Cenerentola va al ballo

di Berenike
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I biglietti per il Gran Ballo ***
Capitolo 2: *** Corruzione a fin di bene ***



Capitolo 1
*** I biglietti per il Gran Ballo ***




Cenerentola va al ballo

Capitolo I: Biglietti per il Gran Ballo



Obitorio. Dieci del mattino.


-Kate, aspetta... - la chiamò Lanie, quando la detective stava per lasciare l'obitorio.
Questa si girò di scatto, sorridendole.
L'amica le aveva appena elencato i risultati delle ricerche fatte sul corpo ritrovato quella mattina stessa. Era un caso facile, per nulla intricato, che forse aveva anche già un possibile omicida.
-Kate, cosa fai questa sera? - le chiese infine, fissando i suoi occhi color nocciola. Ogni giorno, da una settimana a questa parte, Lanie aveva cercato di far uscire la detective; senza mai ottenere risultati.
La detective, di tutta risposta, si tolse la giacca e si sedette in una delle barelle della sala. Si accorse subito di quanto fossero fredde. Ma come faceva la dottoressa a passare tutto il giorno in quel luogo gelido?
-Lanie, lo sai che... -
-Lo so, lo so... Ma questa volta è diverso! - Lanie provò a convincere l'amica, ancora una volta.
Quella era un'occasione d'oro, che non poteva lasciarsi sfuggire: la detective non poteva dire di essere stanca, perché il caso non le avrebbe rubato che poche ore; non poteva tirare fuori la scusa di non aver nulla da mettere, perché aveva tutto il pomeriggio per prepararsi.
Era la volta buona.
-Ed in cosa sarebbe diverso? - chiese la detective, maliziosa. Ormai conosceva l'amica: ogni giorno era buono per convincerla ad uscire.
Era passato un mese ormai dalla separazione di Kate e Josh. Nessuno sapeva dell'accaduto, tranne Lanie; Kate, dopo quell'ennesima delusione amorosa, era tornata a passare le proprie serate a casa, con la sola compagnia di un buon libro e di un bicchiere di vino.
Lanie la guardò sorridendo, come se sapesse cose che la detective ignorava.
-Mia cara, con il caso di oggi non hai scuse... Devi venire con me... Non hai altra scelta! -
Kate guardò verso il basso. Era vero, non aveva altre scuse a cui aggrapparsi.
-Non sto dicendo che verrò, ma di cosa si tratterebbe? - L'amica le sorrise come se avesse già vinto.
Kate scese dalla barella per sgranchirsi le gambe. Guardò il morto, coperto parzialmente dal lenzuolo bianco.
Era così che si sentiva lei qualche volta. Morta.
Ma aveva talmente paura di uscire dalla propria bara personale, la propria casa, che sopportava quasi più la penombra dell'accecante luce del sole.
Quasi rise da sola nel pensare di essersi trasformata in una vampira; pensò che se lo avesse anche solo accennato a Castle, questo l'avrebbe presa in giro praticamente per il resto delle loro vite.
-Ehi, Kate... mi stai ascoltando? - La donna si svegliò come da un sogno. Il viso raggiante di Richard sfumò da davanti ai suoi occhi e tornò a concentrasi sull'amica. Annuii dolcemente: era in ascolto.
-Stavo dicendo – disse Lanie pesando le parole – che ho ricevuto due inviti ad una festa spettacolare e... vorrei che ci venissi con me! - Non stava più nella pelle. Evidentemente si teneva dentro quel segreto dalla mattina e... non vedeva l'ora di rivelarlo.
-Che tipo di “festa spettacolare”? - chiese Beckett, scettica. Sicuramente era l'ennesima festa in discoteca. Una scusa l'avrebbe trovata.
Lanie si girò a guardarla, distogliendo per un attimo gli occhi dall'uomo morto sul tavolo.
-Festa spettacolare come... gli Eighteenth! - la donna urlò dalla gioia.
Beckett non si mosse, elaborò il nome del party e sgranò gli occhi.
-Quegli Eighteenth? Non ci posso credere! - Per una volta, anche lei sembrava scioccata.
-Ma come hai avuto i biglietti? - Lo stupore aveva preso possesso del corpo della triste -fino ad allora- detective.
Si da il caso che gli Eighteenth fossero la festa più attesa ed importante dell'anno Newyorchese: tutti i vip e le celebrità della città vi partecipavano; la festa ogni anno aveva luogo nella New York City Hall, che imponente e maestosa, ogni anno lo stesso giorno si vestiva a festa per ospitare tutti i più grandi personaggi della città.
Il nome era preso dal tema della festa stessa: Eighteenth richiamava infatti il diciannovesimo secolo, ovvero il 1800 Americano; era il secolo in cui il Sogno Americano era nato ed ogni anno si brindava a questo ideale utopistico.
Parteciparvi era praticamente impossibile: solo i pezzi grossi potevano avere i biglietti e la festa era assolutamente ad invito.
Lanie si pavoneggiò della propria maestria nell'ottenere i biglietti.
-Vuoi sapere come li ho avuti? - sorrise, scoprendo appena la gamba e facendo intendere erotici messaggi.
-Lanie! - Kate rise, sapendo che stava scherzando. Stava scherzando, vero?
Lanie si coprì la coscia ed ammise:
-Purtroppo non ho dovuto corrompere nessuno per averli... Diciamo che qualche pezzo grosso mi doveva un favole.. -
Così raccontò di come, la settimana precedente, avesse salvato la vita ad una ragazzina; questa si era poi rivelata essere la figlia del vice senatore di New York. L'uomo le aveva offerto qualsiasi cosa in cambio della sua riconoscenza; e si era visto così donarle due biglietti per la festa.
-Lanie, sei un genio! - Kate sorrise felice. Forse, per la prima volta dopo tanto tempo, si stava risvegliando.
-Quindi verrai? - Kate abbassò appena lo sguardo. Sapeva di non potersi perdere quest'occasione, ma non voleva dare subito soddisfazione alla dottoressa. Poi alzò appena lo sguardo e disse:
-E va bene, ma solo perché ti sei dovuta vendere per quei biglietti! - e mostrò la coscia anche lei, divertita. Lanciò uno sguardo fuori dalla porta: sperò che in quell'istante non entrasse nessuno.
Dopo alcune risate le due donne diventarono serie, Lanie sopratutto.
-Cosa c'è? - disse la detective, guardando il corpo morto. Aveva scoperto qualcosa di rilevante?
-Non ti ho detto ancora tutto... -
-Lanie, non importa! L'assassino si è praticamente costituito... Non serve che continui a... -
-Non riguarda questo poveretto. Riguarda la festa... - Kate si preoccupò non poco. Cosa non sapeva ancora?
-Il tema di quest'anno è l'ottocento. - Kate si sentì presa in giro.
-Lanie, ogni anno il tema è l'ottocento. - Lanie sembrò non dar peso alle parole della detective.
-No, Kate, non capisci! Quest'anno il tema è letteralmente l'ottocento... Hai presente le feste in Orgoglio e Pregiudizio? - Kate si bloccò appena. La conversazione stava prendendo una piega poco piacevole.
-Stai dicendo che mi devo mettere un corsetto ed una gonna rigida? -
Lanie annuì colpevole. Non era ancora tutto.
-E' un ballo in maschera, detective. Bisogna indossare le maschere al volto. - Lanie si coprì le orecchie, per ovattare le urla dell'amica. Ma queste non arrivarono.
-Meglio, così nessuno potrà riconoscerci! Nessuno saprà che non siamo donne dell'alta società e nessuno potrà riconoscerci in caso di brutte figure! - Prese il cappotto, e si diresse verso la porta.
L'ha presa piuttosto bene, pensò la dottoressa.
-Dova stai andando ora? - Le urlò, prima che questa potesse uscire dalla stanza.
-Scusami, ho un vestito da andare a comprare! - sorrise raggiante.
Ma Lanie non aveva ancora finito il suo interrogatorio quotidiano.
-Kate, ma dov'è il tuo cagnolino personale? - la donna adorava prendere in giro lo scrittore. Era diventato il suo passatempo preferito
-Si è preso la giornata libera. Aveva da fare... - la porta si chiuse dietro le spalle della detective.










ANGOLO DELL'AUTRICE
Ciao a tutti! Ieri sera, mentre dormivo, ho avuto quest'ispirazione magica...! Spero vi piaccia...
Come primo capitolo è un pò frivolo, lo ammetto...
Ma non preoccupatevi: le cose si faranno MOLTO interessanti! (basta vedere gli avvertimenti ed il rating, che premetto, verrà forse cambiato in ROSSO molto presto!)
Non resta che aspettare e vedere come si evolveranno le cose!
Vi chiedo solo di farmi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo, che sarà seguito da due massimo tre capitoli...
Pensate che all'inizio questa doveva essere una one-shot ma come al solito... mi sono dilungata!
(Per chi già mi conoscere sa bene che con me succede sempre così...)
Al prossimo capitolo allora... OGNI RECENSIONE SARA' BEN GRADITA!
Berenike

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Capitolo 2
*** Corruzione a fin di bene ***




Cenerentola va al ballo

Capitolo 2: Corruzione a fin di bene



Trovare un vestito ottocentesco a New York non era impresa facile.
La detective Kate Beckett non si muoveva bene per le strade affollate della città: di solito la sirena della macchina della polizia l'aiutava ad arrivare più velocemente; il suo distintivo solitamente era sempre ben in vista e spaventava tutti coloro che le passassero davanti.
Ma quel pomeriggio tutto era diverso: lei era una comune donna Newyorchese che si ritrovava a dover cercare un abito all'ultimo momento per una festa importante.
Non sapeva bene dove cercare: Lanie le aveva mandato un indirizzo di un negozio vicino Central Park, ed era proprio lì che si sarebbe diretta come prima tappa.
Capii subito perché l'amica l'aveva indirizzata in quel negozio: si trattava di una piccola bottega molto elegante, forse anche troppo, che confezionava vestiti su misura...
Vestiti d'epoca.
Come prima cosa la detective si domandò come un negozio simile potesse sopravvivere in quei tempi di crisi; poi, incurante delle vetrine scintillanti d'abiti ottocenteschi, entrò.
Dentro al piccolo negozio c'erano molti specchi, ed un odore di pelle inconfondibile. I sarti cucivano nel retrobottega, mentre delle affascinanti commesse servivano i clienti.
Kate, lo sguardo attento come se fosse ancora in servizio, notò che tutti l'avevano guardata come se fosse un' aliena: evidentemente non era l'unica a rivolgersi a quel negozio per la serata imminente.
A confronto degli altri clienti, si notava che la donna era di una classe sociale completamente diversa: non indossava abiti firmati, ma jeans e felpa; non portava con sé borse o gioielli costosissimi, ma un distintivo ed una pistola alquanto utili in circostanze come quelle.
Si guardò intorno: c'erano abiti ottocenteschi in ogni dove, sia da uomo che da donna. C'erano corpetti di ogni colore e di ogni taglia, gonne con i pizzi, gonne rigide, gonne strette e lunghe, strette e corte, larghe e lunghe...
Insomma, nonostante la bottega fosse parecchio piccola, i proprietari avevano chiaramente deciso di rifornirsi per bene per gli Eighteenth... e a quanto pare a buon ragione.
La detective aspettò una buona mezz'ora prima di essere servita; quando fu il suo turno, ci mise davvero poco tempo a capire che non avrebbe trovato l'abito giusto in quel negozio.
-Lei ha un fisico davvero perfetto per i nostri abiti... - la lusingò la commessa.
-Perché non prova questo meraviglioso bustino e... questa gonna? - la donna le prese una gonfia gonna color verde pisello. Kate non si soffermò sul colore, né sulla taglia. Ne cercò invece il prezzo e quando lo vide, rise tra sé e sé.
Quell'orrendo costume intero costava come il suo stipendio mensile.
Ecco come facevano a sopravvivere in tempi di crisi.


Dopo due ore di ricerche però, la detective non trovò nulla di interessante. Nessun abito sembrava adatta ad una simile occasione, nessun bustino sembrava abbastanza elegante, nessuna gonna così raffinata. Per tutto il pomeriggio la donna pensò agli abiti stupendi confezionati in quella bottega vicino Central Park, ma decise che per una sola serata era un prezzo troppo alto per le sue tasche già mezze vuote.
Non poteva andare alla festa mal vestita, ma allo stesso tempo non poteva chiamare Lanie per rinunciare alla serata: Kate Beckett manteneva sempre le promesse.
Tornando alla macchina, ancora a mani vuote, si fermò ancora davanti a quella bottega maledetta: la stava attirando con i suoi poteri malefici e sapeva che prima o poi sarebbe riuscita a spillarle tutte le sue dure ore di lavoro mal pagate...
Si accorse solo in un secondo momento di non essere sola: una signora di colore, seguita da una bambina si stavano lamentando sotto voce, nel retro del locale. Kate percepì le loro voci flebili dire:
-Ti fanno male le manine? - La bambina stava singhiozzando.
-Si, mamma... Per quanto dovremmo lavorare ancora? -
-Non lo so, mi niña, non lo so... -
Beckett sorrise, entrando nel negozio. La commessa di poche ore prima non c'era, forse aveva finito il turno. Le si avvicinò un'altra ragazza, molto graziosa.
-Posso aiutarla? -
-Mi chiami il direttore, subito. - disse, scandendo le ultime parole. Dicendolo estrasse il distintivo, facendo intravedere appena la pistola. Carica.
-Subito. - la ragazza corse nel retrobottega.
Come immaginavo pensò la detective.
Un uomo sulla cinquantina la raggiunse subito, il volto contratto e le mani sudate.
Segno che è preoccupato dedusse nei propri pensieri la donna.
-Salve, sono il proprietario. Posso aiutarla? -
Kate non rispose immediatamente. Guardò a lungo l'uomo davanti a lei, sapeva che per un colpevole, essere fissato da un giustiziere non faceva che aumentare la propria crisi interiore.
Infine, disse con voce alta in modo che tutti potessero sentirla:
-Mi è arrivata una soffiata anonima che la riguarda, Signor... -
-Signor Jonathan Weelson. - disse, tremando. Kate notò che le tre commesse si stavano dirigendo nel retrobottega, pronte forse ad avvertire i lavoratori di andar via.
-Nessuno si muova. - disse la donna, estraendo la pistola e puntandola verso le ragazze, che urlarono. I pochi clienti se ne andarono correndo, spaventati.
-Allora, Signor Weelson, arriverò subito al punto. Ho motivo di pensare che nel suo negozio lavorino extracomunitari sottopagati, forse anche minori e perché no... criminali? - ipotizzò a voce alta. L'uomo di fronte a lei non disse nulla. La detective cominciò a girargli intorno come fosse la sua preda, e lei il predatore affamato.
-Non ha prove. - disse infine l'uomo. Aveva ingrossato la voce, ma si poteva ancora percepire la paura nel tono supplichevole. Kate aveva capito di dover passare alle minacce forti; così gli sussurrò all'orecchio:
-Quanto pensa che ci metto a fare una chiamata? Farò sequestrare ogni suo abito venduto per la festa di sta sera... Pensa davvero che non troveremo della saliva, un capello o anche solo un unghia dei suoi lavoratori? Basta che anche solo uno di loro sia schedato e lei ha chiuso per sempre! -
Jonathan cadde subito nella trappola della detective.
-Vi prego, farò tutto ciò che vuole! - Kate lo guardò fisso negli occhi.
-Vuole una denuncia per corruzione ad un pubblico ufficiale, signor Weelson? - chiese aggressiva.
Stava per arrivare dove voleva. L'uomo di fronte a lei fece cenno negativo con la testa piccola, poi guardò verso il basso.
Beccato.
-Signor Weelson, pare che oggi sia la sua giornata fortunata... - l'uomo alzò lo sguardo speranzoso.
-Si da il caso che io questa sera abbia una serata molto importante e mi serva un abito... Il migliore che ha... - Il negoziante capì immediatamente.
Per quanto fosse un lurido, sporco sfruttatore, Kate pensò che almeno sapeva fare il suo lavoro. In dieci minuti le preparò l'abito più bello che avesse mai visto e glielo incartò come se fosse un regalo.
-Non è per corromperla, Detective. Lo prenda come... un regalo. - glielo porse con fare cerimonioso. Kate mise al suo posto la pistola e ringraziò generosamente.
Poi estrasse il telefono e davanti ad un signor Weelson sempre più spaventato, compose il numero della centrale.
-Pronto, Capitano? - attese la risposta. -Signore mandi una pattuglia al negozio del signor Jonathan Weelson, il negozio è omonimo. Nel retrobottega troverò dei lavoratori stanchi e sottopagati... -
Il negoziante non poteva credere alle proprie orecchie. Fece per riprendersi l'abito, visto che non era servito a molto, ma la detective fu più forte.
Stava per mettere giù quando disse:
-Ah, Capitano... Lo tratti bene. - e chiuse la telefonata, sorridente.
L'uomo la guardò pieno d'odio. Quel costosissimo abito non era servito a nulla.
-Ho detto di trattarla bene! - Si giustificò Beckett, uscendo dal negozio con l'abito nuovo in mano.


Nella strada verso casa la detective si sentì più in colpa che mai: non aveva mai abusato del proprio potere, né l'aveva mai utilizzato per secondi fini. Più volte aveva pensato di riportare l'abito al negozio, ma lo stesso numero di volte si era detta che quel verme meritava tutto ciò che gli aveva inflitto: i suoi prezzi erano esagerati, sopratutto contando che sottopagava la manodopera. Sperò solo di aver fatto del bene a quelle povere persone; allo stesso tempo pregava di non essere arrestata a sua volta per ciò che aveva appena fatto.
Promise a sé stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta che faceva una cosa simile, i sensi di colpa erano troppo forti.
Sperò che almeno ne valesse la pena.


Alle otto e mezza spaccate, Lanie passò a prendere la detective a casa. Avevano deciso di andare in taxi per non sgualcire i vestiti e per non doversi preoccupare del parcheggio. Così la detective, quando scese dal proprio condominio, trovò un taxi giallo ad aspettarla.
Era incantevole.
L'abito confezionato apposta per lei era splendido, da vera principessa.
Lanie osservò ammagliata la maschera nera sul viso, con dei boccoli che le scendevano ai lati. La maschera era adornata con piccoli diamanti luccicanti ed ammaglianti.
Si intravedevano appena gli occhi finemente truccati, color nocciola e la bocca piccola e sensuale, lasciata libera per poter parlare e mangiare.
L'abito si intravedeva appena sotto il cappotto: non era gonfio, né spezzato da gonna e corsetto.
Era lungo, stretto come un tubino fino a terra, con un'importante scollatura sul polpaccio sinistro.
Anche l'abito era nero, con diamanti neri che scintillavano alla luce della luna.
Ma non era tutto qui: dalla maschera nera partivano delle lunghe penne d'oca lunghe parecchi centimetri di colore rosso acceso, lo stesso colore che Kate aveva scelto per il proprio rossetto.
Le stesse penne rosse adornavano anche il decolté dell'abito, che lasciava poco spazio all'immaginazione, e molto alla vista vera e propria.
Più che una donna dell'ottocento, la detective sembrava una famme fatale del ventesimo secolo; ma nessuno, tra tutti quegli invitati avrebbe mai notato la differenza.
La prima cosa che Lanie pensò fu che se non avesse saputo che quella era la detective Kate Beckett, non l'avrebbe mai riconosciuta.
Sotto la maschera coprente perfino la voce della detective appariva più bassa e sensuale. Sia il taxista che l'amica rimasero a bocca aperta di fronte a tanta bellezza.
-Kate, sei uno splendore! - disse Lanie, dopo averla aiutata a salire. -Non pensavo fossi così trasgressiva! - Kate alzò le spalle, sorridendo.
-Tanto nessuno mi riconoscerà! -
E partirono guidati dalla loro carrozza.










ANGOLO DELL'AUTRICE
Ecco a voi il secondo capitolo di questa nuova serie!
Prima o poi prometto che risponderò a tutte le vostre stupende recensioni... Per il momento mi sto dedicando alla scrittura!
Da quanto ho capito il primo capitolo è piaciuto: la storia si infittisce! Devo ammettere che anche questo secondo capitolo non è di grande aiuto; è puramente informativo...
Ma non preoccupatevi, fin dal prossimo capitolo capirete perchè il rating è SUPER ROSSO e gli avvertimenti LEMON...
Voglio parlare solo di una cosa ancora: della corruzione. So che non è nello stile della detective ma... ho provato ad immaginare un carattere forte come il suo di fronte ad una difficoltà così femminile: non è facile immaginare la reazione di Kate!
Forse perchè è sempre così dura, così fredda, così detective....
Spero che questo episodio non vi abbia rovinato la visione della storia, che FIDATEVI sarà una storia interessante!
Se pensate che Beckett sia OOC (out of character), rimedierò quanto prima, mettendo tra gli avvertimenti l'OOC appunto...
Spero di non doverlo fare e di aver giustificato il più possibile questo gesto...
A presto quindi! OGNI RECENSIONE SARA' BEN ACCETTA, sopratutto in questo momento di incertezza da parte mia...
Berenike

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