Julliard University

di Lally30
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** New life ***
Capitolo 3: *** Destino ***
Capitolo 4: *** La gara ***
Capitolo 5: *** Ma perchè tutte a me ***
Capitolo 6: *** Il ballo (prima parte) ***
Capitolo 7: *** Il ballo (seconda parte) ***
Capitolo 8: *** Ma stai scherzando o dici davvero? ***
Capitolo 9: *** Ma che sfortuna!! ***
Capitolo 10: *** Don't worry, be happy ***
Capitolo 11: *** Assurdo ***
Capitolo 12: *** Stammi vicino ***
Capitolo 13: *** La verità (prima parte) ***
Capitolo 14: *** La verità (seconda parte) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Mi chiamo Hinata Hyuga, ho 18 anni e attualmente vivo a New York.
Ho i capelli lunghi fino a metà schiena di un bel colore corvino, secondo le mie amiche ho un fisico ben formato e proporzionato e loro mi invidiano per questo. In realtà io non ci credo molto e non ritengo affatto di essere una bella ragazza, nonostante le loro insistenze, proprio per questa ragione vesto sempre con abiti tendenti al nero e più larghi di due taglie in modo da confondermi alla massa ed evitare di essere presa in giro per la bellezza che non possiedo.
Una delle caratteristiche che mi distingue da tutti sono i miei occhi, essi sono molto chiari di una tonalità tendente al bianco… molti li trovano impressionanti, mentre molti altri ne rimangono affascinati. Questi occhi sono geneticamente tipici della mia famiglia. Precisamente provengono dal ramo di mio padre, discendente di uno dei clan più prestigiosi, apprezzati e longevi del mio paese d’origine. Mio padre è la persona che stimo più di ogni altra al mondo per il suo modo così sicuro e spontaneo di intrattenere rapporti d’affari e per il suo grande sapere rispetto alle tradizioni della nostra cultura. Ciò nonostante il mio profondo rispetto nei suoi confronti non basta… ricevo moltissimi scoraggiamenti da lui. Sembra strano ma invece di apprezzarmi per le cose che faccio e amarmi incondizionatamente in quanto mio padre egli mi disprezza, mi ritiene una nullità ed incapace di portare prestigio all'azienda di famiglia come del resto fanno mio cugino Neji e mia sorella minore Hanabi. Fin da piccolina avevo sempre manifestato un carattere buono, calmo e gentile verso tutti, ma per mio padre queste erano caratteristiche sinonimo di timidezza e mancanza del temperamento che serviva per farsi strada nella vita. Secondo lui possedevo tutte connotazioni per nulla adatte a prendere le redini della famiglia in quanto futura ereditiera. Ogni mio più piccolo sbaglio lo faceva diventare un macigno da portare sulle spalle come una condanna. Una condanna ingiusta che si manifestava all'occorrenza per ricordarmi quanto fossi una persona inadatta a vivere in una società come la nostra, piena di squali pronti a surclassarti al tuo primo cedimento. "Sei inadatta, inadatta, inadatta…" me lo ha ripetuto talmente tante di quelle volte che alla fine ho iniziato a crederci anche io, infatti le sue parole mi hanno sempre fatto soffrire enormemente, molto più degli sbagli stessi che commettevo. Più ricevevo rimproveri ed insulti e più diventavo timida ed insicura, dunque più diventavo timida ed insicura e più commettevo errori come intrappolata in un circolo vizioso dal quale trovavo via di fuga solamente chiudendomi in me stessa e rifugiandomi nella musica, la stessa tanto amata ed apprezzata dalla mia venerata e defunta madre. Come mi manca mia madre… lei morì quando avevo tre anni ed era l’unica che mi incoraggiava e mi difendeva dalle angherie di mio padre. Mia madre era una cantante lirica molto conosciuta ed apprezzata nel mio paese per la sua bravura, la sua grazia e la sua bellezza quasi eterea. È stato un grande lutto per la mia famiglia, la sua morte dopo una brutta malattia suscitò grande commozione anche all’intero paese… mio padre da allora divenne ancora più ostico e severo nei miei confronti. In ogni caso mi sento orgogliosa di dire che questo non mi ha fermato del tutto, perché nonostante le sue contrarietà e disappunti io amo fare ciò che faccio e amo immaginare di farlo mentre mia madre canta al mio fianco… è l’unico modo per sentirla vicina e per sentirmi al sicuro.
Non è un caso infatti che ho appena iniziato a frequentare la Julliard school, l’università di arti sceniche più famosa d’America e precisamente faccio parte della divisione musicale, si perché sono una pianista e lo sono da quando dei parenti mi regalarono all’età di quattro anni un piccolo pianoforte giocattolo per poi fare un passo di qualità a sei anni nel momento in cui mio padre mi comprò un pianoforte vero… se non ricordo male quello fu l’unico gesto d’affetto che lui fece nei miei confronti, l’unico gesto d’amore, l’unico gesto gentile che porterò sempre nascosto nel mio cuore.
Da sempre provavo il desiderio di entrare in questa prestigiosissima università ed era l’unico punto sul quale mio padre, per quanto ne avesse da ridire, non mi avrebbe mai fatto cambiare idea. La mia determinazione su questo aspetto la portavo avanti non solo perché volevo migliorare il mio talento musicale oltre confini che altrimenti non potrei nemmeno sfiorare e più diventavo bava e più sentivo la vicinanza di mia madre, ma soprattutto proprio per fargli cambiare opinione e per dimostrargli che su questo argomento ho sempre avuto ragione. Sulla musica non poteva dirmi che ero una nullità perché diamine sono brava! Lo sono veramente. Sarò in grado di fargli vedere che suonare il pianoforte non è una perdita di tempo e che anche io, misera nullità, troverò il mio posto nel mondo anche se questo non è ciò che desidera per me… ma non mi importa perché io diventerò una grande pianista.
Quasi dimenticavo di dire che sono nata in Giappone, a Tokio precisamente e li trascorsi un’infanzia pressoché infelice per poi passare ad una tragica adolescenza, si perché da quando misi piede alla scuola media, precisamente la più facoltosa della città, la mia vita divenne addirittura più infernale di quello che già non fosse a casa. Ancora non ne so il motivo… non so perché i miei compagni di classe mi trovassero ridicola ed insulsa, forse perché  ero la classica secchiona che portava gli occhiali con una montatura alla Harry Potter e le treccine alla Pippi calza lunghe e non solo, ero piuttosto alta per la mia età, allora undici, con un fisico mingherlino e debole senza praticamente la presenza di curve e diciamo che gli evidenti foruncoli presenti sul mio viso non contribuivano a migliorare la mia figura o forse provavano anche risentimento per via delle mie origini familiari esternamente invidiabili da tutti. Ma non erano solo questi i motivi che aizzavano le prese in giro dei miei compagni di classe, infatti a dare maggiore spinta ai loro rimproveri era il mio carattere eccessivamente timido e poco aperto ad instaurare nuove amicizie. Avevo già alla mia giovane età problemi di pressione, soffrivo di ansia e spesso avevo giramenti di testa ed è per questo che mi ritrovavo sovente a svenire nei corridoi o in classe senza che nessuno dei miei compagni mi aiutasse… tutto ciò contribuiva a classificarmi come una persona strana e solamente gli insegnanti avevano l’accortezza di soccorrermi o mandarmi in infermeria, per il resto della classe ero solo un giocattolo senza difese da maltrattare e rompere a loro piacimento.  Vivevo una vita tremendamente infelice: sofferente nell’ambito familiare, impostata alle regole della scuola, sottostante alla rigidità dell’insegnamento e per di più avevo dei compagni di classe che sfogavano tutte le loro frustrazioni su di me… nessuno escluso.
È stato proprio per questo che una volta giunta alle superiori ho voluto frequentare un liceo lontano dalla mia città, non mi importava di svegliarmi due ore prima per prendere in tempo il treno e per arrivare in orario a lezione perché volevo ricominciare senza ritrovarmi con i miei vecchi compagni. Purtroppo avevo troppa paura ad espormi e a fare nuove amicizie, non volevo essere nuovamente sottomessa e derisa da tutti. Così mi limitavo al minimo indispensabile per quanto riguarda i rapporti sociali, cercavo di farmi notare il meno possibile e di evitare le persone in modo da essere ignorata. Sapevo benissimo che essere ignorati non era il massimo della vita, ma per lo meno non sarei stata vessata in continuazione e la cosa mi andava bene perché così avrei evitato di diventare nuovamente lo zimbello della scuola. Passavo la maggior parte del tempo libero dalle lezioni nella vasta biblioteca del liceo, molto spesso evitavo di mangiare per cercare di isolarmi ancora di più. Durante i lunghi momenti trascorsi in biblioteca conobbi due ragazze con cui mi sentivo abbastanza bene in quanto interagivamo per lo più come gruppo di studio ed erano calme, timide e riflessive proprio come me. Ciò nonostante non ero mai riuscita a sentirmi completamente a mio agio con loro fino all’ultimo anno scolastico, periodo in cui riuscii a ritenerle delle vere amiche dalle quali provai un profondo dispiacere a separarmene.
Nel ricordare il mio periodo buio alla scuola media mi viene in mente che la mia era una classe mista cui la maggior parte degli alunni erano ragazzi. Se non ricordo male c’erano pressappoco tredici ragazzi e otto ragazze o più, ma tra loro c’era il capetto, insomma il bullo che ce l’aveva con me più di tutti gli altri. Era lui la persona che metteva contro di me il resto della classe, era lui che mi etichettava come un soggetto da evitare per tutta la scuola, era per colpa sua se a pranzo mangiavo sempre da sola in compagnia di me stessa e delle mie lacrime silenziose, era per colpa sua tutta sua… e ancora mi ricordo il suo volto, ancora mi ricordo i suoi gesti feroci e le sue cattiverie verso una ragazzina di undici anni, ancora mi ricordo il suo nome, ancora mi ricordo di Naruto Uzumachi.
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Spazio dell’autrice:

lo so, lo so… ho ancora due fan fiction da terminare e ne scrivo un’altra, per favore non uccidetemi, è solo che quando l’ispirazione chiama non puoi far altro che ascoltarla, ma non vi preoccupate ho assolutamente intenzione di andare avanti con le altre mie storie e in futuro (spero non molto lontano) di terminarle…

beh confidando nei vostri buon cuori vi chiedo di dirmi ciò che pensate di questa mia ultima creazione apparsami come un fulmine a ciel sereno portandomi all’assoluto bisogno di scriverla… comunque vi avverto che gli aggiornamenti non saranno molto frequenti… allora fatemi sapere ciao ciao.

 

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Capitolo 2
*** New life ***


Cap 1: New life
 
Una volta giunta a New York decisi che era il momento di cambiare e scacciare via i fantasmi del passato. Avrei fatto di tutto per costruirmi una vita serena e per frequentare delle persone che mi avrebbero apprezzata e sostenuta... davvero di tutto.
Sapevo che non sarebbe stato semplice modificare dei tratti del mio carattere ormai radicati in me stessa, ma per il momento si poteva dire che stavo riuscendo ad essere meno timorosa per ogni cosa.
“Hinata ti vuoi muovere!” ecco… questa era la voce forte e squillante di Ino la mia migliore amica a New York, la persona a cui potevo confidare tutto e parlare di qualsiasi sciocchezza o perplessità senza il timore di essere giudicata o maltrattata. La conobbi il giorno in cui mi ritrovai persa e disorientata in questa enorme città chiamata affettuosamente la grande mela e in quell’istante mi capitò una cosa che mai avevo provato prima… per la prima volta sentii di potermi fidare di qualcuno non solo perché Ino ha sempre avuto la grande dote di mettere a proprio agio le persone, ma forse anche perché finalmente stavo iniziando a ragionare in modo diverso da come avevo sempre fatto... stavo finalmente iniziando un processo di cambiamento.
Ricordo che mi trovavo nella metropolitana, fortemente indecisa su quale treno prendere e chiaramente s’intuivano la mia perplessità e il mio smarrimento. “Se non ti muovi ad uscire dal bagno, ti assicuro che sfondo la porta!” mi urlò Ino nel mentre bussava alla porta di legno del bagno, era meglio sbrigarsi perché ero sicura che se non mi fossi mossa in fretta la porta sarebbe stato solo un lontano ricordo “d’accordo… solo dieci minuti ed esco!” le risposi e intanto mi persi nuovamente nei miei ricordi.
Faceva freddo e il mio cappotto color caramello non riusciva a scaldarmi a dovere, ero sicura che mi sarei persa ma non potevo stare ancora li ad aspettare inebetita che un’illuminazione divina mi indicasse la strada da prendere o meglio che treno prendere. Ciò nonostante decisi di afferrare il toro per le corna, insomma l’esibizione per entrare alla Julliard non mi avrebbe di certo aspettato e dunque decisi di salire sul primo treno che  mi trasmetteva sicurezza. Feci il primo gradino per salire in carrozza poi il secondo, poi di nuovo il primo e poi il secondo, salivo e scendevo quei gradini come se fossi un robottino a cui mancava qualche rotella, ok… sicuramente avrei potuto dire addio al mio sogno di diventare una pianista. Per fortuna cambiò tutto in un istante, tutto in un secondo, tutto sarebbe andato nel migliore dei modi non appena una persona mi mise una mano sulla spalla richiamando la mia attenzione “serve aiuto…?” mi chiese gentilmente la ragazza che mi trovai davanti. Ero leggermente imbarazzata, dietro di me c’era una fila di persone lunga almeno due  metri che, come si intuiva dalle loro facce, era stufa di vedermi andare su e giù per i gradini “scusate…” scesi lasciando loro il passaggio. Tutte le persone mentre salivano mi guardavano con rimprovero, tranne una la stessa che si era preoccupata di chiedermi se avessi bisogno d’aiuto. “Allora ti sei persa?” mi chiese gentilmente, solo in quel momento notai che aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e degli splendidi occhi azzurri e furono soprattutto questi che notai facendomi capire che la ragazza era di origini asiatiche, probabilmente era giapponese come me “beh, ecco io…”- “su dimmi… dove devi andare?” ero ancora imbarazzata e intontita per la pessima figura fatta qualche minuto prima ed intanto la ragazza era in attesa di una mia risposta “io…io devo fare il provino per accedere alla Julliard…” le dissi in un filo di voce, notai il suo sguardo sorpreso quasi incredulo “davvero!? Allora stavi sbagliando treno…” senza perdere altro tempo mi  prese la mano e praticamente iniziò a correre trascinandomi con lei. Non ero mai stata brava a correre, alle maratone scolastiche arrivavo sempre ultima ed infatti lei era troppo veloce per me; in ogni caso la sua mano mi teneva talmente stretta che mi costrinse a correre più veloce di  quanto ne sia mai stata capace e d’un tratto mi ritrovai all’interno di un treno con mille domande per la testa “ecco! Questo è il treno giusto!” mi disse allegra e subito dopo il treno partì per la sua destinazione, avevamo fatto giusto in tempo “mi chiamo Ino Yamanaka e tu?”- “Hi-Hinata Hyuuga” risposi flebilmente “e così devi andare alla Julliard?” mi chiese per instaurare una conversazione “es-esatto”. Il treno era troppo affollato ed in continuo oscillamento, ricordo che una persona perse l’equilibrio e cadde addosso ad una donna la quale si infuriò e cambiò letteralmente i connotati a quella povera persona, in quel momento pensai che a New York tutto fosse diverso... persino gli  animi per strada erano decisamente più incandescenti di quelli che si trovavano generalmente a Tokio. “Anche io ho un provino li…” mi informò Ino lasciandomi sorpresa “davvero!?” chiesi molto interessata “si certo!! Suono il violino…” in quel momento la guardai con ammirazione, non solo avevo di fronte un’altra musicista ma anche una persona che stava rischiando di perdere il treno, e di conseguenza il suo importante provino, solamente per aiutarne un’altra che per di più non conosceva… ero stupita “io in-invece il piano…”- “lo so…” mi disse spiazzandomi completamente “c-come lo sai?” accennò una risata prima di rispondermi “beh basta osservare le tue mani… sono assolutamente adatte per suonare il pianoforte” in quel momento il treno si fermò e Ino mi riprese di nuovo la mano iniziando a correre “muoviamoci che siamo in ritardo!”.
Maestoso… fu questo il primo aggettivo che mi venne in mente guardando il famoso college dove forse avrei trascorso gli anni più belli della mia vita, rimasi imbambolata ad osservare le mura di questo stupendo edificio e subito in me si fece avanti un senso di insoddisfazione come se tutti gli anni usati per studiare pianoforte non fossero stati abbastanza neanche per metterci un solo piede li dentro... come se non ne fossi degna. Ero praticamente ferma a contemplare la struttura davanti ai miei occhi come ipnotizzata “allora!! Cosa fai ferma li… i provini saranno già iniziati” la voce di Ino mi svegliò portandomi con i piedi per terra, era una certezza i provini sicuramente erano ormai già iniziati. Appena entrata notai subito il cambio di temperatura, fuori si gelava mentre dentro un dolce tepore mi tranquillizzò. Ci dirigemmo entrambe nel luogo in cui avremmo dovuto mostrare il nostro talento ad una commissione di esperti che avrebbe deciso se eravamo idonei per frequentare la Julliard e che avrebbe deciso inoltre il nostro futuro. Eravamo all’interno di una sala piuttosto grande adibita a teatro, al centro del palco c’era un pianoforte, il mio strumento, la mia vita. In prima fila c’era la commissione formata da cinque persone che confabulava animatamente e in piedi sul palco c’era una ragazza della mia età con in mano un flauto traverso visibilmente tremante al loro cospetto “ci dispiace, ma non ti riteniamo idonea per la Julliard” disse improvvisamente un giudice senza il ben che minimo tatto nei confronti della ragazza la quale non appena udì il loro verdetto scoppiò in lacrime scomparendo dietro le quinte. No… non ci sarei riuscita, non sarei mai entrata, non avrei sopportato una delusione del genere “Hinata Hyuga!” un giudice chiamò il mio nome facendomi pietrificare sul posto “Hinata è il tuo turno!” mi disse piano Ino, ma io non avevo la capacità di muovermi “Hinata Hyuga è presente!?” chiamò di nuovo il giudice “si è presente!!” dichiarò Ino al mio posto facendomi trasalire “bene allora se non l’ha capito è il suo turno!” disse acido il giudice “forza Hinata, sono sicura che entrerai” mi incoraggiò Ino, annuii leggermente con la testa ma non ero convinta della sua affermazione. In quel momento non so con quale forza costrinsi le mie gambe a muoversi in direzione del palco, passi lenti ed insicuri “signorina Hyuga non abbiamo tutto il giorno!” mi schernì un altro giudice, velocizzai il passo di poco e finalmente salii sul palco e guardai dall’alto gli occhi che mi avrebbero giudicato “il suo strumento è il pianoforte giusto?” mi chiese uno di loro, questo sembrava essere più gentile rispetto agli altri e sembrava inoltre capire la mia agitazione, annuii senza emettere un suono alla domanda che mi porse “perfetto allora si accomodi pure al suo strumento” mi disse. Girai il volto in direzione dello splendido pianoforte che avrei dovuto suonare e lentamente mi avvicinai ad esso, mi sedetti mettendomi comoda, alzai il copri tasti e ammirai per un paio di secondi il suo interno che conoscevo a memoria “quando si sente pronta può iniziare…” mi disse il giudice più comprensivo, in quel momento capii che era giunta l'ora di mostrare il mio valore, non solo ai giudici, ma anche a me stessa. Posizionai le dita nei punti giusti e tutto il resto venne da sé, le note del notturno di Chopin risuonavano leggere e sicure all’interno del teatro, non pensavo a nulla in quell’istante, avevo completamente spento la mia mente lasciando che le dita compiessero il loro dovere. Ad un certo punto chiusi gli occhi abbandonandomi completamente alla melodia che io stessa producevo, mi sentivo felice, felice e spensierata ed era come avvertire una concreta sensazione di libertà ed armonia, ma purtroppo la melodia finì riportandomi alla realtà.
Mi alzai tremante dalla mia postazione e camminai verso l’estremità del palco per osservare meglio le espressioni dei giudici… non so per quanto tempo rimasi immobile come una statuina li in mezzo, ma fatto sta che quello fu il giorno più bello della mia vita, fu il giorno in cui finalmente venni accettata, fu il giorno in cui ero degna di una cosa per me importante “signorina Hyuga siamo tutti concordi nel dirle che lei è ammessa” quello era l’inizio di una nuova vita. 

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Spazio dell’autrice:

come vi è sembrato il cap??? sono curiosa di sapere cosa ne pensate… non vi preoccupate Naruto entrerà presto in scena… questo capitolo era una specie di regalino prenatalizio visto che non credo di poter aggiornare così presto la prossima volta e prima di Natale…  comunque spero che troviate interessante la mia storia e che il cap vi sia piaciuto, alla prossima ciao ciao.

 

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Capitolo 3
*** Destino ***


Cap 2: Destino
 
Cammino per il Central Park di Manhattan e sebbene non sia la prima volta che vengo in questo posto ancora mi meraviglio della sua bellezza. All’interno del meraviglioso parco vi sono delle piste di pattinaggio su cui non ho ancora avuto il piacere di andare, diversi laghi artificiali e spazi appositi per far giocare i bambini, inoltre sul lato sinistro del parco si trova il Metropolitan Museum of Art in cui mi sto dirigendo in questo momento per ammirare i capolavori d’arte greca e romana che mi hanno sempre affascinata.
L’entrata del museo è situata dopo una scalinata,  c’è molta gente in giro chi esce e chi entra dall’ingresso ed ecco che mi appresto a fare l’ultimo gradino.
Tutto era sereno e tranquillo, sembrava una giornata come tante altre, ma fu proprio nella tranquillità di una normale routine giornaliera che successe una cosa inaspettata… una storta, una banalissima e stupidissima storta causata dai miei tacchi troppo alti ed il mio scarso equilibrio, stava quasi per farmi fare una rovinosa caduta sul pavimento e questa sarebbe pure avvenuta se non fosse stato per due forti braccia che mi afferrarono la vita prima di cadere “per fortuna sono riuscito a prenderti!” sentii una voce dietro di me, morbida e gentile, cercai di mettermi in equilibrio e mi raddrizzai, ma nel mentre non facevo altro che pensare alla brutta figura fatta.
Ma perché capitavano tutte a me, sembrava proprio che avessi una sorta di capacità naturale per attirare a me le figuracce di tutto il pianeta, sicuramente il mio salvatore stava ridendo sotto i baffi “tutto a posto?” mi chiese con tono evidentemente apprensivo, sicuramente ero rossa di vergogna e mi girai lentamente per guardare il mio salvatore in viso  e ringraziarlo, ma questo mi fu impossibile non appena vidi il suo volto lo riconobbi subito. Riconobbi quel ragazzino biondo con gli occhi azzurri dall’aspetto quasi angelico che mi fece versare fin troppe lacrime…  non riuscivo a spiaccicare una parola, non riuscivo a stare in piedi, le mie gambe diventarono improvvisamente molli e tremolanti ed il mio cuore prese a battere velocemente in preda all’agitazione “sto…sto b-benissimo…” biascicai timorosamente “sei sicura?” mi chiese poggiandomi una mano sulla fronte e guadandomi negli occhi cercando forse di capire se avessi la febbre. In quel momento non so per quale motivo mi scostai bruscamente da lui scacciando via la sua mano dalla mia fronte, non volevo che mi toccasse “ho detto che sto bene!” dissi quasi urlando facendo rimanere di stucco il ragazzo e facendo girare nella nostra direzione qualche passante incuriosito  “d’accordo! Non ti scaldare tanto!” si alterò giustamente, infondo non mi aveva fatto nulla anzi mi aveva persino aiutata, ma era come se tutti gli spiacevoli ricordi fossero riaffiorate nella mia mente e per la prima volta avessi deciso di reagire per difendermi “la prossima volta ti lascio cadere per le scale!” a quelle parole abbassai lo sguardo facendo nascondere i miei occhi dalla mia eterna frangetta. Ero mortificata rimasi ferma li senza dire una parola “beh a mai più rivederci” disse tranquillamente quasi senza tono, prima di voltarsi e andarsene per la sua strada. Sapevo di aver sbagliato e dovevo rimediare, a quel punto raccolsi quel briciolo di coraggio e di educazione che mi erano rimaste “a-aspetta!” dissi con tono leggero, ma abbastanza forte perché lui potesse udire, si girò di scatto incuriosito “mi…mi d-dispiace…” dissi “e… g-grazie” continuai tenendo ancora il viso basso, lo sentii ridere lievemente “non c’è di che” mi disse prima di andarsene per davvero. Rimasi ferma nello stesso punto in cui mi aveva lasciata per un altro minuto buono osservando quasi ossessivamente il pavimento. Ero quella che si suol dire una persona sconvolta, non avrei mai immaginato di incontrare proprio qui una fetta dolorosa del mio passato, infatti credevo di essermi lasciata tutto alle spalle ed evidentemente mi sbagliavo, però di una cosa ero assolutamente certa... lui non mi aveva riconosciuta altrimenti non sarebbe stato così gentile.
A quel punto non avevo più voglia di contemplare l’arte greca, in quel momento avevo bisogno di tornare nel mio residence nel campus del college insieme alla mia amica Ino che sicuramente più di ogni altra persona mi avrebbe capito. Infatti io e lei abitavamo nello stesso residence, infondo ero sicura che sarebbe entrata nell’università, ma non avevo proprio idea che il destino avesse voluto farmi il favore di metterci proprio in stanza insieme.
“Ino sei qui?” chiesi mentre entravo e chiudevo la porta alle mie spalle sperando di sentire la sua voce in risposta “Si… sto usando il bagno che tu prima mi avevi crudelmente usurpato…” risi alla sua affermazione, era vero… ogni giorno tra noi c'era una vera e propria lotta per scegliere chi doveva usare per prima il bagno e poco fa ce lo eravamo giocate a morra cinese... vinsi io. “E proprio quando pensavo di farmi una doccia in santa pace, riecco l’usurpatrice che ritorna… a proposito… come mai già di ritorno?” mi chiese dall’interno del bagno, mentre sentivo il getto d’acqua della doccia che scrosciava al suo interno “non avevo più voglia di andare al museo…” la informai tristemente sedendomi pesantemente sul divano del piccolo salottino della stanzetta “come mai? Neanche mezz’ora fa sembravi così entusiasta” sentii nella sua voce un velo leggero di preoccupazione, aveva già intuito che qualcosa non andava “veramente è successa una cosa…” dissi cercando di usare un tono più tranquillo possibile come se niente fosse, ma lei non ci cascò infatti immediatamente dopo la mia risposta il getto d’acqua terminò e meno di cinque minuti dopo eccola spuntare dal bagno con un accappatoio fucsia e un’enorme asciugamano rosa arrotolato sui capelli che faticava a tenere con le mani “raccontami” mi ordinò sedendosi accanto a me sul divano.
Presi un respiro profondo prima di iniziare a parlare “ti ricordi che ti avevo raccontato di un ragazzino che alle madie mi tormentava?” lei annuì semplicemente aspettando il continuo “beh oggi l’ho incontrato” detto questo i suoi occhi si ingrandirono dallo stupore “coosa!! Ma non è possibile”- “invece si, però lui non mi ha riconosciuta” a quel punto lei mi guardò di sbieco in modo torvo “ma come!? Non gli e le hai cantate quattro a quell’insensibile?” chiese rimproverandomi, poi però sospirò rassegnata ricordandosi che era di fronte ad Hinata Hyuga e non a Bruce Lee… non avrei mai avuto la forza di insultarlo “non importa, so io quello che ti serve… ti devi distrarre, ho sentito che non molto lontano hanno aperto un bar carinissimo perché non ci andiamo?” la sua proposta in quel momento mi sembrava una manna dal cielo, non avevo proprio voglia di deprimermi in casa “d’accordo andiamo!”.
Ino aveva ragione, questo locale era assolutamente carinissimo, un po’ alternativo a dir la verità. Sembrava per metà una discoteca per via delle luci al neon di diversi colori che variavano dal viola al verde, un po’ fastidiose all’inizio ma poi si ci abitua facilmente. Come sottofondo musicale si poteva udire una musica soft quasi rilassante in contrasto con le luci per così dire psichedeliche che illuminavano il bar ed in fondo al locale c’era un bancone ad angolo in modo da riprendere la struttura dell’edificio. Diedi un’occhiata al poster attaccato all’interno del locale che mostrava i vari tipi di caffè e altre bevande tra cui cappuccini e cioccolate calde di cui non mi erano noti i gusti e venni attratta dal cioccolato alla menta, ero curiosa di assaggiarlo. In quel momento non vi era molta gente, giusto un gruppetto di amici seduti al bancone, vidi Ino osservare il poster molto attentamente indecisa su cosa prendere “credo proprio che prenderò un caffè ristretto!” proclamò infine, ero sicura che non avrebbe scelto qualcosa di strano, preferiva seguire i suoi gusti “e tu Hina?”- “credo che prenderò una cioccolata alla menta” ci dirigemmo entrambe al bancone senza fretta. D’un tratto comparve da una porta dietro il bancone una persona, presumibilmente il barista, con in mano dei pacchi che formavano una specie di torretta in piedi per miracolo e che gli coprivano il volto “posso esservi d’aiuto?” disse da dietro le scatole “si… un caffè ristretto e una cioccolata alla menta!” informò Ino entusiasta “subito…” disse il ragazzo poggiando le scatole per terra dietro il bancone ammirandolo per essere riuscito a non farle cadere, ma quando si riportò in piedi a volto scoperto credetti quasi di svenire, oggi non doveva proprio essere giornata! Il mio cuore cominciò a battere forte per la seconda volta e lui come se non bastasse mi aveva riconosciuta, beh mi aveva riconosciuta come la ragazza che per poco non si ammazzava cadendo dalle scale non come la ragazzina spaventata che continuava tormentare con le sue frecciatine velenose.
“No! Non ci credo!” disse, sapessi io! Mi ritrovai a pensare “sei la ragazza di oggi!” Ino mi guardò stupita, se non aveva capito male era questo il ragazzo di cui le avevo parlato escludendo la possibilità che ne avessi incontrati altri, ma in ogni caso l’aveva già capito osservando il mio corpo diventare improvvisamente rigido “s-si…” confessai impercettibilmente. Ino lo guardava con disprezzo quasi furente e lui se ne accorse “di un po’ biondina ti sto forse antipatico?” disse ovviamente scherzando “esattamente!” rispose secca Ino senza peli sulla lingua come al solito del resto, facendolo rimanere decisamente male in quanto non ne capiva il motivo “capisco perché siete amiche!” si difese lui riferendosi al mio comportamento un po’ brusco avuto quel giorno. Il ragazzo girò i tacchi e si accinse a preparare le nostre ordinazioni “ecco a voi” disse sinceramente gentile, strano… infondo l’avevamo trattato male. Dovevo ammettere che quello che bevevo era delizioso, bevevo a piccoli sorsi perché avevo lo stomaco chiuso dall’agitazione per averlo rincontrato e ancora mi chiedevo come fosse possibile in una città come New York,  lo sentii ridere di gusto facendo aizzare le ire di Ino “si può sapere perché ridi!” lo rimproverò lei, a quel punto il ragazzo mi indicò col dito indice e Ino si girò a guardarmi “cosa c’è?” chiesi piano ma sentii una fragorosa risata anche da parte sua “scusami Hina ma sei buffissima!”- “come?” non riuscivo proprio a capire, almeno fin quando Ino non tirò fuori dalla sua borsetta lo specchietto che mostrò il mio pallido viso con tanto di baffi… eeeh già un bel paio di baffi marroni causati dalla cioccolata che stavo bevendo. Avvampai di colpo e prima che la situazione degenerasse il ragazzo mi porse dei fazzoletti che presi non prima di aver lanciato un’occhiataccia ad Ino per essersi burlata del mio piccolo inconveniente “g-grazie” – “questa volta non hai problemi a dirmelo” disse mostrandomi un sorriso sfavillante ed io arrossii perché ancora mi dispiaceva e mi vergognavo per il mio comportamento. “Mi chiamo Naruto Uzumaki” si presentò e come potrei mai dimenticare il suo nome “piacere di conoscerti” continuò “io sono Hinata” tralasciai il cognome, non volevo che mi riconoscesse ed anche se ero ormai cresciuta in quel momento mi sentivo invece come la bambina di tanti anni fa e non avevo voglia di essere schernita ancora una volta da lui.“Sisi bando alle ciance! Quant’è?” chiese d’improvviso Ino notandomi in difficoltà “sono tre dollari e cinquanta” Ino tirò fuori i soldi dalla sua borsetta e pagò la cifra “generosa la tua amica” mi disse Naruto notando che aveva pagato anche per me “anche se un po’ schizzata” – “come prego!” si alterò Ino “io non ho detto niente” mentì lui. Ino decise di passare oltre perché mi vedeva non poco in preda al panico “bene noi andiamo”- “allora arrivederci!” salutò lui cordiale “si a mai più rivederci!” rispose Ino portandomi fuori a braccetto. In quel momento tirai un sospiro di sollievo, perfettamente concorde che non avrei mai più rivisto Naruto, ma in realtà ancora non sapevo quanto alle vote il destino si divertiva a burlarsi delle persone.

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Spazio dell’autrice:

wow ho aggiornato e prima di quanto credessi!! Allora vi è piaciuto il cap? fatemi sapere mi raccomando!  Un bacione a tutti ciao ciao.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** La gara ***


Cap 3: La gara
 
Sono agitata e molto anche, oggi dovrò affrontare quella che per me si preannuncia una sfida alquanto difficile ed impegnativa, ho avuto un mese di tempo per prepararmi… dovevo scrivere o meglio comporre una melodia per pianoforte in modo tale da misurarmi con altri studenti, è una specie di gara e perciò ci sarà un vincitore e ci saranno dei vinti e io sono sicura che farò parte di quest’ultimo gruppo. Non è obbligatorio partecipare a questo tipo di gare ma Ino, quella che dovrebbe essere la mia migliore amica, un mese fa pensò bene di iscrivermi senza il mio permesso con la scusa che mi avrebbe fatto bene un po’ di sana competizione, ma allora si sarà iscritta anche lei pensai, invece no … lei disse che si sarebbe fatta da parte per l’amicizia che ci legava in quanto se avesse partecipato avrebbe sicuramente vinto lei e a me sarebbe toccato il secondo posto, tante grazie! Ora però ero io nel panico più totale perché a giudicare le nostre composizioni saranno sei insegnanti conosciuti per essere i più severi e meschini del college e non è un’esagerazione... il tutto si terrà nel teatro, proprio quello in cui feci l’esibizione per entrare e anche per questo motivo mi sentivo un po’ debilitata e molto, molto agitata.
“allora Hina sei pronta?” mi chiese Ino con un sorriso smagliante, in risposta ricevette una specie di smorfia più o meno somigliante ad un sorriso, non avevo neanche la forza di parlare perché quella notte non avevo chiuso occhio per quanto fosse alta la paura e l’agitazione nel mio corpo “su con la vita Hina!! Ti sei impegnata molto e io credo che tu possa farcela!” disse tirandomi una pacca sulla spalla che, per quanto fosse stata vigorosa, somigliava più ad un pugno che ad un gesto di conforto “haia!! perché l’hai fatto!!?”- “perché almeno ti sei svegliata bella addormentata nel bosco” rispose tranquillamente “e non mi chiamare così lo sai che mi dà fastidio!” non ricordavo quando fosse iniziata la faccenda della bella addormentata, ma Ino mi affibbiò questo nomignolo perché diceva che quando ero sotto pressione non capivo più niente e sembravo una sonnambula che camminava “beh non potevo mica baciarti! Questo lo deve fare il principe no?” e non sapevo neanche da quanto tempo andasse avanti la faccenda del principe. Era estremamente convinta che tra un po’ lo avrei incontrato perché un giorno andammo da una di quelle veggenti che leggevano la mano nel tendone di un luna park per riderci un po’ sopra e lei predisse che presto avrei incontrato il mio principe azzurro. Ino prese la previsione alla lettera e meno male che in principio continuava a ripetermi che lei a queste cose non ci credeva.
“A che numero sono arrivati?” chiesi ad Ino, ogni partecipante indossava una spilla con un numero per indicare il proprio turno “stanno ascoltando il decimo” mi informò, almeno ancora per un po’ potevo stare tranquilla visto che ero la numero ventuno “bene, altre dieci persone prima del mio turno e della mia fine…” lei mi guardò un po’ scocciata “su Hina! Non essere così pessimista!” disse sbuffando, non aveva mai sopportato il mio pessimismo cronico “seriamente… pensi che abbia qualche speranza?” – “ma certo! Il tuo brano è stupendo” le sue parole mi rincuorarono un po’, tanto da potermi concentrare su una melodia che in quel momento era in esame. Davvero stupenda… a quel dolce suono impallidii di colpo, non ci sarei mai riuscita, quello che stavo sentendo era troppo meraviglioso, avrei riconosciuto le note di un pianoforte anche a chilometri di distanza e quelle che sentivo erano bellissime, divine aggiungerei. “Chi è che sta suonando?” chiesi ad Ino visibilmente incuriosita e impaziente di capire chi fosse il compositore  “credo il numero dodici, aspetta che guardo chi è” lei sporse così la testa da dietro le quinte del teatro per controllare il misterioso pianista. La sua espressione al suo ritorno faceva presumere che avesse visto un fantasma “Hina, non crederai mai chi è la persona che sta suonando” disse un po’ agitata “ma ti prego non guardare” mi supplicò, io non le diedi ascolto volevo assolutamente sapere chi fosse l’autore di quella meravigliosa melodia e il velo di mistero e preoccupazione nelle sue parole avevano incrementato la mia curiosità “non lo fare!” mi intimò con agitazione mentre sporgevo la mia testa al di la delle quinte e… crisi, il mio cervello andò il palla, non potevo credere, non poteva essere, non era assolutamente possibile una cosa del genere. Strofinai i miei occhi e aguzzai la vista sperando che la stanchezza mi avesse fatto immaginare ogni cosa… no, non stavo immaginando ne tanto meno sognando, quella splendida musica, quel dolce suono era tutto frutto di quell’essere, di quell’individuo di cui facevo fatica a pronunciare il nome e ancor di più a dimenticarlo.
“Na… Na-Naruto…” ritirai il mio volto sconvolto e pressoché stupefatto, incredula e disorientata “Na-Naruto…” ripetei ancora “non è vero…” continuai perplessa “io non sapevo che anche lui fosse qui, non l’avevo mai visto prima in giro per il college” disse Ino velocemente come se volesse farsi perdonare per l’accaduto visto che fu lei a cacciarmi in questo pasticcio iscrivendomi.
“Ino io non ce la faccio…” – “ma cosa stai dicendo!” mi rimproverò lei prendendomi per le spalle “non farti rovinare la cosa che ami di più, non farti rovinare da lui ancora una volta” le sue parole erano toccanti per me, ma io proprio non riuscivo a stare in piedi “Hinata reagisci!! Fa vedere quanto vali!!!” mi urlò scuotendomi, aveva ragione e poi lui non sapeva chi io fossi. Avrei suonato il mio pezzo e poi con calma me ne sarei andata, semplice a dirsi però un po’ più difficile a farsi “ci… ci proverò” dissi quasi sussurrando “così si fa Hina!!” disse recuperando la sua solita esuberanza e la sua solita vitalità. Rimasi per un sacco di tempo appoggiata con la schiena al muro per paura di un improvviso cedimento delle mie gambe, aspettavo il mio turno che inesorabilmente sarebbe arrivato ed erano già al numero venti. Naruto era tornato dalla sua esibizione già da parecchio, lo vedevo chiacchierare con alcune persone confabulando allegramente e delle volte animatamente. Non distoglievo il mio sguardo da lui, ma lui ancora non ci aveva notate ed il mio turno era arrivato… oddio, oddio, oddio!! Era tutto quello che riuscivo a pensare mentre mi incamminavo verso il piano, dovevo stare calma e rilassata. Mi sedetti e come facevo ogni volta prima di iniziare a suonare presi un respiro profondo, mi concentrai cercando di isolare la mia mente, cercando di pensare solo a suonare e come per incanto iniziai quella che per me era la melodia che racchiudeva tutti i miei sentimenti, che racchiudeva tutto il mio vissuto. Era un suono dolce, lento, molto trite e malinconico, una melodia che colpisce il cuore diceva Ino. In un certo senso dovevo anche ringraziare Naruto per la mia composizione, in fondo un po’ di ispirazione me l’aveva data il suo doloroso ricordo. Milioni di emozioni e tormenti si fecero vivi in me come mai mi era capitato nelle almeno centinaia di volte in cui provai questo pezzo. Ero completamente presa, così tanto che quasi mi dispiaceva che il mio operato avesse una fine, volevo continuare a suonare, volevo mostrarmi forte, no… volevo essere forte. Incredula riuscii a concludere la mia melodia senza sbagliare e senza indugi, ero fiera di me stessa di quello che avevo fatto ed ottenuto, ritornai da Ino un po’ barcollante per il forte stress del giorno tenendomi la testa che continuava a girarmi come impazzita. Me lo sentivo ero in procinto di svenire e fu proprio quello che accadde, svenni e non capivo, non riuscivo proprio a capire di chi fossero quelle braccia che mi sostenevano, ma prima di perdere completamente i sensi notai una chioma bionda e sbarazzina e degli occhi azzurri che mi fissavano preoccupati e allora capii, capii di che erano quelle braccia.

 
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Spazio dell’autrice:

Ciao a tutti!!! che felicità tornare a scrivere di nuovo questa storia e spero che siate contenti anche voi ^__^  lo so che ci ho messo tanto ad aggiornare e mi dispiace moltissimo e spero che anche se aggiornerò ancora tardi voi abbiate comunque la pazienza di seguirmi… Bè iniziamo col ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo grazie tante davvero^__^  mi fa molto piacere sapere il vostro parere e ringrazio anche chi ha messo questa storia tra i preferiti! Un grande bacio a tutti e al prossimo capitolo ciao ciao.

 

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Capitolo 5
*** Ma perchè tutte a me ***


Cap 4: Ma perché tutte a me
 
Mi svegliai con un forte dolore alla testa riconoscendo qualche secondo dopo che ero nella mia stanza, ma altri secondi dopo compresi che non ero da sola… nella camera c’era Ino seduta accanto a me e poi, poi… quasi mi venne un colpo anzi credo proprio che il mio cuore avesse smesso di battere per almeno un minuto perché in piedi appoggiato alla porta c’era lui… c’era Naruto nella mia stanza.
“Hina come ti senti?” mi chiese premurosa lei, un suono abbastanza incomprensibile uscì dalla mia bocca perché ero troppo concentrata a fissare con occhi a palla il ragazzo che in quel momento si stava avvicinando “come stai?” mi chiese chinandosi e mettendo una mano sulla mia fronte “e si… hai proprio la febbre” mi disse. In quell’istante guardai Ino e lei capì cosa volevo chiedere “ecco vedi lui… lui era preoccupato e ha insistito per rimanere dopo che ti aveva portato in braccio in camera” mi guardò con occhi che chiedevano scusa. Avevo un’espressione a dir poco scioccata, va bene incontrarsi per strada, va bene incontrarsi al bar, ma per l’amor del cielo lasciami in pace almeno qui… “secondo me devi dormire ancora un po’, hai delle occhiaie che fanno spavento!” mi informò Naruto con un sorriso, bè grazie tante... pensai che la gentilezza non era mai stata il suo forte, ma pensai anche che mi aveva portata in braccio fino in camera e quindi per lo meno aveva un po’ di compassione “oh mio Dio come è tardi!” sbotto d’improvviso Ino “devo andare a lezione!!” aggiunse tremendamente agitata “Ino calmati” dissi debolmente “ma non posso lasciarti da sola! E se ti sentissi di nuovo male o avessi bisogno di qualcosa? Sei conciata peggio di uno strofinaccio usato!” mi fece presente “mille grazie Ino” le dissi cercando di avere un tono più ironico possibile ed evidentemente c’ero riuscita visto che Naruto rideva a crepapelle “non ti preoccupare starò io con Hinata” desse lui. Coooosa!!!?? Ma perché tutte a me “non credo sia una buona idea… preferisco stare io con lei” disse Ino guardandolo storto “ma Ino non puoi saltare ancora una lezione potresti non essere ammessa all’esame devi andarci per forza” le dissi “e poi so badare a me stessa” aggiunsi cercando di far intendere che non avevo bisogno neanche di Naruto “allora facciamo così, io vado a lezione e lui starà con te solo per poco” in quel momento l’avrei strangolata anche se ero stata io a suggerirle di andare “è meglio che ci sia qualcuno Hina, non posso lasciarti da sola…”- “si per me non è un problema oggi non ho lezione” ci informò Naruto “bene allora io vado, Hina mi dispiace un casino” disse prima di andarsene. Perfetto! Ora ero da sola… con lui, ma non ero arrabbiata con Ino lo sapevo che mi voleva bene e l’aveva fatto solo perché non poteva trascurare le lezioni e per fortuna o sfortuna anche io oggi non ne avevo.
“Come mai ti ha chiesto scusa?” mi chiese Naruto mentre si sedeva al mio fianco “è una lunga storia” tagliai corto, non volevo parlare con lui speravo solamente che se ne andasse presto dalla mia vista “ok… non mi sarei mai immaginato di trovarti anche qui”- “beh sono cose che capitano…” dissi facendo l’evasiva per non informarlo delle mie perplessità che corrispondevano alle sue, ma c’era una cosa che volevo chiedergli “senti… suoni il piano vero?” lui annuì sorridendo e tenendo le mani in tasca “e… da quanto tempo suoni?” dissi nascondendo il mio volto sotto le coperte “bè, ero molto piccolo… vedi i miei genitori morirono quando avevo due anni e d’allora mio zio Jiraya mi prese con sé, lui è un noto musicista e mi ha trasmesso la passione per il piano… è stato lui ad insegnarmi tutto quello che so” disse fiero, doveva volere molto bene a suo zio “però volevo cambiare vita, così da circa due anni vivo qui a New York presso degli amici di mio zio che furono così gentili da ospitarmi e da poco vivo da solo mantenendomi con il lavoro al bar, in precedenza avevo fatto domanda per la Julliard e mi hanno preso” aggiunse altrettanto fiero “oh…” fu la mia misera risposta “e tu? Cosa ci fai qui, non sei americana vero?” e come nasconderlo “be’ io… suono il piano da quando avevo quattro anni e il mio sogno è sempre stato quello di entrare in questo college per cui…” lasciai trarre le conclusioni a lui “capisco… ti sei trasferita qui e sei riuscita a far avverare il tuo sogno”- “esatto” dissi, un tremendo silenzio imbarazzante riecheggiava fra di noi evidentemente avevamo esaurito gli argomenti di conversazione, ma io volevo punzecchiarlo un po’. In quel momento non sapevo cosa mi prese ma volevo capire se si ricordasse di me, forse avvertivo un desiderio simile alla vendetta che mai prima mi era appartenuto e volevo cogliere l’occasione per rinfacciargli tutto ciò che mi aveva fatto, esattamente come mi disse di fare Ino quando lo incontrai la prima volta al museo “parlami di quando eri ragazzino, sono curiosa?” dissi facendo la vocetta alla Ino, vivere con lei mi faceva proprio male… “cosa vuoi sapere?” – “ad esempio, non so… quando facevi le medie avevi degli amici?” chiesi facendo l’indifferente “beh si… però purtroppo ci siamo persi di vista ad esempio mi ricordo di Rock Lee oppure Shikamaru, eravamo proprio delle pesti” mi informò, ah già come dimenticarsi di quei due… come li aveva chiamati? Pesti, già aveva proprio ragione “e tu?” mi chiese “io?... io be’ non ho un bellissimo ricordo delle medie o di quando vivevo in Giappone” dissi girandomi di schiena “capisco… e perché mai?” mi chiese sinceramente curioso. Ok forse mi ero tirata la zappa sui piedi facendo quella domanda, ma non avevo saputo resistere, volevo che lui ammettesse i suoi errori “in generale non sto simpatica alla gente” sentenziai più ambigua possibile. Rimase impietrito dalla mia risposta "be’ a me piaci invece” disse allegro, facendo diventare la mia pelle di solito chiara come il latte di un acceso rosso cremisi non appena compresi il significato della sua frase, era evidente che non sapesse chi fossi altrimenti non avrebbe mai detto ciò che ha detto “sai una cosa? Ti facevo più un tipo… insensibile” la mia affermazione lasciò di stucco Naruto “a dir la verità… non sono sempre stato così gentile, una volta ero molto antipatico”- “ma davvero?” dissi fingendo un tono sorpreso e lui annuì “ero molto cattivo e se ci ripenso non mi riconosco forse per la compagnia che frequentavo, ma ero bravo solo a fare a cazzotti e ad acchiappare le ragazze” disse un po' timido grattandosi la testa con quel sue perenne sorriso sul volto. Rimasi sbalordita forse l’avevo giudicato male, forse mi sbagliavo però non riuscivo ancora a fidarmi completamente di lui anche se fino a quel momento non mi aveva dato alcuna ragione per non farlo.
“Di un po’ Hinata, hai il ragazzo?” mi chiese a bruciapelo proprio mentre stavo bevendo un sorso d’acqua dal bicchiere che Ino mi aveva lasciato con gentilezza sul comodino di fianco al letto e, come per voler affermare ancora una volta la mia capacità di attirare disgrazie, sputai per lo stupore l’acqua proprio in faccia a Naruto che rimase fermo per qualche secondo con l’acqua che gocciolava dal suo viso e dai suoi capelli color oro “bè devo dire che hai proprio una mira pazzesca” disse “mi hai centrato in pieno!” continuò iniziando a ridere, pensavo che mi avrebbe rimproverata e invece risi anche io insieme a lui per la pessima figura che avevo fatto e per la faccia buffa che lui si ritrovava “mi dispiace tantissimo” dissi tra le risate “aspetta che ti asciugo…” aggiunsi prendendo un fazzoletto dal pacchetto che avevo nel cassetto del comodino e delicatamente lo strofinai sulla pelle fredda e bagnata del povero Naruto. D’un tratto non rideva più, si fece serio e il suo sguardo profondo mi guardava dritto negli occhi… mi salì il panico perché forse mi aveva riconosciuta e forse sarebbe tornato tutto come alle medie, ma il suo sguardo non era cattivo e delicatamente racchiuse con la sua mano la mia che stava asciugando col fazzoletto il suo volto ancora gocciolate. Piano piano si avvicinò sempre più al mio volto che come attirato da una sorta di magnetismo si avvicinava al suo. Il mio cuore stava per esplodere sentivo il suo fiato sulla mia pelle e se fosse passato solo un altro secondo le mie labbra avrebbero sfiorato le sue, ma la porta si spalancò all'improvviso facendoci prendere un enorme spavento che ci divise all’istante. Vidi un’alquanto euforica Ino con in mano uno strano volantino color rosa confetto e presa dall’agitazione dissi “Ino che ci fai qui?” – “l’insegnante aveva un problema familiare ed è dovuto andare via e non abbiamo fatto lezione, ma indovina?”-“adesso si mette pure a fare gli indovinelli? non pensavo avesse una mente così acuta” si ritrovò a bisbigliare Naruto che evidentemente era dispiaciuto per il momento appena interrotto e di cui fortunatamente Ino sembrava non essersi accorta.
“Cosa è successo Ino” chiesi lasciandomi prendere dall'entusiasmo della mia amica “passando per il corridoio ho visto sulla bacheca questo volantino! Proprio questo sabato organizzeranno un ballo in maschera in cui le coppie verranno scelte a caso tramite una pesca! Ma non è fantastico” rimasi sorpresa, un ballo in maschera? E chi l’avrebbe mai pensato “e quindi?” dissi spompando l’allegria di Ino “ma come e quindi? È ovvio che noi ci andremo!” proclamò come se avesse appena vinto alla lotteria, lasciando me di stucco e Naruto con una strano sorrisino compiaciuto sul volto. Ma perché capitavano tutte a me mi ritrovai a pensare… in realtà ancora non sapevo che questa volta la fortuna stava girando dalla mia parte.

 
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Spazio dell’autrice:

Ciao!!!  Come va? Ho aggiornato il quarto cap di questa storia e sono molto felice di averlo fatto, sarà perché questa storia è mia ma mi piace un sacco e mi entusiasmo a scriverla e spero che piaccia anche a voi ^__^ quindi ditemi cosa ne pensate e ringrazio i 16 coraggiosi che hanno messo questa storia tra i preferiti:

1 - ada12
2 - Auron_san
3 - barbiny jn
4 - Callie33
5 - Edhelwen
6 - kry333
7 - Mat Hyuga
8 - Mat Uchiha
9 - Namine1593
10 - okayerei
11 - sandgaara
12 - ShessomaruJunior
13 - siete fikissimi N4
14 - sorelline xsv
15 - starsoul
16 - stezietta w

Grazie mille davvero e al prossimo capitolo ciao ciao.

 

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Capitolo 6
*** Il ballo (prima parte) ***


Cap 5: Il ballo (prima parte)
 
Un ballo… la notizia peggiore che potesse capitarmi, non ero proprio dell’umore giusto per un ballo e soprattutto non avevo voglia di andarci con uno sconosciuto che potrebbe avere chissà quali intenzioni per la testa. Mancavano ancora cinque giorni all’evento per cui tutta la scuola e soprattutto Ino, stava impazzendo di gioia… tutti ne erano entusiasti ma non io, era soltanto per il bene che volevo alla mia amica che ci sarei andata.
Non avrei mai immaginato che sarebbe stato così esageratamente stressante e stancante prepararsi per un ballo. Io ed Ino eravamo da ben cinque ore rinchiuse nel reparto moda di uno dei più bei centri commerciali di New York. Vi erano vestiti e scarpe di Gucci, Prada e chi più ne ha più ne metta, ma ancora Ino non riusciva a decidere tra il vestito rosa confetto al quale avrebbe posto qualche modifica per  sembrare una principessa venuta da chissà quale regno incantato oppure gettarsi tra le fiamme degli inferi con un bellissimo vestito rosso fuoco con tanto di spacco vertiginoso su un lato della gonna che lei avrebbe potuto permettersi di indossare senza problemi.
 “Ma allora Hina! Mi aiuti a scegliere o no!” mi disse quasi isterica risvegliandomi dal mio bellissimo sogno ad occhi aperti in cui ero in compagnia di Orlando Bloom “credo che quello rosa ti stia d’incanto” dissi sembrando convinta, ma in realtà morivo solo di noia. Lei mi guardò per qualche istante, guardò il vestito rosso che teneva nella mano destra poi quello rosa alla mano sinistra e mi sorrise “allora credo proprio che sceglierò quello rosso” mi disse e inevitabilmente le feci una linguaccia, non si fidava mai dei miei gusti “grazie Hina tu si che mi sai consigliare” aggiunse avviandosi alla cassa per pagare, la raggiunsi affiancandola.
“Allora hai deciso di fare la diavolessa?” le chiesi “si si, credo proprio che rispecchi il mio carattere focoso ed esuberante!” e come darle torto era sempre instancabile, potente come un vulcano in eruzione… finalmente ero libera dallo stress pre-ballo a cui Ino mi aveva costretto e potevo già vedermi sul divano a mangiare gelato al cioccolato, ma invece no... qualche secondo dopo aver pagato Ino disse qualcosa che fece sgretolare tutte le mie speranze “adesso tocca a te!”.
La biondissima Ino era euforica più di quanto lo fosse stata nella scelta del suo vestito. Era completamente partita di testa, esprimeva una quantità di euforia al pari di un giro sulle montagne russe “non sai che vestito ho intenzione di farti prendere” mi disse con un sorriso che mostrava denti bianchissimi “ma dove stiamo andando?” chiesi visto che eravamo uscite dal centro commerciale da un bel po’ e mi stava trascinando chissà dove lungo vicoli cittadini a me sconosciuti “lo vedrai, sono sicura che ti piacerà” mi informò sprizzando di gioia.
Era vero... lo sapeva che mi sarebbe piaciuto. Mi aveva portato in un piccolo negozietto dove proponevano costumi teatrali o per le feste in costume e abiti davvero meravigliosi tutti pomposi e in stile medievale o anche vestiti più moderni e sbarazzini o ancora eleganti e raffinati, insomma un po’ di tutto “wow Ino ma è pazzesco!” dissi illuminandomi come risvegliata dal tepore che mi aveva accompagnata per tutta la giornata “visto? L’altro giorno passavo da queste parti per andare nella mia erboristeria preferita e ho visto la vetrina di questo negozio... vendeva proprio le maschere che facevano al caso nostro. Entrando ho visto anche gli abiti e mi sono permessa di sceglierti il vestito” disse elettrizzata con occhi sgargianti e brillanti come se avesse appena conquistato il mondo “ok e d-dov’è?” chiesi con timore, preoccupata che mi avesse scelto un abito da gattina tutte fusa oppure da ragazza di play boy o comunque uno che avrebbe avuto ben poco da mascherare. Lasciandomi sulle spine andò dal commesso per chiedere qualche cosa e lui tornò dal magazzino con un abito che, contro tutte le mie aspettative, sembrava meraviglioso. L’abito era nero, lungo quasi ai piedi e con dei brillantini argentati che illuminavano sia il bordo della gonna morbida, vaporosa e plissettata e sia quello della profonda e provocante scollatura a V presente sul decoltè; vi era poi un’altra scollatura trapezoidale sulla schiena questa volta e che lasciava scoperte le scapole. Ma un momento… a proposito della scollatura… era troppo ma troppo scollata troppo troppo “Ino la…la…” - “la scollatura? A non ti preoccupare ti starà benissimo” mi disse mentre io immaginavo già un’imbarazzate caduta che avrebbe mostrato parti che non dovrebbero essere mostrate in un ballo pubblico “e le maschere?” chiesi lasciando perdere l’argomento scollatura perché tanto sapevo benissimo che prima o poi mi avrebbe convinta “ho scelto anche quelle!” esclamò mostrandomi una deliziosa maschera nera di pizzo con qualche brillantino argentato, sicuramente destinata a me, la quale mi avrebbe coperto elegantemente gli occhi e parte del volto ed un’altra rossa che si teneva con una piccola asta ma che all'occorrenza poteva anche essere legata con un nastrino “bellissime” dissi fiera per una volta tanto delle scelte di Ino “ok adesso abbiamo finito?” chiesi “assolutamente no! Dobbiamo ancora scegliere come truccarci e come pettinarci!” puntualizzò come se la sua risposta dovesse essermi ovvia, per cui mi recai sconfitta verso quello che la giornata ancora mi prospettava.
Il giorno fatidico era arrivato, l’ora X era scoccata, il dì del giudizio era davanti a noi, insomma il ballo era giunto ed Ino era irriconoscibile da quando fosse schizzata, ma soprattutto io ero irriconoscibile da quanto il vestito e la maschera mi rendessero provocante e misteriosa. Continuavo a guardarmi allo specchio e quella nella maniera più assoluta non potevo essere io. Di fronte a me c’era il riflesso di una donna affascinante e delicata, ma allo stesso tempo consapevole della propria bellezza  “wow Hina sei davvero uno schianto!” mi disse lei vispa e allegra “gr-grazie” borbottai arrossendo ancora incredula di fronte alla mia immagine, per la prima volta mi vedevo bella. Alla fine avevamo optato per un trucco leggero sugli occhi perché tanto saremmo state coperte dalle maschere e dunque avevamo risaltato le labbra, io portavo un bel rossetto rosso ed Ino uno sui toni del marroncino. Per i capelli avevo deciso di raccoglierli in uno chignon morbido con qualche ciocca che mi contornava il viso in modo da mostrare interamente la bellezza dell’abito mentre Ino aveva deciso di tenerli sciolti con due ciocche attorcigliate, tirate all’indietro e legate da un elastico dorato “ok siamo pronte!” esultò lei facendomi comprendere che dovevamo veramente andare, non prima però di aver dato un’ultima occhiata alle mie scarpe col tacco, prestatemi da Ino, con la convinzione che presto o tardi sarei caduta. Il mio cuore palpitava dall'emozione e dall'euforia, strano pensai, credevo che ne sarei stata distrutta e cominciai a pensare che Ino avesse messo qualche droga nella torta che avevo mangiato quel pomeriggio, ma confidando nella sua, anche se ben nascosta, sanità mentale mi convinsi che ero semplicemente curiosa ed eccitata di sapere chi sarebbe stato il malcapitato che avrebbe ballato tutta la sera con Ino e chi invece con me o forse ero solo curiosa di sapere se ci fossa stata una persona in particolare.
Il ballo si teneva nella palestra del college e all'entrata due gentili ragazze vestite, chissà per quale motivo, da fragole giganti ci diedero un numero da attaccare al vestito informandoci che alle nove in punto si sarebbe tenuta l’estrazione; in quel momento pensai se Naruto fosse presente e come fosse vestito, arrossii d’improvviso e sentii i battiti del mio cuore accelerare, forse faceva caldo e intanto mi chiedevo perché continuavo a pensare a lui.
Wow in America sanno proprio come organizzare di questi eventi… tutto era perfetto perfino le luci erano stupende le quali si accendevano e spegnevano al ritmo della musica che il DJ proponeva, vi erano addobbi colorati e dei cartonati di alberi con la funzione di simulare un bosco incantato, vi era un buffet con ogni leccornia dolce e salata e delle confettate che mettevano allegria ed inoltre, come se non bastasse, vi erano degli angoli dedicati alle foto con sfondo fiabesco e giochi a tema carinissimi di cui uno chiamato “la mela di Biancaneve”.
Le nove meno dieci, sembrava che l’estrazione non arrivasse mai, intanto Ino ballava in pista come se non ci fosse un domani e di tanto in tanto mi prendeva le mani dondolandole senza un filo logico per incitarmi a seguirla nei movimenti. Almeno in una cosa eravamo uguali nessuna delle due sapeva ballare, mentre io sembravo un tronco di un albero lei sembrava che stesse camminando sui carboni ardenti. Intanto che “ballavamo” pensavo se Naruto mi stesse vedendo ed inciampai, tanto per cambiare, nei miei stessi passi… lo sapevo che non dovevo mettere i tacchi alti pensai.
Improvvisamente le luci si fecero più offuscate ed il Dj annunciò con simpatia il momento delle estrazioni, un boato di gioia riecheggiò per tutta la palestra e tutti erano emozionati di conoscere il loro partner per la serata. I ragazzi avrebbero pescato il biglietto corrispondente a quello di una dama prelevandolo da dei cappelli a cilindro situati in giro per la palestra, dopo di che avrebbero avuto il compito di cercare la ragazza a cui apparteneva tale numero e fu così che il cacciatore avrebbe catturato la sua bella nel bosco.

 
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Spazio dell’autrice:

Ciao a tutti! lo so che questo capitolo è un po’ barboso, ma è di passaggio insomma il bello deve ancora venire, ma spero comunque che vi abbia fatto piacere leggerlo, fatemi sapere come vi è sembrato ^__^.

Ringrazio nuovamente coloro che hanno messo la mia storia tra i preferiti e tra le seguite, inoltre grazie a tutti coloro che recensiscono o che leggono soltanto, un baciotto ciao ciao.

 

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Capitolo 7
*** Il ballo (seconda parte) ***


Cap 6: Il ballo (seconda parte)
 
Tutto sembrava andare per il verso giusto, magari avrei incontrato qualche ragazzo simpatico e carino non per forza un maniaco pervertito, insomma avevo deciso di divertirmi in tutta spensieratezza.
Mi guardavo intorno e tutti erano vestiti in modo bizzarro, c’era chi si era vestito da personaggio delle fiabe o addirittura da cartone animato e questo rendeva tutto più allegro e simpatico. Ero agitata, tanto per cambiare, e nessuno si era ancora fatto avanti… che strano e se vedendomi il mio cavaliere avesse deciso che non fossi abbastanza per lui? ma sentii proprio in quel momento una mano che si appoggiò lentamente sulla mia spalla e che mi fece sussultare “il numero 55?” mi chiese, guardai la mia targhetta ed ero proprio io “s-si…” risposi guardando il volto mascherato del ragazzo. Da li a poco dopo ebbe inizio una sorta di scatafascio unico ed inimmaginabile perché quel ragazzo non faceva altro che parlare della sua Jaguar e di quanto la cilindrata fosse importante o che sono meglio i cerchioni in lega ecc ecc ed io continuavo a sbadigliare a dismisura senza neanche vergognarmi di farlo, non mi importava se sotto quella maschera ci fosse stato l’uomo più bello del mondo. Intanto vidi Ino che stava ballando con un ragazzo biondo e mi ritrovai a pensare che fosse davvero carino, ma nonostante ciò non mi sembrava che lei si stesse divertendo molto in sua compagnia.
“Scusa come ti chiami?” mi chiese d’improvviso il ragazzo per catturare la mia attenzione “Hinata”dissi “e tu?” chiesi cercando di instaurare una conversazione che poteva dare dei frutti “Kiba” mi disse allegro “e sono un attore” continuò altrettanto allegro e prima che potessi dire qualcos’altro mi ritrovai di fianco Ino che imprecava contro chi sa chi in quanto la serata stava andando a rotoli “quel tizio proprio non mi piace!” disse isterica “hey guarda che sono di fianco a te” fece notare il ragazzo vestito da principe azzurro “e allora?” continuò Ino più acida che mai “be guarda che neanche tu mi piaci, sembri uscita da un film horror!” e no questo era troppo per Ino sarebbe di sicuro scoppiata la terza guerra mondiale, ma invece “senti è ovvio che io e te non siamo compatibili che ne dici di fare un cambio di coppia?”.
E così fu, Ino si prese il mio cavaliere il quale, se non avevo capito male, si chiamava Kiba e io mi ritrovai niente di meno che con un principe azzurro. Non ne sapevo il motivo, ma sentivo serenità in sua compagnia ed inoltre il suo perenne sorriso mi faceva stare a mio agio “allora ti va di ballare?” mi chiese porgendomi la mano e io accettai ben volentieri, non prima di aver inciampato per l’ennesima volta provocando una leggera risata al ragazzo che di sicuro aveva capito che non ero una ballerina. Mi portò con dolcezza al centro della pista da ballo e già mi ero persa nel mio mondo immaginando di ballare abbracciati con un sottofondo musicale dolce, rilassante e romantico, ma invece il DJ sembrava non voler esaudire la mia richiesta… tutti i ragazzi si scatenavano a ritmo di musica beati e felici ed il mio accompagnatore non era da meno. Io, al contrario e come mio solito, non riuscivo a muovere un passo “che aspetti! È divertente!” mi sollecitò il principe “non ne sono capace!” urlai cercando di superare la musica per farmi sentire, lui rise e chissà per quale motivo avevo la sensazione che non ne fosse sorpreso.
“Ti sfido!” mi disse d’improvviso avvicinandosi pericolosamente a me “se riesco a farti ballare tu stasera mi darai un bacio” proclamò senza esitazione e guardandomi con intensità, non appena elaborai le parole del ragazzo il mio volto diventò paonazzo dalla vergogna e non riuscivo a spiaccicare una parola “bè chi tace acconsente!” disse sorridendo… dove avevo già visto quel sorriso?.
Gli sforzi del ragazzo sembravano vani, non volevo proprio muovermi e quando mi ci mettevo sapevo essere testarda, chi era questo qui venuto dal nulla per chiedermi un bacio? E poi in quel momento non facevo altro che pensare a Naruto e la cosa era preoccupante per me… “su non essere così timida non è così difficile infondo” in quel momento notai la faccia un po’ sfaticata del ragazzo e non potei fare a meno di ridere “ci tieni così tanto a farmi ballare?” chiesi strofinandomi le mani contro il vestito come se mi stessi pulendo qualcosa, ma lo feci solo per distrarre il mio sguardo dai suoi occhi “ovviamente! Ti trovo davvero una ragazza stupenda e dolce” mi disse accarezzandomi con la mano la guancia, ma in quel momento mi venne ancora in mente Naruto e così mi costai. Ma insomma io e lui mica stavamo insieme, però non riuscivo spiegarmi come mai mi stesse così a cuore “ok ho capito, hai già il ragazzo” disse rassegnato “cosa? No io…”- “ va be non importa… possiamo essere amici, ti va di uscire a prendere una boccata d’aria qui dentro si soffoca” mi disse e io acconsentii perché in effetti li dentro non si respirava di certo aria di montagna “d’accordo perché no?”.
Fuori il cielo era pieno di stelle e la luna sembrava più brillante del solito “che serata magica non è vero?” mi disse lui fissandomi negli occhi e facendomi arrossire. Ci sedemmo su una panchina e parlammo del più e del meno… direi che si fosse instaurata una piacevole conversazione, mi sembrava che conoscessi da sempre quel ragazzo e restammo a parlare parecchio nonostante la musica nella palestra si sentisse anche fuori e ci disturbava un po’. In quel momento mi accorsi che la musica era cambiata e tutti le grida di gioia e di euforia della serata si acquietarono, sicuramente ebbero inizio i balli lenti. Il mio principe si alzò e mi chiese ancora una volta se volessi ballare… capii dalla sua espressione che anche se avessi accettato avrebbe lasciato perdere la sfida “certo” dissi “credo che sia un grado di fare questo ballo se non inciampo” continuai facendo sorridere il ragazzo che intanto mi aveva stretto a sé. Senza rendermene conto stavo ballando col mio principe azzurro sotto uno splendido manto di stelle e senza lo sguardo di occhi indiscreti. Chissà per quale motivo in quel momento mi venne in mente Ino e la profezia del luna park… appoggiai delicatamente la mia guancia sulla sua spalla e dondolammo dolcemente sulle note del lento. Improvvisamente venni presa da uno strano impulso, guardai negli occhi il mio principe e mi sembrò di scorgere un velo di imbarazzo nel suo volto “alla fine sei riuscito a farmi ballare” dissi sorridendo e, come presa da un magico incantesimo, piano piano avvicinai il mio volto al suo facendo congiungere le nostre labbra in un morbido bacio di delicate sensazioni. Quando mi resi conto di quello che avevo fatto mi distaccai velocemente più rossa di un pomodoro in preda all’agitazione “oddio scusami! Non so che mi sia…” ma non feci in tempo a finire la frase che venni zittita da un bacio inaspettato che se possibile fu più dolce del primo e sta volta fu lui a rompere quel meraviglioso contatto “ti ringrazio della magnifica serata Hinata Hyuga…” mi disse sussurrando in un orecchio facendomi rimanere imbambolata, come conosceva il mio nome? “sono sicuro che ci rincontreremo” terminò dandomi un bacio sulla fronte e tornando in palestra mischiandosi tra la folla… chissà se l’avrei rivisto  per davvero il mio principe azzurro.
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Spazio dell’autrice:

Et voilà! Il sesto capitolo della mia storia ^__^ sinceramente non ho idea di come possa essere venuto, ma io spero sempre che vi sia piaciuto, allora che ne dite? Sono come sempre curiosa di sapere il vostro giudizio.

Ringrazio le 20 persone che hanno messo la mia storia tra i preferiti

1 - ada12
2 - Auron_san
3 - barbiny jn
4 - Callie33
5 - Chiho_chan
6 - dolceGg94
7 - Edhelwen
8 - evechan
9 - kry333
10 - Mat Hyuga
11 - Mat Uchiha
12 - Namine1593
13 - okayerei
14 - sandgaara
15 - sharingan_92
16 - ShessomaruJunior
17 - siete fikissimi N4
18 - sorelline xsv
19 - starsoul
20 - stezietta w

E le tre tra le seguite

1 - Desyree92
2 - dolceGg94
3 - littlehinata

Grazie inoltre a coloro che recensiscono e che leggono solamente! Un grosso bacione ciao ciao.

 

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Capitolo 8
*** Ma stai scherzando o dici davvero? ***


Cap 7: Ma stai scherzando o dici davvero?

Ero ancora nel letto presa a ricordare le vicende della stupenda sera precedente… non avrei mai pensato che mi sarei divertita così tanto e che avrei incontrato una persona così meravigliosa, il mio principe azzurro. Ora però mi ritrovavo indecisa e scombinata... ero delusa dal mio comportamento, come potevo essermi infatuata del bel principe azzurro anche se di lui non sapevo neppure l’immagine del suo volto. Ero al settimo cielo ma allo stesso tempo qualcosa mi tratteneva cercando in tutti modi di farmi rimanere con i piedi per terra ed ero triste… triste perché sicuramente non avrei mai rivisto il principe azzurro e triste perché era da quando svenni alla gara che non rivedevo più Naruto anche se ancora non riuscivo a capire per quale motivo me ne importasse tanto.
Un attimo dopo il mio cervello andò in standby per un secondo e poi mi ritrovai addosso un’emozione incredibile “Ino!” gridai per farla svegliare ma evidentemente lei aveva fatto le ore piccole con quel Kiba o come si chiama “Ino svegliati!” dissi di nuovo questa volta alzandomi e andando a strattonarla direttamente sul letto “che vuoi Hina? Non vedi che sto dormendo?” povera lo sapevo che era stanca ma io avevo assolutamente il bisogno di sapere “Ino la gara! Chi ha vinto la gara?!” a quel punto Ino come investita da un secchio di acqua gelata si alzò di scatto “oddio è vero! I risultati li avranno già messi da ieri!”.
Sarà stata l’emozione per il ballo o saranno stati i continui impegni che questa scuola ci riserva ma quasi nessuno dei partecipanti alla gara aveva avuto il tempo o il coraggio di vedere i risultati affissi sull’enorme bacheca della scuola e sta di fatto che una massa di gente era accalcata proprio davanti al tabellone.
“Eppure mi ero così impegnata!” sentii dire da una ragazza quasi in lacrime e cosa inevitabile mi prese lo sconforto di non essere neanche nei primi venti posti in gara “uff questi giudici sono troppo severi meritavo io di vincere!” disse un ragazzo che, sembrava strano, ma avevo come la sensazione che mi stesse guardando male, forse era soltanto l’agitazione che mi faceva brutti scherzi. Piano piano riuscii ad avvicinarmi alla bacheca ma una cosa mi colpì, come mai Naruto non era presente all’uscita dei risultati… per caso li aveva già visti il giorno prima? .
Finalmente riuscii ad addentrarmi nella folla di gente, seguita da Ino, e vedere i risultati che contavano cinquanta persone anche se i partecipanti erano di più “niente… niente… niente… … … niente!” dissi infine sconsolata, riguardai quella lista stando attenta ad ogni nome indicandoli perfino col dito ma niente il mio nome non era neanche presente tra i primi cinquanta, lo sapevo che non avrei dovuto partecipare, lo sapevo che poi mi sarei sentita malissimo, lo sapevo che… ma i miei pensieri vennero interrotti dal gridolino più acuto che avessi mai udito uscire dalla bocca di Ino “Hina! Hina hai vinto!!” mi disse saltellando facendo scansare la gente vicino a lei che aveva paura di prendere qualche gomitata in faccia “HAI VINTO” mi disse venendomi ad abbracciare tanto forte che non riuscivo a respirare ne tanto meno a ragionare, cosa aveva detto Ino?.......... ODDIO HO VINTO! Il mio cervello riprese a funzionare solo dopo qualche secondo e presa da un’euforia pazzesca ci mettemmo a saltellare sul posto come delle stupide emettendo di tanto in tanto un gridolino di gioia.
“Non ci posso credere! Ma come ho vinto ho controllato la bacheca e…” ma li capii, ero talmente sicura di non avere speranze che non avevo neanche guardato i primi dieci posti passando così in rassegna i nomi dall’undicesimo in poi “ma che stupida che sono” dissi tra le lacrime “cosa Hina?” – “niente” dissi, ora ero solo curiosa di vedere il mio nome scritto sulla bacheca e fui sorpresa di vederlo davvero al primo posto, ma fui ancora più sorpresa di vedere il nome subito dopo il mio, al secondo posto vi era scritto Naruto Uzumaki.
Tutto questo non mi sembrava possibile, quel ragazzo era una sorta di ricorrenza che non mi lasciava mai un attimo sola ed ovunque andassi o qualsiasi cosa facessi ero come perseguitata, ma la cosa strana e che non mi dava affatto fastidio.
“Ma ti rendi conto?” disse Ino dopo un’alquanto inutile lezione avuta l’ora prima “ancora non mi sembra vero!” aggiunse con gli occhi che le brillavano “e inoltre hai battuto anche Naruto” continuò con un sorrisetto malefico sulle labbra, quasi quasi ebbi l’impressione che provasse più piacere per il fatto che avessi battuto Naruto invece che per la vittoria in sé; comunque sia ci stavamo dirigendo con calma alla mensa del college, non avevamo voglia di andare a mangiare fuori in qualche ristorante per festeggiare, anzi veramente era Ino che non voleva perché diceva che dovevo farmi ammirare da tutta la scuola e in effetti molti sguardi invidiosi si giravano al mio passaggio, sguardi di cui non sapevo se esserne lusingata oppure averne paura. Ino prese un’insalata poco condita e al mio sguardo perplesso mi rispose semplicemente “che ce? Devo stare attenta alla linea!”. Io presi la stessa insalata ed un cheeseburger, lei guardando il contenuto del mio vassoio disse “ma come fai a mangiare quel concentrato di puro colesterolo” bè non le diedi troppa importanza, in quel momento mi sentii afferrare ad un braccio e ciò mi costrinse a girarmi istintivamente. Mi ritrovai davanti e non con poco stupore Naruto che mi sorrideva sereno, in quell’istante mi nacque spontaneo un sorriso sul viso “ciao Hinata, ho saputo che hai vinto la gara” asserì allegro, sinceramente contento della mia vittoria “si esatto e ho visto invece che tu sei arrivato secondo, complimenti!” dissi con lo stesso entusiasmo “bè grazie…” era davvero felice del suo risultato gli e lo si leggeva negli occhi “e sono contento di avere una compagna di viaggio come te”-“cosa??!” io e Ino eravamo rimaste letteralmente intontite, di che viaggio stava parlando “ma come cosa? Per i primi tre classificati della gara il consiglio dei docenti ha deciso di regalare un viaggio studio di una settimana” disse Naruto quasi perplesso alla notizia che io non sapessi nulla di questa storia. In quel momento non riuscivo a pensare lucidamente, pensavo solo che sarei andata in viaggio con Naruto e con una terza persona di cui mi sfuggiva il nome e in quel momento solo una cosa mi venne spontaneo da chiedere “ma stai scherzando o dici davvero?”.

 
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Spazio dell’autrice:

Ciaoooo! Sono tornata dalle vacanze e avete visto? Ho cercato di aggiornare il prima possibile al mio rientro… allora che ve ne pare? Spero che vi piaccia come sta andando avanti la storia, mi farebbe molto piacere ricevere molti commenti e vi ringrazio già in anticipo e come al solito devo ringraziare tutti coloro che hanno messo questa FF tra le preferite:

1 - ada12
2 - Auron_san
3 - barbiny jn
4 - Callie33
5 - Chiho_chan
6 - dolceGg94
7 - Edhelwen
8 - evechan
9 - kry333
10 - littlehinata
11 - Mat Hyuga
12 - Mat Uchiha
13 - Namine1593
14 - okayerei
15 - sharingan_92
16 - ShessomaruJunior
17 - siete fikissimi N4
18 - sorelline xsv
19 - starsoul
20 - stezietta w
21 - yondaime90

E le persone che l’hanno messa tra le seguite:

1 - barbiny jn
2 - Desyree92
3 - dolceGg94
4 - HINATA_LOVE
5 - littlehinata

E mille grazie ancora a tutti quelli che seguono questa FF, mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate e al prossimo capitolo un bacione ciao ciao.

 

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Capitolo 9
*** Ma che sfortuna!! ***


Cap 8: Ma che sfortuna!!
 
Le sei del mattino, ho sempre odiato le sei del mattino non portano mai niente di buono le sei del mattino, per prima cosa la sveglia suona sempre alle sei del mattino e come seconda cosa le sei del mattino ovviamente non sono le otto del mattino… forse però quella volta sarebbe stato diverso, probabilmente avevano scoccato l’inizio di qualcosa di buono…
No evidentemente Naruto non stava scherzando, infatti era giunta l’alba del giorno fatidico: la partenza per una settimana e New Orleans.
Quando mi fu nota la destinazione del viaggio premio quasi piansi dall’emozione, quella mattina stavamo per partire in aereo verso New Orleans dove la musica risuona in ogni angolo anche il più sperduto o il più nascosto della città. Non stavo più nella pelle, Naruto  invece non sembrava sprizzasse di gioia, in confronto Ino sembrava che avesse appena incontrato Orlando Bloom da quanto fosse felice per me, eppure nei giorni precedenti mi sembrava che anche lui ne fosse entusiasta. Infatti negli ultimi tempi io e Naruto siamo riusciti a comunicare amichevolmente e per così dire sotterrai l’ascia di guerra. Ogni giorno mi chiedevo come fosse possibile che non mi parlasse mai dei vecchi trascorsi insieme alle medie, non era realistico che non avesse letto il mio cognome sulla lista dei risultati della gara… possibile che non si ricordasse di me? Possibile che non avesse proprio nulla da dirmi su quanto accadeva ogni giorno in quella classe il più delle volte per mano sua? Dal canto mio decisi di non sfiorare mai l’argomento, le cose tra noi sembravano migliorate e non volevo rischiare di essere considerata nuovamente inetta ai suoi occhi e a quelli degli altri.
Lui continuava a cercarmi e ad essere carino con me per cui provai a conoscerlo meglio, in fondo erano passati parecchi anni e le persone possono cambiare insomma gli concessi il beneficio del dubbio e con mia grande sorpresa scoprii un ragazzo gentile e simpaticissimo. Insieme a lui le risate erano assicurate e perfino Ino aveva cambiato completamente idea sul suo conto, però da qualche tempo c’era qualcosa che non andava… la sua solita vitalità ad un certo punto si spense senza una ragione visibile e inevitabile mi fu il pensiero di quando me ne accorsi…
Flash Back
“hey Hinata come stai oggi?” stavo camminando tranquilla verso la mia direzione, mi sarei apprestata a seguire la mia lezione preferita e fui fermata dalla voce solare e allegra del mio nuovo amico,  strano a dirsi vero? “bene Naruto e tu? Sei pronto per la partenza di domani, io non vedo l’ora sono felicissima!” era strano, ma era da parecchio tempo che mi guardava in quel modo, così attento e scrupoloso nel seguire ogni singola parola che pronunciavo, delicato e intenso allo stesso tempo e ogni volta che giungeva quello sguardo la cosa più logica che mi veniva da fare era sempre e comunque arrossire “a chi lo dici! Sarà fantastico vedrai ci divertiremo moltissimo!” e mi sorrise. Ma perché doveva sempre sorridere in quel modo, in un modo che ti comunicava sempre serenità… quasi commovente “si infatti, ah a proposito hai saputo chi è il nostro compagno di viaggio?” la sua espressione mi fece capire che non ne aveva idea “un certo Sasuke Huchika, dicono che sia una genio del violoncello ed un fantastico compositore e… Naruto, qualcosa non va?” qualche istante dopo lo vidi dietro di me, mi accorsi che si era fermato e che non stava più camminando al mio fianco come qualche secondo prima. Guardandolo mi parse leggermente spaesato, scomposto e il suo sguardo non era più allegro “N-Naruto… tutto ok?” mi avvicinai preoccupata e qualche istante dopo si riprese come svegliato da un brutto, bruttissimo incubo “n-no tutto apposto io devo andare” e mi lasciò sola in fondo al corridoio senza capire cosa avevo fatto di tanto sbagliato.
Fine Flash back
In quel momento era al mio fianco e ci stavamo dirigendo verso il pulmino che ci avrebbe portato all’aeroporto. Da grande gentiluomo si era offerto di portare anche le mie valigie oltre che le sue… povero non immaginava che Ino era riuscita a far entrare in una valigia quasi tutto il guardaroba di cui disponevo nell’armadio, diceva che una ragazza doveva essere sempre pronta in ogni situazione. Invece evidentemente Naruto non era pronto a sopportare tutto quel peso, ma anche se barcollava a destra e a sinistra si rifiutò in tutti modi di declinare la sua offerta nonostante le mie richieste… mi faceva una certa tenerezza. Accanto a noi c’erano i due insegnanti che avevano deciso di accompagnarci, ovviamente per controllare che non ci mettessimo nei guai… ancora però non vi era nessuna traccia del nostro terzo vincitore.
Naruto, nonostante cercasse di far finta di nulla, era evidente che fosse sempre più chiuso nel suo mondo e non sembrava affatto il solito ragazzo spensierato a cui ero abituata.
Eravamo giunti nel pulmino che ci avrebbe portato a destinazione e ci sedemmo vicini, ero preoccupata “Naruto stai bene?” –“s-si io…” ma proprio in quell’istante entrò il terzo ragazzo e Naruto si zittì, non l’avevo mai incontrato prima o per lo meno non attirò mai la mia attenzione da ricordarmene. Il ragazzo in questione era abbastanza alto, appariva serio e senza un misero barlume di felicità per il viaggio che stavamo per fare; aveva gli occhi scuri, capelli scuri come tantissimi altri ragazzi al mondo con la differenza che il suo sguardo aveva un non so che di misterioso, ne rimasi ipnotizzata. Si diresse direttamente in fondo al pulmino senza ne degnarci  di uno sguardo o di un semplice saluto, mentre io invece lo seguii con lo sguardo finchè non si mise seduto. Naruto appariva gelido e distaccato possibile che non era minimamente curioso di conoscere il misterioso ragazzo? Era possibile invece che i due già si conoscessero? Quella domanda non mi abbandonò per tutto il viaggio, un viaggio contornato da un silenzio assordante, perfino i due insegnanti sembravano divertirsi più di noi! Si era evidente, quei due si conoscevano e tra loro è successo qualcosa di strano… tutto un tratto quel viaggio che doveva essere l’esperienza più bella dell’anno non appariva più poi tanto speciale.
Finalmente eravamo giunti in aeroporto ed ero felice, non per il fatto che presto il nostro viaggio sarebbe effettivamente iniziato, ma ero felice che presto invece sarebbe finito.
Oh santo cielo! Non mi ricordavo che l’aeroporto fosse così stressante, controlli di qua, controlli di la… bè certo nella vita non si è mai troppo prudenti, ma dopo che ti fermano due volte per un maledetta catenina un po’ è frustrante. Uff quanto vorrei che ci fosse Ino in questo momento, lei saprebbe di sicuro come tirarmi su di morale e riuscirebbe a contrastare il clima da funerale che si era creato attorno a noi.
Sull’aereo era tutto tranquillo e sembrava proprio che tra il signor Collins e la signorina McFee ci fosse un certo feeling, almeno qualcuno si divertirà in questo viaggio pensai. Ero stanca e cercavo di dormire, ma non ci riuscivo, infatti rimanevo solo con gli occhi chiusi senza però addormentarmi del tutto aspettando di giungere presto a New Orleans.
Finalmente arrivati!
I viaggi sono sempre stancanti brevi o lunghi che siano, camminavo al fianco di Naruto in silenzio e Sasuke ci seguiva dietro di noi, ma nel mentre che stavamo per uscire dall’aeroporto “haiiiaaa… che male!” per la miseria, altro che male! Che figura che avevo fatto! Mi ritrovai a ruzzolare per terra senza sapere come diamine fosse potuto accadere… d’accordo la mia sbadataggine è famosa per cui che sarà mai mi sono semplicemente fatta riconoscere anche in un’altra città. Naruto mi guardava spalmata sul pavimento in tutto il mio splendore e come se non bastasse iniziò a ridere, ridere veramente forte intanto che si avvicinava per soccorrermi “oh signorina Hyuga tutto a posto?” anche la signorina McFee si avvicinò premurosa “ma come diavolo hai fatto?!” mi chiese Naruto senza togliersi quel sorriso divertito dalla faccia “oh ma che ragazza sbadata” commentò una pomposa donna passandomi accanto, in fondo aveva ragione dall’alto dei suoi tacchi dieci centimetri era abbastanza strano cadere in quel modo con le infradito “n-non so devo essere inciampata… haiaa, no non ce la faccio a rialzarmi” Naruto stava cercando di riportarmi in posizione retta ma la mia caviglia non ne voleva proprio sapere mi faceva troppo male e qualche lacrima iniziò a spuntare dai miei occhi chiari “bè non penso sia rotta, può darsi sia slogata credo che non dovrai più muoverla per un po’” commentò il signor Collins e certo, ti pareva! Ma che sfortuna!! Bè per lo meno ero riuscita a far sorridere Naruto.
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Spazio Dell’autrice:
Ciaaaaaaooooooo! ^__^ e finalmente rieccomi, scusate  questo immenso, enorme ritardo senza scuse, ma spero che il cap vi piaccia e che non vi siate dimenticati di questa FF, magari molti di voi si saranno accorti (e se non ve ne siete accorti penso sia corretto dirlo) che nel cap 4 ho accennato al fatto che Naruto conosceva già Sasuke perché erano compagni di scuola e che quindi lo conosceva anche Hinata per cui cè qualcosa che non quadra, be immaginiamo che questo sia il Sasuke che conoscete e che quello precedente sia solo un omonimo, mi sembrava intrigante inserire anche lui in questa storia per questo l’ho fatto, ma spero che questo non vi abbia confuso o che abbia fatto perdere credibilità nella FF mi dispiacerebbe molto, purtroppo non ho molto tempo devo scappare, ma  ringrazio tantissimo tutti quelli che leggono, che mi seguono e che hanno messo la FF tra i preferiti grazie tante al prossimo capitolo ciao ciao.

P.S.: Dopo l'ultimo aggiornamento ho deciso di cambiare il nome di Sasuke scritto nel cap.4 in quello di Rock Lee in modo da evitare confusioni.

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Capitolo 10
*** Don't worry, be happy ***


Cap 9: Don’t worry, be Happy
 
Primo giorno a New Orleans il sole splende, il cielo è sereno, gli uccellini fan cip cip e indovinate un po’ io dove mi trovavo??
No sbagliato, non ero in un fantastico mercatino vintage per fare compere o ad ascoltare musica jazz per le strade, ma bensì mi trovavo in ospedale. A quanto pare il signor Collins non era molto ferrato in campo medico, infatti dopo svariate visite e lastre si era arrivati alla conclusione che quella che probabilmente doveva essere una slogatura era in realtà una microfrattura e dunque i medici mi avevano gentilmente imposto di non muovere troppo il piede e la gamba per almeno tre settimane, ma che bello!
Una bella medicazione e via verso l’hotel dove avrei indiscutibilmente trascorso il mio intero viaggio premio in assoluta tristezza e solitudine.
“stanza 24… ah eccola!” i professori avevano prenotato due camere la 24 dove avremmo alloggiato io e la signorina McFee e la 30, ad un piano più in su, dove invece avrebbe albergato  il resto della brigata della sfortuna, forse sarebbe meglio precisare che il leader di questa brigata ero proprio io e il resto del gruppo soffriva con me per inerzia.
“Bene… la prima giornata sprecata, per fortuna che ne mancano ancora sei” commentò Naruto prendendosi gioco di me, io dal mio canto non risposi… mi sentivo terribilmente in colpa e mortificata per la sfortunata vicenda, ancora una volta avevo dato prova della mia sbadataggine e in più la medicazione mi dava fastidio! L’unica cosa che mi veniva da fare era piangere… “hey Hinata non dirmi che te la sei presa, stavo solo scherzando lo sai…” ci tenne a chiarire il biondino, non ascoltai nemmeno ero solo molto presa a non inciampare con le stampelle datemi in dotazione dall’ospedale, a quanto pare non ero molto abile neanche in questo e a causa di ciò ero sempre molto lenta nonché distante dal resto del gruppo. Fu per questo che Naruto decise di farmi compagnia, nel mentre i professori e Sasuke cercavano le stanze, camminando anche lui a passo di lumaca insieme a me. Eravamo ancora alla reception quando… “hey Hinata ci sei??” mi scosse il ragazzo “se sei preoccupata per le scale, non preoccuparti in questo albergo cè l’ascensore ^__^” mi informò con un enorme sorriso sulla faccia, ok questa volta mi venne da ridere, non per la frase in sé ma per il suo tenerissimo sforzo di farmi stare bene anche in una situazione così… come dire così… sfortunata “Naruto grazie d’avvero, grazie d’avvero di esserci”.
“don’t worry, be happy!... don’t worry be happy!” perfino l’ascensore stava cercando di mandarmi messaggi positivi con l’allegra canzoncina di Bobby McFerrin   in sottofondo. “Don’t worry be happy…” uscendo dall’ascensore trovammo ad aspettarci il professor Collins “la tua stanza Hinata è poco più in la, mentre la nostra Naruto è ad un piano più in su” ci informò l’uomo “si cena alle otto, per cui fatevi trovare di sotto almeno cinque minuti prima” continuò poi, io e Naruto notammo subito che aveva qualcosa di stano “certo” rispondemmo noi in coro, Naruto però, prima di recarsi in camera, voleva dissipare un dubbio che lo preoccupava “hem… signor Collins?” – “che cè Naruto” – “questo significa che io, lei e Sasuke saremmo nella stessa stanza?” il signor Collins fece un espressione del tipo, ma chi me lo ha fatto fare a me di diventare insegnante quando invece potevo diventare una rock star e mentre si massaggiava la fronte come in preda ad un forte mal di testa rispose “ma certo Naruto, pensavi per caso che ti avrei fatto dormire con Hinata?” elaborazione mentale avviata: meno 3, meno 2, meno 1… “COSA?! No no no no, non era affatto quello che pensavo hehe era solo una semplice curiosità tutto qui” io nel frattempo mi ritrovavo nel bel mezzo di uno svenimento post traumatico, ma per fortuna mi convinsi che non era proprio il caso di perdersi in un bicchier d’acqua… “d’accordo farò finta di crederci, sai Naruto sono stato giovane anch’io, mi ricordo di una bella ragazza di nome Midori era sempre così allegra e solare, una gioia per gli occhi, una … … … …” io e Naruto non riuscivamo a credere all’amichevole condivisione che il professore ci stava fornendo, oltre che imbarazzante e fuori luogo “oh Midori! Perché tuo padre mi impediva di vederti! Se solo fossi ancora giovane … … …” continuò preso da una teatrale smania di attenzione. Naruto decise di fermare l’imbarazzante monologo prima che il signor Collins potesse concederci ulteriori dettagli imbarazzanti “signor Collins… si sente bene? Non è che per caso ecco… come dire, non è che ha bevuto?” niente il signor Collins era partito di testa “oh Midori! …” in effetti non bisognava essere dotati di particolare sensibilità per capire che il nostro professore aveva svaligiato il frigo bar “venga professore, l’accompagno in camera…” Naruto prese la situazione di petto e salì in ascensore insieme all’infelice prof e dell’ingombrante presenza di Midori… “scusa Hinata se non ti accompagno alla stanza, ma il prof non sembra poter badare a se stesso al momento hehe… vedi di non cadere ^__^”  ma che spiritoso! “non preoccuparti dal quel che ho capito la mia camera e poco più in la” risposi acidina. Naruto mi sorrise “allora a dopo” terzo piano e le porte si chiusero, mi piacevano questi piccoli battibecchi tra me e lui, molto alla Will e Grace.
 “Fantastico ne ho trovata una…” a questo commento mi voltai incontrando gli occhi magnetici di Sasuke “ah ciao, io e te non abbiamo avuto modo di presentarci, io sono Hinata” gli porsi la mano “la signorina McFee mi ha chiesto di cercarvi visto che sembravate spariti nel nulla” non la prese e non si presentò neppure “bè ecco abbiamo avuto un piccolo contrattempo…” ripensai al professor Collins e alla sua stravaganza, a dirla tutta è molto più simpatico quando non è lucido, risi mentalmente “un piccolo contrattempo di quarantacinque minuti” commentò, bè poteva sembrare una battuta… forse sotto lo strato di era glaciale che lo circondava nascondeva un certo umorismo o magari era semplicemente antipatia “la signorina McFee ti aspetta nella camera 24 poco più in la, dille che sono tornato in camera mia” sentenziò “certo” risposi senza sapere come comportarmi “ci vediamo più tardi” lo salutai infine e lui si affrettò a prendere l’ascensore accennando quello che doveva essere un saluto col capo, bè almeno è un inizio mi trovai a pensare “don’t worry… be happy!”.

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Spazio dell’autrice:
Ok non uccidetemi vi prego, lo so è da un sacco che non aggiorno ma sono tornata!!!!! Finalmente direte voi e avete ragione, vi chiedo scusa per l’abnorme ritardo… spero tanto che il cap vi piaccia comunque e che non vi siate dimenticati della FF ^__^ fatemi sapere che ve ne pare, mi farebbe molto piacere. Detto onestamente non so proprio da dove possa essere uscita fuori la storia di Midori ihih, non so neanche se questo nome esista davvero però sapete… la pazzia dello scrittore ^__^.
Un grazie a tutti voi che avete commentato tutti i cap precedenti, un grosso kiss a tutti e al prossimo cap ciao ciao.

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Capitolo 11
*** Assurdo ***


 
Cap 10: Assurdo
 
Vestito nero o vestito blu, vestito nero o vestito blu, nero o blu…
Niente da fare senza Ino che mi costringeva gentilmente ad indossare ciò che riteneva più adatto, ero addirittura diventata incapace di scegliere un banale vestito per una cena. Ormai mi ero talmente abituata ai sui gusti, delle volte troppo esagerati, che finii per ritrovarmi a pensare una cosa che mai avrei immaginato accadesse… cosa farebbe Ino se fosse qui? Mi chiesi, dunque iniziai a riflettere come lei e analizzai i due vestiti una volta ancora per dissipare i dubbi.
Il vestito nero risultava abbastanza sbarazzino con una gonna a balze che arrivava leggermente più sopra del ginocchio ma non era troppo pomposa e l’adoravo per questo, mentre il vestito blu era di taglio classico un bel tubino con la particolarità di avere delle maniche leggermente a sbuffo, adoravo anche quello! Niente da fare ero in alto mare e fingere di essere Ino non aiutava affatto, due minuti dopo mi resi conto che avrei dovuto affrontare un insormontabile problema, come avrei fatto con le scarpe?? Infatti con il piede che mi ritrovavo era pressoché impensabile poter mettere anche una ciabatta e camminare con una scarpa in mano non era di certo il caso “signorina Hyuga, ancora sta scegliendo? Tra poco si scende” mi fece notare la signorina Mcfee appena uscita dal bagno, mi stupii il fatto di quanto potessero cambiare i professori in ambiente non lavorativo, appariva molto più giovane e rilassata “si credo di aver scelto” o quasi… “d’accordo io inizio a scendere, devo avvertire la cucina di non usare in alcun modo gamberetti ne sono terribilmente allergica!” mi informò stringendosi il volto con le pallide mani, spalancando gli occhi quasi con terrore, deve essere davvero molto preoccupata ma per fortuna io non avevo di questi problemi.
Nel minuto successivo mi ero quasi convinta per il vestito blu se non che sentii bussare alla porta “Naruto come mai qui?” chiesi senza essere però disturbata dalla sua improvvisa comparsa, prima di iniziare a parlare mi fece un sorriso “ovviamente non puoi sforzare la gamba e se non vuoi arrivare alla cena con venti minuti di ritardo posso potarti io in braccio” la sua proposta risultava essere follemente geniale, mi fece tenerezza il fatto che si preoccupasse così tanto per me, ne ero lusingata “e non ti preoccupare ormai sono abituato a sorreggerti” mi riferì gentile, avvampai. Era vero... ormai al mio fianco vi era sempre lui pronto a farmi stare meglio; non lo vedevo più come una minaccia e quasi stentavo a credere che fossi stata ferita da lui in passato, ma adesso ero pronta ad accettare il suo aiuto... sapevo che non mi avrebbe fatta cadere.
Il vestito blu mi stava decisamente bene lo dovevo ammettere, ma Naruto rimase colpito invece dal vestito nero lasciato per un attimo da parte sul letto e mi convinse a mostrarglielo indosso, complici i suoi numerosi complimenti sui miei raffinati gusti in fatto d’abbigliamento non sapendo che era tutta opera di Ino ed infine rinunciai all’impresa delle scarpe rimanendo così con un paio di comodi calzini bianchi anche se non era molto fine come look. Naruto indossava semplicemente un paio di Jeans abbastanza aderenti, una camicia bianca e un Gilet nero che rendeva più elegante il tutto, alla fine erano davvero passati la bellezza di venti minuti e noi eravamo ancora nella stanza “Hinata tutto ok in bagno??” io stavo dandomi una leggera ritoccatine al trucco e per chiudere in bellezza un'ultima fugace occhiata allo specchio “si eccomi sono pronta”.
Come promesso Naruto mi portò fino al ristorante al piano terra in braccio a parte però il tragitto in ascensore perché nonostante il mio equilibrio fosse divenuto leggendario anche da queste parti, avevo ancora la forza di sorreggermi al suo interno per due minuti e con un piede solo il che mi rese molto fiera ed orgogliosa “Hinata stai davvero bene complimenti” Naruto mi aveva già fatto in precedenza questo tipo di complimento però la cosa mi risultò ancora più imbarazzante giusto per il fatto che ci trovavamo chiusi in un ascensore un metro per un metro ed eravamo davvero soli, vicini… “grazie Naruto, anche tu stai benissimo” riuscii a biascicare, ormai avevo imparato a conoscerlo meglio delle mie tasche e sapevo che quando si sfiorava la nuca significava solo che era imbarazzato… wow ero riuscita a far imbarazzare Naruto questa si che era quasi un’impresa.
“Eccoci, riesci a reggerti?” mi chiese immediatamente dopo essermi resa conto di trovarmi tra le sue braccia, aveva fatto talmente veloce che non me n’ero nemmeno accorta “come? Oh si ce la faccio grazie”. Per un istante mi coccolai tra le sue braccia nascondendo il mio volto tra l’incavo della sua spalla e del suo collo, aveva un buon profumo.
“Wow ma che magnifico ristorante!” l’esclamazione di Naruto mi fece rinsavire dai miei pensieri e tornare alla realtà. In effetti il ristorante era parecchio grande questo mi fece pensare che era piuttosto strano avere un ristorante enorme contrapposto ad un ascensore di minuscole dimensioni, ma alla fine non importava perché l’eleganza della sala che avevo davanti agli occhi faceva dimenticare tutto “wow direi romantico” mi sfuggì in un sussurro e come al solito avvampai dandomi della stupida per il fatto di non riuscire mai a parlare quando dovevo parlare o stare zitta quando dovevo stare zitta come in questi casi e se Naruto in quel momento non avesse avuto l’incombenza di sorreggermi ero sicura che si sarebbe sfiorato la nuca dall’imbarazzo “hem già si hai ragione, ma chissà dove sono gli altri” non ci volle molto a scoprirlo in quanto un gentile collaboratore di sala ci mostrò esattamente dove era il resto della nostra definiamola comitiva e come se non si fosse capito eravamo… “siete in ritardo!” la signorina McFee ci gridò contro ancora prima che Naruto potesse lasciarmi su di una sedia “ma vi rendete conto che stiamo aspettando solo voi per ordinare?” – “su via non fare così sono solo ragazzi” il professor Collins ogni giorno o diventava sempre più saggio o al contrario sempre più stupido, ma quella frase ci fece congedare agli occhi della signorina McFee con un semplice “non succederà più…”.
Comunque c’era qualcosa che non andava, va bene che noi eravamo in ritardo, ma all’appello mancava anche Sasuke che fine aveva fatto lui? E no stavolta non ci stavo… a noi toccava la ramanzina per un semplice ritardo mentre lui che non si era presentato nemmeno la faceva franca, questa si che si chiamava ingiustizia se fossi stata al posto della signorina McFee sarei andata a prelevarlo nella sua camera e lo avrei portato di sotto con la forza, ma insomma non si faceva così era maleducato e poco di classe ignorare un invito a cena insomma era… “bene Sasuke è tornato dal bagno, adesso possiamo davvero mangiare qualcosa, speriamo almeno che sia buono” ok forse il mio cervello stava un attimo divagando e le parole della professoressa mi fecero rinsavire dai miei bizzarri pensieri, mi sentivo una sciocca e per fortuna, per quanto ne potessi sapere, ancora non esisteva nessuno in grado di leggere nel pensiero quindi potevo stare tranquilla. Alzai lo sguardo e con un cenno lo salutai ricevendo un’egual risposta, Naruto sembrava soffrire di quella presenza quasi come se il ragazzo dagli occhi neri respirasse tutta l’aria presente nella grande sala e Naruto ne rimanesse senza… assurdo.
Quella serata non prometteva nulla di buono.

 

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Spazio dell’autrice:

Eccomi tornata ^__^, dopo un’eternità direte voi… bè si avete ragione vi chiedo scusa e ringrazio tutti voi per aver aspettato così tanto un nuovo capitolo e non avermi abbandonato. Spero tanto che siate più numerosi di prima a seguirmi e mi farebbe molto piacere ricevere numerosi commenti non solo su come vi sembra questo capitolo, ma anche sul mio stile di scrittura che non è di certo uno dei migliori direi, così da poter migliorare e scrivere storie di qualità per voi ^__^. Grazie per tutti i bei commenti che mi avete lasciato fino ad ora, vi mando un enorme abbraccio e al prossimo capitolo ciao ciao.

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Capitolo 12
*** Stammi vicino ***


 Capitolo 11: Stammi vicino
 
“Tanti auguriiii a teeeee…” che strano “tantiii auguriiii a teeeee…” non avevo mai provato una sensazione tanto ambigua e dissonante “tantiii auguriii caro Rolaaand” ero parecchio confusa e spaesata, infatti nonostante il clima allegro e spensierato che riecheggiava all’interno della sala in cui stavamo mangiando, per via del festeggiamento di un compleanno, pareva proprio che invece al nostro tavolo girasse un’aria funebre e angosciosa. Era come se il solo nostro gruppo fosse circondato da un’aura cupa e piuttosto tetra in contrasto con la luce brillante che adornava il resto del luogo. Arrivati al dolce, con molta fatica riuscii a terminare di mangiarlo solo perché sarebbe stato un peccato sprecarlo e non volevo dare l’impressione di risultare poco attenta all’importanza che ha il cibo, ma in realtà avevo lo stomaco chiuso e mille pensieri che mi ribollivano in testa, perché mi sentivo così fuori luogo con l’impressione che tutto fosse sbagliato? Perché non si poteva passare allegramente una serata in compagnia come avrebbe dovuto essere? E perché Naruto e Sasuke non si erano degnati di uno sguardo per tutta la serata? Quali orribili trascorsi hanno avuto per odiarsi tanto? Anzi decisamente no, Naruto non lo odiava… lui ne aveva timore o forse compassione “tantiii auguriii a teeeeeeeee” e uno scroscio di applausi mi avvilì completamente.
Finalmente e sottolineo finalmente, questa serata che sembrava interminabile finì. Ero frustrata in quanto solamente i professori avevano trascorso del tempo chiacchierando amichevolmente cercando di coinvolgerci ogni tanto, ma Naruto rispondeva solo a monosillabi, mentre Sasuke nemmeno ci provava e io dopo un po’ mi ero stufata di sforzarmi di fare la carina con i professori e dunque ci lasciarono crogiolare nel nostro brodo per il tempo che rimaneva stanchi anche loro di trovare argomenti da condividere con noi. Non capivo perché quando cercavo di parlare con Naruto lui faceva finta di non ascoltarmi oppure rispondeva anche a me con monosillabi o frasi fatte modalità biscotto della fortuna e la cosa mi irritava alquanto, provai perfino ad intavolare un discorso con Sasuke da come mi stavo deprimendo e per lo meno lui alla mia domanda “ma tu di dove sei?” mi rispose anche se sinteticamente, ma almeno mi rispose “Konoha” disse e dopo di che non chiesi più nulla, se non ricordavo male Konoha è un paesello poco distante da Tokio. Non potevo credere al fatto di essere in compagnia di tre miei vicini, ma a quel punto ancora di più non potevo credere che tra quei due vi fosse semplicemente un’antipatia sorta a pelle. Naruto mi nascondeva qualcosa e in questa serata ne ho avuto la conferma, ma perché voleva nascondere tutto anche a me… pensavo che avessimo trovato un’intesa e che fossimo per lo meno buoni amici ormai.
Ero talmente seccata che decisi di non farmi accompagnare in camera in braccio da Naruto, mi sforzai di andare da sola con l’ausilio delle stampelle e lui non insistette più di tanto. Quando salimmo in ascensore nessuno disse una parola e quando io e la professoressa Mcfee arrivammo al nostro piano ci congedammo augurando una buana notte a tutti… le porte dell’ascensore poco dopo si richiusero, quasi a voler decretare la fine di un orribile serata. Perfino i professori si erano resi conto che qualcosa non andava e la Mcfee, in camera, mi chiese addirittura se i due ragazzi mi avessero fatto del male o se mi avessero importunata. I professori erano arrivati alla conclusione sbagliata, ma non ne ero meravigliata, in fondo nemmeno io ci stavo capendo poi molto.
Non riuscivo a dormire, i miei pensieri continuavano a tornare alla serata appena trascorsa. Continuavo a rimuginare cosa avrei potuto dire o fare per alleviare quel clima poco piacevole, ma in ogni caso non avrei potuto fare nulla di più… mi ero impegnata e avevo fallito ed era giunto il momento di dormire, domani sarà un altro giorno pensai.
Mi svegliai di soppiatto in preda ad un incubo veramente assurdo, c’era Naruto che correva disperato verso di me chiedendo di aiutarlo, ma proprio mentre ero sul punto di prendergli la mano mi sentii afferrare da dietro e venni così allontanata da lui. A quel punto non riuscii più a riprendere sonno e se il buon giorno si vede dal mattino, avevo già idea da quel momento di come sarebbe terminato. Quel giorno scoprii che la Mcfee fosse piuttosto mattiniera, erano appena scoccate le cinque e lei probabilmente era già uscita dalla camera per non disturbare il mio sonno e stava magari preparando altrove l’itinerario che avremmo dovuto seguire lo stesso giorno.
“Tok-tok” sentii bussare alla porta, mi alzai un po’ titubante perché mi sembrava strano che qualcuno mi cercasse a quell’ora, magari avevano semplicemente sbagliato… in ogni caso indossai velocemente la mia vestaglia, presi una stampella e mi accinsi ad aprire traballante e ancora intontita dal sonno.
Non credevo ai miei occhi “Nn-Naruto?” era lui, notai subito che mi guardava con un sorriso birichino quasi come se avesse in mente di combinare una marachella “il professor Collins si è svegliato molto presto stamattina, credo si sia allontanato con la Mcfee da qualche parte, ho sentito le loro voci prima che si allontanassero chiudendo la porta della camera” mi informò sempre con quel sorrisetto furbesco “pensavano che dormissimo, ma io ero sveglio e li ho sentiti” continuò ghignando un pochino aspettando una qualunque mia risposta “in effetti mi sono resa conto poco fa che la Mcfee non fosse in camera, ma non pensavo che… be ecco… fosse uscita con il professore” lo guardai imbarazzata e non riuscii a trattenere lo sguardo verso i suoi occhi scintillanti “hem secondo te da quanto tempo sono usciti?” chiesi guardando insistentemente il pavimento. La cosa era abbastanza ambigua… non ne sapevo del tutto la ragione, ma pensare che Naruto fosse di fronte a me mi dava un strana sensazione che era veicolata per di più dal fatto che non vi fosse nessuno su quel pianerottolo a parte noi due in piedi sull’uscio della porta “ormai sono usciti da due ore buone” – “coosa? Ma veramente?” ero sbigottita, ormai era evidente che tra quei due fosse scoccata la scintilla e che la cara vecchia Midori fosse solamente un ricordo lontano per il professore “secondo me non si faranno vivi ancora per un bel pezzo, per la colazione ci siamo messi d'accordo di scendere verso le dieci e secondo me non li rivedremo fino ad allora” non capivo dove Naruto volesse arrivare con quella frase, per me significava che avevo ancora speranza di dormire qualche ora e farmi passare quel mal di testa che mi portavo dalla serata precedente “Naruto hai bisogno di qualcosa? Ti vedo un po’ strano sai?” non riuscivo a guardare al di sopra del suo petto, non volevo scontrami con il suo sguardo.
Fui sorpresa quando appoggiò la sua mano al lato della porta, avvicinò il suo volto verso il mio orecchio e in un sussurrò mi disse “ho solo bisogno di stare un po’ con te” a quel punto spiazzata, sobbalzai leggermente facendo cadere la stampella e rimasi immobile. Passò un istante e delicatamente appoggiò la mano libera sul mio fianco, mi spinse dolcemente con il corpo dentro la stanza sollevandomi un pochino per non far sforzare troppo il piede leso e chiuse la porta con l’altra mano poco prima appoggiata alla porta.
Non capivo cosa stesse succedendo o meglio ero intontita e il cuore mi batteva all’impazzata… non riuscivo a muovere un muscolo perché avevo idea di quali fossero le sue intenzioni ed ero spaventata… si avevo paura, forse... forse perché lo volevo anche io.
Guardavo ancora verso il basso, ma avvertii che qualcosa era cambiato. L’intensità di Naruto nello stringermi  raccontava un’emozione diversa rispetto a poco prima, il suo portamento non riconduceva più ad un desiderio passionale… piuttosto raccontava il disperato bisogno di un abbraccio.
Quasi automaticamente risposi alla sua richiesta di conforto stringendolo e appoggiando il capo al suo petto “ti chiedo scusa per il mio comportamento, scusami se ti ho ignorata tutta la serata” ascoltai in silenzio e molto attentamente tutto ciò che voleva dirmi “tu sei l’ultima persona al mondo che dovrei far soffrire” a quelle parole lo strinsi ancora più forte, stavo così bene tra le sue braccia “devo parlarti di una cosa importante” continuò “spero solo che dopo tu abbia ancora il coraggio di starmi vicino”.

 

Spazio dell’autrice:
Ciao a tutti!!! ^^ mi rendo conto di non aggiornare ormai da molto, moltissimo tempo… vi chiedo scusa di questo e spero che non vi siate dimenticati di questa storia. Ringrazio tutti coloro che hanno seguito e che seguiranno la mia storia e tutti coloro che hanno recensito e che, spero, recensiranno. Ok dovrete stare ancora per un po’ con il fiato in sospeso, la verità sta per essere svelata, spero di non deludervi. Un grande bacio e al prossimo capitolo, ciao ciao.

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Capitolo 13
*** La verità (prima parte) ***


Capitolo 12: La verità (prima parte)
 
Era visibilmente scosso… gli chiesi di accomodarsi sul letto e di aspettarmi perché avevo l’intenzione di preparargli del tè caldo.
Anche se incredula intanto pensavo a quello che stava per succedere tra noi e con altrettanto stupore mi chiedevo che diavolo mi stesse succedendo per non reagire malamente ai suoi modi provocatori, ero comunque tremendamente curiosa di sapere cosa volesse confidarmi in quanto di certo stava vivendo un forte turbamento interiore per comportarsi in modo così altalenante.
Proprio per questo lasciai da parte i miei pensieri per prestargli tutta la mia attenzione, in quel momento infatti la priorità era cercare di farlo sentire a suo agio oltre che farlo calmare.
Sembrava che, anziché trovarsi al caldo all’interno di una confortevole stanza, in realtà si trovasse tra le nevi d’Alascka da quanto tremasse… dal canto mio sentivo il bisogno di fargli comprendere che di me poteva fidarsi e che non lo avrei mai abbandonato o giudicato qualsiasi cosa avesse da dirmi.
Un po' barcollante tornai dal piccolo cucinino di cui era dotata la stanza d’albergo e aiutandomi con un vassoio gli porsi il bicchiere con il tè caldo, presi del tè anche per me, appoggiai il vassoio sul comodino, la stampella sul muro e mi sedetti al suo fianco in attesa… Naruto ne bevve un sorso, dopodichè appoggio il bicchiere sul vassoio e iniziò la sua storia.
“Sicuramente… ecco sicuramente avrai intuito che tra me e Sasuke non corre buon sangue” alle sue parole mi limitai ad annuire e lo guardai dolcemente facendogli capire che poteva stare tranquillo e continuare il suo discorso “noi due ci conosciamo da quando siamo bambini e purtroppo per motivi poco felici” vedevo quanta sofferenza stava provando e quanti sforzi stava facendo per raccontarmi tutta la vicenda, ma io non volevo farlo soffrire e non volevo che si sentisse in obbligo di farlo. Portai la mano libera dal bicchiere verso il suo volto scosso e corrucciato e gli accarezzai piano il viso con il pollice “Naruto a me basta così, non voglio farti sentire in dovere di raccontarmi nulla di più se non vuoi” aveva la schiena ricurva in avanti e le spalle basse, i suoi occhi brillavano di quelle lacrime che ancora dovevano scendere. Per me era quasi evidente… ho provato le sue stesse sensazioni per tanto tempo, ero sicura di avere di fronte a me una persona tremendamente dispiaciuta di qualcosa e che sentiva un peso enorme dentro “tranquilla Hinata me la sento, infondo te lo devo…”. Non capivo perché, veramente non ci riuscivo… per quale ragione pensava di dovermi raccontare qualcosa di così privato e personale quando a me bastava solo il fatto che fosse stato sincero sull’antipatia reciproca che vi era tra lui e Sasuke… nonostante ciò sembrava seriamente intenzionato a raccontarmi tutto e se veramente lo desiderava io lo avrei lasciato parlare.
“Ti ho raccontato che mia madre e mio padre sono morti giusto?” annuii, ricordo bene quando me lo disse era il giorno in cui mi fece compagnia nella mia stanza dopo essermi sentita male “ecco… te l’ho detto ma non ti ho raccontato come è capitato”  non capivo, come poteva la morte dei suoi genitori essere collegata con Sasuke? “sarai un attimo confusa, ma se mi lasci spiegare capirai tutto… adesso sono pronto” non riuscivo a capire come mi sentivo, non riuscivo a dare un nome allo stato d’animo che provavo… ero agitata, in ansia e profondamente scossa nel vedere Naruto in quello stato… provavo angoscia e una moltitudine di altre spiacevoli sensazioni di malessere solo a guardarlo come se fossi io stessa a vivere la sua sofferenza. Annuii nuovamente, non sapevo cosa dire e non volevo distrarlo inutilmente dalla sua verità “ecco mia madre morì in un incidente stradale quando io ero molto piccolo, a dirla tutta ho rischiato anche io di morire in quell’incidente…” alle sue parole sussultai lievemente, il solo pensiero che Naruto sarebbe potuto morire mi disturbava “mio padre era alla guida…” aggiunse tutto d’un fiato, mi accorsi quanto gli fosse costato dirlo “quella sera stavamo andando al compleanno di mio zio Jiraia… io e mio padre sopravvivemmo senza quasi un graffio, ma mia madre morì una settimana dopo in ospedale a seguito di diverse complicazioni” lo vedevo che tremava, con le mani faceva per coprirsi il volto per nascondere il pianto che da li a poco sarebbe sopraggiunto, ma cercava di resistere a tutti i costi per finire quanto aveva da dire… “per fortuna l’incidente non coinvolse nessun altro, mio padre era talmente assonnato e stanco di lavorare per così tante ore che… ecco quella sera non si accorse che stava per addormentarsi alla guida… andò a sbattere contro un muretto” portai la mia mano chiusa a pugno contro le mie labbra, ero così sconvolta che stavo per mordermi le dita “dalla morte di mia madre mio padre non fu mai più lo stesso, non andava più al lavoro e non si prendeva più cura di me come avrebbe dovuto, ma per fortuna c’era mio zio…” dopo una breve pausa riprese “mio padre iniziò ad uscire tardi la sera e spesso non rientrava Dio solo sa cosa combinava…” un singhiozzo, due e poi tre “Naruto non…” mi zittì voleva continuare e io da brava ascoltai “una sera ubriaco marcio si trovava per le strade di Konoha e vide una ragazza dai lunghi capelli neri che stava tranquillamente passeggiando…” fece un’ulteriore pausa e prese un grande respiro “quello che ti sto per raccontare Hinata non è più riferito a mio padre per me quell’uomo non lo è più stato da allora” puntualizzò come per enfatizzare la gravità di ciò che aveva fatto ed inoltre che lui assolutamente non lo approvava in alcun modo “mi hai capito bene?” – “si” dissi, in quel momento provavo paura di ciò che stava per dirmi “l-lui… quell’uomo violentò quella ragazza…” dopo la sua sofferta e sconvolgente confessione non riuscì più a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere.
Rimasi impietrita… completamente scioccata, non sapevo come reagire, cosa dire e per un attimo dimenticai di respirare… decisi di lasciarlo sfogare di tutte le lacrime che non aveva ancora pianto da quando era nato.
Qualche istante dopo si riprese leggermente e continuò il suo racconto con la voce rotta dal pianto “venne arrestato qualche giorno dopo, in carcere ovviamente non poteva ubriacarsi e dunque tutto ciò che aveva fatto, l’orrore che aveva commesso si ripresentavano puntualmente finché una sera… una sera non trovò il modo di suicidarsi in cella” portai entrambe le mani al petto, ormai il bicchiere di tè lo avevo abbandonato da un pezzo, inspirai con la bocca facendo poi fuoriuscire l’aria piano piano, ero in completo dissesto… “mio zio nel frattempo riuscì ad ottenere la mia custodia e così fortunatamente fui cresciuto da una persona amorevole, le cose potevano in qualche modo sistemarsi per noi… ma mio zio venne a conoscenza di un fatto gravissimo…” ero sicura che a questo punto sarebbe subentrato anche Sasuke “mio zio scoprì che quella ragazza violentata dal quel vigliacco… lei ebbe un figlio” oh mio Dio non potevo crederci, Naruto che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo pressoché basso alzò gli occhi per notare la mia reazione di sorpresa “si Hinata hai capito bene, Sasuke ed io siamo fratellastri” – “Na-Naruto…” rimasi spiazzata e così Sasuke sarebbe nato a seguito di una violenza subita dalla madre causata proprio dal padre di Naruto… non potevo crederci. “Sasuke è più piccolo di me e mio zio Jiraia avrebbe sempre voluto che noi due potessimo in qualche modo crescere insieme, ma questo era impossibile… la famiglia di Sasuke, come ovvio che fosse, ci odiava… ci detestava più di ogni altra cosa al mondo e non è finita qui…” come non è finita qui? Pensai “la madre di Sasuke non riuscì mai realmente a riprendersi da quella violenza, infondo era una giovane ragazza timida… ingenua… in ogni caso volle portare a termine la gravidanza, ma non si affezionò mai a Sasuke… le ricordava continuamente quanto subito” Naruto si morse il labbro e qualche lacrima uscì dai suoi occhi “qualche tempo dopo la sua nascita… la madre era talmente scossa, sconvolta… si vergognava… non riuscì a sopportarlo sigh… nonostante tutte le cure non riuscì a sopportarlo… una sera decise di buttarsi dal balcone della sua camera e… e perse la vita” terminò lasciandomi completamente senza fiato. Percepivo quanto si sentisse mortificato e tremendamente in colpa nei confronti di Sasuke per tutto quello che suo padre aveva commesso… anche se lui era solo un bambino vittima degli eventi esattamente come Sasuke e non aveva assolutamente colpa, si sentiva comunque perennemente in debito verso di lui.
Facevo fatica a riordinare ogni tassello di quanto mi aveva appena rivelato, non sapevo veramente che cosa dire… non mi ero mai trovata in una situazione del genere.
Notai che fosse visibilmente preoccupato di sapere cosa ne pensassi, di sapere quale sarebbe stata la mia reazione… ed io non sapevo, non sapevo veramente cosa dire.


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Spazio dell'autrice:
Ciao a tutti, rieccomi nuovamete qui dopo parecchio tempo... scusatemi tanto. Vorrei che questa fanfiction possa appassionare nuovi lettori e riconquestare quelli vecchi, dunque spero tanto che perdonate la mia assenza e che mi facciate sapere cosa ne pensate. Vi avviso che sto già ultimando il prossimo capitolo e spero che seguiate anche quello. Volevo anche informare i vecchi lettori che ho modificato i capitoli precedenti cecando di mostrare più attenzione ai piccoli passaggi e ai sentimenti dei personaggi, per cui se avete la pazienza di rileggere tutta la fanfiction da capo mi farebbe molto piacere. Mando un bacio e un ringraziamento a tutti coloro che leggeranno. A presto ^_^

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Capitolo 14
*** La verità (seconda parte) ***


Cap 13: La verità (seconda parte) 
 
“Hinata cosa ne pensi?” lo avevo intuito… sapevo che volesse una mia opinione al riguardo, ma era difficile.
Non immaginavo di trovarmi di fronte ad una situazione simile, era come se avessi dimenticato come si pronunciavano le parole oppure, semplicemente, avevo paura di usare quelle sbagliate.
“Na-Naruto io… ecco vedi io…” dacché prima mi guardava in trepidante attesa, scostò il volto iniziando a guardare nel vuoto al di là del letto… deluso.
Lo stavo ferendo, se non avessi detto nulla avrebbe sofferto e lo avrei perso… lui mi aveva confidato probabilmente il più grande segreto che si portava dentro da tutta la vita dandomi la sua completa fiducia ed io? Come lo ripagavo? Dal momento che non sapevo dimostrargli il mio affetto e la mia compassione a parole, decisi allora di farlo con i gesti. Mi avvicinai il più possibile a lui, alzai il mio braccio e accarezzai dolcemente con la mano il suo volto bagnato dal pianto “Hinata…” disse il mio nome quasi come se avesse trovato un’ancora di salvezza, adagiò la sua mano sopra la mia, la strinse e la baciò “Hinata, tu non hai paura di me?” sbigottita non comprendevo la ragione della sua domanda e lui capì che doveva darmi qualche spiegazione “ho passato tutta la mia giovinezza ad essere emarginato e giudicato per qualcosa che non avevo commesso… etichettato come il figlio del delinquente” e li capii, aveva paura che potessi considerarlo come suo padre “Hinata mi devi perdonare…” a quella frase rimasi ancora più scioccata cosa voleva dirmi, ma per il momento non chiesi nulla e lo lasciai continuare “non è stato semplice per me… io sono nato a Konoha proprio come Sasuke” questo non lo sapevo, ho sempre pensato che fosse nato a Tokio esattamente come me “Konoha è un paese piccolo, la gente mormora, chiacchiera, è maligna e non si vergogna a mostrare disprezzo in tutti i modi… dagli insulti per strada, all’ignorarti completamente non rispondendo al saluto come se non esistessi, come se fossi morto… non avevo amici, nessuno veniva al mio compleanno… i genitori degli altri bambini dicevano di evitarmi perché ero pericoloso” capivo benissimo cosa volesse dire e improvvisamente mi sentii intrappolata dai ricordi del mio triste passato, come se fossi all’interno del vortice di un potente ciclone dal quale non avevo la benché minima possibilità di uscire nonostante lo volessi con tutte le forze “mio zio Jyraia non sopportava più quella situazione, pensava che non fosse salutare per un ragazzino giovane come me e dunque, quando ebbi undici anni ci trasferimmo a Tokio così che io potessi avere la possibilità di iniziare una nuova vita ed iscrivermi ad una nuova scuola, lontano da persone che potessero additarmi… per costruirmi una nuovo modo di vivere ed essere me stesso” quando aveva undici anni… esattamente il periodo in cui iniziammo le medie pensai. Stavo iniziando a comprendere che forse c’era un collegamento tra la sua storia e la mia, finalmente i riferimenti che faceva nei miei confronti mentre raccontava il suo vissuto stavano acquisendo un senso “Hinata devi perdonarmi, sono stato così orribile, insensibile ed ingiusto con te…” finalmente… finalmente ebbi la conferma che cercavo, si ricordava non poteva essere altrimenti… iniziai a sentirmi strana “fino ad ora ho fatto finta di nulla perché sicuramente mi avresti fatto delle domande… mi avresti chiesto perché ce l’avessi tanto con te e non volevo che mi considerassi come avevano fatto altri per anni” non potevo credere che mi stesse raccontando tutto, questa sua frase con un riferimento così palese rispetto ciò che mi aveva fatto in passato quasi mi lacerò l’anima… sentivo caldo e sudavo freddo, avvertivo che i sensi stavano quasi per abbandonarmi.
Poggiai i gomiti contro le ginocchia cercando di sorreggere con le mani la testa ormai divenuta troppo pesante per stare in piedi da sola. Non volevo sentire… ogni fibra del mio essere gridava basta Naruto basta, non dire più nulla! Fin dal primo momento in cui ci eravamo visti pensai di voler ascoltare le sue scuse, ma questo era prima… prima di affezionarmi così tanto a lui. Contro ogni mia aspettativa Naruto era riuscito ad insinuarsi pian piano nel mio cuore e volevo che le cose continuassero a funzionare. Non volevo assolutamente che si rompesse il delicato equilibrio che si era venuto a creare tra di noi, dunque se lui in quel momento si sentiva pronto per raccontare io invece non lo ero affatto per ascoltare; non ero pronta a rivivere ogni cosa… sarei mai riuscita a perdonarlo? Avrei mai potuto guardarlo con gli stessi occhi? In quel momento non ne avevo la certezza, volevo che le cose stessero esattamente come si erano sviluppate “Hinata ti prego non… fare così, non voglio farti soffrire”.
Fu in quell’istante che mi resi conto… ma cosa stavo pensando? Cosa mi era venuto in mente di avere dei dubbi? Il fatto era che stavo provando talmente tante emozioni e tutte insieme che ero tremendamente confusa, completamente annebbiata… ma finalmente ero tornata a vedere il sole.
Di fronte a me vi era un ragazzo dolce sensibile e affettuoso che si preoccupava dei miei sentimenti nonostante anche lui non stesse passando un momento semplice. Naruto era un ragazzo simpatico, gioioso e del tutto incapace di farmi del male… questo perché lui mi amava. Si lui mi amava… lo sentivo, lo vedevo e lo percepivo in ogni suo gesto dolce, in ogni sua parola sincera, in ogni suo tocco gentile.
Alzai lo sguardo verso di lui “scusami” dissi “è che mi sono venuti in mente tanti ricordi” sapevo che poteva capire “Hinata posso immaginare, volevo solo che sapessi che non voglio cercare scuse… non c’è alcuna scusa per ciò che ti ho fatto subire, ma ecco volevo solo farti comprendere come mai sono giunto a tanto… forse perché così potresti trovare la forza di perdonarmi” avevo capito benissimo, Naruto all’epoca era come un bimbo sperduto alla ricerca di una propria identità… si ritrovò in un posto dove nessuno lo conosceva, dove poteva iniziare un nuovo percorso di vita e mettere insieme i cocci del suo cuore travagliato da un dolore bruciante e disarmante… finalmente poteva essere lui il più forte e non più la vittima, bastava semplicemente trovare la persona più debole. Mentre ragionavo su questo fatto la mia bocca tremava e avevo paura di mordermi la lingua, scoppiai a piangere… ero io! Io ero la persona più debole. “Ti prego Hinata perdonami!” mi urlo quasi singhiozzando e ponendo le sue mani sulle mie spalle… pensai per un secondo, alzai lo sguardo e lo guardai intensamente ritrovando me stessa nei suoi occhi “Naruto io ti perdono, certo che ti perdono”.
La mia vita ormai non avrebbe avuto senso se Naruto non fosse stato più con me e se l’avessi perso non me lo sarei mai potuto perdonare “e non ti considero come quell’uomo… non potrei mai farlo, tu non mi faresti mai del male” dicendo questo ci credevo, quel turbinio di sentimenti contrastanti ormai era dissolto… vedevo chiaramente chi avevo davanti. Un po’ timoroso e leggermente titubante fece scivolare le sua mani sulle mie braccia fino a farle ricongiungere con le mie intrecciandosi in un legame indissolubile “ma te ne ho fatto in passato ed è per questo che ho paura che tu mi possa odiare… ti devo confessare che sapevo chi tu fossi fin dall’inizio e quando ti ho vista per la prima volta, quel giorno al museo, avevo già l’intenzione di scusarmi… ma avevo paura… avevo capito subito che mi avevi riconosciuto e la tua reazione mi fece capire che non eri pronta per sentire le mie scuse… ho preferito non dire nulla e lasciarti tranquilla, non mi avresti più rivisto… ma invece il destino ha voluto che ci rincontrassimo” terminò con un lieve sorriso. Era tutto vero, se quel giorno al museo mi avesse accennato a qualcosa sui nostri trascorsi molto probabilmente lo avrei rifiutato e altrettanto probabilmente lo avrei ignorato in università, ma in quel momento potevo solo ringraziare il cielo che fosse andata in quel modo e, per quanto è vero che mi chiamo Hinata Hyuga, non lo avrei mai lasciato andare.
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Spazio dell’autrice:
Ciao a tutti :) Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento, mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate sia di questo e che degli altri precedenti. Vorrei mettere per ogni capito un'immagine rappresentativa, ma non riesco a capire come si fa ad inserirla XD. Qualcuno di voi sa spiegarmelo? :) grazie mille. Un saluto affettuoso e al prossimo capitolo :)

 

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