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Buon giorno a tutti voi da un nuovo acquisto di Manga
Ciao a tutti da un nuovo acquisto del sito ^^ Mi chiamo
Debora, ma voi potete chiamarmi Candy!
Questa è la mia prima storia di Bey che pubblico, e cmq la
prima in assoluto!
Volevo dedicarla a Phoenix che mi ha trasmesso la voglia di
scrivere e la passione per questo anime! Mi dispiace solo che non sia riuscita
anche a trasmettermi l'amore per la Neoborg XD Missione fallita, amore, mi
disp!
Cmq.. ero partita con l'idea di scrivere questa storia
interamente da sola, peccato che, arrivata al 3° cap, ho deciso di renderla
round robin, ingaggiando anche Phoenix! Lei non ha voluto all'inizio, perché
dice di avere ancora storie in sospeso (capito?! Sbrigati, disgraziataaaa!!
>0< ), però me da brava ha insistito! ^^" Anche perché mi dice
spesso che non le soddisfa il modo in cui scrive, dice di essere pessima, e sta
perdendo un po' di autostima.. Quindi amore, su con la vita! Questa fiction per
ridarti lo slancio! ^_^
Detto questo, spero vi
piacerà! Come avrete capito, parla di Hitoshi e una ragazza che.. Va beh va
beh, leggete va!!
Aspetto tanti commentini!!
Ciaoooo!!
L'INIZIO
Un’ennesima giornata
lavorativa era appena terminata. Finalmente, non ne poteva più di quel caldo
soffocante egiziano!
Aprì la porta della camera del suo hotel con un piede, e
lanciò il suo zaino contenente gli oggetti di lavoro di scavo sul grande letto
matrimoniale.
Si guardò un attimo intorno, respirando affannosamente. Il
caldo gli toglieva tutte le forze e anche il fiato. Non vedeva l’ora di tornare
alla sua amata Tokyo, dove quanto meno il caldo era più sopportabile!
Si avvicinò all’enorme letto coperto da fresche lenzuola
bianche e vi ci sedette; pochi istanti dopo, si lasciò cadere all’indietro,
socchiudendo gli occhi per assaporarsi meglio quella freschezza.
Notò con piacere che qualcuno aveva già acceso l’aria
condizionata e, anche se i suoi effetti ancora non potevano sentirsi appieno,
il sollievo che quella lieve brezza gli diede fu estasiante.
Erano ormai le 7 di sera in Egitto, ma la calura ancora non
accennava ad abbassarsi! Incredibile… Come aveva fatto a resistere per ben 7
mesi sotto quel sole cocente, lavorando agli scavi archeologi della città di
Tebe da mattina a sera?? Era una cosa da pazzi!
Tutto d’un tratto si sentì una mano fresca appoggiarsi delicatamente
sui suoi occhi. Sorrise: non gli ci volle molto a capire di chi fosse.
-Vediamo un po’ di chi sarà questa manina!-
Là tastò dolcemente, poi prese nella sua quelle dita
affusolate e se lo portò alla bocca, baciandole una per una.
Aprì gli occhi di scatto e si trovò davanti lei, la sua
splendida ragazza, colei che gli dava ancora il coraggio di affrontare quei
terribili scavi giorno dopo giorno.
-Ben tornato amore! Avevo così tanta voglia di vederti!-
gli disse, sorridendo come una bambina.
-Anche io avevo voglia di vederti, piccola.-
Le afferrò un braccio e la trascinò lentamente su di sé; la
ragazza lo lasciò fare senza obiettare.
Le prese il volto tra le mani e la fissò nei suoi occhi
color cristallo. Bellissima…
Maria, una ragazza italiana di 19 anni che aveva conosciuto
durante il suo periodo di soggiorno in Egitto. Faceva parte della sua stessa
compagnia di spedizioni archeologiche, anche se lo faceva come stage
universitario, ed erano entrati in contatto per uno stupido battibecco che
avevano avuto mesi prima, a causa di un insulso scalpello.
Ora stavano insieme, e lui era l’uomo più felice di questo
mondo.
La baciò dolcemente, affondando le dita nei suoi capelli
castano chiarissimo, mentre sentiva le mani di lei scorrergli su tutto il
petto. Se non fosse stato perché era stanco e sudato, non ci avrebbe messo
molto a levarle quel vestitino bianco corto e leggero che aveva addosso e
metteva in risalto la sua abbronzatura.
La sentì sfregarsi sul suo corpo; sorrise, interrompendo
allora il bacio.
-Scusami cucciola, ma sono stanco e faccio davvero schifo.
Se mi permetti una doccia rinfrescante, dopo potremo fare tutto quello che
vogliamo…- le disse, ammiccando un sorriso malizioso.
Lei annuì, mordendosi un labbro. Quel ragazzo le
trasmetteva delle sensazioni fuori dal comune, e ogni volta che riusciva a
sentire quei muscoli così solidi che regnavano sul suo petto e sulle sue
braccia, perdeva la ragione.
-Va bene amore… Ti vado a preparare il bagno…-
Maria si alzò a malavoglia e si diresse verso il bagno,
decisa a preparare il tutto il più in fretta possibile per avere poi il tempo
di stare tranquilla col suo amore.
Non appena ella sparì nel bagno, avvicinandosi la porta
alle spalle, il ragazzo dai capelli argentati si alzò ed estrasse dal suo zaino
il cellulare.
Compose il numero di casa: era da qualche giorno che non
sentiva più nessuno…
Rispose una voce giovane, come previsto:
-Si, chi è??-
Sorrise.
-Takao, quante volte ti ho detto che non si risponde così
sgarbatamente al telefono, eh??!-
L’altra voce partì in un grido di gioia. Raramente aveva
l’occasione di sentirlo, e quando lo sentiva la felicità saliva al massimo.
-Hitoshi fratellone!! Da quanto non ti sento più!! Ti sei
scordato di me??- chiese il ragazzino di nome Takao con un finto tono seccato.
-Ma va! Ero solo molto impegnato…-
-si si, certo, dici sempre così!- gli rispose il fratello
più piccolo. –Non ti costa mica niente una telefonata!-
-Eh no, qua ti sbagli, costa un sacco chiamare da qua!-
Takao sbuffò:
-Ah va bene, non ti va di spendere i soldi per tuo
fratello, grazie tante!!-
Hitoshi sorrise divertito: suo fratello lo metteva sempre
di buon umore, anche quando faceva l’imbronciato!
-Takao ascolta, dì al nonno che dopo domani tornerò, e con
me ci sarà anche la mia ragazza, così ve la farò conoscere. Dici che sarebbe un
problema ospitarla per un po’?-
Takao rimase perplesso:
-Ragazza?? Da quando hai una ragazza?? E perché io non lo
sapevo??-
-Hey calmati… adesso te l’ho detto… comunque da un po’! E’
giovane, ha 19 anni, però..-
-Si ho capito- intervenne il fratello.- Non ci sono
problemi, tranquillo, ci mancherebbe!- (anche perché casa tua è peggio di una
pensione per senza tetto =_= Ndautrice)
-Molto bene! Allora ci vediamo presto! Saremo all’aeroporto
per le 7 di mattina. So che è presto per te che ami dormire, quindi non mi
offendo se viene solo il nonno!-
Takao esultò felice:
-Evvai!! Per tutto dico: perché torni e perché sei così
comprensivo da lasciarmi dormire!-
-Immaginavo..!- gli rispose sconsolato Hitoshi.
Una figura snella comparve sulla porta del bagno:
-Hitoshi, il bagno è pronto!- disse Maria sussurrando,
visto che notò che il suo ragazzo era impegnato a parlare al cellulare.
Hitoshi le annuì facendole l’occhiolino e subito dopo
rispose al fratello:
-Scusa Takao, devo andare! Ci vediamo, ciao ciao! Ah,
salutami il nonno!-
-Sarà fatto fidanzatino! Sono davvero curioso di vedere chi
è la pazza che sta con te!- lo beffeggiò.- Ciao fratellone, ti aspetto!!-
Hitoshi chiuse la chiamata e si voltò verso la sua ragazza,
che ancora non si era mossa.
-Vuoi fare la doccia con me?- le chiese alzandosi dal letto
per raggiungerla.
Le circondò la vita con le braccia e la trascinò verso di
sé.
-Oh no, falla tu, devi rilassarti.- gli risposeancora sussurrando. –Avremo tutto il tempo
per stare insieme, dopo…-
**********************************
Bene, primo capitolo
finito! ^_^ Non è molto lungo, lo so, ma serviva come anticipazione!
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato! Spero lo
farete anche questa volta.
Voglio anche precisare una cosa.
Su Manga.it mi sono arrivati dei messaggi di commento poco
carini, dove un paio di ragazze mi hanno accusato di avere lo stesso stile di
Phoenix. Mi scuso, magari è vero, anche perché ho iniziato a scrivere leggendo
le sue storie. Quindi spero non farete caso a questa cosa, o quanto meno non mi
accuserete dello stesso, visto che ho spiegato. Grazie!
L'ARRIVO A TOKYO
L’aeroporto era gremito di persone. Hitoshi e Maria si
facevano strada a fatica in mezzo alla corrente che si avviava verso l’uscita,
trascinando dietro a loro due grosse valigie rigide.
-Come hai detto che si chiama tuo nonno?- chiese la ragazza,
un poco impacciata.
Non era mai stata in Giappone, e si sentiva totalmente
spaesata e spaventata da tutto ciò che le stava intorno. In Italia, così tanta
gente, non si era mai vista, nemmeno in un aeroporto!
-Puoi chiamarlo Nonno Jay tranquillamente, non ti
preoccupare! Lo chiamano tutti così, e a lui fa piacere!- le rispose Hitoshi,
sorridendole.
Lei annuì, aggrappandosi al suo braccio per non perdersi.
Nonostante la folla, non ci volle molto perché
raggiungessero l’uscita.
-Hitoshi, sono qui!!-
La voce di un uomo attirò subito l’attenzione dei due
ragazzi, non appena si trovarono alla luce del sole di Tokyo.
Il ragazzo sorrise per al seconda volta, senza mollare per
un secondo lo sguardo di dosso al nonno, che stava correndo nella loro
direzione, attirando l’attenzione di tutti.
-Eccolo, quello è mio nonno.- spiegò gentilmente a Maria.
–Non farti trarre in inganno dalla sua età e dal suo aspetto: è ancora molto
sveglio e attivo!-
-Caspita, si vede!- esclamò subito Maria.
Quell’uomo stava correndo con un’agilità sensazionale, e in
pochi istanti si trovò di fronte a loro.
-Hitoshi, finalmente sei tornato!- disse il nonno,
abbracciando il nipote fino a quasi farlo esplodere.
Lui ricambiò l’abbraccio per qualche secondo, sorridendo;
subito dopo cercò di staccarsi, per non far sì che Maria si sentisse di troppo
in quella scenetta famigliare.
-Nonno, questa è Maria, la mia ragazza!- disse Hitoshi,
indicando con lo sguardo la giovane che gli stava di fianco.
-Ragazza..? Quella di cui mi ha parlato Takao?- chiese
l’uomo curioso e stupito di vedere il nipote con una ragazza.
-Esatto, è Maria!- esclamò ancora il ragazzo dai capelli
lunghi.
Maria tese timidamente la mano verso il giapponese,
cercando di sorridere senza imbarazzo.
-Molto piacere, signor Kinomiya!-
Nonno Jay la fissò per qualche istante, poi gli tese la
mano sorridendo a sua volta.
-Piacere tutto mio, ragazza! Mi fa piacere averti tra noi!
Sono anche contento che finalmente mio nipote sia riuscito a sistemarsi con
qualcuno, visto che sarebbe anche ora!-
-Nonno… smettila..- lo rimproverò subito Hitoshi, che non
adorava di certo essere trattato come un bambino che deve imparare la lezione,
specialmente alla sua età.
-Si va bene! Allora Maria, devo dire che sei davvero una
bella ragazza!- le disse compiaciuto l’anziano.
Quest’ultima arrossì fortemente.
-Gr..Grazie..-
-Non c’è bisogno di arrossire! Dai andiamo, ti do una mano
con la valigia!- le propose.
-No, non si disturbi, signor..-replicò la ragazza, ma fu
subito interrotta dal fidanzato:
-Lascia perdere Maria, mio nonno è fatto così! Non
contraddirlo su certe cose perché si crede ancora forte come un ventenne e
vuole far di tutto per dimostrarlo…-
-Ma come ti permetti, insolente??!!- lo aggredì subito il
nonno.
Hitoshi sbuffò spazientito e gli fece segno con la mano di
lasciar perdere, mentre Maria abbozzava un ennesimo sorriso.
Le piaceva quell’uomo: era aperto, socievole, attivo e
gentile! Sicuramente si sarebbe trovata bene con loro!
-Grazie mille, allora!- disse all’uomo.
-Non c’è di che, signorina! Ora andiamo, vi ho preparato un
bel pranzetto! E poi mi devi raccontare di te, senza contare che devi ancora
conoscere Takao!- disse, sempre sorridendo, il nonno.
Lei annuì allegra:
-Certamente! Comunque, non finirò mai di ringraziarla..-
-Tu ringrazi troppo per i miei gusti, ragazza!- disse
scherzando l’anziano. –Starai da me, e dovrai fare tutto come se fossi a casa
tua, intesi?-
Maria sorrise ancora, trattenendosi dal pronunciare un
ennesimo “grazie”.
Tornò a tenere il braccio al suo ragazzo, mentre Nonno Jay
camminava ora con fare spedito di fronte a loro.
-Allora, come ti sembra mio nonno? Sii sincera, però…- le
chiese il fidanzato.
-Un tipo in gamba, mi piace!-
Hitoshi le sorrise, fermandosi poi un attimo per stamparle
un bacio sulle labbra.
-Ne sono contento. Spero penserai la stessa cosa anche di
mio fratello, anche se è un po’ cocciuto, pigro, goloso, impulsivo..-
Maria lo bloccò all’istante:
-Hey, poverino! Dai, sono sicura che mi piacerà…-
-Takaooooo!!! Siamo quaaaa!!-
L’urlo di Nonno Jay rimbombò per tutta la grande casa
giapponese, così forte che Maria quasi si spaventò. Hitoshi le sorrise,
stringendole la mano e poggiando a terra la sua valigia.
Dalle scale si sentì improvvisamente un rumore di passi
veloci e pesanti…
-Sta arrivando! Per fortuna è già sveglio!- esclamò il
nonno, ma non fece in tempo a terminare che il rumore dei passi venne
sostituito da dei tonfi pensanti e irregolari, e gemiti di un ragazzino in
preda al dolore.
-Ahi,, ahiiii, ouch..-
-Ma che succede ??- esclamò allarmata Maria, fissando
le fine delle scale alla sua destra, distante qualche metro da loro.
L’uomo dai capelli grigi legati si voltò con sguardo
ironico.
-Niente di che, sarà ancora inciampato nel vaso della
piantina bonsai a metà scalinata..-
-Ma..- stette per cominciare la ragazza, ma non fece in
tempo a terminare la frase.
In pochi secondi apparve di fronte ai loro occhi la sagoma
di un ragazzino dai capelli lunghi e mori stesa a terra con le braccia protese
in avanti e il mento a terra.
Tutti rimasero zitti, e l’unico rumore che si poteva
sentire erano le imprecazioni del nuovo arrivato.
-Porca di quella maledetta piantina in mezzo alle pal..-
-Takao!! Ti sembra il modo di presentarti alla nuova
arrivata??-
Un ennesimo urlo di Nonno Jay fece spaventare Maria, che si
trattenne però di darlo ancora a vedere.
Hitoshi si voltò ancora verso di lei:
-Ci farai l’abitudine vedrai.. Takao è un tipo un po’..
particolare, se ne prende tante di ramanzine, ma non ti deve preoccupare! Poi
sarà routine..- le disse, calmo.
Maria sorrise imbarazzata, senza sapere cosa dire.
Subito dopo Hitoshi si voltò con sguardo severo verso il
fratello, che in quell’istante, sentendosi osservato, voltò il capo verso di
loro.
-Fratelloneeee!!! Sei tornatoooo!!-
Ignorando il male, Takao si alzò e corse subito verso
Hitoshi, senza esitare poi a saltargli quasi in braccio. Questi lo strinse e
gli strofinò i capelli con una mano, senza dire niente.
-Che bello, non vedevo l’ora!! Starai qua tanto vero??
Dormirai qui, giusto?? Stai con me no??- cominciò a blaterale il ragazzino,
senza dar tempo di rispondere a nessuna delle domande.
-Ehm, Takao… dovrei presentarti una persona..- gli disse
improvvisamente Hitoshi.
In quel preciso istante a Takao si accese una lampadina
nella testa.
-Persona.. la tua ragazza!- esclamò, scendendo con poca
finezza da addosso al fratello.
Si mise a posto i capelli, per cercare di fare una buona
impressione almeno a partire da quel momento, e alzò lo sguardo alla nuova
arrivata.
-Lei è Maria, la mia ragazza…- gli spiegò Hitoshi.
Ma Takao non stava a sentire. Si fissò su di lei, la studiò
in ogni minimo dettaglio: gli occhi chiari, i capelli lucenti di un castano
bellissimo, un fisico slanciato, uno sguardo allegro ma quasi intrigante… Che
succedeva?
-Takao?- la voce del nonno lo fece svegliare.
-Eh? Ah si, scusatemi.. io.. ecco, io sono Takao, piacere!-
disse il ragazzo moro, tendendo il più disinvoltamente possibile la mano verso
di lei.
Maria fece lo stesso, sorridendogli: quanto le stava già
simpatico quel ragazzino!
-Piacere mio! Mi stai davvero simpatico, sai?- gli disse,
senza vergogna, ma anzi sorridendo ancora di più.
Takao arrossì di botto, facendo alzare lo sguardo al cielo
al fratello, che non sapeva più se ridere o piangere di fronte a quel rossore
stupido del fratello più piccolo: quanto era impacciato con le ragazze…
-D..davvero? Grazie..! Anche.. anche tu, sai? Sei, come
dire.. molto carina…-
Detto questo, per Takao fu la fine. Non sapeva perché
glielo avesse detto, ma ora le sue guance erano di un bollore unico.
Cercò di sorridere ancora, ma non gli riuscì a meraviglia,
il che fece quasi ridere Maria.
-Grazie Takao!- gli rispose, coprendosi il riso con una
mano, con fare infantile.
Nonno Jay rideva divertito di fronte a quella scena, e
senza dire niente, ad un certo punto decise di togliere il disturbo per
lasciare che i ragazzi si presentassero meglio. Cominciò a salire le scale,
portando con sé la valigia di Maria, in silenzio, mentre notò con la coda
dell’occhio lo sguardo di entrambi i nipoti fisso su di lei.
-Quanti anni hai?- chiese Maria al fratello del ragazzo,
tanto per parlare un po’.
Takao abbassò lo sguardo, senza che nessuno ne capisse il
motivo.
-Ne ho solo 15..- le rispose.
-Perché dici così? Potessi averne ancora io 15! Hai un’età
invidiabile!-
Il ragazzino arrossì ancora, ma non riuscì a guardarla in
volto.
Perché lo aveva detto? Non lo sapeva nemmeno lui, e per di
più quell’unico possibile motivo lo faceva sentire strano e fuori luogo.
-E comunque… sei abbastanza alto per la tua età…- continuò
l’italiana.
Era vero: tra lei e Takao c’erano solo pochi centimetri di
differenza, e per un istante avrebbe quasi scommesso che avesse almeno due anni
in più.
-Si, me lo dicono tutti!-
Questa volta il giovane giapponese alzò lo sguardo,
abbandonando il rossore e tornando a sorridere.
Hitoshi improvvisamente passò un braccio intorno alle
spalle di Maria e la strinse a sé.
-Bene, se vi va possiamo cominciare ad accomodarci in
cucina, mentre aspettiamo il Nonno!- disse, con uno strano tono di felicità,
forse dovuto al fatto che finalmente poteva stare con le persone per lui più
importanti tutte messe insieme.
-Poi ti farò vedere la casa e la tua futura stanza, ok?-
continuò l’archeologo. –Sempre che.. tu non voglia dormire con me qualche sera,
nessun disturbo..!-
Nel dire quelle parole, afferrò dolcemente il mento della
fidanzata con due dita e tirò il suo volto verso il suo, fino a che le loro
labbra si sfiorarono appena.
Maria sorrise, ma le sue gote si tinsero si un rosso forse
ancora più acceso di quello che regnava su quelle di Takao qualche istante
prima.
-Hitoshi, dai.. adesso non è il momento…- gli suggerì,
ancora più imbarazzata.
Sentirsi dire certe cose di fronte al fratello appena
conosciuto epiù giovane di lei di ben
quattro anni non era la cosa migliore!
Hitoshi sorrise, allontanandosi lentamente, senza notare
uno sguardo confuso e perplesso di fronte a loro che fissava quasi spaventato
la porta dietro ai due amanti, dedicando solo ad essi una minima occhiata
fuggitiva con la coda dell’occhio.
Il terzo chap ^_^ Spero vi piacerà! XD Mi farebbe molto
piacere ricevere dei commenti, sono molto importanti per la mia ispirazione *.*
Intanto, ringrazio chi ha commentato fin ora! THX THX!!
Besos XD
UNA SFIDA?
Erano le 8 di mattina, spaccate.
Un ragazzino ancora in tenuta da notte, con dei
pantaloncini corti e una canottiera, camminava per il corridoio del secondo
piano di casa Kinomiya.
I capelli, di solito tenuti disordinatamente in una coda,
ricadevano mossi sulle sue spalle scure, un po' arruffati. Mannaggia a lui
quando si dimenticava di pettinarsi prima di andare a dormire!
Si stropicciò un occhio e lanciò un sonoro sbadiglio:
chissà perché si era svegliato a quell'ora? Che la presenza della nuova
arrivata lo mettesse in agitazione?
La nuova arrivata, Maria... Che bel nome! Era uno dei più
usati in Italia, stando a quanto gli aveva detto Hitoshi il giorno prima, a
tavola, ma con lei prendeva una particolarità tutta sua...
Ma che stava pensando?
-Takao! Mattutino, non è da te...- ironizzò il fratellone.
Parli del diavolo, spuntano le corna..
Se lo ritrovò davanti, sorridente, già bello sveglio,
mentre si chiudeva alle spalle la porta della stanza della sua ragazza.
-Si lo so...- rispose svogliatamente il più giovane. -Non
so perché...-
Non aveva mai avuto molta voglia di parlare la mattina.
Hitoshi rise divertito nel vedere la faccia sconvolta del
fratellino.
-E' sveglia?- riprese Takao, dopo un ennesimo sbadiglio.
Il ragazzo dai capelli più chiari scosse il capo.
-No, dorme ancora beatamente, e mi dispiace svegliarla...-
spiegò.
-Capisco...- rispose subito l'altro.
Ci fu qualche istante di silenzio, prima che il più grande
ricominciò a parlare:
-Ascolta Takao, dovrei andare a fare la spesa con il Nonno.
Se Maria si dovesse svegliare, glielo dici tu?-
Takao scosse la testa, per cercare di mettere bene in
funzione il cervello. Dopo aver rielaborato le parole, dette la risposta:
-Certo.. si, certamente!-
Sorrise per la prima volta in quella giornata. Lui e Maria
in casa da soli...
Rabbrividì: ma che stava dicendo?
-Bene, allora io vado!- disse Hitoshi.
Takao lo salutò con una mano prima di vederlo correre giù
per le scale.
-Attento al bonsai!!- gli gridò ghignando, ma non ottenne
nessuna risposta e, soprattutto, non sentì alcun tonfo.
"Peccato" scherzò tra sé e sé.
Tornò a fissare di fronte a sé: alla sua sinistra, poco
distante da lui, c'era la camera di Maria. Perché non entrare a darle
un'occhiata, giusto per vederla anche mentre dormiva?
Con questi pensieri, si avviò verso la porta. Arrivato, l'aprì
molto lentamente, cercando di non far rumore, e poi vi entrò. Evitò di
chiuderla, per evitare di fare altro rumore.
La stette a fissare da lontano, mentre un leggero lenzuolo
la copriva fino a sotto le braccia. La sua pelle scura e abbronzata era in contrasto
col candore del letto, e i suoi capelli castani risplendevano alla luce del
sole che filtrava debole dalla finestra.
Non c'era che dire, era davvero bella! Suo fratello aveva
fatto una buona scelta.
La sera prima, a cena, la guardava di sottecchi, per non
farsi scoprire dal fratello. Non sapeva perchè, ma aveva come paura che si
sarebbe arrabbiato se l'avesse scoperto a guardarla. Non c'era niente di male,
ovvio, ma a lui dava questa impressione.
Si avvicinò al suo letto, con passò felpato. Arrossì di
botto quando vide che indossava solamente una leggera camicia da notte che le
si reggeva addosso grazie a due esili spalline. Era semi trasparente, e quando
notò anche questo, arrossì ancora di più. Stava guardano la ragazza di Hitoshi
mezza nuda, che vergogna! Eppure, era troppo bella per distogliere lo sguardo
da quell'immagine.
Si sedette di fianco a lei, sempre molto lentamente, e la
fissò in volto, cercando di non abbassare lo sguardo.
-Maria...- sussurrò.
Non sapeva quello che gli stava succedendo. Era come se
fosse attratto da quella figura, senza un particolare motivo. Nemmeno la
conosceva, si poteva dire...! Eppure, sarebbe rimasto a guardarla per ore...
Era bella, se lo sarebbe sempre ripetuto, perché era la pura verità... Ma come
poteva quella sola bellezza provocargli certi brividi?
Qualcosa non andava, per niente!
Doveva andarsene, lasciar perdere!
Lei aveva 19 anni, era più grande di lui di ben quattro
anni. E soprattutto, era la fidanzata di Hitoshi.
Ma lui non si sarebbe dovuto fare certi problemi!
Si strinse i capelli mori con una mano: non ci stava
capendo più niente, che situazione assurda!!
Stava solo esagerando, ecco tutto! No, non poteva essere
nient'altro.. Non poteva essere attratto da una persona che conosceva da un
solo giorno... Non poteva..
Di scatto si alzò, rischiando di farla svegliare. A passi
svelti si diresse verso la porta e uscì, richiudendosela alle spalle. Sospirò:
doveva calmare i battiti del suo cuore che, senza una vera ragione, avevano
accelerato in maniera spropositata...
Non poteva essere...
Fece appena in tempo a fare due passi in avanti, quando
sentì la porta dietro di lui aprirsi.
Sobbalzò ma fece di tutto per non voltarsi.
-Hitoshi..?-
A quella voce, Takao non poté fare a meno di girarsi verso
di lei.
Non appena la ragazza lo vide, spalancò gli occhi.
-Takao?...-
Il giovane ridacchiò un po', rosso in volto.
-Ehm si.. così sembrerebbe...-
Maria sorrise.
-Si scusa... pensavo fosse Hitoshi che era venuto a
svegliarmi.. Scusa..-
Si passò una mano sul viso, consapevole della figura che
aveva appena fatto. In realtà, l'artefice della vera figura non era lei.
Takao deglutì a forza: allora, aveva sentito tutto! Che
figure!!
-Ehm io vedi.. volevo vedere se... se dormivi e allora...
Comunque Hitoshi è..è a fare la spesa col Nonno..-
Maria rise ancora.
-Ok, ho capito... e tranquillo! Non c'è nessun problema
figurati! E poi, questa è casa tua, no?- gli spiegò gentilmente.
Takao si passò una mano sui capelli.
-Si ma.. cioè.. insomma..- non riuscì a spiaccicare altro,
così cambiò totalmente discorso. -Ti va di andare a fare colazione? Anche io mi
sono appena svegliato!-
La ragazza italiana annuì con fervore, dopo aver constatato
che il giapponese era in pantaloncini e canottiera. Però, aveva un fisico ben
robusto per avere 15 anni!
-Certo! Arrivo subito, il tempo di vestirmi!- gli disse.
Con estremo imbarazzo, anche Takao realizzò solo in quel
momento che Maria era ancora con la sua semplice camicia da notte addosso. Era
cortissima, di un colore simile a crema e, sotto la luce del corridoio, ancora
più trasparente.
Deglutì per la seconda volta.
Maria, rendendosi conto del suo stato, arrossì come un
peperone.
-Oops.. - bisbigliò, ma il moro si affrettò a gesticolare
in segno di difesa.
-No no no no!! Figurati!! Io.. mica mi scandalizzo!!-
disse, facendo l'uomo.
L'italiana sospirò, indecisa se credere o meno a quelle
parole, ma decise in ogni caso di sorridere ancora: quel ragazzino era davvero
simpatico!
-Ok.. allora, due minuti e sono giù!-
Detto questo, si ritirò nella sua stanza, lasciando Takao
stravolto, immobile in mezzo al corridoio.
La sua espressione si fece ad un tratto seria. Cosa stava
succedendo?
Forse, un bel panino con la marmellata avrebbe risolto
tutto, almeno per quella mattina.
-Aaahh, che mangiata!!- esclamò la ragazza, stendendosi sul
prato di fronte alla casa.
Davanti a lei stava un laghetto molto grazioso, opera del
Nonno dei due fratelli. Quell'uomo doveva avere un certo amore per la natura, e
questo le faceva piacere.
La brezza leggera era piacevolissima: sembrava di stare in
paradiso.
Chiuse gli occhi, inspirando a pieni polmoni, fino a quando
un'ombra sopra di sé glieli fece riaprire.
-Dormi ancora?!- chiese ironicamente il fratello del
ragazzo.
-Umh, quasi quasi..!!- rispose allegra lei, stiracchiandosi.
-Sei peggio di me, allora...- spiegò scherzando Takao,
stendendosi poi di fianco a lei.
Stettero in silenzio per un po'. Takao si sentiva così
bene...! In una bella giornata calda di sole, sdraiato sul prato di casa sua,
in tutta tranquillità, con il vento che gli scompigliava i capelli ancora
stranamente sciolti e... con di fianco una ragazza splendida...
Scosse il capo, rabbuiandosi all'improvviso, ma senza darlo
troppo a vedere.
-Takao...-
La voce di Maria lo risvegliò.
Si voltò sorridente verso di lei.
-Dimmi...- sussurrò in tono fermo.
-Stai bene con i capelli sciolti..-
Maria arrossì un poco, ma aveva detto il vero, non doveva
vergognarsene. Più volte aveva cercato di convincere Hitoshi a slegarsi quella
maledetta coda: adorava passare le dita tra i suoi capelli lunghi e morbidi..
Peccato che lui non ne volesse sapere, se non in casi proprio eccezionali...
-Grazie..- mormorò il moro, abbassando il capo.
-Sei timido, vero?- lo stuzzicò l'italiana.
Takao borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi ghignare.
Maria lo imitò.
Improvvisamente, il primo si alzò in piedi e si mise a
frugare nelle tasche, sotto lo sguardo curioso della ragazza.
-Umh?- fece quest'ultima.
La risposta arrivò presto. Il giapponese estrasse una
trottola grigio metallizzato e gliela mostrò orgoglioso. Maria sorrise molto
apertamente: più volte il suo ragazzo le aveva parlato della bravura del
fratello a Beyblade, e più volte lei lo aveva sentito nominare nei TG sportivi,
in qualità di campione del mondo.
-Grande..- sussurrò, senza rendersene conto.
Takao annuì entusiasta: anche lei, dunque, conosceva la sua
fama.
Avrebbe voluto cominciare a bullarsi, ma Maria corse in
casa alla velocità della luce, lasciandolo senza parole. Ricomparì poco più
tardi con un beyblade magenta in mano, soddisfatta.
-So che ho poche probabilità di vincere ma.. ti andrebbe
una sfida?- gli propose, maliziosa.
Non vedeva l'ora di battersi col campione mondiale: l'idea
la esaltava parecchio!
Takao lanciò un gridolino dalla felicità:
-Waaah, sei una balder anche tu??! Perché non me l'hai
detto prima??-
Non tratteneva i nervi ormai a fiori di pelle.
Maria annuì.
-Volevo mantenere la sorpresa fino all'ultimo!- spiegò con
un'occhiolino lei. -Il Beyblade è una delle cose che ha legato me e tuo
fratello. Gioco da parecchio ormai, anche se non ho mai preso la cosa sul
serio.Non mi sono mai iscritta ad un torneo, anche per mancanza di tempo: tra
università e stage..-
-Capisco..- esordì tristemente Takao. -Beh, ma facciamo
questa sfida, dai!!- concluse poi, ritrovando all'improvviso il suo entusiasmo.
Non ci poteva credere, una blader anche lei! Andava tutto
così alla perfezione in lei..!
Si misero uno di fronte all'altro e lanciarono, entusiasti.
I due bey caddero sul prato e si studiarono per alcuni
istanti.
-Maria intanto.. che ne dici di parlarmi di te e di come
hai conosciuto mio fratello?- le chiese il moro, curioso.
Non gli sarebbe dispiaciuto sapere di più, visto che
Hitoshi ancora non gli aveva detto niente.
Era troppo curioso, voleva sentire come si erano conosciuti,
quali erano state la cause che li avevano spinti a stare insieme...
Maria sferrò un attacco a sorpresa che fece vacillare
l'ormai famosissimo Dragoon, lasciando Takao sbalordito.
-Hey ma..!-
-Mai distrarsi, Takao!- ghignò la castana.
Il ragazzino sorrise divertito, e riprese subito
l'equilibrio.
I due bey ricominciarono a girarsi intorno come prima.
-Certo, ti racconto tutto!- disse sorridendo Maria.
-Partiamo proprio dagli inizi..-
E da qua, passo la palla a Pho! Mi ha già detto che è
pronto il quarto capitolo, aspettiamo e vedremo! Amore, non mi deludere!! SMACK
=^.^=
Avevo ottenuto un posto nello stage universitario, il più ambito: avrei
fatto parte di un'equipe di archeologi che si sarebber
Ebbene, eccomi qua.
Mi vergogno di me stessa, ma
sto lavorando faticosamente alle altre mie ficcy. Non so se l'avete capito, ma
sono in un periodo abbastanza nero: non è un problema di ispirazione, ma di
voglia. La scuola mi sta togliendo tutte le voglie di fare, sono distrutta.
Comunque, come avevo già detto, le manderò avanti!
Non ho saputo dire di no a
Candy e quindi, anche per svegliarmi dal mio letargo, per ricominciare
lentamente, ecco a voi la nostra collaborazione e il quarto capitolo!
Ci terrei a darvi
un'informazione in più che ho notato che a Candy è sfuggita: questa fiction si
potrebbe dire "divisa in due parti". Mi spiego; come avrete intuito
dalla fine del terzo capitolo, Maria racconterà a Takao di come ha conosciuto
suo fratello. Quindi ci saranno da questo momento dei capitoli dedicati alla
sua narrazione. Non so dirvi adesso quanti saranno, visto che io e la mia
friend ci stiamo ancora lavorando, però di certo non sarà solo questo.
Questa potrebbe definirsi la
prima parte della storia. Addirittura io le avevo consigliato di dividerla in
due fiction separate: la prima che avrebbe riguardato la storia tra Hitoshi e
Maria, e la seconda quello che poi sarebbe questo! Però alla fine abbiamo
deciso di renderla un tutt'uno! Spero che riusciremo a gestirla bene in ogni
caso, dividendola internamente come vi ho detto!
Spero vi piaccia! Un bacione,
e buona lettura!
Phoenix
I TUOI OCCHI-PARTE 1
Avevo ottenuto un posto nello stage universitario, il più
ambito: avrei fatto parte di un'equipe di archeologi che si sarebbero dedicati
alla piramide di Ramses il Grande e i suoi tesori. Non avrei potuto desiderare
di meglio! Mi dissero che ci sarebbero stati studiosi provenienti non solo
dall'Italia, ma anche da altri, diversi paesi. Il Giappone era uno di questi.
Avremmo lavorato insieme a loro per la traduzione di alcune
steli ritrovate nella camera mortuaria, e loro ci avrebbero insegnato come
approfondire le materie che per noi, all'Università, erano ancora a livelli
teorici.
Non è da tutti ottenere un posto del genere alla fine del
primo anno di facoltà di archeologia, e io n'ero consapevole. Ma che ci vuoi
fare? I miei voti erano e sono tuttora i più alti di tutto il mio corso.
Quando arrivai all'hotel, in una cittadina vicino al Cairo,
riuscivo a sentirmi davvero realizzata.
Appoggiai la borsa di fronte al bancone della hall,
sorridente, tanto che l'addetta alla reception non poté trattenere un
sorrisino. Il cartellino appeso alla mia maglietta faceva subito intuire che
ero una studente, visto che comparivano il nome e lo stemma della mia
Università. Tra l'altro, venni a sapere che erano già stati informati
dell'arrivo dell'equipe, e io venni a sapere che gli esperti sarebbero arrivati
quello stessi giorno, come noi.
-Signorina...?- mi chiese l'addetta, sfogliando un
registro.
-Lume! Mi chiamo Maria Lume!-
Lo appuntò su una scheda, che poi mi passò, affinché la
compilassi.
E fu allora che un ragazzo, poco più alto di me, mi si
affiancò, lasciando cadere a peso morto il suo enorme borsone blu. Non mi voltai
a guardarlo, ero troppo impegnata a compilare quella scheda e a trascriverci
tutti i miei dati anagrafici.
Mentre lo sentivo parlare sommessamente con l'addetta, mi
misi a cercare la mia carta d'identità, nella borsetta. Ribaltai quasi tutto il
contenuto, finché non la trovai, ma mi cadde a terra subito.
-Tutto bene, signorina Lume?- mi chiese pronta la donna
seduta di fronte a me.
Io le feci cenno di sì col capo, prima di abbassarmi.
-Lume..? Deve essere italiana...- commentò allora quel
ragazzo di fianco a me. -E deve anche essere una delle universitarie!-
Il tono schizzinoso con cui l'aveva detto mi fece quasi
saltare i nervi.
Mi rialzai subito, sbattendo la mia carta sul bancone. La
donna sobbalzò, ma non cercò di non darlo troppo a vedere.
-Si, universitaria!- ribattei, con lo sguardo basso, ancora
fisso sul mio documento. -E se vuoi saperlo, anche al primo anno!-
Solo in quel momento mi girai. Non lo sentì più rispondere,
per cui temetti di averlo fatto rimanere male più del dovuto; forse, non l'aveva
detto con cattiveria.
Incrociai due occhi cioccolato, identici ai tuoi, anche se
con qualche sfumatura violacea in più quando vengono colpiti da un raggio di
luce. Un ragazzo poco più alto di me, dai capelli di uno strano colore azzurro
scuro e opaco, legati in una coda bassa. La pelle piuttosto bianca, evidente
segno che era appena arrivato anche lui.
Mi scrutava con serietà e curiosità, senza accennare ad una
sola espressione in volto. Rimasi a fissarlo per qualche secondo, penso, fino a
che non fu lui a riprendere la parola:
-Lume, ti chiami... Spero che il tuo soprannome rispecchi
la tua mentalità, visto che sei appena al primo anno, e quindi penso tu sia
anche una novellina alle prime armi che...-
-Che non sa fare niente, vero?- risposi fredda. -Chi lo sa?
Non sarò al tuo livello, ma sono qui per imparare, o no? Mi sembri un attacca
briga mica male...-
Non capivo perché fosse così duro con me; non capivo perché
mi sentissi i suoi occhi addosso per tutto il tempo che mi fu di fianco.
Dopo quella frase, si zittì del tutto. Compilò la sua
scheda, come me, e, ritirate le chiavi, sparì senza nemmeno salutarmi.
Non so perché, ma ci rimasi abbastanza male. Eppure, mi
piaceva quella serietà, quel modo di fare... Mi piaceva quello sguardo profondo
e scuro, quegli occhi a mandorla, tipici giapponesi.
-Non ci faccia caso, signorina Lume...- l'egiziana
ricominciò a parlare. -E' sempre così con i nuovi conoscenti. Ci farà
l'abitudine. Poi cambia...-
-Lei già lo conosce?- chiesi, stupita.
-Certo!-
Sorrise, mentre giocherellava col mouse del computer sulla
sua scrivania.
-Non è la prima volta che viene qua. Non lo conosco
direttamente, mi baso su quello che i colleghi mi dicono di lui.-
Abbassai lo sguardo. Ricontrollai la mia scheda: era
compilata per intero, così la passai all'addetta.
La vidi riporla in un cassetto e prendere una chiave in
mezzo alle altre appese al muro dietro di sé.
-Vedrà che tra qualche giorno si farà più socievole, glielo
assicuro!- disse, dandomi la chiave.
La presi e rimasi a fissarla per qualche istante.
-Potrebbe almeno salutare...- cominciai, confusa. -E
avrebbe anche potuto dirmi come si chiama!-
-Tanto per cominciare...- continuò lei -... io mi chiamo
Istet! Istet Nahim!-
Mi strinse la mano, molto forte: di fronte a quel gesto
sincero, cercai di ricambiare alla stessa maniera decisa.
-Posso darti del tu?- le chiesi, notando che era piuttosto
giovane e disposta a nuove conoscenze.
Lei sorrise e annuì.
-Rivolgiti a me per qualsiasi cosa!-
La ringraziai, sollevata dal fatto che anche lei aveva
cominciato a trattarmi in modo informale. Mi sentivo già più a mio agio:
l'incontro con tuo fratello, di certo, non servì a questo, quel giorno! Mi mise
solo più in soggezione con la sua apparente freddezza!
Istet, invece, si era rivelata essere una donna molto
aperta e socievole.
Sospirai, presi la mia valigia, e cominciai ad
incamminarmi.
-In ogni caso...- riprese Istet -Se è il suo nome che vuoi
sapere, è Hitoshi Kinomiya. E' un giapponese e uno degli esperti che ti seguirà
durante il tuo stage.-
-Cominciamo bene...-
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Dragoon attaccò il bey avversario, fino a spingerlo quasi
contro i piedi di Maria.
-Insomma, vi siete punzecchiati per bene...- commentò il
campione, senza levare gli occhi dal suo gioiello argentato.
-Ha cominciato lui...-
Il moro spostò lo sguardo sul bey avversario, nel tentativo
di scorgervi qualche punto debole, ma senza successo. La sua mente era altrove,
purtroppo, e non riusciva a concentrarsi come avrebbe dovuto. Ma in fondo,
quell'incontro si stava rivelando essere tutt'altro che una sfida per la lotta
al titolo di vincitore: tra la storia raccontata da Maria, e la sua mente
vagante, pareva quasi essersi trasformato in un monotono passatempo.
Nonostante questo, Takao fece di tutto per non apparire
debole.
Certo, lei e suo fratello non si erano conosciuti nel
migliore dei modi, ma proprio da questi incontri nascevano le storie migliori,
come lui stesso gli aveva detto.
-Come si chiama il tuo bey?- le chiese, preso
dall'improvvisa curiosità.
Che stupido, non gliel'aveva nemmeno chiesto! Non c'era
proprio con la testa...
-Lo scoprirai quando cercherò di fermare la tua corsa, caro
Takao.- rispose cinica la ragazza.
Lui, dal canto suo, le lanciò un sorrisetto del medesimo
genere.
-Cercherai, hai detto la parola giusta!-
Maria sapeva bene di non avere possibilità con il campione
mondiale in carica, ma ce l'avrebbe messa tutta comunque, per dimostrargli che
non avrebbe dovuto prenderla alla leggera, come invece sembrava star facendo.
Sorrise, in risposta alla battuta di Takao. Eh sì, in
effetti, aveva ragione!
Si fissò sui suoi occhi: scuri, color cioccolato... sì,
come quelli di Hitoshi. Mentre fissavano quel bey argentato, erano
terribilmente espressivi, seri e così severi! Non era il Takao che era caduto
dalle scale il giorno precedente, quel ragazzino quindicenne sbadato, che era
saltato addosso a Hitoshi, riempiendolo di domande. No, era un ragazzo ormai
cresciuto, in pochi minuti, nutrendosi dell'energia del suo leggendario bey. Un
ragazzino che pareva un piccolo uomo.
-Maria..?-
La sua voce bassa la richiamò.
Istintivamente, tornò a fissare il suo bey magenta nello
stesso momento in cui il moro alzò lo sguardo verso di lei, cercando di fingere
che non avesse fatto né pensato niente in quegli attimi di silenzio, mentre
sapeva bene che la realtà era completamente diversa.
-Ti va di continuare..?- sussurrò quasi il campione, mentre
in quel tono ora si poteva sentire un risolino divertito, vergognoso, e quasi
compiaciuto.
La prova tangibile che la verità era diversa...
Sì, l'aveva vista. Doveva forse dargli delle ragioni per
averlo fissato negli occhi? No, non ce n'era bisogno, si sarebbe imbarazzata
ancora di più.
Arrossì, come una perfetta stupida, di fronte a lui, di
fronte a un ragazzino. Quasi s'irritò con sé stessa, ma non fece trapelare
niente; finse spudoratamente di essere estranea sia alle sue emozioni sciocche,
sia alle sue precedenti azioni.
In fondo, non se la sentiva di affrontare lo sguardo di un
ragazzino così cambiato, in pochi, miseri attimi.
Già, lo sguardo di un ragazzino, diamine...!
Lo sguardo di un ragazzino, ma così simile a quello del
fratello...! Lo sguardo di suo fratello! In quelle iridi, in quegli
specchi scuri, riusciva ad intravederlo chiaramente, mentre il resto si
confondeva con il corpo di Takao.
Quello sguardo maturo... lo stesso... lo stesso che, alla
fine, l'aveva fatta cedere.
Takao sospirò: il fatto di essere stato vittima di uno sguardo di Maria
lo aveva messo in uno stato di agitazione, anche se av
I TUOI OCCHI-PARTE 2
Takao sospirò: il fatto di essere stato vittima di uno
sguardo di Maria lo aveva messo in uno stato di agitazione, anche se avrebbe
voluto non darlo troppo a vedere.
-Ti va se continuo?- gli suggerì la ragazza.
Takao annuì, sorridente.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
La mattina seguente avremmo iniziato lo stage vero e
proprio.
Alle 9.00 spaccate ci sarebbe stata un'assemblea generale
in cui ogni studente sarebbe stato affidato ad una specie di tutor personale,
che lo avrebbe seguito nello specifico nell'apprendimento.
Mi ritrovai nella sala congressi ben mezz'ora prima
dell'appuntamento: ho sempre avuto il terrore di arrivare in ritardo,
specialmente il primo giorno! Dovevo fare una buona impressione.
Mi appoggiai ad un muro, in attesa. Davanti a me c'erano
tantissime sedie, messe in fila perfettamente, e, davanti ad esse, si alzava un
piccolo palco munito di microfoni e impianti per la proiezione. Niente male...
Sbuffai, stanca di quell'attesa che pareva interminabile,
sebbene fossero passati solamente 5 minuti da quando arrivai.
-Per lo meno, sei arrivata in tempo...-
Quella voce...!
Mi voltai di scatto e sulla mia destra trovai tuo fratello,
con un sorriso sornione dipinto sulle labbra.
Indossava un paio di pantaloncini corti beige e una
maglietta a maniche corte bianca. Sulla spalla sinistra, teneva una specie di
sacca nera che probabilmente doveva contenere gli oggetti da lavoro.
Possibile che avessi dovuto trovarmelo di fronte ovunque
andassi?
Non gli risposi, e mi voltai dall'altra parte.
-Come mai così presto?- mi chiese allora, con tono più
calmo.
-Potrei fare la stessa domanda a te...-
Lui rise e poi mi tese la mano.
-Piacere, Hitoshi Kinomiya, non mi sono ancora
presentato..-
Lo osservai di sbieco. Già sapevo il suo nome, ma feci
finta di niente.
-Maria Lume, piacere mio..- e gli strinsi la mano.
-Sei giapponese?- continuai, per non stare zitta.
-Sì... sono di Tokyo.. tu invece dove abiti?-
-In un paese tra Roma e Napoli, conosci?-
Lui sorrise sarcastico.
-Ci mancherebbe, per chi mi hai preso?-
Gli feci una smorfia.
-Scusami!!- sbottai, ma lui mi rispose con un'altra smorfia
sarcastica.
Improvvisamente, la porta della sala si aprì, e vi entrò un
uomo sulla cinquantina in giacca a cravatta. La prima cosa che mi chiesi era se
avesse avuto caldo conciato in quel modo, visto che io indossavo solamente un
paio di pantaloncini jeans e una canottiera corta.
Prese posto sul palchetto e cominciò a fare la prova dei
microfoni. Hitoshi mi lasciò perdere e salì sul palchetto con lui, prima di
farmi segno di raggiungerlo.
-Questo è il Signor Kash, sovrintendente dell'iniziativa.-
mi disse, un volta che fui con loro.
Tesi la mano all'uomo dai capelli castani cortissimi e la
pelle ambrata; lui subito ricambiò sorridendo.
-Prendete pure posto.. tra poco cominceremo..-
L'assemblea era quasi terminata; era arrivato il turno
della formazione delle coppie.
Incrociai le dita, sperando di non finire con due persone:
uno era un ragazzo rimbambito della prima fila che non potevo sopportare da
quando avevo visto per la sua aria imbecille, l'altro era proprio tuo fratello.
Per quanto lo avessi visto migliorato rispetto al giorno precedente, odiavo le
frecciatine ironiche che si era sempre permesso di lanciare contro tutti ad
ogni parola e il suo fare da "so tutto io"!
Ed infatti con chi finì?!
-La signorina Lume, invece, in quanto unica studentessa del
primo anno, sarà affiancata dal signor Kinomiya, ormai veterano di queste
iniziative!- annunciò il Signor Kish.
Al che, mi ingozzai con la mia stessa saliva e cominciai a
tossire, mentre tuo fratello, poco distante da me, sbuffò sonoramente. Penso
che nemmeno lui andasse giù l'idea.
-Qualcosa da obiettare?- chiese allora l'uomo.
Hitoshi scosse il capo rassegnato: che motivazione avrebbe
potuto dare? Che non gli stavo propriamente simpatica?
Io stetti per alzare la mano, ma la ritirai subito.
Nonostante questo, il Signor Kash intuì quello che stavo per fare e riprese la
parola:
-Penso che Hitoshi sia l'unico a cui possa essere
affiancata, signorina. E' un grande esperto, si troverà bene, vedrà!-
"Tsk, questo lo dice lei.." commentai, nella mia
mente, ma non dissi altro.
-A quanto pare, ci hanno fregato!- disse tuo fratello.
Tutti se n'erano andati, e anche noi stavamo camminando
verso l'uscita dell'hotel, per poter dirigerci verso il luogo d'inizio stage.
-Già...- risposi convinta.
Non capivo perchè non mi potesse vedere, all'inizio: pensai
subito che fosse stata una cosa di pelle, proprio come quella che io avevo
provato appena avevo visto l'ormai soprannominato "rimbambito"!
-Vedi di essere sveglia di mente durante lo stage, perché
io ho da fare!- quasi mi rimproverò.
-Oh, non si preoccupi, signorino "So tutto io"!!
Eviterò di essere un peso per lei!- gli risposi ironicamente.
Non capivo nemmeno perché qualche istante prima
dell'assemblea mi avesse sorriso.. pensavo che le cose tra noi potessero
migliorare, e invece, a quanto mi pareva, mi ero sbagliata. O più
semplicemente, lui era lunatico da morire.
Un po' mi dispiaceva che fosse così con me... non mi
sarebbe dispiaciuto poterci legare davvero...
-Sbrighiamoci, non farmi fare tardi!- mi sussurrò, senza
guardarmi.
-Farti fare tardi?! Non cominciare ad incolpare me di
tutto!!-
Se quello era il primo giorno, mai avrei voluto immaginare
quelli che sarebbero seguiti...
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
-E si, a volte è un tipo strano Hitoshi!- ghignò Takao,
con una mano dietro alla testa.
-Avrei capito dopo quella sua stranezza!- commentò la
ragazza.
Takao la guardò curioso, mentre i due bey avevano ripreso a
girarsi intorno senza accennare a nessun attacco.
-Ho capito, vado ancora avanti...- disse Maria.
Il suo bey si avvicinò drasticamente a quello avversario.
Takao, spaventato, si mise sulla difensiva. La sua concentrazione si stava
affievolendo, continuava ad avere la mente da un'altra parte, e se avesse
continuato di quel passo, quell'incontro "passatempo" sarebbe stato
una vera disfatta per lui.
Con stupore però notò che il bey magenta si fermò a pochi
millimetri dal suo, all'improvviso, senza accennare a nessun attacco.
Non riuscendo a capire la strategia di Maria, la guardò,
curioso.
Lei sorrise, soddisfatta: proprio quello che voleva, ovvero
che lui la guardasse.
Un fremito la scosse quando si rese conto dei suoi stessi
pensieri. Cominciava ad apprezzare quegli occhi cioccolato su di lei, durante
l'incontro. Erano così belli e profondi.. Qualcosa non quadrava.
Subito il suo sorriso si spense e la ragazza tornò a
guardare il suo bey, facendolo allontanare da quello del campione di qualche
centimetro.
A quel punto, la domanda di Takao fu inevitabile,
soprattutto dopo aver visto le mille espressioni che il suo volto aveva preso
in pochi secondi.
-Qualcosa non va? Non ti senti bene?-
Sapeva che non era propriamente così, ma non avrebbe saputo
che altro dire, altrimenti.
Maria scosse il capo e tornò a sorridere, senza smettere di
fissare il suo bey. Quanto era stupida! Ma come poteva pensare certe cose?
Eppure, che colpa ne aveva lei se quegli occhi erano peggio di una calamita, e
assomigliavano così tanto a quelli del suo ragazzo?
Beh logico.. erano fratelli! Ma c'era qualcosa di strano:
provava felicità del guardarli.. non doveva essere così!
-Sai Takao..-
Il moro si sporse in avanti, in attesa che lei continuasse.
Sembrava stesse per dire una cosa che avrebbe fatto crollare il mondo, dalla
sua espressione!
-Si..?- la incitò.
-Tu e Hitoshi avete gli stessi, bellissimi e profondi,
occhi..-
Detto questo, sorrise imbarazzata, sempre evitando di
guardare il ragazzino negli occhi.
Questi arrossì in maniera terribile. Si guardò attorno
disorientato, facendo temere a Maria che non avesse gradito il suo complimento.
-Ho detto qualcosa di sbagliato?- infatti ella chiese.
Takao scosse il capo frettoloso, tremendamente imbarazzato.
-Oh no, ma che vai a pensare?! Mi ha fatto molto piacere quello
che hai detto!!-
Allora Maria sorrise, avvampando.
-E' la verità.. e poi.. io l'ho subito notato perchè..
quegli occhi li guardavo spesso.. e mi sono sempre piaciuti tantissimo...-
Adesso era veramente troppo: il campione pensò di svenire
lì al momento, ma seppe resistere. Cosa avrebbe pensato Hitoshi se li avesse
sentiti, in quell'istante?! Per fortuna, sarebbe stato impossibile!
Allora a Maria piacevano i loro occhi? E quindi.. le
piacevano anche i suoi? Non ci poteva credere.
Prese un'espressione ebete, e si grattò l'angolo della
bocca con l'indice della mano destra. Dragoon vacillò qualche istante, privato
dell'energia di Takao, ormai troppo impegnato a fantasticare e a pensare ad
altro.
Che situazione assurda! Come poteva non fargli piacere, un certo
complimento? Eppure... era tutto così sbagliato! Che cominciasse a sentire
attrazione per la ragazza di suo fratello? Se così fosse stato, avrebbe
comunque dovuto farsela passare in fretta, o sarebbero stati guai seri, lo
sapeva! Non avrebbe mai più avuto il coraggio di guardare in faccia Hitoshi...!
Senza contare che a lei sicuramente non importava quasi nulla di lui: un
complimento non era una prova sufficiente...
Però.. lei era così bella.. e stava arrossendo, sotto il
suo sguardo.
Si, ne era certo: che situazione assurda, cominciava
persino a sudare freddo! Perché tutte a lui?
-Takao!-
-Cosa?? Eh??!- quasi gridò il campione.
L'italiana gli fece l'occhiolino.
-Considerati fortunato, perché sono un'avversaria gentile
di cuore, e avrei potuto stare zitta e colpirti senza dire niente!-
-Cosa scusa?- non capiva..
Allora lei indicò Dragoon col dito.
-Ti vedo un po' instabile, eh? Che ti succede?- ghignò
soddisfatta.
Takao fece una smorfia nervosa.
-Sapessi...!- rispose in tono ironico.
Ringrazio tutti quelli che commentano! ^^ Che
ne dite di questo capitolo? Fatemi sapere! Tra poco si arriverà finalmente al
dunque!
Bene bene! Sono contenta che la fiction vi
stia piacendo!
Terrei a precisare che quella disgraziata di Candy mi ha
scaricato il barile, dicendomi di scrivere la scena saliente!
... Tesoro, sto scherzando! Ovviamente per me
è un onore!
Mi scuso per il ritardo, ma ho una settimana
infernale a scuola, roba che, se dovessi uscirne viva senza prendere nessun 3 o
4, gli esami saranno una passeggiata a confronto; vi ho detto tutto! In più,
come se non bastasse, mi sono anche fatta la settimana scorsa a casa in preda a
febbre alta e bronchite, di cui ho ancora sonori strascichi!
Ma di questo suppongo non vi importi, quindi
passiamo alla storia!
Come ho già accennato, abbiamo deciso di
accelerare i tempi, in quanto questa non è una fiction basata sulle memorie di
Maria, quindi arriverà, come direbbe Max, "the very moment" =3
Buona lettura, spero vi piaccia!
)o( Phoenix )o(
THE VERY MOMENT
-Te la senti di andare avanti l'incontro?- chiese Maria,
preoccupata.
Vedere il beyblade del campione del mondo vacillare, senza
essere nemmeno stato toccato da nessun attacco, non era cosa di tutti i giorni,
aveva ben poco di normale.
Pensò subito che non si sentisse bene o che, per qualche
strano motivo, la voglia di combattere gli fosse passata.
Takao, tuttavia, annuì con fervore.
-Certamente! Non farci caso, è che... sono un po'
distratto, stamattina!-
Sperò con tutto il suo cuore che Maria non gliene chiedesse
il motivo, e miracolosamente così accadde.
La ragazza italiana sorrise: probabilmente era solo agitato
di avere un'ospite in casa, e non un'ospite come tante altre, ma la ragazza del
fratello. Cosa comprensibile!
Decise, quindi, di lasciare perdere.
-Allora, se ti va, vado avanti! Così poi avremo più tempo
per il nostro incontro!- proferì, con fare solenne.
Il moro annuì ancora: non avrebbe avuto tutti i torti.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Passarono le settimane, e io e tuo fratello cominciavamo a
legare, sebbene mi rendessi conto che stesse nascendo una specie di rapporto
obbligatorio, tra noi due; dovevamo lavorare insieme, non avremmo potuto andare
avanti a non sopportarci a vicenda per tutto il tempo dello stage! La
collaborazione era importante e quindi, in un modo o nell'altro, avremmo dovuto
trovare un punto di accordo.
Stavamo insieme praticamente tutto il giorno, e molte erano
le volte in cui eravamo soli.
Lentamente, grazie a quelle occasioni, mi resi conto di
trovare uno strano piacere nella sua compagnia. All'inizio non l'avrei mai
nemmeno ammesso a me stessa, ma poi dovetti arrendermi: le cose stavano
cambiando, e così rapidamente..! Mai me lo sarei immaginato!
Non avrei potuto dire che me ne fossi altrettanto
velocemente innamorata, perché non sarebbe stato vero: capivo solamente che ciò
che mi legava a lui era un interesse che andava al di là del semplice interesse
lavorativo.
Spesso mi ritrovavo a fissarlo, senza accorgermene.
Cominciava a piacermi la sua aria assorta, mentre esaminava i reperti, oppure
traduceva i geroglifici, in quell'atmosfera sobria ed immobile tipica dei
sotterranei delle piramidi. Era tutto così tranquillo! Quasi nessun rumore mi
disturbava, e io mi fissavo sui suoi occhi intenti a scrutare ogni cosa, mentre
tutto il resto scompariva.
Quasi sempre mi scopriva; si voltava verso di me, faceva
una smorfia di disappunto e diceva:
-Ti pare il momento di stare con le mani in mano a
fissarmi? Avanti, qua ci sono dei vasi da ripulire!-
Io arrossivo, e poi facevo la sua stessa smorfia. Con
estremo imbarazzo obbedivo ai suoi ordini, senza replicare. Il mio carattere
diventava di giorno in giorno sempre più mansueto, e le battute ironiche che
gli lanciavo diminuivano in maniera spropositata.
Lui si è sempre chiesto il motivo di quel mio cambiamento,
fino a che non l'ha scoperto poi da solo. Tuttavia, non mi ha mai detto niente,
forse perché sapeva che non avrebbe ottenuto alcuna risposta soddisfacente.
Lui, invece, sembrava essere cambiato così poco dai primi
giorni! Ogni tanto mi parlava di sé, ma non si dilungava mai troppo. Era meno
distaccato, ma pareva esserci sempre un muro che gli impedisse di comunicare
con me. Io, se all'inizio ne ero semplicemente scocciata, arrivata a quel punto
ci soffrivo.
... e non capivo perché.
Eppure, quando mi guardava e mi vedeva arrossire dopo
averlo osservato per diverso tempo, anche sulle sue gote compariva un colorito
diverso, più acceso. Non era una mia impressione, lo vedevo bene! Per un
momento, diventavo estremamente felice.
Pian piano ogni cosa cominciò a diventarmi più o meno
chiara: ogni mattina desideravo che si iniziassero i lavori per vederlo;
aspettavo con ansia la partenza degli altri gruppi per le rispettive mete, al
fine di rimanere sola con lui, alla luce di una o due lanterne nei sotterranei
di qualche tomba; mi perdevo in quegli occhi color cioccolato che penetravano
qualsiasi cosa su cui si posassero.
Quando gli ero vicina, per qualsiasi causa, avvampavo. Ogni
tanto mi invitava a tradurre qualche geroglifico su cui poi si sarebbe
concentrato lui stesso. Così mi sedevo vicinissima a lui, così vicina da poter
sentire il suo respiro sulle mie braccia. Guardavo quei simboli misti a
disegni, ma non riuscivo a capirci quasi nulla: parevano addirittura dei segni
senza senso per me, sconosciuti. Sforzandomi, respirando profondamente per
calmare i battiti dei mio cuore che stranamente continuavano ad accelerare, ne
traducevo qualcuno... per poi smettere, all'improvviso, incapace di andare
avanti.
Lui sbuffava, e mi dava dell'incapace! Io mettevo il
broncio e lui sorrideva. Sarei rimasta ore a vederlo sorridere.
Possibile che mi stessi innamorando?
Con questa domanda fissa in testa, andai, una sera, da
Istet. Il suo turno era quasi finito, e io ne approfittai per chiederle se
volesse venire al bar dell'hotel con me. Era piuttosto tardi: a quell'ora,
solitamente, sarei già dovuta essere a letto; tuttavia, sapevo che non sarei
riuscita a dormire senza far chiarezza su quella questione che era diventata di
vitale importanza per me.
Ormai la conoscevo bene, parlavamo spesso tra una pausa e
l'altra; lei mi raccontava davvero di tutto. Sapevo di potermi fidare.
Ci sedemmo allora ad un tavolino, in disparte, sotto lo
sguardo del barista che ci fissava di sbieco, incredulo di vederci ancora
alzate a quell'ora della notte.
Presi un profondo respiro, ma lei mi bloccò ancora prima
che potessi cominciare a spiegarle ogni cosa, dall'inizio:
-Si tratta di quel Kinomiya, vero?- mi chiese, assumendo un
tono parecchio malizioso.
Come aveva fatto a capirlo?
-Come...?-
Ero a dire poco sbalordita.
-Oh, si vede, sai?- esordì, soddisfatta. -Basta vedere il
modo in cui lo guardi..-
Arrossì di botto.
-Istet, vedi io.. è proprio di questo che vorrei
parlarti..-
Le spiegai la situazione: i miei comportamenti, le mie
torture mentali, i miei strani brividi.. Ogni cosa, senza tralasciare
praticamente niente. Penso parlai per più di mezzora.
Ovviamente, la risposta fu quella che più temevo:
-Piccola Maria, ti sei innamorata..-
Da quella sera, la mia mente non si dette pace, a dispetto
di quello che invece avrei tanto voluto. Avevo solo peggiorato le cose...
Come avevo potuto innamorarmi di quel lunatico prepotente?
Che cosa mi attirava a lui? No, non potevo ammettere una cosa del genere!
Innamorarsi di colui che non fa altro che disprezzare le tue capacità,
considerandoti una bambina viziata e incapace! Mai e poi mai avrei voluto
darglielo a vedere, e non per un fatto di timidezza, ma per un fatto di
orgoglio.
Tra l'altro: ero davvero così sicura di essermene
innamorata?
La risposta vera e propria sarebbe arrivata presto.
Un giorno ci trovavamo all'entrata della piramide che ci
era stata assegnata. Hitoshi aveva appena parcheggiato la solita jeep che ci
era stata fornita, e stava scaricando gli attrezzi. Io, nel frattempo,
provvedevo ad accendere le due lampade che ci avrebbero accompagnato nei
cunicoli.
-Hitoshi!!-
Improvvisamente, una voce richiamò le nostre attenzioni. Mi
voltai, e vidi una ragazza mora, abbastanza alta, scendere con agilità felina
da una jeep che ci stava passando davanti e correre verso tuo fratello.
Rimasi come una perfetta idiota a fissare la scena,
immobile, mentre lei gli saltava quasi addosso.
Si abbracciarono e lei lo strinse così forte da farmi
venire i nodi allo stomaco.
Non mi avvicinai: mi limitai ad osservarli da lontano, con
le due lampade in mano.
-Hitoshi, sarà passato più di un anno dall'ultima volta che
ti ho visto..-
Lo guardava con gli occhi sognanti, senza accennare a
togliere quelle fastidiose braccia abbronzate ancora cinte al suo torace.
Lui le sorrise apertamente e le mise le mani sulle spalle.
Quel sorriso.. a me lo rivolgeva così poche volte..!
-Mi sei mancata Kyoko..- le disse.
Si abbracciarono ancora: le due lampade mi caddero dalle
mani, ma nessuno dei due parve farci caso. Io ero la terza incomoda, nella
situazione.
Continuavo a fissare Hitoshi: l'abbracciava, sorrideva
beato, sembrava non volerla mollare.
-Anche tu mi sei mancato...-
Finalmente si staccarono, ma il mio cuore non stette
comunque meglio.
Iniziarono a parlare del più e del meno. Gli occhi di
quella Kyoko non smettevano un attimo di fissarlo, e lui non smetteva un attimo
di sorriderle.
Dopo diversi minuti, Hitoshi si ricordò della mia
esistenza. Si voltò verso di me ed io, svelta, raccolsi le due lampade a terra
e finì di accenderle, senza proferire parola.
Si avvicinarono, e io rimanevo ancora immobile, sebbene
avessi tanto desiderato scappare via.
-Maria, ti presento Kyoko, una mia carissima amica.- mi
disse tuo fratello. -Penso si fermerà con noi, stamattina..-
Io le sorrisi e le strinsi la mano, indifferente.
Per tutta la mattinata, Hitoshi non fece che parlare con
lei, lanciandomi ogni tanto qualche occhiata di sfuggita.
Chissà perché, quel giorno mi impegnai come non mai...
Lei era così brava! E io.. così incapace.. sì, ero
un'incapace messa a confronto!
Più volte temetti di scoppiare a piangere, ma seppi
trattenermi. Vederla così attaccata a lui, così felice nello stargli vicino..
Faceva un male insopportabile, non potevo nasconderlo.
Ero terribilmente gelosa.
Finalmente, poi, arrivò la pausa pranzo. Mangiammo tutti
insieme, sulla nostra jeep, ed io non proferì parola: non volevo intromettermi
nelle loro conversazioni.
Ogni tanto, vedevo Hitoshi guardarmi di sbieco, pensieroso,
mentre Kyoko gli parlava: chissà se si stava chiedendo il perché di quel mio
strano comportamento..! Bah, molto improbabile..
Non appena ebbi finito il mio panino, mi alzai.
-Vado a sgranchirmi le gambe.- dissi in un tale tono serio
e austero che mai avevo avuto.
Lui annuì, poco convinto, e sentì i suoi occhi addosso
finché non svoltai l'angolo della grande piramide, e mi perse quindi di vista.
Cominciai a correre; una lacrima scese, ma subito venne
spazzata via dalla mia mano. Mi allontanai non poco dalla piramide, fino ad
arrivare in uno spiazzo di terriccio duro.
Fu allora che estrassi il mio beyblade, che portavo sempre
con me, ovunque andassi. Dalla tasca più grande dei miei jeans presi il
caricatore e lanciai, più forte che potei.
Il mio bey schizzò impazzito sul terriccio, descrivendo uno
strambo percorso a zig-zag. Arrivato a qualche metro distante da me, rifece la
stessa cosa nel tornare.
Lo richiamai e mi preparai nuovamente a lanciare. Avrei
tanto voluto gridare, ma mi avrebbero sicuramente sentito.
Che stupida che ero! Era sempre stato evidente che a
Hitoshi non ero mai interessata, eppure una parte nascosta di me continuava ad
illudersi. Mi odiai, e lanciai nuovamente.
La mia mano sinistra stringeva convulsamente il caricatore,
e la destra torturava la cordicella, mentre fissavo il mio bey impazzire
insieme a me, provocando un suono stridente metallico acuto.
Lo richiamai per la seconda volta, e mi rimisi ancora nella
posizione di lancio.
-Pessima posizione per lanciare.-
Sobbalzai, ma senza mollare il caricatore. Sapevo che
quella era l'unica voce che non avrei mai voluto sentire in quel momento.. o
forse, a pensarci bene, non stavano esattamente così le cose.
-Ah si?!- risposi più che seccata, -Da quanto ti intendi
anche di Beyblade, Mr "So tutto io, e voi altri siete solo degli
incapaci"?!-
Non rispose. Ero talmente fuori di me dalla gelosia che mi
accorsi di averlo dietro di me solo quando mi toccò la spalla destra con la
mano.
-Sono un allenatore di Beyblade, è logico che me ne
intenda.- rispose tranquillamente.
Io scossi il capo: era anche un allenatore! La situazione
mi suonava strana: chi l'avrebbe detto? Tuttavia, non espressi il mio stupore,
non volevo dargliene la soddisfazione.
-Non avrei mai pensato che anche tu fossi una blader.-
continuò, -Però...-
-Però sono un'incapace, perché non so nemmeno come si
dovrebbe lanciare!-
Respirai, nel tentativo di tranquillizzarmi. Stranamente,
ci riuscì.
-Più o meno..- ironizzò lui.
In quel momento, avrei potuto anche fare a meno della sua
ironia.
Stette in silenzio, tenendo saldamente la mia spalla nella
sua mano, fino a quando richiamai il mio beyblade.
Lo rimisi al suo posto, nel caricatore, e mi preparai a
lanciare nuovamente.
-Dimmi..- cominciai a dire, -... dove hai lasciato Kyoko?
Sarà mica da sola?-
Tentai di essere il più gentile possibile, non volevo
fargli intendere nulla. Purtroppo, però, la cosa ormai era più che evidente, e
di certo non gli sfuggì.
Lo sentì ridere sommessamente.
-Kyoko è di là, le ho detto di aspettare un attimo..-
Non risposi, non ne fui in grado.
Il suo corpo si fece più vicino al mio, fino a che il suo
petto si appoggiò delicatamente sulle mie spalle.
Si piegò un po', per raggiungere la mia altezza, mentre le
sue mani afferravano i miei polsi.
Arrossì, proprio come una stupida, e mi mancò il respiro.
-Modifica l'angolazione..- mi sussurrò all'orecchio. -Più
in basso..-
Le sue mani spingevano le mie braccia in giù.
-Adesso è troppo.. alza un po'..-
Il mio cuore batteva all'impazzata.
-Perfetto. Adesso..-
La sua bocca era sempre più vicina al mio orecchio destro,
tanto che il suo respiro mi provocava inaspettati brividi di freddo sul collo.
-Divarica di più le gambe..-
La sua voce era sempre più un sussurro.
-Piega leggermente le ginocchia..-
Le mie mani tremarono; lui si fece ancora più vicino; le
mie gambe parvero cedere.
-Hey, non perdere l'equilibrio, però!- e mi tenne col suo
corpo.
Rise divertito, nel vedere la mia reazione. A stento
sorrisi, mentre le sue mani si spostavano sulle mie.
La mia mente si annebbiò; il caldo crebbe a dismisura.
Non trovavo il coraggio di fiatare.
-Ora, piega anche la schiena.. un po' in avanti..-
Il suo petto seguì le mie spalle, fino a creare una
perfetta aderenza.
Mi sentì improvvisamente debole.
-Attenta a non modificare l'angolazione di lancio..!-
Riabbassò di qualche centimetro le mie braccia, per poi
prendere nuovamente le mie mani: la sua sinistra si posò sopra la mia, sul
manico del caricatore; la destra, strinse la cordicella insieme a me.
La sua bocca si avvicinò al mio collo.
-Così va bene..-
Per un attimo mi sentì svenire.
-Lancia ora!-
Non ci pensai nemmeno su: tirai la cordicella, da brava
allieva, ma qualcosa andò storto. Il bey virò alla nostra sinistra, finendo
subito ai miei piedi.
Mi distrassi: nel lancio probabilmente mollai la già debole
presa sul caricatore; forse le mie braccia e miei sensi stavano lentamente
cedendo. Fu il lancio più brutto di tutta la mia vita.
Arrossì ancora di più, per la figura fatta, ma subito
cercai di svegliarmi.
Lui rise ancora, e fu così che la battuta mi sorse
spontanea:
-Hey, allenatore, non mi sembra che col tuo metodo le cose
siano migliorate!-
Mi chinai a raccogliere il mio bey, sperando con tutte le
mie forze che lui non si fosse allontanato, nel frattempo.
Con mio grande sollievo, quando mi alzai mi accorsi che la
mia preghiera era stata esaudita: Hitoshi era ancora attaccato a me.
-E tu vorresti allenarmi...?- sussurrai, rimettendo il bey
in tasca, insieme al caricatore.
Lui avvicinò ancora la bocca al mio orecchio; le sue mani
mi afferrarono per la vita. Mi sentì svenire, per l'ennesima volta.
-Vorresti dire che non mi vuoi come allenatore?-
Non risposi, sorrisi appena, in preda all'agitazione.
Fu allora che sospirò.
-Ascolta..- il suo tono si fece serio d'improvviso, -Non ti
sembra l'ora di smetterla di giocare?-
In un primo momento, non capì la sua frase. Sinceramente,
pensai subito che volesse riferirsi al Beyblade, ma la sua bocca che sfiorava
il mio collo mi fece cambiare idea: no, non si stava riferendo a quello.
-Questo dovrei dirlo anche io..- gli risposi, altezzosa.
In fondo, non era lui a giocare da prezioso, ancora più di
me?
Mi cinse la vita con le sue forti braccia.
-Sei davvero una stupida..- e scoppiò a ridere.
Feci la finta offesa, e presi l'occasione di voltarmi un
poco, giusto quanto mi bastò per vedere le sue labbra avvicinarsi alle mie.
Accadde tutto in pochi secondi: mi baciò, stringendomi
sempre di più a sé; le mie mani cercarono le sue, e le nostre dita si
intrecciarono; le nostre lingue presero presto ad accarezzarsi, bisognose..
fino a che ci staccammo, per rimanere a pochissimi millimetri di distanza.
-Se alleni così..- gli sussurrai, -... penso proprio ti
assumerò come allenatore personale..-
Lui sorrise.
-Allora hai cambiato idea..-
Gli risposi con un bacio affamato di lui.
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-Più tardi mi spiegò che Kyoko altri non era che una sua ex
collega, con cui era molto amico, niente di più. Mi diede della gelosona, e
ancora della stupida..! Non avevo mai capito che il suo comportamento
distaccato era dovuto al fatto che non volesse ammettere, come me, di
cominciare ad invaghirsi sul serio... Ma.. questo è quanto.-
Maria sospirò, con gli occhi lucidi: ricordare certi
momenti era sempre una grande emozione per lei. Mai si sarebbe scordata quel
giorno, quel loro primo contatto, quell'allenamento così particolare..
Takao rise.
-Non credevo fosse così astuto, mio fratello!-
Prendere la scusa del lancio imperfetto per avvicinarla,
non male...!
Quanto avrebbe dato per vedere quella scena davanti ai suoi
occhi: sicuramente si sarebbe ritrovato steso a terra dal ridere.
Un rumore attirò all'improvviso la sua attenzione, mentre
ancora , sognante, cercava di immaginarsi suo fratello in certe situazioni.
Abbassò lo sguardo e si riprese: Dragoon stava arretrando
sotto una serie di attacchi attuati dall'italiana.
-Sei sleale, ero distratto!- cercò di giustificarsi Takao.
-Questo non c'entra, caro campione!- lo beffeggiò Maria,
con aria innocente.
-E va bene, vuoi la vera sfida?-
-Non chiedo altro...- sussurrò la ragazza, in risposta alla
domanda.
Questi ghignò, dimenticandosi in un baleno di tutti i
pensieri contorti che lo avevano tartassato quella mattina. Si ritrovava nel
bel mezzo di una sfida, una vera sfida, ora: non poteva permettersi di sognare
ad occhi aperti; Maria sarebbe potuta dimostrarsi più abile del previsto.
-Allora dai: fammi vedere quello che Hitoshi ti ha
insegnato.. sempre che i vostri allenamenti non siano finiti sempre allo stesso
modo!-
Finito anche il sesto capitolo! E con questo,
l'intermezzo dei ricordi finisce! Buon lavoro, Candy!
Fatemi sapere che ne pensate, ne sarei molto
felice!