Licht.

di BlueBreath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Secondo. ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto. ***
Capitolo 6: *** Capitolo quinto. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sesto ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Eccomi tornata definitivamente nel mondo delle FanFiction.

Ho ricominciato lentamente a scrivere, già da un po’ di tempo.

Ma per ora, in questo sito, non pubblicavo un Long Fic da chissà quanto tempo.

Sentivo però troppo la mancanza dei vostri commenti, del formicolio allo stomaco quando ero sul punto di pubblicare un capitolo e di tutte le altre cose che mi hanno fatta innamorare di EFP.

 

Dunque, ripeto, eccomi tornata.

Nuovo fandom, nuovo stile.

Licht è una storia che mi fluttuava in testa da molto tempo e che si svolge in un ipotetico Ottavo Anno ad Hogwarts.

Vari capitoli sono già pronti, ma ci sono ancora alcuni tratti della trama che devo definire, quindi sono ben accetti i consigli, così come le critiche, se costruttive.

 

 

Questo prologo è, per l’appunto, una premessa all’intera storia e, come capirete anche leggendo, si svolge alla fine della Battaglia Finale tra Voldemort ed Harry.

Non mi resta che augurarvi buona lettura e pregarvi di farmi sapere cosa ne pensate.

 

Lily.

Licht

 

 

 

PROLOGO

 

Luci. Rumori. Lampi.

Poi un’abbagliante raggio verde e la sconcertante certezza che fosse tutto finito. Finito per sempre.

Sempre. Sempre. Sempre.

Gli avevano insegnato che “sempre” voleva dire un tempo lunghissimo, infinito.

Gli avevano anche spiegato che nulla era per sempre.

Tranne la morte.

Ma aspettare la morte è come aspettare il natale ad Agosto.

Sembra così lontano che ci si dimentica perfino che esiste.

Per una persona come lui, poi, pensare alla morte è inconcepibile.

Morire è da persone comuni.

E lui non era una persona comune.

 

E fu proprio nel momento in cui tutto avrebbe dovuto spegnersi, che per lui tutto sembrò accendersi.

Un tonfo sordo accompagnò la caduta del suo corpo, ma lui non vi cadde insieme.

No.

Lui si staccò, apparentemente invisibile eppure così vividamente vero.

La folla si ammassò attorno al suo vecchio, vuoto e inutile corpo e lo calpestò senza alcun riguardo.

Non ricordava chi fosse, ricordava solo che quel corpo a terra era suo e ricordava anche di aver provato, per un tempo paurosamente lungo, un sentimento in particolare.

Rabbia. Incontenibile e bruciante rabbia.

Ma in quel momento sia il senso di appartenenza a quel corpo, sia la furia parevano così lontani e così poco importanti da chiedersi se veramente fosse la stessa persona che (non) rimembrava di essere.

Ricordi lontani di distruzione e crudeltà gli attraversarono la mente e un lancinante dolore diffuso lo attraversò.

Comprese di non essere puramente umano. Non ancora.

Comprese anche che quel dolore che lo opprimeva era il segno di una sua imminente “solidificazione”.

Come se ossa, muscoli e pelle si stessero formando in quel momento, quando invece avrebbe dovuto abbandonarli.

Ma era dunque quella una morte o una nascita?

Stava venendo al mondo, come se fosse la prima volta, ma sentiva che non era così.

Sentiva di essere stato morto per molto tempo e di rinascere in quell’istante.

 

La folla continuava a premere e tirare, mentre un fragore assordante lo stordiva ancora di più.

Nessuno si accorgeva di cosa gli stesse accadendo, nessuno lo vedeva.

Erano tutti raggruppati attorno ad un giovane ragazzo dai capelli neri, che però sembrava fissare il vuoto con aria tesa, come se, da un momento all’altro, aspettasse un pericolo.

Poi si accorse che non stava fissando il vuoto, bensì l’esatto punto ove lui si trovava.

Che riuscisse a vederlo? Impossibile.

Le altre centinaia di persone continuavano a passargli accanto senza nemmeno notarlo.

Ma allora perché fissava proprio nella sua direzione?

Doveva scappare. Il dolore cominciava a farsi insopportabile. Nulla era più definito nella sua mente.

Nulla aveva contorni, nulla aveva importanza.

Corse verso un corridoio, fino ad una scala a chiocciola.

Ormai aveva acquistato corporeità, ma si sentiva nudo, malato, schiacciato da una fatica disumana.

Non sapeva come, ma era come se nella sua testa vi fosse disegnato un percorso che avrebbe dovuto seguire, come se fosse rinato per quel percorso.

Ed era un cammino che prevedeva precise tappe, come una mappa disegnata da chissà chi e poi inserita direttamente nella sua testa, che ora sentiva pulsare.

Prima tra tutte le tappe, raggiungere il luogo verso il quale stava correndo, ma del quale ignorava la natura.

 

Finì di salire la rampa di scale e ciò che si trovò davanti fu una stanza a semisfera arredata in una buffa maniera e con le pareti tempestate di quadri come pietre preziose su un antico arazzo.

Decine di voci infuriate lo assalirono.

Ruggirono tutti contro di lui.

 

“Cosa ci fai qui, mostro?”

“Essere immondo, fuori da questa scuola!”

“Ah, se l’avessi capito prima!”

“Non azzardarti a fare un altro passo!”

 

Ebbe paura e si bloccò esattamente dov’era, rannicchiato a terra con le ginocchia nude e bianche strette al petto.

Pianse di un pianto antico. Lacrime calde e salate gli scivolarono sugli zigomi.

Poi il dolore si acuì ancora di più e sentì che stava per cedere.

L’ultima cosa che vide prima che tutto diventasse buio fu una donna segnata dall’età, con dei lunghi capelli grigi sciolti sulle spalle e sul viso un’espressione severa.

Sentì un’automatica sensazione di fiducia e poi, finalmente, si abbandonò all’oblio.

 

 

Luci. Rumori. Lampi.

Poi un’abbagliante raggio verde e la dolce certezza che fosse tutto finito. Finito per sempre.

Fu quasi patetico il modo in cui il bianco e deforme corpo del Signore Oscuro si abbatté al suolo.

Come una banalissima foglia secca spazzata via dal vento.

Nessuno fece in tempo a realizzare cosa fosse realmente accaduto, che già si ritrovò ad urlare, piangere, gioire come mai prima di allora nella propria vita.

Minerva McGranitt non si fece da parte ed una risata colma di pura e intensa felicità le squarciò il petto.

Corse ad abbracciare quell’esile ma forte ragazzo che li aveva salvati tutti, ma venne preceduta dal almeno cento paia di braccia esultanti.

Non si accontentò e abbracciò gente a caso, chiunque le si parasse davanti aveva diritto di ricevere un po’ della sua gioia, infondo lei ne aveva abbastanza da viverci per anni.

Rise, pianse, saltò.

Si sentì tornare a quando era più giovane, si sentì di nuovo una fresca ragazza di vent’anni che non aveva nulla da perdere, ma un oceano di possibilità ed occasioni davanti.

Si sentì libera di correre per chilometri senza provare alcun affanno. Ogni problema della sua vita era scomparso, cancellato da un’enorme gomma babbana.

 

Poi ad un tratto si sentì afferrare il polso destro da una mano bitorzoluta e con uno strappo all’ombelico capì che si stava smaterializzando.

Ritrovata la lucidità e con tutti i sensi all’erta, una volta atterrata nel corridoio che conduceva all’ufficio del preside, si voltò verso il proprietario di quella mano, che ormai aveva abbandonato il suo polso.

Un concitato elfo domestico le si parò davanti con gli occhi grossi come piattini.

 

“E’ il momento, professoressa McGranitt.”

“Di cosa diamine stai parlando?” esclamò indignata per l’atteggiamento misterioso della creatura,

“E’ tutto scritto da Albus Silente. La parte umana del mostro doveva rinascere. Tutto scritto. E ora è giunto il momento.”

“Albus? Cosa centra Albus con questo? Spiegati meglio, dannazione!”

Ma l’elfo non si spiegò, al contrario, sparì con un sonoro ‘crac’ sotto gli occhi ancora confusi della donna.

Nell’esatto punto dove un secondo prima si trovava l’elfo, giaceva una busta giallognola, evidentemente indirizzata a lei.

La raccolse con emozione e non attese nemmeno un momento per aprirla e gettarsi a capofitto sul contenuto della lettera.

 

Cara Minerva,

nel caso in cui tu stia leggendo questa lettera, significherà che non ho fallito in almeno uno dei miei obiettivi.

Tuttavia se non sarò lì a spiegarti di persona la natura di questo mio ultimo obiettivo, vorrà anche dire che, ahimè, ti ho lasciata.

Indirizzo queste mie ultime parole proprio ed esclusivamente a te, amica e compagna di una vita.

A te che hai allietato la mia esistenza, sostenendomi e rallegrandomi, e che ora, spero, vorrai aiutarmi anche oltre.

Prima di chiarificarti ogni cosa, vorrei pregarti di ragionare sulle prossime mie parole con l’intelligenza che ti ha sempre contraddistinto, in modo da non coglierne solo il significato più superficiale e riuscire a passare oltre i pregiudizi, anche se giustificati.

Dunque, suppongo che tu ricordi ancora il duello che vide coinvolti me e Voldemort al Ministero della Magia la sera della morte di Sirius Black.

Ebbene, fu proprio in quella occasione che, con un enorme dispendio di magia e un impegno oltre la mia possibile concezione, scagliai un particolare incantesimo non verbale a Voldemort. Ho motivo di credere che nemmeno il destinatario stesso sia a conoscenza di ciò che sono riuscito a realizzare.

Lo confiderò, quindi, una volta per tutte a te.

Lanciai a Voldemort l’antico incantesimo Gemino Animam che, nel caso non ne conoscessi le conseguenze, è in grado di sdoppiare un’anima, ma non come un Horcrux, che la divide in maniera brutale, bensì scindendo l’anima in due parti che coesistono fino a quando una delle due non soccombe.

Nel momento in cui tutte e due le anime esistono insieme e quindi nello stesso corpo, prevale tra le due, che hanno caratteristiche diametralmente opposte, la più forte, che di solito è quella preesistente.

Riferendoci al caso specifico dell’incantesimo da me scagliato, l’anima di Voldemort è stata quindi divisa nella parte prevalente dalle caratteristiche notoriamente disumane e una parte, che speravo fosse ancora viva, dall’essenza invece, se non più buona, più umana.

In seguito alla morte dell’anima prevalente e quindi, mi auguro, di Voldemort, dovrebbe quindi verificarsi lo scisma definitivo, che darà origine ad un nuovo uomo, Tom Riddle, veramente umano.

Ti chiederai il perché di questo mio gesto.

Chiamalo spirito della seconda possibilità, chiamalo desiderio di sperimentare, chiamala anche follia. Ma ormai non posso più tornare indietro e non mi posso pentire di aver regalato un’ altra occasione ad una persona che ho conosciuto parecchi anni fa con il volto di un ragazzino abbandonato dal mondo.

 

Con tutto il mio affetto,

Albus.

 

Nessuno vide quella solitaria ma gravosa goccia di sudore freddo scendere giù dalla tempia di Minerva McGranitt. Nessuno sentì la donna mentre deglutiva con fare terrorizzato.

Nessuno la sorresse quando dovette aggrapparsi ad una sporgenza della parete per non scivolare a terra, oppressa dalla pesantezza delle rivelazioni appena ricevute.

Albus…

Una sola parola sfuggì dalle labbra della donna, prima di perdersi anch’essa nella paura cieca.

Non aveva mai dubitato di Albus, mai aveva temuto per le sue decisioni.

Ma quella sua azione, proprio nel momento in cui aveva gioito per la convinzione di essersi sbarazzata della piaga del Mondo Magico, non poteva non lasciarla turbata.

E iniziò a correre.

Corse quanto più veloce le sue stanche gambe le permettessero.

E immaginò di trovarsi davanti da un momento all’altro un secondo Voldemort.

Ricordò le parole scritte nella lettera, “… una parte, che speravo fosse ancora viva, dall’essenza invece, se non più buona, più umana…

Era davvero stato capace di recuperare l’umanità perduta di Tom Riddle? O era stato solo smodatamente presuntuoso?

Non era un rischio da correre, in ogni caso.

Raggiunse la cima della rampa di scale e, già al di fuori dell’ufficio del preside, sentì un baccano poco rassicurante.

Erano voci. Le voci dei quadri dell’ufficio che gridavano contro qualcuno.

Poi, tra le decine di schiamazzi da parte degli antichi presidi, riuscì ad udire un suono ben distinto.

Un pianto. Così forte e profondo da far pensare al pianto di un neonato appena venuto al mondo, ma la voce era decisamente più profonda, pareva quella di un adolescente.

Poi all’improvviso smise di piangere.

Fu allora che si decise ad entrare nella stanza e ciò che vide la lasciò pietrificata.

Un giovane ragazzo, all’incirca di diciotto anni, era rannicchiato al centro dell’ufficio e la fissava con sguardo vacuo,totalmente nudo, come sul punto di perdere i sensi.

Ma fu proprio il suo volto ciò che le mozzò il fiato.

Lo riconobbe all’istante.

“Tom Riddle…” sussurrò.

 

Immediatamente il ragazzo perse i sensi e, non seppe mai con quale lucidità, Minerva evocò una tunica, che andò a coprire il corpo nudo, giovane e marmoreo di Tom Riddle.

La donna mosse una decina di passi meccanici in modo da vanificare la distanza tra lei e la versione diciottenne di Lord Voldemort.

Osservò il suo volto svenuto, circondato da una massa di capelli mossi e corvini.

Non poté provare avversione verso quel giovane. Nonostante sapesse ciò che poteva diventare.

Ebbe però una certezza, nessun’altro sarebbe stato pronto ad accettarlo o a dargli una possibilità di dimostrare chi fosse.

Nessuno doveva vederlo, non con quell’aspetto. Doveva fare qualcosa.

 

Il ragazzo mugugnò, ma rimase privo di sensi.

 

Doveva trovare un modo per permettergli di vivere una vita comune.

E doveva trovarlo in fretta.

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo. ***


Licht

 

Salve a tutte di nuovo.

Speravo di far più in fretta con l’aggiornamento, ma purtroppo non sono nemmeno riuscita ad avvicinarmi ad un computer.

Tuttavia eccomi qua, con il primo vero capitolo della mia storia.

Come ho già accennato nell’introduzione del Prologo, non sono ancora sicura di come si evolverà il tutto, specialmente per quanto riguarda il piano sentimentale dei protagonisti.

Per quanto poi riguarda Tom Riddle, io me lo voglio immaginare come quel giovane Tom Riddle in Harry Potter e la Camera dei Segreti, del quale mi sono follemente innamorata.

Ringrazio infine quell’anima pia di Tsukino, che ha recensito lo scorso capitolo. Spero ti possa piacere anche il resto della storia e che tu abbia voglia di farmi sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo.

Ringrazio anche Vodia, zialice, akyse e nuovamente Tsukino, per aver inserito la storia tra le seguite. Mi farebbe piacere ricevere un vostro commento per farmi un’idea di cosa ne pensate, consigli e critiche costruttive sono sempre ben accetti.

E un grazie va anche a tutti i lettori silenziosi, che si spera avranno voglia di commentare.

 

Lily.

CAPITOLO PRIMO.

 

Aprì gli occhi sul suo piccolo mondo.

Da quanto tempo non usciva da lì?

Troppo.

Richiuse gli occhi.

Sarebbe stata sempre la solita monotona giornata. Perché affaticarsi a sollevare le palpebre?

E poi, il buio dietro quei due sipari era ben più confortante dell'abbagliante realtà con la quale doveva confrontarsi sul palcoscenico.

Nonostante quei pensieri, riaprì gli occhi e si alzò dal letto, dirigendosi verso il piano di sotto con passo trascinato.

 

“Il padron Potter desidera la colazione?” chiese una voce gracchiante,

“Solo un caffè, grazie.” rispose lui mentre si sedeva al lungo tavolo di legno scuro.

“Il padrone trova il giornale e la posta sul tavolo, se vuole.” disse ancora l'elfo domestico dall'alto dei suoi novanta centimetri d'altezza,

“Sì, grazie.” ripeté come con una filastrocca.

 

Posò lo sguardo spento sulla pagina di giornale e lesse distrattamente ciò che gli articolisti de “La Gazzetta del Profeta” avevano trovato da scrivere quel giorno.

Puffole Pigmee clandestine.

Pregi e difetti dei Filtri D'amore.

Rivolte dei Folletti nella Russia del Nord.

 

E poi quello.

Quei volti.

Quei ricordi.

Quel dolore.

Ancora.

 

Al centro della prima pagina facevano bella mostra di sé tre foto raffiguranti altrettante persone a lui sfortunatamente ben note.

Sopra le foto magicamente animate torreggiava una scritta. “Nott, Parkynson e McNair, ancora latitanti.” Subito sotto, l'articolo proseguiva spiegando come chiunque li avesse avvistati avrebbe dovuto subito contattare il Ministero della Magia, contribuendo così alla cattura dei tre pericolosi Mangiamorte, che rappresentavano ancora una minaccia per la Comunità Magica.

Richiuse subito il giornale e decise di dedicare la sua attenzione alla posta.

C'erano degli inviti all'inaugurazione di alcuni negozi di Diagon Alley, un pacco molto voluminoso, appoggiato subito vicino alla sua sedia, e una lettera.

Fu quella lettera a lasciarlo senza fiato.

Perché non avrebbe mai pensato di dover rivedere quel sigillo, nonostante non fosse passato poi così tanto tempo dall'ultima volta.

Una “H” ben fornita di ghirigori decorava il sigillo in ceralacca che chiudeva la busta.

Capì subito che si trattava di una lettera dalla Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts, e rimase diviso tra la voglia di aprirla con foga e leggerne il contenuto tutto d'un fiato e il desiderio di darle fuoco per eliminarne ogni traccia.

Optò per la prima.

Aprì la busta e iniziò, curioso, a leggere.

 

 

Caro Signor Potter,

 

le scrivo per informarla di un'importante decisione presa di comune accordo dagli insegnanti dell'istituto.

Si tratta di una possibilità vantaggiosa che si è deciso di mettere a disposizione di tutti gli studenti che lo scorso anno hanno o avrebbero frequentato il Settimo Anno.

Date le spiacevoli circostanze che hanno accompagnato il passato anno scolastico e che hanno reso impossibile il corretto svolgimento di quest'ultimo, per gli studenti sopracitati è stato messo a disposizione un “Ottavo Anno” facoltativo, indirizzato a coloro che avrebbero il desiderio di conseguire un diploma più “giusto”.

Come ho già detto la frequentazione non è obbligatoria e saremmo lieti di ricevere una sua risposta al più presto, in quanto tra una settimana, come lei sa, l'anno scolastico avrà inizio.

 

 

Colgo l'occasione per salutarla,

La preside Minerva McGranitt.

 

 

Rimase a fissare il vuoto per secondi, minuti o forse secoli interi. Poi si riscosse e tornò alla vita reale, ancora incredulo.

Cosa aveva appena letto? Forse non aveva letto niente. O forse gli era sembrato di leggere una lettera da parte di Hogwarts solo perchè una minuscola, piccolissima parte di lui avrebbe davvero voluto ritornare tra quei corridoi.

Decise che ci avrebbe pensato. Perché, alla fine dell'anno scorso avrebbe detto, senza rifletterci un istante, di no; ma in quel momento, dopo aver passato un'estate intera sommerso dai suoi ricordi, invece forse poteva considerare l'ipotesi di fuggire da quella nicchia in cui si era rifugiato come un'ipotesi degna di attenzione.

Posò gli occhi sullo scatolone affianco alla sedia e se lo portò sulle gambe, apprestandosi ad aprirlo.

Sulla superficie del contenuto, vi era poggiata un'altra lettera, ma questa volta senza alcun sigillo né busta.

La lesse.

 

 

Caro Harry,

spero di conoscerti ancora così bene come fino a un po' di tempo fa e penso di aver indovinato nel credere che tu abbia, dentro di te, ancora voglia di tornare in quella che è stata la tua prima vera casa.

Credo però anche che tu non abbia così tanta voglia di tornare a Diagon Alley proprio ora, quando è più affollata, ed è per questo che mi sono presa la libertà di spedirti a casa le copie dei libri che, nel caso decidessi davvero di tornare, potrebbero servirti per seguire i corsi.

Nel caso mi fossi sbagliata e queste aule non fossero destinate a rivederti tanto presto, rimanda pure i libri alla scuola.

 

Un saluto,

Minerva McGranitt

 

 

Sorrise al pensiero di quella donna che, nella sua durezza, gli aveva dato tanto più affetto di molte altre ben più espansive persone e posò la seconda lettera sul tavolo, vicina alla prima.

Le sue mani corsero poi a sfiorare le copertine di quelli che avrebbero potuto diventare i suoi libri di scuola e provò una nostalgia incredibile per quel castello.

Ma pensò anche che sarebbe stato troppo, davvero troppo doloroso rinchiudersi di nuovo in quelle mura, che, seppur silenziosamente, avevano assistito a tutti i suoi più gravi dispiaceri e cedimenti.

Ripensò a Sirius.

A Fred.

A Lupin.

A Tonks.

A Silente.

A Piton.

E, dopo tutte quelle settimane in cui aveva spento il cervello, improvvisamente sentì un'enorme fitta al cuore.

Ma poi un provvidenziale raggio di sole penetrò tra le tendine di cotone bianco e gli illuminò il viso.

E ripensò a Hermione.

A Ron.

A Ginny.

A Luna.

A Neville.

Alle serate davanti al camino nella Sala Comune, al calore di quei sorrisi e al suono di quelle risate.

E fu lì che gli arrivò la soluzione ad un dilemma mai iniziato. Lui sarebbe tornato ad Hogwarts, perchè DOVEVA tornare, nonostante sapesse che Ron ed Hermione ormai avevano un lavoro in Australia, dove si erano trasferiti insieme, e quindi non avrebbero fatto ritorno per l'ottavo anno.

 

Si immaginò di nuovo a passeggiare verso la capanna di Hagrid e sorrise per la seconda volta in tutta l'estate, dimentico della colazione.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo Secondo. ***


Licht

Eccomi qua. Sono tornata (anche abbastanza in fretta) con il secondo capitolo di questa storia.

Noterete che in questi primi capitoli ci sarà una gran concentrazione di novità, ma naturalmente, con il proseguire della storia, ci sarà un minor affollamento di colpi di scena. Non preoccupatevi, in ogni caso, dubito che vi annoierete leggendo questa fan fiction. Perché io stessa non sopporto le storie dove non cambia mai nulla.

Passando ai ringraziamenti.

Grazie a Tsukino per aver recensito anche questo capitolo (tranquilla, le tue “pseudo recensioni” mi regalano sempre un sorriso), Akyse per i complimenti (aspetto con impazienza di sapere cosa pensi anche di questo secondo capitolo), Elyssa Flaherty (credo tu abbia ragione riguardo alla McGranitt, ma io, come avrai capito, ho deciso di non attenermi per niente al finale post-settimo libro scelto dalla Rowling) e Lu_Pin (grazie per complimenti e per aver commentato. Spero di non deluderti con questo capitolo).

Un ringraziamento va anche a Rury per aver inserito la storia tra le preferite e Akyse, CuLleN_AdOtTiVa, Elyssa Flaherty, Lu_Pin, Tsukino, Vodia e Zialice per averla inserita nelle seguite.

Ora vi lascio al capitolo e vi anticipo che nel prossimo rivedremo finalmente una certa personcina.

 

Lily.

 

CAPITOLO SECONDO.

 

Era strano come l’estate fosse passata lenta e flemmatica, mentre quell’ultima settimana non avesse praticamente lasciato traccia di sé.

Non ricordava nulla dei sei giorni passati, a parte un nervosismo ed un’agitazione mai avvertiti prima in vista di una partenza per Hogwarts.

Fatto sta, comunque, che Harry Potter si ritrovò il primo settembre a sfrecciare tra la folla del binario nove e tre quarti cercando di non attirare attenzione, impresa che mai prima di allora era stata più impossibile.

Se prima la gente vedeva in lui la Speranza con la esse maiuscola, in quel momento, a spingere il suo carrello con il solito cespuglio di capelli scuri, c’era il Salvatore con la esse maiuscola. Il che rendeva tutto ben diverso.

A contribuire all’agitazione del giovane ragazzo, vi era poi anche il fatto di essere venuto a sapere che nessuno, NESSUNO dei suoi vecchi compagni Grifondoro avrebbe frequentato l’Ottavo Anno e, quindi, lui sarebbe stato l’unico Grifondoro del suo corso.

In un certo senso trovava la notizia confortante. Ormai si era abituato alla solitudine e non avrebbe sopportato di sentire domande mielose sul suo dolore interiore.

Lui stava soffrendo. E tanto, forse troppo. Soffriva perché era rimasto solo. Soffriva perché sentiva di non avere un posto al quale appartenere. Ma questo non voleva dire che avesse voglia di parlarne con qualcuno. A dire la verità, non ne aveva mai parlato. Nemmeno subito dopo la Guerra, quando le ferite erano ancora fresche.

Mai lo aveva fatto e mai lo avrebbe fatto in futuro.

 

Salì a fatica sul treno, proprio mentre il fischio che annunciava l’imminente partenza risuonava insistente nell’aria densa di vapore, e trascinò se stesso e il suo baule in mezzo allo stretto corridoio, alla ricerca di uno scompartimento vuoto.

Primini euforici.

Ragazzine isteriche.

Bulli super pompati.

Nemmeno uno scompartimento che potesse accogliere lui, il suo baule e il suo spirito da eremita.

Per fortuna, dopo iperbolici giri, trovò uno scompartimento quasi vuoto.

Quasi, perché sul sedile, vicino al finestrino, vi era una esile figura rannicchiata, della quale era impossibile scorgere il volto, ma che sembrava una persona tranquilla.

Aprì la porta scorrevole nel tentativo di attirare l’attenzione del futuro compagno di viaggio, ma quello non fece una piega e Harry, cercando di fare più baccano possibile, caricò il suo bagaglio sulla rete metallica che sormontava i sedili.

Poi tossì. Si schiarì rumorosamente la gola. Andò appositamente a scontrarsi contro un sedile.

E finalmente una voce leggermente roca e parecchio strascicata risuonò nello scompartimento.

“Dimmi, hai dei problemi o lo fai apposta ad essere così dannatamente fastidioso?” esclamò il ragazzo voltando il capo verso Harry.

 

Argento nello smeraldo. Dopo tanto tempo. Di nuovo.

Sorpresa. Stupore. Felicità. Fastidio per la felicità.

E poi il sapore metallico della vecchia, sana antipatia. Con qualcosa di più maturo e cresciuto.

Cosa diamine ci faceva lì Draco Malfoy?

 

“Potter?” sbuffò lui,

“Malfoy?” sbuffò Harry a sua volta.

Poi calò un silenzio glaciale e il moro si affrettò a prendere posto nell’altro sedile vicino al finestrino, proprio di fronte a Malfoy.

Iniziò a studiarlo e Draco fece lo stesso con lui.

L’uno vide un giovane uomo, decisamente segnato dagli avvenimenti passati e decisamente cresciuto. Biondo come non mai, ma privo di quell’aria snob di cui si era circondato in tutti quegli anni.

L’altro rimase quasi spaventato da ciò che gli si parava davanti. Quello poteva essere chiunque, ma non il Potter che conosceva lui. Era magro, in una maniera sconcertante, e trascurato più del solito (il che era tutto dire). Ma ciò che più colpì il giovane Malfoy furono quegli occhi che tanto aveva invidiato nei tempi passati. Avevano perso tutto, ogni traccia di luce era scomparsa da quelle iridi color smeraldo. Non vi era più luce in Harry Potter, forse non vi era nemmeno più Harry Potter in Harry Potter.

“Allora...” iniziò Harry imbarazzato dalla pesante atmosfera “ehm, le tue v-vacanze… insomma, come…

“Bene.”

Io… beh, io non ho fatto niente di c-che… ma…

“Senti Potter, che diamine vuoi?” sbraitò senza volerlo.

Aveva visto quanto il ragazzo di fronte a lui fosse fragile e avesse estremo bisogno di contatto umano, eppure non riusciva a trattenersi dal trattarlo male. Dannatissima forza dell’abitudine.

“Oh, niente.” Fu tutto quello che Harry riuscì a rispondere.

Bene. Primo dialogo con essere umano: FALLITO. Voglia di riprovarci: ZERO.

 

Si strinse nelle spalle e poggiò la testa contro il vetro freddo e umido.

Pensò che voleva smettere di pensare. Stupido da parte sua. Aveva sempre pensato troppo poco quando si trattava di fare le scelte giuste. I risultati si vedevano.

Un pensiero clandestino gli passò per la mente.

Nessuno gli avrebbe scritto quell’anno.

Sarebbe stato solo anche in mezzo alle centinaia di studenti di Hogwarts.

SOLO.

 

“Ehm, non ti sarai mica offeso, Potter?” esclamò dopo parecchi minuti Malfoy, che nascose i sensi di colpa dietro a quel tono sarcastico.

N-no…” farfugliò Harry imbarazzato,

“Da quando balbetti?”

“Io non balbetto affatto!” replicò Harry “E’ solo che non abbiamo avuto molte conversazioni amichevoli ultimamente…

Draco ridacchiò, poi rispose alzando le spalle “Già, direi che non ne abbiamo avute per niente.”

 

Aveva appena finito di parlare quando la porta scorrevole si aprì ed un trafelato Blaise Zabini fece il suo ingresso nello scompartimento, guardandosi intorno con una lieve punta di sorpresa.

“Ehi” disse solo “guarda un po’ chi si vede”

“Blaise” sussurrò Draco alzandosi.

Guardò il suo migliore amico con emozione traboccante dagli occhi e dall’espressione del viso. Non si aspettava di vederlo, stando a quanto gli aveva scritto nell’ultima lettera.

Si abbracciarono con tanta foga che sembrava volessero spezzarsi le costole a vicenda, d’altronde non si erano visti durante tutta l’estate e avevano sentito molto la mancanza l’uno dell’altro.

Quando si staccarono Blaise tornò a squadrare con interesse e curiosità il ragazzo dai capelli arruffati sprofondato nel sedile di fronte a Draco e stentò a riconoscere Harry Potter.

Merlino se era cambiato. Era più uomo, questo era certo, ma sembrava anche cento volte più fragile, come se si reggesse a mala pena, in equilibrio precario tra la sopportazione e l’abbandono.

Il suo sguardo tormentato in quel momento era gettato distrattamente fuori dal finestrino, i suoi pensieri probabilmente vagavano in universi troppo lontani per gli altri due occupanti dello scompartimento. Non potè fare a meno di chiedersi come avesse fatto il Salvatore del Mondo Magico a ridursi in quello stato.

 

“Come stai, allora? Avevi detto che non saresti venuto.” Esclamò Draco Malfoy,

“Sto bene, Draco, e sono venuto solo perché sapevo che ci saresti stato tu. Non volevo passare anche tutto l’anno senza vederti, mi è bastata l’estate.”

Il giovane Malfoy si aprì in un sorriso riservato solo a pochi fortunati, uno dei quali era ovviamente il suo migliore amico.

“Com’è la situazione a Malfoy Manor?” chiese poi Blaise,

“Grigia.” Fece Draco con un’alzata di spalle “Da quando mio padre se ne è andato mia madre non fa che piangere e si è praticamente barricata nella sua stanza. A volte non da segni di vita per giorni interi, non vuole nemmeno vedermi.”

“ Mi dispiace, Draco. Conosco Narcissa ed è sempre stata molto innamorata di tuo padre, però è sempre stata anche una donna dall’invidiabile forza d’animo, mi sorprende che reagisca in questo modo.”

“E da te, invece? Come te la cavi?”

“Direi piuttosto bene. Per fortuna mio zio è arrivato a portare un po’ di buon umore. Ora vive con me e mia madre e lei sembra radiosa.”

La madre di Blaise, in effetti, non era mai stata incriminata, poiché, a parte il fatto che suo marito fosse un Mangiamorte, non vi era mai stata prova di una sua effettiva partecipazione nelle trame dell’Oscuro Signore.

In quanto a Narcissa Malfoy, invece, se l’era cavata solo grazie ad una deposizione a suo favore da parte di Harry Potter, che non aveva avuto la forza di sbatterla in prigione dopo l’episodio nella radura della Foresta Proibita.

Malfoy e Zabini senior, tuttavia, non avevano avuto la stessa sorte ed erano stati sbattuti ad Azkaban con un biglietto di sola andata.

 

Dopo parecchi minuti di racconti interminabili sull’estate dell’uno e dell’altro, Draco lanciò uno sguardo a Potter e lo trovò profondamente addormentato, probabilmente era scivolato nel sonno mentre lui e Blaise si perdevano in chiacchiere, ma loro non se ne erano nemmeno accorti.

“E lui?” chiese Zabini con un cenno rivolto a Harry,

“Lui cosa, Blaise?” sbottò Draco sulla difensiva,

“Semplicemente ero curioso di sapere se vi eravate detti qualcosa, insomma, avrai notato anche tu lo stato pietoso in cui è ridotto.”

“Beh, in realtà non ci siamo detti quasi nulla, quando sei arrivato ci eravamo appena rivolti la parola.”

“Non avrei mai pensato che tornasse ad Hogwarts”

“Perché?”

“Beh, credevo che gli ultimi avvenimenti lo avessero distanziato dal mondo dei comuni mortali o che comunque non sentisse più la voglia di confondersi con la massa”

“Come se lui potesse confondersi con gli altri studenti, proprio ora.”

“E che fine hanno fatto i suoi amici?”

“Mi è sembrato di sentire da qualcuno del Settimo Anno di Grifondoro che lui è l’unico del suo anno ad essere tornato ad Hogwarts, la Granger e Weasley sono in Australia, credo che lei sia diventata una Medimaga e lui sia riuscito a farsi ammettere al corso per Auror”

“E l’altra Weasley?”

“Lavora con suo fratello, George mi pare, nel negozio di scherzi che avevano aperto a Diagon Alley, a quanto pare non ha intenzione terminare la sua istruzione e quindi tornare ad Hogwarts…”

“E com’è che tu sei così informato, Draco? Ambisci a rubare il posto alla Skeeter, per caso?”

“Non è che ci sia molto da fare rinchiusi in casa per tutta l’estate, così ho letto qualche giornale leggero…” rispose il biondo arrossendo in maniera quasi impercettibile.

 

Il paesaggio inglese continuava a scorrere fuori dal finestrino, come colonna sonora solo le due voci dei giovani Serpeverde e qualche mugugno distratto da parte del Grifondoro ancora dormiente. Il carrello dei dolci passò ben due volte ad allietare ancor di più il viaggio, ma Harry Potter non diede segno di volersi svegliare e i due amici continuarono a chiacchierare del più e del meno come ormai da molto tempo non facevano più. A Draco sembrò di rinascere ad ogni risata che Blaise gli strappava, i lunghi e dolorosi pomeriggi rinchiuso a Malfoy Manor sembravano già così lontani.

Poi ad un tratto Ernie MacMillan fece irruzione nello scompartimento, trattenendo a stento il fiatone.

 

“Ehi! Avete sentito?” esclamò riprendendosi dalla lunga corsa “vi ho cercato per tutto il treno, ma dovevo assolutamente dirlo anche a voi!”

Draco si chiese cosa potesse esserci di così sconvolgente da costringere un perfetto Tassorosso a dare confidenza a due perfetti Serpeverde. Non fece in tempo a formulare quel pensiero che Ernie già stava continuando.

“A quanto pare la preside McGranitt si è bevuta il cervello! Vuole eliminare le case per gli studenti dell’Ottavo Anno!”

A quel punto anche Blaise e Draco non poterono trattenersi nella tipica freddezza della casa verde-argento e mostrarono tutta la loro sorpresa con uno spalancamento di mascelle degno di un ippopotamo.

“Cosa diamine farfugli, MacMillan? E’ uno scherzo?” esclamò Malfoy,

“Niente affatto, Malfoy! La nuova preside, a causa dell’alquanto esiguo numero di iscrizioni all’Ottavo Anno, ha deciso di unire Tassorosso con Corvonero e Serpeverde con Grifondoro! Dice che è per facilitare la ripresa dei corretti rapporti interpersonali, ma secondo me e gli altri Tassorosso dell’Ottavo Anno sono solo un mucchio di baggianate!”

Malfoy ancora boccheggiava stentando a credere a ciò che le sue orecchie avevano appena sentito, guardò Blaise di sfuggita e lo trovò stranamente tranquillo.

“Beh, io ve l’ho detto. Ora vado ad avvertire anche i Grifondoro!” farfugliò MacMillan,

“Oh! Beh, non credo che ne troverai molti, a parte questo qui.” Disse Blaise con un minuscolo sorriso sul volto.

Fu solo allora che Ernie prestò attenzione alla figura arruffata e profondamente addormentata sul sedile nell’angolo e quando si rivolse di nuovo a Zabini, lo fece con voce quasi tremante.

“Ma quello è… Harry?”

“Se intendi il Prescelto, il Salvatore, l’Eroe del Mondo Magico, allora sì, è lui.” Blaise fece spallucce, ma il suo tono non curante non innervosì Ernie, che era ancora troppo confuso nell’osservare un Harry Potter che sembrava tutto tranne che una persona in grado di salvare qualcuno. Piuttosto sembrava che lui avesse bisogno di aiuto.

Poi d’un tratto si riscosse, riprendendo la sua lucidità.

“E non c’è nessun altro di Grifondoro?” chiese ancora,

“Pare proprio di no, MacMillan. Ma tu sei proprio sicuro di ciò che ci hai detto?Se scopro che è uno scherzo…

“Sicurissimo! I prefetti del Settimo Anno ci sono venuti ad informare personalmente e sotto richiesta della preside. Ci hanno anche consegnato le nuove divise che, per la cronaca, fanno schifo. A momenti dovrebbero venire anche da voi, ma io non ho resistito e volevo sentire anche il parere delle altre case. Ora vado, gli altri si chiederanno che fine abbia fatto e poi non manca molto all’arrivo.”

Detto questo Ernie MacMillan scomparve giù per lo stretto corridoio del treno e i due Serpeverde si ritrovarono di nuovo soli, tranne che per Potter.

 

Draco squadrò silenziosamente Blaise. Non riusciva a capire cosa stesse pensando e questo, quelle poche volte che succedeva, gli dava altamente sui nervi.

Osservò attentamente quel ghigno che gli si era stampato in faccia e non riuscì a coglierne il significato.

“Che cosa vorrebbe dire quel sorrisetto, Blaise? Mi pare che ci fossi anche tu cinque minuti fa, sai, quando MacMillan ci ha detto che saremmo nella stessa casa con Potter!” sbottò,

“Certo che c’ero, Draco” rispose l’altro senza scomporsi,

“E quindi? Non sei nemmeno un po’ sconvolto?” la voce del biondo salì di parecchie ottave,

“Direi di no. Piuttosto sono curioso.”

“Che diamine significa?”

“Significa che questo sarà un interessantissimo Ottavo Anno, Draco” e il ghigno sulla sua faccia si allargò ancora di più.

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo. ***


Licht

 

 

Ciao a tutti. Eccovi un altro aggiornamento veloce!

Spero di riuscire a mantenere questo ritmo fino alla fine della storia.

Passiamo alle recensioni.

 

Elyssa Flaherty: innanzitutto grazie per aver commentato anche il secondo capitolo. Per quanto riguarda poi i tuoi dubbi, beh, in effetti anche io all’inizio avevo avuto il pensiero di inserire qualcuno dei vecchi amici di Harry, ma poi ci ho ripensato perché ciò che mi interessa far venir fuori in questa storia è il lato Serpeverde che Harry ha dentro di sé. Tra l’altro, Harry è così abbattuto perché durante la guerra ha perso molte delle persone che amava e una volta fermatosi a pensare, il peso di queste perdite gli è crollato addosso. Comunque spero che anche questo capitolo possa piacerti, fammi sapere cosa ne pensi.

Tsukino: non sai quanto mi faccia piacere leggere le tue recensioni, che arrivano puntuali ad ogni capitolo. Sono contenta di sapere che ciò che scrivo possa piacerti anche solo al punto da convincerti a sacrificare cinque minuti del tuo tempo per recensire. Passando alle tue domande. Allora, mi sono accorta di non aver chiarito una cosa e cioè che Tom ha passato tutta l’estate ad Hogwarts, non avendo un altro posto dove andare, e dunque in compagnia della McGranitt, che si è premurata di spiegargli tutto ciò che era successo, prima e durante la sua “rinascita”. Quindi, no, all’inizio Tom non ricordava nulla di quel che era stato. E sì, ora ricorda ogni cosa. Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo, spero di aver chiarito i tuoi dubbi.

Sydelle Keat: Wow. Quante domande. Beh, non può farmi che piacere leggere che la mia storia ti è piaciuta e quindi rispondo volentieri per chiarire tutti i tuoi dubbi. Duunque, non sono ancora sicura di quanti capitoli avrà questa storia. La trama è già tutta nella mia testa, ma non so ancora quanto sarà lunga una volta sviuppata. Per quanto riguarda le coppie, non posso ancora svelare nulla, scoprirete tutto durante la lettura. Lo stesso vale anche per la domanda su una possibile amicizia tra Harry e Tom. Se Harry scoprirà che Tom era Voldemort, lo saprai in questo capitolo. Tutto il resto, invece, lo saprai ne prossimo. Quindi fammi sapere cosa ne pensi e chiedi ancora se scrivo qualcosa di poco chiaro.

Akyse: Visto? Anche questa volta ho cercato di aggiornare in fretta. Grazie per i complimenti e per aver recensito anche lo scorso capitolo! Fammi sapere cosa ne pensi del terzo.

Lu_Pin: Sono contenta di sapere che la mia storia ti piace. Grazie per la recensione e per i complimenti! Fammi sapere che ne pensi di questo capitolo, alla prossima!

 

Lily.

 

CAPITOLO TERZO

Le carrozze proseguivano con passo lento, sballottolando leggermente gli studenti dal secondo anno in su. Harry, ancora troppo sconvolto dal suo assolutamente non piacevole risveglio di qualche minuto prima, preferiva tacere, senza degnare di uno sguardo Zabini e Malfoy, che erano nella sua stessa carrozza.

Non erano stati molto delicati nel comunicargli che sarebbero stati compagni di casa per tutto l’anno, ma, d’altra parte, come mai avrebbero potuto addolcire una così dolorosa notizia?

Non riusciva ancora a credere che la McGranitt avesse potuto avere un’idea così orripilante.

Come aveva potuto fare questo a lui?

Questi erano alcuni dei pensieri che gli affollavano la mente mentre, a bordo delle carrozze trainate da Thestral, gli studenti si avvicinavano sempre più alla scuola.

Malfoy, a tratti distratto dalle insistenti chiacchiere di Blaise, continuava ad osservare i cambiamenti di espressione sul volto di Harry, segno che stava anch’egli ancora riflettendo sull’ultima sconvolgente notizia. Avrebbe custodito ancora per molto il ricordo della faccia del moro quando lui e Zabini gli avevano riferito ciò che MacMillan aveva detto loro. Quando poi erano arrivate le nuove divise a confermare il tutto (e MacMillan non si sbagliava, erano davvero orribili), non era più stato possibile per i due ex Serpeverde trattenere le risate davanti alla faccia schifata del giovane Potter.

A quanto pareva dai nuovi stemmi appuntati sulle divise, i loro colori sarebbero stati il rosso e l’argento, mentre quelli di Corvonero e Tassorosso si erano uniti in un semplice blu e giallo.

Draco si chiese dove sarebbero stati situati i loro nuovi dormitori e rabbrividì alla prospettiva di dover passare anche il suo tempo libero con quella piaga dagli occhi verdi.

 

Così presi dai loro pensieri i ragazzi si accorsero appena che la carrozza si era fermata e scesero in fretta per ritrovarsi, insieme al resto degli studenti, davanti agli imponenti cancelli della scuola. Gazza li scortò dunque all’ingresso, dove un uomo sulla trentina li accolse con un espressione severa. Era impossibile dire di quale vecchio insegnante fosse il sostituto, ma tutti avvertirono chiaramente la durezza dello sguardo di quell’uomo e capirono che non sarebbe stato un professore con cui era possibile scherzare.

“Seguitemi, prego” fece con voce ruvida voltandosi verso la gigantesca porta aperta. Era ancora voltato di spalle quando aggiunse “Non lei, signor Potter. La preside McGranitt desidera riceverla nel suo ufficio prima del banchetto”

Harry si guardò attorno sorpreso, come a cercare una risposta nelle espressioni degli altri ragazzi, poi, con un cenno a Malfoy e Zabini, si decise ad avviarsi, attraverso un corridoio secondario, verso l’ufficio della preside.

Era curioso di sapere cosa potesse esserci di così importante da costringere la preside a ritardare il banchetto di inizio anno e a convocarlo così precipitosamente.

Sperò che non fosse nulla di brutto, ma in cuor suo sentiva che tornando a Hogwarts sarebbero tornati anche tutti i guai che lui aveva lo strano potere di calamitare.

Raggiunse in poco tempo i gargoyle e li superò senza che questi aprissero nemmeno bocca, salendo le scale impaziente.

Arrivato in cima alla rampa, bussò alla porta in legno scuro e attese il permesso da parte della donna. Un permesso che non si fece attendere affatto.

Appena entrato fu accolto da un gradevole profumo di viole e dal sorriso caldo della professoressa McGranitt.

“Oh! Harry, caro. Come stai? Come è andato il viaggio?”

Harry ringraziò il cielo che non avesse fatto mielose domande sulla sua sofferenza interiore.

“Bene, grazie, professoressa. E lei come sta, se posso chiederlo?”

“Oh, ma certo che puoi, Harry. Sai bene che non sono una donna che si perde in smancerie, ma se si tratta di concedere confidenza, so bene a chi offrirla e a chi no. Tu certamente rientri tra quelle persone che da me non possono aspettarsi altro che benevolenza” esclamò risoluta la donna,

“Grazie, professoressa. Non sa quanto sia importante questo per me” rispose il moro sincero “dunque come sta?”

“Bene, grazie. Ma preferirei passare subito all’argomento per cui ti ho convocato. Sai, sono sicura che il professor Vitious saprà gestire più che bene il banchetto, ma comunque la mia presenza sarà richiesta almeno per il discorso finale e poi, beh, tu avrai fame, suppongo”

“Non si preoccupi. Piuttosto sono curioso di sapere cosa ci fosse di così importante da richiedere un così tempestivo colloquio” e questa volta la curiosità trapelò chiaramente dal suo tono di voce.

“Ecco, beh, vedi, Harry, purtroppo non è una questione così facile da spiegare, né da giustificare”

Una strana sensazione di inquietudine si fece largo nello stomaco di Harry. Perché la McGranitt parlava di giustificarsi?

“Tu credi nelle seconde possibilità, Harry?”

Come avrebbe potuto non crederci? Il ricordo di Piton e della sua ostinata redenzione gli attraversò la memoria.

“Certo, professoressa”

“E credi anche nella possibilità di cambiare?”

I neri occhi di Piton lo guardarono ancora una volta, come quell’ultima sera alla Stamberga Strillante. Quella conversazione iniziava a farsi dolorosa.

“Sì, professoressa. Con tutto me stesso”

“Anche Albus credeva in questo. Come te e come me. E questi erano i pensieri che più gli affollavano la mente durante i suoi ultimi anni.”

Silente che cadeva giù dalla torre di Astronomia. Silente a terra. Silente che non gli avrebbe più parlato. Mai più.

Impallidì ancora di più, ma continuò a seguire le parole della donna seduta davanti a lui.

“E questi pensieri si riferivano ad una persona in particolare. Una persona alla quale nessuno avrebbe mai voluto concedere una seconda possibilità”

In quel momento, Harry era molto più che agitato. Stava iniziando seriamente a preoccuparsi per la piega che quel discorso stava prendendo.

“Ora, Harry, ciò che sto per dirti sicuramente ti turberà parecchio, ma devo chiederti di lasciarmi finire e di cercare di mantenere la lucidità che hai adesso”

“Mi dica quel che deve, professoressa, così mi spaventa”

“Beh, come tu ben sai, Albus possedeva una conoscenza magica oltre ogni aspettativa” iniziò titubante Minerva “ed era un uomo dalla grande voglia di scoprire, ma soprattutto di sperimentare. A volte nemmeno io riuscivo a giustificarlo per la sua apparente incoscienza. Fatto sta che con il tempo ho imparato che dietro ad ogni suo gesto vi era una precisa ragione, un preciso obiettivo. E fu proprio il suo credere nelle seconde possibilità a muoverlo a compiere un ultimo folle esperimento.”

Uno sguardo quasi spaventato fu quello che Harry lesse negli occhi della sua ex professoressa di Trasfigurazione.

La vide voltarsi e sollevare una mano magra e pallida verso un angolo nel retro dell’ufficio, come a chiamare qualcuno.

“Vieni, Tom” disse con voce tremante.

E per Harry fu come se un’altra guerra fosse scoppiata. Come se il cielo stesse esplodendo. Come se tutto il mondo gridasse contemporaneamente.

Non capiva più nulla, paradossalmente accecato dalla comprensione. E dalla paura. Una paura folle, folle, folle.

Un ringhio sovrumano scappò dalle sue labbra quando un ragazzo dai capelli neri e gli occhi neri e, lui lo sapeva, l’anima nera sbucò fuori dall’angolo precedentemente indicato da Minerva.

Harry, stordito dalla furia, cercava a tentoni la bacchetta in tutte le tasche della divisa, ma quella chissà perché aveva scelto proprio quel momento per perdersi.

Non trovandola Harry scattò in piedi e si avventò sul ragazzo, che sembrava quasi spaventato dalla reazione di Harry.

Harry non sentiva nemmeno le urla della preside.

Prese Riddle per il bavero e lo sbatté con tutta la forza che aveva contro il muro, tanto che lo sentì trattenere il fiato per alcuni secondi.

Solo allora gli arrivò distinta la voce della McGranitt.

“Harry! No! Ti prego ascoltami!”

Harry si era quasi dimenticato della presenza della donna, ma si riscosse del tutto quando si accorse che il ragazzo diventava sempre più rosso in viso e che annaspava disperatamente in cerca d’aria. Allora lasciò la presa sul suo collo. Ma non capiva. Perché Riddle non si difendeva? Perché non l’aveva spinto via?

Si voltò verso la preside.

“Cosa vuol dire questo?” ringhiò indicando con disgusto il ragazzo accanto a lui, che si guardava attorno ancora frastornato, “RISPONDA!”

“Harry, ti prego di calmarti…

“Come? Come posso calmarmi con questo mostro al mio fianco?”

“Era proprio di questo che dovevo parlarti, Harry! Questo è l’ultimo esperimento di Silente!”

“Ma di che esperimento sta parlando? E cosa centrava quel discorso sulle seconde possibilità?”

“Conosci l’incantesimo Gemino Animam, Harry?”

Un fugace ricordo di qualche lontana lezione gli passò per la memoria.

“Sì, è quello che permette di scindere un’… anima.” Harry trattenne il fiato e rivolse alla McGranitt uno sguardo di terrore incredulo.

Harry… Io non sapevo nulla. Non aveva parlato a nessuno di questa cosa.”

“Ma perché?” il suo tono esasperato rimbombò nel silenzio glaciale che tutto ad un tratto era sceso sulla stanza. Tom Riddle non aveva perso lo sguardo arrogante.

E fu proprio a lui che Harry rivolse lo sguardo più triste, cattivo e arrabbiato di tutta la sua vita.

Perché Silente gli aveva nascosto anche quello? Perché non si era preoccupato, ancora una volta delle conseguenze delle sue azioni?

Si risedette con rassegnazione, imitato subito da Minerva, che lo guardava come se fosse una bomba sul punto di esplodere.

Ma Harry non reagì nemmeno quando Tom Riddle prese posto di fianco a lui.

“Cosa pensa di fare? Di far frequentare a questo mostro l’Ottavo Anno?”

“Esattamente, Harry. So che adesso non ti è possibile capirlo, ma so anche che un giorno comprenderai che questo ragazzo non ha nulla a che fare con l’uomo che ha ucciso i tuoi genitori”

Harry fece finta di non aver udito quelle ultime parole.

“E come farà a girare indisturbato per i corridoi? Insomma, gli studenti non saranno un problema, ma i quadri e i fantasmi lo riconosceranno di sicuro”

“Devi sapere che Tom ha vissuto qui ad Hogwarts per tutta l’estate, quindi i quadri e i fantasmi sono perfettamente a conoscenza della situazione e sanno già di dover mantenere la segretezza sulla sua vera identità. Tom si presenterà a tutti come Tom Scott, un ragazzo proveniente dall’America e che, essendosi trasferito in Inghilterra solo quest’anno, ha deciso di frequentare l’Ottavo anno”

“Direi perfetto. Sarai contento, Riddle” sibilò Harry con rabbia ancora palpabile,

“A dire il vero molto, grazie per l’interessamento, Potter” disse l’altro con sarcasmo, cosa che fece ancora più ribollire il sangue nelle vene ad Harry.

Sarebbe stato l’anno più brutto della sua vita.

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto. ***


Licht

 

Ciao a tutte! Come vedete, nonostante sia iniziata la scuola, ho ritagliato un po’ di tempo per voi e così sono riuscita a pubblicare anche il quarto capitolo. Verrà introdotto un nuovo personaggio che sarà fondamentale all’interno della storia, alla pari con Tom, Harry, Draco e Blaise.

Passiamo alle recensioni.

Tsukino: Grazie, davvero, per aver recensito anche lo scorso capitolo. Spero che non ti stancherai facilmente di recensirmi, perché i tuoi commenti mi rendono sempre felice e mi danno la carica per aggiornare in fretta. A parte questo, sono contenta che ti sia piaciuto il modo in cui ho descritto la scena dell’incontro con Tom. In effetti ce l’ho messa tutta per renderlo un momento abbastanza coinvolgente e speravo che ne fosse uscito un buon risultato.

Riguardo alle coppie, poi, risponderò a tutte le domande in fondo alla nota. Fammi sapere cosa ne pensi del nuovo personaggio!

Akyse: Grazie per la recensione! Sono contenta che il “mio” Tom ti piaccia. Nemmeno a me piacerebbe leggere una storia con un Tom Riddle smielato ed è per questo che ho cercato di mantenere al meglio il suo carattere diffidente e aggressivo, ma terribilmente affascinante. Riguardo alle coppie, risponderò al fondo della nota. Fammi sapere se questo nuovo capitolo ti piace!

Lu_Pin: Grazie per la recensione! Ebbene sì, l’immagine che volevo trasmettere è proprio quella di un Silente manipolatore e “burattinaio”. Un comportamento che spesso assume anche nei libri di zia Row. Grazie anche per i complimenti riguardo la storia, sono contenta che ti piaccia e sì, hai capito bene, la parte di anima prevalentemente cattiva è morta con Voldemort la sera della battaglia finale. Non aspettarti però che questo Tom Riddle sia un santo, perché a parte la cattiveria disumana, il suo carattere è sempre quello di un diffidente orfano abbandonato. Per quanto riguarda le coppie, leggerai dei chiarimenti alla fine della nota. Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!

Sydelle Keat: Grazie per i complimenti! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e sì, Harry è decisamente arrabbiato. Per le domande sulle coppie, risponderò a tutte alla fine della nota. Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!

Elyssa Flaherty: Grazie per la recensione e per i complimenti! Sono contenta che il personaggio di Tom Riddle ti piaccia. Fammi sapere cosa ne pensi del proseguimento!

 

Duunque, visto che praticamente quasi tutte volete sapere di più sull’argomento “coppie”, ho deciso di darvi un pochino di spiegazioni.

Bene. Prima di tutto volevo chiarire che sì, leggo anche storie Shonen- ai e Yaoi, ma in compenso non ne ho mai scritta una e, se questa lo fosse, sarebbe quindi la prima. Inoltre una delle mie coppie preferite è la coppia Tom/Harry, ma non per questo vuol dire che anche Licht sarà Tom/Harry.

Insomma, questo è tutto quello che posso dirvi. E forse non ho fatto altro che aumentare i vostri dubbi, ma per saperne di più mi auguro che abbiate voglia di continuare a seguire questa storia!

 

Lily.

 

CAPITOLO QUARTO

Harry poggiò la schiena sul morbido schienale della sedia.

Stava quasi per chiedersi per l’ennesima volta il perché di tutta quella situazione, ma una vocina nella testa gli disse che era inutile continuare a compiangersi.

Si prese tra le dita l’apice del naso, stordito dal mal di testa, e chiuse gli occhi per un momento. Li riaprì.

No. Non era un incubo. Tom Riddle era ancora lì, seduto al suo fianco con espressione assorta e sguardo perso nel nulla.

La McGranitt aveva appena finito di spiegare tutto ciò che c’era da dire e lui non aveva seguito nemmeno una parola.

“Ho ritenuto giusto metterti al corrente di ogni cosa, Harry” stava concludendo la donna “So quanto tu abbia sofferto per il modo in cui tutti ti tenevano sempre allo scuro della situazione e non volevo ricadere negli errori del passato”.

“Sì, beh, non so quanto possa confortarmi questa sua sincerità, professoressa. Ad ogni modo, ora lui è qui ed è inutile continuare a discuterne come se fosse una situazione di passaggio” rispose con tono rassegnato Harry “Suppongo che lei si aspetti che io aiuti il mostro ad ambientarsi. Suppongo anche che non ci sarà modo di scollarmelo di dosso qualsiasi cosa io dica o faccia”

“Sì, Harry, mi aspetto questo da te” rispose a sua volta la preside senza giri di parole.

Harry annuì risoluto e dieci minuti dopo l’insolito trio camminava a passo svelto verso la Sala Grande.

Una volta entrato, Harry cercò in tutti i modi di non farsi vedere mentre raggiungeva il suo tavolo, ma proprio mentre stava per prendere posto al tavolo dei Grifondoro notò una mano scura agitarsi per richiamare la sua attenzione, al fondo della sala.

Solo allora prestò attenzione ai due tavoli circolari disposti in fondo alla Sala Grande. Vide che Malfoy e Zabini avevano preso posto in un tavolo al di sopra del quale fluttuava un piccolo stendardo a righe diagonali rosse e argentate, mentre Corner, MacMillan, Habbott, McDougal e Finch-Fletchey erano seduti attorno ad un altro tavolo, sormontato anch’esso da uno stendardo blu e giallo.

Zabini continuava a fargli segno di raggiungerli, mentre Malfoy guardava altrove con ostinazione.

Harry scorse, alle sue spalle, Tom Riddle portarsi al fianco della McGranitt, che nel frattempo aveva raggiunto la postazione dalla quale avrebbe pronunciato il tradizionale discorso di inizio anno.

Fece appena in tempo a sedersi accanto a Zabini che il silenzio più totale scese sul corpo studentesco di Hogwarts.

L’attenzione degli studenti era divisa. C’era chi non riusciva a trattenersi dal guardare senza contegno il Salvatore. C’era chi non vedeva l’ora di ascoltare il primo discorso da preside della McGranitt. E c’era anche chi, incuriosito, osservava attentamente il ragazzo in piedi pochi passi più indietro di Minerva.

 

“Buonasera, ragazzi e ragazze, e benvenuti o bentornati ad Hogwarts. Questo è il primo anno in questa scuola che trascorro come preside e ammetto che ogni tanto ho avuto timore, durante l’estate. Ma questo mio timore, ora lo capisco, non fa altro che confermare e rafforzare il mio desiderio di fare tutto ciò che rientri nelle mie capacità affinché nulla possa mancarvi durante gli anni che trascorrerete sotto la mia tutela”

la voce della McGranitt risuonava limpida e decisa tra le mura della Sala Grande

“Ora, mettendo da parte le smancerie, passiamo alle questioni più pratiche. Dunque, la novità che più vi premurerà di chiarire sarà sicuramente l’Ottavo Anno Facoltativo e l’annullamento delle Case di appartenenza per gli studenti che vi aderiscono. So che molti di voi ne avranno discusso e che la maggior parte non sono d’accordo con questa mia decisione. Ebbene, il motivo che mi ha spinto a prendere una simile decisione è semplicemente di natura pratica. Infatti, solo una decina di studenti dell’ex Settimo Anno hanno aderito alla proposta di frequentare un anno in più e quindi sarebbe stato uno spreco utilizzare quattro spazi per creare dormitori aggiuntivi nei quali, sostanzialmente, avrebbero dormito solo due studenti per dormitorio, se non meno”

Mormorii di assenso e comprensione spezzarono il silenzio tra gli studenti. In particolare provenivano dal tavolo degli studenti Corvonero-Tassorosso dell’Ottavo Anno.

“Quindi ecco spiegata la questione, che spero possa essere considerata chiusa. Le case di Grifondoro e Serpeverde dell’Ottavo Anno sono state unite a formare la casa rosso-argentata, mentre Tassorosso e Corvonero formeranno la casa blu-gialla. Entrambi questi gruppi saranno, ovviamente, esclusi dalla competizione per la Coppa delle Case e quindi non potranno perdere né acquistare punti. Questo non vi esonera dall’assegnazione di punizioni. Le due nuove case saranno inoltre escluse anche dal campionato di Quidditch, ma non per questo verrà proibito loro di esercitarsi o usufruire del campo nelle ore libere. Alla fine della cena, gli studenti dell’Ottavo Anno sono pregati di recarsi da me in modo che io possa indicare loro la strada per i loro nuovi dormitori. Tutto chiaro?” Nessuno fiatò.

“Bene. Proseguiamo ora con la presentazione di due nuovi studenti che frequenteranno quest’anno l’Ottavo Anno”

Due? Come due? Harry si guardò attorno sorpreso e notò solo in quel momento che una ragazza si era portata al fianco della McGranitt e si guardava attorno con superbia.

“Sono sicura che saprete accoglierli al meglio. Per motivi esclusivamente numerici, ho pensato che fosse più consono assegnarli al gruppo rosso-argento.” Continuò la preside.

Poi fece un cenno verso la ragazza, sorridendo e un altro cenno verso Tom Riddle, diventando più seria.

“Questi sono Licht Sauer e Tom Scott” esclamò, facendo poi cenno ai due di raggiungere il nuovo tavolo.

La ragazza camminò impettita fino ai nuovi compagni, subito seguita dal giovane Riddle.

Presero posto rispettivamente accanto a Malfoy e al fianco di Harry.

“Buonasera” fece Tom freddo e si guardò attorno come se tutto quello che vedeva fosse un possibile nemico.

Tre diversi mugugni risposero al suo saluto, dopodiché il moro si volto nuovamente verso il tavolo degli insegnanti, costantemente seguito dallo sguardo di Potter.

Quest’ultimo, però, venne distratto dalle sue elucubrazioni da una voce bassa e roca.

Si voltò dunque verso la nuova compagna di casa e finalmente si concesse di squadrarla. Capelli castano spento, occhi castani troppo vicini, magra ma non ben fatta, decisamente troppo bassa, come poteva constatare dalla scarsa lunghezza delle gambe. Bruttina, nel complesso.

Eppure c’era qualcosa in lei. Qualcosa che non riusciva a definire.

“Buonasera” fece la ragazza senza entusiasmo “Io mi chiamo Licht Sauer, come avrete sentito. Spero che andremo d’accordo, tutti quanti” continuò.

Harry pensò che dal tono che aveva usato per dire quell’ultima frase, non sembrava affatto che volesse socializzare con i suoi nuovi compagni di casa.

“Piacere” rispose Malfoy con la sua solita voce strascicata “Io sono Draco Malfoy” e indicò se stesso. Poi, senza attendere reazioni alcune, fece lo stesso gesto anche con il suo migliore amico “E lui è Blaise Zabini” poi sorrise nella maniera più falsamente cortese che Harry avesse mai visto.

“Io sono Harry” disse lui infine, ma non sorrise, troppo intento a tener d’occhio Riddle, che fingeva di ascoltare attento le presentazioni dei nuovi insegnanti.

“Harry e poi?” domandò la castana “non hai un cognome?”

“Harry Potter” farfugliò Harry, già pronto a gridolini isterici e inopportune scompigliate di capelli.

Quello che ricevette però fu solo uno sguardo che sembrò trapassarlo da parte a parte, per la sua intensità.

“Dicono che sei un eroe” sussurrò Licht senza la minima traccia di imbarazzo,

“Si sbagliano” ringhiò Harry, attirando perfino l’attenzione di Riddle, che per un attimo smise la sua commedia da allievo diligente.

Licht, però non abbassò lo sguardo e si limitò a ghignare come se la rabbia di Potter non facesse altro che divertirla.

Odiosa pensò Harry. Poi finalmente la battaglia di sguardi fu interrotta dal provvidenziale intervento del giovane Zabini.

“Beh, che ne dite di cambiare argomento? Sarebbe un peccato scatenare una rissa nel bel mezzo della cena di inizio anno”

Harry a stento riuscì a interrompere il contatto visivo e si voltò verso Zabini, rivolgendogli uno spontaneo sorriso di gratitudine. In fondo Blaise non era così male.

“Non ci avete ancora detto da dove arrivate e come mai vi siete iscritti ad Hogwarts solo ora” disse Malfoy.

Ed Harry si irrigidì all’istante, la sua attenzione calamitata con forza dalle risposte che i neocompagni avrebbero fornito a breve.

“Io vengo dalla Nuova Zelanda, ma i miei genitori sono inglesi. Si sono trasferiti lì dopo l’inizio della prima guerra contro Voldemort, ormai diciotto anni fa, e hanno aspettato che il pericolo terminasse per trasferirsi nuovamente in Inghilterra. Ho frequentato una scuola di magia in Australia, ma ovviamente non era ai livelli di Hogwarts e così quando sono venuto a sapere dell’Ottavo Anno ho fatto subito richiesta. All’inizio la preside non era sicura se accettarmi, ma quando ha visto che gli iscritti erano così pochi mi ha fatto sapere che avrei iniziato l’anno a settembre” disse Tom Riddle con tono distaccato, poi tornò a contemplare il vuoto.

Harry capì che aveva ripetuto quella storia con la McGranitt un centinaio di volte, per assicurarsi che fosse credibile. Probabilmente gliel’aveva preparata la stessa preside.

“Io sono di origini tedesche, come avrete capito dal mio nome e cognome. Tuttavia, al contrario di Scott, ho sempre vissuto in Gran Bretagna. I miei genitori, purtroppo, sono sempre stati troppo protettivi nei miei confronti e non mi hanno mai permesso di frequentare una scuola pubblica. Così ho sempre studiato la magia con insegnanti privati” disse in seguito Sauer.

“E cosa è cambiato da prima? Intendo, cosa ha convinto i tuoi genitori ad iscriverti ad Hogwarts?” domandò Blaise,

“Sono morti durante l’ultima guerra. Vittime di un’imboscata” tagliò corto la castana, senza dare segno di un’emozione “Ora sono sotto la tutela di mio zio”

“Oh, beh, mi dispiace” mormorò Zabini leggermente imbarazzato,

“Non fa nulla. Non potevi saperlo” rispose la ragazza.

Harry aveva finto disinteresse per tutta la durata della conversazione, ma in realtà non si era perso una parola.

Sapeva che anche Riddle aveva prestato attenzione ad ogni cosa detta da Sauer.

Non che gli importasse delle sofferenze di una giovane viziata, ma se c’era una cosa che sapeva era che, ad ogni costo, bisognava sempre studiare i nemici.

E Tom Riddle aveva un’inclinazione naturale, radicata dentro il suo animo, a considerare tutti dei possibili nemici.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo quinto. ***


Licht

Ciao a tutte!

Scusate per il ritardo immondo, ma ho avuto una marea di problemi in questo periodo. Comunque il prossimo capitolo dovrebbe arrivare piuttosto in fretta, anche perché è già quasi tutto scritto.

Non ho proprio tempo di rispondere a tutte, ma comunque mando un grosso bacio a chi ha recensito lo scorso capitolo e ha chi ha inserito la storia tra le seguite o tra le preferite!

Ora vi lascio alla lettura, fatemi sapere cosa ne pensate e vi prometto che la prossima volta mi prenderò tutto il tempo possibile per rispondervi!

 

Lily.

 

CAPITOLO QUINTO

La loro nuova Sala Comune era accogliente. Certo, nessuna Sala Comune avrebbe mai potuto essere paragonata alla Torre dei Grifondoro, ma ad Harry non dispiaceva nemmeno quella semplice saletta con un arredamento sobrio ma piacevole.

Faceva freddo, questo sì.

Perché sfortuna voleva che fossero stati collocati proprio nei sotterranei, nell’ala opposta ai dormitori Serpeverde.

E nemmeno il camino riusciva a placare il rigido clima tipico di quella zona del castello.

Eppure era l’unico che sembrava accorgersi di quel dettaglio. Zabini e Malfoy, abituati dopo ormai svariati anni di permanenza in quella condizione, erano perfettamente a loro agio mentre chiacchieravano tra loro seduti su uno dei divani in pelle rossiccia. Scott, che per Harry era e sarebbe sempre stato Riddle, non ostentava alcuna emozione, ostinato com’era a fissare il fuoco che ardeva nel camino. Harry aveva notato, in quelle poche ore, che in realtà era una caratteristica tipica di quel ragazzo il fatto di non dare mai mostra di ciò che provava.

Questo infastidiva Harry. Gli era più difficile tenerlo d’occhio se non capiva cosa pensasse o provasse.

Riguardo a Sauer, poi, si era rifugiata nella stanza che le era stata riservata e aveva a malapena augurato una falsa “Buonanotte” a tutti.

 

“Potter! Ma, diamine, ci sei?” esclamò Zabini per l’ennesima volta in direzione del Salvatore,

“O Merlino, sì! Scusa, Zabini, mi ero un po’ perso” farfugliò Harry imbarazzato,

“Me ne sono accorto” ghignò il ragazzo, poi continuò “Io e Draco ci chiedevamo cosa avessi fatto quest’estate”

“Io in realtà non potrei essere meno interessato, Potter” sibilò Malfoy,

“Oh, scusalo. Non gli va giù il fatto che, in quanto compagni di casa, la socializzazione sia inevitabile” disse per tutta risposta Blaise.

Harry, imbarazzato da quell’inaspettato tentativo di conversazione, non seppe torcersi nulla di meglio di un semplice “Beh, non ho fatto nulla”.

Ma poi, alla fine, ci pensò su e raggiunse la sconcertante conclusione che quella appena detta non era altro che la pura verità.

Se avesse dovuto riassumere la sua estate in breve, non avrebbe potuto trovare parole migliori.

“Oh avanti! Non posso credere che il Salvatore del Mondo Magico si sia lasciato sfuggire tutte le feste più in dell’estate” strascicò Malfoy, ma Harry si irrigidì all’istante.

Non sopportava di essere definito il Salvatore del Mondo Magico. Insomma, aveva salvato miliardi di persone sconosciute, ma non era riuscito a sottrarre alla morte la maggior parte delle persone che lo avevano amato e protetto e sostenuto nel corso della sua vita. Che senso aveva, dunque, essere considerato un Salvatore se le uniche persone che desiderava salvare erano morte? Sapeva che quei pensieri erano decisamente egoistici, ma aveva letteralmente bisogno di pensare un po’ a se stesso dopo una vita di sacrifici per gli altri.

“Non vedo cosa ci fosse da festeggiare, Malfoy” rispose quindi con astio,

“Lascialo perdere, te l’ho già detto. E poi con lui questa è una causa persa. Per Draco c’è sempre un motivo per organizzare un mega party!”

Harry quasi rise all’espressione offesa che si dipinse sul viso di Malfoy, diretta al suo migliore amico.

“Dicevo semplicemente che avrebbe potuto concedersi un po’ di divertimento, tutto qua!” mormorò infastidito,

“Credo che tu abbia ragione, ma diciamo che ho avuto molto su cui riflettere e non ho avuto tempo di svagarmi”

“Ehi!Ehi! Potter, frena! Tu che dai ragione a me? Da quando?”

“Va beh! Io volevo essere un po’ serio e tu subito che sfotti!”

E un suono cristallino e puro si diffuse in tutta la saletta. Harry non aveva mai sentito Zabini ridere, ma si chiese subito come mai.

Poi si ricordò che loro non erano amici. E la sua mente ancora si chiese come mai e come poteva aver preso in antipatia una persona con una risata così.

Perché quella risata gli aveva fatto dimenticare che faceva freddo e gli aveva disegnato un sorriso divertito sulla faccia e aveva fatto ridere anche Malfoy, che però aveva una risata più grave.

“Merlino, avevate delle facce” esclamò dopo essersi ricomposto. E il sorriso di Harry non si era ancora spento.

Poi Malfoy iniziò dal nulla una conversazione con Zabini su dei vecchi amici che avevano in comune e l’attenzione di Harry venne richiamata nuovamente dal giovane Scott.

Lo trovò ancora dove lo aveva lasciato, ma notò che era più rannicchiato su se stesso e non guardava più il fuoco, bensì teneva le palpebre serrate e le mani sulle orecchie.

Harry al primo sguardo pensò che dormisse, ma poi notò che si comportava come se cercasse di proteggersi da qualcosa.

Ma da cosa? Perché si tappava le orecchie?

 

Il suo sguardo puntato verso Scott doveva aver richiamato anche l’attenzione di Zabini e Malfoy.

“Tutto bene, Scott?” chiese infatti Blaise “Scott?” chiese ancora, lievemente preoccupato, quando non ricevette risposta.

Poi Tom sembrò riscuotersi e rispose con voce neutra “Tutto bene, scusate, ero assorto”

“Tutti pensierosi questa sera!” esclamò Zabini,

“Sì” rispose Tom, evidentemente non cogliendo o non curandosi del tono scherzoso di Blaise. Poi si alzò e senza nemmeno degnarsi di dir nulla si chiuse nella stanza da letto che avrebbe condiviso con tutti loro.

“Tipo strano questo Scott” mormorò Malfoy inviperito,

“Già, decisamente strano. Sembra vivere su un altro pianeta” commentò a sua volta Zabini.

A quel punto entrambi i ragazzi dovevano aspettarsi un ulteriore commento da parte di Harry, perché questi si ritrovò ad essere fissato come uno che sta per dire la novità dell’anno.

Al che si limitò a dire, seppur con aperta antipatia, “Sì. Strano”. Un quarto d’ora dopo erano tutti a letto e Harry ascoltò per un po’, prima di addormentarsi pesantemente, i mormorii di Draco e Blaise. Dal letto di Tom Riddle proveniva solo un respiro affannoso e irregolare. Forse stava avendo un incubo.

 

 

Un cane nero e un lupo gigantesco correvano tra i tronchi neri e spogli, unici abitanti di quella foresta. Correvano. Correvano. Correvano.

Harry correva con loro e non si era mai sentito così felice, così… leggero.

Poi, all’improvviso, un proiettile silenzioso colpiva il petto nero del cane. Harry e il lupo si fermavano ad osservarlo e sotto i loro occhi il cane si trasformava in uomo.

Harry conosceva quell’uomo dai capelli leggermente brizzolati. Sirius.

Si voltava verso il lupo e scorgeva nei suoi occhi delle grosse lacrime di dolore. Il dolore più profondo che Harry avesse mai visto.

Poi il lupo si portava in posizione di attacco. Voleva ucciderlo. Pensava che fosse lui il colpevole della morte di Sirius.

Harry avrebbe voluto dire che no, non era stato lui. Ma la voce non voleva saperne di uscire. E il lupo si trasformava anch’egli in uomo.

Harry conosceva anche quell’uomo. Remus.

Ma proprio quando l’uomo era sul punto di ucciderlo, un altro proiettile volava tra gli alberi e si andava a conficcare nel petto di Remus.

Moriva anche lui e non c’era più nessuno, a parte Harry, nel bosco.

Harry era triste, triste, triste. E lentamente sprofondava tra le stesse radici degli alberi scuri. Nella sua testa solo una fredda e crudele risata.

 

Si svegliò grondante di sudore e con il petto sconquassato dal fiatone. Gli incubi erano tornati. Si era illuso di poterli allontanare una volta arrivato ad Hogwarts, ma evidentemente non era così. Facendo attenzione a non far rumore, scivolò giù dal suo letto per recarsi in bagno, dove avrebbe potuto sciacquarsi il volto. Fuori la luna regnava ancora sovrana nel cielo scozzese.

Notò subito il letto vuoto di Tom Riddle. Si chiese dove diamine fosse andato, dato che potevano essere, al massimo, le tre di notte. Una strana sensazione di inquietudine lo investì.

Si sentiva come quando la McGranitt lo aveva convocato nel suo ufficio. Tutti i suoi sensi erano all’erta.

Proseguì lentamente verso il bagno, guardandosi attorno ad ogni passo.

Arrivato davanti alla scura porta in legno, la aprì con cautela ed entrò.

Fu lì che trovò Tom Riddle, riverso sul pavimento,con le mani premute con forza sulle orecchie.

Sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene. Riddle gemeva, si graffiava a sangue l’esterno e l’interno delle orecchie, si contorceva sullo scuro pavimento del bagno.

Gli si avvicinò, dimenticando la cautela, ma non osò proferir parola. Tom Riddle era talmente fuori di sé che non si era nemmeno accorto del suo arrivo.

Harry notò che faceva di tutto per non lasciarsi scappare delle grida. Era chiaro che non aveva la minima intenzione di farsi cogliere nel bel mezzo di quella crisi.

Preferì lanciare un incantesimo silenziatore sulla stanza. Voleva arrivare fino in fondo alla “questione Riddle” da solo, senza coinvolgere Malfoy e Zabini.

Si accovacciò al suo fianco, ma ancora Tom non diede il minimo segno di averlo percepito.

Allora tirò fuori il coraggio e, tra i gemiti dell’altro ragazzo, anche la sua voce si fece strada tremolando.

R-Riddle

Il ragazzo a cui aveva rivolto quel richiamo si girò e, stampato in viso, aveva uno sguardo di puro terrore. Cercò subito di strisciare il più lontano possibile da lui, ma Harry seppur confuso, lo afferrò per un polso sottile e lo costrinse a star fermo. Riddle si dimenava debolmente dalla sua salda presa, evidentemente era allo stremo delle forze.

“Che diamine ti sta succedendo, Riddle?” chiese Harry con il tono di voce più serio che aveva,

Il moro però non rispose, ma al contrario riprese a tapparsi e graffiarsi le orecchie. Era disperato, ma Harry non poteva aiutarlo se non capiva perché.

Gli prese le mani nelle sue e cercò con tutta la sua forza di tirargliele via così che potesse spiegarsi. Ma Tom non cedeva nemmeno di un millimetro.

“Guarda che ti Schianto!” cercò di minacciarlo, Tom sembrò allentare un po’ la presa e un minimo di lucidità fece capolino nei suoi occhi.

P-Potter… Che vuoi da me?” farfugliò a fatica,

“Voglio aiutari, deficiente” ringhiò Harry.

Come guarito anche solo dal proposito da Harry, Tom si tranquillizzò all’istante.

“Ma che..?” chiese confuso Riddle.

“Che ti succede?”chiese ancora più confuso Harry, al quale non era sfuggita l’improvvisa “guarigione”del giovane Riddle alias Scott.

“Non sono affari tuoi!” sbuffò alzandosi di botto per sfuggire a quella conversazione. Ma un giramento di testa gli fece subito cambiare idea e Scott tornò a sedersi per terra.

Con la schiena adagiata al muro, vi poggiò anche la testa e cercò di respirare profondamente per riprendere il controllo di se stesso.

Harry non si lasciò scappare quella occasione e subito “ritornò all’attacco” con le domande.

“Riddle, dimmi che diavolo è successo” non era più una richiesta, era un ordine e non avrebbe più tollerato rifiuti o giri di parole.

“A che scopo, eh?” sbraitò l’altro, d’un tratto recuperando tutte le forze “A che scopo dovrei renderti partecipe di una cosa che non potresti capire, Potter?”

“Cosa intendi?” Harry era sempre più confuso,

“Vorrei vedere te. Non resisteresti nemmeno un secondo se solo…” si interruppe.

Harry lo guardò, quasi supplicandolo mentalmente di proseguire. La curiosità era sempre stata una sua pecca.

Ma Riddle, approfittando di un suo momento di distrazione, balzò in piedi e con espressione contrita scivolò fuori dal bagno.

Harry ebbe la tentazione di trascinarlo fuori dalle cortine del letto a baldacchino, ma poi si ricordò di Malfoy e Zabini e si convinse a lasciar cadere l’argomento. Per quella notte.

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo sesto ***


Licht

Cavoli ragazze, mi dispiace. Tutto questo tempo senza un aggiornamento e (purtroppo) anche senza un’idea.

Ora però, nonostante il tempo mi prema sempre addosso, sono riuscita a scrivere un capitolo.

Vi prometto che presto la storia inizierà a smuoversi e le trame dei capitoli saranno più significative.

Ora passiamo a rispondere alle vostre recensioni!

Sydelle Keat: accidenti, le tue recensioni mi fanno sempre piacere! Ahimè, però, ti ho delusa! Non ho aggiornato presto come mi avevi chiesto. Spero tu mi abbia già perdonata. In ogni caso, mi fa piacere che tu abbia sguinzagliato il tuo senso da Sherlock Holmes, ma non penso proprio che scucirò qualche informazione cruciale prima di… beh, insomma, tra un bel po’ di tempo. Preferisco curare nel frattempo anche il personaggio di Licht, che ti assicuro, sarà moolto particolare! Un bacio e fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo!

Akyse: grazie per i complimenti riguardo allo scorso capitolo! Mi fa piacere sapere che ti piaccia. Grazie anche per la comprensione per lo scorso ritardo, spero che ne avrai anche per questo (che però è mostruoso) e che avrai voglia di farmi sapere ancora cosa ne pensi!

Lu_Pin: grazie per la scorsa recensione! Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e anche il pezzo con la risata di Blaise (che a quanto pare sta avendo successo come personaggio!). Spero che ti piaccia anche questo capitolo, fammi sapere!

Tsukino: eeee ultima ma non per importanza, eccoci qua! Ormai le tue recensioni sono un po’ come gli allegati ai miei capitoli e hanno sempre il potere di mettermi di buon umore! Che posso dire? Sono felice che ti sia piaciuto il (breve) scorso capitolo. Per quanto riguarda Licht, in questo capitolo compare di nuovo, mentre dal prossimo in poi inizierò a sviluppare di più il suo personaggio. Fammi sapere cosa ne pensi!

 

Lily

 

CAPITOLO SESTO

 

Entrarono nell’aula di Pozioni guardandosi intorno con circospezione.

Harry avvertì come un pugno nello stomaco quando, come in un flash, l’immagine del mantello nero di Piton gli passò davanti agli occhi.

Era quasi certo che tutti stavano, a modo loro, ricordando il professore.

Lanciò un veloce sguardo a Malfoy e Zabini, che avevano già preso un tavolo circolare in un angolo dell’aula e li raggiunse prendendo posto a sua volta.

Pochi attimi dopo fecero il loro ingresso gli altri studenti della casa blu-gialla, Scott e infine Sauer. Questi ultimi, entrambi con sguardo riluttante, raggiunsero il tavolo circolare con il terzetto dei loro compagni di casa.

Sauer mormorò un indifferente “Buongiorno”, Scott invece non si degnò nemmeno di proferir parola.

Harry lo osservò attentamente come se la risposta alle mille domande che gli affollavano la mente si trovasse in bella mostra sulla sua fronte. Poi posò il suo sguardo sulla ragazza al suo fianco e la ritrovò a fissarlo.

“Ehm, che c’è?” chiese imbarazzato, ma lei si limitò ad alzare le spalle con un sorrisino irritante che mise in mostra i suoi denti incredibilmente bianchi (forse l’unico pregio che le si poteva trovare). Infine distolse lo sguardo dalla compagna di casa, poiché aveva finalmente fatto il suo ingresso il nuovo docente di pozioni.

Al primo sguardo Harry riconobbe subito l’uomo che li aveva accolti al portone.

Osservandolo meglio notò che aveva dei lineamenti praticamente perfetti, ma apparentemente appesantiti dalla stanchezza. Lo sguardo duro che li aveva accolti la sera prima era ancora lì, ma un po’ più affaticato. I suoi capelli corvini e lucidi accarezzavano appena le scapole, ondeggiando in un moto perpetuo e quasi ipnotico. Gli occhi erano di un blu sorprendentemente brillante, profondi come l’oceano e i suoi fondali inesplorati. La pelle era come una enorme ricopertura di ceramica senza imperfezioni. Il naso dritto e stretto sovrastava una bocca dalle labbra chiare e carnose. Inutile dire che tutta la classe ammutolì.

Poi la sua voce roca risuonò nella stanza.

“Buongiorno, mi chiamo Ottavius Smuk e sarò il vostro insegnante di pozioni per questo anno scolastico.”

Nessuno fiatava, così l’uomo continuò senza problemi.

“Non inizierò con un discorso su quanto voi dell’Ottavo Anno siate fortunati nel poter arricchire ulteriormente il vostro percorso di studi, perché ci penseranno già i miei colleghi.”

Alcuni studenti blu-gialli mormorarono qualcosa, ma smisero subito.

“Dunque, ho letto i vostri curricula scolastici e sono rimasto abbastanza colpito da alcuni di voi. Sia in senso negativo che in senso positivo. Per quanto riguarda alcune delle facce che vedo ora qui nella mia aula, mi sono immediatamente chiesto come abbiate fatto ad arrivarvici. Mentre di altre facce mi sono fatto una più che buona opinione, che però mi dovrete confermare durante tutto l’anno.”

“Tuttavia, so per certo che molte cose possono cambiare in una persona della vostra età nel corso di pochi mesi e ho quindi deciso di sottoporvi ad un piccolo test. Giusto per confermare o ribaltare le mie impressioni su di voi”

A quel punto il discorso fu definitivamente interrotto dai rumorosi bisbigli dei ragazzi. Solo nel tavolo dei rosso-argento non volava una mosca.

I ragazzi si limitavano a squadrarsi e valutarsi silenziosamente, come se la cosa più importante non fosse dimostrare quel che si valeva al professore, bensì ai compagni stessi.

Poi Smuk si volto verso la lavagna pulita e con un movimento della bacchetta vi fece comparire le istruzioni per la preparazione della pozione soporifera.

Tutti rimasero piuttosto stupiti, si aspettavano molto di più in effetti.

Harry sentì qualcuno mormorare “Evidentemente non sa che questa pozione l’abbiamo sperimentata già molto tempo fa”.

Si voltò verso i suoi compagni di casa e con imbarazzo si accorse di essere l’unico a non aver ancora preso tutti gli ingredienti necessari.

Si diresse quindi frettolosamente verso l’armadio degli ingredienti e prese le disgustose lumache cornute e i fagioli sopoforosi.

Tornato al suo posto notò che tutti gli altri si erano già messi all’opera.

Sapeva che Draco era molto appassionato a Pozioni, ma non aveva mai capito se questa sua passione dipendesse da un effettivo interesse o piuttosto da una spasmodica ammirazione per Piton.

Anche Blaise sembrava cavarsela abbastanza bene. Ogni tanto una provvidenziale gomitata da parte del biondo amico gli evitava qualche errore.

Harry mise l’acqua nel calderone ed accese il fuoco, mentre sminuzzava distrattamente le lumache cornute.

Il professore, con le mani congiunte sotto il mento e lo sguardo concentrato su pensieri che loro non potevano conoscere, si era accomodato alla sua cattedra.

Harry tornò a prestare attenzione alla sua pozione e gettò le lumache sminuzzate nell’acqua. Alzò la fiamma, così come c’era scritto di fare sulla lavagna e cominciò a girare svogliatamente in senso orario.

Ogni tanto risuonavano degli scoppi o degli sbuffi nell’aria, segno che molti di loro non avrebbero dovuto sottovalutare quella pozione.

 

“E quindi non ti piace pozioni, Potter”

Harry si voltò di scatto, colto alla sprovvista dalla voce di Sauer.

“Tu che ne sai?” chiese irritato,

“Oh avanti, si vede lontano un miglio che ti butteresti dalla torre di Grifondoro pur di non essere qui!”

Harry non rispose, apparentemente troppo impegnato a schiacciare i fagioli sopoforosi. Così Sauer continuò a parlare.

“Cos’è, Potter, i comuni mortali non sono autorizzati a parlare con il Salvatore, per caso?” sibilò acida.

Harry sbatté il coltellino sul tavolo con forza sufficiente a fare volare via parte dei fagioli ancora interi.

Tutta la classe si girò a guardarlo, compreso il professore.

“Ehi, voi! Non vi sembra di essere troppo grandi per perdervi ancora in scaramucce?” esclamò infatti Smuk, attirando anche l’attenzione di quelle poche persone che non si erano voltate prima.

“Mi scusi professore, non succederà di nuovo” mormorò Harry astioso, e tutti ritornarono alle proprie pozioni.

Al tavolo rosso-argento regnava il silenzio. Riddle aveva seguito tutto lo scambio di battute e ora osservava la ragazza con curiosità.

Sembrava piuttosto divertita dallo strano gioco di provocare Potter, ma quest’ultimo non sembrava divertirsi altrettanto, naturalmente.

Lui piuttosto si divertiva nel vedere come Potter facesse di tutto per contenere la sua rabbia, come se qualcuno dall’alto l’avesse investito del mistico compito di dare l’esempio.

La McGranitt gli aveva raccontato molto di lui durante quell’estate e per Tom vederlo “dal vivo” in quei momenti era come vedere il film di un libro letto e riletto.

Tuttavia la McGranitt aveva sbagliato in alcune cose. Harry era molto più testardo di come l’aveva descritto. Non serviva passarci molto tempo per capirlo.

Era infatti anche sicuro che non si sarebbe arreso e che sarebbe voluto arrivare fino in fondo alla faccenda della notte prima.

Ma se pensava di spuntarla con lui, allora non sapeva bene con chi avrebbe avuto a che fare. Tom Riddle era molto più testardo di Harry Potter.

 

Parecchi minuti dopo, Smuk alzò una mano diafana nell’aria pesante dell’aula di pozioni e tutti capirono che era il momento della valutazione.

L’uomo si alzò dalla sua sedia e cominciò a girare tra i tavoli.

Ogni tanto pronunciava qualche complimento sempre molto ristretto e ordinava al fortunato ragazzo di andare a posare la sua pozione sulla cattedra.

Molto più spesso rovesciava il contenuto di qualche calderone in uno dei lavandini attaccati alla parete.

Pareva impossibile. Ad inizio lezione sembrava che tutti avrebbero passato quel test ad occhi chiusi.

E invece in quel momento le facce deluse o arrabbiate di alcuni di loro dimostravano che si erano decisamente sbagliati.

Infine il professore arrivò al loro tavolo.

“Eccellente, Malfoy, posa pure una provetta della tua pozione sulla mia cattedra”

“Lo stesso vale per te, Scott. Complimenti”

“Anche tu, Sauer”

“Zabini e Potter, invece, per quanto riguarda voi. Non posso dire che siano perfette come quelle dei vostri compagni, ma comunque ne ho viste di ben peggiori. In ogni caso non serve che le buttiate, posatele pure sulla cattedra”

Harry e Blaise tirarono un sospiro di sollievo e si scambiarono un breve sguardo divertito.

Dopo aver posato le pozioni, con i propri nomi appuntati sopra, sulla cattedra, tutti gli studenti si riavviarono al proprio tavolo.

 

“Bene, le persone che non sono riuscite a preparare la pozione soporifera, per domani mi faranno avere due fogli di pergamena sui vari utilizzi delle lumache cornute”

Diversi mormorii di dissenso si alzarono da vari punti dell’aula. Subito messi a tacere da un gesto stizzito del docente.

“Per quanto riguarda le persone che invece ce l’hanno fatta, che sono ben poche, ora vi chiedo se c’è tra di voi un volontario disposto a provare la pozione”

Questa volta, la risposta fu un silenzio tombale. Harry si chiese se per caso non avesse sentito male. Non era mai capitato che un insegnante chiedesse loro di provare una pozione.

“Oh, su, non abbiate paura! Quella che vi ho fatto preparare è una versione molto debole della pozione soporifera e non vi causerà nient’altro che un leggero senso di spossatezza”

Ancora nessuna risposta. Gli studenti di entrambe le case erano sempre più stupiti.

“Bene, dunque vorrà dire che chiamerò io qualcuno a caso”

Harry pregò con tutte le forze di non essere scelto e soffocò un moto di euforia nel sentire che il nome chiamato non era il suo. Subito dopo però l’euforia si tramutò in stupore.

Tom Riddle si alzò lentamente dallo sgabello e si diresse verso il professore.

“Molto bene. Quindi, ora osserveremo gli effetti di questo infuso dalla preparazione tanto sottovalutata. Prego, Scott, prenda una delle provette e beva senza preoccuparsi”

Scott scelse una provetta a caso e ne bevve il contenuto senza fare una piega.

Tutta la classe osservava la scena senza battere ciglio.

Harry, stupito, si accorse che stava trattenendo il respiro.

Poi, passati pochi istanti, Scott, dovette appoggiarsi alla cattedra.

Questa volta fu anche il resto della classe ad inspirare con forza.

Le ginocchia di Tom cedettero e il professore gli cinse le spalle con un braccio. Harry notò che Riddle faceva di tutto per staccarsi da quella presa e trattenere gli sbadigli, ma evidentemente la pozione lo aveva reso troppo debole.

“Vedete, non c’era nulla da temere, ragazzi” esclamò il professore, come se un ragazzo semiaddormentato nella sua classe fosse la cosa più bella che potesse accadergli.

Riddle farfugliò qualcosa in protesta all’esclamazione di Smuk, ma evidentemente il professore non vi badò.

Poi con il braccio libero estrasse una boccetta contenente un liquido arancione dalla sua tasca e la porto alla bocca di Scott.

“Tieni, bevi, con questo ti sentirai subito meglio”

Riddle fece come gli aveva detto il professore, con un espressione estremamente irritata dipinta in volto.

Non appena ebbe bevuto l’antidoto, con un ultimo sbadiglio, si staccò bruscamente dal professore.

“Bene Scott, grazie per la tua splendida dimostrazione, puoi tornare a posto” disse ancora Smuk, ma non ce n’era bisogno, Riddle era già tornato a sedersi sul suo sgabello, con uno sguardo che sembrava poter uccidere chiunque.

“Dovete sapere ragazzi, che la parte sperimentale della mia materia, è quella che preferisco. Trovo molto utile per voi, infatti, osservare gli effetti reali di ciò che avete preparato”

La classe era ancora ammutolita.

“Quindi, ove questo non si riveli pericoloso, penso che ci troveremo spesso a condurre dei singolari esperimenti. E ora potete andare”

 

I ragazzi si riversarono fuori dalla classe come se stessero fuggendo da un’epidemia di spruzzolosi.

“Bella lezione, no?” fece Zabini ai compagni di casa, mentre si dirigevano a pranzo.

“Cosa dici, Blaise? Quel tizio è fuori di testa!” esclamò subito Malfoy,

“Sarà la seconda volta nella mia vita, ma non posso fare a meno di dare ragione a Malfoy. Non era mai successo che ci chiedessero di provare una pozione!” rispose a sua volta Harry.

“Oh avanti! Non era mica Distillato della Morte Vivente! Non poteva succederci nulla” sbuffò Zabini,

“Sì, ma hai visto la faccia di Scott? Se l’è presa parecchio!” farfugliò Malfoy

“Beh! Ha poco da prendersela! Non mi sembra nella posizione per arrabbiarsi con nessuno!” esclamò Harry con astio, ma subito si pentì.

“Che intendi, Potter? Non lo conosci nemmeno!” fece infatti subito Malfoy.

Ma Harry intravide Ernie MacMillan nella folla della Sala Grande e corse a salutarlo, così da sviare la piega imbarazzante che avrebbe preso quel discorso.

Doveva stare più attento a quel che diceva.

 

 

 

 

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