Harry Potter e...

di Harry Potter Return
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte di Mezza Estate ***
Capitolo 2: *** Dopo la Battaglia ***
Capitolo 3: *** In prima pagina ***
Capitolo 4: *** Una Scelta Difficile ***
Capitolo 5: *** Il nuovo Ministro ***
Capitolo 6: *** Accesso vietato ***
Capitolo 7: *** L'Inchiesta Mangiamorte ***
Capitolo 8: *** Il fuoco nella Foresta ***
Capitolo 9: *** Grave’s Hill ***
Capitolo 10: *** Un tragico errore ***
Capitolo 11: *** Questioni da risolvere ***
Capitolo 12: *** La biblioteca ***
Capitolo 13: *** Strade diverse ***
Capitolo 14: *** Le selezioni ***



Capitolo 1
*** Notte di Mezza Estate ***


Grandi nuvole cariche di pioggia oscuravano la grande falce di luna che si stagliava sopra la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il maniero si ergeva scuro contro il cielo tenebroso, e le punte delle torri si scorgevano appena, in contrasto con le nuvole plumbee. Nessuna finestra sembrava essere illuminata, segno che le poche persone che vi abitavano dovevano essere addormentate nei loro letti a baldacchino.
   Sul prato verde del vasto parco, ancora bagnato dalla leggera pioggerella estiva che era caduta nel pomeriggio, una donna alzò lo sguardo verso quel panorama, e constatò con piacere che nessuno dei cambiamenti che il castello aveva subito negli ultimi mesi risultava apparente. Poi si voltò, seguita rapidamente dalla sua lunga veste verde smeraldo, e si diresse verso il cancello principale della Scuola.
Gli alti alberi che costeggiavano il sentiero erano leggermente scossi dai gentili sussurri del vento e, alla destra di Minerva McGranitt, della bianca spuma si adagiava con estrema calma sulle rive pietrose del Lago Nero.
L'avvicinarsi dei confini del parco fu annunciato dalla visione di due alte colonne, ognuna sormontata da due cinghiali alati che osservavano il buio all'esterno del cancello.
   « Buonasera, professoressa » la accolse Argus Gazza, scheletrico e contorto custode della proprietà, con un ghigno che voleva assomigliare ad un sorriso « Il signore è in ritardo di un paio di minuti »
   « Non c'è da preoccuparsi, mastro Gazza » iniziò lei dopo pochi secondi « Al San Mungo vorranno prendere le debite precauzioni prima di... »
La seconda parte della frase venne, però, soffocata dall'improvvisa apparizione di una luce, che ondeggiava pigramente dall'altra parte del cancello, poco distante da loro.
   « Non era necessario che mi accompagnassi, Rosmerta » si sentì una voce maschile sussurrare nell'oscurità.
   « Non dire baggianate, Horace, volevi che ti lasciassi arrivare fino a Hogwarts da solo? Sei appena stato dimesso, e non ti sei ancora ripreso completamente! »
   All'improvviso, la fioca luce della luna appena apparsa tra le nubi illuminò l'inconfondibile testa di capelli ricci e biondi di Madama Rosmerta, la proprietaria dei Tre Manici di Scopa, che portava nella mano sinistra una voluminosa lanterna traballante; poco più in là, la figura di Horace Lumacorno, che indossava un piccolo cappello nero e che sembrava aver perso parecchio peso dall'ultima volta che aveva lasciato la scuola, seguiva la donna con passo incerto.
   « Buonasera » li accolse con strana freddezza la McGranitt « Mastro Gazza, può aprire il cancello, per favore? »
   « Grazie, professoressa » iniziò subito Rosmerta, appena si fu avvicinata abbastanza « Come vede, Horace è di ritorno. E più battagliero di prima! »
   « Quanto sei ottimista, mia cara » la interruppe Lumacorno, mentre attraversava il piccolo varco che Gazza aveva aperto nel massiccio cancello d'ottone « La verità è che sono molto provato, Minerva » poi si voltò verso la barista, e proseguì « Puoi tornare ai Tre Manici di Scopa ora, Rosmerta »
   La barista parve molto risentita nell'udire quelle parole, così si limitò a farfugliare qualcosa prima di allontanarsi.
   « Un momento, Rosmerta! » la fermò poco dopo la McGranitt, col suo tono autoritario che non ammetteva repliche « Mi dica, com'è la situazione al villaggio? »
   « Molto oscura » le sussurrò lei mestamente, voltandosi nuovamente verso il cancello della Scuola.
   « Me ne dispiaccio »
   « Io no » intervenne dal nulla Lumacorno.
   « Non sei stato interpellato, Horace » lo liquidò subito Rosmerta « Crede che i Dissennatori torneranno mai a far la guardia ad Azkaban? » continuò poi, rivolta alla McGranitt.
   « Ho i miei dubbi, purtroppo. Non ho più molta fiducia nel Ministero ormai, e credo che non vorranno più servire i Maghi, ora che hanno nuovamente assaporato il male puro » rispose lei con voce ferma « Il nuovo Ministro provvisorio, Kingsley Shacklebolt, ha già fatto molto catturando i Giganti e riportando la tranquillità tra le varie specie magiche » 
   « L'unico posto che lasciano allo sbando è Hogsmeade! » si lamentò seccamente la barista, avvicinandosi pericolosamente al cancello.
   « Ora gli sforzi più grandi sono rivolti a Hogwarts... » sottolineò la McGranitt, rivolgendo un rapido sguardo alla torre di Astronomia « Poi si passerà alla ricostruzione del villaggio »
   « Sarà meglio! Dopo ciò che hanno fatto Mangiamorte, Dissennatori e chissà cos'altro, sembra la brutta copia di Nocturn Alley! Per non contare del povero Aberforth! Sembra essersi ammattito, dopo la Battaglia »
   « E' solo diventato più socievole »
   « E' non è da lui, credimi! Dopo tanti anni al villaggio, non l'ho mai visto discutere così amichevolmente con gli altri negozianti... » 
   « Le persone cambiano » sembrò compiacersi la McGranitt.
   « E i vecchi muoiono! » sbottò dalle sue spalle la voce di Lumacorno, fino ad allora impegnato in un bisbiglio continuo con Gazza « Vuoi passare la notte qui, Minerva? Non vorrei che quest'umidità mi entrasse nelle ossa! »
   La McGranitt volse gli occhi al cielo, si congedò velocemente, e raggiunse i due uomini.
   « Ho qualcosa da discutere con te, Horace » iniziò.
Senza dire nulla, entrambi si immersero silenziosamente nel viale circondato da alti abeti odorosi, e seguirono il tortuoso sentiero che portava davanti all'entrata principale del castello, guidati dalla magica luce delle loro bacchette.
   « Hogwarts è praticamente tornata com'era prima » continuò la McGranitt, leggermente imbarazzata, osservando che il suo compagno era rimasto in silenzio, in attesa di ciò che gli avrebbe detto.
   « Io, invece, sono sempre più malandato » ribatté quest'ultimo, lo sguardo fisso davanti a sé.
   « Horace, non ho intenzione di ascoltare questo genere di lamentele! »
   « Hai ragione, Minerva. Ma dopo quanto è successo al San Mungo... »
   « Non ci pensare nemmeno! »
   « Ma quell'uomo mi si è avventato contro, dicendo che io ero la causa dei suoi mali! »
   « Non devi dare retta a Gilderoy Allock! Ha perso la memoria qualche anno fa, ti avrà sicuramente scambiato per qualcun'altro! »
Lumacorno si fermò all'istante, e sembrò riflettere un poco.
   « In effetti » aggiunse, poi, riprendendo il passo « La sera in cui sono stato ricoverato, Hagrid mi aveva coperto la testa con la parrucca rossa che tenevo in valigia da anni. Diceva che stavo bene con i capelli alla Weasley! »
   « Così si spiega tutto. Ora, piuttosto, vorrei parlarti di una faccenda »
   « Sentiamo cosa c’è di tanto importante da non poter aspettare fino a domani mattina »
   Dal tono di voce, sembrava che Lumacorno stesse per andare al patibolo.
   « Credo che la mia elezione a Preside sia imminente, Horace » iniziò lei, indugiando su come esprimersi.
   « Avrai sicuramente il mio voto, non ti preoccupare »
   « Non è quello il punto » ribatté la McGranitt, anche se nella sua voce si sentiva l'orgoglio per ciò che aveva appena detto il professore « Sono abbastanza sicura della mia elezione, dopo quanto detto dagli altri insegnanti. Tuttavia, vorrei sapere se accetteresti la mia proposta di coprire il ruolo di Vicepreside »
A quelle parole, Lumacorno si fermò per la seconda volta, gli occhi fissi sulla McGranitt. 
   « Lo chiedi a me? »
   « Mi sembra che non ci sia nessun altro qui, al momento! »
   Dopo quella conferma, l'insegnante di Pozioni parve affranto; alla luce della luna, due piccole lacrime apparvero nei suoi occhi.
   « Ne sono lusingato, Minerva » iniziò, riprendendo il passo « Ma temo che dovrò rifiutare »
   Questa volta fu la McGranitt a fermare la marcia verso il castello e a scrutarlo, torva.
   « Per quale impensabile motivo? » sbottò, più irata, che dispiaciuta per il rifiuto.
   « Non ritengo opportuno tornare a insegnare a Hogwarts » rispose lui, senza fermarsi e, quindi, costringendo la donna a raggiungerlo.
   « Non ti farai spaventare da... »
   La McGranitt aveva subito afferrato il problema, ma Lumacorno la zittì.
   « Ho passato quasi due mesi al San Mungo, Minerva! Non ho intenzione di ripetere una simile esperienza! »
   « Diamine, Horace, non sei stato ad Azkaban! »
   « No, per mia fortuna! Ma se non avessi accettato di tornare, due anni fa, ora non mi troverei in questo stato! »
   « Ci sarà pur stato un motivo per cui sei tornato! »
   « Ovviamente si » la voce di Lumacorno si affievolì all'improvviso « E non ne vado affatto fiero, così come Silente non sarebbe fiero del motivo per cui mi ha nuovamente assunto, se fosse vivo »
L'espressione della McGranitt si incurvò, scettica; appena fosse rientrata nell'Ufficio del Preside, avrebbe chiesto chiarimenti a Silente in persona.
   « I tempi oscuri sono finiti, Horace » si trovò a dire « I pericoli sono stati sventati, Voldemort non tornerà »
Lumacorno ebbe un fremito.
   « Come puoi esserne sicura? Hai sentito Rosmerta! Hai letto i giornali! Mangiamorte a piede libero, Dissennatori fuori controllo! »
   « Se dovessimo ispezionare l'intero mondo magico non saremmo mai tranquilli » ribatté lei in un fiato solo.
   « Probabilmente no. Però non sono particolari da dimenticare »
   « Il Ministero se ne sta occupando »
   « Il Ministero! » sbottò lui « Non vorrei ricordartelo, ma fino a poche settimane fa il Ministero era in mano a Voldemort! E nessuno sembrava farci caso! »
   « Quasi nessuno » la voce della McGranitt era colma d'orgoglio; ovviamente lei, quale membro dell'Ordine della Fenice, era venuta a conoscenza della presa del Ministero appena era stata attuata « Però ho piena fiducia in Kingsley Shacklebolt »
Lumacorno si fermò, affaticato dalla camminata, non appena le punte delle torri più alte del castello furono apparse oltre le cime degli alberi che costeggiavano il sentiero. In quel momento, piccole gocce di pioggia iniziarono a bagnare il sentiero davanti a loro.
   « Certo che potevi anche portare una carrozza! » commentò, tenendosi un fianco.
   « Purtroppo Hagrid non è qui, al momento » rispose lei, facendo apparire due ombrelli e porgendogliene uno.
   « E dov'è? »
   « In Siberia. Mi sta aiutando a contattare i futuri insegnanti della Scuola. Ho spedito gufi anche in Transilvania »
   « Cerchi man forte da Durmstrang? »
   « Da chiunque possa darmi una mano. Mi dispiace ammetterlo, ma pochi sarebbero disposti ad ottenere una cattedra a Hogwarts, soprattutto dopo ciò che è accaduto in maggio »
   « E come dar loro torto? » riprese Lumacorno, arrancando verso il castello.
 

***

 
   Con un sonoro "crac", un’esile figura si Materializzò nella notte di luglio.
Appena si fu resa conto di trovarsi di fronte ad un alto cancello sormontato da due cinghiali alati, si avvicinò, scoprendo con meraviglia che esso era leggermente aperto.
   Poi si coprì la testa con il cappuccio della lunga tunica, intenta a non bagnarsi a causa della pioggia che cadeva sempre più impetuosa.
   « Buonasera » la voce di un uomo magro e quasi calvo si udì nel silenzio « Ho il compito di scortarla al castello, signorina »
   La ragazza incappucciata annuì con la testa, e iniziò la salita verso il castello, guidata dalla lanterna nella mano dell'uomo.
Seguirono gli alti abeti con passo svelto per via della pioggia, e ben presto si trovarono vicino a un'abitazione molto rozza, circondata da gabbie e attrezzi di ogni tipo. Sembrava essere disabitata ma, avvicinandosi, le sembrò quasi di udire dei passi all'interno.
Leggermente spaventata, decise che era meglio allontanarsi da quella casa visibilmente malconcia, e proseguì la salita, raggiungendo la sua guida pochi metri più lontano.
   Ben presto si trovarono davanti ad un alto portone di legno, sulla cui sommità era inciso lo stemma della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. L'uomo con la lanterna lo spinse, e ben presto iniziò ad aprirsi un varco. Quando fu abbastanza largo per passare, i due s'infilarono all'interno.
   La ragazza si tolse il cappuccio, finalmente al riparo dalla pioggia, e si guardò intorno. Si trovava in un ampio salone completamente spoglio, se non fosse stato per le varie porte che si aprivano ai lati. Una in particolare attirò la sua attenzione, sebbene fosse chiusa, perché al suo ingresso aveva quattro enormi clessidre, ognuna contenente un tipo diverso di pietre preziose lievemente rifinite. Il suo occhio esperto sapeva riconoscerne il difficile taglio. In fondo alla stanza, poi, una candida Scalinata di Marmo invitava a salire ai piani superiori.
   « Conosce la strada, o devo scortarla fino al passaggio? » le chiese l'uomo, che solo ora, grazie alle fiaccole che illuminavano il Salone, si mostrò essere abbastanza vecchio e molto brutto.
   « Preferirei che mi accompagnasse... »
   Al suono di quelle parole, l'uomo proseguì fino alle scale, sempre con la lanterna dritta puntata davanti a sé, e iniziò a salire i gradini.
   « Tesoro mio, aspettami qui » mugolò poi, rivolto verso il pavimento, appena ebbero raggiunto il primo pianerottolo « Torno tra pochi minuti... »
   Quando passò in quel punto, la ragazza guardò in basso, e vide un gatto stranamente composto che la fissava con due enormi occhi rossi, che sembravano iniettati di sangue. Messa in soggezione, preferì alzare lo sguardo.
Mentre saliva le scale, poi, notò con stupore la straordinaria grandezza del luogo in cui si trovava. Durante la sua permanenza all’estero non aveva mai visto nulla di simile: centinaia di armature su piedistalli e altrettanti dipinti addormentati ornavano le pareti del castello.
   La sua guida imboccò velocemente un corridoio, e lei la imitò. 
   Improvvisamente, però, una voce risuonò nel silenzio più totale. 
 
Se di qua tu vuoi passare
il pedaggio devi pagare!
 
   « Pix! » gridò l'uomo « Vattene immediatamente! »
   Spiazzata, la ragazza decise di avvicinarsi alla fonte di quel suono. Svoltò in un corridoio, ma si bloccò all'istante, colpita dallo sguardo fulminante dell'uomo con la lanterna in mano.
   « Mastro Gazza desidera pagare il pegno? » esordì nuovamente la vocina, senza mostrarsi ai presenti « E sia! » 
Detto questo, un Poltergeist apparve da dietro un'armatura, e rovesciò sul capo dell’uomo una pesante sostanza verdognola con un odore nauseabondo.
In pochi secondi, quasi come fosse una reazione involontaria, la ragazza estrasse dalla tasca del mantello una lunga bacchetta  di noce, con cui ripulì la sua testa, mentre il Poltergeist di nome Pix si allontanava ridendo rumorosamente.
   « Questa era l’ultima goccia! Chiamerò il Barone Sanguinario e poi vedremo cosa accadrà! » sbraitò Mastro Gazza, rivolto al buio corridoio in cui era sparita la creatura.
   Senza neanche rivolgere uno sguardo alla ragazza che lo aveva aiutato, proseguì il suo percorso, mormorando imprecazioni incomprensibili. 
   Ad un certo punto, i due raggiunsero la fine di un corridoio fiocamente illuminato. Gazza si voltò alla sua sinistra, e si diresse due passi più avanti fino a raggiungere un alto gargoyle di pietra. 
   « Albus Severus » pronunciò, con aria solenne.
   All'istante, il gargoyle si mosse, e scoprì una lunga scala a chiocciola che saliva oltre il soffitto. L'uomo la indicò alla sua accompagnatrice, come per indurla ad avvicinarsi. 
Alcuni secondi dopo, la ragazza iniziò a salire, lasciandosi alle spalle lui e la sua lanterna.
   Poco distante da dove il percorso terminava, parecchi metri più in alto del punto di partenza, una porta ogivale sembrava portare in un altra stanza. Si avvicinò e scoprì che era socchiusa, mentre dall’interno dell’Ufficio provenivano delle voci.
   « Horace, anche se la mia nomina a Preside non è stata ancora ufficializzata, sento il dovere di fare quanto in mio potere perché la Scuola possa riaprire il più presto possibile » una voce di donna risuonò nel silenzio; fece una pausa, e poi proseguì « Ci conosciamo da tanto tempo e ho fiducia nel tuo giudizio; per questo vorrei chiederti un consiglio. Se diventerò la futura Preside di Hogwarts, avrò bisogno di un Vicepreside valido, e visto che tu non intendi accettare l'incarico e che io non riesco a persuaderti, non so a chi altri pensare »
   « Direi che Vitious potrebbe farlo al posto mio » ribatté asciutto l'uomo, senza alcuna intonazione nella voce.
La ragazza lo riconobbe solo allora. Con quei folti baffi da tricheco, non poteva che essere Horace Lumacorno, il professore di Pozioni della scuola.
   « Quindi, secondo te, Filius sarebbe un perfetto Vicepreside » continuò la donna, invisibile da dietro la porta d'ingresso dell'Ufficio.
   « Sicuramente. Non mi sembra ci sia un candidato più adatto »
   « A parte te, ovviamente. Non intendi neanche restare al castello? »
   Lumacorno emise un suono contrariato, ma dalla sua espressione visibile al chiaro di luna, sembrava molto soddisfatto di sé.
   « Non ci provare, Minerva! Non cederò neanche se mi costringessi con la migliore Convincipotens! »
   Cadde il silenzio. Ad un certo punto, la ragazza temette che dall'interno riuscissero a sentire i suoi respiri affannosi, così si pose una mano davanti alla bocca.
   « Hai già trovato validi sostituti per le cattedre scoperte? » chiese, poi, Lumacorno.
   « Come ti ho già detto, Hagrid è tuttora in Siberia. Spero che sia di ritorno entro un paio di giorni, altrimenti sarò obbligata a muovermi da sola. Albus ha sempre detto che trovare insegnanti al giorno d’oggi è una missione molto ardua e ora lo capisco pienamente »
   « Non assumere mai nessuno dall'interno del Ministero » disse solennemente una terza voce; sembrava essere un uomo, ma anche lui non era visibile dalla piccola fessura della porta socchiusa.
   « E ora, oltre a dover ancora trovare qualcuno che mi sostituisca con la cattedra di Trasfigurazione, si aggiunge anche il problema di Pozioni! » sbraitò nuovamente la donna di nome Minerva, visibilmente seccata.
   « Questo problema si può risolvere alla svelta» annunciò Lumacorno, un sorriso ebete sulla faccia.
   A quelle parole, la ragazza capì che non doveva più attendere nella penombra, così agitò la bacchetta e spalancò la porta.

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Capitolo 2
*** Dopo la Battaglia ***


Una luce giallastra, che donava alla stanza un’atmosfera calda e accogliente, penetrava dalla piccola finestra alla sinistra del letto.
Si capiva subito che quella era stata la camera di Percy Weasley, il fratello maggiore di Ron; la maggior parte delle pareti era ricoperta da librerie e scaffali colmi di tomi dei più svariati colori e volumi, tutti strettamente ordinati per ordine alfabetico, e non c’era nulla di sorprendente nel notare la polvere che li ricopriva. D’altronde, nessuno si era più preoccupato di spolverare da due mesi a quella parte.
   L’unico aspetto che stonava con il consueto ordine solito a quelle quattro mura era rappresentata da un cumulo di quotidiani posto esattamente sotto la finestra, che in quel momento era semiaperta di fronte al tepore della serata estiva. Dovevano essere circa una cinquantina, ed erano tutti alla rinfusa, come se fossero stati gettati lì di malavoglia dopo essere stati letti; ormai sarebbe stato quasi impossibile rimetterli in ordine di pubblicazione in meno di qualche ora.
   Harry Potter stava seduto sulle lenzuola gialle del letto sgangherato posto al centro della stanza, le mani tra le gambe, intento a leggere il foglio di pergamena che aveva appena estratto da una busta ormai dimenticata poco più in là. Per poter concentrarsi nella lettura, ogni tanto doveva spostare la frangia, orribilmente lunga dopo mesi in cui non era stata tagliata.
 
Caro signor Potter, 
siamo lieti di informarLa che Lei è stato riammesso alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, con iscrizione diretta al settimo anno di corso. 
Alleghiamo a questa lettera l’elenco delle attrezzature e dei libri di testo necessari per il nuovo anno scolastico. 
Le ricordiamo, inoltre, che i corsi inizieranno, come di consueto, il primo settembre. L’Espresso per Hogwarts lascerà la stazione di King’s Cross, binario nove e tre quarti, alle undici in punto. 
Rimaniamo in attesa di una sua eventuale conferma via gufo, entro, e non oltre, il 15 agosto p.v. 
Con la speranza che stia bene, 
                                                 

Filius Vitious,
Vicepreside

 
   Rilesse nuovamente la lettera; poi, prese in mano il secondo foglio di pergamena contenuto nella busta che fino a pochi minuti prima era sigillata dal marchio rosso che raffigurava lo stemma di Hogwarts, mentre l’indirizzo e il nome del destinatario erano appuntati molto accuratamente con un inchiostro blu intenso, lo stesso utilizzato per scrivere i contenuti della missiva. 
   Ora gli si presentava davanti un dilemma, un problema che sentiva di dover risolvere da solo, senza i consigli dei suoi amici, per non parlare di quelli dei signori Weasley.  
Fino a pochi giorni prima era convinto che il suo futuro fosse oltre le solide mura di quel castello che per primo era stato la sua vera casa, ma l’arrivo del tutto inaspettato dell’allocco di casa Weasley in quel caldo pomeriggio di metà luglio aveva fatto improvvisamente crollare tutte le sue convinzioni. 
   Non aveva mai veramente pensato a cosa fare se non fosse tornato a Hogwarts. A pensarci bene, non aveva neanche avuto il tempo necessario per riflettere su una cosa così importante. Dopo gli eventi di due mesi prima, dopo lo scontro che lo aveva reso, se possibile, ancora più famoso, erano accadute talmente tante cose che la pace della Tana, riacquistata solamente da poche settimane, lo aveva invitato a spegnere il cervello e a non pensare a nulla. 
   Sbuffò, inquieto, e si sdraiò sul letto cigolante, osservando la tinta del soffitto della camera di Percy; era un colore spaventosamente neutro.  
Non si era ancora goduto completamente la tranquillità del posto, e ora il silenzio, tipico del luogo da quando Fred e George erano andati a vivere da soli, gli si presentava davanti agli occhi in tutti i suoi aspetti, in tutti i suoi dubbi. Occupava quella camera da quando era arrivato, dopo essere rimasto ad Hogwarts per oltre una settimana; da allora, tutto quello che la signora Weasley aveva cercato di mantenere pulito e intatto, nella speranza del ritorno del figlio Percy, era degradato in un disordine sempre più visibile.  
   Si girò sul fianco sinistro, e cercò di scorgere qualcosa tra le piccole fessure che si aprivano e si chiudevano continuamente nelle tende verdognole, mosse da un'impercettibile brezza della tiepida serata estiva. Al di là dei vetri semiaperti scorse le fronde apparentemente immobili del boschetto di proprietà dei Weasley, e notò il cielo che, sempre più rosseggiante, preannunciava l’avvicinarsi del tramonto. 
   Poi, abbassando lo sguardo, notò il cumulo di giornali sparso sul pavimento. Si trattava di tutte le Gazzette del Profeta che aveva ricevuto da due mesi a quella parte, e che aveva portato con sé anche dopo essere tornato alla Tana per un motivo che doveva ancora comprendere del tutto. 
   Allungò svogliatamente il braccio sinistro fino a toccare i fogli del quotidiano più vicino al letto, e lo avvicinò a sé con un sforzo che gli parve immane.  
Lo aprì, sbadigliando, e lesse per quella che doveva essere la centesima volta l’enorme titolo nero che troneggiava sulla prima pagina. 
 

Bugie e verità sulla caduta di Voi-Sapete-Chi
Cosa è realmente accaduto quella notte?

 
   Sotto il titolo, un’enorme foto che raffigurava una veduta del parco di Hogwarts in un'alba tristemente accesa veniva attraversata lentamente da profili neri che entravano e uscivano dal portone del castello. Di fianco, un’annotazione rimandava alle pagine due e tre. 
   Girò la pagina; mentre la seconda facciata era completamente scritta in un carattere talmente piccolo da togliere la voglia di leggere, sulla terza troneggiava il viso, adorno della solita bombetta verde acido, di Cornelius Caramell, il vecchio Ministro della Magia. Il titolo annunciava: 
 

Anche Caramell si ricrede

 
   Harry non aveva voluto leggere quell’articolo, non aveva voluto conoscere i pareri di maghi e streghe dopo la notte della morte di Voldemort. Incoraggiato dal tempo che era trascorso, però, decise che era giunto il momento di rendersi conto delle conseguenze delle sue gesta, così, dopo essersi caricato con un profondo respiro, si immerse svogliatamente nella lettura. 
 
  Molti maghi e streghe hanno espresso i loro pareri dopo essere venuti a conoscenza degli incredibili fatti avvenuti presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts durante la notte della definitiva caduta di Voi-Sapete-Chi. Alcuni di loro ci hanno permesso di pubblicare le loro parole.  
 
   Dedalus Lux, noto membro dell’organizzazione Ordine della Fenice, ha ammesso di non aver potuto prendere parte alla Battaglia contro Voi-Sapete-Chi e i suoi seguaci perché impegnato sulle coste dell’Albania in circostanze che non ha voluto svelare. 
 
   Harry sapeva bene cosa doveva fare Dedalus in Albania. Da poco meno di un anno, il suo compito era quello di sorvegliare accuratamente la famiglia Dursley, gli unici parenti in vita di Harry, trasferitasi controvoglia per motivi di sicurezza personale. 
Per quanto si sforzasse, non riusciva a immaginare la reazione che i suoi zii dovevano avere avuto quando Dedalus li aveva informati sulle sorti del loro unico nipote. Forse, si ritrovò a pensare prima di riprendere la lettura, erano già tornati nella loro villetta di Privet Drive. 
 
   Come era prevedibile,– continuava l’articolo – il signor Lux ha dichiarato la sua completa solidarietà a Harry Potter e a tutti coloro che hanno perso i loro cari in quello che è sicuramente stato lo scontro più importante dopo il celeberrimo duello avvenuto nel 1945 tra il mago oscuro Gellert Grindelwald e l’ormai defunto professor Albus Silente.  
 
   Sibilla Cooman, insegnante di Divinazione ad Hogwarts, ci ha rilasciato una breve ma concisa rivelazione sui fatti a cui lei stessa ha preso parte.  
   « Ne ho stesi di Mangiamorte » ha ripetuto più volte ai nostri reporter « Le sfere di cristallo possono fare molto male, sapete »  
Alla nostra domanda su come abbia reagito alla notizia che Voi-Sapete-Chi si stesse dirigendo verso la scuola, ha poi aggiunto: « Avevo previsto tutto »  
 
   Non siamo tuttavia riusciti ad ottenere un’intervista dei professori più importanti della scuola, perché tutti straordinariamente silenziosi e vaghi nel discutere sull’accaduto.  
 
   Cornelius Caramell, però, l’ormai tre volte ex Ministro della Magia, ha dichiarato la sua incredulità per quanto due anni fa lui stesso aveva dichiarato non poter accadere.  
   « Mi sono reso conto » ha esordito Caramell « che, durante l'ultimo anno del mio mandato, ho commesso errori clamorosi. Devo dire, però, che le prove che il Ministero aveva contro Sirius Black sembravano inattaccabili; ho sempre pensato che si celasse lui dietro quei fatti, e nessun'altro, a parte Potter e Silente, sembrava asserire il contrario. Naturalmente, come tutti ricorderete, proprio per questo motivo ho deciso di congedarmi prematuramente dal ruolo di Ministro » 
Alla nostra ennesima accusa di vigliaccheria per il suo improvviso ritiro, ha poi commentato, con voce adirata:
« Non sono stato un vigliacco, anche se ammetto che tutto lo lasciava pensare. Ho solamente ritenuto più adeguato che qualcun altro tenesse in mano le redini di quanto stava accadendo, qualcuno più abituato all'azione, mentre io, come sapete, sono sempre stato un uomo di mediazione, poco propenso ad usare la forza. E non rimpiango la mia decisione: i fatti mi hanno dato ragione »  
   « Sono comunque molto amareggiato » ha continuato subito dopo « per l’abominevole ruolo che il Ministero della Magia ha avuto negli ultimi mesi. Un Ministro della Magia come Pius O’Tusoe, alleato con Voi-Sapete-Chi, non lo auguro a nessuna nazione »  
Alle nostre osservazioni sul fatto che O’Tusoe sia ritenuto essere stato vittima della Maledizione Imperius, Caramell ha commentato fortemente... 
 
   Harry non continuò la lettura. Voleva risparmiarsi le amare dichiarazioni su ciò che il Ministero della Magia aveva compiuto mentre era sotto il controllo di Voldemort. 
I commenti su O’Tusoe gli erano bastati; quell’uomo rappresentava per lui qualcosa che non sapeva descrivere a parole. Era stato uno dei Mangiamorte che, anche se involontariamente, avevano causato la morte di Fred, ed era stato uno tra i primi a fuggire e ad essere riportato in Sala Grande dopo il frettoloso arrivo degli Auror nei confini di Hogwarts. 
   Sebbene quei momenti avessero dovuto far parte di quei ricordi che risultano essere sfocati nella mente delle persone, Harry rammentava ogni minimo particolare di ciò che era accaduto dopo che il sole era sorto sul parco del castello di Hogwarts, la mattina seguente la morte di Voldemort. 
Quando lui, Ron e Hermione erano tornati nel Salone d’Ingresso dopo il breve ma commovente discorso con il ritratto di Silente nell’Ufficio del Preside, avevano assistito a scene quanto meno strazianti. 
   All’ingresso della Sala Grande, tra le migliaia di pietre preziose colorate che erano cadute a terra quando le clessidre delle Case si erano rotte, avevano subito scorto Kingsley Shacklebolt, dall'aria estremamente seria, mentre parlava con la professoressa McGranitt, che aveva gli occhi velati di lacrime. 
   In quello stesso momento, un uomo alto e massiccio era entrato rumorosamente dal Portone d’Ingresso, portando tra le braccia il corpo di una persona, che aveva tutta l’apparenza di essere esanime. 
   « Chi è? » aveva chiesto la McGranitt con voce rotta dal pianto, appena scorto l’uomo che le veniva incontro. 
   « Pius O’Tusoe » aveva risposto lui, deponendo il corpo sul freddo pavimento « L’ho pietrificato » 
   « Grazie a Dio non è un innocente » aveva commentato lei, mentre si avvicinava insieme a Kingsley.
   « Dove lo hai trovato? » aveva poi chiesto la potente voce di quest'ultimo, suonando fredda come non mai. 
   « Stava cercando di fuggire dal parco. Ce ne sono molti altri; tutta la squadra si sta occupando del loro inseguimento, e in molti stanno arrivando da Londra per aiutarci » 
   « Le protezioni del castello sono ancora infrante? »  
   La voce di Ron, fino a quel momento rimasto in silenzio insieme a Harry e Hermione, era improvvisamente risuonata nel Salone. La McGranitt e Kingsley si erano voltati di scatto, entrambi con aria vistosamente adirata. 
   « Se ognuno può entrare al castello liberamente » aveva continuato Ron, forse senza aver notato l’espressione irrigidita della professoressa « tutti coloro che hanno figli a scuola invaderanno il castello ».  
   « Ron ha ragione » commentò risolutamente Kingsley  « Meglio mettere qualcuno di guardia ai cancelli ». 
   La McGranitt gli lanciò uno sguardo severo mentre lo seguiva verso il parco, seguita dall’Auror che aveva portato O’Tusoe nel castello e da Harry che, senza neanche sapere cosa stesse facendo, al contrario dei suoi predecessori si bloccò non appena la luce del sole ebbe sfiorato il suo corpo. 
   La visione che gli si era parata davanti agli occhi aveva dell’incredibile. Il parco, avvolto in un silenzio tetro, era disseminato qua e là da ombre scure sull’erba soffice, e molto raramente si vedevano i movimenti incerti dei superstiti, alcuni diretti al castello, altri inginocchiati tra i corpi dei caduti.  
In lontananza si udivano leggeri boati, probabilmente causati dai pochi duelli tra Auror e Mangiamorte che si tenevano ai confini del parco di Hogwarts; Harry avrebbe voluto andare ad aiutare nella cattura dei seguaci di Voldemort, ma dentro di sé sapeva che sarebbe stato solo d’intralcio. 
   Un sospiro allarmato annunciò l’arrivo di Hermione. 
   « Non è possibile… » 
   Harry si voltò verso di lei, convinto che l’avrebbe vista abbracciata a Ron, ma l’amico non c’era. Il volto della ragazza era rigato di lacrime silenziose; forse non voleva rompere la tranquillità di quell’alba crudele. 
Non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto abbracciarla, ma non ne trovava il coraggio. Con che diritto lui, la causa di tutto quello che era accaduto, poteva consolare la sua migliore amica? 
   Poi, fortunatamente, un altro sospiro, anch’esso rotto dal pianto ma molto più potente di quello di Hermione, ruppe l’atmosfera solenne di quel momento. 
   « Harry! » 
   Hagrid stava correndo a grossi balzi verso di lui; per un attimo Harry pensò che i boati più vicini fossero procurati dal suo amico Mezzogigante che si avvicinava, ma poi vide spuntare da dietro al castello l’enorme figura del gigante Grop. 
   « Harry, santo cielo, dov'eri finito? » 
   Hagrid piangeva sonoramente mentre lo squadrava da capo a piedi, come per constatare che non mancasse nessuna delle sue parti del corpo, e finì con l'abbracciarlo nella sua morsa stritolatrice. 
Harry non sapeva cosa dire. Non provava nemmeno dolore per il possente abbraccio. Sebbene i suoi occhi stessero osservando il cielo azzurrognolo, nella sua mente guardava ancora quelle macchie nere sul prato di Hogwarts. 
   « Ero sicuro che fossi morto, non ti ho nemmeno sentito respirare mentre ti tenevo in braccio. Come ho potuto sbagliarmi? Tu non potevi morire, sei troppo forte per qualsiasi mago » mugolò Hagrid, tra le lacrime; poi, voltandosi, parve accorgersi della ragazza che gli stava a fianco. 
   « Hermione! » 
   Dopo averlo riposto sui gradini di pietra, si diresse a stritolare la ragazza che ora sembrava non piangere più, forse leggermente sollevata nel rivedere Hagrid. 
Intanto, poco più in là, Grop osservava la scena con aria interrogativa, probabilmente ignaro di cosa stessero facendo, e soprattutto del motivo di tutta quella commozione. 
Harry lo osservò per pochi secondi mentre si metteva in bocca il dito indice della mano destra, e non poté non sorridere. Non era un sorriso di felicità, però, era solo un sorriso. 
   Mentre il sole illuminava il paesaggio con colori vividi, lasciandosi dietro le immagini spettrali dell'alba e mostrando tutta la drammaticità del momento, però, un grido risuonò nel silenzio; era un urlo sommesso, probabilmente così debole per via della lontananza da cui proveniva, e non sembrava un essere provocato da dolore o sconfitta.  
   Hagrid posò velocemente Hermione, e tutti e tre iniziarono ad osservare due puntini neri che si avvicinavano troppo velocemente al castello. Uno sembrava inseguire l’altro. 
   Dopo pochi minuti di tremendo silenzio, riuscirono a distinguere due persone che correvano nella loro direzione; la prima era una donna, che sembrava fuggire dallo stesso Auror che aveva portato nel Salone d’Ingresso il corpo pietrificato di Pius O’Tusoe pochi minuti prima. 
Harry ed Hermione sguainarono meccanicamente le loro bacchette magiche. 
   « Mi lasci andare! » la sentirono urlare quando fu abbastanza vicina.
   A Harry sembrava di averla già vista da qualche parte.
   Poi, Hermione, con la bacchetta tremolante puntata contro le due figure che si avvicinavano, sembrò intenzionata a pronunciare qualche fattura. 
   « Ferma! »     
   La voce di Hagrid le aveva imposto di abbassare il braccio. 
   Dopo pochi istanti, una signora magra, abbastanza alta, con ricci e scompigliati capelli corvini che le cadevano sulle spalle, raggiunse il portone d’ingresso del castello, seguita a ruota dall’Auror ansimante per la corsa. Il suo volto era semicoperto dai capelli voluminosi, e il suo respiro un poco affannoso; teneva tra le braccia un fagotto, che aveva tutta l’aria di contenere un neonato. 
   Harry capì subito di chi si trattava e si girò di spalle. Non voleva credere che tutto ciò stesse accadendo veramente. 
   « Chi è lei? » chiese Hermione di scatto, la voce tremolante.  
   « Non può entrare! » le disse l’Auror, con l'aria di chi ha ripetuto molte volte la stessa frase. 
   La donna fece finta di non sentire, e si tolse i capelli dal volto con un ampio gesto della mano libera, mostrando completamente le guance incavate, la pelle molto pallida e gli occhi infossati. Sembrava la copia esatta di Bellatrix Lestrange. 
   Hermione trattenne rumorosamente il respiro e spalancò le palpebre. 
   « Ciao, Andromeda » la salutò Hagrid, col capo leggermente chino. 
   A quelle parole, nuove lacrime iniziarono a cadere, copiose e silenziose, sul volto di Hermione. 
   Andromeda Tonks rivolse un leggero cenno di saluto ad Hagrid, poi osservò la ragazza, che aveva portato le mani al viso, senza riuscire a controllare i singhiozzi. 
   Nel frattempo, Harry era rimasto sempre di spalle, nella speranza che Andromeda non lo notasse, ma si accorse subito che non era servito a nulla. 
   « Dov'è Dora? E Remus? » sentì chiedere, con un tono comunicante una grande speranza che, Harry lo sapeva bene, era ormai del tutto vana.
   Si voltò.  
   Non aveva avuto bisogno di parlare; una tristezza infinita traspariva dal suo sguardo. Chiuse gli occhi, e udì solamente i passi frettolosi che entravano nel castello. Andromeda aveva oltrepassato il Portone d’ingresso, sicuramente diretta in Sala Grande, dove l’aspettava la tremenda verità.
Hagrid la seguì immediatamente, e così fece lui, ce prese per mano Hermione e la trascinò all’interno, lasciando lì il massiccio Auror, ormai arresosi davanti a quella scena. 
   Scavalcarono il corpo di O’Tusoe senza neanche vederlo, e si diressero velocemente verso la Sala Grande. Lì lo spettacolo era più triste che fuori, forse per il grande numero di maghi e streghe che riempivano la stanza. 
   Lui ed Hermione si fecero strada tra le persone spostatesi per far passare Hagrid, e ben presto raggiunsero il punto dove la lunga storia che aveva segnato la vita di tutti loro aveva visto la sua conclusione. 
   Accasciati a terra, in una posizione quasi normale ma estremamente tragica, giacevano i cadaveri di Lord Voldemort e di Bellatrix Lestrange. Il primo era caduto all’indietro, colpito dal suo stesso Anatema, e ora giaceva supino, gli occhi spalancati contro il grigio soffitto incantato della Sala Grande, le mani comodamente adagiate lungo i fianchi, le fessure delle narici che non respiravano più. Sul suo volto non vi era l’espressione di terrore dipinta su tutti coloro che avevano visto come ultima cosa una luce verde che si avvicinava, ma trasudava solamente sorpresa, con la bocca semiaperta e gli occhi sbarrati. 
   Alla sua destra, poi, Bellatrix Lestrange giaceva coricata, prona, in una posa innaturale, un braccio piegato con una strana angolatura e l’altro, che ancora impugnava la bacchetta magica, rivolto verso il corpo del suo Signore. Aveva il viso rivolto dalla parte opposta ad Harry, che non poté che ringraziare questa casualità. 
   L’immagine di questi due corpi, malvagi in vita ma così pietosi dopo la morte, era passata davanti ai suoi occhi, mentre veniva violentemente spinto da Hermione, che ora dirigeva il loro spostamento verso un altro lato della Sala.  
Mentre camminava, Harry non osservò ciò che stava accadendo intorno a lui, non gli importava di vedere i volti dei superstiti o gli abbracci dei cari, non voleva neanche assistere ai pianti per i caduti, ma dentro di sé sapeva di non potere evitarlo. 
   Poco distante dai corpi abbandonati di Voldemort e della sua più fedele seguace, giacevano anche i cadaveri dei giusti, delle vittime che il destino aveva strappato alla vita. 
Andromeda Tonks si trovava ora accasciata di fianco a sua figlia e a Lupin, mossa solo da tremendi singhiozzi. 
Intorno a lei, Harry notò gran parte della famiglia Weasley, tra cui Ron, mentre il grosso profilo di Hagrid teneva in braccio il fagotto che conteneva il piccolo Teddy Lupin, probabilmente addormentato e ignaro di aver perso entrambi i genitori. 
   Harry non volle guardare i corpi di Tonks e Remus, non volle incrociare i loro occhi ormai vuoti. Nella sua mente si accavallavano due immagini tra loro molto vicine ma allo stesso tempo contrapposte. Rivedeva Villa Conchiglia, nel momento in cui Lupin era entrato ad annunciare la nascita di suo figlio, ma quella scena, che una volta era stata una piccola parentesi di felicità tra le tragedie che si stavano compiendo, si accavallava contemporaneamente con l’espressione vitrea degli occhi di Dobby, l’Elfo Domestico che aveva sacrificato la sua stessa vita per lui ed era stato sepolto su quella scogliera. 
   Si voltò verso destra per distogliere lo sguardo da Andromeda, e scorse Bill e Fleur che osservavano la scena, apparentemente impassibili ma abbracciati l'uno all'altra. Poco lontano, Percy, anche lui in piedi, sembrava sull’orlo della commozione, mentre  Ron, alto quasi quanto il fratello, muoveva insistentemente il piede destro mentre osservava con vago interesse le nuvole plumbee che ricoprivano il soffitto della Sala. Era la prima volta, da quando Harry era giunto ad Hogwarts, che il cielo ritratto magicamente all’interno di quella stanza non copiava il clima all’esterno, che in quel momento era forzatamente soleggiato. 
   Dopo pochi istanti, Ron si voltò per uscire dal cerchio che si era stretto intorno ad Andromeda, ed Harry decise di seguire il suo esempio. Non ne poteva più di osservare il dolore degli altri, voleva solo andare via da Hogwarts.
   In quel momento, però, Kingsley entrò rumorosamente in Sala Grande, con passo svelto e agitato. Si fece largo tra la folla, accorpata qua e là intorno a qualcosa che Harry sperò non fossero tutti cadaveri, gli passò di fianco, rivolgendogli un rapido sguardo, e si avvicinò ad Andromeda, sempre coricata sul corpo della figlia, i cui singhiozzi giungevano alle orecchie dei presenti come lame sulla carne fresca.
   « Vieni via » le sussurrò Kingsley con la sua voce, di nuovo calda e melliflua, non appena l'ebbe raggiunta.
Poi la prese per un braccio, ma lei oppose una terribile resistenza. La scena era straziante; tutte le persone che circondavano i corpi di Lupin e Tonks erano in silenzio, un silenzio tetro, mentre la sola Hermione piangeva ininterrottamente, e i suoi singhiozzi scandivano il tempo come i rintocchi di un orologio.
Quando, pochi attimi dopo, Andromeda si trovò forzatamente in piedi, con il viso rivolto verso Lupin e Tonks e gli occhi chiusi nel suo estremo dolore, la voce di Kingsley risuonò nuovamente nella stanza.
   « Il primo turno di Auror è pronto per lasciare il castello. Porteremo con noi i primi Mangiamorte catturati durante la fuga. Io stesso mi occuperò della famiglia Malfoy »
Accennò con la testa alla porta della Sala, e tutti abbandonarono per un attimo la visione di Andromeda per guardare Lucius, Narcissa e Draco Malfoy, tre teste bionde riconoscibili anche alla fioca luce dell’alba che, poco distante da loro, sembravano abbracciati, nonostante fossero bloccati da numerose corde che avevano l'aria di essere molto strette.
   Solo allora Harry comprese la complessità di ciò che stava accadendo in quella stanza, in quell’alba dolorosamente accecante.
Osservò per alcuni secondi Andromeda che ora, sempre in piedi di fianco a Kingsley, rivolgeva gli occhi al soffitto plumbeo. Alla sua destra, poco lontano, sua sorella Narcissa soffriva il suo dolore, dopo aver rischiato la morte del figlio e avere davanti a sé chissà quanti anni da trascorrere nella prigione di Azkaban. Alla sua sinistra, invece, giaceva l’altra sorella, Bellatrix, coricata su un pavimento da cui non si sarebbe più alzata.
Andromeda, però, non si era minimamente curata delle sorelle, aveva solo pensato alla figlia e al genero appena acquisito.
   Scosso da questi pensieri, Harry fece per uscire dalla stanza, ma un’altra parentesi di quella mattina di dolore gli si parò davanti. Non poteva sperare di evitare anche quello, ma per qualche minuto se lo era dimenticato.
   Sulla traiettoria tra Andromeda e i Malfoy, abilmente in disparte dalla folla, rivide Ron, che gli dava le spalle mentre osservava, forse senza vederlo, il cadavere di suo fratello Fred.
Era proprio come se lo ricordava, con quel sorriso stampato in volto che ora assomigliava molto di più a un ghigno; aveva le mani adagiate sul petto, una sopra l’altra, e gli occhi gli erano stati chiusi dalle mani di qualche parente.
Al suo fianco, la signora Weasley sembrava addormentata, i capelli arruffati dopo lo scontro con Bellatrix e gli occhi fissi verso una qualsiasi mattonella del pavimento di pietra, mentre Ginny, dall’altra parte, stava seduta, e fissava nella sua direzione.
   Appena i loro sguardi si furono incrociati, però, Harry prese a correre, colto da tutti i sensi di colpa per l’accaduto, sentendo solo in lontananza la voce della ragazza; uscì dalla Sala Grande senza neanche accorgersi di essere passato di fianco a Draco Malfoy, e si diresse verso il parco.
Poi, improvvisamente, gli tornò in mente la visione delle ombre nere disseminate sull’erba. Disgustato, si voltò indietro, rivolto questa volta verso la Scalinata di Marmo.
   A metà strada incrociò Ron e Hermione, entrambi con gli occhi velati, che lo stavano evidentemente seguendo. Il primo lo afferrò per un braccio per fermarlo, mentre la seconda lo abbracciava molto forte.
Rimasero lì, in mezzo al Salone d’Ingresso semidistrutto e disseminato di detriti, per quella che sembrò un’ora, finché un leggero colpo di tosse annunciò l’arrivo della professoressa McGranitt.
   « Vorrei parlarvi » disse, molto sbrigativa e con voce ferma « Seguitemi »
   Il suo tono di voce suonava addirittura fuori luogo in quel momento.
Harry, Ron e Hermione si lasciarono, e arrancarono nella sua scia mentre saliva la Scalinata di Marmo in parte esplosa, e rimasero in silenzio per tutto il tragitto.
Lungo il percorso notarono la desolazione del castello in quel triste momento; i resti delle statue ricoprivano il pavimento, mentre gli arazzi che decoravano le mura nude dei corridoi erano stati squarciati o bruciati. Ogni tanto si notava un piedistallo vuoto.
Alla vista di questi ultimi, appena ebbero raggiunto il secondo piano, la McGranitt ebbe un fremito d’angoscia e accelerò velocemente verso la finestra a loro più vicina, che si apriva sulle punte degli alberi della Foresta Proibita. Poi, con un ampio gesto di bacchetta magica, sembrò scagliare fuori un qualche incantesimo, ma senza un’apparente conseguenza.
   « Proseguiamo » ordinò, poi, loro, senza degnarli di uno sguardo.
   Entrati nel suo Ufficio, miracolosamente intatto dopo la Battaglia e ancora immerso nella semioscurità sebbene il sole fosse sorto da molto tempo, Harry, Ron e Hermione si accomodarono su tre poltroncine fatte tempestivamente comparire dalla professoressa, mentre lei, da dietro la scrivania, iniziava il discorso che le premeva.
   « Mi dovete delle spiegazioni » esordì.
   « Cosa? » chiese Ron, improvvisamente attento a quanto accadeva intorno a lui.
   « Dovete spiegarmi cosa è accaduto questa notte » ricominciò lei, come se fosse la cosa più ovvia.
   « Insomma, Potter, cosa diavolo stavi cercando nel castello prima dell’arrivo di Voi-Sapete-Chi? »
   « Si chiama Voldemort » la voce di Hermione suonò stranamente roca, dopo tutto quel tempo « O, meglio, si chiamava così »
   La professoressa McGranitt sembrò messa a disagio per un secondo dalle parole della ragazza.
   « Giusto » riprese « Allora, Potter, quali erano le tue intenzioni? »
   « Non posso dirglielo »
   Aveva creduto di non poter più parlare ma, invece, la voce era uscita dalla sua bocca come se niente fosse.
   « Non essere sciocco, cosa può esserci di così importante da non potermi essere rivelato, dopo tutto quello che è successo? »
Harry alzò per un attimo lo sguardo su di lei, che lo scrutava, torva, ma poi lo lasciò ricadere su Hermione e Ron, trovandoli intenti nel guardarlo, curiosi e spaventati allo stesso tempo da ciò che avrebbe potuto svelare.
   « Le ho già detto che è un segreto tra me e Silente » ricominciò lui, più serio che mai.
   « Silente è morto! »
   La McGranitt si era alzata all’improvviso, in uno scatto chiaramente involontario, e si era riseduta subito, resasi evidentemente conto della sua reazione sproporzionata.
Harry rimase ad osservarla, sbalordito. Solo poche ore prima, anche se sembravano trascorsi mesi, aveva sentito le stesse parole uscire dalla bocca di Voldemort, in tutta la loro malvagità.
La McGranitt sembrò pensare la stessa cosa; era come stupita di se stessa, quando ricominciò a parlare.
   « Insomma, Harry » tutti i presenti notarono l’improvviso, e apparentemente immotivato, cambiamento nel suo tono di voce « Non puoi tenere per sempre celati i segreti che ti hanno portato alla sconfitta di Lord Voldemort »
   « Invece è esattamente quello che farò » ribatté lui.
   Ron e Hermione annuirono silenziosamente, e la McGranitt acquisì un’espressione sconcertata; probabilmente, nessuno le aveva mai risposto in quel modo. Poi sospirò.
   « Bene » ammise in segno di un’arresa involontaria « Ora, invece, puoi dirmi come hai fatto a risorgere come una fenice? »
   « Non sono risorto » ribatté Harry, in tutta la sua finta calma.
   « Ma se, quando i Mangiamorte sono usciti dalla Foresta Proibita, tu eri tra le braccia di Hagrid, che piangeva, e Voi-Sapete-Chi ha detto che eri morto! »
   « Voldemort! »
   Questa volta era stato Ron a parlare. Tutti lo osservarono per qualche secondo, lo stupore dipinto sui loro volti. I Weasley avevano sempre avuto un’avversione con la pronuncia di quel nome.
   « Si… Voldemort » ammise lei, sussurrando.
   Harry non sapeva cosa inventarsi; era sicuro che la scusa che in realtà non era mai morto non avrebbe funzionato, sebbene si trattasse della pura verità.
Neanche Ron e Hermione, poi, conoscevano la risposta a questa domanda, e si aspettavano sicuramente una spiegazione riguardante la Bacchetta di Sambuco, ma lui, Harry, non poteva rivelare quel particolare alla McGranitt.
   Con un gesto automatico, poi, estrasse dalla tasca dei suoi jeans la bacchetta magica, quella che in un tempo che sembrava lontanissimo aveva riaggiustato con il potere della Stecca della Morte.
La McGranitt sembrò notare il gesto, forse dopo aver visto le teste di Ron e Hermione inclinarsi verso il basso, gli occhi sgranati da un orribile presentimento.
   « Ah, Potter » ricominciò col tono autoritario « Cos’è quella storia? Quella che hai raccontato a Voldemort - accennò col capo a Ron e Hermione - prima che… beh lo sai »
   Harry rimase immobile. Sapeva benissimo dove era andata a parare la professoressa. Come poteva essere stato così stupido; le aveva praticamente suggerito la domanda.
   « Possiedi la Bacchetta di Sambuco? » insisté lei, priva di tatto.
   « La Bacchetta di Sambuco non esiste » la voce di Hermione sembrò ancora più autoritaria di quella della McGranitt « Non è mai esistita, è sempre stata un’invenzione dei maghi per vantarsi delle proprie abilità magiche »
   Ron parve alquanto sbalordito dalle sue frasi, ma Harry sapeva che quello che la ragazza aveva appena detto non aveva fatto altro che assicurare alla McGranitt che loro tre erano a conoscenza di qualcosa che non volevano rivelare.
   « Non dica sciocchezze, signorina Granger » riprese, sempre più arrogante; dal tono di voce sembrava ricordare il duello verbale che aveva tenuto tre anni prima con Dolores Umbridge « La Stecca delle Morte è esistita, e probabilmente esiste ancora oggi. E’ menzionata in tutti i libri di Storia della Magia »
   « E tutti i libri di Storia della Magia sbagliano » insisté Hermione.
Si scrutarono per qualche istante, finché la professoressa volse lo sguardo verso Harry e ricominciò, con tono più tranquillo.
   « Allora, Potter, perché quelle frasi? Perché tu e il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi avete discusso della Bacchetta di Sambuco, prima di sfidarvi a duello? »
Harry non sapeva cosa rispondere. Un silenzio avrebbe indicato la sua colpevolezza, mentre una storia inventata su due piedi non avrebbe probabilmente sortito alcun effetto.
   Perché, quando parlava con Silente, ogni volta che raggiungevano un punto importante della conversazione, c’era sempre qualcuno o qualcosa che li disturbava, mentre ora che era lì, disarmato davanti alla McGranitt, non accadeva nulla?
Non osò alzare lo sguardo verso Ron e Hermione; non avrebbe fatto altro che coinvolgerli ancora di più.
   « Se avessimo saputo tutto quello che passava per la testa di Voldemort, avremmo risparmiato le vite stroncate questa notte »
Ron aveva espresso il suo parere, con un tono sicuro che gli era sicuramente costato molto dolore, ma ciò che aveva detto non sembrò convincere di più la McGranitt, che sospirò rumorosamente.
   « Sappiate che, però, numerose persone hanno assistito a quella scena in Sala Grande » riprese poi lei, scrutando tutti e tre, a turno « Molto probabilmente la notizia che Potter potrebbe possedere la leggendaria Stecca della Morte sarà presto di dominio pubblico »
   Questa frase raggiunse i timpani di Harry come una pugnalata al cuore. Non ci aveva pensato. Tutti i presenti alla morte di Voldemort avevano ascoltato ciò che loro due si erano detti. Già si immaginava i titoli della Gazzetta del Profeta, che insinuava quello che molti avevano udito.
   « E tutti noi in questa stanza sappiamo cosa ha comportato essere solo sospettati di possedere un’arma del genere » continuò la McGranitt, imperterrita.
   Ormai era tutto chiaro. Ciò che doveva fare gli si presentava davanti agli occhi, più limpido dell’acqua. Doveva nascondere la Bacchetta, trovarle un luogo sicuro e protetto dove nessuno avrebbe potuto trovarla.
    In quell’istante, un raggio di sole inondò la stanza, e abbagliò il viso di Harry che, silenziosamente, si alzò per coprire il vetro accecante con una delle tende.
Giunto vicino alla finestra, poi, notò qualcosa tra i prati verdi del parco di Hogwarts. Non si trattava più dei corpi delle persone morte durante la Battaglia, ma erano armature luccicanti alla luce del sole che, come in una lunga processione, tornavano verso i loro piedistalli all’interno del castello. 
   « Posso parlare con il professor Silente? » chiese, senza pensare alle conseguenze che una domanda del genere avrebbe provocato, mentre si voltava di nuovo verso la scrivania.
Ron e Hermione si rivolsero un rapido sguardo. La McGranitt li osservò per pochi istanti. Poi sorrise, in segno di un'inaspettata vittoria. Harry si sentiva un completo idiota.
   « Ora, ditemi tutto quello che sapete »

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Capitolo 3
*** In prima pagina ***


Un leggero fruscio proveniente dagli alberi nel giardino dei Weasley annunciò la silenziosa brezza estiva che fece oscillare le tende della finestra della camera di Percy, permettendo ai raggi del sole basso sull’orizzonte di penetrare la casa e di raggiungere il letto.  
   Harry chiuse gli occhi, infastidito, ma li riaprì immediatamente, e rimase alcuni secondi a contemplare il bagliore rosso fuoco proveniente dall'esterno. Il sole stava ormai tramontando all'orizzonte.
Diede ancora una rapida occhiata all’edizione della Gazzetta del Profeta di due mesi prima, per poi rigettarla nel mucchio insieme alle altre copie. Poi si alzò e scostò le tende che coprivano parte della luce del tramonto. Fu come abbagliato da quello che vide; sotto di lui vi era l’orto della Tana, disseminato qua e là da piccole teste simili a patate che vagavano libere, mentre più in alto, quasi sulla cima della collina da cui il sole si intravedeva appena, una serie ordinata di alberi delimitava la proprietà dei Weasley che di solito veniva utilizzata come campo da Quidditch. 
   Ricordava perfettamente la brutta esperienza che aveva vissuto l’ultima volta, risalente a pochi giorni dopo il suo arrivo alla Tana, in cui lui, Ron e Ginny erano andati ad esercitarsi lassù. 
L’allenamento era stato alquanto disastroso, sia per il fatto che nessuno di loro era più abituato a cavalcare una scopa, sia perché Harry utilizzava quella che era stata di Fred, e non riusciva ad ottenerne il pieno controllo. 
   « Dovrai comprarne una nuova » aveva commentato Ron, ancora a mezz’aria, mentre stavano uscendo dal campetto, ad allenamento terminato « Non vorrai mica utilizzare quella di Fred per tutto il campionato di Quidditch di quest’anno! » 
   Non ci aveva mai pensato; naturalmente, da quando aveva perso la sua Firebolt mentre fuggiva da Privet Drive un anno prima, il problema di non possedere una scopa non lo aveva neanche sfiorato. 
   « Dipende se mi prenderanno di nuovo nella squadra di Grifondoro » si era trovato a dire « Dopotutto l’anno scorso non c’ero, e magari è arrivato qualcuno più bravo di me » 
   « Non dire cavolate » aveva ribattuto subito Ginny, che li precedeva di pochi passi « L’anno scorso il Quidditch ce lo sognavamo. Era già tanto se i Carrow ci lasciavano respirare liberamente! » 
   « Non dev’essere stato proprio un bel periodo, vero? » 
   « No, però credo non ci sia paragone tra quello che abbiamo passato noi a Hogwarts e ciò che avete fatto voi in giro per l’Inghilterra... » 
   « Andrò a comprare una nuova scopa appena ci troveremo a Diagon Alley » la interruppe Harry, che non aveva alcuna voglia di tornare a rimuginare sull’anno che era appena passato. 
Né Ron né Ginny sembrarono intenzionati a proseguire il discorso, così il silenzio li accompagnò per un po’ mentre scendevano dalla collinetta. Poi, fu Ron a parlare per primo. 
   « Ho sentito dire che è uscita la nuova versione di quel vecchio catorcio della Silver Arrow. Che ne… »
Flash!  
Una luce improvvisa li aveva colpiti in pieno viso.  
Tutti e tre si girarono alla loro sinistra, da dove sembrava essere provenuto quel bagliore. 
   In quello stesso istante, una decina di persone sbucarono dalla penombra; alcuni tenevano in mano taccuini e piume, altri portavano con sé grosse macchine fotografiche che emettevano continuamente degli accecanti bagliori.
Harry e Ginny alzarono immediatamente le bacchette, mentre l’espressione di Ron si allargava in un ampio sorriso: aveva capito prima di loro di chi si trattava. 
   Una folla di giornalisti e fotografi era apparsa dal nulla; qualcuno doveva, probabilmente, essere stato Disilluso, mentre altri potevano essersi Trasfigurati in qualche parte di vegetazione, per poi apparire al loro passaggio.
   « Eccoli! Sono arrivati, finalmente! » sbraitò una donna dai lunghi capelli corvini e arruffati.  
   Fu come se avesse dato il via ad una battaglia epocale. 
   « Signor Potter, da questa parte! »
   A giudicare dai continui lampi delle macchine fotografiche che illuminavano la scena, i fotografi non sembravano intenzionati a lasciarli andare via, mentre i reporter urlavano le loro domande. 
   « Settimanale delle Streghe, signor Potter. Sa che, nella classifica del sorriso più smagliante, lei è risultato il primo per oltre otto settimane, soppiantando il record di Gilderoy Allock? Cosa vuole dire alle nostre lettrici che l’hanno votata? » una vecchia strega con una grossa verruca sulla punta del naso adunco fu la prima a parlare. Di fianco a lei, una giovane donna dai folti capelli color arcobaleno e un tailleur in pelle di drago fece sentire la sua voce squillante che sovrastò il rumore di sottofondo costituito dalle urla dei suoi colleghi maschi.
   « Il nostro giornale, il Wizzy Style, vorrebbe farle un servizio fotografico. E’ a conoscenza del fatto che molti giovani maghi imitano il suo stile di abbigliamento? »
   « Signor Potter, ha letto l’articolo della Skeeter? Cosa può dirci della Bacchetta di Sambuco? »   
   « Daily Mirror. E’ vero che lei possiede tuttora la Stecca della Morte? E’ stato grazie ad essa che ha sconfitto Voi-Sapete-Chi? »  
I tre si voltarono verso  il punto dal quale era arrivata la voce. Due uomini vestiti di nero attendevano la risposta; nessuno dei due teneva in mano notes e piuma. 
   Harry fu colto da improvvisi brividi di freddo. Aveva sognato o alcuni di quei giornalisti avevano nominato la Bacchetta di Sambuco?
   « Entriamo in casa » comunicò a Ron e Ginny, che sembravano estremamente stupiti, prima che tutti e tre iniziassero a correre verso la Tana, prontamente inseguiti da tutte quelle persone e da incessanti bagliori di macchine fotografiche. 
   « Lasciateci stare! Petrificus Totalus! » gridò una voce tonante proveniente dall’alto non appena i tre furono abbastana vicini all'abitazione; purtroppo, però, vennero pietrificati solamente i giornalisti più vicini.
   Harry ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo e vedere la signora Weasley, affacciata alla finestra del primo piano, puntare la bacchetta dietro di loro, prima di raggiungere la porta della cucina ed entrare, preoccupandosi, poi, di chiuderla a dovere. 
   Il rumore delle voci e dei flash venne un poco attutito, ma in quell’istante i suoni che più colpirono Harry furono i respiri affannosi dei due amici e i passi frettolosi che scendevano le scale. 
   « Non possiamo permettere a tutta questa gente di irrompere in casa nostra! » urlò la signora Weasley appena fu apparsa sulla soglia della stanza « Ma come vi siete conciati? » 
Solo allora i tre ragazzi si osservarono. Vestiti ancora con le tenute da Quidditch, erano sporchi di sabbia praticamente ovunque, mentre gli stivali avevano acquistato il colore della fanghiglia che ricopriva perennemente le zone d’ombra del campetto dei  Weasley. 
   Ron sorrise, colpevole, mentre la madre agitava la bacchetta e ripuliva magicamente ognuno di loro da ogni tipo di sporcizia. 
   « Devo imparare questo incantesimo » commentò Ginny, ancora con il respiro affannato per la corsa.
   « Ma cosa ci fanno qui tutti quei giornalisti? » chiese Ron, rivolto più a Harry che alla madre.
   « Non ne ho idea » rispose quest'ultima, distogliendo astutamente lo sguardo dal figlio.
   « Non è arrivata la Gazzetta del Profeta stamattina? Di solito arriva sempre all’alba! » constatò poi Harry, osservando la donna con fare sospettoso.
   Ginny e Ron sembrarono non capire dove volesse andare a parare.
   « Sì, si. E' arrivata come ogni mattina » la signora Weasley osservò Harry guardandolo dritto negli occhi verdi « Ma non c'è niente di importante. L'edizione di oggi dice solo un mucchio di stupidaggini »
   « Che tipo di stupidaggini? » ribatté di rimando Ron, vistosamente preoccupato.
   « Dov’è? » si sbrigò a chiedere Harry.
     « Nella credenza della cucina. La troverai appena apri gli sportelli »       
     La signora Weasley si era ormai arresa all’evidenza.
   Harry corse ad aprire le ante di legno che contenevano innumerevoli servizi di piatti e posate, e vide, lì, in bella mostra, la copia della Gazzetta arrotolata su se stessa. La srotolò velocemente e rimase inorridito da ciò che riportava.
Come nell'edizione subito seguente la morte di Voldemort, la grande foto di una strega riccioluta e dallo sguardo estremamente curioso ricopriva per metà la prima pagina del quotidiano, mentre un titolo scritto a caratteri cubitali ricopriva la porzione rimanente.
 

I segreti tra il Prescelto e il Signore Oscuro
Cosa si nasconde sul rapporto Potter/Voi-Sapete-Chi?

A cura di Rita Skeeter
  
   Leggendo il titolo, Harry provò una straordinaria sensazione di disgusto. Cercò di reprimerla, e si sforzò di girare pagina.
 
 Quali segreti nasconde il “ragazzo prodigio” che risponde al nome di Harry Potter?
    L’idea generale è che lui sia il ritratto della purezza, il modo più chiaro di manifestarsi della “Magia Bianca”, che ha sconfitto il rivale “Nero” poche settimane fa presso la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. 
Ma è tutto così pulito come sembra? Già il defunto professor Albus Silente aveva celato i più profondi segreti della sua vita, perché non dovrebbe averlo fatto anche uno dei suoi più fervidi alleati?
   Informatori più o meno affidabili che erano presenti nella Sala Grande della Scuola durante l’ultimo testa a testa hanno riferito alcune parole che erano argomento di discussione tra i due contendenti.
Qualcuno ha nominato il serpente di Voi-Sapete-Chi (di cui è ancora ignoto il ruolo diretto nella vicenda), mentre altri hanno parlato di una strana “bacchetta” utilizzata da Voi-Sapete-Chi stesso, ma che il giovane Potter reclamava come sua.
   Quindi il Mago Oscuro più potente di tutti i tempi avrebbe rubato la bacchetta magica del suo più acerrimo nemico, oppure la vicenda cela qualche particolare oscuro?
   A questo punto non potevo non ascoltare la voce che urlava dentro di me, chiedendomi di scavare più a fondo nella faccenda...
  
   Harry non volle leggere oltre; sapeva benissimo dove sarebbe andata a parare la Skeeter.
Ripiegò il giornale ed osservò per qualche secondo la prima pagina, su cui troneggiava il titolo dell’articolo rimandato alle pagine due e seguenti. Era occupata dall’enorme immagine che ritraeva la sorridente Rita Skeeter, con una perfetta acconciatura di riccioli, gli occhiali orlati da brillanti che le incorniciavano lo sguardo tremendamente pungente, mentre mostrava al pubblico quella che sembrava una foto di lui e Voldemort a duello.
     « Lei? »   
    Ginny parve sconcertata quasi quanto lui nel vedere quella maschera di cerone ammiccante sulla Gazzetta, mentre Ron si avvicinava per sbirciare.
   « Ma non ha imparato la lezione da Hermione? Abbiamo noi la bacchetta dalla parte del manico! » disse quest'ultimo, evidentemente indignato.
   « Ma come avrà fatto a scrivere della Bacchetta di Sambuco? » li interruppe sorprendentemente la signora Weasley « Pensavo che i giornalisti dovessero avere delle fonti sicure, delle prove! Invece lei sembra poter scrivere qualunque baggianata! »
   « Non è la prima volta che la Gazzetta del Profeta pubblica commenti insensati e infondati » commentò tristemente Ron « Lo faceva due anni fa su Harry e Silente, e ora che non c’è più molto da dire deve trovare nuove notizie »
   « Certo che, però, è proprio scorretto » affermò Ginny, con tono molto piccato « Qualcuno deve averle raccontato ciò che è successo in Sala Grande la notte del duello. Ma chi? »
   Pronunciò quelle parole guardando gli altri con infinita tristezza, mentre la madre le si avvicinava per abbracciarla. 
   « Non preoccuparti. Vedrai che tuo padre sistemerà tutto » cercò di consolarla, anche lei con tono melanconico. 
   Harry non sapeva cosa dire. In quei pochi minuti le idee più disparate e orribili gli erano piombate nella mente. E se l’arrivo dei giornalisti non fosse stata l’ultima invasione alla Tana?
Nella sua testa continuava a ricordare la parte della storia dei Doni della Morte in cui il Primo Fratello, quello che possedeva la Bacchetta di Sambuco, veniva crudelmente ucciso nel sonno da qualcuno desideroso di sottrargli l'arma.
   L’idea che qualche mago bramoso di potere si intrufolasse nella Tana per trovarlo, ucciderlo e rubargli la Bacchetta era una preoccupazione enorme.
Sapeva che ormai era poco più di un mese che non la portava più con sé, ma dopo l’articolo della Skeeter tutti avrebbero pensato il contrario.
   Harry Potter, da bersaglio di Voldemort, sarebbe diventato il bersaglio di tutti.
   Ripensò  alla notte in cui, insieme a Ron e Hermione, aveva nascosto la Bacchetta di Sambuco, sperando di non doverla mai più rivedere; era stata una nottata estremamente lunga e tormentata, a partire da quando la professoressa McGranitt lo aveva chiamato nell’Ufficio del Preside.  
   Aveva ben presente la strana atmosfera di quella stanza, tornata improvvisamente come lui l’aveva sempre vista; gli innumerevoli strumenti di metallo, la credenza dove era contenuto il Pensatoio, l'ormai vuoto trespolo di Fanny, che non era più tornata nel castello da quando Silente era caduto dalla Torre di Astronomia, il Cappello Parlante, la spada di Grifondoro che luccicava di nuovo nella sua teca di cristallo e i ritratti dei vecchi Presidi di Hogwarts. Un fugace sguardo tutto intorno lo aveva fatto sentire a disagio: tra tutti quei dipinti non figurava quello di Piton. Aveva pensato che non avessero avuto il tempo per prepararlo. Non aveva mai saputo esattamente come si crea un quadro magico. 
   « Benvenuto, Potter » aveva poi iniziato la McGranitt, in piedi dietro la scrivania « Il professor Silente vorrebbe parlarti »
Harry non aveva potuto non notare le occhiaie che le segnavano il viso, parzialmente nascoste dagli occhiali squadrati, segno che non aveva più dormito un sonno tranquillo.
   « Harry » Silente aveva cercato di attirare la sua attenzione dall’enorme dipinto posto dietro la scrivania del Preside « Sono passati alcuni giorni dalla fine di Lord Voldemort, ed è giunto il momento di pensare a ciò che ne sarà della Bacchetta di Sambuco »
   Harry si era aspettato quella frase; ci aveva pensato per diverse giornate, ma ora che il problema era stato pronunciato ad alta voce gli sembrava veramente irrisolvibile.
   « Io ho una mia teoria » aveva aggiunto, poi, Silente, osservando la McGranitt che sembrava attenta come se non avesse mai provato i sintomi della stanchezza.
   « Come sempre »
   Sorrise.
   « Ci ho pensato molto anche io, signore » iniziò, poi, Harry « Ma non sono giunto a una conclusione vera e propria. L’unico luogo veramente sicuro che conosco è questa scuola » 
   « O la Gringott » s’introdusse la McGranitt, probabilmente preoccupata di ospitare un’arma del genere tra le mura del castello.
   « Non credo che possa esserci più di aiuto » le rispose Silente; lei lo guardò con sguardo estremamente interrogativo « Non dimenticare, Minerva, che Harry è penetrato di nascosto nella Gringott solo pochi giorni fa. E’ improbabile che i folletti gli permettano nuovamente l’accesso »
   « Questo non è un problema » affermò lei, con voce ferma « Posso andarci io. Ma, Potter, cosa pensavi di fare intrufolandoti nella Gringott come un ladro? »
   A Harry si ghiacciò il sangue nelle vene.
   « Non la coinvolgerò nella storia della Bacchetta » iniziò, nell'ennesimo tentativo di sorvolare sull'argomento « Negli ultimi mesi, troppe vite hanno pagato per averla posseduta o solo per averne udito il nome »
   La McGranitt parve confusa e inorridita nello stesso tempo.
   « Vite? Chi ha recentemente perso la vita per la Bacchetta di Sambuco, oltre a Voldemort? » chiese, rivolta a Silente.
   « Gregorovich » iniziò Harry. 
   « Il Fabbricante di Bacchette? »
   « E Grindelwald. Mentre Olivander è stato ridotto molto male dai Mangiamorte, a causa della brama di potere di Voldemort »
   « Grindelwald… Grindelwald è morto? »
   La McGranitt era palesemente colpita dalla notizia.
   « Si » rispose Harry, con voce bassa e tetra « Nella sua cella, a Nurmengard. Io l'ho visto »  
   Silente sembrò osservarlo con espressione amareggiata  allo stesso tempo allarmata.
   « Più volte il collegamento tra te e Voldemort si è rivelato molto pesante da sostenere » sentenziò, a bassa voce.
   « Vuoi dire che Voldemort è penetrato nella Prigione di Nurmengard? » intervenne la McGranitt, senza dare peso alla frase di Silente.
   Harry annuì lentamente con la testa, prima che la McGranitt si avvicinasse alla poltrona dietro la scrivania e vi si facesse cadere sopra.
   « Non c’è più un solo posto sicuro al mondo! » constatò, rivolta più a se stessa che agli altri due « Sirius e molti Mangiamorte sono evasi da Azkaban, e ora che non ci sono nemmeno più i Dissennatori le protezioni della Prigione sono state notevolmente indebolite. La Gringott è stata abilmente violata (calcò molto la voce sulla parola “abilmente”). Anche Nurmengard non è più un posto totalmente sicuro »
   Ci fu una pausa, scandita solamente dal respiro della McGranitt.
   « L’unico luogo a prova di intrusione rimane Hogwarts » continuò lei « Sempre dopo aver rinforzato le difese, però. La Battaglia le ha parecchio indebolite »
   « Ma non potremmo semplicemente distruggere la Bacchetta? » chiese Harry, speranzoso in una risposta affermativa.
   « Già » commentò la McGranitt, rivolta ora al ritratto di Silente « Non è un'idea malvagia »
   « Sarebbe la cosa più giusta da fare » aggiunse, poi, Silente, dall'alto del suo ritratto « Ma ho paura che la sua distruzione possa nuocere al possessore. Non ne sono totalmente sicuro, ma non ritengo adeguato affrontare un simile rischio »
   « Vuoi dire che la distruzione della Bacchetta potrebbe comportare rischi per Potter? »
   Harry non sapeva cosa ribattere. Pochi giorni prima si era dato in mano a Voldemort, ed era ancora vivo, ma non sapeva se sarebbe stato in grado di ripetere l'impresa.
   « Se il possessore della Bacchetta di Sambuco morisse per cause naturali » spiegò Silente « la sua magia morirebbe con lui. Ma non riesco a immaginare cosa potrebbe accadere se venisse distrutta da qualcuno; quindi, credo che sia meglio nasconderla in un posto sicuro » poi si rivolse a Harry, col tono più serio che poteva pronunciare « Domani vi saranno i funerali, ed il castello si riempirà di persone » la McGranitt sembrava non capire, ma Harry conosceva già la proposta dell’ex Preside « Devi agire subito. Ritengo che nessuno riuscirà a realizzare i collegamenti come Voldemort ha fatto »
  

***

 
   Dopo meno di un’ora, Harry stava scendendo molto lentamente le scale che portavano al Salone d'Ingresso della scuola.
Al suo fianco, sotto il Mantello dell’Invisibilità, c’era Hermione, che scrutava attentamente nell'oscurità per guidarli, mentre lui aveva il compito di osservare sulla Mappa del Malandrino che nessuno si avvicinasse.
   Quando, pochi minuti prima, aveva pronunciato la formula per accedere ai segreti della Mappa (“Giuro solennemente di non avere buone intenzioni”) non aveva potuto non pensare che tutti i quattro Malandrini erano morti, e nessuno di loro per cause naturali. Suo padre era stato assassinato da Voldemort, Sirius aveva perso misteriosamente la vita nell’Ufficio Misteri; durante l’ultimo anno, poi, erano deceduti Peter Minus, il traditore, ucciso dalla sua stessa pietà nei confronti del nemico e punito con la vita dalla mano argentea che Voldemort gli aveva donato anni addietro in cambio della sua carne, e Remus Lupin, assassinato durante la Battaglia di Hogwarts pochi giorni prima, probabilmente per mano di un Mangiamorte.
   Davanti a Harry e Hermione, un Disilluso Ron ricopriva il ruolo di avanguardia; era stata la ragazza a procedere all’incantesimo, con estremo disappunto di Ron ma con l’accordo di Harry.
   Avevano raggiunto il terzo piano, le bacchette a portata di mano, ed Harry sentiva il sudore colargli giù dall’attaccatura dei capelli per l’agitazione. Non vedeva l’ora di raggiungere il fresco del parco del castello, ma fino al momento di varcare il Portone d’Ingresso non poteva distrarsi.
   Il loro unico timore era Pix il Poltergeist, che nei giorni subito seguenti la morte di Voldemort si era dimostrato più allegro del solito, e per di più non si ricordava se avesse la capacità di vedere sotto i Mantelli dell’Invisibilità.
   Fortunatamente, però, nessun rumore li colse di sorpresa fino all'arrivo alla Scalinata di Marmo, dove dovettero stare più attenti ad evitare i macigni che ancora ricoprivano i gradini, piuttosto che osservare intorno a loro stessi.
La professoressa McGranitt aveva esplicitamente espresso il volere di non restaurare il castello prima dei funerali ai caduti, che avrebbero avuto luogo la mattina seguente.
   « Meno male! » sussurrò Hermione appena ebbero varcato il Portone, dopo essere stati molto attenti ad evitare le pietre preziose che fino a poco prima segnavano i punti delle Case.
   « Non ce la facevo più a rimanere con il braccio teso per essere pronto a difenderci » commentò la voce di Ron, proveniente dalla loro sinistra.
   « Credete che ora potremmo tornare visibili? » azzardò Harry.
   « No! » Hermione, ancora nascosta sotto il Mantello, aveva i nervi a fior di pelle « Non possiamo permettercelo! Già in molti… »
   « Troppi » aggiunse Ron, in un tentativo evidente di parteggiare per la ragazza, che guardò con fare soddisfatto nella sua direzione, ma senza vederlo.
   « Già in troppi hanno ascoltato della Bacchetta l’altra mattina, non possiamo rischiare che qualcuno ci veda »
   « Hai ragione » risolse Harry « Sbrighiamoci, allora! »
Tutti e tre cominciarono ad attraversare il parco di Hogwarts, sempre seguendo la formazione predefinita, diretti sulle sponde del Lago Nero.
   « Ma non ti sembra rischioso, Harry? »
   Hermione non pareva convinta di quello che stavano per fare.
   « Cosa? » chiese Ron, dato che non sentiva bene le parole della ragazza.
   « Zitto, Ronald! Non dobbiamo farci sentire!»
   « Scusa »
   « Harry, non pensi che sia rischioso nasconderla proprio nella tomba di Silente? Dopotutto qualcuno potrebbe scoprire che… »
   « No, non credo » la interruppe lui « Silente dice che questo è il posto più sicuro… se protetto da sortilegi adeguati »
   « Ma Voldemort non ha parlato di Silente quando discutevate sulla Bacchetta? »
   « Che importanza ha? Non penso che la gente si ricorderà i minimi dettagli di quella notte, no? »
   « La gente normale no, ma magari qualcuno si! » s’intestardì Hermione « Harry, la Bacchetta è troppo potente! Ed è in gioco la tua stessa vita! »
   « Se io avessi avuto paura di mettere a rischio la mia vita, probabilmente Voldemort sarebbe ancora vivo »
   Hermione non sapeva cosa rispondere, così il silenzio li accompagnò per qualche metro, finché non ebbe trovato qualcosa di adeguato per controbattere.
   « E come pensi che potremmo proteggere la tomba? »
   « Hai protetto per mesi la nostra tenda nei più svariati luoghi della Gran Bretagna, Hermione, credi di non saper incantare a dovere un pezzo di marmo immobile? »
   Hermione parve accennare un sorriso alle parole di Harry, ma poi riprese, più incerta di prima.
   « Ma la professoressa McGranitt non poteva venire con noi? »
   « Le ho modificato la memoria » ammise Harry, con un tocco di fierezza nel tono della voce.
   « Tu cosa?! »
   « Silenzio! » era stato Ron a parlare, in un punto imprecisato davanti a loro « Ci stiamo avvicinando »
   Entrambi obbedirono, ma Harry sentì ancora per qualche metro lo sguardo di Hermione su di lui.
   Procedettero costeggiando il Lago Nero, accompagnati dal solo leggero frusciare del vento tra gli alberi.
   Quando alla loro vista apparve la tomba bianca che conteneva il corpo di Albus Silente, Harry non poté non ricordare il giorno del suo funerale, la moltitudine di persone giunte da ogni parte della Gran Bretagna e non solo, il fazzoletto gigante con cui Hagrid si soffiava rumorosamente il naso.
   « Che impressione... »
   Harry si voltò velocemente verso Hermione, che osservava con gli occhi umidi un centinaio di barche nere e lucide sormontate da un baldacchino.
   Non ebbe il tempo di chiedersi perché fossero tutte lì, dato che dopo pochi secondi giunsero nelle vicinanze della loro meta. Quando si avvicinarono, con grande sorpresa di Harry, notarono che non mostrava traccia di essere stata violata. Il suo restauro era stato talmente perfetto dopo la profanazione di Voldemort, che il bianco marmo che la ricopriva non recava i segni del potente incantesimo che l’aveva semidistrutta.
   « Dobbiamo procedere velocemente, ora » disse Hermione, con tono molto serio e conciso « Stai fermo, Harry! Ti Disilludo »
   Harry provò la sensazione di avere un uovo rotto sulla testa, prima di vedersi scomparire braccia, corpo e gambe. Poi, mentre Hermione Disilludeva se stessa, richiuse la Mappa del Malandrino (“Fatto il misfatto”) e la ripose nella sua tasca invisibile.
   « Ora! » disse la voce di Ron.
   In quello stesso istante, come avevano progettato prima di uscire dalla Sala Comune, Hermione si tolse il Mantello dell’Invisibilità, che cadde a terra, e corse più in là.
Poco dopo, Harry la sentì chiaramente mentre pronunciava la formula per rendere invisibile la zona che stava circoscrivendo intorno a loro e alla tomba di Silente.
   « Potete tornare visibili » annunciò, poi, mentre lo faceva a sua volta. In pochi secondi sia Harry che Ron apparvero come dal nulla, entrambi con le bacchette sguainate in caso di pericolo e i capelli arruffati per l’agitazione.
   « Veloci! » continuò Hermione « Non dobbiamo perdere tempo! »
   Tutti e tre si raccolsero intorno alla tomba di marmo bianco, e lessero l’elogio funebre inciso sulla dura pietra. Intorno a loro tutto taceva; anche il vento sembrava aver trattenuto il respiro.
   « Alohomora! » pronunciò Harry.
   Sebbene tutti e tre fossero convinti che la lapide non si sarebbe aperta così facilmente, notarono un leggero "clack" provenire dall’interno. Si guardarono l’un l’altro, temendo la comparsa di una specie di antifurto come quello che Malocchio Moody aveva posto all’ingresso di Grimmauld Place. Non notando nulla, però, Ron proseguì.
   « Wingardium Leviosa! »
   La lapide superiore iniziò a levitare come se fosse fatta di polistirolo, mentre Ron la muoveva magicamente e la deponeva sull’erba.
   Tutti e tre si sporsero un poco verso l’interno, in modo da scorgere il corpo di Albus Silente, leggermente più magro e più pallido di quando era morto, dormire per sempre tra quelle quattro mura marmoree.
   « Oh no! » urlò Hermione.
   « Non gridare! » la rimbeccò Ron, sottovoce.
   « Ma ho utilizzato il Muffliato »
   « Qualcuno potrebbe sempre annullarlo! »
   Hermione gli rivolse un’occhiata di fuoco, così lui cercò subito di cambiare discorso.
   « E’ praticamente uguale a quando era vivo » commentò.
   « Probabilmente lo hanno sottoposto a qualche incantesimo » concluse Harry, che non riusciva a distogliere lo sguardo dal punto in cui le mani del corpo si incrociavano, dove fino a pochi mesi prima giaceva la Bacchetta di Sambuco, e dove pochi istanti più tardi sarebbe tornata a stare.
   « Dobbiamo procedere! »
   Hermione stava diventando stressante, ma Harry obbedì senza fiatare.
   Senza neanche degnare la Bacchetta di un'ultima occhiata, spostò delicatamente le mani di Silente (mentre Ron e Hermione si portavano le mani alla bocca), la posò sul suo vestito viola e la coprì, cercando di ricordare l’esatta posizione in cui l’aveva trovata Voldemort.
   « Molto bene » Hermione era agitatissima « Ora richiudetela pure »
   Harry si sentiva quasi sottomesso al volere della ragazza, ma non fece obiezioni e procedette. In fondo aveva ragione, prima tornavano al Dormitorio e meglio era.
   « Tocca a te, Hermione » annunciò Ron, appena la lapide si fu posata al suo posto e si fu richiusa su se stessa.
   « Noi controlleremo l’esterno » disse Harry, mentre iniziava a scrutare nell’oscurità.
Sia lui che Ron rimasero appostati alle spalle della ragazza per qualche minuto, le bacchette a mezz’aria, pronti ad ogni pericolo, mentre sentivano in sottofondo le formule che venivano recitate.
   « Protego totalum »
   « Cave inimicum »
   Alcune erano le stesse che era solita utilizzare per proteggere la loro tenda, ma a quanto pareva ne aveva aggiunte altre, che Harry non riusciva a comprendere.
   Dopo qualche minuto non udirono più nulla. Quando Harry si voltò, Hermione stava osservando la tomba appena protetta e respirava rumorosamente; i suoi respiri erano profondi e regolari. Probabilmente cercava di calmarsi.
   « Finito » disse, infine « Questo è tutto quello che so fare. Certo che se qualcuno non avesse Obliviato la McGranitt! »
   « L’ho ritenuto necessario » cercò di giustificarsi Harry.
   « Hai Obliviato la McGranitt? Grande! » Ron si congratulò con lui, ma, all’ennesima occhiataccia di Hermione, si zittì. Harry, invece, gli rivolse un debole sorriso, e poi proseguì.
   « E’ meglio limitare a noi le persone che sanno dove è nascosta la Bacchetta » aggiunse « Anche Silente ha detto che ho fatto bene »
   « Silente! » sbottò Hermione « Silente è morto, Harry! »
   Era impressionante come la frase avesse suonato simile a quella che, pochi giorni prima, aveva pronunciato la stessa professoressa McGranitt.
   « Può darci più aiuto lui dal suo ritratto che metà della popolazione in vita! »
   La voce di Ron arrivò alle loro orecchie, inattesa. Hermione lo guardò per qualche istante, quasi ammirata, senza  ribattere; sapeva che aveva ragione.
   « Sbrighiamoci a tornare a letto » aggiunse, poi, con tono abbastanza offeso « Harry, prendi il Mantello. Ron, Disilluditi »
   « Sì, fallo da solo » aggiunse poi, non appena Ron aveva aperto bocca per protestare, mentre stava avanzando per mettere a punto l'ultima parte del piano.
   Dopo pochi minuti, tre profili invisibili riattraversarono il parco, mentre dietro il castello di Hogwarts una fioca luce anticipava l’alba.
 

***

 
   Harry si riscosse dal ricordo e sbatté le palpebre.
   Davanti a lui, il sole era ormai completamente tramontato dietro la collina della tenuta dei Weasley. Era incredibile come la luce che ora si intravedeva appena assomigliasse all’alba che aveva appena rivissuto.
   Con un gesto istintivo, poi, afferrò la sua bacchetta di agrifoglio dalla tasca posteriore dei jeans, riposta proprio nel luogo dove Malocchio Moody non voleva che la tenesse, e la osservò per qualche secondo.
Da quando era tornata in funzione grazie all’ausilio della Bacchetta di Sambuco, non aveva più fallito un colpo.
   Eppure, non era soddisfatto.
   La puntò verso una di quella patate deambulanti che giravano a caso per l’orto sottostante e, senza pronunciare parola, ne fece uscire un getto rosso che colpì lo gnomo e lo fece rotolare parecchi metri più in là.
   Era una cosa che non era mai riuscito a fare bene, ma da quando la sua bacchetta con il cuore di piuma di fenice era tornata come nuova, gli sembrava la cosa più semplice del mondo.
   Ora, però, lui, Harry Potter, era diventato un ragazzo qualunque, senza le grandi capacità che fino a pochi mesi prima lo avevano distinto dagli altri. Dopo la morte di Voldemort, insieme al dolore alla cicatrice, erano infatti scomparse molte sue capacità innate.
Per quanto ci avesse provato, non era più riuscito a parlare il Serpentese, e sebbene cercasse continuamente di ricreare il getto dorato che un anno prima era fuoriuscito involontariamente dalla punta della sua bacchetta, si doveva rassegnare a non poter più essere salvato da qualche complicato incantesimo o da un legame magico che, per fortuna, non esisteva più. Ora, finalmente, era un ragazzo come tutti gli altri; ma la gente sembrava non averlo ancora capito.
   Si voltò e chiuse le tende, intenzionato a non abbandonarsi più a quei mesti ricordi.
   In quello stesso istante, un forte rumore di passi proveniente dal piano di sotto lo ridestò completamente. Dopo pochi secondi, sentì bussare e la testa rossa di Ron apparve sulla soglia.
   « Harry, scendi. La mamma dice che è pronta la cena »
   « Arrivo » rispose lui, mentre l’amico scendeva rumorosamente i gradini che lo dividevano dalla cucina e dalle prelibatezze della madre.
   Solo allora si rese conto di avere fame; non sapeva che ora era, ma dalla posizione del sole poteva affermare con certezza che erano già passate le otto.
   Rivolse un veloce sguardo al cumulo di copie della Gazzetta del Profeta che copriva parte del pavimento, e gli parve di riconoscere parte del testone riccioluto e biondo di Rita Skeeter prima di varcare la porta e scendere silenziosamente le scale.
   Quando raggiunse la cucina, la famiglia Weasley era già seduta ai bordi di una tavola imbandita che traboccava di pietanze e profumi.
Lanciò un rapido sguardo al particolare orologio della Tana, e vide che tutte le lancette, tranne due, erano puntate su “a casa”. Quella di George, invece, era diretta verso “al lavoro”, mentre quella di Fred era rimasta incantata su “pericolo mortale”.
   Chissà quanta sofferenza provavano ancora i signori Weasley quando, anche solo per sbaglio, incrociavano con gli occhi quell’orologio.
   Li osservò uno per uno.
Al capo della tavola opposto a dove si trovava lui, il signor Weasley, indossando ancora la tenuta del Ministero, parlava animatamente con Percy, entrambi con gli occhiali di corno calcati sul naso. Da un lato, invece, Bill chiacchierava con Ron, probabilmente riguardo qualche tesoro che aveva scovato ultimamente per conto della Gringott, mentre dall’altro lato della tavola Ginny e Fleur ridacchiavano allegramente.
   A vederli tutti insieme, la famiglia Weasley gli donava molta serenità, forse quella che non aveva mai veramente posseduto. In quel momento gli vennero in mente i Dursley e il modo in cui lo trattavano, e ringraziò il fatto che non dovesse più tornare da loro.
Poi, mentre stava ancora percorrendo la tavolata con lo sguardo, si accorse che Ginny lo stava osservando di soppiatto, i capelli rossi che le scendevano ordinatamente oltre le spalle.
Appena i due sguardi si furono incrociati, un flebile sorriso le si aprì sul volto, e lui non poté che ricambiare.
   In quel momento, però, la signora Weasley apparve dalla stanza accanto con un enorme vassoio pieno fino all'orlo.
   « Dai, Harry caro, siediti di fianco a Ginny » disse ad alta voce, dopo averlo visto sulla soglia della stanza.
   Lui sorrise ed avanzò, prendendo posto sull’unica sedia libera. Davanti a lui, Ron era già pronto con le posate in mano per dare inizio alla cena.
   Era proprio vero; quella era la sua prima, vera famiglia.
   E ciò non gli rendeva le cose più semplici.
 

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Capitolo 4
*** Una Scelta Difficile ***


Harry aveva sempre odiato profondamente il modo pomposo di parlare di Percy, e il fatto che quella sera stesse monopolizzando i discorsi durante la cena lo rendeva ancora più nervoso.  
   « Naturalmente lo sapevo già da molto tempo, in quanto ero presente alla riunione tra il Ministro e la professoressa McGranitt » stava dicendo in quell'istante « Si sono trovati subito d’accordo. Non aveva senso continuare i programmi dopo lo scorso anno, quindi hanno deciso di dare la possibilità anche a coloro che non sono potuti tornare a Hogwarts di farlo questo settembre » 
   « Ma insomma, Perce! Sempre a farci divertire tu! » 
   George era appena entrato dalla porta e, a giudicare dalla reazione della signora Weasley che gli si gettò al collo, non era atteso per la cena, dato che di solito dormiva nell’appartamento sopra il negozio dei Tiri Vispi Weasley. Ogni tanto Ron lo aiutava con le commissioni, e molto saltuariamente anche Harry lo accompagnava, ma la sua presenza creava solo scompiglio: quando i clienti lo vedevano dietro al bancone, cominciavano istantaneamente ad additarlo, attirando ancora più persone e bloccando il normale flusso di clienti. Quindi, dopo tre mattinate infruttuose per gli affari di George, Harry aveva deciso di non tornare più ad aiutare in negozio.
   « Ron, domani dovresti venire ad aiutarmi » annunciò, mentre prendeva posto a tavola « Aspetto un carico importante di merce e devo controllare che gli ordini mi giungano in tempo per l'inizio della scuola » 
   « Non puoi assumere un commesso? Come farai quando io sarò a Hogwarts? » sbuffò lui, con un'espressione di evidente disappunto.
George sul momento non fece caso a quello che aveva sentito, ma dopo qualche secondo parve capirlo.
   « A Hogwarts? »
   « Ci è arrivata una lettera dalla scuola che ci invita a tornare » spiegò Ron, con voce stranamente neutra.
   « Molly, per favore, porteresti il dolce? Possiamo discutere di tutto quello che volete dopo cena » li interruppe il signor Weasley, che probabilmente non aveva intenzione di discutere.
   Dopo un’abbondante dessert, durante il quale Bill iniziò a lodare Fleur per la sua promozione ottenuta alla Gringott, Harry si accomodò su una delle poltrone del salotto, pensando a come avrebbero reagito i Weasley se non fosse tornato a Hogwarts.
Era certo che Ron all’inizio non gli avrebbe creduto, ma che una volta resosi conto che stava facendo sul serio, avrebbe deciso anche lui di non tornare, con grande disappunto dei genitori; Hermione, invece, lo avrebbe assillato con una montagna di gufi finché non avesse cambiato idea, mentre Ginny lo avrebbe sicuramente capito, ma solo dopo qualche momento di sconcerto.
La reazione che Harry temeva di più era, però, quella della signora Weasley. Non poteva deluderla così, soprattutto dopo  tutto quello che aveva fatto per lui. Gli aveva dato un tetto sulla testa, lo aveva accolto come un figlio, era stata paziente per tutto ciò che aveva comportato ospitarlo alla Tana (dall’attacco dei Mangiamorte un anno addietro all’aggressione dei giornalisti pochi giorni prima). Avrebbe voluto rispettare anche i voleri della sua seconda madre, ma sapeva di dover scegliere senza nessuna intrusione, e quella non era l'unica decisione che sentiva di dover prendere.
   Dopo che tutti si furono accomodati in salotto, aspettò il primo momento di silenzio per annunciare la conclusione che aveva raggiunto dopo tante notti insonni.
   « Vorrei annunciare un fatto molto importante. Vi prego di ascoltarmi per qualche minuto » esordì, con voce forse troppo titubante.
Tutti si voltarono verso di lui, che riprese all’istante, cercando di evitare che iniziassero a porre domande o che lo interrompessero per il secondo giro di Whisky Incendiario. Osservò la scena che gli si parava davanti, e decise che avrebbe fatto finta di non vedere le molte paia di occhi che lo fissavano incuriosite. 
   « Innanzitutto vorrei ringraziare tutti voi. So esattamente quello che avete fatto per me in questi anni - soprattutto negli ultimi due - e per questo vi sono molto grato e vi ringrazierò per sempre. Siete stati la mia prima vera famiglia » la signora Weasley, in piedi in mezzo alla stanza con un vassoio in mano, lo osservava con occhi colmi di apprensione, cosicché Harry iniziò a parlare più velocemente, per impedire a chiunque di commentare, e abbassò violentemente lo sguardo « Ma credo che sia meglio per me, e anche per voi, se io me ne vado da qui. Andrò ad abitare a Grimmauld Place. Avete fatto molto, troppo per me, ed è giunto il momento che io impari a cavarmela da solo in tutto e per tutto. Grimmauld Place è di mia proprietà ora, e con un po’ di lavoro sono sicuro che tornerà a essere un'abitazione degna della famiglia Black. Appena avrò tempo andrò a vedere la situazione »
Poi, dato che fino a quel momento non aveva avuto il coraggio di guardare in faccia gli altri, decise di alzare lo sguardo.
   Seduto su una sedia poco distante da lui, Ron sembrava sconcertato, e aveva ancora stampato sul viso il sorriso per l'ultima battuta di George. I signori Weasley si stavano guardando tra di loro con le sopracciglia inarcate. Fleur lo osservava con espressione vuota, mentre Bill sembrava non aver nemmeno sentito quello che aveva detto.
Con molto timore si voltò ad osservare Ginny, che gli dava parzialmente le spalle; nel suo sguardo rivide la ragazza che aveva lasciato sulla sponda del Lago Nero durante i funerali di Silente.
   Il primo a parlare, forse il primo anche a digerire le parole di Harry, fu George.
  « Forse non ho sentito bene. Ho un orecchio solo e per giunta mal funzionante » commentò, ironico, ma nessuno rise; dopo di lui prese la parola il signor Weasley, che prima di iniziare si schiarì rumorosamente la voce.
   « Harry, lasciare la Tana è la cosa più stupida che potresti fare » non si aspettava nulla di diverso da lui, che parlava con il solito tono pacato « Quando ti abbiamo ospitato sapevamo perfettamente cosa sarebbe potuto accadere e abbiamo accettato il rischio »
Harry stava per rispondere, ma fu bloccato dalla signora Weasley, che fino a quel momento era stata abbastanza tranquilla.
   « Ma cosa pensi di fare una volta che sarai là da solo? Chi baderà a te, caro? Come te la caverai con i vestiti e con il cibo? Non è semplice mandare avanti una casa. E poi alla tua età! Non sei in grado! »
Stava per controbattere, ma ancora una volta qualcuno lo anticipò: Bill.
   « Harry, pensaci. Mamma ha ragione. Hai quasi diciotto anni, non puoi riuscire tutto a un tratto a vivere da solo in una casa come Grimmauld Place. E ti immagini quanto ci vorrà per renderla abitabile? E non parlo solo di tempo, io dico anche… »
Harry temeva proprio queste reazioni e, non avendo una risposta pronta, decise che per il momento era meglio evitarle, così si intromise a forza nel discorso del fratello maggiore dei Weasley.
  « Comprendo esattamente le vostre opinioni, ma so anche che quello che ho deciso è la cosa giusta, almeno per il momento »
   « Ma, Harry, non hai idea di quanto possa costare vivere da solo in un posto come Grimmauld Place! » intervenne Percy « Dovresti lavorare per mantenerti... »
A quelle parole Harry si bloccò. Dentro di sé sapeva che avrebbe voluto abbandonare gli studi, ma per la famiglia Weasley quella seconda notizia sarebbe stata come una vera e propria coltellata al cuore.
   « Persì ha rajon! » disse poi, Fleur, seduta di fianco al marito « Non immajini neonche quonti sacrifisci ho dovuto fare per trovare un lavoro dopo aver preso i M.A.G.O.! »
   « E tu non hai nemmeno terminato gli studi... » ribadì il signor Weasley, trafiggendolo con uno sguardo sospettoso che non gli aveva mai visto.
Probabilmente, pensò, temeva anche che Harry non avess intenzione di tornare a Hogwarts.
   Harry non sapeva più cosa ribattere di fronte agli sguardi allibiti dei Weasley, ma non dovette nemmeno pensare ad una scusa per andarsene: per lui la trovarono Ron e Ginny, rimasti in silenzio fino a quel momento. Di scatto, e quasi contemporaneamente, fratello e sorella approfittarono del momento di silenzio per alzarsi e dirigersi verso le scale. Tutti i presenti si voltarono meccanicamente verso di loro, e Harry ne approfittò per congedarsi con uno sguardo e seguirli, lasciando il resto della famiglia Weasley immersa nel silenzio più assoluto, ognuno con un'espressione estremamente seria dipinta sul volto.
Salì di corsa i gradini e raggiunse la camera di Ginny; appoggiò la mano sulla maniglia e l'abbassò lievemente ma, prima che potesse tirarla giù del tutto, la ragazza aprì dall'interno, facendolo sbalzare all'indietro.
   « Ron vai via! Harry e io dobbiamo parlare »
   Il fratello non se lo fece ripetere due volte e uscì, avviandosi al piano di sopra dopo aver rivolto un'occhiataccia al suo migliore amico. Lei, poi, non aspettò nemmeno che la porta si fosse richiusa per aprire bocca.
   « Perché non me l'hai detto prima? »
   « L'ho deciso ora, non l'ho detto a nessuno » Harry cercò di rimanere calmo e di rispondere freddamente, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito fino in fondo « Anche se, lo ammetto, ci stavo pensando da qualche giorno. Prima, però, volevo essere sicuro di quello che avrei fatto »
   « Perché te ne vuoi andare? » chiese lei, ancora infuriata, mentre si sedeva sul letto.
La sua camera era molto diversa da quella di Percy. Molto meno luminosa, era ornata di oggetti di ogni tipo: alcune divise da Quidditch troneggiavano sul letto rivestito da un lenzuolo verde, mentre gli scaffali erano colmi di cianfrusaglie, con pochi libri riposti quasi a casaccio.
   « Perché non voglio essere più un peso per voi » le rispose, dopo un attimo di titubanza.
   « E da quando lo saresti? »
   « Lo sai benissimo che in fondo lo sono sempre stato » disse guardandola negli occhi, con tremendo sforzo.
   « Non è vero! Non pensare solo a me o a Ron, pensa anche a mia madre; lei ti considera come un figlio... » la sua voce era spezzata, sembrava stesse per piangere.
   « Non voglio farvi soffrire. Alla vostra famiglia sono capitati solo guai per colpa mia » ribadì, mentre le si avvicinava istintivamente. Vederla in quello stato lo distruggeva.
   « Non è vero! Hai salvato me, Ron e papà. Per quanto è accaduto dopo il matrimonio di Bill non è colpa tua, ci avrebbero attaccato lo stesso »
   « E i gemelli? George ha perso un orecchio per aiutarmi ad arrivare qui sano e salvo. E Fred... Lui è morto per causa mia » insistette Harry alzando la voce.
   Ginny non rispose.
   « Devo andare, lo capisci? »
   Lei si voltò e lo guardò con gli occhi pieni di lacrime.
   « Hai pensato a tutti i morti e i feriti, ma non hai pensato a me. Io non starò meglio senza di te, e neanche Ron. Non puoi... »
   Harry si avvicinò ancora, quasi fino a toccarla.
   « Dispiace anche a me andare a vivere a Londra, ma so che è giusto così » le sussurrò.
   Ginny, questa volta, lo guardò fisso negli occhi, mentre una lacrima solitaria scendeva lungo la sua guancia.
   « Non voglio che tu te ne vada » mormorò, chinando la testa e guardando a terra.
   « Non ti preoccupare, non andrò via molto presto. Staremo ancora insieme, e poi potrai venire a trovarmi quando vorrai... »
   Cercava di rassicurarla nel tono più dolce possibile, ma lei non alzò lo sguardo.
   « Non è stata una scelta improvvisa - penso che sia quella più adeguata - ma non voglio lasciarvi, non voglio lasciarti. L'ho già fatto e ho sofferto »
   « Non era la stessa cosa, l'anno scorso » obiettò lei, senza più rabbia nella voce, ma ancora molta, Harry ne era sicuro, dentro di sé.
   « No, ma è simile » rispose lui, un po' spiazzato da quell'improvviso cambiamento.
   « Proprio non capisci allora! L’hai detto tu che hai sofferto! E allora perché vuoi andartene? »
   Harry non sapeva che dire, non riusciva a capire come convincerla che quella era la cosa più ragionevole da fare.
   « So che pensi che sia l'unica soluzione, ma per me non è così » continuò, infine, la ragazza, un po’ sconsolata. Poi si voltò e allungò la mano per riaprire la porta e farlo uscire, ma Harry scattò in avanti, e la socchiuse nuovamente. La abbracciò velocemente, timoroso che lei si sarebbe ritratta, e, senza darle il tempo di accorgersene, la baciò sulla bocca.
Si era quasi dimenticato come fosse baciare Ginny; per tutta l’estate c’era sempre stato qualcuno a dividerli. Adesso, invece, nessuno poteva disturbarli. Cercò di mettere in quel bacio tutto ciò che provava e che voleva farle capire.
   Poi, dopo quello che parve un tempo infinito, si divisero e si guardarono dritto negli occhi: sicuramente lei ancora non condivideva la sua opinione, ma per il momento quel bacio le bastava. Col tempo, forse, avrebbe capito.
Senza dire più nulla, poi, Harry la lasciò in piedi di fianco alla porta, uscì e salì le scale, ansioso per il confronto con Ron che si prospettava ancora più difficile di quello appena terminato.
   Bussò leggermente alla porta della sua camera e, quando entrò, lo vide seduto sul davanzale della finestra. Appena ebbe varcato la soglia, però, l'amico gli si parò davanti, squadrandolo da capo a piedi. 
   « Ce ne hai messo di tempo! E’ stata comprensiva Ginny, immagino. Sembra dura, ma con te è come un agnellino »
   Harry si aspettava un semplice balbettio imbarazzato tipico di Ron, ma probabilmente gli ultimi avvenimenti l’avevano cambiato.
   « Ron, scusa ma… »
   « Scusa? Vuoi forse dirmi che l’hai detto senza aver pensato alle conseguenze? No, non è da te »
   Non c'era niente da dire, si conoscevano troppo bene.
   « Hai ragione, ma dovevo pensarci da solo »
   « Volevi pensarci da solo! »
   « Ron, ascoltami. Devo andarmene da qui, e spero che tu lo capisca »
Lui lo osservò  per qualche secondo senza dire nulla, ma, poi, col viso contratto, andò a stendersi sul letto dandogli le spalle. Dopo qualche istante di tremendo silenzio, però, si voltò  di scatto e lo guardò negli occhi.
   « Ti capisco perfettamente » ammise, con tono addolorato « Hai bisogno dei tuoi spazi e tutto il resto. Quando hai intenzione di partire? »
   L'improvviso cambiamento dell'amico stupì notevolmente Harry, che però non perse l'occasione e continuò.
   « Appena potrò » disse « Entro la fine della settimana andrò a visitare la casa per vedere cosa è cambiato dalla scorsa estate, quando vi sono entrati i Mangiamorte. Poi, appena avrò rimesso tutto a posto e anche tua madre avrà assorbito la notizia, mi trasferirò »
   Caddero nuovamente in un silenzio imbarazzato, durante il quale Harry osservava un impreciso punto del letto di Ron, il quale  sembrava interessato al pavimento della sua camera. Poi, inaspettatamente, fu proprio quest'ultimo a parlare.
   « Posso venire ad abitare con te? »
   La domanda lo colse alla sprovvista. Non gli era nemmeno passato per la mente che Ron volesse trasferirsi con lui. Credeva che avrebbe capito che voleva stare da solo, almeno per qualche tempo, ma probabilmente l'amico aveva accettato così velocemente la notizia nella speranza che la riposta a quella domanda fosse affermativa.
  « Vedremo » rispose, mentre, lasciandolo come in bilico, usciva dalla stanza, per varcare la porta della camera di Percy qualche secondo dopo.
   Dopo aver chiuso la porta, si sdraiò sul letto e sprofondò il viso nel cuscino. La situazione era molto pesante, e il giorno seguente lo attendeva l'inevitabile discorso con i signori Weasley, che aveva lasciato con la bocca aperta. Doveva anche pensare a quell nuova proposta di Ron, a come fare a dirlgi semplicemente di no.
   All'improvviso, però, gli venne in mente cosa non aveva ancora fatto: doveva scrivere a Hermione. Da quando si erano separati, poche settimane prima, si erano sentiti molto poco e, sebbene anche lei fosse stata invitata alla Tana, non aveva accettato l’offerta, decisa a recarsi in Australia.
Circa un anno prima, infatti, aveva modificato la memoria dei suoi genitori e li aveva portati là per fare in modo che non potessero essere presi come ostaggio da Voldemort o dai suoi seguaci. Dato, però, che ormai non c’era più pericolo e che potevano essere riportati a casa, era partita subito dopo i funerali ai caduti della Battaglia di Hogwarts, e aveva limitato al minimo i suoi contatti con la Tana. Sul vero motivo di ciò, comunque, Harry nutriva qualche dubbio.
   Solamente una volta aveva ricevuto una sua lettera, e dalla grafia frettolosa avvea capito che era stata scritta di fretta. Hermione lo aveva informato sul fatto che aveva trovato sua madre e suo padre e che aveva rimosso l’incantesimo praticato su di loro, ma che sarebbe rimasta ancora qualche giorno laggiù per mettere al corrente i propri genitori su tutto quello che era accaduto nel corso dell'anno.
   Mentre si avviava verso la scrivania, Harry non poté non pensare all'estremo atto di coraggio che Hermione aveva compiuto mentre si separava dalla sua famiglia, con la possibilità di non rivederla mai più. Non ci aveva mai pensato, ma lui, dopo tutto ciò che aveva passato, non si riteneva in grado di compiere un gesto così tenace.
   Si sedette e, preso un foglio di pergamena da un cassetto e una piuma dal baule posto lì di fianco, iniziò a scrivere.

Cara Hermione,
Spero che stiate bene. Qui alla Tana procede tutto come al solito; una vita abbastanza tranquilla, non fosse per gli ultimi avvenimenti.
Sicuramente avrai letto l’articolo di Rita Skeeter sulla Gazzetta del Profeta di qualche giorno fa. Grazie a quel pezzo, la Tana è stata sommersa da una marea di reporter che cercavano di tirarmi fuori a forza un’intervista.
Così, proprio per questo fatto, ho preso la decisione di di andare a vivere a Grimmauld Place. Anche tu, come tutti gli altri, non capirai immediatamente la mia scelta, ma io so che per il momento è la cosa più opportuna da fare. Al più presto andrò a Londra a vedere le condizioni della casa e, appena l’avrò resa abitabile, mi trasferirò.
Spero di ricevere presto tue notizie.
Con la speranza di riabbracciarti presto,
 
  Harry
 
 
   Dopo aver letto una volta ciò che aveva scritto, ripiegò il foglio in quattro parti e si avvicinò alla finestra, da cui chiamò con un fischio Leotordo, il piccolo gufo di Ron. Gli legò il messaggio ad una zampa, e poi rimase ad osservarlo mentre, dopo essere caduto per alcuni metri nel vuoto, si alzava in volo fino a scomparire nell’oscurità della notte.
   Infine, stanco, ma sollevato di essersi tolto almeno quel peso, si distese sul letto con lo sguardo fisso nel vuoto, sommerso dai pensieri, per poi cadere addormentato in un paio di minuti.
 
***
 
   La mattina seguente, Harry si alzò molto presto, si vestì facendo il meno rumore possibile e scese in cucina, dove, inaspettatamente, trovò Ron e Bill seduti a fare colazione. Appena lo videro i due si guardarono e sorrisero.
   « Avanti, Harry » iniziò Bill « Vieni a sederti! Mangia qualcosa, così poi potremo andare!»
   « Andare dove? »
   Bill sorrise ancora di più.
   « A Grimmauld Place, naturalmente! Se siamo in tre sarà più facile renderci conto del vero stato della casa! »
   « Dopo che ieri sera abbiamo parlato » aggiunse Ron, vedendo l'espressione confusa di Harry « sono subito sceso a raccontargli tutto. Gli ho chiesto di aiutarmi a trovare una scusa che regga per quando la mamma non ci vedrà nei nostri letti, visto che noi saremo a Londra »
Harry non sapeva cosa dire; si augurava soltanto che l'idea di Ron non dipendesse solamente dalla speranza di trasferirsi anche lui.
   « Grazie » sussurrò, poi, leggermente imbarazzato « Ci fai un favore coprendoci, Bill. Vieni anche tu? »
   « Certo! Non penserete che vi faccia andare da soli, vero? Soprattutto dato che avete passato l'esame di Materializzazione da pochi giorni... »
   « L'anno scorso ci siamo Materializzati anche senza aver dato l'esame » commentò Ron « Non penso che per noi sia un problema farlo da soli »
   « Sempre meglio evitare che qualcuno perda le unghie dei piedi » commentò ironicamente Bill, con l'aria di chi ritiene di avere inderogabilmente ragione « E dovete ringraziare le conoscenze di papà per aver potuto superare l'esame. Senza di lui avreste dovuto aspettare almeno fino al prossimo aprile! »
   « Ginny non l'ha presa molto bene... » commentò Ron, falsamente dispiaciuto « E' rimasta due giorni col broncio dopo che l'esaminatore è venuto qui per noi due »
   Sorrise a Harry, che però nn aveva alcuna voglia di ridere. Ricordava benissimo il comportamento di Ginny di pochi giorni prima.
   « In effetti è stato un tiro mancino quello di non aspettare che anche lei avesse diciassette anni per farle dare l'esame » considerò Bill, mentre si alzava da tavola « Però lei non ha nemmeno frequentato il corso, quindi non avrebbe potuto comunque. Non capisco perché se la sia presa tanto »
Mentre Harry mangiava velocemente qualcosa, poi, il fratello maggiore di Ron scrisse un biglietto per la madre, per poi uscire in cortile seguito dai due ragazzi.
   Appena fuori i confini della Tana, tutti e tre si Smaterializzarono, per apparire dopo pochi secondi in un angolo buio della piazza antistante la casa di Sirius, a Grimmauld Place. La villetta del numero dodici era ben visibile: tutti loro, dopo la morte di Silente, erano divenuti Custodi.
   Salirono in fretta i pochi gradini che separavano il cancelletto d'ingresso nero come la pece, rimasto aperto per chissà quanto tempo, e la porta leggermente scrostata dalle intemperie. Poi, facendo attenzione che nessuno li vedesse, Bill agitò leggermente la bacchetta e fece scattare la serratura.
   « L’ultima volta che siamo stati qui, abbiamo portato all’interno dell’Incanto Fidelius un Mangiamorte » commentò Ron, rabbrividendo un poco, mentre il fratello maggiore metteva il primo passo dentro la casa « Per errore, naturalmente » 
   « Attento! » urlò Harry.
   Nello stesso istante, Bill si fermò.
   « Cosa c'è? »
   « L'ultima volta che siamo entrati nell'ingresso, è scattata la fattura Anti-Intrusi di Malocchio »
   Bill annuì, serio, poi si voltò e mosse la bacchetta molto velocemente, ma non accadde nulla.
   « Possiamo procedere » sussurrò « Probabilmente i Mangiamorte hanno neutralizzato la protezione »
   Tutti e tre avanzarono lentamente nell'atrio con le bacchette tese davanti a loro, ma nessun sortilegio li colse di sorpresa.
   La scena che si trovarono davanti fu veramente mal augurante: tutto nell’ingresso era sottosopra o distrutto. I soprammobili che ornavano la stanza erano gettati a terra, i mobili erano rotti e i loro vetri sfondati o frantumati, mentre il loro contenuto sembrava depredato quasi quanto lo era stato dopo il passaggio di Mundungus Fletcher, mentre al centro del corridoio giaceva, rovesciato, il portaombrelli in cui Tonks era solita inciampare. I passamano delle scale che portavano ai piani superiori erano a pezzi e, con grande stupore di Harry, il quadro della madre di Sirius giaceva a metà della prima rampa di scale, crudelmente staccato dalla sua parete con chissà quale anatema, e per chissà quale scopo. Evidentemente i Mangiamorte, per non dire Voldemort, erano riusciti veramente ad entrare e avevano generato il caos che regnava ora all’interno, in cerca di qualcosa che potesse portarli a Harry.
   Bill si avvicinò velocemente al ritratto della signora Black, vistosamente allarmato.
   « Dovevano essere davvero furiosi per riuscire a toglierlo da quel muro » commentò tristemente, prima di osservare con stupore il dipinto. Subito dopo lo mostrò ai due ragazzi, che rimasero allibiti. La tela era stata squarciata, proprio come Sirius aveva fatto, ormai cinque anni prima, con il ritratto della Signora Grassa, che proteggeva l'entrata del Dormitorio di Grifondoro. Inoltre, della signora Black non vi era più traccia.
   « Sarà difficile trovarla, ora » commentò Ron, osservando attentamente le pareti e il soffitto che li circondavano.
   Harry non credeva ai propri occhi; ci sarebbero voluti mesi per rimettere tutto a posto, se tutte le stanze erano ridotte come l’ingresso.
Con questa tremenda sensazione, corse verso la cucina e, appena entrato, venne travolto da un grande sconforto. Anche quella stanza era quasi completamente distrutta: sembrava che fosse saltata in aria. Il tavolo era ribaltato, pezzi di sedie erano sparsi qua e là, tutti i piatti erano rotti e i mobili non possedevano più le loro ante, senza parlare della condizione delle pareti.
   « Ma cosa è successo? Cosa pensavano di trovarci qui? » chiese Bill,  apparendo oltre la soglia della stanza con Ron al seguito.
Harry stava ancora girovagando per la cucina, ma alzò la testa e ammise tristemente che non lo sapeva.
   « L’unico che ci può aiutare a capire è Kreacher » disse Ron, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
   « Ma certo! » commentò Harry, mentre anche Bill annuiva « Lui avrà sicuramente visto qualcosa! Kreacher, vieni qui! »
   Immediatamente, l’elfo domestico si Materializzò davanti al suo padrone con un sonoro "crac". In un istante si inchinò e, contento di rivederlo, gli abbracciò le gambe, non potendo arrivare più in alto. Harry era  sorpreso, ma non poteva aspettare. Prese Kreacher di peso e lo posò sopra un cumulo di legno rotto, in modo da non doversi piegare troppo per guardarlo negli occhi pieni di lacrime che, forse, esprimevano gioia.
   « Kreacher » si sbrigò a dire « Ho bisogno di sapere quello che è successo in questa casa da quando ce ne siamo andati lo scorso settembre »
   L’elfo pareva non aspettare altro che quella domanda.
   « Padron Harry, Kreacher è dispiaciuto. Kreacher non ha potuto proteggere la sua casa »
   « Non ti preoccupare. Dimmi solo cosa è successo »
L’elfo trasse un profondo respiro, prima di iniziare il racconto. Alle spalle di Harry, Bill e Ron erano concentrati su di lui.
   « Il padrone è partito la mattina con gli amici » cominciò, accennando col capo a Ron « e Kreacher li aspettava per pranzo col pasticcio di rognone, ma all’improvviso è entrato qualcuno, e Kreacher ha pensato che fossero tornati, quindi si è precipitato nell’ingresso. Ma lì c'era uno cattivo. Tanto cattivo. Ha fatto uscire una catena freddissima dalla bacchetta e ha legato il povero Kreacher. Poi ha chiamato altri seguaci del Signore Oscuro. Una volta insieme, hanno cominciato a lanciare incantesimi qua e là perché volevano far dire al povero Kreacher dove era il padron Harry. Ma Kreacher non glielo voleva dire ed è stato furbo »
   Fece l'occhiolino.
   « Kreacher ha detto che se lo slegavano li avrebbe portati dal padrone; così, appena lo hanno fatto, Kreacher si è Smaterializzato e si è rifugiato a Hogwarts, dove il padrone gli aveva detto di stare, e ci è rimasto fino a pochi minuti fa »
   Harry si era dimenticato di avergli dato quell’ordine.
   « Sei rimasto lì tutto quel tempo? E, dopo che Voldemort è stato sconfitto, perché non sei tornato da me? »
   « Kreacher obbedisce agli ordini. E così sarà per sempre. Non come gli altri elfi »
   « Gli altri elfi? Cosa vuoi dire? » intervenne Ron, da dietro le spalle di Harry.
   « Dopo che il Signore Oscuro è stato sconfitto, la Preside McGranitt  ha chiesto agli elfi domestici cosa avevano intenzione di fare » spiegò lui, con tono estremamente orgoglioso « Kreacher, come tutti gli elfi rispettabili, è rimasto a Hogwarts secondo gli ordini ricevuti. Altri, invece » fece una smorfia « hanno voluto farsi pagare per i servigi. Inaudito! »
   Harry, in quel momento, pensò al C.R.E.P.A. di Hermione, che per anni si era battuta affinché gli elfi domestici avessero i diritti che in quel momento Kreacher stava declamando con tanto ribrezzo.
   « Altri ancora » continuò l'elfo con disgusto « sono andati via, facendosi Liberare »
   « Kreacher » disse, poi, Harry, intenzionato a continuare la perlustrazione « devi sapere che voglio rimettere a posto questa casa »
L’elfo sembrò essere ammirato da quella frase. Si avvicinò un poco e gli riabbracciò le gambe; poi, senza dire altro, iniziò immediatamente a rovistare nella cucina per mettere in ordine.
   « Non è necessario iniziare ora il restauro » gli disse Harry, stupito dalla sua efficienza, ma l'elfo sembrò non ascoltarlo. Afferrò una sedia rotta e la portò fuori dalla cucina, per chissà quale scopo.
   « E' proprio un gran lavoratore quando vuole » commentò Bill, sorridendo.
   « Si, ma solo quando vuole » ribatté Ron « E con le persone che gli piacciono »
   Anche Harry rise; Ron non era mai stato uno dei preferiti di Kreacher.
   Ad un tratto, però, un terribile urlò lacerò la tranquillità della casa. Tutti e tre i maghi in cucina si lanciarono uno sguardo allarmato, per poi fiondarsi nell'ingresso, le bacchette meccanicamente all'erta.
   Poco distante, sulla soglia delle scale, notarono il piccolo elfo domestico, che osservava davanti a sé con sguardo attonito e sconcertato.
Quando furono abbastanza vicini, però, tirarono un respiro di sollievo. Kreacher aveva notato la mancanza dell'amato ritratto della signora Black.
 
***
 
   « Voglio vedere anche le stanze di sopra. Se sono tutte come l'ingresso e la cucina faccio prima a buttar giù la casa e a costruirne una nuova » annunciò Harry, con un po’ di amaro in bocca, non appena Kreacher fu scomparso, per tornare nelle cucine di Hogwarts. C'era voluta una mezz'ora buona per calmarlo dal trauma che aveva subito, metà della quale l'avevano trascorsa a impedirgli di fracassare qualunque oggetto avesse a tiro, mentre sussurrava imprecazioni contro i Mangiamorte. 
   Poi, Harry si avviò verso il primo piano, solo con Ron alle calcagna, e, aperta la prima porta, vide il suo umore migliorare leggermente. Fortunatamente, lì non regnava il disordine che c’era al piano terra; l’unico particolare diverso dal normale, a parte la sporcizia, era l’Arazzo della Famiglia Black, che sembrava essere stato bruciato. Tutti i volti erano stati anneriti, così come i nomi sotto di essi. Sembrava quasi che una seconda signora Black avesse lasciato il suo tocco nella stanza. 
   Non particolarmente deluso, uscì dal salotto di casa Black e salì ancora le scale fino alla camera che più gli premeva, quella di Sirius. Giunto sulla soglia, aprì la porta con lentezza, quasi avesse paura di cosa lo attendesse all'interno, e non aveva torto. Era così diversa da come la ricordava, che tornò indietro a controllare di essere entrato nella stanza giusta, incrociando lo sguardo incerto di Ron.
   Il disordine che regnava nella camera da letto era rimasto quello che aveva trovato quasi un anno prima, ma si notava molto il netto cambio di stile: tutti i poster di Grifondoro erano stati rimossi, forse con lo stesso incantesimo che aveva staccato il ritratto all’ingresso, o coperti da scheletri e serpenti. Sembrava che chiunque vi fosse entrato avesse voluto sottolineare la sua appartenenza ai seguaci di Voldemort.
Si sedette sul letto con in mano una pezzo di carta raccolto da terra: era una parte del viso della ragazza Babbana di cui Sirius aveva affisso il poster.
   « Hanno cambiato quasi tutto » commentò Ron, con tono stupito « Non che mi spettassi di meglio, dato che questa è la stanza dell'unico Grifondoro di casa Black »
   « Scommetto che le camere di Regulus e della signora Black sono intatte » disse amaramente Harry « Al massimo le avranno rovistate in cerca di qualche indizio che li portasse a me »
   « Cosa hai intenzione di fare, allora? » chiese l'amico, quasi con un sussurro.
   « Non importa quanto tempo ci vorrà » si sentì dire Harry, mentre si alzava in piedi « Verrò a vivere in questa casa. Sento di doverlo fare per me... e per Sirius »
   Ron lo guardava con sguardo vuoto, forse comprendendo in pieno la decisione che lo aveva portato a quel momento.
   « Sarà meglio che ora torniamo a casa, Harry » aggiunse, poi, tornando come alla realtà. 
   Harry, il capo chino ad osservare il pezzo di poster, uscì silenziosamente e scese le scale, mentre l'amico si occupava di socchiudere la porta della stanza.
   « Com'è di sopra? » li accolse Bill, forse troppo calorosamente, appena apparso dalla cucina.
   Harry non riusciva a parlare, così fu Ron a raccontare quello che avevano visto.
   « Se veramente i Mangiamorte sono entrati, non c’era da aspettarsi di meglio » iniziò il fratello maggiore, quando era di nuovo caduto il silenzio « Ma adesso andiamo, la scusa che ho usato per portarvi qui non reggerà ancora a lungo »
   Uscirono in silenzio, uno dietro l'altro, mentre Ron che si occupava di sigillare l'entrata, e in pochi secondi riapparirono alla Tana.
   La signora Weasley, visibilmente scettica, li stava aspettando seduta su una sedia in cucina, mentre le pentole e i piatti della sera prima si lavavano da soli nel lavandino.
   « Siete tornati, finalmente! Ce ne avete messo di tempo! » li accolse con finto piacere.
   « Sì, mamma » controbatté Bill « C’è voluto più del previsto. Ora scusa ma devo correre al lavoro, il permesso mi scade tra pochissimo. Tra parentesi, ragazzi, vi Materializzate proprio bene » 
Fece loro l'occhiolino, uscì dalla porta e sparì alla loro vista.
   « Com'è la casa? » chiese, poi, la signora Weasley; dal suo tono di voce, però, non sembrava adirata.
   Harry rimase basito dalla domanda; osservò Ron che, alle spalle della madre, aveva assunto la solita espressione incredula e colpevole che appariva sul suo volto ogni volta che lo si coglieva in fallo. Evidentemente la scusa di Bill non aveva funzionato a dovere.
   « Meglio non parlarne » rispose, mentre lei lo scrutava attentamente « Salgo in camera di Percy, scusate »
   La visione della casa di Sirius lo aveva rattristato più del previsto.
   « Noi due dobbiamo parlare, Harry! » lo apostrofò lei.
   « Lascialo stare, mamma! » controbatté a bassa voce Ron, osservando l'amico che saliva le scale, con l'unico desiderio di rifugiarsi di sopra, da solo.
Entrò nella camera di Percy, e senza neanche avere il tempo di accostarsi al letto, vide il piccolo profilo di Leotordo che picchiettava col becco sul davanzale esterno, un foglio di pergamena legato ad una zampa.
Curioso di leggere la risposta di Hermione, aprì velocemente la finestra, ringraziando il gufetto di Ron, che si librò fino a raggiungere la stanza dell'amico.
Poi, chiuse le tende e si gettò sul letto, intenzionato ad aprire la lettera.
 
Caro Harry,
Io sto bene, anche se sono molto indaffarata. Non ti immagini quanto sia stato stancante rimettere tutte le cose a posto per permettere ai miei genitori di tornare in Inghilterra! Per fortuna, però, siamo tornati poco più di due ore fa, e non sai il mio stupore quando ho visto Leotordo che picchiettava sulla finestra della mia camera!
Sai, mi è anche arrivata la lettera da Hogwarts, così, appena l'ho letta, mi sono messa a preparare un programma di ripasso e di studio. Sono eccitatissima!!! 
Voi avete cominciato a fare qualcosa, vero? A conoscervi credo proprio di no, ma vi consiglio di ripassare, altrimenti finirete per non prendere buoni voti nei primi compiti in classe dell'anno.
Credo che vi metterò alla pari il giorno del tuo compleanno, quando verrò alla Tana. La signora Weasley si è già premurata di "prenotarmi" per tutta la giornata!
A proposito, cosa vuol dire che ti trasferisci a Grimmauld Place? Dovrai dirmi tutto appena ci incontriamo!
Baci,
                                                                                               Hermione
 
   Rilesse la lettera due volte, amareggiato per lo scarso interesse che l'amica mostrava nei confronti del suo trasferimento; dopo averci riflettuto, però, concluse che Hermione avrebbe sicuramente preferito fargli una ramanzina di persona, piuttosto che avere uno scambio di battute su carta.
Un poco più sollevato, poi, strappò un angolino da una copia della Gazzetta del Profeta gettata lì vicino, vi scarabocchiò due parole sopra, e avanzò verso la finestra, con l'intenzione di richiamare Leotordo per consegnare al più presto la sua risposta. 

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Capitolo 5
*** Il nuovo Ministro ***


Ben presto, Harry capì che i signori Weasley non avrebbero posto molta resistenza di fronte alla sua decisione di trasferirsi a Londra, così i lavori a Grimmauld Place ebbero inizio prima del previsto; dopo una settimana di pulizia, e con grande sorpresa di Harry, la situazione si mostrava di gran lunga migliore di come l'avevano immaginata.
L'abitazione conobbe l'inconfondibile tocco femminile di Ginny, che entrava saltuariamente in scena con la bacchetta alla mano, e anche Kreacher faceva la sua parte ogni volta che veniva richiamato dalle cucine di Hogwarts per eseguire gli ordini di Harry, al quale era rimasto fedele e servizievole come nel periodo in cui lui, Ron e Hermione si erano nascosti lì.
I mobili colpiti dalla Magia Oscura non poterono essere riparati, ma il resto, grazie all'azione combinata di Harry e della famiglia Weasley, non fu un grosso problema. L'opera di riabilitazione avvenuta ad opera della signora Weasley qualche anno prima, era stata molto incisiva; molti pericoli erano stati eliminati a quel tempo.
   Anche se la casa non subì un grande stravolgimento come Harry aveva immaginato, il cambiamento si avvertiva notevolmente; la camera di Sirius sarebbe stata d'ora in poi quella di Harry, e almeno una delle altre stanze sarebbe diventata uno studio o una biblioteca, vista l'enorme mole di libri che si trovavano disseminati per tutta la casa.
   L'idea era venuta a Bill quando aveva trovato in soffitta un antico baule con le finiture in bronzo che conteneva un'intera collezione di pesanti tomi rilegati con diversi tipi di pelle colorata.
Stava sfogliando il secondo volume della serie "Gli Araldi delle Più Antiche Famiglie Dei Maghi d'Inghilterra", un libro dalle pagine ingiallite e quasi illeggibile a causa del tempo, quando aveva chiesto ad Harry cosa volesse fare di tutta quella roba.
   « Teniamoli » aveva risposto lui, intento a rimettere in ordine i cimeli che la famiglia Black aveva accumulato in quella mansarda per secoli « Sembrano molto antichi! »
   « Potresti adattare una camera a libreria, almeno avrai tutti questi volumi sott'occhio » aveva proposto lui « Ti potranno essere utili in futuro, o potrai sempre ricavarne qualche soldo »
   Harry ci aveva rimuginato un poco, ma alla fine aveva deciso che il consiglio del fratello maggiore di Ron era tutt'altro che fuori luogo; dopotutto, le stanze erano più che sufficienti per le sue esigenze, anche perché al momento doveva abitare lì da solo.
   Con un colpo di bacchetta, il pesante e scuro baule si era librato a un paio di centimetri da terra, e aveva seguito Bill che stava scendendo le strette e scoscese scale di legno che portavano alla soffitta.
Poi, i due si erano fermati sul primo pianerottolo, dove Ron stava rumorosamente combattendo con i resti della presenza di Fierobecco nella camera della Signora Black.
   « Ron, per piacere » aveva iniziato Harry « Aiutaci a cercare i libri in tutte le stanze e a caricarli nel baule;  dobbiamo sistemarli nella futura biblioteca »
L'amico lo aveva guardato con espressione interrogativa, ma evidentemente era sicuro che qualsiasi impiego fosse meglio di quello che stava facendo, perché si fiondò alla ricerca dei tomi.
   Impiegarono oltre un'ora a portare a termine quel lavoro, ricorrendo persino all’incantesimo di Appello per non farsi sfuggire nemmeno un libro, e, ad attività terminata, il baule era colmo, mentre sulle loro teste si libravano quelli che potevano essere un centinaio di volumi. Con loro immensa fortuna, riuscirono a portarli tutti in una piccola stanza adiacente al salotto, dove Bill aveva abilmente rimesso in sesto delle scaffalature in legno trovate in soffitta.
   Mentre stava ordinando i libri, Harry notò che appartenevano ai generi più disparati: da tomi scolastici appartenuti a Sirius o al fratello Regulus, fino a volumi polverosi sulla storia delle famiglie di Maghi vissuti secoli prima e a tomi scritti in alfabeto runico, che pensò subito di regalare a Hermione: sarebbero stati più utili a lei, dato che non pensava che li avrebbe più presi in mano dopo quel giorno.
   Terminata la sistemazione dei libri, che avevano ricoperto ognuna delle quattro pareti della stanza di fianco al salotto, i tre scesero le scale, decisi ad andare a vedere se Kreacher aveva terminato di cucinare il pranzo.
   « Ho una fame da lupi!  » disse Ron, mentre Harry varcava la soglia della cucina, ora ordinata e pulita grazie al prezioso aiuto dell'elfo. 
   « Tu hai sempre fame! » constatò quest'ultimo, per poi continuare, rivolto all'elfo domestico alle prese coi fornelli « Kreacher, a che punto sei con il pranzo? »
   « Kreacher ha quasi finito, padron Harry. L'arrosto è quasi cotto, mancano solo cinque minuti » disse lui, senza distogliere lo sguardo dal grosso pezzo di carne che cuoceva nel forno.
   « Benissimo » commentò Ron, che girò sui tacchi e fece per uscire dalla cucina.
   « Mangi anche tu con noi, Kreacher? »
   Ron si bloccò, sbalordito dalla domanda di Harry, ma la sua espressione mutò quando il piccolo elfo volse lo sguardo e li osservò, disgustato.
   « Non sia mai! » sbraitò, poi, facendo sussultare i presenti « Sarebbe un disonore troppo grande per un elfo domestico mangiare con il suo padrone! » poi cambiò tono, e divenne più calmo « Kreacher  mangerà il pasticcio di rognone, quello che padron Potter e il signorino Weasley non hanno nemmeno assaggiato lo scorso settembre »
   Poi indicò un vassoio posto su una sedia, che per lui aveva l'altezza esatta di un tavolo, dove giaceva da quasi un anno quello che ora sembrava solo un'enorme macchia di muffa, mentre Harry e Ron si scambiavano uno sguardo disgustato.
 
***
 
   Le giornate trascorsero veloci, mentre Harry si dedicava completamente ai molto impegnativi lavori di ristrutturazione; grazie all'aiuto di tutti, senza parlare di quello di Ron che ogni giorno si offriva volontario pur di non andare ad aiutare George in negozio, la casa riacquistò velocemente un aspetto fresco e pulito.
   « Dovresti arredare anche una camera per me » suggerì Ron, in un pomeriggio assolato « Così potrò venire a trovarti »
Harry non rispose, intenzionato a non dare corda alle frecciatine che l'amico gli rivolgeva dopo che i suoi genitori gli avevano tassativamente proibito di trasferirsi con lui, ma cercò di concentrarsi sulla disinfestazione della camera di Regulus.
   Così, tra pulizie e giornate tranquille trascorse alla Tana in compagnia di Ron e Ginny, arrivò il giorno del suo compleanno.
Quella mattina, il sole era già alto quando alcune voci schiamazzanti lo svegliarono. Ron, dal canto suo, continuava a russare, muovendosi nervosamente nel sonno; quando Harry si sporse per vedere cosa stesse facendo, però, vide sul suo volto un sorriso beato. 
Cercando di fare meno rumore possibile, si avvicinò alla finestra, da dove vide due ragazze che camminavano in direzione della Tana; era bello vedere Ginny, finalmente serena, chiacchierare con Hermione. Quest'ultima doveva essere appena arrivata, e la felicità delle due ragazze per essersi ritrovate dopo tanto tempo traspariva dalle risate argentine che riempivano l’aria.
   « Ron! Ehi, Ron, svegliati » disse poi, rivolto all’amico ancora addormentato.
   « Stavo facendo un sogno bellissimo! » protestò lui, con tono imbarazzato, dopo che Harry lo ebbe svegliato con uno scossone.
   « E' molto tardi » lo rimbeccò Harry « La nostra colazione sarà già fredda e tua madre sarà seccata di doverne preparare un’altra »
   « Lasciami dormire ancora un pò... » finì col dire lui, con un sorriso ebete sul volto, mentre si girava dalla parte della parete.
   Harry sapeva cosa fare per spronarlo ad abbandonare il letto.
   « Hermione è appena arrivata »
   Non aveva fatto in tempo a finire la frase che Ron era schizzato su dalla branda.
   « Cosa stai aspettando? Andiamo a salutarla! Sai quanto si irrita a vederci arrivare in ritardo! » bofonchiò, mentre cercava di infilarsi un paio di jeans.
Poi, con una scarpa al piede e l'altra in mano, la camicia ancora fuori dai pantaloni e i capelli scompigliati, infilò di corsa la porta.
   « A proposito! Buon compleanno, Harry! » urlò, mentre scendeva gli scalini a due a due.
   La signora Weasley, in cucina, non fece in tempo a voltarsi dall’acquaio nel quale stava controllando che le stoviglie si lavassero a dovere, che Ron era volato alle sue spalle per fiondarsi come una furia nel giardino dietro la casa.
   « Buongiorno, signora Weasley » la salutò educatamente Harry.
   « Buongiorno, caro, e tanti auguri di buon compleanno! » lo accolse lei, allargando le braccia per stringerlo con affetto « Hermione è già arrivata, è di fuori in giardino con Ginny. Stare in Australia tutto questo tempo le deve aver fatto bene; è abbronzata, e sembra molto più serena! » 
Senza dire altro, Harry raggiunse gli altri ragazzi all’aperto, ma non ebbe neanche il tempo di salutare, perché Hermione lo inondò con i suoi capelli crespi.  
   « Buon compleanno, Harry! »
  Lui sorrise, ma tramutò il tutto in una smorfia quando vide Ron che, osservandoli di sottecchi, gli lanciava uno sguardo offeso. Probabilmente Hermione non lo aveva accolto con lo stesso trasporto riservato all’amico. 
   « Stavo giusto raccontando a Ginny cosa ho fatto in tutto questo tempo » disse lei, appena si fu staccata da Harry « Mi ha informato su una certa novità... » gli sussurrò, poi, all'orecchio, facendolo arrossire. 
   « Come mai non hai trovato nemmeno un secondo per scrivere? » la ammonì Ron, con tono sicuro di sé.
Hermione mutò improvvisamente espressione, e si voltò per guardarlo in faccia.
   « In realtà ho scritto sia a Ginny che a Harry » rispose, come se fosse una scusa efficace.
Lui sgranò gli occhi, mentre cadeva un gelido silenzio sulla scena, poi borbottò qualcosa e si avviò verso la porta della cucina, senza degnarli di uno sguardo.
Harry e Ginny si scambiarono un'occhiata sconcertata, ma poi tornarono sorridenti non appena Hermione si rivolse nuovamente loro.
   « Allora voi due... » sussurrò, sorridendo.
   « Si » dissero Harry e Ginny all'unisono, per poi guardarsi nuovamente negli occhi per un secondo, entrambi imbarazzati.
   « Sono così contenta! »
   « Grazie, Hermione » buttò lì Ginny « Ora scusami, ma sarà meglio che vada a vedere cosa fa Ron. E poi questo qui »  indicò Harry « deve aggiornarti su un po’ di cose »
Storse leggermente gli occhi, segno che non condivideva pienamente la decisione del ragazzo, e sparì all'interno della Tana.
   « In effetti » iniziò, poi, Hermione « Me ne sono persa di decisioni importanti, no? »
Puntò meccanicamente verso il frondoso albero poco distante da loro, e entrambi vi si diressero di buon passo.
Mentre camminavano, Harry non poté che dare ragione alla signora Weasley; forse era per il vestitino estivo viola a pois bianchi che indossava, ma Hermione non aveva più l'aspetto da ragazza che le aveva sempre associato.
   « Cosa hai fatto in tutto questo tempo? » le chiese.
   « Sono stata in Australia con i miei genitori, lo sai. Ormai penso che a giorni saremo pronti a tornare a Londra, nella nostra casa di Pembroke Avenue. Ma non cercare di cambiare discorso, Harry » disse, poi, in tono accusatorio « A cosa è dovuta la radicale decisione del trasloco? »
   « Sento il bisogno di essere indipendente » iniziò lui « E poi i Weasley hanno già abbastanza problemi economici senza che debbano provvedere ad un altro figlio »
   « Non penso che il denaro sia il problema più grande » controbatté lei, mentre si accomodava sull'erba ai piedi del salice « Dopotutto ti hanno invitato qui molte volte, e ora che quasi tutti i figli sono indipendenti... »
Harry non poté darle torto.
   « Capisco il tuo desiderio d'indipendenza » gli disse, poi, prendendogli la mano « Ma credo anche che tu più di ogni altro abbia bisogno di una famiglia »
Harry alzò gli occhi, che finora avevano analizzato ogni singolo ciuffo del prato erboso.
   « Se c'è una cosa che ho veramente capito nel corso dell'anno appena trascorso » continuò la ragazza « E' che tutto sembra più duro se non si può contare sull'appoggio dei tuoi cari. E ancora di più se la tua famiglia è viva, ma non sa più che tu esisti »
Il suo tono si fece piuttosto malinconico; Harry, però, non aveva voglia di dover sopportare anche i rimpianti di Hermione.
   « Vedi » iniziò, poi, un poco titubante « Siccome io non ho mai avuto una vera famiglia, non posso provare quello che provi tu, e credo che stare un pò da solo potrà farmi solo bene »
La ragazza sorrise con dolcezza, e gli strinse ancora di più la mano.
   « Probabilmente non ti capirò mai » commentò « Ma penso che in ogni caso i Weasley non ti negheranno un pò di affetto se ne avrai bisogno »
Cadde il silenzio, mentre Harry pensava all'ultima frase dell'amica.
   « Beh, come procedono i lavori a Grimmauld Place? »
   « Molto bene » rispose Harry, felice di aver cambiato discorso « Grazie all'aiuto di Ron e Bill le cose procedono abbastanza velocemente, così credo che potrò andare ad abitarci entro la fine dell'estate »
   « Allora non avrai molto tempo per rimanerci, dato che il primo settembre inizia l'anno scolastico »
Aveva toccato l'altro tasto dolente. Hermione sospettava qualcosa, o il suo intuito femminile superava i limiti standard?
   « Senti » il suo tono di voce era, se possibile, ancora più titubante di prima « Non-credo-che-tornerò-a-scuola-quest'anno »
   « Cosa? Scusa, Harry, non ho capito »
   « Non credo che tornerò  a scuola quest'anno » ripeté lui; dirlo ad alta voce per la prima volta sembrò dare alla frase un significato più realizzabile.
   « Ma tu sei fuori di testa! » Hermione si alzò bruscamente in piedi « E come pensi di diventare Auror se non ottieni i tuoi M.A.G.O.? »
   « Non lo so » fu la sua risposta, che gli uscì dalla bocca mentre i suoi occhi riprendevano a contare i fili d'erba « Ma credo che sia ora di staccare i legami con Hogwarts, ora che Silente non c'è più e... »
   « Abbiamo già fatto questo discorso! »
   « Sì, lo so, ma... »
   « Harry, la tua vita ora è normale! Dopo diciotto anni, hai finalmente ottenuto una vita ordinaria! Perché vuoi cambiare strada proprio ora? »
   « La mia vita non sarà mai normale! » ribatté lui « Sarò sempre il Prescelto! »
   « E' per questo che vuoi tagliare tutti i legami con il passato? Perché non vuoi più essere collegato a Voldemort? Tutte queste cose non cambieranno nulla, Harry! Sarai sempre il Bambino-Che-E'-Sopravvisuto, colui che ha sconfitto Lord Voldemort, e le cose non cambieranno solo perché non farai l'Auror o se abiterai da solo! »
Cadde nuovamente il silenzio, interrotto solamente dai sibili del vento tra i rami del salice.
   « Pensaci, Harry » continuò, poi, Hermione, con tono più calmo « Tu sei e rimarrai sempre Harry Potter, e non sono io a dovertelo far capire. A chi hai detto che non vuoi più tornare a Hogwarts? »
   « A nessuno. Ai Weasley ho già detto che vado a vivere a Grimmauld Place, non mi sembrava il caso di dover parlare anche di questa decisione »
   « Te l'ho detto, non ti capirò mai »
   « E non sei obbligata a capirmi! »
   Le parole gli erano uscite dalla bocca senza pensarci, così Harry alzò lo sguardo, e vide che Hermione stava avanzando velocemente verso la Tana, chiaramente risentita per le sue parole, mentre farfugliava qualcosa sul dover salutare la signora Weasley.
 
***
 
 
 
   « Ehi, Harry! »
   La voce di Ginny lo riscosse dai suoi pensieri. Guardò nella sua direzione, e vide che la ragazza si stava avvicinando al salice, affiancata da Hermione e seguita a debita distanza da Ron, che aveva un'espressione stranamente neutra dipinta sul volto.
   « Visto che siamo in quattro, perché non ci alleniamo a Quidditch fino all'ora di pranzo? » propose lei, radiosa in volto. Probabilmente, Hermione non le aveva raccontato della loro discussione.
   « Per me va bene. Dopo un anno di inattività sono un po’ arrugginito, e l'ultima volta non mi sono potuto allenare come si deve » aggiunse, osservando Ron con piglio accusatore.
   « Allora se Hermione è d’accordo, possiamo prendere le scope e volare al campo » disse Ron, rivolgendosi speranzoso dalla sua parte. L’idea di passare il resto della giornata sui libri lo terrorizzava, e probabilmente pensava di colpire maggiormente la ragazza se fossero stati in squadra insieme.
   « Però io gioco con Harry; voi due insieme siete troppo forti per me e Ginny » aggiunse lei, mentre attirava verso di sé le scope dal capanno in giardino. Ron non fu affatto contento della decisione, ma Harry, che non voleva tenerle in broncio, trasse da quella frase un compromesso di pace che fu felice di accettare; avrebbe debitamente chiarito le cose con lei il prima possibile.
   La mattina passò in un lampo, tra risate e rimbeccate sulla forma fisica di Ron, che non aveva parato tre palle su quattro, mentre Harry non riusciva a vedere le palline da ping-pong, giustificandosi che il sole lo accecava, ma dopo pranzo nessuno di loro poté tirarsi indietro davanti al pignolo programma di ripasso di Hermione.
   A fine pomeriggio arrivò George, che aveva appena chiuso il negozio ed era soddisfatto per le vendite; i ragazzini avevano assaltato le scorte di dolci, comprando tutte le confezioni di Torrone Sanguinolento e Gelatine Tutti i Gusti +1 al nuovo gusto di fango bollente.
   « Mio salvatore! » lo salutò Ron, che non voleva passare un minuto di più sul libro di Trasfigurazione.
Naturalmente, la reazione esagerata del ragazzo provocò un risentimento evidente in Hermione, che salutò George svogliatamente.
Poco dopo fu la volta di un Bill sempre più radioso, se possibile, segno che il matrimonio con Fleur lo rendeva molto felice.
   « Fleur si scusa per l'assenza » comunicò, una volta entrato in salotto « Ma ha appena ottenuto la promozione e deve lavorare fino a tardi. Ultimamente i folletti sono molto più pignoli del solito... »
Hermione e Ginny si occuparono di apparecchiare i tavoli in giardino, mentre tutti aspettavano l’arrivo del signor Weasley. Il suo orario di lavoro era terminato da un pezzo, ma ultimamente gli impegni erano talmente tanti che, per portarli a termine tutti, avrebbe dovuto lavorare anche di notte.
   « Dov'è Percy? » chiese, allarmata, la signora Weasley quando non lo vide arrivare con il padre.
   « Mi ha detto di dirvi che gli dispiace ma che questa sera tarderà per motivi, diciamo, superiori » rispose lui, con tono tranquillo.
La signora Weasley inarcò le sopracciglia, mentre Ginny e Hermione iniziavano a spettegolare su una possibile fidanzata di Percy; entrambe, però, vennero puntualmente smentite da George.
   Hagrid arrivò quando la signora Weasley era ormai pronta a servire gli antipasti, e i vassoi stavano attraversando il giardino e svolazzavano davanti a lei.
Il suo arrivo movimentò la serata, portando le ultime novità da Hogwarts.
   « Avete letto sicuramente sulla Gazzetta del Profeta che la professoressa McGranitt è diventata Preside della Scuola. Anche io pensavo che lei era la più adatta, dopo Silente » finì la frase con un sospiro; nessuno avrebbe potuto prendere il posto di Silente nel suo cuore, dato che lo aveva protetto e sostenuto quando tutti gli andavano contro, accusandolo di terribili delitti « Sapete, è molto occupata a trovare nuovi professori per rimpiazzare quelli che non ci stanno più, e allora non è tanto presente a Hogwarts »
   « E' sempre così dura trovare dei validi sostituti? » chiese Bill, seduto poco distante da lui.
   « E' davvero occupatissima! » rispose Hagrid « Ci ha già trovato un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, un amico di Kingsley, credo, e qualcuno per Pozioni... »
   « Pozioni? » iniziò Ron, falsamente dispiaciuto « E il vecchio Luma che fine ha fatto? »
   Hagrid rise davanti a tanta esagerazione; dopotutto, pensò Harry, a Ron non era mai piaciuto il panciuto insegnante di Pozioni per il fatto che non era mai appartenuto alla sua élite del Lumaclub.
   « Il professor Lumacorno è stato portato al San Mungo qualche settimana fa. Il poveretto ha combattuto tanto nella Battaglia... »
   « Ma sta bene, vero? »
   Hermione pareva seriamente preoccupata.
   « Si, certo, ora sta quasi come prima. Ma ha chiesto alla McGranitt di essere sostituito. Sapete, un colpo come la Battaglia per uno come lui... »
   « Soprattutto per uno come lui! » commentò Ron, seduto di fianco a Harry.
   Mentre la signora Weasley lo rimbeccava tra le risate collettive, Harry pensava a quanto aveva deciso pochi giorni prima.
   « Sai chi prenderà il suo posto? » si sentì dire, dopo un po’, interrompendo le continue risa isteriche di Hermione davanti a un Ron rossissimo che aveva rischiato di soffocare ingoiando una salsiccia intera.
   « No, per il momento sta tutto in alto mare. Saprete tutto quando arrivate a scuola, il primo settembre » rispose lui.
   Harry ebbe una morsa allo stomaco; quel giorno lui non sarebbe tornato a scuola, e non avrebbe conosciuto il nuovo insegnante di Pozioni.
   « Ed è ancora più critica la situazione di Babbanologia! La Burbage è scomparsa dall'anno scorso, e nessuno sa che fine ci ha fatto » i visi delle donne presenti al banchetto si fecero improvvisamente più bianchi « Ma sicuro che non c'è più, poveretta, chissà che male ci ha fatto ai Mangiamorte... »
Tutti rabbrividirono; dopotutto, però, non c'era altra spiegazione per una scomparsa del genere, anche perché, come fece risolutamente notare Hermione, Alecto Carrow era diventata insegnante di Babbanologia l'anno prima. 
   Terminato il discorso sui futuri professori di Hogwarts, la cena si svolse molto tranquillamente tra chiacchiere, brindisi e apertura dei regali.
  Harry aveva aperto tutti i pacchi in pochissimo tempo, e aveva approfittato della momentanea assenza di metà degli invitati, che erano entrati in casa a cena terminata, per dare un leggero bacio a Ginny, mentre entrambi erano nascosti sotto il tavolo con la scusa di raccogliere le posate cadute a terra. Ad un certo punto, però, gli arrivò un sonoro calcio sulla caviglia, che interruppe il bacio.
   « Riemergete! Stanno tornando! »
   Era la voce di Hermione.
   Harry ebbe solo il tempo di riapparire da sotto la tavola, quando vide l'enorme sagoma di Hagrid che si avvicinava da dietro la Tana, con qualcosa di molto voluminoso al suo fianco. Non gli ci volle molto per capire che si trattava della moto di Sirius.
   « Ora è tua, Harry » annunciò l'omone, sorridendo dietro la barba « L'ho rimessa un po’ a posto, con l'aiuto di Arthur, ed ora è tua di diritto. Apparteneva a Sirius, lo sai, no? »
   Harry non sapeva cosa fare; ora possedeva anche una moto. Alla luce della luna si notavano alcuni particolari che non dovevano essere originali, come le gomme, molto grosse e sicuramente nuove di zecca; il manubrio di metallo luccicava come un diamante, e la sella sembrava fatta di vera pelle.
   « Grazie Hagrid! » disse, correndo verso di lui per abbracciargli un braccio.
   « Ma è magnifica! » urlò Ron, che era appena apparso dalla porta della cucina, seguito da Bill, George e il signor Weasley.
   « Quanto ci hai messo a rimetterla a nuovo? » chiese George.
   « Non molto » preciso Hagrid « E' anche grazie a vostro che ci ho messo così poco. Mettere a posto il materiale Babbano non è cosa da poco, sapete »
   « Quest' anno andremo a scuola con questa vero? E' molto meglio dell'Hogwarts Express!» chiese Ron, ammirato.
Harry non ebbe il tempo di rispondere, perché la scena, però, fu interrotta dalla signora Weasley, che stava portando in tavola la torta di melassa, e che obbligò tutti a tornare a sedere, mentre il marito discuteva animatamente con Hagrid.   
   Stavano gustando lo squisito dolce, quando un rumore improvviso fece voltare tutti verso l'esterno della proprietà della Tana, dove, poco dopo, spunto l'alta e sottile figura di Percy, puntualmente munito di valigetta ventiquattrore.
   « Ben arrivato! » lo accolse con calore la signora Weasley.
   « E non sono solo! » iniziò lui, in tono solenne « Sono con il nuovo Ministro della Magia! »
   Tutti si alzarono di scatto, e notarono che, nell'ombra da cui era spuntato il ragazzo poco prima, si muoveva una persona.
   « Kingsley! » urlarono tutti all'unisono, non appena lui di fu mostrato al pubblico.
   Dopo i primi minuti di euforia, in cui Kingsley si mostrò molto più radioso del solito, il signor Weasley Appellò una sedia dalla cucina e lo fece accomodare a capo tavola.
   « Ti hanno eletto questa sera? » chiese Ron, che sembrava il più meravigliato.
   « Già » il tono del nuovo Ministro era vistosamente soddisfatto « Per questo Percy è dovuto rimanere oltre l'orario, il Wizengamot si è riunito poche ore fa per decidere »
   Hermione e Ginny parvero scontente della notizia, dato che speravano di veder arrivare Percy con una ragazza, mentre George sussurrava loro nell'orecchio "Ve l'avevo detto...".
   « Mi hanno detto che ho fatto un ottimo lavoro in questi due mesi, quindi mi sono meritato la conferma! » continuò Kingsley, mentre la signora Weasley gli versava un bicchiere di liquore al tamarindo « Devo dire che essere davanti all'intera Corte del Wizengamot fa un certo effetto »
   Harry annuì, ripensando a quando, tre anni prima, si era dovuto sedere davanti all'ormai due volte ex Ministro Cornelius Caramell e alla Corte Plenaria, con l'accusa di aver usato la magia senza aver compiuto diciassette anni, e per di più davanti a un Babbano, suo cugino Dudley.
   « Ma ormai è andata! » concluse Kingsley in tono giocoso, per poi diventare improvvisamente serio « E ora, in qualità di Ministro della Magia, voglio fare una proposta »
Cadde il silenzio, mentre tutti lo osservavano.
   « Percy » gli occhi del ragazzo si illuminarono appena sentì pronunciare il suo nome « Che ne dici di diventare il mio Segretario Personale? »
   « Ma certo! » rispose lui, senza neanche pensarci un secondo.
   Esplose un applauso, mentre George ribatteva, sottovoce, che il fratello era raccomandato. Dall'altro capo della tavola, invece, la signora Weasley era euforica, e dopo quell'ultima notizia iniziò a distribuire liquore a tutti. Infine, dopo aver brindato alle nuove nomine e aver ampiamente discorso su ciò che il Ministero aveva fatto negli ultimi tempi, Kingsley si avvicinò a Harry, che stava cercando di portare nella camera dove alloggiava una vistosa felpa alla Weasley ornata da una grossa pluffa. 
   « Harry, vuoi fare quattro passi con me? Avrei qualcosa da dirti » propose lui.  
   Il ragazzo annuì, tentando di nascondere la felpa color pervinca, e così si avviarono insieme dietro al capanno degli attrezzi. 
   La notte era calma e tiepida. I grilli, che fino a qual momento frinivano tra i cespugli, si zittirono al loro passaggio, per poi ricominciare la cantilena appena si erano allontanati di qualche passo.
Un movimento sospetto proveniente dal recinto dell’orto attirò l’attenzione di Harry. Gli gnomi si erano fatti furbi, assaltando le verdure solo durante la notte. Lui e Ron avrebbero dovuto fare i turni per debellarli definitivamente.
   « Harry » iniziò lui, quasi con un sussurro « Mi dispiace di aver interrotto così la tua festa, e ti faccio i miei più sinceri auguri per i tuoi diciotto anni, ma devo parlarti di una cosa estremamente delicata »
   « Ed estremamente segreta, a quanto pare » commentò lui.
   Kingsley annuì, prima di continuare.
   « Lunedì prossimo, al Ministero, davanti al Tribunale del Wizengamot, avranno inizio i processi ai Mangiamorte » si interruppe per vedere se quel nome avesse provocato qualche reazione, e per scegliere le parole più adatte con cui metterlo al corrente degli ultimi fatti « Non devi sentirti obbligato a farlo. Sappi che avrai la mia piena comprensione »  
   Harry lo guardò perplesso. Cosa ci poteva essere di così delicato da far quasi tremare la voce del nuovo Ministro della Magia? 
   « I membri del Wizengamot hanno richiesto una tua testimonianza su ciò di cui sei venuto a conoscenza nel corso dell'anno scorso. Sono convinti che la tua deposizione potrebbe fruttarci nuove informazioni su cui basarci per condannare i processati » e, poi, quasi vergognandosi di quanto aveva detto, proseguì « Fallo solo se lo vuoi veramente, non sentirti obbligato. Capisco che l'anno che hai passato deve essere stato molto cruento »
   Puntò su di lui il proprio sguardo deciso, con l'intento di catturare ogni più piccolo dubbio; in risposta, Harry alzò gli occhi al cielo. La notte era serena, e la luna piena illuminava il paesaggio intorno a loro, profondendo una sensazione di pace nel cuore.
Non gli era mai venuto in mente che molte famiglie avrebbero dovuto subire diversi processi quell'estate; solo ora pensava a ciò che una situazione del genere poteva comportare, soprattutto per le poche persone che agivano da Mangiamorte solo perché sottoposte alla Maledizione Imperius. 
   Fece un sospiro profondo, e poi si rivolse a Kingsley, col tono più calmo che riusciva ad emettere.
    « Si, lo farò »
   « Ne ero certo » l'espressione del suo viso si aprì in un sorriso che faceva trasparire tutta la sua soddisfazione « Sei sempre stato un ragazzo corretto. Ci sarai di grande utilità » 
   « E’ una cosa che devo fare. Lo devo a tutti coloro che hanno subito angherie da parte dei seguaci di Voldemort » tagliò corto Harry.
   « Allora ti aspetto lunedì mattina nell’Atrium del Ministero, alle otto in punto » disse, poi, Kingsley, con tono fermo « Poi scenderemo al nono livello, nell'Aula del Wizengamot. Dopo la testimonianza, potrai tranquillamente andare via » 
   Harry non riuscì a far altro che ad annuire, ma dentro di sé non aveva ancora capito cosa lo avesse spinto ad accettare. 
 

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Capitolo 6
*** Accesso vietato ***


La mattina dopo si alzarono tutti molto presto.
Ron sembrava eccitato, perché saltò subito giù dal letto, in mutande e canottiera, e iniziò a buttare all’aria tutti i suoi vestiti sparsi per la stanza, cercando quelli più adatti per il viaggio.
Era rimasto di stucco quando, la sera prima, subito dopo che Kingsley aveva salutato tutti ed era sparito dietro l'angolo, la signora Weasley aveva annunciato che Hermione si sarebbe fermata a dormire alla Tana, in modo che il giorno seguente avrebbero potuto andare a Diagon Alley tutti insieme.
   Harry ricordava perfettamente il sorrisetto che la madre di Ron aveva scambiato con Hermione, tanto che, pensò lui, forse aveva capito la situazione meglio del figlio stesso.
   « Dai Harry, cosa aspetti? Gli altri saranno già tutti in cucina a fare colazione! » lo rimbeccò lui, cercando di tirarlo giù dal letto, dopo che si fu svestito in un lampo.
Come risultato, Harry si mise a sedere sul bordo. A lui non interessava molto andare a Diagon Alley; aveva preso la decisione di non tornare a scuola, ma ancora non aveva avuto il coraggio di comunicarlo agli altri, tranne che a Hermione, che non l'aveva presa affatto bene. In pochi minuti di riflessione, quindi, decise che avrebbe assecondato i vari acquisti e si sarebbe comportato come se niente fosse.
   Due colpi di clacson interruppero i suoi pensieri.
   « Questo deve essere papà! » urlò Ron « Cavoli, oggi doveva ritirare la macchina nuova! »
   « Che macchina? »
   « Non so, ha detto che sarebbe stata una sorpresa »
   Entrambi si affacciarono alla finestra. Parcheggiato davanti alla porta della Tana, sostava un Pic-up nero con enormi pneumatici e il cassone modificato per contenere due file di sedili.
   « Cavolo!  Questa volta papà si è superato! Chissà cosa dirà la mamma, appena lo vede... »
   « Ma dove lo ha trovato? Certo a Londra non passeremo inosservati... »
   Dopo essersi vestito, Harry, ancora assonnato e un po’ riluttante, seguì Ron giù per le scale; sorrise, nel vedere l'amico che correva in modo da poter uscire il prima possibile.
   In cucina trovarono la signora Weasley che, come di consueto, trafficava ai fornelli.
   « Buongiorno! » li accolse « Svelti, sedetevi a mangiare. Ginny e Hermione hanno già fatto colazione e sono fuori con Arthur a vedere la nuova macchina! »
   Due piatti colmi di bacon e uova fritte atterrarono davanti ai due ragazzi che si erano appena seduti al tavolo. Ron rischiò di soffocare mentre si ingozzava per fare più in fretta. Poi, terminata la colazione al volo, entrambi filarono di corsa fuori dalla cucina per raggiungere gli altri, lasciando i piatti nella bacinella autopulente.
   In giardino trovarono il signor Weasley che spolverava le parti cromate del fuoristrada con uno strofinaccio; aveva un'aria pienamente soddisfatta.
   « Harry! Cosa ne pensi della mia nuova macchina? » lo salutò « Mi piacerebbe conoscere il parere di un mago che ha vissuto a lungo con i Babbani. Ti sembra abbastanza “normale”? »
   « Tolti i due scaldabagni ai lati e le bombole del gas al posto della marmitta, penso che possa passare » commentò lui. 
   Il signor Weasley guardò dubbioso il suo veicolo.
   « Per rimetterlo a posto ho seguito le illustrazioni di una rivista Babbana. Devo aver sbagliato qualcosa »
   « Non si preoccupi. Non sono molti gli intenditori di queste auto. Non se ne accorgerà nessuno »
   In quel momento arrivò la signora Weasley.
   « Bene, se siamo pronti possiamo partire. Si sta facendo tardi e io vorrei arrivare presto a Diagon Alley, prima che i negozi di abiti finiscano i vestiti. Ho letto sulla Gazzetta del Profeta che sono arrivate delle nuove uniformi per la scuola »
   Senza farselo ripetere due volte, Ron saltò nell’ultimo sedile di dietro e guardò speranzoso Hermione, che era appena apparsa da dietro la casa con Ginny, ma le due ragazze si sistemarono rapidamente sui sedili posti dietro il conducente. Così fu raggiunto da Harry, che non si lasciò sfuggire il suo sguardo deluso.
   Il viaggio durò più di un'ora. Dopo essere arrivati a Londra, raggiunsero Charing Cross Road senza difficoltà, dove il signor Weasley trovò parcheggio poco distante dal Paiolo Magico.
    « Buongiorno, Arthur! »
    La voce di Tom, il barista, aveva salutato il signor Weasley non appena ebbe varcato la soglia del locale.
    « Ciao, Tom. Oggi è giornata di acquisti a Diagon Alley! »
    Dietro di lui, quasi in fila indiana, apparvero la signora Weasley e tutti gli altri passeggeri. Harry entrò quasi per ultimo, seguito solo da Ron, e salutò Tom mentre i signori Weasley avanzavano verso la porta che conduceva al retro del locale.
Quando lanciò uno sguardo veloce verso le persone sedute ai tavolini, però, rimase allibito. Tutti i clienti lo stavano fissando con sguardo vacuo, quasi fossero incantati dalla sua presenza.
   « E' questo l'effetto che fai alla gente, ragazzo? » rise Tom, da dietro il bancone « Mi ricorda la prima volta che sei passato di qua, parecchi anni fa. I tuoi ammiratori non ti lasciavano più andare via! »
Harry ricordava benissimo quel giorno; era entrato nel Paiolo Magico con Hagrid, proprio per andare a Diagon Alley, e per la prima volta si era reso conto di quanto fosse famoso.
   All'improvviso, poi, una mano gli toccò la spalla.
   « Harry, andiamo? » chiese Ron, indicando i suoi genitori che stavano oltrepassando la porta di fronte a loro.
A  quelle parole, molti dei clienti del locale si alzarono, diretti verso loro due, e iniziarono a stringere loro la mano e a complimentarsi; alcuni chiedevano persino degli autografi. Probabilmente pensò, Harry, le parole del ragazzo avevano innescato in loro il timore di perdere quell'occasione.
   Ron pareva contento all'inizio, ma ben presto sul suo viso si dipinse un'espressione scocciata.
   « Scusate, ma ora dobbiamo andare! » urlò tra la folla, mentre spingeva Harry verso il retro del locale.
   I due raggiunsero a fatica la loro meta, sempre assillati dagli ammiratori, e solo quando ebbero chiuso la porta che separava il Paiolo Magico dal passaggio per Diagon Alley notarono che gli altri si erano già allontanati. Senza aspettare un secondo di più, li imitarono, e li raggiunsero pochi secondi dopo davanti a un negozio di oggetti magici per la casa.
   « Per fortuna abbiamo evitato tutte quelle persone! » li accolse Hermione.
   « Non pensavo che potessero essere così fastidiose! » commentò Ron.
   « Finalmente lo hai capito! Sono anni che continuo a dirtelo! » protestò Harry, ma venne interrotto dal signor Weasley, che sembrava agitato da quando avevano raggiunto la Londra Babbana.
   « Faccio un salto al negozio di Dennis. So che ha messo in vendita nuovi apparecchi Babbani e voglio dargli un’occhiata »
   « Io e Ginny andremo da Madama McClan per provare una divisa nuova » continuò, poi, la signora Weasley, appena il marito fu scomparso tra la folla intenta negli acquisti « Ron, Harry e Hermione, voi vi occuperete dei libri per tutti »
   « Ma mamma, la mia divisa va ancora bene! » protestò Ginny, che evidentemente non voleva separarsi dagli altri ragazzi.
   « Non fare storie! » la rimbeccò la madre « Quando mai una ragazza non vuole avere dei vestiti nuovi? » 
   La prese per un braccio e la trascinò verso la via dei negozi di moda, mentre i tre rimasti si tuffavano tra la folla.
   Harry rimase piacevolmente colpito dalla veloce trasformazione della stradina rispetto a come l’avevano vista durante la loro ultima visita; il tortuoso selciato deserto, i negozi sprangati, abbandonati o dedicati alle Arti Oscure avevano lasciato spazio ai vecchi locali sulle Arti Magiche, mentre gli unici frequentatori dell'anno passato, i mendicanti e alcuni disperati che chiedevano aiuto, sembravano puntualmente spariti nel nulla con la scomparsa di Voldemort.
   Quel giorno, infatti, maghi e streghe di ogni età erano affaccendati a passare da un negozio all’altro, ammassandosi a volte davanti alle vetrine che proponevano miriadi di prodotti magici, probabilmente nella frenesia di dimenticare al più presto i tempi bui terminati da poco.
   Per attraversare la strada, Harry, Ron e Hermione dovettero spingere molte persone; alcuni di loro si spostavano con indifferenza, mentre altri, riconoscendoli, rimanevano basiti. Harry si domandò fino a quando la loro reazione sarebbe rimasta passiva, prima di esplodere in un assalto a quelli che per tutti ormai erano degli eroi, come era accaduto al Paiolo Magico. Intenzionato a non ripetere l'esperienza, iniziò a lanciare occhiatacce a chiunque si avvicinasse per disturbarli, e il metodo sembrava funzionare.
   « Giuro che se qualcun'altro si avvicina a stringermi la mano lo Schianto » disse Ron, notando gli sguardi dei passanti, non appena ebbero raggiunto la strada dedicata alla vendita del materiale scolastico « Ti abbiamo raccontato dell'incursione dei giornalisti, Hermione? »
   « Ginny mi ha accennato qualcosa in una lettera » rispose lei, alla destra di Harry, senza neanche guardarlo.
   A quelle parole, Ron tornò ad essere offeso come il giorno prima, mentre Harry alzava gli occhi al cielo, rassegnato.
   Poco dopo, mentre si dirigevano al Ghirigoro per acquistare i libri per il nuovo anno scolastico, si ritrovarono a passare davanti alla vetrina del negozio di Olivander. Sulla porta, Harry vide un ragazzone con grosse guance rosse che aveva l'aria di essere di poco più piccolo di lui, e che era intento a lucidare una nuova insegna in ottone. Si domandò se il proprietario del negozio fosse tornato al lavoro; l’ultima volta che lo aveva visto era ridotto proprio male.
   Non fece neanche in tempo a terminare il pensiero, che l'alta figura argentata di Olivander apparve sulla soglia  e osservò per un istante il lavoro compiuto dal nuovo assistente, per poi riversare lo sguardo sulla strada colma di persone; gli ci vollero pochi secondi per individuare Harry, fermo in mezzo alla via ad osservarlo.
   « Ecco gli eroi del momento! » urlò, mentre si avvicinava, costringendo Ron e Hermione a fermarsi, imitati dai molti curiosi che li circondavano « Venite! Entrate nel mio negozio! Saremo più tranquilli... »
Aveva sicuramente ragione; ormai i bisbigli della gente cominciavano a diventare insopportabili.
I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo incerto, prima di varcare la soglia del negozio di bacchette, senza che il nuovo assistente di Olivander li degnasse di uno sguardo, preso com'era dalla sua occupazione.
   Lo spazio all’interno era molto ridotto, cosicché dovettero stare spalla a spalla. Faceva un certo effetto vedere tutte quelle scatoline polverose impilate fino al soffitto e contenenti le bacchette magiche; dopotutto, non entravano lì dentro da parecchi anni.
   Il proprietario si dispose dietro al bancone. Solo allora Harry notò quanto era anziano; era diventato magrissimo, e i suoi grandi occhi d’argento gli conferivano un'elevata saggezza. Nonostante l’aspetto malconcio, però, il suo sguardo era vivace.
   « Ecco tre amici inseparabili. Benvenuti nel mio negozio! » li accolse con calore.
   « Buongiorno, signor Olivander. Sono contento che abbia ripreso a lavorare » lo salutò Harry, un po’ titubante.
   « Non me la sentivo di rimanere con le mani in mano, e il lavoro mi distrae dai brutti ricordi. E, poi, qualcuno si deve pure occupare di ricostruire le bacchette che sono rimaste distrutte o sequestrate dai Mangiamorte, no? »
   « Chi è quel ragazzo che abbiamo visto alla porta? » si intromise Ron.
   « E' Brad, il mio nuovo aiutante. Dopo le torture subite, il mio braccio destro non funziona più come si deve, così mi serve qualcuno che faccia i lavori manuali »
   Harry notò, infatti, che lo teneva fermo, stretto al tronco; non sembrava annerito come era quello di Silente due anni prima, ma aveva l'aspetto di essere conciato molto peggio.
   « Non mi ricordo di averlo mai visto a Hogwarts » ribatté Ron, mentre osservava dal basso verso l'alto la figura di Brad, che continuava a spolverare l'insegna da sopra una scala.
   « Il poveretto è un Magonò » Olivander sembrava molto dispiaciuto per la cosa « La sua famiglia è una delle più antiche casate di Maghi, ma lui non ha le doti che dovrebbe possedere uno di loro; per questo non ha potuto frequentare la Scuola di Magia. I genitori mi hanno chiesto di istruirlo nell’arte della costruzione delle bacchette, e io ho acconsentito di buon grado, viste le mie condizioni. Le ultime esperienze mi hanno fatto sentire il peso degli anni, e non voglio che le mie conoscenze muoiano con me. Qualcuno dovrà pur occuparsi delle bacchette, una volta che io non ci sarò più! »
   « Ma non occorre utilizzare la magia per costruire le bacchette? » chiese Hermione.
   Gli occhi di Olivander si illuminarono.
   « Un buon Fabbricante sa far scaturire la magia da qualunque pezzo di legno » tagliò corto lui, con aria saggia, per poi cambiare discorso « Ho letto l’articolo della Skeeter, sulla Gazzetta del Profeta. Quindi, alla fine, il grande Harry Potter è riuscito ad impossessarsi della Bacchetta di Sambuco! »
   Tutti e tre sussultarono, mentre Harry pensava in fretta a qualche scusa per smentire la notizia.
   « Sono tutte fandonie! » sentì poi dire da Hermione, con tono sicuro « Dovrebbe conoscere quella giornalista e sapere che inventa gran parte delle notizie... » 
   « Potresti avere ragione, ma a quanto pare sono in molti ad aver assistito al combattimento di Potter contro Voi-Sapete-Chi, e in molti asseriscono di averlo sentito parlare della Bacchetta di Sambuco »
   « Posso assicurarle che non è così » s'intromise Harry, con tono deciso « Forse Voldemort era sicuro di aver trovato quella Bacchetta, ma si sbagliava; e io mi sto convincendo che la storia dei Tre Fratelli sia solo un racconto per bambini »
   « Questo non è possibile e io te l’ho dimostrato… Ma posso capire che tu non voglia che la notizia si diffonda. Tutti i possessori della Bacchetta del Destino sono morti in modo violento » e, scrutandolo negli occhi con sguardo penetrante, continuò « Sai che puoi fidarti di me. Ti sarò riconoscente in eterno per avermi salvato la vita. Se solo potessi mostrarmela, forse sarei in grado di riprodurla o, magari, di costruirne altre potenti quasi quanto quella »
   Il suo sguardo rapace non piacque affatto a Harry. Si stava dimostrando avido di possederla, anche se per breve tempo. Quella Bacchetta era maledetta, aveva il potere di cambiare gli uomini. Il ricordo improvviso di Silente si fece strada nella sua mente; lui non si era lasciato prendere dalla frenesia di comandare il mondo.
   « No, si sbaglia. Io non l'ho mai posseduta » ammise, sostenendo il suo sguardo e cercando di essere il più convincente possibile. 
   « Lo sai, vero, Potter, che se rivelassi alla Gazzetta ciò mi hai chiesto pochi mesi fa, ogni minimo dubbio sulla Bacchetta verrebbe dissipato? »
   « Vuole passare ai ricatti, ora? » lo accusò Ron.
   « Se necessario »
   « Siamo tre diciottenni contro un vecchio rimbambito. Cosa le fa pensare che possa avere la meglio su di noi? »    
   Harry guardò il suo migliore amico, sbalordito, e notò che Hermione, invece, sembrava molto decisa nel sostenere le sue parole, tanto che portò la mano alla bacchetta.
   « Vuoi passare alle maniere forti, signor Weasley? » riprese, poi, Olivander.
   « Se necessario » gli fece eco Ron.
   « No, non è necessario » tagliò corto Harry, che non aveva intenzione di proseguire la conversazione.
   « Andiamocene, ragazzi »
   Detto questo, tutti e tre voltarono le spalle al vecchio, che continuò ad osservarli. Sul punto di aprire la porta, però, successe una cosa che Harry non aveva previsto.
   « Stupeficium! »
   « Protego! »
   Hermione si era voltata di scatto e aveva attaccato il Fabbricante di Bacchette, il quale aveva risposto prontamente allo Schiantesimo. Al momento in cui, però, il Sortilegio Scudo si fu esaurito, Hermione riprese l'attacco.
   « Oblivion! »  
   L'incantesimo per la perdita della memoria colpì in pieno Olivander, che traballò un poco, per poi ricadere sul bancone, svenuto.
   « Ma cosa hai fatto? » chiese Harry.
   « Gli ho modificato la memoria » rispose, tranquillamente, lei « Ora penserà di non aver avuto nessun discorso con noi, durante il suo soggiorno a Villa Conchiglia »
   « Devi smetterla di andare in giro a giocare con la testa della gente » la accusò Ron « E poi, sei sicura di non aver usato la stessa magia su di te? »
   La reazione di Hermione passò in un lampo da mortificata a stizzita.
   « Cosa stai insinuando? » gli chiese, mentre tutti e tre uscivano dal negozio, dopo essersi appurati che Olivander stesse relativamente bene.
   « Nulla, non ti preoccupare »
   « Non ti permetto di criticarmi! »
   « E allora cosa dovrei fare? Farti gli applausi per non esserti fatta viva per quasi due mesi? »
   « Ma è sempre questo il problema? Avevo altro a cui pensare, va bene? »
   « Certo! Come mandare lettere a Harry e Ginny! Ma mai a me! »
   « Ron, non puoi crescere una buona volta? »
   « Non sono io quello che fa finta di niente! »
Harry non sapeva cosa dire, così preferì rimanere in disparte; avrebbe voluto sparire, dato che molti dei passanti li osservavano, allarmati.
   « Ci vediamo più tardi al Paiolo Magico » terminò lei, girando velocemente sui tacchi e scomparendo in un baleno tra la folla.
   « Certo che potevi risparmiartela l’ultima battuta » lo apostrofò Harry appena l'amica si fu allontanata abbastanza.
   « E’ colpa sua! Da quando ci siamo separati, a Hogwarts, sembra si sia dimenticata che sono il suo ragazzo! »
   « Da quando state insieme? »
   « Non hai visto che mi ha baciato nella Stanza delle Necessità? Se non sono il suo ragazzo, perché mi avrebbe baciato? »
   « Ma che discorso è? »
   Con questo Harry considerò chiuso l’argomento, come d'altronde sembrava essere per Ron, che rimase in silenzio per un paio di minuti.
   Proseguirono il loro cammino tra negozi di animali e prodotti di Erbologia, fino a quando, dietro la curva di una stradina, si imbatterono in un assembramento di persone, tutte col naso incollato a una vetrina. Harry sollevò lo sguardo per leggere l’insegna del negozio; la scritta diceva “Accessori di Prima qualità per il Quidditch”.
   « Harry, entriamo a cercarti una scopa » consigliò Ron, in tono ancora un poco arrabbiato « Non puoi giocare con quel catorcio di Fred tutto l’anno »
   « Non ho portato soldi con me, e quelli che mi sono rimasti non mi basterebbero per acquistarla » ammise, tristemente, lui.
   « Harry, siamo a Diagon Alley! Qui cè la Gringott! »
   Così, si avviarono verso la grande costruzione bianca che sormontava la via, mentre Ron declamava i nomi delle ultime novità in fatto di Quidditch, consigliando a Harry quali accessori acquistare.
Ben presto salirono gli scalini di pietra fino a raggiungere la porta di bronzo, il cui colorito scuro contrastava col candore della facciata. Ai lati del portone, due piccoli folletti, con i lunghi piedi incollati al pavimento e buffe vesti molto pesanti per il clima estivo, facevano la guardia alla Banca.
   Stavano per attraversare la porta, quando le due guardie sbarrarono loro l’ingresso, incrociando le lunghe lance che tenevano saldamente in mano.
   « Non potete entrare, signori » dissero all’unisono.
   « Dovete lasciarci passare » Harry era completamente impreparato ad un simile fatto « Il nostro denaro è contenuto qui dentro! »
Sperò che il tono autoritario con cui aveva pronunciato quelle parole bastasse a convincerli a farli passare, ma i due folletti non si mossero di un centimetro, decisi a rispettare gli ordini che erano stati loro impartiti. Poi, con un gesto quasi meccanico, entrambi iniziarono a scalciare verso il pavimento; il contatto tra le loro calzature metalliche e il marmo produceva un singolare suono, che ben presto si capì essere un richiamo.
   Dopo pochi istanti, infatti, videro avvicinarsi la figura di Bongi, che trotterellava con aria solenne e autoritaria, probabilmente attirato da quel clangore.
Il folletto si rivolse alle due guardie con un cenno d’assenso, poi apostrofò Harry e Ron con fare sgarbato, osservandoli con un’espressione disgustata nel vederli.
   « Credevate forse di poter entrare e uscire dalla Gringott come se nulla fosse, dopo averla derubata? Lei, signor Potter, sarà un eroe per tutta la Comunità Magica, ma per noi rimane sempre un ladro! » 
   « Ehi! » lo interruppe Ron « Se non fosse stato per Harry, Voldemort sarebbe ancora vivo, e voi avreste dovuto subire i soprusi dei Mangiamorte! Dovreste ringraziarlo, non accusarlo! »
   « Non saranno le sue parole a farci cambiare idea. Non siete più i benvenuti nella nostra Banca »
   « Ma non capite che se non fossimo entrati nella camera blindata dei Lestrange non avremmo potuto portare a termine la disfatta di Voldemort? »
Ron sembrava aver preso la faccenda molto seriamente, mentre Harry pareva stupito. In testa gli rimbombavano le parole di Silente, la notte prima di nascondere la Bacchetta di Sambuco: "Sarà difficile che i folletti gli permettano nuovamente l'accesso alla Banca".
   « I problemi che riguardano voi Maghi non ci interessano » li liquidò immediatamente Bongi, con tono severo « Noi dobbiamo preservare il bene della Gringott e dei suoi clienti. Le lotte contro i Maghi Oscuri non sono affar nostro »
   « Brutto piccolo mostriciattolo… »
   Ron estrasse la bacchetta dalla tasca sinistra dei pantaloni.
   « Ora basta! » lo trattenne Harry, ponendogli il braccio davanti al busto per impedirgli di saltare alla gola del folletto. Era stranamente calmo; voleva solo un po’ di tranquillità, lontano dai litigi e dai rancori. Dopotutto, ne aveva avuti abbastanza di problemi per i suoi gusti.
   Improvvisamente, però, una suono acuto, proveniente dall’interno della banca, costrinse Bongi a voltarsi.
   « Lasciateli entrare! » disse la voce stridula di Unci-Unci che, con grande stupore di Harry, si stava avvicinando velocemente all’ingresso.
   « Abbiamo ricevuto degli ordini chiari! » provò a protestare Bongi « Potter non deve… »
   « So benissimo quali sono gli ordini » lo interruppe Unci-unci, con tono caldo e suadente « La Gringott non corre alcun pericolo »
   Il folletto non ribatté, ma si limitò a indietreggiare lentamente per consentire ai due ragazzi di passare, accompagnandoli, però, con smorfie e grugniti seminascosti.
   « Con permesso » lo canzonò Ron, scoccandogli uno sguardo di sfida.
Unci-Unci li scortò oltre la seconda porta, quella che portava ai sotterranei; lì si fermò e si mise ad aspettare che i due maghi lo raggiungessero. Poi si accertò che nessuno fosse nei paraggi: probabilmente non voleva farsi sentire dai suoi stessi simili.
   Il silenzio cadde fra i presenti per pochi, ma interminabili secondi, finché Unci-unci si avvicinò a Harry con aria sospettosa. Non era cambiato per niente; gli stessi occhi neri chiusi quasi a fessure, una testa grande e grigiastra, mani e piedi affusolati. Lo guardava dritto negli occhi, non lasciando trasparire alcun tipo di emozione.
   « Harry Potter! » iniziò, in tono forse fin troppo amichevole « Ormai il suo nome è sulla bocca di tutti, anche più che negli ultimi diciassette anni, direi. Ma rinunci all’ammirazione dei Folletti; la gente della mia razza non perdona facilmente, specialmente quando viene truffata! »
   « Credimi, nemmeno i Maghi amano i traditori » cercò di svicolare Harry. L’immagine di Unci-unci che correva verso i suoi simili sventolando la Spada di Grifondoro gli attraversò la mente come un fulmine.
   « Ne sono certo » proferì, poi, il folletto, scrutandolo torvo.
Harry ascoltò quelle parole, e ad un tratto un senso di colpa lo assalì. Unci-unci non era il ritratto dell’onestà, ma non lo era nemmeno lui; in fondo, non aveva mai avuto l’intenzione di consegnargli la Spada di Grifondoro, malgrado gliel’avesse promesso.
   « Comunque » continuò lui dopo pochi istanti « non vi ho fatti entrare alla Gringott solo per fare un’opera di bene. Gradirei delle risposte riguardo l’improvvisa scomparsa della Spada che voi stessi mi avevate donato »     
   « Donato? Diciamo che tu ce l'hai rubata! » intervenne Ron, intromettendosi nella discussione.
   « I patti erano chiari » sbottò il folletto, a bassa voce, e, guardandosi nuovamente intorno per controllare che non ci fosse nessuno, continuò « Vi avrei aiutato a penetrare la Gringott in cambio della Spada. Non credo di essermi sottratto alla mia promessa. Non avevamo stabilito che, dopo avervi favorito, non vi avrei ostacolato nella fuga. Nessun folletto permetterebbe un furto. Ho fatto solo quello che ritenevo più giusto »
   « Ci hai traditi! Ti credevamo dalla nostra parte! » azzardò Ron, molto seriamente.
   « Ti abbiamo salvato dai Mangiamorte, possibile che non hai provato un minimo di vergogna per il modo in cui ci hai trattato? » chiese, poi, Harry, cercando di mantenere il controllo.
   « Mi sarei sentito maggiormente in colpa se avessi tradito la mia razza » la sicurezza con cui lo diceva aveva dell'incredibile « Comunque sia, non avete ancora risposto alla domanda. Che fine ha fatto la mia Spada? »
   « Ti posso assicurare che non te l’abbiamo rubata, se è questo quello che temi » spiegò Harry in tono di sfida « La Spada è stata incantata per venire in soccorso ai veri Grifondoro, ovunque essi si trovino »  
   Unci-unci ebbe un fremito.
   « Lei è proprio il degno discendente di Godric Grifondoro, Potter » continuò, poi « Come lui, non ha esitato a rubare a noi Folletti ciò che ci appartiene di diritto, e osa anche offendermi con le sue bugie! »
   « Non parlargli in questo modo! Non è un bugiardo! » intervenne Ron.
   « Adesso finiamola. Non sono venuto alla Gringott per sentirmi accusare, ma solo per prendere quello che è mio » lo apostrofò Harry, per porre fine alla questione « Sbaglio o sono anch'io un vostro cliente? »
   « No, non sbaglia, ma l’ingresso alle camere blindate è stato ad entrambi interdetto per cinque anni, dato che avete derubato la Banca. E' una misura precauzionale, e fino a quando non ci avrete ripagato tutti i danni provocati dalla vostra, per così dire, rocambolesca fuga, non potrete entrare. Naturalmente questo vale anche per l'altra vostra amica »
   « Non potete farci questo! » 
   « Certo che possiamo, signor Weasley »
   Ron si fece sfuggire un'imprecazione nei confronti di Unci-Unci.
La situazione sembrava insormontabile. Né lui né Ron potevano prelevare dalle loro camere blindate. La cosa più ovvia da fare era quella di delegare a qualcun'altro il compito di farlo, ma Harry ricordava benissimo le frasi che gli erano state dette durante la sua prima visita alla Gringott: "solamente il proprietario della chiave della camera blindata può accedervi". E non vi era la possibilità di un'eccezione, specialmente nei loro confronti.
   « Sentì un po’ »  iniziò, poi, Ron, rivolto a Unci-Unci; una luce sembrava brillare nel suo sguardo « Che ne diresti di prelevare il denaro al posto nostro? » 
A Harry parve una domanda retorica, ma evidentemente per l'amico non era così. 
   « Conoscete le nostre regole » ribatté il folletto, con tono calmo e sicuro di sé. 
   « Ora tu impara le nostre » le parole di Ron suonavano come una minaccia « Se non preleverai il denaro dalle nostre camere blindate, svelerò ai tuoi compari il ruolo fondamentale che hai avuto nel furto di due mesi fa »
   Dopo quelle parole, a Harry fu tutto chiaro. L'idea di Ron, sebbene fosse sleale, era geniale. Cominciò a frugare nelle proprie tasche, finché non trovò una piccola chiave d’oro, mentre l'amico faceva lo stesso con estrema sicurezza. 
   « Penso che tu possa entrare » disse, poi, lanciando la sua al folletto, che l'afferrò al volo. 
   Unci-unci cambiò colore, diventando di un rosso talmente scarlatto, da fare invidia a Ron nei momenti più scottanti; avrebbe potuto benissimo uscirgli del fumo dal naso. Harry non aveva idea di cosa potesse succedere a un folletto arrabbiato.
   « L'ho sempre detto che, se vuoi, sei geniale! » si congratulò, porgendo delicatamente la sua chiave ad un Unci-Unci furente per essere stato gabbato da dei Maghi, che riteneva di razza inferiore alla sua « Credo che il nostro amico non si tirerà indietro. Vero, Unci-unci? »
   Dopo avergli dato le giuste indicazioni, Harry e un sorridente Ron osservarono il folletto salire su un carrello pronto per scendere nei sotterranei. Poi attraversarono il salone della Gringott, sotto gli occhi accusatori degli altri banchieri, e uscirono al sole del mattino che illuminava le strade di Diagon Alley, soddisfatti del ricatto che avevano appena attuato.
    
*
 
  Dopo che Unci-Unci fu tornato con il loro denaro e li ebbe lasciati non senza qualche parola di sdegno, Harry e Ron raggiunsero di buon passo il negozio di manici di scopa, dimenticatisi ormai di dover acquistare i libri per la Scuola. 
  Entrando, Harry notò che non era cambiato nulla da come l'aveva visto la prima volta. Diverse scope pendevano appese al soffitto, oppure erano attaccate al muro sulla sinistra in bella mostra. Dall’altra parte, invece, troneggiavano le divise delle principali squadre del campionato. Al centro, lo spazio era occupato da diverse librerie colme di manuali e circondate da infiniti accessori per il Quidditch.  
   Non ebbero neanche il tempo di osservare tutto il negozio, che un commesso venne loro incontro. Harry si accorse che zoppicava un po’ mentre si avvicinava al bancone, ma nonostante la mezza età, si capiva che doveva essere stato un atleta.
   « Buongiorno » li accolse « Come posso aiutarvi? »  
   Li osservò per qualche istante, ma poi riconobbe Harry, e il suo viso si illuminò.  
   « Harry Potter! Che onore! Cosa posso fare per te, ragazzo? Dimmi ciò che ti serve e sarai accontentato! Da noi puoi trovare tutte le novità del campo di Quidditch » 
   A Harry non piaceva essere al centro dell’attenzione, ma questa volta forse gli sarebbe stato utile; il commesso non gli avrebbe sicuramente venduto una scopa scadente a un prezzo irragionevole.  
   « La mia vecchia scopa si è rotta » tagliò corto Harry, per non dare troppe spiegazioni « Quindi ne vorrei una nuova; una scopa veloce e sicura sarebbe ideale. Sa, io sono un Cercatore»  
   Il commesso non ci pensò un attimo e scappò nel retrobottega, ritornando subito dopo con un voluminoso catalogo.
   « Naturalmente sei a conoscenza che la migliore scopa in circolazione è la Firebolt » iniziò, sfogliando e mostrandogli le pagine zeppe di immagini di manici di tutti i generi.  
   « No, grazie. Avevo una Firebolt che mi era stata regalata, ma ora vorrei cambiare » 
   Fece un cenno con la testa a Ron che, dopo averlo osservato con gli occhi sgranati per qualche secondo, parve capire la connessione con Sirius e tacque.  
   « Allora vediamo un po’ » aggiunse il commesso, voltando velocemente le pagine e raggiungendo la fine del catalogo, dove spiccavano i modelli dell'ultimo anno « Ci sarebbe la nuova Tornado. E’ molto simile a quella di qualche anno fa, ma hanno migliorato l’aerodinamica della coda ed è più stabile alle alte velocità »  
   « Non mi sembra molto adatta al mio ruolo » commentò Harry, con l'aria di chi la sa lunga.  
Il commesso non poté che dargli ragione, così sfogliò qualche pagina ancora, finché non vide un manico di scopa che portava un grande logo argentato.
   « Questa è la nuova Arrow Excellent. La Silver Arrow è tornata sul mercato con questa nuova chicca. E’ dotata di qualunque incantesimo conosciuto contro il Malocchio e di una fattura autofrenante che tutela il giocatore fino a 30 centimetri da terra. Grazie alla possibilità di regolazione automatica della coda ha un’accelerazione favolosa: da 0 a 240 km/h in soli 13 secondi. E, naturalmente, hanno pensato anche al comfort: ha un manico morbido e antiscivolo » sembrava aver studiato il tutto a memoria « E’ molto flessibile e resistente agli urti. Ma come potrebbe non esserlo una scopa di Sambuco? »  
   Harry ebbe un fremito solo a sentir pronunciare quella parola. Una scopa di Sambuco? Ma non bastavano le bacchette? Che strana coincidenza, sembrava che il Sambuco lo perseguitasse. Questo fatto era così strano che lo intrigò.  
   « Potrei vederla? »  
   Ron lo guardò sbalordito; probabilmente si aspettava che comprasse un modello più simile alla Firebolt.  
   « Ma sei sicuro, Harry? » chiese, alzando le sopracciglia.  
   Lui annuì, mentre il commesso si allontanava velocemente per tornare poco dopo con un lungo involucro che si sbrigò a srotolare.
   Il profumo del legno nuovo avvolse Harry fino quasi a stordirlo. Con sguardo ammirato, poi, accarezzò lievemente il manico con le dita; era della giusta levigatezza, flessibile al contatto. Color biscotto, sulla sua estremità portava un logo argentato, su cui spiccavano con estrema chiarezza le lettere "AE". 
   « Su! » disse, dopo aver steso la mano destra sulla Arrow Excellent, che si sollevò immediatamente.
   Harry la afferrò, soppesandola con la mano.
   « E’ ben bilanciata ed è facile da impugnare. La prendo! » concluse, senza neanche riflettere troppo.
   I due lasciarono il negozio subito dopo aver pagato, permettendo a Ron di iniziare una ramanzina sul fatto di aver acquistato quella scopa invece di una migliore, ma Harry non volle ascoltarlo; quando aveva sentito la parola “sambuco”, aveva capito che era il manico di scopa adatto a lui. Dopotutto, aveva pensato, non poteva essere una semplice coincidenza che il nuovo modello della casa Arrow fosse dello stesso materiale della sua nuova, e debitamente lontana, Bacchetta. 
 

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Capitolo 7
*** L'Inchiesta Mangiamorte ***


Harry si svegliò di soprassalto e guardò l’orologio: erano ancora le quattro.
Non avrebbe avuto senso alzarsi così presto, dato che l’appuntamento con Kingsley era concordato per le otto, quindi avrebbe potuto dormire ancora un po’.
   Si girò su di un fianco, deciso a prendere sonno per la quarta volta quella notte. Dopo poco, però, si ritrovò a pensare a quello che sarebbe potuto accadere quella mattina e a cosa avrebbe dovuto rivelare ai membri del Wizengamot.  
   Quando, dopo il viaggio a Diagon Alley di pochi giorni prima, la signora Weasley era venuta a conoscenza della sua convocazione al Ministero, aveva tentato in ogni modo di fargli confessare cosa stava succedendo, ma lui era riuscito ogni volta ad evitare l’argomento. Anche Ginny era curiosa, ma, conoscendo Harry, aveva accettato l’idea che lui non poteva dirle nulla; si limitava a guardarlo con espressione sempre un po’ abbattuta e apprensiva, in un modo esasperante per lui. Gli unici a cui aveva parlato apertamente della faccenda erano Ron e Hermione.
   Subito dopo essere tornati alla Tana, infatti, li aveva condotti nella camera di Percy senza dir loro una sola parola; sapeva benissimo che, se avesse ripensato al da farsi, non avrebbe rivelato nulla.
Una volta in camera, poi, mentre lo sguardo di Ron era divenuto sempre più allibito e gli occhi di Hermione, sospettosi, si erano assottigliati, aveva opportunamente eseguito l’incantesimo Muffliato sulla porta, per essere certo che nessuno potesse ascoltare quello che stava per raccontare.
Era stato Ron a cominciare la conversazione, con tono impaziente.
   « Perché ci hai portato qui? » 
   Harry si era notevolmente tranquillizzato, quasi certo che nessuno potesse vederli o udire i loro discorsi, così aveva tentato un approccio positivo.
   « Vi devo dire una cosa »
   « Spara! E alla svelta! » lo aveva incitato lui, più curioso che mai.
   Dopo che Harry li ebbe aggiornati sulla situazione dei processi, però, la curiosità era sparita dal volto di entrambi.
   « Ma Kingsley è pazzo! » aveva commentato Ron, senza badare al volume della voce « Come può pretendere che tu… Evidentemente il ruolo di Ministro gli ha dato alla testa! »
   « Io invece ho accettato  » aveva ammesso Harry, tra lo sconsolato e l’imbarazzato.
   « Allora siete in due ad essere fuori di testa! Harry, ti rendi conto di quante cose non puoi confessare? Il Wizengamot ti chiederà come hai fatto ad uccidere Tu-Sai-Chi! »
   « Voldemort! »
   « Non importa... »
   « Ron ha ragione » aveva detto Hermione, con tono distaccato « Non devi correre un rischio inutile »
  « Capisco che molte informazioni non possono essere rivelate, ma ci sono altrettante verità che potrebbero compromettere le sentenze su alcune persone! »
   Ron parve allibito dalle sue parole, ma l'espressione della ragazza non mutò.
   « Bene » aveva poi concluso « In effetti molte persone hanno seguito i Mangiamorte perché sotto l'effetto della Maledizione Imperius, ma come farai a dimostrarlo? »
   « Non intendo coprire nessuno, ma credo che il Wizengamot si fiderà della mia parola »
   « Soprattutto se ti faranno bere il Veritaserum! » era intervenuto Ron.
   « L'utilizzo del Veritaserum è illegale. Non penso proprio che il Ministero stesso sorvoli su una legge del genere »
   Hermione sembrava più autoritaria che mai.
   « Mi chiedo perché inventino pozioni utili per poi renderle illegali... » disse allora il ragazzo, incrociando le braccia.
   « Ti piacerebbe che tua madre potesse farti raccontare tutto ciò che hai fatto l'anno scorso? Sarebbe molto interessata alla parentesi natalizia, credo! »
La voce di Hermione fu l'ultima ad essere udita nella stanza per qualche minuto. Evidentemente, Ron non sapeva più cosa replicare.
   « In ogni caso non ti consiglio di andare » riprese, poi, lei, osservando Harry che, nel frattempo, si era messo a sedere sul pavimento con le gambe incrociate « Mi fido della tua capacità di mantenere dei segreti - lo hai fatto più e più volte negli ultimi anni - ma questa udienza è pur sempre un rischio del tutto immotivato! »
   « Perché non ce lo hai detto subito? » replicò Ron, steso sul suo letto con Hermione seduta vicino ai suoi piedi.
   « Kingsley mi ha suggerito di non rivelarlo a nessuno. Probabilmente temeva che mi avreste fatto cambiare idea »
   « E' questo che non mi torna » lo interruppe l'amico
« Come mai Kingsley tiene così tanto alla tua presenza? »
   « Mi sembra logico » rispose Hemione, alzandosi in piedi come in preda ad un'idea di enorme importanza
« Più Mangiamorte il Ministro riesce a mandare ad Azkaban, meglio sarà per la sua reputazione! »
   « Ma senza i Dissennatori, Azkaban è impenetrabile come un carcere Babbano! »
   Alle parole di Ron, la ragazza gli lanciò uno sguardo torvo.
   « Non penso ci fossero solo loro di guardia alla Prigione » continuò, poi « Ti pare possibile che gli Auror non li controllassero a vista? » 
   « Ma cosa ne so! »
   « Dovresti imparare ad accendere il cervello, ogni tanto » lo punzecchiò Hermione « E a non sparare delle scemenze gratuite! »
   Per la fortuna di Harry, che desiderava cambiare discorso, ebbe inizio un rumoroso battibecco tra i due, che terminò all'ora di cena col risultato che Hermione aveva accusato Ron di vigliaccheria e lui l'aveva mandata fuori dalla sua camera.
Harry non aveva fatto caso al loro ennesimo litigio, ma quando, dopo la cena, Hermione aveva lasciato la Tana senza salutare né lui né Ron, e soprattutto senza riprendere l'argomento dell'udienza al Ministero, la sua preoccupazione crebbe in maniera vertiginosa.
   Non poteva dimenticare il momento in cui Hermione, carica di libri e di materiale scolastico, aveva oltrepassato la staccionata della Tana, per poi sparire lanciando l'ultima occhiataccia in direzione di Ron, che aveva accuratamente allontanato lo sguardo.
Eppure, però, gli sembrava di aver notato una vena di tristezza sul viso di entrambi.
 
***
 
   Alle sette, infine, Harry si alzò e iniziò a prepararsi molto cautamente in modo da non fare rumore e da non svegliare nessuno. Quando fu pronto, poi, scese in cucina, dove la signora Weasley stava facendo colazione.
   « Ti sei svegliato presto questa mattina, Harry! » lo accolse, sorseggiando rumorosamente il consueto the « Qualche motivo speciale? »
Il tono dell’ultima domanda ricordò molto quello di Dolores Umbridge quando scopriva qualcuno che trasgrediva le regole da lei imposte a Hogwarts.
   Dopo una modesta colazione immersa in un silenzio imbarazzato, poi, Harry si alzò per uscire, ma la signora Weasley lo bloccò alla porta.
   « Arthur si scusa per non averti accompagnato, ma il suo lavoro al Ministero è triplicato negli ultimi tempi » iniziò; Harry annuì e avanzò di un passo, ma lei riprese « Qualsiasi cosa ti stia succedendo, Harry, stai attento e fai solo ciò che credi giusto » disse, con tono preoccupato, per poi lasciarlo finalmente andare.
   Lui le rivolse un sorriso vagamente rassicurante e uscì dalla porta che dava sul giardino; poi avanzò velocemente fino allo steccato che delimitava la proprietà della Tana. Quindi, rivolse indietro lo sguardo, fino a notare con la coda dell’occhio una piccola Molly Weasley che lo osservava con espressione contrariata dalla finestra della cucina. Colto alla sprovvista, si voltò di nuovo, si concentrò sulla sua meta, e scomparve nel nulla con un sonoro “crac”.
   Dopo pochi secondi, si ritrovò in un vicolo buio della Londra Babbana, dove l’unico oggetto interessante era una grande cabina telefonica di colore rosso che risaltava nella semioscurità.
   Si guardò intorno per accertarsi che non vi fosse nessuno nei paraggi, e poi avanzò, ripensando alla sua ultima visita al Ministero, quando vi era penetrato tramite un passaggio in un bagno che non ricordava bene dove fosse.
    Entrò nella cabina telefonica e digitò alla svelta il codice che consentiva l'accesso (sei-due-quattro-quattro-due); come si aspettava, dopo pochi secondi la solita voce meccanica chiese il suo nome.
   « Benvenuto al Ministero della Magia, signor Potter! » disse subito dopo, annunciando l'inizio del viaggio sotterraneo che portava all'interno dell'Atrium.
   In pochi, silenziosi minuti, Harry si ritrovò alla sua meta. Appena fu sceso dall'improbabile mezzo di trasporto con cui vi era giunto, poi, notò che di fronte a lui si trovava un ometto dall'aria stranamente familiare.
   « Buongiorno, signor Potter » lo accolse Dedalus Lux. Harry lo riconobbe immediatamente grazie ai corti capelli argentati; per i tempi che erano appena trascorsi, constatò che aveva un'aria piuttosto gioviale « Sono qui per scortarla all’Ufficio del Ministro della Magia »
   Dopo che Harry ebbe risposto al mago con un timido buongiorno, egli lo invitò a seguirlo, e i due  attraversarono l’Atrium molto affollato con passo stranamente spedito. Mentre passavano, Harry notò che tutto era tornato alla normalità; la statua dorata rappresentante il Mago, il Centauro e il Goblin si stagliava nuovamente al centro della stanza, mentre numerosissimi aeroplani di carta sfrecciavano ovunque. Sul fondo, vi erano gli ascensori che portavano ai vari piani sotterranei del Ministero e che, come al solito, ospitavano una gran fila di persone intente a raggiungere i propri uffici.
   Si diresse meccanicamente verso di loro, ma il signor Lux lo rimbeccò subito, indicandogli col dito della mano sinistra un arco alla destra dell’ampio salone. Harry non l'aveva mai notato, ma si limitò a seguire la sua guida senza battere ciglio. Dopo averlo attraversato, scoprì che celava un’altra stanza abbastanza larga e completamente vuota, ornata solamente da numerose fotografie mobili appese alle pareti di pietra.
   « Non avevi mai notato questa saletta, vero?» gli chiese il signor Lux.
   « In effetti, no » rispose Harry, mentre si scrutava intorno.
   « E' un incantesimo, sai. Solo i conoscenti del passaggio e coloro che devono recarsi dal Ministro in persona notano l'arco da cui siamo appena passati. Altrimenti, al suo posto ci è solo un normale tratto di parete »
   « Meno male » riprese Harry « Pensavo di essere scemo a non averlo mai visto! »
   Il signor Lux ridacchiò, mentre entrambi iniziavano a salire una ripida scala a chiocciola che partiva al centro della parete opposta all’ingresso della saletta incantata.
Dopo quella che a Harry sembrò un’eternità, poi, la scalinata iniziò ad allargarsi, fino a diventare un lungo corridoio rettangolare.
   « Siamo arrivati, signor Potter. In fondo al corridoio troverà la porta del'Ufficio del Ministro » ricominciò Lux, ancora leggermente divertito.
Harry lo ringraziò per poi oltrepassarlo; pochi passi più in là, però, si voltò indietro, deciso a porre la domanda che lo attanagliava da quando aveva visto il suo accompagnatore nell'Atrium.
   « Mi scusi » iniziò mentre tornava verso di lui, che nel frattempo era rimasto immobile ad osservarlo
« Posso... chiederle... come stanno i miei... zii?»
Gli ci volle più coraggio del previsto a pronunciare quelle parole, e Lux sembrò rendersene conto.
   « Mio caro ragazzo, i tuoi parenti stanno bene, purtroppo » Harry non venne sorpreso per niente dall'ultima parola « Io e Hestia siamo rimasti con loro per tutta la durata dell'anno scorso. Non è stato facile, sai »
   « Immagino » si limitò a dire Harry, mentre la sua mente divagava su tutti i soprusi che ha dovuto subire a causa loro.
   « Chiedevano continuamente di sapere dove si trovavano » continuò il vecchio mago, mentre si metteva a posto lo strano copricapo violetto che portava sulla testa « Ma noi non potevano rivelare che ci trovavamo in un luogo magicamente isolato sulla costa dell'Albania! Ne andava di tutto il piano che l'Ordine aveva architettato... »
   Harry sorrise nel sentire come il mago si giustificava.
   « Mio caro ragazzo, mi piacerebbe rimanere qui a parlare con te, ma mi sembra che tu abbia un appuntamento con il Ministro » cambiò discorso il signor Doge « In ogni caso, i tuoi zii stanno bene. Sono tornati a Londra da circa un mese, mi pare. Se volessi andarli a trovare... »
   « Non credo che ne avrò mai voglia » gli disse Harry prima di congedarsi. Il mago gli fece l'occhiolino, e poi iniziò a ripercorrere il percorso per tornare nell'Atrium.
   Rimasto solo, Harry avanzò lungo il corridoio; dopo pochi passi, però, notò che era adorno di ritratti di ogni tipo. Uno sguardo più da vicino lo portò a capire che i mezzo busti dipinti appartenevano ai Ministri della Magia che si erano succeduti negli anni. Ben presto incontrò il volto di Cornelius Caramell, con la bombetta verde acido in testa, seguito subito dopo da quello di Rufus Scrimgeour, l'inconfondibile barba leonina e brizzolata in vari punti.  
   Senza neanche essersi accorto di aver raggiunto la fine del corridoio, poi, si trovò davanti ad un grosso armadio di legno di betulla che contrastava nettamente con le pareti di pietra che lo circondavano. Titubante sul da farsi, si voltò indietro, nella speranza di trovare qualcuno a cui chiedere informazioni, ma con sua grande sorpresa non riuscì più a scorgere il punto da cui era partito; dietro di lui si stagliava un tunnel che sembrava infinito.
   Dopo averci pensato qualche secondo, quindi, decise di avvicinarsi al mobile, e aprì lentamente le sue ante, scoprendo con dispiacere che il suo interno era vuoto.
   Non trovando altre alternative, poi, decise di entrarvi.
Si posizionò e chiuse le ante, cadendo in un buio profondo. Speranzoso, poi, che fosse accaduto qualcosa, le riaprì, ma si ritrovò nuovamente nel corridoio infinito adorno dei ritratti dei Ministri. Innervosito, fece un passo indietro, e toccò accidentalmente la parete di fondo dell'armadio con una spalla, quando sentì delle voci provenire da un punto che sembrava trovarsi oltre quella superficie.
   « Tu sei pazzo! Come puoi pensare che Minerva McGranitt possa assumere quello squilibrato come insegnante? » disse una voce che Harry riconobbe subito.
   « Squilibrato? Era un Auror come te, Malocchio! Come puoi pensare che non sia adatto a questo compito? » ribadì rapidamente la voce calda di Kingsley.
   Harry rimase allibito. Aveva appena udito la voce di Alastor Moody che, a quanto ne sapeva, era morto circa un anno prima nel tentativo di portarlo sano e salvo alla Tana, dopo che la protezione sulla casa di Privet Drive era svanita prima del compiere dei suoi diciassette anni. Mentre rimuginava, però, non notò che la sua spalla era penetrata nella superficie della parete lignea; dopo un istante, infatti, scomparve del tutto, probabilmente in una stanza celata dietro di essa.
   Le voci all’interno dell’armadio smisero di litigare all'istante, sicuramente per aver visto la parte del corpo di Harry che penetrava il luogo della loro discussione; resosi conto dell'accaduto, poi, Harry fece un passo indietro e, dopo un secondo di titubanza, si trovò all’interno di una camera rotonda, dando le spalle ai presenti.
Si voltò di scatto, e si trovò davanti alla figura di Kingsley Shacklebolt, vestito con una lunga tunica argentata, che gli sorrideva esageratamente. Di Malocchio Moody, però, non vi era traccia.
   « Buongiorno, Harry » lo accolse tranquillamente il Ministro, sedendosi dietro alla sua scrivania di legno intarsiata con strani simboli, mentre con un solo colpo di bacchetta faceva apparire una poltroncina color porpora dall’altra parte del tavolo « Accomodati pure. E tu, Malocchio, taci per qualche minuto » continuò, poi, ruotando la sua poltrona di mezzo giro.
   Harry avanzò verso il suo posto a sedere, mentre esplorava con lo sguardo l’Ufficio del Ministro; era di forma circolare e con un soffitto molto alto, mentre le pareti di pietra erano accoglienti ed adorne di numerosi quadri. Solo uno di essi, posto esattamente dietro la testa di Kingsley, sembrava completamente inadatto all’arredamento della stanza, segno che era stato aggiunto di recente senza l'apporto dei giusti ritocchi.
Avvicinandosi alla scrivania, poi, notò che esso raffigurava un mezzobusto di Alastor Moody, il quale stava osservando la scena con sguardo critico. Era proprio come Harry lo ricordava; l’occhio blu elettrico, i capelli lunghi e scompigliati che gli ricadevano disordinatamente sulle spalle.
   Sedutosi, poi, Harry rivolse un sorriso ad un Kingsley vistosamente agitato, mentre Moody tossicchiava leggermente dal suo ritratto, come per richiedere attenzione.
   « Ingegnoso, vero, il Portarmadio? » chiese, con aria soddisfatta.
   Harry annuì appena; non riusciva a capacitarsi di stare parlando con Malocchio Moody anche se, dopotutto, aveva già fatto molte volte la stessa cosa con Silente, nell'Ufficio del Preside.
   « E’ una mia trovata » continuò il ritratto.
   « Risulta essere un armadio normale per chi non si vuole far entrare » spiegò Kingsley « Mentre per gli altri si trasforma in un passaggio segreto »
   « Ingegnoso, non è vero? » ripeté Moody. L’essere divenuto un ritratto pareva avergli attribuito una sorta di superbia fuori dal normale.
   « Frutto della tua paranoia » scherzò Kingsley, rivolgendo un sorrisetto malizioso ad Harry, che si sentiva sempre più a disagio.
   « Ora non è tempo per giocare » tagliò corto l'altro, leggermente risentito.
   « Giusto. Harry, il primo processo avrà inizio nel primo pomeriggio, ma noi dovremo recarci nell'Aula del Wizengamot fra pochi minuti. Abbiamo solamente il tempo di spiegarti il tuo ruolo » cambiò discorso Kingsley, osservandolo con espressione contrita.
Il mezzobusto nel ritratto alle sue spalle annuì, serio.
   « Dopotutto, Malocchio è più esperto lui di me in queste cose » continuò il Ministro « Quindi, lascio a lui l'onore! »
   « Allora » iniziò, poi, Moody, osservando Harry dritto negli occhi « A quanto ne so, anche tu hai assistito a un vero processo contro i Mangiamorte, Potter »
Harry annuì; probabilmente si riferiva a quando aveva scoperto il Pensatoio di Silente, ed era stato catapultato nell'Aula del Wizengamot, durante il processo a Igor Karkaroff.
   « In quel caso, però, non si trattava di un vero e proprio processo » si giustificò subito lui.
   « Non penserai mica che le udienze differiscano così tanto da una situazione all'altra! » la voce di Moody era, se possibile, ancora più possente del solito « A quanto mi hanno detto, nemmeno quella che Caramell ha indetto per te tre estati fa risultava molto diversa »
   Harry non seppe cosa replicare; in effetti, pensò, le uniche vere differenze che aveva riscontrato erano l'assoluta mancanza di pubblico e il fatto che lui non era stato ammanettato alla sedia degli imputati.
   « Non temere nulla per quello a cui vai incontro » intervenne Kingsley, che evidentemente sentiva suo il dovere di rincuorarlo il più possibile.
   « Gli Stregoni del Wizengamot sono sempre stati dei buoni a nulla! » commentò, poi, Moody, alzando ancora di più la voce « A parte il povero Bartemius Crouch che, come ben sai, è morto per mano mia »
Rise. Harry sapeva benissimo che Barty Crouch era, in realtà, stato ucciso dal suo stesso figlio, che quattro anni prima aveva preso il posto di Moody come insegnante a Hogwarts. Ricordare la faccenda, però, non lo divertiva affatto.
   Il tempo passava molto lentamente nell'Ufficio del Ministro, mentre Malocchio lanciava qualche frecciatina sulla situazione politica del momento e Kingsley parlava in tono diplomatico; nel frattempo, Harry era sempre più in imbarazzo, per non parlare della sua agitazione per quanto a breve avrebbe dovuto affrontare.
Dopo interminabili minuti, poi, una voce suadente rimbombò nella stanza.
   « Il signor Ministro e il signor Harry Potter sono pregati di affrettarsi presso l'Ufficio Misteri » annunciò, tutto d'un fiato.
Kingsley si alzò di scatto, fece un cenno di saluto al ritratto di Moody, che ricambiò, e si avviò verso l'armadio da qui era entrato Harry. Poco prima di scomparire dietro al Ministro, però, Harry si girò di nuovo verso l'ex Auror.
   « Malocchio » iniziò, cercando di non guardarlo direttamente negli occhi; quello che stava per dirgli gli premeva dal momento in cui era entrato nella stanza « Mi dispiace che tu sia morto a causa mia »
   Moody, all'interno della sua cornice, sghignazzò leggermente.
   « Almeno sono stato ucciso dal Mago Oscuro più potente di tutti i tempi! »
 
 
***
 
   Harry e Kingsley vennero scortati al nono livello da due maghi molto robusti, che non accennarono l'intenzione di aprire un dialogo, forse intimoriti dalla presenza del Ministro in persona.
Tornare all'Ufficio Misteri causò a Harry una miriade di ricordi sulla notte in cui, sempre a causa di uno stratagemma di Voldemort, l'Esercito di Silente era penetrato nella Sala delle Profezie e Sirius era morto, per una causa che ancora non si spiegava.
   I suoi ricordi vennero, però, allontanati dalla visione dell'immensa calca di giornalisti che si ammassava vicino alla porta dell'Aula del Wizengamot. Quando li videro, tutta la loro attenzione si rivolse dalla loro parte.
   « Il Ministro! »
   « Con Harry Potter! »
   « Cosa ci fa qui? »
   Harry fece finta di non sentire le mille domande che i reporter gli rivolgevano, e si concentrò sulla ricerca di una testa bionda e riccia che sembrò non essere presente tra la folla, mentre i due maghi robusti si occupavano con successo di zittirli, invocando rispetto per la tragicità della situazione del giorno.
   Per fortuna, la porta dell'Aula si aprì subito al loro passaggio, e i giornalisti si voltarono meccanicamente verso di lei.
   « Il signor Harry James Potter è pregato di entrare » annunciò la stessa voce solenne che lo aveva chiamato dall'Ufficio del Ministro.
   Harry rivolse un rapido sguardo a Kingsley, che gli fece cenno di procedere prima di lui. Senza farselo ripetere, varcò la soglia, accompagnato da moltissimi flash per tutta la distanza che lo separava da essa.
   L'Aula del Wizengamot era proprio come la ricordava. Le pareti ricoperte da alti spalti per il pubblico, ora drasticamente vuoti, facevano sì che non si riuscisse a capire quanto fosse ampia; sul fondo della stanza, sempre seduti in una sorta di giuria, tutti gli Stregoni del Wizengamot lo osservavano con aria severa.
Pochi secondi dopo il suo ingresso, dall'alto di quella miriade di maghi e streghe apparve la figura di Kingsley, che aveva acquisito un'aria austera.
   Harry avanzò fino al centro della stanza, cercando di mostrare sicurezza, e raggiunse la grande sedia che si ergeva in tutta la sua solennità, con due manette legate ai braccioli.
   « Buongiorno, signor Potter » iniziò Kingsley dall'alto della sua postazione, come se lo avesse visto per la prima volta « Può accomodarsi »
   « Potrei rimanere in piedi? » chiese lui, in tono rispettoso.
   Sedersi, e magari venire ammanettato, era l'ultimo dei suoi desideri.
   Un brusio frenetico si alzò immediatamente in tutta l'Aula, ma fu il Ministro a porvi rapidamente fine.
   « Come desidera » tagliò corto « Ora, ritengo sia opportuno dare inizio a questa seduta. La parola a Mafalda Hopkirk, Sottosegretario del Consiglio del Wizengamot »
Poco distante da lui, un movimento annunciò che la piccola strega si era alzata dalla sua postazione, la stessa ricoperta da Amelia Bones prima di essere barbaramente uccisa dai Mangiamorte. Harry notò che non sembrava affatto cambiata da quando Hermione aveva preso le sue sembianze, quasi un anno prima.
   « Benvenuto, signor Potter » iniziò « Lei sa di essere qui presente davanti alla Corte del Wizengamot per riferire informazioni riguardo l’Inchiesta Mangiamorte? »
   Harry annuì, mentre si ergeva dinanzi alla Corte, la sedia con le manette debitamente alle sue spalle.
   « Lei sa che ciò che deve dire non deve in alcun modo differire dalla verità? » proseguì la strega, osservandolo dritto negli occhi.
   Lui annuì di nuovo.
   « Bene » la voce della Hopkirk sembrava annoiata; d'altronde, non si poteva aspettare risposte diverse da quelle che aveva appena udito « Iniziamo con le domande. Lei ha trascorso l'anno passato in clandestinità, insieme a Ronald Bilius Weasley e a Hermione Jean Granger, vero? »
   « Sì »
   La domanda lo intimoriva un po'.
   « Durante questo suo peregrinare, è venuto a conoscenza di fatti che potrebbero essere estranei al Ministero della Magia? »
   « Non credo » Harry tentava di non far tremare la voce; una sola frase poteva tradire i segreti che non voleva rivelare « Ho passato molti mesi in varie parti dell'Inghilterra, ma non penso di essere venuto a conoscenza di fatti di cui il Ministero non è al corrente »
   Le reazioni furono evidenti; molti dei membri del Wizengamot sembravano non credere a quanto aveva appena detto. Di rimando, lo riempirono di domande di ogni tipo, con lo scopo di capire dove era stato e con chi era venuto a contatto durante l'anno appena trascorso.
   « Non è nostra intenzione indagare oltre » terminò, poi, la Hopkirk, dopo aver constatato che Harry non sarebbe crollato « Ci risulta, però, che lei abbia avuto un rapporto conflittuale con il primo degli imputati di oggi. Cosa ci sa dire di Dolores Jane Umbridge? »
   A Harry venne un tuffo al cuore; la Umbridge stava per essere processata. Gli vennero immediatamente in mente le più disparate idee su come fargliela pagare per tutto ciò che lei gli aveva fatto, ma la sua razionalità lo trattenne dal raccontare enormi frottole.
   « Dolores Umbridge ha partecipato alle persecuzioni sui Nati Babbani » annunciò solennemente « E ha finto di essere Purosangue rubando un prezioso tesoro della famiglia Black »
Non sapeva come gli fosse venuto in mente, ma d'altronde ciò che aveva detto non si distaccava poi così tanto dalla realtà.
   « Di che oggetto si tratta? » lo interrogò la Hopkirk.
   « Un medaglione che recava incisa una "S", la lettera iniziale di “Sirius” »
   La bugia gli venne in mente all'istante.
   « Può provare tutto ciò? »
   Harry rifletté qualche secondo.
   « Credo che i suoi più intimi collaboratori possano confermare... » rispose, infine.
   « Molto bene. Passiamo alla prossima domanda »
   « No, aspetti! » un particolare gli era appena apparso nella mente « La Umbridge si è appropriata dell'occhio magico che è appartenuto ad Alastor Moody »
   « E che ora si trova nel mio Ufficio » intervenne Kingsley « Risulta anche a me »
Tutto il Wizengamot osservò prima Harry e poi il Ministro; quell'ultima frase aveva dato una veridicità insperata alle informazioni del ragazzo.
   Cadde il silenzio, rotto solamente dal rumore di piuma che scriveva su pergamena. Harry si voltò verso l'angolo da cui proveniva, e vide Percy Weasley intento a riportare ciò che veniva detto all'interno dell'Aula.
   « Lei conosce le identità di qualche altro componente del Ministero della Magia che ha giurato fedeltà a Voi-Sapete-Chi? » lo interrogò nuovamente la Hopkirk.
   « So solamente che l'ex Ministro Pius O'Tusoe agiva sotto l'influenza della Maledizione Imperius » si sbrigò a rispondere lui « E' l'unica persona di cui sono certo »
   « E cosa ci può dire dei seguaci più intimi di Voi-Sate-Chi? » lo incalzò una nuova voce, proveniente da un angolo indefinito della Corte, non appena fu tornato il silenzio.
   « Ho avuto a che fare con un certo Yaxley, Bellatrix Lestrange, Fenrir Greyback e molti Ghermidori »
   « Può nominare qualcuno di loro? »
   « No, mi dispiace »
   « Come è venuto in contatto con i Mangiamorte da lei nominati? »
Harry rifletté un attimo. Ovviamente, non poteva rivelare che Yaxley lo aveva sorpreso all'interno del Ministero.
   « Yaxley mi ha dato la caccia per molto tempo » iniziò, cercando di parlare con un tono di voce rassicurante « Greyback ha catturato me e i miei amici e ci ha portati a Villa Malfoy, dove abbiamo incontrato Bellatrix Lestrange e i proprietari della dimora »
   « Quindi lei afferma che Villa Malfoy veniva utilizzata dai seguaci di Voi-Sapete-Chi come nascondiglio? » la voce della Hopkirk era sempre più incalzante.
   « Sì. Vi erano tenuti prigionieri Luna Lovegood, figlia di Xenophilius Lovegood, e Olivander »
   « Il Fabbricante di Bacchette? » chiese Kingsley, con tono poco sorpreso « E' stato tenuto prigioniero a Villa Malfoy per tutto il tempo del suo rapimento? »
   Harry annuì.
   « Sa dirci il motivo per cui queste due persone sono state rapite? » riprese, poi, la Hopkirk.
   Harry rimase allibito dalla domanda; non poteva rivelare nulla che lo compromettesse.
   « Non ne ho la minima idea » si sentì dire.
   Ricadde il silenzio.
   « Passiamo ai Mangiamorte che lavoravano alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts » ricominciò, ancora una volta, il Sottosegretario « E' a conoscenza del fatto che Amycus e Alecto Carrow attuavano soprusi sugli studenti?»
   « Ovviamente si! » la ammonì Kingsley. In effetti, nessun mago poteva ignorare un fatto del genere.
   « Lei crede che il Custode Argus Gazza fosse in combutta con i Carrow? » chiese, poi, lei, lievemente risentita.
Harry rimase stupito dalla domanda; il ritmo delle richieste, poi, lo incalzava sempre più.
   « Gazza è un Magonò » rispose « Credo solo che lui si adatti molto facilmente ad ogni tipo di comando che i suoi superiori gli impartiscono »
Molti dei membri del Wizengamot parvero sorpresi da quanto appena detto, ma Harry non ci fece caso, mentre Percy e la Hopkirk prendevano nota.
   « Ci è stato riferito che lei ha asserito più volte il fatto che Severus Piton non era, in realtà, un Mangiamorte. Come può provare tali affermazioni? »
   Harry si sentì gelare il sangue nelle vene.
   Non era pronto per quella domanda.
 

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Capitolo 8
*** Il fuoco nella Foresta ***


Un rumore sordo destò Harry dai suoi sogni.
Socchiuse leggermente gli occhi, e notò che Ron era entrato nella sua camera sbattendo la porta, e ora lo fissava ai piedi del letto.
   « Svegliati, Harry! »
Harry  fissò l'amico con espressione di rimprovero.
   « Cosa c'è? » chiese, con voce ancora assonnata.
   « Non è il momento di dormire! Devi leggere una cosa... »
   Il tono entusiasta dell'amico lo sconcertò.
   « Leggere? »
   « La Gazzetta del Profeta! In prima pagina! » disse lui, porgendogli il quotidiano del giorno con mano tremante.
Harry ebbe un tuffo al cuore. Possibile che Rita Skeeter avesse nuovamente scritto su di lui?
   Si alzò a sedere e si stropicciò gli occhi, sbadigliando; poi inforcò gli occhiali posti sul comodino e lesse la pagina che gli stava mostrando Ron.
 

Il Ministro annuncia: "Abbiamo bisogno di nuovi Auror"
Il loro numero si è ridotto considerevolmente dallo scorso maggio

 
   « Quindi? » chiese a Ron, non cogliendo il motivo di tanta agitazione.
   « Potremmo iscriverci anche noi al Corso di Apprendimento per Auror! Che ne dici?»
   Harry rimase allibito.
   « Ron, non abbiamo ancora ottenuto nessun M.A.G.O. Sono requisiti fondamentali per diventare Auror... »
   « Lo sapevo che avresti detto così! » sbraitò l'amico, deluso « Secondo me, invece, per noi farebbero un'eccezione. Tu hai ucciso Voldemort! Non esistono referenze migliori! »
   « Non credo che farebbero un'eccezione... nemmeno per me. Il Ministero mi ha sempre trattato come un delinquente... »
   « Ma ora c'è Kingsley a capo. Il "nostro" Kingsley! » Ron sembrava aver riflettuto molto su tutte le possibili contraddizioni di Harry « E poi, se c'è davvero necessità di Auror, vuoi che il Dipartimento faccia lo schizzinoso davanti a Harry Potter e al suo amico fidato? »
   « Non hai mai voluto che ti definissero il mio "amico fidato" » lo rimproverò lui.
   Ron alzò le spalle.
   « Se servisse a farmi saltare l'ultimo anno di scuola, mi incollerei un adesivo con quelle parole sulla fronte »
   Entrambi risero, ma l'argomento era troppo serio per essere dimenticato.
   « Hermione ci ucciderà » commentò, poi, Harry, terminando all'improvviso le sue risa; il pensiero della ramanzina che la ragazza avrebbe fatto loro gli apparve nella mente come un fulmine.
   « Che ti importa! Lei è sempre lì con i suoi libri, i suoi ripassi... Non sono cose adatte a noi, lo sai! » ribatté Ron, con tono estremamente convincente.
   « E tua madre? »
   ll secondo grande ostacolo era proprio la madre di Ron.
   « Eh... » iniziò lui, abbassando il tono di voce e guardandosi intorno con fare allarmato « Quello è un problema»  Harry soffocò a stento una risata davanti all'espressione affranta dell'amico, che continuò « Però se chiedessimo a Kingsley, potrebbe dirlo lui a mia madre! »
   Questa volta le risate di Harry riempirono l'aria.
   « E tu ti aspetti che Kingsley lo faccia? »
   « Perchè no? »
   « Non servirebbe a nulla! E poi, quand'è che lo vedremmo? Non mi risulta che venga alla Tana così spesso, ultimamente »
   « Potremmo sempre andare noi da lui » disse Ron, come se fosse la cosa più ovvia del mondo « Ci sai andare nel suo Ufficio, no? »
   Harry acquisì un'espressione incerta, ripensando all'arco incantato che aveva visto il giorno prima nell'Atrium del Ministero. 
   « Avanti! Diventare Auror è sempre stato il tuo sogno! »
   « Sì, ma... »
   « Non fare storie! » continuò l'amico, all'improvviso sorridente, come se avesse appena avuto un lampo di genio « Potremmo invitare Kingsley al compleanno di Ginny! E' giusto tra una settimana... »
   Senza neanche aspettare che Harry rispondesse, poi, si sedette alla scrivania e iniziò a scrivere velocemente su un foglio di pergamena.
   « Credi che inviare un gufo al Ministro della Magia sia così facile? » gli chiese Harry, piuttosto scettico.
   « Silente lo faceva sempre! » fu la risposta di Ron.
   « Silente era Silente! »
   « Tanto vale provare. Anzi, scriverò il nome di mio padre al posto del mio »
   Harry non replicò e, rassegnato, si limitò ad osservarlo mentre si dirigeva verso la finestra col rotolo di pergamena stretto nel pugno.  Al suono del richiamo, Leotordo si fiondò all'interno della camera per atterrare ruzzolando sul pavimento di legno. Ron lo raccolse con le piume tutte arruffate e gli legò alla zampetta il plico per il Ministro.
   « Leo, mi raccomando, fai il tuo dovere e consegna la lettera solo a Kingsley in persona » si raccomandò.
   Il rapace sbatté le palpebre un paio di volte, confermando di aver capito bene le istruzioni del suo padrone, e, spiccato il volo, si intrufolò attraverso l'apertura della finestra sbandando sotto il peso della lettera.
   Quando il volatile fu sparito all'orizzonte, Ron si rivolse a Harry.
   « A proposito! Secondo te, cosa potrei regalare a Ginny? E' il suo diciassettesimo compleanno, serve qualcosa di importante »
   Fu come se gli avesse tirato una secchiata d'acqua gelida. Harry si era completamente dimenticato del regalo per quella che, ormai, era la sua ragazza.
   « Non saprei... » rispose, mentre pensava velocemente a tutte le idee che gli venivano in mente.
   « Potremmo farglielo insieme! Due teste lavorano meglio di una! Specialmente della mia... »
   Harry soffocò l'ennesima risatina, mentre ora i suoi pensieri vertevano su come dire a Ron che preferiva acquistare il regalo per Ginny da solo.
  « Credo che sarebbe contenta se le regalassi un assortimento di accessori e mangimi per Arnold » si trovò a suggerire dopo alcuni minuti di discussione.
  Ron sembrò soddisfatto della risposta, così si alzò dal letto, intenzionato ad uscire dalla stanza per permettere a Harry di vestirsi, ma tornò immediatamente indietro.
   « Ehi, non mi hai ancora detto dell'Udienza di ieri al Ministero » constatò, con l'espressione di chi si ricorda improvvisamente una cosa importante.
In effetti, Harry era tornato alla Tana molto tardi, il pomeriggio prima, dopo essere rimasto con Kingsley fino all'ora di pranzo, e aveva scoperto che Ron era stato costretto ad andare ad aiutare George in negozio. Poi, durante la cena,  il signor Weasley lo aveva preso da parte per riferirgli alcune indiscrezioni sui processi avvenuti in giornata, così Harry non aveva ancora avuto occasione di parlare con il suo migliore amico di ciò che era avvenuto nell'Aula del Wizengamot.
   « Non è accaduto nulla di importante » cercò di tagliare corto, ma Ron si sedette sul letto, intenzionato a non muoversi finché non avesse saputo ogni cosa.
 « Mi hanno riempito di domande su ciò che ho fatto l'anno scorso, ma per mia fortuna sono sempre riuscito a sviare il discorso »
   « Non hai raccontato nulla degli Horcrux, vero? »
   « Figurati! Non l'avrei mai fatto. Ho raccontato una piccola bugia su uno di loro, però » Ron sgranò gli occhi     « Ho detto alla Corte che il medaglione di Serpeverde apparteneva a Sirius »
   « Perché? »
   « Mi serviva per incastrare la Umbridge » il tono di Harry era molto fiero di sé, mentre sul viso di Ron si allargava un sorriso.
   « Grande! Spero che se la tengano per sempre ad Azkaban quella megera! »
   « C'è stato un piccolo problema, però... alla fine mi hanno chiesto di Piton »
   Ron aprì la bocca per lo stupore. 
   « E tu cosa hai detto? »
   « Ho riflettuto un po'. Spero che non si siano accorti che mentivo » rispose lui, cercando di mantenere il solito tono di voce « E alla fine ho raccontato che era dalla nostra parte, e non da quella di Voldemort »
   « Ti hanno creduto? » chiese incredulo Ron.
   « Mafalda Hopkirk ha chiesto delle prove, e io ho risposto che l'unica di cui ero a conoscenza era proprio la sua morte »
   « Ovvio » lo interruppe l'altro « Se fosse stato un Mangiamorte, perché il serpente di Voldemort avrebbe dovuto ucciderlo? »
   « Esatto. Naturalmente non ho raccontato nulla della Bacchetta, e nemmeno loro sembravano interessati a Lei ». Ron trasse un respiro di sollievo. « Kingsley, poi, mi ha detto che provvederà personalmente alla riabilitazione di Piton, ma che non sarà facile. Servono delle prove tangibili per ottenerla del tutto... »
   Harry e Ron discussero ancora parecchi minuti sulla possibilità di recuperare dal Pensatoio i ricordi che Piton aveva lasciato loro appena prima di morire, e giunsero alla conclusione che solo a Hogwarts avrebbero ottenuto una risposta concreta.
Alla fine, Ron si congedò e uscì dalla stanza, consigliandogli di leggere gli articoli della Gazzetta relativi all'Udienza.
Appena l'amico si fu chiuso la porta dietro alle spalle, Harry prese in mano la copia del quotidiano rimasta sul letto e si fermò a leggere un grosso titolo posto in fondo alla prima pagina, che in precedenza non aveva notato. 
 

Inchiesta Mangiamorte: Primo Giorno
Le ultime novità dall'Aula del Wizengamot

 
   Ancora più in basso, una nota riportava a pagina tre, che Harry raggiunse senza neanche accorgersene; un lungo e fitto articolo riempiva completamente lo spazio editoriale, mentre al centro vi era una foto raffigurante Lucius, Narcissa e Draco Malfoy, tutti con un sorriso beffardo stampato sul volto.
   In ansia per i sospetti che gli si erano subito accavallati nella mente, cominciò a leggere.
 
   Nel pomeriggio di ieri, lunedì 3 agosto, hanno avuto inizio i processi ai Mangiamorte catturati subito dopo la caduta di Voi-Sapete-Chi. L'estrazione, avvenuta il giorno precedente, aveva fatto sì che i primi ad essere sottoposti al giudizio della Corte del Wizengamot fossero Dolores Jane Umbridge, Sottosegretario Anziano del Ministro Cornelis Caramell, Pius O'Tusoe, ex Ministro della Magia, e la famiglia Malfoy.
 
   Dolores Umbridge, già accusata due anni fa di Maltrammento Studentesco e Inquisizione, è stata processata con le accuse di  Atti di Crudeltà e Persecuzione attuata nei confronti dei Nati Babbani e dei Mezzosangue attraverso il loro Censimento condotto dal Ministero e di Furto di Oggetti di Valore e Dichiarazioni False sulle proprie Origini. Mentre di fronte alla prima accusa l'imputata non ha potuto negare l'evidenza, la donna ha inderogabilmente rinnegato la seconda, di cui non siamo venuti a conoscenza dei particolari.
Al termine della seduta, infine, Dolores Jane Umbridge è stata condannata a scontare quindici anni nella Prigione di Massima Sicurezza di Azkaban.
 
   Pius O'Tusoe, celeberrimo Capo del Dipartimento degli Auror, nonché Ministro della Magia durante il periodo di governo dei Mangiamorte, è stato, invece, assolto da tutte le accuse grazie a varie deposizioni che affermano la sua caduta sotto l'influsso della Maledizione Imperius. Pare, infatti, che lo stesso Mangiamorte Antonin Dolohov abbia ammesso di aver Maledetto l'imputato ormai quasi un anno fa.
 
   Voci non confermate hanno, poi, rivelato che una parte importante nelle condanne di questi primi due processi sia da attribuire a Harry Potter, fotografato da molti giornalisti mentre entrava nell'Aula del Wizengamot la mattina di ieri, prima dell'inizio dei processi.
   La serrata vigilanza dell'Aula durante la sua permanenza, e la conseguente mancanza di notizie, però, non hanno permesso un approfondimento a riguardo.
 
Harry sospirò mentre rileggeva le righe che parlavano di lui, ma poi continuò la lettura, intenzionato a memorizzare la parte riguardante i Malfoy, che non si fece attendere.
    
  Meccanismi diversi hanno, invece, definito le condanne riguardanti la famiglia Malfoy, che ha visto ieri sera la presenza nell'Aula del Wizengamot di tutti i suoi tre componenti, fatti rigorosamente deporre a turno.
Voci interne alla Corte hanno, poi, riferito ai nostri reporter i risultati di questi ultimi processi.  
   Sembra, pertanto, che Lucius Malfoy abbia pronunciato un lungo discorso sul suo rapporto con Voi-Sapete-Chi, elencando i motivi per cui lui e la sua famiglia avrebbero dovuto essere assolti dalle accuse.
Le stesse voci ci hanno riferito che tutto ciò detto dal Capofamiglia è, poi, stato ripetuto dagli altri membri.
   In conclusione, la Corte del Wizengamot ha dovuto emettere un verdetto basandosi sulle dichiarazioni di prepotenza che Voi-Sapete-Chi avrebbe compiuto sui Malfoy, che si sarebbero visti sottrarre la casa, la dignità e addirittura le bacchette magiche dei due componenti di sesso maschile.
L'ultimo particolare sarebbe, poi, provato dal mancato ritrovamento delle stesse né sul campo della Battaglia di Hogwarts né a Villa Malfoy.
   Narcissa Malfoy ha, infine, aggiunto in sua difesa la totale sottomissione che ha dovuto subire dopo aver assistito al declino di marito e figlio.
   Al termine delle lunghe deposizioni, quindi, Il Wizengamot ha potuto solamente assolvere tutti e tre i membri della famiglia, con la sola costrizione del divieto categorico di presiedere qualsiasi carica attinente al Ministero della Magia e alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
   Per la giornata di domani, sono infine previsti i processi ai Mangiamorte ritenuti più vicini a Voi-Sapete-Chi, tra cui le famiglie Tiger e Avery, Antonin Dolohov e il Lupo Mannaro Fenrir Greyback.
 
   I vostri commenti sulle condanne saranno ben accetti, se indirizzati alla rubrica "Se io fossi in te", di cui troverete uno stralcio a pagina 11.
 
   Dopo aver terminato la lettura,  Harry, sconcertato, rimase ad osservare la foto al centro della pagina con sgurdo assorto; Lucius, i capelli biondi scompigliati sul viso, e Narcissa Malfoy, caratterizzata dalla solita espressione dignitosa sul volto, abbracciavano il figlio Draco, il cui viso sembrava più lungo e perlaceo del solito.
Non c'era mai limite al peggio, pensò, prima di lanciare con rabbia la copia del quotidiano sulla pila posta poco distante e lasciare la stanza di Percy sbattendo rumorosamente la porta.
 
***
  
   Dopo pranzo, durante il quale si conversò parecchio sul'Inchiesta Mangiamorte e sui risultati che aveva ottenuto fino a quel momento, Harry decise di attuare il piano che aveva ideato poco prima, nel tentativo di dimenticare ciò che aveva letto sulla Gazzetta del Profeta.
Con la scusa di andare a Grimmauld  Place, sarebbe tornato a Diagon Alley per cercare un regalo di compleanno a Ginny.
   « Perché non porti anche Ron con te? » gli chiese la signora Weasley, mentre sparecchiava « Qui alla Tana non combina mai niente di buono! »
   « Non posso » cercò di giustificarsi lui « Mi devo occupare del trasferimento di effetti personali... »
   « Non penso che Ron faccia lo schizzinoso davanti a qualche paio di tue mutande » commentò lei, mentre faceva librare una pila di piatti fino al lavello.
   « Non è quello! » Harry si trovava nei guai « Mi devo incontrare con Mundungus Fletcher. Due anni fa ha sottratto molti oggetti dalla casa, e vorrei cercare di farmene restituire il più possibile »
   In quel periodo gli venivano in mente le bugie più impensabili; dopotutto, però, quella sembrava aver avuto successo, vista la nuova espressione della signora Weasley. Sapeva benissimo quanto detestava Mundungus e che non lo avrebbe di certo fatto avvicinare ai suoi figli, specialmente dopo quanto accaduto durante l'operazione dei Sette Potter.
   « Immagino tu abbia ragione » tagliò corto lei « Ma stai attento, Harry caro. Quel mago è un vero furfante. Non fidarti di lui in nessun caso »
   Qualche minuto dopo Harry si ripuliva gli abiti sporchi di fuliggine, mentre le grandi fiamme color smeraldo si spegnevano nel camino del Paiolo Magico. Agghindato com'era, sotto un lungo mantello marrone e un cappello in tinta per nascondere il volto, sperava che le persone non lo importunassero come avevano fatto durante la sua ultima visita.
   Notò che qualche cliente era seduto al bancone, mentre Tom, il locandiere, stava spazzando la sala con l'ausilio di una scopa autopulente.
Senza fermarsi a chiacchierare, si mosse verso il giardino sul retro e con la bacchetta picchiettò sul mattone che avrebbe rivelato il varco di accesso a Diagon Alley.
   Quel pomeriggio le stradine della cittadella commerciale sembravano ancora più stipate di tre giorni prima.
Iniziò subito ad avanzare attraverso le vie e ad osservare con attenzione le vetrine, ma nulla attirava abbastanza la sua attenzione. Più volte indugiò sulla soglia di negozi come Madama McClan, il Serraglio Stregato o Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, ma alla fine si diresse verso il Ghirigoro, dove sperava, con un'idea tipica di Hermione, di trovare un libro adeguato all'occasione, e soprattutto a Ginny.
   Inoltrandosi tra le varie scaffalature, si ritrovò nella sezione dedicata al Quidditch, ma dopo un'occhiata ai numerosi volumi, rassegnato e scoraggiato, decise che forse avere un consiglio di George sarebbe stata la soluzione migliore. Assorto com'era nei suoi pensieri,  non si accorse che una pila di enormi tomi stava per travolgerlo.
   Un vecchio mago, senza capelli e rosso in viso, la stava trasportando verso il bancone d''ingresso, continuando a parlare con il proprietario del negozio, che gli camminava vicino. Non vide nemmeno che Harry si era scostato in tempo, infilandosi fra due grandi librerie, per evitare che gli finisse addosso con tutto il suo carico.
   « Le dico che i libri della lista che le ho dato mi servono TUTTI » stava dicendo l'uomo, con un accento straniero nella voce. Il negoziante, tutto trafelato, lo seguiva  con una lunga pergamena in mano.
   « La capisco, signore, ma non possiedo questi volumi. Sono decenni che non ne sento parlare; forse il mio predecessore li ha avuti, ma io ... non saprei dove cercarli » ribatteva animatamente, ormai tra il disperato e l'esausto. 
   « Spedisca questi libri all'indirizzo che le ho dato. Per gli altri ci rivedremo » tagliò corto il cliente molto esigente, lasciando i tomi che portava con sé al suo interlocutore.
Detto questo, poi, uscì dalla libreria sbattendo la porta. L'ultima cosa di lui che Harry riuscì a vedere, mentre lo seguiva fuori dal negozio, fu il guizzo nero del mantello.
   Harry si diresse verso il negozio di George. Attraversò velocemente la strada dedicata alle Pozioni, e ripensò con un sorriso alla proposta di Ron. Forse non avrebbe più dovuto utilizzare un "calderone di peltro, misura Standard 2".
Poi, però, si ricordò che Pozioni era una materia essenziale per divenire un Auror, e che probabilmente avrebbe dovuto almeno superare un esame preparatorio. La cosa lo agitava molto.
   I suoi pensieri vennero fortunatamente interrotti dall'arrivo ai Tiri Vispi Weasley, dove notò con piacere una folla di ragazzini schiamazzanti ed agitati. Al bancone  George stava tranquillamente parlando con una persona che Harry si sorprese molto di vedere lì. In piedi davanti a lui si stagliava la figura di Aberforth Silente.
   « Grazie per il favore Abe, li farei portare là da Ron, ma oggi mia madre lo tiene occupato con altro » stava dicendo George, mentre Harry si avvicinava, lo sguardo di Aberforth già incollato addosso.
   « Non ti preoccupare. Non saprei cosa farne di tutto quello spazio » commentò l'uomo, sorridente come non mai, per poi continuare rivolto a Harry « Buongiorno, Potter. Come ti vanno le vacanze?  »
   « Bene, grazie... »
   Non sapeva perché, ma Harry si trovava a disagio di fronte al fratello di Silente.
   « Lo immagino! Il più potente Mago Oscuro di tutti i tempi è stato ucciso... ora sarai più tranquillo! Sei diventato una leggenda, figliolo! I libri di storia parleranno di te come parlano dello scontro tra Albus e Grindelwald! »
   « Ho fatto solo quello che si doveva fare » tagliò corto lui, sempre più a disagio.
   « Non capirò mai le persone come te e mio fratello » riprese, poi, il vecchio barista, alzando gli occhi al cielo  « Sempre pieni di buone intenzioni e senso del dovere! »
Harry lo guardò ma non disse nulla, rivolgendo uno sguardo speranzoso a George, più serio che mai.
   « Nonostante ciò » aggiunse, poi, Aberforth « Ti stai facendo parecchia pubblicità, da quanto si legge sui giornali
   « Non è mia intenzione essere sempre in prima pagina » ribatté subito Harry, infastidito dal discorso « Faccio solo quello che ritengo giusto per me e per gli altri »
   « Come partecipare ad un' Udienza di pubblico dominio? » lo rimbeccò Aberforth.
   « Non era un' Udienza pubblica! »
   « Dovremmo fidarci poco degli Impiegati del Ministero, non credete? » si inserì George, all'improvviso, appena ebbe finito di sistemare un barattolo pieno di quelle che sembravano uova su uno scaffale dietro al bancone « E se lo dice il figlio di uno di loro... »
   « Hai ragione, ragazzo. Tra i vivi il male esiste ancora. I tempi oscuri non sono affatto finiti. Forse non finiranno mai »
   Harry rifletté su quelle frasi. Nella sua mente rimbombavano continuamente le parole "fra i vivi".
   Come in un lampo, nella sua mente riaffiorò il ricordo di quella particolare sera dove il tramonto era stato più rosso del solito. 
   Alla fine di una frugale cena, la McGrannit si era alzata in piedi e aveva preso la parola, di fronte a una moltitudine di persone che affollava tutta la Sala Grande.
Dalla mattina della morte di Voldemort, numerosi nuclei famigliari si erano fermati al castello, chi per essere guarito dalle ferite subite in Battaglia, chi per aiutare in qualsiasi modo possibile, durante quei momenti di dolore.
   Harry, Ron e Hermione erano reduci da una giornata molto faticosa che li aveva prima visti nascondere la Bacchetta di Sambuco nella tomba di Silente, poi aiutare gli insegnanti ad apportare le ultime modifiche al riassetto della Scuola, per adibire le ultime aule a dormitori provvisori in vista dell'arrivo di molte persone per la notte.
Quando tutti ebbero finito di cenare, la McGranitt li aveva invitati a seguirla fuori dal castello.
In poco tempo, tutti i presenti si erano alzati e si erano diretti verso l’uscita, in un silenzio talmente tetro da farli assomigliare ad un immenso fiume nero.
   Harry, affiancato da Ginny, aveva seguito i Weasley e Hermione fuori dal grande portone di quercia, lungo un sentiero nel parco, tracciato da una scia di candele che galleggiavano a mezz'aria.
Quella sera, il cielo era velato da molte nuvole dalla forma allungata che sembravano sfiorare le punte degli alberi della Foresta Proibita.
   Durante il tragitto, poi, Harry aveva osservato più volte le persone a lui care: pochi passi davanti a lui, i signori Weasley avanzavano tenendosi per mano, mentre poco distante da loro la testa riccia e nera di Andromeda Tonks si faceva strada tra la folla, accompagnata dal professor Lumacorno.
Ogni tanto si intravedevano anche alcuni degli studenti della Scuola, tra cui Harry notò Blaise Zabini, le sorelle Greengrass e il piccolo Dennis Canon, reduce dalla perdita del fratello maggiore Colin.
   Raggiunto il Lago Nero, in un varco tra la folla,  Harry riuscì a distinguere chiaramente la loro meta. Poco più avanti di loro, sulla riva sassosa del lago, decine di piccole imbarcazioni nere, stavano attirando l'attenzione di tutti. 
 Lui e Ginny si fermarono vicino a Bill e Fleur, mentre Ron e Hermione si erano probabilmente persi tra la gente. In silenzio, tenendo salda la mano di Ginny, vide la ressa formare un ampio cerchio libero al centro del prato. Proprio di fronte a loro si trovavano i professori di Hogwarts, le bacchette sfoderate, affiancati  dagli Auror del Ministero. Tutti indossavano lunghi mantelli neri segnati a lutto.
Improvvisamente, poi, la sua attenzione si spostò su un punto del parco verso il quale si erano diretti gli sguardi dei presenti.
   Dall'oscurità erano appena apparsi Kingsley Shacklebolt e la professoressa McGranitt,  seguiti a ruota da un piccolo mago che Harry riconobbe come colui che aveva celebrato il funerale di Silente e il matrimonio di Bill e Fleur; dietro di loro, poi, avanzavano in corteo alcune delle personalità più note del Mondo Magico, tra cui Cornelius Caramell, Rita Skeeter e Gwenog Jones, il Capitano delle Holyhead Harpies, che si era stretta in un abbraccio con il professor Lumacorno. Gli ultimi arrivati si disposero in cerchio, come suggeriva la posizione della folla, così che il piccolo mago poté iniziare a parlare dall'alto di un piedistallo apparso in quel momento.
   A Harry il discorso era parso vuoto e senza senso, e in un attimo aveva deciso di non ascoltarlo più.  
Il sentimento di disagio che aveva provato in quel momento era stato attenuato dalla vicinanza di Ginny. La sola presenza della ragazza al suo fianco lo confortava, riuscendo  a neutralizzare quella parte di dolore che altrimenti lo avrebbe fatto crollare.
   « Le solite parole di cerimonia... »  Ron, era improvvisamente apparso alla destra di Ginny, con Hermione che lo seguiva tenendosi al suo braccio « Potrebbe evitare queste formalità. Sappiamo tutti cosa è accaduto » 
   « Non essere così drastico. Cerca solo di consolare tutta questa gente » lo aveva ripreso Ginny.
 Per fortuna, Hermione aveva troncato sul nascere il battibecco tra i due fratelli invitando Ron a seguirla per cercare i signori Weasley. 
In quel momento, il brusio diffuso aveva lasciato spazio all'annuncio  dell'elenco di tutti i caduti durante la Battaglia.
   A Harry si era stretto il cuore al solo pensiero di sentir pronunciare i nomi di Remus, Tonks o persino Tiger.
Per quanto si fosse sforzato di resistere, il nome di Fred Weasley lo aveva colpito dritto nello stomaco,  facendogli spuntare due solitarie gocce di pianto ai bordi degli occhi. Ginny, anche lei sopraffatta dall'emozione,  gli si era stretta accanto, affondandogli il viso sulla  spalla e inumidendogli la camicia con un fiume di lacrime.
   Il piccolo mago aveva terminato il suo elogio funebre e il silenzio che aleggiava sul parco era rotto solo dai singhiozzi e dal pianto dei parenti e e degli amici delle vittime lì presenti. 
Poi, l'attenzione di tutti si era spostata sulle sagome nere delle barche allineate lungo la riva del lago.
   Mentre il cielo diveniva sempre più blu  e le acque sempre più scure, uno strano suono era giunto alle orecchie dei presenti. Anche se nessuno conosceva la lingua delle sirene, dal loro canto proveniente dal centro del lago tutti avevano percepito una profonda tristezza.
Una leggera nebbia era scesa a circondare le piccole imbarcazioni mentre si facevano strada tra i flutti.
Pian piano, i profili delle creature marine si erano fatti sempre più nitidi, fino quasi a fuoriuscire dalla foschia, mettendo in evidenza le catene legate alle imbarcazioni, strette saldamente nelle loro mani.
Poi, si erano disposte in una lunga fila dirette verso il centro del lago e si erano inabissate portando con se i corpi dei caduti, mentre le loro voci si facevano sempre più deboli.
   Infine, quando si furono allontanate completamente nelle profondità del lago, lasciando solo alcune piccole increspature dell'acqua, un silenzio pesante come un macigno gravava sul parco della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
   Nessuno si era mosso, fino a quando la professoressa McGranitt aveva ripreso la parola, rompendo il mesto silenzio del momento, per ringraziare quanti di loro erano intervenuti alla cerimonia funebre.
Al termine del suo discorso, tutta la fiumana di persone aveva iniziato a dirigersi verso il castello.
Dopo un tempo lunghissimo, o così gli era parso, Harry si era riscosso, e insieme a Ginny si era diretto verso il castello, uno di fianco all'altro, senza avere il coraggio di pronunciare una parola.
   Quando l'ingresso del castello era ormai prossimo, un particolare aveva attratto l'attenzione di Harry.
Un'ombra scura ai bordi del bosco, si stava dirigendo verso la Foresta Proibita. 
   Senza pensarci un attimo aveva lasciato la mano di Ginny e l'aveva pregata di precederlo in Sala Grande, rassicurandola che l'avrebbe raggiunta al più presto. Dopo qualche resistenza Ginny aveva obbedito al suo invito e aveva proseguito sul sentiero per la scuola, girandosi indietro più volte per guardarlo. Quando la ragazza non era stata più in vista, Harry aveva sfoderato la bacchetta e si era diretto verso la Foresta. 
La grossa ombra davanti a lui  si era addentrata profondamente nel bosco, senza però dirigersi verso la tana delle Acromantule. Harry l'aveva seguita con difficoltà, cercando di fare il meno rumore possibile, concentrato su quella creatura misteriosa e furtiva. Dopo aver attraversato lunghe file di alberi, di cui non si scorgeva la punta, era giunto nei pressi di uno spiazzo immerso quasi totalmente nell'oscurità.
Ad un certo punto, l'ombra si era fermata al centro della radura deponendo un grosso fagotto su una grande catasta  di legna. Harry si era guardato intorno, e solo allora si era accorto di trovarsi nel luogo dove, sette anni prima, aveva incontrato il professor Raptor mentre beveva il sangue di un Unicorno.
   Improvvisamente, ci fu una grande luce. La pira al centro dello spiazzo aveva preso fuoco.
Rivolto lo sguardo verso lo sconosciuto, si era trovato davanti la figura di Hagrid, che in quel momento lo stava fissando.    
« Non saresti dovuto venire »
   C'era un tono di rimprovero nella sua voce, ma Harry non ci aveva badato molto. Il rumore della legna che cadeva sotto il peso del fuoco aveva attirato la sua attenzione.  Le fiamme avevano già incenerito i tronchi, e avevano fatto crollare parte della pira su cui bruciava il fagotto portato da Hagrid. Quel movimento aveva liberato qualcosa all'interno dell'involucro, qualcosa di bianco, che quasi brillò alla fioca luce della luna.
   Era il braccio di Lord Voldemort.
 

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Capitolo 9
*** Grave’s Hill ***


Sia Harry che George salutarono calorosamente Aberforth, che si era congedato frettolosamente da entrambi a causa dell'ora tarda subito dopo essersi caricato fra le braccia un fardello di grandi dimensioni.
   Non appena il barista fu scomparso dietro l'angolo, George si rivolse a Harry.
   « Molti dicono che si sia raddolcito durante l'estate »
   Harry lo osservò con espressione incerta; non aveva capito cosa volesse dire.
   « Aberforth! » riprese lui, quasi risentito dalla mancanza di attenzione dell'amico nei suoi confronti « Hai visto com'è diventato socievole? »
   « Secondo me, in fondo, è sempre stato così. Forse, però, non voleva mostrarlo agli altri » si ridestò Harry.
   Si era sempre chiesto come mai Aberforth non avesse mai rivelato di essere il fratello di Silente ma, da quando aveva scoperto la sua identità, molte cose erano andate al loro posto.
   « Allora Harry, come mai sei qui? » riprese, poi, George, di nuovo sorridente. 
   « Tra poco è il compleanno di Ginny » ammise lui « Ho pensato molto a cosa regalarle, ma non ho trovato niente di adatto a lei. Compie diciassette anni, e non voglio essere banale; deve essere qualcosa di speciale » 
   « Mio caro amico » aggiunse subito George, battendo con forza il pugno sul bancone « Qui puoi scegliere qualsiasi cosa tu voglia. Se questo negozio esiste è grazie a te, e per questo non smetterò mai di ringraziarti. Da quella parte » e indicò gli scaffali più lontani dal bancone « ci sono i nuovi arrivi, sempre se riesci a farti largo tra la folla. Ora però devi scusarmi, ma devo correre nel retrobottega. Gli Uccellini Pigolini stanno per finire »
   Harry, che non voleva sapere cosa fossero gli Uccellini Pigolini, si avviò verso il punto indicatogli e controllò tutti i ripiani. C'erano scatole di tutti i tipi: da quelle piccole e colorate, che promettevano soltanto scherzi per gli ignari destinatari, a quelle grandi e più anonime, che contenevano chissà quali meraviglie. Era quasi tentato di aprirle e guardare al loro interno ma, memore del cannocchiale e dell'occhio nero di Hermione, decise di lasciar perdere e passare oltre. Purtroppo, però, nulla riuscì ad attrarlo a sufficienza. Così, poco dopo, decise di recarsi sul retro per salutare George, prima di uscire dal negozio.
   « Mi dispiace, ma non ho trovato nulla. Dovrò impegnarmi davvero tanto per stupirla... » gli disse, con tono estremamente deluso, mentre lui stava ammirando un oggetto dalla forma tondeggiante posto al centro della sua mano sinistra.
   Improvvisamente, il cuore di Harry si fermò per un attimo. Per un momento credette che George avesse trovato la Pietra della Resurrezione.
   « Che cos'è? » chiese preoccupato, ancora senza fiato.
   « Questa? » rispose George, alzando finalmente gli occhi « L'ho appena trovata tra le scatole di Uccellini! A detta di Dung, si tratta di una "Pietra della Vita". Secondo quanto mi è stato riferito quando l'ho acquistata, circa un anno fa, ha la capacità di cambiare colore a seconda dell'umore. Però non l'ho mai messa in vendita, ho seri dubbi sulla sua funzionalità. Dopotutto è Mundungus che me l'ha venduta! »
   Harry continuò ad osservare il piccolo ovale perlaceo che giaceva innocuo tra le mani di George; ne era estremamente affascinato.
   « La prendo » disse istintivamente, rimanendone stupito.
   « Spero che non sia solo un sasso preso dal letto di qualche fiume » commentò George, mentre le dava un'ultima occhiata per niente convinta « Fossi in te la farei controllare »
   « Ci stavo appunto pensando. Grazie mille per la Pietra! Mi hai salvato la vita! » si congedò, poi, Harry, mentre George stava dicendo qualcosa a proposito di un oggetto simile che aveva fabbricato anni prima, e che aveva lo scopo di esplodere all'improvviso.
   Harry, però, non sentì tutto quello che stava dicendo George, perché uscì velocemente dal negozio per riapparire, dopo qualche istante, nella Londra Babbana. 
La strada non era molto affollata, e il seminterrato dove si trovava era nascosto da una lunga serie di siepi. Salì i cinque gradini che lo separavano dal piano stradale guardandosi intorno.
   La casa di Hermione, al numero 41 di Pembroke Avenue, si trovava a poca distanza; era una palazzina di tre piani, con la facciata in stucco bianco, simile alle altre case che occupavano la via. Il piccolo giardino che separava il cancelletto dall'entrata, notò Harry, risentiva notevolmente dei mesi di abbandono da parte dei suoi proprietari.
    L'idea che Hermione avesse potuto sapere qualcosa riguardo alla Pietra della Vita gli era venuta in mente non appena l'aveva presa in mano, così una visita a casa sua gli era sembrata la soluzione migliore per risolvere il problema.
    Giunto davanti alla casa, poi, notò che il cancelletto era aperto. Leggermente confuso da quel particolare, avanzò sulla rampa di scale che portava all’ingresso, con ancora quel senso di soffocamento che la Materializzazione continuava a provocargli. A sinistra del portone di legno massiccio spiccava una lucida targa in ottone su cui campeggiava una scritta a caratteri eleganti: "Margaret e Robert Granger - Medici Dentisti".
Sull’altro lato della porta, invece, una grossa campana consentiva, in passato, di avvisare i padroni di casa che erano arrivati degli ospiti.  Ora, era un batacchio di forma circolare posto sul fronte del portone ad adempiere a quel ruolo.
    Senza riflettere troppo, Harry allungò la mano, bussò e attese finché non si sentirono dei passi percorrere l'atrio. Quando la porta si aprì, pochi secondi dopo, si trovò davanti una donna minuta, con corti capelli castani e grandi occhi espressivi, nascosti dietro ad un paio di occhiali dalle piccole lenti ovali. La forma del viso ricordava quella di Hermione, ma il naso e la bocca erano molto diversi, e piccole rughe le cerchiavano gli occhi.
La donna lo fissò un attimo con aria sorpresa.
   « Lei è...? »
   « Harry Potter, signora. Molto piacere »
   La donna rimase alquanto spaesata.
   « Tu sei... quell'Harry Potter? » chiese, poi, con aria stupita.
   La domanda lo lasciò perplesso, ma si riscosse subito.
   « Se intende il compagno di scuola di sua figlia, allora sì. Sono qui per parlare con Hermione, è in casa? »
Senza neanche rispondere, quella che probabilmente era la signora Granger si voltò verso il fondo del corridoio. 
   « Robert, corri! C'è quell'Harry! E chiama anche Hermione! » urlò, con uno squittio particolarmente acuto, mentre trascinava Harry nell'ingresso, chiudendo la porta alle loro spalle.
   Di conseguenza, una voce maschile chiamò il nome di Hermione.
   Harry si guardò attorno. Era appena entrato in un ampio ingresso, molto luminoso per via delle grandi finestre che affiancavano la porta. Il pavimento era di legno di betulla, e sulle pareti color crema spiccavano molti quadri raffiguranti fiori di ogni tipo e colore.
   L'uomo che mise piede nella stanza era alto e molto magro, con una corta zazzera castana che il tempo aveva picchiettato di grigio, e gli occhi identici a quelli di Hermione. Era come lo ricordava, ma un po' più vecchio e abbronzato.
   « Harry Potter! Nostra figlia ci ha parlato molto di te in questi anni! » iniziò, venendogli incontro e tendendogli la mano. 
   « E’ un piacere, signor Granger » disse lui, rispondendo al saluto e mostrando un sorriso fuori dal normale « Spero solo che ve ne abbia parlato bene! »
   « Come mai da queste parti? » si intromise la signora Granger, che nel frattempo si era affiancata al marito.
   « Volevo parlare con Hermione e, siccome quest’anno non andrò a Hogwarts, sono venuto a trovarla... » Harry non riuscì a finire la frase, perché l'amica arrivò nella stanza di corsa e gli buttò le braccia al collo.
   « Harry! Che bello vederti qui! » gli disse, stringendo più che poteva. 
   Immediatamente, il signor Granger si schiarì la gola.
   « Hermione » iniziò subito dopo « Mostra a Harry il nostro salotto. Io e la mamma ci occupiamo di preparare del the »
   La ragazza annuì, sorridente, e condusse Harry oltre un arco alla sinistra dell'ingresso, mentre i suoi genitori si avviavano verso la cucina.
Harry rimase colpito dai colori accesi della stanza, così in contrasto con la tappezzeria candida dell'ingresso.
Sulla parete di fondo vi era un maestoso camino, circondato da delicati fregi a bassorilievo che riportavano un motivo floreale. Appesa sopra di esso, poi, vi era una grande foto in tonalità seppia raffigurante un uomo e una donna con, racchiusa tra loro, una bambina dai folti riccioli e dai denti un po' sporgenti.
   Harry sorrise a Hermione, quando gli tornò in mente che i suoi genitori erano appena tornati a Londra.
   « Come hai fatto a recuperarli? » le chiese subito dopo quasi con un sussurro, facendo cenno alla foto sopra il caminetto. Hermione sospirò, voltando anche lei lo sguardo verso la parete di fondo della stanza.
   « Trovarli non è stato difficile, a dire la verità » ammise, poi, mentre faceva cenno a Harry di accomodarsi sul divano « Li avevo incantati anche per rintracciarli facilmente. Il peggio è stato quando mio padre era convinto che fossi un dingo e mi ha quasi sparato con un fucile... » Harry la osservò con aria stupita e preoccupata, ma prima che lui riuscisse a fiatare lei riprese « Sono bastati un paio di movimenti di bacchetta per mettere tutto a posto, o quasi. Non è un incantesimo molto facile. Più che altro, avevo paura di danneggiare i loro ricordi precedenti all’incantesimo. Per fortuna è andato tutto per il meglio, anche se la mamma ha ancora delle lacune... Ci ha messo due settimane per ricordarsi che è una dentista »
   « Cos'hanno detto del fatto che hai modificato loro la memoria? »
   Hermione si guardò intorno, come per assicurarsi che i suoi genitori non fossero a portata d'orecchio.
   « All'inizio si sono un pò arrabbiati » rispose, subito dopo essersi tranquillizzata « Soprattutto papà. Nonostante dica di essere fiero di me, non gli piace che si usi la magia nel mondo dei Babbani. Dato che siamo sempre sopravvissuti senza, non vede motivo per doverla utilizzare »
   Harry non poteva che dar ragione al padre di Hermione. Anche lui, fino al suo undicesimo compleanno, non aveva mai utilizzato la magia, ma in quel momento non avrebbe potuto più farne a meno. 
   « Così, quando ha saputo cosa è successo, ci è rimasto molto male, soprattutto per il fatto che ho usato entrambi, costringendoli a cambiare vita » continuò, poi, la ragazza, mentre si sedeva di fianco a lui « Ma cosa avrei potuto fare se Voldemort li avesse presi come ostaggi? »
   In quell'istante, una lacrima le rigò il viso.
Harry le passò un braccio attorno alle spalle, nel tentativo di consolarla.
   « Però è stato  molto comprensivo con me»  aggiunse, poi, lei, tramutando l'espressione triste in un sorriso « Ha fatto in modo che la cantina al piano di sotto diventasse una specie di studio tutto mio. Ha detto che ora sono un'adulta, e il mio coraggio per averli allontanati da me lo ha dimostrato »
   « E ha ragione » commentò Harry ad alta voce, guardandola negli occhi.
In quel momento, però, i genitori di Hermione tornarono in salotto con un vassoio di the e dei biscottini al burro;
appena vide i due ragazzi abbracciati la signora Granger iniziò a ridacchiare.
   « Hermione, ci avevi detto che era un tuo amico. Avresti potuto  avvisarci che era anche il tuo ragazzo »
A quelle parole, Harry e Hermione si riscossero e si affrettarono a spiegare, balbettando, che non era come sembrava. I signori Granger scoppiarono a ridere.
   « Non vi preoccupate ragazzi. Sappiamo perfettamente come stanno le cose... A te piace la sorella del vostro amico Ron, vero? » continuò la signora Granger, posando il vassoio sul tavolino posto tra i due divani del salotto
   Mentre si stava accomodando di fronte a lui, il signor Granger strizzò l’occhiolino a Harry, che  si voltò meccanicamente verso Hermione, con sguardo accusatorio. Non sapeva se essere contento o meno che avesse raccontato di Ginny ai suoi genitori.
   Poi, in un lampo di genio, decise di prendersi una piccola rivincita.
   « Non credo che Hermione vi abbia raccontato proprio tutto... » iniziò a dire, lo sguardo fisso sulla ragazza per non perdersi la sua reazione, che non tardò ad arrivare.
   « Cavolo! » sbraitò lei posando velocemente la tazza di the che aveva appena preso dalle mani della madre « Harry, ma tu non puoi arrivare tardi alla Tana! Sarà meglio che scendiamo nel mio studio a parlare del motivo per cui sei venuto qui, così potrai tornare in orario... »
   Si era già alzata in piedi e aveva percorso un piccolo tratto (il tutto in una manciata di secondi), quando sua madre la interruppe.
   « Abbiamo appena preparato il the, Hermione! Giusto il tempo di fare due chiacchiere... Puoi fermarti ancora un po', vero, Harry? »
   « Non ho alcuna fretta » rispose lui, con un ampio sorriso stampato sul volto.
   « Molto bene. Latte o limone? » lo invitò allora la madre di Hermione, mentre la ragazza tornava ad accomodarsi sul divano con disappunto e le braccia conserte.
   « Solo latte e niente zucchero, grazie » rispose Harry, guardando di sottecchi l'amica.
   « Allora, Harry Potter » iniziò subito dopo il signor Granger, mentre mescolava la tazza di the che la moglie gli aveva appena versato « Ti andrebbe di parlarci di ciò che è successo qui durante tutto l'anno in cui siamo stati in Australia? Nostra figlia ha tergiversato a lungo sull'argomento, senza dirci quasi nulla... » 
Harry si era preparato a rispondere a qualche domanda del genere, ma non si aspettava che il signor Granger lo interrogasse immediatamente, senza dargli il tempo di imbastire una storia credibile, e soprattutto sperava che Hermione avesse esposto loro i fatti in maniera convincente.
   Con un veloce movimento degli occhi, poi, si accorse che la ragazza si era ulteriormente irrigidita sul divano, e che guardava dritto davanti a sé, mentre i signori Granger lo fissavano attentamente, aspettando, con ansia, una sua risposta.
A quel punto, inaspettatamente, tutti i bicchieri di cristallo dentro la credenza iniziarono a vibrare, producendo uno stridio molesto.
   « Hermione! » esclamò sua madre, senza scomporsi oltre misura.
   « Scusa, mamma » sospirò lei, abbassando lo sguardo e arrossendo lievemente, non appena il tintinnio fu cessato.
Fu Robert Granger a prendere la parola, subito dopo aver notato lo sguardo perso di Harry, 
   « Vedi, Harry, questo è uno dei motivi per cui ci siamo accorti che nostra figlia era - come dire - "speciale". Ogni volta che era irritata, in casa accadevano cose strane, come quadri che cadevano dalle pareti o sedie che si rovesciavano. Per non parlare delle finestre che si aprivano senza che vi fosse un alito di vento! »
Detto questo, si avvicinò la tazza da the alla bocca e, dopo aver gustato un sorso di bevanda, la posò nuovamente sul tavolino, per poi continuare.
   « Ma tu non sei venuto qui per sentire la storia della vita di Hermione. Raccontaci, invece, come avete vissuto quest'ultimo anno! »
Harry non sapeva proprio dove sarebbe andato a parare. Non avendo avuto modo di parlarne con Hermione, non sapeva cosa avesse raccontato ai suoi genitori. Cercò di riflettere più in fretta possibile, ma sapeva che un'esitazione troppo prolungata avrebbe causato più dubbi che certezze.
   « Vostra figlia vi avrà parlato sicuramente di Lord Voldemort » iniziò, con tono forse troppo titubante. 
   « Conosciamo la sua storia e sappiamo anche che è stato lui ad uccidere i tuoi genitori... Ci dispiace molto, Harry » disse di rimando la signora Granger, osservandolo con sguardo dolce, mentre si stringeva al fianco del marito.
   « Lo scopo di Voldemort era quello di impossessarsi del Mondo Magico, e non solo. Avrebbe istituito un regime di paura anche tra i Babbani, che lui considerava feccia, un ostacolo insignificante alla sua affermazione come Mago Oscuro. L'unico in grado di opporsi efficacemente al suo piano, però, era Silente »
   « Sappiamo come è morto. Era un ottimo Preside, a quanto ci ha detto Hermione » lo interruppe la madre di Hermione.
   « E un mago insuperabile » precisò Harry « L'unico che avrebbe potuto contrastarlo. Per questo lo ha fatto uccidere »
Hermione si mosse accanto a lui e, guardandola di sfuggita, Harry notò una lacrima che non voleva rotolare giù lungo la sua guancia, intrappolata dalle lunghe ciglia.
   « Silente  aveva iniziato delle ricerche per trovare il modo di sconfiggere definitivamente Voldemort, ma venne sfortunatamente ucciso prima di arrivare al compimento della sua missione. L'Ordine della Fenice, un'organizzazione segreta costituita anni fa da lui stesso,  decise, dopo la sua morte, di proseguire tali ricerche. Ma, per fare questo, i suoi Membri dovevano essere sicuri che Voldemort, una volta capite le loro intenzioni, non potesse ricattarli, facendo del male alle persone a loro più care. Aveva già ucciso i parenti dei suoi nemici in passato » fece una pausa, per dare modo ai signori Granger di metabolizzare tutte quelle notizie atroci « Per questo motivo, l'Ordine si occupò di allontanare temporaneamente i miei zii dalla loro casa e protesse la casa di Ron con numerosi incantesimi »                               
  Hermione non intervenne. Sembrava ammutolita, per la prima volta da quando Harry la conosceva; continuava a guardare davanti a sé, senza proferire parola.   
   « Sono stati loro a volerci allontanare? » chiese d'impulso la signora Granger, profondamente scossa dalle ultime frasi..
   « Hermione avrebbe potuto fuggire con voi e nascondersi in Australia, ma non lo ha fatto. Sapeva che mi sarei cacciato nei guai ed è voluta rimanere per convincermi a rimanere nascosto »
   « Ma, Hermione, non hai pensato a noi? » riprese, allora, la donna « Non hai pensato a quanto ci saremmo preoccupati?  »
   « Margie, non capisci che è proprio questo che ha fatto? » s'intromise il marito, che continuò, rivolto ai due ragazzi « Cosa è successo in seguito? »
   Il silenzio dentro la stanza era tangibile. Harry pensò che se avesse allungato una mano gli sarebbe rimasto impigliata tra le dita. Sospirò e, poi, continuò il suo racconto.
   « Qualche mese dopo la morte di Silente, Voldemort riuscì ad impossessarsi del Ministero della Magia, l'ente che governa i Maghi,  facendo occupare le più alte cariche da suoi uomini fidati, e liberò i suoi seguaci, i Mangiamorte, dalla Prigione di Azkaban »
   Decise che la cosa migliore da fare era sorvolare sul fatto che Voldemort volesse ucciderlo.
   « Io, Ron e Hermione, ad un certo punto, dovemmo scappare e ci separammo dagli altri per non essere catturati. Cambiavamo nascondiglio quasi ogni giorno » 
   « Ma allora anche voi eravate in pericolo! Questo Voldemort avrebbe potuto uccidervi! »
Un singhiozzo uscì dalle labbra della signora Granger, mentre il marito l'abbracciava stretta per darle forza.
   « In realtà Hermione non ha mai corso pericoli. Non lo avremmo mai permesso » cercò di tranquillizzarli Harry, rivolgendo, poi, un sorriso in direzione della ragazza « Non è così, Hermione? »
   Lei lo guardò, stringendosi nelle spalle.
   « Nel tentativo di nasconderci, raggiungemmo Hogwarts proprio nel momento in cui Voldemort aveva deciso che doveva impossessarsi anche della Scuola. La reazione degli insegnanti e degli studenti più grandi riuscì dove Silente e l'Ordine non erano riusciti: ucciderlo una volta per tutte »
   Cadde il silenzio, rotto solamente dal ticchettio delle lancette di un orologio a pendolo appeso chissà dove, fino a quando Harry riprese la parola.
   « A Hermione non piace vantarsi, ma ha avuto un ruolo importante nel mettere in salvo i bambini più piccoli, consentendo ai Maghi adulti di combattere senza la paura di fare del male a degli innocenti »
   A quelle parole, i signori Granger distolsero lo sguardo da Harry per puntarlo sulla figlia, entrambi con espressione assorta.
   « La nostra piccola streghetta! » disse d'impeto la signora Granger, con gli occhi umidi, correndo ad abbracciarla « Ha un cuore d'oro la mia ragazza! »
   « Ma io non ho fatto niente, mamma! » protestò Hermione.
   Harry notò nuovamente l''espressione imbarazzata sul suo viso, mentre il signor Granger la osservava, visibilmente orgoglioso.
    « Anche tu non sarai stato da meno, figliolo » esordì poi lui, allungandosi per dare una pacca sulla spalla di Harry « Sono sicuro che, senza di te, Hermione si sarebbe sentita persa »
   « E' più vero il contrario » ribatté Harry.
   A quelle parole, tutti i presenti si sciolsero in un sorriso.
 
***
 
    Rotta, ormai, la tensione, passarono il tempo a ricordare come i Granger avessero accolto la figlia nella fattoria in Australia e di come suo padre stesse per spararle con un fucile, credendola un predatore a caccia di pecore. Ben presto si trovarono a ridere di come lei cercò di farli rinsavire, mentre suo padre non credere che quella ragazza dai lunghi capelli ricci fosse sua figlia e sua madre, aggrappata al braccio del marito, lo assicurava di non aver avuto figli con altri uomini. 
  Circa mezz'ora dopo si trovavano tutti nell'ingresso, mentre il signor Granger farfugliava qualcosa sul dover tornare velocemente allo studio dentistico a causa di una lunga serie di appuntamenti per il tardo pomeriggio.
   « Tu, Hermione, fai gli onori di casa. E, mi raccomando, non fate troppo tardi! » aggiunse la signora Granger, mentre indossava il suo soprabito e seguiva il marito oltre la porta d’ingresso.
   Appena i due ebbero lasciato la strada a bordo di un automobile, poi, Harry iniziò il discorso che, in quel momento, più gli premeva.
   « Hermione, arrivo subito al dunque » disse, non appena furono rientrati nel salotto « Ho un favore da chiederti » la ragazza li lanciò uno sguardo con l’aria di chi la sa lunga; aveva capito che ci doveva essere qualcosa di molto importante perché lui arrivasse al punto di andare a trovarla a casa sua « Dovresti esaminare un oggetto molto curioso che ho comprato nel negozio di George » 
   « Andiamo nello studio. E' la che tengo tutti i miei  libri » acconsentì lei, improvvisamente di nuovo seria.
   Le scale che portavano al piano inferiore giungevano in un'ampia cantina che era stata trasformata in un incrocio tra un salotto, uno studio e un laboratorio di pozioni. Un'intera parete era occupata da una grande libreria che conteneva un centinaio di volumi sui più disparati argomenti, mentre, poco distante, delle scaffalature erano coperte da scatole e barattoli colmi di ingredienti di vario tipo.
Se un Babbano fosse entrato in quella cantina, avrebbe di sicuro capito che vi viveva qualcuno fuori dal normale.
   Sulla parete di fronte alla porta, poi, erano appese alcune foto che ritraevano Hermione da piccola. In una si vedeva una bambina di pochi mesi, seduta su un tappeto, mentre osservava i suoi giochi di gomma volteggiarle sopra la testa. In un'altra, in cui doveva avere circa tre anni, sedeva su un cavallo a dondolo sospeso a un metro e mezzo da terra.
Doveva essere stato duro per i suoi genitori, pensò Harry, avere per casa una figlia con delle doti da strega, e fare in modo che nessuno lo scoprisse. Sicuramente, però, lo avevano fatto per amore di Hermione, e non per paura dei pettegolezzi dei vicini.
   Vi erano, inoltre, alcune foto sulla scuola: Hermione con la divisa di Hogwarts, una  fotografia magica che ritraeva Harry, Ron e Hermione nel parco del castello, una in cui lei e Ginny erano sedute sulle poltrone nella Sala Comune di Grifondoro, con il camino acceso e adorno di addobbi natalizi.
   Ad un certo punto, però, un fruscio distrasse Harry dalla sua osservazione.
   Grattastinchi si stava strusciando sulle sue gambe. Sembrava ancora più grasso, rispetto a un anno prima.
   « Grattastinchi! »
   La voce di Hermione annunciò il suo ingresso nella stanza, prima che lei allontanasse il gatto dalla poltrona su cui si era appena acciambello, e vi facesse accomodare Harry.
   « Allora, qual è l'oggetto che devo esaminare? » gli chiese, subito dopo. 
   Harry estrasse dalla tasca la piccola pietra traslucida.
   « Si chiama Pietra della Vita » la presentò, porgendola alla ragazza, che la prese tra le mani con enorme cautela « George ha detto che gliel'ha procurata Mundungus, e per questo motivo è possibile che non sia originale » 
   « Mi pare di aver letto qualcosa su questa Pietra » commentò lei, avvicinandosi alla libreria.  Fece scorrere una mano sul dorso di vari libri, fino ad estrarne uno intitolato "Minerali e Pietre Magiche", che posò sul tavolo da lavoro, tra un grande pentolone di peltro e alcuni barattoli contenenti pozioni dai colori accesi.
Lo sfogliò per un paio di minuti, prima di fermarsi su una pagina.
   « Ecco qui! » disse, con tono trionfante « Cito testualmente:
 
   Le Pietre della Vita, oggetti abbastanza rari, denotano notevole curiosità anche nel mondo della Magia per i pochi studi a cui sono state sottoposte.
   La loro concentrazione di energia magica è dovuta a molte variabili che non si verificano spesso, e che sono tuttora oggetto di ricerche da parte degli esperti del settore, con lo scopo di riprodurli magicamente. Per il momento, l'unica nozione certa riguardante tali Pietre riguarda la loro estrazione. Il materiale grezzo da cui si ricavano deve essere, infatti, necessariamente estratto da una cava di Selenite situata al centro di un nesso spirituale. 
   Le Pietre della Vita più apprezzate per la loro purezza derivano solitamente dalle cave dalla valle dell'Eden, così chiamata per l'alta concentrazione di Magia che vi aleggia.
    La peculiarità di questo minerale, cioè la lealtà, permette a chi la possiede di  conoscere i sentimenti della persona a cui si è più legati, semplicemente osservandone la luce, che ha la capacità di mutare, assumendo di volta in volta un colore diverso (dal bianco perla al rosso vivo), a seconda della condizione emotiva di tale individuo.
   La mutazione dei colori dovrebbe possedere questi significati: bianco, tranquillità; giallo, gelosia; arancione, ira; blu, amore; verde, speranza; rosso, pericolo. Alcune leggende narrano, addirittura, che sia stata vista diventare nera in situazioni tragiche.
   Al fine di preservarne le capacità magiche, la superficie delle Pietre della Vita devono rimanere sempre perfettamente lisce e lucide, poiché ogni piccola imperfezione potrebbe impedire loro di attuare le proprie capacità, che sono del tutto uniche nel mondo della Magia
  
   Terminata la lettura, Hermione chiuse il libro e lo ripose sul suo scaffale, per poi accomodarsi sulla poltrona accanto a quella di Harry, con espressione stranamente euforica.
   « Ora mi ricordo perché ne ho già sentito parlare! » disse, appena si fu seduta « Qualche anno fa, il signor Weasley mi ha spiegato che l'Orologio della Tana si basa su un principio ispirato proprio alle Pietre della Vita! »
   Harry rimase basito per un istante.
   « Ma se il libro dice che non hanno ancora scoperto come creare gli stessi effetti... » iniziò, con tono confuso.
   « Infatti l'Orologio indica gli spostamenti fisici delle persone, non i loro sentimenti » precisò Hermione, come se fosse un concetto ovvio.
   Harry annuì, e tra loro cadde il silenzio; erano entrambi assorti nella contemplazione della Pietra.
   « Molto bello come regalo... Sempre se si tratta di una vera Pietra della Vita » concluse poi, la ragazza, con un cipiglio molto incerto.
   « Lo spero proprio, perché non saprei davvero che altro regalarle. Spero che le sarà utile, soprattutto per ciò che vorrei fare »
   La frecciatina di Harry raggiunse Hermione, più fulminea che mai. La ragazza, infatti, distolse lo sguardo dalla Pietra per rivolgerlo a lui.
   « Cosa intendi dire? »
   « L'altro giorno, sulla Gazzetta del Profeta, è stato pubblicato un articolo dove il Ministero annunciava che i Corsi di Addestramento Auror stanno per avere inizio, così ho cominciato a riflettere sull'idea di presentarmi per la selezione » 
   Fece una pausa per osservare l'amica, la quale ricambiò con uno sguardo piuttosto vitreo.
  « Dopo tutto quello che ho affrontato non credo di avere problemi » riprese, poi « Ritengo di avere abbastanza esperienza per farlo. Vorrei, però,  chiedere prima il parere di Kingsley »
   « E lui ti dirà di no » sbottò Hermione, come per terminare lì il discorso « Mi pare che la professoressa McGranitt ti abbia già detto che per affrontare l'addestramento al Corso Auror occorre presentarsi con il massimo dei voti nei M.A.G.O. richiesti. E, a quanto mi risulta, tu possiedi solo una manciata di G.U.F.O. »
   « Non credo che faranno tanto gli schizzinosi. Soprattutto adesso che sono rimasti in pochi  » ribatté lui, utilizzando le stesse parole che Ron aveva utilizzato quella mattina « E, poi, non tutti possono vantarsi di aver ucciso il Mago più Oscuro di tutti i tempi! » 
   « E credi che questo faccia di te un Auror? »
   La ragazza era vistosamente alterata. 
   « Anche Ron ha detto che Kingsley per noi potrebbe fare uno strappo alla regola! » ribatté Harry, più sicuro che mai. 
   Hermione rimase pietrificata per un attimo.
   « Ron? » riprese, poi « Ha detto che vuole frequentare anche lui il Corso? » 
   Harry annuì con aria solenne, come se la cosa ponesse l'argomento su un piano diverso.
   « Quel... quel... quel... Non si fa vedere, non manda un gufo per oltre un mese e decide di intraprendere un Corso per Auror, mettendo a repentaglio la sua stessa vita! » mentre parlava, Hermione iniziò a girovagare per la stanza, con passi nervosi e pugni stretti « Posso capire che all'inizio non mi avesse scritto perché ero in Australia a recuperare i miei genitori, ma sono tornata da un po' di tempo ormai » 
   « Pensavo che stessimo parlando del Corso per Auror, non del tuo rapporto con Ron » la punzecchiò Harry, quasi divertito dalla scena.
   Hermione si fermò di scatto, lanciandogli uno sguardo furente, quasi volesse incenerirlo con gli occhi.
   Poi, però, qualcosa cambiò dentro di lei.
   « Hai ragione » ammise, lasciandosi cadere di nuovo sulla sua poltrona « Ma è esasperante! Per anni ho dovuto aspettare che mi notasse, e quando finalmente succede qualche cosa... »
   « Sai com'è fatto » riprese Harry, avvicinandosi un poco e prendendole la mano destra « E' cocciuto. Ha sempre paura di fare la prima mossa... »
   « Ma vuole diventare un Auror, Harry! » sbottò nuovamente lei, lasciando la presa e alzandosi nuovamente in piedi « Sei stato tu a mettergli in testa quest'idea, vero? »
   « Non incolpare me, ora! E' stato lui a svegliarmi questa mattina per parlarne! »
   Hermione gli rivolse nuovamente uno sguardo graffiante, che si trasformò immediatamente in un'espressione cupa.
   « E tu vorresti fare questo a Ginny? Non sai nemmeno cosa si prova al pensiero di tutto ciò che potrebbe accadervi » 
   « Anche io ero preoccupato lo scorso anno, quando ho saputo che cosa le era successo a Hogwarts! » controbatté lui « Mi sentivo malissimo al pensiero che potesse esserle accaduto qualcosa di grave! »
   « Allora penso che lui... »
  Harry non seppe mai cosa Hermione pensasse di Ron, perché in quello stesso momento la Pietra che la ragazza teneva ancora tra le mani iniziò a brillare di una luminosa luce ambrata. La ragazza, per lo spavento, la lasciò cadere sul pavimento di legno. Dopo un istante, però, la Pietra era tornata ad essere di un colore perlaceo, apparentemente inerte.
   Entrambi rimasero ad osservare il punto in cui era caduta, incerti sul da farsi. Poi, fu Harry a raccoglierla.
   « Non credere che questa sia la conferma che cercavi » sentenziò Hermione, subito dopo « Non sappiamo perché si è messa a brillare »
    « Si, lo so. Potremo averne la certezza solo quando proveremo seriamente » disse lui, con tono neutro.
   « In ogni caso, la decisione che tu e Ron prenderete implicherà il vostro non ritorno a Hogwarts, vero? » chiese, poi, lei, mentre osservava ancora il pavimento.
   « Credo di sì. Già un anno fa ti avevo confessato che non sapevo se sarei mai più tornato... »
   « Allora era diverso, Harry »
   Entrambi rimasero in silenzio per alcuni secondi.
   « Si è fatto tardi » riprese, poi, Harry « Credo sia meglio che torni alla Tana, o la signora Weasley potrebbe arrabbiarsi »
   « Intendi ancora trasferirti a Grimmauld Place? » gli chiese, allora, Hermione, in un unico fiato.
   « Certo. Penso di traslocare definitivamente prima dell'autunno »
   « Cambiamenti decisivi! » commentò lei.
   « E necessari » tagliò corto lui « Ora scusa, ma devo proprio andare »
   Detto questo, iniziò a risalire le scale che portavano al salotto, lo attraversò e si ritrovò nel'ingresso con Hermione alle calcagna. Aprì la porta e la salutò.
   Solo quando, ormai, si trovava appena oltre il cancelletto, la ragazza parlò di nuovo dalla soglia della villetta.
   « Harry! Non dire nulla a Ron... »
   « Non ti preoccupare » la rassicurò lui « Non rovinerò il tuo orgoglio »
   Facendo attenzione affinché nessuno lo notasse, poi, Harry si nascose nello stesso punto in cui era apparso poco tempo prima. Si voltò, poi, per cercare di scorgere per un'ultima volta la casa di Hermione, ma notò solamente la grande insegna con il nome del quartiere che, posta non molto distante dal punto in cui si trovava, recava la scritta "Grave's Hill".
   Quando apparve oltre la staccionata che delimita la proprietà della Tana, pochi istanti dopo, notò che Ron era appena uscito dalla porta della cucina e si stava dirigendo verso il ripostiglio delle scope con espressione imbronciata, mentre si teneva la testa con entrambe le mani.
   « Ma cosa...? » iniziò, non appena l'ebbe raggiunto di corsa.
   « Non dire niente! » lo interruppe l'amico « Pochi minuti fa, mamma mi ha tirato addosso il libro di Storia della Magia. Un mattone tremendo! »
   Harry sorrise debolmente alla vista dell'espressione di Ron, e subito dopo osservò con soddisfazione la Pietra della Vita, che teneva in mano da quando aveva lasciato la casa di Hermione.
   Aveva trovato la conferma che gli serviva.
 

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Capitolo 10
*** Un tragico errore ***


Quella mattina, Harry si svegliò con una vaga sensazione di disagio che gli percorreva tutto il corpo.
Nel tentativo di capire di cosa si trattasse, cercò gli occhiali sul comodino e se li infilò, sbadigliando assonnato.
   Gli ci volle un po' per mettere a fuoco la scena che gli si presentava davanti e, quando si rese conto di avere il viso di Ginny a pochi centimetri dalla faccia, arrossì e si tirò le lenzuola fino al collo, dato che indossava solamente un paio di boxer.
   « Scusami se ti ho svegliato » sussurrò lei, con un dolce sorriso stampato sul viso.
   « Buongiorno » rispose lui sottovoce, mentre allungava una mano per prendere una T-shirt dal cesto dei panni posto accanto al letto « Cosa ci fai qui? »
   « Oggi è il mio compleanno! » sbottò lei, con una finta espressione arrabbiata « Per festeggiarlo volevo un regalo importante: vedere per prima la persona che amo »
Detto questo, si sedette accanto a lui e gli diede un lieve bacio sulle labbra. Lui ricambiò con trasporto, poi si allontanò come se avesse preso la scossa.
   Se a Ginny era dispiaciuto quell'atto improvviso, non lo diede a vedere.
   « Posso darti ora il tuo regalo? » chiese Harry, alzandosi per infilarsi i pantaloni.
Senza aspettare una risposta, aprì l'armadio e ne estrasse un pacchetto rosa. Si voltò e glielo porse con un sorriso. Lei lo afferrò velocemente e se lo rigirò fra le mani; era visibilmente compiaciuta.
   « Spero ti piaccia » Harry cercò di rompere l'attesa « Ci ho messo parecchi giorni a trovare qualcosa di speciale per il tuo diciassettesimo compleanno... Non sei un obiettivo facile »
Le fece l'occhiolino, e lei scoppiò in una risatina argentina.
Dopo qualche istante, però, sciolse il nastro che legava la piccola scatola e ne sollevò il coperchio; ciò che vide all'interno le fece luccicare gli occhi.
   « Grazie! E' bellissima! »
   Ginny sollevò tra le dita una sottile catena dorata alla quale era appesa una gemma ovale, che al contatto con la sua mano brillò di uno sfavillante color zaffiro, spargendo luccichii ovunque per la camera di Percy. Poi, notò che sul fondo della scatolina c'era un foglietto ripiegato. Lo aprì e lesse:  
 
Auguri di cuore per i tuoi 17 anni! Sei la cosa più bella che mi sia capitata.
                                                        
Harry
    
   A quel punto, gli buttò le braccia al collo, baciandolo velocemente su ogni centimetro del viso. Harry, questa volta, non si tirò indietro; sentiva il sangue ribollire nelle vene, ma non riusciva a staccarsi da lei. Avrebbe continuato per ore a baciarla in quel modo, senza sentirsi mai sazio abbastanza.
   Poi, qualcosa li interruppe: la Pietra che Ginny teneva appesa al collo si accese di un rosso brillante.
   « Ferma! » le intimò Harry, sciogliendosi dal suo abbraccio.
   Ginny rimase sorpresa da quel cambiamento così repentino, ma ubbidì.
   Ebbero appena il tempo di ricomporsi, quando la porta della camera si aprì sbattendo contro il muro. Ron era apparso sulla soglia tutto affannato, ma alla vista della sorella era rimasto interdetto sulla porta, senza riuscire a muoversi.
   « Ciao Ron » Harry ruppe l'imbarazzante silenzio dopo pochi secondi di sguardi incerti.
   « Ero... ero venuto  a dirti che è appena arrivato Leo » disse lui, con il tono ancora affannato « Con la lettera di risposta di Kingsley, sai. Dice che verrà alla cena di stasera, ma che farà un po' tardi » 
   Parlava senza staccare gli occhi di dosso dalla sorella.
   « E tu cosa ci fai qua? » chiese, subito dopo, quando ebbe finalmente trovato il coraggio.
   « Ero venuta a dire a Harry che la colazione è pronta, ma poi lui mi ha voluto dare il regalo di compleanno e così mi sono trattenuta » rispose lei, cercando di dare un tono tranquillo alla sua voce.
   « Le hai fatto un regalo, Harry? » chiese nuovamente Ron, molto stupito dalla cosa « Potevi dirmelo, così glielo avremmo potuto fare insieme! »
   « In realtà » iniziò Ginny, dopo aver rivolto a Harry uno sguardo rassicurante « Doveva farmelo da solo... »
   Harry non sapeva che dire; lui non avrebbe avuto il coraggio di rivelare la loro situazione a Ron.
   Ron parve dubbioso. Li osservò per qualche secondo dal basso verso l'alto, poi ricominciò a parlare.
   « Se a voi va bene... » fu il suo commento, espresso con tono rigorosamente neutro.
   « Grazie! » Ginny si alzò e andò ad abbracciarlo, nonostante il fratello non sembrasse ritenerlo necessario « Guarda cosa mi ha regalato Harry! »
   « Cos'è, uno smeraldo? » chiese, stupito, Ron, dopo aver afferrato il ciondolo e soprattutto la gemma, che ora era di un color verde brillante.
   « No, è una Pietra della Vita. Ha solo cambiato colore... » gli rispose Harry.
   « E' vero! Quando me l'ha data era blu » commentò Ginny « Come mai cambia colore? 
   « Beh, è una lunga storia »  tagliò corto lui «Hermione è sicuramente più brava di me a raccontarla »
   « Vorrà dire che me la farò raccontare stasera » aggiunse lei, in tono gioioso.
   « Ci sarà anche lei alla cena di stasera? » le chiese Ron, con le orecchie in fiamme.
   « Certo! L'ho prenotata da settimane! »
   « Allora bisogna che corra a scrivere qualcosa dei testi che ci ha consigliato per le vacanze... oppure mi ucciderà! »
   Detto questo, rivolse ancora un ultimo sguardo incerto ai due, prima di uscire dalla stanza, tutto trafelato. Harry non fece in tempo a dirgli che Hermione era già a conoscenza del fatto che loro non sarebbero tornati ad Hogwarts, e che quindi non c'era necessità che fingesse di aver studiato, ma forse era meglio così. Ron non si sarebbe visto in giro per tutto il giorno, lasciandogli molte ore a disposizione da passare in tranquillità con  Ginny. 
   « Hai notato com'è preoccupato mio fratello? » rise, poi, la ragazza « Con una ragazza come Hermione,
sentirà di doversi impegnare molto con gli studi... »
   Harry la guardò con uno sguardo molto serio. Prima o poi avrebbe dovuto dirle della loro decisione di diventare Auror. Poi, come in lampo, gli venne in mente che quello poteva essere il momento giusto per introdurre l'argomento, approfittando del fatto che sarebbero rimasti soli per un po' di tempo e che Ginny era molto felice per il regalo appena scartato. Non si sentiva fiero di rovinarle il compleanno più bello, ma era necessario che lo venisse a sapere prima dei genitori , soprattutto, che fosse proprio lui a informarla.
   Quindi le si accostò, prendendole entrambe le mani e guardandola fisso negli occhi.
   Lei, dal canto suo, capì dalla sua espressione che doveva esserci qualcosa di importante in ballo.
   « So che sei molto coraggiosa » iniziò, ma si pentì subito di aver detto quelle parole, così cercò di rimediare
   « E ne sono orgoglioso, ma quello che sto per dirti non ti renderà affatto felice »
   « Vuoi spaventarmi? Perchè se è così ci stai riuscendo alla grande! » commentò lei, osservandolo di sottecchi.
Harry sentiva il suo cuore battere fortissimo; aveva un estremo timore della sua reazione.
   « Ho preso una decisione sulla quale non tornerò indietro e nessuna delle cose che dirai potrà farmi cambiare idea. Ciò che ti sto per dire non ti farà piacere, ma devi capire che vorrei veramente decidere cosa fare della mia vita »
Si fermò, per dare a Ginny la possibilità di dire qualcosa, ma lei non emise un fiato. A quel punto, Harry proseguì.
   « Tu sai quanto ci tenesse mio padre a diventare un Auror, e che cosa glielo ha impedito. Per questo devi comprendere anche la mia scelta. Lo devo a mio padre, ma soprattutto a me stesso »
   « Vuoi diventare un Auror? » tagliò corto lei.
   « Si » Harry si sentì estremamente più leggero, non appena ebbe pronunciato quella parola « E' questo che voglio; con tutte le mie forze »
In pochi secondi, però, tutte le domande di Ginny emersero dal nulla.
   « E noi? Cosa ne sarà di noi? Se dovrai seguire il Corso per Auror, non potrai venire a Hogwarts! Ma come farai con i M.A.G.O.? Non hai superato gli esami e... »
   « Noi potremo sempre vederci tra una lezione e l'altra. E poi ci saranno le gite a Hogsmeade le vacanze... E non dimenticare i passaggi segreti! »
   « Vuoi dire il tunnel tra la Testa di Porco e la Stanza delle Necessità? »
    Harry si sciolse in un largo sorriso.
   « Se non è quello, sarà qualcos'altro » rispose, facendole intendere che non si sarebbe fermato davanti a niente pur di rivederla, anche se quel passaggio fosse stato scoperto e bloccato.
   Tuttavia, il viso di Ginny continuò a rimanere imbronciato.
   « Non hai pensato ai pericoli che correresti lavorando come Auror? Io starei sempre in pensiero per te! »
   Harry le passò un braccio attorno alle spalle e l'attirò a se, stringendola forte.
   « Ti conosco, e so quanto sei coraggiosa e decisa »
   « Non si tratta di coraggio, ma di sapere perchè mi fai questo » ribatté lei, togliendosi dalla sua presa «  Proprio adesso che ci siamo ritrovati e che non c'è più niente che ci impedisca di esser felici insieme! »
   « Cosa vorresti per me? Vorresti che diventassi un semplice impiegato del Ministero, o un negoziante a Diagon Alley? Mi conosci! Sai che quella vita non fa per me! »
   A quel punto Ginny era veramente confusa. Aveva capito che Harry non avrebbe rinunciato, sebbene le sue prime parole le fossero scivolate addosso.
   « Credi che mi metterei deliberatamente in pericolo? » riprese, poi, Harry, quando la vide osservare il vuoto, gli occhi rivolti verso il basso « Anche io voglio stare con te! E' quello che ho sempre voluto da quando ti ho vista, anche se a quel tempo ancora non lo sapevo... »
   Ricadde il silenzio. Ginny tornò ad osservare il pavimento con sguardo vacuo, mentre Harry la osservava, nell'intento di trasmetterle fiducia.
   « Vedi questa Pietra? » le chiese, poi, tenendo sollevato tra le dita il ciondolo che le aveva appena regalato «  La Pietra della Vita ha la facoltà di cambiare colore a seconda dell'umore della persona amata » Harry fece una pausa, per sottolineare la parola amata, poi riprese « Quando è azzurra, come in questo momento, vuol dire che io sono innamorato di te; se, invece, diventa arancione, vuol dire che sono molto arrabbiato, e così via »
   Ginny osservava la Pietra come ipnotizzata.
   « Ma il colore più speciale è il rosso » continuò lui « Perché indica quando io sono in pericolo. A quel punto puoi davvero iniziare a preoccuparti! »
   Ginny rise, ma era una risata amara.  
   «  Cosa dovrei fare se dovesse accadere? » chiese, subito dopo, tornata improvvisamente seria.
   Harry divenne pensieroso. Non si era ancora posto questa domanda, così le rispose la prima cosa che gli venne in mente.
   « In quel caso, dovrai avvisare tuo padre che si metterà subito in contatto con Kingsley. Lui saprà cosa fare »
   Ginny annuì, guardandolo dritto negli occhi.
   « Sappi, comunque, Harry Potter, che la Pietra della Vita indica le sensazioni della persona amata. Non è detto che siano le tue » riprese, subito dopo.
   Harry rimase paralizzato per un istante, ma poi lei si avvicinò e lo baciò.
Era un bacio consolatorio, nel tentativo di dimenticare per qualche ora quello che Harry le aveva appena detto, e che avrebbe sicuramente cambiato il corso della loro vita.
  
***
 
 « Su, Ginny, non prendertela! » iniziò la signora Weasley, mentre osservava i piatti del pranzo sciacquarsi da soli nel lavello « Non siamo mica Babbani! Basta un colpo di bacchetta per ripararsi dalla pioggia! »
   « Ma non è la stessa cosa! » rispose Ginny, le braccia incrociate, mentre osservava fuori dalla finestra della cucina con fare sconsolato.
Stava piovendo a dirotto. Erano in pieno agosto, ma i temporali in quella regione erano piuttosto frequenti.
   « Proprio oggi doveva esserci questo tempo!» continuò ancora la ragazza.
   « Non disperare... Basterà cenare dentro casa!» cercò di consolarla Harry, seduto di fianco a lei.
   « Non è la stessa cosa, però... »
   « Piantala! » s'inserì bruscamente Ron, che stava leggendo molto svogliatamente il libro di Trasfigurazione « Sei proprio capricciosa, quando vuoi! »
   « Senti chi parla! »
   Harry e la signora Weasley rimasero allibiti dalla scena. I due fratelli si stavano guardando dritti negli occhi e, come sempre, era Ginny ad avere la meglio nello scontro verbale.
Appena si fu resa conto che Ron non avrebbe ribattuto, Ginny si alzò e si incamminò verso le scale, borbottando ancora qualche maledizione contro il maltempo.
  Harry capì che non era stato per il battibecco con il fratello a farla scappare; voleva sicuramente restare un po' di tempo da sola per ripensare a quello che aveva scoperto quella mattina. Più tardi sarebbero arrivati gli ospiti, e lei doveva essere in forma per riceverli e per nascondere al meglio quello che aveva nel cuore.
   « Chi verrà a cena questa sera? » chiese Harry, dopo aver rivolto a Ron un'occhiata di disappunto.
   « Ginny ha invitato Luna » rispose lei, che stava finendo di sistemare le stoviglie nell'armadio « Lei dovrebbe venire. Neville, invece, ha mandato un gufo ieri dicendo che è ancora in viaggio nel Sud Africa »
   « In Sud Africa? » ripeté Ron, alzando per l'ennesima volta la faccia dal libro.
   « Ha detto che sua nonna gli ha regalato questo viaggio per approfondire le sue conoscenze sulle Piante Grasse da Veleno... o qualcosa del genere! »
   Ron sorrise, ma tornò immediatamente serio quando vide l'espressione contrita della madre, che indicava il libro con l'indice della mano destra.
   « Anche Hagrid non verrà » riprese, poi, lei « Grandi impegni per la scuola! » 
   Alzò gli occhi al cielo, prima di dirigersi nuovamente verso il lavello, dove i piatti avevano appena terminato il risciacquo.
   Rimasero in silenzio qualche istante. La signora Weasley ripuliva la cucina con la bacchetta, Ron teneva gli occhi fissi sul libro, e Harry lo osservava attentamente. Ben presto capì che l'amico faceva solo finta di leggere.
   Poi, all'improvviso, un rumore attirò la loro attenzione.
Harry scostò le tendine della finestra, e osservò con fare circospetto il giardino della Tana. Una figura vestita con abiti color malva si stava avvicinando a grandi passi. Gli ci volle un pò per capire che Hermione si era appena Materializzata fuori dai confini della Tana.
   « Buon pomeriggio a tutti » li salutò, una volta entrata in cucina « Sono troppo in anticipo?»
   « Sei sempre la benvenuta, Hermione! » la accolse la signora Weasley, mentre con un colpo di bacchetta asciugava il suo cappotto, l'ombrello e le goccioline che erano cadute sul pavimento.
   « Grazie » le sorrise educatamente lei « Sono venuta prima per raccontare un poco della mia estate a questi due » disse subito dopo, indicando Ron e Harry, che la stavano osservando come incantati.
Portava una camicetta bianca e una minigonna color malva come il cappotto, calze bianche che le coprivano interamente le gambe e un paio di scarpe con un leggero tacco, ma coordinate alla gonna. I capelli raccolti da una molletta dietro la testa le davano un'aria da intellettuale.
   « Andiamo di sopra? » li invitò lei, indicando le scale.
   « Certo » Ron rispose come un automa, e si avviò per primo nella direzione indicatagli.
   Mentre salivano le scale, Harry notò da una fessura nella porta della camera di Ginny che la ragazza si stava cambiando d'abito. Rallentò un secondo, ma una mano di Hermione, che stava salendo dietro di lui, lo sospinse velocemente verso l'alto.
Quando, nella camera di Percy, Hermione iniziò a parlare, Harry si sentiva ancora in imbarazzo per la figuraccia.
   « COSA - AVETE- INTENZIONE - DI FARE »
La frase non suonava affatto come una domanda, ma come una minaccia.
   « Te l'ho già detto qualche giorno fa » iniziò, di rimando, Harry « Mi sembra una cosa più che legittima e... »
   « Voi vi siete sentiti qualche giorno fa? » si intromise Ron, che non poteva aver capito di cosa stessero parlando.
   « Si, Harry è venuto a casa mia per... »
   « Tu sei andato a casa sua?! » riprese lui, rivolto a Harry « Perché non me lo hai detto? »
   « Non te l'ho detto perché mi serviva una mano con il regalo per Ginny, e solo Hermione poteva aiutarmi » ammise lui, in tutta sincerità.
   « Ah » ribattè seccato Ron « Ok... »
Hermione gli scoccò un'occhiata furente.
   « E cosa vengo a sapere da Harry? » riprese, poi « Che avete intenzione di mollare la scuola per diventare Auror! »
   « Auror? » una nuova voce, annunciata un secondo prima dal cigolio della porta che si apriva, si era intromessa del discorso « Avete intenzione di iscrivervi al Corso? »
   Harry l'avrebbe riconosciuta tra un milione. Quel tono tranquillo, che assomigliava tanto un sussurro, non poteva che appartenere a Luna Lovegood.
   « Ciao, Luna! » la salutò energicamente Ron, sollevato per l'improvvisa interruzione.
   Hermione gli rivolse uno sguardo alla "non è finita qui", prima di ricambiare il saluto della ragazza.
Luna indossava un vestito color bianco perla che catturò subito l'attenzione dei presenti. Il tutto era abilmente coordinato con un cerchietto molto voluminoso e un braccialetto elegante. Sarebbe stata perfetta, se non fosse stato per il paio di lunghi e enormi stivali di plastica da cacciatore che portava ai piedi.
L'attenzione di tutti si fermò su quell'ultimo particolare, tanto che Luna sembrò accorgersene.
   « Che sbadata! » iniziò, poi « Ho dimenticato di cambiare le scarpe! »
   Detto questo, estrasse la bacchetta e la puntò contro i suoi piedi; all'istante gli stivali si trasformarono in un paio di ballerine argentate.
   « Il sentiero che porta da casa mia a qui sembra uno stagno! » commentò, sorridendo allegramente, prima di sedersi sul letto di Harry.
   « Hai già visto Ginny? » le chiese Hermione, con un gran sorriso dipinto sul volto.
   « E' in cucina che aiuta sua madre. Mi ha detto lei di venire qui. Hai letto molto in questi ultimi mesi, Harry? » 
   « No, sono libri di Percy » rispose lui, osservando gli immensi scaffali della stanza « Le uniche cose che ho sfogliato ultimamente sono le edizioni della Gazzetta del Profeta! »
   « Non pensavo ti fidassi ancora della Gazzetta » lo rimbeccò Luna.
   « Non è che ci fidiamo » iniziò Ron « E' che ormai siamo abbonati! »
   La ragazza gli rivolse uno sguardo di rimprovero.
   « In ogni caso » riprese, estraendo un oggetto dal suo vestito « Ecco in anteprima la prima edizione de "Il Nuovo Cavillo"! »
Detto questo, posò il giornale sul letto con un gesto teatrale, e mostrò a tutti la copertina della rivista, che era quasi totalmente nera. Sulla testata, invece, riportava il nome "Il Nuovo Cavillo" scritto a caratteri cubitali in bianco, mentre sul fondo vi era una sola frase argentea.
 
Luci e Ombre sui Misteri della Nuova Era
 
 
« Congratulazioni! » le disse Harry « Tuo padre è riuscito a rimettere insieme la redazione?»
   Luna aveva un'aria molto felice.
   « Certo! Dopo un duro lavoro siamo riusciti a ricostruire la nostra casa... Anche se ora ha una forma piuttosto strana » 
   Harry, Ron e Hermione si guardarono negli occhi; si ricordavano perfettamente la casa di Luna, e se addirittura lei osava definirla strana dopo la ricostruzione, non volevano nemmeno immaginare come fosse diventata.
  « Come sapete, i Mangiamorte hanno distrutto casa mia quando siete andati a trovare mio padre » continuò lei, ignara della loro reazione « Dopo che siete fuggiti, papà è stato condotto ad Azkaban. I Mangiamorte non gli hanno perdonato di avervi permesso di fuggire »
Harry si sentiva in colpa per l'accaduto, sebbene la leggerezza con cui Luna ne parlava faceva passare ogni tipo di rimorso. 
   « Naturalmente, dopo la caduta di Voi-Sapete-Chi, papà è stato rilasciato, così è tornato immediatamente a casa »
Un grande sorriso che comparve sulle sue labbra fece intuire che stava pensando al momento in cui aveva potuto riabbracciare il padre dopo mesi di prigionia. Probabilmente, pensò Harry, quei tempi erano stati orribili anche per lei: rapita e segregata al buio a Villa Malfoy senza sapere nulla dell'amato padre, l'aveva rivisto solamente dopo sei mesi.
   « Per i primi tempi, siamo stati ospiti di mio zio Albatros » aggiunse la ragazza « mentre papà si è messo al lavoro giorno e notte, per ricostruire una casa tutta nuova vicino al fiume, dove andavo sempre a pescare i Pimpli d'Acqua. Alla fine, ho scoperto che ha utilizzato il mio Soybeen. Ha una crescita molto rapida, sapete »
  « Cos'è un Soybeen? » chiese Hermione, per niente stupita dall'aver udito un nome totalmente nuovo pronunciato da Luna.
   « E' un seme proveniente dall'Africa centrale » spiegò lei « Me lo ha inviato Neville a luglio. E' stato un bellissimo dono »
   « E vi ha aiutato a costruire casa vostra? » chiese Ron, più incerto che mai.
   « Certo! Papà ha studiato molto queste piante, quando era giovane, così in quest'occasione ha mescolato qualche essenza con della Radigorda e, alla fine, dal Soybeen è cresciuta la nostra nuova casa! Ed è più bella di quella di prima! »
   « Come sarebbe a dire "cresciuta"? » chiese Hermione, notevolmente incuriosita.
   « Ma non conoscete nulla su questo seme? Pensavo foste più aperti alle colture delle civiltà extracontinentali  » ribatté Luna.
 « Hermione è sempre stata aperta alle novità... soprattutto a quelle basate sulla leggenda » disse Ron, ma il solo risultato fu che ricevette un cuscino in faccia.
   « Il Soybeen è anche definito "Fagiolo Magico"... Avete mai sentito la fiaba Babbana? »
   Nessuno rispose; Harry conosceva la storia di "Tom e il fagiolo magico", ma non avrebbe mai pensato che una pianta del genere potesse esistere veramente, nemmeno nel mondo della Magia.
   « Io non la conosco! » ribatté Ron, che era cresciuto solamente con le "Fiabe di Beda il Bardo" e "Le avventure di Martin Miggs, il Babbano Matto".
   « Vuoi dire che ora hai un'enorme pianta di fagioli come casa? » chiese Hermione, senza badare all'intervento di Ron.
   « Solo un bacello. Ma molto grosso » spiegò Luna, come se fosse una cosa normale « E' abbastanza divertente. L'unico problema è che, ora, tutte le stanze sono sferiche... e color verde pisello »
   Ron e Harry scoppiarono a ridere.
   « Non farci caso; non riescono mai a stare seri » commentò Hermione, sebbene anche lei si stesse trattenendo a stento.
 « Vi ho già detto del giornale? » riprese, poi, l'altra ragazza « Mio padre si è rimesso in contatto con i suoi vecchi amici, e insieme hanno ricostituito la redazione del Cavillo » riprese, poi, Luna, come se niente fosse « Pensate che adesso gli abbonamenti sono quadruplicati e le vendite non sono mai state così alte. Papà ha dovuto costruire una capanna accanto alla casa dove poter stampare il giornale! »
   « E come l'ha costruita? A forma di rapanello? » chiese Ron.
   A quelle parole, neppure Hermione poté evitare di abbandonarsi ad una fragorosa risata.
 
***
 
    La serata trascorse nel modo più spensierato possibile. L'abbondante cena cucinata dalla signora Weasley e da Fleur trascorse al chiuso, siccome il cielo non prometteva altro che pioggia anche per i giorni a venire. Dopo cena assistettero tutti ai Fuochi Impervi Weasley, con cui George aveva proposto uno spettacolo pirotecnico nel giardino della casa, durante il quale Harry aveva notato con dispiacere qualche gnomo che scorrazzava qua e là tra l’erba, intontito dai botti. 
   Era buio da ormai qualche ora, quando tutti gli invitati alla cena si riunirono in salotto, in attesa di qualche dolcetto e di un bicchiere di liquore.
   « Amusantissimi i tuoi Fuochi, George! » disse Fleur, mentre offriva pasticcini per tutta la stanza.
   « Sono Fuochi Scoppiettanti con l'aggiunta di un incantesimo Impervius, vero? » chiese poi, Hermione, mentre sorseggiava una tazza the con Ginny e Luna, tutte e tre comodamente sedute sul divano.
   « In effetti » replicò George « E' stata una trovata dell'ultimo minuto. Non potevo non portarli al compleanno della mia sorellina! »
   « Potresti pensare di brevettarli, però » s'inserì il signor Weasley, seduto sulla sua poltrona con a fianco Bill e Percy « Potrebbero risultare utili in situazioni del genere »
   « Senza contare che a Capodanno è probabile che piova o nevichi! » commentò, poi, Ron, che osservava la scena appoggiato al davanzale della finestra insieme a Harry.
   « Luna » iniziò Bill qualche secondo dopo, che era immerso nella lettura de "Il Nuovo Cavillo" da circa un quarto d'ora « Sei sicura che le notizie che tuo padre scrive sul giornale siano totalmente vere? »
   « Dovresti sapere qual è l'attondibilità di quel journal, Bill caro » ribatté Fleur, mentre continuava il suo giro con il vassoio.
   Luna le lanciò un'occhiata scettica, ma poi rispose come se nulla fosse.
   « Ovviamente si, mio padre non scrive mai nulla che non sia provato »
   Dalle loro espressioni, tutti i presenti sembravano nutrire seri dubbi sulla veridicità di quell'affermazione, ma, dovette ammettere Harry, se le vendite del giornale erano salite in così breve tempo, forse il Cavillo aveva acquisito un po' di credibilità. Merito dei mesi in cui era stato l'unica rivista non controllata da Voldemort o era veramente diventato un giornale serio?
   « Cosa c'è che ti turba, Bill? » chiese la signora Weasley, che era appena tornata dalla cucina con una dozzina di bottiglie di liquore che le svolazzavano sopra la testa, insieme ad altrettanti bicchieri.
   « Sembra che Xenophilius creda che i Dissennatori siano fuggiti da Azkaban... »
In quello stesso istante, Percy allungò un braccio verso il fratello e gli strappò di mano la rivista. Iniziò a leggerla velocemente e poi sospirò.
   « Non c'è nulla di vero in tutto questo » affermò, infine, in tono forzatamente calmo.
   « Invece è tutto vero! » ribatté Luna, alzandosi in piedi; non l'avevano mai vista così agitata « Quando mio padre è stato rilasciato da Azkaban, ha detto che non c'erano più i Dissennatori di guardia! E ha sentito qualcuno dire che non erano più voluti tornare dalla nostra parte! »
   Fleur emise un gridolino, mentre la signora Weasley dovette concentrarsi nuovamente sui pochi bicchieri che ancora volavano a mezz'aria,per evitare che si frantumassero sul pavimento.
   « Quindi i Dissennatori sarebbero liberi di jirovagare per tutta l'Angleterre? » chiese di rimando Fleur, sedendosi su una sedia.
   « E' proprio così » disse, all'improvviso, il signor Weasley, che poi continuò, non appena ebbe visto che Percy stava per prendere la parola « Non iniziare, Perce, Xenophilius ha ragione. E' stato il Ministero ad insabbiare tutta la faccenda »
   « Come sarebbe a dire, Arthur? » chiese la signora Weasley, che aveva ormai adagiato i bicchieri sul tavolo.
   « E' come dice il Cavillo »
   A quelle parole, Luna sorrise, raggiante per il trionfo.
   « Ma il Ministro ha detto che nessuno deve saperlo... Nessuno! » ribatté Percy.
   « E' una cosa improponibile! » commentò, allora, Hermione « Perché mai non dovremmo venire a sapere un fatto tanto grave? »
   « Una fuga di massa come questa non è di certo un buon biglietto da visita per un nuovo Ministro della Magia... » commentò sapientemente Bill, riprendendosi il Cavillo dalle mani di Percy.
   « No di certo » furono le parole del signor Weasley « Ma a questo punto, credo che Kingsley dovrà prenderne atto. Verrà qui stasera; dice che l'ho invitato via gufo. Io non me lo ricordo, ma ho fatto buon viso a cattivo gioco quando me l'ha ricordato »
   Harry e Ron si scambiarono uno sguardo colpevole.
   « Sarà meglio informarlo subito, allora. In questo modo potrà evitare che la notizia divenga di dominio pubblico » disse Percy, risoluto come sempre.
   « Molto probabilmente saprà già che è stata pubblicata da Xeno »
   « Non credo » intervenne Ginny, che fino a quel momento non aveva proferito parola « Quella copia del Cavillo uscirà la settimana prossima »
   Tutti guardarono Luna, che annuì velocemente, imbarazzata.
   « Allora sarà meglio fargli leggere il tutto prima che avvenga l'irreparabile » commentò il signor Weasley « E tu, Perce, cerca di imparare a mentire meglio »
   « Non sono consigli da dare! » lo rimproverò immediatamente la signora Weasley.
   La maggior parte degli invitati nella sala iniziò a ridere ma, all'improvviso, uno strano fischio ruppe l'atmosfera creatasi. Per una seconda volta, tutti si voltarono verso Luna, che sembrava essere la causa del rumore, e notarono che stava agitando un braccio, su cui sfoggiava una piccola teiera da polso, con fare sconsolato. Il rumore cessò immediatamente.
   « Scusate » disse, poi, con il solito tono assorto « E' ora che io vada a casa » 
   La signora Weasley si alzò immediatamente. 
   « Oh, cara, così presto? Mi spiace che te ne debba andare! » 
   « Grazie per essere venuta! » continuò Ginny, lanciando un’occhiataccia alla madre, mentre gli altri invitati salutavano Luna con calore « Ti accompagno al cancello; magari Hermione potrebbe venire con me… » 
   La ragazza annuì e si alzò in piedi. 
  « Ci rivedremo a Hogwarts per il nuovo anno scolastico. Sai, non vedo l’ora di conoscere le novità di quest’anno! » le sentirono ancora dire, mentre faceva l'occhiolino a Harry e Ron, prima che tutte e tre lasciassero il salotto della Tana per immergersi nel buio del giardino.
   Dopo qualche istante, però, mentre la signora Weasley stava servendo del Whisky Incendiario agli uomini della casa, si sentì un grido provenire dall'esterno. 
   Harry e Ron furono i primi ad uscire in giardino per vedere cosa stesse accadendo. Notarono alcune sagome che si muovevano nei pressi dello steccato della Tana, illuminate dalle fioche luci delle loro bacchette.
   Ad un certo punto, un urlo acuto riempì l'aria. La voce che lo aveva prodotto era inconfondibilmente femminile.
   Harry e Ron, nel frattempo raggiunti all'esterno dagli altri Weasley, si rivolsero un rapido sguardo, prima di fiondarsi verso la fonte di quelle voci. 
In pochi secondi raggiunsero il confine della proprietà dei Weasley, e notarono la figura di Ginny, che cercava di farsi luce per vedere quelle di Hermione e Luna, poco distanti da lei. La prima teneva la bacchetta puntata davanti a sé, mentre la seconda la strattonava verso la Tana, senza, però, ottenere alcun risultato. 
   « Cosa stai facendo, ragazza? » urlò, poi, una voce strozzata. 
Fu solo allora che Harry alzò la punta illuminata della bacchetta e vide Xenophilius Lovegood che si dimenava sopra di loro a testa in giù, come se una fune invisibile lo avesse afferrato e alzato per una caviglia.
   « Hermione smettila! » l'apostrofò Ron, giunto di fianco a Luna, tentando di separare le due ragazze. 
   « Smetterla? » replicò Hermione, infuriata « Questo è l’uomo che ci ha venduti a Voldemort! » 
Solo allora Harry capì il motivo di tale reazione. Hermione non aveva dimenticato quello che era accaduto circa sei mesi prima. Xenophilius Lovegood, dopo che loro tre gli erano andati a far visita per sapere qualcosa di più sui Doni della Morte, aveva chiamato i Mangiamorte affinché li catturassero, nella speranza di riavere a casa la figlia, rapita dai seguaci di Voldemort. 
   « Non essere stupida! » 
Harry si voltò per capire a chi appartenessero quelle parole, ma si trovò dietro tutta la famiglia Weasley, le bacchette accese davanti a loro. Fleur aveva portato le mani alla bocca, mentre tutti gli altri osservavano la scena con aria cupa. 
   « Xenophilius non aveva cattive intenzioni! Voleva solo salvare sua figlia! » disse il signor Weasley, con un tono di voce che non gli era mai appartenuto. 
   « Non aveva cattive intenzioni? » ripeterono Hermione e Ron all’unisono; poi si guardarono negli occhi ed arrossirono entrambi. 
   « Voleva solo proteggermi… »
   Luna aveva esordito con la voce flebile, rotta da un singhiozzo, sempre tenuta a debita distanza dalle braccia di Ron. Ginny l’aveva appena raggiunta e cercava di consolarla, ma lei aveva velocemente scostato la mano.
   « Dovete capirmi » cercò, allora, di discolparsi il signor Lovegood « Cosa avreste fatto se solo uno dei vostri figli fosse stato in mano a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato? »
Accennò col capo al gruppetto dai capelli rossi immobile sotto di lui. 
   « Mi sarei sacrificata io al posto di uno dei miei figli! » fu la risposta della signora Weasley. 
   « Credete che non l’abbia proposto? » proseguì con voce strozzata. 
   Harry non sapeva che dire. Hermione gli si avvicinò e lo prese per un braccio, dando fine all'incantesimo di Librazione che aveva usato contro Xenophilius, il quale cadde rumorosamente a terra, raccolse velocemente la sua bacchetta e si rialzò, aiutato dalla figlia. 
   « Harry, Ron e Hermione hanno salvato tua figlia! »
   « Se solo i Mangiamorte li avessero presi a casa mia, mia figlia sarebbe tornata in libertà mesi prima! » ribatté Lovegood, sempre sorretto dalla figlia, che evidentemente non sapeva cosa dire in difesa del padre.
   « Cosa hai detto? »
   Il signor Weasley si staccò dal gruppo e avanzò velocemente verso di loro. Nemmeno la signora Weasley cercò di fermare il marito; probabilmente anche per lei la frase che Xenophilius aveva appena pronunciato non poteva essere più spregevole.
   Quel che era certo, era che la situazione doveva essersi notevolmente complicata, per causare nel signor Weasley, di certo più pacato della moglie, una reazione del genere.
Aveva appena alzato la bacchetta e superato con uno spintone Harry e Hermione, quando qualcosa lo interruppe.
   « Petrificus Totalus » 
Ginny aveva prodotto l’incantesimo contro il padre, che ora era rimasto immobile, un’espressione ringhiosa dipinta sul volto, con gli occhi che fissavano ugualmente Xenophilius. 
   « Vieni Luna, andiamo via » sussurrò lui di rimando « E' stato un tragico errore, venire qui stasera. E' evidente che non sono più gradito in questa casa »
Scrutò ancora per qualche istante tutti i presenti, poi si allontanò insieme a Luna, che non si volse a guardare indietro, ma che singhiozzava silenziosamente; dopo qualche secondo, entrambi erano scomparsi.
   « Cosa ti è saltato in mente, Hermione? » intervenne allora Harry, che non era riuscito ad aprire bocca fino a quel momento. Si sentiva terribilmente in colpa per il rapimento di Luna, ma non poteva dare torto alla ragazza per il suo rancore. 
   « Era il minimo che si meritava » rispose lei con il suo tipico orgoglio, mentre i presenti accorrevano e la signora Weasley ridava mobilità al marito « Comunque, ora è meglio che vada anche io. Scusatemi » 
 

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Capitolo 11
*** Questioni da risolvere ***


La partenza di Hermione riscosse tutti dall'immobilismo nel quale erano piombati.
   La signora Weasley fu la prima a tornare verso casa, sorreggendo il marito che ancora risentiva dell'incantesimo pietrificante della figlia. Gli altri membri della famiglia la seguirono pochi secondi dopo, mentre Ron rimase fermo al suo posto, come paralizzato.
   « Perché si comporta così? » chiese a Harry mentre, ancora immobile, rivolgeva il viso verso la staccionata. 
   « Ne ha passate tante, ultimamente... » cercò di giustificarla Harry.
   « Noi, invece, no? » ribatté prontamente Ron.
   « Mio fratello è morto due mesi fa! Lei ha dovuto soltanto andare a riprendere i suoi genitori per vivere di nuovo felice e contenta! »
   « Probabilmente ha vissuto questi ultimi mesi in un modo diverso da noi. Non facciamogliene una colpa » disse Harry dopo qualche istante di esitazione, nonostante ritenesse che l'amico avesse chiaramente ragione,
   A quelle parole, Ron gli rivolse uno sguardo tagliente e, senza proferire parola, s'incamminò dietro ai suoi familiari, alcuni dei quali avevano ormai già raggiunto la Tana.
   All'interno del salotto, Ron si sedette sul divano di fianco a Ginny, lasciando libero il posto al centro su cui pochi minuti prima era seduta Hermione. Nessuno osava proferire parola; solo dopo parecchi minuti si sentì la signora Weasley offrire l'ennesima tazza di the, con voce flebile.
   Ad un certo punto, però, il silenzio glaciale che gravava sulla stanza venne rotto da una voce profonda e tranquilla, che proveniva dall'ingresso principale della Tana.
   « Arthur... Molly... Posso entrare? » 
   Harry si voltò di scatto e vide Kingsley Shacklebolt in piedi sulla porta del salotto, con l'aria di chi ha lasciato la sua scrivania per la prima volta dopo parecchie settimane.
   « Scusate il ritardo, ma siamo pieni di lavoro, al Ministero » riprese lui, accennando con la testa prima ad uno poi all'altro dei presenti, per poi sedersi sul divano tra Ginny e Ron.
   « E' un brutto momént come alla Gringòtt? » chiese subito Fleur.  
   « Molto di più, temo » fu la risposta di Kingsley « In questo periodo dedico anima e corpo ai rapporti internazionali, ma i vari Uffici » e accennò con la testa al signor Weasley « continuano ad interrompermi per ogni minima cosa »
   « Ed è alquanto fastidioso » concluse Percy al posto suo, con la solita aria saccente.
   « Per esempio » continuò Kingsley, accettando un biscotto offertogli prontamente dalla signora Weasley « sono settimane che il buon vecchio Ludo Bagman mi assilla con la questione del Campionato del Mondo di Quidditch. Come se non avessi altro a cui pensare! »
   « Ci sarà la Coppa del Mondo? » chiese immediatamente Ron, come svegliatosi da una momentanea trance. 
Kingsley rivolse gli occhi al cielo per un istante, ma poi rispose.
   « L'Associazione per la Cooperazione Magica Internazionale ha deciso di posticipare il Campionato Mondiale da quest'estate al nuovo anno. Questo per permettere a tutti i Ministeri di riprendersi dalla comune crisi dovuta a Voldemort e a tutto ciò che ha causato. E finora non hanno ancora deciso nulla. Sono settimane che litigano furiosamente! » 
   « Ma sei sicuro che sia una buona idea? Ci stiamo riprendendo da un brutto periodo, forse il più triste della nostra storia, non pensi che la Coppa del Mondo richieda un po’ più di stabilità e organizzazione? » s'intromise immediatamente Bill.
   « E’ proprio quello che stiamo valutando » ribatté subito il Ministro « Non penso che il Ministero sia pronto per impegnarsi seriamente in un progetto così grande. Stavo pensando di mandare un gufo ai Primi Ministri esteri per informarli che non avremmo partecipato... » s’interruppe per un istante, vedendo la faccia sconvolta di Ron, ma aggiunse subito « Nonostante ciò, non saremo noi a ospitare l’evento, quindi il nostro apporto sarebbe minimo »
   « Sono sicura che troverete un'ottima soluzione » s'intromise allora la signora Weasley, porgendogli una tazza di the.
   Mentre sorseggiava la bevanda, Kingsley si osservò velocemente intorno, ponendo infine gli occhi su Ginny, seduta alla sua destra.
   « Santi numi! » esclamò, subito dopo « Ho dimenticato che sono qui per il compleanno di qualcuno! Tanti auguri, cara! »
Ginny lo ringraziò, abbracciandolo, prima di ricevere l'ennesimo regalo di compleanno, che si rivelò essere un tomo nuovo di zecca intitolato "Le Mille Strategie per Vincere una Partita di Quidditch".
   « Non ho mai sentito parlare di questo libro » commentò Ron poco dopo, mentre lo sfogliava insieme alla sorella.
   « Si tratta dell'ultima pubblicazione del vecchio Ludo » sostenne lui « Verrà pubblicato prima dell'inizio dell'anno scolastico, ma io ne ho chiesto una copia in anteprima per un'occasione speciale: i diciassette anni di una ragazzina rossiccia di mia conoscenza » Fece l'occhiolino, che Ginny ricambiò con un ampio sorriso. «  E poi, credimi, ti sarà sicuramente d'aiuto! »
   In quel momento Harry capì che doveva approfittare dell'occasione. Il piano che aveva concordato con Ron poche ore prima non prevedeva una simile mossa, ma le circostanze parevano le migliori per un attacco collettivo che l'amico avrebbe sicuramente tradotto come tentativo di suicidio.
   « Vorrei parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore » iniziò, alzandosi in piedi e guardando direttamente la tazzina da the nelle mani di Kingsley. Poi, con un gesto automatico, fece un cenno a Ron, che lo guardava sbalordito. Poiché, però, l'amico non sembrava intenzionato a prendere la parola, continuò.
   « So che il Ministero sta cercando personale per catturare i fuggiaschi della Battaglia. Per questo Ron ed io abbiamo pensato di presentarci alla selezione del Corso per Auror. Anche noi vogliamo aiutare a catturare i Mangiamorte che sono fuggiti, e penso che non siano in tanti, ormai, ad avere la nostra esperienza per quanto riguarda il combattimento contro le Arti Oscure »
Dopo tali parole, i presenti rimasero momentaneamente incantati, mentre Kingsley sembrò non volerci riflettere nemmeno un secondo.
   « Non se ne parla » disse, guardando prima uno e poi l'altro « Sapete meglio di me quali sono i requisiti per diventare Auror e, anche se vi conosco bene e so di cosa siete capaci, non posso aggirare le regole solo perché sono vostro amico »
   Il suo tono era risoluto, ma i due ragazzi si aspettavano una risposta del genere, e Ron era già pronto per il contrattacco.
   « Non puoi dire che non abbiamo abbastanza esperienza! Ce la siamo cavata meglio di parecchi  Auror attualmente in servizio! »
   « Non essere sciocco, Ron » intervenne prontamente la signora Weasley, avvicinandosi alle poltrone del salotto « Non puoi dire una cosa del genere quando sai benissimo che tua sorella, Hermione e Luna non sono riuscite a fare un graffio a Bellatrix Lestrange combattendo tre contro una! »
   « Lo sappiamo, mamma, che poi sei stata tu ad ucciderla. Non c'è bisogno che ce lo ricordi » intervenne bruscamente Ron.
A quelle parole, le pupille della signorina Weasley si restrinsero come quelle della professoressa McGranitt, e la voce che uscì dalla sua bocca si tramutò ben presto in un urlo molto grave.
   « Credi che io mi sia divertita a ucciderla? » 
  Cadde il silenzio, rotto solamente dal respiro affannato della signora Weasley, mentre Fleur cercava invano di farla riprendere.
   « Non voglio perdere un altro figlio come è già successo! » sbraitò poco dopo la stessa signora Weasley « Non avete le capacità per questo! »
   « Però siamo stati noi a sfuggire ai Mangiamorte per diversi mesi » controbatté Harry, che cercava di rimanere impassibile « Abbiamo preso parte alla sconfitta di Voldemort. Siamo stati decisivi »
   « Harry, tu hai ucciso Voldemort solo perché eri il Prescelto » furono le parole di Bill, pronunciate con tono piatto « Ho visto che nemmeno la McGranitt, Lumacorno e Vitious sono riusciti a tenergli testa. Come avresti potuto farcela da solo? »
   « Essere il Prescelto non mi rendeva invincibile. E Silente lo sapeva meglio di tutti! »
   « Nel Corso per Auror ammettiamo solo i migliori, Harry. Ci sono persone diplomate con ottimi voti che non riescono ad essere ammessi, e il Ministero non può accettarvi, dato che non avete nemmeno terminato gli studi » disse allora Kingsley, cercando di riprendere le redini del discorso grazie al suo tono di voce calmo e profondo.
   « Sai benissimo che siamo più che in grado di farlo » s'intromise, allora, Ron, alzandosi in piedi e affiancandosi a Harry « E, poi, quanti potrebbero essere i maghi che vogliono seguire il vostro Corso? La gente è stanca di rischiare la vita… »
   « Già » commentò, accigliato, il Ministro «Tutti tranne voi, a quanto pare »
   « E' inutile stare qui a rivangare il passato » s'inserì tranquillamente il signor Weasley, che finora era rimasto in silenzio dal basso della sua poltrona « Tu hai bisogno di loro »
   Di fronte a quelle parole, Kingsley parve sconcertato, mentre la signora Weasley non disse più nulla, limitandosi ad osservare la scena con sguardo perforante.
   « Io non posso permettere una cosa del genere... Ci sono delle regole da seguire! »
   « Kingsley ha perfettamente ragione » intervenne allora Percy, con la solita aria risoluta « Il Ministero detta le regole della Comunità Magica da numerosi secoli, ormai, e non credo che si possano modificare se non per cause di gran lunga più importanti di queste »
   « Non dire cavolate! Cosa vuoi che ci sia di più grave della mancanza di Auror in questo momento? Se accadesse qualcosa di serio, saremmo tutti in pericolo! » ribatté Ron.
   « So che Alastor ti aveva già preannunciato questa possibilità » iniziò il signor Weasley, dopo un attimo di silenzio.
   « Dal suo quadro nell'Ufficio del Ministro, sapete » aggiunse subito dopo, di fronte agli sguardi confusi di alcuni presenti « Non potevi credere di riuscire ad evitare l'onda di coloro che hanno perso un anno scolastico per colpa di Voldemort. Soprattutto i ragazzi dell'età di Harry e Ron che hanno combattuto coraggiosamente nella Battaglia dovrebbero almeno avere la possibilità di... »
   « Arthur, ma cosa stai dicendo? » lo interruppe la signora Weasley, lasciando le mani di Fleur e avvicinandosi al marito « Loro non devono... Non possono... Sono solo dei ragazzi! »
   « Hanno tutti i requisiti per diventare Auror » aggiunse solo allora Bill, che sedeva ancora al suo posto « Non solo hanno l'età adatta, ma hanno vissuto e superato eventi di gran lunga più pericolosi di qualunque studente uscito da Hogwarts con il massimo dei voti ai M.A.G.O., me compreso. Credo che nessuna delle persone qui presenti possa dire di avere avuto la loro esperienza del pericolo, quando hanno terminato gli studi »
   « Per questo credo che tutti coloro che hanno combattuto dovrebbero avere questa possibilità » ripeté allora il signor Weasley, rinvigorito dalle parole del figlio maggiore. 
   « Io non posso promettervi niente » disse, quindi, Kingsley, con un tono ancora più basso « Però conosco molto bene il Capo dell'Ufficio degli Auror, dato che l'ho appena nominato » poi alzò lo sguardo su Harry e Ron e continuò « Cercherò di farvi sostenere almeno l'esame di ammissione. Però una volta che avrà accettato, se mai lo farà, dipenderà tutto da voi e dalle vostre capacità. Di più non posso fare » 
   I due ragazzi esultarono di gioia. Ciò che prometteva loro Kingsley non era molto, ma poteva aprire loro la strada per il futuro.
   « Non ci pensate nemmeno » li avvertì allora la signora Weasley, del tutto esasperata « Voi finirete gli studi! »
   « Non credo che tu possa parlare anche per Harry, mamma » le fece notare George, un sorriso ironico sul volto « Non è tuo figlio »
A quelle parole, la signora Weasley sbuffò e batté i piedi a terra. Le parole di George, per quanto vere, sembravano averla notevolmente infastidita, mentre non avevano fatto provare alcuna gioia all'interessato.
   « Per quanto mi riguarda, allora » riprese, quindi, la signora Weasley « Ron varcherà il portone di Hogwarts, il prossimo primo settembre! Che Harry faccia quello che vuole! »
   Detto questo, prese le scale che portavano ai piani superiori e sparì alla vista dei presenti, ma venne subito seguita da Fleur e da Ginny, che per tutto il tempo non aveva aperto bocca.
Probabilmente, pensò Harry, la ragazza non aveva avuto il coraggio di prendere parte al discorso; sicuramente non apprezzava fino in fondo le sue idee, ma un commento a favore della sua situazione le avrebbe causato l'odio della madre, e di certo questo non era l'obiettivo di nessuno dei figli Weasley.


   « Non badate a Molly » riprese subito dopo il signor Weasley « Pensa per prima cosa all'istruzione. Ma io non sono così fiducioso in Hogwarts, soprattutto dopo gli ultimi anni »
   « E comunque avete visto tutti che prendere i M.A.G.O. non è tutto. Io ne sono un esempio » disse allora George, cercando di ripristinare l'atmosfera iniziale della serata.
   « Tu non sei un esempio per nessuno » sbottò Percy per poi continuare, rivolto a Kingsley « Signor Ministro, io non credo che sia una buona idea permettere a ragazzi non dotati di tutte le caratteistiche richieste... »
   « Vattene a casa, Perce » sbottò di rimando George « Tu non saresti niente senza i tuoi M.A.G.O., ma per fortuna non tutti sono così »
   Evidentemente Percy si risentì parecchio per le parole del fratello, perché si sedette al suo posto e non disse più nulla, limitandosi ad osservare Kingsley con espressione contrita.
   « Non credo di avere il potere per fare tutto questo » ricominciò, poi, Kingsley, tenendosi la testa fra le mani
« Permettere l'iscrizione anche a chi non possiede i titoli adeguati è un grande passo »
   « Ma tu non dovrai fare nulla del genere » aggiunse Harry, come se vi fosse una soluzione semplice e ovvia « Basterà rendere questo provvedimento unico e irripetibile, deciso solamente a causa della mancanza di Auror del momento »
   « E in ogni caso saranno le prove a decidere chi è adatto e chi no, senza badare a diplomi o cose varie »
 aggiunse di rimando Ron.
   « Mio fratello ha ragione » commentò Bill « Se istituirete delle prove di ammissione selettive al punto giusto, non avrete problemi su chi potrebbe possedere le qualità per diventare Auror »
   Uno spiraglio di speranza si aprì nel cuore di Harry. L'idea che si era sviluppata nel salotto dei Weasley nel corso di pochi minuti non sembrava poi così negativa.
   « In questo modo si potrà evitare che alcuni studenti ripetano un anno scolastico » concluse il signor Weasley « Mentre il Ministero rattopperà i ruoli vacanti »
   « Anche Malocchio lo ha detto... » sussurrò allora Kingsley « Ha detto che facendo in questo modo il Ministero potrebbe risolvere uno dei suoi maggiori problemi »
   « Occorre muoversi, però » fece notare subito Bill « L'anno scolastico è alle porte, e  coloro che non vorranno fare ritorno a scuola devono essere avvertiti al più presto »
   « Ovviamente » rispose Kingsley, alzandosi in piedi « Mi avete convinto. Convocherò il Gran Consiglio degli Auror il prima possibile »
   « Io cercherò di convincere Molly entro domattina » aggiunse il signor Weasley « Spero di sopravvivere alla sua furia »
   « Sono sicuro che riuscirai nel tuo intento. Nel frattempo, ragazzi » aggiunse Kingsley, rivolto a Harry e Ron « io farò del mio meglio. Ma sappiate che quello che vi verrà richiesto sarà del livello adeguato al Corso per Auror. Dipenderà solamente dalle vostre capacità »
   Detto questo, salutò tutti i presenti e si diresse verso la porta della cucina, scortato a debita distanza da Percy, che lasciò la Tana insieme a lui.
   « Ora tocca a noi » disse il signor Weasley, non appena i due furono spariti nel buio del giardino « Bisognerà combattere »
Detto questo, si avviò a passo spedito verso le scale, ma si fermò poco prima di salire il primo gradino.
   « Non crederai che vada lassù da solo, vero, Ron? » aggiunse subito dopo, osservando il figlio con la coda dell'occhio.
Ron sbuffò rumorosamente e rivolse una veloce occhiata di malcontento ai fratelli e a Harry, per poi seguire il padre fino ai piani superiori.
 
***
 
   Il mattino dopo, a colazione, Harry si accorse che Ginny, nonostante cercasse di coprirsi il viso con i capelli, aveva gli occhi gonfi; probabilmente aveva pianto tutta la notte, mentre lui non era riuscito a dormire pensando al suo futuro.
L’aria che si respirava in cucina pesava come un macigno. Nessuno sembrava avere voglia di parlare. Dopo la partenza di Kingsley, la sera prima, Harry aveva cercato di non ascoltare la discussione che intercorreva tra i signori Weasley nella loro camera da letto, e una volta svegliatosi non aveva trovato il coraggio per chiedere quali conclusioni erano state raggiunte. Ron, d'altro canto, non si era ancora fatto vedere. Sicuramente cercava di rimandare il più possibile l'ennesimo confronto con la madre e tutto ciò che ne sarebbe conseguito. 
   « Oggi è una bella giornata; non si sarebbe detto, dopo il temporale di ieri » buttò lì Harry, intenzionato a rompere il ghiaccio « Credo che farò un giretto qui intorno con la moto. Non ho ancora avuto tempo di provarla dopo che il signor Weasley l’ha messa a posto »
Ginny gli rivolse uno sguardo interrogativo.
   « Che ne diresti di accompagnarmi, Ginny? »
   « Se per la mamma va bene, volentieri » fu la risposta della ragazza.
   La signora Weasley le rispose sovrappensiero con un mugolio di assenso, senza staccare gli occhi dal lavello.
Così, approfittando dello stato della madre, Ginny si alzò e si indirizzò verso il cortile, seguita a ruota da Harry. Ben presto i due raggiunsero il capanno sul retro della casa, dove il signor Weasley accumulava tutti gli apparecchi Babbani che trovava per poterli studiare da vicino.
Ginny lo aiutò a portare fuori la moto che era stata di Sirius. Il signor Weasley aveva fatto proprio un bel lavoro, pensò Harry; sembrava nuova di zecca.
Cercò il tasto di accensione, ma quando lo premette, la moto scomparve alla sua vista.
   « Ma cosa…? »
Harry era sicuro che la moto fosse ancora lì; ne sentiva il peso sulle braccia, ma non riusciva più a vederla.
   « Probabilmente papà l'ha dotata di un qualche aggeggio Disilludente, come per la Ford Anglia di qualche anno fa » disse, allora, Ginny, con tono insolitamente piatto.
Harry voltò lo sguardo su di lei. La ragazza aveva il viso rivolto verso il basso, con un’aria abbastanza depressa.
   « Cos'hai?  » la interrogò Harry « Sei così pensierosa… »
   « Ho riflettuto tutta la notte sulle cose che hai detto ieri sera... E su quali sono i miei sentimenti nei tuoi confronti » cercò di spiegare, lei, alzando solamente allora il suo sguardo « Sai che non ho dubbi su ciò che proviamo l’uno per l’altra,  ma devi capire il terrore che ho di perderti. Ho pensato tanto a Tonks e Lupin, al loro grandissimo amore, che però non ha potuto sconfiggere la morte »
A quelle parole, Harry si sentì quasi infastidito; era stanco di sentirsi ripetere i soliti discorsi a cui lui non avrebbe potuto dare una risposta valida. Nonostante ciò, però, le si avvicinò e la strinse tra le braccia.
   « Cosa posso dire per farti capire che non devi avere di queste paure? A noi non accadrà niente di così terribile.
Ginny si lasciò baciare, mentre Harry la sentì rilassarsi fra le sue braccia; poi, quasi bruscamente, si staccò da lei, rivolgendole un flebile sorriso.
   « Ora, facciamo questo giro di prova? »
Dopo che Harry ebbe premuto nuovamente il pulsante per la Disillusione, salirono tutti e due sulla moto. Harry sentì le braccia della ragazza avvinghiarsi a lui e il suo viso poggiato sulla nuca. Era bello sentirla così vicina.
Dopo aver acceso il motore, però, accelerò quasi senza riflettere. La moto partì di colpo e si diresse molto velocemente verso la porta della cucina della Tana.
   Harry sentiva un rumore alle sue spalle, ma non riusciva a capire cosa lo causasse. Poi, quando furono quasi a metà del tragitto che la portava alla Tana, capì. La moto non decollava. Cercò disperatamente un altro bottone di fianco a quello per la messa in moto, ma la sua mano sinistra premeva solamente sul tasto per la Disillusione. Colto da un'improvvisa agitazione, decise di premerlo nuovamente.
Subito dopo aver udito un sonoro "clac", la moto iniziò a prendere quota, e il suo cuore a diventare più leggero; in men che non si dica, lui e Ginny si trovarono a volare sopra il tetto della Tana.
   Harry guidò la moto in direzione del campetto da Quidditch.
Ci girò attorno per un po’, per poi puntare verso una collinetta che separava la proprietà dei Weasley dai terreni confinanti, diretto al fiumiciattolo che vi scorreva subito dietro.
Mentre voltava il manubrio verso sinistra, però, notò con la coda dell’occhio un movimento ai bordi del campo; ebbe l’impressione che qualcuno fosse nascosto all'ombra degli alberi. Aggrottò la fronte, pensando che, probabilmente, qualche giornalista non si era ancora arreso al fatto che lui non volesse rilasciare loro un’intervista sui fatti accaduti all’inizio dell’estate.
A questo proposito, poi, Harry sperò che l'impianto di Disillusione installato dal signor Weasley rendesse invisibili, oltre la moto, anche i passeggeri; sarebbe stato uno scoop giornalistico se qualcuno li avesse visti “svolazzare” sulle loro teste.
Ad un certo punto, quando ormai stavano volano da una decina di minuti, alla vista di Harry e Ginny si propose un edificio alquanto bizzarro: verde come i prati che la circondavano e alta almeno quindici metri. La nuova abitazione dei Lovegood assomigliava ad una catasta di piselli privi di bacello. Harry, che pure era abituato alla poca simmetria della Tana, si chiese come riusciva a non crollare.
Quando l'ebbero oltrepassata, poi, Ginny fece segno con la mano di voler scendere su un vasto campo verde.
   Harry obbedì, arrischiandosi alla sua prima fase di atterraggio del veicolo, che terminò senza grandi difficoltà.
   « Non mi hai sentito gridare, prima del decollo? » gli chiese la ragazza, che ora presentava una strana acconciatura.
   « Sentivo un rumore soffocato » si giustificò Harry « Non pensavo fossi tu! Hai visto la casa dei Lovegood? E' strabiliante! »
   « A me piace molto! Ha un non-so-che di moderno! » rispose Ginny, facendo apparire dal nulla una coperta e sedendosi sopra « Devo dire, però, che Sirius sapeva il fatto suo! » continuò, cambiando discorso e indicando con la mano un punto preciso sul plaid, vicino a se, dove desiderava si sedesse Harry.
   Harry si accomodò contento di vederla finalmente sorridere. Le sue parole, però, lo fecero riflettere. Si voltò a osservare la moto; come doveva averla amata Sirius. Chissà quante volte l'aveva cavalcata con il suo migliore amico James.
Il pensiero dei due Malandrini che si divertivano vagando nel cielo, però, lo rattristò. Sirius era stato il padre che non aveva conosciuto; purtroppo, però, aveva perso anche lui, troppo presto per dimostrargli quanto gli volesse bene. La sua morte lo aveva sconvolto e aveva pensato che non sarebbe più riuscito a riprendersi.
Sirius si era dedicato a lui con tanta intensità e devozione che gli aveva fatto dimenticare di non avere un padre. Ora anche lui era diventato padrino. Ma cosa aveva fatto fino a quel momento per il suo figlioccio?
Sirius. Padrino.
Un'idea gli si insinuò nella mente.
 
***
 
   Dopo neanche un'ora, Harry si trovò subito oltre la staccionata della Tana, cercando di immaginarsi mentalmente la meta che voleva raggiungere, nonostante i ricordi della sua unica visita fossero molto offuscati.
Subito dopo aver sentito il solito strappo a livello dell'ombelico spalancò gli occhi, sorpreso di ritrovarli al loro posto; l’aria riprese velocemente a pompare nei suoi polmoni. Non si sarebbe mai abituato a quella sgradevole pressione che lo colpiva ogni volta che si Materializzava. 
   A pochi passi da lui si estendeva il piccolo stagno fangoso nel quale era precipitato poco meno di un anno prima con Hagrid mentre fuggivano dai Mangiamorte durante l'operazione dei Sette Potter.
Girò su se stesso cercando di scorgere qualcosa che gli facesse capire di essere giunto a destinazione. Poi la vide. Una piccola casetta dall'aspetto alquanto trasandato si ergeva poco lontano dal punto in cui si trovava.
Piante rampicanti ricoprivano parte della facciata principale, mentre erbacce alte parecchi centimetri la circondavano. Era come se la vita avesse abbandonato quel luogo.
   Harry, mentre si avviava verso la casa, pensò di avere sbagliato a focalizzare la sua destinazione.
Dopo aver percorso velocemente un piccolo vialetto in pietra, poi, salì i due scalini di legno scuro che lo dividevano dall'alta porta d’ingresso.
Giunto sul pianerottolo, si fermò un attimo. Una strana angoscia lo aveva assalito; non sapeva perché avesse voluto recarsi lì da solo, ma era certo che con Ron o Hermione al suo fianco sarebbe stato tutto più semplice.
   Chiuse gli occhi per un istante e, dopo aver trovato il coraggio di cui aveva bisogno, alzò la mano chiusa a pugno per bussare alla porta. Aspettò un paio di secondi e, proprio quando ormai si era rassegnato a tornare alla Tana, si sentì due grandi occhi addosso.
Rimase immobile, mentre Andromeda Tonks lo fissava da dietro la porta di casa; la sua somiglianza con la defunta sorella Bellatrix lo sconvolse esattamente come la prima volta in cui l'aveva vista. Tutto in lei gli ricordava la più fedele serva del Signore Oscuro: i capelli neri e ricci, la pelle pallida e le palpebre più pesanti del solito.
   « Harry » esclamò, stupita, dopo qualche secondo di esitazione « Entra pure! » 
A Harry sembrò che le sue parole fossero mascherate da una finta cortesia, così si limitò ad accennare un sorriso di ringraziamento e oltrepassò la soglia di casa senza dire nulla.
   Riconobbe subito il salotto nel quale, un anno prima, era stato soccorso da Ted Tonks mentre Andromeda aiutava Hagrid a riprendere i sensi. La stanza questa volta era, però, immersa nella più completa oscurità.
La grande finestra che troneggiava sulla parete di fondo era, infatti, coperta da un’impolverata tenda rossa, e l’unica fonte di luce proveniva dalla porta semiaperta che dava sulla cucina.
   Harry avanzò qualche passo, per poi fermarsi all'improvviso; la sua attenzione era stata catturata da una palla di gomma gialla che aveva iniziato a rotolare intorno alla sua caviglia, per poi cambiare lentamente colore e diventare verde.
Un forte fruscio risuonò, poi, nell'aria, e una luce accecante si fece spazio nel salotto, mentre il magico giocattolo si nascondeva, come spaventato, dietro una poltrona. Harry girò lo sguardo, e con la coda dell'occhio notò che Andromeda aveva spalancato la finestra.
Così, grazie alla luce che arrivava dall'esterno, Harry si accorse di un centinaio di fotografie appese ad ogni centimetro delle pareti. Raffiguravano tutte Ted, il marito di Andromeda, e Ninfadora Tonks, sua figlia, entrambi assassinati da pochi mesi, che dall’alto delle loro postazioni sorridevano e salutavano i presenti.
   Harry non poté trattenersi dal sorridere, mentre da una grossa cornice dorata un piccola Tonks trasformava con disinvoltura le proprie orecchie in quelle di un asino, saltellando sulle gambe del padre panciuto. Invece, poco più sotto, in una fotografia nettamente più piccola della prima, una neonata dai capelli viola cercava di strappare una copertina con sopra ricamato “Ninfadora”.
   « Scusa per il disordine! » disse ad un tratto Andromeda, che era rientrata di corsa nella stanza e si stava dirigendo verso la finestra con il chiaro intento di spolverarla « Con tutto quello che è successo nelle ultime settimane, le pulizie non sono state la mia più grande preoccupazione... »
   « Sono solo venuto per vedere come state » buttò lì Harry, nel tentativo di sembrare quanto mai indifferente alla situazione. 
   « Noi stiamo bene! Il dolore è grande, ma c’è il piccolo Teddy. Ci pensa lui a riempire la mia giornata! »
Harry sentì come la necessità di doversi scusare. Era colpa sua se ora Andromeda non aveva più una famiglia. Tonks e Lupin stavano combattendo per lui al momento della loro morte, ed era certo che lo stesse pensando anche Andromeda, ora che se lo trovava di fronte; era questo il messaggio che traspariva attraverso il suo sguardo, dal momento in cui Harry aveva varcato la soglia di casa.
In fondo, era proprio quello il motivo che aveva spinto Harry a farsi viso in casa del suo figlioccio. Teddy era rimasto senza genitori e senza nonno per colpa sua, e non voleva costringere Andromeda a sobbarcarsi tutto il lavoro facendole crescere il piccolo da sola: a differenza di Sirius, Harry sarebbe stato un padrino presente. Lo doveva sia a Teddy che ad Andromeda, ma anche a Tonks e Lupin.
    « Posso…? »
Harry esitò un attimo prima di porre la domanda, ma Andromeda capì immediatamente a cosa si riferiva.
    « Oh, certo. E’ di là in cucina! » disse, abbozzando un sorriso, per poi attraversare nuovamente la stanza e  aprire la porta posta di fronte al salotto. Harry avanzò lentamente, ed entrò subito dopo di lei.
   Un grosso tavolo di legno occupava il centro della cucina; sopra di esso svolazzavano pezze incantate, che con delicatezza lo ripulivano da varie macchie, segni inconfondibili della presenza di un neonato.
A capotavola troneggiava un seggiolone colorato, occupato da un paffuto bambino dai capelli turchini. Le sue manine ondeggiavano in aria, seguendo il movimento degli stracci che svolazzavano ancora per la stanza, che ogni tanto si avvicinavano al lavandino aperto per inumidirsi. Il loro movimento ondulatorio sembrava divertirlo e affascinarlo.
Harry lo fissò per qualche istante. Non sapeva cosa fare, non era abituato ad avere a che fare con un bambino.
   « Non credo siate stati presentati come si deve, voi due! » iniziò ad un tratto Andromeda, che con passo svelto prese in braccio il piccolo e lo portò proprio di fronte a Harry « Lui è Teddy! » 
Alla vista di Harry, che per lui era ovviamente uno sconosciuto, il bambino rimase immobile, aggrappato saldamente alle braccia della nonna. Sembrava che lo stesse analizzando, scrutando ogni angolo del suo volto con espressione leggermente confusa, ma con occhi molto vispi e sicuramente intelligenti.
   Harry ricambiò il suo sguardo, e solo allora uno strano senso di colpa gli crollò addosso. Teddy era troppo piccolo per comprendere la tragedia che gli era capitata, ma un giorno avrebbe voluto avere delle spiegazioni sulla scomparsa dei genitori e Harry temeva che, come aveva continuato a fare lui dal giorno della Battaglia contro Voldemort, lo avrebbe ritenuto responsabile. 
   Preso dai suoi pensieri e intenzionato a non incrociare lo sguardo di Andromeda, poi, Harry alzò gli occhi verso la parete di fronte, e vi notò una cornice a forma di cuore, accanto ad una graziosa credenza di legno. Al suo interno, una panciuta Tonks abbracciava amorevolmente il marito che, con lo sguardo cupo tipico di Remus Lupin, ricambiava l’abbraccio appoggiando la propria mano sulla pancia della moglie visibilmente incinta.
Harry non li aveva mai visti così. Erano la prova concreta che Voldemort, anche se aveva preso possesso del mondo magico, non era riuscito a distruggere i sogni di una coppia che, malgrado i loro problemi, era riuscita a restare unita e a crearsi una famiglia.
Provò un grande sollievo quando, poi, constatò che, anche se Lupin e Tonks non c’erano più, un pezzo di loro sarebbe rimasto per sempre dentro il piccolo Teddy. 
   « Non è venuta molto bene, non sono una brava fotografa, ma è l’unica foto di loro due insieme che mi è   rimasta » riprese Andromeda con voce stranamente piatta, notando che l’attenzione di Harry era rivolta verso quella fotografia.
   « In questa stanza io e Teddy passiamo gran parte della giornata. Mi piacerebbe che si ricordasse così dei suoi genitori... » continuò subito dopo, e Harry notò una vena di tristezza nei suoi occhi, mentre il piccolo Teddy Lupin continuava a fissarlo, succhiandosi il pollice della mano sinistra.
   A Harry venne subito in mente l’album all’interno del quale erano raccolte le fotografie dei suoi genitori che Hagrid gli aveva regalato al termine del suo primo anno a Hogwarts. Grazie a quell’album era riuscito a crearsi un’immagine della sua famiglia e, soprattutto, aveva avuto una prova concreta della sua esistenza. I Dursley non gli avevano mai parlato dei suoi genitori, e quelle poche informazioni che gli avevano fornito si erano rivelate menzogne.
Era proprio questo quello che lo differenziava da Teddy. Lui infatti, al contrario di Harry, aveva accanto una persona che lo amava realmente e che avrebbe reso Tonks e Lupin parte integrante della sua vita.
   Solo un’improvvisa smorfia del bambino lo fece tornare alla normalità. I suoi capelli cambiarono velocemente colore, diventando blu notte, e in men che non si dica urla strazianti ruppero la tranquillità della casa.
   « Deve essere affamato! » si scusò immediatamente Andromeda, la cui voce si sentiva appena al di sopra delle urla del nipote.
Poi, lo adagiò nel seggiolone; Harry notò le grosse lacrime che cadevano prepotentemente dagli occhi del bambino, rigandogli le guance paffute.
   A peggiorare la situazione, un barattolo di biscotti cadde improvvisamente dallo scaffale su cui era appoggiato, rompendosi in mille pezzi. Immediatamente, però, i cocci cominciarono a levitare da terra, ricomponendo l'oggetto che, come se nulla fosse, si andò a riposizionare sulla sua postazione, mentre una scopa, appoggiata ad un angolo della stanza, si animò magicamente raccogliendo le briciole dei biscotti che vi erano contenuti.
   « Bisogna prendere le giuste precauzioni quando si ha in casa un piccolo mago che non sa ancora controllare i propri poteri! » scherzò Andromeda, cercando di far mangiare a Teddy una pappetta incolore che sembrava non essere molto gradita dal bambino.  
   « Lo pensa anche lei, non è vero? » 
Harry non aveva più saputo resistere; le parole gli erano uscite dalla bocca come contro la sua volontà.
Il suo tono era basso, ma non tanto da non farsi udire da Andromeda, che lentamente si voltò verso di lui con sguardo interrogativo.
   « Mi ritiene colpevole di quello che è successo a Tonks e a Lupin, non è vero? » continuò Harry, che ora la guardava negli occhi, ma senza vederla.
Improvvisamente, anche il piccolo Teddy tacque, e ricominciò ad osservare Harry con i suoi occhi vispi, mentre le ciocche dei suoi capelli diventavano di un colore grigio topo.
Andromeda approfittò del silenzio del nipote per avvicinarsi a Harry, con il cucchiaio per la pappa ancora a mezz'aria. Il suo sguardo era più stupito di prima.
   « Cosa ti fa pensare una cosa simile? » chiese, gurdandolo in volto.
   « Sono il primo a crederlo, e voglio che lei sappia che non sono venuto qui per farle cambiare idea! »
Si era finalmente liberato da quel peso che si portava dietro da quando aveva visto Andromeda piangere sui corpi di figlia e genero, due mesi prima; non sapeva cosa lo avesse spinto a farlo, ma ci era riuscito.
Fu allora che gli occhi della donna si riempirono di calde lacrime, manifestando come una sorta di affetto nei confronti di Harry.
   « Non ho bisogno di cambiare idea » disse, con voce tremante.
   Harry trattenne il fiato. 
   « Il colpevole della morte di Ted, di Dora e di Remus e di chissà quante altre persone per me è e sarà sempre Voldemort! » poi si fermò un attimo, come per bloccare le lacrime che ormai erano quasi sul punto di cadere dai suoi occhi, e, dopo aver preso un piccolo sospiro, continuò « Ha pagato per quello che ha fatto ed è questo quello che mi aiuta a continuare la mia vita giorno dopo giorno. E, credimi, so per certo che anche loro lo sanno. Se non fosse stato per te, Voldemort starebbe distruggendo qualche altra famiglia così come ha fatto con la mia, quindi come potrei ritenerti responsabile? »
Su quest’ultima frase Andromeda non poté più trattenersi. Una sola, abbondante e dolorosa lacrima rigò la sua guancia per poi disperdersi sul pavimento.
   Harry la fissò. Sapeva che qualunque cosa avesse detto in quell'istante non avrebbe reso al meglio ciò che in realtà pensava, così restò in silenzio. I suoi occhi verdi rimasero puntati sulla donna, come per farle capire che le era vicino e soprattutto che le era riconoscente per la sua inaspettata fiducia.
Andromeda appoggiò la sua mano sulla spalla di Harry.
   « Ora promettimi che non ti colpevolizzerai più per quello che è successo. Dora teneva molto a te, e non avrebbe voluto sentirti dire quelle parole » disse, poi, staccandosi lentamente da lui.
Harry annuì velocemente, accennando un piccolo sorriso tra le sue labbra.
   In quel momento, il piccolo Teddy, forse perché era riuscito ad evitare la strana pappetta che Andromeda aveva preparato per lui, cominciò a ridere gioiosamente guardando la nonna e Harry, mentre i suoi capelli cambiavano nuovamente colore, tornando ad essere turchini.
   « Le dispiace se tornerò a trovarvi qualche volta? » chiese, poi, Harry, ormai sollevato.
   « Ci farebbe molto piacere, invece! » fu la sua risposta, mentre il bambino alle sue spalle ricominciava a giocare con le pezze per la pulizia del tavolo « Ora perdonami, figliolo, ma devo dare da mangiare a questo piccolo birbante che di fronte ad altre persone si rifiuta categoricamente di aprire la bocca! »
Harry annuì col capo, pensando che il bambino non mangiasse per la natura del suo pasto più che per la sua presenza, ma si avviò verso la porta senza dire altro.
   « A presto! » lo salutò infine Andromeda, in piedi appena oltre l'ingresso della casa, scuotendo il braccio destro di Teddy come se lo stesse salutando.
   A quelle parole, Harry, ormai giunto nel punto in cui si era Materializzato poco prima, si voltò indietro e, di fronte a quella scena, rivolse a entrambi un largo sorriso, per poi provare nuovamente quella sensazione di strappo all'ombelico che lo avrebbe riportato quasi istantaneamente alla Tana.
 

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Capitolo 12
*** La biblioteca ***


Quando, alcuni secondi dopo, si trovò di nuovo circondato dalla campagna, distante pochi metri dalla casa del suo migliore amico, Harry notò con piacere che la sua ultima Materializzazione era stata meno sgradevole del solito. 
   Purtroppo, però, il suo buonumore venne subito calpestato non appena un secondo "crac" annunciò il ritorno alla Tana di un'altra persona.
Harry, che non era molto distante dal punto in cui era riapparso solo pochi istanti prima, si voltò per salutare il nuovo arrivato, e non si stupì affatto nel vedersi venire incontro un Ron dall'aria quanto mai furibonda.
   « Come è andata ai Tiri Vispi? » chiese immediatamente, saltando i soliti convenevoli.
Ron rispose con un grugnito.
   « Credo che dovrai  fare di meglio se vuoi veramente entrare nel Corso per Auror »  ironizzò Harry, gli occhi fissi sull'amico che si stava pericolosamente avvicinando.
 
   Harry rimase basito di fronte a quella strana lamentela, ma non ebbe neanche il tempo di aprire bocca, perché l'amico aveva già ripreso ad inveire.
   « Scusa, avete un prodotto che possa rendere invisibile l'inchiostro del mio vicino di banco? Avete ancora qualche riserva di Merendine Marinare? Non è che per caso avete una specie di polvere che faccia nascere una pianta di fagioli nello stomaco del Serpeverde che odio di più? » iniziò a scimmiottare i vari clienti, inframezzando le false richieste con commenti del tipo "E' accaduto veramente!" e "Non l'ho inventato adesso!".
   « In fondo questo sarebbe il tuo lavoro » intervenne ad un tratto Harry, con la speranza di troncare le scenette che Ron aveva ormai iniziato a mimare con le mani.
   « Questo sarebbe il lavoro di George » ribatté lui prontamente « Tu invece, cosa hai fatto mentre io mi divertivo a Diagon Alley? »
   « Sono andato a trovare Andromeda e Teddy. Mi sono accorto di non aver mai veramente passato del tempo con loro, e Teddy è il mio figlioccio... »
   « Hai fatto bene » commentò Ron, cercando di abbozzare un sorriso « E' da un po' che mi chiedevo quando ci saresti andato… E anche quando saresti tornato a Godric's Hollow »
Quelle parole fecero improvvisamente irrigidire Harry. Non era mai tornato a fare visita alle tombe dei suoi genitori, dopo quanto era accaduto alla Vigilia di Natale dell'anno precedente. In realtà, l'idea lo aveva sfiorato in parecchie occasioni, ma ogni volta si era ripromesso che vi sarebbe tornato solamente quando si fosse sentito realmente pronto.
   « Non ho ancora intenzione di tornarci » disse, allora, a Ron « Non dopo tutto quello che è accaduto l'anno scorso. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se Hermione... »
   « Ah » lo interruppe Ron « Hermione... »
   « Beh, tu non c'eri, ricordi? Ci avevi lasciati soli in mezzo ad una foresta in piena notte! »
   « Non mi riferivo a quello » la voce di Ron era stranamente inespressiva, o perlomeno tentava di esserlo « Ho ricevuto una sua lettera, stamattina »
   « Chi ti ha scritto? » chiese subito Harry, temendo la reazione di Ron a quella domanda.
Il ragazzo non rispose subito, ma si limitò a prendere la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans e ad alzarla. In pochi istanti, una busta stranamente grande e di un colore rosa pallido gli atterrò nella mano libera.
   « Eccola qui » disse, porgendola a Harry « Erroll l'ha portata in camera mia stamattina. Non saprei dirti il perché, dato che è indirizzata ad entrambi » 
   « Ti sei esercitato con gli incantesimi non verbali di Appello? » chiese Harry, leggermente stupito, mentre estraeva il foglio di pergamena dall'interno della busta che recava la scritta "Per Ron e Harry" con l'inconfondibile calligrafia di Hermione.
Ron annuì appena, aspettando che Harry leggesse la missiva.
 
Cari Harry e Ron,
vi scrivo alle cinque del mattino perché ho appena ricevuto un gufo da Hogwarts in cui la Preside McGranitt mi informa della mia nomina a Caposcuola! Sono veramente entusiasta! Non vedo l'ora che inizi il nuovo anno scolastico, anche se questo ruolo implicherà maggiori impegni rispetto a quanti ne ho mai avuti. Devo persino preparare un discorso rivolto a tutti i Prefetti da leggere sull'Espresso per Hogwarts!
   In ogni caso, come state? Qui a Londra fila tutto liscio. Dopo la visita di Harry, i miei genitori sembrano più tranquilli nel lasciarmi tornare a Hogwarts, e per questo lo ringrazio. Non so se sarei stata capace di partire immaginando la preoccupazione che li affliggeva.
   Mi dispiace per come ho lasciato la Tana ieri sera, e soprattutto per la mia reazione verso Xenophilius, ma non sono proprio riuscita a fermarmi.
   Spero che ci incontreremo sul binario nove e tre quarti, il primo settembre, anche se potremmo sempre vederci durante le visite a Hogsmeade. 
    Un bacio,
                                                                                              la vostra Hermione
 
   « Non noto nulla di così strano » commentò Harry, dopo aver letto con la massima concentrazione quanto la ragazza aveva scritto « che la facessero caposcuola era più che probabile, quindi, non capisco per cosa tu sia tanto arrabbiato »
Ron fece un profondo respiro.
   « Per prima cosa, perché scrive sempre il tuo nome » iniziò, guardandolo di sottecchi.
   « Spero ci siano ragioni più importanti » commentò Harry con voce forzatamente inespressiva « Soprattutto per il fatto che la busta riporta prima il tuo del mio »
Ron lanciò un'occhiata veloce alla mano con cui Harry teneva la lettera, e poi liquidò l'argomento con un sospiro indignato.
   « Poi » riprese, come a sottolineare che le sue ragioni erano più che fondate « nelle sue lettere non c'è mai un riferimento a me »
   Harry alzò gli occhi, pensando a come fare a non urlargli contro; in certe occasioni non poteva che dare ragione a Ginny, quando diceva che suo fratello era un bambino troppo cresciuto.
   « Probabilmente non ha fatto riferimenti a te perché la lettera è indirizzata anche a me » disse, tentando di mantenere un tono calmo. Calcò notevolmente la parola "riferimenti", perché sapeva su che argomento Ron sarebbe andato a parare.
   « Dovresti prendere la situazione di petto » commentò, infine, restituendogli la lettera « Sappiamo entrambi a cosa mirate tutti e due, e sono sicuro che, se lo chiedessi a qualsiasi membro della tua famiglia, ti risponderebbe come me »
   « Però Hermione non mi ha mai dato l'occasione per... » cercò di giustificarsi lui, ma Harry lo bloccò sul nascere.
   « Non so cosa passi per la mente di quella ragazza... »
   « Sicuramente troppe pozioni »
   « ...e ho visto che ti ha ignorato spesso... »
   « Sempre »
   « ...ma posso immaginare cosa stia cercando di fare »
   « E cosa? »
Harry lo guardò dritto negli occhi, per cercare di capire se era serio o meno.
   « Si aspetta che sia tu a fare la prima mossa »
Quelle parole sembrarono piovere su Ron come acqua gelida. Il ragazzo assunse un'espressione sbalordita, e si appoggiò con un braccio alla staccionata della Tana come se non riuscisse a stare in piedi.
   « Cosa? » chiese, poi, in preda al panico.
   « Ho visto cosa è successo nella Stanza delle Necessità » riprese Harry « E' stata lei a prendere, diciamo, l'iniziativa! »
Attese qualche istante, per cercare di capire se l'amico avesse intuito dove voleva arrivare; tuttavia, pensò, Ron aveva bisogno di sentirsi dire cosa avrebbe dovuto fare, sebbene in cuor suo sicuramente lo sapeva già « Ora tocca a te fare il passo successivo. E ho detto tutto! »
Poi, notando che l’amico era in procinto di ribattere qualcosa, gli voltò persino le spalle e iniziò ad avviarsi verso la Tana.
   « Ma... »
   « Ho detto tutto! » ripeté Harry, ormai lontano, voltandosi verso l'amico con espressione falsamente astiosa 
« Ora tocca a te! »
Detto questo, poi, aumentò il passo, desideroso di incontrare un Weasley qualsiasi per poter cambiare discorso, lasciando Ron immobile al confine della proprietà, forse finalmente consapevole di cosa doveva fare.
 
***
 
   Quella stessa notte, Harry aveva continuato ad agitarsi nel letto per lungo tempo. Il caldo nella stanza di Percy era soffocante.
All’improvviso, come se un grosso macigno gli gravasse sul petto, un senso di oppressione lo assalì, seguito da una sensazione di umido e appiccicoso sul viso. Lentamente e col respiro affannoso aprì gli occhi.
Si trovò ad osservare una grossa lince accoccolata sul suo torace che gli leccava le guance con lo scopo di farlo uscire dal torpore senza grossi traumi.
   Harry, stordito dall’ora e dall'arrivo inaspettato del Patronus di Kingsley, biascicò qualcosa di incomprensibile e indistinto, con voce ancora impastata dal sonno.
Ottenuta tutta la sua attenzione, la lince aprì le fauci e iniziò a parlare con la voce calda e melliflua del Ministro della Magia.
    « Caro Harry, ho cercato di mantenere la promessa fatta. Vediamoci il primo settembre al mattino presto a Grimmauld Place »
Harry trasalì leggermente, ma si ricordò subito che era notte inoltrata, e che rischiava di svegliare i Weasley.
Detto questo, la lince fece l'occhiolino e svanì, dissolvendosi nell'aria come Harry era solito vedere fare solamente ai fantasmi di Hogwarts.
   A quel punto, tutto il sonno che aveva gli sparì in un lampo. Era tutto vero; lui e Ron molto probabilmente avrebbero frequentato il Corso per Auror. Iniziò ad immaginare come sarebbero state le loro giornate: quali  materie avrebbero dovuto studiare, dove si sarebbero svolte le lezioni, e in particolare chi le avrebbe tenute. Gli Auror al Ministero erano rimasti in pochi per poter fare anche da insegnanti.
All'improvviso l'immagine di Grimmauld Place gli si parò davanti.
Un'idea gli balenò in testa.
 
***
  
   I giorni passavano con una lentezza impressionante; la Tana non era un posto molto movimentato. 
Harry cercava di distrarsi trascorrendo ore e ore con Ginny in angoli sperduti della casa, dove c’erano poche possibilità che la signora Weasley potesse trovarli.
Ron, però, non se la passava così bene. Da quando loro due avevano deciso di uscire allo scoperto, doveva rimanere solo tutte le volte che il suo amico e sua sorella avevano voglia di “starsene tranquilli”. In aggiunta, era molto suscettibile dopo la sua ultima conversazione seria con Harry e, al solo accennare al nome di Hermione o a qualsiasi cosa che la riguardasse dava in escandescenze. 
   A peggiorare la situazione ci pensava la signora Weasley che, da quando Harry le aveva accennato al fatto di volersi trasferire a Grimmauld Place in occasione dell'incontro con Kingsley e di voler portare con sé Ron e Ginny per la notte del trentuno agosto, non si era rassegnata all’idea di lasciarlo partire così presto, per non parlare della sua bassissima soglia di sopportazione dovuta alla loro decisione di non tornare a Hogwarts per l'ultimo anno scolastico.
   « Quanto pensavi che sarebbe rimasto, Molly? Sai che quando Harry ha intenzione di fare una cosa non è facile dissuaderlo! » chiese il signor Weasley alla moglie, all'alba del giorno della partenza per Londra.
   Quella mattina Harry si era svegliato in anticipo, e quando era sceso per andare a fare colazione, diestro la porta della cucina,  aveva sentito i genitori di Ron immersi in una fitta discussione che non aveva potuto fare a meno di origliare.
   « E' passato pochissimo tempo da quando è morto Tu-Sai-Chi. Inoltre Harry non è ancora pronto per vivere da solo! » commentò severamente lei, cercando di mantenere basso il tono di voce.
   « Non dire stupidaggini! E' vissuto da solo per quasi un anno intero. Non possiamo nemmeno immaginare quante ne abbia passate e dove sia stato con Ron e Hermione. Di certo non hanno avuto una dimora fissa come Grimmauld Place e mi pare che se la siano cavata egregiamente! Di cosa ti preoccupi? »
   « Non lo so, Arthur. Per me è troppo presto e basta »
   Dopo l'ultima battuta della signora Weasley però, Harry scelse di fare finta di nulla e scese gli ultimi gradini che lo avrebbero condotto verso una ricca colazione.
   Si presentò con uno sbadiglio, come a voler dimostrare di essersi svegliato da pochi minuti.
   « Harry caro, come mai in piedi così presto? Non ti aspettavo per almeno un'altra ora! » lo salutò la signora Weasley, esibendo un sorriso forzato « Dovrai aspettare un po’ per la colazione, temo. Devo ancora andare nel pollaio a prendere le uova da cucinare! »
   Detto questo, corse fuori dalla cucina, diretta al recinto sul retro. Harry e il signor Weasley la osservarono fino a quando non fu sparita dietro la casa.
   « Per stasera è tutto pronto. Partirete subito prima di cena » esordì quest’ultimo, non appena fu rimasto da solo con Harry « Spero tu non ritenga che sia troppo tardi »
   « Non si preoccupi » ridacchiò Harry, ricordando il disordine che regnava in camera di Percy « Penso proprio che non avrei fatto in tempo a mettere tutto a posto prima di sera »
Dopo pochi minuti comparve anche Ginny, in tempo per salutare il padre prima che partisse per andare al Ministero.
   « Arthur mi ha riferito che partirete prima di cena... » esordì, poi, la signora Weasley con tono seccato, subito dopo aver servito ad entrambi un piatto con due uova e tre fette di pane tostato.
   « A quanto ha detto papà » rispose Ginny, con voce ancora assonnata « dovrei caricare i bauli in macchina entro le cinque »
   « Certo che tuo padre vi asseconda sempre in tutto! E poi... dormire da soli in quella casa... non sarebbe meglio che venissi anche io? »
Harry la guardò atterrito, ma cercò di cambiare espressione.
   « Non deve preoccuparsi signora Weasley, c'è Kreacher a occuparsi di noi! » rispose, con tono forzatamente rassicurante.
   « Un elfo domestico! » ribatté lei, facendo con la mano un gesto simile a quello utile per scacciare un insetto.
Per fortuna, pensò Harry, il discorso venne troncato dall'arrivo di un grosso gufo, che atterrò rumorosamente sulla sedia di fianco a Ginny.
La ragazza afferrò prontamente la busta indirizzata a lei e la lesse ad alta voce con espressione perplessa; portava l'inconfondibile stemma di Hogwarts.
 
   Cara signorina Weasley,
ho il piacere di informarLa che durante il prossimo anno scolastico a Hogwarts ricoprirà il ruolo di Capitano della Squadra di Quidditch di Grifondoro.
   A tempo debito sarò lieto di consegnarLe la lista degli iscritti alle selezioni, in modo che Lei possa formare una squadra che spero ci porti nuovamente alla conquista della Coppa.
 
                                                                                                 Cordiali saluti, Rubeus Hagrid
                     Direttore di Grifondoro
 
   « Hanno nominato Hagrid Direttore? » chiese la signora Weasley, visibilmente stupita.
Ginny annuì, sorridendo, mentre passava a Harry un secondo foglio di pergamena, molto più consumato del primo, che il ragazzo lesse di nascosto sotto il tavolo, mentre la signora Weasley si congratulava con la figlia per la nomina appena ricevuta.
 
   Cara Ginny, mi hanno appena nominato Direttore! Non ci credevo quando la professoressa McGranitt me l'ha detto. Prima professore, adesso Direttore. Sono stracontento!
Questa è la prima lettera ufficiale che spedisco, spero di essermela cavata bene, nonostante arriverà sicuro all’ultimo secondo.
   E scusami per il ritardo, ma con tutte le cose che dovevo fare, mi ci sono proprio dimenticato di mandare le lettere. Ti spiego poi a Hogwarts.
   Manda un saluto a tutti.
                                                                                                                                    Hagrid
 
   Ah, quasi dimenticavo. Dicci a Harry che dovrà fare i conti con me. Non può decidere di lasciare la Scuola senza avvertirmi. E spero per lui che ogni tanto venga a trovarmi altrimenti, Prescelto o no, lo uccido io con le mie mani!
 
   Dopo aver letto la postilla, Harry rise silenziosamente, ma dentro di sé iniziò a temere il suo primo confronto con il Mezzogigante, che non avrebbe potuto evitare molto a lungo.
  Si congratulò con Ginny, e subito dopo decisero entrambi che era giunto il momento di svegliare Ron per dargli la bella notizia, ma la signora Weasley li informò che quest'ultimo era andato ai Tiri Vispi Weasley molto presto quella mattina. 
   Durante il pomeriggio, la Tana venne invasa da momentanee visite dei membri della famiglia Weasley, che, a turno, salutarono calorosamente Ginny, congratulandosi per il nuovo impegnativo ruolo e augurarono buona fortuna a Harry per la sua nuova vita a Grimmauld Place.
   Quando giunse il momento della partenza, mentre Ginny era alle prese con Arnold che non voleva saperne di scendere dall'armadio e Ron stava aiutando Harry a portare al piano terra i suoi bauli, arrivò silenziosamente la macchina del Ministero che  i signori Weasley avevano richiesto affinché li portasse a Londra in tutta sicurezza. Un taciturno autista caricò i bauli di Harry, Ron  e Ginny nel capiente portabagagli, incantato per farlo adattare alla dimensione degli oggetti che conteneva.
 
   « Non cacciarti nei guai, una volta a Hogwarts! » disse la signora Weasley a Ginny, visibilmente scossa,   mentre la abbracciava forte  « Io starei anche meno in pensiero se potessi venire … »
   « Non ti arrendi mai, mamma? » le chiese Ron.   
Lei lo abbracciò, scompigliandogli i capelli.
 « E tu stai attento, o dovrò mandare i tuoi fratelli a cercarti »  
Poi, fu la volta di Harry.     
   « Harry, caro, sei proprio sicuro di volerti trasferire a Grimmauld Place per sempre? Puoi rimanere quì quanto vuoi e... »    
    « Molly, ne abbiamo già parlato »  la interruppe il signor Weasley.
Harry si apprestò a rispondere, prima che ricominciasse col solito sermone « Grazie di tutto quello che ha fatto per me. Sono stato molto bene con voi, ma ora devo andare.»  
   La signora Weasley soffocò a stento un singhiozzo, mentre lo stringeva forte per nascondere le lacrime che già le inumidivano gli occhi e che da un momento all'altro le sarebbero rotolare giù sulle guance. 
   « Devo dare a Harry e Ron alcune informazioni sulla loro futura partecipazione al Corso per Auror.  E’ meglio se ne parliamo un pò da soli » si intromise il signor Weasley, prima che la moglie potesse aggiungere qualcosa.   Harry si staccò dall'abbraccio e seguì Ron e suo padre fino quasi alla porta del capanno per gli attrezzi, lasciando Ginny alle prese con le ultime raccomandazioni della madre. 
   « Domani mattina Kingsley verrà a Londra per un incontro molto importante, e non avrà molto tempo da dedicarvi; quindi devo dirvi io alcune cose » 
   « Con chi deve vedersi Kingsley di così importante? » chiese subito Ron, con le orecchie tese. 
   « Non sono affari tuoi » lo rimbeccò Harry, e lui abbassò lo sguardo per un secondo e rimase zitto. 
   « Come potrete leggere sulla Gazzetta del Profeta di domani, non sarete in pochi a contendervi i posti per il Corso. Molti dei vostri rivali - se così vogliamo chiamarli - saranno sicuramente più preparati di voi » mise subito in chiaro il signor Weasley « Dovete cercare di esercitarvi in vista degli esami d'ingresso »
   « Ovviamente » commentò amaramente Harry, ricordando la grande massa di giovani che Percy aveva detto trovare sempre davanti all’Ufficio Immatricolazioni degli Auror, dopo che il Ministero ebbe reso pubblica la decisione sulle nuove possibilità di iscrizione.
   « Ora passo ai consigli che sento di darvi come padre e amico » continuò poi il signor Weasley, mentre sia Harry che Ron lo osservavano concentrati « Non sarà sicuramente una passeggiata. Non posso aiutarvi, perché ogni anno gli esami variano moltissimo. L'unica cosa che posso dirvi è che, secondo me, voi due non avete niente da temere nei confronti degli altri contendenti »
Ron annuì con la testa, ma dalla sua espressione si notava che non aveva molta fiducia in se stesso.
   « Se mai doveste passare, per voi questo sarà un anno molto difficile e impegnativo »
    Cadde il silenzio, accompagnato solamente dal rombo del motore acceso della macchina del Ministero.
   « Non ho altro da dire, ragazzi » aggiunse, infine, il padre di Ron « Ora è meglio che andiate; domani sarà una lunga giornata »
Harry e Ron si scambiarono uno sguardo deciso e ringraziarono il signor Weasley, per poi avvicinarsi nuovamente alla macchina, dove la signora Weasley era ancora intenta a parlare con Ginny.
   « Spero proprio che vada tutto bene » commentò Ron, quando fu sicuro di non potere essere udito da nessuno tranne che da Harry  « Altrimenti mamma non ci perdonerà mai di non essere tornati a Scuola »
    Harry annuì amaramente, sperando che ciò non fosse necessario; lo studio non era mai stato il loro forte, anche se avrebbero dovuto impegnarsi notevolmente a partire dal giorno successivo. 
   « Oh, Ginny cara! Non ci posso neanche pensare... » riprese la signora Weasley quando l’autista sottolineò che era ora di partire; la sua voce era rotta dal pianto, mentre due grossi lacrimoni le scendevano lungo le guance  « Per la prima volta non sarò a King's Cross ad accompagnarti! »
   « Suvvia Molly! Smetti di piangere! Non stanno mica andando al patibolo! » aggiunse prontamente  il signor Weasley, ormai sul punto di spazientirsi.
   Quando, dopo l’ennesimo giro di abbracci, Harry salì sull'automobile, notò che il sedile posteriore era diventato grande come un divano a tre posti, in modo che potessero stare molto comodi.
   Mentre lasciavano la Tana, poi, volse lo sguardo per un'ultima volta alle sue spalle, osservando la sagoma dei signori Weasley diventare sempre più piccola fino a scomparire. 
   Dopo poco più di un'ora arrivarono nel traffico urbano di Londra, mentre in cielo le stelle avevano preso il posto della splendida giornata che si era mantenuta limpida fino alla fine.   
Quando raggiunsero la piazza antistante la vecchia casa di Sirius, era ormai buio e solamente poche luci, fiocamente visibili a causa della fitta nebbia che annunciava l’approssimarsi dell’autunno, erano accese nelle villette adiacenti. 
   Scaricarono velocemente i bauli dalla macchina del Ministero, salutarono in fretta l’autista, che si congedò con un cenno della testa prima di partire, e si diressero verso la nera porta col battacchio d’argento. La forma di serpente contorto era lì a ricordargli che quella era stata la casa di una famiglia di Serpeverde.  
  Harry diede un colpetto con la bacchetta, e subito le serrature scattarono con un rumore di ferraglia arrugginita, facendo aprire la porta.  
   Al loro ingresso nella casa, le vecchie lampade a gas sibilarono e si accesero, proiettando la loro calda luce sulle pareti.  
Durante le giornate trascorse lì, Harry e i suoi aiutanti si erano preoccupati di togliere tutte le maledizioni che Moody aveva messo a protezione della casa contro l’intrusione di Piton poco più di un anno prima, così il loro ingresso fu del tutto tranquillo.  
   Nell'atrio non c’era più quel tanfo di muffa che Harry aveva sentito la prima volta che era tornato in quella casa e, al suo posto, un profumo di bosco, come di  foglie bagnate e muschio, regnava su tutto, tocco inconfondibile di Ginny. La tappezzeria e la moquette erano vistosamente nuove, mentre dai quadri e dal lampadario che pendeva dal soffitto era sparita la polvere.
   Attraversarono in silenzio il corridoio, stando attenti a non inciampare nel portaombrelli che Tonks era solita rovesciare, mentre Harry si chiedeva dove fosse finito Kreacher.
Subito dopo che Kingsley l’aveva informato dell’imminente incontro a Grimmauld Place, infatti, Harry aveva comunicato all'elfo che i suoi amici  avrebbero passato lì la notte
   Appena ebbero raggiunto il pianerottolo delle scale che portavano ai piani superiori, però, Kreacher apparve davanti a loro con indosso un grembiule pieno di macchie di salsa.  
   « Benvenuti! » li accolse, con la voce benevola che lo aveva caratterizzato negli ultimi tempi « Kreacher stava preparando la cena e non vi ha sentiti arrivare »
   « Non preoccuparti » lo rassicurò Harry, memore delle scenate dell’elfo Dobby quando commetteva un errore.
   « Ehi » s’intromise Ron, con un sorriso stampato sul viso « Cosa stai preparando di buono? Si sente un profumino... »  
   « Sei sempre il solito! Quand’è che cambierai? » sbottò Ginny, scuotendo la testa « Piuttosto mi accompagnate a portare su i bauli prima di cena? »
   Detto questo, agitò la bacchetta, mormorando "Wingardium Leviosa"; il suo baule si sollevò immediatamente e la precedette, fluttuando su per le scale. Ron la imitò, per poi seguirla. 
Appena i due fratelli salirono al piano di sopra, Harry si sentì sommergere dai ricordi: Sirius, le riunioni dell'Ordine della Fenice, il periodo trascorso lì con Ron e Hermione mentre si nascondevano dai Mangiamorte. Sembrava fosse passato un secolo. Con il cuore gonfio, poi, si avviò su per le scale, mentre Kreacher bofonchiava qualcosa sul cibo lasciato sui fornelli e si avviava verso la cucina.
   Mentre saliva, notò con piacere che i trofei con le teste degli elfi domestici che avevano servito la famiglia Black erano spariti dalle pareti. Sotto consiglio di Bill, non li aveva rimossi per timore che Kreacher s'infuriasse e tornasse a comportarsi come quando lo aveva conosciuto; evidentemente, però, lo stesso elfo aveva deciso che era meglio chiudere i battenti con il passato.
   Mentre attraversava il pianerottolo del primo piano, Harry vide che la porta della vecchia camera della signora Black era aperta, così si affacciò; Ron l’aveva ripulita a dovere, ma sul pavimento si notavano ancora le unghiate di Fierobecco. Sirius aveva tenuto rinchiuso lì l'Ippogrifo dopo la sua fuga da Hogwarts, ormai cinque anni prima.
Mentre stava chiudendo la porta, cercando di scacciare quei ricordi, un bisbiglio riecheggiò nella stanza vuota; Harry si riaffacciò lentamente nella stanza, mentre il suo cuore rimbombava sonoramente. Rimase un attimo indeciso se chiamare in aiuto Ron, ma poi decise di entrare da solo.
Una volta dentro, la bacchetta pronta ad essere sferrata, si guardò intorno, ma l’unico particolare degno di nota era un quadro vuoto sopra il letto.  Mentre perlustrava la stanza con gli occhi, poi, si chiese se fosse stata solo la sua immaginazione, ma alla fine uscì senza aver ottenuto alcun risultato e salì al piano superiore.  
   Tutto nella stanza di Sirius era stato pulito dalla polvere e rimesso al suo posto: i libri erano di nuovo sugli scaffali, i candelabri non erano più rovesciati, i cassetti erano stati riparati, il grande letto intarsiato era finalmente in ordine. I colori delle pareti, il rosso e l'oro di Grifondoro, erano più brillanti che mai. Gli stessi stendardi che Harry aveva visto un anno prima erano  appesi ai muri, insieme alle fotografie delle moto per le quali Sirius aveva una vera passione. Ginny gli aveva, invece, proibito di aggiustare i poster delle ragazze Babbane che tanto avevano fatto infuriare la signora Black. C'era voluto tutto il loro impegno, ma alla fine erano riusciti a scaccarli dalle pareti.
   Harry fece posare il baule sul pavimento e si buttò sul letto, ma fu interrotto da Kreacher, che era salito per informarlo che la cena era pronta. 
Senza proferire parola, seguì l’elfo lungo le scale e scese i due piani che lo separavano dalla cucina.
Ginny e Ron erano già seduti uno di fronte all’altra, e il tavolo, adorno di una bellissima tovaglia ricamata, era ricoperto da tre piatti vuoti e un'enorme tegame contenente quelle che sembravano lasagne al ragù.
Dopo che Harry si fu accomodato di fianco a Ginny, tutti e tre cominciarono a mangiare in silenzio, finché non fu proprio quest'ultima ad iniziare un discorso.  
   « Cosa ne  hai fatto delle teste dei tuoi parenti, Kreacher? »
   L'elfo, che stava rovistando nel forno, si fermò, come bloccato, e si voltò in direzione della ragazza con uno sguardo vitreo.
   « Kreacher ha tolto le reliquie dei suoi adorati avi perché pensava che a padron Potter non piacessero » disse, con tono piatto e inespressivo.
   « E non solo a lui! » commentò Ron, ridendo tra sé.
   « Così Kreacher le ha riposte in soffitta, dove può onorarle quando desidera senza dare fastidio al padrone e ai suoi ospiti » continuò l'elfo, imperterrito « Sempre che il padrone sia d'accordo »
   « Non ti preoccupare » intervenne Harry « Sono d'accordissimo! »
    « Vorrei vedere! » ridacchiò nuovamente Ron, che aveva terminato di mangiare ancora prima che gli altri due fossero arrivati a metà « Ce n'è ancora? »     
   Fu solo quando tutti ebbero finito le tre portate preparate da Kreacher (oltre alle lasagne, anche uno stufato a pezzettoni e una squisita torta di melassa), che il campanello d'ingresso risuonò tre volte per tutta la casa. 
Ron volse lo sguardo verso la porta, in attesa di vedere chi fosse l'artefice di tanto rumore, mentre Harry e Ginny si scambiarono uno sguardo complice.
   « Chi può essere a quest'ora? Kingsley? » chiese Ron, notevolmente spaesato « O è nostra madre che non ha resistito ed è venuta a controllare? »
   Senza dargli risposta e abbozzando uno sguardo falsamente incredulo, Harry fece loro segno di rimanere seduti e si avviò verso la porta d'ingresso.
   « Benvenuta nella mia umile dimora » disse mentre stava aprendo la porta, senza nemmeno  controllare chi avesse suonato il campanello.
   « Fammi entrare, presto! »  ribatté subito Hermione, quasi lanciandogli addosso un ombrello blu semiaperto e bagnato fradicio « Piove a dirotto fuori! »  
   « Non mi ero accorto che il tempo fosse peggiorato » ricominciò Harry, dopo aver aiutato la ragazza a togliersi l'impermeabile e a tirare dentro frettolosamente i suoi bauli.  Si voltò per appoggiare l'ombrello che teneva in mano sul portaombrelli a zampa di elefante e ricordò con disagio le urla della signora Black ogni volta che la ragazza dai capelli multicolori ci inciampava.  
 « Non so che dirti » riprese, poi, Hermione, seguendolo lungo che scale che portavano in cucina « Quando sono uscita da casa mia si vedevano le stelle. Sembra quasi una fattura! »
    Harry non volle perdersi l'espressione di Ron alla vista di Hermione; e, in effetti, non rimase deluso. Appena la ragazza fece il suo ingresso in cucina, l'amico assunse un'espressione sbalordita e preoccupata che, però, si apprestò velocemente a tramutare in un sorriso leggermente forzato.
   « Ciao! » la salutò, alterando notevolmente il tono di voce « Non mi aspettavo che venissi! »
   « In effetti non sarei dovuta essere qui » disse lei, subito dopo aver abbracciato Ginny e mentre si accomodava su una sedia prontamente portata da Kreacher « Ma Harry, all'ultimo minuto, mi ha chiesto così insistentemente di  venire per dargli un consiglio su come organizzare i libri in maniera tale che la stanza della libreria possa essere degna di essere chiamata biblioteca, che mi sono precipitata »
Alle spalle della ragazza, Ginny ridacchiava allegramente.
   « Quando io, Ron  e Bill abbiamo sistemato gli scaffali non abbiamo fatto caso all'ordine dei volumi, quindi se tu ci dessi una mano... »   s'inventò sul momento Harry
   « Non vedo l'ora! » commentò ironicamente la ragazza, accennando con la testa un "grazie" a Kreacher, che le aveva appena servito una fetta di torta di melassa.
   « Ehi! » s'intromise immediatamente Ron « E a noi niente? » 
   Dopo aver parlato per un po' delle ultime novità da Hogwarts e dell'impegno che Hermione e Ginny avrebbero impiegato per svolgere al meglio i loro nuovi incarichi, le ragazze decisero di salire nelle loro stanze. 
   « Ci vediamo  tra poco, ragazzi! » aggiunse Ginny facendo l'occhiolino a Harry mentre usciva dalla porta « Io e Hermione abbiamo tante cose da dirci »
Appena ebbero lasciato la cucina, proprio come Harry aveva immaginato, Ron iniziò a chiedere spiegazioni.
   « Di chi è stata l'idea? »
   « Di Ginny, ovviamente » rispose Harry « Per quanto possa impegnarmi, non ci avrei proprio pensato! »
   « Bene! » commentò l'altro, alternando alle frasi dei profondi respiri, come per infondersi coraggio « Ok! Ho l'opportunità... So cosa fare... Dovrei saper cosa fare... Vado in camera a pensare bene cosa dirle! Ci vediamo dopo in biblioteca! »
Harry assistette al monologo dell'amico con espressione forzatamente contrita. Sebbene l'amico sembrasse molto agitato, però, si ricordò immediatamente che la situazione era una delle più serie da quando Ron e Hermione si conoscevano.
   « Sai una cosa? » Ron era appena riapparso « Vi devo un favore! Ho anche già comprato il regalo per il suo compleanno... Sai, dato che noi non saremo a Hogwarts... »
   Harry rifletté un attimo. Non aveva minimamente pensato al compleanno di Hermione.
   « E quando l'hai acquistato? »
   « Stamattina, a Diagon Alley » rispose Ron, con il tono di chi è chiaramente soddisfatto di sé « In realtà non sono andato in negozio per lavorare. George non me l'aveva mica chiesto. E' solo che ieri notte, riflettendo, mi è venuto in mente... »
   « Cosa le regalerai, allora? »
Ron non sembrò intenzionato a rispondere alla domanda; probabilmente sta facendo finta di non aver sentito, pensò Harry, mentre seguiva con lo sguardo l'amico che si dileguava su per le scale, lasciando il ragazzo con la sola compagnia di Kreacher. 
   Dopo pochi minuti, Harry si ritrovò a salire le scale verso la camera di Sirius.
Arrivato davanti alla porta della biblioteca, tuttavia, dei rumori sommessi lo fecero fermare. Si guardò un pò intorno, ma notò con disappunto che nessuno dei suoi ospiti si trovava nelle vicinanze. 
Incuriosito dal fatto di aver sentito gli stessi rumori prima di cena nella stanza della signora Black, portò la testa oltre la soglia della stanza. I muri erano quasi completamente coperti da scaffali ricolmi di libri. Altre tre scaffalature dividevano la camera per il lungo, cosicché dalla porta non si poteva quasi vedere la parete di fondo.
Si diresse verso le finestre per controllare se fuori piovesse ancora e sentì che il rumore si intensificava, ci volle poco per capire che si trattava di bisbigli.
Notò che quella era l'unica parte di parete non coperta dalle scaffalature: vi erano alternati tre quadri di medie dimensioni. 
Nel quadro al centro della parete, infatti, due maghi e una strega dall'aria molto solenne sedevano lungo un tavolo ovale, dando le spalle alla stanza, e parlavano sommessamente.
   « Cosa c'è di così interessante da dire? » chiese Harry ad alta voce.
All'udire le sue parole, i tre si voltarono nella sua direzione, per poi sbrigarsi a tornare nelle rispettive cornici e a mettersi in posa, con espressione colpevole. L'unica a rimanere ferma fu la strega che, avvolta in uno sfarzoso abito porpora, si sedette dietro al tavolo e iniziò a contemplare il calamaio di fronte a lei.
   « Parli con i ritratti ora? » chiese la voce di Hermione, proveniente dalla porta della stanza.
   « No, è che non avevo mai visto questi quadri prima d'ora » cercò di spiegare Harry « Probabilmente erano chiusi in soffitta da parecchio tempo » 
   Cadde il silenzio, mentre Harry e Hermione si scrutavano l'un l'altro. Harry notò che la ragazza si era leggermente truccata il viso.
   « Ehm, penso che ora andrò a dormire   » mormorò Harry guardando ansioso verso la porta
   « Non dovremmo riordinare i libri della biblioteca? » lo rimbeccò la ragazza.
   Solo allora Harry notò il fagotto rettangolare che la ragazza teneva sotto il braccio destro.  
   « E' il ritratto di Phineas Nigellus » spiegò prontamente lei, togliendolo dall'involucro che lo ricopriva « Ho pensato che fosse meglio riportalo qui. E quale posto migliore che una biblioteca per appendere un ex Preside di Hogwarts? »  
   Harry si era completamente dimenticato di quel quadro, che gli era stato molto utile pochi mesi prima, finché Hermione non lo aveva coperto per impedirgli di vedere dove loro due e Ron si nascondevano dai Mangiamorte.
   « Che ne dici se lo appendiamo di fianco a questa strega del Seicento? »
   Harry annuì, e assistette mentre la ragazza appendeva magicamente il dipinto vuoto sulla parete. Evidentemente, pensò, Phineas Nigellus si trovava nel suo ritratto nell'Ufficio del Preside a Hogwarts.
   « Voglio dare un'occhiata a questi vecchi tomi » disse poi Hermione, dirigendosi verso la parete di fondo della stanza. Si mise così, a leggere i titoli incisi da secoli sulle rilegature.
   « Sei ancora scettica sulla decisione presa da me e da Ron sul Corso per Auror? » le chiese Harry.
   « Non sono mai stata scettica » lo stupì lei, senza distogliere lo sguardo dallo scaffale di fronte « Ritengo solo che con i M.A.G.O. in tasca verreste sicuramente valutati di più e avreste meno problemi ad inseguire i vostri sogni »
   La risposta di Hermione sorprese notevolmente Harry, che cercò di imitare la ragazza fingendo di interessarsi ai titoli dei polverosi tomi che aveva faticato a portare lì poche settimane prima.
   «Spero solo che vada tutto bene » aggiunse, poi, Hermione, mentre si legava i capelli in una coda di cavallo
«Avete già pensato a cosa farete se non doveste passare il test? » 
Quella domanda spiazzò Harry ancora più che la risposta precedente. In effetti, non ci aveva mai pensato.
   « Hermione? »
Una terza voce intervenne nella discussione, pietrificando entrambi i presenti.
La ragazza si voltò indietro, verso il corridoio alle sue spalle che divideva due delle scaffalature poste al centro della stanza. Harry sapeva che di fronte a lei vi era la porta.
   « Posso parlarti un secondo? » continuò la voce di Ron, ed Harry sentì i suoi passi avvicinarsi alla ragazza.
Cercò di pensare velocemente. Probabilmente l'amico non l'aveva notato perché coperto dagli scaffali ma una volta giunto vicino a Hermione lo avrebbe visto e avrebbe rischiato di perdere il coraggio di continuare quello che aveva cominciato. 
   Harry vide la testa di Hermione voltarsi velocemente verso di lui con un'espressione imbarazzatissima sul volto e poi, senza neanche rendersi conto di quello che stava facendo, si Smaterializzò dalla stanza.

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Capitolo 13
*** Strade diverse ***


In meno di un secondo, Harry ricadde sul letto di Sirius, ma non lo trovò morbido come lo ricordava. Si alzò in piedi di scatto quando, pochi secondi dopo, si accorse di essersi Materializzato sul corpo di Ginny.
   « Da quando ti Materializzi in casa? » gli chiese lei, per niente imbarazzata. 
   « Non mi sono nemmeno reso conto di averlo fatto » rispose Harry, cercando di distogliere lo sguardo « Ero in biblioteca con Hermione. Poi è arrivato Ron che  voleva parlare con  lei, così mi sono dileguato più in fretta che ho potuto » spiegò lui « Ron non mi aveva visto, così...» 
   Continuava a guardarsi intorno; non sapeva bene che fare. 
   « Hai intenzione di rimanere lì in piedi tutta la sera? » chiese la ragazza con occhi sornioni, ammiccando al letto dove si trovava.
A quelle parole, Harry si sentì arrossire fino alla radice dei capelli, poi con movimenti un po' impacciati si sedette sul bordo del letto.
Ginny scoppiò a ridere e lo tirò a se abbracciandolo.
   « Quando frequenterai il corso per Auror non potremo vederci così spesso » continuò Ginny accarezzandogli i capelli « Mi mancherai »  
   « Non ti preoccupare, potremo vederci ogni tanto » aggiunse Harry guardandola negli occhi « Almeno siamo sicuri di non correre più pericoli come l'anno scorso »
    La baciò dolcemente; ma dentro di sé Harry sapeva che non era felice.  
  
***
 
   Un rumore improvviso lo svegliò nel cuore della notte. Un secondo dopo vide un bagliore, poi sentì un brontolio sordo: c'era ancora il temporale.
   L’indomani sarebbero tornati alla stazione di King's Cross, sul binario nove e tre quarti e, per la prima volta, lui e Ron non sarebbero saliti sull'Espresso per Hogwarts.
   "Per la terza volta", si corresse, memore della loro avventura all'inizio del secondo anno e della latitanza dell'anno precedente.


  Ripensò amaramente alle parole che Hermione gli aveva rivolto in biblioteca, e che avevano risvegliato in lui ulteriori dubbi. A ciò si aggiunse presto il discorso del signor Weasley, che gli tornò in mente con un brivido lungo la schiena: probabilmente il suo sarebbe stato un anno ancora più impegnativo degli altri, se fosse riuscito a superare il primo scalino verso la professione di Auror. 
   I lampi illuminavano la stanza a giorno, mentre i tuoni sembravano scuotere la casa fin dalle fondamenta; si percepiva, però, un altro rumore in sottofondo. Si mise a fissare il soffitto cercando di concentrarsi; dopo averlo sentito per la seconda volta, decise di alzarsi e, con passo incerto, si avviò verso la porta, che socchiuse appena, restando in attesa.
   Rimase fermo ad osservare il corridoio vuoto per qualche istante. Non si sentiva più niente. Pensò di averlo solo immaginato, così socchiuse la porta e si trascinò nuovamente verso il letto per cercare di riprendere sonno, ma senza riuscirci. Quella casa trasudava ricordi, soprattutto di Sirius; l'ultima volta in cui l'aveva visto era triste e depresso, vivere lì per lui era come stare di nuovo in prigione. 
   Il tempo trascorse lentamente, diviso tra i ricordi del passato e i timori per il futuro. Quando era ormai mattina, Harry sentì di avere la fronte e le mani sudate, ma  anche un gran freddo dentro, perciò si alzò e si avvicinò alla finestra, aprì le tende e guardò fuori. Era ancora buio ma il temporale era passato, anche se continuava a piovere. Un cane solitario era intento ad annusare un bidone dell’immondizia, forse alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare.
   Il cane sollevò il muso e guardò in alto; aveva uno sguardo triste come quello di Felpato il giorno che lo aveva accompagnato alla stazione. Erano passati tre anni da allora. 
   Di fianco alla finestra vi erano una brocca d'acqua ed un catino appoggiati su un mobiletto da bagno. Si sciacquò il viso e poi rimase ad osservarsi nello specchio. I suoi capelli non volevano proprio stare al loro posto; la cicatrice aveva smesso di fargli male, ma non si era ancora abituato a quell’assenza di dolore; temeva che da un momento all'altro avrebbe ripreso a bruciare.
   Sulla parete opposta notò che era appeso un quadro di velluto rosso con ricamate a lettere d’oro, in un bel stile gotico,  la scritta: "Impavidus Audacis Nobilis”. Il primo raggio di sole la illuminò facendola brillare.
   Improvvisamente, grazie alla porta socchiusa, un caldo profumo di Muffin ai mirtilli appena sfornati inebriò le sue narici. La casa era ancora immersa nel silenzio. Kingsley sarebbe arrivato solo alle otto, ma lui doveva ancora fare una cosa importante prima di andare a fare colazione.
   Scese le scale e si fermò davanti alla porta della biblioteca, entrò e cominciò a scorrere i titoli dei vecchi tomi che aveva sistemato in fretta e furia sugli scaffali.
   Trovò quello che cercava su un ripiano vicino alla finestra; mentre lo prendeva dallo scaffale si sentì osservato. Si voltò velocemente e si trovò a fissare negli occhi la signora che abitava il quadro al centro delle finestre. Il suo sguardo era tutt'altro che amichevole. Lei fece una smorfia e poi riprese a fissare il calamaio posto sulla scrivania davanti a sé. Harry si sentì turbato, ma non gli diede peso; prima o poi gli abitanti della casa avrebbero finito per accettarlo, nonostante non fosse un discendente della casata dei Black.
   Quando, qualche attimo dopo, entrò in cucina, trovò la tavola imbandita con tante di quelle pietanze da ricordargli la Sala Grande di  Hogwarts. Sentì una stretta allo stomaco; la giornata non stava iniziando nel migliore dei modi e, a quanto pareva, nemmeno la sua nuova vita.
   « Buongiorno, Padron Harry » Kreacher si era rivolto a lui con la teglia piena di Muffin ancora in mano « La colazione è quasi pronta» 
   Si sedette e appoggiò il libro di fianco a sé. Si era appena versato del succo di mirtilli quando Ginny entrò nella stanza.
   « Ho quasi dovuto sfondare la porta per svegliare Ron! » disse, con tono allegro, andando a sedersi di fronte a lui. Alle sue spalle la seguiva Hermione, raggiante e stranamente silenziosa.
   Appena anche lei si fu seduta di fianco a Ginny, apparve Ron, con i pantaloni sgualciti e la camicia fuori dalla cintura, come se avesse dormito con i vestiti addosso.
  « Kreacher! Ti sei davvero superato! » esclamò subito dopo aver osservato la tavola imbandita.
  « 'Giorno » aggiunse poi, dopo essersi lanciato sulla sedia ed aver addentato un muffin; subitò dopo, però, continuò, rivolto a Harry « A guardarti bene, non si direbbe che sia una buona giornata per te. Io, invece, ho dormito come una Puffola! » 
   Hermione e Ginny si guardarono e ridacchiarono con espressione complice.
Harry non ebbe il tempo di rispondere, perché Kreacher gli passò davanti al naso per mettere in tavola le uova strapazzate con la pancetta e un vassoio strapieno di pane tostato.
    Nel tentativo di eludere la domanda, poi, si allungò per prendere un biscotto, e incontrò la mano di Ginny. Le loro dita si sfiorarono dolcemente e loro due si fissarono negli occhi per pochi secondi.
   « Agitato per l’incontro con Kingsley? » chiese Hermione, alzando gli occhi su Harry mentre girava il cucchiaino nella tazza.
   « Non troppo » rispose lui, cercando di dare poca importanza alla questione.
   Hermione cercò di sbirciare il titolo del libro che Harry aveva portato in cucina.
   « A proposito » esclamò lui di rimando « Quando mettevamo a posto la casa ho notato questo volume e ho pensato di mostrartelo. Credo che possa interessarti »    
   La ragazza assunse un’espressione incuriosita, che si tramutò in puro stupore non appena ebbe aperto il pesante tomo verde che Harry teneva appoggiato di fianco a sé.
   « Credo che parli di Hogwarts » accennò lui « ma è scritto in Rune, quindi non saprei leggerlo! »
Hermione sembrava non ascoltare neanche, tanto era presa nello sfogliare le pagine di pergamena ingiallita.
   « Come hai fatto a capire di cosa tratta se non capisci cosa c’è scritto? » chiese Ginny, che tentava di allungare il collo per vedere meglio il tomo.
   « Non dirmi che hai guardato le figure! » rispose Ron per lui, ridendo allegramente e rischiando di strozzarsi mentre tentava di ingoiare l'ennesimo muffin intero.
Harry non poté che annuire, leggermente  imbarazzato.
   « Non parla solo di Hogwarts! » esclamò ad un tratto Hermione, con un tono tanto acuto che fece persino sussultare Kreacher « Il titolo è “Storia dei Quattro di Hogwarts”! »
   « E quindi? » chiese Ron.
   « Tratta la vita dei Fondatori! » Hermione pareva semplicemente entusiasta « Grazie Harry! Ho sempre voluto saperne di più! »
   Harry sorrise educatamente, ma pensò che la reazione della ragazza fosse troppo esagerata per un semplice libro; a giudicare dalle espressioni di Ron e Ginny, comunque, non era l’unico.
  Dopo colazione le ragazze salirono nelle loro camere con la scusa di finire di preparare i bagagli, mentre i ragazzi si trattennero a tavola.
   Harry guardò di sottecchi Ron, che continuava ad osservare il fondo della sua tazza, ormai vuota, come se i residui di cereali rimasti sul fondo potessero rivelargli il futuro.
   « Sicuramente Kingsley starà per arrivare » esordì subito dopo, per rompere quel silenzio imbarazzato.     
   « Non hai visto com'è bella Hermione stamattina? » chiese poi Ron, sollevando il viso e guardandolo con un sorriso ebete stampato sul volto.
   « A quanto pare, avete fatto pace » commentò Harry.
   « Oh, sì. Sai, ieri quando siete andati via, mi sono fatto coraggio e l'ho raggiunta in biblioteca. Sapevo che non avrebbe resistito al tuo invito di visitare quella stanza per vedere quanti libri avessero conservato i Black, così mi sono presentato da lei e con una scusa abbiamo preso a parlare e... »
   Le orecchie di Ron stavano virando dal color rosa al rosso purpureo.
   « Mi spiace, Ron, ma adesso non è il momento. Mi racconterai tutto più tardi » cercò di tagliare corto Harry, alzandosi bruscamente dalla sedia « Kingsley sarà qui a momenti »
   Proprio in quel momento il campanello della casa suonò.
   « Buongiorno! » salutò calorosamente Kingsley Shacklebolt  non appena Harry ebbe aperto la porta d’ingresso « Sono un po’ in anticipo, ma vedo che siete mattinieri anche voi! »
   Ron gli rivolse un debole sorriso, mentre Harry faceva gli onori di casa.
   Quando entrarono in salotto, Kingsley si fermò in piedi davanti alla lunga parete dove era appeso il grande arazzo con l’albero genealogico della famiglia Black.  
   L’arazzo era molto antico, ma i nomi ricamati con filo d’oro splendevano ancora. In alto troneggiava la scritta “La nobile e antichissima casata dei Black”; in basso, dove un tempo c’era stato il motto della famiglia “Toujours Pur”, si notava invece il segno di una cancellatura.
    « Guarda Harry! C’è anche il nome di Teddy! » disse Ron, quasi sussurrando.
Harry guardò in fondo all’albero e lesse "Ted Remus Lupin, figlio di Remus Lupin e Ninfadora Tonks, figlia di Ted Tonks e Andromeda  Black". Il nome della donna appariva nuovamente tra i nomi di Bellatrix Black e Narcissa Black, là dove Harry aveva visto anni prima un piccolo foro tondo provocato da una bruciatura.
   D’impulso, Harry cercò il nome di Sirius, e lo trovò di fianco a quello di suo fratello Regulus.
   All’improvviso un’idea affiorò nella sua mente. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare: quella casa, un giorno, sarebbe diventata proprietà di Teddy Lupin, diretto discendente di Andromeda Black.
   « Harry, che succede? » chiese Kingsley, vedendolo assorto nei suoi pensieri.
   Harry alzò gli occhi lucidi su di lui
   «Ricordi quando eravamo riuniti qui con l'Ordine della Fenice?  Sirius aveva provato a staccare questo arazzo dalla parete, ma a causa dell'incantesimo di Adesione Permanente era stato impossibile. Quindi pensavo che nessuno avrebbe potuto metterci le mani sopra. Invece... Chissà chi è stato a farlo»
   «  Sirius manca molto anche a me » cercò di confortarlo lui, ma subito proseguì, in tono brusco« Ora scusami, ma ho tante cose importanti da riferirvi e poco tempo per farlo. La vostra, chiamiamola, idea ha fruttato numerosissime iscrizioni al Corso per Auror da parte di ragazzi giovani come voi »
   Harry e Ron non erano affatto sorpresi della cosa; in fondo, almeno per quanto riguardava i loro coetanei, saltare l’ultimo anno di scuola non era cosa da poco. 
   « Leggete qui! » continuò, poi, Kingsley, porgendo loro una copia della Gazzetta del Profeta di quella mattina, aperta circa a metà. Harry  e Ron afferrarono il giornale e iniziarono a leggere l’articolo.
 
Sono trascorsi pochissimi giorni da quando il Ministro  Kingsley Shacklebolt ha annunciato il regime speciale instaurato per le iscrizioni dei futuri Auror.
   Da quando è giunta la notizia che, oltre ai maghi e alle streghe in possesso dei requisiti richiesti dal vecchio regolamento, potranno partecipare ai corsi tutti coloro che abbiano compiuto diciassette anni e abbiano partecipato alla Battaglia di Hogwarts,il numero delle iscrizioni al Corso per Auror è a dir poco raddoppiato (si parla di circa duecento iscritti).
   « Siamo molto soddisfatti del risultato così ottenuto » ha commentato nella tarda serata di ieri il Ministro della Magia « Ciò sta a significare che la carenza di Auror insorta all’indomani della Battaglia potrà essere sanata velocemente » 
   Il Capo dell’Ufficio Auror ha inoltre precisato che gli iscritti che non hanno  conseguito i M.A.G.O. alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, requisito fondamentale per partecipare al Corso per Auror, accederanno ai Corsi solo dopo aver superato le selezioni attitudinali.
   Appena si avranno ulteriori informazioni in merito le riferiremo al più presto.
  Quel che è certo e che, nel giro di pochi anni, la Comunità Magica sarà protetta da una nuova generazione di Auror per la quale si apriranno le porte della professione più pericolosa del Mondo della Magia.
 
   « Oh, no! Altri esami! » esclamò Ron dopo aver terminato la lettura « Lo sapevo che non mi sarei liberato dello studio!»   «Ovviamente non tutti sono d’accordo con questo provvedimento del Ministero » aggiunse Kingsley, ignorando il ragazzo « Alcuni temono che senza i M.A.G.O. voi ragazzi non dovreste iscrivervi… Ma ritengo che la maggior parte della popolazione concordi con me »  «Il signor Weasley ce l'aveva accennato » commentò Harry. Non poteva che dargli ragione e, a quanto pareva, anche Ron non aveva trovato un modo per controbattere, perché non intervenne più sull’argomento.  
   « Quando avverranno le selezioni? » chiese, allora, Harry.   « Il sedici settembre » rispose Kingsley « Ho già provveduto io ad inserire i vostri nomi nell'elenco degli iscritti. Dovrete presentarvi all’Ufficio per Auror alle otto in punto   A quelle parole, Ron deglutì.  « E cosa ci verrà chiesto  di fare? » chiese, dopo essersi seduto su una poltrona lì vicino « Non sarà un test scritto, per caso? » Harry sperava la stessa cosa; non era passata neanche mezza giornata dal momento in cui aveva pensato alla soddisfazione di non dover più studiare sui libri della biblioteca di Hogwarts, e ora gli si presentava davanti quell’agghiacciante possibilità.  
   « Niente di tutto ciò » li rassicurò Kingsley, con un sorriso « Saranno solamente prove pratiche. »  
   « Come se fosse meglio… » commentò ancora Ron, con un’espressione disperata dipinta sul volto.   « Cambiando discorso » annunciò allora Kingsley con tono grave, sedendosi sul divano « Dovrei parlare con te, Harry, ma credo che anche Ron possa ascoltare »  
   « Non c’è nessun problema » lo rassicurò il ragazzo, rimanendo saldamente in piedi di fianco all’arazzo dei Black.
   « Ci sono alcune novità sul Processo Piton »
Harry, che non si aspettava di dover discutere di quell’argomento, si irrigidì di colpo.
   « Il Wizengamot ha accettato di avviarlo » riprese Kingsley parlando direttamente a Harry « ma bisogna assolutamente presentare prove tangibili il prima possibile »
   Ron, che fino ad allora sembrava concentrato sulle prove di accesso al Corso per Auror, staccò le mani dalle tempie e iniziò ad osservare alternativamente i due.
   « Le uniche prove che conosco » iniziò Harry « sono i ricordi che lui stesso mi ha donato in punto di morte. E’ possibile presentarli ad una giuria? »
   « I ricordi non possono essere utilizzati come prove decisive per incriminare o scagionare l’imputato » recitò Ron, in tono solenne « L’ho sentito dire più volte da Bill e da mio padre » spiegò immediatamente, dopo essersi accorto che gli altri due lo stavano osservando, stupiti.
   « E’ così » commentò amaramente il Ministro « I ricordi possono essere facilmente compromessi»
   Harry si sentì stupido a non averci pensato prima. Proprio lui era venuto a contatto con un ricordo modificato dal professor Lumacorno, poco più di un anno prima.
   « E’ possibile, però, che aiutino la tua causa nel processo » continuò Kingsley « Dove li tieni? »
   « Li ho guardati nel Pensatoio del professor Silente durante la Battaglia » confessò Harry, vergognandosi per quello che avrebbe detto di lì a poco « Ma non li ho più raccolti »
   « Accidenti, Harry! » commentò Ron, alzandosi rumorosamente dalla poltrona.
   « Un ricordo versato nel Pensatoio è facilmente recuperabile » spiegò Kingsley « Ma solo a patto che sia l’ultimo che vi ha fatto ingresso »
  Harry si sentì tremendamente stupido; nonostante tutto, pensò poi, in quei momenti temeva per la vita di tutti i suoi conoscenti, e aveva anche appena scoperto di doversi sacrificare per la sconfitta di Voldemort.
   Dopo quelle parole, Kingsley tirò fuori il suo orologio a cipolla dal taschino e controllò l’orario.  
   «Devo andare o farò tardi al prossimo appuntamento» disse subito dopo.
   « Anche noi dobbiamo muoverci, sperando che i bagagli delle ragazze siano già pronti!» intervenne Harry, sentendo un rumore di bauli trascinati sul pavimento.
   « Anche Hermione è qui? Ho saputo da Arthur che ci sarebbe stata Ginny, così ho portato la mia scorta, che vi accompagnerà alla stazione di King's Cross. Il treno per Hogwarts non aspetta! » concluse Kingsley dirigendosi fuori dalla stanza. 
  In pochi istanti tutti e tre furono nell’atrio, e Kingsley aveva indossato nuovamente il soprabito, pronto per uscire; davanti alle scale che portavano ai piani superiori, Hermione e Ginny erano pronte per partire.
   «Buongiorno ragazze. Fate buon viaggio, e auguri per il nuovo anno scolastico! » esclamò porgendo loro la mano, ma guardando di sottecchi Ron ed Harry. 
   Ai lati della porta, quasi mimetizzati con le pareti scure, vi erano due maghi vestiti con abito e bombetta color grigio fumo e un ombrello che Harry sospettò nascondesse la loro bacchetta.
   « I miei Auror vi scorteranno fino al binario nove e tre quarti » spiegò Kingsley a tutti i presenti.  
   « Grattastichi » chiamò allora Hermione, guardandosi velocemente intorno « Ma dove ti sei cacciato?»
A quel richiamo, dal buio del corridoio che portava alla cucina spuntarono due grandi occhi gialli. Il gatto cominciò a soffiare e a gonfiare il pelo, in atteggiamento di sfida.
   « Dai, gattaccio, entra nella gabbia! » lo rimbeccò Ron.
   L'animale, però, continuava a guardare la ragazza e a spostarsi sulle zampe, come se avesse paura di qualcosa.
   Hermione, allora, posò  il libro che teneva stretto al petto e gli andò incontro, allargando le braccia. Subito Grattastinchi le saltò in grembo, facendo le fusa.
   « Che ti succede? Anche tu non vuoi tornare ad Hogwarts? » disse la ragazza, lanciando un’occhiata di disappunto verso Harry, e soprattutto verso Ron. 
   « E' ora di andare » intervenne Kingsley, per poi continuare, rivolto agli Auror « Prendete i bauli delle ragazze e caricateli in macchina » 
A quell’ordine del Ministro della Magia, i due maghi si mossero silenziosamente, aprendo la porta e controllando l’esterno.
   « Cerca di riuscire ad ottenere qualche prova, ricordi o no, Harry » concluse, infine Kingsley, prima di congedarsi  velocemente augurando a tutti buona fortuna. 
   Appena i quattro ragazzi furono usciti dal portone, qualche minuto dopo, si trovarono di fronte la solita automobile nera. I due maghi di scorta stavano velocemente caricando i bauli nel bagagliaio.  
  Mentre saliva sulla macchina, Harry si stupì di trovare la via completamente deserta. Guardando bene, però, si accorse che i bidoni della spazzatura erano aumentati di numero e così anche le panchine e i lampioni.  
  Sul suo volto apparve un sorriso. Dopotutto non erano così soli in quella piazza.  
    
***
 
   Arrivarono sul binario nove e tre quarti con largo anticipo. Come sempre, la banchina era affollata di persone e il grande treno rosso che portava l’insegna “Espresso per Hogwarts” era fermo al solito posto.
La loro entrata non passò certo inosservata; come prevedibile, le persone accalcate sul binario li stavano già additando e, parlottando tra loro, li  guardavano ammirati.     
   « Avete notato che tutti ci stanno osservando? » chiese Ron, gonfiando il petto come un tacchino.
   «  E'  Harry  Potter!  »  urlò  un  bambino  che  doveva  sicuramente  essere  iscritto  al  primo anno.        
   « Sono gli eroi di Hogwarts! » li additò una ragazza un poco più grande, che indossava già la divisa di Tassorosso. 
   « E' vero, sono proprio loro! » commentavano altre persone, mentre la folla si divideva per lasciarli passare.      


   Harry si guardò intorno. In effetti erano proprio al centro dell'attenzione, anche i bisbigli erano aumentati.
   Un paio di ragazzini, probabilmente del primo anno, si avvicinarono e le madri ne approfittarono per chiedere loro le solite banalità. Alcune ragazzine iniziarono a fare gli occhi dolci ai ragazzi, chiedendo loro dediche e autografi. Anche Hermione venne sommersa dagli ammiratori, e ciò non poté non infastidire Ron, che la afferrò teatralmente per una mano.
   Ginny sembrava molto divertita dalla situazione; tutti e tre  si trovavano in seria difficoltà.
   Il treno, che aveva iniziato a fumare, fu la scusa per liberarsi dalla folla degli ammiratori.
   Cercando di non dare troppo nell’occhio,  trovarono un  punto  tranquillo dove potersi salutare con calma. 
   «  Vedete per caso Luna? » chiese Ginny, ma Harry  non  la ascoltava; sembrava distratto da qualcosa.
   Rivedere  la  stazione,  con  il  vapore  del  treno  che  aleggiava  a  mezz’aria,  gli  fece  provare una grande tristezza. Improvvisamente gli tornò in mente la sua conversazione con Silente in quello strano posto nella sua fantasia, così pieno di fumo, così simile a King’s Cross. Gli parve di sentire ancora quell’orrendo corpicino che si agitava e piagnucolava in un angolo mentre lui cercava di ignorarlo, mentre cercava di capire dove si trovava.     
   « Harry, che ti prende? »
   Ron  lo  fece  riaffacciare  alla  realtà  ed  Harry  si  accorse  che  Ginny  lo  guardava, preoccupata.  Non  potevano  sapere,  non   aveva  raccontato  loro  nulla  di  ciò  che  era successo con Silente. Aveva deciso di tenere quel ricordo, se così si poteva chiamare, per sé, senza confidarsi con i suoi migliori amici. Forse, un giorno avrebbe rivelato tutto.     
   « Niente, niente, sto bene » si sentì dire « Solo un po' di malinconia »      
   A quelle parole, Ginny lo abbracciò e i due si scambiarono un bacio lunghissimo. 
   Quando riemersero da quel momento romantico, non trovarono più né Ron né Hermione. Dopo essersi scambiati un’occhiata stranita, decisero di non tornare a cercarli, sperando che anche quello fosse un segno della loro riconciliazione. 
   Subito  prima  che  si  muovessero  verso  la  carrozza  più  vicina  del  treno, una  voce familiare li raggiunse. Si voltarono e videro Neville che cercava con molta difficoltà di districarsi tra le persone e i bagagli, trascinando a fatica il suo baule.       
   « Come va, state bene? » chiese Neville, appena fu a tiro di voce.         
   « Non c’è male, grazie » gli sorrise Harry « E tu cosa ci racconti? »      
   Neville iniziò a parlare, ma venne interrotto quasi subito da Ginny.     
   « Scusate ma devo cercare Luna, avevamo appuntamento vicino all’entrata del binario. Ci vediamo sul treno, Neville! » 
   E così dicendo si allontanò velocemente, portando con sé i propri bagagli.   
   «  Ho  trascorso  l'estate  con  mia  nonna  in  giro  per  il  mondo  a  studiare l’Erbologia Velenosa »  riprese  prontamente  Neville,  dopo  aver  salutato  la  ragazza  con  un  cenno della mano « Da quando ho scoperto che molte piante velenose vengono utilizzate al San Mungo, le ho prese molto in simpatia. Forse potrei pensare seriamente di specializzarmi in qualcosa che le riguarda, dopo quest’anno scolastico »      
   « A proposito » glissò Harry, che non aveva alcuna voglia di sentire la storia delle Piante Velenose di tutto il mondo « Hai visto che confusione quest'anno? »   
   « Lo scorso anno non si è concluso con i soliti Esami » spiegò allora Neville, per nulla turbato dal  cambiamento  di  discorso
« Ho  sentito  che  faranno  due  prime  classi.  Chissà  che lavoraccio per Professori e Prefetti! » 
   Dopo  quelle  parole,  cadde  un  improvviso  silenzio  tra  i  due; Harry  stava  quasi  per congedarlo  dicendo  che  sarebbe  andato  a  cercare  Ron  o  Hermione,  quando  Neville riprese, con un tono un poco imbarazzato.   
   « A proposito Harry, c'è una cosa che vorrei chiederti… »  
   Harry rimase in ascolto, incuriosito, così il ragazzo continuò.      
   «  Quando ho ucciso il serpente di Voldemort,  durante la Battaglia… Come ha  fatto la Spada di Grifondoro ad uscire dal Cappello Parlante? »     
   « Come mi disse Silente dopo che avevo ucciso il Basilisco » disse Harry, abbastanza sorpreso dalla  domanda  «  Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità »
   Neville lo guardò, stranito.       
   «  La Spada apparteneva a Godric Grifondoro ed in caso di bisogno soltanto un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal cappello » continuò il ragazzo « Hai dimostrato di essere davvero coraggioso quella notte, e così la Spada è venuta in tuo aiuto! »   
   « Ma perchè il serpente doveva morire? »
Harry non si aspettava quellla domanda; cercò di inventarsi una scusa su due piedi, ma con scarso successo.
   « Non ha importanza, ormai » cercò di sbrigarsela « Sappi, però, che sei stato davvero fondamentale per la sconfitta di Voldemort »  
   A quelle parole, Neville arrossì violentemente, volgendo lo sguardo alle spalle di Harry, che si girò per vedere cosa aveva attirato la sua attenzione. 
   Poco lontano da loro, la folla si era divisa, e il brusio era notevolmente aumentato.
  Harry, però, notò soltanto un gruppo di persone vestite di nero che velocemente salivano sul vagone. Tra tutto quel nero si stagliava netto il colore biondo dei capelli di Draco Malfoy che sembrava quasi a disagio.
   I commenti che arrivarono alle orecchie di Harry non furono affatto simpatici.
   « Non pensavo sarebbe tornato a Hogwarts » commentò Neville, con tono assorto.
   « Io non credo ne avrei avuto il coraggio » gli fece eco Harry, seguendo con lo sguardo il gruppetto di Serpeverde vestiti di nero.
   « A proposito, dove hai messo i tuoi bagagli?» 
   « Io e Ron non torniamo a Scuola quest'anno. Abbiamo pensato di iscriverci il Corso per Auror » spiegò Harry, con un leggero sorriso dipinto sul volto.
   « Perché non ti unisci a noi? » chiese Harry.
   « Oh, no! » rispose Neville, sgranando gli occhi « Sono stato coraggioso una volta, ma le battaglie non fanno per me! »
   « Ho  sempre pensato che          questa  sarebbe  stata  la  vostra  strada » commentò Neville, restituendogli il sorriso « Anche se Hogwarts non sarà più la stessa senza di voi »      
   Subito dopo Harry aiutò Neville a portare i bauli sul treno, rimpiangendo un poco di non dover salire anche lui per tornare a Scuola.
   « Allora ci dobbiamo salutare, Harry » gli disse il ragazzo, già parzialmente salito sul vagone « Meglio che trovi un posto prima che il treno parta »        
   « A presto, Neville! » lo congedò lui, stringendogli la mano.       
   Subito  dopo  aver  perso  di  vista  il  ragazzo,  Harry  si  diresse  verso  il  luogo  di appuntamento  tra  Ginny  e  Luna,  nella  speranza di trovarle ancora lì;  e,  in  effetti, non si sbagliò. Attraverso la folla vide le due ragazze, appostate davanti al secondo vagone del treno e impegnate in una conversazione con Olivander, il Fabbricante di Bacchette.
   «  Buongiorno,  signor  Potter  »  lo  salutò  educatamente  quest’ultimo,  volgendogli  i  suoi occhi chiari « Deve salutare queste due splendide signorine prima della loro partenza per Hogwarts? »      
   « Ehm, sì » rispose lui, con tono incerto « Ma lei come fa a…? »
   « Il Mondo Magico è piccolo, signor Potter » ammiccò subito Olivander « E Diagon Alley è sempre stato un luogo denso di pettegolezzi »
   Gli fece l’occhiolino.       
   « Io sono passato velocemente per augurare buon anno scolastico alla signorina Luna » riprese subito dopo « Ma temo che, se mi trattengo, rischierete di perdere il treno! »
   Detto questo, il Fabbricante di Bacchette rivolse un leggero cenno nei confronti di Harry e Ginny, per poi abbandonarsi ad un abbraccio paterno con Luna.
   Alla vista di quell’inaspettata dimostrazione di affetto, Harry non poté non pensare che è nei momenti più tragici che si formano e si fortificano i legami più profondi. Aveva la prova proprio  di  fianco  a  lui.  Avvicinò  cautamente  la  mano  a  quella  di  Ginny,  per  farle  capire quello che provava.   
   In  quel  momento,  la  locomotiva  soffiò  vapore  verso  l’alto,  producendo  un  rumore assordante, segno che le undici erano ormai prossime.
  Olivander si congedò da tutti e tre, e sparì velocemente attraverso la barriera che portava alla  stazione  dei  Babbani,  e  altrettanto  fece  Luna,  che  salì  sul  treno  dicendo  che  era meglio se li lasciava da soli.        
   «  E’  giunto  il  momento  dell’arrivederci  »  iniziò  allora  Harry,  prendendo  Ginny  per entrambe le mani.       
   « Ti avviso appena ci sarà la prima gita a Hogsmeade » commentò lei. 
   «  Forse  non  ci  sarà  bisogno  di  aspettare così tanto. Ricorda  che  ho sempre la Mappa del Malandrino »    
   Si salutarono con un lungo bacio, interrotto soltanto dal secondo fischio della locomotiva, che costrinse Ginny a salire sul treno.
   Una volta all’interno del corridoio, si sporse dal finestrino che dava sulla banchina, e gli indicò il primo vagone, quello dei Prefetti.
   Harry allungò il collo oltre la folla di ragazzi che salivano sul treno, e notò, poco distanti, Ron e Hermione immersi in un bacio appassionato, come li aveva visti fare nella Stanza delle Necessità qualche mese prima.  
   Appena  si  furono  divisi,  decise  di  andare  loro  incontro,  con  Ginny  che  lo  seguiva dall’interno del treno.
   Il suo sguardo fu attratto improvvisamente da un uomo vestito in modo molto particolare con un lungo mantello legato alla vita e i sandali ai piedi. Quando questi si voltò, Harry lo riconobbe come il mago che aveva incontrato al Ghirigoro. Ricordava che quel giorno era stato davvero superbo ed indisponente; anche il proprietario della libreria era rimasto molto perplesso dal suo modo di fare.      
   « Devo occuparmi delle mie nuove funzioni di Caposcuola » esclamò Hermione, appena notò che Harry si stava avvicinando
«Ci sentiamo via Gufo, ok? » 
   Voltatosi ad osservare la ragazza, però, Harry perse di vista il mago con i saldali.  
   In  quello  stesso  istante,  la  locomotiva  sbuffò  per  la  terza  volta,  e  la  ragazza  salì  sul vagone, quasi scontrandosi con Ginny.        
   «  Oh,  no!  »   esclamò  allora  Ron,  sbiancando  improvvisamente  e  salendo  di  corsa  sul vagone.     
   «  Hermione,  ho  dimenticato  di  darti  questo  »  disse  poi,  con  un  filo  di  voce, consegnandole un piccolo pacchettino un po' sgualcito « Per il tuo compleanno, dato che saremo lontani »  
   Lei  lo  afferrò  all’istante,  prolungando  il contatto  tra  le  loro  mani  e  guardandolo  con  occhi dolci.        
   L’ultimo fischio del treno, seguito dal rumore di portiere che si chiudevano, fece capire loro che il treno stava per partire. Hermione evitò abilmente un bacio di Ron e lo spinse giù dal vagone, sorridendo radiosa.   
   « Vi manderò un gufo ogni giorno per raccontarvi cosa succede a Hogwarts! » lì salutò, mentre le porte si chiudevano « E magari anche qualche compito da fare… »        
   « Così sembrerà anche a voi di essere ancora a scuola » completò Ginny, salutando entrambi con la mano mentre il treno prendeva velocità.
   Harry  e  Ron  si  ritrovarono  a  guardare  i  vagoni  che  si  muovevano,  mentre  il  treno  si allontanava dalla stazione tra sbuffi di vapore.
   « Adesso possiamo anche andare » disse Ron, non appena il treno fu sparito alla vista.  
   Senza più dire una parola, si fecero strada tra fumo, genitori ed altri accompagnatori.
   Harry non avrebbe mai pensato che non salire volutamente sull’Espresso per Hogwarts lo  avrebbe  fatto  sentire  in  quel  modo.  Non  sapeva  come  descriverlo,  ma  dire  arrivederci a persone a lui care gli aveva fatto capire che, da lì in avanti, la sua vita non sarebbe più stata la stessa.    
   « E ora cosa facciamo? » chiese Ron con tono smarrito, mentre seguivano la fiumana di gente che tornava alla King’s Cross Babbana.
   « Andiamo a casa e iniziamo ad esercitarci » sentenziò Harry, più serio che mai « Fra pochi giorni dovremo dare il meglio di noi stessi. E non sarà più come a Scuola »
 
 

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Capitolo 14
*** Le selezioni ***


Tornati al numero dodici di Grimmauld Place, Harry e Ron decisero di chiedere consiglio a Kreacher su quale posto sarebbe stato più adatto per esercitarsi dentro Grimmauld Place.
   « Peccato non avere anche qui una Stanza delle Necessità » commentò amaramente Harry, mentre seguivano l'elfo, diretti in soffitta.
   Purtroppo, però, notarono subito che questa non poteva essere utilizzata perchè conteneva le teste degli avi di Kreacher, e quindi scesero a controllare se la cantina poteva essere più adatta. Appena entrati, notarono che era tutto lindo e pulito.
   « Come hai fatto a pulire tutto così bene? Anche la cantina è splendente! » esclamò Harry, rivolgendo all'elfo un profondo sorriso.
   « In effetti » rispose l'elfo con tono soddisfatto « Kreacher e Drindyl hanno passato molto tempo a riordinare e sistemare la casa per il vostro arrivo, padron Harry »
   « Drindyl? Chi è Drindyl? » chiese subito Harry.
   Con un movimento meccanico, Kreacher si fiondò verso la parete più vicina e iniziò a sbattervi contro con più impeto possibile, mugugnando a tratti frasi come "Kreacher non lo doveva dire!" e "Drindyl aveva chiesto a Kreacher di non nominarla!".
   Quasi senza riflettere Harry mosse velocemente la bacchetta e lo immobilizzò, impedendogli di continuare a torturarsi.L'elfo lo guardò con i suoi occhi acquosi e riprese, con un sussurro.
    « Spero non le dispiaccia, padrone, se un altro elfo domestico ha aiutato Kreacher »
   « Possiamo sapere chi era? » 
   « Drindyl è la fidanzata di Kreacher » aggiunse subito l'elfo, vedendo che i due lo fissavano per saperne di più « Kreacher l'ha conosciuta ad Hogwarts, questa estate » 
    « Pensavo fossi troppo vecchio ormai per queste cose! » commentò Ron, evidentemente divertito dalla situazione.    
   « Oh, no signore! Kreacher è ancora in forma! » continuò, l'elfo, enormemente compiaciuto.
   « Non importa chi inviti in questa casa, Kreacher » asserì Harry con espressione seria « Basta che tu me lo chieda prima »
   « Ma è stata Drindyl ad offrirsi, quando ha saputo che Kreacher veniva qui a sistemare la casa » cercò di scagionarsi l'elfo « Ma se così vuole il Padrone, così sarà fatto da Kreacher »
   Subito dopo che l'elfo ebbe lasciato la stanza, Harry e Ron iniziarono a lanciare incantesimi per rendere la stanza più resistente ai colpi di bacchetta che avrebbero lanciato.
   La mattina dopo, quando Harry e Ron scesero in cucina per la colazione, trovarono tre buste posizionate in bella mostra di fianco ad un piatto di frittelle. Mentre le prime due provenivavo dal Ministero, notò Harry, la terza era stata indirizzata ad entrambi.        
Rivolgendo uno sguardo compiaciuto all'amico, quindi, aprì la busta inviata da Hermione e Ginny; le ragazze avevano scarabocchiato velocemente qualche aneddoto sulla Cena di Benvenuto,e si erano nuovamente raccomandate di impegnarsi a fondo negli allenamenti.
   Senza indugiare oltre, poi, entrambi iniziarono ad aprire le missive del Ministero, una per ciascuno. Harry lesse la sua con estrema velocità; sapeva già cosa gli dovevano comunicare.
 
   Egregio Signor Potter,
Le confermiamo che la sua richiesta di partecipazione al Corso per Auror è stata accolta.
  Come stabilito dal Collegio degli Auror, dovrà presentarsi all'Ufficio degli Auror alle ore 8.00 del giorno 16 settembre per prendere parte ad una Prova di Ammissione obbligatoria per chiunque non sia in possesso dei M.A.G.O. solitamente richiesti per la partecipazione al suddetto Corso.
  Cordiali saluti,
                                                                   Ernest Van Pride 
Capo del Dipartimento Auror
 
   « Ora è davvero ufficiale » commentò Harry appena ebbe finito di leggere.
   Davanti a lui, notò, Ron sembrava più deciso che mai a impegnarsi per ottenere il posto che gli spettava.
   Si diressero,quindi, nel seminterrato per allenarsi.
Appena tornati da King's Cross, infatti, avevano cercato di adattare una stanza della casa per potersi esercitare liberamente. Pensando immediatamente alla soffitta, avevano purtroppo notato che questa non poteva essere utilizzata perchè conteneva le teste degli avi di Kreacher, e quindi erano scesi a controllare se la cantina poteva essere più adatta. Appena entrati, notarono che era tutto lindo e pulito.
Ad un certo punto la porta si aprì con un botto, causando la misera scomparsa del Patronus appena evocato da Ron.
   « Ragazzi! Vi sono mancata? » esclamò la signora Weasley, stritolandoli in uno dei suoi soliti abbracci. 
   « Dovresti rinnovare l'Incanto Fidelius, Harry » disse la signora Weasley appena li ebbe lasciati andare « Tutti i membri dell'Ordine potrebbero bussarti alla porta senza problemi »
   « Cosa ci fai qui, mamma? » le chiese Ron, infastidito da quell'improvvisa irruzione.    
   « Non avrai creduto che me ne sarei rimasta alla Tana da sola quando voi due dovete prepararvi decentemente per quella Prova di Ammisione! Sono qui per aiutarvi! »
   Harry intravide l'espressione allarmata di Ron, così cercò di tornare sul discorso di apertura.
   « Credo che lo annullerò definitivamente » disse « L'Incanto Fidelius, intendo »
   « Non scherzare! » gli urlò contro la signora Weasley « Cosa credi che penseranno i vicini se vedranno ricomparire magicamente il numero 12 dopo decenni in cui si sono chiesti perché non esisteva? »
   Harry non poté darle torto.
   « Allora credo che non lo modificherò. In fondo mi fido di tutti i membri dell'Ordine »
Il discorso non proseguì oltre. 
   « Pensavo foste messi peggio » commentò la donna, abbastanza soddisfatta « Credevo di trovare mezza casa sottosopra! Ed è tutto molto pulito! » 
      « Allora » continuò, subito dopo essersi appostata contro la parete di fondo della cantina « Non credo proprio che il Ministero permetterà che vi facciate del male durante la Prova. Quindi direi di evitare certi incantesimi... »
   « In poche parole, niente Sectumsempra, Harry » ridacchiò Ron.
  Ma Harry non ci trovava niente da ridere. Aveva imparato che anche la persona più mansueta poteva trasformarsi in un nemico, e ciò non lo faceva sentire affatto al sicuro.
   In quell'istante, la signora Weasley lanciò una fattura gialla verso le gambe di Ron, che prontamente utilizzò un Incantesimo Scudo per evitare di essere colpito.
   « Bravo! » si congratulò lei, dando il via all'esercitazione.
Rimasero in cantina per circa tre ore, improvvisando duelli pacifici prima uno contro l'altro, poi due contro uno. La signora Weasley non poté niente quando si trovò a fronteggiare Harry e Ron insieme, durante gli ultimi minuti. La loro intesa era eccezionale.
   « Petrificus Totalus! » urlò, infine, Ron verso la madre, ma lei, che si era appena liberata dalll'Incanto della Pastoia di Harry, glielo rispedì abilmente indietro, così che Ron si irrigidì di colpò e stramazzò al suolo.
   « Credo che possiamo terminare qui » disse allora, riponendo la bacchetta e avvicinandosi al figlio pietrificato, sorridendo sorniona « Ogni tanto qualcuno della nostra famiglia verrà a farvi visita. E, badate, sono tutti più bravi di me a duellare »
   « Neanche lei se la cava male » commentò Harry, intento a far tornare normale Ron « Infatti... »
Si bloccò di colpo. Pensandoci meglio, non era opportuno nominare la morte di Bellatrix Lestrange.
La madre di Ron sembrò accorgersi di quel pensiero, e così si affrettò a risalire le scale per riprendere la propria roba.
   « Domani sera vi voglio a cena alla Tana » disse « E non trovate scuse »
Poi, quando fu ormai con un piede fuori dalla porta, sembrò aver dimenticato qualcosa.
   « E tu, Ronald Weasley, non pensare di rimanere qui a vita! Dopo la Prova te ne torni di filato a casa, e lasci Harry un po' in pace! »
   « Non si preoccupi » intervenne allora Harry, vedendo l'espressione corrucciata di Ron « Mi fa piacere se rimane... »
   « Non se ne parla nemmeno! Ron ha una casa e tu ora hai la tua! »
Detto questo, si Smaterializzò dal pianerottolo appena fuori la porta d'ingresso.
Osservando prima Ron, la cui espressione facciale faceva intuire quanto la visita della madre lo avesse infastidito, e poi il punto in cui la signora Weasley era appena sparita, Harry si non riuscì a non chiedersi se l'ultima frase celasse una punizione peggiore per Ron o per lui.
 
***
 
   I giorni trascorsero velocemente, tra gli allenamenti propedeutici e le varie visite dei Weasley. Prima fu la volta di George, con cui, più che allenarsi, scherzarono tutto il tempo; poi Bill e Fleur, che insieme diedero loro parecchio filo da torcere; infine il signor Weasley, che aveva preso due giorni di ferie per aiutarli al meglio.
   Ogni tanto la sera tardi arrivava un gufo da Hogwarts che portava loro lettere di Hermione e Ginny.
   Il problema era che, mentre la seconda descriveva la vita a scuola, Hermione si limitava a inviare consigli sugli incantesimi da ripassare o sulle prove che avrebbero dovuto affrontare.
   La sera prima della Prova di Ammissione, mentre Harry e Ron stavano terminando lo squisito dolce preparato da Kreacher, un gufo bianco becchettò sulla finestra dell'ingresso. 
   « Edvige! » urlò Harry, alzandosi di scatto dalla sedia e facendola rovesciare.
Purtroppo, però, non impiegò molto tempo prima di accorgersi che non si trattava della sua civetta bianca, ma di un allocco di Hogwarts che portava una pergamena arrotolata legata ad una zampa.
   Tornò a sedersi al suo posto con la tristezza nel cuore e aprì la busta tirando fuori il foglio per leggere cosa vi era scritto.
   « E' di Hermione » disse a Ron, poco prima di iniziare a leggere ad alta voce.
 
   Cari Harry e Ron,
non potete neanche immaginare quanto sia stupefacente il lavoro che hanno eseguito al Castello durante quest'estate. Tutto è tornato come nuovo!
L'unico cambiamento sembra essere una grossa pedana disposta sulla riva del lago opposta alla tomba di Silente, ma per ora nessuno sa cosa sia e a cosa serva.
   Non vi dico quanto sia difficile fare la Caposcuola con due primi anni in giro per il castello! Non credo che noi fossimo così indisciplinati alla loro età! Corrono ovunque, urlano persino in biblioteca!
Non ho ancora tolto punti a nessuno perché spero si calmino un pò, ma se non faccio niente ho paura che penseranno di potersene approfittare. 
   Vi porto i saluti di Ginny e Hagrid, che se la cava benissimo come Direttore di Grifondoro! Lui, però, mi ha proibito di dirvi qualsiasi cosa interessi la sua professione, perché vuole raccontarvi tutto quando verrete per la prima volta a Hogsmeade o al Castello.
   Le cattedre rimaste vuote erano quattro: Difesa Contro le Arti Oscure, Babbanologia, Trasfigurazione (in quanto Preside, la McGranitt non insegna più) e Pozioni. Lumacorno non ne ha voluto sapere di tornare, sebbene sia stato dimesso dal San Mungo qualche settimana fa. La sua sostituta è una ragazza bionda abbastanza giovane e carina, che purtroppo non è assolutamente all'altezza dei suoi predecessori. Spero che migliori con il tempo, perché sembra molto intimidita da noi degli ultimi anni...
   Il professore di Difesa, invece, è una persona estremamente seria. Sembra un po' strano, ma penso sia dovuto al fatto che ha lavorato molti anni ad Azkaban come Guardia Umana... 
   Infine il professore di Trasfigurazione è un uomo estremamente colto e affascinante. Si veste quasi sempre con saio, mantello e sandali, ma per il resto quando parla sembra quasi di sentire le spiegazioni della McGranitt.
   Riguardo al nuovo insegnante di Babbanologia, so solo che si chiama Perkins,  lo vedo ogni tanto in Sala Grande ma mai per i corridoi.
   Vi auguro buona fortuna per la Prova di domani!
   Ginny e io vi penseremo tutto il giorno!
   A presto,
                                                                                 Vostra Hermione  
 
   « Il nuovo insegnante di Babbanologia è un ex collega di mio padre » disse Ron in tono risoluto.
Harry si ricordava di lui; l'aveva incontrato la mattina in cui era andato per la prima volta al Ministero, per l'Udienza che l'avrebbe espulso da Hogwarts a causa del Patronus prodotto per proteggere lui e suo cugino Dudley dall'improvviso attacco di due Dissennatori a Little Whinging.
   Ciò che stupì Harry ancora di più della notizia del nuovo insegnante di Babbanologia fu la breve descrizione fatta da Hermione sul professore di Trasfigurazione. Non molti maghi vestivano con saio e sandali, e ciò gli riportava inevitabilmente alla mente lo strano personaggio incrociato prima al Ghirigoro e poi sul binario nove e tre quarti. Possibile che non fosse lì per salutare qualcuno, ma che fosse salito sull'Espresso per Hogwarts?
   « Certo, però, che Hogwarts ha subito grandi cambiamenti » commentò Harry, scorrendo ancora una volta la lettera « Rinnovare così tanti insegnanti in un anno... »
   « Perché, cambiare ogni volta professore di Difesa Contro le Arti Oscure era meglio? » ironizzò Ron, ma subito dopo tornò ad avere un'espressione triste sul volto.
   « Cosa c'è? » gli chiese d'impulso Harry, ipotizzando però quale fosse la causa. 
   « Hermione ha ripreso a scrivere a entrambi...» sospirò l'amico, fissando il pavimento « Spero non ricominci a far finta di niente come quest'estate! »
   « Vedrai che non sarà così. Questa volta sei stato tu a fare la seconda prima mossa, e lei si sentirà in dovere di dimostrarti qualcosa »
   Ci fu un momento di silenzio, durante il quale Ron non sembrò essersi risollevato.
   « Perché l'hai fatta tu la seconda prima mossa, vero? »
   « Certo » disse l'altro, alzando finalmente lo sguardo « Altrimenti non mi avrebbe mica perdonato! »
   « In tal caso » riprese Harry, mostrando a Ron il fronte della lettera « Quella freccia in basso porta a qualcosa per te »
Detto questo, lesse ad alta voce le poche righe che Hermione aveva scritto sul retro della pergamena. 
 
   P.S. Ho scritto una lettera a parte per Ron, dando il compito all'allocco bianco di consegnarla direttamente nella sua stanza.
 
   Appena Harry ebbe finito di leggere, Ron gli strappò di mano la pergamena, la scorse con lo sguardo e poi salì le scale facendo un rumore tremendo, ma con espressione entusiasta.
  Non vide Ron fino alla mattina seguente, quando scese in cucina e lo trovò intento a consumare la sua solita abbondante colazione.
 « Non mi sono mai sentito così pronto per un esame! » lo salutò, ingoiando un morso di pane con la marmellata d'arance « Credo di avere buone possibilità di superare qualsiasi tipo di prova... Abbiamo tentato ogni tipo di esercizio in questi giorni! »
   Probabilmente, pensò Harry, la lettera ricevuta da Hermione gli aveva infuso un'insperato ottimismo.
   « Stai attento a non essere troppo sicuro di te» lo avvertì, sedendosi a tavola di fronte a lui e salutando Kreacher, che stava pulendo i fornelli, con un cenno della mano « Devi imparare ad essere più realista » 
Ron non parve minimamente toccato da quell'osservazione, e a niente servì l'avvertimento portato da Erroll, che atterrò in cucina con una lettera in cui la signora Weasley augurava buona fortuna a entrambi, dicendo a Ron di non presentarsi alla Tana se non avesse avuto la certezza di essere passato.
   « In ogni caso ci guadagno » commentò ironicamente l'amico « Se entro al Corso saranno tutti felici per me, ma se non passo la Prova almeno non avrò più mia madre tra i piedi! »
Harry non poté che ridere, mentre osservava Ron alzarsi e uscire dalla cucina con l'intenzione di prepararsi; tuttavia si domandava come avesse potuto la signora Weasley scrivere una cosa del genere al figlio.
   La risposta arrivò pochi istanti dopo; Leotordo, il piccolo gufo di Ron, planò lentamente sulla sua colazione, schioccando col becco nella speranza di avere qualche pezzo di pane tostato.
Harry lo accontentò, prima di prendere la piccola pergamena che aveva il compito di consegnare. All'interno, scarabocchiate velocemente, vi era scritto:
 
 
Non credete ad una sola parola di quanto George ha scritto a mio nome poco fa.
In bocca al lupo per tutto.
Molly
 
   Si chiese come aveva fatto a non capirlo subito.
   Sentendo i rumorosi passi di Ron scendere le scale, si affrettò a nascondere il piccolo foglio e a rispedire Leotordo fuori dalla finestra.
Probabilmente, pensò, la paura di non poter più tornare a casa propria avrebbe spinto Ron ad impegnarsi ancora di più.
 
***
 
   Quella mattina l'Atrio del Ministero sembrava insolitamente calmo.
Quando Harry e Ron sbucarono dai camini posti intorno alla statua centrale, pochi impiegati aspettavano di entrare negli ascensori che portavano ai vari Livelli, e altrettante poche persone riempivano l'ampia stanza.
   Il Dipartimento degli Auror si trovava al Secondo Livello, uno dei più vicini alla superficie. Appena furono usciti dall'ascensore semivuoto, Harry e Ron vennero accolti da una strega molto anziana e dalla corporatura estremamente sottile.
   « Siete qui per la Prova di Ammissione? » chiese, scrutandoli attraverso gli occhiali squadrati « Seguitemi »
Imboccò il corridoio che si apriva alla loro destra con una velocità notevole per l'età che dimostrava. Mentre camminava, con i due alle calcagna, Harry notò che assomigliava tremendamente alla professoressa McGranitt; l'unica vera differenza, oltre all'abbigliamento molto più Babbano (indossava un tailleur beige), erano i fluenti capelli argentati.
   « Per di qua » disse loro, quando ebbero raggiunto circa la metà del corridoio « Il vostro Esaminatore vi sta aspettando »
Harry e Ron la ringraziarono con tono incerto, e oltrepassarono la porta che la strega teneva loro aperta, sempre scrutandoli con espressione tremendamente seria.
   Si ritrovarono in un'ampia stanza ovale, completamente spoglia e dalle mura di mattoni scuri. La luce proveniva da un'unica fonte posta all'estrema distanza del soffitto, e per questo motivo la penombra regnava ovunque.
   Sparsi per la stanza vi erano cinque o sei ragazzi, tutti in piedi con le spalle rivolte verso la porta; Harry riconobbe subito Dean Thomas, suo compagno di Dormitorio, e Ernie McMillan, Tassorosso suo coetaneo. Stranamente, però, nessuno dei due si voltò per salutarlo.
   « Il suo nome? » chiese un mago che né Harry né Ron avevano notato, nella semioscurità della stanza.
Harry lo riconobbe come uno degli Auror che facevano da scorta a Kingsley il primo settembre.
   « Ronald Weasley » disse Ron, che era entrato poco prima di Harry.
Senza più dire una parola, l'Auror fece cenno a Harry di aspettare lì e scortò Ron nella parte destra dell'ovale, dove anche lui si dispose esattamente come le persone già presenti.
   « E lei? » domandò nuovamente, questa volta rivolto a Harry, dopo essere tornato vicino alla porta.
   Dopo avergli detto il suo nome, l’Auror lo scortò al centro della stanza; in una porzione di pavimento vi era un cerchio incantato leggermente illuminato. A mezz’aria, si trovavano un foglio di pergamena, con scritto “Harry James Potter”, e una specie di grosso bottone verde, con incise le sue iniziali “H.J.P.”; Harry si girò per vedere se vi erano altre postazioni come la sua, ma il resto della stanza era scarno così come pareva dalla soglia. A circa tre metri di distanza, Ron osservava nella sua direzione, ma sembrava non riuscire a muoversi. Harry notò che impugnava una specie di fiore metallico nella mano sinistra.
   Con un cenno della mano, l’Auror fece segno a Harry di entrare dentro il cerchio.
Lui eseguì. Non appena ebbe messo il primo piede nel cono di luce che portava il suo nome, la pergamena si incendiò e il bottone verde levitò verso la sua mano sinistra, che lo afferrò meccanicamente.
Harry si sentì come risucchiato in un vortice: si trovò rigido come tutti gli altri presenti, con le braccia distese lungo i fianchi e il bottone verde saldamente impugnato.  
   Non riuscì a capire per quanto rimase in quella posizione. Sapeva solo che ogni tanto vedeva qualche ragazzo o ragazza aggiungersi al gruppo dei partecipanti alla prova.
Dopo quella che gli parve un’eternità, però, sentì il rimbombo improvviso di una campana; immediatamente apparve una figura slanciata e andò a posizionarsi davanti a tutti i partecipanti Pietrificati. Era vestito con un'uniforme grigio scuro che gli scendeva fino quasi alle caviglie. Con postura rigida, li osservò uno per uno, rivolgendo a Harry uno sguardo piuttosto dubbioso. Portava lunghi baffi neri e corti capelli a spazzola.
   « La Prova di oggi » iniziò, poi, con tono grave « Serve a testare non solo le vostre capacità magiche, ma anche le vostre qualità interiori »
   Fece una pausa. Poi ricominciò a parlare, muovendosi tra i partecipanti.
   « Non tutti i maghi presentano le giuste caratteristiche per diventare Auror. La facilità di produzione delle Fatture purtroppo non basta; occorre avere coraggio, prontezza di spirito e, soprattutto, spirito di sacrificio »
   Un’altra pausa.  
 « Queste tre qualità verranno testate oggi su ognuno di voi, in una Prova personalmente ideata da me. Una novità per questo tipo di Selezioni di cui mi prendo sia merito sia discredito »
    Una terza pausa. Questa volta l’Auror passò davanti a Harry; era cieco da un occhio.
   « Non voglio neanche immaginare le idee che vi siete fatti su questa Prova » riprese « ma suppongo che nessuno di voi sarà veramente pronto per ciò che oggi andrete ad affrontare. Dovrete scontrarvi con una delle situazioni più terribili che un Auror potrebbe mai incontrare sul suo cammino. Dovrete eliminarvi l’un l’altro »
   A Harry balzò il cuore in gola. Cosa intendeva con il termine “eliminare”?
   « Immagino che tutti vi stiate chiedendo se dovrete uccidervi » continuò l’Auror, che si trovava ormai fuori dalla visuale di Harry « Che cosa stupida. Vi sarà vietato l’utilizzo di qualsiasi incantesimo che comporti una ferita sanguinea, un dolore profondo o la morte dell’individuo. Pena l’esclusione dalla Selezione »
   Ora si trovava esattamente dietro Harry.
   « Dovrete cercarvi, trovarvi, sfidarvi »
   Silenzio.
   « Quelli che avete tra le mani sono Oggetti estremamente personali. Dovrete proteggerli ad ogni costo. Il compito di ognuno di voi sarà quello di rubare gli Oggetti altrui e di distruggerli. Appena l’Oggetto di uno di voi sarà distrutto, il proprietario verrà immediatamente portato indietro »
   Harry non riusciva ancora a capire. Cosa significava “portato indietro”?
   « I candidati presenti sono ventisei » riprese l’Auror, che riapparve nella visuale di Harry, e si dirigeva  lentamente alla sua posizione di partenza « I posti ancora liberi: undici »
   All’improvviso Harry comprese, ma preferì non averlo fatto. Non si sarebbe mai aspettato una situazione del genere.
   « La Prova si riterrà terminata solamente quando undici di voi saranno rimasti in possesso del proprio Oggetto. Non ci sono altre limitazioni temporali »
   Ora l’Auror si trovava di nuovo di fronte a tutti.
   « Sarete uno contro l’altro. Non potrete fidarvi di nessuno, nemmeno dei vostri amici o compagni di Scuola »
   Fece l’ennesima pausa, scrutando ognuno di loro con sguardo torvo.
   « Quando la Prova sarà terminata, io, Ernest Van Pride, sarò qui ad attendervi. Buona fortuna »
Detto questo, schioccò le dita con entrambe le mani, e Harry sentì un inatteso strappo all’ombelico.
  In pochi secondi, si sentì cadere su un manto di foglie umide. Il sole illuminava a tratti il suo volto. Si alzò velocemente, il bottone verde saldo tra le mani, e si guardò intorno.  
Si trovava in un bosco dall’aspetto quasi autunnale, ed era solo. Girò su se stesso più volte, ma non vide anima viva; solo alberi e foglie.
   Osservò il bottone verde che gli avevano consegnato: doveva essere una Passaporta. Lo ripose con cautela all’interno del giubbotto di jeans che indossava ed estrasse la bacchetta.
   Se era vero ciò che aveva detto l’Auror, nelle vicinanze vi erano venticinque potenziali nemici pronti almeno a Disarmarlo per potergli rubare il Bottone-Passaporta.
   Decise quindi di avanzare, la bacchetta pronta a colpire, verso la parte di bosco che gli sembrava più illuminata.   
   Camminò per qualche minuto, scrutando attentamente ogni angolo di foresta. Dalle fronde degli alberi, ogni tanto proveniva qualche suono della natura: il fischio di un uccellino, lo sbattere di un paio d'ali, il ronzio di un insetto.
   Poi, dal nulla, un fruscio. E si fece tutto silenzio, un silenzio che gravava su di lui come una morsa.
   Si fermò di colpo, la bacchetta tesa nella direzione del rumore: due grandi tassi  si fecero largo tra le foglie, leggermente illuminati dalla luce che penetrava tra i rami.
   Con il cuore in gola, riprese a camminare, ma cambiò direzione. Utilizzò più volte l'Incanto dei Quattro Punti, per capire in quale direzione stava procedendo. Aveva appena terminato di constatare che l'est si trovava alla sua sinistra, quando un tonfo catturò la sua attenzione.
   Si mise in posizione, pronto ad attaccare o a proteggersi. Gli vennero in mente le sue avventure all’interno della Foresta Proibita. Possibile che si trovasse all’interno del Parco di Hogwarts?
   Infine, eccolo. Il bagliore rosso di un incantesimo di Disarmo.
   « Protego! »
   Il Sortilegio Scudo sortì il suo effetto.
   In lontananza, qualcosa si mosse.
   « Homenum Revelio » sussurrò quasi tra sé, e immediatamente riuscì a capire che il suo nemico si stava nascondendo dietro un grande tronco di quercia.
   « Accio Passaporta » mormorò poi, nella speranza che quello fosse il modo più semplice per ottenere ciò che desiderava.
   Nulla si mosse.
  « Fatti vedere! » urlò, allora « So che sei nascosto dietro la quercia! »
   Immediatamente un fiotto di luce apparve da dietro l’albero, seguito a ruota da chi lo aveva prodotto: era Padma Patil, la gemella Corvonero.
Ne seguì un breve scambio di fatture, che andarono a scontrarsi al suolo o su qualche albero, finché Harry non si trovò faccia a faccia con la ragazza, le bacchette puntate l’uno contro l’altra.
   « Possiamo scontrarci finché uno di noi viene eliminato » disse, in modo concitato « o rimandare il duello e cercare di evitarlo »
   « E’ proprio quello che volevo sentirti dire » commentò Padma, abbassando la bacchetta « Nessuno di noi due vuole uscire dal gioco dopo appena dieci minuti »
   Detto questo, si voltò e fece qualche passo nella direzione opposta a quella di Harry.
   Poi si voltò velocemente.
   « Stupeficium! »
   Prontamente Harry alzò la bacchetta e respinse lo Schiantesimo con tanta forza da farlo tornare indietro.
   Padma lo schivò, ma perse l’equilibrio, venendo colpita improvvisamente da un terzo incantesimo proveniente dalla sua sinistra.
Harry rimase basito. Dopo pochi istanti vide una sagoma apparire dal nulla; questa volta, però, si trattava certamente di un ragazzo.
« Una in meno » disse la voce di Cormac McLaggen, mentre si accucciava vicino a Padma per prendere la sua Passaporta « Vuoi essere il prossimo, Potter? »
   Harry rifletté un attimo: come aveva fatto McLaggen ad avvicinarsi senza essere visto?
Poi capì ed agì, sperando che il tutto funzionasse.
   « Vedo che non sei stupido, Potter! » commentò infine il ragazzo, non appena si fu allontanato dal corpo Pietrificato di Padma Patil dopo averle distrutto l’Oggetto-Passaporta « Ti sei Disilluso! Vediamo dove puoi essere finito… »
   Harry sperò che non usasse l’Incantesimo Rintraccia-Persone, e decise di allontanarsi nella direzione da cui McLaggen era arrivato.
Dopo circa un minuto, quando si fu allontanato abbastanza, lo sentì parlare di nuovo.
   « Vorrà dire che rinvieremo il nostro duello, Potter! »
   Qualunque altra cosa avesse detto, però, Harry non la sentì.
Davanti a sé vi era un piccolo lago. Non era ghiacciato, ma lo riconobbe all’istante. Pochi mesi prima vi aveva trovato la Spada di Godric Grifondoro.
Si trovava nella Foresta di Dean.
   All’improvviso tornò con la mente ai ricordi che aveva di quel luogo. Rivide il punto preciso in cui Ron aveva distrutto il medaglione di Serpeverde, la Cerva che lo aveva condotto fino a lì, e quasi senza accorgersene si ritrovò là dove lui e Hermione avevano piantato la tenda in cui dormivano.
   Ma, al posto della tenda, c'erano le sagome di due persone.
   Erano ferme, sembravano in attesa; non si chiese neanche se riuscissero a vederlo, alzò la bacchetta e attaccò, così come fecero loro due.
   Cercò di avvicinarsi di più per capire chi fossero, ma in quella parte della Foresta la luce scarseggiava.
Cercò di farsi valere, ma sembravano entrambi abbastanza bravi con le bacchette. Lanciò numerosi Schiantesimi, ma nessuno andò a buon fine.
Ad un certo punto, venne colpito al volto da una fattura che sembrò lasciarlo indenne; pochi secondi dopo, però, sentì gli occhi bruciargli come non mai. Si portò una mano sull’occhio destro; avrebbe voluto curarsi con la bacchetta, ma preferì continuare ad attaccare i due sconosciuti e soprattutto a difendersi!
   Dopo qualche secondo, però, una luce bianca proveniente dalle sue spalle lo superò e colpì uno dei suoi avversari.
Harry ebbe appena il tempo per puntarsi la bacchetta al volto e bisbigliare “Finitus” che scorse due persone alle sue spalle. Si voltò all’istante e ne colpì una con uno Schiantesimo. Questa cadde rovinosamente all’indietro e non si mosse più.
  La seconda, invece, si portò fino al livello di Harry, che poté vederla in faccia: era Katie Bell, l’ex Cacciatrice di Grifondoro. Con un rapido gesto d’intesa, entrambi iniziarono a sferrare incantesimi verso i due sconosciuti.
   « Confundus! » gridò ad un certo punto Katie, avvicinandosi pericolosamente al punto in cui si trovava uno dei due; Harry, nel frattempo, cercava di difendere entrambi dall’attacco del secondo nemico.
  Poi si diedero il cambio. Harry Disarmò velocemente il personaggio Confuso e gli sottrasse l’Oggetto-Passaporta, abilmente nascosto nella tasca posteriore dei jeans.
Quando si rialzò, notò che il secondo nemico era scappato.
   « Terribile questa prova » commentò Katie, con il fiatone.
   « Quasi da veri Auror » le fece eco Harry, osservando il quadrifoglio di bronzo che aveva sfilato dai pantaloni del nemico « Ora vediamo chi è! »
Entrambi si avvicinarono al volto del ragazzo Confuso, le punte delle bacchette accese.
   Era Seamus Finnigan, con un braccio gonfio e la mano destra leggermente ustionata.
   « Avete vinto » disse, con voce annacquata dall’incantesimo appena subito « Quella codarda mi ha mollato »
   Emanò un leggero risolino stridulo.
   « Ci dispiace, Seamus » commentò amaramente Katie « Ma qui è così che si gioca »
   Lui fece un leggero cenno con la testa.
Poi Harry mostrò a Katie la Passaporta, la gettò tra le foglie e la fece esplodere.
All’istante, Seamus scomparve alla vista.
   « Sono felice di rivederti, Katie » disse allora, Harry, che ancora fissava il punto in cui fino a un attimo prima Seamus era sdraiato.
   « Anche io » sorrise lei « Ora, però, è meglio se ci… »
Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase, perché il fruscio di numerose foglie che venivano spostate li costrinse ad alzare nuovamente le bacchette.
   Dopo pochi secondi, Harry li trovò. Quattro profili neri si stagliavano contro la luce della mattina sullo sfondo. Probabilmente erano stati attirati dalle punte luminose delle bacchette, che ancora risplendevano nella semioscurità.
   « Meglio dileguarsi » sussurrò Katie, deglutendo rumorosamente « Non ce la faremo mai contro tutti e
quattro »
   Così, senza più neanche guardarsi negli occhi, entrambi iniziarono a correre in direzioni diverse. Harry decise di tornare per la strada da cui era venuto, in modo da cercare di ritrovare punti di riferimento conosciuti. 
   Non aveva percorso molta strada, però, che inciampò in qualcosa di estremamente morbido. Si guardò indietro e notò che la persona da lui Schiantata prima dell’arrivo di Katie giacesse ancora svenuta tra le foglie.
   Pensò per un istante a cosa fare; quando sentì dei passi correre verso di lui, però, si trascinò fino ad un albero non molto lontano, vi si accovacciò dietro e si Disilluse nuovamente.
   I suoi inseguitori non ci impiegarono molto a notare il corpo Schiantato.
Da dietro l’albero, Harry li sentì bisbigliare tra loro.
   « Avrà ancora il suo oggetto? » chiese una voce profonda ma femminile.
   « Cerchiamolo, per sicurezza » disse, allora, la seconda persona, con un timbro più acuto della prima.
   Harry si sporse leggermente da dietro il tronco per cercare di capire chi aveva di fronte.
Erano due ragazze, una molto alta e robusta, la seconda abbastanza bassa e magra come un chiodo. Fu la prima a trovare l'Oggetto della persona Schiantata e a distruggerla, producendo un piccolo rumore metallico.
Come era stato per Seamus, anche quest’ultimo sconfitto scomparve nel nulla all’istante.
   Per un momento Harry fu colpito da un dubbio atroce. E se fosse stato Ron?
   Cercò di non pensarci; in tal caso, sarebbe stato lui la causa della sua eliminazione.
   Poi la ragazza più bassa scrutò intorno a sé e mormorò "Homenum Revelio".
   A quelle due parole, Harry si alzò di scatto e corse più veloce che poteva, lanciando dietro di sé una nube di fumo nero per depistare le due inseguitrici.
Corse a lungo, non si rese conto per quanto,  cambiando continuamente direzione e lanciando spesso Fatture Fumogene alle sue spalle, nel tentativo di far perdere le sue tracce il prima possibile.
   Ad un certo punto notò che riusciva a vedersi i piedi, così si fermò e si nascose tra le fronde di un cespuglio lì vicino, la bacchetta alzata, le orecchie pronte a captare qualsiasi suono.
   Per parecchi minuti non accadde nulla; poi, poco lontano, apparve l’ennesima sagoma, parzialmente illuminata dalla luce del sole che filtrava attraverso i rami. Era un Folletto.  
Sperando di non commettere passi falsi, Harry sbucò fuori dal suo nascondiglio.
   « Petrificus Totalus! »
L'ignara creatura venne colpita istantaneamente e cadde a terra producendo un leggero tonfo.
   Respirando profondamente, Harry cercò di avvicinarglisi, ma non aveva ancora compiuto il terzo passo, quando provò un profondo dolore alla schiena e cadde a terra, il volto completamente immerso nelle foglie umide del sottobosco.
   Qualcuno gli aveva ricambiato il favore. 
 

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