Argento

di loonaty
(/viewuser.php?uid=121334)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kioko Uchiha ***
Capitolo 2: *** Hayabusa gin ***
Capitolo 3: *** Indomabile ***
Capitolo 4: *** Lava ghiacciata e gocce di luce ***
Capitolo 5: *** Il dolore è necessario ***
Capitolo 6: *** La immaginava migliore ***
Capitolo 7: *** Pioggia fredda e stati d'animo ***
Capitolo 8: *** Fraintendimenti ***
Capitolo 9: *** C'è chi ride e c'è chi piange ***
Capitolo 10: *** Incontro e separazione ***
Capitolo 11: *** Fulmini e sole ***
Capitolo 12: *** Queste rose ***
Capitolo 13: *** Stupido vestito. Nient'altro da dire. Tutta colpa sua. ***
Capitolo 14: *** Cenerentola, il ballo (parte 1) ***
Capitolo 15: *** Cenerentola, il nastrino di velluto nero (parte due) ***
Capitolo 16: *** KAKASHI GAIDEN confessioni e litigi e regali ***
Capitolo 17: *** KAKASHI GAIDEN ma sei scemo? ***
Capitolo 18: *** KAKASHI GAIDEN ira e compassione ***
Capitolo 19: *** KAKASHI GAIDEN potevi cambiare il futuro ***
Capitolo 20: *** KAKASHI GAIDEN nulla ***
Capitolo 21: *** Di chi è la colpa ***
Capitolo 22: *** Fine prima parte ***
Capitolo 23: *** Prologo II ***
Capitolo 24: *** Tre anni dopo - Di nuovo in gioco ***
Capitolo 25: *** Le spire della serpe ***
Capitolo 26: *** Brandelli di quotidiana pazienza ***
Capitolo 27: *** Pausa.Il tempo del serpente. Play ***
Capitolo 28: *** Questo mondo non è fatto per le principesse ***
Capitolo 29: *** Il falco che striscia ***
Capitolo 30: *** Occhi che non ridono più ***
Capitolo 31: *** Nuova alba dei cuori pulsanti ***
Capitolo 32: *** Ferma la sabbia nella bilancia ***
Capitolo 33: *** Le parole che non volevo sentire ***
Capitolo 34: *** Inquadrando la disperata situazione ***
Capitolo 35: *** - O tu mia Anima ignota, bruciata, straziata, agonizzante e dilaniata. Rispondi. Sei mai esistita? ***
Capitolo 36: *** La Regina cattiva ***
Capitolo 37: *** Amori malati e maschere infami ***
Capitolo 38: *** Succedono troppe cose perchè mi prenda la briga di riassumervele in poche parole ***
Capitolo 39: *** Puzzle ***
Capitolo 40: *** Fin, perchè il ***
Capitolo 41: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Kioko Uchiha ***


CAPITOLO 1 - KIOKO UCHIHA



Era scappata di casa quando sua fratello aveva 4 anni.


Cominciò tutto con un presentimento. Un brutto presentimento. Seduta sul ciglio di quel burrone, che pareva aver preso la forma del suo sedere, Kioko guardava il tramonto. Rabbrividì. Poi qualcuno, chissà chi, la chiamò.
– Nee-chaaaaaaaaaaaaan-
Ma perché urlava sempre?
– Otouto cosa vuoi? Te lo dico sempre di girarmi alla larga quando mi concentro!-Sbottò lei girandosi verso il fratellino.
I capelli neri e lisci gli creavano un semi caschetto scompigliato intorno al viso pallido, aveva gli occhi molto grandi e scuri e la guardava imbronciato.
– Allora? Si può sapere perché sei venuto a rompere?- Disse voltandosi a guardare il sole che ormai era quasi sparito oltre l’orizzonte. – Avevi detto che oggi ci saremo allenati insieme – La rimproverò lui. 
Stavolta la ragazza si girò completamente verso di lui e gli fece cenno di avvicinarsi. Con l’indice ed il medio uniti gli diede un buffetto sulla fronte.  –Sarà per la prossima volta - gli disse alzandosi e scompigliandogli affettuosamente i capelli.
–Andiamo a cena-  proclamò gettando un ultimo sguardo al cielo ormai scuro e sospingendo il fratellino per una spalla.
–Non è giusto però, non mantieni mai le promesse- le disse ancora arrabbiato.
–Non prendertela con me- gli disse lanciandogli un’occhiata di sbieco, poi cominciò a correre verso casa –Non farti battere anche questa volta Itachi!- .


Ricordava benissimo quel giorno. Ricordava tutto alla perfezione. Quando era arrivata alla accademia ninja era già troppo grande, ma per le sue sorprendenti abilità fu inserita in una squadra. La prima squadra ad avere quattro elementi.


-Nee-chaaaaaaaaaaan!!! Nee-chaaaaaan!- Sbottò. – Itachi vai via!-  E poi tutto arrivò ai suoi occhi. Vide suo fratello, il suo fratellino, già grande, vide sangue ed ancora sangue, vide i suoi genitori ed il suo clan essere fatti a pezzi da lui. Poi vide un bambino. Capelli e occhi scuri, carnagione pallida …
-No!- Kioko ebbe uno spasmo e cadde in avanti. Soffiò una brezza fresca tra i capelli della ragazza. Quando aprì gli occhi stava precipitando. Un impulso istintivo spinse il suo chakra fuori, oltre la pelle, lo estese creando una rete intorno alle sue vertebre per poi dispiegarsi ai lati come grandi ali argentee. – Kioko! – Itachi la fissava imbambolato sull’orlo del burrone. Un bambino ingenuo. Che tra pochi anni avrebbe ucciso tutto il suo clan. Lei compresa. –Le sue ali si alzavano e si abbassavano ritmicamente creando piccoli mulinelli d’aria. Erano davvero enormi! –C-come è possibile nee-chan?- Lei non disse nulla. Non lo sapeva  neanche lei come fosse successo, ma era accaduto. Punto. –Credo che tra un anno la mamma avrà un fratellino per te Itachi. Non fargli mai del male, non osare mai metterlo in pericolo … - La guardò sbalordito. –Ma … nee - chan … - -Niente ma! Gli insegnerai cosa vuol dire essere un ninja e non lo ucciderai, o io ucciderò te .- -Nee-chan  … - -So che è strano sentirmi dire queste cose ora, otouto, ma tu ricordatene sempre.- Non sarebbe rimasta lì. Questo era certo. Andava al villaggio della foglia, andava lì per diventare il miglior jonin mai esistito. Nelle sue attuali condizioni, ali o non ali non avrebbe mai fermato il fratello … Poi doveva anche sapere che cos’ era quel particolare chakra grigio brillante che evocava sulle spalle con tanta facilità. Suo padre non sarebbe stato contento, sua madre avrebbe pianto e Itachi … Dopo tutto non era colpa sua se era un’inguaribile codarda. –Addio otouto, ti giuro che tornerò – bisbigliò voltandosi. –Nee-chan … Dove vai?- la paura nella voce di Itachi era tanta. Spero tu saprai perdonarmi fratellino. Fu il suo ultimo pensiero rivolto a quella famiglia.




Lo scrivo ora perchè poi non ho voglia di scriverlo alla fine di ogni capitolo. PEr ora le immagini che si trovano sotto ogni titolo, non mi appartengono, vengono tutte da deviantart. Quindi considerate di mia "fattura" solo quelle alla fine del caoitolo aspetterò di aver finito i disegni per sostituire anche le altre con le mie ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Hayabusa gin ***


CAPITOLO 2 - HAYABUSA GIN



Image and video hosting by TinyPic
Incontrò l’Hokage. Non era stato facile, ma ce l’aveva fatta. Kioko era una ragazzina alta, con un fisico ben tornito, appariva come un unico fascio di muscoli in tensione. La sua carnagione non era chiara come quella del fratello, ma più abbronzata, i capelli corvini erano divisi in due lunghe ciocche hai lati del viso e corti e scarmigliati sul retro. Già al suo meglio appariva trasandata, dopo il suo primo volo di chilometri e chilometri era un disastro, ma essendo cresciuta tra allenamenti, kunai, sangue, shuriken, sudore, veleni, dolore e qualsiasi altra arma, il suo comportamento virava decisamente verso una totale mancanza di attenzione nei confronti del proprio aspetto. Le ci era voluto davvero troppo per riuscire ad entrare nell’ufficio del capo villaggio. Le aveva spiegato una strana storia riguardante demoni e forze portanti di cui non capì assolutamente niente, a parte la frase “Dentro di te alloggia lo spirito del falco d’argento”.-Ehmm … sssì, ma come c’è entrato?- A questa domanda l’hokage si abbassò il cappello e si grattò la barba. –Vuoi far parte di una squadra di genin?- le propose cambiando palesemente discorso. L’esame fu uno scherzo per lei, poi le fecero conoscere quelli che sarebbero stati i suoi compagni.
La squadra era già stata formata da un po’ anche se l’affiatamento era quasi impercettibile. Quello che doveva essere il loro Sensei le sorrise benevolo. Era un bell’uomo, biondissimo con grandi occhi azzurri.
–Tu devi essere Kioko … - aspettò che lei dicesse il proprio cognome. Non ricevette risposta.
–Kioko e basta- mormorò lei.
Il sensei la squadrò critico, poi scosse la testa, e sorrise di nuovo –Bhè, ti presento i miei ragazzi!- Indicò per primo un ragazzino dai capelli argentei ed il volto semi-nascosto da una mascherina blu. Era di poco più basso di lei, ma ci era abituata, di solito tutti i ragazzi erano più bassi di lei.
–Lui è Kakashi  Hatake  - Il ragazzetto ,che pareva anche reggere il confronto con i muscoli scolpiti della ragazza falco, non la degnò di uno sguardo.
Presuntuoso.Pensò lei.
E’ già sulla mia lista nera.
– Lei invece è Rin - Aveva una faccia tonda ed allegra  incorniciata da morbidi capelli color cioccolato.
Poi il suo sguardo cadde sul terzo componente della squadra. Lo conosceva. Era anche lui un Uchiah.
–Mentre lui è Obito Uchiah … - concluse il maestro senza notare lo sguardo sconvolto che la falchetta lanciava a Obito.
–Ma tu non sei … -incominciò il ragazzo sgranando gli occhi scuri dietro alla mascherina arancione.
-No non sono - disse lanciandogli un eloquente sguardo di avvertimento. – Hayabusa - proclamò lei fissandoli tutti attentamente.- Il mio cognome è Hayabusa –
Aveva scelto la parola adatta. Pensò mentre si avviavano verso quella che sarebbe stata la sua prima missione. Hayabusa, significa falco.


-Dovremo scortare questo gruppo di mercanti fino al loro villaggio, hanno paura che dei banditi possano attaccarli.- Spiegò Minato.
Si trovavano all’entrata del villaggio della foglia. L’enorme portone di pietra verde giada li sovrastava. Kioko con il naso per aria annusava pensierosa il vento.
–Non mi sembra saggio uscire oggi- mugugnò mentre prendevano il cammino attorno a tre uomini robusti.
–Cosa c’è la nuova venuta è anche metrologa? – Era stato Kakashi a parlare? Si voltò verso di lui con sguardo incendiario.
–Sto solo dicendo che molto probabilmente arriverà un vento freddo da nord che ci costringerà a deviare per un’altra strada più frequentata dai briganti in questo periodo dell’anno-. Il sensei la guardò con la coda dell’occhio.” Un analisi così accurata delle temperature e del clima non l’ho mai sentita da un genin, le informazioni che mi hanno dato su di lei devono essere vere, è lei l’Hayabusa Gin … Ed in più è un Uchiah. C’è solo da sperare che il suo sharingan non si risvegli o diverrebbe troppo potente per una ragazzina di questa età.”
– E come puoi dirlo? La tua è solo una teoria mocciosa...- Ma perché ce l’aveva con lei quel tipo?
- Sarò anche una mocciosa, ma non soffro di invecchiamento precoce, i miei capelli ce l’hanno ancora un colore.- Sbottò.
Rin la guardò preoccupata mentre Obito ghignava malefico. Doveva aver centrato uno dei punti deboli di quell’idiota. Lei sapeva che quel vento stava arrivando e non le andava che qualcuno lo mettesse in dubbio. Minato si coprì il volto con una mano rassegnato alla vista dei pugni di Kakashi che si stringevano. –Ragazzi, ricordatevi che siamo in missione … - Avvertì gettando uno sguardo dispiaciuto hai mercanti ormai rassegnati al comportamento  infantile delle loro scorte.
– Questo è il colore naturale dei miei capelli sgorbio, domani diventerò jonin, questo implica che la mia bravura è assai più elevata della tua.-
Lei ridacchiò – Allora perché porti la maschera se non per nascondere le rughe, dai, a noi puoi dirlo, siamo i tuoi compagni di squadra … Domani diventerai Jonin?- Spostò lo sguardo su Minato – Ehi!Sensei,condoglianze! Se questo qui diventa jonin non credo che resteranno in vita molte persone al villaggio della foglia!.-   Fu inevitabile. A Rin scappò una risata ed Obito le andò dietro senza fare complimenti. Questo Kakashi quasi se lo aspettava, ma quando anche le spalle di Minato cominciarono a fremere e le risate del sensei e dei mercanti si unirono al coro la rabbia lo travolse.
– Dimmi, mocciosa, chi ti credi di essere?- Ma Kioko già non gli dava più retta, ascoltava l’aria che le frusciava gentile tra la chioma nera.  Socchiuse gli occhi. Era quasi in trans, fu solo un riflesso condizionato a permetterle di parare il pugno di Kakashi diretto al suo volto.  Sorrise felina. Si leccò un dito e lo espose al vento.
–Vento- dal- nord … Chi era la mocciosa, razza di scialba imitazione di un ninja?- Lo sguardo di Minato si affilò. Doveva stare molto attento con la ragazzina. Poteva dimostrarsi veramente pericolosa.
–Ci toccherà attraversare i calanchi, tenetevi pronti ad un’imboscata, Kakashi - kun … - Fece un gesto con la mano che lo invitava a venire avanti con lui. Kakashi si voltò per raggiungerlo. Il sorriso di Kioko fu gelido. Il carattere completamente sbandato della ragazza la portava ad attaccare briga contro tutti e a non arrendersi neanche quando vinceva.
–Codardo- Sibilò.
Fu un fulmine.
Un fulmine argenteo che cambiò direzione e si abbatté contro il suo stomaco falciandola come se fosse pesata solo pochi grammi. Si ritrovò nell’erba, a cavalcioni su di lei c’era Kakashi, i suoi occhi inchiostrati la fissavano fiammeggianti. Lei boccheggiò qualche secondo poi la furia se ne impadronì e lo scaraventò a terra assestandogli un pugno in piena faccia, la testa del ragazzo schizzò di lato colpendo forte contro una roccia, la sua vista si annebbiò solo per un momento, mentre cominciava a vedere rosso per via del sangue negli occhi. Minato non li divise. Minato Namikaze, anche detto il lampo giallo della foglia avrebbe potuto riportare all’ordine quella squadra indisciplinata in poco tempo, ma doveva anche testare le capacità dell’Hayabusa gin per vedere se il suo utilizzo nella terza guerra segreta ninja sarebbe stato proficuo. Era quasi tutta una messinscena. Quei mercanti erano anche loro dei ninja di medio livello, in caso un attacco fosse andato male se la sarebbero cavata. In quel momento però il maestro doveva catalogare velocità, forza, precisione, decisione e volontà della piccola Uchiah … a spese di Kakashi.
–Piccola stupida!- ringhiò quest’ultimo divincolandosi dalla presa di lei. Era davvero forte, ma restava pur sempre una ragazza, non poteva competere con la forza di un ragazzo come lui. Puntò tutto sui muscoli e riuscì a gettarla a terra. Stavolta si alzò di scatto per evitare colpi a sorpresa della ragazzina. Purtroppo non fece in tempo a sorridere per la vittoria che si piegò in due con una smorfia di dolore sul volto. Già qualche volta l’avevano colpito a tradimento, ma erano sempre stati ragazzi, prendere un calcio sotto la cinta da una ragazza inconsapevole ed infuriata era davvero doloroso. Si accasciò a terra con un gemito, le mani giunte lì dove l’aveva colpito. Kioko si rialzò tamponandosi la fronte con il dorso di una mano sporca di terra. Minato fissò sorpreso il suo allievo. Kakashi … Kakashi, il figlio di Zanna Bianca non era riuscito a stare dietro ad una ragazzina inesperta come quell’Uchiah alle prime armi. Sicuramente il suo clan la stava cercando ovunque, forse era davvero più saggio tenerla nascosta e sotto controllo lì al villaggio. I suoi occhi incontrarono quelli di Obito colmi di ammirazione verso la nuova venuta ed una scintilla di gioia e di speranza … forse sperava che lei in qualche modo facesse abbassare la cresta al presuntuoso compagno di squadra. Poi c’era Rin, ninja medico in tutto e per tutto, si era precipitata verso Kakashi , seppur con un sorriso appena accennato sulle labbra sottili per la banalità del metodo usato per batterlo, a controllare la ferita alla fronte. Comunque la ragazza non trattenne le risate nel vedere il cinico ragazzo a contorcersi a terra per il dolore. Le ragazze! Sospirò il sensei, non capiranno mai quanto fa male. Dopotutto anche a lui però veniva da ridere … Insomma … Che calcio gli aveva dato la mocciosetta?
 -Se Kakashi è ancora vivo forse possiamo degnarci di continuare la missione.- Un soffio di bora sottolineò le parole di Namikaze che si accinse a proseguire seguito da un Obito felice come una pasqua. Le due ragazze rimasero indietro. Kakashi stava tentando di rialzarsi mentre Rin lo aiutava con ancora un mezzo sorriso tirato. Non era cosa da maestro Minato lasciare indietro qualcuno. Stava mettendo alla prova La nuova arrivata, l’Hayabusa, Tutta la missione era fatta per mettere alla prova l’ Hayabusa, e lei avrebbe scoperto il perché. Kioko non seguì il gruppo come si era immaginata Rin, cioè, all’inizio lo seguì, ma poi si voltò indietro ed un dubbio le fece aggrottare la fronte rigata di terra e sudore. Rimase in piedi, confusa, da una parte Minato che si allontanava, dall’altra lei ed il povero Kakashi ancora dolorante. La vide tornare in dietro, afferrò il ragazzo per un gomito e lo sollevò di peso. Notando i muscoli tirati delle braccia e quelli possenti delle gambe di kioko, Rin deglutì, ora sinceramente preoccupata per Kakashi. Il ragazzino era forte, ma la nuova faceva paura. Forse era l’unica che sarebbe riuscita a stare al passo con gli allenamenti di qualsiasi ragazzo, forse possedeva perfino le capacità di raggiungere il maestro, o forse quello era troppo anche per lei.
–Muoviti,baka! Non vorrai mica farti lasciare indietro dal tuo stesso maestro vero?- Scosse Kakashi per un braccio. Lui la fulminò , Il taglio sulla fronte non sembrava grave anche se intorno ad esso si estendeva un ematoma quasi nero, non desiderava affatto sapere che altri lividi avesse il suo compagno in quel momento.
–Mi alzo, mi alzo! Non ho bisogno del tuo aiuto!- grugnì. Si rimise stabile in piedi, cominciò a seguire il gruppo riacquistando lentamente la capacità di camminare normalmente, ma facendo ciondolare comunque la testa di lato. Per un secondo Kioko provò compassione. Badare bene, per un secondo … Solo un secondo in cui il ragazzo inciampò e le ricordò il fratellino imbranato, un secondo che lei ci mise ad afferrarlo per l’imbracatura di cuoio che indossava sopra la tutina aderente blu scuro e a rimetterlo in piedi per poi precederlo dandogli le spalle, un secondo, l’esatto istante in cui entrarono nella zona dei calanchi, un secondo esatto in cui il peso della sua scelta le crollò addosso e la paralizzò mentre le lacrime le inondavano le guance sporche. Perché? Perché se n’era andata? Solo un secondo bastò perché abbassasse la guardia ed un kunai la colpisse in pieno petto facendole sputare sangue e mandandola a schiantarsi contro una roccia. Tutti si voltarono nella sua direzione ad occhi sgranati. Kioko non ci pensò neanche quando estrasse l’arma dal suo stesso sterno con foga e la rilanciò al mittente contro un'altro masso che costeggiava quel viale di montagna. Minato sobbalzò quando quest’ultimo si sgretolò, dietro di esso vi era acquattato l’aggressore.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Indomabile ***


CAPITOLO 3 - INDOMABILE



Image and video hosting by TinyPic
-Solo uno?- sputò la ragazza insieme al sangue.
Il brigante sorrise rialzandosi. –Sarebbe troppo bello per essere vero bambina.-
Kioko rispose al sorriso in modo inquietante. Kakashi la fissò. Delle gocce trasparenti le colavano sulle guance. Non era di certo sudore. Perché piangeva? Non ce la vedeva una tosta ed irritante come quella piangere per il dolore. Fece un passo di sfida verso il nemico.
–Rin proteggi i mercanti e tu, Obito, vedi di non starmi tra i piedi … -
Minato lasciò organizzare il ragazzo. Era piuttosto bravo. Si era accorto di essere circondato? Probabilmente sì.  Poi spostò la sua attenzione sulla ragazza ferita. Stava … Piangendo?
Nera come l’inchiostro, in una macchia sfumata del colore delle amarene, come il kimono sopra al ginocchio che indossava, Kioko sgusciò tra Kakashi e l’assalitore. Una sua mano guantata di nero premette sul volto del brigante spingendolo contro il terreno ad una velocità pazzesca, puntò l’altra mano a terra e si ritrovò in piedi con una ribaltata, si accucciò e roteò su se stessa dando un calcio di tacco all’uomo sdraiato in terra. Si sollevò e avvicinò ad esso quasi in un solo movimento, La gamba destra di lei si alzò in una spaccata perfetta e si abbassò fatale percuotendo il cranio del ninja.
A quel punto scoppiò il putiferio.
Ci fu uno scontro tra un orda di briganti e la squadra di Minato.
Obito , rimasto mezzo paralizzato divenne il punto di riferimento di Kioko. Gli girava intorno proteggendolo dagli attacchi da cui non sarebbe riuscito a sottrarsi.
– Piantala di frignare Obito- Ringhiò Kakashi – Non puoi star lì senza far nulla solo perché hai trovato la mammina che ti protegge- Detto questo afferrò Kioko per  un braccio e la tirò di lato permettendole di scampare ad un colpo che le avrebbe attraversato lo stomaco. –Una mammina che, dopotutto, non sa neanche badare a se stessa-. Ghignò.
–Bada a come parli  spaventapasseri!- Kioko evitò un colpo che prese Kakashi alle spalle buttandolo a terra.
–Quanti sono?!?- Ansimò Rin. –Non finiscono mai!-
Kioko si guardò intorno. –Sensei!!!- Gridò nella direzione in cui aveva intravisto i capelli biondo paglia del maestro. –Questa è tutta un’illusione, vero? – Vide uno degli occhi azzurri del maestro fare capolino tra la polvere e dal suo sguardo, il leggero ammiccare, comprese che era così. –Qualcuno conosce un jutsu per interrompere le tecniche illusorie?- Disse affannata mentre schivava e colpiva. La ferita al petto sanguinava copiosa e sentiva le forze venirle meno.
Quando aveva messo K.O. quel tipo non stava pensando a nient’altro che al suo fratellino e a quelle stupidissime lacrime che le rigavano il volto . Stava pensando a quanto fosse odioso Kakashi che voleva dare ordini a tutti, a quanto meschino fosse il maestro che la metteva alla prova organizzando false missioni piene di insegnamenti muti credendo che lei non l’avrebbe notato. Pensava a quanto stupida fosse Rin ad ubbidire a tutti i comandi del suo presuntuoso compagno di squadra e quanto codardo Obito che non riusciva a parare neanche un colpo per conto suo.
–Sei stupida? È una cosa che si impara a tre anni!- Sbottò l’Uchiha alle sue spalle. Allora qualcosa la sa fare. Pensò lei alzando lievemente gli occhi al cielo.
Certo che  conosceva i jutsu per interrompere le tecniche illusorie, ma con tutto quel sangue che aveva perso e quel chakra argenteo che emergeva a tratti dalla sua pelle quando usava le tecniche non le sembrava proprio il caso. Ci fu un lampo azzurro di chakra e poi … Poi i nemici cominciarono a piegarsi sotto i loro colpi, a cadere senza essere sostituiti e piano piano tutto tornò nel silenzio. I ragazzi ansimavano intorno a loro una decina di uomini stesi a terra. I mercanti erano stati ben protetti da Rin e Minato. –Possiamo continuare la missione- Proclamò Kioko sbuffando e proseguendo per la sua strada.
–Aspetta, sei ferita, lascia che Rin … - Lo sguardo che Kioko lanciò al maestro lo fece interrompere immediatamente.
– Già probabilmente sarebbe più saggio tornare al villaggio- disse pacata la ragazza , un lampo nei suoi occhi però diede una scossa a Minato che istintivamente tese i muscoli pronto ad una difesa fulminea.                                                               
– Cosa stai dicendo? Dobbiamo accompagnare i mercanti … - Obito si era avvicinato a lei tirandole leggermente una delle corte maniche del kimono. La testa della ragazza scattò di lato come quella di un serpente, Minato si fece avanti in un istante e spinse via Obito allontanandolo di qualche metro dalla ragazza. Il chakra spillava dai suoi pori in modo impressionante. Ne aveva un controllo ancora imperfetto che gestiva attraverso le scariche di umore.  La ragazza fece schioccare i denti.                                                   –S-sensei ? – Obito fissava la scena stranito, accanto a lui Rin lo tratteneva tenendolo a distanza da quella ragazza pericolosa.
– E’ stata tutta una finta vero? – Proclamò lei alzando il mento, puntò un dito contro i mercanti –quelli sono ninja giusto? Jonin speciali – A Obito e Rin cadde la mandibola verso il basso. Kakashi rimase impassibile.
–Era per testare il tuo potere- Disse serio Minato.
–Sapevate della bora, sapevate dei briganti … - La ragazza scosse la testa i capelli neri irrigiditi dal sudore e dal vento freddo. – Avete rischiato la vita di tre genin per uno stupido test! –
Il gelo calò, così improvvisamente che a molti di loro mancò il fiato e il sangue della ragazza si ghiacciò all’istante smettendo di sprizzare fuori dalla ferita al petto.
 – L’unica ad aver rischiato la vita sei tu!- grugnì Minato.
– Così poco non mi uccide!- rispose lei alzandosi in punta di piedi per ringhiargli in faccia.
In quell’istante Namikaze, il lampo giallo della foglia, futuro quarto hokage,  lo vide. Vide il falco d’argento. Le iridi nere della ragazza fuse alla pupilla sottile sbiadirono fino a diventare di un giallo intenso intrecciato a pagliuzze d’oro, i canini oblunghi, l’istinto di uccidere, squartare, massacrare, sbriciolare. Il fanatismo per il dolore altrui tipico dei demoni, racchiuso in quel corpo acerbo di ragazzina privo dell’innocenza di quell’età. Perché Kioko era più matura di una qualsiasi donna adulta, di qualsiasi ninja, ma egoista e guidata dal senso di perdizione, di solitudine racchiuso nel cuore di chiunque portasse con sé tanta potenza, eppure … Fu quando Kakashi batté un mano sulla spalla della ragazza facendola cadere all’indietro prima che lo attaccasse, fu quando lei né scosse la testa, né sembrò spaesata al recupero della cognizione, fu quando le sue iridi tornarono oscure e i suoi denti delle misure decenti e solite, senza che in lei però vi fosse nessun cambiamento, che comprese l’enormità della cosa. Il demone del falco d’argento non era semplicemente rinchiuso all’interno del corpo della ragazza. Era fuso con lei, con la sua anima, la sua essenza.  Lei si voltò verso Obito e si diresse nella sua direzione, lo superò con una mezza spallata e , nonostante non capisse, la sentì soffiargli qualcosa all’orecchio.

 Quella sera furono di ritorno al villaggio.

- Minato com’è andata la missione? – il terzo hokage si accarezzò la corta barba bianca.
Minato si passò una mano fra i capelli biondi. – Se n’è accorta, non è una ragazzina come gli altri … credo sia il caso di posticipare l’investimento a jonin dei ragazzi … nonostante lei non abbia frequentato l’accademia, tra un paio di giorni potrò dirla perfetta per il ruolo … mi dia solo la possibilità di provare!-
Il terzo hokage sorrise benevolo – E sia, ma cosa intendi fare, Namikaze? Vuoi ammaestrarla? Domarla? Lei stessa è un demone, dubito ancora della scelta di prenderla con noi, in più il suo clan la sta cercando ovunque e loro hanno certi membri promettenti che potrebbero esserci utili, l’ultima cosa che ci serve è un conflitto con gli Uchiah. Ti lascio meno di una settimana per renderla docile come desideri, ma se fallisci la rispediamo dritta al mittente- Lo sguardo dell’hokage si affilò – Dopotutto l’hai visto anche tu, no? Il falco d’argento ha trovato in lei una confortevole abitazione, lei non è un contenitore, quella non è la vera Kioko, quella ragazza è posseduta, tutte le sue scelte potrebbero essere quelle del demone, fai molta attenzione-
Il sensei abbassò gli occhi, l’aveva vista quel giorno, aveva quasi fatto a pezzi obito e ci avrebbe pensato anche con lui se non fosse intervenuto Kakashi. Kakashi. Era stato completamente ignorato dalla furia del demone. Alzò lo sguardo con un mezzo sorriso. – Ne sono consapevole, comunque credo che la terrò nella mia squadra, la vicinanza con un ninja forte come Kakashi potrebbe … - l’hokage parve allarmato. – Kakashi? Mi pareva di aver capito che si odiassero- -Si odiano, si detestano altamente, si divertono a mettersi in difficoltà l’uno con l’altra non darebbero mai la vita per salvare l’altro, non vi è assolutamente il minimo spirito di squadra tra di loro- Minato sorrise ironico mettendo ancora più in difficoltà l’anziano capo villaggio –Ed è appunto questo che voglio sfruttare, il falco non ritiene Kakashi un pericolo, viene ignorato da lui, Kakashi sveglia solo l’ira di Kioko … - allora anche il suo interlocutore capì dove voleva andare a parare –Vuoi utilizzare l’insofferenza che  Kioko prova nei confronti del tuo allievo per tenere viva la sua parte umana?- Minato sorrise- Era questa l’idea U.U-

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Lava ghiacciata e gocce di luce ***


Wa! Stavolta ho fatto presto! Non potrò dire lo stesso dei prossimi capitoli , ma spero di riuscire sempre ad andare così veloce U.U  Ringrazio chi ha sprecato una parte del suo tempo a recensire questa ff scritta di getto tanto perchè non avevo ninete da fare e l'idea mi ronzava in testa dalle prime puntate dell'anime. XD Vediamo se riuscirò a scrivere qualcosa di sensato.




CAPITOLO4 - LAVA GHIACCIATA E GOCCE DI LUCE



Image and video hosting by TinyPic

Obito e Rin erano a mangiare un piatto di ramen.
–Oggi Kioko mi ha davvero fatto paura- sussurrò la ragazza fissando il piatto
- Insomma, pareva volesse … Uccidere … - Obito sussultò e si girò a scrutare l’amica.
– Kioko non mi farebbe mai del male- le disse.
Rin si voltò a sua volta di scatto – Come puoi dirlo? La conosci da meno di un giorno!-
-è un Uchiah - Le parole fluttuarono tra loro saturando l’aria e costringendo gli occhi di Rin a spalancarsi di un millimetro in più ad ogni secondo. Obito alzò gli occhi al cielo
–Dai Rin non fare così -
  - Quella ragazza! È quella scomparsa!-
- mmmm-mm - Obito si infilò le bacchette in bocca succhiando gli spaghetti.
– Come mai allora è ancora qui!?!? L’hokage dovrebbe … -
-Smettila Rin … sei troppo intelligente per discutere con ME di politica e accordi- Sbottò il ragazzo lasciando su bancone la mancia ed alzandosi, salutando con la mano l’anziano proprietario del negozio.
– Io mi fido di quello che sento e Kioko … lei non è affatto pericolosa … non farebbe mai del male a nessuno … a parte forse Kakashi … -  
Rin ringraziò per il pasto e lo seguì di corsa, gli afferrò una manica e gli si parò davanti.
–E TU come puoi dirlo?- Obito si sfregò la nuca –Certo che quando vuoi sei una gran rompiscatole … - Si guardò intorno un momento poi sospirò e abbasso le spalle con aria sconfitta – E va bene … me l’ha detto lei, mi ha chiesto scusa, contenta?-
-Cosa? Come … QUANDO?-
- Uffa! Quando mi ha spinto via! Lo ha fatto per dirmi che le dispiaceva … anzi ora vado pure a trovarla in ospedale … tu non potevi occuparti delle sue ferite vero?- La rimproverò con lo sguardo poi si diresse verso la struttura di cura. Rin lo seguì con il muso. Ecco … non aveva mai litigato con Obito erano sempre andati d’accordo … Ed ora che arrivava lei …



Kioko era seduta sul bordo del letto molleggiandosi  sul materasso. Era in attesa che le dicessero di uscire o l’avrebbe fatto da sola. La fasciatura le stringeva il petto schiacciando ancora di più il suo seno inesistente e facendola assomigliare ad un ragazzo moro, muscoloso e sottile con una scarsa igiene personale . Indossava solo i pantaloni da ciclista e le reti, sopra i bendaggi coprivano tutto. Non che si vergognasse a farsi vedere spoglia, non le importava poi molto. Si alzò in piedi e sciolse i muscoli delle spalle. Ok Pensò  ora ci provo . Si concentrò al massimo allargando le braccia, richiamò il chakra a sé.
Devo concentrarlo sulla schiena.
Sulla sua schiena una luce bluastra si accese vivida e cominciò a scorrervi come un ruscello.
Niente da fare … demoniaccio della malora perché non mi fai vedere COME si fa? Sbottò lasciando ricadere le braccia che si tesero nuovamente per i fatti loro.
Cos…?
“Chiudi gli occhi”
Una voce suadente e rimbombante che le si agitava in testa. Fece come le era stato detto. Davanti a se tutto era nero. Buio. In questo buio ardeva una fiamma azzurra che lentamente sfumò in argento prendendo la forma di un piccolo volatile grosso come il suo avambraccio. Le volò in contro lasciando dietro di se una scia brillante ed argentata. Cominciò a creare dei cerchi dapprima attorno al suo capo poi mano a mano intorno al resto del corpo.
“Pensa all’ odio, pensa alla rabbia, pensa al desiderio …”
Ogni parola era un cerchio che si stringeva attorno a lei penetrandola e colorando la sua pelle d’argento chiaro, come tanti bracciali. I suoi polsi si fecero decorati  da delicati intrecci.
“Ogni volta  che tenterai di evocarmi basterà che tu scateni la tua passione, il dolore, qualunque sensazione, questi sigilli mi lasceranno il passaggio, sono sigilli dell’anima nessuno mai li vedrà, ti guideranno e ti …”
La porta si aprì con un rumore improvviso così come gli occhi della ragazza. Una dottoressa in camice bianco stava davanti a due ragazzini.
–Vedo che ti senti meglio Kioko-chan – Disse la donna con un sorriso. –I ragazzi sono venuti a farti visita, ma se lo desideri puoi uscire con loro.-
-Lo so che si trova a disagio con me e che vorrebbe che facessi un bagno – Sbuffò la ragazza –non c’è bisogno che finga di essere gentile … Chi ha costretto a venire?-
-Acida come al solito- Mormorò l’infermiera spostandosi di lato e facendo entrare i due ragazzi alle sue spalle. –Comunque non li ho costretti, ma su una cosa hai ragione, dovresti lavarti perché puzzi peggio di certi uomini che conosco- Disse la donna chiudendosi la porta alle spalle.
Kioko le fece una linguaccia e poi sbottò –Stupida bisbetica non vedo proprio dove potrei andare a farmi un bagno -.- - Poi notò i due ragazzi e prestò loro attenzione. –Voi che ci fate qui? Che volete? Dov’è quel dobe del vostro compagno?-
Rin si mise dietro ad Obito stringendosi a lui mentre il ragazzo sorrise spavaldo.
–Kakashi intendi? È un NOSTRO compagno-
-  sì sì, dov’è?-
-Perché vuoi saperlo?- Ghignò il ragazzo. Lei non rispose subito ma il suo sguardo si posò su Rin e le andò in contro afferrandola per un polso.
–Ecco proprio tu mi servi, portami a fare un bagno!- Disse alla ragazzina intanto che afferrava il chimono stropicciato.–E comunque chiedevo di quel caso disperato per essere sicura che nessuno venisse a disturbarci. Poi tese la mano a Rin. –Conduci tu?- Le sorrise nel modo più gentile che riuscì a trovare.
Rin si accorse di trovare improvvisamente interessante il carattere brusco e deciso di quella ragazza lunatica. Le prese la mano e poi ammiccò verso il suo corpo fasciato. –Come va con quelle?- Kioko sbuffò e scosse il capo senza dare risposta. Rin rassegnata la guidò verso l’unico luogo isolato in cui si potesse fare un bagno in santa pace, un torrente appena fuori Konoha a cui si arrivava senza sforzo girando per dieci minuti tra file e file di alberi.


Il torrente era stretto. Da una sponda all’altra Kioko contò quindici passi. L’acqua le arrivava alle ginocchia. Era gelida, il fondo sassoso viscido. Gli alberi creavano un tetto verde e rosso da cui la luce filtrava creando giochi dei medesimi colori sulla pelle abbronzata delle due ragazze.  L’erba cresceva a ciuffi tra le pietre per poi allargarsi in un praticello all’ombra umida e palpitante della chioma smossa di un tiglio. Kioko lasciò il kimono e i pantaloncini su un masso tiepido in una delle poche pozze di luce che gocciolava dal soffitto di rami e foglie come l’acqua che ora le scivolava sulla pelle. Si era liberata delle bende che le imprigionavano il petto. La chioma nera e bizzosa scompigliata sulle spalle muscolose. Si sdraiò in acqua tentando di attenuare i brividi di freddo mordendosi la lingua. Si strofinò braccia e gambe, la pelle che cominciava a bruciare, eppure era così bello, la corrente la sospingeva caparbia verso un avvallamento più in là. Si avvinghiò al fondale con le dita sottili lasciando che quella lava di ghiaccio portasse via tutto il dolore, le lacrime, la terra e il fango accumulati in quegli ultimi giorni. Dal canto suo Rin la fissava appollaiata con la schiena premuta contro il masso.  Era così bella Kioko. Senza il fango ad insozzarle il viso si notavano i lineamenti dolci tipici del suo clan, delicati, quasi fossero appena accennati con un colpo di pennello. La ragazzina si sistemò una ciocca castana dietro un orecchio … Chissà … Chissà se Obito l’avrebbe trovata carina nonostante avesse una come Kioko in squadra. Si mordicchiò un’unghia arrossendo un poco per la banalità dei suoi pensieri. Obito e Kioko erano praticamente imparentati … Non poteva nascere niente tra loro vero? Vero?
Immersa nei suoi problemi la ragazza non si rese conto della figura gocciolante che si arrampicava sul sasso alle sue spalle. Le bende che prima le riparavano la ferita intrise di acqua. Posizionò lo straccio proprio a qualche centimetro dalla testa della sua compagna per poi strizzarlo ed inzupparla facendola trasalire. La risata della falchetta riempì l’aria. Rin indispettita saltò sulla roccia anche lei e la spinse di sotto facendola finire nuovamente in acqua.
–Vuoi la guerra?- Ghignò l’Uchiha rialzandosi con un ghigno. Indossava solo delle culottes nere e fradice. Si era riallacciata i bendaggi bagnati che le aderivano intorno al seno acerbo. –E guerra avrai!- . Rin finì per spogliarsi a sua volta. I vestiti, troppo pesanti, le impedivano di sfuggire alle grinfie di Kioko. Eppure, nonostante non avessero mai davvero parlato, nonostante fosse il primo giorno che trascorrevano insieme, le ragazze risero come mai avevano fatto. In quella battaglia di schizzi e spruzzi in un torrente di limpido ghiaccio.

Dietro un cespuglio Obito si mosse silenzioso. Due ragazze belle come Rin e Kioko che facevano il bagno in un torrente … Al solo pensarci quasi gli sanguinava il naso. Poi un rumore accanto a lui lo fece sobbalzare. Si voltò lentamente, se anche una sola delle due lo avesse scoperto, per lui ci sarebbe stata solo morte assicurata. Deglutì per poi convincersi a guardare chi era a occupare lo spazio aereo accanto al suo gomito. La mandibola calò verso il basso mentre l’espressione stupita prendeva forma dietro la mascherina. Un altro ragazzo aveva il collo allungato verso il torrente. Una folta chioma argentea, mascherina blu scuro.
– Kakashi!- si lasciò sfuggire in un gemito. L’altro ragazzo Piegò di lato la testa senza distogliere lo sguardo dalle due figure sghignazzanti che si andavano a stendere sotto la colonna di luce accanto ai vestiti, la schiena contro la pietra, gli occhi chiusi, le orecchie tese ad assorbire il silenzio … e le urla di un fastidioso cespuglio parlante dalla voce stranamente simile a quella del compagno di squadra. Kioko aprì un occhio pece. Sospirò drammaticamente e si massaggiò le tempie TENTANDO di restare calma.                                                              
–Cosa ci fai TU qui!- Gridò Obito subito zittito da una mano dell’”amico” premuta sulla bocca.
–Controllo che quella psicopatica non faccia del male a Rin – sussurrò il ragazzo.
– Cvertfo cfome nfo!- Kakashi abbassò un istante lo sguardo interrogatorio sul viso cianotico del ragazzino con un principio di soffocamento lasciandolo poi andare distrattamente. –Dicevo … Certo, come no!- ripeté Obito in una lingua che non fosse bofonchiese e pienamente comprensibile. Lui SAPEVA che Kakashi non era abbastanza pervertito da spiare delle belle ragazze che facevano il bagno. Lui SAPEVA che la sua sola insinuazione irritava a morte il compagno di squadra. E SAPEVA che Kakashi MAI e poi MAI avrebbe provato sentimenti diversi dall’ … No, sorry, SAPEVA che Kakashi non avrebbe mai provato sentimenti, PUNTO.  Appunto perché lui sapeva, era uno spasso prendere in giro Kakashi. – Dai di’ la verità- Disse piantandogli un paio di gomitate in un fianco –La mora ti piace? Eh?- L’amico si voltò inespressivo. –Scusa?- domandò come se non avesse afferrato il senso della domanda. Obito scosse la testa con sguardo basso. – Sei senza speranza-  commentò. L’altro lo ignorò e tornò a guardare oltre i rami, verso le ragazze. Verso LA ragazza …
-Kakashi … sono io … oppure prima c’era più luce?- Bisbigliò Obito voltandosi in sincronia con l’altro.
Alle loro spalle, in piedi, a scrocchiarsi le nocche con sguardo assassino stava Kioko. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il dolore è necessario ***


CAPITOLO 5 - IL DOLORE E' NECESSARIO



Image and video hosting by TinyPic
-Bene, bene, bene … - Ghignò la ragazza che ai due poveri guardoni appariva come un demone circondato dalle fiamme.
–Guarda guarda chi abbiamo qui … -sibilò.
Era nuda. Più o meno. Non era vestita, questo di certo. Kioko era una di quelle ragazze dal seno particolarmente piatto. Non che le creasse problemi. Anzi, lei lo riteneva un vantaggio, meno peso addosso uguale più velocità. Nonostante tutto si copriva. La fasciatura ancora stretta nonostante ormai grondasse acqua. Le culottes aderenti ed i capelli bagnati. Forse furono questi particolari a impedire ad Obito di scansare il pugno che lo prese in pieno stomaco.
–Baka!- sbottò la ragazza. Poi si voltò verso Kakashi, ma il ragazzo era già sparito. Per tutta risposta Kioko scalfì la corteccia dell’albero più vicino con un calcio. Poi tornò a pugni stretti verso Rin che saggiamente era rimasta dietro alla roccia. –Chi era Kio-chan?-Lei  accennò un sorriso. –Un coniglio Rin.- Le scompigliò i capelli. –Solo un coniglio … -


-Minato … Sei davvero sicuro?- La voce di Jiraya lo fece voltare di scatto.
–Oh … Sei tu sensei!- sospirò il biondo ritornando a fissare l’orizzonte dalla terrazzza del palazzo dell’Hokage.
– Sì, passavo di qui,  Sarutobi mi ha raccontato tutto … Da quando il clan Uchiha è stato bandito dal villaggio della foglia e si è trasformato in quel piccolo insediamento al di là della foresta i suoi componenti sono diventati sempre più irascibili, cosa faranno se scopriranno che la ragazza è qui?-
Minato sospirò. –Se la mandassimo indietro?-
-Vi ha detto perché è scappata?-
Minato si voltò per guardare in volto il famoso ninja leggendario, suo maestro nella vita quanto nel combattimento. Si appoggiò con la schiena alla ringhiera arrugginita dalle intemperie, ma resistente, che faceva da parapetto lungo tutto il perimetro della terrazza. Incrociò le braccia. –Sai cos’ è, o meglio, chi è Hayabusa gin?- Jiraya sbuffò. Allora Minato continuò. –Un demone cacciato da un numero elevatissimo di ninja, per  assicurarsi la vittoria in questa guerra. -
-Lo so, lo so!- Sbottò l’eremita. Il suo allievo procedette senza dargli peso. –Il falco d’argento unisce enormi poteri magici ed uno smisurato chackra ad una sottile preveggenza.-  Abbassò lo sguardo sulle mattonelle. –Sembra che Quel demone sia stato più intelligente di quanto ci aspettassimo ed è entrato in simbiosi con un essere umano. Poiché nessuno ucciderebbe mai una bambina … - L’altro non mutò espressione.
- Fin qui c’ero arrivato anche io, ma la ragazza comunque crescerà e diventerà pericolosa … -
Minato aveva aggirato la domanda, l’aveva scampata per un pelo. Si mordicchiò il pollice inspessito dalle cicatrici causate dalle frequenti evocazioni. In effetti non avevano la più pallida idea del perché la ragazza fosse scappata. Lei non aveva detto niente … O meglio, il terzo hokage non gli aveva detto niente. 
– Sì, a quel punto probabilmente il villaggio metterà una taglia sulla sua testa e invierà degli shinobi ad ucciderla. Presumo però che il falco abbia pensato anche a questo. Kioko è un Uchiha, se dovesse sviluppare lo sharingan e ribellarsi al villaggio, allora saremmo davvero nei guai. – Minato Namikaze ebbe un tremito. Possibile che una bambina, una mocciosa lo mettesse così a disagio? Come poteva essere tanto pericolosa? –Ma perché pensare al peggio?- La sua espressione si rasserenò un poco. –Magari diventerà un jonin speciale, uno shinobi … Chissà, forse persino hokage!-
-Sei sicuro? Sei davvero sicuro di quello che fai?-
-Jiraya! Fidati di me una buona volta! Sensei … Fidati di ME!- Minato si era acceso di quella luce che solo lui possedeva, la sua forza di volontà esuberante che lo aveva reso tanto potente.
–Non c’è bisogno che tu me lo chieda- Commentò  il suo maestro fissando gli occhi cerulei del suo allievo. –Dopotutto io mi fido già di te-
  La risata che proruppe dalle labbra del biondissimo Namikaze contagiò l’eremita che gli battè affettuosamente una mano su una spalla. E’ solo che preferirei che tu e la tua squadra non corriate rischi … il pensiero fu spontaneo. Dopotutto però, quel pericolo imminente era solo una bambina giusto? Giusto?
 
-Come il sangue scivola la melodia,
La luce cola al tramonto,
Colorando di rosso ciò che è nero,
Colorando di nero ciò che fu bianco,
Le catene si spezzano,
Il tradimento è sovrano,
La ribellione lecita,
Il dolore necessario,
Cala la tua maschera,
Apri le tue ali …
-

Fine.
Si fermava sempre qui.
E uccidi tutti quelli che ti sono più cari.
No, ora non era più il falco a continuare la canzone nella sua testa, era lei stessa che aggiungeva inconsciamente quelle parole. Le mormorava, le sibilava, ma non le cantava mai. Non ne aveva il coraggio. Cos’ era? Una specie di profezia? Un segno? Cos’ era?
Io te l’ho già detto cos’è …
-Non irritarmi-
Kioko parlava ad alta voce poiché era notte, era ai margini di Konoha e nessuno l’avrebbe mai sentita e se così fosse stato non le avrebbero prestato molta attenzione. Una volta il clan Uchiha faceva parte di Konoha. Poi era stato estirpato come un’erbaccia, sradicato, ricostruito poco distante. Teoricamente faceva ancora parte del villaggio. Praticamente no. Ora lei si trovava dall’altro lato del crepaccio che divideva il suo clan dal villaggio. Un crepaccio esteso per chilometri e chilometri nel cui mezzo si estendeva una foresta. E cantava. Già cantava. Non aveva una casa, l’ con il vento che le asciugava i capelli Kioko fissava l’orizzonte, le labbra sottili che soffiavano le parole delicate come fiori di pesco. Non le interessava di sbagliare qualche nota, non le interessava che cominciasse a fare freddo, non le interessava delle lacrime che le scorrevano a fiotti sul volto. Sono un Uchiha DANNAZIONE! Il mio DNA non è predisposto alle lacrime. Eppure i singhiozzi si fanno insistenti. E Kioko non nasconde il volto tra le mani come una bambina spaventata. Lo lascia scoperto, lascia che il tramonto alle sue spalle le faccia da sfondo ed immagina che il fratellino possa vederla, immagina che Itachi le voglia ancora bene. No, io devo impedirgli di compiere quel massacro … E per impedirlo devo diventare più forte! Molto più forte! La ragazza cerca di convincersi di non essere scappata per codardigia, per il terrore di essere fatta a pezzi da un momento all’altro dall’amato fratellino. Tenta di rimuove dal suo cuore la paura.
Eppure quando  quelle bombe esplosero lei aveva solo tre anni. Quando quelle bombe esplosero e quelle persone saltarono in aria smontandosi come bambole e ricoprendola di sangue e carne a brandelli lei rimase sconvolta, soprattutto dall’atrocità del dolore che provò quando diverse schegge le penetrarono in corpo. Già, Kioko detestava il dolore. Quando era stata ferita dal kunai per poco non era svenuta. Dopotutto quella era la guerra, ma per Kioko ogni graffio era come un chiodo che le scorticasse la pelle e i suoi ricordi tornavano involontariamente a quella notte in cui il clan Uchiha venne attaccato. Guerra. Guerra aperta. Kioko detestava la guerra eppure amava l’adrenalina che le correva nelle vene durante la battaglia, amava il sangue dei nemici … Come il sangue scivola la melodia … NO! Non puoi farne a meno vero Kioko? Ed allora pensa, pensa al sangue, pensa a ciò che ti è stato fatto … Kioko chiude gli occhi e spalanca le ali, ali ancora poco concrete, ali di chackra che paiono condensarsi a poco a poco in piume argentee.

Minato in piedi alle sue spalle la osserva. Ha una bella voce nonostante le parole tetre della canzone …
- Hai delle piume graziose – Le dice accennando un passo verso di lei. La ragazza si volta di scatto, apre gli occhi che per un istante hanno un baluginio color dell’oro. Lo guarda con il volto ancora rigato dalle lacrime. Minato le porge una mano. Le ali sono scomparse … Lei si alza ignorando l’aiuto, scrolla il chimono stropicciato mentre i pon-pon che pendono dai lacci che servono per stringere il colletto rimbalzano intorno al suo corpo mossi dal vento. –Non hai dove andare Uchiha?-

 Fu così che Kioko si ritrovò a dormire nella stanza degli ospiti di Minato Namikaze. Si svegliò di soprassalto, un incubo. Non ricordava niente a parte il dolore, un dolore immenso. Si strinse le ginocchia al petto poi si alzò. La stanza del sensei era quella in fondo al corridoio? Ci si avvicinò furtiva. Non ci poteva fare niente. Non aveva mai dormito da sola in vita sua, era troppo orgogliosa però e restò a dondolarsi avanti ed indietro sui talloni aspettando un'idea migliore,sulla soglia della stanza. Poi gli occhi azzurri di Minato si schiusero e la fissarono.

Si sarebbero riuniti davanti a casa di Kakashi. Dovevano partecipare ad un’altra missione-barra-rottura di scatole, oppure sottoporsi ad uno stupido allenamento? Kioko procedeva fianco a fianco con il sensei che guardava distrattamente nella direzione opposta. La ragazza si mordicchiò un labbro. Quella notte l’avrebbe catalogata tra le più orribili e detestabili di tutta la sua vita. Minato l’aveva invitata a restare di là con lui e lei quasi aveva accettato … Per poi correre via di nuovo nella sua stanza a rintanarsi sotto le lenzuola per la vergogna. Quella mattina si era svegliata con Minato seduto ai piedi del letto, una mano in grembo l’altra sulla sua schiena, era caduta sul pavimento per la sorpresa. Ed ora … ora questo! Il suo maestro canticchiava a bocca chiusa la sua canzone. Si fermò poi un attimo e si girò a guardarla con la fronte corrucciata. – Com’è che finisce?-
E uccidi tutti quelli che ti sono più cari …
-
Non ricordo-
-Peccato una canzone così bella deve avere un bel finale … - La ragazza rimase in silenzio, gli occhi che scrutavano lontano.  Non solo lui sapeva che era un Uchiha, anzi, l’aveva sempre saputo, ma ora si metteva anche a scimmiottarla … Un bel finale eh? Non ci giurerei, sensei, non lo farei mai.


Allora, per comodità ho modificato alcuni particolari, tipo il fatto che il clan Uchiha fosse al di fuori del villaggio, con bombardamenti spero ci siate arrivati che intendo le carte bomba, ma se csì non fosse fa nnt U.U ci stanno bene pure le bombe :P. Vi annuncio che ci saranno altre piccole correzioni implicati dalla presenza di Kioko , spero che vi sia piaciuto un saluto ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La immaginava migliore ***


CAPITOLO 6 - LA IMMAGINAVA MIGLIORE



Image and video hosting by TinyPic
Quando Minato e Kioko raggiunsero il punto d’incontro Obito ancora non era arrivato.
-‘Giorno- masticò la falchetta Guardando i due compagni ancora per metà assonnati. Seduti su una “panchina” di pietra Rin poggiava il capo ciondolante sulla spalla destra di Kakashi mentre l’altro lucidava i kunai quasi non si fosse accorto di niente.
-Obito?- Chiese il sensei a quest’ultimo che si voltò appena. –Starà aiutando una vecchietta ad attraversare la strada- Rispose laconico.
- Magari è stato investito ... – disse Kioko a mezza voce facendo vagare lo sguardo.
-Ma guarda che simpatici!- Minato puntò le mani sui fianchi rivolgendo sguardi di finto rimprovero ai due. Il bigio ricominciò a lucidare le sue armi mentre la mora fissava il vuoto davanti a sé come in trance.
-Una delle squadre più allegre ed affiatate del mondo … - Borbottò ancora il sensei scrutandoli torvo.
Quando Obito apparve con un ruzzolone ed un sonoro –Ahi!- Rin sobbalzò alzandosi di scatto e diventando tutt’un tratto vigile. Kakashi non si degnò di voltare il capo mentre Kioko inarcò un sopracciglio. –Fammi indovinare … Hai aiutato un gattino a scendere dall’albero- mugugnò ancora accigliata.
-Sono un bravo ragazzo io – Obito sghignazzò aggiustandosi la mascherina sulla fronte.
- Sei solo uno stupido- Commentò Kakashi continuando la sua accurata quanto inopportuna  opera.
Obito incassò un secondo la testa fra le spalle, le gote accese. Poi fece per rispondere a tono ma lo sguardo di Kioko lo zittì. –Gli Uchiha non si abbassano a discutere con il rango minore- Sibilò fra i denti candidi la ragazza. Prima che potesse scoppiare il putiferio Minato si schiarì la voce attirando l’attenzione di tutti.
-Oggi ho da darvi una notizia-
Bene.
-Ho deciso in accordo con l’Hokage di posticipare l’esame dei Jonin-
Ah … Poteva farlo?
-Come sapete vi sono tre data previste per le prove. La prima è domani. La seconda dopodomani e la terza tra due giorni.-
Dove vuole andare a parare?
-Io vi ho iscritti alla terza-
-Iscritti?- L’Hatake fermò il suo scrupoloso hobby per fissare il maestro con gli occhi, appena visibili, sgranati. Aveva dei begli occhi neri. Come i suoi, forse un po’ meno brillanti ed affascinanti di quelli di un Uchiha, forse meno assurdamente fieri nello sguardo e nella delicata corolla di ciglia lunghe, ma … Erano passabili, come quel ciuffo argenteo che gli sfuggiva da sotto il coprifronte  ricadendogli sul naso dritto. La pelle di porcellana, le sopracciglia inarcate che gli davano quel cipiglio insopportabile … -E tu cosa hai da fissare?- Cosa non darei per spaccargli la faccia! Kioko si limitò a sbuffare incrociando le braccia. Una scarica elettrica passò tra i loro sguardi, neanche stessero progettando di scuoiarsi a vicenda. Adesso ti attivo lo sharingan e poi vediamo se hai ancora il coraggio di fissarmi …
-Ho iscritto anche Kioko- Proclamò Minato spegnendo sul nascere il bagliore sanguigno nel’iride di lei. –Eh?-
-Congratulazione, sei candidata a jonin- Il maestro le battè una mano sulla spalla.
-Eh?- Tutti e quattro in coro.
-Su, dai ragazzi, lo sapete meglio di me che Kioko è perfetta!-
-So che mi sto ripetendo, ma … Eh?- La ragazza guardò il maestro di sottecchi. Poi lentamente le sue labbra si tesero in un ghigno.
-Davvero?- Domandò con gli occhi che brillavano.
Minato spostò lo sguardo verso Kakashi, ancora incredulo, che provava la forte tentazione di sbattere la testa contro la panchina per svegliarsi da quell’incubo.
-Ma … Sensei … - Se non fosse stato Kakashi probabilmente si sarebbe messo a piangere dopo l’occhiata sadica che Kioko gli rivolse.
-Quindi … Dovrò scontrarmi anche contro di lui … - Si inumidì le labbra ancora tese nel ghigno soddisfatto. Obito rabbrividì e Rin abbassò lo sguardo a terra mentre La falchessa sghignazzava a bassa voce.
-Comunque oggi ho in mente un allenamento perfetto per voi – Il sorriso del maestro fu così simile a quello di Kioko che i ragazzi indietreggiarono di un paio di passi.
La mano di minato volteggiò verso la tasca del giubbotto verde per poi estrarne tre campanellini.
-Abbiamo un gatto?- Kioko inarcò un sopracciglio.
-No, solo una cornacchia- Sussurrò Kakashi tra se e sé. Rin si portò una mano davanti alla bocca per nascondere il sorriso che gliela segnava.
Obito invece afferrò un gomito di Kioko. –Non rispondergli, sii superiore- Le consigliò.
-Non c’è bisogno che sia TU a ricordarmelo- Disse lei spostando il braccio sdegnata mormorando qualcosa tipo “una vergogna per il clan”.
Obito strinse i pugni fissando il suolo. Kioko era più grande e non aveva mai frequentato un’accademia, studiando sempre a casa. Qualche volta l’aveva vista in giro quando ancora abitava fuori dal villaggio. Una ragazza piena di vita, spesso accompagnata da un bambino dai lunghi capelli neri … Sì … Ricordava di averla vista una volta alla tavola calda. Seduta ad un tavolo davanti al ragazzino che tentava di far uscire i ketchup sulle patatine. Lei ingurgitava in silenzio del ramen caldo quando il tubetto di salsa rossa era esploso in mano al fratellino e le aveva colorato di bordeaux il volto. Senza dire una parola aveva fissato per un istante il bambino che era scoppiato in lacrime. Aveva preso un tovagliolo e si era pulita gli occhi poi aveva allungato una mano verso il piccolo e gli aveva dato un colpetto di lato alla testa, un buffetto o uno scappellotto, un segno di rimprovero insomma. Obito si ricordava anche di aver avuto l’istinto irrefrenabile di andare lì ed urlarle contro che il bambino, che ormai piangeva vistosamente, non l’aveva fatto a posta. Poi lei aveva parlato riprendendo a mangiare. –Itachi, la prossima volta che ti disperi per qualcosa di cui non ai colpa ti lancio giù dal burrone … Intesi?- Disse. Il bambino la guardò ad occhi sgranati mentre prendeva una patatina dal piatto e la usava per togliersi il Ketchup dal labbro e poi le dava un morso sorridendo in modo quasi materno. –Asciugati gli occhi Itachi, un Uchiha non piange- Disse per poi ordinare altra salsa e versarla personalmente sul piatto del fratello. Un ninja di prim’ordine, una sorella amorevole, una figlia prodigio, quella che tutti vorrebbero avere. Cosa ci faceva  lì la famosa Kioko Uchiha? Non avrebbe mai immaginato che quella star potesse avere lo stesso caratteraccio di Kakashi. L’aveva sempre immaginata migliore.
 
-L’allenamento consiste nel prendermi i campanelli prima di mezzo giorno- Il Sensei aveva ancora un’espressione sadica in viso. –Chi non ci riesce non pranza-
Kioko ghignò. Minato quella mattina le aveva raccomandato di non fare colazione perché altrimenti durante l’allenamento sarebbe stata male. Povero, povero illuso. Kioko non rispettava mai le regole, se ne infischiava pienamente. Tre stomaci borbottarono all’unisono. Potè chiaramente veder Kakashi abbassare lo sguardo per l’imbarazzo. Mentre Rin si aggiustava i capelli a disagio e Obito meditava l’omicidio del sensei. Questo perché tu sei infinitamente più furba …
 WoW devo dire che ho quasi sentito la tua mancanza.
L’entusiasmo di Kioko nell’udire la voce del falco nella sua testa fu a dir poco travolgente, tanto che ebbe un’improvvisa simpatia per cappi e patiboli.
Sono qui per darti una mano.
Ma quanto siamo spiritosi.
Credi che il lampo giallo della foglia ci andrà leggero con voi solo perché siete bambini?
Non lo so e sinceramente non mi importa.
Canta la canzone Kioko.
-Suicidati!- sbottò ad alta voce interrompendo la spiegazione del sensi che la guardò accigliato. –Come scusa?-
Lei  distolse lo sguardo, l’espressione contrariata, le ciocche nere a coprirle il volto.
-Niente … - Mormorò.
-Allora questo è tutto- Annunciò Minato. –Ci vediamo tra cinque minuti nel luogo di cui ci ha parlato Kakashi.- Sorrise –E non vi è concesso portarvi da mangiare.-
 
 
-Il luogo di cui Ci ha parlato Kakashi?- Domandò a Rin poco dopo mentre si dirigevano verso un luogo a lei sconosciuto.  Rin giocherellò con una ciocca di capelli.
-Kioko … Sai il fiume dove abbiamo fatto il bagno?- La falchessa annuì continuando a saltare di ramo in ramo. –Bhè, Kakashi ha proposto al maestro quella zona come campo di allenamento … -
Kioko la vide farsi pensierosa. –Cosa ti turba?- Le chiese guardando fisso davanti a se il culo del ragazzo con i capelli argentati che la precedeva di soli pochi salti. Se avesse perso il ritmo gli sarebbe finita addosso e ritrovarsi appiccicata a lui era l’ultima cosa che desiderasse in quel momento. Però era sicura che lui la stesse provocando intralciandole il cammino. La scherniva come al solito. Quanta voglia aveva di saltargli sulla schiena,spingerlo di sotto e superarlo con un colpo d’ali. Pregustava già la scena. Poi si rese conto di essersi persa nei suoi soliti trip mentali. - … Quel posto l’ho scoperto io, pensavo di essere l’unica a conoscenza di quel tratto di fiume … Invece Kakashi ne ha parlato come se ci fosse stato … - Ok questa non voleva perdersela. –Rin, ricordi lo scoiattolo?- Domandò Kioko Tentando di mantenere il volto il più inespressivo possibile nonostante il labbro inferiore le vibrasse per gli spasmi di una risata trattenuta. –Quello che ieri scuoteva i cespugli?- Dio! Quanto era ingenua! –Non era uno scoiattolo, erano Kakashi e Obito- Potè vedere con piacere i muscoli della compagna tendersi. Socchiuse gli occhi, ed anche se pareva davvero impossibile guardandola, Rin diventò seriamente minacciosa. Davanti a loro i ragazzi affrettarono il passo. –Obito l’ho sistemato io- Aggiunse Kioko come sovrappensiero – Kakashi però mi è sfuggito … -  Rin inspirò lentamente. –Ci stavano spiando mentre facevamo il bagno?-
-Sì-
-Tutti e due?-
-Sì-
-Razza di … Di … PERVERTITI!-
 
Stronza
Fu tutto quello che riuscì a pensare Kakashi nascosto tra le fronde di un albero, una mano premuta sulla testa, l’altra sullo stomaco. Aveva rischiato di vomitare un polmone quando Rin l’aveva colpito.
Kioko sei davvero una stronza.
Kakashi non si era mai spinto a pensieri così molesti verso un’altra forma di vita. Così come non le aveva mai prese da Rin, di solito il suo oggetto di sfogo era solo Obito.
Si mosse lentamente tra le foglie. Una fitta al capo lo fece piegare in due, perse l’equilibrio e cadde dall’albero. Minato lo guardò dall’alto in basso. –Kakashi, così non va proprio bene- Disse agitando i campanellini che teneva fra le dita. La prova era iniziata da un quarto d’ora e lui era già fuori combattimento.
Kioko Hayabusa, sei proprio una grandissima…

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Pioggia fredda e stati d'animo ***


CAPITOLO 7- PIOGGIA FREDDA E STATI D'ANNIMO



Image and video hosting by TinyPic
-NOOOOOOOOOOOO!!! NON E’ GIUSTO!!! TRADITORI! TRADITORI! NEMMENO RIN HA PRESO IL CAMPANELLO! TRADITORI!!!-
 
Chi vi immaginate sia rimasto a sbraitare legato al palo?
Obito?
Sì, è la scelta più probabile, ed anche la più scontata. Perché Obito è la recluta peggiore del suo anno. Però è un Uchiha.
Chi altro potrebbe gridare in quel modo dietro i compagni che si allontanano? Solo Obito dite?
Ora però vi faccio una domanda, se fosse stata Kioko a riuscire a prendere tutti e tre i campanelli, e gli avesse divisi equamente tra i suoi compagni di squadra …
Ecco, ora avete capito.
C’è solo una persona che Kioko non avrebbe mai favorito. Sinceramente nemmeno Obito le andava a genio e riteneva Rin più un intralcio che altro, ma come ho detto prima Obito è un Uchiha, ed esiste la solidarietà femminile.
In poche parole, non ci sono santi, legato al palo, ormai è chiaro, ci sta il nostro scorbutico spaventapasseri.
 
-Traditori … - Sbotta quando ormai sono spariti in lontananza, cominciando ad applicarsi per sbrogliare i nodi, non per niente era il miglior ninja che … Kakashi impallidì. No. Non poteva avergli fatto questo. Tirò i lacci del nodo in tutte le direzioni, ma niente. Non si scioglieva. Allora, due erano le cose.
1) si era rincitrullito tutto di un colpo, o quel giorno gli girava male, e non si ricordava più come si scioglievano i nodi ninja, cosa da scartare in principio poiché era assolutamente impossibile. Quel giorno però gli era andata così male che …
2) Il sensei era infuriato con lui per non aver superato la prova ed aveva impastato il nodo con il chakra. Rendendolo impossibile da sciogliere con qualsiasi tecnica ninja da lui conosciuta. Di certo non era da Minato vendicarsi sugli allievi, ma, la scintilla di delusione che gli aveva percorso lo sguardo mentre lo legava … Sotto la mascherina il ragazzo si torturò il labbro con gli incisivi, preparandosi, rassegnato a passare lì la notte.
 
Faceva freddo, tirava un vento della malora.
Erano molto sudati ed affamati dopo l’esercitazione che si era protratta oltre limite per poi terminare verso le sette di sera. Non avevano pranzato ed ora erano a cena tutti insieme in un bel locale a mangiare carne alla griglia, a ridere, scherzare. Quando uscì una folata fredda le ghiacciò la leggera euforia (che vi aspettate? Dopotutto è un Uchiha) addosso facendola stringere nelle braccia e rabbrividire molto poco dignitosamente.
Ad un tratto un’idea per lei alquanto malsana le si presentò nella mente. Fu Rin ad impiantargliela nel cervello. Un ‘ Chissà perché Kakashi  … ’ appena sussurrato che aumentò i suoi brividi di freddo.
Kakashi.
Già in paese era una ghiacciaia, immaginarsi vicino al fiume.  Il ragazzo non aveva né pranzato ne cenato ed era stanco per l’allenamento.
Ti preoccupi per il tuo compagno Kioko? Non è degno del tuo clan …
Decido IO cosa è degno o indegno per me.
Kyoko significa colei che rispetta le regole, ricorda.
Solo perché si pronuncia allo stesso modo, non vuol dire che sia la stessa cosa. Ed anche se fosse le persone non dovrebbero giudicare le persone dal loro nome. Né tantomeno tu, uccellaccio spennacchiato.
Calma Kioko, il mio era solo un amorevole consiglio … Io voglio solo il tuo bene, ricorda.
-Sì, amorevole tua nonna!- Sospira al vento che le congela le parole sulle labbra.
-Kioko secondo te perché Kakashi non è venuto?- Le chiede gentilmente Minato facendola sobbalzare. Non se lo aspettava. Ora come gli spiegava che anche quella era stata una piccola vendetta? Che aveva dato una ritoccata a quel nodino con le sue esperte mani d’angelo? Insomma, era uno scherzo innocente …
-Non ne ho la più pallida idea – Sorride, innocente, appunto. Poi notando che il sensei non è convinto decide di rincarare la dose. –Non si preoccupi, probabilmente non si è fatto vivo perché mi detesta- Fece una mezza smorfia tentando di sorridere. Oh, mi detesta, eccome se mi detesta, mi detesterà per sempre.
Sei triste.
Che arguzia …
Vai a liberare il tuo compagno.
Spero non sia un ordine, poiché in tal caso farò l’esatto opposto.
Fa’ quello che vuoi, dopotutto io sono solo un uccellaccio spennacchiato no?
E le sembrò di cogliere un accenno di veleno nelle parole del demone, risentimento, frustrazione. La colpì dritta al cuore. Doveva ricordarselo, quell’uccellaccio spennacchiato faceva parte di lei dopotutto.
 
Il palo è libero. Non vi è legato nessuno. Doveva aspettarselo che Kakashi sarebbe comunque riuscito a liberarsi. La corda è a terra. Dilaniata in più punti. Ha dovuto attendere che il chakra contenutovi cominciasse a scarseggiare per poterla  rompere.
-Che c’è, sei venuta ad infierire?- Una voce spezzata dai colpi di tosse alle sue spalle. La mora si gira di scatto, una mano alla saccoccia con i kunai. Il ragazzo alza le mani sarcastico. Sui suoi polsi si possono ben vedere i solchi rossi lasciati dalla corda, deve essersi liberato da poco. Quel poco che riesce a vedere del suo viso è troppo pallido perché sia indice di buona salute. –Sono venuta a vedere se eri così incapace da non riuscire a liberarti da una manomissione di primo grado- Sogghigna lei. Cosa dovrebbe dirgli? Che nonostante tutto anche lei aveva un cuore? Le avrebbe riso in faccia. Gli Uchiha erano di pietra, e lei era una di loro, che lo volesse o no. Lo voleva.
Il volto del ragazzo parve trasfigurarsi mentre l’odio spillava dalle iridi nere. –Sei stata tu!-
-No, il tizio di passaggio … -
Kakashi fece per avventasi addosso a lei, ma una folata di vento li bloccò entrambi facendoli boccheggiare per diversi secondi.
Il primo a riprendersi fu il ragazzino. Ormai probabilmente non sentiva neanche un po’ il freddo. Era mezzo assiderato. Però era vivo dopotutto, non era diventato un ghiacciolo, quindi la preoccupazione, la pietà o il disappunto di Kioko o qualsivoglia nome gli vogliate dare, evaporò come una pozzanghera in una bella giornata estiva.
E per sottolineare l’ironia della natura, il cielo regalò loro una fantastica pioggerella con tanto di tuoni spacca timpani e lampi accecanti. Il bigio alzò il volto al cielo. – Allora mi dici perché sei tornata?- Stavolta era serio.
Lei scuote la testa. –Idiota- grugnisce con una leggera indignazione percepibile solo dai bagliori rossastri dell’iride. Non posso attivare lo sharingan. Minato lo scoprirebbe e così anche l’Hokage e diventerei un’incognita troppo appetibile. –Andiamo a casa- Gli fa, ammiccando con il capo verso la strada da seguire. –Con te non ci vengo-
Eh no, ora basta. Gli si avvicina a passo veloce e gli afferra un braccio con convinzione. Lo guarda dall’alto della sua mezza spanna in più con severità.
-Ho detto che non vengo!- Ringhia lui.
-Oh, tu vieni!- Lei lo strattona. Poi capisce perché non vuole seguirla. Fa una smorfia, perde l’equilibrio e quasi le crolla addosso. Un accesso di tosse lo fa piegare in due. Stavolta la ragazza è sicura di averla combinata grossa. Lo guarda carponi nel fango, rotea gli occhi e poi gli si inginocchia accanto. –Senti, non avrai mica intenzione di ammalarti? Sai che se Minato lo scopre mi porta al patibolo- La ragazza deglutisce. –E sai che me ne frega- Rantola l’altro rialzandosi. Non riesce a stare in piedi, è di nuovo lei ad afferrarlo al volo e stavolta lo tiene stretto. –Insomma! La vuoi smettere con sta menata da eroe! Smettila hai capito? – Sbotta all’improvviso prendendolo per le spalle. Le iridi che sfumano nel giallo, le pupille che si fanno sottili. –Ed ora chiudi gli occhi!- Ringhia feroce, temibile, ma il ragazzo non fa in tempo . Si ritrova a fluttuare sopra Konoha al ritmo costante del respiro della ragazza falco.
 
Sono a casa di Kakashi. Più o meno è un buco, ma c’è una poltrona accanto al letto su cui l’Uchiha si accoccola come un animale ferito tremando nei suoi abiti fradici. Lo ha portato a Konoha in volo. Non ci crede che l’ha fatto. Proprio non riesce a realizzarlo. Lui era sotto shock allora aveva dovuto quasi dargli una botta in testa per farlo riprendere e farsi spiegare dove abitava. Aveva rotto una finestra. Aveva ripiegato le ali argentee e si era accucciata lì, gli occhi chiusi, sperando che quell’incubo finisse presto. Poi nessuno aveva ascoltato le sue preghiere e poi, mentre Kakashi stava sotto una doccia bollente sotto cui lei stessa lo aveva spinto a forza ancora vestito, qualcuno suonò alla porta, insistentemente.
Poi, c’è solo da immaginarsi le facce dei due compagni di squadra, Obito e Rin, quando videro che ad aprire la porta della casa del loro amico era l’intrattabile ragazza falco.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Fraintendimenti ***


CAPITOLO 8- FRAINTENDIMENTI

 

Image and video hosting by TinyPic
-Kioko?- Rin cancellò a forza l’espressione shockata dal suo volto sorridendo ed arrossendo insieme. Obito invece fu moooolto più diretto. – Che ci fai qui?- La sua mandibola era andata a far compagnia ai sandali e i suoi occhi sgranati scrutavano febbrilmente oltre la soglia.
La mora scrollò le spalle. –Credo che a Kakashi non dispiacerà se vi faccio entrare, presumo sia meno presentabile di me, ma vabbè … - Si fece di lato ed i ragazzi entrarono con riluttanza. –Dov’è il teme?- Chiese ancora Obito guardando con la coda dell’occhio il letto, disfatto da quella mattina, e gli abiti fradici di Kakashi buttati a terra fuori dalla porta del bagno. Il rumore dell’acqua nella doccia.  Deglutì rumorosamente. –Siamo solo passati a controllare se stava bene- Ammise Rin un po’ in imbarazzo.  –E’ sotto la doccia, eravamo fradici- Sbuffa lei strizzando a terra una ciocca di capelli grondante. – Ci siamo bagnati talmente tanto che … - Inarcò un sopracciglio. –bhè? Che c’è? Sono sfinita, non avrei mai detto che una cosa del genere richiedesse tanto sforzo!- Sbottò gettandosi sul letto ed inzuppando le lenzuola. Obito e Rin ora erano completamente traumatizzati, tanto che quando la porta del bagno si aprì, riempiendo la stanza di vapore, si voltarono con gli occhi stralunati. Kakashi dal canto suo non notò neanche la loro presenza. Un asciugamano legato in vita, il portasapone in mano, casomai quella pazza di Kioko tentasse di molestarlo (ci mancava solo questa!) I capelli bagnati che ricadevano in avanti sul volto e … Non aveva la mascherina!
Però il vapore impediva la vista.
-Ti sono venuti a trovare, idiota!- Mugugnò Kioko guardando nella sua direzione per poi sgranare                             gli occhi e lanciargli il lenzuolo addosso! –E copriti! Sei senza pudore!- Strillò. Il contraccolpo fece volare il ragazzo a terra (era scivolato, ha allagato il bagno … ) Il portasapone che usava come scudo difensivo gli volò via di mano spargendo schiuma dappertutto e poi finendogli in testa. Obito e Rin erano pietrificati in mezzo alla stanza. Kioko ansimava con i canini di fuori, Kakashi sembrava un pulcino fradicio coperto di sapone e mummificato con un lenzuolo, di lui si scorgevano solo alcune parti del corpo, indovinate? No, il volto non si vedeva!
-Si può sapere cosa avete fatto voi due? Da soli? In casa?- Esclamò Obito mentre una brezza gelida attraversava il silenzio della stanza accompagnata da una balla di fieno che rotolò mogia tra di loro per poi sparire all’esterno attraverso la parete.
Kioko cominciò a capire, con la sua mente sveglia, cosa avevano pensato tutto quel tempo i due compagni. Si morse un labbro e, mano a mano che la sua consapevolezza aumentava, il suo volto si faceva più scuro e sempre più furioso, tanto che, Kakashi, capita l’antifona, decise saggiamente di tornare in bagno a sciacquarsi di dosso tutta quella schiuma. Con la sua solita non-espressione  rientrò da dove era appena uscito chiudendo il lenzuolo che si trascinava dietro in mezzo alla porta. Dopo aver litigato con questo mentre gli altri fissavano attoniti la scena, si sentì finalmente lo schiocco della serratura e l’acqua della doccia che riprendeva a scorrere. Al che i tre si guardarono tra loro. Lo sguardo imbarazzato di Rin che aveva scelto la via del silenzio, quello scandalizzato di Obito che aveva capito fischi per fiaschi e lo dava apertamente a vedere e quello furibondo di Kioko che prendeva in considerazione le torture più atroci per i due stolti che avessero formulato anche solo con la loro contorta immaginazione una scena tanto … Blhea, non sapeva come descriverla, tra lei e quello spaventapasseri.
-Non è successo niente- Calma, doveva restare calma.
-Come non è successo niente?!?! E cosa ci fa il letto in queste condizioni?!?!? E Kakashi era nudo! Ti rendi conto!?!?!?-
-Devi smetterla di pensare queste cose!!! Secondo te perché ti danno del pervertito?!?!?!?- Il suo proposito non era andato a buon fine ed adesso stava a strillare in piedi sopra il letto contro l’Uchiha che osava pensare cose del genere sul suo conto.
- Io tolgo il disturbo- Annunciò Rin avviandosi verso la porta.
-Anche lui!- Disse Kioko indicando Obito.
-Non è casa tua!- Sbuffò il ninja facendole la linguaccia.
 
Si stavano comportando come dei bambini. Bambini molto, molto, molto piccoli. La porta del bagno si spalancò nuovamente. Il ragazzo aveva i capelli bagnati e solo i calzoni blu scuro addosso. Il suo sguardo non ammetteva repliche.
-Obito ha ragione, non è casa vostra- Commentò gelido tanto che la stessa Kioko stentò a riconoscere il ragazzetto fradicio che si nascondeva dietro il porta sapone. Deglutì saltando giù dal letto. Kakashi aveva rindossato la mascherina e i suoi occhi color fumo l’avrebbero benissimo potuta uccidere seduta stante. Cosa aveva scatenato la sua furia? Vabbè che gli avevano mezzo distrutto la casa e che ora il pavimento ricordava molto quello di una piscina comunale, vabbè anche che sia poltrona che letto erano nelle stesse condizioni grazie alla capacità della ragazza di sdraiarsi così come stava su qualsiasi superficie imbottita. Però quello doveva averlo notato anche prima. L’unica cosa fuori posto che vide fu una foto. Caduta. L’aveva urtata lo stesso Obito mentre in crociava le braccia. Mentre si avviava verso la porta a testa alta si chinò a raccoglierla e sentì il ragazzo sibilare alle sue spalle. Con una mano gliela sottrasse dalla presa. La sua pelle era arrossata e calda. Kioko ebbe un brivido lungo la colonna vertebrale quando il suo braccio caldo per la doccia incontrò la sua pelle gelata. Si voltò di scatto indietreggiando. –Fuori- Sillabò Kakashi. Si ritrovò sulla soglia prima ancora di rendersene conto. La porta le venne sbattuta in faccia. Rin l’aspettava con l’ombrello aperto. Fecero la strada in silenzio, rotto solo dai passi nelle pozzanghere e dai preoccupanti colpi di tosse della falchessa. Kioko continuava a rimuginare. Aveva visto la foto. Un uomo ed una donna. Sapeva che quelli erano i suoi genitori, la somiglianza era davvero estrema. Aveva intuito però che non fossero in casa, forse nemmeno più in vita. L’ambiente, in quell’abitazione era troppo freddo persino per uno come Kakashi. Non vi era traccia di affetto, non vi era niente di vissuto. Sembrava un luogo spoglio e cupo, dove uno passa il tempo a piangere. Sembrava una prigione.
 
-Ti va di restare a dormire da me?- Domandò all’improvviso Rin risvegliandola dal suo trance. – Mph –
-Lo prendo per un sì-
-Come vuoi-
La doccia era bollente, l’acqua le scivolava sulla pelle arrossandola dolcemente. La ragazza sorrideva beata. Finalmente! Si strofinò i capelli neri constatando che erano un bel po’ corti rispetto a quelli delle altre ninja che aveva visto girare per la Foglia. Da bagnati dietro non le superavano la nuca mentre davanti pendevano  fino a solleticarle le clavicole. Sul retro stavano ritti e sparati per aria come se godessero di vita propria mentre davanti erano lisci e domabili. Distolse gli occhi dallo specchio appannato frustrata dall’interesse che dimostrava nel calcolare la propria “bellezza”. Quando viveva esclusivamente per istruire e viziare il fratellino ed il suo mondo girava con lui come perno , non si era mai preoccupata del suo aspetto. Mai. Kioko non si era mai ritenuta una ragazza. Essendo la primogenita il padre avrebbe preferito un maschio e l’aveva cresciuta con disappunto e frustrazione unito ad una specie di principio alla Lady Oscar. Aggrottò le sopraccigli sottili ed arcuate voltandosi definitivamente verso gli abiti che Rin le aveva prestato restando al momento sconcertata. Oltre alle solite reti che era riuscita a procurarsi e che Kioko indossava neanche fossero una seconda pelle, la compagna le aveva procurato un vestito bianco candido stretto sotto il seno da un nastrino panna e arricciato in fondo con altrettanto nastro di raso. Le pieghe morbide si appoggiavano al suo corpo seguendone i movimenti e la ragazza pensò con un’accennata agonia che avrebbe fatto meglio a controllare i vestiti prima di indossarli. Con un sospiro cominciò ad asciugarsi i capelli rassegnata a passare la serata conciata come una “ragazza per bene”. Come avrebbe voluto vederla sua madre.  Ancora una volta il suo pensiero andò ad Itachi, tentò di metterlo da parte ma continuò a pungerla e a tormentarla mentre finiva la procedura di asciugamento spastico della chioma dall’aspetto approssimativo. Quando uscì dal bagno, a piedi nudi sul tatami fresco, rabbrividì un secondo. Rin era in cucina a preparare la cena, quella ragazza nascondeva molte sorprese. I suoi genitori erano usciti a cena e avevano dato il permesso alla figlia di invitare un’amica. Una sera come persone normali, normali ragazze che si trovano bene insieme, anche se Kioko non si riteneva affatto degna di essere chiamata amica da chicchessia. Aveva tradito suo fratello. Avrebbe potuto benissimo farlo con chiunque.
 
-Stai benissimo!!!- Tubò la ragazzetta agitando per aria il mestolo che impugnava con la destra. I capelli castani svolazzarono attorno alle gote accese. –Ci voleva un’altra ragazza in squadra! Sarai la mia migliore amica!- Tutto quell’entusiasmo schiacciò Kioko come un macigno. Non era abituata né ai complimenti sul suo aspetto né alle dichiarazioni di affetto. A sconvolgerla fu soprattutto il secondo punto più che il primo. Migliore amica? MA DOVE!!!
Voglio andare a casaaaaaaaaaaa!!!
Sei tu ad essere scappata non ti ha obbligata nessuno!
Certo, non ci può essere capitolo senza il tuo intervento, grazie tante!
Ma di cosa stai parlando?

Discorso assai interessante …

L’assenza di pensieri è dovuta alla assoluta mancanza di neuroni o alla solitudine mentale congenita degli Uchiha?
Magari potessi avere un po’ di solitudine mentale …
Siediti, mangia e goditi la sera.
Ma tu non eri una specie di demone crudele?
Tu lo sai Kioko, io sono un demone malvagio ed egoista, ma noi siamo un’unica entità ed io desidero solo il tuo bene. Divertiti mia protetta.
E per una sera taci uccellaccio del malaugurio …

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** C'è chi ride e c'è chi piange ***


CAPITOLO 9- C’E’ CHI RIDE e C’E’ CHI PIANGE



Image and video hosting by TinyPic

Effettivamente avevano già cenato , ed effettivamente erano le dieci di sere passate. Effettivamente Rina sapeva solo bollire il riso e, sempre effettivamente, i pacchetti di dolciumi e salatini e la fila ordinata di bottigliette piene di bibite gasate erano assai più invitanti come spuntino serale. 
-Cooooooooosa? Non ti piace il cioccolato?-
Kioko scosse la testa e sbuffò rituffando una mano nel pacchetto di patatine e issandosi, con un balzo atletico, sul tavolo della cucina su cui l’amica stava sdraiata a scartare l’ennesima tavoletta.
-Solo quello  amaro … - Mugugnò poi notando che la ragazzina continuava a fissarla con gli occhi stralunati. Se si comportava così per quello figurati come avrebbe reagito nello scoprire che viveva in simbiosi con un demone.
Sarebbe una scena da non perdere …
Sarà strano ma su questo concordo.
-Sei strana- Concluse l’amica spezzando la cioccolata al latte con i denti e sdraiandosi a fissare il soffitto.
Parla lei … Pensò Kioko roteando gli occhi.
-I mushmallow? –
-Non mi piacciono i dolci-
Forse ora l’aveva capito? Tutto ciò che era impacioccato con più di mezzo cucchiaino di zucchero per lei equivaleva a velenoso.  –Non ti piacciono i dolci? M-ma come fai? Non è possibile, non è umanamente possibile!- Rin era scattata a sedere ed aveva allargato le braccia in un gesto di evidente sconforto. –Ora capisco perché sei così magra … - Concluse con un filo di voce.
-mm-m- Kioko la scrutò per un istante, scrollò le spalle e si riempì la bocca di patatine. I dolci non erano l’unica cosa che faceva ingrassare, ma Rin pareva non recepirlo chiudendosi nella sua demoralizzazione. Lì l’unica cosa evidente era l’età, si sa, un anno in quel periodo può fare molto, la costituzione e gli allenamenti. Rin pareva ignorare pure questo e rimaneva in silenzio a fissare colpevole la carta deli cioccolatini sparsa su tutto il ripiano. Kioko finì di masticare. Ingoiò, poi si alzò ed attaccò le labbra al rubinetto. Dopodichè si voltò di nuovo verso la Ninja che aveva ripreso a sgranocchiare timidamente la cioccolata. La falchessa sospirò. –Chissà, magari davvero non sono umana – Annunciò atona passandole accanto e rubandole mezza tavoletta per poi affondarci i denti. Clack. Masticò un paio di volte appoggiandosi con la schiena alla dispensa. Mandò giù. Poi riavvicinò le labbra al cioccolato. –Andiamo a vederci un film- Propose quando un conato le strinse la bocca dello stomaco. –Come fai a mangiare questa roba io non lo so- Sbottò fissando il cioccolato come si fissa un alieno proveniente da un’altra galassia. –Che schifo!-
-Non ti permetto di insultare mio marito!- Ruggì Rin puntandole contro la tavoletta.
-Chi, il cioccolato?-
-Esatto!- La castana era in piedi sul tavolo e minacciava l’Hayabusa Gin con un pezzo di cioccolato.
-Io pensavo fosse Obito – Commentò laconica Kioko. Poi uscì dalla cucina e si diresse in salotto gettandosi sul divano come se fosse a casa sua. Accese la TV. Un cuscino la colpì in testa.
-Musona!- Disse Rin sedendosi lì accanto.
-Permalosa – La canzonò Kioko spostando passivamente il cuscino e seguendo con “entusiasmo” uno show televisivo. 
-Non mi piace Obito!-
-Mphf-
-Davvero!-
-…-
-Sei insopportabile-
-Così mi dicono-
Rin affondò un dito nel fianco di Kioko che sussultò. La castana ci mise poco più di un secondo a rendersi conto della situazione. Fissò il viso impassibile di Kioko che faceva finta di nulla, poi di nuovo le toccò il fianco. Stavolta l’Uchiha si irrigidì e si voltò a fissarla.
-Non oserai- Disse secca incenerendo la compagna con gli occhi neri. Troppo tardi. Quella sera Rin scoprì quanto fosse dolce la risata di Kioko e quanto duri i suoi cazzotti.
Però ne era valsa la pena.
Dopotutto, chi l’avrebbe mai detto che la falchessa soffrisse il solletico?
 
Si gettò sul letto stremato. La tosse che gli torturava il sonno insieme al materasso umido. Era rimasto il suo odore dannazione. Anche casa sua doveva venire contaminata da quella ragazza? Il vento freddo sibilava dal vetro rotto. Si alzò e chiuse le tende pesanti gettando un’occhiata alla foto sul comodino. Le lacrime gli punsero gli occhi color fumo. Si coprì la bocca, già nascosta dalla mascherina, con una mano per soffocare il gemito che si faceva strada attraverso la sua gola. I ninja non piangono. Si rimproverò asciugandosi gli occhi e riassumendo il suo gelido contegno. Si lasciò cadere sulla poltrona. Sprofondò nel tessuto vermiglio e respirò profondamente. Poi, altrettanto profondamente sospirò. Si accigliò ed annusò la stoffa morbida e leggermente lisa. Inarcò le sopracciglia. No, è vero. Anche lì. L’odore di pioggia, erba ed aria aperta più una sfumatura amara aleggiava per tutta la casa. Dalla tristezza passò alla frustrazione, quando si ritrovò a ribollire di rabbia ci mancò poco che uscisse così com’era ed andasse a trucidare la falchessa. Lasciava il segno Kioko Hayabusa. Quando poi tornò con il pensiero al volo che aveva compiuto  tra le braccia di lei …
Tra le braccia di lei.
TRA LE BRACCIA DI LEI!
Scattò in piedi. Avrebbe dormito sul pavimento, era deciso. Ci trascinò un paio di coperte e il cuscino misteriosamente sfuggito a quel cataclisma umano. Si sdraiò. Il buio che ingoiava ogni cosa attorno a lui ed il magone che tornava a poggiarglisi addosso. Mentre prendeva sonno un’idea insulsa gli pizzicò l’orecchio. Tutti sembravano intendere che Kioko fosse un’Uchiha, ma lei stessa aveva detto di fare di cognome Hayabusa. E si sentì davvero più idiota di Obito. Hayabusa significa falco. Le sue ali. Indubbiamente di falco. –Ah-ah, che spiritosa- Commentò ad alta voce. Con riluttanza si convinse che ERA ORA di dormire. Se solo ci fosse riuscito. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva il sorriso sprezzante di quella peste e si chiedeva che cosa fossero quelle ali. Si domandava chi diavolo glielo aveva fatto fare di avvinghiarsi a lei in quel modo. Sentiva ancora il calore del collo di lei contro la guancia e quello del suo corpo contro le gambe. Ed il veleno gli saliva alla bocca. In paese diversi inviati cercavano la ragazza scomparsa. Sarebbe stato perfetto se l’avessero trovata e riportata a casa. Questo non era ancora accaduto solo perché l’hokage li intralciava. Non voleva certo perdere uno dei ninja più promettenti del villaggio della foglia. Un momento. Prima non era lui IL ninja più promettente del villaggio della foglia? Forse era meglio dormire, come si ripeteva da ormai due ore. La cosa di cui però Kakashi non si rendeva conto era che distratto dal pensiero di Kioko non si era torturato l’anima con il ricordo della sua famiglia. Per la prima notte, dalla morte di suo padre, Kakashi restò a rigirarsi nel letto senza avere il cuore straziato da ferite irreparabili. Sempre che l’omicidio premeditato sia un gran miglioramento …
 
E Obito? Obito si è fatto accompagnare a casa dal suo caro sensei. Una volta arrivato davanti all’uscio però ha cambiato idea e si è diretto verso l’abitazione della compagna di squadra prediletta presentandosi alla porta di punto in bianco. Stavolta Kioko non ebbe il cattivo gusto di andare ad aprire. Comunque, anche se avesse avuto questa malsana idea sarebbe stata troppo distrutta per alzarsi. Con la schiena sul tatami e i capelli sparsi per terra, Kioko Uchiha teneva le gambe piegate e poggiate sul divano guardando la televisione al contrario e sgranocchiando patatine. Riguardo al distrutta, il fatto che avesse subito le torture di quella che si definiva sua amica, poteva spiegare benissimo la sua fiaccaggine e il desiderio di starle il più lontano possibile. Il contatto fisico non l’aveva mai attratta molto. Rin non l’aveva pensata allo stesso modo passando più di mezz’ora a fare il solletico alla mora fino a quando questa non si era difesa a calci pugni e cuscinate, ed era cominciata la battaglia. Interrotta dalla colonna sonora di un film Horror che aveva attirato tutta l’attenzione dell’Uchiha rendendola assolutamente insensibile a qualunque sprone, tanto che la compagna si era rassegnata ad accucciarsi in un angolo del divano e a fissare inorridita la TV da dietro il cuscino che teneva stretto tra le ginocchia. Ed era stato proprio mentre uno zombie spuntava dal nulla dietro il protagonista che Obito aveva avuto la brillante idea di suonare al campanello facendo urlare Rin e lasciando impassibile Kioko del tutto affascinata dagli spargimenti di sangue.
Come andò a finire? Obito rise per come era vestita Kioko e le prese, e di brutto. Poi saccheggiò la scorta di cioccolato di Rin, con sommo piacere della falchessa. Quindi le prese anche da Rin. Per il resto riuscirono a finire il film. Solo che quando la mora spense la TV trovò i due compagni, che, tanto per precisare, urlavano a squarciagola solo due minuti prima, addormentati in un angolo del divano. Rin accoccolata tra le ganbe di Obito aveva lasciato andare indietro il capo sulla sua spalla e lui poggiava la gancia contro i capelli soffici di lei avvolgendole la vita con un braccio in un movimento chissà quanto involontario e chissà quanto condizionato dal sonno.
E poi lui non le piaceva.
Sbuffò ben decisa a riordinare tutta la casa prima del ritorno dei genitori di Rin. Era appena l’una di notte e aveva ancora tempo, questo secondo i suoi canoni ovviamente. Più o meno riuscì a far sparire la parvenza di porcile richiudendo la maggior parte della roba dentro le ante della dispensa, gettandola via, nascondendola nel lavandino e sotto il divano. Poi raccolse una coperta e ci avvolse i due piccioncini tentando di figurarsi mentalmente la scena del loro risveglio,  che probabilmente sarebbe stato dettato dalle esclamazioni di stupore dei genitori. Salì al piano di sopra Kioko, recuperò i suoi vestiti e scarabocchiò sull’angolo di una pergamena un grazie smozzicato. Ripiegò l’abitino bianco con un’implicita allegria nel vederlo finalmente adagiato sul letto e non più addosso a lei. Dopodichè saltò dalla finestra. (L’aprì stavolta, niente vetri rotti) Volò sull’albero più vicino e poi esaminò con cura le proprie ali. Le tese leggermente in avanti e si accorse che erano molto più concrete della prima volta. Parevano ali vere. Le piume argentee rilucevano appena mandando bagliori, neanche fossero fatte davvero di metallo. Le sfiorò con le dita ed un senso di piacere le si propagò per tutto il corpo. Ripiegò un braccio dietro la schiena, ne esaminò l’attaccatura. Non erano qualcosa di immateriale! Le avevano stracciato il kimono e le reti sul retro lasciando una specie di V rovesciata. Erano attaccate come un braccio o una gamba qualsiasi. Facevano parte di lei. Con l’improvviso terrore che quelle due cose, per quanto utili, non si staccassero più da lì, La ragazza si concentrò con tutta se stessa per farle sparire. Pochi secondi dopo non c’erano più. Sospirò di sollievo. Avrebbe attirato troppo l’attenzione girare con un paio d’ali sulla schiena in una grottesca imitazione di un angelo.
Un demone.
Strano quanto spesso queste due definizioni vadano a braccetto.
Si addormentò lì la “possente” Kioko, su un ramo di un albero nemmeno troppo alto, come un uccello qualsiasi. Un pennuto caduto dal nido che non sa più come tornarvi.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Incontro e separazione ***


Ok, premetto che per me questo è uno dei capitoli peggio riusciti, ma fa niente perchè comunque non saprei come riscriverlo per totale assenza di idee. Questi giorni d'attesa prima dell'esame erano troppo snervanti e me ne sono accorta solo in seguito così ho DOVUTO far succedere qualcosa, qualunque cosa. Ed è uscito fuori questo capitolo. E vi prego di non essere crudeli nel recensirlo. Vi supplico ç_ç





CAPITOLO 10- INCONTRO E SEPARAZIONE




Image and video hosting by TinyPic
Come avrete capito la convivenza era difficile tra questi giovani ninja i cui caratteri cozzavano stridendo come ingranaggi che non riescono a combaciare.
L’allegro ed imbranato Obito.
La dolce e decisa Rin.
La sfuggente e presuntuosa Kioko.
Il Glaciale e altrettanto presuntuoso Kakashi.
I giorni passavano, gli allenamenti terminavano fin troppo spesso con litigi furiosi e Kakashi che blaterava sul rispetto delle regole ninja, Obito che gli dava addosso mentre Rin tentava di dividerli.
Già, Obito e Rin non erano stati uccisi dai genitori di quest’ultima. Fecero finta di niente al loro rientro. Il vero problema giunse quando i due si svegliarono, se è possibile, ancora più stretti l’uno all’altra e, non sapendo più che pesci prendere, il ragazzo si era congedato con uno scusa imbarazzato ed un sorriso annegato nel rossore del volto. Rin avrebbe toccato il cielo con un dito se non fosse stato per il soffitto.
Comunque durante questi momenti di liti giornaliere Kioko restava sempre in disparte, con il naso per aria. A fissare le nuvole.
-Nee-chaaaaaaaaaaan! Nee-chaaaaaaaaan!-
-cos … - Kioko si voltò di scatto. Il giorno dopo ci sarebbe stato l’esame per diventare jonin, ma …
-Nee-chaaaaaaan!-
-Itachi!-
Si stavano allenando accanto all’accademia. Una donna teneva per mano un bambino tentando di farlo stare buono ma questo si divincolava tendendosi verso la ringhiera.
Alla fine Fugaku aveva deciso. Aveva mandato Itachi in accademia al villaggio come muto segno di sottomissione. Probabilmente il bambino era stato accompagnato lì e poi lasciato in balia di diversi sensei. Poi l’aveva vista. Attraverso quel reticolato Itachi l’aveva vista. Lei non aveva potuto fare altro che fiondarsi nella sua direzione allacciando le dita alle maglie della rete. Era stata così veloce quasi da non essere vista. Le dita del bambino cercavano le sue mani.
-Kio…Kio…Kioko…- Gemette tra i singhiozzi mentre la ragazza lo fissava muta. –Non piangere Otouto- Disse tentando di cancellare il groppo che le stringeva la gola. –Gli Uchiha non piangono – La donna che prima lo stava trattenendo le si avvicinò afferrando il bambino per le spalle. –Ci conosciamo?- Domandò fredda.
- Chi è lei?- Chiese la falchessa  ancora fissando il fratellino che piangeva tentando di riavvicinarsi a lei. Se Itachi era lì al villaggio il suo progetto di allontanarlo il più possibile da se falliva miseramente. Avrebbe potuto ignorarlo, certo …
-Io sono … Stai zitto moccioso!- Sbottò la donna scrollando suo fratello fino a farlo cadere a terra.
Ci fu un ringhio e Kioko saltò dall’altra parte leggermente piegata in avanti come se intendesse azzannare quella donna che aveva osato sgridare suo fratello. Che aveva osato toccarlo! –Itachi, zitto- Disse fra i denti e il bambino ammutolì immediatamente e fece per aggrapparsi al bordo del kimono della sorella. Questa si scansò evitando il contatto. Il che lo lasciò basito, ma non osò riprendere a piangere. Ricordava troppo bene gli scatti d’ira della sorella e non voleva affatto ritrovarsi menomato.
-Chi-è-lei!-
-Sono un ninja specializzato in missioni di recupero, appartengo al clan Uchiha, e, quel bambino, è un mio protetto, almeno finchè non avrò rintracciato Kioko …- Il sorriso della donna divenne pericoloso. –A quanto pare il mio lavoro finisce qui … - Proclamò riappropriandosi di un braccio del bambino. Poi fece per afferrare anche Kioko la quale le si sarebbe avventata contro staccandole la testa di netto con gli artigli che lentamente prendevano forma sulle sue dita. Poi qualcuno, con calma decisa e misurata le poggiò una mano sulla spalla.
-Ora lei tornerà al suo clan e riferirà un messaggio dell’ Hokage, mi segua.- Minato era alle sue spalle. Come diavolo c’era arrivato? Si sorprese nel sentire il contatto delle dita di Rin le stringevano una mano. Si voltò verso di lei con un espressione di stupore sulle labbra. Obito dall’altra parte si gasava un po’ troppo, con il suo sorriso sornione e i pugni puntellati sui fianchi.
-Sei proprio un caso disperato Kioko Uchiha – Kakashi li raggiunse a passo lento, le mani in tasca la solita espressione che ricordava l’acido muriatico … Poi Kioko tornò a guardare il fratellino e la donna che sospirava sconfitta seguendo Minato e trascinandosi  dietro Itachi che si voltava indietro a fissarla, il viso dal cipiglio cocciuto. Le labbra sottili strette  gli occhi scuri su cui le sopracciglia sottili si inarcavano. Poi di nuovo, quello stesso volto, più lungo, più aggraziato, la luce della luna che colorava il sangue schizzato sul suo viso, le mani imbrattate, i cadaveri ancora caldi lì ai suoi piedi, e, dal lato opposto il viso sconvolto di un bambino. Le sue urla … L’immagine andò sfumando mentre Kioko scuoteva la testa.
Perché, perché continui a sottopormi a questo? Ho capito! Ho capito dannazione, ho capito! Ora basta! Riuscirò a fermarlo! Devo riuscirci! Però non combinerò niente se mi farò ammazzare insieme a tutti gli altri!
Calma ragazza, mantieni il sangue freddo. Non preoccuparti, non accadrà nulla di male. Le mie … Le nostre visioni sono spesso imperfette.
E allora perché? E’ un bambino! Non puoi sapere cosa farà in futuro!
Ma non è quello che fai tu da quando sei nata Kioko? Il primo Uchiha ad essere nato con gli occhi rossi.
Io non sono nata con gli occhi rossi! Lo sharingan l’ho avuto a sei anni!
Questo e quello che tuo padre ha voluto farti credere. Dopotutto tu sei solo una donna Kioko, e le donne sono fatte solo per restare a casa a cucinare e fare la maglia, dovresti sentirti onorata di avere davanti un futuro così brillante.
Zitto. Zitto. Zitto.
Il pugno della ragazza colpì il suolo con un grido liberatorio. Le crepe che si propagarono da quel colpo fecero inciampare Obito e allontanare Rin. Kakashi rimase immobile a fissare la furia ed il dolore della ragazza con un sapore strano in bocca. Non ricordava che la soddisfazione fosse così amara.
 

                                                                                             -Avanti- Fugaku Uchiha fece accomodare la donna in una stanza ben arredata.                    
–L’hai trovata?-  
                                                                                                                Domandò coinciso andando subito al punto.
                                                   -A Konoha non è mai arrivata. Probabilmente ha raggiunto un villaggio minore-
                                                                                                                                                                   -Ne sei certa?-
                                                                                                                                                                 -Sì signore-
                                                     -L’Hokage mi ha anche detto di riferirle che tra un anno il quartiere Uchiha sarà rimesso in piedi, vi potremmo tornare.-
                                                                                                                             Fugaku sgranò leggermente gli occhi.
Poi comprese.
-Il prezzo?-
-Quando compirà sei anni suo figlio verrà ammesso all’accademia ninja di Konoha-
-Grazie, puoi andare-
La donna si congedò ed uscì in silenzio dallo studio.
                                            Dove sei Kioko? Cosa devo pensare? Che questo sia tutto un piano dell’hokage per averti tutta per se?
Strapparti a tuo padre?
E adesso vuole pure Itachi.
Ci cresceranno una serpe in seno, con questa storia del tenerci sotto controllo stanno esagerando.
Ma vedranno, vedranno cosa ho in serbo per loro. La pagheranno.
 
In un certo senso Fugaku ama Kioko. È sua figlia e non potrebbe fare altrimenti, anche se è una donna, anche se per lui vale e varrà sempre meno di nulla. Kioko è la bambina dagli occhi rossi.
 
Potrebbe venirgli un infarto se scoprirà che ora, ha pure le ali d’argento.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Fulmini e sole ***


CAPITOLO 11- FULMINI E SOLE



Image and video hosting by TinyPic
-Dovresti calmarti domani abbiamo l’esame- Kakashi  la superò a passo svelto. Sostenuto, senza guardarla in volto. Rin camminava in silenzio accanto a lei mentre Obito le lanciava occhiate di sottecchi. Anche il maestro, che aveva detto loro di aspettarlo, quando era tornato le aveva rivolto soltanto un cenno. Nessuno aveva aperto bocca. Nessuno aveva osato parlarle. Perché non capivano. Invece Kakashi aveva scoperto il gioco del coltello nella piaga e si divertiva a farlo scorrere con piacere animale. La ragazza che stringeva i pugni e affondava i denti nel labbro inferiore …
-Certo, se sei stata così furba da scappare di casa, farai un’altra codardata e non parteciperai alle selezioni no?-
Silenzio.
-Kakashi … - Lo ammonì il sensei che camminava davanti a loro.
Non aveva la più pallida idea di dove stessero andando, seguivano il maestro senza fare domande. Per una volta anche Obito stava zitto.
-Fortunatamente non ti sei messa a piangere, ci mancava solo che disonorassi le regole dei ninja oltre al tuo clan-
- Kakashi, suicidati – Sibilò velenosa.
Kakashi scrollò le spalle con fare menefreghista. –Davvero, sto tremando di paura-
-Ragazzi, smettetela-  Fu il secco rimprovero di Minato che non li sopportava più. Non che prima fossero un gruppo affiatato, certo, ma almeno nessuno si prendeva la briga di dare corda a Kakashi quando cominciava a fare il principe dei sorbetti. Certo, litigava con Obito, ma il fatto che Kioko fosse una ragazza e fosse più forte di lui probabilmente lo irritava non poco.
- Sensei- Cominciò la ragazzetta alle sue spalle spostando una ciocca nera che le si era incollata ad un labbro. – La disturbo molto se appendo Kakashi a quell’albero?-  L’ingenuità che grondava dalla sua voce fece ancora una volta riflettere  Namikaze. Quanto poteva essere falsa? Quando ci si poteva fidare di lei? Sospirò.
- E’ proibito uccidere i partecipanti alle selezioni prima che esse comincino, Kioko.- Le spiegò pacatamente il bigio. – Però, se hai intenzione di ritirarti e morire subito, nessun problema, ti accontento –  Kakashi la fissava senza espressione. Quasi avesse deciso di non far trasparire niente. Sapeva cosa era stato a scatenare tutto questo. Certo che quella ragazza saltava sui punti critici senza saperlo, li sfibrava fino a spezzarli e nemmeno se ne rendeva conto. Avrebbe dovuto evitare di dire a Kakashi di …
- Cos’è, ora tenti davvero di suicidarti? Stai seguendo il mio consiglio?- Kioko aveva una smorfia rabbiosa sul volto. Kakashi la fronteggiava. Rin stringeva un braccio della ragazza, quasi a volerla trattenere.
- Kakashi chiudi quella boccaccia! In uno scontro leale Kioko ti batte e lo sai benissimo!!! Chi è quello che le prima volta si è fatto stendere da lei in meno di un millisecondo? Anche uno scarafaggio è più forte di te!-
Obito strillava aggrappato ad un ramo dell’albero a cui Kioko dava le spalle. Agitava un pugno nella direzione del compagno che preferiva ignorarlo.
-Taci tu!- Lo rimbottò Rin –Così non migliori la situazione … Kioko, Kakashi, smettetela –
Minato come al solito decise che non sarebbe intervenuto finchè non avessero tentato di friggersi a vicenda usando qualche jutsu. Il vento gli scivolò attraverso la chioma bionda. Se lo sarebbe dovuto aspettare un ritardo da Jeraya. Dopotutto era il suo maestro, conosceva le sue abitudini, forse si era appostato alle terme e ne avrebbe avuto per molto.  Si guardò attorno, gli occhi color cielo che scrutavano la radura lasciata libera dagli alberi.  Si sedette su una roccia e fissò i ragazzi, i suoi ragazzi. Se fosse successo loro qualcosa … Qualsiasi cosa … Ci si era affezionato a quei marmocchi, erano come dei figli per lui. Certo, non gli sarebbe dispiaciuto diventare papà.
Nonostante si stesse perdendo nei suoi pensieri Minato era molto vigile ed attento così vide distintamente la scena. Dopo ripensandoci si rese conto di non aver colto tutto nei minimi particolari. Aveva notato una luce di chakra e uno stridore, Rin aveva gridato. Dopo anche Kioko.
-Sharingan!-
La schiena della mora sbattè contro la corteccia dell’albero, con un gesto preciso e forte del braccio fece volare Rin di lato. La mano di Kakashi si abbattè vicino al suo fianco lanciando schegge ovunque e graffiandole il volto.  La mano di Kioko si avvolse attorno al suo polso. Le scariche di chakra simile a quelle di un fulmine non la ferirono, dalle sue dita si dipartiva lo stesso jutsu ed i suoi occhi rosso sangue guardavano con scherno il ragazzo davanti a lei.
-Allora Kakashi, facciamo una gara a chi ha più chakra? A chi riesce a mantenere per più tempo il chidori? Scommettiamo che vinco io?- La presa sul suo polso si fece più salda mentre intrecciava le dita alle sue.
Kakashi ringhiò aumentando il flusso di energia. Eppure non serviva a niente, la ragazza gli stava rivoltando contro la sua stessa tecnica, maledetto, stramaledettissimo sharingan!
Non aveva quasi più chakra in corpo mentre lei manteneva bellamente quel jutsu che neanche le apparteneva …
-Kioko!- La  mano di Minato si strinse attorno alla spalla destra di Kakashi tirandolo indietro e strappandolo alla presa di lei che abbassò lo sguardo sulla sua stessa mano avvolta dai fulmini bluastri.
Questo suono.
Sembra il verso di un migliaio di falchi … Non è vero?
Esatto, mille falchi …
-Kioko!- Minato era furioso. Alle spalle di Kakashi era apparso un uomo molto alto con lunghissimi capelli candidi e la guardava con una certa curiosità impressa in volto.
-Ha cominciato lui!- Urlò la ragazza colpendo l’albero alle sue spalle. Il jutsu si estinse e la sua mano rimase incastrata nella corteccia.
Porc …
Si voltò piantando un piede contro il tronco e tirando per far uscire le dita dalla fenditura.
-Possedevi lo sharingan eppure non me lo avevi detto?-
Minato le prese il polso e con uno strattone non molto delicato lo scastrò da lì. Lei si voltò con gli occhi rossi.
-E allora? Si, possiedo lo sharingan, sono un Uchiha, ricorda?- Sbottò lei. Minato le avverrò il mento e piegò un ginocchio per guardarla negli occhi. La teneva lì, inchiodata a pochi centimetri dal suo viso. Lei lo fissò con aria di sfida, ma non era il suo sguardo quello che interessava al maestro. Osservò il suo sharingan. Perfettamente formato, poteva essere paragonato a quello di un adulto. Un’arma del genere si ottiene con più di dieci anni di allenamento e lo sharingan si manifesta solitamente …
- Tu non parteciperai alle selezioni. Non sì diventerai un jonin, non finchè non sapremo quanto sei pericolosa.-
Quanto, non se.
Quanto sei pericolosa, davano per scontato che fosse una macchina da guerra, davano per scontato che le piacesse uccidere, davano per scontato che avrebbe potuto creare catastrofi, così come suo padre aveva dato per scontato che visto che era una donna non avrebbe mai potuto avere un futuro da ninja.
Kioko si voltò di scatto e quasi andò a sbattere contro l’albero alle sue spalle, lo evitò dopo avergli dato un calcio colmo di rabbia e frustrazione, poi se ne andò correndo.
Minato chiuse gli occhi. Fece un respiro profondo. Si passò una mano fra i capelli e poi si voltò verso maestro e allievi. Rin stringeva il braccio di Kakashi mentre una luce verde menta le illuminava i palmi. Al ragazzo gocciolava del sangue lungo la mano. Obito guardava la compagna forse sperando che lasciasse morire dissanguato l’altro ragazzo e Jeraya fissava lui.  Minato allargò le braccia.
-Che ci devo fare?- esclamò esasperato.
Jeraya annuì socchiudendo appena gli occhi. –Ho capito, ci penso io, racconterò loro i miei viaggi un'altra volta.- Sorrise e fece l’occhiolino all’ex allievo per poi allontanarsi saltando di albero in albero.
 
Kioko stava accucciata sul ciglio del burrone con le gambe strette al petto. Si mordeva un ginocchio. Il provocarsi dolore era l’unico modo per non piangere. Strinse i denti. Tra poco sarebbe stata ora di pranzo. C’era un bel sole alto,alto. Caldo, caldo …
-Nee-chaan … Mi  passi i pastelli?-
-Otouto, perché non ti alleni invece di fare queste cavolate?-
La scatola di pastelli scivola sul tavolo fino alle manine del bambino che li afferra con un sorriso.
-Nee-chan, ma quando ti alleni poi uccidi le persone?-
-Non durante l’allenamento-
Un kunai ruota tra le sue dita mentre lo fa brillare alla luce che filtra dalle tapparelle.
-Però poi uccidi le persone-
-Non ho ancora ucciso nessuno, Itachi ma che hai oggi?-
-Sarebbe bello non dover fare tutti questi allenamenti, vero Nee-chan?-
-Ma cosa … Non sei sempre tu quello che vuole essere allenato?!?!?-
Itachi tace consumando i pastelli sul foglio. Kioko sbuffa sdraiandosi sul pavimento di legno, le gambe penzoloni, le dita dei piedi nudi solleticate dai fili d’erba.
-Se non ci fosse la guerra i ninja non servirebbero, sarebbe bello se ci fosse la pace, non chiameresti cavolate  i miei disegni ad esempio … - Nella voce del bambino c’era una punta di offesa.
Kioko si sollevò sui gomiti con un’espressione mezza sorridente e mezza stupita.
-Itachi, vedi di non fare l’alieno e comportati da bambino di quattro anni-
-Io mi comporto da bambino di quattro anni, è solo che cerco di farti notare l’inutilità dei tuoi sforzi nel voler diventare sempre più forte-
- “cerco di farti notare”, “inutilità dei tuoi sforzi” Hai studiato il dizionario Otouto?-
Il bambino scrollò le spalle.
-è quello che penso-
-Io c’ero quando mamma ti ha partorito, però non riesco proprio a capire da dove sia saltato fuori un pacifista come te in QUESTA famiglia … - La ragazza aggrottò le sopracciglia divertita.
Itachi le sorrise senza alzare gli occhi dal disegno, poi poggiò il pastello e sollevò il foglio. Un sole giallissimo lo riempiva a metà, una striscia verde, il prato. Però il sole occupava gran parte del cielo.
-Sarai un bravo oratore ma come artista fai schifo- Sghignazzò lei.
Il bambino le fece una linguaccia.
-Il sole è così, grande, grande, caldo,caldo e giallo,giallo!-
-Scommetto che hai finito il pastello giallo … -
Il bambino esaminò il mozzicone accanto ala sua mano.
-è che è taaaaaaaaaaaanto giallo- Sorrise sornione.
 
Giallo,giallo.
E Rosso è il sangue, solo che quella notte ci sarà la luna. Strano Itachi, sei sempre stato più da sole che da luna …
 
-Siamo riflessivi eh?- La voce divertita alle sue spalle la distrae dai suoi pensieri.
-Lei era il tipo che stava prima con il sensei- Osserva lei atona.
-Sono il suo maestro.-
-Lei è Jeraya l’eremita.-
-Perspicace ragazzina.-
-Se non la conoscessi non sarei il miglior ninja di konoha-
-Ed anche presuntuosa … -
Esitò per un istante e mormorò qualcosa. Probabilmente sperava non l’avesse sentito. Però il falco sì, lui aveva captato.
Probabilmente gli ricordi Orochimaru
Il traditore? Il sennin dei serpenti?
Sì.
L’uomo dai capelli candidi le si sedette accanto.
-Ce l’hai con Kakashi?-
Lei annuì seria.
-Insopportabile- Sibilò.
-Bhè, anche io pensavo questo dei miei compagni di squadra, ma …-
E senza che nessuno gli avesse chiesto niente cominciò a raccontare, a Kioko, anche se non l’avrebbe mai ammesso, piaceva stare ad ascoltare, per una volta non era lei a raccontare.
Ogni volta che sentiva il nome Orochimaru, sempre sussurrato o pronunciato di sfuggita, senza che il sennin ci prestasse troppa attenzione, si faceva subito più presa e pronta ad assorbire informazioni. La affascinava. Orochimaru, chissà se …

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Queste rose ***


CAPITOLO 12 – QUESTE ROSE.

 

Image and video hosting by TinyPic

-Ma alla fin fine, perché Kakashi voleva sforacchiare Kioko?-
-Per quello che gli ha detto-
-Cosa gli ha detto?-
- … -
-Su Rin, parla, non mi piace quando resti in silenzio, sei così preoccupata?-
-No è che … Obito, tu ci capisci qualcosa di quei due?-
-Non ho mai capito Kakashi se è questo che intendi, forse perché non lo conosco abbastanza, ma … -
-Kioko sembra avere la capacità di ferire le persone senza accorgersene, vero?-
-Rin, tu sei esageratamente empatica, io definisco quella ragazza con una sola parola, piantagrane!-
Rin si arriccia una ciocca attorno all’indice fissando la ciotola di ramen sul bancone, perché si convinceva sempre a seguirlo a cena?
-Cosa gli ha detto?-
Si trovavano sempre a parlare di argomenti importanti, era grazie a questi momenti che poteva dire con certezza che Obito non fosse stupido.
-Rin?-
-“Cos’è, i tuoi genitori si sono suicidati perché non ti sopportavano più?”-
-Cosa?-
-è quello che gli ha detto.-
-Rin, dove sono i genitori di Kakashi, tu li hai mai visti?-
-Obito-
-Mh?-
-Penso che Kakashi-kun sia orfano-

 
Queste rose.
 
La selezione era iniziata da ormai un paio d’ore. Aveva appena sentito parlare il maestro di una festa che si sarebbe svolta in onore dei neo-jonin. Ridicolo. Non era mai accaduta una cosa del genere, ma con la guerra le persone avevano bisogno di un momento di svago. Così era saltata fuori quest’idea del ballo.
 
Rose rosse. Un rosso intenso che ricordava quello dello sharingan. I petali volteggiavano verso di lei poggiandosi sulla chioma inchiostrata. Gocce di sangue sul suo capo. Il gazebo bianco invaso dalle rose rosse che lentamente si spampanavano.
 
Minato aveva tentato di convincerla a fare pace con il teme. Ci aveva provato anche Jiraiya, ma lei non era sua amica, non doveva scusarsi, cosa aveva fatto poi!
Queste rose.
Sono come me. Lentamente sfioriscono, i loro bei petali hanno ingannato per tutta l’estate gli ingenui che nel coglierle si erano feriti con le spine. Quando però avranno perso ogni petalo le persone temeranno quei rovi spinosi, si terranno alla larga. Così era successo con lei.
 
“Quanto sei pericolosa”. Sbuffò.
Mavaccagare.
Ora che l’avevano vista arrabbiata sarebbe stato un miracolo se i suoi compagni le si fossero avvicinati di nuovo. Eppure Itachi non aveva mai avuto paura di lei quando aveva le sue crisi di collera e gli scagliava contro tutto ciò che trovava a portata di mano. Semplicemente si levava saggiamente dalla sua strada. Itachi però era diverso, lui la capiva con uno sguardo. Capacità di analisi magnifiche per un bambino della sua età.
 
Si sdraia sulla panchina incrociando le caviglie e seguendo con lo sguardo l’intricato intreccio di rovi e fiori rossi.
 
Rin si era dichiarata la “sua migliore amica”, ma dove era adesso? Perché non l’aveva seguita?
 
 
Sì, Kioko è altamente egocentrica, non giunge alle conclusioni più sensate, per lei l’unica cosa che conta è se stessa. Se una cosa le porta dei profitti personali sarà sicuramente quella che farà, altrimenti niente.
Sapete una cosa, sì, ne sono consapevole, mi va bene così.
Questa sono io, Kioko Uchiha, una delle più belle rose rosse mai esistite.
Vi sto bene?
Bene.
No?
Non mi cambia la vita.
 

Forse avrebbe chiesto scusa a Kakashi.
Forse.
O forse meglio di no.

-Kioko? Kio-chan?-
Apre un occhio color pece. Scannerizza la figura in piedi al suo fianco, le mani strette dietro la schiena.
Rin!
Rin!
-Che vuoi?- Richiude l’occhio con disinteresse.
-Pensavo che, bhè, ecco … Che ti andasse di andare a comprare un vestito per la festa di domani sera insieme a me.
-Domani sera?!?-
Kioko si tirò a sedere un po’ alterata.
-L’esame chunin è durato più di una settimana!-
-Sai, questi sono futuri jonin e …-
-Si ammazzano tra di loro facendosi meno problemi.-
Finì Kioko. Poi scrutò il volto teso dell’ “amica”
-E tu sei preoccupata per l’idiota.- concluse.
Rin arrossì.
-A te non piaceva Obito?-
Silenzio.
Kioko si morse la lingua mentre Rin la guardava in modo strano. Non si sorprendeva. Aveva parlato troppo in fretta e con troppa foga. Ma cosa gliene importava a lei di Kakashi! Insomma! Eppure continuava a fissare sospettosa la ragazzina.
-L’amore è litigarello- Rin accennò un sorriso.
La stava prendendo in giro.
-Come scusa?- Ringhiò la falchessa.
-Ah, niente … - Rin scosse la testa ancora sorridente.
-Comunque … Non che me ne freghi niente, assolutamente, ma … Muoiono molte persone durante le selezioni?-
La ragazzetta tornò mogia. A Kioko fece un po’ pena. L’amore che versava quella ragazza nella loro squadra era sinceramente ammirevole. Le prese un polso e la fece sedere accanto a sé tamburellandole delicatamente sulla schiena con le unghie lunghe e sempre più simili ad artigli ricurvi.
-Di solito sono pochi a superare l’esame.-
-Purtroppo Kakashi è uno dei migliori, quindi dubito che morirà … - Mugugnò la mora facendo ridere Rin.
-Sai, è strano, ma credo che il fatto che tu non sappia far altro che sparare cattiverie su di lui sia un tuo modo personale per fargli capire che gli vuoi bene.-
Kioko rimase impassibile a fissarla.
-Hai presente “parlane bene, parlane male, l’importante è parlarne”?-
-Non ti seguo- Sbraitò seccata Kioko.
-Dai insomma! Ti piace Kakashi!-
-Fuori di qui.-
-Perché?-
-Fuori di qui, Rin, rischi di vedere la tua testa precederti fuori da questo gazebo, ti avverto.-
- Ok scusa, scusa, ho capito-
-No che non hai capito, ti sto minacciando di morte, quindi vedi di filare via immediatamente-
Rin si alzò con il sorriso trattenuto. (Magari Kioko non era così buona e la decapitava davvero) Ed indietreggiò fino all’arco della struttura poi salutò con la mano.
-Mi preparo poi passo a chiamarti per andare a prendere il vestito.-
-No-
-Ciao Kioko, ci vediamo tra mezz’ora qui sotto. Non sapevo ci fosse un gazebo a Konoha … -
-Rin , io non vengo!-
-Io ti aspetto ok? Ciao, ah, sempre se sopravvive … Kakashi parteciperà al ballo.-
-Ballo, che ballo?-
-Al ballo della festa!-
-Rin … -
Se n’era andata. Kioko sospirò stringendo la pietra della panchina tra le dita magre.
Così, insopportabile!
Se ne sarebbe andata, col cavolo che usciva a comprare uno stupido vestito!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Stupido vestito. Nient'altro da dire. Tutta colpa sua. ***


CAPITOLO 13 – STUPIDO VESTITO. NIENT’ALTRO DA DIRE. TUTTA COLPA SUA.



Image and video hosting by TinyPic
Era andata a comprare lo stupido vestito.

Era rimasta sotto il gazebo e si era lasciata trascinare da Rin.

E aveva provato un mezzo migliaio di abiti.

E voleva uccidere la sua amica.

Trucidarla.

Dolorosamente.

Ora se ne stava in piedi al centro della stanza con quella donna bellissima dai capelli rossi che le volteggiava attorno punzecchiandola con gli spilli. Da un lato della stanza Minato sorrideva.
Anche Rin. Smise subito però dopo lo sguardo furente dell’amica. L’avrebbe pagata cara. Oh sì, molto cara.
Kioko Uchiha ed i vestiti erano su due pianeti totalmente diversi. Non conosceva nemmeno la sua taglia tanto per intenderci.
Rin trovava ciò abominevole. L’aveva trascinata avanti ed indietro per quei quattro buchi dove stava qualcuno capace di tenere in mano ago e filo. E le aveva buttato addosso di tutto. All’inizio Kioko si era lasciata torturare per poi diventare mano a mano sempre più frigida e sempre più propensa alla violenza.
Durante quella atroce tortura avevano incontrato Obito. Aveva salutato Rin allegramente, poi i suoi occhi si erano posati su Kioko quasi altrettanto amichevoli e … ehmm … era sbiancato.
Sì ho una brutta cera, sono furibonda e sto per disfare Rin, lo so che mi si legge in faccia, ma abbiate un po’ di pietà per favore!
-Credo che andrò a mangiare una ciotola di ramen … - Disse il ragazzo deglutendo e dirigendosi verso il chiosco.  Superò Kioko con espressione allarmata e gli si drizzarono i capelli sulla nuca quando lei gli afferrò una manica della giacca.
- Ti prego!-  Mugugnò dopo essere arrossita ed aver nascosto il volto tra le ciocche scure. Tutto, anche invocare la pietà di quella schiappa, qualsiasi cosa pur di sfuggire alle grinfie di Rin.
-Kioko … ahemm … hai … Hai fame?- Disse grattandosi una guancia e guardando in direzione del chiosco.
Lei annuì rimanendo seria e composta, ma senza lasciargli la manica della giacca.
Rin però l’afferrò di colpo alle spalle.
-Tu non te ne vai!- Strillò.
Kioko allora si voltò con uno sguardo assassino che la diceva tutta. Le fiamme le ardevano intorno mentre si scrocchiava le nocche.
 
Tre minuti dopo erano tutti e tre seduti a mangiare ramen.
 
Non fraintendete, non sono dei compagni di squadra insensibili, il fatto che non stiano assistendo all’esame dei jonin non è colpa loro. Semplicemente non sono autorizzati. Non iscritti uguale, levatevi dai piedi, molto logico no?
-Non è giusto, io e Rin siamo allo stesso livello di Kakashi! E la nostra Kioko è persino più forte! Perché non possiamo partecipare?- Borbottò Obito a bocca piena.
Rin lo fissò un secondo accigliata.
-Che fè? Perfchè, mi fisshi?- Continuò questo con gli spaghetti a metà tra il suo stomaco e la bocca.
Rin inarcò un sopracciglio.
-Niente, mi chiedevo semplicemente QUANDO avessimo raggiunto il livello di Kakashi, potresti ricordarmelo?-
Kioko li guardava di traverso pregando in jugoslavo che si dimenticassero di lei, ma restando apparentemente impassibile, leggermente malinconica,come immersa in profonde riflessioni esistenziali. (ora sappiamo da chi hanno imparato i fratelli … )
Finì la quarta ciotola di ramen e, dopo aver suggerito al padrone del locale, con un gesto silenzioso e discreto, che avrebbe pagato Rin visto che aveva così tanti soldi da spendere in vestiti, quella carogna di Kioko se la svignò riuscendo a mantenere privacy e quiete fino al mattino seguente in cui, Rin venne direttamente a tirarla giù dall’albero su cui riposava. Furibonda.
-Kioko!-
-Vattene!-
-Me la pagherai per quello scherzetto con il ramen, scendi immediatamente giù di lì!-
-mmm … No. –
Rin strinse i pugni e pestò un piede a terra.
Kioko incrociò beatamente le mani dietro la nuca chiudendo gli occhi e prendendo il sole. –Vengo così alla festa.-
-Vestita … Con quelli?-
-Rin ti facevo più alla mano-
-C’è un limite alla decenza-
-Si dà il caso che io non lo conosca.-
-Kioko, non vorrai che Kakashi ti veda conciata così al ballo.-
- Era così divertente che ho dimenticato di ridere-
Quando Kioko aprì gli occhi si ritrovò il naso di Rin a pochi centimetri di distanza dal volto.
-Kioko!- Ringhiò. –Scendi!-
-Giammai!- La falchessa si avvinghiò con gli artigli alla corteccia. –Non scendo!-
Rin mostrò i denti, poi parve un’attimo spaventata dallo sguardo caparbio di Kioko, e se avesse davvero tentato di farle del male? Non c’era nessuno in giro. Ed erano in un luogo un po’ fuori dal paese. Se avesse urlato non l’avrebbe sentita nessuno.
-Bene- Mormorò pensosa la ragazzina castana alzando i grandi occhi al cielo. –Questa è una sfida.-
 
LE aveva provate tutte, assolutamente tutte per farla scendere dall’albero. Nel villaggio erano cominciati e finiti i preparativi per la festa. Poi quando la musica iniziò Rin sembrò arrendersi.
-Fa un po’ come ti pare, non ho intenzione di perdermi la festa per colpa tua!-
Kioko da sopra l’albero tirò fuori la lingua.
 
Eppure adesso sono qui. Pensavo di aver vinto. Mi sono lasciata fregare. Maledetta Rin ,maledetto sensei! E maledetto abito!Nient’altro da dire, tutta colpa sua.
-Kushina sono ore che giochi con quel merletto vuoi deciderti a cucirlo si o no?-
La donna sollevò gli occhi neri sul marito.
-Vuoi venire a cucirlo tu?- Chiese i tutta calma raddrizzandosi e puntando i pugni sui fianchi fasciati dall’abito scarlatto intonato con la chioma lunga e fluente.
Minato alzò gli occhi al cielo, ma sorrideva benevolo. La donna fece schioccare la ligua. –Bene, quindi stai zitto!-
Tornò a marchingegnare con il bordo dell’abito prima di decidere che il tulle non ci stava bene. –Io dico, avete avuto due giorni interi per trovare un dannato vestito, perché, perché solo adesso che mancano due ore alla festa vi siete decise ad attivarvi?-
Rin sbuffò alla domanda della donna lisciandosi le pieghe morbide dell’abito lilla. –Chiedilo alla signorina Io-non-vengo-al-ballo-Uchiha –
Kioko ringhiò.
L’amica fece un passo indietro portandosi alle spalle del maestro appoggiato allo stipite della porta con un sorriso candido sulle labbra morbide.
-Eppure vestita così stai benissimo- disse all’allieva. Stavolta Kioko si sottrasse alle mani della rossa con un gesto secco e fulminò il sensei. Gli puntò contro un artiglio ora laccato di nero. –Me la pagherete cara per questo complotto!- Disse con la voce pericolosamente acuta –Tutti e due!- Aggiunse pestando un piede calzato , anch’esso, di nero sul tatami chiaro e bordato di legno di ciliegio della casa che Minato condivideva con sua moglie.  Ci fu un improvviso scoppio di ilarità. Anche Kushina ridacchiò sotto i baffi mentre le stringeva l’obi blu notte attorno al corpo sottile e ne fermava il nodo, tenendolo leggermente sollevato, con un fermaglio a forma di farfalla con le ali di pietre trasparenti di un intenso color turchese dalle cui ali la sete pendeva simile ad una cascata, la stessa figura alata le era stata appuntata poco prima nella massa di capelli corvini alla base di una corta treccia che finiva dietro l’orecchio destro tanto che pareva che le pietre preziose le sgorgassero dal capo.
-Finito!- Esultò Kushina  battendo una volta le mani dopo aver tagliato con i denti l’ultimo filo. –E’ una fortuna che io avessi più oo meno la tua taglia da ragazzina- Sorrise. Kioko si limitò ad abbassare il capo nera, molto nera, in volto.
Perché, perché non si era resa conto che Rin non si era arresa davvero ma era solo andata a chiamare Obito e Minato! Perché quando l’avevano sollevata a forza dal suo rametto sicuro non li aveva decapitati con il chidori! Perché si era fidata di quella donna sorridente che l’aveva infilata, senza via di scampo, dritta in una vasca e aveva passato ore a tirarle i capelli e a sfregarle la faccia e impiasctricciargliela con delle creme e dei prodotti dagli odori e dai nomi più smielati. Già un vestito era troppo, quei TRADITORI si erano approfittati di lei trasformandola nella loro cavia personale!
-… rti allo specchio?-
-mh?-
-Ho detto non vuoi guardarti allo specchio Kioko-chan?- La voce calma di rin le graffiò le orecchie riempiendole la bocca di veleno.
Quello che vorrei in questo momento è ucciderti.
-Mphf, è indifferente, andiamo- Borbottò con lo sguardo basso e completamente concentrata per camminare senza strappare l’abito stretto che le aderiva all’inguine. Almeno le scarpe erano basse, praticamente era come stare a piedi nudi. “Sei troppo alta per permetterti i tacchi” le aveva sorriso Kushina intrappolando i suoi piedi in quei stupidi sandali che le lasciavano nude le caviglie sottili.
Mentre uscivano potè sentire distintamente un  “se non sapessi che è lei non l’avrei mai riconosciuta” sussurrato a voce bassissima dal sensei. Decise di ignorarlo e proseguire trascinano Rin in strada per un polso. Solo che appena mise piede fuori si ritrovò davanti una folla festante e sovreccitata che mangiava, beveva (dall’odore non si sarebbe detto succo di frutta), danzava o rideva come in preda alle convulsioni. Nella piazza più avanti si potevano intravedere kimoni che ondeggiavano al ritmo appena udibile di una canzone proveniente dal palco in vondo alla via sotto il quale le ragazzine saltellavano sgranando gli occhioni e applaudendo gli artisti durante le loro esibizioni. Kioko fu sul punto di fare dietro- front e reinfilare la porta, ma Rin, incurante, l’aveva già fatta inglobare dalla folla.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Cenerentola, il ballo (parte 1) ***


Ok, questo è il capitolo per cui ho deciso di cominciare a scrivere la fic, l'ho dovuto però dividere in due parti se no non finiva più e non lasciava abbastanza suspance (si, lo so sono sadica) spero che sia di vostro gradimento ;)




CAPITOLO 14 – CENERENTOLA IL BALLO  (parte 1)

 

Image and video hosting by TinyPic
-Obito è con Kakashi! E’ andato a prenderlo in ospedale, ma sembra che non si sia fatto troppo male!- Urlò Rin per sovrastare il frastuono mentre venivano sballottate verso la piazza dove tutti ballavano e dove si cominciava a sentire il rombo della musica.
-Cosa?!- Urlò di rimando la falchessa. Stranamente l’unica parola che le era giunta di tutto ciò che l’amica le aveva riferito era stata “Kakashi” e ciò l’aveva messa ancora più di cattivo umore.
Finalmente raggiunsero il “bordo-pista” Si sedettero, o meglio, Rin si sedette, ad aspettare i loro (di Rin) Cavalieri (CavaliERE). Kioko fissò le persone che danzavano e corrugò la fronte scoprendosi a trovare quel motivo gradevole. Strano, di solito a lei quelle cose melense non piacevano eppure quella canzone dai toni soavi l’affascinava.

If you be my star
I'll be your sky
you can hide underneath me and come out at night
when I turn jet black and you show off your light
I live to let you shine
I live to let you shine


Fissava incantata gli abiti delle ragazze che scivolavano sotto le mani a volte impacciate, a volte esperte, dei loro accompagnatori. Inclinò un poco la testa di lato. La conosceva quella canzone, l’aveva ballata una volta, con Itachi , un braccio sotto il suo sedere a tenerlo sollevato contro il suo petto, laltro teso di lato, le dita intrecciate al quelle piccoline del fratellino. Il sorriso furbo stampato sulle labbra e il riso di lui nelle orecchie. Senza volerlo si allontanò dall’angolo a cui era incollata, senza sentire i richiami di Rin.
 
but you can skyrocket away from me
and never come back if you find another galaxy
far from here with more room to fly
just leave me your stardust to remember you by

 
All’improvviso un ragazzo le tese la mano risvegliandola dai suoi sogni ad occhi aperti.  Aveva lo sguardo castano chiaro e i capelli, che erano stati pettinati accuratamente,  si ribellavano ricadendogli sul volto e colorandosi di rosso alla luce delle lanterne appese un po’ ovunque. Accettò l’invito titubante.
Kioko non sapeva ballare, ma non l’avrebbe mai ammesso, così, quando finiva per sbaglio per pestare i piedi del ragazzo quasi altrettanto inesperto, gli dava un colpetto con il gomito come ad avvertirlo di un errore che non c’era stato, eppure questo non faceva una piega, e la guardava incantato irritandola non poco. Era sicura di essere ridicola, però potevano anche smetterla di fissarla a quel modo.
Ballò con altri due ragazzi, più o meno aveva imparato i passi, quando poi, tra la folla intravide il volto sornione di Obito, spintonò nella sua direzione fino a raggiungerlo con le gote accese ed il fiatone. –Obito, impiastro, hai visto Rin?- Gli chiese afferrandolo per il colletto ed abbassandolo alla sua altezza. Se con i suoi soliti sandali appariva alla stessa altezza del ragazzo, in questo momento era più bassa di lui di qualche centimetro. Lui la squadrò un secondo. –No … - Disse circospetto.  –Ti ci porto io – Disse lei decisa trascinandolo tra la folla. Si sentiva i suoi occhi addosso –Obito, per favore, la pianti di fissarmi a quel modo?- Disse voltandosi brusca. –Oh, scusa … -Mormorò lui abbassando lo sguardo. Finalmente rintracciarono la ragazza ancora seduta dove l’aveva lasciata, solo che ora rimestava svogliatamente una strana bevanda ed aveva un bastoncino di zucchero mezzo infilato fra le labbra, le belle gambe accavallate apparivano a sprazzi sotto il tulle bianco che spuntava copioso facendo gonfiare la stoffa lilla che lo copriva.
Quando vide Obito gli occhi scuri della ragazza parvero animarsi, scattò in piedi poi si guardò intorno nervosa. –Kakashi?- Domandò. Obito scrollò le spalle. –Sta ballando con Yugao Uzuki- Disse lui con una punta d’invidia sulle labbra. Rin inarcò le sopracciglia assumendo un’espressione imbronciata. –Ah, quindi anche lei ce l’ha fatta-
 -Sì, il nostro Kakashi mi ha chiesto gentilmente di lasciargli festeggiare la promozione a jonin con chi più desiderava-
 -Yugao-
-Yugao- assentì il ragazzo.
-Ma chi è questa Yugao?- Kioko non era riuscita a trattenere le parole e neanche a pronunciarle in modo disinteressato. Anzi, il suo tono era stato acido e stridente, come lo stesso mille falchi. I due si voltarono a guardarla. Obito fece per aprire bocca, ma Rin lo precedette.
-Yugao è una delle ragazze più belle di tutta l’accademia, per non parlare delle sue doti – Roteò gli occhi. –Fa concorrenza a Kakashi, è una specie di celebrità –
Obito annuì, ma continuò a fissarla accigliato.
-Ah, e perché balla con il nostro Kakashi?-
 
Nostro? Quasi mi aspettavo un mio …
 
Zitto sottospecie di rapace.
 
A me puoi dire tutto, a chi vuoi che vada a riferire?
 
Non c’è niente da dire e vedi di autocensurarti prima di sparare queste cavolate.
 
-Bhè, quei due sono sempre stati in competizione, ma lei, ha …ecco … sempre mostrato un certo interesse nei suoi confronti- Alzò le spalle –E solo un idiota rifiuterebbe Yugao-
Kioko si mordicchiò un’unghia dimenticandosi dello smalto e fece una smorfia. Allora Obito, che, tanto per la cronaca, la stava ancora fissando, sgranò un poco gli occhi.
-Ma … Tu, sei per caso Kioko?-
L’Uchiha lo fissò come si fissa la gomma che ti è caduta dal banco e che tu supplichi con lo sguardo che ti torni dritta in mano di sua volontà ed invece niente, ti tocca alzarti e riacchiapparla prima che rotoli fino ai piedi del prof.
Nel suo caso stava pregando il cervello di Obito, se mai era esistito, di tornare al suo posto, perché erano dieci minuti buoni che l’aveva davanti e solo ora gli era passata per quella sua capoccia vuota che lei potesse essere Kioko . Insomma non era mica travestita da dragone cinese.
Invece Rin sorrideva.
-Fa invidia a Yuago nevvero?-
Obito annuì muto facendo scivolare lo sguardo sulle gambe praticamente nude della ragazza falco. Lei seguì la linea tratteggiata degli occhi del compagno ed una volta trovata la meta gli assestò un pugno in testa.
Il ragazzo che si strofinava il capo, ma continuava a fissarla ebbe un’immediata illuminazione.
-E se vieni a ballare con me e facciamo rodere d’invidia quel caprone di Kakashi?-
-Lui non è idiota come te, mi riconosce.-
-Non credo proprio- Disse Rin guardandola come avevano fatto un centinaio di ragazze fino a quel momento e solo allora realizzò che era gelosia.
E rimase sinceramente sorpresa.
Rin aveva molte più curve delle sue, era più dolce ed in quell’abito gonfio stava da dio. Solo che ora si chiedeva davvero come l’avesse conciata Kushina.
Scosse il capo.
-Tu ora balli con Rin – Disse la falchessa –Stasera è bellissima, l’avresti notato se avessi staccato un solo istante gli occhi da me!- Sbottò. Poi si voltò rituffandosi nella folla. Neanche un secondo ed un ragazzo le tese una mano. La musica era cambiata. Ora il ritmo era più veloce e la danza era uno scambio frenetico di coppie, si vide passare di braccio in braccio, scivolava delicata tra le mani di molti ragazzi che spesso perdevano l’equilibrio e si scusavano ignorando il fatto che fosse lei a muoversi fuori ritmo e con troppa foga.  Mentre passava all’ennesimo ragazzo un bagliore argenteo, che non apparteneva agli schizzi di luna gelidi riflessi nel sakè dei bicchieri dei festeggianti abitanti del villaggio, attirò la sua attenzione. Una chioma chiara che volteggiava nella sua direzione. Uno scambio e si sarebbe trovata incollata al teme e lei non voleva questo. Scivolò indietro e si allontanò da lui. Vide un suo occhio carbone passarla ai raggi x. Ballavano ma i loro sguardi continuavano ad incrociarsi ed ora, grazie alla manovra difensiva di Kioko, il ritmo della danza li allontanava sempre di più. Ad un certo punto pensò che non sarebbe stato poi così male ballare con Kakashi. Parlare con lui senza che sapesse chi era, fingersi dolce e civettuola, avrebbe scoperto i suoi punti deboli e poi l’avrebbe distrutto!
 
Sì sì, tu continua a pensarla così, tanto lo sappiamo tutti e due che ci vuoi ballare per un altro motivo …
 

 
Dai, su genio del male, che vuoi fare?
 
Non lo so, forse è meglio lasciar perdere.
 
Sono d’accordo con te.
 
Scusa, ma tu da che parte stai?
 
-Ehi, sgorbio! Stai attenta!-
Kioko era finita addosso ad un’altra ragazza quasi buttandola a terra. La fissò dall’alto in basso domandandosi se fosse il caso di lasciarla a terra e scavalcarla per passare al prossimo cavaliere. La ragazzina la fulminò.
-Dimmi, hai intenzione di restare lì a fissare ancora a lungo sgorbietto? – Si alzò puntandole un dito contro il petto. Era più bassa di lei, forse alta quanto Rin. Aveva i capelli di una strana sfumatura violacea e gli occhi grigio scuro anche se il contorno dell’iride virava decisamente sul nero.  Kioko rimase in silenzio, poi fece per aggirarla e raggiungere il ragazzo dopo quando la musica finì e la tipa le si parò nuovamente davanti impedendole di passare. –Non è di queste parti chiedere scusa?- L’aria di sufficienza nello sguardo di Kioko era ben più che percettibile. -Ehi sgorbiett … -
-Chiamami così un’altra volta e ti faccio ingoiare l’obi- Disse atona l’Uchiha.
-Cos … Come ti permetti!- Sbottò l’altra dandole uno spintone. Kioko nemmeno vacillò. Bloccò i polsi della ragazza e la scansò di lato poi si trovò davanti Kakashi.
-Yugao, questa ragazza ti infastidisce?- Domandò tranquillo il bigio.
La ragazza con i capelli viola arrossì lievemente abbassando lo sguardo.
-Kakashi-san … -  strinse la stoffa del kimono e poi alzò lo sguardo verso di lui, i grandi occhioni lucidi. –Questa ragazza non ha colpa, sono caduta – Bisbigliò, poi si guardò intorno spaesata. –Dov’è Hayate?- Kakashi fece un gesto con la testa. –Ti sta aspettando al buffet, è appena arrivato, certi non immaginano nemmeno cosa sia la puntualità … - Yugao annuì frettolosamente, trafisse Kioko un’ultima volta, poi si allontanò a passi veloci piantando gomitate a destra e a manca.
- Carina la tua ragazza- Disse ironica Kioko accennando con la testa nella direzione in cui era appena sparita, -Di una dolcezza che non si dimentica- Continuò.  Kakashi scosse la testa. –Non è la mia ragazza, stava solo aspettando che arrivasse Hayate-
-Uh-oh, ruota di scorta?-
-Così pare- Disse lui scrollando le spalle.
Ahi, doveva esserci rimasto male …
Kioko alzò gli occhi al cielo mentre la musica riprendeva. La canzone era delicata e melensa come quella di poco prima. Forse un po’ più veloce, la voce sottile della cantane che accarezzava l’aria, l’odore di cibo e quello caldo della cera delle candele, il profumo della pelle del ragazzo che aveva davanti, ora troppo vicino, Che le afferrava delicatamente la vita e le stringeva l’altra mano guidandola sulla sua spalla neanche dovessero muoversi al ritmo di un lento, sentiva la stoffa dei suoi pantaloni contro le gambe fasciate nelle sue solite reti. Il braccio, lo stesso braccio che aveva cercato di amputargli con il chidori, ora teneva il suo bacino incollato al suo.  Si mordeva un labbro tentando di guardarsi i piedi per non uccidere nessuno,ma tra i loro corpi non vi era spazio a sufficienza perché potesse farlo.
 
 
You're a mirror with two faces
Two sides, simple as that
But when I look at my reflection
Do I see myself?
 
Non le piaceva questa vicinanza, la confidenza che si prendeva con il suo corpo, detestava il fatto che la stringesse con decisione e delicatezza quasi non volesse romperla ma temesse di lasciarsela sfuggire. Kioko non incontrava mai i suoi occhi, continuava a sfuggirli caparbiamente.
 
Don't you run away
 
Non si scappa diceva la canzone, non poteva sfuggire, aveva il cuore che le premeva in gola. Volteggiavano fra la folla.
 
You're a fish with two fins
Swimming opposite directions
When I go in for a kiss
 
La canzone virava decisamente al melenso. Una giravolta, un piede in fallo, la schiena inarcata sua mano che gliela teneva sollevata. Si rialzò lentamente, le sue labbra a pochi centimetri dalle sue. La dannata mascherina sempre in mezzo. Le mani che corrono al bordino azzurro.
 
 
Do I kiss him?
 
Devo baciarlo?
 
Don't you run away
 
Non si può scappare …
 
Some hearts
Alcuni cuori, no, non il suo …
Si  raddrizzò a gli strinse i polsi allontanandogli le mani dai suoi fianchi.
 
Some times
 
Alcune volte.
Si allontana di un passo.
 
Lead blind
 
Sono ciechi. E non vedono ciò che è più palese.
 
Don't you run away
Don't you run away …
 
Mi dispiace, ma stavolta si scappa.
E lui non tenta di fermarti, ti guarda mentre ti allontani come una stupida in mezzo a tutte quelle coppiette che ridacchiano ora che la canzone è finita.
E tu non sai se lui ti ha riconosciuta.
Però appena riesci a raggiungere il tavolo del buffet e a sbatterci sopra le mani appoggiandotici per riprendere fiato vedi il suo riflesso nella ciotola di sakè davanti a te.
E sussulti, e ti volti.
-Come ti chiami, non mi pare di averti mai vista … - Inclina appena il capo di lato strizza gli occhi cercando di vedere attraverso il trucco perlaceo ed i mascara nero, attraverso il lucidalabbra rosso e le schegge di corallo che ti raccolgono le ciocche scure risaltando la farfalla blu.  
E tu affondi le dita nella seta scura, blu come il cielo, una rosa ricamata sul collo alto.
E tu tiri un sospiro di sollievo scoprendo che non ha capito chi sei.
Ed abbassi il volto, e non rispondi.
Oggi, stasera, non sei più Kioko Uchiha, sei l’amica di Rin e la ragazza impedita che non sa ballare e stava per baciare il suo compagno di squadra. Perché in fondo Kioko è matura e sa riconoscere le sconfitte.
 Ma guarda, tra tutti, proprio di questo bastardo dovevo innamorarmi?




Spazio di quella che dovrebbe essere l'autrice,ma non ne è più tanto sicura perchè la storia si sta scrivendo da sola ...



La colonna sonora per quando Kioko entra in pista per il primo ballo e ricorda come ballava con il fratellino è "Boat and bird" di Gregory and the Hawk e quella del ballo con Kakashi (sempre dello stesso autore) è Two faced twin

Image and video hosting by TinyPic ok, questa è la vostra autrice che si diverte (male) e si fa da sola le fan art U.U

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Cenerentola, il nastrino di velluto nero (parte due) ***


CAPITOLO 15 – CENERENTOLA il nastrino di velluto nero (parte 2)

 

Image and video hosting by TinyPic
-Allora?-
Lei mette il broncio, arrossisce appena e Kakashi non può fare a meno di trovarla proprio carina. Se non fosse per il fatto che gli ricordava incredibilmente una certa falchessa di sua conoscenza …
Le porge il braccio e lei non si muove, allora le afferra una mano staccandola dalla superficie satinata del lungo tavolo un po’ appiccicoso per le bevande versate, coperto di briciole. In fondo si può notare Gai saltarci sopra e cominciare una danza sfrenata sotto le facce allibite degli altri, ma Kakashi non ci fa caso. Le conduce la mano verso il suo braccio, la tira di nuovo verso la pista tenendola a braccetto. Lei sfugge continuamente il suo sguardo, tanto che ancora non ha capito di che colore ha gli occhi.
-Ha mezza notte finisce l’incantesimo- Mormorò la ragazza con la testa bassa.
Kakashi la fissò incuriosito. Eppure non dava proprio l’idea di averla riconosciuta, stringeva ancora gli occhi quando la guardava. Come quando uno tenta di vedere attraverso la nebbia. Ballarono, altri interminabili minuti. Una canzone, poi un’altra, un’altra ancora. 
Poi il rintocco.
C’erano le campane a Konoha?
A quanto pare sì.
Uno, due, tre, quattro …
Perché, perché si era data appuntamento a mezza notte con Rin a casa sua? Perché era voluta sottostare agli orari della sua famiglia?
-Devo andare Kakashi –kun- Disse separandosi da lui.
Cinque,sei …
 
-Di già?-
-Te l’ho detto l’incantesimo finisce a mezza notte- Si allontana di un paio di passi e poi Yuago plana tra loro.
-Kakashi-san!- Le stelline che le brillano attorno agli occhi sapientemente truccati lasciano presagire i suoi intenti e la mora ne approfitta per sparire nuovamente tra quel mare di gente.
Il bigio fissa interdetto il punto in cui la ragazza era sparita. Sorride mestamente e si sistema la chioma folta. Peccato che non ci fosse Kioko, pensa, il nero dovrebbe donarle ed è troppo silenziosa per i miei gusti…
 
 
 
 
 
 
 

                                                                              -Che facciamo?-
-Che ne dici di ballare?-
-M-ma …Ballare, io e te .. nel senso, maschio e … è …-
-Obito dai questa canzone è stupenda!E poi a mezza notte devo incontrarmi con Kioko per andare a casa!-
-Ma,ma …-
Gli afferrò le mani decis.
-Vedi? Mi metti una mano sul mio fianco … così-
-Rin …-
Lo so, ti sto facendo arrossire, ho visto come non mi guardi negli occhi, ho visto come stai attento a non pestarmi i piedi …
-Dai non sarai impacciato nel ballo quanto nella lotta spero!-
-N-no, so ballare …-
E’ che siamo compagni di squadra da così tanto tempo eppure non mi hai mai nemmeno sfiorato, e in questi giorni continui a starmi vicino, come se avessi paura, come se temessi qualcosa, un brutto presagio Rin? Cosa succederà? L’hai visto il bicchiere che si crepava mentre avvicinavo la mano?
Forse la bevanda era troppo calda ed il vetro troppo freddo. Eppure so che se stasera non ballerò con te sarà qualcosa che rimpiangerò per sempre, ed allora ti stringo, la tua testa, la tua testolina che ci batte tutti nei test scritti, premuta sotto il mio collo.
-Non farti strane idee, è solo un ballo!-
Un bisbiglio, la voce da gatta che dice tutta un’altra cosa.
Chissà se li senti i rintocchi Rin.
Non ho voglia di farteli notare.
Se non li senti magari resti qui, ancora un po’ con me, magari stasera riesco a dirti quello che provo.
Ed invece alzi la testa e ti allontani. Mi sorridi e scappi verso casa dopo un saluto frettoloso. Ed io resto lì, con la solita faccia da idiota, senza essere riuscito a spiccicare parola, senza aver sfiorato nemmeno una volta le tue labbra …
Forse ora comprendo cosa provò il principe quando cenerentola scappò via da lui. Il vuoto.
Solo che lui non aveva la certezza di rivederti il giorno avvenire.
Sapeva che non avrebbe mai confessato il suo amore alla ragazza misteriosa.
 
Il principe non era un illuso.

 
E’ davanti alla finestra della casa di Rin, lei dorme già. Ha passato una serata stupenda, si vedeva dal sorriso ebete. E lei? Lei, Kioko Uchiha, com’era stata la sua serata?
Bizzarra.
Decisamente insolita.
Sei ancora vestita di seta blu scuro. L’obi un po’ allentato attorcigliato ad una gamba flessuosa, i piedi nudi le reti stropicciate in un angolo molto più simili a quelle dei pescatori. Sul comodino puoi veder brillare le due farfalle sorelle che avevi addosso. Le lunghe ciocche che di solito ricadono davanti ai tuoi occhi neri sono ancora assicurate dietro il capo con le appariscenti schegge di corallo ed il trucco è perfettamente al suo posto, a parte il lucidalabbra, quello l’hai leccato via perché era troppo appiccicoso. Guardi fuori la luna. Sotto di te le luci rosse e dorate della festa non si sono ancora spente.
E se tornassi giù?
Ed è un attimo, le pareti ti scivolano attorno facendo volteggiare l’abito. Atterri sulle punte di mani e piedi, mezza accucciata come un gatto. Ti sollevi e procedi tra la folla. Il lunghissimo obi come uno strascico arrotolato alle caviglie, l’abito che si apre un po’ sul davanti scivolandoti dalle spalle e scoprendo appena quei seni che a malapena riempiono una coppa di champagne. La gente si volta a guardarti e tu ricambi gli sguardi, gelida. Gli occhi neri non sono famosi per il ghiaccio, ma i tuoi, i tuoi sembrano nati per essere l’eccezione che conferma la regola.
Cammini, ti dirigi verso il burrone e l’albero dove dormi di solito. Solo che una figura scura è seduta già sul ciglio, le gambe incrociate, il volto rivolto al cielo.
Ti avvicini senza far rumore, la luce della luna non illumina a quel modo la chioma di chiunque. 
Ti fermi alle sue spalle. Ti accucci poi gli batti un paio di volte su una spalla con le dita per poi sgusciare dall’altro lato. Uno scherzo stupido, di quello per i bambini piccoli. Ma lui sobbalza e si volta da lato sbagliato, per poi cambiare bruscamente direzione e cozzare contro la tua fronte troppo vicina.
Cavolo che testata.
-Ahi!- Gemi. –Sapevo che avevi la testa dura, ma non pensavo così tanto-
-Cavolo mi hai fatto male!- Si sfregò la fronte. Poi la guardò. Era buio, troppo buio, se alla festa non l’aveva riconosciuta era impossibile che lo facesse adesso.
-Sei cenerentola- Constatò fissandola.
-Cenerentola?- Domandò Kioko inarcando un sopracciglio, ma lui non poteva vedere la sua espressione.
-Quella che è scappata dal ballo a mezza notte, solo che non hai perso la scarpetta.-Poi le sfiorò il malleolo nudo con le dita percorrendo il dorso del suo piede scoperto.
-O forse sì?- Commentò.
Era davvero fastidioso non poterlo vedere bene. Eppure, nonostante si fosse resa conto di provare un infimo sentimento ,quale probabilmente l’amore, per lui, continuava a trovarlo insopportabile. Con i suoi modi di fare da re delle tenebre, io non ho bisogno di niente e nessuno, eccetera, eccetera. Perciò rimase in silenzio. A fissare la luna, le stelle. Poi sentì le mani di lui che di nuovo le sfioravano una caviglia. Un tintinnio argentino. Poi lui si alzò.
-Almeno non mi tenderai più agguati di soppiatto, ti sentirò arrivare- Disse allontanandosi ed alzando una mano in segno di saluto. L’altra in tasca in una posa calcolata di apparente indifferenza e svogliatezza.
Quando sparì in lontananza lei abbassò lo sguardo sulla caviglia che lui aveva accarezzato. Sulla pelle abbronzata risaltava un campanellino argenteo stretto alla caviglia con un nastrino di velluto nero.
Lo guardi a bocca spalancata. Non sai che dire. Muovi il piede ed il campanellino tintinna. Lo fissi come ipnotizzata.
Di nuovo.
Lo fai suonare, ci giocherelli con le dita poi ti alzi in piedi e volti la gamba in mille modi per poter vedere come ti sta.
 
Quindi ti ha fatto un regalo.
 
Così pare.
 
Non avrai intenzione di indossarlo domani in missione vero?
 
Se lo indossassi lui mi riconoscerebbe no?
 
E noi non vogliamo che ti salti addosso e ti baci vero?
 
Certo che no! Non sono ancora così irrecuperabile bello mio!
 
Sbottò lei dirigendosi verso casa pestando i piedi con rabbia sul suolo.
Le parve di udire ancora il flebile sussurro del suo demone delle orecchie, fu come se stesse pensando più che altro tra se, ma si fosse dimenticato di disattivare il viva voce …
 
Meglio così, per me, meglio così …


Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** KAKASHI GAIDEN confessioni e litigi e regali ***


CAPITOLO 16 – KAKASHI GAIDEN confessioni e litigi e regali.




Image and video hosting by TinyPic


Come comincia il conto alla rovescia delle tue ore di vita?
Certamente in modo tanto banale da apparire assurdo.
Fai come tuo solito colazione con latte e cereali. Una merendina alla pera che hai deciso di comprare tanto per vedere che gusto avevano e decidi che mai e poi mai farai più un acquisto del genere, ma ora ti tocca finirle, quindi …
Intanto che ti vesti ne infili un’altra tra i denti. La mascherina, dov’è finita? Sotto il letto, eri così stanco che l’hai lanciata via. Prima di metterla vai a darti una sciacquata alla faccia. Poi dai uno sguardo alla sveglia, che non ha suonato.

Come comincia il conto alla rovescia del tempo che ti resta da vivere?

Cacchio, mi ucciderà!

Corri fuori inconsapevole di ciò che accadrà tra meno di 48 ore.
 





Qualche ora prima …
-Rin, Rin, sveglia! Se arriviamo tardi Kakashi ci mangia!-  Pessima, pessima idea andare a dormire con i corallini nei capelli. Ora hai il terrore che ne possa rimanere impigliato anche solo uno che ti smaschererà davanti al teme e tu non vuoi assolutamente. Velocemente ti rinfili i soliti abiti, non hai tempo per chiedere un prestito a rin. Spazzoli i capelli alla bell’e meglio mentre pietruzze rosse ticchettano sul pavimento. Le scarpe? Lanciate sotto il letto … urgh, no, non quelle del ballo … Ah, sì, sono giù all’entrata. Corri alla porta mentre Rin seduta sul letto sbadiglia.
-E’ ancora presto, cos’ è tutta questa premura nei confronti di Kakashi? Di solito non sei contenta di irritarlo a morte?- Ti blocchi di botto ed un tintinnio leggero si disperde nell’aria. Entrambe abbassate lo sguardo. Sulla tua caviglia. Il nastrino nero che ha lasciato una leggera traccia rossa perché era troppo stretto. Lo sciogli chinandoti leggermente e lo fai penzolare dalla mano.
-Chi te l’ha dato?- boccheggia Rin.
-Kakashi- mormori sovrappensiero.
-T-ti ha fatto un regalo?-
Scuoti appena la testa.
-Non sapeva che ero io-
-Kioko, tu pensi di piacere a Kakashi –kun?-
-eh?- La guardi allibita mentre nascondi in una tasca interna dello zaino il tuo prezioso gingillo facendolo tintinnare ancora un’ultima volta. Rin stropiccia il lenzuolo tra le dita e si inumidisce le labbra. –Sai, a me è sempre piaciuto Kakashi- Mormora la ragazzina –e pensavo che a te lui non interessasse, non davvero almeno-
Ok, puoi reggere a tutto, ma a questo no. Nonostante tu abbia realizzato che provi qualcosa per lui, non ti importa DAVVERO di lui. Non faresti MAI qualcosa per  lui, vero?
Possibile che tu sia gelosa di Rin?
Stringi i pugni affondando le unghie nella carne dei palmi.
Risposta. No.
-Dai, non scherziamo, a chi può piacere uno così?- A me, no di certo.
-Chi è così idiota da sopportarlo?-Nessuno!
Sorridi rassicurante mentre corri di sotto a far colazione.
Rin si alza. Si prepara. Poi si mordicchia un labbro mentre sprofonda in svariate riflessioni.
“Perché ho ballato con Obito alla festa invece che cercare Kakashi-kun? Magari, ora, il campanellino l’avrei io …” Poi scuoti la testa, non sei più una bambina capricciosa. Afferri lo zaino e segui di corsa la tua amica.
“Però, perché non ho cercato Kakashi?”
 



Le 5 grandi regioni governative ninja erano in tumulto, e le battaglie sconvolgevano i luoghi nei dintorni dei villaggi ai bordi di ogni regione. Le guerre prolungate fecero sparire il potere della regione del fuoco … Così perse molto potere militare. Molti uccisi nelle battaglie provenivano infatti dal villaggio di Konoha. In seguito questa fu chiamata la “terza segreta guerra mondiale”.
 



-Maledizione! Di questo passo sarò ucciso! –
Obito saltava di ramo in ramo alla sua massima velocità.
-Ce la farò!- disse a se stesso mentre compiva l’ultimo salto che si apriva sulla radura restando però impigliato con un piede in una liana e ruzzolando a terra proprio ai piedi di un Kakashi a braccia conserte e sguardo di pietra.
-Sono riuscito a farcela in tempo?- Domandò conoscendo già la risposta.
-No, sei in ritardo! Obito!- Ringhiò l’amico sfidandolo con gli occhi color pece. Dietro di lui Rin stava in piedi a giocherellare con il bordo dell’uniforme mentre Kioko annusava l’aria, il vento fra i capelli gli occhi chiusi, come se non gliene fregasse niente di trovarselo morto sotto il naso. Insensibile.
Il sensei dava loro le spalle, seduto su una roccia.
-Idiota! A che ora credevi che ci saremmo incontrati?se sei un ninja alle prime armi dovresti seguire le regole e le disposizioni rigorosamente!-
Bhè, la ramanzina. Come al solito. Che seccatura che sei Kakashi !
-No … Per strada ho dovuto mostrare la via ad una vecchietta che trasportava bagagli … E poi avevo anche qualcosa nell’occhio!-
Nin trattenne una risata mentre Kakashi si incendiava. Kioko sbuffò e si sedette sull’erba prendendo a staccare i petali ad una margherita. Uno, due, tre … M’ama o non m’ama? Lasciò subito perdere. No, non erano giochetti adatti a lei. Intanto quei due stavano ancora litigando, nonostante Rin tentasse di calmare le acque, anche se inutilmente. Il maestro si era intromesso e sorridendo aveva dato ragione ad Obito.
-Dovresti essere arrabbiato con Obito … OGNI SINGOLA VOLTA!- Il soggetto in questione si stava pacificamente facendo gli affari suoi mettendosi del collirio in un occhio tranquillamente seduto a gambe incrociate conscio dell’appoggio di Minato.
-I ninja che non seguono le regole e le disposizioni vengono chiamati feccia! È così!- Sbottò Kakashi guardando serio il sensei con quel suo cipiglio gelido che faceva venire voglia a Kioko di dargli un pugno, sì, nonostante tutto quando lo vedeva ancora sentiva la vena dell’odio pulsarle su una tempia, le si stringevano i pugni ed i denti e preferiva non guardarlo, nonostante continuasse a sostenere il suo sguardo quando casualmente i suoi occhi incontravano i propri.
Minato ridacchiò alla convinzione di Kakashi e lasciò perdere. Obito però era caparbio.
-Non riesci proprio ad essere un po’ gentile? Parli sempre di regole e disposizioni! Stai un po’ zitto, la cosa più importante è il proprio autocontrollo … -Blaterò mentre si strofinava un occhio pensoso. Forse avrebbe continuato e KAkashi lo avrebbe attraversato da parte a parte con la sua spada, ma Kioko tappò la bocca dell’Uchiha con un movimento fulmineo più uno sguardo velenoso. –Smettetela voi due! Purtroppo mi tocca stare nel vostro stesso team e non ho proprio voglia di sorbirmi i litigi di due marmocchi troppo cresciuti!- L’acidità nella sua voce la diceva tutta , comunque Rin decise di rincarare la dose. –Ragazzi, suvvia, siete nello stesso team no?-
-Rin, tu sei troppo buona con Obito- Sbuffò Kakashi facendo arrossire la moretta. –E poi oggi è un giorno importante per me!-
-Già, già, lo è-  Sussurra Rin abbassando scioccamente lo sguardo.
-Eh? E perché mai?- fa Obito.
Bene, bella domanda … Perché mai?
 
-Bene, oggi Kakashi diviene un jonin proprio come me-
Ahhh, ecco perché. Quindi sarà la sua prima missione da Jonin. Risolto il mistero.
Kioko decise di mettere il muto. Non ascoltava quello che diceva il maestro. Sì, aveva capito che si sarebbero divisi in due team per rendersi più efficienti, ma , con tante scuse, non credeva proprio che il LORO team potesse essere efficiente. Si riscosse un attimo quando Rin si voltò verso Obito.
-Te l’ho detto ieri Obito, di portare un regalo a Kakashi- Gli disse.
-Mi dispiace … Non stavo ascoltando- Fece questo distogliendo lo sguardo. Kakshi gli lanciò una breve occhiata da sopra una spalla.
Gli hai fatto un regalo?
Il falco pareva sinceramente curioso. Strano.
No.
Non ti smentisci mai.
Perché dovrei fargli un regalo? Io lo detesto.
Io avevo capito che ti piacesse.
Mi piace quando non fa il teme.
Ti piace quando non ha a che fare con te.
Sì, in poche parole sì, sembra che più mia stia lontano più possa risultarmi simpatico.
Tendi ad irritarlo notevolmente.
Lui fa lo stesso con me.
Il sensei estrasse dalla sua borsa uno strano Kunai, lo porse a Kakashi facendogli l’occhiolino.
-Ti darò questo, è un kunai artigianale, è un po’ più pesante e la forma è diversa, ma è facile da usare!-
-Grazie- Disse il ragazzo afferrandolo al volo.
-Questo invece è da parte mia! Ecco!- Ridacchiò rin mettendo una cassettina bianca fra le mani del compagno. –Una speciale borsa medica personale! Sei migliorato così tanto che sarà uno scherzo utilizzarla!-
-Thank  you … -
Poi si voltò verso Obito tendendogli una mano aperta.
A Kioko si aprì un ghigno sulle labbra. Se avesse fatto così anche con lei l’avrebbe morso.
-Cos … Cosa vuoi con questa mano?- Sbraitò Obito stringendo i pugni.
-Non ho fatto nulla per te! Assolutamente niente!-
Ora Obito le stava ufficialmente simpatico, tanto che gli si posizionò alle spalle a braccia conserte, facendolo sembrare uno spostamento casuale, ma Kakashi probabilmente l’aveva interpretato correttamente. Era un avvertimento.
-Tanto non sarebbe stato niente di utile- Sbuffò l’altro –Le cose inutili sono solamente un impiccio-
-E’ un mistero come tu sia riuscito a diventare un jonin!- Gridò il moro puntandogli un dito contro. Kioko probabilmente sarebbe intervenuta, ma sinceramente non ne aveva voglia.-Non voglio parlare con te- disse Kakashi calmo irritando solo ulteriormente Obito.
-Smettetela- Disse distrattamente la falchessa annusando l’aria le piaceva l’odore del vento. I due si girarono a guardarla.
-Già, nemmeno miss Uchiha si è degnata di farmi un regalo- Commentò Kakashi rivolgendole la parola per la prima volta in tutta la mattina.
-Non ti serve un regalo da parte mia- Sibilò lei –Sei già abbastanza pieno di te anche senza!-
-Oh, grazie tante! Ma non batterò mai la reginetta che non si presenta alle feste- borbottò incrociando nuovamente le braccia.
-Oh, ma piantatela!- Gridò Obito poi si voltò irato verso Kakashi. –Senti tu! Io sono Uchiha Obito, del clan Uchiha! Io ti supererò!Appena risveglierò questo sharingan!-
Una ventata gelida spazzò la piana su cui stavano procedendo. Rin rabbrividì. Minato li fissò, rimanendo in disparte come suo solito in questi litigi frequenti. Anche se sapeva che così non andava bene, non andava bene per niente.
-Del clan Uchiha fanno parte solo ninja d’elite giusto? Questo è quello che credevo ma …-
-Cosa?!?-
Obito stava per azzannare Kakshi, ma Kioko era già in mezzo. Afferrò il bigio per il colletto mostrando i denti e sollevandolo alla sua altezza, ringraziando ancora i centimetri in più forniti dai sandali. La sera prima le era sembrato quasi della sua altezza quel microbo.
-Insulta un’altra volta il MIO clan e ti spezzo le ossa-
Una dichiarazione d’amore?
Kioko non vide il corallino suicida che si lanciava giù dalla sua capigliatura finendo nell’erba. Però a Kakshi non sfuggì. Quel pezzetto di corallo semitrasparente e luminoso. Come gli occhi pece della ragazza. Lo stava prendendo in giro.
Se ne accorgerà che è tutta una farsa, non hai più il coraggio di fargli davvero del male, o almeno, non hai il coraggio di ucciderlo.
Certo, forse non lo ucciderò, ma un ninja senza gambe non vale molto …
-Insomma basta, Obito, smettila di importunare Kakashi e tu, Kioko, mettilo giò! Si può sapere che vi prende?-
Kioko pensò che Rin si sarebbe dovuta fare santa. Lasciò andare il ragazzo con un gesto secco e si scrollò il kimono con una mano mentre teneva l’altra appoggiata al fianco.
-Sei una vera seccatura- Mormorò Kakshi dandole le spalle. Straordinario, non l’aveva  presa a pugni, di solito non si faceva scrupoli a picchiare le ragazze.
-Heeee … Posso spiegare la missione ora? Siamo quasi ai confini della regione.-
Tutti si voltarono di scatto, ricordandosi solo in quel momento la presenza del maestro.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** KAKASHI GAIDEN ma sei scemo? ***


CAPITOLO 17 – KAKASHI GAIDEN Ma sei scemo?



Image and video hosting by TinyPic

-Ok? È questa linea- Disse minato indicando una linea verde scuro sulla cartina che si arricciava sulla roccia dove era stata distesa. Erano raggruppati tutti lì attorno, ascoltavano con attenzione le parole del loro sensei.
-Abbiamo delle informazioni secondo le quali ci sono circa cento ninja nel fronte nemico, quindi i nemici sono ninja della roccia. –Se continuano ad avanzare in questo modo … - mormorò Obito.
-Sebbene il villaggio della foglia confini con quello dell’erba- Continuò Kakashi –Se attendiamo a lungo sarà troppo tardi-
-Guardando quest’avanzata, le loro truppe di supporto saranno omogenee no?- Rin.
Kioko si morse un labbro. Non capiva un’acca. Le dicevano di uccidere, uccideva, non aveva studiato tattica, aveva superato l’esame perché si trattava di una prova ninjutsu, se no non ce l’avrebbe mai fatta. Ed ora a sentirli parlare tutti così … Kioko non era stupida, se andava ad intuito connetteva,ma … Di cosa parlavano esattamente? Dopotutto si rese conto di essere vissuta, fino alla sua fuga, in una campana di vetro.
-La nostra missione attuale è qui- Minato indicò un tassello arancione sopra una riga azzurra che fungeva da fiume. Un ponte dunque. –Avremo bisogno di molti ninja per colpire il fronte nemico, per questo, un gruppo di ninja selezionati deve andare a sabotarli.-
Kakashi alzò lo sguardo dalla cartina –Al … Fronte … Quindi è una missione segreta … -
-Paura eh?- Ghignò la falchessa. Kakashi tentò di ignorarla, ma comunque le gettò un’occhiataccia raggelante. Presuntuoso.
-Sì, team Kakashi, la vostra missione è intrufolarvi alle spalle del nemico e distruggere il ponte tramite il quale ricevono rifornimenti, quindi ritiratevi rapidamente- Disse Minato ignorando ancora una volta Kioko che quel giorno pareva essere più irritante del solito.
-Ok- annuirono i tre in coro mentre lei li fissava muta. Non riusciva a sentirsi parte del team. Rin le sfiorò una spalla e le sorrise, lei sollevò un angolo della bocca imitandola appena.
-E tu invece?- Domandò Obito al sensei.
-Io combatterò al fronte direttamente, per distrarli da voi. Raggiungeremo insieme il confine, ma da quel momento comincia la missione! Bene, questa è la prima volta di Kakashi come comandante!-
Tutti unirono le mani al centro, Obito lanciò un’occhiataccia a Kioko, fieramente ricambiata, per poi afferrarle bruscamente una mano guantata di nero ed unendola alle loro.
-Si parte!- Gridarono insieme. La ragazza annuì piano. Aveva un brutto presentimento, non le piaceva quella missione.
 
Alberi enormi con la corteccia a scaglie simili ad enormi serpenti scuri, Funghi giganti e dal colore improbabile che, come tanti ombrelli, facevano colare la rugiada ad ogni soffio di vento, un lieve frusciare che li faceva rimanere sempre all’erta, il suolo fangoso e viscido, l’erba a ciuffi, come ciocche di capelli verdi che si disperdevano al loro passaggio. Era marcia, la troppa acqua contenuta nel terreno non era il miglior modo per coltivare un giardino.
Un rumore sospetto fece attivare Kakashi. Sia Obito che Rin se ne accorsero. Kioko, che gli era vicina, non fece caso alla sua reazione. Lo aveva notato un millesimo di secondo dopo di lui. Non era brava nelle missioni in campo. Finché erano scontri diretti era in vantaggio per tecnica e potenza, ma le missioni, non erano assolutamente il suo forte, era solo la seconda a cui partecipava.
Bravo Kakashi. Pensò Minato osservando la reazione dell’allievo.


Un uomo nell’ombra si domandava se fosse stato scoperto o meno. Quando poi la sua visuale prese in considerazione l’uomo dalla capigliatura paglia il suo cuore andò in ferie e il suo cervello si spense con un’ultima ardua sentenza. Quello era, probabilmente, il lampo giallo della foglia. Questo significava morte.



Minato si accucciò a terra puntando un dito sul suolo. Chiuse gli occhi captando il chakra nei dintorni.
Era solo?
-State attenti tutti- Avvertì i suoi ragazzi. –Ci sono venti nemici, ma probabilmente è un kage bushin no jutsu –
Erano nascosti dietro un tronco caduto. Le teste basse. Kakashi fu il primo a parlare. –Molto probabile- disse – Maestro, per favore, mi copra le spalle-
Rin ed Obito lo guardarono preoccupati mentre Minato tentava di placarlo. Kioko aveva saggiamente deciso di non impicciarsi.
-Kakashi, non essere frettoloso, devi essere d’appoggio-
-Sensei, io sono il comandante oggi, vero? È il momento eccellente per testare il mio nuovo jutsu-
-Hai ancora bisogno di testarlo? Non l’avevamo già provato?-
Ok, ci aveva messo molta buona volontà per  fare la brava e restare in disparte, ma non era nel suo carattere, tutto il contrario del fratellino pacato e silenzioso, Kioko era di poche parole ma quando gli altri cominciavano a fare cavolate proprio non ci vedeva più.
Dalle mani dei due ragazzi cominciarono a diramarsi saette azzurrine con un forte stridio.
-Non impicciarmi dannata Uchiha!- Sbottò Kakashi dandole appena un colpetto con la spalla.
-Kakashi, ma che sei scemo a voler andare da solo, contro un kage bushin, senza sharingan né byakugan né altri poteri oculari? O forse ci nascondi qualcosa?- Con la mano libera fece un gesto molto simile all’abbassarsi di una maschera invisibile.
-Non mi servono le vostre cavolo di abilità innate.
-Se lo dici tu- Kioko scrollò le spalle e il chidori nelle sue mani si spense.
Kakashi stava per partire alla carica. La mano di Minato si tese davanti a lui bloccandogli la strada. Il ragazzo soffocò un ringhio con un colpo di tosse.
-Anche se ci sono molti nemici con questo jutsu farò in un attimo!- disse.-è uguale al tuo pseudonimo sensei e inoltre … Sensei, l’hai detto tu, oggi sono io il capitano!- Caricò il colpo piegando in dietro il braccio. Kioko si scostò un po’ dalla traiettoria. Non si sa mai, si disse. Però continuava a fissarlo chiedendosi se fosse davvero COSI’ scemo.
-Secondo le regole la squadra deve seguire gli ordini del capitano! Sensei!- E si lanciò alla carica spaccando il tronco davanti a loro con foga incredibile. Lo seguirono di corsa eliminando i nemici che si facevano loro in contro parando i colpi che Kakashi non vedeva arrivare … Non li vedeva arrivare … Non prestava attenzione alle armi che … -Oh, ma allora sei scemo!- Gridò la falchessa mentre affondava gli artigli nel corpo dell’ennesimo nemico che andava a disperdersi in una nuvola di fumo biancastro.
Sentì un grido trattenuto a stento, Kioko scattò alla sua destra spingendo via Obito mentre il sensei lo rimproverava. –Non ti distrarre!- gli disse serio.
-s-sì!-
-vergognati … - Kioko fece una giravolta colpendo con il gomito la nuca di un nemico che usciva dal suolo –Prima resti … - Salta schivando una mano pronta ad afferrarle una caviglia, le gambe ripiegate sotto il sedere, le mani si posizionano tanto velocemente da apparire come una macchia indistinta. Due dita davanti alla bocca. Una fiammata che brucia l’erba. Atterra, fa una capriola e si volta di scatto verso Obito. –Prima resti imbambolato come un bimbetto ed ora piangi pure?- Gli domandò secca. Acida.
Lui tirò su con il naso. –No,io non piango! Mi è andata la polvere in un occhio!- Kioko inarcò un sopracciglio scettica guardando i suoi occhi attraverso la mascherina arancione.

-Kakashi!-

Rin, l’urlo di Rin la fece scattare verso quella zona leggermente più aperta trascinandosi dietro Obito.
Arrivarono mentre il sensei spariva. Teletrasporto. La sua specialità. Ne aveva sentito parlare …
Quello che però la irritò, o almeno così lei interpretò la stretta allo stomaco che la assalì, fu la vista di Kakashi mezzo accasciato a terra con il sangue che sgorgava da una spalla e rin che teneva le mani giunte sulla ferita. Una leggera ombra verde ad illuminarle.
Non resistette. Uno scappellottò costrinse il bigio a piegare il capo in avanti, un gemito di sorpresa gli sfuggì dalle labbra. Girò il capo già immaginandosi chi l’avesse colpito. Kioko lo fissava a pugni e labbra strette lo sguardo carico di rabbia.

-Sei un genio, volevi farti ammazzare?-

-Ti sei preoccupata?-

-Sì-

Lo shinobi della roccia si trovò Minato alle spalle senza neanche avvertirlo.
-N-non è possibile! Tu sei quel … “Fulmine giallo di Konoha”!?-
Il fiato del biondo gli soffiò sulla nuca come un oscuro presagio.
-Noi del villaggio nascosto della roccia avevamo ricevuto ordini precisi di fuggire se lo vedevamo , ma … -continuò l’uomo. Il kunai premette sulla sua gola incidendo la pelle.
-Ora capisco il perché-
I corvi volano via. Il rumore di carne lacerata. Il sentore di sangue che attira le fiere.

Spazietto per moi! *W* Finalmente sono tornata! (nuooooooooooooo!!! Nd. voi) Sono passati solo pochi giorni no? NO -.- Lontana dalmio amato computer non sono mai pochi giorni e vi saluto con questo stupendo orrendo capitolo, sì, perchè copiare le battute del manga è una faticaccia, soprattutto se devo inserirci quella complessata, mentalmente sfasata di Kioko. Spero che comunque a qualcuno (almeno uno ç_ç) piaccia ... Ok, inutile piangere sul latte versato, meno male che era uno spazietto, tra un po' sono più lunghe le mie lamentele del capitolo O.O ok,ok ciauuuuuuuuuu!!! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** KAKASHI GAIDEN ira e compassione ***


CAPITOLO 18- KAKASHI GAIDEN ira e compassione.


Image and video hosting by TinyPic

Kakashi  stava per ribattere con una battuta sarcastica quando si rese conto che la ragazza aveva risposto “sì”. Restò con la bocca mezza aperta. Aveva risposto sì o se l’era immaginato? Kioko incrociò le braccia e aggrottò la fronte sbuffando e distogliendo lo sguardo. Il sensei era tornato ed ora dava a lui tutta la sua attenzione. Sicuramente l’aveva immaginato.  Kioko non poteva aver risposto sì. Era stato il vento a distorcere le sue parole. Kakashi annuì convinto ai propri pensieri e Rin pensò che, nonostante tutto il bene che gli volesse, lo trovasse davvero strano quando cominciava a farsi paturnie mentali di cui nemmeno lui sapeva decifrare l’origine.
Minato parlò.
-Non dovremmo prendere alla leggera la ferita di Kakashi, per adesso indietreggiamo un attimo ed accampiamoci qui.-
-Va tutto bene!- Rispose con foga Kakashi torcendo il collo all'indietro per incontrare lo sguardo severo del sensei. Era arrabbiato. Kioko fulminò il bigio. Attirarsi addosso le grane non era proprio una grande geniata.
-Che cos' è che va bene!?- Ecco. Ti pareva. Obito aveva abboccato alla provocazione, nonostante tutto quel ragazzo pareva tenere molto al compagno spaccone. Che situazione stramba ...
-E' tutta colpa tua che non hai ascoltato il sensei ed hai voluto strafare!-  Quella piaga con il suo stesso cognome in fondo aveva ragione. Uno a zero per Obito. Come ribatterà il nostro campione?
-Non voglio sentirmelo dire da te, un elite Uchiha a cui prima tremavano le gambe e piangeva-
Colpito ed affondato.
Più il tono calmo e lo sguardo strafottente dal basso all'alto come per dire "chi sei tu che osi pestare la mia ombra" erano due punti.
-Due ad uno per il teme- Mormorò. Rin la guardò tra il sorpreso e l'incredulo. -Falli smettere invece di fare la telecronaca!-
-E perché io?- Il suo sguardo annoiato svicolò sulle nuvole, mancavano pochi secondi prima che Minato esplodesse e se li mangiasse per cena.
-Perché di solito fai più baccano di loro e stanno zitti!-
Obito continuava a strillare che gli era solo entrata della polvere nell'occhio e che non era colpa sua. Il sopracciglio di Kioko ebbe un fremito e si premette le mani sulle orecchie stringendo gli occhi.
Brutti ... Carciofi ... Tacete ogni tanto!
Sembra che il tuo adorato  Kakashi  ami alla follia le sue regole ninja ...
Eh?
Ascolta cretina!
- ... Lle leggi! Uno shinobi non deve Mai mostrare le lacrime!-
25° paragrafo delle regole shinobi?
Io sono un demone, queste stupidaggini non mi competono. Il demone era stranamente bizzoso, le schiacciava il petto rendendole il respiro affannoso, ogni rumore le arrivqava infinitamente più forte e leggermente distorto.
A tratti le parole di quella canzone le sfrigolavano nel cervello.
 
 Come il sangue scivola la melodia,
La luce cola al tramonto,
Colorando di rosso ciò che è nero,
Colorando di nero ciò che fu bianco,
Le catene si spezzano,
Il tradimento è sovrano,
La ribellione lecita,
Il dolore necessario,
Cala la tua maschera,
Apri le tue ali
Ed uccidi tutti quelli che ti sono più cari.
 
No, stavolta non uccidi.
 
E perdi tutti quelli che ti sono più cari.
 
La vuoi smettere? Che hai oggi uccellaccio spennato?
Un flesh bianco, una frana rovinosa uno schizzo rosso.
- Cos'è stato questo?- Un mugolio cupo che mi sfiora le labbra perdendosi sotto il tono gravoso di Minato.
-Datevi una calmata voi due!-
Li guarda dal basso. Kioko scuote la testa tornando lucida, ma sente quei fili di chakra, sottili come nylon, premerle i polsi, pulsare volutamente. Qualcosa non va. Qualcosa non va.
Istinto animale?
- Kakashi , sicuramente i regolamenti e le leggi sono importanti, ma non sono tutto!-
-Esatto sensei!- Ghignò Kioko.
-Taci tu, cornacchia!-
-Senti mister "sono io la legge" sai dove te le ficco le tue regole da strapazzo ? -
-KIOKO!-
La falchetta rabbrividì per poi far scattare la mascella.
Minato batté un paio di volte le palpebre. Kiokop aveva un'espressione spiritata, Kakashi offesa e strafottente, Obito gongolante, Rin preoccupata ... Che razza di squadra era? Che razza di ragazzi erano quelli?
- Visto, persino il sensei pensa che tua sia insopportabile, questo perché non segui il regolamen ... -
- Smettila di parlare di regole, regole e regole! "LE regole sono fatte per essere infrante"! Ti dice niente?-
-E' scontata come citazione-
Un ringhio le uscì dalle labbra.
-Stupido Teme!- Girò i tacchi allontanandosi verso la zona più aperta da dove venivano, quel masso rotondo perfetto per accamparvisi al riparo dagli sguardi nemici. -Io vado a sistemare le cose!- Afferrò gli zaini con un gesto brusco, sfilò quello di Rin facendola barcollare e cadere con il sedere a terra. Iniettò di nuovo veleno nelle iridi del compagno che la fissava superiore con ancora il ninja medico accucciato accanto, poi sparì seguita dallo sguardo vigile del sensei. Tornò a portare la sua attenzione sui ragazzini che aveva davanti.
Prese un bel respiro.
Ecco che partiva la ramanzina.
-Ci sono delle volte in cui bisogna adattarsi alle situazioni, te l'ho insegnato no, Kakashi?- Cominciò. E fece subito una pausa, perché sapeva che Obito a quel punto sarebbe intervenuto, con la sua voce squillante ed il fare il gradasso solo sperando di passare per migliore di quanto non fosse realmente.
Lui, in quanto maestro, non poteva fare altro che reputare speciale e perfetto ognuno di loro, compresi difetti e distorsioni morali.
Loro lo sapevano. Però era logico che come sensei DOVESSE assolutamente riprenderli quando si comportavano da incoscienti.
-Ecco! Vedi? Te lo avevo detto io! Tiè! Così impari!!!-
-Obito, anche tu! Con quegli occhiali come potrebbe entrarti della polvere negli occhi? Se vuoi mostrare autocontrollo non basta la bocca! Anche lo spirito deve essere forte!-
Obito fissò il maestro annuendo freneticamente, ma restando in silenzio, cosa che lo sorprese.
- Un'ultima cosa, Kakashi, a proposito di quel jutsu di prima ... Non devi usarlo più.-
Gli occhi neri del ragazzo si sgranarono.
-A vederlo sembrava un colpo che usa energia molto concentrata sicuramente forza distruttiva e velocità aumentano, ma ti muovi troppo velocemente e non riesci a vedere il contrattacco del nemico.- Cosa che invece non accade a Kioko, ma Kioko ha lo sharingan ...
Minato non completa la frase, ma sa che stanno tutti pensando la stessa cosa. Kakashi stringe i pugni.
-Prima di dividerci ... - Continuò, quando si accorse che in effetti, si erano già divisi, Kioko non c'era, ma Kioko era parte integrante della squadra sì o no?.
-Parli sensei, sono qui- La voce cristallina e ricca di scherno proveniva da uno dei funghi giganti. Kioko vi era seduta sopra a gambe incrociate e si sporgeva leggermente in avanti per vederli meglio.
-Vorrei dirvelo ancora un'altra volta, per gli shinobi, la cosa più importante, è il lavoro di squadra.-
Tutti poterono sentire distintamente la risata spontanea di Kioko provenire dall'altro e riempire la foresta.
 
                               ----------------------------------------------------------------------------------
 
-Sensei ... -
La voce di Obito fu poco più di un fruscio nella notte.
-Hm? Cosa c'è?-
Il ragazzino si arrampicò sul masso dove il sensei stava facendo la ronda. Era buio pesto.
Aveva lo sguardo basso. Piuttosto mogio, le gambe a penzoloni, i talloni che si scontravano con la roccia.
- Io ho capito che il lavoro di squadra è importante ... Però, visto che Kakashi mi dice che sono uno svogliato e mi prende sempre in giro ... Ah ... Io, anche se sono nato nel clan Uchiha che viene chiamato d'"elitè" sono un fallimento ... Kakashi  è fantastico lo riconosco, pero ... -
Minato aspettò qualche secondo, assicurandosi che avesse finito di sfogarsi. Era questo il bello di avere un sensei come lui. Potevi non rivolgergli quasi mai la parola limitandoti magari, a contraddirlo qualche volta, potevi ringhiargli in faccia e incenerirlo con lo sguardo, potevi confessargli le tue pene d'amore o sfogarti parlando per ore ed ore, magari balbettando o senza mai riprendere fiato come spesso si ritrovava a fare Obito. Eppure restava sempre ad ascoltarti, sempre con serietà, senza mai sminuire i tuoi problemi, che andassero da una bambola rotta ad una ferita mortale. Lui avrebbe ascoltato in silenzio. E ti avrebbe dato una lezione di vita.
Avere lui come maestro, era bello per questo.
- Hmm ... Kakashi è il figlio di un ninja prodigio: Sakumo Hatake-san, che era temuto da tutti come la zanna bianca di Konoha. Era ad un livello tale che, davanti a quell'uomo, persino il nome dei tre ninja leggendari si offuscava. Kakashi ha vissuto la sua infanzia accanto a lui, quindi in parte è comprensibile che quando vi guardi sia insoddisfatto.-
- ... La zanna bianca ... Ora che ci penso ... Anche io l'ho sentito, un eroe che è morto in servizio proteggendo il villaggio ... Kakashi non ne ha mai parlato. -
Minato lo fissò un secondo, era compassione quella nel suo sguardo? Lo distolse immediatamente giocherellando con un paio di sassolini e riprendendo a parlare. Gli altri dormivano, quindi il suo tono era ridotto ad un sussurro.
-Era una persona magnifica che tutti nel villaggio ,Kakashi compreso ovviamente, rispettavano ... Fino a quell'incidente ... -
- ... Incidente?-
-Forse non dovrei parlare di questa cosa, ma ... Visto che sei in squadra con Kakashi voglio che tu lo sappia-
-Cos'è successo?-
Gli occhi turchesi di Minato incontrarono i suoi. - Il padre di Kakashi è stato calunniato e ha posto fine alla propria esistenza -
-eh?!-
-Cinque anni fa in una missione segretissima nella quale era capitano si è infiltrato in territorio nemico e là si è trovato davanti "due scelte" possibili: il completamento della missione o la vita dei compagni. Ovviamente secondo la legge l'abbandono della missione è proibito ... Ma lui per salvare la vita dei compagni l'ha interrotta, Però questo ha provocato una grande perdita per la nazione, e sia il paese del fuoco che le persone del villaggio lo hanno condannato, Come se non bastasse è stato diffamato persino dai compagni che aveva salvato, dopo quella missione lo spirito ed il corpo di Sakumo-san si sono ammalati, e lui ha scelto, di propria volontà ... - Non finì la frase, le parole si dispersero in quell'aria carica di un dolore antico appena risvegliato. Obito ringraziò con tutto il cuore che il compagno dormisse. Però Minato non aveva ancora finito.
-Da quel giorno Kakashi non ha più detto una parola su suo padre e si è fissato sul mantenimento di leggi e regolamenti ... Obito ... Anche se poco, adesso puoi capire, Kakashi non si comporta così per cattiveria.-
LE due figure restarono così, l'una accanto all'altra ancora per un po'. Obito aveva bisogno di assimilare tutto quello che aveva ascoltato. Quando scivolò lungo la roccia e si diresse verso il suo giaciglio si accorse dei due pozzi neri che rilucevano appena. Fremette completamente. Kakashi era sveglio? No.
Era Kioko, e forse era anche peggio. La ragazza aveva la schiena appoggiata al masso e sembrava non averlo notato. Aveva lo sguardo perso nel vuoto. LE labbra appena socchiuse, una gamba tirata contro il petto mentre l'altra era distesa.
Obito si stendette, ma prima di chiudere gli occhi gli parve di vedere le mani della ragazza tremare leggermente e contrarsi attorno a qualcosa di molto simile ad un nastrino. Un tintinnio lo raggiunse mentre era già nel mondo dei sogni.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** KAKASHI GAIDEN potevi cambiare il futuro ***


KAKASHI GAIDEN  Potevi cambiare il futuro



Image and video hosting by TinyPic
Se sapessi che questo è il tuo ultimo giorno.

L'ultima alba.

L'ultima volta che respiri.

Se sapessi che tra poco peserai troppo perché la terra ti sorregga.

Cosa faresti?
 
-E' migliorato molto! Però non fare troppi sforzi altrimenti la ferita si riaprirà ... -
- Ok -
Un fruscio e un'ombra scura appare dalla boscaglia. Nessuno ci fa caso. Solo Obito la osserva attraverso la mascherina che nasconde il suo sguardo.
Se è possibile Kioko appare ancora più distante.
In un attimo si accorge di lui. Le sorride imbarazzato. Vede un gestaccio formarsi sulle sue dita callose per poi rinunciare ad attaccar briga scuotendo le spalle con uno sbuffo.
Perché tu non puoi sapere che Kioko ha visto ancora una volta il sangue. Ha visto il dolore riflesso in un ricordo di un evento che ancora deve accadere. Tu pensi che sia irritabile come al solito. La pecora nera del gruppo. Poi riconosci in lei lo stesso sguardo che tu rivolgevi poco prima a Kakashi mentre Rin lo medicava. Ed i ricordi della sera si fanno presenti. Avvolgenti.
E non provi altro che compassione.
 
Cosa faresti se sapessi che stai per morire?
 
-Ok prepariamoci a partire!- Esclama il Sensei agitando una mano per chiamarli a raccolta. Kioko si muove veloce affiancandolo seguita da un lieve tintinnio della borsa che la fa sobbalzare. Automaticamente lo mette a tacere con una mano premendo su un taschino. Si guarda in torno spaesata ed incrocia ancora una volta il tuo sguardo curioso. Rotea gli occhi e fa una smorfia. Nessun'altro da l'idea di essere interessato al contenuto del suo zaino.
Proseguono per molto tempo in silenzio, i sandali accademici che sprofondano nel fango quasi fino alla caviglia, poi Minato si ferma e Kioko indietreggia con un saltello per non andargli addosso creando uno spiacevole effetto domino tra i suoi compagni. Lei addosso ad Obito, Obito addosso a Kakashi e Rin con il sedere nel fango.
-Ehi!- La ragazza si alzò spingendo a terra gli altri due .
Kioko già in piedi sghignazzò stuzzicando con una scarpa un fianco di Obito. -Sembri un verme da pesca- Lo prese in giro mentre le sue mani perdevano presa nel vischiume e sbatteva faccia a terra.
Il volto di Rin parve illuminarsi -Una volta finita la missione andiamo a pesca? - Propose entusiasta.
-Certo, ti ci porto io Rin!- Disse Obito riuscendo finalmente a rialzarsi e pulendosi la bocca dalla melma. La castana ebbe un sorriso poco convinto per poi rivolgersi a Kakashi -Tu vieni?-
Lui roteò gli occhi.
-Se proprio devo-
Rin batté le mani sorridendo mentre Kakashi spostava il suo sguardo sul maestro.
Minato cominciò a parlare.
-Da qua ci divideremo in due gruppi, mi raccomando metteteci impegno, il nemico di ieri era stranamente in perlustrazione da solo, ma da adesso diventerà una lotta tra team, fate attenzione.-
-Partiamo subito signor caposquadra!- Tutti si voltarono verso Obito.
Tutti sorpresi tranne Kioko.
Era nervosa, si torturava con le unghie una pellicina del mignolo facendo uscire il sangue di lato l'unghia.
Fissava davanti a se portandosi di tanto in tanto le mani alla bocca.
Sentiva il falco agitarsi.
Era il sesto senso degli animali che si faceva via via più forte. C'era qualcosa che non andava bene, aveva un bruttissimo presentimento.
 
Non finirà bene ...

Non gufare.

Kioko non ho intenzione di morire insieme a te per una cavolata. Fai attenzione.

Bhè, in fondo i falchi non gufano ... Sono falchi ...

KIOKO!

-Bene, andiamo.-

-DISPERDIAMOCI!-
 
Il vento le correva tra i capelli mentre correva tra gli alberi che ora rassomigliavano più ad enormi canne verde acceso sul terreno paludoso. 
Si fermarono un attimo a studiare la cartina. Avrebbero fatto assolutamente più in fretta se fosse volata in alto ad osservare il territorio, ma al momento solo Kakashi era a conoscenza di quel particolare piumato e , dato che pareva essersene dimenticato, non aveva intenzione di ricordarglielo. Invece batté delicatamente un paio di dita sulla spalla di Obito.
Lui si voltò. Lei guardava da un'altra parte, aveva imparato a capire che faceva così quando qualcosa la metteva a disagio. Era assolutamente graziosa in quei momenti, ma a dirglielo si sarebbe rischiata la pelle quindi era meglio tacere ed osservarla con un sorriso gentile nonostante lei non ti prestasse interesse ma si limitasse a parlarti sovrappensiero.
-Senti, ci vengo anche io a pescare- Non era una domanda. Anzi, era una domanda nel modo del tutto personale e contorto di Kioko. Obito sorrise.
- Certo, ti presto una canna da pesca!- Lei scuote la testa.
-Guardo soltanto- Non resiste all'impulso di carezzarle i capelli. La mappa ancora tesa sotto i loro nasi.
Lei si volta con le fiamme negli occhi facendolo subito pentire per quel gesto spontaneo. Poi così come è arrivata l'ira si placa e nei suoi occhi non resta che un'opaca tristezza. Perché continua a fissarti? Lo sta facendo da stamattina.
 
Tu lo sapevi vero Kioko?
Lo percepivi nel sapore dell'aria, e sentivi la terra pulsare di desideri, il desiderio del sangue. Forse se non fossi stata tu, con il tuo carattere superbo e fiero a nascondere l'insicurezza che ti spingeva a dubitare dell'istinto. Forse avresti cambiato il futuro Kioko. Forse ce l'avresti fatta, almeno una volta.
 
Però non si sfugge al destino
E tu
Ne sei la prova vivente.
 
Camminate sull'acqua, piccoli cerchi concentrici ad ogni passo.
Kakashi, tu te ne sei accorto di come Kioko resti in silenzio. Di come sia persa nel suo mondo. Te ne rallegri. Per un giorno almeno se ne starà zitta.
E mentre procedono cauti qualcuno trama all'ombra delle felci.
 
-Ehi, Mahiru è andato a perlustrare ma non è ancora tornato- Commenta uno dei due uomini che spiano da dietro ad una roccia coperta da viscido muschio e licheni. -Possibile che sia stato ammazzato da quei ragazzini?- Il sorriso sadico diventa un ringhio. L'uomo al suo fianco si confonde con l'ambiente diventando invisibile all'occhio umano.  -Nel caso proviamo a chiedere- Commenta.
Un rumore sospetto attira l'attenzione di Kakashi che schiocca le dita mettendo in allerta gli altri tre. Kioko li ha preceduti. La fiammata che si propagò dalle labbra di Obito si unì a quella della falchessa. Il masso davanti a loro si spaccò in due. Un tronco mangiato dal fuoco atterrò nell'acqua.
Un uomo apparve davanti a loro con un salto impressionante. Almeno, non per Kioko, come poteva impressionarsi lei che sapeva volare? Ma vai và, vai a nasconderti ...
Ghignò divertita scrocchiandosi le nocche pronta ad attaccare. Mamma mia quanto si divertiva, la lotta le faceva passare le preoccupazioni, il pulsare del sangue nel cervello. La faceva sentire viva. L'uomo lancia dei kunai che Kakashi para senza problemi. La ragazza non aspetta il cenno dell'amico per seguire con semplici e precisi balzi la scalata di quel pazzo che osa mettersi contro una forza portante. Il suo tallone si conficca con forza nello sterno dell'uomo che resta bloccato per un millesimo di secondo in aria, per poi cominciare a precipitare a velocità inaudita. Si riprende a pochi metri dalla superficie lucida dell'acqua, alza il volto verso di lei e sorride. Senza motivo. Mentre ancora un rivolo di saliva rossastra gli impiastra il mento. Kioko non capisce perché, fa una capriola a mezz'aria prendendo poi una forma più aerodinamica. Se potesse aprire la ali arriverebbe a terra all'istante. Si accontenta. Ha appena sfiorato il suo riflesso che un urlo la fa voltare di scatto, il cuore che rimbalza in gola pronto ad essere riversato ai tuoi piedi.
Rin! Lei non la devono toccare!
Ti volti di scatto pronta a scagliarti contro quell'uomo massiccio con i capelli biondo cenere che tiene sottobraccio la ragazza -Mi prendo in consegna questa- Annuncia. Poi sparisce prima che sia lei che OBito possano fare qualcosa, ma è Kakashi a gridare un -Aspetta!- Che sovrasta il gemito di Obito. Kioko stringe i pugni.
 
Cos'è questo affetto nei confronti della ragazzina?

LA tua visione riguardava lei? Il presentimento, il sangue, il crollo, è lei? E' LEI?

Non lo so, ma è una possibilità ...

Cazzo ...

-'Fanculo!- Obito comincia a rincorrere i tizi che hanno portato via la ragazza. Kioko non si muove. Perchè conosce già quello che dirà Kakashi. Non lo fa per dargli retta. Solamente per incamerare abbastanza furore per mollargli in faccia un destro senza provare compassione per il suo passato. Senza rimpianto. Spaccargli il naso. Perché ha lasciato che catturassero la prima persona che aveva considerato vagamente vicino ad un'amica.  perche nonostante tutto a lui darà più importanza alla missione. Perché a lui non frega niente. Perché è da quella mattina che non le rivolge la parola ed ha bisogno di sfogarsi sulla sua pellaccia dura. Schiacciarlo sotto un tacco. LE basta solo una scintilla. Una scintilla che appicchi fuoco e faccia saltare in aria tutto. Ed allora saranno cavoli loro. Carciofi ignoranti.
La tua schiena cola sudore contro la superficie dell'albero a cui sei appoggiata. LE braccia conserte, una gamba piegata. Una suola nera premuta contro la canna verde intenso. Lo sguardo fisso davanti a te, le loro parole che ti scivolano addosso come acqua.
Cominci ad accumulare.

- Riprenderemo la missione in tre -

Sì certo, cosa ti fa pensare che parteciperò alla missione? Cosa ti fa pensare che lo farà Obito? Lo sai che è innamorato di Rin? Ci hai fatto caso? Almeno una volta, hai fatto caso a come la guarda razza di carciofo cecato?
- E RIN? COSA FACCIAMO CON RIN?!-

Come volevasi dimostrare.

- Di lei ci occuperemo dopo, il nemico vuole conoscere i nostri piani ... -

Aspetta, come ci occuperemo dopo ? E se l'ammazzano? Ci occuperemo dopo di cercare il suo cadavere?

-Fortunatamente Rin è ninja medico, ed anche se prigioniera verrà trattata bene, potrebbe curare i feriti nemici ... -

Non fa una piega. Ora dimmi però cosa ti fa pensare che Obito crederà a questa storiella fatta in casa mio bel tenebroso? Non mi importa se continui a blaterare su cosa potrebbe andare male nel piano, anche, se come hai detto tu,  se loro scoprissero tutto diverrebbe assai più difficile ...

Kioko tu sei d'accordo con Kakashi vero?

Cosa te lo fa pensare?

Stai solo cercando un pretesto per attaccar briga e distrarti. Per cancellare quello che abbiamo ascoltato ieri notte

Kioko alza gli occhi al cielo. Resta a fissare gli stralci azzurri e bianchi del cielo che a malapena si intravede. Sospira.  Ha maledettamente ragione. Se fosse per lei la pianterebbe lì e tornerebbe a Konoha, non crede che Rin sia così importante da marinare la missione. Non crede che la missione sia così importante da meritare una morte. Resta al di fuori. Si tiene lontana. Solo  Quando Obito colpisce Kakashi con un pugno si riscuote. Non li ferma, torna pacatamente a seguire la scena in terza persona. Un angelo della morte che osserva ed aspetta di porre il suo giudizio.

-Ecco! Ti odio!- Strillò Obito continuando a stringere convulsamente i pugni.


-Non mi importa se mi odi o che, il capitano sono io, devi seguire le mie istruzioni. In qualsiasi situazione per evitare che la squadra si disperda le decisioni vengono prese da una persona sola, quindi è legge che i membri del team si adeguino alle istruzioni del capitano!-A terra si strofinava la guancia su cui una macchia azzurra, nascosta a metà dalla mascherina, cominciava via via a formarsi.- ... Obito, tu non hai forza, ecco perché sono io il capitano di questa squadra-

-E allora perché non vuoi salvare Rin? Immagino che avrai almeno la forza sufficiente per salvare un compagno!-

-Se ti lasci trascinare dalle emozioni del momento in futuro te ne pentirai.-Kakashi di nuovo in piedi a fronteggiare il compagno.
Entrambi con lo sguardo serio e concentrato. Tra di loro una ragazza divisa in due. Orgoglio ed amicizia. Più qualcosa che la spingeva a seguire KAkashi qualunque cosa facesse e qualcos' altro che la spingeva a contraddirlo tanto per irritarlo. Allora non sceglieva. Stava immobile ed aspettava.

-Proprio per questo è stata scritta la regola in cui uno shinobi deve uccidere le proprio emozioni  dovresti capirlo.-
Le iridi della ragazza si tingono di giallo. Vedi gli occhi neri del bigio e sai che crede in ciò che dice. Solo perché non ha altro in cui credere. Tu non sei più frustrata dal suo comportamento. No, sei frustrata da tutto ciò che ha passato per giungere a questo punto.

Non è più odio verso di lui, ma per lui.

Non ti resta che capirlo.

Gli altri lo hanno già fatto.

Manchi solo tu.

-Rin, Rin era preoccupata per te e ti ha regalato un kit medico, all'interno c'era cucito un portafortuna.-

E' vero, lei è sempre stata innamorata di Kakashi.  Così ha detto.

-I kit medici ed i ninja medici sono uno splendido sistema ideato dal villaggio di Konoha per aumentare  le probabilità di successo di una missione, ma ,come ti ho detto ieri le cose inutili sono solo un peso in più-

Era difficile non urlargli in faccia che aveva un modo perverso di vedere il mondo. Era difficile farlo, ma lo faceva lo stesso perché ora comprendeva che lei l'aveva sempre pensata allo stesso modo.

-Quello che serve ad uno shinobi sono cose utili per una missione, le emozioni sono cose inutili-

L'espressione di Obito vagava tra l'impaurito ed il disgustato.

- Lo pensi davvero?- Riuscì a formulare mentre le labbra gli tremavano davanti al volto impassibile del compagno.

Kioko alternò lo sguardo tra i due con un groppo in gola. Non poteva più intervenire. Qualunque cosa avesse fatto avrebbe rotto quel silenzio opprimente. Dopotutto anche lei era curiosa della risposta del ragazzo con i capelli argentei.

-Pensi davvero questo?- Ringhiò Obito a denti stretti con gli occhi sgranati. Il disgusto superava di gran lunga la paura.

Bastò solo un leggero vacillare dello sguardo di Kakashi per far capire a Kioko quello che Obito non vedeva. per lei adesso la risposta di Kakashi era indifferente perché lei la conosceva già e non poteva mentirle.
Nella testa di Kakashi passò l'immagine di Zanna Bianca. Il padre che gli aveva lasciato la spada che ora portava in spalla. Il suo sguardo tornò duro come la roccia, senza sapere che nel momento in cui le sue difese erano calate un falco aveva spalancato un'ala attraverso il portone che chiudeva i suoi sentimenti. Quelli che lui definiva inutili.

-Sì, davvero-La risposta lapidaria.

-Basta, noi due siamo sempre stati come l'acqua e l'olio, io vado a salvare Rin!- Esordì Obito.

Dopotutto lui non si era accorto di niente. Come dargli torto?

Si voltò di scatto allontanandosi a passo fiero.

-Non capisci niente! Non sai che succede a quelli che rompono le regole!-

Obito si fermò.

-Io penso che la Zanna Bianca fosse un vero eroe. -

Avrebbe pagato miliardi per vedere la faccia di Kakashi così stravolta. Ed ora era davanti a lei. Gratis. Annuì piano. Il massimo che poteva fare senza attirare troppo l'attenzione.
 

Se fossi intervenuta forse non sarebbe finita male, vero Kioko?

Ma presunzione e curiosità certe volte hanno la meglio ed allora anche la vita di un compagno passa in secondo piano.

Avresti potuto cambiare il futuro Kioko.

Quando te ne renderai conto sarà troppo tardi.

Il mondo ti franerà addosso.


-Naturalmente nel mondo dei ninja quelli che rompono le regole e le leggi vengono chiamati spazzatura, ma  quelli che non tengono ai compagni sono ancora più spazzatura. Visto che siamo entrambi spazzatura, io romperò le regole  ... E se pensi che non sia il modo di fare corretto di uno shinobi ... Distruggerò questo concetto di Shinobi.
Si allontanò nella direzione dove era sparita Rin. L'ombra degli alberi lo inghiottì, Kioko lo seguì con lo sguardo. 
KAkashi rimase qualche istante a fissarlo.
-L'hai presa in culo ... - mormorò Kioko.
Volgare come al solito, ma nel suo tono c'era un che di saggio che sigillò le labbra al bigio.
Si voltò e scomparve pure lui nella direzione opposta. Gli occhi chiusi.

Obito verso sinistra. Segue il suo amore.

Kakashi a destra. Segue la missione.

Kioko al centro.

Stacca la schiena dall'albero e dispiega le ali stropicciate.

Kioko verso l'alto.

Che non ha una direzione.
 

Se solo lo avessi saputo forse, forse avresti cambiato il futuro.


L'angelo ha decretato infine il suo verdetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** KAKASHI GAIDEN nulla ***


KAKASHI GAIDEN Nulla.



Image and video hosting by TinyPic

Cosa faresti se sapessi che stai per morire?
 
Kakashi si stava avvicinando al porte saltando di frasca in frasca quando una fitta al braccio lo colse bloccandogli il respiro in gola.
Eppure Rin glielo aveva detto di non sforzare troppo la ferita. Probabilmente si stava riaprendo.
Rin ... Obito ...
Cazzo!
 
Obito fissava l'entrata della grotta attraverso la mascherina arancione. Si schiaffeggiò le guance cercando di dare un po' di contegno a quella paura che gli annodava il fegato. "ce la posso fare!" si ripeteva mentalmente.
 
-No, me ne lavo le mani-
Ben detto.
-Non lo farò mai-
Concordo
-Mai-e-poi-mai-
Sai potrei crederti se non stessi prendendo QUELLA direzione.
-MAI-
E ti pareva
-Silenzio-
 
-Io vado a pulire fuori, tu continua con il Genjutsu, sbrigati a cavarle le informazioni-
L'uomo alto con i capelli biondo cenere si diresse verso l'uscita confondendosi con l'ambiente mentre l'altro afferrava malamente la ragazza legata, sollevandola per i capelli.
 
-Bene, andiamo- Proclamò Obito a se stesso prendendo un bel respiro e sfoderando un kunai.
-Andiamo dove?- La voce roca alle sue spalle lo fece impallidire tutto d'un colpo.
Si voltò appena in tempo per vedere una striscia di sangue venirgli incontro.
Lo sguardo di Kakashi era carico di minaccia, la spada sguainata davanti a se. Parato davanti ad obito in posizione di difesa dopo aver ferito l'uomo che stava per attaccare il compagno. Era piombato tra loro come una scheggia. Nessuno l'aveva visto fino a quando non si era fermato.
- K-Kakashi tu ... perché?-
- Tsk, non posso certo lasciare tutto nelle mani di un ninja piagnucolone come te!- Esclamò l'altro dedicandogli solo uno sguardo fugace.
Kakashi ...
-Capelli argentei ed una lama luminosa di chakra bianco, non sarai mica la zanna bianca di Konoha!-
LA luce penetrava sfocata illuminando le piante e rendendo il loro verde quasi irreale. Kakashi brandì l'arma con più forza. -Questo è un ricordo di mio padre.-
Kakashi, non avevi detto che le emozioni erano cose inutili? Ed allora i ricordi? Kakashi, che forse tu ... Stessi ... Mentendo ... ?
Con un po' di fatica anche Obito aveva raggiunto la conclusione che aveva illuminato la falchessa poco prima. Dov' era adesso Kioko?
-Capisco, sei il figlio della "zanna bianca" allora non c'è ragione di aver paura.- L'uomo scomparve nuovamente alla loro vista.
Kakashi si fece teso come una corda di violino e prese ad annusare l'aria. Obito non poté fare a meno di constatare quanto questa reazione gli ricordasse Kioko. Forse doveva cominciare a preoccuparsi ...
-Come immaginavo, l'odore viene cancellato completamente, possiamo individuare la posizione del nemico solamente da un lieve spostamento dell'aria ... -
-D-dov'è?- Domandò l'Uchiha cominciando già a temere il peggio. Un ramo che si sposta, una foglia che svolazza guidata da una lieve brezza del tutto inconsueta in una foresta del genere, mentre sputi di luce illuminano il tronco marcio ed umido su cui poggiano i piedi.
-OBITO DIETRO DI TE!-
-BAKA Kakashi!-
Ali. Grandi, color argento mentre il sangue tinge il suo sguardo.
-GWAAAAAAAAAAAAH! L'OCCHIO!-
Il bigio finisce a terra.
-Kakashiii!- Obito gli si inginocchia accanto preoccupato.
-BAKA!-
Quella voce, quella voce che perfora i timpani. E' piombata tra di loro in picchiata. La furia omicida sul volto. Certo che con lo sharingan lo vedeva quel bastardo! Ma non era stata abbastanza veloce. Kioko svuota i polmoni. Ha bisogno di urlare. Ha bisogno di sfogarsi sulla pellaccia di quell'essere immondo che ha osato ...
Osato cosa? E' stato Kakashi che si è messo in mezzo per non far colpire Obito, è colpa sua!
-Sei uno stupido ... - Kakashi è troppo impegnato a non agonizzare al suolo per prestare attenzione alle ingiurie che la falchessa gli sta lanciando, troppo impegnato per notare che la voce le trema. Obito però si rende conto che i nervi della ragazza sono tesi allo spasimo. Questa era la sua prima vera missione e ne stavano capitando di cotte e di crude. Se fosse fuggita via non l'avrebbe biasimata.
- Kakashi! Ehi, Kakashi stai bene?- Obito era preoccupatissimo. Le ali di Kioko erano inermi alle sue spalle. Chiuse gli occhi riprendendo a respirare normalmente. All'interno delle sue palpebre si disegnò il contorno della frana. Il colore del sangue ... Troppo vicino. Però oramai aveva deciso di non scappare. Non poteva più  spiccare il volo. Haveva perso la tua occasione.
-Gh ... Sì - Risponde il neo jonin quasi soffocando. La mano premuta sul volto.
-Questo nemico non è niente male, ha gettato via il kunai che odorava del mio sangue.- Commentò osservando le sue dita tinte di rosso e liquido trasparente.
A Kioko venne da sorridere. Un angolo della sua bocca si curvò.  Possibile che parlasse in modo così normalmente professionale quando gli era stata asportata mezza faccia?
Obito invece aveva le lacrime agli occhi.
Kakashi se ne accorse. -Ti è entrata ancora della polvere negli occhi? Guarda che gli shinobi non piangono ... Non sono mica morto ... -
Eggià, era proprio da lui, Kakashi Hatake. Quando aveva gridato si era precipitata giù temendo il peggio, più che altro perché senza capitano la missione sarebbe finita e non avrebbe più potuto menare le mani ...
Questa scusa non sta in piedi e lo sai anche tu ...
Rompeva sempre di più le scatole. Non era una scusa.
Mmmm ... Forse hai ragione, non era DEL TUTTO una scusa.
Ecco bravo, non era mica conciata così male.
 
Obito alzò la mascherina sulla fronte. Minato, Minato lo aveva ripreso per questa sua debolezza.
Le lacrime che scivolano sulle guancie ancora infantili.
Ed aveva più che ragione ...
Le strofinò via con la manica della tuta.
... Nel dirgli ...
La mascherina tornò al suo posto mentre le braccia si fecero rigide ai suoi fianchi.
... Di essere coerente con se stesso ...
-Non ti distrarre- Lo riprende brusco Kakashi. Kioko si rassetta le ali. Ali? Da quando Kioko aveva le ali?
... sono un fallimento che sa solo parlare ... Ma ...
"L'uomo invisibile" è sicuro che nonostante quelli siano dei mocciosi possano essere molto pericolosi. Si avvicina furtivamente a loro. Dalla parte opposta della ragazza. Quella ha un'espressione assassina da far tremare i sassi. Non sembra particolarmente felice della ferita riportata dal suo ragazzo. Poi aveva la stranissima impressione che lo stesse puntando. Come se lo vedesse realmente. Come se quel ringhio e le ali arruffate fossero dipesi dalla sua presenza. Baggianate. Nessuno poteva vederlo.
... Dopo tutta quella predica che aveva fatto a Kakashi ...
Attaccherà alle spalle del ragazzo con lo stemma Uchiha sulla schiena. Deve essere un imbranato. Stava piangendo prima ...
... Almeno quelle ... NON RESTERANNO SOLTANTO PAROLE!
Attacca!
Muori!
 
Kioko, sei davvero ... Indescrivibile! Tu lo sapevi! Lo sapevi non è vero? E' per questo che non l'hai fermato!
Stai facendo un gran casino per una boiata lo sai?
Non sto facendo nessun casino IO
Tu non saresti un crudele demone seziona cadaveri?
Io la gente l'ammazzo, non la seziono DOPO che è morta ... Ma non è affar tuo! Ognuno ha la sua personalità!
Ah, quindi lo ammetti che non sei realmente malvagio! Mi è toccato il demone codardo!
Certo che sono codardo, altrimenti non mi sarei nascosto dentro di te, tu che dici?
-Obito ... tu ... - Kakashi guardò il compagno, incredulo. Obito? Obito che ammazzava un nemico, invisibile per di più, a sangue freddo?
-P-perché?  Non avresti dovuto ... Vedermi ...C-cosa sono quegli occhi ... ?
Ora era chiaro. Aveva risvegliato lo sharingan.
-Stavolta, sarò io a proteggere i miei compagni!-
E Kioko sorrise, per la prima volta, riconoscendo in quel ragazzo il vero spirito di un elite Uchiha.
Avrebbe fatto davvero molta strada quel ragazzo. Davvero un ottimo ninja.
 
Avrebbe Kioko. Avrebbe. Quanto ti tormenterà questo giorno? Quanto lo ricorderai? Quante notti ti sveglierai pensando a quanto fossi stata cieca a non collegare le visioni? Se ti fossi unita subito ad Obito? Invisible-man sarebbe morto subito. Kakashi non avrebbe perso l'occhio, avrebbe visto il masso e Obito ...
Però ora è troppo tardi.
Ed ancora una volta ti rinfaccerai che tu
avresti potuto cambiare il destino.
Il risveglio di Obito ha salvato la situazione! - Obito! I tuoi occhi!- Kakashi era molto sorpreso. Sembrava molto meno incline allo scornarsi con il compagno. Un po' per la sorpresa, un po' per una malcelata felicità. Kioko era sicura che in maggior parte la causa fosse della perdita di sangue costante che ancora gli correva sul volto e tra le dita. Quel taglio le faceva un po' schifo ... Soprattutto perché l'occhio dell'"amico" pareva fosse esploso tipo un palloncino. Ugh-bleha.
- S-sì, sembra proprio lo sharingan, riesco a vedere i movimenti ed il flusso di chakra!- Obito si fissava le mani come se davvero pensasse che quello fosse un sogno.
Ad un certo punto Kioko vide Kakashi piegarsi in due ai suoi piedi e istintivamente gli si accucciò accanto ignorando inconsapevolmente il fatto di essere stata molto più veloce di Obito che era anche molto più vicino.
-Argh!- Le dita del ferito si contrassero sul volto mentre una fitta gli strappava il fiato.
-Stai bene Kakashi?!? - Strillò l'Uchiha dotato di ristretta intelligenza da non capirlo da solo.
 Aveva la faccia mezzo affettata, scemo!
 La falchessa lo fissò come se se lo volesse pappare a colazione. L'altro la ignorò.
-Sì ... Mi sa che il mio occhio sinistro è andato ... - 'Ada te il genio!
La preoccupazione ti rende irritante.
E tu parli al vento cocco mio.
-Ho questo che mi ha dato Rin, posso fare una medicazione veloce. Andremo subito a salvarla.-
Forse solo ad lui, ad Obito, l'ultima frase parve come una promessa implicita.
-Ok- Riuscì solo a formulare.
 
-Sei sorprendentemente testarda ... - L'uomo le ringhiò in faccia. Rin si sentiva frastornata. Funo negli occhi. Il respiro orribile di quell' uomo sulla faccia mentre le tirava i capelli costringendola ad alzare la testa. Un po' l'aveva pure picchiata. PErò con lei le ferite non funzionavano. Sapeva di avere una buona resistenza. Quel jutsu era insidioso invece. Le si infilava in testa scavando e riportando alla luce i ricordi più antichi, quelli più segreti. Trovava tutto. Sarebbe riuscita a nascondergli ancora per poco la missione.
Kakashi ... Obito ... Kioko ... Vi prego ...
Una lacrima le scivolò sul volto mentre la mano rude la lasciava andare e il suo collo ricadeva in basso con uno schiocco inanimato. Era proprio come essere morti. Almeno adesso quelle spire fredde all'interno della sua coscienza, le davano un po' di tregua.
Le arrivò da lontano. Come se stesse guardando dal fondo di una fossa o ancor meglio da dentro una nuvola, perché le immagini non solo erano distanti, ma anche sfocate. C'era l'apertura di quel fortino di sassi accatastati l'uno sull'altro. Da lì entrava la luce. Tre figure indistinte che si stagliavano contro di essa. Quella a sinistra (o era la destra?) era più grande del normale. Come se portasse una specie di enorme mantello ingombrante. Quella a sinistra era la più alta. Quella al centro la più bassa. Un lampo di lucidità.
SONO LORO!
E poi ricadde nell'grigio, umido e apatico che le teneva impegnata la testa.
-Ancora voi due? Mi fate quasi tenerezza!- All'inizio tremava davanti a quella voce che le giungeva distorta in modo pauroso. Quella del suo aguzzino. Ora la lasciava imperturbabile. Una scena di un film horror che hai visto fin troppe volte per spaventarti. Non ti nascondi più dietro al invano. Resti a guardare. Attraverso lo specchio appannato che ti è stato imposto davanti al volto.
Raccolse ciuffi di parole sconnesse come l'erba secca che resta impigliata nei sandali durante le missioni estive.
Le ombra si fecero più veloci, quasi suggestive. Una si alzò in aria raddoppiando o forse anche triplicando in ampiezza, come un supereroe con il suo mantello, come le ali di un uccello ...
L'ombra le atterrò davanti tarpandole la visuale. Si sentì un singulto soffocato. Un tonfo. Il cuore che credeva parduto in quella sensazione di nulla le si strinse stritolando vene ed arterie. Cos' era successo? Voleva vedere, voleva vedere! Però non poteva nemmeno muoversi, il suo sguardo reattivo come quello di un lampione. Poi una voce dolcemente nota.
-Kai!-
E tutto si fece chiaro. Risucchiò l'aria con forza. La prima cosa che si chiese fu cos' erano quelle piume. LA seconda perché cavolo Kioko avesse le ali e sembrasse ... Bhè, così umana. Aveva un'espressione sconvolta. Non adatta a Kioko, ed il suo sguardo era distante. Poi il sollievo la pervase facendole perdere di vista tutte queste inutili o per così dire, non gliene fregava niente, considerazioni. Kakashi ... Obito .. - LA sua stessa voce aveva un suono strano e poco familiare. Però lo stordimento era passato.
-Kioko?- Rin si voltò verso la falchessa. Era ferma. Inginocchiata a terra. Una gamba incastrata cotto il sedere, l'altra piegata d'avanti con la pianta a terra. Un gomito che poggiava sulla coscia mentre il braccio pareva morto ed abbandonato. L'altro era bloccato, mezzo proteso in avanti. La bocca socchiusa. Lo sguardo che si caricava di terrore di secondo in secondo.
-Siamo venuti a salvarti Rin!- LE disse Obito con uno di quei suoi sorrisi al caramello che la facevano sciogliere.
-Bene, ora sbrighiamoci a ritirarci- Kakashi, serio come al solito, pareva anche lui in qualche modo sollevato.
Kioko voltò un po' la testa nella sua direzione. Un angolo delle labbra piese una piega innaturale mentre si fissava la man protesa come se non le appartenesse.
La vide respirare. Profondamente. Mentre gli occhi conservavano l'implicito terrore. Non diceva niente.
-Kioko?- Obito le prese una spalla. Lei allora lo guardò sfasata stringendogli il braccio e cominciando a scuotere freneticamente la testa. -no, no ... No ... No ...No,no,no - Mormorava sconnessamente.
-Cornacchia?- Kakashi si piegò verso di lei.
-Capisco, eravate una buona combinazione, ma dopotutto restate sempre mocciosi- L'uomo si alza da terra.
Rin ingoia.
Kioko continua a scuotere il capo ed a sussurrare, ma la sua voce si alza di un tono.
-Ora siete nelle mani del nemico.-
Una mano dell'uomo si pianta a terra come le radici di un albero.
-Doton! Iwayado Kuzushi! (rilascio di terra- frana di rocce)-
-NO!-
Kioko gridò. Poi tutto cominciò a crollare.
-Cavolo!- sbottò Obito leggermente infastidito da quel contrattempo.
-Correte verso l'uscita!- Urla Kakashi per sovrastare il fragore delle rocce.
LA falchessa pare riprendersi. Afferra Rin per il gomito senza lasciare andare Obito. Fa per chiudere le ali e mettersi a correre, quando un sasso cade troppo vicino. Un rumore nauseabondo. Un crack che non lascia presagire nulla di buono. LA ragazza rimane un secondo perplessa. Poi un urlo le spacca i timpani ancora più forte del crollo. Solo quando la gola le brucia e sente le corde vocali saltare una ad una riempiendole la bocca di sangue si rende conto di essere stata lei ad urlare. Si guarda alle spalle mentre continua a correre. Avrebbe preferito non averlo mai fatto. L'osso dell'ala è uscito fuori sede lacerando la pelle. Uno spuntone insanguinato colora di rosso l'argento delle piume. Continua a correre. Uno strappo ed altro dolore, lancinante, sfiancante. L'ala era rimasta incastrata sotto un masso. Stavolta però non si volta a guardare. Lascia andare i due ragazzi. In un momento diverso sarebbe stata più veloce di loro, ma ora ... Ora probabilmente sarebbe morta. Non era questo quello che le aveva riservato la visione. Però forse sarebbe morta. Si volta indietro dove Kakashi sta correndo verso di loro, si dà mentalmente della stupida per non aver trascinato via pure lui dal punto critico. Un altro masso le cade addosso, colpisce l'osso spezzandolo in due. Era cavo, un liquido chiaro ne uscì assieme al dolore ed alle sue urla straziate. Poi quel masso. Quel masso che non sapeva che fare se non rovinarle la vita. A lei ed a tutta la squadra. Kakashi aveva tutto il lato sinistro del volto fasciato. Era ovvio che non lo  vedesse. Lo colpì in pieno. Il ragazzo svenne. Finì a terra tipo un sacco di patate. Quante volte aveva desiderato di vederlo spiaccicato sull'asfalto ...?
Fece per scattare verso di lui, ma un rumore ancora più disgustoso ed un dolore atroce la fecero impallidire. Probabilmente l'ala le si era quasi staccata dalla spalla. Non voleva guardare. Prese fiato. Non aveva quasi più voce. Vide la parte più alta della grotta franare.
-OBITO!- L'urlo causò il suo collasso. Però il ragazzo si voltò.
Kioko raggiunse il suo scopo. Quando un masso più grosso dei precedenti le colpì la schiena e lei vomitò sangue finendo faccia a terra pensò che magari fosse tutto finito. Che Rin si sarebbe salvata. Obito di certo, Kakashi forse. Ed era il forse che le faceva più male, più della consapevolezza che probabilmente lei sarebbe morta.
Sei un'idiota!
Che strano, non sente più la polvere ricoprirla a poco a poco, ma il dolore la fa sragionare, le sembra che qualcuno si sia  messo su di lei per proteggerla dal crollo.
Ti arrendi così facilmente?
Oh, l'uccellaccio del malaugurio ... Chissà cosa vuole ...
 Kioko! Kioko riprenditi dannazione!
E lasciami dormire!
Non voglio morire!
Nemmeno Obito.
Quando si accorge di quello che ha pensato resta talmente sconvolta che spalanca gli occhi. Attorno a se c'è un guscio argenteo. Tutto è buio lì dentro e l'aria è poca. Tenta di muoversi ma i bordi del suo riparo scricchiolano e vede qualcosa colare dall'alto simile a sangue. No, è proprio sangue.
Automaticamente richiude le ali. Tornano a posto con uno schianto ed altro dolore. Contemporaneamente il guscio si apre, e lei si accorge che è fatto di piume. Piume di argento.
Tutto è fermo intorno a lei. La luce, ce n'è sicuramente di più che nel suo guscio. Non è morta, ma non riesce ad articolare i suoni. Del sangue le cola dalle labbra, sente freddo sulla schiena, ancora una volta decide di non guardare. Perché lei odia il PROPRIO dolore e la vista del SUO sangue.
Solo che quando si guarda intorno mentre gli altri si riprendono quello stesso sangue egoista e presuntuoso pare gelarsi in piccole stalattiti invece che di colare a terra in colonnine sottili e continue. Ed allora avrebbe preferito di gran lunga morire.
Cosa avresti fatto se avessi saputo che quel giorno saresti morto?
Di certo non avresti mandato giù quelle merendine disgustose, ti saresti alzato un po' più presto e magari avresti evitato di litigare con Kakashi. Avresti detto a Rin che la adori da sempre, che il tuo cuore è solo per lei, avresti detto a Kioko che cominciavi solo adesso a capire perché suo fratello le volesse così bene e ti saresti preso una sfuriata con tanto di chidori. Avresti salutato il maestro e forse ti saresti chiuso in casa a piangere disperatamente chiedendoti perché a te e perché adesso che eri così giovane. Avresti fatto un salto a casa, abbracciato tua mamma chiesto scusa a papà per essere tanto fallito come  ninja. Forse per fare tutto questo avresti saltato la missione di oggi. Di conseguenza non saresti morto.
Conoscere il futuro è anche questo.
Tu lo conoscevi Kioko, e sai che è stata tutta colpa tua.
Tutto all'improvviso ti trapassa come se non esistessi.
I pianti, le urla, altri pianti, quelli di Rin, quelli di Kakashi, mentre i tuoi occhi rimangono inspiegabilmente asciutti, e bruciano, bruciano da morire, come questo vento che non c'è ma ti scortica la pelle e fa più male delle ossa spezzate e dei muscoli stracciati come un giornale già letto. Non senti le parole flebili e rauche del tuo compagno mentre parla a Kakashi e gli dice di volergli fare dono del suo sharingan. Poi sono tutti talmente persi che non fanno caso a te fino a quando la terra non comincia a tremare. Ed allora Kakashi tende una mano a Rin che fino a quel momento non ha lasciato Obito e lei esce mentre crolla tutto, e senti gridare il tuo nome mentre il ragazzo con i capelli grigi ti afferra il polso e ti strattona verso l'alto quasi spezzandotelo. Atterri sul terreno duro e ti riprendi abbastanza da capire che non può continuare a trascinarti come se fossi un cadavere, decidi di reagire, i muscoli che si tendono ed il dolore alla schiena. All'ala, che ti riporta alla vita con un rantolo. Un conato di vomito che ti riempie la bocca di acido. Ingoi mentre il sangue quasi ti soffoca uscendoti dal naso mentre tossisci. Siete su un albero. Un ramo molto alto. Non sai se sei in piedi, se sei sdraiata, seduta, se stai precipitando, ma ci sei, sei presente, accanto a te c'è Rin e Kakashi vi da le spalle. I nemici li vedi, sono molti ed automaticamente i tuoi occhi vanno a creare lo sharingan mentre il crepitio del chakra avvolge la tua mano senza che tu imponga le mani. Tenti di ritirare le ali ma il bruciore è più forte ed allora rinunci. Senti la pelle fredda e sai di aver perso troppo sangue. Quando Kakashi parla riesci a superare un altro strato di shok, a tornare del tutto nel mondo dei vivi.  Mentre il gelo bagnato ti brina le ciglia e respiri elettricità, il tuo compagno parla.
-Ragazze, ci penso io a tenere a bada questi qua ... -
Sto cazzo ...
-Voi intanto fuggite-
Non riesco a fare un passo, non riesco a respirare, devo vomitare, mi sopravvaluti se pensi che riesca a fuggire.
-Ma...- Comincia Rin. Brava, spiegalo che è una follia, che sono troppi, che anche se ha fatto fuori l'aguzzino con i capelli che parevano il nido di una cucuacia adesso rischia la vita.
Lui però la interrompe.
-Obito ti ha affidata a me, quindi ti proteggerò a costo di morire ...-  Disse con la voce che si incrinò sull'ultima parola.
ah-ah, devi proteggere lei, non me, io posso restare!
-Kakashi!- Strilla lei, la sua migliore amica, che probabilmente non può arrendersi e lasciare morire la persona che ama.
Come Kioko non potrebbe lasciare morire Itachi.
-Stai zitta!- Esclama Kakashi, stavolta c'è il pianto nelle sue parole, non è giusto che lui pianga.
- Non fare il bambino ... - Riesce solo a gracchiare Kioko tra le labbra cianotiche. Ha freddo. Però ora è sicura di essere ancora in piedi e il chidori strilla ancora tra le sue dita.
Lui si voltò leggermente verso la sua compagna. Così da farle vedere la ciccatrice che gli correva sull'occhio color del sangue.
Kioko deglutì mentre il sapore di ferro le faceva venire mal di testa. - Gli shinobi non piangono come dei bambini ... -
La sua voce era davvero terribile. Solo che proprio non riusciva a capacitarsi di ciò che stava accadendo. Non aveva senso né direzione. Quindi farneticava.
Kakashi la fissò come se fosse completamente ammattita.
Probabilmente fece per parlare ma un nuovo tentativo di Rin attirò nuovamente la sua attenzione.
-Rin, Obito ti voleva bene, anzi ... Ti amava ... Per questo ho deciso di proteggerti a costo della mia vita-
La castana rabbrividisce, abbassa lo sguardo, lo rialza.
-Se è così Kakashi ... Allora, i miei sentimenti ... - Le lacrime le scorrono sul volto. Probabilmente si stava dichiarando. Però la falchessa era troppo impegnata a capire perché il mondo stesse girando. Perché la scossa quasi piacevole nel suo palmo si fosse spenta, perché adesso stesse fissando i rami intrecciati sopra di lei. Perché questi si allontanassero sempre di più.
-Io ... ! Io una volta ero spazzatura che voleva abbandonarti ... -
-No,non è vero Baby ...- La tua voce forse è troppo flebile, o troppo lontana, visto che ora li guardi dal basso. Il tronco non è arrivato. Così scema che l'hai mancato, guarda un po' te che genio ...
-VAI RIN!- Vedi molti ... Troppi uomini lanciarsi addosso a lui.
Poi il nulla.
Come quello che si era formato nel tuo petto non appena vedesti OBito con il corpo nezzo schiacciato sotto una di quelle macerie.
Nulla.
Come quando lui disse di non provare dolore, nonostante fosse logico che sarebbe morto.
Nulla.
Come quello che stai provando tu in questo istante.
Nulla.
E' passato troppo tempo. Avresti già dovuto toccare il suolo.
In fondo però cosa conta?
Nulla.
 
 
Sono ... Morto?
Kakashi aprì gli occhi sul cielo stellato.
Dove sono?
-Hn, ti sei svegliato ... - Fu il commento laconico del sensei seduto accanto a lui.
-Sensei! Cos' è successo?- Si tirò su a sedere di scatto. Era spossato, ma in fondo stava bene.
-Questo kunai ha un sigillo fatto da me che gli permette di manipolare il ninjutsu dello spazio tempo- Gli spiegò mostrandogli il regalo che gli aveva fatto per la promozione.
-Allora ... I nemici ... -
-Li ho sconfitti tutti io-
Poi la consapevolezza lo colpì come una palla di cannone.
-E Rin? Dov'è Rin e ... Kioko? Lei è caduta, c'era sangue e ... -
Minato indica un punto lontano. Rin è in piedi con il vento che le solleva la gonna ed i capelli. L'erba contro le gambe, il naso rivolto al cielo.
- Mi dispiace di essere arrivato tardi Kakashi ... Rin mi ha raccontato tutto ... -
Kakashi stava per riaprire bocca e chiedere dove fosse la falchessa, ma non ce ne fu bisogno.
Una mano fredda gli strinse un polso. Sulla stessa roccia, dietro di lui la ragazza giaceva addormentata, il corpo quasi del tutto fasciato. Nel dormiveglia si era avvicinata a lui, fino a stringergli un braccio.
-L'ho presa al volo-
Mormorò Minato fissando il cielo.
-Ci mancava solo, che morisse pure lei ...
La terza guerra ninja, questo conflitto è costato il sacrificio di tantissimi shinobi senza nome e allo stesso tempo famosi eroi ... Hanno lasciato una leggenda da tramandare. LA battaglia del ponte Kannabi, quel giorno nel villaggio nascosto della foglia sono nati due eroi con lo sharingan uno ha il proprio nome inciso su un cenotafio, uno è conosciuto ai posteri come sharingan Kakashi la cui fama è ben nota nei paesi stranieri.  
E poi, in mezzo al nulla.
Cominciò a sbocciare la leggenda.
Il demone falco.
Che dal nulla fermò una frana mortale.
Solo che nessuno ne parlò mai.
E la leggenda rimase nel nulla.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Di chi è la colpa ***


CAPITOLO 21 – DI CHI è LA COLPA

Le pareti erano bianche.

Bianche le coperte.

Bianche le bende.

Bianche le tende.

Bianchi i camici delle infermiere.

Bianche le camelie appoggiate sul comodino bianco sotto la luce bianca dei neon.

Le mattonelle lucide. Le imposte della finestra. La sua mano che campeggiava sulle coperte.

Ogni dannato oggetto in quel posto era BIANCO!

Fuori pioveva.

Le gocce battevano contro il vetro.

Il cielo era spesso di nuvole grigie.

Sul tetto più basso, del palazzo lì accanto, un altro grigio risaltava più brillante degli altri sotto le gocce furiose.

Sentiva gli occhi bruciare mentre la mano pallida si arpionava al lenzuolo candido.

Le gambe sottili, magre, scivolano fuori con un fruscio deciso. L’ago della flebo si stacca. Le piume frusciano mentre le bende si raccolgono sul pavimento.

Due settimane sono anche troppo.

Sei giorni di incoscienza.

Era dimagrita ed infiacchita. Aveva bisogno di sgranchirsi i muscoli.

Quel grigio era stato sempre lì fuori.

Non un passo più vicino, non un soffio più lontano.

Ed era stato più facile per tutti e tre non vedersi.

Dimenticarsi delle responsabilità.

Chiudersi in casa a piangere sul letto.

A gettare la testa alla pioggia per il troppo orgoglio.

Rinchiusa tra pareti bianche, tu, che sei irrimediabilmente nera.


Ora basta.


La camiciola di carta si straccia le reti si tendono sul petto non ancora prosperoso, la tunica rossa le scivola addosso mentre il ventaglio degli Uchiha viene avvolto dalle bende che stringe intorno alla vita per facilitarsi i movimenti e rendere quel capo meno ingombrante. Le chiare gambe lunghe che scivolano una davanti all’altra mentre si avvicina alla finestra spalancandola.
 
-Baby, che fai piangi?- Il tono amaro e cantilenatorio che gli raggiunge le spalle attraverso alla cortina di vetro che si è costruito intorno.
Un suono sarcastico. –C’è un vantaggio nella pioggia no?- Le sue labbra si piegarono in una risata strana, sembrava stesse per urlare. Era rabbia, dolore, frustrazione.
Continuava a darle le spalle. Lei rimase in silenzio mentre l’acqua le appiccicava i capelli al volto.

-Come ti è venuto in mente di chiamarmi “baby”, eh cornacchia?-

La sua voce era tirata.

La falchessa scrollò le spalle. –Piangi proprio come un bambino Kakashi-kun-

Fu allora che lui si girò di scatto. Gli occhi che traboccavano di lacrime, la mascherina tesa allo spasimo per la bocca aperta e ringhiante. –NON DOVREI PIANGERE? ERO IO IL CAPITANO DANNAZIONE! E’ STATA TUTTA COLPA MIA!!!-

-Kakash … -

-ZITTA! COSA CREDI CHE DEBBA FARE? ERA IL MIO MIGLIORE AMICO!- Continuava ad urlare gesticolando nella sua direzione mentre lacrime e pioggia gli appannavano la vista. Le labbra della ragazza divennero una linea sottile.

- Kakashi … -

-NO! LO SAI ANCHE TU VERO? LO SAI CHE E’ COLPA MIA! ED ALLORA FERISCIMI, UCCIDIMI! SE NON FOSSE STATO PER IL MIO ORGOGLIO OBITO SAREBBE ANCORA VIVO!

-“No, Kakashi, questa non è stata colpa tua” – Disse la ragazza atona avvicinandosi a lui con le braccia rigide lungo i fianchi per la rabbia ed il freddo. –E’ questo che vuoi sentirti dire? Vuoi essere commiserato? Eh?!-
Si avvicinò a lui sollevandolo per l’imbracatura di cuoio come aveva fatto Obito in missione sputandogli in faccia il suo disprezzo. –“OH povero Kakashi, no, non ti disperare, nessuno ti incolpa!"  è questo che vuoi che ti dica?!- Gli diede una scrollata lasciandolo andare e lui scivolò a terra guardandola con gli occhi sgranati.

-Ed invece no! Sì, è colpa tua! Tu eri il capitano! Dovevi occupartene tu! Se fossi andato subito con Obito tutto questo non sarebbe successo! Dici che era il tuo migliore amico, ma non è vero!- Kioko aveva un modo diverso di urlare. Non alzava la voce. Era il gelo ed il veleno che trapelavano dalle sue labbra e dai suoi occhi a far rabbrividire quelli che aveva davanti.

-OBITO ERA IL MIO MIGLIORE AMICO!- Si riprese Kakashi alzando di scatto la testa che era andata ad incassarsi tra le spalle ad ogni parola della ragazza.

-Ed allora perché l'hai lasciato morire?- il tono secco ed accusatorio lo fece crollare come un castello di carte.

-N-NON HO POTUTO SALVARLO ... -

-Potevi dargli retta fin dall'inizio!-

-NON SAPEVO CHE SAREBBE FINITA COSI'!-

- Dovevi prevederlo!-

-FORSE  TE NE SEI SCORDATA IO NON LEGGO NEL FUTURO!-

- Potevi riflettere!-

-NON CI HO PENSATO! NON E' STATA COLPA MIA è SUCCESSO E BASTA!-

Kioko lo guardò divertita mentre un singhiozzo gli spezzava la voce sulle ultime parole mentre si rendeva conto di cosa la ragazza gli avesse fatto dire.
-La prossima volta che decidi di fare la vittima vedi di starmi alla larga- Disse lei mentre la pioggia le bagnava il viso dai lineamenti angelici.
LE lacrime ripresero a scivolare più copiose di prima lungo le guancie del jonin.
-Baby ... - Kioko si morse il labbro inferiore notando le guance arrossate dal pianto e dalla crisi isterica di poco prima del ragazzo. Era giusto che anche lui si disperasse. Non poteva restare di ghiaccio per sempre.
- ... Non piangere ... perché quel nodo alla gola? Si sentiva soffocare. Lui distolse lo sguardo.
-N-Non piangere ... - Come glielo spiegava che invece lei lo aveva visto eccome il futuro? Un-momento ... La sua voce aveva tremato?
- Baby ... - Perchè era così roca? Perché sentiva la pioggia più calda sul volto?
Il ragazzo era in un accennato stato di trance. Accucciato a terra con le braccia lungo i fianchi, le mani che sfioravano le tegole gelide. Chissà da quanti giorni non aveva spiccicato parola ... Eppure non pensava che potesse fargli così male. Non pensava nemmeno che potesse fare così male a lei.
Quasi non se ne accorse quando le braccia della ragazza passarono attorno alla sua vita. Le gambe rannicchiate contro le sue. La fronte contro la sua spalla. Sotto l'uniforme poteva sentire i bozzi delle ossa. Deglutì. -Da quant'è che non mangi baka?- Il suono spezzato delle sue parole la fece sobbalzare. Fu come se si fosse risvegliato. Abbassò la testa verso di lei. Le sue labbra andarono a poggiarsi contro i suoi capelli corvini. La ragazza falco gli si teneva stretta e piangeva piano. Senza che le spalle avessero scossoni e senza emettere suoni. Solo se parlava si poteva capire che stesse piangendo.
Non poté fare altro che  passarle le braccia attorno alle spalle e stringerla a se sotto quella pioggia torrenziale. Perché andare in un posto asciutto sarebbe stato troppo umiliante per entrambi. Il frastuono dei tuoni e il rumore della pioggia coprivano i singhiozzi del ragazzo mentre le gocce si mescolavano alle lacrime sul volto della ragazza.
-Mi manca- Gli sfuggì dalle labbra.
LEi si limitò a scuotere la testa e ad affondargli le unghie nella schiena. Si alzò trascinandolo con se.
-Cosa fai ... - Mormorò seguendo il movimento fluido della ragazza.
-Devi mangiare qualcosa- Disse decisa.
-Parla quella che dovrebbe essere in ospedale ...- La sua voce era ancora bassa e scossa ma vi si poteva intuire il sarcasmo. Forse non sarebbero mai riusciti ad andare davvero d'accordo.
 Prese un bel respiro.
-Mi sono fratturata un ala. - Si voltò verso di lui alzando le sopracciglia dagli occhi arrossati. -Vedi ali forse?-
Gli prese una mano ma lui non reagì.
-Non ho fame- Mugugnò.
-è da quando mi sono svegliata che ti vedo lì fuori, stai forse cercando di suicidarti?-
Il ragazzo ebbe un fremito come se l'avesse attraversato una scossa ed alzò di scatto la testa.
-NO!- Esclamò. LA ragazza aggrottò la fronte. Cosa aveva dett - Oh! Ah ... Suo padre ...
Il sorriso di Kioko si addolcì. Intrecciò le dita alle sue tirandolo quasi con delicatezza verso le scale.
-Andiamo a chiamare Rin ... Poi prendiamo tutti assieme del ramen ... Compriamo dei fiori e passiamo a quella cavolo di lapide che mette tanto un senso di depressione ... Non so se ad Obito sarebbe piaciuta, avrebbe di certo preferito qualcosa come festoni e ghirlande ed una festa in suo onore con tanto di striscione e carri e sfilate ... -
Non era nello stile dell'Uchiha parlare. Parlare a vanvera come stava facendo ora. Però era efficacie contro le lacrime. Continuò a chiacchierare fino a casa di Rin, salì personalmente in camera sua dopo che la madre li fece entrare con un sorriso triste e compassionevole. Afferrò l'amica per le spalle, le diede una scrollata. L'afferrò per una mano come aveva fatto con Kakashi e la portò fuori. LE sembrava di essere una bambinaia. Quando finì le parole, ed accadde molto presto perché non le era mai capitato di dover intrattenere un discorso più lungo di qualche lettera, cominciò a canticchiare a labbra chiuse. Era sempre la canzone delle sue visioni, ma meglio di niente. Una volta arrivati al chiosco del ramen ordinò tre porzioni e si gettò sulla sua. Poi, dopo aver puntellato il gomito sul ripiano del bancone, ci appoggiò una guancia e fissò prima Rin che ingurgitava il cibo in silenzio. E poi Kakashi, che non aveva intenzione di muoversi. Kioko sospirò portandosi accanto a lui. Gli prese il manto tra le dita costringendolo a voltarsi. A guardare solo lei. Con l'altra mano afferrò il bordo della mascherina e fece per scoprirgli il volto. Abbassò il bordino blu di qualche centimetro prima che lui le bloccasse il polso con un gesto di stizza. -Cosa fai?-
-Se non mangi tu ti caccio le ciotola in gola- Disse lei liberandosi dalla sua presa.
Il ragazzo parve tutto ad un tratto stanco. Si coprì il volto con le mani.
-Ti prego Kioko ... Smettila ... Non ho fame ... Non ... Non sto bene -
Rin si voltò verso il compagno con espressione preoccupata. Gli sfiorò una spalla e scostandogli un poco una mano ed il coprifronte le sue dita gli toccarono una tempia. -Hai la febbre Kakashi ... Ti conviene andare a casa ... Però ... Kioko ha ragione, mangia qualcosa ... - Il ragazzino sospirò lasciando scivolare la mano fin sulla bocca coperta. Gli occhi socchiusi ed il viso arrossato.
Kioko alternava lo sguardo tra lui e Rin. Poi si decise. A ripensarci poi le sarebbe venuto da ridere, per gli sguardi che le lanciò l'amica e il suddetto interessato quando con un gesto fulmineo gli liberò il volto infilandogli fra le labbra candide le bacchette con gli spaghetti arrotolati.
-Io te l'avevo detto che ti avrei cacciato la ciotola giù per la gola.- Ghignò.
Forse fu la sua espressione sadica.
Forse quella sconvolta di Kakashi oppure l'euforia nell'aver finalmente visto per intero il viso del ragazzo.
Rin , per la prima volta dalla morte di Obito scoppiò a ridere. Dapprima un ridacchiare delicato, poi sempre più forte trascinandosi dietro Kioko e poi anche Kakashi che quasi non soffocò con il brodo. Qualche lacrima, le ultime, sfuggirono dalle loro ciglia. Però ora, più o meno, stavano bene.
Più o meno ora.
Avrebbero trovato la forza per continuare.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Fine prima parte ***


Siamo arrivati a metà gente ^^
Gli scleri della sottoscritta probabilmente avranno ancora lungo sfogo (lo so che ci speravate, ma purtroppo non ho ancora finito ^^) Da qui in poi la trama si aggroviglia e vi consiglio di tenere i vostri fazzolli Tempo a portata di mano ^^
Un bacio
loonaty

 




FINE PRIMA PARTE

L' egoista che ti ha distrutto il cuore
solo per il suo puro egoismo,
non sarà mai in grado di aiutarti
a ricomporre i cocci di quell'anima andata in pezzi ...




Quando qualcuno ti abbandona, perché dovrebbe continuare a essere importante?
John Irving 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Prologo II ***


CAPITOLO 23- PROLOGO II

Come cominciò?

Chi ti raccontò che l'amore era solo una favola e che le principesse non esistono?

Perché non versasti mai una lacrima da quegli occhi così freddi e gelidi e caldi e bollenti e colmi di sangue che cola e luccica appiccicoso?

Così egoista lontano vola il tuo pensiero tanto da renderti immune a tutto.

Non sono ciò che ho fatto.

Non sono le mie azioni.

Sono una marionetta nelle mani della paura.

Nelle mani del dolore, del sangue della brama di potere e di controllo.

Sono colei che uccide con lo sguardo che non prova sentimento, che non conosce frustrazione.

Sono la regina delle tenebre seduta sul suo trono in posa regale, una catasta di cadaveri ai miei piedi, come serpi e ratti strisciate ai miei piedi mentre della vostra insipida carne farò il mio pasto.

Sono la regina, l'unica.

Le mie ali sono di ferro e di ferma costanza, il mio ideale infranto, la mia meta dissolta.

Parlami di cuore e non saprò risponderti e ti farò tagliare la testa, perché sono la regina ed ho deciso così.

Ed ora dimmi perché distogli lo sguardo.

Provi ribrezzo e terrore?

Vorresti fuggire, scappare?

Andare a nasconderti lontano da me?

Ti troverò ovunque.

Non sfuggi agli occhi del falco.

Gli occhi che hanno perso tutto, occhi che grondano di sangue infetto e corrotto quanto le mie labbra tinte di nero e putrefazione.


Dopotutto io sono il falco.

Io sono il demone.

Io sono un mostro.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Tre anni dopo - Di nuovo in gioco ***


CAPITOLO 24 – TRE ANNI DOPO - DI NUOVO IN GIOCO
 

Doveva saperlo, doveva aspettarselo che sarebbe finita così, maledizione, dannazione, se lo aspettava che sarebbe finita male!
-Sarei dovuta rimanere a letto-  mugugna stringendosi le ginocchia contro il corpo.
-Bhè, visto che il letto in questione è il mio e che oggi è il TUO compleanno, trascinarti fuori mi pareva il minimo ... - Il bigio starnutisce e si schiaccia di più contro la parete umida della grotta piena di infiltrazioni.
-Mph-  Kakashi sapeva che dietro quel suono disarticolato si trovavano diverse lamentele.
Sapeva che non aveva scelto Kioko di infiltrarsi a casa sua per tre anni costringendolo a dormire sulla poltrona, quella era stata colpa di Minato e nessuno aveva mai capito perché non avesse appioppato quel parassita di ragazza a Rin. Sapeva che Kioko adorava dormire fino a tardi la mattina, che odiava i posti umidi e freddi quasi quanto quelli caldi e secchi. Sapeva che la mattina si stiracchiava come un gatto tra le lenzuola impregnate di pioggia perché la sera prima aveva volato. Sapeva che le piaceva il ramen, i pomodori, l'insalata e la frutta in generale, nonostante il suo alimento preferito fosse la carne, non si era stupito nemmeno di vederla ingoiare un topo vivo una volta. Ed il ringhio che gli aveva rivolto era stato più che significativo. Sapeva che Kioko non aveva colpa se erano rimasti chiusi lì dentro e tre anni di convivenza forzata gli avevano insegnato a non attaccar briga con lei quando aveva quella faccia. Però per tutto quello che gli aveva fatto passare durante quel dannato pic nik un po' di veleno poteva pure inniettarglielo ...
- Dopotutto se qualcuno non avesse avuto la geniale idea di entrare qui a ripararci ora non saremmo nei casini- bofonchiò Kakashi strofinando la spalla lussata dove il sangue lentamente andava gelandosi. Non si era accorto di quanto facesse freddo. Sulle loro labbra si formavano leggere nuvolette di condensa candida. Una luce sinistra si proiettò dagli occhi della ragazza. Se c'era una cosa che non era cambiata in lei in quegli anni erano proprio gli sguardi, severi, duri, taglienti. Kakashi aveva imparato a temerli. Codardo dite? No, solo infinitamente più saggio.
- Se qualcuno non avesse avuto l'idea geniale di ripararci qui ora i nemici ci avrebbero fatti a fettine e banchettato con le nostre budella-
Ci, aveva detto ci. Era consapevole del fatto che probabilmente nemmeno lei sarebbe sopravvissuta tra tutti quei ninja.
-Come le è venuto in mente a Rin di organizzare un pic nik così lontano da Konoha ... - Sbuffò il ragazzo sollevando la testa e trattenendo un gemito quando i muscoli tesi del collo schioccarono riperquotendosi sull'osso della spalla.
-Forse pensava che i boschi mi piacessero di più ... - Mormora la falchessa ritornando quasi calma ma con ancora una punta di acidità sulla lingua. Lo guarda. I suoi occhi gialli risplendono al buio permettendole una visuale perfetta. Quanto adora i rapaci.
Grazie.
Non gli risponde, con il tempo è diventato solo una voce di sottofondo, ha imparato ad ignorarlo.
Kakashi le piace. La stuzzica, la fa arrabbiare, vorrebbe staccargli la testa, ma lui sa perfettamente quando parlare e quando tacere, anche se a volte, la maggior parte delle volte, ignora bellamente tutti questi segnali e blatera a ruota libera. L'acqua quasi le inzuppa le caviglie nude, mannaggia a lei e a quando ha deciso che l'erba a piedi nudi era più bella, mannaggia quel cavolo di nastrino legato attorno alla caviglia e che non è mai stato scoperto, ma che, ora come ora, non ne vuole sapere di slacciarsi, ed è pure fin troppo in bella vista ... La grotta si riempirà fino all'orlo se non si fa subito qualcosa.
Il ragazzo la guarda con il suo unico occhio color fumo. Poi solleva lo sguardo verso l'accozzaglia di massi che blocca loro l'uscita.
-Perché ci capitano sempre queste maledette frane?-
C'è angoscia nella sua voce?
Kioko sente una stretta al petto.
Sono passati tre anni porca vacca! Tre anni! Perché i fantasmi del passato non possono starsene a casina loro?
-Perché siamo dei coglioni immensi e troviamo irresistibile l'usare il millefalchi sul nemico mentre siamo nei pressi di una grotta pericolante, ti basta come risposta o vuoi il disegnino?- Lui stava per rispondere quando un colpo di tosse quasi lo soffocò. Kioko allungò una mano verso il suo volto. La mascherina era fradicia e gelida. Lo sguardo del ragazzo puntò i suoi occhi da falco.
-Potresti spegnere quei cosi?- mormorò tossendo poi di nuovo. Lei ritirò la mano sdegnata.
-Sono occhi, mica lampadine- Mugugnò. -E poi se no non vedo niente-
-Almeno saremmo in due ...-
-Tu sei cecato già di natura ... -
-Non sei tu quella del clan con problemi oculistici?-
Una gomitata di lei gli colpì il braccio e stavolta non fece in tempo a mordersi la lingua ed un sibilo di dolore gli uscì fra i denti.
Kioko si attivò immediatamente.
-Che hai?- Si voltò completamente verso di lui osservando con gli occhioni dorati la tuta strappata e la pelle violacea e dura. -Idiota! perché non me l'hai detto?!- Ringhiò avvicinando le dita alla sua spalla senza però toccarla e ritirandole subito dopo. Scosse la testa. -Rischio solo di farti più male ...- mormorò. La ragazza si portò un pollice ai denti. Cominciò a mangiucchiarsi una pellicina. Aveva perso la speranza con le unghie, rischiava di incrinarsi un incisivo, erano dei veri e propri artigli affilati. Tentò di alzarsi, solo per ricadere indecentemente al suo posto schizzandosi acqua sui vestiti e sulle pareti. -Non ho nemmeno abbastanza chakra per muovermi ... - Mormorò. Sembrava sconfitta. Non era da Kioko, ma gli ci volle meno di un secondo per capire cos' era che non andava. L'ossigeno. Stava finendo l'ossigeno.
-Io credo di averne ... Però, con il braccio in queste condizioni non posso fare granché ...- Commentò il ragazzo. La mora ringhiò. -Scordatelo Baby-
Lui scrollò le spalle, o almeno ci provò. -Ugh, preferisci lasciarci morire soffocati oppure mettermi a posto questo cavolo di braccio?- Disse creando nuvolette sempre più piccole nell'aria.
 -Fallo da solo ... Dovresti essere capace no?- si torse le mani. -Io non sono un ninja medico, non so nemmeno mettere un cerotto senza il libretto di istruzioni!- Sbottò accasciandosi contro la roccia.
-  Kioko Uchiha insicura, è uno spettacolo da un milione di yen ... Solo che con questo buio non vedo niente e non sono capace di sistemarmi la spalla da solo ... - Prese un bel respiro, non per niente era diventato bravissimo ad infierire su di lei.
-Tre anni fa avresti dato qualsiasi cosa per sentirmi urlare di dolore ... - Sghignazzò.
Le mani di lei raggiunsero la lussatura in meno di un nanosecondo. Si strinsero attorno al muscolo e tirarono ruotarono e poi lasciarono andare, l'osso andò a posto con un rumore nauseante.
-Ti prego, non gridare più così ... - Mormorò lei stringendogli convulsamente la spalla dolorante ma che ora riusciva a muovere.
- Ho ... Ho urlato?- Non se n'era reso conto, però aveva il fiatone e la gola era secca e bruciava.
Lei annuì mesta.
-Sei un cretino lo sai vero?- Disse facendo il gesto di dargli una sberla.
Lui si limitò a tentare di far tornare il respiro normale.
-Lo sai che se ora sfondi quella parete e Rin e Yuago non sono ancora tornate con i rinforzi siamo nella merda?-  Gli domandò.
-Kioko, cosa hai fatto alla gamba?-Il suo tono circospetto la fece rabbrividire. Kakashi sospirò. -Come puoi dire a me certe cose quando nemmeno tu sei sincera.-
Lei mosse i piedi nudi nell'acqua mentre il sangue dal taglio che le aggirava il polpaccio si disperdeva nell'acqua.
Un tintinnio rimbombò nella grotta. La ragazza si morse il labbro inferiore. Stavolta fino ad incontrare la carne viva. Kakashi non fece una piega, allungò una mano fino alla caviglia di lei e fece scivolare le dita sul nastrino di velluto nero e zuppo che gliela cingeva. Fece per aprire la bocca.
La parete esplose.
-Piccioncini, volete restare lì oppure ci date una mano?-
-Hayate!- Yuago lo chiamò incastrata in un duello all'ultimo sangue con due ninja piuttosto ... Strani ... Nel senso che usavano tecniche non di dominio pubblico.
Il ragazzo si fiondò dalla viola pronto a darle man forte. Allo stesso modo Kakashi schizzò fuori dalla grotta. Kioko fece per seguirlo, ma perse l'equilibrio e cadde faccia a terra. L'acqua della pioggia che continuava a scrosciare le finì in bocca. Non aveva più un goccio di chakra ...

Ed io che ci sto a fare? Non  muori per così poco.

Zitto.

Meno male! Pensavo di essere diventato muto ...

I nemici non l'avevano vista ed i suoni del combattimento si allontanavano sempre di più. Alle sue spalle avvertì un fruscio.
-Probabilmente perderanno- Una voce profonda leggermente sibilante.
Fammi alzare! Presto!
Sente il chakra del falco affluire dal centro del suo corpo, dai sigilli argentei che le ha imposto lui stesso, e propagarsi in ogni anfratto. Fa leva sulle braccia e si solleva a sedere. Volta il capo verso l'interno buio della grotta. Una figura d'ombra ne esce lentamente con passo calcolato. L'acqua si apre in piccoli cerchi attorno alle sue caviglie, un ticchettio di gocce. Le pareti, ora visibili alla flebile luce delle nubi, sono ricoperte da un'intricata ragnatela di venature azzurre e bianche mentre il muschio cola dal soffitto. -Chi sei?- ringhia la ragazza.
"sharingan" Sente metà del chakra del falco prosciugarsi di botto. Evita una smorfia affaticata stringendo gli occhi rossi per vedere meglio la figura che ha di fronte. E' un uomo alto, non deve avere più di una ventina d'anni, la pelle è di gesso, gli occhi allungati hanno un che da rettile, i capelli sono lunghi e lisci e gli si incollano al petto largo assieme alla tuta scura che indossa. Sul coprifronte delle foglia un'incisione orizzontale. Un traditore. Kioko inclina la testa di lato scrutando il sorriso pericoloso dell'uomo e trovandolo inquietantemente uguale al suo quando la furia omicida si impossessava di lei.
-Bene ben, un'Uchiha ... - Mormorò quello avvicinandosi. LA ragazza sussultò sgranando gli occhi. L'uomo si era leccato le labbra con quella che era una lingua mostruosamente lunga. Emanava onde negative. I capelli le si drizzarono sulla nuca mentre si alzava in piedi. Sentì qualcosa attorcigliarsi attorno alla sua caviglia, quella con il campanellino. Abbassò lo sguardo titubante.

Lanciò un urlo.
 
 
Kakashi premeva la propria schiena contro quella di Rin mentre insieme affondavano i kunai e lanciavano shuriken. - Dov'è Kioko?- Strillò la castana spingendolo di lato per fargli evitare un colpo e venendo afferrata e catapultata di lato dal ragazzo in modo che atterrasse, con un tallone, sulla faccia dell'ennesimo nemico. -E' rimasta ... CHIDORI!- Una ventina di shinobi scomparvero in una nuvola di fumo ed uno cadde a terra con un tonfo mentre il sangue si univa alla pioggia.
-Vuoi piantarla con quella tecnica?!?! E' già la seconda volta! Basta! Non sei Kioko!-
-Sì ... -In effetti cominciava già ad avere problemi a respirare e la spalla bruciava in maniera incredibile, non sapeva come faceva ancora a muovere il braccio ... Però lo muoveva e di questo doveva ringraziare solo ... -Scusa! Kioko è rimasta nella grotta! Non aveva più chakra!-
-Quando si deciderà a ricominciare ad usare quello del falco?- Rin schivò un colpo ma un'onda d'urto la fece schiantare contro un albero e cadde a terra inerme.
-Rin!-
-Questi ... Shinobi ... Non sono normali ... - Yuago venne sbalzata via con facilità incredibile e Hayate la seguì nella caduta evitandole di ferirsi in modo grave.
Uno di quei ceffi sorrise fissandosi le mani sporche di sangue e ghignò instupidito dalla voglia di combattere. -Sì! Conoscerete la potenza del suono!- Un pugno di Kakashi gli ruppe due o tre denti. Alle sue spalle un altro si alzò da terra correndogli incontro. -Maledizione!- Si voltò afferrandolo per la gola e sollevandolo da terra. -Chi vi manda?-
Il ragazzo sorrise in modo sadico mostrando i denti affilati.- Il maestro Orochimaru non avrà pietà di voi, lui prende tutto ciò che vuole ... -
Kakashi lo scagliò di lato. Stavolta non fece in tempo.
Una decina di copie lo placcò facendogli sbattere la testa sul terreno. In lontananza il grido del falco risuonò nella foresta.
Image and video hosting by TinyPic

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Le spire della serpe ***


CAPITOLO 25 - LE SPIRE DELLA SERPE





Quell'affare viscido le si stava arrotolando attorno alla gamba ferita. La lingua biforcuta saettò ad assaggiare il sangue. Kioko mandò un gemito strozzato. -Chi sei? Cosa vuoi?-
L'uomo mantenne immutata la sua espressione mentre le si avvicinava. I suoi occhi dorati la cercarono, la trovarono e ...
-WHAAAAAAAAAAAAAAAAAA!-  La ragazza inarcò la schiena con gli occhi venati di rosso, le mani ai lati della testa. Quello che vedeva, quello che stava accadendo era troppo ... troppo! Basta!
-SMETTILA!- Il ringhio acuto che proruppe dalle sue labbra tese sorprese l'uomo che già si godeva la disfatta della ragazza. Kioko era in evidente stato di choc la prima cosa che fece fu gettare in avanti la testa e vomitare tutto quello che aveva in corpo. I capelli corvini che le si appiccicavano alla fronte per il sudore, le bruciavano gli occhi in maniera tremenda, le mani le tremavano, sarebbe caduta in terra, si sarebbe rannicchiata su se stessa piangendo, se non fosse stato per i serpenti che le avvolgevano le gambe ed ora le cingevano la vita. Aveva assistito alla sua morte! Era morta! Santo cielo!
Orochimaru dal canto suo piegò la testa di lato con uno scatto delicato. I suoi occhi allungati che la scrutavano. Le aveva fatto provare la sua morte e lei ... Si era accorta che non era la realtà? Non era umanamente possibile. Si avvicinò curioso alla ragazza che respirava a fatica e rabbrividiva a tratti.
Kioko calma ...
Sono morta! Mi dici di stare calma ... Sono morta!
Non sei morta Kioko!
Lo so non sono stupida!
Ma allora ... ?
Era un'illusione ... Giusto ... ?
Sì ... Quindi prima ...
Allora lasciami andare fuori di testa in santa pace!
Eh? ... Ho perso il filo ...
Tu sei un demone come puoi pretendere di capire?
Il falco tacque, cosa alquanto insolita.
Orochimaru era a pochi centimetri di distanza da lei, doveva essere davvero fuori di se se non reagiva. Probabilmente sarebbe svenuta da un momento all'altro.
La ragazza sollevò la testa verso di lui con gli occhi dorati puntati in quelli d'ambra e cerchiati di viola dell'uomo. -Bene ... - Ansimò. -Sei repellente, lo sai vero?- Domandò mentre le sue labbra tremavano aprendosi in un sorriso che esprimeva in pieno tutto il suo terrore. L'uomo ghignò. -Uchiha, degna erede del tuo clan ... Dimmi ragazza ... Sei forse la forza portante del falco?-
Tecnicamente non sei una forza portante perché io non sono sigillato e non mi faccio portare da nessuna parte ... Casomai ti trascino io, questo è da mettere in chiaro ...
Le ali le si spalancarono sulla schiena.
-Cosa vuoi?!- Ringhiò, era sul filo dell'isteria, se si fosse avvicinato di solo un centimetro di più l'avrebbe morso.
Lui si esibì in una risata sguaiata. -I tuoi occhi- Disse come se fosse la cosa più ovvia al mondo. E' già mio bel cattivone, perché non mi chiedi un alligatore che magari ti accontento?
-I ... Miei occhi?- La sua mano le sforò una guancia. La ragazza sguainò un kunai tentando di fare un passo indietro ma riuscendo solo a far soffiare i serpenti che la immobilizzavano.
-STAI INDIETROOOOOOOOO!!! - Frappose la lama fra i loro volti e quel gesto intralciò la traiettoria di qualcosa di appuntito che le perforò la carne, qualcosa che in un primo istante non calcolò, ma poi il suo braccio prese fuoco. Non c'erano fiamme, solo dolore, attraverso il braccio, la spalla, la testa, non lo sopportava. Vide l'uomo davanti a lei passarsi il dorso della mano sulle labbra con una strana espressione. -Cosa ... c-cosa mi hai fatto ... OH!- Si accasciò a terra mentre i serpenti si allontanavano e lei si contorceva al suolo stringendo il braccio diventato tutto d'un tratto bollente. Strillò in preda agli spasmi mentre gli artigli graffiavano la roccia.
Kioko!
Ansimò il falco nella sua testa. Soffriva, soffriva anche lui. C'era qualcosa che gli corrompeva entrambi, che li bruciava dall'interno. Kioko riuscì a spostare lo sguardo sul braccio in fiamme. Un segno nero pulsava dove il dolore era più intenso.
Il sennin delle serpi si chinò sulla ragazza troppo stravolta dal dolore per accorgersene. La osservò colpito dalla forza di quella ... Donna. Le donne sono esseri inferiori, sfruttabili, malleabili. Non era così stupido da pensare che l'essere umano sarebbe potuto andare avanti molto a lungo senza di loro, certo, era uno scienziato e doveva riconoscere la loro utilità ... Riproduttiva ...
Stalle lontano!
Un'ondata argentea traspirò dalla pelle della ragazza facendolo atterrare sul didietro. Nelle sue retine era andata ad imprimersi l'immagine demoniaca di un falco.
-V-via ...-  La sua voce era sottile e strozzata. Il falco l'aveva protetta? Che scemenza, era autodifesa, si stava proteggendo da solo.
-I tuoi amici, probabilmente saranno già morti, tanto per informarti.  Sei sola. - Una mano le accarezzò il capo con inaspettata gentilezza. Sollevò il volto verso di lui. Vi trovò lo sguardo stranito di prima. Confuso. Non sembrava appartenergli quell'espressione contraddetta. Un'altra fitta di dolore la fece rannicchiare. Lo sentì alzarsi e allontanarsi.
-Potresti ricevere un grande potere ... Non dirmi che non hai almeno ... Un obbiettivo?-
La sua presenza. Non c'era più. Se n'era andato. Era sola.
 
Doveva tornare indietro. Il sennin delle serpi ... Probabilmente volevano lei fin dall'inizio! Dannazione!
 
Kakashi, Rin, perfino quell'oca di Yuago. Qualcuno! Il dolore non lasciava posto ai pensieri. Aveva perso i sensi ma non ne era sicura perché il dolore la tormentava pure adesso che non sentiva più il terreno sotto di se. Le pareva di essere chiusa in un limbo. Le spire di un serpente. Si sentiva ardere di febbre. Ed era sola. E se fossero morti?
I suoi occhi si spalancarono a quel pensiero, le pupille si restrinsero nelle iridi che cambiavano ad ogni spasmo. Giallo, carbone, giallo, carbone.
No, non potevano essere morti!
 
Sentiva le sue stesse dita contrarsi attorno al braccio mentre le unghie le ferivano la pelle bagnata di acqua e sudore.
 
-Rin! Rin mi senti?-
La ragazza batté più volte le palpebre fino a quando gli occhioni castani non si schiarirono.
-K-Kakashi?- Constatando che il volto del jonin si trovava a pochi centimetri dal suo e che la sorreggeva per le spalle schiacciandola contro l'albero lì dietro la ragazza non poté fare altro che arrossire. -Ce la fai? Stai bene?- Disse lasciandola andare e continuando a guardarla negli occhi. Lei annuì. Poi il suo sguardo si spostò sulla catasta di corpi alle sue spalle. Deglutì ... Kakashi cosa ... ?- Il ringhio che gli increspò le labbra sotto la mascherina le bloccò le parole in gola.
-Ce la fai a rimettere in sesto gli altri mentre arrivano i rinforzi?- Lei annuì con più vigore sbiancando leggermente. -Ti spiego dopo- Disse lui dopo aver seguito il suo sguardo. Fu allora che Rin si accorse dell'occhio rosso che la stava fissando. Solo che ormai era così abituata a fissare solo la parte destra del volto di Kakashi che non ci aveva fatto caso. Il ragazzo si sollevò facendo leva contro la corteccia dell'albero. Lei non osò fiatare mentre il ragazzo si allontanava di corsa. Sapeva che Kakashi aveva usato per la terza volta di seguito il chidori. In più lo sharingan. Se non fosse morto ... Se non fosse morto avrebbe ringraziato il cielo dal più profondo del suo cuore. E forse anche Kioko. Doveva invitarla a cena ... Pensò mentre si accingeva a richiamare il chakra nei palmi e a ricacciare indietro lacrime fin troppo pungenti.
 
-Kioko!- Cornacchia! Sei viva vero? Stai bene vero?!
Il volto della ragazza si sollevò dall'acqua mentre un gemito le sfuggiva dalle labbra. Si stringeva convulsamente il braccio sinistro.
-Kakashi ... - Si sollevò dolorante sulle ginocchia il ragazzo le si fece incontro perdendo l'equilibrio e riacquistandolo quando lei gli cinse la vita con le braccia stringendolo. -Lo sapevo che non eri morto ... - Mormorò. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. Troppo presto. Fu un secondo e la falchessa lo tirò giù con se sul pavimento roccioso e annegato d'acqua piovana. -Kioko?- La ragazza urlava e si dimenava. Si accorse che le vene del braccio che pareva farle così male erano gonfie all'inverosimile e sporgevano minacciose dal braccio. Lei cercò la sua mano stringendogliela fino quasi a spezzargli le ossa e l'unica cosa che gli venne in mente di fare fu abbracciarla stretta, soffocare i suoi urli conto la propria spalla in cui lei affondò i denti accuminati. Fu in quell'istante che Kakashi si rese conto del suo stato. Quando la testa cominciò a girargli ed il petto ad essere oppresso da un macigno mentre il suo corpo sembrava rispondergli con uno stacco di alcuni secondi. Troppo spazio tra pensiero ed azione. Doveva muoversi. Con sforzo fece scivolare un braccio sotto le gambe della ragazza mentre l'altro si stringeva attorno alla sua schiena che continuava ad inarcarsi a ritmo con gli urli ed i battiti accelerati. Cosa le aveva fatto? Ebbe seri problemi con le ali che continuavano a scivolarle di lato dalla schiena, le piume morbide di quegli arti chilometrici che a nessuno era permesso toccare gli solleticavano il viso. Gli lacerò la tuta sul petto con gli artigli, e il suo scalciare e scuotere il capo non gli rendevano certo più semplice il procedere per il bosco, incespicava nelle radici ed era in grave stato di trance. Chissà cosa sarebbe successo se la squadra di soccorso,attirata dalle urla disperate della ragazza non li avesse rintracciati? Probabilmente sarebbero morti entrambi, o solo Kakashi.
Il braccio bruciava.
Cos'è quella roba sul braccio?
Non lo so non sembra una ferita ...
Che sia una nuova tecnica?
 
 LA testa pulsava, ma non faceva poi così male come il resto del corpo.
 
Che ne è stato degli altri ragazzi?
Sì stanno tutti bene ...
E quel membro dell'ANBU? Il figlio di Zanna Bianca?
Shhhht! Lo sai che non devi pronunciare quel nome ... e poi di lui non si sa ancora niente però dovrebbe riprendersi abbastanza in fretta ...
 
Le lenzuola. L'odore intenso d'ospedale che in quegli anni l'aveva accompagnata fin troppo spesso. Secondo piano stanza dodici. Casa dolce casa.
Ehi! Fammi entrare! Sono un medico IO!
Eh? Ma tu non sei quella mocciosetta del Team Kakashi?
Sì e sono un medico migliore della metà di voi, scansatevi grazie! Quella è una mia amica!
 
Oddio, Rin no!
Eppure un sorriso le illuminò il dolore. Probabilmente avrebbe parlato a raffica ...
 
Oh! Kioko! DEvi raccontarmi tutto! E prima che tu lo chieda, Kakashi sta bene! ME ne sono occupata io! Anche se non potrà muovere il braccio per un po' quella spalla gli darà seri problemi in futuro ... E' un idiota, appena puoi ricordaglielo! Se si facesse ammazzare anche lui io ... Io ...
 
Rin, perché dove vai, vai devi piangere me lo spieghi?
Socchiuse gli occhi incontrando il volto umido e arrossato della ragazza. Che le sorrise vedendola finalmente presente.
- Buon compleanno Kioko- Singhiozzò. La falchessa roteò gli occhi. bellissimo momento per ricordarmi che oggi è il mio sedicesimo compleanno, grazie tante!-
-Vedo che stai meglio ... -Commentò Rin asciugandosi le lacrime.
-E comunque il tuo compleanno è stato tre giorni fa!-
Una voce sbottò dalla soglia.
Kioko voltò lentamente la testa verso il ragazzo dalla capigliatura argentea e delicata che ricadeva sul viso fasciato dalla mascherina e dalle bende che gli cingevano l'occhio di Obito ...
"Se si facesse ammazzare anche lui " Oh ...
-Sei un idiota Kakashi - disse lei mortalmente seria scatenando l'ilarità di Rin che prese a ridacchiare istericamente.
 
 
 
 
 
 
 
 

-Lo ribadisco per l'ennesima volta, quello è il mio letto-
Kioko si lasciò cadere sul materasso stropicciando le lenzuola.  Era pallidissima e il top nero come i capelli e i pantaloncini  non contribuivano a darle un bell'aspetto. Per non parlare del segno nero e contornato di viola simile ad un succhiotto che le permeava sul braccio come una brutta infezione.
-Sono ancora convalescente!- Ghignò stanca afferrando il cuscino e stringendolo fra braccia e ginocchia.
-Sono io quello che ha rischiato di morire!- Disse il ragazzo accomodandosi sulla poltrona che tre anni prima lei stessa aveva occupato facendo irruzione in casa sua.
-Giusto!- Esordì Kioko allungando una mano nella sua direzione. Il ragazzo la guardò stranito, lei gli afferrò un polso e lo tirò con lei sul materasso per poi accomodarsi meglio. Lui si mosse a disagio sgranando gli occhi mentre la ragazza sfruttava il suo corpo come un secondo materasso. -Kioko .. Io ...-
-Fermo- Gli intimò mostrando appena i denti, ma con già gli occhi chiusi. -Ho trovato una posizione comodissima- annunciò premendo meglio la testa sotto il suo collo. Afferrò nuovamente un suo polso e guidò la sua mano attorno al simbolo nero e bollente. Poi gongolò soddisfatta. -Hai le mani fredde! E così non brucia!-KAkashi sollevò l'occhio al cielo -Sfruttatrice- mormorò sconfitto. -Già, la vita è uno schifo-
-Essere uomini e uno schifo, per questo è meglio essere dei gufi!-
-Io non sono un gufo!- Si lamentò lei colpendogli uno stinco con un calcio.
-Cornacchia, piccione, gufo, in fondo l'idea è quella-
-Io SONO un falco!- Ringhiò.
-Scusa cocorita-
LE scompigliò i capelli con una mano e lei arricciò il nasino affilato si sistemò meglio ma con una mossa disattenta qualcosa tintinnò.
-Ah- Fece lei accorgendosi di avere ancora il nastrino assicurato attorno alla caviglia. Male.
-Mh?- Kakashi aprì l'occhio.
Allora lei prese fiato. Non si dica mai che gli Uchiha sono timidi!
-E' il campanellino che regalasti a quella ragazza al ballo tre anni fa, ero io! Sorpresa!- Ghignò spalancando le dita delle mani ad imitazione di un botto d'artificio. Lui la fissò annoiato.
-Dormi Kioko- Mugolò sistemando la testa sul guanciale. La ragazza rimase interdetta. -La cosa non ti causa nessuno choc? -
Kakashi ridacchiò. -Secondo te io sono uno che va a regalare campanellini a gente che non conosce? Kioko, ti facevo più intelligente.-
LA ragazza fissò il vuoto.
-Ah-
-Dormi Kioko-
quindi tu lo sapevi già?-
-Dormi-
-Rispondi-
-...-
Kakashi?!?-
-Giuro che se non chiudi quella bocca ti soffoco con il cuscino.-
-...-
Silenzio.
Respiri regolari.
-Quindi lo sapevi ...-
Sospiro.
-Sì, Dormi-

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Brandelli di quotidiana pazienza ***


27 - BRANDELLI DI QUOTIDIANA PAZIENZA.


Strano ma vero.
C'è una donna, ed ho scoperto di non sentirmi a mio agio senza di lei.
E' indisciplinata ed in questi giorni non si capisce cosa le passi per la testa.
Non pensa a nessuno. Si caccia sempre nei guai perché non le importa di morire. Semplicemente il suo essere egoista non pensa a come soffriranno le persone che le sopravvivranno.
Ha la pressione bassa, la mattina quando qualcuno la sveglia ringhia e si rinfila sotto le coperte. Ad insistere rischi di rimetterci un braccio.
Quindi preparare la colazione tocca a me.
Con lei in casa la mattina sono obbligatori i pomodori, il ramen, la carne, niente dolci.
Quando finalmente riesce ad alzarsi si trascina a tavola tirandosi dietro lenzuola e cuscino.
Si lascia cadere sulla sedia e si riaddormenta sul tavolo.
Sembra riprendersi immediatamente appena uscita dal bagno. La sua espressione impassibile si incrina solamente di scherno.
Una volta del tutto attiva comincerà a saltare per la casa mostrando la sua impazienza e quanto ti ritiene lento ed impreparato. Ti afferrerà per il colletto della tuta trascinandoti fuori con la stessa forza di un tir.
Questa donna è la persona più odiosa che vi auguro di non incontrare mai.
Potreste pentirvi seriamente di averla contraddetta.
Vi farà saltare fino all'ultimo nervo.
Vi romperà fino all' ultimo osso.
Per non parlare di cosa potrei farvi io se sapessi che l'avete anche soltanto avvicinata ...
Eh sì, ci vuole pazienza, tanta pazienza.
 
Kakashi si alza dalla poltrona stiracchiandosi.
Dopo quella volta non l'ha più trascinato nel letto.
Getta un occhiata al materasso.
Si aspetta di trovarvi, accucciata, la corvina falchessa.
Il materasso è vuoto e freddo. La finestra spalancata.
 
Strano ma vero.
Tra tutte le persone di Konoha mi sono irrimediabilmente affezionata ad un teme.
Da quando avevo tredici anni.
La cosa buffa e che ho sempre pensato che il mio ragazzo sarebbe stato più forte di me, più grande di me e che mi avrebbe protetta.
Non è più forte di me.
Nessuno potrebbe esserlo.
Forse una forza portante sì. Anzi sicuramente, ma io non ho in programma di mettermi contro nessuna di quelle. Almeno per ora.
E' più piccolo di me di un anno e mezzo. Io ne ho sedici e lui tra poco ne compierà quindici.
Ed infine non può proteggermi. Perché per proteggermi dovrebbe uccidermi. Qui si torna al primo punto. Non è abbastanza forte. Certamente, se volesse davvero mi potrebbe fare molto, molto male. PErò in ogni caso io prevarrei. Ho il doppio del suo chakra e sono molto meglio equipaggiata ...
La cosa che mi fa riflettere e che penso spesso a lui come un nemico. Studio i suoi movimenti, imparo le sue tecniche assorbendole con lo sharingan. Come se prevedessi uno scontro.
Balle, non ho nessuna intenzione di lottare contro di lui. Non dopo le plateali disfatte delle prime due volte. Disfatte per lui, ovviamente.
Il ragazzo si sveglia sempre molto prima di me. Lo vedo stiracchiarsi con un occhio socchiuso. Se solo osasse alzare la tapparella lo ucciderei. Si alza e non evita mai, e ripeto, mai, lo spigolo del mobile. Soffoca un gemito anche se più di recente non ci fa più caso limitandosi a massaggiarsi la milza trafitta. Lo sento entrare in bagno poi andare in cucina. Quando il rumore tipico di chi prepara la colazione si interrompe decido di fare la mia entrata in scena. Troppo svogliata per liberarmi delle lenzuola mi alzo ancora ingarbugliata in esse estirpandole dal letto e stringendo il cuscino tra le braccia.
Non dico una parola quando arrivo in cucina nonostante lui mi fissi vagamente infastidito e mi dia un buongiorno irritato. Mi limito ad appoggiare il cuscino sul tavolo e a rimettermi a dormire. Quando mi dà le spalle spalanco gli occhi e lo osservo o affettare i pomodori, o pulire il ripiano della cucina, o andare nell'altra stanza a rifare il letto aspettando che gli restituisca le coperte.
Dopotutto io so perché Minato mi ha rinchiusa in questa casa troppo piccola con un ragazzo apatico ed alquanto irritabile.
Perché, semplicemente, si stava deprimendo. La casa era buia. Era perfettamente in ordine e gelida. Sembrava una prigione e la prima ed ultima volta che c'ero entrata mi aveva davvero fatto una brutta impressione. Ora l'odore delle lacrime se n'è andato dai muri. C'è vita. Soprattutto perché io stresso così tanto quel ragazzo che non potrebbe di certo sprecare tempo a piangersi addosso. Ci vuole pazienza con me, tanta pazienza.
 
Seduta sul tronco di un albero Kioko esamina il segno nero che ha sul braccio. Niente più di tre simboletti disposti a triangolo. Eppure ...
"Sharingan!"
Il fiato le si spezza in gola mentre le lacrimano gli occhi. La mano che stringe il braccio.
Dovresti smetterla ...
Dovresti tacere!
"Sharingan!"
Il grido del falco seguì il suo ancora ed ancora.
 
 
Strano ma vero.
C'è la persona a cui voglio più bene al mondo che vive insieme al ragazzo di cui sono innamorata.
Perfetto.
Che poi se avessero ancora dodici, tredici anni, sarei ansiosa sì, ma non mi farei certo tanti problemi, già il fatto che mi vengano a prendere tutte le mattine è una buona cosa. Però se dovessero smettere? Se si accorgessero di quello che io ho notato da tempo e che, forse per puro egoismo, ho sempre omesso?
Non sarebbe come darsi la zappa sui piedi se andassi a spifferare prima all'uno e poi all'altro quello che so su ciascuno dei due?
Tipo che Kioko la mattina fa finta di dormire sul tavolo per poter osservare Kakashi.
Semplicemente perché le piace osservarlo. Lei presumo se ne sia accorta e anche lui, nonostante certe volte sia così idiota che mi viene quasi da dubitarne. Però spesso Kioko si incanta. Con gli occhi fissi sulla sua schiena.
Oppure so che Kioko è irritabile ogni volta che il nostro compagno viene mandato in missione senza di noi, e se lui viene ferito ed io non sono nei paraggi le viene quasi un attacco cardiaco, anche se certo non lo ammetterà mai.
Kioko si fida solo delle mie cure mediche. Dopotutto sono la migliore. Il fatto è che sono gelosa. Gelosa da morire. Però so che se mi avvicino troppo, anche se Kioko non farà nulla per fermarmi, qualcosa in questo equilibrio disturbato si romperà.
Lo stesso vale per Kakashi.
Kakashi il quale pensa che Kioko sia una ragazza egoista ed eccessivamente orgogliosa ed in fondo ha pure ragione.
Lui che la mattina cucina e non immagina nemmeno lontanamente perché minato gli abbia affibbiato quella seccatura, o forse lo sa, ma non lo dà a vedere. Non sai mai cosa pensa Kakashi, mentre Kioko è molto facile da leggere. Tranne quando recita. Kioko recita molto bene. Se si mettesse in testa di ingannarci tutti ci riuscirebbe alla rande.
Al contrario, se qualcuno dovesse tentare d'ingannare lei probabilmente finirebbe come concime.
Sempre che riesca ad avvicinarsi abbastanza, è ovvio. Dopotutto Kakashi fulmina chiunque anche solo la sfiori con un'occhiata, e di questo, sono certa, non è consapevole. E nemmeno lei se ne accorge!
Comunque ci vuole solo pazienza. Tanta pazienza. Non mi farò battere da un elite Uchiha, perché ci sono anche io. E come ho detto devo solo essere paziente. Prima o poi la scavalcherò.
 
Rin e tranquillamente seduta sul divano a sgranocchiare cioccolata mentre fa zapping. Kioko non è ancora passata a chiamarla, che strano ...
Un brivido le attraversa la schiena.
Che sia arrivato giusto il momento che tanto temeva? E' forse stata esclusa?
Un ombra oscurò per diversi secondi la porta a vetri. Poi qualcuno bussa e lei fa un bel respiro, si tranquillizza e con uno dei suoi migliori sorrisi va ad aprire.
- Buongiorno- Sorride Kakashi.
-Salve!- Esclama pimpante la ragazza con gli occhi che brillano. Kioko? Kioko non c'è?
Piega leggermente di lato la testa. -Dov'è Kioko?-
Il ragazzo contrae le labbra sotto la mascherina, probabilmente si sta mordendo quello inferiore. Il suo occhio sembra confuso. Poi scuote la testa sconfitto.
-Non ne ho la più pallida idea. Eri la mia ultima possibilità-
-Non è nemmeno sul suo albero?- Domanda d'impulso Rin. Quella è la sua migliore amica! Non può sparire così! Non può permetterglielo!
Prende il cappotto e lo infila di corsa sbattendosi la porta alle spalle mentre Kakashi la osserva perplesso.
-Il suo ... Albero?-
Rin inarca un sopracciglio. Poi ricorda. No, lui non conosceva l'albero di Kioko. Lui non era andato personalmente a tirarla giù di lì.Lui era all'esame jonin. A conoscere quell'albero erano solo lei, Minato e Obito ... Calcolando che il secondo era impegnato in faccende familiari ed il terzo ... La ragazza ingoiò il groppo che le aveva stretto la gola.
Il terzo era morto.
Calcolando questo, lei era l'unica a conoscere il "nido della falchessa".
Rin annuì energicamente cominciando a correre e saltando di tetto in tetto.
Qualcosa. Un brutto presentimento.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Pausa.Il tempo del serpente. Play ***


28- PAUSA. IL TEMPO DEL SERPENTE. PLAY.


Ripensandoci non seppe mai esattamente come si ritrovò in quella situazione.
Sembrava la pellicola di un film dalle diapositive seppia logorate dal tempo. Il tramonto rendeva tutto del colore del vomito di gatto ... Ammesso che il gatto in questione avesse mangiato solo salmone per più di una settimana.
C'era un fiume. Sì lo stesso fiume. Quello con l'acqua gelida dove Kioko e Rin avevano instaurato quell'amicizia che chiunque avrebbe definito oltremodo speciale. Non lo davano a vedere ma ognuna sapeva cosa pensava l'altra. Il fatto che ignorassero da un po' questo tipo di legame avrebbe dovuto far riflettere molto Kakashi che però si ritrovava a sguazzare nella pozza poco profonda che era la sua conoscenza del pensiero femminile.
Ritornando a noi.
Kioko non era sicura di come fosse finita lì.
C'era un fiume.
Un tetto folto di foglie verdi e rami che solitamente lasciavano gocciolare il sole all'interno della loro rassicurante cupola che in quel momento non era affatto rassicurante e dalla quale l'unica cosa che gocciolava era il stomachevole color rosa arancio che non brillava affatto.
Ricordava una nebbia opaca e troppo luminosa. Tanto da ferire gli occhi e fermare il tempo rendendo tutto ovattato.
Stava in piedi sulle assi salde arancio scuro di quel ponte dall'intelaiatura arrugginita e scabra come le scaglie di drago. Da una parte,alla sua destra,a est rispetto alla sua posizione, dove cominciava il sentiero che portava a Konoha, c'erano Rin e Kakashi. Affannati e con la testa incassata nelle spalle.
Dall'altra un uomo mortalmente pallido dalla chioma pece e dallo sguardo che si poteva ben denominare appartenente alla categoria delle molestie sessuali.  Si leccò le labbra. La tinta delicata del tramonto a imperlargli uno zigomo alto facendo sembrare la sua pelle porcellana. Il fisico da modello anoressico, ed una mano tesa verso di lei.
In piedi al centro di questo ponte. Venti assi a destra venti meno una marcia che avrebbe dovuto saltare, a sinistra. Non era proprio al centro se si contavano i passi ...
Una mano aperta sotto il suo stesso naso. Ne fissava il contenuto con un misto di curiosità e attrazione. Un paio di pillole.
Qualcuno probabilmente ha premuto il tasto play, però si è dimenticato di togliere la modalità rallentatore. Perché lentamente sul volto di Kioko si forma uno squarcio che ricorda vagamente un sorriso, la mano si alza, la testa va all'indietro. Lei ingoia.
 
Circa venti minuti prima

-Quel marchio è ancora dannatamente imperfetto.-
L'uomo si mordicchia l'unghia del pollice convulsamente. Fissa assorto il terreno a qualche metro di distanza dai suoi piedi e dal ramo su cui si trova.
La ragazza lì accanto ansima con la schiena scorticata dalla corteccia ed il corpo sudato ed appiccicoso. Una mano sul braccio.
-Non dovresti usare lo sharingan, ti consuma il chakra, lo brucia ad una velocità che potrebbe ucciderti ... Però sei così testarda da continuare a farti male da sola ... Ah, no, forse sei solo puramente masochista.-
Le ultime parole erano decisamente aspre.
- Avevo solo bisogno di capire perché mi facesse male- Rotea gli occhi al cielo - Grazie di avermi illuminato sua viscidità!-
L'uomo sposta lo sguardo su di lei. Non muove la testa,  ma solo quegli iridi ambrati, in questo momento così deliziosamente crucciati che ...
-Allora, stronzo, me lo estirpi questo affare o devo asportarlo a fil di lama?- Estrae un kunai. L'uomo pare ghignare, la mano molla automaticamente la presa, l'arma cade al suolo attutita dall'erba. LA ragazza si rannicchia più stretta.
-Non ti conviene ribellarti a me Uchiha ... Comunque non era mia intenzione morderti ... -
-Ah-ah, non mi dirai che ti dispiace?- Ridacchia ironica nonostante gli spasmi.
Lui fa fluttuare i capelli nella perfetta imitazione della pubblicità  di uno shampoo costoso di cui non ricordava il nome, ma che produceva un sofisticato "swishhhhhhh" all'ondeggiare della chioma della modella.
-No, affatto- Stavolta si gira verso di lei. -Diciamo che è un'evoluzione interessante.- Ghigna. Stavolta c'è qualcosa di assolutamente sadico in quella piega, nulla a che fare con i suoi sorrisetti strafottenti. Qui siamo un gradino sopra al disgusto ed uno sotto la pedofilia. Bleah.
Però è affascinante ...
 
NO!
 
E' una viscida e schifosa serpe in sembianze umane, nella sua vita precedente probabilmente era un lombrico ed ora è salito di mezzo gradino nella scala evolutiva ...
 
-Ti vedo pensierosa ... Cos' è che frulla in quel tuo cervellino menomato di ragazza?-
I suoi capelli color notte formano una grotta scura attorno alla sua fronte. I loro nasi si sfiorano, le ciglia incredibilmente lunghe di quell'essere accarezzano le sue. Se ora tirasse fuori la lingua e la leccasse probabilmente farebbe davvero una brutta fine.
-PEnsavo a cosa potesse essere stato in una vita passata ... -
L'uomo ghigna. Sente il suo alito. Sulle labbra. Contro ogni aspettativa non ha un cattivo odore. No è marcio e non riporta l'odore dei cadaveri come si immaginava. Sa di bacche. Di saliva, sa di umano, così umano che la cosa quasi la sorprende.
- E a che conclusione sei giunta?-
- Mhà, non saprei proprio, lombrico-sama -
Un sopracciglio curato (?) cala sull'occhio circondato da uno spesso contorno viola. (ma chi è questo, una drag queen???) E poi scoppia a ridere sguaiatamente.
"Ora me ne vado alla chetichella" Fu la prima cosa che la ragazza pensò prima di essere stroncata da dolore e rimanere appesa al ramo come un tappeto persiano nemmeno tanto pregiato.
- Che ragazzina sfacciata.- Con la punta di un sandalo la rivoltò a pancia all'aria pestando poi la suddetta pancia e tanto di addominali con il suo dolce peso caricato sul tallone. -PErò voglio comunque farti una proposta. Se vuoi che la trasformazione sia completa, ed acquistare poteri superiori ad ogni immaginazione devi assumere due pillole ... E seguirmi ... In modo che io possa occuparmi del processo di trasformazione-
Kioko fischiò. -Con poteri superiori intendi superman o wondergirl? Perché sì, mi farebbe davvero comodo! Però io so già volare ... Aec. Peccato ... Eh già, ho anche una forza sovrannaturale! E la vista a raggi X? Dai vedo al buio e molto più lontano di te e questo non è male ... Cosa mi manca? L'invulnerabilità? Armatura di piume d'amianto e corazzata con tanto di demone falco ... Eh sì, mi servono proprio dei poteri sovrumani ...-
-Voi Uchiha solitamente non siete famosi per il vostro silenzio?-
-Eh per ignorare il fatto che mi state invadendo le budella con quel piede da fatina, stronzo-
-Da stronzo a lombrico e poi di nuovo a stronzo?- Il peso aumenta, sbaglio o quello schiocco era una costola?
Argh! Sì era una costola ...
-Vuoi restare al tuo posto?-
Sorriso angelico -No-
Sì, questa volta era decisamente una costola.
Sì, anche un braccio forse ... Bhè, venire calciata giù da un albero non è il non plus ultra di nessuno, soprattutto se poi ti si accovaccia addosso, sì, intendo proprio addosso nel senso a cavalcioni, una gamba da una parte ed una dall'altra, le mani sulle ginocchia e lo sguardo basso su di lei niente popò di meno che quella serpe nonché lombrico stronzo di un orosaiwa. Ora Kioko stava letteralmente sclerando.
Non lo voleva vicino. Le faceva schifo e la attraeva allo stesso tempo. Voleva vomitargli in faccia un nugolo di insulti e non solo quello. Anche colazione pranzo e cena, ma il suo stomaco era tristemente vuoto, massimo poteva sbavare.
-Allora, non hai nessun obbiettivo da raggiungere? Ho saputo che hai lasciato casa, non c'è un motivo?-
"Itachi!" Un ringhio le secca la gola.
Lui ghigna mostrando i denti perfetti dai canini acuminati anche più dei suoi. -Credo di aver centrato il bersaglio. Vendetta? Sete di potere?-
-No, le manchi tutte- E si sorprende della calma nella propria voce. - Io voglio salvare una persona e so per certo che dovrò diventare come minimo un ninja leggendario, ricordato da tutto e da tutti. Così, almeno, mi suggerisce la mia visione - L'ultima frase si spegna in un mormorio mentre abbassa lo sguardo sull'erba verde e rugiadosa su cui spicca la mano gessata dell'uomo. E' bella ed affusolata e le viene voglia di toccarla. Lo farebbe se non fosse una cosa irrimediabilmente stupida.
-Sei davvero interessante Uchiha- LE afferra il mento con prepotenza ed il ribrezzo la riconquista con un mazzo di fiori ed una scatola di cioccolatini. -Visioni?-
Ah già, si erano fatte più frequenti in questi tre anni. Dalle previsioni del superenalotto allo sterminio del suo clan. In più c'erano le sensazioni. Un moto d'urgenza che la spingeva ad essere la più forte in assoluto. Qualcosa che la spingeva ad abbandonare Konoha, causa un imminente disastro. Se per diventare più forte doveva abbandonare il villaggio e la prima occasione capitatale era Orochimaru il fantasmagorico quanto ributtante  sennin leggendario delle serpi, perché non cogliere la palla al balzo?
- Quali sono le pillole?-
Una risata davvero inquietante.
 
Venti minuti dopo. Pausa.
 
Avete capito no?
Le ha appioppato le pillole e prima che potesse ingoiarle sono arrivati scemo e più scema convinti che la loro amica fosse solo andata a covare le uova al nido.
Ed è partito l'inseguimento.
E mentre lei attraversava il ponte i due si sono fermati e le hanno chiesto perché.
Cosa stava facendo e quale era lo scopo.
Lei sapeva tutto delle loro vite e loro non conoscevano nemmeno il motivo per cui si trovava a Konoha e non nel suo clan, con il fratellino adorato dove era giusto che fosse, con Itachi che le si avvinghiava alla gamba ed il papà che li guardava storto e comunque non diceva niente.
Comunque che senso avrebbe avuto rispondere?
Era più facile tacere.
Chiudere il sipario.
Indossare la maschera.
Aprire il sipario.
Recitare.
E stavolta essere davvero ...
Cattiva ...
 
Play

La ragazza ingoia le pillole.
La ragazza cade a terra con un tonfo e c'è un momento di breve silenzio prima dell'urlo che strappa il cielo.
Prima che tre figure convergano alla stessa velocità verso di lei.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Questo mondo non è fatto per le principesse ***


29 -  QUESTO MONDO NON E’ FATTO PER LE PRINCIPESSE

 
Questo mondo non è fatto per le principesse.
Le creature fragili ed efebiche si spezzano al soffiare della bora.
La gente non le riconoscerebbe come tali. Perché riconoscere una principessa è difficile. Si può presentare come una delicata fanciulla di biancovestita e dalla bionda chioma.
Così come può apparire sotto la veste di una zingara che balla a lato della strada.
La tua vicina di casa, quella con le occhiaie e qualche chilo di troppo potrebbe essere una principessa.
Oppure la ragazza dai capelli cioccolato che poggia la testa sulla tua spalla sciogliendosi in lacrime ed impiastrandosi la faccia di muco. Gli occhi gonfi e le labbra secche e tremanti, così piene di spacchi da sanguinare.
Ne sei sempre più convinto. Il mondo, così com’è, non è fatto per le principesse.
 
 
Non sarà mai una principessa.
Incespica, inciampa, cade.  Con le lacrime agli occhi si stringe il braccio mentre sfiata ed una pioggia di sangue cola dalle sue labbra. Lava incandescente sulla pelle fredda.
Le principesse sono piccole e fragili. Piangono sempre.
Le lacrime non sgorgano, inumidiscono le ciglia, si seccano e si sedimentano in fondo allo stomaco.  Un pianto in più da versare quando tutto sarà finito. In questo momento non può essere una principessa.
Non sa perché sta pensando alle favole. Forse perché è in un bosco ferita e senza forze.
Forse perché nel bosco l’aspetta il lupo. Le principesse devono scappare dal lupo. Non devono correre nella foresta. Una cosa in comune con i falchi.
Un falco non si getterebbe mai tra le fauci del lupo.
(Serpente)
 
 
Piega delicatamente di lato la testa lasciando che una morbida ciocca pronunci il disegno pallido del suo zigomo alto. Le labbra si tendono in una smorfia che dovrebbe assoggettare la gente. Un sorriso di benvenuto. Almeno così sarebbe da interpretare secondo l’uomo che con una spalla si puntellava contro il tronco marcio e coperto di muschio (come il suo odore). Secondo l’ingenua (sicuro?) fanciulla che stava arrancando in quella direzione la piega tirata sul suo volto era un po’ come il ghigno sadico del macellaio pazzo. (sei sulla buona strada).
Le iridi si assottigliano mettendola a fuoco quando gli è davanti. Alza il mento e stringe le labbra. Anche i suoi occhi brillano d’oro. Un falco ed un serpente. Chi poteva immaginarlo? (i falchi mangiano i serpenti)
 
-Potevi evitare di chiudermi in una scatola ed abbandonarmi in un buco umido-
Il ghigno si allarga, le pupille tremano, un esitazione appena percettibile.
-Lo richiedeva la trasformazione-
-Quanti sono morti?-
Stavolta le pupille si dilatano. La lingua saetta ad inumidire le labbra cadaveriche.
-Non avevo dubbi sulla tua sopravvivenza- Ah, è chiaro, sibila solo quando è arrabbiato o particolarmente attratto da qualcosa.
Comunque ha glissato la domanda.
-Quanti ci hanno lasciato la pelle, stronzo?!- Il suo piede scatta verso i suoi stinchi. Si sente piena di forza nonostante il dolore tremendo. Forse è una contraddizione.  (no, no, che non lo è mia cara)
-Modera i termini mocciosa- Il sorriso si pietrifica le sue mani fredde le stringono le spalle il segno maledetto brucia un urlo le scortica la gola.
 
No, assolutamente non può essere una principessa.
 
Tutto questo è solo per te Itachi. Tutto questo è solo per te fratellino. Sappi che se finisce tutto bene te le farò scontare tutte!
-Mia sorella è una principessa!-
 
Orochimaru se la carica in spalla come un sacco di patate. –Cosa vuoi fare eh?!? Cosa vuoi fare?! Cosa … COSA?!?- Continua a scalciare e a sferrargli pugni sulla schiena mentre il sigillo sul suo braccio si espande e un complicato disegno nero si attorciglia sulla sua pelle olivastra. Ricorda i rovi delle rose che si intrecciano e si attorcigliano sulle spalle e sul collo, sul ventre nudo, sulle tempie, sulle caviglie e all’interno dei gomiti si possono scorgere distintamente i contorni ben delineati di rose e boccioli dai petali neri. (è il rosso il tuo colore)
-Lasciami! So camminare!- L’uomo la scruta con la coda dell’occhio. Serio, senza il ghigno perverso a deformargli il viso delicatamente effemminato. Saranno i capelli lunghi o la pelle liscia. Forse gli occhi allungati. E poi il trucco fa miracoli. Ne avrà quasi due chili in volto.
Con cautela la rimette a terra. La ragazza ha il broncio. Quella smorfia graziosa che arriccia le labbra delle bimbe boccolute e fa gonfiare le guancie a palloncino. Sul viso di Kioko quell’espressione fa tutt’un altro effetto. I suoi occhi d’oro sono contornati da una sclera nera quando si volta a fulminare il nuovo sensei.
-Solo perché ho deciso di seguirti non vuol dire che puoi fare di me ciò che vuoi-
(non dovresti esserne così convinta)
Stavolta Ororchimaru mostra i denti in un sorriso sardonico. Si inchina con reverenza mentre i capelli lisci sfiorano il terreno. Ogni suo poro da rettile trasuda un sarcasmo tanto pesante da insozzare l’aria rendendola irrespirabile.
-Come ordina, mia principessa-
Questo mondo non è fatto per me.
 
No, quella era una verità inespugnabile, inattaccabile, più salda delle fondamenta del palazzo degli hokage.
 
Minato passò una mano fra i capelli biondi, il gesto che seguì fu un pugno contro la parete. Si porta le nocche scorticate alle labbra lappando via il sangue come un cucciolo ferito. Ferito nell’orgoglio. Si era fidato di lei. E il maestro Sarutobi si era fidato di lui. Così anche Jiraiya ed il villaggio della foglia.
Li aveva traditi tutti dannazione.
Non avrebbe dovuto lasciare che quella ragazza restasse, era stata solo fonte di guai e di dolore.
E Kakashi e Rin? Per loro non era già troppo aver perso Obito?
No. La rabbia era troppa persino per urlare.
 
 
Quella era una verità che nessuno avrebbe osato contraddire.
 
 
Rin piangeva sulla sua spalla ed ogni singhiozzo era un replay della loro sconfitta.
Le ferite facevano male.
Non quanto la frustrazione.
Kioko. Kioko Uchiha Hayabusa Gin al momento della sua fuga con il sennin delle serpi era stata dichiarata nemico ufficiale di Konoha. Chiunque l’avesse vista era pregato di darsela cortesemente a gambe o, altrettanto cortesemente di abbatterla.
L’unico a cui spettava quel compito però era lui.
Lui e Rin l’avrebbero uccisa …
-Kakashi …- La mano di Rin stringe il suo giubbotto color verde bosco mentre lui abbassa lo sguardo nei suoi occhi castani che sfumano impercettibilmente ad un viola corposo che sa di cannella. –Kioko tornerà al villaggio, non è vero?- Biascica portando una mano lì dove le bende stringono troppo. Non ha cuore ne, probabilmente, coraggio per risponderle che no, Kioko sarà ammazzata il prima possibile. Prova disgusto per il dolore che gli afferra il patto al solo pensiero.
- E saremo di nuovo una squadra vero?- I suoi occhi accalappiarono i suoi. Speranzosi. Riponeva tutta la sua speranza in lui. Si fidava ancora di lei. Si fidava troppo di Kioko. Annuisce flebilmente. Senza convinzione.
-Promettimi che la porterai in dietro!- La sua voce si alza di un’ottava il suo volto si avvicina pericolosamente e vi riconosce la testardaggine e gli occhi di cerbiatto tipici di qualunque ragazza. Tranne Kioko. –Promettimelo Kakashi!- Strilla stavolta e poi tossisce accasciandosi e poggiando la testa sulle sue ginocchia. –Promettimi che non le farai del male. E’ buona, è buonissima Kakashi! Uccidendola ucciderai di nuovo Obito!- Scoppia a piangere di nuovo e sommessamente. E non può fare a meno di stringere i pugni e sollevarle la testa con una mano e fissarla negli occhi.
-Prometto-
Non puoi fare a meno di dirlo.
Pensi che è colpa sua.
Che è stata lei a costringerti e che ora ti toccherà mantenere la promessa.
In fondo però sei sollevato.
Allora Rin esulta e i suoi occhi sorridono e brillano dall’interno, in un modo dolce in cui gli occhi di Kioko non brillavano mai. E le sue labbra si scontrano quasi casualmente con quelle del compagno. Assapora la sua bocca attraverso il tessuto elastico della maschera lasciandolo sbigottito. Poi risistema la schiena sul guanciale e rossa in volto chiude gli occhi.
-Grazie Kakashi –
C’è una verità intangibile ed intoccabile.
Kioko Uchiha è una principessa.
Ed è rinchiusa in una torre con un drago a sorvegliarla.
Ed il principe deve ora andare a salvarla.
Però …
 
-Chi ti dice che io voglia essere salvata?-

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Il falco che striscia ***


30 – IL FALCO CHE STRISCIA

 
La stanza era buia e puzzava di disinfettante anche se al momento non le interessava più di tanto. Appena adocchiò qualcosa di vagamente simile ad una branda vi si lasciò cadere all’indietro spostando il ciuffo che le aveva coperto gli occhi ed incontrando un'altra mano, molto più grande, già pronta a compiere lo stesso gesto. Un brivido le percorse la schiena mentre scacciava la mano dell’uomo con un gesto scortese. Un sibilo venne dalle sue labbra stretta per tutta risposta gli fece la linguaccia.
Ororchimaru sbuffò. Era ridicolo che mostrasse la lingua a lui. Però era un buon elemento per i suoi esperimenti. Davvero molto buono.  Forse anche più di quella mocciosa con i capelli lilla … A proposito, dov’era Anko?
Si guardò in torno distrattamente scoprendola accanto ad una vasca di incubazione che emanava un riflesso verde azzurro inquietante, all’interno un feto pulsante rispondeva a piccoli sussulti al suo continuo battere sul vetro con la mano libera, infatti con l’altra stringeva un pennino ed aveva un blocco di appunti e una boccetta d’inchiostro malamente appoggiati sulle cosce nude. La lingua stretta tra le labbra si intravedeva appena. Gli venne da ridere notando la moltitudine di rotoli sparsi ai suoi piedi ed accatastati dietro lo sgabello sul quale era accoccolata.
-Mmh – I suoi occhi serpentini ne incontrarono uno più luminoso dalla pupilla tonda che seguiva il suo sguardo alla ricerca della fonte di tanta improvvisa ilarità.
Kioko fissava, al di là di quello che doveva essere lo schienale di un divano mezzo sfondato, la ragazzina con i capelli di quel colore singolare. Concentrata sui suoi appunti. Quella bambina aveva fatto sorridere l’uomo serpe. Magari era la sua assistente, azzardò. (magari è la sua cena) Kioko sussultò. C’era qualcosa che non andava. Richiuse l’occhio di falco. Falco … Falco? Hayabusa?! Ha – Hayabusa?!? (Alla buon ora!)
Non lo sentiva … Non lo sentiva! Si alzò di scatto gettando all’aria le coperte (chi era stato a coprirla?) I piedi nudi (si era tolta le scarpe?) si contrassero a contatto con il pavimento bagnato. Il suo respiro agitato. (oh, mi compiaccio che la mia perdita ti provochi un tale choc) Perché non sentiva l’Hayabusa? Chi l’avrebbe tirata fuori dai guai? Chi l’avrebbe consigliata? Chi le avrebbe tenuto compagnia la notte al buio quando i ricordi di Itachi la tormentavano? Chi? (ehi, non sfociare nelle smancerie adesso) Non lo sentiva, non era possibile! (Uffa, ma allora tutti i miei commenti arguti andranno perduti! Ed io chi faccio parlare da sola adesso? Non posso più essere la causa di molteplici figure barbine … )
 
-Cosa mi hai fatto?-
Orochimaru si bloccò sulla soglia. Voltandosi appena per sbirciare tra le ciocche catramate.
-Qualcosa la turba mia signora?-  Si le parole bruciavano sulla lingua mentre la fissava con quell’ironia forzata. Se fosse stata più vicina ne avrebbe piegato le ossa come burro fuso. Però era un Uchiha e, in secondo luogo, doveva presentarla a Pain.
-Non … - forse rivelargli che conversava abitualmente con il falco non era una buona idea. –Non avverto più la presenza del falco. – Strizzò gli occhi incassando la testa tra le spalle e poggiando la fronte alle ginocchia, abbracciò le proprie gambe stringendosi un polso con tanta forza che la pelle divenne fredda ed insensibile.
L’uomo inarcò un sopracciglio. Aveva visto lui stesso l’occhio del falco qualche secondo prima.
-Da quanto è assente?- Domandò, il tono professionale con cui avrebbe parlato ad una rana o ad un altro animale, senza aspettarsi propriamente una risposta e preparandosi a rispondere da sé dopo un veloce autopsia.
Si concentrò. Effettivamente il falco era assente da quando era collassata … Dopo … Dopo le pillole …
-E se il segno maledetto interferisse con le forze portanti?-
A parlare era stata Anko.
La bambina non staccava gli occhi dagli appunti, ma, colta da improvviso silenzio, sollevò la testa sulla stanza buia.  Lo sguardo accigliato del sensei e gli occhioni neri che facevano capolino da dietro lo schienale contornati da una complicata geometria di rovi la puntavano sconcertati. Anko ridacchiò nervosa sfregandosi la nuca.
-Bhè, ecco, pensavo … Uhm … Che magari il sigillo potrebbe interrompere il flusso continuo del chakra demoniaco … Quindi … - Si guardò intorno a disagio, i due erano attenti ed ascoltavano curiosi quel ragnetto dai capelli flou –Potrebbe darsi che tu possa usufruire dei poteri del falco in maniera discontinua o ridotta quando il sigillo è attivato- Concluse calando poi la testa sui suoi appunti. Orochimaru sorrise soddisfatto si avvicinò alla bambina scompigliandole i capelli. Kioko prese un bel respiro e si rilassò. Lei non era una forza portante nel vero senso della parola, però provare non costava niente. Rilassò i muscoli tentando di riassorbire il chakra che ardeva a fior di pelle dandole quella sensazione di dolore e onnipotenza che la gasava più di una sprite agitata. Era il massimo. Assaporava la vittoria ancora prima che le porgessero uno scontro, però la forza del falco le serviva. (sfruttatrice)
Orochimaru ora la fissava nuovamente con interesse. E’ divertente osservare qualcosa che si muove, si contorce nella tua presa. Ciò che è fermo è noioso … Vero? Kioko Uchiha per quanto potente non aveva il controllo necessario a riassorbire il segno maledetto. La ragazza ebbe un singulto simile ad un singhiozzo strozzato e cadde a terra bruciante di febbre.
Orochimaru sbuffò. Tipico! Aveva dato fondo alle riserve di chakra … O più semplicemente era l’ennesimo esperimento fallito e stava rigettando la trasformazione.  Anko aveva ripreso a scarabocchiare freneticamente e mentre lui si avvicinava con pacatezza alla mora stesa a terra la bambina chiese –Questa quanto durerà? Una settimana? Una mese? Un giorno?- senza alzare la testa, con la superficialità di chi ha imparato a dare la morte per scontata e la vita come un gioco. L’uomo si chinò e sollevò la ragazza in braccio. Era pesante più di quanto si aspettasse. Le sue ossa non erano cave, erano spesse e robuste, le ali di conseguenza dovevano esserlo il triplo per sollevare la sua massa e la membrana sotto le piume possedere una resistenza inaudita per non strapparsi con la pressione dell’aria. La riaccomodò sul divano. Coprendola con lo straccio che poco prima le aveva addossato. Nel gesto qualcosa tintinna, un campanellino, e Kioko si agita nel sonno.
 
-Waaaaaaaaaaaaaaa!-
Il ragazzino, silenzioso, pacato, orgoglioso, testardo , ma più di tutto coraggioso, almeno a sua detta, le corse in contro urlando e stringendo la sua gamba con tutta la forza che aveva nelle braccine magre e pallide. LA ragazza per lo spavento lasciò cadere il coltello che si conficcò nel tatami mancando per pochi millimetri l’alluce dei suoi piedi nudi.
-Itachi- Quel tono, calmo ed amorevole, aveva dato fin troppo spesso prova di essere il più evidente segno di pericolo. Eppure il bambino non la lasciò andare. La sorella si accigliò. Pensava fosse più saggio. Tranquillamente si chino e con un gesto veloce estrasse il coltello da cucina dal pavimento voltandosi poi con le mani sui fianchi ed abbassando lo sguardo sullo scricciolo tremante stretto a lei.
-Bhè?-
-C- C’è un serpente!-
Gli angoli della bocca di lei si incurvarono increduli. –E … Allora?-
-Come allora?- Esclamò il bambino mostrandole il musetto imbronciato. –C’è un serpente in camera mia!-
-Sì, ho capito- Disse lei scrollando le spalle ed agitando con foga l’arma impropria che aveva in mano. –Ma quindi?-
-Potrebbe mordermi- Biascicò il bimbetto.
-Potrebbe morderti – Gli fece il verso lei. –Che fai prendi in giro?- Si voltò ignorando il peso morto appiccicato al suo arto e ritornò ad affettare il cavolfiore appena bollito. Era inquietante vedere una come lei, alla sua età, alle prese con la cucina. Era ancora un po’ impacciata, ma le ricette le faceva a modo suo.
Itachi allungò timidamente una mano verso il fiore bianco e morbido che la sorella aveva appena deposto nella scodella accanto finendo immediatamente fulminato da uno sguardo rosso sangue. Sbuffò. Non era giusto usare lo sharingan in casa. Però da bravo bambino quale era non rimproverò la sorella sapendo di rischiare qualcosa in più della vita e non si sforzava neanche di pensare a cosa, perché tanto lei l’avrebbe trovata. –Niente cavolfiori per i bimbi fifoni- Ghignò sadica.
Ora, Itachi non era un bambino sboccato, ma, il fato volle che proprio quel giorno suo cugino Shisui fosse venuto a trovarlo ed il suo linguaggio era sicuramente molto peggiore di quello del cuginetto nonostante l’età quasi pari.
-Stupida- Mugugnò allontanandosi.
-Come?- Attaccare briga con il fratellino di quattro anni non era molto maturo …
-Cosa hai osato dire?- La punta del coltello sprofonda un bel po’ nel tagliere mentre si slaccia il grembiule.
Attaccare briga con il fratellino di quattro anni non era molto maturo, in fondo però mamma e papà non erano a casa.
-Allora?- Il bambino cerca di sfuggire in cortile ma lei gli blocca l’uscita con espressione da invasata.
-I-Io non ho detto niente! N-niente!-
-Io invece ho sentito qualcosa che non dovrebbe mai uscire dalla bocca di un marmocchio codardo e frignone che non sa prendersi le proprie responsabilità … Sai che faccio adesso? Ti chiudo in camera, così rifletterai un po’-
Attaccare briga con il fratellino di quattro anni non era molto maturo, in fondo però mamma e papà non erano a casa. Kioko poi era tutt’altro che matura.
-NO! IN CAMERA C’E’ IL SERPENTE NO!-
Inutile lo aveva già afferrato per la maglietta e caricato di peso in spalla. Cominciò a salire le scale.
-Un gradino per i denti … - Ghignò improvvisando la cantilena ed immobilizzandogli gambe e braccia.
-Il secondo per il veleno-
-LO DICO A MAMMA!-
-Terzo è il sibilare che al quattro poi scompare … ED IO DICO A PAPA? CHE SEI UN CODARDO!-
Troppo orgoglioso per piangere si morde il labbro inferiore con foga tirandole i corti capelli. Lei grugnisce irritata e lo sposta mettendolo a testa in giù.
-Per quinto poi riappare, al sesto è sul capezzale- Non contava i gradini, inventava le strofe così come le venivano. Il fratellino era ormai terrorizzato, aveva cominciato a scalciare.
-Settimo ti azzanna, ottavo tutto è fiamma al nove sei freddo e muto ed il dieci … -
Ferma davanti alla porta.
-Il dieci .. bhè, tanto ormai sei stecchito- E prima che potesse aggiungere qualunque altra cosa spalancò la porta. Niente. Assolutamente niente. Fu allora che Itachi si lasciò sfuggire un urlo di puro terrore quando un essere strisciante si lanciò a velocità pazzesca verso di lui che la sorella aveva rimesso a terra. Vide i canini ricolmi di veleno fermarsi a pochi centimetri dal suo naso arricciato. La bocca spalancata e fili di saliva velenosa che colano e si tendono tra mandibola e mascella tesi all’inverosimile, il rosa palllido della mucosa dell’animale va tingendosi di un rosso scarlatto mentre questi cade a terra. Anche il bambino si lascia cadere il respiro accelerato, le lacrime agli occhi.
-Hai capito Itachi?- La voce della sorella gli arriva lontana e non riesce  a provare che odio ed ammirazione per la sua crudeltà e per la compostezza con cui ha ucciso l’animale. Che sorella snaturata rischierebbe mai la vita del fratellino per gioco. La sentì dirigersi verso la porta. –In questo momento ti disprezzo- Disse. – Guardati, strisci a terra come quella bestia, e piangi pure!- Scosse la testa e fece per uscire. – MA il peggio e che hai pensato, perché so che l’hai pensato … Che io avrei lasciato che ti facessero del male. Sono molto delusa. Tu devi sempre fidarti di me è chiaro? Probabilmente potrai sempre e solamente fidarti di me … In questo momento però mi sento tradita.-
La porta si chiuse.
Era strano il modo di pensare di sua sorella. Non aveva un filo logico. Non aveva senso. Il bambino  rimase a fissare il cadavere del serpente con la paura che si rianimasse, ma lo stesso pulsante terrore di uscire da quella stanza. Non riusciva a muoversi , ma cominciava già a fargli male il sedere. Lentamente decise di prendere la strada per la cucina, dopotutto era ora di cena. C’era un buon profumo. Si avicinò al tavolo titubante. Sua sorella era sdraiata sul divano, le gambe accavallate alla spalliera e la testa in basso. Fissava dritto davanti a se e smangiucchiava dei dango sovrappensiero. La cosa era clinica, sua sorella detestava i dolci. Sul tavolo una ciotola di cavolfiori bolliti. Senza condimento, o meglio, il minimo condimento indispensabile in modo che potessero essere mangiati con le mani senza sporcare ovunque. La ragazza sollevò appena il capo e poi ritornò ai suoi dango. Sovrappensiero accese la TV. Seguì diversi telefilm fino a quando non ebbe ripulito il piatto e non si voltò una volta nella sua direzione. Non poteva nemmeno dire che lo stesse ignorando però, quando le chiese se poteva togliere il morto dalla sua stanza lei si alzò spegnendo la televisione e salì le scale, tornò giù tranquillamente con un sacchetto nero e lo gettò nell’immondizia, raccolse la ciotola pulita, piatto, pentola, le varie posate, gettò tutto nel lavandino, gli scompigliò i capelli e si mise a lavare tranquillamente. Ruppe un bicchiere per la troppa foga con cui lo gettò di lato. Imprecò a bassa voce per poi ripulire tutto.
-Non restare lì impalato … Vai a letto- Gli intimò poi. Era troppo gentile e Kioko gentile metteva a disagio. Eppure il bambino non riusciva a capire dove aveva sbagliato! Che sua sorella fosse complessata mentalmente lo sapeva … MA lui che aveva fatto di male? Giunse alla conclusione che non aveva fatto niente d era lei la psicopatica. Si chiuse in camera. Non le avrebbe più parlato, mai più. Se solo non le avesse dato della stupida magari … No! Non era colpa sua! Era Kioko quella insopportabile. Lentamente il buio calò e la candela sul comodino si spense. In casa c’era silenzio, mamma e papà sarebbero tornati il giorno dopo. Il vento spingeva i rami come un’amante violento contro i vetri delle finestre. LE foglie sgusciavano sotto la porta d’ingresso creando il suono inquietante di un sibilo e il bambino non poteva impedirsi di fissare il pavimento dove ancora si intravedeva, tra le fessure del parquet , il sangue corallino del mostro defunto poco prima. Chiuse gli occhi e riuscì a visualizzare soltanto un’infinità di ndosi serpenti neri dalle fauci spalancate che si contorcevano simili a budella sotto il suo letto, un nido di creature sguscianti e soffianti proprio dove lui riposava, con fili di veleno nero che colavano e lambivano le pareti e lo ingoiavano …
Non resistette oltre, corse in camera di sua sorella,ma si scontrò con lei a metà strada. Kioko abbassò lo sguardo nero su di lui. Le due paia di occhi identici si incontrarono riconoscendo l’uno la propria paura nell’altro. –Mi hai battuto sul tempo piccolo mostro. Mugugnò lei aprendo la porta della sua camera e prendendolo in braccio. –Li odio i serpenti, mi fanno schifo!- Itachi tendeva all’isterico e lui non tendeva mai all’isterico poiché era buono e paziente, quando se ne accorse tentò di riprendere la sua flemme di uomo vissuto che stonava assai sul suo viso d’angelo congestionato da ciò che aveva anche solo immaginato. –Cioè, colevo dire che mai e poi MAI vorrò vedere un serpente- Rabbrividì scendendo velocemente sul pavimento. Lei sollevò un labbro e si gettò sul letto poi lo guardò interrogativa. Itachi stava per chiederle se poteva controllare se sotto il suo letto non ci fosse nessun mostro sputacchia veleno e si rese conto che adesso la ragazza era seria. –Nemmeno a me piacciono i serpenti … In verità li detesto … - Anche lei rabbrividì e allungò una mano verso di lui. –Ma per te potrei benissimo vivere insieme a loro per anni ed anni- Ghignò vedendo l’effetto che quelle parole avevano sul bambino. –No, ti prego, che schifo- Le prese la mano stringendosi sul letto con la schiena contro il suo petto, i piedini gelidi a riscaldarsi tra le sue cosce, le braccia che gli circondavano la vita protettive, il suo respiro fra i capelli. –Chi ti dice che non ci sia un nido di vipere qui sotto?- Gli domandò a sorpresa proprio mentre stava per addormentarsi. Solo che Itachi ora sapeva cosa rispondere. –Tanto tu non lascerai mai che mi facciano del male – LE labbra di lei sfiorarono i suoi capelli a conferma.
 
Kioko! KIOKO!
Ah! Che c’è?
Sei priva di sensi da tre giorni, hai intenzione di morire?
Oh … OH! FALCO SEI TU!
No sono la fatina buona del … mmmh, certo che sono io chi vuoi che sia? Quanta gente hai a zonzo nell’intestino tenue?
Spiritoso.
Avevi davvero paura di non sentirmi più?
No
Io li sentivo lo stesso i tuoi pensieri. Stai mentendo.
Ti odio.
Idem con patate, ora apri gli occhi.
Non li trovo.
Cercali
Dove?
Non lo so, trova gli occhi, Kioko, e comincia a respirare.
 
 
Aveva parlato con Pain, era strano che l’Hayabusa strisciasse ai piedi di una mocciosa a qual modo, aveva detto. Quindi la mocciosa doveva essere potente. La mocciosa doveva sviluppare lo sharingan ipnotico, se ce l’avesse fatta sarebbe stata una traditrice a tutti gli effetti. Avrebbe fatto parte dell’organizzazione e sarebbe stata il suo giocattolo. Molti la volevano vedere ma li aveva scacciati via a suon di serpentate e membra di morti. Per non parlare dei bisturi e dei flaconi che erano volati. Probabilmente avrebbe lanciato anche Anko …
Però la mocciosa continuava a delirare da giorni e non si svegliava. In più erano ormai due ore che pareva non respirare più.
Si avvicinò a lei sfiorandole una guancia, così bella, così dannatamente bella, una bellezza da donna per una ragazzina capricciosa. L’avrebbe uccisa. Peccato. Stava rigettando, si vedeva lontano un miglio. Non si spiegò mai come in tre esatti minuti il simbolo rosso e purulento del suo morso che sembrava stesse infettando il resto del corpo venne completamente riassorbito tingendosi di nero e poi di rosso e di nuovo di nero. Una rosa nera. La ragazza spalancò gli occhi alzandosi di scatto. No. Si disse. I falchi non possono morire strisciando.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Occhi che non ridono più ***


31 – OCCHI CHE NON RIDONO PIU’

 
A volte per le persone diventa difficile sapere chi sono i buoni e chi i cattivi.
{Joyce Maynard - Un giorno come tanti
 
 
Di solito quando la gente muore è notte e piove a dirotto. C’è bisogno della pioggia per uccidere. La pioggia lava il sangue e se piangi non se ne accorge nessuno.
La stagione dei monsoni è finita da un pezzo ed il vento arido le secca la pelle mentre.
Però è notte.
Fissa il cadavere davanti a se.
Non è più una persona, solo un cadavere. I suoi occhi bruciano per un istante e si riempiono di lacrime … Tutto all’improvviso prende un inclinazione diversa, tutto si colora di rosso mentre le nuvole scorrono al contrario, il segno maledetto sfrigola l’anima devastata ulula.
Si china ad abbassare le palpebre fredde. Palpebre su occhi che ora non ridono più.
 
-Per avere il potere, salvare tuo fratello – Come lo sapeva?- devi impossessarti dello sharingan ipnotico.
-Come si fa?-
-Devi uccidere … La persona a te più cara. Il tuo migliore amico.-
 

-Allora non li hai più tagliati?-
La prima settimana si sarebbe aspettata di vederli sbucare dal nulla pronti a riportarla a casa.
La seconda pregava che da un momento all’altro facessero irruzione distruggendo i suoi piani.
Due mesi dopo Kioko aveva smesso di sognare. Quella porta sarebbe rimasta chiusa.
Nessuno l’avrebbe salvata.
Anche solo l’ammettere di averci pensato era qualcosa di inconcepibile. L’ammettere, in fondo, di averci sperato.
-No … Sono più belli lunghi- La voce trema, sembrava che avesse visto un fantasma. Sarebbe stata  meno sorpresa di trovarsi davanti Obito. Obito … Alzò gli occhi al cielo.
Questo non me lo perdonerai mai vero Obito? Scusami. Come al solito, lo faccio per me. Solo per me. Niente di personale in fondo.
-Kakashi come sta?-
-Bene … - Sorride sconcertata. Senza accorgersene hanno cominciato a girare in torno gli occhi puntati l’una in quelli dell’altra. A dispetto del tempo quelli non mutano.
-Bene?- Il tono sarcastico della falchessa incrina la facciata di sorpresa e dolore dell’amica.
-Speravi di trovarlo in lacrime per la tua scomparsa? A pezzi? Distrutto? Ti sbagliavi! Sta benissimo, perché ora … Ora ha me!-
Era sicura che quelle frasi l’avrebbero ferita, erano ciò che temeva di più eppure si scontrarono con qualcosa di freddo che le assorbì metabolizzandole in pochi secondi. Assunse l’espressione più indecifrabile della sua collezione ed iniziò l’analisi. Il sudore sulla fronte della ragazza. Si torceva le mani. La tensione dei muscoli, evitava il suo sguardo, i suoi occhi fuggivano a sinistra. Stava pensando a qualcosa che non esisteva. In poche parole mentiva. Nemmeno questo la toccò più di tanto. Sorrise sardonica.
-Rin, Rin, non puoi mentirmi, sono la tua migliore amica ricordi?-
Le sue parole contengono qualcosa di sbagliato.
Qualcosa che la spinge ad indietreggiare scuotendo la testa, la mora si acciglia facendo a sua volta un passo avanti.
-No? Non sono più la tua migliore amica?- Arriccia le labbra schioccando la lingua. –Sei cattiva-
Rin continua a scuotere la testa.
-Tu ci hai traditi … Sono morti tanti … Tantissimi … - Non riesce a finire la frase specchiandosi nel sorriso più dolce e falso che potesse mai incontrare.
-Sono morti tanti ragazzi? Tanti membri ANBU? Che peccato … Loro però non li conoscevo.- Piega di lato la testa. – Non è un male uccidere chi non ha alcun significato per te no? –
-Kioko … Kioko questa non sei tu! – Indietreggia ancora, poi si ferma abbassando la testa e stringendo forte i pugni. –Tu non sei cattiva!- urla.
-Hai ragione, io non sono cattiva, io sono dalla parte dei buoni, siete voi ad aver scelto il fronte sbagliato- La mantella nera si tende sulla schiena, non indossa l’uniforme dell’organizzazione. Non l’hanno ancora accettata. Ha incontrato solo il capo fino ad ora. Un tipo bizzarro, si azzarderebbe a descriverlo. Molto filosofico … Essenzialmente un pazzo … Ma in quei tempi disperati chi non lo era?
-Kioko per favore! KIOKO! TI PREGO!- Le sue gambe cozzano contro una superficie fredda. La lastra del monumento ai caduti. Le sue gambe incontrano il marmo mentre il vento porta via i petali dei fiori.
-Hai paura di me?-
-No, perché sei tornata?-
Perché non siete venuti a cercarmi? Contavo così poco? Non facevo parte della squadra? Non ero anche io parte di voi? No, certo. Non ho mai fatto parte di nulla.
-Per uccidere.-
Dopo fu solo sangue e stridore di denti.

 
Chissà se questo Sharingan ipnotico è valso la pena della faticaccia che mi hai fatto fare.
Kioko
Sì?
Come ti senti?
La risata irrompe dalla sua gola seguita dai tuoni. Eccola finalmente, la pioggia.
Non sento niente!
-NIENTE!- L’urlo si confonde con il frastuono del vento e lo scrosciare dell’acqua che lava il sangue e la polvere.
Non sento niente.
Kioko …
Sei un demone, per te è una sensazione abituale.
Già. Noi non sentiamo nulla.
E’ come essere fatti di ghiaccio.
E’ come non poter essere toccati dal sole.
 
 

Aveva  imparato a combattere. La stava facendo sudare, avrebbe potuto stroncarla con poco, ma non era da lei, voleva divertirsi. L’ultimo colpo le aveva perforato un polmone, quel bisturi di chakra era una schifezza assurda, sentiva grumi di sangue impastarle la bocca ed uscirle dal naso ad ogni respiro. Avvertiva un soffio nel petto seguito da fitte lancinanti. La prima cosa che aveva fatto la stronzetta era stato ridurle ad un ammasso di carne assolutamente inutile il braccio destro. Ricordava alla perfezione il suo chidori, ricordava benissimo il suo stile. Per questo ora non correva al riparo di una folta chioma, lì dove arrivava con facilità. L’avrebbe trovata già lì ad aspettarla. Quando la colpì a tradimento con una sasso sulla nuca non poté fare a meno di spazientirsi. A qualcosa serviva lo sharingan. A qualcosa serviva quel serpente. La ragazzina era veloce, ora però prevedeva ogni sua mossa. Davanti, dietro. Un calcio poderoso dall’alto, la sua mano sinistra si illuminò d’azzurro gracchiante e afferrò la caviglia. La castana non riuscì nemmeno ad urlare e fissò la sua carne strapparsi a brandelli e ricadere a terra, il muscolo era completamente scoperto, Rin atterrò malamente, finalmente trovando il fiato per le grida dopo la sorpresa iniziale. I tendini! Le aveva reciso i tendini!
 Vide Kioko incombere pericolosamente su di lei. Non ce la può fare. Non ce la farà. Deve scappare, fuggire, c’è una casa a poca distanza da lì … Striscia lasciandosi dietro una scia di sangue, si afferra alla superficie della lapide. L’Uchiha non sorride. –Non te lo aspettavi vero? Posso ricreare il mille falchi su ogni centimetro del mio corpo. Forte vero?- Deve fuggire! E’ pericolosa. È pazza! Si vedeva dagli occhi. La guardavano e non la vedevano realmente. Non la metteva a fuoco.
 

Kioko fece un altro passo mentre il respiro le diventava sempre più difficile, l’emorragia interna non si fermava, ma nemmeno lei. Procedeva zoppicante verso l’amica pronta ad affondarle il chidori nello stomaco. Ad un certo punto però ebbe un fremito. Un’esitazione, i suoi piedi s’impiantarono nel terreno a pochi metri da Rin, la falchessa si piegò su se stessa vomitando fiotti di sangue nero.
 
Ce l’ha fatta. Perché allora fa così male ? Kioko, la sua Kioko , non le aveva lacerato solo un polmone, anche indebolito le arterie.  Era bastato un consumo sopra la media di chakra per farle esplodere. Le restavano cinque minuti di vita se era fortunata. Vide gli occhi iniettati di sangue della ragazza fulminarla.–Scusa!Scusa Kioko! Scusa! Scu … - Le lacrime che le rigavano il volto si tinsero irrimediabilmente di sangue. Abbassò la testa, ma già sapeva cosa avrebbe visto. Dopotutto il dolore la diceva già tutta. La mano di Kioko le attraversava il ventre e stringeva la sua colonna vertebrale. Altre lacrime le rigarono il volto. Voleva urlare, ma non possedeva più un diaframma. La nera assassina ritirò di scatto la mano. Le vertebre cedettero e Rin si accasciò sulla lapide dipinta di sangue.
 

Fissò il cadavere composto e pulito accanto alla lapide. Si avvicinò ed afferrò il mazzo di rose appassite che giacevano sul monumento e lo strinse tra le mani rigide della fanciulla.
Si allontanò barcollante mentre sotto la sua pelle una macchia rossa e nera si espandeva sempre più velocemente.
 
 
-Dimmi, quanto sei idiota?-
Le mani gelide dell’uomo si posarono sul suo ventre piatto mentre sotto l’effetto di una qualsivoglia droga sconosciuta Kioko ridacchiava in preda all’ euforia.
-Se mi date missioni idiote- Ghignò stiracchiandosi e poi gemendo di dolore.
Orochimaru le diede uno scappellotto.  E lei si lamentò flebilmente per riprendere poi a ridere.
-C’era tanto sangue! Tantissimo!- Continuava a ridere mentre lui le affondava il bisturi nella pelle facendo scorrere il sangue e rinsaldando con il chakra le ferite interne. Cominciava ad irritarlo, solo che l’anestesia totale non funzionava su  di lei. Una parte del suo cervello restava sveglia e registrava il dolore … Non che a lui fregasse molto del dolore, anzi, imprimeva una certa foga al bisturi e fissava i lembi arricciati della ferita in estasi. Il sangue che colava in grumi compatti unito al siero lo deliziava. Però Pain gli aveva imposto di non farle del male, che serviva loro intera. Maledetto guasta feste. Non aveva idea di cosa significasse il progresso della scienza.
Un singhiozzo della falchessa lo distrasse dai suoi pensieri. Quando la guardò in volto vi notò immediatamente la più completa lucidità, una smorfia le imbruttiva il viso.
-Rin è morta-
Orochimaru rimase spiazzato. Come?
-Sì, l’hai uccisa tu- Le droghe solitamente non provocavano amnesia. Afferrò il vasetto da cui aveva stillato il liquido e ne scrutò le controindicazioni corrucciato.
- Ho lo sharingan ipnotico –
Ancora concentrato sulle istruzioni e con due dita infilate in uno squarcio sulla sua pelle bianca l’uomo annuì brevemente.
Si aspettava chissà quale reazione. La ragazza invece tornò a ridacchiare nuovamente sotto la pressa mentale degli antidolorifici.
 
 
 
Seduto sul letto fissava il pavimento con la pesta fra le mani.
I suoi occhi.
Non li avrebbe più rivisti sorridere. L’aveva promesso ad Obito che l’avrebbe protetta! Lo aveva promesso!
-P-erchè? P-perché mi lasciano tutti?- Scivola sul tatami con le mani strette tra i capelli mentre le lacrime bruciano.
-PERCHE’? KIOKO! PERCHE’?!- Perché lo hai fatto?
Io amavo Rin? Con il tempo avrei imparato ad amarla, ti avrei dimenticata maledetta! Tu invece devi lasciarti alle spalle una scia di sangue. Non mi hai dato mai nemmeno una possibilità. Già la vita non era stata buona con me … Però avevo imparato … Stavo imparando cosa significa avere una famiglia.
Tu stai distruggendo tutto.
Tutto.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Nuova alba dei cuori pulsanti ***


Scusate tanto tanto tanto il ritardo ç_ç sappiate che la trama si infittirà un tantino e ci saranno diversi sbalzi temporali perchè se no si trasformerebbe in un'Odissea e non voglio stressarvi ancora molto XD Spero che vi piaccia questo capitolo come è piaciuto a me scriverlo ,
un saluto dalla poco socievole qui presente loonaty che si scorda sempre di aggiungere note personali ai capitoli
(non che poi freghi qualcosa a qualcuno, scommetto che la metà di voi nemmeno legge XP)



31- NUOVA ALBA DEI CUORI PULSANTI

 
La stanza circolare era buia.
Eppure si vedeva perfettamente. Era quel buio fioco che ti permette di avere chiare le immagini nonostante tu abbia solo degli inservibili occhi umani. Lei aveva occhi da falco.
Oscurità zero, Kioko uno.
Beccati questo cecità post-sharingan ipnotico! Ah-Ah-Ah!

Appena entrata la luce alle sue spalle aveva disegnato un rettangolo perfetto attorno alla sua ombra tirandone i contorni neri come la cappa che indossava. Il cappuccio tirato sugli occhi, le maniche che le inglobavano le mani, il bordo che frusciava contro il pavimento. Si sentiva molto un dio della morte, le mancava solo la falce. Sorrise inconsciamente. Sì, le sarebbe davvero piaciuta una falce …
La porta si richiuse, Orochimaru le strinse una spalla. Un insolito gesto di incoraggiamento che la fece rabbrividire di disgusto e di soddisfazione. Sollevò il capo verso di lui. Gli occhi ambrati ed affilati che indugiavano sul suo volto su cui le ombre sostavano come pennellate di vernice scura. L’uomo alzò lo sguardo dedicando a qualcun altro la sua attenzione. Lei fece lo stesso rendendosi conto della presenza di altre forme di vita a parte lei ed il suo maestro.
Erano disposti in riga, quattro persone. Tre maschi, probabilmente una donna.
-Quindi questo è il famoso falco d’argento?- Domandò una voce severa che però la sorprese. Doveva appartenere ad un ragazzo non molto più grande di lei.
Le dita del viscidone alle sue spalle le affondarono nella pelle. Kioko sospirò e spalancò le ali stracciando il retro della cappa. Perché doveva fare tutta quella scena? Non poteva semplicemente stringere la mano a quei tipi e tornare ad allenarsi?
Vide l’uomo che aveva parlato fare un passo avanti. Gli occhi della ragazza si tinsero di giallo rendendo tutto immensamente più facile. Era alto poco più di lei, i capelli di una tinta color carota talmente fuori luogo che dovette soffocare una risata. Diversi piercing sul volto, aveva degli occhi strani, inquietanti addirittura. Sapeva chi era, glielo aveva descritto Orochimaru prima di venire. Pain, il capo supremo dell’organizzazione alba.
-Ho sentito molto parlare di te- commentò avvicinandosi ancora.
-Se dicessi lo stesso mentirei- rispose melliflua. Il ragazzo si bloccò sul posto.
- E’ una ragazzina- Assolutamente atono.
-no sono un pesce spada- Lo scappellottò del suo maestro le fece buttare il capo in avanti.
-Ahi!-
Abbassò il cappuccio per sfregarsi la nuca. –Hai le mani pesanti!- Borbottò irritata.
Pain alzò lo sguardo sull’uomo dalla chioma nera. –Sapevo che era giovane, ma non che fosse così piccola-
L’essere con i piercing  si avvicinò fino a sollevarle il mento con una mano. – Orochimaru, non è da te intercedere per una mocciosa- Lei scostò il mento sdegnata. –Ho sedici anni e sono un Uchiha, direi che potreste anche smetterla di considerarmi una mocciosa-
 
Mocciosa … mmm … non ricordo, chi è che ti chiamava così?
Cosa vorresti insinuare?
Un certo ANBU,  con dei certi capelli bianchi ed una certa passione per le cause perse …
Non so a chi ti riferisci.
Certo, certo …
E comunque …
Sì?
I capelli sono argentati, non bianchi.
 
Pain inclinò piano la testa di lato. –Sedici anni eh? Hai lo sharingan ipnotico?-
Lei sorride.
Il ragazzo annuisce e torna ad affiancare la donna. Ora la vede. Ha i capelli blu scuro raccolti con accanto una rosa di carta. Ci sono anche Sasori, il compagno di Orochimaru e Kakusu, quello che da oggi in poi sarà l’uomo con il quale dovrà affrontare le rare … Missioni? Che le verranno assegnate. Così dice Pain.
Orochimaru però non è convinto e continua a spostarsi i capelli dal viso con un tic nervoso. Gli ferma la mano bloccandogliela contro il fianco.
Allora si decide a parlare.
-Lei è mia-
Ci mancò poco che la ragazza non capitombolasse a terra. Nella sala scese un silenzio di tomba mentre il suo –Eh?- incredulo risuonava contro le pareti curve.
Orochimaru strinse i denti e le afferrò un polso tirandola bruscamente a sé. Con un braccio le cinse la vita con l’altra mano le bloccava le mani.
-E’ il mio esperimento- Sembrava un serpente che soffiava.
-Come prego?- ripetè lei più calma. Un colpo di tosse che probabilmente stava ad indicare una risata camuffata provenne da Sasori della sabbia rossa. Pain sospirò.
-Presumo che te la dovrò lasciare-
Il viscidone non rispose stringendola più forte. I suoi capelli le si appiccicavano sulla faccia. Sentiva il suo cuore pulsare velocemente contro la sua schiena sudata, il suo corpo caldo la circondava. La mani affusolate e forti la stringevano senza farle male. Improvvisamente si sentì al sicuro, cosa non saggia da fare tra le braccia di chi dice di reputarti un esperimento.
-Potete andare- Disse poi il “capo”. La porta alle loro spalle si spalancò inondando la sala di luce. Kioko era paralizzata. Orochimaru allentò la presa e le afferrò un gomito trascinandola alla luce.
 
-Mi spiegheresti l’uscita di poco fa?- Domandò tranquilla lei mentre si smaltava le unghie dei piedi spaparanzata sul divano. Anko era appoggiata al suo ginocchio destro che penzolava malamente giù sul pavimento, e lucidava i kunai che avrebbe usato per l’allenamento. Orochimaru stava a braccia conserte appoggiato alla parete in una posa plastica da uomo tenebroso che le fece gonfiare le guance. –Dovresti saperlo che non ti appartengo-
-Tu sssssei mia – Quando era nervoso sibilava. Una parte divertente del suo carattere.
-No non ssssssssono tua- Gli fece il verso lei. Una scintilla di malvagità percorse il volto di lui.  Una ventina di serpenti sbucarono dal nulla stritolandola in un abbraccio che rischiava di spezzarle più di un osso.
-Lombrico- Gorgogliò. –Soffoco!-
Lui sorrise.
-Non devi mai dimenticarti con chi stai parlando.- Fece una carezza sulla testa ad Anko e poi uscì dalla stanza lasciandola da sola a lottare contro quelle bestie che tentavano di ucciderla.
-Lombrico … -Ringhiò lei.
 
-Ragazzo, so come l’hai presa però … - Jirayia appoggiò sul tavolo il bicchierino di sakè con un sospiro triste. Quasi non osava alzare lo sguardo sul ragazzo davanti a lui. Il fantasma davanti a lui. Poco dopo che Rin era stata uccisa il demone a nove code aveva distrutto il villaggio portando via con sé anche il loro amato quarto Hokage. Il suo allievo. Il maestro di quel ragazzo con lo sguardo perso nel vuoto, i capelli spettinati, i vestiti stropicciati. Seduto sul pavimento sporco di una squallida sala da gioco. Le gambe raccolte sotto il corpo i palmi poggiati sulle ginocchia. Era ancora più magro di quanto non lo fosse mai stato … Ed ora … Ora non c’era nemmeno più quella Kioko a trapanargli il cervello e mettergli un po’ d sale in zucca. Anzi, si poteva dire che la causa principale di tutto ciò fosse proprio lei. Quella santa ragazza che si era rivelata una cura per la solitudine di quel ragazzo e che allo stesso tempo lo aveva distrutto. Lo aveva fatto a pezzi, dilaniato con i denti. L’eremita sollevò i piccoli occhi acquosi su Kakashi. Sovrappensiero cominciò a far girare il bicchierino tra le dita alzando poi una mano per chiedere un altro giro della bevanda scadente dal retrogusto acido che veniva spacciata per sakè quando tutti in fin dei conti sapevano che era lubrificante per macchinari ed alcool. Una volta che la bottiglia fu poggiata sul tavolo assieme al’altra già vuota l’uomo riprese a parlare.
-Sai che in fondo non è colpa tua …-
Gli parve di vedere il ragazzo rabbrividire e poi diventare immediatamente attento, gli occhi arrossati e le sopracciglia corrucciate, si guardò in torno come se non sapesse capacitarsi del luogo in cui si trovava. La musica raschiante in sottofondo, una bettola  dalla fama poco raccomandabile, ben illuminata, abbastanza per riconoscere gli strati di lerciume su cui la gente appoggiava i propri rispettabili deretani. Poi tornò a rivolgere a Jirayia la sua attenzione. Ora il ninja leggendario era veramente stupefatto. Il ragazzo aveva bisogno di uno scossone, di qualcuno che lo afferrasse per le spalle e gli desse una testata o roba del genere. Ok, suo padre si era suicidato e due dei suoi compagni erano morti. Va bene che ad uccidere uno dei due era stata la terza compagna con cui nessuno aveva capito che rapporti avesse. Sì, da poco era morto anche il suo maestro ed il suo villaggio era finito in macerie così come la sua casa ed ora viveva assieme ad un pervertito dai capelli bianchi ed un marmocchio piangente con il Kyubi nello stomaco, però, c’era proprio bisogno di prendersela così?
Bhè, alla fin fine non aveva tutti i torti.
-Cosa pensi che farai adesso?- Domandò stavolta spingendo il bicchierino verso di lui.
Kakashi abbassò la testa, poi passò una mano tra i capelli sporchi allontanandoli dal volto e sollevando verso la bocca il liquore.
Diede un colpo di tosse poi strinse con forza le labbra. –Cosa dovrei fare?- La sua voce era roca, abbattuta, incrinata dall’eco delle lacrime versate.
Jiraya proprio non sapeva che rispondergli. Cosa doveva fare? Sperava glielo dicesse lui!
Forse poteva aiutarlo … Aveva un aneddoto che qualche tempo prima gli aveva regalato il suo allievo prediletto.
-Comunque il falco d’argento ha capacità premonitive – buttò lì come se nulla fosse. Le mani del ragazzo si strinsero contro il bordo del tavolo, le dita sanguinarono quando le schegge gli trafissero la pelle. –Sapeva che Obito sarebbe morto- Disse scrutandolo di sottecchi. –O meglio, lo sospettava, ma ha ignorato tutto per salvare te.-
-Come prego?- La vibrazione nella sua voce sfumava l’acidità.
-Quando fai così le assomigli proprio tanto, è davvero una risposta da Kioko … Chissà quanto lei ha preso da te … - Il pugno di Kakashi si abbattè sulla superficie del tavolo con talmente tanta foga da far rovesciare la bottiglia.
-Io e QUELLA non abbiamo nulla in comune!- Sibilò sporgendosi verso l’eremita, l’occhio nero in fiamme.
-Quindi non ti interessa sapere che se lei non ci fosse stata saresti morto tu sotto quella frana-
I muscoli sul suo volto ebbero un guizzo. La cosa gli interessava, ma l’odio e la repulsione che il suo cuore provava per quell’argomento erano più forti. Jirayia scrollò le spalle.
-Rin ed Obito correvano verso l’uscita, lei li ha spinti avanti ma è rimasta incastrata, tu sei svenuto, lei si è quasi strappata un’ala, ma non è riuscita a tornare indietro allora ha chiamato Obito che si è voltato, ti ha visto, ti ha salvato.-  ed è morto. Le parole vagarono tra loro senza che nessuno le avesse pronunciate.
-Sapendo questo, cosa credi di fare?-
Kakashi si alzò a fissò l’uomo dall’alto, un briciolo di orgoglio ripreso. Kioko aveva ragione alla fin fine. Per farlo reagire bastava farlo arrabbiare e lei era maestra in quest’arte. Era davvero un peccato che fosse finita così.
-Kioko è cattiva, lo è sempre stata-
Strana quella parola infantile “cattiva” sulle labbra di un ragazzo che si atteggia ad uomo.
-Ciò che ha fatto è stato solo per un proprio tornaconto personale-
A cosa le avrebbe giovato salvati  la vita?
-Kioko va distrutta-
Un uomo che vendica i suoi pari oppure un bambino che rompe il giocattolo che non può avere?
-Ha fatto fin troppo male a questo villaggio-
Ha fatto fin troppo male a te.
Kakashi uscì da quel buco dirigendosi verso il palazzo dell’Hokage, ancora in ricostruzione, per chiedere udienza.
Jirayia sospirò. Questi ragazzi! Doveva scriverci un libro …
Alzò una mano richiamano l’attenzione di una cameriera con la scollatura prorompente ordinando un’altra bottiglia di sakè.
Portandosi il bicchierino alle labbra sorrise.
Ne uscirebbe una storia non poi così casta …
 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Ferma la sabbia nella bilancia ***


33- FERMA LA SABBIA NELLA BILANCIA

 
C’era una stanza.
Una stanza che era stata riarredata con gusto, un comodo futon a est, accanto alla portafinestra, una libreria con più modellini che libri, qualche poster con dei personaggi dei cartoni animati, disegni affissi alle pareti con lo scotch.  Un bambino sui sei anni uscì di corsa dalla stanza precipitandosi giù dalle scale e lungo il corridoio. Aveva sentito la porta d’ingresso spalancarsi, segno che il fratellone era tornato. Si acquattò nel sottoscala preparando il suo agguato e nuovamente notò quella foto. Stava sempre lì, una cornice di legno spesso ribaltata a coprire l’immagine. Da quando era nato, ne era sicuro, era sempre stata lì. Non che non fosse mai andato a curiosare! La sollevava spesso. Ritraeva una ragazzina più o meno sui dodici anni con uno sguardo ribella che scompigliava i capelli ad un bambino più piccolo di lui ma incredibilmente simile al sottoscritto. L’ultima volta che la mamma lo aveva sorpreso a fissare la fotografia si era portata una mano alla bocca e gliel’aveva sottratta rimettendola in piedi su quel baule consunto che faceva da piedistallo a molte foto di famiglia. L’aveva osservata qualche secondo inumidendosi le labbra e poi l’aveva abbassata nascondendo l’immagine. Spesso vedeva il suo nii-san fermarsi lì davanti e contemplare la cornice scura. Certe volte allungava una mano come ad afferrarla, ma la sua espressione era talmente tormentata che tutte le volte che lo sorprendeva lì davanti sentiva il bisogno di distrarlo con qualche capriccio, tentare inutilmente di dargli sui nervi o di fargli perdere la pazienza. Cosa che non capitava mai. Sentì i passi del fratello in cucina. La borsa pesante carica di armi venire lanciata in un angolo, il grugnito di saluto del padre proveniente dal salotto e l’esclamazione allegra di rimando. Adesso o mai più, si disse, quella foto aveva sempre esercitato una strana pressione su di lui, nel momento stesso in cui l’afferrò però, la mano del fratellone affondò nei suoi capelli arruffandoli gentilmente e il suo volto si fece accanto a quello del fratellino che per la sorpresa aveva fatto cadere a terra la foto.
-Che c’è? Non si saluta più il tuo nii-san?-
Sasuke deglutì puntando gli occhioni neri sul pavimento dove era caduta la cornice, l’immagine rivolta a fissare il soffitto
Itachi aggrottò la fronte raccogliendola. Era a colori anche se un po’ sciupata e tendente al grigio polvere. La fissò, a lungo, contemplandone le venature nelle pieghe degli angoli infine incontrò quel volto che non era stato segnato dal tempo nella sua memoria. Il quartiere Uchiha era stato reintegrato  da un po' con il villaggio. Frequentava l'accademia con tutti gli altri ragazzini ed anche il suo fratellino, checché ne dicesse il padre, era un genio.  Nonostante ciò quel volto era marchiato a fuoco nei suoi ricordi. Un volto duro che portava la sfida stampata in fronte, le labbra strette e gli occhi di brace. Gli veniva difficile ricordare i suoi sorrisi, quelli sinceri, quelli dolci. Non erano mai stati il suo forte, però, ogni tanto, quando faceva qualcosa di buffo, quando inciampava, quando le abbracciava una gamba per trattenerla, era sicuro che sorridesse in quel modo in cui solo lei sorrideva. Con un sospiro si coprì gli occhi e rimise la foto a faccia in giù sul baule. Perché non la bruciavano?
Quando i suoi genitori avevano scoperto che la loro primogenita era diventata una nukenin avevano interrotto le ricerche. O meglio, le avevano interrotte da moltissimo tempo, ma glielo dissero quella sera. Davanti a dei dango troppo appiccicosi e dei cavolfiori freddi e mollicci in quella ciotola che molti anni prima sua sorella gli sospingeva svogliatamente sotto il musetto affamato.
 

-Itachi ... -
Il bambino non presta attenzione al padre, giochicchia con le portate e sbuffa notando che al contrario di Kioko la mamma proprio non conosce i suoi gusti.
- ... Tua sorella non tornerà più.-
La mamma con il volto basso culla il piccoletto addormentato tra le sue braccia, quel marmocchietto che fin dalla nascita aveva attirato la sua attenzione. Tanto fragile ... Da proteggere.
Solo dopo si rende conto delle parole del padre ed i suoi occhi si sgranano.
-Aveva detto ...-
-Non importa cosa ti ha detto. E' una ninja traditrice, alleata al sennin delle serpi-
Fugaku non ha mai parlato molto.
Il dolore trapela nelle sue parole e la cosa stupisce il figlio che l'ha sempre visto come l'uomo invincibile.
Misako piange. LE spalle fragili della donna sobbalzano e il marito gliele circonda con un braccio.
Itachi si alza come in trance. Arriva davanti alla porta, la spalanca. La camera di sua sorella è lì davanti come l'ha lasciata.
LE lacrime si fanno strada da sole sul suo volto. Gli Uchiha non piangono. Questa frase, quante volte gliel'hanno ripetuta?
Gli Uchiha non piangono.
Quasi fossero dei robot.
I passi felpati di Fugaku si fermano dietro di lui. Una mano si poggia sulla sua spalla.
-Rendimi fiero di te.-
Quelle parole che significano riempi il mio dolore.
Cancella il ricordo di quella ragazza.
Itachi.
Tocca a te.

 
-Nii-san? Chi è quella ragazza?- Domandò Sasuke tirando verso di sé il polso del fratello per potergli indicare la persona nell'immagine.  Itachi non rispose, ma il fratellino perseverò. Le assomigliava molto.
-Quando lo chiedo alla mamma si fa subito triste e papà se ne v nella sua stanza e non parla per tutto il giorno ... - 
Cosa poteva rispondergli?
Mise a posto la fotografia, la cornice rivolta verso il basso.
-Era una ragazza molto ... - Scosse la testa e sorrise al fratellino. Un sorriso triste.
In fondo che importava? Tra qualche giorno sarebbe tutto finito.
Non ci sarebbe più stato nessun Itachi, nessun Sasuke ...
Gli si strinse il cuore, le sue braccia si mossero automaticamente e strinsero a se il bambino. Lo sollevò prendendolo in braccio e premendolo contro il suo petto.
-Nii-san?-
Come poteva anche solo pensare di fargli del male?
Quello fu il primo e ultimo giorno in cui Itachi si scoprì più del dovuto.
Con un sussulto lasciò andare il fratellino per poi salire le scale che portavano alle stanze da letto.
-Scusa Otouto, oggi non posso giocare, devo studiare -
-Nii-san! Avevi promesso che mi avresti insegnato a lanciare i kunai!- Protestò Sasuke ripresosi all'istante dallo slancio d'affetto del fratello.
-Sarà per la prossima volta- Sorrise Itachi.
Sasuke si diresse in cucina borbottando un "bugiardo" che lo colpì come una freccia facendogli mancare il gradino. Fortunatamente il suo Otouto non lo notò e lui poté tornare inosservato nella sua stanza.
In fondo era vero.
Era un bugiardo.
Perché non ci sarebbe stata una "prossima volta".
 
 
-Allora Dei-Chan hai qualche novità per me?-
Il biondino sobbalzò trattenendo un urlo. Si voltò di scatto tentando di fulminare la ragazza con i suoi occhi troppo azzurri e troppo dolci per poter mandare a quel paese qualcuno. -Ma cosa sei? Un ragno? Non potresti fare un po' di rumore quando ti muovi? Unh - Bofonchiò frugando fra le scatole di materiale esplosivo appena arrivate. Kioko ridacchiò entrando dalla finestra e sporgendosi oltre la sua spalla per guardare con cosa stesse marchingegnando. Con una mano scostò i suoi soffici capelli biondi: troppo lunghi e sciolti lungo la schiena arcuata. Non c'era che dire. Assomigliava proprio ad una ragazza. Eppure i suoi modi erano virili, tanto da contrastare quel suo aspetto fragile. Le veniva ogni volta voglia di strapazzarlo.
-La smetteresti di gufare da sopra la mia spalla? Unh. - Disse drizzandosi in tutta la sua altezza e storcendo la bocca nel constatare che le arrivava ancora alla spalla.
Deidara, pupillo del terzo Tsuchikage, villaggio della roccia, undici anni, nonché suo personale fornitore di esplosivi. Aveva scoperto quel ragazzino durante una delle sue prime missioni. Era rimasta ferita nei pressi del villaggio e lui, vedendola così mal ridotta, si era messo a infierire. Per quell'affronto  aveva rischiato di venire decapitato. Invece ora la riforniva di armi. Kioko piegò le labbra al ricordo del suo volto spaventato quando aveva spalancato le ali. Davvero troppo carino per essere ucciso.
- Diciamo che finché sarai in debito di vita con me potrò fare di te ciò che voglio - Sorrise felina spostandogli un ciuffo troppo lungo dal volto e mettendolo spalle al muro. -Stavo dicendo Dei-chan, cos'hai di nuovo per me oggi?- La mano di lei era premuta contro il muro accanto alla sua testa mentre le ciocche sfuggite al fermaglio, che le teneva raccolta la lunga chioma color pece, gli dondolavano sotto gli occhi. Il ragazzino arrossì. -Abbiamo delle nuove carte bomba- Sbottò voltando la testa di lato per non dover più fissare i gialli occhi di falco che lo scrutavano famelici. -Ti toglieresti ... Unh ... Per favore?- Lei obbedì pacatamente appoggiandosi buona buona al muro e facendo oscillare l'orlo del mantello nero a nuvole rosse che le avvolgeva il corpo slanciato. Deidara ricominciò a frugare nelle scatole. -Prima o poi mi dirai dell'organizzazione a cui appartieni? Unh. - Aveva tirato fuori un mucchio di carte in una scatolina di cartone leggero.
-No-
Fu la risposta laconica.
-Perchè? Sembra divertente, essere i cattivi intendo ... Unh -
-Uno che mette "Unh" alla fine di ogni frase non ce lo vedo a fare il criminale.-
-Non lo metto alla fine di ogni frase ... -
Kioko sollevò un sopracciglio.
- ... Unh! - Quando si accorse della gaffe Deidara si imbronciò ricominciando a scartabellare.
-Almeno potresti dirmi che missione ti aspetta?-
-Una delle solite, sai, ammazzare gente, riscuotere la taglia, comprare lo shampoo che è finito ... -
-E a cosa ti servirebbero gli esplosivi?- Fece girare in una mano una cartina decorata con dei simboli di un verde acido brillante. Kioko si leccò le labbra. Merce di ottima qualità...
-Non è per la missione, ma per il tipo che mi dà la caccia, ho paura che domani lo incontreremo -
Sbuffò seccata. Come gli spiegava che quel "tipo" che la "perseguitava" aveva tutte le ragioni del mondo? Avrebbero continuato quel teatrino in eterno? Sangue e lacrime, per quanto tempo sarebbero stati versati senza che lei se ne rendesse conto? Quanti cuori spaccati come melograni? Quanti occhi che bruciavano di disperazione? PErchè prendere tutto come un gioco quando in realtà si tratta di una maledizione?
 
Sono anni che non ti tormenti tanto. Lo senti anche tu?

Come non sentirlo? Vedo rosso ... i sbaglio o fa caldo ... Ed anche tu, con quella maledetta filastrocca ...

E' una canzone.

Come vuoi.
 
-Ancora quell'ANBU?- Domandò accigliato il biondo inserendo il materiale da bombardamento in una astuccio di pelle e porgendoglielo. -Quanti anni sono che ci prova? Potresti denunciarlo per stolker!-
Kioko guardò la luna fuori dalla finestra. Il sangue colava lento nel cielo. Doveva smetterla di usare la vista del demone o sarebbe impazzita. Detestava quelle previsioni. Era tutto così vicino. Tutto così ... Troppo vicino. Ciò per cui per anni si era preparata. Ciò da cui era scappata, ciò per cui aveva ferito gli altri e se stessa, se stessa più di tutto.
In fondo non poteva mentire a se stessa.
Perché non aveva ucciso Kakashi la prima volta che era tornato a cercarla con l'idea di toglierla di mezzo?
Kakuzu sarebbe stato felice. Avrebbe riscosso una taglia altissima.
La risposta era la più semplice, tanto scontata che il suo cervello non riusciva a fare due più due.
Perché lei era davvero, realmente, sinceramente, profondamente e tanti altri inutili -ente ...
-Dove sarebbe il divertimento se no?- Si limitò a rispondere piccata.
Afferrò l'astuccio saltando sul davanzale.
-Non sei un po' troppo buona per essere una nukenin? - Le domandò il biondino avvicinandosi e trattenendola per la tunica.
Lei si voltò e sorrise, in modo falso, palesemente falso.
-Ho lo sharingan ipnotico. Sai questo che significa?- Deidara annuì a disagio.
-Hai ucciso una persona a cui volevi bene ...-
-La mia migliore amica- Precisò lei, il suo sguardo, ora serio, pieno di significato. Lui lasciò andare la tunica indietreggiando di un passo. A Kioko venne in mente che Itachi doveva avere più o meno la stessa età di quel ragazzino, forse qualche anno in più. Kioko sapeva che tra poco sarebbe accaduto ciò che aveva temuto per degli anni. Le visioni si erano fatte sempre più frequenti e dolorose,  condite da quella canzone orrenda e dalle macchie di sangue che costantemente le apparivano davanti agli occhi.

Come il sangue scivola la melodia,
La luce cola al tramonto,
Colorando di rosso ciò che è nero,
Colorando di nero ciò che fu bianco,
Le catene si spezzano,
Il tradimento è sovrano,
La ribellione lecita,
Il dolore necessario,
Cala la tua maschera,
Apri le tue ali

Ed uccidi tutti quelli che ti sono più cari.

Con il tempo aveva smesso di spaventarla quella fine lugubre.
Quel presagio oscuro.
Sapeva di doverlo fermare, ma la cantilena dello stupido uccellaccio era solo una voce di sottofondo. LA accompagnava la sera quando si addormentava e la mattina quando si svegliava, un tono più alto ogni giorno che passava.

Stupido uccellaccio ...

Ti si addice

E' da quando sei scappata che non mi chiami così.

Forse perché da quando sono scappata non hai fatto più molto chiasso come ora!

Io non faccio chiasso! Poi sei tu che mi ignoravi.

Bravo, complimenti, tu, demone grande e grosso, fai pure l'offeso.

Io non faccio l'offeso!

La voce del demone stridette nei suoi timpani.
Ok, ok, non fai l'offeso,  ma ti sei offeso.

Con te non si può parlare.

Forse perché di TE ne ho già abbastanza con tutte le tue stupide profezie!

Io voglio solo aiutarti!

Tu devi solo stare zitto! Non c'entri niente! Nessuno chiede il tuo parere!

Se proprio non mi vuoi perché non attivi il segno maledetto? Chissà, magari riuscirai persino ad uccidermi!

Il tono velenoso e caustico la ustionò dall'interno procurandole un vero e proprio dolore fisico. Tutto quel dialogo era durato solo pochi secondi eppure era riuscita DAVVERO a farlo arrabbiare come non accadeva da anni.

Stupido uccello.

Idiota di un pennuto.

Stupido idiota di un uccello pennuto!

Cosa c'entrava lui eh? Cosa voleva? Non correva alcun rischio ... Dannato ...

Kioko si imbronciò. Deidara ancora fermo alle sue spalle non proferiva parola.
Quella donna era fin troppo lunatica.

Sai che ormai tutti ti danno la caccia per prendere il possesso di ME? Uccidere la portatrice, il guscio, la prescelta, domare il falco, catturarlo, sfruttarne il potere ...

La voce si affievolì e la donna si portò una mano sul cuore quasi a consolare quell'entità invisibile che scorreva nelle sue vene pura ed argentea.

Che demone codardo.

 Si voltò e fissò ancora un po' quel ragazzino. Pensò a Kakashi. Kakashi che aveva sacrificato per se stessa. Probabilmente Deidara avrebbe fatto la stessa fine. Lo afferrò per il kimono azzurro pallido che si intonava con i suoi occhi e la carnagione di latte,  tirandolo verso di se e baciandolo su una guancia candida. LE sue labbra carnose a sfiorare la pelle ingenua. Gli strinse una mano bendata mentre il ragazzino, il cui orgoglio era stato infranto così su due piedi, si irrigidiva. Gli carezzò le dita per poi scivolare sulla fasciatura che celava la fonte del suo vero potere. Era davvero la cosa più saggia nascondere un dono? Poteva davvero salvare una vita quella benda stretta che sapeva farlo soffrire? Era giusto?
LE sue labbra scivolarono verso il suo orecchio mentre i fili d'oro dei suoi capelli si intrecciavano alla chioma d'ebano. Il fermaglio a forma di serpente scarlatto scintillò. Deidara ebbe un brivido lungo la schiena, ma sapeva che se l'avesse respinta probabilmente sarebbe rimasto menomato. Un campanello squillava nella sua testa la parola pericolo. Lui sapeva che il suo sesto senso aveva completamente ragione.
- Dalla prima volta in cui mi hai rivolto la parola sei stato dannato- Bisbigliò. Poi lo spinse indietro. Gli occhi di Deidara erano aperti, di quell'azzurro ingenuo dei bambini.

Dimmi falco hai una previsione anche per lui?

Non le rispose. Non subito.

Sei offeso?

Ti interessa di tutti tranne che di NOI.

Certe persone mi chiamerebbero altruista.

Tu non lo sei Kioko?

No.

E' qui che ti sbagli, quando mai hai fatto del male gratuito a qualcuno?

Rin.

Fu la risposta immediata. Non voleva che Deidara facesse la fine di Rin. Tutti quelli che le stavano vicini prima o poi morivano. Forse se il ragazzo fosse stato abbastanza forte ...
-Continua a giocare con la tua argilla - Gli consigliò alzandosi in piedi sul cornicione e sporgendosi in avanti, la brezza della notte ad agitare la mantella nera.
-Come lo sai?! Unh!- Rispose acido.
LEi si portò un dito alle labbra e strizzò un occhio.
-Segreto!- Mosse le dita della mano in segno di saluto e lui fece lo stesso per poi notare che gli aveva sciolto la benda ed ora una bocca dalla lingua color carminio  si spalancava sul suo palmo assaggiando la polvere nell'aria.
Kioko non era mai rimasta sorpresa dalle sue bocche supplementari. Non ci faceva caso. LE prendeva come un segno particolare e nient'altro. Era anche contraria al fatto che lo  Tsuchikage gliele facesse nascondere.
-Prima o poi diventerò forte quanto te-
-Aspetta e spera!- Ghignò la donna lanciandosi nel vuoto.
-Vedrai ... - Sussurrò al nulla.
Kioko Hayabusa Gin Uchiha. Nukenin di livello S. La sua anima è fusa con quella di un demone inferiore. Pupilla del sennin delle serpi. Membro fisso dei chissà quale organizzazione. Ricercata. Una taglia di alcuni milioni che dondola sulla sua gola come una spada di Damocle. La squadra ANBU più potente del villaggio della Foglia alle calcagna.
Tante persone che la controllano. Molte che vorrebbero farlo. Troppe che desiderano ucciderla.
Lentamente ricompone la fasciatura. Poi rimette a posto le scatole. Esce dal magazzino chiudendo la porta a chiave. Sospira fissando l'uscio. Era stranamente distratta Kioko. Di solito era molto più attenta, molto più irritante. Si sfiorò una guancia. Maledetta, chi si credeva di essere?!? Istintivamente arrossì.
Dannata pennuta.
Avviandosi per il corridoio sorrise.
Sarebbe diventato tanto forte da batterla! Glielo avrebbe fatto vedere se ne era capace!
Lui però non si sarebbe mai sottomesso ad un'organizzazione. Nessuno avrebbe sfruttato le sue doti per scopi personali. Non l'avrebbe mai fatto.
 


-Ancora tu! Ma cos'è? Una persecuzione?!- La donna fece cadere il cadavere a terra con un tonfo mentre Orochimaru si voltava irritato a guardare i due ANBU che dall'altra parte del ponte li fissavano da dietro le loro maschere prive d'espressione.
Il tramonto pitturava di un intenso arancione il fossato che li divideva. Erano in una piana aperta e gelida. La scena poteva sembrare un dipinto fatto ad olio. Colori caldi mischiati al nero delle mantelle dei due a destra.
Blu e grigio a sinistra.
Kioko ricordava la prima volta che se l'era trovato davanti dopo un anno. Non lo aveva riconosciuto subito
 

-Kioko Hayabusa Gin Uchiha, sono qui per ucciderti-
La figura incappucciata affiancata dal suo protettore fece schioccare la lingua.
-Il maestro non mi vuole più bene?-
-Minato e morto-
Il tono di rammarico nella voce del ninja la colse di sorpresa tanto da farle sperare (temere!) che quello fosse Kakashi.
-Minato? Minato-Sensei è morto?-
Lasciò cadere indietro il cappuccio scoprendo il volto pallido, i capelli che le accarezzavano le spalle ma ancora troppo corti per essere raccolti. Non aveva davvero tempo per tagliarli. Il trucco nero e viola intorno agli occhi che colava sulle guance per via del sudore.
Orochimaru preferì tenersi in disparte. Lo fece quel giorno e continuò a farlo ogni volta che quel fastidioso ANBU si presentava per riscuotere le ali della donna, alle volte accompagnato, altre in solitudine.
-Per correttezza dovresti toglierti la maschera- Sbottò la ragazza.
-A che pèro se sotto ne indosso un'altra?- La voce ribolliva di rabbia, furore che non sarebbe andato diminuendo con gli anni. Anzi, la frustrazione sarebbe aumentata fino a divorare parte della sua anima. Non se ne sarebbe fatto una ragione finché non l'avesse trovata morta ai suoi piedi e le sue mani macchiate del suo sangue.
Stranamente la cosa la addolorava.
Non sapeva però dargli torto.
Ripensando a Rin il suo stomaco si stringeva.
In fondo lei meritava il suo disgusto e il suo disprezzo.
Però non se ne vergognava.
-Kakashi ... - LE sfuggì dalle labbra in un gemito che passò per scocciato ma che in realtà era di pura sorpresa. Che ci faceva lì quell'idiota? Voleva farsi ammazzare?
-Chi ha ucciso Minato?-
-Uno schifoso demone, come quello che ti porti dietro.-
Il Falco ringhiò nelle sue orecchie.
-E dov'è ora lo "schifoso demone"?- Chiese inviperita.
-Che t'importa? Stai per morire-
-Giusta osservazione-

 
 
Il tempo passava e il loro teatrino si ripeteva a volte a distanza di mesi, altre a distanza di anni. Ora era di nuovo davanti a lei. Forse sarebbe stata l'ultima. Perché tra qualche giorno avrebbe sventato la strage di Itachi e sarebbe tornata a casa dal suo fratellino.

Non le passava per la testa il fatto d'essere una ricercata. Il fatto che tutti volessero la sua testa e che nè l'organizzazione nè Orochimaru l'avrebbero lasciata andare tanto facilmente.

Era tutto semplice per lei.

Così, quando si ritrovò davanti per l'ennesima volta il suo cavaliere mascherato, la principessa pensò solo che sarebbe bastato giocare come al solito.

Non aveva in mente che, magari, questa volta il finale sarebbe stato diverso.

L'altro ANBU fece un passo avanti. Aveva una lunga chioma violacea che le lambiva i fianchi.
-Sono passati due anni dall'ultima volta- Commentò il bigio fermo al suo posto, la voce distorta dalla maschera che si ostinava ad indossare.

Kioko non pensò che quel cielo rosso fosse presagio di sangue versato senza possibilità di ritorno. Questo sarebbe stato il loro ultimo scontro.

Non perché il tempo fosse agli sgoccioli e la bilancia dalla sabbia imbevuta di lacrime fosse ormai arrivata alla fine.

Non perché così decideva il falco.

Questa sarebbe stata l'ultima volta perché la terra aveva sete.

La terra, quel giorno, si sarebbe dissetata  sotto un tramonto di fuoco.

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Le parole che non volevo sentire ***


Allora, la scrittrice asociale e mentalmente dissociata che raramente ciarla con i lettori, ma di che suo ciarla fin troppo, Si è messa a piangere scrivendo questo capitolo. Cosa non poi così intelligente visto che io ovviamente so come andrà a finire ... Questo vi dà altre inutili informazioni sull'utilizzo che faccio della mia materia celebrale.
Non è di me che devo parlare però! (Meno male -.- Nd. tutti)
Devo soltanto dirvi che come sottofondo a questo capitolo ci sta benissimo la canzone qui presente --------->http://www.youtube.com/watch?v=yipoOY56MbM&feature=share  dopo ciò mi dileguo.

34 - LE PAROLE CHE NON VOLEVO SENTIRE

 
-Ancora tu! Ma cos'è? Una persecuzione?!- La donna fece cadere il cadavere a terra con un tonfo mentre Orochimaru si voltava irritato a guardare i due ANBU che dall'altra parte del ponte li fissavano da dietro le loro maschere prive d'espressione.
-Sono passati due anni dall'ultima volta- Commentò il bigio fermo al suo posto, la voce distorta dalla maschera che si ostinava ad indossare.
Kioko roteò gli occhi rassegnata poi indicò la donna dalla chioma viola.
-E lei che ci fa qui?- Sbottò. Kakashi piegò la testa di lato, come se non capisse il perché del tono frustrato della donna in nero.
-Yuago fa parte della mia squadra.- Precisò serio.
Lo so, lo so! Lo so che fa parte della tua squadra e che è un ottimo ANBU, ma io volevo sapere perché l'hai portata qui, qui , in questo punto, al mio cospetto, in mia presenza, sotto il mio regale naso.
Che cacchio ci fa qui quella ... Quella ... Quell'insulsa oca ?!?
Di certo Kioko pensava qualcosa di molto più eccessivo e non adatto ai bambini di età inferiore ai ... sì, non è il caso di preparare la ricetta medica.
- Sensei, si occupi della tizia tutta tette e niente cervello- Brontolò scrocchiandosi le nocche e liberandosi del cappuccio. Si era sempre rifiutata di indossare quei lampadari che i membri dell'organizzazione adoravano definire cappelli, ma che, proprio biologicamente, di cappello avevano ben poco se non addirittura niente.
Si lanciò addosso a Kakashi senza nemmeno dargli il tempo di prepararsi. Il suo pugno colpì la maschera mandandone in frantumi la buona metà. Il bigio colto si sorpresa volò all'indietro. La donna aveva superato il ponte in un solo unico slancio. Il mantello che svolazzava attorno alle sue gambe nude spinto indietro con un gesto prepotente. Rimase a fissarlo dall'alto mentre si rialzava pulendosi il sangue che colava dal sopracciglio spaccato. Kioko sorrideva beffarda.
Lui le si fece contro e cominciò ad attaccarla ad oltranza, i suoi pugni cadevano nel vuoto deviati dalle braccia agili della falchessa o semplicemente schivati con serpentini movimenti del capo. Una mano di lei si poggiò sul suo stomaco, invadendo le difese, Kakashi si ritrovò con la schiena contro un tronco. Il tallone di lei premuto sotto il mento. Quando perse l'appoggio sotto i piedi e si trovò in aria arrivò anche il dolore ed il sapore di sangue in bocca. La mascherina gli impediva di sputarlo quasi soffocando. Un battito di ali argenteo lo avvolse nell'oro del tramonto. Una mantella nera che lo accompagnava nella sua caduta. No, non era finita.
Afferrò una delle penne e si dette la spinta verso l'alto strattonandola in basso con un calcio sulla schiena. Kioko grugnì. Cosa voleva fare quello scemo?
 In basso Yuago giaceva a terra ai piedi di un soddisfatto Orochimaru che scrutava curioso il corpo della guaritrice. Poi l'uomo lucertola alzò di scatto il capo verso di lei, allarmato. Gli occhi di rettile che brillavano di sorpresa, le sue labbra si socchiusero mentre un braccio si tendeva verso di lei ...
- Kioko! Stupida!- Ringhiò.
Compì una piroetta in aria tornando a fissare il cielo. Appena in tempo per vedere il Chidori di Kakashi passarle tra il braccio ed il fianco e schiacciarla verso il terreno in una caduta fatale. Aveva davanti a se entrambi i suoi occhi: quello color del fumo e quello dalla complessa tinta sangue. Roteò su se stessa ritraendo le ali per qualche secondo, assestandogli un calcio ed allontanandolo da sé. Perché quel batticuore? Perché le sue braccia così vicine? Perché, perché? Quante volte si era chiesta perché?
Aveva cominciato quella volta al ballo ...
Il suolo era a pochi metri da loro.
Le ali si spalancarono raschiando l'aria e svuotandole i polmoni, lui le si strinse ad una caviglia costringendola a precipitare. Il tonfo sordo risuonò nelle orecchie di entrambi per diversi attimi.
 Lui sotto lei sopra, una coperta d'argento attorno a loro.
Occhi neri in occhi spaiati.
 
Kioko mandalo via! Stavolta non sarà come le altre!
Come se non me ne fossi accorta!
 
Orochimaru non aveva mai interferito.
Orochimaru era sempre stato in disparte.
Perché ora la fissava così?
Come mai sembrava frustrato?
 
Toccava a lei stare sotto.
Una coperta di piume stesa sotto di loro. Le gambe del ragazzo strette contro le anche.
 
Occhi neri sotto,
dentro occhi spaiati sopra,
occhi furiosi.
 
Un pugno le colpì una guancia.
Non reagì e non ne capì il motivo.
Come minimo gli avrebbe già dovuto divorare un braccio. Si limitò a voltarsi e a sputare sangue ed un frammento di dente.
Con le ali ed una spinta del bacino ribaltò nuovamente la situazione, ma lui si liberò e si alzò in piedi sfidandola con lo sguardo.
Il tallone di lei che schizza verso il suo bassoventre e viene fermato.
Certo, lo sharingan.
Gli occhi della ragazza si convertirono in una tonalità molto simile al tramonto.
 
Il tempo sta per scadere.
Il tempo per cosa?
Orochimaru, se non se ne andrà ...
Lo ucciderò io
Quando mai hai combattuto contro di lui per ucciderlo?! Tu giochi con la sua vita!
NON E' VERO!
Lasciarlo andare! Morirà!
Ti ho detto che lo ucciderò.
Kioko è così difficile capire la verità? Eppure lo avevi detto all'inizi,o no?
 
Ora erano alla pari: tutti i movimenti di uno venivano previsti dall'altro. I loro pugni si scontravano venendo eguagliati in potenza. Ben presto la mora si scocciò. Volteggiando su se stessa affondò gli artigli nel lato integro della maschera mandandolo in pezzi  e lasciando quattro squarci paralleli sulla mascherina e sulla sua guancia. Spalancò le ali e lo tirò a se.
 
Non capisco a cosa tu ti riferisca stupido falco.
 
Prese il volo trascinandolo in alto con sé. Il ragazzo scalciava e tentava di colpirla ripetutamente quando il Chidori della donna gli aprì la pelle della spalla facendolo urlare. Salì più in alto, sempre più in alto, mentre lui smetteva di divincolarsi, ma cominciava ad imporre le mani per ricreare a sua volta il mille falchi. L'avrebbe uccisa, forse, a questa distanza, avrebbe potuto schivarlo solo lasciandolo andare ...
Orochimaru ...
 
La fissava dal basso e si passava la lingua sulle labbra. Con un piede impiantò a terra Yuago che stava tentando di trascinarsi via. Anche la giovane ANBU alzò il volto martoriato al cielo.
La scarica stava per attraversarle il corpo e le sue braccia si sciolsero all'improvviso.
 
Il suo grido riempì l'aria.
Le sue mani si strinsero attorno al polpaccio, poco prima che toccasse terra, per poi lasciarlo andare. Batté forte la testa e  lei si piegò su di lui con le mani sulle ginocchia.
Kakashi si sollevò sui gomiti, lo sguardo incendiario.
-A che gioco stai giocando?- Sibilò.
Gli occhi di Kioko si socchiusero.
Diglielo!
- Kakashi ... - Le sue labbra formarono quel nome in modo tanto spontaneo ... Ora esistevano solo le sue labbra per lui. Quelle labbra tese in un ghigno terrificante che popolavano i suoi incubi. Com'è che sorridevi Kioko? Ricordami com'eri quando mi sorridevi.
- ...Vattene - La frase soffiata sul suo volto. Lei si rialzò con superiorità subito seguita da lui.
-KATON! Goukakyuu no Jutsu! - Una fiammata la circondò, abbracciandola nelle sue spire, capovolgendo il mondo ai suoi occhi,  ustionandole la pelle e bruciandole gli abiti poco prima che si richiudesse nel suo guscio d'argento.
Stupidostupidostupidostupidostupido.
Il calore si estinse e lei riemerse. Il fermaglio a forma di serpente corallo che le raccoglieva i capelli aveva drasticamente ceduto, lasciando la lunga chioma in balia del vento torrido della giornata estiva.
In quel tempo passato al covo parte della sua naturale bellezza era andata sciupandosi. Tanto che Kioko non si poteva più definire propriamente una bella donna, seguendo i canoni comuni. Però il suo fascino era sempre presente. Il corpo era magro e muscoloso, le membra lunghe che non lasciavano scampo, il vestiario nero che contrastava con la pelle pallida per il lungo tempo passato in luoghi bui e chiusi. I capelli stopposi e rovinati dalle lunghe battaglie, molto più lunghi di un tempo, le incorniciavano il volto affilato e le cingevano il bacino stretto, le mani grandi dotate di artigli capaci di scalfire l'acciaio erano coperte di calli. Si scrocchiò le dita,  nodose e lunghe ,voltandosi verso Kakashi con aria seccata. Si liberò della casacca inutile scrollando le spalle. Il top nero e i pinocchietti  da ginnastica sovrastavano uno spesso strato di reti. Con passo veloce e deciso lo raggiunse e lo agguantò per il colletto dell'uniforme tirandolo alla sua altezza. Digrignò i denti rendendosi finalmente conto che la superava ormai di tutta la testa. Da quando era così alto? No, davvero, non se n'era mai accorta, ma quant'era che non lo prendeva a sberle? In due anni uno cresce così? Torna giù stupido idiota! E poi da quando la loro forza era pari?Ovviamente solo quella fisica poiché  lui era allo stremo senza quasi più chakra, lei invece poteva contare sul falco e non la sfiorava nemmeno il fiatone. -Senti tu! - Ringhiò a bassa voce -Se ti dico di andartene vattene!- Lo spinse indietro facendolo scontrare nuovamente con la corteccia di un albero al bordo di quella pianura. Kakashi vi si appoggiò tentando di analizzare le sue parole. Lei rimase ancora un istante a fissarlo. Il capo piegato impercettibilmente di lato, una ciocca impertinente che le si fermò sugli occhi e che spostò con un gesto poco delicato.
 
Non lo sto uccidendo.
Non lo stai facendo.
Dovrei farlo.
Ma non lo stai facendo.
Ne lo farò.
No, non lo farai.
Orochimaru avrà capito che lo sto difendendo?
Che lo proteggi?
Sì.
Sì.
Ed ora?
Uccidilo.
No.
E quindi?
Quindi?
Si morse il labbro inferiore.
Possibile che io ... che io in tutto questo tempo ... Che io abbia davvero ... ?!
 
Kakashi osservava la donna davanti a lui spostare il peso da un piede all'altro. L'avrebbe uccisa, lo aveva promesso ad Obito e a Rin.
Solo che ogni volta. Durante ogni combattimento, quando era stremato, sfinito, lei si allontanava senza finirlo. Seguiva il suo maestro nel bosco. Il suo maestro. Scusatemi se mi si stringe lo stomaco, che schifo. Un minimo di decenza, quel coso e ... Ed il modo in cui la guardava era del tutto una molestia sessuale ... Oddio magari l'aveva davvero molestata! Quella frigida di Kioko però doveva avergli dato pan per focaccia, già doveva essere davvero così ... Ora però gli sorgeva un dubbio. A cosa stava pensando? Stava mettendo nello stessa frase (fortunatamente solo pensata) Kioko ed un atto relativamente piacevole?
Era un caso.
 
-Sei solo una perdita di tempo per me - Ringhiò la ragazza riportandolo alla realtà.
 
Bhà, il dolore (e Kioko) gli dava alla testa!
Era una sorta di assuefazione disastrosa (piacevole)
Che lo spingeva a formulare le idee più dissociate possibili da ciò che realmente pensava. (che voleva pensare).
 
Kioko attese la reazione dell' ANBU ... Di quello stramaledettissimo ANBU che era dannatissimamente più alto di lei!
No, non l'hai pensato davvero in un momento del genere, dimmi che non l'hai fatto.
La donna strinse le labbra. Sotto i suoi occhi già la scena prendeva forma. Orochimaru che attacca, dilania, distrugge. Orochimaru che vince. Non poteva lasciarlo nelle mani di Orochimaru. Dopotutto lo sapeva da tempo che il suo maestro era geloso. Irrimediabilmente geloso.
 
Solo una perdita di tempo? Cos ... Cosa?
-Cosa?!- sbottò fra i denti staccandosi dalla corteccia e traballando in avanti.
Lei lo fulminò con gli occhi improvvisamente ambrati.
-Non seguirmi più, non meriti nemmeno di essere ucciso -
I pugni si strinsero. Lo stava insultando. Lo prendeva in giro. Non meritava di essere ucciso? Ma se era la spina nel fianco più fastidiosa che quella donna potesse permettersi?! Dannata mocciosa ...
-Sei vivo solo per un mio capriccio capisci?- gli disse voltandosi e dirigendosi verso Orochimaru a passo lento e controllato.
-Potrei diventare incredibilmente responsabile e falciare di netto la tua bella testolina-
-Cosa ... - LA vista gli si annebbiò facendogli perdere per un attimo l'equilibrio che però recuperò subito. -COSA VORRESTI FARE  RAZZA DI CORNACCHIA?-
Fu troppo veloce il chidori di Kioko, che gli trapassò la gamba costringendolo ad accasciarsi al suolo con un gemito. Da quando poteva proiettarlo a distanza? Utilizzava il chidori allo stesso modo in cui le damigelle spargono fiori al matrimonio.
Lo stava facendo a pezzi?
Ripassò a mente tutte le mosse e si rese conto di non aver mai tentato realmente di ucciderla. In realtà lo sapeva ormai da molto tempo, ma cos' era questo senso di urgenza? C'era qualcosa...che stava per accadere? Qualcosa di sbagliato? Doveva avvertirla.
 
Pensi che avrà capito?
 
Kioko affianca Orochimaru dopo aver raccolto il suo mantello.
Abbassa lo sguardo su Yuago. E' sveglia e cosciente. Ferita gravemente sì, non ha più molto chakra ma è viva. 
-Andiamo, non ho più niente da fare qui -
 
Se non farà nulla di stupido o avventato allora sarà salvo.
 
- Kioko ... -
Le  pupille della donna si restrinsero, i suoi occhi si spalancano. Dietro di lei Kakashi era in piedi. Voltò appena il capo.
 
I fiori sbocciano
I rovi pungono.
I mali scacciano
Ignoti e fungono
per alimentare,
questa brace
che mai si spegne.
Nel mio cuore arde.
Consuma tutto.
Dalla bocca il fumo.
Da ora è lutto.
I fiori sbocciano.
Dal petto tuo.
Le fonti sgorgano
dal cuore tuo.
 
 
Un serpente dalla circonferenza  come il pugno di un adulto emerse dalla terra silenzioso e letale attraversando di netto il corpo dell'AMBU.
 
Come nei migliori film la scena procedette a rallentatore, tanto lentamente che le figure, lì disposte come statuine di marmo dai riflessi rossi, parvero rimanere sospese per interminabili minuti. Un fiore rosso sbocciò dal corpo del ragazzo, frammenti della corazza grigia dell'uniforme stanziavano a mezz'aria mandando sinistri bagliori assieme alle spire di sangue che li avvolgevano. Un paio di occhi, confusi, fumo condensato e rubini incastonati in un iride perfetto, le foravano la schiena che sentiva quasi bruciare. Immobile nello spazio tra un secondo e l'altro, mentre il volto di Kioko resta completamente impassibile, non una ruga, una piega, la linea retta delle labbra tesa spasmodicamente e i capelli che nel vento poco prima si agitavano ora erano statici lungo il dorso inarcato. Orochimaru ghignava in quel suo modo orrido ed affascinante allo stesso tempo, il sapore della vittoria e della vendetta a guarnirgli la giornata.
 
No.
No.
No.
No.
No.
Non è così che deve andare.
E' sbagliato.
Lui non doveva alzarsi.
Qualcuno stava usando lo sharingan ipnotico su di lei?
Qualcuno la stava ingannando con quel fottutissimo sharingan?
Il tempo ripartì imperioso, il tempo che non perdona mai chi attende.
No, non ora! Ti prego! Riavvolgi! Cancella tutto non voglio vedere!
Non voglio!
Non voglio ...
Non voglio!
Non vo ...
 
 
Il tonfo fu sordo e riempì il silenzio.
Il dolore richiamato attraverso quel grido soffocato da un orgoglio inutile, superfluo in questo momento.
L'affanno del suo respiro.
Lo stomaco (stomaco?) che si contrae e il sangue che lo soffoca uscendo a fiotti dalla bocca. Con un gemito tenta di risollevarsi ma il suo corpo (corpo?) Non risponde.
Orochimaru richiamò la sua bestia, la soddisfazione che come un aura lo avvolgeva, cominciò ad allontanarsi verso la folta macchia d'alberi.
-Andiamo Kioko. -
 
-Arrivo- La falchessa annuì. Non si voltò. Camminò seguendo le orme del suo maestro, il sudore che le scivolava languido attraverso le maglie delle reti sulla pelle delicata della schiena facendola rabbrividire. Socchiuse le labbra che le tremarono. Se le sfiorò sconcertata con le dita. Non pensava in una simile reazione. Il suo corpo agiva da solo. Tu guarda ... Era già arrivata a metà del ponte.
Tu guarda.
Il rumore dei suoi passi si era fermato.
La mano guantata si fermò sul parapetto, gli artigli lo grattarono un po' sovrappensiero scavando un piccolo solco nel legno tenero e verniciato di fresco.
- Kioko? Perché ti sei fermata?- Domandò scrutandola con l'angolo dell'occhio destro. Troppa fatica ruotare il capo di centottanta gradi?
Anche se adesso, che importanza ha?
-Vada pure avanti sensei, questi due li finisco io, preferisco non lasciare tracce- Annunciò. Le unghie raschiavano senza fare rumore.
Orochimaru sorrise.
-Sei proprio l'allieva del tuo maestro- Gongolò sparendo tra le fronde del bosco.
 
Il rumore come di qualcosa che si spezza. Le schegge che invadono la stoffa dei guanti infilandosi nella carne.
Adesso però cosa importa?
Prese un bel respiro Kioko.
Chiuse gli occhi il falco.
Ruotò su se stessa la ragazza.
Aprì gli occhi la nukenin.
 
Yuago era piegata su Kakashi. Stava piangendo.
La maschera dimenticata.
LA missione interrotta.
A Kakashi la cosa non sarebbe piaciuta.
Non capiva proprio nulla quell'oca.
 
Sentì dei passi avvicinarsi. Che senso aveva? Tanto erano morti entrambi ora mai. Come sarebbe potuta tornare indietro dicendo che Kakashi era rimasto ucciso? Kakashi, il figlio di Zanna bianca.
Lo sapevano che era uscito un tantino di testa.
Per questo le avevano affiancato lei.
Un ninja medico.
La migliore
dopo Rin.
Non Hayate.
Non Gai.
Non Asuma.
Lei.
E lo aveva lasciato morire.
 Le sue mani cominciavano a perdere calore mentre gli schiaffeggiava una guancia tentando di farlo rimanere lucido, il suo capo poggiato in grembo. I suoi occhi vagavano nel nulla. Il suo sangue impregnava la terra. Tentò di comprimere la ferita per placare l'emorragia ma fu come tappare una falla in una diga con un dito. Non aveva abbastanza Chakra per salvarlo. Un'ombra la inghiottì. Quel tramonto sanguigno che ormai sfociava nel blu della notte delineava i contorni della tunica di quella donna. Non alzò il volto ad incontrare i suoi occhi. Yuago continuò occuparsi del ragazzo. Il colpo gli aveva danneggiato gravemente buona parte degli organi interni. Non sarebbe sopravvissuto. Strano come questo pensiero non la scalfisse minimamente per la sua inevitabilità. Non c'era niente da fare. SE avesse utilizzato tutto il suo chakra forse avrebbe potuto metterlo in condizioni di arrivare vivo all'ospedale di Konoha. Anche se vi erano davvero poche possibilità.
Dopotutto lei non aveva quasi più una goccia di chakra dentro di sè.
Quel mostro di Orochimaru ...  
- Yuago, tu non saresti un ninja medico?- Quella voce dura e tagliente la trapassò come la lama di un rasoio e, suo malgrado, si ritrovò a risponderle.
-S-sì-
-E ALLORA COSA DIVOLO ASPETTI?!?-
Il cambio di tono la fece agitare. Automaticamente alzò il viso verso quello della falchessa.
Sobbalzò impercettibilmente. Era molto che non vedeva Kioko e la prima impressione che aveva avuto di lei era stata.
"letale"
Solo ora si rendeva conto che quel letale era qualcosa di più.
La furia cieca che si espandeva da quel corpo allenato la investì lasciandole i polmoni sotto vuoto.
Boccheggiò un paio di volte prima che le parole sgorgassero spontaneamente dalle sue labbra.
-Non ho abbastanza chakra! Non ho abbastanza tempo! Non ... -
Uno schiaffo la colpì in pieno volto.
Piegò la testa di lato, sorpresa.
-Almeno provaci!-
Yuago assunse un'aria di superiorità che poco le si addiceva viste le lacrime che le inondavano le guance abbronzate. Non riusciva nemmeno ad alzarsi in piedi ...
-E' del tutto inutile ... -
Il petto di Kakashi ebbe uno spasmo ed altro sangue appesantì quella dannata mascherina che lo stava facendo soffocare.
 
Quando ad una guerriera cedono le ginocchia davanti al nemico significa che per lei è la fine. Kioko non si sarebbe mai fatta prendere dal panico, non era di certo da lei. Strinse le labbra ed i pugni fino a farli sbiancare. Si inginocchiò attentamente, con delicatezza. Prese un bel respiro.
Com'era che si faceva?
I suoi occhi si strinsero un secondo mentre sollevava il mento ...
-DANNAZIONE!- LA testa scattò in avanti mentre gocce di rugiada si posavano sulle sue ciglia.
Il suo grido graffiò l'aria distorto dalle lacrime che il suo ferreo contegno le impediva di versare.
Kakashi la guardava. Sotto quell'imbavagliatura, che tanto desiderava legargli molto stretta in torno al collo, probabilmente le sue labbra erano piegate in quel sorriso/presa per il culo sviluppato negli anni.
-Cornacchia ... -
Anche nella morte usava quello stupido soprannome. Baka Kakashi!
Con un gesto non poi così delicato gli strappò via la mascherina liberandogli un po' la già stentata respirazione. Stava morendo. Non poteva morire, non lui. Non lì. Non ora.
Non disse niente tentando di zittirlo poggiandogli un dito artigliato sulle labbra. Quanto le piaceva il viso di Kakashi? Ovale e candido, la cicatrice che gli attraversava l'occhio,uno dei segni della sua sofferenza, ciò che lo legava indissolubilmente ad Obito.  le labbra piegate in quella sua posa seria, alquanto ironica, labbra sottili ed arcuate. Il naso dritto ed elegante, gli zigomi alti. 
Osservandolo piegò il volto di lato.
-Che ... -Strizzò gli occhi un attimo. -Che c'è ora?- Il tono era affannoso, il sangue che aveva perso troppo. Stava per perdere i sensi ... O per cominciare a delirare. Nel primo caso era andato. Nel secondo avrebbe sofferto di più.
Ora, guardandolo, il pensiero di ciò che aveva fatto la assalì torturandola.
Di quello che aveva fatto a Rin.
Di come se n'era andata abbandonandoli.
Dio! Aveva ucciso Rin?
Lei?
Lo aveva ... Fatto ... Realmente?
-Oh Kami - Mormorò sollevando lo sguardo sul volto di Yuago. Il tono leggermente lamentoso. Non fu questo ad attirare l'attenzione della viola. Kioko stava ...
-K-Kioko ... -
Plic.
-I-Io ho ucciso ... Rin ... -
Plic.
-N- No ... -
-Io non volevo, io non volevo!-
Plic. Plic.
-SCusa Kakashi ... S-scusa -ah ... - LE lacrime sgorgavano a fiotti sul suo volto mentre tentava  inutilmente di fermarle asciugandole con il dorso dei pugni. I singhiozzi le spezzavano le parole. LE lacrime cadevano sul volto del ragazzo lì davanti a lei.
Mise le mani sulla ferita tentando di bloccare il flusso di sangue. Era freddo. Era troppo freddo.
Ed era colpa sua.
LE scelte sbagliate.
Tutta la sua vita era stata uno sbaglio.
E se ora lui fosse morto?
-Tu - tu non puoi morire ... N-non dopo che ti ho fatto ... -
Deglutì, le faceva male la gola.
- DE-Devi farmi rimediare, non puoi m- morire C-CoOsì ... - LA sua fronte incontrò quella gelata di sudore del ragazzo.
- Perché?- LA parola flebile appena sussurrata dall'ANBU ormai allo stremo.
- Io ti amo!- A pochi centimetri dagli occhi socchiusi di lei le sue parole lo assalirono. Il tono capriccioso.
Non doveva morire, non perché non era giusto, perché a sua vita sarebbe finita prematuramente.
Ma perché lei lo amava.
In quel momento non avrebbe saputo trovare motivo migliore per continuare a respirare. Però ... Tutto si faceva scuro. Freddo ...
-Amarti è ... Un suicidio ... Kioko ... Uchiha ... - LE sue labbra tremarono per poi rimanere immobili.
Quella donna. Quella dannatissima donna gli aveva detto le uniche parole che non avrebbe mai voluto sentire.
Lei lo amava Ah!
Proprio ora?
Proprio adesso che non l'avrebbe mai più rivista? Proprio lei che aveva distrutto la sua vita? Non era di certo stato un colpo di fulmine. Però adesso si ritrovava con quelle parole in testa, se ancora ne aveva una, e la certezza che sarebbero state del tutto inutili. Perché ormai, Kioko aveva vinto. Il loro gioco era finito.
 
 
-NO! NON PUOI FARLO! NO! HEI KAKASHI? RAZZA DI SCEMO! DOVEVI ACCORGERTENE! NON è COLPA MIA SE SONO ARRIVATA FINO A QUESTO PUNTO1 POTEVI FARMELO NOTARE NO? IO ME N'ERO DIMENTICATA! ME N'ERO DIMENTICATA OK? LO SAPEVO DA QUEL GIORNO AL BALLO MA ...me n'ero dimenticata ... Oh ... Baby ... -
Lei non era capace nemmeno di applicare un cerotto senza il libretto di istruzioni. Ne aveva dato prova quando anni prima gli aveva sistemato la spalla.
 

Kioko ... Kioko ...

Sì, scusa ... Sto infangando il tuo orgoglio eh?

Tutto questo dolore ... Non è normale che io soffra con te, dopotutto sono un demone.

Ti sbagli, tu oramai sei parte di me, le mie lacrime sono le tue.

Forse hai ragione,anche se suona schifosamente melodrammatico,  io non voglio che tu soffra.

Io non voglio soffrire.

Altruista come al solito.

Certo ...

Il mio potere è il tuo Kioko, c'è ancora qualcosa che puoi fare. Kioko, solleva le mani.

La ragazza osservò le proprie dita imbrattate di sangue con gli occhi spalancati, le tremavano. No, KAkashi non poteva morire no!

Lo abbiamo capito. Smettila di ripeterlo, sei snervante ed in più ... Devo ammettere che fa piuttosto male ... Amare intendo.

Non lo amo.

Torni a negare dopo che ti sei dichiarata?

Ero ... Non ero in me, ecco.

Sì, certo, vedi di muoverti.

Una luce argentea si allargò attorno a lei.
- Yuago ... Io non sarò una guaritrice ... In più sono una nukenin e non dovresti fidarti di me. In quanto traditrice ti dico fuggi ...-
Yuago si morse l'interno della guancia pronta a correre via.
-In quanto Kioko Hayabusa Gin Uchiha, allieva del quarto Hokage, membro della squadra Kakashi ... Ti dico ... - Si morse le labbra, andava davvero oltre il suo orgoglio. - ... Ti imploro, salvalo!-
Le sue mani andarono a poggiarsi sulla ferita, una cupola argentea si aprì sopra di loro.
La guaritrice sbatté le palpebre.
Quanto chakra ... ?!
Le domande a dopo.
Le sue mani sopra quelle guantate della donna maledetta, del demone ricercato, della ragazza che soffriva immensamente e piangeva un suo compagno che, oltretutto la voleva uccidere.
Mentre la carne si rimarginava sotto le loro mani Yuago osservò il volto bagnato e concentrato della falchessa accanto a lei e non poté di fare a meno di sorridere.

Chi sei Kioko Uchiha?

Sei un mostro?

Un demone?

Un falco?

Ma se ami, che importanza ha?

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Inquadrando la disperata situazione ***


Questo capitolo l'ho dovuto scrivere perchè continuare sul piano tragico non è nel mio stile. LA situazione non è delle migliori eppure i personaggi continuano a comportarsi così come è lecito. Sono ninja e non si scompongono più di tanto.
Io lo interpreto così. Se vorrete linciarmi vi aspetto a fine capitolo.



35 - INQUADRANDO LA DISPERATA SITUAZIONE
 

Così il principe invece che con il drago lottò con la principessa.
La principessa andò contro il drago che aveva ferito il principe.
Purtroppo questa è una storia a metà.
Senza un "vissero tutti felici e contenti" alla fine
Il drago non si è arreso.
Il principe è in pericolo di vita.
E infine la principessa, che non è ancora stata salvata.
La principessa.
Che intende portare al compimento il suo obbiettivo prima di tornare al castello.
 

 
11.30
Sono morto.

O meglio.

Qui è tutto buio, il che lascia presupporre che io sia, evidentemente morto.
 

11.35
Ma non dovrebbe esserci una qualche luce bianca da queste parti?

Non so, un lungo tunnel ... Oppure un tappeto di nuvolette giallo evidenziatore ed una lunga strada di pietra a forma di dragone, decidete voi.
 

11.40
Perché è tutto così silenzioso?

Dannazione voglio il mio libro! Ero arrivato ad un punto interessantissimo dove il protagonista ...
 

11.57
... ello mortale.
Sono arrivato esattamente lì.
Poi mi sono dovuto interrompere.

Dannazione, dannazione e dannazione.

Sì, lo so dovrei cambiare imprecazione, ma che importa?

Sono morto.
 

11.58
Dannazione!
 

11.59
Non mi ricordo perché ho chiuso il libro.
Ah già, perché ovviamente sono morto.
...
Questa cosa è alquanto stupida.
 

12. 10
Kioko!

uh ...

Ho bisogno del replay della scena.

Un attimo.

Sì, sì, ok, non devi morire eccetera ...

...

Ah.

Ah ...
 
" - Io ti amo!-
-NO! NON PUOI FARLO! NO! HEI KAKASHI? RAZZA DI SCEMO! DOVEVI ACCORGERTENE! NON è COLPA MIA SE SONO ARRIVATA FINO A QUESTO PUNTO1 POTEVI FARMELO NOTARE NO? IO ME N'ERO DIMENTICATA! ME N'ERO DIMENTICATA OK? LO SAPEVO DA QUEL GIORNO AL BALLO MA ...me n'ero dimenticata ... Oh ... Baby ... - "
 
Se n'era dimenticata ...

Baby ...
 

12.13
Se n'era dimenticata?

Se n'era dimenticata!?

Se n'era ...

Ok, basta sono calmo.

...

No, esattamente, se n'era dimenticata!
 

12.14
La mia vita davvero non ha più senso.
 

12.15
Tanto sono morto.
 

12.16
E lei si è ricordata di essere innamorata di me poco prima che morissi, ma sì! Logico!

Ed io che ho passato gli ultimi anni a tentare di accopparla?

Non pensa a come ha ucciso Rin?

Non pensa a cosa ho provato quando non trovandola a casa sono andato alla tomba?

A quando ho trovato il suo ... corpo?
Fredda ed immobile.
Rin.
Non ero riuscito a salvarla.

Fortunatamente c'era Asuma con me, o non avrei risposto delle mie azioni.
Effettivamente cosa avrei dovuto fare?

Rin.

La Rin che cominciavo ad amare, la stessa Rin che mi aveva donato se stessa ( sì, in entrambi i sensi) sdraiata sulla tomba con un mazzo di fiori in mano.

Rose rosse per giunta.

Non per criticare, ma alla faccia dell'anti sgamo. 

L'ho odiata.

L'ho odiata al funerale mentre tutti piangevano. Mentre tutti erano vestiti di nero attorno a quella maledettissima lapide, bianca e fredda. Come Rin non era mai stata.

Forse in fondo un pochino ero innamorato di lei.

Un po'.

O forse era solo un palliativo al dolore.

Forse ho sbagliato a non andare al funerale ed osservare tutto in disparte.

E' solo che l'ho odiata a tal punto da schifare me stesso.

Perché sul serio non riuscivo ad odiarla.

Era più forte di me.

Anzi, nonostante la tragicità e le lacrime mi veniva da ridere.
Prendetemi per pazzo, ma Kioko non è una che sta alle regole ... Con quel pazzo di Orochimaru ...

Ahahah!

Se troveremo il cadavere di un serpente sapremo che si è suicidato dalla disperazione.

Tornando a noi.

Ciò non toglie che l'ho odiata.

Quando è morto Minato.

Lei non c'era.

Non lo sapeva nemmeno.

Non ha fatto una piega.

Che nervi.

E una lapide si è aggiunta al cimitero bianco.

Altre lacrime sul mio viso.

Strano come mi ritrovi sempre a piangere come un poppante, davvero, non mi rende giustizia questo lato melodrammatico.

E poi il pargoletto biondo.

Me lo ha lasciato in braccio Jirayia senza che io sapessi che fare.

Il cosetto ha spalancato due occhioni azzurri pazzeschi, ancora un po' indefiniti, causa la giovanissima/inesistente età, ma azzurri.

Poi ha cominciato a sbavare.

E a lanciare gridolini.

E a fare la pipì.

E poi a piangere.

Tutto contemporaneamente.

I bambini non fanno per me.

E poi quel bambino ha un espressione un tantino ebete a rasentare l'idiota.
Anche se è così carino.

Però non lo prenderò mai più in braccio.

Mai.

Mi rifiuto.

Sono uscito nuovamente fuori tema.
Non mi ricordo di cosa ...
Ah, già, che Kioko è una bastarda e che io la odio.

Appunto.

Però lei mi ama.

Già.

E' innamorata di me ...
 

13.00
Devo ancora assimilare la cosa.
1 sono morto
2 Kioko mi ama
3 lei si era dimenticata di amarmi
4 ... Sbaglio o tira vento?

E fa freddo.

E fa male.

Fa troppo male.

E c'è troppo bianco.

E nero.

E due occhi leggermente cattivi.

Solo leggermente eh!

No, ok, totalmente infuriati.

Solo che non ce l'hanno con me.

Non questa volta!

Sono stanco.

E fa male.

Tutto.

E lei mi ama.

...

Sì, ci metterò decisamente troppo a farmene una ragione.
 

Stanza numero dodici, secondo piano.

-Sapete? Il falco d'argento si è fatto vedere in città per riportare qui un ANBU ferito!-

-Un ANBU? Ma se quella non ha pietà per nessuno? Si dice che persino i sennin la temano ... -

-Un ANBU ti dico! Ed era conciato abbastanza male poveretto! Si è salvato per miracolo!-

-Ma chi è questo ANBU?

-E' questa la cosa più ... intrigante!-

-Intrigante? Siamo in un romanzo rosa?-

-Zitta! Comunque l'ANBU è il ninja copiatore, Kakashi dello sharingan!

-Ma è un ANBU?

-Sì, certo, aveva l'uniforme.

-Ma solitamente non ... Nel senso ... La maschera ... A che serve se il nemico sa chi sei?!

-No, non aveva la maschera, e poi, lo sai ...

-Cosa?

-L'Hayabusa, avevano lo stesso maestro

-Non me lo direeeeee!

-Sono stati compagni di squadra per tre anni

-E lei lo ha ridotto così?

-No, lei lo ha salvato!

-Non ha senso!

-Ma non ti ricordi? Yondaime e il sennin dei rospi avevano fatto quella puntata al bar ...

-Ma erano entrambi un po' brilli! Non ci credeva mica nessuno! Insomma, Minato Namikaze che punta mille yen ...

-... Scommettendo che l'Hayabusa e l'Hatake avranno una relazione? Io sì, ce lo vedo.

-E il sennin dei rospi su cosa a scommesso?

- Bhè, ha puntato duemila yen sul fatto che se accadrà sarà la ragazza  a dichiararsi per prima.

-Sottovaluta molto il nostro silver hair

- In fondo non ha tutti i torti ...


Brutte oche impiccione
Andate a discutere del sottoscritto aggiustando le bende di qualcun altro in un altra stanza in un altro ospedale prima che vi Chidorizzi tutte!
Ahi!
Mi fa male tutto.
Wa!
Luce accecante.
Bene, è tutto bianco, ciò significa che, o sono morto, o sono all'ospedale.
 

-Guarda! Si è svegliato!-
 

Benissimo, la peggiore delle due ...
 

Antro malvagio (e viscido e buio e ... viscido)
 
Kioko ansimava seduta sulla branda sfondata. La pelle scorticata e sanguinante. La faccia nascosta dalle mani. Gocce rosse che scorrevano lungo le gambe ed imbrattavano il pavimento. I gomiti puntati sulle ginocchia. I capelli sciolti come una cortina nera sulla sua schiena arcuata.
-Allora, come è andata?- La voce pacata del sennin la raggiunse da un punto indistinto.
Era tornato allora.
Tentando di passare inosservata si strofinò gli occhi con le mani prima di sollevare lo sguardo. Inevitabilmente tirò su con il naso. L'uomo era davanti a lei e lei voltò il capo di lato permettendo alla chioma corvina di coprirle il volto.
-Un lavoro pulito- Borbottò stupendosi poi di come la sua voce fosse roca. Si portò una mano a coprire la bocca. Che stupida ...
- Sai, dovresti smetterla di mentirmi. Lo sai no, che sei mia-
La ragazza storse il naso riparata dalla cortina, scura. Eccome se lo sapeva ...
Le sue dita artigliarono la stoffa in eccesso sul ventre.
Si contrassero.
La mano dell'uomo le portò i capelli dietro l'orecchio. Il suo volto all'altezza di quello della donna. Lei si voltò di scatto fissandolo dritto negli occhi serpentini, con cattiveria, perché in fondo non le importava poi tanto.
Perché in fondo, probabilmente Kakashi sarebbe morto lo stesso.
L'avevano linciata non appena i suoi sandali avevano toccato il suolo del villaggio. Centinaia di jonin, ma anche di persone comuni, l'avevano graffiata, picchiata, ferita, umiliata. Quando avrebbe potuto ucciderli tutti con un solo imperioso gesto della mano.
BAM
Stecchiti.
Invece era occupata a fare da scudo a Kakashi, che, privo di sensi, giaceva contro il suo petto.
Dopo avergli trasmesso così tanto chakra il falco si era ammutolito, non aveva ancora ricominciato a parlare. In più per volare aveva dovuto sfruttare il segno maledetto.
E poi, certo, quella gente le si era buttata addosso.
Bastardi.
Le era parso per un attimo di vedere gli occhi bicolore del bigio fissarla preoccupati mentre ringhiava e mostrava i denti. Poi era svenuto di nuovo.
Fortunatamente Asuma si era lasciato "incantare" e aveva fatto in tempo a mollargli l'ANBU tra le braccia con un soffocato -Grazie- prima di svolazzare via con le sue ali dalle piume argentee che, quando il segno si attivava, diventavano spaventosamente simili a tante, troppe, lame affilate.
Ora Orochimaru, il mostro delle caverne, era assolutamente oltre la linea di confine che divideva il suo spazio vitale da quello comune. La cosa la stava facendo imbestialire.
 
L'uomo spostò la mano sulla sua nuca stringendole i capelli ed avvicinando il suo volto tanto che i loro nasi si sfioravano.
-Non guardarmi con quegli occhi -
-Quali occhi? Sono i miei occhi!- Ringhiò velenosa.
Aveva la nausea.
Di nuovo.
La mano fece presa più strettamente sulla maglietta. Si affondò da sola gli artigli nella pelle nel tentativo di calmarsi e di non mordergli il collo. O di baciarlo. Non poteva più farlo. Non dopo , il solo pensiero le faceva stringere lo stomaco, aver detto quelle cose a Kakashi. Si sentiva in gabbia adesso, ma non era una sensazione sgradevole.
- Non fare l'insolente con me!- I suoi capelli erano ingarbugliati alle mani di quel pazzo.
Voleva il suo fermaglio.
O un rasoio.
Meglio il secondo.
Come l'avrebbe afferrata se fosse stata rasata?
Ahahahaha!
- Lei mi dica cosa vuole!-  Gli diede del lei in modo distaccato. Quando le sue pupille fremettero non potè fare altro che sentirsi soddisfatta di se stessa.
Stronzo.
Aggiunse mentalmente. Teoricamente l'avrebbe dovuto fare l'Hayabusa.
Però non la sua voce ancora non si era ripresentata.
Forse aveva davvero un pochino esagerato ...
-Li hai lasciati vivere vero?- Ghignò l'uomo. La lingua che saettava sulle labbra. Che tic fastidioso. Peggio di quello di allungare le "s" che, facendo un veloce calcolo della sua nevrosi, si sarebbe presentato esattamente ... Entro la prossima risposta.
-L'ANBU era spacciato, non vedo come io avrei potuto ... -Mentì spudoratamente.
Le sopracciglia curate precipitarono sugli occhi felini, lo sguardo era furioso, il colorito cadaverico metteva in risalto quella - roba - viola - che - aveva - scoperto - non - essere-trucco attorno ai suoi occhi.
E sì.
Non era brutto il suo sennin, non aveva nessun freno ad ammetterlo.
Il volto era lungo e ben disegnato, le labbra sottili, gli occhi a mandorla del colore dell'ambra, il naso dritto ed aristocratico, i soffici capelli che stranamente sembravano (continuava a ripeterselo) usciti da una pubblicità mentre i suoi apparivano come steppa ...
Ma non era il volto.
Bensì le sue espressioni.
Quelle erano davvero molto ributtanti.
Poi aveva intorno ai quarant'anni. Nonostante ne dimostrasse davvero di meno.
Lei ne dimostrava a malapena i suoi  venti ...
Va bene, venti tondi tondi, quasi ventuno. Ciò non toglieva che non si chiede l'età alle signore.
Poi partì.
- Cossssssa ti faanche sssssssolo penssssssssare di potermi ingannare?!?- Tutto.
La "S" assassina colpisce ancora! yuppi ye!
Tutta questa ironica allegria serviva a compensare il disagio mentale che provava nell'avere la testa così vuota, nel senso ... Tutta per se ... E il mostro sapeva che quando ciò capitava era peggio di quel  periodo del mese.
Ora, in tutta onestà, non avvicinate mai una donna con il cuore di vetro sull'orlo di un precipizio, un aspetto da far schifo, nervosa oltre l'umanamente possibile E posseduta da un falco bisbetico e da una segno maledetto bizzoso. Soprattutto non sibilate, mai, MAI in faccia a tale donna.
- Di certo il tuo alito non mi persuade ad incitarti a restare!- No, non era vero. Il suo alito non era cattivo, ma lui non lo sapeva, quindi bando alle ciance.
La donna tentò di scattare in piedi ma lui la trattenne per i capelli. Se fosse stato qualcun'altro gli sarebbe caduta addosso lunga distesa sul pavimento, ma essendo Orochimaru-sama, viscido e terrificante quanto non brutto sennin delle serpi , l'unica reazione fu un vacillamento, uno scontro di forza inizialmente pari e subito dopo dispari, la sua schiena sulla branda ed un reciproco scambio di occhiatacce.
-Verme- lo insultò lei puntandogli un piede sul petto.
La sovrastava. Il kimono grigio era colmo di increspature mentre le afferrava i polsi piegandoglieli sopra la testa.
- Com'era quella frase che hai utilizzato con il giovane AMBU? - La voce suadente le fece formicolare l'orecchio. Non era la prima volta che succedeva una cosa del genere.
Solitamente durava poco, se così non fosse stato ora Orochimaru sarebbe una voce bianca.
-Ti -amo - ma - me - n'ero - dimenticata - La sua lingua le percorse il collo leccando via il sangue rappreso.
-Schifoso, viscido, stronzissimo, VERME- Sbotto tutto d'un fiato inarcando la schiena e rimanendo comunque bloccata.
Lui si fermò un secondo a pochi centimetri da lei. LA scintilla di follia che prendeva lentamente il controllo.
Dov'era Sasori quando serviva?
Ed Anko?
Bimbetta, dai la prova di non essere inutile ed entra da quella porta, subito.
-Abbastanza scadente come prima dichiarazione d'amore - Ghignò con le labbra sottili appoggiate sotto il suo seno sinistro. LA testa ruotò leggermente. LE liberò le mani facendo passare le proprie braccia sotto la sua schiena e stringendola a sé. Ora, non voleva essere melensa, ma ... Stava ascoltando il suo battito cardiaco? Sinceramente, come si permetteva?
Non che fosse la prima volta, ma ... La innervosiva comunque.
Sembrava provare un perverso piacere nella vita altrui e altrettanto a sfruttarla o a metterne fine.
Solo dopo si accorse che le stava slacciando il reggiseno.
Con un'esclamazione contrariata tentò la tipica mossa della ginocchiata negli attributi che funziona sempre.
Ron riuscì a prenderlo. LA sua gamba rimase stretta tra quelle forti dell'uomo che fece scorrere verso l'alto la stoffa del top. A mali estremi,  estremi rimedi. Con le mani libere gli afferrò i capelli ai lati della testa e lo staccò dal suo corpo. Quando lui si oppose con un sibilo lo graffiò e scalciò. La ragazza rotolò su un fianco cadendo sul pavimento e mettendosi a gattoni tra plichi di fogli e fialette.
-Stammi lontano maniaco!-
Ringhiò raggiungendo finalmente la porta e sbattendosela alle spalle. Poi, stremata, si accasciò con la schiena contro il legno e la fronte sulle ginocchia.
Sentì dall'altra parte le mani del sennin fare pressione contro il legno.
-Non mi avrai come l'altra volta ... -mugugnò tirando su col naso nuovamente.
Il silenzio si fece opprimente.
-E poi io amo davvero Kakashi - Si sentì in obbligo di continuare. Sembrava quasi si stesse scusando. Ancora silenzio.
A quel punto uno dei suoi soliti sorrisi demoniaci le tirò le labbra mostrando i canini.
-E' morto per caso?- Chiese già in fase di giubilo. Dandogli del lei, ovviamente.
- No. - La voce serpentesca la raggiunse soffiata tra i denti.
Si morse la lingua. -peccato- commentò. Prima di scattare in piedi e scappare di corsa lungo il corridoio inseguita da quella serpe del suo maestro.
Nonostante i suoi allenamenti fossero sul serio utili le sue molestie, specialmente quelle sessuali, non le erano mai piaciute.
Però si divertiva ... In fondo, ma molto, molto, molto ... Molto in fondo, si divertiva. Era un modo per non pensare. Sapeva che Orochimaru poteva avere tutto e subito. Eppure la lasciava fare. Giocava con lei come se fosse un topino. Probabilmente entrambi avevano scordato che i falchi mangiano i serpenti. Mentre correva sentì Orochimaru urlare ... Er ... Sibilare, dal fondo del corridoio.
- Sei troppo compassionevole, e se adesso si spargesse la voce che hai risparmiato un ANBU? -
Tump.
Effetto sonoro di una persona che si schianta contro un blocco di legno e poi finisce a terra. Il blocco di legno in questione era alto un metro e settanta ed aveva i capelli rossi e gli occhi scuri. La persona era abbastanza contrariata e con il culo a terra.
-Esattamente cosa sarebbe questo? - Disse sollevando un sopracciglio.
Come diavolo fa un burattino a sollevare il sopracciglio? Bhà, i misteri della vita ...
-Ehilà Sasori No Danna! Come và la vita? - Dribblò  la ragazza sfrecciando in piedi e accorgendosi in un istante che Orosaiwa si trovava esattamente alle sue spalle ansimandole  (Urgh!) sul collo.
- Vi sembra il caso di giocare ad acchiapparella ... Qui?-
Orochimaru rimare impassibile, Kioko sbuffò battendogli amichevolmente una mano sulla stalla con un sorriso tirato ed una venetta che pulsava sulla tempia.
-Sensei! Qualcuno ha lasciato la Barbie in corridoio! Che dice, è di Konan-chan? Oppure uno di quei cosi Voodò di Kakuzu? - Un alone nero si allargò attorno al marionettista e alla ragazza demone.
Orochimaru fece saggiamente un passo indietro.
Mentre i due dell'organizzazione si guardavano in cagnesco pronti a ridursi in filetti di rapace e tocchi di legno, Zetsu se ne andava trullo trullo a riferire a Pain che l'adorata nuova arrivata non solo aveva risparmiato un ANBU della foglia, no, non le bastava lasciarlo lì. Cosa fa lei? Eh sì, lo salva perché se no, che traditrice è? Dovrà pur tradire la setta dei traditori no?
Embè che c'è di male?
Tra tutti i ninja proprio Kakashi dello sharingan doveva salvare?
Quello che dava più rogne dopo Minato Namikaze che si era appena defilato nel regno degli angioletti fluttuanti!
Per fortuna c'era lui!
Pensò la pianta ornamentale apparendo al cospetto del dio in terra.







SPAZIO AUTRICE PSICOPATICA
Eccomi qui, pronta per essere fatta a pezzi e gettata nell'olio bollente ... Aiuto ç_ç

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** - O tu mia Anima ignota, bruciata, straziata, agonizzante e dilaniata. Rispondi. Sei mai esistita? ***


36 - O TU MIA ANIMA IGNOTA, BRUCIATA, STRAZIATA, AGONIZZANTE E DILANIATA. RISPONDI. SEI MAI ESISTITA?

 
L'acqua le piaceva, nonostante non avesse mai visto il mare.
 
Il suo volto appariva bianco e nero alla luce della luna.
 
I - Il sangue è ...
 
-Un falco che balbetta ... Non si è mai sentito, poi, un demone falco, è ancora più patetico ... - Il tono distaccato. Il sorriso sardonico che curvava le labbra.
 
Kioko ... Stiamo morendo Kioko!
 
-E allora?- Non le importava di parlare ad alta voce.
Non c'era nessuno che la sentisse.
Se un albero cade, in un bosco in cui non c'è nessuno, fa rumore?
 
Strinse le gambe al petto disastrato e appiccicoso. Si sporse ancora di più sul torrente fissando il suo riflesso. I capelli erano così lunghi ... Ma era stata la Kioko di Kakashi a portarli corti.
La Kioko di Konoha.
Il dolore era tanto acuto da annullarsi.
Tutto ciò che sentiva è un ronzio persistente nelle orecchie ed i gemiti del falco.
Si passò una mano su una guancia. Lì dove le dita passavano la pelle tornava bianca mentre la mano si tingeva di nero e grumi.
E dire che lei odiava il sangue. Anzi, non era preciso, lei odiava il dolore ed ora la morte era alle porte. Nel modo più doloroso possibile.
 
-Dimmi Gin ... Quanto di questo sangue è mio? Quanto è loro? -Immerse la mano nell'acqua gelida ed una linea scura si allungò tirata dalla corrente. La mano tornò bianca.
Gli aghi dei pini le cadevano sul corpo mentre la roccia sotto di lei si faceva sempre più fredda, il vento passava senza smuoverla. Il sangue che incollava tutto e fermava ogni capello, ogni indumento. Cosa le importava?
 
Hai ... Abbiamo perso molto sangue ...
 
-Quanto è nostro? Quanto è loro? - La mano si strinse a pugno.
 
Stai delirando!
 
-Chi al mio posto non lo farebbe? - Sollevò la testa alla luna, la ferita sul collo riprese a zampillare sangue, la pelle sulla spalla si spaccò come una melagrana. La sua bocca vermiglia si tese in un ghigno mentre le spalle le sobbalzavano dapprima lente, poi sempre più velocemente.
La risata isterica a cui si lasciò andare fu condita da lacrime che riflettevano la luce della luna. Il falco ammutolito ascoltò quel suono innaturale. I singhiozzi che spezzavano il riso di chi non sa più che fare. Ci volle poco perché la donna trasformasse quel suono in un grido. Le sue urla straziate ricordavano quelle di un falco.
Urla e singhiozzi.
 
 
Forse è meglio partire dalla fine.
Forse è meglio narrare al contrario per evitare che strati di sangue troppo spessi si rapprendano sotto le unghie.
Prima del fiume Kioko si trovava in una via.
Una via buia e silenziosa dove andava a consumandosi una tragedia.
Correva per le vie scavalcando corpi su corpi mentre il suo stesso sangue lasciava una scia brillante alla luce della luna.
Era ferita.
Al momento però la sua sola preoccupazione era essere arrivata in ritardo.
Era arrivata in ritardo
Se n'era accorta quando davanti alle prime case del quartiere aveva sentito odore di sangue.
Era arrivata troppo tardi.
Ne aveva avuto un assaggio con le urla che le portavano a mente vecchi ricordi.
Era arrivata troppo tardi.
Ne era stata sicura quando il grido di un bambino aveva sporcato la notte.
Se solo non fosse stata ferita e abbattuta ce l'avrebbe fatta.
Dopotutto Kakashi era morto.
Kakashi era morto e lei era arrivata troppo tardi.
 
Casa sua era una delle ultime. Non si era preoccupata di togliersi le scarpe e si era precipitata all'interno così com'era puntellandosi contro le pareti per non svenire, una mano stretta tra i seni a tentare di fermare l'emorragia, le ali flosce dietro la schiena che l'aiutavano a mantenere un minimo di equilibrio.
Nel silenzio un brusio di parole, un tono familiare e poi altre urla. Attraversò il giardino interno e fece per aprire la porta di quello che una volta era stato il dojo.  Quella si spalancò di colpo ed un bambino di corsa la costrinse a spostarsi di lato.
Rimase muta ed immobile prima di voltarsi a guardare l'interno.
C'era sangue sul pavimento.
C'era sangue sulle pareti.
Coperta di sangue la figura nera lì in mezzo alla stanza.
Kioko si piazzò davanti all'entrata.
LE mani puntellate sui cardini ed il respiro affaticato, il cuore che le scoppiava in petto ed il sangue che copioso creava una pozza viscida attorno ai suoi piedi.
LA figura le si avvicinò.
Fu allora che la ragazza notò i cadaveri sdraiati a terra. No.
 
Come il sangue scivola la melodia,
La luce cola al tramonto,
Colorando di rosso ciò che è nero,
Colorando di nero ciò che fu bianco,
Le catene si spezzano,
Il tradimento è sovrano,
La ribellione lecita,
Il dolore necessario,
Cala la tua maschera,
Apri le tue ali
 
E uccidi tutti quelli che ti sono più cari ...
 
Alle parole del falco fu come se qualcosa andasse in pezzi dentro di lei. Una sfera di cristallo che rotola a terra e si frantuma in un migliaio di cocci di vetro.
Aveva fallito.
Aveva dannatamente fallito.
La figura avanzò ancora e lei stavolta non riuscì a fare a meno che indietreggiare. Mise un piede in fallo e cadde a terra con un gemito.
 
-Chiunque tu sia, sappi che mi stai intralciando.- Sentire quella voce così composta e seria la fece rabbrividire. Per la miseria aveva tredici anni! Quanto era cresciuto? Era diventato proprio grande.
Non l'aveva riconosciuta.
Si fece ancora più vicino, una katana stretta in mano. Era debole e ferita, ma in fondo un demone campeggiava dentro di lei. Avrebbe vinto comunque. Poi incontrò quegli occhi sanguigni. Lo sharingan ipnotico ben impresso in essi.
- O- otouto ... - Si coprì immediatamente la bocca con una mano. Non era riuscita a trattenere le parole. Itachi si irrigidì a pochi centimetri da lei, l'arma sollevata. La fissò insistentemente. Rimasero così per dei minuti o forse fu solo un secondo. L'arma non calò. Kioko si rialzò e si allontanò saltando di tetto in tetto. Doveva ritrovare il bambino. Sulle sue retine già si delineava un volto pallido circondato da capelli tanto scuri da avere dei rifletti blu. Un'espressione strafottente, un copri fronte con il simbolo della foglia. La capacità di predire del falco era stupefacente quanto distruttiva. Parallela a lei un'altra ombra più veloce si muoveva sui tetti.  Era quasi uscito dal quartiere. Kioko si stava lanciando verso di lui ma ITachi la precedette. Fermo davanti al ragazzino attivò lo sharingan ipnotico.
-FERMO!- Strillò con quel poco di voce che aveva in gola mentre il sangue le sgorgava sul mento. Anche stavolta perse l'equilibrio. Cadde.
Sentì ancora una volta l'urlo di un bambino prima che la sua visuale  si spostasse sul cielo e sulle stelle e mentre aspettava l'impatto e tutto si faceva nero, si ricordò di quella volta. Quando era morto Obito. Quando era precipitata dall'albero. In quel momento avrebbe fatto qualunque cosa per salvare Kakashi e Rin.
Poi aveva ucciso Rin.
Era stata lei e non aveva scusanti.
Probabilmente, anzi, sicuramente, Itachi avrebbe sofferto come lei. E pensare che in tutto quel tempo il suo unico obbiettivo era stato evitargli quel peso.  Perché in fondo lei era pronta a sovraccaricarsi ogni dolore.  Qualunque cosa pur di salvare l'anima di suo fratello, svendere al primo offerente la sua era stata la mossa secondo lei più intelligente.
Nonostante tutto aveva fallito.
Due anime dannate.
Poi aveva trovato qualcuno per cui avrebbe potuto dare più della vita.
Ed ora questa persona era morta.
 
Così le aveva detto Orochimaru dopo aver bloccato l'attacco mortale di Kakuzu. LE si era inginocchiato accanto e le aveva poggiato una mano sul ventre risalendo, quasi con dolcezza, verso il suo volto. LE aveva asciugato il sangue che le colava dagli occhi, dal naso, dalla bocca. Poi l'aveva costretta a fissarlo e lei lo aveva fatto.
-Posso provare a farti tornare nell'organizzazione ... - Aveva mormorato ... Sibilato ...
-Fottiti- Aveva biascicato la ragazza con il labbro superiore completamente spaccato, viola e gonfio. Aveva voltato la testa sputando sangue con qualche frammento bianco. Aveva arricciato il naso ... Non voleva sbagliarsi, ma era quasi sicura che fosse rotto.
Kakuzu a sua volta si era avvicinato, gli abiti strappati, il volto scoperto, i capelli sciolti lungo la schiena. LA fissava con quegli occhi inquietanti senza proferire parola. Ed in fondo era sicura che anche se la viscida serpe non l'avesse fermato, lui non l'avrebbe uccisa. Zio Sasori gli avrebbe fatto il culo se no.
Le voleva bene lo zio Sasori, checché ne dicesse.
Orochimaru le aveva afferrato il viso affondandole le unghie nelle guance. Il suo volto era irato. -E' per quell'ANBU?- Aveva chiesto con quel tono vibrante che precede i tornado e i disastri naturali per antonomasia.
Bingo
Il falco stava ringhiando, ma in quei giorni era diventato troppo debole per costituire davvero un buon vantaggio. Ecco perché non aveva gonfiato Kakuzu ed , anzi, senza delle buone cure molto probabilmente ci avrebbe lasciato le penne. Nel suo caso era davvero un curioso gioco di parole.
-Se anche fosse?- aveva tentato di articolare. Fulminò il sarto con lo sguardo. Le aveva distrutto il muso, poteva starci un po' più attento!
Ok, Pain gli aveva ordinato di ucciderla per metterlo alla prova (visto che era arrivato da poco) e perché la riteneva un pericolo per i loro segreti. Cosa avevano paura che dicesse in giro, sinceramente? Che i mantelli erano fatti in casa e che Zetsu passava le serate ad intrecciare i cappelli?
Di conseguenza il fatto che ancora potesse arrabbiarsi con lui era qualcosa rasente al miracolo, sorvolando su questo, lei era una piccola ragazzina indifesa. Ecco.
 
Non ci crederà nessuno.
 
Lo so.
Comunque, ritornando al volto furioso di Orochimaru che stava tentando inutilmente di vivisezionarla con le pupille piatte, Kioko colse in lui il desiderio di mettere freno alla sua vita con le sue stesse mani.
Cosa poteva fare a quel punto se non provocarlo?
Di certo non sapeva che quello che poteva fare qualcuno di possessivo, egocentrico e pazzo, non dimentichiamoci pazzo, come sua altezza la serpe, andava ben oltre i danni fisici. Soprattutto se era geloso.
Nonostante non lo sapesse infatti era molto geloso delle sue creature.
Kioko era una di queste.
Era la sua creatura e l'aggettivo possessivo sua non era lì per puro caso.
Gli apparteneva come quella volta in cui si era preso la sua purezza schiacciandola sotto di se e rendendola finalmente donna sotto ogni punto di vista, fragile, calda e dolce. Ci aveva rimesso diverse contusioni, ma c'era riuscito.
Ed ora lei si ribellava.
 
-Vuoi uccidermi lombrico-sama? Che aspetti?- Lo aveva schernito passandosi la lingua sul labbro insensibile.
In quel momento l'uomo lucertola aveva realizzato e deciso di colpire il punto più debole che conosceva.
Non aveva mai visto Kioko piangere se non per quell'ANBU. Invece di andarsene era rimasto a fissare la scena dalla cima di un pioppo.
L'avrebbe presa lì dove sarebbe stato facile farla crollare. Non l'avrebbe uccisa, no. Avrebbe risarcito lui Kakuzu. Gli avrebbe dato i soldi della tagli che si meritava.
-Non ne hai il coraggio vero?- Lo stuzzicò ancora un po'.
-Se fossi in te non farei così tanto la sbruffoncella- Aveva cominciato avvicinando il suo volto a quello di lei. Quella vicinanza era diventata così scontata da non provocarle più il minimo fastidio.
Ghignò. -Cosa vorresti dire, sentiamo.-
-Niente, solo ti consiglierei di scegliere più accuratamente le persone a cui donare parte del tuo potere la prossima volta. -
Il ghigno vacillò. -Staresti dicendo ...?-
Orochimaru si alzò in piedi. Ormai l'aveva in pugno. Avrebbero benissimo potuto far credere a Pain di averla uccisa. Non si sarebbe più fatta vedere in giro ovviamente.
Si grattò il mento sovrappensiero alzando gli occhi al cielo.
- A Konoha oggi c'è lutto - Aveva annunciato allontanandosi in silenzio. Kakuzu le lanciò un ultimo sguardo prima di seguirlo. Lei ormai non li vedeva più. Il suo respiro stava accelerando. Il cuore batteva più forte, il sangue scorreva più velocemente al di fuori del suo corpo. Quei fili l'avevano ridotta un colabrodo.
-un certo ANBU ha perso la vita ... Il ninja copiatore ... Hai presente? - LA voce lontana la raggiunse come un fregare di unghie su una lavagna.
Non si era salvato. Non era sopravvissuto nonostante il suo chakra.
Kakashi ...
Si rialzò a fatica.
I suoi occhi notarono il sole al tramonto rendendosi conto, con panico, che proprio quella sera suo fratello ...
 
Eppure la mattina era iniziata bene.
Era uscita in missione con Sasori e Orochimaru.
Avevano raccolto diverse taglie.
Si erano fermati a mangiare dango in una locanda. Il marionettista le aveva offerto la sua porzione e lei aveva sorriso per la prima volta. Aveva scoperto che le marionette sanno arrossire.
Era tornata al covo d aveva incontrato Konan che aveva evitato il suo sguardo alzando solamente la mano in gesto di saluto.
Non ne era rimasta insospettita, semplicemente era normale che Konan fosse un po' scostante di solito. Zetsu nero sosteneva che Pain l'avesse messa incinta, Zetsu bianco non era d'accordo ... Kioko era dalla parte del bianco. Anche perché era più simpatico.
Poi Pain l'aveva "convocata".
Era entrata nella sala buia dove l'uomo l'aspettava fissando la foresta sotto di loro. Il covo partiva dal basso e poi si estendeva in altezza, grazie ai poteri del leader nessuno li aveva ancora rintracciati nonostante fossero tanto in bella vista.
Le dava le palle seduto sul davanzale, una gamba piegata con un gomito puntellato sul ginocchio, l'altra a penzoloni verso l'interno, una mano in grembo. I capelli color carota scompigliati. Si era voltato impassibile verso di lei.
-Esci in missione con Kakuzu- LE aveva detto soltanto e l'uomo misterioso aveva fatto la sua comparse dietro di lei.
Kioko aveva scrollato le spalle senza lamentarsi e si era avviata.
Era inquietante quel bestione, lo aveva incrociato solo un paio di volte ed era nuovo di quel posto.
Non si era fatta domande però.
Era sicura che Sasori non lo sapesse.
Nemmeno Orochimaru.
Konan probabilmente sì, ma a lei non importava.
Riguardo a Pain ... Forse un po' gli dispiaceva toglierla di mezzo o forse ancora una volta era lei ad illudersi di aver trovato delle persone che l'accettavano.
Erano tutti mostri in quel luogo, esisteva la solidarietà.
Eppure lei era troppo "mostro" anche per gli stessi mostri.
Non andava bene, era sbagliata, andava eliminata.
Gli akatsukiani erano sì degli assassini spietati, ricercati, con distorti ideali e sete di sangue e denaro e potere.
Nel tempo in cui aveva vissuto con loro però aveva capito una cosa.
Erano umani dal primo all'ultimo.
Orochimaru con la sua distorta passione per lei.
Sasori, dal corpo di marionetta, che le spiegava il suo concetto di arte nonostante non ci capisse niente e borbottava tra se e se senza mai arrabbiarsi davvero quando faceva finta di essersi addormentata.
Zetsu con il suo aspetto da cactus da giardino che passava ore ed ore a litigare con se stesso causandole un'ilarità sconosciuta. Era costretta a tapparsi ogni volta la bocca con le mani per non scoppiare a sghignazzare e mandare in pezzi il suo drastico contegno Uchiha.
Konan che amava Pain e l'avrebbe seguito ovunque. Che nonostante nessuno se ne accorgesse avrebbe dato la vita per lui e non per i suoi ideali.
Lo stesso Pain che seguiva il suo sogno in modo spasmodico. Per chi non lo sapesse solo agli umani è concesso sognare.
Poi c'era la piccola Anko, lei non faceva parte dell'organizzazione,ma c'era chi la definiva disumana per come era affascinata dal sangue e dalle tecniche proibite. Però era solo l'ingenua curiosità di una bambina che si trova nel posto sbagliato.
In fondo a tutto c'era lei.
Lei, l'Hayabusa Gin che ora non aveva più niente a cui credere.
Più niente in cui sperare.
Lei senza sogni, né regole.
 
Riaprì gli occhi su una radura. Erba ovunque ed in lontananza poteva riconoscere il palazzo dell'Hokage.
Il buio era rischiarato da qualche stella.
Come c'era arrivata lì non lo sapeva, però ne aveva una messa idea.
LE faceva male tutto, l'agonia era lenta e disperata, si ritrovò presto a lottare con l'incoscienza. Ruzzolò su un fianco finendo con il volto nell'acqua gelida e rischiando di annegare. Due mani sottili le presero le spalle sollevandola di peso e gettandola riversa sull'erba. Due occhi color del sangue che la fissavano dall'alto.
Capelli lunghi e color pece domati con una coda bassa che si agitava nel vento.
Chiuse gli occhi.
Quando li riaprì era ancora notte, ma il cielo sfumava in un rosato tenue.
Accanto a lei lo sfavillio di una lama cremisi.
Il resto lo sapete.
Una donna senz'anima che grida sulla riva di un torrente ormai incurante della morte che potrebbe venirla a prendere da un istante all'altro.
 
 
Kakashi si era ripreso da poco.
Non abbastanza per andare in missione, ma quanto bastava per girare per le strade di Konoha con un libro in mano e l'aria annoiata. Ne erano successe troppe in quegli ultimi giorni per scalfirlo minimamente.
Non solo aveva rasentato la morte.
Non solo ogni tanto quando si specchiava il suo occhio buono risultava avere sei familiari riflessi dorati.
Ora ci si metteva pure un clan intero a farsi sterminare.
Solo un ragazzino era sopravvissuto. Sasuke Uchiha della casata principale.
Si inumidì un dito girando pagina.
Captò sovrappensiero le voci di alcuni passanti che chiacchieravano tra loro.
Qualcuno aveva visto il falco d'argento.
Il cuore salta un battito.
Qualcuno aveva visto il falco d'argento steso sulla riva del torrente.
Solleva la testa dal libro voltandosi verso i passanti.
Qualcuno aveva visto il falco d'argento steso sulla riva del fiume e coperto di sangue.
Tu-tump. Il cuore perde un battito.
Qualcuno era certo di aver sentito dire che il falco era stato ucciso dalla stessa organizzazione per aver tradito.
Tu-tump.
L'Hokage aveva annunciato ufficialmente la scomparsa del più pericoloso mukenin di tutti i tempi.
Tu-tump.
Uno degli assassini più temuti del mondo ninja finalmente era scomparso assieme al suo demone.
Tu-tump. Il libro colpisce l'asfalto.
 
-Ehi ragazzo? Ti senti bene?-
-Ehi chiamate qualcuno! Non si sente bene!-
 
Dannazione ... Glielo avevano detto che era troppo presto per uscire dall'ospedale ...
Come glielo spiegava a quelle infermiere infernali che non era colpa delle ferite?
 
 
 

-Quindi, Itachi, vorresti dirmi che hai ucciso pure tua sorella?-
-Esattamente- Gli occhi carminio luccicano di una calma impossibile per un ragazzino di quell'età.
-Ho risparmiato solo mio fratello. Non ... Non ho potuto ucciderlo ... Prendetevi voi cura di lui, ma non ...-
L'Hokage stette pazientemente ad ascoltare le richieste del ragazzo lì davanti a lui. Poi sorrise con rammarico.
-PEr lui sei pronto a passare la vita coprendoti di odio e dolore. Dopo questo dovrei credere che hai ucciso tua sorella maggiore?-
Itachi ebbe un leggero sussulto senza però sollevare la testa.
-S-signore ... -
-Darò oggi stesso l'annuncio della morte del falco. Puoi andare-
L'Uchiha sollevò la testa di scatto colmo di sorpresa.
L'Hokage continuò a sorridere abbassando il cappello.
-Mi dispiace- Aggiunse.
Il ragazzo si avviò verso la finestra, fece per saltare quando poi si voltò verso il capo villaggio storcendo il naso, l'espressione rammaricata che non si addiceva alla sua età.
-Anche a me.-
Poi svanì così come era arrivato.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** La Regina cattiva ***


Bien, devo dire che questo capitolo non è venuto poi così male come temevo. Da qui in poi la storia ricomincia a prendere un piega piuttosto migliore (forseXD) decidete voi se credermi o meno. ^^ Vi giuro che mi sono divertita tantissimo a scriverlo. Forse non sono stata troppo brava, ma per me è una parte fondamentale della storia, soprattutto riguardo a KAkashi. Dopo questo buona lettura ;)






37- LA REGINA CATTIVA

 

Io sono un demone.
O meglio, così amavo definirmi prima di incappare in questa mocciosa assurda.
Sembra che le nostre (mi viene da ridere anche solo a mettere i nostri nomi e la parola qui seguente nella stessa frase) anime, siamo diventate impossibili da scindere l'una dall'altra.
In qualunque modo si volesse io non potrei lasciarla senza strapparla alla sua vita umana e rendendola un demone come me.
Se volessi fuggire da una fine atroce dovrei portarmela via.
Se lei morisse però sarebbe lei a portare me giù nel suo oblio.
Che cosa allegra vero?
Siamo legati indissolubilmente.
Legato. Con lei.
Ora, per chi non avesse capito niente come, appunto, il sottoscritto, propongo un riavvolgimento dei fatti appena accaduti.
Quindi:
la MIA e sottolineo, MIA Kioko,  non di quella serpe psicolabile di Orochimaru, ha confessato ... Sì, lo so, confessato è una parola grossa, diciamo che ha starnazzato il suo amore per il figlio di Zanna Bianca.
L'Alba l'ha scoperta e, considerandola una traditrice (che ha tradito i traditori ... Non voglio fare commenti) hanno deciso di toglierla di mezzo.
Bene.
Anzi, sarebbe stato bene se ciò non comprendesse anche la mia morte.
Finché era solo lei non dicevo certo di no.
Comunque sembrava che il loro piano malvagio fosse andato a rotoli causa: serpe sociopatica innamorata della mia coinquilina.
Sapete, probabilmente quel'uomo ne era stato colpito fin dall'inizio, ma la mia Kioko ha difficoltà a capire certe cose. Anche dopo aver perso la verginità. Già.
Non era stato per nulla piacevole, soprattutto per me, che sono un demone e certe sensazioni umane nemmeno dovrebbero sfiorarmi, poi se la cosa ha devastato lei figuriamoci me.
Bleha.
Non ci voglio più nemmeno pensare.
Che poi quella lingua la metteva ovunque ...
mmm ... bene ... Continuiamo ...
(che schifooooooooooooo!)
Poi la viscida serpe ci ha riferito con quel suo modo molto ... Serpentesco, che l'ANBU del nostro cuore era morto.
Quel nostro messo proprio lì risulta ambiguo vero? Sì, ne ero sicuro.
Logicamente Kioko ci ha creduto al primo colpo. Senza stare ad ascoltare le lamentele di un povero falco che aveva intenzione almeno di andare a controllare ... Un secondo, mi sa che in quel momento non mi poteva sentire. Dannazione glielo avrò ricordato mille volte di non annullarmi a quel modo. Assurda mocciosa. Assurda mocciosa di ... Ventisei anni?
Giuro che prima o poi le troverò un soprannome migliore.
Stavo dicendo.
Dopo il crollo del suo apparato emotivo già traballante la nostra, mia, eroina, rimembra di una delle mie infauste profezie che mi rendono tanto potente e desiderato, corse nella nuova dimora del suo clan. Anzi, prima era passata per la vecchia ma l'aveva trovata desolata. Poi ci aveva ragionato ed era giunta alla conclusione che forse il capo villaggio aveva riaccettato gli Uchiha all'interno delle sue mura.
Bhà.
Umani, chi li capisce è bravo.
Sono complicati, assurdi.
Prendete Kioko ad esempio. E' scappata per anni dal sangue che avrebbe sparso suo fratello. Ne aveva assoluto terrore. Eppure nel momento stesso in cui aveva realizzato cosa sarebbe stato per il bambino uccidere, subito aveva deciso che sarebbe valsa la pena sacrificarsi.
Un demone non si sacrifica per qualcun altro.
Non torna indietro. Fugge da chi lo vuole uccidere o mettere in gabbia e non rischierebbe di morire nemmeno per la persona a lui più importante.
Semplicemente perché i demoni non hanno nessuno di importante.
Se le nostre anime non si fossero fuse fino a questo punto sarei stato ben felice di andarmene a zonzo e lasciarla morire beatamente. Invece no. Mi sarei dovuto accollare la cocciutona di turno.
Oppure come con quel Kakashi. Era stata chiarissima, lo detestava. Avevano tentato di scannarsi a vicenda più di una volta. Poi quel giorno al ballo si era resa conto che in fondo le piaceva. Eppure il sentimento non era mai andato scemando! Come mi chiedo, come aveva fatto a dimenticarsene se anche io che sono un demone me ne ero reso conto!?!  Non è che me lo tenessi esattamente per me. Glielo ricordavo ogni tanto.
Niente.
Lei era fuggita ugualmente.
Per cosa?
Per il potere.
Per chi?
Per suo fratello.
Quello da cui era scappata all'inizio.
Una volta raggiunta casa sua poi, non è che, vedendo i cadaveri , si è allarmata un pochino e se ne è andata , del tipo "qui non c'è più nulla che io possa fare".
Vai a curarti le ferite!
Vai in ospedale!
Stai morendo dissanguata!
E no, lei non mi sente.
Arriva lì e che vede?
Il tanto agoniato fratellino che desidera soltanto scuoiare lei ed un altro moccioso dalla pettinatura improbabile e diversi disordini psichici per aver, anche lui, continuato a correre tra i cadaveri senza darsela a gambe.
Scappa?
Nooooooo.
Lo segue!
E certo!
Poi sviene.
Ovviamente.
E se lei sviene mi chiude gli occhi e non riesco più a capire un piffero di ciò che accade. Se lei perde i sensi e non sente più il dolore non è obbligatorio che ciò accada anche a me!
Io lo sentivo dannazione!
Faceva male.
Qualcuno ci ha presi al volo.
Presumo il fratellino, Itachi. Quello che stava in piedi dietro di lei quando mi tuffai nel petto di sua sorella otto anni prima, scatenandole la visione e ... Ehmm ... Ribaltandola giù dal burrone.
Quando riaprimmo gli occhi il suo sguardo era fisso sopra di noi.
Poi, stavolta, sprofondammo entrambi nell'oblio.
 
Dopo ricordo solo molta confusione.
Ricordo il dolore, il sangue.
Ricordo che entrammo di soppiatto a Konoha,  una volta e ci intrufolammo a casa dell'ANBU con i capelli argentei.
Era vuota fredda e desolata.
La polvere stanziava sui mobili da almeno dei mesi.
Credo che quello fu il colpo di grazia.
Volete sapere perché posso parlare così comodamente senza essere interrotto da lei?
Quella strega mi ha relegato in un angolo della sua mente.
Sfrutta apertamente il mio potere, consuma il mio chakra senza preoccuparsi di farmi del male e quindi di fare del male a se stessa.
Non so da quanto tempo oramai non ripiega più le ali. Formano una specie di grigio mantello perenne sulla sua schiena. Non le usa più nemmeno per volare.
La principessa da salvare si è trasformata nella regina cattiva. La regina con il suo trono ed i servi sotto di lei. In poco tempo Kioko era salita al capo di tutti i briganti delle varie zone. Contrastava qualunque altra potenza. Chiunque avesse bisogno di un lavoretto veloce e pulito chiedeva aiuto a lei ed i suoi uomini.
Cominciai ad averne paura io stesso.
Di quanta crudeltà era capace questa donna?
Quanto sangue aveva il coraggio di caricarsi sul cuore?
Come ho detto, io non capisco gli umani. Quando poi questi si comportano come dei demoni le cose si complicano.
 
Seduta su un trono di metallo ben intagliato, le gambe filiformi accavallate, i piedi nudi, le braccia appoggiate ai manici, la schiena dritta e l'aspetto ferino. Attorno a lei un nugolo di piume.
Con un indice artigliato raccolse un grumo di carne che le era rimasto appiccicato al mento e lo portò alla bocca. La lingua vermiglia e desiderosa di sangue saettava sulle labbra tinte del nero del raffermo.
Era colei che non provava sentimento e non conosceva frustrazione. Era la regina delle tenebre. Una catasta di cadaveri stava ai suoi piedi e lei la guardava con sufficienza. Un angolo della bella bocca sollevato in modo inquietante. Gli artigli ticchettavano sul metallo. Il corridoio buio che si estendeva davanti al trono era sorretto da due file di colonne dallo stile tuscanico. I capitelli non presentavano ornamento, mentre sull'architrave vi stava un fregio che riprendeva quello esterno.  Sanguinose scene di guerra. Intrecci floreali ad imitazione del sangue. Tra una colonna e l'altra stavano in piedi, dritti come soldati, i suoi uomini. Nessuno sapeva che lei era il falco d'argento. Lei era morta. Aveva scoperto che al villaggio era stata data la notizia ufficiale della sua morte. Non che a qualcuno importasse. Dal soffitto pendevano diversi lampadari di cristallo. Tutti spenti. Le gocce trasparenti tintinnavano ad ogni spostamento d'aria. Sapeva di essere temuta ed allo stesso tempo rispettata. La cosa le piaceva immensamente. Aveva raggiunto il massimo del potere. Nessuno sapeva chi era. Era libera. Libera e crudele.
La porta davanti a lei si spalancò. Un uomo entrò di corsa. Era il suo braccio destro. Trent'anni compiuti, paese dell'erba, brigante raccolto dalla strada tempo addietro. Aveva tentato di derubarla. Schioccò la lingua al ricordo passando le dita sul filo della katana appoggiata al suo fianco. Quante viscere e quanti cuori aveva visto quella lama? L'uomo arrivò lì davanti. Il viso era sfigurato. Sulla destra quattro cicatrici parallele partivano dalla fronte arrivando al mento. Il suo occhio destro era nero e opaco. Segno indiscutibile che non ci vedeva. In più l'angolo della bocca era costretto leggermente verso il basso, in una posa di continuo disappunto. Inutile dire che era stata tutta colpa sua. Le era piaciuto farlo. Dopo averlo ridotto ad un ammasso di lividi sanguinante e aver constatato che non aveva ancora intenzione di arrendersi, ne era rimasta ammirata e gli aveva proposto di unirsi a lei. Era stato il primo di una lunga serie. Comunque, ora che voleva?
-Mia signora!- Sbottò inginocchiandosi ai piedi della scalinata di corpi senza vita in fase di decomposizione. Kioko sorrise apatica. Non gli era mai piaciuto considerare sua superiore una ragazzina più piccola di lui. Dopo il loro scontro però ne era stato costretto. Aveva perso. Doveva riconoscere la sua forza maggiore.
- Mmh?- La donna si attorcigliò sovrappensiero una ciocca di capelli attorno ad un dito. La tese al massimo constatando che oramai le sarebbero stati d'impiccio in un combattimento. Le toccavano le ginocchia, come minimo doveva tagliarli ...
- C'è un uomo che vuole affidarle un incarico- Disse sollevando il capo. La chioma fulva dell'uomo scivolò sulla spalla rivelando l'occhio buono verde stagno. Era spaventato. Non da lei, quella sarebbe stata una cosa ordinaria.  Fissò il vuoto mentre la sua cappa di gelo l'avvolgeva. Le guardie rabbrividirono. Il suo stesso braccio destro indietreggiò di qualche passo. La loro regina era potente e distruttiva. Molte volte aveva ucciso alcuni di loro senza alcun apparente motivo.
- Puoi tornare al tuo posto Akito - Mormorò. Solo allora l'uomo si rese conto che sulla soglia spiccava un ombra nera in contrasto con la luce prepotente che filtrava dietro di essa. Senza lasciarsi sfuggire un suono aggirò la catasta di cadaveri putrescenti portandosi alla destra della sua signora.
La donna contrasse le dita stizzita. Una delle guardie si riscosse notando di essere puntato dagli occhi color brace della padrona. -A-Avanti ... - mugolò senza staccare lo sguardo da lei, che, dal canto suo, perse interesse nella sentinella non'appena l'ombra si fece avanti.
Era un uomo dal portamento dignitoso. I capelli ben ordinati, l'abito elegante. I suoi passi riecheggiavano in quel luogo di morte e disperazione. Arricciò il naso per poi impallidire una volta realizzato cosa producesse quel fetore. Un conato di vomito gli strinse lo stomaco. Estrasse un fazzoletto da una tasca premendoselo sul viso. Si fece più vicino. Poi i suoi occhi inquieti incontrarono quelli strafottenti della regina. Kioko mosse le dita facendo scrocchiare le nocche. Akito deglutì lasciandosi un istante per pensare a cosa volesse la padrona, poi, con voce ferma e possente incitò l'uomo ad inchinarsi al cospetto della regina. L'uomo distinto fissò sconsolato il pavimento ricoperto di liquami e sangue rappreso. Probabilmente non avrebbe mai avuto il coraggio di poggiare le ginocchia in qualcosa di così ... Dissacrante quale l'essenza stessa della morte. Anche se era meglio definirla del demonio. Invece sorprese tutti prostrandosi ai piedi di quella donna spaventevole.  "Scappa!Scappa finché sei in tempo! Fuggi! Prima che ti rubi l'anima" Ognuna delle sentinelle avrebbe voluto urlare queste parole. Mai avere un debito con la regina. Non lo si estinguerà mai. Nemmeno con tutti i soldi del mondo. Perché se lei si accontentasse dei soldi, quei cadaveri ora non sarebbero lì. -Sua altezza ... - Cominciò l'uomo con la voce bassa, ma non tremante, bensì convinta. Cosa che stupì il rosso. Ora che era più vicino, Kioko aveva una completa visuale di chi le era venuto incontro. Capelli neri, raccolti in un alta coda dietro il capo, una treccia sottile gli partiva dalla tempia per terminare sulla nuca. L'abito era anch'esso scuro: giacca e cravatta. Cosa che non si vedeva spesso. Finalmente si degnò di alzare lo sguardo su di lei per comunicare la sua richiesta. La sua bocca però rimase a metà aperta. -Ma siete bellissima!- gli sfuggì in un soffio. Coprendosi poi immediatamente la bocca con la mano e tornando ad inchinarsi, sprofondando la testa tra le braccia. -La prego di scusarmi!- Disse frettolosamente.
Akito aveva un sopracciglio sollevato. Mentre il volto di Kioko non lasciava trapelare alcuna emozione, ma dentro di se era rimasta basita. Bella? Aveva tre strati di sangue nero ed appiccicoso su vestiti, capelli e pelle. Il suo abito non era più blu. Non aveva più un colore ed era strappato sopra il ginocchio. Era circondata da penne dure e prive di qualunque vigore. Non che nessuno si fosse mai accorto che fossero ali, a parte ovviamente Akito, ma ...  Scosse momentaneamente la testa distendendo le gambe ed accavallandole al contrario. Il tutto seguito da un lieve tintinnio che riempì la stanza. Sul volto della regina passò un flash di furore. L'offerente, ancora prostrato, riuscì a notare lo sguardo assassino che essa gettava alla propria caviglia alla quale era allacciato un nastrino con attaccato un campanellino. Akito, senza farsi notare, Si schiaffò una mano in faccia. "Stupida, se ti dà così fastidio toglilo!" pensò. -Dunque, cosa sei venuto a chiedere?- proclamò il rosso scoccando un'occhiata di tralice alla padrona che lo fulminò di rimando con un baleno dorato leggermente demoniaco.  -Giusto!- Esordì questi continuando a premersi il fazzoletto sul naso. -Ho bisogno che uccidiate per me dei ninja ... Ecco ... Il motivo ... -Fece per estrarre un plico di fogli da una valigetta che precedentemente non avevano notato. Solo che questa gli sfuggì di mano sparpagliando le carte nel corridoio. -OH! Scusate tanto!- Disse sudando freddo e cominciando a raccogliere i fogli. Uno era andato a poggiarsi su uno dei cadaveri lì a terra. L'uomo si tese a raccoglierlo incurante. Akito si accigliò ancora di più. Strano, ha evitato tutto il tempo di guardare in basso ed ora ...
-Kyaaaa!- L'uomo , dopo aver afferrato il documento si ritrovò faccia a faccia con un teschio semi scoperto, vermi e mosche. Dopo aver lanciato un grido e fatto un volo indietro di mezzo metro scivolò finendo a terra. A quel punto la fedele guardia formulò il primo pensiero omicida del giorno. "Se entro quaranta secondi, non lo uccide lei, lo faccio io" Si scrocchiò le nocche mentre il suo volto si scuriva. A guardarlo meglio l'offerente pareva più un ragazzino imbranato che un uomo autoritario. Eppure lì fuori ... Era circondato da una strana aura e chissà dov'erano finiti gli uomini tanto abili di spada che lo accompagnavano e che poco prima lo avevano minacciato. Chi era quel damerino?
- Ti decidi a parlare? Mi sto annoiando ... - La voce di Kioko giunse dall'alto in modo estremamente dolce. Il damerino parve rasserenarsi. Invece Akito tese i muscoli. Il tono dolce di Kioko non prometteva mai nulla di buono.
-S-sì , subito signo ... - Non finì la frase. Una scia blu e nera, un fruscio di lame e poi uno stridio metallico impressionante. Il rosso si fece avanti constatando che, ciò che vedeva, era ancora peggio di ciò che aveva immaginato. Due energumeni di almeno due metri ciascuno erano apparsi ai lati dell'uomo d'affari bloccando gli artigli della donna, pronti a trapassargli il petto, incrociando le loro due katane. Diverse scintille si sollevarono mentre aumentava la pressione di entrambi. Kioko scoprì i denti ringhiando sommessamente, i capelli fini le ricadevano sul viso, intanto le sue iridi bordate di rosso ed oro lanciavano maledizioni verso tutti. Velocemente prese nota dei bicipiti rigonfi di quei due bestioni. Quello a destra era mancino. Corporatura nella media, poteva batterlo. L'altro, destrimane, anche se più probabilmente anche con la sinistra sarebbe stato un buon avversario. La sua mole era troppo possente. Nonostante anche lei possedesse una forza sovrumana, non poteva farcela. Lungi da lei, però, l'idea di arrendersi. Fissò negli occhi l'uomo davanti a lei. LA fissava a bocca aperta, come poco prima quando aveva detto che era bellissima. La sua pelle era costellata di goccioline, seguì la discesa compiuta da una di queste dal labbro superiore al mento. La pressione delle lame aumentò respingendola. Con un salto aggraziato compì un'evoluzione all'indietro atterrando in perfetto equilibrio sull'alto schienale dello scranno. I piedi nudi aggrappati al metallo, uno davanti all'altro, sulle punte simile ad una ballerina. Spalancò le braccia. Se fosse stato il caso avrebbe spalancato le ali. LE sentinelle non avrebbero chiesto spiegazioni,ma probabilmente avrebbero cominciato a formulare ipotesi. Non voleva che ciò accadesse. Dalle ali a scoprire che era l'Hayabusa Gin, il passo era davvero breve. -Dunque, che siete venuti a fare qui, al mio cospetto?- A fracassarmi i cosiddetti ...
 
Sempre la solita finezza miss regina della decomposizione ...
 
Ci mancò poco che cadesse di sotto. Ormai era raro che si facesse sentire. Pensava si fosse arreso quel coso spennacchiato.
 
Smettila di denigrarmi e soprattutto di sfruttare il mio potere come più ti aggrada.
 
Silenzio. Il pensiero della ragazza fu automaticamente seguito da una barriera buia e spessa.
(Cosa? Lo fai di nuovo? Smettila di tapparmi la bocca dannata! Kioko ... Kioko ... INSOMMA KIOKO!)
 
L'uomo dai capelli neri lanciò un lungo fischio il che la fece accigliare non poco. Akito era ben interessato ad andare lì e tirargli il collo. -Direi che lei è proprio la persona che cercavamo vero?-  Il sorriso ingenuo che illuminò il suo volto mentre piegava di lato il capo le causò uno scoppio di diabete. Fece una smorfia disgustata mentre le guardie del corpo fissavano allibite il loro padroncino presumendo, come tutti in quella sala, la presenza di cellophane attorno al suo cervello.  -Bene, le dispiacerebbe venire qui giù, signorina Uchiha, e firmare civilmente questo contratto prima che costringa Dayo ed Eiji a venirla a prendere con la forza - Durante tutto ciò non smise di sorridere ed allungò un braccio tendendo un foglio lì davanti a se.
Kioko sbuffò. Che ci provassero a venirla a prendere. In quel momento il suo braccio destro si sentì in dovere di agire. Capricciosa, presuntuosa ed affamata di sangue, questa era la sua signora, Kami, quanto la odiava. Però era pur sempre una ragazzina, nonostante gli anni che li separassero fossero a malapena quattro. Sospirò decidendo di riportare le cose alla normalità. Si fece avanti in mezzo al corridoio. Con uno sguardo del suo occhio smeraldino mise in allerta le sentinelle che estrassero i kunai e gli shuriken preparandosi ad attaccare. -Sembra che la mia signora non abbia intenzione di lavorare per voi - Lui sapeva che fin dall'inizio non avrebbe accettato la richiesta, sapeva anche che quelli erano degli ossi duri, all'entrata aveva rischiato di ritrovarsi sgozzato.
"Dov'è la tua regina?" Gli aveva ringhiato in un orecchio uno di quei giganti sollevandolo per i capelli e passandogli il filo della lama sulla gola. Davanti a lui il loro protetto si sistemava la cravatta ordinando all'altro suo sottoposto di torturarlo se era necessario. Insomma una cosa del genere non mette nessuno di buon umore. Una volta entrato però, la presenza decisamente più minacciosa della donna aveva riequilibrato la situazione. Un sorrisetto sarcastico gli tagliò il volto squadrato. Aveva un pregio quel mostro, chi l'avrebbe mai detto. Se stavi dalla sua parte non dovevi temere nessuno ... A parte lei ovviamente. 
-Chi ti dice che non accetterò?- La sua voce offesa lo raggiunse dall'alto perforandogli i timpani. Sospirò. Sembrava quasi che il suo spirito da Bastian Contrario fosse più forte di qualunque sua decisione. -Sembra che non conosciate molto bene la vostra padrona ... - Lo canzonò il moro. Akito sibilò. Brutta feccia.  -Tu, non sperare di averla vinta così facilmente. - Ringhiò Kioko in direzione del rifiuto d'alta classe che ancora le porgeva un documento. -Cosa mi date? - Quel damerino parve un attimo colpito da quelle parole come se proprio non se l'aspettasse. - Se mi farete la grazia di scendere, le illustrerò la situazione e ciò che le richiedo e poi, mia signora, discuteremo del pagamento appropriato. - Lei ghignò. -Non hai capito. Cosa mi dai?- Ripeté, poi fece scattare gli artigli. -Cosa hai da offrire? Il tuo cuore? La tua anima? Un rene? Un braccio? Una gamba magari?- Così dicendo la donna saltò sul cumulo di cadaveri producendo un suono sgradevole assieme ad un nugolo di mosche. I suoi piedi affondavano nella carne marcia con un effetto risucchio per poi emergere tinti di nero.  L'uomo d'affari deglutì mentre le guardie del corpo stringevano la presa sull'elsa delle spade. -Possiamo offrirle una più che allettante somma ... - Un dito di Kioko oscillò pigramente da un lato e dall'altro mentre faceva schioccare ancora la lingua. Era un suono che ormai l'accompagnava spesso. -Io non me ne faccio nulla ... - Il suo tono soave era in contrasto con l'aspetto temibile. -Ti faccio un esempio.- Fece un gesto ad indicare lo spazio attorno a se. -Questo è quello con cui sono stata pagata per lo sterminio di un villaggio minore.- La mandibola di Akito si ritrovò a rasentare il pavimento. Questa storia non la sapeva nemmeno lui! Quando era arrivato la struttura era già in piedi, ma lui era stato il primo ad allearsi con la donna ... Voleva forse dire che aveva sterminato un villaggio ... Da sola?
-Bene, se è un palazzo che vuole ... - Cominciò il moro allargando il nodo della cravatta. LEi ridacchiò in quel modo inespressivo che mandava i brividi. -Non mi serve qualcosa che già possiedo.-
-Ed allora che vuole?- Sbottò spazientito l'ospite. LA donna mandò un lampo dorato dagli occhi. Si fece vicina a costui talmente velocemente che stavolta le guardie non poterono prevenire lo scontro. Gli afferrò la cravatta sollevandolo di peso con una mano sola. -Non usare quel tono con me- Sibilò velenosa. -Stia attenta signorina - Disse quello con voce strozzata ma azzardando un sorriso ironico. -Con uno schiocco delle dita ... Potrei mettere fine alla sua vita ... -  Sentì una lama pungerle la schiena. Poteva benissimo aprire le ali e bloccare l'arma, ma sarebbe stata una mossa intelligente? 
-Esigo che mi consegnate degli uomini abili che si uniranno ai miei sottoposti e poi ... - Il suo sorriso si accentuò.  -Voglio armi e rotoli a volontà, sono stata chiara?- Il ragazzo sgranò gli occhi, il suo volto si era fatto cianotico mentre lei continuava a stringere. Sentì la punta dell'arma strapparle il vestito sulla schiena là dove già si trovavano gli squarci provocati dalle ali. -Allora?- Ribadì dura.
-Mi ... Mi metta ... Giù ... - Mormorò l'altro ormai a corto di fiato.
-Non finché non mi darà la sua parola-
-U-Uccidet ... - fece per ordinare ma la mano di lei aumentò la presa. -Fermi- Ordinò ai due con sguardo truce mentre una vena in evidenza sul braccio sotto sforzo prendeva a pulsare. -Se affonderete le lame gli spezzerò il collo- Ghignò, però non riusciva più a reggerlo, forse era meglio almeno rimetterlo a terra. -Vogliamo vedere chi è più veloce tra noi?- Gli energumeni abbassarono le katane senza però rinfoderarle. La donna annuì soddisfatta lasciando cadere a terra l'uomo che cominciò a tossire. -Siamo d'accordo?- Lo aggredì senza dargli il tempo di riprendersi. Si avvicinò al suo volto, che cominciava appena a riacquistare colore, e mostrò i canini acuminati. Questi sgranò i suoi occhi sorprendentemente grandi per un uomo mostrando le iridi chiarissime che parevano accarezzare l'azzurro per poi tendere ad un violetto delicato. -E se voi non doveste farcela? - Poteva avvertire il cuore di quella creatura inferiore aumentare il ritmo. Vi poggiò sopra un paio di dita esercitando una pressione continua. -Io ce la faccio sempre. - Indugiò ancora un attimo godendo della sua espressione di dolore mentre una costola si incrinava sotto le sue falangi. Perciò fu colta del tutto alla sprovvista quando quell'essere infimo incollò le sue labbra a quelle della regina che rimase spaesata con gli occhi sgranati. Sentì Akito mandare un gemito contrariato. Alcune sentinelle lasciarono cadere i kunai le guardie del corpo sgranarono i loro occhietti piccoli e fu un miracolo se anche le loro katane non finirono sul pavimento. Le labbra di quella sanguisuga non avevano intenzione di lasciarla andare. Le portò una mano dietro alla testa trattenendola per la nuca. Tutto ciò duro meno di un secondo poiché il moro volò indietro con fiotti di sangue a imbrattargli il mento. LA donna, anche lei con le labbra sporche di sangue, voltò il capo di lato sputando a terra per poi pulirsi le labbra sul dorso della mano strofinando più volte. Indietreggiò impassibile. Dentro di lei era assolutamente sconvolta ed anche il falco ora strillava.
Come si è permesso?
 
Posso ucciderlo? Dimmi che posso ucciderlo ...
 
Una volta che ci avrà pagato. Lo ucciderò dopo che ci avrà pagato ...
Ci avrà pagato. LE sue spalle si tesero quando si accorse di aver parlato al plurale.
 
Ma che pagamento e pagamento! Io lo uccido!
 
Tu non farai proprio un bel niente!
 
Ti sei forse scordata chi comanda tra di noi?
 
Io!
 
Permettimi di dissentire!
 
Era solo un bacio! Lo ucciderò dopo che mi avrà pagato!
 
Intanto il damerino spocchioso le sorrise come se fosse stato uno dei momenti più belli della sua vita. Certo. Stupendo farsi staccare la lingua a morsi dalla regina dei mostri.
-Mi scusi maestà- Disse con quel tono da bambino che, aveva capito, nascondeva una mente fredda e calcolatrice. -Dopo avervi vista così vicina non ho potuto fare altro, mi dispiace di essere stato inopportuno-
 
Ma che mi dispiace e mi dispiace! Vieni qui che te lo do io l'inopportuno!
 
Hayabusa!
 
Si ?!?
 
Zitto.
Sembri mio padre razza di corvo spennacchiato.
 
Perché, tu hai un padre?
 
Quell'ironia cupa le fece notare finalmente quanto il demone ce l'avesse con lei. Scherzare su queste cose ...
-Allora lascio qui le istruzioni sulla missione- Continuò il moro con un sorriso raggiante. Domani mi ripresenterò qui alla stessa ora e la scorteremo fino al villaggio.
La donna emise un ringhio cupo. -Andrò da sola-
Il moro già le dava le spalle -Ci vediamo domani signorina -
Un altro ringhio riempì il corridoio. Si voltò come una furia e scansò con una spallata uno sbalordito Akito che la lasciò passare alzando le mani in segno di pace. La guardò infilare la porta delle sue stanze passandosi le dita fra i capelli rossi.
 
-Schifoso! Porco! Sciovinista!- Ringhiò dando un calcio ad un cassettone di legno pesante facendo franare i libri ed il candeliere poggiato lì sopra. Dall'alta finestrella entrava una luce prorompente. A nessuno era permesso entrare lì dentro. C'era una differenza abissale tra le stanze personali della regina ed il salone. Le prime erano luminose e ben pulite. Il secondo, bhè, lo sapete.
Si gettò sul cumulo di stracci che era il suo giaciglio. Era molto che non provava più una rabbia tale. Era passato molto tempo da quando andava a letto in lacrime, da tanto ormai il suo sonno si era fatto gelido e inutile. Cosa che spiegava le profonde occhiaie che le solcavano il viso. Strinse i pugni per poi abbatterli contro la parete.  "Chi gli ha dato il permesso? Erano le mie labbra, la mia bocca ... Schifo! " Si strofinò ancora la bocca con la mano. Poi si morse il labbro inferiore come a soppesare un pensiero. Scattò verso la porta del bagno quasi sfondandola, si strappò l'abito di dosso e riempì la vasca. C'era anche uno specchio ...
Il bagno era piccolo e sudicio, raramente lo utilizzava, anche perché non lasciava quasi mai la stanza del trono. Se poi voleva farsi un bagno si andava a gettare direttamente nel fiume più vicino.
Rimase in piedi e nuda davanti all'ampia superficie riflettente. Focalizzò lo sguardo sul corpo pallido e ben proporzionato, i seni piccoli e sodi. Li coprì con le mani a coppa. Fissò il dorso delle sue mani e lo scoprì variegato di rosso e nero, così come la maggior parte della pelle. Accarezzò la curava dei propri fianchi che si era leggermente ampliata. Poi i suoi occhi ne incontrarono un altro paio nello specchio. LE sfuggì qualcosa di simile al gracchiare dei corvi.  Akito si aggirava per il grande salone affilando un paio di scimitarre con un'enfasi tale da far appassire i fiori. Ripensò alla scena di quel giorno. La sua signora ne doveva essere rimasta sconvolta. Come minimo si aspettava che tranciasse in due quell'uomo schifoso. Involontariamente fece incastrare una lama nello stucco di una colonna. La osservò placidamente come aspettandosi che questa tornasse di sua spontanea volontà nella sua mano, poi con un sospiro la estrasse e la poggiò a terra. Era nervoso ed era meglio non avere oggetti contundenti a portata di mano quando era nervoso. Ritornò un momento alle parole dell'uomo dai capelli scuri. "Bella" la sua signora? Non doveva vederci molto bene. I suoi occhi erano la cosa più terrificante, sembravano il risultato di una trasformazione bloccata a metà: La pupilla alcune volte appariva allungata, altre romboidale, altre ancora era semplicemente piccola e tonda, l'iride invece si divideva in tre cerchi. Uno ambrato, il più stretto che andava a sfumarsi in un nero molto cupo,il contorno poi era di un rosso infuocato. LE sclere invece parevano essere state contornate con l'estratto stesso delle tenebre. Questo però accadeva solo quando la donna era agitata o furiosa. Quando era tranquilla tutto appariva di un placido nero indistinto. Quasi rassicurante se non fosse stato per la punta di pazzia che vi aleggiava in fondo. Si avvicinò al plico di fogli lasciato a terra dall'offerente. -Brutto spocchioso ... - Biascicò sollevandolo e cominciando a voltare le pagine. Vi erano scritti dei nomi. Nomi cifrati. Probabilmente erano i numeri appartenenti a degli ANBU. Lo chiuse e si diresse verso la porta della stanza della donna. Era socchiusa, doveva averla sbattuta con tanta forza da rompere la serratura. Se fosse entrato sua altezza lo avrebbe ucciso.  Spostò il peso da un piede all'altro sovrappensiero. Poi tornò deciso verso il corridoio aggirando con attenzione i cadaveri sviscerati lì gettati per intimorire i visitatori. Passò più o meno da tutte le guardie ordinando i cambi e gestendo le armi. Congedò alcuni facendo loro prendere una giusta pausa. Quando Kioko non era nei dintorni ci si poteva rilassare, soprattutto quando entrava nelle sue stanze, voleva dire che sarebbe rimasta lì chiuse per un bel po'.
Si fermò davanti ad uno dei nuovi arrivati. Lo fissò un po' inarcando un sopracciglio. Era un piccoletto intorno ai tredici anni. Kioko lo aveva preso in spalla dopo aver ucciso un paio di spie infiltrate nel castello di un potente nobile. Durante la notte c'erano stati dei rumori molesti ed Akito aveva aperto gli occhi trovandosi davanti un mocciosetto terrorizzato con in mano lo zaino con le provviste del viaggio. Aveva tentato di acciuffarlo,ma questi era fuggito ad una velocità pazzesca lontano da lui. Poco dopo aveva visto tornare indietro quella donna terribile trascinandolo per la collottola. Il ragazzino aveva un occhio pesto e semichiuso e piangeva in silenzio. La mattina seguente lei si era limitata a dire "verrà con noi". Non aveva accettato repliche da nessuno. Chi aveva osato disubbidire era stato gettato nel mucchio sotto il trono.  Ora il ragazzino stava seduto con la schiena al muro e sgranocchiava un tozzo di pane duro. I suoi capelli avevano una banale tinta castana, cortissimi e spettinati, il maso era coperto di lentiggini ed aveva due grandi occhi nocciola chiaro. Storse la bocca ancora più di quanto lo costringesse la cicatrice. Chissà perché quella donna sembrava così ipersensibile davanti ai ragazzini di quell'età  ...
-Cos' hai da fissare?- Domandò il marmocchio alzando l sguardo con la fronte aggrottata.
-Niente nanerottolo - rispose l'uomo digrignando i denti. -Stavo solo pensando che questo no era il posto più adatto per un bambino.-
Il ragazzino si accigliò. -Questo è il posto più sicuro che ci sia ... - Borbottò tornando a sgranocchiare il pane.
Akito si ritrovò spiazzato. -Senti piaga, che ti passa per la testa?-
-Chikao- Disse il castano.
-Cosa?-
-Il mio nome, è Chikao-
L'uomo rimase impassibile a fissarlo. Lo stava prendendo in giro? Lo stava sfidando? Si accovacciò accanto a lui. -Kioko è la donna più pericolosa che ci sia su questo mondo- I suoi occhi si strinsero.
-No, è una persona molto buona- Proferì il bambino.
Il braccio destro del demone si fece ironico raddrizzando la schiena ed indicando con il pollice i cadaveri dietro di lui. -Bhè, qualcuno dovrebbe andare a raccontarlo a loro-
Chikao scosse la testa. -Voi adulti siete impossibili- Sospirò.
-Sei tu che non sai parlare moccioso!- Disse l'altro dandogli un pugno in testa.
-Ahi! Mi hai fatto male! Anubi! Akito mi fa male!- L'uomo impallidì. Anubi era una delle poche sentinelle donne. Una ninja traditrice di livello medio alto. Lunghi capelli rosa antico ed occhi del colore distillato delle ciliegie mature. Un caschetto nero in testa, un falcetto sulla schiena ed un cipiglio da camionista mancata, il tutto accompagnato ad una discreta amicizia con quel poppante. Non appena la donna comparve fu il momento per il rosso di darsela a gambe.
 
Kakashi se ne stava sdraiato su un prato a leggere. Ogni tanto dava una breve occhiata al cielo azzurro e poi tornava alle pagine consunte.  Rotolò pigramente sulla pancia poggiando il libro sul terreno asciutto.
- Ho già detto di no, Hayate- Disse con tutta la calma che possedeva.
- Eddai, come sei palloso- Sbottò una ragazza dal volto tondo ed ornato da crespi capelli castani. -Sembra che tu abbia già sessant'anni- Si lamentò poggiando il mento sulle ginocchia.
- Kurenai ... - La ammonì paziente come ad avvisarla di non forzare troppo la sua pazienza.  -Dai! E' solo una gita! Mister scansafatiche non potrebbe per una volta alzare il suo bel culetto e seguirci?- Yugao sbatté le ciglia civettuola da sopra la spalla di Hayate a cui aveva gettato le braccia attorno al collo. Stavolta non si degnò nemmeno di rispondere. Asuma sbucò dal nulla con un mazzetto di fiori in mano. Kakashi roteò gli occhi e li riportò sul libro. -Spicciati a dare quei fiori a Kurenai don Giovanni ... - Commentò atono. Asuma arrossì  -Veramente io ... - Kakashi si alzò in piedi con un sospiro.  -Una volta questo era un posto così tranquillo- Brontolò poi avviandosi verso il villaggio. Asuma si sedette e passò un braccio attorno alle spalle di Kurenai attirandola a se. Questa  si fece color porpora e nascose il naso tra i petali. Intanto la ANBU dai capelli viola si stendeva con il capo in grembo la suo ragazzo che con tranquillità le faceva una treccia. Non parevano per niente un gruppo di ninja. Hayate fu il primo a parlare districando le mani dai capelli di Yugao. - Domani è l'anniversario - Ammise fissando la tomba più in là davanti alla quale Kakashi aveva indugiato un po' prima di sparire.  Asuma si accigliò. -Quale dei tre?- Domandò sarcastico. Tutti i compagni li rifilarono un'occhiataccia assassina. La ragazza castana con gli occhi di un rosso profondo gli assestò un pugno deciso sulla spalla più vicina. -Cosa ho detto di male?- Si lamentò. Yugao chiuse gli occhi e prese un bel respiro. -Prima Obito ... - Disse contando sulle dita. - Rin ... - Le labbra di ognuno di loro presero una piega amara. -Ed infine quella ragazza ... - La viola fece una smorfia - Quella Kioko ... - Hayate scosse il capo. -In fondo non era poi tanto male. Era brava a combattere, era simpatica.- Stavolta fu lui ad essere fulminato dalla sua ragazza. Si limitò a sorridere e ad alzare le spalle per poi portarsi una mano davanti alla bocca placando un attacco di tosse. -Comunque oggi è il giorno in cui è morta Kioko - Grugnì la viola riabbassando le palpebre infastidita. -Ah, sarebbe un motivo in più per festeggiare!- Esclamò Asuma beccandosi stavolta un calcio da Yugao. L'uomo sgranò gli occhi. -Non ditemi che Hatake provava davvero qualcosa per quel demone?!?-
Stavolta la viola si sedette e gli ringhiò in faccia. -E' ovvio che sì razza di insensibile!-
Kurenai si schiaffò una mano sulla fronte. -Lascialo perdere, a mala pena capisce i suoi di sentimenti- Sbottò ammiccando verso il mazzetto di fiori appoggiato con cura accanto alle sue gambe tese.
-Mi considero offeso- Proclamò Asuma incrociando le braccia. Tutti spalancarono gli occhi per poi assumere un'espressione minacciosa all'unisono. A quel punto fu Hayate a scattare e ad afferrare l'altro per il giubbotto verde bottiglia che distingueva i Jonin. -Ok,mettiamo che tu non capisca un accidente ... - Cominciò sibilando. -Già, non capisco, è da pazzi innamorarsi di un'assassina così ... Schifosamente e palesemente spietata!- Hayate lo lasciò andare di botto. -Ma allora sei cocciuto! A Kakashi Kioko piaceva! Altro non ti deve interessare!- Si alzò e si allontanò verso il villaggio fra i colpi di tosse. Yugao lo seguì con lo sguardo allarmata pronta a raggiungerlo. - Senti Asuma ... - Disse senza distogliere gli occhi dal suo ragazzo che si inchinava davanti al monumento. - Finché sei con noi puoi anche parlare così di lei ... Ma con Kakashi-san evita anche solo di nominarla ... Lei e gli altri due ... - Gli scoccò un'occhiata di avvertimento. -Ciao, ci vediamo domani!- Kurenai si alzò a sua volta seguendola. -Aspetta Yugao-chan! Vengo pure io!- Le due donne si diressero a braccetto verso il paese.
Asuma rimase solo. Raccolse una margherita e la fissò sovrappensiero grattando quell'accenno di barba che gli ammorbidiva gli spigoli del mento puntuto. Kakashi era un suo caro amico e, logicamente, teneva a lui. Però proprio non riusciva a capire come potesse il pacato e riservato  ragazzo che conosceva con quella bestia feroce che aveva dimezzato gli ANBU di Konoha prima di morire per mano del suo stesso fratello. Inutile dire che lui non aveva incontrato il figlio di Zanna Bianca quando ancora cooperava con la donna.
Mentre si avviava a sua volta verso il villaggio prendendo a calci un sasso  gli venne in mente una di quelle giornate passate a mangiare carne grigliata tutti insieme. Ovviamente era toccato a lui pagare il conto, tutta colpa di uno degli sproloqui del bigio che avevano finito per confondergli le idee. Quelle tecniche evidentemente non le sfruttava solo sui novellini come Iruka.  Anche quello era l'anniversario della morte della donna ... Il primo ... O il secondo forse. Non teneva il conto, dopotutto non gliene fregava poi molto. Così quando Kakashi si alzò da tavola congedandosi con un sorriso sepolto dietro a quella fastidiosa mascherina Asuma, contrariato per la festa interrotta gli aveva domandato allegramente se andava al tempio per depositare una preghiera per quella "megera, traditrice assassina senza pudore". Il tutto con un sorriso ingenuo. Gli altri stavano giocando tranquillamente a carte e non si accorsero di nulla. Il castano poté notare distintamente le spalle dell'amico tendersi ed i pugni stringersi sulla stoffa dei calzoni. Lo sentì mormorare qualcosa del tipo "Non osare ... " ma venne subito dissuaso dall'espressione beota che gli rivolse sollevando indice e medio in segno di vittoria e mostrando la copertina di un nuovo libro dicendo che voleva solo un po' di privacy per legger in pace la fine di quel romanzo che tanto gli interessava. Gli veniva in mente qualche altro aneddoto, ma per la maggior parte erano solo frasi gettate lì, a casaccio, insinuazioni stroncate dagli amici. A lui piaceva scherzare e non l'aveva mai fatto con l'intenzione di fare del male. A Kakashi? Figuriamoci! Era quanto di più vicino ad un fratello avesse!
-Maledizione- Mormorò stritolando tra i denti la sigaretta che si era appena acceso e calciando via il sasso che andò a scheggiare la corteccia di un albero.
Possibile che quell'idiota ancora soffrisse per un'assassina?
Se era così, allora si sarebbe dovuto far perdonare molte indelicatezze.
Se era così, quell'uomo doveva davvero essere molto stupido.
O molto innamorato. Decise poi pensando a Kurenai e a co
n avrebbe mai smesso di considerarla unica e perfetta.







Spazio di quella a cui piace definirsi autrice :
Sì, sì, lo so, ho scritto anche all'inizio U_U Non siate pignoli U_U Se oggi ho finito abbastanza presto secondo i miei standard non è colpa mia !
Punto nuero 1: Ci sono dei nuovi personaggi, eheh, dai, dono curiosa, ditemi se qualcuno vi ha colpito particolarmente...
Punto numero2: Vi faccio una domanda, i personaggi vi sembrano abbastanza IC? Oppure sto stravolgendo il loro carattere?!?! Oddio non vorrei mai...Avvertitemi se succede!
Punto numero 3: Ero sicura che ci fosse ma adesso non me lo ricordo più ...
Punto numero 4: Sto cominciando a mettere delle immagini all'inizio dei primi capitoli, se avete voglia andate a dare uno sguardo, per ora sono prese da deviantarte, prima o poi quando saranno finite metterò pure le mie ^^
Punto numero 5: Devo ringraziare
Hikari93 che ha avuto il fegato di commentare ogn singolo capitolo di questa mia creatura, non troppo splendida ma sempre mia *W*
Punto numero 6: Sì, anche tu
Kagome_ che conosci sempre la traccia di ogni capitolo anche prima che io lo pubblichi ... veramente sai anche come andrà a finire... Vabbè, grazie! (e continua "dove il mio cuora brucia" Scansafatiche! XDXD)
Bene presumo di aver finito. Un bacione a tutti e buona serata ^^

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Amori malati e maschere infami ***


38 – DI AMORI MALATI E MASCHERE INFAMI

 
 
-AKITO!- 
-E’ andato di là!-
-FERMALO!-
Accidenti a lei, accidenti a lei e accidenti a lei. Anubi. Di nuovo. Stavolta però non aveva fatto nulla di male. Sì, era solamente inciampato. Inciampato nel suo lato di corridoio. Il suo lato di corridoio. Solo a lui la cosa risultava immensamente ridicola? Si sbatté una mano in faccia mentre, nascosto dietro il trono tentava di non farsi vedere da quella pervertita dai capelli sbiaditi e dai suoi fedeli. Sì, perché anche nelle guardie, all’insaputa di Kioko, si erano formati diversi  gruppi capitanati da persone diverse che, nell’ombra, erano le più forti. Anubi e i suoi erano i più numerosi. Poi c’erano Mytho ed altri tre tizi di cui si scordava sempre il nome. Erano forti, molto. Erano pericolosi, aveva messo in guardia da loro più volte la sua signora, ma a lei bastava seguissero i suoi ordini. Se un giorno o l’altro si fossero ribellati non le importava. Si sarebbe limitata ad ucciderli, non aspettava altro.  Vi erano almeno un altro centinaio di fazioni di cui adesso non ricordava i componenti. Eppure sembrava che a quella donna spietata tutto ciò non importasse. Era rimasta chiusa nelle sue stanze tutto il giorno ed anche adesso era lì. La porta socchiusa, non un suono. Non era qualcosa di normale, di umano. Certe volte, quando la guardava negli occhi, oltre al solito ribrezzo e disprezzo provava un intenso senso di pietà. Certe volte si chiedeva cosa può ridurre in quello stato un essere umano. Cosa può trasformarlo a tal punto. Tra tutti era l’unico a conoscenza del fatto che lei fosse la scomparsa Hayabusa Gin. La donna del demone falco. Sapeva che era un Uchiha, che il suo clan era stato sterminato dal suo stesso fratello. Però, quel mostro, quella creatura, quel serpente, camaleonte, rapace, divoratrice di uomini, ragazza! Non sembrava esserne toccata. Come se quella fosse stata una cosa inevitabile. Scrollava le spalle. Ringhiava. Si aggiustava i capelli. Uccideva. Tutto nella norma. Quando però qualcuno accennava al campanellino che aveva alla caviglia e che ne aveva passate tante senza però (stranamente) smettere mai di suonare … Rimaneva in silenzio. Fissava con quei suoi occhi neri come pozzi di petrolio, profondi,  da cui pareva non poter più uscire. Si alzava e si allontanava quasi senza respirare. Se poi si commetteva l’errore di rivolgerle la parola prima che scomparisse da qualche parte allora scrollava le spalle, ringhiava, si aggiustava i capelli ed uccideva. Stavolta però tutto insieme.
Di conseguenza.
Cosapuò rendere una ragazza un mostro?
 
Mentre Akito si perdeva nei meandri dei suoi pensieri, alla sua destra apparve un volto tondeggiante e grazioso. Il naso alla francese, limpidi occhi color ciliegia che si intravedevano sotto una frangetta gonfia schiacciata in alto da un casco nero e lucido. Le labbra piccole e a cuore si stiravano in un sorriso malizioso mostrando i denti perfetti. La sua mano si stringeva. L’occhio color stagno di Akito ci mise appena un secondo per registrare il pugno che stava per colpirlo. Prima di ritrovarsi a fluttuare per aria con un non tanto inspiegabile male alla mandibola.
-Ma che cazz … -
La botta la prese in pieno facendola traballare indietro mentre le braccia pallide si stringevano sul petto del suo braccio destro bloccandone il volo. Nella sala si fece silenzio. La porta si era aperta. Ne era emersa una figura slanciata e muscolosa dai capelli lunghi del colore della pece. La pelle che risplendeva di luna, il solito vestito blu stracciato sopra le ginocchia con il provocante scollo a V non più incrostato di sangue ed interiora. Le piume che la circondavano erano sparite lasciando solo due squarci bianchi sulla schiena, a mostrare le scapole sporgenti. La donna era impassibile mentre rimetteva in piedi il suo sottoposto con aria stupefatta e si guardava attorno affondando i denti nel labbro inferiore. Anubi nascose il pugno dietro la schiena. Chikao si tirò il suo mantello davanti al volto bisbigliando un “io non ci sono”. Tutte le altre guardie tornarono ai loro posti il più discretamente possibile, nascondendo carte, sigarette ed altri materiali inopportuni. Akito, con ancora gli artigli della donna affondati nelle spalle sbiancò assomigliando ad un cencio usato. I capelli rossi e la barba accennata che spiccavano mentre il sangue defluiva. Sentì Kioko sospirare mentre la presa si alleggeriva per poi aumentare. –So che non dovrei uccidervi tutti – Disse e le parole incerte, tremanti di rabbia, rimbombarono nel corridoio buio. –Io lo so … - Un paio di gocce di sangue stillarono dalla pelle dell’uomo macchiando la maglia che indossava. Akito si lasciò sfuggire un gemito mentre Anubi tentava di mantenere un portamento dignitoso. –Però voglio comunque che mi diate … -gli artigli entrarono completamente lacerando i muscoli, il suo braccio destro butto fuori tutta l’aria che aveva in corpo. – … Un motivo per non farlo!- Ringhiò per poi strappare via la mano ed osservare il sangue scorrere sulla pelle candida e pulita. Akito cadde a terra con un colpo di tosse premendosi una mano sulla spalla mentre il pavimento già lurido si sporcava del suo sangue.  Kioko. Che persona adorabile.
La donna si guardò attorno impassibile. Quando il gatto non c’è i topi ballano eh? Avete scelto il gatto sbagliato. Si portò la mano alla bocca per leccarne il sangue quando alla sua mente si affacciò il ricordo di ciò che aveva visto allo specchio il giorno prima. La vista dei suoi stessi occhi e delle sue labbra. Allontanò la mano pulendola sull’abito. L’odore di marciume che permeava in quel luogo. Il nauseabondo odore di decomposizione che le impediva di pensare razionalmente. Solo la morte. Doveva essere il suo pensiero fisso altrimenti sarebbe morta lei stessa. Ci volle poco.
Il viso infantile di Chiako che pure pareva così adulto riapparve da dietro a quella guerrigliera che detestava (lei detestava tutti) e non poté impedirsi di pensare a suo fratello. Suo fratello che l’aveva trovata semi incosciente ed in punto di morte in riva al torrente, con gli occhi gonfi e la sua katana stretta convulsamente tra le mani e puntata al collo senza però avere il coraggio o la forza di scegliere l’oblio. Si era fermato a fissarla dalla alto ed aveva alzato gli occhi al cielo per poi indurire lo sguardo ed avvicinarsi a lei sciogliendo con fatica la presa rigida con cui teneva l’arma. L’aveva trascinata lontana dall’acqua gelida e la si era seduto accanto con le gambe premute contro il petto e cinte dalle braccia. Lo sguardo perso. Sconfitto.  Lei sapeva che lui era assolutamente certo che lei fosse svenuta. Che non lo stesse guardando quando cominciò a mordersi il labbro inferiore a sangue. Fu questo, e solo questo a darle la forza di reagire. La rabbia, il dolore, il sangue con cui si era macchiato, il peccato che lo aveva marchiato. Che li aveva marchiati entrambi. Aveva voltato la testa verso di lui biascicando un fievole “dammi le bende”. Lui si era teso portando una mano ai kunai e asciugandosi velocemente il mento con l’altra. Poi aveva abbassato gli occhi sulla sorella che era stato incapace di uccidere. La sorella che lo aveva fatto soffrire. Si era sollevata su un gomito con una smorfia e gli aveva circondato le spalle son un braccio, forte anche nella morte. Lui era rigido e non si lasciava andare al pianto come avrebbe fatto in passato. Come tante volte aveva fatto. Sentì la punta dell’arma andare a toccare la carne viva sul suo ventre,  a riaprire la ferita già presente, ma lo strinse solo di più a se, infischiandosene di tutto ciò che era successo. Sapeva che lui non avrebbe pianto. Perché forse era più forte di lei o, invece, era lei quelle più forte, e le toccava piangere per tutti e due.
Poi era finito. Le aveva lasciato le bende e, diligente come al solito, le aveva spiegato con aria distaccata e professionale come doveva fare a rimettersi in sesto. Nel mentre lei lo fissava assente. Come se la sua anima fosse morta. Quando con un sospiro lui si era voltato per allontanarsi gli aveva sussurrato un
–Sasuke?-
Il ragazzo aveva avuto un mancamento –Tu come lo sa … -Aveva cominciato ricomponendosi subito dopo (lei era la sorella maggiore e, chissà come, sapeva sempre tutto) e riprendendo la sua strada. – Morto – aveva risposto.
-Bugiardo – Aveva soffiato lei a fior di labbra mentre lo vedeva sparire stavolta probabilmente per sempre. –Bugiardo!- Aveva urlato al nulla attorno a lei. - … Io non ho mentito … Io sono tornata!-
Io sono tornata.
Io sono tornata.
Davvero.
Io sono tornata.
Però era troppo tardi.
Alla fine, era stata lasciata sola.
 
Orochimaru, l’alba, suo fratello, Obito, Rin, il maestro, Kakashi. Kakashi. C’era un motivo per cui si impediva di ripensare a lui maledizione! Se ci pensava le veniva da piangere e se i suoi la vedevano piangere …
Si diresse con passo sostenuto verso il trono.
-Anubi, occupatene tu di Akito- Disse raccogliendo il plico di fogli che il giorno prima le era stato lasciato da quello psicopatico (sei l’ultima persona che potrebbe dare dello psicopatico a qualcuno) Che l’aveva baciata. (poverino, mi dispiace immensamente per lui)lei non aveva mai nemmeno baciato Kakashi …
Ma porca puttana!
Affondò gli artigli nel metallo con un ringhio soffocato.
Avresti voluto baciare Kakashi?
Sì! Sì lo ammetto! Sai, l’unica persona che ho mai baciato in tutta la mia vita è stato Orochimaru, vogliamo fare un paragone eh?EH?
Stai tornando isterica come al solito
Ahahah , non sono isterica. E poi perché sto parlando con te. Zitto e muto.
Sai che se perdi il controllo non mi puoi tenere zitto.
Attivo il simbolo maledetto.
Fai quello che ti pare, consuma chakra inutilmente, dai!
Con un moto di stizza aprì il fascicolo poggiandolo con le ginocchia e cominciando a leggere i vari numeri.
AMBU,AMBU,AMBU, Tattatà, un altro AMBU … Se non mi dicono i nomi come cazzo faccio a sapere chi devo ammazzare?
Ti sei scordata che gli AMBU hanno un numero?
Grazie al cazzo, mica ce l’hanno scritto addosso il numero! Ma di che villaggio ...
Guardò la “copertina” lasciando però un dito in mezzo.  – Il villaggio della foglia?!- Sibilò. Tutti si voltarono verso di lei. La falchessa li fulminò con lo sguardo. Prima delle missioni quella donna pareva incendiarsi e diventava alquanto suscettibile, delle volte parlava persino da sola. Era buffa … E letale.
Il villaggio della foglia, ah! Perfetto!
-Non ci vado- Esordì saltando giù dal trono ed affondando i piedi nella carne putrida. La guardò schifata.
Chikao la osservò. Era davvero diversa prima delle missioni. Erano gli unici momenti in cui permetteva loro di portare via i cadaveri. Glielo ordinava quasi. Sembrava risvegliarsi. Tutti però sapevano la repulsione che aveva nei confronti del villaggio della foglia. Nessuno osava mai chiederle un incarico situato in quel luogo. Ne avrebbero viste delle belle.
Proprio in quel momento il portone si spalancò e Kioko si scroccò le nocche pronta ad uccidere con la sua solita grazia felina.
L’uomo del giorno prima con le stesse guardie del corpo fece la sua entrata trionfale, il mento alto e il passo lento. Non era vestito a modo come il giorno prima. Indossava una tuta da combattimento nera su cui i capelli ricadevano mossi in una coda bassa.
I suoi occhi azzurro indaco le sorrisero, cosa che non fecero le sue labbra con il visibile segno di un paio di canini inciso a sangue.
Ghignò.
Saltò giù elegantemente da quell’ammasso di carne putrida ed informe, con un volteggio toccò terra sulle punte dei piedi. Rimase immobile, aspettando che fosse lui ad avanzare.
Si fronteggiarono da lontano.
L’uomo fece un passo avanti e si coprì il naso con il solito fazzoletto. Akito, con Anubi attaccata alla spalla che provvedeva ad una fasciatura d’emergenza, si ricordò quando quell’odore dava la nausea anche a lui. Di come non riusciva a dormire e di come i molteplici insetti che si arrampicavano su per i pantaloni e svolazzavano sul viso gli provocassero un disgusto palpabile. Ebbe un improvviso moto di compassione nei confronti di quel bellimbusto di certo non abituato a quel genere di cose che per loro era ormai la normalità.
Kioko dal canto suo rimase immobile. Un movimento della testa fece ondeggiare la folta chioma inchiostrata.
-Io non parteciperò alla missione- Esordì lanciando, nel liquame che ricopriva il pavimento, il plico di fogli.
L’ira si formò negli occhi leggeri di quell’uomo.
-No?-
-No-
-Dayo , Eiji-
L’ordine arrivo solo dopo alle sue orecchie. Dopo che qualcuno l’emme immobilizzata alle spalle.
Dopo che un paio di Katane le si posizionarono ai lati del collo.
Dopo.
-Mytho … - Ringhiò lei a bassa voce.
Akito scattò in avanti per colpire sul volto quell’uomo albino dai lineamenti principeschi che immobilizzava la sua signora. Una delle guardie del corpo del damerino gli scagliò contro un fendente. Si abbassò appena in tempo per evitarlo. Anubi urlò. Un colpo di ascia bloccò la lama che calava nuovamente sul collo del rosso pronta a porre fine alla sua vita. Anubi contrastava la forza bruta di quel gigante con una mano sola ed un sorriso negli occhi rossi.
Kioko rimase immobile. Poteva liberarsi di Mytho spalancando le ali. Però quell’uomo aveva una decina di anelli avvelenati, lunghi ed affilati, premuti a contatto con la sua pelle nuda. Se si fosse mossa l’avrebbe graffiata. Calcolò le possibilità di prendere in tempo un antidoto. Fissò l’uomo davanti a se che si avvicinava tranquillo. L’enorme guardia del corpo alla sua sinistra la cui lama le graffiava il collo.
Poche, pochissime possibilità.
-Questo si chiama ammutinamento, sai?- Sibilò in direzione di quello che fino a poco prima era il suo sottoposto.
Questi rise deliziato. –Mia cara Kioko- Sentì i muscoli della regina tendersi sotto la pressione dei suoi artigli di ferro.
-Non chiamarmi per nome lurido bastardo!- Una mano prepotente le sollevò il mento costringendola a puntare i suoi occhi di bestia in quelli innocenti e calcolatori allo stesso tempo dell’uomo che aveva davanti.
-Kioko … - Mormorò scostandole una ciocca di capelli dal volto pulito e pallido come la luna. Una smorfia sulla bocca piena, a mostrare i canini affilati pronti a mordere e a strappare.
Le sue sentinelle sapevano di non dover intervenire. Se l’avessero fatto l’avrebbero uccisa sul colpo, accadeva spesso, doveva ammetterlo. Mai così però. Solitamente lei aveva sempre una via di fuga, si lasciava convincere per gioco, per divertirsi. Solo che ora …
-Significa ragazza raffinata. Colei che porta rispetto e che rispetta le regole- Continuò quello.  –E’ il nome di una Geisha, sulle spalle di una dea.- 
Gli sputò in faccia. –Togli quella mano prima che te la stacchi!-
-Come siamo permalose … - Lo schiaffo le face voltare il capo di lato lasciandola basita. Sia Chikao che Akito sentirono il mondo crollare loro addosso. La frase “non si picchiano le donne2 non valeva per Kioko. Non valeva per la regina delle tenebre, ma quel gesto simbolico e lo sguardo di dolore e impotenza della sovrana perfetta che entrambi odiavano fece loro salire il sangue alla testa.
-Ti diverti a fare il gradasso ora che non può divorarti le interiore, eh?!- Quel paladino guercio e con i capelli rossi sgusciò tra le guardie, dribblando un’Anubi intenta ad opporre resistenza, con la spensieratezza di una bambina delle elementari, ad un gigante, e colpì con le mani giunte la spina dorsale di quel damerino. Colpì forte con l’intenzione di spezzarla, di ridurla in poltiglia. L’uomo si voltò sorpreso e il colpo gli giunse allo stomaco quasi trapassandolo, sputò sangue ma si riprese immediatamente.  Diede un pugno nello stomaco ad Akito. Questi sentì il suo corpo lacerarsi nonostante il tocco fosse stato leggero. Juken. Il pugno gentile. Non era possibile. Era una tecnica Hyuga! Quell’uomo però non possedeva il byakugan …
Kioko spalancò gli occhi esterrefatta. Perché la difendevano? Perché lottavano per lei?
Lei li avrebbe lasciati morire …
-Chikao!- Il grido strozzato di Anubi le fece girare ancora una volta il capo. Impotente. Si sentiva impotente come una bambina. Lei che era il mostro, lei che era la regina dei mercenari con una taglia sulla testa al limite del possibile.
Guardò il bambino venire sollevato dall’energumeno. L’uomo dai capelli neri davanti a lei sorrideva.
-Avanti Eiji, mostra alla signorina cosa succede quando si disubbidisce … -
Negli occhi della donna si scrisse velato terrore a caratteri adamantini. Chikao se la cavava da solo. A lei non importava. A lei non importava , a lei non importava.
-Fermo!- Trillò Anubi facendo roteare la sciabola. Contro lo spadaccino che bloccò l’attacco saltando sulla lama. La rosa bestemmiò. Eiji strinse la presa attorno al braccio di Chikao. La lama gli accarezzò il ventre.
-Razza di idioti – Sbottò il ragazzino.
Gocce di sangue stillarono dalla pelle dell’uomo. Un’enorme numero di tagli si disegnò sulla sua pelle in una griglia perfetta. Lo lasciò andare. Chikao saltò sol ferro dell’ascia inclinandola in modo che si piantasse a terra. La guardia cadde. Anubi  saltò in avanti colpendo con un calcio l’energumeno già sconfitto. Il ragazzino ritirò i fili di chakra che si espandevano dalle sue dita.
Kioko, suo malgrado, tirò un sospiro di sollievo.
La tua idea di non affezionarti a nessuno è stato un completo buco nell’acqua.
Non è vero
Negare sempre non è la soluzione Kioko
Chiuse gli occhi. C’era un modo per mettere fine a tutto questo. Molto semplice.
-Accetto … - Bisbigliò.
-Cosa?- diverse paia d’occhi l’osservarono sconvolti.
-Ho detto che accetto, marmaglia! Piantatela di fare i poppanti! Mytho, stronzo! Lasciami!-
Uno schiocco dell’indice e del pollice di quel damerino Hyuga  e la presa sul suo corpo si sciolse.
Kioko fece scrocchiare le ossa e fulminò il moro.
Poi si voltò verso il sottoposto traditore. I riccioli candidi ad incorniciare un volto da favola, di quelli circondati da cuoricini che si trovano nei libri per bambine. Un sorriso dannatamente irritante, la blusa candida che riluceva nel nero di quel luogo, gli anelli argentei, quelle armi a parodia dei suoi artigli, tintinnarono. Era così perfetto che gli avrebbe dato un calcio e gettato tra il sangue e la carne morta. Solo per vederlo come chiunque. Un lurido insetto ai suoi comandi.
-Con te facciamo i conti dopo- Sussurrò, quel tono decisamente inumano e folle che incrinò il sorriso glicemico del traditore. Si voltò sbuffando.
-Anubi, Akito, Chikao, Kaito, Frey, venite con me. - I presenti ed un paio di sentinelle le si fecero appresso con sguardo serio e composto.
Il moro la guardò soddisfatto mentre le sue guardie del corpo lo affiancavano nuovamente, Eiji visibilmente provato. Chikao gli fece una linguaccia rimanendo sconvolto poi dalla mano affusolata che gli accarezzò i capelli. Kioko gli era accanto, non lo guardava, gli diede un buffetto sulla guancia e si trattenne dal ridere quando lui se la strofinò schifato, non tanto per il sangue sulle sue dita,ma per il gesto affettuoso.
-Andiamo.- Proclamò austera. Come al solito. I suoi sottoposti non poterono che scambiarsi occhiate sospette e spaventate allo stesso tempo.
 
 
Si accamparono in una nuvola boschiva poco fuori Konoha. Sotto una pioggia di aghi di pino che pungevano gli arti nudi della donna stesa su di essi accanto ad una fiammella azzurrina che crepitava in silenzio, quasi bagnata da un ordine ignoto, per non attirare l’attenzione dei nemici.
Anubi Era addormentata contro il tronco dell’albero. Chiako con la testa posata sul suo grembo respirava lentamente. Una mano della donna affondata tra i capelli castani.
Kioko sollevò la testa. Vedeva l’ombra di Akito spostarsi di ramo in ramo mentre controllava che nessuno si avvicinasse. Eccellente. Avrebbe chiesto alla rosa di controllargli la spalla più tardi … E il petto dove lo aveva colpito quel bastardo, lo vedeva spesso piegarsi senza fiato. Prese appunti mentali dimenticandosi anche di chiedere a se stessa perché si preoccupava. Abbassò lo sguardo sulla caviglia destra, nuda. Non poteva permettersi di farsi sentire in missione, aveva preferito lasciare nel suo “covo” quel campanellino dannato che tanto le riportava alla mente.
Stiracchiò le gambe, lunghe e pallide con i muscoli ben visibili in rilievo, il flebile ricordo di quelle di un tempo. Aveva gambe da donna prima, ora erano da assassina.
Era un’assassina. Ecco perché odiava le missioni. L’aria pulita, il silenzio, la natura e il nulla tutt’attorno che compensavano il respiro e il sangue versato. La facevano tornare …
Umana? Kioko, non illuderti, non hai mai smesso di esserlo.
Nessuno ti ha interpellato.
Non ho bisogno che tu mi chieda per parlarti. Anche io faccio parte dei ricordi.
Cosa vorresti dire?
Bhè, un tempo chiedevi prima di sfruttarmi senza pietà. Il fatto che,se me ne andassi, tu moriresti ed io ne uscirei gravemente debilitato non vuol dire che non lo possa fare.
Tu non te ne vai, non puoi.
Oh, scommettiamo?
La ragazza ci pensò un secondo prima di scuotere il capo in segno di diniego, senza che nessuno la vedesse.
Non voleva,poteva, rischiare. Non era nel suo stile, lei era una codarda.
Brava bambina. Tenere alla propria vita non è da codardi.
Sbuffò.
Seguiamo gli insegnamenti di un pennuto fuggitivo! Dai! Ma ti senti quando parli? Ah, scusa, quando starnazzi ….
Non mi cambiano la vita i tuoi insulti.
Presuntuoso, lo sentì sbuffare sdegnato. Certo che gli cambiavano la vita. Pennuto spennacchiato … Quella voce roca nelle sua testa (oddio, detto così sembrava davvero pazza) era l’unica che non l’avesse mai abbandonata. Viveva con il costante presentimento di dover perdere tutto e sprofondare nelle tenebre. Si strinse in un abbraccio tremante appoggiando la fronte sulle ginocchia. Poteva perdere tutto, nonostante ciò non riusciva a smettere di … di …
Hayabusa, se provi di nuovo a completare le frasi che lascio in sospeso di spenno.
Non ne avevo intenzione.

Hai solo troppo amore Kioko. Nonostante la gente ti ferisca non riesci a non voler bene, come Uchiha fai schifo, devo ammetterlo, sei forse l’unica che conosco che non sa fare terapia di auto convincimento.
Spiegati. Fece rabbiosa.
Solitamente uno se comincia a comportarsi in una determinata maniera alla fine comincia per credere in quello che fa.
Nonostante tu sia un soggetto misantropo invece … Dentro di te non cederai mai alle tenebre.
 
Sorrise amaramente. L’ho già fatto purtroppo. Già fatto.
Una mano le si posò su di una spalla. Si voltò di scatto ringhiando ed il suo “assalitore” cadde a terra terrorizzato.
-Ah! Tu … - Disse tornando a voltarsi una volta che ebbe identificato il damerino. Sbuffò. Sentiva il respiro accelerato dell’uomo e … La irritava.
-Che vuoi?-
-Fa freddo.- Disse a mo di spiegazione, una coperta le scivolò sulle spalle. Si voltò a fissare quegli occhi chiarissimi.
-Che vuoi?- sussurrò di nuovo mentre questi le si sedeva accanto, stavolta le sue parole avevano un significato diverso.
-Vendetta-
-Contro chi?-
-Il villaggio della foglia –
-Perché?-
Un ghigno forse troppo espanso, troppo … Anormale.
-Perché sono stato ripudiato dal mio clan-
-Perché?-
E’ un interrogatorio forse? Non ascoltava nemmeno Kioko, le risposte sussurratele all’orecchio. Delicate, smorzate dalla notte e dal battito animale di cuori.
-Sono un ibrido-
-Spiegati-
-Mezzo uomo … Mezzo demone. –
I suoi occhi si sollevarono, il movimento repentino, la paura nello sguardo nero. Vulnerabile Kioko, la tua anima è vulnerabile. Era ovvio. Il falco non poteva certo essere l’unico demone minore. I loro occhi si incontrarono. La baciò, di nuovo, con foga. Rimase immobile la falchessa, un guscio dentro il quale il demone scalpitava impotente. La lingua le raspava il palato, le accarezzava i canini affilati. Lei non si muoveva. Posò le mani sulle sue spalle pronta a spingerlo via. Non si allontanò … Non … Non …
 
-Un’imboscata!- Akito gridò.
 
L’uomo si stacca, le sfugge, sorride, le accarezza i capelli.
Che diavolo fai? Uchiha! Sveglia!
 
Era come intorpidita, aveva sonno. Terribilmente sonno e tutt’attorno a lei il mondo girava. Cosa le aveva fatto? Cosa era successo?
Le bruciava la mano. Abbassò lo sguardo, lì dove c’era, poco prima, il leggero contatto tra lei e quell’uomo, ora rimaneva l’impronta di una puntura. Veleno.
Veleno di scorpione.
Era lei l’obbiettivo fin dall’inizio. Li aveva guidati tutti sul tragitto di un gruppo di ANBU. Perfetto. Erano nella merda.
-Stronzo … - Mormorò con tutta la forza che trovò.
Pensa che prima ci stavi attaccata a questo stronzo …
-Konoha sarà ben felice di riappropriarsi della sua arma numero uno, ed io sarò il migliore dei mercenari in piazza, non mi sentirò più dire :  La regina è Kioko … Vero Hayabusa Gin?-
Come lo sapeva?
-Fottuto bastardo!-
-Se hai il fiato per imprecare dacci una mano!- Kaito. Irresponsabile. La sollevò di peso ignorando le sue proteste. I ciuffi  azzurri della sua frangia le solleticavano il viso.
Non ci vedeva più, il mondo era al rovescio … Da quando?
Sentiva il fuoco prendere possesso del suo corpo.
-A-Anubi … - Era l’unico ninja medico che facesse parte della sua guardia, sentiva il vento venirle in contro. C’erano maschere bianche ovunque. Sentiva l’aria delle lame che li prendevano di mira scorrerle accanto alle orecchie fischiando.
-Non pensavo che ti avrei salvata,My Lady, sinceramente, avrei giurato che sarei stato io stesso ad ucciderti … Volevo ammutinarmi. Però Mytho mi ha battuto sul tempo.
Simpatico schietto ragazzo. A me non me ne importa un fico di come la tua vita sia stata votata alla carità, sono moribonda con due litri di veleno in corpo, capiscimi, non è il momento per le confessioni lacrimevoli …
-Portami da Anubi!- Disse più ad alta voce.
Lui scosse la testa.
E allora potevi lasciarmi morire! Idiota! Sai quanto scorre in fretta il veleno di un demone scorpione?
Io no, quanto?
Tanto!
-Mytho è l’esperto di veleni.- Disse continuando a destreggiarsi nell’attacco.
Le sfuggì uno sbuffo. Ah sì, portami dal traditore! Sarà felice si salvarmi la vita!
Ma per favore …
Kaito era stato previdente. Era un calcolatore nato, sapeva come andavano quelle cose e dietro le lenti spesse dei suoi occhiali scuri aveva seguito ogni spostamento del  cerusico suo compagno ed era certo di sapere dove si trovava. Non erano molti gli ANBU, probabilmente passavano di lì per caso.
Di certo Mytho avrebbe salvato la regina. Dopotutto era lui, con il suo amore malato, a mettere su tutta quella messa in scena. Come uno sano di mente potesse trovare attraente quel rapace, poi, non era affar suo. Si sarebbe congratulato con l’uomo scorpione per  essere riuscito a baciarla senza vomitare. Forse solo lui e pochi altri, che l’avevano vista ingurgitare carne marcia ed uccidere con una luce di follia negli occhi, potevano desistere dal gettarsi addosso a quella donna. Perché tutti gli uomini che la vedevano finivano per desiderarla. Sorrise, caustico, peccato che finissero uccisi al primo segno di apprezzamento.
Un tizio mascherato gli si fece addosso poco prima che riuscisse a raggiungere il nascondiglio del bianco.  Ci volle poco. Schiuse appena le labbra ed un suono leggiadro li avvolse come una bolla. L’uomo rimase pietrificato. Gli sfilò la maschera posandola sul volto di lei. Akito gli aveva detto tutto. Se quelli del villaggio avessero visto la regina, il falco d’argento, non avrebbero avuto vita facile. Osservò il suo braccio. Era gonfio, fino alla spalla. Da sotto le unghie una leggera striscia di sangue cominciava a colarle lungo il polso. Non dava segni di vita, il suo respiro bollente gli ustionava la pelle, lo sentiva, come un ramo di rose sulla pelle.
Arrivò davanti a quel buco nella roccia. Una grotta. Gli parve di sentire un sospiro esasperato provenire dalla donna, ma non ne fu sicuro.
La lasciò cadere sul terreno con poca grazia. Un tonfo attutito. Una parola, un insulto soffocato. Sorrise, fortuna che stava male.
Si avvicinò all’ANBU ancora paralizzato e la osservò. Capelli color delle viole. Un visetto da angelo. Sorrise. Che peccato farla fuori. Allungò una mano portandola contro il suo petto. Aprì la bocca, pronto per cantare la sua morte.
-Fermo!- La voce rauca della donna che rimbombava sulla pietra amplificata dalla maschera che portava. Kioko si sollevò su un gomito.
-Non ucciderla- ordinò allungando la mano buona e mostrando gli artigli affilati.
Kaito sbuffò.
-Non posso fare quello che voglio nemmeno se stai per morire? Questa è una congiura!-
Il dito puntato verso di lui divenne uno solo, il medio.
Ghignò.
-Ok,ok-
-Kaito-
-My Lady, non vorrai anche costringermi a non ammaccarla troppo mentre la sposto!-
Poteva intuire l’espressione sadica della falchessa dietro la maschera. Sadica e stremata.
-Stavo giusto … Per dirti … Usa meno dolcezza … Possibile … -
L’uomo rise gettando di lato, ben nascosta tra i cespugli, quella ragazza paralizzata, un ambu senza maschera. Particolarmente inutile.
 
Kioko sentì gli occhi bruciarle e non era il veleno.
Yugao …
Esatto …
Era la sua squadra, la sua vecchia squadra, quegli AMBU … La sua squadra …
Meno Rin.
Meno Kakashi.
 
-My Lady … - Il ragazzo dai capelli azzurri si inchinò divertito. Poi la fissò un secondo sollevandole la maschera sui capelli. La fissò sbalordito. –Mytho cazzo! Esci fuori! E’ più grave di ciò che sembrasse!-
L’uomo dai lineamenti principeschi saltò fuori dalle tenebre, così, vestito di bianco, risaltava come una colomba.
-Che succede?- Domandò sospettoso il traditore per poi fare tanto d’occhi quando riconobbe la figura accasciata a terra. Kaito accennò ad un sorriso sarcastico e preoccupato allo stesso tempo. –La filosofia del “se non può essere mia non sarà di nessun altro” non funziona caro il mio codardo. –
Il principe storse la bocca e si inginocchiò davanti a lei per poi rimanere sbalordito. –M-Ma che le ha dato?-
-Doveva ucciderla no? Penso sia uscita di testa … -
-M-ma … Piange?!?-
Kioko era scossa dai singhiozzi. Il braccio rosso e gonfio pulsava dolorosamente, aveva la nausea, le girava la testa, aveva il volto di Kakashi impresso nelle retine e quello di Rin. Obito la fissava dall’alto.
“Non li hai protetti! DANNATA! HAI LASCIATO CHE MORISSERO!”
-N-No, i-io non volevo … I- io non … - Qualcosa le punse l’interno del gomito. Cacciò un urlo. Non le piacevano gli aghi, li detestava.
Sentì la maschera calarle nuovamente davanti al viso. Aveva caldo. Aveva fottutamente caldo. E sete. All’improvviso brividi di freddo la scossero. Afferrò la cosa più vicina a lei. Una mano. La strinse con tutta se stessa. Avvertì Kaito mugolare di dolore. Mytho al suo fianco stava parlando con qualcuno. Poi tutto si spense.
E si riaccese fin più troppo nitido di prima.
 
Era in una caverna.
O-Oh! Che scoperta!
Perché la cosa era così esasperante?
Kioko? Ti sei ripresa? Stai bene?
Perché tu non c’eri mentre stavo male?
Il suo tono vagamente di accusa fece gongolare il falco. Lei lo sentì e gli mandò una scarica contrariata.
Scusa scusa! Comunque il veleno fa stare male anche me!
Non mi dire, stavi dando i numeri.
Silenzio.
Hayabusa?
Cip cip, mi senti bell’uccellino? Batti un colpo!
Kioko …
Alla buon’ora!
Credo che sia meglio … Che tu guardi davanti a te. Forse siamo morti …
Ma che cazzo dici? Ti si è fregato il cervello razza di nuvoletta argentata?
Sollevò lo sguardo su ciò che la circondava. Accanto a lei, inginocchiata sul pavimento, vi era Mytho, accasciato come un sacco vuoto. Uno squarcio sulla spalla, ma respirava ancora. Gli diede una botta leggera voltandolo a pancia in su. Non sarebbe sopravvissuto a lungo il traditore. Osservò la ferita che gli disegnava un macabro sorriso da una spalla all’altra. LE era stranamente familiare, ricordava quelle che lei stessa lasciva con il chidori, che lo avesse attaccato mentre era incosciente? Gli sfiorò la fronte gelata.
-La tua vita per la mia- Concluse lei, ancora irritata per l’ammutinamento, e poi, l’aveva sempre odiato, vivere nel sangue per anni ti rende abbastanza cinico verso chi non è nessuno per te.
-E’ stato uno scambio equo – Disse sorridendo dietro alla maschera. Poi affondò gli artigli nella sua gola. Non augurava a nessuno di morire per via di una ferita del chidori. O morivi sul colpo oppure pregavi qualcuno di ucciderti. La sofferenza della carne lacerata non la consigliava a nessuno.
C’era troppo rumore in quella caverna. Cosa intendeva il falco con “forse siamo morti”?
Vide Kaito volare contro la parete opposta.
Forse intendeva che gli AMBU gli accerchiavano? Ne aveva uccisi molti, cento in più, cento in meno, che differenza faceva?
No, il falco non si riferiva a questo. Si alzò in piedi scrutando il buio. Fuori era notte e nulla si vedeva se non ombre sfocate.
-Kaito!- Gridò, la voce distorta dalla maschera.
-MY LADY!-
L’urlo di Kaito, la sua voce! Aveva qualcosa che non andava! Kaito senza voce era essenzialmente inutile, si girò verso di lui.
-Kaito! Che ti è successo?!- Strillò. Sembrava gli avessero spezzato le corde vocali. Ricordava quel giorno, durante il crollo … Con Obito …
La sua voce aveva preso un tono simile per le troppe urla ed i sassi.
Ma lei non combatteva con la voce. Non gliene fregava niente che ora fosse decisamente più rauca di un tempo.
Non aveva capito che quella di Kaito era un’esclamazione di pericolo. Quando l’AMBU le si gettò addosso non fece in tempo a vederlo.
Capì subito cosa intendeva il falco. L’antidoto non doveva aver funzionato. Era morta, perché ciò che vedeva non aveva alcun senso. Su di lei. A premerle con forza un kunai contro la gola stava un ANBU sui ventisei anni.
Maschera bianca con disegni rossi.
Capelli:
Argentati.
Gli bloccò la mano con le sue ribaltando la posizione con un colpo d’ali. Gli assestò un paio di pugni sul volto. La maschera faceva spessore ma non le importava. Non ci vedeva, stava annegando nelle proprie lacrime dannazione! Non poteva nemmeno sfilarsi quella maschera. Perché l’avrebbe riconosciuta. Non sapeva nemmeno perché non volesse essere riconosciuta, un motivo da qualche parte doveva esserci, ma non riusciva a ricordarlo.
-My Lady!- Kaito comparve nello stesso istante in cui l’AMBU riuscì a sfuggirle e ad alzarsi in piedi in fretta guardandola dall’alto.
Come in una coreografia ripetuta cento e cent’altre volte lei gli sferrò un calcio al basso ventre, il piede nudo ora stretto tra le sue dita forti. Esitò un istante, prima di sollevarla e lanciarla di peso verso il suo sottoposto che la afferrò al volo. Capitombolarono entrambi a terra.
Lei si risollevò velocemente.
-Kaito, vattene- Sussurrò. I suoi occhi si tinsero di giallo. Ora vedeva. Sarebbe stato meglio non farlo.
Tutti questi anni …
Tutti questi anni dannato … Tutte queste lacrime per te! Per te che ora non mi puoi nemmeno vedere in volto! Mi disprezzeresti se sapessi chi … Cosa sono diventata.
Non posso farmi riconoscere.
Vaffanculo vita! E poi mi danno della misantropa e si chiedono perché! Ecco perché! Per queste cazzo di situazioni!
-My lady … Mi permetta di dissentire, non credo abbia riconosciuto il suo sfidante … - Era educato Kaito, forse troppo o la stava prendendo per il culo. –Lui è … -
-Kakashi dello sharingan? Il ninja copiatore del villaggio della foglia? Il figlio di Zanna Bianca?- Sorrise amaramente dietro la maschera.
-Ti trovo informata Regina- La sua voce. In un altro frangente sarebbe bastata a farla capitombolare. Ora non poteva permettersi certi lussi da ragazzina infatuata.
-Uh-Oh, sono famosa anche a Konoha con questo nome?- Si passò una mano fra i lunghi capelli. Era cambiata troppo perché potesse riconoscerla. – I miei sudditi sono arzilli!- Commentò piccata voltandosi verso Kaito ancora immobile.
-Levati dalle palle verme!- Sputò. Chissà se così la capiva. E poi dicevano che lei era cattiva!
Vide il ragazzo dai capelli azzurri alzarsi e correre verso l’uscita.
-Non andrà lontano- Commentò laconico l’Hatake. Kioko scrollò le spalle. Che le importava?
Corri più lontano che puoi Kaito.
Ancora una volta si ritrovò a lottare contro di lui. Di nuovo senza pietà. Solo che stavolta lui colpiva per uccidere. Non risparmiava alcun colpo e lei non poteva utilizzare il chakra del falco.
Non poteva utilizzare il segno.
Né il chidori né il chakra di fuoco. L’avrebbe riconosciuta in ogni caso.
Le restava lo sharingan.
Però se ne sarebbe reso conto.
Fu mentre la sua schiena affondava di due dita nella roccia che si rese conto di quanto fosse debole senza il demone e la sua eredità di Uchiha, senza il potere conferitole da Orochimaru …
Kakashi la fissava dall’alto in basso.
-Sembra che le voci che giravano su di te non fossero veritiere- Commentò infilando le mani in tasca ed osservandola dietro la maschera. Non stava abbassando la guardia e lo sapeva. Aveva pochi secondi per concentrarsi e recuperare qualche idea.
Certo! Akito!
Si allontanò dalla parete di un passo. Lasciò le braccia ciondoloni ai lati del corpo, la testa piegata di lato. Aveva funzionato con Akito, avrebbe funzionato anche con Kakashi. Il solo pensiero la travolse ancora una volta. Non riusciva a considerare reale ciò che vedeva. Non aveva alcun senso. Sapeva, poi, che anche l’Hokage aveva annunciato la scomparsa ufficiale del falco. Quindi lui doveva ritenerla morta. Un bel casino.
Però non resistette alla tentazione di parlargli, di sentire la sua voce ancora ed ancora.
-Che senso ha portare la maschera da ANBU quando tutti conoscono il tuo nome?- Fece ironica. Un passo di lato. Lui seguì il suo movimento.
-Non siamo qui per parlare di questo- Si sorprese che quel mostro desiderasse fare conversazione.
-Una Regola per caso?- Non poté fare a meno che irritarlo calcando su quella parola. Almeno, così credette, ma lui la ignorò.
-Diciamo così- Rispose. Stava tentando di capire dove voleva arrivare. Si spostò ancora di qualche passo in modo da avere l’uscita alle spalle. Se c’era una cosa che aveva imparato da Akito era l’arte della fuga. Ci aveva messo dodici giorni prima di ritrovarlo dopo averlo ferito. Era disteso a faccia in giù nei pressi di un corso d’acqua, le ferite infettate e purulente, visibilmente provato. Così aveva conosciuto Anubi. Perché non aveva mai imparato a curare nemmeno se stessa. Perché non l’aveva lasciato morire? Semplice, la solitudine era dannosa per chi sentiva il bisogno di odiare il mondo.
Quindi, fuga.
Non poteva combattere contro Kakashi, non in quel modo.
-Ora non farmi perdere tempo e arrenditi- Preparò i sigilli. Era chiaro che non si aspettava che lei accettasse la sua  spontanea volontà. Ci riprovava con il chidori. Questo era il secondo. Il primo aveva colpito Mytho, questo era l’ultimo, non era così stupido da rischiare la vita di nuovo.
Ok, era il momento. Scattò in avanti protendendo gli artigli affilati. Sentì il chakra sfrigolarle accanto ad un orecchio. Gli artigli mandarono in frantumi la maschera scoprendo lo sharingan e la mano dell’ANBU le attraversò il ventre. Il volto della donna distorto in una smorfia di dolore. Cadde al suolo agonizzante. Kakashi la fissò soddisfatto per un istante prima di scoprire l’inganno. Una nuvola di vapore bianco ed una roccia forata al centro apparve davanti a lui, ormai fuori dalla caverna, di spalle, la figura slanciata della donna che avrebbe dovuto uccidere.
-Dannazione!- Sputò tra i denti avviandosi di corsa verso di lei.
Kioko lo sentì avvicinarsi con un sorriso. Si sfilò la maschera lasciandola cadere a terra.
Si toglie la maschera? Anche se non capiva nemmeno perché ne indossasse una, cosa doveva nascondere?
Sollevò il volto al cielo.
Glielo diamo un indizio?
Cosa vuoi fare Kioko?
Una speranza … Piccola piccola.
Se anche te lo vietassi tu non mi daresti retta.
 
Corse tra gli alberi fuggendo il suo tocco, poco prima che le fiamme lanciate la raggiungessero. Scomparve tra le fronde.
 
Kakashi  tentò di seguirla, ma un rumore simile ad uno strappo gli fece sollevare gli occhi. Il tetto di chiome smeraldine si squarciò. Una figura argentata più grande di un qualunque volatile prese il volo.
I suoi occhi si dilatarono mentre seguiva la parabola delle ali.
-Che sia … - Si disse di non farsi strane idee. Di non illudersi. Era stato terribile già perderla una volta, nonostante continuasse a ripetersi che la sua morte fosse stata un bene per tutti.
Si avviò nel sottobosco in quel silenzio innaturale. Erano le prime luci dell’alba e nell’aria aleggiava un odore frizzante di erba. Il silenzio abbracciava le piante, segno che il combattimento era finito.
Avrebbe riunito i suoi ANBU ed avrebbe cancellato l’iniziale missione per correre al villaggio per portare le cure necessarie ai feriti.
Ancora una volta il firmamento striato di rosa e azzurro ebbe il pieno controllo su di lui.
Si sfilò ciò che restava della maschera puntandovi il suo occhio nero e quello rosso. Abbassò il coprifronte su quest’ultimo.
Dopotutto non chiedeva tanto.
Solo che tornasse …
O semplicemente, che svanisse dai suoi ricordi.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Succedono troppe cose perchè mi prenda la briga di riassumervele in poche parole ***


39 – SUCCEDONO TROPPE COSE PERCHE’ MI PRENDA LA BRIGA DI RIASSUMERVELE IN POCHE PAROLE

 
Le porte di Konoha si spalancarono al loro passaggio, i volti insanguinati degli ANBU che non avevano nemmeno la forza per intrufolarsi nel palazzo o smaterializzarsi come era solito fare loro. Davanti a tutti, con le mani in tasca ed il passo strascicato il ninja copiatore faceva la sua entrata senza la maschera dell’uniforme.
“A che serve la maschera se tutti sanno, comunque, chi sei?”
 Si passò una mano fra i capelli regalando un sorriso stanco ai jonin che venivano loro in contro. Preoccupati. La missione sarebbe durata almeno due settimane, perché erano già di ritorno?
Spiegò la situazione alla bell’e meglio, tralasciando alcuni dettagli come il riverbero argenteo delle ali di un rapace che sorvolava la foresta. Si massaggiò la fronte, stremato, troppe informazioni.
Raggiunse lo studio di Sarutobi ed entrò senza bussare. Al suo seguito Yugao, lo sguardo basso, il volto celato. Non aveva spiccicato parola da quando si era ripresa, supina tra i cespugli priva di ferite, ma spossata come se avesse consumato fino all’ultima goccia di chakra.
“Sai, sembra tu abbia visto un fantasma”
“Forse”
Una risposta enigmatica, le si addiceva. Le labbra tirate in una smorfia. Ringraziò con gli occhi quando le porse la maschera che aveva indossato la Regina nera.
Yugao sobbalzò.
“Che c’è?”
“Lacrime”
Una patina trasparente e salata inumidiva la parte interna dell’oggetto. Ne rimase turbato. Il mostro per eccellenza non poteva piangere. Non era un bene considerare umano chi compiva certe stragi. Avrebbero dovuto ucciderla, non potevano chiedersi perché piangesse.
 
-Già di ritorno Kakashi?-
-La regina nera era nel bosco, lei ne sa qualcosa?- Infilò le mani in tasca. Come al solito.
Yugao al suo fianco stava in silenzio.
Sarutobi invece nascose un sorriso sotto il grande cappello.
 
-Vi siete fatti sconfiggere da una ragazzina?-
-Era in compagnia- Si giustificò il bigio. – Non la definirei ragazzina- Continuò poi.
L’Hokage unì le dita delle mani. Li sbirciò tra esse. Che il giovane Hatake sospettasse qualcosa sulla natura della fantomatica “Regina Nera” ? Dopotutto lui conosceva l’Uchiha meglio di tutti. Sollevò l’angolo di un plico di documenti facendoselo scorrere sotto gli occhi. Ah, ecco. Qualche mese e ci sarebbe stato l’esame dei genin. Scorse i nomi che gli interessavano.
Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki.
Un Uchiha ed una forza portante, li aveva affidati a Kakashi senza nemmeno pensare all’ironia della situazione.
-Preferisco che restiate al villaggio almeno per un po’. –
Yugao annuì in silenzio.
-Non sono d’accordo- Proferì serio l’altro. Sarutobi inarcò un sopracciglio. –Dimmi.-
-Sia la regina che i suoi sudditi sono gravemente debilitati, se li attaccassimo potremmo farcela, la vittoria sarebbe nostra.-
L’Hokage ridacchiò. No, assolutamente non l’aveva riconosciuta, si era preoccupato per niente. –C’è un motivo per cui quella donna non viene chiamata solo “Regina”, ma anche “Mostro” o “Spietata sanguinaria affamata di morte”- C’era un tono pericoloso in quelle parole. –Non importa quanto essa possa essere debilitata, non voglio rischiare la vita dei miei jonin più fidati. Questa discussione finisce qui. Puoi andare, Hatake.-
Kakashi si irrigidì. Poi si voltò ed uscì dallo studio. Dietro di lui, Yugao, venne prontamente fermata dal capo villaggio.
La donna esitò prima di voltarsi.
Kakashi l’aspettò fuori. Inutile provare ad origliare perché Sarutobi se ne sarebbe reso conto.
Quando la compagna uscì non disse una parola. Semplicemente teneva la testa bassa ed incassata tra le spalle. Sotto la maschera continuava a lanciare occhiate furtive a Kakashi.
-Cosa ti ha detto?- Domandò all’improvviso.
Yugao si morse la lingua. Sapeva che non doveva rispondergli … Ma era troppo importante, per una volta avrebbe fatto come voleva.
Scosse la testa facendo volare i capelli viola attorno al corpo. –Ci vediamo stasera ore ventidue e trenta, al fosso. –
Prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa la ragazza sparì in una nuvola di fumo candida.
 
 
I capelli stretti in una coda alta, gli occhi di pece e le labbra non più tirate in un ghigno. Il top aderente che fasciava il seno lasciando scoperto il ventre pallido, i pantaloni da ginnastica al ginocchio. A piedi nudi ed il solito campanello assicurato alla caviglia. Uscì dalla sua stanza lasciando la posta aperta come mai aveva fatto e la luce esplose creando una colonna luminosa nel salone buio. La catasta di cadaveri era stata eliminata ma quell’odore nauseante persisteva nell’aria. Le sentinelle si irrigidirono quando lei passò davanti a loro senza fulminarli con lo sguardo. Semplicemente gli sorpassò senza nemmeno vederli. Arrivò quasi di corsa alla porta della stanza di Akito e bussò più volte. Nessuno venne ad aprire. Lo considerò una presa in giro arrivando persino a prendere a calci la porta. Tutti la guardavano straniti. Nessuno l’aveva mai vista entrare in una delle stanze dei suoi “sudditi”, ma era dal giorno prima che la regina si comportava in modo strano, quindi …
-AKITO APRI QUESTA DANNATA PORTA !-
No, non era cambiata affatto.
La porta si aprì e Chikao fece la sua comparsa alzando lo sguardo verso il capo. Sobbalzò come instupidito e la cosa la irritava, la irritava tanto che le veniva voglia di rovinare quel bel musetto. Sollevò un artiglio e Chikao strizzò gli occhi pronto al colpo, come faceva di solito quando lei perdeva la pazienza. La mano di Kioko arrivò a pochi centimetri dal suo viso e poi si irrigidì.
Che sto facendo? Da quando picchio i ragazzini?
Kioko, ti senti bene?
Osservò le proprie dita pronte a trafiggere.
 
Piccola postilla per quelli che non capiscono cosa stia succedendo alla giovane principessa protagonista di questo racconto.
Dopo che ha scoperto che Kakashi non era morto ha rivoluzionato completamente il vuoto condensato che conteneva la sua testa. Si è resa conto della sua pazzia andante se non del continuo ed irreversibile deterioramento delle sue capacità di razionalizzare. Dopodiché ha rimosso tutto quello che le è accaduto in questi anni di vita solitaria, si fa per dire, con quasi soli uomini ed una montagna di cadaveri in putrefazione.

Dico sul serio. Ha cancellato a forza tutto ciò che riguardava le carneficine, io a stento riesco a distinguere ciò che è accaduto da un comune incubo. E’ come essersi risvegliati all’improvviso. Non è una bella sensazione. Non per un demone che è abituato ad avere tutto sotto controllo.
 
Hai finito ?
Sì.
Era ora …
 
 
Kioko abbassò la mano e guardò il ragazzino davanti a lei come se lo vedesse per la prima volta. Poi si ricompose ed infilò le mani nelle tasche. Le tremavano leggermente e sentiva gli artigli affilati pungerle le cosce attraverso la stoffa sottile.
-Dimmi Chikao , come sta Akito-san?-
Il ragazzino fu un miracolo che non svenne. –A-Anubi –sempai … - Gracchiò per poi riprendersi ed alzare la voce. –Anubi sempai!!!-
La rosa apparve immediatamente, dopo lo scontro con gli AMBU la stanza del rosso, era stata adibita ad infermeria e la maggior parte dei suoi uomini si trovava stipata lì dentro.  Impallidì appena si trovò faccia a faccia con Kioko. –Oh … Mia signora … - Kioko inarcò un sopracciglio poi scosse la testa. –Come sta Akito – san?- Ripetè la domanda. Anche questa la fissò come se fosse un fantasma. Abbassò lo sguardo su Chikao che si mordeva il labbro inferiore. Decise di non farsi domande e spostarsi di lato per far passare la regina. Questa diede loro un’occhiata perplessa poi entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Anubi preferiva non pensare a cosa potesse aver spinto quella donna a mettere il suffisso ad un qualunque nome. Soprattutto a quello di un sottoposto.
Entrò nella stanza angusta, il sole filtrava da una finestrella con delle sbarre in alto, in un angolo. C’erano tre brande sporche e logore, bende macchiate di sangue e siero sparse in giro. Diverse bottiglie di sakè appoggiate sul pavimento e cocci di vetro negli angoli. Su una delle brande il rosso stava sdraiato. Le braccia lungo i fianchi, il torso nudo. Sul fianco destro la pelle era rossa e nera. Quasi il sangue scorresse libero sotto l’epidermide, una brutta emorragia, Anubi gli si sedette accanto e, dopo aver cauterizzato un kunai sulla fiamma viva di una candela assicurata con la cera sciolta al comodino scassato, incise.
L’urlo dell’uomo non ebbe pari. Kioko si voltò ignorando la scena. Tentando di ignorarla, diede le spalle alla sofferenza e al sussurro continuo della combattente dai capelli rosa che cantilenava –Gomen … Gomen … Gomen … - Mentre continuava a premere e far uscire il sangue scuro.
Davanti a lei, seduto sotto le frange di luce più brillanti, Kaito si teneva la testa tra le mani, le spalle ricurve, i ciuffi azzurri che ricadevano su una palla. La donna si ricordò come era stata la sua voce durante lo scontro, il modo in cui si era trovato totalmente indifeso. Le dispiacque e si prese un attimo per assaporare questo “sentimento”. Poi allungò una mano e gli sollevò la frangia dalla fronte scoprendo il bordo scuro degli enormi occhiali da sole. Lui sollevò il capo di scatto e la fissò sorpreso. - My Lady … - Sembrava visibilmente shoccato. Perché faceva quell’effetto a tutti?
In quel momento però era la cosa che le importava di meno. La voce di KAito appariva completamente rauca, leggermente distorta, allo sguardo impassibile della donna lui abbassò la testa.
-Capisco. Ora sono del tutto inutile vero? – Si prese la testa tra le mani, di nuovo, affondando le dita tra i capelli. –Ma io non voglio morire … Per favore … La scongiuro Lady!- Cadde in ginocchio ai suoi piedi come un pupazzo. Lei rimase a guardarlo.
Le sue spalle tremavano, Un braccio robusto gliele cinse nascondendolo ai suoi occhi, il volto abbronzato di un uomo la sfidarono apertamente dal basso. I capelli lunghi e viola raccolti in una treccia dietro il capo e la frangia sugli occhi cangianti. Frey. Anche lui era rimasto ferito. Era un personaggio silenzioso Frey, di quelli che non si sa mai cosa pensano, stava spesso appiccicato a Kaito, lo proteggeva.
Perché lo proteggeva da lei?
-Frey, spostati- Il gelo aleggiava nella stanza. Chikao era rannicchiato in un angolo, Anubi tamponava il sudore dalla fronte di Akito seduta accanto a lui e continuando a guardare nella direzione della regina. Frey la guardò duro, i muscoli in tensione.
-Spostati- Ripeté con calma. Le giunture delle sue dita scrocchiarono mentre muoveva gli artigli ricurvi. L’uomo deglutì sollevandosi in piedi e osservando il ragazzo a terra. Una goccia di sudore gli scese lungo il collo a finire nelle bende che gli stringevano il petto.
-Perché dovrei farti del male.- Domandò seria a Kaito. Questo tremò, ma rispose.
-I soggetti inutili vengono eliminati e usati come avvertimento, nella pila al centro del salone.-
Gli occhi della donna presero una misura. Lei faceva davvero questo?
Penso di sì Kioko. Tu sei la sanguinari regina assassina. Tu uccidi.
M-ma …
-E perché tu saresti inutile?-
-Se mi permette, signora, lui combatte la sua voce, signora. Quindi adesso che le sue corde vocali sono state gravemente danneggiate non … - Alzò una mano per far tacere Anubi che aveva preso a parlare come una macchinetta impazzita.
-Sì, ho compreso.- Si inginocchiò davanti al ragazzo dalla chioma blu. Affondando le dita nei suoi capelli e piegandogli la testa indietro avvicinò i canini affilati alla sua gola, le labbra schiuse.
Lo sentiva tremare nella sua presa, gli occhiali da sole caddero incrinandosi.
Nelle lenti scheggiate il riflesso macabro si riflesse più e più volte in un circolo tragico. Anubi si voltò.
Chikao chiuse gli occhi.
Kioko sorrise.
La sua lingua ruvida e bollente accarezzò la giugulare del ragazzo che riprese a respirare terrorizzato mentre una risata divertita le riempiva la bocca.
Lo lasciò andare alzandosi in piedi e afferrandogli una mano. Lui si rialzò con lei in un unico fluido movimento.
-Perché dovrei liberarmi di un utile servitore?- Aumentò un poco la stretta sulle sue dita mentre la guardava con le lacrime agli angoli degli occhi. –My Lady ...- Si inchinò –Le sarò fedele per tutta le vita, lo giuro.-
Tutti i presenti osservavano stupiti la scena. Kioko non aveva ucciso. Frey appoggiò una mano grande e forte sulla spalla del ragazzo dai capelli blu sfiorandogli una guancia, questi raccolse gli occhiali scuri riportandoseli sul naso con una smorfia. –Potevate essere più delicata … -
Lei sbuffò. –Non prenderti troppe libertà fata turchina-
-EHI!-
Nella stanza tutti risero.
Si poteva davvero mettere da parte il sangue?
La morte?
Poteva un cuore rinascere dalle tenebre e sbocciare di rosso?
Una rosa rossa al centro del petto. La sentiva pulsare, non solo più tralci di spine, perché Kakashi era vivo. Lo era anche lei.
 
 
In piedi  sul ciglio spiovente di quel crepaccio che una volta divideva il villaggio dal clan Uchiha affondò le mani nelle tasche pensieroso. Cosa doveva dirgli quella pazza di Yugao?
Era sera inoltrata, il cielo era lentamente passato da rosso acceso a blu scuro con enormi macchie nere e cupe, spesse, nubi di pioggia che  vagavano solitarie sopra la sua testa. Estrasse il suo solito libro dal porta kunai, annoiato, ci stava mettendo troppo …
-Kakashi –sama- Una nuvola di capelli dal colore singolare con un paio di occhi neri affilati gli apparve alle spalle saltando dal ramo di un albero.
-Nessun rumore, sei migliorata Yugao. –
Annuì seria mettendosi in posizione eretta e affiancandolo. Storse il naso alla vista del libro.
-Che c’è? ognuno ha i suoi passatempi, tu piuttosto, cosa devi dirmi?- Diretto, conciso, proprio da Kakashi, senza superflui giri di parole, non sarebbe stata da meno, a costo di provocargli uno choc con consecutivo arresto della crescita.
-Kioko Hayabusa Gin Uchiha è ancora viva, è la regina nera. –
Silenzio.
Il vento soffiava impetuoso come nelle migliori scene di suspense.
Capelli argentati che si agitavano in fili brillanti alla luce di una luna troppo lontana per toccarli davvero.
-Bhè, io ti ho detto quello che volevi sapere, quindi vado-
Si voltò per allontanarsi.
La sua mano la bloccò per il polso e lei si voltò.
Il bigio aveva lo sguardo perso nel vuoto.
-E’ viva … ? – Ripetè.
-Sì-
-Lei è la regina contro cui ci siamo battuti.-
-Esattamente.-
La sua presa si fece forte tanto da farle male.
-Quella a capo di tutti i massacri degli ultimi anni?-
-Sì.-
-Kioko-
-La Kuro Kuohi-
 
 
Chiuse con un calcio l’enorme portone della gilda. Questo sbatté rimbombando, gli esplosivi si attivarono, l’onda d’urto la spinse contro la corteccia di un albero.
 
Quando riaprì gli occhi restava solo un ampio cerchio bruciato. I suoi sottoposti la attendevano nella valle accanto. Tutti assieme. Aveva dato loro la possibilità di andarsene, di dimenticare quella vita , nessuno l’aveva ascoltata. Aveva deciso di far sparire ogni traccia della sua presenza lì, da quel momento la regina nera, la Kuro Kuohi, non sarebbe più esistita.
Si allontanò verso il gruppo di sentinelle e combattenti a testa alta.
 
 
Quando arrivò al covo tutto ciò che trovò fu solo uno spiazzo bruciato. Quella donna. Si passò una mano tra i capelli argentei.
Perché vuoi sparire?
Perché?
Ho promesso di vendicarti Rin, e allora perché la cerco in un modo così disperato aggrappandomi ad ogni speranza.
Perché ricompare ogni volta che sono certo di averla dimenticata?
Si diverte?
È divertente Kioko?
 
 
Non si stava divertendo per niente, quella situazione era pessima.
Cosa le faceva pensare che vagare di villaggio in villaggio con al seguito un centinaio di assassini incappucciati potesse passare inosservato?
Ma come poteva fare?
Dove diavolo poteva andare?
Quei tipi non ne volevano sapere di abbandonarla.
Dopotutto alla fine ti si sono affezionati.
Baggianate.
Allora perché ti seguirebbero anche fino in capo al mondo?
Perché sono il leader.
 Pensi che abbiano ancora paura di te? Pensi che ti abbiano mai odiata sul serio? Riflettici Kioko, tu li hai salvati dalla strada, hai dato loro un tetto sopra la testa e li hai motivati, hai dato uno scopo a delle vite vuote, sia anche uccidere, ma per te.
Tutta questa gente ha vissuto PER te Kioko.
Tutti loro.
Solo per te.
In tutti questi anni.
 
Impossibile.
 
In quel momento Akito, che si era rimesso velocemente grazie alle eccellenti cure di Anubi che lo aveva vegliato giorno e notte, Le si accostò ad un fianco sfiorandole la mano con la sua, un gesto del tutto casuale … Che però le fece perdere un battito. Dall’altro lato Chikao si strinse alla sua mantella quando lo sguardo sospettoso di un negoziante lo fulminò. Gli posò una mano sulla testa accarezzandogliela attraverso la tea del cappuccio. Dietro di lei Kaito si stringeva a Frey e Anubi guardava tutti minacciosa con i suoi occhi scarlatti procurando brividi di paura nelle persone.
Dietro di loro altri assassini chiudevano le file dandosi man forte l’uno con l’altro. Come far dimenticare la propria esistenza alla gente?
Oppure:
Farla dimenticare o mantenerli nel terrore?
Era la prima volta che il peso di essere la regina le crollava a quel modo sulle spalle.
Era assai meglio essere un mostro spietato senza riguardi, tutte quelle vite appoggiate a lei, che sarebbe accaduto se lei fosse tornata da Kakashi abbandonandoli?
Sarebbero crollati.
Avevano bisogno di lei.
Non poteva andare, non ancora.
 
Lei doveva tornare. Ora, subito, immediatamente. Lui la rivoleva.
L’avrebbe uccisa.
Le avrebbe detto che … Forse provava qualcosa per lei.
Gliel’avrebbe fatta pagare.
Avrebbe riavuto in parte ciò che aveva perso.
Lei doveva tornare.
Perché senza di lei … Senza di lei che senso aveva?
Quasi non ricordava gli ultimi anni passati a donne , come aveva vissuto fino ad ora, senza di lei?
 
 
In quel periodo troppe persone cercavano Kioko, avevano bisogno di Kioko, si nutrivano di lei senza che avesse scampo.
In quel periodo si ritrovò in gabbia più che mai, con le ali tagliate, senza sapere che fare. Aveva ritrovato tutta l’umanità che pensava di aver perso, ma non aveva perso la sua sfrontatezza, l’orgoglio, la cattiveria infida e stantia sotto la sua pelle, amava ancora il sangue.
Era una Kioko con un cuore.
Ma possedeva anche denti e artigli affilati.
In quel periodo Kioko imparò che non sempre si può fuggire ed aspettare che tutto si risolva, e lo insegnò,
A ME.

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Puzzle ***


40 – PUZZLE























Ancora una volta il suono del silenzio.




















Il respiro lieve della persona distesa al suo fianco.
Una mano poggiata sul suo petto.
Osservi le tue dita affusolate, abbronzate, con artigli ricurvi che si piegano in avanti tinti di un nero spaventoso.
Ed attendi.
Attendi che apra gli occhi.
Quando sai, che non hai fatto abbastanza perché ciò possa accadere.














Qualche giorno/settimana/mese/anno/spazio di tempo non determinato prima.


Se una persona uccide non significa che resterà un assassino tutta la vita.
Questo Kioko lo sapeva e pregava vivamente che i suoi, per quanto detestati, sottoposti, riuscissero ad arrampicarsi oltre quella spirale iridescente di sangue cremisi che era diventata la loro vita, perché faceva davvero schifo.
Era passato quasi un anno dalla morte della Kuro Kuohi, la regina nera, il mostro.
Per le terre si era sparsa la diceria sui “seguaci della morte”. Ogni villaggio dichiarava di averli ospitati anche una sola notte all’interno delle proprie mura, ciò perché non lasciarli entrare avrebbe comportato un oscuro destino per la popolazione.

Si può dire che è di queste leggende metropolitane che hai vissuto fino ad oggi, eh razza di pazza isterica?

Kioko arrancava in mezzo a della fitta vegetazione, non sapeva dove si stava dirigendo questa volta e, sinceramente, non le importava. L’unica cosa che desiderava era allontanarsi il più possibile da Kaito. Lo stesso Kaito che pochi attimi prima aveva lasciato scivolare con lascivia le sue dita tra il bordo dei suoi pantaloni e la pelle bronzea, chissà quale perversione stampata nella mente.
Purtroppo (per lui) al momento si trovava ad aver stampata (in faccia) l’impronta scarlatta di cinque dita ed il setto nasale in frantumi.

Leggende metropolitane? Perché? Non ci ritieni i diretti discendenti dell’oscura mietitrice uccellaccio?

Il pensiero leggero che come piume mosse dal vento si aggirava nella sua testa andò a sfiorare il Chakra del demone che dentro di lei riposava: le ali da falco ripiegate ed il becco affilato fieramente sollevato.

E’ quasi un anno che non sgozziamo più nessuno con le nostre mani.

Bravo! Hai imparato a contare.

Gli rispose sarcastica la donna, come da molto tempo a questa parte faceva. Era diventato qualcosa di assolutamente normale discorrere con l’Hayabusa di qualunque argomento, era una parte di lei oramai.
I piedi nudi affondavano nel fango vischioso, e si maledì per avere ancora il brutto vizio di non indossare calzature. L’abito blu scuro sostituito precedentemente dai vestiti neri e comodi non le dava il problema di impigliarsi nei rami ad ogni passo.

Schifo. Schifo. Schifo.

Sei passata da corpi in putrefazione a semplice fango, direi che stiamo migliorando. Non fare la schizzinosa.

Per quanto le costasse ammetterlo il falco aveva ragione. Passò stancamente una mano tra i  corti capelli corvini, incollati alle guance scure per  via del sudore. Dovevano essere nei pressi di un lago, una palude o quello che era. Ora che la rabbia per il gesto impulsivo di quel suo sottoposto era andata spegnendosi,  non aveva più alcun problema a tornare indietro. Eppure …
Eppure qualcosa la spinse a fare ancora un passo avanti.

Cosa accade?

N-Non ne sono sicura ma … Questo chakra …

Proseguì oltre.
Il suonare di un campanellino, assicurato ad un polpaccio muscoloso per via di un nastrino sfilacciato e consunto. Un campanellino arrugginito dal sangue e dalle lacrime.


Era passato un anno da quando tutto era finito.
Kakashi era vivo e lei si era ripromessa che prima o poi sarebbe tornata.
Prima o poi.
Sarebbe tornata come regina nera?
Come assassina?
Come Hayabusa?
Come reietta traditrice Uchiha?

Non lo sapeva. Per questo era passato un anno da quando tutto era finito.
Kakashi era vivo e lei si era ripromessa che prima o poi sarebbe tornata,
ma non l’aveva mai fatto.

E poi come una scarica elettrica un brivido le attraversò la schiena. Una voce alla sua destra. Calma, pacata, che non era certa di conoscere, ma che allo stesso tempo le pareva tremendamente familiare, la colpì in pieno. Gli occhi neri sgranati, puntati contro la parete di arbusti.

Kioko, torna dai tuoi, lascia stare.

Dove ci troviamo razza di coso spennacchiato?

L’ultima volta che abbiamo volato eravamo in direzione del villaggio.

Quale villaggio?!

Il suo fu un ringhio mentale, anche se sapeva perfettamente la risposta, aveva il terrore di formularla.
E poi …

- Mangekyou Sharingan! -  L’esclamazione della stessa voce.
E gli artigli che saettavano a recidere gli arbusti.
E Kioko che saltava in avanti, in equilibrio perfetto su uno specchio d’acqua.


Qualunque cosa pensiate, Kioko non ha mai dimenticato Itachi.
Non lo ha mai messo da parte, è sempre rimasto la sua priorità. Ritrovarlo. Salvarlo da sé stesso, così ha sempre predicato quella sciocca.
Ma io so bene che si sentiva in colpa!
Lo so bene, perché io sono lei quanto lei è me.
Tutto il suo senso di colpa per non essere arrivata in tempo si è trasformato in una distorta ossessione nei confronti del fratello, che nonostante la continue ricerche non ha mai rincontrato.
Nonostante tutti credano che Kioko sia sana di mente, io purtroppo non riesco ad associarmi. Perché l’ho sott’occhio da quando questa miserabile umana non era che una sporca mocciosa. La mente di Kioko non è sana e mai lo sarà.
Può provare un amore puro ed indiscriminato, lei ama con tutto il cuore ed allo stesso tempo nel proprio odio ci mette tutta l’anima.
Può ridere al massimo dell’euforia come preda delle droghe più potenti, o piangere fino a che le lacrime non finiscono e le corde vocali vanno in frantumi.

Kioko non è più sana da molto tempo ormai.
E forse e proprio la sua malattia mentale a permetterle di proseguire, di andare avanti, di non crollare.

Però…

Però di certo non è pronta a questo.
Quando i suoi occhi si tingono di rosso io stesso provo il bruciare del chakra consumato dal segno maledetto, lo stridore dei miei artigli che si oppongono e fluiscono assieme allo spirito argenteo lungo le sue vene.

Quando il suo Sharingan si oppone ad altri due è come se due treni si scontrassero e lei si trova preda della trappola perfettamente architettata dall’ultimo esponente Uchiha, dopo di lei, ovviamente. E quel bambino fuggito via di corsa. Quel Sasuke …
No, presumo che lei non abbia dimenticato nemmeno lui, per quanto i suoi pensieri lo tocchino di rado. Ha fatto tutto per salvarlo e nonostante ciò continua a provare un affetto al pari della morbosità per Itachi, il carnefice, e a scordare a tratti, ciò che prima per lei era importante.
Ribadisco.
La sua mente se ne sta andando decisamente a puttane.
E non datemi del volgare, no, perché io sono un demone, ho visto le stelle nascere ed il sole venire cullato dalle braccia dell’universo, conosco le parole uscite dalle labbra dallo stesso Buddah ed allo stesso tempo conto i Kami sulle punte della mie penne, porto sul becco il bacio di Nyx, sono stato sdraiato al bagliore di Erebo, il Corano per me non ha segreti, ho letto da lontano le labbra del messia.
Se sarò volgare non chiederò perdono.
Perché avrò voglia di esserlo.
Perché voi, sottomesse creature non potete immaginare, ciò che si provi a conoscere tutto.
E non potete provare l’umiliazione del rendersi conto che,
una sciocca donna,
riesca,
ancora una volta,
a sorprendermi.




C’era un lago.
Un lago azzurro chiazzato da nuvole soffici e spampanate come le rose bianche all’inizio d’autunno.
E vi era un uomo, alto, con una sciabola sulle spalle.
E vi erano due jonin. Con gli occhi chiusi e le pose rigide.

E poi vi erano loro.
Forze eque, ma distanti anni luce le une dalle altre.

Itachi, nel suo portamento elegante e le iridi carminio decorate di nero, che immobile scruta  un ansante Kakashi. La maschera a scoprirne solo gli occhi grandi e spaiati.
Un equilibrio perfetto.
Il mondo è in equilibrio senza Kioko.
E’ l’elemento in più sulla bilancia, quello sbagliato, fuori posto.
E’ lo yin nero e lo yang bianco.
Ma a noi cosa importa cosa sia l’Hayabusa di Konoha?

Ciò che conta è che,
Volente o nolente, per caso fortuito o spinta prepotente del destino, per via di una scelta incoerente o per semplice inconscio.

Lei.


è.


Tornata.

Dall’alto piombò tra loro con gli artigli sguainati ed i canini scoperti. Le ali spalancate ad incutere timore.


**

Kakashi stava vivendo uno dei suoi peggiori incubi.
Dopo rispettabili ventisei anni di disturbi mentali causati da genitori degeneri e suicidi, amici kamikaze e bellezze piumate dal cervello in standby, dava per certo che non vi fosse nulla di peggiore della spada di Zabuza infilzata nella spalla, di un serpente a trafiggerti lo stomaco … o delle chiacchiere di Naruto.
Ora, legato ad un palo da due giorni, con spade che penetravano senza sosta la sua carne costringendolo a grida di dolore atroce, solo per poi veder rimarginare le proprie ferite e ricominciare l’adorabile gioco,
si vedeva in dovere di rivedere le proprie statistiche.
Si appuntò mentalmente un:
MAI insegnare a Sasuke il Mangekyou Sharingan.

LA lama penetrò in un polmone spezzando le costole come fossero burro. Quello squilibrato Uchiha traditore, -ma ce n’era uno normale?- dal nome di Itachi –donnola, e poi si chiedono perché ha ammazzato i suoi genitori- probabilmente stava parlando, con lui.
E forse gli aveva anche risposto, ma forse, perché mentre uno ti utilizza come un punta spilli non è proprio la tua priorità impegnarti a dirgli “scusa, sai, le mie urla sovrastano la tua voce, ti dispiacerebbe parlare più forte?”.
No di certo.
Quindi, qualsiasi cosa stesse dicendo, non lo ascoltava e, soprattutto (!) non gli importava.

Solo che, quando cominciò ad avere le visioni nelle visioni fu certo che per lui oramai fosse la fine. Già era dannoso starsene a bighellonare in quella dimensione distorta, figuriamoci rimanerci incatenato ore ed ore. Probabilmente avrebbe contratto qualche malattia … tipo radiazioni …

Tutto questo perché …
Sì, perché effettivamente quella lì era proprio Kioko.
E Kioko non sarebbe più tornata.
Se n’era fatto una ragione, quindi, quella che bloccava la mano spada munita del roditore in accappatoio a nuvole, NON poteva essere Kioko.
Insomma, il ragionamento filava. Che ci faceva quella disgraziata nella SUA illusione?
Le dita di lei si strinsero attorno alla lama senza ferirsi, ed Itachi aveva uno sguardo impassibile da dare i brividi.
-Chi sei tu?- La voce pacata del figlio di mezzo degli Uchiha risuonò in quello spazio di rossa nebbia fluttuante rimbombando come campane a morte. La donna rise. Gettò indietro il capo e rise. E non ci furono più dubbi che fosse lei. La risata sguaiata con la bocca vermiglia aperta ed il volto sporco di terra, le labbra sottili tese e gli occhi scarlatti chiusi.
Ma quella NON doveva essere Kioko.
Sfiancato dalla tortura e dalle ferite Kakashi rimaneva saldamente legato alla mezza croce.
Strano come la mente prenda a vagare dopo che sei stato sdoppiato, torturato, rimesso assieme, ripugna lato, sei stato affogato di chiacchiere e poi pugnalato ancora.
Solo per scoprire che mancano ancora 29 ore alla fine del supplizio, comunque troppe.

Nemmeno più un pensiero coerente, e gli occhi segnati dai capillari esplosi per via delle urla sono stancamente aperti, puntati sulla figura della donna che ride e schernisce chi le sta davanti, ma Itachi non sopporta e le taglia il palmo, affondando l’arma.
Lei la schiva, gli stringe il polso fin quasi a sbriciolarlo. E sogghigna.

Kioko …

- Non mi riconosci nemmeno più?- E nella sua voce graffiante è ancora presente lo strafottente tono da ragazzina irritante. Itachi tentenna, ma non è possibile notarlo. La osserva. Reclina appena il capo in avanti, annuendo quasi.
-Kioko.-

Kioko.

La voce calma di quel traditore irrita Kakashi, lui, che se fosse  in grado, se non fosse straziato dal dolore, se non avesse lo spirito tenuto assieme con il biadesivo, la prenderebbe per i capelli e le schianterebbe la testa contro il pavimento. Anche se non ve n’è proprio uno, ed è solo acqua nera, nera come  inchiostro e come tutto ciò che vede, il negativo di una foto uscita male. La vista appannata. Itachi con il suo giocare a fare il Dio non gli permetteva nemmeno il lusso di svenire.
E Kioko pareva altrettanto irritata.
Erano anni che la voce che oramai fosse morta aveva ripreso a girare.
Che il demone avesse surclassato l’anima della regina.
Al bigio veniva da ridere ogni volta, perché non esisteva demone in grado di scacciare Kioko, figurarsi dal suo stesso corpo! Perché era Kioko il vero demone! Altro che Hayabusa Gin dei miei stivali.

E la donna carica un gancio, e sta per colpire il fratello in pieno volto.
Ah, l’amore fraterno. Che cosa sublime.
Però Itachi è veloce, e quella è la sua illusione.
In un lampo Kioko viene avviluppata da lacci di tenebra e sangue che la trascinano nella pozza d’inchiostro ai suoi piedi, e lei ringhia ed artiglia l’aria, e quel suo modo di fare selvatico e pericoloso che lascia Kakashi basito. Perché si è immaginato mille torture per quella traditrice, ma ora che è qui, che è qui davanti a lui, è come se non se ne fosse mai andata.

Porca puttana! Hatake! Un po’ di spina dorsale! E’ una stronza no?

E Kioko sibila.
Chiude gli occhi.

- Vaffanculo fratellino!-

E le ali d’argento affilato si spalancano improvvisamente colpendo Itachi in pieno petto. L’illusione si disintegra, si riduce ad una scacchiera smussata che lentamente si sfila cigolando come vecchi ingranaggi intoppati.

E sono sul lago.
Tutti e tre perfettamente in forma … Forse Kakashi un po’ meno, avverte le forze mancargli ed il dolore della tortura a cui è stato sottoposto continua a martellargli la mente. A malapena riesce ad intravedere la schiena muscolosa di lei flettersi davanti a lui. Il suo mondo si spegne, si fa buio. E lui si chiede quante altre volte dovrà svenire in questa dannata storia. Perché veramente, non ne può davvero più.





Qualche giorno/settimana/mese/anno/spazio di tempo non determinato dopo.

- Come sta? Si è ripreso?-
-Uchiha, io e lei dobbiamo parlare … -
-Ma levati dai piedi Sarutobi!-
-Uchiha … Kioko! Fermati!-
-Non toccarmi … Schifoso … Tu eri lì da prima e te ne sei stato bello tranquillo con gli occhietti chiusi! Cretino!-
-E chi è quella che è sparita per anni senza più dare sue notizie? L’hai abbandonato tu! Lui credeva che fossi morta!-
-E che cazzo gliene importava?-
-Kioko!-
-Lasciami! Lasciami … LASCIAMI!-
-Kioko asp- -
- Sono tre giorni che sta così! Tre giorni! Cosa dobbiamo fare? Quanto ci mettono quel bamboccio biondo ed il suo maestro deviato?!?-
-Quel bamboccio biondo è il figlio del tuo maestro!-
-Non ho mai detto che anche Minato-sensei non fosse un bamboccio!-
-Dovresti portare più rispett- -
-Ho smesso di portare rispetto a chiunque all’infuori di ME! Di ME Asuma!-
-Tu meglio di tutti sai come va a finire con lo sharing - -
-Lo sapevo lo sapevo che non dovevo tornare … -
-ME la fai finire una frase o no?!?-

-Che succede qui?- Calma Kurenai. Arriva silenziosa e tranquilla. E squadra Kioko con gli occhi affilati e ben truccati. –Hayabusa, invece di fare questo gran casino in una struttura pubblica quale è l’ospedale, comincia a ringraziare che, al momento, non vi è nessuno con abbastanza potere da sbattere il tuo culo il cella come meriteresti. E’ chiaro?- Calma Kurenai, mette una mano sulla spalla di Asuma e respira profondamente. Lei è nuova del mestiere, lei era ancora una bambina quando Kioko fuggì dal villaggio. Era piccola.
Ora però la rimette in riga come se nulla fosse. Quella creatura dagli occhi di ebano che la fissa digrignando i denti al di sotto della pelle chiara e le labbra sottili e spaccate in più punti.
Su di lei lo sharingan non ha avuto effetto. Però su Itachi sì. Aveva visto che qualcosa non quadrava, era stanco, non pensava fosse da lui raggiungere così in fretta il limite …
-E’ chiaro?- Ripetè Kurenai a voce più alta.
Trasparente.
Ed esce dalla stanza Kioko, solo per infilarsi in quella accanto sbattendo la porta. Perché c’è un’altra persona che, per il suo egoismo, non ha potuto salvare.


Le dita scorrono tra i capelli neri come la pece. Come i suoi.

Di lui ti eri quasi dimenticata vero? Non fare l’ipocrita con me Uchiha, sei una persona infima, mi fai quasi venire la nausea.

Se ti scandalizzassi per così poco saresti un demone morto.

La risposta secca e gelida di lei mentre osserva i lineamenti del fratellino minore. LE assomiglia. Più di Itachi, molto di più. I lineamenti combaciano, la linea delle labbra e l’inclinazione degli occhi …
Si morde il labbro inferiore.

Se Itachi lo toccherà ancora …

Se Itachi si avvicinerà a questo paese lo ucciderò.

Esce dalla stanza e stringe i pugni.

Se oserà fare del male a Kakashi lo ucciderò.

Se alzerà un solo dito su Sasuke lo prenderò a calci fino a fargli espellere i polmoni dalla bocca.

Queste non sono parole da reietta traditrici e assassina.
Pensa ai tuoi compagni che hai abbandonato nel bosco.

Sono abituati a vedermi sparire.
Tornerò da loro …

Oh, bambina, non fare promesse che non puoi mantenere.

Si sporge dalla finestra, sale, si aggrappa alle tegole, si issa sul tetto con solo la forza delle braccia muscolose. Si alza in piedi e poi gira su sé stessa osservando Konoha, Konoha dall’alto.

-Sono tornata- Sussurra.
Deve dirlo, perché nemmeno lei vi crede, perché è un altro pezzo del puzzle che torna al suo posto, che combacia. L’immagine prende forma.

SONO KIOKO HAYABUSA GIN UCHIHA … E SONO TORNATA!

In lontananza, oltre le porte del villaggio, una donna dalle lunghe code color grano fa il suo ingresso trionfante a passo fiero.




Spazio Autrice (?)

Mi scuso immensamente per il penoso ritardo.
Sì, è da quest'estate che non scrivo vero? *Si prepara al lancio dei pomodori*
E probabilmente a nessuno più fregherà nulla di questa storia, ma io devo finirla, per forza, perchè mi ci sono affezionata. Se vorrete insultarmi lo capirò ç_ç
Però proprio l'ispirazione non arrivava ... E non è che anche così io abbia scritto molto ... Però è il mio regalo di natale (Sei scarsa ... N.D.Falco)
Muori coso pennuto!
(eh sì, e poi la voce narrante chi la fa? Quel broccolo dell'Hatake? N.d. Falco)
Non basto io a narrare?
(...N.d.Falco)
Tsk, ingrato... IO ti ho creato!

AUGURI DI BUON NATALE A TUTTI e ...
PERDONOOOOOOOOOOOO! çAç



Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Fin, perchè il ***


41 – FIN, PERCHE’ IL “THE END” SAREBBE SCONTATO


Quando aprì gli occhi la prima cosa che vide non gli piacque.
Perciò li richiuse e il mondo ritornò buio, come i capelli sottili che gli accarezzavano una guancia, lievi come ali di farfalla.
Un soffio gentile sulle labbra, la voce di donna raschiante e forte, piena come sempre che lambiva il suo udito.
-Kakashi … -
Riaprì gli occhi. Anche il semplice movimento gli causava un dolore intenso alla testa che pungeva insistente. Un volto di alabastro lo salutò dall’altro con l’espressione apprensiva a incurvare le palpebre su quei cerchi di brace spenta, labbra carnose e dischiuse, ciocche di nero dipinte ad ammorbidire gli zigomi pronunciati.
-Ti sei svegliato, Baby- sussurrò vibrante.
Ma chi … Kioko!
L’impulso mentale non fece che acuire il dolore. Le sopracciglia si inarcarono e sottili pieghe si formarono sulla fronte imperlata di sudore. I ricordi erano vaghi.
Itachi … Lo sharingan … I muscoli si contrassero al ricordo delle atroci torture…
E poi …
Kioko.

Lei soffiò via una ciocca fastidiosa che le accarezzava il naso sottile.

-Tsunade-sama ha detto che potevo restare finchè non ti fossi svegliato … - Si risollevò, il materasso si abbassò al di sotto del suo peso. Kakashi non parlava. Non rispondeva, ed anche se avesse voluto la gola secca glielo avrebbe impedito.
Seguì i movimenti di lei, a tratti annebbiati, confusi nella penombra della stanza data solo dalla luce flebile proveniente dalla fessura sotto la porta.
Le mani grandi, callose, sfregiate da diverse cicatrici, afferravano un bicchiere dal comodino, lo scroscio dell’acqua dalla bottiglia, le dita artigliate che s’insinuavano tra la sua nuca ed il cuscino senza che potesse opporsi a quel contatto che una parte di lui ripudiava, mentre un’altra, la più recondita, in silenzio bramava nel suo petto.
Il bordo di plastica incontrò le labbra screpolate ed il liquido freddo gli riempì la bocca, riuscì a deglutire senza strozzarsi a fatica.

Passarono minuti di silenzio, coronati dai respiri e lo strusciare delle lenzuola contro gli abiti, le molle del materasso che protestavano quando uno dei due spostava il proprio peso per poi immobilizzarsi subito dopo. Chi per una fitta di dolore, chi per il timore di provocare disturbo nell’altro.
-Perché … Sei qui … - Riuscì ad articolare l’uomo con grande fatica. Lei gli chiuse le labbra poggiandovi l’indice affusolato. Comunque non ebbe remore nel rispondere. –Perché le celle sono troppo fredde-
Come se per lei il gelo della pietra e l’odore di sangue e muffa fosse una novità. Come se l’umido che entra fin nelle ossa che poi si spezzano come legna marcia costituisse un problema. Come se le catene che le avevano scorticato a sangue i polsi potessero causare un qualche mutamento nel suo carattere altezzoso.

Lui però non intendeva quello.

-Perché … Sei tornata?-
-Non dovevo, forse?- Ribadisce con un'altra domanda, e lui vorrebbe quasi rimbeccarla dicendole che non è leale, che quello che non dà risposte complete è lui, lui senza un passato, e futuro.
O meglio, con un passato da dimenticare ed un futuro forse troppo doloroso.
Lui che finiva sempre per perdere tutte le persone care.

No,non dovevi, dovevi startene lontano dai miei occhi!
Sì! Non andartene mai più. Non farlo, ti prego non puoi.

Non era mai stato tanto in conflitto con sé stesso.
-Dovresti … Rimanere rinchiusa a vita!- Riuscì solo a sputare veleno su ferite ancora aperte, la carne lacerata schiumò, mentre lo sguardo della ragazza si faceva dorato e gelido.
Kakashi ansimava e sentiva l’odio represso tornare a galla riempiendogli i polmoni e dando sfogo ai pensieri, dandogli la forza di accusare la donna, no, l’essere che aveva davanti.
Accusarla di tutto ciò che aveva fatto.
Assassina!
Spregevole!
Pazza!
Spietata!
Demonio!
Infame! Meschina! Approfittatrice! Disgustosa, rivoltante, bugiarda, infima caricature di un essere umano!

-Dovrei rimanere rinchiusa, eh?- Sibilò pericolosa, affilando le lame in fondo alla gola. –IO Dovrei venire rinchiusa? Dopo tutto ciò che mi è accaduto?-
Tu! Cosa punti il dito, TU! Creatura sudicia e impotente! Come osi ?
Tu!
Chi ti credi di essere?
Le zanne che si fanno strada fra le labbra piene.

-Quello che ti è accaduto?- Il tono è apparentemente calmo e palesemente affaticato. –A te? Tu hai ucciso Rin-
Spalanca la bocca per rispondere, ma si ferma, inghiotte, le labbra tornano a contenere i canini acuminati.

Chi si crede di essere? Tsk, Kioko non farmi ridere!

Taci tu! Taci taci taci!

Lui è l’uomo che ami.

No! Non lo dire dannato uccellaccio!

Troppo tardi Kioko, fuggi dalla verità?

Non apre più la bocca lei, sposta lo sguardo sul pavimento, intreccia le dita, la bottiglia poggiata a terra urta contro la sua gamba e cade con un tonfo attutito.
Sì, fuggo dalla verità, mi nascondo, la rinnego poiché fa troppo male.
IO ho ucciso Rin.
IO ho ferito Kakashi.
IO ho strappato e dilaniato.
IO ho causato sofferenza e dolore.

-Sì, l’ho uccisa. Non posso tornare indietro … In più, temo che se anche fosse possibile … Ricadrei nello stesso errore.-
-Io l’amavo.-

E il turno di Kakashi di mentire a sé stesso. Di certo provava qualcosa per Rin, ma non era certo amore.

Kioko si ritrae come bruciata. Poi scuote il capo seria.

-Non è vero!-

E se anche fosse?
Sopravvivrei.

Tu dici?
Non potrei far altro.

Maddai!

-Tu che ne sai? Sei sparita-
-L’ho fatto solo per … -
-Per puro egoismo!-
-NON ALZARE LA VOCE!-
-NON STO ALZANDO LA VOCE … !-
Il suo grido si ruppe in un ascesso di tosse che lo fece piegare in avanti con una mano premuta sulla bocca, gli mancava il respiro.  Stupida! Stupida inutile donna!

Lei si riscosse dallo stato di furia sollevandolo per una spalla, passandogli una mano sulla schiena ed aspettando che si calmasse. LA fronte di lui premuta contro la sua spalla.
-Non dovevi tornare … - Mormorò nel buio.
-Non me ne andrò più … -
-Balle- Una mano di lui si posò sulla sua vita, il braccio le circondò i fianchi.
-Lo giuro-
-Non farlo, i traditori non giurano.-
Lei strinse i denti, non rispose. Non l’avrebbe mai perdonata, non è vero? Non aveva nemmeno la forza di rispondere, perché, ora, a conti fatti, aveva fatto tutto da sola.

Era solamente colpa sua.

**



Qui posso girare per le vie del villaggio, ma ricevo solo sguardi d’odio immenso.
LE porte si chiudono, le cibarie non sono per me, i venditori si rifiutano di passarmi alcuna merce. Se non fosse per Asuma morirei di fame.
Vi è crisi.
Quel cretino di mio fratello è sparito chissà dove, ed io non posso andarmene da qui. Sono agli arresti domiciliari, non vi sono abbastanza uomini per sbattermi in galera.
Non vi sono abbastanza uomini per interrogarmi, o non sono abbastanza forti, Tsunade mi ha permesso di restare all’interno delle mura … Ma mi considera ancora una minaccia.
Kakashi non vuole vedermi, è ancora in ospedale.
Non vuole avere nulla a che fare con me, ciò però non mi impedisce di dargli il tormento, e non so se ridere o piangere quando ci troviamo ad urlare, ad alzare la voce come una volta.
Anche se è andato tutto irrimediabilmente in frantumi.
Distrutto.

E forse chissà,
tenterò di avere una vita normale qui al villaggio.
Avrò una famiglia, uno scopo, un sogno.
Posso giurare che non fuggirò mai più.
Ho passato tutta la mia vita a fuggire.
Prometto anche che continuerò sempre a combattere. Lotterò con onore per le persone che amo, per quelle che mai hanno smesso di amarmi e per quelle che, nonostante gli anni,
continueranno a chiamarmi l'Hayabusa Gin di Konoha.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Epilogo ***


EPILOGO


Embhè?
Che ci fate ancora qui?
Sciò sciò!
Sparite! Lo spettacolo è terminato, non vi è nulla da vedere!
Eh? Come dite? Volete i retroscena? Ma  guarda te questi impiccioni!
Volete sapere se Kakashi ha più rivolto la parola a quella cornacchia di Kioko?
Bhè, a parte le urla che si sono degnati di scambiarsi prima che lei fosse rinchiusa dietro tre file di sbarre e sigilli …

-Rimarrai qui rinchiusa per molto, MOLTO tempo-

-Lo so-

-Probabilmente non uscirai più.-

-Lo so-

-Potresti essere condannata a morte.-

Trattenne un sorriso ironico. –Lo so.-

-Non ho intenzione di rivolgerti la parola mai più.-

-…  Lo so. -

-Questo per te non cambia nulla no?-

Il tintinnare leggero di una campanella.
Lui abbassa lo sguardo.
Lei Socchiude le labbra.


-Ti amo.-


Il clangore del ferro che viene sigillato. Lo stridere degli artigli sulle catene. Non si oppone alle guardie, ma esse sanno che potrebbe liberarsi se solo volesse.
Ora che è rinchiusa, però, non fa più paura a nessuno.

**
Contenti adesso?
Kyoyo si è arresa. Ha messo una pietra sopra a tutto ciò che ha fatto, a tutti gli errori che ha commesso.
La perfetta e vomitevole eroina di una qualunque storia.
Phuà.

Davvero? Davvero pensate che IO accetterei una cosa del genere? Illusi!
Illusi!
Non potrei mai abbassarmi a prendere ordini da una mocciosa ed un branco di uomini che non vedono ad un palmo dal proprio naso. Che non vedono che Kioko di rimanere lì non ha alcuna intenzione. Che è pronta a qualunque evenienza e quasi mi viene da ridere.
Sì, perché quella è tanto furba tanto fuori di testa.
Ed è pazza, è pazza non c’è dubbio, ma dev’essere una distorsione del DNA poiché tra lei ed i suoi fratelli non so chi sia peggio.

Prima di fuggire infatti Sasuke l’ha intercettata, quel ragazzetto dall’aria depressa, complessato, ci fissava dal basso in modo tanto patetico che avrei fatto un favore al mondo spezzandogli il collo con un colpo d’ala. Ed anche Kioko lo avrebbe fatto.
Se non per un piccolo insignificante particolare.
Era colui a cui aveva dedicato tutta la sua vita, oltre ad Itachi…


-Gira voce che tu sia un’Uchiha.-

Una scrollata di spalle.
Un’arruffata di penne.

-Tu, lo dici.-

Tipico di lei.

-Non prenderti gioco di me.-

Pugni che si stringono.
Sorride Kioko, sorride.

-Oh, ti prendi abbastanza gioco di te stesso, con quell’aria da duro, perché possa farlo io.-

Contrae la mandibola, Sasuke.
Occhi neri che si specchiano in occhi neri.

Silenzio.

-Vuoi del ramen?-
-Tu hai tradito il villaggio.-

Scaccia la guestione con un gesto della mano e si avvicina al chiostro. LE tende si chiudono, i clienti se ne vanno. Lei sbuffa.

-Maleducati…-
-Non mi piace il ramen.-
-A me sì.-

Camminano per le strade, e la gente fugge, le porte sbattono, le madri portano via i bambini.
Perfetto! Oh! Perfetto! I ricordi dei vecchi tempi! Magnifico! Splendido!


-Perché non sei stata rinchiusa?-
-Aspetta e vedrai-
-Lo faranno?-
-Ovviamente.-

Sorride ironico spostando lo sguardo, superiore.
Presuntuoso. Impertinente.

-Se non riesci nemmeno ad impedire di essere rinchiusa non sei poi tutto questo granchè, non ti meriti la tua fama.-

Tutto la sorella …

-E dire che ti avevano dipinto come un tipo taciturno!-

Si morde la lingua. Guarda il viale sassoso.
Osserva la polvere.
La mano corre al segno maledetto.

-Devo … Devo andare. -

Lo sguardo si affila.

Aveva già capito tutto.

Le mani sprofondano nelle tasche.

-Prego … -

Lei, sapeva già tutto.

Il ragazzo si allontana di corsa, lei lo osserva con gli occhi socchiusi.

Glielo avevo detto io.

Avevo previsto questo, e ciò che sarebbe accaduto.


Colui che odia avrà,
corrotta vendetta bramerà,
Colui che lotta esulterà,
la sua battaglia vincerà,
Colei che piange griderà,
mille vite  risparmierà,
Colui che protegge perirà,
il suo sorriso porterà,
Colei che ama perderà,
la sua certezza crollerà,

Colei che vige sprofonderà,
degno erede ella avrà,
Colui che disprezza sceglierà,
la strada giusta seguirà,
Colui che grida tornerà,
voleva morte e amore otterrà.
La vita procederà.
Con le ali o meno.
Seguirà.

 
 
 
 
 
                 
                                                                                                            Colei che ama perderà,
                                                                                                             la sua certezza crollerà …



Lei ha sempre saputo OGNI cosa.

 
 
**

E la sua guardia?
I suoi uomini?
Vagano ancora nel bosco?



E Kakashi?
E Sasuke?


E Itachi?

E poi?
Dopo?
Cosa accadde? Questa è la fine?

Non è difficile leggere le vostre pigre menti, oh, stolidi umani.

Ogni cosa a suo tempo.

Il falco non si ferma, libero come il vento, una brezza giocosa, crudele tempesta.

Porgete l’orecchio, ascoltate!
Quando verrà il tempo, la storia, dai soffi di Scirocco e di glaciale Bora e dal timido Phon vi verrà narrata.



FINE (?)



Ed eccoci finalmente al termine di questa ... COSA che assolutamente non saprei definire storia.
Primo, perchè è scritta da me, e come tale non PUO' essere considerata una storia, casomai un guazzabuglio di lettere.
Secondo ... Perchè una storia inizia e finisce e qui non iniziamo e nemmeno finiamo... Cioè ... No.

Dunque,
Sì, vi sarà il seguito, che spero di scrivere presto.
Il titolo per ora prestabilito sarà: "Fili d'argento: Il nostro legame"
O roba simile.
Ringrazio immensamente Hikari93, Lupoz91 e Kagome_ che si sono sempre prodigate di belle parole!
Tanti bacia e, preferibilmente, arrivederci.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=641922