Al primo posto la mia musica o tu? Bhé senzaltro la mia musica. Ma...

di Harleen Quinzel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alla ricerca dell'html perduto .-. ***
Capitolo 2: *** Estate alla Weasley-Potter ***
Capitolo 3: *** *Ricordi* ***
Capitolo 4: *** Hogwarts sto arrivando ***
Capitolo 5: *** Nota e domanda ***
Capitolo 6: *** Buon compleanno Lily ***
Capitolo 7: *** Balbettante bambocciona banda di babbuini ***
Capitolo 8: *** Il ritorno della nostra musica ***
Capitolo 9: *** I'm going back to the start ***



Capitolo 1
*** Alla ricerca dell'html perduto .-. ***


Salve a tutti gente \(^-^)/
Finalmente le onde cerebrali sono giunte al mio cospetto e ho imparato a mettere l'htmp per la mia insulsa storia.
Se vi va andate direttamente al secondo capitolo, è da li che parte la nostra storia.
Si tratta di una Lily più pazza e mascolina del solito, spero comunque che non vi faccia salire conati di vomito.
Siate clementi, è la mia prima fic che pubblico ;)
Scusate vari errori di ortografia ma sono dovuti la maggiorparte per distrazione perchè l'unico momento che scrivo è prima di andare a dormire e avendo un sonno cane scrivo cose a casaccio @.@
Spero che vi vada a genio l'uso della prima persona e del presente.
A me sinceramente no -.-' e non l'ho mai fatto se devo dirla tutta, ma ritengo che sia il modo più adatto per incentrarsi maggiormente solo ed esclusivamente sui pensieri di Lily.
Cio credo faccia immedesimare di più nella persona della nostra protagonista.
Quasi come se foste voi lei. Quasi come se voi aveste i suoi occhi e vedeste ciò che vede lei.
Lo spero.
Grazie mille a tutti voi per la pazienza che avete avuto, avete e avrete in futuro con me xD
Vi ringrazio vivamente e buona lettura :D
Fatto il misfatto! Sssch..

Harley Quinn

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Capitolo 2
*** Estate alla Weasley-Potter ***


Capitolo 1

Finalmente ho postatooo \(^-^)/ oddio mi sento un mito ora! Scusate se non ho rispettato la data ma ho avuto problemi di tutti i tipi, di famiglia, di tempo, di studio, chi più ne ha più ne metta. Ringrazio moltissimo tutte voi che mi avete suggerito come mettere l'html :* dopo vari tentativi cel'ho fatta ;)
Premetto che tutte le storie che ho scritto nella mia vita non sono mai state d'amore quindi siate clementi xD
Se faccio schifo non fatevi problemi a farmelo notare
.


*ESTATE *



"Ma Lily! Ti rendi conto che sei più bianca di una civetta e ti stai arrostendo? Metti subito la crema solare!".
Non c'è niente di meglio che iniziare la giornata con una salubre e graziosa sgridata di mia madre.
"Ma sono sotto l'ombrellone mamma! Come pretendi che mi possa scottare con tutta quest'ombra?" rispondo a mo' di lamentela.
Hehehe, forse oggi la vostra Lilian Luna Potter potrà finalmente aver la vittoria su sua madre con una ragionevole dimostrazione.
"Ma cosa vi fanno studiare oggi giorno a scuola? Lo sanno tutti che i raggi solari filtrano sotto la stoffa dell'ombrellone. Altrimenti non ci sarebbe luce al di sotto e saresti diventata miope a leggere al buoio tutti quegli spartiti che ti ritrovi sulle gambe" parla come se fosse la Mcgrannit. Oddio. Forse è lei trasfigurata? Aiuto! Non ho fatto i compiti delle vacanze. Oh miseriaccia! Miseriaccia ho detto miseriaccia! Devo ricordarmi di non ripetere più questo dispreggiativo. Tutti i vizi me li tramanda zio Ron miseriaccia. Anzi, maledizione!
"Elementare Watson" dico strafottente, "e comunque ti ricordo che vado nella stessa scuola che avete frequentato tu, papà e gli zii nell'età arcaica". le feci l'occhiolino per pararmi il popò.
"Lily mettitela immediatamente. La trovi nel taschino di destra della mia borsa. Fallo prima di ritrovarti le lentiggini più marcate di quanto già non lo siano."
"Si si ok ok ora la metto uff che strazio".
"Hey Lils. Io e Albus possiamo giocare ad "unisci i puntini" sulla tua faccia? Sei così piena di lentiggini che ci potrebbe uscire un mosaico lì sopra" mi dice quel deficiente di mio fratello James. Ne sono benissimo a conoscenza del fatto che sono presenti delle odiosissime e irritabilissime efelidi sul mio viso. Me ne ritrovo persino due sulla mano sinistra se vogliamo dirla tutta. Ma mi ha sempre irritato quando i miei fratelli mi fanno notare ciò con battutine tutt'altro che divertenti. L'unico che non mi prendeva mai in giro era mio cugino Hugo. Quanto lo amo quell'uomo. Se solo non fosse mio cugino lo avrei sposato immediatamente. Sempre se prima non lo avessero fatto Santo. E dalla pazienza che ha non c'è lontano direi. Si limitava solamente a ridere sotto l'ombrellone a fianco al mio. A James gliela farò pagare da un giorno all'altro. Solo perchè lui si ritrova una carnaggione lievemente più scura della mia e dei capelli nero corvini a mo' di ciliegina sulla torta permetteva di insultarmi ventiquattro ore su ventiquattro i miei tratti somatici e tutto ciò che mi apparteneva. Ebbene sono una lenticchia, e con questo? Almeno ho degli accesissimi capelli color rosso fuoco a giustificare le mie lenticchie...eee volevo dire lentiggini.
"Fighissima questa James" chi sennò? Il mio pirla-fratello-Albus. Che oltretutto stava dando un bel cinque a James. Scemi.
"Ti ho mai detto che ti odio Albusuccio mio" dico con il sorriso siù maligno e sadico che avessi mai fatto in tutta la mia vita. Anzi no, questo sorriso lo rivolsi per la prima volta ad un'altra persona. Si ora ricordo a chi. Aveva la testa troppo ossigenata per dimenticarla.
"Io le ho sempre trovate carine Lils, lasciali perdere" mi dice Hugo per placare l'ira che mi fuoriusciva da tutti i pori. Me lo sento, me lo sento sempre: in questo preciso istante dovrei avere la faccia più rossa dei miei capelli. Ci scommetterei la mia maglietta dei Ramones per questo.
Grazie tante Hugo. Ti avrei creduto se prima non ti saresti messo a ridere a crepapelle".
"Ma Lily dai! Era stupenda come battuta" e Hugo ritorna a ridere.
"Yeah! Dammi un cinque cugino!" una sola parola: James.
"Siete due scemi. Le lentiggini sono stupende non capite niente" ed ecco qui entrare in scena la mia democratica preferita: Rose Weasley. Mi difende sempre, quando le conviene però. In questo caso è perchè anche lei ne ha un pò sul naso, non sono numericamente presenti quanto le mie, ma ci sono, e le convien ben difendermi. Ogni tanto è pur vero che litighiamo poichè abbiamo costantemente idee e opinioni differenti l'una dall'altra, ma ora che mi difende me la tengo buona buona. E non sono mica scema he?
"Grazie Rosie. Forse è vero che sei la più intelligente della famiglia" dico ad alta voce per farmi sentire da quei due dorsorugosi che non sono altro. "Dopo la zia Mione, ovviamente" aggiungo. Mia zia è un mito, è il mio modello di vita e stavo quasi rischiando di distruggerla in una sola e innoqua frase.
"Aguamenti" pronuncio sottovoce. Faccio sfilare da sotto i miei pantaloncini di jeans la mia fedelissima bachetta dopo aver volto una sbirciatina di quà e di là per veder che nessun Babbano mi abbia notata. Non mi ha sentita nessuno. Mi ha vista solo Hugo, ma feccio in tempo a porgere in dito sulle labbra a mo' di *stai zitto sennò ti crucio". Hugo contraccambia con un occhiolino che scorgo fortunatamente solo io. Evidentemente aveva capito già le mie intenzioni. Forse forse un pizzico di gene Hermione è dentro il DNA di Hugo. Ho detto forse.
L'acqua si posiziona direttamente sul pavimento ora divenuto scivoloso precisamente sul raggio-di-camminata-James. Un secondo dopo il mio ingenuo fratellone si gira per andare sul suo lettino ma...
"Aaaaaaiiiiaaaa! Porca *******!" vi censuro tutte le usignole parole scaturite da mio fratello.
"James! Ma sono modi?!" ohoh, papà Harry in arrivo. Meglio svignarsela.
"Sei una strega! Così si tratta tuo fratello? Adesso non potrò più volare decentemente per un bel pò. Dio mio che male".
"Ben ti stà. Così impari a prendermi in giro. Die die, my darling" gli dico lanciandogli un bacio a distanza citando una delle canzoni preferite dei Metallica. E ora corri Lily. Corri come non hai mai corso in vita tua. Papà Harry è più pauroso di Voldemort quand'è incazzato. Io non ho mai visto Voldemort, si, ma voi non avete mai visto Harry-omicida.
"Lilian Luna Potter! Torna immediatamente qui!" urla papà.
Ora mi sento osservata, forse mi sbaglio, ma durante la corsa mi giro e scorgo di sfuggita con la coda dell'occhio un tizio che mi osservava. Forse un ragazzo? Mi sembrava che ridesse. Era pogiato all'asta di un ombrellone. Biondo? Forse mi sbaglio. Ha ragione mamma, il sole da alla testa. Non è possibile che fosse lui. Ad ogni modo non posso dirlo con certezza, perchè mi sono voltata troppo in fretta preoccupata a correre. Gli spartiti gli avrei presi più tardi, quando tutti sarebbero slaggiati possibilmente lontano dalla mia traiettoria.
"Sei terribile Lils" mi urla Albus, con tono di approvazione. Dalla voce sembrava stesse ridendo. Vendetta. Avevo ottenuto vendetta. Non sarei stata in me senza.
Mi reco il più possibile lontano dalla piscina. Ora che ci penso è un posto carino qui. Ci hanno invitato gli zii Weasley. Qui hanno una casa al mare enorme e bellissima, perfettamente elegante per via di zia Mione, perfettamente disordinata per via di zio Ron. Il mio zio preferito. Io amo quell'uomo. Come ho detto che amo zia Mione amo in ogni modo anche zio Ron. Rispecchia perfettamente il mio canone di stile di vita: l'ozio.
Scorgo davanti a me una spiaggia. Menomale, qui mi stravacco sulla spiaggia sicuramente. Sono stanca morta dopo questa corsa. Sembra irraggiungibile. Da uno spiffero luminoso sorto dalla distanza di due alberi verdi noto una capigliatura troppo infuocata per non essermi familiare. Mamma! Quanto sono felice di vederla. Facendomi più vicina noto che è in compagnia di zia Mione. Probabilmente stanno spettegolando passeggiando per la spiaggia.
"Mamma, zai! Sono io! Di qua!" urlo sbracciandomi. voglio che mi vedano così possono venirmi incontro come preucazione di un presunto svenimento per disidratazione.
"Lils, riprendi fiato"
"Ac"
"Cosa?" dicono all'unisono.
"A casa?" dice mamma.
"Acqu"
"A cuccia?" zia.
"Acqua" dico finalmente piegandomi sulle mie ginocchia.
"Nella mia borsa con i fiori laggiù" mi indica zia.
"E metti la crema solare" urla mamma mentre mi dirico dalla mia borsa-salvezza.
"E si e si quante storie" sussurro. Sento finalmente la libertà scorrermi nel mio tubo digerente. Mai sentita così meglio.
"Dove hai detto che è la crema?" urlo a mamma.
"Nella tasca destra".
Vedo mamma che sta venedo verso di me e mi sussurra: "Senza magia questa volta".
Mi volto dietro di me e vedo una marea di Babbani intorno a noi.
"Ricevuto Ranger".
Impugno la crema e la poggio sulla sedia. Mi sfilo la mia maglietta e rimango in costume. Il mio costume preferito: un bichini tutto verde bottiglia con una chitarra elettrica disegnata sul seno destro. Me la spalmo e sento finalmente la sensazione di freschezza percuotermi la pelle. Ora che mi osservo bene le braccia mi vedo un peperone. Oh cazzo, mamma mi fucila.
Una volta finito mi siedo sulla sedia e prendo il mio mp3. Parte Make You Fill Better dei Red Hot Chili Peppers. Nemmeno il tempo della fine della canzone che decido di fare una passeggiata in riva al mare sempre con l'mp3 in pugno. Non vedo l'ora di tornare ad Hogwarts ora che ci penso. Lì ci sono tutti i mieie amici più fidati. Non che qui non mi diverta ma non vedo l'ora di suonare con Mike. Mike è il mio migliore amico e suoniamo insieme instancabilmente da quando siamo bambini. Avevamo un greuppo un tempo. Chi per un motivo e chi per un altro se ne sono andati. O per via dei litigi fra componenti o perchè ad uno non stava bene le canzoni che l'altro proponeva. Io e Mike siamo gli unici che siamo rimasti fedeli e uniti. Non che a noi mettessero i piedi in testa ma a noi stava bene qualsiasi genere di canzone, purchè si trattava di genere rock in su. Noi non amiamo un tipo di musica. Noi amiamo la musica. Ma presto lo rivedrò finalmente. Infondo siamo al 15 Agosto. Manca solamente metà mese infondo.
Oddio. Quindici di Agosto. Porca paletta.
Di lontananza scorgo un gruppo di ragazzi che si ammazza l'uno sopra l'altro. Ci si schizza ci si prende a secchiellate. La cosa sembra allettante si, ma non quando si ha in mano un mp3 asciutto asciutto con dentro tutta la tua musica di una vita.
Decido di voltarmi indietro per evitare un ulteriore pericolo eh... Splash. Cazzo. Come non detto.
"Ma sei deficiente o cosa?" dico incazzata nera. Cerco di strizzarmi gli occhi per togliere tutto il sale su di essi.
"Cazzo come brucia. Ti conviene correre bello mio" dico con tono sadico, ancora con gli occhi chiusi. Apro gli occhi e la prima cosa che vedo è il mio fradicio mp3. Decido di rivolgere un ultimo sguardo a colui che ha originato quest'attentato prima della sua presunta morte. Nemmeno fossi un basilisco. Ora come ora vorrei essere un basilisco. Se solo gli sguardi potessero uccidere...
"Hey Potter siamo un tantino incazzate oggi a quanto vedo". No. Non può essere. Quella voce. Tutto ma non lui. E questa è una vacanza? E io che pensavo che facendo ciò avrei lasciato alle spalle tutti i miei problemi. Invece si presenta al mio cospetto l'unico mio vero problema. Quello più importante.
"Scorpius?" arringhio i denti.
"E si Potty, sei felice di vedermi di la verità" dice strafottente.
Mi ero dimenticata di queste stupide ricorrenze Babbane. Il 15 Agosto: ferragosto. Tutti si bagnano, tutti si schizzano e io l'unica deficiente a non sapere mai niente.
"Sei un bastardo, ma io ti cruc..". C'è gente insieme a lui. Forse Babbani.
"Risparmia il fiato per cantare Potty, altrimenti stonerai" si degna pure di farmi l'occhiolino il bastardo.
"Carogna" le uniche cose che so dire sono vezzeggiativi. Forse se avessi più lucidità lo avrei pestato a sangue, come al mio solito. Purtroppo quello non era uno dei miei giorni migliori.
"E dillo che sei felice di vedermi. Non sapevo che saresti venuta. So che i Weasley hanno una casa qui. Probabilmente presa per qualche vincita Babbana di tuo zio", dio mio ma come fa a saperlo?
"Ad ogni modo è un piacere vederti" e inizia a squadrarmi dalla punta dei miei piedi alla radice dei miei capelli. Che nervi.
"Per me è un immenso dispiacere Malfoy" continuo a digrignare i denti. Da un momento all'altro li perdo se continuo così.
"Dai Scorpy stiamo un pò da soli" dice un'oca che si struscia su di lui. Mi sta leggermente simpatica, ma solo perchè ha trovato una scusa per farlo allontanare. Per il resto mi stava già sul cazzo per via del chilo di trucco e dei capelli perfettamente piastrati. Ma dico io, siamo a mare non al red carpet! Io in confronto però mi sento una barbona, al limite della scioffataggine, se si può dire. Ma non me ne sbatte niente.
"Carina in costume Potty" di nuovo quell'occhiolino irritante.
Io non riesco ancora a parlare.
"Io vado, sai, c'è gente che pensa a divertirsi qui oltre che alla musica" e si gira per andarsene.
Due suoi amici alle sue spalle mi squadrano anche loro. Forse sono troppo trasandata per il loro ceto sociale da ricconi.
E invece "bel bocconcino rossa" mi dice uno.
Gli rivolgo una delle mie solite occhiatacce-basiliscate.
Mentre Malfoy si sta per dileguare gli urlo un vaffanculo ma un vaffanculo talmente potente che va a finire parallelemente al raggio uditivo di mia mamma e la zia Mione. Ma fu il vaffanculo più sentito e meritato che pronunciai e ne fui nettamente fiera.
"Lily! Adesso basta! Sei una ragazza troppo maleducata! Ma da chi hai preso mi chiedo io!" e ci risiamo.
Scorgo la zia Mione che sorride di sottecchi. Che zia figa che ho.
Dio mio ma non erano andate a fare una passeggiata? Mi becca sempre nei momenti meno opportuni al mondo cacchio.

*DUE ORE DOPO*

Dopo i tremila battibecchi avuti con vari componenti della famiglia ci troviamo tutti insieme a mangiare all'immensa tavoltata della cucina di villa Weasley tutti rossi come dei peperoni, soprattutto Dominique e Victoire che volendosi abbronzare come le ragazze da copertina si sono spalmate tre quintali di olio abbronzante e ora sono praticamente cucinate. Eravamo tutti con gli occhi rossi e gonfi dalla stanchezza, ma ero convinta che James e Teddy si erano fatti una canna. Ne ero certa. Non facevano che ridere. Ciò che mi ha fatto diventare più convinta della mia ipotesi è che James non mi ha uccisa al ritorno per la sua caduta. E questa è una giornata alla Potter-Weasley, una come tante. Ricca di emozioni. Amo tutto ciò. Amo loro. Ci litighiamodalla mattina alla sera ma ci vogliamo un bene incommensurabile. Questa giornata sembrerà esser stata una catastrofe, piena di avvenimenti, ma non è nulla gente. Aspettate Hogwarts e vedrete. Perchè all'interno di quelle mura magiche si nascondono storie che son tutt'altro che paragonabili a quei telefilm Babbani strappalacrime. Com'è che si chiama quello incasinato? Beautifull? Boo. Ad ogni modo, meno quindici giorni ad Hogwarts.
"Buon appetito" brinda zio Ron.
"Buon appetito".

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Capitolo 3
*** *Ricordi* ***


Capitolo 2

Ma salve a tutto il popolo di EFP! :D
O anzi dovrei dire quei 4 gatti che mi leggono miracolosamente xD
Ragazzi sinceramente, so che faccio meritatamente schifo, e ho notato che già il primo capitolo non ha riscosso tanto successo, ma va bene così ;)
Continuo a scrivere perché mi piace e per il gusto di terminare un'opera (hem hem schifezza hem). Non mi piace trascurare le cose già intraprese e continuerò a scrivere la mia fic in pace o in guerra.
Siete con me? Ok , al mio segnale, scatenate l'inferno \(^-^)/
Ok forse mi sto esaltando un po' troppo la smetto T.T
Bhé, che dire, spero che questo secondo capitolo sia migliore del primo e che recensirete in tante, non fa niente se scriverete commenti negativi, ma ragazze/i, basta che scrivete T.T
Voglio giusto sapere cosa ne pensa la gente del mio modo di scrivere, anche se è negativo, perché almeno dirò "ok questo mondo non fa per te Harleen, arrenditi" .-.
Si, lo ammetto, a volte parlo anche da sola come una vecchia zitella u.u
Scusate eventuali errori. Premetto col dirvi che la mia tastiera è pacca e che scommetterei la mia misera paghetta che ci sarà una moltitudine di errori di ortografia.
C'est la vie :D
Buona lettura a tutti/e!
Ultima cosa! In fondo lascerò il mio canone di Lily!
Volevo mettere Cintia Dicker ma mi sa un pochetto di gatta morta a volte xD non so voi...
Lei mi sa più di rock n'roll, diciamo...
Immaginatela con delle lentiggini però ;)
Buona lettura :]





*Ricordi*

Vi giuro, non ho mai visto niente di più brutto in tutta la mia vita.
Posso dire che alla mia vista è paragonabile a uno Schiopodo Sparacoda pieno zeppo di pus.
Credo vivamente che il mio molliccio da oggi in poi diventerà lui.
Di chi sto parlando?
Tre parole: Albus Severus Potter.
Spero vivamente di essere stata adottata.
Purtroppo le mie lentiggini, i miei capelli rossi e i tratti di papà che ho ereditato non mi fanno esser certa di ciò.
"Cazzo fai? Ma ti rendi conto che è mattina e che c'è gente che vuole dormire coglione?" inizio a sbraitare. Buon risveglio Lily, mi dico da sola.
La brutta vista è questa, mio fratello, che già di per se è una brutta vista e basta, ora è incrementata maggiormente per le sole mutande che indossa.
Di Superman oltretutto, non so chi sia, credo un personaggio Babbano. Gliel'hanno regalate dei suoi amici di Casa per "la sua prima volta con una ragazza". Non mi ha mai detto in quale anno però.
Mi viene da dire solo una cosa: povera creatura, la ragazza intendo.
Inizia ad accendere la luce in camera mia ed è li che inizia la mia ira.
"Sorellina cara, buongiorno, ti trovo radiosa oggi. Hai cambiato shampoo? Sono così belli i tuoi capelli oggi. Senti, dove cazzo hai messo i miei preservativi brutta troia che non sei altro! Se scopro che te li sei rubati per farci qualcosa con qualche ragazzo giuro che sarà l'ultima volta che vedrai il soleeee!!".
Corre, corre verso di me, inizia a raggiungermi. Divento un agnellino. Non che io abbia paura di mio fratello, sia chiaro, ma mi fa un tantino schifo venire in contatto con lui seminudo, ecco tutto.
Non sono mai riuscita a capire dove tiri fuori tutto il successo con le ragazze.
I dilemmi della vita.
"Io non ti ho fottuto proprio niente e modera i toni, e non sono una troia, semmai tu sei quello in famiglia -dopo il tuo illustre fratello maggiore- che lo da ad ogni essere vivente che abbia un buco" 1 a 0 per Lily Potter.
"Lily, ma sono modi?" mi rimprovera una voce fin troppo famigliare per me.
Inizio a schizzare fuori dalle coperte. Per una buona causa, sennò col cavolo che l'avrei fatto.
"Teddyyy!" e salto addosso al mio uomo preferito.
"Giglio! Vieni qui ad abbracciarmi!" gli do un abbraccio a prova di soffocamento. Non mi è mai piaciuto ricevere nomignoli, ma lui se lo poteva permettere eccome.
Mi chiama Giglio da quando sono nata, il mio nome in realtà è il nome di un tipo di un fiore. Mi ha sempre innervosita sentirlo, ma poi guardo colui che lo pronuncia e mi si accende un sorriso sul volto tale da annebbiare tutte le preoccupazioni.
Gli faccio una bella strigliatina a quei suoi capelli turchesi. Evidentemente hanno assunto tale colore per via della felicità spero.
"Ma come ti sei fatta bella, te ne rendi conto? Cambi da un giorno all'altro" e mi schiocca un bacio sulla guancia piena.
"Sese come no, fatti le canne zio" dice Albus.
No, no, sta mettendo a soqquadro tutte le cose sotto il mio letto, e sotto il mio letto c'è...
"Firred!" urlo con tutta la mia anima.
"Stai attento o ti ciunco le gambe idiota!" mi arrampico sulla schiena di Albus come un cucciolo di Koala sulla sua mamma, ma le mie intenzioni a differenza sono omicide.
"Llils, lasciami, non respiro" inizia a divincolarsi.
"E tu lascia Firred e sloggia via di qui" stringo la presa intorno al collo.
"Okok sloggio promesso" inizia a boccheggiare. Credo sia diventato viola.
"Allora al mio tre tu molli la presa da lei e io altrettanto da te. Ok?" contratto.
"Ok".
"Uno... due..."
SBANG! Smollo un calcio alle parti basse a mio fratello e mi avvinghio al mio oggetto più caro al mondo.
"Brutta strega! E poi non venirmi a dire che non sei una..."
"Albus adesso basta dai" mi soccorre Teddy.
"Ma ti rendi conto Ted? Tutto questo per una stupida chitarra elettrica. Robe da matti. Io mi chiedo come fai a sopportarla. Muàh..." inizia a predicare. Che palle.
"Al, ma andare a scopare no? Via di qui. Adesso" ringhio.
"E ssi si, ma tutto questo per una scappatella. Comprarli no?" dice come se niente fosse grattandosi la nuca.
"Lo vuoi detto in vietnamita che non li ho io?!" sbraito.
"Mi sa che mi sono perso una parte del discorso. Di che si parla gente?" domanda Teddy.
"Di niente Ted. Al si è bevuto troppo Weasky incendiario e gli è andato alla testa" paro il culo ad entrambi.
"Senti vedi di sbrigarti perché tra un quarto d'ora dobbiamo essere alla stazione" se ne esce Al.
"Che?" dico ancora ubriaca dal sonno.
"Ti dice niente la parolina magica Hogwarts?" dice con nonchalance.
"Porca palettaaaaaaaaaa! Sloggiare di quii! Evacuare la zonaa! Mi devo cambiare immediatamente! Ma cazzo non mi sveglia nessuno in questa casa?".
Solita storia ogni primo settembre dell'anno.
"Hem, veramente Lils, Ginny mi ha mandato a chiamarti. Ci vogliono le cannonate con te per svegliarti e sai che io sono più bravo in queste cose" si giustifica.
"Si si ok ora sloggiare ciao ciao" e spingo ambedue fuori dalla mia stanza.
Pongo Fairred nella sua custodia. Fairred per chi non lo sapesse è la mia chitarra elettrica. La mia unica e sola. So che non è un nome sbalorditivo ma è quello più sentito. La ho chiamata così per via del suo colore : rosso. Come me. Fire e red. Un mix perfetto. Lei è il mio fuoco rosso che mi brucia dentro. La mia Musa ispiratrice. Ho trascorso i giorni migliori della mia vita con lei in pugno.
Mi devo preparare. Mi guardo allo specchio e mi rendo conto di essere stata in tutto questo tempo in mutande con un'unica canotta lunga a coprirmi. Che vergogna.
Fa ancora un caldo da spaccare le pietre perciò mi infilo un paio di bermuda verde militare e una canottiera nera. Vado in bagno per lavarmi in fretta, la doccia l'avrei fatta direttamente lì: ad Hogwarts, la mia vita.
Non c'era tempo e perciò optai per un'alta coda di cavallo la quale faceva uscire all'infuori di essa dei ciuffi vermigli per via di mamma, ma indomabili per via di papà.
Se si può dire che cosa abbia preso da entrambi risponderei con i difetti.
Fortunatamente però non ho la cecità di papà.
infilai subito le mie etnies nere e decisi di evitare la colazione. Avrei mangiatoli.
Frugai nel cassetto e deposi nel mio borsone da viaggio le prime cose che mi capitavano sotto tiro. Se avrei dimenticato qualcosa avrei fatto uso della posta via gufo.
Che bella la magia. Sacrosanto chi la ha inventata. Magia. Ma sono scema o cosa? La magia. E dire che sono una maga!
Estraggo la mia fedelissima bacchetta da 13 pollici dal mio comodino.
La scuoto. Agitare e colpire. Che bello non ho dimenticato come fare.
"Wingard..." che sto facendo?
Ma mi espellono se faccio uso della magia all'infuori di Hogwarts!
Esco dalla camera alla ricerca di qualcuno che mi potesse dare una mano.
Al primo piano la stanza di Al era vuota. Evidentemente era sceso giù a fare colazione. Apro la camera di James e scorgo mio fratello dormire. O meglio, ronfare.
"Jamie! Jamie! Su svegliati. Ho bisogno di te" sussurro delicatamente.
"Che vuoi mamma? Non devo andare più ad Hogwarts".
"Razza di deficiente sono io! Lily! Dai su svegliati" gli imploro.
Dopo lo butto dal letto. Finalmente l'ho convinto a farmi aiutare e...
"Wingardium Leviosa" e tutti i vestiti nei cassetti si librarono in aria e si depositarono sul borsone aperto posto sul mio letto.
Parallelemente all'altezza della mia testa sfreccia un oggetto a me troppo familiare. Lo colgo al volo e lo impugno, le impugno.
"Grazie Jamie e scusa il disturbo".
"Ma vai a quel paese la prossima volta non mi causare un risveglio così traumatico" dice strafottente James.
E mi chiude la porta in faccia per tornare a dormire nella sua stanza.
La maniglia si abbassa e in uno spiffero scorgo James sempre con gli occhi rossi dal sonno.
"Buon rientro sorellina, divertiti. Ma non combinare troppi guai come al tuo solito. Va bene portare in alto il nome dei Potter ma fino a un certo punto eh?!" mi dice scoccandomi un occhiolino.
E richiude la porta lasciandomi sul volto un sorriso. In fondo mi sarebbe mancato. Ma proprio in fondo però.
La mia attenzione ritorna nuovamente su quell'oggetto in pugno alla mia stretta. Due bacchette.
Due lunghe e fine bacchette di legno. Quelle bacchette. Le sue. Di lui. Il mio perenne persecutore.


*UN ANNO FA*

Luci rosso-arancio illuminavano il dietro le quinte di un palco in un famoso bar di Londra.
Dietro le quinte c'erano solo cinque ragazzi. Tre erano nel corridoio a torturarsi l'anima per la preoccupazione di entrare in scena; due erano in una stanza di prove, soli.
"Sei fantastica stasera" disse un ragazzo alternando alle parole dei piccoli baci intorno al collo facendo su e giù, sempre su e giù.
"Si come no, lo dici solo perché mi sono aggiustata per l'occasione" disse lei a mo' di scusa. Lei, lei che lui pensava che non si conosceva abbastanza per capire quanto fosse bella e quanto fosse diversa da tutte le ragazze che lui abbia mai conosciuto in tutta la sua vita.Lei. La sua rossa preferita. La sua fiamma.
Su e giù, sempre e solo su e giu.
"Stai zitta o ti zittisco" fece lui con un ghigno divertito.
"E questa sarebbe una minaccia?" fece lei altrettanto divertita.
Lui la prese a cavalcioni e lei cinse i fianchi di lui.
Lui delicatamente la poggiò su una cassa da amplificatore e le diede un bacio lungo e lento, ma altrettanto dolce e passionale. Lui accarezzò ininterrottamente la candida pelle di porcellana di lei, concentrandosi solo ed esclusivamente sul suo viso. Non aveva mai visto un viso così bello. Il corpo di lei era molto gradevole agli occhi dei ragazzi, e lui ne era molto geloso, ma non aveva mai visto niente di più bello che lo facesse distrarre dal suo corpo se non il suo viso. Quel naso piccolo a francesina ereditato dalla mamma, tutte quelle lentiggini che le regalavano giovinezza a quell'incarnato. Lei le odiava, lui le amava. Quegli occhi grandi ma seducenti al tempo stesso di un colore misto tra il caramello e il cioccolato. Lo faceva impazzire.
E lei invece era ostinata a torturare i capelli lisci di lui afferrandoli tra i pugni delle sue mani. Erano talmente profumati da riscuoterle i sensi olfattivi e talmente morbidi da fare altrettanto con quelli tattili.
Continuavano a baciarsi fregandosene di tutto e di tutti. Fregandosene del fatto che fuori da quel corridoio stretto e buio ci fossero un centinaio di fan ad aspettarli acclamandoli. Era un bacio talmente lento da sembrare malinconico. Un bacio che quasi cercava di assaporare ogni gusto, ogni sensazione che potesse celarsi dietro quelle labbra rosee e carnose di lei, quasi come se fosse l'ultima volta che potesse assaggiarle. Quasi per cercare di imprimersi quel sapore di lei per sempre, per non dimenticarlo, per non dimenticarla. Mai.
La band che in quel momento era sul palco finì la sua performance e seguirono tre toc alla porta.
"Aspetta un attimo" fece lei spingendo lievemente il ragazzo che le aveva torturato le labbra così gentilmente.
Scese con un balzo dalla cassa e deviò il suo ragazzo per andare a scoprire chi celasse quella porta.
"Ehi Lils. Sei pronta? Tocca a noi! Me la sto facendo sotto. Hai visto Scorpius? Sono da tre ore che vi cerco. Dai che il pubblico ci acclama!" disse tesissimo Mike, il miglior amico della rossa.
"Cazzo è vero!" fece lei quasi sorpresa.
"Mike sono qui, siamo pronti" fece il ragazzo uscendo dall'ombra della stanza per illuminare il viso.
"Dio del rock sia lodato" fece Mike. E Lily iniziò a ridere come al suo solito.
Quella risata rincuorò il cuore di tutti e due i ragazzi che erano costantemente agitati, l'uno per il fatto che doveva salire su un palco sotto lo sguardo di centinaia e centinaia di persone puntato dai riflettori, e l'altro perché sapeva che da li a poco avrebbe abbandonato ciò che aveva di più caro al mondo.
"Dai ragazzi! Si va in scena! Cooongaa!" disse lei per alleviare la tensione e facendo tornare alla realtà il suo Scorpius.
Si misero in fila: avanti Mike con a seguito Lily e Scorpius. Percorsero il corridoio ridendo come dei matti e andando a prelevare a mano a mano componenti della band. Sfondarono una porta di uno stanzino e unirono alla loro conga il bassista e trovarono il tastierista ad aspettarli alla fine del corridoio ingozzandosi di ciambelle per alleviare la sua tensione.
"Hahaha ragazzi è stato bellissimo, non vorrei mettervi sotto stress ma è ora" disse il tastierista.
"Si e secondo te c'era bisogno che ce lo dicevi tu imbecille?!" fece Mike scherzando e caricando il tastierista di botte.
Ci misimo tutti in cerchio per guardarci l'uno negli occhi dell'altro.
"Bhè Lils, tocca a te, stupiscici" fece il bassista.
Si misero tutti abbracciato sempre in cerchio, quasi come una squadra sportiva che cercava di decidere uno schema di gioco vincente. E la rossa parlò.
"Dio del rock, grazie per questa occasione per spaccare siamo i tuoi umili servitori ti prego dacci il potere di mozzar loro il fiato con il nostro energetico rock. Nel tuo nome preghiamo. Amen." disse.
"Amen" fecero tutti all'unisono.
"Nuuoo, ma tu sei una grandee!" fece il bassista dando un bel cinque alla rossa.
" Dewey Finn he?" fece Scorpius tirando su un sorrisetto divertito.
"Ebbene si, lo ammetto, vedo film Babbani. Ma School of Rock merita una sbirciatina. Per non parlare di quel figaccio di Jack Black" disse a mo' di scusante la rossa.
Il biondo soffocò una risata.
"Quando cambierai mai Lil?" disse il biondo.
"Quando tu diventerai moro" e strizzò un occhiolino al suo fidanzato.
"Pronti ragazzi?" fece il tastierista.
"Prontissimi"
"Pronti"
"Ensomma"
"O merda!"
Dissero l'uno sopra l'altro.
Il cantante, il tastierista e il batterista avevano ognuno i propri strumenti già sul palco. Solo la chitarrista e il bassista impugnarono al volo rispettivamente la chitarra e il basso.
Il cantante si avvicinò alla chitarrista.
"Ehi piccola, parti tu al microfono ok? Te lo ricordo perché non si sa mai la tensione ti abbia scombussolato il cervello" fece.
"Haha molto divertente imbecille" disse Lily.
"No seriamente, parti con I love rock and roll di Joan Jett, poi dalla seconda in poi parto io alla voce dato che una voce maschile è più adatta per i Led zeppelin e i Linkin Park" disse scompigliando i capelli della rossa.
"Siamo tutti con te" le fece in fine.
"Daai non mi mettere tensionee cosìì!" intervenne lei.
"Dai bomba rossa, si va in scena" e le fece un occhiolino e si dileguò.
Lily prese il plettro della sua amata Firred, con le dita tremanti, ma due secondi prima di andare in scena qualcuno le serrò una mano intorno al suo polso.
"Ehi, mi hai fatta spaventare" disse al suo fidanzato.
"Non volevo, scusami" disse lui turbato.
"Tieni, ora sono tue" disse il biondo porgendole le sue bacchette preferite.
"Ma Scorpius, come fai ora a suonare?"
"Ho parlato con il batterista della precedente band, per stasera mi presta le sue" disse lui senza guardarla in faccia.
"Senti Lily, mi prometti una cosa? Se non ci dovessimo sposare mi prometti che non mi dimenticherai? Mai?"
"Ma come ti vengono certe domande in certe circostanze? Ma certo che te lo prometto" disse lei scoccandogli un pugno sul braccio di lui.
"Che hai Scorp? Sono un po' di giorni che ti vedo strano" fece lei preoccupata.
"Senti Lily, facciamo in fretta, non sono bravo in queste cose, ben che meno con te. èfinita" disse lui tutto ad un fiato.
"Che scusa? Forse ho capito male" disse lei pensando che la musica assordante le avesse giocato un brutto scherzo.
"Basta. Mio padre è venuto a conoscenza di noi. Non so chi sia stato a dirgli ciò. Siamo stati così bravi col nostro segreto che non riesco a immaginare nessuno in questo momento che possa averglielo detto. Dobbiamo finirla qui. Mi ha minacciato Lily, mi ha detto che se non ti avrei mollata mi avrebbe fatto cambiare scuola, e preferisco guardarti da lontano che non guardarti mai più. Sarà l'ultima volta che suoneremo insieme. Sarà l'ultima volta che ti vedrò da dietro così presa nei tuoi assoli, così libera nella tua musica. L'ultima. Non accompagnerò mai più la tua voce con la mia batteria. Mai. E non riesco a capacitarmene. Non riesco a pensare ad un ipotetico me senza di te. Sembrerà insulso e smielato, ma ti giuro e ti ripeto, ti giuro sulla buon anima di mia madre, che non mi sono mai sentito così debole e impotente in tutta la mia vita. Perciò ti chiedo solo una cosa, non parlarmi, non cercare di farmi cambiare idea, ne ho parlato anche con i ragazzi e anche loro ritengono sia il modo migliore per non soffrire. O meglio, per non soffrire di più di quanto già non facciamo. Perciò Lily, non dirmi niente, ti prego. La scelta è mia, ed è per te, ma anche per me perché solo tu sai quanto io sia egoista. Non posso stare in una scuola di stregoneria in un altro continente. E non venirmi a dire che la distanza non ci dividerà perché queste sono tutte cazzate. Spero che incontrerai qualcuno che ti meriti davvero Lils. Qualcuno che il destino accetterà, e quel qualcuno purtroppo non sono stato io. Quindi, ti prego, ti scongiuro, non dirmi niente. Taci Potter" disse senza sosta.
Quelle parole, specialmente l'ultima, il suo cognome, furono una lama infuocata conficcata nell'anima. Non nel cuore, ma nell'anima, perché è da qui che Lily Luna Potter iniziò a sentirsi vuota, incompleta. Da qui che si mutò in ciò che è ora, non più ingenua, ma matura. Una ragazza che ormai non si fida più di nessuno e che pensa solo a se stessa. Un maschiaccio, si, ma non come prima, ora in senso negativo. Lily pensò in quel momento che non avrebbe mai più creduto alle parole della gente, di quando le dicevano che le volevano bene, che l'amavano, ma per prima cosa, Lily non avrebbe mai più voluto del bene a una persona, se non alla sua famiglia.
A Lily tutto ciò servì a qualcosa, a capire cosa sia realmente la vita e ad aprire gli occhi.
"No" sussurrò lei.
"Lily ti prego" disse lui.
"Stai zitto!" si fiondò sul petto di lui caricandolo di pugni.
"Come pretendi che io non dica nulla. Ma mi credi stupida? Bhè allora Scorpius si vede che non mi conosci abbastanza. Come ho fatto a stare con uno come te? Ma sotto quale diavolo filtro d'amore mi chiedo io. Ma vaffanculo sudicio verme. Così ci si comporta? Dopo averti donato tutta me stessa. Ma chi sei tu? Non sei il ragazzo che ho amato. Se mi avessi amata seriamente non avresti permesso ad un singolo individuo di mettersi tra di noi. Mi fai schifo. Mi hai solo presa in giro. D'ora in poi io non ci sarò mai più per te. Ricordatelo. Scordami, perché io di te mi sono già dimenticata" disse a perdifiato lei.
Lui afferrò i pugni di lei che si arrestò a torturargli il petto. Per un secondo, un lunghissimo secondo tutto attorno a loro si fermò e si guardarono negli occhi. Ghiaccio in cioccolato. Le lacrime di lei non si arrestarono per un secondo.
Lui la sorpassò di tre passi e alle sue spalle le disse "Ti amo".
Non avrebbe più avuto il coraggio di guardarla negli occhi.
"Dai Lils, aspettiamo solo te qui!" sbucò Mike dalle tende che dividevano il palcoscenico dal retro.
Lily si girò a vedere il suo migliore amico. Li non c'era più nessuno: Scorpius era già in scena.
Guardò un'ultima volta quelle bacchette nelle sue mani. Le strinse sempre più forte finché non se le infilò nella tasca posteriore sei suoi jeans.
"Arrivo" disse.
E scostò te tende per farsi spazio e ammirare tutta la gente che esultò alla sua venuta.
Aveva ancora le lacrime agli occhi, ma non gliene importava niente. Quella era la vera Lily.
Dietro quella maschera di freddezza si nascondeva un cuore puro e debole.
Prese posto al microfono.
"Salve a tutti gente! Questa canzone appartiene alla storia della musica, spero sia di vostro gradimento. Voglio che capiate che la musica è l'unica cosa che vi rimarrà fedele eternamente. L'unica"
E mentre le lacrime di Lily continuavano a solcarle il viso e mentre intonava le prime note della canzone e impugnava la sua Firred, Lily si sentì osservata.
Ma si promise che niente e nessuno l'avrebbe mai fatta sentire come allora.
E che l'unica cosa a cui sarebbe rimasta fedele in tutta la sua vita sarebbe stata la musica. La sua musica, e nient'altro.






\(^-^)/ FINISH!
Allora, da qui si può capire il fondamento che ha scaturito l'odio di Lily per Scorpius .-. spero sia di vostro gradimento.
Qui --> vi è il mio prototipo di Lily *-* Immaginatela più rock e mettetele delle lentiggini. Grazie per la lettura ;)

P.S.: recensite! Anche per scrivere che fa schifo xD Sono curiosa ...
P.P.S.: W il rooock *-*
Harleen :*

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Capitolo 4
*** Hogwarts sto arrivando ***


Capitolo 3




      * Hogwarts sto arrivando*


«Come diamine parte quest'affare?» papà Harry-ho-cucinato-allo-spiedo-Voldemort-in-persona-Potter non riesce ad accendere uno stupido mezzo Babbano, una macchina, precisamente di nonno Artur.
«Papà basta girare la chiave» mi sbatte il culo in faccia mio fratello Albus per allungare la mano dal sedile posteriore dell'auto allo sterzo.
Ogni anno sempre la stessa storia: mamma e papà che ci vogliono accompagnare; papà incazzato nero per stupide baggianate; il sospiro di mamma; papà che si incazza per il ritardo; mamma che sbruffa; papà che non riesce ad accendere la macchina; il soccorso di Albus (esperto in babbanologia il secchione); ritardo colossale; mamma che ride.
Questa è la famiglia Potter. Manca un unico componente alla ciurma: James Sirius Potter.
Storico casanova di Hogwarts, ma (non gliel'ho mai detto e mai lo farò) gli voglio bene.
Una volta si è scopato una tipa in camera mia. Credo di non avergli rivolto la parola per un mese post-trauma, ma dopo aver immerso le lenzuola nella varichina l'ho perdonato.
Non si può non ridere davanti a quella faccia. Se James vuol far ridere fa ridere punto.
Ammetto che ho un fratello troppo figo, mi fa morire dalle risate.
Quest'anno non ci degna più della sua presenza ad Hogwarts.
Per quanto riguarda Albus invece posso dire che è il saggio della famiglia, ecco tutto.

Simpatico anche lui, ma posso dire che ognuno di noi ha un ruolo in famiglia.
Ci compensiamo l'uno con l'altro.
Dopo svariate peripezie accadute arriviamo alla stazione di Kings Cross.
«Al, ma che c'è qui dentro? Agrid?»  dice papà tentando di sistemare il baule di Albus sul carrello.
«No solo tanti libri. Quest'anno voglio concluderlo in bellezza con le Magie Avanzate di Grado Ottimale. Mi butterò nei libri».
«Hem hem tra le gambe hem di una certa Anne»  dico senza farmi sentire da papà.
Metto in spalla il mio zainetto dei Ramones regalatomi due giorni fa da Teddy per il mio compleanno, oggi.
All'interno di esso ho la mia fedelissima bacchetta e la divisa della mia amata Casa dei Grifondoro. Mi sembra di avere anche qualche Tuttigusti+1. Gnam gnam ho una fame. Dalla fretta non ho fatto colazione.
«E tu Lils? Mi sembra che quest'anno debba svolgere i G.U.F.O. o sbaglio?»  mi interroga papà.
Cazzo.
«Sbagli papà» gli ammicco.
«Non la ascoltare quest'anno lei è del quinto e deve svolgere gli esami come tutti quanti, vero Lily?»  posizione nonna Weasley in attivazione per mamma Ginny. Mayday mayday. Houston, abbiamo un problema.
«Certo mamma.  Scherzavo, dai non mi capisci mai però». In questo momento mi immagino a scalare con  un enorme casco giallo-canarino un infinita specchiera, ma io scivolo sempre più giù, sempre, sempre di più. E al pavimento c'è un enorme doberman ad attendermi.
È in certi precisi momenti che io, Lilian Luna Potter, inizio a scemare quelle due povere donne intelligenti  che hanno avuto il disonore di avere me come portatrice del loro nome. È in certi momenti che io divento immensamente stupida. Più di James.
«Help, I need somebody,
Help, not just anybody,
Help, you know I need someone, help
!»canto  improvvisando un balletto prendendo a braccetto James e girando come una cogliona intorno a lui improvvisando una sorta di twist scemando oltre che mia nonna paterna e una grande amica di papà e mamma, ma anche  i Beatles in se.
La mamma e James scoppiano a ridere, papà invece è ancor più incazzato di prima, se lo si può essere. Diciamo che il suo viso fa pendant con i miei capelli. Detto niente.
«Basta scherzare. Seriamente Lily, siamo noi tutti orgogliosi di te, pe...», a interromperlo è un "io no" di James e un "ahio" scaturito dal contatto delle mie nocche con il suo braccio.
«Dicevo» e lancia un'occhiataccia a James «che noi tutti siamo orgogliosi di te, ma vedi, se ci dai ancora più orgoglio degnandoci, chessò, non dico per forza di qualche Eccezionale, nemmeno un Oltre Ogni Immaginazione, ma un Accettabile ecco, non farebbe male ogni tanto, sai?» finisce in tono canzonatorio papà.
«Dai poverina finitela con i rimproveri, è pur sempre il suo compleanno oggi!» sbuca zio Ron in mezzo tra papà e mamma. In questo momento a lui lo immagino con un costume rosso e un enorme salvagente stile Baywatch. Il salvagente è per me.
«Zio, a volte ti stenderei un tappeto rosso sai?».
«Eee, vedi mia piccola e docile Lils, i maghi di oggi attribuiscono importanza solo a coloro che uccidono i maghi oscuri» e dà una gomitata a papà. «A quelli che parano il culo alle persone non viene mai riconosciuto niente aimè».
«Ron!» sbuca a sua volta zia Mione.
«Tesoro, stavo solo aprendo gli occhi sulla vita a nostra nipote».
«Smettila».
«Certo cara».
«Buon compleanno Lils!», dice zio Ron scoccandomi un bacio sulla guancia.
Ebbene si, oggi, 1° settembre, è il mio compleanno. Compio 15 anni. Ne mancano due alla maturità. I maghi, al contrario dei Babbani, raggiungono la maggiore età un anno prima di questi ultimi.
Abbiamo deciso di non festeggiarlo per via della partenza per Hogwarts. Abbiamo anticipato i festeggiamenti quest'estate alla villa Weasley tutti insieme.
«Grazie mille» dico dopo un abbraccio stritolatore da parte di zia Mione.
«Me lo prometti Lils? So che è il tuo compleanno, ma promettimi che non ti farai bocciare e non combinerai guai» mi chiede sottovoce papà.
«Promesso».
«Harry, fidati di me, Lily se solo volesse potrebbe essere la più brava del suo corso. Non vuole lei ecco tutto. Ammetto che è una ragazza pigra, sfaticata, disordinata, irrequieta, scalmanata... ».
«Zia!».
«E a volte anche maleducata».
«Zia!».
«Ma devo dire che mi ricorda tanto me alla sua età se non fosse per i capelli vermigli e la sua pazzia. È una ragazza molto ma molto furba e sveglia. E se devo dirla tutta è anche responsabile. Riuscirebbe a dimostrartelo se solo si applicasse di più, tutto qui». Concluse zia Mione.
«Zia, mi hai appena fatto il regalo più bello che potessi mai ricevere lo sai?».
Ed ecco un altro abbraccio stritolatore. Devo dire che qui stanno tutti prendendo troppo le sembianze di nonna Molly. È un plagio questo.
«Mi fido Hermione. Sia delle tue parole che di lei. Mi deve solo dimostrare ciò che vale per concretizzare le mie idee, questo è il punto. Ma una promessa padre-figlia è una promessa padre-figlia no Lils?».
«Ou yeah papà! Dammi un cinque sorello!».
«Ok come non detto», dice esasperato Harry.
«Lily Lily Lily, quante volte ti ho detto di non farti mai di canne a prima mattina. Ne hai una da condividere per caso?».
«Fanculo James».
«Lily! Hey Lily! Sono qui!». Scorgo un Hugo ansimante e tutto rosso per via della corsa, comprese le sue orecchie.
«Hugo!» e corro incontro al mio cuginetto preferito.
«Buon compleanno Lils! Come crescono in fretta». E prende un fazzoletto dal taschino dei jeans. Non so mai come faccia, ma mi ricorda tanto un clown quando fa così.
«Hey. Mi stai dando della vecchia. E poi ti ricordo che abbiamo la stessa età carciofo che non sei altro» gli dico.
Inizia a stropicciarmi tutti i capelli - già stropicciati di per sé per il mio legame di sangue con il papà più capello-crespo che si possa avere - e lo abbraccio. Devo sempre stare in punta di piedi per farlo. Credo di essere la più nana della famiglia qui.
Dopo varie ciance e pettegolezzi scambiatici tutti e la venuta di Rose tesissima per il suo ultimo anno di scuola ci troviamo tutti faccia a faccia con il binario che divide il nono dal decimo nella stazione di Kings Kross a Londra.
Il binario 9 ¾ .

Tenete presente la colonna sonora de Il gladiatore? Quel film babbano?
Premetto col dire di conoscerlo per via di nonno Artur fissato con i film e le fiction babbane.
Insomma, quella, ecco. Mi sembra di sentirla ogni volta che attraverso quella barriera di mattoni.
Partono prima tutti i Weasley, poi noi.
Chiudo gli occhi, inizio a correre correre e correre con la paura che io tutt'a un tratto possa perdere la magia e sbattere alla parete, ma una volta riaperti mi trovo dinnanzi la locomotiva rossa scarlatta dell'Hgwarts Express sbraitante in attesa della partenza verso il villaggio magico di Hogsmeade.
Magia.
La sento scorrere nelle vene precisamente ogni primo di settembre, sempre in quel luogo.
Ne riesco ad assaporare persino l'odore: odore di pini e abeti, odore di fresca neve sugli alberi del lago, ma anche un retrogusto un po' più caldo, come la cannella per via delle caramelle di Mielandia.
Si, questa è casa.
«Bé, è arrivata l'ora dei saluti», dice mamma con una lacrima a solcarle il viso.
Mi fa una tenerezza assurda quando fa così, ma io che la conosco bene, so che in realtà è una tipa tosta e temeraria.
Solo noi della famiglia abbiamo il privilegio di scioglierla un po'.
«Dai mamma, non stiamo mica andando in guerra. E poi se ci pensi fra quattro mesi siamo già qui per le vacanze di Natale» le dico abbracciandola.
«Si, hai ragione, ma la casa non è la stessa senza il casino che combinate tu e tuo fratello. Le vostre pazzie, le stupide battute, le domeniche a fare maratone di film. E poi come lo impiego il  mio tempo se la tua camera è sempre ordinata?»
Bé, su questo ti do il consenso di mettere tutto sotto sopra e riordinarla quando vuoi»
E mi rivela un suo sorriso tanto dolce che l'abbracciai ancora di più.
Credo sia stato proprio questo che abbia fatto innamorare papà di mamma - oltre che del suo carattere- il suo sorriso. Quando lo si vede vi è un'ondata di sicurezza e ... calore?
«Ciao piccolina, fai buon viaggio. E non dar retta ai ragazzi» dice papà piegandosi alla mia altezza.
Ho 15 anni si, ma non sono una cima.
«Lascia perdere zio, ci sono io come bodyguard. Prima di piacere a lei devono piacere a me» interviene Hugo.
Dopo tutti i saluti io Albus, Hugo e Rose impugniamo i nostri bauli e saliamo finalmente sul mio treno preferito.
 «Lils corri o ci fottono i posti migliori!» mi urla Hugo avanti a me.
«Dovevamo salire prima. Adesso va a finire che finiamo nello scompartimento delle serpi» gli dico.
«Chem chem. E con questo? Che male c'è ad essere un Serpeverde? Ti ricordo mia cara sorellina che io sono stato smistato lì» mi dice Al da dietro di me.
«E chi se lo dimentica è stato un trauma. A proposito, perché non vai dai tuoi amichetti?».
Devo attraversare tutta la carrellata per farlo e guarda caso c'è il tuo culo a intralciarmi la strada dice strafottente.
Ci sono momenti che ho voglia di girarmi di scatto e tirargli un pugno in pieno viso.
Tanti, i momenti. E anche i pugni a dir il vero.
«Ragazzi finitela, credo di averne visto uno vuoto» ci interrompe Hugo.
«Ma sei un grande cugino» dice Albus tirandomi una culata per scansarmi.
«Io entro con voi» aggiunge.
«Cosa?» sbraito io girando la mia testa di 180 gradi stile The Ring.
«Hai capito bene rossa».
«Perché ci degni di cotanta presenza fratellone? E non chiamarmi rossa».
Rose mi da una leggera gomitata e fa un leggero cenno con la testa verso tre tipe tutte messe in tiro che ghignavano e ridevano come delle oche fissando Albus.
«Non si sono più accontentate di mangiarsi con gli occhi Jamie ma adesso bramano anche te?» sbruffo.
«Tanto sono una più stupida dell'altra non ti preoccupare».
«E chi si preoccupa?».
In realtà un po' mi preoccupo. Il fatto è che in futuro non voglio avere una cognata esperta del make-up ma una frana nel parlare.
E poi - questo non glielo dirò mai - Albus merita qualcuna di meglio. Apparentemente potrà sembrare un ragazzo come tutti gli altri con me, ma l'atteggiamento che adotta con me credo sia normale. Un normalissimo atteggiamento da fratello a sorella. Abbiamo i nostri momenti da fratelli pacifisti nei quali ci diffondiamo affetto si - bleah - ma se lo si conosce veramente si comprende all'istante che è un persona estremamente saggia e coerente, tranquillo, intransigente e anche altruista. L'unica pecca sono le sue compagnie. Queste lo hanno un po' rovinato.
Ebbene si, Albus Severus Potter appartiene agli Slytherin, ovvero ai Serpeverde.
Lui è sempre stato un ragazzo molto ambizioso e astuto, ma contemporaneamente audace e coraggioso.
Io e papà abbiamo sempre dato per scontato che sarebbe finito nella Casa dei Grifoni, questo fin quando sette anni fa non arrivò a casa una lettera da Hogwarts la quale citava l'appartenenza serpentina di mio fratello.
A casa ci meravigliammo tutti, nessuna delusione, ma solo stupore poiché Albus aveva l'intenzione di sussurrare al Cappello Parlante il suo desiderio di appartenere a Grifondoro per seguire la tradizione della famiglia, per far compagnia a James, Rose Fred e Roxanne, e perché era a conoscenza della cattiva reputazione della casa di Salazar Serpeverde. Tutti noi non siamo rimasti delusi per lo smistamento. Infondo, come dice papà anche un uomo coraggioso come Severus Piton è finito negli Slytherin.
La mattina dopo ci arrivò un'altra lettera. Io fui la prima a leggerla. Ricordo che con le pantofole di papà e un pigiama di due taglie più grandi mi piombai al piano di sotto inciampando dalle scale poiché sentii un tonfo. Subito pensai a un gufo e infatti era Anacleto - il gufo regalatogli da Hagrid a Diagon Alley per richiamare i bei vecchi tempi con papà - che evidentemente aveva dato una testata alla porta.  Lo sentii solo io perchè quella notte la passai insonne a fantasticare su Hogwarts.
La lettera diceva
:

Cari mamma e papà,
non voglio deludervi e spero di non averlo fatto.
Vorrei solamente dirvi per quale motivo non ho detto niente al Cappello Parlante.
Ero nella fila dello smistamento e ho conosciuto un mio compagno di Casa di adesso.
Si chiama Scorpius, il cognome non lo ricordo ancora.
In sintesi mi ha proprio trattato bene. Abbiamo fatto subito amicizia e abbiamo tanto parlato del Quidditch, e voi sapete quanto io ami il Quidditch.
Lui mi ha subito espresso il desiderio di voler appartenere ai Serpeverde per mantenere viva la tradizione di famiglia.
È qui che arrivo io. Mi ha fatto capire che ormai l'antico pregiudizio che si ha sempre avuto sui Serpeverde adesso è diventato infondato. Non esiste più Voldemort, non vi è più bene o male e quindi non vi è nemmeno l'obbligo di schieramenti tra Corvonero, Tassorosso, Grifondoro o Serpeverde. Lui è estremamente coraggioso e non per questo è stato costretto a finire nei Grifoni.
Continuo e continuerò sempre ad apprezzare tutte le Case incondizionatamente.
Sperso voi capiate.
P.S.: Lils so che stai leggendo tu per prima. Fila a letto e salutami quel bamboccione di James. Ti voglio bene sorellina. E non demoralizzarti, tra due anni sarai qui con me.
P.P.S.: date da mangiare qualcosa ad Anacleto o al suo ritorno lo troverò una lucertola e non più una civetta.


« Ehy Lily, quest'anno vi riunite di nuovo a suonare?» mi risveglia dai miei pensieri mia cugina Rose.
«Che?» dico senza aver capito.
«Rosie, ti prego di scusare mia sorella. Ha una nocciolina al posto del cervello»  dice di botto Albus.
Ok mi rimangio tutte le cose belle che ho detto di lui.
«Cazzo vuoi tu che per parlarti a volte devo prendere il numero? Io almeno le cago le persone. Ammetto che a volte sono disattenta, ma non lo faccio a posta!».
«Ma dillo che pensi solo alla tua musica. Lo vedi? Non ascolti nemmeno più tua cugina che ti parla. Sembri in un altro mondo» sbotta.
«Ma che vuoi Al? Per una volta che non ho fatto niente che palle! Io vado a cercare Dominique che qui si soffoca» dico scocciata.
«Dai  Al sei esagerato così» mi difende Hugo.
«Finalmente uno che è collegato alla mia stessa frequenza c'è in questo mondo!» parlo a mo' di frecciatina.
«Ma come siete permalosi! Volevo solo stuzzicarla un po'. Ci vuole la mia dose giornaliera di litigata. Esagerati» si difende James.
«Comunque sia io levo il disturbo, torno quando le acque si saranno calmate. Ah! Rosie, comunque è un forse, spero tanto di si. Per ora siamo solo io e Mike. A proposito non l'ho visto. Comunque Al hai visto? La ho ascoltata idiota!» dico alzandomi.
«Dicevo, per ora siamo in due, dato che qualcuno ci ha lasciati come dei pesci lessi. Miseriaccia!» dico incazzata nera e facendo ciò faccio scorrere lo sportello dello scompartimento talmente tanto che crea un tonfo sordo sbattendo.
Contemporaneamente a quel tonfo succedono  tre cose: mi manca il fiato; tutti i presenti nello scompartimento si zittiscono; mi trovo a distanza di una formica il volto di Scorpius Malfoy.
Parli dei diavolo e spuntano le corna.
«Salve Potter» mi sussurra.
«Mi mancavi solo tu» sbotto.
«È così brutto rivedermi? Non ti è piaciuto il nostro incontro quest'estate?».
«Per niente. Avrei preferito incontrare un molliccio» 1 a 0 per Lily Potter.
«Siamo diventate spiritose Potter?».
«E noi siamo diventati così formali... Malfoy? Potter! Bhà! Ti hanno Oblivionato* la mente per caso? Fino a poco tempo fa osavi pure chiamarmi Lils. Che schifo» abbasso sempre più la voce per non fami sentire dai ragazzi nello scompartimento.
«La vita cambia piccola Potter. Le persone cambiano».
«Le persone non cambiano, fanno finta di cambiare. Si prendono in giro da soli, e anche agli altri. E io questa non me la bevo. Mi stai dicendo che se prendo Lord Voldemort e lo metto in un campo di margherite con dei cuccioli di cane che gli gironzolano in torno inizia a distribuire cioccolatini a tutti i maghi con gli occhi luccicanti? Le persone fingono di essere cambiate, ma fidati, sotto sotto sono sempre le stesse, se non peggio. Tu non sei cambiato. Tu non puoi essere cambiato, Malfoy». 2 a 0 per Lily Potter. Ok Lily piedi per terra. Piedi per terra.
Giurerei di aver visto una piccola piega formarsi all'angolo sinistro del labbro. Un ghigno forse?
«Sempre la solita, vedo. Almeno posso constatare che tu non sei cambiata immagino» .
«Niente affatto. Mi sono incattivita semmai».
«Per quale motivo?» mi sussurra su un labbro, sorridendo. E facendo ciò distrugge tutti il muro che in quei cinque minuti mi ero creata. E anche l'impalcatura.
«Ma vaffanculo Malfoy. Non ti parlo così tanto da non so quanto tempo, e certamente non mi metto a farlo adesso. È stato un dispiacere» gli urlo mettendomi sulle punte per essere quasi alla pari.
«Con permesso» e facendo ciò lo scanso e supero l'uscita dallo scompartimento. Prima che il demone entra al posto mio -evidentemente per salutare Albus, non si degnerebbe mai di stare con dei Grifondoro, gli sgualcirebbero i capelli,  poverino - sento un "nervosetta la ragaz..." e poi un tonfo dello sportello.
Voltandomi per cercare un nuovo scompartimento con persone un po' più civili o almeno per trovare Dominique sbatto contro qualcosa. Qualcuno a dir il vero.
«Scusami, non volevo» dico.
«Scuse? Lily Luna Potter che si scusa. Bhé adesso posso anche morire» una voce maschile dolce ma al contempo profonda e simpatica mi risponde. Una voce troppo familiare per me.
«Mike? » attivo la mia solita faccia da ebete-stupito.
«Mike Mike Mike Mike!» e salto addosso al mio migliore amico.
«Ok sei la stessa di sempre Lils, con quelle scuse di prima mi hai fatto pensare a male» sorrise.
«Mike! esclamo di nuovo, come una stupida. Ma sono troppo felice di rivederlo.
«Si Lily sono io, non la Mcgrannit trasfigurata».
«Stupido» e tiro un pugno al suo braccio. Mi mancava farlo.
«Va bene, se vuoi privato dei miei abbracci giustificati dopo un estate di lontananza va bene, dico, va bene!» e metto su il mio solito broncio accusatorio.
«Dai Lils, così giochi sporco, sai che non resisto».
«Peggio per te allora».
«No, peggio per te» dice ghignando.
«Ohoh!».
E come pensavo mi bombarda di solletico alla pancia talmente tanto che mi manca il respiro a furia di ridere. Quasi tutte le nostre conversazioni finiscono così, anche i litigi.
Dietro di noi sento uno scompartimento aprirsi e come se già non ne avessi avuta abbastanza per oggi - o per un intero anno scolastico- si avvicina a noi il mio incubo peggiore, il mio molliccio a dirla tutta.
«Higgs» dice sfacciato facendo un cenno col capo a Mike.
«Malfoy» dice annoiato Mike.
Un tempo Mike e Sc... Malfoy provavano una certa tensione reciproca per via di un episodio appartenente ai propri genitori: Terence Higgs, padre di Mike, ex-serpeverde, fu cacciato del ruolo di cercatore nella squadra di Quidditch della sua Casa poiché rimpiazzato da Draco Malfoy, alias padre di Scorpius Malfoy.
Successivamente però divennero buoni amici. L'amicizia fu ben consolidata anche perché suonavano nello stesso gruppo - insieme a me e ad altri due componenti - e le rivalità familiari cessarono.
Da quando però io e Malfoy litigammo, Mike, quasi come per farmi un favore, si schierò dalla mia parte. Io gli dissi svariate volte di non schierarsi con nessuno poiché non era giusto che per un errore di un individuo ne doveva pagare le conseguenze l'altro, ma non mi ascoltò.
E siamo giunti a qui, con ostilità e rivalità riaffiorate come un tempo.
Dopo che Malfoy sparisce dalla nostra vista, con al suo seguito mio fratello - che ha salutato vivacemente Mike essendo buoni amici -per andare allo scompartimento delle Serpi alla fine del treno, io e Mike ci fissiamo.
Senza alcun imbarazzo, ci fissiamo.
Quasi a voler dire "ehi ma come sei cambiato". Ed infatti è proprio così.
È facilmente evidente che si è alzato di qualche centimetro in più rispetto a prima.
Mi sento uno gnomo al confronto, e sono slanciata se devo dire il vero.
Inoltre posso dire che gli si sono allungati i capelli castani in onde leggere e si è anche abbronzato direi.
«Vogliamo fare colpo quest'anno eh?» dico spingendogli svariate gomitate.
«Senti chi parla».
«Andiamo a trovarci uno scompartimento?» dico per sviare il discorso dall'imbarazzo.
«Andiamo».
Dopo aver percorso quasi mezzo treno e aver riabbracciato vecchie conoscenze io e Mike ci sentiamo chiamare da... Hugo?
«Lily! Ehy Lily! Mike! Siamo qui» ci urla.
«E Rosie dove l'hai lasciata?» gli dico dopo averlo raggiunto.
«Come al solito è dalle sue amiche più grandi. Dai entrate» ci invita Hugo.
Ma senza essermi neanche girata mi sento una sorta di piovra acquattarsi al mio povero collo.
«Lily Lily Lily! Non puoi immaginare quanto sia bello rivederti! Come stai? E Firred che dice?» mi bombarda di domande mia cugina Dominique.
«Dom, anche per me è stupendo rivederti, ma sai, per risponderti vorrei respirare prima» dico tutto d'un fiato.
Entrati nello scompartimento ci dedichiamo a racconti di vario tipo, della scuola, di nuove e vecchie fiamme  e di come abbiamo passato l'estate tutti quanti. È bello stare di nuovo con loro. Mi sento a casa. Manca solo l'arrivo ad Hogwarts.
Dopo un po' mi sento un tantino esclusa perché vedo Mike, Hugo e Dominique approfittarsi della mia distrazione - essendomi incantata vedendo l'entrata ad Hogsmeade fuori dal finestrino - per confabulare di qualcosa, non so di cosa, so solamente che stavano a fissarmi.
«Che pianificate voi tre? Distruzione del mondo magico?» chiedo.
«Di niente, veramente Mike ci stava raccontando delle sventole che aveva visto quest'estate» mi risponde Dominique.
«E già intervengono all'unisono Mike ed Hugo.
«Allora ragazzi io vado a prendere la mia valigia lasciata nello scompartimento di Rose e a mettermi l'uniforme. Conviene di fare lo stesso a voi perché siamo quasi arrivati» avverto.
«Si certo ora ci cambiamo» dice Dom.
«Ehy Lils, prendi la mia valigia mo che ci sei?» mi chiede Hugo.
«Sempre il solito scansafatiche. Ok ok».
In imbarazzo entro nello scompartimento di Rose e saluto tutte le sue amiche presentatemi qualche anno fa. Noto che tutte hanno già indossato l'uniforme e mi sbrigo a prendere il mio baule e la mia Firred arrampicandomi sul sedile accanto ad una vestita con l'uniforme a tutto punto che - lo si leggeva in faccia - aveva il terrose che le mie sudice scarpe le sporcassero il suo bel vestitino.
Una volta fatto ciò esco come una papera inciampando svariate volte per la pesantezza del baule con la mia Firred alla schiena.
Percorrendo il corridoio noto che quasi tutti hanno già indossato la divisa e mi svelto a catapultarmi in bagno per cambiarmi. Come al solito mi riduco sempre all'ultimo momento. Stupida, stupida Lily!
«Ohoh!» esclamo.
Il bagno è tra lo scompartimento dei Tassorosso e quello dei Serpeverde. Io sono precisamente alla fine di quello dei Tassorosso e davanti a me vedo una mandria di Serpi avanzare venendomi incontro per prepararsi alla fermata del treno e scendere.
«Miseriaccia ora mi fotto!».
E come per approfondire la mia incazzataggine in quel momento sento dietro di me una voce maschile che dice "Rossa, se non fossi stata una stupida Grifondoro una bottarella te l'avrei data sai?" e un mano poggiarsi sul mio fondoschiena.
Mi giro a mo' di "è giunta la tua ora bello mio" ma due secondi dopo il tizio viene scaraventato sbattendo alla porta di uno scompartimento.
Incantesimo.
Si deve esserlo per forza, ho fiuto per queste cose.
Il tizio contrae tutti i muscoli per la pressione esercitata e rimane incollato alla porta per cinque secondi netti, senza pietà del mio difensore.
Ma chi?
Mi guardo intorno e non vedo niente, solo tante Serpi superarmi.
Subito dopo che la presa dell'incantesimo viene ad esercitarsi meno il tizio fila a gambe levate fissandomi negli occhi terrorizzato.
Decido allora di proseguire per il bagno: è troppo tardi per fermarsi.
Nel momento in cui sto per abbassare la maniglia del bagno però, Scorpius Malfoy, accanto a me, mi lancia uno sguardo pieno d'odio. Non sfacciataggine, non indifferenza, non di superiorità, ma di odio.
Che gli avrò fatto mai?
Mi supera per raggiungere i suoi compagni dopo essere rimasti immobili ambedue a fissarci e io entro nel bagno.
Finalmente la mia comodissima divisa.
Il treno è ormai mezzo vuoto e percorrendo velocemente il corridoio per prelevare le valigie di Hugo sento già gente spettegolare.
Il primo pettegolezzo di Hogwarts. Chissà di chi si tratta...
Scendendo dal treno scorgo Hugo Dom e Mike attendermi.
Porgo finalmente le valigie a Hugo e mi incammino a prendere i posti per salire sulla carrozza guidata dai Thestral.
Percorrendo questo tragitto sento due ragazze Corvonero:
«Hai sentito il primo pettegolezzo?».
«No spara».
«Si dice che la Potter sia un mostro. Un mostro dotato di poteri paranormali per essere una strega».
Mi dovrei arrabbiare, ma rido.
Rido perché sono ad Hogwarts, rido perché qui tutto mi fa ridere e sorridere, rido perché sono colei che scaturisce il primo pettegolezzo di Hogwarts, e si sa, ad Hogwarts non sfugge nulla, anche le pareti hanno orecchie, e quadri parlanti.
«Andiamo Lily?» mi dice Mike porgendomi la mano da sopra la carrozza per farmi salire.
«Andiamo».
Dicendo ciò alzo il viso e colgo il castello di Hogwarts in tutto il suo splendore sormontare in mezzo alle montagne, ad un immenso lago nero illuminato dal bagliore della luna e alla Foresta proibita accanto alla casa di Hagrid. Mo che ci penso domani quasi quasi vado a farli visita.
La famosa scuola di Magia e stregoneria della Gran Bretagna e dell'Irlanda.

Casa dolce casa.

* Ho usato il termine Oblivionato per via dell'incantesimo Oblivion (quello per far dimenticare o alterare i ricordi e le memorie) e non obliato, non consideratelo come un errore .-.

So che questo capitolo sembrerà noioso (lo è) ma prometto di ingegnarmi di più u_u
Quindi...



                                                                                Accio commenti! xD

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Capitolo 5
*** Nota e domanda ***


Nota d'"autrice":
Non sono avadakedavrizzata, lo giuro!
Scusate per l'atroce ritardo, mi odio da sola.
Posso solo dire che ho avuto casini in tutti i sensi in questi mesi e che il mese scorso stavo provvedendo alla stesura del nuovo capitolo tra un momento libero e l'altro ma il mio computer ha dovuto praticare un reset totale del programmi e haimé si è cancellato.
Sto rimediando! Assolutamente, è il minimo che potrei fare per farmi perdonare da questo ritardo spropositato.
Anche se diciamo che il capitolo non mi sta venendo bene come alla prima stesura. Ma vedo di migliorarlo :)
Prometto di non abbandonare la fic, assolutamente.
Però avrei una domandina da farvi, ho bisogno del vostro aiuto!
Come interpreti di Lily e Scorpius ho trovato per ciascuno delle immagini di attori molto somiglianti.
Ultimamente però, mi è venuto un dubbio.
Scorpius lo vedo rispecchiato dall'attore Boyd Holbrook. Su questa mia scelta rimango fermamente convinta e non credo di cambiare interprete.
Fino ad ora Lily invece l'ho sempre associata a Kathryn Prescott.
Il dubbio sta in questo: ho notato che la Lily interpretata da Kathryn ha un viso molto più infantile rispetto al viso interpretato da Boyd per Scorpius.
Lily e Scorpius di fatto si passano 2 anni, però la differenza mi sembra molto eccessiva nonostante io Kathryn la vedo benissimo come interprete di Lily e come personaggio molto "sesso droga e rock n'roll"  per la mia fanfiction.
Allora pensavo, Cintia Dicker?
Che ne pensate?
Il dubbio sta anche nel fatto che forse mi sembra estremamente troppo evoluta lei invece per interpretare un'adolescente come Lily.
Non so che decisione prendere e ho bisogno dei vostri pareri.
Meglio una Lily Luna Potter interpretata da Cintia Dicker o da Kathryn Prescott?
Vi prego aiutatemi T.T
(Questa sorta di "nota" verrà cancellata non appena sarà pubblicato il nuovo capitolo)



Grazie di cuore :*
                                                                               
Harley Quinn (:

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Capitolo 6
*** Buon compleanno Lily ***


 

 Buon compleanno Lily


So che in questo momento dovrei pensare: "ohohoh Hogwarts ma com'è magica, sconvolgente" e via dicendo.
Giuro che lo farò, prima o poi. Ma non adesso.
«Ma qui i maghi nascono come conigli!» dico acida, urlando.
I miei amici dietro di me ridono.
«Che c'è da ridere? Ora mi spiegate voi che cazzo ci facciamo in mezzo a quelli del primo anno!» sbraito.
Secondo me in quel momento ero vista dai più piccoli come una sorta di Uomo Nero tutto rugoso con la bocca spalancata che occupava tre quarti della mia testa e due artigli abnormi in grado di spezzare in due il Big-Bang al solo sfiorarlo.
«Signorina Potter. Benvenuta. Forse sarò in grado di spiegarle io come mai i primi si trovano qui se solo lei lavasse con acqua e sapone la sua bocca».
Merda.
«Mi scusi professoressa Mcgrannit».
«Scuse accolte. Comunque sia, il tuo amato fantasma Pix ha allagato con della bava di lumaca tutto l'atrio di sosta dei maghi del primo e non possono accedere alla Sala Grande da lì. Perciò se solo volesse condividere cinque minuti del suo prezioso tempo con dei bambini puramente innocenti, ci renderebbe molto lieti». Ecco, la solita Minerva. Mi era mancata dopotutto.
«Si certamente professoressa. Mi perdoni», dico a capo chino.
Sembra che stia per proseguire quando d'un tratto si arresta e torna verso di me camminando al contrario a mo’ di moonwalk. Forse la professoressa era la figlia perduta di Michael Jackson.
«Quasi dimenticavo: cinque punti in meno ai Grifondoro»,dice pacata.
«Che cooosa??? Ma professoressa! Cinque punti sono troppi! E poi il tabellone non ha nemmeno un punto ancora! L'anno scolastico non è nemmeno iniziato!»dico seccata.
«Perciò siamo costretti ad abbassare immediatamente i primi cinque punti che compariranno sul tabellone signorina Potter. Qualcosa in contrario?».
«No professoressa».
«Ma che str...», dico mentre prosegue avanti, ma un altro passo alla Jackson-style mi ricoglie di sorpresa.
«Ah! Signorina Potter?».
«Si professoressa?»,dico sempre guardando la suola delle mie scarpe a capo chino.
«Buon compleanno».
Io quasi incredula alzo la testa e lei mi porge un sorriso.
Nemmeno il tempo di dire grazie che se l'era già svignata.
Mike, Hugo e Dominique scoppiano in una clamorosa risata.
«Che avete voi da ridere?».
«Nemmeno il tempo di mettere piede nella Sala Grande che hai già tolto cinque punti alla nostra Casa»,dice Hugo.
«Un bel regalo di compleanno eh Lils?»mi prende in giro Mike.
A volte li detesto e avrei voglia di fargli un rutto in faccia a tutti e tre. Sissì.
«Comunque sia, Pix me la pagherà, è stata tutta colpa sua!
».
«Si in effetti non è stata una delle idee migliori per iniziare l'anno scolastico», mi acconsente Dominique tra una risata e l'altra.
Io stufa di aspettare mi siedo sul mio baule.
Appena incontro Pix gliene devo dire quattro.
Io e Pix, a differenza del rapporto che aveva con mio padre, siamo compagni di burlate. A volte, invece, riesco persino a farlo restare calmo facendomi raccontare le peripezie che combinava insieme ai miei zii Fred e George. Quanto avrei voluto conoscere mio zio Fred. Una leggenda.
Mentre ero assorta tra i miei pensieri , scorgo una bambina bellissima bionda, dai tratti somatici delicati e aristocratici, sola, piangere nell'angolo della sala che antecedeva la Sala Grande e vedendo che Mike e Hugo erano intenti a parlare di Quiddicth e Dominique che controllava per la millesima volta se aveva tutto l'occorrente nel baule decido di farmi avanti.
«Hey piccola, che succede?»,mi inginocchio davanti a lei. Sembra un piccolo angelo a guardarla.
«Niente lasciami in pace!»Come non detto. Maleducata per avere solo 11 anni.
Sento per un'istante delle voci ostili appartenenti a tre bambini del primo anno.
«Ahahahah secondo me i genitori la diseredano», dice uno.
«Oppure la gettano viva dalla Torre di Astronomia»,dice quello più corpulento.
«Bella questa Sten!»e sbattono i pugni a vicenda.
«Quale Purosangue al mondo vorrebbe essere dei Corvonero se ha l’opportunità di appartenere alla casata più figa? Ma stiamo scherzando? Ahahahah. Mi fa quasi pena», dice quello più alto di tutti.
Mi giro un attimo di nuovo verso la bambina bionda piangente, e un secondo dopo verso i tre deficienti.
Credo di aver capito tutto.
Mi sbottono il primo bottone della camicia della divisa e mi sciolgo i capelli trattenuti dall'elastico e poggiandomi al muro cerco di incrociare lo sguardo del primo bambino. Mi sento immensamente una sgualdrina, ma a volte questo può essere producente.
I bambini sono bambini si, ma non certo stupidi.
Appena scorgo di essermi fatta notare dalla mia preda, gli faccio cenno di venire verso di me.
«Certo bellezza, dimmi tuu-oouu-ouuu...».
Non riesce a completare la frase che non appena fa il primo passo, con un colpo di bacchetta nascosta sotto il mantello della divisa annodo i due lacci delle scarpe al bambino e quando inizia a divincolarsi per alzarsi con il secondo colpo di bacchetta gli porto le mutande sulla testa, così da non rendergli possibile la vista.
«Adesso chi è che ride? Eh? Mutandine a scimmiette?»dico con nonchalance.
«Che ve ne state lì impalati? Razza di imbecilli! Aiutatemi!»,dice il bambino rivolto ai suoi due amichetti che stavano li con la faccia per metà sconvolta e per metà divertita.
I due, in procinto di chinarsi per aiutare l'amico ad alzarsi, con un altro mio colpo di bacchetta adesso si trovano con i pantaloni abbassati e le gracili gambine al vento.
Vi era una sorta di sfilata estate-autunno di mutande. Mutande a Scimmie non raggiungeva minimamente la bellezza di Mutandine Rosa e Mutandine a Panda.
Scoppia una risata clamorosa per tutta la Sala.
I tre, cercando di alzarsi, diventano sempre più ridicoli.
Nessuno si era accorto di me.
Solo lei si. La bambina piangente. L'unica che si trovava alle mie spalle in grado di vedere la bacchetta nascosta dietro il mio mantello.
Avvicinandomi a lei sento un senso di appagamento vedendo che ero riuscita a strapparle un sorriso.
Mi chino nuovamente per esserle faccia a faccia e rimango impietrita quando alza le palpebre per vedermi.
Ha degli occhi dannatamente belli. Di una bellezza che un essere umano comune non riuscirebbe mai a definire naturale, umana. Sembravano una cartolina.
Ghiaccio, color ghiaccio.
Mi faceva freddo solo a guardarli. Eppure mi faceva contemporaneamente anche caldo, perché mi sembrava di conoscerli da sempre.
Tutte queste sensazioni mi sembra di averle già provate. Eppure quegli occhi mi mandano in catalessi, non sono nemmeno in grado di formulare una frase di senso compiuto.
Solo alla parola Grazie riesco a riprendere conoscenza di me.
«Scusami se ti ho trattata male. Sei figa. Io sono Antares. Piacere», mi dice porgendomi la sua mano paffuta e bianca come la neve.
«Piacere mio, io sono Lilian, ma tu chiamami Lily». Le rivolgo un sorriso.
«Non devi mai e poi mai abbatterti per dei ragazzini stupidi. Tu ti conosci, e sai benissimo come sei fatta. Non devi condizionare te stessa con dei pensieri malsani appartenenti a gente così cattiva. Loro non ti conoscono mica e non sono in grado di giudicarti. Nessuno lo è. E se devo essere sincera io ti stimo sai? Ti stimo per essere una Purosangue che ha il coraggio di dichiarare di non voler appartenere ai Serpeverde. Non è da tutti. Sai, io al contrario di te sono una Mezzosangue e tutt'ora vengo presa in giro per questo dalla casata delle Serpi. Tutto ciò fa capire che a qualunque classe sociale tu appartenga, qualunque sangue tu abbia e chiunque tu sia, incontrerai nella tua vita sempre gente che in qualche modo parlerà male di te. Per nullafacenza, per godimento alle sofferenze altrui, per invidia o per cattiveria, ci saranno sempre. Il tuo compito è quello di mantenerti e farti vedere forte a qualunque circostanza. Più loro ti vedono debole, più ti attaccano. Sai la gente stupida esiste e esisterà sempre. C'è chi pensava che con la morte di Voltemort tutte queste classificazioni sociali sarebbero terminate e andate nella tomba con lui. Ed infatti in parte è stato così. In parte. Altra gente -gli imbecilli a parer mio- invece continua a fare distinzioni per il puro gusto di essere un imbecille. Ma sai com'è, noi siamo intelligenti e andargli a capire è un parto», le dico strizzandole un occhiolino.
Lei di sua spontanea volontà mi abbraccia. Delicatamente.
Ad interromperci era stato un «Secondo, Terzo, Quarto, Quinto, Sesto e Settimo anno si rechino nella Sala Grande cortesemente»della professoressa Mcgrannit.
«Beh, è stato un piacere ma io adesso devo andare, il dovere mi chiama», dico assumendo una posizione da supereroe.
Lei ridendo mi chiede nuovamente il mio nome.
«Lily, Lily Luna Potter. Al tuo servizio per scottature, ustioni, cicatrici, idraulica e manutenzione degli impianti domestici. Chiamami, se non verrai soddisfatta avremo un proficuo rimborso da donarti».
Sono felice di vederla ridere. Se lo merita davvero. Spero solo che i suoi genitori non siano delle carogne da rimanere delusi quando riceveranno la lettera della sua appartenenza ai Corvonero. Spero che non siano delle Serpi pure loro.
«Adesso vado, Altare?»,le chiedo.
«Nono. Antares, Antares Sidus Malfoy».
Sbang!
La fisso per cinque interminabili secondi.
Non può essere, non lei. Una così graziosa bambina non può essere una delle figlie vittime di una delle famiglie di maghi spregevole come…
Terrore? Spavento? Paura? Cos'è che provo?
Lei, così piccola, continua a fissarmi.
Occhi negli occhi, cioccolato fuso con ghiaccio.
Uno scontro peggiore di una bomba atomica.
Mi pervade una sensazione di caldo assurda.
Sto divampando, forse per i battiti cardiaci accelerati in questi cinque secondi di ansia.
Mi sento strattonare per un polso e allontanandomi da lei continuo a fissarla da lontano, stando voltata verso di lei senza girarmi per guardare avanti a dove metto i piedi, lasciandomi condurre dall’ignoto strattonatore che mi cinge il polso, camminando senza staccarci gli occhi di dosso, lei con la preoccupazione negli occhi, io con il terrore.
Più mi allontano da lei e più sento il respiro tornarmi regolare e l’ansia sciogliersi in un brutto ricordo nel mio sangue troppo surriscaldato per essere stabile.
Ma forse ho sentito male. Probabile. Il nome Malfoy appartiene così tanto ai miei incubi che forse il mio subconscio lo sente astrattamente senza avere prove concrete.
Ma si dai. Avrò sentito male, la figlia dei Malfoy io sapevo fosse più piccola.
Solo adesso mi rendo conto che colui che mi strattona è Mike.
Lasciamo i bauli li in sala di modo che gli elfi se ne potranno occupare.
Siamo sulla soglia della Sala Grande.
Ok Lily, concentrati.
«Lils, tutto bene? Sembra tu abbia visto un fantasma e oltretutto sei calda come un pentolone», mi chiede Mike.
Proprio in quel momento ci spunta il Barone Sanguinario da dietro le nostre spalle dicendo:
«Terrore e paura, due parole differenti ma comunicanti. Pensi di lasciarle alle spalle ma ti seguiranno sempre per tutta la vita. Buona fortuna ragazzi, entrate nell'inferno. In Hogwarts troverete una casa, ma dietro di essa il Signore Terrore e la Signora Paura ti inviteranno a cena ogni qual volta vi sembrerà di essere felici».
E se ne va così lasciandoci con la faccia da ebeti a tutti quanti.
Ci voleva un bel toccasana del genere per riprendersi dallo shock, certo. Tempismo perfetto.
Quanto mi sta sul cazzo 'sto qui.
Entriamo nella Sala Grande e a me, Mike, Dominique e Hugo si avvicinano Rose, Louis, Fred, Roxanne, Albus con due ragazze avvinghiate ai suoi bicipiti, Lucy e Molly.
La maggior parte di tutto il casino che vi è nella sala e lo creiamo noi.
Ci accomodiamo tutti quanti sedendoci al tavolo dei Grifondoro tranne Lucy e Molly che, avendo ereditato i geni dell’intelletto dello zio Percy, adesso fanno parte dei Corvonero e anche Albus che è costretto ad abbandonarci per andare ad accomodarsi a quello delle Serpi. Non mi dispiace più di tanto la cosa, almeno si porta via queste due oche.
La Sala Grande la conosco come le mie tasche, come tutta Hogwarts del resto. Èsempre stata così magnifica, maestosa, quasi abbagliante e anche potente a dire il vero. Con quelle mura alte e possenti è praticamente impossibile non sentirsi come una persona piccola, invisibile e indifesa in mezzo a un rave party fornito di un esercito di persone. In tutti questi giorni d’estate prima di andare a dormire non accadeva mai di non chiudere gli occhi per un istante e immaginarla astrattamente nei miei pensieri. La dipingevo perfetta, proprio come la ricordavo. Ma i miei ricordi non le rendevano affatto giustizia. Non si avvicinavano nemmeno lontanamente alla sua bellezza.
Ogni primo settembre che metto i piedi in questo castello sembra di ritornare indietro al mio primo giorno del mio primo anno ad Hogwarts: non si finisce mai di stupirsi di essa.
L’unico che ora come ora mi rendo conto che è silente è mio cugino Hugo, cosa alquanto surreale perché lui non da mai spese alle ciance. Il motivo è uno solo: sgrana con gli occhi i piatti di ceramica vuoti posti sui tavoli, proprio sotto i nostri nasi. Ebbene si, lui è la fotocopia presa e sputata di zio Ron. Sia fisicamente che mentalmente. Anche lui come lo zio riesce a ingurgitare una moltitudine di –non dico cibo ma- cose commestibili in un arco di tempo da far allisciare e ordinare i capelli a Bellatrix Lestrange.
Per lui l’arco di tempo in cui bisognava aspettare il discorso del preside per dare il via alla cena era visto come una sorta di travaglio. Oltretutto dobbiamo assistere a tutti gli smistamenti dei nuovi arrivati. Non che la cosa non mi piace, anzi, amo assistervi poiché mi portano indietro nel tempo e anche perché è una gioia immensa vedere le espressioni dei bambini del primo anno alla notizia della loro appartenenza a una rispettiva Casa, ma quando si ha fame si ha fame.
Le redini della Scuola le ha impugnate popò di meno che Minerva Mcgrannit dopo la morte dell’ex preside Albus Silente. Non poteva che esserci elemento più prezioso e meritato, degno di succedere tale personaggio.
La Mcgrannit in tutti questi anni è sempre rimasta la solita vecchia Mc. Niente di più niente di meno. Anzi, forse qualche rughetta in più si.
Papà mi ha sempre parlato di lei come una donna rispettosa, orgogliosa, severa al punto giusto, estremamente convinta delle sue idee e altruista. Così la ha dipinta in passato e così la dipingo io adesso.
Ora in più ha un incarico di lavoro più importante ma il suo animo rimane sempre lo stesso.
Con un tintinnio scaturito dal suono che compie la sua bacchetta scontrandosi contro il leggio del podio dove lei era innalzata di due scalini rispetto a tutti noi per farsi vedere meglio, lei riesce ad acquietare tutta la Sala. Tutti gli occhi degli alunni ora sono rivolti a lei.
«Chemchemchem. Buonasera. Bentrovati a tutti voi studenti di Hogwarts e benvenuti a voi che ne fate parte da oggi. Iniziamo con lo Smistamento nelle Case». Dice con tono pacato e autoritario.
Con un cenno rivolto all’ingresso aperto della Sala Grande indica agli alunni del primo anno di procedere verso la tavolata dei professori per iniziare la cerimonia. Tutti i bambini tremolanti e intimiditi percorrono il lungo corridoio tra un tavolo e l’altro preceduti da Gazza con al suo grembo Mss. Purr sotto gli occhi curiosi di tutti noi spettatori.
Tra i bambini spauriti riconosco Chase, il fratellino undicenne di Mike. Stessi capelli e stessi occhi, è la sua versione mignon, solo che Chase al contrario ha una spruzzatina di efelidi qua e là intorno al viso ed è molto meno coraggioso e temerario di Mike, ma molto più intelligente e astuto. Si gira verso di noi mentre percorre la lunga navata e io e Mike gli alziamo entrambi –neanche a farlo apposta- i pollici in su, con un’espressione che se potesse parlare direbbe “sei un figaccio, tu sei come un naso diritto per Lord Voldemort mentre tutti gli altri sono solo le sue verruche incallite non aver paura”.
Lui, quasi come se ci avesse capiti al volo, ci sorride e inizia e camminare con la testa un po’ meno china rispetto a prima.
Giungono tutti a destinazione.
La Mc, pur essendo divenuta preside, non ha voluto rinunciare al suo tradizionale compito di smistatrice insieme al suo immancabile Cappello Parlante. Inizia a mano a mano a far accomodare tutti i bambini sullo sgabello uno dopo l’altro e ad infilare e sfilare il Cappello come fosse uno sport agonistico subito dopo che il Cappello non poté aprire l’anno con una delle sue solite filastrocche. Una più bella dell’altra anno dopo anno. Secondo me ci lavorava tutto l’inverno. Magari stasera inizia ad ideare quella dell’anno prossimo.
Scopriamo che Chase viene smistato nei Corvonero e subito ci alziamo in piedi per battergli le mani. C’era da aspettarselo con un cervello come il suo.
«Malfoy Antares Sidus», annunciò la preside.
Una bambina dai capelli tanto biondi quanto da sembrare bianchi inizia a farsi spazio tra la folla per andare a sedersi delicatamente sullo sgabello con una compostezza da far invidia alla Regina d’Inghilterra. Sembrava danzasse.
Rimango basita e ammutolita per un attimo che a me sembrò una vita intera. Sudo, sudo freddo. E ho la gola secca. Allora non era tutto frutto della mia immaginazione.
Era come se una bellissima favola diventasse un incubo.
Cenerentola dopo aver ritrovato il suo Principe azzurro e averlo sposato sale sulla carrozza insieme a lui per partire verso la loro luna di miele. Una volta dopo aver salutato dalle finestrelle della carrozza tutti i parenti e gli amici presenti al matrimonio, la carrozza inizia a partire e quando il Principe e Cenerentola si trovarono ormai soli, il viso del Principe si deturpò e iniziò ad assumere il volto di un mostro con tenaglie al posto dei denti e artigli al posto delle unghie. Il mostro l’aveva incastrata. Ecco. Quella bambina così pura e innocente era il Principe. Una favola diventare un incubo. Peccato che non sia nemmeno un incubo perché questa è la realtà.
«Ohohoh. Una Malfoy finalmente! Tutti quelli a cui ho cinto il capo erano solo uomini. Bene bene, vediamo un po’ che c’è qui dentro. Mmm, sangue freddo, certamente. E ovviamente puro, essendo una Malfoy. Staresti a pennello nei Serpeverde, ma, non so. Sei diversa. Hai grande voglia di fare e una notevole perspicacia, per non parlare del tuo senso del dovere e delle tue forti ambizioni. Difficile, davvero, davvero difficile. Ci sono! CORVONERO!»esclama il Cappello Parlante.
Tutta la tavolata dei Corvonero per un primo istante rimane basita ed esterrefatta.
«Una Malfoy?», bisbiglia un ragazzo all’orecchio del suo vicino.
«Ho visto tutto nella vita. Adesso posso anche morire», dice un altro ancora.
Dopo che Chase si alza in piedi per batterle le mani, a mano a mano tutti i Corvonero iniziano a festeggiare la nuova arrivata chiudendo un occhio sulla sua provenienza. D’altronde l’epoca di Voldemort è terminata. Sulle origini della gente bisogna ormai metterci una pietra sopra e andare avanti. Cosa che però purtroppo non si era raggiunta ancora pienamente al cento per cento.
Solo una cosa guastava quel clima di assoluta riappacificazione tra le Case.
O meglio, un ragazzo.
Quel ragazzo.
Neanche senza volerlo, il mio subconscio mi fa voltare il capo verso il tavolo dei Serpeverde su un ragazzo dannatamente biondo e dal viso contratto: Scorpius Malfoy.
Digrigna i denti talmente tanto che di questo passo a furia di limarli gli occorrerà una dentiera.
Continua a sbranarsi con gli occhi sua sorella minore fin quando - non so per quale assurdo motivo – si volta verso di me e si accorge che lo studiavo.
Che figura di merda.
Mi volto immediatamente fissando profondamente il piatto di ceramica vuoto sotto i miei occhi studiando alla perfezione ogni minima crepa presente su di esso e ogni scheggiatura  invisibile ad occhio nudo cercando di non voltarmi di nuovo. Sembra che la forza di gravità si sia spostata a sfavore mio perché avvolte mi accorgo che il mio collo accenna a girarsi di qualche grado, ma subito lo arresto.
Cazzo. Adesso ho capito tutto.
Quella bambina non aveva il problema dell’accettazione dei suoi coetanei, ma dei suoi famigliari.
Un motivo in più per odiare Scorpius Hyperion Malfoy.
Fino ad ora non era lui quello premuroso e saggio che indusse mio fratello Albus a sbattersene di tutto e di tutti e di entrare nelle Serpi dicendo che non era giusto fingere di essere ciò che non si è? Non era lui quello che diceva che l’epoca dei pregiudizi era finita e che i Serpeverde non erano visti più come i seguaci di Voldemort e che quindi se un discendente dei Grifondoro fosse andato a finire nei Serpeverde non era poi la fine del mondo? Non era lui quello che riteneva che se ti amano davvero, l’appartenenza alla tua Casa non andrà a scalfire l’amore che i genitori provano per te? Lui cavolo stava facendo? Era un gesto di amore quello? Col cazzo!
Ho scollegato il cervello dal presente per troppo tempo tanto che non mi sono resa conto che la Mc aveva iniziato il suo discorso di benvenuto.
«E dopo tutte queste avvertenze sul cos’ è giusto o vietato fare…»e dicendo ciò buttò un’occhiatina verso noi Potter-Weasley, «vi auguro una buona permanenza. E adesso buon appetito a tutti quanti».E con queste parole si da inizio al banchetto.
Cerco di annebbiare tutti i pensieri che mi frullano per la testa in questo momento.
D’altronde, chi sono io per occuparmi delle faccende problematiche dei Malfoy? Non me ne sbatte proprio niente. Io non giro intorno a loro. Io non dipendo da loro. Io non dipendo da lui.
“Alleluia, pancia mia fatti capanna!» esclama Hugo.
Sotto i nostri occhi i piatti che prima erano vuoti adesso appaiono colmi di pietanze di tutti i generi. Più che pietanze sembravano sculture. La faccia di Hugo talmente  era sorridente che sembrava paralizzata, quasi provasse fatica a ricomporsi per tornare normale. Io Fred e Roxanne durante tutta la cena escogitammo vari piani per rendere la cena ad Hugo indimenticabile. Ma per indimenticabile non intendo l’indimenticabile che potrebbe pensare lui. Infatti adesso davanti a me in tutto il suo splendore vi è un Hugo che fa acrobazie estreme per prendere delle braciole di maiale dal suo piatto perché esse iniziano a saltellare di qua e di là a loro piacimento. Gli spinaci iniziano a muoversi ondeggiando come dei lombrichi e quando ha provato a bere del succo di zucca dal suo bicchiere esso si spostava sempre dalla parte opposta del bicchiere rispetto a dove poggiava il labbro andando contro le leggi della gravità. Ammetto che la mente sono stati Fred e Roxanne, ma la pratica è stata mia. Sono riuscita a porgli l’incantesimo non trapelando nulla. Parlavo tranquillamente con Dominique accanto a me e tra una parola e l’altra nella mia mente pensai alle paroline magiche dell’incantesimo, scossi la bacchetta lievemente sotto la tovaglia del tavolo e voilà! Incantesimo perfetto.
Io Fred e Rox ci diamo contemporaneamente un batti cinque, anzi, dieci.
Trascorriamo così la nostra prima cena del nuovo anno scolastico ad Hogwarts lasciando alle spalle ogni pensiero o problema che ci potesse in qualche modo oscurare la mente o rovinare la serata. Ci siamo solo noi, tutto il resto – almeno per un’oretta - l’abbiamo catturato fuori dall’ampolla dove eravamo rinchiusi noi.
«Bene ragazzi, una volta finito, tutti nei dormitori. Non voglio vedere gente gironzolare fuori dalle vostre Sale Comuni dopo le dieci e trenta. Mastro Gazza e la sua fedele Mss. Purr non avranno scrupoli a riportarmi notizie su presunti fuggitivi dai vostri letti. Le conseguenze non saranno piacevoli. Detto questo buonanotte a tutti»e con un movimento lieve di bacchetta la preside fece sparire tutti i piatti prima colmi e zeppi di cibo ma adesso poveri e sporchi sui tavoli per riportarli nelle cucine dagli elfi.
Non so se era il senso di pesantezza dopo una grossa mangiata che mi faceva avere le allucinazioni, ma vedevo troppo spesso per i miei gusti tutti i miei amici e cugini che parlavano e confabulavano tra di loro un qualcosa che a me era ignoto. E io odio essere sempre l’ultima a sapere le cose. Era già successo prima di entrare nella Sala Grande. Dominique, Rose, Mike e Hugo evidentemente si raccontavano qualcosa di estremamente divertente credo.
Il Prefetto dei Grifondoro accompagna i Grifoni del primo anno nei dormitori. Noi qualche metro più dietro rispetto a loro ce la prendiamo con comodo conoscendo a memoria la strada da percorrere.

Parlammo del più e del meno anche se quel senso di tristezza per l’essere esclusa non se ne era del tutto andato.
Ci raggiunse Al senza più quelle due oche avvinghiate attorno a lui e Lucy e Molly separatesi dai Corvonero.
Aspettavano tutti che qualcuno dicesse qualcosa come ogni sera.
Decisi di parlare io.
«Ci vediamo tutti in Sala Comune, così non appena noi sapremo la parola d’ordine ad Al, Lucy e Molly li faremo entrare nei nostri dormitori così staremo tutti assieme e uno di noi li aspetterà di fronte al quadro della Signora Grassa. Nessun ritardo intesi?»chiedo.
Quasi ogni sera di tutti gli anni precedenti ci riunivamo per fare un po’ di baldoria insieme. Niente di ché: qualche caramella di Mielandia, Burrobirre e tante tante chiacchiere tra di noi. Era bello. Quest’anno vorremo fare lo stesso. Almeno ora che possiamo permettercelo non avendo compiti su compiti da fare dato che è il primo giorno.
Ci separiamo tutti quanti per andare ciascuno nei propri dormitori a prepararsi per la notte. Al nei sotterranei dei Serpeverde; Lucy e Molly al secondo piano nella Sala Comune dei Corvonero; noi restanti Grifoni ovviamente nella Sala Comune dietro l’ingresso posto dietro il quadro della Signora Grassa.
O meglio, entro solo io perché Rose, Hugo, Mike, Dominique, Roxanne, Fred e Louis si scusano tutti quanti dicendomi che devono sbrigare alcune loro faccende prima di andare a dormire. Io per non invadere la loro privacy non chiedo nulla e proseguo da sola.
Ed ecco che ritorna la sensazione di essere esclusa in qualcosa che non sapevo nemmeno io cosa.
«Hey Lils qual è la parola d’ordine a questo giro?»Mi chiede Louis.
«Solfato alcolizzato»annuncio.
E leviamo tutti i tacchi e proseguiamo ognuno per la sua strada.
Appena entro nella forbita Sala Comune esclamo un sentito sospiro di sollievo.
Qui si che mi sento effettivamente a casa.
Invade nettamente le mie narici l’aroma della legna bruciata proveniente dal grande focolare presente nella sala rossa e dorata. I piccoli divanetti leggermente consumati non scappano ai miei occhi. Quanto mi sono mancati. Qui ho sempre trascorso i miei disperarti tentativi di studio insieme ai miei più cari amici. Quasi penso che mi sia mancato anche lo studio. No Lily no.
I vari candelabri dorati sparsi qua e la per i tavoli, le sedie scomposte, i tappeti consumati, la gente che si riabbracciava dopo due mesi di lontananza, questa è casa mia.
Dopo essermi fermata cinque minuti a parlare con qualche compagno di casata tra cui qualcuno di essi che si è ricordato del mio compleanno, decido di puntare dritto nel mio caldissimo e accogliente dormitorio.
La prima cosa che faccio è buttarmi come una balena lanciata da una catapulta sul mio comodissimo letto a baldacchino completamente rosso. Quasi ci sguazzo sopra. Decido allora di liberarmi della divisa e mettere qualcosa di più comodo, o come dico io, navigabile.
Estraggo la mia bacchetta la quale grazie a un incantesimo porge il mio baule sul letto aprendosi.
Afferro il mio beauty-case e la mia tenuta da notte e mi dirigo in bagno.
Solo qui, ora che mi trovo faccia a faccia con lo specchio del bagno, mi rendo conto di esser rimasta costantemente con la camicia sbottonata da quando volevo dare una lezione a quegli insulsi ragazzini. Che figuraccia, chissà cosa avranno pensato di me i professori a vedermi così conciata. Bada alle ciance, non mi è mai importato del giudizio della gente e non inizierà a importarmi certo oggi.
Sfilo la mia divisa e indosso una maglia dei Chudley Cannons regalatami da James per il mio undicesimo compleanno. I Cannoni di Chudley sono una squadra di inglese che ha vinto ben 21 volte il campionato di Quidditch. Tale passione l’ha spartita zio Ron a James e Albus sin da piccoli. Ogni qual volta la metto papà non fa altro che raccontarmi di come il gran vecchio saggio Albus Silente amava tale squadra. Io a loro preferisco, invece, le Holyhead Harpies, squadra completamente femminile. Sarà che sono sempre stata un profondo difensore dei diritti sulle donne e ho sempre cercato di risaltare la figura femminile a quella maschile, o metterla perlomeno a pari livello. Credo comunque di esser stata condizionata per via di mamma, visto che in passato fece parte di loro.
Sciolgo i capelli e non prendo neanche in considerazione l’assurda idea di pettinarli, tanto per cambiare. I maledetti geni di papà. Sembra che più io li pettini e più loro decidono di ribellarsi. Posso vantarmi, almeno, di avere dei capelli rivoluzionari, se la posso prendere sul ridere. Varie ragazze ad Hogwarts, quando mi incontravano per i corridoi contorcevano i loro volti alla vista dei miei capelli, al contrario dei loro perfetti e ben idratati, con acconciature forbite o talvolta dediti a incantesimi complicati e impegnativi per “metterli giù”.
Mamma ritiene che io abbia una criniera, non dei capelli.
Il colore invece è il suo, non che mi sarebbe dispiaciuto averli avuti neri come papà. A differenza di quelli di mamma però i miei sono decisamente più accesi, quasi fiammeggianti, un rosso sangue.
Mentre faccio tutto ciò i miei pensieri non fanno altro che andare a battere sempre lì. Quanto sono stata sciocca. Possibile che non ci ero arrivata prima? Diamine! Un nome così come miseriaccia fa a passare per innocente alle mie orecchie? Antares Sidus. Sidus Antares. Avrei dovuto capirlo subito che si trattava di una Malfoy. Quale famiglia magica al mondo con normali e salubri neuroni collocati al cervello darebbe mai ai propri figli nomi così bizzarri? Seriamente, Scorpius? Ne vogliamo parlare? Avranno certamente un debole per le costellazioni.
Basti pensare a:
-Bellatrix, nome di una stella poco luminosa che sta alla sinistra della costellazione di Orione; Draco, costellazione a forma di drago, ma in realtà un serpente;
-Alphard Black, lo zio di Sirius che diede in dono al nipote una somma di denaro per potersi comprare una casa sua e che per tale motivo venne eliminato dall’albero genealogico dei Black, prende il nome dalla stella più luminosa della costellazione dell'Idra;
-Regulus Arcturus Black per via del nome latino della stella Regolo, cioè la stella più brillante della costellazione del Leone;
-Andromeda Tonks, la nonna di Teddy, per via della famosissima costellazione Andromeda;
-Sirius, genealogicamente imparentato ai Malfoy – purtroppo – deriva da Sirio, la stella più luminosa del cielo e fa parte della costellazione del cane, visibile in estate;
-Scorpius, per la costellazione nello zodiaco dello Scorpione.
Tutto ciò è inciso e scalfito nella mia mente per via delle tortuose e pressanti lezioni di Storia della Magia e quelle di Astronomia.
Se mi sbaglio, come minimo la professoressa Aurora Sinistra mi avrebbe spedita sulla luna, ma se la mia mente non mi tradisce, il nome Antares deriva dalla stella più luminosa della costellazione dello Scorpione. Il secondo nome Sidus dovrebbe stare a significare per “stella”.
Come ho fatto a non pensarci prima? Che sciocca. Non sono certamente Rose Weasley, ma sono o non sono la legittima nipote di Hermione Granger?
Non sono mai stata un asso in queste due materie, ma ricordo che il mio primo anno ad Hogwarts, James mi portò insieme ad Albus, Hagrid e Thor a vedere le stelle in uno spiazzo della Foresta Proibita. Lì incontrammo Fiorenzo, il quale magicamente ci narrò tutte le sue conoscenze astrali. La sua voce divenne sempre più flebile e i miei occhi si chiudevano secondo dopo secondo sempre di più sotto la luce della luna. Mi addormentai con la testa poggiata alla pancia di James e la bava calda di Thor che mi colava nella mano dischiusa dalla debolezza e dalla gracilità che mi causò il sonno, con Hagrid che suonava il suo vecchio e malsano flauto, il suono degli zoccoli di Fiorenzo che camminava avanti e indietro mentre continuava a spiegare le sue teorie astrali e l’odore di brace scaturito dal fuoco poco distante da me dove vi era seduto un non affatto assonnato Albus Severus Potter tutt’occhi e tutt’orecchie per la spiegazione del centauro.
Dopo esser uscita dal bagno ed aver smistato tutti i miei indumenti negli appositi armadi -sempre con l’aiuto della magia, non sia mai che io ordini e aggiusta qualcosa - sento delle profonde martellate dalla mia porta. Io non avendo alcuna mano libera poiché impegnata a posare Firred sotto il letto urlo «Avanti
».
Colui -o coloro, visto i copiosi colpi alla porta- che bussa non decide di ascoltarmi e continua a creare baccano alla porta. Io dopo svariati “avanti” mi rompo decisamente i coglioni e vado ad aprire la porta.
«Si può sapere che minchia vuoi? Ma non hai le orecchie o hai troppo cerume che non senti un cazzo defi…?»
«Sorpresaaaaa!».
«Tadaaaaann!».
«Perché non è una brava ragazza, perché non è una brava ragazza, perché non è una brava ragazza, nessuno lo può negarr!».
«Auguri Lilyyy!».
«…ciente», termino a mezz’aria.
«Sorprendente?»domanda Lorcan.
«Sconvolgente?»domanda Roxanne.
«Suadente? Ti cade un dente?»chi sennò? Fred Weasley II.
Una massa di decerebrati mentali con problemi psichiatrici mi si presenta nel cuore della notte davanti alla porta creandomi un casino della miseria. I miei preferiti decerebrati mentali con problemi psichiatrici.
«Oddio ragazzi ma siete fuori? Alzate i culi ed entrate immediatamente prima che inizi a lamentarsi qualcuno!»esclamo io.
Li faccio entrare uno a uno nel dormitorio mio, di Rose, Dominique e Roxanne.
Chiudo la porta dietro di me.
«Porco Salazar! Grazie ragazzi!»urlo correndo ad abbracciarli.
Scoppiammo tutti in un baccano assurdo, chi abbracciandosi, chi facendo a pugni scherzosamente, chi salutandosi  fraternamente facendo schioccare le nocche gli uni contro gli altri,e chi come Fred facendo esplodere caccabombe, tutti insieme come una grande famiglia.
«Pensavi che la nascita di una casinista ubriacona come te potesse passare inosservata?»dice Mike con tre casse di birra nelle mani.
«Lils, seriamente, ci deludi giorno dopo giorno sempre di più»,dice Hugo fingendosi colpito nel profondo.
«Dimmi se non sono la migliore?»mi chiede Dominique mostrandomi delle immense bustone di dolci, caramelle e bevande di tutti i tipi.
«Io a voi non vi cambierei nemmeno per tutti i galeoni del mondo!» esclamo.
«Io si», dice Fred.
Il senso di esclusione era dovuto a questo, i suoi amati cugini, amici e fratelli stavano progettando sin dal viaggio in treno se non da prima tale sorpresa.
C’erano proprio tutti: Hugo, Rose, Dominique, Fred, Mike, Albus, Roxanne, Molly e Lucy . In più Louis, Lorcan e Lysander i quali non avevo per niente incontrato e salutato rispetto a tutti gli altri. Tutti e tre sempre più biondi giorno dopo giorno. Louis per via dei geni Veela di zia Flebo; Lorcan e Lysander per quelli della mia amata “zia” Luna.
Non è una vera e propria festa da sedicenne con musica a tutto volume, invitati, imbucati, un casino di gente la quale il 60 per cento conoscenti e amici e il restante 40 non avevi mai visto in tutta la tua vita. Quelle feste che io odio immensamente, tutti con sorrisi forzati, decorazioni, abiti sfoggiati come ad una sfilata di galà. Per la mia concezione di festa, lo è eccome. Loro lo hanno fatto per me, perché conoscono i miei gusti, sanno cosa voglio o non voglio, cosa mi piace o meno. Sono convinta che se solo mi fossero piaciute le feste in grande stile da figli di papà, loro la avrebbero organizzata, tanto è grande il bene che ci accomuna gli uni con gli altri, saremmo tutti disposti a fare i salti mortali per renderci felici reciprocamente.
 
                                                                                                                      ***
Nel castello di Hogwarts, vi è chi già dorme, chi legge un libro, chi è sveglio tra i suoi pensieri o per scrivere una lettera alla propria famiglia, c’è chi fa baldoria festeggiando compleanni di un’indomabile chioma rossa, c’è chi invece non fa altro che tormentarsi tutta la notte, arrampicato sulla finestra spalancata dei dormitori, poggiato di schiena alla fredda di pietra, con una gamba stesa e l’altra lasciata a penzolare fuori dalla finestra, incurante, quasi come se non portasse rispetto alla sua stessa vita.
«Che diamine vuoi Zabini? Non è giornata, sloggia».
«Avanti amico, è l’uno settembre! Cosa c’è che può andarti così storto?».
L’altro, in tutta risposta non fa che portare l’accendino Babbano avanti al suo viso, tra le mani, per accendere la sigaretta sospesa in bilico tra le sue labbra carnose.
«Scorp, così esageri, è tua sorella cavolo. Non la puoi mica sbattere fuori di casa», esclama.
«Tu non capisci», in tutta risposta dice l’altro.
«Fa quello che vuoi amico, poi non venirmi a dire però che la tua famiglia è di merda se ti ci metti anche tu a creare casini», e se ne va verso l’entrata nella Sala Comune dei Serpeverde illuminata da una torcia argentea.
L’altro continua a fumarsi e gustarsi quella sigaretta, quasi come se fosse il momento più bello di tutta la giornata, un momento da cogliere tutto e goderselo appieno, immerso nei suoi pensieri.
In questo giorno avrebbe avuto la camera tutta per se.
Zabini era impegnato a dare sfogo ai suoi istinti nella camera di una certa Alicia dei Serpeverde.
Mentre Albus, il secondo e ultimo dei suoi coinquilini, era giunto poco prima a informarlo della sua assenza quella notte per festeggiare il compleanno della sua amata sorellina.
A quanto pare la Potter è diventata grande.
Grande in tutti i sensi. A Scorpius impercettibilmente nasce, a tale pensiero un sorrisetto angolare, quasi malizioso: quella sera, nella Sala Grande Scorpius rimase basito nel vedere una Lilian Potter con la sua indomabile criniera sciolta che, in tutti quegli anni ad Hogwarts, Scorpius constatò di tenere sempre raccolta per motivi pratici sovrastando i motivi estetici. Ma non fu questo ciò che lo basì, bensì la sfarzosa scollatura li lei.
Ricorda persino il rossore sulle guance di lei e l’imbarazzo nell’essersi fatta beccare a spiarlo.
Risultava patetica agli occhi di lui nel tentativo di distogliere lo sguardo per concentrarsi sulle venature del tavolo di legno di quercia. Insulsa ragazzina.
Conoscendola, quella sera non avrebbe fatto altro che bere Burrobirra e Whisky Incendiario e distruggere mezza stanza con i suoi cugini, non ammettendo neanche sotto tortura una festa sfarzosa.
Un ticchettare di scarpe di alta classe sbattenti sul marmo del pavimento distoglie Scorpius dai suoi pensieri.
«Sei tu. Mi era venuto un colpo. Che ci fai qui tutto solo soletto Scorpy?».
«Quello che tu vuoi che io faccia» dice l’altro, malizioso.
«Mmm, su questo avrei un pensierino a riguardo», dice lei passandosi la lingua sulle labbra colme di lucidalabbra.
Scorpius, in tutta risposta, getta il filtro della sua sigaretta dalla finestra e con un balzo felino scende dall’alta pietra della finestra.
Lei immerge la lingua in gola a lui, e lui la prende da un fianco in una morsa che non aveva nulla di romantico, dolce o accurato, e la dirige senza alcuna insulsa parola all’entrata della Sala Comune dei Serpeverde per oscurare i suoi pensieri e dedicarsi a una delle attività che a Scorpius Malfoy era sempre uscita bene.
Lei portandosi dietro di se una scia di un profumo che Scorpius non aveva la minima intenzione di studiare quale fosse poiché sembrava fosse cascata in un lago di profumo il quale innescava un bruciore allucinante per le narici di lui vista e considerata la quantità abbondante di tale prodotto, lui portandosi dietro di se l’inebriante odore di alta sartoria, di pulito, e di menta.
Chiudendosi alle spalle la porta di quella stanza verde e argento lasciata sgombera per il sesso, e per il compleanno di un’insulsa ragazzina la quale Scorpius non doveva minimamente prestare attenzione.





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Spazio "autrice": Sono resuscitataa!! :D Perdonatemi anche se sono imperdonabile ç.ç per quanto riguarda la puntualità faccio davvero schifo, spero che però il capitolo non faccia schifo anche lui...
Essendo uno dei primi capitoli è monotono e senza una trama solida e costruttiva, diciamo che è tutto da formare e che è uno dei soliti capitoli di transizione ^^
Ringrazio ciascuno di voi per il supporto, il sostegno, per leggere, seguire, preferire, recensire questa storia insulsa e malsana (della quale mi chiedo come facciate ancora a sopportarmi, siete delle Grifondoro nel sangue allora, visto il vostro coraggio xD) e sappiate che ogni minimo commento (non per forza di apprezzamento) ma anche un segno che mi faccia capire che voi ci siete mi renderebbe la persona più felice del mondo!
Volevo lasciare una piccola nota: molto probabilmente dal prossimo capitolo in poi scriverò col tempo passato, poichè, essendo abituata a scrivere così mi verrebbe tutto molto più semplice, soprattutto se devo narrare anche dal punto di vista di scorpius :)
Fatemi sapere se siete d'accordo, altrimenti cercherò di adattarmi ^^
Grazie mille ancora a tutti quanti specialmente Maya_Malfoy, chiaragt97 e yuukilalla per essere state così estremamente gentili e confortanti nel consigliarmi la presunta immagini della nostra Lily, dal prossimo capitolo scopriremo chi è ;)
Alla prossima ^^

Harley

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Capitolo 7
*** Balbettante bambocciona banda di babbuini ***


Prefazione: ho deciso di cambiare il tempo della storia e il narratore. Il tempo dalla prima persona è divenuto in terza, e il narratore è onnisciente, non più la nostra Lily. Credo che tutta la storia la continuerò in tale schema, lo trovo più orecchiabile in un certo senso. Spero vi vada a genio.
 


Balbettante bambocciona banda di babbuini


Era una caldissima giornata quella, per essere Settembre. Troppo calda.
La finestra di uno dei tantissimi dormitori dei Grigondoro, nel castello più ambito dai maghi di tutte le ere, era spalancata a rivelare i raggi solari irruenti e perpetui intenti a farsi largo nella stanza per posarsi su ogni volto assonnato e dormiente. Non vi era alcuna traccia di vento, solo afa, molta, troppa afa.
Il caos, quella notte, evidentemente non aveva risparmiato niente e nessuno, visto e considerato le bottiglie di alcolici rovesciate sul pavimento, le lenzuola dei letti buttate dappertutto, tra cui una sul lampadario, e i ragazzi stesi e stravaccati come dei barboni in una qualunque superficie perimetrale del pavimento sgombera da bottiglie di burrobirra o oggetti scomodi per in qualche modo dormirci su.
Una mosca si fece largo per entrare in quella stanza che la notte scorsa si direbbe esser stata la stanza più numerosa di casinisti. Ronzava instancabilmente attorno alla stanza, dando parecchio fastidio alle orecchie dei ragazzi ancora caduti in un sonno profondo. Passò sui volti di tantissime teste colorate, per poi posarsi sul naso di una testa rossa, ma non quanto quella della ragazza al suo fianco.
Il ragazzo infastidito cercò di scacciarla senza alcun risultato, finché non prese conoscenza e si svegliò pigramente.
Vide attorno a sé tutti i suoi parenti accasciati sul pavimento strafatti e straubriachi e non si lasciò sfuggire un ghigno divertito. Cercando di alzarsi da quello che sembrava un percorso ad ostacoli con tanto di vetri rotti e piedi e braccia dei suoi parenti, ma colpito da una forte fitta alla testa si sedette nuovamente, ma capacitandosi di avere solamente i postumi della maestosa sbronza si fece forza per andare a svegliare la ragazza accanto a lui.
«Hey. Lily. Lily, su svegliati, c’è lezione», scosse il ragazzo lievemente sua cugina.
«Mmm»,in tutta risposta la ragazza coprì il suo volto dalla luce con l’unica cosa che trovò: i suoi lunghi capelli.
«Lily, hey, faremo tardi e devi aiutarmi a svegliare gli altri».
La ragazza prese lievemente conoscenza di sé e si fece coraggio.
«Che ore sono Hugo?», fece.
«Le…»il ragazzo guardò la sveglia posta sul comodino dietro di lui e disse «le sette e mezza. Sette e mezza. Sette e mezza? Sette e mezza! Su svegli tutti qui ci becchiamo tutti una punizione! Alzate tutti quei culi rinsecchiti è ora di lavorare pappamolle».
«Hugo e porco Salazar non urlare!»Disse Lily, alzandosi con fatica.
«Senti, qui andremo tutti a fare una bella visitina a Argus Gazza e io francamente non ho una gran voglia di farmi sanguinare gli occhi il primo giorno del mio quinto anno ad Hogwarts. E sai che c’è in più? Che non ho nemmeno voglia di ricevere una strillettera da mia madre il primo giorno. Fidati Lily, la voce di mia madre urlante a prima mattina non è piacevole quanto Hagrid  che canta gli Aerosmith».
«Walk this way!»Urlò la ragazza alzandosi di scatto e improvvisando un balletto.
«Bene cugini, credo che qui ci voglia una sveglia decisamente potente non credete?» Disse Fred alzandosi anche lui di scatto con al suo seguito sua sorella Roxanne.
«Roxy, passami il nostro zaino», chiese Fred II a sua sorella.
Roxanne lanciò il borsone a suo fratello che lo prese al volo estraendone quelle che sembravano… caccabombe?
«Nooooo!»Urlò Lily cercando buttandosi addosso a suo cugino per tentare di fermarlo. Ma non aveva nemmeno fatto in tempo ad urlare che Fred ne lanciò tre in un colpo solo contro la parete. Esse, subito dopo il frastuono emanarono uno sgradevole odore nauseabondo.
«Cazzo Fred, ma cosa hai al posto della zucca tu? Nargilli? È la mia stanza!» Rimproverò Lily suo cugino.
«Mi dispiace cugina, ma credo sia stata l’unica soluzione plausibile per svegliare questa balbettante bambocciona banda si babbuini».
«Balbettante bambocciona banda di babbuini eh?»Disse Mike alzandosi scompostamente da terra.
«Certo amico. Prova a dirlo per cinque volte di seguito. Io e mio padre lo facciamo sempre. È uno spasso». Disse Fred.
Mike iniziò a correre contro Fred accasciandolo al pavimento. Da lì iniziò una pseudo rissa tra cugini.
«All’attacco ragazzi!»Urlò Mike incoraggiando i suoi compagni che uno per volta si alzarono in suo soccorso e lo imbavagliarono con le prime lenzuola che trovarono sparse per la camera.
«Sembri una mummia Fred», disse Rose, ridendo.
«Hahah molto divertente, e tu Roxanne, da che parte stai eh?»Disse Fred diretto a sua sorella.
«Dalla parte della balbettante bambocciona banda di babbuini, ovviamente».
«Bella Roxie!»Disse Lily andando a battere un cinque a sua cugina.
«Bene ragazzi, non per fare la guastafeste, ma qui è un macello e sono già le otto meno venti, e tra venti minuti dovremmo tutti essere seduti, puliti e composti tra i banchi a fare lezione», disse Lucy con tono serio e canzonatorio.
«E profumati», aggiunse sua sorella Molly lanciando un occhiataccia a suo cugino Fred.
«Hanno ragione. Lily, io e te mettiamo a posto dopo, adesso tutti nei propri dormitori a prepararsi. Su, filare. La pacchia è finita». Disse Dominique esonerando tutti.
Dopo che tutti i Weasley-Potter furono fuori dalla stanza più disordinata di tutta Hogwarts, Lily si catapultò in bagno a prepararsi per la lezione di Trasfigurazione alla prima ora. La McGrannit non avrebbe tollerato il minimo ritardo in una normale circostanza, figuriamoci il primo giorno di lezione.
Lily sapendo di non avere il tempo necessario per una doccia, optò per una lavata alla bella è buona, e mente tentò di pettinare con le mani quel suo groviglio di capelli, tastò sulla sua nuca una robaccia appiccicosa avvinghiata ai suoi innocenti capelli.
«Che diamine?».
Cercando di posizionarsi di spalle allo specchio per voltare il volto e osservare di cosa si trattasse, Lily scoprì che tale robaccia appiccicosa e puzzolente non era altro che una delle caccabombe di suo cugino, ma dalla bocca di Lily non uscì nessuna imprecazione perché non fu ciò a catturare la sua attenzione, ma bensì un disegno sulla sua schiena, o meglio, un tatuaggio.
 
Flashback

La sua mano era poggiata titubante e tremante sulla maniglia di una porta, indecisa sul da farsi.
“Cazzo cosa faccio?” si domandò ansiosa la ragazza.
“Al diamine, mi deve un favore, io entro”.
E la mano scivolò giù per la maniglia aprendo quella che poteva essere la porta più odiata della ragazza.
«Potter, non si usa bussare dalle tue parti? O a Peldicarotalandia avete leggi tutte vostre?», chiese lui, con il suo solito tono strafottente.
Non era uno dei momenti migliori per fare irruzione, visto e considerato che l’inquilino si stava cambiando. Quasi a farlo apposta, rimase a torso nudo, divertito.
«Bene Malfoy, se non ti dispiace allora faccio dietrofront e vado a dire a paparino Draco cosa stavi facendo lo scorso ieri al posto di presentarti alla partita di Quidditch», disse la rossa sicura di sé voltando le spalle al biondo.
«Noto che il sarcasmo l’hai dimenticato a casa, Potter. Ammettilo che ti dispiacerebbe tornare nella tua stanza», disse lui, provocatorio.
«Proprio per niente, più che altro accetto le tue condizioni solo perché ne guadagno un tatuaggio gratis, altrimenti potevi benissimo andare a farti bruciare dai Draghi», disse lei chiudendo la porta alle sue spalle.
Due giorni fa, l’imponente Draco Malfoy, varcò le sogli della scuola per far visita a suo figlio, non fidandosi pienamente di lui. Sapeva che il figlio era di ambizioni differenti da quelle del padre, e a Malfoy Senior ciò non andava bene, riteneva che suo figlio fosse da indirizzare verso la retta via. Non concepiva la passione da musicista del figlio e era a conoscenza che talvolta, quest’ultimo, lo prendeva in giro, giurando di svolgere i suoi doveri da studente e da Cercatore dei Serpeverde, ma compiendo tutt’altro nella Stanza selle Necessità con la sua batteria. Lilian Luna Potter, per un ignaro e oscuro motivo, cogliendo al volo la situazione, convinse il padre di non andare a fare visita al figlio poiché ebbe contratto un infezione cutanea dal contatto con una Salamandra, e che il solo stare nella stessa stanza avrebbe causato il contagio. Malfoy Senior, in tutta risposta non ci pensò due volte a levare le tende. Lily fu molto scaltra nel suo compito: si finse la figlia di una vecchia conoscenza dell’uomo, la quale aveva i capelli vermigli, per non confessare di essere la figlia di Harry Potter, creando altrimenti guai in più.
Scorpius Malfoy ebbe la prova dell’aiuto da parte della ragazza con una lettera da parte di suo padre ricevuta il giorno seguente, la quale riferiva al ragazzo ciò che il padre aveva sentito dire da “la ragazza dai capelli vermigli”. Non ci volle molto per il ragazzo comprendere di chi si trattasse, visto che Lilian Luna Potter era l’unica ragazza con i capelli più dannatamente pazzi di tutta la scuola.
«Fa come se fossi a casa tua Potter. Anzi, non farlo, non ho voglia di condividere la mia stanza con una pseudo-camionista», disse lui armeggiando una valigetta.
«Spera solo che lo stesso talento che hai nel parlare con la tua lingua biforcuta tu lo abbia nel tatuare altrimenti giuro che ti affogo nel lago Malfoy», disse lei, a denti stretti.
«Potresti rimanerne sorpresa nel costatare il mio talento con la lingua, Potter», lo disse infilandosi dei guanti in lattice, lasciando sorgere uno dei suoi soliti mezzi sorrisi maliziosi sulle labbra.
«Bene, dove vuoi che immerga questo splendido ago nella tua impura pelle?» Domandò lui.
«Schiena».Disse solo lei.
«Perché sei nervosa? Hai paura dell’ago? Sapevo che eri troppo fifona per appartenere ai Grifondoro Potter, ma non pensavo fino a questi livelli».
«Non ho paura di un emerito cazzo Malfoy, se vuoi saperlo ho tanti altri tatuaggi in tanti altri posti fatti da tanti altri tatuatori probabilmente migliori di te».Parlò decisa Lily.
Lilian Luna Potter era in imbarazzo. Mai nella storia si era vista una Potter in imbarazzo con un Malfoy. Mai nella storia si era vista la Potter in imbarazzo e basta. Neppure al suo smistamento, sotto gli occhi incuriositi di tutti i presenti.
Era per questo che Lily era ansiosa: si vergognava. Si vergognava di spogliarsi.
«Allora su avanti muoviamoci. Ho una vita io, sai? Non posso buttare una giornata con te», disse stanco.
«Malfoy, giuro che se non cuci quella tua dannatissima e fottuta bocca ti strappo quel che ne è rimasto delle tue palle a morsi e le sciolgo nell’acido», lo minacciò lei.
«Sempre la solita, deduco». Constatò lui, sorridendo divertito.
«Cosa desideri che io ritragga? Uno dei soliti tatuaggi adolescenziali di amori infranti? Il nome del tuo lui? Dei cuoricini?»Domandò lui.
«Sai Malfoy? Fa decisamente schifo la necessità di avere sempre qualcuno che ci riempia la testa. Chiodo scaccia chiodo, e ogni chiodo è una ferita, e intanto ti riempi di buchi, e quando i chiodi non li percepisci più ti restano solo i buchi. Per me l’amore è un’immensa cazzata. Quindi scusami se ti dico che sono troppo intelligente per poterti dire che mi tatuerai un cuoricino o una roba simile, perché io, al contrario di tutte le ochette con cui tu vai a letto, un cervello lo ho». Dichiarò Lily.
«Potter, non voglio stare a sentire i tuoi monologhi sfoghi da adolescente anticonformista, dimmi semplicemente cosa cazzo vuoi tatuata».
Di risposta Lily porse a lui un disegno il quale Malfoy studiò attentamente.
 
Lily iniziò a sfilarsi la felpa verde per lasciare la sua nuda schiena libera per il tocco delle mani del suo odiato tatuatore.
Quella sarebbe potuta sembrare una scena equivoca per chiunque avesse fatto irruzione nella stanza in quel preciso momento: Lui seminudo, lei seminuda. Entrambi con il torace scoperto. Fortunatamente per loro, nessun visitatore indesiderato quel giorno avrebbe fatto visita.
Lily appallottolò la felpa e si stese sul lettino pronta per far baciare la sua candida pelle con il tocco del freddo inchiostro.
«Potter, sarò anche un mago, ma non so ancora tatuare la pelle con al di sopra degli indumenti».
«Cosa intendi scusa?»Chiese lei.
«Dovresti toglierti il reggiseno».
Lily rimase cinque lunghissimi secondi in silenzio, spiazzata.
«Non è uno dei tuoi soliti trucchetti per fare il depravato vero Malfoy?».
Lily non ricevette risposta e notando che il suo tatuatore era più serio che mai, cercando di non far notare al suo acerrimo nemico il divampante rossore delle sue guance, fece scattare l’apertura del suo reggiseno cercando di nascondere il più possibile il suo petto agli occhi dell’altro, stando sdraiata a pancia in giù.
Scorpius giurò che la Potter divenne rossa forse più dei suoi capelli.
Lily giurò che Malfoy rimase cinque bei lunghi secondi immobile ad osservarla.
Fu così che Lily si fece tatuare uno dei suoi ennesimi tatuaggi: un gufo. Il gufo.
Colui che portò cinque anni fa a casa Potter la lettera di Hogwarts indirizzata a una bambina di dieci anni di nome Lilian Luna Potter. Con fitte lentiggini e capelli rossi svolazzanti qua e là per la casa al suo passaggio.
Il corpo di Lily era una tela, o meglio, un diario. Era arte. La sua vita era disegnata sulla sua pelle con piccoli tatuaggi, alcuni di essi passati inosservati. Come quello sul dito o alla caviglia. Erano piccoli, ma intensi. Ma quest’ultimo Lily decise che avrebbe dovuto spiccare di più. Doveva raffigurare il giorno della sua nascita da strega, forse il giorno più bello di tutta la sua esistenza.
 
Fine flashback
 
Così Lily pensava a lui senza volerlo, e quanto più pensava a lui più le veniva rabbia, e quanto più le veniva rabbia tanto più pensava a lui, finché non fu qualcosa di così insopportabile che le travolse la ragione. *
«Lily muoviti! Ci sono anche io sai?»,Dominique Weasley risvegliò Lily da quel lungo e intenso ricordo come una doccia fredda.
«Ho finito», disse Lily dall’altra parte della porta.
Appena Dominique fece irruzione nel bagno Lily infilò di fretta e furia la sua divisa e salutò la cugina dicendole che avrebbe dovuto correre per la lezione di Trasfigurazione.
Tutti ad Hogwarts erano nelle aule a fare lezione.
Vi era un ticchettio di piedi sbattenti contro il marmo del pavimento lungo i corridoi della magica scuola: una ragazza.
Solo una ragazza si trovava fuori dall’aula correndo come non mai.
Era la sola.
Forse.
Lily, nel scendere le scale per raggiungere l’aula di Trasfigurazione, incontrò un ostacolo ad impedirle il passaggio: colui che la face sentire in imbarazzo per la prima volta.
«Lasciami passare».
«Parolina magica?», domandò strafottente lui.
«Non ho tempo per i tuoi giochetti Malfoy».
«Cosa ti è successo stanotte Potter? Hai dovuto lottare contro una famiglia di Draghi? Ti sei data un’occhiata allo specchio prima di uscire dal dormitorio? O sei anticonformista anche in questo? Sei tremendamente orribile», sbottò lui, senza pensarci due volte.
«Ho pensato alle parole da dirti. Erano tante, così ho cercato di sceglierle attentamente ma alla fine me ne è rimasta una sola: vaffanculo!»,Lily passo sotto il braccio di lui che la teneva in gabbia.
Arrivò nell’aula di Trasfigurazione con il cuore in gola e i polmoni fuori uso.
Pensò di aver perso come minimo un organo vitale lungo la corsa.
«Ma buongiorno signorina Potter. Qual buon vento la porta qui alle …»la McGrannit distolse lo sguardo dalla lavagna per indirizzarlo sull’orologio a dondolo posto all’angolo dell’aula «… otto e un quarto?».
«Mi scusi Professoressa McGrannit», disse Lily a capo chino.
«Mi aiuterai a pulire tutte le lavagne delle aule signorina Potter. Senza magia», scandì le ultime due parole.
«Si professoressa».
Fantastico, pensò Lily, primo giorno, già una punizione.
Se il buon giorno si vede dal mattino…
Lily si accomodò al primo banco libero individuato e con suo estremo rammarico si rese conto di essere posizionato in prima fila: uno dei peggiori svantaggi dell’essere un ritardatario.
Con gli occhi della Professoressa bene concentrati su di essa Lily non poté far altro che prestare attenzione alla lezione, se non fosse per un impercettibile, minuscolo e innocente secondo il cui pensiero divagò sul ragazzo che la fece fare un ulteriore ritardo fuori dall’aula.
Loro due erano stati qualcosa, un tempo. Come spesso succede nelle vicende umane, avevano rappresentato l'uno per l'altra
quel tanto sufficiente a trasformarli adesso in due sconosciuti.



                                                       
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*Preso spunto dalla celebre frase diGabriel García Márquez (L'amore ai tempi del colera) :D

Nota dell’”autrice”:
Naturalmente ho fatto un enorme ritardo, ma non sarei io altrimenti xD
Dai, come la McGrannit ha in qualche modo giustificato Lily per il ritardo spero che anche voi giustifichiate me, omettendo la parte del cancellare le lavagne, se è possibile xD
Grazie mille a chi segue, legge e recensisce tale obbrobrio, ve ne sono immensamente grata.
E  un grazie particolare  va alle povere ragazze che recensiscono questa storia, fossi in voi scapperei il prima possibile! :D Mi rendete immensamente felice, giuro!
Spero non sia tanto male come capitolo (cosa molto difficile perché a me non convince molto).
Alla prossima ^^
 
Harley.

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Capitolo 8
*** Il ritorno della nostra musica ***


Il ritorno della nostra musica


Era il secondo giorno di lezione del suo quinto anno ed era già stanca di alzarsi così presto. Irrimediabilmente i geni copiosamente pigri di suo zio Ron si erano fatti largo lungo il suo DNA.
Quella mattina avrebbe avuto due ore di Cura Delle Creature Magiche e trovò una gran voglia di affrontare la mattinata solo per quell’unico e impagabile motivo: avrebbe visto Hagrid.
Quel giorno si era alzata ancor prima che suonasse la sveglia, non aveva dormito molto per via della costante agitazione che provava avendo appena iniziato uno dei suoi più importanti anni ad Hogwarts, ovvero l’anno in cui avrebbe affrontato i G.U.F.O..
Una chioma di fuoco – la quale era ancora più luminosa per via dei profondi raggi solari che facevano irruzione nella camera grazie alle ampie finestre - si alzò di scatto dal suo letto a baldacchino per andare a prepararsi ad affrontare un’altra giornata nel suo luogo preferito. Afferrò la sua bacchetta di Quercia con nucleo di piuma di Fenice da quattordici pollici e mezzo con una flessibilità leggermente elastica e la infilò precisamente parallela alla sua gabbia toracica, posta sulle coltole laterali, a destra, incastrata tra il suo busto e il reggiseno nero che portava: faceva troppo caldo per dormire in  pigiama ancora.
Lily appena entrò in bagno non fece altro che notare un aggeggio babbano, in bilico, posto sul lavandino: una sigaretta.
Per un istante Lily si chiese a chi potesse appartenere, visto e considerato che nessuna delle sue coinquiline fumava, poi la risposta vien da se.
La scorsa sera, Dominique portò in camera sua un ragazzo Tassorosso, Lily non ricordì precisamente di chi si trattasse, ma giurò che il suo cognome era simile a un Kimperdon o Keppledon. Ambedue fecero irruzione nella stanza - dove Lily stava tentando di leggere uno spartito alquanto impegnativo - pomiciando.
Essi non si resero conto da subito della presenza di un terzo incomodo. Lily si accorse che quel ragazzo teneva un bilico tra l'indice e il medio una sigaretta ed ebbe altamente paura che i capelli di sua cugina potessero andarle a fuoco visto che tale ragazzo non si fece alcun problema ad accarezzarle - se quello poteva chiamarsi "accarezzare" - la testa. Si ricordì inaspettatamente del nome del ragazzo: Kettleburn. Ciò grazie a sua madre Ginny che continuò la tradizione di dedicarsi alla lettura di Le Fiabe Di Beda Il Bardo ai suoi figli in età puerile. Era ilnipote del Professor Silvanus Kettleburn, ovvero colui che insegnò Cura Delle Creature Magiche prima dell'arrivo di Hagrid, da quanto Lily sapeva.
Dopo tale visione, Lily decise di avere uno stomaco alquanto delicato in quattro determinanti fasi: la nascita dei bambini; il vomito di lumache; l’accoppiamento dei mammiferi; Albus in mutande. Uno di essi rientrava perfettamente in ciò che stava assistendo.
Levò le tende afferrando la sua più piena e totale vitalità, Firred, ed uscì da quel bordello pronunciando l’unica frase che le passava per tutto il cervello e mandava acute connessioni neuronali: “Fa non sul mio letto. Fa non sul mio letto”.
Riaffiorando dai ricordi della sera precedente Lily dedusse che tale oggetto babbano appartenesse al ragazzo Tassorosso. La afferrò e sottrò dal suo reggiseno la sua bacchetta.
«Incendio», la sigaretta si accese. Lily optò per un risveglio tranquillo all’insegna della pacata tranquillità e spensieratezza e dall’evitare le urla fuori dal bagno che la incentivavano a velocitarsi ad uscire e quant’altro. Si coricò sul fresco pavimento per placare quella feroce percezione di caldo che invadeva tutto il castello e fumò l’ormai sua sigaretta non pensando a nulla.
Una volta finita, si preparò. Uscì dalla camera quando ancora le sue compagne di stanza dormivano. Decise di andare a fare un salto al suo più  caro amico prima di giungere alla Sala Grande a fare una strabordante colazione, quelle che le piacevano tanto.
Non vi era alcun incantesimo che vietava l’accesso all’entrata nei dormitori maschili, al contrario di quelli femminili e non provò alcuna difficoltà ad arrivare davanti la stanza ricercata.
Dopo una lunga bussata aprì la porta Joe Bryce, battitore dei Grifondoro lo scorso anno.
Frank Bryce era il suo bisnonno, ovvero colui che fu uccido dall’anatema che uccide poiché fu scoperto in casa Riddle dal serpente di Lord Voldemort, Nagini. Lily era molto informata sulle parentele di determinati individui, poiché suo padre da quand’era piccola non faceva altro che raccontarle varie esperienze della sua gioventù. Harry raccontò con un gran sorriso stampato in volto che il vecchio Frank lo rivide per l’ultima volta quando nel duello dopo la reincarnazione di Voldemort, avvenuta nel cimitero, grazie al Priori Incantatem, riapparì sotto forma di spirito insieme a tutte le anime uccise dalla bacchetta di Lord Voldemort, menzionando al fatto che si occupò insieme alle anime dei suoi genitori, di Cedric Diggory e Bertha Jorkins di esortare e incentivare Harry a tener duro e combattere, salvandolo dalla morte.
«Cosa vuoi?» chiese brusco.
«Vedo che la gentilezza non l’hai portata nei tuoi bagagli, Bryce. Se ti levi forse riesco a trovare Mike» disse Lily cercando di scorgere la figura del suo amico da dietro quella di Joe. Molto difficile visto e considerato che essa misurava 1.80 metri.
«Lily?» domandò Mike da dietro Bryce.
«Sai com’è, una volta tanto che la tua migliore amica si sveglia in orari umani e dignitosi vorrebbe non trovare buttafuori che la ostacolano nel far visita al suo migliore amico. È già un miracolo che riesco a stare in piedi, se adesso devo fare la lottatrice di wrestling mi sa che chiedi troppo amico» disse incrociando le braccia sotto il seno.
Di tutta risposta Joe Bryce si levò dalla porta con espressione alquanto scocciata.
«Tieni, è tutta tua amico, non ti invidio neanche un po’» disse a Mike porgendogli una pacca sulla spalla.
Mike uscì dalla camera insieme a Lily e si sedettero a terra a parlare.
«E così tu saresti il mio migliore amico eh? Fatti controllare un po’, vorrei trovare la garanzia attaccata da qualche parte del tuo corpo. Fai vedere dietro l’orecchio?» disse lei iniziando a tastare bruscamente la faccia a lui.
«Lily, fermati, son già rincoglionito di mio, se ti ci metti tu…».
«Ho tutte le buoni ragioni del mondo per essere incazzata con colui che sorride a Mr. Bodyguard dopo che prende in giro la sua migliore amica» disse a bruciapelo lei.
«Se il buon giorno si vede dal mattino... Comunque dovrei essere anche io a controllarti un po’ sai? Non è che non sei Lily ma in realtà sei Scorpius Malfoy sotto effetto della pozione Polisucco? Io, se la memoria non mi inganna, ricordo che la mia migliore amica è una dormigliona patentata, di quelle che può esserci la Terza Guerra Magica e non si sveglierebbe se prima non ha terminato le sue ore di sonno. Cos’è che ti ha spinto  a venire qui? Non è che sei incinta no?».
«Prima di tutto non mettere il mio nome e quello di Testa Ossigenata nella stessa frase. Secondo non sono incinta. Terzo son venuta qui per parlarti un po’ di una faccenda. È da un bel po’ di tempo che io e te suoniamo dentro quelle quattro mura della Stanza delle Necessità dopo che la nostra vecchia band si è sciolta. Abbiamo trascorso le nostre più belle esperienze quando suonavamo tutti insieme, ricordi? Le peggio cazzate, le canne prima di esibirci, i tornei a chi faceva più rutti a intermittenza, i nostri venerdì di cibo messicano. Bè, ecco, che ne dici di formarne una nuova? Di band intendo. Cantante, bassista e tastierista. Mancano solo questi. Pensa positivo, ci sarà mai qualcuno dotato di abilità musicali in un castello popolato da centinaia di adolescenti, no? » buttò fuori lei tutto d’un fiato.
«Credo che tu sia la mia anima gemella mancata. Mi vuoi sposare Lilian Luna Potter?».
«Ma ti fai le paglie di prima mattina senza neanche avvisarmi? Ma che cazzo di amico sei tu? E levati questa faccia da ebete e rispondimi» disse lei.
«Ti pare che quello che ho detto non sia una risposta? Certo che ci sto! Che domande fai? Dio del rock sia lodato. Mi accontenterei anche di uno che suona il Banjo!» disse entusiasta lui.
«E che Banjo sia!» battendo il cinque all’amico.
Lily era l’unica dei suoi cugini ad essersi svegliata così presto quel giorno. Una volta aver salutato Mie poiché questi doveva prepararsi ancora per la lezione di quella mattinata, Lily scese in Sala Grande visto e considerato che il suo stomaco era in procinto di cantare una canzone Metal.
Quando arrivò lì non vide nessuno che conosceva o col quale aveva una certa confidenza.
Vide, però, suo fratello Albus seduto insieme a Michael Pritchard e sua sorella Jolanda, figli di Graham Pritchard, ex Serpeverde anch’esso.
Albus, appena vide Lily, non ci pensò due volte a chiamarla e farle gesti di presunto soccorso.
A quanto pareva, Jolanda stava piangendo e Lily sapeva benissimo che Albus odiava queste cose. Diciamo che Albus era l’ultimo consolatore a cui Lily avrebbe fatto affidamento i suoi sentimenti nel giro di due o tre galassie minimo. Soprattutto se si parlava di amore adolescenziale.
Lily rise di sottecchi, il fatto che suo fratello Albus aveva bisogno di lei e che implorava il suo aiuto la faceva ridere di gusto. Era liberissima di alzargli un dito medio e andarsi a sedere pacificamente a divorare i suoi biscotti al tavolo dei Grifondoro, magari avrebbe attaccato bottone con qualcuno che faceva parte alle sue lezioni. Decise però di accettare la proposta di suo fratello: non aveva nulla da fare e avrebbe potuto utilizzare il favore che stava per compiere come un ricatto a suo guadagno, in futuro.
«Hey fratello! Passavo di qui. Che si dice da queste parti serpentesche?» vivacizzò la situazione alquanto melodrammatica lei sedendosi accanto ad Albus.
«Potter, sempre il solito ciclone deduco? Un minimo di tatto, qui c’è gente che sta male» sputò Michael.
«Hey, tu sei Michael Pritchard giusto?» domandò.
«Si e allora?» chiese lui cercando di darsi un tono di superiorità.
«Bene, da oggi in poi tu per me sei Mike Dirnt» disse lei addentando un biscotto al cioccolato.
«Ma se ti ho appena detto che mi chiamo Pritchard di cognome!».
«Sch, stai zitto, tua sorella qui piange. Piuttosto dimmi cos’ha, Dirnt» disse lei a bocca piena. I geni Weasley avevano intaccato decisamente troppo la sua struttura sanguigna.
Lily quasi non si soffocò con il suo trancio di biscotto alla visione di Scorpius Malfoy diretto verso di loro. Al suo braccio, attaccata come un polipo vi era Frencis Montague, Serpeverde, splendente e radiosa in tutto il suo chilo e mezzo di fondotinta e reggiseno imbottito. Forse la cosa più leggera che vi era in lei era il suo cranio, vuoto. Era figlia di Kain Montague, ex Serpeverde nel 1989, era odiosa quanto il padre, se non peggio. Lily ricordò di aver avuto occasione di comunicare con tale ragazza l’anno scorso, e pensò che parlare con Mirtilla Malcontenta e dei suoi amori mancati  fosse decisamente più interessante e ricco di bagaglio culturale. Ricordò di come era ostinata ed intenta a sminuire la figura di Lilian Luna Potter specialmente quando si trovava insieme alle sue amiche oche o ai ragazzi più invidiati della scuola. Il signor Montague e sua moglie dopo aver terminato gli studi ad Hogwarts si dedicarono all’apertura di un negozio posto in una delle vie più prestigiose e di lusso della Londra babbana appartenente a una famosa catena di moda. Così almeno aveva sentito dire Lily. Insieme a loro due si avvicinò anche Newton Zabini, colui che sdegnò vivamente il nome di Isaac Newton, famoso fisico babbano. Lily quand’era piccola, pensò che Zabini facesse finta di essere deficiente, per prenderla in giro, con gli anni capì che lo era veramente. Si sedettero accanto ai loro compagni Albus e i due fratelli Pritchard. Erano tutti un po’ sconvolti, o nauseati, forse perché Jolanda Pritchard piangeva come se stesse partorendo quindici ippopotami contemporaneamente, o forse perché –Lily se ne rese conto dopo – vi era una Grifondoro al tavolo dei Serpeverde. Non se ne turbò di un minimo e continuò la sua conversazione.
«Mi chiamo Pritchard !» Esclamò lui.
«Ma dai, mi vuoi dire che non sai chi è Mike Dirnt?» Domandò lei cercando di non vomitare i suoi biscotti al cioccolato alla visione della Montague che creava movimenti strani della lingua sul collo di Malfoy.
«È uno dei tuoi amichetti di sangue sporco per caso?» Domandò, ingenuo, Pritchard.
Lily non lo degnò di risposta. Probabilmente in quel tavolo la consideravano tutti come una pazza. Insistere a chiamare un ragazzo Mike Dirnt, nonostante si chiamasse Pritchard di cognome era insensato, per alcuni.
Mike Pritchard era lì per lì dall’avere uno sfogo di nervi; la sorella di questi non badava a tale conversazione poiché troppo impegnata a piangere sulla sua colazione; Francis Montague la guardava come se fosse una pazza. Solo Albus e Malfoy risero di sottecchi. Malfoy pareva serio come sempre, ma Lily conosceva la sua espressione quando cercava di trattenere una risata.
In quel preciso tavolo, solo Lily a Albus Potter e Scorpius Malfoy conoscevano Mike Dirnt, bassista dei Green Day. Esso si chiamava originariamente Michael Pritchard, successivamente adottò il nome d’arte Dirnt, poiché costui da bambino riteneva che “Dirnt” fosse il suono che emanava un basso.
«Jolanda piange perché ha scoperto che Joe Bryce se la spassa con una Corvonero» disse Albus per fermare l’istinto omicida di Pritchard.
«Sempre il solito tatto, Albus» disse Francis Montague scollandosi per un secondo dal collo di Malfoy, dando una pacca sulla schiena all’amica, per poi ritornare a fare il polipo.
Lily associò il nome Joe Bryce alla faccia del buttafuori coinquilino di Mike.
«Diceva che ero io l’unica che voleva. Che ero io la più bella di tutte e che non avrebbe guardato nessun’altra. Poi quest’estate abbiamo litigato, ma poi ci siamo riappacificati. Ma da quel momento mi sono resa conto che non era più lo stesso. Si è rotto qualcosa in noi. Non mi guarda più come faceva prima, non mi ama più. Non mi regala più niente e non mi dice mai parole dolci» disse Jolanda alternando ogni tre parole a due singhiozzi.
Lily quasi non ebbe un infarto dallo stupore del sentirla parlare, finalmente.
«Cosa vuole di più? Io gli ho sempre fato tutta me stessa. Prima mi illude e poi mi tratta come fossi uno zerbino. Ma io lo so che sotto sotto mi vuole ancora, e quando tornerà da me gli lancerò  la fattura più potente che esista. Nessuno ha mai osato lasciarmi» disse piagnucolante la Pritchard.
«Jol, domani mettiti una minigonna e quel rossetto rosso che mi hai fatto vedere ieri e ne te trovi un altro. Vedrai, il ragazzo che merita veramente le tue lacrime non te ne farà versare una» disse Francis, prendendo aria finalmente dal collo di Malfoy.
Lily Potter, in tutta risposta, buttò grezzamente le sue gambe sul tavolo, stravaccandosi.
Francis, alla vista degli anfibi consumati della Potter, quasi non rigurgitò.
«È un’emerita cazzata. Il ragazzo che meriterà non le farà versare una lacrima? Ma dove vivi? Nel mondo delle favole? Questo è il mondo magico, sveglia! Cercate tutti le stesse cose: la scritta sotto casa, la collanina a forma di cuore dopo un mese, le rose rosse, i cioccolatini a San Valentino, la fedina dopo un anno passato a sopportarvi l’un l’altro e altre stronzate che vanno a rimpiazzare i sentimenti, che in realtà non ci sono neanche. La maggior parte della gente sta insieme per abitudine, noia. Quanto a me basterebbe trovare una persona che mi stia ad ascoltare anche quando sto sulla tazza del cesso. Per me questo è romanticismo» disse Lily armeggiando e giocando con la sua bacchetta, facendola roteare tra l’indice  e il medio.
«Chi ti ha invitata Potter?» chiese acida Francis Montague.
«Scusami se non ho comprato l’invito per entrare a far parte del circolo delle ochette imbottite, sai, da me i soldi si sudano, non li vomito mica» disse Lily addentando un altro trancio di biscotto, mettendosi più comoda e avvicinando i suoi anfibi a Francis Montague.
«Albus, per dire che sei nostro amico non hai il diritto di far sedere insieme a noi la Regina dei camionisti. Cosa fai tu il sabato sera Potter, lo passi a farti le canne e mangiare ciambelle insieme a quello sfigato di Mike Higgs?».
«Se proprio vuoi saperlo i miei sabati sera li passo a spacciare roba a tuo padre» disse Lily, strafottente.
Lily non ne era certa, ma le parve di scrutare un lieve ghigno dall’angolo destro delle bocca di Malfoy.
«Francis, non parlare mai più così a mia sorella. E tu Lily, il tatto l’hai lasciato alla Tana? » chiese calmo e pacato Albus.
«Hey, hey, ragazzi. Qui si sta sorvolando sul problema principale. La nostra Jolanda ha il cuore a pezzi» disse Zabini cercando di placare le acque.
Forse Lily aveva sbagliato a giudicarlo così coglione. Forse.
Tutti si girarono a vedere Jolanda Pritchard che stava continuando a piangere, coprendosi il volto, non calcolando i suoi compagni che a momenti avrebbero creato la Terza Guerra Magica.
«Sai Potter, non ti ho mai invidiata, ne per chi frequenti ne per come ti vesti, e a dirla tutta ai tuoi capelli potresti dare una sistemata ogni tanto, potresti renderli magnifici se solo volessi…» disse Jolanda.
«Si. Afferrato. Grazie. Il punto?» la interruppe Lily, mezza infastidita.
«Il punto è che da questo punto di vista ti ho sempre ammirata. Sul fatto che non te ne sbatte nulla di niente intendo. Vivi la tua vita sempre come se fosse il tuo ultimo giorno di vita…» disse Jolanda.
«Jolanda?» domandò scioccata e infastidita  Francis.
«Lasciami finire Fran. Il punto è che in questo ambito ti invidio. Non te ne importa nulla delle persone, basta che hai i tuoi amici e la tua famiglia e sei felice. Credo tu abbia un buon cuore. Non ti scalfisce l’amore, ne nulla di tale genere» finì Jolanda.
Impercettibilmente, per un millesimo di secondo, giusto il tempo di sbattere le ciglia, o di accendere una lampadina, o di premere una nota sul pianoforte, quel millesimo di secondo che bastava in una partita di Quidditch per afferrare il boccino d’oro, gli sguardi di Malfoy e della Potter si scontrarono.
«Sai Pritchard, avere un "buon cuore" al giorno d'oggi è una qualità adatta solo per l'espianto di organi» disse Lily mimando le parole virgolettandole con le dita.
«Vedrai Jol, questo tuo dolore passerà e ritornerà da te come hanno fatto tutti finora. Sei Jolanda Pritchard, diamine. Tutti in questa scuola farebbero la fila per uscire con uno della nostra classe sociale come noi» disse suo fratello, rincuorandola.
Lily si fece scappare un colpo di tosse soffocato, che non sfuggì però all’occhiataccia che le mandò Michael Pritchard.
«Belle parole Michael, hai ragione. L’amore alla fine vince sempre. Guarda me e Scorpius, ci amiamo follemente e niente e nessuno è in grado di dividerci. Certo, gli ostacoli ci sono e ogni tanto litighiamo, ma poi ritorna tutto come prima e i pericoli si affrontano, cosa che capiterà di certo anche a te. Questa è la forza dell’amore» disse Francis sognante prima di tornare a pomiciare con Malfoy.
Lily cercò di autoconvincersi di non aver visto la mano della Montague vicino ai pantaloni di Malfoy.
«Cazzate. L’amore è un fuoco. Non sai se ti scalderà il cuore o se ti brucerà la casa» disse pacatamente Lily.
«Potter, ma oggi non hai nulla da fare?» disse infastidita Francis Montague.
Lily era lì per lì per attaccare, ma Jolanda decise di aprire nuovamente bocca.
«Avevamo anche fatto l’amore» disse Jolanda, cercando di trattenere un singhiozzo.
Tutti non proferirono parola. Silenzio. Si sentì solo lo struscio degli anfibi di Lily che scendevano dal tavolo. Si alzò, e andò dritta al volto della Pritchard. Jolanda Pritchard sentiva il respiro della Potter su di lei quando quest’ultima parlò faccia a faccia davanti a lei. Si chinò e proferì le ultime parole di quella discussione in maniera calma ma decisa.
«Prima del sesso, vi aiutate a spogliarvi. Dopo il sesso sei solo tu a vestirti. Morale della storia, nella vita, nessuno ti aiuta quando sei stato fottuto».
Lilian Luna Potter levò le tende così, lasciando tutti di stucco. Andandosi a dirigere verso il tavolo dei Grifoni avendo colto in un colpo d’occhio i suoi cugini in lontananza.
«Hey, Al, ti dispiace se ci provassi con tua sorella? È una bomba!» disse entusiasta Zabini.
«Non provarci nemmeno o ti affatturo il tuo amichetto» disse Albus contraendo la mascella.


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Heilà! Non tranciatemi, please. Sono ingiustificabile, ne sono consapevole. Dico solo che per via dello studio assiduo e per il fatto che la sottoscritta si è decisamente fissata con una storia totalmente diversa da HP (Naruto) non aveva ne testa e quant'altro per dedicarsi alla stesura di tale storia. Be, diciamo che in questo capitolo non succede quasi nulla, è solo un capitolo di passaggio per nuove vicende. Più che altro serve per far comprendere la situazione di un giorno quotidiano ad Hogwarts, come tanti altri :)
Ora scappo, BUONE VACANZE A TUTTI/E alla prossima!

P.S.: quanlcuno sa come eliminare un capitolo? Dovrei eliminare quelli in cui chiedevo un aiuto a voi lettori, dove non si narrava la storia. Grazie mille a tutti, per l'aiuto, per leggere, recensire e quant'altro, come sempre :*

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Capitolo 9
*** I'm going back to the start ***


Scusate la mia lunghissima assenza (me ne vergogno altamente). Ho passato un bruttissimo periodo (non è assolutamente una giustificazione) e avevo persino avuto intenzione di eliminare questa storia poichè mi infastidisce lasciare le cose incomplete, ma mi sono ricreduta, e anche ripresa :) Non merito affato perdono, ma spero che questo capitolo vi piaccia. A me piace particolarmente perchè si capisce il vero sapporto che vi era tra Lily e Scorpius e gli avvenimenti accaduti del loro passato. Vi avviso che è un capitolo leggermente triste, ma ci voleva per chiarire al meglio le idee. Inoltre volevo aggiungere che se notate degli errori grammaticali nelle frasi pronunciate da Hagrid è tutto voluto, infatti, per chi ha letto il libro, se ricordate bene, ad ogni inizio di uno dei sette libri vi è una sorta di nota che avvisa il lettore del linguaggio "diverso" di ogni perdonaggio. Buona lettura!


 

                                     I'm going back to the start




«Scorpy, hai della roba veramente bizzarra nel tuo baule», disse una ragazza pesantemente truccata di prima mattina.
Non ricevette risposta, il ragazzo con cui essa aveva tentato di interagire era abbandonato nudo nel suo letto verde a baldacchino in un sonno talmente pesante che neanche un incantesimo di espansione di voce della Mcgrannit lo avrebbe smosso da quella posizione.



La ragazza, ricoperta solamente da un lenzuolo, continuò a frugare rumorosamente come una talpa in cerca della luce. Procurò un potente frastuono quando le cadde di mano un libro raffigurante tutte le tecniche possibili per effettuare gli attacchi, le difese, i voli e i giri della morte durante una partita di Quidditch.
«Mmm…», bofonchiò il ragazzo, disturbato.
«Scusami, è che ho visto una collana bellissima dentro il tuo baule e mi è caduto tutto di mano»fece lei.
«Fai silenzio»disse lui girandosi nelle coperte.
«Wow, è femminile. Me la regali? Avrei scommesso che prima o poi mi avresti fatto un regalo. Pensavo ad un vestito, o dei fiori, ma non sarei mai arrivata a pensare a tanto. È bellissima» fece lei con il tono più civettuolo che aveva mai assunto.
«Falla finita»sbottò il ragazzo, infastidito dal gracchiare di lei.
Dei passi avvertirono il ragazzo che la portatrice di quella fastidiosa voce si stava recando verso lo specchio più vicino.
«Mi sta divinamente, lo sapevo»disse sfacciata.
«Toglila».
«Cosa?»chiese lei, il tempo di girarsi e vide il volto del ragazzo di fronte a sé, gli occhi fissi nei suoi, pieni di rabbia e collera.
«Ho detto di toglierla»scandì feroce lui.
«Smettila con questi giochetti, tanto lo so che è per me stupido»disse lei ridacchiando e cercando di scansare il ragazzo. Due secondi dopo lei era intrappolata tra il muro e le braccia di lui. La serravano fortemente, ma non era quella stretta che era causata da due innamorati presi dalla passione, era una stretta violenta, rude.
«Se non te la togli immediatamente te la strappo dal collo»disse lui a denti stretti.
«Perché fai il freddo Scorpy? Questa notte non eri affatto così» fece moine, lei.
Poi ci fu un qualcosa, un qualcosa di nettamente pauroso e terrorizzante, che cambiò tutto. Sarà stato il clima di tensione che girava nell’aria o sarà stato un tremolio negli occhi di lui, fissi, spalancati in quelli di lei, gli occhi di un serial killer che individuava la sua preda, gli occhi di un pazzo. Lei fece scattare la sicura dell’apertura della collana, e con voce tremante disse «Tieni», porgendo a lui la collana.
Fece per andarsene da quella stanza, a capo chino, quando qualcosa posto ai suoi piedi, sul pavimento, la fermò. Rimase cinque netti secondi e fissare tale oggetto, per poi piegarsi e prenderlo.
Esso era probabilmente volato via da qualche pagina di un qualunque libro che Francis ebbe scaraventato a terra mentre frugava nel baule di Scorpius, come passatempo. Francis era un’amante dell’arte del ficcanasare.
«E questa?»chiese lei, riassumendo tutto d’un tratto il tono orgoglioso e sfacciato.
Lui, a metà tra l’irato per la collana e metà incuriosito, si fece avanti per vedere di cosa si trattasse, quando lei d’un tratto spinse tale oggetto sul petto di lui, con forza, per poi mollare la presa e farlo delicatamente cadere a terra, ai piedi di lui.
«Lo sapevo io che c’era un’altra. Ma non pensavo potessi ridurti così in basso con una Mezzosangue»sbottò lei.
Lui piegò impercettibilmente la testa per vedere di cosa si trattasse, e vide, stupefatto, la foto di una ragazza un po’ troppo allegra per essere normale, un po’ troppo radiosa per essere normale e un po’ troppo rossa per essere normale. Una ragazza strana.
Lily Luna Potter adagiava tranquillamente sul pavimento della camera di Scorpius Hymperion Malfoy, proprio accanto ai suoi piedi.
«Non so cosa ci faccia questa foto in camera mia»disse lui.
«Se c’è vuol dire che un motivo esiste»disse lei sul punto di piangere.
«Sarà uscita da un libro di Albus che evidentemente mi avrà prestato»si scusò lui, e strafottente, si voltò per vestirsi e far finta che non ci sia una ragazza in piena crisi ormonale nella sua stanza.
«Oh certo, e vuoi dirmi che Albus tutto ad un tratto è diventato tanto romantico da tenersi la foto della sua dolce sorellina nei libri di scuola?!»strillò lei.
«E per quale motivo dovrei tenere io una foto della Potter?»chiese lui.
«Spiegamelo tu, perché io non lo so»disse lei, singhiozzando.
Scorpius non sopportava l’idea di vedere una ragazzina frignante piangere proprio davanti a lui. Le scelte erano due, o schiantarla verso la finestra, in modo che usciva dal suo raggio visivo, o liquidarla con una delle sue solite uscite per le quali le donne non riuscivano a farne a meno, e visto e considerato che non voleva iniziare l’anno scolastico con una punizione, optò per la seconda scelta.
«Francis, calmati, io e la Potter non abbiamo nulla a che fare, non abbiamo mai avuto una storia insieme, e mai l’avremo, mi fa ribrezzo solo a pensarlo e non posso credere che tu ci abbia minimamente pensato. Non starei mai con una come lei, specialmente se quella “una come lei” è lei. Ma hai mai visto cosa ha in testa? Non sembrano capelli, sembra lava. A me piaci tu, e stanotte mi sembra di avertelo fatto notare abbastanza bene, se non sbaglio»disse lui, accarezzando delicatamente i fianchi di lei.
«Forse si»fece lei, cercando di ottenere un tono serio e autoritario. Purtroppo, in quella scuola, ma anche in altre a dirla tutta, le ragazze non riuscivano a mantenere un procinto di autocontrollo se la loro pelle andava minimamente a contatto con il tocco di quella di Malfoy.
«Sarà di Albus sicuramente, quella sfigata della Potter non si sa neanche fare una foto da sola»disse lui ghignando, piegandosi a prendere la foto e accartocciandola nel suo palmo ferreo.
Lanciò ciò che rimaneva della foto in un cestino posto sotto quel che sembrava una scrivania di legno.
Scorpius Malfoy era pienamente cosciente su ciò che aveva detto nell’arco di cinque minuti, ed era anche pienamente cosciente che la maggior parte delle parole che uscirono dalla sua bocca, in quei cinque minuti, non erano altro che menzogne. Il fatto che lui non aveva mai avuto nulla a che fare con la Potter e l’appartenenza di Albus della foto, erano tutte cose che, una ragazza normale, o perlomeno non stupida quanto Francis, avrebbe dedotto fossero bugie. Ma considerando che sotto le braccia di Scorpius Malfoy la maggior parte delle ragazze diveniva stupida, e considerando che Francis lo era già abbastanza di suo, Malfoy riuscì a cavarsela a pieni voti d’attore.
«E che mi dici della collana? Di chi è?»chiese lei, con le lacrime ormai dileguate.
«Di mia madre».
«Oh, perdonami allora»disse rammaricata, lei.
 

*

«Lily, spiegheresti al tuo giovane e intrepido cugino il perché mai mi vieni a scassare i coglioni di prima mattina?»chiese un ragazzo in procinto di vestirsi.
«E tu spiegheresti a me perché mai io ti faccio i regali e tu puntualmente li fai putrefare dalla vecchiaia? Porca puttana io i tuoi vinili quasi li faccio andare in cancrena tanto è che li uso!»disse una chioma rossa infilatasi nell’armadio di quello che doveva essere suo cugino.
«Che è tutto questo baccano?»chiese una voce strusciante dal sonno, all’altra estremità della stanza, con la faccia sotto il cuscino.
«Dormite ragazzi, è solo Lily che ha un’altra delle sue psico-manie-adolescenziali, o forse è prematuramente in menopausa»si scusò Hugo.
«Lily? Ho sentito bene? Ehi ma non crea alcun rumore, anzi! Come stai Testa Rossa? E Firred che dice?»si alzò di scatto il ragazzo, emozionato dalla presenza della ragazza nel suo dormitorio.
«Ehi, belle mutande! Io tutto bene, e per quanto riguarda Firred, sai com’è, lei suona, non parla, che è ben diverso»liquidò il ragazzo lei.
«Sarà meglio che torni a dormire amico, non vorrai essere coinvolto nella malata mente di mia cugina. Di prima mattina è anche più acida del solito»incitò Hugo all’amico.
Mentre gli altri due compagni di stanza continuavano a ronfare tranquillamente, il ragazzo sveglio prese in buona considerazione il consiglio di Hugo e filò via in bagno, troppo imbarazzato per mostrarsi in quelle condizioni dopo il commento della rossa.
«Potresti essere anche più carina ogni tanto con i miei amici» rimproverò.
«Eureka!»
«È la mia vecchia maglietta dei Sex Pistols. Brava. Vedo che non mancano gradi alla tua vista. E allora?»sbottò lui.
«E allora te la metti. E poi non è affatto vecchia e anche se lo fosse le cose vecchie sono le più belle, è il mio primo regalo di compleanno che ti feci e se non te la metti ciò che ti rende uomo te lo sciolgo nell’acido»disse lei ammiccando ai pantaloni di lui.
Hugo senza pensarci si infilò la maglia nera che lei gli porse senza trapelare alcuna parola.
«Beh, in tutto ciò io vado, adios»fece lei.
«Dove vai? Aspettami!» chiese lui.
«È uno di quei momenti cugino!»gridò entusiasta lei prima di chiudersi alle spalle la porta.
Si capirono al volo, Hugo non insistette a capire o sapere di cosa stesse parlando sua cugina. Ogni qual volta Lily Luna Potter annunciava che aveva uno dei suoi momenti fatidici, chiunque - anche se Lord Voldemort l’avesse aspettata davanti al pianerottolo di casa sua per farla fuori – l’avrebbe dovuta lasciare in pace, sola, senza alcun rumore o preoccupazione, libera. Lily avrebbe compiuto un capolavoro di lì a poco.

*

Lily salutò qualche volto visto nei corridoi della prestigiosa scuola, prima di recarsi di fretta al grande parco verde che vi era a metà tra Hogwarts, il lago Nero, e il bosco.


Si sedette a terra e fece uscire dallo zaino un blocco di carta con già disegnato un pentagramma e una matita.
Iniziò a fischiettare una melodia e a scrivere qualche parola su un altro pezzo di carta, quando un qualcosa, un rumore, o meglio un suono, le catturò l’attenzione.
Una bambina con i capelli più biondi del grano stava correndo insieme a quello che sembrava un cicciottello gatto nero lungo il prato; giocavano e ridevano spensierati senza curarsi di far baccano. Lily avrebbe dovuto mostrarsi adirata dal disturbo che causavano, soprattutto dopo averla interrotta in uno dei suoi momenti, ma non le riuscì, bensì fu incantata alla vista della bambina che rideva felice dietro il suo gatto.
In quei giorni ad Hogwarts non l’aveva ancora vista ridere. Lily pensò che fosse la bambina più bella che avesse mai visto.


Antares Malfoy correva indisturbata sulle verde erba quando all’improvviso si bloccò e il suo sorriso e le sue risate cessarono.
Lily riuscì a scorgere il gatto agitarsi e dimenarsi nell’acqua e andare sempre più giù, sempre di più, senza riuscire a ottenere un respiro. Antares, in tutto ciò, non disse nulla, ne provò a chiamare aiuto: rimase immobile lungo la riva del lago Nero ad osservare la terribile scena davanti a lei.


Lily buttò via tutti i fogli che aveva sulle ginocchia e corse verso di lei.
«Dimmi immediatamente come si chiama!»ordinò agitata lei.
Ottenne il silenzio più oscuro che potesse avere.
«Antares! Mi devi aiutare! Come si chiama il tuo gatto?!»richiese alla bambina.
«Non è mio. Nulla è mio. Tutto ciò che penso che lo sia se ne va e mi abbandona»sibilò la bambina, quasi sottovoce.
«Se non mi dici il suo nome, il gatto, di chiunque esso sia, morirà, e so che tu non vuoi che accada. Eri felice con lui prima!»disse Lily.
«Anche conlei ero felice, prima. Ora non lo sono più. Ora non c’è più. Perché tutti quelli che amo se ne devono andare?»
Lily si inginocchiò davanti Antares per guardarla meglio negli occhi e le provocò un forte scossone alle spalle.
«Adesso tu mi ascolti! Tua madre è morta, e anche quel gatto lo sarà tra qualche minuto. Ma il futuro si può cambiare, il passato no. Noi potremmo salvare quel gatto. Tu se avessi potuto, non avresti salvato tua mamma?».
Silenzio. Solo qualche battito di palpebra di Lily. Gli occhi di Antares erano persi nei suoi, ma non stavano guardando veramente gli occhi di Lily, ma qualcosa, un qualcosa di molto lontano, un ricordo, e tutto cambiò.
«Kurt».
Lily voltò le spalle alla bambina più veloce che mai, strinse forte a se la bacchetta che ormai teneva stretta in mano già da un pezzo e la agitò: «Accio Kurt!».
Il gatto, fradicio, lievitò verso di loro, ormai privo di sensi.
Lily avvicinò due dita a Kurt e fu inondata da un tremolio alla schiena dovuto al pacifico senso scaturito dall’abbandono della preoccupazione dal corpo, o meglio, dal cuore.
Kurt era vivo.
«Bisogna immediatamente portarlo in infermeria»constatò la rossa.
«Grazie mille, Lily»disse inaspettatamente Antares.
«Come fai a ricordarti il mio nome se abbiamo parlato solo una volta?»chiese stupefatta.
«Io non la dimentico una ragazza con i capelli più strani dei miei»disse, sfociando un lieve sorriso sghembo.
Con quel sorriso, Lily vide per un impercettibile secondo, il volto di Scorpius in quello di Antares, ma subito svanì quando la ragazzina si mise a correre verso l’infermeria del castello con in grembo Kurt privo di sensi.
Lily si fece tirar fuori un lieve sospiro di sollievo, recuperò la borsa e, avendo ormai perso tutta l’ispirazione nel comporre musica che prima la invadeva, decise di andare a fare una visitina al suo omone rozzo preferito: Hagrid.
Si condusse alla piccola casetta adagiata vicino all’entrata della foresta proibita.
Se lo era decisamente meritato, dopo aver salvato un essere vivente.
*
«E così tu dici a me che la piccola Malfoy si è pietrificata nel vedere il gatto affogare? Nessun atteggiamento di coraggio?»chiese il grande omaccione con la giacca di panno più malandata ed enorme mai vista addosso a lui, versando dei thè a Lily.
«Si, proprio così. Ma non do la colpa a lei. Cioè, credo che lei sia coraggiosa, ma che abbia un trauma da superare per dimostrarlo. Un qualcosa che la blocca a dimostrarsi e ad affrontare i pericoli»disse Lily osservando apparentemente la tua tazza da thè, ma in realtà con lo sguardo perso chissà dove.
«Cosa vuoi dire? Prendi qualche biscotti mo’ che ci sei, sono caldi caldi»disse Hagrid sedendosi di fronte a lei.
Lily sapeva benissimo che i biscotti di Hagrid avrebbero mandato all’aldilà i suoi denti e perciò finse di prenderne un boccone per portare giù la mano sotto il tavolo e donarli a Thor, il quale stranamente adorava i biscotti-pietra del padrone.
«Hagrid, credo che ciò sia dovuto a causa della morte della mamma. Astoria Greengrass. Quando le chiesi di dirmi il nome del gatto per pronunciare l’Incantesimo di Appello, lei mi rispose dicendomi che il gatto non era suo e che nulla era di sua proprietà perché tutto quello cui lei pensava di esserne a possesso se ne andava, credo si riferisse proprio alla madre. Dovevi vederla Hagrid, aveva uno sguardo perso più freddo della neve di Natale ad Hogwarts, sembrava senz’anima».
«Sei così sicura? Ricordo a te che la piccola Malfoy non ha avuto nessuna relazione con la madre, se non quando c’erano i nove mesi di attesa nella pancia. Non può avere nessun ricordo di lei quando era piccola perché non l’ha mai vista, quindi non capisco perché ci soffre così tanto, quello che dovrebbe esser più triste è suo fratello, e naturalmente Draco Malfoy»disse Hagrid pensieroso.
«Hagrid, la perdita della maglie, la donna che ami, è sicuramente uno dei dolori emotivamente più forti e distruttivi che esistano; ma la perdita di una madre, colei che ti ha generato, strappata troppo in fretta per dire di essertela goduta, colei che doveva vederti crescere, sposarti e avere dei bambini, è senza dubbio di una lacerazione d’animo paragonabile a quella del marito, se non di più. Draco ha sofferto da marito, ha visto la donna che amava portata via da una stupida malattia Babbana; Malfoy ha sofferto da figlio, ha visto la mamma portarsela via da una stupida malattia Babbana; ma Antares ha visto la mamma portarsela via da una malattia Babbana, ma l’ottanta percento delle persone hanno associato la causa della morta di Astoria a lei, e questa credo sia uno strazio simile ad un Cruciatus, con l’unica differenza che quell’incantesimo è uno strazio fisico, questo invece è morale, ed è di gran lunga peggio»disse Lily guardando un punto imprecisato della piccola casetta del custode.
«Tu hai ragione Lily, hai preso il cervello e il cuore dai tuoi genitori, non c’è che dire»disse Hagrid, cercando di asciugarsi con il pollicione una lacrima ribelle dal suo viso.
«Beh, spero tu non ti sei troppo ingozzata dei miei biscotti signorina, o non mangi nulla a pranzo. A proposito, si è fatta ora, ti conviene andare»annunciò Hagrid.
«Hai ragione, a presto Hagrid!»salutò il custode.
Era ora di pranzo nel Castello, e di certo quasi tutti gli studenti erano già posizionati rispettivamente alle proprie tavole per gustarsi tutte le prelibatezze preparate dagli Elfi. Lily però decise di compiere una deviazione e cambiare rotta: c’era uno scoglio, o meglio una roccia, posizionata verso il lato posteriore dell’imponente Catello la quale Lily trovava immensamente comoda per essere una forma solida, e visto che era uno dei suoi preferiti luoghi di meditazione e di riposo – specialmente quando voleva evitare un’ora di Divinazione – decide di favi una sosta, o magari perché no, un riposino.
Poggiò la sua schiena contro la fredda roccia e sfilò via dalla borsa quella che sembrava una canna.
La accese con la sua bacchetta e si lasciò andare a se stessa. Una regola fondamentale che Lily conosceva bene era: mai fumare quando si è in stato di paranoia, mai.
Beh, su per giù il suo stato d’animo le si avvicinava molto, ma non diede troppo peso a ciò, e decise di continuare a badare ai pensieri che in quel momento le offuscavano la mente.



Flashback


Era il Natale del secondo anno di Lily nella scuola di magia e stregoneria del Regno Unito. Si respirava aria di Natale ovunque, la scuola era impregnata dall’odore dei succulenti cibi sfornati dagli Elfi provenienti dalle cucine, i corridoi della scuola erano in festa, tutte le sale erano addobbate a tema e le decorazioni scintillavano ancor di più per i gli incanti di magia creati, per non parlare del tetto stellato dal quale fluttuavano da esso leggiadri fiocchi i neve che andavano poi a cullarsi lentamente al suolo, o su qualche capo di uno studente qualsiasi di Hogwarts, ma non su quello di Lily. Lei non si trovava momentaneamente nella Sala Grande, ma era intenta a girovagare i corridoi alla ricerca della persona più desiderata dalla ragazza in quella circostanza, uno dei suoi più cari amici. Il respiro si affannava e diveniva pesante ad ogni sua accelerazione della velocità dei passi, il cuore iniziò a battere sempre più rapido, le lacrime lottavano per rimanere imprigionate nella gabbia del suo bulbo oculare. Lily pensava al peggio. Per il corridoio si udiva solo il suo leggero ticchettare scaturito dalla suola dei suoi anfibi con il pavimento, ogni tanto passava per i corridoi qualche ragazzo correndo in ritardo per la cena, o di rado in rado qualche coppia di ragazzi amanti i quali andavano a rifugiarsi nel loro amore in posti nascosti da occhi indiscreti, finché Lily non si imbatté in un corridoio dove udì un leggero singhiozzare.
A Lily mancò il respiro.
Scrutò attentamente la zona per cercare di individuarlo, finché non vide un leggero chiarore in una zona troppo buia: Scorpius giaceva seduto a terra con le ginocchia al petto, dietro una colonna della zona porticata che precedeva le scale che conducevano ai sotterranei. Il chiarore che Lily aveva colto era stato scaturito dai suoi capelli. Lily aveva sempre amato quel suo chiarore, l’aveva salvata sempre, sin dai primi tempi quando Lily al primo anno cercava di evitarlo per i corridoi della scuola perché altrimenti gli avrebbe tirato un pugno in faccia e l’avrebbero mandata in punizione, anche quando poi, divenuti amici, lei correva nei sotterranei di Serpeverde per cercare di trovare lui ed Albus e convincerli a giocare una partita di Quidditch perché vi era il campo libero e a disposizione, fin quando poi, Lily non si infatuò, e cercò di cogliere quel suo chiarore di capelli tra le tante teste degli studenti ammassati nei corridoi in procinto di giungere in tempo a lezione. Quel suo chiarore l’aveva salvata, sempre.
Scorpius stava piangendo.
Istintivamente le lacrime che prima sgorgavano dagli occhi di Lily si bloccarono di colpo, trattenendosi, magari per far si che poi, più in seguito, Lily avesse potuto dedicargli via d’uscita e liberarle più avanti, forse appena si sarebbe trovata sola. Ma non davanti a lui.
Lily fece scivolare il suo corpo contro il freddo colonnato e scivolò accanto a lui. Lo guardò nei suoi immensi occhi rossi dal pianto e con i pollici asciugò delicatamente, quasi come un soffio di fresco vento, le lacrime sulle guance di Scorpius, si guardarono negli occhi per quei secondi indispensabili per far sì che Lily potesse comprendere appieno ciò che era accaduto, anche se già in cuor suo sapeva. Lui la guardava e aveva la forza di non abbassare gli occhi; lei lo guardava e aveva la debolezza di non distogliere i suoi.
Era morta.
Sua mamma era morta.
Scorpius, Antares e Draco erano rimasti soli, soli insieme.
Astoria Greengrass si era spenta quella vigilia di Natale per un cancro all’utero. Erano anni che soffriva e tutta la famiglia combatteva per uccidere questo male, ma purtroppo, la magia non fa miracoli. Lily ricordò di come Scorpius aveva iniziato a sentirsi deluso e abbandonato della magia da quando sua madre iniziò ad ammalarsi, e di come Lily lottò mesi e mesi per riconquistarlo e far tornare l’amore e la passione per la magia al ragazzo.
I mali, quando sono irrisolvibili dalla scienza, lo sono anche per la magia, ma non perché la magia sia meno potente della scienza, tutt’altro, ma perché se è destino che ciò sia accaduto, forse avrebbe dovuto essere così. A capo della scienza, ma anche della magia, c’è sempre una forza più grande, onnipotente, almeno così le aveva insegnato Astoria quando Scorpius era ancora un bambino. Scorpius però non ci credeva. Scorpius ormai non credeva più a nulla.
Lui si chinò per porre la testa sulle gambe di Lily. Lei lo colse con garbo e gli cinse il volto con tutto l’amore possibile, stringendolo al caldo, in un abbraccio protettivo, quasi come se Lily volesse tenerlo immune da tutti i mali del mondo esterno. Accarezzò i capelli di lui, lentamente, compiendo una sorta di ghirigori immaginari sul suo cuoio capelluto, e intonando una melodia a Scorpius sconosciuta. Per scuotere un cuore che ha sofferto ci vuole il doppio dell'amore che ha perso.
Erano rimasti così tutto il tempo, senza fiatare, gli era bastato il linguaggio degli sguardi a loro. L’unico momento che spezzò quella pace – ma guerra di emozioni- che vi era dietro quella colonna fu scaturito da Scorpius.
«Lily, tu credi nel Paradiso? Secondo te esiste? E l’Inferno? È vero?» chiese con voce rotta dal pianto.
«La verità è che non c’è verità, che nessuno se ne va mai per davvero. E nessuno resta per sempre» soffiò Lily.
«Kurt Cobain» concluse Scorpius, e tornò a farsi cullare tra le braccia della sua migliore amica.
Trascorsero la notte cullati l’un l’altro, ogni tanto cantavano, ogni tanto ridevano cercando di offuscare la mente dal dolore, fin quando Scorpius, dopo aver riso ad una battuta di Lily sulle mantidi religiose, non si fece d’un tratto serio e disse «Grazie. Di esserci. Sempre».
Lily si chinò a baciarli la fronte spostando una ciocca bionda che intralciava la strada.
«Lily, mi prometti che non mi abbandonerai? Almeno tu?» a Lily sembrò per un secondo quasi un bambino con il broncio.
«Tu non mi leverai più dalle palle, Malfoy. E se ipoteticamente fosse il contrario, non sarebbe di certo per merito mio, lo devi volere tu. Ma anche se fosse così, tu penserai di essenti liberato di me, ma io ci sarò sempre, anche se tu non lo verrai mai a sapere».
«Ho paura Lily. Non sono bravo con le relazioni umane. Non voglio perderti»disse Scorpius con voce debole in procinto di esser cullato nel sonno.
«Hai pur sempre tua sorella e tuo padre, e per loro sei necessariamente importante. E semmai rimarrai anche abbandonato da essi non sarai solo. Avrai la musica. Ascolta, la senti? Io la sento dappertutto: nel vento, nell'aria, nella luce, è intorno a noi, non bisogna fare altro che aprire l'anima, non bisogna fare altro che ascoltare».
«La sento»bisbigliò Scorpius.
«Come up to meet you, tell you I’m sorry,
You don’t know how lovely you are.
I had to find you, tell you I need you,
Tell you I set you apart.
          […]
Nobody said it was easy,
It's such a shame for us to part.
Nobody said it was easy,
No-one ever said it would be this hard,
Oh take me back to the start
» intonò Lily cullando Scorpius in un dolce sonno.
Se fosse stato possibile, come dice il testo di The Scientist dei Coldplay, far sì che possa tornare tutto al punto di partenza, poter fermare il tempo e riportarlo indietro, con Scorpius tra le braccia della mamma.

Fine Flashback 


Lily credeva che lei e Scorpius fossero legati da un unico, semplice filo, cioè dalla loro relazione, e se avesse tagliato quel filo era fatta. Così l’ha tagliato, ma non è stato come si aspettava. Non c’era solo un filo, erano centinaia, migliaia, ovunque si girasse.
Lanciò il mozzicone e raccolse la sua tracolla per dirigersi al castello.
«Poi mi hai scritto: “Spero che le tue canzoni ti portino lontano”. E invece io volevo starti vicino» disse ad alta voce.


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