Il viso della più bella fra le donne, e la mente del più deciso fra gli uomini.

di Amelyn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'assistente di Ladro Kid ***
Capitolo 2: *** Il Picnic ***
Capitolo 3: *** Kaito Kuroba ***
Capitolo 4: *** Tennis, 5 fasi e Orchid Wound ***
Capitolo 5: *** ATTENZIONE: Avviso ***



Capitolo 1
*** L'assistente di Ladro Kid ***


Capitolo 1 –  L’assistente di Ladro Kid.
 

 
Sul tetto dell'agenzia investigativa Mori, una giovane ed esile figura osservava con dolcezza il panorama che le luci del quartiere regalavano.
I suoi lunghi capelli, fermati da un fermaglio di perle rosa, svolazzavano leggiadri, cullati da quella piacevole brezza soffiante nella notte e insieme ad essa, la gonna nel vestito, ondeggiava seguendo la stessa danza.
Un orologio lontano batté le due di notte, mentre sulla strada un taxi sostò per far scendere le tre persone a bordo.
Il piacevole accento di Osaka risuonò nell’aria silenziosa. ‘Non pensa anche lei Signor Kogoro che Seira sia una degna allieva di Ladro Kid?’
Il vocione del Detective Kogoro, rispose irritato. ‘Devo purtroppo concordare. Quella ragazza ha reso la vita impossibile a numerosi corpi dell’ordine, da Parigi fino a qui. Non ne bastava uno, no! Aspettate, vado a vedere se Ran ha lasciato le chiavi sotto il tappeto’.
Per un momento ritornò il silenzio, ma fu breve.
Heiji tornò a parlare. ‘Allora piccolo Detective, tu che ne pensi? Concordi con me e il tuo zietto?’ chiese, ridendo con fare scherzoso.
‘Kogoro ha ragione. Non uno ma due. Ora, mi toccherà dare la caccia a due ladri gentiluomini. Incredibile!’
La simpatica risata di Heiji risuonò.
‘Heiji per questa notte dormi nella mia camera, la prossima volta cercherò di trovarti una sistemazione più decente’ si scusò Kogoro, una volta averli raggiunti fuori.
‘Non si preoccupi Mori, è colpa mia che vi ho avvertiti all’ultimo minuto’.
‘Ma zietto… e io dove dormo?’ domandò Conan con voce innocente.
‘Con Ran. Svegliala e spiegale perché, vedrai che non farà storie’.
Ancora una volta la risata di Heiji risuonò nella stanza mentre il piccolo bambino divenne rosso in viso, fulminando Heiji con lo sguardo.
Le loro voci si fecero lontane, mentre la strana figura, sul tetto dell’agenzia, scomparve.
 
 
Conan entrò nella stanza di Ran, avvicinandosi alla figura che dormiva quieta sotto le coperte. Si mosse, girandosi verso di lui.
Si fermò ad osservarla.
Quanto era bella…la sua Ran.
Di uno splendore che non aveva mai visto. Ogni giorno diventa sempre più bella, rimanendo sempre la stessa.
Le sue sopracciglia si incurvarono, segnale che di lì a breve si sarebbe svegliata. Oh, se non l’avesse chiamato, sarebbe potuto rimanere tutta la notte a guardarla.
‘Conan…’ disse appena i suoi occhi ebbero messo a fuoco la minuscola figura che le stava davanti, ‘ tutto bene?’.
‘Heiji si ferma a dormire, quindi…’ non riusciva a finire la frase se pensava che doveva dormire nello stesso letto.
‘Dai, vieni’ e scostò le coperte perché si accomodasse accanto a lei.
Un po’ impacciato Conan entrò nel letto, percependo il calore del corpo di Ran vicino a lui.
‘Come sono andati i tuoi allenamenti?’
Uno sbadiglio. ‘Bene. Voi che avete fatto stasera?’
‘Lo zietto era stato invitato da Ladro Kid. Doveva rubare un’importante statuetta di cristallo. Lo sai che ha un’aiutante?’
Ran si svegliò dalla novità. ‘Davvero?’
‘Sì. Il suo nome è Seira. In Giappone si è vista poco, ma a quanto detto l’ispettore Megure circola accanto a lui ormai da un anno’.
‘Wow! Immagino che per voi giovani Detective sia una scocciatura!’
‘Decisamente’ scherzò Conan.
Ran rise.
A Shinichi piacque quella risata. Non rideva così da tempo.
La risata che aveva con lui.
Gli mancava.
Avrebbe voluto abbracciarla con le sue vere braccia, con il suo vero corpo.
‘Conan?’
Lo distolse dai suoi pensieri.
‘Si?’
‘Allora stasera vi ha dato del filo da torcere?’
‘Come fa sempre Ladro Kid! È scaltra, furba. Agile negli scatti e nei movimenti, deve essere una campionessa in atletica’.
‘Probabile’ aggiunse Ran, spostandosi a pancia in giù, poggiando la testa sulle braccia incrociate, ‘ma potrebbe essere eccellente solo su uno sport, non deve necessariamente essere ottima in tutti!’
‘Sì, certo, hai ragione’.
‘E com’è? Carina?’ scherzò Ran.
‘Suppongo di sì, ma era impossibile da vedere perché la maschera le copriva il viso. Se dovessi descriverla userei questa frase: “il viso della più bella fra le donne, e la mente del più deciso fra gli uomini".
Ran sorrise nel vedere quanto Conan somigliasse a Shinichi. Bé, in fondo erano parenti. ‘Se non sbaglio, Uno scandalo in Boemia, Sherlock Holmes, di Sir Arthur Conan Doyle, frase detta dal Re di Boemia per descrivere Irene Adler.’
Shinichi ne rimase alquanto sorpreso. ‘Esatto!’ esclamò con entusiasmo. ‘Comunque,’ disse, cambiando discorso, ‘come mai tutte queste domande Ran?’
‘Sono curiosa! Per colpa degli allenamenti non sono riuscita a vedere l’allieva di Ladro Kid!’ esclamò emozionata e allo stesso tempo delusa.
Shinichi sorrise. ‘Credo che di occasioni ce ne saranno ancora!’
‘Infatti! Conan, domani è domenica ti va se facciamo qualcosa di divertente?’
Il ragazzino sbadigliò. Il suo piccolo corpo richiedeva di riposare, ma stava troppo bene in compagnia di Ran. Parlare con lei gli aveva fatto dimenticare la loro spaventosa vicinanza.
‘Del tipo, cosa vorresti fare?’
‘Hmm, sai pensavo di fare un picnic oppure al Trop…’ rise debolmente per distrarre gli occhi lucidi, che Conan riuscì a vedere nonostante fosse buio e poco illuminato, ‘… o al mare, o in montagna. Sai per caso quanto si fermerà Heiji? Sennò potrebbe venire con noi. Sai, domani papà non viene per la sua partita di baseball, e poi… bè, sarà tanto sbronzo da addormentarsi sul divano, perciò saremo io e te’.
Lui e lei.
Soli.
Heiji doveva assolutamente partire l’indomani mattina!! Shinichi l’avrebbe costretto.
L’idea di poter passare una giornata interamente con Ran lo riempiva di gioia.
‘Credo parta subito’.
‘Ok’ disse sorridendo, ‘allora andremo solo noi due’.
‘Che bello!’
Si sorrisero.
‘Ora dormiamo. Devi essere molto stanco’ osservò Ran, dopo il terzo sbadiglio di Conan.
‘Va bene’ si arrese lui, trovando la sua posizione. ‘Buona notte Ran’ e le diede le spalle girandosi sul fianco sinistro.
Due esili braccia lo circondarono, avvolgendolo in una dolcezza e in un calore insostituibili. Era chiaro che non sarebbe riuscito ad addormentarsi a quel contatto.
I loro corpi erano troppo vicini… respirò a fondo perché mille erano i pensieri nella sua testa. Avrebbe voluto stringerla, baciarla… ma non così. Non nelle sembianze di Conan.
Sentiva la temperatura del suo corpo salire di gradi… in modo veloce. Assurdo cosa gli scatenasse la sua amica d’infanzia!
‘Buona notte Conan!’ e gli baciò il capo.
Non era per approfittare della situazione, ma un morso letale aveva ferito il suo cuore e aveva bisogno della vicinanza di Ran. Si girò sull’altro fianco e posò la sua testa nell’incavo della spalla della ragazza. Era perfetta!, aderiva come due pezzi di un puzzle.
Nonostante non potesse avvolgerla con le sue braccia, lei riuscì a capire il suo bisogno e strinse Conan a sé.
Quel contatto rianimò il suo cuore, ora decisamente più tranquillo, ma agitato dai suoi sentimenti. Il suo dolce profumo inebriò l’aria, regalandogli un senso di quiete profonda. Erano talmente vicini da essere lontani. Lontano, perché per lei Conan non era Shinichi, ma il semplice fratellino che c’era sempre quando lei ne aveva bisogno.
Lasciò che le sue braccia lo cullassero e visto il dolce viso della ragazza, Conan sprofondò in un sonno beato.
  

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Capitolo 2
*** Il Picnic ***


Capitolo 2 – Il Picnic
 

 
 
L’indomani mattina Ran cercò di fare il più piano possibile per non svegliare Conan e dopo una bella rinfrescata sotto la doccia, la ragazza si spostò in cucina per mettere la colazione al caldo prima di andare in camera a vestirsi.
Purtroppo per lei andò incontro a un momento molto imbarazzante.
Era vicino alla porta della cucina quando arrivò. Era in procinto di aprire la porta, quando quella si aprì di colpo, facendole perdere l’equilibrio, rischiando così di cadere a terra, ma due forti e abbronzate braccia riuscirono a afferrarla prima che toccasse terra.
‘Heiji…’ l’imbarazzo nella voce di Ran era chiaro, in fondo non era molto vestita, anche se sotto quell’asciugamano corto aveva l’intimo non importava, per lei era comunque essere nuda. ‘...’ Ran non aveva nessuna parola da dire. Proprio non le uscivano.
‘Ra…’
Heiji e Ran si voltarono verso la voce che si era spezzata all’istante.
La figura di Conan si ergeva a poca distanza da loro, ammutolita e furiosa, se osservata con attenzione.
Heiji aiutò Ran a rimettersi in piedi. ‘Ehm, grazie di avermi presa’.
‘No, no, scusa me. Se non ti avessi spaventata forse non avresti perso l’equilibrio’.
‘Come forse?’
La sua risata risuonò. ‘Non sei molto stabile!’
Ran gli tirò un pugno sulla spalla e Heiji si bloccò all’istante per il dolore. ‘Vado a vestirmi’ annunciò poi.
‘Guarda che non m’imbarazzo mica! Puoi anche rimanere così!’
‘HEIJI!’ lo rimproverarono Ran e Conan all’unisono.
‘Ok, scusa Ran’.
Shinichi aspettò che Ran uscisse prima di parlare ad Heiji.
‘Cosa stavi facendo?’
‘Stava per cadere e l’ho presa. Preferivi che sbattesse la testa?’
‘No, certo e comunque non mi riferivo a quello’. Shinichi continuò a guardarlo furioso.
Heiji ci penso su. ‘Oh, ti riferivi al vestirsi?’ aspettò l’accenno del sì di Shinichi e continuò, ‘Ma dai che stavo scherzando!’
‘Ti conviene’ disse in tono minaccioso Shinichi.
Heiji sorrise divertito ascoltando i suoi pensieri. ‘Perché scusa? Ran non è mica la tua ragazza e nemmeno quella di Shinichi… che ne sai che prima o poi non si innamorerà di me?’
‘Sta zitto idiota!’
La risata di Osaka risuonò nella stanza.
‘Heiji?’ la dolce voce di Ran lo chiamò, ‘ascolta’ disse, comparendo in salotto, ‘oggi volevo fare un picnic, pensi di poter venire o devi tornare subito ad Osaka?’
Shinichi si ricordò di cosa avrebbe dovuto fare. Tutta colpa di Heiji che lo aveva distratto da quel suo dovere. Ora, l’unica speranza era che lui rifiutasse l’invito.
‘A dire il vero non posso. Kazuha mi aspetta a casa per le tre, ma se non avessi avuto questo impegno sarei rimasto molto volentieri!’
‘Allora sarà per la prossima volta, così porterai anche Kazuha’ si rallegrò Ran.
Shinichi ringraziò il cielo per questo colpo di fortuna.
‘Sì, così magari potrai far venire anche Shinichi e…’ si fermò, sapendo ciò che aveva appena fatto. Parlando di Shinichi sapeva di aver toccato una ferita dolente e voltato lo sguardo verso Conan, seppe che aveva ragione.
Ran aveva abbassato il viso, fissando il pavimento.
Heiji non sapeva cosa dire, dato il suo precedente fallimento e Conan, dal canto suo, stava per dirle qualcosa prima che la voce della ragazza lo trattenesse.
‘Heiji, lo farò’ il suo sguardo tornò a guardarlo con una tristezza troppo percepibile dai suoi occhi, ‘ma non contarci. Lui non viene mai’.
Shinichi, nel suo corpo ringiovanito, deglutì con fatica quel colpo.
Heiji abbassò lo sguardo.
‘A che ora hai il treno?’ chiese Ran con un sorriso stampato sulla bocca. ‘Ti preparo qualcosa, vuoi?’
‘No, no Ran’ disse sbrigativo, vedendola avanzare verso la porta della cucina. ‘Non serve’ la sua mano afferrò quella della ragazza, lasciandola immediatamente, sentendo la sguardo di Shinichi dietro di sé, ‘partirò subito, quindi non faresti comunque a tempo’.
‘Ah, va bene. Allora ci salutiamo subito?’
‘Sì, mi dispiace, ma sennò chi la sente Kazuha dopo’ sorrise imbarazzato, ‘Ciao Conan! Ciao Ran! E salutami tuo padre!’ disse scomparendo oltre la porta.
Davvero curioso era stato il comportamento di Heiji, pensò Ran, ma non vi fece molto caso e tornò a guardare Conan.
‘Allora Conan, fai una bella doccia, vestiti e prepara le tue cose che andiamo a far un bel picnic. Io intanto preparo qualcosa da mangiare. Su, forza vai!’ disse la ragazza spingendo Conan verso la porta.
‘Va bene!’ esclamò contento lui, mentre nella sua testa le frase di Ran risuonava come un’eco.
Heiji, lo farò ma non contarci. Lui non viene mai.
 
 
Conan afferrò la mano pronta di Ran una volta sceso dal taxi. Lei non gli aveva detto nulla sulla meta del picnic, a qualche possibile posto ci aveva anche pensato, ma alla fine si era arreso così aveva lasciato che diventasse una sorpresa.
Il nostro cammino si avventurò in una stradina di montagna, l’aria era fresca e incontaminata, decisamente più pura di quella di città e il profumo della natura si sposava con perfetta sintonia con quello di Ran.
Il suo viso era finalmente luminoso e non più velato di oscurità scaturita dal nome Shinichi, otto lettere che la ferivano.
Ran, ho giurato che sarei tornato da te ed è una promessa che intendo mantenere. Mi dispiace per tutto quello che ti sto facendo, per quanto il tuo cuore soffrirà, ma tornerò.
Tornerò da te perché tu sei la mia migliore amica, il mio futuro. Molto presto… il mio futuro.
Conan alzò lo sguardo verso Ran.
Non ti ho mai detto una frase romantica, mai un complimento. Non ti ho potuto dire nemmeno i miei sentimenti, colpa di questa mia, come la chiami tu, mania per i casi di omicidio. Sono proprio un detective stacanovista… e mi dispiace.
‘Conan!’
Sbatté le palpebre per svegliarsi dai suoi pensieri. ‘Sì, Ran?’
‘Stavo pensando che forse potevamo invitare anche i tuoi amici oggi’.
‘No, Ran’ si lamentò Conan con voce bambinesca. ‘La domenica è il giorno della famiglia ed io voglio passarlo con te e nessun altro!’
Conan vide le gote di Ran colorarsi di un rosa più scuro.
Quello era l’effetto che voleva vedere quando sarebbe tornato da lei.
Era l’intensità nascosta nella voce di Conan ad averla fatta arrossire, le aveva ricordato la stessa profondità di Shinichi. Ma oggi non doveva pensare a lui. Oggi era il giorno di Conan e Ran.
‘Siamo quasi arrivati’ annunciò Ran al piccolo.
‘Quanto manca?’
‘Meno di un minuto’ lo informò. ‘Sai, questo è un posto molto particolare. Ci venivo con lui ogni estate, più o meno quasi tutti i giorni,’ scoppiò in una risata giuliva. ‘Un paio di volte anche quando pioveva!’
‘Tu e Shinichi?’ domandò Conan, non avendo nessun ricordo di quel luogo, il ché gli sembro davvero molto strano.
‘No, non era con lui. Vedi Yukiko e mia madre sono profonde amiche d’infanzia quindi nella maggior parte delle occasioni spesso andavano via insieme. Quando Yukiko conobbe il Signor Toichi Kuroba, con sé portava mia madre, di conseguenza lei portava me. Fu così che conobbi Kaito, il figlio di Kuroba, bé… siamo grandi amici d’infanzia d’allora! Era come giocare con Shinichi! Sono molto simili a dir la verità. Diciamo che hanno alcuni tratti in comune, come essere entrambi sfrontati, sicuri di sé ed entrambi adorano prendermi in giro’ ridacchiò Ran all’idea.
Conan provò una fitta di intensa gelosia quando seppe che già da piccola c’era un altro che poteva aver notato la sua bellezza.
‘Ecco siamo arrivati’.
La voce di Ran suonò come una melodica sinfonia.
Una distesa di alberi di cassia dominava la pianura avvolta, mentre la distesa davanti di loro era imbellita da fiori selvatici e il sole splendeva, creando una luminosità che rendeva felice la giornata.
‘È stupendo!’ commentò contento Conan.
Ran si guardò attorno. ‘Direi che potremo metterci qui, all’ombra sotto quest’albero. Che ne dici?’
Conan acconsentì facendo sì con il capo.
Ran distese la coperta sotto gli alberi di cassia e una volta seduti, porse a Conan la sua pietanza preferita, anzi le sue pietanze preferite… le sue.
‘Cosa c’è Ran?’
Il dolce viso di Ran si oscurò all’improvviso.
‘Niente, è che… le tue pietanze preferite sono le stesse che ama Shinichi. A volte sembrate così simili, insomma…’ rise, scacciando quei brutti pensieri, ‘sei suo parente, devi per forza aver preso qualcosa da lui!’
Afferrò una polpetta di granchio con i bastoncini. ‘Hai assaggiato questi?’
‘No’ disse allegro Conan, nascondendo ciò che in realtà pensava. Era ammirevole il modo con cui si rattristava e subito riusciva a riprendersi. Con quanta costanza lo aspettava.
‘Fai aaa!’ disse Ran, avvicinando le bacchette alla bocca di Conan che in risposta obbedì lasciandosi imboccare.
‘Sono deliziose!’
Conan si maledisse perché al posto suo doveva esserci Shinichi e non lui, ma si ripromesse che tornato l’avrebbe portata di nuovo in quel posto per un picnic tutto loro.
Passarono il tempo a ridere e scherzare. L’allegria di Conan e il suo sorriso l’avevano contagiata e stare in sua compagnia la aiutava moltissimo però, da un lato, più lo osservava, più vedeva la somiglianza con Shinichi.
Entrambi amavano i gialli, Conan spesso si intrometteva nei casi di omicidio mostrando l’effettiva somiglianza negli atteggiamenti con quelli di Shinichi, in lui, infatti, aveva riscontrato troppe fattezze… ma come poteva un diciassettenne regredire e tornare piccolo?
Scosse la testa per allontanare gli assurdi pensieri che le erano balenati in testa. Vide Conan tirare fuori dal suo zaino Uno studio in rosso di Arthur Conan Doyle.
Arthur Conan Doyle.
Oh, assurdo! Adesso basta!, si decise Ran.
Optò anche lei per la lettura.
Si immerse nelle campagne inglesi del settecento dove il verde dei boschi dominava la scena con i suoi fanghi autunnali e dagli irresistibili ufficiali dalle uniformi color rosso e da quella coppia che regnava la lettura. Divorai i capitoli uno dopo l’altro, facendomi catturare dall’orgoglioso Signor Darcy e dalla pregiudiziosa Signorina Elizabeth Bennet.
Un amore che  nasce a poco a poco, superando ogni ostacolo, andando contro le aspettative della propria famiglia, le proprie volontà, al proprio patrimonio, del suo rango e all’inferiorità della famiglia della donna amata.

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Capitolo 3
*** Kaito Kuroba ***


Capitolo 3 – Kaito Kuroba 
 

 
La mano di Ran e quella di Sonoko si muovevano frettolose lungo il foglio, rispondendo ad ogni domanda del compito. La giornata precedente, Ran non aveva avuto molto modo di studiare, ma non aveva affatto paura di sbagliare, anzi fino ad ora aveva risposto a tutte le domande con estrema facilità. Così, dopo circa una quindicina di minuti, quando la campanella suonò, l’intera classe si alzò, felice che la scuola fosse terminata e, finalmente liberi, ognuno prese la sua strada. Sonoko e Ran, non avendo fretta, se la presero comoda, rimanendo ferme a chiacchierare davanti agli armadietti, mentre si cambiavano le scarpe. Oltrepassato il cancello d’entrata, una voce maschile giunse alle loro orecchie. Sonoko rimase dapprima confusa, poi riconobbe il ragazzo.
‘Ciao Kaito!’ salutò allegra Sonoko. ‘Come stai?’
‘Bene, grazie. Spero che per te sia lo stesso!’ rispose lui con gentilezza.
‘Oh, altro che Shinichi!’ si lamentò Sonoko. ‘Kaito è molto più educato quando gli si porge una domanda.’
‘Sonoko!’ la rimproverò Ran, ‘Non credere che non abbiano nulla in comune. Ora fa il gentile, ma credimi, anche lui è sfrontato come Shinichi.’
‘Mah! Se lo dici tu, che li conosci bene’ ipotizzò Sonoko. ‘Io scappo, forse c’è la possibilità che oggi veda Makoto, e NON POSSO LASCIARMI SCAPPARE QUESTA OCCASIONE!!’ esclamò lei esaltata e a voce alta, mentre rideva. Salutò entrambi e se ne andò.
‘Che ci fai qui?’ domandò Ran, sorpresa della sua visita inaspettata.
‘Pensavo di venirti a prendere. È da due giorni che non ti vedo, ho pensato che ti sarei potuto mancare’ disse lui sicuro di sé, ridendo e sfoggiando poi un sorriso sghembo, nel quale Ran poteva vedere benissimo che Kaito sapeva di essere bello, ma sempre con quella nota di scherno.
Ran lo guardò in un primo momento attonita, poi sorridendo, ‘Non credo che tu sia tutta questa gran bellezza, mio caro Kaito.’
Lui rimase impaurito dallo sguardo serio della ragazza. Che stesse dicendo sul serio?, pensò lui preoccupato. ‘Possiamo fare un pezzo di strada assieme?’
‘Certo’ rispose lei sorridendo. ‘Haha, e dai Kaito,’ disse Ran, dandogli una gomitata, ‘stavo scherzando!’
Lui si sentì sollevato. ‘Oh, cielo.’
Ran scoppiò a ridere e Kaito ne fu decisamente contento. Dopo che Shinichi se n’era andato, non era riuscito a vederla sorridere più di tanto. Sì, per carità, rideva. Solo che a volte, sembrava lo facesse per forza, o che non fosse del tutto sincera. Mentre ora, quella risata, era davvero sana.
   Conan camminava in compagnia dei Giovani Detective, che di lì a poco si sarebbero divisi, per prendere ognuno strade diverse. Oh, finalmente, pensò Shinichi esausto. Aveva voglia di tornare a casa e mangiare. Chissà cosa gli avrebbe cucinato Ran. Chissà!
‘Ehi, Conan! Domani pensavamo di andare a giocare a di tennis, che ne dici? Dai, venite anche voi’ cercò di convincerlo Ayumi, proponendo l’idea anche ad Ai.
‘No, ho un altro impegno domani’ rispose Conan.
‘Oh, ma dai! Cosa avrai da fare domani?’ si lamentò Genta.
‘Ehm,’ Conan cercò una scusa sostenibile, ‘voglio allenarmi a calcio.’
Genta e Ayumi si lamentarono, ma come lo sapeva Mitsuhiko, la passione di Conan per il calcio era incredibile. Ai non disse nulla, ma sorrise. In fondo, erano adulti regrediti nei corpi di bambini, quindi Ai e Conan avevo anche bisogno dei loro spazi.
Riflettendo su ciò, Ai non si accorse che a breve sarebbe andata a sbattere contro una persona, che a sua volta, nemmeno quest’ultima si accorse della bambina.
‘Oh, mio dio! Mi dispiace… Ai!’ esclamò Ran quando capì a chi era andata addosso. ‘Oh, scusa, mi dispiace,’ porse il gelato che teneva in mano a Kaito che afferrò e tornò a rivolgersi ad Ai, ‘ero distratta. Stai bene?’
La preoccupazione di Ran colpì molto il cuore di Ai, o Shiho, che le ricordò sua sorella. ‘No, sto bene.’
Ran sorrise. ‘Per fortuna. Ma,’ gli occhi di Ran, come notò Ai, si soffermarono sulla fronte della piccola, ‘Ti sei ferita.’ Ran si alzò in piedi e chiese al gelataio un po’ di ghiaccio che le consegno subito. Prese Ai in braccio, mentre gli altri la seguirono e l’accomodò sulla panchina del parco al di là della strada. Tamponò la ferita, in modo che la pelle divenisse insensibile e per pulirla, poi asciugò e pulì il sangue con il suo fazzoletto, che teneva dentro la borsa di scuola, e concluse con un cerotto. ‘Va meglio ora?’
Ai si sentì imbarazzata, ma nel cuore c’era una luce che la stava riscaldando. Era la bontà di quella ragazza. La dolcezza di Ran.
‘Hey, hey… Ran!’ la voce di Kaito la risvegliò.
‘Oh, scusami,’ disse lei, alzandosi in piedi. ‘Oh, che fortuna, non si è ancora sciolto!’ esclamò prendendo il gelato. ‘Ragazzi, ne volete uno anche voi?’
I giovani detective ringraziarono Ran per la gentile offerta, mentre lei prendeva posto vicino ad Ai, dando una fugace occhiata alla ferita sulla fronte, ma erano in ritardo e dovevano sbrigarsi a tornare a casa.
‘Ehi, Conan’ lo chiamò nuovamente Ayumi, ‘sicuro che domani non puoi venire a giocare a tennis?’
Conan stava per risponderle infastidito, quando Ran si intromise nel discorso. ‘Andate a giocare a tennis?’ chiese lei contenta. ‘Allora sicuramente ci incontreremo.’
‘Davvero?’ chiesero all’unisono Genta, Ayumi e Mitsuhiko.
‘Sì. Sonoko me lo aveva chiesto diversi giorni addietro, perciò posso confermare. Se non sbaglio a ricordare, dovrebbe esserci anche Makoto.’ Ran rise. ‘Vuole fare un’incontro a due a due!’
‘E tu con chi giochi? Con Shinichi?’ domandò Ayumi.
Eh, non credo proprio, pensò Shinichi.
‘No, ovvio. Ci sarà Kaito con me! A proposito, Kaito Kuroba’ esclamò Ran entusiasta, indicando il ragazzo in piedi accanto a lei.
Conan osservò quel ragazzo che gli ricordava incredibilmente… sé stesso. Certo, i suoi capelli erano molto più mossi e sbarazzini in confronto a quelli del piccolo Conan o del grande Shinichi.
Ayumi osservò Kaito. ‘Ma… ma non assomiglia a Shinichi?’ chiese rivolta anche a Genta e Mitsuhiko.
‘È vero!’ esplosero loro due.
Ran osservò Kaito. ‘A me non sembra. Forse sono simili, ma non direi che si assomigliano così tanto’ commentò lei a quella domanda. Sapeva per certo che avevano in comune diversi aspetti, ma non si assomigliavano per niente, e se Ran non riusciva a vederlo, forse era perché per lei, Shinichi era un solo. Unico nel suo genere.
‘Vengo anch’io!’ esplose Conan con impeto.
Tutti si voltarono a guardarlo, ma fu Ayumi a parlare. ‘Ma non avevi un impegno?’
‘Posso spostarlo’ disse lui deciso. Col cavolo che lascio questo ragazzo con Ran!, pensò Shinichi.
I giovani detective salutarono e sparirono di corsa per tornare a casa, dopo che Ran gridò loro di fare attenzione.
‘Ran…’ lei si voltò verso Kaito, ‘sarai un’ottima madre.’
Conan, senza farsi vedere, digrignò con rabbia.
Lei sorrise senza rispondere, porse la mano libera ad Ai e si incamminarono tutti e quattro verso la strada di casa. Shiho avrebbe voluto tenere la mano di Ran per parecchio tempo e non doverla lasciare quasi subito. Una volta davanti a casa del professor Agasa, tutti salutarono Ai che rientrò, accompagnata da Agasa.
‘Allora,’ iniziò Ran, ‘dicevi che volevi fare un pezzo di strada assieme,’ continuò lei, porgendo la mano a Conan, poiché era stato lui a chiedergliela, ‘ma a me sembra che tu mi stia accompagnando a casa.’
‘Hey, hey, non ho voglia di tornare. E poi è da parecchio tempo che non vedo Kogoro!’
‘In pratica’ disse lei, liberando un sorriso, ‘ti stai autoinvitando, no?’
Kaito scoppiò a ridere e Ran commentò, ‘Immaginavo. Facciamo così,’ disse lei con tono organizzativo, ‘ti fermi a mangiare che ne dici? E…’
‘Va bene.’
‘… e poi, ti impegni e studiamo quello che ci è stato assegnato.’
Kaito si bloccò di colpo. ‘Ehm, sai, forse è meglio che torni a casa’ e fece dietrofront.
Ran strinse a pugno la mano libera. ‘Fermati immediatamente Kaito!!’
Lui si spaventò per il tono della ragazza. Scoppiò a ridere e si voltò verso di lei. ‘Haha, Ran stavo scherzando, tranquilla’ e tornò a camminarle accanto.
Lei sembrò soddisfatta. ‘Hai avuto paura, vero?’
‘Per niente’ cercò di nascondere la verità.
‘Invece ho ragione!’
Le mani di Kaito si spostarono sui fianchi di Ran e quando lei sentì esplodere la paura per il solletico, si liberò dalla presa, allontanandosi di un metro da Kaito. ‘Non osare.’ Il respiro di Ran iniziò a rallentare.
Kaito si avvicinò di un passo, liberando un sorriso sghembo.
‘Non osare’ ripeté Ran.
Conan gli osservava, pentendosi di quel maledetto giorno che lo aveva regredito a bambino. Doveva esserci lui, doveva divertirsi con Ran, prenderla in giro, abbracciarla, come stava facendo in quel momento Kaito, che dopo averla rincorsa per farle nuovamente il solletico, era riuscito ad abbracciarla da dietro, avvolgendo le braccia sui fianchi e alzandola, girando su se stesso, mentre lei urlava ad occhi chiusi di farla scendere, anche se rideva nel pronunciare quella frase. Si stava divertendo e lui desiderava ardentemente essere al posto di Kaito. Dannazione!, pensò Conan, maledicendo ancora e ancora quel giorno.
Quando arrivarono a casa, Ran non rivolgeva nemmeno lo sguardo a Kaito. Si era arrabbiata perché invece di smetterla di giocare aveva continuato e questo non le era andato molto a genio. Ran odiava il solletico prolungato.
‘Ran, mi dispiace’ si scusò nuovamente Kaito.
Conan, ovvero Shinichi era alquanto contento che Ran non gli rivolgesse lo sguardo. Ben gli stava!, puntualizzò Shinichi nella sua testa con un sorrisini di vittoria.
‘Smettila!’ si stufò Ran dopo il decimo mi dispiace.
‘Ran,’ la chiamò lui dolcemente, ‘per favore, girati’.
‘No.’
‘Dai, per favore’ chiese gentile.
‘No’ persistette Ran. Poi sbuffò e si voltò a guardarlo, mentre Kaito, nell’esatto momento, faceva comparire un rosa rosa sulla sua mano. Lei lo guardò senza cambiare espressione. ‘Quindi?’
Kaito rimase sconcertato dalla risposta, come se gli avesse dato una gomitata.
‘Non puoi’ continuò Ran, ‘davvero credere che una rosa mi induca a perdonarti’ e detto ciò voltò la testa dall’altra parte.
Kaito sorrise sincero. ‘Spero che questo ti faccia cambiare idea seppur misero.’
Ran sentì qualcosa cadere sulla sua testa e scivolare da essa, quando abbasso il capo. Un’orchidea. Rimase a fissarla, mentre altre iniziarono a cadere dal cielo e, alzando lo sguardo, Ran rimase meravigliata. Una pioggia di orchidee. Nel suo viso imbronciato comparve un sorriso, mentre tornava a voltarsi verso Kaito, maledicendosi perché sapeva che l’avrebbe perdonato. Si trovò un sorriso sincero, realmente dispiaciuto e cui difficilmente avrebbe potuto obbiettare.
‘Buon compleanno Ran.’
Ran arrossì. Nessuno le aveva mai regalato una pioggia di orchidee, per accoppiare il tutto al suo nome, che per l’appunto significava orchidea.
‘Come fai a farti perdonare così in fretta?’ chiese lei curiosa.
‘È il mio charm!’
Spaccone!, pensò Shinichi.
Le sopracciglia di Ran si alzarono notevolmente. ‘Ok, scherzavo!’ buttò lì Kaito dopo lo sguardo di Ran.
‘Comunque, grazie. E non è vero che è misero, anzi è il più bel regalo che potessi farmi, Kaito.’
Entrarono in casa, mentre Conan, dietro di loro, fulminava Kaito con lo sguardo. Eppure, quel ragazzo non gli era nuovo, seppure non lo aveva mai visto prima di allora. Kogoro fu contento di vedere Kaito, anche se in un primo momento aveva fatto una smorfia nel vederlo, dato che lo aveva confuso per Shinichi. Colpa della birra che gli aveva dato alla vista!
Kaito aiutò Ran a cucinare, mentre seduto per terra, con le dite che picchiettavano sul tavolo, c’era Conan che gli osservava scocciato. Il pranzo fu all’altezza delle doti culinarie della ragazza e dopo aver esaurito il cibo presente sulla tavola, e aver lavato i piatti, Ran e Kaito si concentrarono sui compiti assegnati. Poi, dopo circa un’ora e mezza, nella quale per cinque minuti Conan era diventato di colore verde, mentre li spiava da dietro il divano, perché Kaito, non capendo un esercizio, aveva chiesto a Ran di aiutarlo e lei, anima gentile qual è, si era avvicinata a lui. Al termine dei compiti, entrambi avevano preso posto sul divano vicino a Conan, che geloso, si era posto fra i due.
‘Meglio che vada’ annunciò Kaito dopo che il film che stavano guardando finì. Osservò Ran che si era appisolata, o meglio si era decisamente addormentata. Sorrise, poi il suo sguardo si intensificò, come se avesse notato un particolare, così si spostò i capelli dalla fronte e l’appoggio su quella di Ran. ‘Ha la febbre’ disse infine lui. ‘Prenditi cur-’, la voce s’interruppe quando Ran si aggrappò ai vestiti di Kaito. Lui sorrise. ‘Sei sveglia?’
Lei rispose a mugugni assonati, poco comprendibili. Con la mano che le restava libera si stropicciò gli occhi, cercando di svegliarsi e quando aprì gli occhi, ad accoglierla trovo il dolce sorriso di Kaito. ‘Ti accompagno alla porta’ disse lei, lasciando la presa sui vestiti di Kaito e alzandosi in piedi troppo velocemente, dettaglio a cui Kaito aveva detto di fare attenzione qualche secondo prima che lei lo facesse. Infatti, la velocità le diede le vertigini alla testa, ma lui la sorresse prima che cadesse come un sacco di patate.
‘Perché non mi ascolti mai?’
‘Scusa’ si giustificò Ran.
Kaito la prese in braccio, e su quel momento entrò Kogoro, che chiese subito, ‘Che succede? Non si sente bene?’
‘No, ha la febbre’ rispose Kaito che lasciò Kogoro prendere sua figlia tra le braccia. ‘Meglio prevenire prima che si aggravi. Credo che del sano riso in bianco possa farle bene.’
‘Grazie Kaito’ disse il padre di Ran con il suo grosso vocione.
‘Mi raccomando’ disse Kaito, rivolto a Conan, ‘prenditi cura di lei e non farla innervosire.’ Detto questo se ne andò, lasciando casa Mori.
Kogoro si occupò di mettere Ran sotto le coperte e mentre lei con estrema calma cercava di mettersi in pigiama, intanto lui uscì di casa e annunciò a Conan che sarebbe uscito a comprare il mangiare per loro due, dato che nessuno di loro era maestro in cucina.
Finalmente che ora Kaito se ne era andato, Shinichi pensò che avrebbe dovuto pensare a che regalo fare a Ran. Di certo non poteva tornare e qualunque dono le avesse regalato, di gran lunga non avrebbe battuto quello di Kaito. Insomma, per Ran il regalo più bello sarebbe stato rivederlo, ma purtroppo era impossibile. Lo feriva non poter stare insieme a lei nel suo corpo di liceale e dover perdere tutti questi giorni che settimana dopo settimana passavano velocemente. Con mille pensieri in testa, Shinichi si diresse in cucina e iniziò a preparare il riso per Ran. Per il momento era l’unica cosa che poteva fare. Fortuna che almeno il riso era in grado di farlo.
Diversi minuti più tardi il cellulare di Shinichi prese a squillare e rispose. ‘Pronto?’ La voce all’altro capo era quella di Ran, malata e triste. Lo salutò, Shinichi quasi la sentì sorridere, ma l’acqua prese a bollire e per non far sentire a Ran qualche rumore sospetto, la salutò e disse che al momento era impegnato e che magari l’avrebbe richiamata più tardi. Scolò l’acqua in eccesso e dopo aver messo il riso su un piatto di ceramica provvisto di coperchio, bussò in camera di Ran che subito gli rispose di entrare.
‘Ti ho cucinato del riso’ disse Conan premuroso, avvicinandosi al letto della sua amica d’infanzia.
‘Non dovevi’ si sentì in colpa Ran. ‘Mi dispiace sul serio per questo. Dovrei essere io a preoccuparmi di voi’ portò la mano alla fronte. ‘Dio, scotto!’
‘Dove posso appoggiarlo?’
‘Mettilo sul comodino, qui accanto’ disse indicando quello accanto al letto.
Conan fece come richiesto e lo appoggiò, poi uscì dalla camera e bagnò con acqua fredda un fazzoletto per posarglielo sulla fronte. ‘Va un pochino meglio?’
‘No’ rispose lei secca. ‘Cioè sì, grazie Conan’ si corresse subito dopo. Lui non aveva colpa, non doveva essere arrabbiata con lui per il modo in cui l’aveva trattata Shinichi. Grazie al cielo aveva la febbre, così gli occhi rossi che teneva erano facilmente confondibili. Dannazione a quel detective stacanovista, infuriò Ran nella sua testa. Perché la trattava così? Perché, a volte, quando lo chiamava doveva subire il suo malumore e sentirsi dire che non aveva tempo per lei, e che si sarebbero sentiti più tardi. Era il suo compleanno. Ran riuscì a trattenere il singhiozzo che avrebbe annunciato l’inizio di altre lacrime. Non allontanò la mano dalla fronte perché temeva di rivelare la sua tristezza e la sua rabbia, intanto con l’altra accarezzò la mano di Conan. ‘Prometto che appena diventa tiepido, lo divorerò tutto, ma per ora vorrei rimanere sola. Ti dispiace?’
‘No, tranquilla. A dopo’ mal volente Conan lasciò Ran da sola, senza pensare minimamente che in quel momento stava male. Si sedette sulla tavola, dopo averla apparecchiata, e aspettò il ritorno di Kogoro. 
 

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Capitolo 4
*** Tennis, 5 fasi e Orchid Wound ***


Capitolo 4 – Tennis, 5 fasi e Orchid Wound
 

 

La mattina seguente Conan si svegliò alla solita ora, si lavò come ogni mattina e poi si spostò in cucina dove trovò Ran servire la colazione sul tavolo. Non la salutò perché rimase sbalordito che fosse realmente in cucina, ma si svegliò quando fu lei a notarlo.
‘Hey, Conan. Buongiorno, come stai?’
‘Ehm… bene, ma tu… la febbre è passata?’ chiese lui in pensiero, sedendosi a tavola.
‘Guarita completamente!’ annunciò divertita, alzando il braccio in alto troppo contenta. ‘E poi dovevo guarire. Oggi c’è la partita di tennis ed io e Kaito ci siamo promessi di batterli.’
‘Ma… Ran, sei sicura di farcela?’
‘Sì, sì, non ti preoccupare.’
Lei scappò in camera sua, facendo avanti e indietro per la stanza, mentre si preoccupava di preparare il necessario per la partita di tennis.
‘Ran!’ esclamò Kogoro stupito che fosse già in piedi.
‘Dev’essere stata solo una stupida febbre passeggera, chissà. Meglio così!’ rispose lei serena. ‘Stamattina, mentre voi eravate a letto, ho appreso dal telegiornale che ieri sera Kaito Kid ha rubato e restituito la collana Red Fire. Se non ricordo male avevi ricevuto anche tu l’invito, come mai non sei andato ieri sera papà?’
‘Lo so, lo so’ brontolò Kogoro, ‘ma stavi male e non mi sembrava il caso di lasciarti da sola.’
Ran sorrise con gratitudine, lasciando un bacio sul capo a suo padre che aveva preso posto a sedersi.
‘Ha ragione!’ annunciò Conan.
Ran si spostò dal piccolo giovane Detective e stampò anche a lui un bacio, però sulla guancia. Shinichi si sentì al settimo cielo.
Fecero colazione chiacchierando del più e del meno, soprattutto del furto di Kid, spettacolare come sempre, ma con la mancanza del solito movimento. Insomma, ormai lo conoscevano. Più agenti della polizia c’erano, più il divertimento era assicurato, quindi era certo che non si fosse del tutto divertito, poiché nessuno poteva tenergli testa. In compenso ci aveva pensato Seira a farlo divertire, sbagliando tutte le mosse, facendo un errore dopo l’altro, quasi a volersi prendere gioco degli agenti e far divertire Kaito Kid.
Dopo pranzo, Ran preparò qualche merenda al sacco, impreziosendola con polipi di wrustel, polpette di riso e tante altre prelibatezze colorate, che trasmettevano arte e felicità. Conan la aiutò a sistemare il tutto all’interno dello zaino, passandole contenitore dopo contenitore, mentre lei con cura li sistemava affinchè non si capovolgessero.
Uscirono dall’agenzia Mori che erano già le tre del pomeriggio, in strada la macchina di Makoto gli stava aspettando con all’interno già seduti i giovani Detective. Ran aprì la porta della macchina e lasciò salire Conan, che prese posto accanto a Genta.
‘Ran, mi avevi detto che ti saresti arrangiata, ma come verrai fino al campo da tennis?’
‘Semplice’ rispose Ran alla sua amica, indicando l’altro lato della strada dove era parcheggiata una moto con una figura seduta. Ran aggirò l’auto di Makoto e raggiunse la moto, dove il ragazzo le porse un casco. ‘Mi porta Kaito!’
Lui alzò la visiera e salutò tutti i passeggeri della macchina, poi Ran indossò il casco e montò dietro, cingendo le braccia sulla vita di Kaito. Diede gas alla moto e poi insieme partirono. Kaito sapeva benissimo che c’era qualcosa nascosto negli occhi di Ran che la rendeva emotivamente instabile, e conoscendola dall’infanzia, sapeva per certo che in quelle occasioni era meglio distrarla e farla ridere.
Appena arrivati, da subito presero tutto il necessario e si avviarono ai primi due campi da tennis adiacenti, sistemando lo zaino e le proprie borse nella panchina riparata dal sole e spostando il cibo all’interno del frigetto portatile. Sonoko si dileguò insieme a Ran nel bagno delle ragazze per cambiarsi e indossare la tenuta da tennis, mentre Kaito e Makoto si persero a chiacchierare, mentre i giovani detective avevano già preso a giocare.
‘FORZA!’ urlò Sonoko con tutta la voce che teneva in corpo, entusiasta della partita che sentiva si sarebbe annunciata fenomenale. Inoltre, non vedeva l’ora che Kaito posasse gli occhi sul vestito che Ran indossava.
Shinichi rimase abbagliato dall’immagine della sua amica d’infanzia, mentre lei timidamente si fermava accanto a Kaito. Il vestito bianco era composto da una gonna a pieghe e una canottiera su cui erano disegnate delle righe fine e verticali arancioni, che impreziosivano in modo umile quella divisa da tennis. I lunghi capelli erano raccolti in una coda, tranne qualche ciocca media sul contorno viso, tenuta da un fiocco arancione. Era bellissima, constatò Shinichi.
‘Siamo pronti?’ domandò Ran allegra.
‘FORZA RAN, facciamo il tifo per te!’ gridarono i Giovani Detective, mentre esultavano, agitando le braccia in alto. In risposta la ragazza mostrò il segno di vittoria, sorridendo.
La partita iniziò e dopo qualche minuto di distrazione, Conan decise di sedersi ed osservare la partita che stava giocando Ran, e inoltre, non è che avesse molta voglia di giocare. Se era venuto, lo aveva fatto solo per tenere d’occhio quel Kaito. Rimase parecchi minuti a riflettere, constatando quanto fossero affiatati, come sapevano quando sarebbe stato il turno dell’altro o leggersi nella mente. Aveva paura. Per la prima volta Shinchi aveva veramente paura. Un tipo diverso, però. Non era la stessa paura che provava quando Ran era in pericolo di vita. Ora temeva di perderla. Sul serio questa volta, e non perché era in pericolo di vita, ma solamente perché aveva paura di non poterla più definire la sua Ran.
Quando finalmente vinsero la prima partita, entusiasti Ran e Kaito si abbracciarono ed esultarono, mentre Sonoko disse a Makoto che dovevano impegnarsi di più per il secondo tempo. Era decisa a batterli almeno questa volta.
‘Perfetto!’ annunciò Sonoko, ‘diamo al via al secondo tempo.’
La partita iniziò. I Giovani Detective decisero anche loro di fermarsi e finire di osservare la partita appena in corso. Quando ci fu un errore, Ran dovette battere.
‘Hey, Ran! Spero tu abbia passato un bel compleanno ieri!’ Sonoko non voleva giocare sporco, lo chiese solo per semplice curiosità. Era tradizione per loro parlare durante la partita. ‘Shinichi che cosa ti ha regalato?’
Prima che Sonoko pronunciasse quel nome, Ran fece rimbalzare la palla, ma quando lo sentì la bloccò sulla sua mano. A tutti, nessuno escluso, sembrò di vedere un’aura negativa avvolgere Ran, mentre i suoi capelli si innalzavano, spostati da un vento che emergeva dal basso e in sussuro, in cui si celava rabbia repressa, disse. ‘Shinichi…’ e lanciò la palla in aria, ‘quel, quel maniaco delle deduzioni.’ La colpì e dopo aver sfiorato i capelli di Sonoko, la palla forò la rete che circondava i due campi da tennis.
Ran non si mosse di una virgola, impassibile come un corpo morto, senza respiro perché cercava di trattenere la rabbia che invece voleva esplodere. Sonoko preoccupata la raggiunse e le si pose di fronte, mentre i giovani detective erano rimasti spiazzati. Conan non capiva cosa fosse accaduto. Perché, quando Sonoko aveva pronunciato il suo nome, Ran era esplosa infuriata? Poi una stretta allo stomaco lo mise in dubbio.
‘Ran…’ provò Sonoko preoccupata, ‘è… cosa è successo?’
Tutti i giovani Detective raggiunsero Sonoko e Conan provò a vedere il volto di Ran che teneva abbassato, ma Kaito lo fermò.
‘Era il mio compleanno.’ Solo questo uscì dalla bocca di Ran.
‘Ehm, Ran…’ cercò di nuovo Sonoko, ma Kaito prese la parola al posto suo. ‘Provo ad indovinare,’ disse lui. ‘Ieri, mentre eri sdraiata a letto con la febbre, hai pensato di chiamare Shinichi’ detto questo Conan si ricordò cosa aveva sbagliato e si accorse dell’errore che aveva commesso. ‘Era occupato, così ti ha detto che ti avrebbe richiamato più tardi, ma… alla fine dei conti, non lo ha fatto.’
‘Al momento… al momento sono ferma al terzo stadio.’ E dette quelle parole Ran lasciò scivolare la racchetta da tennis a terra e si allontanò.
Quando fu tanto lontana da non sentire, Sonoko chiese cosa intendesse dire. Kaito si preparò a rispondere, ma fu Ai questa volta a prendere la parola. ‘Di solito noi ragazze dividiamo tutto in fasi.’ Doveva ammetterlo. Questa volta Kudo non si era comportato bene. Si incamminò nella direzione in cui si era allontanata Ran e proseguì con la spiegazione. ‘Rifiuto, delusione, rabbia, tristezza e ammissione.’ Prima di uscire dal recinto di ferro che circondava i campi da tennis, si voltò e disse, ‘Questa volta ti conviene impegnarti Kudo, se vuoi che lei ti perdoni.’ E detto questo si allontanò per raggiungere Ran. Poteva nasconderlo agli altri, ma per lei quella ragazza era diventata importante, soprattutto il suo cuore che ora era ferito.
   Quel pomeriggio Kogoro fu scocciato dall’arrivo di una lettera. Il mittente: Ladro Kid. Era stato invitato, proprio quella sera, dal sottoscritto per un altro dei suoi soliti furti. Già sapeva che non lo avrebbero catturato, perciò perché prendersi la briga di andare?
‘Hey, Ran, Conan! Siete già tornati!’ disse quando entrarono. Poi notò. ‘Ran tutto bene?’
‘Niente. Ho solo bisogno di starmene da sola.’
Aveva bisogno di distrarsi. In fondo l’invito capitava a fagiolo. Mancava un’ora, perciò sarebbero dovuti partire subito. ‘Non c’è tempo’ disse brusco, ‘ho ricevuto un invito da Ladro Kid, perciò mi dispiace, ma avete giusto il tempo di cambiarvi e poi partiamo.’
Shinichi avrebbe dovuto illuminarsi, ma non fu affato così. Dopo quello che era successo con Ran la giornata era cambiata in peggio. Non l’aveva ancora chiamata perché non sapeva cosa dire. Voleva che lo perdonasse, ma questa volta non era come le altre. Se voleva che le cose si aggiustassero, allora doveva fare qualcosa di grande!
Ran sbuffò e lasciò cadere la borsa da tennis per terra. ‘La sposterò dopo. Allora andiamo?’
Kogoro ne fu felice. Lo faceva per lei. Aveva capito che era successo qualcosa, e sicuramente riguardava quel detective che non faceva che sedurla ogni volta che ne aveva l’occasione, ma non chiese nulla perché ormai conosceva sua figlia. Anche se, difetto di tutti i padri, la vedeva ancora come la piccola Ran che indossava un vestito rosa e che gironzola in giro con Shinichi, o si avventurava di notte nella sua scuola per seguire sempre quel ragazzo. La sua piccola bambina.
Salirono in macchina e dopo un’ora di strada, anche meno, arrivarono a destinazione. Sul posto c’erano già presenti l’ispettore Megure con gli agenti Takagi e Sato, l’immancabile ispettore Nakamori e altri agenti del distretto.
‘Ispettore Mori.’
‘Ispettore Nakamori. Allora, è già arrivato?’
‘Non ancora’ borbotò impaziente Nakamori, ‘ma sospetto che sia già nei paraggi. Ne sono più che certo.’
‘Papà,’ la voce di Ran distolse suo padre dal dialogo con l’ispettore Nakamori, ‘vado in macchina. Scusa, ma non mi sento particolarmente bene.’
Kogoro acconsentì alla richiesta della figlia, preoccupato per la sua salute, mentre Shinichi la guardava allontanarsi. Doveva sistemare le cose altrimenti l’avrebbe persa per sempre. Non voleva che Ran, la sua amica d’infanzia, si allontanasse davvero da lui. Allo scoccare delle otto, Conan fu costretto a distogliere i suoi pensieri dall’arrivo di Kid, che con molta eleganza e nonchalanche camminava verso gli ispettori, senza paura che lo catturassero. Intanto un’oscura figura seguiva Ran, che tranquilla si stava dirigendo alla macchina.
   All’interno dell’edificio, nella stanza dove era custodita la Orchid Wound, due figure vestite di bianco erano dinanzi alle porte, mentre le decine di guardie poste alla sorveglianza dormivano serenamente, stese a terra.
‘È stato facile’ constatò Seira. ‘Ottimo piano a lasciare la tua controfigura in compagnia degli ispettori.’
‘Infatti. Ho studiato questo piano nei minimi particolari’ si spiegò Kaito Kid. ‘Ora tocca a te. Ti sei esergitata per parecchio tempo a questo compito, perciò fa del tuo meglio.’
‘Lo farò.’
Kaito riuscì ad eludere con estrema facilità il sistema di protezione affisso sulla porta che proteggeva la stanza dove era custodito il tesoro. Appena le porte si aprirono, Kaito Kid si appoggiò allo stipite e disse, ‘Ho fatto in modo che tu possa vedere i raggi infrarossi all’interno della stanza, ma ora il compito lo lascio a te, Seira.’
‘Tranquillo. Non farò scattare l’allarme. Ho imparato dal migliore, mi sono esercitata affondo, perciò credo… sono certa di non fallire.’
‘Ottimo!’ sghignazzò Kaito Kid, esaltato dall’aggettivo migliore, ‘Prendi l’Orchid Wound, torna indietro e andiamocene. Questa volta, non restituiremo nulla.’
‘Oh, niente colpo di scena?’ chiese lei triste.
‘Ne ho uno in mente. Usciremo con grande effetto e sfrontatezza’ rispose lui con un sorriso sghembo dipinto sul viso.
Seira ricambiò quel sorriso. Prese un bel respiro e si addentrò nella stanza, schivando raggio dopo raggio, con abili mosse, che spesso Kaito Kid trovò sensuali. Era tutto un movimento di corpo, che si spostava sinuoso con particolare attenzione. Infatti, rimase incantato nel guardarla.
   Nel frattempo all’esterno, Kaito Kid stava dando spettacolo di sé, distraendo tutti con i suoi giochi di prestigio, ma solo due persone, avevano capito il gioco. Il giovane detective Shinichi e l’ispettore Nakamori. Quando arrivarono nella stanza dove era conservato il tesoro, quello non era più al suo posto. Un’esplosione di fumo e furono costretti ad uscire, perché si stava diffondendo per l’intero edificio. Entrambi uscirono tossendo, mentre lo scalpore per la riuscita del furto iniziava a farsi sentire. Un altro fallimento.
‘È stato un vero piacere!’ esclamò la voce di Kaito Kid. Tutti lo cercarono, finchè, con un nuovo richiamo, lo trovarono in piedi su un muretto con la sua allieva accanto, schiena contro schiena.
‘Grazie a tutti per essere venuti, siete stati davvero gentili. Ora, mi dispiace ma dobbiamo andare!’
L’intera squadra di polizia si preparò per catturarli, chiamando tutti all’attenzione e circondandoli.
‘Non credo proprio’ annunciò Seira. ‘Sul tetto dell’edificio c’è una vostra amica, credo, correggimi se sbaglio Kid, la figlia di Kogoro Mori.’
La tensione salì.
Bastardo, pensò Shincihi. Stesso pensiero che attraversò la mente del detective dormiente.
‘Temo per la salute della ragazza’ si preoccupò Seira e mostrò i vestiti della ragazza, ‘non vorrei che si prendesse un malanno.’ Rise e con un colpo di fumo entrambi scomparvero.
Kogoro e Conan salirono fino alla tetto dell’edificio, ma non trovarono nessuno. I loro sguardi si incrociarono e colti dallo stesso pensiero si diressero alla macchina, dove trovarono Ran sdraiata sul sedile posteriore, il pigiama sul suo corpo, coperta da un plaid e i vestiti che indossava erano stati appoggiati sul sedile del guidatore.
   Seduti sulla macchina, due figure nere. Una di loro prese il cellulare e compose un numero. Squillò due volte poi, la persona all’altro capo del telefono, rispose.
‘Sono Gin. Hanno rubato l’Orchid Wound, avvisa il capo.’ 

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Capitolo 5
*** ATTENZIONE: Avviso ***


Un caloroso saluto a tutti quelli che mi seguono. Allora il prossimo capitolo, il numero cinque, verrà postato appena possibile. Vi chiedo scusa, ma ho avuto un po' di imprevisti. Quindi, appena troverò del tempo, spero sabato o domenica, scriverò giù il capitolo e lo posterò. Un bacio, a presto!!

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