All Gays on Ice

di DrunkPirates
(/viewuser.php?uid=120666)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 (parte 1) ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 (parte 2) ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 (parte 1) ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 (parte 2) ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sedevano al tavolo di un locale, guardando distrattamente fuori dalla grande vetrata, annoiati.

I lunghi capelli di lei, neri come la pece, erano l’unico passatempo di Alain, che vi rigirava in mezzo le dita lentamente.

Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che avevano fatto insieme qualcosa di emozionate e adesso la loro storia ne stava risentendo.

Entrambi amavano essere una coppia fuori dal comune e quel senso di banalità che stava dando loro quella vacanza in montagna rovinava la relazione equilibrata che erano riusciti ad avere per anni.

Sia Daphne che Alain venivano adocchiati da chiunque entrasse in quel posto.

Gli occhi verde scuro e penetranti della ragazza, resi ancora più sensuali dai suoi lineamenti marcati, la rendevano l’oggetto del desiderio di diversi single. Mentre invece diverse ragazze notavano il naso alla francese e le labbra sottili del suo fidanzato, con quei capelli color miele e quegli occhi verde accesso che lo facevano quasi sembrare un bambino.

E lui in effetti un po’ bambinesco era. E proprio per questo faceva i capricci. Mettere un po’ di pepe nella sua relazione andando a letto con qualche bella donna non gli bastava più, come neanche a Daphne. Era quello il motivo per cui avevano provato a stare insieme normalmente, ma le cose erano solo peggiorate.

Erano riuscite persino a far sparire dal volto di Alain il suo tipico sorriso dolce e scherzoso.

Quando stavano veramente pensando di andarsene da qualche parte per distrarsi perlomeno facendo un’attività divertente, dalla porta del locale entrarono due coppie che ridendo e scherzando portarono un’ondata di buon umore nel posto. La loro presenza cambiò magicamente l’atmosfera che si respirava.

Daphne ed Alain non poterono fare a meno di notare un tale potere, e ne rimasero affascinati. Inoltre i quattro amici erano bellissimi, ognuno a modo suo.

Il più alto del gruppo aveva i capelli ricci e neri, gli occhi marroni, caldi, un viso maturo ma al contempo dolce ed un fisico invidiabile. Sembrava anche il più espansivo dei quattro ma era probabilmente a causa del suo amore per l’acool, che stava ordinando nonostante fossero le quattro del pomeriggio.

Al suo fianco c’era una ragazza abbastanza bassa e magra, con un didietro decisamente poco pronunciato ma compensato dal seno perfetto messo in risalto dai vestiti.

Si notava che aveva un’estrema cura per l’aspetto fisico.

Stuccata meravigliosamente e con un caschetto biondo impeccabile, era impossibile da non notare. Persino i suoi occhi, non troppo grandi, riuscivano a spiccare tra tutti per la lucentezza del loro colore: nocciola.

Parlava allegramente con lei una ragazza altrettanto bella ma completamente diversa. Era perfettamente il suo opposto, a dirla tutta. Il suo corpo slanciato e tonico la faceva apparire un po’ mascolina ma i capelli rossi raccolti in una lunga e mossa coda di cavallo mostravano bellissime labbra rosee, come quelle di una bambola.

Questa roscia sportiva teneva sottobraccio un ragazzo più basso di lei, magro e con un po’ di pancetta. I capelli marroni e gli occhi azzurri creavano un contrasto sublime intorno a quel viso dolce incorniciato dai capelli spettinati e di media lunghezza che sfioravano le guance su cui affiorava un po’ di barba.

Mentre Alain si limitava ad osservare con interesse i quattro soggetti, Daphne smise di fare lo stesso e, notando l’espressione del ragazzo, capì che non sarebbe stato difficile fargli approvare il suo diabolico piano.

Dopotutto era sempre stata lei la più bastarda della coppia, nonché quella che prendeva sempre l’iniziativa.

Ed anche se non si erano mai spinti a tanto, sapeva che anche questa volta la sua richiesta sarebbe stata accettata.

Convinto con pochi giri di parole il ragazzo, Daphne ed Alain si recarono al bancone per iniziare una conversazione con le due coppie.

Quando scoprirono che erano in viaggio insieme per fare una specie di addio al celibato/nubilato, l’interesse che i due avevano maturato verso di loro crebbe ancora di più. Se prima avevano pensato di passare una sera con loro per creargli problemi, adesso avevano proprio intenzione di far saltare il loro matrimonio.

In breve tempo fecero amicizia, soprattutto grazie al ragazzo che aveva cominciato a bere, divenendo un po’ brillo. Scoprirono che il suo nome era Daniel, mentre quello della sua fidanzata era Elizabeth. Gli altri due erano invece Emmett ed Allison.

Finito di bere e mangiare, i quattro amici se ne stavano andando ringraziando Daphne ed Alain della compagnia e dicendo loro che era stato molto bello conoscerli.

Non sapevano quanto si sbagliavo.

Daphne partì subito all’attacco. Dicendo che anche loro stavano uscendo e che non avevano programmi particolari, propose di passare il pomeriggio insieme. Il suo piano era di stare abbastanza tempo con loro da poter giungere al discorso “feste”. Se avessero legato abbastanza sarebbe stato più che giusto che lei ed Alain organizzassero i loro “addii” per farli divertire al meglio.

Del resto quando mai sono i futuri sposi ad organizzare la propria festa?

Ed il suo piano andò alla grande.

Mentre passavano le ore pattinando sul ghiaccio, Daphne fece in modo di restare sola con le ragazze per esporre la sua idea mentre Alain faceva lo stesso coi ragazzi.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 (parte 1) ***


Daphne pattinava con eleganza e sicurezza  sul grande cerchio ghiacciato. Gli spettatori fuori dalla pista la ammiravano con stupore. Emanava una tale grazia ed una tale bellezza che riusciva ad ammaliare gli uomini quanto le donne. Mentre si muoveva abilmente, due ragazze parlavano con lei.

 

-Io e Alain ci conosciamo da tre anni, abbiamo molte cose in comune- disse Daphne sorridendo.

Raccontava la sua storia con Alain a Liz ed Allison, interessate ad una coppia così bella. Nella loro vita insieme, Daphne e Alain erano sempre stati invidiati da tutti, essendo così attraenti e carismatici.

-Forse un giorno vi sposerete anche voi, ve lo auguro tanto... siete bellissimi!- disse la rossa.

Daphne sorrise.

-Ally vede tutto rosa questi giorni, non pensa ad altro che al matrimonio... un mese prima che si decidesse la data già aveva scelto il vestito- ridacchiò Liz.

-Non puoi biasimarmi... aspettavo questo momento da tutta la vita!-

-Che momento? Scegliere l'abito o il matrimonio?- domandò Daphne, guardando la rossa negli occhi nocciola con un pizzico di malizia. Era proprio carina.

Allison ci pensò un po'

-Tutti e due probabilmente- rise e si spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro.

 

Allison ed Elizabeth non avevano molte cose in comune, anzi, erano diversissime, ma per una qualche strana ragione si trovavano molto bene insieme.

Daphne aveva trovato due ragazze affascinanti ed interessanti con cui divertirsi.

L'eccitazione le ribolliva nel sangue.

 

-Cosa vi piace? Voglio dire, in generale, le vostre passioni e preferenze, gusti nel cibo o nei vestiti… cose così- chiese Daphne, era attenta e interessata a tutto ciò che le ragazze dicevano.

Elizabeth sorrise -Io amo il cinema, il vino e i vestiti firmati- elencò varie marche famose di vestiario, mentre Allison alzava gli occhi al cielo.

-Io non me ne intendo di vestiti... anzi le marche mi danno ai nervi, voglio dire, perché spendere tanto se posso trovare della roba carina nelle bancarelle?-

Daphne le strinse la mano in segno d’approvazione.

-Hai proprio ragione, per jeans e t-shirts le bancarelle sono ottime... però ci sono momenti nella vita in cui devi andare alle feste o ad appuntamenti importanti, in quei casi è bello comprarsi un vestito tanto costoso quando elegante-

Elizabeth sorrise, le piaceva particolarmente come quella ragazza si approcciava al mondo della moda. Non ne era dipendente ma ne riconosceva il valore.

-Allison invece ama il cibo!- disse poi Liz ridendo e prendendo in giro Allison, la quale arrossì un po' -Anche a te piace mangiare, mia cara-

-Buono a sapersi, anche io adoro mangiare!- disse allora la mora.

Parlarono dei cibi che amavano di più, quelli che non sopportavano e di faccende accadute in relazione all’argomento “cucina”.

Intanto Daphne annotava ogni particolare nella sua memoria per la festa della sera, risucendo ugualmente ad andare avanti con la conversazione.

-Allora, come pensate di festeggiare l'addio alla felicità?- chiese Daphne.

La rossa la guardò non capendo cosa volesse dire.

-Ahahah, suvvia non siamo così tragiche.. ci piacciono i nostri ragazzi e prevediamo una vita più che felice con loro- rispose Elizabeth storcendo un po' il nasino alla francese.

Allison sembrò aver finalmente capito la battuta e rise anche lei.

Daphne le penetrò con gli occhi verde scuro, sorridendo in modo maligno.

-Sicuramente sarete felici, però una festa ci deve essere. Un addio al nubilato, non potete distruggere le tradizioni!-

 

Già, non potevano distruggere le tradizioni, non potevano dire di no alla festa che Daphne aveva in mente o avrebbero rovinato anche il suo piano.

-Beh non ci avevamo pensato...- ammise Allison. La bionda al sua fianco la guardò di sottecchi.

-In effetti io ci avevo pensato ma credevo che a voi altri non importasse... di solito sono gli uomini a parlarne, e dato che non lo hanno fatto mi sarei sentita stupida a proporlo- disse tutto d'un fiato Liz.

-Stupida a proporlo? Che assurdità... bisogna festeggiare!- ribadì Daphne sbattendo le lunghe ciglia nere.

La rossa non sapeva bene cosa dire, non aveva proprio pensato ad un addio all'essere single... non le era mai piaciuto non avere qualcuno e non le sarebbe mancato.

-Beh... per me va bene farlo, se tu hai voglia, Liz- sussurrò sorridendole. Magari alla bionda avrebbe fatto piacere.

Ed infatti era così. Daphne la faceva sentire più giovane di quello che era... in qualche modo misterioso la faceva emozionare, come se ogni cosa dicesse fosse interessante. Inoltre la sua voce la attirava moltissimo. Daphne era come un leader, sentiva di doverla seguire. Forse erano quello sguardo intenso e penetrante, forse quella pelle di porcellana... forse quelle labbra perfette. Era come attratta magicamente da quella ragazza.

-Ma si, facciamolo!- esclamò per non far cadere la proposta della mora. Si voltò verso le due ragazze e sorrise prima ad Allison e poi a Daphne, che le rispose con un abbraccio.

-Bene! Organizzo tutto io, non preoccupatevi. Ci vediamo sta sera alle otto e mezza al pub “Twinkle”. Non dite nulla ai ragazzi... se proprio ve lo chiedono dite che uscite con me. Ciao bellissime, a questa magica sera!- disse in fretta e furia la mora, sfrecciando via con i pattini.

Allison ed Elizabeth la guardavano stupite.

-Sembra che le piaccia organizzare feste, non è vero?- commentò Allison.

Elizabeth le sorrise, e ripresero a pattinare prendendosi per mano... senza Daphne Elizabeth si sentiva meno sicura a pattinare. Che strana sensazione.

 

Il Twinkle era un locale in stile prettamente inglese, con finestre rosse e panche di pelle nera collocate un po' dappertutto, a ridosso dei muri o in mezzo alla sala.

L'ambiente era tutto tappezzato di quadri e nel mezzo si ergeva un'imponente bancone messo a ferro di cavallo con tanti posti a sedere.

Qui c'era Sean, il barista australiano che serviva bibite di tutti i tipi, di tutti i colori e gusti.

Attaccato alla parete, in alto, c'era un grande televisore al plasma, lucido come uno specchio e come il pavimento, nero e pulitissimo.

Il complesso di musica rock irlandese era scatenato ed il pub affollatissimo, popolato da ragazze bellissime e ragazzi stupendi... era il pub più cool della città e quindi il più frequentato.

Erano le otto in punto e la mora, già arrivata, chiacchierava con un gruppo di ragazzi che conosceva da tempo, rideva e con la sua solita eleganza sensuale si toccava i lunghi e mossi capelli scuri.  

Indossava un miniabito nero senza spalline, aderente ma non volgare.  Ai piedi aveva delle scarpe con poco tacco, verdi come i suoi occhi e abbinate alla cintura e al cerchietto un po' nascosto dai vaporosi capelli.

Dopo poco Daphne fu raggiunta dalle due ragazze ed appena entrate nel bar si tolsero i cappotti, abituandosi velocemente al tepore del locale.

Allison aveva una gonna nera che sfiorava le ginocchia e una maglia blu scollata che mostrava la scura canottiera sottostante. I capelli rossi erano legati come sempre, ma quella sera raccolti in uno chignon. Si era leggermente truccata con un filo di lucidalabbra e dell'ombretto bianco appena visibile sotto le sopracciglia, per dar luce all'occhio.

Elizabeth invece era truccata pesantemente: rossetto rosso sulle labbra carnose, ombretto e mascara nero che le allungava e marcava le ciglia, dolcemente incornicianti i suoi occhi azzurri accesi dall'eccitazione. Era al contrario vestita semplicemente, con jeans a vita bassa e maglietta a maniche lunghe. Portava però ai piedi delle scarpe col tacco di un’altezza considerevole.

Daphne si accorse del loro arrivo sentì un po' di freddo sfiorarle le gambe, a causa della porta aperta. Si voltò respirando profondamente e socchiudere gli occhi, inebriandosi di quegli odori portati dalle sue prede. Carne fresca.

Daphne andò subito in contro alle due ragazze, con passo e seducente, sorridendo ampiamente a quei visi arrossati dal freddo.

-Eccoci qui... - sussurrò Elizabeth, abbracciando Daphne. Anche Allison fece lo stesso, potendo sentire il profumo che la mora aveva sul collo. Buonissimo.

-Hai un ottimo profumo, come si chiama?- chiese la rossa con grande interesse.

-Me lo ha fatto mia cugina, produzione Canadese... suppongo si chiami Daphne- scherzò la mora, sfoggiando altri bellissimi sorrisi.

-Anche io voglio un profumo esclusivamente per me- sussurrò Liz.

-Chiederò a mia cugina di crearne uno che faccia al caso tuo allora- Daphne prese per mano le due ragazze e le portò nella parte più appartata del pub, dove una luce soffusa era accostata a quella tenue delle candele sull’unico tavolo della sala, arricchita da numerosi ed invitanti divani.  Si sedettero tutte e tre al tavolo rotondo, dove Daphne espose il suo piano.  

-Dunque ora vi spiego come si svolgerà la serata- disse Daphne mettendo le dita incrociate sul tavolo e guardando attentamente le due ragazze.

-Ho pensato che questa sera dovrà essere una notte folle, che non vi dovrete scorderete mai, anche quando sarete nonne con nipotini in braccio- sussurrò Daphne con sguardo frivolo.

Le due ragazze sorrisero guardandola. Per tutte e due l'immagine del futuro così descritta da Daphne sembrava lontanissima... eppure sentivano che in qualche modo apparteneva loro. Allison e Liz non si aspettavano altro che una pura notte di divertimento, balli messicani e qualche birra, ma Daphne aveva in mente molto di più.

-La serata sarà suddivisa in due giochi e potrete dire di aver festeggiato l'addio al nubilato solo quando entrambi saranno finiti. D'accordo?- Daphne sembrava davvero contenta di poter preparare il loro “addio alla felicità” e le due ragazze non potevano far altro che accettare i suoi modi gentili, così annuirono, emozionate per il misterioso programma che le attendeva.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 (parte 2) ***


-Ordinerò da mangiare e da bere... e come primo gioco dovrete indovinare ciò che mangiate, ho fatto preparare per voi dei piatti deliziosi- sussurrò eccitata la mora.

Le due ragazze la guardarono con la bocca spalancata, poi sorrisero anche loro. Erano rimaste stupite che lei si fosse ricordata che tutte e due amavano il cibo. Sarebbe stato divertente indovinare.

-In un pub cucinano come al ristorante?- chiese Allison.

-Non pensarci, fidati di me!- disse ancora Daphne, con occhi maliziosi.

Fece un fischio e si sentirono dei passi arrivare al loro tavolo.

Un cameriere arrivò davanti a loro e con un semplice accenno del viso, si dileguò.

Daphne sorrise eccitata, sfregando le mani e toccandosi in seguito qualche ciocca di capelli con due dita, per spostarli dal volto.

Passò qualche minuto e arrivarono due ragazzi che bendarono Liz e Allison, senza far caso ai loro commenti sorpresi -Non preoccupativi, ci divertiremo da morire... -

Dopo averle bendate, i camerieri portarono piatti di tutti i tipi e Daphne cominciò i suoi giochi. Prese dalla borsa un sacchetto molto piccolo, ove vi era una polverina bianca. La avvicinò al naso e la inspirò. 

-Scusate, forse oggi ho preso freddo ... - disse alle ragazze, appena essersi ripresa dalla sensazione di eccitazione che le aveva invaso il cervello. Le due ragazze chiacchieravano bendate, ignare di quello che sarebbe accaduto da lì a pochi minuti.

Daphne ripose la polverina nella borsa e prese un altro sacchetto, anch'esso pieno di polvere bianca. Questa volta la sparse, come fosse parmigiano, sui piatti portati dai ragazzi.

 

La serata continuò in modo allegro. Erano passate due ore e tra un assaggio e l'altro, le due ragazze sembravano più briose di prima, ridevano e sembravano straparlare, a volte. La mora imboccava le ragazze e loro indovinavano quello che stavano gustando. Delle volte Allison sputava quello che gli era stato messo in bocca, poi rideva ed Elizabeth si imboccava da sola, dicendo di star mangiando carne di uomo. Erano fatte e Daphne non la smetteva di ridere alle loro frasi senza senso.

Anche Allison era un su di giri, ma meno di Elizabeth, la quale aveva quasi perso il controllo.

-Mhhh vi state divertendo ragazze?- chiese Daphne, prendendo le loro mani.

Allison si tolse la benda, appoggiando la testa sul tavolo e guardandola fissa.

-Io so!- esclamò.

Elizabeth invece rimase con la benda, continuando a mangiare qualcosa ed a bere acqua.

-Io… ahaha... mi sento... piena... ma ho ancora fame, ahaha!- disse la bionda continuando a ridere.

Daphne ed Allison risero con lei, prendendo in giro i suoi modi strani di prendere in mano la forchetta.

Liz era un po' partita.

-Ora che l'atmosfera si è pienamente riscaldata, facciamo il secondo gioco, che ne dite?- domandò a bassa voce la mora, leccandosi le labbra e fissando Allison, la quale poteva guardarla negli occhi- Liz invece Liz continuava ad essere bendata.

Allison annuì socchiudendo gli occhi, mentre Liz si levò un capello dalla bocca senza dire niente, come se non avesse sentito la domanda.

-Che prevede il secondo gioco?- chiese la rossa. Daphne le fece l'occhiolino e si avvicinò con la sedia a Liz, che aveva un grande sorriso stampato sulla faccia. La mora si portò un dito alle labbra, guardò Allison e le fece segno di tacere. La rossa sghignazzò e poi si portò le mani alla bocca, stavolta zitta e interessata all'agire di Daphne.

La mora accarezzava i capelli di Elizabeth con delicatezza, la quale si godeva i piacevoli brividi che le dita di Daphne le donavano. 

La ragazza soffiò gentilmente su quelle ciocche perfette che ricadevano sul viso di Liz, e con la punta del dito indice le fece voltare il viso fino a farlo avvicinare al suo.

Allison aveva smesso di sorridere, osservando la scena con curiosità.

Liz  ondeggiava con la testa, sempre meno lucida, e si era abituata al profumato fresco sul viso ed era completamente abbandonata a quelle dolci attenzioni.

Daphne si avvicinò ancora di più, facendo aderire le labbra con quelle della bionda, in un leggero e caldo bacio.

Allison avvampò e sgranò gli occhi, sedendosi più composta. Per quanto potesse essere in uno stato di trance per la droga, sentiva che Daphne non avrebbe dovuto baciare la sua amica. Era sbagliato.

Liz in un primo momento si era quasi ritratta da quel contatto, poi però si era lasciata andare, muovendo le labbra insieme a Daphne. Le loro lingue si scontravano e cullavano, un rivolino di saliva fuoriuscì dalla bocca della bionda.

Allison continuava a guardare la scena con un misto di disorientamento e ansia, ma qualche cosa non le permetteva di interrompere le due ragazze. Non riusciva a dire nulla.

Liz era totalmente presa dalle labbra di Daphne e sembrava volere di più... prese a toccare il viso della mora, carezzandole le guance e i lunghi e setosi capelli neri.

La mora non si era sbilanciata, si era limitata a infilarle la lingua in bocca.

Liz continuò a ricambiare il bacio con la stessa foga, assaporando le labbra morbide di Daphne. Non sembrava importarle quello che stava facendo, sembrava un'altra persona.

Allison sentiva uno strano movimento nel ventre, un'eccitazione che però, con la poca lucidità che le rimaneva, riteneva sbagliata. Si portò una mano alla guancia scottante, spostando delle ciocche uscite dallo sfatto chignon.

Daphne le lanciò un occhiata e si staccò da Liz, che emise un gemito d’insoddisfazione per quel distaccamento. La mora guardò Allison negli occhi e le sorrise, facendole segno di avvicinarsi. Allison abbassò il viso e guardò i piatti, per non incontrare il suo sguardo.

Intanto Liz cercava nuovamente le labbra di Daphne, che però si spostò andando vicino ad una Allison ancora più rossa in volto.

-Nh... tornaa... - si lamentò Liz.

Allison stava per provare ad allontanarsi quando Daphne la baciò. La rossa perse la voglia di azzardare qualsiasi tentativo di fuga. Non aveva mai baciato un'altra ragazza, non sapeva cosa pensare, forse Daphne non era etero… perché allora stava con Alain?

Tremò impercettibilmente, soffocando un gemito nel bacio.

Il piacere che stava provando era grande, anche se la sua mente ancora non riusciva a capire.

Anche Liz sentiva l'eccitazione, il petto bollire e le labbra desiderare quelle della mora che l'aveva appena lasciata.

Daphne prese il viso di Allison fra le mani e la baciò ancora e ancora.

La rossa non riusciva a respingerla, voleva sentire, sentire le sue labbra, la sua lingua, la sua pelle, il suo odore... così si strinse a lei, per assaporare appieno quel profumo di donna forte, come Allison vedeva Daphne.

Una donna decisa... forse quella donna che lei non sentiva di essere.

I baci furono interrotti dalla stessa Daphne, che ritornò affianco alla povera Liz, ancora con la benda sugli occhi. Rise appena, in maniera sensuale e face l'occhiolino ad Allison, la quale sentiva la nostalgia di quelle attenzioni.

Liz si gustava il tocco di Daphne sulla schiena, sui capelli biondi, sul collo... erano tocchi gentili e delicati, carezze da mani femminili che non avrebbe mai pensato potessero essere così eccitanti. 

Allison cominciava a fantasticare, e tanti brividi di piacere la invadevano. Sentiva un  incredibile bisogno di toccarsi, come non le era mai successo prima.

La mora inclinò la testa, leccando quel collo bianco e caldo, mordicchiandolo.

Depositò piccoli baci dal collo fino alla mandibola, poi scese giù, andando ad accarezzare quella parte del seno che si intravedeva dalla scollatura. Arrivò fino alla clavicola, poi sulle sue labbra, strapparle baci passionali.

Allison sentiva di volere Daphne, desiderando che quelle attenzioni fossero riservate anche a lei.

Cominciò a toccare le stesse parti del corpo che la mora toccava a Liz: le labbra, la mascella, il petto... arrivò a toccarsi il capezzolo sinistro, sognando che fosse la mora a inumidirlo con la lingua.

Daphne, ancora una volta, alzò lo sguardo verso la rossa e dolcemente si staccò da Liz.

Allungò la mano e mise una ciocca di capelli dietro l'orecchio ad Allison, per poi iniziare a baciarle dolcemente le guance, a volte leccandole. I loro nasi si sfiorarono, anche le fronti, le labbra, le lingue…

Ormai doveva ammetterlo: Daphne le piaceva molto.

Liz si tolse la benda e si andò a sistemare vicino a loro due, con aria contrariata. Era tutta rossa e i capelli erano un po' scompigliati. Si intromise in quel bacio, cercò di separare i volti delle due ragazze perché voleva tutte per sé le attenzioni della mora. 

Così cominciò una specie di competizione tra la bionda e la rossa. Tutte e due cercavano di attirarla con baci e carezze, tirando fuori tutta la loro sensualità e finendo per eccitarsi sempre di più.

Nessuna delle due riusciva più a trattenersi... Allison voleva spogliarsi e Liz voleva spogliare Daphne, la quale si beò di quei candidi corpi per altre due lunghe ore.

Non arrivarono al sesso ma se la mora avesse voluto, le due ragazze avrebbero fatto tutto quello che lei avesse chiesto loro. Era come se fossero sotto il suo potere.

 

Non appena sembrarono divenire assonnate, Daphne le riaccompagnò nel loro hotel con il sorriso sulle labbra: dal giorno dopo sarebbe iniziato il vero divertimento.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 (parte 1) ***


Alain portò i ragazzi a casa: non c’era posto più bello e comodo dove festeggiare. La baita che avevano affittato lui e Daphne del resto era così grande che sembrava l’avessero scelta apposta per invitare qualcuno e farci baldoria.

 

La serata iniziò in modo tranquillo: il ragazzo aveva intenzione di studiare bene Emmett e Daniel prima di partire in quarta. Decise che il modo migliore per conoscerli fosse cucinare insieme, con la scusa che quella sera si sarebbe incentrata sulle cose che, una volta sposati, avrebbero smesso di fare e, scherzando su come sarebbero state le donne le cuoche di casa, riuscì a far mettere entrambi i ragazzi ai fornelli. Daniel inizialmente non ne sembrava entusiasta, Emmett al contrario era felicissimo. In breve tempo Alain scoprì che il ragazzo era un artista, dal cuore sensibile e la creatività sconvolgente. Fu lui praticamente a dirigere il gioco, consigliando gli ingredienti da unire e la disposizione degli alimenti sui piatti.

-Solo perché sai dipingere non vuol dire tu sappia anche cucinare, smettila di dare ordini!- sbottò Daniel ad un tratto.

Questo poteva sembrare un brutto segno agli occhi di un cattivo osservatore, ma a quelli di Alain fu la rivelazione di un lato caratteriale del moro che non conosceva e che avrebbe sfruttato al meglio.

-Facciamo così- disse -Sembrate entrambi convinti d’essere bravi in cucina e chissà in quante altre cose. Dichiaro la gara aperta. Durante tutta la sera sarete in competizione e sceglierò io chi sarà il vincitore. Quindi datevi da fare con bontà e bellezza, in questa prima manche sarò il giudice dei vostri piatti!-

Sorrise divertito mostrando sul viso una luminosità tipica dei bambini. Amava mostrarsi spensierato, giocherellone ed usare ciò come arma per manipolare gli altri senza che se ne rendessero conto. Ed era proprio quel che aveva intenzione di fare.

-OK!- esclamò Daniel con una nuova luce negli occhi.

Questa volta sembrava Emmett quello meno convinto, sapeva quanto fosse competitivo l’amico, ma la sua passione per la cucina gli fece venire voglia di continuare ed era anche certo di vincere.

 

Alain lasciò i ragazzi a cucinare, dirigendosi in salone per aprire lo sportello del mobile coi vini. Con la scusa di dover accostare agli alimenti quello più adatto poteva portarne vari e conoscendo l’amore che Daniel aveva per l’alcool non ci sarebbe voluto molto a farlo bere ed a farli perdere la testa mischiando diverse gradazioni. Ed inoltre per quanto lo conoscesse da poco era certo che se erano in due a farlo, anche Emmett si sarebbe unito. Nonostante l’aspetto poco curato che lo faceva sembrare più duro, il suo viso dolce lo tradiva mostrando il suo carattere debole.

Raggiunse i due chef improvvisati in cucina e poggiò sul tavolo le varie bottiglie. Poi si sedette a studiare ancora un po’ le sue vittime, che correvano da una parte all’altra della stanza dandogli le spalle. E l’occhio di Alain cadde inevitabilmente sul loro didietro. Se entro qualche ora fosse riuscito a fare suo quello di entrambi, si sarebbe potuto ritenere l’uomo più felice del mondo. Sì, perché quelli davanti a lui erano proprio dei bei corpi che per di più appartenevano a dei bei ragazzi, cosa poteva chiedere di più? Inoltre ottenere in una notte due fisici così diversi ma ugualmente affascinanti era davvero meraviglioso. Ringraziò il cielo d’avere al suo fianco una ragazza perversa come Daphne, senza di lei non avrebbe mai raggiunto mete tanto elevate. Non ci avrebbe provato né tanto meno pensato!

Mentre accarezzava con gli occhi ogni centimetro del corpo dei due ragazzi, Emmett posò soddisfatto il primo sul tavolo, seguito da secondo, contorno e dolce.

Daniel fece lo stesso poco dopo, sfoggiando un sorriso stanco ma entusiasta.

Alain, a cui non fregava niente in realtà del cibo, si perse un momento nella bellezza dei due volti che lo scrutavano e nei suoi desideri più nascosti e che sperava presto di rivelare.

-Cazzo, mangia!- sbraitò Daniel ricordandogli il suo ruolo in quella stupida gara.

-Oddio, l’ansia mi sta uccidendo- sussurrò Emmett portando le mani davanti alla faccia.

Ma che carino… così piccolo e indifeso! Alain accompagnò il sapore della pasta col fremente desiderio di assaggiare lui al suo posto, generando una sensazione piacevolissima che influenzò il suo voto.

Il primo piatto era vinto da Emmett.

Alain propose ai ragazzi di mangiare il resto del piatto e di accompagnarlo con un buon bicchiere di vino che i due scolarono velocemente, soprattutto Daniel che, amareggiato dalla prima sconfitta, insistette assaggiasse prima il suo secondo rispetto a quello di Emmett.

Alain gli diede retta, assaporando quella carne croccante fuori e tenera dentro che gli ricordava tanto i capelli ricci ma morbidi di Daniel. Quanto avrebbe voluto passarvi una mano e poi fai pressione su quella testa per avvicinarne il viso al suo. Il pensiero delle labbra del ragazzo portarono ad un immediato pareggio.

Insistendo nuovamente perché finissero l’assaggio e che accompagnassero con vino rosso la carne e con vino bianco il pesce, Alain riuscì a far bere nel giro di pochi minuti ben tre bicchieri di gradazioni diverse e a stomaco praticamente vuoto.

Dopo aver dato la vittoria per il contorno a Daniel ed aver fatto bere ancora i ragazzi, arrivò il momento del dolce. Senza neanche soffermarsi sui sapori Alain decretò Emmett come vincitore e poi stappò lo spumante, decisamente più adatto del vino per il dessert.

Brindò e, notando che i ragazzi cominciavano ad essere brilli, soprattutto Emmett poiché meno abituato a bere, ne approfittò per buttarla sul ridere e fare numerosi brindisi.

Ormai ubriachi sia Emmett che Daniel, raggirarli sarebbe stato facile, c’era una cosa però che doveva fare prima di sedurli, prima di incantarli… era assicurarsi non sparissero dopo quella che voleva far diventare una fantastica nottata di sesso selvaggio.

-Ragazzi! Ci siamo divertiti, abbiamo mangiato, bevuto…-

-Soprattutto bevuto!- esclamò Daniel alzando un bicchiere e scolandoselo tutto felice.

-Già, penso dì aver ingerito oggi più alcool che in tutta la via vita. Santo cielo, fa caldo- disse sbottonandosi la camicia.

Alain trattene un brivido che tentò di percorrergli la schiena insinuandosi poi da tutt’altra parte.

-Tra poco ci buttiamo nella vasca, così ci rinfreschiamo. Prima però, dicevo, che dopo esserci dato alla pazza gioia e programmando di rifarlo presto…-

-Evvai!- gridò Daniel mettendo un braccio intorno alle spalle di Emmet.

-Sì, che bello… dicevo! Vorrei offrirvi un posto qui. Se volete chiamo il vostro albergo, dico che questa è l’ultima notte che pagate e poi venite a stare da me e Daphne. Dividere insieme l’affitto di questa baita vi verrà a costare molto meno e sarà più divertente. Inoltre ci sono abbastanza stanza da poter mantenere comunque la privacy di tutte le coppie-

Daniel rimase un po’ intontito, cercando di dare un senso alle parole appena sentite, Emmet invece sorrise convinto.

-Qui è bellissimo e ti adoro! Sarebbe grrrandioso!-

-Quel cazzo di albergo costa tantissimo! Accetto anche io!- disse Daniel realizzando finalmente la proposta di Alain.

-Molto bene ragazzi, una firmetta qui, giusto per convenzionalità, non vorrei trovarmi a ospitarvi e pagare l’affitto da solo…-

-Tranquillo, amico!- esclamò Daniel dandogli una pacca sulla spalla -Ecco fatto-

Alain guardò la firma del ragazzo soddisfatto. Nonostante fosse ubriaco, aveva scritto bene.

Emmett un po’ tremante seguì l’esempio dell’amico.

-Benissimo, adesso buttatevi nell’idromassaggio, io chiamo l’albergo e vi raggiungo-

Indicò ai due ragazzi la strada per il bagno, subito dopo ritornò in salone e chiamò con disinvoltura l’albergo. Era tentato di disdire anche per quella notte, in modo da fare uno scherzo ad Elizabeth ed Allison ma si trattenne. Daphne avrebbe potuto non gradire la sua intromissione nei suoi piani.

 

Posò la cornetta sulla base chiudendo la telefonata e poi si recò nel bagno, immaginandosi già di dover inventare chissà quale scusa per convincere Emmett e Daniel a togliere i vestiti.

Fu molto contento quando invece trovò entrambi nudi sotto l’acqua fresca dell’idromassaggio: erano talmente accaldati dall’alcool ed ignari di quel che stava per accadere che non c’era da stupirsi.

Alain fece mentalmente diversi apprezzamenti sul sesso dei ragazzi mentre si spogliava per unirsi a loro.

I suoi occhi passavano dal petto forte di Daniel alla morbida pancia di Emmett e riportando quelle immagini al cervello rischiavano di far svegliare un’eccitazione che, almeno per il momento, era meglio tenere nascosta.

Cercò quindi di distogliere lo sguardo ed i pensieri da quei due ragazza bellissimi che erano caduti nella sua trappola e si immerse lentamente nell’acqua, azionando subito dopo il tasto per far partire le bolle.

Daniel si rilassò immediatamente, abbandonando la testa e bagnando i ricci che si appiattirono ad un tratto: così era ancora più sexy, da togliere il fiato.

Emmett aveva il colore degli occhi talmente simile a quello dell’acqua che vi si rifletteva da far venire voglia ad Alain di immortalare la bellezza in un quadro.

Ogni secondo la pressione del sangue aumentava, l’adrenalina scorreva veloce nelle vene,il desiderio di mordere quella pelle non era più controllabile e la voglia di toccare quei corpi diventava straziante: era arrivato il momento, Alain non aveva più alcuna intenzione d’aspettare.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 3 (parte 2) ***


Si avvicinò ai ragazzi con una scusa, poi partì all’attacco.

Le sue dita sfiorarono il viso di Emmett, accarezzando le barbetta incolta e spostando i suoi capelli bagnati che gli si erano incollati al volto. Poi posò le sue calde labbra sulla sua guancia, spostandosi lentamente verso la bocca.

Il ragazzo si era irrigidito ma era troppo debole ed intontito per fare qualunque cosa. E poi un maschio sapeva ancora meglio di una donna cosa piaceva ai suoi simili quindi Alain non ci mise molto a capire come prendere il ragazzo e non appena lo baciò, l’altro non si oppose, anzi cercò spontaneamente la sua lingua, toccandola ed intrecciandola piacevolmente.

-Baci da dio- gli sussurrò Alain all’orecchio mentre sorrideva compiaciuto -Scommetto che non sapresti fare di meglio- disse voltandosi verso Daniel e leccandogli la punta del naso come un micio. E prima che la ritraesse nella bocca, il ragazzo l’aveva catturata con violenza, dando il via ad un bacio appassionato.

-Ammetto che è una bella sfida- rispose Alain non appena le loro labbra si staccarono. Poi si lasciò cadere all’indietro, scontrandosi col corpo di Emmett e cominciando ad assaporarlo lentamente.

-Io me ne vado-

-No, Daniel, dai! Divertiamoci-

-Siete solo due froci-

Il ragazzo uscì dalla vasca ed indossò un accappatoio ma prima che lasciasse la stanza, Alain l’aveva stretto da dietro ed aveva preso a mordicchiargli l’orecchio, scendendo poi con baci umidi lungo la sua schiena, sfilandogli lentamente la stoffa di dosso.

Daniel era stregato da quel tocco ma allo stesso tempo avrebbe voluto andarsene. Inoltre gli occhi di Emmett fissi su di lui lo infastidivano.

-Esco- ripeté Daniel dirigendosi verso la porta. Alain però lo fece voltare e spingendolo contro di essa lo bloccò, afferrandogli le spalle. Il ragazzo emise un leggero gemito sentendo il corpo a contatto col legno freddo ma presto i suoi sospiri sarebbero stati impregnati da un’altra sensazione.

Il biondo lo baciò a tradimento, cominciando a stuzzicargli un capezzolo con le dita. Subito dopo le sostituì con la sua bocca sentendo il ragazzo fremere, incapace di fermarlo.

Mentre continuava a bagnarli il petto con la lingua, Alain fece scivolare le mani lungo il ventre di Daniel, raggiungendo l’inguine e scontrandosi con il membro pulsante e cominciando a stimolarlo.

Scese poi col viso fino a quell’altezza, accogliendo il sesso del ragazzo nella sua bocca, portandolo prima a desiderarlo leccandone la lunghezza.

Le mani del ragazzo si strinsero automaticamente intorno ai suoi capelli, ma Alain sfuggì a quella presa e si allontanò da lui, alzandosi e guardandolo fisso negli occhi.

Daniel era accaldato, si sentiva impazzire… aveva una voglia incredibile di riprende il contatto con quella bocca ma allo stesso tempo ne aveva paura.

Tuttavia gli occhi verdi e luminosi del ragazzo lo aveva catturato e portato in un’altra dimensione, prendendo il potere sulla sua mente.

Seguì quel corpo che con la mano stretta alla sua lo stava guidando all’interno della vasca ed involontariamente ne percorse con lo sguardo la linea che partiva dal petto fino all’ombelico. Non aveva mai osservato il corpo di un ragazzo con tutta quell’attenzione ed era la prima volta che una tale vista lo eccitava. Inoltre provava una fitta di gelosia quando vedeva Alain passare dalle sue labbra a quelle di Emmett, passando poi a suggergli il capezzolo ed a masturbarlo con calma per aumentare poi lentamente il ritmo del polso. Il viso di Emmett era contorto dal piacere ed arrossato dall’eccitazione, il suo corpo tremava ad ogni tocco e si stringeva a quello di Alain, avvicinando il bacino al suo facendo scontrare le loro eccitazioni… ed alla fine accadde. Le gambe di Emmett si strinsero ai fianchi del biondo mentre, leccandogli le gambe sottili, era come se lo invitasse a farlo sui. Ed Alain non se lo fece ripetere due volte. Con un gesto deciso entrò nel corpo del ragazzo, che si lasciò sfuggire un gemito misto a piacere e dolore.

Perché quello senza fare niente aveva ottenuto più di lui? Daniel non poteva sopportarlo ed era proprio quello che Alain voleva. Sentì le mani del ragazzo cingerlo da dietro, passare sul suo petto, scivolare sul suo corpo accompagnate dai baci che passarono lentamente dal collo alla bocca. Alain infatti, sentendo il calore del corpo eccitato di Daniel sulla sua schiena non aveva potuto fare a meno di girarsi e rispondere a quelle attenzioni.

Il moro continuava a fremere di desiderio e non riuscì a contenersi. Strinse forte i fianchi di Alain, lo allontanò da Emmett e penetrò nel suo corpo. Non voleva dividerlo con nessuno.

Daniel era attaccato con il petto alla schiena di Alain, che si incurvava di tanto in tanto per il piacere. Stringeva le dita fra i suoi capelli ma poi li lasciò per tendere la mano verso Emmett, che indifeso era rimasto sul bordo della vasca. Alain si portò le dita del ragazzo alla bocca, incominciando a succhiarle, fissandolo. Il ragazzo non resistette a quella provocazione e si lascio avvicinare a lui, baciandolo. A quel punto Alain sfuggì al controllo di Daniel ed uscì con Emmett dalla vasca. Lo condusse fino in camera da letto dove, concludendo l’opera iniziata, leccò e succhiò il suo membro fino a che il ragazzo non venne.

Rimase sul letto, stremato e confuso, mentre Alain veniva raggiunto da Daniel che con sguardo furioso e penetrante lo guardava sul ciglio della porta.

Il biondo si girò verso di lui ma Daniel gli diede le spalle. Per l’ennesima volta l’aveva abbandonato per Emmett e non aveva alcuna intenzione di accettare la sconfitta.

Si diresse verso il bagno per andare a rivestirsi ed uscire da quella casa, nonostante la sua poca lucidità l’avrebbe sicuramente fatto andare a sbattere dopo pochi metri di viaggio in macchina.

Non fece in tempo a mettere la maglietta che le mani di Alain erano nuovamente arrivate da dietro di lui passando dai fianchi all’inguine.

-Dove pensi di andare?- gli mormorò all’orecchio poggiando il suo membro pulsando vicino alle natiche, facendogli perdere la testa.

-Io… sono abbastanza ubriaco da desiderare un uomo ma non da vederlo farsi un altro- biasciò Daniel mentre le dita di Alain si stringevano attorno al suo sesso cominciando a massaggiarlo.

-Quindi mi vuoi- disse il biondo leccandogli e poi mordendogli il lobo dell’orecchio.

-Cazzo, sì…- rispose il moro con voce roca e girando il viso per mordere la pelle del ragazzo.

Alain continuò a masturbarlo e poi si fece strada nel suo corpo, sentendo l’eccitazione di entrambi crescere.

Fecero sesso sempre con più foga fino a che non vennero contemporaneamente, accasciandosi poi sulle mattonelle gelate, uno accanto all’altro.

 

Daniel ed Emmett si svegliarono la mattina dopo con un doloroso cerchio alla testa e ricordi sconnessi ma precisi della serata passata. Il primo si alzò dal pavimento, il secondo dal letto, entrambi si rivestirono e poi si incontrano in cucina, cercando di evitare l’uno lo sguardo dell’altro, imbarazzati.

Alain invece era ai fornelli, cucinando in boxer e canticchiando allegramente.

Con un sorriso si volse verso i due ragazzi e poggiò davanti ad entrambi un piatto di pancakes ed un bicchiere con dentro quello che pubblicizzava come rimedio per i sintomi della sbornia.

I due ragazzi bevvero con una smorfia la disgustosa poltiglia e poi si dedicarono al cibo, senza mai alzare gli occhi dal piatto. Entrambi si chiedevano quanto ricordassero gli altri della serata passata e, vedendo l’atteggiamento tranquillo di Alain, erano convinti si fosse scordato tutto.

-Allora, ragazzi, vi siete divertiti ieri? Come promesso una serata incentrata su ciò che con le vostre mogli non farete!- esclamò con un sorrisetto.

-Penso che abbiamo esagerato- bisbigliò Emmett.

-Già. Anche se… in vino veritas. E poi è stato divertente-

-No, è stata una cazzata da dimenticare-

-Così mi ferisci, Dan!-

-Fanculo. Io vado in albergo. Addio-

-… vengo con te- disse Emmett.

-Hey, bei culetti, dove pensate di andare? Dalle vostre future spose a scopare felici? Non potete ignorare quello che è successo-

-Senti, a te sarà pure piaciuto, ma io non sono un finocchio!-

Alle parole di Daniel Alain si adombrò, recitando ovviamente.

-Dai, non fare così- disse Emmett con dolcezza.

-Vorrei dirvi che mi mancherete ma…- prese da un mobile il contratto del giorno prima -Penso che vi rivedrò presto-

Sorrise, dentro si sentiva il diavolo ma fece di tutto per mostrare un volto angelico, davvero felice all’idea di rivedere i due ragazzi e non soddisfatto ad averli incastrati.

Sapeva che avrebbero potuto decidere di riprendersi la camera d’albergo e pagare sia quella che l’affitto della baita. Il contratto diceva che dovevano dividere la spesa di quello non che erano costretti a trasferirsi. Però Alain era sicuro che per non far scoprire alle ragazze cosa era successo avrebbero dovuto fingere non ci sarebbero stati problemi a stare da lui, idem loro con Daphne. Sarebbe andato tutto bene. E se proprio fossero riusciti a trovare una scusa per pagare l’affitto senza alloggiare da lui, non appena sarebbero venuti a portare i soldi lui e Daphne avrebbero trovato un nuovo modo per fregarli.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


Daphne era in macchina, parcheggiata a qualche metro da casa sua e aspettava che i due ragazzi uscissero dalla baita. Era mattina e aveva passato la notte a casa di un suo amico, un bel dj di una discoteca famosa. Nel momento in cui vide le due figure maschili allontanarsi verso la macchina, sorrise malignamente.

Erano proprio belli quei due, Alain aveva buon gusto.

Li vide un po' sconvolti e confusi, sopratutto uno dei due. “Perfetto, bravo il mio biondino”.

Quando se ne furono andati, Daphne uscì dalla macchina e, con la sua solita calma camminata sexy, rientrò in casa, stiracchiandosi dolcemente e sospirando per la bella nottata passata.

Aveva il sorriso sulle labbra e sembrava entrare in sintonia con quelle mura, come fossero una cosa sola. L'arredamento e il tepore rispecchiavano il suo aspetto, mentre la grandezza nella quale ci si poteva perdere rispecchiava il suo animo. Daphne era come quella casa, accogliente ma che ti lascia disorientato.

Alain sentì i passi dei tacchi di Daphne così si precipitò giù per le scale, andandole in contro e baciandola con passione. Si sorrisero e senza una parola cominciarono a spogliarsi in quel preciso punto, a qualche metro dalla porta, con le serrande delle grandi finestre alzate.

Si guardarono un attimo negli occhi, per poi rituffarsi l’uno sulle labbra dell'altra nell’ennesimo bacio feroce.

Daphne fece cadere all'indietro Alain salendogli addosso a cavalcioni e iniziando a leccargli il collo e il petto nudo. Alain, nel frattempo, tastava il vellutato corpo della mora e pizzicava parti come i capezzoli e l'elastico della mutandina rossa che portava la ragazza. Una dolce tortura.

Amavano quei momenti, di ritorno da un loro divertimento si ritrovavano e si stringevano l’un l’altra come pezzi di puzzle ritrovati dopo anni. Perché sì, erano dei bastardi che giocavano coi sentimenti delle persone; sì, avevano bisogno di scopare a destra e a manca… ma alla fine era soltanto insieme che trovavano contemporaneamente quelli che per loro erano il vero amore, la vera passione e la vera sintonia.

E nessun piano diabolico di conquista, nessun rapporto con un’altra persona avrebbe cambiato tutto questo.

Alain ribaltò la posizione portandola sotto di lui e baciandole quei perfetti seni morbidi e candidi, leccandone i capezzoli oramai turgidi. La sentì gemere e tremare così si eccitò ancora di più, togliendole le mutandine un po' bagnate.

Raggiunse il suo ombelico e lo penetrò con la lingua, facendoci piccoli cerchi circolari fino ad arrivare al ventre e poi al pube di Daphne, baciandolo e odorandone il profumo di donna.

Dopo quei tanti baci dolci, Alain guardò il viso arrossato della mora, la quale con gli occhi lo implorava di unirsi a lei. Alain non aspettò neanche un secondo e sorridendole entrò dentro la ragazza, provocandole un leggero verso di piacere.

Daphne si spinse verso di lui, facilitandogli i movimenti. Il biondo premette in avanti e poi lentamente indietro, assaporando ogni movimento con concentrazione. Daphne decise ancora una volta di mettersi sopra di lui, alzando e abbassando velocemente il bacino, facendo godere Alain come un pazzo.

Vennero contemporaneamente, lui con un grido rauco e lei con un sospiro sexy.

La mora si accasciò affannosamente su di Alain, baciando dolcemente la sua spalla. Alain cercava di regolarizzare il suo respiro e le spostò i capelli neri da una parte, baciandole il collo liscio.

Quando i respiri dei due ragazzi furono quieti, rimasero abbracciati sul pavimento freddo, a coccolarsi.

-Allora? Com'è andata ieri?- chiese Alain con sorrisetto malizioso.

Daphne rise sommessamente.

-Mi sono divertita - sussurrò.

Alain sorrise, annuendo. Come poteva non essersi divertita? Era la maestra del divertimento, uno dei tanti motivi per cui stava con lei.

 

Mentre nella baita di Daphne e Alain c'era odore di sesso e felicità, nella camera d'albergo dei quattro fidanzati aleggiava odore di senso di colpa, paura e nervosismo.

Le due coppie avevano una suite. Apparteneva ad entrambe un salone molto grande che faceva da raccordo tra le due camere da letto matrimoniali, una a destra ed una a sinistra, ognuna con il rispettivo bagno, spazioso e pulito.

I ragazzi avevano parlato poco da quando si erano incontrati e non si erano scambiati gesti affettuosi, come normali coppie vicine alle nozze.

Negli animi di tutti e quattro c'era spossatezza e incredulità per le azioni compiute la notte prima, anche se purtroppo non potevano parlarne neanche con il compagno o la compagna di “disavventura”, era troppo imbarazzante.

Liz ed Allison guardavano la tv con occhi assenti quando gli uomini si misero vicino a loro nel grande divano a sei posti. Emmett e Dan si scrutarono un secondo, poi Dan tossì per far risultare meno tremante la voce: le ragazze non dovevano sospettare di nulla.

-Ieri sera quando voi siete uscite, siamo andati a casa di Alain, quel ragazzo che abbiamo conosciut- non finì di dire la frase che le ragazze lo guardarono sgranando un po' gli occhi -Sì- dissero in coro. Bene, si ricordavano chi era il ragazzo di Daphne.

-Alain ci ha chiesto se ci trasferiamo da loro fino alla fine della vacanza… però se a voi non va bene gli dico di no- sussurrò alla fine Emmett. 

Le ragazze non si guardarono, erano immobilizzate e non sapevano cosa rispondere.

-Davvero… dopotutto non li conosciamo- aggiunse Dan.

-Perché così gentile?- chiese Allison con un sorrisetto per mascherare l'imbarazzo e la sorpresa.

-Dice che pagheremmo di meno ma…non lo so-  Dan non voleva dire che avevano firmato un contratto così da dover pagare una parte dell'affitto della baita. E dato che costava di meno la baita che l'hotel, gli conveniva... ma non aveva alcuna voglia di vedere ancora Alain ricordando cosa avevano fatto. Tuttavia se non fossero andati lì... sarebbero finiti a pagare più di quanto possedevano.

-Andiamoci- concluse Liz, sospirando e ritornando a guardare la tv.

Daniel ed Emmett furono tristi e al contempo felici di quella decisione. Era chiaro che le ragazze non sospettavano nulla ed era meglio così… e comunque probabilmente Alain non avrebbe fatto cose strane in presenza della sua ragazza.

Allison non capì la decisione di Liz, come poteva con tanta semplicità accettare quell'offerta che le avrebbe fatto stare sotto lo stesso con Daphne? Non si ricordava della sera prima?

Quel giorno passò con freddezza. Anche se la camera dei quattro era calda e confortevole i futuri sposi erano pezzi di ghiaccio e non riuscivano a pensare ad altro che al giorno dopo. Avrebbero rivisto Daphne e Alain, che intanto ridevano, aspettando che arrivasse l'indomani per accogliere a braccia aperta quei quattro.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 5 ***


Daphne ed Alain sorridevano amorevolmente ai quattro ospiti ma non ricevettero lo stesso trattamento. Nonostante gli sforzi che i ragazzi facevano per nascondere il loro disagio, mostrare un volto felice non rientrava nelle loro capacità in quel momento. A preoccuparsi meno di tutti dell’ipotetico comportamento amichevole che avrebbe dovuto avere era Daniel. Egli infatti era visibilmente nervoso ed ogni volta che parlava si notava un tono duro nella sua voce, soprattutto se si rivolgeva ad Alain. E man mano che parlava il suo nervosismo si tramutava in una specie di ansia, come se dovesse fare qualcosa al più presto, altrimenti sarebbe scoppiato. Fu per questo che propose a Daphne di mostrare la casa alle ragazze.

Non appena queste sparirono dalla sua vista, Alain lanciò un’occhiata ad entrambi i ragazzi e poi parlò guardando dritto verso Daniel.

-Vuoi che restiamo soli come l’altra sera, vedo-

Il ghigno che il suo viso da bambino assunse irritò così tanto Dan che, nell’udire quelle parole, perse completamente l’autocontrollo e si scagliò sul ragazzo, serrandogli la gola con le dita forti e facendo pressione con la sua grande mano in modo da farlo scontrare col muro, rischiando di rompere il vetro della finestra retrostante.

Emmett soffocò un grido di spavento e sorpresa alla vista di quella scena.

Lo sguardo infuocato di Daniel lo spaventò ancora di più ma non aveva il coraggio di provare a fermarlo. Fortunatamente lo vide calmarsi da solo, respirando profondamente.

-Ascoltami bene frocetto, perché non ripeterò queste parole bensì ti spaccherò la testa. Io amo Liz e quello che è successo non ha avuto alcun senso. Se per te ha significato qualcosa, se ti sei fatto un’idea sbagliata… non me ne frega niente. Io ho intenzione di fuggire da qui il prima possibile ma per il tempo che vi passerò ti consiglio di non avvicinarti a me in alcun modo-

Detto questo lasciò la presa e poco dopo la stanza. Alain lo vide attraverso il corridoio raggiungere la stanza che le ragazze stavano esplorando e cingere con un braccio la vita di Elizabeth, posandole un bacio sulla tempia poco prima di scomparire insieme alle altre nella stanza più vicina.

Alain abbassò lo sguardo al pavimento, recitando la parte del ragazzo ferito.

I suoi occhi lucidi a causa delle finte lacrime che stava trattenendo impietosirono Emmett, proprio come lui sperava.

Il ragazzo posò una mano sulla sua spalla senza sapere cosa dire. Avrebbe voluto consolarlo ma allo stesso tempo mettere in chiaro che la pensava come Daniel. Esclusa la parte della minaccia.

Capendo la situazione Alain si accucciò sulla spalla di Emmett (avrebbe preferito il petto ma l’altro era troppo basso) e approfittò di ciò per allontanarlo un po’ dal corridoio: se le ragazze fossero tornate le avrebbe sentite prima che potessero vederli.

-Anche tu vuoi far finta che non sia successo niente?- gli domandò poi guardandolo intensamente negli occhi. Sfoderò lo sguardo più sensuale e tenero che potesse fare nella speranza di prendere potere su Emmett e notò con soddisfazione un accenno di incertezza nascosto nel suo sguardo.

-Al… io mi sto per sposare. Sono innamorato di Allison da sempre e non voglio rinunciare a lei per l’errore di una notte. Dai, eravamo ubriachi! Sono sicuro che anche tu preferisci Daphne-

Alain deglutii abbassando lo sguardo e chiedendo mentalmente scusa alla sua ragazza per quello che stava per dire.

-Come potrei preferirla?! Lei è forte, ha totale potere su di me, mi toglie la libertà ed il respiro. Inizialmente questo mi affascinava ed è probabilmente la stessa cosa che mi ha portato a provare interesse per Dan. Ma la persona che vorrei accanto per tutta la vita è una con cui avere un rapporto alla pari, non di assoggettamento!- non aggiunse altro ma l’allusione al rapporto tra Allison ed Emmett venne ugualmente captata da quest’ultimo.

-Secondo me ti sbagli. Magari lei potrà anche essere quella col carattere più deciso ma sicuramente in delle situazioni ha bisogno di poggiarsi a te. Ed è questo che rende il rapporto un completarsi a vicenda, è questo che mi ha fatto capire che Allie era la ragazza giusta per me. Neanche tu dovresti buttare via quello che hai con Daphne-

-Emmett… sapevo che eri fragile perché sei un’artista ma pensavo che ciò ti avrebbe reso più sensibile, non cieco!-

Il ragazzo fece una piccola smorfia mentre Alain si avvicinava di più a lui.

-Io ho commesso lo stesso errore per anni ma passare la notte con te mi ha aperto gli occhi e se ci ragioni sono sicuro che lo stesso accadrà a te. Non vedi quanto siamo simili noi due? Abbiamo entrambi quello che serve per non ferirci l’un l’altro ma allo stesso tempo possediamo delle piccole differenze che ci permetterebbero di durare in eterno, senza annoiarci mai. Perché vuoi rinunciare a tutto questo?-

Ad Emmett mancava il respiro e le sue certezze vacillavano ad ogni parola di Alain. Inoltre guardava quelle labbra sottili che si muovevano articolando sillabe che quasi non riusciva a captare. E si perdeva nel desiderio di quella bocca mentre ciò che diceva lo colpiva inconsapevolmente nel profondo dell’animo. Amava Allison eppure si era sempre sentito inferiore a lei, inadeguato e sottomesso. Per conquistarla aveva impiegato tutte le sue forze e lei aveva ceduto a lui solo per quel secondo in cui si era lasciata conquistare. Dopodiché aveva subito fatto capire chi comandava.

Adesso invece aveva davanti a sé qualcuno che lo corteggiava, facendolo sentire per la prima volta bello e desiderato. E quel qualcuno gli stava offrendo tutto quello che lui aveva sperato di avere con Allison. Però Alain non era lei. Non l’avrebbe inseguito per mari e monti per conquistarlo. Se lui non si fosse buttato tra le sue braccia, Emmett non l’avrebbe neanche guardato. E non solo perché era un maschio ma anche perché era stato proprio il carattere sicuro della ragazza a conquistarlo. Ma allora perché quella mano che lo accarezzava con dolcezza, con un tatto così simile a quello che lui usava con Allison, gli provocava tutti quei brividi? Voleva lui o lei? Voleva una persona opposta a lui o affine?

-Tu vuoi solo confondermi- disse con voce tremante facendo capire ad Alain che stava avendo la meglio -Se ho deciso di sposarmi con Allison c’è un motivo-

-Sì… ma ora ti stai chiedendo quale sia- sussurrò il ragazzo a un centimetro dalle sue labbra -E soprattutto, se è valido… o no-

Si sporse ulteriormente, fino a far sfiorare le labbra, sentendo il fiato caldo di Emmet scontrarsi con la sua pelle a ritmo irregolare, come il battito accelerato del suo cuore. Riusciva quasi a sentirlo. Il solo immaginarlo gli faceva rimbombare nella testa la parola “vittoria”.

Non baciò Emmett. Lasciò che questi aspettasse quel gesto con desiderio, chiedendosi perché lo stesse facendo ma ugualmente incapace di scansarsi.

Fu Alain ad allontanarsi, lanciando al ragazzo uno sguardo che riassumeva tutto questo. Ed Emmett cadde nel baratro dell’incertezza, inghiottito dalle emozioni contrastanti che lo torturavano.

Era rimasto immobile e non per paura, lo sapeva, ma perché infondo aspettava che Alain lo baciasse. Lo voleva. Voleva sentire quelle labbra, toccare quella pelle e lasciarsi possedere dal suo corpo per poi fare lo stesso. Sentiva i pantaloni diventare scomodi al solo pensiero mentre si odiava per quello.

Ma forse si sbagliava. Forse voleva che Alain lo baciasse per vedere come avrebbe reagito. E soprattutto per capire se, da sobrio, avrebbe provato qualcosa o meno. Si convinse che era così. In quel caso la cosa giusta da fare era una sola.

Afferrò il polso di Alain facendolo girare di scatto verso di lui e con altrettanta velocità si attaccò vorace alle sua labbra, intensificando subito il bacio. La paura d’essere scoperti portava l’adrenalina alle stelle, una sensazione piacevole che accompagnata dalla soddisfazione di star conducendo il gioco per la prima volta in vita sua, lo fece uscire di testa.

Sconfitto da quelle sensazioni fu costretto ad ammettere che Alain non gli era proprio indifferente e questo gli faceva temere che il ragazzo avesse ragione su tutto.

Ma non poteva essere vero.

Una mano di Alain scorse dal suo viso al suo petto, scendendo poi alla vita e posandosi sulla protuberanza dei pantaloni di Emmett.

-Questo non cambia niente- sussurrò il ragazzo trovando finalmente la forza di allontanarsi -Anzi, ho voluto solo una conferma da dare a me stesso per dimostrare che ti sbagliavi-

-Sai anche tu che lo dici ma non lo pensi- sostenne Alain senza spostare la mano da quella zona erogena che amava tanto.

Emmett si sentiva nudo. Alain gli leggeva dentro con facilità e nonostante questo lo spaventasse gli faceva sembrare il ragazzo ancora più attraente. E da quando in qua affibbiava aggettivi del genere ad un maschio?

Non sapeva come difendersi allora decise di assumere un atteggiamento diverso dal solito. Se Alain riusciva a capirlo così bene, l’unico modo era non essere se stesso.

-Lo penso eccome. Per quanto mi riguarda non sei niente di più di una puttanella che mi sarei potuto fare una notte qualunque! E durante la festa dell’addio al celibato era più che giusto- disse pensando a come avrebbe potuto rispondere Daniel e spostando finalmente la mano del ragazzo.

Gli occhi di Alain si fecero nuovamente lucidi.

-Allora sei solo uno stronzo che si divertente a giocare con i sentimenti delle persone- affermò con voce strozzata mentre si dirigeva verso il bagno, chiudendovisi dentro.

Il cuore di Emmett si spezzò. Anche lui si era sentito preso in giro tante volte… come aveva potuto essere così crudele?! Dopotutto Alain era soltanto un ragazzo che cercava di conquistare la persona a cui teneva… non era cattivo. Ed inoltre aveva ragione. Però Emmett questo non l’avrebbe detto, non senza specificare che comunque lui voleva restare con Allison e che quindi avrebbe usato quell’esperienza come un’occasione per imparare a resistere alle tentazioni allora come in futuro, così da superare le difficoltà durante il matrimonio e non farlo fallire.

Ma tutti i suoi buoni propositi di fare un discorso profondo, sincero e chiaro andarono a farsi benedire non appena Daniel e le ragazze tornarono dopo la fine del giro proponendo di preparare il pranzo. Subito Alain uscì dal bagno fresco come una rosa, sorridente come sempre ed appoggiando la proposta dicendo che aveva moltissima fame.

Emmett invece aveva la sensazione che quel giorno non avrebbe mangiato granché.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 6 ***


Una sua amica, al liceo, gli aveva detto che non c’era niente di male nell’amore omosessuale, nel provare attrazione fisica per qualcuno dello stesso sesso. Essere capaci di riconoscere l’importanza interiore di una persona o la bellezza e la sensualità  di tutti, senza badare al sesso, era una cosa bellissima. Diceva che distingueva gli uomini dagli animali perché dimostrava che erano in grado di superare l’istinto naturale che porta all’atto sessuale solo per fini riproduttivi. Ma i vaghi ricordi delle parole di una vecchia amica non aveva permesso a Daniel di restare impassibile agli eventi avvenuti durante la festa d’addio al celibato. E poi era pur sempre tradimento!

Dopo essere fuggito da Alain, Dan si era sentito peggio di prima. Era bello dire a se stesso che tutto quel che era successo non lo turbava affatto. Era bello fare finta avesse voluto lui stesso fare un’esperienza totalmente nuova prima di sposarsi con Elizabeth. Ma in cuor suo sapeva che la verità era un’altra. Alain era riuscito a sopraffarlo, ad avere controllo su di lui ed avrebbe dato chissà cosa per dimostrargli d’essere in grado di fare lo stesso. Ed il sapere che in fin dei conti l’idea di vederlo gemere sotto il suo volere non gli dispiacesse, faceva incupire Daniel ancora di più. Ed inoltre odiava quello sguardo sicuro che il ragazzo gli lanciava, come se leggesse nella sua mente. E lo faceva uscire di testa l’idea che, essendo stato respinto, volesse vendicarsi rivelando tutto a Liz. Ma la cosa che più lo torturava era l’impressione che la sua ragazza fosse nella stessa situazione. Possibile che Daphne le avesse giocato lo stesso terribile scherzo? Rabbrividiva solo all’idea… anche se forse gli avrebbe permesso di sentirsi meno in colpa.

-Ti va bene, Dan?- sentì una voce chiedere facendolo tornare sulla terra.

-Che cosa?-

-L’ho già detto. Preparare la griglia con Alain visto che siete i più pratici. Noi facciamo la spesa da brave donne di casa- disse Daphne mettendo dell’ironia sull’ultima frase mentre dava una pacca al fondoschiena del suo partner. Alain le sorrise divertito.

Quel sorriso era pieno d’amore, malizia, conoscenza, intimità… se avevano tutto quello, perché Alain avrebbe dovuto mandare all’aria un rapporto del genere?

-Anche Allison è forte. Potrebbe restare con noi. Almeno saremo divisi in modo equilibrato-

-Per me va bene- rispose subito la ragazza per niente desiderosa di stare con Daphne.

Gli altri assentirono e subito uscirono per andare a comprare pane e salsicce, insomma tutto l’occorrente per il barbecue.

Alain, Allison e Daniel invece tirarono fuori da uno sgabuzzino una griglia ancora imballata ed insieme si misero ad armeggiare nella speranza di ottenere un buon risultato.

Il sole era solo vagamente nascosto dalle nuvole ed il clima invernale che rendeva l’aria piacevolmente fresca sotto i raggi del sole attenuò la fatica dei tre.

Quando ebbero finito con la struttura di base, Allison si propose per andare a cercare la carbonella.

Daniel non voleva restare solo con Alain, ma in quel momento non ci pensò e così non propose di fare a cambio di ruolo. Anzi, continuò a parlare tranquillamente con il ragazzo, ridendo alle sue battute come se fossero stati amici da sempre. L’altra sera era ad un tratto diventata un lontano ricordo.

Solamente quando un sorriso di Alain gli provocò un tuffo al cuore si ricordò cosa aveva fatto con quelle labbra e con chi ne sfoggiava la bellezza.

-Alain… c’è una cosa che vorrei dirti. Scusa per stamattina, però…-

-Sì, lo so- lo interruppe Alain -Volevi essere chiaro ed evitare spiacevoli incomprensioni. E te ne sono grato. Ho capito che l’alcool mi aveva portato a guardarti solo perché mi ricordi Daphne. Ma ora che ho capito che lei ha molte più palle di te mi sono ricordato perché la preferisco-

Disse queste parole con un sorriso innocente ma voleva comunque che colpissero Daniel. E lo fecero. Lui con meno palle di una donna? Una donna preferita a lui? La sua vena competitiva e desiderosa di vittoria aveva ricominciato a pulsare violentemente.

-Scusate se ci ho messo tanto- disse Allison raggiungendo i ragazzi -Non riuscivo a trovarla-

-Non preoccuparti, ci siamo intrattenuti in chiacchiere- rispose Alain con uno dei suoi soliti sorrisi puri e luminosi.

La ragazza rispose al gesto e poi, insieme agli altri due, cominciò ad accendere il fuoco.

Liz, Daphne ed Emmett ritornarono dal supermercato poco dopo.

 

Il cibo cominciò a grigliarsi mentre la tavola di legno veniva apparecchiata e tutti insieme si divisero i compiti per facilitare la preparazione e velocizzare i tempi: la fame, stuzzicata dal profumino invitante degli alimenti, stava ormai facendo brontolare i loro stomaci.

Si sedettero a tavola affamati, ingozzandosi subito di pane e carne accompagnati da birra e acqua.

Persino ad Emmett, alla vista di quel bendiddio, venne l’acquolina in bocca e divorò tutto insieme agli altri.

-Ci vuole un brindisi ai futuri sposi- disse Alain alzandosi in piedi -Avete festeggiato prima separati, ora insieme!- si piegò sul tavolo per prendere un bicchiere ma Daphne lo fermò.

-Cretino, non si fa il brindisi senza spumante! Amore, non puoi commettere certi errori!-

-Ha ragione. Vado a prenderlo- affermò Daniel alzandosi da tavola. Il solo pensare a quella bevanda gli aveva fatto tornare alla mente quel che essa aveva generato e quindi stare a tavola lo aveva appena messo in una condizione di disagio.

-Vengo con te- disse Alain rovinandogli il piano -Sono già in piedi e so meglio dov’è-

Daniel non poteva obbiettare e dire al ragazzo che allora poteva andare lui da solo, sarebbe stato scortese. E poi Alain aveva detto che preferiva Daphne, non c’era da preoccuparsi.

Già… lui era secondo… dopo una donna…

Seguì Alain verso lo sportello con gli alcolici a sguardo chino mentre queste parole lo bruciavano dentro. Ferendo il suo ego, facendolo sentire inferiore e… impacciato. Nessuna ragazza l’aveva mai fatto sentire così imbranato.

Daniel si fece piccolo piccolo con il tono di voce, cercando però di mantenere un aspetto forte e sicuro come suo solito. La sua postura eretta, i suoi occhi intensi che lo caratterizzavano dovevano far sembrare avesse tutto sotto controllo.

Ma quell’inclinazione nel tono non passò inosservata.

-Alain io… insomma… come sono stato l’altra sera?-

Si sentiva stupido, era sicuro di star arrossendo e temeva da matti la risposta. Non aveva mai chiesto un parere sulle sue prestazioni. Neanche a Liz. Non aveva mai dubitato della sua bravura, ecco tutto.

Alain gli sorrise amorevolmente e gli posò una mano sulla spalla.

- Perché me lo chiedi?-

Daniel avvampò ancora, abbassando lo sguardo. Si vergognava di se stesso per star reagendo così ma non riusciva a impedirlo.

-Non so… hai detto che Daphne ha più palle di me e…-

Alain scoppiò a ridere, urtando i sentimenti di Dan.

Rendendosene conto cercò di ricomporsi, schiarendosi la voce.

-Scusa. Comunque mi riferivo solo al fatto che lei non scappa davanti ai problemi. Per quanto riguarda il sesso siete molto diversi ma… cazzo, è stato favoloso. Forse però Emmett bacia meglio-

Adesso era troppo. Stava per caso insinuando che lui fosse una specie di coniglietto incapace di baciare?

La sua solita scintilla si accese nel fondo delle pupille, schiarendo quegli occhi troppo marroni e portandolo a seguire quell’impulsività su cui Alain giocava tutto.

Gli sfilò la bottiglia dalle mani, poggiandola velocemente su un tavolo affianco e passandogli una mano tra i capelli, dietro la nuca, spinse a sé il suo viso, premendo al contempo il corpo del ragazzo contro il muro, facendo forza col bacino.

Alain inclinò leggermente la testa, posandola alla parete mentre assaporava quella lingua calda rincorrere la sua. Entrambi scappavano e si venivano incontro allo stesso tempo, perdendosi in un lungo e passionale bacio interrotto solo dalla richiesta del corpo di riprendere fiato. Se non fosse stato per quello stupido bisogno fisico, né Alain né tanto meno Daniel erano convinti quello scontro di labbra e quel mischiarsi di saliva sarebbe finito.

Daniel più rosso di prima premeva la fronte contro quella di Alain, attendendo un responso.

-Ok, baci meglio tu- disse con un sorriso stanco mentre riprendeva fiato.

Daniel si compiacque.

-Adesso torniamo dalle nostre ragazze-

-Dan… vuoi tornarci così?- domandò riferendosi alle manifestazioni di felicità della parte bassa del suo corpo.

-Merda…- sussurrò tra i denti.

Alain rise di nuovo, con quella tonalità chiara da bambino. Daniel dal canto suo gli lanciò un’occhiataccia.

 

Aspettarono un altro po’ prima di tornare al tavolo, scusandosi per la loro incapacità a scegliere la bottiglia giusta e dicendo che l’avevano voluta mettere per un po’ in frigo in modo da rinfrescarla.

Al brindisi parteciparono tutti con entusiasmo e col sorriso. Solamente Dan sembrava essere turbato da qualcosa. Ed Alain dentro di sé sorrideva per questo. Era riuscito nuovamente a far prendere l’iniziativa ad una delle sue prede e con ciò poteva dichiarare la sua seconda vittoria.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


Si erano fatte le tre e mezza quando ebbero finito di mangiare. Daphne e Alain si ritirarono in camera da letto per riposare e quindi le due coppie erano ancora una volta rimaste sole, a non fare niente.

Era sempre più difficile stare insieme perché tra i sensi di colpa e il non avere qualcosa da dire il silenzio incombeva pesantemente. Ognuno dei ragazzi sapeva che non era giusto né normale quello che stava accadendo, ma i sentimenti che piano piano crescevano nei confronti di Alain e Daphne non permettevano loro di vedere con chiarezza la situazione e temendo gli effetti del rivelare quel che era successo nessuno poteva proporre di scappare via da quei due, anche se lo volevano tutti e quattro.

Allison era piena, non aveva mai mangiato tanto in vita sua e aveva seriamente bisogno di camminare, ma più di tutto sentiva necessario uscire di casa, per pensare da sola e respirare l'aria fresca dell'esterno al posto di quella lì dentro, appesantita dalla colpevolezza.

-Devo sgranchirmi le gambe- disse alzandosi dalla poltrona vicino alla veranda e quindi stiracchiandosi la schiena.

Emmett la guardò avvicinarsi alla porta e prese la veloce decisione di accompagnarla per non rimanere da solo con Daniel: lo imbarazzava sapere l'avesse visto in atteggiamenti troppo intimi con Alain!

Allison, vedendo il fidanzato unirsi a lei, non era molto felice. Non la entusiasmava l'idea di passare del tempo con il ragazzo che amava... e che stava per sposare. Già. Stava per diventare sua moglie.

Forse sarebbe stato tutto più semplice dopo il matrimonio, si sarebbe dimenticata di Daphne e di quell'avventura.

Gli sorrise e gli prese la mano, cercando di non sembrare pensierosa.

Elizabeth e Daniel intanto si guardarono per un momento e lui capì che non poteva passare tutto quel tempo senza una carezza o un bacio, che non poteva lasciar trasparire i suoi dubbi come se non le interessasse più, come se non ardesse più nel loro rapporto la fiamma di un tempo.

Le si avvicinò con finta calma e le baciò il collo. Dato che stavano da soli e che doveva convincersi di non poter buttare all'aria tutto per Alain, le toccò il seno e la coscia.

Sentiva di volerla ancora ma non poteva negare che dentro di lui era cambiato qualcosa. Era felice però di desiderarla in quel modo. Lui era un uomo e lei la sua donna.

Elizabeth, dal canto suo, era contenta di quelle attenzioni ma si sentiva dannatamente sporca.

Anche Daniel provava una sensazione simile. Non sapeva se gli andava veramente di stare con lei, in quel momento. Sentiva il bisogno di stare da solo e pensare... i magari solo dormire e svuotare la mente così da non essere obbligato a decidere cosa fare. Ogni mossa appariva o sbagliata o troppo azzardata.

-Io vado a riposarmi, mi sento molto stanco- le sussurrò all'orecchio.

Liz gli sorrise, un po' sollevata dal fatto che se ne stesse andando, lasciandola sola a riflettere. Però non era abituata a pensare troppo... non le erano mai capitate situazioni così complicate da levare il sonno. Infatti la scorsa notte aveva dormito poco, dando la colpa ad Allison che russava, ma la verità era che il rapporto con Daphne l'aveva sconvolta. Quei baci, quelle carezze... non poteva dimenticare facilmente le sensazioni che le avevano provocato.

Decise di andare a mettersi in veranda, su una sdraio blu molto comoda. Era decisamente bello stare lì perché i muri erano caratterizzati da una grande vetrata che permetteva di vedere un campo ampio e ovviamente innevato. Davvero uno spettacolo meraviglioso.

Si lasciò scaldare da quel sole che filtrava attraverso il vetro e per quanto era forte dovette mettersi gli occhiali scuri da 325 euro che aveva comprato proprio prima di partire.

I raggi caldi a contrasto con quel paesaggio vasto e freddo erano molto piacevoli ma quella vista le provocò la pelle d'oca. Indossò allora una sciarpa beige, come la sua bella maglietta di lana con scollo a V, comprata da Guess e pagata 55 euro e 20.

Mentre si sdraiava, in tutto quel silenzio Elizabeth poteva sentire solo il suo respiro e l'abbaiare di un cane in lontananza.

Chiuse gli occhi e cercò di non pensare niente. Doveva trovare un po' di pace in quella vacanza caotica.

Passarono alcuni minuti ed improvvisamente qualcosa di caldo e umido le toccò la guancia e un brivido le scivolò lungo le vertebre.

Si girò di scatto e incontrò il viso perfetto di Daphne.

-Scusa, non volevo spaventarti- cominciò la mora accarezzandola e sedendosi accanto a lei con un'altra sdraio.

Liz sorrise impacciata, avendo un po' di timore nel rimanere sola con lei.

-Non preoccuparti- sussurrò.

-Bello qui, non è vero?- chiese Daphne con disinvoltura.

Elizabeth annuì e si tolse gli occhiali, per guardare meglio la sua interlocutrice. Il sole era quasi andato via.

-Avevo acceso la tv, mentre Alain dormiva, ed ho visto un servizio sulle borse di Gucci. Dicono che in commercio ce ne sono più di tredici milioni e che ne vengono vendute circa tre ogni minuto-

-Wow, io ne ho due a casa! Una rossa e l'altra beige- ammise Liz.

-Sul serio? Beige dev'essere meravigliosa! Anche se io ti ci vedrei meglio con quella rossa: è il colore che più ti si addice, a parer mio-

-Davvero?- domandò Elizabeth con sorpresa. Il rosso era il suo colore preferito.

-Ma certo... ho notato che metti spesso il rossetto rosso e sei stupenda! Inoltre hai una personalità esplosiva, come la passione- rispose Daphne abbassando lo sguardo.

Liz sorrise, mordendosi poi il labbro. Era una ragazza piena di energia e la colpiva che Daphne l'avesse capito in così poco tempo.

-E invece il tuo colore qual'è?- chiese la bionda, guardando l'altra negli occhi.

Daphne ricambiò lo sguardo intenso e toccò gli orecchini che portava. Erano dei pendenti color smeraldo, sicuramente costanti moltissimo a giudicare dalla grandezza e dalla luminosità dei carati.

A quanto pareva anche Daphne ci teneva all'arte del portamento e del ben vestire: Liz sentiva di assomigliarle moltissimo.

-Sono meravigliosi- sussurrò andando a toccarne uno con l'indice.

Daphne avvicinò il capo verso il dito di Elizabeth e poi, osservando il suo sguardo ammaliato disse con indifferenza -Li ho comprati in una bancarella qui vicino... a sei euro-

Liz spalancò gli occhi, tra l'incerto e il sorpreso.

-Sto scherzando! Me li ha regalati mio padre e li comprò nella gioielleria di Lafayette, a Parigi-

La ragazza sospirò e poi rise, immaginandosi Daphne che comprava a un mercatino.

Anche la mora si mise a ridere.

-Ti pare che mi abbasserei a tanto?- domandò tra una risata e l'altra.

Le risate si fecero più rumorose ed Elizabeth sembrava più rilassata. La mora colse al volo l'occasione che le si stava presentando e smise di ridere, guardando i movimenti del petto di Liz che, andando su e giù, lasciavano intravedere la piccola riga che sperava i due seni chiari e prosperosi.

Era davvero una visione paradisiaca e Daphne sembrava apprezzare molto quel momento. Liz se ne accorse e subito arrossì, sperando di non darlo a vedere.

-Scusa se ti imbarazzo... è solo che non ho mai visto niente di così bello- disse toccandole una mano.

-Tranquilla, non lo fai- mentì Elizabeth, sorridendole. Improvvisamente pensò a quanto i comportamenti di Daphne fossero dolci, così diversi dall'interesse che Daniel mostrava per il suo petto, carico solamente di violenta passione.

-Io... è la prima volta che incontro una ragazza come te. Siamo molto simili- ammise Liz rispondendo al contatto che la mora aveva iniziato carezzandole il palmo.

Daphne allora alzò lo sguardo solare, felice di sentirla parlare così.

-Tu sei come me, Eli-

Nessuno la chiama più così dai tempi delle elementari e il dodo in cui lei pronunciava quel nomignolo lo rendeva molto più bello di quel che sembrava in passato.

-Noi due siamo così in sintonia che potremmo essere dello stesso sangue- continuò Daphne.

Elizabeth annuì. Quelle parole erano vere e lei non avrebbe trovato un modo migliore per esprimere in una frase quello che era il loro rapporto.

-Noi potremmo scambiarci i vestiti perché abbiamo gli stessi gusti, potremmo andare a fare shopping insieme e comprarci uno yacht... ho pensato che probabilmente ti piace il mare-

Era assolutamente vero, Liz preferiva la brezza marina al freddo della montagna. Inoltre l'idea di condividere la passione per la moda e prendere il sole sdraiate con in mano un cocktail la faceva impazzire.

-Sarebbe meraviglioso- disse la bionda, con occhi sognanti.

Daphne le sorrise e Liz si avvicinò a quel viso dolce ma al contempo provocante.

Le loro labbra si unirono con passione, come se fosse la prima volta dopo un'estenuante attesa. Per qualche secondo rimasero immobili facendo muovere solo le bocche, poi dopo un po' Daphne decise di prendere la ragazza per le spalle e farla stendere sopra di sé, sul pavimento.

Liz si lasciò trasportare e si sdraiò sul corpo della mora, non lasciando neanche per un momento quelle labbra di pesca. Era tremendamente attratta dalla bocca di Daphne, così morbida e sensuale.

Cominciarono a gemere leggermente e, le poche volte che si staccavano, i sospiri per la mancanza d'aria erano forti ed eccitanti.

Dopo poco Daphne ribaltò la posizione ed intrecciò le dita con quelle di Liz, portandole le mani sopra la testa. D'un tratto la bionda mosse il bacino con debolezza e Daphne le morse leggermente il labbro superiore.

La porta cigolò e poi si aprì. La mora lasciò subito le mani e la bocca di Liz mentre quest'ultima chiuse gli occhi, terrorizzata.

Alain era entrato e dopo aver fatto l'occhiolino alla sua donna disse -Oddio, che è successo?- e andò a tirare su Liz.

Daphne aiutandolo disse -Non lo so, si è sentita male ed improvvisamente è svenuta-

-Oh povera Liz, vai a chiamare un'ambulanza!-

-Subito- rispose Daphne mandandogli un silenzioso bacio.

Quella complicità che li caratterizzava rendeva ogni delitto più entusiasmante.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 8 ***


All'ospedale Liz aveva inventato un po' di balle per far credere completamente a tutti che stava male già dalla mattina. Disse di non aver digerito bene e che probabilmente aveva preso freddo allo stomaco e che per questo le era venuto il mancamento.

Daphne osservò come la ragazza fosse brava a mentire: Liz cominciava a piacerle davvero, anche se ovviamente era troppo noiosa per lei.

Dan ed Alain poi parlarono con il dottore mentre Emmett cercava di rincuorare Allison che si sentiva in colpa per non essere stata vicino a Liz abbastanza da capire come stava.

Daphne intanto si complimentava con se stessa per l'ottimo lavoro che stava facendo. Era andata in bagno a sistemarsi il trucco quando sentì dei passi. Rimise il mascara dentro la borsetta e sorrise ad una Allison abbattuta.

-Oh... non sapevo fossi qui- sussurrò la rossa, aprendo il rubinetto per sciacquarsi il viso.

-Il bagno è aperto a tutte le donne- rispose Daphne, notando però che Allison non aveva l'aspetto di chi ha voglia di scherzare.

-Senti, lo capisco che ti senti male perché non eri con lei- cominciò la mora appoggiandosi con una mano al lavandino.

Alli sospirò e socchiuse gli occhi mentre portava due dita all'attaccatura del naso, massaggiandolo.

-Non è colpa tua, e comunque capita di perdere i sensi, non è così grave!- affermò Daphne con dolcezza.

Allison non sembrava dello stesso avviso, infatti scosse la testa. Forse non era abituata agli svenimenti. O forse non riusciva a perdonarsi fosse accaduto in sua assenza.

-Inoltre me ne sono accorta subito, quindi non preoccuparti: quando l'ho vista era a terra da un secondo, al massimo-

Allison alzò lo sguardo.

-Quindi prima non stavi con lei!- esclamo sconvolta.

-No, io stavo andando a bere ed ho visto la veranda mezza aperta, così ho sentito un rumore, provocato dalla caduta di Elizabeth-

Com'era bello mentire con della gente così credulona. Niente di più facile e divertente.

Allison sembrava pensierosa e si chiedeva come fosse possibile che Liz avesse passato del tempo senza fare nulla e sopratutto da sola. Lei amava tanto stare in compagnia!

-Non ti convince qualcosa?- domandò Daphne.

Allison scosse la testa ancora.

-No, tutto bene... è solo che avrei voluto aiutarla-

Daphne le sorrise.

-Avresti fatto quello che ho fatto io, chiamare l'ambulanza e poi assicurarti che stesse bene- disse con semplicità.

Allison annuì.

-Grazie per averlo fatto-

-Non vedo come avrei potuto lasciarla lì per terra- rispose con una risatina.

Anche Allison rise leggermente. Ci fu un momento di silenzio in cui tutte e due si guardarono negli occhi.

-Io... volevo dirti che ho passato tutta la notte a pensarti- sussurrò Daphne.

Allison arrossì e abbassò lo sguardo, sentendosi un po' a disagio. Era sicura che prima o poi avrebbero preso a parlare dell'altra sera ma non era comunque preparata.

-Quello che è successo al pub... è stato molto significativo per me- riprese la mora, avvicinandosi di qualche millimetro.

-Io volevo capire perché tu e Liz steste per sposare due uomini che... sono così diversi da voi-

Allison spalancò gli occhi, un po' allarmata. Non capiva perché volesse mettere in dubbio la loro decisione.

-Non fraintendermi, non voglio dire che non sono fatti per voi... solo che potreste avere molto di più-

La rossa non capiva.

-Vedi, io vi ho baciate perché dall'intesa che si crea si capisce moltissimo, sopratutto quali sono i nostri desideri più nascosti e com'è veramente la nostra personalità-

La ragazza ovviamente stava inventando tutto, ma Allison non poteva far altro che ascoltarla e crederle.

Daphne non solo era un'ottima attrice ma, poiché in passato aveva letto molto, aveva imparato anche tutte le tecniche di persuasione possibili. Inoltre quelle due erano troppo scarse d'intelletto e fiduciose per capire che le stava prendendo in giro.

-E credo che tu sia sprecata con Emmett. Lui magari ci tiene a te, ti ama! Ma non ti capirà mai bene come... come invece un'altra donna potrebbe fare-

Allison cominciò a riflettere su quelle parole e quasi poteva trovarvi del vero.

-Quello che voglio dire è che sono sicura voi due abbiate un bel rapporto, ma il fatto che tu abbia scelto un uomo meno forte di te mi fa capire che stai con lui solo perché hai bisogno di qualcuno che ti dia un'idea di stabilità... perché tu hai paura di soffrire e non cercheresti mai qualcuno che ti possa tenere testa. Quindi io mi chiedo se in realtà tu desideri trovare qualcuno che sia forte come te, che ami le stesse tue cose, che ti comprenda... ma essere così ti spaventerebbe perché perderesti il controllo della situazione-

Daphne sentiva che ad Allison non bastavano baci e passione come per Liz. Con la rossa erano importanti le parole che le infondevano sicurezza.

Per Allison ormai era impossibile non ripensare ai momenti in cui le capitava di imbattersi in qualche comportamento di Emmett che la portava a domandarsi se fosse lui quello giusto.

I ricordi si mischiavano alle parole di Daphne che stavano avendo la meglio sulle sue certezze. Le stava facendo crollare lentamente eppure le briciole che componevano le fondamenta sembravano precipitare con una rapidità spaventosa.

-Dopo quel bacio capii subito che noi due siamo perfette insieme. Come guardi me o persino gli altri mi fa desiderare di passare il tempo con te. Io credo che dovremmo farlo, prima che tu decida di... be', lo sai-

Di sposarti”. Le nozze con il ragazzo che amava ma che non le assomigliava per niente erano sempre più vicine.

Probabilmente non era quello che cercava, la diversità. Se lo era sempre ripetuto: “Io lo amo anche se siamo particelle disuguali di un universo fatto da estranei” ma forse sbagliava.

Daphne le prese il mento con due dita e poi con l'altra mano andò a toccarle la zona lombare.

Allison sembrava un po' titubante ma non si allontanò e lasciò che Daphne l'abbracciasse.

Fu un semplice abbraccio, calmo e affettuoso dopo quel monologo fatto di verità fastidiose.

Ad Allison venne da piangere per la confusione interiore che la stava pervadendo e Daphne sentì la schiena della ragazza tremare leggermente. Capì così all'istante cosa stava succedendo.

Andò a guardare quegli occhi rossi e poi seguì la traiettoria delle dolci lacrime, fino a decidere di prenderle con le labbra.

A quel punto Allison si sentì in grado di prendere l'iniziativa e di baciare quella bocca carnosa che si sorprendeva a desiderare tanto.

Fu un bacio molto romantico, ricolmo di dolcezza e di elettricità.

Era possibile che in pochi giorni una persona potesse distruggere un rapporto costruito in anni di fidanzamento?

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 9 ***


Era ormai ora di cena quando, dopo numerosi accertamenti, a Liz fu finalmente concesso di tornare a casa insieme a tutti gli altri.

Affamati e quindi desiderosi di mangiare presto, i sei ragazzi passarono a prendere la pizza al taglio e poi rientrarono alla villa, dove mangiarono seduti a tavola. Ognuno dei futuri sposi cercava di evitare lo sguardo dell'altro, restando in silenzio e col cuore pieno d'ansia.

Sia i ragazzi che le ragazze infatti era caduti nelle trappole tese da Alain e Daphne e per quanto l'avessero fatto istintivamente e senza pensare a se fosse giusto o sbagliato, trasportati dal momento, adesso si sentivano ancora più in colpa perché non avevano scuse. Se prima potevano dire che era a causa dell'alcool e delle droghe che si erano lasciati toccare da quei due, rispondendo al gesto, adesso dovevano ammettere d'essere stati loro ad iniziare, da sobri, lasciandosi incantare dai discorsi e dai sorrisi di Alain e Daphne.

La coppia sapeva perfettamente che nella testa dei ragazzi c'erano questi pensieri e quindi erano d'ottimo umore: a tavola si sentivano solo le loro risate e il loro discorsi senza senso, buttati lì giusto per fare conversazione. Ma in realtà stavano aspettando entrambi un momento preciso.

Ed arrivò presto.

Finito di mangiare i quattro confusi andarono a dormire, dicendo che era stata una giornata stancante, mentre Alain e Daphne restarono da soli a fare gli onori di casa.

Finalmente liberi di raccontarsi le proprie conquiste, i due ragazzi cominciarono a parlare sotto voce mentre lavano e asciugavano i piatti.

-Dimmi tutto, per filo e per segno- sorrise la mora mentre passava ad Alain il primo piatto da asciugare.

-Ho iniziato questa mattina. Dan si era arrabbiato con me ed appena se ne è andato da voi ne ho approfittato per fare il finto ferito con Emmett, rimasto con me. Ho reso gli occhi lucidi e poi ho cominciato a far vacillare le sue convinzioni, dicendo che è sottomesso e che lo capisco perché lo sono anche io con te- disse facendo una smorfia, ricordando quanto era stato difficile mentire insultando la sua donna.

Notando quell'espressione Daphne sorrise e lo baciò. Poi parlò lei.

-Anche io ho usato la carta delle somiglianze, con entrambe. Allison però è stata più complessa. È una credulona ma ho dovuto parlare tantissimo prima di convincerla a baciarmi!-

Alain rise, aumentando lievemente il volume della voce e quel tono fu percepito da Daniel, che si era alzato per andare in bagno.

Incuriosito si appostò dietro la porta della cucina.

-Si vede che sono una coppia! Anche io ho dovuto parlare di più con Emmett che con Dan. Però con questo è stato più divertente. Dai, qui abbiamo finito. Ti racconto in salone, questa parte merita un brindisi-

-Sono d'accordo. Anche tra me e Liz è andata divinamente- aggiunse Daphne con un sorriso malizioso.

-Non vantarti!- la rimproverò scherzoso Alain, schizzandola leggermente.

Si asciugarono le mani e poi si diressero verso la porta, per uscire, attraversare il corridoio e raggiungere il divano vicino al mobiletto degli alcolici ed al camino.

Daniel si allontanò prima che potessero vederlo e corse dalla sua ragazza per svegliarla, come fecero poi insieme con gli altri. Evidentemente lui ed Emmett non erano stati gli unici ad essere fregati: era meglio farlo scoprire a tutti, così da scappare, finalmente. Del resto nessuno aveva il diritto di giudicare se erano tutti sulla stessa barca.

Si appostarono dietro la porta del corridoio che dava sul salone e videro Daphne ed Alain alzare i calici e scolarsi lo spumante prima di ricominciare a parlare.

-Comincia tu- disse Alain sorridendo.

-Allora, Allison l'ho baciata in bagno, all'ospedale. Le ho asciugato una lacrima con la bocca e non ha resistito. Liz invece... ah, è stato così divertente!-

-Be' ti ho vista sopra di lei, avevo intuito fosse andata bene- ridacchiò Alain.

-Sì, ma il modo in cui si è lasciata stregare da cose futili come lo shopping e vederla poi mentire a tutti gli altri come se i miei baci l'avessero avvelenata, rendendola un po' come me! È stato davvero più di quanto mi sarei aspettata. E poi mentre con Alli è stato un bacio dolce, in lei è esplosa una passione incredibile- -Questo mi ricorda qualcosa- sussurrò Alain sognante -Dopo aver baciato Emmett ho pensato la sua bocca fosse insuperabile-

-Meglio della mia?- domandò Daphne ironica.

-Non esageriamo, te sei tutta speciale. Ma tra i vari amanti avuti, lui era quello che baciava meglio- continuò -Mi sono divertito a provocare Dan usando questo tasto, e lui è scattato con un bacio profondo, caldo, passionale... come fossi tutto quello che voleva. E poi sia con lui che con Emmett mi sono reso conto di quanto dia soddisfazione vedere noi maschi eccitati-

-Anche sentire un seno fremere sotto le tue dita non è male- ammise Daphne.

Quella era stata la prima volta in cui lei si era dedicata alle donne e lui agli uomini ed era stata indubbiamente una splendida esperienza. Quell'accenno di noia che li aveva raggiunti durante la vacanza era stato soppresso velocemente e con successo.

-Ti amo- pronunciò Alain sul collo della ragazza mentre lo sfiorava con le labbra, prima di baciarlo con tutta la sensualità che fece impazzire Daphne.

La mora lo allontanò leggermente, prendendolo per le spalle e facendolo sdraiare all'indietro mentre gli saliva sopra.

Alain la spogliò velocemente, solo sotto, troppo voglioso per perdere tempo togliendole maglietta e reggiseno.

Daphne fece lo stesso e lasciò che il ragazzo ribaltasse la posizione, buttandola in terra sulle mattonelle fredde e spingendo profondamente e con foga, lasciandole sfuggire numerosi gemiti di piacere.

I quattro ragazzi chiusero la porta, nonostante sentissero tutti un certo formicolio al basso ventre.

Decisero di tornare nelle proprie stanze per riflettere e dormire, dandosi appuntamento all'alba del giorno dopo per fare una passeggiata e parlare indisturbati. Non volevano correre il rischio d'essere spiati come loro avevano fatto con Alain e Daphne.

Prendere sonno però fu molto difficile.

Liz e Daniel erano stati quelli di cui si era parlato di più e quindi i più in imbarazzo. Entrambi pensavano a quanto erano stati stupidi a farsi prendere da tutta quella passione ed inoltre erano infastiditi dal sapere che l'altro si era comportato allo stesso modo. Questo però rincuorava un po' Elizabeth: evidentemente non era così diversa da Daniel come le era però stato fatto credere.

Allison ed Emmett invece erano stati nominati di meno ma comunque era chiaro a tutti ci fosse stato di più di quel che Daphne ed Alain avevano raccontato. La descrizione dei baci del ragazzo però aveva riempito questo di un certo orgoglio, forse avrebbe imparato a sentirsi un po' più affascinante. E sicuramente sapere d'essere stata tradita aveva fatto capire alla sua donna che non doveva darlo così per scontato.


All'alba la sveglia suonò, indicando che era arrivato il momento di camminare e decidere il da farsi.

Un leggero vento si scontrava sulla guance dei ragazzi, facendo sentire loro ancora più freddo: non era stata una brillante idea camminare in mezzo alla neve senza il calore dei raggi del sole.

Imbacuccati fino al mento e con le braccia serrate intorno al corpo per riscaldarsi un po', passeggiavano in silenzio per allontanarsi il più possibile dalla baita e trovare le parole giuste per cominciare il discorso.

Le tinte rosate e azzurine del cielo avevano ormai cominciato a riflettersi sul paesaggio bianco quando finalmente Elizabeth trovò il coraggio di prendere la parola.

-Ragazzi, non so perché la stiamo facendo tanto lunga. Li ringraziamo dell'ospitalità, facendo finta di niente... e andiamo via. All'albergo, a casa, dove ci pare-

-Ma andiamocene e basta!- esclamò Daniel.

-Non è così semplice- rispose Emmett -Abbiamo firmato un contratto che ci obbliga a pagare l'affitto della casa, anche se non vi siamo dentro-

-Merda, me ne ero dimenticato-

Calò un attimo il silenzio mentre si guardavano l'un l'altro, cercando una soluzione.

-Allora? Che facciamo?- domandò Allison.

-Li dobbiamo convincere ad annullare il contratto-

Daniel scoppiò in una sonora risata nel sentire l'affermazione della sua partner. Lei non c'era quando Alain sventolava quel foglio, soddisfatto d'averli in pugno. Era da illusi credere accettasse di lasciarli andare.

-E allora finiamo qui la vacanza e paghiamo la baita per i giorni rimanenti- disse Allison in risposta alla reazione del ragazzo.

-Secondo voi ci hanno fatto firmare per i soldi?! Quelli vogliono rovinarci! Se proprio riuscissimo a scappare troverebbero il modo di farci pagare l'affitto in eterno per punirci o convincerci a tornare- c'era solo un modo, pensò Dan, liberarsi di loro.

Si guardò intorno e vide la pista di pattinaggio dove era cominciato tutto. Forse era giusto che finisse allo stesso modo.

-Però avete ragione- continuò -Un tentativo bisogna farlo. Preparerò un discorso convincente, qualche carta giuridica utile e con minacce di avvocati ed il mio carattere forte riuscirò a convincerli-

Decisero così di lasciare tutta la giornata a Daniel per organizzarsi come si deve ed intanto trascorsero le ore con Daphne e Alain.

Sapendo che i due avrebbero potuto ripartire all'attacco in qualunque momento per riuscire a distruggere il loro futuro matrimonio, cercarono di restare sempre tutti uniti. Colazione, pranzo e cena. Solamente il pomeriggio era stato complicato, ma con la scusa di visitare qualche posto caratteristico si erano salvati. Inoltre erano diventati abbastanza intelligenti da riconoscere gli sguardi dei due ragazzi e quindi in grado di capire quando era il momento di scappare o di andare in soccorso di uno di loro.

Dopo cena invece arrivò il momento tanto atteso. I quattro ragazzi dissero che volevano fare una passeggiata per digerire, tipico, e dissero che sarebbero tornati a breve.

Allison, Liz ed Emmett si chiusero in un bar vicino alla pista, vuoto. Oltre il cameriere che servì loro tre birre non c'era anima viva e quindi era perfetto per stare incollati al vetro e cercare di sentire le parole di Daniel. Quest'ultimo intanto stava facendo un giro sulla pista e quando arrivò in una zona scura, dove un lampione era rotto, usò pattini e sassi per rendere il ghiaccio meno stabile.

Mentre lavorava in questo modo, mandò un messaggio a Daphne dicendo di raggiungerlo lì con Alain perché dovevano parlare.

I due erano insospettiti da un atteggiamento del genere ma credettero fosse soltanto arrivato il momento di trovare un'altra scusa per vincolarmi a quel posto. Così rifletterono a lungo mentre camminavano verso la pista. Una volta raggiunta si misero i pattini e videro Daniel illuminato dalle luci all'interno del locale, non abbastanza forti da fare luce sul ghiaccio.

Lo salutarono e lui fece cenno di avvicinarsi. Alain e Daphne ubbidirono, fecero qualche passo ed in perfetto sincronismo arrivarono pattinando sul ghiaccio instabile. Il loro peso ed il taglio della lama fecero velocemente cedere lo strato che li sorreggeva ad in breve tempo le crepe si espansero tanto da farli cadere nell'acqua ghiacciata, tanto da quasi immobilizzarli.

Daniel, allontanatosi, rimase impietrito, spaventato dal suo stesso piano, e poi corse dentro al bar mentre i due ragazzi cercavano di trovare le forze per chiamare il suo nome e chiedergli aiuto.

Liz fu la prima a correre incontro a Dan e lo strinse forte, mentre gli altri lo guardavano preoccupati. -Scappiamo via e bruciamo il contratto prima che qualcuno usi quello e la nostra presenza qui per incriminarci!- sussurrò Daniel nel panico.

Gli altri annuirono e corsero tanto velocemente alla baita quanto all'aeroporto, dove presero il primo volo. Quella che doveva essere una vacanza rilassante prima dello stress per i preparativi del matrimonio era diventata una corsa contro loro stessi e contro il tempo, che però li aveva uniti ancora di più.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 10 ***


In qualche settimana Daphne ed Alain erano completamente usciti dai pensieri di tutti, o meglio, quasi tutti.

A Daniel tornavano in mente di tanto in tanto, dopotutto era stata una sua idea quella di farli cadere nell'acqua gelida. Probabilmente erano annegati, riuscire a salvarsi era poco probabile dato che per il freddo si erano messi piumoni molto pesanti, che a contatto con l'acqua avrebbero potuto solo farli scendere ancora di più. Ma a pensarci non si sentiva in colpa per ciò che aveva architettato. Quei due diavoli avevano cercato di separarlo dalla sua bellissima Elizabeth, non c'erano scuse.

La sua sposa invece non pensava ad altro che ai preparativi per il matrimonio, che sarebbe stato da lì a tre mesi. Lei ed Allison avevano organizzato quasi tutto ma non volevano sobbarcarsi di responsabilità e preoccupazioni: era un affare di coppia e quindi si erano ripromesse di coinvolgere anche gli sposi in maniera attiva, dividendo con loro quasi tutti i compiti.

Emmett e Daniel dovevano preoccuparsi della musica, della loro parte degli invitati e di scegliere il ristorante dove avrebbero mangiato insieme dopo la cerimonia. Allison si doveva occupare della scelta delle chiese: dovevano essere diverse ma abbastanza vicine così che poi, una volta sposati, i quattro ragazzi potessero entrare contemporaneamente nella limousine e andare al ricevimento. Elisabeth doveva scegliere il colore e il tipo di fiori per l’addobbo del ristorante, fare qualche telefonata per prenotare i tavoli e infine doveva trovare due preti.

Tutti si erano promessi di parlare nel caso ci fossero dubbi, paure o interrogativi, un modo per affermare con più forza il desiderio di stare insieme e condividere tutto, nel bene e nel male. L'importante era essere complici, così da riuscire a superare i problemi organizzativi.

Ci fu qualche problema con la scelta degli invitati. Se Elizabeth voleva invitare 73 persone alla cerimonia di cui 20 al ristorante, Daniel di quei 20 non ne sopportava 15 e quindi ci furono vari battibecchi.

Al contrario Emmet ed Allison non ebbero problemi, tutti e due avevano pochi invitati sia alla cerimonia che al ristorante, e quindi si trovarono d'accordo.

Alla fine Liz decise di cercare un compromesso su quell'argomento tenendo conto sia dei desideri del suo sposo che del budget a disposizione e Dan fece un ottimo lavoro con la lista degli invitati: dettagliata e con vicino ad ogni nome scritto l'indirizzo e-mail, così da non sbagliare persona quando avrebbero dovuto ringraziare per il regalo di nozze.

La scelta dei vestiti, ovviamente, spettò a Elizabeth. Decise che le damigelle del suo matrimonio dovevano avere dei vestiti sull'azzurro, come i suoi occhi, e poi aiutò nella scelta per quelle di Allison.

Tutte e due avevano comprato dei bellissimi vestiti da sposa e avevano deciso che si sarebbero messe lo stesso tipo di accessorio: una collana di perle bianche, così da sentirsi vicine anche se si sposavano in due chiese separate.

In tre mesi riuscirono a preparare tutto e il lavoro di squadra fu assolutamente importante per non cadere nello stress prematrimoniale.

Una settimana prima del grande giorno, le due ragazze stavano sedute in uno dei costosissimi pub in centro e non facevano altro che parlare della luna di miele, che ovviamente avrebbero passato separate per godersi completamente e unicamente i loro mariti.

-Io vorrei andare a Cuba. Ho sentito da mia zia che quando ci andò ne rimase piacevolmente colpita, sembrava desiderosa di ritornarci. Mi pare che era andata a Varadero... ma non ne sono sicura. Dovrei chiederglielo- Liz sognava un posto caldo come la passione tra lei e Daniel.

Allison invece aveva puntato la Scozia, silenziosa e piena di verde, dove quale avrebbe potuto dare sfogo a tutta l'armonia e la sensibilità che legava lei ed Emmett.

-Io preferirei andare a Glasgow, so che freddo ma non mi importa, tanto a noi piacciono i posti così-

Anche per i ragazzi i posti scelti dalle rispettive donne andavano bene, infatti il giorno stesso si recarono in un'agenzia di viaggi e prepararono anche qualche tappa.

Era tutto perfetto e nessuno di loro sentiva di voler tornare indietro o scappare. Anzi, aspettavano con impazienza, e un pizzico di paura, il giorno più importante delle loro vite.

Il 7 Aprile i quattro amici si sposarono e quando uscirono dalle chiese, come previsto, entrarono nella limousine che li portò al banchetto organizzato da Liz. Era stata bravissima e gli invitati furono estasiati tanto dalla bellezza delle spose quanto da quella degli addobbi e dei cibi, anche estremamente deliziosi. Mangiarono molto bene e poi partì una musica lenta e tutti si alzarono dai tavoli per andare a ballare sulla grande pista che c'era al centro della sala.

C'era una coppia, una donna bruna e un uomo più basso di lei che cantavano una bellissima canzone d'amore, e venivano accompagnati da due violini e un pianoforte. Sembrava tutto talmente speciale che avrebbero potuto esserci delle telecamere e farci un film.

Allison ed Emmett andarono in pista e si strinsero forte l'uno a l'altra, lei con la testa sulla spalla di lui e lui che le cingeva la vita con il braccio.

-Ti amo.. - sussurrò lo sposo, stringendola ancora di più. Allison sorrise e rispose semplicemente guardandolo negli occhi e baciandolo appassionatamente.

Non le importava che probabilmente non la avrebbe sempre capita, la scelta era stata quella giusta, e non poteva immaginare un uomo migliore di lui.

Elizabeth e Daniel invece erano seduti a parlare con alcuni amici e quando videro che gli altri due festeggiati si stavano ciondolando al suono di quella stupenda musica, decisero di andare anche loro.

-Tel'ho detto che sei bellissima?- chiese Dan.

Liz scosse la testa e fece la finta faccia offesa.

-No, sei proprio un maleducato...-

Daniel fece il finto mortificato e poi si impadronì della bocca della bionda, mordicchiandole un po' il labbro inferiore. Lei rise e gli disse di non farsi troppo prendere dall'emozione perchè li stavano guardando tutti.

-Ci sfogheremo fra pochissimo, manca solo il brindisi e andiamo a casa... - disse lei con voce vibrante di eccitazione. Per un altro po' continuarono a ballare e quando la musica si fece più soffice, le coppie si avvicinarono ai tavoli e dissero a tutti di prendere i bicchieri.

Arivò un cameriere che stappò una bottiglia e cominciò a servire tutti gli invitati. Quando la bottiglia finì, ne aprì un'altra con cui servì gli sposi.

Quando le due coppie si misero vicine per brindare a tutta quella giornata, intravidero tra la folla una donna con un vestito in chiffon di seta lungo, decorato con un motivo tropicale di fiori e bambù con tocchi di verde. Un vestito a maniche lunghe ma trasparenti ed incredibilmente sexy. La donna aveva una profonda scollatura che arrivava fino a qualche centimetro al di sotto dell'ombelico, dove veniva fermata da una spilla a forma di fiore. Al di sotto di questa, l'abito si apriva nuovamente lasciando scoperte le gambe.

Vicino a lei c'era un uomo un po' più alto che indossava un completo nero e semplice ma che faceva risaltare il colore dei capelli e degli occhi.

Erano tutti e due maledettamente attraenti e gli invitati li notarono subito, guardandoli con ammirazione.

Gli occhi dei quattro sposi in vece si riempirono di terrore e non riuscirono a dire nulla ma sbiancarono, restando immobili e spaventati.

Ma la cosa più inquietante della loro presenza lì erano i sorrisi, dipinti sui volti di quei demoni mascherati da angeli.

Gli sposi non capivano cosa stessero pensando, quale fosse il loro diabolico piano, ma una cosa era certa: presto o tardi si sarebbero vendicati.

Daphne e Alain erano tornati per la grande festa ed ora brindavano felici, con un ghigno che poteva solo lasciare intuire quel che sarebbe successo dopo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=643279