Spirito di Fuoco

di Elothiriel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhi ***
Capitolo 2: *** Voce ***



Capitolo 1
*** Occhi ***


Fëanor e Nerdanel

Questa storia è dedicata a Arwins, la più fedele e simpatica delle recensitrici, nonché ottima scrittrice; e a Thiliol, il cui Fëanor (nella serie di Alatariel e Aeglos) mi ha ispirato questa storia.

 

Fëanor e Nerdanel

Spirito di Fuoco

 

 

Occhi

 

Il marmo che Aulë aveva donato a mio padre brillava davanti a me, in attesa che io lo scolpissi in una di quelle statue per cui ero famosa. Scorsi con le dita gli strumenti allineati sul tavolo da lavoro. Avevo in mente di trasformare quel blocco candido in una perfetta riproduzione di mia sorella Telemmaitë mentre tesseva, e già scorgevo nella pietra i suoi morbidi riccioli e le sue mani abili. Strinsi fra le mani uno scalpello piuttosto grosso, adatto ad abbozzare la figura. Mi avvicinai al blocco e lo sfiorai, immaginando la scultura che ne sarebbe scaturita.

In quel momento sentii la voce di mio padre, Mahtan, e il suono secco della porta che si richiudeva senza cigolare. Mi aspettavo un saluto, ma non arrivò. Sentivo un’altra voce mischiarsi con quella di mio padre, una voce impetuosa che mi fece venire i brividi, senza che sapessi perché. Mi affacciai sulla soglia per salutare mio padre e vedere chi fosse l’ospite.

“Buonasera, padre” dissi.

“Buonasera a te, figlia mia” rispose Mahtan voltandosi. “Perdona la mia assenza più lunga del previsto, ma ho incontrato questo giovane alquanto interessante”. Così dicendo indicò l’elfo al suo fianco: il mio sguardo si diresse su di lui come calamitato.

Era alto, bruno di capelli e di pelle chiara, forte ma aggraziato. I tratti del volto splendido rivelavano un carattere risoluto e perseverante, fino alla testardaggine.

Quando abbassò gli occhi su di me, mi mancò il fiato: essi ardevano, bruciavano, scintillavano infuocati e penetranti, spandevano calore intorno a sé. Chinai il capo, sconcertata dall’intensità dello sguardo del giovane elfo. Occhi da Valar, pensai, ma privi della calma eterna che traspariva da quelli degli Ainur, occhi che bruciano senza rimorso, occhi pieni di potenza e orgoglio. il momento in cui i nostri sguardi si erano incrociati era durato un secondo, ma mi sentivo già ardere silenziosamente.

Ma mio padre non lasciò che il suo ospite mi consumasse a lungo con la sua presenza.

“Questo è Fëanor figlio di Finwë, Nerdanel” disse “Fëanor, questa è mia figlia maggiore Nerdanel, famosa scultrice.

“Sono onorata, mio signore” feci una riverenza senza guardarlo. Avrei dovuto immaginare che un tale personaggio fosse di stirpe regale! Scoprire che fosse il figlio del nostro signore Finwë non mi stupiva affatto.

Anch’io, figlia del mio amico”. Rispose lui, con quella voce impetuosa ma affascinante che avevo già sentito.

“Vedo che ti abbiamo distratto dal tuo lavoro, Nerdanel. Torna pure al laboratorio.” Mi inchinai un’ultima volta e mi rifugiai dentro l’officina.

 

Non capivo come un’occhiata e qualche parola di Fëanor avessero potuto fare tanta impressione, a me, considerata da molti saggia e forte.

Sedetti al mio posto a tavola, sul seggio d’argento sbalzato, abilmente forgiato da mio padre. Telemmaitë scivolò con grazia sul suo, dopo avermi scoccato un bacio sulla guancia. Allungai la mano a scompigliarle i capelli, ma senza tanto entusiasmo.

“Mia cara, ti vedo turbata. Cosa agita il tuo cuore?” chiese Mahtan, servendosi di un grappolo d’uva.

“Niente di particolare, padre” risposi scegliendo una pesca dorata.

Eppure sei silenziosa e i tuoi occhi sono inquieti. Si tratta di Fëanor?” lanciai un’occhiata stupita a mio padre: non credevo che avrebbe indovinato così facilmente la causa del mio turbamento.

“Il principe Fëanor?” esclamò Telemmaitë. “Perché lo conosci?”

“Oggi, prima della Mescolanza delle Luci, quando tu eri fuori a giocare, è venuto qua per vedere delle cose nella mia officina” rispose mio padre. “E’ a causa sua?” ripetè rivolgendosi a me.

“Si” ammisi “O meglio dei suoi occhi. Bruciano, padre! Mi sono sentita completamente esposta al suo sguardo per un attimo, e mi sono spaventata. Non credevo di essere così debole da tremare sotto una semplice occhiata, di un principe o di chicchessia” dissi amaramente. Mio padre finì di masticare pensosamente la sua uva.

“Non sei tu a essere debole, e lui che è terribile” disse infine. “Guardati da Fëanor Curufinwë, Nerdanel! Egli è destinato a un fato glorioso, ma non so se nel bene o nel male. Grande nelle arti, e di mani più abili anche delle mie, sebbene ancora sia giovane e meno esperto di me, discepolo di Aulë. Il fuoco cova dentro di lui, egli è forte e deciso, geniale, ma non saggio. L’ho incontrato nell’opificio di tuo zio Teilianaur, dove osservava mio fratello lavorare le pietre preziose che tanto ama. Al mio arrivo, conoscendomi di fama, mi è venuto incontro e mi ha chiesto molte cose, sono rimasto colpito dalla sua vivace intelligenza e dall’ardore che traspare dai suoi occhi. Sarei orgoglioso di averlo come discepolo, per quello che posso ancora insegnargli, ma non mi fido di lui. Certamente presto il suo nome sarà famoso in tutta Arda, ma se a causa di opere buone o malvagie, questo è il mio dubbio”.

“Non è il figlio della nostra signora Indis, vero, padre?” chiese Telemmaitë dopo un lungo silenzio.

“No, è il figlio della precedente moglie del Re, Miriel. Lei è morta dopo aver partorito Fëanor: tutta la forza che aveva è fluita nel principe, la forza che avrebbe potuto nutrire molti.

 

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Suilannan len, mellyn nin!

(Vi saluto, amici miei)

Eccomi tornata con una nuova storia.

Siete contente, Arwins e Thiliol?

 

Premetto che io all’inizio odiavo Fëanor, però a forza di rileggere il Silmarillion ho mutato opinione su di lui, fino a giungere a un profonda ma controverso affetto. Nerdanel invece mi ha sempre interessata, poiché deve aver avuto una pazienza strepitosa per poter sopportare questo Spirito di Fuoco.

 

Grazie mille a chiunque abbia letto, seguito, ricordato o recensito la mia storia (le recensioni sono moltoooooooo gradite)

Un bacio, a presto

Elothiriel

 

 

 

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Capitolo 2
*** Voce ***


Voce

Voce

 

Gli anni passarono…

 

Il profumo dei fiori aleggiava nell’aria, dolce e gradevole. Sedevo sul prato, con in grembo un coltellino e un bastoncino dove stavo delineando una civetta, quasi senza pensarci. Ormai la scultura era così presente nelle mie dita che scalpellavo qualunque cosa avessi fra le mani, traendo dal legno e dalla pietra le figure che immaginavo e vedevo.

Avevo camminato a lungo, giungendo in quella radura stupenda, il luogo che amavo di più in Aman. Andavo là per pensare e restare da sola, là erano nate le idee per tutte le mie sculture più belle. Senza quasi accorgermene iniziai a cantare un’antica melodia che mio padre intonava quando aspettava che la fornace fosse abbastanza calda per sciogliere il metallo. Le parole si intrecciavano e volteggiavano per aria, narrando di braci e carboni incandescenti. Ma presto un’altra voce si aggiunse alla mia, una voce ben più adatta a cantare di fuoco, perché era essa stessa una fiamma ardente.

“Splendido canto, non è vero, figlia di Mahtan?”

“Fëanor!” esclamai, sorpresa. “Mio signore, come siete voi giunto fin qui?”

“Nella stessa maniera in cui ci siete giunta voi” rispose “girovagando in cerca di ispirazione”. La sua voce era calda e affascinante, perfino in quelle poche parole. “O forse, in cerca di qualcuno che cerca l’ispirazione”. Io non risposi, temendo il significato della frase di Fëanor. Il giovane si sedette con grazia accanto a me e osservò la piccola figura di legno che stavo intagliando. “Si dice che le vostre statue siano tanto realistiche che, prima di scoprire la loro essenza di pietra o legno, si debba loro rivolgere la parola per non averne risposta alcuna.

“E’ un bel complimento quello che mi fate, mio signore Fëanor”. Mio malgrado, ero lusingata dalla stima che quel grande principe dei Noldor sembrava portarmi. “Cerco sempre di infondere nelle mie sculture la vita che anima i soggetti che scelgo, per preservare imperitura la bellezza dell’attimo che ho colto”. Nemmeno mentre parlavo alzai gli occhi cul viso di Fëanor, per tema del suo sguardo terribile.

“Siete una vera artista, Nerdanel figlia di Mahatan, lo si capisce dalle vostre parole come dalle vostre statue. Ma perché” la sua voce si fece improvvisamente imperiosa e rovente “non guardate in viso colui che vi parla? Non è un buon segno fra gli Eldar, si potrebbe pensare che state nascondendo qualcosa. Guardatemi!” come resistere a quella voce? Anelavo a sentirlo parlare ancora, eppure odiavo il modo in cui mi manipolava. Quasi contro la mia volonta, spinta a forza dalle sue parole, sollevai gli occhi su di lui. Ed eccoli, bruciare nel suo viso perfetto, crudeli e splendidi occhi di luce nera. Ma chi era questo principe? Non sembrava un normale Noldo. Troppo bello, troppo potente, troppo terribile per essere solo un Eldar, pur se di stirpe regale. Sembrava il Maia Ossë quando scatenava le tempeste che ruggivano lontane dalle sponde di Valinor, troppo feroci per il nostro reame beato. Anche lui, Fëanor, mi pareva troppo violento e orgoglioso per Aman: d’un tratto compresi appieno quello che mi aveva detto mio padre su di lui e sul destino.

Fëanor mi si fece più vicino. “Cosa avete, Nerdanel? Vi ha forse turbato qualcosa nel mio viso?” sapevo che mentre lo chiedeva conosceva perfettamente la risposta, potevo sentire il sarcasmo appena dietro quelle parole all’apparenza gentili.

Cosa volete da me, Fëanor Curufinwë?” gridai, scostandomi da lui. “Perchè siete venuto qui, perché vi prendete gioco di me con la vostra voce crudele e i vostri occhi terrificanti?”

“I miei occhi terrificanti?” ripetè con un sorriso di cortese scherno sulle labbra. “Raramente sono stati chiamati così” disse “spesso belli e affascinanti, anche pericolosi, ma terrificanti…non ho mica gli occhi di una fiera”.

“Avete occhi di fuoco e voce di fiamma” ribattei, riacquistato un po’ di controllo. “E non avete risposto alle mie domande”.

“Accuse, vorrete dire”.

“Chiamatele come vi pare”.

“Vedi, Nerdanel figlia di Mahtan, tu mi interessi. Le tue statue hanno un qualcosa di speciale che mi ricorda la luce che vorrei imprigionare nelle mie gemme. Come fai, Nerdanel? Vorrei sapere questo da te”. L’abbandono delvoi’ coincise con un rinnovato ardore nella sua voce incredibile.

“Mi sforzo di compredere ciò che desidero rappresentare. Mio padre mi ha insegnato che con la comprensione, non con il dominio, si rende propria l’essenza delle cose, e così si può raffigurare quest’essenza nelle opere che si realizza. Non si tratta di catturare, bensì di  riprodurre”.

Fëanor rimase in silenzio a lungo, con gli occhi fissi a terra, liberandomi per poco dalla malia che mi aveva gettato addosso.

“Grazie, Nerdanel” disse infine, alzandosi con un movimento forte e fluido. “Le tue parole sono state illuminanti, anche se non credo che il mio spirito si adatterà ai tuoi consigli. Addio”.

“Addio, Fëanor Curufinwë” risposi, sollevata. Il Noldo si allontanò verso il sentiero, ma giunto alla prima curva si voltò e gridò, prima di sparire:

“I tuoi capelli rossi come il fuoco sono caldi, lo sai, Nerdanel Elvëainde?”

 

Cosa aveva inteso dire Fëanor con la sua ultima frase? Era per me incomprensibile. Mi allontanai dalla radura solo molto più tardi, per paura di incontrarlo di nuovo. Era straordinario come mi avesse fatto impressione, sebbene l’avessi visto solo due volte. Mi sentivo ancora bruciare i suoi occhi addosso e la sua voce nelle orecchie. E avevo notato, mio malgrado, come mi guardava, con un misto di ironia e desiderio. Ma perché proprio io? L’unica qualità speciale che avevo era il mio talento di scultrice e un’indole tranquilla che però lui aveva sconvolto. Elvëainde…mi aveva chiamato ‘chioma stellata’. Rividi il suo viso bellissimo, l’espressione ironica con cui aveva commentato le mie grida. 

“Vattene” mormorai mentre varcavo la soglia di casa. “Vattene da me, Spirito di Fuoco”. Un mormorio lontano ma deciso, un caldo vento che mi sfiorava. “Credi di potermi mandare via?”

 

“Cos’ha tua sorella, Telemmaitë? Perché è così persa e distratta? In questi giorni non mi sembrava neanche la mia saggia Nerdanel! Ne sai qualcosa?”

“Poco, padre. Ma forse…?”

Cosa, Telemmaitë? Parla”

“Qualche giorno fa ha accennato al fatto che ha incontrato Fëanor figlio di Finwë come per caso. Lì per lì non ci ho fatto molto caso, non è raro ormai trovarlo all’opicificio di zio Teilianaur, ma adesso che ci ripenso, era pallida e alterata quando me lo ha raccontato”.  

“Ricordo quando si sono visti la prima volta, non molti anni fa. In effetti, Nerdanel mi sembrò impressionata anche quella volta. Possibile…?”

Cosa, padre? Cos’è possibile?”

“Niente, Telemmaitë. Torna pure ai tuoi giochi”. Ma Mahtan aggiunse a fra sé e sé: “Possibile che sia Nerdanel, la sposa destinata dai Valar a Fëanor? Altrimenti, non si spiega come lei, in genere così tranquilla, ne subisca così tanto l’influsso, anche se Fëanor è di gran lunga il più strano e affascinante di tutti gli Eldar ad Aman…”

 

 

 

 

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Ciao!

Mi dispiace di avervi fatto aspettare a lungo, mellyn nin, ma ho avuto e sto avendo settimane faticosissime a scuola, con cinque interrogazioni eo compiti al giorno, e non ho avuto tempo neanche per dormire (letteralmente) figuramoci per scrivere.

 

Godetevi questo capitolo conversativo, perché il prossimo sarà molto più noioso e riflessivo.

Domanda: a voi questo soggetto (Feanor) piacerebbe o no se foste Nerdanel? Insomma, sono indecisa se dovrebbe odiarlo o amarlo. (Tanto si sa già come va a finire, però…)

 

Grazie a coloro che mi recensiscono e a tutti coloro che si interessano in qualche modo alla mia storia.

Un bacio,

a presto

Elothiriel

 

 

 

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