I fiori di Tenebra

di Dominic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiori d'arancio nell'immediato futuro ***
Capitolo 2: *** Palazzo Blackville ***
Capitolo 3: *** Cento anni... ***



Capitolo 1
*** Fiori d'arancio nell'immediato futuro ***


 

Era primavera.

Il sole, raggiante come un diamante, brillava sovrano nel cielo di Marzo. I tiepidi raggi carezzavano la vegetazione meglio del calore materno.

I prati erano in fiore. Splendidi fiori dai colori più variati erano protesi verso l'alto come a voler toccare il loro padre lontano, mentre la madre terra proteggeva le loro radici in un bozzolo fresco e amorevole. L'erba era di un verde sfavillante, non aveva niente da invidiare allo smeraldo che portavo intorno al collo e, il profumo che aleggiava nell'aria come fantasmi di stagione, ti portava in un mondo parallelo.

La strada era spianata e regolare. Dritta la maggior parte del tempo, solo qualche curva impercepibile disturbava il rettilineo cammino.

Delle tendine scure poste sui vetri dell'auto,coprivano i raggi del sole.

Era dalle tenebre della notte che eravamo in viaggio e ora, che il giorno era spuntato da almeno sei ore, eravamo ancora a metù strada

Non mi ero resa conto di essere finita così lontano da casa. Ma era così. Molto lontano.

Me ne ero andata quando compii diciotto anni. Subito dopo il mio ballo da debuttante preparai le valigie e partii.

Non avevo in mente una meta precisa, sapevo solo che dovevo andarmene da quella casa, da quell'ambiente così angusto e stretto, come un vestito da modella dopo essere ingrassata cento chili.

Avevo viaggiato molto in anni di libertà, avevo visitato città e conosciuto gente. Umani. Splendidi umani pieni di vita. Figli di ere moderne che ridono, piangono e gioiscono alla luce del sole.

Mi era piaciuto. Fare parte del mondo di luce, mi era piaciuto.

Così diverso dall'incanto della notte.

Ma come tutti i sogni ad occhi aperti anche questo era destinato a finire, solo non credevo che sarebbe accaduto così presto.

Spostai lo sguardo su Kassie accanto a me.

Kassie era una bella ragazza di colore, con boccoli appena accennati lunghi fin oltre le spalle, gli occhi castani così spudorati a volte, e gentili in altre, nascondevano segreti insondabili protetti da una nube di mistero che attirava persino me. Kassie era un Laudax, una specie di demone sotterraneo che ha il compito di proteggere i reali della nostra razza. I principi dei vampiri.

Non avevo mai capito il motivo per cui li seguissero fin dalla loro nascita. Sapevo solo che quando veniva al mondo un sangue puro contemporaneamente nasceva il suo demone guardiano.

Io non sono una principessa, la mia famiglia di nobili origini erano i Conti Faramond. Non possedevo nelle mie vene sangue reale, anche se tutti i vampiri discendevano dal Re solo una famiglia era diretta discendente. Il sangue più puro e più potente.

Perchè Kassie era con me? Semplice. Lei era mia amica, ci conoscevamo da più di trent'anni ed ora non potevo fare a meno di lei.

Sei già stanca Raven?”

Ci crederesti se ti dicessi di no?”

No, per niente”

Allora si, sono già stanca di stare a casa”

Così presto? Su con la vita, ci dovrai passare altri cento anni la dentro. Non demoralizzarti così presto”

Grazie” sbuffai ironica “ora mi sento meglio”

è un piacere tirarti su”

Non potei fare a meno di sorridere, lei era una delle poche creature che mi facevano sorridere anche nei momenti più drammatici della mia esistenza.

Avevo l'irrefrenabile desiderio di aprire la portiera e buttarmi dall'auto in corsa. Correre nei campi in fiore e sparire nella vegetazione come una ninfa dei boschi.

Forse lo avrei fatto se Kassie non mi avesse poggiato una mano sulle mie, conserte sopra il grembo come a voler fermare il mio imbarazzante tentativo di fuga.

Era da molto che non ti vedevo vestita per bene”

ridacchiai osservando il suo lungo abito tutto pomposo e pieno di fronzoli di un azzurrino chiaro e delicato. Le stava molto bene ma non era sicuramente adatto a niente se non ad una serata di gala.

Anche io guardandoti penso la stessa cosa” replicò lei

In effetti io non ero messa meglio. Stesso stile solo colori diversi. Era stretto, il corpetto era per me una tortura. Credevo che con la fine dell'800, fosse finito anche l'obbligo di morire soffocati con quell'indumento femminile. Ed invece mi ritrovavo ad indossarlo ancora oggi, anni e anni dopo.

Avrei tanto voluto indossare qualcosa di più pratico, ma i miei genitori erano fissati con questo tipo di abiti. Non erano al passo con il progresso purtroppo ed io dovevo sorbirmi le loro manie.

Mi trovavo a Traved da sei mesi, partecipare alla vita cittadina era fantastico.

Indossare abiti considerati maschili era una liberazione che mi soddisfaceva molto, niente gonne lunghe e ingombranti e niente acconciature che obbligavano a essere portate per quel tipo di abiti.

Ma come era logico il richiamo delle origini non tardò ad arrivare.

Mio padre mi inviò una lettera che mi obbligava a ritornare a casa il prima possibile. Cose importanti stavano per accadere ed io dovevo esserci perchè la mia vita sarebbe cambiata.

Non mi era piaciuto affatto quella novità di carta, portava brutte novelle.

In oltre, come se non bastasse, mi avevano ordinato di indossare vestiti consoni perchè ci sarebbero stati ospiti al mio rientro.

Ero intenzionata a rispondere che non possedevo vestiti adatti per tale evento, ma il giorno dopo mi arrivò una seconda lettera ed un pacco con dentro “i vestiti adatti”!

Avevo stracciato la lettera senza leggerla, immaginavo cosa ci fosse scritto!

Sei nervosa?”

Si vede così tanto?”

Sorrisi giocherellando nervosamente con il ciondolo che avevo attorno al collo.

No, non così tanto”

Non ci tenevo ad ritornare così presto!”

Lo so, me lo ripeti da delle ore, da quando siamo partite” mi ammonì

Parlare mi aiutava a non pensare e non pensare mi faceva stare meglio.

Viaggiammo per ore ancora e il sole ci accompagnò per un altro tratto, fino a quando non scomparve dietro a delle montagne a me familiari.

Finalmente potei scostare la tendina scura e vedere un po il paesaggio. Il sole non era una bella compagnia per un vampiro, ma era sopportabile.

Avevo bevuto sangue umano prima del viaggio e potevo resistere ai suoi raggi senza particolari problemi.

Il sangue umano era come una membrana per la nostra pelle ultra sensibile. Quando ci scorreva in circolo ci proteggeva dai raggi ultravioletti per un paio di giorni al massimo.

Superammo un ponte largo diversi metri. Lo scroscio dell'acqua del fiume Idra fu come un benvenuto a casa. Nocturnia, la mia città natale. Dimora di molti vampiri e sede del Consilium. Il Consilium non era altro che un gruppo di anziani vampiri intenti a fare leggi e ad organizzare la società.

Di solito i nobili non erano interessati di politica, il massimo dei pensieri che avevamo erano balli e chiacchiere, i vampiri borghesi invece erano molto più pratici.

Non passammo dalla città con l'auto, l'aggirammo dai boschi di Shiversoul. Purtroppo non abitavamo a Nocturnia centro, ma oltre al bosco, in una villa di famiglia.

Mia madre non sopportava la città, troppi umani per lei. Fin da giovane, e parlavo di circa trecento anni fa, non aveva mai avuto molta forza di volontà per resistere al sangue dei mortali.

Quindi era meglio per lei e per tutti noi vivere fuori città.

Contessa siamo arrivati”

l'autista voltò leggermente il viso nella nostra direzione, ma ritornò subito al suo posto dopo un occhiataccia di Cassie che stava a significare “attento alla strada!”

Grazie Marcus”

mormorai, avevo voglia di piangere!

Non tornavo a casa da cento anni e non avevo mai sentito la mancanza di rientrare in “patria”

Ed il paesaggio familiare non aiutava per niente il mio stato d'animo. Un palazzo di enormi dimensioni sovrastava fiero qualsiasi cosa, albero o roccia,che vi si trovava intorno.

Era ricco di colonne architettoniche vecchie del secolo scorso ma perfettamente in buono stato come se fossero delle ottime imitazioni di uno scultore contemporaneo.

Le mura erano di un bianco marmo, lucidato a dovere dai domestici un tempo umani. Noi li chiamavamo redivivi, mortali defunti e rinati come vampiri, un loro difetto era che non potevano avere figli.

I Dhampir, invece, come il mio giovane autista, erano figli di un unione tra umani e vampiri. Sono simili a noi, ma il bello era che potevano uscire alla luce del sole senza dover bere sangue umano.

Cosa che i reali e i nobili dovevano fare abitualmente per potersi permettere un tale privilegio, per fortuna esistevano i donatori.

L'auto entrò nel cancello seguendo il vialetto lungo e spianato, circondato dal giardino che mia madre amava con tutta se stessa.

Forse anche più di me!

La limousine si fermò davanti casa, accostandosi di pochi metri agli scalini che portavano alla porta socchiusa.

Marcus uscì dall'auto e venne ad aprirci lo sportello, avrei potuto anche farlo da me. Ma sicuramente i miei genitori erano a spiarmi da qualche finestra, per vedere se avevo perso le buone maniere.

Una volta fuori, mi allontanai dall'auto tenendomi la gonna alzata per non inciampare, avevo quasi dimenticato quanto fossero stressanti certi vestiti. Scalare quella montagna di marmo fu tutto fuorchè semplice, mi ci volle tutta la mia concentrazione per non sembrare impacciata.

La porta era socchiusa ed io mi concessi un secondo per sistemarmi i ricci corvini e renderli il più presentabili possibili. Notai, con la coda dell'occhio, Marcus e Cassie che scaricavano le valigie dal cofano. Il Dhampir doveva essersi distratto un momento perchè picchiò la zazzera scura contro lo sportello del cofano aperto.

Cassie e il suo fascino avevano colpito ancora. Povero Marcus.

Superai la porta, mi sentii come se avessi abbandonato definitivamente i miei sogni lasciandoli liberi di andarsene. L'atrio era enorme, come me lo ricordavo. Ricordavo tutto veramente. Le statue di venere, i quadri enormi, il pavimento perfettamente lucidato.

Ricordavo tutto di quella casa fredda, ricca di oggetti preziosi ma povera di affetto familiare.

Feci un respiro profondo ed attraversai in poche falcate il lungo corridoio che mi separava dal salone, dove sapevo mi stessero aspettando i miei.

Le loro presenze erano imponenti come l'intero palazzo.

Scimmietta!”

Mi voltai di scatto verso la voce e con un sorrisone mi fiondai contro il padrone di quella voce

Drake!”

Lui mi strinse forte a se con le sue braccia forti e sicure.

Mio fratello maggiore! Un secolo intero che non lo vedevo, anche se ci scrivevamo tutti i giorni mi era mancato immensamente.

Gli presi il viso tra le mani scrutando i suoi occhi blu così simili ai miei, gli scostai una ciocca nera che glieli coprva così spudoratamente.

Sei sempre il solito, non sei cambiato di una virgola”

Scherzavo naturalmente, nessuno di noi invecchiava. Nascevamo e crescevamo certo... fino a quando il nostro organismo vampirico arrivava alla stabilità e quando accadeva, la vecchiaia ci avrebbe abbandonati per sempre.

Drake si era fermato all'età di ventitre anni mentre io mi ero bloccata ai diciotto. Ero stata fortunata, alcuni purtroppo rimanevano adolescenti a vita o degli anziani.... I miei genitori sembravano dei venticinquenni invece. Ma, anche se sembravano giovani, l'aura che emanavano era tutt'altro che fanciullesca.

E tu invece sei rimasta la solita scimmia, ti aggrappi così da quando avevi tre anni”

Lo baciai sulla fronte per poi staccarci.

Loro sono di la?”

Il suo sorriso svanì all'istante annuendo, dovetti ammettere che mi aveva lasciato un velo di inquetudine il suo cambio d'umore improvviso

Avevano detto che ci sarebbero stati degli ospiti”

Si esatto”

Solo ora notai il suo smoking elegante che fasciava perfettamente il suo corpo. Era un bellissimo ragazzo mio fratello, non riuscivo a credere che ancora non volesse alcuna moglie.

Perchè fai quella faccia?”

Non te l'hanno detto?” si incupì ancor di più

Dirmi cosa?”

Niente, lascia stare”

Mi prese delicatamente da un braccio e mi accompagnò verso il mio destino. Non immaginavo che quella parola “destino” fosse molto appropriata.

Il salone era spazioso e illuminato dal sole che filtrava dalle tende chiuse, un enorme pianoforte era appoggiato all'angolo, creava un atmosfera di classe.

I sofà erano già occupati da figure perfettamente erette in pose artistocratiche. Mia madre era intenta a sorseggiare quello che doveva essere sangue, dall'odore che aleggiava nella stanza.

Mi venne l'acquolina in bocca.

Raven”

Padre” salutai con un leggero inchino e la stessa cosa feci con mia madre e con gli altri due vampiri seduti sul divanetto opposto.

Erano biondi e giovani, elegantemente vestiti. Il ragazzo con i capelli lisci e un sorrisetto sfacciato mi squadrava con occhio critico che mi fece innervosire.

Ma che vuole questo?!

Lei è nostra figlia, Raven Faramond”

si intromise mia madre presentandomi agli sconosciuti. Li avevo già visti da qualche parte, ma dove?

Avevo partecipato a così tanti balli che i visi mi erano sbiaditi in quel momento.

Sono onorato di fare la vostra conoscenza Raven”

A parlare fu il biondino sfacciato, ma quel che disse non sembrava la verità, piuttosto il contrario. Pareva seccato.

Anche per me lo stesso signore...”

dissi con il tono più educato possibile.

Ma chi siete?”

Non riuscii a trattenere quella domanda, talmente spontanea nel mondo dei mortali ma considerata così insolente in quel momento che mia madre mi ammonì all'istante.

Raven! Lui è tuo marito!”

Coooosa?!!!!

 

ABABABATBABABAB

 

 

Il cielo era terso da ogni nuvola. Calato il sole, le stelle fecero capolino una ad una, come timide ragazzine.

Troppo timide in confronto alla luna, bella ed elegante nella sua opaca freddezza. Un foro nel cielo da cui si intravedeva la luce del giorno dopo.

O meglio, era un sole. Un sole più luminoso del Sole, torcia per occhi che conoscevano bene la notte.

Dal balcone al quarto piano, potevo vedere qualsiasi cosa. Il bosco si estendeva prepotente come un impero di giganti, protetto da mani di pietra. Una catena montuosa circondava il paesaggio, al centro la città di Nocturnia. Le Dorsali Chimera erano ripide ed irraggiungibili, Dark Vertigo era il picco più alto, meta di leggende innominabili su uomini bestia e spiriti carnivori.

Sciocchi.

C'era anche di peggio.

Un gorgoglio agitato mi fece abbassare lo sguardo sulle rive del fiume Idra, questo corso d'acqua affiancava la mia casa di pochi metri. Era solo un affluente di un fiume ben più grande e molto più pericoloso.

Era stato nominato Venom, l'acqua che uccide. Gli umani avevano chiuso le sue sponde con una recinzione nella parte che affiancava la città. Molti erano morti nelle sue acque....e non perchè non sapessero nuotare.

Loro dicevano che era velenoso. Noi sapevamo che non era esattamente così.

La spiegazione era molto più sinistra.

Feci un respiro profondo godendomi i profumi della notte.

Kandel, sei pronto?”

Mio fratello minore si sporse dalla porta della mia camera con un sorriso impaziente in volto.

Anthon ci sono quasi”

Rientrai in stanza chiudendo le vetrate del mio balcone. Afferrai la giacca scura e la indossai per poi abbottonarmela.

Sbrigati, dobbiamo arrivare prima che Raven rientri a casa”

Scomparve dalla mia vista andando ad avvertire l'autista di essere pronto a breve.

Raven Faramond, l'avevo vista solo un paio di volte nei miei centotrent'anni. Ero andato perfino al suo ballo da debuttante quando aveva solo diciotto anni di vita.

Era impacciata, come tutte le ragazze della sua età, ma lo nascondeva bene. Era ammirevole.

Ballò con tutti i nobili presenti, compreso mio fratello. Ma non con me.

Fu da allora che Anthon perse la testa per lei. Chiese ai genitori la sua mano ma era troppo giovane ancora per sposarsi, in oltre la sua immortalità non era ancora stabile, e rifiutarono.

Oggi, a distanza di cento anni, il suo desiderio era stato realizzato.

Il padre di lei si era presentato a palazzo Blackville un paio di mesi fa ed aveva acconsentito suscitando la felicità ed il buon umore di mio fratello minore.

Buon umore che non era tramontato neanche per un secondo.

Ismael è tutto pronto?”

chiesi al mio guardiano uscendo dalla stanza

Sembra di si, tuo fratello è già in auto”

Perfetto, tu seguici senza farti notare”

Detto questo raggiunsi Anthon e immediatamente partimmo per casa Faramond.

Impiegammo meno di dieci minuti ad arrivare. Viktor e Isabel Faramond ci attendevano alla porta, loro figlia non era ancora arrivata.

Ci condussero nel salone accogliente di casa e fin da subito mio fratello intraprese una vivida conversazione sulla mia futura cognata.

Dopo tre ore di racconti d'infanzia e cotte adolescenziali già mi ero stancato di lei.

La conoscevo come le mie tasche e venni a conoscenza di cose che avrei preferito non conoscere!

Deve essere lei”

mormorò Isabel udendo i freni di un auto.

Finalmente! Mi stavo addormentando sul divanetto.

Drake, va da tua sorella e portala qui”

Vado”

Il fratello di Raven uscì dalla stanza a passo veloce, era evidente che non vedesse l'ora di rivederla.

Feci una smorfia.

Dai racconti su di lei doveva essere una vera strega di donna. Come si faceva a sentire la mancanza di tale creatura?

Ora me la dovevo sorbire però, con il matrimonio poco intelligente di mio fratello la mia tranquilla vita cesserà di essere tale.

Raven”

Padre!”

Alzai lo sguardo sulla figura esile in piedi oltre la porta. Era esattamente come me la ricordavo.

Ricci neri, morbidi sulle spalle. Occhi blu fissi sulle figure dei genitori.

La squadrai bene in ogni punto cercando particolari nuovi.

Quando puntò gli occhi su di noi, la sua espressione interrogativa mi fece intendere che non si ricordava affatto di noi.

Fu così esilarante quel che accadde dopo che quasi ero scoppiato a ridere davanti a tutti.

Svenne. Quando scoprì che era promessa a mio fratello, svenne e si lasciò andare come un sacco di patate contro suo fratello.

 

 

ABABABATBABABAB

 

 

 

Persi conoscenza per i primi tre secondi, il mondo divenne nero come la gonna di mia madre.

Mio..marito?!”

il mio sguardo saettò selvaggiamente dalla mia famiglia ai due ragazzi biondi. Il vampiro accanto a quello seccato aveva un sorriso di dispiacere per la mia condizione.

E ci credo!

Aveva dei capelli ricci ed un viso dolce che pareva quello delle bambole.

Si Raven”

rispose mio padre aggrottando le sopracciglia

Non hai letto la lettera che ti abbiamo spedito insieme al vestito?”

Ah...si!”

A me non sembra che vostra figlia sia a conoscenza di tale evento”

si intromise il biondo antipatico guardandomi scettico. Sembrava stesse scrutando un insetto in attesa di essere schiacciato, forse da lui.

Io lo sapevo signore!” me la presi “E solo che....mi era sfuggito”

Era un patetico tentativo di arrampicarmi sugli specchi, tutti se ne accorsero ma non fecero commenti, tranne quel purosangue insolente che già era passato nelle mia lista nera degli odiati.

Che gioia, una cognata con i fiocchi!”

Signori, vi prego” mio padre parlò interrompendo tutti “Mia figlia è stanca e il viaggio potrebbe averla spossata più del dovuto”

Io sono Anthon Blackville”

si presentò il riccio con un sorriso dolce.

Blackville?!

Ora tutto mi riaffiorava alla memoria, come pesciolini che venivano in superficie attirati da molliche di pane.

I Blackville, la famiglia reale. In casa nostra.

Voleva sposarmi, questo era l'onore più grande che avrebbe mai potuto capitarmi....

Mi rammarica dirlo così, ma siamo fidanzati” si alzò dal sofà dirigendosi verso di me

Mi afferrò una mano e delicatamente se la portò alle labbra baciandola.

Per me è solo un onore avere una moglie bella come te”

Accennai un sorriso di cortesia.

Quello che volevo realmente era urlare a tutti che non volevo!

Come potevo sposarmi?

Io volevo trovarmi un uomo per conto mio, volevo essere come quelle belle umane dei libri.

Corteggiate romanticamente, avrei voluto un principe come quello delle fiabe. Perfetto.

Non può solo esserci l'obbligo nella mia vita, non può solo esserci la parte terribile della mia condizione.

Sapevo che prima o poi sarebbe successo, ma speravo il più “poi” possibile!

E...quando dovremmo sposarci?”

mi sforzai di mantenere un sorriso il più possibile naturale, ma quel che né uscì era una brutta smorfia che pareva un sorriso.

Tra un mese”

Oh...così presto”

Se non avessi avuto anni e anni di esperienza di autocontrollo sarei scoppiata a piangere e avrei spaccato quell'orribile vaso di porcellana che avevo accanto. Proprio a portata di mano.

Purtroppo”

riprese a parlare l'antipatico

Purtroppo lo dico io!! Sono io quella in balia di un matrimonio non voluto!

Lui è Kandel Blackville, mio fratello maggiore”

riprese Anthon indicando il biondo ghignante.

Che nome..”

mi lasciai sfuggire, ultimamente quel che pensavo dicevo quindo non c'era bisogno di scomodarsi a leggermi dentro per scoprire i miei pensieri.

Me ne pentì subito chiaramente, dopo lo sbuffo esasperato di mio padre. Solo il sorrisetto di mio fratello accanto a me mi diede il coraggio di non sentirmi una libertina.

e il suo signorina non è tanto meglio, lo sa che significa corvo? Esattamente come il suo tono di voce, gracchiante. Le sta a pennello” rispose tranquillo.

Maleducato!

Ma come potevo ribattere? Era il mio sovrano.... Dannazione!

Ma perchè i cacciatori di vampiri non esistevano più?! Gli avrei dato volentieri il suo indirizzo.

Credo che sia ora che Raven si riposi un po”

mia madre si alzò in piedi con il chiaro intento di accompagnarmi in camera per dirmene quattro. Ci metterei la mano sul fuoco.

Si” mio padre annuì daccordo

Posso darle del tu?” mi chiese Anthon con un sorriso da bambino

Ahm certo, se lei mi concede lo stesso onore”

è un piacere Raven”

Ok allora, Anthon” gli regalai lo stesso sorriso

Posso invitarti ad un uscita domani? Possiamo prenderci un thè a casa mia e poi fare una gita a cavallo”

Mia madre mi guardò intensamente come a spingermi ad accettare.

Che potevo fare se non accontantare tutti, tranne Kandel ovviamente, che mi fissava freddo come se la mia presenza nella sua casa fosse una cosa di troppo.

Volentieri”

Bene”

Si sporse baciandomi ad una guancia.

Buon riposo”

Dopo di chè feci un profondo inchino insieme a mia madre e sempre insieme uscimmo dal salone.

Le scale verso la mia camera sembravano l'impresa adatta ad uno scalatore professionista. Il mormorio del salone si affievolì sempre più ad ogni scalino conquistato. La mia camera si trovava al secondo piano.

Spaziosa, conservava ancora il mio odore e le mie cose così come le avevo lasciate quattro anni or sono.

Il letto era un miraggio nel deserto, pronto ad essere sfruttato.

Sarei affondata nel materasso e sarei morta tra le lenzuola di seta nella speranza di risvegliarmi in un letto, in una casa, in un paese lontano da qui.

 

 

 

ABABABATBABABAB

 

 

è molto bella, come ricordavo”

commentò Anthon guardando il padre di Raven, aveva gli occhi innamorati di un adolescente.

Sono felice che siate ancora interessato a lei”

Come potrei non esserlo? ? una fanciulla magnifica!”

Magnifica! Tsè!

Mio fratello era sempre stato un tipo che esagerava molto nei commenti, ora era andato addirittura oltre.

Non vedeva quel che vedevo io?! Era cieco fino a questo punto?

Come sarebbe potuta diventare una brava moglie ed una Blackville una vampira che lanciava simili sguardi arroganti.

Era divertente però, dovevo ammetterlo. Metterla in difficoltà era alquanto soddisfacente, soprattutto se rispondeva a tono.
Non c'era gusto se non lo facesse, la battaglia sarebbe finita troppo presto ed io l'avrei disprezzata di più se fosse stata una sottomessa.

Dobbiamo andare, si è fatto tardi”

afferrai per un braccio Anthon e l'obbligai a tirarsi su. Se fosse stato per lui sarebbe stato a parlare della sua futura sposa per altre ore, forse giorni!

Anche il padre di lei sembrava stanco.

Si”

Il padrone di casa ci accompagnò alla porta, senza volerlo lanciai un' occhiata alle scale che portavano ai piani superiori. La stessa cosa fece mio fratello facendo un respiro profondo.

Si stava inebriando del suo profumo, socchiuse per un attimo gli occhi in modo da imprimere ancor più a fondo il suo aroma.

Nel vialetto c'era l'auto con il nostro autista ancora fermo come l'avevamo lasciato. Aveva l'aria assonnata e potevo capirlo.

Poco più avanti notai Ismar, dietro un albero. I suoi capelli scuri, come la sua pelle, si mossero leggermente spostati dal vento fresco.

Stava parlando con una ragazza, un altro demone a giudicare dall'odore.

Una conversazione del genere non bisognava essere interrotta, ma la tentazione era troppo forte per me. Non mi ero divertito abbastanza quella sera.

Mi avvicinai alla coppia con un sorrisetto

Ismael, dobbiamo andare. Vieni in macchina con noi”

Kandel, arrivo...”

Bene!”
Era parecchio seccato e non lo nascose affatto. Era evidente, dalle occhiate che mi lanciava ,che sparava gli concedessi altro tempo per concludere. Voleva mi allontanassi.

Mi limitai a sorridere divertito non spostandomi da li neanche di un centimetro.

La ragazza più scocciata di lui mi lanciò un occhiata profonda poi scomparve dentro casa.

Ora possiamo andare?” chiesi

Si”

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Capitolo 2
*** Palazzo Blackville ***


 

Capitolo 2

 

Palazzo Blackville

 

 

Come ti sembra?”

Chi?”

Cassie mi sistemò i capelli in un'acconciatura adatta per un matrimonio, stava facendo le prove per il vero evento che si sarebbe tenuto tra un mese esatto.

Non mi guardavo, ero davanti allo specchio ma i miei occhi erano fissi su un pettine malconcio con le punte piegate per lo sforzo di pettinare i miei capelli impettinabili.

Il futuro sposo genio”

è carino. La famiglia Blackville è la più ricca e più riverita famiglia di vampiri, in oltre sono i diretti discendenti del Re, i principi della nostra razza. Non potevo avere un partito migliore” borbottai

Come se mi interessasse degli ottimi partiti. Mi bastava anche un contadino, rozzo con una capanna al posto di una casa, ma che mi amava e che io amavo.

Ma?”

Ma cosa? Non mi posso lamentare ricordi?”

Con me si, spara!”

Non riesco più ad accettare le loro condizioni, non riesco più a...condividerle ecco”

feci un respiro profondo e continuai a parlare. Puntai i miei occhi tristi nei suoi dallo specchio facendo bene attenzione a non guardare me stessa.

Perchè mi devo sposare? Perchè non posso trovarlo da me, insomma siamo in una nuova era!”

Cassie sorrise annuendo daccordo.

Io non ho i genitori, sono un demone vecchio come il mondo, ma posso capire la prigionia dell'anima”

Non posso neanche dirlo ai miei genitori, non capirebbero ed io non saprei farli capire”

Senza pensarci mi guardai allo specchio, vidi i capelli raccolti in modo ordinato sul capo. Alcune ciocche più corte erano libere di cadere delicatamente sulle mie spalle in onde morbidi.

Sembravo anghindata per qualche ballo, era una situazione che avevo vissuto tante volte ma con un tono diverso. Era per il mio matrimonio.

Matrimonio per mer era sinonimo di legamento. Legamento ad una persona che ti completa. Che ti accompagnerà per la vita e anche oltre.

E questo? Cos'era questo?

Mi stavano condannando a morte senza saperlo.

Era per caso una punizione?

Io non voglio!”

mi innervosii guardando male la mia immagine. Era terribile e non volevo più vederla.

Cassie sfilò il fermaglio che mi teneva fermi i capelli. All'improvviso una cascata di ricci mi si riversò sulle spalle facendomi sentire meglio.

Niente acconciatura, lontano il pensiero del matrimonio.

Prova a conoscerlo” mi suggerì lei “non posso intromettermi negli affari di vampiri ma...secondo me dovresti provare a fartelo piacere”

La guardai male, non avevo bisogno di consigli del genere. Tanto se mi fosse piaciuto o meno me lo sarei dovuto sposare per forza!

Grazie tante!”

Lei fece spalluccie e si allontanò da me riponendo in una graziosa scatola tutti gli accessori per i capelli.

E tu con Marcus? Evita di civettarci, è innamorato di te”

Lo so!” ridacchiò lei civettuola

è crudele giocare così con i suoi sentimenti” commentai divertita “povero Marcus”

Lo so, sono un demone, è nella mia natura essere crudele”

Mi aiutò a vestirmi per l'incontro con Anthon, come se fossi in vena di vederlo!

Marcus era già in auto in attesa di accompagnarmi al suo palazzo ed io non ero minimamente presentabile.

Il viaggio in macchina fu un dramma, avevo attacchi omicidi verso tutto e tutti. A chiunque provasse a parlarmi, che sia Cassie che sia Marcus, digrignavo i denti mostrando i canini minacciosa, l'avevo fatto anche contro mio fratello prima di uscire di casa. Lui aveva scosso il capo e mi aveva risposto con lo stesso mio metodo. Ci guardavamo e ci mostravamo i canini a vicenda.

Dovevamo sembrare due scemi intenti a osservarci le gengive.

Ero una bollente pentola di nervi. Un missile pronto ad esplondere.

Più ci avvicinavamo alla meta, più il mio umore già grigio da appena alzata, diventava via via sempre più nero fino a diventare una tetra nuvola di cattiveria gratuita.

Contessa siamo...”
“Ok, ok” bloccai sul nascere il suo avvertimento.

Avevo capito già da me che il castello era nelle vicinanze. Il paesaggio era più roccioso e in salita. E il bosco, che fino a pochi minuti prima ci aveva accompagnato, si perdeva in tre o due alberi ogni metro.

Rilassati” sorrise Cassie

Sono rilassata!”

Mi afferrò le mani strette a pugno. Cercai di scostarmi ma la sua presa era ferrea come quella di mio fratello.

Lei mi guardò dritta negli occhi e mi persi per un momento in quello sguardo deciso ma dolce come il cioccolato fondente di cui andavo pazza.

Rilassati” ripetè “respira con me”

Non capisco perchè debbo fare una cosa così scema”

Shh! Si chiama yoga e aiuta. Gli umani lo fanno spesso quando sono stressati” sbuffò

Sbuffai anche io ma chiusi gli occhi imitando i suoi gesti. Feci un respiro profondo e cercai di rilassarmi.

Ahuuuum, Ahuuuum” mormorò lei

Aprì un occhio guardandola stranita “E questo che sarebbe?”

Si fa così, non chiedere”

Se lo dici tu” serrai gli occhi

Ahuuum,Ahuuuuum” insieme prendemmo a fare quella cantilena.

Dopo i primi secondi, nei quali mi sentii una perfetta idiota, il mio corpo sembrò più rilassato e, il nervosismo che avevo intorno a me e dentro di me, si era calmato. Come un neonato urlante che, dopo la ninna nanna della mamma, si acquieta stanco e assonnato.

Ahuuum”

Non mi accorsi di nulla più, non sentivo nemmeno le mani di Cassie nelle mie. Solo il nero della mia mente e nulla più.

Ero talmente ipnotizzata da quel suono che persi la cognizione di dove mi trovassi.

Ehm, ehm!” un colpo di tosse interruppe la cantilena e ci fece voltare verso lo sportello aperto alla mia destra.

Kandel ci fissava ironico, con una mano sulla portiera aperta e la testa quasi dentro l'auto.

Ho interrotto qualcosa?”

sembrava dispiaciuto dal tono di voce che usò, ma sapevamo tutti che non lo era affatto

No, principe Blackville” risposi acida scostando le mani da Cassie “Ma dovrei chiederle di bussare la prossima volta”

Bussare?” la sua linea delle labbra si mosse formando un ghigno di scherno

Ehm....Raven, siamo in auto” sussurrò Cassie facendomi sprofondare in un mare di vergogna.

Si, lo so! Appunto, si deve bussare”

Quante fesserie che stavo dicendo, ma mantenni lo sguardo sicuro in quello di lui per non cedere al rossore. Non gli avrei dato alcuna soddisfazione.

Non ho mai sentito questa regola delle buone maniere” commentò insolente “Cos'è? una cosa che insegnano in quella scuola di umani?”

No, è una regola e basta!”

il nervoso riprese ad impossessarsi di me, grazie alla sua stupenda faccia da schiaffi ora il mio umore era nero come il cielo tempestoso.

Non la ricordo, devo essere stato assente alla lezione per quanto insignificante fosse”

Abbassai lo sguardo sulla sua mano protesa verso di me. Inarcai un sopracciglio senza muovermi.

Che cosa vuole?”

Accompagnarvi in casa contessa Faramond”

So camminare da sola”

cercai di levarmelo di torno con quell' affermazione, era chiaro che non lo volevo vicino e glielo feci capire chiaramente con una smorfia.

A me non sembra...” il suo sorriso si era allargato mostrando dei canini affilati “Sa, lei mi ricorda una papera signorina Raven”

Uscii dalla parte opposta dell'auto con la faccia più cupa della morte . Lo superai con la mia andatura a “papera!”. Strinsi forte l'ombrello che mi ero portata dietro, un consiglio di mia madre, lei conoceva bene il cielo volubile in quella parte delle montagne.

Se quell'idiota non stava attento alle sue parole lo avrei pugnalato con l'ombrello.

O era meglio bastonarlo a morte?!

Raven! Benvenuta”

Anthon sbucò oltre la porta in legno perfettamente levigato. Mi guardò con uno sguardo carico di emozione ed io non potei fare altro che sorridere ad un tale ragazzo così solare.

Anthon, che splendida casa”

Era molto più grande della mia, almeno il doppio. “Casa” poi non era neanche il termine adatto per descrivere quel colosso di pietra.

Castello era meglio

Decisamente... Un castello moderno, senza fossati e senza camere di tortura..forse.

Meglio non chiedere.

Si avvicinò a me porgendomi la mano, rimasi per un momento a fissarla. Aveva delle dita lunghe e sottili, doveva essere un ottimo pianista.

Con riluttanza misi la mia mano nella sua ed insieme ci avviammo all'interno del castello.

Sai, questo castello fu la prima casa del nostro antenato”

Oh, caspita”

Notai i dipinti, antichi senza dubbio. Tutti originali.

Non ti starò a raccontare tutta la storia, o si se ti fa piacere!”

Dal suo sorriso impaziente era evidente che la voglia di raccontare ce l'aveva... e anche molta.

Annuii solamente rispondendo al suo sorriso e lui prese a raccontarmi tutta una serie di battaglie, di intrighi e tradimenti con un emozione tale che, quasi mi venne il sospetto che avesse vissuto in prima persona le sue storie.

Forse era così.

Ogni passo era una nuova stanza, visitammo l'intero castello piano su piano. Ad ogni corridoio corrispondeva un suo passato e così la narrazione continuava, era affascinante starlo a sentire, ma dopo la prima ora feci fatica anche a seguirlo.

I suoi ricci balzavano come molle ad ogni gradino delle scale in pietra. L'ultimo piano era la torre, l'ultima storia da raccontare finalmente.

Sembrava un libro di storia reincarnato in un viso perfetto da bambino, ma non volli interromperlo. Preferivo stare ad ascoltare che parlare, in certi casi.

Anche perchè non avrei saputo che dire.

Dei miei hobbie, vizi, cose che mi piacciono e cose che odio... e poi cosa?

Sinceramente, non vedevo un futuro passionale per noi due, forse buoni amici ma niente di più.

Affascinante” commentai dopo l'ennesima descrizione della torre sud.

Doveva aver capito che mi stavo annoiando perchè si mise davanti a me accarezzandomi le braccia. Il viso era contratto, dispiaciuto ed io mi sentii in obbligo di negare l'evidenza.

Mi dispiace, devo averti stancata”

Oh, no no. è tutto molto bello, ma stavo pensando a quella gita a cavallo”

Si, hai ragione” abozzò un sorriso “Alle ragazze non piace molto la storia ho notato”

Hai già..avuto una fidanzata?”

Anthon, probabilmente, interpretò male il mio interesse. Credo pensò che fossi gelosa. Non ero gelosa, ero solo curiosa.

Non potevo essere gelosa di un ragazzo che conoscevo a malapena. Ma a quanto sembrò, lo rese felice il mio modo di fare perchè ritornò sereno con quel suo sorriso del tutto particolare.

Si, ma non funzionò”

Cosa accadde?”

Lei morì dopo il parto e....morì anche il bambino”

Ammutolì di colpo. Era già stato sposato ed aveva avuto persino un bambino.

Mi dispiace Anthon...”

Non importa” accarezzò i miei capelli “Accadde ottantacinque anni fa”

Ma è difficile da dimenticare, immagino ti manchi molto”

Il primo periodo è stato terribile lo ammetto”

Lo so che posso sembrare maleducata a chiederlo ma....come è successo?”

Ero terribilmente curiosa, lo ero sempre stata. Mia madre diceva che era il più grande dei difetti in una ragazza per bene, mio padre invece incoraggiava questa mia dote.

Uccisi ehm....immagino che fossero stati cacciatori. Non l'ho mai saputo. Morì anche il loro Laudax”

Perdonami, sono stata indiscreta”

Non devi assolutamente preoccuparti” sorrise gentile per sollevarmi il morale.

Daccordo”

Feci un passo indietro imbarazzata. Continuava ad accarezzarmi i capelli, volevo che la smettesse ma non avevo intenzione di sembrare scontrosa, non dopo tale confessione. Così optai per allontanarmi un po.

Allora? Questo giro a cavallo?”

Lo afferrai dal braccio tirandolo con fare scherzoso verso la porta di casa

Lui ridacchiò sommessamente lasciandosi trascinare.

 

 

ABABABATBABABAB

 

 

 

 

Scrivere mi aveva sempre rilassato molto.

Quindi per me non era un dramma chiudermi nello studio al secondo piano e dedicarmi alle lettere.

Lettere, decine di lettere.

Inviti a ricevimenti, balli e quant'altro. Lettere di politica, lettere di lavoro.

Ero sommerso da scritte d'inchiostro che mi volteggiavano davanti agli occhi come farfalle.

La sottile punta della penna graffiava il foglio producendo un suono come di unghie che grattavano.

Rispondevo ad una missiva di mio padre, lontano dalla città.

Alzai lo sguardo su di un cofanetto poggiato sulla scrivania a pochi centimetri di distanza dalla mia mano.

Era formato d'argento lucido, rose intrecciate rendevano più prezioso il tutto.

Sapevo cosa contenesse anche senza averlo aperto.

Un anello antico quanto il mondo, tramandato nella nostra famiglia dall'origine di tutto.

Aprii il cofanetto rivelando l'anello in questione, piccolo. Adatto a dita femminili, l'anello che Antho n avrebbe donato a lei

Lei, la contessa Raven Faramond.

Il suono delle sue risate invasero la mia stanza come musica di sottofondo accesa dal caso. Improvvisamente riempirono la mia testa come quelle lettere in fila, una dietro l'altra ormai senza un senso logico.

Mi voltai verso la finestra, la luce del giorno era coperta da una coltre di nuvole grigie.

Era un bene per noi, la famiglia reale non poteva esporsi alla luce solare per più di due tre cinque ore, la protezione del sangue umano ci garantiva solo questo limite di tempo.

Meglio questo che niente.

Ma con la barriera di nuvole non avevamo problemi, era una protezione più che sufficente anche se esageravamo troppo il mal di testa ci colpiva comunque.

Mi avvicinai alla finestra.

Il freddo vetro era liscio sotto il palmo, guardai di sotto.

Anthon e Raven stavano passeggiato nel giardino a cavallo. Anthon doveva star dicendo delle cose interessanti perchè lei rideva e commentava divertita ad ogni frase.

Sbuffai innervosito e ritornai alle mie carte.

Avevo molte cose da fare, organizzare il matrimonio era una di queste cose.

Non avrei mai potuto farlo fare ad Anthon, era troppo sbadato. Si sarebbe sicuramente lasciato sfuggire qualcosa d'importante.

Afferrai un foglio e presi a fare una lista delle cose che sarebbero servite.

Innanzitutto avrei dovuto pensare alla parte spirituale della cerimonia....

 

 

 

 

Ecco il secondo capitolo ^=^ un po corto lo so, ma il prossimo sarà più lungo promesso

Ayram:  *_* grazie per avermi paragonato a Jane Austen, lei è un mito. Ma purtroppo io non sono così brava XD eh eh  Thanks per i bellissimi complimenti!

Sayuri_88:  Sono contentissima che ti sia piaciuta la storia, anche perchè spero che un giorno potrò pubblicarla come libro XD la sto scrivendo da quasi un anno è l'ho quasi conclusa.  Spero che il secondo capitolo sia d tuo gradimento ^^

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Capitolo 3
*** Cento anni... ***


 

Capitolo 3

 

Cento anni, grannelli di sabbia in un deserto di eternità.

 

 

 

Il cielo urlò il suo sconforto con rombi profondi e vibranti. Nuvole nere, come figlie rimproverate, piansero la loro pena riversando sui gigli chiusi le loro lacrime.

La pioggia picchiettò ritmicamente sul tetto della casa, sembrò quasi che dei topini rumorosi zambettassero sul soffitto. Le lacrime del cielo bagnarono i vetri della mia camera coperti da tende scarlatte.

Era mattina, ed io amavo la pioggia la mattina. Rintanata sotto coperte pesanti mi perdevo nel mio morbido giaciglio senza essere disturbata.

Avevo avvertito le domestiche di non svegliarmi prima delle tre del pomeriggio. La casa era silenziosa. Non un passo si udiva per i corridoi deserti.

I miei genitori erano nel dormiveglia della morte, mio fratello li seguiva a ruota nella sua stanza. Invece per me la giornata avrebbe riservato tutt'altro che una dormita rigenerante.

La gita a cavallo del giorno prima era stata piacevole, il giardino intorno a casa Blackville era stupendo, ora capivo il motivo dell'invidia di mia madre.

Anthon era sempre così gentile e premuroso che sembrava più un papà preoccupato che un futuro marito.

Un nuovo rombo mi fece aprire gli occhi scocciata. Non era un tuono del cielo, era il mio stomaco, più arrabbiato che mai.

Dentro di me, lo stomaco chiedeva cibo immediato. Ma non di panini o carni pregiate, avevo bisogno di sangue.

Un paio di giorni erano già passati e il mio corpo chiedeva cibo. I primi sintomi dell'astinenza erano ben visibili. Pelle pallida, mal di testa e bruciore il mattino.

Avrei dovuto arrotondare con del sangue in busta, come lo chiamavo io. Tipo quelli che usavano per le trasfusioni di sangue negli ospedali.

Ovviamente non erano niente in confronto a quello fresco. Gli effetti duravano di più ed era molto più buono.

Ma purtroppo non avevo più un donatore da anni. Sarei dovuta andare in città a procurarmi qualche umano ben disposto.

Ma come trovarli?

Non avevo un radar capta donatori, ero in un vicolo cieco. Chiedere ad altri vampiri era fuori discussione, avrei dato l'impressione di non sapermela cavare da sola.

Dopo l'ennesimo brontolio, mi tenetti stretta la pancia con entrambe le braccia, avevo l'impressione che un leone fosse rimasto intrappolato nella stomaco.

Scesi dal letto ed infilai la vestaglia sopra la camicia da notte. Uscii dalla mia camera silenziosamente, i miei passi felpati non produssero alcun rumore. Passai dalle grandi vetrate, uno specchio di freddo trasparente che ti proteggeva dall'ira della natura.

Le nuvole erano persino più nere di pochi minuti fa, da una parte era meglio così. Il sole veniva coperto del tutto e il suo potere non era minaccioso per il mio corpo.

A grandi passi scesi nelle cucine, i domestici erano a dormire nelle loro stanze. Di solito lavoravano soprattutto la mattina, a differenza dei ranghi più alti, non avevano problemi a resistere alla luce solare. Ma con il mal tempo, non si erano resi conto che il giorno era già arrivato.

In effetti sembrava pomeriggio inoltrato.

Versai una bustina di sangue, di un gruppo sanguigno a caso, in una tazza. Non avevo gusti particolari, andava bene tutto per me.

Sorseggiai la bevanda di rosso porpora senza la grazia tanto apprezzata da mia madre. Sembravo un alcolizzato che non bevava da secoli!

Percepii il liquido che scendeva dalla mia gola procurandomi un sollievo immediato. Soprattutto al mio stomaco, che si acquietò all'istante.

Che classe Raven”

Drake, che ci fai sveglio?” mormorai dopo aver posato la tazza vuota sul tavolino.

Una scimmia mi ha svegliato”

Mio fratello si fermò alla sedia della cucina e ci si appoggiò contro.

Bugiardo, non ho fatto il minimo rumore”

Lui sorrise assonnato indicandomi la tazza

Che dici di versamente un po anche a me?”

Non hai le mani?”

Le ho lasciate a letto”

sbuffai ma lo feci comunque. Aprii un altra busta del guppo AB e la versai nella mia stessa tazza. Suscitai il disappunto di mio fratello che commentò un

Era tanto grave prenderne una pulita?”

Perchè sporcarne due se possiamo evitare”
“Non è che muoiono,i domestici, se lavano qualche tazza in più. Sono pagati”

Bè, prendere o lasciare”

Gli sventolai davanti agli occhi il sangue invitante, l'odore era forte nella stanza e Drake afferrò la tazza senza replicare.

Allora, perchè sei sveglio?”

Per dirti una cosa, ieri mi era sfuggito di mente”

E che cos'è?” mi protesi verso di lui incuriosita

Nostra madre ha detto che non devi rimanere a poltrire oggi”

Perchè? Che devo fare ancora? Sono già stata a palazzo Blackville”

No” scosse il capo “Devi andare a trovare altri aristocratici e purosangue. Devi riallacciare i rapporti con le tue amiche d'infanzia”

E devo farlo tutto oggi?!” quasi ringhiai per quell'assurdità

Drake ghignò divertito ma scosse il capo

No, ma devi incominciare pur da qualche parte. Io direi di partire da Marion Tristantin, andavate così daccordo”

Io non credo” feci una smorfia “ricordo esattamente il contrario”

Mi dispiace scimmietta, ma purtroppo i doveri che hai lasciato, qui sono rimasti”

Sei arrabbiato per caso?”

Avevo l'impressione che lo fosse, deluso più che altro. Innervosito anche.

No, non ce ne sarebbe motivo ora. Sei qui”

Mi dispiace di averti lasciato solo....”

Drake fece un gesto come a voler bloccare ogni mia parola, sorseggiò il suo sangue lentamente che quasi sembrarono ore. Quando mise giù la tazza mi guardò con il suo oceano, mi sentii annegare per quanto fossero intensi i suoi occhi.

Lasciarmi con i nostri genitori è stato alquanto faticoso per me”

Poi sorrise

Ma te lo posso perdonare”

Ma lo sai che sei il migliore qui dentro?” sorrisi anche io, rilassata.

Lo so, lo so”

è stato davvero così terribile?”

Lui mi spinse delicatamente fuori la cucina per andare dritti nella mia camera

Molto di più, hanno cercato di fare un ballo delle debuttanti solo per me”

In che senso?” non capii

Nel senso che era l'unico maschio invitato alla festa”

Cosa?” risi a più non posso. Dovetti tapparmi la bocca con entrambe le mani per attutire il rumore.

Non riuscivo a smettere.

Non è stato divertente. Quelle vampire mi fissavano come qualcosa da dissanguare”

Scusa è che...mi sto immaginando la scena”

E ti diverte?” inarcò un sopracciglio

No, hai ragione. Hai assolutamente ragione”

cercai di fare la seria corrucciando tutta la mia espressione. Ce la feci per i primi dieci secondi, poi tornai a ridere.

L'espressione di disappunto che aveva mio fratello scomparve velocemente, come un fulmine nel cielo, e si unì alla mia risata.

Non contai neanche il tempo che impiegai a prepararmi e a mettermi in auto che già arrivai a destinazione.

Dicono che la famiglia Diamond abbia aperto una specie di locale”

La voce stridula di Karin Hannes rimbombò nel salotto di villa Valdemar.

Era mezzogiorno passato e il temporale non accennava a volersi calmare. Ero uscita con il maltempo solo per dare a mia madre un motivo in più per non criticarmi.

Ero seduta sul divanetto in stoffa rossa e assistevo alla discussione delle mie amiche d'infanzia che mia madre mi aveva imposto di ritornare a frequentare.

Eravamo in una villa novecentesca nella periferia di Nocturnia. Mi dispiaque molto non essere passata per la città. In un secolo era cambiata molto. E come poteva non essere?

Tutto cambiava e anche la mia città non faceva eccezione.

Dopotutto non l'avevo mai vissuta a fondo, c'ero stata solo un paio di volte nei miei diciotto anni di vita qui, poi ero partita e non ci avevo più pensato.

Era imbarazzante non sapere nulla della tua città, Nocturnia aveva molte leggende ed io non né conoscevo nessuna.

Ma mi ripromisi che, appena avrei avuto un briciolo di tempo, sarei andata alla biblioteca comune a dare un occhiata tra i libri.

Non avrei mai chiesto a nessuno dei miei familiari informazioni del genere, avrebbero fatto dei commenti irritanti su di me.

Sei daccordo Raven?”

sbattei le palpebre un paio di volte ritornando alla realtà. Ero immersa nei miei pensieri fino al collo e non mi ero resa conto delle faccie di tutte voltate verso di me.

Ahm, a che proposito?”

Del locale dei Diamond”

rispose Karin cercando di controllare l'irritazione nella sua voce.

Credo che sia interessante, in fondo donatori e vampiri possono praticare tranquillamente le trasfusioni”

Io non sono poi così daccordo”

si intromise Janette Valdemar guardandomi critica. Lei, al contrario di Karin, non aveva mai avuto problemi ad esprimere il suo parere.

Perchè?”

Insomma, è un locale di plebei. Vi immaginate se nobili o la nostra famiglia reale si mischiassero con i poveri e i borghesi? Tenterebbero subito di azzannarci al collo”

borbottò preoccupata toccandosi la gola.

Oh si!” annuì Karin dandole manforte.

Hai visto Raven?” sorrise Janette

Janette, bella e perfetta nel suo abito lungo, di seta rossa. Stretto e sexy. I capelli scuri, legati in un acconciatura perfettamente progettata, liberavano alcune ciocche che le coprivano gli occhi scuri ad ogni movimento del capo.

Ed ora parliamo di te”

Janette si voltò verso di me affamata di notizie nuove di fabbrica

Che...volete sapere?”

Il suo sguardo mi preoccupava molto, non era rassicurante. I suoi canini erano visibili dalle labbra curvate verso l'alto.

I tuoi cento anni lontano da noi e...la proposta! Soprattutto la proposta!”
“Quale proposta?”

Quella di Anthon Blackville sciocchina, voglio sapere tutto. Come te lo ha chiesto, dove e quando!”

Spiacente di deluderti Jan” borbottai “Me lo hanno presentato i miei e non è stato nulla di romantico”

Lei sbuffò contrariata. Il suo bel viso si contorse in un espressione di sconcerto.

Che cosa terribile!”

Non tutte sono fortunate come te Janette” replicò Karin guardando l'amica accanto a se

è vero! Io e Charles siamo una coppia perfetta, pensa che lui mi ha fatto una serenata la notte del mio quarantesimo compleanno”

Aveva gli occhi luccicanti al solo pensiero.

Sorrisi divertita

Tuo marito è unico, dopo cinquanta anni di matrimonio non è cambiato per niente”

Puoi ben dirlo!”

Forse, Anthon non è così male” mormorai tra me pensierosa.

Ovvio che no! ? il principe! Non è male per niente”

E che mi dici di suo fratello?” Karin sorrise interessata, si vedeva che aveva una cotta per lui

Che c'è da dire?” passai le mani nei miei ricci ordinati “Maleducato, poco divertente. Brutto!”

Si brutto...” sospirò esasperata Karin guardandomi stranita “Se Kandel Blackville è brutto allora Charles Valdemar è un mostro di laguna”

Ehi!” Janette le lanciò uno sguardo d'ammonimento

Scusa Janette” sorseggiò il suo thè

A me non sembra questo granchè...”

Feci spalluccie scacciando dalla mente l'immagine indecente che mi venne in mente del mio futuro cognato.

Mi permetti di dire quello che penso?” fece la mia amica dai capelli rossi

Si...avanti”

Sei pazza Raven”

Se ero pazza non avrei saputo dire, ma di sicuro ero nervosa e triste.

Si, sei pazza” confermò Janette annuendo

Avete da dirmi altro?”

Certo!” risposero insieme.

Accennai un sorriso, in fondo non era così male come avevo pensato. Dovevo dare ragione a mia madre, parlare con qualcuno faceva bene e riallacciare amicizia sbiadite era un modo per passare il tempo. Un modo per alleggerire un peso.

Che volete sapere?”

Non hai risposto alla domanda di prima” sospirò Janette all'orlo della curiosità

Quale domanda?”

Quella su dove sei stata in cento anni!” sbuffò Karin

Ah! Certo... non ho fatto molto, ve lo assicuro”

Non ci incanti sai, parla o ti mordo!”

Daccordo Janette”

Doveva far sul serio, i canini si erano allungati fino a diventare visibili ai nostri occhi. Affilati coltelli sotto labbra seducenti.

Raccontai loro le mie “avventure”. Le mie conquiste, i luoghi che avevo visitato. Le persone che avevo conosciuto.

Raccontarlo mi faceva viaggiare con la mente indietro nel tempo, ai momenti più belli della mia vita.

Era triste rifiutare le proprie origini ma non potei fare a meno di desiderare di essere in tutt'altro posto, in un altra città lontano da qui.

Ma in fondo non potevo lamentarmi, avevo vissuto un intera vita umana secondo i miei desideri. Cento anni per un mortale sono un dono della natura, ma per chi vive nell'infinito, cento anni sono solo una manciata di granelli di sabbia in un deserto esteso quanto il tempo.

Devi esserti divertita molto”

Ti invidio” commentò Karin con una smorfia sconsolata

Vi sarebbe piaciuto molto” sorrisi

Immagino che a noi tu non ci abbia pensato” Janette mi lanciò un occhiata risentita

Non seppi cosa dire a quell'accusa pienamente aperta. Non potevo rispondere affermativamente, la bugia sarebbe stata troppo evidente e Janette, suscettibile com'era, se ne sarebbe accorta. Non ero un esperta nel mentire.

Ma se avessi risposto la verità ci sarebbero rimaste entrambe male e avrei perso delle amiche che da poco avevo riscoperto.

Optai per un silenzio di tomba seguito da un flebile “scusate..”

Eravamo molto preoccupate” l'aria di Janette si fece meno dura “Potevi almeno mandarci delle lettere”

Avete ragione, sono stata imperdonabile”

Acqua passata” sorrise Karin “L'importante è che tu sia qui ora”

Mhm?

La frase non mi era nuova. Avvertì un leggero deja vu impadronirsi di me. Karin se ne accorse perchè mi domandò

Tutto bene?”

Si, perchè non dovrei?” mi riscossi

Ti ho vista stranita per un attimo”

E chè quella frase me l'aveva detta anche mio fratello” sorrisi tra me “Curioso, proprio questa mattina”

Tuo fratello ha sofferto molto”

Lo so...”

Più di noi ovviamente, sei sempre stata la sua prima preoccupazione di sempre, e non vederti più è stato uno shock”

Lo sapevo bene, sapevo tutto quello che loro stavano dicendo. Mi irritavano con le loro accuse nascoste in frasi di circostanza. Mi davano fastidio perchè sapevo che avevano ragione.

Ero scappata dai miei doveri, rifugiandomi in un mondo che non era il mio.

Già lui...mi ha raccontato cosa gli hanno fatto i miei genitori” ridacchiai divertita.

La mia risatina si infranse contro i muri del salone e si spense in pochi secondi, non era alimentata da nulla e gli sguardi duri che mi lanciarono mi bloccarono la voce all'istante.

Non sembra il caso di ridere Raven” affermò Janette con freddezza

Che dovevo fare?

Sembrava che ogni le mie parole e le mie azioni appiccassero un nuovo fuoco innervosito dentro quegli sguardi. Gli sguardi di tutti su di me.

Anche mio fratello mi guardava così a volte.

è successo molto più di così”

Karin!” Janette le diede un colpetto sulla spalla per intimarla di stare zitta

Cosa è successo?” chiesi ad entrambe

Ma loro non risposero limitandosi a guardare imbarazzate le loro tazze

Allora?!”

Non sono affari nostri...devi chiedere a Drake”

è successo qualcosa di grave?” mi torturai le mani “Lui mi ha assicurato che andava tutto bene, anche nelle lettere diceva così”

Mentiva per non farti preoccupare” sbuffò Janette ovvia “Conosceva i tuoi desideri e voleva lasciarti in pace”

 

 

ABABABATBABABAB

 

 

Altezza, la signorina Margot è arrivata”

Aprii un occhio assonnato rivolgendolo alla porta semiaperta.

La testa riccioluta del domestico era protesa verso l'interno della camera immersa nel buio. Aveva la fronte aggrottata e gli occhi ridotti a due fessure nel tentativo di distinguere la mia figura nella stanza.

Falla entrare”

il redivivo annuì e scomparve oltre la porta. Da quanto lavorava per noi? Dovevano essere già duecento anni.

In quell'epoca i domestici e i servitori erano ottimi lavoratori, nell'era moderna non se ne trovavano più creature così dedite al servire anche dopo la morte.

Avrei dovuto dargli un aumento, si. Un giorno l'avrei fatto.

Principe Kandel...”

Mi tirai su appena udii la sua voce. Appoggiai la schiena allo schienale del letto e guardai fisso dinnanzi a me.

La figura piccola e agraziata sull'uscio era vestita del colore che più amavo. Blu. Cercava di fare colpo su di me nonostante sapesse che il blu non le donava un granchè.

Avvicinati”

lei sorrise maliziosa lasciando la sua aria timida nel corridoio, i capelli castani si muovevano fluidi ad ogni suo passo, puntando gli occhi nei miei.

Pessimo errore.

Margot aveva l'aria di una ventenne, solo i suoi occhi opachi di morte mostravano la sua vera età.

Era la mia donatrice da ottant'anni e il suo aspetto era conservato perfettamente, come se fosse stato immerso nell'acqua gelida per non decomporsi.

Aveva dei nipoti, anche essi donatori.

Quando fu a portata di mano, l'afferrai da un braccio delicatamente e la feci sedere accanto a me.

In lei c'era desiderio e un assurdo moto d'affetto nei miei confronti.

Gli umani non mi erano simpatici anche per questa ragione

Come potevano innamorarsi di una creatura che faceva loro del male?

Scostai i suoi lunghi capelli rivelando il collo latteo deturpato di minuscole ciccatrici pallide, segno di denti.

A quanto pare, doveva donare il sangue anche a molti altri, nonostante venisse da me ogni due giorni.

Per loro era come una droga in fondo. I donatori non invecchiavano se continuavano ad essere morsi dai vampiri.

Bastava saltare una “seduta” che immediatamente perdevano cinque anni di giovinezza congelata.

Ma non si può essere quello che non si è, giusto? L'immortalità non era fatta per loro, anche se la bramavano come il sangue. Curiosamente, l'unica cosa che invecchiava erano gli occhi, specchio dell'anima. Il nostro morso non permetteva al loro corpo di morire, di decadere. Polverizzarsi. Ma gli occhi mostravano la verità meglio di una ruga sul viso.

Per questo erano costretti ad indossare gli occhiali.

Avvicinai le mie labbra al suo collo immergendomi nell'odore e nel calore mortale.

Era bollente, riscaldava le mie labbra fredde come un fuoco liquido. Percepivo i miei denti allungarsi spingendo sulle mie gengive doloranti.

Affondai nella sua pelle, nella sua carne e bevvi quel miele scarlatto con vigore. Margot ansimò agrappandosi alle mie spalle. Per me era una cena necessaria alla mia sopravvivenza, per lei doveva essere qualcosa alla pari di un atto sessuale.

Mi staccai da lei prima che la fame diventasse troppo attraente per essere ignorata.

Principe, ne volete ancora?”

Margot si protese verso di me mostrandomi ancora quel collo straziato da invisibili morsi.

Mi protesi verso di lei suscitando un moto di contentezza in quell'essere fragile come vetro. Leccai i due fori che immediatamente si richiusero.

Altri segni che si andavano ad aggiungere al resto degli altri.

Sto bene così”

Ritornai ad appoggiarmi con la schiena al materasso. Lei mi fissava con il broncio tipico di una bambina, poteva essere quasi attraente su di una ragazza, ma su un anziana donna era ridicolo.

Siete sicuro?”

Una domanda che non meritava risposta. Mi voltai dall'altra parte informandola che volevo riposarmi ancora qualche oretta.

Un tuono tuonò in cielo mentre lei si accingeva a lasciare le mie stanze con triste passo.

La sua infatuazione era pericolosa, per lei e per chi le stava attorno.

Il rumore dei suoi passi riecheggiò per il corridoio, mano a mano che si allontanava si attutiva sempre di più fino a scomparire oltre l'uscio del castello.

Il sonno mi aveva abbandonato ed io mi concessi del tempo per rimanere un po solo con me stesso.

Le tende pesanti impedivano a qualsiasi luce di penetrare nella camere, anche se il tempo fosse sereno ed il sole brillasse come oro nel cielo, nessun suo raggio riuscirebbe a disturbarmi.

Erano speciali tende antisole.

Un umano non riuscirebbe a vedere ad un palmo dal naso, anche con tutta la buona volontà del mondo. Ma io vedevo bene come se fosse giorno, anzi anche meglio.

Distinguevo tutto, anche piccoli oggetti sul pavimento come punte di matite. La scrivania adagiata al muro, l'armadio nell'altro angolo della camera, il letto accostato alla parete. Tutto. Vedevo tutto magnificamente.

Anche l'onda sul tappeto vicino alla porta, che quasi aveva fatto inciampare Margot.

Sei sazio?”

Sorrisi divertito

Si Ismael, ora puoi uscire. Non ti mordo”

Non mi preoccupo per questo e lo sai, il sangue dei demoni è velenoso per voi, o sbalglio?”

Non sbagli, amico mio” ghignai “Allora perchè ti nascondi?”

Hai un caratteraccio quando patisci la sete troppo a lungo, non mi andava di irritarmi per i tuoi modi”

Ridacchiai scostando le coperte con un calcio

Che classe altezza”

Non fare tanto lo spiritoso” scesi da letto ed andai a scostare le tende di poco.

La luce invadente non perse tempo, si insinuò nella stanza ravvivando i colori dei mobili

Sei mattiniero, di solito non ti alzi prima delle cinque...del pomeriggio”
“Come vedi oggi c'è bella giornata!”

Sta piovendo”
“Appunto, posso uscire di buon umore”
“Ah! Siano ringraziati i vostri Dei per questo” commentò divertito “Sei di buon umore, che spettacolo raccapricciante”

Sei in vena di umorismo Ismael?”

Sempre Kandel, ma apparte gli scherzi, che devi fare di così urgente?”

Devo parlare con il conte Faramond” risposi osservando il grigio paesaggio

Per il matromonio?”

Ovvio, che altro se no?”

 

 

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