Fantasmi del Passato

di sbornyXVII
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Blood Stained Cards ***
Capitolo 2: *** Smell of Revenge ***
Capitolo 3: *** Unexpected truth ***
Capitolo 4: *** Sleepless ***
Capitolo 5: *** Devilish Serpent ***



Capitolo 1
*** Blood Stained Cards ***


Capitolo 1 - BLOOD STAINED CARDS

Non si era mai vista un'estate tanto calda a Four Corners. Il clima era talmente torrido, che la gente passava giornate intere a dormire all'ombra dei portici, facendosi aria con ventagli o pagine del Clarion News. C'era bisogno di qualcosa che ravvivasse gli animi, che ridesse vitalità alla città.

«Organiziamo un torneo di poker!» esclamò Ezra con un entusiasmo quasi folle, allargando la bocca in un largo sorriso. Il dente d'oro brillò nella penombra del saloon.
«Scordatelo!» gli fecero eco Chris e Vin all'unisono, col medesimo tono scocciato.
«Oh andiamo, signori!» protestò Ezra «la città sembra un cadavere in putrefazione, c'è bisogno di qualcosa che smuova un po' la situazione!».
«Non ha tutti i torti.» intervenne timidamente il giovane JD. Chris lo fulminò con un'occhiata oltremodo truce.
«Però... in effetti è vero, non succede nulla da settimane, si annoiano tutti.» disse Vin pensieroso.
«Esattamente quello che intendevo dire, signor Tanner, molte grazie!» fece Ezra, entusiasta. Aveva un luccichio estremamente noto, negli occhi. «Sarà divertente! E soprattutto, sarà remunerativo.»
«Lo sappiamo tutti che è questa l'unica ragione per la quale vuoi organizzare un torneo, Ezra. Sei terribilmente prevedibile.» sbottò Chris con tono seccato, prima di bere l'ultimo sorso del suo drink, per poi alzarsi con fare tragico. «In ogni caso» aggiunse «quel giorno sarò impegnato.» e si avviò verso l'uscita, oltre la quale il sole di mezzogiorno rendeva l'aria rovente e tremula.
«Ma se non abbiamo neppure proposto una data...!» gli urlò dietro Ezra, ma fu ignorato. Chris sparì oltre la soglia.
«Ma si puó sapere che accidenti gli prende?» domandó ammutolito da quell'atteggiamento.
«Lascialo in pace, é meglio» rispose Buck, levandosi il sigaro di bocca. «E' ancora sconvolto per quella faccenda di Ella.» aggiunse prima di alzarsi per raggiungere l'amico.
«Oh.»

Il torneo si svolse tre settimane dopo. Ezra aveva organizzato tutto in grande stile. Il premio in palio era una gran bella somma, il che attiró una moltitudine di curiosi e aspiranti vincitori. La città era talmente brulicante di volti nuovi, che nessuno notó lo sconosciuto che si aggirava furtivo facendo domande su Chris Larabee.
Ma Chris non era in città. Aveva levato le tende la sera prima, lasciando detto a Buck che sarebbe andato a Purgatoria, e che sarebbe stato via per qualche tempo. E che aveva bisogno di stare per conto suo per un po'.

I primi round del torneo furono un successone. Ezra fece una fortuna, con le scommesse. Tutto procedeva come previsto. Finché, verso la fine, non si resero conto che uno dei giocatori si era rivelato particolarmente fortunato. Troppo fortunato. Decisero, cosí, di assistere alla partita successiva che Henry Richardson - cosí si chiamava - si accingeva a giocare.
Ezra non lo perse di vista neppure per un secondo. Si era seduto alla sua destra, a pochi passi di distanza, e teneva gli occhi incollati sulle sue mani. Non si scollò di lì neppure per un istante.
I presenti parvero percepire la tensione nell'aria, perchè iniziarono ad accalcarsi attorno al tavolo con espressioni a dir poco curiose. Persino il timido individuo che fino ad allora era rimasto in disparte col cappello ben calcato sul volto, decise che valeva la pena assistere da vicino, e si diresse anch'egli verso il tavolo da gioco. Ezra pareva una statua di cera, tale era la sua immobilità.
Henry Richardson vinse con estrema facilità.
«Scala reale! Ho vinto, mi spiace, amico.»
«Dannazione!» sbottò l'avversario liberandosi delle sue misere carte con un gesto nervoso.
«Bene, sono pronto per la semifinale! Chi è il mio avversario?»
«Non credo proprio.» intervenne Ezra atono.
«Come, prego?» domandò Richardson senza scomporsi.
Ezra non si mosse. «Ha barato.»
Si diffuse un brusio di disapprovazione. Richardson iniziò a sudare. Una vena si mise a pulsare visibilmente sulla sua tempia sinistra. La tensione era alle stelle. Ezra piegò la testa da un lato.
«Mi dica, signore, quante carte ha nascosto nella tasca interna della sua giacca?» chiese marcando quell'affermazione con tutto il disprezzo possibile.

Ciò che seguì, si svolse con una rapidità vertiginosa.
Henry Richardson si alzò di colpo imprecando, e ribaltò il tavolo da gioco. Le carte vorticarono nell'aria fumosa, sparpagliandosi ovunque. L'uomo estrasse la pistola. La folla gemette di terrore. Esplosero due colpi, uno dopo l'altro, diretti al cuore di Ezra Standish. Ma i proiettili non giunsero a destinazione. Qualcuno si era frapposto tra loro, facendogli da scudo, uno sconosciuto con un cappello ben calcato sul volto. Ezra non perse tempo, estrasse la pistola dalla manica e sparò un colpo.
Richardson stramazzò a terra.
La gente era ammutolita. Lo sconosciuto si accasciò tra le braccia di Ezra. Il sangue scendeva a fiotti dalle due ferite sulla schiena, imbrattando di rosso scarlatto le carte sparpagliate sul pavimento del saloon. Colto alla sprovvista, Ezra cadde a terra con il corpo esanime del suo salvatore tra le braccia. Nathan giunse in suo soccorso. La testa dello sconosciuto ricadde all'indietro. Il cappello scivolò via, rivelando una cascata di capelli castani. Il volto era pallido e tirato per il dolore.
Ezra era sconvolto. La sua salvatrice dimostrava al massimo sedici anni.
«Mio dio... ma è una ragazzina!»
Nathan estrasse i suoi coltelli, preparandosi a rimuovere le pallottole da quell'esile corpo.
«Qualcuno mi porti dell'acqua!» urlò. «SUBITO!»

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Capitolo 2
*** Smell of Revenge ***


Capitolo 2 - SMELL OF REVENGE

Quando Nathan uscì dall'ambulatorio, ore dopo la sparatoria, aveva un'espressione grave in volto. Era visibilmente stanco. Ezra, che fino ad allora era rimasto seduto fuori ad attendere notizie, scattò in piedi, fissando il guaritore dritto negli occhi, implorante e sgomento. Nathan si passò lo straccio umido che teneva in mano sulla fronte.
«Ho fatto tutto il possibile» disse. «Ora possiamo solo aspettare.»
«Quando potrò vederla?» domandò Ezra senza riuscire a nascondere l'apprensione.
Mary Travis, che aveva assistito Nathan durante l'operazione, uscì in quel momento. Sembrava stravolta.
«Sta dormendo.» mormorò in risposta allo sguardo afflitto di Ezra, forse in un vano tentativo di rincuorarlo, che però fallì.
«Puoi vederla ora, se vuoi.» rispose infine. Ezra abbozzò un gesto di ringraziamento, prima di raggiungere la porta con due falcate e poggiare una mano tremante sulla maniglia.
«Se noti qualche cambiamento corri a chiamarmi,» aggiunse Nathan prima di congedarsi. «Senz'altro.»

Il giocatore d'azzardo oltrepassò la soglia con cautela, evitando di far rumore. Chiuse la porta, e lì rimase, in rispettosa attesa. La luce del tramonto avvolgeva la stanza in una luce ambrata. Dalla finestra aperta entrava un venticello leggero che accarezzava le tende, facendole fluttuare lievemente. Il silenzio era disturbato solo dal battito del cuore di Ezra. Martellava, e martellava...
La fanciulla giaceva nel letto, distesa su un fianco. I capelli castani erano morbidamente posati sul cuscino. Il lenzuolo era scivolato via, rivelando una spalla candida, insieme alle fasciature che avvolgevano il suo busto dal collo in giù, fin dove si poteva vedere.
Ezra fece qualche passo verso il letto, e, cautamente, andò a sedersi su una sedia traballante lì accanto, senza smettere di osservare la ragazza. Il volto cinereo era imperlato di sudore freddo. Le labbra esangui tremavano impercettibilmente. La mano destra, abbandonata sul cuscino, era scossa da spasmi occasionali.
Ezra si sentiva responsabile di quella sofferenza come se lui stesso l'avesse causata. E soprattutto, non riusciva assolutamente a spiegarsi per quale ragione una perfetta sconosciuta avesse potuto fare spontaneamente da scudo umano per salvare lui.
"Se sapesse che razza di uomo sono, non lo avrebbe fatto di certo" si disse; ma sotto sotto, sperava che non fosse affatto così.
Con due dita sfiorò il palmo della mano aperta di lei, teneramente. «Grazie,» mormorò al vento, perchè di lei non sapeva neppure il nome.

Ignaro di tutti gli avvenimenti svoltisi a Four Corners in quella rovente giornata, Chris sedeva in una stanza chiusa illuminata da qualche candela, fumando un sigaro cubano. Stava seduto dietro la porta d'ingresso in una posa apparentemente rilassata, ma la pistola carica che teneva nella mano destra faceva pensare altrimenti.
Era giunto a Purgatoria prima di mezzogiorno, e da allora non era ancora uscito da quella stanza. Aspettava il ritorno di Maria, la prostituta che gli era già stata d'aiuto in passato. Ma stavolta non gli sarebbero bastate informazioni vaghe. Voleva risposte. E, soprattutto, voleva vendetta.
La porta si aprì improvvisamente, cigolando sui cardini divorati dalla ruggine. Il pistolero si alzò guardingo e mise da parte il sigaro, pronto all'azione.
Un uomo corpulento entrò, ridendo e barcollando. Era certamente ubriaco. Una donna decisamente attrente entrò subito dopo di lui. Il viscido energumeno la prese per un braccio prima che lei potesse chiudere la porta, e la spinse verso il letto al centro della stanza.
«E ora ci divertiamo» sghignazzò eccitato.
La porta si chiuse di botto. Il fetido omaccione si voltò, sorpreso, ritrovandosi faccia a faccia con Chris Larabee.
«Oh sì, divertiamoci!» esclamò con furore, prima di colpire violentemente il faccione flaccido dell'uomo con l'impugnatura della sua Colt. Maria si fece prontamente da parte. L'uomo gemeva e si massaggiava la faccia. Di certo non si aspettava uno sconvilgimento simile.
Chris gli fu sopra in un attimo, e lo immobilizzò col proprio peso.
Non fu facile carpire le giuste informazioni, poichè l'uomo era troppo ubriaco per usare quel poco di cervello che si ritrovava. La canna che premeva poco cordialmente contro il suo collo, però, lo persuase, quanto meno, a sforzarsi.
Una volta ottenuto tutto quello che poteva, Chris lo tramortì.
Sospirò, e si passò il dorso della mano sul volto sudato. La donna gli si accostò e gli poggiò amorevolmente le mani sulle spalle.
«Mi dispiace,» mormorò con la sua voce terribilmente sensuale. «Forse, se non lo avessi fatto ubriacare così tanto, ti avrebbe detto qualcosa in più.»
Chris le mise un braccio intorno alla vita, prima di baciarla.
«Non preoccuparti,» la rassicurò. «Mi ha detto abbastanza.»
Nell'angolo dietro la porta recuperò il suo sigaro, che nel frattempo si era spento. Se lo passò tra le dita, pensieroso, poi lo annusò.
"Profuma di vendetta".
Il pistolero rinfoderò la pistola e sparì oltre la soglia, senza dire un'altra parola. E galoppò via, nel crepuscolo.

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Capitolo 3
*** Unexpected truth ***


Capitolo 3 - UNEXPECTED TRUTH

Chris Larabee cavalcò nella notte fino a portare allo stremo la sua cavalcatura. Solo allora si fermò a riposarsi, ma non riuscì comunque a rilassarsi. La sete di vendetta gli aveva invaso anima e corpo, ed era l'unica cosa a cui riusciva a pensare.
La fattoria in fiamme.
Dolore, infinito dolore.
Amare lacrime.
Tradimento.
Crescente rabbia e sete di sangue.
 
Le parole del suo viscido informatore gli rimbombavano nel cranio senza sosta.
«Lei... è la tua ombra. Ehi! E sposta quella canna, potresti ferire qual- VA BENE VA BENE! E' passata di qui una settimana fa... E' stata in un convento a sud, non so dove... Stava venendo a cercarti, credo... Ti ho detto tutto quello che so, ti prego, non uccidermi!»
"Sta venendo a cercarmi, eh? Sarò io a trovarla, invece."
Dopo una breve pausa riprese la sua inarrestabile marcia verso il convento di Santa Cruz. Se Ella era stata lì, lui l'avrebbe scoperto.
 
Un sole rosso sangue sorse su Four Corners, la mattina seguente. Per tutta la notte, Ezra Standish era rimasto seduto accanto al letto, a vegliare in assoluto silenzio sulla fanciulla che gli aveva salvato la vita.
Qualcuno busso delicatamente alla porta, prima di aprirla. Nathan rimase fermo sulla soglia. Dopo un muto scambio di sguardi, fu il guaritore a parlare.
«Va' a riposarti, veglierò io su di lei.»
Ezra non si mosse.
Con un sospiro, Nathan si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla.
«Coraggio... Ti manderò a chiamare, se dovesse svegliarsi.»
Controvoglia, il giocatore infine si alzò.
Fu in quel momento che la giovane sconosciuta, nel suo febbricitante coma, mormorò delle parole. I due uomini sussultarono, e accostarono le orecchie per comprendere il significato dei suoi sospiri.
«Lara...bee.»
Ezra e Nathan si guardarono esterrefatti. Che c'entrava Chris con quella ragazza spuntata dal nulla?
 
Il sole era ormai alto, quando Chris Larabee raggiunse la sua destinazione. Non ci mise molto a convincere le suore a farsi dire ciò che voleva sapere. Come si aspettava, gli dissero che la donna, la quale si era presentata a loro come Ella Larabee ("Che faccia tosta..."), aveva trovato rifugio presso il convento circa sei settimane prima, e lì era rimasta fino alla partenza, otto giorni prima dell'arrivo di Chris. Non aveva lasciato detto dove sarebbe andata, né se sarebbe tornata. Aveva però parlato di una cittadina a nord, oltre il confine statunitense, dove, testuali parole, avrebbe raggiunto suo marito.
Chris impallidì, quando si rese conto che Ella si era recata a Four Corners otto giorni prima. A conti fatti, si trovava lì già da sei giorni o poco meno, il che poteva significare che probabilmente aveva seguito i suoi movimenti... Poteva essere ovunque. Imprecando, fece per andarsene, con l'intento di tornare a Purgatoria entro sera, quando a un tratto, un'anziana suora lo trascinò da una parte e gli fece cenno di tacere. Giunti in un luogo dove nessuno avrebbe potuto origliare, la monaca parlò sottovoce.
«La donna che si fa chiamare Ella Larabee-» si interruppe un istante per accertarsi che nessuno li avesse seguiti. «-non è la prima volta che viene qui.»
Chris sollevò un sopracciglio, perplesso. Non capiva, ancora, quanto importante fosse quell'informazione.
«Diciassette anni fa venne qui per la prima volta. E' stato tanto tempo fa, ma lo ricordo perfettamente.»
«Venga al punto, per favore, ho molta fretta.» la incitò il pistolero, che continuava a non vedere l'importanza di quel discorso.
«Stia zitto e mi ascolti» replicò severa. Chris ammutolì, ma prese la saggia decisione di lasciarla finire.
«Era incinta. Qualche mese dopo è nata una bambina, e la notte stessa quella donna se n'è andata, lasciando qui sua figlia. Non disse se sarebbe tornata, né se avrebbe provveduto a mandare denaro per mantenerla. Disse solo di chiamarla... Rose.»
Chris Larabee crollò a terra, cinereo. Una montagna di verità fino ad allora sconosciute gli era crollata inesorabilmente sulle spalle.
Aveva una figlia! Una figlia viva!
Figlia sua, e del demone che aveva sterminato tutti coloro che amava.

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Capitolo 4
*** Sleepless ***


CAPITOLO 4 - SPLEEPLESS
 
Nel pomeriggio, la misteriosa ragazzina aveva ripreso conoscenza, giusto il tempo di bere un sorso d'acqua. Poi ripiombò in un sonno senza sogni.
«E' un buon segno» sussurrò Nathan. «Dormire le farà bene. Lasciamola sola; anche tu hai bisogno di riposo.»
«Io non mi muovo di qui» sibilò Ezra, irremovibile.
«Mangia almeno qualcosa!» tentò di convincerlo l'altro.
Ezra non lo ascoltò nemmeno. Prese tra le dita la mano di lei, e la strinse affettuosamente.
Nathan si arrese. Alzò gli occhi al cielo e uscì.
In fondo alle scale trovò Buck e Josiah, desiderosi di conoscere le condizioni della ragazza.
«Sta dormendo» rispose Nathan, prontamente. «Si riprenderà. Chi mi preoccupa, adesso, è Ezra. Non vuole mangiare né dormire, non l'ho mai visto così.»
«Io credo che si senta responsabile per ciò che le è capitato» fece Josiah, pensieroso. «Probabilmente avrebbe preferito prendersele lui, quelle pallottole.»
«Non lo metto in dubbio,» replicò il guaritore «ma di questo passo, presto avrò qualcun altro da guarire.»
«Anche questo è vero.»
 
«Dov'è... lei... adesso...»
Chris non riusciva a reprimere i singhiozzi. L'unica altra volta in cui si era sentito così male, era stato il giorno in cui aveva trovato i cadaveri di sua moglie e suo figlio in quello che rimaneva della fattoria.
La suora si inginocchiò davanti a lui, e gli asciugò le lacrime con le dita grinzose.
«Lei è stata qui con noi per tutti questi anni. Sei settimane fa è tornata la madre, e quando la signora Ella ha parlato con lei, la piccola ha avuto una crisi isterica. Si è sentita abbandonata. Poi le ha parlato di lei, di suo padre, che sapeva dove fosse... Poi, Rose è scappata, dieci giorni fa, e non abbiamo più avuto sue notizie.» Chris la fissava dritto negli occhi. Tremava.
«E' scappata per cercarmi?»
«Io credo di sì.»
 
Questo cambiava tutto.
Improvvisamente il dolore, la vendetta, la sete di sangue, tutto aveva perso significato. Il suo obiettivo non era più Ella.
Là fuori, da qualche parte, c'era una bambina poco più che sedicenne, chissà dove, che vagava alla sua ricerca. Ora, l'unica cosa che davvero gli importava, era ritrovarla.
 
Nel tardo pomeriggio, si celebrarono, per così dire, i funerali di Henry Richardson. Quando Ezra vide passare il corteo funebre dalla finestra dell'ambulatorio, gli montarono la rabbia e il disprezzo. Se non l'avesse ucciso il giorno precedente, sarebbe arrivato in capo al mondo per scovare quel maiale e scotennarlo.
 
Un lamento alle sue spalle lo riportò alla realtà. Si voltò di scatto, e vide che la ragazza si stava tastando le bende, probabilmente per capire cosa le fosse successo.
«Non muoverti, sta' tranquilla.»
La giovane ricambiò il suo sguardo apprensivo con una smorfia di dolore.
«A...cqua.» disse ansimando faticosamente.
Ezra l'aiutò a bere reggendole la nuca con una mano.
«Come ti senti?» provò a domandarle.
Lei gemette, nello sforzo di rispondere. Ezra si sentiva sempre più colpevole.
«Cos'è... successo?»
«Ti hanno sparato, temo.»
Lei fece una smorfia e chiuse gli occhi.
La conversazione finì momentaneamente lì. Lei era esausta, ed Ezra era in piedi da più di ventiquattr'ore. Non avrebbe resistito ancora a lungo.
 
Nathan tornò di lì a poco, per vedere come stesse la sua paziente, e notò con sorpresa che era cosciente. Dolorante, ma viva.
Dopo un pasto leggero, si riaddormentò. Ezra, sollevato ma esausto, si congedò, per godersi una notte di sereno riposo.
 
Molte miglia più a sud, Chris Larabee stava per trascorrere l'ennesima nottata insonne. Cavalcò fino all'alba fino a Purgatoria. Lì si fermò per prendere in prestito un cavallo più fresco, poi proseguì, al galoppo, verso Four Corners, verso i sei amici di cui più si fidava al mondo.

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Capitolo 5
*** Devilish Serpent ***


CAPITOLO 5 - DEVILISH SERPENT
 
Di buon'ora, la mattina seguente, qualcuno bussò piano alla porta del piccolo ambulatorio di Four Corners. Nathan, che aveva trascorso la notte scomodamente seduto su una sedia in un angolo della stanza, andò ad aprire. Fu Mary Travis ad entrare, con un vassoio in mano e un sorriso radioso a illuminarle il viso.
«Come sta la nosta paziente?» chiese sottovoce.
«Suppongo che oggi lo scopriremo.» Detto ciò, il guaritore si congedò per andare a riposarsi, e lasciò sole le due donne.
Mary appoggiò il vassoio sul tavolo, per poi sedersi sul letto, al fianco della ragazza. Mentre controllava se le fasciature fossero in ordine, la giovane aprì gli occhi, e fissò la giornalista senza dire una parola.
«Buongiorno!» fece la donna, radiosa. «Hai fame, non è vero?»
La ragazza annuì debolmente, onde evitare di accrescere il dolore già abbastanza insopportabile. Dopo un'abbondante colazione le sue gote ripresero un po' di colore, e la dolcezza della donna parve tranquillizzarla.
La signora Travis le parlò di Billy, del giornale, della città, qualunque cosa le passasse per la testa. Infine le raccontò dei sette uomini che proteggevano Four Corners, e qui la piccola si fece più attenta. Pendeva letteralmente dalle labbra di Mary, e lei, notando tutto quel bramoso interesse, si chiese se fosse davvero il caso di raccontarle tutte quelle cose.
«Ma dimmi di te» si interruppe poi. «Non sappiamo ancora come ti chiami.»
La ragazza non riuscì a nascondere un po' di delusione. «Rose... Mi chiamo Rose.»
«E' davvero un bel nome.» disse la donna, meditando su cos'altro domandarle. «Ezra Standish sarà lieto di apprenderlo. Ricordi? L'uomo a cui hai salvato la vita-» «Io che cosa?!» chiese Rose, sussultando. Lo scatto improvviso le causò una fitta alle ferite. Gemendo, si riadagiò sul cuscino. Fu allora che Mary decise di non dirle altro, e fece per andare a chiamare Nathan, ma una forte stretta la fermò sul posto.
«No, aspetti, la prego, non se ne vada!» gemette la ragazza quasi implorandola di restare. Mary tornò a sedersi e prese la fragile mano calda tra le sue.
«Tra i sette uomini di cui ha parlato prima... ce n'è uno che si chiama Chris Larabee, vero?»
 
Aveva cavalcato per ore senza sosta, per tutta la notte, e la prima cosa che fece una volta giunto in città fu andare a cercare Buck Wilmington. Quest'ultimo stava facendo il suo turno di ronda, quando vide spuntare l'amico dal nulla.
«Chris! Che diavolo ti è successo, sembri un cadavere ambulante!»
«Non dormo da tre notti, Buck. Ora sta zitto e ascoltami...» Gli raccontò di cosa aveva scoperto a Purgatoria, di cosa avevano detto le suore a Santa Cruz, del fatto che Ella poteva essere fra loro da giorni, e quando arrivò a parlare di una figlia sedicenne di nome Rose, Buck sbiancò fino alla punta dei baffi.
«Chris...devi sapere una cosa...»
Il volto cinereo dell'uomo si tese ancor di più.
«Il giorno che sei partito, durante il torneo, c'è stata una sparatoria. Un tipo che barava ha sparato a Ezra, e lui sarebbe morto se una ragazzina non gli avesse fatto da scudo umano. Si è presa due pallottole al suo posto. Non sappiamo chi sia, non l'avevo mai vista, ma Nathan mi ha detto che ha pronunciato il tuo nome nel sonno... Ehi! CHRIS! DOVE DIAVOLO VAI!?»
Ma Chris Larabee non lo stava più ascoltando, e a grandi falcate si diresse verso l'ambulatorio. Corse su per le scale e spalancò la porta con un calcio, ma non entrò; rimase lì, fermo sulla soglia, pietrificato dall'emozione.
Mary Travis era scattata in piedi, impaurita, incapace di proferire parola, mentre osservava l'intenso scambio di sguardi tra i due, occhi verdi che si specchiavano nelle identiche iridi della fanciulla. Occhi verdi, anche i suoi.
Chris, ancora una volta, non riuscì a trattenere le lacrime. Rose si tirò su a fatica, e, ansimando, riuscì a pronunciare una sola parola.
«Papà...?»
Chris Larabee annuì, allargando la bocca in un sorriso, senza riuscire ad arrestare le lacrime che gli inondavano il viso spigoloso.
 
E mentre padre e figlia si ritrovavano, una donna incappucciata si muoveva silenziosamente tra i vicoli, come una malefica serpe demoniaca.

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