This Love;

di OfeliaMontgomery
(/viewuser.php?uid=96715)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Leαve me αlone; ***
Capitolo 2: *** When it αll fαlls αpαrt; ***
Capitolo 3: *** Hook me up; ***
Capitolo 4: *** I cαn't stαy αwαy; ***
Capitolo 5: *** 4 Ever; ***
Capitolo 6: *** Someone wαke me up; ***
Capitolo 7: *** Speechless; ***
Capitolo 8: *** Secret; ***
Capitolo 9: *** This Love; ***
Capitolo 10: *** In αnother life; ***
Capitolo 11: *** Mouth Shut; ***
Capitolo 12: *** Tαke me on the floor; ***
Capitolo 13: *** Nobody Wins; ***
Capitolo 14: *** Heαvily Broken; ***
Capitolo 15: *** I don’t wαnnα wαit; ***
Capitolo 16: *** Mother Mother; ***
Capitolo 17: *** Revenge Is Sweeter; ***
Capitolo 18: *** We αre one; ***
Capitolo 19: *** Don't sαy goodbye; ***
Capitolo 20: *** I could get used to this; ***
Capitolo 21: *** Everything i need; ***
Capitolo 22: *** Cry; ***
Capitolo 23: *** The End; ***



Capitolo 1
*** Leαve me αlone; ***


Mi dirigo verso casa dopo una giornata di studio in biblioteca.
Il tempo non promette niente di buono, il cielo è già coperto da molte nuvole, sta per scoppiare uno di quei temporali che in questo periodo sono rari ma potenti.
Passo per il parco, dato che la mia casa è li vicino, quando noto una ragazza svenuta vicino ad un albero, non c’è anima viva solo lei. Mi avvicino, le prendo un braccio e cerco di tirarla su per appoggiarla ad una panchina li vicino, ma si sveglia.
«Do..dove sono?!» si gira verso di me e mi guarda negli occhi, io sorrido.
Che occhi magnifici, azzurri come il cielo, che purtroppo stasera non si vede.
«Ti ho trovato svenuta qui per terra» è ancora appoggiata a me.
L’aiuto ad alzarsi, poi pian piano la faccio sedere sulla panchina.
«Ti senti meglio?» Chiedo dolcemente, guardandola.
Hai i capelli neri tagliato a caschetto con la frangetta irregolare, più lunga sulla sinistra, occhi magnetici, con un fisico fantastico, cioè perfetta.
«Si grazie» mi sorride, ha un sorriso bellissimo.
«Cecilia!!Cecilia dove sei??!» arriva una ragazza un po’ bassotta con i capelli castani e occhi nocciola.
Deve essere una sua amica.
«Scusa devo andare»mi sorride
«Muoviti dobbiamo andare, hai la visita dal ginecologo» dice la ragazza avvicinandosi, la prende per un braccio e la porta via, si gira, io sorrido invece lei mi guarda male.
Che gente strana, io l’aiuto e l’amica mi guarda male.
Ginecologo?! Sarà incinta quindi io non ho proprio speranze, sbuffo e torno a casa.
Entro in casa, butto il giubbotto sul divano e vado in camera mia, mi butto sul letto. Sospiro.
Ah la mia camera, il mio rifugio, l’unico posto dove posso stare tranquilla.
In quel momento entra la mia sorellina urlando.
«Matilde esci da qui!!» dico arrabbiandomi.
Si posso stare tranquilla o quasi.
Matilde ha 7 anni ed è già una peste, io alla sua età ero tranquilla, beh anche adesso che ne ho 17 sono tranquilla non come lei.
«Mammaa! Matilde sta usando le tue scarpe!» dico cercando di prendere mia
sorella che corre su e giù per le scale.
Sale mia madre, donna di 38 anni, bella alta e snella, tutta arrabbiata con il mestolo in mano.
«Matilde togliti le mie scarpe e rimettile al suo posto, e tu –mi indica- cerca di essere più carina con tua sorella»
«Tzè, come no» entro in camera mia sbattendo la porta.
«Caterina qui comando io, quindi cerca di fare la brava!!» dice dando due colpi alla porta della mia stanza.
Da quando ha saputo che sono omosessuale mi tratta sempre male, non capisco i genitori, prima vogliono che ti confidi con loro, poi quando ti confidi ti insultando se le cose a loro non vanno bene.
Chiudo la porta a chiave.
Caterina qui comando io, tzè come no, io faccio quello che voglio.
Caterina?! Che nome insulso che mi hanno dato, lo odio, è stupido.
Prendo il mio i-pod dalla borsa e mi butto sul letto ad ascoltare un po’ di musica.
La ricerca l’avrei finita più tardi, ora voglio solo rilassarmi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** When it αll fαlls αpαrt; ***


Quando mi sveglio guardo l’ora e vedo che sono le otto passate mi alzo di colpo.
«Mamma perché non mi hai chiamato???!!» urlo uscendo dalla camera per andare giù in salotto.
«Ti ho chiamato un paio di volte!! E tu non rispondevi quindi non dare la colpa a me, chiama tua sorella è quasi pronto!»
«Si vado capo» dico prendendo un pomodorino che mia madre aveva lasciato sul tavolo della cucina.
Salgo le scale e mi dirigo in camera della peste. Eccola li che gioca con le sue bambole.
«Peste scendi è quasi pronto» dico appoggiandomi alla porta della sua stanzetta.
«Arrivo!»
Faccio ‘Ok’ con la mano, poi scendo di nuovo.
«Ha detto che arriva, papà quando torna?!» dico vedendo che ancora non è tornato.
«Ha detto che farà un po’ tardi e che noi possiamo mangiare tranquillamente»
«Ok» dico fredda.
Non che mi importi molto, con mio padre non faccio altro che litigare.
Pronta la cena ci sediamo a tavola e mangiamo, come al solito nessuno parla, cena muta, bella noia.
 
«Cecilia, congratulazioni aspetti un bel bambino» dice la ginecologa.
In quel momento il mio mondo mi crolla addosso, come farò a dirlo a Sam?!
«Ah, wow» dico scendendo dal lettino.
Esco dal ospedale insieme a mia sorella.
«Non sei felice sorellina? Diventerò zia» dice Marcella abbracciandomi.
«Si sono felice, ma non so come dirlo a Sam» abbasso lo sguardo.
«Dai andrà tutto bene» le sorride e io ricambio.
Prendo il cellulare e compongo il numero di Sam.
“Amore dobbiamo vederci ti devo parlare di una cosa importante”
“Certo arrivo tra un attimo”
"Grazie"
Torniamo a casa, Marcella inzia a preparare la cena.
Qualcuno bussa alla porta sarà Sam, infatti è lui.
«Marcy noi usciamo un attimo»
«Certo sorellina!» dice girando il sugo per la pasta.
«Allora di cosa dovevi parlarmi?»
Abbasso lo sguardo poi faccio un lungo respiro e glielo dico «Sono incinta!»
Lui non dice niente, «Beh a me non interessa, fai quello che vuoi» dice lui con un tono freddissimo.
Cerco di trattenere le lacrime.
«Sei un bastardo!!»
Lui ride «Mene vado troia! A mai più» e sene va.
Non voglio tornare a casa, così inizio a correre,ma non so per dove l'importante che mene vado via da li.
Arrivo al parco, mi siedo su una panchina ed inizio a piangere, come una bambina.
 
«Mamma io esco, i compiti gli ho finiti» dico mettendomi il giubbotto.
«Non fare tardi Cat» dice mia mamma premurosa
«Si mamma»
«Mamma voglio uscire anche io con Cat» dice Matilde aggrappandosi a me.
«Mamma io non la porto con me!!!» dico, mi sto arrabbiando giuro che se dice di si mene vado di casa.
«Matilde sei troppo piccola per uscire, vai in camera tua a giocare che è meglio»
«Ma..» dice con le lacrime agli occhi.
«Ti prometto che quando vengo a casa gioco con te va bene?» Matilde sorride e poi mi abbraccia.
Esco di casa, mi accendo una sigaretta, e mi incammino per il parco.
In quel momento vedo la ragazza di oggi pomeriggio seduta sulla panchina, sta piangendo, mi avvicino lentamente a lei.
«Ciao» dico sedendomi vicino a lei.
«Ciao» dice continuando a piangere.
«Come mai stai piangendo?» dico alzandogli il viso, ci guardiamo per pochi secondi negli occhi, poi lei abbassa lo sguardo.
«Sono incinta, e il mio ragazzo mi ha lasciata, non vuole saperne niente» dice piangendo
«Mi dispiace davvero» l’abbraccio e lei ricambia, che buon profumo che ha.
«Vieni andiamo a bere qualcosa in un bar, ti va?» dico sorridendo, lei alza lo sguardo, annuisce e poi mi sorride.
Ci alziamo dalla panchina e andiamo nel bar più vicino al parco.
Ci beviamo una cioccolata calda. Usciamo dal bar e ci dirigiamo verso la spiaggia, arrivati ci sediamo sulla sabbia.
«Grazie» dice sorridendomi.
«Di niente Cecilia» lo dico marcando il suo nome, lei sorride guardando le stelle.
«Posso sapere il tuo nome?» guarda sempre le stelle.
«Caterina, ma chiamami Cat, odio il mio nome» dico ridendo e passandomi una mano fra i capelli.
 
«Caterina che bel nome, a me piace molto invece» dico guardandola.
È proprio una bella ragazza, occhi verdi, verde speranza, capelli lunghi fino alle spalle biondi, alta e snella, sembra una bambola.
«Quanti anni hai?!» chiedo gentilmente
Non so perché ma arrossisce,«Ne ho 17, tu?!»
Rido, è piccolina. «Io ne ho 22» dico sorridendogli, lei spalanca gli occhi «Davvero?!»
«Si, perché credevi che ne avessi di più?» dico ridendo.
«No, pensavo ne avessi di meno»
Rido ancora.
 
Che bella risata che ha. Non ho proprio speranze, lei è molto più grande di me.
Di sicuro non gli interessano le ragazzine come me, e poi come posso pensare che sia omosessuale, lei stava con un ragazzo. Sbuffo.
«Sei già stanca?!» mi chiede guardandomi negli occhi, io distolgo lo sguardo.
Prendo in mano il cellulare e guardo l’ora, le 22.37.
«No, e che devo andare a casa, c’è mia madre che mi aspetta, scusa» dico abbassando lo sguardo.
«Certo tranquilla, ci si vede Caterina» mi saluta con la mano e poi la vedo andare dalla parte opposta alla mia.
Il mio nome detto da lei sembra fantastico.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Hook me up; ***


Torno a casa.
«Sono tornata!» dico urlando.
«Era ora» dice mia madre.
«Si scusa stavo con un’amica»
«Amica?»
«Si un’amica femmina!» dico irritandomi.
«Papà dov’è?!»
«è andato a dormire»
«Ok» metto il giubbotto sull’appendiabiti, e poi vado in camera di Matilde.
«Peste sono tornata!»
«Ciao sorellona, mi leggi una storia?» mi porge il libro di Biancaneve.
«Si va bene, ma fai la brava»
Mi metto nel letto con lei e inizio a leggere, fin quando non ci addormentiamo insieme nel suo lettino.
 
«Marcella sono tornata!» dico entrando in casa senza farmi vedere in faccia da lei, avevo pianto ancora dopo che Caterina se ne era andata.
Caterina com’è gentile con me. Se ci penso non gli ho nemmeno chiesto il numero, per poterci vedere ancora, va beh appena la vedrò glielo chiedo.
«Va a dormire che domani, inizi ad insegnare»
«Già, notte Marci»
Già domani avrei iniziato ad insegnare, Italiano, sono hai primi passi, ma me la cavo.
Mi cambio e poi mi infilo nel letto caldo e mi addormento poco dopo.
 
Il mio cellulare suona: Sveglia alle 7.00 a.m
«Cosaaa??’!è già Lunedì» dico alzandomi dal letto di mia sorella.
Corro in camera mia, prendo una maglia a righe nera e rosa, dei leggins, e le all star nere a stivale.
Mi dirigo in bagno, mi trucco un po’, precisiamo, sembro un panda ma mi piaccio così, mi faccio una coda alta.
Esco dal bagno preparo lo zaino, e vado giù a farmi la colazione.
Mi preparo due frittelle.
Mangio tranquillamente, 7.40, vado a svegliare Matilde.
«Peste è ora svegliati!» dico scoprendola.
«Uuhh, non voglio!»
«Muoviti!»
Sbuffa e poi si alza, si mette un vestitino rosa e delle ballerine, prendo la spazzola e gli spazzolo i capelli, per poi fargli due codini.
«Grazie sorellona» mi da un bacio sulla guancia, io sorrido
«La colazione è pronta su vai giù a mangiare»
Annuisce e corre giù per le scale, intanto io vado a prendere in camera l’i-pod.
Quando scendo Matilde era già pronta con il giubbotto addosso, me lo metto anche io.
«Su andiamo»
La prendo per mano ed usciamo di casa.
Ci dirigiamo verso la scuola elementare.
«Ecco sei arrivata, guarda c’è Teresa vai da lei» dico indicando la bambina vicino a noi.
«No, non siamo più amiche»
Rido «Perché?!»
«Perché sta sempre vicino a Sabrina e non a me»
«Matilde non può essere solo tua amica, su vai, sennò io faccio tardi»
«Va bene» mi abbraccia e poi va da Teresa.
Corro per arrivare a scuola in tempo.
 
Sono tranquilla qui in macchina aspettando che i cancelli si aprono.
Ecco finalmente si aprono, la prossimo volta è meglio che parto un po’ più tardi al posto di stare mezz’ora ad aspettare.
Entro con la macchina e parcheggio.
Vedo gli altri insegnanti, mamma mia come sono vecchi, rido al solo pensiero.
«Salve, sono la sostituta della signora Knight»
«Piacere, Io sono Marta Marker, l’insegnante di matematica»
«Piacere, Cecilia Smith, sono la nuova insegnante di Italiano» dico porgendogli la mano e lei ricambia.
«Gli altri tuoi collegi, gli conoscerai man mano» dice sorridendomi, io ricambio.
Entriamo dentro la scuola, mi mostra le classi, la sala di ricevimento e altre cose.
«Salve Signor Rice»
«Salve Marta, tu devi essere Cecilia la nuova insegnante, io sono il direttore ovvero preside di questa scuola»
«Piacere di conoscerla signor Rice» dico sorridendo, un po’ intimorita.
«Potete andare nelle vostre aule aspettando gli alunni»
Annuiamo, mi dirigo verso la mia classe, mi siedo alla cattedra e aspetto i miei alunni.
Speriamo non siano casinisti.
 
Meglio la scuola è ancora aperta, entro correndo.
Vado al mio armadietto e prendo il quaderno di Italiano, oggi vedremo la nuova o nuovo sostituta/o della nostra vecchia insegnante di italiano.
Speriamo sia brava o bravo.
Entro in classe, «Buongiorno Prof. io sono Caterina Hudson»
«Caterina sei proprio tu?!» dice alzando lo sguardo verso di me, incontro i suoi occhi meravigliosi, arrossisco.
«Ciao Cecilia, non sapevo fossi un insegnate» dico giocando con una ciocca di capelli.
«Si, mi sono laureata da poco» dice sorridendomi, «Come stai?»
«Sto bene, tu invece ti senti meglio?» ero vicinissima a lei.
Sento il mio cuore battere all’impazzata, che mi stessi innamorando?
«Eeehh eccomi qua» dice Martina la mia migliore amica, mentre entra in classe, io mi allontano da lei e vado ad abbracciare Martina
«Ciao Marty bella come stai?» le do un bacio sulla guancia
«Bene, ma è lei la nostra nuova insegnate?»
Annuisco, poi ci andiamo a sedere ai nostri soliti posti, cioè quelli infondo.
Man mano arrivano tutti e la lezione inizia.
 
 
Ma proprio in quel momento doveva arrivare la sua amica?Uffa.
Beh torniamo alla lezione «Salve ragazzi io sono Cecilia Smith e sarò la vostra nuova insegnate»
«Bella gnocca» dice un ragazzo vicino all’amica di Caterina
«Tu! Cos’hai detto?»
«Gnocca ma scorbutica» ragazzino insolente, faccio finta di niente ed inizio la lezione.
La campanella suona, tutti escono tranne Caterina e la sua amica.
«Marty arrivo tra un attimo» lo dice guardandomi
«Va bene» le da un bacio sulla guancia, non la deve toccare.
Ma che cosa dico? Mi sa che sto impazzendo.
«è stata una lezione fantastica» dice Caterina sorridendomi
«Sono felice che ti sia piaciuta» mentre lo dico ritiro i quaderni, ma uno mi cade per terra, Caterina si abbassa e lo prende quando si alza le nostre labbra si sfiorano, lei arrossisce e si allontana subito.
«Devo andare arrivederci Cecilia» dice sorridendomi ancora rosso in volto.
Che buon profumo che ha, sono ancora imbambolata, ma poi rispondo
«Certo ciao Caterina»
Esce dalla classe e io mi appoggio un attimo alla cattedra, che strano effetto che mi fa quella ragazza che mi stesse iniziando a piacere?

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I cαn't stαy αwαy; ***


«Mamma mia siamo solo alla seconda ora» dico sbuffando e prendendo il quaderno di matematica.
In quel momento passa Cecilia che mi sorride, io ricambio.
«Su Cat andiamo» mi dice Martina prendendomi per il braccio e trascinandomi in classe.
«Salve ragazzi»
«Buongiorno prof.» diciamo in coro.
Io sto ridendo con Martina perché ha fatto la sua imitazione.
«Hudson, Colleen zitte»
«Si ci scusi» dico cercando di non ridere.
«Hudson fuori immediatamente» mi punta il dito addosso, per poi indicare la porta.
«Ma..»
«Ho detto FUORI!!» dice arrabbiandosi
«e si calmi mamma mia»
Esco sbattendo la porta.
Mi metto a fare un giro per la scuola come se non la conoscessi e in quel momento vedo Cecilia.
«Ciao Cecilia» dico avvicinandomi a lei.
«Ciao Caterina, mi sai dire dov’è l’aula di ricevimento, ora non ho nessuna lezione e vorrei sedermi un attimo, a proposito che ci fai fuori?» mi sorride.
«Certo ti accompagno subito, beh sono stata cacciata fuori» dico mettendo una mano fra i capelli, arrossisco come una stupida.
«Complimenti, primo giorni di scuola è già sei fuori dalla classe, cosa sei una teppistella?» dice ridendo.
«No, è solo che la mia compagna mi ha fatto ridere e ha mandato fuori me»
«Uhm capisco»
«Eccoci è qui la sala, io vado» dico salutandola con la mano, lei però mi ferma prendendomi un braccio, mi gira verso di lei. Perché fa così?
«Aspetta, stai qui con me, glielo dico io alla tua insegnate, le dico che ti ho chiesto se mi potevi far vedere bene la scuola» dice sorridendomi.
Annuisco rossa in viso.
Ci sediamo, l’aula di ricevimento è immensa piena di sedie e banchi, più una cattedra lunghissima dove si mettono gli insegnanti, noi in quel momento siamo sedute li.
La guardo mentre che scrive, è perfetta.
Oggi ha i capelli legati in una coda, trucca leggermente di rosa. Camicetta azzurra e un paio di jeans che le stanno a pennello.
«Che c’è?» dice guardandomi negli occhi.
«Sei bellissima» oddio perché l’ho detto??! Ora mi prenderà per scema.
«Grazie anche tu sei molto bella» cosa?! Non mi ha insultata ma mi ha ringraziata e mi ha fatto un complimento anche a me.
Arrossisco «Grazie mille Cecilia»
«Quella ragazza che ti ha fatto ridere chi è? La ragazza che stamattina ha urlato quando ti ha vista, uhm aspetta come si chiama…» dice pensando al nome
«Martina si chiama» dico sorridendo.
«è la mia migliore amica»
«Ah» mi sorride.
 
È la sua migliore amica, che sciocca pensavo fosse la sua ragazza, sto diventando gelosa di una ragazza, si sto proprio impazzendo.
«Cosa hai Ceci? Posso chiamarti cosi?» sorride diventando leggermente rossa.
«Sei la prima che mi chiama cosi, stavo pensando alla gravidanza» dico rattristandomi.
«Cosa vuoi fare? Con la gravidanza intendo» dice appoggiando una mano sulla mia.
«Penso che..»
«No non abortire, cioè no, ti prego» dice tristemente e in quel momento mi accorgo che le stanno scendendo delle lacrime.
«Ma come faccio da sola?»
«Noi sei sola ci sono io» dice abbracciandomi, io ricambio l’abbraccio, intanto le accarezzavo i capelli.
«Grazie» glielo sussurro nel orecchio.
In quel momento premette la sua morbida bocca contro la mia.Misi una mano fra i suoi capelli, non so perché lo feci, io sono etero, ma quando sono con lei tutto cambia.
Si stacca piano da me, mi guarda negli occhi e poi scappa.
Che si sia pentita?!
 
Oddio non posso crederci lo baciata!!
Che labbra morbide. Adesso come farò a guardarla in faccia, mi vergogno tantissimo, lei è etero beh invece io sono omosessuale.
E se adesso mi odierà? Come faccio?, corro in bagno e inizio a piangere.
Sono stata una stupida, non dovevo baciarla dopo cosi poco tempo che ci conosciamo.
«Chi c’è?» oh, quella voce, la voce del mio angelo.
«Sono Caterina» dico singhiozzando.
«Ehi piccola perché piangi?» dice avvicinandosi a me, quando fu abbastanza vicina mi accarezza una guancia, io arrossisco.
«Scusa!» dico stringendomi ancora di più a me stessa.
«Scusa di cosa?!» dice le prendendomi una mano.
«Scusa se ti ho baciato, so che tu sei etero beh io no»dico abbassando lo sguardo, le con le sue mani mi tira sul viso e lo mette a pari con il suo e mi bacia.
Questa volta è lei a baciarmi per prima, il mio secondo bacio con lei, è ancora più dolce del primo.
Approfondiamo il bacio dischiudendo la bocca e lasciando che le nostre lingue si incontrano.
«Ma tu?» dico appena dopo esserci staccate.
«Non lo so nemmeno io, ma so solo una cosa che da quando ti ho conosciuto non faccio altro che pensare a te» dice abbracciandomi.
«Davvero? Anche io non faccio altro che pensare a te» dico arrossendo
Lei annuisce, sentiamo che qualcuno sta per entrare in bagno allora ci allontaniamo.
«Ne parliamo dopo» dice baciandomi una guancia e poi esce dal bagno.
Io mi asciugo le lacrime e poi torno in classe. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 4 Ever; ***


Dopo quel “Ne parliamo dopo” sono passate due settimane e ancora non ci siamo parlate, anzi non ci siamo nemmeno viste.
La mia dolce Cecilia è assente da sue settimane, che si sia pentita di avermi baciato? Ed è per questo che non viene più a scuola? No ma che vado a pensare.
Devo scoprire dove abita. Immediatamente.
«Prof, scusi vorrei sapere dove abita la prof Cecilia?» dico alla prof di matematica.
«Per quale motivo?»
«Ehm, devo portargli il libro che mi ha prestato»
«Si certo aspetta vado in segreteria a vedere e torno»
Io annuisco.
La professoressa torna con un foglietto in mano
«Tieni, se qualcuno ti chiede chi te l’ha dato non dire che sono stata io chiaro?»
«Certo prof.» prendo il foglietto, ed esco velocemente da scuola, tanto le lezioni erano finita e domani finalmente sabato.
Mi dirigo verso casa di Cecilia.
Busso alla porta. Qualcuno viene ad aprirmi.
La mia dea, oddio non sembra nemmeno lei, ma che gli è successo?
«Caterina!» dice abbracciandomi, io ricambio annusando il suo buon profumo.
«Che hai? Sei bianchissima!!»
«è la gravidanza» dice toccandosi la pancia io sorrido e poi la bacio.
Lei ricambia subito, le nostre lingue giocano tra loro. Ci stacchiamo solo per prendere fiato, ci guardiamo negli occhi «Ti amo Cecilia» lei mi abbraccia.
«Ti amo anche io Caterina»
Ci dirigiamo verso la sua camera.
Iniziamo a baciarci, lei lentamente mi fa stendere sul letto, mi guarda negli occhi e poi mi accarezza una guancia.
«Vuoi?» dice mettendo una mano sotto alla mia maglia.
«Si» dico arrossendo.
Le prendo il viso tra le mani e la bacio passionalmente, con una mano vado ad sbottonali il primo bottone della camicetta, le bacio la parte scoperta. L’attiro sopra di me, ci guardiamo negli occhi, «Ti amo» «Anche io dea »inizia a baciarmi sempre con più passione, mi mette le mani sotto alla maglia, mela toglie e io la tolgo a lei, mi toglie i pantaloncini, rimango solo in intimo, io faccio lo stesso le tolgo la gonna, Cecilia mi slaccia il reggiseno e lo butta per aria e fa lo stesso con i miei slip. Io butto il suo reggiseno e i suo slip infondo al letto. Inizia ad accarezzarmi i miei seni per poi andare fino alla mia intimità.
«Ah… Cecilia…» lo dico con voce calda e bisognosa. Io non ce la faccio più, a reggere quei piccoli cerchi che Cecilia fa intorno alla mia apertura. È una dolce e terribile tortura, che non finisce mai. Ondate di brividi e spasmi sempre più frequenti vagano nel mio corpo eppure, per quanto voglio che finisce, per quanto desidero che le sue mani mi fanno sentire completa, ho paura. Si,ho paura che scappa. Paura di non averla più con me.
Lei cominciò a baciare il mio linguine, poi finalmente entra lentamente dentro di me, che sussultai dal piacere.
Arriviamo all’apice insieme, sfinite ci sdraiamo una di fianco all’altra, lei si gira verso di me «Era la tua prima volta?» dice baciandomi il collo.
«Si è la mia prima volta, ed è stato meraviglioso»
«Anche per me lo è stato amore mio» mi abbraccia
«Sei perfetta!» dico baciandogli un seno.
«Uh, tu lo sei!» mi prende per i fianchi e mi tira verso di lei, mi bacia.
«Ti amo»
«Anche io mia dea» gioco con i suoi capelli fin quando non ci addormentiamo, abbracciate.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Someone wαke me up; ***


Dopo circa mezz’ora mi sveglio ancora circondata dalla braccia esili di Caterina.
Pian piano la sveglio, «Piccola è meglio che vai a casa, prima che i tuoi si preoccupano» le bacio una guancia, e con l’altra mano le accarezzo le coscie
«Uhh» Si alza mi guarda, mi da un bacio e poi si alza dal letto per prendere i vesti e vestiti.
«Ciao amore, e grazie» dice avvicinandosi alla porta.
«Grazie a te» la saluto con la mano, lei esce da casa mia correndo.
Quanto è bella la mia Caterina, non posso ancora crederci che amo una ragazza e non un ragazzo, ma con lei è tutto magico.
 
Corro verso casa, felice più che mai.
Ho fatto l’amore con Cecilia, sono troppo felice, è stata la mia prima volta più bella del mondo, e poi è stato con lei, la MIA dea.
Arrivo a casa, sfinita.
«Eccomi, scusate il ritardo!»
«Dov’eri finita?è già pronta la cena, muoviti!» dice mia madre seria, io annuisco.
Vado in camera ad appoggiare lo zaino e poi torno giù.
«Papà com’è andato il lavoro?»
«Come al solito, te la scuola?»
«Bene, siamo solo alla terza settimana e siamo pieni di compiti!» dico sbuffando.
«E va beh»
Iniziamo a mangiare, quando finiamo aiuto mia madre a sparecchiare ed a lavare i piatti.
«Mamma ho finito vado a studiare, Matilde non mi disturbare!» dico guardando male la mia sorellina che sta facendo casino con i suoi giochi.
Vado in camera a studiare, mi butto sul letto con il libro di Italiano, la materia della mia dolce dea, ed inizio a studiare.
Sento il cellulare squillare. Oddio mi ero addormentata.
Guardo il display: Ceci♥
-Pronto amore?-
-Am..ore- dice Cecilia piangendo
-Piccola che succede?!-
-Ti spiego dopo, ti prego puoi venire da me-
-Certo dove sei? Che ti raggiungo-
-Sono al par..co- dice singhiozzando.
-Piccola sono li da te tra 5 minuti-
Corro giù per le scale.
«Mamma esco!!!» dico mettendomi velocemente in giubbotto, non aspetto nemmeno la risposta di mia madre che corro verso il parco.
Arrivata vedo li Cecilia che piange.
«Amore» corro verso di lei.
«Deve finire!» io sbianco
«Come?Perchè?» inizio a piangere «Ti prego dimmi che è uno scherzo»
«No non è uno scherzo, mi dispiace davvero Caterina» mi abbraccia, e poi sene va via lasciandomi li da sola, le mie gambe cedono e io cado per terra, continuando a piangere.
Perché? Perché mi fai questo Cecilia?
Torno a casa, con gli occhi gonfissimi
«Cosa ti è successo?»
Non mi va di rispondere, mene vado nel letto e ricomincio a piangere.
È finita, non posso crederci!! Singhiozzo, metto la testa sotto il cuscino e poi mi addormento.
Il giorno dopo sembro un cadavere non mangio, non faccio niente, l’unica cosa che può farmi stare bene è LEI.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Speechless; ***


Lunedì; Inizio settimana, sembro un cadavere, non mi sono nemmeno trucca, non ho voglia di fare niente.
Questa mattina è mia madre che mi porta a scuola.
«Grazie mamma sono arrivata» prendo lo zaino dai sedili posteriori e scendo
«Ciao tesoro fai la brava» mi da un bacio sulla guancia.
«Ciao»
Vedo arrivare Martina.
«Ciao tesoro» dice Marty abbracciandomi, «Come va?»
«Come vuoi che vada sto malissimo» dico tenendo lo sguardo basso per non far vedere i miei occhi gonfissimi ieri ho pianto tutto il giorno.
«Cos’è successo?»
«Niente tata, non mi va di parlarne»
«Tesoro io sono qui per te, lo sai che mi puoi dire tutto quello che vuoi»
«Grazie» l’abbraccio, in quel momento arriva lei, Cecilia esce dalla sua macchina e si avvicina agli altri insegnanti, non mi degna nemmeno di uno sguardo.
Andiamo in classe.
Come al solito andiamo in fondo, negli ultimi banchi.
«Salve ragazzi com’è andato il fine settimana?» eccola li alla cattedra che parla, la sua voce è musica per me.
 
Sto soffrendo tantissimo, non capisco perché l’ho lasciata, sono una cretina, l’ho persa.
Ma come faccio a dirgli quello che mi è successo, non mi perdonerà mai.
Inizio a dettare delle frasi e man mano faccio venire tutti alla lavagna, quando tocca a lei «Caterina puoi venire alla lavagna?»
Cat inizia a piangere.
«Tesoro che hai?» chiede la sua amica, mi dispiace amore mio, spero mi perdonerai.
«Prof posso uscire un attimo» lo dice singhiozzando, non alza nemmeno lo sguardo.
«Certo Caterina esci pure» aspetto che esce, «Ragazzi vado a vedere cos’ha voi fate i bravi, sennò chiamo il preside» dico bacchettando i miei alunni.
 
Corro verso il bagno, sono una stupida cosa piango davanti a lei,mi sento debole e mi manca il respiro, non c’è la faccio più.
Piango tenendomi stretta con la testa tra le gambe, seduta per terra.
In quel momento entra lei.
«Caterina ascoltami»
«VATTENE NON VOGLIO SENTIRTI!» dico singhiozzando sempre più forte.
«Calmati per favore»
«Lasciami stare, ti odio!» piango, fu un attimo, Cecilia mi sta baciando e mi stringe a lei.
«Io ti amo invece, perdonami sono una codarda»
«…» non dico niente
«Ho parlato con i miei genitori e mia sorella di questa cosa e della gravidanza, hanno detto che gli faccio schifo come figlia che dovevo lasciarti e che dovevo tornare con il mio ex per il bambino e io come stupida gli ho dato ascolto, ti prego perdonami» mi abbraccia.
«…»
«Parla ti prego di qualcosa!!» mi guarda negli occhi.
«Ora stai con il tuo ex non sei felice?! Almeno non stai con una bimba come me»
«Non dire stronzate, cazzo io ti amo!»
Io rido «certo mi ami, intanto hai scelto di lasciarmi e di tornare dal tuo ex»
«No stupida, non sto con Sam!!!»
Io spalanco gli occhi «Dav..vero?» tremo, lei sene accorge e mi abbraccia.
«Si amore mio, io voglio solo te!» ci baciamo di nuovo finalmente le mie labbra toccano di nuovo le sue.
«Ti amo Ceci» sorrido, lei mi asciuga le lacrime.
«Piccola!» mi stringe forte a se «Grazie di avermi perdonato»
«Io non sono mai stata arrabbiata con te, ci sono solo rimasta malissimo quando mi hai lasciato»
«Piccola scusa, meglio tornare in classe, dopo vuoi uscire con me?»
«Dove?» l’abbraccio, finalmente è mia di nuovo
«Sorpresa»
«Ma adesso come fai con i tuoi?» mi alzo da terra
«Non mene frega del loro parere, io sono felice con te anche se sei donna»
«Cecilia» la bacio tenendola stretta a me.
Usciamo dal bagno e ci dirigiamo verso la classe.
La giornata passa velocemente, non vedo l’ora di uscire con Cecilia.
 
Finalmente le ho parlato, ora ho di nuovo la mia piccola.
Sono stata una cretina ad aver ascoltato i miei genitori, d’ora in poi farò quello che voglio io, spero che accetterà la proposta che le farò oggi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Secret; ***


Esco da scuola e mi dirigo alla mia macchina e aspetto l’arrivo di Caterina.
Finalmente siamo di nuovo insieme, non mi importa di quello che pensa la gente o i miei genitori per di più.
Eccola che sta uscendo, parla con Martina.
Martina quanto odio quella ragazzina è troppo attaccata alla mia piccola, lei è mia e di nessun altro.
La saluta e poi correndo si dirige verso la mia macchina, sale.
«Amore!» dice abbracciandomi.
«Pulce» la bacio.
Le ride «Pulce?» arrossisce.
«Si, sei la mia piccola pulce» guardo bene com’ è vestita, «Sei troppo scollata»
«Uh?»
«Nessuno devi vederti cosi a parte io» glielo dico toccandogli un seno.
«Sei gelosa!!» mi fa la linguaccia.
«SI, Tu sei MIA» lo dico marcando il “mia”, si perché lei è mia e di nessun altra persona.
«E tu sei solamente mia dolce dea» ci baciamo passionalmente, gli infilo una mano sotto la gonna e le accarezzo una cosa.
Dopo circa dieci minuti ci stacchiamo per prendere fiato.
«Meglio partire» sorrido e lei ricambia arrossendo.
 
Questa strada è deserta non c’è anima viva, sa dove mi sta portando.
«Dove andiamo?»
«Sorpresa» mi sorride, amo il suo sorriso.
«Daiii» le faccio gli occhioni dolci ma niente «è una sorpresa io non dico niente»
«Ma…uffa» metto la braccia conserte e faccio la finta offesa, lei ride.
«Sei cosi bella quando fai l’offesa» mi accarezza una guancia.
«…»
«Non ti sarai offesa davvero?» dice abbassando lo sguardo.
«Ti amo» le dico dolcemente, lei alza subito lo sguardo e mi sorride.
«Anche io piccola»
Parcheggia tra degli alberi.
«Siamo arrivati, vieni» Mi apre la portiera.
«Grazie»
Ci prendiamo per mano, io seguo lei, la sua mano è cosi calda.
Ci intrudiamo nel bosco. Camminiamo per circa venti minuti.
«Eccoci ancora pochi passi e siamo arrivate, sei stanca?»
«Un po’» le sorrido.
Camminiamo ancora un po’, poi usciamo dalla boscaglia e davanti a noi c’è una piccola spiaggetta e affianco una casa.
«Quella casa è mia» dice indicando quella piccola casa.
«Bella» le sorrido, lei mi prende il viso tra le mani e mi bacia, io metto la braccia intorno al suo collo.
«Caterina devo chiederti una cosa ma ho paura» dice sedendosi sulla spiaggia.
«Amore sai che puoi chiedermi ciò che vuoi» l’abbraccia, lei fa un lungo respiro poi parla «Volevo sapere se…»
«Se?» la incoraggio a parlare, le prendo una mano e la stringo forte.
«Se vuoi venire ad abitare con me?» io spalanco gli occhi, oh mio dio, mi ha chiesto di andare ad abitare con lei. Non posso crederci. È meraviglioso.
«Se non vuoi dimmelo pure»
«…» non trovo nemmeno le parole, sono troppo contenta, ma come farò con i miei genitori.
«Ho capito non vuoi»
«Si, si, si certo che voglio» le salto in braccio e la stringo a me.
«Davvero?» mi accarezza la schiena.
«Si, ma devo prima convincere mia madre e mio padre»
«Già, vero»
«Ma dove andremo ad abitare? Qui?» dico guardando la casa.
Lei ride «No, qui possiamo venire nelle vacanze, ho trovato un appartamento in centro» mi sorride.
«Oh amore sono troppo felice, ti amo»
«Anche io sono felice, credevo che mi avresti detto subito di no»
«Scema come potrei, la cosa che voglio di più è stare con te»
«Sei la mia vita» mi abbraccia
Io metto la testa nel incavo del suo collo poi gli sussurro «Anche tu dolce dea»
Rimaniamo tutto il pomeriggio li. Parliamo della casa, della gravidanza, sono troppo contenta di aver trovato CECILIA.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** This Love; ***


Cecilia mi accompagna fino a casa mia.
«Grazie amore mio» le do un bacio su metà bocca, lei invece mi accarezza una guancia.
«Di niente piccola»
Esco dalla macchina aspetto che lei parte, poi entro in casa, con gli occhi sognanti.
«Sono a casa!!» urlo
«Era ora, fila a fare i compiti»
«Eh? Non mi va ora!» dico buttando il giubbotto sul divano.
«Caterina!» dice mia mamma arrabbiandosi
«Va bene va bene, che palle»
«Aiuta anche tua sorella»
Salgo le scale e vado in camera della peste, «Vieni in camera mia che devi fare i compiti»
«Si sorellona» prende il suo zainetto e vieni in camera mia, si siede alla scrivania,  io invece sul letto, inizio a fare matematica.
«Cat non ho voglia di farli» dice Matilde mettendo il broncio.
«Matilde gli devi fare, se non vuoi che lo dico alla mamma»
«Cattiva!» prende la penna ed inizia, rido.
Dopo mezz’ora finiamo tutto, scendo le scale e vado in sala.
«Abbiamo finito, mamma papà vi devo parlare»
«Dicci Caterina» dice mia madre.
Faccio un lungo respiro «La mia ragazza mi ha chiesto di»
«La tua ragazza?» chiede mio padre
«Si ho la ragazza papà!!»
«Ok, vai avanti cosa ti ha chiesto?»
«Mi ha chiesto se posso andare a vivere con lei, posso?»
«NO NON PENSARLO NEMMENO, TU DA QUA NON ESCI!!!» dice mio padre alzando la voce.
«Perché???» dico con le lacrime agli occhi.
«Perché sei ancora piccola, e poi come fai con i soldi, melo spieghi?»
«Lei lavora, appena finisco di studiare troverò un lavoro»
«Lei lavora? Ma quanti anni ha?» dice mia madre questa volta
«Ne ha 22»
«Cosa?? È troppo grande per te, la devi lasciare subito!!»
«MAIIIIII» Dico correndo in camera mia, piangendo, sbatto fortissimo la porta, poi la chiudo a chiave, prendo un borsone grosso e ci metto dentro vestiti, trucchi scarpe, i libri di scuola, i miei soldi tenuti da parte, il computer e altre cose.
Apro la finestra, scavalco il balcone e scendo giù.
Inizio a correre, poi pian piano prendo una camminata normale.
Loro non vogliono che sto con lei, bene io non gli voglio più vedere.
Faccio a piedi la strada che oggi pomeriggio avevo fatto con Cecilia.
Dopo due ore di cammino arrivo finalmente a destinazione, stanchissima.
Vado a sedermi sulla spiaggetta.
Prendo il cellulare e chiamo Cecilia.
-Pronto amore?-
-Amo…re- dico singhiozzando.
-Piccola che succede?-
-Sono scappata di casa-
-Cosa? Perché?- dice preoccupandosi.
-Ti prego vieni qui-
-Dove sei?-
-Alla spiaggetta di oggi pomeriggio-
-Piccola arrivo subito-
Chiudo la chiamata, piango tantissimo, voglio solo Cecilia in questo momento.
Sono passati 20 minuti e ancora non è arrivata.
«Amore sono arrivata» dice correndo, non ha più fiato poverina.
«Amore» le vado incontro correndo, l’abbraccio stretta a me.
«Piccola mi spieghi che è successo?»
«Non vogliono, mi hanno detto che ti devo lasciare perché sei troppo grande» dico piangendo, lei mi alza il viso e mi bacia.
«Non vuoi lasciarmi vero?» dice guardandomi negli occhi.
«MAI, mai e poi mai!!!» la bacio dolcemente, mi tiene stretta a lei.
«Cosa facciamo?» mi chiedi accarezzandomi la testa.
«Voglio stare con te, andiamo all’appartamento, tu vuoi?»
«Uhm fammi pensare..» ride, «Ovvio che voglio, ti amo»
«Amore, grazie!!» l’abbraccio, mi da un mano ad alzarmi, dato che ci eravamo sedute.
Ci alziamo, «Dai andiamo nella nostra nuova casa»
«Ma tu i vestiti?»
«Allora prima andiamo a casa mia, tu rimani in macchina, io vado a prendere i vestiti e poi andiamo, piccola va bene?»
Io annuisco e poi l’abbraccio.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** In αnother life; ***


Arriviamo davanti ad una casa rosa, deve essere la sua.
«Eccoci, aspettami qui arrivo subito»
Io annuisco, esce dalla macchina e corre in casa, dopo un quarto d’ora esce con due borsoni.
Io mi sono addormentata.
 
Che cucciola, si è addormentata, sarà stanchissima.
Metto le borse in macchina e salgo in macchina e parto.
Le chiavi le ho già. Spero che le piaccia l’appartamento.
Dopo venti minuti arriviamo a destinazione, sveglio la mia piccola.
«Piccola siamo arrivati» le do due bacini sugli occhi.
Cat sbadiglia poi apre gli occhi, mi sorride e poi arrossisce, nasconde il viso con le mani per non farsi vedere che è arrossita.
«Sei bellissima quando arrossisci» le accarezzo una guancia.
Scendiamo dalla macchina, prendiamo i borsoni e poi entriamo nel edificio.
Secondo piano, appartamento 707.
Prendo le chiavi ed apro la porta «eccoci amore, spero ti piaccia»
«Amore certo che mi piacerà»
Entriamo dentro, ci sono tre stanze, più la sala e la cucina che sono insieme.
«Ci sono due camera da letto, ma tanto noi dormiamo insieme» dico guardandola maliziosamente.
«Già, l’altra stanza sarà per la bambina o per il bambino» mi sorride, è dolcissima la mia piccola, l’abbraccio stretta a me «Non lasciarmi mai» le sussurro.
«Tu non lasciare mai me»
«Scusa» abbasso lo sguardo.
Lei me lo alza e mi bacia. Lasciamo le borse li e andiamo dirette in camera, ci sdraiamo lentamente sul letto, poi mi tira sopra di lei continuando a baciarci.
Le poso una mano su un suo seno e lo massaggio.
Intanto lei inizia a sbottonarmi la camicetta, mi bacia la parte scoperta.
«Ma tu abitavi ancora con i tuoi?» mi chiede mordendomi il collo.
«No, solo con mia sorella Marcella»
«Ahhh, quindi era tua sorella quel giorno che mi ha guardata male» le accarezzo una coscia.
«Quando?» le morsico il naso.
«Il giorno in cui ci siamo incontrate»
Non dico niente e continuo a baciarla, lei stringe tra le mani i miei capelli, le nostre lingue giocano tra loro, con una mano vado ad alzarle la maglia, per poi toglierla.
Lei fa lo stesso con la mia camicetta.
Le tolgo anche la gonna e la butto per terra, poi mi tolgo i jeans, rimaniamo solo in intimo, con mano le accarezzo la pancia, invece con l’altra mano le tolgo gli slip, fa lo stesso anche lei, ci togliamo anche il reggiseno, alla fine siamo nude, con lei sotto di me, «Sei dannatamente perfetta» mi dice baciandomi il collo, con una mano va a stuzzicare un mio seno.
«mmm, anche te sei perfetta» con una mano vado vicino alla sua intimità, entro con un dito, aspetto che si abitua per poi muoverlo, introduco anche il secondo e lo muovo.
«Am..ore continua ti prego» io continuo a muoverli, lei intanto mi accarezza la mia intimità facendomi gemere.
Poco dopo veniamo insieme, stanche ci sdraiamo.
Lei mi abbraccia «Grazie, con te è tutto perfetto amore mio» mi bacia il collo
«Sei la cosa più bella che mi sia capitata» appoggia la testa sul mio petto
«Tu sei tutto per me, non so come farei a vivere senza te, anzi non ci voglio nemmeno pensare» la bacio.
Lei sorride, poi ci addormentiamo.
 
Il mattino dopo trovai 5 chiamate persa da mia madre.
La chiamo, anche se non vorrei, Cecilia dorme ancora.
Prendo la mia vestaglia e la indosso, vado in cucina con il cellulare in mano, compongo il numero e chiamo.
-Pronto Caterina sei tu? Dove sei finita?- mi dice preoccupata.
-Si sono io, sono con la mia ragazza, sono andata da lei-
-Cosa? Caterina come hai potuto?!-
-Mamma io la amo più della mia vita, stai tranquilla verrò a trovarvi, ma ti prego non voglio lasciarla e nemmeno andarmene via da qui, sto bene con lei-
-Tesoro ma come puoi dirlo, da quanto la conosci?-
-Da poco, ma la amo troppo, mamma ti prego capisci, so di essere piccola, ma ti prego devi capirmi-
-Va bene figliola, ma con tuo padre ci dovrai fare i conti te-
-Mamma io con papà non ci voglio parlare, per favore convincilo te-
-Va bene, ti prego Caterina stai attenta, non voglio che soffri-
-Stai tranquilla, non soffrirò se sto con lei-
-Ti credo, è arrivato tuo padre-
-Va bene, salutami Matilde, ciao mamma-
-Ciao-
Chiudo la chiamata, in quel momento mi sento abbracciare da dietro.
«Buongiorno pulce» mi sussurra nel orecchio, io mi giro e la bacio.
«Buongiorno amore»
«Vuoi un cafè?» le chiedo andando alla macchinetta.
«Si grazie» ne faccio due, uno per me e uno per lei.
«Tieni» glielo appoggio sul tavolo.
Lo beviamo in silenzio.
«Oggi è martedì?»
«Si, ma oggi è festa!» metto la mia tazzina nel lavandino.
«Già è vero amore, domani avete una mia verifica da fare vero?»
«Uh, si!» le sorrido.
«Hai studiato?!» si avvicina a me e mi bacia una guancia.
«No amore, ora mi metto a studiare»
«Brava, io esco a fare la spesa a dopo»
«Ti amo» la bacio, aspetto che esce di casa, quando esce prendo i libri dal borsone e inizio a studiare…
Mi sono addormentata, in quel momento sento la porta aprirsi.
«Amore sono a casa» mi sveglio di colpo e vado ad abbracciarla.
«Mi sei mancata!» le faccio gli occhioni dolci, «Anche tu mi sei mancata» mi bacia.
Quel pomeriggio mettemmo apposto un po’ l’appartamento.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Mouth Shut; ***


«Finalmente abbiamo finito!» dico io sfinita.
«Già, amore stasera voglio portarti fuori a cena vuoi?»
«Oddio amore certo che voglio» le salto in braccio.
«Amore sono stanca» ride, e rido anche io.
«Vado a farmi una doccia» dico io giocando con una ciocca dei miei capelli.
«Va bene, poi me la faccio io» mi sorride.
Vado in bagno, mi svesto ed entro nella doccia.
Ci voleva proprio.
Quando esco, mi metto l’accappatoio e poi mi dirigo in camera.
Entro e trovo Cecilia seduta sul bordo del letto.
«Ho finito» lo dico urlando.
Lei annuisce, si alza e mi vieni vicino, fa scivolare la sua mano sotto il mio accappatoio e lo slaccia. Mi sfiora con un dito un mio seno.
«Ma hai sempre voglia?» dico ridendo, lei mi sbatte contro il muro e mi bacia passionalmente.
«Più o meno, ma è colpa tua, sei troppo bella» io arrossisco a quella sua affermazione.
Le passo una mano fra i capelli.
«Ti amo!»
«Io di più» mi fa la linguaccia.
«No io!» rido, poi l’abbraccio.
«Vado a lavarmi, tu preparati»
Io annuisco, intanto lei entra in bagno.
Mi metto un paio di collant con un mini vestito argento, molto scollato, così diventa gelosa, la mia patata.
Che scarpe metto?! Argento o oro? Ma si metto gli stivali argento con il tacco.
Busso alla porta del bagno.
«Tesoro posso entrare a farmi i capelli?»
«Si certo»
Entro ed inizio a farmi qualche boccolo con la piastra, mi trucco come al solito, tipo panda.
Cecilia spegne l’acqua ed esce dalla doccia.
«Ciao panda!» cerca di abbracciarmi ma io mi sposto.
«Sei tutto bagnata, prima ti asciughi e poi mi abbracci» lo dico con tono di sfida.
«Sei cattiva» fa il broncio.
«Che bella la mia professoressa che fa il broncio» lei alza lo sguardo e noto che è arrossita.
«è la prima volta che ti vedo arrossire» le do un bacio leggero sulle labbra.
Esco dal bagno e vado in cucina aspetto che Cecilia si cambia.
Dopo dieci minuti arriva con un mini abito nero.
«Sei sexy amore mio» le dico avvicinandomi per abbracciarla.
«Anche tu sei sexy» mi bacia.
«Giuro che se qualcuno ti guarda, lo ammazzo, tu sei mia» dice prendendomi per mano.
«E io ammazzo chi guarda te amore mio» io le stringo la mano.
Usciamo dal appartamento.
Aspetto che Cecilia chiude, per poi scendere.
Saliamo in macchina e ci dirigiamo al ristorante.
«Siamo arrivati» mi dice baciandomi.
Usciamo dal auto, mi prende per mano senza vergognarsi ed entriamo.
«Ho prenotato per due» dice Cecilia al cameriere.
Ci porta al nostro tavolo, non ha tolto nemmeno un secondo gli occhi da Cecilia.
«Amore cosa hai?» mi chiede gentilmente.
«…»
«Piccola» mi prende la mano che avevo appoggiato sul tavolo.
«Mi da fastidio!!» dico arrabbiandomi.
«Eh? Non ti piace qui?» chiede tristemente.
«No!Non mi piace come ti guarda quel cameriere!» dico guardandolo male.
«è Sam, il mio ex» abbassa lo sguardo.
«Cosa??!!! È tu gli parli come niente fosse?»

«Amore! Non mi importa di lui, io ora ho te!»

«Ohhh cucciola, grazie!» ci abbracciamo, tanto siamo in una parte appartata del ristorante.
«Sei dolce quando sei gelosa» mi bacia, non ci importa se la gente ci guarda, noi ci amiamo.

 
***

Io Marta Marker, insieme a Ivonne Hurl, (Insegnanti) entriamo nel ristorante.
«Marta ma quella non è Caterina?» dice Ivonne
«Caterina chi?» chiedo io.
«Caterina Hudson la nostra alunna» guarda dalla parte che mi ha detto Ivonne.
E si è proprio lei, ma con chi è?
«Ma con chi sarà?»
«Non so»

***

 «Amore sono felice di stare con te» mi dice Caterina.
«Piccola anche io sono tanto felice» le rispondo sorridendo.
«Pulce, senti volevo..» mi fermo, mi vergogno.
«Volevi? Dai dimmi amore»
«Tieni» le porgo la scatolina.
«Amore cos’è?» lei rimane sbalordita
«Aprila» la incito ad aprirla.
Quando la apre le si illuminano gli occhi.
«Oddio amore è bellissima, metà è tua giusto?»
 
Oddio che bel regalo che mi ha fatto Cecilia. Una colla a forma di cuore, una parte a me e un a lei, con incisi i nostri nome, “Caterina e Cecilia”
«Si amore giusto» sorride, io ricambio il sorriso, mi sporgo in avanti e le do un bacio a fior di labbra.
«Ti amo» le do il suo pezzo di collana.
«Amore me la puoi mettere?» mi chiede gentilmente
«Certo poi la metti a me» mi alzo e vado dalla parte di Ceci e le metto la collana, poi lei fa lo stesso con me.
«è stupenda davvero» l’abbraccio.
Ci baciamo ancora.
 

***

«Ma ci si può baciare in pubblico così?»
«A cosa ti riferisci?» mi chiede Ivonne.
«Guarda, Caterina e credo che quella sia la sua ragazza» dico disgustata.
«Vedo, ma quella non è Cecilia?» mi dice Ivonne, come Cecilia?
«Cecilia? L’insegnate?»
«Si!»
«Oddio, non posso crederci, domani dovremo prendere provvedimenti con il direttore »
Ivonne annuisce.
 

***

«Finalmente abbiamo finito, non ho mai mangiato cosi tanto come oggi» dico ridendo.
«Andiamo a pagare?»
Io annuisco, ci alziamo e ci dirigiamo alla cassa.
«Amore ho dimenticato il cellulare arrivo»
Torno indietro a prende il cellulare e in quel momento mi accorgo di loro, delle mie professoresse, che ci fanno qui? Che domanda idiota, ovvio che cenano, ma perché mi stanno fissando?
Distolgo lo sguardo e torno da Cecilia.
«Possiamo andare» le dico prendendola per mano.
Torniamo a casa e andiamo immediatamente a dormire.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Tαke me on the floor; ***


Il mattino dopo mi sveglio da sola nel letto.
«Cecilia dove sei?!» dico passando una mano nella parte vuota del letto.
Mi alzo velocemente dal letto, mi cambio, vado in bagno a truccarmi, esco e vado in cucina.
«Eccoti» l’abbraccio da dietro, «pensavo fossi già andata via»
«No amore ti ho aspettato» mi bacia «Buongiorno comunque»
«Giorno» le sorrido.
Usciamo da casa e ci dirigiamo alla macchina, saliamo e ci dirigiamo verso la scuola.
Arrivate a scuola.
«Amore io vado, c’è Martina»
Sbuffa, «certo va pure»
«Gelosona io amo solo te, ricordalo» le do un bacio ed esco dalla macchina.
Corro verso Martina, «Marty ciaooo!» mi abbraccia.
«Ciao tesoro!»
«Come stai?» le chiedo gentilmente, in quel momento entrano le mie professoresse e guardano dalla mia parte, poco dopo entra anche Cecilia, stupenda come sempre, la guardo e sorrido.
Entriamo in classe, prime due ore con Cecilia.
«Buongiorno ragazzi pronti per la verifica?» dice Cecilia scrivendo sul registro.
«Certo siamo prontissimi» dice Mark, il mio compagno davanti a me.
«Lo spero davvero»
Fa passare i fogli tra i banchi.
«Bene ora potete iniziare»
Inizio a scrivere il tema.
Dopo due ore finiamo tutti.
«Finalmente ho finito» lo rileggo bene e poi lo consegno.
La campanella suona, e Cecilia esce salutando tutti.
Si gira dalla mia parte e mi fa l’occhiolino, io arrossisco e nascondo la testa fa i libri.
Quando esce, entra la prof. Marta.
«Caterina devi andare dal preside»
«Certo» ritiro i libri nello zaino e poi esce.
Busso alla porta, «Avanti», quando entro trovo Cecilia seduta su una poltrona.
«Salve preside che succede?!» dico guardando dalla direzione di Cecilia.
«Siediti Caterina» io annuisco e mi siedo.
«Allora cos’è questa storia, che lei Cecilia sta con una mia alunna?»
«Cosa??!!» mi alzo in piedi, oddio come fa a saperlo, saranno state quelle stronze del altre mie insegnanti.
«Mi è stato riferito, che siete molto intime» dice il preside appoggiando le mano su un quaderno.
«Allora anche se fosse vero?!» dico sbottando.
«Se fosse vero, beh credo proprio di si, sarò costretta ad avvertire i suoi genitori signorina Hudson e la polizia»
«Polizia?!» sto tremando, perché la polizia?
«Si, per molestie su minore»
«Cosa?! Io non ho mai molestato questa ragazza, sono falsità!!» dice alzandosi in piedi Cecilia.
«Ma che diamine dice!!! Lei non mi hai mai molestato, io la amo e lei ama me» dico abbassando lo sguardo.
«Lei è maggiorenne e dovrebbe avere un po’ di intelligenza ma non c’è l’ha»
«Ma come si permette di insultare Cecilia»
«Uscite subito da qui, provvederò io»
Usciamo dalla presidenza ed inizio a piangere.
«Cecilia mi dispiace è tutta colpa mia»
«Amore che dici? Non è colpa tua» mi abbraccia, «Dai ti accompagno in classe»
«Grazie» arriviamo davanti alla porta della mia classe, mi bacia, «Ti amo ricordalo» mi sussurro al orecchio, «Ti amo anche io»
Entro in classe, piangendo, guardo la prof. che sta leggendo un foglio, quanto vorrei spaccargli la faccia a sta stronza.
«Tesoro cos’hai?»
«è successo un casino»
«Raccontami tutto»
Annuisco ed inizio a raccontargli tutto.
«Che stronze come hanno potuto? È proprio vero gli insegnanti non si fanno i cavoli loro» dice abbracciandomi.
«Lo so, non si fanno i fatti loro, ora polizia e genitori» singhiozzo.
«Piccola mi dispiace!»
La giornata passa lentamente, non ho fatto altro che piangere tutta la giornata, Martina è sempre li con me che mi consola.
Torno a casa, «Amore sei a casa?» dico asciugandomi le lacrime, ma di Cecilia nessuno traccia.
Guardo il cellulare e trovo un suo messaggio, “Sono a scuola, mi hanno trattenuta, Ti amo più della mia vita”
Non rispondo nemmeno, corro in camera e mi butto sul letto.
Chiamo mia madre
-Pronto tesoro?-
-Mamma ti prego vieni qui- dico piangendo.
-Arrivo dimmi dove sei-
Le do l’indirizzo.
-Mamma per favore vieni in fretta-
-Arrivo tesoro-
Dopo circa venti minuti mia madre arriva.
«Mamma sei arrivata!» l’abbraccio, ho gli occhi gonfissimi.
«Cos’è successo? Ti ha fatto del male?»
Io faccio di no con la testa, ed inizio a raccontargli le cose.
«Mamma ho paura per Cecilia, non voglio che ci sia di mezzo anche la polizia, lei non mi ha mai fatto male»
«Tesoro mi dispiace, vedrai che si risolverà, io sono felice che tu stai con lei,si vede che l’ami» mi sorride.
«Grazie mamma» l’abbraccio stretta a me, in quel momento entra Cecilia, con una faccia da cadavere.
«Amore» le vado incontro e l’abbraccio.
«Salve signora» dice guardando mia madre.
«Ciao Cecilia, stai bene?» chiede gentilmente mia madre alzandosi dal divano.
«No per niente, mi hanno licenziata e mi hanno mandato in una scuola molto lontana da qui, quindi mi dovrò trasferire» io mi stacco velocemente da lei.
«Cosa? Come lontano? Come licenziata? Come nuova scuola?» inizio a piangere.
«Amore calmati è un trauma anche per me, sto malissimo, non ti puoi immaginare quanto sto male» mi abbraccia.
«State tranquille ne parlerò io con la scuola!» dice mia madre uscendo di casa.
«Grazie signora» dice Cecilia piangendo.
«Amore ti prego non te ne andare» la tengo stretta a me.
«Amore sono costretta» dice singhiozzando.
Mi allontano da lei e corro in bagno.
È il giorno più brutto della mia vita.
Mi chiudo in bagno, fino a sera tardi non esco.
Quando esco vedo Cecilia dormire sul divano, le vado vicino, mi siedo sul pavimento e mi addormento con la testa appoggiata sul divano, vicino alla sua.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Nobody Wins; ***


Il giorno dopo, mi sveglio per prima, trovo Caterina seduta per terra che dorme.
Le accarezzo una guancia, come portò stargli lontano? Ne morirei.
Spero che sua madre metta apposto tutto.
«Amore» le sussurro nel orecchio.
«Uhh» sbadiglia e poi pian piano apre gli occhi, le sorrido.
«Potevi dormire tranquilla nel letto»
«No! Non volevo starti lontana» mi fa gli occhi dolci, la bacio, un bacio dolcissimo.
«Piccola mi sento male, oggi non vengo a scuola» le dico appoggiando una mano sullo stomaco.
«Non vado nemmeno io, non sono in condizioni di andare in quella scuola e vedere le mie insegnanti, dopo quello che ci hanno fatto»
Annuisco e l’abbraccio.
La tiro sul per farla sedere sul divano, lei mi fa cenno di no con la testa, mi prende per mano e mi fa alzare, «Vieni andiamo in camera»
«Va bene amore» le stringo la mano.
Entriamo in camera, ci sdraiamo lentamente sul letto.
Io mi metto a leggere un libro, invece la mia piccola si mette a sentire un po’ di musica con l’i-pod.
Vedrai amore che tua madre metterà tutto apposto, sennò non so proprio come fare, non posso portati via dai tuoi genitori, no non posso.
Poco dopo mi addormento con il libro sullo stomaco.
 
***
«Guardate non so neanche venute a scuola, che faccio tosta che hanno» dico io.
«Marta credi che abbiamo fatto bene a dire tutto?!» mi chiede Ivonne.
«Certo!! Mi sembrava già dal inizio che quella donna era strana, ma andare anche ad abusare di una nostra alunna proprio no!»
Lei annuisce, mi fa cenno di entrare, entriamo e ci dirigiamo ognuna nella rispettiva classe.
 
***
Mi sto dirigendo con la mia macchina alla scuola di mia figlia.
Devo immediatamente parlare con il preside e le altre insegnanti.
Non posso fare questo a mia figlia e tanto meno alla sua fidanzata.
Anche se è la sua insegnante, non posso dire che ha abusato di lei, io conosco mia figlia se fosse stato vero mi avrebbe detto tutto subito, ma si vede che sta davvero male per quella ragazza, si vede che la ama, quindi farò di tutto per aiutarle.
Eccomi arrivata, parcheggio ed entro nella scuola.
Busso alla porta del preside.
«Avanti!» dice il preside.
Io apro la porta ed entro sbattendo la porta, «Come si permette di entrare nella vita privata di mia figlia!!!» dico arrabbiandomi.
«Noi abbiamo fatto solo quello che è giusto!» dice tranquillamente il preside.
«Voi non avete fatto niente di giusto, mia figlia e quella donna si amano, come vi siete permessi di intromettervi?»
«La docente Cecilia ha abusato di un minore»
«Ma quale abusato?! Crede che se fosse stato così mia figlia stesse male, no credo proprio di no! Cecilia non ha mai abusato di mia figlia e tanto meno lo farebbe!!Poi cos è questa storia del trasferimento e della polizia?»
«Si calmi, si abbiamo deciso di mandarla in un'altra scuola, la polizia la lasceremo stare dato che lei dice che non ha abusato di sua figlia, ma stia certa che in questa scuola non metterà più piede!»
Non rispondo nemmeno, esco sbattendo fortissimo la porta.
Come si permettono di decidere la vita di mia figlia e di Cecilia!!!
In quel momento incontro le altre insegnanti, le vado vicino e batto le mani.
«Brave brave, ora sarete felici, mia figlia sta malissimo è distrutta per colpa vostra!Fattevi gli affari vostri la prossima volta»
Mene vado lasciandole sbigottite.
Devo andare subito da Caterina e Cecilia per dirgli tutto.
Mi dispiacerà purtroppo dirgli la brutta notizia, che si dovrà trasferire per forza.
Piccola mia fatti forza!
 
***
In quel momento mi squilla il cellulare.
-Pronto mamma?-
-Tesoro sto venendo da voi-
-Ok, ti aspettiamo-
Chiude la chiamata.
Guardo Cecilia dormire, la sveglio baciandole una guancia.
«Amore ha chiamato mia madre, deve essere già andata»
«Speriamo le abbia convinte» mi abbraccia, io ricambio l’abbracio.
«Lo spero amore mio» ci baciamo.
In quel momento qualcuno bussa alla porta deve essere mia madre, invece è Sam l’ex di Cecilia.
«Amore è per te!» dico urlando.
«Arrivo» in quel momento vede chi è «Tu che diamine ci fai qui??!!» dice arrabbiandosi.
«Tranquilla, volevo solo sapere come stai, ma vedo che non stai bene»
«Infatti non sto bene per niente!!» pian piano si avvicina a me e mi prende per mano.
«Senti mi dispiace per quello che ti ho detto quella sera ok? Non era mia intenzione feriti» dice Sam abbassando lo sguardo.
«Non importa»
«Quindi vorresti tornare con me?!»
Oddio ma che domande le fa? E adesso perché non risponde? Cosa aspetta a dirgli di no o forse vuole tornare con lui?
Inizio a piangere davanti a Sam e Cecilia.
Perché tutto questo a me??? Perché?!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Heαvily Broken; ***


Alzo lo sguardo verso Cecilia e vedo che è preoccupata del fatto che piango, non dico niente e corro in bagno, mi chiudo dentro, non voglio sentire niente di quello che si dicono.
 
«Allora vuoi tornare con me?» mi chiede ancora Sam.
«Vattene fuori per favore!!» dico arrabbiandomi.
«Perché?!»
«Perché io con te non voglio più avare a che fare, mi dispiace!» lo sbatto fuori di casa chiudo la porta e mi dirigo correndo verso il bagno.
«Amore? Piccola mi apri?» sento che gira, apre la porta mi guarda fissa negli occhi e piange.
L’abbraccio senza dire niente. La porto in camera e la metto delicatamente sul letto.
«Piccola stai tranquilla, io voglio stare solo con te, per tutta la vita» le bacio la fronte.
Mi sorride, un sorriso dolcissimo, ogni volta che mi sorride in quel modo mi sciolgo.
«Ti amo» me lo dice prima di addormentarsi.
«Anche io» glielo sussurro al orecchio, le do un bacio ed esco dalla camera.
Mi faccio un cafè, tanto più nervosa di così, cosa potrei diventare?
Qualcuno bussa alla porta, vado ad aprire e mi trovo davanti la madre di Caterina.
«Salve!» dico gentilmente
«Ciao Cecilia, Cat è in casa?» chiede guardando in giro.
«Sta dormendo, oggi ha pianto molto e non sta tanto bene»
«Ah la mia piccola» dice tristemente, io abbasso lo sguardo.
«Mi ha detto che stava venendo qui per parlare di qualcosa giusto?»
«Si, sono andata alla scuola e beh il preside ha detto che non metterà in mezzo la polizia ma tu dovrai lo stesso andare in quella scuola dove ti hanno mandato, perché ha detto che nella sua scuola non ci devi più mettere piede, mi dispiace»
In quel momento, da dietro la porta si sente un singhiozzo, Caterina ha sentito tutto.
«Cat amore» apre la porta e corre ad abbracciare sua madre.
«Mamma perchè? Perché proprio a me? Perché a noi?» lo dice guardandomi.
«Amore ti prego non fare così vedrai che troveremo un soluzione» cerco di abbracciarla ma lei si scosta.
«Che soluzione? Lasciarci? Tu te ne andrai e io non ti vedrò più!!» dice piangendo.
«Tesoro calmati, vi vedrete lo stesso, tutte le volte che vorrai ti porterò da lei»
«NON è LO STESSO!!» urla, è arrabbiata.
Io abbasso lo sguardo, mi alzo e vado diretta in bagno, sono una cretina ha ragione lei non sarà mai lo stesso. Piango tantissimo.
Sento bussare, «Amore scusa!» mi dice Caterina, io apro la porta e l’abbraccio.
«Ti prego non lasciarmi» te ne prego amore mio, non lasciarmi!
«Ragazze ascoltatemi, voi due vi amate quindi perché dovresti lasciarvi?»
«Mamma io non la voglio lasciare è solo che ho paura di perderla»
«Amore ma tu non mi perderai mai anche se fossimo lontani chilometri e chilometri io non ti lascerei mai!»
«Giuramelo?» mi guarda dritta negli occhi
«Telo giuro» mi bacia davanti a sua madre. Lei non dice niente anzi sorride.
«Non voglio che vai però» mi abbraccia.
Rido «Stai tranquilla, non so nemmeno quando andrò, ma dato che sono incinta credo che starò a casa per maternità» lei alza lo sguardo e mi sorride.
«Si amore hai ragione» mi abbraccia.
«Cecilia sei incinta?» chiede sua madre sbalordita
«Si, il mio ex mi ha lasciato quando glielo detto ed è la seconda volta che ho incontrato sua figlia» sorrido.
«Allora tra un po’ di mesi diventerò nonna» dice sua madre abbracciandomi e poi abbraccia Caterina.
«Si già diventerete nonni e io genitore» dice Caterina baciandomi una guancia.
«Cecilia ma tu sei stata licenziata, quindi non hai lo stipendio, devi per forza lavorare in quella scuola e poi tornare per la maternità» dice sua madre guardando prima me e poi Cat.
«Questo è vero! Dovrò fare qualche mese, è distante da qui un ora!»
«Verrò da te a dormire il venerdì sera e il sabato e invece la domenica torno a casa, va bene amore?»
«Si piccola va bene!»
«Ma cosa ne farete di questo appartamento?»
«Lo teniamo» dice Caterina prendendomi una mano.
«Va bene ragazze, vi aiuterò un po’ anche io con le spese» sua madre ci abbraccia.
«Grazie Mamma»
«Grazie davvero Martina» ci abbracciamo.
Quel pomeriggio, io Cat e Martina usciamo a fare un po’ spese, ma di colpo mi sento male e svengo.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** I don’t wαnnα wαit; ***


«Dobbiamo portarla in ospedale subito» lo dico a mia mamma, sono preoccupata che cos ha?
La portiamo alla macchina, la adagiamo delicatamente sui sedili posteriori.
Saliamo in macchina anche noi e ci dirigiamo al ospedale.
Arrivate, mia madre prende in braccio Cecilia e la portiamo dentro.
Delle infermiere le dicono di metterla su un lettino e che il dottore arriva subito.
L’appoggia sul lettino e ci sediamo nella sala d’aspetto perché l’infermiere hanno detto che non possiamo entrare.
Non riesco a stare ferma vado avanti e indietro per la sala.
«Tesoro calmati vedrai che sta bene»
«Lo spero, ma perché ci mettono cosi tanto?» dico preoccupandomi.
Esce una donna sui 50 anni.
«Siete paranti della signorina?»
«Sono la sua ragazza e lei è mia madre, vi prego fatemela vedere»
L’infermiera annuisce e ci fa segno di seguirla. La seguiamo, quando entro nella stanza Cecilia è sveglia.
«Amore mi hai fatto preoccupare lo sai»
«scusa amore non volevo farti preoccupare» ci abbracciamo.
«è per la gravidanza che è svenuta e anche perché era un po’ stanca» mi dice il dottore.
«è colpa mia se sei stanca, scusa»
«Ci potete lasciare sole?» chiede Cecilia, riferendosi al dottore e a mia madre.
Loro annuiscono ed escono.
«Amore non è assolutamente colpa tua, non dire sciocchezze»
«Ma è per colpa mia se non dormi, piango tutte le sere e tu sei sempre li a consolarmi e stai sveglia per controllare che dormo, e tu alla fine sei sempre sveglia e non dormi mai, scusami davvero» abbasso lo sguardo.
«Vieni qua» si sposta su un fianco per far sdraiare anche me.
Ci sdraiamo vicine, mi bacia, un bacio pieno d’amore.
«Ti amo piccola mia, ricordati che quello che faccio per te è per questo, perché ti amo più della mia vita» l’abbraccio stretta a me.
«Grazie, ti amo davvero anche io, non puoi immaginare quanto» le accarezzo la pancia.
«Sai non vedo di vedere crescere questo piccolo esserino» lo dico baciandoli una guancia, le scende una lacrima.
«Anche io non vedo l’ora, non vedo l’ora di stare a casa con te e la bambina o il bambino»
«Amore, ma puoi uscire o devi stare ancora qui?»
«Non lo so chiedi al dottore»
Io annuisco, scendo dal lettino e vado sulla porta e vedo mia madre e il dottore parlare, il viso di mia madre è felice quindi vuol dire che Cecilia sta benone.
«Scusi dottore, volevo sapere se Cecilia puoi già uscire, può?»
«Sisi certo può già uscire tanto è sana come un pesce»
Entro dentro da Cecilia, tutta sorridente.
«Puoi uscire!» l’abbraccio.
L’aiuto a scendere dal lettino, si cambia, aspetto fuori.
Quando finisce esce dalla stanza e mi prende subito per mano.
«Possiamo andare» dice sorridendomi.
Io annuisco.
Usciamo dal ospedale seguite da mia madre.
«Vi va di andare a fare spese?» ci dice mia madre.
«Certo Martina ho proprio voglia di fare spese» dice Ceci ridendo.
Io annuisco solo, sono così felice che sta bene.
Entriamo in un negozio di abbigliamento, proviamo tantissimi vestiti.
Ci stiamo proprio divertendo oggi.
Io e mia mamma intanto cerchiamo vestiti e invece Cecilia li prova.
Entro nel camerino e mi cambio anche io, un vestitino di pelle rosa tutto glitterato, corto fin sopra lo cosce.
Esco, «Tesoro stai benissimo così devi assolutamente prenderlo» mia madre mi sorride.
«Grazie mamma, ma melo paghi tu vero?» mi passo una mano fra i capelli e rido.
«Si pago io»
«Su Cecilia esci» l’aspetto fuori dal suo camerino.
Esce, è una favola, dei leggins rossi di pelle, una maglietta rossa e bianca a righe leggermente scollata, con dei tacchi bianchi.
«Sei un incanto» le dico baciandola.
Cecilia arrossisce «Grazie amore»
Passiamo il pomeriggio fra negozi, poi alla sera siamo state invitate a casa dei miei genitori.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Mother Mother; ***


«Tesoro sono a casa» urla mia madre entrando in casa con dietro noi.
«Bentornata tesoro, ma dov’eri andata?»
«Sono andata a trovare Caterina e la sua compagna, adesso sono qui»
«Cosa??!! Quella donna deve uscire immediatamente da qui!!» urla mio padre contro Cecilia.
«Papà!!!!» gli urlo contro.
«Tesoro calmati ti prego, è una ragazza fantastica, e sono stata io ad invitarla a cena da noi, quindi cerca di essere educato»
Cecilia ha sempre la testa china. Amore mi dispiace, mio padre è un cretino!!
«Mamma possiamo andare in camera mia un attimo?» chiedo a mia madre, prendo per mano Cecilia e saliamo.
«Certo fai pure, ora preparo la cena, vai tu a prendere Matilde da Teresa?»
«Si certo, andiamo ora che è meglio» sorrido a mia madre, ci rimettiamo il giubbotto e andiamo verso la casa dell’amica di mia sorella.
Arrivate bussiamo alla porta.
La madre vieni ad aprirci «Salve, sono venuta a prendere Matilde» sorrido.
«Certo, Matilde c’è tua sorella, su metti il giubbottino»
«Ha fatto la brava?» le chiedo guardando mia sorella mettere il giubbotto.
«Si hanno giocato tutto il pomeriggio» mi sorride la madre.
Arriva Matilde che mi salta in braccio.
«Arrivederci» le dico salutando con la mano, «Ciaoooo» urla Matilde.
Torniamo a casa, «Sorellona lei chi è?» chiede Matilde indicando Cecilia che mi sta fissando.
«Lei è la mia fidanzata» Cecilia le accarezza una guancia.
«Ciao io sono Matilde e tu chi sei?» Le chiede mia sorella
«Io sono Cecilia, ciao piccolina» Cecilia le sorride.
Arriviamo a casa.
«Siamo tornate!!» ci togliamo il giubbotto.
«Bentornate, è pronto!»
Noi annuiamo.
Mangiamo tranquillamente, anche Cecilia sempre tranquilla per fortuna.
«è tutto buonissimo Martina» dice Cecilia sorridendole.
«Grazie tesoro, sono felice che ti piace»
Finito di mangiare io e Cecilia giochiamo con Matilde.
Invece mio padre aiuta mia mamma a sparecchiare.
La sera passa velocemente. Torniamo a casa e ci dirigiamo nel letto.
Iniziamo a baciarci, «Ti amo Ceci»
«Anche io piccola mia, sai non vedo l’ora che nasca la bambina o il bambino» mi bacia.
«Speriamo solo non sia come mia sorella» rido.
Ci abbracciamo, poco dopo ci addormentiamo.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Revenge Is Sweeter; ***


Per fortuna Caterina dorme ancora, oggi andrò a chiarire con Marta e Ivonne, e vedremo se romperanno ancora.
Mi cambio velocemente cercando di fare il meno possibile casino.
Scrivo un bigliettino per Cat e lo appoggio sul comodino.
Esco di casa e mi dirigo verso la scuola.
Ecco le li che parlano.
«Ehi voi!!» le arrivo vicino e tiro un pugno dritto in faccia a Marta, Ivonne spacca via.
«Tu cretina che non sei altro, perché non ti fai i cazzi tuoi? Eh?» le urlo contro.
«Tu sei pazza!! Non so di cosa tu stia parlando» si difende Marta
«Ah no non sai di cosa sto parlando?» le tiro un altro pugno
«Credo che ora lo sai! Brutta zoc» mi fermo a metà, giro i tacchi e mene torno a casa.
 
Mi sveglio pian piano, cerco Cecilia ma non c’è, vedo il biglietto sul comodino lo leggo “Sono andata a fare due chiacchiere con la tua insegnate! Baci Ceci.”
Oddio cos’ha combinato sta pazza?!
Corro in bagno a vestirmi, prendo le chiavi ed esco di casa, corro velocemente per arrivare a scuola, arrivata di tracce di Cecilia non c’è ne sono.
Vedo solo la mia insegnante Marta insieme a Ivonne. Vedo del sangue.
Oh mamma, che gli ha fatto?!
Prendo il cellulare e provo a chiamare Cecilia, mi risponde.
“Amore” mi dice lei.
“Ma che cazzo hai combinato?”
"Oh solo una piccola vendetta"
"Ma vuoi farti arrestare?" urlo attraverso il cellulare.
"No tesoro, se provano solo andare alla polizia, io so come incastrarle"
"Come?!"
"Beh vedi la tua insegnate Marta sai che è sposata?"
"Si so che è sposata, continua"
"Beh fa le corna a suo marito, con una donna!!"
"Cosa????!!!""
"Si con l'altra tua insegnate Ivonne!"
"Non ci posso credere, brutte puttane!!! adesso vedono, provano ancora a rompere, suo marito e il preside lo sapranno!"
"Oh si certo ci può contare!!"
"Vieni a prendermi ti prego, sono al parco"
"Arrivo subito"
"Grazie Ti amo"
"Ti amo anche io"

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** We αre one; ***


Dopo circa venti minuti arriva Cecilia.
«Amore sono arrivata» mi dice, io corro subito ad abbracciarla.
«Sei una pazza!!» la bacio.
Ride, la sua risata fantastica. «Grazie lo so, ma lo fatto per noi»
«Lo so, ti amo»
«Anche io» mi abbraccia stretta a lei.
Stiamo un po’ al parco poi torniamo a casa.
Cecilia, inizia a baciarmi i collo, mette una mano sotto la maglietta.
«Vuoi fare l’amore con me?» mi sussurra Cecilia.
Io annuisco, ci dirigiamo in camera.
Ci baciamo senza sosta, non prendiamo nemmeno fiato.
Incrocio le gambe intorno a Cecilia che mi porta sul letto e si sdraia sopra di me.
Ci cominciamo a spogliare, e tutti e due rimaniamo in intimo.
Cecilia mi slaccia il reggiseno e lo butta per aria e fa lo stesso con i miei slip. Io butto per aria i suoi slip e il suo reggiseno.
Mi incomincia a baciare il linguine, poi entra lentamente dentro di me che sussulto dal piacere.
Per risalire, Cecilia comincia a leccare con la punta della lingua la mia pancia, poi il petto, il collo ed infine quando arriva alla bocca, la sua lingua ha bisogno di sentire il sapore della mia.
Ceciliada un altro paio di spinte ed io urlai dal piacere, poi esce da dentro di me, e mi si sdraia vicino.
Cecilia poggia la sua testa sulla mia spalla, che l’abbracciai facendo aderire i nostri corpi.
«è stato fantastico come sempre» le bacio il collo.
«Si amore mio» mi abbraccia.
Mi metto sopra di lei e appoggio la testa su un suo seno, poco dopo ci addormentiamo. Stanche ma felici.
Il giorno dopo decido di tornare a scuola.
Mi vesto velocemente, mi trucco un po’, vado a svegliare Cecilia.
«Amore svegliati è mattina» le bacio una guancia.
«Uhm, si mamma arrivo» lo dice con una voce da bambina
Io rido, oddio che tenera la mia Cecilia.
«Amore su svegliati» le tiro via le coperte, lei si alza di scatto e mi fa la linguaccia.
«Amore guarda che io vado a scuola, mi vieni poi a prendere vero?»
Lei annuisce, salgo sul letto le do un bacio ed esco di casa.
Mi dirigo verso la scuola.
È passato un mese da quando sto insieme a Cecilia, ne sono successe di cose.
Ho amato, ho sofferto la perdita della persona amata, ho scoperto com’ è bella la vendetta verso le persone che non si fanno gli affari proprio.
Di colpo mi sento squillare il cellulare.
“Pronto?”
“Ciao tesoro della mamma”
“Ciao mamma, come stai?”
“Sto bene, tu?”
“Sto bene, sto andando a scuola”
“Ah”
Io rido, “Mamma dopo ti devo raccontare una cosa che mi ha detto Cecilia”
“Si certo, quindi torni a casa oggi?”
“Si, Cecilia deve andare a vedere la nuova scuola” mi rattristo.
“Tranquilla amore, andrà tutto bene, sai che puoi contare su di me”
“Grazie, grazie davvero mamma”
“Di niente piccola mia, ora vado a lavoro ciao”
“Ciao mamma ti voglio bene”
“Si, anche io”
Chiudo la chiamata, eccomi arrivata davanti alla scuola.
Vedo le mie insegnanti li da sole, mi avvicino a loro.
«Buongiorno, avete litigato, non state più insieme?» rido.
«Signorina Hudson, come si permette?» mi risponde la mia insegnate di Matematica.
«Dovrei farle la stessa domanda io, come si è permessa di farsi i cavoli miei?»
«…» non risponde nemmeno entra a scuola con Ivonne.
Io rido, vedo arrivare Maty, le vado subito incontro.
«Ciao tata come stai?» le chiedo.
Lei non mi risponde continua a camminare.
«Marty che hai?»
«Mi chiedi che ho? Come puoi non avermi detto niente?»
«Che cosa? Di cosa stai parlando?»
Ride «Non fare la finta tonta, che stai insieme a Mattia»
«Eh? Mattia?»
«Si!!! Quello della nostra classe che piace a me»
«Martina non so cosa tu stia dicendo, ma io con Mattia non ci sto affatto, io sono fidanzata con Cecilia»
«Cecilia? Stai ancora con lei? Credevo vi foste lasciate per colpe delle nostre insegnati»
«No non ci siamo lasciate, io la amo tantissimo, scusa ma chi ti ha detto che sto con Mattia?»
«Lui!!»
Che rabbia! Eccolo sta arrivando, mi metto a correre verso di lui, «Mattiaaa!!» urlo, quando gli sono abbastanza vicina gli tiro un calcio nella parti intime.
«Inventa ancora cazzate su di noi e vedi!!!» glielo urlo in faccia, intanto muore dal dolore.
La campanella suona ed entriamo in classe.
Inizia l’incubo.
Chi sa che starà facendo Cecilia….

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Don't sαy goodbye; ***


Immersa nella vasca da bagno, mi lavo per poi andare a prendere Cat e per poi andare nella nuova scuola.
Ci voleva proprio un bel bagno rilassante.
Guardo l’ora 12.45, esco dalla vasca e mi asciugo.
Mi phono i capelli. Mi trucco, vado in camera a prendere il completo da insegnate, gonna, camicia, e giacca. Mi vesto, prendo le chiavi di casa, il cellulare ed esco, direzione scuola Caterina.
 
Finalmente è quasi finita anche oggi, mancano 5 minuti e si esce, ritiro i quaderni nello zaino, faccio in tempo a mettere nello zaino l’astuccio che suona la campanella.
Mi metto il giubbotto prendo lo zaino ed esco dalla classe insieme a Martina.
«Finalmente è finita» dico io stiracchiandomi le ossa.
«Già finalmente, ora vai da Cecilia?!»
«Mi è venuta a prendere, eccola li, comunque mi porta da i miei perché a un colloquio di lavoro» abbasso lo sguardo, Martina mi abbraccia.
«Don’ t say goodbye, perché non è un addio, quello che vi dite te e Cecilia, lavorerà lontana da te, ma se vi amate, con il cuore e l’anima sarete sempre vicine»
«Marty grazie davvero» l’abbraccio, le do un bacio sulla guancia e mi dirigo verso la macchina di Cecilia.
«Ciao tesoro mio» le do un bacio, lei mi stringe.
«Mi sei mancata» mi sussurra al orecchio.
«Anche tu tanto!» le accarezzo una guancia.
Mi metto le cinture di sicurezza, Cecilia parte, prossima fermata casa Hudson, cioè la mia.
Eccoci arrivate.
Cecilia ferma la macchina davanti al cancello di casa mia.
Le do un bacio, «Fammi sapere com’ è andato poi, Ti amo» l’abbraccio stretta a me.
«Certo amore mio ti faccio sapere tutto» mi bacia lei questa volta.
Io sorriso e annuisco.
Apro lo sportello e scendo. Aspetto che parte per poi entrare, partita entro in casa.
«Mamma sono qui!!» lei mi viene in contro e mi abbraccia.
«Tesoro ho avuto un imprevisto, potresti curare tua sorella e Teresa?»
«Si certo!» le sorrido.
«Grazie tesoro» mi da un bacio, prende il giubbotto ed esce.
«Bene bambine mie, vi va di vedere Cenerentola?»
«Siiii» urlano Matilde e Teresa.
Prendo il dvd e lo metto.
Almeno per un po’ staranno tranquille.
Amore mio, spero che vada tutto bene, mi manchi.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** I could get used to this; ***


Bene sono arrivata a scuola.
Sono molto agitata, faccio un lungo respiro ed entro dentro.
Prendo il cellulare e scrivo un messaggio a Caterina.
Entro nella segreteria «Salve lei è?» mi chiede una signora.
«Sono Cecilia Smith, mi hanno mandato per un colloqui con il preside»
Lei annuisce, si alza e mi fa segno di seguirla, arriviamo davanti ad una porta, bussa.
«Avanti!» dice una voce dall’altra parte della stanza.
Entro insieme alla segretaria.
«Signor Cast, c’è la signorina Smith»
«Certo si accomodi più» mi fa segno di sedermi su una poltrona, io annuisco e mi siedo, la segretaria esce.
«Bene, un attimo e sono da lei» finisce di scrivere una cosa al computer, poi si gira verso di me e sorride.
«Ok, fatto, iniziamo il colloquio»
Iniziamo a parlare…
 
«Teresa, Matilde avete fame?» chiedo alzandomi dal divano per andare a prendere delle merendine per loro.
«Si» lo dicono insieme.
Prendo le merendine e torno da loro.
Sento il mio cellulare fare “bip” lo guardo, 2 messaggi e 3 chiamate perse.
Guardo le chiamate, Martina e mia mamma, invece i messaggi, sono di Cecilia.
Li leggo: -Amore sono appena arrivata, quando esco ti scrivo, ti amo!-
-Piccola sono entrata ora, ti amo e mi manchi-
Uffa, non le posso nemmeno rispondere perché è ancora al colloquio, appoggio il telefono sul tavolo e torno a vedere Cenerentola.
Di colpo si apre la porta e noi urliamo, «Calma ragazze sono la mamma!»
«Oddio mamma mi hai fatto prendere uno spavento» mia mamma è pazza.
«Scusate» appoggia il giubbotto sul appendiabiti.
«Mamma ti posso parlare in cucina?»
«Certo»
Andiamo in cucina, «Che succede tesoro?»
«Mamma, Cecilia è nella sua nuova scuola per il colloquio, ho paura di perderla» inizio a piangere, sento le braccia di mia madre avvolgermi.
«Stai tranquilla non la perderai, si vede che ti ama» mi bacia la testa, l’abbraccio stretta a me.
«Mi manca!»
«Tesoro, ma guarda che torna stasera»
«Si, ma poi quando lavorerà la? Io la vedrò soltanto due giorni» continuo a piangere, sempre più forte.
«Tesoro ti ho già detto che ti porto da lei quando vuoi, ora calmati» mi accarezza la schiena per tranquillizzarmi.
Mi asciugo le lacrime, «Le guardi te? Io voglio andare a sdraiarmi»
«Si tesoro tranquilla» mi bacia una guancia.
Prendo il cellulare e vado di sopra, mi sdraio sul letto e mi addormento.
 
«Signorina Smith, lei è così giovane, ma devo dire che è molto brava, la terremo in prova per una settimana se sarà in grado di fare stare buoni questi ragazzini scalmanati, rimarrà qui»
«La ringrazio» prendo la borsa e il giubbotto, esco dalla presidenza, insieme al direttore.
«Ci vediamo qui la prossima settimana»
«Certo, arrivederci»
Esco dalla scuola, prendo il cellulare e provo a chiamare Caterina, ma squilla a vuoto, che sia arrabbiata con me?!
Salgo in macchina e mi dirigo verso casa Hudson, la casa della mia piccona.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Everything i need; ***


Pian piano mi sveglio guardo l’ora le 19.30, a quest’ora Cecilia dovrebbe essere già arrivata.
Mi alzo dal letto, prendo il cellulare che avevo appoggiato sulla scrivania.
Due messaggi, e una chiamata persa cazzo!
Li leggo.
-Amore ho appena finito, Ti amo- ora 18.17.
Secondo messaggio: -Amore ma sei arrabbiata con me?! È tutto il giorno che non mi rispondi, va beh:(- ora 18.30
Oddio no, amore non so arrabbiata con te, cazzo perché l’ho lasciato sulla scrivania e per di più silenzioso. Sono una cretina.
Provo a chiamarla ma esce la segreteria telefonica.
-Amore, mi dispiace se non ti ho mai risposto, ma mi sono addormentata, non sono minimamente arrabbiata con te, mi manchi da morire, ti prego richiamami-
Prendo il giubbotto ed esco a fare un giro.
 
Ma con tutti i posti che ci sono proprio davanti alla casa di Sam doveva fermarsi la macchina.
Scendo apro il cofano per vedere che è successo, oddio non ci capisco niente.
In quel momento esce Sam.
«Ehi ciao Cecilia come mai qui?»
«Mi si è spenta la macchina» non lo guardo nemmeno rispondo solo.
«Capisco, fammi vedere»
Si mette lui davanti al cofano e dopo dieci minuti finisce tutto.
«Ecco fatto ora dovrebbe andare, prova ad accendere il motore»
Entro in macchina e schiaccio il pedale, «Funziona! Grazie»
Chiude il cofano e ci si siede sopra, io mi avvicino a lui.
«Come stai?» mi chiede sorridendomi.
«Sto bene, oggi ho avuto un colloqui di lavoro»
Parliamo per un po’…
 
Chi sa dov’è Cecilia? Uffa.
Passo per la strada dietro al parco chissà dove porta.
In quel momento sento la risata di Cecilia accompagnata da un risata di un ragazzo, non è tornata a casa per stare con un ragazzo? No non può essere vero.
Mi nascondo dietro in cespuglio, e non posso credere ai miei occhi, Cecilia abbracciata a Sam, i miei occhi iniziano a pizzicare e poco dopo mi ritrovo in lacrime.
Esco fuori dalla siepe e batto le mani.
«Complimenti! Vaffanculo e ciao!» giro i tacchi e mene torno verso casa, inizio a correre.
Non posso crederci che sia tornata con Sam.
Credevo mi amasse invece mi sono sbagliata.
 
«Oh no! Caterina!»
«Chi era?»
«La mia ragazza, scusa Sam ma devo andare»
Salgo in macchina e mi dirigo verso casa sua.
 
Entro in casa piangendo.
«Tesoro cos’ hai?» mi chiede mia madre preoccupata.
«Mamma, Cecilia e il suo ex» singhiozzo.
«Cosa tesoro? Cos’ è successo?»
In quel momento bussano alla porta, Matilde va ad aprire. Sulla porta c’è Cecilia con gli occhi pieni di lacrime.
Corro in camera, seguita da Cecilia.
«Vattene!!Non voglio più vederti» piango ancora più forte.
«Amore ti prego calmati!»
«No!!!! Vattene da qui, non farti più vedere»
«Dimmelo in faccia che non vuoi più vedermi» Mi alza lo sguardo.
«Io…Ti odio» lo dico mentre abbasso lo sguardo.
«Dillo guardandomi»
Alzo lo sguardo «Ti…no, non ci riesco» mi butto fra le sue braccia, mi stringo forte a lei, «Non riesco, io ti amo più della mia vita»
«e io amo te più della mia vita» unisce la bocca alla mia.
«Cosa ci facevi con Sam?»
«Mi si era fermata la macchina e lui abita proprio li, è sceso e me l’ha aggiustata»
«Perché vi siete abbracciati?» abbasso la testa.
«Perché mi ha chiesto di perdonarlo per essere stato stronzo con me, e lo fatto, abbracciandolo, amore io voglio solo te»
«Ti amo davvero Cecilia» mi accarezza una guancia.
«Ti amo lo giuro Caterina»
Ci sdraiamo sul letto e facciamo l’amore, quanto mi è mancata.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Cry; ***


Sono già passati due mesi da quando Cecilia aveva fatto il colloquio, ha iniziato a lavorare, la vedo solo al sabato e alla domenica, mi manca ogni giorno sempre di più, non sopporto questa lontananza.
Sono passati tre mesi da quando stiamo insieme, tre mesi dall’inizio della gravidanza di Cecilia, la pancia si vede poco, il dottore dice che il prossimo mese si incomincerà a vedere di più e potremo sapere anche il sesso del bambino.
L’amo ogni giorno sempre di più.
Questa sera Cecilia è venuta a trovarci a casa dei miei. Stiamo mangiando tranquillamente, quando io mi sento male e svengo.
Quando apro gli occhi mi ritrovo in ospedale, con Cecilia che mi tiene la mano, sta piangendo.
Mi giro su un fianco, e le stringo la mano, lei alza lo sguardo e mi sorride.
«Piccola come ti senti?!» mi accarezza una guancia.
«Mi sento debole, ma cos’è successo?»
«Sei svenuta e ti abbiamo portato subito in ospedale»
«ah, e cos hanno detto?»
«Hanno scoperto che sei anemica e poi anche perché sei molto stanca»
«Oh, anemica?»
Lei ride, «Anemica significa che mancano i globuli rossi»
Oddio che stupida che sono! Arrossisco e mi copro con le mani il viso.
«Amore perché prima piangevi?»
Vedo Cecilia abbassare lo sguardo.
«Amore che succede, dimmelo!»
Lei mi abbraccia e inizia a piangere di nuovo.
«Ho perso….» la sento singhiozzare, «…il bambino»
Cosa? Come? Mi scende una lacrima «amore…» l’abbraccio «Mi dispiace»
La sento stringersi a me.
«Ho avuto un aborto naturale» la sua voce è bassissima.
Le accarezzo i capelli.
«Amore vai a casa, sei distrutta»
Lei annuisce, mi bacia ed esce dalla stanza, io mi sdraio e mi addormento abbracciata al cuscino.
Non posso crederci che Cecilia abbia perso il bambino, io non posso nemmeno stare a casa a consolare che sono in questo stupido ospedale.
 
Il mio bambino non c’è qui, non c’è più da una settimana, e solo oggi ho trovato il coraggio di dirlo, spero che non si arrabbi, salgo in auto e mi dirigo verso casa di Sam, devo parlargli.
Eccomi davanti a casa sua, busso.
«Cecilia che ci fai qui?» mi butto fra le sue braccia e piango.
«Sam…ho preso il bambino» singhiozzo.
Lui mi stringe a se.
«Mi dispiace Cecilia davvero, so quanto ci tenevi»
«Era l’unica cosa che mi ricordava te» entro in casa sua.
Lo sento abbracciarmi da dietro, io mi giro, mi sta fissando, mi stringe a se e mi bacia.
Io mi stacco da lui, «No Sam ti prego, no» ma lui mi bacia di nuovo.
Mi accarezza la schiena, io indietreggio e lui avanza, senza neanche accorgermene sono finita contro la parete, riavvicina le labbra alle mie e morsica il labbro inferiore.
«Ti prego Sam fermati»
«Perché? Credevo ti piacesse»
«No, io amo Caterina» lo spingo via.
«Va bene scusa» lo vedo andare in cucina, io lo seguo.
«Sam scusami»
«Tranquilla, sono io che sono un cretino ad averti lasciata»
Abbasso lo sguardo, «è meglio che torno a casa, ciao Sam» lo abbraccio e lui ricambia stringendomi a lui.
«Ciao Cecilia»
Esco dalla casa di Sam e torno a casa.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** The End; ***


Finalmente dopo una settimana sono uscita dal ospedale, Cecilia non l'ho ancora vista, ma la mamma mi ha detto che è venuta ad avvisarli che per questa settimana sarebbe rimasta a Los Angeles.
In questo momento aiuto mia madre a fare l'albero di Natale, prendo le palline blu ed argento e le metto insieme a Matilde.
«Mamma abbiamo finito, io posso uscire un attimo?!»
«Certo tesoro esci pure»
Prendo il giubbotto e me lo metto, poi esco.
Cammino tranquilla per strada, quando mi sento afferrare un braccio, mi giro e trovo Sam l'ex di Cecilia.
«Scusa se ti ho spaventata, volevo sapere se hai notizie di Cecilia?»
«A che proprosito?»
«Bhe, dopo aver perso il bambino credevo che voi due eravate insieme, invece mi sono sbagliato» mi sta guardandando dritto negli occhi, che strano tipo!
«No, io ero in ospedale, Cecilia ha detto hai miei genitori che sarebbe stata per questa settimana a Los Angeles»
«Ah ok, grazie, ti va di prendere qualcosa?»
Io annuisco, si avvicina a me e camminiamo uno affianco all'altro, entriamo in un bar, ci sediamo. Si avvicina il cameriere.
«Salve cosa desiderate?»
«Io una cioccolata calda grazie»
«Fanne due» risponde Sam.
«Certo, arrivano subito»
Lui annuisce, io tengo il capo chino «Dove hai conosciuto Cecilia?» mi chiede tranquillamente.
«Stava piangendo al parco quando l'ho conosciuta, il giorno in cui tu l'hai lasciata»
«Oh capisco» abbassa lo sguardo.
Poco dopo arrivano le cioccolate, le beviamo tranquillamente.
«Ti va di andare a pattinare?»
«Si certo» sorrido.
Ci dirigiamo verso la sala di pattinaggio...
 
«Buongiorno ragazzi, oggi è l'ultimo giorno poi le vacanze siete felici?»
«Sii, finalmente le vacanze»
«Bhe lo sapete che vi darò dei compiti vero?»
«Noooo >.<» urla la classe.
«Scherzavo, voglio solo che leggiate durante le vacanze almeno questo lo farete?»
«Certo prof, lei come lo passa il Natale?»
«Lo passerò con la mia compagna» dico tranquillamente, sedendomi alla cattedra.
Oh la mia Caterina quanto mi manca.
«Lei è fidanzata con una ragazza?» mi chiede un alunno.
«Cretino! Che tene frega, se la prof è felice così, non ti deve importare a te!» risponde una mia alunna.
Lui le lancia la gomma, «Ragazzi fermi! Si sono fidanzata con una ragazza, grazie Melissa»
Finalmente la campanella suona, «Bene ragazzi, buon Natale e buone vacanze» dicendo così esco dalla classe insieme ad i miei alunni.
Prendo la macchina, destinazione casa di Caterina, finalmente ti vedo amore mio...
 
«Sam io devo andare a casa, grazie per oggi»
«Certo va bene, grazie a te»
Ci salutiamo con due baci sulla guancia, per poi dirigermi verso casa.
Mi arriva un messaggio -Amore mio ho finito finalmente, arrivo da te, ti amo- La mia Cecilia finalmente la vedo, le rispondo: -Non vedo l'ora di abbracciarti ti amo-
Sono arrivata a casa, «Eccomi sono a casa, Cecilia mi ha detto che sta arrivando» appoggio la borsa sul divano ed esco di nuovo, mi siedo sulla panchina fuori dal portone di casa mia.
Eccola sta arrivando parcheggia la macchina nel parcheggio di fronte alla casa del mio vicino, esce dalla macchina, ma quanto è bella vestita da insegnate? troppo.
«Ciao tesoro» urla Cecilia sorridendomi, sta per attraversare la strada quando un macchina la prende in pieno.
«No Cecilia!!!» urlo con tutta la forza che ho per poi correre il più veloce possibile da lei, «Vi prego chiamate un ambulanza» piango.
Vedo una donna che tira fuori il cellulare e chiamare, si avvicina a me, «Ho chiamato l'ambulanza»
«Cecilia amore mio ti prego apri gli occhi» ti prego rispondi, ti prego, vedo che apre gli occhi.
«Amore ti prego vivi» singhiozzo, lei mi accarezza la guancia.
«Amore si felice, non soffrire per me, ormai io sto morendo, ma ti prego tu continua a vivere» lo dice tutto d'un fiato, un altro parola sussurrata «Ti amo» poi chiude gli occhi per sempre.
«No amore mio ti prego apri gli occhi, senza te come faccio a vivere?» vedo mia madre raggiungermi ed abbracciarmi.
«Tesoro mi dispiace» piange anche lei.
Non posso crederci la mia Cecilia non respira, non vedrò più il rossore delle guance quando le faccio un complimento, non potrò più baciare le sue morbide labbra e non potrò più accarezzarla.
Perchè tutto questo proprio a me?! Perchè?
Sta arrivando l'ambulanza, ma ormai è tardi, lei non respira più, il suo cuore ha smesso di battere.
«Spostatevi»
Ci spostiamo tutti, prendono delicatamente Cecilia e l'appoggiano sul lettino.
«Ora del decesso 13.32 giorno martedì 22 dicembre» le coprono e la mettono sull'ambulanza.
Pochi giorni dopo c'è stato il suo funerale, c'è anche Sam, io mi avvicino a lui e lo abbraccio.
«Sto malissimo» ecco che inizio a piangere.
«anche io» mi abbraccia stretta a lui.
 
Da quel giorno sono passati otto anni.
«Mamma ho fame!» una bambina dai capelli neri, con occhi azzurri, mi chiama, la mia piccola figliola.
«Cecilia fai la brava è quasi pronto»
Cecilia quel nome stupendo, il nome di una persona stupenda che per me è stata davvero importante.
«Sam!!» urlo il nome di mio marito, nonché la persona che è stata con la mia Cecilia.
«Si tesoro arrivo, che succede?» scende giù dalle scale, con in mano un giornale.
«è pronto, chiama Cecilia che è andata in cortile»
Si avvicina a me e mi bacia.
«Vado subito amore»
Dopo due minuti entra Cecilia correndo e Sam la guarda saltellare.
La mia piccola è felice, invece per me e Sam è un giorno triste, il giorno più brutto della nostra vita, ma cerchiamo di essere forti ed andiamo avanti insieme, per lei.
 
 
«Amore si felice, non soffrire per me, ormai io sto morendo, ma ti prego tu continua a vivere» lo dice tutto d'un fiato, un altro parola sussurrata «Ti amo» poi chiude gli occhi per sempre.

Non dimenticherò mai quelle parole, amore mio sto continuando a vivere per te.

 

The End.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=632854