Please don't go

di Martina1705
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Love is over tonight. ***
Capitolo 2: *** I just dont know what to be without you around ***
Capitolo 3: *** You gave me roses, and I left them there to die ***
Capitolo 4: *** And then the cold came, and fear crept into my mind ***
Capitolo 5: *** Memories killing, memories bringing to life ***



Capitolo 1
*** Love is over tonight. ***


Love is over Tonight
Love is over tonight

'MINHO!' butto per aria le valigie e corro fra le tue braccia. Tu mi sollevi da terra, poi mi lasci andare di nuovo. Mi prendi il viso fra le mani e mi baci. 
'Tae, quanto mi sei mancato...'
'Anche tu, anche tu…'
Non riesco a smettere di sorridere, queste ultime tre settimane lontano da te sono state strazianti; io sono abituato ad averti fra i piedi tutto il giorno, ho davvero pensato di impazzire sentendoti soltanto qualche volta al telefono. Ma ora finalmente sono tornato, e sei venuto a prendermi. Sei da solo, sapevi che non mi sarei potuto trattenere dal saltarti addosso dopo tutto questo tempo, nemmeno davanti agli altri. Rimango stretto a te ancora un po', poi prendi le mie valigie e ci infiliamo nel primo taxi disponibile. Non faccio altro che guardarti e sorridere, eppure più ti osservo più vedo che c'è qualcosa che non va. 'Minho, va tutto bene?' 'Assolutamente si!' continui a sorridere, ma c'è qualcosa nel tuo sguardo che attira la mia attenzione, una preoccupazione che appare per un attimo e subito si nasconde. Decido di non pensarci, ho aspettato troppo questo momento per rovinarlo per una stupida impressione;
'Andiamo a casa ora?'
'Non ancora, prima passiamo da casa di Onew. Sono tutti lì e stanno morendo dalla voglia di rivederti.'
Prendo la tua mano e tu mi attraversi le spalle con un braccio.

***

'AAAH, sono PIENISSIMO!' mi allontano dal tavolo, Onew si mette a ridere.
'Di' la verità Tae, non hai mangiato da quando sei partito?' la voce acuta di Key e la sua risatina mi trapassano il cervello. Avevo proprio una gran fame e ho mangiato tutto quello che mi si è presentato davanti; mi sembra di stare per scoppiare. Passiamo un paio d'ore a tavola, scherziamo, parliamo, mi fanno tutti un milione di domande su Pechino, siete curiosi di sapere cosa ho visto. Solo tu rimani completamente in silenzio, continui a fissare qualcosa di invisibile davanti a te e a torturarti nervosamente le mani; ti lancio uno sguardo di supplica.

Allora non era solo una mia impressione, vero? Cosa c'è che non va? Ti prego, Minho, parlami.

Jongh interrompe i miei pensieri con la solita domanda inopportuna: 'Ma, parlando di cose serie... Hai stretto amicizia con qualche bella cinesina?' divento rosso e poi scoppio a ridere. 'No Jongh, non ho incontrato nessuno di particolare, ora che ci penso, l'unica persona con cui ho scambiato più di mezza parola è stata la guida.'
'Ahi ahi, Taemin, ma insomma! Vai in un altro paese e la cosa più interessante che trovi da fare è visitare i monumenti? O ci stai nascondendo qualcosa, o c'è davvero qualcosa che non va in te.'
Mi imbarazzo per la velata allusione, probabilmente Jongh non l'ha fatto volontariamente, ma quando si è in una situazione come la mia ci si sente sempre sotto controllo, e sempre colpevoli di qualcosa. 
Tenere nascosta una relazione non è per niente semplice.

'Beh, caro il mio ragazzino, non credere che anche noi siamo stati tre settimane a girarci i pollici aspettando il tuo ritorno!'
'Oh, si? Chi di voi ha una nuova fidanzata? Jinki? Kibum? Jonghyun?''Fidanzata? Io, una fidanzata!' solo a immaginare la situazione, viene a tutti da ridere; tu metterai la testa a posto solo quando troverai quella giusta, lo sappiamo, non fai che ripetercelo; nell'attesa di questo misterioso angelo però ci dobbiamo sorbire continuamente la solita sciacquetta di durata settimanale.

'No, Tae, sei proprio fuori strada, non si tratta di nessuno di quelli che hai nominato' dicendo questo ti da una gomitata e ti fa l'occhiolino. Il tuo sguardo è terrorizzato, sai che questa sera sta per diventare un disastro di dimensioni epocali. Con un ultimo disperato sguardo, implori Jongh di tapparsi quel fottuto forno che ha al posto della bocca, ma ormai è troppo tardi, non può fermarlo più niente; non ha idea delle dimensioni del problema in cui ti sta trascinando. Il sorriso mi muore sulla bocca. Ti guardo, tu eviti accuratamente d incontrare i miei occhi fissandoti le mani arrossate; posso leggere la parola colpevole stampata sulla tua fronte persino da qui. 
Il treno Kim Jonghyun ormai è partito, non si accorge della reazione di nessuno di noi due e continua a scavarti inconsapevolmente la fossa con un amorevole e innocente sorriso stampato sulla faccia.

'Oh, Min, ti prego non essere modesto. Va bene, per stavolta ci penserò io a raccontare tutto. Il nostro ragazzo, qua,' ti abbraccia con forza e mi sorride 'appena due giorni fa ha fatto conquiste! L'ho visto così abbattuto, quindi gli ho detto: hei, che ne dici di andare a fare un giro? Mi ci è voluto un po' per convincerlo, anzi diciamo proprio che l'ho trascinato, ma alla fine ne è valsa la pena, eh?' 
Ti strizza l'occhio in cerca di conferma, ma quando vede che non ti muovi dalla tua posizione non se ne da pensiero più di tanto. - Dio, ma si può essere più ottusi di così? - e continua col racconto delle vostre mirabolanti imprese.
'Quindi eravamo in questo locale, e io e Minho beviamo il primo, il secondo drink... Vi dico solo che la bionda che quella sera è entrata nella sua stanza l'ha sentita tutta la città!'
Siamo in quattro a tavola, Onew è andato a lavare i piatti e per sua fortuna si è risparmiato questo spettacolo pietoso.

Jonghyun ride come un pazzo, è convinto di aver appena fatto la battuta del secolo; in fondo che poteva saperne lui?

Tu sei sempre fermo nella stessa posizione di poco prima, non oso pensare a quante maledizioni stai riversando su Jongh. Non dici una parola, ti limiti a fare meno rumore possibile respirando e ad aspettare la mia reazione; sai che sarà devastante.

Key è rimasto completamente a bocca aperta, dato che è il mio migliore amico con lui mi sono lasciato andare, gli ho confessato già da tempo confessato che fra noi c'è qualcosa; lui è stato il primo e l'unico a cui ho avuto voglia di telefonare subito dopo il nostro primo bacio; eravamo così eccitati quel giorno, sembravamo due ragazzine alle prese con il primo fidanzato. La sua espressione è esterrefatta, disgustata a dir poco, continua a fissarti e ad accusarti dentro di sé: come hai potuto?

E io? Beh, non esiste una parola che possa descrivere come mi sento, quello che vorrei dire, fare. Dire che mi è caduto il mondo addosso è scontato e riduttivo. Mi sento come se il tempo si fosse fermato, o meglio, avesse rallentato, giusto per il piacere di farmi sezionare e analizzare il mio dolore in ogni sua minima parte. Mi sento come se mi avessero preso il cuore e me lo avessero tagliato a strisce per farci i coriandoli di carnevale. Mi sento deluso e infinitamente SOLO. Ecco come mi sento.
Un milione di pensieri arrivano tutti assieme al mio povero cervello che, non riuscendo a reggere tutto questo, decide semplicemente che per oggi è meglio chiudere i battenti.

Key è accanto a me, mi guarda preoccupato e mi prende la mano, io la stringo forte e cerco di ingoiare tutte le lacrime e tutte le urla che vorrei lanciarti addosso. Ci riesco per un attimo e ne approfitto per alzarmi da tavola, facendolo faccio accidentalmente cadere un bicchiere che si infrange sul pavimento, Onew corre dalla cucina. 'Tranquillo Jinki, va tutto bene, scusa per il bicchiere. Buonanotte a tutti.' Esco di casa e corro, non so dove voglio andare ma corro e le lacrime mi bruciano sul viso. Mi stanco presto e decido di tornare a casa; ti trovo davanti la porta, hai un espressione così afflitta, così dispiaciuta. Mi dispiace Min, con me non attacca più.
'Ti prego lasciami spiegare...'
Non ti rispondo, non ti guardo nemmeno, ti passo avanti ed entro in casa sbattendo violentemente la porta. Mi appoggio contro di essa e mentre i miei occhi gonfi si rifiutano di ricominciare il piagnisteo, decido che è ora di darci un taglio una volta e per tutte. 
Salgo nella nostra camera, centinaia di copie di me e di te mi fissano, mi accusano con quello sguardo dannatamente felice. Odio il sorriso diabetico e da idiota che ho in queste foto. Prendo la cornice più grande e mi affaccio alla finestra, tu sei ancora lì e mi guardi speranzoso, pensi che io abbia cambiato idea. AH! Giusto per uccidere sul nascere questa speranza, raccolgo tutta la forza che ho e ti lancio la foto con la cornice in allegato, ti colpisco in piena fronte e ti vedo cadere. 
Spero vivamente che tu non sia morto, ho ancora tanta voglia di vederti soffrire e sarebbe un peccato sprecare tutto con un solo colpo. Ti rialzi dopo qualche secondo massaggiandoti la testa, hai una piccola ferita. 
'Sei un BASTARDO!' è l'unica cosa che riesco a dirti e te lo ripeto fino allo sfinimento mentre i tuoi vestiti raggiungono l'erba fresca anche loro, insieme a tutta la roba che ti appartiene e che riesco a trovare.
'BASTARDO! BASTARDO! BASTARDO!' questa parola esce ininterrottamente dalla mia bocca, mi sento quasi stupido a ripeterla in modo così ossessivo. Alla fine ti colpisco con un foglio di carta appallottolato. Lo scarti, chissà cosa speri di trovare. Rimani a fissarlo intontito quando scopri che è semplicemente una pagina strappata dal dizionario, e che in cima c'è la definizione della parola bastardo. Finalmente chiudo la finestra.

E finita, Minho.

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Capitolo 2
*** I just dont know what to be without you around ***


I Just don't know what to be whitout you around I just dont know what to be without you around
È tutto finito.
Prima che me ne possa davvero rendere conto, è tutto finito. Gli abbracci, le risate, le carezze, i 'ti amo' sussurrati, le passeggiate mano nella mano, è tutto finito. Sono ancora in piedi davanti la finestra della mia camera chiusa.
La MIA camera; quanto mi costa non poter dire più nostra.
Ancora un po' intontito da tutto questo, mi avvicino alla bacheca appesa sopra la scrivania; fissato con una puntina verde, c'è ancora il biglietto che ti ho lasciato prima di partire. Te l'ho lasciato perchè mi dispiaceva svegliarti. Quella mattina mi sono svegliato presto, avevi la testa pogiata sul mio petto e sorridevi: sorridevi sempre quando dormivi qui. Mi sono alzato lentamente, ho fatto attenzione a non svegliarti e sono andato a vestirmi. Hai continuato a dormire per tutto il tempo e non volevo disturbarti, ma non potevo andarmene senza salutarti, quindi ho preso un foglietto e una penna rossa.
'Ci vediamo fra tre settimane, fai il bravo mentre non ci sono e non scordarti di me. Ti amo.' Ho frettolosamente disegnato un cuore e l'ho appeso alla bacheca di sughero con una puntina.
Mi sono avvicinato al letto e ti ho fatto una carezza.
'Mmh... Tae, non partire, resta qui con me...'
Avevi la voce ancora un po' impastata dal sonno.
'Sai benissimo che non posso. Tornerò prima che te ne accorga.' Ti ho baciato la fronte e ho respirato un'ultima volta il tuo profumo.

Prendo il foglietto e lo piego accuratamente, rimetto la puntina nella sua scatoletta. Lo spazio vuoto che ho lasciato nella bacheca mi colpisce il cuore. Stacco accuratamente tutte le foto dalla bacheca, tutti i ricordi dal mio cuore; la scatoletta delle puntine si è riempita completamente, alcune sono ricadute sulla scrivania. Un mucchietto di carte si impila velocemente accanto a me, sopra la scrivania c'è appeso solo un rettangolo di sughero pieno di forellini. Al centro è rimasta una foto. Siamo noi due, dietro si vede solo il cielo e qualche albero; stavamo trascorrendo una settimana di vacanza in un hotel per una settimana, una settimana indimenticabile. A scattare questa foto è stato Jongh, tu sorridi e lo guardi immobile, io ti sto baciando una guancia accarezzandoti il viso con una mano. Ogni volta che guardo questa foto sorrido. Sorrido anche ora, ma è la prima volta che guardandola mi si riempiono gli occhi di lacrime.
Come hai potuto, Minho? Contavo davvero così poco per te?
Strappo con un gesto la foto e la stringo al petto. Vorrei stringerla tanto forte da entrarci dentro, vorrei essere lì in quel giardino a baciarti per l'eternità, mentre sento il tuo sorriso, mentre Jongh ci scatta una foto perchè 'in questo momento siamo così carini assieme che sarebbe un peccato perdere quest'attimo.'
Continuo a tenere la nostra foto stretta a me, ancora vestito mi sdraio sul letto.
Finisco col prendermela anche con me, di sicuro ho fatto qualcosa di sbagliato per spingerti a questo. D'altronde ho sempre rovinato tutto, non mi stupirei più di tanto. Tanto per cominciare, avrei dovuto essere qui, ecco. Tu me l'avevi chiesto di restare, avrei dovuto darti ascolto, maledizione.
Questo letto è diventato scomodo, allargo le braccia e nessuno inveisce perchè gli ho colpito la faccia, nessuno mi urla dietro perchè sono freddo come un ghiacciolo. Provo a dividere i letti che avevamo unito poco tempo fa, dieci minuti dopo sono di nuovo ricongiunti. Vado in bagno e mi guardo allo specchio: la stessa, solita, stupida faccia. Mi bagno il viso con l'acqua fredda, penso che questo gesto non abbia nessuna utilità a parte quella di evitarmi per un po' la vista pietosa di me stesso. Mi spruzzo un po' del tuo profumo, la boccetta che ti ho regalato è accanto allo specchio, ha formato un piccolo cerchio di alcool. Torno nel letto e abbraccio il tuo cuscino. Mi sembra che tu sia di nuovo qui con me e finalmente riesco ad addormentarmi.
Vorrei non dovermi svegliare più.

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Capitolo 3
*** You gave me roses, and I left them there to die ***


The last time we saw is still burning in the back of my mind: you gave me roses, and I left them there to die

 

Non prendo in giro nessuno, non ho un carattere forte. In questo momento non ho un carattere e basta.
Ho nascosto il telefono; praticamente ormai mi punisco da solo. So che sta suonando a vuoto da sopra l'armadio, so che ci sarà qualcosa tipo un centinaio di messaggi, ma non mi importa. Non VOGLIO che mi importi.
So che ti risponderei, e non ho intenzione di umiliarmi, tornando così e subito, dimenticare tutto senza aver nemmeno ricevuto delle scuse.
Eh, si. Non so se te ne sei accorto, non so se è stato solo orgoglio, o magari pensavi che ogni tua parola di troppo avrebbe distrutto la situazione più di quanto non lo avessero fatto le tue azioni, ma non ti sei nemmeno scusato. Non mi hai chiesto di poter spiegare, nè ci hai provato, sei rimasto là a guardare i nostri mondi andare a pezzi, e non hai fatto niente, NIENTE.
Ti odio.
No, non è vero.
La verità è che ti amo, e vorrei prendermi a pugni, se solo potessi uscire dal mio corpo e picchiarmi, picchiarmi fino a ridurmi morto o quasi...
Perchè la verità è che io ritornerei da te anche ora, così, attraverserei in pigiama la città, correrei a casa tua; ti direi che è tutto a posto, ti direi che non mi importa, ti direi che mi manchi. Ti direi tante cose, tu rideresti, io sorriderei, ci abbracceremmo e ci baceremmo e sarebbe come se davvero nulla fosse mai accaduto. Sembra tutto così stupidamente semplice.
Ma passano i giorni senza che nulla succeda: due, tre, quattro... E' possibile perdere il conto?
Non mi sono praticamente mai alzato da questo letto, non ho mangiato, dormito quasi niente, per non parlare dell'aprire una finestra. Ecco cosa mi hai fatto diventare: sono una larva che si nutre di buio e di ricordi, di rimorsi e di buio.
E poi improvvisamente, un bel giorno un rumore interrompe la mia routine. C'è davvero qualcuno che bussa alla porta? Mi sembra irreale. Mi alzo un po' incerto, ho i piedi e la gambe gonfie per l'immobilità, e vado verso la porta. Aspetto un attimo, poi qualcuno bussa più forte di prima.
"Taemin apri, ti prego, siamo tutti preoccupati alla follia, non voglio tornare indietro e dirti che non ti ho trovato; sarebbero capaci di chiamare la polizia. IO sarò il primo a correre lì se almeno non mi rispondi, e non credere..."
Riconoscerei quella voce, quelle minacce, quel flusso di coscienza incontrollato ovunque. E in ogni caso sapevo che avrebbero mandato lui a salvarmi, perchè forse è l'unica persona che può veramente darmi una mano. Se non altro, è l'unica persona che può capirmi. Abbasso la maniglia e socchiudo la porta, poi me ne torno a letto. I discorsi vagamente minacciosi riguardo ad un certo sfondare la porta si interrompono di colpo quando un timido Kibum entra nell'appartamento. Si guarda in giro un po' disorientato, ma quando i suoi occhi si adattano al buio quasi totale, si precipita correndo nella camera da letto.
Quando mi vede, grida.
Si porta tutt'e due le mani alla bocca e grida come non l'ho mai sentito gridare.
Lo guardo e mi sembra che stia piangendo.
Mio dio, faccio davvero QUESTO effetto?
Corre e si getta sul letto, si mette in ginocchio accanto a accanto a me e mi tira su, mi abbraccia abbastanza forte da soffocarmi, e sento i suoi brividi, i suoi singhiozzi, sento le sue lacrime bruciarmi addosso, e mi sento terribilmente in colpa.
"Taemin... Taemin ma cosa ti è successo? Quanto mi hai fatto preoccupare... Quanto... E perchè sei ridotto così? E il tuo telefono dov'è? Perchè non mi hai mai risposto? Com'è potuto succedere? Dov'ero io mentre tu cadevi così a pezzi? Avrei dovuto esserci, lo so, lo so, perdonami, scusa Tae, è anche colpa mia, scusa..."
Mi accarezza freneticamente i capelli, quasi che con quello volesse farmi scivolare addosso tutto, volesse cancellare le mie occhiaie viola scuro, volesse pettinare i miei poveri capelli, volesse cambiare il mio pigiama in un vestito normale, il buio della stanza nel bel sole dell'aria aperta.
Ma non succede nulla di tutto questo, e lui sta lì, a tremare singhiozzare, con una mano tra i miei capelli e una sulla mia schiena a dirmi che gli dispiace, e io non riesco nemmeno a rispondergli.
Si allontana e mi guarda con occhi lucidi e rossi, grandissimi. Mi sorride, ed è un sorriso senza compassione, è solo un grande, grande sorriso.
"Ti do una mano, va bene?"
Mi prende la mano e ci alziamo.
Sapevo che mi avrebbe aiutato, sapevo che non sarebbe scappato via. Apre tutte le finestre, mi da una mano a pulire; cioè lui pulisce, io lo guardo sorridendo piano piano. Ho paura di sentirmi sereno del tutto, ma mi rendo conto che non ce n'è bisogno. Adesso c'è qualcuno che si preoccupa di me, che si prende cura di me. Mi lavo e mi cambio, quando esco dal bagno, la mia casa sembra un'altra; è un altra.
E' tutto invaso dalla luce, pulito e lucidato in modo maniacale. E' possibile fare un lavoro tanto perfetto in così poco tempo? Kibum PUO'. Può fare tutto questo e trovare il tempo di mettersi ai fornelli e fare qualcosa di commestibile. Quando sente la porta del bagno che si chiude dietro di me, si gira e si appoggia sulla schiena. Fa un gesto con la mano, a metà fra un saluto e qualcosa di puramente frivolo. Mi saluta con un grande sorriso.
"Gran bel lavoro eh? Vista l'ora... Non sapevo se fosse meglio la colazione o il pranzo... Ho fatto i pancake!"
Sventola in aria una forchetta sporca e mi sorride tutto contento. Mi avvicino e lo abbraccio.
"Grazie, grazie, GRAZIE."
Mi siedo, si siede accanto a me, e ringrazio il cielo di essermi potuto scegliere una mamma così.


 

A/N: Oddio è passato così tanto da quando ho postato l'ultima volta che quasi non lo ricordo più, chiedo scusa per essermela tirata tanto a lungo ;-----; in realtà ho avuto una specie di blocco dello scrittore o che so io... Non so nemmeno come chiamarlo xD spero che ancora qualcuno si ricordi di questa fic e che sia valsa la pena di aspettare ç~ç e poi vabbè, ovviamente scusate se non vi piace o non è come ve la aspettavate ;---; basta, mi sto dilungando decisamente TROPPO xD 
Un ultima parolina solo per la mia Honey:
Keep fighting! Io ci sono sempre <3

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Capitolo 4
*** And then the cold came, and fear crept into my mind ***


And then the cold came, and fear crept into my mind

And then the cold came, and fear crept into my mind 

 

"Buonissime... Buonissime."

"Taeminnie non parlare con la bocca piena."

Sorrisi e lo guardai, mentre io ingoiavo per intero qualunque cosa Key mi mettesse sul piatto, lui si limitava a spiluccare di tanto in tanto una briciola di qualcosa. Quando finii e mi rigettai pieno e sfinito sulla sedia, abbandonò le posate sui resti del suo pranzo da passerotto.

"Taeminnie, ora dobbiamo parlare."

"Certo, dimmi."

"Seriamente."

Mi drizzai a sedere, non capivo cosa volesse dire; probabilmente non volevo capirlo e basta.

"Minho."

La mia espressione cambiò di colpo, era rilassata, serena, sorridente, si contorse in una smorfia mista tra sdegno e dolore, dolore e sdegno, sentimenti che continuavano a tormentarmi già senza che ci fosse bisogno di nominarlo.

"Io non ho niente da dire."

Provai ad alzarmi, ma lui mi prese per il polso e mi costrinse a sedermi di nuovo.

"Ti prego, sii ragionevole. Ti fidi di me?"

Calai la testa un paio di volte in segno di assenso.

"Bene, ti fidi di me. E allora ascoltami, non ti chiedo altro."

E io non potevo negarglielo, quindi cercai l'espressione più impassibile che trovai, e con un sorriso alzai lo sguardo incontrando il suo.

"Sai che sono dalla tua parte, lo sono sempre stato, non c'è nemmeno da chiederlo. Ma stavolta è diverso."

Sbuffai, lui fece finta di non accorgersene.

"Stavolta è diverso, perchè Minho non ha completamente torto."

I miei occhi si spalancarono: no, non poteva essere vero, non mi stava abbandonando anche il mio migliore amico, non stava nè in cielo nè in terra che il MIO migliore amico lo difendesse.

"L'ho visto ieri, era se possibile ridotto peggio di te: non dorme più, non mangia più, non si alza più dal letto, non vede la luce del sole da giorni. Non lo vedi? Questa storia sta logorando tutti e due. Quando gli ho detto che sarei venuto era tanto contento, mi ha dato delle cose per te e mi ha detto..."

"Non mi importa."

Mi alzai e stavolta non mi lasciai fermare

"Non mi importa se soffre. Non mi importa quello che dice, quello che pensa. Non-mi-importa. Sei tu che mi hai deluso. E non cercare scuse. Tu con quello non avresti dovuto parlarci mai più, e lo sai benissimo. Non può piangersi addosso dopo quello che mi ha fatto."

"Si, ma..."

"MA NIENTE. NIENTE. Senti Kibum, vuoi andare in giro a risolvere i problemi della gente? Vuoi risolvere i miei di problemi? Fottiti tu e il tuo povero Minho."

Avevo le guance e le orecchie arrossate dalla rabbia, per prendere aria uscii di casa sbattendo violentemente la porta; la fresca aria autunnale mi punzecchiò il viso quando iniziai a camminare. Calpestavo le foglie secche e rosse, alcune mi volavano davanti e fra le gambe. Ripensai a Key; mi dispiaceva averlo trattato in quel modo orribile, mi sentivo tremendamente in colpa, non mi meritavo il suo aiuto. E non aveva neppure tutti i torti a ripensarci bene. Il bugiardo ero stato io: si, mi importava se Minho stava male, si, mi importava di quello che pensava e di quello che diceva, e no, non volevo mandare al diavolo nè lui nè Key.

Avevo già in mente di fare dietrofront e tornare a casa per provare a farmi perdonare da Kibum, quando sentii dei passi rapidi avvicinarsi alle mie spalle; era lui. Si avvicinò e iniziò a camminarmi a fianco, senza guardarmi; mi voltai, era un po' preoccupato e un po' sorrideva; mi accorsi solo in quel momento che io invece stavo piangendo.

"Scusa, non volevo."

Non mi rispose, mi prese la mano e la avvolse protettivamente e con cura nella sua mentre le nostre dita si intrecciavano. Camminammo per un po' il silenzio, fui io il primo a spezzare il perfetto-non suono del vento che ci passava attraverso e delle foglie che ci volavano attorno.

"Voglio... Voglio tornare a casa, Key. Voglio tornare a casa. E voglio sapere di Minho."

Si bloccò, tenendomi ancora delicatamente la mano, si voltò e mi diede un leggerissimo bacio sulla fronte.

"E allora andiamo a casa, piccoletto."

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Capitolo 5
*** Memories killing, memories bringing to life ***


Memories killing, memories bringing to life

Memories killing, memories bringing to life

 

"Sei sicuro che siano proprio tutte?"

Key mi lancia un'occhiata inquisitoria e io do un'altra occhiata al tavolino davanti a noi: la scatoletta e le puntine stanno messe da parte, una cinquantina di foto sparse sul legno mi fissano; alcune sono piegate, altre semplicemente più vecchie. Là siamo a mare, bagnati e coperti di sabbia, sdraiati accanto; là in un centro commerciale, il più grande che abbia mai visto, fermi in una gelateria, con due frullati; là in un parco, a prendere il sole sull'erba; là a una sua partita di calcio, è sudato e inspiegabilmente sporco di fango, lo stringo forte e gli bacio una guancia. Ho ripreso anche la foto dell'hotel, è al centro. Allungo una mano per sfiorarla, ma ci ripenso quasi subito.

"Si. Sono tutte."

"Siediti."

Obbedisco, mette una mano sul mio ginocchio e lo stringe appena.

"Non dovevano stare là. So che pensi che sia una tortura, ma lo faccio per te, devi affrontare il tuo problema e superarlo, in un modo o nell'altro."

Mi lascio cadere senza speranza sul divano.

"Lo so."

"Ti ama. Ti ama ancora. Mi ha detto di dirtelo."

Mi volto verso di lui con gli occhi lucidi.

"Continua."

"Sono distrutto, non mi ricordo nemmeno di aver fatto... quel che ho fatto, e questo mi fa sentire ancora peggio, non ci dormo più la notte. So che non gli importerà, ma diglielo: mi dispiace. Mi dispiace da morire. Vorrei cambiare quello che ho fatto, ma non posso. Se non vorrà mai più vedermi lo capirò, ma io sono disposto a fare qualunque cosa, qualunque cosa per farmi perdonare."

La sua interpretazione mi fa esplodere, ho voglia di tirare tutto per aria e tornare sicuro nel mio letto, vorrei andare da Minho e dire che non c'è bisogno che faccia niente perchè lo amo e non ho bisogno di nient'altro, oppure schiaffeggiarlo fino allo sfinimento e dirgli che non mi importa, faccia quello che vuole, mi ha spezzato il cuore, che se lo ricordi o meno, e io non lo perdonerò mai.

Non faccio niente di tutto questo, mi asciugo una lacrima con un dito e cerco di restare calmo e imparziale.

"Questo è quello che mi ha detto, più o meno. Taeminnie, cosa hai intenzione di fare?"

"Tu cosa pensi che dovrei fare?"

Si morde un labbro indeciso, è ovvio che è più confuso di me, non ha idea di cosa sia giusto fare.

"Taeminnie, te l'ho già detto. Probabilmente mi sarò lasciato incantare da quello che ha detto," sorride appena "sai come sono, mi faccio commuovere facilmente. Non nego che se fossi stato te ci sarei cascato senza dubbio. Non so se dovresti, probabilmente, forse, credo che..."

"Kibum."

"Torna da lui. Fallo e rischia tutto te stesso. Hai avuto la fortuna di trovare una persona che ti ama davvero, non lasciartela scappare. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci tenga in vita, e Minho è quello che ti è stato destinato. Non è sempre facile, anzi in quasi tutti i casi non lo è mai, ma ne vale la pena. Sempre."

Lo guardo sconvolto, da quando è così profondo, da quando è così saggio, da quando sa così tanto di vita e amore? Le sue parole forzano il mio cervello a un movimento forzato, so che ha ragione, ma non voglio ascoltarlo fino in fondo, andrebbe contro tutto quello che ho pensato di me finora.

"Scusa, non dovevo. Senti, questo è quello che penso: sbagliare è umano, e non ho mai visto una coppia come tu e Minho; è dal primo giorno che vi completate perfettamente. Abbandonarvi sarebbe una lunga e inutile agonia. Spero che troverai la forza di perdonarlo."

"Io..."

"Pensaci. Io devo andare, ma tu pensaci."

Si alza, lo seguo fino alla porta; quando la apro, lui mi abbraccia riscaldandomi.

"Kibum, dimmi che non gli parlerai più, ti prego."

"Non chiedermelo Taeminnie, sai che non posso."

Sospiro rassegnato, e lui si allontana senza parlare oltre, lasciandomi con la peggiore compagnia che potessi augurarmi: me stesso.

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