A year without rain.

di DakotaM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il servizio Fotografico. ***
Capitolo 2: *** Lo scontrino da Starbucks. ***



Capitolo 1
*** Il servizio Fotografico. ***


“Driiiiiin” Suona la sveglia ripetutamente con un suono snervante, quel suono che sentivo tutti i maledetti giorni e che ormai sognavo anche la notte.

Apro gli occhi all improvviso e do una botta alla sveglia, guardo l orologio che segna le 07.00 così tiro su le coperte e controvoglia alzo la faccia dal cuscino. Mi tiro su e guardo dalla finestra.

Nuvole nere coprono il cielo, cè molto vento pur essendo in agosto.

Così mi diriggo verso il bagno, apro l acqua gelida e con la faccia ancora assonnata mi appoggio al lavandino.

“Non fa molto bene fare le ore piccole la sera prima” penso. Così con una mano mi lavo con l’acqua gelida la faccia per darmi una svegliata. Esco dal bagno e apro i cassetti del mio armadio.

Frugo, prendo i miei jeans e una semplice felpa nera, mi vesto in fretta, infilo i miei ugg prendo la mia borsa tracolla ed esco.

Mi inizio ad incamminare verso il lavoro

“Oggi ho un servizio fotografico per la Reebok molto importante, Non posso fare tardi”. Tiro su il polso, l’orologio segna le 8 allora mi incammino verso il bar dove mi è solito fare colazione mentre il vento accarezza i miei capelli biondi alzo gli occhi al cielo, “sta per scendere un acquazzone meglio affrettarsi” penso.

Entro nello Starbucks Coffee appoggio la borsa sul tavolino e mi siedo. Ordino il mio solito frappuccino con panna e poco cioccolato e intanto, aspettando impaziente, apro la mia borsa e inizio a frugare, cercando il mio Rimmel e la mia matita. Ringraziando il cielo li trovo e così inizio a contornare i miei occhi marroni chiari che col tempo di oggi sembrano quasi verdi.

Chiudo tutto e arriva il cameriere dopo 10 minuti prendo di fretta il bicchiere, l orologio segna le 8 e 30 “ E’ tardissimo” esclamo.

Così pago e esco.

Apro la porta e vedo che fuori si sta scatenando l’ira di Dio con tanto di tuoni e lampi.

“Ci mancava la pioggia perfetto!” Esclamo. Inizio ad incamminarmi a passo veloce con la fitta pioggia che cadeva ai miei piedi e bagnava l’asfalto. Finalmente arrivo a destinazione, zuppa riparandomi sotto la tettoia del cancello cerco con furia il nome scorrendo con le dita.

‘Professionellen Studio’ citofono impaziente. “Chi è?” “sono Kris” rispondo. Aprono la porta e inizio a correre sulle scale rischiando di scivolare un paio di volte buone. Entro nello studio bagnata fino all orlo e mi viene incontro Darlene, la mia migliore amica “Oh madonna ma dove sei stata?!” Trattenendosi una risatina.

“Sai Darly cara la mia macchina è dal meccanico e me la sono dovuta fare a piedi da casa” rispondo quasi scocciata.

“Vabbè fatto sta che dovrai dare spiegazioni al capo” Facendo cenno con la testa verso la stanza.

A testa bassa mi incammino e apro la porta.

“Bhe? Ma si arriva a quest’ora?” Esclama il mio capo arrabbiato.

“Ehm mi scusi ma la mia macchina è…” mi interrompe

“No, non voglio sentire altro, vai che fra un pò viene il chitarrista per il servizio, e che ciò non accada mai più!”.

Abbasso lo sguardo, annuisco e esco. Mi incammino verso la stanza del servizio, inizio a sistemare la mia macchina fotografica sull’asta e la collego al computer. Alzo il polso, il mio orologio segna le 9 e 15 minuti. Mi siedo arricciando un pò i miei capelli e guardando le unghie attendendo l’ arrivo dell’uomo misterioso.

Ad un tratto entra Dianne, la mia collega e mi esclama “Kris è arrivato il signor Tom Kaulitz per il servizio Reebok”.

Alzo gli occhi e all’uscio della porta vedo un ragazzo, alza i suoi occhi marroni e si toglie il cappuccio. Aveva dei pantaloni large, una maglietta bianca con sopra un giacchetto nero e delle treccine nere che sistemava dietro con le sue possenti mani. Si avvicina e con un sorrisetto malizioso esclama “Buongiorno!”. Lo guardo un pò perplessa pensando “Per me non è proprio un buon giorno”.

Con sé cè il suo manager un certo David Jost che si avvicina a me spiegandomi un pò la posizione e il modo in cui volevano le foto.

Invito il ragazzo a mettersi in posa con la sua Gibson, prendo la mia macchina e inizio a scattare.

Guardando attraverso l’obbiettivo vedevo lui che mi guardava con aria da figo.

“Ma ma ma chi cavolo lo ha trovato sto tipo qua” pensavo.

“Sarà sicuramente uno di quei ragazzini montati che fanno soldi con 4 adolescenti in piena crisi ormonale”.

Finiti gli scatti mi avvicino al computer, aprendo la cartella delle foto così si avvicina a me e iniziamo a guardarle.

“Questa foto è molto bella” esclama David.

“Bhe, certo ci sono io” risponde con la sua solita aria da figo.

Mi girai verso di lui con aria scontrosa e mi sorrise passando la lingua sulla bocca giocando con il piercing.

Mi rigirai. “Ma guarda te, già oggi la giornata non è iniziata per niente bene, mi tocca anche combattere con montati del genere” pensai.

Feci la cartella e la consegnai al signor Jost.

“Grazie, arrivederci” esclamò David.

“a presto” esclamò il signor Kaulitz con il solito sorrisetto da schiaffi.

“Addio” esclamai. Così Presi la mia borsa e domandai al capo se potevo avere una pausa di 10 minuti.

Accettò, così scesi giù a prendere una boccata d’aria sulla panchina della Stresemannstraße. Mi sedetti e vidi che il cielo si stava schiarendo e le nuvole iniziavano ad aprirsi.

“Hey miss simpatia” sentii. Di colpo mi girai e lo vidi.

“Oh no ma mi perseguita” pensai.

“Ancora quì stai?”dissi.

“Non ti fa piacere? Ragazze pagherebbero oro per avermi accanto a loro” esclamò sorridendo a mezza bocca. Lo guardai con aria di sfida.

“Dai su gioco comunque piacere Tom tu?”

Mi girai verso di lui “Kris” risposi.

“Kris?! Ma non è da uomo?” sorrise.

“Ma ti diverti a prendere in giro le persone? Comunque io mi chiamo Kristine, Kristine Felker, vuoi anche il mio codice fiscale?”esclamai.

“ Mmmh no il codice fiscale no ma, ma magari il numero sì..” Esclamò con un mezzo sorriso.

Lo guardai “E a cosa ti servirebbe il mio numero? Ad aggiungerlo alla tua lista di adolescenti sfigate? Ho 21 anni la mia adolescenza è finita da un pezzo”. “Bhe io anche se ne dimostro di meno per la mia estrema bellezza, anchio ho 21 anni, li compio a settembre, comunque me lo dai il numero? Poi giuro sparisco per sempre”esclamò.

“Bhe se questo serve a toglierti dai piedi accetto volentieri” Aprii la borsa presi lo scontrino del bar lo girai e dietro scrissi il mio numero. “Spero che ora sei contento e spero soprattutto che questa notte dormirai meglio” esclamai porgendogli lo scontrino.

“Ohh che onore. Grazie.” Prese lo scontrino e lo mise nelle sue tasche enormi. “Ora vado ci becchiamo allora” sorrise arricciando il naso.

“Spero di no!” Esclamai Intanto si allontanava con passo lento, alzò il suo cappuccio ed entro nella sua macchina bianca sportiva.

Rimasi per un attimo incantata dal suo bel visetto, poi presi la borsa e ritornai a lavoro.

Tra uno scatto e l’altro si fecero le 6 e mezza del pomeriggio così staccai da lavoro e passai in pizzeria sulla Bahrenfelder Straße, così presi una pizza e una birra e mi avviai verso casa. Arrivata a casa entrai in camera da letto mi spogliai, accesi la televisione e a gambe incrociate iniziai a mangiare la pizza ormai fredda. Finita la pizza buttai il cartone per terra spensi la televisione e stanca morta mi misi a dormire.

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Capitolo 2
*** Lo scontrino da Starbucks. ***


“Driiiin” Nuovamente quel suono assillante rimbombava nella mia testa. Mi svegliai di scatto spensi la sveglia e iniziò la routine mattiniera di sempre.

Oggi era una giornata piuttosto soleggiata, così mi misi la maglietta a mezzemaniche bianca, i miei jeans e raccolsi i miei lunghi capelli in una cipolla alta con un fermaglio.

Bagnai le ciglia di mascara, presi il mio borsone, la mia agenda e uscì di casa chiudendo a 4 mandate la porta.

Oggi ero piuttosto in anticipo, così mi affrettai a fare la mia colazione preferita che non poteva mancare.

Entrai nello Starbucks Coffee e presi il mio solito tavolino tondo fatto di divanetti bianchi. Mi sedetti e appoggiai la borsa. Chiamai il cameriere con un cenno “Cosa desidera signorina?”chiese il cameriere

“Allora, vorrei un…” una voce maschile alle mie spalle esclamò “frappuccino con panna e poco cioccolato”.

Mi girai di scatto e vidi lui, di nuovo lui.

“Buongiorno!” esclamò

“Ma ma ma come hai fatto a sapere che ero qui?” disturbata esclamai

“Beh dal tuo scontrino no? Ho presunto che questa mattina ti ritrovassi qui” disse con voce divertita.

“Metti che io questa mattina non venivo?” con voce soddisfatta eslamai.

“Allora avrei ordinato un frappuccino alla panna e poco cioccolato senza di te visto che è anche il mio preferito” disse ancora più soddisfatto.

“Vedo che hai sempre le rispostine pronte Signor Kaulitz” Esclamai alzando il sopracciglio.

Mi guardò con aria superiore passando la solita lingua sulle labbra asciutte. Rimasi a fissarlo.

“Si è incantata Signorina Felker? Lo so sono irresistibile! I love me tom” divertito esclamò .

“Modesto il ragazzo comunque scusa devo andare è tardi” le dissi.

“Ti va di pranzare con me? conosco un ristorante italiano quì vicino” disse.

“Bhe un invito a pranzo non si rifiuta no?” pensavo tra me e me.

“Vabbene” le dissi.

“Alle 2 sto sotto il tuo studio fatti trovare” sorrise ancora.

Quel sorriso che mi faceva arrossire. Mi ripresi, afferrai lo Starbucks e sorseggiandolo andai via lasciandolo lì seduto che mi fissava con aria curiosa. Arrivai allo studio entrai nella mia stanza fotografica, ad un tratto entrò Darlene

“Che fai non si saluta più? Ti sei scordata della tua best?” esclamò incrociando le braccia offesa.

“Oh scusa ma stamattina sono un po’ sulle mie” le risposi.

“E’ colpa di quel tizio là? Kraulitz Kaulitz o come si chiama vero?” sorrise maliziosamente.

“Ma no Darlene ma che dici ma sei pazza” fredda risposi.

“Credi che non ti ho visto ieri alla finestra giù sulla panchina con quel tizio? E come ti guardava? E come tu guardavi lui, a me non puoi nascondere nulla”rispose.

“Ma ti pare? Quello? Ahah non è proprio il mio tipo, fidati non è il mio prototipo di ragazzo”risposi.

“Vabbè sarà vado dillà” si girò e chiuse la porta.

Mi misi a lavorare e mentre le lancette scorrevano si fecero le 2, Così presi la borsa e scesi giù sulla solita panchina, frugai nella borsa, accesi una sigaretta e mi misi ad aspettare. Ad un tratto vedo la bianca macchina sportiva che accosta. Abbassa il finestrino e lo vedo, mi appoggio alla macchina.

“Che fai hai deciso di salire?” esclama. Faccio l’ ultimo tiro di sigaretta, l’acciacco e salgo in quella macchina, e che signora macchina.

“Ti piace? È un Audi r8”esclama soddisfatto.

Mi giro e lo vedo appoggiato con una mano sul finestrino e l’altra sul volante.

“Sì” rispondo seccamente distogliendo lo sguardo.

Accende la radio e parte una canzone dolce che dice “Angel don’t you cry, i’ll meet you on the other side”.

“Che bella questa canzone di chi è?” esclamò.

“E’ mia e del mio gruppo! Mai sentito parlare di Tokio Hotel?” esclama.

“No, beh siete molto bravi mi piacciono le canzoni” rispondo scorrendo il cd.

“Grazie è tutto merito mio” sorridendo.

“Ma finiscila di fare il presuntuoso” esclamo arrabbiata.

“Un giorno ti faccio conoscere il resto della band tra cui il mio gemello”disse.

“Hai un gemello?” domandai.

“Sì, Bill oh è tutto l’opposto di me, ci ammazziamo tutti i giorni, ma ci vogliamo troppo bene siamo inseparabili, io non riuscirei a vedere la mia vita senza di lui sarei perso, è tutto per me” rispose seriamente.

“Primo discorso sensato di Tom Kaulitz in atto” pensai.

Sorrisi e lo guardai. “Sai che hai proprio un bel sorriso? non me ne ero accorto forse perché è il primo che mi fai in due giorni” sorrise.

“Grazie” esclamai.

“Arrivati a destinazione”esclamò. “Questo è uno dei ristoranti italiani più buoni in germania, altro che cibo tedesco, iich liebe italia!”esclamò.

Aprii la sportiera e ci avvicinammo al ristorante, lo guardai e aveva il cappuccio e aveva messo gli occhiali scuri.

“Perché ti travesti?!” esclamai.

“Muoviti entra di corsa dopo ti spiego” esclamò.

Entrammo si tolse il cappuccio e gli occhiali. “Un tavolo per due grazie” disse.

Ci sedemmo poggiai la borsa.

“Perché ti sei travestito?” domandai

“Da quando sono famoso non posso varcare neanche la porta di casa senza almeno un cappello, un cappuccio, un qualsiasi cosa. Anche se le fan mi riconoscono dalla punta del naso” sospirò.

“Ah capisco”dissi.

“Bhe vedi essere una star non è tutto rosa e fiori, io non ho una vita privata, fra un po’ ho paparazzi anche al bagno, però alla fine questa vita l’ho scelta io, io amo suonare e questa è la vita da star” disse.

“Allora non suoni solo per 4 adolescenti in preda a crisi ormonali” esclamai divertita.

“A quanto pare no, anche per 40enni con crisi ormonali” sorrise.

Ordinammo gli spaghetti e continuammo a parlare.

“Sai ieri quando ti ho visto mi sembravi un montato”dissi. “Anzi riformulo mi sembri ancora un montato” sorrisi. “Per questo ho preso le distanze”.

“Ahah! sembro un montato?” disse

“Sì, molto montato”Esclamai

“Tu non sei una di quelle tipe facili da portare a letto, devo ancora capirti bene” sorrise.

“Se devi capirmi solo per portarmi a letto preferisco che rimani nel mistero” sorrisi.

“Le donne cadono ai miei piedi, non ho mai trovato nessuna che mi facesse tribolare così tanto” esclamò. Alzai il sopracciglio e lo guardai con aria di sfida. “Cosa hai lì sul petto? Una cicatrice?” esclamò.

“Niente” risposi fredda coprendo con la maglietta.

“Scusa non volevo essere invadente” disse.

Abbassai lo sguardo. “Scusa ma devo andare” presi la mia borsa e feci per alzarmi quando mi afferrò per un braccio, “Dove vai? Ti accompagno io a casa” esclamò.

“No non preoccuparti torno a piedi” mi girai e me ne andai lasciandolo per la seconda volta da solo sul tavolo, ad un tratto si alzò di scatto e mi raggiunse fuori.

“Mi dispiace Kris ho toccato un tasto dolente?” mi girò verso di lui ci trovammo faccia a faccia. Queg’occhi marroni intensi che mi guardavano, quel suo bel viso preoccupato mi fissava.

“No, non preoccuparti” abbassai lo sguardo.

“Ci rivedremo vero?” urlò. “Chi lo sa” mi girai e me ne andai.

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