *** Ti sta aspettando... ***
Capitolo 29: *** La resa dei conti ***
Capitolo 30: *** Visite ***
Capitolo 31: *** Sorprese ***
Capitolo 32: *** La prima fidanzata che non scordi mai ***
Capitolo 33: *** Last fight ***
Capitolo 34: *** Andrà tutto bene ***
Capitolo 35: *** Knockin' on Axl's door ***
Capitolo 36: *** Going to Santa Cruz ***
Capitolo 37: *** Un aspro confronto ***
Capitolo 38: *** Don't cry ***
Capitolo 39: *** Don't damn me ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ma che giorno è oggi?
Ah ecco si ci siamo, venerdi mattina in un fottutissimo lussuoso hotel.
Uno come tanti.
Odio le camere d'albergo, ho sempre odiato le camere di albergo, mi ricordano la mia infanzia, un'infanzia che non è mai esistita, trascorsa in giro per il mondo, un'infanzia che ho sempre detestato.
Apro gli occhi sperando che sia stato tutto solo un sogno.
Mio padre è una rockstar, l'invidia di tutti i miei amici, bhe fanculo, io volevo solo essere normale, avere amici normali ed invitarli a casa, in una famiglia normale, come tutti, non volevo un'esistenza scandita dai ritmi di infiniti tour mondiali.
Ho trascorso metà della mia vita nei backstage dei concerti.
Mio padre ora è di nuovo in giro per il mondo, non ricordo neanche dove.
Mi sento sola.
Non so nemmeno se riesco a ricordare come sono finita fin qui.
O forse ricordo, ma preferirei di no.
Piano piano riesco a rimettere insieme i pezzi della serata appena trascorsa.
Proprio come un puzzle, scegli con cura le tessere, all'inizio ti sembra tutto confuso, poi piano piano riesci a ricomporre il disegno.
Forse se accendo la luce riesco a svegliarmi e a ricordare che è stato solo un incubo.
Si, chiaro, adesso accendo la luce e riconosco perfettamente camera mia.
Maledizione, la luce non funziona, la lampadina deve essersi rotta, ora inizio a ricordare, l' abat jour è caduta a terra la notte scorsa, o forse l'abbiamo buttata a terra, la testa mi sta scoppiando.
Mi alzo a stento dal letto, barcollo, cerco in tutti i modi di trascinarmi alla finestra, scosto la tenda, la luce che entra mi abbaglia, devo ancora essere ubriaca dalla notte scorsa.
Sennò non si spiegherebbe, dovevo per forza essere ubriaca.
Chiaramente la luce che filtra non ha cambiato la realtà, questa non è camera mia, non sono a casa mia.
Sono a Hollywood.
Sento l'odore di fumo che arriva dritto alle narici, bruciando in gola.
Giro la testa verso l'angolo opposto della stanza, i suoi occhi neri che mi scrutano, inquisitori.
Ora ricordo, ci siamo incontrati ieri sera al bancone del Cats.
L'ho riconosciuto subito, lo riconoscerei tra mille.
Anche lui mi ha riconosciuta subito.
Non avevo dubbi.
Sembra passata una vita, ero poco più che una bambina l'ultima volta che ci siamo visti, sono passati quindici anni.
 
 
 
 
 
Questa mi è venuta così, stasera, speriamo bene.
E' ancora una bozza, cercherò poi di dare una forma...

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Capitolo 2
*** Un incontro inaspettato... ***


Questa serata non è stata granchè... devo ricordarmelo per le prossime volte, niente appuntamenti al buio, chiaro, t'aspetti chissà che, magari perdi anche tempo a prepararti, a farti carina per qualcuno che nemmeno conosci e poi vedi bene che il tipo in questione supera di gran lunga le tue aspettative, in negativo ovviamente.
Non che il ragazzo con cui sono uscita stasera fosse qualcosa di mostruoso, semplicemente non avevamo nulla in comune, ho passato la serata ad ascoltare un perfetto sfigato che si pavoneggia delle sue imprese in palestra, si specchiava perfino nelle posate, il fondo l'ha toccato parlandomi delle sue ex.
Non ci voglio nemmeno più pensare, già che sono a Hollywood quasi quasi mi fermo al Cat Club, speriamo ci sia qualcuno, non ho per niente sonno, per tornare a casa poi è presto, mi sento sola in quel Mausoleo di villa ora che papà è via.
Eccomi al Cat, mi siedo al bancone, è una vita che non vengo qua, ma il tizio al tavolo là in fondo somiglia proprio...
No, non può essere lui, oddio si è lui, meglio ordinare doppio whisky, non so se sono pronta a incontrarlo, potrei far finta di niente, lui sicuramente non mi ha vista, però potrebbe anche essere l'occasione buona per rivedersi, lui mica ce l'ha con me... poi potrei sempre dare la scusa all'alcool.
Butto giù il jack tutto d'un sorso, lo sento bruciare in gola, mi tira su.
Mi giro ancora per guardarlo meglio, non vorrei sbagliare, lo metto bene a fuoco, come se ce ne fosse bisogno.
L'ho riconosciuto subito, appena entrata, lo riconoscerei tra mille.
Ho deciso, ordino un altro giro di Jack, mi alzo e lo raggiungo al tavolo.
-"Slash"
Forza, alza lo sguardo, mi riconosci?
Devi per forza riconoscermi, non c'è niente in me che è cambiato, i miei occhi, i miei capelli, il mio sguardo.
-"Nicole"
Non avevo dubbi che mi avresti riconosciuta.
E' passata una vita, ero poco più che una bambina l'ultima volta che ci siamo incontrati, sono passati quindici anni.
Non ha una bella cera, la voce impastata dall'alcool, lo sguardo perso nel vuoto, non riesce nemmeno a muoversi, non che ci sia qualcosa di nuovo però, una scena che ho già visto troppe volte negli anni e che erano anni che non vedevo più.
Si alza, barcolla, non riesce neanche a stare in piedi.
-"Sei ubriaco fradicio, andiamo ti porto a casa"
Con che coraggio, non sono messa certo meglio di lui, però almeno mi reggo in piedi.

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Capitolo 3
*** I fantasmi del passato ***


Gli anni erano passati, ma evidentemente non si erano portati via i vecchi vizi.
 
Era ancora li, potevo vederlo chiaramente con i miei occhi, seduto a quel tavolo con la stessa identica espressione alcolica e quindici anni in piu' sulle spalle.
Era dal 1995 che le nostre vite non si incrociavano ma non avevo mai smesso di seguirlo su internet e sulle riviste, io in fondo gli volevo ancora bene.
So che si era fatto una famiglia con quella Perla, l'ho anche conosciuta anni e anni fa, veniva spesso ai concerti, era una tipa tosta, mi è sempre stata simpatica, ora hanno due splendidi bambini, chissà perchè si è ridotto così stasera.
Slash, lo zio Slash come lo chiamavo sempre da piccola stasera mi appariva l'ombra di sè stesso.
-"Andiamo, sei ubriaco" continuo a ripetere fissandolo in piedi di fronte a lui.
Lui abbassa la testa, poi ricordo un gesto rapido, rabbioso; e un rumore sordo, la sedia ribaltata, il tavolo spoglio, a terra i resti della bottiglia e dei bicchieri, completamente in frantumi.
Lo fisso sbigottita, da te non me lo sarei mai aspettato, era mio padre quello che aveva gli scatti d'ira, non tu.
-"Lasciami in pace Niky" mi grida dietro alzandosi e sbattendo ancora una volta al tavolo.
Ok, forse ho sbagliato a chiamarti, ho sbagliato a intromettermi; in fondo quello che fai non sono affari miei, fanculo.
Me ne vado.
Non prima di aver saldato il conto al padrone del locale, gli lascio 100 dollari per tutto il wishky che ci siamo scolati stasera, che si tenga la mancia per il disturbo.
-"Si tenga il resto" dico allungandogli la banconota e aggrappandomi al bancone per non cadere, e vada a farsi fottere, ma quello lo penso solamente, preferisco evitare di dare ulteriore spettacolo.
-"Gia che c'è porti via anche il suo amico, non è un bel vedere per i clienti"
Fottuto coglione, non l'hai nemmeno riconosciuto...
Il mio amico... noi non siamo amici mi verrebbe da dirgli, se solo avessi la voglia e la forza di rispondere a questo stronzo, con tutti i soldi che gli abbiamo lasciato stasera.
Mi sa che anche io ho bisogno di essere accompagnata fuori, ho bisogno di aria.
-"Andiamocene prima che qualcuno ti riconosca e succedano casini" dico con i pochi barlumi di ragione che riesco a mettere insieme.
-"Appoggiati alla mia spalla".
Riesco a tenerlo in piedi a stento; pesa e le gambe non lo sorreggono, barcolliamo un attimo, prima di franare a terra entrambi, rovinosamente.
Restiamo lì per qualche minuto, totalmente incapaci di alzarci, sull'asfalto freddo e umido.
Non posso andare a casa è l'unica cosa tra tutte le parole confuse che ha detto e che sono riuscita a capire, certo non posso portarlo a casa mia, non riuscirei nemmeno ad arrivarci in queste condizioni, abito troppo lontano da qua, avevo quasi dimenticato di essere a Hollywood, saranno 30km fino a Malibu, non sono in grado di guidare fin laggiù.
-"Vieni con me" mi dice tirandomi per un braccio.
Ci fermiamo al Roosvelt Hotel, perlomeno possiamo andare a piedi, acconsento e lo seguo, alla macchina ci penserò poi.
I ricordi che seguono sono troppo confusi, mi ricordo che ha pagato una suite, fortunatamente alla reception non fanno grandi domande, evidentemente il nome Saul Hudson non deve dire granchè alla banconista, e lui con quel cappuccio in testa non è molto riconoscibile.
Saliamo in camera.
Riesco a sedermi sul divanetto, sono pochi passi, a me sembra uno spazio infinito.
Rewind, riavvolgo il nastro dei ricordi e i fantasmi di un passato che non è mai stato del tutto sepolto tornano indietro.
Lui si siede accanto a me, appoggia la testa e tira fuori dalla tasca una bustina, so perfettamente cosa contiene anche se spero che sia tutto uno scherzo, uno scherzo idiota e di cattivo gusto, con grande maestria versa il contenuto sullo specchio.
-"Pensavo avessi smesso"
-"Dio come sei moralista, sei peggio di tuo padre, lui perlomeno aveva le sue buone ragioni, se vuoi favorire bene, sennò vattene pure a letto, non hai una bella cera"
Favorisco, quantomeno mi riprenderò da questa sbronza colossaLe, sento la nausea che mi attanaglia lo stomaco, cerco di reprimere la voglia di vomitare e non mi sto per niente divertendo.
-"Che cazzo hai da ridere?"
-"Rido perche penso a tuo padre, chissà cosa farebbe se ti vedesse ora"
-"Mi ammazzerebbe, anzi, lo sai meglio di me che ci ammazzerebbe, ma è in Australia e non credo che lo verrà a sapere"
Mi passa la banconota arrotolata, chino la testa sul tavolo, poi strisce di coca, righe lucenti e candide sullo specchio e ancora Jack Daniel's ordinato in camera a confondermi ancora di più le idee, dopo il buio.

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Capitolo 4
*** Risvegli ***


Ho finalmente rimesso insieme i cocci della serata, perchè veramente di cocci si tratta, e sicuramente ero molto più serena prima di ricordare cos'era successo, appena aperto gli occhi e non capendo bene dove mi trovassi nè come ci fossi finita.
Ma lui è ancora lì in piedi nell'angolo più lontano della stanza e i suoi occhi neri mi stanno ancora fissando.
Mi dà fastidio che lui sia testimone e comprimario di cosa è successo la notte scorsa, la cosa che mi brucia più di tutto è stato l'essermi fatta coinvolgere in quella serata di devasto.
Se c'è una cosa che ho imparato nella mia vita, fatta di concerti e backstage è che quando incontri una rockstar devastata dalla droga e dall'alcool il più delle volte lo segui nel turbine, non importa quanto cerchi di starne fuori, ti ci trascinerà completamente.
Ho fretta di raccogliere le mie cose e di andarmene il più lontano possibile, da quello schifo di hotel, ma soprattutto da lui.
-"Pensavo non ti saresti più svegliata"
-"L'ho pensato anche io, siamo in sintonia"
-"Cosa stai facendo?"
-"Me ne vado a casa se non si era capito"
-"No, aspetta, non dai nemmeno il buongiorno allo zio?"
-"Buongiorno, sei ancora ubriaco, ascolta, sorvolo sul fatto che mi sono svegliata senza vestiti e credimi, anche se posso immaginare non mi interessa saperne di più, ma ora per favore, fammi andare via"
-"Nicole"
-"Saul"
-"Perchè mi chiami per nome?"
-"Perchè te mi hai chiamato per nome?"
-"Non rispondermi con un'altra domanda..."
-"Ok, allora te ne faccio una nuova, che ci facevi ieri sera al Cat in quelle condizioni?"
-"Non sono affari tuoi"
-"Dal momento che mi hai coinvolto, sono affari miei, avanti, com'è che sei finito qui con me in queste condizioni?"
-"No aspetta ragazzina, io non ho coinvolto nessuno, sei tu che mi sei venuta a cercare, io non ho certo chiesto il tuo aiuto"
-"Fottiti Slash".
Mi faccio largo con forza verso la porta della stanza, mi sento afferrare, la sua mano calda, sulla mia spalla, un contatto che mi provoca un fremito addosso, ho la pelle d'oca.
-"Niky aspetta, mi dispiace..."
Mi fermo, mi volto, lo guardo accendersi l'ennesima sigaretta, la stanza è impregnata dal fumo, come i miei vestiti, i miei capelli, mi accendo anche io una sigaretta, mi siedo sul tavolino dove ci sono ancora tracce di coca e la bottiglia di Whisky ormai finita.

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Capitolo 5
*** Rimani qui... ***


Aspiro il fumo facendolo arrivare fino in fondo ai polmoni, mi lascio avvolgere dalla nube grigiastra, sono proprio curiosa di sapere cosa l'ha spinto fino a quel punto.
-"Pensavo tu avessi smesso con certe cazzate, cosa ci facevi al Cat?".
-"Passiamo alla domanda successiva"
-"No, non passiamo alla domanda successiva, perchè credimi, potrebbe anche essere peggio di questa, quindi per favore, dimmi che cazzo ci facevi in quello stato, così ti lascio in pace e ce ne andiamo tutti a casa"
-"Non posso andare a casa..."
Ora mi pareva di ricordare le parole della notte scorsa, c'eravamo fermati al Roosvelt perchè non poteva andare a casa, oltre che perchè eravamo ubriachi, ovviamente.
-"Perchè?"
-"Dai, usa un po' di immaginazione, se ti sforzi ci puoi arrivare..."
-"Non vuoi che tua moglie e i tuoi figli ti vedano in queste condizioni..."
-"Non hai capito nulla Niky, non sai di cosa sto parlando, i miei figli non ci sono più, non ho più una casa, Perla mi ha lasciato, si è portata via i bambini, non potevo tornare là, ho venduto la casa..."
-"Stai scherzando spero..."
-"No, non sto scherzando, me la sono cercata, evidentemente si era stancata di questa vita..."
-"Ti ha conosciuto a un concerto... di che vita vuoi che si sia stancata? Avanti, dimmi la verità"
-"Ok, ho fatto qualche cazzata nell'ultimo periodo, sono stato lontano da casa, era tanto che non mancavo da casa da così tanto tempo..."
-"... dall'ultimo tour con i Guns..."
-"Era un'altra vita quella, comunque, evidentemente nè io nè lei eravamo più abituati a stare lontani così tanto tempo, non abbiamo retto, io le ho mancato di rispetto e lei non l'ha presa bene"
-"Quindi mi pare di capire che ti sei scopato altre e lei s'è incazzata"
-"Mi sono scopato un'altra, lei s'è incazzata, ma credimi, ha saputo bene come consolarsi, si è messa con un'agente di borsa di New York, si è trasferita laggiù con i bambini, dice che hanno bisogno di stabilità, e che io non sono in grado di dargliela"
-"E quindi hai visto bene di riniziare a bere e a farti...complimenti per la soluzione"
Diretta, tagliente come una lama ma non c'era altro modo di esprimermi sul suo comportamento.
-"Cristo Niky, sputi sentenze peggio di tuo padre, tu non puoi capire, non riuscivo più a dormire in quella casa, non ce la facevo più a rimetterci piede, l'ho venduta, con i mobili e tutto quello che c'era dentro, ho preso solo qualche vestito e le chitarre, ieri ho consegnato le chiavi ai nuovi proprietari e sono andato a festeggiare al Cat"
E le nostre vite si erano incrociate ancora.
-"Mi dispiace" ero sincera.
-"Anche a me, per averti fatto entrare in questo casino."
-"Fa niente, anche se preferivo ritrovarti in altre circostanze"
Nel frattempo mi adagio sul divanetto della sala dell'enorme suite, non ho più tanta fretta di andare via, ho ritrovato un amico e lui ha bisogno di conforto.
-"Non te ne volevi andare?"
-"Più che altro volevo scappare, ma non ho più nessuna voglia di tornarmene a casa..."
-"Rimani qui per favore..."

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Capitolo 6
*** Una chiamata inaspettata... ***


Trilli, insistenti, confusi, lontani.
-"Che cazzo è questo rumore?"
Nel torpore del dormiveglia riconosco in lontananza la suoneria del mio cellulare, il trillo del telefono mi riporta immediatamente alla realtà, l'orologio segna le 19.00, abbiamo dormito tutto il giorno senza rendercene conto, lui è ancora qui, addormentato accanto a me.
Non posso rispondere, non ho voglia di parlare con nessuno, più mi rigiro tra le mani il telefono e più lui continua a squillare, svegliando il bello addormentato.
-"Non rispondi?" balbetta in preda al sonno, incapace di incanalare più di due parole di senso compiuto.
-"No, non mi sembra il caso, vuoi rispondere te?"
Gli mostro il cellulare con le tre lettere che lampeggiano sul display, insistenti.
-"Io non saprei cosa dirgli, odio raccontargli cazzate"
-"Non lo sa dove sei, non devi raccontargli nulla, ma ti prego spegni quel coso"
Impiego un minuto lunghissimo per ricollegare tutti i neuroni, no, non posso rispondere, c'è mio padre dall'altra parte del telefono, so che in questo momento si trova dall'altra parte del mondo e non ha la minima idea di dove sono, sopratutto con chi sono, ma ora non ho proprio voglia di parlare con lui.
Lascio squillare a vuoto, per un numero imprecisato di volte, ho deciso di godermi il mio nuovo vecchio amico, perlomeno finchè non ci saranno intoppi.
-"Vuoi un po'?" mi invita a bere passandomi il bicchiere con l'whisky che aveva recuperato non so dove: -"No, mi sono svegliata ora, anzi si dai, dammi un goccetto", nel frattempo il telefono aveva ripreso a squillare, con ancora più insistenza di prima.
-"Niky rispondi prima che ti butti quel coso nel cesso"
Ok.
-"Buonasera..."
-"Buonasera? E' un'ora che ti chiamo, ti ho cercata anche a casa, si puo' sapere dove sei?"
-"A Hollywood con Slash, suonavate insieme, sai, quello col cappello a cilindro...Te lo ricordi? Abbiamo fatto un festino a base di coca e Jack Daniel's, lo vuoi salutare?"
Slash intanto mi guardava sbigottito, forse non credeva nemmeno lui che dalla mia bocca fosse uscita quella frase.
-"Niky smettila di dire cazzate"
-"Dai, dove vuoi che sia, sono da un'amica, non mi andava di rimanere a casa da sola, ma tu quando torni?"
-"Da quand'è che senti la mia mancanza? Comunque, martedi sono a casa, manda una macchina a prendermi all'aeroporto"
-"Ok, baci papino"
-"Si, ciao" chiusa la conversazione.
Una conversazione rapida e indolore.
-"Ha detto di salutarti"
-"Non credo; e comunque me li metterei nel culo i suoi saluti, che cazzo li vai a dire, che sei con me?"
-"Tranquillo, tanto non c'ha creduto, mammamia come sei pesante, che poi non ho ancora capito, cosa ci sarà di tanto grave da non parlarsi per quindici anni..."
-"Basta, chiudiamo qui la conversazione"
-"Agli ordini capo, passami un altro bicchierino, mi ci vuole proprio un aperitivo... Ah, e ordiniamo la cena, che ho fame".
-"Tieni l'aperitivo..." ancora strisce di coca e ancora whisky.

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Capitolo 7
*** Lui richiamerà... ***


-"Mi hai fatto ordinare la cena e ora non mangi?"
-"Non ho più fame, ho la nausea, è l'effetto di tutta questa merda, lo dovresti sapere..." non capisco perchè gli rispondo sempre in maniera così sprezzante, ma sono strafatta, ed è un po' come se fossi posseduta, è la mia bocca che si muove, la mia voce che esce, ma non sono veramente io a parlare.
-"Sei sicura che sia per questo, dimmi la verità..."
-"Lui richiamerà, lo sai?" e questa cosa mi angosciava, tremendamente.
-"Niky, con tutto il rispetto, tuo padre è l'ultimo dei miei pensieri in questo momento"
Infatti, perchè lui deve essere sempre un problema, perchè ogni volta devo sempre lasciarmi condizionare dalla sua presenza, ma alla fine è sangue del mio sangue e qui non dovrei nemmeno esserci, lo sto deludendo, ho deciso, prendo le mie cose e me ne torno a casa, -"Va bene, facciamo finta che non esista, io mi sono rotta le palle, me ne torno a casa mia"
-"No aspetta, dai scusami, quando tornerà ci penseremo, abbiamo ancora qualche giorno per divertirci, usciamo, andiamo a berci qualcosa"
-"Abbiamo già bevuto abbastanza, non ho voglia di uscire."
-"Siamo a Hollywood, vuoi rimanere chiusa in questa stanza per tutta la vita?"
Siamo a Hollywood certo, sul Sunset, nel regno del rock, è venerdì sera, pensi che non incontreremo qualcuno che ci riconosce?
Rimaniamocene qui, chiusi in questa stanza, distruggendoci come Sid e Nancy, a devastarci il cervello per non pensare ai nostri casini.
Lasciamo che questo lussuoso albergo diventi il nostro piccolo Chelsea Hotel.
Ma hai ragione tu, che schifo di fine hanno fatto, tanto tra tre giorni questa storia assurda sarà finita.
E io sono sempre più confusa prendi le chiavi della macchina, è ancora al Cat"
Insieme al mio orgoglio e alla mia dignità aggiungerei, ma me lo tengo per me.
-"Ascolta, capisco che parlare con tuo padre non sia mai piacevole, però ora, muovi il culo da quel letto, vestiti e usciamo"
Che cazzo vuole da me, perchè mi dà ordini?
-"No, ho paura" le parole mi escono così, dalla bocca, senza nemmeno il tempo di essere articolate meglio, ma un attimo, perchè sto tremando...
Non so se sia l'effetto dell'alcool, di tutta la merda che ho bevuto e tirato, ma mi chiedo cosa ci faccio io ora qui, mezza nuda nel un letto di una camera d'hotel insieme a una rockstar piena di problemi che ha quasi il doppio dei miei anni e a cui fondamentalmente di me non gliene frega niente, ho il cuore che batte all'impazzata ma non è per niente una bella sensazione, i battiti aumentano sempre di più, sento il sudore che mi imperla la fronte, gelida, mi sento come una morsa alla bocca dello stomaco, non riesco più a respirare, inizio ad ansimare, le mani mi tremano e la testa mi gira, devo stendermi, sento l'ansia salire.
-"No no no non riesco a respirare, NON RESPIRO." finalmente la voce mi esce.
-"Ehi che hai, non fare scherzi, cazzo Niky rispondimi... NIKY CHE HA... NIKYYYY" mi scuote, forse con troppa violenza, rischia di rompermi l'osso del collo, ma finalmente riesco a riprendermi.
-"Lui richiamerà..." e ora sono le lacrime che escono ad angosciarmi.

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Capitolo 8
*** La festa è finita... ***


-"Andiamo, la festa e' finita, ti porto a casa"
-"Vado da sola, dammi le chiavi della macchina"
-"No"
-"Dammi quelle cazzo di chiavi..."
-"No, non sei in grado di guidare, sei quasi morta, come pensi di arrivarci a casa, andiamo, ti accompagno"
-"Cosa? Mi accompagni? Ma sei rincretinito? Ti sparano a vista se ti avvicini a casa mia, e poi quasi morta... Quasi morta io? Perchè tremavo un pochino? Maddai, non esagerare, tu piuttosto, che sangue freddo, stavi quasi per svenire..."
-"Mi hai fatto paura, eri...cadaverica..."
-"Addirittura... Ma... ti ricordi quella volta che eri talmente fatto che ti sei collassato sul pavimento, la tua faccia era... blu...gli altri per non farmi spaventare mi dicevano che stavi facendo un gioco, che facevi solo finta, io allora mi misi sdraiata lì accanto immobile, ci sono stata un botto di tempo, non sapevano come fare perchè dovevano svegliarti per il concerto, ma tu non davi segni di vita, e io che continuavo a rimanere li ferma perchè speravo di vincere...dov'eravamo, Minneapolis mi pare..."
-"Si, mi sembra di si, ma saranno passati vent'anni, te lo ricordi sempre?"
-"Io si, mi ricordo tutto, oddio, c'ho messo anni a capire un po' di cose, me le sogno ancora quelle scene, come stanno gli altri?"
-"Gli altri..."
-"Gli altri "Velvet"
-"Duff, Matt, Scott..."
-"Eh, di chi pensavi che parlassi? Duff e Matt... del Mister fottuto coglione che imita Axl Rose non mi interessa..."
-"Niky..."
-"Dai ammettilo, se non lo ammetti sei un coglione anche te, s'è anche mascherato per carnevale, guarda che le foto le vedo..."
Sospira evidentemente per la mancanza di voglia di ascoltare i miei commenti sul suo caro amico Scott -"Duff e Matt stanno bene, sono sempre uguali, spesso parliamo dei vecchi tempi e ci ridiamo su, c'è stato un periodo in cui siamo arrivati a un punto che ci saremmo ammazzati a vicenda se ci fossimo trovati ancora insieme, e ora dopo anni siamo sempre lì, sul palco a suonare come un tempo, solo che ora siamo ripuliti..."
Ripenso alla serata appena trascorsa, guardo verso il frigobar, completamente svuotato, ai bicchieri sul comodino e al Jack Daniel's per colazione, al posacenere che straripa di mozziconi di sigaretta, al tavolino ricoperto da una coltre di polvere bianca, ripuliti non è esattamente la parola che descrive meglio la scena ma glielo lascio credere, mai dire a un tossico che è tossico, negherebbe anche l'evidenza.
-"Allora?"
-"Allora cosa..."
-"Mi piacerebbe rivederli, salutarli, se non mi odiano troppo."
-"Perchè ti dovrebbero odiare, te che c'entri?"
-"Dicevo per dire, ora dai dammi le chiavi, voglio andre a casa mia, tranquillo, ce la faccio".
Ora la festa era veramente finita, meglio rivestirsi, ricomporsi, per Niky era venuto il momento di prendere la macchina e tornarsene a casa.
Quando più tardi suo padre avrebbe richiamato per la buonanotte l'avrebbe trovata di nuovo nel suo letto.

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Capitolo 9
*** Quelli come noi non cambiano mai... ***


E così fu, suo padre richiamò per sincerarsi delle sue condizioni, l'aveva sentita strana poche ore prima, lei aveva dato la colpa alla stanchezza e ad una giornata storta, ma in fondo sapeva che non era così, sapeva che se suo padre avesse saputo la verità sarebbe rimasto deluso dal suo comportamento, non tanto per l'incontro che Niky aveva fatto, probabilmente su quello sarebbe eventualmente passato sopra, quanto per la serata a base di alcool e cocaina.
Odiava raccontare cazzate a sua padre, quella forse era stata la causa degli attacchi di panico, non il mix di whisky e droghe; alla fine lui l'aveva cresciuta, tirata su da solo, certo con un esercito di tate e assistenti al seguito, ma pur sempre senza l'aiuto di una compagna.
Erano una cosa unica e lui se l'era sempre portata in giro perchè non voleva lasciarla mai sola, certe volte aveva perfino meditato di ritirarsi dalle scene per dedicarsi completamente a lei.
Aveva cercato di darle un'educazione aperta e sincera, parlandole di tutto, per evitare che le cazzate che avevano portato allo sbando lui non venissero ripetute da Nicole.
Sembrava ipocrita da parte di suo padre ora una presa di posizione così forte contro ogni tipo di droga, proprio lui che con il suo gruppo negli anni passati erano diventati famosi per ogni tipo di eccesso, ma forse era per quello che non voleva che sua figlia facesse quella fine.
Aveva visto troppi suoi amici consumarsi pian piano nel corso degli anni.
La settimana di Niky trascorse abbastanza tranquillamente, senza ripensare troppo all'accaduto, tornò suo padre, che portò con sè numerosi regali da ogni posto che aveva visitato, come ogni volta.
Lesse su internet le notizie che riguardavano il discusso divorzio di Slash e la sua possibile ricaduta nel circolo della droga, provò un grande dispiacere per i suoi figli, immaginando come si sarebbero sentiti a torvarsi in mezzo a quel casino mediatico, ripensando a quando era successo a lei, da piccola, ritrovarsi sulle prime pagine dei giornali per i casini della sua famiglia.
-"Cosa stai facendo?"
-"Niente, stavo sfogliando un giornale..." rispose evasiva Nicole cercando di nascondere alla meglio la rivista che stava leggendo, in cui si parlava del divorzio milionario di Slash.
-"Fai vedere ...quel cazzone n'ha combinata un'altra, ma lo sapevo io che non poteva durare..."
-"Ah si, lo sapevi?"
-"Per forza, uno così non cambierà mai, come pensi che possa crescere dei figli se è ancora un bambino lui... è immaturo..."
-"Magari è cambiato che ne sai..."
-"Niky, quelli come lui non cambiano mai..."
E Nicole pensò che fosse pure vero, se dopo tutti i bei discorsi il suo nuovo amico era di nuovo entrato nel circolo vizioso delle droghe, anche se al posto di "lui" avrebbe trovato più opportuno un bel "noi" visto che suo padre continuava a ritardare i concerti di ore senza apparente motivo e a trovarsi in mezzo a casini di vario genere, risse comprese, come ai bei vecchi tempi.
 
 
 
E direi proprio che qui ha inizio la nostra storia.

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Capitolo 10
*** Sunset Strip Music Festival p.1 ***


Niky chiuse frettolosamente la conversazione quando vide comparire suo padre, in cima alle scale.
-"Chi era al telefono?"
-"S....."
-"S...??"
_"Serena, la mia amica..."
-"Da quando hai un'amica che si chiama Serena?"
-"Da quando conosci i nomi di tutte le mie amiche? Comunque, stasera usciamo, andiamo a un concerto, non so se torno a dormire, è facile che rimanga a dormire fuori"
-"Fai un po' come ti pare, attenta pero': gira brutta gente ai concerti..."
-"Detto da te..."
-"Detto da me... cosa?"
-"E'... "curioso" che tu mi dica di stare attenta ai tipi che girano ai concerti, comunque, mi vado a preparare sennò faccio tardi..."
Era tremendamente in ansia per quella serata, le era stata promessa una sospresa speciale, ma non sapeva bene di che cosa si trattasse, superò il cancello e salì sulla corvette nera, ben attenta che nessuno a casa sua notasse chi era alla guida.
-"Buonasera, sei in gran forma stasera..."
-"Ciao Slash" rispose solamente evitando ogni riferimento alla sua aria dismessa e al fatto che puzzasse di alcool in maniera oscena.
Il chitarrista si avvicinò all'orecchio della ragazza, fece per azzardare un bacio, ma prontamete le lego' una benda intorno agli occhi, in modo che non riuscisse a seguire la strada nè che capisse di che sorpresa si trattasse.
-"Ti piacciono i giochini sadomaso? Aspetta almeno che ci allontaniamo da casa mia..."
-"Per ora mi basta che tu non capisca dove ti sto portando, se poi più tardi fai la brava, possiamo anche passare ai giochini sadomado..." le propose in maniera fin troppo allusiva.
-"Ah ah... dai dove andiamo, sono curiosa"
-"E' una sopresa, se te lo dico che sorpresa è.. ora su, buona che tra poco arriviamo"
Il tragitto durò una mezz'oretta scarsa, quando la macchina si fermò Nicole capì a senso dai rumori che provenivano da fuori che dovevano essere sul Sunset e in attimo si ricordò qual era l'avvenimento in programma quella sera.
C'era il Sunset Strip music festival e quella sera i Velvet Revolver sarebbero stati il gruppo di punta.
Slas fermò l'auto nel parcheggio nel retro del locale adibito all'area relax delle band, consegnò le chiavi al posteggiatore e prendendo per mano Nicole fece cenno di seguirla, stando ben attento a non farsi vedere troppo in giro dai fotografi, apri' la porta su cui era affisso il nome del suo gruppo, poi tolse la benda alla ragazza: "Siamo arrivati" disse orgoglioso rivolgendosi all'amica.
"Cioè, tu mi hai portato al festival?"
"Si, hai detto che volevi incontrare i ragazzi, stasera siamo tutti qui?"
"Sei impazzito" tuonò la rossa "Hai idea di che casino viene fuori se mi fotografano qui, con te?"
"Calma Niky, ho già pensato a tutto..." ma la frase del chitarrista venne interrotta dal vociare confuso che proveniva fuori dalla porta, che in quel momento si aprì.
Il resto del gruppo stava entrando, ma tutti, all'unisono si bloccarono sulla soglia quando videro i due personaggi discutere nel camerino.

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Capitolo 11
*** Sunset Strip Music Festival p.2 ***


Duff e Matt rimasero immobili, sulla soglia della stanza, con gli occhi sbarrati, increduli di quello che stavano vedendo.
Nicole, la piccola Niky se ne stava beatamente nel loro camerino, scherzando con Slash.
"Ciao..." mormorò timidante la ragazza tenendo lo sguardo basso, forse intimidita dalla presenza dei due uomini.
"Ciao..." risposero i due, all'unisono, senza riuscire ad aggiungere altro, credendo si trattasse di uno scherzo.
"Guarda guarda il nostro Slash, se la fa con quelle più giovani eh.. buongustaio... non ci presenti la tua amichetta...?" ruppe gli indugi Scott con fin troppa strafottenza, pavoneggiandosi di fronte alla ragazza.
"Scott" lo interruppe Duff posando una mano sulla spalla del cantante, quasi a fermarlo "Lei è Nicole, la figlia di Axl" intervenne Slash.
"Axl... quell'Axl" rise meravigliato Weiland "Si, ora che ci faccio caso somigli a tuo padre, stessi capelli, stessi occhi, certo tu sei molto più carina però" continuò malizioso, avvicinandosi alla tipa, scrutandola per intero.
"Nicole Rose" rispose glaciale la ragazza porgendo la mano al cantante per poi voltargli subito le spalle.
Lui per tutta risposta le lanciò un'occhiataccia saccente, che non sfuggì alla ragazza: "stronzo" mormorò tra sè.
"Allora Nicole, da quanto tempo..." disse Matt andandole incontro, i due si abbracciarono, era passata veramente un'eternità, "ti trovo veramente bene" rispose Nicole, per poi andare incontro a Duff, indugiò un attimo, poi si attaccò al collo del biondo, che si sciolse completamente con la piccola: "Stai da Dio McKagan" alludendo alla strabiliante forma fisica del bassista.
"Mi sono dato al fitness" rispose lui sorridendo,lievemente imbarazzato.
Strinse poi la mano al chitarrista del gruppo, che non aveva mai incontrato prima d'ora.
"A me nessun bacetto'" domandò il cantante seduto su una poltrona, in un angolo, con una lattina di birra, odiava essere ignorato, ma per tutta risposta ottenne solamente un mezzo ghigno sarcastico.
Arrivò il manager a indicare ai ragazzi che era arrivato il loro momento.
"Amico, ti ha dato di volta il cervello? Che cazzo ci fai con lei? Sai che se ti becca Axl ti ammazza..." disse Duff prendendo da parte Slash mentre salivano sul palco.
"Quello... deve solo provarci, e poi è lei che mi ha avvicinato, al massimo se la vedrà lei con suo padre...non è certo un problema mio"

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Capitolo 12
*** Memories ***


Un'ora durò lo show dei Velvet durante la quale Slash ripensò a tutte le serate con... con quel nome che non se la sentiva ancora di pronunciare.
Ripensò a Nicole nel backstage, a tutte le volte che seguiva il padre durante i concerti, a tutte le volte in cui veniva tenuta lontano dagli altri membri del gruppo, non era certamente l'ambiente più indicato per una bambina, l'alcool, la droga, le groupie, tutto quello che era stato il loro biglietto da visita.
Rose forse in quello era stato più bravo degli altri, Slash se ne era reso conto solo molto tempo dopo, quand'era diventato padre a sua volta.
Axl era riuscito ad accantonare droghe e alcool e tutto quello che non lo rendeva lucido, per Nicole, il suo senso di responsabilità, unito al suo leggendario caratteraccio, erano sempre stati scambiati per snobismo.
La morte della sua compagna lo aveva lasciato solo troppo presto, rendendo Niky l'unica sua famiglia, il suo distacco dagli eccessi del gruppo erano tutti per le attenzioni da rivolgere a sua figlia, era stata anche molte volte causa di attriti nel gruppo, quella bambina che era entrata come una furia a stravlgere la loro vita rock n'roll.
 
Poi si ricordò i qaunto fosse carina quella piccoletta che lo chiamava zio, che zompettava nel backstage dei concerti, che gli ronzava sempre intorno, facendo imbestialire il padre, li scappo' un sorriso durante l'assolo di Sweet child, la canzone scritta per Nicole, si ricordò che lei aveva sempre avuto un debole per i suoi ricci neri e quel cappello a cilindro, chissà cosa ci vedevano i suoi occhi di bambina, lui glielo metteva sempre per gioco, ma le andava troppo grande coprendole anche gli occhi e rendendola buffissima.
Quei ricordi lo colpirono come stilettate, si sentì di botto uno stronzo per tutte le scene che aveva dovuto vedere quella ragazza, non era giusto quello che le stava facendo adesso, in fin dei conti lui l'aveva vista nascere e crescere.
Successe tutto in quella manciata di secondi, proprio durante l'assolo di sweet child o'mine, quello stesso assolo che per anni si sentiva in ansia ogni volta che suonava, si ravvedette.
Ammise con se stesso di essere stato con Niky per vendetta verso suo padre, aveva voluto ferirlo, ma in mai come in quel momento se ne pentì.
Non sapeva se era più per l'affetto che provava per la ragazza o se per quello che ancora provava verso Axl, se dopo tutti quegli anni la ferita era ancora aperta il loro sentimento doveva essere forte, perlomeno da parte sua.
Si pentì subito di averla usata, di averla portata al concerto, con tutti i fotografi che c'erano rischiare di finire in prima pagina era troppo facile e non poteva permetterlo.
Voleva proteggerla, doveva proteggerla.
Le avrebbe parlato nel backstage a fine concerto, sapeva ci sarebbe stato un grande afflusso di fotografi, lei doveva sparire dalla loro vista, ma a fine spettacolo Scott lo aveva preceduto, sorrideva, troppo per i suoi gusti, c'era in lui un qualcosa che lo rendeva insopportabile quella sera, la sua spavalderia o il fatto che ci stesse facendo di tutto per avvicinare Nicole, indispettendola.
Fu proprio Scott che si avvicinò a Nicole dopo il concerto, provocatore, leccandole la guacia con fin troppa malizia.
La rossa rise visibilmente divertita , decisa a dare una seconda chance al cantante, cingendogli  la vita e complimentandosi per il concerto.
 

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Capitolo 13
*** Rivalità ***


"Che cazzo fai?" urlò Slash fiondandosi letteralmente addosso a Scott, dovettero intervenire gli altri a calmarli, o la cosa sarebbe degenerata.
"Che vuoi? Sei geloso della tua bambolina?"
"Lasciala stare Scott..." 
"Ohhh siamo gelosi ora, dai, ammettilo che te la scopi solo perchè vuoi far incazzare il paparino"
Nicole si voltò di scatto a quelle parole.
"Slash, cosa sta dicendo?"
"Dai, bambolina, hai capito benissimo, è una settimana che si vanta di una sua fantomatica conquista, e che non fa che commentare i Guns, non ci vuole un genio a fare due più due... si scopa la figlia per attaccare il padre..."
"Sei proprio un figlio di puttana Scott, tu Axl non lo devi nemmeno nominare"
"Si? Sennò che fai...? Ammettilo, sei incazzato perchè ti ho rovinato il piano"
"Scott, davvero, lasciala stare" intimò Slash.
Gli altri fissavano la scena, allibiti.
"Smettetela, tutti e due, io non sono di nessuno, falla finita Slash di farmi da balia, so badare a me stessa"
"Si, lo vedo, ti ho lasciata sola un'ora e ti ritrovo abbracciata a questo qui davanti ai fotografi..."
"Questo qui? Ora sarei questo qui? Amico, hai qualche rotella fuori posto... credimi"
"Questo qui... sarebbe il tuo cantante... Com'è che i cantanti di creano problemi" lo attaccò Nicole, con tutta la strafottenza dei suoi 25 anni "Vi saluto, questa serata mi ha annoiato"
"Aspetta Niky, c'è pieno di giornalisti" cercò di bloccarla Slash, visibilmente fuori di sè.
"Non sei mio padre, lasciami stare" disse Nicole divincolandosi dalla presa del chitarrista, si allontanò seguita da Scott, ancora umiliato dal comportamento del compagno.
Di botto Nicole capiì come mai lui l'aveva portata a quell'evento, per farsi fotografare con lei, sapendo che quelle foto avrebbero fatto il giro del mondo, si ricordò che ci aveva già provato una volta, la sera che lei non era voluta uscire dal Roosvelt Hotel, la sera che Slash aveva insistito tanto per portarla fuori.
La ressa di fotografi fuori era impressionante, sarebbe stato impossibile evitarli; "Vogliono il loro scoop, avranno il loro scoop, peccato che Slash non ne faccia parte" pensò tra sè, poi sorrise a Scott, prendendolo per mano e baciandolo con foga, davanti ai fotografi.
Il flash fu un attimo, che abbaglio' la mente e diede spunto a molti di parlare, i giornali avrebbero avuto il loro titolone stampato in prima pagina, la figlia di Axl Rose con Scott Weiland, vendite assicurate, casini pure.
 
*************************************** DOPO, NEL BACKSTAGE *************
 
"Tutto ok?" domandò Duff rivolto a Slash. "Lascialo perdere, a volte è veramente un coglione, non ci fare caso"
"No Duff, ha ragione lui, il coglione sono io, ho ferito Nicole"
"Che vuoi dire?"
"Che Scott ha ragione, sono stato a letto con lei, e l'ho fatto per ferire Axl, lei mi ha trovato una sera al CatClub, dopo che Perla se n'è andata con i bambini, mi ha aiutato e io da perfetto idiota me la sono portata a letto, stasera l'avevo portata qui perchè volevo che ci fotografassero insieme, volevo che Axl si incazzasse vedendo che mi facevo sua figlia"
"Ti rendi conto di quello che stai dicendo, vero?"
"Sono stato uno stronzo, ma ti giuro, stasera mentre suonavo, sapendo che lei era li, mi sono ricordato di quando da piccola mi rubava sempre il cappello, avevo deciso di dirle tutto,volevo portarla via di qui, per evitare la stampa, ma Scott mi ha preceduto"
"E'... veramente da stronzi quello che hai fatto"
"E' vero, ma Duff... no, niente, devo parlarle..."
Slash si alzò di scatto "Dove stai andando ora?" domandò Duff.
"A cercarla, la devo trovare prima che faccia qualche altra cazzata"
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Hai una sigaretta? ***


Nicole si rese conto abbastanza subito della cazzata fatta, ma ormai era tardi per rimediare, si allontanò subito da tutti quei flash e in un momento fu fuori, vagò un po' per il viale ma nella confusione della serata si era dimenticata di essere arrivata lì con Slash e ora lui l'aveva lasciata a piedi, o meglio, era lei che se n'era andata, ma il risultato comunque era lo stesso, non c'erano più taxi a quell'ora, dunque si sedette sul marciapiede accendendosi una sigaretta e passando in rassegna tutte le possibili soluzioni.
Aveva scartato l'ipotesi di andare a piedi vista la lontananza da casa, la scelta più plausibile era di chiamare a casa e farsi venire a prendere, certo anche la più rischiosa, non è che avesse gran voglia di dare spiegazioni, ma tanto quel casino sarebbe venuto fuori uguale, tanto valeva affrontarlo di petto.
Vide un'ombra riflettersi sull'asfalto, si sentì una mano toccare la spalla, chiuse gli occhi con il cuore in gola, erano le 2 di notte, era sola su un marciapiede di Los Angeles, non ci voleva tanta fantasia a pensare a cosa sarebbe potuto succedere.
Era paralizzata dalla paura, deglutì cercando la forza necessaria a urlare, forse sarebbe stato inutile, ma tanto valeva provarci, quando apriì gli occhi per far uscire la voce dalla gola tirò quasi un sospiro di sollievo nel vedere quel volto familiare.
"Scusa, ti ho spaventato?" domandò l'uomo con tutta la naturalezza possibile, sedendosi per terra accanto a lei.
Annui' ancora pallida; "Che vuoi?"
"Hai una sigaretta?" chiese giocherellando con un accendino.
"Eh?" lo fissò la rossa, perplessa.
"Cercavo una sigaretta, ho finito le mie e sai, a quest'ora non ci sono distributori aperti"
"Cioè... mi hai fatto prendere un infarto... per una sigaretta?"
"Lo dicono tutti che il fumo fa male...Dai sto scherzando, scusa se ti ho spaventata, ti ho seguito, le brave ragazze non stanno sedute di notte per strada, a qualcuno potrebbero venire in mente strane idee"
"A qualcuno tipo te? E poi...lo sai anche tu che non sono una brava ragazza"
"Anche, forse, può darsi, e la sigaretta?" domando' sorridendo, poi offrì una bottiglia di birra, in segno di pace: "Vuoi?", Nicole osservò l'uomo con aria interrogativa, si comportava come se non fosse successo niente.
"Si, grazie, anche se ci vorrebbe qualcosa di più forte"
"Rimediamo, cerchiamo qualcosa di aperto, facciamoci una bevuta e ricominciamo da zero?"
Rise a quel pensiero, ricominciare da zero era già successo un bel po' di volte nell'ultimo periodo e non è che avesse portato a qualcosa di buono.
"Si, a patto che offri tu, e che poi magari mi dai un passaggio fino a casa, affare fatto?"
"Fammici pensare... Si, affare fatto" si alzò l'uomo porgendo la mano a Nicole, per tirarla su dalla strada.
"Andiamo, ho la macchina qui dietro, non dovrebbe esserci nessuno di quà.."
 
 
 
Chi sarà l'uomo misterioso che ha raggiunto Nicole?
Scott che che ancora da fare lo splendido?
Slash a chiedere perdono?
Duff a evitare che faccia altre cazzate?
Qualche oscuro personaggio che non abbiamo ancora nominato?
Si accettano scommesse.... o suggerimenti perchè no...?

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Capitolo 15
*** Slither ***


Salirono in macchina e come sua abitudine Niky si mise a suo agio accendendo lo stereo, curiosa di sapere che musica avrebbe trovato... anche se immaginava già la risposta, si accoccolò sul sedile dimenticandosi di tutto quello che era successo quella sera, osservando con attenzione i movimenti rallentati dell'uomo:
"La patente ce l'hai vero?" il tipo si voltò a guardarla, quasi a chiedere con lo sguardo il perchè di quella domanda: "il freno a mano..." indicò Nicole.
Lui per tutta risposta alzò le sopracciglia, poi finalmente partì, svoltò in una stradina che si allontanava dal Sunset, la sua guida era sicura anche se rallentata da tutto l'acool che aveva in corpo, prese la bottiglia di birra dalle mani di Nicole per dare un altro sorso a quel liquido fresco, fresco come l'aria di settembre che entrava dal finestrino aperto, la ragazza rabbrividì cercando di scaldarsi con le mani le spalle nude, lui la guardò senza dire una parola e prese la sua giacca dal sedile posteriore dell'auto, gliela passò, ma la sua mano sfiorò quella della ragazza, quasi ebbe un sussulto per quel contatto, la sua mano era piccola, così fredda e liscia come la seta, cercò di non incrociare il suo sguardo, tenendo gli occhi fissi sulla strada, poi tirò fuori un pacchetto di tasca e si accese una sigaretta
"Non le avevi finite?" domanò Nicole
"No, non le finisco mai, era una scusa come un'altra per attaccare discorso..."
"Sinceramente, perchè mi hai seguita?"
"Perchè... un po' perchè ero veramente incazzato e non vedevo l'ora di andarmene da quel posto, poi perchè ti ho vista uscire come una furia, mi sono preoccupato che tu facessi qualche cazzata, e poi... perchè sei veramente bellissima..."
"Basta per stasera, per favore..." provò a sdrammatizzare Nicole, guardò fuori dal finestrino, non riconoscendo il paesaggio.
"Siamo in culo al mondo... dove mi porti?"
"Al locale di un amico, vicino al mare,  ci facciamo un bicchiere, è tranquillo, ci vado sempre quando sono giù"
"Ok" annuì la ragazza, poi chiuse gli occhi, si accese l'ennesima sigaretta e alzo' il volume dello stereo, riconobbe Slither e ne segui' le note, cantandola parola per parola stupendo il suo cavaliere, la voce di Nicole era calda, dolce e pastosa, molto lontana da quella del padre, quando la canzone finì si rese conto che la macchina si era fermata già da un po', aprì gli occhi che si scontrarono con quegli dell'uomo, fissi nei suoi.
"Cosa c'è?"
"Niente, siamo arrivati"
"E' una bella canzone" disse Nicole.
"Si, è solo strano sentirla cantare da te...".

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Capitolo 16
*** Si sistemerà tutto ***


Si avviarono a piedi verso un chiosco sulla spiaggia, presero una bottiglia di rum e iniziarono a passeggiare, sembrava di stare in un film, la spiaggia era tranquilla, semi deserta e il cielo era un immenso tappeto blu di stelle, era veramente una bellissima nottata, peccato fosse stata rovinata dagli eventi negativi.
La promessa che si era fatta Niky era di riniziare davvero da zero, tanto ormai il danno era stato fatto ed era impossibile tornare indietro.
Si godettero la loro bottiglia di rum e passeggiarono sulla sabbia umida, sedendosi verso la riva.
L'uomo diede un sorso dalla bottiglia e poi la passò a Nicole bevve a sua volta un sorso di rum e si sdraiò non curante del contatto con la sabbia
"Secondo te cosa c'è lassù" domandò per rompere il ghiaccio
"Dove, non vedo niente"
"Lassù, sopra le stelle, te lo sei mai chiesto?"
"Magari ci sono due come noi, che sono sdraiati sulla spiaggia a bere rum, o magari c'è qualche ragazza che stasera ha fatto una cazzata immensa..."
"Grazie per avermi ricordato che domani sarò morta, appena mio padre lo verrà a sapere, e so che domani lo verrà a sapere, mi ucciderà"
"Effettivamente hai fatto un bel casino, non ci sarebbero riusciti in tanti...Quindi ho l'onore di passare con te il tuo ultimo giorno da viva?"
"A quanto pare... "
L'uomo la guardò, vagamente interdetto... poi prese la bottiglia di rum, ci diede un sorso "Allora... a un nuovo inizio..." e la passò alla ragazza..."al nostro nuovo inizio... o alla mia fine" ripetè lei.
"Abbiamo detto che è la tua ultima notte da viva, quindi decidi, che vuoi fare?"
"Voglio fare il bagno..."
"Il bagno?"
"Si, di notte, sotto le stelle" poi si alzò e iniziò a spogliarsi, restando in intimo, aveva un corpo da urlo messo in risalto da un completino di seta verde che spiccava sulla sua pelle pallida.
I lunghi capelli rossi che le ricadevano morbidi sulla schiena, lui la guardò seguendo le sue gambe muoversi barcollanti nell'oscurità per avviarsi verso l'oceano, il tocco con l'acqua fredda la fece sussultare, arretrò un attimo per poi immergersi del tutto, in un momento sparì per poi riapparire come una venere dalle onde.
L'acqua era gelida, ma il freddo che si sentiva sulla pelle era niente in confronto al gelo che Nicole si sentiva dentro.
Lui si avvicinò alla riva preoccupato per non riuscire a vederla nell'oscurità, la raggiunse cercando di farla uscire dall'acqua, di farla ragionare:
"Niky, andiamo, esci da lì"
"Come sei pesante, tanto tra poche ore morirò, tanto vale godermela..."
"Non morirari"
"Me lo garantisci te? Mi difenderai mio baldo cavaliere? Sguainerai la spada per proteggermi?"
"Smettila, non ti ucciderà nessuno, se spieghi ad Axl come sono andate le cose..."
"Certo, così si che sarà contento... So già cosa dirgli, sai pa' ho baciato Scott Weiland davanti ai fotografi, ma solo per tapparmi il culo perchè presa da un raptus di non si sa bene cosa mi sono fatta di coca e sono andata a letto con Slash? Così si che capirà, che scema, perchè non c'ho pensato prima, sappiamo tutti quanto mio padre sia una persona estremamente comprensiva..."
"Non ho detto questo, non importa che gli dici tutta la verità, digli solo..."
"Digli solo un cazzo, non mi interessa, quando si incazzerà si incazzerà, poi ci penserò a cosa dirgli, perlomeno saremo morti in due, perchè è sicuro che Axl Rose vorrà le palle di Slash su un vassoio d'oro"
"Lui è pentito"
"Lui chi? Quello che fa tanto la vittima e poi m'ha portato a letto per provare l'ebrezza di scoparsi la figlia del suo "nemico" o quello che l'ha sputtanato?"
"Scott straparla, ma non è poi così male come sembra, Slash... sta passando un brutto momento, ma se n'è reso conto di aver sbagliato era venuto a cercarti per chiederti scusa, ma eri già andata via"
"Non mi interessa se c'ha i suoi casini, che vada a rifarsela con sua moglie se la cosa lo fa stare così tanto male, o se proprio dopo tutti questi anni ce l'ha ancora con mio padre che vada a cercare lui, sa dove stiamo, ma deve lasciare fuori me" singhiozzò Nicole "Mi ha vista nascere, sa che sono sempre stata innamorata di lui, non me lo doveva fare questo" aggiunse la ragazza con gli occhi visibilmente arrossati e le lacrime che le rigavano le guance.
"Vieni via ora, si sistemerà tutto" la strattonò per ordinarle di ricomporsi"

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Capitolo 17
*** "... lasciati andare..." ***


"Dai, asciugati che prendi una polmonite" disse Matt avvicinandosi a Nicole e soffocando il suo imbarazzo nel trovarsela così davanti, bagnata e con l'intimo appiccicato addosso come una seconda pelle, definendo ogni dettagli di quel corpo perfetto. 
A Nicole non sfuggì il disagio dell'uomo, tanto che iniziò a provocarlo.
"Che c'è Sorum, ti imbarazza vedermi in mutande?" domandò lei piantando le sue iridi verdi in quelle del batterista
"Dai Niky..." balbettò lui...
Lei lo provocò girandogli intorno e disegnando il suo contorno con le dita, si fermò alle sue spalle provando da dietro a sbottonarli la camicia sussurrandogli all'orecchio
"Eppure mi pare o eri tu che avevi detto che ero bellissima... eh " 
Lui deglutì paralizzato da quel contatto, immobile mentre le mani piccole della ragazza provvedevano a sganciare il secondo bottone, poi il terzo, poi il quarto fermandosi al limite della cintura
"Lasciati andare Matt" rincarò la dose con la voce più bassa di qualche tono.
Sentiva il respiro della ragazza sul collo e il suo farsi sempre più affannoso, il cuore in gola, non avrebbe risposto delle sue azioni di lì a poco, era andato fin li con lei per convincerla a perdonare Slash e tornare a casa, ma ora il contatto con il suo corpo lo fece sussultare, bruciava dall'eccitazione, lottò con la tentazione di assecondare il suo desiderio e le afferrò i polsi per fermarla senza troppa convinzione, lei si bloccò, soffocò una risata portando indietro la testa poi lo guardò seriamente divertita
"Ti vedevo in difficoltà... Forse sono stata troppo convincente" disse lei liberandosi dalla presa, si allontanò un po' rinfilandosi il vestito e legandosi i capelli ancora bagnati "Non credo che potrei avere un futuro come groupie dei Guns n'Roses..."
"Velvet Revolver..."
"Si, va bhe, voi, insomma quello che è..."
"Non sei stata divertente... Copriti e andiamo via" rispose Matt tirando la sua giacca alla ragazza e iniziando a incamminarsi verso la macchina, riagganciandosi i bottoni della camicia.
Appena furono in macchina lui partì sgommando
"Ora dove andiamo?" domandò Nicole "Ci siamo divertiti eh.. siamo una bella squadra"
"Tu ti sei divertita, ora ti porto a casa"
"Chi è che ti ha convinto a farmi da baby-sitter? Duff o Slash?"
"Come facevi a saperlo?"
"Me l'hai detto tu ora, io ho solo tirato a indovinare, tu me l'hai confermato... e con tutto il rispetto... quando mi hai seguito... era prevedibile... voglio i dettagli. Subito"
"Dopo che hai baciato Scott, Slash ha provato a correrti dietro ma Duff ha pensato che venisse fuori un casino, così ha cercato di bloccarlo, io poi sono venuto a cercarti per evitare che tu facessi altre cazzate, poi ti avrei riportato a casa"
"Mi ero quasi dimenticata di aver baciato Scott... Non è stato granchè come bacio..."
Risero entrambi a quella battuta.

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Capitolo 18
*** Tale e quale al padre... ***


Il testo del messaggio, laconico recitava più o meno così: "La sto riportando a casa".
Cinque parole in fila lette sul display del cellulare.
Esattamente il contenuto che Slash si aspettava di leggere, in caso di risposta negativa sarebbe sprofondato ancora di più: aveva ferito profondamente Nicole, voleva chiederle scusa, doveva chiederle scusa, aveva provato a raggiungerla ma era stato bloccato dai suoi compagni: non era il caso che la seguisse in quel momento, lei era troppo arrabbiata, la scenata era assicurata, Matt o Duff sarebbero andati dietro a lei, cercando di convincerla ad ascoltare le motivazioni del chitarrista.
Quelle che lui aveva provato a spiegare a loro e che loro avevano reputato abbastanza convincenti da aiutarlo.
Era sinceramente pentito di come si era comportato con lei, era stato un vero stronzo, c'era stato bisogno di ricordarsela bambina per ravvedersi sul suo comportamento, ma ora avrebbe fatto carte fale per farsi perdonare, avrebbe aspettato in ginocchio sotto casa sua se fosse servito a qualcosa.
Erano ore che aspettava una risposta, erano ore che se ne stava seduto in macchina fuori dal cancello di Rose, ad aspettare che la ragazza venisse scortata a destinazione.
"Quanto cazzo ci mette Matt a riportarla a casa, che ore sono" domandò rivolgendosi a Duff accendendosi l'ennesima sigaretta di quella maledettissima giornata.
"Cinque minuti più di prima, mi stai mandando in paranoia" rispose il bassista
"Cazzo ma sono le 6, a quest'ora avrebbero fatto in tempo a venire a piedi"
"Si saranno fermati da qualche parte..."
"Dove vuoi che si siano fermati, gli avevo detto di riportarla subito a casa, non è stata una buona idea... L'avevo detto che era meglio se fossi andato io"
"Si, così incazzata com'era ti scuoiava subito senza pensarci..."
Finalmente videro i fari della macchina venirgli incontro per poi rallentare in prossimità della villa e spegnersi.
Slash e Duff scesero dalla macchina aspettando che Matt e Nicole li andassero incontro
Il chitarrista si diresse con foga verso la ragazza "Niky...sc.." provò a dire senza riuscire a finire la frase, la rossa lo colpì con un pugno in piena faccia con tutta la forza che aveva, spaccandogli un labbro
"Cazzo, tale e quale al padre..." disse stupito Duff portandosi entrambe le mani a coprirsi la bocca e sgranando gli occhi
"Picchia più del padre" gli fece eco Matt
Slash indietreggiò portandosi una mano sul labbro umido, guardò la mano sporca di sangue e si girò di scatto verso Nicole con gli occhi fuori dalle orbite per la rabbia:
"Ma sei scema? Mi hai spaccato il labbro"
"E' già tanto se non t'ho staccato le palle e se non te ne vai subito giuro che lo faccio" gli intimò la ragazza massaggiandosi le nocche.
"Portatemelo via" aggiunse poi rivolgendosi ai suoi compagni, "Non lo voglio più vedere nemmeno in foto"
"Io sono venuto solo per chiederti scusa"
"Me le metto nel culo le tue scuse, ora vattene, sennò giuro che ti stacco i capelli uno ad uno, mi ci volesse il resto della vita"
"Non me ne vado finchè non mi ascolti, ci volesse a me il resto della vita"
"Ok, allora siediti qui, restaci quanto ti pare, ma ti ricordo che se esce il pazzo non sarà un'attesa tanto lunga..."
"E... che succederebbe?"
"Metterà fine alla tua vita...Anzi, mi correggo, alla nostra vita..."
"Guarda che non sono stato io che..."
"Fottiti Slash, vuoi che ti faccia anche un occhio nero?"
Il chitarrista abbassò la testa, pensando a un'altra tattica da applicare con la ragazza
Nicole si fermò poi un attimo, prendendo le chiavi dalla borsa, guardò verso Slash che nel frattampo si era seduto sul marciapiede, lanciò verso di lui con disprezzo il mozzicone di sigaretta che aveva appena finito di fumare, lasciando basita la combriccola di musiciti ed entrò a casa.
"Se n'è andata... Così, come se nulla fosse..." si stupì Matt
"Come se nulla fosse? M'ha spaccato un labbro..." rispose Slash continuando a toccarsi la bocca ancora sanguinante
"E smettila di frignare, t'è andata bene, sei stato un bastardo"
"Ora la difendi? Guarda che t'ho visto come la guardavi con quell'aria da marpione, stai ancora sbavando, lei è solo mia" disse Slash rivolgendosi al batterista "E ora mi deve ascoltare davvero... Ora vado lì, suono e giuro su Dio che se non esce ad ascoltarmi..." urlò avvicinandosi al cancello
"Se non esce cosa? Dove pensi di andare..." lo fermò Duff cercando di far riaquistare il senno al suo amico "Se continui ad urlare ti sentiranno tutti e sappi che se esce Axl l'unica cosa che sentiremo qui è la tua marcia funebre"
 
 
And the winner is Icegirl46, per l'altro capitolo, che mi ha dato lo spunto il Velvet da scegliere... ;-)

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Capitolo 19
*** L'ora della verità... o forse no... ***


Nicole dormiva da un paio d'ore al massimo quando delle urla confuse in lontananza la fecero sussultare nel letto, rischiando l'infarto.
Axl si riversò come una furia in camera della figlia urlando cose incomprensibili per lei che era andata a letto da così poco tempo.
Non riusciva nemmeno a capire cosa ci facesse suo padre sveglio a quell'ora.
"Cosa c'è'" domandò Nicole a metà tra il sonno e la veglia
"C'è che sei sulle prime pagine dei giornali"
"Si? Sono venuta bene?"
"Smetti di fare la spiritosa, e poi che cazzo è tutta questa sabbia?"
"Ohh smetti di urlare, mi scoppia la testa"
"Ti scoppia la testa? Ti scoppia la testa, ma sentiti; puzzi di alcool da fare schifo, dimmi che cazzo è successo ieri sera..."
Ahi, il momento dolente era arrivato, la verità era, quasi, venuta fuori, ora stava a lei spiegare a suo padre cosa ci facesse al concerto dei Velvet Revolver, avvinghiata a Scott Weiland, non aveva il tempo materiale per pensare a una buona scusa, l'avrebbe avuto in precedenza ma si era persa nel Rum, nei discorsi filosofici sulle stelle e tra le onde dell'oceano per riuscire a metterne insieme una decente.
"Ne possiamo riparlare domattina?" provò a dire girandosi nel letto per evitare il terzo grado
"E' gia domattina e spero per te che la tua spiegazione sia molto convincente" disse Axl tirandola fuori dal letto per un braccio
"Ti giuro che questa è l'ultima cazzata che fai, poi ti avverto: ti sbatto fuori di casa, e ora vatti a lavare il viso, ricomponiti che sembri una barbona, ti aspetto qui, poi voglio proprio sentire cos'hai da dirmi"
Nicole andò verso il bagno, si guardò allo specchio, il trucco scivolato sugli occhi, i capelli ancora disfatti dalla salsedine, l'occhio spento di chi ha esagerato con l'alcool, la mente ancora annebbiata se ripensava a tutti i casini che aveva combinato nell'ultima settimana, al rimescolio di emozioni e di rancore che aveva dentro, non era in grado di affrontare Axl, ma non era neanche in grado di inventarsi qualcosa di convincente, si lavò la faccia e tornò in camera dove suo padre l'aspettava per chiarire la situazione, con un quotidiano in mano.
Lo tirò sul letto, aperto sulla sua foto
"Lui?"
"E' Scott Weiland"
"Lo so perfettamente chi è..."
"E allora cosa lo domandi a fare..." ribattè lei, strafottente
"Non usare mai più quel tono con me, che cazzo ci facevi con lui?" domandò secco
"Ci siamo incontrati per caso" fu la risposta laconica di lei
"Certo, non mi prendere per il culo, per caso proprio non direi visto che eri al suo concerto, sorvolerei anche su quello, anzi no, non sorvolo per niente, cosa ci facevi al concerto dei.... di quelli lì"
"Ero andata a salutare Duff"
"Duff?"
"Si, perchè ora è vietato? Non sono libera di andare a vedere suonare chi mi pare? Non posso salutare una persona che mi ha visto crescere?"
"Non è per Duff... Quindi, stai con lui? No, che domande, lo so che non stai con lui, perchè lo stavi baciando?"
"Gossip" venne da rispondergli "quello, era la prima volta che lo vedevo, non è stato niente, ha fatto il cretino tutta la sera, c'era pieno di fotografi e hanno scattato, era tutta finzione, evidentemente cercava pubblicità, che ne so io, baciare la figlia dell'ex cantante del suo gruppo avrebbe garantino lo scoop"
"Io non sono l'ex cantante del suo gruppo, semmai sono loro che suonavano per me"
"Non è che cambi granchè"
Suo padre le lanciò uno sguardo di ghiaccio "Cambia eccome"
"Quindi è lui che è venuto da te..."
"Non è proprio che lui sia venuto da me, o meglio si, però lo ammetto, sono stata una cogliona, io l'ho baciato davanti ai fotografi, non è nemmeno un grande baciatore"
"Coooosa?"
"Ho detto che non è granchè a baciare..."
"E' anche... vecchio"
"Ma se è più giovane di te..."
"Infatti non mi pare di stare con una della tua età"
"Si, dai non ti incazzare, te l'ho detto, lui faceva il cretino, siamo usciti insieme, cioè, intendevo dire nello stesso momento, c'erano i fotografi e sono stata al gioco...."
"Nicole Paris Rose: sei in punzione"
"Cosa? Ho 25 anni non puoi mettermi in punizione"
"No? Non credi? Preferisci che ti dica che sei diseredata? Ti mantengo da 25 anni, ti ho dato anche il culo per 25 anni e mi ripaghi così? Ma che cazzo t'ho insegnato? Mi ritrovo una figlia zoccola che va a baciare il primo coglione venuto per un briciolo di pubblicità..." Axl si allontanò dalla vista della figlia ancora urlante e con le vene pulsanti dalla rabbia.
Quantomeno nel casino generale il nome di Slash non era venuto fuori, si ributtò all'indietro sul letto, cercando di riprendere sonno abbandonando i cattivi pensieri...

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Capitolo 20
*** The phone's ringing... ***


Nicole venne svegliata ancora da un rumore acuto, ma niente urla del padre questa volta, erano squilli, in lontananza, si dimenticava sempre di spegnere il cellulare prima di andare a letto, allungò la mano, vide che il numero era privato, decise comunque di rispondere, incuriosita più che altro da chi potese essere all'altro capo
"Pronto" borbottò con la voce ancora impastata dal sonno
"Hai visto sei su tutti i giornali"
"Vi siete tutti improvvisamente appassionati di gossip eh?"
"Lui cos'ha detto?"
"Niente, ha solo minacciato di uccidere Scott ma niente di che"
"Non puo' uccidere Scott"
"No, lo so anche io, avete un disco da fare, poi se voi rimanete senza cantante tutti tornerebbero a parlare di reunion, potrebbe diventare noioso"
"Sarcastica di primo mattino..."
"Che ci vuoi fare..." lei era sempre sarcastica, peccato che lui non l'avesse mai chiamata di primo mattino
"A parte li scherzi, come va?"
"Bene, s'è incazzato come una iena per le foto, sta ancora urlando credo, mi ha minacciata, ma gli ho detto che ero al concerto per salutare te e s'è risparmiato altre domande"
"Sei stata brava allora..."
"A fare casino? Si, sono stata brava"
"Dimentichi il particolare più importante: Axl s'è incazzato per le foto, ma a Slash non c'ha nemmeno pensato"
"Uhm.. hai ragione, quindi sarò diseredata e messa in mezzo a una strada ma almeno Slash è salvo, la mia vita ha ancora uno scopo"
"Dai, lo sai anche te che sarebbe venuto fuori un casino immenso, lui l'hai sentito?"
"No, e spero vivamente che non si faccia sentire, quindi se ti chiama, perchè tanto so che ti chiamerà, riferisci pure il messaggio"
"Salutami Axl, ciao piccola"
"Ciao Duff"
Altri squilli, gli ennesimi della giornata, un altro numero sconosciuto, si azlò dal letto tanto sarebbe stato impossibile chiudere occhio, rispose pensando che fosse ancora Duff
"Dimmi"
Udì solo sospiri dall'altra parte del ricevitore, perfetto, ci mancava solo il maniaco che chiamava per ansimare al telefono
"No, ti prego, il maniaco no, sono di pessimo umore"
"Sono io"
"Oh... avrei preferito il maniaco, giuro, fottiti"
"Dai aspetta...Fammi spiegare"
"Non c'e' niente da spiegare, sei uno stronzo e le mie preghiere non sono state esaudite, per cui, crepa, addio"
"Niky per favore, sono stato uno stronzo, ma ti posso spiegare tutto"
"Forse non t'è bastato il labbro rotto, non ne hai ancora abbastanza? vai via dalla mia vita, ho vissuto 15 anni senza di te, resisterò altrettanto"
"Niki ti prego, dobbiamo parlare, se non vieni qui giuro che vengo a casa tua"
"Non ho niente da dirti"
"Vengo da te"
"No cazzo, sono riuscita a tenerti fuori da questa storia, è già incazzato di suo, rimani dove sei, o questa volta ci fa fuori tutti e due"
"No se non mi ascolti, ho sbaglaito è vero, ma giuro, non è come credi, ho bisogno di parlarti, di persona, davvero, non me ne frega un cazzo di Axl, se mi ammazza, se si incazza, fra un'ora sono da te"
"Cristo no, non venire qui, non ammezzerebbe solo te, in tal caso non me ne fregherebbe un cazzo, sono io che ci rimetto, non osare presentarti qui"
"Si"
"No, cazzo Slash, no, muori"
"Perfetto, come preferisci, sai dove trovarmi"

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Capitolo 21
*** Scuse ***


Nicole decise comunque di raggiungere Slash, non tanto perchè fosse interessata a sentire le sue ragioni, quanto per urlargli da sobria tutto quello che l'aveva ferita e ovviamente per la paura che lui si presentasse veramente a casa sua.
Uscì di casa cercando di non essere notata per non dover dare spiegazioni a nessuno e per evitare di essere seguita, guidò velocemente per raggiungere l'hotel del chitarrista il prima possibile, ci impiegò una mezz'ora scarsa ma  mentre si apprestava a raggiungere l'ascensore per salire in camera venne bloccata all'ingresso dagli uomini della sicurezza
"Lei non è una cliente dell'hotel, non puo' salire" l'ammonì il tizio alla reception avvisando i portieri di bloccarla
Niky si avvicinò al bancone con aria strafottente e visibilmente spazientita, posò i gomiti al banco "Suite 501, avvisi il signor Hudson che Nicole è qui"
"Sono spiacente signorina, ma non credo di poterle essere utile, il signor Hudson è stato molto chiaro, non vuole essere disturbato da nessuno, tantomeno dai fans.
Così era stata scambiata per una fan di Slash...
Si allontanò di qualche passo spazientita e compose il numero al cellulare, discutendo animatamente con la persona all'altro capo del telefono, il tempo di riattaccare e si girò sprezzante verso il banconista, che nel frattempo aveva risposto alla chiamata alla reception e si stava scusando al telefono con un presunto cliente.
"Si, ok, riferisco subito signore" si scusò con l'interlocutore al telefono e si rivolse alla ragazza che lo stava fissando dall'altra parte del bancone con uno sguardo fiero
"Prego signorina, sono mortificato per l'accaduto, il signor Hudson la sta aspettando, salga prego".
Niky si voltò senza dire una parola, prese l'ascensore cercando di sbollire tutta la rabbia che aveva dentro per evitare scenate, trovò Slash che l'aspettva sulla soglia della suite, la invitò ad entrare per richiudersi poi la porta alle spalle.
"Premetto che sono venuta qui solo perchè avevo paura che tu venissi a casa mia e ovviamente per dirti di scordarti di me. Delle tue ragioni non me frega un cazzo"
"Impossibile" rispose lui, tenendo lo sguardo basso.
"Niky, sono stato uno stronzo, ma ti prego, credimi, sono pentito di quello che ho fatto" disse lui avvicinandosi alla ragazza, la guardò negli occhi, tenendola ferma e obbligandola a guardarlo negli occhi, lucidi.
"Non mi fido di te, sei riapparso nella mia vita da nemmeno due settimane e già mi fai stare così... Ho bisogno di sapere solo se Scott aveva ragione, mi hai portato a letto perchè volevi che Axl lo scoprisse?"
Lui respirò profondamente voltando lo sugardo da un'altra parte, per evitare gli occhi di lei che lo guardavano fisso "Si"
"Sei un figlio di puttana" rispose lei buttandosi di peso su una sedia, senza la forza di rispondere altro, abbassando la testa verso il pavimento, cercò di autoconvincersi che l'indifferenza e la freddezza erano la migliore arma, distruggere la stanza sarebbe servito a poco, sicuramente a tirarsi addosso altri casini con la stampa.
"Sai cosa mi fa più male..." disse lei, riacquistando un briciolo di lucidità "Che in tutti questi anni quando leggevo i giornali e tutte le notizie pompate sugli screzi tra te e papà ho sempre cercato di convincerlo che non era giusto quello che stava facendo, che dopo tutto quello che c'era stato, dopo tutto quello che avevate fatto insieme doveva darti un'altra possibilità, che eri una brava persona, che non valeva la pena non parlarsi per una cazzata, del resto non me ne frega niente, hai usato me per una tua vendetta personale, ok, non mi interessa, davvero, mi fa solo male che tu abbia tradito la mia fiducia, sei sempre stato il mio preferito, sono sempre stata innamorata di te fin da piccolina, ma in un attimo hai rovinato tutto, e credimi, questo non te lo perdonerò mai"
"Niky, io me ne sono reso conto subito di aver fatto una cazzata, cioè, non proprio subito, so che probabilmente non potrai mai dimenticare come ti ho trattata, ma credimi, non cerco giustificazioni o scuse, quando ti ho incontrato la sera al Cat, ero fuori di me, per la storia di Perla, dei bambini,in più ero incazzato per il successo del tour dei Guns, si cazzo, sono invidioso, mi fa ancora male quando ci penso, ci volevo essere io su quel palco, è una parte della mia storia, lo so che non avrei dovuto coinvolgerti, però ti sei offerta su un piatto d'argento. Mi sembrava divertente la cosa, non ho pensato alla conseguenze, volevo che ci fotografassero insieme, volevo farla pagare a tuo padre, sei la persona più vicina a lui e beh, vederti con me non gli avrebbe fatto piacere, sapere poi che eri stata con me...Si sarebbe incazzato, ma perlomeno avrebbe reagito, mi sarebbe venuto a cercare, poi l'altra sera al concerto, mi sono ricordato quando Axl ci portò il demo di Sweet child o'mine, quando eri nata era la persona più felice del mondo, non pensavo fosse possibile provare una felicità tale come quqnado lui parlava di te, mi sono ricordato di quando mi rubavi il cilindro e andavi in giro col cappello che ti copriva gli occhi, e in quel momento ho caopito che ero stato uno stronzo, che non avrei mai permesso che ti succedesse qualcosa, e sono venuto nel backstage per toglierti dalla vista dei fotografi, ma Scott è arrivato prima di me e s'è messo a fare il coglione, non mi ha dato il tempo di spiegarti e poi, il resto hai fatto tutto tu" disse tutto d'un fiato senza riuscire a nascondere le lacrime sincere che stava versando per lei
"Questo non ti dava diritto di trattarmi come una delle tue tante puttane" le rispose lei, sprezzante
"Credimi Nicole, non voglio, in nessuna maniera che tu stia male per me, voglio farmi perdonare, farò di tutto per farmi perdonare"
"Come faccio a fidarmi di te? Chi me lo dice che anche questa non sia tutta una tua messa in scena?"
Lui l'afferrò per le spalle, obbligandola a guardarlo negli occhi mentre le parlava
"Non te lo posso dire io, dipende da te, se ti vuoi fidare, ma se resterai sono pronto a fare tutto quello che vuoi per farmi perdonare, se però decidi di andartene, sappi che non mi arrenderò, ti starò dietro tutti i giorni finchè non sarò riuscito ad ottenere il tuo perdono"
 
 
 
Lo so, la ragazza non è il massimo della simpatia, ma d'altra parte, dal padre non può aver preso solo il cognome e i capelli rossi...

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Capitolo 22
*** Non farlo mai più ***


Forse era stato lo sguardo perso di Slash a far ricredere Nicole o i suoi occhi lucidi che l'avevano fatta commuovere, scalfendo il suo cuoricino freddo come il ghiaccio, reso ancora più freddo dal tradimento di lui.
In fondo le faceva male vederlo così ridotto, non tanto per le parole di scuse commosse che aveva avuto per lei, quanto per il fatto più che evidente che avesse ricominciato a farsi.
Niky decise di restare.
"Resto, ma non perchè sono decisa a perdonarti, mi fa solo male vederti ridotto così da schifo"
Il chitarrista tirò su gli occhi dal pavimento, le iridi scure dilatate all'eccesso la fissarono con dolcezza, come se volessero ringraziarla di essere rimasta, non voleva restare da solo.
Si avvicinò a lui, scostandoli i capelli dal viso, lui l'abbracciò le gambe senza riuscire a tirarsi su "Grazie" mormorò con le labbra socchiuse.
"Se ti può consolare Axl non sa niente, ha visto le foto sui giornali e pensa che c'entri solo Scott, era talmente incazzato con lui che dopo averlo minacciato di morte s'è completamente dimenticato di te"
"E Matt, cosa mi dici di Matt?"
"E' stato gentile, mi ha salvato, me ne stavo tutta sola perchè tu mi avevi lasciato a piedi, quando mi ha trovata ero seduta da sola di notte, su un marciapiede, chissà cosa poteva succedermi, lui mi ha trovata e portata a casa"
"A te cosa poteva succedere? Cosa volevi che ti succedesse, non è essere tragica, poi Matt m'ha detto tutto..."
"Si, cosa ti avrebbe detto? Non c'era niente da dire, lo sapevo che l'avevate mandato voi, volevo solo giocare un po', mi sa che lui era convinto veramente che ci stessi provando... Vedessi che faccia che ha fatto, un altro po' e scoppiava..." 
"Non lo fare mai più" rispose lui col sorriso sulle labbra
"Nemmeno tu, e intendo tutto quello che stai facendo" puntualizzò Nicole sul TUTTO sfilando la sigaretta dalle mani di Slash e sedendosi a terra, accanto a lui, con la testa appoggiata sulle sue ginocchia.
"Ti chiedo ancora scusa" disse lui accarezzandole i capelli, dolcemente, sapeva di averla delusa, sapeva che anche se lei ora eri li al suo fianco, era ancora profondamente ferita, le prese il viso tra le mani, guardandola negli occhi, non c'erano tracce di lacrime, solamente lo fissavano , gelidi.
"Non è per le scuse, intendevo tutta la merda che ti stai continuando a fare" lo accusò lei, riferendosi chiaramente all'odore di alcool che c'era nella stanza, alle bustine coi residui di coca sparpagliate sul pavimento, ai suoi occhi, le pupille eccessivamente dilatate e le venature rosse che spiccavano, indemoniate.
"Mi pare che l'ultima volta tu non ti sia tirata indietro e anche quando ci siamo incontrati, non eri messa bene" rispose lui, allontanandosi
"Non mi sembra la stessa cosa, quante altre volte mi hai visto così per giudicare"
"Considerando che t'ho visto si e no 3 giorni negli ultimi 15 anni, hai ragione, non so un cazzo per giudicare, rimane il fatto che eri ubriaca e strafatta 3 giorni su 3, non ha fatto un bel lavoro il paparino, lasciatelo dire, predicate bene ma poi..." 
"Fanculo"
"Fanculo, hai ragione, anche io mi drogherei se avessi un padre come il tuo"
"Guarda che te con lui lo facevi"
"Sarà per quello che non ho smesso...Vivere con tuo padre, credimi, è un'esperienza che ti segna"
"Stronzo... Hai ragione" si mise a ridere Nicole che in quel momento trovava stranamente divertenti gli sproloqui del chitarrista
"E' tutta una merda Slasher, tutto questo è una merda" disse Nicole chiudendo gli occhi e sdraiandosi sul pavimento sporco della suite.
"La merda non è quando sei fatto, quando ti fai è bellissimo, solo che poi finisce l'effetto e allora si che diventa una merda" rispose lui sdraiandosi sopra di lei iniziandola a baciare, spostandole i capelli dal viso
"A casa non ti cercano vero? Sennò questa volta siamo fottuti per davvero"
"Tranquillo, ho lasciato un biglietto ad Axl" rispose lei disegnando con la lingua i contorni della labbra di lui "tanto al massimo se darà di matto spaccherà qualcosa poi lo calmeranno come al solito, al resto ci penso io quando torno"
 

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Capitolo 23
*** He won't leave me alone... ***


"We've been dancing with... Mr Brownstone" cantava Niky saltando sul letto sfatto, completamente rapita dalla canzone, mimando le parti di chitarra e seguendo le parole che uscivano dallo stereo, come se avesse bisogno di sentirle dal disco.
Mai canzone fu più azzeccata per fare da colonna sonora al suo vortice autodistruttivo.
Ormai lei e Slash facevano coppia fissa da più di tre mesi, continuando a vedersi di nascosto nell'appartamento che il chitarrista aveva affittato a Hollywood.
L'episodio del Festival e delle prime pagine dei giornali sembrava ormai superato e ora che Axl e i suoi assistenti erano di nuovo in tour con i Guns non sembravano esserci grossi intoppi nella relazione clandestina della ragazza, evitava certo di farsi vedere in pubblico col chitarrista, ma la loro storia proseguiva, anche se con non pochi fantasmi; lui non risuciva a liberarsi completamente di alcool e droghe, trascinando spesso la ragazza nel suo turbine distruttivo, saltava le prove col gruppo per stare con lei suscitando le ire dei compagni, lei dal canto suo aveva costruito un mondo parallelo infarcito di bugie per vivere insieme al suo uomo.
"Mi dovrò decidera a insegnarti a suonare, hai sbagliato tutte le posizioni delle mani" disse la voce che si era materializzata di fronte a lei
"E' tanto che sei qui?" chiese fermandosi di botto dalla sua danza, quando si rese conto della presenza di lui sulla soglia della camera "Perchè mi hai spento lo stereo?"
"Ho bisogno di parlarti" disse lui facendosi tutto d'un tratto serio.
Nicole si sedette sul letto decisa ad ascoltare le parole di Slash, si ricompose e fece un respiro profondo: "Dimmi"
"Non ce la faccio più con questa storia, è dalla fine dell'estate che andiamo avanti come clandestini, ci vediamo di nascosto, dobbiamo stare attenti a non farci beccare, io mi invento una marea di cazzate e salto le prove per stare con te, gli altri stanno iniziando a pensare che ci sia dentro di brutto con l'ero, non possiamo continuare cos', non è il caso che continuiamo così"
"Quindi ho capito bene, mi stai lasciando?" chiese lei, ormai incupita, guardandolo negli occhi
"No, non ti voglio lasciare, ma così non è vita"
"Quindi... Cosa avresti intenzione fare?"  domandò lei, con il timore di ascoltare la sua risposta
"Voglio parlare con Axl"
Rimase impietrita da quelle parole che mai si sarebbe aspettata di sentire.
"Cosa?" disse Nicole ancora incredula  "E come pensi di fare? Mi immagino già la scena, chiami a casa, Ehi ciao Axl, sono Slash, si proprio quello con cui non parli da una vita e con cui non hai intenzione di parlare di nuovo, ti cercavo solo per dirti che mi sono messo con tua figlia, ci tenevo a fartelo sapere, passa una buona serata... Che poi credo non ti risponderebbe, figurati poi se ti aprirebbe la porta"
"Si lo so, c'ho già provato una volta"
"Eh... Quando c'avresti provato?"
"Anni fa e come al solito ci hanno ricamato sopra un sacco di stronzate, ero ubriaco e deciso a chiarire questa faccenda, sono venuto fino a casa tua, ho suonato, volevo parlare con tuo padre ma non me ne hanno dato l'opportunità, sembra che casa tua sia un bunker blindato, gli ho lasciato un biglietto ma lui non ha mai richiamato, tu non hai saputo niente di quella storia?"
"No, è la prima volta che ne sento parlare, ma sicuramente io non c'ero sennò avrei cercato di farlo ragionare, io non sono pagata per ubbidirgli a qualsiasi cosa"
"Comunque mi aiuterai tu a parlare con lui, sempre se vuoi ovviamente"
La rossa continuò a guardarlo attentamente cercando di capire qualcosa di più del suo piano
"Tu devi solo fare in modo che in casa ci sia solo lui, pensi che sia fattibile?"
Lei annuì
"Se riesci a farmi entrare è fatta, parlo con lui e cerco di spiegargli tutto, li dirò che ci siamo incontrati per caso, li dirò che sono veramente innamorato di te e che sono serio, se capirà bene"
"E se non capirà...?"
"Niky, io voglio stare con te, voglio una vita con te, amo te, lo deve capire per forza, e se non capirà..." lasciò la frase in sospeso, si sedette sul bordo del letto accanto a Nicole, ancora scossa dalle parole che aveva appena sentito,  l'abbracciò appoggiando la testa alla sua spalla e le baciò la testa "Se non capirà ci penseremo...Non ti lascerò sola, mai"
 
 
 
Ok, non sono convintissima di tutto questo capitolo, volevo enfatizzare molto i sentimenti di lui ma non so se ci sono riuscita granchè... Chiedo perdono.

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Capitolo 24
*** Il piano... ***


"Sei sempre dell'idea?" domandò Niky entrando impetuosamente in cucina, si sedette sul tavolo accanto a Slash tamburellando con la gamba come se volesse sottolineare la sua impazienza
"Dell'idea di cosa?" chiese Slash che appena sveglio non si sentiva ancora reattivo per sopportare li scleri della ragazza
"Dell'idea di cosa secondo te... di parlare con Axl, cos'è questo odore?" chiese disgustata, avvicinandosi ai fornelli
"Si che sono sempre dell'idea, te l'ho proposto io, caffè, vuoi?
"No, oddio mi dà la nausea, apri le finestre per favore non lo sopporto" 
Lui la guardò con un'espressione totalmente stranita, evitando di ribattere visto che lei aveva riniziato a parlare
"Si ma sono passate due settimane e poi non hai più detto niente..."
"Niky cosa ti dovevo dire poi, non c'era, ne abbiamo già parlato, ho intenzione di parlare con Axl il prima possibile" disse stringendole le mani, la sua espressione era quanto di più tenero ci si potesse aspettare
"Si ma dovevamo fare un piano, ci dovevamo organizzare, lui ora è qui e noi non sappiamo come agire"
"Calma, mi sono appena svegliato, dammi il tempo di connettere, cosa vorrebbe dire che lui è qui?"
"Non qui qui, intendo qui a casa mia, è tornato stanotte"
"Ok, ci parleremo allora
"Ci parleremo? E come pensi di fare? Non abbiamo un piano, una strategia, dovremo metterci lì e pianificare tutti i dettagli"
"Guarda che non dobbiamo andare in guerra, basta che aspettiamo che sia solo in casa e poi mi fai entrare"
"Giovedi" disse solamente lei avvicinandosi alla finestra aperta per respirare a pieni polmoni l'aria fresca
"Giovedi cosa"
Ogni tanto durava fatica a starle dietro...
"Giovedi sera sono sicura che è solo, io vado a cena a casa, tu vieni, io ti apro, tu non ti preoccupare di altro"
"Ok, ora però basta parlare di lui, vieni qui piccolina" disse  Slash avvicinandosi alla ragazza, la attirò a se facendola avvicinare al bordo del tavolo, inziò a baciarle la punta del naso per poi scendere fino alle sue labbra, dolci, soffici, carnose, le scostò i capelli dal viso per poterla guardare meglio e riprese a baciarla con più foga di prima, scavando con la lingua fino a perlustrare ogni centimetro della sua bocca, voleva farla sua ancora una volta ma lei si scostò, quasi disgustata da quel contatto ravvicinato
"Cristo..." riuscì solamente a mormorare lei correndo in bagno, vomitò la colazione, per intero, lui rimase interdetto, destandosi dal suo stato di momentanea estasi.
"Tutto bene? Non pensavo di farti quest'effetto" disse sarcastico, andando a vedere come stava lei; era pallida in volto, ancora appoggiata al water.
"Si, tutto bene" disse solamente alzandosi, si asciugò la bocca con un pezzo di carta igienica e andò a lavarsi il viso
"E smettila di guardarmi così, idiota" lo spintonò scherzosamente lei, uscendo dal bagno.
"Non dovresti bere tanto, non hai il fisico, non lo reggi"
"Mi sa che hai ragione" rispose lei candida, si sedette sul pavimento appoggiando la schiena contro la parete, ancora bianca nel volto
"Io devo andare, starei tutto il giorno a guardarti vomitare, ma più tardi ho le prove con gli altri, mi fanno fuori se non vado"
"Mmm grazie e mi lasci qui moribonda, vai vai, abbandonami pure al mio destino, ma se mi succede qualcosa di brutto sappi che sarà solo colpa tua..."
"Hai un gusto innato per la tragedia, è per questo che ti mi piaci così, ci sentiamo più tardi piccola"
Slash si sedette sul pavimento freddo accanto a lei, appoggiò la testa a quella della ragazza e prese le mani di lei tra le sue
"Non vedo l'ora che arrivi giovedì, perlomeno non saremo più costretti a nasconderci e potrò finalmente dire al mondo intero quanto ti amo"
"Slash...Ti devo dire una cosa" mugunò lei tra i denti, continuando a tenere gli occhi chiusi, come se non fosse realmente convinta di aprire bocca
"Dimmi"
"No, niente era una cazzata, ora vai, sennò fai tardi"

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Capitolo 25
*** Thursday... ***


Giovedi era arrivato: giorno della verità: perchè di quello si trattava; Nicole e Slash sarebbero arrivati a casa da Axl, insieme,  sicuramente lui non avrebbe nè capito nè appoggiato la loro storia, ma continuare con le bugie sarebbe stato peggio, ormai avevano deciso di parlargli e poco importava quale sarebbe stata la sua reazione, loro erano decisi a vivere alla luce del sole.
 
 
"Sei sicura di stare bene? E' tutto il giorno che dici che ti gira la testa, hai la nausea, non mi pare normale"
"Ti dico che è tutto ok" rispose lei, secca
"Secondo me dovresti farti vedere da un dottore, ultimamente stai male un po' troppo spesso"
"Non ti preoccupare per me, ok? Sono solo nervosa per stasera" rispose Nicole sospirando e alzando gli occhi al cielo
"Ok non insisto, secondo te è meglio questa camicia o quella scura?" domandò indaffarato a tenere tra le mani due camicie posando di fronte allo specchio
"Ma come ti sei vestito?" lo riprese lei scrutandolo dalla testa ai piedi, effettivamente si era messo d'impegno per la serata, aveva fatto una doccia, aveva cercato per quanto possibile di pettinare i capelli, ora aveva addirittura indossato un completo al posto dei soliti jeans e della solita t-shirt
"Devo o non devo venire a conoscere il mio futuro suocero?"
"Lo conosci da una vita... poi guarda che ti odierà lo stesso, una camicia seria non cambia la sostanza, ergo, non importa che cerchi di vestirti da persona per bene"
"Guarda che io sono una persona per bene"
"Si, come no, insomma muoviti che papà non sopporta che io arrivi tardi per cena"
"Quindi...?" domandò lui restando immobile con entrambe le camicie in mano
"Quindi puoi tranquillamente vestirti come sempre, perlomeno non penserà che lo prendi per il culo oltremodo, e sbrigati che è tardissimo..."
 
 
 
 
 
 
Da quanto tempo Axl non si prendeva un po' di tempo da solo con sua figlia non lo ricordava nemmeno più, si rigirò tra le mani il bicchiere dello champagne, tamburellando sul tavolo per l'impazienza, spense il sigaro nel posacenere di marmo e andò verso la veranda aspettando di vedere i fari della macchina di Niky riflettendo sul suo ruolo di padre, si era sempre chiesto se le bastasse l'affetto che riusciva a darle, lui si sforzava ma non era mai stato bravo ad esternare i suoi sentimenti, nemmeno con sua figlia, soprattutto con sua figlia.
D'altronde, nessuno gli aveva insegnato il ruolo di genitore, e nessuno lo era mai stato veramente con lui.
L'amava più di ogni altra cosa al mondo, ma non era sicuro di riuscire a dimostrarglielo, sapeva perfettamente che i colpi di testa della ragazza erano un modo per attiare la sua attenzione, lo erano sempre stati, ma lui aveva sempre lasciato correre, convinto di fare la cosa migliore, non era più veramente sicuro nemmeno di quello.
Era contento di cenare da solo con lei, così avrebbero parlato un po', diede un'occhiata al grosso orologio a pendolo della sala, il tempo per riflettere non stava mancando di certo, Nicole non arrivava, gli aveva promesso sarebbe stata a casa per cena e invece era in ritardo di un'ora abbondante.
Prese in mano il telefono e compose il numero, squillava, ma nessuna risposta dall'altra parte.
Girava spazientito per la grande casa deserta, continuando a fissare l'orologio in attesa di vedere la porta aprirsi da un momento all'altro.
 
 
 
 
"Sei sicura che la strada sia questa?"
"No, non sono sicura, secondo te non ricordo come si arriva a casa mia?" disse sarcastica lanciando un'occhiataccia a Slash, seduto sul sedile del passeggero
"Mah, chiedevo, vai un po' più piano, occhio alla curva, scala la marcia..."
"Stai tranquillo, faccio questa strada ogni giorno, la conosco come le mie tasche, mi sbaglio o sei un po' troppo nervoso..."
"Tu piuttosto pensa a guardare la strada..."
"Oddio quanto rompi le palle, se sapevo che eri così avrei fatto guidare te, non mi riprendere ogni due secondi se non vuoi che mi distragga..."
"Si,ma stai troppo in mezzo alla strada"
"Ma guarda che è a senso unico questa strada..."
"Come è a sens... Oh che cazzo sono quei fari.... Nikyyyyyyy"
 
 
 
 
 
 - Che cazzo di scusa si inventerà questa volta, lo sa che odio quando ritarda per cena, avvisasse perlomeno... - pensò Axl dando un ultimo sguardo all'orologio, Nicole continuava a non arrivare e tutti i suoi buoni propositi di padre affettuoso erano andati a farsi fottere, ora era veramente spazientito.
Sentì squillare il telefono, andò a rispondere pensando di sentire la voce di Nicole dall'altra parte della cornetta intenta a mettere su una serie di scuse per giustificare il ritardo a quella cena che doveva essersi evidentemente scordata, tirò su il ricevitore, rispose con una punta di acidità nel tono
"Pronto..."
"Si... buonasera è possibile parlare con il padre di Nicole Rose?"
"Si, sono io ma chi è?"
"Buonasera Signor Rose, qui è l'ospedale di Santa Monica, c'è stato un incidente, dovrebbe venire subito..."
Non dette neanche il tempo di finire la frase, rimase per qualche istante immobile, non poteva essere vero, pensò a uno scherzo di cattivo gusto, non riusciva a capacitarsene, fissò qualche altro istante inebetito la cornetta tra le sue mani senza riuscire ad elaborare nessun pensiero
"Signore... Signore..." non sentiva nemmeno la voce nel ricevitore che cercava di attirare la sua attenzione, riattaccò.
Inghiottì a forza cercando di farsi coraggio, per un attimo abbe paura che la storia si fosse ripetuta, pensò a Michelle e al dolore che aveva provato quando gli aveva lasciati soli, pregò quel Dio che troppe volte aveva odiato, lo pregò, se voleva, di prendersi anche la sua stessa vita, ma di risparmiare Nicole, doveva correre da lei, sicuramente avrebbe avuto bisogno di suo padre, non sapeva nè la dinamica dell'incidente, nè la gravità delle sue condizioni.
Prese le chiavi della macchina e si diresse verso l'ospedale guidando come un'automa.

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Capitolo 26
*** Una sconvolgente verità ***


"Signor Rose..." chiamò il dottore, facendo cenno al cantante di seguirlo.
"Mi dica"
"La situazione è questa: i traumi riportati sono stati gravi, abbiamo dovuto intervenire per fermare l'emorragia interna, è stato necessario anche asportare la milza, la buona notizia è che la ragazza è fuori pericolo, ma non è stato possibile però salvare il bambino"
"Il bambino?"
"Non lo sapeva?" 
"No, non sapevo niente" rispose Axl con la voce rotta dall'amarezza, si portò le mani sul volto, quasi a coprire la sua espressione distrutta, poi si mise le mani nei capelli.
"La ragazza era incinta, di 7 settimane, mi dispiace"
Un bambino, un'essere minuscolo che cresceva dentro di lei e che era stato spazzato via in un attimo.
"Aspetti qui, appena sua figlia si sveglia la verrò ad avvisare" aggiunse il medico per poi sparire in una stanzetta laterale.
Poi vide la figura di Slash ferma in fondo al corridoio e in un attimo la tristezza si tramutò in rabbia.
Incrociò gli occhi neri del chitarrista che non avevano il coraggio di guardare nella sua direzione, aveva saputo dai medici che lui e Nicole erano in macchina insieme al momento dell'incidente, lui non si era fatto niente, aveva solo qualche graffio mentre Nicole aveva rischiato la vita
Rose si avvicinò a lui e senza dire una parola si scagliò addosso al chitarrista, colpendolo con un pugno.
"Hai quasi ucciso mia figlia lurido bastardo, te ne rendi conto"
Slash non reagì nemmeno, rimase in piedi bersaglio delle ire di Axl, capiva tutto lo spavento e la rabbia del rosso, aveva perso la compagna in un incidente stradale molti anni prima e ora aveva rischiato di perdere anche una figlia.
Si portò la mano al volto, toccò il sangue che gli stava uscendo dal labbro senza nemmeno la forza di reagire
"Spiegami che cazzo ci facevi con lei"
Non aveva più senso inventare scuse, stavano andando da lui per dirgli tutto, non c'erano riusciti a causa di quell'incidente, non era il momento più adatto per spiattellargli la verità, ma l'unica cosa che gli interessava adesso era che Nicole fosse fuori pericolo, Slash aveva solo voglia di andare a vedere come stava, inghiottì rumorosamente, lo sguardo basso verso il pavimento, non riusciva a guardare Axl negli occhi ma le parole uscirono da sole:
"Stavamo venendo per parlare con te, io e Nicole stiamo insieme, non è un gioco Axl, la amo davvero, abbiamo aspettato il momento giusto per dirtelo e stasera ci eravamo decisi, mi stava portando a casa tua per dirtelo, poi quella macchina contro..." non riusciva più a trattenere le lacrime
"Hai ucciso il bambino" disse solamente Axl con un filo di voce, senza nemmeno commentare quello che il chitarrista gli aveva appena detto
Il riccio si lascio' cadere sulla sedia con lo sguardo fisso verso il muro, il rosso in piedi di fronte a lui ancora accecato dalla rabbia.
"Che cazzo stai dicendo? Di che bambino parli?"
"Nicole era incinta, non lo sapevi?" disse sommessamente con gli occhi lucidi, rivolgendosi a Slash "aspettava un figlio, a quanto pare da te"
"Cristo no, non mi aveva detto niente" rispose Slash nascondendo la testa tra le mani, sconvolto da quanto aveva appena saputo, si alzò in piedi e con un gesto istintivo fece l'unica cosa che era giusto fare, che si sentiva di fare, abbracciò Axl, fu un abbraccio stretto, le loro lacrime mescolate in un dolore condiviso, quindici anni di lontananza e di screzi non avevano senso di esistere in quel momento, l'unica cosa di cui entrambi avevano bisogno era una spalla amica che potesse dare loro un po' di conforto.
In quel momento ricomparve il dottore, la discussione aveva rischiato di prendere toni drammatici ma tranne lo scontro iniziale fortunatamente nessuno dei due aveva avuto la forza di reagire rumorosamente e gli animi sembravano finalmente placati
"Signor Rose, la ragazza si è svegliata, se vuole adesso può entrare per vederla, solo qualche minuto però, per favore, cerchi di non affaticarla, è ancora troppo debole"
Axl si rasserenò per quanto possibile, anche Slash tirò un sospiro di sollievo.
"Una cosa sola, non sa ancora niente del bambino è giusto che sia lei a informarla, ma la prego, usi più delicatezza possibile, non sarà facile accettare il trauma"
Annuì facendo cenno con la testa, non aveva più la forza di parlare, si voltò dirigendosi verso la stanza che gli aveva indicato il dottore, venne bloccato alle spalle da Slash
"Axl ti prego, voglio vedere anch'io Nicole, lasciami entrare solo per un secondo, mi devi credere, la amo sul serio, lascia che le stia vicino"
Ci fu un attimo di silenzio Axl guardò Slash dritto negli occhi per qualche secondo, poi si asciugò le lacrime con la manica della giacca, infilò gli occhiali da sole per coprire gli occhi lucidi ed entrò nella stanza della figlia.

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Capitolo 27
*** Amarcord ***


xxxxxxxxxxxxxx 1985 xxxxxxxxxxxxxx
 
"Ragazzi" disse Axl arrivando trafelato alla sala prove, indossava degli occhiali scuri che nascondevano un paio di occhiaie pesanti dovute alle notti insonni a causa di sua figlia "Ho scritto qualcosa stanotte, ve lo faccio leggere, così mi fate sapere se vi piace..."
Porse a Izzy un pezzo di carta dove stava scritto il testo di una canzone, iniziando a canticchiare
 
"She's got a smile that it seems to me 
Reminds me of childhood memories 
Where everything 
Was as fresh as the bright blue sky 
Now and then when I see her face 
She takes me away to that special place 
And if I stared too long 
I'd probably break down and cry 
 
Sweet child o' mine 
Sweet love of mine
 
She's got eyes of the bluest skies 
As if they thought of rain 
I hate to look into those eyes 
And see an ounce of pain 
Her hair reminds me of a warm safe place 
Where as a child I'd hide 
And pray for the thunder 
And the rain 
To quietly pass me by 
 
Sweet child o' mine 
Sweet love of mine" 
 
 
 
"Che dite può andare?" domandò alla fine.
"Si, forse dovremmo lavorare sulla musica ma per me può andare alla grande" disse Izzy rigirandosi tra le mani il foglietto "Non credevo che essere padre ti rendesse ancora più creativo" aggiunse sorridendo
"Non è essere padre che mi rende creativo, sono le notti insonni..."
"Dai Axl, eri il re delle notti insonni: notti insonni, pupe e nightrain"
"Hai detto bene, notti insonni, pupe e nightrain, non notti insonni, Michelle stressata e pannolini da cambiare..."
Slash restò muto in un angolo, contemplando la sua chitarra, poi strappò il foglio dalle mani di Izzy, osservandolo con attenzione
"Tu non dici niente?" domandò Axl "Che te ne pare?"
Slash restò muto qualche minuto, gli altri lo guardavano in attesa che aprisse bocca, che dicesse qualcosa in merito a quell'abbozzo di canzone, poi senza dire niente tornò verso la sua posizione, attaccò il jack alla chitarra, alzò il volume della Gibson e si lanciò in un riff che sarebbe poi diventato leggenda.
 
xxxxxxxxx  Many Many years ago... xxxxxxxxxxxxx
 
"Mi sa che qui c'è bisogno di cambiare il pannolino" disse Michelle tenendo in braccio Nicole
"Dammi, faccio io" le rispose Axl con uno sguardo pieno d'amore, poi prese la bambina e andò nell'altra stanza, seguito dai suoi compagni d'avventura
"Voi che ci fate qui?" domandò perplesso guardando gli altri che avevano fatto capolino nella cameretta
"Hai bisogno d'assistenza" dissero ridendo i coro i ragazzi
"Sei una frana con i bambini, lascia fare a me" disse Slash prendendo Nicole dalle braccia di Axl e poggiandola sul fasciatoio "Potrò sempre dire di essere tra i primi ad aver visto nuda tua figlia" fu la sua ultima uscita non proprio felice
"Ma stai zitto idiota, cammina a malapena"
"Axl, io fossi in te ci starei attento, tienila sotto chiave perchè mi sa che questo prima o poi si scopa tua figlia" lo ammonì Duff
"Nooo, li stacco le palle prima che ci provi" rispose Axl fiondandosi amichevolmente addosso al chitarrista, simulando con lui una lotta mentre la bambina rideva sdraita sul fasciatoio, probabilmente divertita dalle facce buffe che le faceva lo zio Steven
 
 
 
xxxxxxxxxxxxx Guns n'Roses backstage, 1988 xxxxxxxxxxxxx
 
Nicole saltellava nel backstage ronzando intorno agli altri a suo completo agio, sembrava essere nata per stare lì.
Il suo preferito era stato da sempre lo zio Slash, come lo chiamava lei, probabilmente i suoi ricci neri calati sugli occhi e il suo cappello a cilindro le ricordavano qualche personaggio dei cartoni animati.
Quel giorno aveva addosso una gonna di jeans, stivaletti e una maglia dei Guns fatta su misura per lei, Slash le posò in testa il grosso cappello a cilindro mentre si stava dilettando con lei in un balletto sulle note di una canzoncina per bambini, era buffissima con quel cappello che troppo grande per lei le andava a coprire gli occhi impedendole di vedere, era così ogni volta, ma Niky impazziva di gioia quando riusciva a strappare la tuba allo zio per provarsela, e ogni volta il gioco era quello di cercare a tastoni lo zio preferito per farsi stampare di baci la faccetta minuscola.
"Da grande sposo lo zio Slash" diceva poi ogni volta a suo padre
 
 
xxxxxxxxxx Minneapolis, 8 settembre 1990 (Guns n'Roses Live) xxxxxxxxxxx
 
"Non trovo mia figlia" urlò furioso Axl entrando nel backstage, gli altri abbassarono lo sguardo fingendo indifferenza nell'attesa della tempersta che si sarebbe scatenata di lì a poco, fu Duff a rompere gli indugi
"Ahh Axl, ci sarebbe un problema, Slash è collassato, non riusciamo a farlo riprendere... E' di là stecchito sul pavimento" disse ridendo, come se la cosa avesse un qualcosa di comico
"Me ne fotto di quello lì, forse non avete sentito cos'ho appena detto, non riesco a trovare mia figlia, potete aiutarmi a cercarla invece di pensare alle cazzate che fa quello? E tu che cazzo hai quell'espressione? Ti fa tanto ridere?"
"Veramente Axl" disse Tom, il loro manager "Ci sarebbe un problema"
"Ma cos'avete tutti oggi? Io vi dico che non trovo la mia bambina, e voi continuate a parlarmi di problemi, non me ne frega niente"
"C'entra Nicole, è quello il problema, è di là accanto a Slash, l'ha visto in quello stato, si stava spaventando e gli abbiamo fatto credere che stava facendo un gioco, solo che ora non riusciamo più a farla venire via..."
"Ora lo sistemo io quel coglione" ulrò sfregandosi i pugni
"Smettila di urlare, vuoi spaventare tua figlia?" dissero gli altri cercando di frenarlo, tenendolo per le spalle
"No, io l'ammazzo di botte quell'idiota, così perlomeno sdraiato a terra ci resta per un motivo valido"
"Oh calmati, che cazzo ci devo fare io se tua figlia li gira sempre intorno, lo sai anche tu che non è l'ambiente più adatto per lei, siamo a un concerto rock non ad un asilo nido"
"Coglione, che cazzo dovrei fare? Lo so anche io che non è un asilo nido, pensi che sia in grado di rimanere a casa da sola?"
"Ehi calmatevi" intervenne Izzy, fino a quel momento era rimasto seduto in un angolo a suonare la sua chitarra infastidito dalle urla degli altri, era diventato insofferente a tutto quel caos ultimamente, si avvicinò verso Axl spingendolo a sedere sul divano di pelle, a cercare di riportare la calma tra  "Axl tua figlia non si rende conto di cosa sta succedendo, ora troviamo una soluzione, tu resta qui e calmati, ci penso io"
Dopo qualche minuto Izzy tornò, con lui la bambina in lacrime che andò a rifugiarsi tra le braccia del papà
"Cosa c'è tesoro?" le chiese Axl asciugandole i lacrimoni
"Stavo facendo un gioco con lo zio Slash, dovevamo rimanere fermi fermi sul pavimento, vinceva chi ci rimaneva di più..."
"Non sembrava tanto divertente"
"No, però lo zio Izzy è cattivo" 
"E' cattivo? Perchè sarebbe cattivo?" le domandò, lei fece cenno con la manina ad Axl di avvicinarsi di più a lei e gli disse in orecchio "Perchè si sono messi d'accordo, lo zio Slash ha chiesto allo zio Izzy di venirmi a prendere così vinceva lui, l'ho capito sai..."
"Perchè sapeva che contro di te non avrebbe mai vinto, ora vieni con papà, ti porto a mangiare un gelato grande così"
"Siiiiii" ulrò di gioia Nicole
"Vai a prendere il giubbottino, vengo subito" poi rivolgendosi agli altri aggiunse "E voi, fate che si riprenda per quando sarò tornato, altrimenti lo rispedisco a calci in culo da dov'è venuto"
 
 
 
 

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Capitolo 28
*** Ti sta aspettando... ***


Axl entrò nella stanza dove si trovava sua figlia, si avvicinò lentamente al letto e si sedette cercando di non spostare niente, si soffermò guardando il suo viso, la osservò con attenzione, gli anni erano passati ma dai lineamenti sembrava ancora una bambina, quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'aveva guardata dormire? Dall'ultima volta che le aveva detto quanto era importante per lui? Le scostò una ciocca di capelli rossi dal viso e delicatamente l'accarezzò stando ben attendo a non toccare i fili che la tenevano attaccata alle macchine.
Faceva quasi paura ora vederla così ridotta.
Quel tocco leggero le fece comunque aprire gli occhi, guardò suo padre e abbozzò un timido sorriso, finalmente contenta di vedere un viso familiare.
"Va tutto bene amore, ci sono io qui ora, va tutto bene" gli disse Axl tenendole la mano, Nicole aveva solo bisogno di sapere ma c'erano domande che non aveva la forza di fare a suo padre, spostò la testa di lato per quanto possibile, cercando di evitare di guardarlo negli occhi, perchè Slash non era lì?
"Lui come sta" chiese timidamente facendo benissimo intendere a chi si riferisse.
Axl si rabbuiò a quella domanda, l'abbraccio col chitarrista non aveva cambiato i suoi sentimenti di astio nè avrebbe approvato la loro storia ma in quel momento l'unica cosa di cui gli importava era che Nicole stesse bene, avrebbe poi dovuto dirle che aveva perso il bambino che cresceva dentro di lei e quella sarebbe stata la parte più difficile da affrontare, ora non se la sentiva di scontrarsi con lei; se era quello che voleva, che l'avrebbe resa felice perlomeno in quel momento l'avrebbe accontentata
"Lui sta bene" rispose cercando di tenere un tono più neutro possibile per tranquillizzare la figlia "E' qui fuori, non vedeva l'ora di vederti, era molto preoccupato, vuoi che lo faccia entrare?"
Quelle parole le riempirono il cuore di gioia, non avrebbe saputo dire se la rendeva più felice sapere che lui stava bene o se aveva chiesto di lei, annuì con le lacrime che iniziavano a rigarle le guance dalla gioia
"Te lo chiamo" disse Axl baciandole la fronte, poi andò verso la porta fermandosi per un attimo a guardare di nuovo sua figlia, respirò a fondo uscendo nel corridoio, si chiuse la porta alle spalle.
Slash era ancora fuori dalla stanza seduto su di una sedia ad aspettare paziente, alzò la testa di scatto quando sentì la porta chiudersi, andò verso Axl sperando di non inceppare nell'ennesimo rifiuto, il rosso non gli diede nemmeno il tempo di parlare
"Ha chiesto di te" disse solamente
"Grazie, non la finirò mai di ringr..."
"Non devi ringraziare me" lo bloccò Axl "E' lei che ti voleva, devi solo ringraziare il cielo che è ancora viva"
"Axl, io..."
"Non dire altro, ma ti avverto, lei è l'unica cosa di cui mi importa, che mi tiene ancora vivo, se le succede qualcosa, se la vedo soffrire ancora a causa tua, giuro su Dio che ti ammazzo con le mie mani"
"Te lo giuro, avrò cura di lei" disse Slash guardandolo dritto negli occhi, tendendogli una mano, che Axl rifiutò di stringere.
"Ora và da lei, ti sta aspettando".

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Capitolo 29
*** La resa dei conti ***


"Slash" lo chiamò Nicole con un filo di voce, aveva il cuore che le batteva a mille, felicissima di trovarselo ancora davanti "Ti devo dire una cosa"
"Schh, non ti affaticare" le disse lui baciandola lievemente sulle labbra "Il nostro piano a quanto pare è saltato " sdrammatizzò lui in imbarazzo, sapeva che quello che era successo non era stato a causa sua, ma si sentiva lo stesso tremendamente in colpa
"Cosa dici?" chiese lei debole
"Axl, ha saputo tutto, dovevamo dirglielo noi"
"Lo so, dimmi la verità, come l'ha presa? A me non ha detto niente, ma lo conosco, l'ho visto che era teso" chiese lei preoccupata
"Pensavo peggio, non mi aspettavo che mi buttasse le braccia al collo, ma stai tranquilla, gli ho detto come stanno le cose, non ti preoccupare di niente tesoro"
"Ti devo dire una cosa" ripetè poi lei, aveva avuto fretta di vedere Slash e ora che erano rimasti soli, ora che aveva saputo che lui stava bene doveva parlargli, dirgli tutta la verità, anche se questa faceva male più di tutte le altre ferite
"Niky..."
"Fammi parlare" lo interruppe lei con gli occhi velati di lacrime "Aspettavo un bambino" gli disse tutto d'un fiato, cercando per quanto possibile di guardarlo negli occhi. "Aspettavo", usò volontariamente il tempo passato, si portò le mani al ventre iniziando a singhiozzare "Aspettavamo un bambino, l'ho ucciso per una stupidaggine, sono stata egoista, non avevo più voglia di nascondermi, volevo godermi la mia vita con te, non dovevo correre così forte, se non avessi corso tanto ora saremmo a casa con papà a parlarne con lui, non ti avevo detto niente perchè volevo che ci fosse anche lui, perchè credevo che se avesse saputo che ero incinta l'avrebbe presa meglio, ma ora che il bambino non c'è più non riesco nemmeno a guardarti negli occhi"
"Come fai a saperlo?" domandò lui
"Certe cose le senti, lo percepisci subito che c'è qualcosa che non va; dopo l'incidente l'ho sognato, era minuscolo ma già tutto formato, somigliava a te, era bellissimo, cercava di chiamarmi, lo sentivo che chiamava la sua mamma, aveva bisogno di me, ho provato ad allungare la mano, volevo prenderlo, volevo stringerlo forte a me ma non ci riuscivo, lui si allontanava sempre di più...Ho sentito i dottori che parlavano agitati, all'inizio sembravano solo sibili in lontananza, cercavano di non farsi sentire ma quando mi hanno attaccato alla macchina per l'ecografia ho capito tutto, anche dai loro sguardi, loro pensavano che dormissi ma gli ho ascoltati quando parlavano tra loro, ho sentito che dicevano che non era stato possibile salvarlo, che non c'era più battito ma io sapevo che ero ancora viva e allora ho capito che parlavano di lui"
"Nicole per favore basta così" la fermò Slash non riuscendo ad ascoltare quel racconto straziante
"So già tutto, non devi preoccuparti, pensa solo a te, pensa a guarire in fretta, il resto non ha importanza, hai tutta la vita davanti, abbiamo tutta la vita davanti, ci saranno altri bambini, te lo giuro, ma ora per favore, riposati, hai già soffrto abbastanza, non devi affaticarti ancora"
"Mio padre lo sa, vero?" chiese con gli occhi ancora arrossati dalle lacrime, non aveva senso mentirle
"Si, sa tutto, me l'ha detto lui"
Chiuse gli occhi portandosi entrambe le mani al viso, non era così che avrebbe voluto che suo padre lo scoprisse, non quando ormai non c'era più nessun bambino da annunciare ma le cose erano andate così "Come l'ha presa?"
"Male"
"Male? E' tanto arrabbiato con me?"
"No Niky, non è arrabbiato con te, era distrutto per tutta questa storia, ma stai tranquilla, non ce l'ha con te"
"Signor Hudson" gli interruppe il dottore "Sarebbe meglio che la ragazza riposasse, si è affaticata anche troppo per il momento"
"No dottore, non sono stanca" lo scusò Nicole in preda al panico, non voleva rimanere da sola, non in quel momento, voleva che lui restasse accanto a lei, voleva che lui restasse li per reggerle la mano tutta la notte, che rimanesse lì con lei per consolarla come faceva sempre quando era piccola, ma i medici erano stati chiari, solo pochi minuti, avevano fatto uno strappo alla regola viste le circostanze ma Nicole non doveva affaticarsi.
"Non si può chiudere un occhio" domandò il chitarrista provando a fare leva sui sentimenti del dottore "Prometto che non l'affaticherò, mi siedo qui in un angolo, giuro non darò fastidio"
"No, mi dispiace signore ma non è possibile" fu la sua risposta categorica.
"Devono solo provarci a sbattermi fuori" le sussurrò all'orecchio baciandola con quanta più dolcezza possibile "Io rimango qui fuori non me ne vado, rimango qui finchè non verrai via con me" si congedò da Nicole.
Appena fu fuori dalla stanza si scontrò con Axl che era rimasto fuori ad aspettare il suo ritorno per la resa dei conti.
"L'orario delle visite è finito, non te l'hanno detto?" lo provocò acido Axl, Slash non rispose alla provocazione, andò a sedersi su una sedia di fronte alla porta della camera di Nicole "Bhe, che ci fai ancora qui?"
"Mandami via se ci riesci" fu la sua risposta secca
"Sei fortunato perchè siamo in un ospedale e ho ancora rispetto per mia figlia, altrimenti ti avrei già fatto sbattere fuori a calci in culo"
"Axl" disse Slash incrociando le braccia al petto "In altre occasioni ti avrei urlato contro tutto quello che penso e non me ne sarebbe fregato un cazzo delle tue provocazioni, ma proprio perchè hai rispetto di tua figlia ascoltami, Nicole sa del bambino, sa che l'ha perso e soffre come una bestia"
"Chi diavolo ti ha detto di dirle ora del bambino? E' ancora sotto shock non eri in diritto di dirglielo" gli si scagliò contro Axl
"Calmati Axl, non sei cambiato per niente, ti diverti a sparare sentenze senza sapere un cazzo di come stanno le cose, ti premetto che essendo stato figlio mio avrei avuto tutto il diritto di dirglielo, ma non l'ho fatto, è lei che l'ha saputo da sola, ha sentito i dottori che parlavano e l'ha capito per conto suo, ascoltami, ora ha bisogno di noi, di tutti e due, quindi per favore, perlomeno finchè non starà bene e non sarà di nuovo in grado di badare a se stessa evitiamo di farci la guerra e pensiamo solo a lei"
Il rosso lo guardò gelido, avevano senso le sue parole e per quanto odiasse la sua faccia si rese conto che per il bene di Nicole avrebbe dovuto perlomeno per il momento accettarlo o avrebbe rischiato di perdere anche lei.
"Ok, a volte non sei stupido come sembri, ha senso quello che dici, finchè Nicole non starà bene eviterò di ricordarmi di quanta voglia ho di vederti morto, ma solo finchè Nicole non starà bene"

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Capitolo 30
*** Visite ***


"Che diavolo stai facendo?" domandò perplesso Slash entrando nella stanza e vedendo Niki in piedi accanto alla finestra, aveva un'aria furba e stranamente circospetta, il rumore dei passi e la porta che si apriva l'avevano fatta spaventare, per un attimo aveva avuto paura di essere stata sorpresa da qualche inferiera, il chitarrista tirò su col naso per capire se avesse sentito giusto. Notò subito l'odore che c'era nella stanza, inconfondibile odore di fumo, lei era stata svelta a spegnere la sigaretta senza farsi scoprire ma l'esalazione del fumo si sentiva lontano un chilometro
"Sei impazzita? Guarda che siamo in un ospedale, ci sono i malati"
"Ah si? Io cretina che pensavo di essere in un resort a 5 stelle, ora allora ho capito come mai son tutti vestiti di bianco"
"Fai meno la spiritosa e poi ti fa male fumare" aggiunse lui
"Si, si, insomma quando mi fanno uscire?" domandò impaziente
"Non lo so amore, ha detto il dottore che..."
"Ah ci sei ancora tu" disse Axl appena entrato nella stanza, chiaramente rivolgendosi a Slash "Vi lascio soli, appena avete finito fatemi un fischio" aggiunse voltandogli le spalle, venne fermato dalla voce di Nicole "Voi due non avete detto che sareste andati d'accordo finchè io non fossi stata bene?" le urlò dietro la figlia.
Axl si arrestò sulla porta, si voltò un attimo a guardarla, interrogativo, "Al massimo ho detto che non ci saremmo fatti la guerra, e poi tu come fai a saperlo?" poi guardò Slash e scosse la testa "Già, scusa, tra voi due piccioncini non ci sono segreti" rise sarcastico "è nauseante" mormorò sotto voce tra se e se
"Scusa" gli urlò nuovamente Nicole "Visto che esci, potresti chiedere al dottore quando mi dimettono? Non ce la faccio più a stare in questo schifo di posto"
"Hai tutta questa fretta di tornare a casa?" le domandò Slash 
"Comunque..." lo zittì Axl " stamattina ha detto il dottore che non esci prima della prossima settimana"
"Ah ok,  me ne farò una ragione" 
"Ok? Non vedevi l'ora di tornare a casa?"
"Mmm no, mi voglio godere ancora voi due insieme... Siete così teneri..."
"Se volevi qualcosa di tenero potevi dirmelo, ti avrei preso un cucciolo" ghignò Axl "Un terranova sarebbe stato meglio di questo qui" 
Slash non rispose alla provocazione, sogghignò mentre Axl si avviava verso la porta. 
Nicole sorrise, negli ultimi giorni suo padre era stato più scorbutico del solito ma i continui battibecchi con Slash la divertivano, sentirli litigare come due bambini le metteva allegria, facendole dimenticare il dolore che provava.
Proprio mentre stava uscendo si imbattè in due visi noti, Duff e Matt erano venuti a vedere come stava Nicole avvisati da Slash dell'accaduto, Axl li squadrò, ne era passata acqua sotto i ponti dall'ultima volta che si erano visti, non si erano lasciati bene e quella non era certo l'occasione migliore per rincontrarsi ma entrambi avevano messo in preventivo di incontrare Axl e anche se l'idea di imbattersi in lui non entusiasmava nessuno dei due avevano deciso di andare solo per fare visita alla ragazza
"Ciao Axl" disse Matt porgendo la mano al cantante
"Ciao" gli fece eco Duff
"Matt, Duff"
"Ci manca un altro chitarrista e il gruppo è completo" scherzò Nicole per stemperare la tensione che era diventata palpabile nella stanza, "Scott come sta? Tutto apposto?"
Suo padre le lanciò un'occhiataccia senza aggiungere altro 
"Si, sta bene, ha detto di salutarti" tagliò corto Duff accorgendosi che la scarsa pazienza di Axl aveva già raggiunto il culmine, il cantante non aggiunse altro guardò Duff ringraziandolo con lo sguardo di aver troncato la conversazione e poi uscì dalla porta.
"Scusatelo, il suo carattere ormai lo conoscete, poi questo per lui è un periodaccio" aggiunse sarcastica
"Basta" la rimproverò Slash "Già che è calmo non lo provocare, non lo irritare per favore"
"Allora" cambiò discorso Matt sforzandosi di spostare l'argomento su toni allegri "Ci hai fatto preoccupare, quando ti fanno uscire? Tra poco abbiamo un concerto e ci servono fans" sdrammatizzò, non sapeva se quell'uscita fosse fuori luogo o meno, ma era inutile chiedere come stesse la ragazza, se un minimo riusciva a mettersi nei suoi panni l'unica domanda che avrebbe voluto evitare era proprio quella riferita alla sua salute, Nicole sembrò gradire una domanda diversa dal solito, dalle stesse domande che per giorni si era sentita ripetere - come stai?- Stava male, si sentiva svuotata, non aveva avuto il tempo di abituarsi all'idea di diventare madre che subito la vita che portava dentro era stata spazzata via, subito aveva dovuto libersi dell'idea del bambino che cresceva dentro di lei, doveva ringraziare il cielo di essere ancora viva dopo l'incidente, ma quella perdita l'aveva segnata più di quanto potesse immaginare, nonostante si sforzasse di non darlo a vedere con gli altri.
"Spero il più presto possibile, se sto ancora qua impazzisco" sorrise "E non vedo l'ora di venire al concerto, l'ultimo che ho visto non era andato granchè bene..." aggiunse sforzandosi di apparire gioisa.
"Già" fu il commento unanime degli altri tre, l'ultimo concerto dei Velvet al Sunset Strip Festival non era certo quello che si poteva definire un bellissimo ricordo, la notte dove era successo di tutto, la notte in cui le cose erano cambiate.
Matt ripensò alla serata con Nicole, alle sue paure, al bagno di notte, al rum bevuto sotto le stelle e allo scherzetto che gli aveva giocato lei. Slash si toccò istintivamente il labbro colpito da Nicole nel suo impeto di rabbia verso di lui, ripensò all'ansia che aveva provato quando l'aspettava sotto casa, quando guardava in continuazione l'orologio e ancora non sapeva se Matt era riuscito a trovarla per riportarla da lui.
Nicole...Nicole ripensò alla gioia che aveva provato quando aveva rivisto loro, all'emozione di rivederli insieme sullo stesso palco, pur senza suo padre, ma rivedeva ancora davanti a sè Scott, i suoi occhi chiari, profondi che la fissavano sfacciati, la sua maliziosa voglia di essere al centro dell'attenzione, il suo sorriso irriverente e le sue movenze sensuali mentre si avvinghiava al microfono durante il concerto.
Quando gli altri se ne andarono e lei e Slash rimasero soli cercò di scacciare dalla mente il pensiero di lei e di Scott di quel bacio dato per sbaglio, di cui ancora sentiva il sapore e che dopo tutto quel tempo ancora non riusciva a togliersi dalla testa.
"Non mi avevi detto del concerto" 
Slash la guardò di traverso "Me n'ero quasi dimenticato, ho avuto altro di cui occuparmi negli ultimi giorni, a cosa stai pensando?" domandò notando l'espressione sconsolata di Nicole
"Niente, solo che voglio esserci e farò di tutto per esserci" rispose lei riacquistando la sua maschera di sicurezza "Quindi..."
"Quindi cosa?"
"Non hai sentito cos'ha detto Duff, loro andavano a provare, cosa aspetti? Vai anche tu, non vorrai mica fare un figuraccia quando ti verrò a sentire?"

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Capitolo 31
*** Sorprese ***


Slash girò la chiave nella serratura ed entrò in casa, c'era ancora un forte odore di chiuso e tutto era esattamente come l'avevano lasciato quella sera, aprì la finestra per dare aria all'ingresso e si avviò verso la cucina, rimase immobile qualche minuto appoggiato al tavolo fissando i bicchieri vuoti con cui lui e Nicole avevano brindato prima di avviarsi verso casa di Axl, con un colpo secco li scaraventò a terra frantumandoli in mille pezzi.
Vagò per quasi un’ora per la casa deserta come un'automa senza sapere bene cosa fare, aveva promesso a Nicole che sarebbe andato alle prove col gruppo per prepararsi al concerto, ma la verità era che del concerto non gli interessava granchè, del gruppo stesso non gli interessava più granchè.
Era rimasto per giorni nel corridoio di un ospedale cercando di fare forza a lei senza mai concentrarsi veramente su quello che anche lui provava, su quello per cui anche lui, adesso soffriva e  ora che era solo in quella casa vuota gli si era presentato il conto.
Erano ancora molti i punti interrogativi da chiarire, ripensò a quella mattinata e al discorso interrotto con Nicole, perchè non gli aveva detto di aspettare un figlio?
Il suono del campanello lo distolse dai suoi pensieri, indugiò un attimo prima di andare ad aprire, quasi nessuno sapeva che stava lì, pochissime persone conoscevano il suo indirizzo e nessuna di loro in quel momento aveva ragione di andarlo a trovare, con Duff si erano visti poco prima in ospedale e si erano poi parlati al telefono dandosi appuntamento per la sera alle prove, Nicole stava ancora in ospedale e Slash non credeva nè sperava che Axl avesse chiesto alla figlia dove trovarlo per conversare con lui.
Appena aprì la porta la donna si fiondò dentro strillando come un'ossessa senza nemmeno dargli il tempo di ribattere
"Come diavolo ti è saltato in mente di vendere la casa senza dirmi niente e di rintanarti qui? Ti rendi conto che sono giorni che ti cerco senza avere tue notizie? Dove cazzo eri finito? Non ci pensi ai tuoi figli?"
"Perchè, tu ai tuoi figli ci hai pensato quando li hai portati fino a New York?"
"Sei uno stronzo e guardati, sei già strafatto a quest'ora, che c'è la tua nuova puttanella ti ha già lasciato?"
A sentire quelle parole scattò, vuoi per la stanchezza o per tutto quello che covava dentro ma le parole taglienti di Perla, soprattutto quelle con cui aveva apostrofato Nicole  l'avevano fatto esplodere, si scagliò addosso a lei come un razzo, strattonandola per un braccio spingendola contro il muro, tenendola ferma con la mano alla gola "Tu non devi nemmeno osare di chiamarla così, è chiaro?"
Perla lo guardò impaurita da tutta quella furia "Sei impazzito?" borbottò sperando che si fosse calmato e per fortuna si ravvide subito, mollando la presa
"Cristo santo scusa, non so cosa mi sia preso, Perla scusami non volevo" continuava a borbottare senza essere in grado di formulare una frase di senso compiuto, vaneggiava e gli occhi erano diventati lucidi, iniziò a tremare come una foglia e sedendosi sul divano con la testa tra le mani iniziò a piangere
Perla si avvicinò, stupita nel vederlo così, allungò una mano per toccarlo ma la ritrasse subito intimorita, poi si fece coraggio e si sedette accanto a lui sul divano, era visibilmente a pezzi
"Cos'è successo Saul?"
Gli sembrò strano sentire quelle parole dette da lei con quel tono così amorevolmente preoccupato, in quel momento non era importante chi avesse davanti, aveva solo bisogno di parlare, di sfogarsi, alzò lo sguardo e come un fiume in piena iniziò a raccontarle tutta la storia dall'inizio, soffermandosi sugli ultimi giorni che aveva passato in ospedale al fianco di Nicole.
"La figlia di Axl?" domandò lei perplessa "E lui lo sa?"
"L'ha saputo in ospedale"
"E'... inquietante, voglio dire, me la ricordo da piccola era uguale a lui" si zittì e si corresse quando vide l'espressione di lui guardarla storta "Ok scusa, in fin dei conti è un miracolo se sei ancora vivo, lei come sta ora?"
"Non lo so, apparentemente bene, ma non dice niente, ha rischiato di morire, ha perso un figlio, prima o poi dovrà scontrarsi con Axl per tutta questa storia, sembra forte ma è poco più di una bambina, non so se reggerà"
“Saul, mi dispiace, io non sapevo niente, non potevo immaginare, credimi se l’avessi saputo non mi sarei presentata qui urlando come una furia, magari se avessi anche solo potuto immaginare ti avrei chiamato per sapere come stavi… Ma anche i giornali non ne hanno parlato, come mai?”
“Axl ha pagato gli avvocati perché facessero in modo che la storia non venisse fuori, voleva evitare che ci fossero giornalisti a rompere le palle anche in ospedale”
“Ha fatto bene, immagino come si possa sentire ora, povera ragazza, risvegliarsi dopo un brutto incidente e scoprire di aver perso un figlio, Saul, io credimi, dimentichiamo tutti i casini che abbiamo avuto, se hai bisogno di qualcosa io sono a disposizione, per la verità ero venuta qui perché i bambini volevano vederti, ma se non è il caso dimmelo, mi inventerò una scusa con loro e rimandiamo”
“London e Cash sono qui?”
“Si”
“Voglio vederli, portami da loro, ho le prove col gruppo stasera ma appena mi libero posso sempre portarli a cena fuori,  così passiamo un po’ di tempo insieme, sempre se sei d’accordo anche tu”
“Figurati, alla fine sei sempre il padre dei miei figli”
 
 

 

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Capitolo 32
*** La prima fidanzata che non scordi mai ***


"Dai su ragazzi, finiamola di cazzeggiare, non ho voglia di fare notte qui" urlò Duff ormai spazientito all'ennesimo stacco dei compagni, dopo  tanti mesi di silenzio e dopo le ultime vicissitudini che avevano coinvolti quasi tutti i membri del gruppo i Velvet avevano deciso di provare a tornare sul palco, i fantasmi del Sunset Strip Music Festival di qualche mese prima avevano ormai lasciato spazio a fantasmi ancora più grandi e potenti; i dissidi tra i vari membri del gruppo erano arrivati ormai al limite e Slash che fino a quel momento aveva sempre cercato di fare da paciere aveva deciso di gettare la spugna, dando la priorità ai suoi drammi personali, Scott che ancora non era riuscito a lasciare da parte le sue dipendenze aveva nemmeno tanto segretamente ripreso i contatti col suo vecchio gruppo, Duff aveva deciso di tornarsene nella natia Seattle per dedicarsi alla famiglia lontano dalle luci della città degli angeli e ultimamente per lui era diventato un peso affrontare il viaggio per provare con un gruppo in cui non credeva 
più, sembrava diventato impossibile portare a termine una sessione di prove, tanto che tutti e cinque i membri si erano ormai resi conto che quello sarebbe stato ufficialmente l’ultimo concerto del gruppo.
"Slash..." lo fissò incredulo Duff quando lo vide apparire alla porta dello studio di registrazione "Che ci fai qui?"
"Sono ancora il vostro chitarrista o mi avete fatto fuori dal gruppo?" domandò ironico per stemperare la tensione
"No, dai vieni qui cazzone, ci fa piacere rivederti" li dissero gli altri andandogli incontro per abbracciarlo.
Evitarono volutamente domande su Nicole, sapendo che si trattava di un argomento spinoso, tornarono alle loro postazioni e fortunatamente per quella volta iniziarono a suonare con naturalezza, come se non si fossero mai interrotti, nonostante fossero passate settimane dall'ultima volta che si erano rinchiusi insieme a provare.
Passarono due o tre ore senza che nessuno sentisse la stanchezza e infine arrivò l'ora di staccare e salutarsi, gli altri andarono ben 
presto per la loro via, rimasero Slash e Duff a parlare tra di loro, seduti di fronte al mixer iniziarono a parlare
“Non mi sembra sia andata tanto male” buttò li Slash cercando di farsi aggiornare da Duff sugli sviluppi delle ultime settimane
“Se ti riferisci all’ultimo periodo direi che è andata benissimo oggi, ultimamente sei mancato, ma sta andando tutto a puttane”
“Va così male?”
“Tu come pensi che vada? Io faccio avanti e indietro da Seattle e credimi, mai come ora mi sta pesando, Matt è occupato col suo nuovo giocattolino, Scott l’hai visto anche tu, quando viene alle prove passa più tempo in bagno che a cantare, non è che sia di grande impatto il suo contributo, poi ho saputo da voci traverse che ha ripreso i contatti con il suo vecchio gruppo e non ha nemmeno fatto niente per negarlo, quindi…”
“Già, poi mi ci metto anch’io…”
“Tu negli ultimi mesi hai avuto i tuoi casini prima con Perla e ora con Nicole, immagino che il gruppo fosse la tua ultima preoccupazione”
“Si, mi avrebbe tenuto la mente occupata, senza dubbio, ma vedo che le cose non sono certo cambiate in meglio dall’ultima volta che sono stato qui”
“No, come vedi sono solo peggiorate, la sensazione è che quello della prossima settimana sia l’ultimo concerto che faremo, ma parliamo d’altro, so che Perla è tornata, mi ha fatto il terzo grado per sapere dove fossi andato a rintanarti quando ha saputo che avevi venduto la casa e non penso sia venuta da te con intenzioni pacifiche”
“No, direi di no, è entrata in casa sputando fumo dal naso da tanto era incazzata, ho anche rischiato di strangolarla, quando ha iniziato a venirsene fuori con le sue sparate non c’ho visto più, per fortuna mi sono fermato in tempo, altrimenti a quest’ora sarei su tutti i giornali”
Quell’ultima sparata fece ridere Duff rilassando un po’ l’atmosfera che si era venuta a creare.
Slash confidò all'amico tutto sul ritorno della moglie e della loro chiacchierata, di come lei dopo l'incazzatura iniziale si fosse 
dimostrata fin troppo indulgente nei suoi confronti.
Secondo lui nascondeva qualcosa.
Si sfogò con Duff raccontando di come l'avesse colpito rivederla, era 
evidente che nonostante si dichiarasse profondamente innamorato di Nicole provasse ancora qualcosa per lei.
L'incontro con Perla e i figli aveva per un attimo distolto i pensieri di Slash dall'argomento Nicole, si era svagato con i bambini passando 
molto tempo con loro, aveva cercato di riallacciare con loro il buon rapporto che avevano prima cha l'ormai ex moglie li portasse con sè a New York, i rapporti con la donna non erano certo idilliaci ma fortunatamente si era resa conto della situazione senza infierire 
oltrmodo sulla delicata situazione di Slash.
Nicole poi era uscita dall'ospedale e la situazione non era certo migliorata, se fin quando la ragazza era stata ricoverata Axl aveva 
tollerato la presenza del chitarrista ora che la figlia era di nuovo a casa i rapporti tra i due si erano nuovamente congelati, tanto che 
Nicole aveva più volte meditato seriamente di trasferirsi a casa di Slash definivitamente.
“E come mai ancora non si è trasferita?”
“Lo conosci anche tu Axl, hai visto com’era con lei, non si è ammorbidito granchè, anzi direi per niente, però a lei dispiace staccarsi così, quando Nicole era in ospedale e rischiava di morire ho visto Axl, l'ho osservato e mi è sembrato di rivedere lo stesso sguardo di quando morì Michelle, Nicole non se l'è sentita di lasciarlo solo, almeno per ora, è assurdo, ma è lei che fa coraggio a lui"
"Da come ne parli sembra che..."
"Non sembra, lo sai come la pensa riguardo a tutta questa storia, ci siamo ritrovati in una circostanza strana, ma Axl per me è come la prima fidanzata, quella che non ti scordi mai"

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Capitolo 33
*** Last fight ***


Quando l'auto nera fece il suo ingresso di fronte al portone della villa Nicole era già pronta da un pezzo, si era preparata e vestita per andare al concerto nonostante Axl le avesse più volte chiesto, quasi implorato di lasciar perdere, la scusa ufficiale che aveva usato era che la ragazza non era ancora in forma per passare la serata in un locale a un concerto rock, sapeva e capiva perfettamente che a lei avrebbe fatto piacere svagarsi un po' dopo giorni e giorni rinchiusa in casa a rimuginare sul suo malessere, ma la realtà è che ancora non aveva accettato che lei uscisse dal suo controllo per tornare tra le braccia di Slash.
L’aveva presa come una sconfitta.
Era sicuro che con lui non le sarebbe successo niente, lui ci teneva a lei, ma ancora non riusciva a farsi andare a genio quella relazione e sapeva che in cuor suo non l'avrebbe mai accettata.
Nicole aveva ignorato i tentativi di dissuasione del padre e le successive raccomandazioni, ma Axl alla fine aveva ceduto.
Ormai pronta era andata a sedersi in giardino in attesa che l'auto che doveva andare a prenderla facesse il suo ingresso nel viale di casa.
Avrebbe preferito qualcosa di meno ufficiale, avrebbe preferito andare per conto proprio ma anche Slash aveva insistito perché il loro autista passasse a prelevarla e quando finalmente l’auto si fermò a pochi passi da lei l’ansia iniziò a tormentarla.
Non era più così sicura di uscire, di vedere gente, di andare a quel concerto, Slash scese dalla macchina, l’abbracciò castamente notando dietro le vetrate l’ombra di Axl che li fissava, le aprì la portiera della macchina lasciandola salire.
Mentre si recavano al locale il silenzio nell'auto era assordante, Nicole era stranamente nervosa e più silenziosa del solito, al punto che Slash rimase colpito dal suo comportamento, non osò chiedere spiegazioni, intuiva perfettamente che il nervosismo di lei era dettato dalla situazione, lui si sentiva impotente di fronte a lei, fece finta di niente e rimase in silenzio a suoa volta, facendole credere di essere in ansia a causa dei problemi col gruppo.
Doveva indagare, voleva a tutti i costi capirne di più ma rimandò le spiegazioni a dopo il concerto, quando sarebbero rimasti soli e avbrebbero avuto tutto il tempo per parlarne apertamente.
Quando arrivarono al locale gli accolse il loro manager che lanciò un'occhiata di disapprovazione vedendo il chitarrista arrivare insieme alla ragazza, non gli interessava se fosse la compagna di Slash, la considerava e l'avrebbe considerata sempre come la figlia di Axl e quindi un intralcio per loro.
In più c’erano i rapporti tesi tra gli altri membri del gruppo a complicare le cose.
Fece per accennare al clima che avrebbe trovato una volta raggiunti gli altri ma l'uscita impetuosa di Duff dai camerini lo anticiparono, il biondo salutò Nicole e si appoggiò con le spalle alla porta, indifferente alle domande del manager
"Cosa succede?" gli chiese Slash
"Sei veramente sicuro di entrare là dentro?" gli rispose Duff appoggiato al muro ad occhi chiusi "E' scoppiata la bomba se ti interessa, stasera daremo l'annuncio ufficiale, comunque gli altri ti aspettano dentro"
"Ok" disse Slash accingendosi ad entrare nei camerini, fece cenno a Nicole di seguirlo nella fossa dei leoni "Andiamo"
Le urla e i commenti che uscivano dal camerino dei Velvet e arrivavano fino al corridio rimandavano a tutto tranne che ad una band unita, dopo mezz’ora di grida isteriche Nicole uscì esasperata da tutto quel vociare, non aveva voglia di stare a sentire i deliri di quelle prime donne, le bastavano quelli di suo padre quando era a casa, chiuse la porta del camerino lasciandosi alle spalle tutte quelle polemiche, girò un po' per il locale ancora semi deserto cercando di non intralciare il lavoro dei tecnici, poi uscì per fumare una sigaretta.
Fuori l'aria era abbastanza calda e uno spiraglio di sole illuminava il 
piazzale ancora sgombro dalle auto, frugò nella borsa cercando il pacchetto delle sigarette, ne estrasse una e la portò alle labbra, frugò ancora per cercare l'accendino ma si ricordò improvvisamente di averlo visto per l'ultima volta in bella mostra sul tavolo della sua stanza, scartò l'idea di tornare dentro, nonostante avesse un'immensa voglia di fumare preferiva godersi quegli ultimi attimi di pace prima dell'inizio delle prove, non trovando di meglio da fare si rigirò la sigaretta tra le mani guardandola, quando il suo sguardo si posò su una mano non sua che le stava offrendo da accendere
"Grazie disse" fissando quelle dita lunghe e affusolate e senza alzare lo sguardò prese l'accendino dalle mani dell'uomo, accese la sigaretta e ne aspirò lentamente il fumo sedendosi su una panchina lì di fianco.
"Ti ho spaventata?"
Scosse la testa "No, figurati, è solo che non ti ho visto arrivare" disse fingendosi indifferente
"Sono passato dal retro ma se ti do fastidio me ne vado" disse lui con malcelata strafottenza.
Nicole evitò per quanto possibile le battute sul tempo ma cercò un qualsiasi argomento per spezzare il silenzio imbarazzante che si era creato, si girò verso di lui riparandosi dal sole con la mano, era un vero stronzo, ma guardandolo  bene pensò che fosse anche veramente affascinante
"Così hai deciso di andartene..."
"Di andarmene dove? Ora non posso andarmene da nessuna parte, c'è un concerto tra poche ore" rispose mettendosi a ridere, ironizzando sulle voci che circolavano su di lui
Nicole rise "Lo prendo come un si quindi"
Scott non rispose, tirò su gli occhiali da sole e continuò a fumare in silenzio appoggiatosi al muro, si calò ancora di più il cappello sugli occhi, come per nascondere l'espressione divertita che aveva stampata in faccia.
"Te l'ha detto il tuo bello immagino..."
"Non me l’ha detto nessuno, non sono stupida, ma se volevate che rimanesse un segreto bastava non urlarvi contro in camerino, vi si sentiva da fuori"
"Ci siamo andati giù pesante eh..."
"Abbastanza, a un certo punto me ne sono andata, ne avevo le palle piene dei vostri scleri, ne ho sentiti già abbastanza in vita mia”
“Comunque sarai contenta che me ne vado, alla fine è la scelta migliore per tutti, io me ne torno alla mia musica, tolgo il disturbo, lascio campo libero al paparino..."
"A chi? Cosa intendi dire?"
"Che qui tutti mi hanno sempre considerato come il sostituto temporaneo di tuo padre, ora che non ci sarò più io e che tu hai reso tutti più buoni e più dolci, chissà… magari tornano insieme e vissero tutti felici e contenti" disse lui sarcastico spegnendo a terra la sigaretta, voltò le spalle a Nicole "Io torno dentro" disse indugiando sul portone al retro del locale "Tu che fai, vieni?"
"No, mi godo un altro po' di tranquillità qui fuori, vi raggiungo dopo"
"A dopo" sorrise Scott ormai quasi sparito dietro al portone in ferro verde
"Scott..." lo chiamò Nicole, lui fece capolino dalla pesante porta arrugginita "Promettimi che se verrò a vederti mi farai avere i biglietti per lo spettacolo..."
Abbozzò un mezzo sorriso con quell'espressione strafottente e affascinante che riusciva solo a lui "Chiaro, ti voglio in prima fila” disse avvicinandosi e tirandole su il viso con la mano, la guardò negli occhi “Però una promessa fammela tu"
"Sarebbe?"
"Che verrai da sola, così se dopo lo spettacolo ci voglio provare nessuno mi può dire nulla! Il tuo bacio non me lo scorderò tanto facilmente" scherzò
“Idiota” rise lei “Però mi fa piacere averti conosciuto”
“Anche a me, Niky, mi dispiace per tutto quello che ti è successo, davvero"
"Non ti preoccupare, tu non c’entri niente”
Lui fece un cenno con la mano, poi sparì di nuovo dentro al locale.
Dopo ore e dopo innumerevoli altre grida e insulti il concerto ebbe luogo, ma fu più sottotono del previso, la tensione era alta fuori e sopra il palco tanto che il pubblico non si mostrò neanche minimamente scosso dall'annuncio dello 
scioglimento ufficiale dei Velvet Revolver.
 

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Capitolo 34
*** Andrà tutto bene ***


Il concerto non  era stato esattamente quello che tutti si aspettavano e a fine serata il nervosismo era se possibile aumentato rendendo tutti intrattabili,  anche Nicole e Slash avevano finito per litigare pesantemente rinfacciandosi i casini che si erano creati a vicenda.
Quando l'auto che li stava riportando indietro arrivò fuori da casa Nicole si era ormai ricomposta riacquistando una certa sicurezza e tranquillità ma scese dalla macchina senza dire una parola, senza neanche salutare il suo compagno.
C’erano andati giù pesante con le accuse e nessuno dei due aveva intenzione di tornare di sull’argomento, né di cercare un punto di incontro per appianare le loro discussioni
"Non vuoi che ti accompagni?"
"No, lascia perdere, chiudiamola qui, è meglio così"
"Niky io..."
"Lascia perdere Slash, davvero, buonanotte"
Non aveva più voglia di aggiungere altro, solo di rinchiudersi in camera sua, farsi un bel bagno caldo e andarsene a dormire, se gli fosse riuscito.
Si tolse i tacchi per percorrere la salita che portava a casa sua e si maledisse per non aver accettato di farsi lasciare fuori dalla porta di casa, il vialetto d'ingresso mai come quella sera le sembrò così lungo, camminò lentamente e quando arrivò fuori dalla porta desistette un attimo, fece il giro dal retro e si sedette a bordo piscina per guardare le stelle, poggiò a terra le scarpe e la giacca, rovesciò il contenuto della borsa sul prato e presa dallo sconforto si accese l'ultima sigaretta immergendo i piedi nell'acqua tiepida nell'angolo più buio del giardino, sentiva un groppo in gola e gli occhi bruciare terribilmente ma cercò di farsi forza per non piangere.
Vagò nella sua mente alla ricerca di un qualsiasi ricordo felice pur di ricacciare indietro le lacrime ma l'impresa fu più dura di quanto pensasse.
Come ultima spiaggia per i suoi drammi esistenziali si ricordò di avere ancora della coca con se,  non avrebbe risolto i suoi casini, ma quantomeno le avrebbe estraniato per un po’ la mente dai cattivi pensieri.
Prese dalla borsa l'astuccio del trucco, aprì la cerniera e frugò un po' cercando di riuscire ad arrivare con la mano fino in fondo facendosi largo tra mascara e rossetto, tirò fuori il portacipria per riuscire a muoversi più liberamente nell'astuccio, come ricordava nel doppiofondo c'era ancora una fialetta con un grammo abbondante di polverina bianca, aprì il tappo della fialetta e ne rovesciò il contenuto sullo specchio facendosi luce col cellulare, poi aprì il portafoglio e prese una banconota arrotolandosela tra le mani, si chinò sullo specchietto tenendolo in equilibrio , proprio mentre stava per farsi una tirata sentì una musica familiare provenire da dentro e si concentrò per ascoltare meglio quelle note lente, lasciò perdere per un attimo lo specchio e quello che ne giaceva sopra, lo appoggiò sul prato facendo attenzione a non rovesciare tutto a terra.
Era suo padre che come al solito non riusciva a dormire e trascorreva l'intera notte al pianoforte a suonare, Nicole rimase per un po' in silenzio, nel buio del giardino ad ascoltare quelle note.
Ripensò alla sua vita e a come le facesse schifo, per quanto le sue amiche l'avessero sempre invidiata era lei adesso ad invidiare loro, aveva messo da parte la sua vita e la sua spensieratezza per buttarsi a capofitto in una storia che non l'aveva portata da nessuna parte, aveva trascurato le sue amiche e le loro feste folli per entrare in un vortice senza uscita, tutta quello che aveva ottenuto erano state molte serate a base di alcool e cocaina, la perdita di fiducia da parte di suo padre ed una storia che l'aveva distrutta.
Prese il telefono e compose il numero di quella che fino a poco tempo prima era la sua migliore amica, squillò a vuoto per un po' e non appena rispose con la voce ancora impastata dal sonno Nicole si ricordò di colpo di che ore fossero.
"Bonnie ciao, sono Nicole"
"Niky, è un botto di tempo che non ti fai sentire, che fine hai fatto? Ma che ore sono..."
"Le 4 del mattino, scusa se ti ho svegliata ma non mi ero resa conto dell'orario"
"C'è qualche problema?"
"No, no, non ti preoccupare, volevo solo salutarti, buona notte"
"Ciao, fatti sentire Niky"
Cercò per quanto possibile di ricomporsi, aveva bisogno di rifugiarsi tra le braccia di qualcuno che le volesse veramente bene, sapeva che nonostante la scorza burbera Axl l'amava incondizionatamente e  l'avrebbe continuata ad amare nonostante tutto, ed in quel momento l'abbraccio di suo padre era l'unica cosa di cui aveva veramente bisogno, guardò ai suoi piedi lo specchietto ancora ricoperto di polvere bianca e immediatamente le tornò la voglia matta di farsi, raccolse lo specchio tenendolo ben stretto tra le mani, lo avvicinò al viso  ma ne soffiò via la coca che si liberò nell'aria.
Raccolse le sue cose e si avvicinò in fretta alla veranda, la porta a vetri era leggermente socchiusa,  riuscì a entrare senza problemi, in silenzio, per non disturbare il padre, Axl era seduto al piano, suonava con gli occhi chiusi e la mente persa nelle note e non si accorse nemmeno dell’arrivo della figlia,  Nicole si sedette accanto a lui, sperando che Axl non smettesse di suonare, cosa che non fece, si girò guardando la figlia che si era sistemata in silenzio accanto a lui ascoltandolo
“Tutto ok?” chiese Axl mentre le sue mani continuavano a muoversi carezzando l’ebano el’avorio dei tasti del piano, Nicole scosse la testa appoggiandosi alla spalla del padre, affondò il viso contro di lui come per nascondersi, Axl si accorse delle lacrime che scorrevano sul volto della figlia, si staccò dal piano, scosse le spalle di Nicole per tirarla su come quando era piccola, aveva vergogna anche di lui, stava a testa bassa, gli occhi lucidi, arrossati dal pianto
“Non ti preoccupare” disse lei tirando su col naso “E’ stato solo un momento di sconforto ma lascia perdere, davvero” aggiunse cercando di convincerlo che tutto era a posto, si asciugò le lacrime strusciandosi il dorso della mano sugli occhi e si provò ad alzarsi per togliersi da lì, ma suo padre la bloccò
“No, non lascio perdere, Nicole, per favore…”
“E’ finito tutto” disse lei stanca e con un filo di voce “Sarai contento ora”
“No che non sono contento, magari sono stato un po’ duro con te negli ultimi tempi, ma l’ho fatto solo per il tuo bene, perché non sopportavo di vederti stare male, ma che possa essere contento di  vederti così, quello non devi nemmeno pensarlo, perché è finita?”
“Perché avevi ragione tu, non era una storia per me,  era una storia nata così, per fare male a te, ma ci siamo solamente distrutti, di tutto, di alcool, di droghe” parlò a raffica, sapeva che Axl non avrebbe retto a sentire quelle parole, ma non aveva senso continuare a tenergli nascosto tutto, vedeva chiaramente la delusione nel suo sguardo ma aveva bisogno di sfogarsi  “Forse per un periodo ho anche pensato veramente di amarlo, ma in cuor mio sapevo che non era così e continuavo inutilmente a farmi sempre più male, anche il bambino che ho perso, è stato un segno del destino, che non doveva continuare, quando ho saputo che Perla era tornata, che erano stati insieme di nuovo quando io ero in ospedale, avrebbe dovuto ferirmi, ma sono stata contenta così,  anche quello era un segno che quella storia andava chiusa, anche se lui diceva di volere stare con me, io lo so, e lo sapevo fin dall’inizio che eri tu quello che veramente gli interessava”
“Io cosa c’entro?”
“Dai, tu c’entri, anche se lui ha sempre negato, anche se lui diceva di stare con me perché era davvero innamorato,  lo so io, ma lo sa anche lui, che stava con me perché gli ricordavo te, perché ha sempre cercato di riavvicinarsi a te, anche ieri sera al concerto, quando Scott mi ha detto che avrebbe lasciato i Velvet, mi ha detto nemmeno troppo velatamente che così gli altri avrebbero avuto una spinta in più per cercare di riavvicinarsi a te, l’ho chiesto a Slash e lui non ha negato, ma non mi interessa, né cosa faranno loro, né cosa farai tu, io ora sto male, ma non ti preoccupare per me, starò meglio, ma senza Slash, ho bisogno di riprendere in mano la mia vita”
“Nicole” l’abbracciò Axl stringendola forte contro il suo petto “A me interessa solo sapere che ti sei fidata di me, che mi hai detto tutto, passerà tutto piccola mia” la baciò Axl sulla fronte “Ora andiamo a dormire” le disse prendendola per mano e accompandola in camera sua “Andrà tutto bene, Niky, c’è papà qui con te”
 

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Capitolo 35
*** Knockin' on Axl's door ***


Axl non avrebbe voluto frugare tra le cose di Nicole ma cercò di trovare comunque una giustificazione al suo comportamento, si sentiva in dovere di farlo, per il suo bene. 
Da troppi giorni dopo quella famosa sera sua figlia si stava dimostrando stranamente apatica, era apparsa scossa da tutta quella vicenda, tremendamente provata, si era si confidata con lui, ma per come la vedeva Axl c’era ancora qualcosa di profondo che lei non aveva voluto tirare fuori di fronte a lui, qualcosa che Nicole cercava in tutti i modi di tenere segreto.
Non aveva neanche una vaga idea di cosa cercare in camera della figlia ma quando gli capitò  in mano l’indirizzo di Slash, di quella che per qualche tempo era stata la loro casa, ebbe finalmente chiaro il da farsi, sarebbe andato li per parlare con lui, tranquillamente si era ripromesso di fare, avrebbe sentito direttamente dalla sua voce cosa era successo con la figlia di così sconvolgente da farli lasciare.
Non avrebbe fatto scenate, ma sarebbe andato da lui a chiedere cosa gli aveva fatto cambiare idea, se fino al giorno prima lei sembrava il grande amore della sua vita e di punto in bianco l’aveva lasciata.
Ma quando qualche notte dopo per l’ennesima volta l’aveva sentita gridare nel sonno,  l’aveva sentita piangere ogni suo buon proposito era andato miseramente a puttane.
Approfittò del week end che Nicole aveva deciso di passare fuori città con le amiche per decidersi a fare visita al chitarrista, era già pronto per uscire e deciso a dire la sua all’ex amico, ma venne preceduto dal suono concitato del campanello.
Chi era che lo disturbava a quell’ora?
Slash continuo a suonare e bussò talmente forte da rischiare di buttare giù la porta e quando Axl aprì fu quasi sorpreso di trovarselo davanti .
"Tu che cazzo ci fai qui?" chiese Axl sorpreso della sua sfacciataggine nel presentarsi da loro, è vero, era lui per primo che aveva intenzione di chiarirsi ma mai si sarebbe aspettato di trovarlo lì
"Saltiamo i convenevoli, dov’è Nicole?"
" Non c’e" 
"Dai Axl , è importante;  ho bisogno di parlare con lei, non ti intromettere"
"Scusa? Non ti intromettere? Nicole è mia figlia e questa è casa mia. Chi cazzo ti credi di essere per venire qui e comportarti come se non fosse successo nulla?" 
"Axl per favore, ho bisogno di parlare con Nicole il prima possibile" 
Chi si credeva di essere lui per piombare così a casa loro pretendendo di parlare con Nicole dopo tutto quello che era successo?
"Come come? Prima te la porti a letto e la fai drogare, poi la lasci, la fai soffrire , l’hai tradita con la tua ex moglie e ora piombi qui pretendendo di parlare con lei?"
"Ma cosa stai dicendo? Io non ho lasciato nessuno e soprattutto non ho tradito nessuno, è stata lei a tradire e lasciare me e ti posso garantire che l’ultima volta che l’ho vista non mi sembrava nemmeno che stesse poi così male, anzi"
Axl rimase stranito nel sentire le parole di Slash, la versione che aveva dato Nicole era diversa dalla sua, certo, lei era sua figlia e lui uno dei suoi nemici, ma sembrava sincero e non aveva motivo di mentire mentre Nicole avrebbe potuto tranquillamente fare la vittima per cercare la compassione del padre e giustificare così i casini che aveva combinato.
Axl si sentì confuso: non sapeva a chi credere e tutta questa storia l’aveva lasciato scosso
"Comunque Nicole non c'è davvero, è andata a Santa Cruz con delle amiche...tornerà dopo il week end" si decise a dire Axl
Slash cambiò espressione, sembrava scosso dalle parole di Axl, non credeva di aver detto qualcosa di strano se la figlia aveva deciso di passare del tempo con le sue amiche.
Slash rimase comunque stranito nel sentito, Axl lo notò fissandolo per cercare  di capirci qualcosa 
"A Santa Cruz hai detto? Per il fine settimana?"
"Si, c’è qualcosa di strano? Hai qualcosa in contrario?" domandò sarcastico
"Che grandissimo figlio di puttana, dobbiamo muoverci " disse Slash “dobbiamo andare a recuperare Niky”
“Ma di che cazzo stai parlando? Spiegami tutto…”
“No Axl, non c’è tempo di spiegare, dobbiamo muoverci, ti spiego tutto strada facendo”
 
 
 
 
 
Ok ok, è cortino come capitolo e sicuramente non ha nemmeno 1/10 dell'intensità del precedente, ma chiedo venia, col caldo e i bagni al mare la mia ispirazione è andata in vacanza...

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Capitolo 36
*** Going to Santa Cruz ***


Axl salì in macchina suo malgrado, quasi trascinato a forza da Slash, il chitarrista sembrava una furia e aveva cambiato atteggiamento da quando Axl gli aveva detto che Nicole era andata a Santa Cruz.
Era teso e contratto, nervoso, in un primo momento il cantante aveva pensato che Slash fosse solamente geloso vista la rottura con sua figlia, anche se l’espressione stampata sul volto del chitarrista non sembrava realmente gelosia, sembrava più una sincera preoccupazione.
“Mi vuoi spiegare dove diavolo stiamo andando?” ruggì Axl sedendosi sul sedile del passeggero
“A recuperare Nicole” rispose Slash
“Si, questo l’hai detto perlomeno un milione di volte, oltre a ripetere che sei preoccupato, spiegami cosa sta succedendo o ti giuro, non ci muoviamo di qui”
“Axl, tu hai visto Nicole andare via con le sue amiche?”
“Si, ha detto che sarebbe andata con loro per il fine settimana”
“No, sto chiedendo se hai visto le sue amiche andare via con lei"
"No, perché?"
“Perché non è con le sue amiche, ti ha raccontato una cazzata Axl. L’ennesima cazzata”
Axl si infuriò a sentire quelle parole dalla bocca di Slash, chi era lui per andarlo a cercare? Si era portato a letto sua figlia, l’aveva fatta stare male e ora la infamava gratuitamente, il cantante iniziò a inveire contro Slash, alludendo alla rottura della relazione con la figlia e alla gelosia di lui, Slash, che stava sfrecciando sulla strada intasata dal traffico fece una brusca virata incurante delle auto che arrivavano dalla corsia adiacente, inchiodò lungo il ciglio della strada ed entrambi scesero di macchina prendendosi a spintoni e insultandosi a vicenda.
"Tu chi cazzo ti credi di essere per infamare così mia figlia? Dopo tutto quello che hai fatto, vieni qui a riempirti la bocca di tante belle parole sputando merda addosso a lei? Come fai a essere così falso?"
“Axl calmati” urlò Slash con tutto il fiato che aveva in gola, “Calmati” ripetè urlando più che altro verso se stesso; Axl lo fissò con gli occhi sbarrati, in anni che si conoscevano, che si erano frequentati non l’aveva mai visto così arrabbiato, era lui che di solito perdeva le staffe, non Slash.
Il chitarrista si sedette sul bordo della strada, si accese una sigaretta con la testa tra le mani, non avrebbe voluto sputare tutta la verità in faccia ad Axl, in fondo a Nicole ci teneva realmente, ma era pur sempre la figlia di Axl e non sapeva se avrebbe fatto bene a dire tutto, aspirò altre boccate dalla sigaretta restando in silenzio a testa bassa, cercando di estraniarsi da quella situazione surreale.
“Sto ancora aspettando una spiegazione” la voce roca di Axl lo riportò alla realtà, alzò lo sguardo verso il cantante, appoggiato in piedi alla portiera dell’auto, i suoi occhi gelidi puntati verso di lui "Allora?"
Non era facile tirare fuori tutto così, ma d’altra parte ormai, arrivati a quel punto non c’era più ragione di mentire, Slash iniziò a parlare a raffica:
“Non è facile” borbottò cercando di trovare le parole giuste
“Provaci e per favore, sii convincente, perché questa storia mi ha stancato. Troppo”
“Come vuoi, ma questa storia non ti piacerà per niente. Non sono stato io ad avvicinare Nicole.  Quella sera al Cat, ero distrutto, distrutto e strafatto, Perla se n’era andata, aveva portato via i bambini, io avevo venduto la casa. Ero ubriaco fradicio, ma ero per conto mio al bancone e Nicole è venuta da me, è lei che mi ha avvicinato e ti posso garantire che se io ero ubriaco lei non era messa tanto meglio. E' vero, sono andato a letto con lei solo per il gusto di farlo e solo perchè era tua figlia, ma lei non si è fatta tanti scrupoli a venire con me... Axl credimi, per me non è facile dirti queste cose, sei tu che l’hai voluto sapere”
“Continua” disse Axl respirando piano e cercando di trovare la forza di ascoltare ancora “Vai avanti, voglio sentire come finisce la storia”
“Lo ammetto, non ti posso dire di no, ne ho approfittato perché mi sentivo solo, volevo una compagna di giochi e cosa potevo trovare di più divertente di tua figlia? Non hai idea di quante volte ho immaginato la tua faccia quando l’avresti scoperto. La sera del concerto l’avrei buttata in pasta alla stampa, così avresti saputo tutta la verità, però mentre suonavo mi è passata davanti come una flash Nicole da piccola. Io ero il suo preferito, lei mi adorava e io non potevo farle tutto quello, a fine concerto sono andato da lei per dirle tutta la verità ma Weiland mi ha preceduto, ha rovinato il giochino, è venuto fuori un casino pazzesco…”
“E il resto l’hanno visto lo stesso tutti sui giornali”
“No, non è finita la storia, questa è solo la prima parte, io quella notte l’ho aspettata per ore sotto casa, e più che guardavo l’orologio e più che mi sentivo in colpa per quello che era successo. Mi ero comportato come la peggiore delle merde. Io l’avevo messa nei casini per niente, sapevo che ti saresti incazzato vedendo le foto sui giornali. Ci siamo chiariti, lei per un po’ si era anche trasferita da me, sapevo che non ti aveva ancora detto niente e continuavamo a fare tutto di nascosto ma la situazione era diventata insostenibile, avevo insistito perché volevo che ne parlasse con te e poi mi sono accorto che stava diventando sempre più strana, me ne rendevo conto visto che c’ero passato anch’io, ma come provavo ad affrontare l’argomento erano liti, all’inizio avevo anche pensato di aver frainteso tutto, che fosse solo nervosismo per la situazione ma credimi, Nicole è completamente dipendente dalla cocaina e mi stupisco che tu non te ne sia accorto”
“Nicole? Cocaina?” 
Quelle due parole associate lo colpirono forte come un pugno in pieno volto, non riusciva a credere a quello che stava sentendo, sembrava tutto così terribilmente surreale, dopo quello che lui aveva passato da giovane, dopo tutto quello che aveva cercato di insegnarle gli sembrava impossibile.
NICOLE – COCAINA
“Anche la sera dell’incidente?” chiese con un filo di voce.
“No, quella sera no, probabilmente sapeva già di essere incinta e aveva provato in tutti i modi a dirmelo, l’incidente è stato solo un caso, correva forte ma anche se fosse stata ferma non avrebbe potuto evitare l’altra macchina, il resto lo sai”
Slash scalciò lontano l’ennesimo mozzicone di sigaretta di tutti quelli che si erano accumulati ai suoi piedi durante quella discussione accesa, Axl era rimasto senza parole, sconvolto dal racconto di Slash, l’aveva osservato a lungo mentre parlava studiando ogni suo movimento, sembrava sincero. Si, forse anche geloso perché la ragazza l’aveva lasciato, ma sinceramente preoccupato per lei. Sembrava ci tenesse ancora.
Tanto.
Axl gli posò una mano sulla spalla, cercando di farlo calmare, cercando un contatto amico che calmasse anche lui, salirono in macchina, avevano viaggiato già qualche ora e ormai erano vicinissimi alla mèta.
Svoltarono appena si trovarono davanti il cartello che indicava la città di Santa Cruz.
Slash guidava sicuro di se, a tratti fin troppo, sembrava quasi che sapesse perfettamente dove andare a cercare la ragazza ma Axl non sembrava della stessa idea, per lui pareva come dover cercare un ago in un pagliaio, rimase quindi sorpreso dalla sicurezza del chitarrista, che dopo essersi addolcito parlando della ragazza e raccontando la loro storia, da quando erano arrivati in quella cittadina di surfisti sembrava essersi rabbuiato di nuovo.
“Si può sapere cos’hai contro questa città? E come diavolo fai a sapere dove trovare Nicole in mezzo a tutta questa gente? Se sei così sicuro che non sia con le sue amiche non puoi nemmeno sapere se davvero è qui. Non la troveremo mai” disse secco Axl incrociando le braccia al petto.
Slash girò a caso tra le viuzze che si dislocavano vicine alla spiaggia, senza proferire parola, la mascella serrata in un ghigno.
Dopo svariati giri a vuoto, quando ormai aveva perso la speranza di trovare la strada così facilmente come credeva accese il navigatore, prese dalla tasca un pacchetto di Marlboro accartocciato sui cui aveva scritto, con calligrafia tremolante, l’indirizzo di qualcosa che andò a ricercare sul satellitare.
“So dove cercarla” disse Slash senza aggiungere altro “La storia non finiva li, ti mi hai accusato di averla tradita, non è andata così; Perla era tornata quando Nicole era in ospedale ma non è successo niente tra di noi, ha la sua vita a New York adesso, era solo tornata perché non mi sentiva da troppo tempo e dovevo occuparmi dei miei figli, Nicole lo sa perfettamente questo, è stata lei che mi ha lasciato quando si è stufata del giochino, immagino non ti abbia detto che ora ne ha trovato uno migliore. Se fosse per me saremmo ancora insieme in questo momento, lei a te ha detto che l’ho lasciata io?”
“Mi ha fatto capire che vi eravate lasciati perché tu eri tornato con Perla, che la vostra storia era stata una finzione perché volevi che io tornassi con voi”
“Axl…tutti vorremmo che le cose tornassero come un tempo, che noi tornassimo ad essere grandi insieme, ma figurati se ho mai forzato Nicole perchè ne parlasse con te. Avrà preso la palla al balzo da quando ha saputo che Scott avrebbe mollato i Velvet per tornare col suo vecchio gruppo. L’idea che tutti abbiamo avuto è stata quella di riprovarci anche noi, che sarebbe stato bello, ma tu non sei e non sarai mai della stessa idea. Eccoci, siamo arrivati disse Slash indicando il navigatore che segnalava l’arrivo a destinazione, si trovarono di fronte a una casetta a pochi passi dalla spiaggia, era una costruzione bassa, non tanto grande, col tetto rosso e i vasi di fiori sui davanzali, come Slash aveva preveduto nel vialetto adiacente alla casa c’era parcheggiata la macchina di Nicole.
Il viso di Slash aveva assunto un’espressione contratta, sentiva la rabbia montargli dentro più di quanto avrebbe immagino, Axl lo notò subito
“Come diavolo facevi a sapere dove trovare Nicole?” chiese
Il chitarrista si rigirò tra le mani il pacchetto di sigarette dove era appuntato quell’inidirizzo, lo accartocciò con un gesto di stizza, continuando a schiumare rabbia, il rosso rimase interdetto da quel comportamento “Ti ho chiesto come facevi a sapere che Nicole era qui?
“Me l’hai detto tu che era a Santa Cruz, no?” disse secco Slash serrando la mascella, aveva i pugni stretti, rischiava di rompersi un mano colpendo la portiera dell’auto “Era fin troppo prevedibile che fosse qui. Questa è casa di Weiland”.

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Capitolo 37
*** Un aspro confronto ***


In breve i due furono fuori dall'auto, girovagarono per un po' intorno alla casa cercando di capire se effettivamente vi si trovasse qualcuno all'interno.
L'auto era parcheggiata fuori, nel vialetto adiacente alla casa, avevano creduto di sbagliarsi, l'avevano sperato invano, che si trattasse solo di un'auto uguale a quella di Nicole, in fondo quante ce n'erano di macchine come quella?
Ma la targa coincideva, quella non mentiva, non c'era più alcun dubbio che fosse realmente quella della figlia di Axl.
Nonostante quel dettaglio la casa però sembrava apparentemente deserta, era buio, le serrande completamente abbassate e nessun rumore proveniva da dentro.
Si lanciarono un'occhiata complice poi il chitarrista si parò di fronte alla porta iniziando a bussare con insistenza, dovette attendere un po' e quando ormai aveva davvero creduto che non ci fosse anima viva in casa qualcuno andò ad aprire:
"Slash, qual buon vento ti porta da queste parti?" Weiland rimase sorpreso non appena aprì la porta, abbozzò un mezzo sorriso strafottente cercando di nascondere un visibile imbarazzo; si era presentato ad aprire nudo, coperto solo dall'asciugamano legato in vita, sicuramente non aspettava visite e men che mai si sarebbe aspettato di trovarsi proprio lui di fronte: "Scusa gli abiti succinti, ero a farmi una doccia" aggiunse "E scusa se non ti faccio entrare ma sai, ho ospiti" cercò in qualche modo di prendere tempo sperando che il chitarrista decidesse di andarsene, ma soprattutto sperando che non avesse fatto caso all'auto di Nicole.
Slash non apprezzò la sua ironia strafottente, non l'aveva mai sopportata e in quel momento gli risultò ancora più irritante e fuori luogo, lo colpì al petto con entrambe le braccia, spingendolo dentro
"Che maniere sono... In fondo eravamo amici" continuò Scott con la sua farsa
"Non da quando mi hai fottuto la donna"
Proprio in quel momento Axl fece la sua comparsa sulla porta di casa lasciando di stucco l'altro cantante, si tolse gli occhiali scuri gelandolo con lo sguardo "Dov'è mia figlia?" tuonò.
L'atmosfera si fece tesa, per un attimo interminabile i tre uomini rimasero fermi a guardarsi rabbiosamente, Weiland ormai colto in fallo cercò di accampare una scusa credibile il più velocemente possibile per proteggere la ragazza da tutto quel casino ma si rese conto che ormai non c'era più via di scampo: la macchina di lei parcheggiata fuori, il suo abbigliamento, la casa buia e ancora addormentata non lasciavano grande spazio a fraintendimenti, una qualsiasi cazzata in quel momento sarebbe risultata inutile e dannosa, tanto valeva andare a chiamare Nicole e cercare di risolvere la situazione nel modo più civile possibile senza complicarla ulteriormente, avrebbero solo ottenuto di far arrabbiare i due ancora di più ampliando quel casino in maniera irreversibile "Vado a chiamarla".
Lasciò Axl e Slash ad attenderlo in salotto, voltò loro le spalle per un attimo sparendo dietro a una porta, la lasciò accostata alle sue spalle lasciando intravedere uno spiraglio di quella che sembrava una camera da letto le cui finestre erano ancora chiuse e il letto sfatto "Abbiamo visite" disse ad alta voce senza dare ulteriori spiegazioni.
Tornò dopo un paio di minuti che sembravano non passare mai, vestito e portandosi dietro un volto fin troppo familiare ai due "Niky, papà è venuto a trovarti" disse Scott appoggiandosi alla parete.
"Oh cazzo" esclamò la ragazza in preda al panico "Voi che ci fate qui? Insieme!"
"Noi? Tu piuttosto: che ci fai qui con lui? Non dovevi partire con le tue amiche? Lui non somiglia a nessuna delle tue amiche"
"Papà, posso spiegarti..."
"Sali in macchina" la zittì Axl con uno sguardo truce e colmo di delusione nei suoi confronti.
La prese per un braccio trascinandola fuori, sul patio, la strattonò talmente forte da rischiare di farla cadere a terra
"Come hai potuto farmi tutto questo?" chiese Axl con voce fin troppo ferma, il suo tono era gelido, sicuramente alludeva a Scott ma era chiaro che ci fosse qualcos'altro, la ragazza incrociò gli occhi scuri di Slash e immaginò a cosa si riferissero le parole del padre, evidentemente durante il tragitto il chitarrista aveva avuto la brillante idea di raccontargli tutto. Nicole abbassò lo sguardo divincolandosi dalla presa del padre "Gli hai raccontato tutto?"
"Credimi, ho dovuto" le rispose il chitarrista abbassando lo sguardo a terra, si sentiva una merda per averla sputtanata con Axl, non era riuscito a risolvere la questione da solo e si era rivolto all'unica persona in grado di risolverla "Ero preoccupato per te"
"Eri preoccupato un cazzo" sbottò Nicole "Ammettilo Slash. E se non vuoi ammetterlo davanti a lui ammettilo perlomeno con te stesso, non eri preoccupato, non dire stronzate, lo sai benissimo che non c'era da preoccuparsi, eri solo geloso, guarda caso questo è il primo posto dove sei venuto a cercarmi"
"Falla finita" la interruppe il padre "Era venuto a casa a cercarti, gliel'ho detto io che eri a Santa Cruz"
"Si? Chiediti come mai sono tre settimane che ci siamo lasciati e guarda caso è venuto proprio oggi a cercarmi" urlò al padre, poi spostò la sua attenzione verso Slash "Forse perchè sapevi che Scott era via e che per il fine settimana sarebbe stato qui? Dillo se hai le palle, ci tenevi a sputtanarmi con mio padre"
"Perchè sapevo che con il cane da guardia fuori città avrei potuto parlarti tranquillamente" rispose Slash
"Come vedi ti è andata male. Mettiti l'animo in pace Slash è finita. FI-NI-TA. Fattene una ragione!"
"Dopo tutto quello che c'è stato ti sei consolata presto però" la rimbottò acido suo padre
"Perfetto, ci mancava solo questa, vedo che siete di nuovo amici e la cosa mi riempie immensamente di gioia, sapete quanto adoro i liti fini"
"Non fartelo ripetere Nicole, sali in macchina!"
"Fai come dice tuo padre, sali in macchina" rincarò la dose Slash
"Non sei nessuno per darmi ordini" rispose strafottente Nicole allontanandosi da lui "Io non mi muovo di qui" si riparò avvinghiandosi a Scott
Il chitarrista si avvicinò a lei, se ad Axl non aveva dato retta lui ci sarebbe riuscito passando alle cattive maniere.
Si avvicinò a lei, troppo vicino e con troppa foga, aveva gli occhi indemoniati e quasi la fece spaventare per l'eccessiva irruenza
"Lasciala stare" lo intimò Scott tenendolo a distanza, si intromise tra i due per difendere la ragazza
"Non ti intromettere Scott! Ho detto vieni via" ulrò furioso il chitarrista tirandola per un braccio, Nicole provò a divincolarsi dalla presa aiutata da Weiland "Ho detto non ti intromettere tu"
"Sennò?"
"Ok pallone gonfiato, te la sei voluta tu" lo minacciò Slash e all'improvviso in preda a un raptus di gelosia colpì Scott con un pugno al volto, il cantante rimase stordito ma incassò il colpo senza fiatare, si passò la lingua sui denti riconoscendo in bocca quel sapore salato e metallico, si portò la mano al labbro e la guardò sporca di sangue. Non avrebbe reagito, non voleva fare a botte, non con lui e non di fronte a Nicole, alzò lo sguardo verso Slash, quel suo sguardo fiero e strafottente ma rimase impassibile, non voleva deludere Nicole, le aveva promesso che sarebbe rimasto calmo di fronte a ogni possibile provocazione da parte del suo ex compagno, Slash però tornò a provocarlo "Allora non reagisci Weiland? Che c'è? Hai paura di sporcarti le mani?"
"Falla finita Slash" alzò la voce Nicole sperando di calmare la situazione, in realtà il suo intervento servì solo a gettare benzina sul fuoco
"Sentila come ti difende, deve essere proprio innamorata! Sei sempre stato un coglione Scott, ma da qui a farti difendere da una donna..." non gli fece neanche finire la frase che il cantante lo colpì duro a sua volta, in breve la situazione degenerò, di due si rotolarono a terra in uno spettacolo deplorevole, a nulla servirono le urla isteriche di Nicole per cercare di calmarli, i due non sentivano ragione, volarono calci e pugni, fu Axl ad intervenire per dividere i due quando finalmente diede ascolto allo sguardo supplicante e impaurito della figlia.
Diede una mano a Slash ad alzarsi, Nicole si occupò di Scott, preoccupandosi per gli zigomi gonfi e il labbro sanguinante
"Brava, fagli da crocerossina, ne avrà bisogno"
"Piantala Slash" fu la risposta secca della ragazza mentre asciugava il sangue dalla bocca di Scott "Non è niente, è solo un graffio" la tranquillizzò lui
"Non finisce qui Weiland, non finisce qui!" lo minacciò Slash col volto tumefatto
"QUando vuoi Slash, sai dove trovarmi"
"Fatela finita voi due" ringhiò Axl "Andiamocene" invitò Slash avviandosi verso la macchina, la sua espressione era tesa, tirata, delusa.
Era deluso dal comportamento della figlia, dalle troppe bugie che gli aveva raccontato, si era tristemente reso conto che lei era sfuggita definitivamente al suo controllo e che quella era solo l'ennesima di una lunga serie.
La sua fiducia era pian piano andata scemando nel corso della giornata: da quando erano  arrivati in quella città di surfisti, da quando aveva visto l'auto della figlia, da quando l'aveva trovata a casa di Scott.
"E lei? Devi fare qualcosa cazzo Axl, è tua figlia, sei venuto fin qui..."
"No. Tu sei venuto fin qui per riportarla indietro, io ho fatto solo da spettatore. Abbiamo avuto tutti e due la riprova di quello che cercavamo, ha fatto la sua scelta: ha scelto lui. Non è più una bambina, non mi interessa più niente di quello che fa" fu la risposta secca di Axl, si calò il cappello sul viso a nascondere ancora di più gli occhi arrossati, coperti dagli occhiali scuri, non c'era più niente da fare pensò.
Nicole aveva scelto di raccontargli un sacco di bugie, ora se ne era reso conto, aveva aperto gli occhi, non si fidava più di lei, certo era pur sempre sua figlia e col tempo l'avrebbe perdonata, forse. Ma ora no, voleva solo tornare indietro e lasciare quel posto il prima possibile, non avrebbe retto ancora nel vederla lì.
"Ti fa tanto male?" chiese Nicole, si sedette accanto a Scott sul letto medicandogli i segni sul volto
"No, incidenti di percorso, mi daranno un'aria più da macho" scherzò Scott per stemperare la tensione, le accarezzò il viso dai lineamenti delicati, scostandole una ciocca di capelli rossi dal viso "Vieni qui piccolina" tentò di tranquillizzarla baciandole lievemente sulle labbra e stringendola a se sul letto ancora disfatto.

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Capitolo 38
*** Don't cry ***


Axl e Slash tornarono avviliti verso la macchina con lo sguardo basso, cupo. Erano coscienti della loro sconfitta, Nicole aveva fatto la sua scelta; aveva scelto di non seguirli, aveva scelto di restare con Scott.
Non dissero un parola per quei pochi passi che li dividevano dall’auto, il chitarrista aveva ancora i pugni stretti e un ghigno furioso stampato in faccia, tremava dalla rabbia.
“Dammi le chiavi, guido io” ruppe il silenzio la voce secca di Axl, il chitarrista non potè fare a meno di dargli le chiavi senza obiettare, era troppo teso anche solo per riuscire a guidare, il suo istinto gli gridava forte di tornare indietro, di sfondare la porta, prendere a pugni Scott fino a quando non sarebbe più stato in grado di respirare. Non avrebbe risolto nulla quello è certo, avrebbe allontanato ancora di più Nicole, ma almeno si sarebbe levato la soddisfazione di togliersi di torno l’ego smisurato di Scott, di liberarsi per sempre di quella sua boria che non aveva mai potuto sopportare.
Continuava a ripensarci, aveva ancora il loro sguardo complice a tormentarlo, per quanto si sforzasse di pensare ad altro erano ancora li e non riusciva a toglierseli dalla testa:
“Cazzo Axl, non abbiamo fatto tutti quei chilometri per lasciarla con Scott, devi tornare indietro, devi portarla via”
“Ascoltami bene” si irrigidì Axl “Sei o non sei stato tu che mi hai detto che mi raccontava una marea di cazzate? Oggi è stata solo la riprova, l’ennesima. E’ grande, non posso obbligarla a venire via. Cosa credi? L’avrei presa volentieri a schiaffi, avrei preso volentieri a schiaffi anche lui se è per quello, ma cosa ci vuoi fare, è la vita. Ha scelto lui, fattene una ragione come me la sono fatta io, ha scelto lui, basta”
“Rose, non ti ricordavo così lascivo, che fine ha fatto l’Axl Rose che tutti conosciamo?”  Gli urlò contro.
“Falla finita Slash, sono passati secoli, l’Axl Rose che conoscevi tu è morto tanto tempo fa, e per quello che mi interessa anche mia figlia è morta, e ora piantala per favore”
Slash si zittì, si aggiustò sul sedile del passeggero a fissare Axl.
Aveva ragione, forse. Sarebbe stato inutile tutto quello che aveva in mente, non avrebbe certo risolto le cose, era un pensiero miseramente consolatorio, soffriva, soffriva come un cane ma guardando Axl capì che lui stava ancora peggio.
Aveva riposto in sua figlia tutte le migliori speranze, aveva cercato di farle capire attraverso i suoi errori quale doveva essere la strada da percorrere.
E ora? Cosa aveva ottenuto?
Era un uomo deluso e distrutto, non gli rimaneva più niente se non una sconvolgente verità.
Già era stata dura quando aveva rischiato di perderla, quando aveva scoperto in un’asettica stanza d’ospedale che sua figlia se la faceva col suo nemico, di vent’anno più grande, che aveva perso un bambino che aspettava da lui e che era in fin di vita.
Axl aveva pensato che quello fosse il punto più basso che Nicole potesse mai toccare, ma invece no, quello era stato forse il male minore, l’aver scoperto che la figlia gli aveva raccontato un sacco di bugie lo feriva ancora di più. Non si fidava più di lei, non sapeva se mai sarebbe riuscito a fidarsi di nuovo, a guardarla di nuovo in faccia.
Aveva perso, doveva ammetterlo, perlomeno con se stesso
“Axl…”
“Che c’è?”
“Grazie…”
“Grazie di cosa?” chiese il rosso
“Di avermi impedito di rovinarmi la vita, se non fosse stato per te io… Io l’avrei ammazzato di botte”
Magra consolazione: aveva salvato Slash dal fare fuori Scott Weiland, pensò che forse non sarebbe stato un grande conforto. Axl sentì il suo respiro affannato e gli occhi che gli bruciavano, vedeva la strada di fronte a se sfocarsi pian piano appannata da quelle che sembravano lacrime.
Avrebbe voluto piangere, piangere forte e urlare ancora più forte tutta la sua rabbia, la sua disperazione, ma non voleva farsi vedere così da Slash, non avrebbe mai ammesso con qualcun altro che quella sconfitta lo aveva annullato, avrebbe finto di essere forte, come ogni volta.
Da quanto tempo non si sentiva così di schifo.
Erano quasi arrivati a casa, mancava poco a quell’enorme villa  in cui si era rinchiuso.
Non aveva la forza di tornare là ora.
Si fermò poco prima del cancello, era quasi sera e le luci lungo il vialetto che conduceva alla villa erano illuminati a indicare la salita buia.
Rallentò oltrepassando il grosso cancello di ferro e fermò la macchina di fronte alla porta di casa. Girò la chiave e tirò il freno a mano, scese dall’auto seguito dal chitarrista avvilito
“Allora ciao Axl” disse Slash a bassa voce cercando per quanto possibile di non incrociare il suo sguardo, avevano perso entrambi , ne erano coscienti, ora tutto aveva perso di significato.
“Sono un fallito” mormorò Axl tra i denti appoggiandosi con le spalle al muro, aveva ancora su gli occhiali da sole nonostante questo fosse tramontato ormai da un pezzo, Slash si accorse dalla voce tremolante del cantante.
“Che cazzo dici?” lo riprese Slash “Tu non sei un fallito, guarda così hai fatto, la gente ti osanna, Cristo, sei Axl Rose, non un fottuto fallito del cazzo, Axl”
“E smettila Slasher”
Slasher…Da quanto tempo non lo chiamava così.. Anni
“Cos’ho? Niente. Chi se ne frega della gente, se mi osanna, se mi infama, non me ne frega più un cazzo Slash, non ho più voglia di combattere, non ora che anche Nicole…” troncò la frase, era pallido in volto, si passò una mano tra i capelli, completamente perduto  - Non ora che anche Nicole mi ha voltato le spalle, ora che anche Nicole mi ha abbandonato - pensò.
“Axl è tutto ok?” No che non era tutto ok, che domanda inutile.
“Si” disse secco “E’ stato solo un momento, è tutto ok”
“Ok, io allora vado” si congedò Slash
-Fermalo Axl, non lasciare andare via anche lui, lo so che non vuoi e allora fermalo- nessun pensiero razionale, era la sua coscienza a parlare per lui.
Fottuto orgoglio, non l’avrebbe fregato di nuovo, non questa volta.
“Slasher” lo chiamò Axl
Slash si voltò fissando il cantante che lo guardava immobile “Si?”
“Abbiamo troppe cose da chiarire” buttò lì Axl. Il chitarrista lo guardò di traverso, che diavolo voleva dire? “Dovresti restare, dopo magari ci facciamo un bicchiere”
Era impazzito forse, quante volte Slash aveva cercato un chiarimento con lui sentendosi sempre respingere, addirittura fino alla mattina Axl avrebbe voluto vedere lui morto e ora lo invitava a restare. Gli eventi del giorno dovevano averlo sconvolto veramente tanto, ma in fondo era quello che anche lui voleva, quello che aspettava da anni.
Non poteva dire di no, sarebbe stato stupido.
Non se lo fece ripetere due volte e raggiunse Axl.
Parlarono a lungo quella sera, la strada certo era ancora tutta in salita, non sarebbe stato facile appianare tutti gli scontri che c’erano stati tra i due, ma non c’era più spazio per la rabbia e per continuare a fingere che il legame che c’era stato in passato tra loro non fosse mai esistito, certo erano passati tanti anni, forse troppi, ma ormai erano due persone adulte e mature, non erano più i due coglioni che per anni non si erano rivolti parola mossi dalla rabbia.
L’whisky bruciava in gola e annebbiava la mente fornendo un’effimera parentesi di sollievo.
Si ritrovarono a notte fonda insieme come ai vecchi tempi, completamente ubriachi ma con una nuova consapevolezza e il resto venne quasi da se, automatico.
 
 
 

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Capitolo 39
*** Don't damn me ***


"Ok, così va più che bene" sentenziò Axl alla fine delle prove, si staccò dal microfono tirando finalmente una boccata d'aria stupendo tutti per non aver come di consueto interrotto bruscamente le prove che a parer suo non erano mai perfette o mai all’altezza delle sue aspettative.
Nessuno sarebbe mai riuscito ad immaginarsi un Axl Rose così stranamente di buonumore prima di un concerto, tantomeno lui stesso.
Anche il palco dopo le prove si era velocemente svuotato da musicisti e tecnici, gli altri erano andati a rinfrescarsi prima del concerto, solo Axl era rimasto lì, da solo al suo posto al centro del palco, cercando di svuotare la testa dai mille pensieri che vagavano confusi nella sua mente. 
L'attesa più snervante che riuscisse a ricordare, l'attesa più snervante che avesse mai immaginato.
Ammise finalmente con se stesso che c'era stato un momento in cui aveva creduto e temuto di non farcela: cosa gli fosse saltato in mente se l'era domandato più volte avendo paura di aver fatto la scelta sbagliata. Ci aveva riflettuto a lungo perdendoci il sonno per molte notti, spesso era stato sul punto di desistere rischiando di mandare a puttane l'intero progetto ma fortunatamente capì che se l'avesse fatto non sarebbe mai riuscito a perdonarselo.
Tornò in camerino dagli altri, cercò il cellulare tra le sue cose; ancora nessuna chiamata, ancora muto, cercò di non farsi prendere dallo sconforto per quella telefonata che non voleva saperne di arrivare. Sgattaiolò di nuovo dietro al palco cercando di non farsi notare, come se fosse stato possibile. Camminò lentamente attraverso il corridoio buio e si fermò solo quando fu di nuovo sopra al palco, tutto era quasi pronto per lo show. Scostò di poco il pesante tendone di velluto che lo divideva dal pubblico; le luci dell'immensa sala erano accese, era tutto quasi al completo, il palazzetto gremito di gente riunita in un'incessante vociare forte e confuso, tutti erano li per lui in attesa del grande evento. C'era il tutto esaurito quella sera, non poteva essere altrimenti e sorrise pensando a tutto quello che si era perso per troppo tempo.
Riaccostò il tendone dietro di se e chiuse gli occhi con un sorriso infantile stampato in faccia, non c'era nessun altro intorno a lui e poteva godersi tranquillamente quel momento in perfetta solitudine. Il suo sguardo si posò su un volantino a terra vicino ai suoi piedi, lo prese, se lo rigirò tra le mani fissando a lungo quel logo impresso accanto quel nome che tanto amava.
A malincuore aveva dovuto congedare quelli che per parecchio tempo erano stati i suoi compagni d'avventura, era stata dura anche con loro, ma avevano capito, non c'era stato bisogno di inutili giustificazioni, immaginavano che prima o poi sarebbe dovuto succedere.
Era scritto nelle stelle, lassù da qualche parte, da quel lontano 1985, da quei concerti con poche persone dove quello che guadagnava serviva a malapena a coprire i suoi vizi, a coprire le spese e troppe volte nemmeno quello.
Ripiegò con cura quel volantino stando ben attento a non rovinarlo e con altrettanta cura lo infilò nella tasca della giacca come se fosse un cimelio, non aveva nessun valore eppure a lui sembrava tanto prezioso.
Si decise a tornare in camerino dagli altri, fece giusto qualche passo ma si soffermò vicino agli strumenti, il suo sguardo si posò subito su quella Gibson dal legno ormai consunto, quante ne aveva viste quella chitarra? Non se lo ricordava nemmeno più. Si ritrovò ad accarezzarla quasi spinto da una forza sovrannaturale che non riusciva a frenare, ne lisciò il legno levigato reso imperfetto dal tempo che era passato, se quella chitarra avesse potuto parlare quante ne avrebbe avute da raccontare.
"Axl"
Sentì una voce familiare chiamarlo risvegliandolo dai suoi pensieri, Asbha lo sorprese ad accarezzare quella chitarra ma per una volta non disse nulla, sorrise rispettando la voglia del cantante di non parlarne "Ti stavano cercando tutti, ti avevano visto uscire dai camerini e non sei più tornato. Mi sa che stessero iniziando a pensare che te ne fossi andato" cercò di scioglierlo con una battuta per stemperare la tensione com'era sua consuetudine.
Rise anche Axl "Con tutto il casino che c'è là fuori? Non me sarei mai potuto andare, mi avrebbero linciato" buttò lì cercando di sdrammatizzare a sua volta.
"Axl tra dieci minuti inizia il concerto, non vorrai mica ritardare?" lo chiamò la voce di Del che era sbucato dal corridoio.
Scosse la testa; no, non avrebbe ritardato, non questa volta.
In breve arrivarono anche tutti gli altri, ridevano e scherzavano ma si capiva fin troppo bene dalle loro facce, dai loro sguardi sgomenti, che erano in ansia per quella serata. Come se fosse il loro primo concerto.
Finalmente si spensero le luci nel palazzetto gremito, per un attimo calò un silenzio di tomba che si interruppe solamente quando dall'enorme monitor posizionato dietro al palco le luci rosse al led iniziarono a lampeggiare scandendo quel nome a caratteri cubitali: GUNS N'ROSES.
Il pubblico iniziò a farsi sentire gridando quello stesso nome in uno scroscio di applausi.
Axl temette di non farcela, respirò a fondo, sentiva le gambe che gli tremavano, il respiro farsi affannato ancora prima di iniziare a cantare, la verità era che aveva troppa paura; una paura fottuta di deludere le aspettative del pubblico, una paura fottuta di aver fatto un'enorme cazzata con quel concerto.
Non si sentiva pronto.
"Do you know where you are??? You're in the jungle baby... You’re gonna die"
Urlò con tutta la forza, con tutta la voce che aveva in petto e si calmò solamente quando sentì quel riff potente e graffiante uscire dalla Gibson alla sua sinistra. Poi tutto il resto venne da se.
Sparirono di botto tutte le paure, tutta la fatica dovuta all'età e fanculo a tutto, a chi lo dava per finito, a chi li dava per finiti. Loro avevano fatto la storia e avrebbero continuato a farla per molto altro tempo ancora, perlomeno fin quando ne avrebbero avuto voglia.
Vagò con lo sguardo verso gli altri, cercando di capire dai loro occhi se anche per loro fosse lo stesso.
Incrociò le iridi di ghiaccio di Asbha.
Era seduto in prima fila là tra il pubblico, accanto a lui Dizzy, Frank, Tommy, Richard, Chris, Ron e Matt, tutti arrivati fin li per rassicurarlo con la loro presenza, alzarono le mani per salutarlo, qualcuno gli fece l’occhiolino, qualcun altro mostrò il pollice alzato in cenno di successo.
Mancava solo l’unica persona che avrebbe veramente voluto vedere lì in quel momento.
Axl sorrise ricambiando il saluto dei suoi ex compagni, la presenza amica e rassicurante del suo vecchio compagno Jeff sembrò bastargli a far passare quell'ultimo briciolo di paura che gli era rimasta. Fanculo anche ai suoi anni, ormai aveva passato i cinquanta da molti mesi ma nello spirito si sentiva ancora un ragazzino. In quel momento diecimila persone stavano sognando sentendo la sua voce.
Fece un balzo verso la batteria, sorrise ricambiato al piccolo Popcorn, ormai non più tanto piccolo. Aveva avuto i suoi bei casini anche lui, forse più di tutti loro. Con lui era stato difficile ricominciare, anche se era sempre stato quello più propenso alla reunion in realtà era anche quello più incazzato, non aveva mai accettato di essere stato cacciato in quel modo ma era bastata una chiamata di Axl a fargli dimenticare in un botto le loro vecchie ruggini.
Rifiatò lasciando il microfono a Duff come ai vecchi tempi. La sua voce roca in “So Fine” riusciva ad emozionarlo ancora ad anni di distanza, un tempo avrebbe cantato con lui ma ora non ne aveva più la forza, aveva bisogno di un momento per riprendersi, si appoggiò ad un amplificatore a lato del palco, nascosto nell’ombra poteva osservare meglio quei ragazzi senza temere di essere visto da loro. Aveva l’adrenalina che correva all’impazzata nelle vene ma sentiva nonostante tutto gli occhi lucidi, era commosso; era davvero stato in grado di mettere da parte il suo fottuto orgoglio per ricreare quella magia?
Si, ne era stato capace e mai come in quel momento si sentiva felice di averlo fatto, di aver preso a calci in culo il vecchio burbero Axl Rose per tornare a fare quello che veramente lo rendeva felice, insieme a chi con lui era stato complice di quella magia.
Le due ore del concerto erano passate veloci, troppo veloci. Era rimasto giusto il tempo dell’ultima canzone e solo quando riuscì ad avvicinarsi a Slash, ad avvinghiarsi a lui come era sempre stato solito fare che capì che finalmente era di nuovo vivo, maledicendosi per aver buttato via tutto quello per troppo tempo per colpa del suo carattere.
Finito il concerto rimase fermo con gli occhi chiusi e una bottiglia di birra in mano per riprendere fiato, estraniandosi da tutto e tutti cercando di rivivere l’emozione della serata
“Axl” lo chiamò Beta cercando di attirare la sua attenzione “Qui c’è una persona che muore dalla voglia di salutarti” poi la donna si scostò lasciando intravedere l’esile figura che faceva capolino dalla porta alle sue spalle.
Nicole era lì, finalmente di fronte a lui, indossava una vecchia maglietta dei Guns ormai resa logora dal tempo, l’aveva trovata tra le cose di suo padre.
Era pronta ad abbracciarlo
“Pensavo non venissi più” l’accolse Axl
“Secondo te potevo mancare? Non mi sarei persa questa serata per niente al mondo” guardò dolcemente il padre specchiandosi in quegli occhi brillanti tali e quali ai suoi “Volevo farti in bocca al lupo prima del concerto ma il mio aereo ha ritardato sono arrivata che il concerto era già iniziato” Nicole cercò di giustificarsi ma ormai non ce n’era più bisogno, Axl era stato in pensiero tutta la sera non avendola vista, ma l’aveva perdonata nell’attimo stesso in cui era comparsa nel backstage.
“Vieni qui tesoro fatti abbracciare”
La strinse forte a se cercando di mascherare per quanto possibile l’emozione di trovarsela lì, proprio lei che l’aveva spinto a mettere da parte l’orgoglio e fare quello che lui aspettava da una vita.
Erano passati ormai tre anni da quella fottuta serata in cui Axl aveva creduto di perderla ma pian piano le cose erano sembrate tornare al loro posto. Nicole aveva la sua vita, era stata dura ma alla fine le cose si erano sistemate, aveva chiesto perdono per tutto, aveva avuto un duro confronto col padre ma lui dopo la rabbia iniziale era riuscito a perdonarla, si era ripulita, si era disintossicata, era cresciuta e aveva finalmente messo la testa a posto.
Il resto del gruppo fece la sua comparsa nel backstage interrompendo quel momento di riavvicinamento tra padre e figlia, stapparono una bottiglia di champagne per festeggiare quella serata, solo la prima di una lunga serie. Nicole abbracciò anche i suoi vecchi compagni d’avventura, quelle stesse persone che l’avevano cresciuta quando era piccola. Solo con Slash ci fu un attimo di imbarazzo; nonostante fosse passato tanto tempo i rapporti tra i due erano ancora freddi dopo tutto quello che c’era stato.
Si salutarono timidamente poi qualcuno intervenne per stemperare la tensione, Steven tolse il cilindro dalla testa di Slash per metterlo a Nicole, la ragazza rimase per un attimo smarrita da quel gesto poi incrociando gli occhi scuri del chitarrista lo sistemò meglio tirandosi indietro i lunghi capelli rossi e sorrise insieme a Slash posando per una foto. In quel momento il tempo sembrò tornare indietro a più di vent’anni prima, quando lei era ancora una bambina innocente e loro dovevano ancora scrivere tutta la storia.
I festeggiamenti continuarono per tutta la notte, Axl era raggiante, felice per essere di nuovo in pista con i suoi Guns n’Roses e per poter condividere con la figlia la gioia di quella serata, all’alba iniziarono tutti ad andare via, Axl era ancora in pasto ai fotografi e giornalisti che non accennavano a lasciarlo in pace, Nicole approfittò di un attimo di calma per salutarlo
“Ma come, vai già via?”
“Resterei ancora ma mi stanno aspettando a casa”
“Come mai Scott non è venuto?” domandò Axl
“E’ andato a casa, ha pensato che sarebbe stato meglio se fossi venuta da sola, poi non avevamo nessuno che ci tenesse William quindi è rimasto con lui”
Già, Nicole e Scott. Non era stato un fuoco di paglia il loro, né la stupida ripicca che avevano creduto tutti all’inizio, si erano sposati, all’inizio non era stato facile per nessuno accettare la loro unione, c’erano stati altri scontri, altri attriti, ma in fondo nonostante tutto era stato grazie a loro e alla loro storia se Axl si era riavvicinato a Slash decidendo di riformare i vecchi Guns e quando era nato il bambino erano riusciti a creare un equilibrio ed appianare tutte loro divergenze.
Anche Slash che era stato quello più contrario alla loro relazione visti i precedenti ma si era dovuto arrendere all’evidenza, accettando alla fine di buon grado tutto quello.
“William…” ripetè Axl con voce dolce “Come sta?”
“Sta bene, ha appena iniziato a camminare e come la mamma è un assiduo frequentatore di concerti. Non vede l’ora di riabbracciarti”
Guardò Axl e rivide attraverso gli occhi del padre il ricordo di una minuscola bimba dai capelli rossi che zampettava nei backstage dei concerti e pensò che la storia si stava ora ripetendo con suo figlio. Si augurò solo che il piccolo William facesse tesoro degli insegnamenti dei genitori e del nonno per non commettere i loro stessi errori.
Sorrise. Le faceva tenerezza vedere Axl impazzire d’amore per quel bambino, con lei era stato diverso suo padre, a quel tempo era giovane e con la testa troppo impegnata per godersi a pieno l’infanzia di sua figlia, ma ora no, era un uomo nuovo, un uomo maturo che stravedeva per il nipotino.
Pensò a loro due vicini e pensò che nonostante quello che Scott sostenesse costantemente il piccolo William somigliava così tanto al nonno.
Carattere compreso.
 
“Niky…” si sentì  chiamare da lontano mentre scendeva le scale che la riportavano al parcheggio, si voltò cercando di riconoscere quella voce indistinta tra tutta la confusione che c’era. Vide Slash che le stava andando incontro cercando di raggiungerla facendosi largo quasi a gomitate tra il via vai di persone che si stavano occupando dell’uscita dei musicisti
“Slash… Dimmi”
Fu sorpresa di trovarselo così vicino, intento ad inseguirla, lui la squadrò a lungo senza dire una parola, poi lo sguardo di lui si posò sul suo viso, risalendo velocemente poco più su della sua testa.
 “Oddio scusa, me l’avevano messo per la foto, me ne ero completamente dimenticata” disse toccandosi la testa su cui troneggiava ancora il cilindro nero del chitarrista
“Tieni” allungò la mano per porgergli il cappello
“Grazie, e salutami Scott”
La salutò con un bacio sulla fronte, poi sparì di nuovo dentro al palazzetto col suo cilindro calato in testa.
 


THE END!

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