Un anno da dimenticare

di Angel_Kiss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' successo di nuovo! ***
Capitolo 2: *** Dove sara? ***
Capitolo 3: *** Che bella notte! ***
Capitolo 4: *** Ricordi ***
Capitolo 5: *** Giorni da dimenticare ***
Capitolo 6: *** Se Solo... ***
Capitolo 7: *** La vita non è rose & fiori ha anche le sue spine ***
Capitolo 8: *** Truly, madly, deeply ***
Capitolo 9: *** WithtOut My Soul ***
Capitolo 10: *** Senza Di Te Sono Il Nulla ***



Capitolo 1
*** E' successo di nuovo! ***



*"Ma cosa ho fatto?"-urlai
"Non fare la finta tonta, Andy!"rispose mia madre
"Ma cosa?"-chiesi ancora
"Iris, vieni qui!"-
Iris! Avrei dovuto immaginarlo!
"Cosa ho fatto Iris?"-chiesi a mia sorella
"Ma come non ricordi?"
"No, rinfrescami la memoria!"
"Mi hai prima cacciata dalla camera da letto e poi mi hai picchiato..."
"Hai le prove?"-chiesi sapendo che non aveva prove. Mi mostrò un livido sul braccio destro, guadandomi soddisfatta. Aveva avuto quello che voleva, adesso i miei mi metteranno in punizione o roba del genere...
"Nulla da dire? Nemmeno delle scuse a tua sorella?"
"Quella bambina non è mia sorella!!! Io non ho mai avuto una sorella, e tanto meno vorrei lei!"-risposi infuriata.
"Non parlare così di tua sorella!"-mi rimproverò mio padre. Io non le ho fatto nulla!!!
"Vi ripeto che io non ho una sorella, e anche se la volessi non sarebbe una stupida bambina come lei!"-urlai uscendo dalla porta, andando fuori nel vialetto.
Aveva appena finito di piovere. La strada che portava al centro era piena di pozzanghere. Gli alberi, i sempreverdi, erano ricolmi d'acqua...stavo correndo facendo attenzione a non cadere...*
Era un giorno come un altro, normale, uno di quelli in cui vorresti stare solo accanto al camino a sorseggiare una cioccolata bollente, ma io quella sera volevo andare chissà dove. Volevo abbandonare la realtà che mi si stava rivoltando contro.
Correvo per strada arrabbiata con tutti, era ormai la 3° volta che litigavo con i miei senza un vero e proprio motivo, ma io sapevo qual'era: mia sorella!
Lei che con quel suo fare innocente faceva sempre passare me per la sorella cattiva, cosa che non ero. Se solo cercavo di protestare venivo mandata a letto senza cena, o peggio cacciata fuori porta per un po', almeno finché i mie nervi e le mie idee non si fossero raffreddate.
Ero furiosa, non volevo tornare a casa. Come se non bastasse mancava poco a Natale, la scuola sarebbe finita, ma non andava bene nemmeno lì!
Cavolo perché quel periodo era così nero? Ero nella strada principale della città e c'erano tutti i negozi aperti. La strada era molto luminosa tante persone camminavano abbracciate o mano nella mano: tutte cose molto sdolcinate. Avevo smesso di correre e passeggiavo. Vetrine colorate mi passavano accanto. Poi un vetrina diversa, colorata di soli due colori attirò la mia attenzione.
Era bella, addobbata rosso-verde, colore tipicamente natalizio. Io adoravo il Natale e i suoi colori. Il cielo era squarciato da nuvoloni neri che promettevano pioggia, come aveva fatto per tutta la settimana.
Mi fermai accanto a quella vetrina ad osservare quelle lucine accendersi e spegnersi quasi a ritmo della musica del mio Mp3. Una coppia, eventualmente fidanzati, lo capii dal fatto che i due si baciavano e sussurravano all'orecchio parole dolci.(com'è pespicaceXDn.d.Angel_kiss) avrei voluto anche io qualcuno a cui sussurrare parole dolci, qualcuno da baciare....
Ero ancora davanti a quella vetrina, era proprio bella. Avevano persino spruzzato neve finta ovunque, lo capii poiché piccole macchioline bianche sporcavano la vetrina e l'albero al suo interno era, sulle punte, bianco. Mi rilassai un po' dimenticando il perché ero arrabbiata, ma quella coppia al mio fianco mi fece ricordare tutto e, mi fece infuriare ancora di più.
Perché quando si avvicina Natale tutti sono così mielosi?
Erano talmente sdolcinati da far venire il diabete! Quella sera odiavo tutti!
Camminai ancora un po', passando tra le vetrine e tra gruppi di ragazzi che parlavano ad alta voce; fin quando arrivai al parco e m'immersi nell'ascolto delle dolci note del mio Mp3 che suonavano ormai ininterrottamente da ore.
M'immersi anche nei miei pensieri....mi vennero in mente molte cose...

Un ragazzo dagli occhi azzurro cielo, la carnagione scura, i capelli neri e notai anche che aveva un bel fisico coperto da una sottile maglietta blu notte e i suoi Jeans erano strappati. Era appena entrato in casa Vieglie, i miei vicini e amici. Un ragazzo bellissimo, dall'aria dannata, sembrava volesse essere ovunque ma non lì...
"Jennifer dice che dovremmo preparare il pranzo di domani...ma se non ti va, e non ti va lo so. Posso prepararlo io!"-gli dissi per poi voltarmi e scendere.
"No, ti aiuto!"-rispose.
"Oh, mio Dio mi onori dandomi il tuo aiuto?! Ti senti bene?"
"Benissimo! E se non la smetti resto qui e non ti aiuto più!"
"ok, ok!"
"Senti una cosa: perché sei venuto a vivere qui?"
"Perché i miei genitori hanno deciso così."-rispose lui impastando la farina per la pizza che dovevamo preparare. Il menu era uno dei più semplici. C’era un antipasto di mare, penne alla boscagliola, grigliata mista, pizzette, zeppole, patatine. Il dolce lo stavo preparando io. Lo stavo già ricoprendo di glassa rosa. Ne presi un pezzo e leccai il dito.
“Ah, non saresti potuto rimanere con loro?"-dissi leccandomi il labbro superiore sporco di glassa.
"No, non credo, vedi loro...loro sono morti”-ostentò un po’, poi continuò-“ in una spedizione in Africa...erano Archeologi. Non lo meritavano! Mi hanno sempre detto che era destino, ma io non credo al destino, sai, io credo che se abbiamo la volontà significa che dobbiamo fare quello che vogliamo e che quindi quel destino non esiste!"
"E' qui che cadi in errore, Roberto..."-mi guardò aspettando che continuassi-“Vedi, anche io credo a questo, ma il destino esiste. Anche se abbiamo la volontà è scritto da qualche parte che dobbiamo scegliere quella determinata cosa...capisci? Quindi il destino esiste, anche se noi diciamo il contrario!"-gli risposi.
Da quel giorno diventammo grandi amici*
Che strano che mi venga in mente proprio ora!
Dolci ricordi passati, quand'ero bambina e aspettavo con ansia il bianco Natal...facevamo l'albero tutti insieme, era sempre pieno di regali, addobbavamo casa tutti insieme. Tutti finché non nacque lei...lei che ha scombussolato la mia vita, e non solo....com'è possibile che un persona riesca a rovinarti una festa tanto bella?
Beh, lei c'era riuscita! Aveva rovinato il mio pre-Natale. e anche quelli precedenti!
Non mi accorsi della pioggia che iniziò a scendere, prima dolce e poi violenta, ero troppo impegnata a rimuginare....improvvisamente non sentii più la pioggia, eppure la vedevo cadere, alzai lo sguardo confuso e smarrito, un'ombra di un ragazzo copriva la vista del lampione.
Io sapevo chi era, ma perché era qui?

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Capitolo 2
*** Dove sara? ***



Ricevetti la chiamata dei suoi genitori. Credevano che lei fosse venuta da me, ma non sapevo dove fosse. Di solito quando era giù di morale o voleva sfogarsi veniva da me, e io andavo da lei.
Quando il telefono squillò ero nella mia camera al primo paino della mia villa. Stavo studiando Biologia e il telefonò squillò. Avevo il cordles accanto in attesa di una sua chiamata, ma arrivò quella dei suoi. Uscii di casa senza nemmeno dirlo ai miei e andai a cercarla.
Non sapevo dove si rifugiasse poiché era sempre con me mai c'eravamo divisi. Chissà perché quel giorno decise di non dirmi nulla. Passai di fronte al suo ritrovo dove si incontrava con i suoi amici, ma non c'era...
Girai in lungo in largo ma nessuna traccia di Andy. Una ragazza dai lunghi capelli neri accompagnati dai suoi occhi castano-verde. Era una bella ragazza piaceva a tutti a scuola. Lei era la mia unica amica. L'unica che avrebbe capito come stessi, ma ora era lei che aveva bisogno di me… ma io non sapevo dove fosse!
La cercai ovunque, poi iniziò a piovere. Andai al parco, e una sagoma familiare era seduta su una panchina. Sola e immersa in chissà quali pensieri.
Mi avvicinai e riconobbi il viso di Andy. Non aveva espressione. Avrei voluto spezzare quella magia che la imprigionava, ma non ebbi il coraggio di frantumare la bellezza che s'era impadronita di lei. Non s'accorse che ero lì.
La riparai con il mio ombrello e fu allora che s'accorse di me.
Alzò gli occhi in quel momento vuoti e freddi. Notai che cercò di focalizzare chi fossi. Io le diedi una mano.
"Ehi, che ci fai qui tutta sola? I tuoi sono in pensiero!"- le sussurrai in modo dolce.
"Non m'importa di loro!"-fu la risposta fredda senza emozione.
"Andy, stai scherzando spero! Hai la fortuna di avere qualcuno che si preoccupa per te, e non ti importa?"-credo di essere stato piuttosto invidioso in quel momento, nel dire e nel pensare quelle parole.
"Ma....loro...scusa Robby!"-mi disse prima di abbracciarmi.
La riportai a casa e inventai una scusa, ero bravo ad inventarle. Ogni estate puntualmente dovevo dirle ai suoi genitori. Dato che ai miei non importava se tornavo a casa, ma credo che lei capiva quando mentivo o meno.
La salutai e andai a casa.
Non salutai i miei genitori e loro non s'accorsero del mio ritorno, almeno fino a quando non scesi e chiesi della cena.
"Oh, Roberto sei qui!"-fu la fastidiosa esclamazione di quella che porta l'appellativo di "madre".
"Certo, non te ne eri accorta? La cena è pronta o devo ordinare qualcosa?"
"No, oggi sono buona, ho preparato una bella cenetta!"-disse indicando il tavolo.
"Bene, io mangio pizza!"
"Fa come vuoi! Ma la mangi fuori di qui!"-rispose delusa.
"Con molto piacere!"-e sbattei la porta.
Chissà perché né con lei né con quello che avrei dovuto chiamare padre riuscivo si e no a litigare....
Cercai di intravedere Andy nella sua camera, ma era tutto spento.
Nella sala da pranzo c'erano le luci accese. Mi avvicinai e vidi lei insieme alla sua famiglia seduti al tavolo pronti per cenare. Andy mi vide e mi invitò ad entrate.
Nessuno mi chiese cosa fosse successo: tutti conoscevano i miei genitori. Il padre e la madre di Andy erano loro vecchi amici.
Finito di mangiare salii in camera di Andy. Le parlai di tutto. Lei mi guardò pensierosa e disse:
"Poco fa ero io quella con problemi, ora si è già capovolta la situazione!"
"Dai non scherzare!"-le dissi seccato.
"Io non sto scherzando Mr Ice!"- e mi sorrise, un sorriso dolce e sincero.
Mr Ice era il mio nomignolo. Diceva che me lo aveva dato per il mio carattere introverso e chiuso.
"Se vuoi puoi passare la notte qui! Avverto i tuoi, ok?"- disse lei riportandomi nella stanza.
"Ok, ma credo sia inutile avvertirli!"
"No, no, io non voglio avere fastidi li avverto lo stesso!"-mi disse con quel suo sorriso contagioso.
"A quanto pare stai bene!"
"Ho risolto, ho fatto la pace, che ben presto romperò di nuovo. Scommettiamo?"-e scoppiò a ridere. Quella notte non dormimmo... la passammo a parlare, ridere e scherzare...
Le raccontai quello che provavo per i miei genitori, anche se ormai sapeva già tutto.
Quello che ho provato quella notte parlando con lei fu qualcosa di indescrivibile....

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Capitolo 3
*** Che bella notte! ***



Ero seduta sulla panchina e fissavo le bollicine nelle pozzanghere che mi circondavano. Poi quell’ombra su di me, quel ragazzo misterioso… non riuscii a vederlo in faccia. La sua figura era molto familiare.
Mi aveva riparato con il suo ombrello, bagnandosi a sua volta.
Perché l'aveva fatto? Chi era quel ragazzo?
"Ehi, che ci fai qui tutta sola? I tuoi sono in pensiero!"-
Che voce calda e profonda, mi ricorda qualcuno....perché questo ragazzo si preoccupa di me? Che cosa ne vuole sapere lui dei mie genitori? Un fulmine squarciò il cielo nero di quella sera piovosa. Lo vidi in viso.
Mr Ice, lui era lì! Un ragazzo dai capelli corvini e occhi gelidi, azzurro chiaro. Con il suo maglione verde speranza bagnato fracido e i Jeans macchiati di fango. A differenza del suo aspetto era una ragazzo dolce e sensibile, il migliore. Eravamo amici da parecchio. Io sapevo tutto di lui e lui tutto di me. Non era molto socievole con i suoi ‘amici’ di scuola, ma lui diceva sempre che io ero stata l'unica ragazza ad avergli aperto il cuore.
"Non mi importa di loro!"-fu la mia risposta tanto ostentata.
"Andy, stai scherzando spero! hai la fortuna di avere qualcuno che si preoccupa per te, e non ti importa?"- sentii un pizzico di tristezza in quella frase.
Lui aveva ragione!
Io avevo la fortuna di avere genitori premurosi, che ogni tanto si fanno scappare qualche cosa di troppo e quindi si litiga.
Ma i suoi genitori, beh i suoi genitori non sapevano cosa significasse essere tali! E' vero che con i mie litigo, è normale.
Lui,invece, non entrava nemmeno in casa che si iniziava a litigare come pazzi.
Una volta accadde quando io ero ospite lì, ricordo che Robby mi disse che i suoi erano mortificati per la stupida scenetta della quale mi feci spettatrice....a loro interessava solo fare bella figura!
"Ma....loro...scusa Robby!"-gli dissi per poi abbracciarlo.
Mi riportò a casa, inventando una delle sue scuse.
Era molto bravo a mentire, ma con me non funzionava!
Lo salutai e preparandomi psicologicamente ad una nuova guerra entrai nella sala da pranzo, dove tutto era pronto per la cena.
"Andy, mi hai fatto preoccupare! Non farlo più ti prego!"-mi disse mia madre tra le lacrime.
"Mamma, sono tornata dovresti essere felice, non piangere!"-dissi sarcastica. Un sorriso illuminò quel volto segnato dalle rughe degli anni che fin ad allora mia madre aveva vissuto.
"Ma noi siamo felici!"-mi disse mio padre dandomi una della sue pacche sulla spalla, facendomi barcollare...Avevo sempre avuto paura di quelle mani così grandi e forti.
Anche il suo volto fu illuminato da un sorriso.
Ecco la fonte di tutti i mie guai: Iris!
Aveva quasi 10 anni, ma era molto più piccola!
Io non ero tanto alta, ma dovevo guardarla dall'alto verso il basso.
In momenti come quelli mi sentivo potente!
"M-Mi d-dispiace! I-io....!"-scoppiò a piangere senza completare la frase.
Mi intenerii di fronte a quella bambina. Ma sapevo che era una strategia studiata nei minimi particolari! Non ci pensai e l'abbracciai.
La pace era tornata come sempre sotto quel tetto, ma sapevo che non sarebbe stata a lungo!
Mi sedetti al mio posto, quando la finestra scorsi Mr Ice che fissava la mia finestra con quel suo sguardo assente.
Uscii dalla porta e lo chiamai, sembrava arrabbiato. Lo invitai a cenare con noi.
Nessuno gli chiese cosa fosse successo. Sapevamo benissimo che con i suoi non andava molto d'accordo.
Finito di mangiare lo invitai in camera mia per farmi raccontare tutto!
"Allora?"
"Cosa?"-mi disse in tono innocente.
"Avanti racconta! So che non t'eri andato a fare una passeggiata poco fa!"
"Sai tutto,eh?"-mi disse-"Che faccia soddisfatta che hai!"
Sorrisi-"Non cambiare discorso, carino!"
Mi raccontò tutto.
"Poco fa ero io quella con problemi, ora si è già capovolta la situazione!"
"Dai non scherzare!"-disse in tono seccato.
"Io non sto scherzando Mr Ice!"- gli sorrisi.
L'avevo chiamato Mr Ice perché per il suo carattere introverso e chiuso gli dava l'aria del Signore delle Nevi
(Anche se sarebbe dovuta essere la Signora delle Nevi)
Non aveva avuto una ragazza fissa, le aveva sempre lasciate dopo essersi divertito un po', ma non per questo lui era cattivo e insensibile. Era solo che le ragazze con cui era stato erano ‘ vuote ’ o come diceva sempre lui ‘Non trasmettono nulla!’ -boh!.
"Se vuoi puoi passare la notte qui! Avverto i tuoi, ok?"- dissi
"Ok, ma credo sia inutile avvertirli!"
"No, no, io non voglio avere fastidi li avverto lo stesso!"-gli dissi sorridendo.
"A quanto pare stai bene!"
"Io?! Beh, si ho risolto, ho fatto la pace, che ben presto romperò di nuovo. Scommettiamo?"-scoppiammo entrambi in una fragorosa risata.
Avvertii i suoi genitori che se ne infischiarono totalmente.
Passammo l'intera notte svegli, per fortuna che il giorno dopo era Domenica!
Mi parlò di tutto. Gran parte la conoscevo a memoria!
Quella fu una lunga notte!

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Capitolo 4
*** Ricordi ***



"Dai, che ti faccio se resto qui?"-le chiesi piagnucolando.
"Mi fai che litigo con i miei! E poi non sei una bella compagnia, sai?"-mi disse ammiccando un sorriso.
"Ti prego! Non voglio tornare là!"-
"Oh, non importa quello che vuoi. Importa quello che devi fare! Almeno fatti vedere!"
Annuii e me ne andai.
Entrai in casa e mi guardai intorno: non c'era nessuno...
"Ehi, mamma, papà sono tornato!"- un brivido gelido mi percorse la schiena....-Mamma, Papà-? Come mi è saltato in testa di chiamarli così?!
Menomale che in casa non c'erano!
"Si può sapere dove sono quei due?"-dissi varcando la soglia della cucina e sul frigo c'era un biglietto-"Strano che abbiano avuto il pensiero di avvertirmi...!"-lessi in fretta-
"Roberto nel caso tu dovessi tornare prima del nostro ritorno ti informiamo che siamo partiti per Parigi. Non abbiamo voluto chiamarti solo per non farti arrabbiare. Torneremo tra un paio di giorni...mi raccomando cena e dormi bene!"
-sgranai gli occhi-"Cena e dormi bene!?” “Ma sono letteralmente impazziti quei due!? Mai mi hanno cagato nella loro vita ora si preoccupano per me? Mah!!!!"
ancora istupidito avvertii il telefono squillare. Corsi a prenderlo e risposi.
Una voce squillante arrivò dalla cornetta:"Ehiiiiiiiiii!!! Ma che diavolo stai facendo?"
"Andy! Mi hai rotto un timpano! Potresti essere gentile, almeno per telefono!"-le dissi adirato.
"Oh, scusa, ma lo sai che io sono indelicata, no?"-mi rispose fintamente offesa-"Comunque, i miei mi hanno detto che i tuoi non ci sono, e mi chiedevo se stavi bene."-
"Certo, benissimo!"-risposi
"Ehi, non fare un party senza invitare la più simpatica del mondo!!! non te lo perdonerei mai!!!- non mi diede il tempo di replicare che continuò il suo monologo-Eh eh, temo che però Mr Ice non faccia una festa....uffi! Mr Ice sei noioso! Scherzo!!! Comunque notte!"
"Notte!"-mi limitai a rispondere.
Cenai e mi sedetti sul divano del salotto accedendo la tv sul mio canale preferito. Mi ritrovai a pensare a quando arrivai per la prima volta in quel quartiere.
Era una giornata di sole, chiara e limpida, senza nuvole. Arrivai lì con la mia solita espressione che Andy ama chiamare "Sono il più figo e ne vado fiero" oppure "So tutto io, quindi non mi contraddite" Forse ero così. Ricordo che trascinai le mie valige fino alla soglia della porta. Bussai il campanello e due giovani figure mi si pararono avanti. C'era anche Andy e famiglia, ma Iris era ancora nel grembo della madre...Fu Jennifer ad aprire, quella che per legge dovrei chiamare madre, ma non lo faccio mai. Mi invitò in casa e mi indicò la mia camera. Senza aprir bocca portai le mie valige in quella stanza. Ricordo che mentre riponevo la mia roba nell'armadio Andy entrò facendomi sobbalzare.
"Eh?"-feci con il cuore che batteva voltandomi adirato verso la stupida che mi aveva spaventato, ma quella che trovai non era una stupida…solo una bella ragazza molto simpatica…
"Oh, ti ho spaventato? Chiedo scusa. Non sapevo di essere tanto brutta!"-disse sorridendo mettendosi una mano sotto il mento con fare pensate.
"Tsk!"
"Sei molto simpatico, sai!"-continuò.
"Oh, io non credo proprio...che vuoi da me?"-feci scocciato dalla presenza di quella ragazza.
"Volevo solo fare amicizia! Tutto qui! E poi Jennifer dice che dovresti, se vuoi, scendere per cenare!"
"Io?"
"No! No tu...quel bel giovanotto accanto alla finestra che ci sta fissando...Dio è carino…posso conoscerti…mhm è antipatico! Guarda ha voltato la faccia! Ma che maleducato!"-disse indicando con un dito la finestra e facendo delle facce a seconda delle battute.
Scendemmo insieme e ricordo la battuta che fece Arthur, dovrebbe essere mio padre ma solo per la legge.
Disse:
"Che bella coppia fanno, vero Jack?"
"Oh, Arthur, ti prego!"-disse la ragazza al mio fianco, dando una pacca sulla spalla all'uomo-"E' troppo simpatico, a me piacciono quelli belli e dannati... E poi non vorrai mica mettermi nei guai?"-sussurrò ad Arthur sorridendo. Uno di quei suoi sorrisi sinceri e spontanei.
Cenammo e corsi a letto, senza proferir parola. Poi col passare del tempo quell'odiosa ragazza si intrufolò sempre di più nella mia vita, fino a farne completamente parte e a diventare la più importante. Il rapporto con i due ‘ adulti ’ peggiorava sempre di più fino ad arrivare al punto in cui era...
La mia vera madre si chiamava Sylve e mio padre Dominique erano morti in un incidente in una caverna Africana. E io come voleva la legge venni affidato alla sorella di mio padre, cioè a Jennifer. L'avvocato disse che non potevo vivere con la famiglia di mia madre perché nessuno di loro era in grado di darmi quello che avrei dovuto avere...ma non sapevano che io lì non avevo nulla a parte Andy.... Ancor'oggi quando quel ricordo riaffiora nella mia mente provo una fitta al cuore sebbene siano passati anni...
Il dolore che provai non sarebbe stato mai eliminato col passare del tempo. E il tempo non avrebbe potuto eliminare l'odio che provavo per loro....Giudicano i miei genitori degli stupidi pazzi! I miei non erano pazzi! Amavano l'avventura, come me o meglio come il me stesso di un tempo....
I miei genitori erano Archeologi e amavano viaggiare e io ero sempre con loro, ma poi quell'incidente in Africa rovinò tutto! Mi chiedo se fosse vero che ero freddo come il ghiaccio. Una volta non ero...nessuno era riuscito a sciogliermi, nessuno tranne Andy. Era impossibile che con quel suo carattere e la sua bellezza io non l'avessi mai vista con un ragazzo fisso anche se riceveva proposte quasi ogni giorno a scuola...Quando le si avvicinavano e arrossivano e diventavano impacciati li congedava dicendo:"No, mi dispiace!"-senza nemmeno guardarli.
Una volta mi confessò che odiava i ragazzi insicuri...e odiava tutto quello che accadeva a scuola "Non potrebbe succedere che vengano i bei voti e non questi stupidi?"
Era strana, ma carina....Sempre allegra sempre ottimista, sempre dolce, ma cosa nascondeva?
Nulla, mi dissi, ma credevo che dietro quegli occhi luminosi di una straordinaria luce, potesse nascondersi qualcosa. Ma io non sono mai riuscito a capirlo. Credevo che lei fosse come una Sfinge impetrabile… pura… non sapevo se quella Andy che conoscevo fosse davvero lei o solo una maschera che usava...ma perché usarla con me?
Ahhh che stupido a pensare che la persona più importante della mia vita si nasconda da se stessa....! Mi alzai e andai a dormire. Passarono ore prima che mi addormentassi...
Il mattino andai a casa sua per andare a scuola e lei stava ancora in pigiama che supplicava la madre...
"Ma Andy?"-le dissi
"Oh, che vuoi! Non ho studiato francese!"-disse disperata.
"Non significa nulla. Corri a lavarti!"-dicemmo io e la madre all'unisono.
"Oh, che rompi che siete!!!"
"Andy, hai detto qualcosa?"-fece sua madre.
"No, mammina cara. Ti voglio troppo bene!!! Con te faccio i conti dopo....!"-disse correndo a lavarsi.
Uscimmo di casa e tra sbadigli, ramanzine e risatine arrivammo a scuola... La nostra scuola un edificio di due piani, verde e grigio con delle sbarre ad alcune finestre. I gradini delle scale erano molti alti. Le nostre classi erano al piano terra rispettivamente quarto e quinto anno Liceo Delle Scienze Sociali. Io ero di un anno più grande di lei.
"Ciao Fabri!"-disse correndo dalla sua amica Fabrizia. Una ragazza almeno alta il doppio di lei dai capelli lunghi fino alla vita castani e gli occhi neri.
"Ehm, ok Andy ci vediamo all'uscita...!"-dissi sarcastico. Lei si voltò e mi vide che le sorridevo e poi mi corse incontro.
"Eh!? Oh, Mr Ice! Certo che ci vediamo all'uscita!"-mi disse dandomi un sonoro bacio sulla guancia.
Le lezioni furono lente e noiose come tutti i giorni. La mia classe affacciava sul prato dove c’era una seconda entrata e dove c’era il parcheggio dei pullman della scuola. Quel giorno fu molto caotico. Venivano ragazzi con i motorini sotto le finestre della classe accanto alla mia, quella di Andy. “Ehi, Andy il mio amico ti vuole conoscere!” “Bellissima ti posso conoscere” “Andate a fare un corso accelerato di italiano. Migliorate il vostro lessico…e poi sfottetevi entrambi! ” “Che brutte parole escono dalla tua bocca. Non sono adatte ad una ragazza…eh, no!” “Non rompere, stronzo”
Evidentemente il prof non c’era in classe….Andy sapeva essere davvero volgare quando voleva… All'uscita non c'era aspettai fino a quando tutta la scuola non fosse uscita e poi andai a casa e non c'era nemmeno lì....dov’era andata di nuovo?

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Capitolo 5
*** Giorni da dimenticare ***


Chiedo scusa per le parolacce che seguiranno, ma la ragazza era veramente spaventata e credo che la sua reazione sia normale! ^^ leggete e recensiteeee!!!



Ma cavoli doveva capitare proprio a me?Prima gli stronzi giù e ora Kade ha una sorpresa per me. La campanella era suonata da un po’ e ero in pensiero per Roberto.
“Kade, sicuro che è proprio urgente?” Kade era uno dei miei amici. Uno che mi sbavava dietro, ma che io avevo rifiutato ed eravamo diventati amici. Era molto carino, simpatico e dolce. Era molto alto e frequentava Basket. Aveva i capelli biondi seguiti dai suoi occhi chiari, molto bello a dirla tutta...
Ero sicura che lui avesse accettato il fatto che non lo volessi come fidanzato.
“Sì, Andy! E comunque non ti preoccupare per il tuo principe dal cuore ghiacciato!”
“Scusa!? Se ti riferisci a Roberto lascialo stare a quest’ora sarà già a casa!”
“Bene, nessuno che ci disturberà...allora vieni, dai!!!”
Dubbiosa la seguii per i corridoi della scuola ormai deserta. Mi portò in una classe che non conoscevo, mi spiegò che non era molto usata…
“Beh, cosa devi fare qui?”-chiesi infreddolita. Quella classe era in disuso da molto tempo per fare u freddo del genere.
“Eh? Beh, speravo lo capissi da sola, Andy. Sei abbastanza intelligente, credo!”
Mai fidarsi dei ragazzi!
Incominciò ad avvicinarsi a me. Ogni suo passo in avanti corrispondeva ad uno dei miei indietro.
“Kade, cosa…!”-non terminai la frase. Ero arrivata al muro e lui era quasi arrivato a me-“Kade…?”
“Shhh. Dai non parliamo. Lasciamo che siano i nostri istinti a fare il resto…”
“Il mio istinto mi dice di darti un calcio nelle parti basse!”-Sorrise-“Fallo!”-disse malizioso
“Come se avessi paura!”
“Allora fallo!”-ripeté lui più forte.
Non ebbi il tempo di muovere il mio piede che me lo ritrovai addosso. Il suo corpo aderiva con il mio. Sentivo il suo respiro sul mio collo e un brivido mi persuase. E lui iniziò a baciarmi.
“Kade?”
“Sì?”
“Perché…perché fai questo?”-feci cercando di liberarmi.
“Non lo capisci da sola?”-fece fissandomi il seno e poi guardandomi negli occhi. Mi rapì la bellezza di quell’azzurro dei suoi.
“No!”
“Ti desidero più di ogni altra cosa, Andy!”-e mi tappò la bocca con un bacio… un bacio pieno di passione e di desiderio.
“Kade, ti prego!”-incominciai a piangere.
Lui si ritirò con disegnato in volto un’espressione sorpresa e forse dispiaciuta. Poi scappò via lasciandomi lì da sola con le mie lacrime…
“Roberto, dove cazzo sei! Stronzo, avresti dovuto cercarmi. Fanculo!”- Perché me la stavo prendendo con lui? Roberto non sapeva nulla-
“Roberto sei uno stronzo! Cazzo tutti i giorni insieme e se non mi vedi non mi cerchi neppure, C.I.C”
Mi alzai, asciugai le lacrime mi misi lo zaino in spalla e corsi a casa. Per strada vidi Roberto preoccupato che cercava qualcuno.
“Andy!!!”-gridò appena s’accorse che ero di fronte a lui.
“Tsk!”-feci
“Dov’eri? Come stai?”-mi chiese ansimando.
"Adesso ti importa dove cazzo ero, eh? Non mi hai nemmeno cercata a scuola! Non hai pensato che forse ero ancora dentro? Stronzo”
“Andy, cos’hai? Ti senti bene?”-mi disse cercando di avvicinare la sua mano alla mia fronte. La scostai con un gesto secco.
“Non mi toccare!!! E se proprio lo vuoi sapere: No, non mi sento bene! Sto una merda!!! Senti fa una cosa vattene a casa e lasciami in pace, ok?”
“Andy io non capisco!”
“Cazzo, Roberto capisci mai nulla! Ti ho esplicitamente detto che non ti voglio vedere, né adesso né domani! Ora ti è più chiaro?”
“Ma…”
“Non replicare, ok? Potrei non rispondere delle mie azioni!!!”
“Tu stai già non rispondendo delle tue azioni!”-disse arrabbiato.
“Vaffanculo!”-feci cercando di andarmene.
“Eh, no! Tu non mi mandi a qual paese senza una ragione!!!”-gridò afferrandomi per il braccio e sbattendomi con il muro più vicino. Si appoggiò con entrambe la mani ad esso intrappolandomi tra lui e il muro.
“Allora adesso mi dici tutto. Sennò non ti lascerò andare!”
“Non ti voglio parlare. Lasciami passare!”-dissi cercando di liberarmi.
“Andy! Adesso ti tranquillizzi e mi parli di tutto! Tutto hai capito?”-urlò lui rimettendomi spalle a muro e costringendomi a fissarlo negli occhi. Era molto arrabbiato. Piansi di nuovo. Lo vidi sorprendersi e allontanandosi da me. ma non mi mossi.
“S-scusami! I-io n-non v-volevo trattarti male! È…è successo tutto in un attimo! Robby, io e lui eravamo a scuola e ha iniziato a baciarmi, ma poi ho pianto e se ne andato! Ho avuto paura e ti ho dato la colpa perché non eri venuto in mio soccorso! Sono una stronza lo so! Scusami ti prego! Io ti voglio bene”-dissi tra le lacrime.
Lui mi abbracciò e sentii il suo cuore battere molto forte e il suo respiro stava accelerando sempre di più.
“Mi dispiace! Avrei dovuto cercarti a scuola. Andy, non succederà mai più te lo prometto… chi è ‘lui’?”
“Kade!”
“Mh!”-fece lui staccandosi da me e asciugandomi le lacrime. Mi prese la mano e ce ne andammo a casa.
Tornai a casa solo dopo essermi calmata. Spiegai a miei che ero andata con Tracy, la mia amica, a fare delle fotocopie per la prof.Vitale(la prof di ita) E quindi avevamo fatto tardi e avevano chiuso la scuola. Quindi abbiamo cercato con la Vitale il custode. Un’apocalisse (tutto inventato e suggeritomi da Robby)[che bravo nd Angel_kiss].
Stavo bene, ma non sapevo se lo fosse anche Roberto. Era silenzioso più del solito e continuava a farfugliare delle cose senza senso…Se ne andò a casa e dopo poco lo chiamai.
“Mr Ice, ci sei?”
“Eh? Sì!”
“Beh, sai siamo a telefono ed è da quando te ne sei andato che non fai altro che farfugliare. Devi dirmi qualcosa di molto importante e stai cercando le parole giuste?”-dissi in tono malizioso.
“No!”-fu la risposta fredda che mi diede il mio interlocutore.
La notte passò e andai a scuola con Roberto che non faceva altro che schioccare le dita.
“Nervoso? Hai interrogazioni?”
“Ehm…sì, educazione fisica!”
“Dai!!!-urlai- Scemo non mi dire che ti innervosisce Tortora? Quella non farebbe paura nemmeno ad una mosca. Forse ultimamente si sta truccando molto pesante…però!”-feci facendo una delle mie solite facce, lui mi guardò e sorrise.
“No, dai! Non è ed. fisica con Tortora, è fisica…fisica con Florenziani!”
“La Florenzani fa fisica?”-feci sbalordita-“Ma quella fa…come si chiama…boh! Va bè comunque non fa fisica!”
“L’anno prossimo lo scoprirai! Eh eh!”
“Non ti sbattere! Solo perché sei più grande di un anno non ti devi proprio sbattere!”
“Permalosa?”
“No!-feci la linguaccia, ma quando arrivammo fuori scuola qualcosa me la fece mordere- Oho!”-vidi Kade che mi fissava, e vidi Roberto al mio fianco tremare di rabbia. Nemmeno il tempo di fermarlo che lo vidi addosso a Kade.
Urlavo di smetterla ma non mi ascoltavano. Kade ne stava prendendo di brutte, ma anche Roberto stava ricevendo colpi ben assestati dal suo avversario.
“E un nuovo pugno sul naso da parte di Roberto al suo avversario Kade. Incontri come questi, signori, non li vedevamo da anni!”-disse il telecronista….telecronista!?
“Florence, smettila!!! Dovresti dividerli non incitarli!!!”-dissi, ma tutti erano attenti a godersi la scena.
Cercai di dividerli ma ebbi la peggio, purtroppo. Kade era convinto di colpire Roberto ma colpì me!!! Era molto forte e io barcollai un po’ e finii giù dal marciapiede e tutti urlavano quando riuscii a vedere solo una vettura rossa venire a gran velocità verso di me e poi il buio…

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Capitolo 6
*** Se Solo... ***



Successe tutto in un attimo.
Non capii bene cosa fosse davvero successo. La vidi stesa a terra e una folla di ragazzi e ragazze starle intorno…cosa le era successo?
Era stata colpita da un pugno bene assestato da parte di Kade e poi è andata a sbattere contro un’auto…
Mi sentivo in colpa...lei era stata colpita da quel pugno solo per poter fermare la mia foga…volevo ammazzare quel bastardo che la voleva per se…io volevo vendicarmi e l’unica cosa che causai fu il suo ricovero in ospedale.
Purtroppo l’auto non la vide in tempo e la prese in pieno. Cadde a terra e vidi che stava sanguinando non ebbi il coraggio d’avvicinarmi e improvvisamente venne accerchiata da tutti.
Il suono dell’ambulanza in lontananza mi avvisò che lei sarebbe andata all’ospedale.
Poi mi ritrovai seduto su una scomoda sedia di un’opprimente sala bianca dove si vedevano passare delle anime vive solo ogni mezz’ora…
Ero nervoso, preoccupato, atipico. Sì tutto insieme!
Ero atipico perché chiunque mi avesse parlato in quel momento avrebbe solo sprecato fiato, e poi ero nervoso e preoccupato perché sapevo ch’era tutta colpa mia.
Che stupido ero stato! Non avrei mai dovuto scazzottarmi con Kade, lui non meritava tutto questo e Andy non meritava di stare in quest’ospedale!
Non so come successe, ma iniziai a piangere silenziosamente. Ero disperato. I dottori non si decidevano ad informarmi di come stava. E poi sarebbero dovuto arrivare i nostri genitori e io avrei dovuto spiegare tutto.
Come avrei fatto a dire a Jack ed Alex che ero stato io a provocare tutto?
Mi sentivo malissimo. Avrei voluto essere io al suo posto piuttosto che stare lì a soffrire, avrei voluto sparire…
Erano appena arrivati, c’erano anche i miei genitori.
“Robby, siamo venuti appena saputo! Ci dici ch’è successo?”-fu la domanda di Alex spezzata solo dal fiatone di un’eventuale corsa.
Ecco era arrivato il momento che avrei voluto non arrivasse mai.
“Un…un incidente…”
“Incidente!? Ma come…?”
“Alex, il ragazzo è sconvolto quanto te, ci spiegherà tutto dopo. Che ne dici di cercare un dottore?”-la fermò mio padre, per la prima volta sentii di poterlo chiamare tale.
“I…i dottori…sono tutti…dentro…non ne è uscito ancora nessuno…purtroppo…”-si fermarono lì con me, anche loro seduti su una sedia ed erano irrequieti. Io, invece, ero fermo immobile, impassibile…
“Ehi, Roberto non ti devi preoccupare andrà tutto bene! Andy ha la pellaccia dura!”-mi disse Jack-“Conosco mia figlia, e so che non sarà uno stupido incidente a portarmela via…no…non lo farà!”-vidi una lacrima solcargli il viso, ma con un gesto veloce lui la cancellò.

Ormai era passata qualche ora, e i dottori non si decidevano ad uscire da quella stramaledettissima stanza!
Arthur aveva già fumato tutto il suo pacchetto di sigarette, Alex era seduta accanto a me e non dava cenni di vita, era immobile, pietrificata, immersa in qualche orribile pensiero. Jennifer era in piedi e fissava il vuoto, Jack era seduto di fronte a me e fissava la porta dove si pensava che le persone venissero inghiottite. Poi un dottore uscì dalla stanza e veniva incontro a noi…
“I genitori?”-esordì.
“Sì! Dottore come sta?”-rispose prontamente Alex.
“Non bene! Mi dispiace dirvelo, ma potrebbe non farcela…è stato un brutto incidente…”.
Alex non si trattenne e scoppiò in lacrime, tutti scoppiarono in lacrime. Io riuscii a mantenere il sangue freddo e chiesi al medico:
”Dottore…possiamo almeno vederla?”
“Potete entrare, certo, ma sta dormendo.”
“Grazie!”
Il dottore fece un piccolo segno col capo e noi tutti corremmo nella stanza di Andy. Lei era lì, distesa in quel letto. Tanti macchinai per controllarle il battito cardiaco e il respiro…
Mi sentivo male era lì, e perché poi? Per aver cercato di calmarmi! Mi sedetti al suo fianco e lo stesso fecero gli altri.

Passai la notte lì, ma nulla. Non dava cenni di un'eventuale risveglio.
Verso le 3.30 di notte un medico venne nella stanza.
“Signori, il peggio è passato ora dipende solo da lei…se vorrà vivere o morire... Noi non possiamo far nulla... fuorché sperare…”-riuscii a capire ben poco di quelle parole. Mi risuonarono nelle orecchie come delle frasi senza senso. Ero molto stanco e forse sentii davvero un quarto del suo discorso. Allora mi feci forza e parlai.
“Dottore scusi, cosa sta dicendo?”-chiesi
“Praticamente sto dicendo che il pericolo è passato. Sta a lei svegliarsi…c’è dell’altro: abbiamo rilevato una grave lesione alla spina dorsale che potrebbe impedirle l’uso delle gambe Non ne siamo sicuri e non ne saremo finché non si sveglierà…”.
Potrebbe aver perso l’uso delle gambe…e tutto perché aveva voluto dividermi da Kade…
Non potevo crederci, avrebbe smesso di camminare, di correre, di ballare, di pattinare con me al parco le cose che più le piacevano…
Si mosse. Aprì gli occhi: si era svegliata e si stava guardando intorno.
“Ciao”-fu la prima cosa che riuscì a dirci-“Perché sono qui?”
“Sei stata investita da un’auto ieri, ma ora va tutto bene!”-le spiegò la madre.
“Un’auto…”-ripeté lei-“Roberto!”.
“È qui!”-disse Alex facendo cenno verso di me.
Sorrisi imbarazzato. Credo che di aver fatto una smorfia non un sorriso.
“Come stai?”-mi chiese.
Come sei tu quella che sta in un letto d’ospedale,non io!
“B-bene! T-tu come ti s-senti?”-riuscii a dire
“Oh, benone! Solo che mi sento un po’ stanca…”
“Dottore si è svegliata!”-in quel momento entrò anche il medico
“Sì, vedo…Andy ti senti bene?”
“Sì dottore.”
“Riesci a muovere le gambe?”
“Ehm…no!”
“Adesso ti prepareremo per una radiografia. Ok?”-Andy annuì e il dottore la fece trasportare su una barella al piano terra…

Era passata ormai un’ora e non si vedevano arrivare.
L’ascensore si aprì e vidi Andy seduta su una sedia a rotelle ed un’infermiere spingerla.
“Andy, come stai?”-le chiese la madre preoccupata. Lei alzò gli occhi arrossati, segno di un precedente pianto e non rispose. Fu l’infermiere a parlare a posto suo:
“Le nostre preoccupazioni si sono rivelate verità. La ragazza non potrà più usare gli arti inferiori.”
Tutti scoppiarono a piangere compreso io.
E pensare che non sarebbe dovuto mai succedere, se solo mi fossi controllato, se solo non mi fossi tanto incazzato…se solo…

Incominciai a non telefonarla più, a non andare più a trovarla, a cercare di allontanarla da me…di allontanare il dolore che mi provoca vederla perennemente seduta su quella maledettissima sedia a rotelle!



Ringrazio tutti quelli ke sn arrivati fino a qui^-^ Recensite pleaseeeeee!!!!

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Capitolo 7
*** La vita non è rose & fiori ha anche le sue spine ***



Mi ero svegliata, com’era bianca quella stanza…dov’ero? Mamma, papà, Jenny, Arthur, Roberto...dove sono?
“Ciao”-fu la prima cosa che mi venne n mente-“Perché sono qui?”
“Sei stata investita da un’auto ieri, ma ora va tutto bene!”-mi spiegò mia madre.
“Un incidente…-pensai al giorno prima- Roberto!”.
“È qui!”-disse mia madre indicando un ragazzo seduto su una sedia alla mia destra, sembrava stanco e nervoso.
Chissà da quanto tempo stava lì… Sembrava non avesse dormito…Roberto…
“Come stai?”-gli chiesi.
“B-bene! T-tu come ti s-senti?”-balbettò lui.
“Oh, benone! Solo che mi sento un po’ stanca…”
“Dottore si è svegliata!”-in quel momento entrò anche il medico
“Sì, vedo…Andy ti senti bene?”
“Sì dottore.”
“Riesci a muovere le gambe?”
“Ehm…no!”
“Adesso ti prepareremo per una radiografia. Ok?”- io annuii, sperando fosse tutto a posto… Arrivò un infermiere anzi due. Mi presero di peso e mi fecero mettere su una barella poi i miei genitori scomparvero dietro la porta dell’ascensore.

Scendemmo al piano terra dove facevano le radiografie. L’ospedale era di un bianco pallido. Il solo colore che si poteva vedere diverso dal bianco era il verde e l’azzurro delle divise degli infermieri e dei chirurghi. Arrivammo nella sala dove mi lasciarono ad aspettare per qualche minuto. Poi un’infermiere molto carino(ma pensi sempre a quello? Ndme)(Beh, era carino Angel_kiss!nd Andy) mi venne incontro e mi accompagnò nella stanza per le radiografie. Mi prese di nuovo di peso, non mi sentivo più le gambe e né riuscivo a muoverle. L’infermiere mi fece ‘accomodare ’ sulla tavola e mi disse nel tono più affettuoso possibile di stare lì ferma.
Mi dici come faccio a muovermi se non mi sento più le gambe?
Rimasi lì per un po’ aspettando che mi venissero di nuovo a prendere. Quella stanza era a dir poco orribile….al di sopra della tavola c’era quello che sarebbe dovuto essere un lampadario a più luci, quelli che si usano negli ospedali. Oltre c’era un vetro che mi separava dai dottori che erano intenti a far qualcosa…di fronte a me c’era un macchina che pensai dovesse servire per controllare i battiti cardiaci…
Di nuovo l’infermiere carino mi disse sempre nel suo modo affettuoso che potevo tornare in camera, ma oltre a lui anche il medico che era venuto in ‘camera mia ’e si stava apprestando a parlare quando l’infermiere gli disse di aspettare che fossi seduta sulla sedia a rotelle che aveva appena portato lui.
“Andy, quello che ti sto dicendo è molto importante e voglio tutta la tua attenzione, ok?”
Quel medico lo conoscevo da anni. Mio padre aveva sempre sofferto di cuore e lui era il suo medico preferito… Mi limitai ad annuire.
“Andy, sai quanto la tua salute mi stia a cuore… Ormai ci conosciamo da anni e ho chiesto esplicitamente di comunicarti questo proprio perché so quanto tu sia sensibile ed emotiva…Andy, dalla radiografia è risultato che hai una gravissima lesione alla spina dorsale e questo ti impedirà l’uso delle gambe e il perenne uso della sedia a rotelle…”
No, non è possibile! Io ho perso per sempre l’uso delle gambe…no!
Piansi come un’ossessa…non riuscivo a crederci…le mie gambe…
Ci volle un po’ di tempo per calmarmi e quando lo fui non volli aprir bocca, non ne avevo la forza…Non potevo ancora rendermene conto…ma da quel giorno la mia vita cambiò radicalmente…

Ricomparvi agli occhi di tutte la persone accorse lì per me e non guardai nessuno. Continuavo a guardare le mia gambe… Le gambe che non avrei mai più usato…
“Andy, come stai?”-sentii la voce di mia madre molto in lontananza e alzai lo sguardo verso di lei e non ebbi la forza di aprire la bocca e cercare di spiegarle tutto, ma i miei pensieri vennero fermati dall’infermiere che spiegò la situazione:
“Le nostre preoccupazioni si sono verificate realtà. La ragazza non potrà più usare gli arti inferiori” Ogni volta che veniva ripetuto avevo una fitta allo stomaco…

Passai dei giorni all’ospedale, credo che fosse stato un mese. L’ultima volta che vidi Roberto fu quando mi fu diagnosticata la paralisi…
“Mamma, ma perché Roberto non sta più venendo?”
“Roberto? Non lo so, Jenny e Arthur dicono che sta sempre rinchiuso in casa e non esce più…ma non mi hanno detto nulla sul perché non sta più venendo…ma non ti preoccupare oggi andremo da loro…ok?”
Mia madre faceva di tutto per non farmi pesare il fatto di essere bloccata su una sedia a rotelle e nemmeno il fatto di doverci stare per sempre, bastavo io sola a farmelo pesare…
Eppure mia madre continuava a ripetermi che avrei condotto la mia solita vita frenetica e allegra e continuava a dirmi che non era da me stare in quello stato, perennemente triste. Mi disse che avrei dovuto guardare in faccia la realtà e affrontarla come ho sempre fatto…ma risultava molto difficile fallo senza il tuo migliore amico. Non si posso superare i momenti difficili da soli…
Passavo la maggior parte del tempo in quella stanza. Ormai tutti mi conoscevano. Anche se ero triste riuscivo sempre a sembrare ‘normale ’ per quello che mi era possibile. Mi ero fatta amici quasi tutti gli infermieri del mio piano, ma qualcosa mi mancava…qualcuno… Mi ero messa accanto alla finestra a guardare il cielo azzurro di Dicembre. Adoravo il cielo e il suo colore…come gli occhi di Mr Ice…
“Andy, allora come stiamo oggi?”-la voce del medico mi riportò alla realtà.
“Bene dottore!”-dissi sorridendo, il viso anziano di quell’uomo, il suo fare da padre e la sua premura che aveva verso di me mi rendeva sempre un po’ più allegra e riuscivo ad essere ‘io’
“Pronta a vedere la luce del Sole?”
“Credo…”-mi guardò strano-“Certamente!”-dissi più convinta.
Non vedevo l’ora di uscire da quel bianco e pallido ospedale…volevo il sole, il verde naturale volevo vedere il cielo…volevo vederlo io stessa e non da una finestra di una stanza pallida, come tutto l’ospedale d’altronde…
“Dottore, allora oggi potremo uscire?”-chiese mia madre, ansiosa. Non se n’era andata nemmeno per un minuto in quel mese. Non mi aveva abbandonata e, secondo me, uscire da quell’ospedale piaceva più a lei che a me.
Il dottore mi ammiccò un sorriso degno di lui e poi annuii e se ne andò col suo fare abbastanza buffo.
Mia madre mi stava preparando la valigia farfugliando qualcosa di impercettibile dalla mia distanza. Ero alla finestra che osservavo fuori. Gli uccelli si apprestavano a volare per cercare del cibo, le grida della gente per strade arrivavano fino a me. Voci allegre, gioiose, grida di madri che rimproverano i loro figli per aver corso troppo avanti
“Andy, pronta?”-mi madre me lo chiese quasi come se temesse che l’avrei uccisa per il solo fatto d’avermelo chiesto.
“Sì, mamma!”-le risposi sorridendo.

Ero fuori. Fuori da tutto quel bianco, dall’azzurro e dal verde, fuori. Libera di andare dove volevo…non ero libera, ero intrappolata da quella sedia…quella sedia che mi impediva di essere chi volevo. Chissà come sarebbe stata la mia vita da quel giorno.
Mia madre era dietro di me per spingere la mia sedia e portarmi giù per il viale che portava al parcheggio dove papà aveva parcheggiato la nostra auto.
Non ricordavo che l’aria potesse essere così fresca. Non ricordavo la bellezza degli alberi. Non ricordavo come fosse stare fuori da quella stanza…
Arrivai all’auto e mia madre mi fermò a pochi passi dalla portiera in modo di avvertire mio padre che eravamo arrivate. Lui uscì dall’auto e venne verso di me. Io fissavo il colore dall’auto. La mia auto una Scenìc Rosso Fiammante. Era stupenda sotto la luce del sole di Dicembre.
Mio padre si avvicinò a me quasi come se avesse paura di toccarmi. Mi diede un bacio sulla guancia e mi chiese se ero pronta a farmi prendere il braccio. Io annuii e lui mia alzò dalla sedia per poi farmi scivolare sul sedile posteriore dell’auto.
Lo vidi chiudere la sedia e posarla nel portabagagli. Mia madre salì al posso del passeggero davanti a me, e papà si mise al volante.
Infilò le chiavi e accese la macchina che si accese senza fare capricci. Passammo di fronte a molti negozi addobbati per ormai imminente venuta delle feste natalizie. Iris era andata dagli zii a passare le vacanze e dato che lei adorava stare con gli zii se n’era andata molto prima delle vacanze, tanto meglio! Passammo di fronte al mio negozio preferito: una profumeria. Era molto bella. Aveva un’enorme insegna luminosa con il proprio nome addobbata per il Natale, almeno come tutti i negozio, aveva dei cartelli di vari colori esposti fuori che dicevano “Oggi Promozione Sensazionale!” oppure “Due Profumi Della Linea Intensive A Soli 10.50Euro”…poi passammo per la mia scuola, erano circa l’una e mezzo, credo poiché tutti stavano uscendo dall’edificio. Li vidi tutti, i miei amici erano lì, tutti quanti, e nessuno di loro s’era preso la briga di andare a vedere come sta quella deficiente che era stata investita da un’auto! Che rabbia! E quelli dovrebbero essere amici! Scorsi tra tutti Tracy insieme a Fabrizia, Ornella, Federico e c’era anche Roberto…anche lui non s’era degnato di venire…l’ultima volta che lo vidi fu il giorno dopo l’incidente…perché anche lui non era venuto? Perché nessuno era venuto?
“Andy, guarda Roberto!”
Che scoperta mamma!
“Che dici lo chiamiamo? Gli diamo un passaggio a casa! Eh, Andy? Sei d’accordo?”
“La macchina è vostra…comunque ok!”
Papà frenò e scese dall’auto si diresse verso Roberto e gli parlò e lui venne senza problemi, forse…quando mi vide fece una strana faccia un misto tra sorpresa e delusione…
Forse non mi vuole vedere…
“Alex, Jack! Ehm, ciao Andy.”- Mi salutò senza guardarmi negli occhi, ma io lo costrinsi a guardarmi.
“Allora Mr Ice, come stai? Hai avuto molto da fare ultimamente? Sai non ti ho visto all’ospedale. Saresti potuto venire anche per una mezz’oretta almeno a vedere come stava la stupida di Andy, quella che è stata investita…!”
“Andy, stai calma, non è colpa di Roberto se non è venuto…”
“Papà fa rispondere a lui…”
“Ehm…i-io non sono venuto perché avevo molte interrogazioni e ho dovuto studiare, ma sarei venuto, non puoi dire il contrario!”
“Sta di fatto che non sei venuto! Avresti potuto staccare lo ‘studio ’ per qualche minuto, non credi? Vabbè non importa!”-conclusi guardandolo dritto nei suoi occhi azzurri per poi voltarmi verso il mio finestrino a fissare le persone e i negozi.
“Allora Roberto, che dicono i tuoi?”-mia madre spezzò il silenzio ch’era caduto su di noi.
“Stanno bene! Adesso stanno a Praga, da un paio di giorni, e credo che torneranno nel giro di oggi e domani…”
“Che bello, potrò rivedere Arthur e Jenny!”-dissi senza guardarlo.
“Ehm…e tu Alex come stai?”
“Lei sta benissimo, vero mamma? Anche mio padre, e per quanto riguarda Iris lei sta da zia Sylve e non tornerà prima della fine dell’anno! Tutto qui. Punto. Fine del racconto!”-dissi in tono duro e in modo molto veloce.
“Oh, ehm bene!”
“Bene!”-ripetei.
Mio padre frenò. Eravamo appena arrivati nel nostro giardino. Gli alberi del nostro vialetto erano imbiancati , ricoperto di neve, il nostro giardino era una distesa di bianco, sulle finestre c’era della neve ammassata e la staccionata di casa si confondeva con tutto quel bianco…non avrei mai creduto di arrivare ad odiare il bianco…
Rimasi ad aspettare che papà aprisse la sedia e venisse da me. Roberto e mia madre erano scesi e ci aspettavano. Mio padre aprì la portiere e mi prese in braccio e mi fece sedere sulla sedia. Con un po’ di fatica mi avviai alla porta. Mia madre, seguita da papà e Roberto, arrivarono poco dopo. Aprirono la porta e trovai la casa come me la ricordavo. Sembrava che non ci andassi da anni, ma era sempre la stessa, addobbata, l’albero al suo posto, e le stanza ordinate.
Papà e Roberto andarono in soggiorno ad accendere il camino e io li segui facendo attenzione a non buttare nulla a terra, dovevo abituarmici, ormai quella sarebbe stata la mia vita.
“Brrr, fa freddo eh papà?”
“Eh, sì! Ho acceso il camino, vieni più vicina!”- venne verso di me e mi spinse fino al camino proprio vicino a Roberto.
“Io vado da mamma per vedere se ha bisogno di una mano con la spesa, ok?”-io e Roberto annuimmo e mio padre scomparve dietro la porta.
Io fissavo il fuoco scoppiettante e Roberto fissava me. Nessuno dei due pareva avere la facoltà di parlare...nessuno dei due parlò per tutto il tempo. Fino a quando la voce di mio padre irruppe nella stanza:
“Il pranzo è pronto!”
Così tutti insieme andammo a pranzare, ma non guardai nemmeno per un secondo Roberto. Mi faceva incazzare il fatto che non mi guardasse e tanto meno parlasse....


Grazie sempre a ki arriva fino a questo punto...qst chappy è dedicato a Black_pill l'eterno engima ke non sa mai ke fare...un besho tvb

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Capitolo 8
*** Truly, madly, deeply ***



Ed ero lì, nella mia camera a fissare il vuoto…lo stereo suonava da ore la stessa melodia…truly, madly, deeply…una motivo stupendo. Mi ricorda quello che avrei voluto essere per…lei…ma io non la vedo da giorni ormai. L’ultima volta pranzai con lei, ma non ci rivolgemmo la parola….com’era possibile che finì così, il nostro rapporto, il bellissimo rapporto che avevamo costruito….ma la colpa era solo mia! Io non ero più andato da lei, io non ho più voluto vederla, perché?
Il solo vederla mi riempiva di dolore. Provavo una tale sofferenza vedendola girare sola su quella sedia, perennemente persa nel vuoto…lei che era così solare, ora era buia e, da quello che ho sentito, non voleva più uscire di casa. Anche se le farebbe bene l’aria di Dicembre inoltrato.
Eh, sì, sarebbe stato Natale dopo domani…Natale, speravo che i miei non si sarebbero messi in testa di passarlo con loro. Io non avrei potuto sopportare la sua vista. Mi faceva pena. Non volevo vedere una persona per me importante stare seduta e rinchiusa nei suoi pensieri…no proprio non volevo! E la canzone continuava a suonare…..
I'll be your dream
[Sarò il tuo sogno]
I'll be your wish I'll be your fantasy
[Sarò il tuo desidero, sarò la tua fantasia ]
I'll be your hope I'll be your love
[Sarò la tua speranza, sarò il tuo amore]
Be everything that you need
[Sarò tutto ciò di cui hai bisogno.]
Vorrei davvero esserlo per te, Andy, lo vorrei, ma non ne ho la forza….sarebbe la cosa più bella che potesse succedermi, vorrei…vorrei…
I'll love you more with every breath
[Ti amerò di più ad ogni respiro]
Truly, madly, deeply do
[E lo farò sinceramente pazzamente e profondamente]
I will be strong I will be faithful
[Sarò forte e fedele]
'cause I'm counting on
[Perché sto contando su]
A new beginning
[Un nuovo inizio ]
A reason for living
[Una ragione per vivere]
A deeper meaning, yeah
[Un significato più profondo]
La vita è stata crudele con te, lo so, ma io voglio amarti, vorrei farlo, vorrei…se solo avessi la forza di starti accanto. Vorrei darti una nuova ragione per vivere... Sono debole, sono un mostro, abbandonarti nel momento più difficile della tua vita, ora, io non so come fare, forse voglio solo sparire, tornare da dove sono venuto, non averti mai conosciuto…no…io voglio te….
I want to stand with you on a mountain
[Vorrei stare con te su una montagna]
I want to bath with you in the sea
[Vorrei fare il bagno con te nel mare]
I want to lay like this forever
[Vorrei stare così per sempre]
Until the sky falls down on me
[Finché non mi cadrà addosso il cielo]
Voglio stare con te, lo voglio. Ma so che tu non mi perdonerai. È passato troppo tempo ormai e io sono solo uno stupido ragazzo che non è riuscito a proteggere la persona che ama….Andy….non merito nemmeno di vivere, non merito di vederti, non merito di conoscerti, io non merito….
And when the stars are shining
[E quando le stelle splenderanno luminose]
brightly in the velvet sky,
[nel cielo vellutato]
I'll make a wish send it to heaven
[Esprimerò un desiderio da mandare in paradiso]
Il mio desiderio è quello di voler stare con te, solo con te, ma non qui, non in questo mondo, ma non adesso….voglio…vorrei…se solo potessi sparire…se solo potessi cancellare questi mesi….se solo potessi io lo fare….davvero….
In lonely hours
[Nelle ore di solitudine]
The tears devour you
[Le lacrime ti consumeranno ]
Oh can you see it baby?
[Oh non lo riesci a vedere baby?]
You don't have to close your eyes
[Non devi chiudere i tuoi occhi]
'Cause it's standing right here before you
[Perché è proprio qua davanti a te]
All that you need with surely come
[Tutto ciò di cui hai bisogno arriverà sicuramente]
No…non devi piangere, la vita è ingiusta ma devi superare le difficoltà…tu….lo devi fare…devi….ma senza di me….io non posso aiutarti, il solo vederti mi fa male…il solo tuo pensiero mi fa tremare….io ti amo…ma non voglio….io non posso amarti…tu non puoi amarmi….perché? Perché mi odi ormai….
Odio….

“Roberto, la cena è pronta!!!”-Mia madre interruppe i miei pensieri riportandomi in quella casa.
“Scendo mamma!”-dimenticavo: avevo iniziato a cercare di avere almeno un rapporto con i miei genitori, forse stavo troppo male per capire quello che facevo, ma ci stavo riuscendo.
“Allora, oggi ho preparato una cosuccia buona, buona!”
“Ho paura di quello che possa essere…”-sussurrai a mio padre il quale mi sorrise compiaciuto. Jennifer non era mai stata brava ai fornelli e quindi il suo improvviso volersi cimentare a diventarlo ci faceva sempre preoccupare…
Non era male: Pollo fritto alla Jenny, cosa c’era di Jenny non lo so….
“Ah, quasi dimenticavo…Roberto perché non vai più da Andy?”-mi chiese mio padre dopo aver inghiottito il Pollo alla Jenny.
Cercai di inghiottire il boccone che avevo appena messo in bocca, mi risultò piuttosto difficile
“Ehm, io non ho tempo…”
“Ma se stai sempre in camera tua ad ascoltare quella canzone!!!”
“Ehm…”
“Dovresti andarci, sai”-intervenne mia madre dopo aver riflettuto un po’-“Lei sta male…non è come prima, cioè non è Andy, è triste, malinconica, agghiacciante oserei dire…”
“Agghiacciante!?”-esclamai sorpreso.
“Sì, è…è sempre fredda…ecco…lei non sorride più. Sembra aver perso l’allegria. In fondo non bisogna biasimarla…poverina…E’ per questo che passeremo il Natale con loro! Per cercare di rallegrarla un po’. Che ne dite?”
Mio padre annuì io feci lo stesso un po’ amareggiato….avevo sperato mia madre non lo dicesse mai….
Ora mi toccava passare il Natale insieme a lei…non che non volevo sia chiaro, ma che mi rendeva triste vederla così soprattutto dopo quello che mia madre mi aveva detto….

“Ehi!!! Roberto sveglia!!! È Natale!!!”-la voce di mia madre irruppe nel mio sonno senza sogni. Come quando una tromba suona a pochi centimetri dai tuo timpani.
“Mamma…ti prego lasciami in pace…ho sonno…”-dissi nel dormiveglia.
“No, no, sveglia dobbiamo andare! Dobbiamo passare questa giornata a casa Roschet!!! Avanti dormiglione!!!!”-disse sfilando via le coperte. Per il freddo ritirai le gambe e mi rannicchiai su di un lato.
“Ma mamma!”-dissi sedendomi sul mio letto.
Passare il Natale con i Roschet, vedere Andy, vederla sofferente…non volevo…
“Allora, ti decidi ad alzarti?”-mio padre aveva fatto il suo ingresso nella mia stanza.
“Ok, ok vado in bagno!”-dissi scocciato.

Mia madre suonò il campanello e dietro la porta sentii qualcuno parlare:
“Alex, vai tu?”
“Non posso!”
“Nemmeno io!”
“Ma sono Arthur e Jenny, vai ad aprire!”
“Vabbè ho capito vado io!”.
La porta s’aprì e dovetti abbassare lo sguardo per vedere chi l’avesse fatto: Andy!
“Buongiorno Andy! Come stai?”
“Bene Alex, bene. Arthur, tu come stai?”
“Bene, bene!”
“Ehm, buongiorno.”-dissi imbarazzato, lei non i guardò, ma disse soltanto “’Giorno”.
Ci fece accomodare nel salotto dove il camino era già acceso nonostante fossero le otto del mattino. Mi sentivo così strano. Non sapevo cosa dovessi fare effettivamente lì, io…colui che non si era mai fatto vedere a casa Roschet per almeno un mese intero si presenta solo per il pranzo di Natale…Andy…
“Allora, Jenny com’è andata la cena, ieri?”
“Benissimo, Jack! Voi l’avete passata qui? O al solito posto?”
“La gente era quella ma è cambiato il posto. Abbiamo cenato qui.”-rispose lanciando un’occhiata fugace alla figlia che nel frattempo era andata alla finestra e stava lì a fissare fuori. Fissava la neve che aveva appena iniziato a scendere.
I fiocchi cadevano delicati e lei sembrava incantata da quella danza sensuale.
“Andy? Vuoi riposarti un po’?”
“Eh?”-sembrava fosse appena stata liberata da un incantesimo-“No, papà, sto bene, grazie”-rispose in tono gelido e rigirandosi a fissare i fiocchi.
“Come va con lei?”-chiese mio padre in modo da non far arrivare la sua voce alla ragazza.
“Come sempre. Se ne sta lì a fissare fuori…non riusciamo a farla uscire. L’unica occasione è oggi. Dobbiamo andare al saggio di Iris e spero tanto si rallegri…almeno un po’…mi fa male vederla così!”-rispose Jack, fissando ancora una volta la figlia-“Alex, avanti muoviti!”
“Arrivo!”-in quel momento fece di nuovo il suo ingresso Alex. Era vestita elegantemente. Aveva un maglione rosso vivo corredando da piccoli fiocchi di neve ricamati, bianchi; ed aveva un pantalone nero. Era molto bella.
“Andy, sei pronta? Dobbiamo andare. I fiocchi cadranno ancora.”-disse rivolgendosi alla figlia, ma senza guardarla.
“Sì, mamma, sono pronta.”-rispose l’altra fissando ancora fuori.

Ci ritrovammo tutti in macchina verso la nostra meta: Il PalaSport.
“Allora, Roberto cosa hai fatto tutto questo tempo? Non ti abbiamo più visto!”-mi chiese Alex guardandomi dallo specchietto retrovisore.
“Ehm, sono stato molto occupato…”
“Immagino avessi delle interrogazioni extra…”
Mi voltai e lei stava fissando fuori, come suo solito.
“Ehm…ho avuto da fare con il pc…mi ha dato problemi e ho fatto un paio di ritocchini…” “Beh, il computer è molto importante, molto!”
Mi voltai di nuovo e vidi la stessa scena di prima. Sapevo che era lei a parlare, ma nessuno sembrava accorgersene.
“E così il computer ti ha dato fastidi…virus e cose così?”-disse Jack.
“Sì!”
“Capisco, sono scocciatura questi virus, vero?”
“Eh, sì”
“Io conosco qualcos’altro che può essere una scocciatura!”
Adesso non ero il solo ad essermi voltato verso Andy.
“E sarebbe?”-chiese mio padre.
“Beh, quando la ruota della sedia si incastra è una scocciatura oppure quando devo andare a letto, quella è una scocciatura. E ancora se voglio andare in bagno…potrei continuare all’infinito…”
“Infondo è vero!”-disse mia madre ridacchiando, anche Andy sorrise. Forse era qualcosa che lei diceva sempre e quindi mia madre s’era abituata e rispondeva…non saprei….
“Arrivati!!!”.
Eravamo arrivati in città. C’era il PalaSport abbellito da ghirlande e fiocchi rossi. L’entrata era illuminata, anche se era mattina, dalle luci colorate. La neve era stata spalata e l’ingresso era libero. Jack fece scendere Andy dall’auto e mettendola sulla sedia che poi spinse fino all’interno.
Ci sedemmo ai posti per gli spettatori. Eravamo nell’ultima fila, perché Andy non poteva scendere, ovviamente.
Lo spettacolo sarebbe iniziato verso le undici, ed erano le undici meno cinque. Io ero seduto alla destra di Jack, dopo di lui c’era la moglie e poi Andy sulle scale. Alla mia destra invece c’era mia madre seguita da mio padre.
Le luci si abbassarono e il presentatore diede il via all’esibizione.
Si esibì prima una bambina di nome Katrine Fillen e fu seguita da Gabrielle Giorgeus e poi dopo varie esibizione sarebbe toccato all’assolo di Iris….
“Ecco Signori, la più brava pattinatrice della scuola…sto parlando di Iris Roschet!!! Eccola che fa il suo ingresso, guardatela è stupenda! Ha uno stile tutto suo quella ragazzina! Vai Iris facci sognare!”
“Però, piace Iris, vero Alex?”
“Oh, la mia bambina! Guarda come si muove…guarda che piroette! Quella è la mia bambina!!!”-urlò Alex in preda all’euforia.
Vidi Andy osservare lo spettacolo con lo sguardo di chi sta in un altro posto: era vuoto…perché faceva così?
Non devi stare così, Andy!
Poi si voltò, mi guardo dritto negli occhi. Potevo leggerci dentro tutto il dolore che stava provando. Certo che non era d’aiuto vedere tante persone poter camminare e soprattutto vedere Iris pattinare…Ricordo che mi accennò di voler imparare anche lei, glielo avrebbe dovuto insegnare mia madre.
Jenny era molto brava a pattinare, infatti era stata lei a consigliare ad Alex di iscrivere Iris a pattinaggio. Successivamente vollero far iscrivere anche Andy, che però non poté farlo per i troppi compiti….Qualche settimane prima dell’incidente mi disse che ci avrebbe pensato e che se non si fosse iscritta alla scuola avrebbe comunque imparato. E poi successe quello che successe.
Adesso lei era lì ad osservare la sorella e molte altre bambine pattinare, levarsi leggiadre in aria, tra piroette e salti aggraziati…non era il massimo per una che vorrebbe camminare e invece costretta alla sedia a rotelle.
Staccò il suo sguardo dal mio per osservare la madre che urlava entusiasmata il nome della figlia più piccola.
La guardava triste, con aria sofferente, avrebbe voluto anche lei, ne ero sicuro, che la madre urlasse il suo nome di fronte ad un pubblico e, ci potrei scommettere, avrebbe desiderato essere lì.
Non potevo non sentirmi in colpa. Era un mese ch’era successo ed io non facevo altro che ripetermi ch’era tutta colpa mia e della mia ira. Anche mia madre venne a sapere che mi sentivo in colpa e mi disse: “Non devi. Lei non vorrebbe che tu lo facessi, Roberto! Andy ti vorrebbe vicino e non lontano e soprattutto non triste. Non vorrebbe che tu ti sentissi in colpa…perché non è colpa tua! Ti prego va da lei!”
A quell’ultima frase ne seguì la una mia: “No mamma! Io non posso, ho molto da fare…ora lasciami in pace!” Io non avevo fatto nulla per alleviare il suo dolore…no, proprio nulla! L’unica cosa che seppi fare fu darmi la colpa di tutto.
Io sapevo che non dovevo farlo, ma lo facevo lo stesso. Era quello che sentivo di dover fare…
Un applauso.
Lo spettacolo era finito, anche Andy applaudì.
Tutti, anche Andy, scendemmo negli spogliatoi per complimentarci con Iris.
“Brava la mia sorellina. Ha pagato il presentatore per quella presentazione!”-Andy fu la prima a parlare.
“Non è vero! Non l’ho fatto!”-rispose indignata l’altra, per poi abbracciare la sorella che adesso stava sorridendo.
Tutti ci complimentammo con lei e poi andammo nel parcheggio e salimmo in macchina. Pronti per andare a pranzare; erano le 14.30, molto tardi per i miei gusti!
“A pranzar! Noi andiamo a pranzar!!!”-cantava Iris contenta e cercava di spronare la sorella intenta a fissare i fiocchi che avevano di nuovo cominciato a cadere.
“Dai Andy, cantiamo!!!”
“A pranzar, noi andiamo a pranzar!!! Va bene così?”-disse infastidita .
“Sì, sì ok! Va benissimo!”-rispose l’altra.

Arrivammo a casa e servimmo il pranzo.
Tra le risate provocate dalle battute di Alex e Jenny, i piccoli aneddoti di Jack e Arthur, il pomeriggio volò, e ci ritrovammo a stare nel salotto tutti insieme.
Andy era accanto alla finestra che però osservava noi. Io era sul divano. Alla mia destra c’era Alex, alla mia sinistra c’erano Jack e mio padre, sulla poltroncina c’era Jenny ai sui piedi c’era Iris che insisteva per aprire i regali.
“Ok, ok!!!”
“Bene, questo è per te, Alex!”-disse Jack-“Questo è tuo Andy!”
Lei fissò il padre un po’ incredula e poi allungò il braccio e prese il pacco.
Lo aprì e il suo viso si illuminò di una luce diversa, che però scomparve poco dopo.
“Grazie papà, lo desiderava tanto!”
Aveva ricevuto il libro della sua scrittrice preferita A.Paone, aveva sempre detto che le piaceva…
“Ah, papà?”
“Sì?”
“Mi passeresti quel pacco blu?”
“Certo!”
“Grazie!”-poi s’avvicinò al divano dove ero seduto-“Questo è un piccolo pensiero che ho voluto farti, non sono molto brava, però ho avuto molto tempo libero.…questo è per te e spero che ti piaccia!”-mi disse.
“Oh, Andy…ehm…io”
“Se non mi hai fatto il regalo non importa!”-disse sorridendo, il primo sorriso rivolto a me.
“Allora lo aprì?”-chiese Iris.
“Subito!”-dissi io stracciando subito la carta da regalo e quello che ne venne fuori fu un regalo stupendo-
“Grazie Andy!”- l’abbracciai.
Mi aveva regalato una sciarpa completa di cappello di lana fatto ai ferri del mio colore preferito: il blu.
“Anche io ho qualcosa per te aspetta che vado a prenderlo!”-corsi nella casa vicina e presi il suo regalo. Lo avevo comprato da molto tempo. Quando tornai a casa avevano già scartato i regali e Andy era tornata al suo solito posto: accanto alla finestra. Mi avvicinai e le diedi il mio regalo.
Quando lo aprì un sorriso increspò le sue labbra per poi sparire di nuovo.
Le avevo regalo due peluche. Un orsetto bianco e uno marrone. Glieli regalai perché quando passammo di fronte ad un negozio di giocattoli lei si fermò ad osservare i due orsetti dicendo che il bianco rappresentava me e il marrone lei.
Forse era anche per questo motivo che s’era rattristata, perché le avevo ricordato i giorni prima di essere paralitica…




Grazie, grazie grazie a ki legge e arriva qui!!!! la Song è dei savege garden^-^ è stupendaaaa!!!!kissu

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Capitolo 9
*** WithtOut My Soul ***



Passavo la maggior parte del mio tempo accanto alla finestra, fissavo la strada, la neve che cadeva, le rare persone che passavano di fronte casa mia, ecco cosa facevo.
Ero sempre lì, non potevo andare da nessuna parte, mia madre mi avrebbe, sicuramente, vietato di uscire da sola, e io volevo stare sola…anzi…no…volevo qualcuno che non c’era…qualcuno che non vedevo da molto…qualcuno che è stato qui a Natale…qualcuno che mi ha dimenticato…qualcuno.
Fissavo fuori, il fracasso che mia sorella faceva con le amiche non mi toccava nemmeno un po’, ero assorta nei miei pensieri…
Ero cambiata.
Non ero Andy di due mesi fa…oh, no…non ero io…ero cambiata, sì.
Amavo uscire, ridere, scherzare…invece adesso amavo stare in casa, essere assente e stare in pace.
Dentro di me, però, non regnava la pace. Era da giorni che non facevo altro che desiderare di andare via, via dal mondo…morire…mettere fine alla mia sofferenza…finire di essere triste e sola…
Morire…
“Andy, ci sei?”-mi voltai e vidi mia sorella a pochi centimetri dal mio naso.
“Sì.”-risposi senza alcuna espressione.
“Bene, allora mamma ha detto che IO devo andare a fare la spesa, ma devo portarti con me…allora vieni?”
“No.”-risposi voltandomi a guardare fuori.
“Mamma ha dato ordine tassativo…”
“Mamma ritirerà il suo ordine! Sa benissimo che odio uscire…”
“No, non lo so…e credo che non sia vero…ora andate al Super Market!”

Continuavamo ad attraversare le strade fino ad arrivare all’incrocio dove si trovava il Super Market.
Continuavo a spingere le ruote e Iris stava al mio fianco chiedendomi se ce la facessi da sola…tutti me lo chiedevano, ma io ce la facevo a spostarmi da sola…ce la facevo ma loro non capivano…
“Iris, cosa devi prendere?”-chiese dopo l’ennesima domanda di aiuto.
“Ho qui la lista.”-finalmente arrivammo fuori dall'ingresso.
“Allora io ti aspetto qui, ok?”-dissi fermandomi un poco prima dell’ingresso.
“Ok, faccio in batter d’occhio!”-disse entrando dentro il Super Market.
Ecco, ero di nuova sola, come volevo io del resto…non amavo la compagnia, almeno in quel periodo. Che bella la solitudine! Se solo avessi quello che mi mancava…quello che volevo…
“Oh mio Dio!”-pensai vedendo Roberto attraversare la strada senza avermi notato-“Oh, mio Dio!!! Roberto!!!”-mi vide, mi guardò fisso e poi entrò senza salutarmi, mia sorella non si decideva ad uscire. Ma perché si comporta così? Perché fai così Roberto?
“Ehm, ciao Andy!”-qualcuno mi salutò alle mie spalle.
“Oh, ciao!”-era Fabri-“Come stai?”
“Io bene, tu?”
“Si tira avanti…”-dissi
“Oh, Roberto!!! Guarda c’è Andy, vieni qui!!!”
“Ma scusa, perché lo chiami?”
“Ah, Andy dimenticavo…io e lui stiamo insieme!”-disse sorridendo mentre lui si avvicinava.
Non so perché quella notizia mi ferì nel profondo, certo che non sapevo davvero nulla di quello che stava succedendo al di fuori delle mie quattro mura…era stata ferita da quella novità, perché nessuno me lo aveva detto?
Perché stavo soffrendo così tanto? S’era solo fidanzato, mica era caduto il mondo?
Sì, il mondo m’era caduto addosso…
“Oh, ciao Fabri!”-la salutò lui per poi darle un bacio sulle labbra, poi si voltò verso di me che lo guardai dritto negli occhi azzurri, poi si decise a salutarmi:
“Ciao…”-disse con un tono incerto.
“Ciao!”-dissi abbozzando un sorriso finto.
“Oh, Fabri, Roberto, ciao!”-mia sorella era appena uscita dal negozio.
“Ciao Iris!”-dissero entrambi.
“Bene, Iris credo che potremmo ritornare a casa, hai preso tutto vero?”-dissi impaziente.
“Oh, certo, ma sei sicura di voler andare a casa? Fabri dove state andando?”
“Noi stavamo andando in centro! Ah, che ne dite di venire con noi? Sarebbe meraviglioso!”
“No!”-risposi in fretta-“No, mamma ci aspetta, Iris!”
“Mamma sapeva benissimo che avremmo fatto un po’ tardi, sai che lei vuole che tu passassi un po’ più tempo fuori casa…”
“Ma io non voglio!!!”-protestai.
“Dai, Andy, vieni!!!”-mi incitò Fabri. Non potetti rifiutare e, per mia sfortuna, dovetti stare tutto il pomeriggio in centro con loro tre.
Come avrei voluto stare a casa davanti alla mia finestra a pensare…e invece ero lì, con loro tre, mia sorella e due fidanzati, la categoria di persone che più odiavo.
“Allora, cosa ci racconti di bello Fabri?”-chiese mia sorella alla mia amica.
“Oh, beh, nulla di speciale!”
“Nulla di speciale, eh?”-la voce di Roberto giunse nel profondo del mio cuore, era calda e profonda, proprio come me la ricordavo.
“Oh, ‘more!”-e gli diede un bacio sulle labbra-
“Certo, Iris ci siamo fidanzati da dopo Natale…e ora siamo insieme da 1 mese!”-disse con un sorriso segno evidente di estrema felicità.
“Wow! Sentito Andy?”-chiese quella stupida di mia sorella.
“Sì, me lo hanno detto poco fa, ma sarebbe sembrato strano che non l’avessero fatto…”-dissi cercando di sembrare normale, ma dentro ero un miscuglio di emozioni, stavo male, non volevo vederli insieme, forse non volevo proprio vederli…è molto diverso-“Iris torniamo a casa?”-chiese, anzi supplicai mia sorella.
“Dai, resta un altro po’!”-disse Fabri.
“Sento freddo e sono stanca”-dissi scocciata.
“Beh, ciao allora!”-disse mia sorella facendomi segno di andarmene.
“Ma come!? Mi lasceresti andare da sola a casa?!”-dissi sconcertata.
“Dici sempre che non vuoi aiuto, beh è la tua occasione, dimostramelo!”-rispose lei
“Oh, e va bene, ciao allora!”-dissi arrabbiandomi e voltando la sedia verso il lato del marciapiede che portava verso casa.
“Ti accompagno io, se vuoi!”-di nuovo quella voce calda e profonda. Mi vuole accompagnare a casa?-“Che ne dici Fabri? È una buone idea!”
“Certo ‘more! Io e Iris restiamo ancora qui a chiacchierare un altro po’, che ne dici?”
Mia sorella annuì e io e Roberto c’avviammo verso casa.
“Vuoi che ti spinga?”-mi chiese dolcemente.
“No!”-risposi fredda e spingendo ancora una volta le ruote.
“Andy, io…”-disse fissando avanti a sé, io lo guardai stupita, cosa vuole dire?-“Io…volevo chiederti se eri arrabbiata con…me?”-disse con voce tremante.
“Con te? Fammici pensare…forse…”-risposi dandomi una nuova spinta.
“Io…so perché…”
“Ah, sì? E qual è?”-chiesi fintamente sorpresa. “Io non sono mai venuto a trovarti in questo mese…e mi dispiace tanto…”
Non risposi.
“E’…è perché non riesco a sopportare la vista di quella sedia…”
“Ah, ma davvero?”-dissi io ancora sorpresa.
“Sì. Mi fai ricordare quando sia stupido…”
“Tu sei stupido lo stesso!”-commentai a bassa voce ma in modo da farmi sentire, lui sorrise e poi continuò.
“Andy, scusami!”-io lo guardai, aveva gli occhi lucidi, credo che fosse veramente dispiaciuto-“Io sarei venuto con tutto il cuore, tu sei la persona più importante per me, oltre Fabri, ovviamente, e lo sai, ma mi sento in colpa, è stata tutta colpa mia, se io non avessi picchiato Kade, tu...tu…non…saresti su quella sedia, ecco!”
“Credo che ci sarei finita lo stesso…su questa sedia, intendo...credo che sia destino. Ricordi quello che ti dissi molti anni fa, quando arrivasti qui? Anche se tutti noi diciamo che il destino ce lo facciamo da soli, io credo che in un certo senso qualcosa è già scritto da qualche parte, e questa era una di quelle cose, non so se può farti sentire meglio, ma io non sono arrabbiata con te perché ho preso quel pugno e il resto lo sappiamo entrambi…”-feci una pausa per prendere fiato anche se stavo parlando molto lentamente mi costava molta fatica parlare di tutto ciò-“Io sono arrabbiata per il fatto che tu non sia proprio venuto, tranne il giorno dell’incidente…quando avevo bisogno di qualcuno con cui parlare, tu non c’eri…io avevo bisogno di te, e non di papà o di mamma, nessuno di loro potrebbe capirmi meglio di te! È per questo che mi sono arrabbiata, e poi scusa che diavolo c’entri tu con il fatto che sono una perfetta idiota?”-lo guardai sorridendo-“Sono io quella che non ha visto l’auto e che quindi le è andata a sbattere contro, no?”-mi bruciavano gli occhi e come temevo piansi e Roberto mi abbracciò.

Arrivammo a casa mia e lui bussò dicendo che Iris stava con Fabri(la sua prima verità).
Mangia e andai nella mia camera che ormai s’era trasferita a piano terra.
Ascoltavo sempre e solamente una canzone:


How can you see into my eyes like open doors
[Come fai a vedere dentro i miei occhi come se fossero porte aperte,]
leading you down into my core
[arrivando nelle profondità del mio corpo,]
where I’ve become so numb without a soul
[dove sto diventando ghiacciata. Senza un'anima]
my spirit sleeping somewhere cold
[il mio spirito sta dormendo in qualche luogo freddo]
until you find it there and lead it back home
[fino a che non la ritroverai e la riporterai a casa. ]
Fallo…torna a farlo…ti prego…ho bisogno di qualcuno che mi aiuti…tu sei l’unico in grado di farlo…Fallo Torna da me…torna a farmi sentire felice, torna a rallegrarmi…non scappare via…Ti prego

(Wake me up)
[(Svegliami.)]
Wake me up inside
[Svegliami dentro.]
(I can’t wake up)
[(Non riesco a svegliarmi.)]
Wake me up inside
[Svegliami dentro.]
(Save me)
[(Salvami.)]
call my name and save me from the dark
[Chiama il mio nome e salvami dalle tenebre.]
(Wake me up)
[(Svegliami.)]
bid my blood to run
[Ordina al mio sangue di scorrere.]
(I can’t wake up)
[(Non riesco a svegliarmi.)]
before I come undone
[Prima che io venga distrutta.]
(Save me)
[(Salvami.)]
save me from the nothing I’ve become
[Salvami dal nulla che sto diventando.]

Sono vuota, non ho nulla dentro…sento di essere diventata niente. Senza di te la mia vita non ha senso…torna da me…fammi vivere ti supplico…fallo…
Se non tornerai io morirò….morirò….
Ma io non esisto più per te. Ora esiste lei, solo lei, io ti amo ma non lo hai mai capito, perché? Incomincia a piangere…

now that I know what I’m without
[Ora che so cosa mi manca]
you can't just leave me
[non puoi lasciarmi.]
breathe into me and make me real
[Respira in me e rendimi vera]
bring me to life
[Riportami in vita. ]
bring me to life
[Riportami in vita.]
(I've been living a lie, there's nothing inside)
[(Ho vissuto nella menzogna non c'era niente dentro.)]
bring me to life
[Riportami in vita.]

Ho bisogno di te…sei tu quello che mi manca…sei tu l’unica persona che riesce a fammi vivere…ti prego non abbandonarmi…
Chiusi a chiave la porta e vidi le forbici sul mio comodino, un lampo mi attraversò il cervello…
Sono stata sempre felice, ma ora non lo sono più…e tu devi aiutarmi…ti prego…non so come farti capire quello che provo per te…ma so che tu l’avrai capito…e preferisci stare con lei…e l’unica cosa che riesco a dirti è che voglio vivere, vivere con te…solo con te…


frozen inside without your touch
[Ghiacciata dentro, senza il tuo tocco,]
without your love darling
[senza il tuo amore, caro. ]
only you are the life among the dead
[Solo tu sei la vita in mezzo alla morte.]

Tutti dicono che sono cambiata…è vero…non ho più accanto a me la persona che amo…quella che riesce a riportarmi in vita…fallo…con te sono qualcuno…senza di te sono il vuoto, morta senza un’anima, morta senza di te…Roberto, torna…
Tenevo le forbici in mano, erano fredde, ghiacciate, le tenevo in mano fissandole, cercando di trovare il coraggio di fare quello che volevo.


without a thought without a voice without a soul
[Senza un pensiero senza una voce senza un'anima]
don't let me die here
[Non lasciarmi morire qui ]
there must be something more
[Ci deve essere qualcos'altro da fare]
bring me to life
[Riportami in vita]

Cosa posso fare per vivere?
Io non so più cosa fare, non so se voglio vivere ancora…sono nella mediocrità, sto vivendo come il nulla, io non voglio essere così, e tu lo sai, ma l’unica cosa che riesci a fare è starmi lontano…perché lo fai?
Ho bisogno di un corpo caldo che riscaldi il mio…e voglio te, solo te…sei tu quello che può farlo…sei tu quello che deve farlo….
Ecco, ho trovato il coraggio, l’ho fatto…ho preso la forbice è ho trafitto quel palido polso, non provo dolore...trafiggo ancora una volta lo stesso polso, e altro sangue cade.
Il sangue che adesso cade sui miei vestiti e li sporca, cade a terra e sporca anche il pavimento. Il primo polso è fatto.
Vai Andy ti manca solo l’altro…
Non ho provato dolore, non ho provato nulla…
Era bello vedere quel colore rosso in contrasto con quello della mia pelle pallida…provo piacere nel vedere quei cristalli rossi cadere sempre più fluidi sui miei vestiti…
L’ho fatto solo perché non riesco più a vivere in questo mondo…non ce la faccio…
Mamma, papà, Iris vi chiedo scusa…
Mi avvicino alla scrivania, mi sto indebolendo sempre di più, prendo la penna e il foglietto di carta che avevo trovato, scrivo poche righe, sono solo delle scuse alle persone che mi vogliono bene e che non mi avrebbero mai perdonato…ho dovuto farlo, ho dovuto, non posso vivere…non posso…sono troppo stanca.
Mi si sta appannando la vista, vedo sempre di meno, il respiro rallenta, ma sono tranquilla…è ora che penso a cosa troverò dopo questo…cosa ci sarà dopo la vita?
Forse solo buio, o forse luce…mah, non saprei adesso lo vedrò…
Ho gli occhi socchiusi e vedo i sui...sto pensando a lui...ma non voglio che creda che io l'abbia fatto perchè non voglio soffrire per lui...forse...ma lo faccio perchè sono stanca di vivere.
I suoi occhi azzurri mi fissano con un'ombra di biasimo,Perchè lo fai? mi sussurra.
Non voglio più vivere, non posso vivere.
Chi sei tu per decidere questo?
"Sono una bambola rotta, senza fili, mi hanno consumato, e non voglio essere più il loro giocattolo..."
Sei il giocattolo di qualcuno, bambolina?
"Sì, tutti mi considerano tale, ma ora mi sono rotta, i fili di sono spezzati, e loro hanno deciso di non giocare più..."
Non hai bisogno di loro, bambolina! Ci sono io con te!
"Anche tu te ne sei andato..."-incominciai a piangere e a cancellare quel ricordo dalla mia mente, voglio morire così come ho vissuto...sola e vuota...voglio essere sola...
Che bella sensazione sto provando, è una senso di libertà pura, sto morendo, ma sono felice…
Sono sempre più stanca, e adesso chiudo gli occhi e…
Addio



Grazieeeeeeee a ki leggere fino a quiiiiii, il prox sarà l'ultimo chappyyyyy!!!!!!!!!!!!!!!!
La song è degli Evanscence e si kiama "Bring me to life"
Zauz

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Capitolo 10
*** Senza Di Te Sono Il Nulla ***



Ogni notte rivivevo quel giorno come se lo stessi vivendo adesso, non so come possa essere possibile, ma vivo in quel giorno. Sempre e solo in quel maledetto giorno.
Lei se ne era andata, e non sarebbe tornata mai più indietro. Mai più!
Perché?
Cerco di addormentarmi pensando ad altro.

Ero con Fabri, la mia ex-fidanzata, ci lasciammo dopo un po’.
Stavamo camminando per il vialetto che portava a casa Roschet, lei si era intestardita sul voler portare a fare una passeggiata Andy anche se non voleva, lo sapevo.
La neve di gennaio era ancora ammassata sulla strada e permetteva a noi di lasciare le impronte.
Le staccionate bianche si confondevano nell’infinito bianco. I sempreverdi erano ancora lì, al loro posto, anche loro imbiancati.
Arrivammo di fronte alla porta Roschet e bussammo. Ci aprì Iris con un sorriso smagliante, successivamente anche Alex ci invitò ad entrare. Ci accomodammo nel salotto accanto al camino acceso e un odore di frittelle ci deliziava.
“Volete qualche frittella?”-ci chiese Alex.
“Sarebbe grandioso!”-risposi smagliante.
“Ma Andy è ancora a letto?”-chiese Fabri.
“Temo di doverla svegliare.”-Arthur aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza con in mano un vassoio di frittelle.
“Mamma, papà Andy non risponde!!!”-Iris era entrata nella stanza con il fiatone e sembrava spaventa.
“Dai, Iris starà solo dormendo, o avrà il suo solito Mp e qualche cosa nelle orecchie!”
“Mamma, l’Mp3 ce l’ho io!”
Tutti corremmo alla stanza di Andy che si era trasferita al piano terra in fondo al corridoio di fronte alla seconda entrata della cucina. Sulla porta color noce c’era una targhetta con inciso il suo nome.
Bussò più volte ma non rispose. Fu allora che Alex corse in camera sua e tornò con delle chiavi. Aprì la porta e la scena che ci si presentò davanti fu orribile…

C’era rosso ovunque e un odore acre regnava nella stanza…odore di morte… Sul letto alcune gocce di sangue erano ormai secche, sul pavimento c’era una pozza scarlatta. Sulla scrivania di legno mogano c’erano una penna tinta di rosso e un foglietto sporco di una sostanza scarlatta…sangue ovunque.
“A-Andy?”-Alex si stava avvicinando alla figlia cautamente.
Voltò la sedia verso di noi gli occhi ormai privi di luce ci guardavano tranquilli e sulle labbra un sorriso tranquillo, era felice per la fine che aveva fatto.
“È..è m-morta?”-la voce tremante di Fabri risuonò nella stanza come echi lontani.
Delle grida di dolore iniziarono a squarciare il silenzio di quella stanza in cui si era consumato un suicidio…sulle gambe di Andy erano posate delle forbici sporche di sangue: sicuramente s’era trafitta i polsi con esse. Tutti piangevamo. Chi urlava, chi gemeva in silenzio, chi cercava di non guardare il corpo inerme…e chi leggeva una lettera di addio.
“Questa lettera la rivolgo a voi che scoprirete il mio corpo, spero già senza vita. Vi chiedo scusa, ma non ho potuto fare altro. La vita è stata dura con me e forse ci sarà chi dirà che avrei dovuto superare tutto questo, ma non ce la faccio più a vedere persone felici infischiarsene dei miei sentimenti. E dato che mi trovo a scrivere qui volevo svelare quello che davvero provo per Roberto: io lo amo, ma lui no . Ha scelto Fabri ma non lo biasimo, lei è più bella di me e, soprattutto sa camminare! Ora devo andare, voglio morire accanto alla finestra guardando i fiocchi cadere…addio Andy…”-la voce di Jack tremava mentre leggeva quella lettera. Mi guardò per poi posare la sua attenzione sulla moglie che gemeva abbracciata al corpo inerme di Andy.

Da quel giorno nessuno di noi fu più lo stesso. Pochi giorno dopo ci fu il funerale, dove dovetti dare il mio ultimo saluto a quella splendida ragazza che se n’era andata portandosi via una parte di me.

Io non fui più lo stesso da quel giorno. Il mio stato d’animo era indescrivibile. I miei occhi erano sempre fissi nel vuoto a rivivere tutti i bei momenti trascorsi con lei. Non mangiavo più e se volevo dormire il ricordo di quel giorno mi assaliva.

Era a quel punto che mi svegliavo affannato e sudato. Spaventato da quel ricordo. Lei era lì e sorrideva alla morte…sorrideva prendendosi gioco di chi sarebbe rimasto qui a piangere la sua morte. La disprezzai per quello e disprezzai me stesso per averglielo permesso!

Ogni domenica puntualmente i miei mi costringevano ad andare a ‘trovarla ’ al cimitero, quel luogo opprimente che odiavo più di ogni altra cosa al mondo. Tornando a casa ascoltavo il mio mp3, come amava fare anche lei e l’unica canzone che riusciva benissimo ad adattarsi al mio stato d’animo era “Goodbye My Lover”

Goodbye my lover. Goodbye my friend.
[Addio amore mio, addio amica mia]
You have been the one. You have been the one for me.
[sei stata l'unica, l'unica per me]

E’ vero! Sei stata l’unica capace di aprire il mio cuore quando c’eri riuscita hai deciso di andare via…come posso perdonarti per quello che mi stai facendo?
Come puoi chiedermi perdono per il dolore che mi stai facendo provare?
Ero a casa, nella mia camera a fissare il soffitto bianco pallido, quel bianco che sapevo tu detestassi…io avrei potuto aiutarti? E una semplice domanda che ti pongo, avrei potuto impedirlo?
Forse… no… sì...rispondimi! Non stare immobile nei miei ricordo senza spiegarmi nulla…credi che da quella lettera io abbia capito qualcosa?
No, Andy, non ho capito nulla!
Da quel giorno ti disprezzai, ti disprezzo. Sto soffrendo per te...sei felice?
Immagino che da lassù ti stia divertendo a vedermi patire.
I am a dreamer but when I wake,
[sono un sognatore ma quando mi sveglio,]
You can't break my spirit - it's my dreams you take.
[non puoi spezzare il mio spirito- sono i miei sogni che prendi con te]
And as you move on, remember me,
[e visto che stai andando via, ricordati di me]
Remember us and all we used to be
[ricordati di noi e di quello che eravamo]
Ricorda cosa eravamo, cosa hai distrutto…ricorda e soffri con me…soffri per quello che non potrà più essere…cosa dici?
Non si può soffrire in paradiso? Oh, certo che si può soffrire…soprattutto in Paradiso perché tu non meritavi il paradiso né l’inferno…non meritavi la morte!
Ma l’hai voluta…l’hai desiderata e te la sei presa, senza dire nulla, senza spiegare davvero perché…hai chiesto scusa hai detto che non ce la facevi, ma non hai detto che avresti voluto vivere se qualcuno ti avesse aiutato…non so se amarti o odiarti…so che sto soffrendo troppo.
I've seen you cry, I've seen you smile.
[ti ho vista piangere, ti ho visto sorridere]
I've watched you sleeping for a while.
[ti ho guardata per un po’ mentre dormivi ]
I'd be the father of your child.
[sarei stato il padre dei tuoi figli ]
I'd spend a lifetime with you.
[avrei passato il resto della vita con te]
I know your fears and you know mine.
[conosco le tue paure e tu conosci le mie]
Conoscevo te, o forse no...ti conoscevo davvero? Eri tu quella ragazza con la quale mi sono sfogato?
Con la quale ho trascorso momenti indimenticabili?
No, non sei tu!!! Ti ho amata, ti ho disprezzata, ma ora non so come definire quello che provo. Sono addolorato… sto male… ma tu lassù stai bene, vero?
Lontana dal mondo, lontana da tutti, lontana da me!
Goodbye my lover. Goodbye my friend.
[Addio amore mio, addio amica mia]
You have been the one.
[Sei stata l’unica.]
You have been the one for me.
[Sei stata l’unica per me.]
L’unica ad uccidermi dentro… uccidere la mia anima, ora lei è lassù con te…ti prego torturala, calpestala, distruggila farne quello che vuoi, basta che non torni più da me, basta che il tuo ricordo non mi tormenti più…basta….
Goodbye my lover. Goodbye my friend.
[Addio amore mio, addio amica mia]
You have been the one. You have been the one for me.
[sei stata l'unica, l'unica per me]
I'm so hollow, baby, I'm so hollow.
[sono così vuoto, tesoro, così vuoto]
I'm so, I'm so, I'm so hollow.
[sono così, così, così vuoto]
Mi hai tolto tutto. Lo hai portato lì con te, fuori dal mio corpo, non sono più un uomo. Sono un essere senza anima, senza cuore, ma che odia e ama. Un essere che desidera finire di soffrire, ma non voglio tornare da te, no, non voglio…non potrei sopportare quel tuo visino dolce e sorridente starmi vicino a pochi centimetri e sussurrarmi:
“Ciao Mr Ice, sei venuto finalmente…!”
Non che non voglio e non ti lascerò portami con te.
“Perché non vuoi venire qui?”-un voce dolce mi arriva dal profondo del mio cuore, mi riscalda dentro e mi accende di vita.
Mi giro e ti vedo. Sei lì accanto alla finestra. Sei lì in una veste bianca il sorriso che odio e amo sulle labbra. Ti raggiungo ma tu ti allontani.
Esco dalla finestra e sei poco più in là del balcone.
“Perché non vieni con me?”
“Non te la darò mai per vinta!”-ti risposi senza un filo di convinzione. Stavo inconsciamente salendo sul balcone e ti guardavo soddisfatto. E tu mi guardavi impassibile, come se quello che stessi facendo non ti tocca per niente e questo mi dava fastidio. Dovevi capire quello che stavo facendo, dovevi spaventarti.
“Cosa vincerei?”-mi chiedesti con voce dolce e lontana.
“Verrei con te. Avresti quello che vuoi.”-ti risposi barcollando ma mantenendo l’equilibrio e guardandoti nei tuoi occhi smeraldi.
“E io vorrei te?”
“Prova a negarlo!”-ti dissi duro.
Faceva freddo fuori, era febbraio ma si sentiva il freddo di Dicembre sulla pelle.
“Non nego, è vero, ma se non vuoi è inutile, Mr Ice…”
“Io ti voglio!”
“Allora vieni con me! Vivremo felici, senza dolore, vivremo insieme, come vogliamo, solo io e te, e nessun altro…avanti vieni con me!”-mi dicesti allargando le tue braccia verso di me. Mi stavi invitando a venir a vivere con te in un mondo diverso da quello? Dovevo abbracciarti, dovevi sentire il tuo profumo ancora una volta, dovevo sentire il calore della tua pelle che riscalda la mia ormai fredda.
Mi buttai, ma non toccai mai terra. Ero tra le tue braccia ed ero contento. Ero con te e prima di morire riuscii a sussurrarti:
“Ti amo”
E poi il buio mi acceca, ma tu sei con me e non ho paura….







Bene, ke ve ne pare? E' finita!!! Passiamo ai ringraziamenti:
Black_pill: alla quale kiedo di mangiare, ma ringrazio x il sostegno morale-
mysticmoon:alla quale kiedo se sn migliorata, e kiedo scusa x gli errori, cerkerò di rimediare^-^''
dolcetrilly88: ke ringrazio davvero, e porgo il fazzoletto...=D
franca: alla quale kiedo: " xkè credi ke abbia preso alla leggere il suicidio di Andy?" ma la ringrazio cmq!^-^
I live to die: il mio amicone ke ringrazio...è stato lui ke mi ha fatto venire l'ispirazione x l'ultimo chappy, grazie tesso!
Bene ho finito, vi ringrazio e vi kiedo di leggere le mie altre ff!!! ciao e un besho a tt!!!

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