Lezioni di piano

di AlexDavis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Salveeeeeeeeeeee.
Qual è il risultato  di una notte insonne dopo aver visto quel figo della madonna di Damon Salvatore in tv?Una storia, una storia scritta all'una di notte dopo averci pensato un'ora.
Io sono l'autrice di Ladro di Cuori e Inevitabilmente Tua e Due uragani a sconvolgerci la vita (twilight cast) e adesso rieccomi con un'altra un pò diversa.
In questa storia la nostra Bella Swan è la caporedattrice del New York Times e vive con sua figlia Nessie di quindici anni che ha una grande passione. Il piano. Ma il suo caratterino tutto pepe la costringe a cambiare insegnate molte volte, ma cosa succederà quando l'ennesimo insegnante che si ritroverà alla sua porta fosse proprio suo padre e lei non lo sapesse, ma inispiegabilmente provasse un affetto profondo per lui?Isabella Swan come si comporterà quando se lo troverà davanti più bello e sexy che mai?
Se vi ho incuriosito a seguire c'è il capitolo!!!
Buona lettura...



Capitolo 1




Finalmente dopo un’intera giornata a scrivere articoli e ad impartire comandi per far si che il giornale andasse in stampa, potevo rilassarmi sulla comodissima poltrona girevole del mio confortissimo ufficio che offriva una straordinaria vista sulla magnifica New York. Amavo quella città, e nonostante provenissi da una piccolissima quanto anonima cittadina di Washington non mi ero affatto scoraggiata quando ero approdata in questa enorme quanto caotica città degli Stati Uniti. Allora quando ero arrivata a New York ero una ragazzina fresca di università e subito mi ero rimboccata le maniche per trovare un lavoro e con un po’ di fortuna e un po’ di gavetta adesso all’età di trentadue anni ero caporedattrice del New York Times ed ero una delle donne più influenti dell’elite newyorkese. Ma non sono il tipo che si gasa quando ti viene proposta un’intervista, sono un tipo semplice che ama moltissimo il suo lavoro e non lo fa per avere meriti o altro, ma perché si sente in pace con se stesso quando lo fa. Girai la mia adorata sedia girevole e mi immersi nella contemplazione di quel paradiso al tramonto. Non avevo mai visto il tramonto o almeno non lo avevo mai visto senza che le nuvole lo coprissero, prima di venire a vivere li e la prima volta che lo vidi quasi mi emozionai per quanto fosse bello e il quel momento capii che tutto quello che era stato era successo per un motivo e ringraziai il cielo che fosse successo. Mi lasciai andare in un sospiro beato e sorrisi pensando a quanto fossi fortunata, avevo tutto. Un lavoro che mi dava soddisfazioni e un tetto sulla testa, una città bellissima e una…
Ma i miei pensieri furono dirottati a quel bussare insistente alla porta. Sbuffai e mi girai in tempo per vedere la testa della mia segretaria oca e bionda Jessica che mi sorrideva come se non mi avesse appena disturbato dal mio più che meritato riposo.
<< Dimmi, Jessica.  >> dissi un po’ più acida del solito.
<< C’è sua figlia sulla uno, capo! >> trillò con un sorriso a trentadue denti e si richiuse la porta alle spalle.
Avevano inventato la doppia linea, non poteva semplicemente avvisarmi tramite il telefono?Non poteva o le altre ragazze non avrebbero potuto farle i complimenti per quel nuovo completo di Armani che aveva comprato con lo stipendio che le davo io ogni mese nonostante passasse la maggior parte delle sue ore lavorative a limarsi le unghia o a parlare al telefono con le sue amiche oche.
Sospirai e schiacciai il pulsante che indicava la linea uno e subito la voce del mio angelo si diffuso per la stanza.
<< Ciao mammina cara! >> trillò mia figlia.
Avevo una figlia di quindici anni ed era la mia gioia più grande. Si chiama Renesmee, ma da quando ha aperto gli occhi affettuosamente viene chiamata Nessie anche perché è più facile da pronunciare.
Alzai gli occhi al cielo. << Tesoro cosa hai combinato questa volta? >>  chiesi convinta che ne avesse fatta qualcun’altra delle sue.
Era davvero un tornado e lo era sempre stata. Mi dava tante soddisfazioni quante scocciature, era una ragazzina tutto pepe e ricordando a chi potesse somigliare mi si strinse lo stomaco. Mi ricordava tanto la mia migliore amica del liceo che non era altro che la sorella del padre di mia figlia che non vedevo da quasi sedici anni cioè da quando mi aveva messo incinta sui sedili posteriori di una limousine al ballo di fine anno.
<< Mamma come puoi pensare una cosa del genere della tua adorata e perfetta figlioletta? >> mi chiese e già immaginai la sua faccia finta offesa.
Mi venne da ridere, l’adoravo quando faceva così. << Nessie dove sei? >>
<< Bhe… sul pianerottolo del signor Smith! >> mi disse quasi paurosa della mia reazione e aveva ragione.
Il signor Smith era il suo insegnate di piano da qualche mese. Nessie adora suonare il piano una delle tante cose ereditate dal padre, quel gran pezzo di merda.
Subito rizzai le orecchio quando mi disse quello. << Nessie non dirmi che… >>
<< Scusami, mamma, ma… >>
Intanto mi ero alzata e mi ero avvicinata all’attaccapanni per prendere il cappotto.
<< Tesoro non un altro, non puoi fare sempre così.  E’ il quarto che cambiamo in sei mesi, Nessie! >>
Mia figlia essendo un vero peperino non era capace di non dire ciò che pensava anche se in quel momento la cosa migliore era stare zitta ed incassare come avevo fatto io ed ora era una donna in carriera e affermata, ma lei no. Lei doveva sempre distinguersi e questa sua esuberanza mi aveva costretto parecchie volte a chiedere scusa anche umiliandomi. Era il quarto insegnate di musica che cambiavamo in sei mesi per colpa della sua mania di correggere e di avere sempre ragione.
<< Mamma, ma è stato lui questa volta. Non è colpa mia se è un po’ permaloso! >> mi disse e quasi risi, ma non mi lasciai ingannare.
Intanto mi ero infilata il cappotto e la sciarpa e stavo mettendo i vari documento nella mia ventiquattrore.
<< Cosa è successo stavolta? >>
<< Cercavo di fargli capire che forse aveva sbagliato qualche nota, ma lui non mi ha creduto io ho insistito e lui mi ha buttata fuori! >> qualcosa mi diceva che quella era la versione pulita dei fatti.
<< Nessie devo andare da lui o mi dici tu realmente come sono andati i fatti? >> ormai ero pronta.
La sentii sospirare e sorrisi. Solo una madre conosce pienamente a fondo il proprio figlio ed io conoscevo Nessie come se fosse me stessa, perché lei è me stessa, lei è tutta la mia vita. Ho solo lei al mondo apparte il mio caro padre che vedo due volte al mese.
<< Bhe… potrei per sbaglio averlo chiamato ‘vecchio zuccone’. >> disse.
<< Nessie! >> e riattaccai per correre da lei e riparare all’ennesimo errore.
Era un peperino, ma adoravo quello scricciolo.  

E' un pò corto, ma è una piccola introduzione per così dire. Aspetto qualche vostro commento, spero vi piaccia!!!
Baci Alex :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Salve ragazze eccomi ritornata, quanto tempo, eh?
Cmq questo è un nuovo capitolo di questa mia nuova storia e in questo capitolo Bella ritornerà un pò indietro nel tempo.
Grazie a:
aniasolary
agatka_1995
Annyna
giova71
baby2080
_MiSS CuLLeN_
site

E a tutte le ragazze che l'hanno letta, a chi l'ha messa nelle preferita, a chi in quelle da ricordare a chi nelle seguite.
Buona lettura!!!!
 



Capitolo 2





In quel momento mi trovavo nel salotto del signor Smith ad inventarmi di tutto purché continuasse a dare lezioni alla mia pentita figlia che se ne stava accucciata accanto a me con la faccia da cane bastonato e sembrava davvero pentita che io se non avessi programmato tutto prima di entrare in quella cosa ci sarei cascata con tutte le mie scarpe.
<< La prego, signor Smith, mia figlia è davvero dispiaciuta di essersi comportata con lei in questo modo! >> dissi per l’ennesima volta, ma lui per l’ennesima volta negò.
<< Mi dispiace, signora Swan! >> era davvero irremovibile.
Mi innervosii. <<  Vecchio zuccone!  >>  dissi e mia figlia mi guardò sconvolta come anche il vecchio zuccone che avevo davanti agli occhi.
Presi mia figlia ed uscii da quella casa che puzzava di marcio e muffa. Da quando non si aprivano le finestre e si passava  uno straccio a terra? Sembrava si essere in qualche fogna.
Quando scendemmo giù mia figlia si fermò a guardarmi ed io le restituii lo sguardo.
<< Che c’è? >>
Lei sorrise divertita.  << Vecchio zuccone, mamma? Cosa ne è stato del ‘Nessie, non si dicono queste cose, devi portare rispetto a chi è più anziano di te!’?  >> disse imitandomi alla perfezione.
Ci riflettei pure io e non potei fare a meno di ridere subito seguita da quel diavoletto di mia figlia che si piegò in due dalle risate. Qualche passante che si trovò a passeggiare per quella strada ci guardò e sorrise divertito altri ci presero per pazze, ma a noi non importava. Tra le risate strinsi a me mia figlia e mi beai di quel contatto con quel corpicino, quel corpicino che conteneva tutta la mia vita da quindici anni.
<< Sei la mamma migliore del mondo! >> mi disse ed io mi rabbuiai.
No, non sono la mamma migliore del mondo, perché se lo fossi stata non le avrei negato la possibilità di incontrare suo padre. Invece lo avevo fatto e per cosa?Per il mio egoismo, perché non volevo soffrire ancora nel vederlo e non poterlo toccare perché troppo per me, una normale quanto anonima ragazza. Lui al liceo era una divinità ed era anche bello come loro. Alto un metro e ottanta, muscoloso, ma non eccessivamente con una zazzera scomposta di capelli color rame come la mia bambina e due fantastici e abbaglianti smeraldi al posto degli occhi. Era di una bellezza abbagliante , quando camminava per i corridoi sembrava che fluttuasse su un batuffolo di nuvola azzurra e sembrava anche di vedere svolazzare sulla sua testa degli uccellini. Edward Cullen, un dio sceso in terra. Tutte le oche e non del liceo gli andavano dietro, ma lui sembrava non vederle, non aveva occhio per nessuna apparte le sue sorelle e sua madre, le uniche donne che potevano considerarsi amate da lui. Non era un tipo scontroso e perfettivo, ma aveva un cuore enorme ed era amico di tutti. La prima volta che lo vidi era a casa della mia migliore amica nonché sua sorella Alice, ero andata da lei per studiare trigonometria perché mi aveva detto che suo fratello era un mago in quella materia.
 
Alice mi stava letteralmente spingendo verso la porta della sua enorme villa bianca alla periferia di Forks.
<< Alice e se non volesse?Se è impegnato? >> chiesi cercando di farla ragionare.
Non potevo vederla in faccia perché era girata di spalle ma potei immaginare che avesse alzato gli occhi al cielo per le mie paranoie.
<< Bella non preoccuparti, mio fratello è sempre disponibile! >>
Sbuffai ormai rassegnata ed entrai in quella casa che chiamarla così era un’offesa. Era una reggia con tanto di lampadario di cristallo che troneggiava sulla mia testa. Sapevo che Alice fosse ricca, ma non tanto da lampadario di cristallo, porca miseria!
<< FRATELLONEEEEE? >> urlò Alice sempre tenendomi per mano.
Non sentii nessuno rispondere, ma sentii una porta aprirsi e dei passi avvicinarsi e scendere le scale e rimasi abbagliata. Un dio greco stava scendendo le scale in tuta e aveva un sorriso mozzafiato stampato in faccia.
<< Alice, tesoro, cosa c’è? >> disse e le diede un bacio sulla fronte poi mi fisso curioso e ammirato.
Mi sentii rimescolare tutta in quel momento e molto probabilmente mi dimenticai chi fossi e come si facesse per parlare.
Alice mi indicò e con la sua caratteristica voce squillante mi presentò.
<< Eddy lei è Bella, Bella lui è Edward mio fratello! >>
Edward mi sorrise e mi offrì la mano che io strinsi tremante.
<< Piacere. >> dissi arrossendo.
<< Il piacere è tutto mio… Bella! >> disse con voce suadente.
Alzai lo sguardo verso di lui e mi persi in quei pozzi verdi. Era perfetto.
Alice al mio fianco gongolava e saltellava contenta non riuscii a sentire cosa stesse dicendo, ma fatto sta che rimasi da sola con Edward che mi stringeva ancora la mano e mi stava fissando intensamente negli occhi.
<< Allora, iniziamo? >> mi disse.
Lo guardai confusa. << Eh? >> mi lasciai scappare.
Lui rise, con la sua risata cristallina e suadente. << Le ripetizioni di trigo. Sei qui per questo, no? >>
Risi imbarazzata. << Certo, si, le ripetizioni. Andiamo! >>
 
Da quel giorno diventammo grandi amici e non c’era neanche più bisogno di Alice per vederci bastava che ci chiamassimo e ci dessimo appuntamento. Molte volte in quel periodo ero stata tentata di dirgli che mi ero innamorata follemente di lui, ma ogni volta che mi convincevo lui se ne usciva con qualcosa tipo ‘Tu sei la mia migliore amica’ ed i miei propositi cadevano tutti e puntualmente la notte mi ritrovavo ad inzuppare il cuscino di lacrime.
 
Un giorno eravamo al parco a studiare trigonometria, ma Edward sembrava assente molte volte gli avevo chiesto cos’aveva, ma lui negava sempre dicendo che era tutto okey e tornava con la testa tra le nuvole. Stavo svolgendo un difficile problema quando mi tolse il libro dalle mani e mi alzò il viso verso di lui e rimasi abbagliata da suo dolce sorriso.
<< Cosa c’è, Ed? >> chiesi con il cuore in tumulto.
Mi sorrise ancora e si avvicinò lentamente a me fino a poggiare le sue tanto agogniate labbra sulle mie in un leggero sfioramento, troppo presto si staccarono dalle mie, ma mi lasciò completamente imbambolata.
<< Isabella Swan sono stufo di tutto questo, io voglio di più da te, da noi. Io credo di amarti! >>  mi disse con voce dolce.
Sentii i miei occhi riempirsi di lacrime e risi contenta buttandomi tra le sue braccia e attaccando le mie labbra alle sue che subito risposero al bacio. Quando ci staccammo lo guardai negli occhi e mi resi conto di essermi sdraiata completamente su di lui, ma non mi interessava.
<< Ce ne hai messo di tempo, zuccone, io credo di amarti da quando ti ho visto! >>
Lui rise contento e continuò a baciarmi.
 
<< Mamma?Ohi mamma, ci sei? >> era Nessie che mi chiamava e dal suo tono infastidito, lo stava facendo da molto.
Mi riscossi e le sorrisi. <<  Si, scusami tesoro, dimmi! >>
Lei mi guardò intensamente, ma poi mi fece il suo sorriso a trentadue denti.  << Ho voglia di Mc, ti va? >>
Sospirai rassegnata, con lei era sempre così, riusciva a raggirarmi solo con un sorriso. Proprio come lui! 













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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Hola chicas!Come state?Io sto un amore... oggi mi è venuta voglia di farmi i capelli mossi così per evitare di chiamare la parrucchiera che molto probabilmente mi avrebbe staccato il telefono in faccia non dopo avermi mandato gentilmente a quel paese ho deciso di comprare i bigodini e farli da sola. Adesso ho bigodini su tutta la testa e mi domando... come cazzo dormo stanotte?Ma vabbè non fa niente!
Cmq eccomi ritornata con il terzo capitolo di questa storia, spero vi piaccia come gli altri due.
Buona notte ragazze e buona lettura!!!


Capitolo 3





Nessie ed io stavamo sedute ad un tavolino mangiando ogni sorta di schifezza che la mia piccolina aveva preso gentilmente dicendo che ogni tanto mangiare così faceva bene. Fortuna che avevamo un metabolismo che bruciava velocemente i grassi o a quest’ora eravamo delle vacche stratosferiche.
<< Tesoro, ti va se dopo passiamo da Emmett? >> dissi riferendomi al mio quasi ragazzo.
Emmett era un avvocato divorzista sigle e con un figlio che frequentava la stessa classe della mia piccola. Ci conoscevamo da un quattro mesi e più o meno ci frequentavamo, più specificatamente, andavamo a letto da quattro mesi, non avevamo perso molto tempo a dire la verità.  Era alto quasi un metro e ottanta ed era molto muscoloso, aveva i capelli ricci scuri e due occhioni vispi azzurri ed era di una simpatia inaudita. Sapeva farmi ridere e sapeva prendermi, ma la cosa che più mi attraeva di lui era che Nessie lo adorava.
Ci eravamo conosciuti per caso una sera tardi in un supermercato aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Nessie era ad una gita di due giorni e dormiva fuori in albergo ed io avevo bisogno di cioccolata per sentirmi meno sola ed ero scesa verso le undici in cerca di qualche barattolo di nutella e l’unico supermercato aperto era quello così entrai e mi diressi direttamente al reparto dolciumi e quasi piansi dalla felicità di vedere tutta quella cioccolata.
Ero indecisa tra una barretta al cioccolato al latte ed una alla nocciola quando una voce dietro di me mi fece sobbalzare.
<< Se fossi in lei sceglierei quella alle nocciole! >>
Mi girai spaventata e sorrisi involontariamente nel vedere quell’uomo che aveva la faccia da ragazzino con due graziose quanto sexy fossette ai lati della bocca che era aperta in quel momento in un sorriso malizioso.
<< Lei dice? >> gli chiesi stando al gioco. Stava chiaramente cercando di abbordarmi ed io ero più che disponibile a farmi abbordare da un così.
Lui sorrise ancora e mi si avvicinò prendendo la barretta alle nocciole.
<< E’ stato scientificamente provato che la cioccolata alla nocciola ha effetti curativi e poi è anche molto più buona del semplice cioccolato al latte! >> e mi fissò intensamente.
<< Mmm… cosa dovrebbe curare esattamente? >>
Lui si avvicinò ancora a me. << Depressione, ansia, solitudine e…astinenza da sesso! Lei è affetta da qualcuna delle malattie che ho elencato, signora? >>
Mi ero eccitata al solo sentirlo parlare in quel modo e non so come un quarto d’ora dopo ci trovammo sul sedile della sua macchina a fare sesso. E devo ammettere che quello fu il sesso migliore dopo più di dieci anni, cioè da quando persi la verginità con il padre di mia figlia. Era un vero portento.
Dopo andammo in un bar per parlare un po’. Mi sembra tanto la trama di quel film con la Lopez dove prima rimane incinta, poi conosce il ragazzo e poi se lo sposa, a noi era successo esattamente così. Quella sera scoprii che era socio di uno studio legale molto prestigioso, che era divorziato e che aveva un figlio che quella sera si trovava in gita con la scuola. Quando gli dissi che anche mia figlia si trovava in gita scoppiammo a ridere divertiti di quello strano destino che ci aveva fatti incontrare. Per il primo mese decidemmo di non dire niente ai nostri figli, ma poi Nessie cominciava a farmi troppe domande così un giorno la portai al parco a mangiare un gelato e glielo dissi, rimase molto contenta che finalmente avevo conosciuto un uomo, ma quando gli dissi che era il padre di un suo amico andò su tutte le furie. Non capivo perché avesse reagito così, ma poi quando notai le sue guance farsi roventi capii che non era incavolata con me perché uscivo con un uomo, ma perché quell’uomo era il padre del ragazzino che le piaceva. Quando lo dissi ad Emmett lui mi disse che il figlio aveva avuto la stessa reazione e che quindi quei due furbacchioni si piacevano, ma non avevano mai avuto il coraggio di confessarsi.
Ci frequentavamo quasi da tre mesi quando decidemmo che era arrivato il momento di incontrarci tutti e quattro e così Emmett ci invito a cena a casa sua si comportò da vero uomo di casa e cucinò del cibo da leccarsi i baffi. Suo figlio, Jacob, è davvero un bel ragazzo. Alto quasi quanto il padre e muscoloso non proprio quanto Emmett, ma ci mancava poco; capelli ed occhi neri e pelle bronzea, era identico alla madre apparte per le graziose fossette ed i capelli ricci. Ed è anche un ragazzo educato e gentile, un vero giovanotto, tutto merito a detta di Emmett di sua nonna che era tipo una marchesa che gli aveva impartito lezioni di buona educazione. Emmett riuscì subito ad entrare nelle grazie di Nessie che già dopo un’ora rideva e scherzava con lui chiamandolo affettuosamente ‘orso’ perché dice che gli ricorda tanto il simpatico orso Baloo del ‘Libro della Giungla’ ed Emmett era stavo davvero contento di quello e tutt’ora quando passavano del tempo insieme si divertivano un mondo a giocare alla povera preda e all’orso cattivo. Erano due bambini.
Jake i primi tempi era un po’ scostante perché forse non voleva che prendessi il posto di sua madre che lo aveva lasciato per intraprendere la carriera di modella, ma poi quando glielo chiesi rimasi commossa da quello che mi disse.
<< Tu sei la mamma che ho sempre desiderato, dolce, gentile, premurosa e amorevole. Sei perfetta, ma non posso affezionarmi a te perché se un giorno dovessi andartene anche tu e lasciarmi ci soffrirei come un pazzo e non me lo posso permettere. Non mi posso permettere di perdere un’altra mamma! >> e notai i suoi occhi lucidi.
I miei occhi si riempirono di lacrime e lo strinsi a me promettendogli che non lo avrei mai lasciato, che sarei stata per lui tutto quello che voleva, una madre o la sua migliore amica.
Ma come poteva una madre lasciare il proprio figlio per la carriera? Io non lo avrei mai fatto neanche se mi fosse stato offerto di lavorare come redattore nel più esclusivo giornale del mondo. Mia figlia viene prima di tutto anche della mia stessa vita.
Da quel giorno Jake mi chiama tutti i giorni e passa quasi tutti i sabati e le domeniche a casa mia per aiutarmi a fare le faccende di casa e per chiedermi qualsiasi cosa riguardi il mondo del giornalismo dove un giorno lui desidera far parte. Ma a volte penso che non sia prettamente per me che passa molto tempo a casa, penso sia anche per non perdere neanche un gesto della mia piccola Nessie per la quale lui stravede.
<< Certo! >> mi rispose Nessie riportandomi con la testa al nostro tavolo.
Intanto avevamo finito di mangiare, pagai il conto ed uscimmo fuori nel freddo della mia New York. Nessie si strinse al mio braccio e rabbrividì, era davvero un freddolosa, sorrisi e la strinsi a me.
<< Ti va se prendiamo un dolce e lo portiamo ai nostri uomini? >>
Nessie arrossì ed io risi.  << Mamma! >>
La guardai divertita.  << Quando ammetterai che ti piace Jake? >>
Nessie sbuffò e si staccò da me incominciando a camminare velocemente verso la pasticceria dall’altro lato della strada, io risi correndole incontro e le passai un braccio sulla spalla.
<< Tesoro cosa c’è di male? >>
Sbuffò ancora.  << C’è che è quasi mio fratello, mamma, non è una specie di incesto se mi ci metto insieme?  >> chiese ormai sapendo che mentire non sarebbe servito a nulla.
<< Jake non è tuo fratello di sangue, quindi non è un incesto. >> dissi divertita dall’idea assurda che aveva partorito quella mente diabolica di mia figlia.
Lei mi guardò quasi speranzosa. << Davvero? >>
Risi ancora. << Davvero! >>
Saltellò sul posto e battè le mani come una bambina poi mi abbracciò ed io risi solo per il fatto di vederla così felice. Finalmente poteva confessare i propri sentimenti ed io non potevo che essere contenta almeno conoscevo il ragazzo e la sua famiglia e potevo considerarli persone affidabili.
Prendemmo il dolce e ci dirigemmo dai nostri uomini.
 
Venne ad aprirci la porta Jake in tuta e appena ci vide si aprì in un meraviglioso sorriso abbagliante e ci abbracciò calorosamente poi ci fece accomodare.
<< Chi è, Jake? >> urlò Emmett dal suo studio.
Feci il segno di non dire una parola ai ragazzi ed mi incamminai verso lo studio dove c’era Emmett che stava con la testa chino su dei documenti e la cosa gli dava l’aria di essere un avvocato davvero serio, cosa che non era solo per il suo fare buffo e divertente. Silenziosamente gli misi le mani sugli occhi.
<< Chi sono? >> gli sussurrai all’orecchio prima di mordergli il lobo e farlo fremere.
Rise sommessamente. << Mmm… sei la mia gattina, forse? >>
Mi chiamava così quando facevamo sesso perché avevo il vizio di graffiarlo per evitare di urlare quando avevo il cosiddetto orgasmo. Risi e scostai le mie mani dai suoi occhi e lui ne approfittò per trascinarmi sulla sue gambe ed intrappolarmi con le sue braccia.
<< Ehi. >> mi disse sorridendo.
<< Ehi! >> gli risposi e sfiorai le sue labbra carnose con le mie.
Ma lui prese il mio viso tra le sue grosse mani e mi intrappolò in un profondo bacio. Amavo baciare Emmett perché con lui con le mie labbra e la mia lingua non si limitava solo al bacio, ma ci faceva l’amore. Quando ci staccammo lui appoggiò la sua fronte alla mia e mi fece il suo sorriso da orso.
<< Mi sei mancata, tesoro! >>
Sorrisi dolce e gli diedi un bacio sul naso. << Non dovremmo far passare molto tempo tra un incontro e l’altro. >>
Lui rise divertito. << Ma se ci siamo visti due giorni fa e ci siamo sentiti un paio di ore fa, non è tanto! >>
Feci il mio broncio che sapevo che lui trovava irresistibile, infatti si sciolse e mi strinse a se.
<< Hai ragione è passato troppo tempo. Mi hai stregato, Isabella Swan, sono diventato dipendente da te! >> e mi diede un dolce bacio sul collo e subito sentii una scossa al basso ventre.
Mi scostai da lui e lo guardai negli occhi e molto probabilmente lui lesse tutto quello che stavo provando e sorrise malizioso.
<< Signorina Swan devo ricordarle che ci sono dei bambini di la? >> mi chiese divertito.
Gli diedi una schiaffo leggero sulla spalla. << Deficiente. >> e lui rise.
In quel momento nello studio si affacciò mia figlia ed Emmett sorrise vedendola.
<< Ciao mostriciattolo, vieni ad abbracciare il tuo orso! >> e mi scaraventò letteralmente sul divanetto di pelle nera che era posto alla destra della sua scrivania e si alzò per ricevere tra le sue braccia mia figlia che gli si attaccò addosso stile koala.
<< Ciao orso! >> e gli diede un sonoro bacio sulla guancia.
<< Come stai, tesoro? >> le chiese quando la depositò a terra.
Nessie fece il suo caratteristico sorriso a trentadue denti. << Sto benissimo, adesso vado ho delle questioni da risolvere con quello sciagurato di tuo figlio. >> gli diede un altro bacio sulla guancia ed uscii fuori come un razzo e chi chiuse la porta alle spalle.
Intanto mi ero seduta comodamente sul divanetto accavallando le gambe sicura che si vedesse la coscia dallo spacco laterale del mio vestito marrone. Emmett si girò verso di me e subito buttò l’occhio ed io sorrisi compiaciuta e vittoriosa. Sapevo che effetto avevo su di lui e sapevo come farlo capitolare. Emmett andò alla porta, la chiuse a chiave e mi si avvicinò con il suo sguardo malizioso e quel sorriso così accattivate e le scosse al basso ventre aumentarono e si intensificarono fino a far male.
<< Gattina mai svegliare il can che dorme, lo sapevi? >>
Feci la faccia innocente. << Non vedo cani qui, Emm! >>
Lui sorrise ancora e mi si gettò completamente addosso evitando però di fare stragi spappolandomi e attaccò le sue labbra alle mie. Mentre mi baciava le sue mani percorrevano tutto il mio corpo donandomi scariche elettrico e brividi sulla schiena io intanto gli avevo già sbottonato la camicia rimanendolo a dorso nudo e beandomi di quel corpo scolpito. Emmet si irrigidì quando notò che sotto il vestito avevo i reggicalze e mi guardò con un sorriso impertinente.
<< Cosa avevi in mente di fare con queste oggi? >>
Sorrisi maliziosa. << Pensavo di sedurre il mio capo per avere un aumento. >>
<< E ci sei riuscita? >> disse baciandomi l’incavo tra i seni facendomi ansimare ed intanto mi aveva sfilato il vestito ed io gli avevo sfilato i pantalone facendolo rimanere in boxer che lasciavano intravedere la sua erezione in tutta la sua gloria e che gloria pensai con l’acquolina in bocca.
<< No, ma preferisco di gran lunga sedurre te. >> e gli strappai letteralmente i boxer lasciandolo completamente nudo e in bella vista e subito ne approfittai per toccarlo.
Emmett fremette  e mi slacciò i reggicalze, mi sfilò gli slip e sorrise vedendomi già pronta per lui e per un attimo le mie guance divennero roventi scatenandomi le sue risate, ma che furono spezzate nel momento un cui lo afferrai e lo accolsi in me.
<< Oh la mia gattina! >> e incominciò a spingere mandandomi in estasi.
Non potevo urlare ed ogni volta che avevo l’impulso Emmett mi tappava la bocca con la sua in un bacio irruento. Quando raggiungemmo l’apice lo graffiai e trattenne urlo prima di accasciarsi su di me per riprendere fiato.
<< Ah Bella… >> sussurrò e mi diede un dolce bacio sulle labbra.
Anche questo amavo di Emmett che sapeva essere dolce e passionale nei momenti giusti senza mai strafare e senza essere smielato. Non amavo tutte quelle smancerie ed Emmett era il tipo giusto per me.  

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Eccomi ritornata girls, come state?Io ho la testa che mi scoppia, ma ce l'ho fatta a scrivere un altro capitolo.
Dalla settimana prossima posterò sempre meno fequentemente perchè iniziano di nuovo i corsi all'università, ma farò di tutto per non far passare molto tempo da un capitolo a l'altro.
Grazie a tutte le ragazze che l'hanno letta e che l'hanno recensita.
Però come è possibile che tante persone la leggano, ma poche commentino?
Non vi piece forse?:(
Vabbè cmq buona lettura!!!


Capitolo 4






Stavamo mangiando la torta che avevo portato sull’isolotto dell’immensa cucina moderna di Emmett, dei ragazzi non avevo più notizia da quando Nessie era entrata nello studio e iniziavo a preoccuparmi. Sperai che non stessero festeggiando in modo pesante per la loro storia. Emmett si accorse della mia preoccupazione e sorrise divertito.
<< Non preoccuparti, Jake ha dei preservativi nel cassetto, li ho comprati personalmente. >>
Lo guardai sconvolta e mi alzai di scatto per dirigermi nella stanza di Jake, ma Emmett mi trattenne ridendo e mi strinse a se.
<< Ti pare che lascerei Nessie da sola con lui se sapessi che avesse una cosa del genere in mente? Jake è una persona responsabile ed affidabile più di me, quindi tranquilla! >> e mi schioccò un bacio sui capelli.
Lo guardai imbronciata e lui rise.
<< Emmett Black fammi un altro scherzo del genere e ti mollo! >> dissi puntandogli un dito al petto.
Lui rise divertito. << Non potresti mai ‘mollarmi’ per una cosa del genere, ti mancherei troppo. >> e mi fece il suo sorriso da orso che io adoravo a cui non sapevo resistere.
Gli feci una linguaccia. << Sei tremendo! >>
Lui rise ancora per poi rituffarsi nel suo piatto per mangiarsi la seconda fetta di torta al cioccolata. Quando vedeva una torta diventava davvero un orso, un orso con il suo miele. Era un vero animale quando ci si metteva, ma adoravo anche quello di lui.  Mentre lo osservavo potei notare le solite rughette che gli si formavano sulla fronte quando era nervoso o preoccupato.
<< Emmett cosa succede? Sembri preoccupato per qualcosa. >> dissi scostando il piatto ormai vuoto.
Lui alzò il viso e sospirò. << Questo è un caso un po’ difficile e sto cercando di capire come mandare dentro quel fottuto bastardo. >>
Lo guardai sorpresa, raramente si lasciava scappare vocaboli del genere. Era davvero arrabbiato.
<< Ma non ti occupi di divorzi?  >>
Lui annuì. << Un giorno questa ragazza si è presentata la nostro studio con il labbro spaccato è un enorme ematoma sulla guancia, quel bastardo l’aveva picchiata per l’ennesima volta. Così siamo in due a seguire il caso, con me c’è Jasper che come sai è un avvocato penalista. >>
Annuii anche io.  << Come possono esserci persone del genere? >>
Lui scosse la testa e sospirò di nuovo ed io gli strinsi la mano tra le mie per confortarlo e lui mi sorrise con il suo sorriso da orso.
<< Ma con tutte queste prove non c’è nessun…. Ah non mi dire che è un pezzo grosso con i soldi! >> dissi capendo tutto.
Lui annuì ancora. << Solo una parola ‘ Newton Corporation’! >>
Sgranai gli occhi.  << Cazzo! >>   e lui annuì afflitto.
La Newton Corporation era una delle più influenti aziende di software di New York, incassavano al mese più di venti milioni di dollari. Era stata fondata nel 1990 da Gregory Newton che era uno degli uomini più buoni e altruisti che si fossero mai visti a detta di tutti gli articoli di giornale che parlavano della sua devozione agli incontri di beneficenza e al volontariato. Alla sua morte nel 2009 la sua azienda era passata al nipote, Mike Newton che era uno degli uomini più orrendi e squallidi che avessi mai avuto la sfortuna di incontrare. Era un puttaniere ed uno spendaccione e tutto quello che guadagnava andava in macchine, droga e alcool. Lo avevo incontrato la prima volta ad uno dei gala che aveva organizzato per la sua azienda ed io ero stata invitata in veste di giornalista e avevo passato tutta la sera a nascondermi da lui che non faceva altro che cercare di abbordarmi con stupidaggini tipo ‘Ti farò urlare, bambina!’ o ‘ Vorrei farti vedere la mia collezione di profilattici!’. Quella è stata la sera più stancante della mia vita, ma mi ero vendicata quando scrissi l’articolo, il titolo già diceva tutto  ‘ Mike Newton, l’uomo piattola: l’uomo che colleziona profilattici!’, ma la non sono mai stata più fiera di una conclusione del genere.
‘Un consiglio Newton con quei profilattici tappati quella fogna che hai al posto della bocca, farai felice il mondo intero!’.
Quell’articolo oltre ad avermi portato un nuovo aumento e la scalata di un posto verso la vetta aveva scatenato tanto scalpore che per un po’ Mike Newton era stato costretto a camminare con una scorta e con una macchina dai vetri oscurarti per evitare che quando passava la gente lo sputasse sui finestrini riconoscendolo.
<< L’ uomo piattola colpisce ancora! >> disse Emmett ridendo.
Lo guardia confusa. << Hai letto quell’articolo? >>
Lui mi guardò inarcando un sopracciglio con fare ovvio.
<< Bambina io ho letto tutti gli articoli dello ‘Squalo’! >>
Eh già, ero stata nominata ‘Squalo’  per il mio vizio di far trapelare le notizie più succulente con un pizzico di ironica e cattiveria. Per questo il mio capo mi trattava con i guanti bianchi, aveva una fottutissima paura di perdermi e sapeva quante persone nel mondo della comunicazione e dell’informazione mi volessero anche ad una cifra esorbitante. Ma io non aspiravo a nulla di più, mi piaceva il mio studio e non lo avrei lasciato.
Fece di nuovo il suo sorriso da orso. << Solo io però so quanto sei dolce e passionale! >> e mi lanciò un’occhiata maliziosa.
Non solo tu, tesoro! avrei voluto dirgli, ma non era il caso.  Emmett mi aveva raccontato tutto quello che gli era successo, di tutti gli anni passati con sua moglie Rosalie e del perché avessero divorziato. Io mi ero limitata a dirgli che ero stata messa incinta da una ragazzo mentre eravamo ubriachi e non sapevo chi fosse, cosa avrei dovuto dirgli?
Che il padre di Nessie mi aveva abbandonato subito dopo aver fatto sesso per seguire il suo sogno di diventare un grande pianista? Non avevo mai più sentito parlare di lui questo voleva dire che non ne era valsa la pena lasciarmi se non aveva realizzato il suo sogno.
 
Stavamo insieme da un paio di mesi, la scuola stava per finire e dovevamo decidere cosa fare quell’estate. Io avevo sempre sognato di fare uno di quei viaggi On The Road, senza una meta e con solo i soldi per partire, ma Edward aveva altro in mente. Lui voleva partecipare ai provini per la Julliard, una delle scuole d’arte più famose al mondo e lui voleva provarci per realizzare il suo sogno di suonare il piano da professionista. Ed io ero stata contentissima quando me lo disse, per lui avrei rinunciato a tutto. Così giorno dopo giorni Edward restava in casa a provare il pezzo per il provino e passavamo sempre meno tempo insieme, ma non mi importava perché se era contento lui lo ero anche io. In quel periodo cominciammo a litigare più spesso perché lui era nervoso e non gli si poteva dire una cosa che subito andava in escandescenza, così io evitavo di cercarlo e aspettavo che fosse sempre lui a farlo per primo. I provini si sarebbero tenuti alla fine di Luglio così lo convinsi a partecipare al ballo di fine anno dicendo che per una sera se non avesse provato non succedeva niente e dopo molte insistenze accettò, ma sempre con riluttanza. Quella fu una serata strana, una delle più bella, ma anche una delle più brutte della mia vita. Tra noi non c’era più quell’affiatamento che c’era una volta come se per Edward io non fossi nient’altro solo un ripiego, solo una piccola distrazione per non farsi sommergere dall’ansia di quello stramaledetto provino. Quella sera bevvi molto per evitare di pensare che forse stavo perdendo l’amore della mia vita o per convincermi che fosse tutta mia impressione e che era solo un po’ stressato. Bevve anche lui e quando tornammo la sera facemmo l’amore per la prima volta e io ero felice perché pensavo che gli fosse passata qualunque cosa avesse avuto, ma mi sbagliavo di grosso.
Quando arrivammo sotto casa mi sporsi per dargli il bacio della buonanotte, ma lui si scostò lasciandomi stupida e ferita.
<< Cosa succede, Edward? >> chiesi con voce roca per trattenere le lacrime.
Mi guardò con sguardo freddo. << E’ arrivato il momento di lasciarci, Isabella! >> disse con voce gelida.
Dentro di me sentii qualcosa rompersi, probabilmente il mio cuore.
<< Cosa stai dicendo, perché? Io… io non capisco…abb-abbiamo fatto l’am-amore prima e ade-sso vuoi lasc-lasciarmi? >> chiesi ormai in preda ai singhiozzi.
Come poteva essere così freddo e distaccato quando un’ora prima era così passionale e dolce mentre mi stringeva a se e mi faceva sua?
Lui scosse la testa. << E’ stato uno stupido errore di percorso, eravamo entrambi ubriachi. >>
<< Ma… >> dissi ancora più sconvolta, non potevo crederci.
Lui non mi guardò negli occhi, continuava a guardare fuori il finestrino.
<< Isabella devo pensare alla mia carriera e tu sei un ostacolo che devo superare! >> disse senza guardarmi.
Ormai il dispiacere era stato sormontato dalla rabbia così lo strattonai fino a costringerlo a guardarmi.
<< Non hai neanche il coraggio di guardarmi negli occhi, mi fai schifo. Io per te ho messo in secondo piano la mia felicità, ti ho donato tutta me stessa e tu così mi ripaghi?Facendo sesso e poi lasciandomi?Ti facevo diverso, Edward Cullen, ma sei un bastardo come tutti gli altri. Spero che il tuo sogno si avveri, che almeno ne valga la pena. Va all’inferno! >> gli sputai in faccia quelle parole e lo lasciai solo in macchina.
Da quella sera non l’ho visto più.

Ritornai con il piedi sulla terra ferma in tempo per vedere la mia piccola entrare in salotto con Jake e nei loro occhi notai una luce diversa, la luce che vedevo sempre negli occhi di Emmett quando era convinto che non lo vedessi mentre mi osservava. Si erano dichiarati il loro amore.
Cercai di trattenere le lacrime e li abbracciai in uno slancio di affetto.
<< Mamma, mi soffochi! >> mi disse Nessie mentre mi dava dei buffetti sulla spalla.
La scostai da me. << Oh scusa, tesoro, è che sono contenta di vedervi! >> e abbracciai anche Jake che mi restituì l’abbraccio senza esitazione.
Quando mi staccai da lui mi girai verso Emmett in tempo per vederlo alzare gli occhi al cielo e scuotere la testa.
<< Ah il mio dolce squaletto. >> e mi strinse a se mentre guardavamo i nostri bambini che teneramente si tenevano la mano.
Guardai mia figlia che era la sua copia spiccicata e non potei che essere grata ad Edward di avermi almeno dato quel miracolo dai capelli boccolosi.  

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Eccomi ritornata ragazze con un nuovo capitolo.
Mi scuso in anticipo per gli eventuali errori perchè non ho il tempo di correggere e poi è un pò corto, lo so, ma non ho altre idee per stasera.
Buona lettura.

Capitolo 5



Quando tornammo  a casa Nessie andò in camera sua come se stesse volando su una nuvola fatta di cuoricini, risi di quella scena buffa, ma anche tenera. La mia piccola si era innamorata.
Dopo aver posato il cappotto e la mia ventiquattrore nel mio studio andai dritta in bagno per concedermi un lungo bagno rilassante, pensare alla mia vita con Edward mi aveva stancato.
Uscii dalla vasca quando ormai l’acqua era fredda, mi infilai il mio pigiama e andai nella mia camera dove rimasi sorpresa e contenta di trovare mia figlia già in pigiama e sotto le coperte.
<< Non sei troppo grande per dormire con la mamma ? >> chiesi, ma ero contenta.
Lei sorrise. << Non si è mai grandi per un po’ di coccole! >> mi disse battendo con la mano sul materasso.
Scossi la testa e mi sdraiai al suo fianco e le si strinse a me come faceva da piccola e con una ciocca dei miei capelli tra le mani. Diceva che la rilassava toccarmi i capelli.
<< Ti va di raccontarmi cosa è successo tra te e Jake? >> le dissi dopo un attimo di silenzio mentre le facevo i grattini sulla schiena.
La sentii arrossire e sorridere. << Ci siamo baciati. >> e sprofondò con la testa sul mio petto, io risi e la strinsi a me.
<< E’ stato il tuo primo bacio, eh tesoro? >>
Lei annuì. << Ah mamma è stato… perfetto, umido, ma perfetto! >> disse e ridemmo per l’aggettivo umido che aveva usato.
Del mio primo bacio avrei usato tutto gli aggettivi possibili, ma mai umido. Il mio primo bacio lo avevo dato ad un ragazzo di nome Eric e subito dopo ho vomitato, è stato il peggior primo bacio che si fosse mai visto.
Nessie rimase un altro po’ con me a parlare tra donne e poi ritornò nella sua stanza perché dormire con me era come sfidare la sorte. Ero un pericolo pubblico ne sapeva qualcosa la mia ex migliore amica sbarra sorella del bastardo. Quando dormivo da lei per i suoi innumerevoli quanto strambi pigiama party la mattina si svegliava sempre con qualche livido dovuto alla lotta notturna che faceva con me. Non riuscivo a stare ferma e zitta un attimo la notte.
Alice mi mancava davvero tanto, mi mancava la sua esuberanza, la sua spigliatezza e i suoi piani diabolici. Ci eravamo conosciute il primo giorno del terzo anno di liceo e lei mi era crollata letteralmente tra le braccia durante l’ora di educazione fisica. Aveva perso i sensi perché aveva iniziato una stupida dieta a base di carote per riuscire ad entrare nella taglia 38, cosa da pazzi.
Quando si svegliò in infermeria io ero li ad aspettarla e appena aprì gli occhi nonostante non la conoscessi le urlai contro quante volte era stupida ad aver fatto una cosa del genere per uno stupido vestito che se avesse voluto lo avrebbe trovato anche taglia 40 e 42. Quando smisi di sbraitare mi guardò stupita, ma poi scoppiò a ridere ed io la seguii. Da quel giorno diventammo inseparabili, vivevamo in simbiosi. Molte volte quando uscivamo insieme ci scambiavano per sorelle e noi non abbiamo mai detto nulla per smentire perché ci sentivamo sorelle, non di sangue certo, ma sorelle. Quante ne abbiamo combinate e molte volte abbiamo rischiato di essere arrestate, ma avere il padre sceriffo della città aveva i suoi vantaggi. Alice era davvero un tornado di idee formato mignon, perché era altra un metro e cinquanta scarso e con i suoi capelli tagliati corti e sbarazzini e il suo naso all’insù sembrava davvero un folletto. Un folletto indemoniato così la chiamavo. Quando seppe cosa era successo con suo fratello abbandonò tutti anche quest’ultimo e venne da me per abbracciarmi semplicemente senza dire una sola parola perche a volte il silenzio è la miglior cosa. Quel giorno piansi tutte le mie lacrime, da allora non piango più. Neanche quando scoprii di essere incinta e ne quando nacque la luce dei miei occhi. Non ho mai più versato una lacrima ho solo provato sofferenza e felicità senza mai arrivare a farmi bagnare gli occhi.  Ho come un diga che mi impedisce alle lacrime di arrivare agli occhi e scendere giù che aspetta solo il momento giusto per crollare.
Mi addormentai così, pensando alla mia migliore amica e a quando avrei voluto vederla.
 
<< NESSIE SVEGLIAAAAA! >> le urlai per l’ennesima volta.
Era sempre così la mattina, non aveva mai voglia di svegliarsi. La vidi entrare in cucina tutta vestita a puntino e con il broncio.
<< Smettila di urlare e poi passa a prendermi Jake! >> disse addolcendosi immediatamente.
Alzai gli occhi al cielo. Io stavo facendo tardi per cosa?
<< Potevi anche avvisarmi così non ti avrei aspettato, ci vediamo fuori scuola, okey? >>
Lei mi guardò imbarazzata. << In realtà… >>
La fermai con la mano. << Stai con Jake, ho capito. Fai la brava, okey? >>
Andai in camera mia per vestirmi, quel giorno avevo un’intervista con una nuova stilista emergente. Non amavo molto il mondo della moda, ma il mio capo mi aveva detto che la stilista voleva me e nessun altro. Non era neanche conosciuta che già pretendeva le cose. La ragazza si chiamava Alice Withlock ed era una ragazza che si era fatta in quattro per ottenere uno spazio per le sue invenzioni e ci era riuscita e adesso il suo nome incominciava ad apparire un po’ troppo spesso sui muri newyorkesi. Era una stilista quindi dovevo fare una bella figura e non potevo presentarmi come una zingara così indossai un bel tubino grigio perla e al piede un paio di scarpe col tacco turchese come il cappotto, lasciai sciolti i capelli che caddero in una massa boccolosa sulla schiena, mi truccai leggermente ed uscii soddisfatta di me stessa. Nessie stava ancora bevendo il suo succo quando la salutai e le raccomandai di stare attenta e scesi giù.
Dieci minuti dopo stavo sfrecciando per le strade di New York con la mia Bmw color caramello, era la mia soddisfazione dopo mia figlia, ovviamente.  Avevo appuntamento con la ragazza nella sua casa di moda ed era in fottutissimo ritardo sperai in quel momento che non fosse una di quelle stiliste pazze schizzate che erano capaci di denunciarti se non abbinavi la borsa alle scarpe.
Arrivai alle nove e mezza per colpa di un deficiente che aveva bloccato tutta la strada per una manovra andata male come se avesse tra le mani una limousine e non una piccola autoritaria.
Quando arrivai alla reception mi feci indicare lo studio della stilista e subito mi incamminai verso la stanza numero 52 che era il suo tempio. Quando arrivai alla porta sotto il numero 52 c’era una placca d’oro con scritto ‘Alice Withlock’, feci un grosso respiro e bussai.
Una voce melodiosa e allegra dall’interno mi diede il permesso di entrare e quando la vidi seduta sull’enorme sedia girevole della sua scrivania identica a come l’avevo lasciata quindici anni fa il mio cuore si fermò e non riuscii più a respirare. A sorridermi commossa c’era la mia migliore amica, Alice Cullen.
Non feci neanche in tempo a dire una parola che me la ritrovai attaccata come una cozza al collo che piangeva farfugliando qualcosa, che non capii troppo impegnata ad abbracciarla e a piangere come una bambina. Come mi era mancata!
<< Bella, amica mia, come mi sei mancata! >> mi disse quando si staccò da me e guardandomi negli occhi.
Le accarezzai i capelli che portava lunghi adesso e di un colore nel castano chiaro e le scendevano in morbide onde sulla spalla. Era cresciuta parecchio, era bello poterla guardare negli occhi senza abbassarmi.  Aveva un grazioso vestitino bianco a cui aveva abbinato delle favolose scarpe dorate come tutti gli accessori ed il trucco applicato alla perfezione. Era davvero bellissima.
L’abbracciai ancora e poi ci accomodammo sul divanetto che aveva nel suo ufficio e mi offrì del caffè.
<< Oh ti ringrazio stamattina non l’ho preso. Mia figlia me lo ha impedi… >> mi tappai immediatamente la bocca.
Alice mi guardò sconvolta, ma poi sorrise illuminandosi tutta.
<< Tu hai una figlia? Come sono contenta…hia una foto con te? >> mi disse tutta contenta.
Si, ma non gliel’avrei fatta vedere, la somiglianza era troppa e non volevo che capisse che la figlia era di Edward era pur sempre sua sorella e glielo avrebbe detto. Io non volevo Edward nella nostra vita eravamo felici così con Emmett e Jake e lui avrebbe solo rovinato tutto.
<< Ehm no, mi dispiace. Comunque dovresti spiegarmi questo Withlock da dove esce! >> dissi maliziosa.
Le si illuminò il viso e mi porse la mano sinistra dove scintillava una fede d’oro. Il mio folletto diabolico si era sposato.
<< Si chiama Jasper e siamo sposati da cinque anni. >> mi disse tutta contente.
Jasper Withlock?Il socio di Emmett? Quel biondone sexy che non dava confidenza a nessuno se non costretto?
<< E’ un avvocato penalista, per caso? >> chiesi curiosa.
Lei mi guardò.  << Lo conosci? >>
Annuii divertita da quel destino che me ne combinava una dopo l’altra.
<< Io esco con Emmett, hai presente? >>
Lei annuì, ma potei notare una nota di dispiacere negli occhi, ma non me ne curai. Restammo a parlare ancora un po’ evitando di parlare di lui e di mia figlia. Uscii dal suo studio verso l’ora di pranzo e tirai un sospiro di sollievo. E questa era andata!!! 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Eccomi ragazze tutta intera!Questa notte ho dirmito come un ghiro e mi sono svegliata più riposata che mai e con le ossa al loro posto.
Ho scritto il nuovo capitolo e subito ve l'ho posto.
Ringrazio le ragazze che mi hanno capita e spero che questo capitolo vi piaccia.
xoxo Alex:)




Capitolo 6






Quando andai in ufficio mi trincerai dentro, avevo bisogno di un po’ di tempo per respirare. Ero quasi stata sul punto di rivelarle che ha una nipote e che cioè la figlia che ho è di Edward, che stupida sono stata. Mia figlia non doveva avere nessun contatto col padre e non perché non volessi che stessero insieme perché la volevo tutta per me, ma solo perché avevo una fottutissima paura che soffrisse se Edward dovesse fare la stessa cosa che ha fatto con me, cioè andarsene quando meno gli conviene e lasciarla sola. Mia figlia non doveva soffrire come avevo sofferto io, non se lo meritava ed io avrei fatto di tutto anche andare in capo al mondo per renderla felice e per risparmiarle qualunque sofferenza. Quando mi lasciai andare sulla mia poltrona girevole un sorriso involontario spuntò sulle mie labbra al pensiero di aver ritrovato la mia pazza migliore amica dopo ben quindici anni. Era sempre la stessa, come me la ricordavo. Sempre euforica e divertente, ma anche insopportabile e machiavellica.
Più contenta mi misi al lavoro e scrissi l’articolo su Alice e altri che avevo da portare a termine, a fine giornata mi fu portata il resto della bozza dove adagiai anche i miei articoli e esaminai il tutto primo di consegnarlo al mio ragazzo preferito, Lerry, per mandarlo in stampa e farlo uscire il giorno dopo. Nessie mi aveva chiamato verso ora di pranzo dicendo che andava a casa di Jake  a studiare e poi questa sera scendevano con altri amici per andare a mangiare qualcosa quindi io sarei dovuta rimanere da sola.
Stavo uscendo dall’ufficio quando mi squillò il telefono e mi spuntò un sorriso quando vidi il nome.
<< Ciao papà! >> risposi felice di sentirlo.
Lo sentii ridere sommessamente, mi era mancata la sua risata roca. << Ciao tesoro, come stai? >>
<< Il solito, si lavora continuamente e non si ha mai un minuto di pausa. A te?Sue e i ragazzi? >>
Mio padre e mia madre si separarono qualche anno dopo la mia nascita e mia madre dopo un po’ si risposò con Phil così io per lasciargli un po’ di spazio tornai da mio padre. Avevo diciassette anni quando mio padre finalmente si decise a rifarsi una vita e a parer mio aveva scelto la donna più buona e gentile esistente, dopo Esme la madre di Alice ovviamente. Era sempre stata amorevole e dolce nei miei confronti e non mi aveva mai fatto sentire tanto la mancanza della mia mamma che sentivo quasi tutti i giorni. Con lei si erano trasferiti a casa mia i suoi figli, Seth il mio uomo in miniatura e Leah. Li adoravo, specialmente Seth e mi mancava tanto dopo quella telefonata di mio padre lo avrei chiamato era tanto che non lo sentivo.
<< Era proprio di questo che volevo parlarti, tesoro. >> mi disse con voce seria facendomi preoccupare.
<< Che succede, papà? >> chiesi con voce alterata dall’ansia.
 Rise ancora ed io sospirai di sollievo. Se rideva non era successo niente di preoccupante.
<< Nulla, tesoro, è tutto okey. Seth ha avuto dei problemi con dei bulli a scuola ed io e Sue avevamo pensato se potevi ospitarlo tu e magari iscriverlo alla scuola della piccola Nessie, che ne dici? >> mi chiese titubante.
Seth, a casa mia per un anno intero e forse più? Non potevo chiedere di meglio.
<< Ma certo, papà, non devi neanche chiederlo. Lo avete detto a lui? >>
<< Ehm no, pensavamo di chiedere prima il tuo permesso e poi dirglielo, ma adesso lo chiamo subito! >>
Sorrisi. << Nono, ci penso io. Ci sentiamo più tardi e vi faccio sapere! >>.
Mio padre mi salutò calorosamente e dopo un tenero e dolce ‘ti voglio bene, piccola’ riattaccò rimanendomi con il magone. Mi mancava davvero tanto il mio papà e mi ripromisi che le prossime vacanze le avrei trascorse da lui. Subito composi il numero del mio uomo in miniatura che rispose dopo il secondo squillo con la sua solita voce allegra, ma si vedeva che qualcosa era cambiato e che qualsiasi cosa fosse successo a scuola lo avesse ferito.
<< Ehi sorellona! >> mi disse.
Sorrisi. << Ciao piccoletto, come stai? >>
Lo sentii sospirare e prima che dicesse qualcosa. << Voglio la verità, Seth, ti conosco abbastanza da capire che quello non è un semplice sospiro. Avanti, parla! >>
Sospirò ancora. << Bhe… potrei aver fatto sesso con la capo cheerleader nonché ragazza del quarterback della squadra di football della scuola e che quest’ultimo dopo averlo scoperto mi ha menato facendomi male, molto molto male! Ti va bene come verità? >>
<< Hai fatto sesso? >> chiesi sconvolta.
Rise. << Di tutto il discorso che ti ho fatto solo questo hai capito? Bella ho un braccio ingessato, un taglio sul sopracciglio e un ematoma sullo stomaco e tu ti preoccupi del fatto che ho fatto sesso? Non è la prima volta che vado a letto con qualche ragazza e poi ho diciotto anni e sono figo, posso permettermelo! >> disse facendomi ridere della troppa modestia che ostentata.
<< Okey lasciando stare il fatto che hai fatto già sesso, ma diamine Seth, fare sesso con la ragazza del quarterback è da idioti! >>
<< Eh quando me ne sono reso conto era troppo tardi però ha mia discolpa c’è il fatto che  è stata lei ha venire da me, il suo ragazzo non la soddisfava abbastanza! >> disse ancora con modestia.
<< Seth non voglio sapere quanto sia bravo mio fratello a letto, non posso sopportarlo, quindi stai zitto! >>  dissi e lo feci ridere.
Ormai ero quasi arrivata a casa, c’era pochissimo traffico per le strade di New York quella sera e in dieci minuti ero arrivata, sbuffai vedendo la casa vuota e buia.
<< Che hai? >> mi chiese Seth.
<< Niente! Comunque ho una proposta da farti, ti va di trasferirti da me e finire il liceo qui? >>
<< Davvero? >> mi chiese stupito e anche speranzoso che non fosse tutta una candid camera.
<< Davvero! >> dissi ormai gongolante.
Lo sentii urlare e risi. Potei sentirlo scendere di corsa le scale e mi immaginai che entrasse nella mia cucina per poi gridare ai miei genitori, perché ormai consideravo Sue mia madre, che si trasferiva nella mitica New York da me. Io intanto sorridevo sempre di più contenta di averlo fatto felice e di aver fatto contente me.  Passammo altri dieci minuti al telefono mettendoci d’accordo per la partenza e riattaccammo. Restai un po’ ad osservare la mia casa vuota e decisi di chiamate Emmett, ma come se mi leggesse nel pensiero mi chiamò lui.
<< Ciao gattina ti va se andiamo a cena fuori?Ti passo a prendere alle otto, okey? >> mi disse e sembrava davvero contento.
<< Cosa si festeggia? >> chiesi dirigendomi nella mia stanza.
<< Abbiamo trovato un modo per incastrare quel farabutto e poi voglio passare una serata con la mi ragazza! >> mi disse addolcendosi sull’ultima parola.
Accettai e riattaccammo. Fortuna che avevo il mio orso!!!
 
Erano le otto meno dieci ed io stavo osservando allo specchio il risultato. Per quella sera a cena con il mio orso avevo optato per un vestitino semplice nero con una fascia color carne sotto il seno e delle scarpe tacco dodici color carne come la fascia. I capelli li avevo lasciati sciolti in morbide onde sulla schiena e sul viso avevo applicato un trucco leggerissimo, ma un calcato eye-liner mi ingrandiva gli occhi. Tutti quegli anni passati tra un party ed un altro avevo imparato tante cose una tra queste era quella di valorizzarmi sempre e comunque. Emmett venne puntuale alle otto e mi salutò con un leggero bacio sulle labbra.
<< Sei bellissima. >> e sorrise malizioso.
Io risi. << Andiamo, latin lover! >> ed uscimmo.
Quando entrammo in macchina Emmett accese l’aria condizionata e subito un dolce torpore si diffuse nell’abitacolo e sospirai serena, lui mi guardò e sorrise.
<< Dove mi porti? >> chiesi guardandolo in tutta la sua bellezza.
Lui sorrise imbarazzato. << In realtà questa di stasera era una cena di lavoro, solo che poi è diventata una cena di lavoro sbarra romantica! >>
Lavoro? E cosa centravo io?
<< Hai qualche lavoro da offrirmi? >>
Lui sorrise. << Si e no, ma ne parleremo al ristorante con Jasper! >>
Annuii e ritornai a guardare fuori e sorrisi vedendo la mia città di notte illuminata di tante lucine, ma quella meraviglia durò poco perché un’idea si fece strada nella mia testa. Se era una cena di lavoro sbarra romantica, come aveva detto Emmett, questo voleva dire che non solo Emmett aveva portato la sua compagna, ma anche Jasper sarebbe venuto con sua… moglie!
<< Emmett viene anche la moglie di Jasper? >> chiesi preoccupata.
Lui mi guardo sorpreso da quella domanda. << Certo, perché? >>
Sospirai. << Emm accosta, penso sia arrivato il momento di dirti tutta la verità! >> dissi rassegnata.
Emmett senza fiatare accostò  in una stradina poco illuminata, spense il motore e mi guardò preoccupato. Io lo guardai e mi immersi in quelle pozze azzurre che in quei quattro mesi mi avevano accompagnato infondendomi sicurezza e amore, si perché Emmett mi amava e anche io, ma non avevamo mai fatto quel passo, non avevamo mai avuto il coraggio di dire quelle due paroline magiche che avrebbero reso il nostro rapporto qualcosa di reale e solido. Ma io volevo che il nostro rapporto diventasse così, perché io volevo davvero stare con lui.
<< Cosa succede, Bella? >> mi chiese stringendomi una mano tra le sue.
Sospirai e gli raccontai tutto da quando conobbi Alice fino a quella mattina a quando l’avevo rincontrata, non tralasciai nulla neanche il momento in cui feci sesso con Edward e quando partorii Nessie. Emmett non disse nulla, mi ascoltava in silenzio e non sapevo mi stesse guardando o meno perché avevo lo sguardo basso e mi torturavo le mani come ero solita fare quando era nervosa.
<< Alice non sa che Nessie è sua nipote e non voglio che lo sappia perché Edward non dovrà mai sapere di aver una figlia. Ho promesso quando ho visto per la prima volta mia figlia che l’avrei protetta da tutto e devo proteggerla da lui e dalla sofferenza che potrebbe provare! >> alzai lo sguardo finalmente e trovai gli occhi azzurri di Emmett fissarmi senza far trasparire nessuna emozione, aveva il viso imperturbabile. Lo sguardo da avvocato!
Sospirai. << Mi dispiace non averti detto la verità fin da subito, ma… non lo so in realtà perché non te l’ho detto, forse perché dirlo mi fa ancora troppo male o perché non volevo che pensassi che io sono una madre ingrata che non ha dato la possibilità al padre di mia figlia. Se non vuoi più avere nulla a che fare con me, ti capisco… >> dissi e le lacrime che stavo trattenendo da quando avevo iniziato il racconto sgorgarono fuori al pensiero di poterlo perdere.
Non disse nulla,ma mi sentii sollevare e sedere sulle sue gambe, le sue braccia mi strinsero forte a se e mi cullò come una bambina finchè non mi calmai e le lacrime non smisero di scendere.
<< Mi dispiace tanto… >> dissi con voce roca.
Lo sentii sorridere sulla mia testa. << Non devi dispiacerti, capisco le tue ragioni. So che ti fidi di me e so che non l’hai fatto per mentirmi davvero, ma per non soffrire. E’ tutto okey, tesoro! >> e mi diede un bacio sulla testa.
Alzai il viso e lo guardai negli occhi non più impaurita da quello che poteva essere la nostra storia.
Sospirai e senza staccare gli occhi dai suoi dichiarai i miei sentimenti.
<< Ti amo, Emmett! >> e lo osservai per captare ogni sua reazione.
Lui mi guardò stupito poi si sciolse in uno dei suoi splendidi sorrisi da orso e mi prese il viso tra le mani.
<< Era ora che me lo dicessi. Ti amo anche io, piccola! >> e mi diede un dolce bacio. 



Adesso vi lascio una piccola fotina della mia Nessie, della Nessie che immagino io per la mia storia. Spero vi piaccia e che siate daccordo su di me che questa ragazza che vi farò vedere sia bella quanto la nostra piccola.
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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ieri ho promesso 2 capitoli quindi ecco il secondo della giornata. In questo capitolo ci saranno delle belle sorpresine, spero vi vadano a genio.
Cmq prima che il nostro Edward entri in scena ce ne vuole un pò di tempo, dovete solo tenere duro, okey?Vi ringrazio tutte per le recenzioni e ringrazio le lettrici silenziose.
Buona lettura
xoxo Alex.
ps: scustae gli errori, ma ho troppo sonno per correggere!!



Capitolo 7




Emmett mi aveva detto che Jasper aveva prenotato in un ristorante francese ed io rimasi molto sorpresa quando lo vidi. Era davvero carino e confortevole e lussuoso, ma noi potevamo permettercelo. Quando entrammo ci dissero che Jasper ed Alice non erano ancora arrivati così ne approfittammo per bere qualcosa al bancone, io presi un martini con tanto di oliva ed Emmett un wisky liscio.
<< Forse siamo venuti in anticipo. >> disse Emmett dopo aver fatto il primo sorso.
Sorrisi. << Conosco Alice e credimi se ti dico che siamo in perfetto orario! >>
La mia migliore amica era sempre stata una ritardataria in questi casi e se le si dava un orario le si presentava ad un altro trovando la scusa che le si era rotto il tacco.
<< Ragazzi! >> ci sentimmo chiamare da una voce profonda.
Ci girammo e c’erano Jasper ed Alice che passavano fluidamente tra i tanti tavoli e si dirigevano verso di noi sorridenti. Alice era stupenda nel suo vestito senza spalline color carne e aveva un sorriso che le illuminava tutto il suo viso delicato da bambola, Jasper era vestito molto casuale con un paio di jeans scuri come la giacca ed una camicia blu notte. Quando si avvicinarono mi alzai e salutai Jasper con i solidi baci di convenienza e poi abbracciai calorosamente la mia amica che mi sorrise raggiante.
<< Ciao tesoro, come stai? >> mi chiese.
Sorrisi divertita. << Aly è da stamattina che non ci vediamo. >> lei rise con me.
Poi si rivolse ad Emmett che le indirizzò il suo sorriso da orso, Jasper la teneva stretta a se con un braccio intorno alla sua vita.
<< Scusatemi il ritardo, ma mi… >>
<< … si è rotto un tacco! >> continuai per lei.
Lei mi guardò sconvolta, ma poi scoppiammo a ridere sotto gli occhi confusi e divertiti dei ragazzi. Quando ci chiesero spiegazione gli spiegai la situazione e risero anche loro e le risa aumentarono quando Alice mise su un adorabile broncio.
<< Dai Lilì non prendertela! >> le dissi abbracciandola.
La sentii rigida e la guardai per vedere cosa le fosse successo e notai i suoi occhi pieni di lacrime. Stava esagerando adesso, stavo solo scherzando.
<< Alice stavamo scherzando, scusaci. >>  le dissi.
Lei scosse la testa. << Mi hai chiamato Lilì! >>
Eh già l’avevo chiamata come facevo quando eravamo piccole e non me ne ero resa conto, mi era venuto spontaneo e dalla reazione di Alice doveva averle fatto piacere e se lei era contenta lo ero anche io come sempre. Il mio stato d’animo era legato al suo, se lei stava male io anche e se lei era euforica io esultavo con lei.
<< Te ne sei ricordata! >> mi disse ancora mentre Jasper cercava di consolarla.
Le sorrisi dolce.  << Sei pur sempre la mia migliore amica, no? >> e lei mi abbracciò.
Dopo un po’ che stavamo al bar a parlare la ragazza ci condusse al nostro tavolo e mentre aspettavamo che la cena fosse pronta Jasper ed Emmett mi misero al corrente del mio lavoro per loro.
<< Qual è la cosa che fa imbestialire di più Mike Newton fino a metterlo ko e così renderlo vulnerabile? >> mi chiese Jasper fissandomi intensamente.
<< Essere rifiutato? >> chiesi sempre più confusa.
Emmett annuì. << Chi è stata l’unica persona che l’abbia mai fatto? >>
Ci riflettei un attimo. << Io? >> chiesi non sicura che fosse la risposta giusta.
Jasper fece un gran sorriso. << Esatto! >> e guardò Emmett che annuì gongolante.
Guardai prima loro sconcertata da tanta allegria e poi Alice che sembrava confusa quanto me. Guardia di nuovo i ragazzi e cercai di capire come potessi servire loro. Cosa importava che io fossi stata l’unica ad averlo rifiutato con una denuncia di violenza familiare?
Jasper ed Emmett continuavano a fissarmi aspettando che io capissi, ma davvero non riuscivo a trovare un nesso tra me e quel bastar….
Li guardia sconvolta e loro capirono che io avevo attivato la connessione wireless con il loro cervello.
<< Non starete facendo sul serio, vero? Io non ci entro nella fossa dei leoni per incontrare quel lurido, mi fa senso solo pensarla una cosa del genere! >>
Il sorriso di Jasper si affievolì, ma non scomparve.
<< Non dovrai fare altro che cercare di farlo confessare, è semplice. >>
<< Sarà una cosa di pochi minuti, amore! >> mi disse Emmett facendomi il suo sorriso da orso e facendomi così sciogliere.
Sbuffai. << E come pensate ci possa riuscire? E sia chiaro non farò l’oca arrapata per un dannatissima confessione… >>
Loro mi guardarono e sorrisero contemporaneamente a trentadue denti ed io li guardai sconvolta, mi girai verso Alice che stavolta aveva capito e si stava scompisciando dalle risate attirando non poca attenzione.
<< Ma siete impazziti? Io non mi scopo quel lurido… >> dissi un po’ troppo ad alta voce e una persona sulla cinquantina a cena con il marito mi guardò sconvolta ed io le feci la linguaccia facendola girare indignata.
Emmett non sorrise a quell’affermazione. << L’unico uomo a cui è permesso scoparti sono io, chiariamo questo punto! >> disse lanciandomi un’occhiataccia a cui io sorrisi facendo l’occhiolino, << E poi non dovrai ‘scopartelo’, dovrai solo farglielo credere e nel mentre gli cali una trappola, lo fai confessare ed il giorno è fatto! >>
<< E sentiamo Sherlock il giudice secondo te crederà alla fidanzata dell’accusa? >> chiesi convinta di aver vinto io l’arringa, ma mi sbagliavo. Gli avvocati hanno sempre un asso nella manica.
Fu Jasper a rispondere. << Abbiamo pensato anche a questo, avrai nella giacca una radiotrasmittente quasi invisibile ad occhio umano, che registrerà tutto quello che direte. Allora, ci stai? >> mi chiese speranzoso.
Guardai prima lui e poi Emmett. Ma era normale che un avvocato arrivato ad una certa età, trenta per Jasper e trentasei per Emmett, uscisse fuori di testa e sparasse cazzate a destra e manca?
La loro idea era così stupida quanto geniale si doveva ammettere. Per far valere i diritto a quella ragazza loro si ero abbassati a tanto, si erano abbassati a fare il lavoro sporco pur di far valere la giustizia che oggi giorno va quasi a scomparire.  Li fissi ancora un attimo e poi sospirai.
<< Per questo mi aspetto un enorme fetta di torta al cioccolato con doppio strato di panna!  >>  e sbuffai. Aspettarono un altro po’ prima di chiedere conferma.
<< Lo farai? >> chiese Jasper.
<< Ho altre alternative? >> scosse il capo contemporaneamente.
<< Allora, accetto. >> ed Emmett mi stampò un rumoroso bacio sulle labbra.
 
Erano le undici quando entrammo in casa mia e Nessie non era ancora tornata, ma non mi preoccupava perché mi aveva chiamato e aveva detto che facevano più tardi perché andavano alla pista di pattinaggio dopo aver mangiato, ma per la mezza tornava e poi con lei c’era Jake che era l’affidabilità fatta persona. Emmett per la strada aveva comprato una torta al cioccolato e ci aveva fatto mettere su un doppio strato di panna ed io non vedevo l’ora di spogliarmi per mangiarla tutta. Appena entrammo in casa Emmett mi attirò a se facendomi scontrare con il suo petto roccioso ed io ansimai consapevole della sua enorme erezione che spingeva tra le mie natiche.
<< Desidero farti mia da quando ti ho vista con questo vestito, sei così sexy! >> e mi diede un bacio sul collo.
<< Allora fallo! >> e mi girai verso di lui per impadronirmi delle sue labbra carnose.
Mi prese tra le braccia ed io mi attaccai a lui stringendo le gambe attorno ai suoi fianchi e mi portò nella mia camera dove mi depose a terra e mi baciò ancora. Quando atterrammo sul letto dalla porta a quest’ultimo c’erano sparsi per terra i nostri vestiti tranne la biancheria intima che avevamo ancora indosso. Emmett si stese sopra di me facendosi spazio tra le mie gambe e mi stava baciando il collo e con le mani mi accarezzava le spalle e le braccia mentre le mie mani vagavano sulla sua schiena e si posavano sul suo sedere alto, sodo e muscoloso. Scese con le labbra sul mio seno e mi scappò un gemito quando lo prese tra le labbra mentre si strusciava impercettibilmente su di me facendomi bagnare ed eccitare ancora di più. Scese sul ventre e sui fianchi con le sue labbra ardenti e afferrò tra le labbra il bordo del mio tanga e lentamente lo fece scivolare giù fino a levarmelo. Io ormai ansimavo vergognosamente e non riuscivo a trovare una posizione giusta che mi desse un po’ di sollievo, lo volevo, lo volevo come non mai. Forse era il fatto che ci eravamo dichiarata, ma io sentivo che adesso non potevo più fare a meno di lui e ne avevo un bisogno disperato.
Emmett intanto sta percorrendo la strada all’inverso, salendo sul per la gamba, per il ginocchio, per la coscia e l’interno coscia e quando sento le sue labbra li soffoco un grido ed istintivamente apro le gambe per permettergli di finire il suo percorso e di certo non si fa attendere facendo beare delle sue labbra e della sua lingua che si muovono esperte li dove tutti inizia e dove tutto finisce. L’orgasmo arriva inesorabile a travolgermi completamente, facendomi dimenticare chi sono e perché sono. Emmett si rialza e mi bacia facendomi sentire il mio sapore sulle sue labbra e sulla sua lingua che mi bacia dolce.   
Si stacca da me sorride. << Amo il tuo sapore e come un torta al cioccolato, ne voglio sempre di più! >> e fece il suo sorriso.
Risi per il paragone, ma le mie risa vennero smorzate da lui che entrò completamente dentro di me mozzandomi il fiato. Continuava a guardarmi mentre si muoveva dentro di me facendomi ansimare e gemere, nonostante avessi avuto un orgasmo ne volevo ancora. Non ne avevo mai abbastanza di lui. Chiusi gli occhi istintivamente e mi abbandonai alle sue spinte che si fecero sempre più forti e veloci e poi dopo entrambi raggiungemmo il piacere stringendoci e scambiandoci un bacio infuocato. Quando i nostri respiri ritornarono regolari Emmett si accoccolò sul mio petto come faceva sempre ed io gli accarezzavo i suoi ricci. Restammo per qualche minuto in silenzio fino a quando non alzò la testa di scatto e mi chiese l’ultima cosa che mi sarei mai aspettata in quel momento.
<< Sposami! >> mi disse con i suoi occhioni da orso.
Lo guardai sconvolta. << Cosa? >> chiesi sicura di aver capito male.
Lui si alzò fino a distendersi su di me senza nessun fine era ancora in stato di dormiveglia.
<< Sposami ho detto. >>
Lo guardai stupita, ma anche contenta. Mi stava chiedendo di sposarlo?Il mio orso mi stava chiedendo di passare il resto della mia vita con lui?
<< Stai dicendo sul serio? >>
Lui annuì. << Ti amo e sto bene con te non vedo perché dovremmo aspettare. Sposami! >> chiese ancora.
Potevo sentire le lacrime salirmi e pungermi gli occhi. Emmett mi stava ancora guardando in attesa della mia risposta che non poteva essere che positiva.
<< Si! >> sussurrai e lui prima di baciarmi per sancire il nostro patto mi fece il suo sorriso da orso per cui io avevo perso la testa. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Salve ragazzuole, come state?Scusate il ritardo, ma ho fatto un salto nel passato e mi sono goduta una bellissima giornata con la mia classetta del liceo. Ah come mi manca la scuola!!
Cmq tornando a noi, ecco un nuovo capitolo, spero vi piaccia. Mi scuso in anticipo per eventuali errori, ma non ho il tempo di rileggerla.
Buona lettura girls
xoxo Alex.


Capitolo 8





Emmett se ne era andato alle prime luce dell’alba dandomi un leggero bacio sulle labbra. Io mi ero riaddormentata perché era sabato e non dovevo lavorare quindi prima delle nove non mi sarei alzata. Appena Emmett se ne andò una testolina color rame si affacciò alla porta della mia stanza per vedere se ero sola e corse nel mio letto, mettendosi sotto le coperte e abbracciandomi si addormentò ed io con lei.  Erano le nove e la sveglia stava suonando riemersi dal sonno e la staccai, riaprii lentamente gli occhi e sorrisi vedendo una massa di riccioli color rame sparsi sul cuscino di fianco al mio.
<< Tesoro, sveglia. >> le sussurrai dolcemente.
Lei si mosse, ma non si svegliò e ne fece uno dei suoi versetti incomprensibili eredità della sottoscritta. Era una gran dormigliona e quando non andava a scuola era capace di svegliarsi anche all’ora di pranzo per poi riaddormentarsi di nuovo come i neonati. Anche io amo dormire, ma ho una figlia ed un lavoro non posso permettermi di oziare dalla mattina alla sera.
Mi venne in mente la proposta si Emmett e sorrisi beata.
<< Perché sorridi? >> mi chiese Nessie con voce impastata dal sonno.
Mi girai verso di lei e la vidi con gli occhi aperti girata verso di me curiosa. Dovevo dirglielo quindi prima lo facevo meglio era per tutti noi.
<< Emmett mi ha chiesto di sposarlo… ed io ho detto si! >> dissi tutto di un fiato e la guardia per vedere la sua reazione e arginare le urla semmai ci fossero state.
Mia figlia mi osservò un attimo negli occhi. << Lo ami, mamma? >> mi chiese seria.
Amavo Emmett?Si, lo amavo e anche tanto. Annuii e la guardai mentre già immaginavo le rotelline del suo cervello lavorare freneticamente.
Nessie si alzò seduta sul letto ed io la seguii dopodiché me la trovai addosso che rideva felice ed io con lei.
<< Oh mamma sono così contenta! >> e poi sentire dell’emozione nella sua voce.
La strinsi a me e le diedi un bacio sulla guancia. << Anche io lo sono , tesoro. >>
Restammo ancora un po’ nel letto a fantasticare sul giorno del mio matrimonio e sulla nostra vita come famiglia e la prospettiva non era male anzi era perfetta. Non mi ero mai sentita così sicura di una cosa come quella si voler passare il resto della mia vita con il mio orso. Erano le dieci quando ci alzammo dal letto e andammo in cucina per fare colazione con la meravigliosa quando calorica torta al cioccolato e un bel bicchierone di latte, dopo Nessie andò in camera sua a studiare ed io sistemai un po’ la casa. Verso le undici Jake venne a casa e mi abbracciò euforico e dicendomi che non vedeva l’ora di andare a vivere tutti insieme. Era tarda mattinata quando mi decisi a scendere per andare a fare un po’ di spese per la casa e per il frigo che oltre a tre barrette di coccolata non aveva nient’altro. Infilai un paio di jeans blu scuro con una felpa dello stesso colore, al piede un paio di nike bianche e per finire il mio giacchino di pelle bianco. Prima di scendere avvisai i ragazzi che stavo scendendo e chiesi loro che preferivano qualcosa in particolare per il pranzo, ma  mi diedero carta bianca.
<< Mamma, solo una cosa. Mi compri quei dolcetti che mi piacciono tanto? >> mi chiese la mia adorabile ingorda. Annuii e me ne andai.
Al supermercato comprai il doppio di tutto tranne che per i dolcetti e la cioccolata che feri quadrupla scorta. Adoriamo il cioccolato io e mia figlia e ne facciamo un abbondante uso senza mai intaccare la nostra formidabile forma che per non vantarmi potrebbe far impallidire una modella. Non facciamo palestra e ne facciamo diete, semplicemente siamo fortunate ad aver un metabolismo veloce e poi con quello che faccio io dalla mattina alla sera è impossibile ingrassare un solo grammo. Erano quasi l’una quando tornai a casa e Jake venne ad aiutarmi a portare le buste dalla’ascensore in casa.
<< C’è una tua amica, Bella. >>
Subito passai a rassegna le mie conoscenze, ma non mi veniva neanche un motivo per cui dovessero venire a casa mia di sabato.
<< Come si chiama? >>
<< Alice Withlock, mi pare. >> e se ne andò con le buste rimanendomi pietrificata sul posto.
Alice era venuta in casa mia, dove c’era mia figlia che era la fotocopia spiccicata del padre cioè suo fratello. Se Alice non aveva capito chi era il padre guardandola era davvero una stupida, anche perché era palese la somiglianza. Feci un grosso respiro ed entrai dentro. Alice era seduta comodamente sul divano e scherzava con mia figlia, sembrava si trovassero molto bene e come non potevano, il sangue era quello.
<< Alice. >> la chiamai.
Alzarono il viso contemporaneamente e mi guardarono, ma se sul viso di mia figlia era stampato un sorriso luminoso su quello di Alice c’era rimprovero, tristezza e delusione. Tre sentimenti giusti, avevo sbagliato a non dire nulla e adesso ne dovevo pagare le conseguenze.
Guardai mia figlia. << Tesoro che ne dici se tu e Jake cominciaste a sistemare le cose che ho comprato nei mobili e poi andaste in camera tua?Vi chiamo quando è pronto. >> dissi guardandola.
Mi figlia annuì e guardò Alice, sorridendole. << E’ stato un piacere conoscerti, Alice. >>
Alice l’abbracciò lasciandola un po’ interdetta. << Spero di rivederti, tesoro. >> e la lasciò andare.
Nessie sorrise ancora e dopo avermi dato un bacio sulla guancia se ne andò seguita da Jake.
Rimaste sole mi accomodai sul divano e le feci cenno di sedersi, lei rigida si accomodò e mi fulminò con lo sguardo.
<< Devi dirmi qualcosa, Bella? >> mi disse fredda.
<< Cosa ti aspetti che ti dica? >> le chiesi, non volevo ancora confessarle nulla.
Lei sospirò. << E’ sua figlia, vero? ? E’ la figlia di Edward mio fratello? >> mi chiesi andando direttamente al punto.
Ormai era inutile negare davanti alla’evidenza così annuii abbassando lo sguardo.
<< Gesù,Bella!Quando avevi intenzione di dirci che avevamo una nipote o peggio perché non hai detto ad Edward che ha una figlia? >> mi chiesi quasi urlando.
Le feci cenno di stare zitta. << Non urlare, può sentirti. >>
Lei sgranò gli occhi. << Non sa chi è suo padre ne che nome abbia? >> chiese sconvolta.
Scossi la testa e mi parve di vedere i suoi occhi uscire pericolosamente fuori dalle orbite. Rimase per un attimo senza dire niente poi si riaccomodò e mi guardò negli occhi.
<< Perché? >> mi chiese semplicemente.
Scossi la testa. << Perché Edward se ne andato, Alice, perché lui non mi voleva e non avrebbe neanche voluto sua figlia. Lui mi ha lasciata per la sua carriera secondo te se gli avessi detto di essere incita, come avrebbe reagito?Mi avrebbe abbracciata o mi avrebbe dato la colpa di averlo incastrato e di avergli impedito di vivere la sua vita? >>
Alice non rispose perché sapeva che la mia logica non faceva una piega.
Sorrisi amaramente. << Ho sofferto peggio di un cane e non volevo che mia figlia soffrisse quanto me, non posso permetterlo. Lei è tutta la mia vita, Alice, e farò di tutto per proteggerla! Non mi interessa se tu adesso ti senti delusa e tradita da me e non mi interessa neanche che una volta che gli altri lo avranno saputo si sentiranno allo stesso modo, prima di tutto viene lei. Puoi biasimarmi se prima di tutto penso alla sua felicità? >> le chiesi.
Lei mi guardò un attimo poi sospirò scuotendo la testa. << Avrei fatto lo stesso. >> sussurrò.
 Annuii. << Apprezzo la tua onesta, Alice e apprezzerei anche se non dicessi nulla di Nessie agli altri. >>
Lei mi guardò scandalizzata. << Vuoi dire che non posso dire ai miei genitori che hanno una nipotina? Ma come… >>
Le presi la sua mano tra le mie. << Fallo per Nessie, tua nipote Alice, tua nipote! >> e la guardai negli occhi.
Lei mi guardò un attimo indecisa se cedere o meno, ma poi si rassegnò e annuì poco convinta. Poi mi sorrise, non con uno dei suoi sorrisi, ma lo fece ed io mi rincuorai.
<< E’ davvero stupenda, l’hai tirata su davvero bene e poi è davvero un bel bocconcino! >> disse poi sorridendo divertita e alla fine ci liberammo con una fragorosa risata.
Di slanciò l’abbracciai e le mi strinse le sue braccia alla vita come quando era bassa e questo mi fece ridere ancora di più. Attirati dalle nostre risa i ragazzi entrarono in salotto e ci guardarono curiosi aspettando una spiegazione di tanta allegria, ma noi li liquidammo con un gesto della mano. Quando accompagnai Alice alla porta mi venne in mente che non sapevo il motivo per cui era venuta.
<< Alice, ma perché sei venuta qui? >>
<< Ah che sbadata! >> e si battè la mano sulla fronte. Estrasse dalla sua gigantesca borsetta firmata AB, che sono poco tempo dopo capii che stava per Alice&Bella, una carta rossa che sembrava tanto un invito. Me lo porse e lo scartai, era l’invito all’inaugurazione del suo nuovo locale che si sarebbe tenuta il giorno dopo.
<< Puoi venire con Nessie o con Emmett, come preferisci. >> mi disse.
Annuii. << Alice, senti, ci… >>
Le scosse la testa. << E’ fuori per lavoro. >> mi disse capendo a chi mi riferissi.
Annuii ancora e dopo un ennesimo abbraccio se ne andò, lasciandomi chissà come con un peso in meno sullo stomaco.  

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Salve ragazze belle, come va? A me va benissimo ho solo tanto sonno!!!
Cmq eccomi ritornata con un nuovo capitolo e il momneto di Edward sta per arrivare, manca davvero pochissimo. Spero vi piaccia!!!
Mi scuso in anticipo degli errori e del fatto che sia troppo corto, ma non ho tempo di continuare.
Buona lettura!
xoxo Alex.


Capitolo 9



Pranzammo che erano quasi le due e noi si unì anche Emmett che era particolarmente euforico del gala a cui avremmo partecipato il giorno dopo. Lui adora andare alle feste, dove si mangia e si beve gratis e a sbavo. Il mio orso mangione, pensai.
Dopo aver mangiato Jake e Nessie andarono in salotto a guardare la tv mentre noi restammo in cucina a sistemare, io lavavo e lui asciugava come sempre. Eravamo una grande squadra.
<< Eh quindi andiamo a questa festa. >> disse all’improvviso Emmett.
Io sorrisi senza farmi vedere. Sapevo cosa stava pensando Emmett e non potevo biasimarlo, lo avevo pensando anche io quando Alice mi aveva dato l’invito.
<< Ha detto che è fuori per lavoro. >> dissi senza giri di parole.
Lo sentii sospirare e poi più allegro ricominciare ad asciugare le posate. Io mi fermai e lo guardai sorridendo divertita, ma anche intenerita. Aspettai che si girasse verso di me con aria confusa prima di parlare.
<< Non sarai mica geloso di lui. >> affermai.
Lui sorrise colpevole. << Potrei, ma no. Mi fido di te, Bella e so che mi ami, non devo temere nulla figuriamoci uno che ti ha lasciata in quel modo. Solo che… >> posò lo straccio sul ripiano e vi si appoggiò incrociando le braccia sul petto. << Non voglio che la piccola soffra. Se lui dovesse ritornare nella tua vita e in quella di Nessie e poi dovesse andarsene di nuovo per seguire chissà quale altro sogno, lei ne soffrirà e non voglio che accada questo. Io voglio bene Nessie come se fosse sangue del mio sangue e se lei dovesse stare male io non ci penserei due volte a scovarlo in qualsiasi buco del mondo e ucciderlo! >> mi disse infervorandosi alla fine alla prospettiva che una cosa del genere potesse accadere.
Era il discorso più lungo e sentimentale che Emmett avesse mai fatto e mi ero commossa anche per il mondo in cui considerava la mia Nessie. E mai come in quel momento mi resi conto che sposare Emmett era la cosa migliore che potessi fare. Mi avvicinai a lui e gli accarezzai la guancia sorridendo dolce.
<< Non devi preoccuparti per questo, noi siamo a prova di bomba e poi abbiamo te che ci proteggi! >> e gli sfiorai le labbra con le mie dolcemente.
Lui si sciolse e mi strinse a se. << Non vedo l’ora che tu divenga la signor Black! >> e mi diede un bacio sul collo. Rabbrividii e lo sentì ridere per poi darmi un altro ardente bacio. 
<< Smettila, ci sono i ragazzi di là! >> gli dissi, ma intanto avevo inclinato il collo per permettergli di fare quello che voleva.
Sorrise sulla mia pelle. << L’ho già sentita questa cosa. >> mi disse riferendosi ad un paio di giorni fa quando avevo detto la stessa cosa e dopo due minuti stavamo facendo sesso sul divanetto del suo ufficio.
<< Ma adesso stiamo in cucina. >> dissi portando avanti la mia teoria sperando che non mi desse retta, ma mi sbagliavo.
Si staccò da me e mi guardò divertito dal mio broncio. << Vado di là, ci vediamo dopo. >> e dopo avermi dato un bacio sulla fronte se ne andò dai ragazzi per controllarli. Sorrisi scuotendo la testa e continuai a sistemare. La giornata la passammo tutti e quattro insieme e la sera prenotammo un pizza che mangiammo in salotto guardando un film. Era mezzanotte quando i nostri uomini se ne andarono. Nessie volò in camera sua perché era stanchissima io rimasi ancora un po’ sul divano a leggere un libro, non avevo molto sonno. Mentre stavo leggendo mi saltò all’occhio l’invito di Alice e lo presi tra le mani, lo lessi e con mio grande disappunto era obbligatorio il vestito da sera elegante. Io ne avevo, ma portare per tutta la sera delle trappole mortali ai piedi non era una bella prospettiva. Mentre leggevo mi venne in mente il mio primo appuntamento ufficiale con Edward e di come Alice mi aveva costretta a stare tre ore seduta su un comodo lettino a sottopormi ogni tipo di tortura che a detta sua, mi rendevano ancora più bella di quanto non lo ero già. Quella sera Edward mi portò al lunapark che avevano appena aperto a Port Angeles e ci divertimmo un mondo, salivamo da una giostra all’altra e sulla ruota paronimica ci demmo il nostro secondo bacio e fu perfetto. Io sono sempre stata dell’opinione che il primo bacio non è bello come il secondo, perché c’è imbarazzo e paura di sbagliare. Il secondo c’è più consapevolezza e meno impaccio ed è bellissimo, è dal secondo bacio che capisce se veramente è quello giusto o meno e quella sera io capii la mia sfortuna è stata che è stato lui a non capire che io ero quella giusta per lui. Ma non mi importava più di tanto di lui, erano passati quindici anni e con il tempo la rabbia e la delusione sono andati a scemare fino a scomparire e lo avrei dimenticato sicuramente se non avessi Nessie che me lo ricordasse costantemente, ma non era un ricordo doloroso anzi, nonostante mi avesse trattato male lui è stato il mio primo amore e non potrò mai dimenticare i momenti belli passati con lui neanche se volessi.
 
Il giorno dopo Nessie si svegliò molto tardi e mi trovò sull’isolotto della cucina a scrivere al mio pc. Avevo un articolo da scrivere arretrato e ne avevo approfittato del silenzio.
<< Ciao mamma. >> e mi diede un bacio sulla guancia.
<< Ciao tesoro, dormito bene? >> le chiesi chiudendo il pc e guardandola mentre scavava nel mobile in cerca dei suoi dolcetti preferiti.
Lei annuì. << Come un ghiro! >> e sorrise, io ricambiai.
<< Ti va se oggi passiamo una giornata tra donne? Pranzo fuori e shopping? >> le chiesi.
Lei si illuminò immediatamente. << Hai detto davvero shopping? >>
Annuii. << Certo, ci stai? >>
Lei annuì vigorosamente. << Andiamo all’atelier di Alice?Mi aveva detto che quando volevo potevo andare ed io le ho detto di si. >> e mi guardò con i suoi occhi da cucciolo bastonato come se io le potessi negare qualcosa.
Annuii. << Va a lavarti che ho una fame da lupi. >> e non finii neanche la frase che lei era sfrecciata in camera sua, sorrisi e la presi ad esempio.
Appena entrai nella mia stanza andai direttamente in bagno per concedermi una veloce doccia, tanto per rinfrescarmi. Quando scesi in cucina Nessie non era ancora pronta, e conoscendola era seduta a gambe incrociate a contemplare il suo enorme e strapieno guardaroba cercando qualcosa di carino da mettere e come sempre non trovava nulla e andava a scavare tra i miei vestiti dicendo testuale...
<< Mamma non ho nulla da mettermi! >>  urlò dalla sua stanza e potei sentire chiaramente la porta della mia stanza aprirsi, un rovistare tra stoffe e lo sbattere nuovamente la porta.
Era sempre così da quando aveva iniziato a comportarsi da donna. Ah la mia piccola donna.
Ne aveva ancora per molto così ne approfittai per chiamare Alice che rispose al primo squillo.
<< Ciao tesoro! >> trillò.
<< Ciao Alice, disturbo? >>
Lei fece la sua risata cristallina. << Tu non disturbi mai, dimmi tutto! >>
<< Bhe… Nessie vorrebbe fare un giro nel tuo atelier, è possibile? >>
Rise ancora. << Ah tesoro per me nulla è impossibile, vi aspetto qui che pranziamo insieme tutte e tre! >> e riattaccò. Non era cambiata di una virgola.
Mezz’ora dopo stavamo camminando verso l’ufficio di Alice accompagnate da una ragazza, che sembrava appena uscita da uno dei servizi fotografici di Vogue. Appena entrammo Alice ci travolse in un abbraccio stritolante.
<< Ah ragazze come sono contenta di vedervi, prego accomodatevi! >> e ci indicò un tavolo rotondo dove era apparecchiato per tre.
Il cibo era davvero ottimo ed Alice non aveva chiuso un attimo la bocca e Nessie la guardava ammirata con gli occhi lucidi dalla felicità. Come avrei voluto dire ‘Sai Nessie, Alice è tua zia!’, ma non potevo, dovevo proteggerla da lui.
Dopo aver pranzato Alice ci portò in giro e visitammo i vari settori, dalla sartoria alle esposizioni e quando uscimmo da li avevamo tre buste piene di vestiti ciascuna, regalo della mia esuberante migliore amica.
<< Ah mamma, adoro quella ragazza. Dove l’hai conosciuta? >>  mi chiese.
Imbarazzata e timorosa le risposi. << Al liceo. >>
Lei sgranò gli occhi. << Perché non mi hai mai raccontato nulla di lei? >>
 ‘Perché avrei dovuto raccontarti anche di tuo padre e non voglio’ , avrei dovuto risponderle, ma mi limitai  ad un ci siamo perse di vista e ad una scrollata di spalle. Nessie lasciò perdere, ma conoscendola bene non si sarebbe arresa avrebbe solo trovato il momento di cogliermi di sorpresa.
Eravamo quasi a casa quando Nessie spezzò quel silenzio.
<< Mamma, lunedì viene il mio nuovo insegnante di piano a casa per conoscerci. Ci sei? >>
Annuii. << Certo, però che questa sia l’ultima. Chiaro? >> lei annuì e mi sorrise. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Salve belle bimbe, come state?Io mi sento un pò nervosetta, sarà che gli esami sono iniziati ed io sono ancora a zero!Ed ecco che si ripete la stessa cosa del liceo, non studiare e poi trovarsi gli ultimi giorni a fare il cosiddetto 'Tour de France' per prendere almeno un 20!!
Vabbè cmq vorrei ringraziare tutte le lettrici silenzione e non e vorrei dare un Benvenute a tutte le nuove ragazze che hanno recenzito e Bentornate alle veterane. Leggere le vostre recenzioni mi riempie il cuore e vi ringrazio davvero tanto.
Cmq in questo capitolo ci sarà una sorpresa, spero sia gradita.
Buona lettura!!!
xoxo Alex
ps. mi scuro in anticipo per gli errori!!!


Capitolo 10

 



Erano le nove quando Emmett mi passò a prendere e nel suo smoking era davvero bello. Prendemmo un taxi per andare o ci avremmo messo troppo tempo e conoscevo benissimo Alice da sapere che odiava i ritardatari. Fuori dall’atelier c’erano centinai di persone e migliaia di flash di macchine fotografiche di paparazzi impazziti e impazienti di scorgere qualche persona famosa da immortalare, magari in qualche atteggiamento scabroso. Quando entrai per almeno due secondi non riuscii a vedere perché i miei occhi erano stati ‘flashati’ nel vero senso della parola.
La sala addobbata a ricevimento era strapiena e c’erano una ventina di camerieri che passavano con vassoi di cibo e bevande che gli invitati prendevano al volo, come Emmett che appena aveva visto un vassoio di stuzzichini vi si era fiondato sopra, io mi ero limitata allo champagne.
<< Questi gamberetti in salsa dolce, sono deliziosi! >> disse Emmett.
Io risi e scossi la testa. << Sei sempre il solito. >>
Lui mi fece il sorriso da orso. << Ecco perché mi ami! >> e dopo avermi sfiorata una guancia con le labbra mi lasciò perché aveva intravisto uno dei suoi clienti più facoltosi.
Passeggiai un po’ per la sala osservando le persone e per un momento mi parve di notare una familiare zazzera ramata spiccare tra la folla, ma Mike Newton mi distolse dalla ricerca e forse era stato meglio così.
<< Isabella Swan, che piacere rivederti. >> mi disse con la sua voce pastosa.
Lo guardai e non potei non provare disgusto adesso che sapevo che era davvero un lurido bastardo. Lo squadrai da capo a piede e non potei negare che fosse un bell’uomo, con dispettosi occhi azzurri, un viso sorridente e affascinate e capelli neri acconciati con il gel. 
<< Newton! >> risposi secca.
 Lui sorrise divertito. << Sempre così gentile, Swan? >>
Stavo per ribattere come mio solito, ma un occhiata di ammonimento da parte di Emmett che mi stava osservando da lontano mi fece ricordare dell’impegno che avevo preso e così frenai la mia lingua tagliente. Mi girai verso di lui e gli sorrisi lasciva.
<< Scusami, Mike! >>
Lui rimase piacevolmente sorpreso e subito ne approfittò per annullare quasi le distanze tra me e lui ed io buona buona accettai. Fallo per la ragazza, Bella, per lei!, pensai.
<< Ti stai divertendo, tesoro? >> mi chiese con voce roca. Era già eccitato, cazzo!
Io scossi la testa. << No, per niente! >> restai al gioco.
Lui sorrise malizioso e mi accarezzò il braccio, potei sentire gli occhi di Emmett perforarmi la schiena. Molto probabilmente c’era qualcuno che gli impediva di avvicinarsi o Mike avrebbe già detto addio a questo mondo.
<< Io avrei un’idea per divertirci, che ne dici? >> ed indicò l’uscita.
Io feci il sorriso-da-oca che avevo imparato lavorando con la mia segretaria e mi avvicinai a lui.
<< Vorrei tanto, ma è la festa della mia migliore amica e non me la sento di abbandonarla. Che ne dici se rimandiamo a domani nel tuo ufficio? >> e gli accarezzai il petto lascivamente.
Lui afferrò la mia mano e se la portò alle labbra. Urge fiamma ossidrica per uccidere tutti gli germi!!!
<< Ti aspetto domani alle dieci nel mio ufficio, tesoro! >> e se ne andò lasciandomi sull’orlo di un disturbo intestinale.
Appena non lo vidi più feci un grosso respiro e mi ripulii la mano con le salviettine che portavo sempre nella borsetta. Odiavo l’alone umido che lasciavano le labbra sulla pelle figurarsi la saliva contaminata di un verme.
<< Bella! >> mi girai versa Emmett che mi si era avvicinato e aveva il fiatone, evidentemente aveva corso per correre in salvo della donzella in pericolo.
<< Oh Emmett Black questa me la paghi! >> dissi fulminandolo con gli occhi.
Lui rise e mi abbracciò. << Mi farò perdonare! >> e mi diede un bacio sulla guancia.
In quel momento vidi di nuovo quella zazzera ramata camminare per la folla e l’unico modo per sapere chi fosse era seguirlo, così lasciai Emmett solo con la scusa del bagno e seguì quella scia ramata. Pensavo di averla in pungo, ma la persi di vista, si era come volatilizzata. Stavo ritornando nella sala del ricevimento quando la vidi scomparire dietro una porta che portava agli uffici, così corsi tacchi permettendo e prima che si chiudesse la porta riuscii a sgattaiolare all’interno. Nel corridoio c’era un silenzio innaturale, la musica della sala non si sentiva neanche lontanamente e il rumore dei miei tacchi era attutito dalla moquette grigio perla. Cominciai a camminare sicura che l’avrei rivisto dopo quindici anni, perché quello strano colore di capelli era raro e lui solo ce lo aveva così. Continuai a camminare e man mano mi avvicinavo alle porte per aprirle, ma o erano chiuse o erano vuote.
Quando ormai avevo perso le speranze sentii delle voci provenire dall’ufficio di Alice, che era l’ultimo infondo al corridoio. Silenziosamente mi avvicinai e appiattii lo orecchie alla porta per sentire.
<< Mi serve un posto dove stare finchè non finisco di ristrutturare la casa di nonna, mi ospiteresti? >> chiese una voce che io conoscevo benissimo, ma che aveva assunto un tono più duro e da uomo. Era lui. Era Edward.
<< Certo, fratellone, ma devi promettermi una cosa! >> rispose la seconda persona che si trovava nella stanza con lui. Alice.
<< Non farò nulla, sta tranquilla. Non posso farlo, sarebbe da stupidi dopo quindici anni! >> rispose Edward.
A chi si riferiva? Quindici anni? Sperai che non parlassero di me perché se avessi sentito il mio nome uscire da quelle labbra che avevano saputo amarmi quanto farmi male, sarei entrate in quell’ufficio e gli avrei scaraventato contro tutto il mio odio e la delusione nei suoi confronti.
<< Mi fido. >> disse Alice e sentii dei rumori segno che stavano per uscire.
Presi i tacchi e li tolsi e corsi verso la porta da cui ero entrata e appena recuperato il fiato e rimesso le scarpe ritornai alla festa. Emmett mi guardò curioso e divertito.
<< Certo che voi donne quando andate in bagno ce ne mettete di tempo! >> e mi strinse a se.
Cosa potevo dirgli? Che avevo seguito quello che mi era sembrato e poi rivelato Edward e che sentire la sua voce mi aveva provocato un voto nello stomaco? Non avrei mai potuto dirlo così mi limitai ad annuire e proseguire la serata.
Alice venne qualche volte vicino a noi per parlare ed io mi comportai come se non avessi sentito la sua discussione come se non sapessi che suo fratello avrebbe alloggiato da lei a tempo indeterminato. Quello che mi interessava era che Alice mantenesse la sua promessa, cioè non rivelare a nessuno l’esistenza di Nessie. E mentre parlavamo notai di nuovo quella zazzera ramata e sperai con tutto il mio cuore che tutto questo non avrebbe sconvolto le nostre vite, ma a quanto pare mi sbagliavo e anche tanto.
Quando tornammo a casa Emmett mi lasciò sotto casa con la promessa che sarebbe venuto il giorno dopo presto per organizzare la nostra vendetta contro Mike-verme-Newton.
Quando entrai in casa era tutto spento quindi mia figlia dormiva già e sorrisi notando un bigliettino scritto di suo pugno sul frigo.

 

Ciao mammina cara,
sicuramente quando ritornerai
io starò dormendo perché IO
sono una persona giudiziosa e non me ne
vado in giro a festeggiare lasciando una povera
bambina sola ed indifesa.
Comunque nonostante ciò ti adoro!!!
Buonanotte :) 

 

Risi scuotendo la testa. Mia figlia è perfetta, pensai.
Andai direttamente in camera sua e aprii la porta e sorrisi vedendola dormire abbracciata al suo orsacchiotto. Mi avvicinai a lei e le rimboccai le coperte come facevo quando ero piccola e le diedi un bacio sulla fronte.
<< Buonanotte, angelo mio. >> sussurrai per poi richiudermi la porta alle spalle.
Quando entrai in camera mia mi spogliai appendendo con cura quel fantastico vestito, regalo di Alice, nell’armadio e mi tolsi finalmente quella trappole mortali ponendole nella loro scatola. Andai in bagno a farmi un veloce doccia e poi stanca mi infilai dotto le coperte, ma nonostante volessi dormire non ci riuscivo, continuavo a pensare a lui.  Doveva essere fuori città per lavoro e allora che ci faceva alla festa di Alice? E poi che lavoro faceva? Avvocato, commercialista o gigolò? Me lo immaginavo già fare un lavoro in cui si guadagnasse tanto, visto che il mestiere del pianista non era per lui. Mi venne da ridere, aveva fatto tanto per diventarlo, ma alla fine era finito a trovarsi un lavoro di ripiego. Ah Edward Cullen, mai lasciare la via vecchia per quella nuova!!! 

 

Vestito Bella:http://images.google.com/imgres?imgurl=http://www.jempole.com/wp-content/uploads/2010/12/2011-Sherri-Hill-Prom-Dresses-2011-493x1000.jpg&imgrefurl=http://www.jempole.com/2010/12/12/sherri-hill-designer-of-prom-dresses-2011/&usg=__Vt25cO6NQe75HUqF1614AP1zFDs=&h=1000&w=493&sz=90&hl=en&start=219&zoom=1&tbnid=nQkhMnx7G_XatM:&tbnh=195&tbnw=96&ei=KeEyTa-7H8fKjAfg-IDpBA&prev=/images%3Fq%3Dsherri%2Bhill%26hl%3Den%26client%3Dpub-1621127805062193%26channel%3D2332216610%26biw%3D1020%26bih%3D527%26oe%3DISO-8859-1%26tbs%3Disch:1&itbs=1&iact=rc&dur=237&oei=meAyTe7fMsGJ4Qbm-LjpBw&esq=9&page=18&ndsp=11&ved=1t:429,r:1,s:219&tx=77&ty=75 


Scarpe Bella: http://images.google.com/imgres?imgurl=http://www.christian-louboutin.name/images/Christian%2520Louboutin%2520Shoes%2520Silver.jpg&imgrefurl=http://www.christian-louboutin.name/christian-louboutin-slingback-c-11.html&usg=__FqkAaGlKPqk0anWCX8ZbcFe9HLo=&h=500&w=500&sz=44&hl=en&start=149&zoom=1&tbnid=U_LWJBAcLUW5jM:&tbnh=111&tbnw=120&ei=RuIyTcWlD4a6jAeDjcSeDA&prev=/images%3Fq%3Dchristian%2Blouboutin%2Bshoes%26hl%3Den%26client%3Dpub-1621127805062193%26sa%3DX%26channel%3D2332216610%26biw%3D1003%26bih%3D527%26oe%3DISO-8859-1%26tbs%3Disch:1&itbs=1&iact=rc&dur=300&oei=9eEyTfSdIdP54AaCp5yJCg&esq=8&page=9&ndsp=19&ved=1t:429,r:17,s:149&tx=33&ty=49 



Alice WIthlock: http://images.google.com/imgres?imgurl=http://twilightscoop.com/wp-content/uploads/2010/06/Ashley-greene-Eclipse-premiere-la002.jpg&imgrefurl=http://twilightscoop.com/2010/06/ashley-greene-the-twilight-saga-eclipse-l-a-premiere/&usg=__yz0tLEsqDWW1ZbUiGpFVK8TjsJA=&h=766&w=500&sz=147&hl=en&start=0&zoom=1&tbnid=ZJOEJ2WQh8sD7M:&tbnh=192&tbnw=125&ei=uoM0TcKuK4j64Ab4poiaCg&prev=/images%3Fq%3Dashley%2Bgreene%2Bpremiere%2Beclipse%26hl%3Den%26client%3Dpub-1621127805062193%26sa%3DX%26channel%3D2332216610%26biw%3D1020%26bih%3D527%26oe%3DISO-8859-1%26tbs%3Disch:1&itbs=1&iact=rc&dur=2337&oei=uoM0TcKuK4j64Ab4poiaCg&esq=1&page=1&ndsp=12&ved=1t:429,r:2,s:0&tx=71&ty=88



Emmett Black: http://images.google.com/imgres?imgurl=http://static.thehollywoodgossip.com/images/gallery/kellan-at-the-premiere_266x357.jpg&imgrefurl=http://www.thehollywoodgossip.com/2010/06/eclipse-premiere-face-off-kellan-lutz-vs-peter-facinelli/&usg=__Yy-_twYVW4JEQvAVpoC-RLI7uZs=&h=357&w=266&sz=18&hl=en&start=0&zoom=1&tbnid=6bqr-AdWL7hrrM:&tbnh=131&tbnw=97&ei=BYQ0TfvsLsSH4Qa2oeSsAg&prev=/images%3Fq%3Dkellan%2Blutz%2Bpremiere%2Beclipse%26hl%3Den%26client%3Dpub-1621127805062193%26channel%3D2332216610%26biw%3D1020%26bih%3D527%26oe%3DISO-8859-1%26tbs%3Disch:1&itbs=1&iact=rc&dur=688&oei=BYQ0TfvsLsSH4Qa2oeSsAg&esq=1&page=1&ndsp=22&ved=1t:429,r:5,s:0&tx=41&ty=73 



E per la ragazza che me l'aveva chiesta la foto di Seth: http://images.google.com/imgres?imgurl=http://images2.fanpop.com/images/photos/8500000/Boo-Boo-Stewart-booboo-stewart-8526021-600-902.jpg&imgrefurl=http://www.fanpop.com/spots/boo-boo-stewart/images/8526021/title/boo-boo-stewart&usg=__PHJUn_IMFgj-jFNifmmruzlnsxA=&h=902&w=600&sz=43&hl=en&start=24&zoom=1&tbnid=3v6_u5ioEe_pAM:&tbnh=116&tbnw=84&ei=GIM0Tc7TI4GougOwxKnsCw&prev=/images%3Fq%3Dboo%2Bboo%2Bstewart%26hl%3Den%26client%3Dpub-1621127805062193%26channel%3D2332216610%26biw%3D1020%26bih%3D527%26oe%3DISO-8859-1%26tbs%3Disch:1&itbs=1&iact=rc&dur=347&oei=DoM0TYLaFIaA4Qbni5CdCg&esq=2&page=2&ndsp=24&ved=1t:429,r:6,s:24&tx=66&ty=69 
EmmettE 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ciao bellissime, eccomi solo un attimo perchè devo scappare a studiare. Ho circa 87 pagine di contabilità da studiare entro oggi, help!!!
Vabbè cmq questo è IL capitolo, per la vostra gioia.
Mi scuso per gli errori.
Buona lettura ragazzette belle!!!
xoxo Alex :)

Capitolo 11

 

Il mattino dopo erano le otto e trenta quando Emmett si presentò a casa con Jasper. Sembravano due poliziotti sottocopertura ed io sembravo l’esca per acchiappare l’uomo numero uno della mafia newyorkese.
<< Ragazzi non vi sembra di esagerare? >> dissi mentre c’era un ragazzo che mi stava appuntando un micro microfono sul reggiseno di pizzo, era alquanto imbarazzate farsi toccare le tette da uno sconosciuto.
Jasper scosse la testa. << Quando si parla di Mike Newton nulla è esagerato. >>
Risi. << Sembra tu stia parlando del peggiore dei serial killer. Mike è un deficiente! >> dissi e mi infilai la camicetta di seta blu, abbinata con una gonna prugna e un paio di scarpe al tacco alto blu come la camicia. Quel completo me lo aveva suggerito Alice e dopo un attimo di esitazione per gli abbinamenti dovetti ricredermi, era davvero bello come accostamento.
<< Bella non prendere sotto gamba quell’uomo, quando vuole sa essere davvero un bastardo. >> mi disse Emmett che non aveva fatto altro che lanciare occhiatacce al ragazzo ogni qualvolta gli sembrava toccasse troppo poco professionalmente le mie tette.
Sospirai rassegnata e mi infilai il tranch prugna, presi la borsa ed uscimmo tutti dal mio appartamento. Quando arrivammo giù Jasper dopo avermi fatto centomila raccomandazione e avermi assicurato che loro erano li con me entrò in macchina. Emmett rimane vicino a me e mi guardò come se dovessi andare a morire in qualche campo Afghano.
<< Emmett andrà tutto okey, non devi preoccuparti. >> gli dissi sorridendo.
Lui scosse la testa. << Non mi fido a lasciarti andare da sola, ma sono costretto. Tu stai attenta e se qualcosa va male urla ed io vengo e gli spacco la testa, okey? >>
Sorrisi e gli diedi un leggero bacio sulle labbra. << Ci vediamo a pranzo, okey? >>
Lui annuì e dopo avermi dato un altro bacio salì in macchina con Jasper e si dileguarono nel traffico mattutino. Prima di andare da Newton sarei passata in ufficio a consegnare l’articolo e ad impartire ordini visto che quel giorno non ci sarei stata, nel pomeriggio avevo l’incontro con l’insegnante di piano di Nessie. La cosa che mi faceva riflette era, perché aveva deciso che il primo incontro lo avremmo fatto a casa mia?Di solito le persone che faceva quel mestiere adoravano ospitare persone nel loro paradiso della musica.
Erano le dieci meno dieci quando parcheggiai il mio bolide nel parcheggio della ‘Newton Corporation’ e già vedere quella scritta mia dava il voltastomaco. Entrai nella hall dell’edificio che sembrava più una da strip club visto che c’erano ragazze più svestite che altro, sospirai e mi avvicinai alla ragazza che stava alla reception.
<< Salve, ho un appuntamento con il signor Newton. >> le dissi quando finalmente alzò lo sguardo dal giornale di gossip che stava leggendo. Lessi il suo nome e sbuffai. Anastasia, oca anche di nome.
<< Lei è? >> mi chiese con voce svogliata.
<< Isabella Swan. >> e sorrisi.
Lei digitò un numero e aspettò che rispondessero, dopo aver riattaccato mi indicò l’ascensore.
<< Quinto piano, ufficio 328. >> e ritornò con la testa sulla rivista.  Che maleducata!
Salii fino al quindi piano e poi mi diressi alle 328, che era l’ultima porta del corridoio. Prima di bussare feci un grosso respiro. << Ah Emmett Black dovrai farti perdonare davvero bene! >> dissi sicura che mi sentisse dal microfono e potei immaginare la sua risata da orso.
Bussai e la voce del verme mi diede il permesso di entrare. Appena lo vidi seduto comodamente sulla sua poltrona di pelle nera che fumava il modo sexy, secondo lui ovviamente, la sua sigaretta pensai seriamente di uscire da quell’ufficio e andarmene, ma non potevo. Lui si alzò e mi venne incontro.
<< Isabella, cara, che piacere vederti qui! >> e mi baciò la mano come la sera prima. Mi trattenni dallo scostarmi e disinfettarla.
<< Mike, tesoro! >> dissi in modo lascivo.
Lui mi fece accomodare sul divano di pelle grigio perla come tutto l’arredamento e mi offrì un bicchiere di champagne.
<< Non hai qualcosa di più forte? >> ne avevo bisogno per fare quello che stavo per fare.
Lui annuì e mi offrì un martini che io scolai lentamente e sorrisi compiaciuta notando lo sguardo arrapato di Mike e il rigonfiamento all’altezza del cavallo.
<< Allora, Mike, mi è giunta voce del tuo divorzio. >> dissi con fare indifferente.
Lui annuì. << La vita di coppia non fa per me… >>
Io appoggiai il bicchieri sul tavolino di vetro e mi avvicinai ancora di più a lui e accavallai le gambe come Sharon Stone in Basic Istinct. Chissà perché a lei veniva meglio, ma non mi importava, l’effetto che volevo lo avevo ottenuto. Mike era finito!
 << Ed io che pensavo l’avessi lasciata per me. >> dissi fintamente dispiaciuta.
Lui sorrise e mi mise una mano sulla gamba fasciata dalle calze color carne.
<< Oh, Swan, non devi fare così, mi farai impazzire. >> e si avvicinò al mio collo ed io chiudendo gli occhi mi lasciai baciare. Avrei voluto sprofondare, ma non potevo mollare.
Mi misi cavalcioni su di lui. << Cosa aveva che non andava bene? >> gli chiesi mentre mi muovevo impercettibilmente su di lui facendolo mugolare.
<< Spendeva troppo e non mi soddisfava a letto, non come potresti far tu. >> e mi afferrò per i glutei.
Io risi come una civetta. << E cosa mi farai se non ti soddisferò neanche io? >>
Lui sorrise malizioso. << Ti punirò come ho fatto con lei! >> e mi infilò le mani nella camicetta.
Se lo avesse visto Emmett lo avrebbe ucciso seduta stante e anche io se non stessi facendo il mio lavoro.
Mugolai anche io. << Mi piace essere punita e cosa mi vorresti fare?Cosa hai fatto a lei? >>
Lui mi guardò eccitato e famelico. << L’ho riempita di botte è questo che vuoi? >>
Sorrisi soddisfatta, avevo ottenuto quello che mi serviva. Mi avvicinai al suo orecchio e lui si irrigidì aspettando che gli facessi qualcosa per farlo eccitare ancora di più, ma si sbagliava.
<< Sai Mike, sei tanto ricco quanto stupido! >> mi alzai e lo rimasi immobile, eccitato e scioccato.
<< C-cosa stai dicendo, puttana! >> si alzò di scatto, ma io ero già fuori la porta.
Gli sorrisi compiaciuta. << Non ti conviene trattarmi così sei già fin troppo sommerso dalla merda come te, non complicare ancora di più la tua posizione! >> ed uscii sbattendo la porta alle mie spalle. Ero arrivata all’ascensore quando Mike uscì dal suo ufficio e mi urlò contro.
<< Te la farò pagare, Isabella Swan! >>
Io gli sorrisi. << Contaci, Newton! >> e lo salutai mentre si chiudevano le porte.
Appena entrai in macchina il mio cellulare squillò, risposi senza vedere chi era.
<< Sei stata fantastica anche se avrei preferito che non ti strusciassi su di lui. >> mi disse Emmett.
Sorrisi e uscii dal parcheggio. << Non farmici pensare, dovrò fare un’antitetanica per evitare infezioni. Ci vediamo tra un po’ da Sofia’s*? >> gli chiesi nominando uno dei nostri ristoranti italiani preferiti. Lui annuì e riattaccammo.
Visto che avevo fatto in fretta andai al giornale per vedere le cose come stavano e per iniziare ad impostare l’articolo su Newton che molto probabilmente mi avrebbe fruttato un altro aumento e un altro avanzamento nella catena alimentare del giornalismo. Quando arrivai Jessica mi comunicò i messaggi che avevo ricevuto durante la mia assenza e gli appuntamenti che avevo per quella mattina. Dovevo incontrarmi con Jeff, uno delle mie spie che aveva qualcosa di succulento per me e avevo una riunione con i dirigenti per redigere il bilancio annuale.
Jeff si presentò alle undici e mezza e senza troppi giri di parole mi comunicò quello che aveva trovato.
<< Ho sentito che uno dei migliori e più potenti azionisti della ‘Newton Corporation’ sta architettando un colpo di stato per far abdicare il grande Re.  Questo uomo ha varie multinazionali una in Europa, specificamente Italia, una in Russia a Mosca, una in Africa a Johannesburg ed una in Corea!  >> mi disse illuminandosi tutto.
Io non fui da me. << Abbastanza ricco e con altrettanti ricchi avvocati che lo spalleggiano, vero? >>
Lui annuì. << E’ arrivato qui a New York ieri mattina, ma non è stato ancora avvistato nei pressi del palazzo di Newton però da una fonte attendibile ho saputo che Newton ha un appuntamento con lui per domani mattina ed un altro con tutti gli azionisti per il giorno seguente! >>
Feci un applauso al mio miglior collaboratore. << Sapere il nome è chiedere troppo? >>
Lui scosse la testa e sorrise a trentadue denti. << Sempre da questa fonte più che attendibile… >>
<< Jeff questa fonte te la porti a letto? >>
Luì annuì e fece un sorriso luminoso. << Si, ma non è importante. Comunque mantieniti perché già dal nome sembra un gran bastardo… Edward Cullen! >> e potei sentire la mia mascella staccarsi e rotolare a terra per tutta la stanza.
Jeff se ne andò dieci muniti dopo e in quell’asso di tempo gli avevo impartito altri ordini. Adesso mi trovavo sdraiata sul divano del mio ufficio con gli occhi chiusi. Allora Edward si trovavi li a New York e stava rilevando una delle più fruttuose multinazionali newyorkesi e ne aveva altre sparse per il mondo. Non aveva fatto il pianista, ma di certo non si era fermato. Mi meravigliai per non averlo mai sentito nominare, ma poi ci pensai su e arrivai alla conclusione che raramente mi interessavo a quello che succedeva nell’altra parte del mondo. New York era grande quindi molto probabilmente non lo avrei incontrato e se fosse successo avrei cambiato strada perché non avevo nessuna voglia di vederlo. Chissà come era cambiato in quindici anni, se era cresciuto bene.  Io in quindici anni non ero cambiata molto, ero cresciuta si e mi ero affinata e avevo il viso liscio, ma segnato dalle esperienze. Mi considero una donna bella e desiderabile e me ne compiaccio anche.
Ma lui?Era sempre lo stesso ragazzo dolce o era diventato duro e arido? Avevo incontrato innumerevoli imprenditori nella mia vita e quasi tutti erano donnaioli e avari, chi mi diceva che anche lui non fosse diventato così? Tutto era possibile!
Erano mezzogiorno quando uscii dall’ufficio e mi diressi al ristorante dove c’era Emmett che mi stava già aspettando con Jasper ed Alice, quest’ultima appena mi vide si alzò e mi abbracciò affettuosamente.
<< Mi hanno detto che sei stata strepitosa stamattina. >> mi disse appena ci sedemmo a tavola.
<< Eh si, lo ammetto, sono stata perfetta! >> mi vantai.
Mangiammo e chiacchierammo e esposi la mia idea di scrivere un articolo su quello che aveva fatto Newton e i ragazzi furono entusiasti, questo avrebbe dato un motivo più a Mike di togliersi da mezzo.
<< Bella ti va se domani facciamo colazione insieme, avrei una cosa da dirti. >> mi disse Alice all’improvviso ed io capii immediatamente a cosa si riferiva, così annuii e le mi sorrise.
Erano le due quando tornai a casa e trovai Nessie a lucidare il suo piano, uno dei miei innumerevoli regali.
<< Stai cercando di fare bella figura su qualcuno? >> chiesi andandole vicino.
Lei mi sorrise. << Ciao mamma, comunque si. >> e sorrise.
Io annuii e le diedi un bacio sulla fronte. << Vado in camera riposare un po’, chiamai quando viene Mozart! >> e lei mi fece una linguaccia.
Appena posai la testa sul cuscino mi addormentai, ero davvero stanca e pensare alla mia vita non mi faceva bene figurarsi quando in quella vita faceva parte lui. Mi svegliai di soprassalto sentendomi chiamare.
<< Mamma, sveglia! >> mi chiamò Nessie da giù. Perché urlava così tanto?
Mi alzai dal letto e mi resi conto di essere ancora vestita, mi guardia allo specchio mi aggiustai un po’ i capelli e lisciai un po’ la camicetta stropicciata e uscii dalla mia stanza,.
<< MAMMAAA! >> urlò ancora venendo sulle scale.
<< Tesoro dammi il tempo, è arrivato? >>
Lei annuì tutta sorridente. << Oh mamma è bellissimo. >> e salì verso la sua camera.
<< Dove vai? >>
<< A prendere gli spartiti che ho dimenticato, lui ti sta aspettando. >> e si chiuse in camera.
Scollai le spalle ed entrai nel salotto, ma non l’avessi mai fatto. Davanti ai miei occhi in tutta la sua prorompente e arrogante bellezza, Edward Cullen che mi guardava con i suoi smeraldi.
<< Edward Cullen! >> dissi sorpresa, ma anche arrabbiata.
<< Isabella. >> disse per niente sorpreso di trovarmi li.  


* il ristorante esiste davvero!*

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


E dopo 87 pagine di contabilità.... Alex è quiiiiiiiiiiii!!!!!
Okey, penso proprio che studiare mi abbia bruciato qualche rotellina.
Cmq eccomi ritornata con un nuovo capitolo particolarmente bello e combattivo. Il nostro Edward ha trovato pane per i suoi denti, Bella non si fa abbiandolare facilmente.
Vabbè ragazze buona lettura aspetto con ansia il vostro parere.
Buonanotte!!!
xoxo Alex



Capitolo 12

 


Non potevo ancora crederci, davanti ai miei occhi increduli c’era la figura di Edward rigida alzata vicino al pianoforte e lui mi guardava come se si aspettasse che si fossi io, come se sapeva che quella era la mia casa. Lui non diceva nulla continuava a fissarmi ed io ero impietrita sul posto, non riusciva a spiccicare parola.
<< Edward eccomi! >> ritornò mia figlia allegra come sempre.
Appena ci vide ci squadrò attentamente, passò lo sguardo da me a suo padre.
<< Vi conoscete già? >> ci chiese mentre si avvicinava ad Edward e lui la guardava fisso con una strana luce negli occhi. Sembrava orgoglio di mia figlia.
Mi riscossi e guardai Nessie. << Tesoro potresti andare al supermercato a comprarmi…i biscotti? >> le chiesi con voce un po’ troppo dura.
Lei mi guardò sconvolta. << Ma mamma ho lezione e poi ce ne sono tre pacchi nella credenza. >>
La fulminai con lo sguardo. << Nessie, per favore, fa come ti ho detto. Io e il tuo insegnate dobbiamo parlare e non mi sembra il caso tu resti qui! >> le dissi di nuovo.
Le sgranò ancora di più gli occhi e ci squadrò attentamente cercando di capire il motivo di tanta freddezza e riservatezza.
<< Allora vado in cam… >>
<< Ho detto vada al supermercato, ora! >> dissi perentoria.
Mi guardò sconvolta e anche triste, non l’avevo mai trattata così, ma la presenza di Edward in quella stanza mi aveva terrorizzata e non sapevo più cosa fare. Mia figlia lasciò gli spartiti sul tavolino, prese la sua giacca ed uscì sbattendo la porta. Chiusi gli occhi e sospirai.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai Edward sempre a fissarmi e questo mi irritò a morte.
<< Hai smesso di fissarmi così? >>
Lui fece un sorriso malinconico. << Scusami, ma stavo notando quanto sei diventata bella. >> mi disse come sempre senza peli sulla lingua.
Sorrisi divertita. << Oh adesso ti aspetti che mi getta tra le tue braccia perché mi trovi bella? >>
Lui scosse la testa. << In realtà ti stai comportando come una signora nei miei confronti, un’altra persona mi avrebbe cacciato a calci nel sedere. >>
Risi amaramente. << Oh credimi se ti dico che ci sto pensando, Edward Cullen! >>
Lui finalmente si mosse verso la mia direzione ed io indietreggiai fino a sbattere vicino al muro e alzai le mani davanti.
<< Non fare un altro passo, devi stare a quattro metri da me. >>
Lui sorrise scuotendo la testa. << Voglio solo parlare, Isabella, ti prego. >> mi implorò con i suoi occhi da ammaliatore. Sembrava il pifferaio magico ed io il topo, ero irrimediabilmente attratta dalla sua voce roca.
Con titubanza mi avvicinai e mi accomodai sulla poltrona di fronte al divano dove era seduto lui e intrecciai le mani aspettando che lui iniziasse a parlare.
<< Avanti, parla! >> gli ordinai.
Lui sospirò. << Non rendermi le cose più difficili di quanto non lo sono già. >>
<< Oh mi scusi tanto, la prego signore mi dica cosa l’ha portata in casa della sua ex che ha abbandonato dopo aver fatto l’amore! >> gli dissi sarcastica facendogli una specie di inchino.
Lui abbassò lo sguardo.  << Mi dispiace. >> sussurrò.
Sgranai gli occhi, volevo ribattere, ma lasciai perdere. Non avevo nessuna voglia di litigare, sono una persona adulta cazzo e mi comporto da tale.
<< Cosa vuoi, Edward? >>
Lui mi guardò fintamente innocente. << Insegno piano tua figlia, no? >>
Risi sarcasticamente. << Edward Cullen ti conosco abbastanza bene da sapere che non è stata mia figlia ad arrivare a te, ma sei stato tu ad arrivare a lei. Cosa mi nascondi? Voglio la verità, non sono disposta a sentire altre stronzate da te. >> dissi mettendo le carte in tavola.
Lui sospirò. << Dimenticavo con chi stavo parlando. Bene, ti dirò tutto… >>, io annuii e gli feci cenno di iniziare.
Lui sospirò ancora. << Lo sapevo, l’ho sempre saputo… >>
<< Cosa? >> chiesi confusa, ma chissà come sentivo che quello che mi stava per dire mi avrebbe mandato fuori il cervello.
<< Di Renesmee, sapevo di avere una figlia. L’ho sempre saputo e… sono quindici anni che non perdo neanche un suo passo. So a che ora ha le lezioni, so che adora l’arte e la matematica e so di Jacob Black. So quanti professori di musica ha cambiato e so che adora il cioccolato e so… che adora te. >> mi disse lasciandomi senza parole e con gli occhi talmente fuori dalle orbite che quasi rischiavano di cadere fuori.
Lui mi fissò. << Quella sera ho fatto il più grande errore della mia vita lasciandoti e un paio di mesi dopo quando sono ritornato a Forks perché non ce la facevo a stare senza di te e volevo che mi perdonassi seppi da Seth, che tu eri andata via. Ti cercai in lungo e largo, per anni ti ho cercata, finchè non ho deciso di assumere un investigatore privato che alla fine ti ha trovata. In quel periodo frequentavi l’ultimo anno di università ed un giorno mi feci coraggio e venni con la speranza di vederti, ma quando arrivai tu avevi tra le braccia la bambina più bella e perfetta che avessi mai visto ed era… identica me. Stringevi tra le tue braccia mia figlia ed io sono stato così codardo che non ho avuto la forza di avvicinarmi a voi e dirvi che vi amavo e che… avrei fatto qualsiasi cosa per rendervi felici, ma non c’è l’ho fatta. Ero terrorizzato, avevo paura di un tuo rifiuto… >>
<< Paura legittima >> sussurrai ancora più scioccata.
Lui mi guardò sorridendo amaramente. << Già. >>
Mi alzai di scatto, non riuscivo a dare un nome a tutte quello che stavo provando. Provavo tristezza, delusione, ribrezzo. Provavo rabbia, tanta rabbia. Lo guardai ancora scioccata.
<< Tu hai sempre saputo di avere una figlia e non hai mai fatto nulla per incontrarla? Ma come continui a guardarti allo specchio senza avere mai l’impulso di sputarti in faccia? Sei un codardo. Come hai avuto il coraggio di presentarti dopo quindici anni e dirmi tutto questo, cosa ti aspetti adesso? Che io ti accolga di nuovo tra le mie braccia? No, Edward Cullen, le cose in casa Swan non funzionano così. >> gli dissi incollerita.
Si alzò anche lui e mi guardò. << Non voglio provarci per te, voglio… voglio conoscere mia figlia, voglio far parte della sua vita. Voglio sentirmi chiamare ‘papà’! >> mi disse facendo traboccare il vaso già in bilico.
Mi avvicinai a lui e gli puntai un dito sul petto.
<< Sentimi un po’, stronzo, tu non sei nessuno per venire qui dopo quindici anni e pretendere la podestà su mia figlia. Mia figlia, Edward, è mia. Sono io che ho passato quindici ore su un lettino di ospedale per partorirla, sono io che ho passato notti intere sveglia a coccolarla e a cullarla, c’ero io il suo primo giorno di scuola e c’ero io quando mi chiese dov’era suo padre e sono sempre stata io che si è inventata una bugia e ha asciugato le sue lacrime, sono stata io che la cullata tra le braccia alla sua prima delusione d’amore e c’ero io quando contenta mi ha raccontato del suo primo bacio. Ci sono sempre e solo stata io con lei.  Il figlio è di chi se lo cresce, Edward, non di chi lo concepisce. E adesso tu te ne vieni dopo quindici anni perchè hai questo desiderio di sentirti chiamare ‘papà’? Ma fammi il piacere!  >> gli urlai contro tutto il mio odio e la mia delusione nei suoi confronti.
Lui non aveva proferito parola e aveva il viso contratto dal dolore. Cosa pensava di abbindolarmi? Isabella Swan si fa mettere sotto solo a letto.
<< Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare tutto da sola e hai ragione non ho nessun diritto di nessun genere, ma ti imploro di farmela almeno conoscere. Ti prego, Isabella. >> mi implorò e potei notare i suoi occhi farsi lucidi.
Edward Cullen stava piangendo?Ma stava facendo sul serio?
<< Voglio presentarmi e voglio passare un po’ di tempo con lei, starà a lei la scelta se vorrai continuare a vedermi, però almeno concedimi una possibilità. E’ stata solo tua per quindici anni cosa vuoi che siano un paio di volte passate con me? >> mi chiese ancora.
Scossi la testa e sprofondai nel divano. Mi stava chiedendo troppo, come potevo fidarmi di lui?
<< Non posso fidarmi di te, non dopo il modo in cui mi hai lasciata. Come pensi che reagirebbe Nessie se tu un giorno stufo di questa vita te ne andassi? Ci starebbe male ed io non voglio spazzare i resti del cuore di mia figlia, non sopporterei vederla soffrire. Lo capisci, Edward? >> gli chiesi guardandolo negli occhi.
Lui annuì e mi si inginocchiò davanti e mi posò le mani sulle ginocchia. Aveva mani grande e ruvide e potevo chiaramente sentirle grazie allo strato sottile delle calze, lo guardai attentamente e rimasi sbalordita di tanta bellezza. Se era possibile era ancora più bello di quanto ricordassi e quelle piccole rughe che aveva sulla faccia lo rendevano ancora più affascinante.
<< Isabella se potessi con tutto me stesso tornerei indietro e non ti lascerei mai, quello è stato l’errore più grande della mia vita. Io ti amavo, Bella, e l’ho sempre fatto. Non mi sono mai perdonato e non rifarò lo stesso errore con mia figlia, io voglio stare con lei e non la lascerò mai se tu mi concederai l’occasione di incontrarla in veste di suo padre. Ti prego, Isabella, ti prego! >> mi disse senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.
Mi alzai e lo scostai in malo modo da me.
<< Mi serve tempo per pensarci, adesso non riesco a ragionare. Esci da qui! >> gli dissi indicandogli la porta.
Lui si alzò e annuì. << Ti-ti lascio il mio numero, qui-qui sul tavolino. Chi-chiamami quando vuoi, okey? >> disse incerto e balbettante.
Annuì e lo accompagnai alla porta che in quel momento si stava aprendo e sbucò la faccia di mia figlia incerta.
<< Posso entrare? >> mi chiese guardandomi.
Io annuì e le feci cenno di venire, mi figlia entrò e guardò Edward che la guardava con venerazione. Forse avrei potuto concedergli quella occasione, no? Era pur sempre suo padre e conoscendomi sapevo che adesso non sarei più stata capace di tenere all’oscuro mia figlia di tutto questo.
<< Te ne vai, Edward? >> chiese confusa.
Edward annuì. << Mi sono ricordato di avere degli impegni e devo andare, ma… >> e mi guardò.
Anche Nessie guardò me e mi pose una domanda silenziosa a cui io in quel momento non sapevo rispondere.
<< Arrivederci, Edward. >> dissi semplicemente, lui annuì afflitto e si chiuse la porta alle spalle lasciandoci sole.
Mia figlia mi guardò furiosa. << Che cosa hai fatto? >> mi chiese.
Io non la guardai neanche e andai verso la mia camera dove mi chiusi dentro e sprofondai nel letto. Chiusi gli occhi sperando che tutto fosse un sogno e che aprendoli avrei visto Nessie fare lezione di piano con un vecchio brufoloso e puzzolente. Ma non era un sogno era la realtà, una realtà di cui avrei fatto veramente a meno.
Dopo quella che mi parve un’eternità la porta della mia stanza si aprì ed entrò Nessie che venne a distendersi al mio fianco, io la strinsi a me, avevo bisogno di mia figlia.
<< Tesoro lo sai che ti voglio bene, vero? Che sei tutta la mia vita! >> le dissi e le baciai i capelli.
<< Anche tu sei tutta la mia vita, mamma.  >> e si strinse di più a me.
Ci addormentammo così, stretta l’una all’altra. Quella sera decisi di dare un’occasione ad Edward, almeno tutti nella vita avevano bisogno di una seconda possibilità e chi ero io per negargliela? Sperai solo che questo non mi avrebbe portato a pentirmene.  

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Salve ragazzee, vi sono mancata? Voi si!
Wow 15 recenzione, sono contentissima. Ringrazio tutte le lettrici silenzios e non e tutte le nuove ragazze che hanno commentato e anche le vecchiette (ihih) che commentano da quando ho postato la storia.
Beh, dove siamo rimaste? Ah si la nostra Bella ha preso una decisione, ma come reagirà la diretta interessata Nessie?
Eh dovete leggere!!!
ps mi scuso per gli errori.
Buona lettura!!!
xoxo Alex:)
pss. mi insegnate ad usare polyvore?sono un'incapace!!! :(




Capitolo 13




Non riuscii a dormire molto bene così alle sei decisi di alzarmi e andare in cucina, sperando che una tazza di caffè mi aiutasse a schiarirmi le idee.  Ma mezz’ora dopo quando entrai in doccia non avevo risolto nulla, avevo la mente troppo piena di pensieri. Erano le sette e stranamente Nessie entrò in cucina già vestita e profumata, io la guardai sorpresa.
<< Tesoro già alzata? >> le chiesi quando mi diede un bacio sulla guancia.
Fece spallucce. << Non ti ho sentito più vicino e mi sono alzata. Come stai? >> mi chiese forse riferendosi alla sfuriata di ieri sera.
Dovevo essere io a dirglielo che avevo rincontrato suo padre che aveva espresso il desiderio di incontrarla. Le feci cenno di accomodarsi e le diedi un pacco dei suoi dolcetti preferiti e presi un bicchiere di cioccolata calda che le avevo appena fatto.
<< Tesoro che ne dici se oggi non vai a scuola e usciamo un po’? >> le chiesi sedendomi anche io.
Lei annuì. << Certo, dove andiamo? >>
Feci spallucce. << Un po’ in giro, che ne dici del parco? E’ un bel po’ che non andiamo. >>
Lei annuì e dieci minuti dopo stavamo camminando per le strade di New York dirette al parco dove quando Nessie era ancora piccola passavamo tutto il tempo a rincorrerci e a giocare con i piccioni. Quando arrivammo ci accomodammo su una panchina vicino al laghetto e stavamo dando da mangiare alle colombe.
<< Mamma cosa ti fa stare così? >> mi chiese all’improvviso.
Io sospirai. <<  Devo farti una domanda però ho bisogno che tu mi dica la verità, non pensare a nulla dimmi cosa pensi. Okey? >>
<< Certo, spara! >> mi disse posando il panino che aveva tra le mani e guardandomi.
<< Ti hai mai fatto soffrire non avere un padre? >> le chiesi di getto.
Lei rimase sorpresa di quella domanda, poi si girò verso il laghetto e sospirò.
<< Si e anche tanto, mi sono sempre sentita diversa ogni volta che vedevo le mie amiche ridere e scherzare con i loro papà. Ma ho te, mamma, ho Emmett e ho Jake. Che mi riempite la vita senza farmelo pesare e mi va bene così. >> e mi guardò.
Sospirai ancora. << Se ti dicessi che… che tuo padre si è rifatto vivo? >>
Le mi guardò con gli occhi fiori dalle orbite. << Stai scherzando? >>
Scossi la testa. << Vorrei tanto, ma è la verità. Tuo padre è tornato… >>
<< No! >> mi disse non facendomi finire la frase.
La guardai sbalordita. << No, cosa? >>
Le si alzò e si mise le mani sui fianchi. << Non voglio vederlo, non dopo quindici anni! >>
Io sorrisi amaramente. << Bhe… se vorrai continuare con le lezioni di piano penso proprio che lo rivedrai. >>
Lei non capì all’inizio poi aprì la bocca e sgranò gli occhi. << Tu mi stai dicendo che quel figo della madonna del mio insegnate di piano è… mio padre? >> mi chiese  sedendosi di fianco a me.
Annuii. << Si, lui. >>
Le si afflosciò completamente sulla panchina e scosse la testa. << Tanto bello quando bastardo. Con quale coraggio è venuto a cercarci dopo quindici anni?Cosa pretende, che io gli vada incontro e lo abbracci accantonando tutti i momento in cui avevo bisogno di lui e non c’era? >> disse arrabbiata.
Isabella Swan tu sei superiore di lui, mi dissi.
Le presi le mani tra le mie. << Tesoro, ascoltami attentamente. Lui ha sbagliato, si, mi ha abbandonata ancora prima di sapere di te, ma è pur sempre la persona che mi ha aiutato a concepirti. E’ tuo padre, Nessie, che tu lo voglia no e adesso vuole vederti, vuole recuperare tutti gli anni in cui non ti ha avuta vicino. Dagli una possibilità, solo una. >>
Lei scosse la testa ed io le strinsi ancora di più le mani. << Anche io ho sbagliato con te non dicendoti come sono andate veramente le cose eppure sei qui con me e mi parli.
Lei mi guardò negli occhi. La mia piccola stava piangendo.
<< Ma tu sei stata con me questi quindici anni, mamma. Lui non ha fatto neanche una telefonata per sapere se tu fossi viva o meno, te ne rendi conto? Come puoi parlare così di lui dopo quello che ti ha fatto? >>
Io sorrisi. << Non mi posso permettere di non essere indulgente se ci sei tu nel mezzo. Nessie, tu sei tutto quello che ho e se tuo padre dovesse coinvolgere gli avvocati io rischierei di perderti perché non sono potente quanto lui. Ti prego, se non vuoi per lui fallo per me. >> le dissi facendo gli occhi dolci a cui lei non sapeva resistere.
Lui mi guardò per un attimo poi sospirò. << Solo un caffè, solo uno. >>
Io le sorrisi. << Hai fatto la cosa giusta, tesoro. >>
<< Ah Santa Renesmee da Washington, mi devono fare, e voglio anche una statua d’oro al centro di Central Park! >> mi disse sorridendo. Io risi e l’abbracciai.
Dopo andammo da Sturbacks dove ci aspettava Alice, perché dovevamo fare colazione insieme.
<< Oh c’è anche Nessie. Tesoro come stai? >> chiese Alice, ma avevo notato la scintilla di indecisione negli occhi.
<< Potrebbe andare meglio, Alice. >> disse la mia piccola sedendosi sulla sedia.
Mi accomodai anche io e prima che Alice dicesse qualcosa l’anticipai io
<< Nessie lo so che sono in ritardo, ma vorrei presentarti Alice, tua zia. >>
Le vidi sgranare gli occhi contemporaneamente per la sorpresa e anche per la felicità.
<< C-come? >> chiese Nessie.
Alice con le lacrime agli occhi l’abbracciò. << Sono la sorella di tuo padre. >>
Nessie dopo un attimo di smarrimento ricambiò l’abbracciò. << Bhe una cosa giusta l’ha fatta, no? >> e noi scoppiammo a ridere.
Avevo chiesto ad Alice se Nessie poteva rimanere un po’ con lei perché avevo degli impegni e lei accettò, così ci mettemmo d’accordo per vederci al locale di fronte il mio giornale, dopodiché uscii.
Ero a pochi passi da casa quando decisi di chiamarlo, era una cosa che mi toccava quindi meglio farla prima. Dopo un paio di squilli la sua voce melodiosa e sensuale come la ricordavo rispose.
<< Edward Cullen, chi parla? >>chiese.
Feci un grosso respiro. << Isabella Swan. >>
Lo sentii chiaramente trattenere il respiro. << Ehm Isa-Isabella, ciao. >> mi disse balbettando imbarazzato.
<>
Lo immaginavo già sorridente, sicuro di aver vinto la battaglia.
<< Oh certo, si, mi sembra giusto che sia un po’ titubante. >>
E fu il mio momento di sorridere. << Oh Edward Cullen non sarei così compiaciuto. Ho dovuto pregarla in ginocchio per poter ottenere questo, quindi ringraziami. >> dissi sorridendo vittoriosa.
Colpito e affondato. Edward Cullen 0 – Isabella Swan 1.
Lui sospirò. << Devo ringraziarti, di nuovo. >>
<< Di nuovo? >> chiesi confusa e curiosa.
<< Niente, lascia perdere. A che ora ci vediamo e dove? >>mi chiese per cambiare argomento, ma non era finita li. Io ottengo sempre quello che voglio e non lascio mai perdere qualcosa, ma quello non era il momento avevo altro a cui pensare.
<< Ci vediamo a mezzogiorno al bar del mio giornale, okey? >> dissi sbrigativa.
Lui annuì. << Ci vediamo là! >> mi disse convinto.
Sospirai. << Non farmene pentire, Edward Cullen! >> e riattaccai.
Intanto ero salita in casa e mi ero diretta in camera mia dove mi spogliai ed entrai in doccia, avevo bisogno di rilassare i muscoli che avevo contratti per l’ansia.  Mia figlia tra un po’ avrebbe conosciuto il padre e conoscendo entrambi sapevo che tra loro sarebbe scoccato subito il colpo di fulmine. Erano uguali, erano legati dallo stesso sangue e questo avrebbe superato quindici anni di silenzio. Edward è un uomo carismatico e affascinante e mia figlia è una ragazza estroversa ed esuberante, si sarebbero compensati a vicenda e si sarebbero amati in modo incondizionato. Quando uscii dalla doccia decisi di vestirmi non troppo elegante, ma neanche sciatta così optai per un pantalone alla capri bianco, una camicetta blu notte ed un paio di Louboutin blu vellutate. Mi asciugai i capelli lasciandoli sciolti e naturali e passai un velo leggerissimo di trucco, dopo un ultimo sguardo allo specchio uscii dalla mia stanza e chiamai Emmett che non era ancora al corrente degli ultimi avvenimenti.
<< Ciao gattina. >>mi rispose allegro.
<< Edward Cullen è tornato e vuole conoscere Nessie. >> dissi tutto di un fiato.
Lo sentii imprecare. << E tu cosa hai risposto? >>
Sospirai. << Emmett è pur sempre suo padre e adesso non me la sento più di separarli, nonostante sia un bastardo ha tutto il diritto di fare il padre. >> dissi trattenendo le lacrime.
<< Sei una donna eccezionale, Isabella, ricordalo sempre. >>mi disse.
<< E’ normale che mi senta morire dentro sapendo che potrebbe portarmela via da un momento all’altro? >> chiesi ormai con le lacrime agli occhi.
<< So cosa stai provando, sento la stessa cosa ogni volta che Rosalie si fa viva. >>mi confidò.
Restai in silenzio perché non mi fidavo della mia voce che sapevo sarebbe uscita roca e spezzata dai singhiozzi.
<< Tesoro senti io tra un po’ devo rientrare in aula, però sarò libero dopo. Ti va se vengo con te e faccio la parte del fidanzato e del ‘quasi’ padre protettivo? >>mi chiese facendomi sorridere.
Feci un grosso respiro e deglutii. << Si, per favore. Ho bisogno di te! >>.
Lo misi al corrente dell’ora e del luogo dell’incontro e riattaccammo. Restai per un attimo appoggiata al ripiano della cucina poi feci un grosso respiro e guardai l’orologio che segnava le undici e mezza, così presi giacca e borsa ed uscii incontro a quello che forse mi avrebbe cambiato la vita per sempre.
 
Ero seduta ad un tavolo aspettando tutti. Prima di entrare avevo chiamato Alice e le avevo detto che poteva venire con Nessie e adesso stavano arrivando. Stavo leggendo il menù per non pensare a quello che sarebbe successo da un momento all’altro quando qualcuno si schiarì la voce, alzai lo sguardo e trovai due smeraldi che mi fissavano contenti di vedermi.
<< Ciao, Isabella. >> e mi prese la mano lasciandoci un leggero bacio, più che altro era uno sfioramento.
Mi sentii avvampare e la parte dove le sue labbra si erano posate bruciava come fuoco ardente. Cazzo, non era cambiato per niente, mi faceva sempre lo stesso effetto. Sembrava che il cuore volesse uscire dalla cassa toracica tanto che batteva velocemente.
<< Edward. >> lo salutai compiacendomi del mio tono di voce fermo e distaccato.
Guardò l’orologio. << Sono in anticipo? >>
Scossi la testa. << Sei in perfetto orario. Vorrei farti qualche domanda approfittando che siamo soli, ti va? >> chiesi per essere educata.
Lui annuì. << Certo. >>
Lo guardai fisso negli occhi. << Perché adesso? Lei ti ha aspettato per così tanto tempo, lo sai? >>
Lui annuì e abbassò lo sguardo. << Non ero pronto per darle stabilità. Il mio lavoro mi porta a girare tutto il mondo per tenermi costantemente aggiornato sugli affari e non potevo permettermi di abbandonarla ogni volta, così ho aspettato di essere pronto e sicuro di stabilirmi definitivamente. >>
Io annuii. << Questo momento è arrivato, suppongo. >>
Lui mi guardò. << Se lei dovesse accettarmi arriverei ad uccidermi se dovessi in qualunque modo farla soffrire. >>
Risi amaramente. << Oh ci penserò io a toglierti da questo mondo se dovessi farlo, contaci. >>
Lui annuì. << E’ giusto che tu ti comporta così nei miei confronti, ne hai tutte le ragioni. Ti ho abbandonata nel momento peggiore della tua vita  e non ho mai fatto nulla per farmi perdonare e per dividere con te le tue sofferenze. Però credimi se ti dico che ogni santo giorno mi maledico per averlo fatto, se non fossi stato così egoista, adesso potevamo essere una famiglia felice. Ma ho rovinato tutto, mi dispiace così tanto. >> e abbassò lo sguardo, ma avevo fatto in tempo a notare i suoi occhi lucidi.
Ebbi un tuffo al cuore e involontariamente la mia mano si posò sulla sua e lui alzò di scattò il viso sorpreso e… felice? di quel gesto. Io resami conto della stronzata tolsi la mani e la poggiai sulla mia gambe. Lui stava per dire qualcosa ma il suo del campanello alla porta mi distrasse e sorrisi più sicura di me vedendo entrare Emmett che appena ci vide venne direttamente da noi.
<< Scusami il ritardo, tesoro, ma mi hanno trattenuto per i festeggiamenti. Abbiamo vinto la causa!! >> e mi diede un dolce bacio sulla guancia e si accomodò al mio fianco.
<< Complimenti avvocato Black. >> gli dissi sorridendo orgogliosa di lui.
Emmett sorrise e si girò verso Edward ed immediatamente il suo sorriso sparì sostituito da un’ espressione dura.
<< Lei deve essere il signor Cullen, io sono Emmett Black. Avvocato e fidanzato di Bella! >> e gli porse la mano. Edward dopo un attimo di sorpresa alla parola ‘fidanzato’ strinse la mano con altrettanta freddezza.
<< E’ un piacere conoscerla finalmente di persona, signor Black. >> disse Edward.
Emmett guardò prima lui e poi me. << Gli hai già parlato di me? >>
Scossi la testa e gli raccontai tutto quello che mi aveva detto Edward il giorno prima a casa e ad ogni parola vedevo il disgusto nei suoi occhi. Quando finii il racconto Emmett si girò verso il padre di mia figlia e lo fulminò con lo sguardo.
<< Sapevo che tu fossi uno stronzo, ma questo supera di gran lunga questa idea che mi sono fatto di te. Sei un fottuto stalker*, lo sai? Potrei denunciarti per questo e farti sbattere in galera! >> gli disse e mi sorpresi. Non avevo mai visto Emmett arrabbiarsi così.
Edward sorrise, ma non arrivò mai ai suoi bellissimi occhi.<< Non le conviene minacciarmi, signor Black, potrebbe pentirsene. >>
Emmett dilatò le narici e mi sembrò di vedere del fumo uscire, ma era solo la mia fervida immaginazione.
<< Mi stai minacciando, bastardo? >>
Edward scosse la testa offeso di quell’affermazione. << Io non faccio minacce, Black, io do consigli. >>
Emmett stava per ribattere, ma io lo bloccai indicando la porta da cui era appena entrata mia figlia con Alice quest’ultima andò dal fratello e lo abbraccio.
<< Ciao, Edward. >>
Lui sorrise dolce. << Ciao, tesoro. >> poi guardò mia figlia che in silenzio si era avvicinata al tavolo, ma non accennava a sedersi così lui si alzò e per un interminabile minuto si guardarono negli occhi ormai consapevoli di sapere l’uno dell’altra e di vedersi finalmente.
<< Nessie… >> sussurrò Edward come se avesse il terrore della sua reazione.
Lei lo guardò con durezza. << Sono Renesmee per gli sconosciuti, grazie. >> disse fredda.
Immediatamente sugli occhi di Edward calò un velo di tristezza e sconfitta ed io nonostante mi aspettassi e molto in fondo speravo in una razione del genere mi dispiacqui per lui. Era uno stronzo, si, ma aveva chiesto scusa ed il minimo che potevamo fare e trattarlo bene.
<< Nessie, tesoro… >> incominciai, ma lei mi zittì senza distogliere lo sguardo dal padre.
<< Stammi a sentire bene, Edward Cullen. Sono qui solo per mia madre, quindi non ti aspettare che ti salti addosso e ti abbracci perché io difficilmente dimentico le cose e credimi se ti dico che quindici anni passati senza un padre non si dimenticano. Ti sto offrendo una possibilità perché io non sono nessuno per negartela, ma giocatela bene. >> disse con calma innaturale.
Sgranammo tutti gli occhi ascoltando il suo discorso e potei notare un sorrisetto compiaciuto sul viso da orso del mio fidanzato. Spostai lo sguardo su Edward che era rimasto pietrificato come se ogni parola di Nessie fosse una pallottola e adesso gli impedivano di muoversi tanto il dolore.
<< Adesso andiamo a mangiare che ho fame. >> gli disse mia figlia e lui si riscosse.
<< Ehm si, certo, andiamo. >> e le indicò la porta.
Mia figlia prima di andarsene venne da me e mi abbracciò, poi diede un bacio ad Emmett e sorride ad Alice e poi finalmente uscii con suo padre ed io sperai con tutto il cuore che andasse ben tra loro perché solo io avevo visto un piccola lacrima di felicità all’angolo degli occhi di mia figlia. Lei era più che felice di riavere suo padre, ma l’orgoglio era più forte. Ne so qualcosa.   


* non so se si scrive davvero così*

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Salve ragazze, buona serata. Come state? Io mi sento malinconica, uff.
Cmq nel post che avevo pubblicato precedentemente e poi cancellato per regolamente avevo chiesto da chi volevate che facessi narrare l'appuntamento tra Nessie e suo padre ed è uscito fuori che la maggior parte voleva che lo facessi narrare da Nessie, qualcuno mi aveva chiesto da entrambi così mi è venuta un'idea. L'appuntamente è narrato da Nessie e il post-appuntamento da Edward, vi va bene così?
Adesso gustatevi questo capitolo, spero vi piaccia.
ps mi scuso sempre per gli errori.
Buona lettura!!
xoxo Alex :)

Capitolo 14





POV Nessie.
 
Nonostante sentissi la sua presenza al mio fianco che mi accompagnava in silenzio non potevo crederci ancora. Mio padre era li al mio fianco, era tornato dopo quindici anni ed io non me ne facevo ancora una ragione. Lo guardai di sottecchi e non potei fare a meno di sorridere compiaciuta, mio padre è bellissimo e se non fossi stata sua figlia mi sarei sicuramente innamorata di lui.
<< Perché sorridi? >> mi chiese ed io mi riscossi rendendomi conto che mi ero fermata e lo stavo guardando mentre sorridevo come una scema.
Scossi la testa e ritornai a camminare, ma stavolta stando al suo passo, se dovevo passare un paio di ore con lui era meglio passarle in pace.
<< Pensavo. >> dissi rimanendo sul vago.
Lui annuì e apprezzai il fatto che non insisté. << Bhe… dove ti va di andare? >>
Io feci spallucce. << Dove vuoi, sei tu che paghi. >>
Lo vidi sorridere. << Ti va un cheeseburger? >> mi chiese ed io mi illuminai a quella parola facendolo ridere divertito.
<< Vada per il Mc, allora. >> convenne e ci avviammo lentamente per le strade di New York.
Faceva davvero freddo ed io rabbrividì ed Edward mi passò un braccio sulla spalla stringendomi a se e nonostante sapessi che dovevo essere irritata e che ero profondamente arrabbiata e delusa da lui quel gesto così dolce mi provocò una stretta allo stomaco. Quello era un gesto da padre.
<< Vuoi che prendiamo un taxi? >> mi chiese premuroso.
Scossi la testa e mi strinsi ancora di più a lui e quel calore mi piaceva, mi faceva sentire protetta.  Dopo tanto tempo mi sentivo protetta davvero, non che con mia madre non fosse così, ma la protezione che ti infonde un padre non può dartela nessun altro.
Io lo guardai. << Questo è proprio tipico di un padre, sai? Hai letto qualche manuale prima di venire qui? >> chiesi non riuscendo a chiudere quella boccaccia che mi ritrovavo.
Lui sospirò afflitto. << Mi merito tutto questo, lo so. Sono stato un pessimo padre e non penso che riuscirò mai a perdonarmi per quello che ti ho fatto, ma ce la metterò tutto per farmi accettare da te dovessi metterci una vita intera. >> si fermò e mi strinse una mano tra le sue guardandomi negli occhi. << Renesmee, permettimi di farti da padre e giuro che non te ne pentirai. >> mi disse e notai gli occhi lucidi.
Ma perché doveva farmi gli occhi da cucciolo abbandonato? Io non resisto.
Scossi la testa sorridendo. << Andiamo, occhi verdi, che si gela qui fuori. >>, riuscii a strappargli un sorriso e chissà come me ne rincuorai e sorrisi anche io.
Ordinammo e poi andammo a sederci in un tavolino appartato per poter parlare tranquillamente senza essere disturbati anche se mi davano non poco fastidio gli sguardi languidi che le ragazzine lanciavano a mio padre ingrato di tutto troppo impegnato a non perdersi neanche una mia espressione. Io avevo ordinato il Mc menù con una porzione di patatine extra e lui aveva preso semplicemente una bottiglina di acqua che non aveva neanche aperto.
<< Non mangi? >> chiesi addentando una patatina ricoperta di maionese.
Lui scosse la testa. << Ho già mangiato, grazie. >>
Io annuii. << Non sai che ti perdi, occhi verdi. >>
Lui sorrise. << Oh lo so, eccome. >> e si rattristò.
Lo guardia un attimo. << Perché? >> chiesi e lui capì immediatamente a cosa mi riferivo.
Lui sospirò. << Non voglio mentirti ancora, Renesmee, quando verrà il momento ti dirò tutta la verità. Voglio che tu sappia però che non avrei mai voluto abbandonare tua madre e ne anche te, ma ho dovuto farlo. >> lui abbassò lo sguardo. << So che dire che l’ho fatto per il suo bene ti sembra una sciocca e falsa frase fatta, ma è così. >>
Lui amava ancora mia madre si capiva dal modo in cui gli brillavano gli occhi quando parlava di lei.
<< Lo sai, vero, che non tornerà con te? Lei ha voltato pagina e ha trovato qualcosa che la ama veramente, non ti permetterò di sconvolgerle la vita. >> dissi con voce dura, non volevo essere così cattiva, ma doveva capire come stavano le cose.
Lui scosse la testa e sorrise malinconico.
<< In questi quindici anni ho capito che quando ami davvero una persona la cosa più giusta che puoi fare per lei e proteggerla da tutto per renderla felice e se questo comporta mettere da parte la tua di felicità allora devi farlo. >> si fermò un attimo e fece un grosso respiro. << Amo tua madre come nessuno ha mai avuto il coraggio di amare nessun’altro, lei è quella giusta per me, la donna della mia inutile vita, ma io non sono giusto per lei non lo sono mai stato. >> mi guardò e mi prese una mano tra le sue ed io lo lasciai fare troppo imbambolata dalla dolcezza con cui mi aveva espresso i sentimenti che provava verso mia madre.
<< Adesso voglio solo recuperare il tempo perso con te, Renesmee, voglio farti da padre se tu me lo permetterai. >> e mi sorrise dolcemente.
In quel momento l’unica cosa che sapevo era che volevo abbracciarlo e dirgli che lo perdonavo e che poteva essere il mio papà, ma un po’ per orgoglio e un po’ perché il luogo non mi sembrava adatto per una riappacificazione mi limitai a sorridergli e a stringergli la mano.
<< Puoi chiamarmi Nessie, okey? >> e lui sorrise illuminandosi tutto rendendosi conto che lo consideravo più uno sconosciuto.
Quando finii di mangiare la sua bottiglia d’acqua era ancora li ancora chiusa.
<< Edward quella la bevi? >> e la indicai, lui scosse la testa e me la porse.
Quando uscimmo la temperatura di era alzata un po’ e quindi non faceva molto freddo così decidemmo di andare al parco.
<< Allora, Edward, cosa fai nella vita? >> gli chiesi quando ci accomodammo sulla stessa panchina dove mi ero seduta con mia madre la mattina.
<< Sono un imprenditore, ho varie multinazionali sparse per i vari continenti e sto per prendere la gestione della ‘ Newton Corporation’. >> disse tranquillamente.
Io sorrisi. << Ho un papà miliardario, buono a sapersi. >>
Lui sorrise divertito. << Eh già. >>
<< Suoni davvero il piano? >>
Lui annuì. << Da quando sono piccolo studio piano, sarei voluto entrare alla Julliard, ma… ho avuto dei problemi e non ho fatto mai il provino. >> e si rabbuiò.
<< Che problemi, se posso? >> forse era lo stesso problema per cui aveva lasciato mia madre, no?
Lui scosse la testa come a scacciare dalla mente un brutto pensiero.
<< Te l’ho detto, Nessie, tutto a suo tempo. >> ed io misi il broncio.
Lui sorrise divertito. << Metti su lo stesso splendido broncio di tua madre. >>
Restammo in silenzio per un po’, poi ruppi quel silenzio angoscioso.
<< Quando la faccio incavolare dice sempre se ti assomiglio molto in questo, è vero? >>
Lui mi guardò. << Dipende da cosa fai di preciso. >>
Io sorrisi imbarazzata. << Tento a dire sempre quello che penso e molte volte, anzi sempre, la contraddico. >>
Lui rise. << Tua madre odia essere contraddetta, ne so qualcosa. Quando avevamo qualche piccola discussione lei doveva sempre avere l’ultima parola e se così non era aveva il coraggio di parlarne fino al giorno dopo, era davvero insopportabile. Mi ricordo che una volta eravamo usciti tutti per un giro al centro commerciale e siccome sono un gran figo >> e sorrise guardandomi ed io ricambiai divertita da tanta modestia. << Attiravo non pochi sguardi dalle ragazze, ma io avevo occhi solo per lei, la mia dea dagli occhi cioccolato, ma lei tende a non fidarsi molto delle persone così quando tornammo a casa per tutto il tragitto non proferì parola e quando l’accompagnai sotto casa corse direttamente dentro senza salutarmi, io non la seguii perché la conoscevo benissimo e sapevo che sarebbe ritornata indietro per farmi una delle sue sfuriate senza senso e così fu. >> deglutì e continuò a raccontare. << Io intanto ero sceso dalla macchina e mi ci ero appoggiato sopra e contai fino a tre e lei, prevedibile, uscii e si avvicinò spedita verso di me urlando come un ‘ossessa ‘Edward Cullen, deficiente che non sei altro, dovrei lasciarti per quello che hai fatto. Te la stavi mangiando con gli occhi la rossa tute tette!’, avrei tanto voluto riderle in faccia, ma sapevo che avrei peggiorato la situazione così le diedi ragione ‘ Hai ragione, Bella, scusami’ e la sua risposta fu la goccia che fece traboccare il vaso ‘ No, Edward Cullen, non devi darmi ragione per farmi stare zitta, dammi torto e dimmi che sono una stupida ragazzina gelosa’. Allora io la strinsi a me e le dissi ‘ Io ti amo, stupida e adorabile ragazzina gelosa!’ e lei si sciolse tra le mie braccia. Ho sempre saputo come prenderla! >> e sorrise teneramente.
Sorrisi anche io mentre mi immaginavo mia madre diciassettenne che sbraitava come una cantante metal.
<< Penso proprio che abbia ragione quando mi paragona a te. >> dissi sorridendo e lui mi strinse la mano, lo guardai e lo vidi sorridere dolcemente.
<< Sapere che un po’ di me p rimasto dentro te mi riempie di orgoglio. Sono fiero di avere una figlia bellissima e intelligente come te, Nessie. >> e li non mi trattenni più.
Scoppia in lacrime, quelle che avevo trattenuto tutto il giorno , e mi buttai tra le sue braccia che prontamente mi strinsero a se come se io fossi la sola cosa che potesse mantenerle in vita.
<< Sono contenta di averti qui con me, papà! >> a affondai il viso nel suo petto.
Lui mi strinse a se ancora di più, fino a farmi mancare il respiro.
<< Oh tesoro mio, anche io sono contento, adesso posso considerarmi un uomo completo. >> e restammo abbracciati per non so quando tempo, la postura mi stava scomoda, ma non volevo staccarmi dalle sue braccia mi erano mancate e troppo e avevo paura che da un momento all’altro potesse svanire.
<< Non mi lascerai mai, papà? >>
Lui scosse la testa. << No, amore mio, mai. >> 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Eccomi ritornata, devo correre riesco solo a postare.
Buona lettura:)
xoxo Alex.


Capitolo 15





POV Edward.
 
<< Dove abiti, papà? >> mi chiese mia figlia che stringevo teneramente tra le braccia mentre camminavamo per il parco.
Mia figlia era li con me non riuscivo ancora a crederci. L’avevo vista crescere senza mai avere la forza e il coraggio di avvicinarmi a lei e adesso me la trovavo tra le braccia che giocava distrattamente con la mia mano. Quando avevo scoperto che la mia Bella era incinta il mio cuore era quasi scoppiato di felicità subito sostituito dalla rabbia e dalla tristezza di non poterle essere vicino. Avevo imprecato contro quel Dio che mi aveva negato l’occasione di essere felice, di avermi riservato un crudele destino.
<< Per il momento Alice mi ospita mentre mi ristrutturano la casa. Appena sarà pronta verrai a cena da me, ti va? >> le chiesi guardandola e sperando in un si.
Lei sorrise. << Si, mi va. >> ed io annuii contento.
<< Che ti va di fare adesso? >>
Lei si rabbuiò. << Devo tornare a casa per studiare con Jake. >>
La gelosia ebbe il sopravvento. Come si permette quel cioccolatino di stare con la mia bambina.
<< Ti va di parlarmi di questo Jake? >> chiesi un po’ troppo acidamente.
Lei si scostò da me e mi guardò divertita. << Sei forse geloso, papà? >>
Io la guardai fintamente offeso. << Mi credi una persona gelosa? Hai così poca stime di me
? >>
Le mi guardò inarcando un sopracciglio ed io capitolai.
<< SI, sono geloso della mia bambina. E’ più che lecito, no? >>
Lei rise divertita e ritornò tra le mie braccia. << E’ il figlio del fidanzato della mamma e frequenta la mia stessa classe, mi è sempre piaciuto e circa qualche giorno fa ci siamo messi insieme. >> disse sognante.
Annuii. << Ti ha già baciata? >>
Lei arrossì ed io sorrisi notando quanto fosse bella. << Papà! >> mi disse indignata.
<< Che c’è? >> chiesi innocentemente.
<< Non ti aspetterai che ti dica come va la mia vita privata, vero? E’ imbarazzante parlare con la propria madre figurarsi con il proprio padre. >> mi disse arrossendo ancora di più.
Io risi e la strinsi a me. << Ah la mia donna. >>
Dopo due minuti ci alzammo da quella panchina e constatai di aver il fondoschiena abbastanza ghiacciata e dalla smorfia che fece mia figlia doveva trovarsi nella mia stessa condizione. Le offrii la mano e lei sorridente l’afferrò.
<< Ti va un gelato prima di tornare a casa? >>
Lei mi guardò scioccata. << Papà ci sono cinque gradi sottozero e tu vuoi comprarmi un gelato? >>
Io arrossii imbarazzato. << Scusa, devo ancora imparare le nozioni fondamentali dell’essere padre. >>
Le sorrise e mi abbracciò. << Te la stai cavando bene, fidati. >> ed io annuii ricominciando a camminare.
Arrivammo sotto casa sua dopo dieci minuti parlando del più e del meno.
<< Ti va di vederci domani mattina? Facciamo colazione insieme e poi ti accompagno a scuola. >> le dissi speranzoso.
Lei sorrise e si strinse ancora a me. << Certo che mi va. >>
Aspettai che aprisse il portone per girarmi e andarmene.
<< Ehi papà, ti va di salire un po’ sopra? Ti riscaldi un po’. >> mi disse forse anche lei non voleva separarsi da me. Io annuii e la seguii sopra dove ci aprii Bella che immediatamente abbracciò mia figlia.
<< Ciao tesoro, se gelata, sbrigati entra. >> e la spinse direttamente dentro e poi mi guardò ed io provai un tuffo al cuore quando mi squadrò con quei suoi occhi così profondi, quegli occhi che mi avevano fatto innamorare pazzamente di lei. Era diventata una bellissima donna e negli anni aveva imparato a valorizzarsi e adesso era diventata una donna vera e propria. Avevo seguito tutti i suoi successi ed ogni volta provavo orgoglio per quella ragazzina impacciata e timida che aveva fatto breccia nel mio cuore, ma che adesso mi odiava ed io non potevo biasimarla.
<< Ciao Edward, vieni entra. >> e si spostò per farmi entrare.
Subito rabbrividii al contatto con l’aria calda di quell’appartamento grande e ben arredato. Mi girai verso Bella che si sporse per prendere il mio cappotto che gli porsi sorridendo imbarazzato da tanta gentilezza, mi mancavano le sue premure. Quando lo appese all’attaccapanni all’entrata mi fece segno di seguirla in cucina e mi fece accomodare sullo sgabello del salotto.
<< Ti va qualcosa di caldo? >>
Io annuii. << Si, grazie. >> e lei annuì.
Dopo un po’ in cucina entrò Nessie che venne subito ad abbracciarmi ed io la strinsi a me, lanciai un’occhiata a Bella e mi sarei aspettato tristezza e gelosia, ma quello che vidi nei suoi occhi mi spiazzò. Era felice ed era commossa.
<< Papà sei gelato. >> mi disse toccandomi il viso.
<< Se resti accanto a me mi riscaldo. >> le dissi sorridendo e lei mi accontentò.
Bella mise a tavola tre tazze di the caldo ed un piatto di biscotti che sembravano fatti in casa e molto probabilmente li aveva fatti lei.
<< Bevete subite che si raffredda e poi non fa effetto. >>
<< Ma così mi ustiono. >> dicemmo all’unisono io e Nessi e dopo esserci guardati negli occhi scoppiammo a ridere, notai Bella sorridere divertita.
Bevvi il mio the, ma non presi neanche un biscotto anche se avrei voluto tanto. Adoravo i suoi biscotti e quando eravamo ragazzi avevo il coraggio di spazzarmeli tutti nel giro di due minuti senza pensare a nulla.
<< Non li mangi? >> mi chiese Bella curiosa.
Scossi la testa. << Non ho fame. >>
Lei mi guardò sconvolta. << Edward Cullen che rifiuta i mie biscotti, non me lo sarei mai aspettata. >>
I sorrise. << Le persone cambiano. >> e le lanciai un’occhiata esplicita.
<< Già. >> e affondò il viso nella sua tazza di the.
Contemporaneamente bussarono alla porta e Nessie illuminandosi tutta andò di corsa ad aprire e dopo un attimo ritornò in cucina con il suo Jake che mi guardò strabuzzando gli occhi.
<< Ragazzo non guardarmi così non aiuta nella tua posizione. >> dissi facendolo sbiancare.
Nessie mi guardò sconvolta. << Papà! >>
<< Senti non chiedermi di essere gentile con il ragazzo che mi sta portando via la mia bambina. >> e guardai Bella che era quasi sull’orlo dello strozzamento tanto erano le risate che stava trattenendo.
<< Piacere signor Cullen, sono Jacob Black. >> si presentò il ragazzo dandomi la mano.
Io guardai prima lui e poi la mano. << So cosa stai pensando, ragazzo, ci sono passato anche io alla tua età. Ma se ti aspetti di fare del sesso con la mia bambina, sei davvero uno stupido. >>.
Nessie mi guardava sempre più sconvolta e il ragazza se è possibile sbiancò ancora di più.
<< Edward. >> mi richiamò la mia Bella.
<< Signor Cullen non ho nessuna intensione per il momento di fare sesso con sua figlia, ma quando sarà il momento di certo non verrò a chiedere il permesso scritto a lei che non sa nulla di lei. Io la conosco e c’ero io a consolarla in bagno quando piangeva perché lei era l’unica bambina a non essere stata accompagnata a scuola da suo padre nella ‘Giornata dei papà’ quindi scusi tanto se penso di avere più autorità affettiva su Nessie rispetto a lei. E ora se non le dispiace andremo di là a studiare, ciao Bella. >> disse prima di andarsene seguito da Nessie che mi guardò dispiaciuta.
Ero rimasto sconvolto, messo ko da un ragazzino.
<< Ah Edward Cullen, te la sei cercata. >> mi disse Bella prima di scoppiare a ridere vedendo la mia faccia sconvolta.
<< Mi ha appena detto che un giorno farà sesso con nostra figlia, te ne rendi conto? >>
Lei annuì. << Io non mi illudo, Edward. Tua figlia prima o poi crescerà e avrà l’esigenza di avere rapporti di un certo genere e tu non puoi fermarla come nessuno ha fermato noi dietro quella limousine. >> mi disse seria.
La guardia e poi abbassai lo sguardo. << Mi dispiace tanto per quella sera. >>
<< Non dispiacerti molto, infondo mi hai regalato Nessie. >>
 Annuii e non più capace di sopportare il suo sguardo mi alzi e mi diressi alla porta dove mi infilai il cappotto per andarmene.
<< Va a casa e metti qualcosa di caldo, non vorrei che ti prendessi una polmonite. >>. Ah la mia mamma chioccia che mi era mancata così tanto.
Mi girai a guardarla negli occhi. << Sei una donna straordinaria, Bella, e hai cresciuto nostra figlia in modo impeccabile. >> e me ne andai.
Quando arrivai a casa non c’era nessuno così potei andare tranquillamente in camera mia senza essere disturbato con domande a cui non avevo voglia di rispondere. Mi infilai sotto la doccia e come sempre la mia mano si soffermò sulla cicatrice che avevo sulla gamba , quella cicatrice che mi aveva tenuto lontano dalle mie ragioni di vita. Le mie donne.
Mezz’ora dopo mi trovavo sul divano del salotto con gli occhi chiusi cercando di rilassare la mente, ma gli avvenimenti di quel giorno me lo impedivano. Mia figlia era bellissima ed era una ragazza intelligente, ma era anche cocciuta e aveva una lingua tagliente. Proprio come Bella.
Mi squillò il telefono e senza vedere chi era risposi.
<< Edward Cullen. >>
<< Ciao tesoro, sono io. >>Rosalie.
<< Ciao Rosalie, cosa c’è? >>
Rise con la sua risata da oca che odiavo. << Dove sei? Vorrei vederti. >> mi disse in tono malizioso.
Sbuffai. << Quale parte della frase ‘Non voglio più vederti’ non ti è chiara? >>
Lei imprecò. << Hai finalmente rivisto quella puttanella che se la fa con il mio ex marito? Io sono migliore di lei, Edward. >>
Aprii di scatto gli occhi. << Rosalie ricorda che tutto quello che hai posso togliertelo con uno schiocco di dita, hai capito? Non permetterti mai più di nominarla perché lei è troppo per essere nominata dalla tua bocca che ha passato quasi tutta la sua vita a succhiare cazzi. Smettila di chiamarmi se non vuoi che parta una denuncia a tuo nome e credimi se ti dico che ti farò affondare con tutto il tuo naso rifatto. >> e le riattaccai il telefono in faccia.
Imprecai e lanciai il telefono che si infranse vicino al muro in mille pezzi.
<< Cazzo, cazzo, cazzo. >> urlai.
<< Ehi fratellino, stai calmo. >> mi disse Alice che era appena entrata ed io non l’avevo sentita.
Io feci un grosso respiro e l’aiutai a portare le buste della spesa in cucina.
<< Come stai? >> mi chiese.
<< Ho appena passato un bellissima giornata con mia figlia, ho rivista la donna della mi vita e ho scoperto di amarla ancora di più, ma che sta per sposarsi e per finire mi ha appena chiamato una stronza che per una volta che me la sono scopata quando ero ubriaco crede di avere dei diritti su di me. Come dovrei stare? >>
Lei mi abbracciò. << Oh fratellino, mi dispiace, ma penso che le sorprese non siano finite qui. >> e mi dai un bigliettino.
Lo lessi rapidamente e mi sentii crollare il mondo addosso. Non poteva succedere adesso che avevo ritrovato mia figlia.  

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Salve ragazze, come state? Oggi a me non è giornata, uff.
Cmq le risposte alle vostre domande non ci sono ancora, dovete aspettare ancora un pochetto, però vi prometto che non vi farò aspettare molto, okey?
ps scusate per gli errori.
Buona lettura.
xoxo Alex:)
pss vi piace il telefilm True Blood?


Capitolo 16





Edward se ne era appena andato e un sorriso involontario mi spuntò sul viso. Vedere Edward in atteggiamenti così intimi con Nessie mi aveva riempito il cuore, finalmente mia figlia aveva un famiglia non unita come dovrebbe essere, ma ne aveva una e questo non poteva che rendermi felice. Era felice lei lo ero anche io. Tornai un cucinai e tolsi i bicchieri dalla tavola e mi soffermai a guardare i miei biscotti che erano rimasti intatti apparte qualcuno che aveva mangiato Nessie, lui non ne aveva neanche preso uno ed era strano, da come ricordavo lui adorava i miei biscotti al cioccolato. Le persona cambiano quando crescono, ma non penso che il gusti in fatto di cibo possano cambiare così drasticamente, non quando è uno dei tuoi piatti preferiti. Ne presi uno e lo annusai, forse aveva un cattivo odore, ma profumava di cioccolato, ne assaggiai un po’ ed erano squisiti. Forse aveva qualche problema alla pancia? O forse il diabete alto, no?
Nessuno non mangiava i miei biscotti, erano perfetti.
<< Bella cos’hai? >> mi chiese Jake che era appena entrato e si era fiondato sui miei biscotto.
Ecco, nessuno non mangia i miei biscotti.
<< Niente, a te come va? >> gli chiese dandogli un bacio sulla fronte.
Lui fece spallucce. << Mi dispiace essermi comportato da maleducato con il tuo ex, ma non ci go visto più. >>
Io lo liquidai con un gesto della mano. << Se ne sarà già scordato è il solito tipo ‘ Tutto fumo e niente arrosto’ >>
Lui sorrise. << Nessie ne è innamorata, sai? Non fa altro che parlare di lui, di quanto sia dolce e buono. Non so come abbia fatto a dimenticarsi di tutto in una sola giornata, io non sono mai riuscito con mia madre. >> e si rabbuiò.
Io mi accomodai accanto a lui. << Jake, tua madre è una persona meschina e doppiogiochista, Edward è un uomo buono fondamentalmente ed è molto dolce, sa come prendere le persone e ha la paternità nel dna a differenza di tua madre che di maternità non aveva neanche un globulo. >>
Lui annuì convenendo con me. << Hai ragione, non è mai stata una madre. Sai che non ho mai avuto una festa di compleanno e che se non fosse stato per il mio papà, non avrei neanche mai avuto una torta su cui spegnere le candeline? Il mio papà è un grand’uomo, non ho mai capito perché l’abbia sposata. >>
Feci spallucce. << Tesoro l’amore è cieco, lo sapevi? Ma adesso basta parlare di queste cose, okey? Ti fermi a cena qui, vero? >>
Lui annuì. << Come sempre, Bells! >> e mi abbracciò dopodiché tornò da Nessie.
Prima di mettersi ai fornelli chiamò Emmett.
<< Ciao tesoro. >>rispose allegro.
<< Ehi Emm, ceni da me stasera? >>
<< Oh no, non posso, io e Jasper abbiamo del lavoro da fare e ne avremo per le lunghe. >>
Mi rattristai. << Per il caso Newton? >>
Lui annuì. << Si e se voglio vincere devo concentrarmi e non perdere neanche un minuto, mi capisci? >>
Io annuii. << Certo, ti capisco. Jake deve restare da me anche per stanotte? >>
<< Mi farebbe stare più tranquillo, si. >>
Annuii. << Vuoi che ti rimanga le chiavi sotto lo zerbino? >>
<< Grazie, gattina, ma torno a casa. Ci vediamo domani a colazione, ti va? >> ,confermai e riattaccammo.
Guardai l’orologio e notai che erano le sei, quindi era meglio mettersi all’opera avrei preparato qualcosa di speciale per Jake, qualcosa che si avvicinasse ad un compleanno. Decisi di fare un antipasto con salumi e formaggio come piaceva a lui e abbondai con la mozzarella; come primo piatto preparai delle tagliatelle panna e noci e con una spruzzatina di pepe, come secondo piatto una bella bistecca con broccoletti e patate e infine un bella torta al cioccolato con le nocciole. Quando rialzai la testa dalla tavola erano le otto e andai in camera di Nessie per avvisarli che era pronto.
Bussai. << Ragazzi, posso? >> mi fidavo di loro, ma era sempre meglio chieder per difendermi da qualche infarto alla vista di loro due in atteggiamenti sconci.
Sentii Nessie ridere. << Certo, mamma. >>
Entrai e con mio sommo sollievo li trovai separati, una seduta sul letto e l’altro seduto sul tappeto con i libri tra le mani.
<< Studiate ancora? >> chiesi sedendomi sul letto con mia figlia.
Nessie annuì. << Jake domani ha un’interrogazione e ce la sta mettendo tutta per arrivare al mio livello, cosa alquanto improbabile. Io sono un genio! >> e fece il suo sorrisone.
Io risi dal broncio che mise Jake. << Vi va una pausa?E’ pronta la cena. >>
Jake si illuminò. << Per caso mi hai fatto la tua torta al cioccolato?? >>
Risi annuendo e Jake si alzò di scatto. << Andiamo a mangiare, su. >> e sfrecciò fuori seguito da me e Nessie che ridevamo esasperate.
Stavamo mangiando la torta in salotto mentre guardavamo un film.
<< Ah Jake, dormirai qui stanotte. >> gli comunicai.
Lui annuì. << Papà ha qualche impegno? >>
Annuii. << Rimarrà in studio fino a tardi e resterà più tranquillo se resti qui con me. >>
<< Dove dormo? >> chiese imbarazzandosi immediatamente.
Pensava davvero che lo avessi fatto dormire con Nessie?
<< Nella stanza di Nessie e lei dormirà con me. >> e gli lanciai un’occhiataccia e lui rise imbarazzato.
Nessie se ne stava tranquillamente sdraiai sul mio grembo e respirava regolarmente, Jake si sporse verso di lei e sorrise teneramente con gli occhi da pesce lesso.
<< Si è addormentata. >> disse.
Io le scostai i capelli dalla faccia e lo notai anche io, guardai Jake e già lo vidi pronto a prenderla in braccio.
<< Jake lei è una finta magra, è pesante. >> lo misi in guardi, lui rise silenziosamente e senza sforzo la sollevò.
<< Andiamo a dormire, piccola. >> le disse dolcemente e la trasportò nella mia stanza, le tolse le scarpe e la mise sotto le coperte, tutto sotto la mia supervisione.
<< Mmm… Jake? >> disse mia figlia con gli occhi chiusi e la voce impastata dal sonno.
<< Si, tesoro? >> le rispose accarezzandole la testa.
Io preferii lasciali soli e mi occupai di preparare a Jake qualcosa da mettersi per dormire, uno delle tante magliette che dimenticava suo padre quando veniva da me a dormire o a passare la giornata, gli posai sul letto anche delle asciugamani per lavarsi ed uno spazzolino nuovo.
<< Ehi. >> mi disse quando entrò in camera.
<< Ti ho preparato tutto, se ti manca qualcosa sai dove trovarmi okey? >>
Lui mi guardò attentamente. << Ecco questo è esattamente quello che mia madre non avrebbe mai fatto. >> disse rattristandosi.
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai stretto a me. << Adesso hai me, Jake, non pensarci più. >>
Lui annuì. << Ti voglio bene, Bells. >>
<< Anche io te ne voglio. >> e gli diedi un bacio tra i capelli neri e setosi.
<< Adesso va a lavarti e diritto sotto le coperte è tardi. >>
Jake fece il saluto militare. << Si, generale. >> risi e lo lasciai solo.
Tornai in salotto e presi i piatti che avevamo rimasto sul tavolino e li portai in cucina dove sistemai e poi andai in camera mia per dormire finalmente. Ero davvero stanca, quel giorno passato a farmi domande su cosa stesse facendo mia figlia e se si stesse divertendo mi aveva spossato e adesso l’unica cosa che volevo era chiudere gli occhi e lasciarmi andare ad un sonno tranquillo e così fu.
 
La mattina dopo mi svegliai tardi e quando aprii gli occhi Nessie non era al mio fianco, mi alzai controvoglia e andai a controllare nella sua stanza, ma il letto era rifatto e Jake non c’era, così andai in cucina e notai un bigliettino.

Buongiorno dormigliona.
Vado a fare colazione con papà e Jake
Ci vediamo dopo scuola, okey?
Ti voglio bene
Ness
 

La rabbia mi assalii immediatamente. Già pretendeva di passare tutto il tempo con lei, senza neanche chiedermi il permesso, tra un po’ mi sarei ritrovata a dover chiedere io il permesso a lui di vedere quella figlia che lui non aveva neanche lontanamente pensato di conoscere in quindici anni. Presi il foglietto e lo feci in mille pezzettini e lo buttai in un gesto di stizza.
<< Stronzo di un Cullen! >>
Ed io che mi ero anche preoccupata per lui il giorno prima quando era gelato, a questo punto sperai che prendesse una grandissima influenza contagiosa e che non potesse più vedere mia figlia, ma poi mi bloccai io stessa dicendomi ‘Che stai dicendo? E’ suo padre!’.
<< Ed io sono la madre, cazzo! >> e sbattei i piedi a terra come le bambine capricciose.
Per calmarmi presi un gran respiro e afferrai la caraffa del caffè e me ne versai un po’ nella tazza, poi presi i miei biscotti al cioccolato e ne afferrai uno.
<< Cos’hanno di sbagliato i miei biscotti? Pensava che lo avrei avvelenato per tenerlo allontanato da Nessie? >> mi domandai da sola
Non avevo pensato all’avvelenamento durante le ore passate a pensare a come toglierlo da mezzo e poi non avrei mai contaminato i miei adorati biscotti per ucciderle lui. I miei biscotti sono sacri.
Mentre stavo riflettendo su cose senza senso mi squillò il telefono.
<< Pronto. >> risposi un po’ brusca.
<< Gattina? >>rispose Emmett assonnato.
Sorrisi. << Buongiorno, tesoro. Come stai? >>
Lo sentii sbadigliare. << Sono stanchissimo, ti dispiace se la colazione la rimandiamo? >>
<< Oh non preoccuparti, sarà per un’altra volta, tu va a riposare. >>
<< Sono sempre più convinto di sposarti, gattina. >>e riattaccò.
Sorrisi guardando lo schermo del mio touch. Anche io! pensai.  

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Salve vampirelle e lupacchiotte! Come state? Io sto una merda, l'influenza ha trovato anche me, brutta bastarda.
Mi sento abbandonata... sono stata abbandonata per una partita, vi rendete conto? Oggi ho fatto 37 mesi con il mio principe e lui che fa? Va allo stadio a vedersi Inter-Napoli! E' uno schifo...
Cmq parliamo d'altro...questo è il nuovo capitolo, spero vi piaccia.
Buona lettura
xoxo Alex
ps mi scuso per gli errori.


Capitolo 17






Prima di andare in ufficio volevo chiarire questa situazione scomoda con Edward per questo mi trovavo sotto il palazzo di Alice, dove Edward alloggiava mentre aspettava che gli aggiustassero una cerca casa che gli avevano lascito in eredità non avevo chiesto altro perché non mi importava dove abitasse.
Bussai e mi rispose Alice in persona che contenta di vedermi mi aprii immediatamente ed io partii come un razzo incurante del fatto che al piede avessi delle trappole mortali che spacciavano per scarpe dal tacco dodici e arrivai in un attimo al terzo piano dove c’era l’appartamento di Alice e c’era lei ad aspettarmi sorridente.
<< Bella, tesoro, che ci fai qui? >> e mi abbracciò.
Io ricambiai. << Cerco quell’infame di tuo fratello! >> dissi incavolata lanciando fiamme dai miei occhi e fumo dalle orecchie come una ciminiera.
Lei strabuzzò gli occhi. << Cosa ha fatto? >>
Posai, anzi gettai letteralmente, la borsa sull’enorme divano di pelle nera che dominava il salotto moderno e mi girai verso di lei con le mani sui fianchi.
<< Stamattina quando mi sono svegliata mia figlia non c’era, è andata a fare colazione con suo “padre” >> dissi mimando le virgolette all’ultima parola.
Lei mi guardò confusa. << Dov’è il problema? >>
La guardai sconvolta. << Il problema sta ne fatto che non lo sapevo, mi sono ritrovata da sola senza sapere dove fosse mia figlia! >> quasi urlai.
Lei mi guardò senza perdere il suo sorriso. << Bella, ti ripeto, dov’è il problema? >>
La guardai ancora più sconvolta. << Mi doveva chiedere il permesso! >> dissi urlando l’ovvietà.
Lei mi si avvicinò. << Tu gli hai chiesto il permesso quando hai deciso di tenergli nascosta l’esistenza di sua figlia? >> chiese con il suo solito tono da saggia del cazzo.
<< Non ti sopporto quando fai così! >> e mi accomodai sul divano.
Lei fece lo stesso. << Perché sia che ho ragione. >>
Io le lanciai un’occhiataccia e lei rise.
Si, aveva ragione. Stavo perdendo la testa per una cosa insignificante, non stava mica infrangendo qualche legge federale, voleva solo passare del tempo con sua figlia. Dopotutto doveva recuperare quindici anni in cui io l’avevo tenuta costantemente stretta tra le mie braccia. Potevo essere magnanima ed accettare tutto questo. Si, io sono superiore.
<< Ti faccio un the? >> mi chiese Alice.
Scossi la testa. << Magari un’altra volta, devo andare in ufficio. Ci vediamo a pranzo, ti va? >>
Lei annuì. << Certo che mi va. >>
Stavo uscendo quando mi venne in mente un particolare e lei era l’unica che poteva rispondermi.
<< Alice, posso farti una domanda? >>
Lei parve a disagio, ma annuì. << Certo. >> mi disse poco convinta.
<< Perche Edward rifiuta di mangiare? >> chiesi sinceramente curiosa.
O forse preoccupata! Mi disse la mia vocina malefica che interveniva sempre quando non doveva.
La ignorai semplicemente, come facevo sempre.
Alice scosse la testa. << Ma lu-lui mangia. >> disse come se si stesse appendendo sugli specchi.
Io la fissai piegando leggermente la testa di lato. << Mi nascondi qualcosa, folletto indemoniato? >> le dissi riprendendo il soprannome che le avevo dato da ragazze.
Lei sospirò. << Senti, Bella, non sono io la persona giusta per parlarti di questo. Quando Ed sarà pronto verrà lui da te, okey? Fino ad allora non chiedere nulla perché otterrai altrettanto. >>
Quello che mi nascondevano doveva essere qualcosa di veramente grave, o non avrebbero fatto tutto questo mistero. Qualcosa dentro di me mi diceva che era legato a quello che era successo quindici anni fa e aveva impedito ad Edward di restare con me.
<< Bella! >> mi chiamò un voce che mi riscosse facendomi rendere conto che mi trovavo già vicino agli ascensori. Ma come ci ero arrivata?
Guardai la persona che mi aveva chiamato e trovai Edward fissarmi preoccupato, evidentemente mi aveva chiamato parecchie volte e non lo avevo sentito. Lo fissai intensamente e potei notare che era stanco, non sembrava un trentatreenne. Involontariamente mi avvicinai a lui e la mia mano partii appoggiandosi sulla sua guancia, lui rimase sorpreso, ma poi lo vidi chiudere gli occhi e respirare profondamente.
<< Cosa ti è successo, Edward? >> chiesi dolcemente.
Lui aprì lentamente gli occhi e mi fissò. << Ti ho lasciata, è non è stato il miglior affare della mia vita. >>  
Scossi la testa. << Cosa ti è successo. >> chiesi ancora non tenendo conto di quello che aveva appena detto e neanche di quello che mi aveva chiesto Alice neanche cinque minuti prima.
Lui scosse la testa e si spostò, facendo ricadere il mio braccio.
<< Non è il momento adatto per parlarne, non sono pronto. >> e corse su per le scale facendole a due a due. Stava scappando da me, ancora ed io lo avevo lasciato andare ancora una volta.
Arrivo in ufficio una mezz’ora dopo e Jessica mi consegna la prima bozza del giornale e mi da vari messaggi.
<< Qual è i primo appuntamento? >> chiedo mentre sbircio i messaggi.
<< Jeff, è già nel suo studio. >> annuisco e mi dirigo al mio studio dove c’è Jeff seduto sulla mia sedia.
Lo conosco da molto tempo e ogni volta pretende di avere qualche diritto sulla mia sedia e nonostante lo abbia richiamato parecchie volte lo ritrovo sempre li che gioca a fare il capo.
<< Salve capo, come sta? >> mi chiede.
<< Jeff ti do tempo due secondi per alzare il tuo culo moscio da la. >> e mi tolgo il cappotto, mi giro e lui è seduto comodamente sulla poltroncina che ho davanti alla mia scrivania, sorrido compiaciuta di avere tanto potere su di lui e mi accomodò alla mia sedia accendendo il portatile.
<< Jeff ci siamo visti ieri mattina, cosa c’è di così importante da richiedere di nuovo la tua presenza qui? >> chiedo iniziando a sfogliare la bozza.
<< Ho scoperto un’altra cosa sul nostro imprenditore. >> ed io scattai subito.
<< Edward Cullen? >> chiesi per avere conferma.
Lui annuì e cacciò una cartellina che posò davanti ai miei occhi.
<< Cosa c’è qui dentro? >>
Lui sorrise compiaciuto. << Delle fotografie. >>
Aprii lentamente la cartellina e con mano tremante tirai fuori le foto e una sua immagine che stringeva teneramente a se mia figlia mi si parò davanti agli occhi. Edward la stringeva a se e si guardavano mentre ridevano di qualcosa di divertente, immediatamente il mio cuore si riempii di gioia ed i miei occhi cominciarono a pizzicare.
<< Bella tutto okey? >> chiese Jeff preoccupato.
Io scossi la testa e continuai a guardare le foto che lo ritraevano la maggior parte con lei, le ultime lo ritraevano da solo mentre camminava abbracciandosi al cappotto di notte per le strade newyorkesi, sembrava assorto in chissà quale pensiero e in un’altra sorrideva, stava pensando a qualcosa che lo rendeva felice tanto da sorridere senza preoccuparsi che qualcuno lo vedesse prendendolo per un pazzo. Sorrisi anche io e con il dito tracciai il suo profilo, quel profilo che tanto tempo fa mi aveva fatto innamorare.
<< Bella? >> chiese di nuovo Jeff ed io mi riscossi guardandolo. << Si? >>
<< Adesso devo darti la notizia, sei pronta? >> chiese euforico.
Dalla faccia da assatanato che aveva non si prometteva nulla di buono, qualche carognata aveva scoperto sul suo conto e adesso la voleva dire a me il suo capo.
<< Avanti, dimmi questa notizia. >>
Lui si avvicinò a me e sussurrò. << Gira voce che vada a letto con questa ragazzina. >> e ritornò al suo posto sorridendo già pronto per ricevere un elogio e anche un aumento.
Lo guardai sconvolta << E cosa te lo fa pensare?>> chiesi trattenendo la rabbia.
<< Il fatto che ieri sera si entrato in un palazzo nell’ Upper East Side con lei e che ne sia uscito dopo parecchio tempo sorridente. >>
Lo guardai ancora più sconvolta. << E quindi? >>
<< E quindi perché esci sorridente da un palazzo con cui sei entrato prima con una bella ragazza? Ci hai fatto del magnifico sesso! >> e sorrise ancora.
Annuii, mi alzai lentamente con la foto che ritraeva Edward con mia figlia e mi avvicinai a lui mettendogliela davanti agli occhi.
<< Jeff, sai come si chiama questa ragazzina? >> lui scosse la testa sempre sorridendo, convinto della sua notizia bomba. << Questa ragazzina si chiama Renesmee Carlie Swan. Ti ricorda qualcosa questo cognome? >> chiesi con una calma glaciale.
Lui si irrigidì e deglutì. << Tu-tua fi-figlia? >>
Io sorrisi. << Si, mia figlia e sai chi è lui? >>, lui scosse di nuovo la testa, ma sapevo che aveva capito. << Lui è suo padre, Jeff, sangue del suo sangue. >>
Lui mi guardò sconvolto. << Suo – deglutì – suo padre? >>
Annuii. << Sai adesso che devi fare, vero? Non c’è bisogno che ti dica altro. >>
Lui si alzò di scatto e mi guardò impaurito. << Non puoi farmi questo. >>
<< Jeff hai accusato mia figlia di scopare con un trentenne, posso farlo eccome. Fuori da qui e non mettere mai più piede in questo palazzo, o ti denuncio! >> urlai.
Io spaventato dalle mie urla uscì fuori immediatamente senza curansi di chiudere la porta,quando mi avvicinai io per farlo notai che tutti fuori guardavano verso di me.
<< Tornate a lavoro! >> e sbattei la porta.
Quella giornata era iniziata male ed era finita peggio.  




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Che ne dite di conoscerci un pò? Vi va di raccontarmi qualcosa di voi?
Inizio io, okey?
Behe... piacere Maria Grazia, ma preferisco Mary è più pratico
Ho 19 anni, sono napoletana doc e ne vado fiera
e frequento il primo anno di Economia delle imprese finanziarie.
Sono un pazza scatenata e adoro ballare.
Amo leggere e spazzolo libri ogni due giorni, adesso sto leggendo
L'Ospite della zia Steph ed è molto carino.
Se avete qlatre domande da farmi a disposizione.
Aspetto qualche commento.
xoxo Alex




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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Salve ragazze, scusate l'ora tarda, ma sempre meglio tardi che mai.
Questo è un nuovo capitolo, spero vi piaccia come gli altri.
Buona lettura
xoxo Alex
ps mi scuso per gli errori.

Capitolo 18




Quando tornai a casa trovai mia figlia in salotto che leggeva una rivista e sgranocchiava i miei biscotti, mi avvicinai a lei e le diedi un bacio sulla fronte.
<< Ciao tesoro, come stai? >> ed intanto mi ero diretta nella mia stanza con le che mi seguiva.
Si accomodò sul mio letto. << E’ partito. >> mi disse semplicemente ed io non avevo bisogno di chiedere a chi si riferisse.
Mi bloccai mentre mi stavo sbottonando la camicia.  << Tornerà? >> chiesi terrorizzata da quello che poteva succedere se non fosse stato così.
Lei annuì. << Ha dei problemi in una delle sue multinazionali, non ho capito molto bene. Appena metterà le cose apposto tornerà, me lo ha promesso. >> e sorrise illuminandosi tutta ed io ricambiai.
<< Non abbiamo avuto moto di parlare, come ti sembra? >>
Lei strinse tra le sue braccia uno dei tanti cuscini che avevo per abbellire il letto.
<< E’ un brav’uomo ed è dolce e generoso, se non mi avesse abbandonata per quindici anni lo definirei perfetto. >>
Io annuii. << Nonostante tutto è davvero un brav’uomo, lo è sempre stato. >> dissi sognante ed entrai in bagno per farmi un bella doccia e lei mi seguì, mi spogliai ed entrai nel box doccia dove azionai immediatamente l’acqua calda.
<< Mi ha raccontato della tua mania di avere sempre l’ultima parola. >>
Io risi. << Non è cambiato molto d’allora, sai? Ho sempre la stessa fissazione. >>
Anche lei rise, poi si bloccò.
<< Tesoro cos’hai? >>
Lei sospirò. << Ti ama tanto, lo sai? Quando parlava di te aveva uno strano luccichio negli occhi e parlava come se tu fossi una divinità. >> ed io mi sentii morire dentro, il mio cuore cominciò a correre all’impazzata come se volesse uscire da un momento all’altro dalla gabbia toracica, sicura che mia figlia non mi vedesse appoggiai la fronte alle mattonelle fredde del muro e feci un grosso respiro per calmare quell’incessante martellare al petto.
<< Co-cosa ti fa credere che sia così? >> chiesi senza far trasparire nulla di quello che stavo provando in quel momento.
<< Me lo ha detto lui, ha detto testuale ‘Amo tua madre come nessuno hai mai avuto il coraggio di amare nessun’altro’ >>
Sentii le mie gambe piegarsi sotto il peso di quelle parole.
<< Ha aggiunto però che non è l’uomo giusto per te. >>
Non risposi troppo impegnata a regolarizzare il mio respiro ed il battito del mio cuore.
<< Mamma, tutto okey? >>
Mi ripresi. << Ah si, tesoro, ti va di iniziare a preparare la cena? >>, la sentii annuire e poi uscii chiudendosi la porta alle spalle ed io mi lasciai scivolare fino a toccare con il sedere la ceramica fredda e bagnata della vasca.
Mi ama, aveva detto a mia figlia che mi amava. Allora perché mi aveva lasciato quindici anni prima? Era una contraddizione bella e buona, no? Resti con me, mi ami… mi lasci, non mi ami. Era semplice, no?  Lui mi aveva lasciato, in modo orrendo, non si era fatto sentire per tutto quel tempo e poi se ne veniva dicendo che mi amava, ma che non era l’uomo giusto per me. Si, lui non era l’uomo giusto per me perché se lo fosse stato adesso potevamo essere felicemente sposati e vivere sotto lo stesso tetto come una felice famiglia. L’uomo giusto per me era qualcuno che mi stava accanto, che mi accompagnava nei giorni della mia vita, l’uomo giusto era… Emmett!
Ti stai auto convincendo, lo vedi che non ci riesci? , mi fece notare la solita vocina che non era altro che la mia coscienza che trovava sempre il momento migliore per farsi sentire, nei momenti in cui ero più insicura facendomi incasinare ancora di più.
Era Emmett l’uomo della mia vita, lui dovevo sposare, era con lui che dovevo passare la mia vita.
Con questa convinzione uscii dalla vasca e mi avvolsi in un enorme telo bianco, mi frizionai i capelli che avevo lavato e li asciugai rapidamente, poi mi infilai una tuta e andai in cucina dove c’era mia figlia che litigava con un cipolla.
La guardai divertita. << Tesoro, cosa fai? >>
Lei mi guardò imbarazzata. << Cero di cucinare, ma non ci riesco. >>
Le tolsi la cipolla e il coltello dalla mano e posai tutto nel lavandino. << Ti va una pizza? >>
Lei annuì e si fiondò sul telefono per prenotarle due che mezz’ora dopo stavamo mangiando in cucina guardando la tv.
<< Come è andata oggi l’interrogazione di Jacob? >> chiesi ricordandomene solo in quel momento.
Lei sorrise soddisfatta. << Ha avuto un otto bello pieno. >> e le si gonfiò il petto di orgoglio verso di lui ed io non ero da meno, mi ripromisi che l’avrei chiamato dopo.
Dopo aver cenato Nessie andò in camera sua ed io ripulii il ripiano dell’isola e presi il telefono, mi rispose al secondo squillo.
<< Pronto? >>
<< Ehi Jake, sono Bella. >>
<< Oh ciao Bells, ho tante cose da raccontarti. Ho avuto un bell’otto pieno pieno in biologia!>> mi disse tutto euforico.
Sorrisi per tanto entusiasmo. << Complimenti, dobbiamo festeggiare, ti va? >>
Lo sentii sorridere. << Certo, che mi va. >>
<< Domani andiamo a fare colazione insieme tutti e quattro. >> dissi.
<< Tutti e quattro? >>chiese confuso.
<< Si, anche Nessie e tuo padre, no? >>
<< Mio padre è fuori città, Bella. Non te l’ha detto? >>
Era andato fuori città e non me lo aveva detto? Ero o non ero la sua fidanzata? Mi aspettavo almeno che mi si mettesse al corrente delle ultime cose, come ad esempio un viaggio di lavoro.
<< Ah si, scusa Jake, me ne ero dimenticata. Ci vediamo domani, buonanotte. >> e senza aspettare una risposta riattaccai.
Con troppa foga rimisi il telefono al suo posto e subito andai alla borsa per prendere il cellulare, magari mi aveva chiamato ed io non lo avevo sentito, ma mi sbagliavo, neanche un messaggio.
Composi il suo numero e rispose dopo un po’.
<< Ehi gattina. >>mi rispose allegro. In sottofondo si sentivano voci e schiamazzi, come se si trovasse in un bar durante una partita.
La rabbia era arrivata a livelli pericolosi. << Gattina un fottuto cazzo, Emmett! >> quasi urlai.
<< Cosa succede? >>mi chiese confuso e preoccupato.
<< Dove stai? >> gli chiesi mantenendo la calma, cosa alquanto difficile.
 << Ehm… sono a cena con dei colleghi, perché? >> chiese nervoso.
<< Emmett Black odio essere presa per il culo e tu lo stai appena facendo. Dimmi dove diavolo sei e con chi! >> e stavolta urlai davvero e attirai l’attenzione di mia figlia che corse in salotto e mi guardò preoccupata.
Lui sospirò e molto probabilmente si allontanò, perché quel frastuono non si sentiva più.
<< In questo momento mi trovo ad un addio a celibato di un mio amico di infanzia. >>
Respirai profondamente. << E dove sarebbe, di grazia? >>
<< Las Vegas? >>mi pose la domanda, come se non fosse sicuro neanche lui.
Rimasi sconvolta. Lui era a Las Vegas ad un addio a celibato di un suo amico di infanzia ed io non sapevo niente, era andato e basta.
<< Cioè mi stai dicendo che sei partito per andare ad un fottutissimo addio a celibato a Las Vegas, senza farmi una cazzo di telefonata? Dannazione, Emmett, cosa pensavi di fare? >>
<< Non volevo farti preoccupare o innervosire, tutto qui! >> disse per difendersi.
<< Ascolta attentamente le mie parole perché non concedo mai il bis, lo sai. Se non prendi il primo volo per ritornare a New York puoi anche scordarti di avere una fidanzata, sono stata abbastanza chiara? >>
<< Ma… >>
<< Non concedo bis, Emmett, su nulla. >> e riattaccai gettando il telefonino sul divano.
Mia figlia mi guardava sconvolta. << Lo so, lo so. >> dissi prima di dirigermi in camera mia e chiuder mici dentro.
Avevo ragione io, non è lui l’uomo giusto per te!mi disse la mia perfida coscienza ed io in quel momento non seppi trovare nessun argomento che la smentisse.
 Sentivo qualcosa suonare in lontananza, sembrava un campanello. Stropicciai gli occhi e mi misi ad ascoltare. Stavano bussando alla mia porta insistentemente, guardai la sveglia che avevo sul comodino e segnava le tre e mezza di notte. Chi cazzo era a quell’ora?
Mi alzai e a fatica uscii dalla stanza dove notai mia figlia camminare come uno zombie irritato verso la porta.
<< Chiunque sia è arrivata la sua fine. >> disse arrabbiata ed io sorrisi dandole ragione.
Mi avvicinai alla porta. << Chi è? >>
<< Emmett. >> rispose da dietro la porta.
Guardai Nessie sconvolta e lei fece spallucce ritornando nella sua stanza.
<< Cosa vuoi? >> gli chiesi senza aprire.
<< Ti prego, Bella, aprimi. Mi dispiace per prima, sono stato un cretino, non lasciarmi anche tu. >> mi disse sussurrando l’ultima parte della frase.
Sospirando aprii la porta e immediatamente mi sentii stringere al suo petto roccioso.
<< Mi dispiace tanto, Bella. Scusami. >>  e mi baciò i capelli.
Mi lasciai andare al suo petto. << Non farlo mai più, stronzo di un Black. >> dissi dandogli un pungo sul petto.
Lo sentii ridere. << Promesso! >> e mi scostò il viso tanto quanto gli bastava per baciarmi.
Aspettai che arrivassero le farfalle alla bocca dello stomaco e i brividi lungo la schiena, ma aspettai invano, perché non arrivarono. Rimasi con gli occhi aperti mentre Emmett mi baciava sforzandosi di farmi provare quel qualcosa che avevo provato baciandolo fino a qualche giorno fa, ma non avvenne nulla l’unica cosa che vedevo erano due smeraldi, quegli stessi smeraldi che mi avevano rovinato la vita e che sapevo avrebbero continuato a rovinarmela.
Mi staccai da lui e mi sforzai di sorridergli. << Adesso vai a casa, ci vediamo domani a colazione. >>
Lui mi guardò sorpreso. << Non vuoi che resti? >>
Scossi la testa. << C’è Jake da solo a casa e poi sono stanza, Emm. >>
Lui annuì e mi abbraccio ancora. << Sei sempre disposta a sposarmi, vero? >>
<< Certo. >> Non lo so.
Lui mi diede un altro bacio. << Ti amo, gattina. >>
Io sorrisi semplicemente e chiusi la porta. Ah non ci siamo, non ci siamo proprio! pensai.  



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Salve, questo è l'angolo conoscenze.
Allora, avete un/a migliore amica/o?
Io si ed è la mia vita, senza si lei sarei persa. L'adoro con tutta me stessa e se un giorno
mi chiedessero di morire per salvarle la vita lo farei.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Salve ragazze, come va? Io sto una merda.. uff, in questo caso vorrei essere un vampiro!
Vabbe cmq torniamo al capitolo. Qui la nostra Bella comincerà a farsi molte domande a cui non sa dare nessuna risposta, entrerà in scena un personaggio che si rivelerà molto importante per lei.
Prima di mettere il capitolo, vorrei ringraziare le ragazze che commentano, chi l'ha messa nelle preferiti, chi nelle ricordate e chi nelle seguite e in ultimo, ma non per importanza le lettrici silenziose.
Sono felice che piaccia la mia storia.
Buona lettura.
xoxo Alex.
ps. mi scuso per gli errori, ma non riesco a vedere da un occhio ad un altro.


Capitolo 19


 

Il giorno dopo mi svegliai con un orribile quanto fastidioso mal di testa dovuto alla notte insonne che avevo passato a pensare se era giusto quello che stavo facendo e se era vero che avessi chiuso per sempre con il mio passato. Mi alzai dolorante dal letto e andai in bagno per concedermi una doccia sperando che per un momento avrei dimenticato i miei problemi e ci riuscii, ma non appena uscii dal bagno per prepararmi per un’altra giornata di lavoro erano ancora li a martellarmi. Mi vestii senza neanche vedere cosa prendevo e mi diressi in cucina dove c’era mia figlia che mi sorrise dolcemente e mi porse una tazza di caffè.
<< Ciao tesoro. >> e le diedi un bacio sulla fronte.
<< Sei uno straccio, mamma. >> mi fece notare.
<< Oh grazie, amore. >> dissi ironicamente e lei rise.
Mentre bevevo il caffè mi avvicinai alla finestra e osservai le strade di New York che erano già piene di persone che correvano perché in ritardo a lavoro o per la scuola.
<< Mi accompagni tu a scuola? >> mi chiese mia figlia distraendomi ed annuii.
<< Ho il tempo di sistemarmi? >> le chiesi posando le tazze nella lavastoviglie, lei annuì e sparì verso la sua stanza.
Entrai nella mia, andai a lavarmi i denti e applicai abbondante correttore sotto gli occhi per coprire le occhiaie e del fard abbastanza per coprire il mio pallore e giusto per non sembrare un pagliaccio, decisi di osare e applicai dell’ombretto nero come il vestito che avevo e il mio umore. Mi osservai allo specchio e dovetti ammettere che il risultato non era male, presi il cappotto rosso come le scarpe e uscii dalla stanza nello stesso momento in cui uscii mia figlia stupenda nella sua divisa modificata. Ogni giorno l’abbelliva con qualcosa di carino per distinguersi dalla massa, ma non se ne rendeva conto che anche senza abbellimenti si distingueva per la sua bella e dolcezza.
<< Come sei bella, mamma. >> mi disse.
Io sorrisi. << Anche tu lo sei, ma come non potresti con una madre così. >> e mi indicai con far snob e lei rise.
Quando arrivammo fuori scuola, lei scese e subito fu accerchiata da cinque ragazze tutte della sua età e con la divisa modificata. Sembrava quel telefilm ambientato nell’Upper East Side, dove c’era quel gruppetto di ragazze che erano considerate delle regine incontrastate della scuola e quella voce fuoricampo ne raccontava le gesta.  Scesi dalla macchina indignata aspettando che mi salutasse, infatti si girò verso di me e mi sorrise, mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.
<< Buona giornata, mamma. >>
<< Buona giornata a te, tesoro. Ti passo a prendere all’uscita? >> lei annuii e se ne andò seguita da quelle ragazzine, la seguii con lo sguardo fino a che non la vidi varcare le porte della scuola.
Mi girai, ma mi ritrovai davanti la persona che meno mi aspettavo di trovare.
<< Tanya? >> chiesi stupita e sconvolta.
Lei mi guardò incrociando le braccia sotto il suo petto prosperoso.
<< Ah che bel benvenuto ed io che mi aspettavo una festa di benvenuto da parte della mia migliore amica. >> e si girò offesa.
Io risi e l’abbracciai. << Come stai, tesoro? Quando sei tornata? >>
<< Sono ritornata ieri sera e ho accompagnato Tara a scuola. >> mi disse ricambiando l’abbraccio.
Conoscevo Tanya da cinque anni e subito eravamo entrate in sintonia. Era, purtroppo, la sorella del verme Newton, ma non aveva nulla di cattivo e lurido. Tanya è una pazza scatenata e l’adoro, come mia figlia adora la sua visto che sono migliori amiche dai tempi dell’asilo e non lo abbiamo mai saputo.
<< Ti va una tazza di caffè, ho tante cose da raccontarti. >> le dissi.
Lei mi guardò maliziosa. << Che cosa hai combinato, troietta? >> ed io sorrisi, ormai abituata ai suoi nomignoli.
<< Un solo nome… ‘Edward’ >>
Lei strabuzzò gli occhi. << Il bastardo è tornato? >> io annuii. << Bene, allora mi ci vorrà più di una tazza di caffè. Andiamo o faremo tardi a lavoro. >>
Tanya lavorava nel mio stesso giornale, reparto moda, per questo ci eravamo conosciute. Entrammo ognuna nella propria macchina e ci dirigemmo in ufficio e mi sentii più sollevata, avrei raccontato a qualcuno dei miei problemi e sapevo che Tanya non mi avrebbe giudicata anche perché lei non era più santa di me.
 
Le avevo appena raccontato tutto e adesso stava guardando le foto che Jeff aveva scattato.
<< Lo sai che io trovo Emmet molto sexy e che ti ho odiato nel momento in cui te lo sei scopato perché volevo farlo io. >> disse guardandomi e sventolando la foto di Edward. << Ma tesoro adesso te lo cedo completamente io mi lancio su questa bella bistecca. >> e mi indicò Edward.
Qualcosa di non normale per una donna quasi al matrimonio  mi salii dallo stomaco.
<< Non ti azzardare. >> la minacciai.
Lei mi guardò un attimo e poi sorrise compiaciuta.
<< E Tanya Newton colpisce ancora! >>  esultò.
La guardai confusa e irritata. << Potresti spiegarti, per favore? >>
Le si avvicinò a me. << Tesoro tu stravedi ancora per Edward, stavi quasi per azzannarmi quando ti ho detto che voglio andarci a letto, con Emmett non l’hai mai fatto ci hai sempre riso su. >>
La guardai nervosa. << Questo non vuol dire nulla. So che scherzi con Emmet. >> dissi senza essere convinta neanche io.
<< Dolcezza ti conosco come le mie tasche e so quello che stai provando in questo momento. Ti senti attratta da Edward, ma hai degli obblighi con Emmett che ti portano ad avere sensi di colpa verso di lui. Ma lascia che ti dica una cosa, sta a te la decisione di seguirla o meno. >> di fermò un attimo aspettando un mio cenno di assenso che non arrivò così lei continuò.
<< E’ meglio la tua di felicità e quella di tua figlia o quella di Emmett? >> mi chiese.
La guardai scettica. << Ti devo ricordare l’ultima volta in cui tu non hai proprio seguito alla regola questa domanda? >>
Lei sorrise. << Per questo sono la persona giusta per darti questo consiglio, non voglio che tu faccia il mio stesso errore. Io voglio bene Nessie come se fosse mia figlia e te come se fossi mia sorella, e voglio solo che voi siate felici e nonostante tu non voglia ammetterlo, la vostra felicità è lui, Edward. >> e mi posa la sua fotografia davanti agli occhi.
Guardia quella foto e mi persi nei miei pensieri tanto che a stento sentii la porta del mio ufficio chiudersi, alzai il viso e Tanya non c’era più.
Aveva centrato il punto, aveva capito benissimamente come mi sentivo. Mi sentivo attratta da Edward come lo ero sempre stata e mi sentivo in colpa nei confronti di Emmett perché non avrei dovuto provare una cosa del genere, none era giusto nei suoi confronti.
E’ meglio la tua di felicità e quella di tua figlia o quella di Emmett?
Io per mia figlia avrei fatto di tutto, ma non potevo fare questo ad Emmett non ora che mi aveva chiesto di sposarlo ed io gli avevo risposto di si. Mia figlia nonostante io ed Edward non stavamo insieme, ci aveva entrambi e ci avrebbe avuto sempre, se io avessi lasciato Emmett per lui che non sapevo neanche se provasse la stessa cosa per, sarebbe rimasto solo di nuovo ed io non potevo permetterlo.
Amavo Emmett, o almeno credevo fino a poco tempo fa, e sarei rimasta con lui. Glielo dovevo e lo dovevo a Jake che era diventato un figlio per me e non potevo lasciarlo dopo che gli avevo detto che sarei stata sempre con lui e sarei stata la madre che non aveva mai avuto.
Con questi pensieri non mi accorsi di aver fatto tardi, così mi buttai sul lavoro sperando di non pensare a nulla e ci riuscii fino all’ora di pranzo quando Tanya buffò alla porta e entrò con la testa dentro.
<< Sei occupata? >> mi chiese.
Le lanciai un’occhiataccia. << Se ti dicessi di si te ne andresti? >>
Lei sorrise divertita ed entrò. << Tesoro sai perché l’ho fatto. >>
Io sospirai ed annuii. << Lo so, ti va di pranzare insieme? >> le annuì e uscimmo dall’ufficio e andammo a pranzo nel ristorantino dove di solito si riunivano tutti i giornalisti del New York Times, infatti incontrammo parecchi ragazzi che ci salutarono e ci invitarono a pranzare con noi e noi accettammo.
<< Allora Tanya come è stato il viaggio? >> chiese Larry l’addetto stampa, il migliore sulla piazza.
Tanya sbuffò. << E’ stato stancante, non sono tipo da trekking, ma per la mia bambina questo e altro. >>
<< Ti capisco. >> le dissi mentre addentavo un raviolo al tartufo.
Chiacchierammo un po’ del più e del meno, di informammo degli ultimi avvenimenti avvenuti nel giornale e dei licenziamenti.
<< Ah Bella, è vero che hai licenziato Jeff perché credeva che tua figlia andasse a letto con un trentenne? >> chiese Eric, del reparto ce i occupava delle notizie calcistiche e altro.
Io annuii. << Si. >> risposi semplicemente.
<< E’ vero? >> chiese una bionda tutte tette, segretaria non che scopa mica di Eric.
La fulminai. << Cosa? >>
<< Che tua figlia va a letto con un trentenne. >> disse sorridendo malefica.
Mi alzai e le sussurrai nell’orecchio così avrebbe sentito solo lei e il suo compagno.
<< Tesoro non ti conviene fare la stupida con me, perché so alcune cose che ti farebbero licenziare in tronco. Sono potente e rispettata in questo campo e crediti che ti dico che sono capace di non farti assumere da nessuno più. La tua bocca è troppo sporca per poter parlare di mia figlia, sono stata chiara? >> le dissi con calma glaciale e la sentii irrigidirsi ad ogni parola.
Eric deglutì e aspettò che mi accomodassi al mio post per parlare.
<< Andiamo, Bella, stava scherzando. >> disse cercando di ridere divertito, ma non ci riuscì. Sapeva benissimo che se delle determinate cose uscivano fuori lui era nella merda.
Lo guardai fredda. << Io no. >> e mi alzai, lasciai delle banconote sul tavolo ed uscii da li.
Tanya mi seguì a ruota e mi diede il cinque. << Ecco perché sono tua amica. >> e ridemmo.
Dopo aver pranzammo tornammo in ufficio perché avevo del lavoro da ultimare prima di andare a prendere mia figlia. Stavo leggendo un vecchio articolo quando il telefono squillò, alzai la cornetta senza vedere chi era.
<< Isabella Swan, chi parla? >> chiesi in tono professionale.
<< Tesoro, sono papà >>rispose.
Sorrisi automaticamente. << Ciao papà, come stai? >>
<< Bene, tu? >>
Sospirai. << Potrebbe andare meglio. >> e gli raccontai tutto.
Alla fine sospirai. << Non so cosa mi stai succedendo papà, dimmi qualcosa. >> implorai.
Lui restò in silenzio qualche minuto poi parlo e mi disse una cosa che non dimenticherò mai.
<< Come puoi non amare una parte di te? Edward è parte di te, tesoro, e tu lo amerai sempre. Potrai sposare Emmett e passare tutta la vita con lui e magari stare bene, ma non portai mai amarlo come ami lui, non potrai mai dire ‘Oggi sono felice’ perché sarà solo un’illusione. Pensaci e fa la scelta giusta, tesoro, ed io l’appoggerò sempre. >> era il discorso più lungo e sentimentale che ho mai sentito uscire dalle labbra di mio padre.
<< Mi manchi, papà. >> dissi ormai in lacrime.
<< Anche tu, tesoro, per questo pensavamo di passare una settima li da te quando Seth verrà. TI va? >>
Quasi urlai dalla gioia. << Certo che mi va, papà. Quando venite? >>
<< Per venerdì dovremmo stare li. >> mi salutò e riattaccò.
Dopo la telefonata con mio padre mi sentii meglio e mi parve che quel nodo di pensieri che avevo nella mia mente si stesse districando lentamente, certo ero ancora confusa, ma alla fine del tunnel sapevo che c’era una soluzione e avrei fatto di tutto per trovarla. Guardai l’orologio e notai che era quasi l’ora, presi la mia roba spensi il pc e me ne andai sorridendo.
Eravamo a casa da un bel po’ e mentre Nessie studiava sul tavolino in salotto io ero comodamente sdraiata sul divano a leggere un libro.
All’improvviso la sentii imprecare sottovoce.
<< Nessie! >> la rimproverai.
Lei mi sorrise imbarazzata. << Scusa, mamma, ma ho un problema. >>
Posai il libro sul tavolino e la guardai. << Cosa c’è? >>
<< Trigonometria, hai presente? >>
Sorrisi, avevo presente si.
<< Tuo padre è un asso nella trigonometria, tutto quello che so me lo ha insegnato lui. Dammi qua, può darsi che ricordi ancora qualcosa. >>
Mi porse il quaderno e osservai quel problema e capii immediatamente dov’era il problema, con mio sommo piacere non avevo dimenticato nulla.
<< Tesoro devi avere l’abitudine di compiere tutti i passaggi, così le cose ti saranno più chiare ed eviterai di sbagliare i calcoli. >> le dissi indicandole il problema, lei mi ringraziò e sorridente si rimise a lavoro.
Ritornai al mio libro, quando lo chiusi era buio e guardia l’orologio. Erano le otto e dovevo preparare la cena, guardai mia figlia che si era addormentata sul divano, la scossi gentilmente.
<< Tesoro, sveglia. >>
<< Non ci voglio andare a scuola. >> farfugliò girandosi dall’altra parte.
Risi sommessamente. << Non devi andare a scuola, su svegliati. >>
Lei si alzò stiracchiandosi ed io le accarezzai i capelli.
<< Va a farti una doccia, ti infili il pigiama, così mangi e vai a letto.  >>, lei annuì e si diresse verso la sua stanza.
Stavo mettendo l’insalata a tavolo, Nessie lavata e profumata stagliava il pane, quando arrivò un lieve e debole bussare alla porta. Ci andai io e prima di aprire chiesi chi era.
<< Ed-edward. >> dissi con un filo di voce.
Aprii immediatamente la porta e quando lo vidi trattenni un urlo e mi portai le mani alla bocca. C’era Edward sudato e pallido come un cadavere, due occhiaie profonde e marcate come se gli avessero dato dei pungi, respirava a fatica e si manteneva alla porta. Dopo un attimo di sbalordimento lo aiutai ad entrare facendolo appoggiare a me.
<< Nessie, vieni qui! >> urlai e lei in un attimo fu vicino a me e mi aiutò a portai Edward in salotto dopo lo facemmo sdraiare sul divano. Mi piegai sulle ginocchia e gli scostai i capelli bagnati dalla fronte.
<< Edward, che cos’hai? >> chiesi preoccupata.
Lui scosse la testa. << Ho… ho so-solo bisogno di… rip-riposare. >> e chiuse gli occhi addormentandosi immediatamente.
<< Papà? >> chiamò Nessie scuotendolo leggermente.
La presi e la feci alzare. << Lascialo stare, sta dormendo. Quando si sveglierà potrai fargli tutte le domande che vorrai, adesso andiamo di la. >>
Spegnemmo la luce in salotto e in corridoio e andammo in cucina dove Nessie si accomodò ed io le porsi il piatto con delle lasagne.
<< Si sveglierà, vero? >> mi chiese preoccupata.
Io annuii. << Il tuo papà è forte, ha solo bisogno di riposare. >>
Sperai che fosse così e che non fosse nulla di grave.  


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L'angolo conoscenze. Che musica ascoltate? L'ultimo libro che avete letto
e che vi è piaciuto da morire?
Quante volte avete letto i libri della saga e quante volte avete visto i film?
Io amo tanto Leona Lewis, ma ascolto di tutto ultimamente mi sono innamorata della canzone
di Pink Fucking perfect, ascoltatela.
L'ultimo libro che ho letto sono stati i Diari di Seaport che mi è piaciuto tanto
e aspetto il seguito non ansia.
Ho letto il libri della saga cinque volte ed ho ormai perso il conto di
quante volte ho visto i film, sia in inglese che in italiano.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Salve ragazze, come state? Io mi sento sola... stasera si resta a casa xkè il mio principe ha la febbre, uff.
Cmq eccomi ritornata e finalmente in questo capitolo si svelerà l'arcano, contente?
Buona lettura
xoxo Alex
ps mi scuso per gli errori.
pps. Diddy caraaaaa.... mi devi dieci euro!! ihih kiss

Capitolo 20
 



Dopo molte insistenze e qualche minaccia avevo convinto Nessie ad andare a letto perché il giorno dopo aveva scuola e non poteva restare tutta la notte alzata per vegliare suo padre che continuava a dormire tranquillamente sul divano. Dopo che avevo sistemato la cucina avevo spento le luci ed ero andata in salotto, avevo preso una piccola coperta che usava Nessie quando si addormentava li e lo coprii e subito smise di tremare dal freddo. Mi accomodai sulla poltrona di fianco al divano e lo guardai mentre dormiva e nonostante non fosse in forma era sempre bello. Aveva il viso disteso e le labbra piegate in un debole e dolcissimo sorriso, stava sognando qualcosa di bello e sorrisi anche io. Non so per quanto tempo rimasi a guardarlo mettendo a tacere la parte di me che voleva che lo toccassi. Guardai l’orologio che avevo in salotto e segnava le tre di notte e mi dissi che se pure lo avessi toccato lui non se ne sarebbe accorto, così mi avvicinai lentamente a lui e mi inginocchiai alla sua altezza. Gli scostai i ciuffi ribelli che aveva sulla fronte e con il dito tracciai delicatamente quel profilo che tanto avevo amato e che tanto mi era mancato e che sapevo non avrei mai dimenticato perché aveva ragione mio padre. Edward è parte di me e non si può fare a meno di una parte di se se non si vuole irrimediabilmente morire dentro ed ora che lo avevo rivisto e che era rientrato nella mia vita non ne avrei potuto più fare a meno perché nonostante il male che mi aveva fatto io non avevo mai smesso di amarlo, mi ero solo illusa di averlo dimenticato e di aver ricominciato con Emmett.
Mentre pensavo avevo continuato ad accarezzarlo senza rendermi conto che si era svegliato, ma non aveva aperto gli occhi.
<< Non fermarti. >> mi sussurrò.
Alzai il viso si scattò e vidi due smeraldi che brillavano al buio e che mi guardavano intensamente,  feci come mi disse e continuai ad accarezzarlo facendolo fremere. Man mano che lo accarezzavo si rilassava sempre di più finchè non sprofondò di nuovo in un sonno tranquillo ed io sorrisi vedendolo così tenero, mi alzai e mi accomodai sulla poltrona e dopo due minuti mi addormentai anche io.
Fui svegliata da dei movimenti, aprii gli occhi e trovai Edward che si stava alzando dal divano e gemeva toccandosi la schiena. Sorrisi divertita, il divano non è il posto migliore per dormire. Mi stiracchiai e notai che era appena passata l’alba, quindi dovevano essere le sei.
<< Ehi dormito bene? >> chiesi
Lui si girò verso di me e mi lanciò un’occhiataccia facendomi ridere.
<< Il tuo divano è scomodo. >> disse irritato.
Alzai un sopracciglio. << Mi scusi la prossima volta che mi sviene tra le braccia la porterò sul mio letto se non mi spezzo nelle gambe prima sotto il peso dei tuoi novanta chili. >> dissi sarcastica.
Lui sorrise. << La prossima volta, mi piace. >>
Lo guardai scioccata, ma dentro di me era nato un senso di benessere e pace.
<< Edward, per favore. Sei qui solo per Nessie, ricorda. >> dissi.
Avrei voluto dire altro, ma non potevo permettermelo. Mi alzai lentamente e mi stiracchiai, dormire tutta rannicchiata su una poltrona senza coperta e con un paio di jeans non è il massimo della comodità.
<< Lo vuoi un caffè? >> chiesi.
Lui scosse la testa. << Un the verde? >>
Sbuffai spazientita. << O mi dici che cazzo hai Edward Cullen o ti mando a calci in culo fuori! >> sbottai.
Lui mi guardò per un attimo poi sospirò rassegnato. << Hai ragione, vado a svegliare Nessie. >>
Io lo fermai. << Parla prima con me, è ancora presto per svegliarla. >> , lui annuì dopo un attimo di esitazione e mi seguì in cucina.
Misi l’acqua a bollire su fuoco ed intanto mi preparai il caffè e presi qualche biscotto e lo guardai.
<< E’ inutile che te li offra, vero? >>
Lui scosse la testa. << E’ inutile. >> ed io annuii addentandone uno.
Quando il the fu pronto lo versai in un bicchiere e glielo porsi e lui lo preso ringraziandomi con gli occhi, mi accomodai di fronte a lui e aspettai che parlasse.
<< Prego. >> gli disse.
E lui dopo un grosso respiro iniziò a raccontare.
<< Due piccolissimi noduli all’interno della coscia destra mi hanno costretto ad allontanarmi da te. Ti ricordi quando ti informai che dovevo andare con i miei genitori fuori città? Passai tre giorni a sottopormi ad analisi e radiografie accurate che dicevano tutte la stessa cosa, avevo un tumore alla gamba. >> si fermò ed io lo guardai sconvolta e non ero in grado di parlare.
Edward aveva rischiato la vita ed io non ne sapevo niente, se lui fosse morte io non avrei potuto più vederlo ne toccarlo.
Lui rispese. << Qualche giorno prima del ballo di fine anno mi fu comunicata la data dell’intervento e non sapendo se sarei sopravvissuto volevo almeno fare una cosa prima di morire. Volevo fare l’amore con te, volevo che la mia prima volta e forse ultima fosse con te la ragazza che amavo. Il giorno dopo partii per New York e fui operato, riuscirono a levarli entrambi prima che si espandessero, ma comunque mi dovettero sottoporre ad un giro di chemioterapia che durò sei mesi. >> deglutì ed io intanto sentivo gli occhi pungere e avevo il respiro accelerato.
<< Quell’anno lo passai in giro tra un ospedale e l’altro, ma alla fine si risolse tutto o almeno credevano. Passarono i cinque anni, quelli obbligatori per vedere se il tumore è recidivo ed il mio purtroppo lo era e oltre alla gamba si espanse ad un testicolo che dovettero… togliere perché ormai irrecuperabile. Passai un altro anno tra chemio e radioterapia e altre terapie ad alto impatto che mi riducevano ko per settimane l’unica cosa che mi faceva andare avanti erano le informazioni e le foto che mi arrivavano di voi. Le guardavo e ringraziavo il signore di aver dato almeno a voi una vita felice e senza problemi. >> mi guardò intensamente e si alzò, fece il girò dell’isola e mi si avvicinò.
Guardia ogni suo movimento e quando lo vidi avvicinare le mani al mio viso e asciugarmi le lacrime mi resi conto di piangere silenziosamente. Mi asciugò il viso sorridendo.
<< Non piangere per me, Isabella ormai è passato. >> mi disse dolcemente.
Io lo guardia. << E’-è tutt-o ok-okey? >> tentai di dire tra le lacrime.
Lui annuì e si accomodò sullo sgabello vicino a me.
<< Sono passati i cinque anni e non è ritornato, sono guarito finalmente. >> mi disse sorridendo.
Mi asciugai le lacrime. << Dove sei andato in questi giorni? >> chiesi sicura che non fosse per lavoro.
Lui abbassò lo sguardo. << Il mio dottore mi ha rintracciato dicendo che aveva trovato nelle mie analisi, quelle che faccio ogni mese, delle alterazioni così sono partito sperando che non fosse nulla di brutto perché non voglio lasciare Nessie e so che ti da fastidio sentirtelo dire, ma non voglio lasciare te di nuovo. Così sono andato li ho fatto delle analisi ed è uscito fuori che era solo un po’ stressato e stanco, tutto qui. >> mi disse sorridendo sollevato, ma io in quel momento avrei voluto strangolarlo.
<< Edward Cullen sei partito non sapendo se fossi ritornato dicendo che andavi fuori città per lavoro? Cosa pensi che avremmo fatto se fossimo venute a conoscenza di una tua dipartita? Dannazione, Edward, non potevi farci questo. >> dissi urlando.
Lui mi guardò sconvolto. << Scusami, io… >>
<< Scusa un cazzo! >> urlai << Non avrei sopportato di perderti ancora. >> dissi, ma troppo tardi mi resi conto di quello che avevo detto.
Mi portai le mani alla bocca e lo guardai sconvolta mentre lui mi guardava mentre sorrideva compiaciuto e soddisfatto. In un lampo mi ritrovai stretta tra le sue braccia calde.
<< Non ti lascio più. >> mi sussurrò.
Mi staccai da lui come scottata e corsi in camera mia lasciandolo stupito da solo in cucina. Mi buttai sul letto, calde lacrime scesero sulle mie guancie e irrefrenabili singhiozzi scossero il mio petto. Che stavo facendo? Io stavo per sposarmi, porca miseria, non potevo permettermi di provare qualcosa per un’altra persona anche se quella persona era il padre di mia figlia ed era il mio primo amore. Non potevo fare una cosa del genere andava contro tutto quello che mio padre mi aveva insegnato andavi contro quelli che erano i miei ideali. Avevo preso un impegno con un uomo straordinario e dovevo portarlo a termine non potevo farmi abbindolare da un paio di occhi verdi. Non so se a stancarmi furono le lacrime o le ore di sonno perse, ma mi addormentai abbracciando il mio cuscino.  

 

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Angolo conoscenze....
Il film più bello che avete visto? Quello che vi ha fatto più schifo?
Quello che vi ha fatto piangere come delle bambine?
Uno dei più belli che ho visto è stato 'The Millionair'
Il più brutto è stato 'Hannah Montana-the movie'
Quelli che mi hanno fatto piangere come una fontana sono stati 'Dear John' e 'The Last Song'...

 


 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Salve ragazze, come state? Io sono felicissima... mi è arrivato il pc nuovo, yeeehhh!!!!
Cmq basta parlare di queste cose e passiamo a cose più importanti, la mia storia. Ecco un altro capitolo, spero vi piaccia come gli altri.
Buona lettura.
xoxo Alex
ps. scusate per gli errori



Capitolo 21


Fui svegliata da un raggio di sole che entrava dalla finestra questo voleva dire che era giorno già da un po’ e che io ero in ritardo per il lavoro. Mi alzai in fretta e mi diressi al bagno spogliandomi per la strada, cinque minuti dopo mi stavo infilando il vestito e mettendo le scarpe contemporaneamente. Mi passai una mano tra i capelli, misi un filo di fard e corsi in cucina, notai il lampeggiare della segreteria telefonica e lo schiacciai mentre prendevo un po’ di caffè.
‘Tesoro, sono Tanya. Nessie mi ha raccontato della vostra visita notturna ed io pensando che volessi riposare, ho avvisato il capo che non venivi. Riposati, ti chiamo più tardi. Ti voglio bene’e il bip mi segnalò che il messaggio era finito ed io sbuffai per quella faticaccia che avevo fatto per essere pronta in cinque minuti. Bevvi il caffè lentamente e gustandomelo e presi un’aspirina per il terribile mal di testa che avevo, tornai in camera e infilai una tuta, legai i capelli in una coda altra e mi misi a lavoro. La casa aveva bisogno di essere pulita ed io l’avrei fatto, almeno per un po’ non avrei pensato ai miei problemi. Iniziai dalla cucina che alla fine sembrava splendere, passai per il salotto e mi sembrava di vedere la scintilla della pubblicità degli sciogli calcare, poi passai nella stanza di Nessie e le aggiustai anche una piccola mensola che minacciava di cadere, passai nella mia stanza dove riordinai anche i miei vestiti in ordine di gradazione e le mie scarpe in base agli stilisti, infine passai nei bagni che divennero lucenti, risplendevano di luce propria.
Erano le tre quando finii tutto e mi lasciai andare sullo sgabello dell’isolotto a bere un po’ di caffè, mia figlia mi ritrovò così quando ritornò da scuola.
<< Ciao mamma, come stai? >> mi chiese.
Feci spallucce. << Bene, tu? >>
Lei si accomodò accanto a me e mi guardò. << Papà mi ha raccontato la sua storia. >> disse seria.
Io la guardai per captare ogni sua reazione e appena vidi i suoi occhi farsi lucidi, mi alzai e la strinsi a me e lei scoppiò a piangere.
<< Rischiavo di perdere il mio papà. >> disse tra i singhiozzi.
Io trattenni le lacrime. << Shh, tesoro, è tutto okey. Tuo padre è qui e sta bene, okey? >> le dissi accarezzandole i capelli.
Lei annuì e tirò su col naso. << Sei una scema a piangere così, vero? >>
Io sorrisi. << No, tesoro, non lo sei. >>
Restò stretta a me fino a che i suoi singhiozzi non si placare e le lacrime smisero di cadere. Si scostò da me e fece un sorriso umido. << Vado in camera a fare i compiti, okey? >>
Annuii. << Vuoi che ti prepari qualcosa? >>
Lei scosse la testa e se ne andò. Tornai in camera mia e mi feci una doccia, poi mi infilai un paio di jeans ed una felpa, misi al piedi un paio di nike e legai i capelli in una coda alta. Aprii la camera degli ospiti che avevo sempre chiusa e mi annotai ciò che serviva per rendere confortevole la vita a Seth e decisi di uscire per iniziare le compere. Bussai alla porta di Nessie che mi diede il permesso di entrare.
<< Vuoi venire con me? Ho delle cose da comprare per la stanza di Seth. >>
Lei mi guardò confusa. << Seth? >>
Tra tutto quello che era successo in quei giorni mi ero dimenticata di dirle che Seth sarebbe venuto a vivere con noi. Edward mi aveva sconvolta e non sapevo se questo fosse un bene o un male.
<< Seth verrà a vivere con noi, ho già provveduto a chiamare la scuola per l’iscrizione. >>
Lei si illuminò tutta, lo adorava come lui adorava lei.
Po si rabbuiò. << Mi piacerebbe, ma domani ho il compito di biologia e devo ripetere. >> io le sorrisi orgogliosa della mia bambina e la lasciai sola a studiare.
Decisi di prendere la macchina così mi sarei distratta ancora e avrei rimandato ancora i mille pensieri che avevo in testa. Arrivai in un enorme centro commerciale che vendeva tutto l’occorrente per la casa, così tranquillamente mi misi a girare per gli scaffali. Stavo osservando due scrivanie e stavo decidendo quale fosse la migliore quando una voce mi interruppe.
<< Vuoi una mano? >> disse una voce che conoscevo benissimo.
Mi girai lentamente verso di lui e quando incontrai i suoi occhi mi sentii morire, era di una bellezza folgorante in jeans scuri e sbiaditi e camicia azzurra con un maglioncino marrone che si sposava benissimo con i suoi occhi di un verde prato.
<< Ciao. >> mi disse sorridendo.
Io ricambiai ammaliata. << C-ciao. Che ci fai qui? >> chiesi e non potevo fare domanda più stupida.
Lui se ne accorse e sorrise divertito. << Cercavo qualcosa per abbellire la mia casa, ti va di aiutarmi? >>
Io annuii. << A patto che tu aiuti me. >>, lui acconsentii e iniziammo a girare per gli scaffali scambiandoci opinioni e suggerimenti.
Stavo decidendo di che colore dipingere la stanza.
<< Ti piace più azzurro cielo … >> e gli indicai la vernice. << O giallo paglia? >> gli chiesi indicandogliene un altro.
Lui osservò un attimo i barattoli poi escluse entrambi e ne prese un altro, lo osservai e sorrisi. Era un bel verde erba che sicuramente sarebbe piaciuto a Seth conoscendolo.
<< Ottima scelta. >> gli disse e continuammo il giro.
<< Scusa se te lo chiedo, ma a cosa ti serve tutto questo? >>
<< Seth viene a vivere con me per un po’. >> dissi tranquilla mentre osservavo dei pezzi di legno.
<< Quella peste dovrà avere… quanti? Diciotto? >> chiese ricordandosi del mio fratellino.
<< Si, più o meno. Ha già fatto sesso, lo sai? >> chiesi irritata.
Lui mi osservò un attimo e poi sorrise divertito. << E’ una cosa normale, Bella, devo ricordarti che io e te avevamo la stessa età quando lo abbiamo fatto? >>
Io sorrisi amaramente. << Già. >>
Il discorso cadde lì fino a che non uscimmo da li e lui spezzo il silenzio creato.
<< Ti va qualcosa da bere? >> mi chiese timido.
Guardai l’orologio e calcolando che Nessie quando studiava ne aveva sempre per le lunghe, decisi di accettare, cosa mi avrebbe fatto mai un caffè con lui?
Mi portò in un grazioso bar dove tutto quello che c’era li dentro sembrava biologico e genuino. Edward si accomodò con tranquillità come se ci passasse molto tempo e prese il menù tra le mani.
<< Posso farti una domanda? >> chiesi mentre davo un’occhiata veloce al menù e notai che anche il cibo era biologico.
Lui annuì. << Certo. >>
<< Perché hai rifiutato i miei biscotti? >>
Lui si rilassò come se si aspettasse una domanda più personale.
<< Durante i sei mesi che faccio di cura preventiva devo stare attento a ciò che mangio. Non posso mangiare grassi e derivati quindi per mia grossa sfortuna non posso mangiare i tuoi fantastici biscotti. >>
Io sorrisi sollevata. << Pensavo fosse un mio problema, sai? >>
Lui mi fissò. << Tu sei tutto per me tranne un problema, Bella. >> ed io mi sciolsi sotto il suo sguardo così profondo e penetrante.
Quel contatto tra i nostri occhi fu interrotto dall’arrivo della cameriera che lanciò uno sguardo languido ad Edward e in quel momento l’avrei voluta sbranare. Non si tocca quello che è mio, pensai, ma subito mi maledii per un pensiero del genere. Edward non era mio, forse aveva anche una ragazza e non lo aveva ancora detto per non traumatizzare Nessie, no?
<< Salve signor Cullen, cosa le porto? >> chiese con voce civettuola.
Lui sorrise divertito. << Il solito, Annette. E tu, Bella? >> mi chiese guardandomi. 
Io scorsi con lo sguardò sul menù e notai che non c’era nulla che potesse piacermi.
<< Un thè verde e un muffin al…mirtillo, grazie. >> e lei dopo aver sorriso ad Edward se ne andò.
Edward scoppiò in una delle sue risate caratteristiche ed io gli lanciai un tovagliolo sorridendo divertita.
<< Non mi ha neanche degnata di uno sguardo, te ne rendi conto? Ti ha spogliato con gli occhi. >> dissi indispettita.
Lui mi guardò divertito. << Gelosa? >>
Inarcai un sopracciglio. << Gelosa, io? No, solo irritata, non mi piace essere esclusa. >> dissi arrampicandomi sugli specchi.
Si, forse ero gelosa, ma non lo avrei mai ammesso con lui, neanche se mi avesse minacciata di uccidermi.
<< Come mai, Annette sapeva chi sei? >> chiesi pronunciando acida il suo nome.
Lui fece spallucce. << Ci vengo spesso perché è l’unico locale che fa i muffin al mirtillo come dico io. >> disse tranquillamente.
Io annuii. << Abbiamo preso la stessa cosa, quindi? >>
Lui annuì. << Siamo *telepatetici*. >> e questo mi fece ridere, tanto da avere le lacrime agli occhi.
Non ci accorgemmo neanche che la cameriera aveva portato le ordinazioni troppo impegnati a ridere come una volta. Era bello poter ridere con lui come facevamo prima che tutto succedesse, prima che la sua malattia ormai scampata ci dividesse.
Stavamo consumando l’ordinazione quando glielo chiesi non riuscendo più a trattenermi.
<< Perché non me lo hai detto? Avrei potuto dividere con te le tue sofferenze o avrei semplicemente accompagnato i tuoi giorni in silenzio. >>
Lui mi osservò un attimo poi abbassò lo sguardo. << Non volevo farti vedere quanto soffrissi, non volevo che rinunciassi alla tua vita per seguire me per un tour tra gli ospedali. Non era giusto nei tuoi confronti mettere me davanti ai tuoi bisogni e sogni. >>
Io lo guardai indispettita. << Edward io ti amavo e avrei fatto qualsiasi cosa per te e non avrei messo da parte i miei bisogni e i miei sogni, perché tutto quello di cui avevo bisogno eri tu. >>
Lui non rispose ed io continuai. << Avremmo potuto superare insieme quei momenti brutti, potevo essere io la prima persona che vedevi quando aprivi gli occhi dopo le operazioni e potevo essere io la donna che avresti sposato dopo che tutto era passato. >> dissi affievolendomi sull’ultima frase.
Lui alzò lo sguardò e mi guardò. << Saresti disposata a farlo adesso? >> mi chiese con dolcezza.
<< Cosa? >> chiesi, ma avevo paura di sapere la risposta.
<< A sposarmi a passare il resto della mia vita con te, perché credimi se ti dico che non sogno altro da quando ti ho vista imbarazzata e impacciata chiedermi ripetizioni di trigo. >> prese la sedia e l’avvicinò alla mia ed io seguii ogni suo passo non avevo la forza di staccare gli occhi da lui.
Mi prese la mano tra le sue ed incatenò i suoi occhi ai miei.
<< Io ti amo tanto, Bella, ti amo così tanto da starci male. Da quando ti ho lasciato non faccio altro che sognare le tue labbra calde sulle mie e il tuo corpo contorcersi sotto il mio come quella magnifica notte. >> mi disse dolcemente.
Io scossi la testa e sfilai la mano dalla sua. << Ricordi cosa hai detto a nostra figlia? Non sei l’uomo giusto per me, Edward, e ormai quel tempo è finito. Io sto con Emmett e sto per … sposarlo. >> e mi maledii di aver fatto quella pausa che a lui non sfuggì.
<< Bella smettila di mentire a te stessa, tu non lo ami e non lo hai mai fatto. Tu ami me come io ho sempre amato te, smettila di farci soffrire e fa la scelta giusta. La tua scelta giusta sono, perché non troverai mai più nessuno che ti ama incondizionatamente come ti amo io. >> mi disse quasi infervorandosi.
Scossi ancora la testa e mi venne lo stimolo di appoggiare le mani sulle mie orecchie per non sentirlo più, perché sapevo che aveva ragione. Io lo amavo, adesso me ne ero resa conto, ma non potevamo. Non era giusto verso gli altri ed io faccio sempre ciò che è giusto per le persone che mi amano.
Mi alzai di scatto e lo guardai. << Smettila Edward, ormai il nostro tempo è passato. >> e me ne andai lasciandolo solo e lasciando un voto nel mio petto che nessuno avrebbe mai riempito.  




* è una parola che ha inventato la mia migliore amica e volevo metterla, non è un errore*





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Angolo conoscenze.....
Cosa amate e cosa odiate?
Amo leggere, odio togliere la polvere.
Amo la pizza, odio i cassetti aperti devo chiuderli per forza.
Amo l'odore della pioggia, odio le persone pompose.
Amo il mare, odio le api.
Amo la storia, odio i bagni pubblici.
Amo il profumo del mio principe, odio Leah Clearwater.
Amo mia sorella, odio il raffreddore
Amo l'odore dei libri vecchi, odio i pantaloni che si abbassano.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Salve ragazzette, scusate il ritardo, ma ho dovuto adempiere al mio ruolo di migliore amica. La mia fragolina aveva bisogno di me ed io sono corsa, potrete mai perdonarmi?
Cmq eccomi ritornata con un nuovo capitolo e in questo capitolo succederanno delle belle, mi piace particolarmente quello che ho scritto spero sia lo stesso per voi.
Buona lettura vampirelle e lupacchiotte.
xoxo Alex
ps mi scuso se è un pò corto.

Capitolo 22




Quando arrivai a casa Nessie mi corse incontro piangendo ed io la strinsi forte tra le mie braccia.
<< Tesoro, cosa c’è? >> le chiesi mentre le accarezzavo i suoi morbidi boccoli ramati.
Lei scosse la testa segno che non voleva dirmelo, ma voleva solo essere consolata e coccolata, così ci accomodammo sul divano e la strinsi a me finché non la sentii rilassarsi completamente e rilasciare un leggero ronfare. La feci sdraiare comodamente sul divano e la coprii con la coperta, le diedi un bacio sulla fronte e la lasciai dormire, quando si sarebbe svegliata sarebbe stata pronta a dirmi cosa succedeva.
Andai in camera mia e decisi di farmi una doccia rigenerante, appena sentii il getto dell’acqua calda sfiorarmi la testa l’immagine di Edward che mi diceva di amarmi e di voler passare il resto della sua vita con me si fece strada tra i miei pensieri e mi sentii le gambe diventare gelatina. Avevo visto così tanto amore e dolcezza nei suoi occhi che non accettarlo era stato davvero difficile perché lo amavo e non avrei voluto altro che stare con lui sempre, ma non potevo. Eravamo giusti per stare insieme, ma il momento non era giusto per noi. Il nostro momento era quindici anni fa e abbiamo lasciato proseguire il treno e adesso quel treno era vecchio e arrugginito e non aveva la forza di trasportarci o meglio ero io a non avere la forza di rimettermi in gioco con lui, ero rimasta troppo scottata per fidarmi ancora di lui completamente come mi fidavo allora. Uscii dalla doccia più incasinata di prima, ma adesso dovevo pensare a Nessie e non avevo tempo di pensare alla mia vita sentimentale. Mi infilai una tuta e lasciai i capelli umidi, prima di andare da Nessie decisi di chiamare Emmett la sua punizione per non avermi detto che andava a Las Vegas poteva ritenersi finita.
<< Gattina? >>chiese titubante.
Sorrisi. << Emmett, ciao. >>
<< Ciao, tesoro. Come stai? >>mi chiese più sicuro.
Mi sento confusa, Emmett, perché credo di amare il padre di mia figlia e non sono più sicura di volerti sposare. << E’ tutto okey, a te? >> mi limitai a dire.
<< Sono stanco, questo caso mi sta massacrando, ma ho una novità. Ti va di sentirla? >>
No.<< Certo. >>
<< Hanno fissato la data dell’udienza e Newton ha chiesto molte volte un patteggiamento, il che vuol dire che si sta letteralmente facendo sotto dalla paura e tu questo grazie a te, bambina. >>mi disse euforico.
Perché non riusciva più ad interessarmi a cosa diceva Emmett e poi per quattro parole che mi diceva Edward io mi incantavo come una stupida? La voce di Emmett e la sua allegria non mi facevano più l’effetto di una volta, era come se stessi ascoltando la conversazione di un’altra persona e non mi importasse nulla di quello che stesse dicendo. Mi sentivo estranea a quella relazione, non mi sentivo più in grado di farne parte.
<< Ehm è fantastico. >> dissi fingendomi entusiasta.
Sperai che non si accorgesse del cambiamento, ma lui non era ottuso come credevo.
<< Sicura di stare bene, gattina? >>mi chiese come se già sapesse cosa mi stesse succedendo.
<< Certo. >> dissi semplicemente
<< Sicura? >>mi chiese con il suo tono da avvocato che io non sopportavo.
Sbuffai. << Sto bene, Emmett, smettila. Adesso devo andare, ci sentiamo. >> e non gli diedi neanche il tempo di rispondere che avevo già riattaccato.
Ero consapevole di essere stata dura con lui, ma non sopportavo le persone che credevano di conoscermi bene e di saper interpretare ogni mio comportamento. Quando mi capitava di capire che una persona non stesse bene o che avesse altro per la testa mi limitavo a stare zitta e ad aspettare che fosse lei a confidarsi con me, come avevo fatto con mia figlia, perché gli altri non facevano come me? Mi appoggiai al ripiano della cucina e feci un lungo respiro per calmarmi, poi mi girai e mi ritrovai mia figlia che mi osservava con i suoi occhi rossi e gonfi. Non dissi nulla mi limitai a prendere un barattolo di nutella e due cucchiai e posai tutto al centro della tavola e le feci cenno di avvicinarsi, lei si accomodò e affondò immediatamente il cucchiaio dentro il barattolo e poi in bocca. Io la imitai e aspettai che parlasse.
<< Te ne rendi conto? Abbandonata per una partita di basket! >> sbottò all’improvviso e prese un altro cucchiaio di nutella. << Io, per carità ti faccio vivere la tua vita, ma non puoi dirmi che ti tengo legato e che non ti faccio respirare perché non è giusto. Non è per niente vero si può notare dal fatto che passa più tempo con quel branco di animale che con me e non mi sono mai lamentata, perché anche io ho delle amiche. >> e un altro cucchiaio.
<< Mi ha detto testuale ‘Nessie, tesoro, scollati un po’… che nervi, avrei voluto staccargli la testa a morsi. >> e fece un gesto di stizza.
<< Ah ma sai che ti dico? Che te ne puoi andare a quel paese, sai quanti ne trovo migliori di te. >> dissi come a volersi autoconvincere.
Non risposi e aspettai che continuasse e che si desse da sola il consiglio giusto perché sapevo che lo avrebbe avuto. Restò un attimo in silenzio poi sospirò.
<< C’è da dire però che in questi giorni l’ho un po’ assillato con la storia di papà e che lui è sempre stato li ad ascoltarmi senza mai lamentarsi. >> disse ritornando quasi in se ed io la osservai con un sorriso divertito.
<< Era da tanto che non giocava con i suoi amici ed io mi sono arrabbiata forse per nulla, perché potevamo vederci anche questa sera. >>
Rifletté un attimo ancora e poi si alzò con un sorriso luminoso sulle labbra e venne ad abbracciarmi.
<< Grazie, mamma, senza di te non so cosa farei. Scendo, ci vediamo più tardi. >> e se ne andò in camera sua, cinque minuti dopo si stava chiudendo la porta alle spalle lasciandomi sola e divertita.
Rimasta sola decisi di mettermi a riscaldare la lasagna del giorno prima, mentre la stavo mettendo nel microonde bussarono alla porta e sorrisi. Forse aveva dimenticato qualcosa ed era ritornata indietro come suo solito. Corsi alla porta e l’aprii, ma non era la mia Nessie. Era Edward.
<< Ciao che… >>, ma non riuscii a finire la frase che mi ritrovai schiacciai alla porta dal suo corpo caldo.
Il suo viso era ad una spanna dal mio e sentivo il suo alito caldo e profumato sfiorarmi la bocca e sentii un calore propagarmi al basso ventre.
<< Ed-edward… >> sussurrai balbettando.
<< Dimmi che anche tu non stai sentendo quel brivido sulla schiena che sto sentendo io. >> ed in risposta la mia schiena fu cosparsa di brividi.
<< Dimmi che non stai sentendo lo stesso calore al basso ventre che sto sentendo io. >> mi disse ancora e non potei negare anche perché mi sembrava di andare a fuoco.
<< E dimmi che non mi ami come ti amo io e che non desideri altro che me come io non desidero altro che te. >> avrei voluto dirgli qualcosa, ma non avevo la voce così mi limitai a schiacciare le mie labbra sulle sue e quello che provai fu una cosa inspiegabile.
Dapprima ci limitammo a sfiorarci con le labbra, ma poi Edward interpretando il mio stesso pensiero fece forza con la sua lingua ed io gli autorizzai l’accesso e subito le nostre lingue contente di ritrovarsi dopo tanto tempo cominciarono a rincorrersi e a sfiorarsi scatenando in noi mille e più emozioni che non provavamo da tanto, ma che io felice di provare. Edward mi prese il viso tra le mani senza mai smettere di baciarmi ed io gli passai le braccia intorno ai fianchi e lo strinsi a me come se non potessi fare a meno del suo contatto. In quel momento non c’era nulla intorno a noi e al di fuori di quelle quattro mura, eravamo solo noi ed il nostro amore ritrovato.
All’improvviso e troppo presto Edward si staccò da me e mi guardò sconvolto ed io ebbi paura che si fosse pentito, ma poi spostò lo sguardò sul suo cavallo e si aprii in un sorriso radioso che mi mando in confusione.
<< Cosa? >> chiesi con l’affanno.
Lui mi guardò sbalordito. << Ho un’erezione. >>
Penso che la mia faccia in quel momento fosse contornata da vari punti interrogativi. Era normale che un uomo si sbalordisse perché aveva un’erezione? Da come ricordavo era normale una cosa del genere.
<< Come, scusa? >> chiesi ancora, ma lui mi liquidò con un gesto della mano e si rituffò di nuovo sulle mie labbra che risposero immediatamente al bacio.
Senza mai staccare le sue labbra dalle mie mi alzò e corse verso la stanza da letto dove mi depositò sul letto e mi sfilò in un attimo la tuta facendomi rimanere quasi nuda se non per un paio di mutandine davanti ai suoi occhi che mi guardavano con ammirazione.
<< Dio, Bella, non hai idea quante volte ho sognato questo momento. >> disse con voce roca spogliandosi del jeans e della camicia che aveva quel pomeriggio e mi offrì la visuale del suo bellissimo quanto perfetto corpo da Dio greco che non era stato scalfito dagli anni, era sempre bello e prepotente.
Si gettò completamente su di me e sulle mie labbra e le nostre lingue ripresero la loro danza contornata dai nostri ansimi e dai nostri gemiti che aumentavano man mano le carezze si facevano più intime ed audaci e quando la sua mano si intrufolò nelle mie mutandine trovando il punto più sensibile cacciai un urlo liberatorio quell’urlo che tanto avevo sperato fare in quegli anni, ma che nessuno era in grado di provocarmelo. Emmett è bravo, ma Edward è imbattibile. Si staccò dalle mie labbra e scese sul mio collo lasciandomi una scia di bollenti baci che mi fecero gemere vergognosamente, passò sul mio petto fino al seno dove lasciò dei baci teneri, ma allo stesso tempo erotici e trattenni un urlo di piacere quando lo sentii prenderlo tra le labbra e dare un piccolo morso, dedicò la stessa attenzione all’altro senza trascurare neanche un centimetro. Scese sul mio ventre dove alternava le labbra e la sua lingua calda e arrivò fino agli slip che stracciò in un attimo facendomi ansimare. Emmett li sfilava dolcemente, Edward li stracciava e a me piaceva la rudezza di Edward. Scese con le labbra tra le mie gambe e con la sua lingua calda ed esperta cominciò a disegnare cerchi concentrici su quel piccolo punto dove erano concentrate tutte le mie terminazioni nervose e dove ora era concentrata tutta la mia eccitazione, tutte quelle sensazione che solo lui sapeva darmi. Cominciai a gemere più forte fino a che non mi lasciai andare tra le sue labbra in un urlo liberatorio, troppo presa dal riprendermi che non mi resi conto che Edward si era sfilato i boxer e che stava per entrare in me. Lo guardai e sembrava indeciso sul da farsi, gli presi il viso tra le mani.
<< Cosa c’è? >>
Lui scosse la testa. << Ho aspettato così tanto tempo che no so se riuscirò a trattenermi a lungo. >>
Gli sorrisi teneramente e ribaltai le posizioni ritrovandomi a cavalcioni su di lui e senza proferire parola lo lasciai entrare lentamente in me e quando fummo una cosa sola ci lasciammo andare ad un sospiro di liberazione. Cominciai a muovermi lentamente su di lui e più mi muovevo e più mi sembrava che si eccitasse ancora di più riempiendomi quasi a scoppiare e mi piaceva, mi dava un piacere che non aveva eguali. Lo guardavo mentre stava ad occhi chiusi e le labbra aperte da dove uscivano gemiti e ansiti e non potei negare più a me stessa i miei sentimenti per lui. Lo amavo e avrei lasciato tutto e tutti per stare con lui, adesso lo avevo capito, non me lo sarei fatto scappare ancora, lo avrei tenuto stretto a me fino a che la morte non ci avrebbe separati.
Eravamo quasi al limite ed Edward ribaltò le posizioni iniziando a muoversi velocemente e forte, facendomi urlare seguita subito da lui che si accasciò sul mio petto sussurrando il mio nome in un suono smorzato. Aspettammo che i nostri respiri ritornassero regolari prima di ricominciare a parlare.
<< Ti sei pentita? >> mi chiese all’improvviso.
Mi ero pentita di avere per una volta ascoltato il mio cuore senza dar conto alle conseguenze? No.
Scossi la testa. << No, ma vorrei che fosse tutto più semplice. >>
Lui mi si avvicinò e mi guardò negli occhi. << Le cose diventano difficili solo nel momento in cui le rendi tali, Belle. >> mi disse chiamandomi come usava chiamarmi da ragazza.
Scossi ancora la testa. << Come farò con Jake? Gli avevo promesso che sarei stata una madre per lui e adesso lo lascio? Non ne ho il coraggio. >> dissi mettendomi la testa tra le mani.
Lui mi scostò le mani e mi guardò dolcemente. << Ho aspettato quindici anni per averti e ne aspetterò altri, ti aspetterò fino a quando non avrai le idee chiare. Io ti amo, Belle, e ti amerò sempre. >> e mi diede un bacio sulla fronte.
Si alzò dal letto e si rivesti, poi si avvicinò dalla parte del letto dove avevo la testa e si inginocchio fino ad arrivare con il suo viso al mio.
<< Fare l’amore con te è stato bellissimo e non sai come vorrei rimanere qui in questo letto e stringerti tra le mie braccia, ma hai bisogno di riflettere e la mia presenza non ti aiuterà. Mi limiterò a fare il padre e a reprimere la voglia che ho di te fino a che non sarai sicura dei tuoi sentimenti e farai un scelta. Okey? >> mi disse ed io annuii.
Mi diede un altro bacio sulla fronte e se ne andò,  rimasi in ascolto fino a che non sentii la porta dell’entrata sbattere e li mi lasciai andare ad un pianto liberatorio.  




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Angolo conoscenze.
Il vostro sogno nel cassetto?
Il mio è quello di andarmene da qui e andare a lavorare all'estero
e vivere con la mia migliore amica. Ho sempre fantasticato su una cosa del genere
e se si potesse avverare sarebbe magnifico.
Cmq se a qualcuno interessa aggiungetemi su Fb,
mi chiamo Alex Davis.


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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Salve ragazze, scusate il ritardo, ma ho avuto un piccolo problema con la febbre ed oggi è il primo giorno di autonomia. FIno a ieri sembravo uno zombie come la pubblicità dello sciroppa mi pare.
Cmq eccomi ritornata con un nuovo capitolo in cui ne avremo davvero delle belle. Spero vi piaccia.
Buona lettura.
xoxo Alex
ps. mi scuso per gli errori.
pss. andate a leggere la mia nuova storia 'Lo stagista sexy', mi farebbe piacere.


Capitolo 23




Mi svegliai direttamente il giorno dopo, avevo dormito senza sognare e questo forse era un bene. Mi alzai dal letto e notai di essere ancora nuda e nonostante fosse un gran casino sorrisi involontariamente, perché aver fatto l’amore con Edward per quanto sbagliato fosse stato era stato bellissimo non aveva perso la sua abilità di farmi annullare in sua presenza, sapeva portarmi in posti inesplorati era come una droga, una piacevole droga. Mi diressi in bagno e mi gettai letteralmente nella doccia ne avevo bisogno per rigenerarmi, quando uscii trovai mia figlia seduta sul letto che mi stava aspettando.
<< Ciao tesoro. >> la salutai.
Lei mi sorrise. << Ti sei addormentata presto ieri. >> affermò.
Io annuii mentre cercavo qualcosa da mettermi. << Scusami, ero stanca. Risolto con Jake? >> chiesi per depistarla.
La sentii annuire. << Si, abbiamo stipulato una specie di accordo. >> disse senza spiegarmi di che accorto si trattasse ed io mi feci i fatti miei.
<< Devo accompagnarti a scuola? >> le chiesi mentre mi infilavo le scarpe.
Lei scosse la testa. << Mi accompagna papà. >> io annuii.
<< Senti, parlando di papà, che ne dici se lo invitiamo a cena stasera? >> chiese tranquillamente.
Io mi bloccai, non sapevo cosa rispondere, potevo mai dirle ‘No, tesoro, perché io e tuo padre abbiamo fatto sesso e adesso devo riflettere se lasciare Emmett o meno’.
<< Ehm non lo so, tesoro. >> dissi rimanendo nel vago ed uscendo dalla mia stanza per andare in cucina e prendere una tazza di caffè.
Lei mi seguì. << Mi piacerebbe per una volta cenare come una vera famiglia. >> disse
Sospirai e mi avvicinai a lei. << Tesoro so quanto tu voglia una famiglia normale, ma la nostra non lo è. Io e tuo padre ormai… non credo sia una buona idea una cena. >> dissi cercando di essere più delicata possibile.
Lei annuì afflitta. << Hai ragione, scusami. >>
Io scossi la testa e le diedi un bacio sulla fronte. << No, scusami tu. >>
Infilai il cappotto, presi la mia borsa e me ne andai a lavoro avevo urgentemente bisogno di parlare con Tanya.
Quando arrivai in ufficio la mia segretaria mi venne incontro.
<< Salve capo, come sta? >> mi chiese come se le importasse qualcosa.
<< Ti pago lo stesso, non c’è bisogno di leccarmi il culo. Hai qualche messaggio da darmi? >> dissi più fredda che mai.
Lei dopo un attimo di stupore mi lasciò dei fogli ed una prima bozza del giornale del giorno dopo, prima di entrare nel mio ufficio le lasciai detto di chiamare Tanya e di farla venire nel mio ufficio più in fretta possibile. Appena entrai nel mio ufficio mi lasciai cadere sul divanetto e chiusi gli occhi, non pensare ai miei problemi mi aveva stancato. Edward o Emmett, Jake o Edward? La mia vita era un gran casino, lo era sempre stata, ma l’arrivo di Edward mi aveva incasinato ancora di più. Se avessi scelto Edward , Nessie ne sarebbe rimasta contenta e perché negarlo anche io, ma se avessi scelto lui Emmett avrebbe sofferto e avrei perso la fiducia che Jake riponeva in me. Se avessi scelto Emmett e Jake, Edward avrebbe sofferto e anche io.
<< Ah dannazione! >> urlai.
<< Ehi cos’hai da urlare? >> mi disse Tanya irritata entrando in quel momento nel mio ufficio.
Non mi alzai ne mi girai verso di lei. << Ho fatto sesso con Edward ed è stato fottutamente bello, non urlavo così da quanto ho partorito Nessie. >> dissi sconsolata.
<< Oh cazzo. >> disse lei accomodandosi accanto a me e prendendo un po’ di caffè dalla mia tazza che la mia segretaria mi faceva sempre trovare sulla scrivania del mio ufficio.
<< Cosa faccio? >> chiesi esasperata.
Tanya si sdraiò accanto a me. << Bhe tesoro o lasci la città o lasci Emmett. >>
Le lanciai un’occhiataccia. << Che faccio con Jake? Lui crede in me e se dovessi lasciarlo si rimarrebbe male. >> dissi con il morale ormai sotto i piedi.
Lei si alzò in modo da guardarmi negli occhi. << Tu ami Edward. >> mi disse.
Io, ormai stanca di mentire a me stessa e agli altri, annuii. << Si, amo Edward. >>
<< Hai ammesso una delle cose più difficili, adesso trovare una soluzione al problema ‘Jake’ sarà una passeggiata. >> mi disse come se tutto fosse facile davvero.
<< Dimmi un po’, come lo dirò ad Emmett? ‘Emmett mi dispiace, ma sono innamorata di Edward non posso sposarti più’? Gli farò prendere un colpo. >> dissi passandomi la mano tra i capelli.
Lei sbuffò. << Bella devi rilassarti un po’, tesoro, sei troppo tesa. Emmett è un uomo adulto può resistere ad un due di picche e poi ci sono io per consolarlo. >> mi disse già immaginandomi con lui mentre gli offre una spala su cui piangere e risi della sua faccia da donna allupata.
Tanya se ne andò qualche minuto dopo ed io mi immersi nel lavoro. Era l’ora di pranzo quando Emmett facendomi una sorpresa si presentò in ufficio con il pranzo.
<< Ehi gattina. >> mi disse bussando.
Lo feci accomodare. << Che ci fai qua? >> chiesi e quel giorno non ero contenta di vederlo.
Lui mi si avvicinò e sventolò una busta di carta. << Ho portato il pranzo, ti va? >>
Pensandoci bene avevo una certa fame, così sistemai un po’ la scrivania e ci accomodammo a mangiare. Era passato in un pub e aveva preso sue panini e per lui una porzione di patatine e per me una di insalata, con due bottigline d’acqua.
<< Allora come va? >> chiese mentre addentava una patatina.
Feci spallucce. << Solito. Come va con il caso Newton? >> chiesi almeno avremmo occupato quei silenzi imbarazzanti che io odiavo.
<< Va tutto a meraviglia, la vittoria è già nostra. >>  e sorrise con il suo sorriso da orso, ma su di me non ebbe lo stesso effetto di sempre.
Lo osservai mentre mangiava, era un bell ‘uomo, ma non potevo fare a meno di paragonare ogni suo tratto ad Edward e se avessi dovuto stilare un totale tra i due il vincitore era sicuramente Edward senza nessun’ombra di dubbio.
<< Cosa c’è? >> mi chiese Emmett ed io mi riscossi rendendomi conto che mi stava guardando.
Scossi la testa. << Nulla. >>
Restammo in silenzio ancora un po’, si sentivano solo i nostri respiri e il ticchettio nervoso del mio piede.
<< Bella… se ci fosse qualche problema me lo diresti, vero? >> mi disse all’improvviso.
Alzai lo sguardo verso di lui. << Cosa ti fa pensare che ci sia qualche problema? >>
Lui fece spallucce. << Dove sei, Bella? >> mi chiese ed io lo guardai confusa.
<< Sono qui, Emmett. >> dissi sorridendo come se fosse impazzito.
Lui annuì. << Il tuo corpo è qui, ma non la tua mente. Dove sei? >> mi chiese ancora.
Lo guardai per un interminabile minuto, poi abbassai lo sguardo e le spalle sotto il peso del senso di colpa che avevo nei suoi confronti. Lo avevo tradito, mi sentivo sporca e non riuscivo a guardarlo negli occhi. Lui non si meritava una cosa del genere ed io ero stata una stupida ad andare a letto con Edward, ma ero stanca avevo bisogno di pensare a me stessa ed Edward era la cosa giusta per me in quel momento. Alzai di nuovo lo sguardo e vidi la consapevolezza e tristezza negli occhi di Emmett, ma non rabbia.
<< Emm… >> iniziai, ma lui mi interruppe con un gesto della mano.
<< Ti amo, Bella, e farò di tutto per non perderti. So che per me sarà difficile combattere contro Edward, ma ci riuscirò, farò l’impossibile per sposarti. Domani parto per un caso fuori città ritornerò tra due giorni e se per allora avrai preso una decisione non dovrò fare altro che accettarla, ma se così non fosse resterò e combatterò. Ti amo troppo per lasciarti andare. >> mi disse calmo e mi sentii gli occhi pungermi. Si alzò e si infilò la giacca, poi fece il giro della scrivania e si abbassò fino ad avere il suo viso alla pari con il mio.
<< Ci vediamo tra due giorni. >> e appoggiò le sue labbra alle mie, mi fece un ultimo sorriso e poi uscì lasciandomi sola.
Feci un grosso respiro, aggiustai i documenti sulla scrivania e spensi il pc. Avevo bisogno di riflettere e quello non era il luogo adatto, così mi infilai il cappotto rimasi detto alla mia segretaria che sarei tornata tra un’ora e uscii nell’aria fredda di New York. Andai alla scuola di mia figlia e chiesi di far uscire Jacob, avevo bisogno di parlare con lui.
Quando venne fuori mi guardò confuso. << Cosa succede? >> mi chiese.
Io sorrisi. << Ti va di prendere un gelato con me? >>
Lui sgranò gli occhi. << Cosa c’è, Bella? >>
Io scossi la testa e sorrisi rassicurante. << E’ tutto okey, Jake, tranquillo. >>
Lui annuì e ci incamminammo verso il parco, prendemmo una tazza di cioccolato caldo e ci accomodammo su una panchina. Non sapevo come cominciare il discorso con lui e lui non sembrava trovare il modo di rompere il ghiaccio. La storia di sua madre e di come lo aveva trattato mi bloccava, avevo paura di farlo soffrire ancora ed io non volevo, lo consideravo un figlio e una madre non vuole mai far soffrire il proprio figlio.
<< Lo ami? >> mi chiese all’improvviso.
Io non lo guardai e non c’era neanche bisogno di chiedere di chi stesse parlando.
<< Credo di si. >> sussurrai.
Lui annuì. << Saresti felice con lui? >> chiese ancora.
<< Si. >>
Lui annuì. << Fa la cosa giusta per te, allora. >> mi disse  mi guardò.
Io restituii lo sguardo. << Mi odi? >> chiesi trattenendo le lacrime.
Lui scosse la testa. << Comunque vada resterai sempre la madre che non ho mai avuto e poi sei la madre della mia ragazza, non potrei mai odiarti. Io ti voglio bene, Bella, proprio per questo voglio la tua felicità e se questa felicità è Edward e non mio padre, allora va bene. >>
Calde lacrime ormai scendevano sulle mie guance e lo abbracciai.
<< Sei un bravo ragazzo, Jake. >>
<< E tu sei una madre straordinaria. >> disse stringendosi a me.
Restammo ancora un po’ al parco poi lo riaccompagnai a casa ed io ritornai in ufficio, Jessica mi stava aspettando tutta febbricitante seduta sulla sua sedia.
<< Cosa succede? >> chiesi più per cortesia che curiosità.
<< C’è una sottospecie di modella nel suo ufficio, la sta aspettando. >>
Aggrottai le sopracciglia. << Chi è? >>
Lei fece spallucce. << Non me l’ha voluto dire. >>
Sbuffai sperando che non fosse l’ennesima scocciatrice che voleva che scrivessi un pezzo per lei, per aiutarla a fare carriera. Entrai nel mio ufficio e seduta sulla mia sedia nera c’era una biondona tutta tette con un paio di occhi blu come il ghiaccio e dallo sguardo che mi lanciò, erano anche freddi come il ghiaccio.
<< Credo abbia sbagliato sedia, signorina… >> dissi.
<< Hale, Rosalie Hale. >> mi disse con voce altrettanto fredda.
Si alzò lentamente e fece il giro della scrivania facendomi avere una visuale perfetta del suo corpo statuario. Era davvero bellissima.
<< Cosa vuole da me, signorina Hale? >> chiesi educatamente.
<< Volevo vedere cosa avesse di tanto speciale la ragazza che si scopa il mio uomo. >>
La guardai confusa. << E’ di grazie, chi sarebbe il suo uomo? >>
Lei non rispose, presa la sua borsa e la sua giacca e mi si avvicinò. Il suo viso era ad una panna dal mio, ma io non mi sposati, non mi facevo mettere piedi in testa da una bionda sciacquetta.
<< Stammi a sentire, Isabella Swan, tieni le mani lontane dal mio uomo. >>
<< Può dirmi come si chiama? >>
Lei fece un sorriso che non arrivò ai suoi occhi. << Edward Cullen, è mio. >> mi disse facendomi raggelare sul posto.
<< Co-come? >> chiesi senza riuscire a trattenere la delusione e la rabbia che stava nascendo.
Lei si scostò e sbuffò. << Cosa ci ha trovato in te il mio ex marito, ancora devo capirlo. >>
La confusione cresceva. << Il tuo ex-marito? >>
Edward era stato sposato con lei?
Lei annuì. << Il mio ex-marito, Emmett Black. >>
Sgranai gli occhi quasi a farmeli uscire dagli occhi. Quella che avevo davanti ai miei occhi era Rosalie, la madre di Jake? Come era possibile? Lei era bianca ed era bionda, Emmett era bianco ed era castano, Jake era mulatto e bruno. L’unica soluzione era che Jake, non era figlio di Emmett e che quindi Rosalie lo aveva tradito.
Lei si avvicinò alla porta. << Non te lo ripeto più, Swan, sta a la larga da Edward. Lui.è.mio! >> e uscii dal mio ufficio sbattendo la porta.
Feci un grosso respiro e afferrai il mio cellulare e composi il suo numero.
<< Isabella? >> rispose sorpreso, ma anche contento di sentirmi.
Feci un grosso respiro per trattenere le lacrime. << Rosalie Hale è venuta nel mio ufficio. >>
Lo sentii imprecare come mai aveva fatto. << Arrivo in un attimo. >> e riattaccò.
Feci un altro lungo respiro, ma ormai le lacrime stavano scendendo. Mi aveva preso in giro di nuovo ed io come la stupida ci ero cascata e stavo per lasciare l’uomo che forse poteva davvero rendermi felice o almeno se non l’avesse fatto mi sarebbe rimasto fedele non come lui.
Sei una stupida, Isabella Swan!  



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Angolo conoscenze...
L'ultima stronzata che avete fatto?
L'ultima stronzata l'ho fatta in estate con la mia migliore amica, una mattina siamo uscite insieme
e ci siamo chieste 'Dove andiamo? Che facciamo?'
E' abbiamo fatto la cavolata, ci siamo messe nel treno (non prima di essere passate in posta per un prelievo dal mio conto,
perchè lei è una poverella approfittatrice) e siamo arrivate a Roma e abbiamo passato
una delle giornate più bella della nostra amicizia.
Non ho mai riso così tanto come quel giorno!!!




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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Salve vampirelle e lupacchiotte. Come state? Io potrei stare meglio, ma cmq vado avanti. Barcollo, ma non mollo!
Cmq eccomi ritornata con un nuovo capitolo, spero vi piaccia.
Buona lettura
xoxo Alex.
ps mi scuso per gli errori.
pps. mi dispiace sia un pò corto.





Capitolo 24




Dopo quell’attimo di cedimento, avevo fatto un grosso respiro e mi ero sciugata le lacrime. Mi fermata vicino allo specchio del piccolo bagno e mi ero passata uno strato di correttore sotto gli occhi e mi ero dava un po’ di colore alla faccia. Isabella Swan non crolla e se lo fa non te lo da a vedere!
Quando ritornai nel mio ufficio, Jessica entrò con la testa dentro e mi sorrise maliziosa.
<< Capo c’è una specie di dio greco che chiede di entrare, può? >>
Annuii semplicemente e dopo due secondi il mio dio greco entrò dentro e si chiuse la porta alle spalle. Ci guardammo per un attimo senza dire nulla, lui si avvicinò lentamente a me e si inginocchiò appoggiando le sue mani sulle mie ginocchia, io lo lasciai fare per vedere a fino a dove si spingeva.
<< Prima che tu parta in quarta con qualsiasi conclusione affrettava voglio dirti che tra me e Rosalie Hale non c’è nulla, assolutamente nulla. >>
Scossi la testa e mi alzai scostandolo da me. << Allora perché ha detto ‘Sta alla larga dal mio uomo’ se non c’è niente tra voi? >>
Lui si alzò e mi seguì. << Rosalie Hale è una persona subdola e presuntuosa, Bella, pronta a tutto per ottenere ciò che vuole. Siamo andati a letto un paio di volte e pensa di avere qualche podestà su di me, ma non ha capito nulla. >> mi spiegò.
Mi girai a guardarlo negli occhi ed erano la sincerità pura, ma come avrei potuto credergli ancora? Non avevo più la forza di dare occasioni e poi rimanere delusa, mi ero scocciata di essere sempre presa in giro. Sono una donna adulta e non posso farmi mettere i piedi in testa da un uomo, non posso.
Scossi la testa. << Vai via, Edward. >> sussurrai.
Lui mi si avvicinò. << Bella, per favore, devi credermi. Io ti amo, Bella, ti amo. Lo capisci o no? >> mi disse prendendo le mie mani tra le sue.
<< Me l’hai detto anche quindici anni fa e mi hai lasciata, Edward.  Non mi importa se lo hai fatto per delle ragioni buone si, ma non stabili, l’hai fatto comunque ed io sofferto come un cane. Ho trentadue anni, ho una figlia che amo e un uomo che mi ama e che so non mi lascerà mai e non me la sento di rinunciare a questo. >>
<< Ma… >> cominciò a protestare lui.
Alzai lo sguardo ed incatenai i suoi stupendi occhi ai miei. << Ho bisogno di sentirmi al sicuro, Edward, ho bisogno di stabilità. Tu non puoi darmi nulla di tutto questo ed io non voglio sprecare altri anni, sto invecchiando e vorrei passare la mia vita con qualcun altro oltre a mia figlia. Ti prego, vai via. >> e gli indicai la porta.
Lui imprecò. << Dimmi una cosa, Isabella, qual è stato il tuo primo pensiero quando ti sei svegliata? Dimmelo. >> mi disse scrollandomi.
Io scossi la testa e lui sorrise beffardo. << Hai detto che sei una donna adulta, allora abbi il coraggio di rispondermi a questa domanda. Quel è stato il tuo primo pensiero stamattina? >> mi chiese ancora.
Scossi ancora la testa. << Per favore, Edward. >> dissi cercando di allontanarmi da lui.
<< Per favore un cazzo, Isabella. Dimmelo! >> disse quasi urlando.
<< Sei stato tu, okey? Sei stato tu il mio primo pensiero stamattina, e ci sei sempre tu nei miei pensieri, dannazione! Ma questo non cambia nulla, capito, nulla! >> dissi urlandogli contro.
Mi prese bruscamente tra le braccia e appoggiò con rabbia le sue labbra sulle mie e mi trasmise tutto il tormento che stava provando. Contro ogni mia prospettiva mi lasciai andare a quel bacio e mi attaccai a lui come un polpo e ricambiai quel bacio che desideravo da quando mi ero svegliata quella mattina. Lo volevo, volevo io con ogni mio poro, lo volevo quasi da star male. Mi ritrovai spalmata sul muro con Edward che mi schiacciai fino a farmi diventare una pastella, ma non mi importava.
<< Be-bella, dimmi che non mi ami. Dimmi che non mi vuoi. Dimmi che tutto questo è uno stupido errore. Dimmelo se davvero senti tutto questo. >> disse mentre scese sul mio collo dove mi torturò con la sua stupenda bocca.
Mi uscii un gemito, ma non riuscii a pronunciare una sola parola troppo presa a passare la mano tra i suoi morbidi capelli. Lui si staccò da me e incatenò i suoi occhi ai miei, sembrava che il suo verde si fosse incupito per l’eccitazione che stava provando.
<< Dimmelo, Bella, dimmelo. >> disse roco.
Io deglutì. << Fa l’amore con me, Edward. >> dissi prima di fiondarmi di nuovo sulle sue labbra che risposero fameliche.
E li sulla moquette del mio ufficio Edward mi fece capire quanto avessi sbagliato nel pensare di poterlo lasciare. Avevo detto di cercare stabilità, e non c’era niente di più stabile del nostro amore durato per quindici anni anche se lontani. Volevo sicurezza, e non c’era niente di più sicuro delle sensazioni che provavo quando lui mi stringeva a se. Lui era tutto quello che cercavo e un bionda ossigenata non me lo avrebbe portato via, avrei lottato con le unghia e con i denti per lui. Mezz’ora dopo ci trovavamo nudi sdraiati sul divano del mio ufficio.
<< Ti immagini la faccia della mia segretaria se entra e ci vede così? >> chiesi ridendo.
Lui sorrise divertito. << Oh penso che le tue urla si siano sentite abbastanza da far capire alla tua segretaria di non entrare. >>
Arrossii e abbassai lo sguardo. << Ho urlato tanto? >>
Lui sorrise ancora, trattenendo una risata. << Quel ‘ Cazzo, Edward!’ penso l’abbiano sentito anche alla ‘Newton Corporation’ >>
Vedendo la mia faccia sconvolta rise e mi strinse a se. << Ah la mia timidona. >>
Quando le nostre risate si calmarono lui mi guardò negli occhi.
<< Non provare mai più a lasciarmi, perché no so se riuscire a sopravvivere. Sono quasi sedici anni che io vado avanti soltanto pensandoti e adesso che posso realmente toccarti separarmi da te, sarebbe peggio che morire. >> e mi diede un bacio sul naso. << Ti amo, Bella, e farò tutto il possibile per rendere la tua vita e quella di Nessie degna di essere vissuta. Te lo prometto. >> e mi strinse ancora a se.
Io mi lasciai stringe al suo corpo caldo e sorrisi finalmente contenta di aver ritrovato il petto importante del mio puzzle. Restammo ancora un po’ su quel divano a coccolarci dopodiché ci rivestimmo scambiandoci qualche sguardo e succedeva sempre che io arrossivo sotto il suo sguardo di venerazione nei miei confronti. Lui aveva una concezione di me assurda, come se fossi il premio di una lotteria. A turno andammo nel piccolo bagno per riordinarci un po’, mentre Edward era dentro io chiamai Jessica che subito entrò e mi guardò maliziosamente e spostò lo sguardo per la stanza per vedere Edward dove fosse.
<< Jessica mi stai urtando! >> la richiamai e lei subito mi guardò senza abbandonare quel sorrisetto irritante.
<< Cosa succede, capo? >> mi chiese con il suo tono di voce irritante.
<< Devo andarmene, quindi annulla tutti i miei appuntamenti e le chiamate più importanti dirottale sul mio cellulare. Capito? >> dico mentre metto tutto in ordine.
Le appunta tutto mentalmente poi mentre se ne asta andando il suo sguardo cade su una parte della stanza ed io la seguo e in quel momento avrei voluto sprofondare. A terra sulla moquette c’era il reggiseno che avevo dimenticato di mettere.
<< Capo ha perso un pezzo. >> disse lei trattenendo una risata.
<< Esci fuori! >> le urlai quasi e le uscii fuori e potei giurare di averla sentita ridere.
Mi tolsi la camicetta e mi infilai il reggiseno, dopodiché la rimisi. In quel momento uscii Edward al bagno e mi fece il suo sorriso sghembo, quello che mi faceva andare in tilt tutti i circuiti.
<< Andiamo? >> mi chiese.
Io annuii, presi il cappotto e la borsa e con un grosso respiro mi preparai ad uscire dal mio ufficio dove sapevo che c’erano tutti ad osservarmi. Edward camminava tranquillo al mio fianco e potevo notare come le ragazze lo guardassero come se fosse una ciambella ricoperta di puro cioccolato, se lo stavano mangiando con gli occhi. La gelosia salì a livelli esorbitanti e mi fermai in mezzo alla sala e lo guardai ad una ad una.
<< O la smettete di sbavare o vi licenzio in tronco. Tutte! >> dissi investendo il ruolo di ‘caporedattrice stronza’, ma funzionò perché tutte ritornarono con la testa sul loro lavoro ed io d Edward arrivammo tranquilli all’ascensore ed io sorrisi soddisfatta quando salutai tutte le ragazze prima che le porte si chiudessero.
Mi girai a guardare Edward mi guardava con il suo solito sorriso.
<< Che c’è? >>
Lui fece spallucce. << Nulla. >>
Incrociai le braccia sotto al petto e mi girai completamente verso di lui. << Che c’è? >> chiesi ancora.
Lui sorrise divertito. << Sei gelosa. >> non era una domanda.
Scossi la testa. << No è che non stavano svolgendo il loro lavoro. >> dissi arrampicandomi agli specchi.
Lui rise. << Se, come no. Tu.sei.gelosa! >> disse ancora.
Sbuffai. << Si, va bene? Sei il mio uomo, dannazione, solo io posso guardarti e sbavare. >> dissi battendo il piedi a terra dall’irritazione.
Lui rise ancora e mi abbraccio. << E’ bello essere il ‘tuo uomo’ >>
Io sorrisi. << E’ bello essere la tua donna. >>
Lui mi guardò inarcando un sopracciglio. << Chi ti dice che tu lo sia? >>
Lo guardai sconvolta. << Co-come? >>
Lui rise ancora. << Tesoro non crederai mica di essere l’unica, sono innamorato anche di un’altra, ha più o meno sedici anni e ha il mio stesso DNA. >> e sorrise compiaciuto di avermi fatto incazzare.
Gli diedi uno schiaffo sul braccio. << Stronzo. >>
Lui rise ancora e quando le porte dell’ascensore si chiusero dietro di noi, lui aveva ancora le lacrime agli occhi e si manteneva lo stomaco. Siccome lui era arrivato in taxi, prendemmo la mia e passammo per il supermercato per fare la spesa. Quella sera sarebbe rimasto a cena da noi e avrei esaudito il desiderio di Nessie, di mangiare una volta tutti e tre insieme come una vera famiglia.
Quando arrivammo a casa, sentimmo dei rumori provenienti dal salotto così accesi la luce per vedere cosa stava succedendo, non l’avessi mai fatto. Mia figlia e Jake ci stavano guardando imbarazzati forse perché li avevamo beccati mentre stavano per fare… sesso?
<< Non dirmi che stavate per fare quello che sto pensando stavate per fare. >> disse Edward entrato in modalità ‘padre protettivo’
Nessie cercò di aggiustarsi la maglia. << Ehm… cosa stai pensando, papà? >> chiese seriamente in difficoltà.
La fulminai con lo sguardo. << Non è il momento di scherzare, signorina. >>
Guardai Jake che stava sudando freddo. << Jake? >>
Lui sospirò. << Non stavamo quasi per fare quello che sta pensando lei, signor Cullen. Ci stavamo semplicemente baciando e ci siamo fatti prendere un po’ la mano, ma non avevamo intenzione di fare nulla, glielo posso giurare. >> disse con voce ferma e guardandolo negli occhi.
Edward lo fissò negli occhi per un interminabile minuto. << Ti sto credendo, ragazzino, non farmene pentire. >> disse e poi guardò Nessie.
<< E tu, ragazzina, non farti sorprendere mai più con lui mentre noi non siamo in casa. >> le disse parlando come se abitassimo tutti insieme.
Li lasciai soli e andai in cucina fantasticando a come sarebbe stato bello abitare tutti insieme e vivere come una vera famiglia, magari sposandoci anni per rendere le cose più reale e magari Edward avrebbe riconosciuto Nessie come sua figlia e quei darle il suo cognome. Sorrisi a quel pensiero, ma subito mi rabbuiai. Anche se la situazione tra me ed Edward era chiarita c’era la questione Emmett  che dovevo risolvere quando lui sarebbe tornato e poi avevo tante domande da fargli su Jake e Rosalie.
<< Ehi, vuoi una mano? >> mi chiese Jake che era appena entrato in cucina.
Io annuii semplicemente e lui mi aiutò a sistemare tutto quello che avevo comprato nei mobili poi rimase con me mentre decidevo cosa cucinare.
<< Sei felice. >> mi disse all’improvviso.
Io mi riscossi. << Come? >>
Lui sorrise. << Testa tra le nuvole, strana luce negli occhi. Sei felice. >> affermò di nuovo.
Io lo osservai per un attimo. Ero felice?
<< Si. >> mi limitai a rispondere e lui annuì
Ero felice davvero? S, lo ero, davvero.  





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Angolo conoscenze
Vi siete mai innamorate? Dico, innamorate davvero.
Quell'amore che ti lascia senza fiato e senza pensieri,
quell'amore che ha la capacità di destabilizzarti.
Quell'amore che ti fa soffrire come una cane, ma che non ti
ha mai resa così felice.
Io l'ho provato e lo sto provando dalla bellezza di tre anni e credetemi se vi dico
che è la cosa più sconcertante e prefetta che abbiamo mai provato.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Scusate il ritardo ragazze, ma ho studiato. Cmq eccomi ritornata.
Ho scirtto questo capitolo proprio adesso mentre il mio broccoletto sta dormendo sul mio letto, è troppo tenero.
Cmq spero che questo capitolo vi piaccia.
Buona lettura.
xoxo Alex
ps scusate gli errori.

Capitolo



Avevamo appena finito di cenare e Jake e Nessie si erano trasferiti nel salotto ed Edward era seduto al tavolo e mi osservava mentre mangiavo l’ultimo pezzetto di torta. Alzai lo sguardo e sorrisi.
<< Cosa? >> chiesi.
Lui sorrise. << Recupero il tempo perso. >>
Gli lanciai un occhiata curiosa e lui si rattristò.
<< Quando ti vidi per la prima volta qui a New York, dovevi avere si e no venticinque, stavi passeggiando con Nessie per il parco. Lei voleva correre incontro ai piccioni e tu esasperata, ma contenta l’accontentavi mettendoti a correre con lei a spaventarli. Eravate bellissime mentre correvate ridendo con i capelli al vento e quella fu la prima volta che piansi, piansi perché volevo esserci io li con voi per abbracciarvi e ridere anche io, piansi perché eravate perfette nonostante la vostra vita non lo fosse, piansi perché ero contento di non esserci perché forse non sareste state contente come quel momento con me. >> disse con la voce incrinata.
Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai a lui, e lo strinsi a me come si fa con un bambino, lui mi passò le mani intorno ai fianchi e strinse come se fossi la sua ancora di salvezza o forse lo ero davvero.
<< Edward adesso sei qui con noi, tutto andrà bene. >> e gli diedi un bacio sui capelli.
Lui sospirò. << Non mi lascerai mai, vero? >>
Io scossi la testa poi mi ricordai che lui non poteva vedermi. << No, non ti lascerò mai. >>
Lui alzò il viso e mi diede un dolce bacio, senza spingersi oltre. All’improvviso sentimmo qualcosa cadere ed un imprecazione, ci girammo di scatto e c’era Nessie che ci guardava sconvolti con le mani alzai a mezz’aria dove pochi secondi prima aveva il piatto. Per tutto la cena avevamo fatto di tutto per non dire nulla a Nessie e per non farle capire che c’era stato un cambiamento tra me e suo padre perché volevamo trovare il momento giusto e non ci sembrava giusto concederci dell’effusioni davanti a Jake figlio dell’uomo che dovevo sposare in teoria.
<< Ness.. >> iniziai.
Lei si riscosse. << Sbaglio o vi stavate baciando? >> disse con calma.
Io sospirai, ormai era inutile negare l’evidenza.
<< Si, Nessie, ci stavamo baciando. >> disse Edward che approfondì la stretta intorno ai miei fianchi.
Lei annuì e ci guardò per un interminabile minuto in cui io mi sentii intrappolata in un cella in attesa del verdetto che segnava la mia fine o il mio inizio, mi sentivo come un condannato a morte. Edward non sembrava nervoso quanto me, ma solo un po’ preoccupato e accorgendosi del mio stato d’animo disegnava cerchi concentrici sulla mia schiena per farmi rilassare.
<< Ness? >> chiese Edward.
<< Emmett? >> chiese guardandomi negli occhi.
Io scossi la testa e lei annuì. << Co-come hai potuto? >> mi chiese guardandomi quasi disgustata.
Mi irrigidii immediatamente e mi staccai dai Edward per avvicinarmi a lei, ma lei fece un passo indietro.
<< No, ho-ho bisogno di stare sola. >> prese la giacca e corse fuori senza neanche preoccuparsi di chiudere la porta.
Le corsi incontro, ma Jake mi fermò accorso subito sentendo il frastuono.
<< Lascia, vado. >> e mi sorrise rassicurante.
Io annuii e lo lasciai andare sperando che riuscisse a farla ragionare. Non potevo perdere mia figlia lei era tutto quello che c’era di davvero sicuro nella mia vita, perché tutto finisce prima o poi tranne il legame che ti lega ad un figlio, quello è indissolubile.
<< Bells. >> mi chiamò incerto Edward.
Mi girai verso di lui e potei notare nei suoi occhi la stessa sofferenza che stavo provando io, perché se Nessie non avesse accettato quello che stava succedendo lui l’avrebbe persa di nuovo senza mai godersela pienamente.
<< Stringimi, Edward. >> implorai.
Lui con due falcate venne vicino a me e mi strinse tra le sue calde e confortanti braccia ed io mi lasciai andare alle lacrime che minacciavano di uscire e che io non avevo più la forza di trattenere.
<< Andrà tutto bene, amore, tutto bene. >> mi sussurrò lui.
Avrei dovuto provare felicità sentendomi chiamare da lui amore come faceva una volta, ma la sofferenza che stavo provando in quel momento non me lo permise. Volevo piangere, volevo sfogarmi, volevo mia figlia di nuovo accanto a me che mi diceva che mi voleva bene e che ero la mamma migliore del mondo. Ma lei non c’era ed era colpa mia, perché non ero riuscita a frenare i miei sentimenti verso Edward, perché ero stata un stupida ragazzina convinta ancora che il passato potesse ritornare e che tutto si potesse risolvere con un paio di scuse e qualche bacio. La verità è che nulla si può risolvere con tutto questo, nulla ed io ero stata una stupida a credere che potesse succedere. Se Nessie non avesse più voluto parlarmi dovevo solo prendersela con me stessa e basta. Mi scostai da lui e lo guardai negli occhi, non so cosa ci fosse scritto, ma dalla sua faccia molto probabilmente i miei sentimenti in quel momento non erano segreti.
Lui scosse la testa. << Non farlo, Bella. >> mi implorò.
Mi scostai da lui. << Se Nessie non… ti chiamo quando torna. Vai! >> gli ordinai.
Lui cercò di afferrarmi tra le sue braccia, ma io scivolai più lontano da lui.
<< Edward non è una fine, ti chiedo solo di lasciarmi sola adesso. Vai, ti chiamo io. >> dissi cercando di fargli capire che non potevo lasciarlo per sempre, perché non ci sarei riuscita, solo avevo bisogno di un po’ di tempo da passare sola con me stessa. Avevo bisogno di interrogarmi sulla mia vita e su quello che ne volevo fare.
Lui si lasciò cadere le braccia sui fianco e sospirò. << Aspetterò la tua chiamata. >>
Prese la giacca, si avvicinò a me sfiorandomi la fronte con le sue caldi labbra e se ne andò ed io sospirai sentendo già la sua mancanza. Come sempre succedeva che ti penti delle cose che dici subito dopo averle detto, ma non si può tornare indietro, non potevo riprenderlo per le scale e dire ‘Edward ritorna stavo scherzando’ oltre a passare per una stupida, rischiavo di ferire i suoi sentimenti facendolo sentire usato. Ritornai in cucina e per non uscire e andare a cercare mia figlia, misi in ordine, quando finii erano le dieci e mezza e mia figlia ancora non c’era ed io mi stavo innervosendo. Presi il cellulare e presa dall’angoscia non avevo notato che mi fosse arrivato un messaggio, lo aprii preoccupata ed era Jake.
Presi il cellulare e presa dall’angoscia non avevo notato che mi fosse arrivato un messaggio, lo aprii preoccupata ed era Jake.

E’ tutto okey, Nessie rimane da me stanotte.
Non è arrabbiata con te e non ti odia, è solo
un tantino sconvolta e con una buona
dormita le passerà.
Ci passi a prendere tu domani
per andare a scuola.
Ti voglio bene, Jake.

 

Feci un grosso respiro e più tranquilla spensi tutte le luci e andai in camera mia, mi spogliai e mi infilai sotto le coperte. Presi il cellulare e gli mandai semplicemente un messaggio non avevo nessuna voglia di parlare con lui perché conoscendomi sapevo che gli avrei chiesto di non lasciarmi sola quella notte e lui conoscendolo sarebbe corso da me per stringermi tra le sue braccia e sussurrarmi che finché c’era lui nulla avrebbe potuto più farmi soffrire ed io ci avrei creduto perché lo pensavo davvero. Mi addormentai così, pensando a lui.
Mi svegliai molto presto perché volevo portare Nessie a fare colazione, così corsi direttamente a farmi una doccia e dopo aver risciacquato bene i capelli li asciugai lasciandoli ricadere boccolosi e morbidi sulla mia schiena. Era il mio giorno libero, così infilai un paio di jeans blu, misi un maglioncino turchese ed un paio di nike bianche come il giacchino, misi un filo di trucco e scesi. Arrivai sotto il palazzo di Emmett giusto i tempo per vederli scendere e si diressero direttamente vicino la mia macchina, Nessie prese il posto del passeggero e mi sorrise imbarazzata segno che si era pentita della sua reazione e adesso non sapeva come rimediare. Le sorrisi dolcemente e le accarezzai i capelli. << Ciao tesoro, come stai? >> le chiesi premurosa.
Lei annuì. << Ho fame. >> ed io risi della sua faccia buffa.
Jacob concordò e anche io, così misi in moto e mi diressi dalla Pasticceria Bruno al Greenwich village di New York. Ci andavamo spesso in estate e Nessie adorava le loro torte come me ovviamente.
<< Bruno? >> chiesi.
Nessie scattò sull’attenti e le si aprì un sorriso luminoso sul viso. << Oh si, ti prego! >> e batté le mani. Io risi e Jake scosse la testa pensando forse al troppo entusiasmo di Nessie per una semplice pasticceria, ma io sapevo quanto in cuor suo Jake stesse esultando, anche lui piaceva molto quella pasticceria.
Quando arrivammo Nessie aveva ormai gli occhi a cuoricino e stringeva in modo spasmodico il braccio di Jake che ormai sorrideva apertamente. Ordinammo tre cioccolate calde e tre fette di torta, io alla crema con scaglie di cioccolate, Nessie e Jake al cioccolato.
Mentre stavamo finendo, Jake si alzò per andare in bagno e rimanemmo sole io e Nessie.
<< Mamma? >> mi chiamò.
Ed io alzai il viso dal giornale che stavo leggendo e le sorrisi. << Cosa c’è? >>
Lei sorrise imbarazzata. << Mi dispiace per ieri sera solo che… non me lo aspettavo, ecco. >>
Io posai il giornale sul tavolo e mi sporsi verso di lei. << Sono io che devo scusarmi con te per aver fatto una cosa del genere, non si ripeterà mai più. Da oggi tutto ritornerà come prima, okey? >> le dissi comunicandole la mia decisione.
Lei capì e scosse la testa. << No no, non voglio che tu è papà vi lasciate. Voglio che noi siamo una famiglia, okey? Non lasciarlo, mamma, ti prego. >> mi disse ed io la guardai sbigottita.
<< Ne ho parlato con Jake e lui mi ha fatto ragionare. Voglio che noi tre diventiamo una famiglia, una vera famiglia. >>
<< Sei sicura? >> le chiesi per averne la certezza.
Lei annuì ed io sorrisi contenta che quell’enorme masso che mi si era impiantata a fissa dimora sul mio stomaco si fosse dissolto. L’abbracciai e le promisi che qualsiasi cosa succedeva noi saremmo stati sempre insieme, o almeno ci credevo.   




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Angolo conoscenze
Vi va di raccontarmi un pò della vostra famiglia? Sempre se ve la sentite, non obbligo nessuo.
Per il momento vi racconto della mia.
Non sono figlia unica ho una sorella di quasi  anni che si chiama Eliana che amo tantissimo, ma che a volte
vorrei strangolare con le mie stesse mani. E' una cosa da psicopatiche, secondo voi?
Cmq vivo con lei e con mia madre che amo altrettando e che non la cambierei per nulla al mondo. Mio padre non so dove abiti
o che cosa stia combiando della sua vita, lo vedo solo quando si ricorda di avere due figlie che hanno bisogno di mangiare e bere.
Ma cmq non posso ritenermi sfortunata, mia madre e mia sorella riempiono il vuoto che ha lasciato.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Oh salve donzelle, come state? Si, lo so, sono in ritardo, ma meglio tardi che mai. Cmq eccomi ritornata con un nuovo capitoletto che spero via piaccia a me piace tanto.
Come avete passato la settimana? Io sto male, sono stanchissima, questa università mi uccide. A voi come il lavoro o la scuola?
Vabbè dai vi lascio leggere.
Buona lettura,
xoxo Alex.
ps mi scuso per gli errori.




Capitolo 26



Dopo che accompagnai i ragazzi a scuola decisi di andare in giro per cercare qualcosa per abbellire la stanza di Seth, come lenzuola, un telefono in stanza, qualche scaffale e se il tempo me lo avesse permesso anche un computer. Erano le tre quando uscii dall’ultimo negozio molto più che soddisfatta degli acquisti, mi stavo avvicinandomi quando mi squillò il telefono.
Risposi senza vedere chi era. << Pronto? >>
<< Gattina? >>. Emmett.
Sentii il senso di colpa logorarmi tutta, ma non dovevo tirarmi indietro non proprio adesso che la mia vita aveva preso la giusta direzione cioè Edward.
<< Ehm Emmett, ciao. >> dissi imbarazzata.
Lo sentii sospirare. << E’ troppo tardi, vero? >> mi chiese.
<< Emm mi… >>
Mi interruppe. << Si, lo so, ti dispiace. Dispiace anche a me, sai? >> disse afflitto.
<< Ti voglio bene, Emm. >> dissi per cercare di rimediare al gran casino che avevo fatto.
Lo sentii ridere amaramente. << Io ti amo, invece. Come la mettiamo? >>
Mi vennero le lacrime agli occhi. << Emm non rendere le cose ancora più difficili. >>
<< Isabella hai già reso le cose più difficili. >> e riattaccò non senza avermi fatto sentire il suo tono adirato.
Provai a richiamarlo più volte, ma il telefono risultava spento. Chiamai Jake, ma anche lui aveva trovato il telefono spento. Non riprovai più perché adesso era arrabbiato e sicuramente voleva restare da solo ed io gli dovevo almeno quello dopo che lo avevo lasciato ad un passo dall’altare. Salii in macchina, ormai la voglia di continuare con le compere mi era passata, e andai direttamente a casa senza prima essere passata in rosticceria perché non avevo nessuna voglia di cucinare quella sera. Quando arrivai a casa, Nessie non c’era, ma sarebbe arrivata a momento con Jake perché dovevano studiare per un progetto di arte. Portai tutto quello che avevo comprato nella stanza di Seth e mi ripromisi di metterla a posto il prima possibile, stavo entrando in camera mia per mettermi qualcosa di più comodo quando bussarono alla porta e sorrisi perché sicuramente era Edward così aprii senza chiedere chi fosse, ma forse era meglio se l’avessi fatto. Davanti ai miei occhi, nella sua gelida bellezza c’era Rosalie Hale che mi osservava fredda.
<< Cosa vuole ancora? >> chiesi mantenendo il suo sguardo.
Lei mi squadrò da capo a piedi e poi entrò senza aspettare che le dessi il permesso, alzai gli occhi al cielo e la seguii dopo aver chiuso la porta. Si accomodò sulla poltrona e accavallò le sue gambe chilometriche e mi fece cenno di sedermi come se fosse casa sua.
<< Si accomodi, signorina Hale, la prego. >> dissi sarcasticamente.
Lei fece un sorriso che non arrivò ai suoi occhi. << Simpatica. >>
Feci una smorfia. << Cosa vuole ancora? >> chiesi con calma.
Lei si tolse i guanti di pelle e li infilò nella sua enorme borsa. << Evidentemente il discorso che abbiamo fatto ieri non ti è servito. >>
Sbuffai. << Io non ho rubato nessun uomo e lei che non se li sa mantenere, adesso se ne vada. >> dissi indicando la porta.
Lei sorrise ancora. << Ragazzina non ti conviene metterti contro di me. >>
Io risi divertita. << Eh sentiamo, perché? >>
<< Sono parecchio conosciuta… >>
Io risi ancora. << Sicura? Perché le uniche persone che mi hanno mai parlato di lei sono Emmett e suo figlio. >> dissi e subito le sparì il sorriso dalle labbra ed i esultai.
1 a 0 per Isabella Swan.
Subito si riprese. << Stai giocando con il fuoco. >>
Io sorrisi. << E lei con la persona sbagliata. Signorina Hale sta sforzando un po’ troppo la mia pazienza, le conviene andarsene. >> dissi ormai stanca di tutta quella storia.
Lei stava rispondendo, ma fu interrotta dal rumore della porta che sbatteva e di due voci che parlavano.  Sperai che non venissero in salotto perché non volevo che Jake vedesse sua madre, ma speravo in vano perché entrarono e immediatamente Jake sbiancò e fece cadere tutto quello che aveva in mano.
<< Ma-mamma? >> chiese titubante.
Mia figlia fece saettare il suo sguardo da Jake e Rosalie e sgranò gli occhi probabilmente era arrivata alla mia stesa conclusione. Jake non era il figlio di Emmett.
Rosalie si alzò e con un sorriso tanto dolce quanto falso si avvicinò a Jake.
<< Ciao tesoro. >> e lo abbracciò.
Jake non ricambiò l’abbracciò e subito si scostò da lei. << Cosa vuoi? Non succede mai nulla di buono quando ritorni. >> disse arrabbiato.
Lei parve davvero offesa. << Come ti permetti di dire una cosa del genere a tua madre. >> disse quasi sull’orlo delle lacrime. Che ottima attrice.
Jacob alzò gli occhi al cielo. << Qui non siamo in un set fotografico ed io, purtroppo, sono tuo figlio quindi ti conosco. Qual è il tuo fine? >> disse con voce fredda.
Rosalie fece una smorfia. << Ti ha cresciuto a sua immagine e somiglianza a quanto vedo. >>
Mi stancai e mi avvicinai a lei. << Adesso se ne vada o chiamo la polizia. >>
Lei sorrise divertiti. << Mi stai minacciando? >>
Scossi la testa e stavo per parlare, ma qualcuno mi interruppe.
<< Rosalie. >> disse una voce di ghiaccio.
Ci girammo tutti verso quella voce e fui contenta di vedere Edward, ma il suo sguardo e il suo volto trasparivano rabbia, tanta rabbia.
Rosalie sorrise lasciva. << Tesoro! >> e gli si avvicinò, ma Edward si scostò.
<< Ti avevo avvisato. Io te l’ho dato ed io te lo tolgo, Rosalie. >> disse con calma glaciale.
Lei lo guardò quasi terrorizzata. << Co-cosa intendi? >>
Lui sorrise, ma senza che gli arrivasse agli occhi.
<< Di sotto c’è una voltante della polizia che ti sta aspettando, ti ho risparmiato l’umiliazione di farti trascinare in cella. Sei stata accusata di stalking,  spaccio di droga ed evasione fiscale, credo che per un bel po’ non uscirai. >> disse senza fra trasparire nulla dalla sua voce.
Tutti lo guardammo scioccati a quella affermazione e Rosalie lo guardò con terrore.
<< Sta-stai scherzando? >>
<< Io non scherzo mai, dovresti averlo imparato ormai. >>  le rispose.
Rosalie guardò me poi spostò lo sguardo su Jake che la guardava con indifferenza, come se quella che stava per essere arrestata non fosse sua madre.
<< Jake? >> sussurrò cercando un appoggio.
Lui scosse la testa. << Ho smesso di farmi abbindolare dai tuoi occhi da cucciolo. E’ finita, mamma, fattene una ragione. >> e girò le spalle andandosene di la.
Nessie guardò Rosali con odio. << Spero che il tempo che passerai li dentro ti aiutino a capire quanto stronza e puttana sei stata. >> e se ne andò seguendo Jake e subito dopo sentii una porta sbattere, segno che si erano chiusi in camera.
Tornai a guardare Rosalie che con tutta la dignità che poteva racimolare si infilò il soprabito, infilò i guanti e inforcò gli occhiali.
Guardò Edward per l’ultima volta. << Me la pagherai, Edward Cullen. >>
Lui impassibile. << Lo vedo alquanto un miraggio questo. Vattene! >> le ordinò e lei sussultò.
Si girò verso di me. << Hai visto la battaglia, ma non la guerra. >>
Alzai gli occhi al cielo. << E’ finita, bambola, te ne rendi conto? >> dissi esasperata.
Lei girò sui tacchi e se ne andò seguita da Edward che la scortò fino a giù il palazzo per assicurarsi che se ne andasse, cinque minuti dopo stava rientrando in salotto con il viso un po’ più rilassato.
Mi avvicinai. << Hai fatto la cosa giusta. >> lo rassicurai.
Lui annuì. << Lo so, ma quel ragazzo adesso… >>
Stavo per rispondere, ma Jake che era appena entrato in salotto mi interruppe.
<< Se ne andata quando io ero piccolo e ho imparato a vivere senza una figura materna, posso continuare a farlo. Non si preoccupi, signor Cullen, ha fatto la scelta giusta. >> disse con voce impassibile.
Edward gli si avvicinò e gli posò la mano sulla spalla e forse quel gesto fece scattare qualcosa dentro di lui perché i suoi occhi neri innocenti e da ragazzo gli si riempirono immediatamente di lacrimoni che presto scesero sulle sue guance. Corsi subito al suo fianco e lo strinsi a me talmente forte da fargli mancare quasi il fiato e lui si aggrappò a me come se fossi l’unica cosa che gli fosse rimasta nella sua vita.
<< Tesoro, è tutto okey, ci sono io con te. >> gli dissi tra le lacrime, perché vederlo in quello stato mi aveva provato un dolore al petto.
Lui si aggrappò alla mia felpa. << No-non mi lasc-lasciare anche tu. >> disse tra le lacrime.
Scossi la testa. << Non ti lascio, piccolo, non ti lascio. >>
Alzai lo sguardo e vidi che Edward mortificato stringeva al suo fianco una Nessie in lacrime, le feci cenno di avvicinarsi e strinsi a me i miei due angeli.
<< Vi voglio bene, tanto. >> dissi e baciai entrambi la testa.
<< Anche io, mamma. >> disse Nessie.
<< Ti voglio bene anche io, Bells. >> disse Jake.
Alzai lo sguardo verso Edward e potei notai un luccichio nei suoi occhi e sorrisi dolcemente.
‘Ti amo’gli mimai con le labbra, lui rimase stupito poi fece il suo sorriso sghembo ‘Ti amo anche io’ mi rispose.
Mezz’ora dopo Jake e Nessie si trovavano in salotto a studiare ed Edward si trovava in bagno perché per la fretta che aveva avuto non aveva avuto il tempo necessario per farsi una doccia così gli avevo offerto il mio bagno. Rimasta sola decisi di chiamare Emmett sperando che avesse riacceso il telefono e le mie preghiere furono esaudite.
<< Isabella. >> mi rispose freddo.
Sospirai. << Non ho chiamato per giustificarmi o per chiederti il perdono, ma per altro. >> dissi.
<< Jacob sta bene? >> chiese subito allarmandosi.
Sospirai ancora e gli raccontai tutto quello che era successo da quando Rosalie si era presentata nel mio ufficio fino a quello che era successo mezz’ora fa e lo sentii imprecare un paio di volte e rimase sconvolto quando gli diedi la notizia che la sua ex moglie era stata arrestata.
<< Oddio sapevo che fosse pazza, ma non fino a questo punto. >> disse quando finii il mio racconto. << Ehm senti io sono bloccato per questo caso e non posso liberarmi, potresti ospitare Jake da te? Non mi va che rimanga da solo in questo momento. >>
<< Oh si certo, può rimanere qui tutto il tempo che vuole. >> dissi rendendomi subito disponibile, non lo avrei di certo lasciato solo in un momento del genere.
Lui sospirò. << Ehm… potrei parlare con lui? >>
<< Oh si certo. >>
Chiamai Jake che subito accorse e gli porsi il telefono. << Tuo padre. >>
Lui annuì, prese il telefono e se ne andò nella stanza di Nessie. Quando ritornò mi sembrava più sereno, mi porse il telefono e dopo avermi dato un bacio sulla guancia ritornò da Nessie.
Mi osservai e notai che dovevo ancora cambiarmi, così andai nella mia stanza, ma mi ero dimenticata di Edward e così me lo ritrovai nudo e bagnato che usciva dal bagno della mia stanza.
<< Oh scusami. >> dissi imbarazzata e sicuramente arrossii.
La sua risata cristallina si espanse per la stanza. << Bella, tesoro, mi hai già visto nudo. >> disse divertito.
Io sorrisi imbarazzata. << Hai ragione. >> ma non accennai ad alzare il viso.
Lo sentii avvicinarmi a me e alzarmi il viso con due dita e subito mi specchiai in quelle due pozze verdi che mi guardavano con dolcezza e amore e mi persi nelle loro profondità.
<< E’ la verità? >> mi chiese titubante.
<< Cosa? >> sussurrai a un paio di centimetri dalle sue invitanti labbra.
Lui mi prese il viso tra le sue enormi mani. << Che mi ami. E’ la verità? >>
Io deglutii. << Si, ti amo. >>
<< Bene. >> disse solamente prima di baciarmi.
Portai le mie mani a stringersi intorno ai suoi fianchi e mi alzai sulle punte per evitare che si stancasse molto visto che ero molti centimetri più bassa di lui. Fu il bacio più dolce che ci fossimo mai scambiati, la sua lingua si muoveva intorno alla mia lentamente, la stava accarezzando come se fosse fatta di cristallo. Quando ci staccammo con il fiatone sul mi strinse a me infilando le sue mani tra i miei capelli e inspirò il mio profumo.
<< E per la cronaca… ti amo anche io. >> disse e sicuramente stava sorridendo come stavo facendo io.  





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Angolo conoscenze.
Allora, girls, ci credete nell'anima gemella e nel colpo di fulmine?
Io si in entrambe le cose, ma sono anche convita che non debba essere
per forza legata all'amore tra fidanzati. Io ad esempio nonostante ami il mio ragazzo e
pensi sia quello giusto considero la mia anima gemella la mia migliore amica.
Lei è la mia parte perfetta e con lei ho avuto il colpo di fulmine appena l'ho vista.
Voi siete daccordo con me?

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


*me che entra in punta di piedi e non un enorme torta al cioccolato per farsi perdonare*.
Mi dispiace tanto per questo enorme ritardo, ma ho avuto dei problemi. Mi perdonate?
Oltre alla torta :) vi do anche un bel capitoletto, spero vi piaccia.
Buona lettura tesori.
xoxo Alex



 

Capitolo 27


Nessie e Jacob dopo aver cenato andarono direttamente a dormire perché stavano letteralmente dormendo sui piatti. Edward rimase con me ad aiutarmi ad asciugare le stoviglie ed ogni tanto mi dava qualche bacio sulla tempia.
<< Quando viene Seth? >> mi chiese all’improvviso.
Cazzo, Seth! << Domani ed io non ho preparato nulla nella sua stanza! >> dissi innervosendomi.
Edward sorrise. << Hai tutto quello che serve? >> disse con calma.
Io annuii. << Si, è tutto sistemato dentro. >>
Lui posò lo stracciò. << Io comincio ad andare, magari incomincio ad imballare poi quando hai finito la pitturiamo. Ti va come programma? >>
Io annuii e gli sorrisi. . << Faccio in un attimo. >> e continuai a lavare le posate.
Lui mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte. << Ti aspetto. >>
Ogni volta che mi sfiorava era sempre una cosa sconvolgente e bella. Era come se fosse sempre la prima volta ed io mi sentivo come se fosse sempre la mia prima volta, mi sentivo un adolescente alla sua prima cotta ed era preoccupante visto che mi ero innamorata di Edward per la seconda volta o forse ero sempre stata innamorata di lui solo che lo avevo messo in quella parte di cervello dove riposano tutte le cose che tendiamo a dimenticare perché il loro ricordo ci fa troppo male. Freud paragonava la nostra mente ad un enorme iceberg sommerso dalla maggior parte da acqua e chiamava quella parte sommersa dall’acqua, subconscio. Tutto quello che non fa stare bene lo mettiamo li dentro e ci da l’impressione di averlo dimenticato, ma non è così. Tutto quello che ci succede e li, sempre e comunque nonostante tu abbia una voglia matta di eliminarlo. Io avevo tentato di eliminare Edward dalla mia mente, ma non ci ero riuscita.
Avevo finito di sistemare la cucina notando di averci messo un bel po’ di tempo, così subito mi preparai e dopo aver controllato che i ragazzi dormissero profondamente raggiunsi Edward che stava finendo di imballare il letto e già aveva spostato tutto dal muro. Era tutto sudato e vederlo così con i muscoli contratti chiaramente visibili sotto la maglietta bianca che aveva stava minando il mio autocontrollo. Lo volevo, lo desideravo in modo viscerale.
<< Ehi maschione! >> lo chiamai.
Lo vidi sorridere e girarsi verso di me. << Come, scusa? >> mi chiese divertito.
Mi avvicinai lentamente a lui e quando ero a pochi centimetri da lui presi lo slancio e mi attaccai a lui stile koala e mi beai della sua risata divertita.
<< Ehi piccolo koala. >> mi disse sorridendo.
Era davvero contento. Aveva una luce diversa negli occhi, diversa da quella spenta che gli avevo visto qualche giorno prima nel mio salotto quando me lo ero ritrovata davanti chissà come. I suoi occhi allora erano spenti e vuoti e il verde non risplendeva più come una volta, ma adesso quel verde risplendeva come il mare di qualche isola caraibica in piena estate dove il sole batte così cocente da rendere l’acqua bollente. Mi resi conto di fissarlo attentamente negli occhi e lui aveva smesso di ridere.
<< Cosa c’è? >> mi chiese spostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Feci spallucce e con un salto ritornai a terra, ma senza staccarmi da lui.
<< Vorrei tanto poter prendere tutti i tuoi ricordi più brutti, per non vederti più soffrire. >> sussurrai guardandolo negli occhi.
Il suo viso si addolcì immediatamente e mi strinse a se. << lo hai appena fatto. >> mi sussurrò all’orecchio ed io sorrisi stringendomi a lui.
Restammo così per non so quanto tempo senza dire una parola solo stringendoci per sentire il calore del corpo dell’atro stretto al nostro. Quel calore che ci era mancato per tutto quel tempo e che non avremmo mai più abbandonato perché indispensabile per la nostra sopravvivenza.
<< Tesoro penso che la stanza non si sistemi da sola. >> mi disse all’improvviso, spezzando quell’atmosfera così intima.
Ridacchiai e mi scostai da lui. << Ha ragione, signor Cullen. A lavoro! >>
Finii di imballare io mentre lui si attrezzava per ritinteggiare la stanza e dopo aver preso il pennello anche io incominciammo a pitturare, ognuno la propria parete. Erano le due di notte quando ci lasciammo cadere a terra stanchi e sudati con i muscoli delle braccia che ci dolevano.
<< La prossima volta chiamiamo un imbianchino, okey? >> mi lamentai mentre mi sdraiai sui giornali che avevamo messo a terra per non sporcare il pavimento.
Lui rise e mi imitò, stendendosi accanto a me. << Stai sempre a lamentarti. >> disse sbuffando.
Mi girai verso di lui. << Io non mi sono lamentata ho solo posto una condizione per il futuro. >>
Lui rise e mi strinse a se. << Il che vuol dire… l.a.m.e.n.t.a.r.s.i! >> mi disse scandendo bene la parola.
Misi su il mio broncio e dopo una sua risata decisi di vendicarmi e con il pennello piccolo gli tinsi il naso facendolo rimanere sconvolto.
<< Ecco, così impari. >> dissi ridendo della sua faccia.
Lui sorrise diabolico. << Mossa sbagliata, Swan. >>
Io risi. << Questa è la parte in cui io corro per la stanza, tu mi segui per vendicarti e poi finiamo a terra a fare l’amore? >>.
Lui sorrise divertito. << Più o meno. >> e fece spallucce.
Io mi misi cavalcioni su di lui e gli sorrisi maliziosa. << Saltiamo la parte dell’inseguimento, ti va? >>
Lui rise e cambiò posizione, facendomi scivolare sotto di se ed intrappolandomi tra il pavimento ed il suo corpo già notevolmente eccitato.
<< Certo, che mi va. >> e intrappolò le mie labbra tra le sue.
In un attimo ci ritrovammo nudi a fare l’amore silenziosamente tra bidoni di pittura e cellofan.
<< B-bella. >> sospirò mentre si muoveva dentro di me lentamente.
Annuii semplicemente perché sapevo che se avessi aperto bocca avrei urlato e nell’altra stanza c’erano i ragazzi e non volevo che ci scoprissero in quelli atteggiamenti.
Capovolsi le posizioni e mi ritrovai su di lui e lui si tirò a sedere sprofondando con la testa tra l’incavo dei miei seni mentre io mi arpionavo ai suoi capelli. Cominciai a muovermi seguita da lui mentre aveva tra le labbra un mio seno.
<< Oddio… >> sussurrai quasi sull’orlo dell’orgasmo.
<< Vo-vorrei… >> deglutì. << Vorrei restare dentro di te, sempre. >> disse muovendosi più velocemente.
Quando scoppiò l’orgasmo dentro di noi lui mi tappò la bocca con un bacio infuocato e non seppi dire se l’orgasmo era dovuto al rapporto che aveva appena avuto o alla sua lingua che si muoveva freneticamente nella mia bocca inseguendo la mia. Ci lasciammo cadere a terra esausti, ma felici.
<< Ottima idea di saltare l’inseguimento. >> disse  ridendo e rise anche lui.
Le nostre risate vennero interrotta da qualcuno che entrava nella stanza.
<< Oh cazzo! >> e mia figlia si richiuse la porta alle spalle.
Io ed Edward ci guardammo sconvolti ed in un lampo ci rivestimmo ed uscimmo fuori dove c’era mia figlia appoggiata con la testa alla parete che sussurrava qualcosa velocemente, come una litania.
<< Nessie? >> chiese Edward.
Mia figlia alzò la mano. << Stai zitto! >> disse dura.
Io ed Edward ci fissammo ancora ed io mi avvicinai a lei sfiorandola, non mi scostò.
<< Tesoro, noi… >> iniziai, ma lei mi fermo.
<< Dovete darmi il tempo di eliminare l’immagine di mio padre nudo. >> si girò verso di noi.
<< Alla vostra età fate ancora sesso? >> chiese disgustata.
Edward scoppiò a ridere ed io sorrisi divertita. << Tutto qui? >>
Lei mi guardò sconvolta. << Vedere i tuoi genitori che nudi che se la ridono dopo aver fatto sesso è terrificante, mamma. >> disse quasi disperata.
<< Tesoro è normale per due persone che si amano. >> disse Edward avvicinandosi a lei.
<< E poi non sono vecchia. >> dissi offesa mettendo il broncio.
Edward rise e mi strinse a se e sorrise anche mia figlia. << Vi va una cioccolata calda? >> chiesi.
Edward annuì e anche mia figlia. << Mi è passato il sonno e sono sicura che appena chiuderò gli occhi vi vedrò ancora. Oddio che incubo. >> e si diresse in cucina.
Edward mi diede un bacio sulla fronte. << Andiamo? >>
Io annuii e dopo avergli sfiorato le labbra con le mie lo precedetti verso la cucina dove c’era mia figlia già immersa in un pacco di biscotti.
<< Tesoro non dovresti mangiare così tanto. >>
Lei mi fulminò con lo sguardo. << Ho appena visto te e papà fare sesso, concedimelo. >> ed io risi.
Mia figlia non sarebbe mai cambiata almeno quell’atteggiamento mi dava la certezza che lei e Jacob non avessero ancora affrontato quell’argomento e non potevo che esserne contenta.  
Era ancora la mia bambina.  





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Angolo conoscenze.
Qual è stata la cosa più squallida che avete visto o sentito?
Io una ragazza dire al proprio ragazzo 'Ti amo' dopo
che era uscita con un altro e ci aveva fatto sesso. Fortuna che questo ragazzo
si è reso conto in tempo quanto stronza e troia fosse.
Ah mamma mia!!!

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


*me che si avvicina a voi con in sacrifico un coniglio per chiedere il vostro perdono*
Sono una pessima persona, ma già come ho spiegato nelle altre mie storie, sto studiando come una pazza perchè il 4 ho un esame tostissimo.
Cmq eccomi ritornata con un altro capitolo e qui entreranno in scena finalmente Seth e nonno Charlie con Sue.
Spero via piaccia. Buona lettura ragazze mie.
xoxo Alex.
ps. mi scuso in anticipo per gli errori.


Capitolo 28





Il giorno dopo mi svegliai al solito orario e quando mi girai non trovai mia figlia al mio fianco, così mi alzai e tutta assonnata mi diressi in cucina da dove proveniva una dolce melodia e delle voci che chiacchieravano allegramente. Quando entrai in cucina ebbi davanti la scena più bella e comica che avessi mai visto. Edward e mia figlia pieni di farina che ridevano guardando lo schifo di frittelle che avevano preparato.
<< Sei pessimo come cuoco, papà! >> disse mia figlia ridendo con la sua risata cristallina.
Lui la guardò offeso. << Non è vero… è la cucina che non mi apprezza. >> e scatenò altre risate di mai figlia seguite dalle mie.
Si girarono entrambi verso di me e sul loro viso subito nacque un identico e magnifico sorriso. Mi concessi un momento per osservarli e non potei nono notare l’enorme somiglianza che passava tra i due nono solo per gli aspetti fisici, ma anche per la stessa postura, lo stesso sorriso sghembo e la stessa luce negli occhi. Mi avvicinai a loro e li abbracciai. << Buongiorno amori miei. >> dissi e loro risposero al mio abbraccio.
Quando ci staccammo guardai disgustata quella specie di frittelle che più mi sembravano delle sole di scarpe tanto erano dure e bruciacchiate.
<< Queste dovrebbero essere frittelle? >> chiesi guardandoli.
Loro annuirono afflitti. << Dovrebbero. >> disse mia figlia.
Sbuffai. << Toglietevi da mezzo e andate a levarvi tutta questa farina da dosso mentre io cucino le frittelle. >> dissi spingendoli fuori dalla cucina.
Rimasta da sola mi misi a lavoro e quando tutti ritornarono compreso Jacob che appena mi vide sorrise dandomi un bacio sulla guancia una montagna di frittelle si trovava al centro del tavolo. Edward si leccò i baffi e mentre stava per dare un morso mi ricordai il suo problema con i grassi così lo fermai e lui mi guardò sconvolto.
<< Che c’è? >> mi chiese.
<< Non dovresti mangiarle queste cose. >> dissi con fare ovvio.
Lui mi liquidò con un gesto della mano. << E’ tutto okey, tranquilla. >> e mi fece il suo sorriso sghembo che io ricambiai e lo lasciai mangiare.
Mezz’ora dopo i ragazzi scesero per andare a scuola ed io andai a prepararmi perché non potevo far tardi a lavoro e non potevo neanche concedermi un giorno i vacanza. Edward dopo avermi aiutato a sistemare la cucina tornò nella stanza di Seth e continuò a sistemarla e quando all’una e mezza tornai era perfetta ed in ordine.
Edward la indicò. << Ti piace? >>
Io annuii. << Certo. Hai fatto davvero un ottimo lavoro. >> e gli sorrisi.
Lui mi si avvicinò malizioso. << Non mi merito un regalo? >>
Ed dopo aver riso alla sua faccia buffa ci ritrovammo a fare di nuovo l’amore stavolta nel mio letto e con molta più calma e senza la paura che qualcosa potesse interromperci.
Un’ora dopo stavamo comodamente sdraiati una stretta all’altro sul mio letto mentre lui mi accarezzava dolcemente i capelli.
<< Che ne dici di fare un bel viaggetto? >> mi chiese all’improvviso.
Non alzai la testa dal suo petto. << Io e te? >>
Lo sentii scuotere la testa. << Io, te e Nessie. Come una vera famiglia, ti va? >>
Sorrisi. << Certo, dove vorresti andare? >>
Fece spallucce. << Magari Las Vegas così ne approfittiamo e ci sposiamo in una di quelle graziose casette con un Elvis un po’ troppo ingrassato che si spaccia per prete. >> dissi tranquillamente.
Mi alzai e mi sostenne su un gomito. << Cosa stai cercando di dirmi? >>
Scosse la testa. << Nulla. >>
Inarcai un sopracciglio scettica. << Mi stai dicendo che vuoi sposarmi in una chiesa a Las Vegas? >>
Lui scosse la testa. << Era un semplice battuta, Bella. >>
Lo guardai poi mi girai dall’altra parte. << Non... >> deglutii. << Non vuoi sposarmi? >> sussurrai.
Lo sentii muoversi e avvicinarsi a me per poi stringermi al suo petto e darmi un dolce bacio sul collo.
<< Certo che voglio farlo, ma voglio che sia qualcosa di speciale e di grande. Voglio che sia il matrimonio che hai sempre sognato con l’uomo dei tuoi sogni che se non si è capito spero di essere io. >> disse per allentare la tensione ed io sorrisi girandomi verso di lui.
Gli diedi uno schiaffo sul petto. << Lo sai che voglio una proposta degna di una principessa? >>
Lui rise e mi diede un bacio sulla fronte. << Fidati. >>
Restammo abbracciati ancora un po’ quando mi venne in mente una cosa che aveva detto.
<< Un Elvis un po’ troppo ingrassato? >> gli chiesi divertita e lui rise abbracciandomi.
Restammo ancora un po’ a letto poi andammo a prepararci perché sta un po’ sarebbero atterrati e noi dovevamo andare a prenderli. Mezz’ora dopo eravamo in viaggio, Nessie si sarebbe fatta trovare a casa quando saremmo tornati.
<< Dici che il capo Swan mi ammazza adesso? >> mi chiese Edward entrando nel parcheggio dell’aeroporto.
Io sorrisi divertita. << Te lo meriteresti, ma non credo. >>
Lui annuii. << Non è in servizio quindi non dovrebbe avere con se armi. >>
Io risi. << Uno sceriffo porta sempre con se un’arma, Edward Cullen. >> dissi e sorrisi vedendolo deglutire.
Parcheggiò la macchina e entrammo dentro dove centinaia di persone correvano avanti e indietro con tanto di valigie. Mi è sempre piaciuto questo aspetto di un aeroporto. Mi è sempre piaciuto immaginare perché le persone decidessero di partire e cosa quella città li avesse attirati. Per il mio lavoro viaggio molto quindi avevo passato molto tempo in quell’ambiente e non era un problema per me districarmi in quel mare di gente. Presi Edward per mano e mi diressi verso il gate dove sarebbe atterrato il volo da Port Angeles.
<< Tra quanto arrivano? >> mi chiese.
Guardai l’orario sul tabellone e sul mio orologio. << E’ a momenti. >>
Infatti dopo neanche cinque minuti una voce femminile annunciò che il volo era in fase di atterraggio così noi ci alzammo e tirai fuori il cartellone che Nessie aveva preparato il giorno prima per l’arrivo di mio padre. Sopra era scritto in gradi lettere e in nero ‘Nonno tricheco’ come lo chiamava Nessie per i suoi baffi che una volta se li era fatti crescere davvero tanto che sembrava davvero un tricheco. A mio padre non è mai piaciuto, ma per la sua nipotina si sarebbe fatto chiamare in qualunque modo.
<< Dopo questa cosa mi ammazzerà davvero. >> di lamentò Edward osservando tutte le persone che uscivano dalla porta del gate.
Loro furono quasi gli ultimi e quando mio padre vide il cartello si fece rosso come un peperone, ma poi rise con a sua risata roca che mi era mancata tanto. Lasciai cadere il cartellone a terra e mi precipitai da lui saltandogli letteralmente al collo e stringerlo forte a me.
<< Oh papà! >> dissi quasi in lacrime.
Lui mi strinse forte. << Bambina mia. >> e mi diede un bacio tra i capelli.
Scesi con i piedi a terra e gli diedi un bacio sulla guancia. << Sei sempre più bello. >> gli dissi sorridendo mentre lo osservavo.
Non era molto che non lo vedevo, ma comunque i segni del tempo si notavano. Le rughe si erano accentuate e ormai quasi tutti i capelli erano diventato grigi, ma la luce che aveva nei suoi occhi cioccolato come i miei non era scomparsa.
Lui rise. << Sono ancora sulla piazza, si. >> e detto questo uno scappellotto gli arrivò sulla nuca ed io mi girai verso Sue che mi sorrise dolcemente.
L’abbracciai. << Ciao Sue, come stai? >> le chiesi.
Lei mi sorrise materna. << Qualche acciacco, ma è tutto okey.>>
Sue è una cinquantenne davvero bella, con ricci capelli castani con riflessi ramati e due grandi occhi nocciola. E’ una persona dolcissima e materna quasi quando Esme, la madre di Edward.
Mi guardai intorno, ma non vidi Seth. << Dov’è Seth? >>
Sue scosse la testa. << Sarà in giro con quella biondina dell’aereo. >> disse ormai esasperata.
Risi. << Sempre il solito. >>
<< Chi è sempre il solito? >> chiese una voce allegra alle mie spalle.
Mi girai e sorrisi al mio ometto e lui ricambiò con il suo sorriso da lupo molto simile a quello di Jacob.
<< Ehi sorellona. >> mi disse e mi abbracciò stretta.
<< Ciao ometto. >> dissi facendolo ridere.
Si scostò da me ed io lo osservai. Aveva tagliato i capelli dall’ultima volta che lo avevo visto e sembrava che la sua pelle si fosse scurita ancora di più rendendo più vivo il contrasto con i suoi denti bianchissimi e perfetti. Aveva gli orecchini alle orecchie cosa che la volta precedente non aveva e i suoi lineamenti infantili avevano lasciato spazio ad altri più marcati e adulti. Era diventato un bellissimo uomo.
<< Sei diventato… grande. >> dissi quasi commossa.
Lui mi sorrise. << Eh si sono un bel figo. >> disse e fece l’occhiolino ad un paio di ragazze che passavano da li che non appena lo videro fare quel gesto risero come delle bambinette e corsero via emozionate. Guardammo tutti scioccati la scena e poi scoppiammo in una grosso risata.
In quel momento mio padre si accorse di Edward che era rimasto dietro di me in disparte per non rovinare quel momento solo tra noi. Mio padre lo squadrò da capo a piede e anche Seth ed Edward non distolse lo sguardo e li guardò di rimando ad uno ad uno.
<< Salve capo Swan. >> disse educato.
Mio padre gli fece un cenno con la testa. << Salve Edward. >> disse in tono calmo.
Sue alzò gli occhi al cielo per tutta quella messinscena e si avvicinò ad Edward abbracciarlo.
<< Ciao tesoro, come stai? >> gli chiese.
Edward le indirizzò un sorriso dolce. << Vado avanti, Sue. Sei sempre più bella. >> le disse e lei come una ragazzina arrossì ed io sorrisi divertita.
Sue aveva sempre voluto bene Edward e quando se ne era andato ci era rimasta davvero male, ma non aveva mai voluto pensare male su di lui. Forse se lo sentiva che qualcosa non andava e che era stato costretto a trasferirsi.
Seth si avvicinò ad Edward e gli diede un cazzotto sul braccio, molto probabilmente molto forte perché Edward trattenne un gemito di dolore.
<< Seth, ma che… >> iniziai, ma Edward mi trattenne.
Seth lo guardò negli occhi. << Questo è per averle lasciate sole. >> un altro pugno, sull’altro braccio. << Questo è un avvertimento in caso dovessi lasciarle ancora. >> e gliene diede un altro. << E questo è per aver lasciato me da solo in mezzo a tante donne. >> disse e li capii che anche Seth ci era rimasto male quando se ne era andato.
Edward lo guardò per un attimo massaggiandosi le braccia, poi fece un sorriso tirato.
<< Adesso che ne dici di passare ai saluti, ragazzino? >>
Seth annuì e si abbracciarono. << Anche tu mi sei mancato, ometto. >> disse Edward ironico.
Seth rise.  << Se. >>
Dopo un attimo di ripresa Edward aiutò mio padre e Seth a prendere le valigie e salimmo in macchina. Mio padre e Sue avevano prenotato una stanza in un albergo visto che non c’era spazio nella mia, lasciammo che posassero i bagagli e poi vennero con noi a casa.  Quando entrammo in casa un tornato dai boccolo ramati si getto letteralmente tra le braccia di mio padre che dopo un attimo di smarrimento strinse a se mia figlia che stava piangendo sulla sua spalla ripetendo come una litania la parola ‘nonnino’. Intanto Jacob si stava presentando a Sue e sa Seth e mi parve che tra i due si fosse una bella intesa visto che subito si immersero in un discussione tutta loro. Quando Nessie si staccò da mia padre abbracciò Sue e abbracciò Seth.
<< Sei cresciuta, nipotina. >> disse e Nessie sorrise.
Nessie portò tutti nella stanza di Seth per farla vedere mentre io ed Edward restammo vicino all’entrata e sentii chiaramente quando fece un sospiro di sollievo.
<< Che c’è? >> chiesi girandomi verso di lui.
<< Sono ancora vivo. >> disse sorridendo rincuorato e dopo aver riso dalla sua buffa faccia seguii gli altri di la.  




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Angolo conoscenze.
Qual è stata la battuta più squallida che vi è uscita dalla bocca?
A me è successo qualche settimana fa...
Mia nonna: " Io me ne vado, ho rimasto i panni fuori"
Io: E non potevi rimanere loro le chiavi?
Oddio... che cosa orrenda!!!
Appena l'ho detta mi sono data uno schiaffo da sola
per quanto facesse schifo.
ps. avete sentito? Sono ritornati i Blue!!:)


 

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Ciao gnocchettine, come state? Io sto... male, tanto tanto male. Ho la testa che mi scoppia non so se riuscirò a mettere altre informazioni dentro, uff.
Cmq eccomi rotornata dopo una settimana esatta avevo promesso che avrei abbreviato i tempo ed eccomi qua, ho dovuto fare i salti mortali, ma ci sono riuscita.
Ringrazio sempre le ragazze che hanno recensito e le lettrici silenziose, ringrazio anche le ragazze che hanno messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite.
Grazie mille, ragazze.
Vi lascio alla lettura del capitolo, spero vi piaccia come quelli precedenti.
Buona lettura, girls.
xoxo Alex.
ps. mi scuso per gli errori.


Capitolo 29




Quella settimana passata con mio padre è stata bellissima fino a quando non l’avevo visto li con me non avevo capito quanto mi mancasse e quanto fossi mancata io a lui. La distanza che avevo messo tra di noi non aveva fatto bene a nessuno dei due perché nonostante non siamo mai stati affiatati tanto da passare la giornata abbracciati, nel nostro silenzio riuscivano a starci vicino e dirci quanto tenevamo l’uno all’altra. Il mio papà, l’uomo che mai ami aveva tradito e mai mi aveva fatto soffrire. Era sempre li per me qualunque cosa succedeva, ed era li con me quando gli comunicai di essere incinta e sola ed era li con me a tenermi la mano quando Nessie è nata ed è stato lui che si prendeva cura di lei quando io ero all’università e lavoravo. E’ stato per un periodo di tempo con noi a New York fino a che io non potevo permettermi una baby-sitter e poi se ne era andato non dopo essersi assicurato che potevo stare da solo e non senza avermi lasciato molto più di quanto potesse permettersi. Era il mio uomo, l’unico.
Stavamo a casa una sera, Edward non c’era era uscito con Sue e Nessie e Seth era in giro con Jacob e i suoi amici. Quei due erano subito entrati in simbiosi e passavano quasi tutto il tempo insieme e Nessi molte volte si era trovata a doverli sgridare sentendomi offesa e trascurata. Mio padre era rimasto a casa ad aiutarmi con la cena anche se faceva solo presenza, ma non importava. L’importante che fosse li con me.
<< Tesoro? >> mi chiamò.
Mi girai verso di lui che stava leggendo un giornale seduto sull’isolotto della cucina. << Cosa? >> chiesi.
<< Lo hai detto a questo Emmett? >> mi chiese riferendosi alla situazione tra me ed Edward.
Annuii. << Si, ma non l’ha presa bene. >> dissi afflitta.
Lui annuì. << Non puoi biasimarlo, ovviamente. >>
Annuii ancora. << Non mi permetto neanche. Se lui avesse fatto una cosa del genere a me avrei messo sottosopra il mondo e lo avrei scovato fino a che non fosse morto sotto le mie mani. Lui si è comportato da gran signore. >> e lui annuì.
Restammo in silenzio ancora un po’ finché fu ancora lui a rompere quel silenzio tranquillo.
<< Come procede con lui? >> mi chiese calando sull’ultima parola ed io sorrisi.
Ce l’aveva ancora un po’ con lui per come si era comportato nei nostri confronti e non potevo certo biasimarlo. Qualsiasi padre avrebbe voluto uccide qualcuno se qual qualcuno aveva fatto soffrire la propria figlia e lui non era da me. Ricordo che quando gli disse di essere incinta e che Edward mi aveva lasciato dopo aver fatto l’amore ci vollero tre dei suoi sottoposti per trattenerlo o l’avrebbe scovato e l’avrebbe ammazzato di botte.
<< Stiamo recuperando il tempo perduto senza bruciare tappe ne fare progetti. Stiamo bene insieme per adesso, poi si vedrà. >> disse posando lo straccio e girandomi verso di lui che adesso mi stava guardando attentamente.
<< Che c’è? >>
<< A te sta bene di questa situazione del ‘Viviamoci il presente, poi si vedrà’? >> mi disse fissandomi attentamente negli occhi ed io mi sentii improvvisamente nuda ed imbarazzata.
Mio padre riesce a capirmi senza neanche guardarmi o sentirmi parlare, forse sapeva leggermi nel pensiero ed in quel momento lesse che un po’ quella situazione mi stava comoda, ma che l’accettavo perché avevo troppa paura di vederlo sfuggire dalle mie mani di nuovo. Veramente volevo godermi quella situazione, ma non volevo che quella situazione di stallo durasse un’eternità perché ormai l’età avanzava ed io non volevo vivere da sola con Nessie per sempre. Volevo avere un uomo al mio fianco, magari un marito e mi sarebbe piaciuto tanto avere un altro figlio da crescere e da amare.
Feci spallucce. << Diciamo. >> dissi dicendo la verità tanto prima o poi mio padre l’avrebbe capita.
Lui si sporse verso di me. << Ne hai parlato con lui? >>
Sbuffai. << Papà ti adoro quando ti preoccupi per me, ma so quello che faccio, non preoccuparti. Non è neanche una settimana che ci stiamo frequentando è ancora presto per fare discorsi di questo tipo, quando sarà il momento sarai il primo a sapere la nostra decisione. >> dissi prendendo una sua mano tra le mie.
Lui annuì accondiscendente. << Ma se ti fa soffrire di nuovo stavolta nessuno mi impedirà di ammazzarlo. >>
Io risi e poi feci il saluto militare. << Si, capo Swan. >> e lui rise con me abbracciandomi.
<< Ti voglio bene, bambina mia. >> mi disse ed io come la bambina piansi.
<< Anche io, papà, tanto. >> e gli diedi un bacio sulla guancia.
Da quella sera mi parve che si fosse ammorbidito nei confronti di Edward, ma quando tornarono dopo che uscirono insieme tutti e due il giorno dopo il mio ragazzo sembrava più bianco del solito e mi parve di vedere un sorriso compiaciuto sulle labbra di mio padre. Ne lui né Edward mi hanno mai voluto dire cosa si fossero detti, ma qualcosa mi faceva capire che mio padre l’avesse minacciato in qualche modo anche perché quando mio padre se ne usciva con qualche battuta infelice Edward trasaliva e si sforzava di ridere. Ah il mio papà!
L’ultima sera di permanenza di papà e Sue in città organizzammo una cena a casa di Edward che era ormai terminata e quindi aveva avuto la brillante idea di inaugurarla. Così la sera tutti vestiti eleganti andammo da lui e rimanemmo davvero meravigliati  da quella bellezza di appartamento.
Era tutto moderno, ma in qualche oggetto si poteva notare qual pizzico di antico che invece di stonare rendeva le stanze ancora più belle e ricche ed io sapevo a chi era dovuto a tutto quella ed infatti fu la prima persona che vidi quando entrai. Esme, la mia Esme che mi era mancata tanto.
Appena la vidi in tutto il suo splendore la strinsi a me piangendo.
<< Oh tesoro, quando mi sei mancata. >> mi disse commossa accarezzandomi dolcemente i capelli.
<< Anche tu. >> e mi scostai da lei per osservarla.
Era bella come me la ricordavo con i suoi capelli color caramello tagliati in modo da rendere il suo viso aristocratico ed elegante, i suoi occhi erano di un verde brillante come Edward ed il suo sguardo era dolce e materno.
<< Come sei cresciuta, sei diventata bellissima. >> mi disse stringendo di nuovo a se.
<< Sono invecchiata, vorrai dire. >> e lei rise dandomi un buffetto affettuoso sulla spalla.
<< Carl! >> chiamò ed un uomo biondo e bellissimo sulla cinquantina si affacciò alla stanza e appena mi vide si aprì in un grosso sorriso dolce.
<< Bella. >> e mi venne incontro con le braccia spalancate dove io mi ci buttai stringendomi a lui.
<< Ciao, Doc. >> lo salutai chiamandolo come avevo sempre fatto.
Lo sentii ridere mentre mi dava un bacio sui capelli. << Sei diventata bellissima, tesoro. >>
Mi pavoneggiai staccandomi da lui. << Lo sono sempre stata. >> e lui rise come anche Esme.
Quando mi scostai da lei vidi Edward che mi sorrideva dolce e che mi faceva un cenno della testa dandomi il via libera per presentare nostra figlia, molto probabilmente li aveva avvisati prima ed era arrivato il momento anche per loro di conoscere la nipote.
Mi girai verso mia figlia che timida era rimasta vicino a mio padre e le feci cenno di avvicinarmi a me.
<< Nessie, tesoro, vieni. >> le dissi e lei si avvicinò da me dandomi la mano.
Esme e Carlisle la guardarono attentamente e potei notare l’orgoglio e la felicità negli occhi di quest’ultimo e la commozione e la gioia negli occhi della prima.
<< Tesoro questi sono Esme e Carlisle, i tuoi nonni. >>
Si osservarono per un interminabile minuto senza dire nulla o fare alcun gesto. Si studiavano a vicenda decidendo quale delle tre avrebbe fatto il primo passo e quale sarebbe stata la reazione degli altri due. Nessie guardava i suoi nonni con curiosità e i suoi nonni la guardavano in attesa di qualsiasi cosa avesse dato loro la partenza per dire qualcosa.
Fu Esme a rompere il ghiaccio. << Po-posso abbracciarti? >> chiese titubante e commossa.
Nessie la guardò per un attimo poi si aprì nel suo sorriso più bello e si avvicinò a lei stringendo le sue braccia intorno alla vita della nonna facendomi stringere e coccolare. Carlisle si unì all’abbraccio e  Nessie li strinse a se entrambi.
<< Ho sempre avuto solo la mamma per quindici anni e adesso ho un padre e dei nonni ed una zia sotto formato folletto malefico… >> disse, ma fu interrotta
<< Ti ho sentito, nipote ingrata! >> urlò Alice dalla cucina e noi ci lasciammo andare ad una risata.
Mia figlia sorrise. << Ed una zia stupenda. >>
<< Ti adoro! >> urlò ancora.
Nessie scosse la testa. << Penso di non essere mia stata più felice e completa come adesso. >> concluse guardando tutti ad uno ad una e noi restituimmo lo sguardò commossi e amorevoli.
Mi figlia è una donna intrappolata in un corpo da adolescente, l’ho sempre detto.
 
La cena passò tranquilla e Nessie non fece che parlare con Esme e Carlisle che non le lasciavano un po’ di tregua e lei ne era contenta si vedeva che adorava già i suoi nonni come li avevo adorati io da subito. Alla fine della cena Sue, Esme ed Alice sparecchiarono ed io mi offrii di aiutarle, ma Edward mi sequestro per un giro turistico della casa.
<< E’ solo una scusa per avermi tutta per te, ammettilo. >> dissi maliziosa.
Lui sorrisi. << Mi hai scoperto. >> e mi strinsi in uno dei suoi abbracci.
Mi fece visitare la sua stanza e il suo studio e il bagno. Entrammo in una stanza vuota, ma abbastanza grande e illuminata.
<< Forse un giorno questa potrebbe essere la stanza di Nessie, che ne dici? >> mi chiese.
Io sorrisi. << Forse un giorno. >>
Lui annuì e mi porta in un'altra stanza non grande come quella precedente, ma abbastanza capiente ed io subito mi immaginai un bambino dormire su un letto con il pigiamino di qualche super eroe ed Edward mentre gli legge una storiella prima di farlo addormentare.
<< A che pensi? >> mi chiese riportandomi con i piedi a terra.
Sorrisi. << Questa potrebbe essere la stanza di nostro figlio, no? >> chiese.
Lui scosse la testa ed io lo guardai confusa, magari aveva altri progetti per quella stanza.
<< Cosa? >> chiesi.
<< Io non voglio un altro figlio. >> disse lasciandomi completamente sconvolta.
Lui tranquillamente chiuse la porta e tornò in salotto perché Nessie ci stava chiamando. Mi fermai un attimo in quella posizione troppo sconvolta da quella notizia.
Non voglio un altro figlio.
Come poteva dire una cosa del genere quando lo sapeva benissimo quale fosse il mio desiderio? Non glielo avevo detto esplicitamente, ma si era capito dal mio atteggiamento verso i bambini. Non poteva dire una cosa del genere, non poteva pensarlo davvero, non dopo essere un padre perfetto per Nessie.
<< Mamma! >> urlò di nuovo Nessie ed io mi riscossi da quello stato catatonico in cui ero finita e andai di la cercando di non far trasparire le mie emozioni, ma non avevo tenuto conto di mio padre che mi guardò in modo strano.
<< Qualcosa non va, tesoro? >>
Scossi la testa e cercai di sorridere, ma molto probabilmente mi uscii una smorfia.
<< Sarà un po’ di influenza, non preoccuparti. >> lui annuì poco convinta e guardammo entrambi Edward e Nessie che si erano seduti sulla sgabello vicino al piano che Edward aveva messo sul un ripiano in salotto.
<< Adesso suoneremo una canzone che abbiamo scritto io e il mio papà in questi giorni. >>
Si posizionarono entrambi in modo da avere tutti e due le mani sui tasti e immediatamente una dolce melodia si diffuse per la stanza facendo tranquillizzare tutti tranne me. Neanche la più dolce delle melodie poteva arginare quella tempesta di dolore che stavo provando in quel momento dentro di me.  




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Angolo conoscenze.
Avete qualche fobia?
Io ho l'equinofobia, fobia dei cavalli.
Appena ne vedo uno cambio strada e incomincio a sudare fredda
e a tremare è più forte di me.
Non riuscirò mai a cavalcare con il mio
principe azzurro al tramonto su una spiaggia tropicale.
Eh vabbè!!!

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


* me che entra silenziosamente*
Sono io, ragazze, non fate quelle facce scandalizzate. Non sono un miraggio ne un fanatasma, sono proprio io in carne ed ossa, più carne che ossa, ma è un dettaglio.
Come state ragazze? Io sto bene solo che la primavera mi porta sonnolenza, tanta sonnolenza. Vorrei dormire sempre.
Cmq scusate il ritardo, ma stavo studiando fosse servito a qualcosa. Mi ha bocciata, ma non fa niente mi rifarò a giugno e lo decapito se non mi convalida l'esame.
Cmq ecco il vostro capitolo, spero vi piaccia.
Buonalettura e buonanotte, girls.
ps avete visto le foto di BD? Io si, oddio!!! (iperventilazione)
xoxo Alex.



Capitolo 30





Da quella sera erano passati tre giorni ed io non ero più ritornata sull’argomento e lui neanche sembrava intenzionato a farlo, lui si comportava come se non fosse successo niente come se quello che mi avesse detto non fosse importate. Ma invece lo era per me, per me che desideravo tanto avere un altro figlio da crescere e amare, non che Nessie non mi soddisfacesse, ma ne volevo un altro.
Quando quella sera tornammo a casa Edward mi propose di rimanere a dormire da lui e lasciare Nessie con Seth, ma io mi ero rifiutata prendendo come scusa il lavoro e lo svegliarsi presto. Lui non aveva fatto obiezioni, ma leggevo nei suoi occhi che aveva capito che aveva inventato una scusa, non sono brava a mentire e lui mi conosce come le sue tasche. Ma non aveva detto nulla, mi aveva lasciata andare convinto che poi gli avrei detto il motivo, ma non avevo il coraggio di parlare con lui troppo terrorizzata da una sua spiegazione o da un suo ennesimo rifiuto.
Non ci eravamo visti in quei tre giorni perché lui era impegnato con la prelevazione della Newton Corporation che era quasi agli sgoccioli, ma avevo sentito da mia figlia, che lo aveva sentito più spesso, che stava facendo un ottimo lavoro e che per la fine della settimana sarebbe stata completamente di proprietà di Edward ed io ero contenta nonostante tutto.
Era la sera del quarto giorno, era di mercoledì. Nessie era uscita con Jake, Seth era uscito in giro con dei ragazzi ed io ero rimasta sola a casa a lavorare ad un pezzo e sgranocchiare delle patatine.
Avevo quasi finito l’articolo quando bussarono alla porta ed io senza neanche chiedere chi era mi precipitai alla porta e aprii ed immediatamente il mio respiro mi si mozzò in fiato quando scorsi la figura di Emmett che mi sorrideva imbarazzata.
<< Emme? >> chiesi non essendo sicura di quello che stavo vedendo.
Erano un paio di settimane che non lo vedevo e non lo sentivo e qual poco che sapevo sulla sua saluta e sulla sua vita me lo diceva Jake quando io glielo chiedevo. Sapevo che aveva vinto la causa contro Newton e che questo aveva reso prestigio al loro studio. Sapevo che non usciva con nessuna e che passava tutte le sere a creare nuovi manicaretti per il figlio e Jake nonostante amasse avere il padre più presente in casa era seriamente preoccupato. Mi aveva anche implorato di trovargli una donna o di lasciare Edward per ritornare con lui.
<< Ehm… Bella, posso? >> mi chiese facendomi ricordare di averlo rimasto sul pianerottolo.
Annuii e gli feci cenno di entrare, quando mi girai verso di lui aveva le mani nelle tasche del jeans e si guardava in giro imbarazzato e nervoso.
<< Lui non c’è. >> gli dissi sicura che il motivo del suo comportamento era la paura di trovare Edward in casa e quindi dare del definitivo alla nostra rottura.
Lui annuì e mi parve che le sue spalle si rilassassero e si diresse in salotto dove si accomodò sul divano di pelle io lo seguii e mi accomodai sulla poltrona. Quella scena mi diede un senso di déjà-vu, quella stessa scena era avvenuta la prima volta che Edward era entrato in casa mia dicendomi di voler conoscere  suo figlia e di voler far parte della sua vita. Da quel giorno le cose erano cambiate, io ero cambiata.
<< Ehm… come stai? >> gli chiesi imbarazzata.
Lui foce spallucce. << Come uno che è stato lasciato ad un passò dall’altare. >> disse con voce atona ed io mi sentii male.
<< Mi dispiace, Emme, ma… >>
<< Si, lui è il padre di tua figlia, il tuo primo amore e bla bla bla. Lo so. >> disse acido fermandomi.
Rimasi ad osservarlo e lo trovai stanco, davvero stanco. Sotto la sua maglietta i suoi muscoli sembravano aver perso spessore e lo vedevo più pallido del solito. Stava davvero tanto male? Avevo provocato davvero tutto questo dolore?
<< In realtà non è colpa tua. >> disse spezzando quel silenzio imbarazzante. << Sono stato io l’incapace di tenersi una donna. Non sono mai stato bravo in questo. >> e sorrise amaro ricordando sua moglie.
Scossi la testa. << Non è vero, Emme. Tu sei un uomo straordinario sono io che… >>
<< Vediamo. Sei tu che non mi meriti? Sono io che sono troppo per te? >> mi disse colpendomi dritto al cuore con il suo tono di voce duro. << Ma fammi il piacere, Bella. Sono sempre stato io quello inadatto a te, non sono mai stato Edward e non lo sarei mai stato. >>
Come poteva essere cos’ fredda quella voce quando solo lei sapeva quanto potesse essere dolce e amorevole?
<< Emme, ma che dici? >> chiesi scandalizzata quasi da quel discorso.
Si alzò di scattò e cominciò a camminare per il salotto sotto il mio sguardo preoccupato e anche impaurito. Non avevo mai visto Emmett così incazzato e ne avevo paura.
<< Per Rosalie non sono mai stato abbastanza ricco o abbastanza famoso o abbastanza bravo a letto. >> disse in modo acido. << Per le altre donne con cui sono stato non sono stato mai abbastanza propenso a qualcosa di durato, ad una vita insieme. >>.
Si girò verso di me. << Con te, invece, ci sono cascato. Mi sono innamorato, ho deciso di fare il grande passo credendoti la donna della mia vita, ma per te non sono mai stato abbastanza… Edward. >> mi disse guardandomi con occhi tormentati.
Sporsi la mano verso di lui, ma subito la ritirai fermata dal suo sguardo inferocito. Mi appiattii di più allo schienale della poltrona e non proferii parola, paralizzata.
<< Cosa c’è in me che non va? Perché non riesco mai a soddisfare qualcuno? Eppure sono un bell’uomo, ho un bella carriera e cazzo, sono un mago sotto le lenzuola. Sono simpatico, amo vedere la gente ridere. Cosa manca in me? Dimmelo, Isabella, perché rischio di impazzire! >> mi disse sbattendo un pugno al muro.
Sussultai a quel gesto e scossi la testa. << N-non… >> , ma non riuscii a dire nulla.
Emmett mi faceva paura, non lo avevo mai visto in versione arrabbiata e non l’avrei consigliata a nessuno. Lui continuava a fissarmi aspettandosi una risposta da me, ma io troppo imbambolata ad osservare la sua mano sanguinante.
Mi alzai lentamente e mi avvicinai a lui. << Sa-sanguini. >> sussurrai.
Lui osservò la mano e sorrise amaramente. << Non sono abbastanza forte. >> sussurrò e non penso si riferisse solo alla mano.
Capii che nonostante si mostrasse forte, era una persona sostanzialmente debole e fragile ed io non avevo fatto altro che infierire sulla sua già misera autostima facendola estinguere completamente. Ero stata una stronza e accecata dalla passione verso Edward, l’uomo che diceva di amarmi, ma che non era disposto a darmi un bambino.
Gli afferrai la mano e lo portai in cucina dove avevo la cassetta del pronto soccorso. Lo feci accomodare sullo sgabello dell’isolotto e presi del disinfettante, dell’ ovatta e delle garze con cui gli avrei bloccato la mano. Feci tutto in totale silenzio, non convinta della mia voce.
<< Ti amo. >> disse interrompendo quel silenzio. << Non immagini neanche quanto sia innamorato di te, ma mi hai fatto male e adesso sono diviso in due. C’è l’Emmett che sarebbe disposto a tutto pur di riaverti al suo fianco e c’è l’Emmett che vorrebbe strangolarti per tutto il male che gli hai fatto. >> disse con voce triste.
Non alzai lo sguardo dalla sua mano. << Qu-quale sta prevalendo? >> chiesi sussurrando e trattenni il fiato in attesa della sua risposta.
Sentii la sua mano irrigidirsi sotto il mio tocco, ma continuai a medicarlo.
<< La terza parte. Quella del ‘Ti amo, ma ti lascio andare’. >> disse sussurrando. << E’ così che si dice ne film, giusto? Quando ami davvero una persona sei disposto a fare di tutto anche lasciarla andare pur di renderla felice. >> sfilò la sua mano dalle mie senza aspettare che finissi la medicazione.
Alzai il viso verso di lui e lo guardai negli occhi. << E la tua felicità non sono io e quindi mi faccio da parte. >> continuò.
Sentii i miei occhi riempirmi di lacrime ed una voglia irrefrenabile di abbracciarlo e farmi stringere da lui un’ultima volta si impossessò di me, ma mi fermai. Non volevo fare nulla che avrebbe potuto farlo soffrire, ma lui mi sorprese. Mi prese e strinse a se affondando la testa nei miei capelli ed io mi aggrappai ai suoi fianchi piangendo.
<< Mi-mi dispiace tanto, Emme. >> dissi sprofondando con il viso nel suo petto.
<< Dispiace più a me. >> mi disse ancore e mi strinse un ‘ultima volta per poi lasciarmi andare.
Mi diede un dolce bacio sulla guancia. << Abbi cura di te, Bella. >> e se ne andò.
Due secondi dopo sentii la porta chiudersi in un tonfo sordo e scoppiai in un pianto irrefrenabile e piangendo me ne andai in camera mia.
 
Mi sentivo scuotere dolcemente e un voce altrettanto dolce mi stava chiamando.
<< Bella, tesoro, sveglia. >> mi disse ed io aprii gli occhi lentamente e scorsi il profilo di Edward.
Mi girai verso di lui e mi meravigliai trovandolo seduto sul mio letto in piena notte quasi.
<< Che ci fai qui? >> chiesi strofinandomi gli occhi e accendendo la lampada sul comodino accanto al letto per vederlo meglio.
Aveva un accenno di barba sul viso ed una tuta addosso, ma era sempre più bello ed ogni volta che lo guardò il mio cuore perde un battito per tanta perfezione.
Mi sorrise. << Ho provato a chiamarti per quasi due ore e non rispondevi, così eccomi qua. >> e si indicò.
Annuii e mi portai a sedere sul letto e lui in quel momento dovette notare i miei occhi rossi e gonfi e le tracce che le lacrime avevano lasciato sulle mie guance.
Mi guardò preoccupato. << Cosa è successo, Bella? >> mi chiese.
Non volevo dirgli della visita di Emmett ne di come ci ero rimasta male vedendolo andar via ne di quando avevo pensato un attimo di ritornare con lui perché lui era disposto a darmi un altro bambino. Non gli raccontai nulla di tutto ciò, ma gli chiesi la cosa che mi teneva sveglia in quei giorni.
<< Perché non vuoi un altro figlio? >> chiesi guardandolo negli occhi cercando di captare qualche cambiamento in lui e infatti si irrigidì e spostò lo sguardo alla sveglia.
<< Tu ne vuoi? >> mi chiese rispondendo alla mia domanda con un’altra.
Gli presi il viso e lo girai verso di me. << Guardami quando ti parlo e non mi rispondere con un’altra domanda. Perché.non.vuoi.un.altro.figlio! >> chiesi scandendo bene le parole.
Mi guardò per un attimo negli occhi sorpreso di tutta questa iniziativa e quasi aggressività, ma non mi importava. Volevo una risposta e non mi bastava più rimandare o avere risposte criptiche, volevo qualcosa di concreto.
<< Allora? >> chiesi ancora.
Sbuffò. << Non ne voglio, okey? Non voglio un altro figlio da crescere, mi basta Nessie. Voglio dedicare la mia vita a lei e non ho il tempo di farlo con un altro. >> mi rispose duramente alzandosi di scatto dal letto.
Lo guardai scandalizzata, ma poi una rabbia ceca mi assalii e saltai dal letto avvicinandomi a lui e sovrastandolo con il mio metro e sessantacinque e costringendolo ad arretrare fino alla porta. Mi guardava scioccato.
<< Sai un cosa? Circa due ore fa ho lasciato andare un uomo che era disposto a sposarmi e darmi tutti i bambini che volevo, ma l’ho lasciato andare perché amo te. Amo te che non so se vuoi sposarmi o rimanermi così come una stupida ad aspettare i tuoi comodi, amo te che non vuoi darmi un altro bambino cosa che io desidero da morire. Ma non mi pento di averlo fatto, perché ti amo. Tu perché non vuoi fare qualcosa per me? Perché? >> chiesi con le lacrime agli occhi.
Lui non si scompose. << Ma cosa hai? Non ti basta Nessie? >> mi chiesi quasi urlando.
Lo guardai sgranando gli occhi quasi da fare uscire le orbite fuori.
<< Non ti è bastato fare la mamma di Nessie? Che sfizio ci trovi nel fare un altro bambino che non farà altro che toglierci del tempo per noi? >> mi chiese addolcendosi di più e avvicinandosi a me, ma io arretrai.
<< Già, infatti, perché voglio di più quando mi basta Nessie? >> chiesi arrabbiata.
Lui mi guardò confuso, ma poi qualcosa gli passò per la testa e mi guardò terrorizzato.
<< No, Bella… non… >>
Lo fermai. << L’hai detto tu, Edward. Mi basta Nessie. >>
Lui scosse la testa e mi si avvicinò ancora di più sfiorandomi il braccio, ma io arretrai ancora di più.
<< Bella, per favore, ragiona. >> mi implorò.
Scossi la testa. << Hai fatto la tua scelta ed io la mia. Fuori da casa mia. Adesso! >> dissi indicandogli la porta.
Lui scosse ancora la testa e stava per ribattere. << Fuori! >> urlai e sicuramente tutto il vicinato sentii la mia voce.
Mi guardò sconvolto e potei notare i suoi occhi farsi lucidi, ma la mia decisione non cambiò anche se stavo morendo dentro.
Io per lui avevo rinunciato a tutto, ma lui non era in grado di cambiare idea per farmi contenta di conseguenza non era fatto per me. Aveva ragione lui, mi bastava Nessie come mi era bastata in quei quindici anni in cui lui non c’era stato e me la sarei fatta bastare per il resto della mia vita.
<< Bella… >> sussurrò cercando di far leva su quella parte di me che mi stava maledicendo per quella decisione.
Scossi la testa. << Esci fuori da qui! >> dissi ancora dura e fredda come una roccia.
Mi fissò negli occhi ancora per un attimo poi sospirò afflitto e si girò per andarsene, ma si fermò sulla porta.
<< Tu mi hai chiesto di cambiare per te io non te l’ho mai chiesto, ti ho sempre dato un margine di scelta. Questa tua insensata decisione non farà male solo a me e te, ma anche a Nessie. >> si girò verso di me e notai i suoi occhi velati di lacrime.  << Ti ho aspetta per quindici anni e lo farò ancora, ma non permettere al tuo orgoglio di ammazzare il nostro amore. >> mi disse prima di andarsene.
Appena sentii la porta sbattere mi buttai sul letto e fissai il soffitto.
Due in un giorno solo, bingo!  






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Angolo conoscenze.
Cosa farete nelle vancanze pasquali?
Io me ne vado a Firenze con quel figone del mio ragazzo,
quella pazza della mia migliore amica e quel martire del suo ragazzo.
Non vedo l'ora di andare a Montepulciano e girare la scenetta
dell ' EDWARD NOOOOOOO!!!! ahah

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Holaaaaaa querida!!!!!
Come state girls? Io sto un amore, non vedo l'ora di partire per Firenze. Sto contando i giorni.
Comunque eccomi ritornata con un altro capitolo e magari in questo capitolo avrete delle spiegazioni al comportamente di Edward. Chi lo sa, leggete.
Buona lettura e buonanotte, girls.
xoxo Alex.
ps. mi scuso per gli errori, ma sto crollando.
Ci vediamo dopo Pasqua, girls, quindi tanti auguri e mi raccomando non esagerate con le uova. ihih

 

 

Capitolo 31




Era una settimana che io ed Edward avevamo litigato ed era una settimana che non ci vedevamo e non ci sentivamo. C’era silenzio sia da parte mia che da parte sua e questo mi faceva altamente incazzare. Ero io quella ad avere ragione e ad avere il diritto di fare scena muta, non lui che era il motivo della mia arrabbiatura.
Quando Nessie aveva saputo che io e lui avevamo litigato non aveva voluto sapere perché o chi avesse sbagliato, l’aveva presa in modo molto maturo. Mi aveva detto che qualunque problema avevamo era un problema nostro e che lei non stava dalla parte di nessuno, avrebbe passato il tempo con me e con lui senza trascurare nessuno dei due.
Non avevo più sentito Emmett da quella sera e non me la sentivo di chiamarlo perché sapevo che ci sarebbe rimasto una merda se gli avessi raccontato i miei problemi con l’uomo per cui l’avevo lasciato e poi aveva bisogno dei suoi spazi ed io ero solo d’intralcio alla sua vita. Ma non passava giorno che non chiedessi a Jake come stesse e lui mi rispondeva con la solita frase ‘E’ okey, va avanti’.
Appena Alice aveva saputo della nostra litigata si era presentata a casa mia con una miriade di trucchi e creme e mi aveva costretto a passare una serata tra sole donne per evitare di pensare a quanto fosse squallida la mia vita privata. A parte il piccolo particolare dell’ossessione di Alice quella sera mi ero divertita e per un po’ mi ero dimenticata di tutto, di Edward e del bambino che non voleva darmi.
Nessie e anche Alice mi avevano detto che Edward oltre ad andare il mattino in ufficio non faceva altro, era diventato un’eremita e si era anche sciupato. Quella notizia mi aveva fatto male, ma doveva capire anche il mio punto di vista non dovevo essere sempre io quella che rinuncia alle cose senza mai avere nulla in cambio.
Era un lunedì sera, esattamente una settimana e mezzo dopo la nostra litigata ed ero sola a casa. Nessie e Jake erano usciti insieme per festeggiare il loro mesiversario, erano così carini e così ingenui. Avevano quindici e sedici anni ciascuno ed a quella età l’amore che si prova per un’altra persona e così puro e privo di malizia, solo contornato da parole dolci come il miele e baci imbarazzati. Seth, invece, era uscito con una ragazza. Era li da nemmeno due settimane e aveva già fatto strage di cuori, fortunatamente questa volta aveva cercato una ragazza single.
Stavo scrivendo un articolo sul crollo della Newton corporation e sulla orribile fine che aveva fatto Mike Newton finendo agli arresti domiciliari per violenza domestica e aveva dovuto pagare una multa di centocinquanta milioni di dollari a quella ragazza. Ero stata così contenta e soddisfatta dopo quella notizia che subito ero corsa ad accaparrarmi il primato cosa facilissima perché nessuno riusciva a scrivere articoli di cronaca come li scrivevo io. Lo squalo.
Stavo finendo di scrivere le mie impressioni quando il campanello cominciò a suonare freneticamente senza interruzione, come se qualcuno avesse premuto il dito senza staccarlo. Corsi immediatamente e aprii la porta senza neanche vedere chi era, ma ne avevo una vaga idea e non mi ero sbagliata. C’era Edward alla porta con ancora il dito sul campanello, in jeans e maglietta che mi guardava con occhi lucidi. Occhi da… ubriaco?
<< Edward? >>
Lui entrò barcollando dentro ed io mi chiusi la porta alle spalle. Lo seguii il salotto dove si avvicinò al divano spostando malamente il mio computer facendolo spegnere, fortuna che avevo l’abitudine di salvare ogni cento parole.  Sembrava davvero sconvolto e questo silenzio mi stava facendo impazzire.
<< Edward? >> chiamai ancora.
Lui mi fece cenno di stare zitta e afferrando la mia mano mi fece cadere con lui sul divano e facendomi scorrere sotto di lui, potevo sentire chiaramente la sua erezione comprimere sul mio ventre ed un gemito involontario uscii dalle mie labbra. Cominciò a lasciarmi una scia di baci sul collo facendomi ansimare e facendomi perdere ogni contatto con la realtà ed il controllo sulle mie mani che si mossero subito sul suo corpo spogliandolo man mano di tutti gli indumenti facendolo rimanere in boxer. Quando posai la mia mano sulla stoffa dei suoi boxer in corrispondenza della sua gonfia erezione un gemito gutturale gli uscì dalle labbra e subito si fiondò sulle mie trascinandomi in un bacio che mi portò in un altro mondo. Mi spogliò con foga, strappandomi l’intimo da dosso e infilando senza neanche darmi il tempo di riflettere due dita dentro di me facendomi inarcare la schiena e urlare. Cominciò a muoverlo mentre con le labbra era occupato con il mio seno ed io ero troppo occupata ad ansimare e gemere per fare altro.
<< E-edward… >> ansimai.
<< Mmm? >> disse lasciandomi un scia di baci sul ventre.
Arrivò al mio monte di venere e diede un bacio ed ansimai pensando a quelle che pochi secondi dopo fece. Sparì con la testa tra le mie gambe ed immediatamente sentii le sue labbra e la sua lingua torturare le mie labbra intime facendomi inarcare la schiena e rilasciare un gemito più acuto degli altri e continuò finchè l’orgasmo non mi colpii riversandosi nella sua bocca.
Si alzò da me e senza neanche darmi il tempo di riprendermi entrò in me con un colpo secco e deciso facendomi ansimare. Smisi di respirare per un attimo e sentii il mio cuore schizzare fuori dalla mia cassa toracica.
<< Ti-ti ho fatta… male? >> ansimò muovendosi dentro di me.
Scossi la testa e lo strinsi di più a me circondandogli la vita con le gambe e posando le mie mani sulle sue spalle larga contratte per lo sforzo di non pesarmi troppo addosso, ma io gli feci perdere l’equilibrio fino a far aderire il suo petto al mio.
<< Ti farò male. >> protestò cercando di alzarsi.
Scossi la testa energicamente. << Resta così e continua. >> ansimai e lui continuò a muoversi dentro di me portandomi ancora una volta all’orgasmo offuscandomi completamente la mente e facendomi urlare vergognosamente. Anche lui non si trattenne e urlò stringendo spasmodicamente il bracciolo del letto tra le mani e sentii chiaramente la pelle sgraffiarsi sotto le sue unghia.
Rimanemmo in quella posizione per molto tempo, le gambe cominciavano a farmi male, ma non volevo lasciarlo mi era mancato troppo in quei giorni e averlo li nonostante fossi ancora arrabbiata era bellissimo.
<< Sono terrorizzato. >> disse all’improvviso.
Non dissi nulla, aspettavo che continuasse, ma intanto gli accarezzavo i suoi morbidi capelli per fargli capire che c’ero e che lo stavo ascoltando.
<< Il cancro è ereditario ed ho un fottutissima paura che… ho paura che mio figlio possa passare quello che ho passato io. Sono terrorizzato al solo pensiero che un giorno la mia Nessie possa avere il mio stesso problema. >> disse e mi guardò negli occhi.
Ricambiai il suo sguardo. << Non immagini neanche quanto voglia un altro figlio, per vederlo crescere, ma ho paura. Mi capisci? >>
Annuii e lo strinsi a me accarezzandogli i capelli. Rimanemmo così per un po’, lui stretto a me ed io che lo accarezzavo come si faceva con i bambini quando avevano un brutto incubo. Non disse nient’altro si limitò a sfiorare la mia spalla con le sue labbra morbide e ad accarezzarmi i fianchi dove aveva le mani.
<< Ti va se qualche giorno di questo io, tu e Nessie andiamo in una clinica e le facciamo fare ogni tipo di analisi e accertamenti? Così sarai più tranquillo tu e lo sarò anche io e magari ci informeremo su i rischi di avere un altro bambino. >> gli dissi facendogli spostare lo sguardo verso di me.
Lui mi scrutò attentamente. << Sei sicura? >>
Annuii. << Io ti amo, Edward e farei di tutto per rendere la tua vita meno dura. Se fare tutto questo può renderti tranquillo, allora lo faremo. >> e gli sorrisi dolcemente.
Lui mi sorrise debolmente e appoggiò le sue morbide labbra sulle mie e mi diede un dolcissimo bacio al sapore di menta. Adoro il sapore delle sue labbra, starei ore a baciarlo come facevamo quando eravamo adolescenti. Passavamo le ore intere a baciarci sul suoi letto senza mai andare oltre perché adoravamo il sapore delle labbra dell’altro e quel leggero intorpidimento che sopraggiungeva dopo un tot di minuti a baciarsi.
Quando si staccò da me mi lasciò un bacio sul naso. << Ti amo tanto, angelo. Questa settimana è stata un inferno senza di te, ma ero troppo arrabbiato con me stesso per non essere stato in grado di spiegarti il mio comportamento. Mi dispiace tanto averti fatto soffrire e non solo per questo, ma per tutto. >> mi disse stringendo ancora una volta a se per poi spostarsi fianco e lasciare al mio sangue di circolare correttamente nelle mie gambe che a stento mi sentivo.
Prese la coperta che avevo in salotto e ci coprì stringendomi a se dolcemente e lasciandomi un bacio sulla fronte.
<< Mi prometti che la prossima volta parlerai con me senza tenerti nulla dentro? Un rapporto è fatto di fiducia, Edward, ed io ho bisogno che tu ti fidi di me. Okey? >> gli dissi alzando lo sguardo verso di lui.
Lui annuì. << Lo prometto. >>
E ci addormentammo così, stretti l’una all’altro con la consapevolezza di aver abbattuto un altro ostacolo verso la felicità assoluta.
 
Due giorni dopo io, lui e Nessie ci trovavamo al New York- Presbyterian hospital per sottoporre mia figlia agli esami di routine. Passammo l’intera mattinata lui e il padre di Edward, Carlisle, le fece qualche esame personalmente con scrupolosità che pretese anche dall’equipe dell’ospedale.
Uscimmo da li che era quasi ora di cena così decidemmo di andare a cena in un ristorante giapponese e ci divertimmo un mondo. Nessie e suo padre quando stavano insieme erano davvero uno spasso ed io li adoravo vederli mentre scherzavano e ridevano senza neanche pronunciare parola semplicemente guardandosi negli occhi.
Nessie sbuffò per l’ennesima volta lanciando le bacchette sul piatto.
<< Ci rinuncio! >> disse.
Io la guardai confusa. << Cosa c’è, tesoro? >>
<< Ma come cavolo fanno a mangiare con delle bacchette questi qui? >> protestò facendo ridere suo padre che la trovava adorabile quando metteva il broncio.
<< Adesso ti insegno io, piccola. >>
Edward le posizionò le bacchette in modo giusto tra le dita e le fece vedere come muoverle. Nessie seguì le istruzioni di suo padre e riuscì a prendere un pezzo di sushi e mangiarlo senza farlo cadere e alla fine esultò contenta di quest’ultima conquista. Ed io sorrisi intenerita e commossa mentre li vedevo festeggiare per una cosa banale come quella, ma che per Nessie era una grandissima conquista. Non solo aveva imparato a maneggiare le bacchette del giapponese, ma aveva anche scoperto cosa si prova ad esultare con il proprio papà.
Quando uscimmo dal ristorante decidemmo di fare un giro per le strade di New York e mente Nessie camminava davanti a noi parlando e parlando di qualsiasi cosa io ed Edward che camminavamo abbracciati la guardavamo orgogliosi e commossi di avere una figlia così. Carlisle ci aveva assicurato che Nessie era sana come un pesce e che non aveva ereditato nessun gene portatore di Edward e quindi non rischiava di avere nessun cancro o altro nel suo futuro e questo aveva accesso una fiammella di speranza in me  e aveva tolto un peso dallo stomaco di Edward.
Eravamo quasi a casa quando un odore buonissimo di cioccolato attirò sia me che Nessie davanti un dolcissima vetrina di una pasticceria dove era in bella mostra una squisita torta al cioccolato ricoperta di panna e confettini colorati.
Io e mia figlia ci guardammo negli occhi e sorridemmo, per poi girarci verso Edward e sfoderare la nostra faccia da cane bastonato con tanto di occhioni dolci.
Edward ci guardò terrorizzato. << No, due in una volta, no. Pietà! >> disse mettendo le mani davanti.
Noi rincarammo la dose e lui sconfitto entro nella pasticceria e comprò quella torta che noi già stavamo gustando con gli occhi. La portò lui tra le mani per tutto il tragitto fino a casa e quando arrivammo sopra, ci fece sospirare tante volte prima di tagliarci due fette che noi divorammo in un attimo.
<< Oddio, ragazze, fate schifo. >> disse mentre ci guardava mangiare la seconda fetta ciascuno.
Gli lanciai un occhiataccia. << Hai presente che questa è una delle torte al cioccolato più buona che abbiamo mangiato fino ad ora? Permettici almeno di godercela come si deve, senza rompere. >>
Mia figlia annuì. << Ha ragione la mamma. Taci! >>
Edward rimase sconvolto. << Snobbato per un torta al cioccolato. Mi sento incompreso. >> e se ne andò nella stanza da letto mentre noi ridacchiavamo.
Cinque minuti dopo mia figlia se ne andò augurandomi la buonanotte e la sentii mentre l’augurava al padre e sentii chiaramente il rumore che fece il bacio che gli diede sulla guancia.
<< Ti voglio bene, tesoro. >>le disse Edward dolcemente.
<< Anche io, papà. >>e poi sentii sbattere la porta della sua camera.
Sorrisi intenerita sentendoli. Mentre stavo ponendo il resto della torta nel frigo sentii la porta d’ingresso sbattere e dopo poco Seth entrò in cucina sorridendo soddisfatto ed io forse avevo una vaga idea del perché.
<< Avanti, racconta. >> gli dissi indicando lo sgabello.
Seth si accomodò. << Oddio Bella è una bomba del sesso quella ragazza. Fa dei… >>
<< Ehi contieniti, uomo di mondo. >> dissi scandalizzata e lui rise.
<< Scusa. Comunque è stato il sesso migliore della mia vita e credo proprio di essermi innamorato… >>
Scossi la testa. << Tesoro quello non era amore era sesso. >> gli dissi per farlo ragionare.
Lui mi liquidò con una mano. << La sposerei anche se continuasse a farmi… >>
<< Seth! >> lo rimproverai ancora e poi ridemmo entrambi.
Edward, attirato dalle risate entrò in cucina e sorrise vedendo Seth.
<< Ehi ragazzo, come è andata la serata? >> chiese.
Seth sorrise soddisfatto. << Oddio Edward dovessi vedere come lo su… >>
<< Seth! >> urlai ancora più forte.
Edward e Seth risero. << Scusa Bella, ma adoro farti arrossire. >> disse il mio ometto.
Edward scosse la testa. << Andiamo di la, Seth, così mi racconti come lo su… >>
<< Edward! >> dissi e sentii le loro risate nel corridoio per poi chiudersi la porta scorrevole del salotto alle spalle.
Ah i miei uomini. 


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Angolo conoscenze.
Avete qualche tatuaggio?
Io si, ho l'ideogramma giapponese dell'amiciazia
l'ho fatto insieme alla mia migliore amica. Lo abbiamo uguale.
A Maggio però penso ne farò un altro.


 

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


 E che ci fa Mary già qui? Sicuramente ve lo starete domandando.
Bhe siccome avevo già scritto questo capitolo non mi sembrava giusto farvi aspettare troppo tempo anche perchè mi conosco ne avrei fatto passare tanto prima di postarlo.
Quindi eccomi qui in tempo record.
Spero vi piaccia questo capitolo.
Buona lettura e buonanotte girls.
xoxo Alex.
ps mi scuso per gli errori.



Capitolo 32







Ero in ufficio a leggere degli articoli che alcuni ragazzi mi avevano lasciato da controllare. In quella settimana avevo fatto dei colloqui perché una ragazza delle mie si era licenziata perché si era trasferita nell’altra parte del mondo rimanendomi senza qualcuno che si occupasse della bozza del giornale. Così ero stata costretta a provinare più di trenta ragazzi e fino ad ora nessuno mi aveva soddisfatto, erano tutti ragazzini appena usciti da qualche master che si credeva il Gandhi del giornalismo.
Stavo esaminando l’ennesimo articolo quando mi arrivò una telefonata sul mio cellulare privato e prima di rispondere guardai chi fosse e un sorrisone spuntò sul mio viso.
<< Pronto? >>
<< Ehi puttanella! >>mi chiamò fine come suo solito.
Molto probabilmente era anche in giro per la città e si era fatta riconoscere come sempre per la sua finezza da scaricatore di porto.
Scossi la testa. << Ciao sorella! >>
Era la mia Leah, la figlia della seconda moglie di mio padre. Lo adoravo ed eravamo andate d’accordo fin da subito, avevamo sempre detto a chi lo domandava che eravamo sorelle gemella, ma che appena nate ci avevano separato mandandoci in due case diverse.
<< Come stai, mia Bella? >>mi chiese mentre sentivo chiaramente il leggero affanno che aveva. Stava camminando anche perché si sentiva il rumore dei suoi tacchi sul cemento del marciapiede.
<< Sto bene, tu? >> le chiesi spostando gli articoli e girandomi verso la vetrata da dove potevo vedere New York che si muoveva frenetica.
<< Sto un amore, tesoro. Dove sei? >>
<< Dove vuoi che stia? In ufficio. >> dissi un scocciata.
Era stata una giornata stancante e doveva ancora finire. Non vedevo l’ora di ritornare a casa e godermi un bagno caldo per poi buttarmi letteralmente sul letto e dormire fino il lunedì successivo.
<< Oh meno male pensavo di aver fatto un buco nell’acqua. >>e staccò la chiamata lasciandomi confusa.
Due secondi dopo sentii qualcuno parlare con la mia segretaria e poi si aprì la porta rivelando la mia sorella preferita anche perché l’unica che mi sorrideva. Era più bella di quanto me la ricordassi, aveva i capelli tagliati in un elegante caschetto e sembrava che la sua pelle fosse più abbronzata e forse lo era visto che fino a poco tempo fa era residente in Egitto dove lavorava come addetto alle relazioni pubbliche per un’azienda di un ricco sceicco. Aveva un fisico asciutto con le curve al loro posto ed era vestita con un tailleur dal taglio perfetto di un colore oro spento e al piede aveva un paio di sandali gioiello color del bronzo.
La guardai sconvolta. << Sei proprio tu? >> chiesi alzandomi.
Lei annuì e mi venne incontro sorridendomi e ci abbracciammo stringendoci l’una all’altra. Erano quasi due anni che non ci vedevamo e mi era mancata tanto, troppo.
<< Oddio mio, Lee-lee, quanto mi sei mancata. >> e le diedi un enorme bacio sulla guancia.
Lei mi sorrise accarezzandomi i capelli e guardandomi con quella luce tenera e materna che la caratterizzava.
<< Anche tu mi sei mancata, tesoro. >> e mi strinse un’ultima volta, prima di staccarsi e portandomi a sedere sul divano con lei.
Sorrisi ancora sconvolta. << Ma che ci fai qui? Sei in vacanza? >>
Le scosse la testa. << Non sono in vacanza sono qui per stabilizzarmi a pianta stabile. >> e sorrise contenta.
Strabuzzai gli occhi. << Vi-vieni a vivere a New York? >>
Lei annuì. << Sì, ho trovato lavoro in una multinazionale newyorkese. La paga è ottima e poi mi permette di recuperare tutto il tempo che perso con te, Seth e la mia Nessie. >>
Non ci potevo credere la mia Leah sarebbe venuta a vivere lì a New York, avrei potuto averla lì con me tutti i giorni a tempo indeterminato. Lei aveva iniziato a girare il mondo dieci anni prima appena finita l’università e le volte che c’eravamo viste in quei dieci lunghi anni, si potevano contare sulla punta delle dita, ma ci sentivamo tutte le settimane e quando potevamo, conversavamo tramite webcam. In quegli ultimi mesi però era stato molte difficile parlare con lei perché era stata impegnata molto con dei problemi, sorti nell’azienda e forse anche questo l’aveva convinta a cambiare aria.
<< Hai un posto, dove andare? >> chiesi.
Lei annuì. << L’azienda mi ha procurato un appartamento e possiedo anche una macchina aziendale. >>
Feci un fischio di ammirazione. << Ti trattano bene. >>
Lei sorrise compiaciuta. << Oh sono pur sempre la cognata del capo, no? >>
La guardai confusa un attimo poi sorrisi divertita. << Lavorerai con Edward? >>
Lei annuì. << Mi ha contattato un mese fa e mi ha spiegato la situazione e subito h avviato le pratiche di licenziamento. Farò parte del suo staff di fiducia e curerò tutta la parte delle relazioni con la stampa e altro. Avrò il mio bel da fare, diciamo. >> e sorrise soddisfatta.
Leah amava il suo lavoro e questo l’aveva portata a viaggiare molto un altro dei suoi amori. Ma molto probabilmente la lontananza dalla sua famiglia cominciava a farsi sentire e anche la mancanza di stabilità forse.
L’abbracciai stretta. << Come sono contenta. >>
<< Anch’io. Finalmente potrò sapere cosa si prova a possedere una casa e un lavoro fisso, sto incominciando a pensare anche a una relazione fissa. >> e questo mi fece ridere.
Leah era sempre stata allergica alle relazioni perché diceva che non poteva permettersela con il lavoro che faceva, ma ero convintissima che non lo volesse davvero. Lei era uno spirito libero e una relazione le avrebbe tagliato le ali e un uccello senza ali non ha motivo di vivere. Leah era come un’aquila reale, libera e prima donna. Un mix letale per ogni uomo.
<>
Lei annuì. << Certo. Posso tornare a casa e dormire qualche ora? >> mi chiese e in quel momento potei notare le occhiai che le contornavano gli occhi. Era stanca ed io l’avevo impegnata in inutili chiacchiere.
<< Oh si certo, scusami. Ci vediamo stasera alle otto, okey? >>
Lei annuì e si alzò, l’accompagnai alla porta e prima che se ne andasse, mi abbracciò ancora stringendomi stretta a se.
<< Non vedo l’ora di cominciare la mia vita con voi. >> mi disse prima di andarsene.
Adoravo Lee-lee, la mia sorellona.
 
Quando tornai a casa erano le sei e subito feci presente la mia presenza.
<< Ragazzi, sono a casa! >> urlai.
Subito un uragano dai capelli ramati venne verso di me e mi abbracciò.
<< Mamma! >>
La strinsi forte a me. Mi era mancata la mia bambina, erano due giorni che la vedevo perché era stata a dormire dalla sua migliore amica.
<< Oh eccoti tornata, tesoro. >>
Lei si staccò e mi diede un bacio sulle guance. << Eccomi ritornata con una voglia matta delle tue coccole e della tua torta al cioccolato. Tanya è incapace, non la sa fare. >> si lamentò ed io risi.
Sapevo benissimo dell’avversione che aveva Tanya, la mia migliore amica, per la cucina. Lei era il tipo che andava avanti a take-away e pizza, primo o poi avrebbero ricoverato lei e la figlia per qualche problema al fegato.
Sorrisi. << Stasera ne farò una abbiamo un ospite speciale. >>
Stava per chiedermi chi fosse, ma la fermai. << Scoprirai tutto a tempo debito. Ti va di aiutarmi a cucinare? >>
Lei annuì. << Vado a lavarmi le mani e sono da te. >> e se ne andò in fretta così com’era venuta.
Andai in camera mia e dopo aver fatto una doccia veloce, mi vestii comodamente e poi mi diressi in cucina, ma prima passai dalla camera di Seth.
Bussai. << Seth ci sei? >>
Sentii dei rumori all’interno. << Ehm Be-bella… non…ah…sono nudo! >> disse ansimante e mi parve di sentire un…gemito.
Oh cazzo!
<< Stai facendo sesso, Seth Clearwater? >> dissi quasi ringhiando.
Non sentii nulla. << Ma-ma no, ch-che dici? >> chiese ancora ansimando.
Sorrisi sadica. << Oh quindi non ti dispiace se entro. >>
<< NO! >> urlò.
Sorrisi. << Ti do il tempo di cinque secondi, il tempo di risistemarvi. Vi aspetto in cucina, sbrigati! >> e tornai in cucina.
Tornata in cucina trovai Nessie che mi stava aspettando euforica ed io scossi la testa sorridendo divertita.
<< Che cosa cuciniamo? >>
<< La testa di Seth, ti va? >> dissi sorridendo divertita.
Lei rise. << Certo. >>
Io mi procurai le padelle e Nessie cominciò a scavare nel frigo in cerca di qualcosa di gustoso da mettere insieme. Seth si presentò dopo cinque minuti esatti con stretta la braccio una graziosa ragazzina di massimo diciassette anni con grandi occhi verdi e fluenti capelli rossi. Era davvero carina e in quel momento mi guardava come se fossi il suo carnefice e un po’ quella situazione mi fece ridere.
<< Bella posso spiegarti. >> tentò Seth, ma lo fermai.
<< Nessie, quali sono le regole della casa? >> chiesi a mia figlia che uscii fuori dal frigo con un paio di carote tra le mani.
<< Oh beh facile. Non dare festini in assenza della mamma, non drogarsi e non fare sesso in questa casa senza e con la sua presenza! >> disse e sorrise compiaciuta come se fosse a scuola, ritornando poi con la testa nel frigo.
Annuii e guardia Seth indicandolo con il coltello e loro due fecero dei passi indietro terrorizzati ed io trattenni una risata.
<< Tu ne hai appena infranta una. >> dissi cercando di rimanere seria guardando la sua faccia terrorizzata.
Non ero davvero arrabbiata, ma mi stavo divertendo a farli terrorizzare. La ragazza mi sembrava una okey e da come la proteggeva Seth non doveva essere una qualunque, doveva essere quella giusta.
<< Nessie, cosa spetta alle persone che disubbidiscono alle mie regole? >>
Nessie uscì fuori dal frigo e lo chiuse posando sul ripiano gli ingredienti che le avevo chiesto.
<< Facile anche questa. Una notte in cella alla centrale del tuo amico, Bobb! >> disse sorridendo divertita.
Non era vero, ma sapevo che quando si dava il via libero a Nessie era impossibile fermarla. La prima volta avevamo fatto uno scherzo del genere a Jake e lui era quasi scappato terrorizzato se non lo avesse fermato Emmett in tempo.
Seth e la ragazza sgranarono gli occhi quasi a farseli uscire dalle orbite.
<< No, dai. Non pensi di esagerare, Bella? >> chiese Seth con voce ferma.
Scossi la testa. << Non esagero, sono anche fin troppo buona. Ci sono delle regole da rispettare e se non lo si fa, bisogna pagarne le conseguenze. >>
Presi il telefono di casa e digitai il numero di Edward tanto per simulare una chiamata.
<< Ciao piccola. >>rispose.
<< Oh ciao Bobb, cercavo proprio te. >> disi fingendo.
<< Bobb? Bella, è tutto okey? >>  chiese confuso.
<< Sì, senti mi servirebbe un tuo agente. C’e mio fratello che ha infranto una delle mie regole. >> continuai.
Seth stava chiaramente tremando e la ragazza aveva assunto un colore cadaverico ed io non mi ero mai divertita così tanto.
Sentii Edward ridere. << Ha fatto sesso sotto il tuo stesso tetto, in tua presenza? >> chiese divertito.
<< Oh si grazie, Bobb. Ci vediamo dopo. >> dissi ricordandogli anche della cena.
<< Ti amo, piccola. A dopo. >> e riattaccò.
Avrei voluto rispondergli anch’io, m dovevo continuare con lo scherzo. Non pretendevo che Seth si comportasse da santo, ma in casa mia volevo un po’ di contegno, non era una casa chiusa.
Posai il telefono e li guardai. << Tra un po’ verranno a prendervi. >>
Sentii un singhiozzo e alzai lo sguardo, la ragazzina aveva grossi lacrimoni che le scendevano sulle guance e si stringeva a Seth che l’accarezzava cercando di farla calmare. Mi pentii immediatamente di aver fatto quello scherzo, così mi avvicinai a lei e le alzai il mento per guardarla meglio negli occhi.
<< Come ti chiami, tesoro? >> chiesi dolcemente.
Lei tirò su col naso. << Meggie. >> sussurrò.
Sorrisi. << E’ tutto okey, era solo uno scherzo. Nessuno verrà a prendervi per portarvi in caserma, sta tranquilla. >>
Mi guardò spalancando i suoi occhioni verdi e poi sorrise debolmente.
<< Non è vero? >>
Scossi la testa. << Era solo per dare una lezione a questo zuccone qui >> e diedi uno scappellotto dietro la testa di Seth che dopo aver imprecato debolmente si massaggiò la nuca.
Mi allontanai da loro. << Non mi piace che si faccia sesso sotto il mio stesso tetto. >> dissi guardandoli negli occhi.
<< Ma tuo lo fai! >> protesto Seth.
Li lanciai un’occhiataccia. << Sono una donna di trent’anni e questa è casa mia, posso farlo. Tu ne hai diciotto e sei mio ospite, non puoi farlo. >>
<< Ma… >> cercò di protestare ancora.
Scossi la testa. << Io posso, tu no. >>
Lui sbuffò e se ne andò lasciando sola Meggie con noi.
<< Ti va di restare a cena? >> le chiesi sorridendo.
Lei annuì. << Se non disturbo. >>
<< Perché non ci aiuti, così non ti sentirai di troppo. >> disse Nessie cordiale come sempre.
La ragazza annuì e si unì a noi.
 
Erano le otto meno dieci quando Edward si presentò a casa con una bottiglia di vino.
<< Salve famiglia! >> disse urlando quando entrò.
Mia figlia abbandonò tutto quello che aveva in mano e sfrecciò dal padre.
<< Papà! >>
<< Ciao, passerotto! >>lo sentii parlare e abbracciarsi.
Continuai a preparare le ultime cose aiutata da Meggie che avevo scoperto essere una ragazzina davvero adorabile e davvero paziente poiché riusciva a sopportare Seth senza fare una piega.
<< Dov’è quella bomba sexy della mia fidanzata? >> urlò Edward entrando nella cucina.
Scossi la testa imbarazzata. << Oddio! >> e Meggie sorrise divertita.
Edward mormorò delle scuse e poi si avvicinò a me per darmi un leggero bacio sulla fronte.
<< Ciao piccola. Scusami non sapevo avevamo ospiti. >> si giustificò.
Scossi la testa. << Non fa niente. Lei è Meggie, la ragazza di Seth. >>
Edward sorrise alla ragazza e le strinse la mano. << Ti ha pagato per dire che lo sei? >>
<< Ehi! >> urlò Seth dal salotto, dove stava vedendo una partita.
Meggie arrossì. << Mi ha semplicemente conquistato. >>
<< Brava, piccola! >> urlò ancora Seth.
Edward alzò gli occhi al cielo e andò da Seth, mentre Meggie andò da Nessie che l’aveva chiamata probabilmente per avere qualche consiglio su come vestirsi per quella serata. Io avevo indossato un jeans e una camicetta e al piede avevo le mie calde pantofole, non mi ero messa a festa.
Avevo appena finito di apparecchiare la tavola quando bussarono alla porta e prima che aprissi io Nessie era già corsa e quando si trovò Leah davanti, si bloccò completamente.
<< Oh che accoglienza. >> si lamentò Leah.
Nessie dopo un attimo di stupore le saltò al collo urlando contenta.
<< Oh zia Lee-lee, che bello averti qui! >> e le riempì il viso di baci.
Leah sorrideva contenta e la stringeva a se. << Sono contenta anch’io di vederti. >>
Quando Nessie si staccò mi sorrise  avvicinandosi a me lasciandomi un bacio sulla guancia.
<< Dov’è Seth? >> mi chiese.
<< Seth, vieni qua! >> chiamai e subito dopo sbucò dal salotto.
<< Cosa c… Oddio! >> si portò le mani alla bocca sconvolto guardando la sorella.
A Leah le si riempirono gli occhi di lacrime e le fecero specchio quelli di Seth. Si adoravano in modo unico e la lontananza l’uno dall’altra era stata molto dura per entrambi.
Seth le corse incontro e si strinse a lei scoppiando in lacrime seguito da Leah.
<< Oh piccolo mio! >> disse Leah stringendolo a se.
<< Lee-lee mi sei mancata tanto. >> e tirò su col naso.
Rimasero stetti all’uno all’altra per molto tempo mormorando non so cosa, non riuscivo a capire.
<< Che fai ti commuovi? >> mi chiese una voce all’orecchio.
Mi girai verso Edward e sorrisi. << Mi piacciono questi momenti. >> e appoggiai la testa alla sua spalla.
<< Lo so. >> e mi diede un bacio tra i capelli.
Quando si staccarono, Seth le presentò Meggie e Leah salutò Edward abbracciandolo amichevolmente.
La serata passò tranquilla e  ci divertimmo un mondo ascoltando gli aneddoti e le storie sui viaggi di Leah. Oltre ad aver lavorato sodo si era anche molto divertita osservando la vita e le usanze delle persone dei paesi che visitava.
<< Vi rendete conto? Vi sembro una che vale un negozio di spezie e quattro cammelli?* >> chiese sconvolta raccontandoci di quando un messicano aveva offerto al suo ex ragazzo qualcosa in cambio di lei.
<< Bisogna vedere quanto valeva il negozio, no? >> disse Edward meritandosi uno scappellotto dietro la testa da parte di Leah e scatenando le risate di tutti i presenti.
Il resto della serata passò tranquillo e al momento dei saluti Seth decise di andare con Leah per passare una serata da soli tra fratelli dopo tanto tempo. Quando tutti e tre, anche Meggie, se ne andarono Nessie corse direttamente nella sua stanza perché troppo stanca. Sparecchiai la tavola aiutata da Edward e dopo aver posto i piatti in lavastoviglie andammo nella mia camera sdraiandoci sul letto stanchi.
<< E’ stata una bella serata, no? >> chiesi.
Lui annuì. << Merito tuo, come sempre. >> e mi strinse a se.
Il suo respiro regolare mi cullò fino a farmi addormentare e non sono sicura se la frase ‘ Facciamo un bambino’ me la sognai o veramente era uscita dalle labbra di Edward. Il giorno dopo non glielo chiesi e lui non ritornò sull’argomento facendomi credere di averlo sognato troppo ossessionata dalla storia del bambino.


* ho preso spunto da un fatto accaduto davvero. E' successo a mio zio in viaggio di nozze, un messicano gli offrì due delle sue sorelle e quattro cammelli per sua moglie.*


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Angolo conoscenze.
Entriamo più nel privato.
Vi ricordate a che età avete dato il primo bacio e come è stato?
Io avevo quindici anni ed è stato O-R-R-E-N-D-O!!!!!
Siete libere di rispondere o no, non c'è problema.

 

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Salve ragazze, come state?
Scusate l’immenso ritardo, ma ho avuto dei problemi di ispirazione e poi ho questa cazzo di ricostruzione che mi fa scrivere a passo di bradipo.
Cmq come state? Io sto bene a parte la testa in fiamme per il troppo studio, perché non mi sono trovata un lavoro invece di andare all’università? Uff…
Cmq ecco il nuvo capitolo, spero vi piaccia come gli altri.
Xoxo Alex.
Ps. Mi scuso per gli errori.
 
 
 
 

Capitolo 33
 
 

 

Era passato più di un mese dal ritorno di Leah e l’inverno rigido di New York aveva lasciato  il posto alla fresca primavera con i suoi fiori e le sue allergie.
Sono sempre stata un soggetto allergico e puntualmente quando incomincia la fioritura degli alberi di pesco diverto un pericolo pubblico con i miei starnuti e gli innumerevoli pacchetti di fazzolettini consumati.
Quell’anno era stato tragico perché avevo avuto anche una bruttissima febbre, ma la cosa positiva era il mio sexy infermiere dagli accattivanti occhi smeraldo e dal sorriso che ti stende. Era rimasto accanto a me giorno e notte e quando non poteva si assicurava che avessi qualcuno al mi fianco e che facessi tutto quello che mi si veniva ‘imposto’ gentilmente da lui.
Per evitare che Nessie venisse contagiata si era trasferita da Leah che aveva fatto i salti di gioia ringraziandomi di aver preso l’influenza così lei ‘ Poteva insegnate a mia figlia cosa volesse dire realmente vivere’ e me ne ero subito pentita perché la mia Nessie era ritornata a casa con il piercing all’ombelico.
Edward era andato su tutte le furie e aveva anche licenziato Leah nella rabbia, ma lei con la faccia tosta che si ritrovava continuava ad andare a lavoro tutte le mattine ignorando gli sguardi assassini che le lanciava il mio ragazzo.  Alla fine Edward si rassegnò e ammise anche che era più carina mia figlia con quel ‘aggeggio metallico’ come lo chiamava lui.
Da quando la nostra era diventata una famiglia vera e propria il tempo che avevo per me era diminuito notevolmente e stavo incominciando ad impazzire così un giorno Alice, Tanya e Leah che erano subito diventate amiche perché pazze allo stesso modo si erano presentate a casa approfittandone del fatto che Edward era fuori città per lavoro, Seth con la sua ragazza e Nessie a cena con Jake e Emmett.
Appena avevo aperto loro la porta si erano catapultate all’interno di casa mia senza neanche notare la mia presenza, con quattro cartoni di pizza e una busta di cartone con dentro delle birre. Avevano deciso senza consultarmi di trascorrere una serata tra donne.
Appena entrai in cucina le vidi indaffarate a prendere piatti e bicchieri come se la casa fosse loro e come se io non ci fossi.
<< Oh prego, ragazze, se volete me ne vado e vi lascio da sole. Che dite? >> chiesi schifosamente ironica.
Si girarono verso di me fermando un attimo i loro movimenti frenetici.
<< Vieni, entra. >> mi invitò Alice e le lanciai un’occhiataccia.
Dieci minuti dopo eravamo sedute in salotto, intorno al tavolino mangiando pizza e ridendo come non facevo da molto.
<< Eh quindi, cosa hai fatto? >> chiese Tanya rapita dal racconto di Leah su una delle tante feste a cui aveva partecipato.
Leah sorrise sadica. << Mi sono avvicinata a lui languidamente e quando lui era convinto già al cento per certo di avermi conquistata, gli prendo le palle tra le mani e gliele stringo talmente tanto da fargli mancare il fiato. Mi avvicinò all’orecchio e gli sussurro:’ Toccami ancora il sedere e te le stacco, stronzo, e ti conviene far contento il mio capo se non vuoi che vada da tua moglie e gli dica quanto fai schifo ’. Cinque giorni dopo aveva accettato il contratto con la mia compagnia e io aveva in tasca dieci mila dollari in più. >> disse sorridendo.
Noi eravamo ridotte uno straccio tanto erano le risate, alla fine mi accasciai al divano mantenendomi lo stomaco dolorante.
<< Avrei voluto tanto esserci. >> sospirai ed Alice e Tanya annuirono stanche anche loro di parlare.
Leah sorrise compiaciuta e si alzò per poi ritornare con in mano quattro biglietti aerei e ce li porse uno ciascuno. La guardavamo confusa e guardavamo sbalordite il nome sui biglietti.
<< Cosa sono? >> chiese Alice interpretando il pensiero di tutte.
<< Tra tre giorni devo partire per un viaggio di lavoro di una settimana a Dubai, Edward ha in atto un grosso affare lì e ha bisogno di me. Quindi ho pensato che vi avrebbe fatto piacere seguirmi, per staccare un po’ dal solito tram tram. >>
La guardammo sconvolta.
<< Ci hai comprato dei biglietti per venire con te a Dubai una settimana? >> chiesi io sconvolta all’inverosimile.
<< Bhe tecnicamente paga l’azienda, ma si. Allora? >> ci chiese ancora tutta eccitata.
Alice cacciò uno dei suoi caratteristici urletti e si strinse al collo di Leah.
<< Dico, che vado subito a preparare i bagagli! >> e si alzò entusiasta camminando per i salotto elencando le cose che poteva portarsi e cosa no.
<< Potrei lasciare Abbie da mia madre, adora sua nonna. >> disse Tanya sorridendo contagiata dall’allegria di Alice.
Guardavo tutte sconvolte senza dire nulla. Leah dopo aver abbracciato Tanya mi guardò in cerca di una risposta.
<< Come faccio con il lavoro? >> chiesi a tutte in generale.
Tanya alzò gli occhi al cielo. << Sei la migliore, il capo bacia la terra dove camini. Puoi chiedere tutti i giorni di ferie che vuoi. >>
Annuii distratta. << Nessie? >>
Fu il momento di Alice di alzare gli occhi al cielo. << C’è suo padre, Bells. >> disse con fare ovvio.
Annuii ancora. << Seth? Papà me lo ha affidato, dove lo lascio? >>
Leah sbuffò. << Seth è grande e grosso saprà cavarsela e poi Edward può occuparsi anche di lui. >>
Non avevo più scusanti, dovevo fare una risposta.
<< Cosa c’è che non va, Bella? >> mi chiese premurosa Leah.
Feci spallucce. << Non ho mai fatto un viaggio senza mia figlia, non l’ho mai lasciata per troppo tempo da sola. >> sussurrai.
Mi guardarono dolcemente e Alice mi strinse a se. << Tesoro tua figlia è una cara ragazza con la testa sulle spalle, riuscirà a stare una settimana senza di te. Saprà cavarsela. >>
Annuii ancora poco convinta poi guardai ad uno ad uno le mie migliori amiche. Mi guadavano speranzose e contente, anche io ero contenta di passare del temo con loro e di avere qualche giorno solo per me. Ne avevo veramente bisogno, così dopo un grosso respiro sorrisi.
<< Dubai? >> chiesi e loro annuirono.
Feci un respiro rassegnata. << Dubai! >> confermai e in un attimo me le ritrovai addosso a ridere e ringraziarmi e mi lasciai andare anche io ai festeggiamenti.
 
Quando comunicai la notizia della partenza eravamo a cena fuori io, Nessie ed Edward e loro ne erano rimasti piacevolmente sorpresi.
<< Una settimana lontana da noi? >> aveva chiesto Nessie quasi mortificata.
<< Staremo soli, senza di te? >> chiese Edward con la faccia da cucciolo bastonato.
Li guardai e immediatamente un enorme masso chiamato senso di colpa si impiantò nel mio stomaco rendendomi pesante. Avevo deciso di lasciarli soli senza il loro permesso e adesso mi sentivo male.
<< Oh ragazzi, io… >> iniziai mortificata, ma poi mi bloccai vedendoli sorridere divertiti.
Nessie si girò verso il padre. << Da soli, io e te, un’intera settima! >> disse entusiasta.
Edward annuì. << Potresti non andare a scuola, potremmo svegliarci tardi la mattina, mangiare chili di cioccolato e poltrire sul divano guardando qualche telefilm stupido alla tv! >>
Nessie batté le mani. << E mangiare tutte le sere al Mc, potremmo non mettere i sotto bicchieri sul tavolo di cristallo in salotto… Oh sarà fantastico! >> e abbracciò il padre che rideva contento.
Ero rimasta immobile a guardarli sconvolta. Io dicevo loro di partire una settimana e di lasciali soli e loro invece di disperarsi e propormi gli accordi più assurdi per farmi rimanere con loro si divertivano a programmare la loro settimana prendendosela oltretutto con il mio costosissimo tavolino di cristallo.
<< Edward Anthony Cullen e Renesmee Carli Cullen! >> li chiamai con tono di voce calmo, ma minaccioso.
Si bloccarono immediatamente e mi guardarono preoccupati. Sapevano che quando li chiamavo con il loro nome al completo qualcosa non andava e infatti rimasero in silenzio a fissarmi aspettando la mia sfuriata.
<< La mia casa è tappezzata di microtelecamere e cimici, sarete osservati ventiquattro ore su ventiquattro e se qualcosa va storto la pattuglia più vicina verrà a controllare. >> li vidi deglutire e annuire. << Tu –e indicai mia figlia- andrai a scuola regolarmente e porterai a casa un massimo di cinque interrogazioni e non mangerai neanche un po’ di cioccolata anche perché non ne comprerò. >> le annui. << Tu- e indicai il mio ragazzo- andrai a lavoro regolarmente e cucinerai a mia figlia cibi sani e non precotti e se ti azzardi a non mettere i sotto bicchieri ti faccio sbattere in cella. >> lui abbassò lo sguardo e annuì.
Feci un cenno con la testa. << Bene, sono contenta di averne parlato. Ordiniamo? >> chiesi tranquillamente e loro mi guardarono sconvolti per il mio repentino cambio d’umore, ma poi lasciarono perdere e ordinarono anche loro.
Quella sera Edward rimase a dormire da me come ormai capitava da molto tempo, passava quasi tutte le sere da noi e tutti i giorni cenavamo insieme come una vera famiglia.
Eravamo sdraiati sul letto, abbracciati dopo aver fatto l’amore.
<< Che ne dici di trasferirci da me? >> mi chiese all’improvviso.
Mi alzai sul gomito e lo osservai. << Vivere sotto lo stesso tetto tutti e tre come un vera famiglia? >> chiesi.
Lui annuì. << Sarebbe più facile, non credi? Eviterei ogni mattina di fare tardi al lavoro perché non dovrei prima passare da me per cambiarmi. Eviterai uno spreco di soldi per mantenere questa casa e… >>
<< SI! >> urlai un po’ troppo co enfasi.
Lui sussultò e mi guardò. <>
Sorrisi divertita e gli sfiorai le labbra con le mie. << Andiamo a vivere tutti insieme. >>
Il suo viso si illuminò. << Davvero? >>
Annuii. << Davvero. >>
Edward sorrise raggiante e mi baciò. << Ti amo. >> mi disse staccandosi da me ed io sorrisi ritornando a baciarlo e facemmo di nuovo l’amore con la consapevolezza che la prossima volta che lo avremmo fatto sarebbe stato a casa ‘nostra’.
 
 
 
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Angolo conoscenze…
La peggiore figura di merda che avete fatto?
Io mi trovavo in palestra, avevo finito il corso e stavo aspettando
Un ragazzo con cui stavo uscendo. Cmq troppo tardi mi rendo conto di non
Avere linea sul telefono, così di corsa esco fuori, ma non avevo programmato l’acqua
che c’era a terra vicino la sala degli attrezzi dove c’era un bellissimo
ragazzo che mi piaceva. Così vado a finire con il popò a terra. Che figuraaa!
Volevo sotterrarmi, così  mi sono alzata come se niente fosse e me ne sono andata fuori
Senza guardare nessuno.  

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Holaaaa querida!!!!
Come state, belle bimbe? Io potrei stare meglio, stanotte sono quasi svenuta per un maledetto abbassamento di pressione. Che cosa brutta!!!
Cmq non vi faccio perdere altro tempo anche perchè ho un sonno pazzesco e voglio dormire :)
Buona lettura, girls.
xoxo Alex



Capitolo 34





Il giorno prima della partenza Alice si era presentata a casa mia reclamando i suoi diritti sulla mia valigia, ma io ero stata più forte di lei. Le avevo espressamente vietato l’entrata nella mia stanza, lei sconsolata non aveva potuto fare altro che rassegnarsi e consolarsi con un po’ dei miei biscotti.
<< Sei una pessima amica. >> mi aveva detto mettendo il broncio.
Io le avevo sorriso. << Ma tu mi adori. >>
Lei sbuffò e mi fece la linguaccia. << Purtroppo. >>
Quella sera Edward rimase da noi a cena e a dormire,  non mi aveva lasciato un attimo come se dovessi partire per qualche missione di pace in qualche posto sperduto dal Padre Eterno colpito dalla guerra. Erano sette giorni a Dubai, per la miseria, non una missione suicida.
Quando glielo avevo fatto presente lui si era giustificando dicendomi che dopo aver perso quindici anni della mia vita mi voleva tutta per lui e quella settimana che restavamo lontani era per lui una condanna a morte. Io avevo alzato gli occhi al cielo e lo avevo gentilmente mandato a quel paese facendolo ridere.
La mattina della partenza, l’aereo sarebbe partito alle otto e trenta così alle sette eravamo già in aeroporto. Tanya, Leah e Alice erano tutte pimpanti e allegre e non avevano smesso di parlare neanche un attimo mentre io quella mattina non mi sentivo molto bene, avevo un leggero senso di nausea e il mio colorito non era dei migliori.
<< Tesoro, cos’hai? >> m aveva chiesto Edward mentre aspettavamo la fila per il check-in.
Feci spallucce. << Niente di che, sarà ansia da partenza. >> e m sforzai di sorridere.
Edward mi squadrò attentamente ed io cercai di sorridere sinceramente e gli accarezzai una guancia. << E’ tutto okey, amore, non preoccuparti. >>
Lui mi sorrise dolcemente. << Mi piace quando mi chiami ‘ amore’. >> e mi diede un leggero bacio sul naso.
<< Oddio sento il diabete salirmi alle stelle. >> disse con voce nauseata mia figlia facendoci ridere.
Restarono in fila con me fino a che non arrivò il mio turno così mi girai verso di loro per gli ultimi avvertimenti.
<< Se trovo qualcosa di rotto al mio ritorno, vi stacco la testa. E non mi interessa se succede durante il trasloco, vi ammazzo lo stesso. Sono stata chiara? >>
Edward e Nessie mi fecero il saluto militare. << Signorsì, signora! >> dissero all’unisono facendomi sorridere divertita.
Abbracciai mia figlia. << Fa la brava, ti voglio bene. >>
Nessie mi diede un bacio sulla guancia. << Ti voglio bene anche io. Divertiti! >>
Edward mi prese il viso tra le sue grandi e calde mani. << Mi mancherai. >>
Sorrisi. << Anche tu. Ti amo. >>
<< Lo so. >> e appoggiò le sue labbra alle mie in un dolce bacio.
Li salutai con la mano un’altra volta e poi passai per il controllo, prima di entrare nel gate mi girai un’ultima volta e loro mi sorrisero sventolando la mano. Sorrisi e seguii Alice che mi stava aspettando.
<< Vedrai, se la caveranno. >>
Sorrisi. << Nessie sicuramente, Edward mi preoccupa. >>
Alice rise. << Hai ragione. >> e prendendomi per mano ci dirigemmo all’aereo.
Nell’aereo eravamo sedute io ed Alice al centro e Leah e Tanya a sinistra sulla stessa fila così da non perderci d’occhio e poter parlare tranquillamente senza  disturbare gli altri passeggeri.
Io mi accomodai vicino al finestrino per stare più tranquilla visto che quel senso di nausea non ne voleva sapere di andarsene e adesso mi avrebbe anche rovinato il viaggio.
<< Bells, vuoi qualcosa? >> mi chiese Alice facendomi girare e notare l’hostess con il carrello.
Annuii. << Un bicchiere d’acqua e se è possibile, avete qualcosa per riposare? >> chiesi.
L’hostess annuì sorridendo e con il bicchiere d’acqua mi offrì un piccola pasticca.
<< E’ un concentrato di erbe che l’aiuterà a riposare meglio, tranquilla. >> mi rassicurò per poi passare ai passeggeri successivi.
Guardai le ragazze che mi stavano guardando preoccupate e cercai di sorridere.
<< E’ tutto okey ho solo bisogno di dormire. >>
Presi la pasticca e il bicchiere d’acqua e dopo aver dato loro la buonanotte infilai la mascherina che Alice mi aveva prestato e in pochi minuti sprofondai in un sonno profondo.
Mi sentivo scuotere delicatamente, ma non riuscivo ad aprire gli occhi nonostante sapessi che dovevo farlo perché come diceva quella voce che mi sussurrava all’orecchio, eravamo arrivate.
<< Bells, sveglia. >> mi sussurrò Alice.
<< Ma che cazzo ci hanno messo in quella pasticca? Anestetico per cavalli? >> chiese un’altra voce. Leah.
Con uno sforzo sovraumano scostai la mascherina e sbattè un paio di volte le palpebre prima di aprirle definitivamente e mettere a fuoco le facce delle mie tre amiche che mi osservavano preoccupate.
<< Ehi… >> salutai con voce impastata.
Tanya mi sorrise. << Ben svegliata, Bella addormentata. >>
Sorrisi anche io, mi sistemai meglio sulla poltroncina blu e notai che quasi tutti i passeggeri erano scesi rimanendoci sole.
<< Oddio, ho dormito per tutto il viaggio? >>
Alice annuì. << Ne avevi bisogno, tesoro. >>
Annuii ancora e poi sotto sollecitudine dell’hostess scendemmo anche noi dall’aereo.
Ad aspettarci dopo aver preso i bagagli c’era una macchina aziendale che ci avrebbe portato in albergo dove ci saremmo sistemate e poi saremmo scese a cena. Osservai la città in movimento e non potei non pensare a quanto fosse bella e a quanto in certi tratti somigliasse così tanto alla mia New York.
Quando arrivammo in hotel rimanemmo tutte e quattro a bocca aperta tanto era lo splendore e la magnificenza di quel posto. Era il tramonto e quell’enorme palazzo si stagliava imponente sopra quella distesa di cielo rosso, era bellissimo.
<< E’…è… >> iniziò Alice.
<< *Penso che la parola che tu stia cercando è OMG!* >> rispose Leah guardando il fattorino, un ragazzone alto e muscoloso prendere le nostre valige.
Se fuori era magnifico all’interno era regale ed illuminato era ancora più immenso. Il fattorino ci condusse nella nostra suite, con due letti matrimoniali così da stare comodamente tutte e quattro. Era immenso è… troppo, ma Edward poteva permetterselo.
<< Posso sposare io Edward? >> mi chiese Tanya osservando ad occhi aperti la stanza.
Stavo per rispondere quando il coniato di vomito che avevo trattenuto per tutto il tragitto mi salii in gole e corsi in bagno per poi rigettare quel poco che avevo mangiato la mattina. Con me corsero anche le altre e Leah mi tenne per i capelli mentre rigettavo anche gli occhi.
<< Bella, tesoro. >> disse Alice passandomi sulla fronte una pezza fredda dandomi immediatamente sollievo.
Mi appoggiai con la testa alle mattonelle fredde e chiusi gli occhi cercando di respirare normalmente e di trovare un po’ di sollievo.
<< Come ti senti? >> chiese apprensiva Tanya.
<< Potrebbe andare meglio. >> sussurrai per poi ritornare a rigettare mentre Leah cercava di non farmi sporcare tutta.
Mezz’ora dopo la situazione sembrava finalmente stabile così decisi di farmi una doccia, con la supervisione di Alice che non aveva voluto lasciarmi sola e dopo aver lavato i denti lentamente mi diressi al letto coricandomi.
<< Sei sicura di non voler chiamare un dottore? >>
Scossi la testa lentamente, ogni minimo sforzo mi appariva titanico.
<< Ho solo bisogno di riposare, tu vai. >> le dissi cercando di convincerla a seguire Leah e Tanya al ristorante dell’hotel per cenare.
Scosse la testa con fermezza. << Non ti lascio sola. >>
Sbuffai. << Fai come vuoi. >> e mi girai dall’altra parte cercando di addormentarmi, ma Alice mi chiamò.
<< Bells? >> disse titubante.
<< Mmmh? >> risposi semplicemente aggiustandomi meglio il cuscino sotto la testa.
<< Sei incinta? >> mi chiese lasciandomi sorpresa.
Scossi la testa per quello che mi permettevano le ultime forze rimaste. << Pillola. >> biascicai e subito mi addormentai.
Il mattino dopo quando mi svegliai mi sentivo meglio, ma Tanya ed Alice insistettero per portarmi in ospedale per esserne davvero sicure ed io accettai così avrei evitato le loro lamentele. Leah ci accompagnò con la macchina aziendale e poi se ne andò per svolgere quello per cui era andata li, il suo lavoro.
Il dottore mi fece qualche semplice domanda e una visita di routine. Avevo un virus allo stomaco così mi prescrisse degli antibiotici che subito comprai, prima iniziavo la cura prima mi potevo godere la vacanza e così fu.
Furono sette giorni magnifici e rilassanti, Leah aveva sbrigato il lavoro in due giorni e quindi passò il resto del tempo con noi. Ci divertimmo come non mai e facemmo molte conquiste che io ed Alice rifiutavamo gentilmente essendo già impegnate. Tanya e Leah fecero delle stragi essendo libere come l’aria.
Le nausee erano sparite per fortuna e mi ero potuta godere a pieno quella settimana con le mie migliori amiche dimenticandomi quasi la mia vita a New York, la mia vita piena di stress e lavoro.
L’ultimo giorno di permanenza decidemmo di darci allo shopping sfrenato e alla fine dovemmo trascinare Alice per i capelli o avrebbe mandato sia lei che suo marito in bancarotta.
Edward, prima di partire, mi aveva dato una carta di credito aziendale e mi aveva dato via libera dicendomi che potevo comprare quello che volevo visto che i soldi non erano un problema. Avevo comprato molte cose per la casa che sarebbero arrivate via aerea e poi avevo comprato dei pensierini a entrambi, non avevano preteso nulla, ma li conoscevo abbastanza bene da sapere che qualcosa si aspettavano.
Il viaggio in aereo al ritorno fu meno stancante dell’andata anche perché mi sentivo meglio e abbastanza riposata e rilassata da fronteggiare un intera mandria di elefanti senza risentirne. Un po’ esagerato come esempio, ma efficace.
Quando uscimmo dal gate subito notai la mia bambina che sventolava un cartello che mi fece sorridere
Non lasciarmi più con papà!!  con disegnata una faccia disperata specchio di quella che aveva in quel momento, Edward al suo fianco la guardava in modo truce e sbuffava come un bambino.
Ah i miei angeli!
Lasciai le valige a terra e li abbracciai entrambi stringendoli a me a baciando loro le guance.
<< Ciao amori miei! >>
Poi li abbracciai ad uno ad uno e salutai Edward con un enorme e rumoroso bacio sulle labbra che lo fece imbarazzare non poco.
<< Edward Cullen che arrossisce. >> lo schernii e lui sbuffò.
Mi figlia mi fece fare un giro su me stessa e osservò il mio vestito di lino bianco che si sposava perfettamente con lo strato di abbronzatura color oro che avevo, risultato di sette giorni passati in spiaggia.
<< Mamma, sei bellissima. >> e sorrise.
<< Ha ragione, ti trovo una favola. >> confermò Edward.
Feci un inchino e sorrisi. << Grazie. Andiamo? >>
Annuirono e mentre Nessie camminava davanti a noi, Edward mi strinse al suo fianco e in un sussurro sensuale all’orecchio disse:
<< Stanotte ho sognato di strapparti i vestiti da dosso e mi è venuto duro solo al pensiero. >>
Risi imbarazzata, se a lui era venuto duro io ero bagnata già.
<< Potrai strapparmeli dopo. >> risposi lanciandogli un’occhiata maliziosa.
<< Puoi scommetterci. >> 




* la dice Elijah in TVD*

Albergo ---->http://www.jumeirah.com/en/Hotels-and-Resorts/Destinations/Dubai/Burj-Al-Arab/ 


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Angolo conoscenze.
L'ultimo sogno che avete fatto e che vi ricordate perfettamente?
L'altra notte ho sognato che io, il mio ragazzo, la mia best con il ragazzo
eravamo in un  museo (cosa alquanto impossibile per noi).
Mentre io cammino vedo questo ragazzo che sta appoggiato ad un pilastro, era bellissimo.
Più lo guardavo e più mi sembrava di conoscerlo, così mi avvicino e gli chiedo:
'Scusa, ma tu sei Brian Kinney (il gay figo di Queer as folk)?'
Lui annuisce. 'Si,sono io'.
Gli chiedo di farmi l'autografo e così la mia amica caccia una marea di fogli dalla borsa,
ma sono tutti scritti. Alla fine ne prende uno con disegnato su un pollo arrosto fumante e
Brian si offendo, minacciandoci di farci causa e... li mi sveglio ihih
Il mio ragazzo dice che faccio dei sogni stupidi, solo perchè
non sono mai su di lui.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


No, dai, non fate quelle facce sbalordite. Sono già qui e allora? Dovreste essere contente, no?
Cmq eccomi qua... sono troppo felice... ho perso la bellezza di 3 kili in una settimana YEEEEHH!!!!!!!!!!
Momento sclero finito...
Cmq in un avviso vi avevo chiesto se volevate un POV Edward e voi mi avete detto che non era male come idea, così eccomi qua.
Spero vi piaccia questo capitolo e molto probabilmente risponderà a molte domande che vi siete poste e che mi avete posto.
Buona lettura, girls.
xoxo Alex.



Capitolo 35




POV Edward.
 
Erano passate tre settimane dal viaggio di Bella e per i primi giorni stare con lei era stato divertente e rilassante. Le era servita quella settimana, aveva bisogno di staccare un po’ la spina al troppo stress e forse la colpa era solo mia.
Ero ritornato dopo quindici anni e da quando lo avevo fatto, l’avevo fatta soffrire e avevo minato la sua sanità mentale facendola combattere contro i miei problemi ed i miei cambi d’umore degni di una donna incinta al settimo mese.
Ma lei non si era lasciata abbattere, aveva lottato per me, per noi e non potevo che essere felice. La donna che ho sempre amato era finalmente al mio fianco e niente avrebbe mai potuto portarmela via, neanche la morte che mi sembrava essere sempre li in agguato pronta a portarmi via.
Poi c’era lei, il mio angelo dai capelli boccolosi e dal caratteraccio. La mia Nessie.
Amo mia figlia ogni giorno di più, e ogni giorno scopro qualcosa di lei che magari prima non avevo mai notato, ma che il nuovo giorno mi ha permesso di vedere sotto una nuova luce. Lei mi illumina le giornate con il suo sorriso e le sue battutine, riesce a farmi sorridere soltanto guardandola mangiare un biscotto o semplicemente guardandola guardare la tv attentamente.
E’ cresciuta, non è più una bambina e me ne accorgo quando si prepara minuziosamente quando esce con le sue amiche o con il suo ragazzino. E’ un bravo ragazzo e la tratta bene, ma è pur sempre mia figlia, la mia bambina e lo rimarrà anche quando sarà ad un passo dai cinquant’anni. E’ la mia principessa.
Quella mattina in cui credetti per un attimo che il mio mondo stesse crollando, mi trovavo in ufficio durante una video conferenza con la mia azienda in Europa. Mi stavano aggiornando su gli ultimi sviluppi quando la mia segretaria entrò e mi fece segno che era importante, così interruppi la conferenza promettendo di riprenderla il prima possibile e risposi alla telefonata di mia figlia.
<< Tesoro? >> risposi.
La sentii singhiozzare e subito mi allarmai. << Nessie, amore, cosa c’è? >>
Un altro singhiozzo. << Ma-mamma… >> sentii il mio cuore perdere un battito e in un attimo mi ritrovai a correre per le scale troppo sconvolto per prendere l’ascensore.
<< Cosa succede alla mamma?>>
Sentii una voce di sotto fondo e subito qualcuno rispose al telefono.
<< Edward, sono Jake. Bella è stata ricoverata al Presbyterian per un emorragia, noi siamo già qui, ti aspettiamo. >> ed io riattaccai entrando in macchina ed imprecando l’accessi per poi sgommare nel parcheggio e a duecento chilometri orari frecciare per le strade di New York.
In mente non avevo altro che l’immagine di Bella su una letto d’ospedale cosparsa di tubi, ed era un’immagine raccapricciate. Alla mia Bella non poteva succedere nulla o io non avrei saputo come fare senza di lei, senza la mia compagna di vita.
In meno di cinque minuti ero arrivato in ospedale e non mi preoccupai di chiudere neanche la macchina, che la rubassero anche, Bella era più importante di un ammasso di ferraglia.
Entrai in ospedale e dopo aver chiesto con non poca difficoltà dove si trovasse, la mia futura moglie, sfrecciai per i corridoi fino a fermarmi a corto di fiato quando vidi Nessie tra le braccia di Jake che singhiozzava e pensai al peggio.
<< Ne-nessie. >> la chiamai e lei alzò lo sguardo e sentii il mio cuore sgretolarsi.
Quando l’avevo vista per la prima volta mi ero ripromesso di fare qualsiasi cosa più di non farla soffrire e adesso vederla piangere e disperarsi senza poter far nulla perché avrei voluto farlo anche io, mi faceva sentire un pessimo padre e un pessimo uomo.
Mi corse incontro e saltò letteralmente tra le mie braccia stringendosi al mio collo, subito la strinsi a me e le diedi un dolce bacio sulla tempia.
<< Cosa è successo? >> chiesi a Jake che intanto si era avvicinato.
<< Eravamo in cucina a studiare quando abbiamo sentito un tonfo proveniente dalla stanza di Bells e siamo accorsi. L’abbiamo vista contorcersi a terra e c’era de sangue che le scorreva… >> e arrossì.
Non c’era bisogno di dirmi da dove proveniva quel sangue, avevo capito.
Fece spallucce. << Abbiamo subito chiamato il 911 ed eccoci qua… >>.
Annuii e strinsi ancora di più mia figlia tra le braccia per confortarla.
<< Andrà tutto bene, piccola, te lo prometto. >> e le diedi un bacio tra i capelli.
Lei non mi rispose, ma sentii la presa della sue braccia intorno ai miei fianchi farsi più forte. Era il suo modo di dirmi che aveva bisogno di me in quel momento, ed io c’ero.
Non so quanto tempo rimase tra le mie braccia, e non so quanto tempo passò prima che un dottore si avvicinasse a noi.
<< Lei è il signor Cullen? >> mi chiese ed io annuii porgendogli la mano senza mai lasciare mia figlia.
<< Sono il dottor Volturi, sono io che ho operato sua moglie. >>
Deglutii. << Operato? Cos… >>
<< Ha avuto uno stacco della placenta così da causare un emorragia interna che fortunatamente abbiamo arginato salvando il bambino. >>
Lo guardammo tutti e tre con gli occhi sgranata. Bambino?
Mi schiarii la voce. << Mi-mia moglie er…è incinta? >> chiesi sbalordito e sopraffatto dall’emozione che una notizia del genere mi aveva dato.
Il dottore annuì. << Si, di dieci settimane. Non lo sapevate? >> chiese sorpreso.
Scossi la testa. << Ci avevano detto che era un semplice virus allo stomaco e le avevano dato degli antibiotici. >>
Il dottore annuì. << Sono stati quegli antibiotici a causare questo distacco della placenta. Sua moglie ha bisogno di completo riposo e relax  e se è possibile per un po’, fino a quando non sarà nel pieno del secondo trimestre, evitate rapporti sessuali. >> mi desse con professionalità.
Annuii. << Certo, non si preoccupi. >>
Lui mi fece un cenno di assenso. << Adesso le prescriverò delle vitamene e una dieta che sua moglie dovrà seguire, passerò più tardi a vedere come sta. >> e si allontanò.
Guardai mia figlia che non piangeva più, ma che sorrideva entusiasta.
<< Avrò un fratellino o una sorellina, ci credi? >>
Io annuii ancora sotto shock. << Diventerò padre…di nuovo. >>
Mia figlia ignorando il luogo, saltellò e fece un piccolo urletto abbracciandomi.
<< Che bello!! >> e rise dandomi un bacio sulla guancia.
Risi anche io contento e l’abbracciai. Jake ci osservava sorridendo contento, anche lui amava Bella forse quanto l’amavamo noi e per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Dopo varie promesse e moine convinsi mia figlia a tornare a casa, promettendole che appena sua madre si fosse svegliata l’avrei chiamata. Non mi sembrava giusto farla rimanere in ospedale quando potevo benissimamente farlo io senza problemi. Così dopo avermi abbracciato di nuovo se ne andò seguita da Jake, che alzò gli occhi al cielo esasperato ed io sorrisi. Sapevo cosa significava contrattare con le donne della famiglia Swan.
Quando aprii la porta della sua stanza la osservai mente distrattamente si accarezzava il ventre ancora piatto e sorrideva. Adesso sapendo che dentro di lei c’era un’altra vita, la vita di mio figlio, vedevo in lei una luce diversa. Era più luminosa, era più bella.
Mi schiarii la voce e lei si girò di scatto stupita, ma poi un dolcissimo e debole sorriso le illuminò il suo bellissimo viso.
<< Ehi. >> mi salutò.
Mi avvicinai a lei. << Ehi. >> 
Mi fece spazio sul lettino, mi stesi al suo fianco stringendola a me e appoggiando la mano sulla sua che aveva posto inerme sul ventre.
<< Come ti senti, mamma? >> le chiesi accarezzandole i capelli.
La sentii sorridere sul mio petto. << Stanca, ma bene. Te l’hanno detto. >> affermò.
Annuii. << Penso che farò causa a quel branco di incompetenti, stavo rischiando di perdere te e nostro figlio, cazzo! >> imprecai arrabbiato.
Sentii la sua mano stringere la mia. << E’ tutto okey, adesso. Io sto bene ed il bambino anche, non c’è bisogno di arrabbiarsi. >>
<< Ma… >> tentai di protestare, ma lei mi fermò.
<< Abbiamo appena scoperto che stiamo per diventare genitore per la seconda volta, non roviniamo questo momento con inutili arrabbiature, per favore. >> mi implorò quasi.
Sospirai per calmarmi e la strinsi ancora di più a me iniziando ad accarezzarle il ventre. Rimanemmo in silenzio godendoci quel momento pieno di tenerezza fino a che non fu lei a spazzare quel mutismo.
<< Sierra! >> esclamò.
La guardai sorpreso. << Cosa? >>
Mi guardò. << La chiameremo Sierra. Sierra Cullen! >> disse tutta contenta.
La guardai sconvolto. << Sembra il nome di un cavallo e poi è un ometto. >> dissi gongolante.
Lei mi fulminò, poi sbuffò. << Questa è la parte della storia in qui litighiamo sul sesso del bambino finendo per divorziare, nel nostro caso lasciarci? Ti risparmio il fiato, sarà una femmina è la chiameremo Sierra, fine della discussione e ora baciami! >> disse irritata.
Rimasi un attimo interdetto, ma poi ricapitolai e la baciai come lei mi aveva imposto.
Contrattare con le donne Swan è una partita persa in partenza.  




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Angolo conoscenze.
E voi come chiamereste i vostri bambini o chi ne ha già qualcuno
qual è il loro nome?
A me piacerebbero Gaia o Anita per le femminucce,
per i maschietti Simone o Domenico o Alessandro.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


Ciao mie dolci ciambelline, come state? Io sto bene, più o meno.
Allora che mi dite di new? Io ho sempre la solita vita piatta. Ah(sospiro) che monotonia!!!!
Una novità però c'è... ho scritto una storia originale, romantica, mi piacerebbe tanto che voi la leggeste.
Sotto il cielo di New York ---> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=717529&i=1 
Mi aspetto tanti commenti, chiaro? Ihih
Cmq basta parlare, vi lascio al capitolo.
Buona lettura, girls.
xoxo Alex.



Capitolo 36




<< EDWARD CULLEN, ALZA QUEL CULO E’ VIENI QUA!!! >> urlai ormai stanca di quella situazione.
Da quando Edward aveva saputo che ero incinta e che avevo bisogno di cure era diventato uno psicopatico e mi stava facendo pentire di essere andata a vivere con lui. Non avevo più una vita, potevo alzarmi solo per andare in bagno perché poi era lui a portarmi il pranzo o la cena a letto, a portarmi un bicchiere d’acqua e a vestirmi. Fortunatamente mi ero fatta valere per quanto riguarda lo scrivere dei miei articoli o avrebbe fatto anche quello.
Il suo appartamento era su un solo piano o avrebbe portato il letto in salotto per evitarmi di fare le scale.
Avevo cercato molte volte di intavolare con lui una conversazione su quanto tutto ciò mi facesse sentire inutile e infelice, ma lui era stato irremovibile peggio di una montagna.
Intanto ero già al quarto mese ed era appena finito maggio e quindi l’aria si era fatta più calda ed era un peccato non godersi le belle giornate nei parchi, e Nessie ed io ogni anno passavamo quasi tutti i pomeriggi nel parco, ma non quell’anno. Perché Edward me lo aveva proibito portandocela lui e lasciandomi sola con Alice che era psicopatica quanto lui.
Alice mi aveva riempito di vestiti adatti ad ogni mese, avevo l’armadio pieno zeppo di vestitini larghi e prendisole, vestaglie e pigiamini di seta ultra comodi e mi aveva comprato anche una quantità indecente di pantofole comode. Sembrava mi dovessi ricoverare in ospedale. 
Con maggio era venuto anche il fatidico momento del ‘ballo di fine anno’ su cui io e mia figlia avevamo fantasticato tutta una vita e adesso che era arrivato il momento di andare in giro per negozi a scegliere il vestito perfetto con tanto di scarpe perfette, Edward me lo aveva impedito mandando Alice con lei.
Quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso ecco perché mi ritrovavo ad urlare come un’ossessa in casa.
Edward accorse subito da me e mi guardò preoccupato. << Cosa c’è, amore? >>
Avevo infilato uno dei tanti vestitini che mi aveva comprato Alice e al piede avevo infilato un paio di sandali bassi e comodi e stavo riempendo la borsa.
Mi guardò confuso. << Dove pensi di andare? >> mi chiese irritato.
Lo fulminai con lo sguardo. << Vado con mia figlia a comprare il vestito per il ballo. >> dissi cercando di trattenermi.
Lui mi guardò. << Tu non vai da nessuna parte. >>  disse convinto che anche sta volta lo avrei accontentato, ma si sbagliava.
Mi avvicinai a lui puntandogli un dito al petto. << Stammi un po’ a sentire, Edward Anthony Cullen, ne ho piene le palle di questo tuo atteggiamento. Sono incinta, dannazione, non sono una malata terminale. Io adesso andrò con mia figlia a comprare il vestito e mi comprerò anche un enorme gelato al cioccolato e tu, signor NO, starai buono qui ad aspettarmi. >> dissi infervorata e lui ad ogni parola che dicevo strabuzzava gli occhi.
Infilai il leggero cardigan e mi diressi alla porta con lui che mi seguiva cercando di fermarmi, ma io ero irremovibile.
<< E un’altra cosa… stasera quando torno, scopiamo! >> dissi sbattendo la porta alle mie spalle e sorridendo compiaciuta vedendo la sua faccia sconvolta.
Da quando aveva saputo che ero incinta, non mi aveva toccata neanche con un dito e avevo l’eccitazione a mille. Si limitava ad abbracciarmi e a darmi casti baci sulla guancia e sulla fronte senza mai andare oltre come se avesse paura che un bacio sulle labbra potesse farmi abortire. Gli avevo spiegato molte volte che fare sesso durante la gravidanza poteva solo far bene al mio stato e al bambino, ma lui non aveva voluto sentire storie.
Giù al palazzo ad aspettarmi c’erano mia figlia ed Alice che sembrava una bambina che per la prima volta va al parco.
<< Alice, mia figlia deve andare al ballo, non tu. >> dissi esasperata stringendo Nessie a me che appena mi aveva vista mi aveva abbracciata contenta che fossi con lei.
Alice sbuffò. << Lasciami divertire, Bells. >> ed io alzai gli occhi al cielo.
Per tutto il pomeriggio non facemmo che girare per negozi fino a che non arrivammo all’atelier di Alice e Nessie finalmente trovò il suo vestito perfetto. Nessun vestito in nessun negozio aveva attirato la sua attenzione, ma quando aveva visto quel vestito si era avvicinata quasi fluttuando e lo aveva guardato con occhi lucidi.
Si girò verso di me. << E’ questo. >> disse convinta ed io sorrisi seguita da Alice che saltellando lo prese e glielo porse per provarselo.
Io ed Alice ci accomodammo sulle poltroncine nella sala prove e aspettammo che Nessie uscisse per vedere se era davvero perfetto per lei o meno e se avevamo qualche dubbio all’inizio, quando la vedemmo uscire con quella meraviglia che le scendeva addosso, non ne avemmo più.
Era meravigliosa.
Il vestito era lungo, com' era stato richiesto nell’invito, di un rosa antico lieve. Aveva il corpetto cosparso di pietruzze e poi aveva la gonna che le scendeva morbida sulle gambe fino a scendere come una coda di sirena. Quel colore si sposava una meraviglia con i suoi boccoli color del bronzo come il padre.
<< Allora? >> chiese imbarazzata.
Alice applaudiva come l’ossessa e girava per il negozio in cerca di un paio di scarpe da abbinarci, io rimase ad osservare mia figlia non so per quanto tempo.
<< Mamma? >> mi chiese preoccupata.
Mi riscossi e le sorrisi dolcemente avvicinandomi a lei. << Tesoro sei bellissima. >> le dissi commossa e lei rise imbarazzata.
<< Davvero? >>
Annuii. << Davvero. >> e lei mi diede un bacio sulla guancia.
Alice urlando come un' assatanata entrò nella stanza con in mano un paio di scarpe dello stesso colore del vestito, ma di pelle lucida e con un tacco vertiginoso. Mia figlia spaventata da tanto entusiasmo fece un passo indietro, ma Alice riuscì a raggiungerla e gliele infilò al piede.
<< Fa una sfilata, tesoro. >> le disse tutta eccitata.
Nessie annuì afflitta e fece la sua sfilata in modo impeccabile ed Alice faceva il tifo per lei come se fosse ad una partita di football e la sua squadra stesse vincendo.
Osservai mia figlia divertirsi a fare la modella e il suo sorriso dolce e la sua risata contagiosa identica al padre e non potei fare a meno di commuovermi pensando a quanto fosse cresciuta e a quanto si fosse fatta bella.
Come avevo detto ad Edward, dopo aver fatto un po’ di compere tra cui un bellissimo quanto sexy completino intimo per sedurlo, ci eravamo fermate a comprare un enorme gelato al cioccolato che io avevo letteralmente divorato. Grazie ad Edward e alle sue manie, non avevo toccato neanche un po’ di cioccolato in quei due mesi e mi sentivo male, mi sentivo come un drogato in disintossicazione.
<< Stanotte farete scintille, eh? >> chiese Alice all’improvviso facendo sbiancare mia figlia.
<< Alice, ti prego, non davanti a me. >> disse disgustata.
Io sorrisi divertita. << Spero di si. >> dissi facendo strabuzzare ancora di più gli occhi a mia figlia.
Alice sorrise. << Dacci dentro, sorella. >>
Mia figlia all’ennesimo commento si alzò in piedi indignata. << Okey, stanotte dormo da Leah! >>
Io e Alice ridemmo e mia figlia sbuffò indignata.
Come aveva detto, Nessie era andata a dormire da Leah così avevamo la casa solo per noi. Passai in rosticceria a prendere qualcosa da mangiare e in pasticceria a prendere il dolce da mangiare magari a letto. Quando tornai a casa Edward non c’era, ma aveva lasciato un biglietto con scritto che andava in palestra, ma che sarebbe tornato non più tardi delle nove. Ne approfittai per fare un bagno e per prendermi cura del mio corpo, per renderlo più bello e attraente per quella sera. Infilai il completino intimo che avevo comprato quel pomeriggio e sopra misi un leggero vestitino blu che Alice mi aveva portato dal suo atelier, mi truccai leggermente e asciugai i miei capelli in morbide onde per poi alzarli da un lato con un mollettina blu. A conclusione dell’opera mi guardai allo specchio e sorrisi compiaciuta vedendomi più bella e luminosa, forse aveva ragione Edward, la gravidanza mi faceva bene.
Quando tornai in cucina, guardai l’orologio e mi resi conto che erano le nove meno un quarto così decisi di riscaldare la cena e apparecchiare la tavola in salotto. Dopo averla sistemata, decisi di osare e accesi qualche candela di qua e di la rendendo l’atmosfera romantica e suggestiva.
Avevo appena finito di sistemare la cena a tavola quando sentii la porta d' ingresso aprirsi.
<< Bella, amore? >> mi chiamò e sentii i passi avvicinarsi.
Mi posizionai vicino alla tavola e lo accolsi con un dolce sorriso specchio del suo quando notò cosa avevo fatto.
<< A cosa devo tutto questo? >> mi chiese avvicinandosi a me e dandomi un bacio sulla fronte.
Sorrisi. << Volevo passare una serata romantica con te. >> dissi semplicemente e lui sorrise.
Ci accomodammo a tavola e iniziammo a cenare e parlare. Gli raccontai del pomeriggio che avevamo passato per i negozi e alzò gli occhi al cielo quando gli raccontai del solito comportamento esagerato della sorella.
<< Non crescerà mai. >> commentò semplicemente tornado ad ascoltarmi.
Sbuffò infastidito, ma anche orgoglioso quando gli raccontai che sua figlia aveva trovato il vestito perfetto per lei che la faceva sembrare una vera principessa.
<< Non ha bisogno di un vestito per sembrare una bellissima principessa, lo è già. >> disse sorridendo intenerito ed io gli lasciai un bacio sulla guancia.
Dopo aver finito di cenare, Edward si offrì di pulire i piatti ed io mi occupai del dolce portandolo in salotto e poggiando i piatti sul tavolino di legno. Dopo neanche cinque minuti Edward mi raggiunse e mi fece stendere  su di se dandomi un dolce bacio sulla fronte.
<< Questa sera sei bellissima. >> mi disse ed io sorrisi.
<< Non so se riuscirò a resistere questa notte. >> mi sussurrò all’orecchio con voce roca.
Deglutii e lo guardai. << Io non voglio che tu lo faccia. >> dissi in un sussurro senza distogliere lo sguardo dal suo.
Mi guardò negli occhi per un interminabile minuto poi lasciandomi sorpresa mi sollevo e portandomi tra le sue braccia si diresse in camera da letto ed io esultai dentro. Mi depose dolcemente a terra e mi guardò negli occhi accarezzandomi il viso, poi il collo fino a immergere le sue mani nei miei capelli. Chiusi gli occhi godendomi il tocco delle sue mani che lente mi accarezzavano la testa e i capelli, continuò sul collo e poi sulla spalla.
<< Mi sei mancata. >> mi sussurrò con le labbra sul mio collo, dove depositò un dolce bacio facendomi rabbrividire.
Percorse con le labbra lo stesso percorso delle sue ditta regalandomi dei brividi su tutto il corpo. Si staccò da me e lentamente mi tolse la forcina dai capelli e me li scostò lasciando libero il mio collo, portò le mani dietro la mia schiena dopo abbassò la lampo del vestito facendolo scivolare lentamente su mio corpo fino a cadere con un tonfo sordo sul parquet.
Lo vidi strabuzzare gli occhi e sorrisi compiaciuta. << Ti piace quello che vedi? >>
Lui sorrise sghembo. << Direi. >> e continuò con le sue leggere carezze e i suoi leggeri baci che mi faceva infiammare completamente.
Con le labbra scese sulla mia clavicola, poi proseguì sul mio seno sfiorandolo da sopra il pizzo del reggiseno, scese sul mio ventre,  dove rimase qualche attimo in più baciando sia me che la creatura che stava nascendo dentro di me. Arrivò al bordo del mio tanga e proseguì sul mio ponte di venere ed un sospiro estasiato uscii dalle mie labbra. Mi stava facendo impazzire.
Si rialzò e girò intorno trovandosi di spalle, torturandomi di più non facendomi vedere i suoi bellissimi occhi. Sentii le sue mani delicate sganciare il laccetto del reggiseno in un solo click, le sentii prendere le sottili bretelline facendole scorrere sule mie spalle dando un bacio su ogni lembo di pelle conquistato facendomi gemere di piacere.
Quando il reggiseno cadde a terra sentii le sue mani che lente risalivano per la schiena passando per i fianchi e il ventre fino a salire su i miei seni e avvolgerli dolcemente. Un gemito più forte dell’altro uscii dalle mie labbra e appoggiai la mia schiena sul suo petto per godere a pieno delle sue carezze.
Continuò ad accarezzarmi prima lentamente, poi sempre con più pressione fino a farmi sospirare e gemere in modo indecente, ma non si fermò anzi rincarò la dose baciandomi il collo e la palla lasciati scoperti dai capelli.
<< Ed-edward. >> sospirai e lui si fermò.
<< Cosa? >> chiese con voce roca stringendomi a se facendomi sentire quanto fosse eccitato.
Scossi la testa e mi giri verso di lui, lo guardai nei suoi occhi verdi diventati più scuri per la lussuria che ospitavano.
<< Baciami. >> sussurrai e lui sorrise accontentandomi.
Finalmente mi baciò, come non faceva da molto e mi aggrappai alle sue spalle per non cedere nelle gambe. Lui mi sostenne stringendomi a se sollevandomi quale tanto che bastava per restare più comodi e per evitare a lui dolori al collo.
Mi fece sedere in ginocchio sul letto continuando a baciarmi ed io ne approfittai per sfilargli la maglia che ancora aveva addosso come il resto degli indumenti. Lo spogliai lentamente come lui aveva fatto con me dedicando al suo corpo le stesse attenzioni che lui aveva dedicato a me sorridendo compiaciuta quando gli scappava qualche sospiro o gemito.
Quando restammo entrambi con solo un indumento addosso, mi distese dolcemente sul letto  mi si sdraiò di fianco per paura di schiacciarmi troppo sul ventre.
<< Edward, non mi farai del male. >> lo rassicurai.
Lui sorrise imbarazzato. << E’ che non…non so cosa fare, come comportarmi. >>
Sorrisi intenerita e lo strinsi a me. Per lui era tutto nuovo perché non era stato con me durante la gravidanza di Nessie e non sapeva come comportarsi con una donna incinta, così decisi di rendergli le cose meno complicate.
Invertii le posizioni fino a trovarmi cavalcioni sulle sue gambe con le sue mani ancorate ai miei fianchi.
<< Ti va se…conduco io? >> gli chiesi e lui sorrise annuendo.
Mi abbassai all’altezza del suo viso e lo baciai dolcemente sulle sue labbra, lo baciai a lungo mentre le sue mani vagavano sul mio corpo facendomi venire la pelle d’oca. Le mie mani vagavano sul suo petto e sul suo ventre facendolo sospirare estasiato.
<< Be-bella. >> mi implorò quasi.
Scesi dal letto e lui si alzò reggendosi sui gomiti. Con studiata lentezza mi tolsi il tanga e lo feci scivolare sulle mie gambe nude senza mai staccare i miei occhi dai suoi che mi guardavano famelici. Mi avvicinai lentamente a lui e gli sfilai i boxer liberandolo finalmente in tutta la sua gloria e bellezza e sorrisi soddisfatta vedendolo così sull’attenti.
Lentamente salii gattonando sul letto fino a ritrovarmi di nuovo cavalcioni sul di lui e senza staccare il mio sguardo da lui lo lasciai scivolare in me. Contemporaneamente sospirammo di piacere e stringemmo la presa che avevamo ognuno sul corpo dell’altro.
Dopo un attimo passato a godermi quella sensazione di pienezza, cominciai a muovermi dolcemente e lentamente e lentamente e dolcemente Edward mi assecondava accarezzandomi le gambe e i fianchi.
Più mi muovevo e più i nostri sospiri e gemiti aumentavano espandendosi per la stanza silenziosa. Potevo sentire il mio cuore battere all’impazzata e il mio sangue pompare più velocemente nelle vene.
<< Dio… >> si lasciò sfuggire Edward quando aumentai il ritmo.
Quando si è incinta l’eccitazione è più amplificata così il mio orgasmo era quasi vicino ed Edward se ne accorse così con gentilezza ribalzò le posizioni fino a ritrovarsi su di me senza mai smettere di muoversi. Si puntellò sulle braccia per non pesarmi e si muoveva più velocemente, ma sempre delicatamente.
Cominciai a sentire il conosciuto calore espandersi nel mio basso ventre fino a mandarmi in escandescenza e le contrazioni partirmi dalle dita dei piedi, passando per lo stomaco e arrivando lì dove tutti sarebbe finito in un' esplosione di sensazioni.
Mi liberai in un urlo trionfante seguito dopo pochi secondi da quello soffocato di Edward che subito si accasciò al mio fianco senza uscire da me.
Subito la stanchezza dell’intera giornata si fece sentire facendomi chiudere gli occhi assonnata.
<< Buonanotte, angelo mio. >> sentii sussurrarmi all’orecchio prima di sprofondare in un dolce riposo.   


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Angolo conoscenze.
Avete mai pensato a cosa avreste fatto
se foste nate in una famiglia milionaria?
Io ci ho pensato qualche volta e mi sono divertita
anche ad immaginarmela.
Mi immagino, come minimo trenta chili in meno :);
con abiti firmati, ma senza strafare; una bellissima macchina;
un armadio alla Carry Bradshow di sex and the city;
un bellissima camera tutta nelle tonalità del viola; una bellissima
quanto illimitata carda gold e tanti , ma tanti libri.
Ah (sospiro) se fosse vero!!!!
Non mi lamento della mia vita, mi piace, ma se solo
a volte non potessi sempre preoccuparmi per qualcosa,
mi sentirei meno stressata e più libera.

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


Non ve lo aspettavate, eh? E invece ecco la vostra Mary, in anticipo. WOW!!!!
Cmq mie dolci amiche, come state? Io mi sento gonfia come un pallone e ho mangiato solo una misera pizza margherita. UFF!!!!
Vebbè dai cmq, tornando a noi. Ecco un nuovo capitolo.
Non è ancora il momento del ballo, ma non disperate arriverà presto.
Prima di farvi leggere il capitolo vorrei chiedervi una cosa...
Ieri mi è venuta in mente una cosa. E se facessi una piccola copertina per la storia? Ma poi mi sono detta 'Mary, ma tu sei un'incapace con ste cose, che cazzo di copertina vuoi fare?'
Quindi che ne dite di farne qualcuna, se ne avete voglia e tempo? Potete divertirvi quanto volete!!!!
Adesso è proprio tutto... anzi no, vi ricordo la mia storia originale Sotto il cielo di New York ----> http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=717529&i=1 
Un'utlima cosa, poi davvero vado. Ho notato un calo di recensioni, cosa succede?
Adesso scappo, miei amori.
xoxo Alex.



Capitolo 37 





Era venerdì sera e mi stavo concedendo una doccia rigenerante dopo la giornata infernale che avevo passato con Alice e Nessie per i preparativi di quest’ultima per quella sera. Quella sera mia figlia avrebbe partecipato al suo primo ballo scolastico ed ero così contenta e fiera di lei che appena ci pensavo il mio cuore si riempiva di amore per quello scricciolo che senza rendermene conto era cresciuta sotto i miei stessi occhi ed era diventata una bellissima ragazza.
Quella sera avremmo partecipato anche io ed Edward come ‘sentinelle’. Avevamo il compito insieme ad altri genitori di controllare che la serata andasse bene senza intoppi.
Quando una settimana prima ero andata a scuola per presiedere al consiglio dei genitori con il preside mi ero trovata davanti la persona che meno mi sarei aspettata. Emmett.
Appena mi aveva visto arrivare il suo viso si era illuminato, sorridendo come faceva sempre facendo spuntare le sue famosissime fossetto da bambino dispettoso.
<< Bella. >> mi aveva chiamato e facendo attenzione alla mia pancia che si vedeva chiaramente dalla maglia che avevo, mi abbracciò facendomi ritrovare quell’antico calore che sapeva di affetto e spensieratezza.
Quando si staccò da me osservò la mia pancia e l’accarezzò dolcemente. << Hai già saputo cos’è? >>
Scossi la testa un po’ sorpresa di quel suo essere a suo agio con me. La donna che gli aveva spezzato il cuore.
<< Non ancora. >> dissi.
Lui sorrise annuendo e continuando ad accarezzare la mia pancia, quella situazione si faceva sempre più imbarazzante.
<< Mi sono innamorato di un’altra. >> mi disse all’improvviso lasciandomi spiazzata e piacevolmente sorpresa.
<< Da-davvero? Ma è fantastico! >> e sorrisi abbracciandolo.
Lui non sembrava troppo euforico, anzi, sembrava teso.
Gli posai la mano sulla spalla. << Cosa c’è? >>
Sospirò. << Facciamo così… ti va se andiamo a cena domani sera? Porta anche Edward… >> disse lasciandomi sorpresa.
Ricordo ancora ogni singolo momento di quella sera.
 
Edward stava seduto in salotto davanti al pc posto sul tavolo in quel momento strapieno di carte e moduli. Era così attendo da non avermi neanche sentito sedermi accanto a lui con una tazza di caffè caldo con panna e una zolletta di zucchero come piaceva a lui.
<< Ehi. >> lo chiamai.
Lui alzò lo sguardo dal pc e mi sorrise dolcemente. Si tolse gli occhiali, che usava solo quando lavorava, e si porse verso di me dandomi un dolce bacio sulle labbra.
<< Piccola. >>
Sorrisi anche io. << Potresti dedicarmi qualche minuto? Devo dirti una cosa. >>
Lui annuì e dopo essersi stropicciato gli occhi stanchi , si girò verso di me e mi sorrise incoraggiante.
<< Oggi a scuola ho incontrato Emmett. >> dissi tranquilla.
Lo vidi irrigidirsi un attimo, ma non disse nulla così io continuai.
<< Era così felice di vedermi e non sai quante moine ha fatto alla mia pancia. >> e sorrisi divertita.
Edward fece un sorriso storto. << E quindi? >> mi incitò a continuare.
<< Mi ha detto che si è innamorato di una ragazza e che vorrebbe farmela conoscere, domani sera a cena. Noi quattro. >> dissi senza fare pause.
Edward mi guardò inarcando un sopracciglio. << Ci ha invitati a cena per conoscere la sua fidanzata? >> io annuii. << Ma è scemo? >> chiese sempre più confuso.
Alzai gli occhi al cielo. << Non è scemo. Vuole condividere con me la sua nuova vita, che c’è di male? >>
<< Il fatto che sei quasi la sua ex moglie? >> mi disse poi scosse la testa come se quello che stessi dicendo fosse una bestemmia.
<< Eh dai Edward, cosa ti costa? >> chiesi facendogli gli occhietti dolci che associato al mio stato di donna incinta, aveva un effetto devastante su di lui.
Infatti. << Eh vabene, donna. Ma questa me la paghi. >> mi disse prima di prendermi tra le sue braccia e portarmi nella nostra stanza per ‘farmela pagare’.
Il giorno dopo Emmett mi mandò un messaggio con scritto l’ora e il luogo e con un ‘non vedo l’ora di fartela conoscere’ mi salutò facendomi sorridere intenerita da tanta felicità.
Edward durante tutto il tragitto da casa al ristorante non fece altro che sbuffare e trovare mille scuse pur di non andare, scatenando solo risate da parte mia. Era così buffo nella parte del ‘ragazzo geloso’.
Quando arrivammo al ristorante vedemmo Emmett che si sbracciava da una tavolo e dopo un’altra raccomandazione fatta ad Edward, come i bambini, ci avvicinammo e notammo che era solo.
Mi abbracciò. << Ciao Bella. >> e sorrise con il suo sorriso da orso che tanto mi era mancato.
Edward si schiarì la voce ed Emmett lo guardò sorridendogli , il mio ragazzo rimase sorpreso.
<< Ciao Edward. >> e gli offrì la mano che Edward strinse un po’ titubante.
<< Accomodatevi, lei arriverà tra un po’. Problemi con il fratello. >> la giustificò e noi sorridemmo.
Ordinammo da bere, io un succo di frutta che tanto odiavo, ma era l’unica cosa che Edward mi permetteva di bere oltre all’acqua.
<< Raccontami un po’ di lei. >> gli dissi.
Lui stava per rispondere quando lo vidi aprirsi in un sorriso luminoso e guardare un punto dietro di noi. Doveva essere arrivata e infatti…
<< Ciao tesoro, scusa il ritardo. >> disse una voce alle nostre spalle.
Immediatamente io ed Edward ci irrigidimmo conoscendo quella voce, ma non era una qualunque. Era la voce, era la voce di mia sorella Leah.
Ci girammo tutti e tre contemporaneamente e sgranammo gli occhi in simultanea.
<< Le-leah? >> chiedemmo io ed Edward sotto shock.
Lei ci guardava ad occhi sgranati. << Ragazzi? >> chiese non troppo convinta di quella che stava vedendo.
Guardai prima lei, poi posai lo sguardo sulla mano che aveva appoggiato sul petto di Emmett in un gesto affettuoso e da amante e poi guardai Emmett che ci guardava curioso.
<< Vi conoscete? >> chiese, infatti.
Io annuii. << E’ mia sorella. >> dissi e Leah sorrise intenerita dal modo in cui l’avevo chiamata e non potei fare a meno di ricambiare.
Emmett sgranò gli occhi. << Oh! >> esclamò.
Ci fu un attimo di silenzio spezzato poi dalla risata inconfondibile di Edward. Era scoppiato a ridere mentre ci guardava e noi dopo un attimo di smarrimento ci unimmo a lui, ritenendo quella situazione abbastanza comica ed inaspettata.
Il cameriere era appena andato via con le nostre ordinazioni quando Leah iniziò il discorso tanto temuto.
<< Quindi è lui l’uomo che hai lasciato per Ed. >> disse tranquillamente.
Abbassai lo sguardo ed annuii. Sentii la sua mano appoggiarsi sulla mia e alzai lo sguardo, sorrisi imbarazzata vedendola guardarmi in modo dolce come solo lei sapeva fare. Era la mia mamma chioccia.
<< Nonostante vorrei ucciderti per averlo fatto soffrire te ne sono grata. Se non l’avessi lasciato adesso non sarebbe mio. >> e si girò a guardarlo con occhi innamorati.
Emmett le restituì lo sguardo, poi afferrò la sua mano e le diede un dolce bacio sul dorso sorridendole dolce. Mi si strinse il cuore dalla contentezza e mi commossi, diedi la colpa ai miei ormoni, ma ero solo contenta di non aver impedito ad Emmett di essere ancora felice.
<< Oddio ecco che piange. >> disse Edward avvolgendomi le spalle con un braccio per confortarmi.
Tirai su col naso. << Sono gli ormoni, deficiente. >>
E risero prendendomi in giro. Quella è stata una delle più divertenti della mia vita.
 
L’urlo di Alice, che si trovava nella mia stanza, mi fece riscuotere e chiusi il getto d’acqua ormai diventato freddo. Uscii dalla doccia e mi avvolsi in un telo, poi uscii fuori dove la trovai con spazzola e phon vicino allo specchio.
<< Cosa vuoi fare? >>
Lei mi guardò sbuffando. << Hai un ballo stasera, voglio solo aggiustarti un po’. >>
Alzai gli occhi al cielo. << Non sono io che ho un ballo, Alice, quindi vado in jeans e felpa. >> dissi sorridendo convinta della mia tesi e così mi avvicinai al mio armadio, ma non feci in tempo perché un uragano dagli occhi in fiamme mi si parò davanti.
<< Stasera dovrai essere perfetta! >> mi disse calcando sulla prima parola della frase.
La guardai confusa. << Perché stasera devo essere perfetta? >> le domandai rimarcandola anche io.
Lei sbuffò e mi indicò la sedia che aveva preparato. Lanciai un’occhiata al mio specchio e mi resi conto che la superficie di marmo rosa era sommersa da trucchi e creme di ogni genere. Era un’invasione.
<< Dai, Bells! >> mi implorò e sfoderò la sua faccia da cane bastonato dal labbro tremulo e gli occhi luccicosi.
Trattenni un’imprecazione e mi accomodai davanti allo specchio e per l’ora successiva mi feci trattare come una bambola.
Quando Alice mi diede il permesso di osservarmi allo specchio rimasi piacevolmente sorpresa di trovarmi bella, anzi bellissima.  Il mio viso leggermente più paffutello per la gravidanza era luminoso, esaltato ancora di più dai tenui colori caldi che Alice aveva usato per truccarmi: i capelli erano stati asciugati in morbide onde, ma tirante all’insù nei lati e fermati da una spilla blu luccicante alla luce. Il vestito che mi aveva fatto indossate era blu senza spalline e scendeva largo in tante pieghettine fino a posarsi sul pavimento e al piede avevo indossato un paio di sandali non troppo alti argento.
Mi osservai ancora un attimo allo specchio e poi guardai Alice che mi guardava fiera del suo lavoro.
<< Non male. >> commentai facendola infuriare.
<< Non male? Sei perfetta! >> si irritò ed io risi abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia.
<< Sei la migliore. >> e lei sorrise.
<< Lo so. >> ed uscì dalla stanza rimanendomi da sola.
Mi osservai ancora un attimo e dopo aver preso la stola e la mini borsetta uscii fuori dove mi stava aspettando un Edward troppo teso per una semplice serata da passare circondato da adolescenti con il testosterone a mille.
Appena sentì il ticchettio dei miei tacchi si girò verso di me e dopo un attimo stupore e meraviglia mi sorrise dolcemente.
<< Sei bellissima. >> mi sussurrò facendomi sorridere imbarazzata.
Insieme andammo in salotto per aspettare Nessie che apparve pochi minuti dopo in tutta la sua bellezza. Alice le aveva acconciato i capelli in morbide onde e le aveva truccato il viso leggermente cercando di non farla sembrava più grande degli anni che aveva.
Le sorrisi. << Amore, sei bellissima. >>
Lei sorrise imbarazzata. << Anche tu. >>
Mi girai verso Edward notando che non aveva ancora detto niente e capii perché appena notai la sua mascella aperta e i suoi occhi fuori dalle orbite. Era letteralmente pietrificato mentre guardava sua figlia ed io sorrisi divertita.
<< Papà? >> chiese titubante mia figlia.
Edward scosse la testa riprendendosi. << Amore mio, sei… uno spettacolo. Bellissima. >> e le si avvicinò per darle un bacio sulla punta del naso facendola arrossire.
<< Gr-grazie. >>
In quel momento bussarono alla porta ed Alice corse ad aprirla come un razzo e dopo pochi secondi apparve con uno Jake imbarazzato che in mano aveva una scatola con un fiore all’interno.  Appena lo vidi sorrisi intenerita, era così carino con il suo smoking e la sua aria da ragazzino.
Lo vidi alzare il viso verso Nessie e poi sgranare gli occhi guardandola con ammirazione e amore.
<< Nessie, piccola, sei bellissima. >> le disse avvicinandosi.
Nessie arrossì di botto. << Anche tu. >> sussurrò timidamente e si lasciò infilare al polso il fiore che Jake le aveva portato. Richiamava il colore del suo vestito.
Edward si schiarì la voce interrompendo quel momento romantico ed io alzai gli occhi al cielo.
<< Andiamo? >> disse in modo brusco.
Quando varcai la porta di casa, mi resi conto che quella sarebbe stata una sera da non dimenticare. 


Bella http://www.google.com/imgres?imgurl=http://www.haisentito.it/img/jessica-alba-incinta.jpg&imgrefurl=http://www.rss-notizie.it/article_jessica_alba_incinta_in_arrivo_il_secondo_figlio__7180143.htm&usg=__3QcKX73j4BK67EFqEMTMMY0_VaQ=&h=500&w=329&sz=17&hl=it&start=27&sig2=hypVOBo6XDAgJwfiFW54Tg&zoom=1&tbnid=_JfdVnkmw5CadM:&tbnh=124&tbnw=71&ei=u8XnTcugGZCr8QPi87mRCg&prev=/search%3Fq%3Djessica%2Balba%2Bincinta%26hl%3Dit%26biw%3D1345%26bih%3D558%26gbv%3D2%26tbm%3Disch&itbs=1&iact=rc&dur=290&page=2&ndsp=28&ved=1t:429,r:0,s:27&tx=24&ty=79 

Nessie http://www.google.com/imgres?imgurl=http://cache.daylife.com/imageserve/08x768V7XWbsc/340x.jpg&imgrefurl=http://ellibi16.blogspot.com/2010_04_01_archive.html&usg=__LHE_beIsP99ukT9pO0IWfiSEtxY=&h=510&w=340&sz=53&hl=it&start=149&sig2=VIxUzhRTODwPaYEpRmbJOA&zoom=1&tbnid=4IDwqxyKll-b_M:&tbnh=160&tbnw=102&ei=2v_jTfm7CMaXOon11P8G&prev=/search%3Fq%3Dtaylor%2Bswift%2Bvestiti%26hl%3Dit%26gbv%3D2%26biw%3D1345%26bih%3D583%26tbm%3Disch&itbs=1&iact=hc&vpx=810&vpy=197&dur=910&hovh=275&hovw=183&tx=93&ty=209&page=8&ndsp=25&ved=1t:429,r:21,s:149&biw=1345&bih=583 


Fiore al polso http://www.google.com/imgres?imgurl=http://www.matrimonio.com/usr/0/5/1/5/cfb_3659.jpg&imgrefurl=http://www.matrimonio.com/forum/addobbi-fai-date--t1490&usg=__wzM_USqoKKomPb7QqWkwPeyHlCY=&h=381&w=450&sz=91&hl=it&start=24&sig2=4yW9D7bUmLsERhgtLmXgSw&zoom=1&tbnid=Aa8hlJrOFwGs9M:&tbnh=118&tbnw=139&ei=AmLpTemUOYGYOp_cnaUB&prev=/search%3Fq%3Dfiori%2Bda%2Bpolso%26hl%3Dit%26biw%3D1345%26bih%3D558%26gbv%3D2%26tbm%3Disch&itbs=1&biw=1345&bih=558&iact=rc&dur=170&page=2&ndsp=24&ved=1t:429,r:6,s:24&tx=96&ty=51 



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Angolo conosceze.
Qual è il vostro fiore preferito?
Io adoro il fiore di loto, infatti a settembre
andrò a tatuarmelo.

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Capitolo 38
*** Capitolo 38 ***


Ehilà ciambelline, come state? Questa settimana è stata orrenda, un tempo di merda. Uff...
Voglio andare al mare, sembro una mozzarella.
Cmq eccomi dopo giusto, giusto una settimana. La scorsa settimana alcune di voi leggendo il capitolo hanno incominciato a fare supposizioni su quello che sarebbe successo in questo, ma io non ho mai voluto rispondere perchè non mi sembrava giusto togliervi la sorpresa ed il divertimento se fosse successo davvero.
Non vi anticipo nulla, okey?
Buona lettura, bimbe.
xoxo Alex


Capitolo 38





Ero stata costretta a restare seduta per quasi tutta la durata del ballo mentre il mio quasi ex ragazzo, perché mi aveva scocciato con le sue ossessioni, era stato in giro a supervisionare la situazione o meglio a controllare se Jake stringeva più del dovuto Nessie a lui.
Ormai era un caso perso ed era inutile provare a farlo ragionare per di più non dopo aver appurato che non era solo Jacob a provare dell’interesse per la sua bambina. Aveva scoperto parecchi ragazzini guardarla in modo strano e se non l’avesse fermato Emmett, anche lui supervisore della serata, avrebbe cacciato qualcuno fuori a pedate.
Ad accompagnare Emmett quella sera c’era la mia Leah, così non mi ero sentita così sola.
<< Ti va una fetta di torta? >> mi chiese lei indicando la tavola dei dolci.
Annuii. << Almeno sfogo la mia irritazione sul cioccolato. >>
Lei sorrise divertita e si alzò lasciandomi sola non per molto perché mi si avvicinò Edward in tutta la sua bellezza.
<< Ciao piccola. >> mi salutò dandomi un bacio sula fronte.
Gli lanciai un’occhiataccia. << Sto pensando seriamente di lasciarti. >> gli dissi stizzita.
Lui rise divertito. << Hai dimenticato un particolare? >> ed indicò la pancia, cioè il bambino e Nessie.
<< Posso crescerli da sola, sono brava. >>
Lui scosse la testa. << Mi dispiace, ma dovrai sopportarmi per molto, ma molto tempo. >>
Sbuffai. << E’ una minaccia? >> gli chiesi sorridendo malefica.
Il suo sorriso si allargò. << E’ un onore. >> e mi sfiorò le labbra con le sue facendomi passare immediatamente l’arrabbiatura.
Restammo per un po’ in silenzio guardando quei ragazzini che ballavano e si divertivano pensando a cosa avrebbero fatto dopo.
<< L’ultimo ballo a cui ho partecipato, sono rimasta incinta. >> dissi tranquillamente.
Lo vidi sorridere con la cosa dell’occhio. << Io ho fatto l’amore con la donna della mia vita… e sono diventato papà. >> e sorrise dolcemente guardando la mia Nessie stretta a Jacob che rideva a scherzava con i suoi amici.
<< Abbiamo fatto un ottimo lavoro quella notte. >> dissi guardandola nel suo abito lungo.
Lui annuì. << Lo hai fatto tu, crescendola. >> e mi girai verso di lui a quel tono di voce triste.
Mi avvicinai a  lui con la sedia per fargli il discorso che gli avevo ripetuto più o meno all’infinito.
Gli presi le sue mani tra le mie. << Questa è l’ultima volta che te lo dico, okey? Quindi cerca di imprimertelo al meglio in quella testolina che hai. >> aspettai che annuisse prima di proseguire. << E’ vero, l’ho cresciuta io perché non c’eri perché mi hai abbandonato. Ma adesso tu sei qui con noi e non te ne andrai più. In questi mesi sei stato il padre migliore che Nessie potesse mai desiderare e lo sarai per lei che sta arrivando. Nessie ti ama ed io anche e ti amerà anche lei. >> lui annuì con i suoi bellissimi occhi verdi ora lucidi. << Quella che è successo in passato non conta, noi abbiamo iniziato a vivere nel giorno in qui sei arrivato a casa nostra. Tu sei il nostro presente ed il nostro futuro, tu sei il pilastro che ci tiene su. >> mi fermai, la mi arringa era finita.
Lui strinse ancora di più la presa sulle mie mani e mi baciò. Un bacio dolce e profondo, un bacio che racchiudeva tutto quello che sentiva in quel momento ed io ricambiai per fargli capire che era la stessa cosa che stavo provando io e che avrei provato sempre per lui.
Rimase ancora un po’ con me poi ritornò a fare un giro per la sala lasciandomi sola e facendomi ricordare che Leah era andata a prendermi una fetta di torta, ma non era più tornata. Feci vagare lo sguardo per la sala e non vidi neanche Emmett così sorrisi divertita, probabilmente erano in qualche ripostiglio a vivere il loro dopo ballo.
Continuai a guardare la sala e notai Edward e Nessie che parlavo fitto fitto vicino al tavolo della bibite, forse Edward l’aveva scoperta in atteggiamenti intimi con Jacob, ma poi la vidi sorridere raggiante e abbracciare suo padre che la strinse a se.
Sorrisi intenerita da quella scena, erano così belli insieme.
Nessie ritornò vicino a Jacob ed Edward venne verso di me tutto sorridente e sorrisi anche io di rimando.
<< Mi concede questo ballo, signorina? >> mi chiese facendomi un piccolo inchino e porgendomi la mano da vero gentiluomo.
Sorrisi. << Certo, signore. >> afferrai la sua mano e mi lasciai condurre al centro della sala.
Mi strinse a se teneramente stando attento alla pancia e cominciammo a dondolare a ritmo di musica. Era una canzone lenta quindi non richiedeva nessuno sforzo e nessun diploma in danza acrobatica.
<< Era da tanto che non ballavamo. >> disse all’improvviso.
<< Circa quindici anni, Ed. >> gli ricordai.
Lui mi strinse ancora di più a se mentre la canzone volgeva al termine. Quando finii mi stavo staccando, ma lui non mi lasciò.
<< Ti sei già scocciata? >>
Scossi la testa e riappoggiai la guancia sul suo petto. << No. >> sussurrai e continuammo ad ondeggiare su quella canzone cantata dal vivo da una ragazza.
Mi ci volle un po’ per capire chi stava cantando, così per avere conferma del mio pensiero mi scostai da Edward e mi girai verso il palco. C’era mia figlia seduta al pianoforte che cantava una canzone.
<< Edward, ma… >> non finii la frase per quando mi girai verso di lui lo trovai inginocchiato ai miei piedi.
Portai le mani alla bocca e trattenni il fiato. << Edward… >> sussurrai e lui mi guardò dolcemente.

( Ascoltate questa canzone mentre leggete questo pezzo, please http://www.youtube.com/watch?v=v0bYmsu8XD4 )

Mi sorrise. << Mi preparo a questo momento da quasi un mese e mi ero preparato un bel discorso, era davvero toccante, solo che adesso non ricordo neanche una parola di quello che avevo pensato. Ti sei qui davanti a me così bella ed io non so cosa dirti, non ne ho la più pallida idea.
Potrei dirti che la prima volta che ho visto i tuoi occhi ho pensato ‘E’ lei, l’ho trovata’; potrei dirti che quando hai detto di amarmi la prima volta il mio cuore si è fermato per un interminabile secondo troppa era la gioia; potrei dirti che quando ho saputo che avevo il tumore non ho pensato neanche ad una volta a me, ho subito pensato te e a come avresti fatto se me ne fossi andato per sempre; potrei dirti che quando abbiamo fatto l’amore per la prima volta avrei voluto morire in quel momento perché tutto quello che avevo più desiderato nella mia vita lo avevo avuto; potrei dirti che quando ho dovuto lasciarti il mio mondo è andato a pezzi e che si è risanato pochi mesi fa quando ti ho riavuta tra le braccia; potrei dirti che in questi quindici anni ti ho sognata continuamente e pensato ogni ora della mia vita, che ho continuato a sperare che tu un giorno potessi perdonarmi il male che ti ho fatto; potrei dirti che quando ho scoperto che neanche tu hai mai smesso di amarmi sono andato in giro a central park urlando ‘Mi ama!’ >> sorrisi, ma era un sorriso umido a causa di tutte quelle lacrime che stavo versando.  << Potrei dirti che quando mi hanno chiamato per dirmi che eri in ospedale ho sentito il mondo crollarmi di nuovo addosso per poi esultare con me quando ho scoperto di stare per diventare di nuovo padre. >>
Estrasse dalla tasca interna della giacca una scatolina blu ed il mio cuore perse un battito sapendo cosa ci fosse li dentro. L’aprì e l’anello più bello e luminoso che avessi mai visto era li davanti a me ed era mio.
Si alzò ed io lo seguii con lo sguardo fino a posarlo sul suo viso e perdermi in quei smeraldi luminosi e lucidi.
<< O potrei semplicemente dirti che: Ti amo, Isabella Swan, ti amo in una maniera indecente e che vorrei tanto, desidero così intensamente che tu diventa mia moglie. Quindi, mi faresti l’onore di accettarmi e di darmi l’opportunità di amarti e onorarti per tutto il resto della mia vita? >> mi chiese dolcemente.
Non sapevo cosa dire così mi limitai a sorridere e a sussurrare. << Si. >>
Sul suo viso spuntò un sorriso dolce e trionfante e aspettai che mi infilasse l’anello al dito per poi aggrapparmi al suo collo e baciarlo con tutto l’amore e la gratitudine di cui ero capace.
<< Ti amo. >> sussurrai quando ci staccammo.
<< And I love you, I love you, I love you. Like never before.>> mi sussurrò all’orecchio una frase della canzone che Nessie stava ancora cantando.
Lo abbracciai stringendolo forte a me e a stento sentii gli applausi che si elevarono nella sala. Quello che importava adesso era quell’uomo che avevo tra le braccia e che sarebbe presto diventato mio marito.
 
Quella sera mentre eravamo a letto dopo aver fatto l’amore dolcemente e lentamente eravamo stesi abbracciati a chiacchierare, mentre io mi guardavo e rimiravo l’anello.
<< Ti piace, eh? >> mi chiese divertito.
Abbassai la mano e sorrisi imbarazzata e lui divertito mi strinse a se.
<< Non ne ho mai avuto uno, lasciami divertire. >> dissi offesa.
Lui mi baciò la fronte. << Hai ragione, scusa. >>
Rimanemmo in silenzio mentre lui mi accarezzava e mi lasciava ogni tanto qualche bacio sulla fronte e sulle guance. Mi piaceva quel silenzio e quell’intimità, mi dava un senso di pace.
<< Comunque è stato un bellissimo discorso. >> dissi spezzando il silenzio.
<< Davvero? Pensavo fosse… stupido. >> disse.
Scossi la testa. << E’ stata la miglior proposta di matrimonio a cui ho assistito, credimi. >>
Lui mi strinse a se. << Grazie, modestamente. >> si vantò beccandosi un buffetto sul petto nudo.
Lui rise e alzò il mio viso verso il suo. << Ha idea di quanto tu mi abbia reso felice questa sera? >> mi chiese serio.
<< Tu hai idea di quanto amore provo per te? >> gli chiesi di rimando.
Mi sorrise dolcemente e appoggiò le sue labbra alle mie baciandomi lentamente senza mai approfondirlo. Sembrava più un gesto per sancire quel patto che avevamo stretto, quel patto che sarebbe durato fino alla fine dei nostri giorni.  


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Angolo conoscenze.
Come vi immaginate il momento un cui vi faranno
la proposta e per le già sposate, come l'avreste voluta o come è stata la vostra?
Io non mi aspetto nulla di eclatante, qualcosa di romantico e originale
qualcosa che mi rimanga impressa e che sia un bellissima
storia per i miei figli e per i miei nipotini.
Magari un bellissimo viaggio a Parigi e
una cena a lume di candela su un battello.
Lui inginocchiato ai miei piedi che con gli
occhietti lucidi me lo chiede dandomi
un bellissimo anello.
 

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Capitolo 39
*** Capitolo 39 ***


Ciao ricottine, come state? Finalmente Efp è ritornato ed io aggiorno, perchè mi sono messa a scrivere.
Non avevo la testa per studiare, così eccomi qui con un nuovo capitolo appena sfornato.
Prima che leggiate voglio dirvi una cosa...
Questo capitolo che leggerete adesso è l'ultimo, poi ci sarà un epilogo ed un paio di extra. So che non vi ho avvisato in tempo,  ma riflettendoci un pò su ho capito che la storia era finita qui.
I personaggi hanno fatto il loro percorso e raggiunto i loro obiettivi, quindi è arrivato il momento.
Scrivendo questo capitolo ho riso, mi sono commossa e mi sono arrabbiata. Questo capitolo è stato un mix di emozioni... yuff!!
I saluti ce li faremo la settimana prossima, okey? Ho bisogno di una settimana per scrivere qualcosa che racchiuda a pieno tutto quello che sento per voi.
Buona lettura, amorucci.
xoxo Alex
ps. stavolta niente angolo conoscenze, scusate :)

Capitolo 39



 

Da quella sera erano passati quattro mesi, era settembre  precisamente il quindici settembre e quello era il mio giorno.
Quel giorno mi sarei sposata e mi sentivo tesa e in ansia, come se qualcosa dovesse succedere da un momento all’altro. Avevo esposto le mie preoccupazioni ad Alice, ma lei mi aveva liquidato dicendo che era normale stare in ansia il giorno del proprio matrimonio.
Alice, proprio lei mi diceva di stare tranquilla quando la sua reazione alla notizia del  mio matrimonio era stata tutt’altro.
 
Il giorno dopo il ballo, eravamo stati invitati a pranzo di Alice tutti quanti ed io cominciavo a sospettare che lei già sapesse qualcosa.
Quando arrivammo erano già tutti li a chiacchierare in salotto. C’era Emmett con Leah, Jake e Seth che sembravano quasi una famiglia. Jake aveva accettato Leah senza farsi nessun problema e Seth dopo un paio di moine da parte di tutti era ricapitolato non senza qualche minaccia che Emmett aveva incassato tranquillamente. Cosa poteva fare un ragazzino di diciotto anni ad un uomo come lui di trenta? Nulla, anche perché non l’avrebbe mai fatta soffrire.
C’erano Esme e Carlisle teneramente abbracciati mentre parlavano con Nessie che era venuta con Jake visto che aveva dormito da lui.
A quel pranzo c’erano anche Tanya con Tara sua figlia, un’adorabile ragazzine fotocopia della mamma solo meno… esuberante. Era la migliore amica di mia figlia, erano inseparabile.
Appena mia figlia ci vide, ci venne incontro e facendo attenzione alla pancia ci abbracciò stringendoci a lei.
<< Mamma, papà! >> e ci schioccò un bacio ciascuno sulla guancia.
Poi abbassò il viso e accarezzò la mia pancia. << Ciao sorellina. >> e diede un bacio anche li facendomi sorridere intenerita e notai quasi tutti i presenti sorridere commossi da quella scena.
All’appello mancava solo il mio papà, ma non potevo chiedergli di prendere un aereo per una cosa del genere.
Quando ci mettemmo tutti a tavola notai che Alice mi lanciava delle occhiate strane come per dirmi ‘Quando ti decidi?’, ma io mi stavo divertendo troppo a farla cuocere nel suo brodo. Adoravo quando andava in esaurimento.
Eravamo quasi al dolce quando Edward si sporse verso di me. << Lo diciamo? >> mi sussurrò all’orecchio.
Ricapitolai, era arrivato davvero il momento. Annuii ed Edward mi aiutò ad alzarmi, così da avere l’intera visuale della tavola e così di tutte le persone presenti che ci stavano guardando in quel momento.
Edward mi prese una mano. << Vorremmo rubarvi solo un secondo, abbiamo qualcosa da dirvi. >>
Tutti annuirono ed io presi parola. << Ieri Edward mi ha chiesto di sposarlo ed io ho detto… si. >> e lo guardai probabilmente con gli occhi da pesce lesso.
Nessuno fiatò e come se non fosse successo niente, come se non avessimo dato la notizia del secolo ritornarono a parlare tra di loro e mangiare.
Io ed Edward ci guardammo confusi negli occhi non riuscendo a capire perché non si congratulassero.
<< Che succede? >> chiese Edward un po’ a tutti.
Si girarono verso di noi. << Nulla, perché? >> chiese Tanya.
<< Ho appena detto che ci sposiamo e voi ritornate a mangiare? >> dissi sempre più confusa.
<< Era una cosa inevitabile, no? Lo sapevamo che prima o poi sarebbe successo, perché dovremmo esultare? >> disse Leah tranquilla.
<< Avete una figlia e ne state aspettando un’altra, abbiamo già esultato abbastanza. >> disse Alice.
Feci spallucce. << Okey, allora penso che mi troverò altre testimoni che esultino. >> dissi sicura di innescare la bamba e così fu.
Tutte e tre le mie migliori amiche scattarono dal tavolo urlando e precipitandosi da me per abbracciarmi e ringraziarmi.
<< Siamo così felici che ti sposi! >> disse Tanya dandomi un bacio sulla guancia.
<< Sarai la sposa più bella che si sia mai vista! >> riprese Leah accarezzandomi i capelli.
<< Ho già in mente il vestito perfetto! >> disse Alice appendendosi completamente al mio collo.
Dopo lo spettacolo imbarazzanti delle mie adorate pazze tutti si congratularono con noi uscendo da quello stato di menefreghismo in cui erano caduti.
 
Quel giorno feci forse il mio più grande errore. Lasciai carta bianca ad Alice e a Tanya per organizzare il mio matrimonio e nel momento in cui lo feci me ne pentii, ma ormai lo sbaglio era stato fatto.
L’unica cosa positiva era che io non dovevo fare altro che accettare o non la proposta, se il mio esito era positivo loro passavano ad altro se era negativo riprovavano. Alice mi aveva disegnato e cucito lei stessa il vestito, come regalo di nozze ed era veramente bellissimo. Conosceva benissimo i miei gusti anche senza chiedermelo, aveva semplicemente preso le misure. Aveva dovuto subire, però, molte aggiustature visto che la mia pancia cresceva sempre più.
Quando avevo detto a mio padre che mi sposavo con Edward, lui era stato contento nonostante continuasse a non fidarsi pienamente di lui.
<< Però mi fido di te, tesoro, quindi per me va bene. >> mi aveva detto ed io mi ero sentita sollevata.
Avere la sua benedizione per me era tutto.
<< Lo dirai a tua madre? >> ecco la domanda da un milione di dollari.
Mi madre si faceva sentire una volta all’anno, a Natale, con un misero bigliettino di auguri limitandosi ad un ‘ Buon Natale a te e Nessie’ senza neanche preoccuparsi di chiedermi se stavo bene o se ero viva.
Però era pur sempre mia madre, mi aveva messa al mondo lei e forse qualcosa le dovevo.
 
Così una mattina mi feci coraggio e composi il suo numero sperando che non mi rispondesse, ma nessuno esaudì le mie preghiere.
<< Pronto? >> rispose con la sua voce altezzosa da prima donna.
<< Sono Bella. >> dissi semplicemente senza salutarla.
Ci fu un attimo di silenzio. << Ehm Bella, ciao. >> mi disse sorpresa.
<< Non voglio privarti del tuo tempo prezioso, non preoccuparti. >> dissi acida e senza aspettare una sua risposta proseguii. << Mi sposo e aspetto un bambino. >>
<< Oh era inevitabile. >>disse lasciandomi confusa.
<< Inevitabile? >> chiese per avere spiegazioni, ma già sapevo che quello che mi avrebbe detto non sarebbe stato carino.
<< Sei incinta quindi ti sposa per non fare scandalo. Chi è? Un pezzo grosso? Ti sarai accasata a vita, spero. >> disse acida.
Non lo so se fu quello che dissi e il tono con cui lo fece o il mio livello di ormoni impazziti alla stelle, ma scoppiai.
<< Stammi a sentire, vecchia stronza, io non sono un’arrampicatrice sociale come lo sei tu. Io mi sposo perché amo il mio compagno nonostante sia ricco e a titolo informativo sposo Edward, il padre di Nessie! >> dissi urlando e subito Edward, che stava lavorando nel suo studio, accorse al mio fianco guardandomi preoccupato.
<< Piccola insolente, come ti permetti. >>mi rispose quell’arpia di mia madre.
Sbuffai. << E pensare che non volevo neanche chiamarti, perché tu non meriti nulla. Ma l’ho fatto per papà, l’ho fatto per l’unica persona che mi ha mai amato veramente. Tu non sei mia madre, non lo sei mai stato. Sei arida e resterai sola a vita. Ti auguro che qualcuno un giorno ti faccia patire le pene dell’inferno come hai fatto come me e papà! >>
Edward mi guardava preoccupato in viso e mi sosteneva cercando di infondermi quell’amore che avrebbe dovuto fare quella che si spacciava per mia madre.
<< Prima che mi dimentichi smettila di mandarmi quegli orrendi bigliettini di Natale, è inutile. >>
<< Non permetterti di… >> ma le avevo già staccato il telefono in faccia.
<< Fanculo, stronza! >> urlai gettando il telefono sul divano.
Restai un attimo immobile sorretta da Edward prima di lasciarmi ad andare ad un piatto esasperato. Il mio futuro marito mi strinse a se e mi cullò, fino a che non mi addormentai tra le sue braccia con la speranza di dimenticare tutto.
Non feci parola con mio padre di quello che era successo, ma forse qualcun altro l’aveva fatto perché una settimana dopo quella telefonata me lo trovai sulla porta.
Non disse nulla, si limitò a stringermi a se trasmettendomi tutto l’amore di cui era capace e di cui era sempre stato capace di darmi.
<< Mi dispiace, bambina mia. >> mi disse sussurrandomi all’orecchio con dolcezza.
Mi strinsi di più a lui. << Ho te e mi basta, papà. >> .
 
Dal quel giorno penso di adorare il mio papà ancora di più anche perché non mi ha dato un minuto di pace. Chiamava ogni santo giorno per assicurarsi che la sua bambina e il suo ometto, anche lui convinto che fosse maschio, stessero bene. Ma io lo sapevo che lo faceva per non farmi sentire troppo la mancanza di mia madre, ma non doveva preoccuparsi perché stranamente non provavo nulla per lei neanche rabbia o rancore. Per me era come se non fosse successo niente, come se non avessi mai avuto una madre come lei.
Se mi metto a riflettere sulla parola madre il viso che mi viene in mente è quello di Sue, la seconda moglie di mio padre. A lei ho raccontato la mia prima volta con Edward e sempre lei ha saputo in anteprima di Nessie, lei mi ha assistito gli ultimi mesi della gravidanza entrando con me in sala operatoria rischiando quasi la mano per quando gliela stringessi.
Per i primi mesi era stata lei a restare sveglia per la maggior parte delle notti accudendo Nessie quando faceva i capricci, a lei dovevo la mia sanità mentale.
Quindi non avevo nessun vuoto da riempire, il mio cuore era pieno fino all’orlo.
Ad interrompere i miei pensieri fu Alice, che entrò come un tornado nella stanza che la villa in cui si sarebbe svolta la cerimonia ci aveva messo a disposizione.
<< Hai fatto il bagno? >> mi chiese sorridendomi mentre si avvicinava.
Ero seduta sul letto in vestaglia, che avevo indossato sopra l’intimo di pizzo bianco. Avevo ancora i capelli umidi che presto Alice mi avrebbe acconciato e il viso pieno di una crema bianca che lei aveva detto mi avrebbe aiutato a rilassare la pelle.
<< Sono pronta per la tortura. >> dissi scherzando.
Lei mi fece una linguaccia e mi fece segno di sedermi davanti  allo specchio degno del camerino di un’attrice famosa e dopo che mi fui accomodata iniziò con la restaurazione.
<< Come stai? >> mi chiese mentre osservava i miei capelli in attesa di un’ idea.
Feci spallucce. << La mia piccola principessa mi sta dando più fastidio del dovuto, ma è okey. >> le dissi accarezzandomi delicatamente la mia pancia che ormai era cresciuta tanto.
Ero quasi alla fine dell’ottavo mese quindi era bella grande e tonda, impedendomi di fare qualunque cosa e costringendomi a camminare come una papera.
<< E’ contenta per te. Oggi la sua mamma e il suo papà si sposano, no? >> disse dopo avere deciso come domare i miei capelli e mettendosi all’opera.
<< Mi dispiace non esserci stata al tuo matrimonio. >> dissi guardandola dallo specchio.
Lei sorrise. << Tu ci sei stata lo stesso. Tu sei sempre stata con me, Bells. >> mi disse facendomi commuovere, fortuna che non mi aveva ancora truccato.
Restammo in silenzio per un po’, lei troppo concentrata sui miei capelli ed io ad accarezzarmi la pancia cercando di calmare la bambina, ma senza riuscirci. Si muoveva continuamente come se volesse uscire, ma non era arrivato ancora il suo momento e poi non poteva uscire. Era il mio matrimonio e volevo passarlo in santa pace.
<< Avrei tanto voluto un bambino. >> mi disse Alice all’improvviso con voce triste.
<< C’è ancora tempo, Ali. >> le disse sorridendole, ma qualcosa nel suo sguardo mi diceva che non ce n’era.
<< Jazz è sterile. >> mi disse semplicemente lasciandomi di stucco.
Povera la mia Alice, lei che adorava i bambini non ne poteva avere di suoi. Perché la vita era così ingiusta?
<< Hai mai pensato all’inseminazione? >>
Scosse la testa. << Non voglio il bambino di un altro. >> mi disse e aveva ragione in un certo senso.
<< Avevamo pensato all’adozione, ma le liste sono infinite e rischiamo di avere l’approvazione quando saremo troppo vecchi e stanchi per occuparcene. >> disse afflitta e mi si strinse il cuore a vederla così. Le strinsi una mano per farle capire che io le ero vicina e lei mi sorrise riconoscente.
Dopo quella parentesi triste ritornò allegra come sempre e si divertì un mondo ad impiastricciarmi il viso ed io la lasciai fare perché non era tanto male farsi coccolare un po’.
Quando terminò mi aiutò ad infilare il vestito e le scarpe, non troppo alte perché avevo scoperto di non riuscirle a portare con il pancione. O l’una o l’altra cosa e siccome il pancione rimaneva, mi toccava mettere delle scarpe basse così Alice era stata costretta ad accorciare il vestito per non farmi inciampare. 
Quado fui pronta mi portò di fronte allo specchio e mi osservai attentamente sorridendo soddisfatta di quel risultato. Ero leggermente più rotondetta, ma non mi stava male qualche chiletto in più; il viso era luminoso e i miei occhi sembravano più gradi e luminosi grazie ai colori caldi che Alice aveva usato per truccarli; i capelli erano stati asciugati naturali semiraccolti sulla testa e mantenuti da una spilla con una piccola rosa bianca; il vestito era senza spalline con un fascia tutta ricamata color avorio sotto il seno e poi scendeva fino a terra tutto velato.
<< Devo ammettere che sono una sposa niente male. >> dissi sorridendo.
Alice sorrise raggiante. << Sei perfetta. >>
Mi girai verso di lei e facendo attenzione l’abbracciai. << Grazie mille, Alice. Ti voglio bene. >>
Lei mi guardò commossa. << Ti voglio bene anche io. >>
<< Adesso vado a vestirmi, sono qui da te tra dieci minuti. >> mi mandò un bacio e mi lasciò da sola.
Mi affacciai alla finestra e notai il piccolo pezzo di giardino che ci avrebbe ospitato per la cerimonia. Una cinquantina di sedie bianche erano state poste sul prato separate da un tappeto rosso dove avrei fatto la mia entrata, fino al piccolo arco di fiori che Tanya aveva decorato personalmente con fiori tra il rosa ed il viola.
Potevo già vedere qualcuno che passeggiava in attesa che la cerimonia avesse inizio e sparlando su quale vestito indossavo e se tutto sarebbe andato bene.
Alzai poi il viso verso il cielo limpido, privo di nuvole e con il sole alto in cielo. Non faceva caldo, ma era un’ottima giornata per un matrimonio.
<< Mamma? >> mi chiamò una voce dietro di me ed io mi girai sorridendo alla mia bambina.
<< Ciao tesoro. >> e mi avvicinai a lei.
Lei mi osservò attentamente e sorrise con gli occhi lucidi. << Sei bellissima, mamma. >> e mi strinse la mano che le offrii.
<< Anche tu lo sei, piccola. >> ed era vero.
Aveva un vestito bianco senza spalline pieghettato sul seno e poi scendeva morbido fin sotto al ginocchio, la particolarità era un nastro di seta nero legato sullo stomaco e un paio di sandali dello stesso colore. Alice le aveva acconciato i capelli in morbide onde e l’aveva truccata leggermente rendendola ancora più bella di quando non fosse già.
<< Lo ammetto, sono davvero uno schianto. >> e ridemmo.
<< Cosa avete da ridere? >> chiese una voce vicino alla porta.
Ci girammo e notammo le mie tre testimoni che ci stavano osservando nei loro vestiti. Erano identici tranne per il colore, quello di Alice era fucsia spento, quello di Tanya blue notte e quello che Leah color prugna. Era un vestito senza spalline pieghettato sul seno, sotto quest’ultimo c’era una fascia abbastanza grande piena di pietruzze che richiamavano il colore del vestito e poi scendeva leggero e velato fino a terra.
Leah aveva i suoi capelli corti legati in uno stretto chignon ed aveva un trucco fatto a regola d’arte nelle tonalità del viola; Tanya aveva acconciato anche lei i capelli in uno chignon, ma più elaborato ed elegante con un paio di ciocche che le cadevano morbidamente sul viso e sui suoi occhi azzurri aveva applicato dei piccolissimi ed eleganti glitter blu; Alice, anche lei lo chignon, ma di lato aveva applicato sul viso un trucco tra le tonalità dell’argento e del fucsia.
Erano bellissime tutte e tre e mi guardavano orgogliose.
<< Ragazze, siete favolose. >> dissi sincera e Nessie annuì.
<< Siamo tutte bellissime ed io sono un genio. >> disse Alice congratulandosi da sola per il lavoro che aveva fatto e aveva ragione per farlo era lei ad aver fatto tutti i vestiti e gli abbinamenti con accessori, trucchi e acconciature annessi.
Ridemmo tutte, ma un improvviso movimento della mia principessa più forte degli altri mi tolse il respiro. Si accorsero della situazione e accorsero a sostenermi, Nessie mi guardava preoccupata.
<< Ti senti bene, mamma? >>
Cercai di sorridere. << Oggi questa principessa fa i capricci, adesso passa. >> dissi rassicurandole e sedendomi sulla poltroncina, facendo dei grossi respiri.
Qualcuno ritornò con un bicchiere d’acqua che io bevvi in un solo sorso, rinfrescandomi e trovando un po’ di pace.
Le guardai adesso sorridendo sinceramente. << Va tutto okey, tranquille. >> e accarezzai una mano a mia figlia.
Rimanemmo un altro po’ in quella stanza a parlare a farmi passare l’ansia per quella giornata fino a che qualcuno non bussò alla porta e la testa di mio padre spuntò dentro cercandomi e appena mi vide entrò dentro chiudendosi la porta alle spalle.
Con l’aiuto di Nessie mi alzai e gli sorrisi. << Papà, sei una meraviglia. >> dissi vedendolo per la seconda volta con lo smoking.
Lui arrossì. << Sembro un pinguino, Bells. >>
Sorrisi divertita avvicinandomi a lui e aggiustargli il nodo della cravatta. << Un pinguino adorabile. >> e gli chioccai un bacio sulla guancia.
Lui sorrise dolcemente e mi guardò. << Sei bellissima, Bells. Bellissima. >> e fu il mio momento per arrossire. << Grazie. >>
Mio padre poi spostò lo sguardo su tutte le altre e sorrise. << Siete tutte bellissime, ragazze. Nessie, tesoro, sei un incanto. >> disse guardando poi sua nipote che sorrise arrossendo.
Mio padre ritornò con lo sguardo sul mio viso e mi sorrise. << Andiamo? >>
Strabuzzai gli occhi quasi terrorizzata. << Già? >>
Lui sorrise divertito. << In realtà sei in ritardo di cinque minuti, tesoro. Edward si sta agitando. >>
Feci un grosso respiro e poi annuii appoggiando la mano sul braccio che mi stava offrendo.
Quando arrivai vicino all’entrata della villa notai Emmett al fianco di Leah, che mi sorrise; Jasper mi fece l’occhiolino mentre stringeva a se Alice e al fianco di Tanya c’era un amico dei tempi del college di Edward, James, che mi sorrise. Non ci eravamo ancora presentati, ma aveva la faccia simpatica.
<< Pronta? >> chiese Alice.
Feci di nuovo un grosso respiro. << Pronta. >>
Alice fece cenno a qualcuno e subito una dolce melodia, diversa dalla solita marcia nuziale, si sparse per il giardino e notai tutti gli invitati alzarsi e guardare verso di noi che lentamente avanzavamo. Alice e Jasper erano i primi seguiti a qualche passo di distanza da Leah ed Emmett seguiti a loro volta da Tanya e James.
Nessie aveva tra le mani un piccolo cestino con  dei petali di rose che spargeva man mano che camminava. Io e mio padre chiudevamo la file e camminavamo lentamente, sia perché il rito lo richiedeva sia perché io più di due passi alla volta consecutivi non riuscivo a fare. Mi sentivo stanca e spossata ed ero appoggiata completamente a mio padre che soffriva in silenzio.
<< Tesoro, rilassati. >> mi sussurrò.
Deglutii. << Lo so. >>
Alzai il viso e incrociai lo sguardo orgoglioso dell’uomo della mia vita. Era bellissimo nel suo smoking, con i suoi capelli disordinati come al solito e i suoi smeraldi lucidi.
Mi guardava con amore e devozione e per un attimo mi dimenticai di tutte le persone presenti, della mia bambina che non mi dava un attimo di tregua e del mondo intero. C’eravamo solo io e lui e bastava.
Arrivai al suo fianco e mio padre mi offrì a lui che mi sussurrò un ‘sei bellissima’ e mi strinse la mano facendomi fare gli ultimi due passi fino all’arco di fiori dove ci aspettava il parroco.
Edward gli fece un cenno e lui iniziò.
<< Fratelli e sorelle siamo qui riuniti oggi per celebrare la santa unione tra queste due anime affini. Queste due anime che in un momento preciso della loro vita hanno deciso di non poter più fare a meno l’uno dell’altro e quindi decidendo di unirsi per il resto della loro vita davanti a Nostro Signore. >> iniziò.
<< Chi è contrario a questa unione parli ora o taccia per sempre. >> disse e nella mia storia nessuno era contro di noi così il prete dopo aver annuito iniziò il rito vero e proprio.
Edward prese la mia mano e mi fece un sorriso dolcissimo che io ricambiai.
<< Vuoi tu, Edward Anthony Cullen, prendere come tua sposa Isabella Marie Swan per amarla, adorarla e venerarla ogni singolo giorno della tua vita? >> chiese adoperando la modifica che Edward aveva chiesto.
Edward mi guardò. << Lo voglio. >> disse con tutto l’amore di cui era capace.
Sentii gli occhi pizzicare, ma mi trattenni non era ancora il momento di piangere.
Il prete mi guardò. << Vuoi tu, Isabella Marie Swan, prendere come tuo sposo Edward Anthony Cullen per amarlo, adorarlo e venerarlo ogni singolo giorno della tua vita? >>
Guardai Edward e nei suoi occhi vidi tutto l’amore che provava per me e mi preparai a dire l’unica cosa che mi avrebbe permesso di legarmi a lui per sempre.
<< Cazzo! >> urlai.
Tutti mi guardarono sconvolti, specialmente Edward che subito lasciò la mia mano.
<< Bella… >>
<< Cazzo, mi si sono rotte le acque! >> urlai ancora ed Edward sbiancò.
<< Cazzo! >> disse anche lui e mi venne da ridere e lo feci.
Risi divertita da quella situazione e subito gli altri mi seguirono divertiti dall’assurdità e dalla comicità. Edward mi guardava sconvolto come se fossi pazza, ma stava sorridendo anche lui
Subito mi si avvicinarono Alice e le ragazze, ma io le fermai e appoggiandomi ad Edward per la contrazione forte mi girai verso il prete.
<< L-lo… Ehm, dannazione! >> imprecai appoggiandomi completamente ad Edward che mi sostenne.
<< Bella, tesoro, lascia stare. Dobbiamo andare in ospedale. >> mi disse cercando di farmi ragionare.
Feci un grosso respiro. << No, prima ti sposo. >>
Alzò gli occhi al cielo. << Non c’è fre… >>
<< Chiusi quella cazzo di bocca! >> dissi arrabbiata e guardai il prete che mi rivolse uno sguardo sconvolto.
Cercai di raddrizzarmi e ci riuscii. << Lo voglio. >> dissi finalmente. << Si sbrighi però. >> specificai.
Il prete annuì. << Si, okey…ehm…bla bla bla… Bene…Dal potere conferitomi dalla chiesa e da Nostro Signore, vi dichiaro Marito e Moglie…e andate in ospedale. >> disse chiudendo il libro.
Immediatamente Edward mi afferrò per un braccio e aiutato da Emmett mi trasportarono nella macchina noleggiata per quel giorno. Alla guida c’era Seth che subito mise in moto e partì.
<< Come ti senti, moglie? >> mi chiese Edward mentre mi infilava l’anello al dito.
<< C’è un bambino di Dio solo sa quanti chili che sta cercando di uscire da un buco piccolo come un bruco e mi chiedi come sto, marito? >> chiesi sarcastica mentre gli infilavo il suo al dito.
Alzò gli occhi al cielo. << Dai, respira, come ci hanno insegnato al corso preparto. >> mi disse iniziando a respirare.
Lo guardai storta. << Devo partorire io non tu, smettila di respirare. >> dissi acida cominciando a respirare.
Seth sogghignò. << Certo che sei un spasso in questi casi. >>. Non lo risposi, ma gli diedi uno scappellotto sulla nuca.
Arrivammo in ospedale ed Edward e Seth mi aiutarono ad uscire e mi fecero sedere sulla sedia a rotelle che aveva portato un infermiere appena ci aveva visto scendere dalla macchina. Chiunque ci vide entrare li, io vestita da sposa e loro due da pinguini, ci fissava divertiti, ma poi mi guardavano e sorridevano inteneriti. Che cazzo avete da ridere? avrei voluto urlare, ma una contrazione mi fece bloccare e stringere forte la mano di Edward che soffocò un urlo.
<< Che succede qui? >> chiese un dottore.
Alzai gli occhi al cielo. << Sono venuta a fare un giro in ospedale per provare l’ebbrezza di una corsa in sedia a rotelle. >> dissi con il sarcasmo a quantità industriale.
Seth sogghignò ed Edward alzò gli occhi al cielo. << Il bambino sta per nascere. >> disse guardando il dottore.
<< Come si sente? >> mi chiese con fare professionale.
<< Mi sta prendendo per il culo? C’è il mio bambino che sta cercando di uscire dalla mia vagina e mi chiede come mi sento? Una meraviglia! >> dissi continuando a fare del sarcasmo.
Seth a quel punto non si trattenne più e rise divertito accasciandosi quasi sulla mia spalla. Anche Edward stavolta sorrise divertito. << La scusi, dottore. >>
Gli lanciai un’occhiataccia e poi ritornai a guardare il dottore che restava fermo senza fare nulla.
<< Il mio bambino non uscirà da solo, dottore, si sbrighi. >> dissi irritata.
Il dottore annuì e subito si mise all’opera finalmente.
 
<< PORCA DI QUELLA TROIA! >> urlai all’ennesima contrazione.
Edward mi stringeva la mano e mi sussurrava parole dolci per calmarmi, ma non ci riuscivo. Quando partorii Nessie fu tragica, ma quella fu un’esperienza da dimentica. Non si riusciva a capire cosa volesse fare, prima ci illudeva facendoci credere che stesse uscendo, ma poi ritornava indietro.
<< QUESTA E’ L’ULTIMA VOLTA, EDWARD CULLEN, LA PROSSIMA VOLTA LO PARTORISCI TU! >> dissi girandomi incazzata verso lui e urlando per l’ennesima contrazione.
<< Vedo la testa, signora Cullen, alla prossima contrazione spinga forte. >>
<< Spero per te che esca! >> minacciai a denti stretti l’ostetrica.
<< Amore ci siamo quasi, tra un po’ sarà tutto finito. >> mi disse Edward per tranquillizzarmi.
Lo fulminai con lo sguardo. << Te le… TAGLIO LE PALLE LA PROSSIMA VOLTA!! >> urlai alla contrazione e subito dopo sentii un pianto riempire la stanza e sentii il dolore scemare.
La mia principessa era nata. Guardai Edward che aveva gli occhi lucidi e gli sorrisi stanca, lui mi restituì lo sguardo e mi sorride dolcemente. << E’ nato. >> sussurrò con voce emozionata.
<< Signori Cullen è una bellissima bambina di tre chili e trecento. >> disse l’ostetrica mentre mi appoggiava sulle braccia un fagottino avvolto in una copertina rosa.
La osservai e me ne innamorai immediatamente. Aveva folti capelli castani e due bellissimi e grandi occhi verdi come Edward, aveva un nasino dolcissimo e la boccuccia increspata in un tenerissimo broncio. Era l’essere più bello e perfetto che avessi mai visto ed era mio.
<< E’ meravigliosa. >> disse Edward con voce strozzata.
Mi girai verso di lui e sorrisi intenerita notando le lacrime che aveva sulle guance. Gli accarezzai la guancia e gli sorrisi quando mi guardò.
<< Sei ancora convinta del nome Sierra? >> mi chiese quasi terrorizzato di un mio ennesimo scatto nervoso. Mi appuntai mentalmente di farmi perdonare per tutto quello che gli avevo detto in quella sala operatoria.
Storsi la bocca. << Avrei pensato Scarlett Christina Cullen. >> gli dissi e gli si illuminarono gli occhi.
<< La mia nonna. >> disse con tenerezza.
Era da tanto che pensavo a questa cosa, che pensavo a quanto Edward adorasse sua nonna ormai deceduta e quindi mi era sembrava una cosa carina.
Annuì. << Scarlett Christina Cullen, sia. >>
Ci girammo a guardarla e all’improvviso sentii Edward intonare una canzone ed i miei occhi si riempirono di lacrime. Le stava dedicando Isn’t she lovely di Steve Wonder che cadeva a pennello, perché la mia piccola Scar era bellissima.
Aveva le mani chiuse a pughetti e subito si rilassò quando Edward cominciò a cantare mentre le accarezzava una guancia rossa e pienotta. Poi inaspettatamente fece un cenno di sorrise e le sorrisi anche io.
<< Ti amo mia piccola Scar. >> le sussurrai prima di darle un bacio sul naso. 


Bella http://www.felanero.com/it/FMG/DET/FMG1029.html 
Nessie http://blog.studenti.it/nozzeweb/wp-content/uploads/2011/04/abito-da-cerimonia.jpg 
Le testimoni con colori diversi http://verona.olx.it/abiti-da-cerimonia-e-da-sposa-iid-56704496#pics 
Come ho immaginato Edward cantare http://www.youtube.com/watch?v=7TT36QkdPP8&feature=related 

 

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Capitolo 40
*** Epilogo ***


Mie adorate eccoci qui... mi fa strano e mi fa sentire triste mettere quest'ultimo capitolo, ma come ho già detto è arrivato il momento.
Mi sono anticipata di un bel pò perchè da domani non ci sarò, sarò completamente immersa nei libri e non avrò un minuto di tregua.
Così ho deciso di postarvi il capitolo, okey?
Ci vediamo giù...
xoxo Alex
ps. non dimenticate gli extra che arrivarenno, okey?
Buona lettura.



 

Epilogo


 

Due anni dopo
 
Era il quindici settembre ed erano tutti riuniti per festeggiare. Per l’occasione avevano prenotato in un vecchio casale per godersi gli ultimi giorni di sole e divertirsi.
Erano accorsi tutti.
Emmett e Leah ormai sposati da sei mesi e in dolce attesa di un maschietto. Quando Jake aveva saputo che da un momento all’altro avrebbe avuto un fratellino era andato in brodo di giuggiole, era stato giorni interi ad esultare e ad abbracciare Leah che non poteva essere che contenta di tutto quello. Jake l’aveva accettato e aveva accettato tutte le conseguenze di quell’unione senza mai battere ciglio anzi.
Alice e Jasper quel giorno avevano qualcosa da festeggiare anche loro.
Bella, subito dopo il matrimonio ed il parto, aveva parlato con Edward esponendogli la sua idea e suo marito era stato più che contento di partecipare. Aveva fatto un breve viaggio in Italia dove sapeva ci fosse un orfanotrofio nei pressi della sua azienda e dopo varie moine ed un ingente donazione aveva portato a casa un adorabile bambina indonesiana che aveva donato ad Alice.
Alice e Jasper erano rimasti senza parole vedendo quella bellissima bambina di due anni che li guardava con i suoi grandi occhioni scuri in attesa di qualcosa che le facesse capire di aver finalmente trovato qualcuno che l’accudisse come si meritava.
Alice, dopo un attimo di sorpresa, si era inginocchiata all’altezza della bambina e le aveva sorride dolcemente.
<< Ti va di passare il resto della tua vita con me, tesoro? >> le aveva chiesto dolcemente per non terrorizzarla.
La bambina l’aveva guardata con gli occhietti lucidi. << Sei la mia mama? >> chiese flebilmente e con timore.
Jasper imitò sua moglie e le sorrise. << Lei è la tua mamma ed io il tuo papà, se vuoi. >>
La bambina li studiò per un attimo interminabile sotto gli occhi attenti di tutti presenti tra cui Edward e Bella, gli artefici di tutto quello.
Poi sentirono un flebile. << Si >> prima che la piccola si fiondasse tra le braccia di Alice che l’accolsero stringendola a se e versando lacrime di gioia silenziose.
Jasper commosso le abbracciò entrambe. << Le mie donne. >> sussurrò.
Tanya, come Bella aveva pensato quel giorno al suo matrimonio, trovò in James il compagno della sua vita. Erano entrambi amanti della vita e delle relazioni senza pretese, forse per questo che si trovavano così bene. Tara, figlia di lei, non era stata per niente contenta di quell’unione all’inizio, perché voleva per sua madre stabilità, ma poi aveva osservato il comportamento di James e si era ricreduta. Nonostante entrambi non volessero una relazione degna di questo nome, l’avevano lo stesso. Non si erano mai dichiarati il loro amore, ma se lo dimostravano con piccoli gesti quotidiani, non avevano posto la regolare ‘ non si esce con altri’, ma chissà come non l’avevano mai fatto accontentandosi l’uno dell’altra.
Chi li guardava da fuori li considerava una coppia di sposi e infondo lo erano, solo che non se ne erano ancora resi conto.
Seth era diventato un uomo responsabile e si era iscritto al College per frequentare il corso di letteratura inglese, passione che Bella gli aveva trasmesso da quando si conoscevano. Bella era stata molto orgogliosa di lui quando gli era arrivata la conferma da Yale, la stessa che aveva frequentato lei.
Con Seth si era trasferita anche Meggie, non riuscendo a stare lontani per molto. Si erano fidanzati, ma non avevano fretta di sposarsi, volevano prima affermarsi nel modo del lavoro e crearsi una stabilità economica prima di compiere quel grande passo.
Bella ed Edward continuavano ad amarsi tutti i giorni sempre di più e continuavano a mandare avanti la loro splendida famiglia e ad amare i loro angeli.
Nessie ormai aveva quasi diciotto anni era diventata una donna a tutti gli effetti, ma non aveva mai dato problemi. Era responsabile e coscienziosa e continuava a voler bene ai suoi genitori, adorava la sua piccola Scar e amava il suo ragazzo Jacob che continuava a trattarla come una principessa e ad amarla con tutto l’amore di cui era capace.
Quel giorno il sole era alto in cielo e loro si stava divertendo nel giardino del casale.
Quel giorno Scarlett aveva compiuto due anni e per Bella ed Edward ricorreva il loro secondo anniversario di matrimonio e quindi avevano deciso di offrire ai loro amici e parenti una giornata diversa.
Nessie era seduta su una sedia di vimini e osservava la sua famiglia ridere e divertirsi. Amava tutte quelle persone incondizionatamente e non riusciva ad immaginarsi una vita senza.
<< Renny! >> sentì chiamarsi dall’unica persona che poteva chiamarla in quel nome.
Un tornado dai capelli castagna le stava correndo incontro per poi gettarsi tra le sue braccia e lasciarsi coccolare come amavano sempre fare a fine giornata.
<< Ciao bambolina. >> le disse dandole un bacio tra i capelli così simili alla mamma.
La piccola le sorrise. << Mamma e papà…bacio. >> e fece una smorfia disgustata facendo ridere sua sorella.
<< Tesoro è normale, si vogliono bene. >> le spiegò.
La bimba annuì. << Anche tu e JJ? >> chiese chiamando Jake come solo lei poteva fare.
Jacob glielo aveva lasciato fare perché era piccola e l’adorava come una sorellina, ma se per caso qualcun altro se lo lasciava scappare si irritava a morte.
Nessie annuì. << Anche io e Jake, si. >>
La bimba annuì, poi sorrise illuminandosi tutta dando luce ai suoi bellissimi occhioni verdi come suo padre.
Lei e sua sorella erano identiche, Bella a volte diceva che aveva fatto una fotocopia e non un’altra bambina. 
Scarlett era la copia spiccicata di Nessie da piccola, a parte il colore dei capelli e degli occhi, ma per il resto erano la stessa persona. Avevano lo stesso taglio d’occhio, lo stesso naso all’insù,  le stesse labbra carnose e le stesse guance perennemente arrossate.
<< Anche io. >> disse la bimba.
Nessie la guardò confusa. << Anche tu cosa? >>
<< Anche io bacio Aaron. >> disse sorridendo.
Nessie guardò sua sorella e non sapeva se ridere per la sua faccia buffa o piangere per quello che aveva detto.
<< Chi è Aaron, Scar? >>
La bimba sorrise. << Il mio anzato. >> disse non riscendo a pronunciarlo tutto correttamente.
Nessie scoppiò a ridere fragorosamente e Scarlett mise il broncio scendendo dalle sue guance.
<< Perché ridi? >> le chiese irritata.
Nessie la prese di nuovo sulle sue gambe. << Non sei troppo piccola per un fidanzato, Scar? >>
Lei scosse la testa. << Io no piccola. >> e le fece la linguaccia prima di correre verso Ashley, la figlia di Alice.
Nessie scosse la testa sorridendo divertita da quel diavoletto della sua sorellina. L’aveva adorata dal primo momento in cui l’aveva vista e non aveva mai smesso di farlo neanche quando di notte non la faceva dormire per i suoi soliti capricci da neonato.
Neanche un secondo aveva provato invidia e gelosia per quel frugoletto, solo infinito e sconfinato amore. Un amore ricambiato perché Scarlett adorava sua sorella, la venerava addirittura. La considerava la sua eroina e spesso si era divertita ad imitarla indossando i suoi abiti e spacciandosi per lei in casa.
Nessie non si era mai arrabbiata anzi si è sempre molto divertita e a volte era proprio lei che le proponeva una sfilata con i suoi vestiti e di certo la bambina non si tirava indietro.
<< Un penny per ogni tuo pensiero. >> le sussurrò quella voce all’orecchio trasmettendole brividi lungo tutta la schiena.
Si girò e incontrò lo sguardo del suo Jake. << Ehi. >> lo salutò e accettò di buon grado il dolce bacio che le diede sulle labbra.
Quando si allontanò lo osservò attentamente e non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bello.  Il colore della sua pelle non era semplicemente scuro, ma era di un color mattone che al sole si illuminava rendendolo quasi una statua di bronzo; i suoi occhi non erano solo di un banale nero, ma erano due profondissimi pozzi neri dove adorava sprofondare quando la guardava. Le sue labbra carnose sembravano essere stata scolpite come anche i suoi zigomi. Era perfetto ed era suo.
<< Mi fai spazio? >> le chiese e le si alzò per poi accomodarsi sulle sue gambe e lasciarsi stringere.
<< Ti diverti? >> le chiese mentre le accarezzava i morbidi capelli bronzei più luminosi al sole.
Lei annuì. << Sai che Scar ha un fidanzatino? >> gli disse sorridendo divertita.
Jacob guardò verso la piccolina che stava ridendo e ricorrendo una farfalla insieme alla sua cuginetta e sorrise. << Almeno sa cosa significa? >>
Nessi annuì. << Ha anche capito che deve baciarlo, perché io e te come la mamma e papà lo fanno. >>
Lui sorrise divertito scuotendo la testa. << Piccola birbantella. >>
Restarono in silenzio mentre guardavano le loro famiglie divertirsi e forse entrambi pensarono la stessa cosa. La loro vita era piena e soddisfacente e avevano qualcuno a cui dedicare tutta la loro felicità.
Si guardarono negli occhi e videro tutto ciò di cui avevano bisogno. Non si dissero nulla ne si toccarono in alcun modo, si osservarono semplicemente trasmettendosi tutto l’amore e la gratitudine che provavano l’uno per l’altra.
 
Poco distante seduti su un divanetto di vimini mentre abbracciati teneramente osservavano tutto quello che li circondava c’erano Edward e Bella, ormai signori Cullen da due anni.
<< Sai cosa pensavo l’altro giorno? >> le chiese Edward.
Bella alzò gli occhi al cielo. << Non leggo nel pensiero, tesoro. >> disse con fare ovvio.
Edward sbuffò. << Sempre acida. >>
Bella ridacchiò e lo guardò. << Cosa pensavi? >>
Lui le sorrise. << Non abbiamo ancora avuto il nostro viaggio di nozze. >>
Bella si batté una mano sulla fronte. << Oh perbacco, hai ragione. >> lo prese in giro.
Edward sbuffò. << Mi passa la voglia di parlare con te a volte. >> si lamentò, ma poi si ammorbidì quando Bella lo abbracciò incastrando il viso nell’incavo del suo collo.
<< Abbiamo una bambina di due anni, non possiamo partire. >>
<< Potrebbero pensarci mia madre o Alice, no? E poi c’è Nessie, lo sai che Scar l’adora. >>
Bella alzò gli occhi al cielo. << Nessie non ha neanche diciotto anni come potrebbe occuparsi di una bambina di due senza creare problemi? >>
Edward fece spallucce e individuò sua figlia Nessie e la trovò stretta in un tenero abbraccio a Jake che la coccolava accarezzandole i capelli simili hai suoi. La osservò e sorrise orgoglioso di quanto fosse cresciuta e di quanto fosse diventata bella e responsabile.
<< Nessie saprebbe cavarsela alla grande, Bella. >> le disse senza distogliere lo sguardo da sua figlia.
Bella seguì lo sguardo di Edward in tempo per notare una tornado dai capelli simili ai suoi volare verso la sorella che la prese al volto tra le braccia. Le vide ridere mentre la più grande si divertiva a fare il solletico alla più piccola che si dimenava cercando un po’ di sollievo.
Sorrise commossa. << Abbiamo fatto un ottimo lavoro. >> commentò.
Edward annuì.  << E’ possibile amare così tanto qualcuno e sentirmi ogni giorno più legato a loro? >>
Le sue bambine erano due angeli, erano la purezza fatta persona e poteva comprendere a pieno il pensiero di suo marito.
Annuì. << Sono parte di noi, Edward, è inevitabile amarle in questo modo totalitario. Quando abbiamo deciso di condividere la nostra vita con loro era scontato che avrebbero preso con loro un pezzo del nostro cuore e della nostra anima. >> gli rispose stringendosi a lui senza mai distogliere lo sguardo dai suoi angeli che adesso si stavano rincorrendo sul prato ridendo.
E restarono così abbracciati ad osservare i pezzi restanti della mela. Perché per loro la frase ‘ noi siamo due metà della stessa mela’ non valeva perché loro erano quattro pezzi della stessa mela. La loro mela era stata divisa in quattro parti uguali che in un momento preciso, nel momento giusto si erano uniti.
La loro storia non verrà riportata sui libri di letteratura né ci faranno alcun film, ma ci sarà qualcuno che la ricorderà ugualmente con ammirazione e affetto.
Qualcuno dopo di loro potrà dire di essere stato testimone di una delle storie più belle e appassionate mai esistite.
 






E' ARRIVATO IL MOMENTO.....


Ho già scritto storie che poi ho portato a termine, mi dispiaceva smettere di scriverle, ma finiva là.
Ma questa, cazzo, questa è quella che adoro di più in assoluto e mettere la parola fine è dura.
Questa è una storia che mi è ‘venuta in sogno’ per così dire e mai avrei immaginato che ne venisse fuori una cosa del genere, sono rimasta piacevolmente sorpresa.
All’iniziò non ci avrei mai scommesso su, mi dicevo ‘Questa volta ci sarà qualcuno che ti manderà a fare in culo perché è orribile e senza senso’ ci credevo davvero a questo, ma poi ho visto un boom di recezioni e visite e ho esultato. Ancora una volta qualcuno aveva apprezzato quello che la mia mente malata aveva partorito.  
Ogniqualvolta postavo un capitolo era terrorizzata perché avevo sempre paura di una critica o qualcosa di più brutto. So benissimo che le critiche aiutano a crescere e a non commettere più gli stessi errori, ma andatelo a dire ad una persona insicura in modo immaginabile come me. Sono sempre stata una persona che non crede molto in se stessa con praticamente l’autostima sotto i piedi, ma voi mi avete cambiato. Con le vostre parole ed i vostri complimenti mi avete fatto capire che non sono proprio da buttare, che non sono solo un groviglio di difetti, ma che qualche pregio ce l’ho anche io. Può sembrare una stronzata, ma sono riuscita anche ad affrontare mio padre senza piangere da quando ci siete voi e non posso che dirvi GRAZIE.
GRAZIE
per quello che fate e siete; GRAZIE  per avermi seguita costantemente; GRAZIE per amare ciò che amo e che mi fa stare bene; GRAZIE per i vostri commenti coloriti e minatori a volte ihih; GRAZIE per avermi sempre detto ciò che pensavate nel bene e nel male; GRAZIE per aver sempre assecondato le mie domande rispondendomi con entusiasmo; GRAZIE a chi mi ha considerata degna delle preferite; GRAZIE a chi mi ha inserita nelle seguite; GRAZIE  a chi mi ha messo nelle ricordate; GRAZIE a chi mi ha fatto ridere; GRAZIE a chi mi ha fatto commuovere; GRAZIE a chi mi ha fatto scompisciare dalle risate; GRAZIE alle lettrici silenziose; GRAZIE  a chi mi ha fatto incazzare ;):

GRAZIE DI ESISTERE.

Con tutto l’amore di cui sono capace, Mary.  
 

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