Un amore tra le onde

di _rainbow_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 37 - Prima parte ***
Capitolo 39: *** Capitolo 37 - Parte seconda ***
Capitolo 40: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 40 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***








Una storia che nasce sulla scia di ispirazioni notturne. Un bene seguirle o meno? Fatemelo sapere.
Questo è solo un prologo, tutti i chiarimenti arriveranno in seguito.
Baci.
R.

 

 

 



- Sig.na Swan, il Sig. Klee le chiede di raggiungerlo gentilmente in presidenza.
Una ragazza dai lunghi capelli castani, raccolti in una coda ordinata, si era bloccata a metà corsa sgranando sorpresa gli occhi di un caldo color nocciola.
- Il Preside?

Accanto a lei, anche un’altra ragazza si era fermata ed ora stava ridendo sorniona davanti all’espressione stupita della compagna.
- Ehi Bella, non mi dire che hai aspettato proprio gli ultimi giorni per rovinare la tua splendida carriera scolastica al St. Marie.
Due occhi nocciola avevano fulminato immediatamente la ragazza che aveva parlato.
- Kelly, credo che quello che hai combinato tu in questi sei anni, sia stato più che sufficiente per tutte e due!
Le loro risate allegre erano scoppiate contemporaneamente, dimentiche della donna che le osservava con espressione severa.
- Signorina Swan, la invito a non perdere altro tempo. Il Preside la sta aspettando.
La voce della prof. Russo le aveva interrotte bruscamente.
- Sì, mi scusi Prof.sa. Vado subito.
Così Bella, dopo un'ultima occhiata rivolta alla sua compagna Kelly, si era ritrovata a percorrere i lunghi e silenziosi corridoi del St. Marie, chiedendosi con un filo di apprensione cosa mai potesse essere accaduto di così urgente, perchè il Preside la mandasse a chiamare nel suo ultimo giorno presso il St. Marie. Soltanto il giorno prima, durante la cerimonia dei diplomandi, aveva speso parole di elogio per i suoi brillanti risultati ed il suo comportamento sempre irreprensibile.
Per un attimo aveva ripensato alla presa in giro di Kelly proprio per il suo comportamento: effettivamente nei sei anni di scuola non aveva mai commesso la benché minima infrazione alle regole ferree che vigevano nel facoltoso collegio svizzero. D'altronde, non avrebbe potuto fare diversamente, ma questo alla sua compagna, nonchè migliore amica, non aveva mai osato confessarlo. Dipendeva, infatti, dal rapporto che aveva con il suo unico tutore legale ed era un argomento molto doloroso per lei. Tanto che aveva sempre preferito sorvolare al riguardo, rivelando del suo passato solo che un incidente mortale accaduto ai suoi genitori quando era appena undicenne, aveva avuto come conseguenza che venisse affidata ad un tutore sino al compimento del suo diciottesimo compleanno. Ricordava ancora quel giorno lontano in cui le avevano letto il testamento dei suoi genitori, una sorta di lunga lettera in cui le chiedevano di fidarsi della scelta fatta e della persona che loro ritenevano in grado di occuparsi al meglio di lei qualora loro fossero precocemente mancati.
Lo aveva fatto, si era fidata di loro, ma le cose non erano proprio andate come forse credevano sarebbero andate tra lei ed il suo tutore.
Ma ormai non era più tempo di pensare al passato, era giunta in segreteria.

- Buongiorno, Sig.na Swan. Prego, si accomodi. Il Sig. Klee la sta aspettando.
La Sig.ra Hodler, l'arcigna segretaria che tutti temevano, le aveva rivolto un'occhiata più rispettosa del solito nell'aprirle la pesante porta.
- Grazie Sig.ra Hodler.
Varcata la soglia, Bella aveva immediatamente registrato la presenza di un’altra persona, oltre a quella del Preside, ed il suo cuore aveva iniziato a battere furiosamente.
- Buongiorno Sig.na Swan.
Poi un'altra voce, non meno severa, l'aveva salutata.

- Ciao Isabella.
Il suo nome per intero. Quasi non lo pronunciavano più nemmeno i suoi professori, per tutti era Bella.
Si era resa conto che il Sig. Klee aspettava che ricambiasse il suo saluto, ma non poteva immaginare quanto le fosse difficile anche solo quel gesto, in quel momento.
- Preside Klee.
Aveva incontrato poi un paio di occhi verdi.
- Edward…

Un filo di voce, niente di più le era uscito. Ancora l’aria non era pienamente tornata nei suoi polmoni. Ancora mille pensieri le impedivano di riprendere contatto con la realtà.
Lui era lì, al St. Marie e con un giorno di anticipo rispetto a quanto stabilito.

- Preside Klee, mi aspettavo la sorpresa di Isabella nel vedermi qui, oggi. Posso chiederle, quindi, la gentilezza di lasciarci soli un attimo?
Niente era cambiato in lui. Nemmeno il tono di voce: freddo, deciso. Permeato sempre da quella sicurezza di non essere contraddetto.
- Certo, Sig. Cullen. Quando avrete terminato, avvisi la Sig.ra Hodler, provvederà ad ogni sua eventuale richiesta.
Come sempre, tutti intorno a lui scattavano, che fosse il Preside, la Sig.ra Hodler, i suoi professori, o lei stessa. Già, nonostante ci avesse provato, era quasi sempre uscita sconfitta da qualsiasi discussione in cui non era stata d’accordo con le sue decisioni. 
Calma Bella, adesso respiri profondamente e lo affronti. Questa volta vedrai che riuscirai a ragionare con lui”. Aveva cercato di rassicurare se stessa, perché come sempre quegli occhi verdi avevano avuto il potere di gettarla nell’ansia più totale.
- Tieni, indossa questa. Non vorrei che prendessi freddo.
Le era andato incontro lui, visto che lei era rimasta immobile come una statua, dopo che il Preside li aveva lasciati soli. Le aveva porto la sua giacca.
Come sempre indossava un vestito scuro, dal taglio impeccabile, che contribuiva a rendere il suo aspetto ancora più formale, autorevole.
Aveva un viso dai lineamenti eleganti, occhi di un verde intenso, ma sempre seri, quasi distaccati. Il suo aspetto era di quelli che avevano ricevuto l'apprezzamento di tutte le sue compagne di classe, e anche quello di alcune professoresse più giovani.
- Ti ringrazio, ma non ho freddo. E poi non vorrei rovinartela...
- E' solo una giacca, Isabella. Direi che la tua salute è più importante, sei sudata e potresti raffreddarti.
Con poche parole, come sempre, l'aveva fatta sentire come una bambina che tenti di negare una verità evidente: la sua pelle si era increspata per colpa dell'aria condizionata, procurandole dei brividi evidenti.
- Non è vero... che sono più importante di una giacca.
L’aveva detto davvero? O l’aveva solo pensato? Ma le era bastato dare un'occhiata  alla sua espressione per capire che anche se sussurrato, aveva avuto il coraggio di dirla quella verità nascosta dietro ad un paragone che poteva sembrare stupido e privo di senso per chiunque altro.
- Intanto metti questa.
Le si era avvicinato e le aveva messo la giacca sulle spalle.
A quel punto Bella se l’era infilata, per non rimanere oltre in short e maglietta  sotto lo sguardo severo di Edward. Forse l’avrebbe aiutata a sentirsi meno impacciata, vulnerabile.
- Sei qui per la festa, vero?
Aveva cercato di non perdere quell'inaspettato coraggio e lo aveva sfidato apertamente, guardandolo dritto negli occhi, ed andando dritta al sodo.
Lo sguardo di Edward era rimasto impassibile, mentre la fissava a sua volta.
- Forse, se me ne avessi parlato tu stessa, anziché venirlo a sapere ora dal Sig. Klee, “questa volta” ci saresti potuta andare.
E se fosse stato davvero così? Se questa volta fosse andata diversamente? Poteva ancora tentare.
- E va bene, ho sbagliato. Avrei dovuto chiedertelo. Ma in fondo, questa volta, la festa si terrà all’interno della scuola e ci sarà anche il Preside. Anche i professori, o almeno ci saranno perchè anche loro risiedono qui… in ogni caso ti assicuro che non farò nulla di avventato che possa causarti imbarazzo o casini… e ti assicuro anche che non lascerò per nessun motivo la scuola!
Le era stato inevitabile lasciare che la sua richiesta assumesse una sfumatura speranzosa. 
- Hai pensato a tutto, vedo.
Forse lo sguardo ironico che aveva assunto ora Edward, poteva interpretarlo come un buon segno. Forse aveva usato le argomentazioni giuste: rimanere nella scuola, non fare casini… insomma, dare l’idea che si sarebbe goduta solo la possibilità di partecipare ad una vera festa con i suoi compagni!
- L’unica cosa che non potevi sapere è che ho un impegno improrogabile  per domani pomeriggio, alle Isole Cayman. E' inevitabile, quindi, dover anticipare la nostra partenza ad oggi... anzi, fra un paio d’ore per l’esattezza.
Non era vero! La stava prendendo in giro! Aveva detto “forse”, e invece adesso sia dalle parole che dallo sguardo tornato serio si intuiva che non c’era mai stato un forse!
Resta calma Bella… e pensa… pensa.”
- Se il problema è questo, potrei chiedere al Sig. Klee di fermarmi qui a scuola per un altro paio di giorni, in attesa che tu possa tornare a prendermi… oppure potrei raggiungerti dove… dove…
Si era accorta di quanto apparisse innaturale non sapere nemmeno dove lui vivesse stabilmente. Quelle poche volte durante l’anno che si faceva sentire era sempre in posti diversi per lavoro, e lei non aveva mai approfondito la cosa, dato che non aveva mai lasciato il collegio per raggiungerlo.
- Abito?
Era tornato il tono ironico, e la sensazione di sentirsi ancora una bambina davanti a lui, anzichè una ragazza quasi diciottenne.
- Sì. E mi rendo conto solo ora di quanto sia pazzesco che io non sappia nemmeno dove vivi veramente. Io non so quasi niente di te, mentre tu conosci quasi ogni attimo della mia vita trascorsa qui al St. Marie!
- Presto inizierai a conoscere molto di me e della mia vita, non credi?
Panico allo stato puro, quello che aveva iniziato ad affacciarsi sempre più insistentemente negli ultimi mesi di scuola, ogni volta che Bella aveva pensato di dover lasciare il St. Marie, quella che era stata la sua casa e la sua "famiglia" per sei lunghi anni, per affrontare un futuro di cui stupidamente aveva preferito ignorare l'esistenza. Forse, per ignorare più di tutto l'esistenza di Edward Cullen, il suo tutore legale.
Non pensare a questo, ora Bella. Avevi detto che volevi pensare solo alla festa di stasera, come ad un momento in cui raccogliere energie positive per affrontare l’ignoto… concentrati solo su questo!
- Edward... è l’ultima occasione che ho di stare insieme ai miei compagni. E' il miglior congedo possibile da un lungo periodo in cui sono riuscita ad essere comunque felice nonostante... nonostante l'assenza di mamma e papà, di una vita più normale.
Era stata cosciente che il riferimento ad una vita "più normale" implicava che fosse stato lui a negargliela con la sua scelta di farla studiare al St. Marie, ma non era riuscita ad evitarlo.

- Posso capire i sentimenti che ti legano a questo luogo ed ai tuoi compagni. Però hai usato la parola giusta: fine. Dovresti infatti pensare che potrebbe esserci un nuovo inizio, una nuova vita che potrebbe aprire la porta ad una vita più "normale", con persone che potrebbero... sorprenderti.
Non arrossire le era stato impossibile. Perchè nelle parole di Edward, forse, c'era un riferimento a quella nuova vita in cui lui sembrava voler essere più presente, ed il fatto che avesse pensato mille volte che non sarebbe stato poi così piacevole, l’aveva fatta sentire in colpa.
- Forse mi sono spiegata male: non intendevo dire…
Aveva cercato di rimediare, ma lui l'aveva interrotta subito.

- Tranquilla Isabella, ho capito cosa intendevi dire. Purtroppo, però, non è proprio possibile rimandare la nostra partenza. Ed è da escludere che tu possa viaggiare sola.
- Edward, non sono più una bambina! Tra poco più di un mese diventerò maggiorenne! E poi ci sono delle mie compagne che appartengono ad altrettante famiglie facoltose, che viaggiano da sole, e a cui non è mai successo nulla!
- Isabella, pensavo che almeno questo punto fosse stato chiarito: non mi perdonerei mai se ti accadesse qualcosa. Io ho fatto una promessa ai tuoi genitori...
- E allora lasciami qui al St. Marie se temi che non sappia nemmeno affrontare un viaggio da sola! Sono sicura che il Preside Klee, pur di accontentarti, mi terrebbe qui anche un altro anno…
Stava succedendo, non avrebbe voluto assolutamente Bella, ma sentiva una ribellione insolita montarle dentro.
- Non c’è più ragione perché tu debba restare al St. Marie.
Il tono con cui Edward aveva pronunciato quelle parole, aveva reso ovvio che per lui il discorso era chiuso. Il momento in cui si aspettava che lei cedesse alla sua decisione era giunto. Lui era il suo tutore e sapeva cosa era meglio o meno per lei. Cosa volesse davvero lei, a questo punto, non importava più.
- Io voglio andare a quella festa e ci andrò!
Prima di avere il tempo di ripensarci, si era tolta la sua giacca e l’aveva abbandonata sulla sedia più vicina.
Aveva già anche abbassato la maniglia per uscire, quando aveva percepito che le cose non sarebbero andate come aveva appena pronosticato.
- Isabella, vuoi davvero che la tua nuova vita inizi con una spiacevolissima discussione tra di noi?
La voce aveva assunto un tono quasi indifferente, ma la minaccia velata che contenevano quelle parole era risultata ancora più evidente.
- E’ solo una festa, dove non farei altro che divertirmi, come faranno tutti gli altri studenti di questa scuola.
Si era girata per guardarlo. Ma sul viso di Edward, a differenza del suo, non si leggeva neanche un’emozione.
- Che male c’è? Io non capisco, davvero.
Quegli occhi verdi non le avevano lasciato alcuna speranza di poter capire.

- Avrai altre occasioni per andare ad una festa.
- Ma non sarà uguale!
- Forse sarà anche meglio.
- Perché non vuoi capire? Perché…
- Isabella, il tempo sta passando. Penso non vorrai partire con quello che indossi ora...
Era davvero finita. Non lo aveva smosso minimamente dalla sua decisione. Avrebbe potuto anche mettersi ad urlare, pestare i piedi dalla rabbia… ma alla fine sarebbe dovuta partita comunque. Non le rimaneva che una cosa da fare.
- Posso almeno salutare Kelly, la mia compagna di stanza?
Si era odiata per quel tono rassegnato, ma era lo stato d'animo che l'aveva pervasa.
- Diremo alla Sig.ra Hodler di chiamarla e farla venire nella vostra stanza. Così intanto potrai cambiarti e radunare i tuoi effetti.
Senza aggiungere altro, aveva recuperato la sua giacca per appoggiargliela nuovamente sulle spalle. Poi l’aveva afferrata con gentilezza per un gomito, invitandola a lasciare la presidenza.

 

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- Ogni volta che lo vedo, diventa sempre più affascinante!
- Kelly, ma hai sentito cosa ti ho appena detto?
Bella avrebbe voluto rivelarle due o tre particolari sul carattere di Edward che sicuramente le avrebbero tolto quell’espressione maliziosa dalla faccia.
- Sì, Bella! Però devo essere assolutamente sincera con te: preferirei mille volte dovermene andare con lui, piuttosto che andare ad una festa di mocciosi!
Kelly non sarebbe mai cambiata!
- Kelly, i mocciosi come li chiami tu, sono i ragazzi che vanno bene per noi! Ti ricordo che Edward ha quasi dodici anni più di noi!
- Oh, piantala Bella! Lui è un vero uomo... non vorrai paragonarlo a Matt, spero!
Questa era una pugnalata… da lei, poi! Ma doveva essersene accorta, perché la stava già abbracciando forte.
- Perdonami Bella! Sono una stupida… però lo sai che stravedo per il tuo tutore!
Era vero. Non c’era stata una volta, negli ultimi anni, che Kelly non le avesse fatto il lavaggio del cervello su quest’argomento. Tutte le volte che ne parlavano non faceva altro che chiederle come facesse a rimanere insensibile al suo fascino.
Ma per lei, Edward era solo il suo tutore… e nemmeno troppo amorevole. Certo non le aveva mai fatto mancare nulla… ma di fatto l’aveva rinchiusa in una prigione dorata: il St. Marie, appunto. E come in una prigione, le faceva brevi visite tre o quattro volte in un anno. Poi c’erano i biglietti d’auguri per il compleanno, per Natale e per le altre feste. Dopo rimanevano solo i fax o le mail della sua segretaria che le chiedevano come andasse e se avesse bisogno di qualche cosa.
Come poteva trovarlo affascinante se quasi non lo conosceva? Ma era troppo complicato da spiegare a Kelly, così le aveva solo raccontato che non riusciva ad andare d'accordo con un tutore il cui unico interesse era solo quello di svolgere davvero in maniera "perfetta" il compito che i suoi genitori gli avevano affidato: occuparsi di lei e del suo patrimonio sino alla maggiore età. A dire il vero, aveva cercato di indagare sul perchè i suoi genitori avessero scelto proprio Edward Cullen, ma oltre a scoprire che lui era l'unico erede di un patrimonio ancora più grande del suo, non aveva trovato molto altro. Foto di vecchi giornali le avevano mostrato un Edward più giovane in compagnia dei suoi genitori in occasione di qualche evento mondano nella città dove avevano vissuto sino a che non erano morti, ma oltre a sentirsi dire da lui stesso che le loro famiglie erano state "amiche" da sempre, altro non gli aveva strappato. Si era accontentata di quella risposta, ripromettendosi che una volta "libera" dalla sua prigione dorata, e dalla tutela di Edward, avrebbe scavato più a fondo in cerca di risposte vere. Quando il mondo le era crollato addosso, in fondo aveva solo undici anni e della vita dei suoi genitori ricordava ben poco, se non che si era sempre sentita molto fortunata per tutto quell’amore di cui la circondavano.  
- Bella davvero sono una stupida! Ti prego, però, non fare così…
Come ogni volta che aveva pensato ai suoi genitori, alla loro morte prematura e come questo le avesse cambiato la vita, le lacrime erano arrivate inevitabilmente.
- Non importa Kelly… lo so che non volevi ferirmi… forse la stupida sono io.
Si erano ritrovate ad abbracciarsi strette.
- E’ solo che… questa festa… ci tenevo che fosse l’ultimo ricordo qui al St. Marie…
- Ti capisco Bella! Però non finisce mica il mondo. Ci potremo ancora vedere fuori di qui!
- Ma se non so nemmeno dove vivrò esattamente!
Si era pentita immediatamente di averlo detto, perchè nello sguardo di Kelly era passato un lampo di sincera preoccupazione.
- Ehi, capisco che sia un pò strana la tua situazione, ma guarda che esistono i telefoni, gli aerei…
- Lo so, lo so… è che l’idea di non venire alla festa mi fa vedere tutto ancora più nero!
Ma Kelly la conosceva bene ed un’espressione più stupita, che preoccupata, si era fatta strada sul suo viso.
- Bella, ti prego, non mi dire che ci avresti provato ancora!
- Kelly, era la mia ultima occasione!
- Isabella Swan, ma sei incredibile!
All’improvviso Bella si era ricordata che Edward si trovava a soli pochi metri da loro, esattamente nel salottino del loro mini appartamento.
- Kelly, abbassa la voce per piacere…
- Non posso davvero credere che saresti andata ancora da quello stronzo, dopo tutte le volte che ti ha respinto!
- Non mi ha veramente respinto…
Ma l’amica l'aveva interrotta.
- Non ti ha respinto? Per forza… per lui era come se non esistessi! Peggio ancora!
- Ma questo è stato il suo comportamento dopo! Perché mi avrebbe baciata se non gli interessavo?
Di questo ne era più che convinta. Si erano avvicinati ogni giorno di più, tanto che Matt alla fine l’aveva baciata. Poi c’erano state di mezzo le vacanze di Natale, lei le aveva passate come al solito al St. Marie, lui invece a casa sua. E quando era tornato non l’aveva più degnata di uno sguardo.
- Sono più che convinta che è successo qualcosa mentre era via… e voglio almeno saperlo!
- Ma perché devi farti del male così… quante volte ti ho detto che non ne vale la pena?
- Per te, forse…
-Ti prego Bella! Il mondo è pieno di ragazzi cento volte meglio di quel coglione di Matt! Anzi di uomini… di là ne hai un esempio vivente!
- Kelly, non ricominciare!
Adesso si stava arrabbiando. Il fatto che alla sua amica Matt non fosse mai piaciuto non le dava il diritto di parlare così.
- Ti ho detto mille volte che di lui non mi frega niente! Lo vuoi capire che è solo il mio tutore? E se proprio vuoi saperlo, è solo uno stronzo arrogante! Se tu lo conoscessi un po’ meglio, cambieresti idea…
- In fondo anche tu non lo conosci bene…
- Ti posso garantire che quel poco che conosco mi ha fornito un'idea precisa di come sia!
- Avrei da ridire al riguardo...
- Kelly… vuoi proprio che la nostra ultima mezz’ora insieme finisca con un litigio memorabile?
- Però quel giorno famoso, con lui, ti sei divertita e per un po’…
- Kelly è stato tre anni fa! Avevo quattordici anni ed avevo appena scoperto di possedere degli ormoni anch’io… probabilmente avrei trovato divertente ed affascinante anche tuo nonno!
A questo punto si erano guardate negli occhi e l’idea di lei affascinata dal nonno di Kelly, che peraltro era un simpatico vecchietto, le aveva fatte scoppiare in una risata irrefrenabile, dissipando ogni altro pensiero.
- Oh Bella, mi mancherai davvero un casino…
L’ilarità aveva lasciato il posto alla malinconia.
- Anche tu Kelly… non sai quanto. Per me sei stata molto più di un’amica…
- Bella…
L’aveva stretta ancora più forte.
- Isabella, mi dispiace, si è fatto davvero tardi, dobbiamo andare.
La voce di Edward era risuonata meno aspra, mentre annunciava il suo ingresso nella camera da letto.
- Sig. Cullen, devo chiederle…
- Edward, Kelly. Dammi pure del tu… Sig. Cullen mi fa sentire un anziano signore…
Oltre a sentirgli rivolgere quell'invito, Bella era sicura di aver visto un lampo ironico attraversare quello sguardo verde, ed aveva quasi avuto la certezza che Edward avesse sentito l’ultima parte della loro conversazione.
Forse anche Kelly se ne era accorta, perché per una volta era comparsa un' ombra di imbarazzo sul suo viso.
- Allora, Edward, posso strapparti la promessa che permetterai a Bella di venirmi a trovare al più presto?
Edward aveva guardato prima Bella, poi Kelly.
- Forse non proprio tanto presto... ho tutta l'intenzione di far trascorrere, finalmente, delle piacevoli vacanze a Bella, in giro per il mondo.
- Ehi Bella, questo però non me l’avevi detto!
Mentre a lei era sembrata una notizia terrificante, ovviamente per Kelly non lo era stata.
Una risatina apparentemente divertita, era giunta però dall’ultima persona che Bella si sarebbe aspettata: proprio Edward.
- In effetti, Kelly, doveva essere una sorpresa per Bella. E direi che lo è stata…
- Già… questa sì che si chiama fortuna! Bè allora, mia cara amica, non mi rimane che augurarti una buona, lunghissima, meravigliosa vacanza in giro per il mondo! E mi raccomando, documenta tutto, perché non appena ci rivedremo voglio un racconto dettagliato di tutto quello che avrai visto e... fatto!
E prima di saltarle nuovamente addosso, stringendola in un ultimo abbraccio stritolatore, Kelly le aveva strizzato l'occhio significativamente, ammiccando in direzione di Edward.
Il tutto, senza accorgersi di come lei fosse completamente annicchilita da quello che proprio il suo "odiato" tutore le aveva appena rivelato: trascorrere una lunga vacanza con lui, in giro per il mondo? E a che scopo, soprattutto, dal momento che i loro rapporti erano stati inesistenti per sei, lunghissimi, anni?
Bella aveva pensato che peggio di così non sarebbe potuta andare.

Ignara invece, che il destino, ed Edward, avevano in serbo per lei grandi sorprese.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Eccovi il primo capitolo.
Una domanda: avrei deciso di scrivere capitoli più corti, per postare più spesso. Che cosa ne pensate?
Un chiarimento: all’inizio del capitolo, cioè tutta la parte in corsivo, il punto di vista di chi narra è quello di Edward. Ho pensato che potesse essere un buon modo per introdurre a grandi linee (perché poi ci sarà modo di approfondire meglio il passato di entrambi) come è accaduto che lui sia diventato il tutore di Bella e perché il suo rapporto con lei sia sempre stato così difficile. 
Una precisazione: dopo aver letto del passato di Edward, potrà sembrarvi un pò inverosimile la sua figura "manageriale" rispetto alla sua età. Tenete però presente che ho forzato un pò la cosa, perchè non volevo che la sua età si discostasse troppo da quella di Bella. Già ritengo che dodici anni di differenza non siano pochi, oltre non volevo decisamente andare. Quindi prendete il tutto per quello che è: una storia romantica di pura fantasia. XD 
Concludo dicendo che mi piacerebbe davvero trovare, anche breve, una vostra recensione.
A presto.
R.


 

 

 

 

All'età di sedici anni avevo perso mia madre. Il vuoto che aveva lasciato nella mia vita e in quella di mio padre, ci aveva allontanato ancora di più. Senza di lei, le nostre incomprensioni si erano fatte sempre più aspre ed insanabili.
I nostri rapporti, da quel momento, erano stati un crescendo di silenzi sempre più lunghi, sguardi sempre più schivi, gesti sempre più distaccati.
Ogni giorno sentivo qualcosa dentro di me spegnersi, come un fuoco caldo e vivo, che in mancanza di qualcuno capace di alimentarlo, non potesse fare altro che lasciarsi morire.
Avevo appena compiuto vent'anni, quando avevo trovato mio padre, privo di vita, nel suo ufficio. Un infarto lo aveva stroncato dopo solo quattro anni dalla morte di mia madre.
Tutti, dai veri ai falsi amici "di famiglia", si erano stretti intorno a me, immaginando che dietro la mia apparente forza d'animo, si celasse un grande dolore per essere rimasto orfano di entrambi i genitori a così breve distanza.
Nessuno poteva immaginare, ovviamente, quanto la morte di mio padre mi avesse fatto capire, invece, che il vuoto dentro di me era diventato totale.
Non avevo provato la stessa disperazione che mi aveva indotto a passare giornate intere seduto accanto alla tomba di mia madre, piangendo la sua assenza.
Davanti alla tomba di mio padre, il giorno del suo funerale, avevo solo pensato che l'indomani, l'unica differenza, sarebbe stata che la responsabilità di mandare avanti gli affari di famiglia sarebbe stato un compito solo mio.
Alla fine, il vecchio, era riuscito laddove aveva voluto: rendermi altrettanto duro ed insensibile come lui, ma in grado di sopportare il peso del cognome che portavo.
Le imprese dei Cullen erano colonne portanti dell'economia nazionale, e come unico erede, tutti si auguravano che io ne diventassi un altrettanto capace amministratore.
Non avevo deluso nessuno, dall'ultimo dei dipendenti al più importante dei nostri soci, tutti avevano avuto parole di apprezzamento per come il giovane Edward, nel giro di qualche anno, fosse diventato il degno, ed altrettanto infaticabile, successore del padre.
Avevo smesso del tutto di avere una vita mia, se mai ne avessi potuta avere una, e mi ero dedicato solo al lavoro.
Questo si aspettavano da me, questo era quello che avevo fatto da quel momento in poi.
C'era stata un'unica eccezione, una sola piccola, inconsapevole, fiammella che non aveva mai permesso che quel fuoco dentro di me si spegnesse del tutto: Isabella Swan.
Era stato l'anno prima che morisse mia madre, in un pomeriggio estivo, che una bambina paffutella e sorridente si era affacciata nella mia vita.
In compagnia dei suoi genitori, Reneè e Charlie Swan, era stata ospite per qualche giorno a casa nostra. Il tempo necessario perchè suo padre decidesse di entrare in affari con il mio.
Mentre loro due passavano il tempo rinchiusi nello studio a parlare di clausole contrattuali e dividendi, in giardino le loro mogli erano già intente a gettare le basi di quella che sarebbe diventata una sincera, solida, seppur breve, amicizia tra loro.
Si erano ritrovate a ridere divertite davanti ai loro figli che cercavano di fare esattamente l'opposto: Isabella insisteva perchè giocassi con lei e la sua bambola, tanto quanto io cercavo di svignarmela.
Quella bambina, con quegli occhi nocciola già così espressivi, aveva trascorso tutto il tempo cercando di diventare la mia ombra.
Poi erano ripartiti: gli uomini con la certezza che affari solidi li avrebbero legati da quel momento in poi; le donne con la certezza di aver trovato un'amica su cui poter contare in ogni frangente; io con l'idea che finalmente non avrei avuto più quella bambina tra i piedi; Isabella probabilmente delusa perchè alla fine non aveva giocato con lei nemmeno per un minuto.
Dopo quell’occasione, avevo rivisto Reneè e Charlie solo il giorno del funerale di mia madre. Isabella, che aveva solo quattro anni, ovviamente non era stata presente.
In seguito avevo rivisto qualche volta solo Charlie, e ne avevo sempre ammirato i modi pacati e cordiali, oltre che la grande capacità di saper sempre sorridere.
Reneè, forse tenendo fede a qualche promessa fatta a mia madre, mi era sempre stata vicina per quanto gliel'avevo permesso.
Spesso mi aveva telefonato, o scritto, cercando di farmi sentire quell'affetto materno che avevo perso. Ma io ero ormai lanciato verso quel percorso distruttivo che era culminato con la morte di mio padre.
Anche in quell'occasione gli Swan mi avevano fatto sentire la loro presenza affettuosa. Isabella l'avevo vista attraverso le foto che mi avevano mostrato, e nel suo viso già più di bambina, avevo ritrovato quegli occhi così caldi, sereni, sorridenti. Con i suoi otto anni, esprimeva tutta la sua gioia di vivere e l'innocenza con cui ancora vedeva il mondo.
Davanti a quella foto, avevo pensato che se mai avessi potuto, avrei fatto di tutto perchè quello sguardo non dovesse mai cambiare. Perchè non dovesse mai diventare come il mio, già così disilluso ed amaro, nonostante i miei vent’anni.
Ma allora non potevo immaginare che di lì a due anni, il destino mi avrebbe messo alla prova.
Mio padre era morto da quasi un anno, quando Charlie e Reneè Swan avevano ricevuto le prime minacce di morte. Se all'inizio non gli avevano dato peso, con il passare dei mesi, e dell'aggravarsi delle minacce stesse, il loro primo pensiero era stato per Isabella.
Se fosse capitato loro qualcosa, lei sarebbe rimasta completamente sola.
Era stata Reneè a convincere il marito che io sarei potuto essere quel fratello maggiore di cui Isabella avrebbe avuto bisogno se loro fossero improvvisamente mancati..
Mi aveva visto crescere, mi aveva visto diventare una persona affidabile, matura, responsabile. Una persona che sicuramente avrebbe saputo garantire alla sua bambina un futuro altrettanto solido e sereno.
Alla fine, mi avevano strappato la promessa che mi sarei occupato di Isabella se quelle minacce fossero diventate una realtà.
Non avevo creduto che sarebbe mai accaduto, così avevo acconsentito solo per tranquillizzarli in un momento dove erano già fortemente sotto pressione.
Ma il destino, a quanto pare, continuava a volermi mettere alla prova: i genitori di Isabella erano morti in quella che si era rivelata a tutti gli effetti una disgrazia.
Erano usciti una sera per recarsi ad un'asta di beneficenza e Charlie aveva perso il controllo della macchina a causa della strada resa scivolosa dalla neve che aveva iniziato a cadere, precipitando in una scarpata. C'erano stati dei testimoni a smentire qualsiasi ipotesi che quelle minacce ricevute fossero state messe in atto, oltre che ai controlli della polizia sul buon funzionamento dell’auto.
Quando ne ero stato informato, solo due giorni dopo, mi ero immediatamente recato a casa loro. Avevo trovato Isabella ancora incapace di credere che i suoi genitori fossero davvero morti, lasciandola di fatto sola al mondo..
In quei due giorni, era rimasta in compagnia della tata che si occupava di lei quando i suoi genitori si dovevano assentare. Una donna dall'espressione dolce, che l'aveva tenuta stretta a sè per tutto il tempo.
Mi ero ritrovato totalmente impreparato davanti a quegli occhi pieni di un dolore che io avevo conosciuto così bene quando mia madre era morta.
Il pensiero subito successivo era stato che non sarei mai stato in grado di mantenere quella promessa fatta a me stesso: non avrei mai saputo riportare gioia e serenità in quello sguardo,  non io, non l’Edward che ero diventato.
Avevo immediatamente avvertito l'esigenza di allontanarla da me, di non affrontare quei fantasmi che mi avrebbero probabilmente trascinato ancora più a fondo.
Le avevo rivolto la parola lo stretto indispensabile, lasciando che fosse la sua tata ad occuparsi di lei per tutto il tempo che mi era occorso a decidere come garantirle quel futuro solido che avevo promesso ai suoi genitori.
Quando, alla fine, avevo trovato nel St. Marie la soluzione migliore, ero stato io stesso a comunicarglielo.
Per la prima volta soli, nello studio di suo padre, mi ero ritrovato faccia a faccia con quella bambina che da quel momento avrebbe avuto solo me come unico riferimento familiare.
Avevo provato un grande senso di inadeguatezza, di incapacità a rapportarmi con il suo bisogno di ricevere conforto.
Ero stato il più possibile chiaro e rapido nell'esporle quanto avevo deciso per lei. Avevo cercato di farle capire che sarebbe stata la soluzione migliore per lei, perchè potesse continuare ad avere una vita normale, e non gravata dai miei continui viaggi di lavoro. Avrebbe ricevuto un'istruzione più che adeguata, così, insieme alla possibilità di vivere con ragazze della sua stessa età e con cui stringere amicizia. Avevo cercato, insomma, di farle credere che sarebbe stata molto più felice che non se fosse rimasta accanto a me.
Ne ero convinto, di agire per il meglio, e per il meglio di entrambi.
Ma ancora una volta, non avevo fatto i conti con la vita stessa.
Tanto più avevo cercato di allontanarla, tanto più lei era stata capace di rimanermi dentro.
La bambina paffuta che mi inseguiva con la sua bambola, la bambina che mi fissava sorridente da una foto, la ragazzina che mi accoglieva quando andavo a trovarla speranzosa che fosse la volta in cui mi sarei dimostrato più affettuoso con lei, e poi ancora la ragazza che mi teneva testa ogni volta di più nel corso degli anni, erano state capaci di legarmi a lei come non avrei mai voluto che accadesse.
Isabella era diventata molto importante per me, ed ora che non avrei più potuto tenerla lontana, mi ero ritrovato costretto ad affrontare quei fantasmi che avevo respinto per così tanto tempo: la paura di non sapere più amare, e di conseguenza la paura di vederla uscire definitivamente dalla mia vita.
Non sapevo come sarebbe andata a finire, sapevo solo che non avrei rinunciato a tentare di costruire con lei quel rapporto affettuoso che mi ero sempre negato.
Avrei portato Isabella con me, nell'unico posto dove mi sarei davvero sentito libero: sulla mia barca a vela, tra le onde del mare.

 

 

 

 

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L'aereo su cui si erano imbarcati, dopo aver lasciato il St. Marie, era sembrato familiare a Bella. Una volta a bordo aveva capito il perchè: una elegante e discreta C faceva capolino sul tessuto raffinato dei comodi sedili.
Ovviamente, non avevano potuto che prendere un volo della compagnia aerea Cullen. Una delle tante attività che contribuivano a renderlo uno degli uomini più facoltosi d’America.
Sicuramente era anche quello il motivo per cui loro due erano gli unici occupanti di tutta la lussuosa business class.
A conferma delle sue giuste supposizioni, era apparsa quasi subito una hostess che aveva rivolto ad Edward un'occhiata cordiale e rispettosa.
- Sig. Cullen, l'equipaggio voleva farle sapere che è un vero piacere averla a bordo. Il Capitano la informa anche che, dopo il decollo, vorrebbe avere la possibilità di ospitarla in cabina, per un suo personale saluto di benvenuto.
Edward aveva gratificato la donna di un sorriso altrettanto cordiale.
- Ringrazi l'intero equipaggio per questo caloroso benvenuto. Ed informi pure il Capitano che sarà un piacere anche per me ricambiare il suo saluto.
Poi aveva rivolto lo sguardo verso di lei.
- Che ne dici, Isabella, può interessarti visitare la cabina di pilotaggio di un Boeing 787?
L'aveva assolutamente presa in contropiede con quella domanda, ma davanti al sorriso amichevole che le aveva rivolto l'hostess, si era sentita in dovere di dare un'unica risposta.
- Certo, più che volentieri.
Era tornato a guardare la donna.
- Bene, credo farà ancora più piacere sapere al Capitano che la mia gradita ospite è curiosa di conoscere tutti i segreti di un buon pilota.
La donna aveva mostrato chiaramente di gradire molto i modi affabili e cordiali del suo diretto superiore. In effetti, Edward era stato più che perfetto nel dare la giusta importanza all'intero equipaggio.
Non aveva potuto fare a meno di domandarsi dove fosse nascosta tutta quella capacità quando era con lei che si rapportava.
Poi aveva cercato di scacciare quel tipo di pensiero, certa che non l'avrebbe aiutata ad affrontare la situazione in cui si trovava con il suo tutore.
"Santo Cielo, davvero ha intenzione di portarmi in vacanza con lui? E noi due soli? E dove poi?"
Domande simili, e tante soprattutto, continuavano a ronzarle in testa, senza avere il coraggio però di porle al diretto interessato.
- Benissimo, Sig. Cullen informerò subito il Capitano. Adesso, però, devo chiedervi di allacciare le cinture, tra qualche minuto saremo pronti per il decollo.
Le tremavano talmente le mani all'idea che stava lasciando dietro di sè tutte le certezze su cui si era basata sino adesso la sua vita, che Bella aveva avuto difficoltà ad eseguire quella semplice richiesta.
Erano state le mani più sicure, e decisamente più ferme, di Edward a compiere quell’operazione al posto suo. Ottenendo che per un attimo le loro mani si erano sfiorate.
Se lui non aveva dato segno di averlo notato, per Bella era stata come essere colpita da una scossa elettrica. Non perchè non era mai stata sfiorata da nessuno, ma perchè era con lui che non aveva mai avuto nessun tipo di contatto.
Era diventata improvvisamente conscia che quello era stato il gesto più intimo che avessero mai condiviso in tutti quegli anni. Non c’era mai stato un abbraccio, o una carezza affettuosa, nemmeno nei momenti più duri che aveva passato subito dopo la morte dei suoi genitori.
Tutto questo le aveva fatto capire quanto davvero fossero distanti, sconosciuti. E soprattutto quanto lei fosse imbarazzata dalla sua presenza.
"Come può pensare che mi faccia piacere trascorrere del tempo con lui, dopo che ha mostrato tanto disinteresse per me?"
Niente, proprio non le riusciva di concentrarsi su qualcosa che l'aiutasse a calmarsi un pò.
- Hai paura di volare?
Era involontariamente sobbalzata, ancora incapace di credere che avrebbe sentito quella voce parlarle costantemente, rivolgendole altre mille domande ancora, forse, per conoscerla davvero meglio.
- No... no.
- Ma sei comunque nervosa, giusto?
- Forse è più giusto scombussolata.
- Giusto. Hai ragione. In fondo ho rovinato i tuoi piani.
Bella aveva immediatamente cercato il suo sguardo, per capire se la frase fosse stata volutamente polemica.
- I miei piani? Fino a prova contraria, mi pare sia stato tu a dirmi che non potevi essere presente alla cerimonia per il diploma, che non saresti potuto arrivare nemmeno oggi, e che i tuoi impegni ti avrebbero permesso di arrivare al St. Marie solo nel pomeriggio di domani.
Lo aveva guardato con più acredine, ora.
- E che quindi, solo domani saremmo partiti. Io non ho fatto proprio nessun piano. Io sono rimasta a disposizione delle tue esigenze, come sempre è stato del resto, mi pare!
Aveva sentito vagamente un rumore farsi più forte, probabilmente i motori dell'aereo entrati in funzione.
Non aveva paura di volare, ma di partire per quel viaggio sì. Dove l'avrebbe portata?
Bella era sempre più convinta di dover trovare il modo di evitare la compagnia di Edward, dato che non avrebbe portato a nulla di buono.
In fondo, avrebbe dovuto pazientare ancora poco più di un mese, e poi non avrebbe più dovuto rendergli conto delle sua azioni.
Sarebbe stata libera di mandarlo al diavolo, lui e tutto quello che le aveva sempre fatto passare con il suo modo di comportarsi.
- Però festeggiare rientrava nelle tue esigenze. Quindi mostrarti dispiaciuta che io abbia anteposto i miei impegni a te, in questo caso appare un pò fasullo, non credi?
I loro occhi si stavano misurando ancora più che le loro parole.
Non riusciva a capire dove volesse andare a finire con quella conversazione, ma di certo Bella sapeva che in ogni caso non sarebbe finita bene.
- Ti rendi conto che stiamo parlando di una semplice festa? Organizzata dal St. Marie stesso per giunta!
- Le feste, specie quelle tra studenti di istituti così rigidi, non sono mai qualcosa di semplice, Isabella. E parlo per esperienza personale, credimi.
Stava davvero esagerando, ora. Forse si stava dimenticando che proprio per colpa sua, lei quell’esperienza non aveva potuto farla!
- Forse, se mi fosse stata data anche a me la possibilità di sperimentare, ne avrei fatto tesoro e ci sarei arrivata da sola!
Due ironici occhi verdi, avevano accompagnato un altrettanto sorrisetto.
- Come tuo tutore, Isabella, ho sempre cercato di mettere la mia esperienza al tuo servizio. Perché lasciarti correre rischi inutili, quando potevo invece evitarlo?
Bella non riusciva a capacitarsi che stessero parlando davvero di una festa, come di un’occasione in cui chissà cosa le sarebbe potuto succedere.
Ma prima di poter ribattere, l’aereo aveva iniziato a rollare sulla pista, i motori spinti al massimo per effettuare il decollo.
Guardando fuori dal finestrino, aveva visto scorrere sempre più veloce la verde campagna svizzera.
Si stava giusto chiedendo se in futuro sarebbe tornata magari a vivere proprio lì, in Svizzera, visto che era diventato per lei un luogo così familiare, quando le parole di Edward avevano avuto il potere di paralizzare qualsiasi suo pensiero.
- Perché, Isabella, avrei dovuto lasciare che tu soffrissi ancora davanti all’ennesimo rifiuto di Matt Davenport, sapendo benissimo che lui non avrebbe agito diversamente, dal momento che sono stato io stesso ad obbligarlo?

 

 

 

Lo so, lo so adesso vorreste la mia testa perché vi ho lasciato sul più bello! Però mettetela così: almeno sapete già quale sarà la prossima domanda che Bella rivolgerà ad Edward! XD.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ciao!
Ecco il nuovo aggiornamento. La storia riprende proprio da dove si era interrotta nello scorso capitolo, con quella ultima frase di Edward che era rimasta in sospeso.
Colgo l’occasione per ringraziare tutte le lettrici che hanno inserito questa storia tra le preferite/ricordate/seguite, e quelle che sono state così carine da lasciarmi un commento. Spero che continuiate a farlo, e che magari si aggiungano anche nuove lettrici! Ricevere un commento, fa veramente molto, molto piacere.
Buona lettura.
Baci.
R.


PS: con le foto mi piace un pò giocare, cercando di inserirne alcune che abbiano a che fare con la situazione narrata nel capitolo.




 

 

 

- Perché, Isabella, avrei dovuto lasciare che tu soffrissi ancora davanti all’ennesimo rifiuto di Matt Davenport, sapendo benissimo che lui non avrebbe agito diversamente, dal momento che sono stato io stesso ad obbligarlo?
- Sei un bastardo senza cuore, Edward Cullen e non ho intenzione di restare un solo secondo di più in tua presenza.
La voce carica di una rabbia appena contenuta, Bella aveva iniziato a trafficare con la chiusura della cintura, incurante che l'aereo non avesse ancora terminato la fase finale di decollo.
- Alzarti adesso, Isabella, potrebbe rivelarsi una pessima idea.
Ma Bella non lo stava ascoltando, la mente totalmente assorbita da pensieri che comunque lo riguardavano.

"Bastardo, stronzo, arrogante. Matt... Matt non mi ha più rivolto la sua attenzione perchè lui si è messo in mezzo! Con che diritto ha potuto fare una cosa del genere? Bastardo! Bastardo!"
Con un ultimo strattone violento era finalmente riuscita a sganciare la fibbia, alzandosi in piedi come se fosse stata caricata a molla, pronta per andarsi a cercare un posto il più lontano possibile da lui. Ma prima di riuscirci, la mano di Edward si era chiusa intorno al suo polso.
- Lasciami!
Aveva cercato di liberarsi, ma la stretta non si era allentata. Non le stava facendo veramente male, semplicemente la stava trattenendo con una certa decisione.
In quel momento l'aereo si era inclinato sul fianco, probabilmente per iniziare una virata piuttosto stretta verso sinistra. L'equilibrio di Bella era stato già messo a dura prova dalla posizione ancora leggermente verticale dell'apparecchio, ed ora era del tutto svanito, facendola barcollare e poi crollare addosso ad Edward.
Il quale aveva avuto la prontezza di passarle un braccio intorno alla vita e di stringerla a se, per impedirle di precipitare oltre le sue gambe, e ritrovarsi spiaccicata a terra.
Questa volta era stato Edward a provare un certo turbamento, più che altro perchè quello stretto contatto con Bella lo aveva reso cosciente del tutto che lei non fosse davvero più una ragazzina.
Il suo corpo aveva reagito istintivamente alle morbide curve che si celavano sotto la leggera camicia che indossava la ragazza, al profumo delicato che emanava la sua pelle, alla morbidezza dei suoi capelli che gli solleticavano le mani.
La sola idea che Matt Davenport avesse progettato di approfittarsi dell'innocenza di Bella, per arrivare a colpire lui, lo aveva fatto infuriare di nuovo come era avvenuto quando lo aveva scoperto.
- Maledizione, ti ho detto di lasciarmi andare!
Bella era davvero troppo arrabbiata per soffermarsi a pensare che quella posizione era sicuramente molto più intima che un semplice sfiorarsi di mani, e aveva solo pensato a rimettersi in piedi per riuscire finalmente ad allontanarsi da quell'essere che riteneva il più abbietto al mondo.
Ma ancora una volta una stretta sul polso l'aveva trattenuta, e strattonandola leggermente, l'aveva anche obbligata a sedersi di nuovo.
Per tutta risposta, Bella lo aveva fissato con uno sguardo che avrebbe potuto uccidere tanto era furioso.
- Tu non sei il mio tutore, tu sei un vero e proprio carceriere! E se pensi che io accetti di essere trattata così da te...
- Isabella, ti prego, non essere melodrammatica. Voglio solo impedirti di romperti l'osso del collo!
- Forse se morissi, avrei qualche chance in più di essere felice! Non avrei più a che fare con uno stronzo arrogante che decide persino della mia vita sentimentale! Perchè tu, forse, non ti rendi nemmeno conto di quanto tu sia stato... sia stato...
Non era nemmeno riuscita a trovare le parole per andare avanti. Nel fissare quegli occhi verdi che la guardavano senza traccia del minimo senso di colpa, la sua rabbia era arrivata a toccare picchi pericolosissimi.
- Sei arrabbiata, lo capisco. Ma sappi che prendere determinate decisioni che ti riguardavano non è stato affatto semplice nemmeno per me!.

"Non ci posso credere! Sta cercando davvero di farmi credere che è dispiaciuto! Mi ha impedito di approfondire la conoscenza di un ragazzo che mi piaceva, e ha il coraggio di dirmi che è stato difficile per lui doverlo fare?"
- Avevo anche pensato di parlartene prima, di questo mio intervento riguardo quel ragazzo... ma poi ho creduto che se l'avessi saputo quando eri ancora al St. Marie, non ti avrebbe evitato comunque un certo dispiacere.
- Un certo dispiacere?
La voce di Bella era risuonata più alta di quanto lei stessa aveva voluto.
- Dispiacere, Edward? Io sono stata dannatamente male in tutti questi mesi! Non ho fatto altro che chiedermi cosa fosse successo, se avessi fatto o detto qualcosa di sbagliato che avesse indotto Matt a tirarsi indietro dopo che...
Lo sguardo di Edward si era improvvisamente incupito, e Bella aveva intuito che fosse legato a quello che stava per dire.
- ... mi aveva fatto chiaramente capire che era interessato a me!
- Quel ragazzo, Isabella, non era veramente interessato a te.
Le parole di Edward erano ricadute tra loro come fossero macigni.
Una sensazione di gelo l'aveva invasa, e si era ritrovata a stringere forte i braccioli della poltrona.
- Ma cosa... cosa stai dicendo?
Lo aveva visto compiere un gesto che l'aveva ulteriormente turbata: si era passato nervosamente una mano tra i capelli, esternando a sua volta un disagio che non prometteva nulla di buono.
- Edward, di cosa stai parlando? Come fai a dire una cosa del genere?
Lo aveva incalzato ancora, sempre più inquieta.
- Isabella, ci saranno molte cose di cui dovremo parlare. Tra cui come è stato il nostro rapporto sino ad ora... e come vorrei, invece, che fosse in futuro.
- Benissimo, sono anche disposta a parlarne. Ma adesso, è di Matt che voglio sapere, dannazione! Ho il diritto di sapere perchè ti sei messo di mezzo!
Il cuore le batteva furiosamente, adesso.
- Sono venuto a sapere che ti avrebbe usato come arma di ricatto nei miei confronti.
Le era mancato il respiro. Per un attimo davvero non era stata capace di immettere aria e le era parso di soffocare.
- E probabilmente, visto il tuo interesse crescente per lui, ci sarebbe anche riuscito.
Il respiro le era tornato, ed insieme a quello, mille domande che si accavallavano nella sua mente.
Una, però, premeva su tutte: come aveva saputo di lei e di Matt?
- Come sapevi del mio interesse per lui?
Forse, però, l'aveva già trovata la risposta dentro di lei, e non riusciva a crederci.
- Penso tu lo abbia già capito, vero? Ma non giudicare solo le apparenze. I motivi per cui l'ho fatto non sono solo quelli che credi tu.
- Chi è che ti faceva rapporto? Il preside Klee? Oppure la Sig.ra Hadler? Oppure la Prof.sa Ruf? O magari l'intero corpo docente! In fondo, rinchiusa lì dentro 24 ore su 24, chi non aveva la possibilità di sapere tutto di me!
- Il St. Marie non è mai stata una prigione per te, nè tantomeno un posto dove tutti erano impegnati a tenerti d'occhio. Era un posto dove ero sicuro che la persona posta sotto la mia tutela, avrebbe ricevuto tutta l'attenzione che meritava.
A quel punto Edward l'aveva guardata con un'espressione che non avrebbe potuto definire arrogante, o superiore, ma semplicemente diretta e sincera.
- Isabella, per quanto a te non sia mai interessato, io rimango Edward Cullen. Un nome di spicco nell'economia nazionale di un paese come gli Stati Uniti, un nome che ha sempre avuto il potere di attirare una grande attenzione su ogni aspetto della mia vita. Non volevo che questo potesse gravare sulla tua serenità. Per questo, e per altri motivi che se mi darai modo ti spiegherò, ho cercato di tenerti il più possibile in ombra. Questo ha comportato anche prendere decisioni che hanno limitato di fatto la tua libertà personale, e non per un mio capriccio, ma solo  per il tuo bene.
Più Edward le svelava la sua verità, più Bella faticava a capacitarsi di come non fosse mai arrivata ad accorgersi che lui aveva davvero controllato ogni aspetto della sua vita.
In quel momento, non riusciva a pensare ad altro se non a tutte le cose che le erano state negate. Non le interessava capire se lo avesse fatto davvero con le migliori intenzioni, contava solo che lo aveva fatto.
- Io vedo solo una verità, Edward: tu volevi solo che io non ti incasinassi la vita. I tuoi no ad ogni mia richiesta, erano solo la certezza che non sarei stata un altro "affare" a cui dover pensare. Più me ne stavo buona, meglio era per te.
Tutto era iniziato con la storia di Matt, ma ora aveva assunto la grandezza di tutti i suoi anni vissuti sotto la tutela di Edward. Si parlava della sua vita, di anni a domandarsi perchè lui non avesse mai mostrato un minimo di indulgenza verso le sue richieste. Perchè fosse sempre stato così rigido nei suoi confronti.
- Se pensi questo, Isabella, sei totalmente fuori strada. Lascia che ti racconti di Matt, e poi potrai giudicare veramente se non ho pensato prima a te, che non ai miei interessi personali.
Non avrebbe voluto ascoltare, ma sapeva che Edward non le avrebbe permesso di fare diversamente: appariva deciso ad andare sino in fondo.
- Lo scorso autunno, Richard Davenport, ossia lo zio di Matt, è stato estromesso da una società di cui ne sono tuttora un azionista anch'io. Avevo raccolto prove sufficienti sul fatto che stesse derubando la società, così l'ho denunciato agli altri soci. Non volevano essere coinvolti però in uno scandalo, così gli hanno proposto un accordo: nessuna denuncia alle autorità in cambio della restituzione di tutto il denaro e delle sue dimissioni immediate. Evidentemente mi deve aver giurato vendetta, perchè neanche un mese dopo, sono venuto a conoscenza del fatto che suo nipote si stava improvvisamente interessando a te, dopo che per cinque anni ti aveva completamente ignorato.
Bella aveva iniziato a percepire un nodo in fondo alla gola. Si erano affacciati i ricordi di come Matt avesse iniziato a lanciarle sguardi sempre più interessati. E di come lei ne fosse rimasta colpita. Matt non era mai stato nei suoi pensieri, ma poi si era rivelato un ragazzo simpatico, dolce e pieno di attenzioni per lei.
- Ho avuto subito la sensazione che non potesse essere casuale. Forse, sia Matt che suo zio, pensavano che io ti avessi davvero "parcheggiata" lì al St. Marie per averti fuori dai piedi. Il fatto che non venissi spesso a trovarti, avrà rafforzato probabilmente questa loro impressione.
Il nodo in gola stava diventando sempre più difficile da tenere giù. Sembrava deciso a risalirle la gola, per trasformarsi in lacrime amare.
Ricordava esattamente di aver trascorso più di un pomeriggio in compagnia di Matt e di suo zio, durante il tempo libero dei weekend che trascorreva comunque all'interno del St. Marie. Era un signore dai modi affabili, con cui chiacchierare era stato piacevole.
- Ho lasciato che continuassero a crederlo, mentre invece avevo espressamente parlato con il Preside Klee di questo legame che si era venuto a creare tra te e quel ragazzo. Chiedendogli rassicurazioni sul fatto che non andasse ad incidere sui tuoi studi o sulla tua serenità. E' bastato quel velato riferimento ai tuoi studi, perchè prendesse a cuore la situazione.
Ogni tanto Kelly l'aveva presa in giro, dicendole che probabilmente Klee doveva essere un guardone o qualcosa del genere, dato che l'aveva beccato un paio di volte intento ad osservare quello che stavano facendo lei e Matt.
- E, in effetti, alla fine ha scoperto cosa aveva in mente di fare Matt, con la complicità di un altro suo compagno: voleva ottenere delle fotografie compromettenti di te e lui... in atteggiamenti intimi inequivocabili. Per usarle contro di me, come arma di ricatto in favore di suo zio.
A quel punto Bella aveva dovuto chiudere gli occhi, per impedirsi di piangere. Si sentiva tradita da tutti: Matt, Edward, il Preside Klee. Tutti avevano saputo cosa stava succedendo, tranne lei, la diretta interessata.
- E se tu credi che io abbia pensato che poteva essere solo un "affare fastidioso" di cui dovermi occupare, non puoi essere più lontana dalla verità.
La voce di Edward aveva assunto una sfumatura dura e al tempo stesso rabbiosa.
- Perchè  la mia prima reazione è stata quella di volerti portare via immediatamente dal St. Marie per non farti soffrire. Ero già in viaggio per farlo, quando ho riflettuto con più calma sul fatto che avrei dovuto fornirti una giustificazione plausibile per questa mia improvvisa decisione di trasferirti proprio il tuo ultimo anno. Ma non volevo parlarti di Matt, di quello che aveva in mente di fare, perchè non mi avresti creduto vista la poco fiducia che hai sempre riposto in me. Forse avresti pensato che era il mio ennesimo dispetto nei tuoi confronti, un altro modo per privarti di qualcosa che desideravi.
Bella, ovviamente, non poteva sapere quanto davvero fosse stato difficile per Edward affrontare quella situazione. Come aveva sofferto pensando che per l'ennesima volta sarebbe stato costretto a fare qualcosa che lei avrebbe giudicato meschino, proprio come stava facendo ora che ne stavano parlando.
- Così, sono venuto lo stesso al St. Marie, ma per avere un colloquio riservato con il Preside Klee ed informarlo su come avevo intenzione di procedere con Matt Davenport.
Quando Edward si era trovato in presenza di Matt, e della sua aria strafottente, pronto a negare ogni accusa, aveva dovuto usare tutto il suo ferreo autocontrollo per non prenderlo a pugni.
La fortuna di quel ragazzo era stata che il Preside lo aveva invitato a riflettere sul fatto che se Edward avesse chiesto la sua espulsione, lui stesso avrebbe appoggiato la cosa. Era certo anche lui della sua colpevolezza, non avrebbe avuto alcuna esitazione ad informare il Consiglio d'Istituto al riguardo. A quel punto, Matt aveva perso parte della sua sicurezza. Il colpo di grazia era stato ritrovarsi Edward Cullen come vicino di viaggio in aereo il giorno dopo, mentre stava tornando a casa per trascorrere le vacanze natalizie. Aveva avuto poche cose da dirgli Edward, ma erano state molto efficaci.
- Hai parlato con lui mentre era a casa per Natale... ecco perchè non mi ha quasi più rivolto nemmeno uno sguardo!
La voce di Bella era risultata roca nello sforzo di mantenerla ferma. Ma non sarebbe comunque riuscita a mascherare il suo stato d'animo, dal momento che Edward era chiaramente cosciente di come dovesse sentirsi ferita in quel momento.
Le aveva afferrato il mento, infatti, per obbligarla a guardarlo negli occhi. Due pozze verdi che risplendevano come gemme nell'incarnato pallido.
- Sì, è vero. E lo rifarei altre mille volte, Isabella. Quel ragazzo non avrebbe meritato nessuna pietà da parte mia, nemmeno quel bastardo di suo zio! Ma c'eri tu di mezzo, e per nessun motivo al mondo avrei voluto che tu soffrissi una pena maggiore per colpa mia! Ho preferito correre il rischio di essere odiato in eterno da te, per aver agito alle tue spalle, piuttosto che correre il rischio di gettarti ancora di più tra le braccia di Matt Davenport parlandoti sinceramente.
Bella avrebbe voluto distogliere lo sguardo, perchè era certa che i suoi occhi fossero lo specchio di tutto quelle emozioni contrastanti che stava provando.
E' vero, odiava Edward in quel momento. Perchè per colpa sua, ora le sembrava di essere stata una stupida per non aver capito che tipo di ragazzo fosse stato Matt, e ancora più stupida per aver anche sofferto a causa sua.
E poi lo odiava perchè aveva avuto ragione di pensare che se gliene avesse parlato prima, lei forse avrebbe potuto pensare davvero che era tutta una sua invenzione per impedirle di avere una storia con Matt. Un'altra maniera di esercitare quel controllo sulla sua vita  che lei negli ultimi tempi aveva contrastato in ogni occasione.
- Hai tutte le ragioni per odiarmi Isabella.  Ti ho negato molte cose, tra cui una mia presenza più affettuosa. Sono stato duro con te, in questi anni, lo so.
Bella si sentiva sprofondare in quegli occhi verdi che improvvisamente erano trasparenti come non lo erano mai stati: anche Edward le stava mostrando di provare emozioni contrastanti. Cosa che non gli aveva mai visto fare in sua presenza, dato che era sempre stato freddo e distaccato durante i loro incontri.
- Ma avevo delle ragioni che mi hanno spinto a farlo.
Le dita di Edward erano ancora posate delicatamente sotto il suo mento, nel gesto di tenerle il viso sollevato verso il suo. Bella avrebbe potuto liberarsi facilmente, eppure non ne aveva la forza.
Forse perchè voleva credere alla sincerità che vedeva in quegli occhi verdi, o che sentiva nella sua voce.
- Ragioni di cui adesso me ne pento. Perchè avrei potuto essere diverso, ma non ne ho avuto il coraggio.
- Che cosa vuoi Edward? Essere perdonato per questa storia di Matt? E' per questo che mi stai facendo tutto questo discorso dopo che... dopo che per anni te ne sei fregato di quello che potevo provare io per il tuo atteggiamento?
A quel punto, Edward aveva compiuto un gesto che l'aveva totalmente spiazzata.
Le sue dita, da sotto il mento erano scivolate dietro la nuca, tra i suoi capelli. Si era ritrovata con la fronte appoggiata a quella di Edward, i nasi che si sfioravano, occhi negli occhi, in uno scambio che non era mai stato così intenso.
- Non voglio il tuo perdono, Isabella.
L'alito caldo di Edward le aveva sfiorato le labbra, mentre le sue parole scivolavano lentamente dentro di lei.
- Vorrei solo che mi concedessi la possibilità di dimostrarti quell'affetto che ho sempre provato per te, e che mi sono tenuto dentro per tutti questi anni.
Nessuno dei due aveva pensato di voler baciare l'altro. Nessuno dei due era ancora pienamente consapevole che quell'affetto di cui erano entrambi alla disperata ricerca potesse diventare amore tra di loro.
Erano solo consapevoli che mai avevano raggiunto quel grado di sincerità tra di loro.
- Mi sono preso un mese di vacanza. Un mese in cui non sarò Edward Cullen, il magnate americano sempre alle prese con i suoi affari, ma Edward e basta.
Nella mente di Bella si era immediatamente affacciato il ricordo di un giorno lontano. Un giorno in cui era stata incredibilmente felice in compagnia di Edward, quando lei aveva solo quattordici anni.

Il sole, il vento, il mare, una barca a vela. Edward che mentre issava la vela, sorridendo le diceva "quando sono in mare aperto sai qual'è la cosa più bella? Che non esistono il mio cognome, i miei doveri, i miei affari. Posso essere solo Edward. Edward e basta".
Una giornata che aveva lasciato solo un bellissimo ricordo, perchè poi non ce ne erano mai più state. "Edward e basta" non aveva più preso il posto di Edward Cullen.
Questo sino ad ora. Perchè adesso le stava dicendo che c'era ancora un'altra verità di lui che lei non conosceva affatto.
- La mia barca a vela è già ormeggiata alle Isole Cayman, pronta a portarmi in qualsiasi posto vorrò andare. Vieni con me, Isabella. Un mese, solo io e te. Potremo parlare come non siamo riusciti mai a fare.... del nostro passato, del nostro presente, del nostro futuro.
A quel punto Bella non aveva più potuto trattenere le lacrime che, anzi, avevano preso a scorrere copiose sulle sue guance.
- Lo so che non avresti nessun motivo per dovermi dare una seconda possibilità, e so anche che non sarà facile sistemare le cose tra di noi.
La mano posata sulla sua nuca, aveva stretto ancora con più forza, quasi potesse attirarla ancora più vicino a lui di quanto già non fosse.
- Ma ti prego, Isabella, dimmi di sì. Ti voglio bene, e non posso pensare di perderti senza che tu sappia davvero quello che sei per me.
Il cuore di Edward non aveva smesso di battere furiosamente nemmeno un secondo da quando aveva deciso di essere del tutto sincero con lei, confessandole apertamente quale fosse la speranza che nutriva dentro di lui.

Poterle dimostrare quell'affetto che aveva sempre provato, ma che aveva negato persino con se stesso, per la paura di scoprirsi incapace di riuscirci
Quando Bella si era gettata tra le sue braccia, singhiozzando violentemente, e sussurrandogli quel sì tanto desiderato, per la prima volta, dopo tanti anni, Edward aveva sentito di nuovo ardere dentro di se quel fuoco caldo e vivo che credeva spento per sempre.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ciao!
Innanzitutto devo proprio ringraziarvi per l’attenzione che state rivolgendo alla mia storia, perché sinceramente non credevo avrebbe avuto così tanto seguito.
Grazie di cuore davvero.
Poi, visto che siete tutte molto curiose di vedere l’inizio di questa vacanza, posto subito un nuovo capitolo, avvicinando ancora di un po’ il momento vero e proprio della partenza!
Al riguardo, già in questo capitolo troverete una foto che vi farà vedere come immagino la barca a vela di Edward. Ovviamente, vi anticipo già che non so niente di navigazione a vela, ma siccome non voglio scrivere delle vere e proprie cavolate, mano a mano cercherò di documentarmi il più possibile attraverso internet. Ciò non toglie, che qualche cavolata potrei scriverla lo stesso! XD. In quel caso, fatemelo notare, ma senza linciarmi! XD
Non mi resta altro che augurarmi di rendere la vostra lettura piacevole, tanto da volermelo far sapere anche attraverso un vostro piccolo commento.
A presto.
R.


PS: il prossimo capitolo sicuramente non riuscirò a postarlo prima di giovedì 03 (cioè fra due giorni! XD).

 

 

 

 



Quando erano giunti a George Town, era quasi l'alba. Si erano recati immediatamente nel resort  dove Edward aveva prenotato un lussuoso bungalow  per un paio di giorni, prima di partire per quella vacanza loro due soli. Era composto da due camere da letto, un ampio bagno, un soggiorno con delle vetrate che davano direttamente sulla spiaggia bianca.
Quella breve sosta sulla terraferma si era resa necessaria perchè Edward aveva veramente un ultimo appuntamento da rispettare prima di essere ufficialmente irreperibile.
Entrambi molto stanchi per il lungo viaggio, si erano ritirati nella propria stanza.



Una volta sola nella sua, Bella aveva cercato di mettere ordine nei pensieri e nelle emozioni. Da quando Edward si era presentato al St. Marie, infatti, aveva avuto l'impressione di essere salita su una giostra impazzita.
Erano successe molte cose, tra cui la più sconvolgente era stata la proposta di trascorrere quel mese loro due soli.
Per darsi la possibilità di ricostruire il loro rapporto, di superare anni di incomprensioni e silenzi, di bugie e di sfiducia.
Perchè lei era arrivata al punto di odiarlo veramente, di desiderare che i suoi genitori non l'avessero mai nominato suo tutore legale, obbligandola così a sottostare alle sue decisioni.
All'inizio, lei aveva anche cercato di conquistare l'affetto di Edward, pronta a donargli il suo. Era rimasta sola, priva delle uniche persone che le avessero voluto bene, e guardava a lui come alla persona che avrebbe potuto ridarle un minimo di serenità e felicità.
Ma lui, invece, aveva preso subito le distanze da lei, sia moralmente che fisicamente, dato che di fatto l'aveva spedita a vivere dall'altra parte del mondo rispetto a lui.
Sarebbe riuscita a dimenticare il male che le aveva fatto in quegli anni? Avrebbe scoperto davvero un Edward diverso? Un Edward capace di volerle bene, come sino ad ora non le aveva mai mostrato?
Le risposte a quelle domande, sarebbero arrivate solo se lei fosse stata disposta a cercarle davvero. E per farlo, significava aprirsi ad Edward, accettare di parlare sinceramente con lui, trascorrendo quel mese loro due soli sulla sua barca a vela.
In realtà lo aveva già fatto, aveva già accettato quella proposta, ma non poteva fare a meno di pensare che era ancora in tempo per tirarsi indietro. Se gli avesse detto che aveva cambiato idea, era sicura che lui non avrebbe più insistito. L’avrebbe lasciata libera di andarsene per la sua strada, incontro ad un futuro dove lui sarebbe piano piano scomparso via via che lei si fosse resa sempre più indipendente.
Ma Bella, a quel punto, sapeva solo che non avrebbe voluto perdere definitivamente l'unico legame con il suo passato.
Edward era anche questo, un filo che ancora la univa ai suoi genitori. Loro avevano creduto in lui, tanto da renderlo il loro “sostituto” a tutti gli effetti.
Non poteva fare a meno di credere che dovevano aver conosciuto un Edward diverso, di cui fidarsi ciecamente.
Tutti questi pensieri, l'avevano sfinita del tutto. Si era ripromessa di stendersi solo un attimo sull'immenso letto, prima di farsi una doccia, ed invece si era addormentata quasi subito.
A svegliarla, era stato un leggero bussare. Si era resa conto vagamente che doveva aver dormito tutto il giorno, dato che la luce rossastra del tramonto inondava la stanza.
- Isabella? Posso entrare?
La voce di Edward le era giunta mentre si sentiva ancora mezza intontita.
- Sì, vieni pure.
Si era messa a sedere, conscia che era la prima volta che l'avrebbe vista in un contesto così familiare, come poteva essere appena svegli con ancora indosso i vestiti stropicciati del giorno prima.
E si era sentita ancora più in imbarazzo, quando le era comparso davanti anche lui in una veste totalmente differente da come lo aveva sempre visto: indossava dei jeans e una semplice t-shirt bianca. Niente giacca, niente cravatta, niente aspetto formale.



Anzi, aveva ancora i capelli umidi, segno che doveva appena essersi fatto una doccia.
- Ti ho svegliato, mi dispiace.
Le aveva sorriso in una maniera che le aveva procurato una strana sensazione alla bocca dello stomaco: sembrava davvero contento di vederla.
- No, figurati. Ho dormito anche troppo mi sa. Mi sento totalmente rincoglioni...
Si era interrotta bruscamente, perchè Edward era scoppiato a ridere. Rideva. Un gesto che non gli aveva mai visto fare, ma che gli donava indubbiamente.
Il suo viso aveva assunto un'aria distesa, quasi spensierata, che sembrava rendere ancora più brillante il verde dei suoi occhi.
- Scusami, non ridevo di te. E' che mi è venuta in mente la tua professoressa di letteratura quella volta che mi aveva contattato per informarmi preoccupata che il tuo linguaggio si stava facendo un pò troppo colorito per una ragazzina della tua età.
- La Signorina Derek?
Edward stava ancora ridacchiando, annuendo.
- Sì, sì, esatto. Proprio lei. Avevi appena compiuto quindici anni. E lei sosteneva che il tuo linguaggio si stava involgarendo sempre di più.
- E tu? Che cosa le avevi risposto?
- Le avevo promesso che avrei approfondito la cosa con te. Ma non avendolo fatto subito, poi me ne sono dimenticato. Alla fine lei non mi ha più richiamato, evidentemente non era vero che il tuo linguaggio era diventato così "inaccettabilmente volgare".
Aveva pronunciato le ultime due parole con l’accento tedesco della sua professoressa, strappando un sorriso anche a lei per l'ottima imitazione.
Ma poi era tornata seria, ricordando perfettamente quel periodo in cui le parolacce abbondavano nel suo vocabolario. Lo aveva fatto proprio con uno scopo preciso: irritare i suoi professori. Nella speranza che qualcuno di loro arrivasse a lamentarsi della cosa con il suo tutore.
- Invece era vero, sai? Ogni due parole, ci infilavo una parolaccia. Pensa che non mi sopportava più nemmeno Kelly, che di certo non è una che bada troppo alla forma!
L'espressione di Edward non si era fatta proprio seria, era una via di mezzo tra il curioso e il perplesso.
- Volevo proprio arrivare al punto che qualcuno ti chiamasse, facendotelo presente. Volevo attirare la tua attenzione.
Lo aveva visto rimanere colpito davanti alla sua sincerità. Si era passata le mani sul viso, inspirando profondamente.
- Hai detto che volevi parlare, giusto? Anche del passato tra di noi.
Era tornata a guardarlo, trovandolo a braccia conserte, totalmente concentrato su di lei.
- Sì, e mi fa piacere vedere che lo vuoi anche tu.
- Non lo so quanto ti farà piacere... quando saprai cosa ho provato realmente determinate volte per te.
Non aveva accennato alcuna reazione, il suo sguardo era rimasto sereno e limpido. Forse aveva smesso davvero di avere “paura” di mostrarle cosa provasse.
- Penso di saperlo già, Isabella. Sei sempre stata molto trasparente durante le nostre visite. A volte riuscivo a scorgere chiaramente quanta rabbia, o rancore, provassi verso di me.
Bella aveva paura di mostrare i propri sentimenti, ma nello stesso tempo provava il bisogno di instaurare un rapporto diverso con lui. Così si era fatta forza ed era andata avanti.
- Questa storia del linguaggio volgare... penso volessi provocarti al punto da suscitare una qualsiasi tua reazione. Odiavo vederti sempre così perfettamente controllato, quasi indifferente a  tutto quello che mi riguardava. Che fosse rabbia, delusione, fastidio, non aveva importanza cosa avresti provato. Volevo solo che tu “provassi” qualcosa nei miei confronti, qualsiasi cosa piuttosto che il niente…
A quel punto Edward l’aveva raggiunta e si era seduto sul bordo del letto, poco distante da lei.
- Non potevo ferirti di più, anche in quell’occasione. Forse l’avevo anche immaginato che tu ti saresti aspettata una mia reazione, ma poi, come sempre, è stato più facile fare finta di dimenticarmi, immergendomi nel mio lavoro e convincendomi che saresti più contenta di non sentirmi.
Si erano guardati, ognuno perso nei propri ricordi.
- Quando ho capito che non era servito a niente, che da parte tua c'era stato il solito silenzio, ho fatto un favore a tutti e sono tornata ad avere un linguaggio più “accettabile”. Ho pensato anche che, forse, nemmeno se avessi ammazzato uno dei miei professori, tu avresti avuto una reazione più coinvolta. Forse avresti mandato la miglior squadra d’avvocati possibile e avresti liquidato così la faccenda.
A quel punto, Edward aveva coperto una delle sue mani con la sua. Trasmettendole calore, ma anche altro. Forse il rimpianto di non essersi comportato come lei si era aspettata.
Le aveva anche sorriso, una strana espressione negli occhi tra il divertito ed il malinconico.
- Fortuna che non hai tentato quella strada, limitandoti a “colpire” i tuoi insegnanti con delle parolacce. Temo che neanche la miglior squadra d’avvocati ti avrebbe impedito di essere qui, con me, ora se avessi commesso un omicidio al St. Marie.
Il cuore aveva preso a batterle più forte, perché gli occhi verdi di Edward erano diventati uno specchio diretto della sua anima.
Esprimevano meglio di qualsiasi parola, quanto fosse importante che adesso lei, invece, fosse lì con lui.
- E credo che io ne sarei stato distrutto, perchè non avrei mai avuto la possibilità di dirti quanto mi sia dispiaciuto di averti deluso anche quella volta. Di averti sempre deluso, Isabella.
Le aveva stretto la mano, e Bella aveva pensato che improvvisamente sembrava non potesse fare a meno di stabilire un contatto con lei che fosse anche fisico.
Aveva riflettuto, interrogandosi su che effetto le facesse improvvisamente essergli così vicino, essere toccata da lui così affettuosamente.
C'era imbarazzo, impaccio, ma in minima parte le trasmetteva anche sicurezza, conforto. Era accaduto anche in aereo, quando con il viso premuto sul suo torace, racchiusa nel suo forte abbraccio, l'aveva quasi cullata, lasciando che sfogasse tutte le sue lacrime in un silenzio che parlava più di tante parole.
- Isabella?
Si era resa conto di essersi persa un'altra volta nei suoi pensieri, e istintivamente gli aveva stretto la mano, quasi a fargli capire che stava bene, nonostante tutto, stava bene, lì con lui.
- Senti... che ne dici di rimandare questi discorsi ad un momento più propizio? Adesso, invece, vorrei farti una proposta più tranquilla...
Era tornato a sorridere, provocandole ancora quella sensazione strana alla bocca dello stomaco. Probabilmente era dovuto al fatto che non era assolutamente abituata a vederlo così sereno e ben disposto nei suoi confronti. Probabilmente le sarebbe occorso un pò di tempo prima che le diventasse familiare questo suo nuovo atteggiamento, apparendole di conseguenza normale. Per il momento le rimaneva dentro la sensazione di vederlo tornare da un momento all'altro l'Edward che aveva sempre conosciuto, cioè rigido e formale.
- Una cena per festeggiare ufficialmente l'inizio di questa nostra vacanza, in un posto molto carino che sono sicuro ti piacerà. E' assolutamente semplice, tranquillo e si mangia dell'ottimo pesce.
- Ma tu non hai ancora un appuntamento prima di essere in vacanza?
Le era venuto spontaneo chiederglielo, ricordando quanto gli affari fossero di vitale importanza per lui.
- Già fatto. Me la sono cavata con un incontro di un paio d'ore, nel primo pomeriggio. Dormivi così bene, che non ho voluto svegliarti per avvisarti che sarei stato via per qualche ora. Avevo lasciato detto alla reception di dirtelo, nel caso avessi chiesto mie notizie.
Era arrossita, più che altro all'idea che l'avesse vista addormentata. Ecco, le sembrava davvero qualcosa di molto intimo.
- Comunque, niente più lavoro. Sarò irreperibile per chiunque non sia la mia segretaria personale. E anche lei, ha come disposizione tassativa che mi deve contattare solo in caso di vita o di morte. Per tutto il resto, c'è un'ottima squadra formata da alcuni "vice-Edward Cullen" di cui posso fidarmi.
La luce rossastra giocava sul suo viso creando strani effetti. Bella si era ritrovata a seguire la linea elegante del suo naso, quella più marcata della mascella, quella più morbida delle sue labbra.
Era arrossita ancora di più, rendendosi conto che le era venuta in mente la parola che più spesso Kelly aveva associato ad Edward: affascinante. Lo era sicuramente, solo che per lei era sempre stata una bellezza fredda, altera, severa.
Ora, sotto quella luce calda, le sembrava di vederlo per la prima volta. E vedeva un uomo, perchè Edward lo era con i suoi trent'anni, dannatamente affascinante.
- Allora? Che ne dici di questa cena? Hai fame abbastanza da fare onore ad una buona tavola?
Forse si era accorto del suo rossore, o forse si era perso nella luce rossastra che sicuramente tingeva anche il suo di viso, in ogni caso non l'aveva messa ulteriormente in difficoltà dandovi peso. Anzi, le aveva rinnovato l'invito allegramente.
- Sì, ho fame. Concedimi solo il tempo di farmi una doccia e di... cambiarmi questi abiti.
Niente, era arrossita ancora di più nel rispondergli così. Presupponeva un tipo di rapporto familiare che ancora faticava ad immaginare tra loro.
Ci stava provando, ma le riusciva indubbiamente meno bene rispetto ad Edward.
Lui sembrava molto più a suo agio rispetto a lei. Forse, era perchè era stato lui a fare il primo passo verso di lei e non il contrario.
- Certamente. Fai pure con calma. Felipe accoglie i suoi clienti fino a tardi.
- Felipe?
- Sì, è il proprietario del locale. Lo conosco da diverso tempo. Quando passo di qua, non manco mai di andarlo a trovare. E' simpatico, vedrai.
Si era alzato nel frattempo, le mani in tasca, un atteggiamento assolutamente rilassato ora.
- Quando ti vedrà, impazzirà. Gli ho parlato di te, qualche volta. E' sempre stato curioso di conoscerti.
E con un ultimo sorriso, si era congedato, lasciandola sola a domandarsi come sarebbe stata quella prima cena tra di loro.

 

 
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L'aria della sera era calda, ma non soffocante come lo era stata di giorno. Dopo essersi fatta una doccia ristoratrice ed aver indossato dei vestiti freschi, Bella si era sentita decisamente più pronta ad affrontare quella serata.
Edward l'aveva informata che sarebbero potuti arrivare al ristorante con una passeggiata, se non era troppo stanca per camminare. Altrimenti avrebbero potuto prendere un taxi.
Dopo averci pensato un attimo, l'idea di una camminata all'aria aperta, dove poter osservare George Town di sera, non le era dispiaciuta. Si erano avviati in silenzio, godendo entrambi del panorama offerto dal sole che stava scomparendo all'orizzonte. Il mare era una distesa piatta, via via sempre più scura.
Bella stava pensando che di lì ad un giorno, avrebbe solcato quella distesa piatta in compagnia di Edward, liberi di andare ovunque avessero voluto.
- Lo sai che una volta George Town era un vero e proprio covo di pirati?
La voce di Edward le era giunta rilassata, perfettamente adatta al suo camminare lento, le mani in tasca, l'espressione di chi aveva tutto il tempo del mondo a sua disposizione.
- Felipe racconta delle storie fantastiche, rimarresti ad ascoltarlo anche per delle ore. Il bello è che le racconta così bene, che quasi finisci per crederci.
Bella, invece, trovava difficile credere che quello accanto a lei fosse proprio Edward Cullen, il tutore che le aveva sempre e solo parlato di dovere, rispetto, impegno, buona condotta. Quello che si richiedeva ad una studentessa del prestigioso istituto svizzero dove studiavano i figli delle famiglie più facoltose del jet-set internazionale.
- Bè, c'è un modo molto sicuro per scoprire se siano vere o meno quelle storie. Basta fare qualche ricerca su internet...
Edward era scoppiato in una risata divertita.
- Non dirlo a Felipe! Dice che nessun libro di storia potrà mai essere vero come le storie che si tramandano qui di padre in figlio. E' anche assolutamente certo che qualche suo trisavolo fosse un pirata, dice che solo così si spiega perchè non possa vivere lontano dal mare.
- E tu? Anche tu hai qualche parentela con i pirati?
Prima che avesse potuto riflettere, la domanda le era sorta spontanea. Edward le aveva fatto capire chiaramente di amare il mare, tanto da sentirsi "libero" di essere se stesso solo lì, tra le sue onde.
Aveva riso ancora, voltandosi a guardarla.
- Forse. Non ho mai cercato. Preferisco credere alla teoria di Felipe. E' più affascinante, non trovi?
Bella aveva solo annuito, distogliendo lo sguardo. Stavano camminando lungo la strada che costeggiava la spiaggia, incontrando turisti che come loro passeggiavano,  o abitanti locali che non sembravano avere comunque fretta. Anche il traffico non era particolarmente caotico, era composto perlopiù da biciclette, motorini e da qualche macchina o taxi.
- Hai molta fame? O posso chiederti di fare una piccola sosta prima? Vorrei mostrarti una cosa.
- Ho fame, ma posso aspettare.
In realtà non sapeva bene se avesse fame o meno. In alcuni momenti le sembrava di essere tranquilla, e sentiva che avrebbe cenato volentieri; poi improvvisamente avvertiva forte la presenza di Edward, e lo stomaco si chiudeva in un nodo stretto, facendole supporre che non sarebbe riuscita ad inghiottire nulla.
- Benissimo.
All'improvviso l'aveva presa per mano, allungando il passo come se gli fosse venuta fretta. Aveva dovuto allungarlo anche lei, per stargli dietro. Era stata sul punto di chiedergli cosa fosse successo, ma poi aveva intravisto sul suo viso una tale espressione determinata, che aveva preferito tacere e aspettare di vedere dove la stesse conducendo.
Avevano percorso ancora un centinaio di metri, mano nella mano, entrambi pervasi da un senso di aspettativa.
Finalmente, dopo una curva, Edward aveva rallentato il passo, informandola che erano arrivati. Bella aveva immediatamente capito: poco più avanti c'era un porticciolo, con tanti pontili e barche attraccate da ambo i lati. Quasi tutte erano barche a vela, tranne qualche piccolo peschereccio.
- Vieni, ti faccio conoscere quella che sarà la tua casa per il prossimo mese.
La parola "casa" aveva quasi paralizzato Bella. Edward l'aveva pronunciata con una spontaneità ed una felicità che lei non aveva minimamente provato. Per lei "casa" era stato il St. Marie per tanti anni, e sebbene non si fosse trovata male, era comunque lontano dall'essere un posto caldo ed accogliente come doveva essere appunto una "casa".
Ma negli occhi di Edward, che aveva ripreso a camminare verso il pontile, c'era proprio l'idea che stesse per raggiungere un posto dove sentirsi accolti e protetti.
- Quella che avevo prima è stata danneggiata qualche anno fa, da una mareggiata molto forte. C'erano riparazioni troppo consistenti, praticamente l'avrei dovuta far ricostruire, e non sarebbe stata più la stessa. Così ne ho acquistata una nuova, solo leggermente più grande.
Erano ormai arrivati all'ingresso del porticciolo. C'erano lampioni a rischiararlo, più qualche luce accesa in qualche barca. Avevano superato due pontili, il terzo lo avevano imboccato. Lo avevano percorso tutto, ed in fondo Edward si era fermato.
- Isabella, ti presento Deep Blue II.




Bella aveva osservato la barca a vela che Edward le stava mostrando orgogliosamente. Il legno del ponte e le cromature argentate sembravano brillare sotto la luce dei lampioni, e gli alberi, svettavano verso il cielo stellato, in una promessa di vento e libertà una volta che le loro vele fossero state spiegate. 
Lo scafo dondolava appena, producendo un basso sciabordio. Deep Blue II era scritto in eleganti caratteri neri, proprio sotto la passerella che conduceva sull'imbarcazione.
- E' bellissima, Edward.
Lo era davvero, appariva misteriosamente affascinante nella sua eleganza, sembrava davvero pronta a viaggiare verso chissà quali mete lontane.
- Sono contento. Oggi, dopo il mio appuntamento, sono passato a darle una lucidata. Volevo che facesse bella figura, quando l'avessi vista.
Bella aveva avuto l'impressione che stesse parlando di una persona, e non di un oggetto inanimato. Probabilmente lo pensava, visto come la stava osservando.
Si era detta che forse quella barca era stata molto più importante di lei, nella vita di Edward. Ma proprio in quel momento, lui l'aveva ripresa per mano, voltandosi a guardarla negli occhi.
- Sono convinto che staremo bene, io e te insieme. So che adesso ti sembrerà strana l'idea di condividere con me uno spazio così piccolo... per così tanto tempo, oltretutto.
Ancora una volta le stava parlando sinceramente, Bella sentiva che si stava sforzando di aprirle il suo cuore, di farle sentire cosa provasse in quel momento.
- Ma su questa barca, io ho trascorso momenti felici, e voglio trascorrerne altri insieme a te. Voglio che anche tu sia felice, con me.
Bella sentiva di dover essere sincera con lui, di dirgli ciò che le passava per la mente.
- E' tutto così... improvviso, Edward. Tu sei così... diverso. Io quasi non ti conosco. Cioè, ti conosco, ma in realtà non so niente di te. Cioè... quasi non so nemmeno se sei davvero in grado di governare da solo una barca del genere!
Forse non era proprio questo che avrebbe voluto dirgli, ma si sentiva abbastanza confusa da non riuscire ad articolare bene ciò che stava provando.
Sul viso di Edward era passata un'ombra, forse di dispiacere per questa sua incertezza verso i sentimenti che le stava confessando, ma l’aveva scacciata poi con un sorriso.
- Sono un provetto velista dall'età di dodici anni. Ho iniziato anche prima a prendere lezioni di vela, ma la mia prima gara ufficiale è stata appunto a dodici anni. Ho attraversato da solo il lago Huron, e mi sono piazzato tra i primi dieci. In seguito ho navigato in ogni momento libero che ho avuto, e quasi sempre in mare aperto. Potrei governare questa barca anche ad occhi chiusi, giuro. Non ti succederà nulla, Isabella. La cosa più grave che potrà accadere, al massimo, sarà scoprire che potrai imparare a fidarti di me e magari... anche a volermi un pò di bene.
Glielo aveva detto con un tono scherzoso, che però era smentito dai suoi occhi invece seri. Fissi nei suoi, cercavano una conferma in lei, anche appena accennata.
- Avrò dei compiti anch'io a bordo?
Bella aveva deciso di aggirare un qualsiasi tipo di risposta diretta. Non era in grado di fornirla, davvero troppo confusa per essere sicura che tutto sarebbe andato per il verso giusto tra di loro.
Non sapeva proprio che tipo di rapporto sarebbe riuscita ad instaurare con lui, era troppo presto per dirlo.
Edward aveva capito la sua difficoltà, la confusione che lui riusciva a gestire indubbiamente meglio grazie anche alla sua maturità, stava avendo la meglio su Bella, invece.
Aveva capito che era meglio lasciare a lei la conduzione della conversazione tra loro, nella direzione che l'avrebbe fatta sentire più a suo agio.
- Ovviamente. Su una barca a vela, c'è bisogno dell'aiuto di tutti.
- Cioè, vuoi dire che mi ritroverò a cucinare, lavare, pulire... insomma fare tutte quelle cose che ci si aspetta da una ragazza?
- Non proprio. Diciamo che ho più in mente una suddivisione equa di tutti i compiti. Quindi, significa che dovrai anche imparare a farla navigare.
- Ecco, questo forse è un pò troppo oltre le mie capacità...
- Non dire così. Sei o non sei una delle studentesse che si sono diplomate con eccellenza nel tuo corso? Se non sbaglio, siete state solo in due ad aver ricevuto una menzione di lode...
E lui non era presente. E lei ci aveva pensato che lui non c’era, anche se quasi non voleva ammetterlo nemmeno con se stessa di averlo fatto. Avrebbe voluto dirglielo, lì su quel pontile, ma sarebbe stato come ammettere che l'aveva fatta soffrire. E ancora non era pronta ad ammettere quanto veramente aveva sofferto per lui. Avrebbe potuto parlargli di quanto l'aveva odiato, o disprezzato, o maledetto.
Ma di quanto fosse stata male per lui, no. Forse più avanti, su quella barca, se fosse riuscita a vedere davvero in lui un cambiamento, dell'affetto sincero verso di lei... ecco, allora gliel'avrebbe confessato.
Ma prima, no.
- Sì, ma la lode si riferiva a materie astratte, non pratiche come governare una barca a vela.
- Okay, ne possiamo discutere. Al riguardo ho una teoria molto personale. Ma credo che sia meglio esportela davanti ad un buon piatto sostanzioso.
A quel punto si era incamminato per tornare verso il porticciolo, invitandola a fare lo stesso.
- Tendo ad essere molto prolisso se attacco a chiacchierare delle mie teorie. Credo sia dovuto ad una deformazione professionale. Un pò come il pensare che tutti debbano sempre agire secondo la mia volontà, per agire nella maniera giusta.
Si era spinto a scherzare su un argomento che in futuro li avrebbe portati a delle discussioni accese, proprio su quella barca che si stavano lasciando alle spalle. Ma quella sera, Bella era troppo frastornata per cogliere appieno il sottile riferimento al loro passato burrascoso, fatto di decisioni prese da Edward e che lei aveva provato a contrastare senza troppo successo.
- Felipe dice sempre che dopo di lui, nessuno chiacchiera quanto me. Sono certo che alcune cose che ti racconterà di me, le troverai impossibili.
Nel frattempo si era avviato lungo la spiaggia, conducendola verso delle luci che apparivano dietro ad un gruppo di palme.
- E' un uomo semplice, ha vissuto sempre qui. Eppure, possiede una saggezza sorprendente.
La sabbia fine le solleticava i piedi, infilandosi nei sandali aperti. Si era anche alzata una leggera brezza, che soffiava una piacevole aria tiepida.
- Il suo ristorante è proprio lì, dietro quelle palme. Era di suo nonno, poi è stato di suo padre, ora è suo. Un domani sarà di suo figlio, dice.
Le aveva preso la mano, improvvisamente.
- Da come ne parla, si capisce che gli vuole molto bene.
L'aveva stretta solo un pò di più, mentre lo aveva visto per un attimo farsi pensieroso.
- E spero che quel ragazzo si renda conto di come è fortunato ad avere un padre del genere.
Se anche avesse voluto chiedergli qualcosa, Bella non avrebbe potuto. Perchè erano appena spuntati da dietro le palme, ritrovandosi davanti ad una costruzione di legno abbastanza grande da contenere una decina di tavoli con alle spalle un locale chiuso che doveva essere la cucina, quando una voce allegra aveva richiamato la loro attenzione.




- Edward! Finalmente! Sapevo che eri arrivato e cominciavo a credere che non saresti venuto a salutare il tuo amico Felipe!
Un ometto dalla carnagione olivastra e dal sorriso aperto era sbucato da dietro l'angolo del capanno, con dei piatti colorati in mano.
- E non sei solo!
Bella si era sentita osservata da uno sguardo acuto, ma assolutamente amichevole.
- Non mi dire! L'hai portata davvero questa volta! La tua Isabella, qui, finalmente nel mio ristorante!
E poi aveva immediatamente chiamato una donna.
- Rosita! Rosita! Vieni! Guarda chi ha portato Edward!
Una donna robusta era comparsa, e non appena li aveva visti, aveva mostrato anche lei un grande sorriso.
- Buon Dio che bella sorpresa! Edward, ed insieme ad Isabella!
Bella non aveva potuto fare a meno di rimanere sorpresa davanti a quel caloroso benvenuto che avevano riservato anche a lei. Poi, Rosita si era gettata su di lei, stringendola in un abbraccio caloroso.
L'ultima cosa che aveva visto, prima di essere trascinata via da Rosita che sembrava incapace di smettere di parlare, era stato lo sguardo divertito di Edward che si accingeva a ricevere un altrettanto caloroso benvenuto da parte di Felipe.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Ciao!
Ecco il nuovo capitolo. Si apre con un ricordo di Bella, un flashback sul suo passato, è per questo che lo troverete scritto in prima persona. Magari non ricorderete, ma ho deciso ogni tanto di svelare, appunto, episodi del loro passato raccontandoli come se fossero dei Pov veri e propri.
Vi lascio una piccola precisazione sul rapporto che c’è al momento tra Edward e Bella, dato che molte di voi – giustamente aggiungerei – si domandano se i due siano già innamorati l’uno dell’altro. No, al momento non è proprio “amore” quello provano l’uno per l’altro. E’ più affetto quello che c’è tra di loro, anche se come avrete capito, entrambi non sono riusciti a dimostrarlo, lasciando che i loro rapporti diventassero difficili e distaccati.
Sicuramente è Edward quello che dentro di sé, ha già forse intuito che il suo sentimento per Bella possa diventare qualcosa di più “grande”, ma è anche quello che ne ha più paura. La sua paura di amare, non gli renderà le cose semplici.
Bella, dovrà invece proprio scoprire dove la porterà quell’affetto per Edward.
Basta, non voglio svelarvi troppo. XD.
Il prossimo aggiornamento arriverà lunedì 7 febbraio.
Ora vi lascio alla lettura, sperando che le molte lettrici silenziose, trovino magari il tempo e la voglia di lasciarmi un loro - anche piccolo! - parere.

 









Bella

 
La sera in cui erano morti i miei genitori, non era certo stata la prima volta che erano usciti senza di me.
Spesso si erano dovuti recare a feste od occasioni mondane che avevano a che fare con il lavoro di mio padre, ma senza averne una reale voglia.
Spesso mio padre mi ripeteva una frase quando gli domandavo perché allora ci andassero lo stesso, ossia “ ricordati, Isabella, che a volte il potere riserva molti più doveri che diritti”. All’età di undici anni non avevo ben capito cosa volesse dire quella frase, ma nel corso degli anni successivi, vivendo di riflesso la vita di Edward, avevo iniziato ad attribuirgli un significato ben preciso: il “potere” era qualcosa in grado di allontanare le persone, di dividerle dai loro affetti più cari.
Mio padre era stato un ricco uomo d’affari, molto innamorato di sua moglie  e della sua bambina, però aveva sempre avuto poco tempo da dedicare ad entrambe.
Edward Cullen, era anche lui un ricco uomo d’affari, e di tempo per me, ne aveva avuto anche meno di mio padre.
La sera in cui lo avevo incontrato per la prima volta, perché all’età di tre anni di lui non mi era rimasto alcun ricordo, ancora non riuscivo a credere che mamma e papà fossero morti davvero.
Ricordo che continuavo a fissare la porta, in attesa di vederli rientrare sorridenti ed abbracciati. Gli sarei corsa in contro, e loro mi avrebbero abbracciato. Mia madre, mi avrebbe raccontato qualche storia divertente sulla serata appena trascorsa, e poi mi avrebbe obbligata ad andare a letto.
Ma la porta continuava a rimanere chiusa e Mary, la tata che da sempre mi aveva accudito, non faceva altro che tenermi stretta a lei.
Eravamo sedute al tavolo della cucina, davanti ad una torta al cioccolato appena sfornata, e che Mary sperava tanto avrei assaggiato, quando il suono del campanello aveva rotto il silenzio nella casa.
Non aveva fatto in tempo ad alzarsi, Mary, che io mi ero già precipitata alla porta, quasi stessi vivendo quel sogno ad occhi aperti che continuavo a fare: i miei genitori che rientravano sani e salvi.
Ma aprendo la porta, oltre ad una folata di aria gelida, era entrato un uomo dall’aspetto pallido e severo.
Indossava un cappotto scuro, il bavero rialzato per ripararsi dal freddo, ed aveva ancora qualche fiocco di neve fresca sui capelli scompigliati dal forte vento.




Mi ero ritrovata a fissare gli occhi verdi di quel perfetto sconosciuto con un'amara delusione che non gli era potuta sfuggire. Lui, per contro, non mi aveva sorriso, non mi aveva abbracciato, non mi aveva nemmeno sfiorata con una carezza o con una parola gentile.
Aveva spostato lo sguardo su Mary, che era apparsa dietro di me, presentandosi come Edward Cullen e scusandosi per non essere potuto arrivare prima.
Lei, ovviamente, sapeva già chi fosse e quanta importanza avrebbe avuto nella mia vita futura, dato che legalmente avrebbe fatto le veci dei miei genitori.
Io, di nuovo immersa nel mio dolore, non lo avevo più degnato di uno sguardo, ed ero salita in camera mia, convinta che fosse uno dei tanti amici dei miei genitori venuti a porgere le loro condoglianze in attesa del funerale che si sarebbe svolto il giorno dopo.
Solo dopo qualche ora, in cui probabilmente aveva parlato di me con Mary, la stessa era venuta a chiedermi di raggiungere Edward nello studio di mio padre.
Aveva cercato di trasmettermi una certa sicurezza nel dirmi che avrei dovuto fidarmi di Edward, di quello che mi avrebbe detto,  perchè era stato più di un “amico qualsiasi” per mamma e papà, ma io quasi non l’avevo ascoltata.
Volevo solo che tutto finisse in fretta, volevo che quell'uomo se ne andasse, volevo tornare a sperare che la porta di casa si aprisse e che il sorriso di mia madre mi rassicurasse come aveva sempre fatto.
Ero entrata nello studio di papà ed avevo trovato Edward in piedi, davanti alla portafinestra, intento a guardare fuori, dove la tormenta di neve imperversava ancora. Aveva acceso solo la lampada da tavolo e l'atmosfera nella stanza appariva calda, quasi intima.
Quando mi ero richiusa la porta alle spalle, si era voltato verso di me. I suoi occhi sembravano aver perso un pò della freddezza iniziale, ma rimanevano comunque in qualche maniera distanti, quasi insofferenti.
Ricordo perfettamente il momento in cui gli avevo sentito pronunciare il mio nome per la prima volta quella sera, come il momento in cui ho capito che la mia vita sarebbe cambiata per sempre: Edward Cullen si era appena presentato come il mio tutore legale e con lui avrei condiviso il mio futuro.

 

 

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- Isabella?
La voce che l'aveva chiamata, apparteneva a Rosita. La donna la stava guardando con un'espressione interrogativa, dal momento che probabilmente l'aveva già chiamata diverse volte senza che lei se ne accorgesse.
Da quando erano arrivati al ristorante, cioè un quarto d'ora prima, ancora non era riuscita a rivedere Edward. Rosita l'aveva praticamente sequestrata, portandola in cucina con lei e sommergendola di domande poste in un inglese intervallato da parole in spagnolo.
Aveva finito la scuola, quindi? Era andata bene? Le piaceva George Town? Avevano fatto buon viaggio? Mangiava il pesce? Sapeva nuotare? Amava il sole? Era contenta di poter passare un pò di tempo con Edward?
L'ultima domanda era stata quella che aveva innescato tutta una serie di ricordi, l'ultimo dei quali era stato il rievocare quella sera in cui lo aveva conosciuto.
Sua madre, qualche volta, gli aveva parlato di Edward, quel ragazzino che lei aveva perseguitato per qualche giorno quando aveva avuto solo tre anni, ma non è che la cosa gli fosse poi rimasta così in mente. Almeno, non fino a quella sera quando lui era riapparso nella sua vita.
- Pequenos, ti senti bene?
Rosita adesso sembrava preoccupata.
- Sì, sì... è tutto a posto. Sono solo ancora un pò scombussolata per via del fuso orario e del caldo. Il clima qui è molto diverso rispetto a quello a cui ero abituata.
Bella aveva cercato una scusa per giustificare la sua aria assente, cercando nello stesso tempo di sviare l'attenzione della donna dall'ultima domanda che le aveva posto.
Era contenta di poter passare un pò di tempo con Edward?
Ancora non conosceva quella risposta, ma presto ne avrebbe avuto un'idea precisa non appena si fossero imbarcati.
- Oh, tranquilla, ci farai presto l'abitudine! Anzi, dopo aver trascorso tanto tempo al caldo, tra colori così accesi, vivi, come sono qui da noi, non ti sembrerà possibile stare altrettanto bene da nessun'altra parte!
Era anche scoppiata a ridere, trasmettendole una contagiosa allegria.
- Rosita! Hai intenzione di tenere Isabella qui in cucina con te per tutta la sera, lasciando Edward tutto solo?
Sulla soglia della cucina era apparso Felipe, una finta espressione corrucciata rivolta alla moglie.
- Oh, Pepe, quanto la fai lunga! E poi, scommetto che è stato Edward a mandarti via, altrimenti saresti ancora di là con lui, intento a raccontargli qualche storia delle tue!
L'ometto sulla porta aveva sbuffato, suscitando un'altra allegra risata di Rosita.
- Visto, Isabella? Lo conosco troppo bene, perchè mi possa ingannare! Comunque... è vero, ti ho praticamente rapita! Mi devi perdonare, però, ero talmente felice di incontrarti che non me ne sono resa conta. Edward ci ha sempre parlato tanto di te e noi morivamo dalla voglia di conoscerti...
- Rosita!
Felipe l'aveva nuovamente interrotta fingendo un'aria di rimprovero.
- Lo stai facendo ancora! Stai ricominciando a parlare! La lasci andare, questa povera ragazza? Magari avrà anche fame, no?
Per tutta risposta Rosita aveva iniziato a sospingere Bella verso la porta.
- E' vero, è vero. Vai Isabella, raggiungi Edward. Magari chiacchiereremo ancora un pò, più tardi, quando avrai riempito lo stomaco con le cose buone che sto cucinando.
In effetti la cucina era pervasa da profumi speziati che promettevano cibi altrettanto gustosi.
- Accompagnala di là, Felipe, come farebbe un vero gentiluomo!
Nel dire così, aveva fatto l'occhiolino ad una Bella che aveva sorriso divertita davanti a quell'affetto burbero che si dimostravano marito e moglie.
Quando però era tornata fuori sulla veranda, una certa ansia era tornata a stringerle lo stomaco. Edward, appoggiato alla balaustra della veranda, le aveva sorriso immediatamente non appena l'aveva vista.
- Prego, Isabella.
Felipe le aveva scostato la sedia di un tavolo posizionato d’angolo, dove Edward l'aveva raggiunta.
- Visto? Come promesso, te l'ho riportata!
Bella era leggermente arrossita a quell'uscita di Felipe.
- Adesso rilassatevi e fate spazio nelle vostre pance che tra poco arrivano la famosa zuppa di pesce alla Rosita!
Fischiettando allegro, Felipe era tornato in cucina, lasciandoli soli.
- Allora, com'è stato questo primo incontro con l'esuberante allegria caraibica di Rosita?
La domanda posta da Edward era un chiaro tentativo di rompere il ghiaccio tra loro in una circostanza così insolita: a cena, loro due soli, in un posto così accogliente e suggestivo.
Bella pensava che se solo lo avesse saputo il giorno prima, dove sarebbe finita la sera dopo con lui, lo avrebbe creduto impossibile.
Eppure era vero: l'uomo sorridente che aveva seduto di fronte a sè, in jeans e maglietta, era proprio Edward.
- Decisamente... travolgente.
Il sorriso di Edward si era accentuato.
- Non avresti potuto usare un termine più giusto. La prima volta che sono venuto a pranzo qui, ho pensato che non sarei arrivato nemmeno a leggere la seconda riga del contratto che mi ero portato dietro. Felipe continuava a farmi domande su domande: da dove arrivavo, se ero qui solo per lavoro, quanto mi trattenevo, mi piaceva il posto, mi piaceva il mare, mi piaceva il pesce.
Stava parlando tranquillamente, senza il minimo accenno di impaccio e questo la stava aiutando a placare in parte quella agitazione che aveva nutrito inizialmente.
- Gli ho detto che ero qui per lavoro, ma che poi mi sarei trattenuto per godermi un pò di libertà in barca a vela. Ecco, quella è stata la mia rovina! Quando ha capito che amavo il mare, che amavo navigare, si è seduto davanti a me, proprio dove sei tu adesso, e ha iniziato a parlarmi di pirati, di velieri fantasma, di tesori perduti.
Aveva scosso la testa, come davanti ad un ricordo assurdo, ma piacevole.
- Poi ha voluto a tutti i costi presentarmi Rosita, sua moglie. Mi ha praticamente trascinato in cucina. Tieni presente che ero capitato qui perchè ero passato a lasciare delle cose in barca, e volevo pranzare un pò in pace, prima di un appuntamento con dei nuovi soci.
Aveva iniziato a giocherellare con le posate, e Bella si era ritrovata a seguire con la coda dell'occhio il movimento delle sue dita lunghe ed eleganti.
- Rosita stava ovviamente cucinando, e come forse starai già immaginando, il disastro era dietro l'angolo. Praticamente mi è finita addosso un'intera padella di zuppa di pesce. Mentre mi aiutavano a ripulirmi, scusandosi, non riuscivano però a smettere di ridere per quanto era accaduto. Tanto che alla fine, non potevo fare a meno di riderne anch'io.
Se non lo avesse avuto davanti così sorridente mentre lo raccontava, lo avrebbe immaginato immensamente contrariato come lo aveva visto in occasione di qualche imprevisto.
- Sai che non ti avevo mai visto ridere realmente prima di oggi?
E lui, per tutta risposta, aveva sorriso ancora di più.
- Ci sono molte cose di me che non conosci ed è stata sicuramente colpa mia se è andata così.
Bella era rimasta ovviamente turbata da questa risposta.
Come poteva essere cambiato nel giro di così poco tempo? Erano passati solo sei mesi dall’ultima volta che lo aveva visto. Era stato prima di Natale, quando probabilmente aveva approfittato del fatto che era andato al St. Marie per parlare di Matt con il preside Klee, e le aveva fatto visita.
Era stato il solito incontro teso, fatto di argomenti pratici, come il suo studio, la sua salute, quindi non un vero e proprio dialogo.
- Che cosa è cambiato, Edward? Perché adesso sei così, con me?
Alla fine, Bella non era riuscita a trattenere quelle domande che continuavano a girarle in testa. Desiderava troppo conoscere la risposta.
Lui l’aveva fissata intensamente, il verde degli occhi che si era scurito tanto appariva concentrato.
- Perché ti voglio bene, Isabella. Non c’è un’altra verità, se non questa.
Non poteva bastare come risposta e lui lo sapeva. Glielo leggeva negli occhi che sapeva non le sarebbe bastata.
- Il fatto che non te lo abbia mai dimostrato, non significa che non sia vero.
Si era sporto verso di lei. E a lei era sembrato di perdersi sempre di più nel verde di quello sguardo.
- Io non sono mai stato perfetto, e mai lo sarò. Sono solo un uomo, Isabella. Con i suoi difetti, i suoi limiti... e le sue paure. E non è facile parlartene, aprirti il mio cuore... ma ho capito che devo sforzarmi di farlo, se non voglio perderti del tutto.
La brezza che soffiava dal mare, faceva agitare leggermente i lampioncini appesi per illuminare la veranda. Ogni tanto la luce diminuiva sul viso di Edward, ma questo non le impediva di scorgere comunque il suo sguardo sicuro, limpido, sincero.
C'era una parte di lei che voleva credere senza riserve a quello sguardo, ma c'era anche una parte che continuava a ripeterle che non bastava per fidarsi di lui, per lasciarsi andare.
- Ho capito che se non lo avessi fatto ora, che faccio ancora parte della tua vita, dopo non ne avrei più avuto l'occasione.
- Hai ragione su questo, Edward. Spesso ho pensato che non ci sarebbe stato più alcun motivo a tenerci legati, dopo il compimento del mio diciottesimo compleanno. Io sarei diventata indipendente e tu... tu non ti saresti dovuto più occupare di me. Insomma, ognuno sarebbe stato libero di scegliersi il futuro che voleva, niente ci avrebbe più unito.
Dalla cucina proveniva il chiacchiericcio di Rosita e Felipe. Un sottofondo che entrambi avvertivano appena, concentrati come erano l'uno sull'altro.
- Lo vuoi davvero, Isabella? Vuoi che le nostre vite si separino?
Di nuovo le stava chiedendo di dargli una possibilità con lei. Sembrava aver perso davvero parte di quella sicurezza che lo aveva sempre accompagnato quando si era rapportato a lei, alla sua vita.
- No. E per quanto sia assurdo, visto come sono sempre andate le cose tra di noi, non lo voglio.
Adesso era giunto il momento che anche lei facesse un passo verso di lui. Sentiva di non voler spezzare quel filo, seppur debole, che li aveva sempre legati. Sentiva di voler credere che potesse diventare più forte, magari trasformarsi in un affetto capace di riempire un vuoto che entrambi si portavano dentro.
- Dopotutto, Edward...
Non era riuscita a mantenere ferma la voce, l'emozione che provava era troppo forte.
Stava per dirgli qualcosa che aveva sempre tenuto dentro di sè, per paura di soffrire ancora.
- ... sento di volerti bene anch'io.
Felipe era sbucato proprio in quel momento dalla cucina, una zuppiera fumante tra le mani ed un sorriso caloroso, che lo era diventato ancora di più nel posare lo sguardo su Edward e Bella, trovandoli che stavano parlando come se non esistesse nient'altro intorno a loro.





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Bella aveva sollevato lo sguardo per l'ennesima volta, cercando la figura di Edward. L'aveva trovato ancora intento a sfogliare lo stesso libro, un'espressione assorta.
Era tornata anche lei a scorrere i titoli dei libri che aveva davanti, cercandone uno in particolare.
La libreria in cui erano entrati, era ospitata da una piccola costruzione a due piani. Era pervasa dall'odore della carta e da un profumo che si sprigionava da alcuni bastoncini che il proprietario stava facendo bruciare.
Era una sensazione piacevole essere lì, tra quegli scaffali, immersa in quell'atmosfera calda e tranquilla.
Acquistare libri da leggere durante la loro vacanza, era stata un'idea di Edward. Anzi, aveva avuto un'idea ben precisa da proporle, e cioè che entrambi scegliessero tre libri, tra quelli che preferivano, da leggere all'altro quando ne avessero avuto voglia.
Glielo aveva proposto nel corso della cena, quando l'atmosfera tra loro era riuscita finalmente a distendersi. Era stato dopo quel momento decisivo, in cui entrambi avevano capito che dovevano essere sinceri fino in fondo, o altrimenti non avrebbe avuto senso che continuassero nell'idea di trascorrere del tempo insieme.
Lo aveva fatto prima Edward, confessandole di avere paura di perderla, ed aveva proseguito lei, ammettendo che anche lei provava dell'affetto per lui, nonostante tutto.
Proprio in quel momento era apparso Felipe con la loro cena. Lo avevano accolto con un sorriso, e avevano tacitamente deciso di godersi quella cena, lasciandosi andare a chiacchiere più leggere.
Nel corso di uno scambio di pareri su quello che avevano trovato più noioso da leggere a scuola nel corso degli studi, Edward aveva appunto avanzato quell'idea di leggere i loro libri preferiti all'altro.
Bella non aveva avuto alcun dubbio su quali sarebbero stati i suoi: Romeo e Giuletta, Cime tempestose, Orgoglio e Pregiudizio. Le era sempre piaciuto leggere di donne così determinate nel sapere cosa volevano e come perseguirlo. Donne che erano in grado di essere forti davanti alle avversità della vita.
La libreria in cui si erano imbattuti, era davvero semplice, tanto che la maggior parte dei libri presenti erano usati. A lei non era dispiaciuto, anzi, la copia di Romeo e Giulietta che aveva trovato sembrava davvero essere stata sfogliata molte volte.
Non aveva potuto fare a meno di pensare quante persone, tra quelle che lo avevano posseduto, ne fossero rimasti colpiti come lei.
Chissà se Edward lo aveva mai letto per intero, o ne aveva letto solo i brani che si trovavano di solito sui libri di scuola.
E chissà cosa avrebbe pensato delle sue scelte. Nello stesso tempo era molto curiosa di scoprire quali libri avrebbe scelto lui.
Lo aveva cercato di  nuovo, ma questa volta non lo aveva trovato. Probabilmente era salito al piano superiore. Così aveva ripreso la sua ricerca di Cime tempestose, l'ultimo che le mancava.
Sperava di trovarlo, dato che avrebbe coronato perfettamente la terzina dei suoi preferiti.
Il carillon appeso alla porta aveva annunciato un nuovo cliente. Bella aveva sollevato lo sguardo, incontrando quello di un ragazzo dalla carnagione scura. Si erano fissati per un attimo, poi lei era tornata alla sua ricerca.
Quando era giunta in fondo alla scaffale e stava per aggirarlo, si era scontrata con qualcosa di duro. Si trattava del ragazzo entrato poco prima. Le erano caduti i libri, e prima che potesse farlo lei, glieli stava già porgendo il ragazzo.
- Scusami, ero distratta.
Aveva parlato in inglese, ovviamente, pensando che forse non l'avrebbe capita. Ma lui le aveva sorriso e aveva risposto in un inglese altrettanto perfetto.
- Figurati. Ero distratto anch'io!
C'era stato un momento di imbarazzo, poi lui le aveva rivolto ancora la parola.
- Sei qui in vacanza?
Bella era rimasta un attimo spiazzata: stava tentando di fare conoscenza con lei?
A giudicare da come le stava sorridendo ora, decisamente sì. Il pensiero era corso ad Edward, a quello che avrebbe pensato se gli avesse dato confidenza. Era stato istintivo, dato che aveva sempre dimostrato di essere molto intransigente sul fatto che dovesse stare attenta alle nuove conoscenze. Il timore era quello che l'avvicinasse qualcuno con lo scopo di carpirle informazione private su di loro e sulle loro vite. Certo lui era, e sarebbe sempre stato, al centro dell'attenzione mediatica, ma poi Bella si era resa conto che le probabilità che quel ragazzo fosse un giornalista sotto mentite spoglie, erano davvero inesistenti.
- Sì, sono una turista.
Il ragazzo a quel punto le aveva porto la mano.
- Allora, piacere, io sono Jairo.
Lei l'aveva stretta, presentandosi a sua volta.
- Piacere, io mi chiamo Bella.
- Americana, giusto?
- Sì.
Non le aveva ancora lasciato andare la mano.
- E cosa leggerai di bello?
Aveva sbirciato i libri che aveva nell'altro mano.
- Romeo e Giulietta. Orgoglio e pregiudizio.
- Letteratura romantica.
Era vagamente stupita da quel commento, anche se poi si era vergognata di quello che aveva pensato: lo aveva catalogato come ragazzo del posto, quindi non in grado di conoscere romanzi di quel genere.
- Un pò riduttivo come giudizio.
- Dici? Forse potresti farmi cambiare idea parlandomene davanti ad un bicchiere di coca ghiacciata?
Decisamente ci stava provando con lei. La cosa l'aveva totalmente presa in contropiede, conscia che Edward sarebbe potuto sbucare da un momento all'altro, gettandola nell'imbarazzo più totale.
Non aveva nessuna intenzione di affrontare determinati discorsi con lui, tipo ragazzi e relazioni, proprio adesso che avevano stabilito un fragile legame tra di loro.
Aveva ritratto la mano lei, dal momento che lui non sembrava intenzionato a farlo. Poi gli aveva sorriso comunque gentilmente.
- Mi dispiace, ma sono qui in compagnia.
Un messaggio decisamente chiaro il suo, aveva pensato Bella.
- Il tuo ragazzo?
Si era sentita arrossire, leggermente in imbarazzo.
- No.
- Un amico?
- Non proprio.
Oddio, sempre peggio. Bella si era chiesta perchè non si accontentasse semplicemente del fatto che era in compagnia di qualcuno e basta.
- Un parente?
Di certo non avrebbe usato la parola tutore!
- Sì, diciamo un parente.
- Allora, magari potresti liberarti più tardi. Per pranzo, ad esempio.
Bella stava per rispondere che proprio non avrebbe potuto, quando la voce di Edward l'aveva preceduta.
- Isabella, io ho finito...
Si era interrotto non appena l'aveva vista in compagnia di quel ragazzo. Si era irrigidito, e lei di conseguenza.
- A me ne manca ancora uno, Edward. Stavo cercando Cime Tempestose quando mi sono scontrata con Jairo.
Si sentiva stupida in quel momento. Si stava giustificando per qualcosa che non era assolutamente un problema.
Edward nel frattempo si era avvicinato a loro, affiancandola.
- Ti aiuto a cercarlo, così dopo ci rimane ancora del tempo per acquistare le ultime provviste prima di partire.
A Bella non era sfuggito che quella frase era stata pronunciata più a beneficio del ragazzo che non suo, e si era chiesta quanto avesse sentito della loro conversazione. Probabilmente tutto. Un pò si era risentita. Le sembrava che fosse eccessivo quel comportamento di Edward, in fondo non era successo nulla di grave: un ragazzo l'aveva solo avvicinata!
- Ma non eri qui in vacanza?
La domanda del ragazzo aveva fatto irrigidire di nuovo Edward.
- Sì, sono in vacanza, ma non proprio fissa qui a George Town...
- Che peccato!
L'espressione delusa del ragazzo l'aveva fatta sorridere.
- Già, un vero peccato.
Ma quella di Edward l'aveva fatta tornare seria. Sembrava seccato.
- Ora, se ci vuoi scusare, dobbiamo proprio sbrigarci, Isabella.
Quello di Edward, era stato un chiaro messaggio che Jairo non aveva potuto ignorare.
- Bè, allora è stato un piacere, anche se breve, conoscerti Bella.
- E' stato un piacere anche per me, Jairo.
Si erano stretti di nuovo la mano, poi il ragazzo aveva fatto un cenno di saluto anche ad Edward ed era sparito al piano superiore.
- Cerchiamo Cime Tempestose?
La voce di Edward le era apparsa leggermente forzata nel tono allegro. Lo aveva guardato, ma lui aveva preso a scorrere i volumi sullo scaffale, dandole le spalle.
Di sicuro quell'episodio aveva rappresentato qualcosa, ma Bella non riusciva a capire bene che cosa. Perchè si era infastidito così Edward? Possibile che bastasse così poco, come parlare con uno sconosciuto, per fargli cambiare umore?
Aveva deciso, però, che parlarne lì non sarebbe stato il luogo ideale. Gli avrebbe chiesto spiegazioni fuori, oppure più tardi.
Si era messa anche lei alla ricerca dell'ultimo libro, cercando di non pensare più a quanto era appena accaduto.

 


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Erano arrivati al porticciolo reggendo due sacchetti a testa, pieni degli ultimi viveri che ancora erano sulla lista della spesa stilata da Edward.
La sera prima, l'aveva informata che aveva intenzione di rimanere in mare aperto per almeno tre o quattro giorni, prima di toccare di nuovo di terra. Le avrebbe fatto provare la sensazione di trovarsi circondata solo da acqua, mare, sole e vento, per provare quella sensazione di libertà che tanto lo faceva stare bene.
Così, era necessario fare provviste sufficienti prima di partire. Aveva già rifornito la barca di quei prodotti conservati in scatola, rimaneva da prendere quelli freschi.
Dopo la sosta in libreria, si erano recati al mercato. Frutta, verdura, carne. Il pesce le aveva detto, giustamente, che lo avrebbero pescato direttamente in barca Edward se l'era cavata decisamente bene nel destreggiarsi tra i banchi del mercato, contrattando sui vari prezzi e Bella aveva pensato che non sarebbe stata altrettanto brava. Forse, dopotutto, la sua natura "manageriale" lo rendeva capace di affrontare al meglio anche una faccenda banale come fare la spesa.
Fermi davanti alla passerella, Edward l'aveva guardata.
- Non voglio rovinare questo momento, perciò non voglio salire per la prima volta a bordo della Deep Blue con te e dover discutere subito dopo.
Il cuore di Bella aveva perso un battito, certa che si stesse riferendo all'episodio di prima, con quel ragazzo.
- Perciò, ti chiedo direttamente scusa per il modo in cui ho reagito prima, in libreria.
Si scusava?
Questo non se lo era aspettato.
- Diciamo che sono stato preso in contropiede... diciamo che non ero pronto a vedere che qualcuno stava tentando di fare la tua conoscenza nonostante la mia presenza...
Bella, era confusa, perchè Edward sembrava davvero dispiaciuto. O imbarazzato? O infastidito? Forse era un misto di queste tre cose.
- Insomma, diciamo che mi sono scoperto... impreparato. E io odio essere impreparato davanti a qualcosa, così è facile che non reagisca bene.
Era strano quello che le stava dicendo. O meglio, non era quello che si era aspettata. Aveva immaginato che forse le avrebbe ribadito il concetto che era meglio non dare confidenza ad un estraneo.
- Era evidente che si trattava di un bravo ragazzo... e che non era nulla di grave. Perciò... scusami.
Stava davvero aspettando che lei gli rispondesse qualcosa.
- Puoi farlo, Isabella?
L'aveva totalmente presa in contropiede, con quella spiegazione al suo comportamento. Aveva spazzato via quel fastidio che aveva provato davanti alla sua reazione
E, soprattutto, era stato ancora una volta sincero.
- Mi avevi fatto rimanere male, in effetti. Pensavo che già alla prima occasione, i tuoi propositi sul nostro "nuovo" rapporto si stessero rivelando solo parole, Edward.
Le aveva sorriso. Quel sorriso che iniziava a conoscere meglio, e che le scaldava il cuore in una maniera già troppo diretta.
- Invece... a quanto pare non è così.
- Già... è che sei diventata una bella ragazza... credo dovrò fare i conti anche con questo, d'ora in poi. O meglio, fare l’abitudine al fatto che i ragazzi vorranno fare la tua conoscenza…
Ecco, adesso l'aveva fatta arrossire. Come aveva pensato, non era assolutamente pronta a parlare di "ragazzi e conseguenti relazioni" con lui! Era già abbastanza complicato, senza affrontare argomenti ancora più delicati, come la sfera sentimentale di entrambi. Perché Bella si era resa conto all’improvviso che non aveva mai pensato che lui potesse avere una compagna, o comunque una relazione. Forse ne avrebbero parlato, in futuro, magari quando sarebbero stati più in confidenza.
- Comunque... accetto le tue scuse. La cosa finisce qui, anche per me.
- Bene. Allora, direi che adesso possiamo salire a bordo. Così ti faccio vedere l'interno e quale sarà la tua cabina. Ho chiesto all’albergo di far portare a bordo le nostre valige. Così abbiamo evitato di dover perdere altro tempo per andarle a recuperare.
Aveva ripreso i sacchetti, anche quelli che aveva portato lei, per lasciarla salire per prima senza ingombri. Bella si era ricordata di togliersi i sandali, ed Edward non aveva mancato di notarlo soddisfatto.
- Mi sento che sarai un'ottima allieva, anzi dopo potresti già iniziare a darmi una mano con i preparativi per la partenza...
Bella, però, non lo stava più ascoltando, conscia ora di un pensiero soltanto: quel viaggio verso un futuro ignoto, stava iniziando.




Piccola nota finale: per quelle di voi che avessero voglia, mi suggerite quali libri potrebbe aver scelto Edward? Tenete presente che dovrebbero essere i suoi preferiti! Sono davvero a caccia di idee! XD

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Ciao!
Allora, prima di lasciarvi alla lettura, una piccola nota: dopo questo capitolo, posso dire che la storia entrerà veramente nel vivo. E’ stato necessario sin qui dare risalto a questo cambiamento di Edward nei confronti di Isabella, perché non volevo apparisse casuale e superficiale il suo comportamento. Ci sono ragioni profonde che l’hanno spinto a voler ricucire il rapporto con lei, ragioni che nel corso della storia saranno approfondite sempre di più. Però, nei prossimi capitoli, ci saranno finalmente anche momenti più leggeri e divertenti! Edward e Bella, infatti, saranno anche capaci di scherzare e divertirsi tra loro, mentre cercheranno di ricostruire il loro rapporto. In fondo, arriverà anche l’amore… ma sto dicendo troppo! Eh!eh!
Vi rubo ancora tempo, perché voglio ringraziare quelle lettrici che mi hanno suggerito l’idea di quali potessero essere i tre libri preferiti da Edward, e che mi sembravano in effetti appropriati. Brani veri e propri dei libri, sia quelli scelti da Bella che da Edward, compariranno nei prossimi capitoli, ma io ci tenevo a ringraziare sin da adesso le lettrici.
Perciò, grazie mille a:

DEBA e TOPO78  per avermi suggerito una raccolta di poesie (adesso sto scegliendo di quale autore, tra parentesi scoprendo così tante poesie bellissime che non conoscevo)

BELL e ERIKA1975  per avermi suggerito  “IL RITRATTO DI DORIAN GRAY”

FUNNYPINK  per avermi suggerito   “MOBY DICK”

Non vi rubo altro tempo, e vi lascio alla lettura.
Spero di ritrovarvi sempre numerose nello spazio recensione, per uno scambio di chiacchiere e pareri.
Baci.
R.

 

  

 

 

 

 

 

Non appena era scesa sotto coperta, la prima sensazione era stata quella di entrare in una casa in miniatura. Anzi, per la verità le era venuta in mente proprio l'espressione "una casa per le bambole" nel vedere la riproduzione in piccolo di un elegante soggiorno, con annesso un angolo cottura che aveva tutta l'aria di essere molto funzionale e ben attrezzato.




La sua valigia, insieme a quella di Edward, era stata riposta con cura vicino al tavolo, su cui c'era anche un abbondante cesto di frutta, probabilmente un gentile pensiero del resort che li aveva ospitati.
Il legno sotto i piedi nudi era liscio e le trasmetteva una piacevole sensazione di frescura.
- Allora, che ne dici?
Edward, dietro di lei, osservava la sua espressione, impaziente di conoscere se fosse altrettanto entusiasta come lui della sua amata barca.
- E' bellissima. Non immaginavo che potesse essere così... accogliente. Sembra davvero una casa in miniatura!
Lo stupore con cui aveva pronunciato quelle parole, aveva provocato la risata di Edward. L'aveva superata per raggiungere l'angolo cottura, dove aveva appoggiato i sacchetti.
- Considera che questa è una barca a vela concepita per affrontare anche lunghi viaggi, quindi sicuramente è una categoria superiore rispetto a quella che avevo prima. E sono davvero contento che ti piaccia.
L'aveva guardata sorridendo.
- Ci passeremo un pò di tempo e spero, perciò, che possa diventare un posto accogliente anche per te. Vieni, ti faccio vedere il resto.
Aveva notato come avesse sottolineato la parola "accogliente", forse per ribadirle ancora quanto fosse importante per lui, che lei si sentisse davvero a suo agio.
Dopo il soggiorno, c'era il bagno. Anche lì tutto sembrava perfettamente riprodotto in piccolo: la doccia, i sanitari, gli armadietti. Tutto sembrava studiato per essere sì funzionale, ma anche confortevole.
- Tutti quegli armadietti sulla destra sono liberi. Puoi sistemare lì le tue cose.
Bella era stata colta da un imbarazzo piuttosto difficile da dissimulare. Stava diventando reale il fatto di condividere una "quotidianità" che presupponeva molta confidenza con lui, e per giunta in un ambiente davvero così piccolo.
Evitarsi sarebbe stato davvero impossibile.
- Il bagno sarà anche in comune...
Edward aveva sicuramente visto il suo momento di imbarazzo, così aveva cercato di scherzare allegramente.
- ... ma in compenso, occuperai la cabina migliore! Tra le due, è la più grande e luminosa.
L'aveva fatta entrare nella cabina di prua, dopo aver saltato la porta subito dopo il bagno, ossia quella che doveva essere la cabina che avrebbe occupato lui.
In effetti la cabina in cui era entrata, era un ambiente molto luminoso, oltre che spazioso, considerato che si trovava a bordo di una barca a vela. C'era un letto molto grande, tondeggiante, un tavolino che si poteva aprire per diventare una piccola scrivania, e un armadio che dava l'impressione di poter contenere ben oltre i pochi indumenti che aveva con se Bella.



- Ti ringrazio, Edward, ma l'ospite sono io. Quindi, posso prendere benissimo la cabina più piccola.
Ora che era entrato anche lui, le sembrava che non fosse più tanto grande quello spazio. O forse era più dovuto al fatto che in sua presenza avvertiva sempre una sensazione di vulnerabilità, come se lui riuscisse a farla sentire sempre più piccola di quel che era in realtà.
- Se stai pensando che era la mia cabina e l'ho ceduta a te, ti sbagli. L'altra è sempre stata la mia. Non c'è un vero motivo per cui ho scelto quella... ci sono entrato la prima volta, e semplicemente l'ho immaginata piena delle mie cose e mi è sembrata perfetta. Infatti...
Era uscito, facendole cenno di seguirlo. Aveva aperto la porta dell'altra cabina, invitandola ad entrare.
- ... è piena delle mie cose!
Riviste, alcune fotografie appese con dello scotch, libri, carte nautiche, dei cd, una maschera, un pc portatile, una tuta da sub, delle pinne... insomma, c'era davvero un pò di tutto sparso in giro!
- E siamo appena arrivati, se no ci sarebbe anche più roba.
Si era voltata verso di lui, sicuramente un'espressione sorpresa dipinta sul viso.
- Non lo avresti mai detto, vero? Che potessi avere un tale disordine nella mia cabina?
Sorpresa ed imbarazzo sembravano essere le uniche due sensazioni che si alternavano in Bella. Perchè l'espressione "la mia cabina", non si discostava molto da "la mia camera". Insomma, rimaneva un luogo molto privato, in cui scoprire delle sue abitudini che lo avrebbero reso molto meno sconosciuto ai suoi occhi.
- Però, ti giuro, che il mio disordine si ferma qui. Non esce da questa porta. Nel resto degli ambienti faccio in modo che l'ordine regni sovrano. Altrimenti, nel giro di qualche giorno, si rischia davvero di non riuscire più a girarsi da nessuna parte!
Lei, però, si era ritrovata a fissare una foto appesa proprio sulla parete dove c'era il letto: era una polaroid, forse appena un pò sbiadita. I soggetti fotografati risultavano comunque nitidi: erano lei ed Edward, sorridenti, i capelli scompigliati dal vento, il mare alle loro spalle.
- Un ricordo prezioso, Isabella. Pensavi non l'avessi conservata?
Non riusciva a smettere di guardarla. Quel giorno di quattro anni fa, aveva trovato la polaroid abbandonata in uno stipetto della piccola cambusa, mentre cercava del burro di arachidi per i sandwich che stava preparando. Le era venuta subito l'idea di immortalare un ricordo di quella bellissima giornata che stava trascorrendo con lui, sulla sua barca a vela. La prima, dopo che i suoi genitori erano morti e lui era diventato il suo tutore.
Ricordava che era tornata in coperta e lo aveva costretto a farsi fotografare con lei. All'inizio, infatti, Edward non era stato molto dell'idea, ma dopo si era lasciato convincere.
E adesso, scopriva che quella foto era lì, custodita con affetto.
- Non so bene che pensare in questo momento, Edward. Sono passati tanti anni... e prima di adesso pensavo che tra di noi le cose non sarebbero mai potute funzionare.
Bella aveva trovato ancora una volta difficile non perdersi nel verde limpido dello sguardo di Edward. Mai i suoi occhi erano stati così caldi nel guardarla che sembravano quasi in grado di accarezzarla.
- Pensa a quella foto, allora. A come siamo stati bene insieme quel giorno, in barca. Io e te, senza pensieri, senza tensione. Io ho guardato a lungo quella foto, interrogandomi sul perchè mi fossi lasciato andare in quella particolare situazione.
- E a che conclusione sei giunto?
Era stato uno strano sorriso quello che aveva accompagnato la risposta di Edward. Sembrava pervaso da una sorta di rimpianto, o forse di malinconia.
- Ti sembrerà banale, magari, come risposta. O forse troppo facile. Comunque, mi sentivo sgravato della tua responsabilità. Eri lì, con me, sotto la mia protezione. Non eri a chilometri di distanza, senza che potessi sapere davvero come stavi, o cosa stavi facendo. Lo vedevo con i miei occhi che stavi bene e che ti stavi divertendo… anche grazie alla mia compagnia.
Bella non aveva potuto fare a meno di pensare subito che era stato lui a mandarla lontano, negandosi la possibilità di vivere accanto a lei. Ma lui doveva aver pensato la stessa cosa, perchè aveva continuato il suo discorso proprio in quella direzione.
- So che starai pensando che sono stato io ad allontanarti da me e subito, per giunta. Ma all'epoca, non sono riuscito a fare diversamente. Non ero in grado di darti quello di cui avevi bisogno. O almeno, io non mi sentivo in grado di dartelo. Ho avuto paura che potessi farti ancora più male tenendoti con me, nella mia vita.
Bella si sentiva come se l'avessero inchiodata al pavimento. Quasi non le riusciva nemmeno di respirare. Edward le stava parlando del passato, di lui, di come si era sentito a sua volta quando lei era entrata nella sua vita. Sinora aveva solo pensato a se stessa, a quello che aveva provato lei.
- Sig. Cullen? E' a bordo?
Una voce dal forte accento locale, aveva interrotto quel momento. Edward aveva scrollato leggermente le spalle, prima di scusarsi e di ritornare in coperta.
Bella aveva colto brani della conversazione che si era svolta tra lui e quello che doveva essere un funzionario della capitaneria di porto. Sembrava che avessero approvato il piano di navigazione presentato da Edward, e che potessero essere così definitivamente liberi di salpare non appena fossero stati pronti.
Nel frattempo lei era tornata in soggiorno, ed aveva iniziato a familiarizzare con l'angolo cottura, dove aveva trovato un capiente frigo in cui riporre il cibo fresco acquistato al mercato.
I pensieri, ovviamente, non seguivano il lavoro manuale che stava eseguendo. Continuavano a girare intorno a quello che Edward le aveva rivelato: aveva avuto paura di lei, di tenerla con se. Le sembrava che il succo del discorso fosse questo. Non l'aveva tenuta con se, perchè non si sentiva all'altezza del compito che i suoi genitori gli avevano affidato: cioè occuparsi di lei, volendole bene come gliene avrebbero voluto loro.
Non sapeva bene che pensare.
Erano passati altri cinque minuti, prima che Edward la raggiungesse sventolando soddisfatto dei fogli di carta.
- Isabella, siamo ufficialmente autorizzati a girovagare per una buona parte dell'oceano Atlantico. I permessi dai vari governi sono arrivati nei tempi che avevo preventivato, e adesso siamo pronti davvero a levare l'ancora!
Era contento di poter partire, ed in parte lo era anche lei. Quella vacanza, dopotutto, aveva il sapore di un'avventura che lei non aveva mai potuto provare in vita sua. Si trattava del suo primo vero viaggio. E lo avrebbe fatto in compagnia di Edward.
- Hai voglia di darmi subito una mano? Ci sarebbero da mollare alcune cime...
Era stata contagiata dal suo entusiasmo, forse anche perchè l'idea di partecipare attivamente la faceva sentire meno impacciata.
- Ti aiuto volentieri, basta che mi fai vedere esattamente...
Ma a quel punto Edward l'aveva presa per mano, e anziché accompagnarla in coperta, l’aveva trascinata nella sua cabina. Bella si era quasi irrigidita, dato che era l’ultima cosa che si era aspettata.
Ma una volta lì, lo aveva visto andare diretto verso un armadietto, aprirlo, e cercarvi qualcosa all'interno.
- Prima di ogni altra cosa, devi possedere due oggetti indispensabili su di una barca a vela.
Stava, intanto, continuando a cercare.
- Li ho messi qui dentro, così ero sicuro di dove fossero! Però, potrai sempre sostituirli con altri se ne troverai che ti piacciono di più... io li ho scelti secondo quello che era un pò il mio gusto personale.
Si era girato verso di lei, tendendole un cappellino e degli occhiali da sole.
- Equipaggiamento davvero indispensabile, Isabella. Il sole non scherza affatto in alto mare. Oltre alla crema protettiva, indossa sempre anche cappello ed occhiali. Sono altrettanto preziosi contro le scottature e le insolazioni, nonchè contro la salsedine ed il vento, due nemici anche loro insidiosi.
Il cappellino era dei New York Yenkees. Si era domandata quanto Edward fosse un appassionato di baseball, dal momento che non ne aveva la più pallida idea. Gli occhiali, invece, erano dei Ray ban neri, il modello più semplice e conosciuto.
Da un ripiano ingombro di tanti oggetti diversi, lo aveva visto recuperarne un paio identici ai suoi.
- Uguali. Forse non ho avuto molta fantasia nel sceglierli anche per te, ma d'altronde mi sembrava quasi di regalarti qualcosa di mio... e l'idea mi è piaciuta molto!
Non era imbarazzo quello con cui glielo stava dicendo, era sincerità. Ed appariva ugualmente sicuro di se, come lo era stato quando la trattava con freddo distacco.
- Grazie, un regalo non solo molto bello ma... anche utile.
Aveva indossato sia il cappellino che gli occhiali. Questi ultimi più volentieri, dato che la facevano sentire meno esposta a quello sguardo verde che sembrava attrarre il suo in maniera irresistibile.
- Stai bene... sembri già un lupo di mare!
L'aveva presa in giro scherzosamente, mentre anche lui indossava gli occhiali scuri e recuperava un cappellino blu dall'aria vissuta.
- Direi che adesso siamo veramente pronti. Vieni, è ora della tua prima lezione di vela. Partiremo appunto da qualcosa di veramente semplice: mollare gli ormeggi!
Bella lo aveva seguito fuori coperta, dove il sole brillava alto e caldo. Il cielo era di un azzurro intenso, proprio come il mare che si perdeva a vista d'occhio.
- Il termine corretto per indicare quelle funi che fissano la barca al molo, è “cima”. Viene fissata a quella colonnetta di ferro a forma di L rovesciata, che vedi, e che si chiama “bitta”. Quindi, mollare gli ormeggi, significa liberare la cima dalla bitta, ritirandola in barca.
Edward aveva assunto la tipica intonazione di chi si accinge a spiegare molto seriamente qualcosa. Bella accanto a lui, stava cercando di seguirlo con attenzione.
Il problema era che stava incontrando qualche difficoltà nel farlo, più che altro perchè continuava a risuonarle in testa la frase che aveva pronunciato solo qualche attimo primo: mollare gli ormeggi.
Non sapeva bene perchè, ma lei aveva avuto l'impressione che Edward si riferisse a qualcosa di più che lasciare andare solo qualche fune. Le era sembrato che si riferisse al loro rapporto, al fatto che era arrivato davvero il momento di lasciar scivolare il passato alle loro spalle e provare a guardare verso il futuro.





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Navigare in mare aperto era una sensazione quasi magica.
Subito dopo aver lasciato il porticciolo, Edward era stato impegnato con le manovre necessarie per governare la barca.
Aveva eseguito tutta una serie di operazioni che le aveva spiegato molto semplicemente, ma di cui le era rimasto impresso ben poco. Sicuramente, avrebbe avuto modo di rivederle spesso, imparando così a conoscerle sempre meglio.
Per il momento, seduta a gambe incrociate sul comodo sedile posto accanto al timone, Bella si era lasciata pervadere da quelle emozioni che le suscitava la vista della terraferma che si faceva sempre più lontana.
Emozioni sicuramente contrastanti, quelle che aveva provato.
Gioia, paura, libertà, ansia, serenità, forza, inquietudine.
Un’alternarsi violento, che era stata contenta di poter celare dietro le lenti scure, senza mostrarle così anche ad Edward.
Lui che le aveva sorriso più volte, mentre si occupava di issare le vele, impostare le coordinate di navigazione e poi ripiegare con cura le cime.
Rosita aveva avuto ragione nel parlarle  dei colori di quelle isole. Il mare azzurro, il cielo della stessa tonalità, le spiagge bianche, la vegetazione di un verde brillante… era una visione d’insieme magnifica, a cui non si poteva rimanere indifferenti.




Bella si domandava se fosse stato possibile abituarsi a tanta bellezza, ed era quasi stata tentata di chiederlo ad Edward, dato che le sembrava di aver capito che avesse frequentato parecchio quei luoghi.
Ma in quel momento lui era stato intento ad arrotolare con cura le cime per riporle nel loro alloggiamento, e si era persa nel guardare i suoi movimenti rapidi e sicuri.
In piedi, con le gambe leggermente divaricate per vincere il rollio della barca, non sembrava nemmeno più lui.
Con indosso solo dei pantaloncini scuri ed una polo colorata, dimostrava molto meno dei suoi trent’anni. Gli occhiali scuri e la tesa del cappellino, nascondevano parzialmente il suo volto, ma lasciavano ben vista il sorriso che sembrava non abbandonarlo mai.
“Quando sono sulla mia barca, Isabella, mi sento davvero libero.”
Glielo aveva ripetuto diverse volte nel corso di quei due giorni, e lei si era domandata se si sarebbe rivelato vero.
La risposta, ora ce l’aveva davanti agli occhi.
E le piaceva.
Era stata sincera con se stessa nell'ammettere che quell’Edward avrebbe potuto davvero sorprenderla, rivelandosi capace di essere una persona diversa.
Aperto, affettuoso, sereno, sorridente.
Insomma, di essere tutto l’opposto di quello che era sempre stato.
Mentre pensava, e viveva, tutta questa tempesta di emozioni dentro di lei, l’ultimo lembo di terra era stato visibile all’orizzonte.
In quel momento, Edward era tornato da lei, impugnando il timone.
- Emozionata?
Bella era stata certa che lui avesse avuto un’idea precisa di come si fosse sentita da quando avevano lasciato il porticciolo, ed era stata altrettanto certa che avesse preferito lasciarla sola per non alimentare ulteriormente il suo stato d’animo.
- Sì, decisamente.
A quel punto, si era accosciato di fronte a lei, portando così il viso al suo stesso livello, sfilandosi gli occhiali.
Bella si era ritrovata a trattenere quasi il fiato davanti a quel verde che sembrava essere più intenso e brillante che mai.
Forse, perché anche i suoi occhi sembravano essere diventati parte di quei colori stupendi che la circondavano.
O, forse, perché la sua espressione era calda ed avvolgente come non era mai stata.
- Ti prometto che farò di tutto perché siano solo emozioni belle, quelle che vivrai con me.
Dio, come si stava rivelando facile credere a quegli occhi, a quella voce che sembrava altrettanto calda ed avvolgente.
- Voglio raccontarti tante cose di me, del mio passato, dei miei genitori… ed anche dei tuoi.
Continuava a guardarla come se esistesse solo lei. E forse, per la prima volta da che aveva incrociato il suo sguardo tanti anni fa, era vero.
Bella non poteva immaginare davvero quanto in quell’istante Edward avesse capito che la sua vita sarebbe stata inutile senza di lei accanto.
- E vorrei che anche tu mi raccontassi tutto di te.
Aveva appoggiato le mani sul sedile, ai lati delle sue gambe, come se avesse voluto intrappolarla nel timore di vederla svanire. Ma lei non si era sentita in trappola, anzi si era sentita protetta, al sicuro.
- Voglio parlare, ridere, sognare e divertirmi insieme a te. Voglio recuperare tutto quel tempo sprecato, e lo voglio fare adesso, senza perdere più nemmeno un istante prezioso.
I loro occhi, come del resto i loro visi, erano alla stessa altezza.
Dopo quelle parole, l’impulso di Bella era stato quello di sfilarsi anche lei gli occhiali per permettergli di guardarla veramente negli occhi.
- I tuoi occhi, Isabella, sono sempre stati così trasparenti. Mi hanno sempre detto anche quello che non avevi il coraggio di dirmi a parole.
- Come fai ad esserne così sicuro?
- Perché lo sentivo qui, quello che mi stavano dicendo.
Ed aveva compiuto un gesto che l’aveva colpita in maniera diretta: le aveva indicato il cuore, come luogo in cui aveva sentito quelle parole non dette.
- E voglio continuare a sentirti sempre di più, fino quasi a non avere spazio per nient’altro.
Quella stessa mano, che si era posata forte e sicura sul cuore, ora si era fatta delicata per accarezzarle una guancia e risalire a ravviarle dietro l’orecchio una ciocca di capelli sfuggiti all’elastico.
- Da adesso in poi, Isabella, voglio che tu ti senta libera di dirmi tutto quello che vorrai, anche le cose più brutte che non avresti mai avuto intenzione di dirmi.
Il tocco leggero delle sue dita, si era posato nuovamente sulla sua guancia.
- Voglio che ogni ombra tra noi possa essere cancellata, perché voglio poter arrivare a guardarti negli occhi e non trovarvi più nessuna traccia di sofferenza.

 






Volete sapere come inizierà il prossimo capitolo? Sì? Allora posso intanto dirvi che si aprirà con uno splendido tramonto sul mare…

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Ciao!
Eccomi con un altro capitolo. Non è risultato molto lungo, ma spero lo stesso sia ricco di emozioni.
Anzi, fatemelo sapere voi. Siete in tante a leggere, mi piacerebbe davvero sentire qualche vostra parola.
Non avete idea di quanta carica in più possa dare davvero, conoscere l’opinione – ed anche il grado di coinvolgimento – di voi lettrici.
Perciò, se vi faccio felici almeno un po’ con questa mia storia, perché non me lo fate sapere anche con poche parole? XD.
Colgo intanto l'occasione per ringraziare quelle lettrici che già lo fanno: ragazze, siete fantastiche e sempre gentilissime. Grazie di cuore, davvero.
Un bacio e al prossimo aggiornamento che sarà lunedì 14 Febbraio (e con un capitolo più lungo!).
R.








Certe volte guardo il mare, questo eterno movimento
Ma due occhi sono pochi per questo immenso
E capisco di essere solo

E se è vero che ci sei, batti un colpo amore mio
Ho bisogno di dividere, tutto questo insieme a te

Se è vero che ci sei, caccia via la solitudine di
Quest'uomo che ha capito il suo limite nel mondo
È un messaggio per te, sto chiamandoti
Sto cercandoti, sono solo e lo sai

"Se è vero che ci sei -  Biagio Antonacci"

 

Il sole sembrava un disco infuocato destinato a spegnersi nel mare diventato di un blu talmente scuro, da sembrare quasi nero.
La sua superficie era mossa appena da onde lunghe e lievi, su cui lo scafo della barca scivolava dolcemente, quasi che ne fosse cullato.
Il profumo della salsedine sembrava riempire l'aria, saturando anche i sensi di Bella.
Quel primo tramonto in mare aperto, era certa che non l'avrebbe mai più dimenticato.
Si sentiva pervasa da una calma e da una serenità, che non era mai riuscita a provare prima, nemmeno nei momenti più felici vissuti al St. Marie.
Rannicchiata sulla prua della barca a vela, nel silenzio rotto solo dal leggero sciabordio provocato dall'acqua, Bella ascoltava se stessa, attraverso pensieri ed emozioni, mentre il sole continuava la sua inesorabile discesa.
Il caldo arancio, era diventato ora un rosso cupo, che riempiva il cielo di un'ultima luce sanguigna, prima che il buio annunciasse l'arrivo della sera.
Un altro giorno stava per morire, ma questa volta lei non avrebbe avvertito la solita sensazione di vuoto.
Qualcosa era cambiato nella sua vita, regalandole nuove speranze.
Un indumento posato delicatamente sulle sue spalle, l'aveva resa consapevole della presenza di Edward.
Sapeva muoversi agile e silenzioso su quella barca, dandole un'idea di quanto fosse davvero sicuro e a suo agio.
- In alto mare, nonostante la latitudine a cui siamo, la temperatura rinfresca molto rapidamente non appena cala il sole.
Quella che adesso la riscaldava, era una felpa di Edward, impregnata del suo profumo: un’ aroma fatto di pelle maschile, biancheria fresca e una nota delicata di dopobarba.
Era piacevole essere avvolta da quel profumo, tanto quanto avvertire la presenza dell'uomo seduto accanto a lei.
Pensava che fosse qualcosa di molto vicino ad una sensazione che avrebbe potuto imparare a definire familiare.
In quel momento, infatti, sentiva che il suo affetto per lui era sincero, reale.
- Grazie per questo tramonto, Edward. Se non mi avessi portata qui, non l'avrei mai vissuto. Non così, almeno.
Edward, davanti a quelle parole di Bella, aveva sentito sprigionarsi dentro di se sensazioni che credeva svanite per sempre.
Prima tra tutte, una gioia quasi selvaggia, tanto da sentirla scorrere potente dentro il suo cuore.
Aveva deciso di lasciarla sola davanti a quel primo tramonto, consapevole che l'avrebbe resa un'esperienza ancora più unica per lei.
Molte volte, anche lui, solo davanti ad uno spettacolo così intenso, era stato in pace con se stesso.
L'aveva raggiunta per coprirla, solo quando aveva sentito l'aria rinfrescarsi in maniera decisa.
Non era stata sua intenzione fermarsi, l'avrebbe voluta lasciare ancora sola per farle godere fino in fondo quello spettacolo, ma non ne era stato capace.
Aveva sentito il bisogno di sedersi accanto a lei, di sentire il suo profumo delicato invadergli le narici, di scorgere il suo profilo illuminato da quella luce calda.
Isabella era ancora così giovane, così innocente, che lui aveva provato un istinto di protezione totale nei suoi confronti.
Nessuno avrebbe più dovuto farla soffrire, lui per primo.
Aveva giurato a se stesso che non avrebbe più commesso gli stessi errori con lei, costasse quel che costasse.
Poi, improvvisamente, Bella aveva cercato la sua mano, per stringerla nella sua.
In quel gesto, Edward aveva ravvisato la timida fiducia che iniziava a nutrire verso di lui, e ne era stato talmente felice, che aveva chiuso gli occhi nella speranza di fissare dentro di se quel momento per sempre.
Voleva bene a quella ragazza, le voleva bene da sempre. Ma era stato così codardo ed egoista da ignorare quel sentimento. Da ignorare lei.
- Credo di dover essere io a ringraziarti per essere qui, con me.
Aveva sentito il calore delle dita di Isabella sotto le sue. Una sensazione che gli sembrava già familiare, giusta, completa.
- Era da molto tempo che non condividevo un momento così bello con qualcuno.
Non voleva che lei potesse pensare di essere paragonata ad un'altra persona qualsiasi, così le aveva subito svelato a chi si riferisse.
- L'ultima volta, è stato con mia madre, poco prima che morisse.
Aveva percepito l'effetto sorprendente che aveva avuto su Isabella quella notizia: si era immediatamente voltata verso di lui, cercando il suo sguardo.
- Tua madre?
Non gliene aveva mai parlato prima. Era certo, anzi, di non averla mai nemmeno nominata in sua presenza. Come del resto, non ne aveva più parlato con nessuno. Il dolore che ancora provava solo nel ricordarla, era devastante.
Ma con Isabella, sentiva di doversi sforzare. Sentiva che avrebbe dovuto aprirle il suo cuore, se voleva davvero che lei vi entrasse.
- Sì. Anche lei amava molto il mare, sai? Era una bravissima nuotatrice. E ogni volta che poteva, veniva con me in barca a vela.
I ricordi lo avevano assalito, ma cercava di tenerli a bada, prima che lo travolgessero del tutto.
Si era sforzato di sorridere alla ragazza che lo osservava con un'espressione seria, talmente concentrata che gli sembrava potesse arrivare a leggergli dentro facilmente.
- Diceva che poteva correre il rischio, dato che al massimo le sarebbe toccato rientrare a nuoto. Adorava prendermi in giro, pensava che potesse fare solo bene al mio ego. Era convinta che fosse già troppo sviluppato per essere solo un ragazzino e temeva sarebbe solo peggiorato crescendo.
Aveva cercato di mantenere un tono scherzoso, mentre in realtà esprimeva quella che era stata una delle preoccupazioni più grandi di sua madre: che lui potesse diventare come suo padre. Duro, freddo, arido.
Ma non lo era già diventato in parte? Sarebbe riuscito a non diventarlo del tutto?
- Aveva ragione, lo sai vero?
Isabella gliel'aveva detto in tono calmo, e per questo a lui era sembrato ancora più vero e doloroso. In passato, molte volte l'aveva accusato di pensare solo a se stesso, senza curarsi di quello che avrebbe voluto lei.
"Egocentrico bastardo" era stato uno degli appellativi che più spesso gli aveva rivolto nel corso di alcune loro discussioni.
- Ammetto che alcuni miei comportamenti, possano indurre le persone a credere che sia così...
- Solo alcuni tuoi comportamenti?
L'aveva interrotto, senza però aggredirlo veramente. Sembrava davvero volerne parlare con calma, senza lasciarsi andare al rancore.
- Edward, in questi sei anni praticamente non sono mai riuscita ad avere voce in capitolo. Ogni mia richiesta è stata messa a tacere dal tuo ego smisurato!
Spiegarle perchè era andata così, sarebbe stato difficile. Avrebbe dovuto trovare le parole giuste.
- Non rinnego quelle decisioni, Isabella. Però ammetto di aver sbagliato il modo in cui le ho portate avanti. Credo avrei potuto essere meno duro, meno intransigente nei tuoi confronti.
Le loro mani erano ancora unite, ed anche le loro spalle si sfioravano, seduti uno accanto all'altro.
Gli piaceva vederla avvolta nella sua felpa, perchè gli piaceva l'idea che qualcosa di suo la facesse stare bene.
- E io non rinnego di pensare ancora che alcune tue decisioni siano state totalmente sbagliate. Come non rinnego il fatto che tu sia stato un "egocentrico bastardo" che ha calpestato i miei sentimenti in più di un'occasione.
Faceva male, molto male, sentirglielo dire. Molto più di quanto avesse pensato. Molto più di quando l'aveva vissuto, forse perchè non era stato ancora cosciente, come lo era ora, di quanto lei fosse importante per lui.
- L'ho sempre fatto pensando al tuo bene. Avevo delle responsabilità verso di te.
- Ed erano più importanti che non vedermi felice? Non ti toccava vedermi così arrabbiata nei tuoi confronti?
Come poteva farle capire che c'era una parte di lui che aveva soffocato per anni, proprio per cercare di non affezionarsi a lei?
Che c'era stato un Edward convinto che la sua vita sarebbe stata migliore senza quella ragazzina tra i piedi a complicargliela?
Era stato certo di non voler affrontare adesso quell'argomento con lei. Era troppo presto, troppo fragile il legame che avevano stabilito, per rivelarle una verità così dura in apparenza.
Perchè dietro quell'apparenza, c'era tutto un universo che lei avrebbe dovuto conoscere, e del quale lui ancora non era pronto a svelarle l'esistenza.
Avrebbe dovuto parlarle di suo padre, del rapporto distruttivo che avevano avuto dopo la morte di sua madre.
Avrebbe potuto farlo quando fosse stato sicuro di non rifugiarsi in quei comportamenti che l'avevano sempre aiutato a prendere le distanze da ciò che l'aveva ferito così profondamente.
Quei comportamenti così uguali a quelli di suo padre, e che lo avevano allontanato da Isabella, procurandole ferite simili alle sue.
Per un attimo una rabbia frustrante lo aveva invaso: era come trovarsi in un circolo vizioso e non trovare il modo di uscirne.
Poi, si era imposto di non cedere a quel sentimento che tante volte lo aveva portato a ferire chi aveva intorno a se nel bisogno di trovare uno sfogo.
Aveva inspirato profondamente, osservando la linea dell'orizzonte ormai quasi invisibile, in cerca delle giuste parole per rispondere alla domanda di Bella.
- Ero dispiaciuto, sì, ma nello stesso tempo ero convinto di essere nel giusto.
L'aveva guardata, cercando quegli occhi nocciola in cui sentiva di perdersi sempre di più.
- Non ho mai preso una decisione solo per il gusto di farti un dispetto, o peggio, per il piacere di ferirti gratuitamente.
- Solo dispiaciuto, Edward? Niente di più?
C'era indubbiamente una nota amara nella domanda che gli stava rivolgendo. Si era sicuramente aspettata di sentirsi dire che era stata una vera e propria sofferenza anche per lui.
- E'... è complicato, Isabella.
Era stata lei a ritrarre per prima la mano, e lui aveva temuto di aver rovinato quel momento. Si era sforzato di mantenere un tono di voce sereno. Aveva dovuto respingere ancora quella frustrazione che avrebbe voluto prendere il sopravvento dentro di lui e farlo reagire in maniera sicuramente sbagliata.
- Credimi, te ne parlerò... ti spiegherò. Ma adesso è... troppo presto.
Aveva cercato di farle capire che non le stava mentendo, che era solo una questione di tempo prima che le parlasse di determinate cose.
Lei si era mossa per infilarsi del tutto la sua felpa. Ovviamente le stava grande, tanto che le mani erano scomparse dentro le maniche. Le era apparsa ancora più fragile e vulnerabile, tanto che aveva dovuto trattenere l'impulso di abbracciarla e stringerla a se.
Aveva provato di nuovo il bisogno istintivo di proteggerla, di sentirla al sicuro tra le sue braccia.
Una vaga inquietudine lo aveva assalito all'idea che qualcosa dentro di lui sembrava volergli dire qualcosa, ma lui non riuscisse a coglierlo appieno.
- Presto per me... o per te, Edward?
La domanda di Bella lo aveva colpito nel vivo, facendogli capire quanto lei, a sua volta, riuscisse a leggere dentro di lui.
- Per entrambi, credo.
L'aveva vista annuire convinta, forse perchè era la risposta che anche lei sperava di ricevere.
Il silenzio che era sceso subito dopo tra di loro non era stato ostile come in passato. Sembrava solo rafforzare in entrambi la convinzione che erano stati capaci di fare un primo passo nella giusta direzione.
Tutti e due erano riusciti a trattenere quei sentimenti negativi che di solito li avrebbero portati a chiudersi in se stessi, smettendo di ascoltare l'altro.
E cosa ancora più importante, si erano fidati l'uno dell'altro.
Era stato Edward, ad un certo punto, a rivolgerle nuovamente la parola.
- Che ne dici se preparo qualcosa per cena, mentre tu rimani qui fuori a scoprire quale altra magia sta per compiere la natura?
Ormai l'imbrunire era diventato quasi oscurità. Le prime stelle stavano comparendo, brillando assolute nell'assenza di qualsiasi altra forma di illuminazione.
Bella aveva immaginato che di lì a poco sarebbe stata davvero spettatrice di un'altra magia, ovvero solo cielo e stelle ovunque avesse posato lo sguardo.
- Sei sicuro che non vuoi una mano? Oggi non ho fatto praticamente nulla...
Edward si era spostato, accucciandosi di fronte a lei. Le aveva sorriso dolcemente, mentre le sollevava il cappuccio della felpa sulla testa.
- Sicuro. Resta qui e goditi lo spettacolo. Ti chiamo non appena sarà pronto.
Se ne era andato, ma non del tutto.
La felpa in cui si era stretta ancora di più continuava a farglielo sentire vicino proprio come quando era stato accanto a lei.




 

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A svegliarla era stato un persistente aroma di caffè.
Si era stiracchiata pigramente, rimanendo ancora un attimo a poltrire tra le lenzuola. Si stava godendo la sensazione di quel risveglio in barca, cullata dal dondolio delle onde.
Le piaceva, aveva un effetto rilassante.
La sera prima, infatti, non aveva avuto nessuna difficoltà nell'addormentarsi.
Forse era stato merito anche del fatto che si era sentita bene in compagnia di Edward.
Avevano cenato in un'atmosfera serena e rilassata. Avevano mangiato tutto, senza lasciare nemmeno una briciola di quello che lui aveva cucinato, scoprendosi entrambi affamati.
Avevano chiacchierato di cibo e di cucina. Edward l'aveva stupita facendole trovare pronti degli involtini di carne, accompagnati da un’ insalata mista.
All'inizio quasi le era sembrato impossibile che li avesse potuti cucinare lì, su quella barca, ma del resto non poteva essere che andata così.
Infatti, le aveva detto che avrebbe avuto modo lei stessa di scoprire quanto quella piccola cucina fosse davvero funzionale e pratica tanto quanto una vera e propria.
Il discorso si era spostato così sulle barche. Edward le aveva raccontato di alcune sue esperienze passate, facendola ridere anche con aneddoti che lo avevano visto protagonista di situazioni tragi-comiche specie all'inizio della sua carriera di velista.
Le era parso nuovamente incredibile che fosse riuscita a sentirsi così bene con lui, eppure era stato così.
Edward era stato per tutto il tempo sorridente, rilassato, sereno.
Seduti uno di fronte all'altro, non c'era stato un momento in cui si fosse sentita a disagio, o in ansia.
Mentre ripensava alla serata trascorsa, si era intanto alzata per andare in bagno.
Non appena aveva aperto la porta, si era ritrovata di fronte Edward che usciva dalla sua cabina.
Già vestito e sorridente.




- Ciao.
- Ciao.
Si era sentita leggermente in imbarazzo a farsi vedere in pigiama, ma dopotutto aveva pensato che non fosse molto diverso dall'indossare dei pantaloncini ed una maglietta.
- Dormito bene?
- Come un sasso.
Edward era scoppiato a ridere a quella sua risposta.
- Meno male, allora, che non siamo affondati!
Era scoppiata a ridere anche lei, ritrovando quell'intesa che c'era stata tra loro la sera prima.
- E tu? E' da molto che sei sveglio? Ma che ore sono, a proposito? Hai già fatto colazione?
-  Allora, vediamo, le risposte sono: bene, grazie, anch'io. Da un paio d'ore. Sono le dieci. Ho bevuto un caffè e mangiato un frutto, mentre aspettavo che ti svegliassi…
- Le dieci! Ma è tardissimo!
- Ah sì? Sei in ritardo per qualche appuntamento, per caso?
L'aveva guardata, negli occhi verdi un'espressione di bonaria presa in giro.
- Sì... cioè no... siamo in mezzo al mare, dove dovrei andare!
Si era resa conto da sola che doveva sembrare una perfetta cretina. E ne aveva riso.
- Okay. E' la forza dell'abitudine. Al St. Marie la puntualità era fondamentale. Una volta ho spento la sveglia e mi sono riaddormentata. E' venuta la Sig.ra Hodler in persona a cercarmi! Sembrava che avessi fatto chissà cosa...
- Ti confesso che la Sig.ra Hodler incuteva un pò di timore anche a me...
La stava prendendo chiaramente in giro. Ma le piaceva essere lì, appena sveglia, a scherzare con lui.
- Non fare il furbo! Quella donna stravedeva per te, e lo sapevi! Sei l'unico ad averle strappato dei veri sorrisi.
Era stata al gioco, prendendolo in giro a sua volta. Anche se aveva sentito comunque quella vocina che le stava facendo notare come stessero parlando del passato in maniera scherzosa una volta tanto.
- Ah, erano sorrisi? E io che pensavo si trattasse di un tic...
- Tic erano quelli della prof.sa Ruf. Aveva la mania di toccarti la spalla in continuazione, mentre ti parlava!
- Ecco, lo sapevo! Su di lei, invece, credevo di aver fatto davvero colpo! Pensavo fossero avances le sue… ci avevo fatto anche un pensierino a dire la verità…
Non era stata del tutto sicuro, questa volta, che lui stesse scherzando. La professoressa in questione era una donna sui quarant’anni, di bell’aspetto e molto cordiale… con solo il difetto di avere quel tic un po’ fastidioso.
- Edward, ma stai scherzando? Davvero ti piaceva la prof.sa Ruf?
- Non è di certo una brutta donna, anzi, aveva decisamente un suo fascino.
Si era prodotto in un’espressione pensierosa.
- Chissà, forse se avessi ceduto al suo fascino, la tua media in biologia si sarebbe alzata ancora di più…
Era tornato a sorriderle, facendole capire che si trattava chiaramente di uno scherzo.
Per un attimo, credendo che potesse essere vero, aveva provato una strana sensazione: non era stata gelosia, più un fastidio ecco.
- La mia media in biologia, era già vicino al dieci. Sarebbe stato solo tempo sprecato, il tuo.
Aveva deciso di provocarlo a sua volta, proseguendo scherzosamente anche lei.
- Allora, piuttosto, sarebbe stato meglio che tu dedicassi la tua attenzione al Prof. Klaus! In educazione fisica ho sempre avuto qualche problema… diciamo che io e le attività sportive non siamo andate mai molto d’accordo, e lui non si è mai risparmiato di prendermi lo stesso di mira!
- Siamo spiritose, vedo, stamattina! Io e il tuo professore di educazione fisica…
Ma era chiaro che si stava divertendo anche lui a quel loro scambio di battute.
- Veramente, hai iniziato tu, con la storia della Sig. Hodler…
Le era sembrato che fosse sempre stato così tra loro, mentre invece non lo era stato affatto.
Era davvero così semplice lasciarsi andare con lui? Ridere, scherzare…
- … certo, e tu hai chiuso con il prof. Klaus! Direi che siamo pari e che possiamo andare a fare colazione.
Era tornata consapevole di essere in pigiama.
- Prima mi sistemo… se non ti spiace.
Lo sguardo di Edward era scivolato su di lei, scorrendo sul pigiama leggero. Era stato un regalo di Kelly, per quello era leggermente più scollato di quanto lei avrebbe voluto. Solo che aveva avuto solo quello adatto per il clima caldo di cui le aveva parlato quando gli aveva chiesto che tipo di indumenti avrebbe dovuto portare con se.
- Ovviamente no… anche se devo riconoscere che sei molto carina anche così, in pigiama, coi capelli arruffati e gli occhi ancora assonnati.
Era arrossita, completamente impreparata ad un commento del genere da parte sua. Poi si era resa conto che non c’era stata malizia nelle sue parole, nemmeno nel suo sguardo.
Tenerezza, ecco quello che esprimevano i suoi occhi.
L’imbarazzo era sfumato più in un leggero impaccio, che aveva cercato di vincere scherzandoci sopra.
- Grazie per la menzogna, lo apprezzo.
- No, no… si era detto niente più bugie, giusto?
- Giusto.
Si era scostato dalla parete a cui si era appoggiato, per lasciarla libera di accedere al bagno.
- Quindi sei molto carina, anche appena sveglia. E adesso, vado a preparare la colazione. Cosa preferisci? Latte, caffè, te, succo… pane, cereali, frutta…
Aveva continuato a guardarla, mentre faceva due passi indietro, verso il soggiorno.
- Un po’ di latte e cereali andranno benissimo.
- Okay, perfetto.
A quel punto, si era voltato, lasciandola lì a fissarlo combattuta.
Aveva provato l’impulso di avvicinarsi e baciarlo sulla guancia, dando corso a quell’affetto che aveva provato nel vederlo così gentile verso di lei.
Si era trattenuta all’ultimo.
Erano passati pochi secondi, appunto combattuti, prima che lo richiamasse.
- Edward?
Era tornato a girarsi verso di lei, guardandola con un’espressione interrogativa.
- Sì?
Prima che potesse ripensarci di nuovo, Bella gli si era avvicinata in fretta, alzandosi sulle punte dei piedi e baciandolo sulla guancia.
Non aveva aggiunto altro, era quasi scappata in bagno, il cuore che le batteva forte per la gioia di averlo fatto, di aver ceduto a quell’impulso.
Perché l’emozione che aveva visto accendersi negli occhi di Edward davanti a quella sua dimostrazione di affetto, le aveva fatto capire che cedere a quell’impulso era stata la cosa più giusta da fare.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Buongiorno care lettrici!
Prima di lasciarvi alla lettura, due piccole precisazione sul capitolo di oggi.
Si apre con un lungo flashback visto dal punto di vista di Bella. Può essere significativo per capire come erano i rapporti tra lei ed Edward. Ritornati al presente, verso la fine, troverete un discorso in cui si parla di "colori": ovviamente, ne faccio un uso metaforico per semplificare il concetto che Edward vuole esprimere a Bella. 
So di essere ripetitiva, e mi perdoneranno quelle lettrici che sempre sono presenti nello spazio recensioni, ma esorto le altre lettrici che seguono la mia storia a battere un colpo! No, non sulla mia testa perchè rompo (XD), ma perchè mi lascino almeno una volta un loro parere!
Questo Edward di cui racconto, proprio non vi ispira nemmeno due parole? Si vede che non mi sforzo abbastanza. Cercherò di fare ancora meglio.
A presto.
R.





Flashback - Bella

- Isabella, la risposta è no. Potremmo discuterne per tutto il resto del pomeriggio e alla fine sarebbe ancora no.
Certo, era stato sempre facile per lui. Bastava dirmi no. No, no, no, no, sempre e solo quel maledetto no!

"No Isabella, non puoi unirti ai tuoi compagni per un week-end sulla neve. No Isabella, non puoi andare con le tue compagne a Zurigo. No Isabella, non puoi andare a quella festa in discoteca."
Avrebbe fatto prima a dirmi "no Isabella, non puoi avere una vita tua, potrebbe rendere troppo difficile la mia".
Odiavo Edward Cullen con tutta me stessa in quel momento. Lo odiavo a tal punto che non sapevo cosa mi stesse ancora trattenendo dal mandarlo via per non dover più vedere la sua espressione impassibile.
Non lo vedevo da sei mesi, cioè dall'ultima volta che era venuto a trovarmi, e pensavo che ne sarebbero potuti passare altri sei, senza che sentissi la sua mancanza.
- Edward, ho sedici anni e mezzo e la voglia di divertirmi che hanno tutti i miei compagni! Possibile che sia così difficile da capire? Cosa potrebbe mai succedere di così grave durante un pigiama-party per festeggiare il compleanno di Kelly? Dio santo, i suoi genitori hanno prenotato un'intera ala di un albergo solo per noi a momenti! Proprio per avere il massimo della privacy, dato che loro per primi ci tengono!
Per tutta risposta, si era alzato dalla poltroncina ed era andato verso la finestra del piccolo salottino. Aveva continuato a sorseggiare il succo che si era servito, dandomi le spalle, quasi non si fosse nemmeno accorto che stavo parlando con lui.
Sentivo crescere una rabbia sorda. Se in precedenza avevo avuto timore di lui, negli ultimi tempi qualcosa dentro di me mi spingeva a ribellarmi sempre più spesso davanti al suo comportamento freddo e distaccato.

Chi era lui per decidere così della mia vita? Aveva forse mai cercato un dialogo con me? Mi aveva mai mostrato un minimo di affetto, per poter credere alle sue parole che dicevano di volere solo il mio bene?
Era solo un bastardo egocentrico, che mi voleva docile tra le sue mani, per non avere ulteriori seccature. Ecco che cosa era in realtà.
Bè, non sarebbe più andata così. Gli avrei dimostrato, da questo momento in poi, che ero una persona “vera” e non solo un "pacco" depositato qui al St. Marie, in attesa di potersene disfare non appena possibile.
- Edward, sto parlando con te!
Lo avevo apostrofato con rabbia, decisa ad ottenere un confronto definitivo con lui.
- Ti ho sentito. E' solo che non capisco quale parte del "no" non ti sia chiara questa volta.
Stavo per sbottare, me lo sentivo. Ma volevo tentare ancora di ragionare con lui. Doveva esserci un modo per instaurare un rapporto diverso tra noi.
- E' il "no" in se stesso che non ha senso. Non sono più la ragazzina sprovveduta che ero i primi tempi. Sono cresciuta, Edward, nel caso non te ne fossi accorto! Ed ho capito quello che posso o non posso fare, per non essere d'intralcio alla tua... carriera.
All'ultimo mi ero trattenuta, perchè stavo per dirgli vita. Ma mi ero resa conto che della sua vita non sapevo quasi nulla in realtà. Ero più informata sui suoi successi economici.
Era un uomo d'affari molto importante, di conseguenza era sempre al centro dell'opinione pubblica. Mi aveva più volte spiegato che le mie azioni non sarebbero passate inosservate come quelle di una ragazza qualsiasi. Sarebbero state spiate, commentate, rese pubbliche e giudicate da tutti.
L'avevo capito bene, ora, e mi sarei davvero comportata di conseguenza: sarei stata attenta, più che attenta.
- E' vero, sei cresciuta. Sei più alta rispetto all'ultima volta che ti ho visto.
Non ce l'avevo più fatta, ero sbottata, perdendo il controllo davanti a quella che mi era sembrata l'ennesima mancanza di considerazione da parte sua.
- Sei solo uno stronzo. Ecco che cosa sei, un grandissimo, stronzo egocentrico. E ti odio, capito? E maledico il giorno in cui i miei genitori hanno pensato che tu potessi essere un loro degno sostituto.
Sentivo la rabbia farmi tremare in tutto il corpo. Volevo ferirlo, farlo stare male almeno quanto ci stavo io davanti alla sua indifferenza per me.
- Penso di non avere più niente da dirti, quindi te ne puoi anche andare. La tua presenza qui, mi fa solo venire voglia di...
L'espressione che gli avevo visto quando si era girato verso di me, mi aveva fatto morire in gola le parole.

Mi sembrava di fissare due gemme verdi dure, fredde, incastonate in un viso altrettanto duro.




- Puoi benissimo esprimere il tuo dissenso per le mie decisioni, Isabella. Ma non accetto che tu lo faccia mancandomi di rispetto in questa maniera. Io non l'ho mai fatto con te, e pretendo che tu faccia lo stesso, chiaro?
Aveva assunto un tono ed una postura estremamente minacciosi. Non lo avevo mai visto così determinato. Ma lo stesso valeva per me. Non ero mai stata così furiosa con lui, prima d'ora.

Mi sentivo sola più che mai, dal momento che l'unica persona che avrebbe dovuto volermi almeno un pò di bene, era proprio lui che me lo negava in maniera così assoluta.
- Magari vorresti anche delle scuse, ora!
Lui era avanzato di qualche passo, ma io non mi ero mossa. Tra di noi si era venuta a creare una tensione quasi palpabile.
Il motivo scatenante, ormai, non era più solamente l'andare o meno a quella festa, o i miei insulti rabbiosi. C'era molto di più dietro, c'erano le nostre incomprensioni, i nostri diversi desideri e quella mancanza di affetto che ci allontanava ogni giorno di più.
- Visto che ti ritieni tanto matura, dovresti sapere come comportarti…
- Bè, allora puoi pure invecchiare lì dove sei, prima che avvenga! Non mi rimangio nemmeno mezza parola di quello che ti ho detto! E' la verità, è quello che penso di te! Anzi, lo sai cosa ti dico? Che ti voglio fuori dalla mia vita. Non venire mai più qui da me, tanto non serve a nulla!
Avrei voluto riuscire ad essere come lui, priva di emozioni, ma non ci riuscivo.

La verità è che soffrivo. La mia rabbia mascherava sempre e solo quello: il bisogno che lui si interessasse a me.
- Ho delle responsabilità verso di te, temo che mi sia impossibile esaudire il tuo desiderio di non vedermi più.
Non aveva perso quell’aria cupa e minacciosa, ma non me ne curavo in quel momento.
- Responsabilità… lo dici come se ogni giorno tu fossi costretto ad occuparti di me! Quello lo facevano i miei genitori, Edward. Loro si occupavano di me, tu… tu… invece...
Nominare i miei genitori era stato un errore. Mi aveva immediatamente provocato un tale groppo in gola, che non ero più riuscita a parlare senza correre il rischio di scoppiare a piangere.

L’ultima cosa che avrei voluto fare davanti a lui.
Avevo deglutito più volte per tentare di riprendere il controllo delle mie emozioni, mentre il suo sguardo penetrante non smetteva di fissarmi.
- Isabella…
Non lo avevo lasciato nemmeno iniziare, avevo spalancato la porta d'ingresso ed ero uscita in corridoio, diretta ovunque, purchè fosse lontano da lui.
Mi era bastato sentirgli pronunciare il mio nome con quel suo tono distaccato, per capire che non avrei ottenuto mai nulla da lui, qualsiasi cosa avessi detto o fatto, e che avrei dovuto farmene una ragione.
Lungo i corridoi non avevo incontrato quasi nessuno, perché essendo una domenica di aprile calda e soleggiata, la maggior parte degli studenti aveva lasciato l’istituto per godersi un po’ di libertà.

Quella libertà che a me veniva quasi sempre negata, salvo rare eccezioni, per ragioni che non volevo più comprendere, ma che dovevo comunque rispettare perchè erano quelle del mio tutore legale.
Alla fine, avevo raggiunto un punto piuttosto appartato del grande parco che circondava il St. Marie, dove amavamo rifugiarci io e Kelly quando volevamo isolarci da tutti gli altri.
Era stata proprio lei a trovarmi lì, addormentata, quando era stata quasi ora di cena.
Non mi aveva fatto domande, le era bastato vedere i miei occhi gonfi ed arrossati, per capire che la visita di Edward si era conclusa nella solita maniera: avevamo discusso e io ne avevo sofferto.
Mi aveva tirato come al solito su di morale, raccontandomi divertenti pettegolezzi sulla giornata che aveva appena trascorso, sempre senza chiedermi nulla della mia. Avrebbe aspettato, come sempre, che fossi io a parlargliene se e quando avessi voluto. Era una vera amica, Kelly, senza di lei tutto sarebbe stato ancora più difficile.
Per tutta la notte, non avevo fatto altro che ripensare ad Edward, al suo comportamento, ai suoi sentimenti verso di me.

Ero decisa a non permettergli più di farmi soffrire.
La mattina dopo, forte di quel proponimento, avevo iniziato la giornata con un entusiasmo che aveva indotto Kelly ad osservarmi attentamente.
Sicuramente aveva intuito che il mio atteggiamento mascherasse in realtà qualcosa di ben diverso dall’allegria che mostravo, ma non me ne chiedeva comunque il motivo.
Stavamo pranzando in mensa, con le altre compagne, quando lo squillare del cellulare mi aveva gettato nell’agitazione più totale.
Era Edward a chiamarmi, e io non riuscivo a decidermi se rispondere o meno.
Alla fine, era stata Kelly a decidere per me: me lo aveva sottratto di mano, mi aveva guardato dritto negli occhi e mi aveva intimato di non nascondermi dietro a quella finta allegria, ma di risolvere con Edward qualsiasi cosa avessi lasciato in sospeso il giorno prima. Era decisamente la mia migliore amica, tanto da sapere anche senza dover chiedermi nulla.
Così aveva aperto la comunicazione, restituendomi il cellulare.
- Pronto.
- Ciao, Isabella.
- Cosa vuoi?
Non lo avevo voluto salutare di proposito, andando invece subito al sodo.
Mi ero alzata, nel frattempo, per lasciare la mensa. Non volevo che nessuno potesse ascoltare quella conversazione.
- Parlare di ieri.
Per un attimo, breve ma intenso, avevo sperato che la sua risposta potesse essere un’altra: scusarmi.
- Io non ho più niente da dirti.
Ero determinata, a quel punto, nel non lasciargli alcuna possibilità.
- Vorrei solo che mi ascoltassi.
La sua voce mi giungeva nitida, tanto da capire che non c’era traccia di rimorso. Non era affatto una telefonata di scuse, qualsiasi cosa avesse avuto da dirmi.
- Ho poco tempo. Tra mezz'ora devo essere a lezione.
- Basterà.

Cosa stavo facendo? Perché non avevo ancora chiuso la comunicazione?
Era difficile riuscirci, più di quanto avessi creduto. Sentirlo, era bastato per farmi vacillare.
- Parla, allora. Ti ascolto.
- No. Non per telefono.
A quelle parole, mi ero sentita mancare. Mi ero dovuta appoggiare alla parete del corridoio.
Cosa significava? Dov’era Edward? Non era ripartito come mi aveva detto che avrebbe fatto?
- Raggiungimi alla pista di atletica, ti aspetto qui.
Era stato lui a chiudere la comunicazione, senza aggiungere nulla.

Niente per favore, niente scusami, nessuna preghiera. Solo la certezza che l'avrei fatto.
No, no, no, no. Questa volta ero io a dire no.
Non sarei andata da lui, non lo avrei ascoltato, non lo avrei nemmeno rivisto.
Avevo spento del tutto il cellulare e mi ero diretta verso il laboratorio di biologia, dove avrei avuto lezione di lì a poco.
Ero cosciente di quello che stavo facendo, e seppure ci stessi male, ero determinata a non tornare indietro.

Edward sarebbe rimasto il mio tutore, ma d'ora in poi lo avrei tenuto fuori dalla mia vita e dai miei affetti.
L'aula era ancora vuota, ovviamente, mancando più di venti minuti all'inizio della lezione.
Mi ero seduta al banco che occupavo, abbandonandomi su di esso, il viso nascosto tra le braccia.
Sentivo il cuore battermi forte e le lacrime bagnarmi le mani. Stavo piangendo di nuovo per colpa sua.
Scossa com'ero, non lo avevo sentito entrare. Mi ero accorta di lui, solo nel momento in cui avevo sentito la sedia accanto alla mia, spostarsi.
Era tardi per nascondergli che stessi piangendo, ma non avevo comunque alzato la testa, non fosse altro per evitare di dover vedere la sua indifferenza anche davanti alle mie lacrime.
- Ieri, ero già in aeroporto quando ho deciso di non partire. Ero al telefono con Jennifer, mi stava aggiornando sul cambiamento d'orario di alcuni appuntamenti, quando ad un certo punto mi ha chiesto di te. Voleva sapere se ti avevo trovato bene, dato che l'ultima volta che vi eravate sentite, le eri sembrata un pò stanca, abbattuta.
Jennifer, la segreteria di Edward, era una signora dalla voce gentile con cui spesso mi capitava di parlare. Molte volte, infatti, era a lei che mi rivolgevo per questioni pratiche. Avevo stabilito un rapporto più che cordiale, tanto che mi ero ritrovata a raccontarle molte più cose, che non ad Edward stesso.
- Le ho risposto che stavi bene, mentendole. Perchè invece, sapevo bene come ti avevo lasciato.
Mi ero ritrovata a trattenere quasi il fiato.

Non era partito per tornare indietro da me, era questo che mi stava dicendo?
- E' un brutto periodo per me, questo, Isabella. Ho degli impegni che mi stanno mettendo sotto pressione, tanto che mi sembra di avere gli occhi di tutto il mondo puntati addosso.
Sentivo una sorta di inquietudine sprigionarsi da lui, qualcosa che non avevo mai avvertito prima.
- Ma tu sei l'ultima persona a cui devo farlo scontare. Ieri, ho esagerato nel preoccuparmi per quella festa a cui vuoi partecipare. Penso tu abbia ragione, che ci siano sufficienti garanzie perchè la cosa non compaia come un festino tra ragazzine depravate già il giorno dopo, sui giornali.
Non erano delle vere e proprie scuse le sue, ma ci stavano andando molto vicino. Non potevo negarlo, questo.
- Se mi preoccupo così tanto, però, non è per me.
C'era stata una pausa di incertezza nella sua voce, breve è vero, ma l'avevo comunque colta.
- Non vorrei mai che tu dovessi provare la sensazione di essere sbattuta in prima pagina, con un ritratto di te che è lontano anni luce da quello che sei invece realmente.
Me lo aveva già detto molte volte, ma questa volta nella sua voce sentivo qualcosa di diverso, qualcosa che lo faceva sembrare più vero.
- I miei affari, credimi, non ne risentirebbero. Il problema non è quello.
Era stato più forte di me, avevo sollevato il viso per guardarlo negli occhi. E li avevo trovati cupi, tormentati, ma non minacciosi.
No, quello sguardo non ero io ad averlo provocato. Era qualcosa che Edward aveva dentro di se.
- Il problema sei tu, Isabella. Quello che vuoi da me.
Era seduto rigidamente, come se fosse stato davvero costretto ad essere nell'ultimo posto in cui avrebbe voluto stare.
- Io ho fatto una promessa ai tuoi genitori, ed è quella che ti avrei garantito un futuro solido se loro fossero mancati.
Un futuro "solido". Solo quello, niente di più. Era chiaro quello che mi stava dicendo, era chiaro come vederlo lì, palesemente in difficoltà davanti alle mie lacrime.
- E' questo che ho da offrirti. Tentare di mantenere quella promessa nel modo che penso possa essere più giusto.
Si era alzato in piedi, adesso. Non aveva smesso di fissarmi, ma era come se fosse calato un muro tra di noi.
- Perciò, continuerò a prendere decisioni che non ti piaceranno, se mi aiuteranno a mantenere quella promessa.
Ero stata io a distogliere lo sguardo per prima. Lo avevo posato sulle mie mani, chiuse a pugno per cercare di nasconderne il tremito.
- Ma più di questo... non posso fare.
Avevo sentito i suoi passi allontanarsi verso la porta. L'avevo sentita aprirsi, ma avevo continuato a fissare i miei pugni contratti.
- Spero potrai perdonarmi, un giorno, Isabella. Per non essere stato quel degno sostituto che avresti voluto.
Se ne era andato. Sapevo che non sarebbe tornato indietro, questa volta, ma c'era stata una parte irrazionale di me che non aveva potuto fare a meno di sperarlo lo stesso.
Volevo disperatamente credere che una parte di Edward mi volesse bene, nonostante tutto.

 

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Un'ombra si era allungata su Bella, inducendola ad aprire gli occhi. Era quella di Edward, ovviamente.
Si era sfilata le cuffie dell'mp3, conscia di quanto fosse distante dalla realtà attuale il ricordo appena vissuto.
Perchè l'uomo in piedi di fronte a lei, ora la guardava sorridendole tranquillo.
- Ho una proposta da farti. Un bel bagno e poi... un pic-nic!
Bella si sentiva ancora un pò confusa: si era sdraiata sul ponte per rilassarsi e prendere un pò di sole, ascoltando della musica. Poi i ricordi avevano iniziato ad affacciarsi, ed avevano preso il sopravvento, sommergendola di emozioni forti. Probabilmente l'insieme delle due cose l'aveva lasciata un pò stordita.
- Isabella? Tutto bene? Forse non dovevi rimanere al sole così a lungo...
Lo sguardo di Edward si era fatto leggermente preoccupato, tanto che si era accucciato per essere alla sua altezza e poterla osservare meglio.
- No... no. Tranquillo. Mi ero solo appisolata un attimo eh... ma, scusa, hai detto un pic-nic?
Bella non si era sentita di dirgli la verità, voleva lasciare quel ricordo ancora chiuso nel cassetto del loro passato. Come aveva detto anche lui, era meglio lasciar passare ancora del tempo prima di parlarne.
Tempo per capire se le cose potevano cambiare davvero, permettendo di affrontare con più serenità momenti che erano stati molto difficili tra loro.
Così, aveva spostato l'attenzione di Edward su quello che le aveva appena proposto: un pic-nic in mezzo al mare!
- Già, ho detto proprio pic-nic. Guarda un pò cosa c'è alle tue spalle.
Si era voltata immediatamente curiosa ed era rimasta a bocca aperta per la sorpresa: poco lontano c'era un isolotto, poco più che una striscia di sabbia su cui sorgevano una decina di palme, circondato da un'acqua chiarissima che improvvisamente diventava il blu scuro della profondità oceanica.
- Ma sembra un miraggio!



Edward aveva riso, sedendosi a gambe incrociate accanto a lei.
- Vero? Tipo le oasi nel deserto. In questo caso, invece, prima c'è solo mare, e poi ti ritrovi a fissare la terraferma.
Era uno spettacolo davvero affascinante, con colori che ancora una volta apparivano quasi impossibili da credere veri.
C'era il verde chiaro delle acque basse subito intorno all'isolotto e il blu scuro delle acque profonde a contornarle. C'era il verde brillante delle palme che faceva apparire ancora più splendente il bianco della sabbia.
Era forse così il Paradiso?
- Perfetto per un bagno e per un pic-nic, non trovi?
Mentre lei indossava cappellino ed occhiali da sole, Edward no. Aveva pensato ancora una volta che il verde dei suoi occhi si sposasse perfettamente con i colori che li circondavano.
Aveva anche notato che la sua pelle aveva iniziato a prendere una leggera colorazione. Era meno pallido di quanto fosse stata abituata a vederlo.
Anche più disteso, indubbiamente. Infatti, ai lati della bocca, non gli comparivano più quei solchi profondi che erano il segno di una tensione che pensava non l'abbandonasse mai.
Tutto il suo viso appariva meno spigoloso, meno tirato... meno severo, insomma.
- Sono sporco?
- Scusa?
- Mi stavi fissando, sono sporco di grasso per caso?
- No, no.
- Ho dato un'occhiata alle pompe di sentina, poteva essere che mi fossi sporcato.
Non sembrava imbarazzato dal fatto che lei lo stesse fissando, e anche lei non lo era stata.
- E' che stavo notando la tua aria rilassata. Ti dona, sai? Sembri meno vecchio.
Edward si era finto scandalizzato.
- Io, vecchio! Ma se ho solo trent'anni!
- Quasi trentuno, veramente... quindi, quasi tredici anni più vecchio di me!
- Tu nei hai quasi diciotto, quindi rimangono dodici... e comunque non sono vecchio!
- Se lo dici tu...
Stavano di nuovo scherzando, e a Bella piaceva. Le sembrava che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di momenti così tra loro.
- Qui ci vuole una gara! Il vecchietto ti da una lezione, e ti fa vedere che a nuoto, arriva prima di te all'isolotto.
Si era alzato, tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
- Ci stai? O hai paura della sconfitta?
Bella si era già tolta cappello ed occhiali, lasciandoli cadere sull'asciugamano e guardando verso l'isolotto.
- Quanti saranno? Cento metri?
- Occhio e croce, direi di sì.
Edward aveva iniziato a sfilarsi la maglietta, e Bella per un attimo era rimasta paralizzata da quel gesto.
Se le era sembrato strano vederlo con indosso vestiti casual, le era sembrato ancora più strano vederlo a torso nudo.
Indubbiamente, aveva un fisico che qualsiasi "vecchietto" avrebbe voluto avere ancora! I muscoli del torace senza essere esageratamente pronunciati, erano comunque ben delineati.
Poi non aveva avuto più tempo per pensare, perchè improvvisamente Edward l'aveva afferrata per la vita e l'aveva sollevata senza sforzo, passandole l'altro braccio sotto le ginocchia.
- Pronti, partenza... via!
Detto fatto, Edward si era slanciato in avanti, saltando agilmente oltre la draglia* e tuffandosi con lei in mare.
Bella si era istintivamente aggrappata a lui, preparandosi all'impatto con l'acqua.
Quando erano finiti sotto, tra un ribollire di bollicine, Edward non l'aveva lasciata andare del tutto, trattenendola appunto per una mano.
Le era sembrato un gesto protettivo, e ne era rimasta colpita piacevolmente: continuava a dimostrarle, e non solo a parole, di provare del vero affetto per lei.
Quando erano riemersi, sputacchiando acqua, entrambi stavano già ridendo.
- Tu sei pazzo!
- Ah, vecchio e pazzo, per giunta!
Le aveva lasciato andare la mano, adesso, per permetterle di mantenersi più facilmente a galla.
- Bene! Allora sarà un vecchio pazzo a batterti!
E dopo averle rivolto uno sguardo sornione, lo aveva visto sparire sotto la superficie dell'acqua, per poi riemergere qualche metro dopo.
Nuotava con bracciate sicure e regolari, e le era apparso subito evidente che non avrebbe mai avuto nessuna speranza di raggiungerlo.
Così si era diretta verso la spiaggia nuotando lentamente, godendosi l'effetto refrigerante dell'acqua sulla pelle, dopo il caldo del sole.
Edward era già quasi arrivato a riva, quando si era fermato ad aspettarla. Quando lo aveva raggiunto, lui sembrava molto soddisfatto.
- Non hai avuto alcuna esitazione, sei un vero lupo di mare, Isabella!
Non aveva ben capito a cosa si riferisse.
- Perchè?
- Hai nuotato tranquillamente sino a qui, nonostante le acque profonde. Significa che non hai paura del mare.
Si era voltata a guardare la barca. In effetti avevano fatto un discreto pezzo dove l'acqua era sicuramente profonda. Poi un pensiero l'aveva colpita.
- La barca! E se la corrente la porta via?
Edward era scoppiato in una di quelle risate che lei aveva imparato a conoscere.
- Isabella! Quando mi sono fermato, mi sono assicurato che la barca fosse saldamente all'ancora! Non hai proprio nessuna fiducia in me come marinaio!
Si era sentita una perfetta stupida, ma aveva rimediato prendendo in giro anche lui.
- Sai com'è... a navigare con un vecchio pazzo si corrono sicuramente dei rischi!
Per tutta risposta, Edward l'aveva spinta sott'acqua. Toccavano già, e Bella era riuscita a liberarsi, riemergendo decisa a fargliela pagare per averla colta di sorpresa, facendola anche bere.
Si era buttata su di lui, per cercare di fargli perdere l'equilibrio con il proprio peso, dato che era indubbiamente molto più forte di lei.
Aveva cercato di spintonarlo, premendogli le mani sul torace, ma lui era stato più furbo e si era lasciato andare all'indietro, ottenendo che lei finisse un'altra volta sotto, facendo tutto da sola per giunta!
Lo aveva sentito ridere allegramente, quando era riemersa tossendo per l'acqua bevuta.
Ma Bella non aveva perso la voglia di fargliela pagare, anzi, era ancora più determinata. Si era nuovamente slanciata su di lui, questa volta afferrandolo per le spalle e issandosi su di lui, per tentare di buttarlo sotto pesandogli addosso.
Edward stava giusto pensando che non aveva mai visto Isabella così serena e divertita. Gli occhi nocciola brillavano di un'incontenibile allegria, mentre tentava ripetutamente di farlo andare sotto.
I capelli le si appiccicavano scomposti intorno al viso ogni volta che riemergeva, e lei li ricacciava indietro ridendo, mentre si slanciava nuovamente su di lui.
La maglietta fine e i pantaloncini che indossava erano praticamente una seconda pelle, che lasciavano intravedere il costume che portava sotto.
Edward aveva sentito un vago campanello d'allarme risuonargli in testa alla vista del corpo di Bella così scoperto, ma lo aveva ignorato presto, coinvolto com'era in quella battaglia acquatica con lei.
Bella era tornata alla carica,  issandosi su di lui, per cercare di mandarlo a fondo con il suo debole peso, ma lui l'aveva afferrata per l'esile vita e l'aveva lanciata lontana, ridendo divertito al sentirla imprecare per quell'ennesima sconfitta.
Sputacchiando acqua, era riemersa un'altra volta, fulminandolo con lo sguardo.
- Non è giusto, tu pesi il doppio di me! Non ce la farò mai!
- Non ti rimane che arrenderti!
- Eh no! Già hai vinto la gara di nuoto...
Si stavano sfidando con lo sguardo, divertendosi senza altri pensieri per la testa se non quel momento di gioco.
- E quindi, cosa pensi di fare allora?
- Questo!
Era stato sorpreso da una manciata di sabbia che lo aveva colpito in pieno petto. Prima che potesse reagire, Bella gliene aveva tirata un'altra, colpendolo sulla spalla sinistra questa volta.
Le sue risate divertite risuonavano alte e cristalline nel silenzio che li circondava. Era un suono che avrebbe voluto ascoltare all'infinito, tanto lo faceva stare bene.
Lei continuava ad afferrare manciate di sabbia, che poi gli piovevano addosso, e lui non riusciva a fare altro che restare a guardarla ridere.

Come aveva potuto vivere, prima, senza vederla così felice come lo era adesso?
Come aveva potuto farle così male, con il suo comportamento egoista?

Le sue paure più profonde erano state la causa di un simile comportamento. Ma anche così, non poteva fare a meno di pensare che era stato davvero un mostro con lei.
Un mostro che forse non si meritava una seconda possibilità, quella che lei sembrava essere decisa a concedergli.
- Allora, che fai adesso, ti arrendi tu?
La domanda di Bella era giunta insieme all'ennesimo lancio di sabbia. Gli era finita anche in testa, colando poi sul viso. Si era tuffato per sciacquarla via, intanto che con ampie bracciate cercava di raggiungerla. L'acqua trasparente sicuramente non aveva nascosto a Bella la sua intenzione, perchè l'aveva vista iniziare a correre verso la riva, per sfuggirgli.
Era stata veloce, tanto che anche lui era emerso per rincorrerla a piedi. Continuava a ridere, mentre scappava sulla riva, forse conscia che non sarebbe potuta andare poi così lontano.
Quell'isolotto misurava solo pochi metri.
Ed infatti, si erano ritrovati a rincorrersi in tondo, ridendo entrambi come due ragazzini spensierati.
Fino a che lui, non aveva accelerato il passo, riuscendo finalmente ad afferrarla per la maglietta. L'aveva strattonata leggermente, ma lei era comunque caduta, trascinandoselo dietro.
Si era ritrovato inginocchiato sul bagnasciuga, con lei intrappolata tra le sue gambe che cercava di liberarsi sempre ridendo a crepapelle.
- Vediamo se adesso ridi ancora...
Aveva preso una manciata di sabbia ed aveva iniziato ad impiastricciarle il viso, i capelli, facendo attenzione a non premere troppo forte, però.
Bella aveva aumentato gli sforzi per tentare di disarcionarlo da lei, ma Edward aveva avvertito a malapena quei tentativi.
Infatti, si era reso conto di quanto la sentisse fragile e delicata tra le sue mani.

All'improvviso si era reso conto anche di quanto fosse "intima" quella posizione tra loro.
E ancora aveva avvertito quel campanello d'allarme nella sua testa, solo ora meno lontano.
Tanto che, aveva concluso la sua vendetta su Bella, aiutandola ad alzarsi, per poi spingerla nuovamente in mare.
Quando era riemersa, dopo essersi sciacquata via la sabbia, il suo sguardo era solo divertito, senza più propositi di nuove vendette. Aveva anche alzato le mani, come in una muta richiesta di tregua.
- Finalmente ti arrendi, Isabella?
- Diciamo che siamo pari, quindi posso ritenermi soddisfatta.
Il sorriso che aveva, le illuminava il viso quasi più del sole stesso che brillava alto nel cielo completamente sgombro da nuvole.




Edward si era chiesto se il Paradiso potesse essere questo, essere lì con lei sorridente e serena.
- Pari... a me sembra che tu abbia perso una gara di nuoto, che non sia riuscita a buttarmi sott'acqua nemmeno una volta... e che non sia riuscita nemmeno a sfuggirmi sulla terraferma! Insomma, un ko su tutta la linea!
Lo aveva guardato come chi avesse ancora il suo colpo migliore da sfoderare.
- L'importante è che tu ci creda! Perchè forse, invece, volevo solo non infliggere delle umilianti sconfitte ad un simpatico vecchietto come te!
Edward aveva riso insieme a lei di quella battuta, anche se dentro di se aveva giusto pensato che non si era mai sentito così bene nemmeno quando ragazzo lo era stato veramente.

 

 
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- Basta! Se mangio anche solo un'altra briciola, potrei morire!
Si era lasciata cadere sull'asciugamano, osservando le fronde delle palme sopra di lei, muoversi sotto la leggera brezza che aveva preso a spirare.
La calura delle ore più calde, era mitigata dall'ombra e da quella brezza.
Bella aveva iniziato a sentire un piacevole torpore invaderle le membra. Si sentiva divinamente bene, tanto che non avrebbe barattato quel momento con nient'altro.
- Sto iniziando a pensare seriamente che le riserve in barche non basteranno fino alla prossima tappa.
La voce di Edward le era giunta rilassata. Aveva girato appena la testa nella sua direzione e lo aveva trovato sdraiato come lei, la testa appoggiata sulle mani incrociate.
- Mi stai dando della mangiona?
- Penso che un'invasione di cavallette sarebbe una piaga meno minacciosa rispetto alla tua fame...
Aveva afferrato la bottiglia dell'acqua finita, lì vicino, tirandogliela addosso a mo di risposta.
- La verità fa male, vero Isabella?
Era stata una frase scherzosa legata a quel momento, ovviamente, quella pronunciata da Edward. Ma non era stato possibile comunque, e per nessuno dei due, ignorare una corrente fredda insinuarsi tra loro.

Il passato era qualcosa che tornava sempre a farti visita, anche quando non avresti voluto.
Era tornata a guardare in alto, intravedendo squarci di cielo azzurro tra le fronde che si agitavano.
- Mio padre diceva sempre che una mezza verità, era peggio di una bugia completa.
La voce di Edward le era giunta più seria, già carica di una tensione che le aveva preannunciato che per lui sarebbe stato difficile dirle quello che aveva in mente ora.
- Così, non risparmiava niente a nessuno. Che fossi io, mia madre, un amico, per quanto potesse averne uno vero, lui comunque non mentiva mai.
La pausa che c'era stata, aveva coinciso con il suo mettersi a sedere, le gambe trattenute dalle braccia e lo sguardo perso all'orizzonte.
- Si vantava di essere un uomo tutto d'un pezzo. Un uomo che non scendeva a compromessi, di nessun tipo. O era bianco o era nero. Il grigio, diceva anche, era una tonalità per quelli che non avevano il coraggio delle loro decisioni.
Bella lo aveva solo guardato di sfuggita, per non metterlo ulteriormente in difficoltà. Voleva che si sentisse libero di dirle solo quello che avrebbe voluto.
- Pensa che era così convinto delle stronzate che diceva, che non aveva nemmeno un calzino di colore grigio.
Lei era andata indietro nei ricordi, e lo aveva rivisto in alcune occasioni con indosso eleganti completi grigi.
- So cosa stai pensando. Io, il colore grigio lo indosso tranquillamente, Isabella. Non ho mai creduto alle stronzate di mio padre.
Si era voltato verso di lei, aveva sentito il suo sguardo penetrante fissarla. Aveva fatto altrettanto a quel punto, si era messa a sedere, ricambiando lo sguardo.
- Come del resto, non ho mai creduto in lui. Non è mai stato un buon padre.... come io non sono mai stato un buon figlio, per lui.
Aveva scosso le spalle, come se volesse togliersi di dosso qualcosa di pesante e fastidioso.
- Avevo sempre pensato che non sarei mai diventato come lui.
Le aveva sorriso, a quel punto. Ma si era trattato di un sorriso amaro, quasi più una smorfia.
- Poi sei arrivata tu, e io dovevo farti da tutore. Sono stato costretto a confrontarmi con me stesso sulla questione, oltre che con te.
- Edward...
Ma non l'aveva lasciata finire. Si era alzato, sfilandosi la maglietta e gettandola rabbiosamente sull'asciugamano.
- Quello che ho scoperto di me, su quello che ero diventato, non sempre mi è piaciuto. Ma non avevo il coraggio di affrontarlo. Restavo in quel "grigio" che mio padre odiava tanto. E ti obbligavo a fare lo stesso con il comportamento che tenevo con te.
Sembrava che le ombre dentro di lui stessero tornando a svanire dopo averle confessato quelle parole. Perchè il verde dei suoi occhi era tornato a schiarirsi.
- Forse è per questo che nel tentare di non perderti, ti ho portato proprio qui, in questo angolo di mondo.
L'aveva guardata così sinceramente, che le era sembrato di potergli davvero guardare nel cuore.
- Tra questi colori così accesi, si fatica a credere che possa esistere il grigio. O almeno, è quello che spero. Per riuscire a mostrarti chi sono veramente, con coraggio e sincerità. Il bello e il brutto che mi porto dentro.
Aveva abbassato lo sguardo, ma non in un gesto di vergogna o di disagio. Sembrava più il gesto di chi si fosse tolto un primo peso di dosso.
- E adesso, scusami, ma ho bisogno di rimanere un pò solo. Vado a farmi un bagno.
Le era solo bastato annuire, per fargli capire che era tutto a posto. Sarebbe servito anche a lei rimanere un pò sola, per assorbire meglio quanto le aveva appena detto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Ciao ragazze!
Prima di tutto, vi volevo informare che credo proprio di aver trovato dei tempi regolari nello scrivere che mi porteranno a postare, perciò, due capitoli alla settimana: ossia il lunedì e il giovedì (salvo, ovviamente, impedimenti particolari).
Detto questo, introducendo il capitolo di oggi, dato che vi si accenna, mi trovo a voler precisare un punto per me importante sul personaggio di Edward, così come lo immagino io: non è un uomo che disprezza o "usa" le donne, manco fossero kleenex. Infatti, non avrà avuto schiere di donne al suo fianco (e nel suo letto, aggiungo) anzi, ne avrà avute poche, e con le quali avrà incontrato una certa difficoltà ad approfondire i sentimenti verso di loro, proprio in ragione di quei discorsi fatti a Bella sull'influenza che ha esercitato suo padre su di lui. E' un uomo di trent'anni, avrà maturato la sua esperienza ovviamente, ma tutto in una misura che lo renderà "normale".
Scusate se ho voluto sottolinearlo, ma non credo che il "fascino" di un uomo, agli occhi di una donna, passi attraverso il numero di donne che ha avuto. Anzi, un uomo così, mi darebbe un'impressione di superficialità e mancanza di rispetto, che lo renderebbe solo più "povero" ai miei occhi.
Opinione assolutamente personalissima, ci tengo a sottolineare anche questo. Per cui, più o meno condivisibile.
E adesso datemi pure dell'inguaribile romantica, della sognatrice... insomma, fate voi, basta che non mi insultiate! XD!
Buona lettura, a presto.
R.








Bella si sentiva come sull'orlo di un precipizio: poteva fare un passo in avanti, e precipitare nell'ignoto, oppure farne uno indietro, e rimanere al sicuro.

Il cuore le batteva forte, la salivazione le si era azzerata, le mani le tremavano, mentre quella furiosa battaglia proseguiva dentro di lei: chiedere o non chiedere?
Aveva sollevato appena lo sguardo dalla rivista che da più di cinque minuti faceva finta di sfogliare, perchè in realtà non vedeva più neanche mezza parola o immagine.
Aveva guardato ancora Edward, all'altro capo del piccolo tavolo, intento come lei a sfogliare una rivista, la sua di nautica però. Appariva concentrato, ma non teso. Aveva l'atteggiamento tipico di chi si sta godendo una lettura impegnativa, ma piacevole.
Le sue lunghe dita tenevano l'angolo del foglio sollevato, sino a che non arrivava il momento di girarlo.
Bella aveva pensato di essere davvero in piena tempesta emozionale, per arrivare a concentrarsi su una cosa così sciocca come le sue dita che giravano le pagine di una rivista.
Il problema era che da quando aveva trovato quel servizio su di lui, su quella maledetta rivista, un pensiero fisso le era entrato in testa, portandola appunto sull'orlo di quel precipizio: chiedere o non chiedere ad Edward quella domanda che le bruciava sulle labbra, e non solo lì?
Alla fine, preoccupata che il cuore le schizzasse davvero fuori dalla gola, si era buttata.
- Edward, hai mai pensato di sposarti?
La sua reazione era stata istantanea: aveva sollevato la testa di scatto, guardandola tra il sorpreso e l'interdetto.
Certo la sua domanda gli era dovuta sembrare alquanto strana ed improvvisa. Però non imbarazzante, evidentemente, dal momento che sorpresa e confusione, avevano lasciato il posto ad un'espressione più pensierosa nei suoi occhi, dopo la reazione iniziale.
- No, direi proprio di no.
La prima sensazione che aveva provato Bella era stata di sollievo, senza saperne ancora bene il perchè. Poi, una volta che era stato lui a fissarla come in attesa che lei ora giustificasse quella sua domanda, aveva iniziato a cercare le risposte dentro di lei.
- Scusa, per avertelo chiesto così all'improvviso. Non è che non ci avessi mai pensato... anche prima, intendo... cioè, prima di adesso...
Ecco, adesso che lui la fissava così, cioè concentrato su di lei, Bella aveva iniziato a pentirsi di non essersene stata zitta.
Ma c'era stato quel senso di colpa... e poi quel fastidio... e sì, anche quella punta di gelosia, a cui proprio non era riuscita a resistere.
- In effetti un pò inaspettata come domanda... ma perchè no, è una curiosità legittima anche questa, da parte tua.
Il suo atteggiamento le stava confermando che Edward non si sentiva in imbarazzo, forse solo sorpreso che lei avesse chiesto questo e non altro, su di lui.
A dire il vero, ora era lei a sentirsi un pò in imbarazzo, ma nonostante questo, rimaneva quello strano bisogno di chiarire la cosa con lui.
Così aveva raccimolato altro coraggio, era tornata indietro di diverse pagine, ed aveva alzato e girato la rivista in direzione di Edward.
Gli occhi verdi si erano impercettibilmente assottigliati, ed un lampo di fastidio, o forse più di rabbia, era passato veloce.
Poi era tornato a guardare lei negli occhi, ed era tornato più tranquillo.
- Pensavo fosse una rivista più seria... il suo direttore gode di una buona fama.
Il commento era stato vagamente laconico, ma lo sguardo era rimasto attento e puntato su di lei.
L'articolo che aveva mostrato ad Edward, e che le aveva suscitato dei pensieri ben precisi nella testa, titolava a grandi lettere "Edward Cullen: ultima estate da scapolo?".
Poi l'articolo iniziava così: "Fonti certe danno come imminente il matrimonio tra il facoltoso Edward Cullen e la bravissima attrice Alyssa Kent. I due sono stati visti più volte insieme, in varie occasioni più o meno ufficiali. Persone vicine all'attrice, ricordiamo tre volte premio Oscar, dicono che abbia rinunciato ad una importante proposta che l'avrebbe vista impegnata proprio dal prossimo autunno. Le motivazioni addotte sembrano essere davvero futili, tanto che lo stesso regista che se le è sentite snocciolare, le ha trovate un chiaro tentativo per gettare fumo negli occhi. Da parte di Edward Cullen, come sempre, giunge il massimo riserbo. La privacy del re della finanza è oggetto di grande attenzione da parte di tutti coloro che lo affiancano sia nel lavoro che nella sua vita privata. Rimane quindi da capire..."
Proseguiva con altre informazioni, intercalate da foto di Edward in compagnia di Alyssa, tutte in occasioni sicuramente mondane. Lo confermavano i loro abiti da sera e i luoghi in cui erano state scattate. Bella aveva notato che in nessuna avevano mai avuto un atteggiamento "intimo", però non rappresenteva una prova abbastanza certa che la cosa non fosse vera.
- Direi che sono venuto abbastanza bene in tutte le foto, considerata la bellezza sfolgorante di Alyssa, non trovi?
Le stava anche sorridendo, adesso.
- Certo, i miei anni si vedono tutti... ma d'altronde, di sottopormi a chirurgia estetica come fa lei, non se ne parla proprio.
Bella non si era aspettata proprio quel tipo di reazione ironica, e ne era rimasta un pò spiazzata.
- Quindi, niente nozze?
- No. Solo una conoscenza piacevole, la nostra. Alyssa si è rivelata una persona brillante con cui chiacchierare, superando la noia di eventi a cui sono stato costretto a partecipare.
Si era sentita sollevata. Il senso di colpa stava scivolando via. Insieme al fastidio, e sì, anche a quella punta di gelosia.
- Adesso, immaginerai che mi piacerebbe sapere il perchè di questa domanda. Sempre che tu me lo voglia dire, ovvio. Non è certo la prima volta che avrai visto articoli del genere su di me. Mi attribuiscono almeno due matrimoni l'anno... anzi, mi vedono sposato ogni volta che mi capita di essere fotografato due volte di seguito con la stessa donna!
Era vero quello che stava dicendo. Le era già capitato di leggere articoli in cui davano per certo un suo imminente matrimonio.
Ma era stato prima.
Prima che le rivelasse di tenere molto a lei, tanto da proporle di trascorrere un mese intero loro due soli.
L'idea che lui potesse essere, questa volta, in procinto davvero di sposarsi, l'aveva indotta a pensare che c'era una fidanzata innamorata a cui lei stava sottraendo del tempo legittimo da trascorrere con il suo fidanzato innamorato.
Poteva sembrare stupido, dato che il suo rapporto con Edward non avrebbe messo in discussione quello con una sua eventuale fidanzata, però non aveva potuto fare a meno di sentirsi in colpa lo stesso.
Poi c'era stato il senso di fastidio. Se lui fosse stato davvero in procinto di sposarsi, lei nemmeno lo avrebbe saputo. Questo avrebbe reso un cumulo di menzogne tutto quello che le aveva detto in quei giorni. O meglio, lo avrebbe scoperto a mentire su un passaggio così importante sul suo futuro immediato.
E poi c'era stata la gelosia. L'idea che lui fosse innamorato... bè, ecco, l'aveva fatta sentire ancora una volta messa in secondo piano. O meglio,  l'aveva indotta a pensare che forse la voglia di recuperare il rapporto con lei, era solo una conseguenza di un cambiamento provocato dall'amore per un'altra donna. Come se si fosse sentito in dovere di sistemare il passato, solo per affrontare il futuro con una "coscienza" più pulita.
Insomma, era un pò tutto confuso in quel momento, ma rimaneva il fatto che non era riuscito a tenerselo dentro. E adesso, giustamente, Edward era curioso di capire cosa le fosse passato per la testa.
- Okay, sarà stupido, ma mi sono sentita in colpa all'idea che fosse vero.
- In colpa?
Ovviamente era rimasto un pò perplesso davanti a quella risposta. Bella aveva cercato di mettere ordine nei suoi pensieri, per trovare il modo migliore di fargli capire cosa intendesse.
- Ho pensato che se fosse stato vero, non ero io la persona con cui avresti dovuto trascorrere questa vacanza.
Edward si era fatto serio. Si era appoggiato allo schienale del divanetto, incrociando le braccia.
- Avrei detto che saresti stata più arrabbiata di non esserne stata a conoscenza.
Era arrossita. Edward la conosceva bene, dopotutto, e glielo stava dimostrando.
- Sì, bè... in effetti... diciamo che quella è la seconda cosa che ho pensato! Se fosse stato vero, mi avrebbe dimostrato che non eri poi... come dire... che tu...
Aveva concluso lui la frase al suo posto.
- Che non sarebbe stata vera la mia intenzione di recuperare il mio rapporto con te. Ti avrei mentito proprio su un aspetto così importante della mia vita.
Ecco, adesso l'aveva fatta sentire più o meno come un verme. Le sembrava di avergli dimostrato una mancanza di fiducia in lui a priori.
- Mi sento molto stupida, adesso, Edward.
Era vero. Ma lui non sembrava essere d'accordo.
- Invece no. Sei stata sincera. E questo non può che farmi piacere.
Le piaceva il modo in cui la stava guardando ora. Nei suoi occhi c'era un affetto che le scaldava il cuore.
- Forse in passato ti avrei anche tenuta all'oscuro su una cosa del genere. Ma adesso no. Voglio davvero che le cose tra noi cambino.
Era bello essere lì, con lui, a parlare come non erano mai riusciti a fare.
- Perciò, ogni volta che avrai un dubbio, o un'incertezza, o anche solo una curiosità su di me, vorrei che tu me ne parlassi apertamente. Voglio che tu ti senta libera di chiedermi ogni cosa, senza che ti debba sentire stupida o quant'altro.
- Non è che sia proprio così facile.
- Però l'hai fatto, ora.
Lo aveva guardato, poi aveva abbassato lo sguardo di nuovo sulla rivista. Poteva dirgli perchè l'aveva dovuto fare? Insomma, che non aveva avuto molta scelta, dato quello che le si era scatenato dentro.
- Diciamo che ho anche pensato che tu potessi aver cambiato atteggiamento nei mie confronti perchè...
Adesso si sentiva completamente in imbarazzo. Era diventata consapevole che tutto l'argomento ruotava intorno alla vita privata di Edward. Si parlava di amore, matrimonio, relazioni.
- bè... perchè magari eri veramente innamorato, e magari... in qualche modo... ecco, magari questa cosa ti aveva portato a riflettere anche sul nostro rapporto.
Ecco, ce l'aveva fatta. Gli aveva confessato la sua paura: essere un'altra volta la conseguenza di qualcosa, e non la causa primaria.
Si era allungato verso di lei, tendendo un braccio sul tavolo e coprendo con la sua mano, le sue nervosamente intrecciate e posate sulla rivista.
- Niente ha influenzato le mie decisioni, se non l'affetto che provo per te, Isabella.
Bella, davanti a quel gesto e a quello sguardo, aveva sentito gli occhi farsi lucidi. Aveva desiderato molte volte, in passato, che lui pronunciasse parole del genere.
Edward, dal canto suo, aveva reagito agli occhi lucidi di Bella, con una voglia irrefrenabile di stringerla a se per contere, e placare, quell'emozione che le leggeva in viso.
Se era stato spiazzato da quella domanda così personale e diretta, ora era contento che gliel'avesse rivolta, perchè gli aveva dato modo ancora una volta di parlare sinceramente con lei.
Poi, non aveva avuto più la forza di opporsi a quello che aveva avuto voglia di fare in quel momento.
- Vieni qui...
L'aveva afferrata per una mano, invitandola a scivolare lungo il divanetto, per andargli vicino.
C'era stato un solo breve attimo di esitazione da parte di Bella, poi l'aveva avuta accanto a sè. L'aveva abbracciata, facendole posare il viso sul suo torace, accarezzandole lievemente i capelli.




Si era stupito ancora una volta di come sentisse, sempre di più, il bisogno di avere anche un contatto
fisico con lei, e di come gli venisse naturale ricercarlo.
Era sempre stato restio a qualsiasi manifestazione di affetto, anche durante il corso di quelle poche relazione che aveva avuto.
Matrimonio? No, non ci aveva mai pensato. Perchè non era mai stato innamorato. L'amore era un sentimento in grado di ferire molto più dell'odio, o della rabbia, o dell'indifferenza.
L'amore distruggeva le persone, le rendeva insicure, le rendeva schiave.
Sua madre aveva amato suo padre, nonostante lui fosse un uomo freddo ed insensibile. Lui non riusciva a farsene una ragione di questo, ed aveva giurato che mai avrebbe sofferto così per colpa di un'altra persona.
Però, Isabella era riuscita a trovare una falla nella sua corazza, e si era insinuata poco alla volta, senza che lui se ne accorgesse pienamente.
Il momento in cui ne era divenuto cosciente, era coinciso con la scoperta di quello che aveva avuto in mente di fare con lei Matt Davenport.
Ecco, lì si era reso conto che i suoi sforzi per allontanarla, l'avevano invece ancora più legato a lei. Ogni volta che aveva incontrato i suoi occhi nocciola, vi aveva trovato una sofferenza pari alla sua.
E non solo, c'era sempre stato anche lo stesso desiderio che qualcuno la potesse cancellare, o almeno mitigare in parte.
E Isabella aveva sempre sperato che quel qualcuno potesse essere proprio lui. Era a lui che aveva pensato di poter affidare quel dolore, perchè l'aiutasse a superarlo.
L'aveva stretta ancora di più a se, quasi dovesse sentire che lei era realmente lì, a trarre conforto da lui. Quasi a pensare che era ancora possibile farle dimenticare la sofferenza provata.
Sentiva la mano di Bella poggiargli proprio sul cuore e diffondere un calore in grado di scaldarglielo.
- Non mi sono mai innamorato. Ma quando succederà, ti prometto che sarai la prima persona a cui lo dirò... bè, ovviamente, dopo averlo confessato prima alla diretta interessata.
Aveva sentito Bella ridacchiare a quella sua affermazione, facendogli così capire di apprezzare il tentativo di alleggerire quel momento tra loro.
- Non è che volessi proprio indagare sulla tua vita privata, in realtà...
- Bè, ne hai tutto il diritto. In fondo io...
Si era bruscamente interrotto, conscio che quello che stava per dire, avrebbe riportato tra loro emozioni negative.
- In fondo tu, hai fatto ben altro con me. Ti sei messo in mezzo l'unica volta che ho provato qualcosa per un ragazzo..
Era stata Bella, questa volta, a completare la frase per lui. E nella maniera corretta. Non era stata, però, accusatoria la sua voce.
E lui si era ritrovato a sperare che lei avesse compreso il perchè lo avesse fatto, e magari arrivasse anche a perdonarlo.
- Ci ho riflettuto, sai, in questi giorni. E sono giunta ad una conclusione.
Non si era scostata da lui, era ancora lì, stretta nel suo abbraccio. E aveva sperato fosse il segnale di una fiducia che lei iniziava a nutrire sempre di più nei suoi confronti.
- Sarei una stupida a non ammettere che la tua intromissione mi ha risparmiato un'umiliazione, e una sofferenza, ancora più grande di quella che ho provato davanti all' improvvisa, e per me ingiustificata, indifferenza di Matt. Però, rimane il fatto che avresti potuto comportarti diversamente. Forse non avrei creduto a te, è vero. Ma se me lo avessi detto con davanti anche il Preside Klee a confermare che era vero... forse avremmo potuto iniziare prima a parlare come stiamo facendo ora..
Ci aveva pensato, Edward. Di parlarle in presenza del Preside Klee. Ma dopo aveva riflettuto sul fatto che non avrebbe potuto restarle accanto, come aveva potuto fare invece adesso, aveva scartato l'idea. Non avrebbe potuto dimostrarle davvero che era intenzionato a cambiare con lei.
Sei mesi prima, lei sarebbe rimasta al St. Marie, lontano da lui. E avrebbe avuto, forse, la possibilità di dubitare di lui. E poi, c'era anche stata la necessità di non farla sentire a disagio, dal momento che avrebbe continuato a vedere quel ragazzo ogni giorno.
- E' vero, avrei potuto farlo. Ma la verità è che avevo due buone ragioni per non farlo: saresti rimasta lì al St. Marie, senza di me. Ho avuto paura che non saremmo riusciti a parlare come stiamo facendo ora, non con questo grado di... confidenza e fiducia reciproca.
La vicinanza fisica, come quella che stavano condividendo anche in quel momento, ne era una prova tangibile. O almeno, per lui che aveva difficoltà a lasciarsi andare, abbracciare Isabella significava molto, equivaleva a lasciarla entrare nel suo animo, per farle vedere quell'io profondo sepolto sotto strati di rigido autocontrollo.
- Non riesco ad immaginare che tu possa avere paura di qualcosa. Ti ho sempre visto così sicuro di te, delle tue azioni, delle tue decisioni.
- Lo sono stato in parte. Altre volte, ho indossato una maschera per fartelo credere.
Si era leggermente scostata da lui, senza veramente sciogliersi dal suo abbraccio. Era stato per guardarlo in viso.
- Perchè, Edward? Perchè non volevi farmi capire cosa provavi realmente?
Edward aveva sentito lo stomaco contrarsi in una morsa familiare: quella appunto della paura. Paura di amare, paura di dipendere da un'altra persona, paura di non essere diverso da suo padre.
Terence Cullen non lo aveva mai amato, e lui aveva pensato che fosse dipeso da lui. Probabilmente non era stato il bambino, e poi il ragazzino, che lui aveva desiderato. Non era stato "abbastanza" per lui, deludendolo.
Sua madre aveva cercato di farli avvicinare in ogni maniera. A lui, aveva spiegato molte volte che Terence Cullen era un uomo difficile, ma non cattivo.
Ma non era stato sufficiente, piano piano aveva smesso di cercare di capirlo, arrivando solo a costruirsi una corazza così solida da non poter essere più ferito da nessuno. Forse era stato proprio per questo, che alla fine era diventato come lui: incapace di rivelare i propri sentimenti.
- Perchè non volevo lasciarti entrare nella mia vita, Isabella.
L'aveva sentita irrigidirsi contro di lui, turbata da quella verità.
- Sentivo che tu saresti potuta diventare molto importante per me, e questo mi avrebbe obbligato a dipendere in qualche modo da te.
Mentre lo diceva, Edward sentiva come fosse vero, ora che era successo. Erano solo pochi giorni che erano insieme, e Isabella aveva già conquistato così tanto spazio dentro il suo cuore.
Non poteva già più pensare di fare a meno dei suoi sorrisi, delle sue risate, del suo modo buffo di arricciare il naso quando era pensierosa.
- Tu sei sempre stato molto importante per me, Edward.
Quella confessione di Bella, lo aveva letteralmente mandato ko. Le sue barriere, quelle che aveva sempre mantenuto alte e solide in sua presenza, erano crollate del tutto.
Si sentiva completamente esposto davanti a lei, e nonostante ne avesse una paura folle, ne era comunque felice.
- L'ho sempre saputo, perchè a differenza mia, non hai mai avuto paura di dimostrarmelo.
Era tornata a rilassarsi contro di lui, e ad appoggiare il viso sulla sua spalla..
- Ho sofferto molto, Edward, a causa tua. Ma adesso, inizio a rendermi conto di non essere stata la sola. Forse, a volte, ti ho giudicato senza veramente sforzarmi di capirti, o di andare oltre l'apparenza di quello che mi dimostravi.
La voce le si era colorata di un vago senso di colpa, e lui aveva sentito l'urgenza di doverla subito cancellare.
- Non eri tu che dovevi sforzarti, Isabella. Ero io quello maturo, tra i due. Io avrei dovuto essere diverso, non tu.
- Poteva essere nei primi anni, ma negli ultimi tempi, anch'io ero abbastanza matura da poter valutare diversamente le cose. Forse ho avuto paura anch'io di farlo, di scoprire una volta per tutte cosa veramente rappresentavo per te.
Edward aveva sentito rinascere dentro di se, sensazioni che non provava da tempo. Si sentiva di nuovo vivo ed in grado di sperare.
Speranza, Isabella per lui era anche questo.
-
Ora lo sai, cosa sei per me. Una persona importante, che non voglio assolutamente perdere.
Per tutta risposta, Bella lo aveva baciato sulla guancia.
Quel gesto così intimo, affettuoso, lo aveva sorpreso di nuovo, scatenando dentro di lui tutta una serie di emozioni intricate.
Tanto che, ancora non lo sapeva Edward, lo avrebbero tenuto sveglio tutta notte per rifletterci sopra.




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Il risveglio aveva visto Bella entusiasta di iniziare quella nuova giornata.
La sera prima, lei ed Edward si erano nuovamente parlati, condividendo emozioni profonde. Sentiva che quei pochi giorni trascorsi con lui, lo avevano già reso una parte fondamentale del suo futuro.
Quell'affetto che aveva sempre cercato in lui, stava emergendo sempre più prepotentemente in ogni parola e gesto di Edward.
Seduta sul letto, aveva rievocato le sensazioni che aveva provato quando lui l'aveva stretta a se.
Gioia, affetto, protezione, erano solo una parte di quello che aveva provato. Perchè era stato così improvviso, ma anche così naturale essere abbracciata da lui, che ancora non riusciva a distinguere bene tutte le emozioni vissute.
Quello di cui era certa, era che si sentiva bene per la prima volta, dopo tanti anni.
Sentiva che la vita sarebbe potuta tornare ad essere piena di speranza e di serenità. Ed era altrettanto certa, che la felicità sarebbe arrivata anche lei a farle visita prima o poi.
Forte di quella positività che sentiva dentro, si era messa in moto per cominciare la giornata. Stava iniziando a stabilire una certa routine, che comprendeva anche l'aver iniziato a prendere sempre più confidenza con la vita su di una barca a vela.
La prima preoccupazione, infatti, era stata quella di controllare il tempo: aveva aperto le tendine che oscuravano gli oblò, aprendo poi quello sopra il letto per vedere fuori.
Il sole era già caldo, e tutt'intorno si vedeva solo mare e cielo azzurro.
Il secondo passo, era stato indossare costume, short e maglietta, ossia l'unico abbigliamento che adesso sfoggiava. Le piaceva molto poter indossare solo pochi indumenti e pratici. Come del resto, le piaceva essere sempre scalza.
Edward aveva avuto ragione, anche queste cose contribuivano a quella sensazione di libertà che sentiva sempre più appartenerle.
Il ricordo della divisa scolastica si faceva sempre più lontano e meno fastidioso. Indossarla le aveva fatto avvertire ancora di più il rigore e la rigidità della sua vita trascorsa al St. Marie. Qualcosa che aveva contribuito a renderla "soffocante".
Si era guardata nello specchio attaccato internamente all'anta dell'armadio, ed aveva contemplato la sua immagine serenamente: si era sempre piaciuta nel suo essere "normale".



Normale, perchè "bella" era la sua amica Kelly, per esempio. Alta, bionda, occhi di un grigio spettacolare, non passava mai indifferente agli occhi di nessuno.
Aveva proseguito nell'esame, trovando che la leggera abbronzatura che iniziava a sfoggiare, contribuisse a farla sembrare meno sofferente.
O, forse, aveva proprio una luce diversa negli occhi, e questo si rifletteva sul suo viso in generale.
Dopo aver raccolto i capelli nella solita coda di cavallo, pratica e veloce, aveva concluso con la solita tappa in bagno. Lì, aveva trovato il primo segno della presenza di Edward.
Attaccato ad un gancio, c'era il suo accappatoio. Se da una parte si era sentita ancora vagamente in imbarazzo, dall'altra c'era stata anche la sensazione di "familiarità" che aveva compensato la cosa.
In un gesto istintivo, quasi per rafforzare la sensazione, aveva aperto lo stipetto che conteneva le cose di Edward. C'era una bomboletta di schiuma da barba, dei rasoi usa e getta, crema dopobarba, crema solare, spazzolino e dentifricio, una confezione di analgesici...
- Isabella, sei sveglia?
Aveva richiuso di scatto lo stipetto, quasi fosse stata davvero colta in flagrante.
- Sì, sono in bagno.
- Ah, okay. Allora inizio a preparo la colazione.
Ecco, anche questa era una routine che aveva iniziato a farle sentire un sapore di intimità sempre maggiore. Il termine che le si era affacciato era stato "sapore di casa", ma aveva paura a pensarlo davvero.
Quella era una vacanza destinata a durare un mese, su di una barca a vela a fare da casa, come sarebbe stata dopo la sua vita, ancora non lo sapeva.
Si era rabbuiata per un attimo a quel pensiero, poi aveva deciso che era presto per pensarci e che, soprattutto, non voleva guastarsi l'ottimo umore con cui si era svegliata.
Aveva aperto il suo, di stipetto, e si era ritrovata a ridacchiare un pò stupidamente al pensiero che le si era affacciato: chissà se Edward aveva sbirciato tra le sue cose, come lei aveva fatto con lui.
E se lo aveva fatto, chissà se aveva provato le sue stesse sensazioni.
- Isabella, stai mettendo radici in quel bagno? La colazione è pronta...
- Arrivo!
Si era sbrigata, più che altro perchè si era scoperta affamata. Ecco, un altro aspetto positivo: le era venuto un sano appetito. Aveva sempre mangiato poco, a volte apparendo sin troppo magra.
Una volta, persino Edward era arrivato a dirglielo, preoccupato per la sua salute, non certo per il suo aspetto.
A quel pensiero, le si era affacciata nella mente la figura di Alyssa Kent. Edward l'aveva definita di una "bellezza sfolgorante". Chissà se era quello il suo tipo di donna. O se no, quale sarebbe stato?
- Ehi, tra un pò inizio senza di te, pigrona!
Era sobbalzata di nuovo, come colta ancora in flagrante. Però non è che stesse facendo niente di male, si era detta. Anche se si era stupita di essersi soffermata a pensare quel genere di cose su di lui.
Forse, era ancora frutto della conversazione avuta solo ieri sera.
Poi si era davvero sbrigata, raggiungendolo. Sulla tavola c'era già tutto l'occorrente per fare colazione, insieme al suo sorriso di buongiorno.



Gli aveva sorriso a sua volta, sedendosi e iniziando a servirsi latte e cereali. Il silenzio tra loro era disteso, sereno.
Bella aveva iniziato a sviluppare quel minimo di equilibrio necessario su una barca a vela per maneggiare cibo e stoviglie, ovviamente tutte di plastica, senza combinare ogni volta un disastro totale.
Edward, era indubbiamente molto più bravo e a suo agio di lei, ma d'altronde non c'era paragone tra le loro esperienze.
Lui si era servito caffè e frutta, che era tutto ciò con cui faceva colazione. In effetti, a voler vedere, tra i due era sicuramente lei quella che si concedeva più schifezze, e le era venuto da sorridere ricordando come l'aveva presa in giro per il suo "appetito".
- Posso divertirmi anch'io?
Edward aveva notato la sua espressione.
- Stavo pensando che è vero: mangio molto più di te!.
Lui era scoppiato a ridere.
- Se vogliamo vedere, dormi anche più di me!
Era arrossita, non per imbarazzo, ma per senso di colpa: era vero anche quello, di media non si era mai svegliata prima delle dieci! Quando lui era già sveglio da diverso tempo, quindi.
- Mi fai sentire in colpa... perchè, oltretutto, vado a dormire anche prima di te.
- No dai, non l'ho detto per farti sentire in colpa. Sei in vacanza, ci mancherebbe altro che non potessi poltrire...
- Bè, anche tu sei in vacanza! E mi sa che ne avresti più diritto tu, visti i ritmi che tieni di solito.
Infatti, in qualche occasione, era stata Jennifer a raccontarle che tipo di vita conducesse Edward, ossia giornate lavorative fatte anche di diciassette, diciotto ore. Capitava spesso che arrivasse in ufficio la mattina presto e ne uscisse solo a notte inoltrata.
- Sai che non ci riesco proprio? Sono talmente abituato a dormire tre, quattro ore per notte, che anche volendo, di più non riesco.
- Io non ce la farei mai. E soprattutto, la mattina dopo sembrerei uno zombie!
Edward l'aveva guardata con un'espressione sorniona.
- Mi stai facendo un complimento? Nonostante sia un vecchietto, reggo bene?
Era stata lei a ridere, ora.
- Sì, decisamente. Devo riconosere che sei un vecchietto che si difende bene.
E poi le era venuto spontaneo aggiungere.
- Lo pensa anche Kelly, sai? E' sempre stata un pò cotta di te!
Non appena l'aveva detto, però, si era sentita in imbarazzo. Questa volta vero imbarazzo. Perchè le era tornata alla mente l'ultima conversazione avuta con l'amica, quella che probabilmente lui aveva sentito, trovandosi appena fuori dalla loro camera da letto. Quella in cui lei aveva ammesso che c'era stato un momento, verso i suoi quattordici anni, in cui anche i suoi ormoni erano entrati in subbuglio per lui.
Lui non si era scomposto, però, anzi aveva mantenuto l'espressione divertita che già aveva.
- Avevo intuito qualcosa su Kelly, a dire il vero. Non poteva essere un caso che si trovasse sempre sulla mia strada mentre lasciavo il St. Marie. E' vero che aveva sempre qualcosa di importante da dirmi, ma di sicuro me lo diceva fissandomi come se stesse ammirando qualcosa di molto piacevole.
Bella aveva momentaneamente accantonato l'imbarazzo, sorpresa da quella rivelazione su Kelly: aveva parlato con Edward? Non le aveva mai detto nulla!
- Isabella, prima di pensare che Kelly ti abbia taciuto chissà cosa, lasciami finire.
Aveva immediatamente capito come si sentisse.
- Quella ragazza ti è veramente molto affezionata, sai? In più di un'occasione ha avuto il coraggio di dirmi sinceramente che mi comportavo di "merda" con te, e che tu non lo meritavi di certo..
Bella doveva esssere rimasta a bocca aperta, perchè lui era scoppiato a ridere.
- Sì, sì. Credimi, ha usato proprio quell'espressione con me. E non aveva torto, anzi. Solo che non l'avrei mai ammesso con lei, ovviamente, dal momento che non lo facevo nemmeno con te.
Bella era certa che quando avrebbe risentito Kelly, avrebbe avuto qualcosa di cui parlare. Non era arrabbiata con lei, anzi. Le aveva dimostrato una volta di più quanto davvero le volesse bene.
- E tu, scusa, che cosa le rispondevi?
Era anche stupita di riuscirne a parlare con lui, senza provare fastidio per l'argomento trattato: ossia i loro dissapori passati.
- Che dovevo andare perchè ero in ritardo. Poi la salutavo educatamente e me ne andavo.
Li vedeva, nella sua mente: Kelly combattiva e lui altrettanto deciso ad ignorarla. Le era venuto da ridere.
- Non ha mai insistito?
- No. Anche se un paio di volte, e ne sono sicuro, non mi ha risparmiato qualche saluto "gentile" alle mie spalle pensando di non essere vista.
A quel punto, Bella aveva riso per un paio di minuti buoni, e anche Edward si era unito a lei.
Kelly era davvero un'amica speciale, non aveva più dubbi, se mai ne avesse avuti. Conoscendola, immaginava quale saluto "gentile" gli avesse propinato.
- Credo di essermi meritato anche questo.
Quando le risa erano diminuite, Edward lo aveva affermato serenamente. Dandole un'ulteriore prova del suo voler cambiare. In passato, se mai fosse uscito quell'argomento, non sarebbe stato così "morbido", ne era sicura.
- Quando glielo dirò, che te ne sei accorto, e non mi riferisco solo ai saluti "gentili", ma anche della sua "ammirazione" per te, ci rimarrà secca!
- Magari, potresti invitarla per qualche giorno, quando torneremo.
Bella lo aveva guardato negli occhi, certa che lui stesse proprio aspettando di vedere che effetto avrebbe avuto su di lei questa proposta.
Quando sarebbero tornati. Invitare Kelly per qualche giorno.
La domanda le era salita spontanea dal profondo del cuore.
- Tornati dove?
Il sorriso che aveva illuminato il viso di Edward, conteneva già il sapore di quello che stava per dirle.
- A casa. Quella che adesso è mia, ma che quando saremo tornati, vorrei che diventasse anche la tua.
E senza che entrambi potessero ancora immaginarlo, la loro sarebbe diventata molto più che una semplice convivenza. 







 
 
 


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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Ciao ragazze!
Prima di tutto, voglio aprire questo spazio ringraziando tutte voi che mi state seguendo con così tanto entusiasmo e attenzione.
Davvero, siete contagiose! Guardo alla mia storia ancora con più entusiasmo anch'io, perchè è come "riscoprirla" attraverso i vostri commenti.
Grazie, grazie, grazie. Non do mai per scontato che lo facciate, quindi è sempre un piacere ogni volta ritrovare "vecchie" lettrici, e magari trovarne di nuove, nello spazio recensioni!
E adesso, parliamo di questo capitolo... mamma mia, vorrete la mia morte, già lo so! XD!
Nella prima parte vi batterà forte il cuore - almeno spero! XD! - nella seconda... tirerete fuori i forconi, appunto!
Siccome non voglio svelarvi nulla prima della lettura, vi chiedo solo, prima di condannarmi, di leggere le noti finali! XD!
Dopo averle lette, credo che riporrete i forconi...  
Baci.
R.


Questo capitolo, è dedicato a Sissilotti. Grazie per avermi lasciato una recensione così ispirata!






Montego Bay, una città situata sulla costa nord della Giamaica, era stata la prima vera tappa sulla terraferma di quella loro vacanza.

Dopo cinque giorni di navigazione, l'avevano raggiunta nel tardo pomeriggio ed avevano ormeggiato la barca presso uno yatch club in cui Edward aveva prenotato un posto per tre giorni.




Le aveva detto che i dintorni erano luoghi ricchi di fascino e mistero, valeva la pena visitarli. Aveva pensato di noleggiare una jeep e vagabondare con lei senza una vera meta, gustandosi semplicemente quello che avrebbero incontrato lungo la strada.
Il tempo tra loro era trascorso, sinora, tra chiacchiere allegre, scherzi, divertenti battaglie acquatiche, silenzi distesi, ma anche momenti più difficili, soprattutto quando si erano ritrovati a parlare del loro passato.
Però, erano anche riusciti a superarli, e questo era stato fondamentale per far sì che il loro rapporto, già in pochi giorni, prendesse la giusta direzione per poter diventare un legame affettuoso e confidenziale.
Si cercavano con gli sguardi, con i gesti, con le parole, come fossero una calamita con il suo magnete, ed entrambi ne erano felici, ma anche spaventati. Perchè c'erano delle zone d'ombra, emozioni non chiare, che ogni tanto li turbavano.
Edward poi, solo la mattina prima, aveva chiesto a Bella di riflettere sulla proposta di andare a vivere con lui, condividendo così una vera casa e una vera "famiglia".
Erano solo all'inizio di quel viaggio, ma entrambi pensavano di aver già compiuto molta strada insieme.




XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX



Toglierò la polvere
laverò le lacrime che tu non vuoi
Ogni goccia è una poesia
che non ho sentito andare via
Spiegami le cose che non ho capito
e svegliami se senti freddo
Vedi, sono qua
Dimmi che tu ci sarai
Quando il tempo su di noi
Avrà ormai lasciato
Segni che non vuoi
Dimmi che tu ci sarai
Quando la malinconia
Vestirà i ricordi
Della vita mia


Francesco Renga - Ci sarai



Bella era stata svegliata da un tuono che sembrava essere scoppiato proprio sulla sua testa.
Era sobbalzata violentemente, prima di capire che cosa fosse stato quel boato improvviso. Poi, più lucida, aveva sentito anche il rumore della pioggia violenta che stava iniziando ad abbattersi sulla barca.
Non aveva mai avuto paura dei temporali, era però anche vero che non ne aveva mai vissuto uno su di una barca.
Nonostante fossero nelle acque sicure di un porto molto più grande di quello da cui erano partiti, la barca rollava in maniera accentuata. Oltretutto, aveva avuto la pessima idea di guardare fuori dall'oblò, e aveva visto i lampi illuminare a giorno la notte, per poi scaricarsi in mare.




Le erano subito tornate in mente le lezioni di fisica, dove l'acqua era indicata come il maggior conduttore di corrente elettrica.
Insomma, Bella si era ritrovata nel giro di dieci minuti ad avere paura di un temporale tropicale che mostrava i muscoli, in confronto a quelli che aveva vissuto in Svizzera.
Con l'aggravante, appunto, di non trovarsi sulla terraferma, in una costruzione solida, ma su di una barca di legno, sul mare.
Edward.
Era stato un pensiero spontaneo.
Aveva guardato l'ora, le due e mezza circa. Magari, lo avrebbe trovato ancora sveglio, vista la sua insonnia. Due notti fa le era capitato di svegliarsi con la necessità di dover bere, e lo aveva trovato intento a studiare delle carte nautiche.
Si era decisa a precipitarsi fuori dalla sua cabina, quando non solo era esploso un altro tuono violento, ma aveva anche sentito crescere il sibilo del vento.
Fuori tutte le luci erano spente.
Bella si era chiesta se fosse possibile che lui dormisse: tra il rumore della pioggia, del vento, il fragore dei tuoni, c'era un tale baccano!
Era rimasta un minuto buono davanti alla porta della cabina di Edward. Praticamente congelando, dato che la temperatura si era abbassata rispetto al solito.
Il problema era che la paura per quel temporale violento - o doveva già considerarla una tempesta? - si scontrava con l'incertezza mista ad imbarazzo di confessargli che aveva paura di rimanere sola.
Ancora un lampo, ancora un tuono, la barca che sembrava volersi ribellare alle cime che la tenevano ancorata al porto, e Bella aveva bussato giusto per formalità, ma di fatto aveva già aperto la porta della cabina, entrandovi.
Era sveglio, grazie al cielo! Lo aveva intravisto alzarsi immediatamente dal letto.
- Isabella...
- Edward, scusami, ma la verità è che ho una fifa pazzesca in questo momento!
E tanti saluti al suo imbarazzo per quella sua paura un pò infantile.
Ma presto ne era subentrato un altro, di imbarazzo, ossia quello per averlo sorpreso praticamente in boxer.
Okay, aveva scoperto un'altra cosa di lui: non dormiva con il pigiama!
Doveva aver pensato la stessa cosa anche lui, perchè si era alzato, infilandosi un paio di pantaloncini. Era rimasto, però, a torso nudo.
- Ehi, non c'è nulla di cui vergognarsi.
Per un attimo non aveva ben capito a cosa si riferisse: la sua paura per il temporale o il fatto che lui fosse stato in boxer?
No, decisamente si riferiva alla sua paura, perchè lui non sembrava per niente in imbarazzo. In effetti, anche lei si era resa conto che boxer o costume da bagno, la differenza non era poi molta.
- Questi temporali tropicali appaiono molto violenti le prime volte, poi ci si abitua.
Le stava sorridendo ora, lo vedeva meglio perchè aveva acceso la luce che fungeva da abat-jour. Non era abbastanza forte da illuminare tutta la cabina, ma abbastanza per vederlo bene in viso.
- In effetti non ho mai avuto problemi con i temporali.. solo che l'idea di essere solo su una barca... sul mare... coi fulmini che si scaricano in acqua...
Le sorrideva, ma senza prenderla in giro. Era un'espressione comprensiva e basta.
- Avrei dovuto dirtelo prima: la chiglia della barca, oltre ad essere in legno, è anche isolata. Non c'è alcun pericolo in quel senso. Poi siamo in porto, non in mare aperto. E' vero che c'è lo stesso un certo rollio, ma più di così non lo sentirai. E questa pioggia... la senti battere violenta, ma per la struttura della barca non è niente. Devi pensare che è concepita per affrontare tempeste ben peggiori e in mare aperto, per giunta..
Ecco, le aveva fornito ottime rassicurazioni per mettersi tranquilla. Eppure non ci riusciva. A lei sembrava che la situazione stesse peggiorando sempre di più: i lampi e i tuoni si susseguivano ininterrottamente.
- Ma comunque, posso tranquillamente tenerti compagnia finchè non sarà passato.
Ecco, questo l'aveva fatta sentire molto meglio. E se era rimasta turbata all'idea che fosse la sua compagnia la sola cosa a rassicurarla, ci avrebbe pensato dopo, se e quando sarebbero sopravvissuti a quel temporale!
- Facciamo così: ti avvolgi qui, nel mio asciugamano, visto che stai tremando dal freddo, e poi ti siedi sul letto. Se no ti congeli anche i piedi.
Le aveva porto l' asciugamano. Ci si era avvolta dentro, subito pervasa da una sensazione piacevole di calore. Si era poi seduta sul letto, un pò più piccolo rispetto al suo.
Quasi subito aveva avvertito il profumo di Edward avvolgerla: era sull'asciugamano, sulle lenzuola... e un pò dappertutto in quella cabina.
- Meglio?
Si era seduto accanto a lei, appoggiandosi anche lui alla parete. Apparentemente per nulla turbato dal fatto di essere sul suo letto, in piena notte, insieme a lei, nel bel mezzo di un temporale violento.
- Sì. Anche perchè vederti così tranquillo mi fa pensare o che sei un incosciente, o che davvero non mi devo preoccupare.
Era scoppiato a ridere, e anche lei era riuscita a ridacchiare, sciogliendo un pò di quella tensione che l'aveva accompagnata sinora.
- La prima volta che ne ho affrontato uno in mare aperto, credevo che sarei morto. Penso che se non fossi stato impegnato a governare la barca al meglio delle mia capacità, mi sarei rinchiuso sottocoperta ed avrei atteso di vedere cosa decideva di fare il mare con me!
La sua voce risuonava leggermente roca. Forse era dovuto al fatto che si stava comunque rilassando quando lo aveva raggiunto.
- Tu magari stavi per addormentarti...
- No, no, tranquilla. Mi stavo rilassando, ma nemmeno io sarei riuscito a dormire con questo baccano.
I tuoni rimbombavano sempre violenti su di loro.
- Io stavo dormendo, invece. D'altronde, sono io la pigrona, giusto?
- Già. E io quello che non dorme mai. Però è stato utile in questo caso, no?
- Penso che ti avrei svegliato lo stesso! Avevo troppa paura...
A quel punto, lui le aveva passato un braccio sulle spalle, attirandola verso di sè.
Bella aveva appoggiato la testa sulla sua spalla, godendosi la sensazione di sicurezza che le trasmetteva la vicinanza di Edward.
- Avresti fatto bene. Anzi, sentiti autorizzata a farlo in futuro, qualsiasi cosa tu abbia bisogno.
- Grazie.
E poi era successo. Edward le aveva posato un bacio delicato tra i capelli. Un gesto così carico di tenerezza, che Bella aveva sentito il cuore riempirsi di un calore immenso.
Si era ricordata di altre labbra, quelle dei suoi genitori, e di infiniti, teneri baci della buonanotte che l'avevano fatta sentire altrettanto bene.
E senza rendersene conto aveva iniziato a piangere.
- Isabella...
Il modo in cui aveva pronunciato il suo nome, con quel tono così preoccupato e premuroso, l'aveva fatta esplodere del tutto in singhiozzi violenti.
All'improvviso era stato come se una diga dentro di lei avesse ceduto, sommergendola di ricordi.
Edward aveva tentato di guardarla in viso, ma lei lo aveva spinto ancora di più nell'incavo del suo collo, per non permetterglielo.
Allora doveva aver intuito cosa potesse esserci stato dietro a quel suo pianto e l'aveva stretta ancora più forte a lui, circondandola con entrambe le braccia e premendosela addosso, quasi volesse farsi carico di quel dolore che percepiva in lei.
La tempesta fuori era violenta, ma quella scatenatasi dentro di loro lo era anche di più.
Avvinghiati così, sembravano cercare l'uno nell'altro, la forza per non soccombere del tutto alla violenza delle emozioni che stavano provando.
Bella era sopraffata dai ricordi, ma anche da quel nuovo affetto che la legava ad Edward. E lui, era sopraffatto dal bisogno disperato di riuscire a cancellare la sofferenza di entrambi.
Lei lo aveva stretto a sua volta con più forza, serrandogli le braccia intorno al collo. Sentiva pulsare violenta una vena sul collo di Edward, insieme al battere furioso del suo cuore.
Le mancavano tremendamente i suoi genitori, ma adesso lui c'era, era lì con lei e stava raccogliendo le sue lacrime, il suo dolore.
- Ti voglio bene, Edward. Ti prego, non lasciarmi mai più sola.
La risposta di Edward era arrivata attraverso un suono che le era sembrato un ringhio soffocato. Le sue braccia erano diventate quasi una prigione, tanto la stavano stringendo a lui. Sembravano non tollerare che ci fosse il più piccolo spazio a dividerli.




L'asciugamano le era scivolato di dosso, ma il freddo non la raggiungeva, perchè c'era il calore delle sua stretta a riscaldarla.
Quello e le lacrime che aveva iniziato a sentire caderle sulla fronte.
Edward stava piangendo. Per lei, per lui, per tutta la sofferenza che entrambi avevano provato e che stavano tentando di superare insieme, ora.
Piangeva, anche lui incapace di arginare ricordi felici di un passato che gli sembrava lontanissimo. Ma piangeva anche per quei ricordi legati a tutti quegli sbagli che aveva commesso proprio con lei, e che ora lo colpivano con tutta la loro forza.
- Non lo farò mai più, Isabella, te lo giuro. Ti vorrò sempre bene e ci sarò sempre per te, sempre.
Le parole erano risuonate decise, nonostante la sua voce non fosse stata del tutto ferma.
- Perdonami, ti prego, per averti fatto soffrire così tanto. Ma avevo paura. Paura che se avessi perso anche te, non mi sarebbe rimasto davvero più nulla.
Gliel'aveva detto. La sua paura più grande, quella che lo faceva svegliare da quel sonno agitato in cui cadeva, con il cuore in tumulto, i pensieri una girandola impazzita che lo paralizzavano. In quei momenti, vedeva nel suo futuro la stessa aridità che aveva fatto terra bruciata intorno a suo padre. E più era cosciente che sarebbe potuto diventare come lui, più sembrava incapace di impedirlo. Aveva respinto tutti, anche Isabella. Soprattutto lei, per paura che arrivasse a capire che dentro di lui non era rimasto più nulla: solo il freddo di un'esistenza vuota.
- Ti voglio bene, Edward.
Bella glielo aveva ripetuto con più forza, e a lui era bastato per capire che da quel momento iniziava la sua seconda vita, quella in cui avrebbe potuto rimediare al passato, quella in cui sarebbe potuto diventare una persona migliore.
C'erano voluti sei lunghi anni per capirlo, ma alla fine Edward ne era stato certo: Isabella era il suo arcobaleno. Era la fine di una lunga tempesta in cui si era perso. Era l'inizio di un nuovo cammino.
Era la chiave che sarebbe riuscita ad aprire il suo cuore.



XXXXXXXXXXXXXXXXXX



A svegliarlo era stata la sensazione di essere stretto a qualcosa di morbido, caldo e profumato: il corpo di Isabella.
Subito dopo, aveva avvertito il suo respiro lieve solleticargli il collo. A tenerla così vicina, era il suo braccio che le circondava la vita.
Stesa su di un fianco, abbandonata nel sonno, aderiva perfettamente a lui.
Dovevano essersi addormentati, ad un certo punto, entrambi sfiniti da quella violenta tempesta di emozioni che li aveva sommersi, ma da cui ne erano usciti insieme, uniti più che mai.
Niente li avrebbe più allontanati, nemmeno il passato, ora ne era certo.
Avrebbero avuto ancora molta strada da fare, ricordi da elaborare, sofferenze da lavare via, ma non ci sarebbero stati più dubbi sull'affetto che sentivano l'uno per l'altro.
Non aveva ancora voluto sciogliersi da lei. Ancora non era pronto ad abbandonare quella sensazione così nuova, ricca, avvolgente, che era il sentirsi in pace con lei e con se stesso.
Le aveva scostato una ciocca dal viso, e lei si era mossa. Aveva atteso di vedere se l'avesse svegliata, ma lei aveva proseguito nel suo sonno sereno.
L'orologio sopra la porta segnava le 11.30.
Un sorriso era sorto spontaneo sulle sue labbra: non ricordava di essersi mai svegliato a quell'ora. Aveva dormito per più di sette ore filate. Senza incubi, senza risvegli.
Non aveva potuto nascondere a se stesso che la vicinanza di Bella aveva sicuramente influito sul suo riposo.
Perchè? 
Tra le risposte spontanee che erano sorte dentro di lui, una l'aveva turbato. Era legata al fatto che aveva avvertito la piacevole morbidezza del corpo di Bella, il suo calore, il suo profumo. Quest'ultimo non avrebbe saputo descriverlo, poteva solo sentirlo e riconoscerlo come unico, come qualcosa che gli avrebbe sempre parlato di lei ogni volta che lo avrebbe percepito o evocato.
A quel pensiero, per un attimo, era stato come se ci fossero stati due Edward dentro di lui: uno che vedeva in Bella una ragazza innocente, l'altro che la vedeva come una donna pronta a fiorire sotto il suo tocco.
Il primo l'avrebbe voluta svegliare con una carezza affettuosa, il secondo con un bacio sulle labbra appena dischiuse.
Aveva immediatamente ricondotto la seconda ipotesi ad una reazione istintiva del suo corpo. Era pur sempre un uomo e Isabella una ragazza attraente.
Questo lo aveva portato ad immaginare, subito dopo, che sarebbe stato qualcun'altro a raccogliere la sua innocenza, e ne era rimasto infastidito.
Aveva cercato di calmarsi, improvvisamente agitato nel cuore e nell'animo. Era normale, provava quei sentimenti contrastanti perchè l'istinto di protezione verso Isabella era molto forte. Ne aveva avuto la responsabilità sinora, e per molto tempo ancora si sarebbe preoccupato per lei, anche quando sarebbe diventata sempre più indipendente.
Era tutto normale, perciò, tutto riconducibile a ragioni logiche e razionali.
Se lo era ripetuto ancora, osservando Bella, i suoi lineamenti distesi e sereni, le labbra che sembravano dischiuse in un lieve accenno di sorriso.
Indubbiamente era diventata una ragazza attraente. Nella sua bellezza c'era qualcosa di innocente, che gli ricordava la bambina che era stata, ma c'era anche una nuova sfumatura, più sensuale, matura.
L'insieme delle due cose, la rendeva estremamente affascinante, in una maniera di cui lei non ne era affatto consapevole.
Sembrava, infatti, non accorgersi degli sguardi che gli uomini le rivolgevano, tanto che era rimasta sorpresa dell'interesse dimostrato da quel ragazzo che l'aveva avvicinata in libreria.
Era rimasta ad osservarla un pò, prima di raggiungerli, ma non aveva visto alcuna traccia di malizia nel suo sguardo o nel suo comportamento, nessun compiacimento per quell'interesse dimostrato nei suoi confronti.
Aveva conosciuto ragazze della sua età molto più intraprendenti, tanto che sembravano già donne navigate.
Si era mossa ancora Bella, strofinando la guancia morbida contro la sua spalla. Le si erano sciolti i capelli, li sentiva ricadere setosi sul suo braccio.
Di nuovo c'erano state sensazioni che sapeva ben riconoscere, dato che lui non possedeva più l'innocenza di Bella, e ancora le aveva relegate come una reazione fisica istintiva.
Risaliva a poco prima di Natale la sua rottura con Elizabeth. Era stata lei a lasciarlo, perchè a differenza sua, si era innamorata e avrebbe voluto di più da lui che un semplice legame soddisfacente. Non le bastavano più intesa fisica e caratteriale, voleva l'amore, quello vero.
L'unica cosa che lui non avrebbe mai potuto darle.
Era tornato ad osservare il viso di Bella, e aveva visto le sue palpebre tremare leggermente. Probabilmente il suo sonno stava iniziando a farsi leggero, segno che di lì a poco si sarebbe anche potuta svegliare.
A quel punto, Edward aveva preferito non farsi trovare lì, accanto a lei. Non voleva rischiare che ne potesse rimanere turbata. Avrebbe già avuto molto a cui pensare, emozioni da analizzare, non voleva aggiungerne altre inutilmente.
L'aveva lasciata andare, allora, cercando di far scivolare via il braccio il più delicatamente possibile da sotto di lei. Poi si era scostato ancora un pò, ed era rimasto un attimo ancora a contemplarla.
Voleva bene a quella ragazza, e non avrebbe mai fatto più nulla che potesse ferirla o farle perdere fiducia in lui.
Poi si era alzato, l'aveva coperta con il lenzuolo leggero, ed era uscito silenziosamente dalla cabina.



XXXXXXXXXXXXXXXXXXX



La prima cosa che aveva percepito Bella chiaramente, era stato il profumo di Edward.
Era sul cuscino, sul lenzuolo che la copriva, era sulla sua stessa pelle.
Non si sentiva sveglia del tutto, forse stava ancora sognando.
Sentiva che legato a quel profumo insistente, c'erano ricordi ben precisi, importanti.
Non aveva ancora aperto gli occhi, era rimasta avvolta in quel bozzolo di sensazioni in cui si sentiva così bene.
Ecco, di questo era sicura: si sentiva bene, felice.
Perchè?
Alla fine, aveva socchiuso gli occhi e la risposta a quella domanda era diventata chiarissima: Edward aveva pianto per lei, con lei.
L'aveva tenuta stretta a se, mentre la tempesta passava su di loro, e non solo quella che imperversava fuori.
Quella che avevano combattuto dentro di loro, contro ricordi felici, altri dolorosi, altri ancora sconosciuti.
Perchè Edward le aveva confessato di averle sempre voluto bene, ma di aver combattuto in passato contro quel sentimento per lei.
Mentre ora, non voleva più scappare. Ora voleva vivere appieno quell'affetto per lei, voleva sconfiggere i fantasmi del suo passato per lei e grazie a lei.
Di nuovo il cuore, i pensieri, l'anima stessa, si erano riempiti di un calore che non aveva più sentito dopo la morte dei suoi genitori.
Era la certezza di sapere che non sarebbe più stata sola.
Aveva pianto anche lei, così tanto, che non ricordava nemmeno il momento in cui si era addormentata.
E Edward? Anche lui si era addormentato insieme a lei? Quello di cui era certa, era di essere stata abbracciata a lui per tutto il tempo finchè era rimasta sveglia.
Era rimasta tra le sue braccia, lasciandosi cullare dalla loro forza e calore. L'avevano fatta sentire sicura, protetta, amata.
Questo le aveva fatto pensare che se era riuscita a dormire così bene dopo, forse era perchè lui le era rimasto accanto.
Era turbata all'idea che avessero dormito insieme?
No.
La risposta era arrivata spontanea, senza dubbi o sensazioni incerte.
Tanto le era bastato per andare oltre, per sentire il desiderio di vedere Edward, guardarlo negli occhi e scoprire se anche lui avesse mostrato la sua stessa serenità, dopo quella notte.
Si era scoperta, stiracchiandosi. Poi si era alzata ed era andata in cerca di lui.
Lo aveva trovato seduto sul ponte che sorseggiava da una tazza quello che sicuramente era caffè. Si era voltato subito nella sua direzione, e lei si era scoperta a trattenere il fiato.
Lui aveva pianto per lei: se ne era pentito?
Ma in quegli occhi verdi aveva visto mille emozioni diverse passare, tranne che pentimento: paura, speranza, sollievo ed infine gioia.
Allora aveva capito che anche lui aveva aspettato di vedere la sua reazione, quando i loro sguardi si sarebbero incrociati quella mattina. Probabilmente aveva avuto la sua stessa paura, che lei si fosse pentita di essersi scoperta così con lui.
Si erano guardati ancora senza parlare, ma bastavano i loro occhi e i loro sorrisi.
Si volevano bene, un legame forte con cui potevano affrontare tutti i fantasmi del loro passato.
- Ehi, scusa!
La voce che aveva spezzato quel momento tra loro, era giunta dalle spalle di Bella.
Subito non aveva capito che si rivolgesse a lei, ma poi glielo aveva chiarito in maniera inequivocabile.
- Ehi, scusa, tu con indosso quel pigiama giallo veramente molto carino!
Era arrossita di colpo, improvvisamente ricordandosi di essere in un porto piuttosto affollato e non in mezzo al mare. Si era voltata ed aveva incontrato l'espressione divertita di due occhi scuri, incorniciati da un viso abbronzato in cui spiccava il bianco di un sorriso altrettanto divertito.
- Questa è la barca di Edward Cullen?
Il proprietario di quel sorriso incredibilmente caloroso era di un ragazzo più o meno della sua età, ma alto, molto alto e anche molto, molto muscoloso.




Prima che Bella potesse, però, fare qualsiasi cosa, tipo fuggire sottocoperta per la vergogna, o rispondere al ragazzo, la voce di Edward l'aveva altrettanto sorpresa.
- Jake! E tu che diavolo ci fai qui!
Il ragazzo aveva sorriso ancora di più, spostando lo sguardo oltre le sue spalle, dove Edward ora in piedi, era ben visibile.
- Allora sei proprio tu! Sam diceva che non poteva essere, che il proprietario di questa barca doveva essere un tuo omonimo!
Bella, si era ritrovata ad alternare lo sguardo tra il ragazzo di nome Jake ed Edward. Erano entrambi chiaramente felici di essersi trovati nello stesso posto.
- Sei qui con Sam?
- Sì, per mia sfortuna. Il cuginastro è un gran rompipalle anche in vacanza!
Edward era scoppiato a ridere, seguito dal ragazzo.
Lei era sempre vagamente imbarazzata di essere in pigiama di fronte ad un perfetto sconosciuto, peraltro molto carino, ma era anche affascinata dalla reazione di Edward: quando Jake aveva nominato quel Sam, i suoi occhi si erano illuminati.
- Isabella, scusa... non vi ho ancora presentati.
L'aveva presa per mano, avvicinandosi alla passerella.
- Ehi, straniero, vieni avanti. Hai il permesso di salire a bordo, basta che ti comporti bene con lei!
Aveva strizzato l'occhio in direzione di Jake, e lei vi aveva colto una certa scherzosa possessività nei suoi confronti. Una conseguenza dell'affetto che provava per lei, sicuramente, e le aveva fatto piacere, anzichè infastidirla.
Bella aveva pensato che le cose tra loro stavano proprio cambiando. Solo una settimana prima, si sarebbe arrabbiata, catalagando il gesto di Edward come "arrogante".
Jake era salito, e quando se lo era ritrovato davanti, le era parso ancora più alto.
- Isabella, lui è Jacob Black. E' il cugino di un mio carissimo amico, Sam Uley. 
Jake le aveva teso la mano. Quando l'aveva stretta, la sua era praticamente scomparsa.
- Jake, lei è Isabella.
- E' un vero piacere, Isabella, conoscerti.
Poi si era rivolto a Edward con un ghigno furbo stampato in faccia, che gli era valso un' occhiataccia semi-divertita.
- E adesso, Edward, ho finalmente capito perchè la tenevi così ben nascosta!









NOTA AUTRICE


Vi presento Jacob Black.
Nella mia storia, sarà cugino di Sam Uley. Nel prossimo capitolo saprete tutto sull'amicizia che lega Edward ai cugini Black - Uley.
Faccio subito un'importante premessa: non ODIO il personaggio di Jacob. Per cui, nella mia storia, non sarà trattato come il nemico da dipingere cattivo - cattivo (o anche peggio come ho visto fare in alcune ff...) per fare guadagnare punti ad Edward. Ritengo che Edward abbia già abbastanza motivazioni per essere affascinante così com'è! XD!
Jacob sarà un ragazzo con cui Bella farà conoscenza, con cui passerà delle ore piacevoli ma... bè, il ma è abbastanza palese: sto scrivendo o no una Edward-Bella? XD!
E allora state tranquille, tutto è bene quel che finisce bene! Vi ho già detto che sono una romanticona, no?
Comunque, visto che lo spavento ve l'ho fatto prendere lo stesso, siete autorizzate a pungolarmi un pò con i vostri forconi. Eh!eh!
Un bacio.
A giovedì!









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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Ciao ragazze!
Siete pronte coi forconi? XD!
Scommetto di sì... ma io vi dico ancora di pazientare. Almeno fino alla fine di questo capitolo, dove rivolgendovi una semplice domanda vi farò deporre definitivamente le armi! XD!
Nota sul capitolo: compare un Sam un pò insolito, e non potrebbe essere diversamente dato che è amico di Edward! Un pò come per Jake. Si accettano tutte le critiche possibili ed immaginabili, ma sempre senza forconi alla mano, grazie! XD
Nota di carattere personale: come avrete capito, posso tranquillamente essere catalogata nella sezione "inguaribile romantica". C'è chi non lo concepisce molto, chi ne è infastidito, chi lo condivide (fondiamo un club? XD), chi ne è indifferente... insomma le posizioni sono tante e tutte giustamente accettabili. Perchè ve lo sto dicendo? Perchè preferisco dichiararlo spudoratamente, piuttosto che essere "accusata" di esserlo!
Diciamo che se iniziate a sentire un sapore troppo "dolce", dispensatemi pure qualche pillola amara, ma senza essere troppo agguerrite! Lo so bene anch'io che la realtà non è tutta così "rosa" come magari appare in questa storia.
E adesso, vi auguro buona lettura. Ci risentiamo alla fine.
Un bacio.
R. 







Il temporale della notte prima aveva lasciato dietro di sè un cielo di un azzurro ancora più intenso.
A fissarlo, come stava facendo in quel momento Bella, si aveva l'impressione che potesse quasi ferire gli occhi tanto appariva brillante.
Ci si poteva perdere in quell'immenso, e credere veramente che oltre un azzurro così, ci potesse essere solo il Paradiso.
- Disturbo?
La voce che l'aveva distolta da quei pensieri era quella cordiale di Sam.
- No, assolutamente.
Si era messa a sedere, sorridendo all'uomo che era comparso. Si era accomodato accanto a lei, ed aveva notato ancora come assomigliasse in qualche maniera a Jake, anche se i suoi lineamenti sembravano più scolpiti, forse perchè giustamente più vissuti.
- Stavo guardando l'azzurro di questo cielo. Mi sembra impossibile abituarmici. Sembra proprio lo stesso di quelle fotografie che mettono sui depliant pubblicitari... quelli che la gente guarda  e poi pensa "no, è impossibile, di sicuro sono ritoccati questi colori"!
Sam le aveva sorriso e la sua espressione si era addolcita.
- L'ho pensato anch'io, prima di venire a constatare di persona anni fa. Quando poi sono tornato a casa, mi sembrava che tutto fosse diventato incolore!
Adesso era stata lei a sorridere, anche perchè le erano tornate alla mente le parole di Rosita, che le aveva detto più o meno una cosa simile.
- Dove vivi?
- Ufficialmente a Seattle, ma di fatto anch'io mi ritrovo a viaggiare spesso per lavoro, e alla fine ci passo poco tempo.
Era stato implicito il riferimento ad Edward, al loro stesso stile di vita. Da quando aveva scoperto quanto fossero amici, Bella aveva nutrito il desiderio pressante di fargli una domanda ben precisa.
Solo che era vagamente intimidita da quell'uomo: sembrava avere in se qualcosa di antico, come se in lui prendessero vita leggende indiane di cui aveva solo sentito parlare.
- Sam... posso farti una domanda un pò... personale?
Aveva occhi scuri, proprio come Jake. Forse meno trasparenti, ma pur sempre amichevoli, di questo era sicura.
- Riguarda Edward?
Bella aveva colto una leggera esitazione nella voce dell'uomo, ma non aveva perso del tutto il coraggio di proseguire.
- Non proprio. Si tratta più dei miei genitori... ecco, mi chiedevo... vista la tua amicizia di vecchia data con Edward... bè, mi chiedevo se tu li avessi per caso conosciuti.
Bella non sapeva perchè lo avesse chiesto direttamente a lui e non ad Edward. Eppure, per tutta la durata del pranzo, cioè solo qualche ora prima, le aveva raccontato tutto della sua amicizia con Sam Uley. Di come si fossero conosciuti il primo giorno di liceo, trovandosi subito dannatamente antipatici. Forse era successo perchè poi si erano scoperti anche dannatamente simili, tanto che tempo una settimana e avevano dato vita alla rissa del secolo nell'istituto in cui studiavano.
Ne erano usciti tutti  e due malconci, ma in compenso conquistandosi il reciproco rispetto. Da allora, e per tutto il tempo degli studi, erano stati inseparabili. Poi, dopo, non si erano visti più quotidianamente come prima, ma la loro amicizia era rimasta solida, genuina, inattaccabile.
Bella ci aveva creduto, perchè le era bastato vederli nel momento in cui si erano salutati, stringendosi in un abbraccio spontaneo che era valso più di mille parole.
Edward, se non fosse bastato, le aveva detto che Sam era stato, ed era tuttora, l'unico vero amico che avesse avuto. C'era stata una tale intensità nella sua voce, che a lei era venuta in mente Kelly. Anche loro si erano conosciute a scuola, con l'unica differenza che si erano piaciute subito, senza doversi prima scontrare.
- Perchè non lo hai chiesto ad Edward?
La domanda celava ancora una volta una sorta di esitazione guardinga. Bella aveva capito che Sam, proprio perchè così amico di Edward, era sicuramente a conoscenza di come dovevano essere stati i rapporti tra di loro. Forse sapeva anche il perchè di quella vacanza. Comunque fossero state le cose, aveva deciso di fidarsi di quell'uomo, perchè avrebbe voluto che lui si fidasse di lei, proprio come si fidava di Edward. Era una sensazione che aveva provato subito, non appena l'aveva conosciuto e gli aveva stretto la mano.
- Abbiamo appena iniziato a... sistemare alcune cose che tra noi non andavano. E sinceramente, ancora non ho avuto il coraggio di fargli delle domande dirette sui miei genitori. Ora non so quanto tu sappia di me... cioè di noi, di me e di Edward, però... ecco, ci siamo appena ritrovati così....
Aveva visto l'uomo accanto a lei annuire, mentre seguiva il suo discorso.
- Sì, capisco. So abbastanza di voi, per essere felice di avervi visto insieme e sereni.
Dopo che Jake li aveva trovati, li avevano raggiunti sulla loro barca per salutare anche Sam. Poi si erano divisi per pranzare, con la promessa però che avrebbero trascorso il pomeriggio insieme.
Ed infatti, ora erano tutti sulla barca di Sam, che girovagano lungo la costa. Anche lui nutriva la stessa passione per il mare, ma a differenza di Edward, amava la velocità e la potenza dei motoscafi.
- Comunque, per rispondere alla tua domanda: ho visto solo una volta tua padre, a casa di Edward. E per quel poco che ho potuto conoscere di lui, mi è sembrato un uomo simpatico e socievole.
Bella aveva sentito una stretta al cuore: per quanto ricordasse anche lei, non aveva mai visto suo padre arrabbiato, o triste, o di umore comunque cupo. Sorrideva sempre, anche quando era preoccupato o indaffarato.
- Immagino non sia stato facile per te, Bella.
Le era venuto da pensare che Sam e Jake avevano istintivamente preso a chiamarla con il diminutivo che anche lei usava pensando a se stessa: Bella.
Solo Edward continuava a chiamarla Isabella, e lei non aveva mai protestato. Perchè?
-
Perdere i tuoi genitori quando eri così giovane, doverti rapportare ad Edward.
Era stato sincero nel proseguire, davanti alla sua espressione un pò sorpresa.
- Sono suo amico, lo conosco bene, Bella. E so che può essere tutto, tranne che una persona facile. Non per niente, ho tentato subito di rompergli la faccia. L'ho trovato indisponente sin dal primo istante.
Ed era spuntato un sorriso vagamente divertito sul suo viso.
- So che lui ti avrà detto la stessa cosa di me. Che anch'io ero indisponente... ma fidati, lui lo è sempre stato molto più di me! Anche più arrabbiato con il mondo intero, indubbiamente...
Le era venuto da sorridere. Riconosceva l'Edward di cui stava parlando Sam, ma faceva parte di quel passato che ora riusciva a rievocare più serenamente.
- Forse con lui, avrei dovuto risolvere tutto anch'io con una scazzottata...
A quella sua uscita, Sam si era messo proprio a ridere.
- Ti assicuro che lo mettevi già abbastanza in difficoltà così, anche solo a parole! Si è sempre sentito vulnerabile davanti a te...
Sentirselo dire anche da lui, aveva rafforzato tutto quello che le aveva detto sinora Edward, sul fatto che a trattenerlo lontano da lei fosse stata proprio paura.
- Grazie, Sam.
Le era venuto spontaneo ringraziarlo per quella fiducia che sembrava volerle accordare attraverso quelle parole così esplicite. E lui, per tutta risposta, l'aveva sorpresa ancora di più..
- Mi sa che sono io a doverti ringraziare. Era da febbraio che non vedevo Edward, e bè... ti assicuro che il cambiamento in lui è notevole.
Non aveva dovuto aggiungere altro, Bella aveva capito quanto gli fosse apparso diverso in maniera positiva.
- E' bello sapere che ha un amico come te, vicino.
- A sentire mio cugino, solo uno come Edward poteva sopportarmi...
E come evocato magicamente, Jake era piombato tra di loro spruzzando acqua salata addosso a tutti e due, e lanciando lontano pinne e maschera che gli erano servite per immergersi.
- Confessa, cuginastro, che stavi parlando male di me! Ma tu, Bella, non credergli!
Il sorriso di Jake era estremamente contagioso, ed anche la sua allegria, tanto che Bella si era ritrovata a sorridergli.
- Da come ti preoccupi, Jake, direi che allora ne avrebbe di cose da raccontarmi su di te!
Tra cugini si era innescata una finta lotta, iniziata con uno spintone di Jake.
- Allora è vero! Stavi parlando male di me!
- Come potrebbe essere diversamente! Guarda come ti comporti...
La zuffa era ancora in corso, quando una voce ironica si era inserita.
- Ecco, lo sapevo. Già a far vedere quanto siete "tosti" voi indiani...
Era comparso anche Edward, pinne e maschera ancora in mano, a ridersela insieme ai due cugini.
- Zitto, tu, Cullen. Se non vuoi fare la fine che meritano i visi pallidi come te!
Bella si era ritrovata al centro di un' evidente ondata di testosterone in eccesso, perchè ora erano in tre a rincorrersi per tutta la barca, cercando di arrivare a dimostrare chi fosse il più forte tra loro.
Indubbiamente i cugini apparivano ben messi, ma Edward era più agile e scattante. Risultava perciò equilibrata la competizione.
Aveva pensato di essere fuori dai giochi, ma ad un certo punto Jake aveva allargato la sua vendetta contro i visi pallidi e così se lo era ritrovato davanti che torreggiava su di lei.
- Pensavi di cavartela? Sei pur sempre colpevole di essere stata ad ascoltare le chiacchiere farneticanti di mio cugino... oltre che essere anche un'alleata del clan Cullen!
L'espressione che aveva negli occhi sembrava già anticipare che tipo di scherzetto avesse in mente e di essere lanciata in acqua, Bella ne avrebbe fatto volentieri anche a meno.
- Jake, giuro che Sam non stava parlando male di te...
Ma lui già stava ridendo, pregustando la facile vittoria. Bella era scattata in piedi, anche lei ridendo e cercando di sfuggirgli.
- Jake, davvero...
Aveva fatto solo un passo indietro, quando si era sentita mancare la terra sotto i piedi: l'aveva sollevata senza il minimo sforzo come un sacco di patate, caricandosela in spalla.
- Vendetta sarà fatta! Tappati il naso, Bella!
Lei aveva anche provato a liberarsi, ma praticamente stavano già volando in aria, tanta era stata la spinta che si era dato nel saltare in mare. Stava ancora ridendo quando erano finiti sotto. Ad un certo punto il braccio di Jake l'aveva afferrata saldamente per la vita, aiutandola a risalire velocemente grazie alla forza delle sue gambe muscolose.



Erano usciti dall'acqua, divertiti ed in cerca di aria.
- Sei pazzo! Ancora un pò e annegavamo!
- Tranquilla, era tutto calcolato! Tuffo, annegamento e relativo salvataggio...
Qualcuno, però, non sembrava del tutto convinto del piano di Jake.
- Senti un pò, Don Giovanni da strapazzo, te lo ricordi che ti ho detto di comportarti bene con lei, vero?
Dalla barca, Edward e Sam li stavano guardando. Il primo chiaramente divertito, il secondo anche, ma con una sfumatura diversa che a Bella non era sfuggita.
O almeno, che ad una parte piuttosto incoscia di Bella non era sfuggita. In superficie, le era sembrato più fastidio quello di Edward. Come un "fratello" che vedesse la "sorella" oggetto di interesse da parte di uno dei suoi amici.
Non aveva sbagliato di molto, almeno per quanto riguardava il fastidio.
Nel vedere Bella tra le braccia di Jake, sorridente ed allegra, Edward aveva avvertito una fitta che si era ricollegata a quei pensieri fatti solo la mattina stessa, quando si era risvegliato accanto a lei.
L'idea che fosse il cugino del suo migliore amico ad esserle così vicino, non glielo rendeva meno facile da digerire.
Forse, avrebbe avuto bisogno di più tempo per abituarsi all'idea che Bella, prima o poi, avrebbe avuto un ragazzo e che lui avrebbe dovuto farci i conti con questa cosa. Probabilmente gli giocava un brutto scherzo la paura di perderla: aveva appena stabilito un legame affettivo con lei, era normale sentirsi minacciato dalla possibilità che un altro "uomo" andasse a sottrargli spazio nel cuore e nella vita di Isabella.
- Sì che mi ricordo! Infatti, per dimostrarti le mie buone intenzioni, chiedo prima a te il permesso per portarla fuori a cena!
Bella lo aveva guardato, ed Edward si era sentito messo alla prova: quanto volte in passato aveva deciso per lei?
Si era sentito spaccato a metà: la parte protettiva/possessiva avrebbe voluto trovare il modo di rispondere di no a Jake, ma la parte razionale gli diceva di rispondere sì, altrimenti tutti i suoi discorsi sarebbero sembrati fasulli agli occhi di Bella.
- Eh no, caro il mio Jake, non pensare di prendere la scorciatoia! Se vuoi un appuntamento con Bella, chiedilo direttamente a lei!
Sam era scoppiato a ridere, battendo una pacca sulla spalla di Edward.
- Ben detto! Vediamo il galletto come se la cava da solo!
Ad Edward era costato un certo sforzo sorridere a Bella, facendole intendere che per lui andava bene qualsiasi cosa lei avesse voluto fare. Era sicuro che Jake fosse un bravo ragazzo, diavolo era il cugino del suo migliore amico, ma rimaneva quella sensazione difficile da scrollarsi di dosso del tutto.
Era la voglia di sapere Bella al sicuro, accanto a lui. O era di più ancora?
Aveva deciso di lasciar perdere. Le cose con lei stavano andando bene, non avrebbe rovinato tutto per delle sensazioni che ancora non riusciva bene a controllare a causa della sua insicurezza.
"Solo questione di abitudine" si era ripetuto mentre si allontanava con Sam per andare a bersi qualcosa di fresco sottocoperta, lasciando Bella libera di decidere se considerare o meno l'invito di Jake.


XXXXXXXXXXXXX


Bella non era tranquilla, come invece avrebbe dovuto essere, davanti alla prospettiva di passare una serata divertente.
Quando Jake l'aveva invitata a cena, all'inizio aveva pensato stesse prendendo solo in giro Edward. Ma quando lui aveva dimostrato di non esserne affatto dispiaciuto, evidentemente Jake aveva colto subito l'occasione per trasformarlo in un vero invito. Lei aveva accettato sulla scia dell'allegria che aveva condiviso con lui sino a quel momento..
Ritornati sulla Deep Blue, tutto era filato liscio tra lei ed Edward: si erano concessi entrambi un pò di relax, prima di farsi una doccia, chiacchierando tranquillamente di tutto, anche di Jake e del suo invito a cena.
Anzi, Edward era arrivato persino a dirle che l'avrebbe fatta divertire sicuramente, perchè quando ci si metteva, sapeva essere un vero "buffone".
Solo che adesso, indecisa davanti all'armadio su cosa mettere tra i pochi abiti che aveva con sè, non era spensierata come pensava che sarebbe stata.
Intanto, per non rimanere del tutto imbambolata, aveva preso a raccogliersi i capelli in una treccia morbida, notando che iniziavano ad avere dei riflessi più chiari, frutto sicuramente dell'esposizione prolungata al sole.
Una volta finito, aveva spostato lo sguardo di nuovo sui vestiti, senza in realtà vederli, persa dietro ad altri pensieri.
La realtà era che non le andava di trascorrere la serata senza Edward.
Ecco, era semplice da ammettere: sentiva come una strana malinconia all'idea che sarebbe andata a divertirsi senza di lui.
Aveva spostato lo sguardo sull'ora: erano passati altri dieci minuti. Altri venti e Jake sarebbe arrivato a prenderla.
Si era ritrovata a sospirare: ormai aveva accettato di uscire con lui, e di deluderlo non se ne parlava. Era un ragazzo carino, anzi decisamente carino, molto divertente e per giunta sinceramente interessato a lei.
Non aveva potuto fare a meno di pensare a Matt, al modo in cui l'aveva ingannata. Perlomeno con Jake non avrebbe corso quel tipo di rischio.
Alla fine, si era decisa ad indossare uno dei due abitini che aveva avuto con sè al St. Marie: era di colore blu, con la gonna al ginocchio e un nastro che le stringeva il torace incrociandosi sotto al seno. Era semplice e non troppo scollato, giusto per una serata come quella, nè troppo fresca, nè troppo calda.
Si era guardata un'ultima volta, trovandosi a proprio agio vestita così semplicemente, il viso senza trucco, i capelli raccolti: era lei, così come si sentiva di essere.
Era uscita dalla cabina con una certa fretta, a quel punto, perchè voleva vedere Edward, fare ancora due chiacchiere con lui prima che arrivasse Jake.
Si erano ritrovati quasi a scontrarsi, uscendo contemporaneamente dalle rispettive cabine, come altre volte era successo.
Solo che Edward aveva avuto un tuffo al cuore, questa volta, quando se l'era trovata davanti: che non fosse stata più una ragazzina se ne era reso già conto, ma, vedendola con addosso quel vestito leggero, aveva realizzato quanto fosse diventata davvero bella.
Aveva dovuto faticare non poco per riscuotersi da alcuni pensieri che avevano cercato di fargli dimenticare chi fosse la ragazza di fronte a lui, ed aveva smesso di fissarla come se non l'avesse mai vista prima.



- Scusami, ti devo sembrare un idiota in questo in momento... ma decisamente mi hai preso in contropiede: sei molto, molto carina, stasera.
Si era dovuto trattenere, perchè la definizione "bella" l'avrebbe sicuramente messa ancora più in imbarazzo. In effetti, era arrossita in una maniera assolutamente deliziosa, tanto che si erano affacciati di nuovo pensieri poco leciti nei suoi confronti.
- Grazie.
Erano rimasti in piedi, ancora persi in quel momento che non aveva una connotazione molto precisa: Bella era un pò confusa dallo sguardo che le aveva lanciato Edward non appena l'aveva vista, e lui era ancora intento a combattere il desiderio di far scorrere lo sguardo lungo la sua figura, fasciata da quell'abitino semplice, e proprio per questo, ancora più seducente.
Solo quella mattina si era svegliato abbracciato a quel corpo morbido e profumato, e guardarla adesso non faceva che aggiungere benzina sul fuoco.
- Jake sarà sicuramente entusiasta di questo vestito...
Lei si era immediatamente messa sulla difensiva.
- Se ritieni che non sia adatto, posso cambiarmi.
- No, no scusa. Non volevo assolutamente intendere che non fosse adatto... anzi, volevo solo rassicurarti sul fatto che anche Jake ti troverà sicuramente carina.
Okay, doveva darsi una calmata. Non andava affatto bene il modo in cui stava reagendo: Bella aveva tutto il diritto di godersi quella serata, di divertirsi senza pensare che lui era seccato o peggio, infastidito.
Si era sforzato di produrre un sorriso sincero e sereno.
- Per dirla tutta, cercavo di fare quello che di solito dovrebbe far piacere ad una ragazza prima di un appuntamento: essere rassicurata sul fatto che è abbastanza carina da fare colpo.
Doveva esserci riuscito, ad apparirle meno ambiguo, perchè una scintilla di divertimento si era accesa in quei caldi occhi nocciola che lo fissavano.
- Hai ragione, funziona. Mi sento meglio.
Bella non lo avrebbe mai ammesso, ma il suo cuore aveva perso diversi battiti all'idea che Edward la trovasse davvero carina. E non solo, era stato proprio quel primo sguardo a farlo accelerare in maniera disordinata.
Esattamente, che cosa era successo tra loro in quei pochi attimi?
Niente, se non quello che Edward le aveva detto: rivolgerle dei complimenti con il fine di rassicurarla.
- Però mi sento in colpa. Ti lascio da solo, a cena.
Si era spostata in un territorio più neutro, dove anche Edward si era sentito meno in pericolo.
- Tranquilla, mi terrà compagnia Sam. Abbiamo un pò di chiacchiere arretrate, è da febbraio che non ci vediamo. Ci siamo scambiati solo delle brevi telefonate, e giusto per sapere come stavamo.
Ecco, adesso Bella aveva avvertito una punta di delusione: Edward non aveva dato segno di avvertire lo stesso dispiacere all'idea di non trascorrere quella serata insieme.
Forse stava esagerando, si era detta. Si trattava solo di una serata, e poi Sam era il suo migliore amico. Era naturale che fosse contento di avere del tempo da passare solo con lui.
Forse gli avrebbe parlato di lei, di come stava andando tra loro.
Poi si era data dell'idiota, perchè stava facendo di tutto una tragedia: aveva passato sei anni senza Edward, che cosa era in confronto una serata?
- Bene. Adesso mi sento meno in colpa.
Edward era cosciente che non avrebbe voluto sentirglielo dire. Avrebbe preferito continuare a vedere negli occhi di Bella il dispiacere all'idea di non essere con lui..
Ma cosa gli stava succedendo? Era già così disperatamente dipendente da lei?
Per un attimo il vecchio Edward aveva cercato di affiorare, per assestare qualche risposta tagliente a quell'ultima affermazione di Bella.
Per riportarla a distanza di sicurezza, per non esserne ferito.
Ma lo aveva ricacciato nel profondo dell'animo, cosciente che se era affiorato, era perchè ce n'era davvero motivo: si sentiva sconvolto da quello che si agitava dentro di lui all'idea che nelle prossime ore Bella sarebbe stata in compagnia di Jake e non sua.
Doveva riprendere il controllo, aveva bisogno di restare solo per calmarsi.
O magari di parlarne con Sam. A lui avrebbe potuto confessare cosa gli passava per la testa... e per il cuore.
Sì, indubbiamente ne avrebbe parlato con Sam, ne aveva un assoluto bisogno.
- Jake, a che ora arriva di preciso?
- Tra poco. Ci siamo dati appuntamento alle sette e mezza. Prima di cena vuole farmi vedere un pò i paraggi...
Bella sentiva che quel momento aveva rappresentato qualcosa, ma non sapeva bene che cosa. E avrebbe avuto bisogno di rifletterci su un pò, per venirne a capo.
Jake sarebbe arrivato di lì a poco, e le avrebbe permesso di allontanarsi.
- Senti, Isabella, non prendere male quello che sto per dirti... però, vedi di fare attenzione.
Ecco, adesso tutta la confusione era stata spazzata via dall'espressione di quegli occhi verdi che la guardavano leggermente preoccupati.
- Ti suonerà tremendamente arcaico, lo so, ma io ho bisogno di dirtelo comunque: non farmi stare in pensiero.
Davvero, le era sembrato che quel momento "strano" tra loro non fosse mai esistito. Tanto che le era venuto istintivo slanciarsi verso di lui e abbracciarlo, come a sancire quel nuovo legame affettivo tra loro.
- Sarà anche arcaico, ma è bello sentirtelo dire. Significa molto, per me.
Edward era rimasto per un attimo immobile, il battito del cuore accelarato a quel contatto inaspettato con Bella. Poi si era ripreso, e a sua volta l'aveva stretta.
- Stai tranquillo, starò attenta. E poi non sono sola, c'è Jake.
Ecco, appunto, c'è anche Jake.
Edward ne era stato certo: qualcosa era successo dentro di lui. Non poteva essere geloso di Jake, quel ragazzino che da sempre avevano avuto tra i piedi lui e Sam.
No infatti, Jake non c'entrava.
Era inequivocabilmente geloso di Isabella. E la cosa era anche più grave.




XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX








- E' stata una bellissima serata. Mi sono divertita tantissimo. Grazie, Jake, davvero.
Si erano fermati all'inizio del piccolo molo, dove poco più in là si trovava ormeggiata la Deep Blue.
- Sono stato bene anch'io, decisamente.
Bella era arrossita. Jake non aveva fatto mistero di provare un acceso interesse per lei. 
Ma era stato davvero un compagno allegro, divertente, pieno di vita. L'aveva fatta ridere spesso, aiutandola a tenere sotto controllo un pensiero che non l'aveva abbandonata mai del tutto.
Il pensiero che aveva voglia di vedere Edward, di parlargli, di sorridergli, di sentire la sua voce e di vedere il suo sorriso.
- Potremmo ripetere anche domani, potremmo fare un giro...
- Veramente, avevamo già in programma con Edward di fare una gita nell'entroterra... magari, potreste unirvi a noi, tu e Sam.
Le era venuto istintivo di mettere subito le mani avanti: non sarebbe riuscita a passare un'intera giornata senza Edward. La compagnia di Jake le piaceva, ma...
Eccco, appunto, c'era quel "ma".
Equivaleva ad un punto interrogativo, la cui risposta era una sola: Edward le mancava. Aveva bisogno di stare insieme a lui, non poteva fare finta che non fosse così.
Era una cosa normale?
Non riusciva ad essere obiettiva, sapeva solo che era quello che sentiva.
- Ah, okay. Bè, in fondo staremo insieme lo stesso...
Le aveva sorriso, Jake. Con quel suo modo di fare così caldo, sincero, che lo rendeva un ragazzo sicuramente speciale.
- Okay. Allora, ci riaggiorniamo domani mattina. Magari anche Edward e Sam si sono già messi d'accor...
Ma Jake l'aveva interrotta quasi subito.
- Scusami, Bella. Ma credo di non riuscire più a resistere. E' tutta la sera che desidero farlo.
E mentre Bella pensava già che l'avrebbe baciata, Jake l'aveva invece stupita: aveva sfilato l'elastico che fermava la sua treccia, ed aveva iniziato a scioglierla, passandole piano le dita tra le ciocche.
Aveva trovato incredibile come sapessero essere delicate delle mani così grandi e forti.
Lo sguardo di quegli occhi scuri non aveva abbandonato il suo, mentre compiva i gesti necessari per farle ricadere i lunghi capelli sulla schiena.
Le mani di Jake si erano trattenute ancora un attimo tra quella massa setosa, poi l'avevano abbandonata per infilarsi nelle tasche dei jeans. Bella aveva intuito che non fosse stato per imbarazzo, ma per riuscire a trattenere la voglia di andare oltre.
- E' da quando ti ho vista stamattina, a dire il vero, che mi chiedevo come sarebbe stato passarci le mani. Avevi proprio l'aria di chi si era appena svegliata e bè... eri... semplicemente fantastica!
Avrebbe mentito dicendo che Jake in quel momento non era stato capace di farle battere forte il cuore. Ma era assolutamente impreparata ad una dichiarazione già così esplicita.
- Io, bè...
- Corro troppo, lo so. Ma ci credi se ti dico che non è una mia abitudine?
Era sincero, molto sincero. E lei aveva annuito, gli credeva.
Aveva tirato fuori nuovamente le mani, facendole ricadere lungo i fianchi.
Nonostante indossasse dei semplici jeans ed una t-shirt nera, il suo fisico appariva lo stesso imponente.
- Non ce la faccio, Bella, devo chiedertelo: posso baciarti?
L'aveva capito un attimo prima che sarebbe stata quella la domanda. Gliel'aveva letta negli occhi, nel busto che si era inclinato leggermente verso di lei.
Lei non gli aveva detto esplicitamente di sì, ma nemmeno di no. E quel suo attimo di stallo, era stato interpretato da Jake come il segnale che desiderava.
Le aveva posato le mani sui fianchi, attirandola leggermente verso di lui, e si era chinato lentamente. Subito dopo le sue labbra morbide si erano posate sulle sue, in un bacio che aveva avuto il sapore del gelato che avevano consumato poco prima.
Era stato differente da quello di Matt, che ora le era apparso forzato, perchè non c'era stata la spontaneità che avvertiva nella delicata esplorazione delle labbra di Jake.
Lo trovava molto più gradevole, più piacevole. Quando però, aveva sentito la lingua di Jake cercare un contatto più profondo, si era ritratta.
Lui aveva immediatamente rispettato la sua decisione, anche se non l'aveva lasciata andare.
- Spero di non essermi giocato la possibilità di approfondire la nostra conoscenza...
C'era una chiara nota di incertezza nella sua voce, ora.
E Bella aveva deciso di essere sincera con lui, perchè non voleva che si facesse false illusioni.
- Se ti riferisci alla possibilità che diventi una bella amicizia, puoi stare tranquillo, non succederà. Se mi stai chiedendo se può diventare qualcosa di più...
Aveva alzato il viso per guardarlo negli occhi.
-  Ecco... allora voglio essere sincera, proprio perchè penso che te lo meriti: è un momento già abbastanza incasinato per me, questo. La mia vita sta cambiando di nuovo, non so ancora bene cosa mi aspetta in futuro... sai, con Edward ci siamo appena riavvicinati e...
Ma Jake l'aveva interrotta.
- Ho capito perfettamente. E ti dirò... mi piace come risposta. Perchè non è un no definitivo.
Si era sentita sollevata davanti alla sua reazione. Aveva temuto che potesse non capire e prenderlo come un rifiuto in tutti i sensi. Le sarebbe spiaciuto, perchè sentiva che sarebbero potuti diventare buoni amici invece.
- Intanto, sono riuscito a baciarti...
Era tornato a sorridere in quel suo modo così contagioso, tanto che le era stato impossibile non farlo a sua volta, davanti all'espressione maliziosa che aveva sfoggiato.
- In futuro, si vedrà. Ormai so chi sei, e come fare a rintracciarti! Mi basterà chiamare Edward, e il gioco sarà fatto!
Il sentirlo nominare, aveva provocato in Bella un brivido.
Mentre si baciavano, lui era a solo qualche decina di metri di distanza. E se li avesse visti?
- Quindi, posso anche lasciarti andare a dormire, ora!
Stavolta l'aveva lasciata andare veramente.
- Buonanotte, Bella. A domani.
- Buonanotte, Jake. A domani.
Aveva aspettato di vederla sfilarsi i sandali e salire a bordo, prima di salutarla un'ultima volta con la mano e poi avviarsi lentamente in direzione della loro barca.





XXXXXXXXXXXXX



Edward aveva capito quanto era stato teso, nel momento in cui aveva sentito sciogliersi un nodo nel petto al rumore dei passi leggeri di Bella sulla passerella. L'aveva sentita fermarsi un attimo, forse per un ultimo saluto a Jake, prima di scendere i gradini ed apparire.
Vederla così, i sandali in una mano, 
i capelli sciolti, un'espressione dolce negli occhi nocciola, gli aveva immediatamente scaldato il cuore, ed aveva capito di aver aspettato il suo ritorno sin dal primo momento che se ne era andata.
- Ciao...
- Ciao...
Era stato più di un saluto, in realtà. Era stato un ritrovarsi, come se fosse passato chissà quanto tempo.
- Allora, ti sei divertita?
Era stato lui il primo a parlare, forse perchè aveva più bisogno di riprendere il controllo sulle sue emozioni.
- Direi di sì. Avevi ragione, Jake è proprio divertente...
Nel dirlo, il pensiero era andato agli ultimi cinque minuti, a quel bacio, e si era sentita un pò a disagio. Lo avrebbe detto ad Edward? Forse lui immaginava che sarebbe potuto succedere. In fondo, sembrava aver capito subito che Jake era rimasto molto colpito da lei.
- E' un ragazzo molto simpatico. Un pò rompiscatole alle volte... ma forse perchè io e Sam lo abbiamo sempre avuto tra i piedi sin da quando era bambino...
Bella aveva capito che c'era un affetto vero tra lui e Jake, e non solo perchè era cugino di Sam. 
- In effetti. E' un pò travolgente nei suoi modi...
Le era sembrato che Edward la guardasse più attentamente, e lei si era come sentita colta in fallo nel dire quella frase.
- Sì, in effetti si potrebbe definire anche una "testa calda".
Ma se anche aveva capito qualcosa, aveva fatto finta di niente.
- Sei stanca? O hai voglia di bere una tazza di te? Lo stavo giusto preparando.
C'era già il bollitore sul fuoco e una tazza pronta.
- Sì, grazie. Lo bevo volentieri. Abbiamo mangiato benissimo, ma la carne che mi ha fatto assaggiare Jake era abbastanza piccante!
Edward si era alzato, mentre lei si era accomodata.
- Mi fanno anche un pò male i piedi. Mi sa che ho fatto in fretta a disabituarmi alle scarpe. Si sta così bene a piedi nudi.
Edward le aveva sorriso, e lei si era sentita bene.
Era bastato qualche minuto con lui, per ritrovare quell'atmosfera rilassata e confortevole che era diventata così familiare tra di loro.
- Inizi ad apprezzare la vita da marinaio?
- Sì, decisamente. Quasi mi sembrava strano che piatti e bicchieri stessero completamente fermi mentre mangiavo...
Stavolta erano scoppiati a ridere entrambi.
E a conferma di quanto aveva appena detto, Edward era giusto impegnato a servire il te nelle tazze. La barca era praticamente quasi immobile, perchè immobile del tutto non lo era mai veramente.
- Chissà se diventerò mai brava come te. Ti muovi davvero con una sicurezza impressionante su questa barca.
- Esperienza. E' il segreto per realizzare ogni cosa nel migliore dei modi.
Un fulmine le aveva attraversato il cervello: perchè chiamarlo pensiero sarebbe stata una pazzia.
Come sarebbe stato essere baciata da Edward? Sicuramente l'esperienza non doveva mancargli.
Ma come aveva fatto a pensare una cosa del genere? Forse era colpa di quel bacio appena ricevuto. 
Tutto qui. I suoi ormoni erano ancora un pò agitati e le giocavano brutti scherzi.
- Diciotto anni in barca a vela, non sono pochi, Isabella.
- Non sono pochi no, diciotto anni, se pensi che sono anche gli anni della mia vita!
Edward aveva pensato che mai degli anni erano passati più velocemente, come quelli di Bella. Soprattutto gli ultimi sei. A undici anni era stata una ragazzina spaventata, tradita dalla vita, dalla morte dei suoi genitori e da lui.
Ora a diciotto, sembrava pronta a riprendersi quella felicità che le spettava. E lui voleva farne parte di quella felicità, lo voleva disperatamente, anzi voleva essere lui a donargliela, ed in ogni modo possibile
- Mi sei mancata, sai?
Lei era rimasta con la tazza a mezz'aria. Non aveva avuto bisogno di aggiungere altro, perchè sembrava aver capito subito che cosa le volesse dire.
- Mi sei mancato anche tu.
La solita fitta lo aveva colpito a tradimento, proprio dritta nel cuore, nel sentirglielo dire con tanto trasporto. Gli faceva paura, ma nello stesso tempo era così appagante.
- E un pò mi fa paura, Edward, se devo essere sincera.
Sapere che lei provava la sua stessa paura, gli aveva dato il coraggio di risponderle sinceramente.
- Anche a me, Isabella. Non sai quanto.
Aveva posato la tazza sul tavolo, e lo aveva fissato. Lui era rimasto in piedi, appoggiato al mobile della cucina.
- Eppure prima stavamo separati mesi interi.
Lui aveva annuito, per poi aggiungere.
- Sei stata via solo cinque ore. Lo so, perchè le ho viste scorrere lentamente minuto dopo minuto.
Avrebbe voluto aggiungere che nelle prime tre, oltretutto, non era stato nemmeno solo. Le aveva trascorse con Sam e parlando quasi solo di lei.
- Le ho sentite passare anch'io, nonostante fossi in compagnia di Jake.
Era andata proprio così. Il pensiero di Edward si era affacciato spesso, ed ogni volta aveva sentito il desiderio di tornare da lui.
- Che cosa significa, secondo te, Edward?
C'era stata una nota indifesa nella voce di Bella che aveva risvegliato in Edward quell'istinto di protezione a cui non poteva opporsi.
L'aveva immediatamente raggiunta, sedendosi accanto a lei.
- Credo significhi che abbiamo molto tempo da recuperare, e che perciò ogni minuto trascorso lontano ci sembra tempo sprecato.
Bella si era accoccolata vicino a lui senza esitare un attimo. Aveva ritrovato immediatamente quel senso di benessere che la vicinanza di Edward ormai le trasmetteva.
- Dici che sarà sempre così?
Le aveva passato un braccio sulle spalle, appoggiandole il mento sulla testa.
- Non credo di poterti dare una risposta precisa....
Edward stava mentendo, perchè in realtà la risposta era un'altra, almeno per lui. In quelle due ore senza di lei, aveva capito bene cosa gli aveva detto il suo cuore, quello che si celava dietro a sentimenti che si facevano sempre più intensi, vivi, assoluti.
- Quello che so, è che potrebbe diventare un problema serio per me: non saprei come giustificare una tua promozione a vicepresidente, solo per averti sempre al mio fianco. Più che altro perchè non ho mai fatto mistero di considerare i raccomandati una vera e propria piaga per l'economia di un'azienda...
Bella non era riuscita a capire quanta verità si celasse dietro a quella frase di Edward, riguardo alla necessità di averla sempre al suo fianco, perchè lui l'aveva mascherata dietro a quell'uscita divertente..
- Vicepresidente Isabella Swan... ma lo sai, invece, che suona proprio bene?
Si era messa a ridere, continuando in quello scherzo e dimostrandogli quanto stesse bene con lui, sistemandosi più comodamente: infatti aveva rannicchiato le gambe sotto di sè, aderendo con la schiena al suo torace.
- E quali sarebbero i miei compiti?
Edward, aveva deciso di non farsi più domande, nè di seguire quei pensieri complicati che gli affollavano la mente: voleva solo godersi quel momento così intimo con lei.
- Vediamo... fare un buon caffè?
- Il caffè?
Era chiaro che la stava prendendo in giro, e che lei stava volentieri al gioco.
- Sì, il caffè. Guarda che in alcuni momenti è fondamentale averne uno decente a portata di mano... potrebbe essere la chiave per risolvere una crisi internazionale...
- Allora, è proprio un compito da vicepresidente. E dimmi, tengono dei corsi apposta, o bisogna solo fare esperienza?
- Entrambe le cose, ovviamente.
- Allora, posso iniziare a darmi da fare: domattina te lo preparo io!
Lui era scoppiato a ridere.
- Ah, iniziamo bene, caro il mio vicepresidente: prima delle dieci non ti svegli! Guarda che più sei in alto, e più devi lavorare!
- Uhm... non avevo considerato la cosa... e se allora mi promuovessi soltanto a tua segreteria personale?
Lui aveva finto di farsi pensieroso.
- Uhm... non credo, Isabella, di essere disposto a scambiarti con Jennifer. Oltre a preparare un ottimo caffè, lei ha il pregio di essere puntuale: alle otto e trenta precise arriva in ufficio... sveglia, s'intende.
Si era guadagnato una gomitata da parte di Bella.
- Ahi! Non credo nemmeno di volere una segretaria manesca!
Edward non ricordava di essere mai riuscito a scherzare così sul suo lavoro e sulla sua posizione, come stava facendo ora.
- Sei fortunato che non insisto per diventare la tua segreteria solo perchè adoro Jennifer. Tu ti approfitti di quella donna, e lei ti adora lo stesso! Con me, invece, avresti avuto una vita meno facile!
- Vedi che faccio bene, allora, a tenermela stretta?
- Mi sa che mi riprendo il ruolo di vicepresidente, e per prima cosa libero dalla tua schiavitù quella povera donna! Che cosa potrebbe fare, secondo te?
- Diventare vicepresidente. Lei sa già fare un caffè più che decente...
Bella già da un pò aveva iniziato a trovare rilassante sentire la sua schiena sollevarsi ed abbassarsi, mentre seguiva il ritmo del respiro di Edward. Unito al calore che le trasmetteva, le aveva fatto venire voglia di chiudere gli occhi.
- Alla fine di tutto questo discorso, Edward, emerge una cosa sola: dovresti comprarti una piantagione di caffè, ne sei ossessionato.
Era arrivato un primo sbadiglio che non era riuscita a trattenere, mentre lo aveva sentito ridacchiare.
- Potrei guardarmi in giro domani, qui ce ne sono sai?
- Uhm... interessante. Domani, quindi, parliamo ancora di caffè.
Edward aveva sentito il corpo di Bella rilassarsi ulteriormente contro di lui, mentre sbadigliava ancora.
- Isabella, lasciatelo dire: non ho mai conosciuto nessun'altro con la tua capacità di passare nel giro di qualche secondo da uno stato di veglia a quello di quasi incoscienza!
Aveva ragione, si sentiva improvvisamente incapace di contrastare quella sensazione piacevole che la invitava a scivolare nel sonno.
- Non bevo caffè, questo è il segreto...
Si era resa conto di avere difficoltà a parlare, o meglio a straparlare, perchè adesso le sembrava difficile seguire il filo del discorso.
- Decisamente è arrivato per te il momento di andare a dormire...
Aveva bofonchiato qualcosa che era suonato anche a lei tipo "non ho voglia di camminare", e che aveva avuto come effetto che Edward la prendesse in braccio, per accompagnarla nella sua cabina.
- Grazie... per sdebitarmi domani ti faccio il caffè...
Lo aveva detto quando si era sentita depositare sul morbido materasso, già abbracciando il cuscino e mettendosi nella sua posizione preferita.
- Va bene, buonanotte.
La voce di Edward le era giunta già lontana, però, come del resto la sensazione piacevole di labbra morbide che si erano posate sulla sua fronte per un ultimo saluto.











Allora, Jake e Bella si sono baciati.
Anche nel prossimo capitolo ci sarà un bacio.
Ed ecco la domanda: secondo voi, alla luce di quanto avete appena letto, chi bacerà chi?
Ovvio, io la risposta la conosco già! XD!
Buon fine settimana, ci sentiamo lunedì!
R.















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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Ciao ragazze!
Allora, eccoci a lunedì... chissà cosa succederà oggi! Eh? Come? Un bacio? E chi ve lo ha detto?
Ah, io! XD! E se vi dicessi che stavo scherzando? O che a baciarsi saranno Edward e Sam, come qualcuna di voi ha ipotizzato? XD!
Mi avete fatto fare certi incubi all'idea... che per un attimo ho pensato di rendervi pan per focaccia!
Ma bando ai miei scleri personali... parliamo del capitolo!
Lo riassumerei così: la gelosia (quella sana, non quella malata o ossessiva) è un potente afrodisiaco. E subito dopo mi verrebbe da dire... dietro alla gelosia, di solito cosa si cela?
Bè, leggete, qualcosa inizia a vedersi chiaramente! XD!
E fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo davvero al vostro giudizio! XD.
Un bacio.
R.








Edward si era sciacquato il viso, sollevandolo subito dopo per osservarsi nel piccolo specchio sopra il lavandino.

Aveva riconosciuto tutti i sintomi di una tensione che era montata, minuto dopo minuto, dentro di lui: una vena che pulsava sulla tempia, un'ombra cupa nello sguardo, la mascella contratta, le labbra a formare una linea dura.
Calmati, Edward.
Se lo era ripetuto più volte, ma non era servito a molto, dal momento che si era dovuto rifugiare lì per riprendere il controllo.
Fuori, una musica allegra e ritmata aveva iniziato a risuonare ad alto volume.
Calmati, Edward, stai perdendo il controllo della situazione.
Lo sapeva maledettamente bene, ed era ancora più frustrante proprio per quello!
Si era nuovamente sciacquato il viso, passandosi poi le mani nei capelli, come se quel gesto avesse avuto il potere di lavare via anche quelle emozioni che lo stavano assediando.
Aveva richiuso il rubinetto, lanciandosi un'ultima occhiata nello specchio: doveva tornare di là, dagli altri, o si sarebbero chiesti dove fosse finito.
Ma quando aveva raggiunto il tavolo che occupavano, aveva trovato solo Sam e due birre nuove.
- Ho pensato che un altro giro non ti sarebbe dispiaciuto...
Aveva accennato alle due bottigliette gelate posate sul tavolo, lanciandogli uno sguardo che non gli aveva lasciato scampo: sapeva come doveva sentirsi in quel momento.
Si era seduto, afferrando la birra e bevendo una lunga sorsata.
- Sono andati a prendere delle altre enyucados. Jake ha sempre la solita fame da lupo.
Jake.
Edward aveva sentito pulsare più forte quella vena sulla tempia, una nuova ondata di veleno a bruciargli nelle vene.
Jake non aveva nessuna colpa, era lui quello sbagliato.
Qualcuno aveva fermato la musica, per invitare la gente a ballare. Il piccolo bar-ristorante dove si erano fermati per cenare, si sviluppava su due piani: sotto c'era una sala più grande, dove adesso era stato fatto un pò di spazio per ricavare un'improvvisata pista da ballo, sopra una balconata con altri tavoli.
- Forza, forza... anche voi due! Sì, sì, proprio voi! Dai, venite a ballare!
Sam aveva guardato giù ed aveva sorriso divertito. Edward aveva seguito il suo sguardo e aveva stretto con più forza la bottiglietta che aveva in mano.
La musica era ripresa, e insieme ad altre persone, erano stati trascinati a ballare anche Jake e Bella.
Calmati, Edward.
Bella era assolutamente impacciata, imbarazzata, ma anche divertita. Infatti, gli occhi le brillavano di allegria mentre osservava Jake di fianco a lei.
Lui era anche più impacciato e imbarazzato, ma altrettanto divertito per essere stato trascinato in quella situazione assurda con lei.
C'era una ragazza a guidare i passi di tutti in un ballo tipicamente caraibico, e i due ragazzi sembravano davvero solo riuscire a ridere, senza nemmeno tentare di seguire i movimenti suggeriti.
Si guardavano in faccia e tanto bastava per ritrovarsi a ridere.
- Edward così non risolvi niente.
La voce di Sam lo aveva infastidito, perchè lo aveva colpito nel vivo.
- Lo so. Ma questa cosa mi è piombata addosso troppo velocemente e mi sta facendo impazzire. E' tutto sbagliato, maledizione!
Aveva posato la bottiglietta con troppa veemenza, tanto che la coppia seduta al tavolo vicino gli aveva gettato un'occhiata di traverso.
Calmati, Edward.
- Okay, lo capisco. Ma cercare di ignorare la cosa, non credo sia una buona mossa.
- E allora che cosa mi suggerisci di fare? Spaccare la faccia a tuo cugino perchè si sente attratto da lei?
Ora sentiva la tempia pulsare così velocemente, che aveva avuto paura potesse esplodere.
- Cazzo, Sam, non è lui quello che sta sbagliando! Sono io!
Aveva riportato lo sguardo su Bella. Ed aveva incrociato i suoi occhi sorridenti che stavano cercando proprio lui. Gli aveva fatto un cenno come a dire "guarda in che situazione ridicola mi sono ritrovata!".
Era giusto, si stava divertendo. Si era sforzato di sorridere, ma era quasi sicuro che gli fosse venuta fuori solo una smorfia.
Solo che nello stesso momento, Jake le aveva pestato un piede. Il risultato era stato che lei si era sbilanciata e per non cadere lui le aveva passato un braccio intorno alla vita, sostenendola.
Lei aveva distolto lo sguardo da Edward e non aveva visto i suoi occhi incupirsi tanto da diventare due pozze verdi incandescenti.
- Edward è successo, non lo hai voluto tu. Cerca, per piacere, di non colpevolizzarti...
- E' colpa mia sì, invece! Io ho delle responsabilità verso quella ragazza! Le ho già distrutto la vita una volta, non voglio ripetere lo stesso errore! Stava iniziando ad aprirsi con me...
Aveva colpito il tavolo con un pugno, troppo bisognoso di scaricare in qualche modo la rabbia che sentiva dentro.
Doveva trovare il modo di calmarsi, perchè sentiva affiorare una paura che lo avrebbe portato a comportarsi con lei come aveva giurato che non avrebbe più fatto: da bastardo egoista.
La stessa coppia di prima lo aveva riguardato male.
- E allora, tieniti tutto dentro e stampati un bel sorriso su quella faccia incazzosa. E fallo in fretta, perchè stanno per tornare...
Aveva spostato lo sguardo sulle scale: Bella e Jake, accaldati e divertiti, li avevano quasi raggiunti.
Dio, come era bella nella sua semplicità.




Indossava dei jeans che le arrivavano appena sotto il ginocchio e una maglietta bianca che faceva risaltare la sua pelle leggermente abbronzata. I capelli le ricadevano sulle spalle, incorniciandole il viso dai lineamenti delicati.
- Avete rischiato di finire la serata al pronto soccorso. Ho pestato un piede a Bella con la grazia di un elefante!
Bella si era lasciata cadere sulla sedia di fianco ad Edward, sorridendogli.
- D'altronde anch'io sono negata per il ballo! Una pazzia pensare di farci ballare!
Lo aveva guardato dritto negli occhi e si era leggermente irrigidita.
Aveva percepito che c'era qualcosa che non andava, e di riflesso aveva guardato anche Sam, come a sondarne l'umore. Edward aveva imprecato contro se stesso, cercando per l'ennesima volta di ritrovare un minimo di autocontrollo.
- Alla fine, non mi hanno nemmeno fatto prendere altre polpette!.
- Tanto erano solo per te! Ma quanto mangi, a proposito?
Bella si era rivolta a Jake, ma a quel punto Edward si era inserito, cercando di contrastare il suo stesso atteggiamento ombroso.
- Parli proprio tu? Domani dobbiamo assolutamente fare scorta di cibo, altrimenti ripartiamo e rimaniamo subito a corto di viveri!
Aveva ricevuto in cambio un sorriso felice, che gli aveva fatto capire come Bella avesse registrato il suo momento cupo di poco prima, sperando però che fosse passato.
- E' vero, Bella, sei una finta magra in realtà.
Sam aveva guardato Edward dopo quell'uscita di Jake. Ma lui stava guardando Bella. Sembrava incapace di spostare lo sguardo su qualcosa che non fosse lei. E aveva pensato di doverlo aiutare ad uscire da quella situazione, almeno per quella sera, prima che la situazione si facesse troppo pesante per tutti. Specie perchè suo cugino, ovviamente ignaro di tutto, continuava a manifestare apertamente il suo interesse per Bella.
- Ragazzi, non so voi, ma a me è venuto sonno. La giornata è stata bella, ma lunga.
- Sei vecchio, cuginastro, ammettilo! Spero di non diventare come te a trent'anni!
Bella aveva visto di nuovo lo sguardo di Edward incupirsi per un attimo. Aveva desiderato di potersi trovare al più presto da sola con lui per potergli chiedere cosa avesse.
- Però sono stanca anch'io, in effetti.
- Allora, direi che potremmo anche rientrare. Che ne dici, Edward?
Per tutta risposta lui si era alzato, afferrando il biglietto sul tavolo.
- Va bene. Vado avanti a pagare, vi aspetto fuori.
Senza aggiungere altro se ne era andato. Bella lo aveva seguito con lo sguardo, notando la postura rigida delle spalle, resa evidente dalla maglietta aderente che indossava.
Ne era rimasta turbata, perchè improvvisamente le sembrava di avere davanti il vecchio Edward, quello che l'aveva fatta soffrire così tanto in passato.





XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX




Quel viaggio di ritorno stava cancellando tutto quello che di buono c'era stato in quella giornata.

Era iniziata bene, con l'allegria di scoprire posti nuovi insieme ad Edward, in compagnia anche di Sam e Jake.
Loro avevano noleggiato una jeep, mentre i cugini avevano preferito due moto da cross. Si erano spinti lungo strade sconosciute, facendosi guidare solo dalla voglia di andare.
Avevano chiacchierato, scherzato, esplorato, insomma si erano goduti la bellezza del posto e la piacevole compagnia. Per un tratto era anche salita in moto con Jake, dato che le voleva far provare il brivido delle due ruote.
Edward non era stato proprio entusiasta, ma di fondo c'era stato che si fidava dell'abilità di Jake come motociclista.
Così, il tempo era volato e si era fatta ora di cena. A quel punto avevano trovato quel locale carino, lungo la spiaggia di quel paesino in cui erano capitati nel loro girovagare.
Edward e Sam erano entrati per vedere com'era, lei e Jake erano andati in riva al mare a godersi l'ultima luce che tramontava.
Quando Sam li aveva raggiunti per dir loro che c'era posto e che avrebbero cenato lì, lei aveva visto Edward fermo sulla soglia del locale con uno sguardo che non era riuscita a decifrare.
Poi però gli aveva sorriso mentre lo raggiungeva e lui aveva fatto altrettanto, anche se le era sembrato che i suoi occhi non ne fossero stati contagiati. Così in lei era rimasta una vaga sensazione di disagio. Poi durante la cena avevano chiacchierato ancora, specie lei e Jake, raccontando divertenti aneddoti di scuola. Era stato lì che aveva scoperto che lui aveva un anno meno di lei. Ne era rimasta sorpresa, dato che pensava fosse più grande.
Le era tornato in mente il bacio che si erano dati, come lui le fosse sembrato sicuro di se, e proprio in quel momento aveva sentito lo sguardo di Edward su di lei.
Ancora lo aveva trovato strano, in una maniera che le aveva spedito un brivido lungo la schiena.
Insomma, era stata una serata strana e confusa, tanto che ancora non aveva trovato il coraggio di parlarne all'uomo che sedeva silenziosamente accanto a lei, apparentemente concentrato nella guida.
Si era sfregata nervosamente le mani sui jeans, provando emozioni che sperava non avrebbe più sentito in sua compagnia.
Ansia, nervosismo, incertezza, come se fossero tornati ad essere due universi sconosciuti l'uno per l'altro.
Non voleva stare così, e dato che lui le aveva detto che avrebbe potuto parlargli di tutto, lo aveva fatto.
- Edward, c'è qualcosa che non va?
Non le aveva risposto subito, era passata quella che le era sembrata un'eternità, invece che solo una manciata di secondi.
- Mal di testa. Non volevo rovinarvi la serata, ma è peggiorato ogni minuto di più.
Non era stata morbida la sua voce, ma nemmeno dura come la ricordava in passato.
Sembrava "controllata", come se si stesse sforzando di parlare.
- Mi dispiace. Potevi dirlo prima, saremmo rientrati...
- Te l'ho detto, ho visto che vi stavate divertendo, e non volevo fare la parte del guastafeste.
Ecco, adesso c'era stata una punta più dura, anzi no, rabbiosa.
E' arrabbiato, perchè?
Non le piaceva davvero quello che stava succedendo, rivoleva l'atmosfera che si era instaurata tra loro in quei giorni.
- Perchè, allora, ho l'impressione che tu sia arrabbiato?
Edward si era sentito come se una mano gelida gli avesse strizzato il cuore.  La voce dispiaciuta di Bella lo aveva gettato in uno stato emozionale al limite della sua capacità di autocontrollo.
- No, non è affatto così. Mi dispiace se ti ho dato questa impressione.
Aveva cercato di infondere sincerità nella sua voce, insieme ad un tono più morbido. Sentiva su di se lo sguardo attento di Bella, e aveva ringraziato che ci fosse il buio ad avvolgerli.
- Sei sicuro?
- Sì, davvero. Ho solo un forte mal di testa. Appena arriviamo prendo qualcosa e mi rilasso. Domani torno come nuovo...
Domani. Sarebbero ripartiti nel pomeriggio, dato che avrebbero trascorso la mattinata ancora con Sam e Jake. Avevano programmato un giro in bicletta, per arrivare al faro situato sul promontorio che dominava la baia dove si trovava lo yatch club in cui erano ormeggiati.
Era sceso di nuovo il silenzio nell'abitacolo della jeep, ma Bella sentiva che non era affatto disteso come avrebbe dovuto essere.
E' arrabbiato, ma non vuole ammetterlo.
Ne era quasi certa, lo aveva visto così troppe volte.
- Hai detto che non mi avresti più mentito. E invece ho la sensazione che tu lo stia facendo, Edward.
Dolore, delusione, paura, la voce di Bella era arrivata a colpirlo ancora più duramente, inasprendo la battaglia che già infuriava dentro di lui.
Aveva cercato di respirare profondamente, per calmarsi, per riacquistare quella lucidità che sembrava essere svanita come neve al sole.
Come poteva spiegarle quello che gli stava succedendo, senza mentirle?
- Non ho niente Isabella, davvero, se non questo mal di testa fastidioso.
In effetti si sentiva la testa scoppiare, ma per i troppi pensieri che cercava di tenere a bada.
A quel punto, una mano piccola e delicata si era posata sulla sua che stringeva la leva del cambio.
- Voglio stare bene, con te.  Non potrei sopportare di tornare come eravamo prima... perchè non potrei più rinunciare all'Edward che mi hai fatto scoprire in questi giorni.
Non gli era stato possibile rassicurarla come lei avrebbe voluto, l'unica cosa che era riuscito a fare, era stato non sottrarre la mano dalla sua.




XXXXXXXXXXXXXXXXX




Bella non riusciva a chiudere occhio.
Aveva passato l'ultima ora a girarsi e rigirarsi inquieta, tanto che le lenzuola erano ormai ridotte ad un groviglio ingestibile.
Aveva in mente solo Edward.
Non riusciva a tranquillizzarsi, nonostante lui avesse cambiato atteggiamento da quando erano saliti in barca, infatti le aveva rivolto la parola con più naturalezza.
Certo, aveva avuto l'aria stanca, tesa, quando lo aveva visto bene grazie alla luce, ma se era vero che aveva quel mal di testa...
Il punto era proprio quello: non riusciva a credere che fosse "vero".
Si era alzata, affacciandosi all'oblo e lasciando scivolare lo sguardo sulla superficie scura dell'acqua.
Stava cercando di analizzare cosa poteva essere successo, che cosa potesse aver detto o fatto per scatenare una reazione del genere in Edward.
Poi, improvvisamente, le era venuto in mente che poteva non essere stata lei la causa. Forse, poteva aver avuto una discussione con Sam. In fondo, quando erano tornati al tavolo, aveva notato che anche lui aveva avuto uno sguardo non proprio sereno.
Anzi, subito dopo, era stato Sam stesso a proporre di rientrare..
Aveva preso a camminare avanti e indietro, come se avesse potuto aiutarla a gestire meglio la matassa intricate di emozioni che si agitavano in lei.
Sentiva quasi un malessere fisico.
A quel punto, Bella aveva sentito il bisogno di chiarirsi con lui. Voleva sentirlo vicino come era stato in quei giorni, facendola sentire bene come non era più stata da tanto tempo.
Era uscita dalla sua cabina, bussando immediatamente a quella di Edward.
Non le aveva forse detto di svegliarlo per qualsiasi ragione?
Quella era una buonissima ragione, si trattava di lei, di lui, di loro due insieme.
Non era giunta risposta, e si era sentita un pò a disagio: che stesse dormendo davvero? In fondo, se non stava molto bene, poteva essere.
Aveva deciso di bussare con più decisione rispetto a prima, di modo che se fosse stato profondamente addormentato non l'avrebbe svegliato, altrimenti l'avrebbe di sicuro sentita.
Era passato qualche attimo prima che sentisse i suoi passi e che la porta si aprisse.
Non sembrava addormentato, nè rilassato. Sembrava... sofferente. Si era cambiato, indossando solo dei pantaloncini.
- Stai ancora male?
Si era preoccupata sinceramente nel chiederglielo. Lui aveva scosso leggermente la testa.
- Va un pò meglio...
A lei non sembrava, vedendo l'espressione velata dei suoi occhi verdi.
- E tu, come mai non dormi?
Era rimasta lì, incerta ora, su cosa dirgli esattamente. C'era qualcosa nell' atteggiamento di Edward che le trasmetteva una strana sensazione. Qualcosa che le chiudeva lo stomaco in una morsa.
- Ecco... forse... cioè...
Si era bloccata, mordendosi il labbro inferiore nervosamente.
Edward, a sua volta, aveva provato una fitta allo stomaco davanti a quel gesto di Bella. Lo sguardo era sceso su quelle labbra che lei stava tormentando, e aveva dovuto stringere più forte la maniglia della porta per tenere a freno il desiderio di toccarla.
- Insomma, mi chiedevo se non avessi litigato per caso con Sam, questa sera!
Alla fine, era riuscita a dirgli cosa le passava per la mente.
- Litigare con Sam?
Aveva annuito con forza, tanto che una ciocca di capelli le era ricaduta sul viso.
Questa volta, la sua mano era stata più veloce di qualsiasi pensiero, ed era scattata per ravviargliela dietro l'orecchio. Nel farlo, le aveva sfiorato la pelle morbida della guancia.
- Sì, mi è sembrato strano anche lui, ad un certo punto.
Ma Edward non riusciva più a concentrarsi su altro, se non su quella battaglia che sembrava essere arrivata al culmine dentro di lui. Non era in grado di parlare con lei, ora.
- Edward... perchè non vuoi parlare con me?
Lo aveva capito come se gli avesse letto dentro. Aveva commesso l'errore di guardarla negli occhi e il suo autocontrollo era stato sottoposto a uno degli assalti più duri che avesse mai dovuto subire.
Quel caldo nocciola parlava di lui, di lei, di loro due insieme. Insieme. Isabella aveva paura di perderlo, e glielo stava gridando con quello sguardo che si era fatto quasi trasparente, una finestra sul suo cuore.
- Isabella, fidati di me, ora è meglio se torni a dormire...
L'aveva vista irrigidirsi e fare un passo indietro, peggio che se l'avesse colpita duramente.
- Io... cosa...
Aveva fatto ancora un passo indietro, per allontanarsi da lui.
E ancora prima di rendersi conto di avere definitivamente perso la battaglia che aveva iniziato - lo capiva soltanto adesso - molto tempo prima, Edward aveva colmato lo spazio che era venuto a crearsi tra di loro e le sue labbra si erano posate su quelle di Bella.







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Bella ne era certa, si stava sciogliendo. Un pò alla volta, le sue ossa si liquefacevano...

Non appena la bocca di Edward si era posata sulla sua, aveva chiuso involontariamente gli occhi, abbandonandosi al senso di meraviglia che aveva accompagnato la più sconvolgente esplosione di emozioni che le fosse mai stato dato di sperimentare in tutta la sua vita.
Travolgente, unico, primordiale.
Erano questi gli aggettivi che le vagavano nella mente mentre si lasciava devastare dal suo bacio. Le mani posate sul suo petto nudo, si sentiva ammorbidire dentro in risposta alla potenza della sua invasione ed era scioccata nello scoprire quanto stesse desirando sempre di più.
Quello di Edward, era il bacio consapevole, famelico di un uomo infiammato dal desiderio, qualcosa che non avrebbe mai potuto immaginare senza viverlo veramente.
La spinta con cui la sua lingua aveva cercato l'accesso alla sua bocca, era stata quasi brutale, ma le aveva strappato un lungo brivido di eccitazione. Istintivamente, gli si era appoggiata contro in cerca di sostegno, sopraffatta dalla potenza di quello che stava avvenendo tra di loro. C'era qualcosa di paradisiaco nell'essere desiderata a quel modo e, quando aveva cominciato a rispondere al bacio, il suo cuore si era spalancato e i sensi avevano iniziato a vibrare a livelli di percezione mai sperimentata prima.
Il sapore di Edward, le era sembrato intossicante come una droga irresistibile, il suo desiderio qualcosa che l'avrebbe spazzata via... come una fragile zattera sul mare in tempesta.
Non avrebbe saputo dire quanto tempo era durato quel bacio, ma quando lui l'aveva lasciata andare, si era dovuta appoggiare alla parete, dato che le gambe sembravano essere diventate incapaci di sostenerla.
Sebbene stordita, era andata in cerca dei suoi occhi verdi e quello che vi aveva trovato dentro le aveva mozzato il fiato: bruciavano di una passione che le aveva fatto capire quanto fosse rimasto turbato anche lui dalla sensualità che era divampata tra di loro.
- Non avrei dovuto farlo, lo so... e so anche che non posso chiederti di fare finta che non sia successo niente.
Si sentiva bruciare anche lei sotto quello sguardo che sembrava volerla marchiare a fuoco.
- Ti chiedo soltanto di non parlarne ora... abbiamo bisogno entrambi di... calmarci...
La sua voce le giungeva roca, quasi affannata, sembrava contenere ancora quel desiderio che aveva sperimentato solo qualche secondo prima tra le sue braccia.
Aveva sentito nuovamente vibrare ogni singola terminazione nervosa.
- Sì... va bene.
Non era stata in grado di dirgli nient'altro, prima di correre a rifugiarsi nella sua cabina. Si era richiusa la porta alle spalle e ci si era appoggiata contro, il cuore che le batteva furiosamente.
Edward l'aveva baciata. Come un uomo bacia una donna desiderata a lungo.
Ma anche lei lo aveva baciato, e desiderato e...
Si era buttata sul letto, nascondendo il viso nel cuscino.
Dio, ma cosa stava succedendo tra lei ed Edward?
Non lo sapeva, ma quello che sapeva per certo, era che non sarebbe riuscita a chiudere occhio.



XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX







Edward si sentiva come colpito da una malattia esotica, che si manifestava con continui giramenti di testa, repentini sbalzi di pressione e improvvise strette allo stomaco. E i sintomi si acutizzavano ogni volta che il pensiero andava a Bella.
Isabella... la ragazza che lui aveva giurato di assistere e proteggere fintanto che non fosse stata abbastanza matura ed indipendente per proseguire il suo cammino da sola. La stessa ragazza che adesso invece desiderava con un'intensità mai sperimentata prima.
Non riusciva a farsi una ragione di quello che gli stava succedendo.
Il normale desiderio che aveva provato con le altre donne, con lei si era trasformato in un bisogno del tutto diverso: voleva starle vicino, voleva sapere sempre dove si trovava, voleva sentire la sua voce, lasciarsi inebriare dal profumo della sua pelle, guardarla e domandarsi come sarebbe stato amarla liberamente.
Gli sembrava di avere a che fare con una forza della natura sulla quale non poteva esercitare alcun controllo.
Lui, che aveva sempre avuto il controllo su tutto e tutti.
Tempo addietro, aveva sentito Jennifer parlare di lui ad una nuova impiegata che era curiosa di sapere come fosse il tanto "chiacchierato" Edward Cullen..
La donna, che lo conosceva da molti anni, lo aveva definito "acciaio rivestito da morbido velluto. Quelli che lo credono solo l'ereditiero dell'impero di suo padre, lo sottovalutano e commettono un grave errore. Possiede un grandissimo carisma personale, che gli ha permesso di costruirsi un'ottima reputazione, e non solo professionale. Il sig. Cullen, infatti, suscita il rispetto e l'ammirazione di tutte le persone con cui entra in contatto, tanto che le sue opinioni sono tenute in gran conto".
Era così che era sempre riuscito a tenersi alla larga da ogni genere di coinvolgimento affettivo, perchè si era temprato nella solitudine e nel dolore. Perciò, ora si trovava del tutto impreparato a fronteggiare la potenza delle sensazioni che erano nate dentro di lui.
Perchè non voleva solo bene ad Isabella, se ne era scoperto innamorato.
Innamorato... solo pensarlo lo gettava nel panico più totale.
Non sapeva da quanto... forse, lo era già quando aveva scoperto di quel ragazzo, Matt Davenport. Forse lo era anche da prima, dato che non riusciva a ricordare il momento esatto in cui Bella era riuscita a penetrare la solida corazza che si era costruito intorno.
Possibile che quella ragazzina avesse avuto così tanto potere su di lui?
Era tutto dannatamente confuso, rapido, travolgente.
Erano bastati quei pochi giorni in cui si era concesso di viverla appieno, e il suo amore per lei era esploso violento e traditore.
Sì, perchè lui era un traditore: dei suoi genitori, che si erano fidati di lui; di lei, che aveva sperato nel suo affetto; di se stesso, perchè nonostante sapesse cosa fosse giusto fare, non riusciva a farlo.
Non avrebbe dovuto baciarla. Ma la sua mente, il suo cuore, la sua anima avevano trovato pace solo nel momento in cui lo aveva fatto. Non riusiva ad esserne pentito, perchè ancora il sangue prendeva a scorrergli più velocemente al ricordo di come Bella aveva risposto a quel bacio.
Immerso in questi pensieri tormentati, Edward aveva visto la notte lasciare il passo ad un'alba limpida e serena. Ancora qualche ora, poi avrebbe rivisto Bella.
Era consapevole che non avrebbe potuto dirle tutta la verità, altrimenti l'avrebbe persa per sempre.
E non voleva che accadesse.
Non sapeva ancora come ci sarebbe riuscito, ma sentiva che era disposto a diventare qualsiasi cosa lei avrebbe voluto, fratello, amico, confidente, tutto pur di non vederla uscire dalla sua vita.
Anche reprimere dentro di se l'amore che provava per lei.



XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX



Bella si era sollevata di colpo a sedere, non appena sveglia.
Edward l'aveva baciata, e lei lo aveva ricambiato.
Non era stato solo un sogno, era stato tutto maledettamente reale.
E travolgente.
E passionale.
E divino.
E giusto.
Perchè nonostante le fossero ripiombate addosso paura, incertezza, stupore, confusione, non riusciva a smettere di pensare che era stato perfetto quel bacio con Edward.
Perfetto perchè stava baciando lei.
Bella aveva desiderato, e vissuto intensamente, ogni singolo attimo. Le era sembrato di essere come un fiore, aveva atteso solo il calore e la forza delle labbra di Edward, per aprirsi a sensazioni che non aveva mai provato.
"Non posso chiederti di fare finta che non sia successo niente", glielo aveva detto subito dopo.
Ma anche se Bella avesse voluto, non avrebbe mai potuto dimenticare quel bacio.
Era stato travolgente, passionale, divino e giusto.
Ed aveva iniziato a chiedersi come sarebbe stato affrontare Edward, quando aveva sentito le voci di Jake e Sam salutarlo.
Aveva guardato di riflesso l'ora: erano già le nove! L'ora in cui si erano dati appuntamento la sera prima per la gita di quella mattina.
Si era addormentata sfinita quando il primo chiarore dell'alba era comparso all'orizzonte, ed aveva dormito profondamente sino a qualche minuto prima.
Sentiva Jake scherzare allegramente, ora, dal momento che dovevano essere scesi sottocoperta. Ancora, però, non le era giunta quella di Edward.
Jake!
Improvvisamente le si era spalancato un mondo davanti: Jake che giocava con lei, che rideva con lei, che parlava con lei, che nuotava con lei, che cenava con lei, che passeggiava con lei...
Jake che la baciava!
Mancava solo questa tra le cose che Edward aveva visto farle fare con Jake, ed ora era cosciente che sarebbe stata la peggiore.
Si era alzata, alla ricerca frenetica degli indumenti da indossare: costume, pantaloncini, maglietta. Si era legata i capelli in fretta e furia, senza nemmeno guardarsi allo specchio.
Probabilmente doveva avere una faccia tremenda, ma adesso le importava di più uscire e guardare negli occhi Edward.
Voleva capire cosa vi avrebbe trovato, come l'avrebbero guardata.
Se l'avrebbero guardata.
Aveva inspirato un'ultima volta profondamente, per cercare di calmare il battere furioso del cuore.
Non aveva ottenuto molto, ma rialzando le spalle e cercando di stamparsi in faccia un'espressione tranquilla - almeno sperava - aveva aperto la porta ed era uscita.
Un sorriso abbagliante l'aveva accolta: quello di Jake, seduto al tavolo che mangiava dei biscotti.
- Ehi, ciao! Finalmente ti sei svegliata...
- Ciao... gli altri?
Si era guardata in giro, come se ci fosse chissà quale spazio, alla ricerca di Edward e Sam.
- Sono andati a noleggiare le bici. Io avevo il compito di far passare ancora cinque minuti e poi di buttarti giù dal letto!
Era arrossita di colpo, perchè gli occhi scuri che la fissavano le avevano dato un'idea di precisa di quanto sarebbe stato contento di poterla svegliare... magari in un modo molto simile a quello con cui l'aveva salutata la sera del loro appuntamento.
- Mi sono addormentata tardi stanotte...
Era arrossita anche di più pensando al perchè.
- Io sono crollato non appena ho toccato il cuscino. Ma scusa... vuoi favorire?
Le aveva teso il pacco di biscotti che aveva in mano e davanti a quel gesto, Bella era riuscita a ridacchiare.
- Mi offri i nostri biscotti?
Era scoppiato a ridere.
- Bè, sono un ragazzo educato, no? Anzi, se mi dici con cosa fai colazione, posso offrirti anche quella!
Aveva sentito una fitta allo stomaco: Edward le avrebbe già fatto trovare latte e cereali sul tavolo. Era già diventato un momento intimo tra loro, consumare la colazione.
Edward, le mancava da togliere il fiato.
Aveva un bisogno disperato di capire come sarebbe stato con lei, forse per paura di scoprire che quel bacio avrebbe cambiato tutto tra di loro.
Ancora prima di chiedersi perchè l'aveva baciata, Bella aveva paura che ne fosse pentito.
E si era scoperta terrorizzata all'idea che succedesse.
- Bella, tutto bene?
Si era ritrovata Jake di fronte, lo sguardo preoccupato.
- Sì... sì, scusa.
- Sei diventata pallida come uno straccio... sicura di stare bene?
Le aveva posato una mano sul braccio, come per sincerarsi che non stesse per svenire.
- Solo un giramento di testa... segno che devo mettere qualcosa sotto i denti!
Aveva cercato anche di sorridere, per rassicurarlo. Doveva essere stata convincente, perchè Jake si era rasserenato.
- Allora, accomodati! Dimmi cosa vuoi, ti farò da cameriere!
- Ma no dai...
- Tranquilla, lo faccio volentieri...
- Se la metti così... latte e cereali. Il primo in frigo, gli altri nello stipetto in alto, a destra...
Si era seduta, mentre Jake si muoveva ingombrante nella piccola cucina.
- Dovresti fare una colazione più sostanziosa, Bella.
- Non hai mica detto che sono una finta magra?
Si era voltato scoccandole un'occhiata che la diceva lunga su come la trovasse fisicamente.
- Mentivo. Direi che qualche chilo in più ci starebbe bene...anche se già sei molto carina così.
Era stato diretto, e lei si era trovata in difficoltà. Perchè non se ne era stata zitta?
- Scusa. Non volevo metterti in imbarazzo...
- No... figurati. E' solo che...
- Corro troppo! Lo so, ne avevamo già parlato.
Intanto le aveva messo davanti tazza, latte e cereali. Poi si era seduto di fronte a lei.
- Scusami ancora.
Lei aveva annuito semplicemente, sentendo che c'era sincerità nella voce di Jake: non voleva rovinare tutto con lei.
- Facciamo che ci godiamo quest'ultima mattinata insieme, e ci divertiamo come abbiamo fatto ieri.
Bella era tornata a guardare in quel mondo che credeva di aver scoperto: la gelosia di Edward per Jake.
All'improvviso aveva intuito che potesse essere stato quello il motivo per cui Edward era stato strano la sera prima.
O lo voleva lei? Era lei che sperava che stessero così le cose?
Era tutto così difficile, improvviso, strano.
E ancora aveva provato il bisogno di vedere Edward, di parlare con lui.
- Okay. Mi sbrigo a fare colazione, così poi li raggiungiamo.
- Ansiosa di pedalare?
Jake l'aveva presa in giro, ma ci aveva preso sul fatto che fosse ansiosa.
Doveva vedere Edward, e doveva farlo il prima possibile.













E adesso linciatemi pure, perchè dovete aspettare sino a giovedì per sapere come sarà questo incontro tra Edward  e Bella!

Anzi, secondo voi come sarà? O come vorreste che fosse?
Neanche a dirlo... io lo so già! XD!
Comunque, è ovvio che scoprirsi così attratti fisicamente ha sconvolto entrambi. Alcuni segnali c'erano stati, ma decisamente quello che ha saputo interpretarli meglio è stato Edward.
Ed è anche quello che avrà più difficoltà... diciamo che è lui quello più maturo! Comporta un maggior "freno" sicuramente nel loro rapporto. Ma voi siate fiduciose... in fondo, chi c'è dietro a questa storia?
Ma io, colei che indossa gli occhiali dalle speciali lenti rosa! XD!
E adesso vi lascio davvero andare... ma se avete domande, sapete dove potete rivolgermele!
A giovedì!
Un bacio.
R.



 



 







 










 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Ciao!
Ragazze, oggi mi avvalgo della facoltà di non rispondere! A cosa? Bè... ai vostri eventuali improperi per questo capitolo! XD!
Sì, lo ammetto ho l'ansia da capitolo. Mi era venuto da dire " ansia da prestazione", ma lo riservo per quando sarò alle prese con Edward, Bella e "fatti" che si spiegano con api e fiori. O con cavoli e cicogne... insomma, credo abbiate capito! Eh!eh!
Avevo lasciato Edward e Bella che si dovevano incontrare dopo quel bacio, così ho infilato i miei occhiali speciali e ho scritto, cancellato, riscritto, cancellato, riscritto, sino a che le emozioni  hanno preso la forma che volevo dargli (e che sentivo, soprattutto...).
Non a tutte potrà piacere questa forma, ma lo sapete, io sono aperta a tutte le critiche possibili ed immaginabili, se fatte con moderazione... insomma niente forconi! XD!
Se invece la forma vi piace... bè, allora la geometria dei prossimi capitoli vi piacerà sempre di più! XD!
Ma adesso vi lascio alla lettura!
Un bacio.
R.


No, non è vero, rieccomi per due parole ancora: ragazze, siete diventate davvero numerose. Mi seguite, mi ricordate, mi preferite. Grazie, grazie, grazie.
E ancora: molte di voi chiacchierano con me, ridono con me, sospirano con me, imprecano contro di me (specie quando compare Jake! XD), insomma, condividono con me.
E' sempre un bellissimo regalo, non lo do mai per scontato, sappiatelo.
E adesso, sparisco veramente...
R.

 






Tutto quello che aveva potuto congiurare contro il suo bisogno urgente di vedere Edward, era accaduto.
Quando lei e Jake avevano raggiunto il piccolo negozio dove noleggiavano biciclette, ad attenderli c'era stato solo Sam. Bella aveva sentito un primo macigno piombarle sul cuore.
Li aveva informati che Edward aveva ricevuto una telefonata dalla sua segreteria e che si era reso necessario un suo contatto diretto con l'ufficio per una questione urgente.
Così, era andato alla ricerca di un collegamente internet, possibilmente con tanto di webcam, per una conferenza di lavoro improvvisata. Aveva promesso, però, di raggiungerli non appena si fosse liberato.
Il secondo macigno si era posato dopo questa notizia: le suonava falsa più che mai ed aveva subito pensato che fosse una scusa per non doverla affrontare. Era convinta si stesse prendendo ancora del tempo.
Per Bella, non poteva esserci stato presagio più funesto di quell'assenza.
Era stata quasi tentata di chiedere a Sam se fosse stato vero, ma c'era anche Jake, ed era impaziente di iniziare la loro gita. Forse, perchè era anche impaziente di poter stare con lei.
Si era sforzata di contenere tutto il malessere che provava dietro il nascondiglio sicuro che le offrivano le lenti scure degli occhiali da sole.
Il suo silenzio, lo aveva giustificato con il risparmiare fiato per pedalare. La strada che si snodava sino al faro, saliva dolcemente con ampie curve, offrendo uno spettacolo stupendo.
Peccato che lei non ne avesse colto molto, la mente occupata da mille pensieri e tutti negativi.
Quando finalmente erano arrivati in cima, dopo aver ammirato lo stupendo panorama che si apriva davanti a loro, Sam e Jake avevano avuto l'idea di tuffarsi da quell'altezza.
Bella era stata abbastanza titubante, ma loro le avevano assicurato che erano in grado di farlo.
Per un attimo, quando li aveva visti in procinto di saltare, concentrati e seri,  le erano sembrati guerrieri pronti ad affrontare una battaglia. Avevano avuto in se una fierezza ed un portamento che aveva calamitato il suo sguardo sino a che non li aveva visti gettarsi nel vuoto.
Aveva seguito la parabola perfetta tracciata dai loro corpi, poi li aveva visti sparire in mare. Poco dopo erano riemersi, entrambi emettendo grida soddisfatte per essere riusciti nell'impresa.
Era rimasta sola per non più di un quarto d'ora, il tempo che avevano impiegato a risalire la parete rocciosa del promontorio, arrampicandosi come ragni. Entrambi avevano dato prova del perchè i loro fisici fossero così massicci.
Avevano trascorso le due ore successive a godersi il panorama, il sole, il vento piacevole che spazzava via la calura. Jake, aveva tenuto banco con il suo chiacchierare a ruota libera, e se aveva notato che Bella era stata più taciturna, non lo aveva dato a vedere.
Edward, ovviamente, non li aveva raggiunti.
Quando ormai si era fatta ora di pranzo, erano rientrati. A quel punto, i due cugini avevano invitato Bella a pranzo da loro. Lei sarebbe rimasta volentieri da sola, ma sapeva che Jake non glielo avrebbe permesso: avrebbe insistito sino a strapparle un sì. Forse anche Sam, dato che aveva sentito più volte il suo sguardo sondarla attentamente, probabilmente intuendo anche il suo stato d'animo combattuto.
Era riuscita a mandare giù qualcosa con grande fatica, e alla fine, quando aveva ritenuto che non potesse davvero più sostenere la fatica di fingersi tranquilla, aveva tirato fuori la scusa di sentirsi stanca.
Si era congedata con l'intenzione di andare a riposarsi e di tornare da loro se al suo risveglio Edward non fosse ancora tornato.
Non appena aveva messo piede sulla Deep Blue, era scesa sottocoperta con la speranza - già forse sapendola vana - di trovarlo a bordo.
Ma lui non c'era.
Allora era scoppiata a piangere, dando sfogo a tutte quelle emozioni che si era tenuta dentro per tutto il tempo. Sdraiata sul suo letto, aveva pianto sino ad addormentarsi.




XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX


A un passo dal possibile
A un passo da te
Paura di decidere
Paura di me
Di tutto quello che non so
Di tutto quello che non ho
Eppure sentire
Nei fiori tra l'asfalto
Nei cieli di cobalto - c'è
Eppure sentire
Nei sogni in fondo a un pianto
Nei giorni di silenzio - c'è
Un senso di te

"Eppure sentire - Elisa"





Quando si era svegliata, era stata parecchio confusa..
Forse era stata la causa per cui non si era accorta subito che la barca ondeggiava in maniera più accentuata. Solo dopo essersi schiarita un attimo le idee, lo aveva capito: stavano navigando!
A quel punto, si era precipitata fuori dalla cabina ed era corsa su per i gradini, immergendosi nella luce del tardo pomeriggio.
Edward.
Il cuore aveva perso prima dei battiti, poi aveva iniziato a galoppare furiosamente.
Era seduto dando le spalle alla costa, che appariva lontana, lo sguardo puntato sul mare aperto. La barca - ne era quasi certa - era libera di andare alla deriva, trasportata dalle correnti.
Quando doveva aver percepito la sua presenza, aveva visto le spalle di Edward irrigidirsi, come se si fosse preparato ad affrontarla. Bella era rimasta immobile, incapace quasi di respirare.
Cosa avrebbe trovato nei suoi occhi?
Ma non le era stato possibile scoprirlo, perchè quando si era voltato verso di lei, i suoi occhi erano celati dagli occhiali da sole.




- Sei tornato...
Le era parsa la più grande -ed anche la più ovvia - sciocchezza che potesse dire. Era lì, davanti a lei.
- Sì. Ma tu dormivi profondamente. Ho pensato di fare un giro nel frattempo... così, quando ti saresti svegliata, saremmo stati... soli.
Soli.
Le gambe di Bella si erano fatte molli, e aveva dovuto reagirea quella debolezza per non finire lunga distesa.
Soli.
- Soli?
Lo aveva ripetuto, sempre perchè sembrava diventata incapace di dire qualcosa che non fosse stupido ed ovvio. A quel punto, Edward si era alzato, girandosi completamente verso di lei, rimanendo però fermo dov'era.
Avrebbe voluto vedere il verde dei suoi occhi, ne sentiva un disperato bisogno.
- Sì, soli. Non volevo che... qualcuno potesse piombare all'improvviso.
Qualcuno... Jake?
Bella sentiva il cuore battere come un tamburo, tanto che si chiedeva se potesse sentirlo anche Edward.
Ma lui, in quel momento, aveva infilato le mani nelle tasche dei pantaloncini, ed aveva guardato di nuovo verso l'orizzonte. Il vento rendeva ancora più ribelli i suoi capelli, accentuando l'aria inquieta che aveva ora.
- Sai... il primo ricordo che ho di te, è quello di una bambina che mi seguiva come un'ombra per tutta casa, cercando di farmi giocare con lei e la sua bambola.
Sorpresa, per quelle parole inaspettate.
Le sembrava di essersi trasformata in pietra, tanta era l'immobilità che la bloccava lì dov'era.
- Non riuscivi nemmeno a pronunciare il mio nome, lo storpiavi in maniera buffa e sempre in modi diversi. Mia madre e la tua se la ridevano, io un pò meno. Avevo quindici anni e non trovavo divertente avere una bambina così piccola tra i piedi.
Bella non aveva potuto fare a meno di pensare che anche dopo, quando non era stata più una bambina, lui sembrava aver mantenuto quell'atteggiamento di non volerla "tra i piedi".
- Sei stata lì, a casa nostra, per tre giorni. E tutte e due le sere, hai preteso che anch'io ti venissi a dare la buonanotte. Mia madre mi aveva spiegato che i bambini piccoli potevano sviluppare una simpatia istantanea verso una persona nuova, tanto da voler essere sempre al centro della loro attenzione. Così alla fine, per accontentare lei più che altro, ero venuto a salutarti.
Continuava a tenere lo sguardo rivolto verso l'orizzonte, come se fosse stato in attesa di vedervi comparire qualcosa.
- Ma quando ti ho vista, in quel letto così grande in cui sembravi perderti, mi sei apparsa così fragile, così...
Si era interrotto, come se andare avanti fosse stato davvero troppo difficile.
Ma era difficile anche per lei. C'era quel suo passato così sconosiuto e lontano, vissuto solo ora attraverso i ricordi di Edward .
- ... eri così innocente.
Si era passato le mani nei capelli, fermandole lì, in un gesto che esprimeva quell'inquietudine che doveva avere dentro.
- Dio Santo, Isabella, è tutto così complicato.
Lo era, per lei anche di più, perchè non riusciva a capire se si dovesse sentire male o bene, se quello fosse un discorso d'addio o meno.
- Spiegamelo, ti prego, Edward. Perchè io mi sento anche peggio di te in questo momento.
Le era uscita di getto quella preghiera, senza pensare che forse la risposta l'avrebbe potuta spezzare per sempre.
- Se lo faccio, le cose tra noi potrebbero cambiare in maniera irrimediabile. E questa cosa, ora, mina così profondamente tutto il mio mondo, che io mi sento come paralizzato, incapace di pensare o di agire.
Si sentiva anche lei incapace di pensare o agire, poteva solo sperare.
- Stamattina, quando Jennifer mi ha chiamato... non ti nascondo che c'è stata una parte di me che era sollevata all'idea di avere un motivo valido per non incontrarti subito.
Sentirglielo dire, era stato come ricevere un colpo fisico.
Non la voleva vedere, allora...
- Ma nello stesso tempo c'era una parte di me che si ribellava all'idea di non esserti accanto, di non poterti parlare, spiegare, rassicurare...
Rassicurare.
Bella si sentiva come se fosse stata su una giostra impazzita, solo che a farla stare così erano le sue emozioni. Un su e giù continuo tra disperazione e speranza.
- Pensavo avessi mentito riguardo a Jennifer e alla sua chiamata...
L'aveva fissata intensamente, lo aveva percepito anche senza vedere il suo sguardo.
- Immaginavo che lo avresti pensato. E ci sono stato male, ma non ho potuto evitarlo. C'era davvero bisogno di me urgentemente... ma non appena mi sono liberato, sono tornato.
- Non volevi, ma sei tornato.
C'era stata una nota amara nella voce di Bella, come se il passato fosse venuto a farle di nuovo visita.
Doveva averlo pensato anche Edward, perchè le aveva risposto con un'intensità ed una sicurezza che l'avevano colpita dritta al cuore.
- No, Isabella, il problema è che lo volevo. Nonostante fossi consapevole che non sarebbe stato facile, l'unica cosa che volevo era tornare da te.
Bella sentiva che la lotta in Edward stava per trovare fine, e anche lei lo voleva, perchè voleva scendere da quella giostra impazzita.
- Non sarebbe stato facile cosa? Dimmelo, Edward, perchè credo di non poter sopportare oltre...
Ma lui si era sfilato gli occhiali, e le parole le erano rimaste incastrate in gola.
Dio, quegli occhi!
- Dirti la verità, senza nascondermi, senza rifugiarmi in assurde giustificazioni per quel bacio di stanotte. Dirti solo la pura e semplice verità, anche se so che sarà una follia farlo.
Era stata lei a fare un passo verso di lui, perchè le sembrava di non poter resistere alla forza del suo sguardo, alla corrente elettrica che sembrava emanare la sua figura.
- Che verità, Edward?
Lo aveva sentito anche sulla sua pelle, lo stesso brivido che doveva aver attraversato Edward prima che le parlasse di nuovo.
- Sono innamorato. Di te. Forse è successo solo ieri, o forse è successo tanti anni fa... non lo so con certezza, e non mi importa nemmeno saperlo. L'unica cosa che so con certezza, è che non voglio fingere che non sia così.
Le sembrava che tutto l'universo si fosse ridotto a loro due, ai loro occhi incatenati, a quella corrente elettrica che sembrava attrarli inesorabilmente l'uno verso l'altro.
- Voglio che tu lo sappia... che sono decisamente e irrimediabilmente innamorato di te. Ma voglio anche dirti che non farò nulla, nè adesso, nè mai, che possa influenzare i tuoi sentimenti verso di me.
Era corsa con la mente a quel bacio perfetto. E non solo a quello. Anche a quei giorni appena trascorsi con lui. E prima ancora, a quegli anni passati ad inseguire... che cosa? Chi? Perchè?
Ogni risposta sembrava ricondurla a lui.
- Avrai la vita che vorrai, Isabella. Accanto alla persona che vorrai. E solo se lo desidererai, ne farò parte nella maniera che mi chiederai: amico, fratello, confidente... qualsiasi cosa tu vorrai che io sia, io lo diventerò.
Cosa voleva da lui? Cosa sentiva per lui?
- Ma se me lo chiederai, Isabella, io sono pronto anche a scomparire per sempre. E sarà come se non fossi mai esistito per te.



XXXXXXXXXXXXXXXXX



- Allora, è arrivato il momento... ci dobbiamo proprio salutare.
Jake era un figura appena più scura che si delineava sullo sfondo della notte.



Erano seduti su uno degli ultimi pontili, le gambe a penzoloni nel vuoto. L'aveva portata lì, forse proprio in cerca di un pò di tranquillità.

- Sì.
Salutarlo le stava costando più fatica di quanto aveva immaginato. Si erano appena conosciuti, ma sentiva che tra loro qualcosa di importante era nato.
- Bè, dopotutto, non  dovrei lamentarmi dal momento che questa serata è già stata un extra...
Si era ritrovata a sorridere del fatto che Jake sapesse sempre essere così positivo, era una qualità da apprezzare.
- Devi ringraziare Edward e la sua dedizione al lavoro.
"Sarà come se non fossi mai esistito per te."
Ma da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
- Giusto. Magari mando un biglietto di ringraziamento anche alla sua segreteria! In fondo, una parte di merito ce l'ha anche lei. Poi magari è anche carina...
Le aveva sorriso, anche se Bella questa volta aveva avvertito un'ombra di malinconia nella sua voce.
Scherzosamente, lo aveva spintonato con la spalla.
- Ma sei tremendo! Comunque... ti va male: Jennifer è una signora di una certa età e già felicemente sposata...
Jake aveva ricambiato lo spintone, facendo però molta attenzione nel dosare la sua forza.
- Sei gelosa, per caso?
"Sarà come se non fossi mai esistito per te."
Ma da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
- Più che altro, pensavo di risparmiare una figuraccia ad un amico.
Lo aveva sentito ridacchiare.
- Okay, messaggio ricevuto. Corro sempre troppo... è che un pò mi hai visto, non sono proprio capace di stare fermo.
Era un gioco sottile, il loro, in cui però stavano già entrambi tracciando un confine ben preciso.
- Però, posso almeno strapparti la promessa di rivederci non appena tornerai a casa?
"Sarà come se non fossi mai esistito per te."
Ma da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
- Direi che si può fare. Ci racconteremo come sono proseguite le nostre vacanze...
- Uhm... ho l'impressione che le mie proseguiranno in maniera alquanto noiosa. Mi ritroverò di nuovo solo con Sam! Che per quanto sia simpatico... bè, non sarà di certo una compagnia piacevole come la tua.
Aveva preferito lasciare cadere in un silenzio significativo quell'ultimo chiaro riferimento al suo interesse per lei.
Per quanto ne fosse un pò imbarazzata, non si sentiva del tutto in colpa però: era stata chiara con lui, non lo aveva affatto incoraggiato a sperare in qualche cosa di diverso da una bella amicizia tra loro.
- Mi sa che si è fatto tardi, Jake. Dovrei raggiungere Edward... sai, domattina partiamo presto
"Sarà come se non fossi mai esistito per te."
Ma da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
Lo aveva sentito sospirare in maniera esagerata. Sicuramente era stato un gesto scherzoso, dietro al quale si nascondeva però una piccola parte di verità.
- Odio il momento dei saluti.
Ma si era alzato con uno scatto veloce, tendendole una mano.
Bella l'aveva afferrata e dopo averla aiutata ad alzarsi, Jake non l'aveva lasciata andare.
- Sono stato bene con te, Bella. Spero davvero di poterti rivedere. Per approfondire una bella amicizia... o chissà...
La mano che stringeva la sua era calda, forte, ma nello stesso tempo delicata.
"Sarà come se non fossi mai esistito per te."
Ma da qualche parte, dentro di lei, lui esisteva da sempre.
- Sono stata bene anch'io con te, Jake. Sei un ragazzo davvero molto simpatico...
Si era messo di nuovo a ridacchiare.
- Non mi concedi proprio neanche un punto, eh?
Aveva sorriso anche lei.
- Preferisco essere sincera. Te l'ho detto, ci tengo a te ma...
Ma lui l'aveva interrotta di nuovo.
- Okay, okay... non continuare, sento già puzza di fregatura. Lasciami almeno nell'illusione di poter avere qualche chance, invece. Almeno così, questa vacanza con il cuginastro mi sembrerà meno lunga! 
Quel confine tra loro due non era poi così sottile, anzi, si era andato rafforzando ogni minuto trascorso insieme.
- Comunque... posso almeno salutarti da "amico"?
Ma lo aveva fatto prima lei: lo aveva baciato su una guancia. Jake non ne aveva approfittato, le aveva solo preso anche l'altra mano ed aveva ricambiato, baciandola su una guancia.
- Ciao, Bella.
- Ciao, Jake.
L'aveva lasciata andare, lei era ritornata verso la banchina. Si era voltata solo un'ultima volta, per salutarlo ancora. Senza saperlo, Jake l'aveva aiutata a superare un momento difficile, dove c'era stato un accavallarsi furioso di nuove emozioni, nuove sensazioni, ma anche nuove paure ed incertezze.
Perchè proprio solo qualche ora prima, Edward le aveva confessato di amarla.
E lei, finalmente, aveva capito dove lui fosse sempre stato: dentro di lei, in quel posto misterioso e ricco di segreti, che altro non era, se non il suo cuore.



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Edward aveva ricominciato a leggere per l'ennesima volta quell'articolo.
Ma anche questa volta si era reso conto di quanto fosse stato stupido sperare di  cancellare così il ricordo delle ultime ore appena trascorse.
Aveva confessato ad Isabella di essere innamorato di lei.
Al solo pensiero, lo stomaco si era ribellato, stringendosi in una morsa dolorosa.
Come aveva potuto fare una simile pazzia? Perchè non era stato capace di reprimere quel sentimento, come sarebbe stato giusto fare?
Avrebbe dovuto continuare ad essere per lei, il suo punto di riferimento. Sarebbe dovuto essere il porto sicuro in cui lei avrebbe potuto trovare rifugio, e non trasformarsi nella tempesta in grado di spazzarla via.
Perchè proprio come davanti ad una tempesta, era fuggita. Prima nella sua cabina, una volta tornati in porto, da Jake.
Non era stato capace di fare nulla, se non lasciarla andare.
Era stato Sam a rassicurarlo sul fatto che fosse andata da loro. Sempre lui a dirgli che lei e Jake erano usciti per trascorrere qualche ora ancora insieme.
Solo Sam aveva potuto capire e comprendere il suo malessere, rassicurandolo sul fatto che tutto si sarebbe sistemato.
Ma niente avrebbe potuto sistemare le cose tra lui e Isabella.
Come poteva aver pensato che la cosa non la sconvolgesse? Cosa aveva immaginato che sarebbe successo di diverso dalla sua fuga?
Non lo sapeva.
Per la prima volta nella sua vita era in balia di qualcosa che non poteva dominare, imbrigliare, controllare.
Era in balia di se stesso e di sentimenti che sembravano appartenergli con una forza sconosciuta.
Non riusciva ad immaginare una vita senza di lei, senza il suo sorriso, il suo profumo, il suo corpo.
Perchè solo Dio sapeva quanto la desiderasse in tutti i modi con cui un uomo poteva desiderare una donna.
Voleva essere tutto per lei: cibo, aria, acqua. Tutto quello che le occorreva per vivere e forse anche di più.
Voleva essere tutto il suo mondo.
Avrebbe voluto che lei esistesse solo dentro di lui, per poterla amare e proteggere per sempre.
Lei era innocenza e tentazione. Purezza e peccato. Salvezza e dannazione.
Si sentiva spaccato a metà, nel sapere quanto fosse sbagliato amarla e nel perseverare nel volerlo fare invece.
Era l'Inferno ed il Paradiso insieme.
Era la chiave che aveva aperto il suo cuore, facendolo suo per sempre.



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I passi erano stati leggeri, ma lui li aveva percepiti immediatamente.
I battiti furiosi del suo cuore, avevano accompagnato la discesa di ogni singolo gradino, sino a quando lei non era apparsa del tutto.
Non era stato capace di rimanere seduto, si era dovuto alzare in piedi, per spezzare quell'inquietudine che lo aveva assalito.
- Ciao...
- Ciao...
Gli era sembrato di assistere alla replica di un film, in cui però alcuni particolari risultavano sfocati, gettando una luce diversa su tutta la scena.
Non aveva trovato la stessa espressione serena in quegli occhi nocciola, nè quel sorriso capace di addolcire ancora di più i suoi lineamenti.
- Stai bene?
Non aveva potuto fare a meno di chiederglielo, per quanto fosse evidente che non poteva essere così.Ma  era stato qualcosa di istintivo, che gli era nato dentro, ancor prima di realizzare che lo stesse dicendo.
L'aveva vista incerta, combattuta davanti a quella domanda, e aveva dovuto combattere a sua volta la sensazione di gelo che l'aveva invaso.
- E' difficile rispondere...
- Isabella...
- No, aspetta.
Aveva sottolineato quel no con decisione, sollevando anche una mano.
- Ho detto che è difficile, non che non voglio rispondere.
Non era riuscito a capire cosa aveva provocato in lui quella risposta: se più paura o incertezza.
Perchè la ragazza di fronte a lui, appariva concentrata su qualcosa che sembrava assorbire tutte le sue forze. Come se si trovasse davanti a qualcosa di molto più grande di lei, ma fosse decisa ad affrontarlo.
- Sono stata male per tanti anni, lo sai.
Si era sentito inchiodato da quella verità ineccepibile. Lo aveva sempre saputo che lei aveva sofferto, e anche per causa sua.
- Era come se portassi dentro di me una malattia sconosciuta. Ne soffrivo i sintomi, ma non riuscivo a spiegarmi del tutto l'origine, la causa.
Anche lui era stato malato per molto tempo.. Ma a differenza di Bella, ne aveva sempre conosciuto la causa. E aveva cercato di combatterla con dei pagliativi, anzichè ricercare la vera e propria cura.
- Mi affannavo tanto a capire perchè fossi malata, che non ho mai pensato di cercare una cura. Era come se avessi accettato la malattia come parte della mia vita.
Isabella era sempre stata speciale, e ancora una volta gliene stava dando dimostrazione.
- Ma poi, all'improvviso, i sintomi hanno iniziato a regredire. Ogni giorno mi sentivo sempre meglio. E allora, mi sono accorta che non aveva più molta importanza il perchè mi fossi ammalata, contava solo che stavo guarendo.
E lui? Sarebbe guarito del tutto anche lui?
- Contava solo guarire, Edward, stare bene... del tutto.
Si era sentito schizzare il cuore in gola. Mai, nemmeno davanti ai momenti più importanti della sua vita o della sua carriera, aveva provato una tale emozione.
- In realtà sono ancora spaventata dall'idea di poter avere una ricaduta, ma la risposta alla tua domanda è... sì, qui e adesso, sto bene.
Sorrideva, ora, mentre lo guardava. Sicura, ma nello stesso tempo spaventata. Donna, ma nello stesso tempo bambina.
- E penso che starò ancora meglio dopo che avrò avuto il coraggio di fare questo.
Era stata lei a colmare lo spazio tra di loro. Lei a sollevarsi sulle punte, appogiando i palmi aperti sul suo torace in cerca di equilibrio, o forse di coraggio.
Sempre lei a posare le sue labbra sulle sue.
Morbide, leggere, dolcemente timide.
- Sono innamorata anch'io. Di te. Sei tutto ciò di cui ho bisogno per essere felice .
Glielo aveva sussurrato sulle labbra, gli occhi chiusi.
- Scusami se sono scappata, ma ho avuto paura... e un pò, credo di averne ancora. 
Ora Edward lo sapeva, non sarebbe stato facile superare le difficoltà di un amore così improvviso, sconvolgente.
Ma di una cosa era certo: lo avrebbe custodito e alimentato ogni giorno, per farlo crescere sino a diventare così forte da essere per sempre.














Edward ama Bella.
Bella ama Edward.
Ma non è che sia proprio tutto così semplice...
Sì, è vero che porto i miei occhiali speciali, ma ogni tanto me li dimentico in giro!
Ma non cadete subito preda della disperazione (o non pensate subito che c'entri per forza il povero Jake! XD), perchè poi li ritrovo quasi subito!
Tenetelo a mente!
A lunedì, buon week-end!






 




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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Buongiorno, ragazze, e buon inizio di settimana!
Per prima cosa ci tengo a ringraziarvi per la risposta al capitolo precedente: ma quanto mi avete fatto emozionare? Mamma mia, tantissimo, avevo tutti gli occhiali appannati! XD!
Tanto che li ho dovuti togliere... ma tranquille, avevo già scritto il capitolo di oggi! Eh!eh!
Permettetimi di aggiungere solo una piccola nota sul personaggio di Bella, o meglio su come lo vedo io. Indubbiamente è una ragazza giovane, e per certi versi anche un pò "ingenua", però è vero altrettanto che nel suo passato ha avuto modo di "maturare" molto più velocemente rispetto alla sua età. Il trauma di perdere entrambi i genitori, il rapportarsi con un tutore come Edward (e adesso non fate quegli occhi a cuoricini che vi vedo! XD), l'essere cresciuta in un collegio, sicuramente hanno contribuito a renderla appunto più matura.
Di conseguenza, la vedo in grado di interpretare esattamente i sentimenti che la legano ad Edward, certo pur con una buona dose di timore per la loro intensità (forse anche legato al fatto che le manca una parte di "esperienza" che forse in un futuro molto prossimo qualcuno l'aiuterà a colmare! XD! State attente perchè sempre vi vedo quegli occhi a cuoricino... eh!eh!).
Fine della digressione e spazio alla lettura!
Ci risentiamo a fine capitolo!
Un bacio.
R.
 

 





Per Edward, che già di solito faticava, dormire si era rivelato impossibile.
Sdraiato sul letto, aveva rivissuto infinite volte quel suo secondo bacio con Isabella.
Era stato dolce, ma anche così, su di lui aveva avuto un effetto devastante.
Aveva lasciato che fosse lei a decidere come sarebbe stato, perchè si era imposto di non turbarla più di quanto non lo fosse già in quel momento.
L'aveva sentita tremare contro di lui, sopraffatta da sensazioni che dovevano essere state ancora più violente di quelle che lui stesso aveva provato.
Rispetto a lei, aveva sicuramente più autocontrollo e lo avrebbe dovuto esercitare tutto per far sì che il suo desiderio imparasse a rispettare i tempi di Isabella.
Era ancora così giovane lei... così inesperta.
Eppure, era anche questo a farlo impazzire, il pensiero che sarebbe stato lui a condurla sui sentieri dell'amore, della passione, del piacere.
Isabella sarebbe stata sua e di nessun'altro.
La possessività che sentiva verso di lei era totale. Si era scoperto vulnerabile alla sola idea che qualcun'altro potesse anche solo sfiorarla.
Lo aveva provato quando aveva visto Jake toccarla, stringerla, anche solo per gioco.
La gelosia era bruciata nelle sue vene come il più potente dei veleni, tanto che gli aveva tolto il respiro e annebbiato la mente.
Ma Bella era innamorata di lui, non di Jake, nè di nessun'altro.
Solo di lui.
Glielo aveva detto sussurrandoglielo sulle labbra, come fosse stato l'anticipo di quel bacio che poi aveva trovato il coraggio di dargli.
Ancora adesso, il suo fisico aveva risposto con una palese eccitazione al ricordo di come quelle labbra si erano modellate sulle sue.
Avevano dapprima solo sfiorato, come se stessero imparando a conoscere le sue, come se non fosse stato che le avevano già assaporate la notte prima.
Ma forse era stato proprio così, perchè con quel primo bacio lui l'aveva travolta con una passione che l'aveva quasi spaventata, senza darle il tempo di capire esattamente cosa stesse succedendo.
Si era nuovamente ripromesso che sarebbe stato attento a contenere il suo desiderio, anche se non sapeva come ci sarebbe riuscito, visto l'effetto che gli faceva il solo ricordare un semplice bacio scambiato con lei.
Cosa sarebbe successo quando si fosse concesso di più?
Si era dovuto alzare, uscire in coperta e respirare a pieni polmoni un pò d'aria nuova. Quella che c'era stata nella sua cabina, gli era sembrata satura di tentazioni pericolose.
Doveva smettere di pensare a come le labbra di Isabella fossero morbide, saporite e terribilmente sensuali nel loro essere timide.
Già, perchè quel bacio era rimasto in superficie, dal momento che lei non si era spinta oltre.
Forse, avrebbe voluto che lo facesse lui, che la conducesse verso la passione della notte prima, ma lui non aveva osato.
Era stato abbastanza certo che in quel momento, con lei che gli aveva appena confessato di ricambiare i suoi sentimenti, avrebbe corso il rischio di non sapersi fermare.
Probabilmente sarebbe stato sin troppo facile, e naturale, per lui sollevarla e portarla nel suo letto.
Ma non lo sarebbe stato per lei.
Isabella non conosceva ancora la forza dirompente che poteva esercitare il desiderio tra un uomo e una donna.
Questo pensiero aveva riaperto un cassetto della sua mente che sapeva non avrebbe potuto ignorare. Avrebbe dovuto affrontarlo, per svuotarlo e poterlo richiudere per sempre.
La sensazione che stesse tradendo la fiducia che Charlie e Reneè avevano riposto in lui, affidandogli la loro bambina.
Lui si era innamorato di quella bambina, ora solo poco più grande di una ragazzina.
Si era passato le mani nei capelli, in quel gesto che lui stesso riconosceva come l'espressione del suo essere nervoso, inquieto.
Cazzo, Isabella non aveva nemmeno ancora diciotto anni!
Ma lui se ne era innamorato a tal punto che avrebbe voluto crearle il vuoto intorno per non correre il rischio di perderla.
E se lo era domandato molte volte in quella notte così lunga: la sua decisione iniziale di mandarla al St. Marie, si era forse trasformato negli anni, proprio in quello?
Impedirle di avere una vita in cui lui non fosse stato presente.
Aveva fatto questo? L'aveva privata di esperienze che avrebbero potuto allontanarla veramente da lui?
Troppe domande in una giornata che era stata già sin troppo piena di sconvolgentimenti.
Così aveva cercato di dare spazio solo alla parte razionale di lui. Quella che con lucidità e ferrea volontà, lo aveva portato ad essere, a soli trent'anni, uno tra i dieci uomini più ricchi e potenti di tutti gli Stati Uniti.
Un passo alla volta, un problema alla volta.
Era stato un pensiero, quasi un mantra, che si era ripetuto spesso quando era stato in difficoltà.
E adesso, aveva decisamente bisogno di tutto l'aiuto possibile per vivere quel sentimento così nuovo anche per lui.



XXXXXXXXXXXXXXXXXXX




Si era guardata un'ultima volta nello specchio, ma non vi aveva trovato altro, se non l'immagine della ragazza che era sempre stata.
Eppure, stentava a riconoscersi.
E non era dovuto alla carnagione leggermente abbronzata. Nè ai capelli dai riflessi più chiari. Nè ai lineamenti meno affilati.
Erano i suoi occhi.
Lì, c'era qualcosa che lei stessa faticava a capire.
E con quelle sensazioni addosso, si apprestava a lasciare il rifugio sicuro della sua cabina.
Non aveva certo paura di Edward.
No, aveva paura di se stessa, delle emozioni che sarebbero esplose quando il suo sguardo ne avrebbe incrociato uno verde.
Si sarebbero baciati ancora?.
E il solo pensiero, le aveva fatto divampare un fuoco dentro.
Sapeva cosa le stava succedendo, non era proprio così ingenua. Conosceva bene il suo corpo e il piacere che poteva provare.
Ma non era niente in confronto alle sensazioni che aveva vissuto baciando Edward.
Solo il contatto delle loro labbra l'aveva fatta vibrare sin nel profondo, in luoghi che non credeva si sarebbero potuti risvegliare con un semplice bacio.
Ma cosa le stava succedendo?
Era innamorata.
Dio, che sensazione strana e insieme paradisiaca.
E pensarlo, l'aveva rassicurata. Perchè, dopotutto, qualcosa che aveva il potere di farla sentire così, doveva essere qualcosa di giusto.
Era uscita dalla cabina, e lui era lì al tavolo, i capelli scompigliati come se li avesse tormentati sino ad un secondo prima, un'espressione pensierosa, la bocca a formare una linea dura. Tra le mani una tazza di caffè, quella bevanda che era una specie di droga per lui.
Ma poi, prima ancora che si potesse preoccupare per quella prima impressione, tutto era cambiato.
L'espressione si era rasserenata, tanto che il verde era diventato la profondità di un lago trasparente, i lineamenti si erano distesi, e sulla bocca era comparso un magnifico sorriso.
E si era resa conto che era stato merito suo: Edward l'aveva vista a sua volta.




- Ti sei già svegliata...  e non sono nemmeno le sette! Vuoi far venire una vera tempesta tropicale?
Davanti a quell'accoglienza, si era sentita scivolare via ogni preoccupazione, ogni paura, ogni dubbio che aveva nutrito su quel loro rivedersi dopo che si erano confessati i loro reciproci sentimenti.
Solo adesso si era resa conto di quanto fosse stata davvero agitata, e ansiosa, e...
- Ho puntato la sveglia del cellulare, in realtà. Altrimenti... sarei stata ancora a letto!
Ed era stato naturale rispondergli. Era stato più facile di quanto avesse pensato.
Era Edward, quello davanti a lei. Il suo Edward.
Pensarlo, le aveva fatto battere il cuore più forte.
Ed era innamorato di lei.
- Fai colazione?
Una domanda che già le aveva rivolto più volte, ma che pure quel mattino aveva avuto un sapore ancora diverso.
- Sì, ma resta pure seduto. Faccio da sola.
Era riuscita a muoversi. Aveva fatto quei passi necessari a raggiungere il tavolo, il divanetto dove era seduto lui, convinta di andare oltre, nella piccola cambusa per prendere latte e cereali.
Ma era stata trattenuta per un polso.
La mano di Edward lo aveva stretto in una presa morbida, calda. Un brivido le era risalito lungo il braccio, veloce come un fulmine, sino a sentirlo esplodere nel cervello.
Di riflesso lo aveva guardato negli occhi e allora sì, che si era sentita sciogliere davvero.
- Ehi, ciao...
In quel verde, accompagnato da quella voce leggermente roca, si era sentita annegare. E aveva pensato che sarebbe stata una dolce morte.
Era stata sommersa da tutto quel calore che vi aveva trovato, mentre la mano che le stringeva ancora il polso l'aveva costretta gentilmente a piegarsi verso di lui, i visi che erano arrivati a toccarsi.
Poi le aveva sfiorato le labbra con un bacio leggero. Sapevano di lui e di caffè.
Si era sentita ammorbidirsi dentro in risposta a quel saluto così inaspettato, ma immediatamente sconvolgente su di lei.
- Ciao...
Lo aveva pronunciato con le labbra ancora sulle sue, quasi a ricambiare quel bacio leggero, oltre che il saluto.
Con il pollice le aveva accarezzato la pelle sensibile all'interno del polso, generando in lei altri brividi, prima di lasciarla andare.
- Credo di aver atteso troppo a lungo di poterti salutare così, per resistere anche questa mattina.
Era arrossita, senza poterci fare assolutamente nulla. Non era in imbarazzo, o forse lo era solo in minima parte, perchè principalmente era ancora meraviglia al pensiero che sarebbe diventato naturale salutarsi così.
Come sarebbero diventate naturali tante altre cose che adesso, invece, il solo pensarci le procurava brividi caldi e freddi insieme, in una mescolanza di passione e timore.
- So come ti senti, Isabella. E lo affronteremo insieme, un passo alla volta. Non farò mai nulla che tu non sia pronta a condividere con me.
Nello sguardo di Edward aveva trovato una muta rassicurazione, anzi di più, la certezza che le cose sarebbero andate davvero così sempre, di qualsiasi cosa si fosse trattato: un semplice bacio o molto di più.
Si era sentita scavare un buco dentro, tanta era stata la portata dei sentimenti che aveva provato per lui.
- Io mi fido di te.
Non pensava sarebbe stato possibile, eppure la sua espressione si era fatta ancora più calorosa, tanto che si era sentita avvolta come da  una calda coperta contro il gelo dell'inverno.
- Vuoi dell'altro caffè?
Aveva dovuto trovare il modo per ricacciare indietro quell'emozione che sembrava volerla soffocare, spostandosi nella piccola cambusa.
Non riusciva a credere che stesse capitando a lei. Sentirsi improvvisamente così amata e proprio da lui. Se era vero che nella vita tutto aveva un senso, le sembrava di dover credere che il destino le avesse tolto tanto, ma che adesso avesse deciso di restituirle qualcosa di più grande ancora.
- No, direi che ne ho bevuto già a sufficienza. E' un pò che sono sveglio...
- Non potrò mai tenere i tuoi ritmi...
Si era interrotta bruscamente, consapevole di un nuovo sottinteso in quelle parole: la quotidianità di una coppia che condivideva giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Anni. Fino ad amalgamarsi, trovando un'intesa su tutto.
- Spero proprio, infatti, che non arriverò ad influenzarti con le mie pessime abitudini.
Era stato lui a recuperare la conversazione, proseguendo in tono tranquillo, discorsivo. A darle naturalezza.
- Questa compresa.
Ed aveva sollevato la tazza con dentro quel poco caffè che rimaneva, finendo di berlo.
Lei si era versata latte e cereali, ed era andata a sedersi di fronte a lui.
- Come mai proprio latte e cereali?
Nella sua domanda percepiva la voglia di avvicinarsi a lei, di conoscerla sempre meglio.
Scoprirsi reciprocamente partendo dalle piccole cose. Un passo alla volta, proprio come le aveva detto lui.
- Adoro il latte da sempre, e mi piace la croccantezza dei cereali. E tu, come mai solo caffè?
- La mattina sono sempre di fretta. Il tempo di dare una scorsa ai titoli dei giornali, mentre bevo, appunto, solo una tazza di caffè.
- Ma adesso sei in vacanza... potresti provare a cambiare le tue pessime abitudine.
Le aveva sorriso divertito.
- Giusto. Cercherò io di prendere le tue, visto che sono più salutari. Magari anche quella di dormire un pò di più...
Aveva iniziato a scherzare, proprio come aveva fatto tante volte in quei giorni. Un lato di lui che non aveva mai conosciuto.
- Così non dovrò aspettarti per delle ore, ogni mattina!
Si era sentita bene, Bella, in quel momento. E non aveva più voluto interrogarsi su niente, solo lasciarsi andare.
- Bè, mi sembra che se ne era già parlato di questo: sei tu quello che ha il ruolo più importante, no? Come avevi detto? "Più sei in alto, e più devi lavorare". In fondo, su questa barca, è come se tu fossi il capitano e io un semplice marinaio.
- Veramente i marinai dovrebbero avere meno privilegi rispetto al capitano...
Ed avevano proseguito così, trasformando quella prima colazione in una delle tante che avrebbero condiviso sempre più intimamente.




XXXXXXXXXXXXXXXXXXX




Era stata una giornata tutta da vivere nella consapevolezza che ogni sguardo, ogni gesto, ogni parola, aveva avuto un effetto diverso su tutti e due.
C'era stata una mescolanza di serenità, felicità, ma a tratti anche di pronfondo turbamento.
Aveva sorpreso più volte Edward guardarla assorto, come se facesse fatica a riconoscerla. In parte aveva capito quello sguardo, perchè per lei era stato lo stesso.
Era sempre lui, ma sotto una luce diversa.
Piccoli particolari, come le sue mani per esempio. Le osservava compiere i soliti gesti per governare la barca, forti e sicure.
Ma quella mattina erano state anche capaci di provocarle sensazioni sconosciute, semplicemente sfiorandole il polso con una carezza.
E la notte prima, quando l'aveva baciata, il loro tocco era stato ancora diverso: possessivo e passionale, mentre la stringevano a lui quasi avesse voluto fondersi con lei.
E adesso che la notte stava scendendo di nuovo, Bella si era chiesta come avrebbe fatto a dormire con tutte quelle emozioni in circolo.
Avevano cenato con del pesce che Edward aveva pescato nel pomeriggio. Si era messa di impegno anche lei, ma con scarsi risultati. O non era paziente, e il pesce si liberava dall'amo mentre lo recuperava troppo velocemente o lo era troppo, e i pesci avevano il tempo di mangiarsi tranquillamente l'esca senza abboccare.
Forse non era un'attività adatta a lei, ma si era goduta comunque il tempo che aveva trascorso ascoltando Edward illustrarle trucchi e consigli per diventare brava quanto lui.
Era un oratore davvero abile, ed aveva iniziato a capire il perchè potesse affascinare tanto i suoi interlocutori. Dava l'impressione di sapere sempre con sicurezza cosa dire e come dirlo. Si era trattato di canne da pesca, filo, lenza, lanci ma lui lo aveva fatto sembrare l'argomento più interessante al mondo.
La sua voce era sempre stata morbida, chiara, a tratti suadente.
O, forse, era lei ad averla percepita così, come se le scivolasse sulla pelle, accarezzandola.
Si era chiesta se invece di pesca, le avesse parlato di altro... magari di lei, di lui, di loro due insieme.
E aveva dovuto smettere di pensarci quasi subito, perchè si era accorta di non riuscire più a seguirlo nel suo chiacchierare.
- Hai freddo?
La domanda di Edward l'aveva riportata al presente, al buio che ormai era calato, dando vita al solito spettacolo stupefacente.
La notte aveva steso il suo manto di velluto nero trapuntanto di stelle brillanti ed infinite. Le sembrava di sentirla avvolgersi intorno a loro, morbida e ricca di promesse.
Seduti vicini sul divanetto in coperta, già da un pò, lei aveva percepito quanto fosse rilassato lui in quel momento. Teneva le gambe allungate davanti a sè, le mani incrociate sotto la testa, a fargli da sostegno, lo sguardo puntato sulla volta stellata.
- Solo un pò, ma non ho voglia di rientrare.
Aveva indossato jeans ed una t-shirt a maniche lunghe. Ormai sapeva che calato il sole, la temperatura rinfrescava.
- Forse ho la soluzione giusta...
Edward si era mosso, e prima ancora di capire bene come, era già avvolta dal tepore del suo abbraccio.
L'aveva fatta scivolare tra le sue gambe e intrecciando le mani con le sue, le aveva fatto passare le braccia intorno alla vita per stringerla contro di lui. La sua schiena aderiva perfettamente al suo torace, traendone calore e forza.
Si sentiva al sicuro in quell'abbraccio e non solo...




- Meglio?
Il suo fiato caldo le aveva solleticato l'orecchio a quella domanda appena sussurrata.
Un brivido le era sceso lungo la schiena, ma non di freddo.  Tanto che era riuscita solo ad annuire, senza parlare.
- Sai che solo a questa latitudine si può vedere chiaramente la costellazione del Serpente. Si trova esattamente di fronte a noi in questo momento. Se osservi bene ci sono due gruppi di stelle che formano la testa e la coda.
Aveva alzato il viso per cercarle, e la sua guancia aveva aderito a quella di Edward, dato che ancora le sue labbra le stavano sfiorando l'orecchio nel parlarle.
Aveva trovato piacevole il contatto con quella pelle resa meno morbida dall'ombra di barba che la ricopriva. Era stata una leggera frizione che le aveva spedito altri brividi lungo la schiena.
- Sono io, o sono le stelle a farti questo effetto?
Stavolta doveva aver percepito il suo rabbrividire, e glielo aveva chiesto con un tono di voce basso e roco, che aveva contribuito a farle battere il cuore ancora più forte.
- E' stata la tua barba... punge.
Lo aveva sentito ridacchiare, certo che la sua risposta fosse stata una mezza bugia.
- E io che ho fatto di tutto per essere proprio in questo punto, e a quest'ora, per permetterti di vedere questo spettacolo.
- Volevi fare colpo su di me?
Lo aveva detto di getto, senza pensarci, come semplice risposta scherzosa.
- A dire il vero... mi sembrava di esserci già riuscito.
Le aveva sfregato di nuovo la guancia, delicatamente, procurandole altri brividi.
- Dici?
Non sapeva dove aveva trovato il coraggio per proseguire su quella strada, ma lo aveva fatto ponendogli quella domanda..
- Sei tu a dovermelo dire, non trovi?.
Percepiva chiaramente come Edward non volesse forzarla a dire nulla che non volesse.
- Edward Cullen che non è sicuro di qualcosa?
- Ho scoperto che quando si tratta di te, Isabella, tutte le mie certezze vanno a farsi benedire...
E lei si era ritrovata a trattenere il respiro davanti a quell'ammissione così sincera: le stava dicendo davvero che anche lui si sentiva insicuro?.
- Perchè?
Lo aveva sentito inspirare profondamente e stringerla un pochino più forte contro di lui.
- Perchè tu hai il potere di farmi sentire tremendamente insicuro. E io odio sentirmi così. Avevo giurato che a nessuno, nessuno, avrei mai concesso di esercitare un potere così grande su di me.
Sentiva il battito regolare e forte del cuore di Edward accompagnare quelle parole. Non era agitato, ma non doveva essere facile comunque per lui affrontare quell'argomento. Poi aveva proseguito, turbandola sempre di più con la profondità delle sue parole.
- E ci sono sempre riuscito, tranne che con te. Tu sei sempre stata il mio punto debole. Più ti respingevo, più ti sentivo dentro. I giorni che precedevano un nostro incontro, li passavo a dirmi che sarebbe stata la volta che avrei dimostrato a me stesso che ero riuscito a liberarmi dal tuo potere.
Ascoltava silenziosa quella confessione che la stava portando in un universo del tutto sconosciuto: il cuore di Edward.
- Ma ogni volta, era sempre peggio. Mi bastava guardarti arrivare anche da lontano... e mi sentivo immediatamente in balia di emozioni che non potevo controllare. Ti guardavo negli occhi, ed ora lo capisco, ogni volta ti cedevo un pezzo di me.
Erano parole sussurrate nel suo orecchio, che scivolavano dentro di lei come acqua fresca e limpida. Si sentiva rigenerare sommersa da quel fiume di parole sincere.
- Ma cercavo di soffocare la verità, di respingerla con tutte le mie forze. E per farlo, dovevo assolutamente tenerti lontano. E fare in modo che tu mi odiassi. Perchè sapevo che diversamente, sarei stato spacciato.
Il calore della sua stretta, il tono della voce, il contatto delle loro guance... tutto contribuiva a farle capire quanto fosse importante quel momento tra lei ed Edward.
Lui le stava aprendo il suo cuore, totalmente.
- Ho sempre creduto che l'amore fosse una forma di schiavitù ben peggiore rispetto a delle vere catene. Mia madre amava mio padre e soffriva. Io amavo mia madre e lei è morta, spezzandomi il cuore. Tu amavi i tuoi genitori, e anche loro sono morti, rendendoti infelice. Mio padre... lui non amava nessuno. Non ha amato nemmeno me, nemmeno quando ero solo un bambino...
Bella non aveva potuto fare a meno di pensare a tutto l'amore che aveva ricevuto da entrambi i suoi genitori. E a quanto ce n'era stato sempre anche tra Charlie e Reneè.
Lei era cresciuta circondata da amore e felicità, sino a che c'erano stati i suoi genitori.
Avrebbe voluto girarsi verso di lui, per guardarlo negli occhi. Ma Edward glielo aveva impedito, anzi, in quel momento aveva sepolto il viso nella piega del suo collo.
Sentiva le sue labbra morbide sulla pelle delicata.
- Ed ho capito con il tempo, che lui era il più infelice tra tutti noi. I soldi, il potere, la fama... pensava che fosse quella l'unica forma di felicità. Non ne aveva mai abbastanza, inseguiva sempre nuovi obiettivi, nuovi traguardi. Non c'era più spazio in lui per nient'altro. Le persone erano solo pedine da muovere su una scacchiera. Se lo facevano guadagnare servivano, altrimenti potevano essere eliminate.
Bella non aveva potuto fare a meno di pensare a suo padre, anche lui un uomo ricco ed importante, che però era sempre stato così affettuoso e presente sia con lei, che con sua madre.
- Credo che con me non lo abbia fatto, solo perchè ad un certo punto ho iniziato a giocare secondo le sue stesse regole. Volevo dimostrargli che avrei potuto essere come lui, che non mi serviva la sua approvazione, nè tanto meno il suo affetto.
Aveva ancora cercato di liberarsi, perchè lo avrebbe voluto davvero guardare negli occhi e dirgli che avrebbe dovuto cercare di fare pace con quel passato così difficile.
Ma Edward ancora glielo aveva impedito. Aveva capito che la stava volontariamente tenendo prigioniera, forse perchè ancora era lui a non volerla guardare.
- E l'ho fatto così bene, da non rendermi conto che stavo diventando proprio come lui. Mi dannavo l'anima per dimostrare che io non avevo bisogno di nessuno, facendo il vuoto intorno a me proprio come aveva fatto lui.
Era rimasta immobile tra le sue braccia, aspettando.
- Gli unici che non hanno mai mollato con me, sono stati Sam e... tua madre, Isabella. Lei ha continuato a vedere in me quello che aveva conosciuto attraverso mia madre. Non le importava come sembrassi agli occhi di tutti, lei continuava a dirmi che contava come mi vedeva lei.
- Edward...
Aveva trovato il coraggio di parlare, ma lui l'aveva interrotta subito.
- No, aspetta. Devi sapere... prima.
Sapere cosa?
Il cuore aveva preso a batterle così forte, che sembrava voler schizzare fuori.
- Fu lei a convincere tuo padre che se ce ne fosse stato bisogno, io sarei stata la persona giusta per diventare il tuo tutore legale. Charlie... tuo padre, mi conosceva anche lui da tanti anni. Sapeva che ero una persona affidabile per quello che riguardava gli affari... ma pensare di affidargli la sua bambina. Quello no, gli sembrava troppo. E io ero d'accordo con lui, ovviamente.
Dio, quante volte avrebbe voluto sentirgli spiegare quelle cose?
- Ma tua madre insisteva, continuava a dirgli che io non ero la persona che tutti credevano. Lei lo sapeva, che io ero diverso. E io non ho mai saputo, Isabella, perchè credesse così tanto in me. Perchè così tenacemente continuasse a fidarsi di me, tanto da voler convincere anche tu padre.
Era stato lui, adesso, a liberarla e a girarla verso di lui, facendola sedere sulle sue gambe.
- L'unica cosa che so, è che lei mi ha fatto il dono più grande che potessi ricevere.
Le aveva preso il viso tra le mani, e si era chinato su di lei, tanto che i loro occhi si erano trovati alla stessa altezza.
- Mi ha restituito la voglia di amare. E non so se sarebbe contenta di scoprire che amo proprio te, la sua bambina.
C'erano loro, il mare e il cielo stellato.
C'erano gli occhi di Edward pieni di amore, come le sue mani che le trasmettevano calore.
- Ma è così. Io ti amo, Isabella. E non smetterò più di farlo, a meno che tu, e tu soltanto, non me lo chieda. Questa sarà l'unica condizione per cui io mi farò da parte.
Aveva visto nei suoi occhi una tale intensità che ne aveva avuto quasi paura. E lui doveva averlo percepito, perchè si era leggermente allontanato da lei.
- Non dovrai avere mai paura di me. In nessun caso. Io non ti obbligherò mai a restare con me, Isabella.
Aveva intuito a cosa si potesse riferire: al fatto che lei potesse rendersi conto che non era veramente innamorata di lui. Dietro a quella frase si celava il timore che i suoi sentimenti fossero quelli di una ragazzina ancora immatura, mentre i suoi erano quelli di un uomo consapevole.
- Edward, io non credo di essere innamorata di te.
Lo aveva sentito irrigidirsi immediatamente, senza però lasciarla andare. Le sue mani le tenevano ancora il viso.
E a quella sua reazione, anche lei aveva posato le mani ai lati del viso di Edward. E lo aveva avvicinato, tanto che i loro nasi si erano sfiorati.
- Io so di essere innamorata di te. Lo so e...
Ma non aveva più potuto proseguire, perchè le labbra di Edward avevano già catturato le sue in un bacio che sembrava volerla respirare, tanto era stato irruente.
E allora non aveva avuto importanza più nient'altro, se non quell'incontro di labbra, sapori e calore, che li aveva lasciati senza fiato.



 











Volevo solo farvi sapere che dal prossimo capitolo i due protagonisti inizieranno il loro percorso verso acque sempre più profonde.
E non intendo acque marine questa volta! XD!
Un pò di ansia ce l'ho, ma spero di riuscire a cavarmela.
Come avete sempre fatto, sarete voi a giudicare.





















 


 




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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Buongiorno ragazze e buon giovedì!
Prima della lettura, vi rubo solo qualche minuto per illustrarvi con delle note alcuni chiarimenti per me importanti.
La prima: in questo capitolo si parlerà della ricchezza sia di Edward che di Bella. Allora, io sono una delle tante persone che arrivano a fine mese facendo, qualche volta, anche i salti mortali! XD! Quindi, non ce la faccio proprio a non inculcare nei miei personaggi il rispetto per il denaro. Saranno anche ricchi, potranno goderseli, ma sbatterli proprio in faccia alla povera gente, ecco, questo no!
Il secondo punto: il sesso. Non sono qui per fare la morale a nessuno, quindi come verrà vissuto da Edward, ma soprattutto da Bella è una mia personale visione. Come tale, può essere condivisa, non condivisa, sbagliata, giusta, reale, irreale... tutto quello che volete e di più. Dico solo: parliamone, ma sempre senza i forconi. Lo sapete, sono romantica e anche pacifista! Eh!eh!
Concludo qui le note, e vi lascio con un ultimo consiglio: se avete voglia, nella parte finale del capitolo, prendete il vostro mp3, selezionate quella canzone che vi fa venire i brividi, mettetela a palla... e vediamo se è stato un consiglio valido! XD!
Adesso ho veramente finito, vi lascio alla lettura!
Un bacio grande.
R.



Comunicato importante: la "Rainbow& Sogni" Production avvisa la sua gentilissima clientela che il modello "Edward Cullen" inserito in questa fanfiction è ancora in fase di progettazione.
Non appena sarà disponibile per la vendita, sarà nostra premura informarvi tempestivamente. Si accetteranno anche prenotazioni!
Cordiali saluti.
Roberta - Amministratice unica della Rainbow&Sogni Production















- Edward?
- Uhm...
- Questo test fa per te.
- Un test?
- Sì, è per misurare "il vostro senso degli affari".
Lo aveva guardato, scoppiando a ridere davanti alla sua espressione scettica.
- Non ti senti in grado?
- Sul serio vuoi misurare il mio senso degli affari proponendomi un test di...
Aveva sollevato leggermente la rivista che Bella teneva sulle ginocchia rialzate, scuotendo la testa semi divertito.
- ... Psicologia&Dintorni? Ma che razza di riviste leggi, Isabella?
Le era venuto da sorridere perchè quella rivista, insieme a delle altre, le aveva messe nel suo zaino solo sei giorni prima, in aereoporto a Zurigo. Le sembrava una vita fa, adesso, ricordando come fosse agitata all'idea di dover trascorrere quella vacanza da sola con lui.
- Veramente le ho trovate nella saletta d'attesa riservata alla business class della compagnia aerea Cullen. Quando hanno chiamato il volo, mi sono resa conto che il viaggio sarebbe durato un bel pò di ore e ho pensato che qualcosa da leggere avrebbe fatto passare prima il tempo. Così le ho prese in prestito.
Seduta con la schiena appoggiata a uno dei due alberi, osservava di sfuggita Edward sdraiato accanto a lei.
Le sembrava ancora più bello di qualche attimo prima. Era possibile?
Anche la sua carnagione si era fatta leggermente dorata, mettendo in risalto ancora di più il verde dei suoi occhi.
- In prestito? Si chiama approprazione indebita, Isabella.
La stava prendendo in giro, qualcosa a cui lei si stava abituando. Aveva scoperto che possedeva un'ironia davvero pungente, a cui le piaceva ribattere.
- Ho pensato che si potesse fare, dato che viaggiavo con il capo. Però, se pensi di denunciarmi, metti in conto che si verrà a sapere che razza di riviste offre la tua compagnia...
- Giusto. Ottima osservazione. La metterò nell'ordine del giorno del prossimo consiglio di amministrazione: riesame delle pubblicazioni offerte alla clientela.
Sdraiato, gli occhi chiusi, Edward sembrava godersi quel momento tra loro.
Le sembrava impossibile che solo la sera prima, poco più in là, l'avesse baciata ancora con tanta passione. E per un tempo che le era sembrato infinito.
Aveva sentito un nodo formarsi subito nello stomaco, un misto di eccitazione e paura, per quelle sensazioni così forti.
Aveva dovuto smettere di pensarci, prima di perdersi totalmente in quei ricordi.
- Comunque, te la senti o no di misurarti con questo test?
- Ovvio che sì. Inizia pure.
- Prima domanda: il vostro capo vi chiede di lavorare in un giorno festivo. Voi che cosa fate? A) accettate perchè la paga è doppia, trattandosi di giorno festivo; B) non rinuncereste mai ad un giorno di ferie; C) vi riservate di rifletterci meglio.
- Di che giorno festivo si tratta?
- Direi che non è importante, visto che non è segnato.
- Sbagli. Se si tratta di una festa nazionale, la paga è doppia. Ma se si tratta di una festività locale, la paga è solo il 25% in più.
- Edward, è solo un test, non c'è bisogno di strafare.
L'aveva guardata, strizzando leggermente gli occhi per combattere il riverbero del sole. Questo aveva evidenziato delle rughe d'espressione intorno agli occhi che avevano reso più vissuto il suo viso.
E più affascinante.
- Deformazione professionale, scusami. Diciamo che rispondo A.
- A? Perciò lavori?
Ma subito dopo aveva assunto un'espressione che aveva fatto fatica ad interpretare: era più seria o più divertita?
- No, scusa, ci ho ripensato. Questo era prima. Ora rispondo B.
- Prima quando?
- Prima che arrivassi tu.
Questo aveva stretto di più il nodo nel suo stomaco.
- Adesso sto a casa, e mi godo il giorno di ferie con te. Oltretutto, non dovrei dirlo, ma il capo non è nemmeno un tipo molto simpatico...
La seconda parte era stata scherzosa, ma la prima... le aveva provocato un tuffo al cuore. "Adesso sto a casa con te".
- In effetti, i capi non sono mai molto simpatici.
- Lo terrò presente. Anche se è difficile fare entrambe le cose: dover comandare ed essere anche simpatico.
Lo aveva detto con tono leggero, ma lei aveva intuito quanta verità ci fosse dietro a quelle parole. Edward aveva su di sè una grande responsabilità, infatti da lui dipendevano i posti di lavoro di moltissime persone. La sua quotidianità non doveva essere affatto semplice, e si era resa conto di non aver mai pensato veramente a come dovesse sentirsi lui nel doverla affrontare.
- Allora, la seconda domanda? Ci sto prendendo gusto...
L'aveva spronata a continuare, forse intuendo che direzione avevano preso i suoi pensieri.
- Il direttore della vostra banca vi propone delle azioni vantaggiose. Voi che fate? A) Vi fidate ciecamente di lui e le acquistate. B) E' una persona in gamba, ma volete comunque sapere tutto di questa operazione. C) Vi riservate di rifletterci meglio.
- Vediamo. L'ultima volta che mi sono fidato di un direttore di banca a scatola chiusa, ho perso circa venti milioni di dollari. Direi che rispondo B. La lezione mi è bastata.
- Venti milioni di dollari?
I soldi erano un argomento spinoso per lei: in passato lo aveva affrontato poche volte con lui. Sapeva che il patrimonio di Edward era davvero immenso: in parte l'aveva ereditato dal padre, in parte lo aveva accumulato lui. Sapeva anche che lei stessa poteva considerarsi ricca, ma di fatto non aveva mai realmente affrontato l'entità della cosa. In qualche modo le ricordava la scomparsa dei suoi genitori, l'arrivo di Edward e tutto quello che ne era seguito.
Forse, adesso, sarebbe riuscita a pensarci più serenamente, sentendosi meno schiacciata dal peso dei ricordi. Magari dopo questa vacanza, quando avrebbe dovuto affrontare il compimento della sua maggiore età e la fine della tutela legale di Edward, sarebbe stata in grado di avere le idee più chiare su come si sarebbe dovuta rapportare a quella ricchezza.
- Sì. In realtà potrebbe sembrare una cifra irrisoria visto il giro di affari che amministro. Ma diversamente da quanto si possa immaginare, vista la mia ricchezza, io ho comunque molto rispetto per il denaro. Se tutto gira bene, tutti hanno da guadagnarcene, non solo io. E' un concetto che cerco di non dimenticare.
Gli faceva onore questo suo modo di vedere le cose, e sperava davvero di non dover mai scoprire che non fosse realmente così. Vederlo diventare davvero come suo padre non sapeva come l'avrebbe potuta far reagire: avrebbe fatto la stessa fine della madre? Gli sarebbe rimasta comunque accanto?
Aveva preferito non pensarci più, proseguendo nel test.
- Terza domanda: la vostra macchina si guasta. Che fate? A) La portate dal meccanico e la fate riparare. Costi quel costi, la macchina vi serve. B) La portate da più meccanici, facendovi fare dei preventivi e poi comparandoli, scegliendo il più vantaggioso. C) Vi riservate di rifletterci meglio.
- Mi domando che razza di giudizio venga fuori se uno risponde sempre C.
Aveva fatto ridere anche lei. In effetti, aveva sbirciato il risultato per un'eventuale prevalenza di C e le era sembrato un profilo lontanissimo da lui: qualcuno che non sarebbe mai andato nè avanti nè indietro, rimanendo in una specie di limbo inconcludente.
Edward, invece, sembrava voler essere capace di guardare indietro, per poter andare avanti. Insieme a lei.
-
Mi sembra che non sia il tuo caso, per adesso hai due B.
- Fai pure tre. Porto la macchina da più meccanici per dei preventivi. Sempre deformazione professionale: devo sapere di aver vagliato tutte le possibilità, prima di scegliere.
- Lo hai fatto anche con me? C'erano più possibilità da vagliare?
Lo aveva pensato d'istinto e aveva voluto chiederglielo. Lui si era fatto serio.
- Ci ho provato, sì. Ma con scarsi risultati. Tutto sembrava condurre ad un'unica possibilità con te.
- Quale?
La risposta l'aveva spiazzata totalmente, perchè sollevandosi di scatto e passandole una mano dietro la nuca, l'aveva attirata a lui.
- Questa.
Per un attimo erano rimasti come in sospeso, poi la bocca di Edward si era posata sulla sua, calda, affamata, urgente. Aveva sentito un gemito, ma non era stata sicura se fosse provenuto da lei o da lui.
Aveva perso contatto con la realtà, mentre lui continuava a baciarla. Quando le loro lingue si erano incontrate, il bacio era diventato più gentile. La baciava lentamente, profondamente, completamente. Le girava la testa, lo stomaco era contratto, ogni nervo reso più sensibile dal tocco delle sue labbra.
Le era caduta la rivista dalle mani, ed era stata libera di sprofondarle tra i capelli di Edward. Per la prima volta, compiva quel gesto che si era sorpresa ad immaginare di fare ultimamente, ogni volta che aveva visto le mani di Edward farlo.
Aveva scoperto quanto potesse essere eccitante anche quello: stringerli tra le dita, saggiarne la consistenza, accarezzarli. Ed era stata così meravigliata da questa nuova sensazione, che subito non si era accorta che aveva smesso di baciarla.
Quando aveva aperto gli occhi ed aveva incontrato lo sguardo di Edward, il cuore aveva iniziato a batterle furiosamente: sembrava volerla trascinare nella sua profondità.
- Credo sia meglio riprendere quel test, Isabella, anche se in questo momento il mio senso degli affari è l'ultimo dei miei pensieri...
Lo aveva fatto, aveva ripreso in mano la rivista mentre lui si allontanava, permettendo ad entrambi di tornare a respirare normalmente.
Ma aveva dovuto faticare non poco prima di riuscire a ritrovare un tono di voce fermo e proseguire con le altre domande.




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Bella aveva sentito più che mai la mancanza di Kelly, in quel momento.
Sola nella sua cabina, troppo agitata per dormire, se ci fosse stata l'amica avrebbe potuto parlarle di tutte quelle sensazioni che la facevano stare bene e male insieme.
Avrebbe potuto raccontarle tutto, senza imbarazzo o paura di non essere compresa, di quell'eccitazione mista a paura che sentiva ogni volta che Edward la baciava.
Sapeva di non essere nè la prima, nè l'ultima ragazza ad essere ancora vergine a quasi diciotto anni, però non riusciva a scrollarsi di dosso l'idea che se non lo fosse stata, le cose sarebbero state molto più semplici.
Il suo desiderio per Edward cresceva rapidamente, quasi quanto il timore di scoprirsi inadeguata davanti a lui.
Lo aveva sentito sincero quando le aveva detto che non avrebbe mai voluto forzarla a fare nulla, ed infatti il problema non era neanche quello.
Perchè lei sentiva di voler essere sua fino in fondo.
Era solo...
Dannazione, non lo sapeva nemmeno bene lei che cosa fosse! Paura? Disagio? Ansia?
Aveva gettato indietro il lenzuolo, rinunciando a rimanere sdraiata. Aveva afferrato il cellulare, guardando il display. Non erano nemmeno le due, ed ovviamente di avere un minimo di segnale non se ne parlava.
Edward le aveva detto che durante la navigazione l'unico mezzo di comunicazione valido era solo la radio. I cellulari erano praticamente inservibili.
Niente segnale, niente idea che le era balenata in testa: mandare un messaggio a Kelly.
"Kelly ho bisogno di un tuo consiglio: ho la possibilità di fare l'amore con Edward, che faccio?"
Si era immaginata la faccia dell'amica mentre leggeva un messaggio del genere da parte sua.  Probabilmente avrebbe pensato subito ad uno scherzo, ma in ogni caso le avrebbe risposto qualcosa tipo "Bella, ecco il mio parere: saltagli addosso!"
Già, ma lei aveva superato l'ostacolo della sua prima volta. E anche abbastanza brillantemente, dal momento che poi non si era più fermata! Aveva avuto due storie piuttosto "intense", con ragazzi di qualche anno appena più grandi di lei.
Forse il problema era quello: Edward era un uomo, e come tale avrebbe avuto un termine di paragone completamente diverso rispetto ad una ragazza come lei.
Le era tornata in mente Alyssa Kent. Certo le aveva detto che non era stato nemmeno sfiorato dall'idea di sposarla, che era stata solo una piacevole compagnia durante delle serate noiose.
Appunto.. e dopo? Ognuno a casa sua, oppure avevano continuato a scacciare la noia?
Dio! Ma era gelosa? Era gelosia quel fastidio che aveva accompagnato il ricordo di quelle foto di Edward abbracciato ad Alyssa Kent? O abbracciato a quella donna... come si chiamava? Non riusciva a ricordarlo, ricordava solo il commento di Kelly "ma dove le finiscono le gambe a questa! Magari non la sposerà, ma è sicuro che con lei non si limita nemmeno al bacio della buona notte!".
Era stato un altro servizio, su un altro presunto matrimonio di Edward, qualche anno ancora prima. Lei era appena quindicenne, ed aveva liquidato la cosa come "quello che fa, e con chi lo fa, non sono affari miei".
Ma lo erano adesso. Perchè adesso si era scoperta gelosa di lui. E automaticamente del suo passato.
Gelosa o impaurita?
Perchè ora realizzava improvvisamente quale dovesse essere l'esatto termine di paragone per Edward!
Più ci pensava, più Bella si sentiva precipitare dentro un buco nero di ansia, paura, gelosia e tanto altro. Un mix che stava diventando sempre più incontenibile ed ingestibile.
Le era piombato tutto addosso all'improvviso, come se si fossero spalancate le porte di un inferno davanti a lei.
Come avrebbe potuto competere con donne di quel calibro? Perchè loro erano donne, lei solo una ragazzina al confronto.
Certo, non era sicuramente paragonabile alle ragazze dell'epoca di Elizabeth Bennet, sicuramente ancora più "innocenti", ma rimaneva il fatto che non aveva sicuramente abbastanza esperienza, sessuale e non, da competere con le precedenti relazioni di Edward.
Ma quante relazioni?
Non sapeva nulla della vita sua privata, questa era la verità.
E la cosa che più di tutto la turbava, era che a soli due giorni dall'averlo scoperto, già nutriva dei dubbi sull'amore di Edward per lei.
Forse adesso pensava di essere innamorato di lei, perchè erano soli su quella barca, perchè si erano avvicinati come non era mai successo prima, perchè forse lui la vedeva come l'unica cosa positiva scaturita da un passato così difficile.
Ma quando fossero tornati alla vita reale, e avesso di nuovo incontrato delle donne ben più affascinanti e brillanti di lei?
Cosa sarebbe rimasto di quell'amore che adesso sembrava così totale? Sarebbe sopravvissuto? O sarebbe naufragato?
Aveva iniziato a piangere, senza nemmeno rendersene conto. Grosse lacrime che avevano preso a scorrere, rendendo ancora più profondo quel buco nero in cui si sentiva scivolare.



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Edward aveva appena finito di ripiegare la carta nautica su cui aveva controllato l'esattezza di alcune coordinate, quando gli era parso di udire un singhiozzo provenire dalla cabina di Bella.
Era rimasto un attimo in ascolto, dapprima non molto sicuro di aver sentito bene. C'erano altri rumori di sottofondo che potevano averlo ingannato.
Soprattutto gli era tornato alla mente come si fossero salutati tranquillamente solo qualche ora prima, quando lei aveva deciso di andare a dormire.
Ma un altro singhiozzo, questa volta meno soffocato, l'aveva raggiunto di nuovo.
Isabella stava piangendo.
Le sue gambe si erano mosse quasi di volontà propria, portandolo davanti alla porta della sua cabina. Aveva bussato, ma non aveva atteso alcun permesso: quei singhiozzi erano per lui un motivo più che valido per entrare.
L'aveva trovata seduta sul bordo del letto, le mani a coprirsi il viso, nel tentativo forse di soffocare quel pianto violento.
- Isabella...
- Esci, per favore...
Era stata immediata la reazione di Bella al suo ingresso: si era come rannicchiata su se stessa, raccogliendo le gambe e nascondendo il viso tra le ginocchia.
Non avrebbe potuto compiere un gesto più significativo per spingere Edward ad ignorare la sua richiesta.
- Non posso farlo, scusami. 
Si era avvicinato cauto, quasi avesse avuto davvero il timore di vederla ritrarsi ancora di più da lui.
- Non... non è... niente...
Si era accucciato davanti a lei, senza però sfiorarla.
- Non può essere "niente" se ti fa stare così.
Con il viso si era trovato all'altezza di quello di Bella, solo che lei continuava a tenerlo premuto sulle ginocchia.
- Parlane con me, ti prego.
Non era stato sicuro, ma gli era sembrato che ci fosse stato un lieve sussulto in lei.
- No.
Quel rifiuto lo aveva spiazzato.
Panico, era la sensazione che lo aveva invaso. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo, come se quei giorni non fossero mai esistiti.
Ma non voleva lasciarsi sommergere, voleva reagire.
- Sono... sono io a farti stare così? Ho fatto o detto qualcosa di sbagliato? Se è così...
- No.
Ancora quell'unica negazione.
No, lasciami in pace, o no, non era lui a farla stare così?
Credeva di impazzire e stava cercando con tutte le sue forze di rimanere lucido e calmo.
- Isabella...
Aveva azzardato una carezza, sfiorandole i capelli.
- ... non mandarmi via, ti prego.
Era esplosa in un singhiozzo più forte degli altri, mentre si slanciava verso di lui, buttandogli le braccia intorno al collo e seppellendo il viso nella sua piega.
Lo aveva colto impreparato ed era scivolato a sedere, ritrovandosi con Bella rannicchiata tra le sue braccia. Allora se l'era stretta ancora più addosso, sentendo parte di quel panico tramutarsi in un'esplosione di sollievo.
Si era fidata di lui. Qualsiasi cosa fosse successa, si era comunque fidata di lui.
Per un attimo aveva solo assaporato la felicità di averla ancora tra le braccia, forse rendendosi conto di quanto avesse temuto di non poterlo più fare.
Non sapeva il perchè, ma aveva avuto la sensazione che se lo avesse respinto in quel momento, sarebbe potuto succedere davvero: perderla.
Aveva inspirato profondamente il suo profumo, fino a sentirlo diventare parte di lui.
Lo aveva aiutato a calmarsi ulteriormente, tanto che aveva allentato la presa su Bella, iniziando ad accarezzarle piano la schiena.
Cercava di trasmetterle tutto quell'amore che sentiva per lei, la necessità che aveva di alleviare quel turbamento che sembrava non volerla abbandonare.
- Sono qui con te, amore, non piangere...
Bella si era stretta di più a lui, forse proprio in ragione di quella parola, Amore. Anche lui ne era rimasto meravigliato, ma chiamarla così gli era venuto spontaneo.
Qualcosa dentro di lui si era acceso, guidando i suoi gesti e le sue parole.
- Qualsiasi cosa ti faccia stare così, la affronteremo insieme.
Continuava ad accarezzarla, lento e costante, per trasmetterle sicurezza, per farle sentire che lui c'era davvero.
Era lì con lei, non l'avrebbe più lasciata sola.
- Parla con me, fammi capire. Non posso vederti soffrire così. Mi fa male, troppo male.
Era vero. Ad ogni singhiozzo di Bella, aveva sentito come una lama rovente affondare dentro di lui.
- No.
Ancora quel diniego, sottolineato anche con un movimento rafforzativo della testa, che gli aveva fatto capire quanto fosse combattuta e turbata in quel momento.
C'era qualcosa che le impediva di lasciarsi andare e parlare con lui. Poteva significare una cosa sola.
- Hai paura di me? Isabella, è per questo che non vuoi parlarmene? Ti senti.... minacciata da me?
Probabilmente glielo aveva chiesto con un tono di voce che doveva aver rispecchiato appieno la paura di scoprire che fosse così, perchè Bella aveva sollevato la testa di scatto.
- No, no... questo no!
Finalmente aveva potuto guardarla negli occhi, cercando di capire quali fossero le sue emozioni.
- Lo so che non mi faresti mai del male!
Sembrava sorpresa, forse addirittura incredula, che lui avesse potuto pensare che lei lo temesse. Sembrava aver dimenticato il motivo per cui aveva ancora gli occhi pieni di lacrime in quel momento.
- E allora perchè non vuoi parlare con me? Non puoi pensare che io non voglia sapere cosa ti fa stare così male...
Ma lei era tornata ad abbassare la testa, posando la fronte sulla sua spalla. Era risalito lungo la sua schiena, posandole una mano sulla nuca, affondando le dita tra i capelli.
- Sono solo una stupida ragazzina... e come tale mi comporto.
Aveva ripreso a piangere, sentiva le sue lacrime cadergli sul torace. Ogni goccia rafforzava la sua volontà di lenire qualsiasi cosa la stesse affliggendo.
- Piangere non è una cosa da ragazzini... mi sembra di avertelo ampiamento dimostrato.
Avrebbe ricordato per sempre quelle lacrime versate, come l'espressione più intensa del suo amore per lei. Era certo che non se ne sarebbe mai vergognato.
- Io... io lo... sono, Edward. Una stupida ragazzina. 
Una stupida ragazzina.
Lo aveva quasi sputato fuori, come se fosse stato qualcosa di brutto... anzi, no, di sbagliato.
Perchè lei era una ragazzina, mentre lui era un uomo.
Aveva iniziato a provare una rabbia sorda verso se stesso: come aveva potuto non pensarci? Come aveva potuto credere che lei non avesse prima o poi pensato di essere solo una "ragazzina" ai suoi occhi?
Una ragazza con tutto il suo bagaglio di giuste paure, insicurezze, dubbi che era lui a dover fugare.
- Isabella, guardami.
Glielo aveva chiesto dolcemente, mentre stringeva appena la mano posata sulla sua nuca, come per incoraggiarla a fidarsi di lui.
- Non posso farti capire quello che voglio dirti, se non mi guardi.
Non si era mossa e allora si era visto costretto a sollevarle il viso delicatamente, posandole due dita sotto il mento.
Voleva che lei vedesse nei suoi occhi la sincerità di quello che stava per dirle.
Aveva lo sguardo velato dalle lacrime, ma il nocciola risultava comunque caldo ed espressivo.
- Tu sei perfetta così come sei. Perfetta per me, ed è questo quello che conta.
Ma lei aveva abbassato le palpebre, schermando di nuovo lo sguardo.
- Tu non... tu non capisci...
L'aveva sentita ritrarsi ancora, non fisicamente, perchè era ancora lì vicino a lui, ma emotivamente.
- Spiegamelo, allora.
Se anche sentiva una leggere inquietudine davanti a quella mancata apertura di Bella, cercava di mostrarsi tranquillo e sicuro.
- Ho paura di... di non riuscirci...
Si erano affacciate delle nuove lacrime e lui si era sentito impotente, quasi frustrato nel non riuscire a vincere quella paura che continuava a frenarla.
Aveva sentito il bisogno di colmare quella distanza tra loro, di non vederla allontanarsi ancora di più. Così le aveva accarezzato il braccio, partendo dal polso e poi più su, verso la spalla, il collo, sino a fermarsi sulla guancia.
Aveva sentito la pelle di Bella incresparsi sotto le sue dita, e lei rabbrividire, emettendo quello che era sembrato un suono a metà tra un singhiozzo ed un gemito.
Allora, aveva capito quello che gli sarebbe dovuto essere così evidente: Bella non aveva paura di quelle nuove emozioni, si vergognava della sua inesperienza.
Temeva che lui l'avrebbe trovata davvero una stupida ragazzina in confronto alle donne che aveva avuto.
Forse avrebbe dovuto dirle che non erano state poi così tante come forse immaginava, ma in quel momento non sarebbe servito a molto.
Poche o tante, Bella avrebbe sempre pensato che lui le avrebbe usate come termine di paragone con lei.
Si era sentito sommergere da un tale trasporto, che aveva dovuto esercitare un ferreo autocontrollo per non dimostrarle quanto fosse infondata quella sua paura.
Nessuna donna, mai, aveva suscitato in lui un tale desiderio di farla sua in tutti i sensi: cuore, mente e corpo.
Nessuna aveva acceso mai in lui emozioni così violente e solo con semplici gesti innocenti: un bacio a fior di labbra, una carezza, uno sguardo più intenso.
E adesso sapeva che avrebbe dovuto mostrarle quanto questo fosse vero, perchè anche lei ne fosse certa, fugando in parte le paure di non essere alla sua altezza.
- Isabella...
Gli era sempre piaciuto il suo nome. Trovava che rispecchiasse perfettamente la dolcezza dei suoi occhi, la delicatezza dei suoi lineamenti e quel suo modo di sorridere che sembrava a tratti timido, altre volte più sicuro.
Sarebbe sempre stata Isabella per lui, a chiamarla Bella sarebbero stati sempre gli altri.
- ... fidati di me come hai detto di voler fare.
L'aveva afferrata per un polso, portandosi la sua mano verso il viso e senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
L'aveva vista sgranare leggermente gli occhi, mentre seguiva quel suo gesto lento e sicuro.
Quando era stata all'altezza della sua bocca, le aveva deposto un bacio sul palmo della mano e poi l'aveva guidata verso il suo torace. Se l'era appoggiata al centro, quasi sullo sterno, ricoprendola subito con la sua, quasi per non darle modo di poter fuggire.
Pelle contro pelle, aveva sentito subito il calore di quel tocco diffondersi dentro di lui. Una marea calda che piano piano andava a lambire ogni sua fibra, accendendogli i sensi.
Bella doveva aver iniziato ad avvertire lo stesso calore, perchè aveva visto il suo sguardo intorbidirsi.
- Toccami, Isabella.
Aveva percepito anche lui quanto fosse risultata roca la sua voce, mentre le chiedeva quello che più desiderava: sentire la sua mano accarezzargli ogni centimetro di pelle.
Aveva tolto la sua mano, lasciandola libera di decidere se osare o meno.
C'era stato un attimo in cui aveva sentito le esili dita contrarsi, forse per sollevarsi, ma poi non era successo. Si erano invece mosse, dapprima incerte, mentre iniziavano a seguire il disegno dei suoi pettorali, poi più sicure quando avevano percepito il contrarsi dei suoi muscoli laddove passavano.
Mentre lui non aveva distolto lo sguardo dal suo viso, per non perdersi neanche una delle emozioni che stava provando, gli occhi di Bella non abbandonavano la lenta esplorazione del suo torace. Sembravano voler sincerarsi di quello che avvertiva anche la sua mano: la pelle che fremeva sotto le sue dita, i muscoli contratti, il cuore che batteva sempre più forte.
Era stato quando l'aveva sentita lì, proprio sul cuore, che Edward l'aveva di nuovo bloccata con la sua.
L'aveva premuta con più forza su quel punto, inducendola a guardarlo negli occhi.
Quelli di Bella erano pervasi da una meraviglia che, se possibile, aveva accelerato ancora di più i suoi battiti.
- Lo senti? Senti come batte?
Avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre, cristallizzato nella sua perfezione.
- Sei tu, Isabella. Questo è l'effetto che hai su di me.
Aveva visto Bella scrutare nel suo sguardo come se potesse trovare la minima traccia che potesse smentire quel battito che avvertiva prepotente sotto le sue dita.
- Non dovrai mai più dubitare che io non possa trovarti perfetta.
Aveva ricambiato quello sguardo senza nessuna esitazione: sapeva esattamente quello che provava per quella ragazza. Lo sapeva ora con la stessa sicurezza con cui sapeva che al giorno segue sempre la notte.
- Ti desidero come non ho mai desiderato nessun'altra, e non importa quanto dovrò aspettarti, perchè so che quando avverrà, sarà la cosa più bella che avrò mai avuto dalla vita.



XXXXXXXXXXXXXXXX






Edward le aveva acceso un fuoco dentro.
Sensazioni che non si erano sopite nemmeno quando aveva smesso di accarezzarlo e di baciarlo.
Perchè si erano baciati quella notte e molto a lungo.
Abbracciati sul pavimento della sua cabina, come se esistesse solo quell'angolo di mondo, Bella lo aveva assaporato in ogni modo possibile.
Dolcemente, più audace, solo sfiorando, poi profondamente, poi ancora lentamente.
Ogni volta diversa, ma sempre uguale nel non provare vergogna o paura di sbagliare.
Edward aveva corrisposto ogni suo bacio, lasciando che fosse lei a rallentare quando le sembrava che dovesse bruciare per davvero, o ad approfondire quando le sembrava di non poterne mai avere abbastanza delle sue labbra, del suo sapore, della sua bocca.
Si era lasciata stringere ed aveva stretto a sua volta, accarezzando ancora il torace o la schiena di Edward.
Sentendo ogni singolo muscolo contrarsi ed imparando a riconoscere quali erano i punti che sembravano maggiormente sensibili al tocco delle sue dita.
Le mani esperte di Edward avevano fatto la stessa cosa su di lei, esplorando delicatamente, attente a cogliere il minimo segnale che potesse indurlo a pensare che la cosa non le era gradita o che la mettesse a disagio.
Non avevano osato quanto forse avrebbe voluto, ma era convinta che lo avesse fatto nella certezza che sarebbe stato troppo per lei da sopportare.
Già così, quando le sue mani si erano soffermate ai lati del suo seno, era stata pervasa da un languore che l'aveva fatta sentire priva di forze.
Aveva solo provato ad immaginare come sarebbe stato se si fossero spostate sul suo seno, accarezzandolo in tutta la sua pienezza, e si era ritrovata ad inacarsi verso di lui istintivamente, per cercare un contatto più profondo.
Era stata più eccitata che spaventata, anche se sapeva che non avrebbe ancora osato spingersi oltre. Le bastava, per il momento, lasciarsi andare al piacere di quel contatto con il torace di Edward, i seni premuti contro la compatezza dei suoi muscoli.
E se c'era stato un solo momento in cui era stata incerta, era stato quando aveva avvertito contro la gamba la palese eccitazione di Edward.
Ma era stato anche il momento in cui l'aveva stretta a lui, facendole posare il viso nell'incavo della sua spalla.
Era stata abbastanza certa che avesse voluto dare ad entrambi la possibilità di riprendere in parte il controllo sulle proprie emozioni.
Infatti, lo aveva sentito inspirare profondamente più volte, e ne aveva seguito l'esempio.
Solo che aveva sentito ancora più forte il profumo della sua pelle, accaldata e speziata, e le sembrava che ogni sforzo di calmarsi fosse stato inutile.
Alla fine, era stato sempre lui ad allontanarsi definitivamente, intuendo che diversamente non gli sarebbe stato possibile fermarsi.
Bella aveva avvertito subito una sensazione di abbandono, lontana da lui, e ne era rimasta colpita, in parte anche turbata.
Questo perchè i suoi sentimenti per Edward si facevano sempre più intensi, minuto dopo minuto, travolgendola con tutta la loro forza.














La canzone che mi ha accompagnato? "Juliet" di Vanessa Dou. Non molto conosciuta, credo.
Trovo, però, che la musica possa rendere tutto ancora più emozionante.
E la vostra, sempre che abbiate seguito il mio consiglio?
Sono molto curiosa, confesso.
Buon week-end, ragazze!
Ci sentiamo lunedì.
Un bacio.
Roberta.

 
 





 









  













 










   












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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Ciao ragazze!
Prima di tutto, buon inizio di settimana. Spero che il week-end sia stato piacevole e che vi siate anche riposate... eh, già, perchè oggi è aria di tempesta!
Vi vedo, già tutte preoccupate e con un pensiero in testa "oddio, ha perso i suoi occhiali!". XD!
Ma siccome non sono crudele per natura, anzi tutt'altro (XD), non protraggo oltre l'attesa e vi lascio leggere il capitolo.
Ci risentiamo in fondo, dopo la lettura!
Un bacio.
Roberta









Bella si era sfilata del tutto le cuffie dell'mp3, lo sguardo che scrutava in ogni direzione, incontrando solo cielo reso rosso dal tramonto e sgombro da qualsiasi nuvola.

- Stai scherzando, vero?
- Temo di no.
Lo sguardo di Edward era stato serio. Terribilmente serio. Tanto che lei era scattata in piedi, spinta da un vago sentore di panico.
- Puoi fare qualcosa?
- Sì, certo: mantenere i nervi saldi.
Le aveva risposto nuovamente serio, e apparentemente anche abbastanza sicuro.
- Tutto qui?
Le era sembrata anche a lei un'osservazione sciocca, forse anche un pò infantile. Ma il vago sentore di panico si stava rapidamente trasformando in panico vero e proprio.
- Credimi, tra un pò lo apprezzerai.
Non era stato ironico, era stato sincero.
- Scusa... non intendevo dire... insomma, certo sapere che tu non perderai la testa è indubbiamente una notizia rassicurante, però rimane il fatto che preferirei non dover scoprire quanto i tuoi nervi saranno davvero saldi... o meglio, vorrei crederti sulla parola, senza doverlo vivere...
Edward aveva interrotto quel fiume di parole posandole le mani sulle spalle e stringendole leggermente.
- Isabella, respira profondamente.
Lo aveva guardato negli occhi ed aveva provato a seguire il suo consiglio: non le era proprio riuscito del tutto di calmarsi, però perdersi in quel verde l'aveva momentaneamente distratta.
Si fidava di lui? Sì, decisamente. Ecco, doveva pensare a quello per cercare di arginare il panico.
- Scusa, credo di aver preso molto male la notizia.
Le aveva sorriso, mentre la presa sulle spalle era diventata una sorta di carezza rassicurante.
- No, figurati. E' più che comprensibile avere paura.
- Tu ne hai?
- Mentirei se ti dicessi di no. Ma non è la prima volta che affronto una situazione del genere. So quello che devo fare, e lo farò come sempre al meglio delle mie capacità.
Indubbiamente ricevere risposte così sicure era quello che le serviva in quel momento. E se fosse stata solo apparenza, quella di Edward, di lì a poco lo avrebbe scoperto in ogni caso.
- Ti spiegherò esattamente quello che farò da adesso in poi e quello che dovrai fare anche tu. Vedrai che ti aiuterà ad acquistare più sicurezza.
Sarebbe servito veramente? Non ne era certa, ma almeno l'avrebbe tenuta impegnata. Non avrebbe avuto campo libero per immaginare scenari apocalittici prima del necessario.
- Vieni, ti faccio capire esattamente com'è la situazione.
L'aveva presa per mano, avviandosi sottocoperta. Un contatto che era stato immediatamente confortante in quel frangente.
Sul tavolo c'erano diversi fogli, oltre che una cartina aperta su cui erano tracciate delle rotte.
- Questi sono i bollettini meteo che sono arrivati nelle ultime ore. Mi sono tenuto in contatto con la guardia costiera, per un aggiornamento costante.
Si era fatta subito l'idea che non le aveva detto nulla finchè non era stato veramente necessario.
- La situazione è questa: noi siamo all'incirca qui.
Le stava indicando un punto sulla carta, adesso. Per un attimo aveva osservato la sua espressione concentrata, e lo aveva immaginato così in ogni aspetto della sua vita: determinato e sicuro delle proprie capacità.
Era così che lo aveva voluto suo padre? Acciao rivestito di morbido velluto? Ma anche l'acciaio più duro raggiungeva un punto di fusione, indebolendosi... poteva essere davvero lei, quel punto, per Edward?
- Questa è Montego Bay, da cui siamo salpati ieri. Troppo distante per pensare di tornare indietro. La tempesta ha continuato ad aumentare di velocità, ma soprattutto, ha cambiato direzione più volte.
Aveva preso uno dei fogli, mostrandoglielo. Quando lo aveva guardato, le era sembrato proprio di essere in un film: si vedeva la solita raffigurazione a più colori, dal giallo chiaro al rosso cupo, su quello che sembrava lo sfondo di un radar.
- Fino a qualche ora fa, sembrava che ci avrebbe solo sfiorato, ora punta dritta su di noi.
- Ma non possiamo cambiare rotta?
- L'ho fatto appena ho ricevuto questo bollettino meteo, ma il fronte avanza davvero veloce e secondo i miei calcoli, verremo comunque toccati dalla sua coda.
Si erano affacciati i ricordi di quel temporale vissuto solo qualche notte prima, ed un brivido violento l'aveva scossa.
Non aveva fatto in tempo ad esprimere oltre la sua paura, che le braccia di Edward l'avevano già circondata e stretta a lui.
- Mi dispiace, avrei voluto davvero risparmiarti questa esperienza. Però stai tranquilla, andrà tutto bene, vedrai. 
Ancora una volta sembrava sincero, e Bella gliene era stata grata.
- Non è certo colpa tua. Non comandi mica tu il tempo...
- No, in effetti con lui non ci sono ancora riuscito...
Aveva scherzato, ovviamente, per cercare di alleggerire la tensione che la pervadeva.
- Bè, cerca di applicarti di più, allora, prima di portarmi di nuovo in barca...
Aveva cercato anche lei di scherzare, lasciandosi andare contro di lui e cercando di trarre forza dal suo calore e dal suo abbraccio.
- Vedrò di fare il possibile per la prossima volta. Intanto, però, affrontiamo questa di situazione. Questo vuol dire che per essere più tranquillo, tu devi seguire alla lettera quello che ti dirò di fare.
Decisamente non era stata una richiesta, quella di Edward, ma più un comando. Solo che, in questo caso, Bella aveva intuito solo preoccupazione per lei dietro al suo tono perentorio.
- Okay, eseguirò gli ordini come un buon marinaio.
Le aveva deposto un bacio veloce sulle labbra.
- Brava. Il capitano saprà ricompensarti per la tua fedeltà...
Non era certo il momento, eppure solo con uno sguardo e quelle semplici parole, era stato in grado di far vibrare corde profonde dentro di lei.




XXXXXXXXXXXXXXXX



Aggrappata ad ogni appiglio possibile, Bella guardava l'inferno scatenarsi fuori dagli oblò.
Il cielo sembrava fondersi con il mare in un'unica tonalità di nero. Se non fosse stato per il ribollire di schiuma bianca, non avrebbe avuto la percezione se stessero cavalcando l'oceano o se stessero solcando il cielo.




Perchè c'erano dei momenti in cui l'inclinazione della barca faceva pensare che stessero precipitando in picchiata come accadeva agli aerei.
In quegli attimi le sembrava che lo stomaco le arrivasse in gola, tanta era la velocità con cui discendevano l'onda. Subito dopo risalivano, e poi ancora sprofondavano.
Il mare ricopriva l'oblò, e questo le faceva capire come lo scafo venisse sommerso dall' oceano, prima di riemergere.
Era un supplizio rimanere sottocoperta come le aveva chiesto Edward.
Perchè prima che quell'inferno iniziasse, Bella aveva pensato di aver avuto paura solo per se stessa. L'idea che avrebbero affrontato una tempesta tropicale in mare aperto, l'aveva letteralmente terrorizzata.
Edward, con calma e lucidità, le aveva però spiegato come si sarebbe dovuta comportare per essere il più possibile al sicuro.
Così, quando il vento era diventato sferzante, il mare sempre più agitato e dal cielo si era riversata una pioggia torrenziale, Bella era scesa nella sua cabina, richiudendo dietro di sè le porte.
Edward era rimasto fuori, al timone, per affrontare quella tempesta e cercare di uscirne sani e salvi.
Si era sentita un pò come la protagonista di un romanzo dell'800, imbarcata su di un galeone in balia del mare, innamorata persa del bel capitano che lo governava e quindi sempre più angosciata per la sua sorte che non per se stessa.
Solo che non era riuscita a trovarlo divertente, perchè si sentiva esattamente come quelle eroine che trovava esagerate nel loro comportamento.
Avrebbe voluto raggiungerlo, rimanere accanto a lui, affrontando insieme la furia del mare e di quella tempesta.
Ma sapeva che avrebbe fatto l'unica cosa in grado di distogliere la sua concentrazione, dal momento che le aveva spiegato che per lui sarebbe stato fondamentale saperla al sicuro sottocoperta.
Quando però, per l'ennesima volta, la barca si era pericolosamente inclinata di lato, Bella non aveva più resistito: seppur con grande fatica, era riuscita a raggiungere i gradini che portavano fuori e ad aprire il boccaporto.
Era stata immediatamente investita dalla furia della tempesta, ritrovandosi inzuppata di pioggia nel giro di qualche secondo.
Si era sporta quel tanto che bastava per individuare la cerata gialla di Edward: era sempre saldamente aggrappato al timone, intento a governare l'imbarcazione.
Non appena l'aveva vista, le aveva urlato di rientrare immediatamente. Lo aveva fatto, dal momento che vedendolo a sua volta, aveva placato in parte l'angoscia che l'aveva attanagliata.
Mentre ritornava nella sua cabina, era però caduta, battendo la testa. Aveva sentito un forte dolore alla tempia sinistra, ma tastando non aveva sentito la presenza del sangue, segno che non doveva essersi ferita.
Raggiunta a fatica la sua cabina, si era sdraiata sul letto. Le girava la testa, probabilmente a causa della forte botta appena presa. Si era addossata il più possibile alla parete, nel tentativo di rimanere più salda.
Aveva poi cercato di contrastare la sensazione di debolezza che l'aveva colta, ma ad ogni minuto che passava, le sembrava sempre più difficile resistere allo stordimento che le stava intorpidendo i sensi e alla fine era precipitata nel buio più totale.



XXXXXXXXXXXXXXXX



Un calore umido l'avvolgeva.
Bella aveva intuito di trovarsi in quella fase in cui il sonno cercava di trattenerla ancora con l'ultimo rimasuglio di parziale incoscienza.
Quel momento in cui ci si chiedeva se le sensazioni percepite fossero reali, o se appartenessero ancora ad un sogno.
Calore che passava attraverso i suoi vestiti umidi, un profumo familiare nelle narici, un battito forte e regolare a cullarla.
Edward.
Erano stati i suoi sensi, prima ancora del suo cervello, a riconoscere in quegli elementi la sua presenza accanto a lei.
Non aveva voluto aprire gli occhi, lasciando ancora che fossero le sensazioni a guidarla.
Il suo viso doveva poggiare sul suo torace, all'altezza del cuore, perchè ne percepiva distintamente il battito. C'era il calore del suo corpo, anche se l'effetto era parzialmente smorzato dalla stoffa della sua maglietta, umida come la sua.
Sentiva un braccio circondarle la vita, ed uno più su, intorno alle spalle. Una stretta possessiva che l'aveva portata ad essergli così vicina, che anche le loro gambe erano intrecciate.
Sulla tempia sentiva il suo respiro caldo e regolare, segno che doveva essere ancora profondamente addormentato.
Piano piano aveva ripreso del tutto coscienza, godendosi nel mentre quelle prime impressioni, e solo dopo aveva aperto gli occhi.
Era nella sua cabina, sul suo letto, abbracciata ad Edward.
La tempesta fuori sembrava essersi placata, ma sentiva già che una nuova stava nascendo dentro di lei.
Aveva cercato di mettere ordine nei pensieri, rievocando gli ultimi ricordi certi: era uscita per controllare se Edward stesse bene, nel rientrare era caduta, battendo la testa. Quando era tornata in cabina, aveva iniziato a perdere progessivamente coscienza, fino a quando doveva essere svenuta del tutto.
Probabilmente era poi scivolata nel sonno, dal momento che non si era accorta della fine della tempesta, nè del fatto che Edward l'avesse raggiunta.
Aveva cercato di sfilare delicatamente una mano, dal momento che erano intrappolate tra i loro corpi, per toccarsi all'altezza della tempia, dove ricordava di aver battuto.
Sfiorandola le era sfuggito un gemito di dolore: c'era un bel bernoccolo, ma nessuna ferita.
Edward si era leggermente mosso e le sue braccia, guidate da chissà quale istinto, si erano strette un pò di più intorno a lei, tanto che la gamba imprigionata tra le sue, era scivolata ancora di più verso l'alto.
Sentiva la sua coscia premere sull'inguine di Edward.
Aveva immediatamente cercato il suo viso, per capire se si fosse svegliato, ma dormiva ancora. Così si era concessa di osservarlo, illuminato solo dalla debole luce che iniziava a filtrare.
C'erano tutti i segni della fatica appena passata: gli occhi erano circondati da ombre più scure, i lineamenti non erano distesi nonostante il sonno, ciuffi di capelli resi ispidi dalla salsedine gli ricadevano scomposti sulla fronte.
Non era riuscita a frenare un moto di tenerezza e gli aveva posato la mano libera sulla guancia, accarezzandola leggermente, quasi  a voler cancellare quella fatica.
Con il pollice era arrivata a sfiorargli le labbra, trovandole leggermente screpolate.
Si era mosso ancora e la sua mano dalla vita le era scivolata sul fianco, poi sulla coscia, in una lenta carezza involontaria.
Bella aveva avvertito subito come l'eccitazione di Edward si fosse improvvisamente risvegliata a quel contatto sempre più ravvicinato tra loro.
Non aveva provato disagio, forse un misto di eccitazione e ansiosa aspettativa.
Tanto che aveva proseguito nell'esplorazione del suo viso, seguendo con un dito la linea marcata della mascella, incontrando la leggera fossetta sul mento, risalendo per le labbra, disegnando il profilo del naso, spianando una ruga sulla fronte ed infine, ravviando un ciuffo ribelle dalla fronte.
Con tutta la mano era affondata di nuovo nei suoi capelli, ravviandoli del tutto e lasciandogli la fronte libera.
Aveva sentito il solito tuffo al cuore, pensando a quanto le apparisse bello.
Anche così, sciupato e stanco, possedeva un fascino magnetico.
Bella aveva iniziato ad avvertire un caldo languore invaderla e renderla più debole. Se non fosse stata sdraiata, sicuramente avrebbe sentito le gambe farsi molli e lo stomaco contrarsi.
Sembrava proprio il preludio di qualcosa che l'avrebbe travolta come la tempesta di quella notte aveva travolto la loro barca.
Era stato naturale, a quel punto e con quelle sensazioni in corpo, posare le sue labbra su quelle di Edward. Non aveva pensato di baciarlo veramente, aveva solo sentito il bisogno impellente di sentire il suo sapore.
Aveva scoperto di non averne mai abbastanza, di volerlo sentire sino a perdere la percezione del proprio.
Con la lingua, aveva seguito il profilo del labbro inferiore, poi quello superiore, incontrando oltre al suo gusto, anche il salato della salsedine.
Quando era stata tentata di forzare le sue labbra alla ricerca di un contatto più intimo, le era apparso il verde cupo dei suoi occhi.
Aveva appena fatto in tempo a coglierne lo sguardo eccitato, che lui l'aveva rovesciata sotto di sè, dominandola con tutto il suo peso e la sua forza. Era intrappolata, non poteva muoversi da quella posizione, mentre sentiva la sua erezione spingere attraverso i vestiti.
Edward aveva preso a dondolare il bacino con lentezza, come se sapesse che il suo corpo era troppo sensibile per un contatto più deciso.
Era stata percorsa da un lungo brivido, mentre ansia e piacere montavano di pari passo dentro di lei, dandole l'impressione che il suo corpo sarebbe andato distrutto in tanti piccoli pezzi.
La stava baciando con un'intensità ed una profondità tale, che le sembrava davvero di non riuscire a respirare. La sua lingua la esplorava con foga, come se fosse dipendente da lei e riuscisse a placare il proprio desiderio solo assaporandola.
Aveva sentito il piacere iniziare a diffondersi in tutti i punti del proprio corpo, che si contraeva in attesa di qualcosa che ancora non sapeva bene cosa fosse.




Con una mano era risalito sino al suo seno e lo aveva ricoperto, stringendolo leggermente. Bella aveva sentito i capezzoli irrigidirsi, e subito dopo le dita di Edward avevano toccato quello su cui aveva posato la mano, attraverso la stoffa della maglietta. Lo aveva strizzato solo leggermente, ma Bella aveva avvertito come un'esplosione dentro lei.
- Edward...
Lo aveva chiamato con voce roca ed affannata, non sapendo nemmeno lei se per farlo smettere o nel desiderio che prolungasse all'infinito quelle carezze sul suo seno.
La reazione di Edward, però, era stata immediata: si era sollevato sui gomiti, per non gravarle più addosso, fissandola con un'espressione colpevole.
- Dio, Isabella... mi sono svegliato, ti ho sentito accanto a me...
Aveva avuto un certo affanno nella voce, probabilmente lo stesso che anche su di lei aveva l'effetto di alzarle ed abbassarle velocemente il petto.
Quel contatto con lui era stato così... non sapeva nemmeno bene come definirlo: eccitante, improvviso, travolgente...
- Credo... credo di essere stata io, a... bè, sì insomma... a... provocarti...
Davanti a quella semi ammissione in lui c'era stata una specie di trasformazione: l'aria colpevole era sfumata in un'espressione meno cupa, più trasparente.
- Allora non stavo sognando... mi stavi baciando veramente.
Si era sentita arrossire, non tanto perchè lo stava effettivamente baciando, ma perchè le era venuto in mente come avesse prima avvertito la sua involontaria eccitazione e avesse deciso proprio per quello di farlo.
Perchè si era eccitata a sua volta nel sentirlo rispondere così alla sua vicinanza.
- Sì... scusa, non ho resistito. Eri così... invitante...
- Invitante?
Aveva esibito uno sguardo piacevolmente sorpreso davanti alla sua risposta. Sicuramente non si aspettava un tale sfoggio di audace sincerità da parte sua.
Ma Bella, invece, sentiva che era sempre più facile lasciarsi andare a tutte quelle sensazioni che lui sapeva accendere dentro di lei.
Voleva fidarsi di lui proprio come le aveva chiesto di fare.
- Sì, anche così, con quest'aria stanca ... sei comunque... invitante.
Edward aveva dovuto faticare per non riprendere da dove si era interrotto davanti allo sguardo che aveva ora Bella.
Un misto di innocenza, malizia, passione che la rendeva tremendamente irresistibile. Ora che era completamente tornato in sè, dopo quel risveglio così... inaspettato, vedeva anche su di lei i segni della notte appena passata, ma lo stesso la trovava bellissima.
Si era anche accorto del bozzo che aveva sulla tempia sinistra e lo aveva sfiorato delicamente.
- Sei caduta? Ti fa male?
Lei aveva annuito leggermente.
- Solo un pò. Sono caduta mentre rientravo... niente di grave, comunque, stai tranquillo. E tu? A parte la stanchezza, e non provare a dire che non è vero, qualche altro danno?
Aveva sentito un nodo allo stomaco davanti all'espressione preoccupata di Bella: era l'idea che lei gli dimostrasse i suoi sentimenti così apertamente a destabilizzarlo. Aveva pensato che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di quell'amore che lei gli stava già donando.
- Stanchezza a parte, tutto bene.
Si era lasciato scivolare di fianco, senza però voler interrompere il contatto con lei. Difatti l'aveva nuovamente abbracciata, tirandosela vicina, tanto da arrivare a sfiorarsi con i visi.
- Del resto, avevo una promessa da mantenere, giusto? Che sarebbe andato tutto bene. Non potevo deluderti...
- Decisamente sei stato grande nel mantenerla...
Gli era venuto da sorridere davanti a quell'espressione così diretta. Gli piaceva anche questo di Isabella, il fatto che lo avesse sempre trattato alla stregua di un uomo qualsiasi. Non aveva mai avuto nessun riguardo per il fatto che lui fosse stato Edward Cullen.
- Direi che stamattina le mie azioni sono decisamente in risalita netta, rispetto a ieri sera, quando dubitavi delle mie capacità...
Era stata lei a ridere questa volta.
- Sarà l'effetto dello scampato pericolo...
Però non era quello che gli stava dicendo il suo sguardo nocciola: lì, Edward aveva trovato un'altra verità.
La tempesta non c'entrava nulla con quello che era appena successo tra loro, nel modo in cui lei lo aveva desiderato.
- Se dici così, mi costringi ad inseguire il mal tempo.
- Non credo di avere ancora i nervi abbastanza saldi come i tuoi.
- Basta avere fiducia in se stessi... il resto viene da se...
Si fissavano negli occhi, dove quel discorso continuava ad avere tutto un altro senso.
Era quell'alchimia che ormai li spingeva sempre più l'uno verso l'altro, sia fisicamente che sentimentalmente, nonostante le rispettive paure.
- Lo spero. Non voglio più avere paura.
Il modo in cui glielo aveva detto, come si era stretta a lui... tutto lo aveva fatto letteralmente impazzire.
Era come se l'avesse aspettata per tutta la vita, e lei finalmente fosse arrivata.




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Quando si era nuovamente svegliata, Edward non era più accanto a lei.
I primi attimi era stata capace solo di avvertire la sua mancanza, quasi come una ferita aperta. Un pò ne era rimasta turbata: non si capacitava, infatti, di come si sentisse già così dipendente da lui.
Era quasi un malessere fisico il non poterlo vedere, toccare, sentire.
Era così per tutti l'amore? Anche lui provava la stessa sensazione?
Il ricordo del risveglio precedente si era affacciato immediatamente, acuendo quella sensazione di vuoto.
Era stato travolgente il modo in cui l'aveva baciata, accarezzata...
Si era posata una mano sul seno, proprio dove si era posata quella di Edward.
Il cuore era tornato a battere all'impazzata.
Non c'erano parole per descrivere quello che aveva sentito... era stata come un scarica di adrenalina... anzi no, era stato come avvertire una scossa elettrica...
La realtà era che c'erano state mille sensazioni e tutte indescrivibili.
Perchè c'era stato anche quel contatto intimo con la sua erezione, il modo in cui aveva sfiorato il suo punto più sensibile...
A quel punto si era alzata in piedi, per cercare di scaricare quell'insieme di sensazioni attraverso gesti concreti: cambiarsi quei vestiti stropicciati, impregnati del suo profumo; raccogliere i capelli, resi già lisci dalle sue mani che li avevano accarezzati a lungo; guardarsi allo specchio, controllando quel bozzo sulla tempia che le sue mani avevano tastato così delicatamente.
Togliersi dai pensieri - e non solo da lì - Edward sarebbe stato impossibile.
Ma guardandosi negli occhi, Bella si era chiesta perchè lo avrebbe dovuto fare. Non c'era forse sensazione più bella, che non quel desiderio che sentiva per Edward?
Non lo voleva, di fatto, in ogni senso? Sì... e lo voleva sempre di più.
Era come essere partita per un viaggio di cui non ne conosceva la destinazione finale, ma solo le tappe intermedie: di volta in volta si facevano sempre più straordinarie, lasciando intendere che la meta sarebbe stata mille volte meglio.
E si era sentita felice, in quel momento, Bella.
Perchè aveva capito che comunque fossero andate le cose tra lei ed Edward in futuro, di una cosa non si sarebbe mai pentita: scegliere di amarlo e farsi amare da lui.



XXXXXXXXXXXXXXXX



Per Edward, svegliarsi di nuovo accanto a Bella e decidere comunque di alzarsi, era stata una decisione sofferta.
Aveva scoperto che tenerla tra le braccia, lo completava come niente aveva avuto il potere di fare. Anche la passione che si era scatenata tra loro, sentiva essere frutto di quella sensazione.
Sapeva per certo che se Bella non lo avesse chiamato, non si sarebbe fermato. 
La pienezza del suo seno sotto le mani, la punta turgida che aveva stretto tra le dita...
Basta! Aveva dovuto immediatamente allontanare i ricordi di quel primo risveglio, perchè Isabella era ancora accanto a lui, addormentata e più invitante che mai.
Invitante. Così lo aveva trovato anche lei...
Basta! Questa volta si era imposto di alzarsi. Le aveva sfiorato solamente la fronte con un bacio, prima di lasciare immediatamente la cabina, senza più voltarsi indietro.
Fuori aveva inspirato profondamente, per calmare il battito accelerato... e non solo quello!
Era diventato subito consapevole di quanto gli fosse entrata nel sangue, incendiandolo con una voglia mai sperimentata prima.
Aveva avuto in tutto una decina di donne, con delle relazioni più o meno durature.
Cosa rendeva tutto diverso con Isabella?
Amore. Questa era la risposta che aveva trovato. Non era solo sesso e basta. O sesso e tiepido affetto. O sesso e stima reciproca. O sesso ed amicizia. Con le altre donne era stato così.
Con Isabella era il bisogno di amarla, di spingersi dentro di lei in ogni modo possibile, sino a toccarle l'anima.
Appoggiato alla porta della cabina da cui era appena uscito, Edward aveva dovuto attendere un attimo prima di riuscire a riprendere il controllo su se stesso.
Sentiva il sangue scorrergli nelle vene, quasi più forte di come l'aveva sentito in quella lunga notte sotto l'influsso dell'adrenalina che l'aveva sostenuto e accompagnato nella battaglia contro la violenta tempesta.
Era stata dura, ma alla fine ne era uscito vittorioso. Sicuramente sapere che la vita di Bella era stata davvero tra le sue mani, lo aveva reso ancora più forte.
Rischiare la propria vita, non era come rischiare la sua.
Aveva mollato, infatti, solo quando era stato sicuro di essere totalmente fuori pericolo. In quel momento, aveva sentito la stanchezza piombargli addosso violentemente.
Si era scoperto capace di poter solo sperare che la barca mantenesse la rotta impostata, prima di recarsi nella cabina di Bella per avvisarla che si erano lasciati il pericolo alle spalle e che lui aveva un disperato bisogno di riposare.
Solo che l'aveva trovata addormentata. Non aveva nemmeno dovuto pensarci, perchè incurante del fatto di essere fradicio dalla testa ai piedi, il suo istinto era stato quello di sdraiarsi accanto a lei, stringerla contro di lui e chiudere gli occhi.
Cadere addormentato era stato quasi istantaneo. Poi c'era stato quel risveglio...
Ma prima che riprendessero a scorrergli in testa quelle immagini così vivide del corpo di Isabella sotto il suo, si era deciso ad inziare la giornata. Aveva un mucchio di cose da fare: controllare se erano andati fuori rotta, e di quanto nel caso. Controllare più accuratamente se la Deep Blue aveva subito danni o anomalie. Stabilire dopo i primi due punti, quale sarebbe stato il nuovo programma.
Perchè anche se non voleva ammetterlo con se stesso, Edward aveva già iniziato a desiderare di anticipare una delle tappe che aveva avuto in programma per quel loro viaggio.
Un luogo a lui caro che aveva sempre pensato di mostrare un giorno a Bella, quando ancora pensava solo di essere affezionato a lei.
Un luogo che adesso, amandola come l'amava, sentiva di voler condividere con lei più che mai.




 










Allora... di tempesta si è trattata, ma solo metereologica! XD!  (Per sapere se era possibile superarla sani e salvi mi sono letta un bel pò di testimonianze su internet... ragazze che paura! Però si è rivelato fattibile).
Mi sa che ad ogni momento vi siete ritrovate ad imprecare contro di me, pensando che la situazione tra i due potesse precipitare drammaticamente!
Ma per questo è ancora presto... adesso è il tempo dell'Amore. No, non è un errore di battitura, siamo all'Amore con la A maiuscola.
Infatti potrebbe essere già quello di giovedì IL CAPITOLO (tutto maiuscolo sì! XD)... oppure quello di lunedì prossimo?
Stavolta non lo so nemmeno io davvero! XD!
Quando vi dico che le emozioni mi "trascinano" non è una bugia. Può darsi che nei prossimi giorni, infilando i miei occhiali speciali per scrivere, le lenti siano più tendenti al rosso che non al rosa!
Anche se non potrà essere rosso vero, dato che ho scelto un rating arancione. Ma non sarà nemmeno il bianco della Meyer!
Nel senso che non vi manderò in bianco, le acque profonde ve le farò gustare almeno un pò! XD!
Colgo l'occasione per ringraziarvi ancora della vostra meravigliosa voglia di condividere con me questa avventura. Magari non ci crederete, ma vi giuro che mai mi sarei aspettata di trovare tante persone fantastiche come voi. Ogni volta mi emozionate, perchè ogni volta vi trovo sempre un pochino più familiari nei vostri commenti, e quindi più vicine.
Come posso ringraziarvi?
Fatemelo sapere, vedrò di metterlo in pratica! XD!
A giovedì.
Un bacio.
Roberta.



PS: riguardo al rating... mi domandavo, quante di voi potrebbero leggere il rosso? Avrei in mente, successivamente, qualche capitolo extra (quindi da postare a parte)  veramente rosso... ma non vorrei farlo correndo solo il rischio di rammaricare la maggior parte delle mie lettrici perchè non vi possono accedere!
Quindi, battete un colpo se potete accedere e siete interessate! Mi farò un'idea più precisa...

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Buongiorno ragazze.
Quello che ho da dirvi oggi, è qualcosa che io sento fortemente, tanto che sono qui a condividerlo con voi.
Cito un film, Pretty Woman, che forse molte di voi conosceranno. La protagonista (una bellissima Julia Roberts) verso la fine rivolgendosi al suo "lui" (un altrettanto bellissimo Richard Gere) e parlando della loro relazione, usa parole molto significative dicendogli " Io voglio la favola, Edward" (un nome a caso...).
Perchè ve lo dico? Perchè so (ma credo che molte altre donne lo sappiano insieme a me) che le favole non esistono. Si possono solo sognare, o sognare di viverle, e nel fare questo penso ci sia in parte la volontà di non arrendersi totalmente a quella realtà che molte  volte - anzi troppe volte - ci vuole ferite, usate, umiliate, sottomesse, uccise in nome di un "amore" che non può invece essere definito tale.
E' come se ci fosse una parte di noi che continua a credere che sia possibile la favola, e credo che sia quella parte capace di rendere il mondo un posto migliore.

Questo capitolo lo dedico a tutte voi lettrici.
Con affetto.
Roberta




Pov Edward

- Mamma?

Al suono delle mia voce, aveva aperto gli occhi. Mi ero ritrovato a fissare un verde ancora più brillante del mio, pieno di una dolcezza che mi aveva subito scaldato il cuore.
- Ciao tesoro, sei tornato.
Avevo intuito il suo gesto, e mi ero sporto verso di lei, per facilitarle quella carezza sulla mia guancia. Nonostante lo sforzo, non si era risparmiata di scompigliarmi anche i capelli, come aveva sempre fatto.
- Quando ti decidi a tagliarli? O quest'aria ribelle è l'ultima trovata tua e di Sam, per fare più colpo sulle ragazzine?
Mi aveva rivolto uno sguardo malizioso, che però non aveva mascherato del tutto il dolore che ormai lo pervedeva quasi sempre.
Avevo sentito immediatamente formarsi un groppo in gola, ma avevo cercato di respingerlo giù, deglutendo più volte.
- Veramente, l'unico ad impazzire per questi capelli è papà... così sai...
Non avevo avuto bisogno di aggiungere altro. Lei si era immediatamente accigliata, anche se non proprio del tutto convinta.
- Edward! Avevi promesso che avresti cercato di andare d'accordo con lui, o sbaglio?
E' vero, avevo promesso, ma solo perchè avevo giurato che l'avrei fatta felice per tutto il tempo che Dio mi avesse ancora concesso con lei.
E sapeva solo lui, quanto speravo che quella promessa servisse a prolungarle la vita.
- Sì, scusa. Domani vado a tagliarli, magari...
Mi ero prodotto in una specie di gesto che doveva essere il simbolo di una promessa. Lei era scoppiata a ridere, rasserenandosi.
- Oh, smettila. Quell'aria da innocente non ti si addice proprio...
Ma la risata si era presto trasformata in un attacco di tosse che l'aveva lasciata esausta. Si era infatti dovuta riadagiare sui cuscini che la sostenevano.
La vedevo sempre più fragile in quel letto, con tutti quei macchinari attaccati, la flebo perennemente infilata nel dorso della sua mano.
Mi stava lasciando, anche se io cercavo di trattenerla con tutte le mie forze, facendole capire che avevo un disperato bisogno di lei.
- Mi daresti un pò d'acqua, per piacere?
Mi ero alzato, servendole dell'acqua, per poi aiutarla a berla.
- Grazie.
- Mamma, dovresti riposare ora.
- Ehi, guarda che sono ancora io quella che può fare le raccomandazioni tra noi due...
Era tornata a scherzare, mentre io mi sentivo sempre più sull'orlo di un precipizio: quello delle lacrime che spingevano per uscire.
- Sentiamo, allora: di che si tratta questa volta?
Avevo sbuffato, ma solo per cercare di ricacciare indietro quella paura che mi attanagliava ogni volta che aveva qualcosa da dirmi e che suonava come parte di un lungo addio. Infatti, nelle ultime settimane, avevamo parlato sempre di più del mio futuro e del fatto che lei... che lei non ne avrebbe fatto parte ancora per molto.
Lei doveva averlo capito, perchè mi aveva sorriso ancora più dolcemente.
- Non ti si addice nemmeno quell'aria da burbero, sai? Sei così bello, Edward. Quando sarai un uomo, giurami che non te ne approfitterai per spezzare cuori a destra e a manca.
Avevo cercato di sorridere, ma l'idea di diventare un uomo senza di lei mi sembrava così difficile.
- Dai, mamma! Che cavolo di discorsi...
- Non dirmi che ti vergogni di me! Ma se prima mi raccontavi tutto!
- Sì, ma non avevo quasi sedici anni....
- E allora?
Mi era sempre piaciuto scherzare così con lei. Sapeva che non le avrei mai nascosto nulla in realtà.
- E allora niente... non mi va di fare promesse che non potrò mantenere! Le donne impazziranno sicuramente per me, la tentazione sarà forte...
- Ma sentilo! Spero proprio che troverai una donna capace di farti rigare dritto! E tu...
Lo sguardo che mi aveva rivolto sapevo che non l'avrei mai più dimenticato: perchè non era stato quello di una madre, ma quello di una donna ferita. Una delle pochissime volte che mi aveva permesso di vederlo.
- ... tu non ti azzardare a renderla infelice, chiaro? Anzi, prometti!
Mi aveva puntato l'indice contro, prima sul petto, poi si era trasformato in un buffetto scherzoso sotto il naso.
- Promesso. Ma adesso, potresti evitare di programmare la mia futura vita sentimentale?
Mi aveva preso per mano, la sua così delicata rispetto alla mia. Anche più pallida, dal momento che la mia era abbronzata essendo già estate inoltrata. Non avrei voluto allontanarmi mai da quella stanza, ma era proprio lei ad insistere perchè invece uscissi in barca a vela. Diceva che così, quanto tornavo e le raccontavo come era andata, era come se lo avesse fatto anche lei, come se fosse stata lì con me.
- Sì, hai ragione. Ti ho rotto abbastanza le scatole per oggi. Passiamo a cose più piacevoli: il tuo compleanno.
Mi si era stretto il cuore in una morsa di ghiaccio.
- Mamma, manca ancora più di un mese! Non dirmi che stai già pensando alla festa...
Mi aveva sempre organizzato delle bellissime feste finchè ero stato bambino. Ora che ero più grande, mi concedeva di utilizzare la casa che era stata dei suoi genitori. Lì, ero libero di fare quello che volevo, al di fuori del giudizio severo ed implacabile di mio padre, che riteneva le feste solo inutili e dannose per la nostra reputazione. C'era sempre la possibilità che la stampa li trasformasse in festini depravati tra ragazzini ricchi sfondati, a base di sesso, alcol e droga. La sua reputazione ne sarebbe uscita danneggiata, della mia credo che non gli importasse molto, dato che non ne faceva mai cenno.
- No, ormai so che te la cavi benissimo da solo per la festa... e poi c'è sempre Sam per darti una mano, giusto? E vi divertirete, come sempre.
Mi aveva lanciato una lunga occhiata eloquente, che io avevo cercato di ignorare. Faceva troppo male vederla così sicura che lei non ci sarebbe stata.
Le avevo stretto la mano con più forza, probabilmente facendole anche male.
- Edward, amore...
Mi aveva chiamato dolcemente, altro sale su quelle ferite che bruciavano già nel mio cuore.
- Non voglio che sia un momento triste, questo. Ho una bellissima sorpresa per te, per il tuo compleanno. E voglio dartela adesso, proprio oggi in particolare, che mi sento così bene.
Non avevo potuto fare a meno di guardarla: il corpo quasi scheletrico, il viso pallido e smunto, le occhiaie profonde, il solito foulard colorato a celare la mancanza dei suoi bellissimi capelli.
Li aveva avuti del mio stesso colore, lunghi e mossi. Da piccolo, avevo avuto spesso il vizio di addormentarmi arrotolandomene una ciocca sulle dita.
Mia madre non stava meglio, stava morendo. I medici le avevano dato sì e no ancora un paio di settimane di vita. Mio padre, me lo aveva detto solo qualche sera prima.
"Tua madre sta morendo, Edward. Forse le rimane una, due settimane. Non di più. Stalle vicino".
Tutto qui quello che aveva saputo dirmi. Non uno sguardo più lungo del dovuto, non un abbraccio, una carezza.
Non una cazzo di fottutissima parola che mi avesse fatto intendere che gliene fregasse veramente qualcosa di lei! 
- Edward? Torna qua con me, tesoro...
La voce di mia madre mi aveva richiamato al presente, facendomi intendere che aveva capito benissimo in quali pensieri fossi finito.
Mi aveva stretto la mano il più possibile, per quanto glielo avevano concesso le sue forze.
- Non ti preoccupare, andrà tutto bene, amore. Io lo so che ce la farai, sai? Sei mio figlio, dopotutto. Prima ancora che un Cullen, sei un Masen. Ricordatelo, capito?
Mi aveva toccato proprio all'altezza del cuore.
- I Masen usano questo...
Poi si era spostata sulla fronte.
- I Cullen usano questo...
Aveva sorriso. Quel suo splendido sorriso, quello che diceva che anch'io possedevo uguale identico.
- Sono sicura che la combinazione ti renderà una persona speciale. Il meglio di mamma e papà... cosa può desiderare di più un figlio?
Che tu non muoia, mamma.
Ma questo non avevo avuto bisogno di dirglielo, lei lo sapeva.
- Ma ancora stiamo andando fuori tema... torniamo al tuo compleanno e alla mia sorpresa. Dovresti andare al mio como, aprire il primo cassetto e prendere la busta che c'è dentro.
Lo avevo fatto. Avevo trovato una busta con l'indirizzo di uno studio legale. Ero tornato a sedermi accanto a lei, sul letto.
- Tanti auguri, Edward. Arriva, forse, con un pò di anticipo... ma purtroppo...
La sua voce si era incrinata, e l'avevo vista inspirare profondamente per recuperarne il controllo.
- ... credo di avere altri impegni per il tuo diciottesimo compleanno.
Mi aveva guardato dritto negli occhi, dimostrandomi quanto fosse forte nell'animo.
- Dai, aprila... non sei curioso?
Sentivo che lo avrei fatto solo per lei. In realtà mi sentivo distrutto e l'unica cosa che avrei voluto fare, sarebbe stata quella di sdraiarmi accanto a lei e farmi abbracciare.
- Sì.
Avevo aperto la busta, estraendone un unico foglio. Era un atto di proprietà.
Mia madre, Elizabeth Dorothy Masen, mi aveva regalato un'isola in mezzo al mare dei Caraibi.
- Il mare è sempre stata la nostra passione, Edward. Credo che non potrebbe esserci un posto più felice, per due tipi come noi, che non su un'isola circondata da acque cristalline.
A quel punto, non ce l'avevo più fatta. Avevo iniziato a piangere. Lacrime silenziose, ma non meno dolorose.
Anche lei aveva iniziato a piangere, e mi aveva attirato contro di lei, facendomi appoggiare il viso sul suo seno.
- Ti voglio bene, Edward. Te ne vorrò per sempre, ricordatelo. Sei stata il regalo più bello che la vita mi abbia fatto.


Quattro giorni dopo avermi regalato Isola Corallo mia madre era morta di cancro.
Non ero andato a scoprire l'isola, sino a che non avevo compiuto diciotto anni. L'avevo fatto sapendo che, in origine, lei avrebbe voluto donarmela per la mia maggiore età.
La prima volta che l'avevo vista, il ricordo di lei mi aveva riempito l'anima. Ed ogni volta che ci ero tornato, l'avevo sempre sentita ancora più vicina, proprio come se ci fosse ancora stata.
Quell'isola sarebbe stata sempre il mio posto nel mondo, proprio come lo era sempre stata mia madre.




XXXXXXXXXXXXXXXXX



Bella aveva finalmente visto l'isola su cui sarebbero sbarcati per trascorrervi un numero imprecisato di giorni. Edward, infatti, era stato un pò vago al riguardo. In realtà, era stato un pò vago in generale su quella nuova tappa.
Grandi palme spiccavano alte al centro di quella striscia di terra. Sul lato destro si vedevano alcune rocce, come se una parte dell'isola fosse stata tagliata di netto. Sulla spiaggia bianchissima, proprio ormai di fronte a loro, c'era un lungo pontile dove erano diretti.
- Ma è bellissima, Edward.
Si era voltata verso di lui, intento a compiere le ultime manovre per accostarsi al pontile e poter ormeggiare la barca. Per queste operazioni usava i due motori di cui era dotata, facilitando la manovra di avvicinamento.
- Ti piace davvero?
Le aveva rivolto uno sguardo strano.
- Sì. Non so come hai fatto a scovare un posto del genere.... ma credo davvero che sia stupendo! Ma ci sono altri ospiti?
Avvicinandosi, aveva intravisto una costruzione magnificamente incastonata tra le alte rocce. Non le era apparsa abbastanza grande da essere un albergo, quindi si era chiesta quante persone potesse ospitare.
- Veramente, siamo noi gli unici ospiti.
Ovviamente Bella non era rimasta del tutto stupita da una notizia del genere: Edward era abbastanza ricco da potersi permettere di riservare solo per loro ben più che un resort, per quanto di lusso, su un'isola caraibica. Se avesse voluto, per esempio, avrebbe potuto acquistare addirittura lo stesso St. Marie, solo perchè ci studiava lei!
- Nessuno a fare da padrone di casa, quindi?
Aveva ormeggiato la barca lungo il fianco, legandola con due cime. In quella posizione non era possibile utilizzare la passerella, infatti si era voltato verso di lei e le aveva fatto segno di volerla aiutare a sbarcare sul pontile, scavalcando la draglia.
- Vieni, ti aiuto.
Era sceso prima lui, allungando una mano e aiutandola appunto a fare altrettanto. Quando era stata sul pontile, le aveva sorriso con quel suo modo speciale di farlo.
- Veramente, Isabella, il padrone di casa, qui, sono io.
Probabilmente doveva aver sfoggiato un'espressione davvero sorpresa, perchè Edward le aveva sorriso ancora di più.
- Quest'isola è tua?
Sapeva che poteva essere tranquillamente possibile, era ricco abbastanza anche per quello, solo non riusciva a credere che fosse davvero proprietario di un isola nel mezzo del mar dei Caraibi e, soprattutto, che ci avesse portato lei.
- Vuoi che ti mostri il certificato di proprietà?
L'aveva presa in giro, e lei aveva sentito sfumare parte della sorpresa in un miscuglio di ansia, eccitazione, aspettativa: erano soli, in una sorta di paradiso terrestre.
- No, ovvio che non è necessario... è solo che non me l'aspettavo...
- E' il bello delle sorprese sai?
Ecco, adesso aveva usato un tono di voce che le aveva fatto scendere dei brividi lungo la schiena.
- Una bellissima sorpresa, davvero.
Aveva capito che stava per baciarla, e lo aveva fatto in una maniera che l'aveva toccata sin nel profondo: dolcemente, a lungo, le mani sprofondate tra i suoi capelli a sostenerle il capo.



XXXXXXXXXXXXXXXXX




Sull'isola, non erano stati proprio soli, in realtà. Poco dopo era arrivato un uomo di mezza età, Miguel, che aveva scoperto esserne il guardiano. Insieme alla moglie Maria, si occupavano della casa e di tutto quello che concerneva la sua manutenzione. Vivevano su di un'altra isola più grande, che distava circa mezz'ora, e si muovevano con un piccolo motoscafo che aveva poi visto ormeggiato sull'altro versante.
L'uomo l'aveva salutata calorosamente quando Edward li aveva presentati, e le aveva fatto sapere che era molto contento di conoscerla finalmente. A lei era tornato in mente Felipe, il proprietario del ristorante, che più o meno le aveva detto la stessa cosa.
Miguel era arrivato su di una sorta di macchinetta elettrica, con cui avevano fatto un primo giro panoramico. Avevano costeggiato la spiaggia bianca, si erano inoltrati in un fitto bosco di palme, erano sbucati in una radura dove c'era anche un laghetto d' acqua dolce, formato da una cascata naturale che sbucava dalle alte rocce. Da lì partiva una strada che conduceva in alto, dove era situata la casa. Era decisamente uno spettacolo mozzafiato: sembrava fondersi con il lato roccioso dell'isola ed era incredibile da vedere.
Quando si erano fermati davanti all'ingresso, erano scesi solo loro, congedandosi da Miguel. Poi Edward le aveva passato un braccio intorno alle spalle, e l'aveva invitata ad entrare.
Bella era rimasta subito colpita da come risultasse tutto elegantemente ricercato, pur rimanendo nell'insieme semplice e sobrio. Erano entrati in un salone dal pavimento in legno chiaro e dalle grandi vetrate che facevano entrare il caldo sole del tardo pomeriggio. C'erano dei bellissimi divani nelle tonalità del beige chiaro, abbinati a mobili più scuri, e morbidi tappeti a completare l'arredamento.
- Vieni, ti faccio vedere il resto.
Erano entrati in una grande cucina, dove avevano trovato una donna indaffarata a lavare della verdura.
- Salve, Maria.
- Sig. Cullen! Ben arrivato! Finalmente è qui...
Si era asciugata le mani nell'ampio grembiule che indossava, sorridendo ad entrambi, e sfoggiando un inglese dal forte accento spagnolo.
- Sì, è vero, è bello essere di nuovo qui...
Poi, come con Miguel, l'aveva presentata con semplicità alla donna.
- Maria,  lei è Isabella
- Buonasera, Isabella. E' un vero piacere conoscerla.
- Buonasera, Maria. Il piacere è mio.
Bella si era chiesta cosa sapessero Maria e Miguel di lei, ma aveva dovuto rimandare le domande. Perchè Edward aveva chiaramente dimostrato di voler proseguire nel giro.
- Maria, faccio vedere il resto della casa ad Isabella. Torno dopo da te...
- Certo, Sig. Cullen. Mi trova qua.
Erano usciti, proseguendo.
- Questa è la sala da pranzo.
Anche quella stanza era arredata con cura, dando l'impressione che tutto fosse stato studiato attentamente per risultare essenziale, ma sempre con grande eleganza. C'erano ampie vetrate che questa volta offrivano lo spettacolo delle onde che si infrangevano impetuose sugli scogli.
- Questo è il mio studio, anche se di solito non faccio proprio nulla quando sono qui....
Era una stanza decisamente più pratica ed austera, anche se conservava un suo fascino dovuto al panorama che si vedeva dall'ampia vetrata: ancora mare e scogli.
Poi era tornato indietro, aprendo una porta.
- E questa è la tua stanza.
Era un'ampia camera, dai muri color indaco e con il pavimento in legno chiaro. Al centro, c'era un ampio letto matrimoniale in ferro battuto, con tanto di baldacchino e telo bianco a creare una cortina trasparente. C'era un'elegante cabina armadio e due ampie poltrone dai tessuti in una tonalità di indaco più chiaro. Come per le altre stanze, un'intera parete era costuita da un'ampia vetrata da cui entrava la luce rossa del tramonto, e da cui si poteva ammirare la spiaggia bianca ed il mare.
- Qui c'è il bagno.
Era dotato di ogni comfort, persino di un'ampia vasca idromassaggio. Era tutto sui toni del lilla e curato in ogni particolare. C'erano anche dei fiori freschi che emanavano un profumo intenso.
- La mia stanza è quella di fronte. E' identica, cambiano solo i colori... se vuoi, però, possiamo fare a cambio... anche se mi sembrava di aver capito che il lilla è uno dei tuoi colori preferiti...
- Sì, sì... va benissimo, infatti. E'... è...
Bella era incredula: quella stanza era stata preparata pensando a lei!
Edward... lui aveva voluto che lì ci fosse una stanza per lei... in una casa che era sua...
Non trovava le parole per esprimere l'emozione che sentiva.
- E'...?
Edward l'aveva sollecitata a continuare, guardandola curioso... o forse, ansioso?
- E' perfetta.
Le aveva regalato un altro sorriso da toglierle il fiato.
- Bene, mi fa piacere. Ora posso lasciarti sapendo che la trovi perfetta.
Le aveva deposto un bacio a fior di labbra, un contatto veloce ma intimo, proprio prima che si sentisse un lieve bussare.
- Posso?
Erano tornati in camera, dove sulla soglia era comparso Miguel, con la sua borsa. Edward, dopo due giorni di navigazione, solo quella mattina le aveva detto di radunare i suoi vestiti e la sua roba, perchè entro sera sarebbero sbarcati per soggiornare sulla terraferma.
- La lascio qui, Sig. Cullen?
- Sì, grazie Miguel.
L'uomo l'aveva deposta vicino al letto e poi se ne era andato congedandosi con un sorriso.
- Bene, hai tutto quello che ti serve. Così posso già chiedertelo adesso, senza tornare a disturbarti...
Chiederle che cosa? Okay, decisamente stava vivendo un sovraccarico di emozioni. L'arrivo all'isola, quella casa, quella stanza... ora quello sguardo di Edward.
- Se ti avessi incontrato in una qualsiasi altra circostanza, Isabella, ti avrei chiesto un vero appuntamento.
Si era allontanato di un passo, senza smettere di fissarla intesamente.
- Ti avrei chiesto sicuramente di poterti portare fuori a cena. Possibilmente in un posto appartato, dove poter approfondire la tua conoscenza, senza correre il rischio di essere disturbati.
Edward continuava a stupirla, a farle vivere emozioni che non le sembrava possibile riuscire a contenere tutte in una volta.
- E sarei rimasto in attesa di sapere se tu avresti accettato o meno il mio invito.
Era quello che stava facendo: aspettava la sua risposta. Per quell'invito a cena, loro due soli, proprio come se fosse un vero appuntamento.
E non c'erano stati dubbi su quello che aveva voluto rispondere.
- Sì, certo. Accetto molto volentieri il tuo invito.



XXXXXXXXXXXXXXXXX



Si era guardata nello specchio per l'ultima volta, con una sensazione di dejà-vu: si era già osservata una volta con indosso quel vestito, pronta per recarsi ad un appuntamento.
Ma le sensazioni che aveva vissuto allora, non potevano essere minimamente paragonate a quelle che stava vivendo ora.
Un appuntamento con Edward.
Le batteva forte il cuore, mentre si guardava negli occhi, ritrovando e perdendo qualcosa della ragazza che conosceva.
C'era la semplicità del suo viso senza trucco, dei capelli lasciati naturali sulle spalle, di quel vestito che non era affatto raffinato o particolare.
Ma c'era anche una nuova luce nei suoi occhi, più sicura, uno sguardo più diretto, e il suo corpo, anche lui sembrava avere una postura meno impacciata, più morbida, più sinuosa.
Che cos'era a renderla diversa?
L'amore che sentiva per Edward, il desiderio che provava per lui.
C'era qualcosa di inespresso su quell'isola, sensazioni che sentiva sotto pelle, senza essere davvero consapevole di quali fossero.
Sensazioni che però la spingevano ancora di più verso di lui, come una corrente inarrestabile.
Aveva spostato lo sguardo sul display del cellulare: le 20.54. Ancora sei minuti e poi sarebbe stata l'ora di quell'appuntamento.
Edward sarebbe già stato nel salone ad aspettarla?
Era sicura di sì.
Come l'avrebbe guardata?
Le era tornato alla mente lo sguardo che le aveva lanciato la prima volta che l'aveva vista con quell'abito indosso e il suo cuore aveva perso un battito.
Forse era stato proprio quello sguardo, l'effetto che aveva avuto su di lei, il loro primo vero appuntamento.
In quei momenti, forse, si erano resi conto che il destino aveva sempre avuto qualcosa in serbo per loro.
Quel destino che aveva tolto tanto ad entrambi, ma che ora generosamente restituiva.
Le 20.58
Era tornata a guardarsi nello specchio.
Aveva paura?
Sì.
Di che cosa?
Di svegliarsi, e scoprire che tutto questo era soltanto un sogno.




XXXXXXXXXXXXXXXXX



La magia di quell'isola, il significato che aveva per lui, lo stavano aiutando a stemperare una tensione che mai avrebbe creduto di poter provare.
Quello con Isabella, era un appuntamento che aspettava da tutta una vita.
Era la sensazione che stesse davvero per rinascere, gettandosi alle spalle anni di dolore, di rabbia, di rancore, di vuoto.
E tutto grazie a lei, una ragazza non più bambina, ma nemmeno ancora donna.
Perchè lei, e nessun'altra, era arrivata così dentro di lui?
Forse era una domanda a cui non avrebbe mai trovato una sola risposta che potesse essere razionale, lucida, precisa.
Perchè quello che lo spingeva verso Isabella, era un insieme di sensazioni, di istinti, di sentimenti che non avevano nulla a che fare con la ragione.
Una forza primordiale a cui sarebbe stato inutile opporsi, dal momento che era diventata la sua unica ragione di vita.
Era spaventato dall'intensità con cui desiderava legare a sè Isabella, perchè era la stessa misura con cui lui sarebbe stato legato a lei.
Era stato inevitabile ripensare a sua madre.
Non potevi smettere di amare, potevi solo sperare che l'altra persona non smettesse mai di amare te.
Era una verità che aveva sempre avuto sotto gli occhi, ma che si era rifiutato di accettare.
Ed ora che sapeva come si sarebbe sentito, se Isabella un giorno avesse smesso di amarlo, aveva finalmente compreso sua madre.
Ed era stato come fare pace con una parte di se stesso.
La più importante, dal momento che era lì, nel suo cuore.
Guardando fuori, nella notte rischiarata solo dalle stelle, lo sguardo era andato al mare, al suo moto perpetuo.
Anche lui, ora, si sarebbe sentito sempre vivo, in movimento.
Il tempo di rimanere intrappolato nel passato era finito. Forse avrebbe sofferto, forse no, ma quell'amore per Isabella lo avrebbe vissuto sino in fondo, senza più paura o freni.
Aveva sentito la tensione scemare, permettergli di rilassare le spalle, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Ancora una decina di minuti, e poi sarebbe andato ad aspettarla in salone.
Le avrebbe parlato di sua madre, di quell'isola, di quello che significava per lui.
Non le avrebbe mai più nascosto nulla di sè. Nel bene e nel male, Isabella avrebbe sempre saputo cosa lui pensasse e provasse.



XXXXXXXXXXXXXXXXX



La cena era stata semplicemente perfetta.
Maria aveva cucinato tutti piatti tipici caraibici, rimpinzandoli di squisitezze a cui loro avevano fatto onore.
Aveva apparecchiato con cura la tavola nella sala da pranzo, con delicate stoviglie, fiori freschi e candele. Cosa avesse pensato di quella cena tra loro due, non lo aveva potuto sapere esattamente, ma da come si era comportata ogni volta che aveva portato una nuova pietanza, sembrava essere stata felice di vederli insieme.
Edward era stato un ospite perfetto, proprio come se quello fosse stato un vero appuntamento tra loro.
Quando era arrivata in salone e lo aveva visto, bè non era stata certa di riuscire a reggere l'emozione.
Era stato bello da mozzare il fiato, indossando semplicemente dei pantaloni neri ed una camicia grigia leggermente sbottonata.




Era stato il modo in cui era avanzato verso di lei, occhi negli occhi, prendendole una mano e baciandone il palmo.
Un contatto lieve, ma che le aveva fatto tremare le gambe, associato a quello sguardo verde in cui si era persa.
"Te l'avrei già voluto dire quella sera... sei bellissima, Isabella".
Le era bastata quella frase per capire che anche per lui, quella sera del suo appuntamento con Jake, quel momento tra loro, era stato davvero speciale.
Poi l'aveva accompagnata in sala da pranzo, l'aveva fatta accomodare, e da quel momento, illuminati solo dalla luce delle candele, avevano parlato e non solo con le parole.
I loro occhi si erano cercati per tutto il tempo, raccontandosi di loro ad un livello più profondo, sottopelle.
E adesso che la cena era giunta al termine, adesso che Maria si era congedata, augurando loro la buonanotte e raggiungendo Miguel per lasciare l'isola, erano rimasti veramente soli.
- Sei stanca?
La domanda di Edward era giunta mentre stava pensando di chiederglielo anche lei. Gli aveva sorriso.
- Stavo per chiederti la stessa cosa. Io no, e tu?
- No, nemmeno io.
Era di una bellezza incredibile quella sera, troppo per non dover distogliere lo sguardo e calmarsi. Aveva bevuto ancora un sorso d'acqua, giusto per tenersi occupata.
- Allora, magari ti va di fare una cosa con me...
Nel posare il bicchiere aveva urtato il piatto, e lui aveva sorriso come se avesse intuito il suo turbamento.
- Aspettami un attimo qui...
Si era alzato, e quando le era passato accanto, le aveva sfiorato una spalla con una carezza. Si era ritrovata ad inspirare profondamente, perchè aveva come l'impressione che l'aria intorno a lei si fosse fatta rarefatta.
Era passato poco tempo, quando si era diffusa una musica lenta. Poi era stato di nuovo lì, in piedi, il palmo della mano sinistra rivolto verso di lei.
- Balleresti con me?
- Non... non so ballare... pensavo te ne fossi accorto...
Il modo in cui la stava fissando... Bella non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno Edward avrebbe guardato così proprio lei.
- Non è difficile, lasciati guidare...
Lasciati guidare. Lasciati guidare. Lasciati guidare. Lasciati guidare.
Con quelle parole suadenti a rimbombarle in testa, aveva preso la sua mano, alzandosi. Le aveva fatto scivolare un braccio intorno alla vita stringendola a lui e intrecciando l'altra mano con la sua, portandosela al petto.
Si era sentita impacciata all'inizio, ma poi la vicinanza con il corpo di Edward era stata una sensazione familiare che l'aveva indotta a rilassarsi, appoggiando la guancia sul suo torace.
Aveva avuto ragione, lasciarsi andare non era stato poi così difficile.
Ondeggiavano leggermente, seguendo forse più il ritmo delle loro emozioni, che non quello della musica.
- Allora... non è poi così difficile, no?
La sua voce le era giunta bassa, le labbra a sfiorarle l'orecchio.
- No... avevi ragione...
Edward era stato attraversato da un brivido nel momento in cui aveva sentito le gambe e le cosce di Bella entrare in contatto con le sue, e quando si era lasciata andare contro di lui, il cuore aveva preso a battergli troppo in fretta. Non l'aveva ancora neppure baciata, e il desiderio per lei gli stava già incendiando il sangue.
Ma aveva desiderato poter ballare con lei sin da quando l'aveva vista arrivare bella, fresca e inconsapevolmente sensuale nella sua semplicità.
Aveva desiderato anche molto altro, ma aveva cercato di non pensarci.
- Edward?
La sua voce era risultata incerta, ma carica di una tale emozione che lo aveva scosso nel profondo.
- Sì?
- Vorrei che mi bacias...
Non era nemmeno riuscita a terminare la frase, che Edward le aveva già preso il viso tra le mani, lo aveva piegato all'insù, e aveva posato le labbra sulle sue, infilandole le dita tra i capelli mentre la baciava.
E quando lei gli aveva dimostrato di desiderarlo veramente quel bacio, facendogli scivolare le mani sul torace, e poi intorno al collo, stringendolo e ricambiandolo, Edward aveva provato un piacere e una gioia quasi insopportabili.
Dopo alcuni minuti, si era sforzato di lasciarla andare, per guardarla negli occhi, cercando di memorizzare per sempre come l'aveva vista: arrossata e seducente.
Le aveva fatto scivolare una mano intorno alla nuca e le aveva sfiorato le labbra con il pollice, per poi premerlo e costringere le sue labbra ad aprirsi ancora.
Edward stava perdendo il controllo e se ne rendeva conto: le sua mani si erano spinte ai lati del suo seno, sulla schiena, e poi erano scivolate sulle sue natiche, per stringerla con forza contro di lui.
Il desiderio gli stava ottenebrando la mente.
Si era imposto di rallentare, facendo risalire le mani sulla sua vita, smettendo di baciarla ed inspirando profondamente per calmarsi. Quello che non aveva previsto, però, era stato che fosse Bella a baciarlo di nuovo. L'aveva vista sollevarsi verso di lui, e posare le labbra sulle sue.
A quel punto, il suo autocontrollo si era spezzato irrimediabilmente. Si era impossessato di nuovo della sua bocca, baciandola profondamente, mentre le sue mani erano volate alla cerniera del suo vestito.
L'avevano abbassata, e poi l'avevano fatto scivolare dalle spalle, lungo le braccia, i fianchi, fino a sfilarlo del tutto e farlo cadere ai suoi piedi.
Bella si era sentita circondare dalle sue braccia e sollevare, per essere adagiata quasi subito sulla superficie morbida di un letto. Quando Edward aveva smesso di baciarla, solo allora aveva aperto gli occhi: lo aveva visto sbottonarsi la camicia e tirarla fuori dai pantaloni con uno strattone, buttandola da parte. Una vaga sensazione di panico l'aveva pervasa quando lo aveva guardato negli occhi. Aveva trovato un'espressione così carica di desiderio, mentre percorreva la sua nudità, da risultare quasi dura, selvaggia. Istintitivamente aveva alzato un braccio per coprirsi il seno.
- Non lo fare!
La voce di Edward era risultata brusca, mentre le stava già scostando il braccio, chinandosi poi su di lei per tornare a baciarla con ancora più passione di prima.
Il suo torace premeva contro il suo seno nudo, e se ne era in parte eccitata, in parte ne era anche spaventata. Le sembrava di non riuscire a gestire tutte quelle sensazioni sempre più forti e travolgenti. Così, aveva premuto le mani sulle spalle di Edward.
Era stato sufficiente quel gesto, perchè lui sollevasse immediatamente la testa, fissandola negli occhi.
- Edward... io... tu...
Ma il suo sguardo doveva essere stato più eloquente di tutte quelle parole che non era stata in grado di dire, perchè lo aveva sentito imprecare a bassa voce, alzandosi di scatto dal letto e dandole le spalle.
Non si era aspettata che lui potesse reagire così, ma non aveva fatto in tempo a dirglielo, che si era voltato di nuovo fissandola.
- Scusami... quello che ho fatto è... è imperdonabile!
- Imperdonabile?
Bella non era sicura di aver capito bene, dal momento che non capiva cosa ci fosse da perdonare. Non aveva voluto che smettesse, solo che rallentasse un pochino, per darle modo di abituarsi al piacere che stava provando.
- Sì. Avevo giurato a me stesso che non ti avrei forzato e invece...
- Forzato?
- Sì. Credo che tu non avessi avuto nessuna intenzione di toglierti quel vestito...
L'aria cupa e contrita che aveva ora, lo aveva reso solo più desiderabile ai suoi occhi. E più amato.
Era davvero convinto di averla spinta a fare qualcosa che non aveva voluto e stava realmente soffrendo per questo.
- Forse non ne avrei avuto il coraggio io... ma... ma non sono pentita che l'abbia fatto tu... non volevo, infatti, che smettessi... solo che... rallentassi...
Aveva visto lo sguardo di Edward scendere sul suo seno, sul suo ventre, sulla sua intimità coperta solo dagli slip, e lo aveva percepito caldo ed affamato.
Di lei.
Ma lo aveva visto anche registrare quanto lei gli stava dicendo, perchè si era come ammorbidito pur nella passione che esprimeva ancora.
Edward aveva atteso ancora un attimo, per lasciare che le sue pulsazioni tornassero entro una soglia accettabile per permettergli di riavvicinarsi a Bella.
Quando gli era sembrato di esserci riuscito, era tornato a stendersi accanto a lei, girandosi sul fianco in modo che lei gli stesse di fronte, la testa appoggiata sulla sua spalla.
- Scusami.
Le stava accarezzando la schiena lentamente, assaporando la sensazione della sua pelle morbida sotto le dita.
- Edward non c'è niente... per cui tu ti debba scusare... io lo volevo... io lo voglio quanto te... è solo che...
Aveva capito quanto le fosse costato dirlo, e aveva provato un'ondata di tenerezza per lei. Le aveva sollevato il mento all'insù, per poterla guardare negli occhi.
- Ti desidero così tanto, Isabella, che stavo per dimenticare il privilegio che mi stai concedendo.
Bella era stata grata del fatto che la stanza, quella che Edward aveva voluto per lei, fosse rischiarata solo dalla luce lunare che filtrava dalla grande vetrata.
Le era stato impossibile non arrossire davanti a quel chiaro riferimento alla sua verginità. Aveva preso a passarle lentamente una mano tra i capelli, scostandoglieli dal viso.
- Penso che molti abbiano desiderato farlo...
Lo aveva guardato senza capire.
- Fare che cosa?
- Passare le mani tra i tuoi capelli. E' una delle prime cose che ho sognato di poter fare...
Edward aveva avvertito all'istante un cambiamento in lei, nel modo in cui il suo corpo si era rilassato contro di lui. Si era ricordato di come le parole potessero eccitare una donna allo stesso modo di una carezza intima, e con estrema sincerità aveva proseguito.
- Poi mi sono chiesto che sapore potessero avere le tue labbra... o se la tua pelle potesse essere più morbida al tatto, di quanto non sembrasse alla vista.
L'aveva sentire trattenere il fiato, spingendosi leggermente di più verso di lui.
- E lo è, più morbida. E la tua bocca... Dio, la tua bocca ha un sapore paradisiaco.
Non era riuscito a trattenere la mano, che era scivolata lungo la sua gola, sopra le spalle, e poi più giù, a ricoprirle un seno.
- E il tuo seno è magnifico.
Aveva colto il dubbio nello sguardo di Bella, a quella sua affermazione.
- Se non fosse la verità...
Il suo pollice si stava muovendo avanti e indietro su quel capezzolo che stava diventando sempre più turgido.
- ... perchè starei morendo dalla voglia di toccarlo e di baciarlo?
Bella stava annegando in un mare di sensazioni, oltre che nello sguardo di Edward. E la vedeva proprio lì, nei suoi occhi, la verità di quanto stava affermando, in quel desiderio che non si era mai spento da quando aveva iniziato a baciarla, di là nella sala da pranzo.
Le aveva sfiorato le labbra con la lingua.
- Sei così dolce, Isabella.
Era stato appena un sussurro, in grado però di rompere ogni argine dentro di lei.
- Sei così dannatamente dolce.
Non aveva avuto più nessuna paura, nessun pensiero che non fosse quel desiderio che le bruciava in ogni parte del corpo. Con un gemito soffocato, era stata lei a passargli una mano dietro la nuca, tra i capelli, attirandolo con forza sulla sua bocca.
Lo aveva baciato con tutta la forza di quella passione che stava crescendo dentro di lei, stringendosi contro la rigida erezione, mentre la bocca di Edward si apriva alla sua.
Con un istinto che non sapeva di possedere, Bella aveva percepito la sua lotta disperata per impedire che quel bacio diventasse troppo erotico, probabilmente nel timore di spaventarla nuovamente.
Così era stata di nuovo lei ad intensificare e approfondire il contatto, esplorando la sua bocca, cercando il contatto con la sua lingua.
Ed aveva raggiunto lo scopo di riaccendere un desiderio irrefrenabile in Edward.
Con un gemito roco, l'aveva rovesciata sulla schiena, baciandola con urgenza, quasi rudemente. Sentiva la sua bocca scivolarle sul seno e le mani sulla vita, sulla schiena, sulle natiche. Quando con la bocca era ritornato sulla sua, le aveva passato le dita tra i capelli, imprigionandola.
- Guardami, Isabella.
Lo aveva fatto, ed aveva visto l'effetto che aveva su di lui: una vena che pulsava veloce sulla tempia, lo sguardo cupo, quasi fosco, la mascella contratta.
Allora aveva alzato una mano e fatto scivolare le dita lungo la sua guancia, sulla mascella, sul collo, sulle spalle, e poi più giù lungo il torace. Quando si era sporta per baciarglielo, aveva sentito i muscoli contrarsi di riflesso. Allora aveva azzardato di più, gli aveva sfiorato con la bocca i capezzoli, per poi lasciare una scia di baci che andavano sempre più in basso.
A Edward era sfuggito un gemito più alto mentre l'aveva afferrata per la vita, obbligandola a ritornare su, per poterla baciare ancora. L'aveva intrappolata sotto di lui, insinuandosi leggermente tra le sue gambe. La sua lingua si intrecciava con la sua, si ritirava, poi si rituffava nella sua bocca, quasi a simulare ciò che avrebbe voluto farle anche con il corpo.
Il desiderio che aveva provato, si era trasformato in un vero e proprio incendio, che sembrava bruciare ogni centimetro del suo corpo.
Non c'era un punto in cui non sentisse il desiderio di essere toccata, accarezzata, baciata.
Era così persa in quel fuoco, che non si era accorta della mano che era scesa tra le sue cosce, finchè non aveva sentito le dita di Edward iniziare ad esplorarla intimamente.
Allora aveva chiuso con forza gli occhi, resistendo alle ondate di imbarazzo, e cercando di lasciarsi andare all'intenso piacere che le sue dita esperte stavano suscitando dentro di lei.
Edward, resistendo al desiderio crescente, aveva osservato le emozioni sul viso di Bella, mentre il suo corpo riceveva quelle carezze intime e ancora così sconosciute.
Sentiva che si stava preparando per lui, calda e umida, e desiderava disperatamente poter affondare dentro di lei. Ma si era trattenuto ancora, tornando a baciarla, mentre faceva scivolare in profondità le dita dentro di lei.
Le mani di Bella si muovevano su di lui acquistando sempre più coraggio, e alla fine, erano arrivate a sfiorare la sua erezione. Nel momento in cui lo avevano avvolto nella loro stretta calda, Edward era rimasto senza respiro. Quando poi aveva colto nell'espressione di Bella un'eccitata meraviglia, aveva perso del tutto il controllo sul suo impellente bisogno di possederla.
Si era abbassato su di lei, tra le sue gambe, esplorando l'accesso al suo corpo, facendosi cautamente strada nel suo stretto e umido passaggio, sospirando per la sensazione appagante che provava nel sentire il corpo di Bella che si dilatava per accoglierlo, il suo calore umido ad avvolgerlo. Quando aveva incontrato la fragile barriera, le aveva sollevato i fianchi, trattenendo il respiro ed affondando.
Bella si era irrigidita davanti al dolore, ma prima ancora di poterne soffrire veramente, era sfumato più in un fastidio, per poi scomparire del tutto quando le braccia di Edward l'avevano circondata e stretta con forza a lui.
In quel momento aveva sentito di poterlo accogliere ancora più profondamente, come se fosse stata la cosa più naturale che potesse succedere tra di loro.
Edward aveva preso a muoversi lentamente dentro di lei, per darle il tempo di abituarsi, di sentire il piacere che poteva donarle. Affondava e si ritraeva lentamente, provocando una frizione che piano piano le aveva fatto desiderare di cingergli i fianchi con le gambe e le spalle con le braccia.
Sentiva di volerlo ancora di più dentro di sè, sentiva di voler essere sua sino in fondo.
Edward aveva sentito Bella accettare totalmente la sua intrusione, trasformandola nella voglia di condividere appieno il massimo del piacere raggiungibile.
Così, afferrandole la bocca in un bacio urgente, era penetrato dentro di lei, portandola verso quell'orgasmo che desiderava farle raggiungere. Sollevandole i fianchi sempre più in alto, e sempre più stretti a sè, era affondato con violenza, trascinato da un bisogno incontrollabile di essere il più possibile dentro di lei.
Ogni volta che Edward l'aveva penetrata, Bella aveva sentito il piacere montare dentro di lei. Onde sempre più alte, più incontenibili, più violente, che alla fine erano esplose nel suo ventre, salendo sempre più su, fino ad invaderle anche il cervello, facendole realizzare che stava vivendo il suo primo, intenso, meraviglioso orgasmo.
E non aveva fatto in tempo a capacitarsi di quanto fosse stato incredibile vivere quell'esperienza, che aveva vissuto un'esperienza ancora più stupefacente: l'orgasmo di Edward.
All'ultimo si era ritratto, spargendo il suo seme tra di loro, un'espressione di puro piacere a stravolgergli i bei lineamenti, finchè non aveva richiuso gli occhi, abbandonandosi su di lei, completamente appagato ed esausto.
Per un tempo indefinito, erano rimasti abbracciati, gli occhi chiusi, i battiti del cuore che andavano regolarizzandosi, il respiro meno affannato.
Entrambi erano ancora persi nel mare di sensazioni che avevano provato, così incredibili, ma anche così diverse.
Bella aveva scoperto l'amore, la forza del desiderio, il piacere devastante che Edward poteva donarle. Sentiva che era stato perfetto, e non perchè non conoscesse altre esperienze con cui confrontarlo, ma perchè se adesso si sentiva così bene, così completa, poteva solo essere frutto dell'amore che li legava.
Edward aveva avuto la sensazione di aver fatto l'amore per la prima volta davvero. Non si era mai sentito così completo, come quando era stato profondamente dentro Bella. Aveva pensato che lei fosse stata creata apposta per lui, l'unica in grado di farlo sentire così.
- Ti amo, Edward e non credo di essere mai stata felice, come in questo momento.
La voce di Bella gli era giunta bassa, dolce, sincera. Lo aveva riempito di gioia, placando ogni senso di colpa che poteva aver avuto nel decidere di amarla sino in fondo.
- Ti amo anch'io, Isabella. Non immagini quanto.
Ma quasi subito gliene aveva fornito una prova concreta, perchè sollevandola tra le braccia, si era recato in bagno e una volta sotto la doccia, con estrema dolcezza, si era occupato di lavare via da entrambi il segno tangibile di quell'amore travolgente che avevano appena vissuto.


 




Mi state regalando molto, ragazze.
Spero di essere stata io, oggi, a farvi un regalo gradito.
Passate un buon week-end, ci sentiamo lunedì.
Un bacio.
Roberta.
 











 









 




 






















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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Ragazze buongiorno!
E' primavera... e a me è venuta la varicella! Ma si può? L'ha avuta la mia bimba e a me è esplosa nel week-end, con tanto di febbrone!
Comunque, non era per lagnarmi, ma solo per spiegare perchè questo capitolo è un pochino più breve del solito. Avevo già iniziato a scriverlo, avrei voluto sviluppare un'ultima parte, ma non mi è stato possibile. Farò in modo di accorparlo con quello di giovedì... sempre che la varicella mi abbia lasciato qualche neurone vivo! XD!
Breve come capitolo, ma intenso, aggiungerei però! Già, si affaccia qualcosa di molto importante, qualcosa su cui spenderò ancora due parole a fine capitolo per darvi un'idea di quale sia il mio punto di vista.
Vi lascio alla lettura.
Un bacio (virtuale, meno male, così non infetto nessuno! XD!).
Roberta.










Aveva fatto l'amore con Edward.

Questo era stato il primo pensiero non appena si era svegliata.
E forse i ricordi l'avrebbero anche sommersa, se non fosse stata prima travolta dalla sensazione dei loro corpi nudi che aderivano perfettamente.
Si era già svegliata accanto a lui, ma questa volta era tutto ancora diverso. C'era una naturale intimità nel modo in cui erano vicini, come se si fossero cercati spontaneamente anche nel sonno.
La sua schiena aderiva perfettamente al torace di Edward; le sue braccia erano intorno alla sua vita, e lei le stringeva con le proprie; le sue natiche poggiavano sul suo inguine, e le loro gambe erano intrecciate.
Due pezzi di un puzzle.
Le era sfuggita una bassa risata a quel pensiero un pò buffo, anche se pensava si adattasse bene alla sensazione che provava: di sentirsi assolutamente nell'unico posto dove avrebbe voluto essere.
- Adoro la tua risata...
La voce di Edward era risultata morbida, un pò assonnata... ma anche decisamente sensuale.
- Anche se ti ha svegliato?
Chissà se aveva avvertito anche lui il brivido che l'aveva percorsa? Si era sentita già leggermente in affanno, forse perchè le sue labbra stavano assaporando il suo collo con piccoli baci.
- Metterei la firma per essere svegliato sempre così... più che altro, con te così...
Sapeva di essere arrossita davanti a quel chiaro riferimento sul fatto che fossero entrambi nudi. Ancora c'era una parte di lei che non si capacitava di quello che era successo nel giro di... quanti giorni?
Cinque, sei? Poteva essere che fossero già così innamorati? Forse aveva avuto ragione lui... forse tutto era iniziato molto tempo prima.
Ma prima o dopo, era difficile pensare in quel momento, perchè quelle labbra erano scese sulla sua spalla, sempre più pericolose.
- Potresti diventare la mia colazione preferita...
L'aveva stretta di più, facendola aderire maggiormente contro il suo inguine, dove c'era già la prova evidente della sua eccitazione.
- Meglio del caffè, quindi?
Aveva sentito il suo sorriso sulla pelle, dal momento che la sua bocca stava compiendo un avanti e indietro tra la sua spalla ed il collo, e poi su fino all'orecchio, dove la pelle era più sensibile.
- Una bella sfida, in effetti. 
Era un gioco tremendamente eccitante quello che stava conducendo Edward, e Bella si sentiva completamente in balia delle sensazioni che quelle labbra le suscitavano.
E non solo quelle...
Perchè aveva iniziato a sentire un sordo pulsare nel basso ventre, proprio all'altezza in cui l'erezione sfregava contro di lei.
Forse era stato quello a fornirle l'audacia per assecondare quel gioco, per respingere l'imbarazzo e lasciarsi andare a quello che il suo corpo sembrava accettare con tanta naturalezza: il desiderio che aveva di lui.
- Magari vado a preparartene un pò, così poi decidi...
Aveva fatto finta di volersi alzare, ottenendo in cambio di essere trattenuta e voltata verso di lui.
Vederlo in viso, ritrovare quel verde già incupito dalla passione, aveva acuito quel desiderio che già sentiva forte. A farle uscire un gemito soffocato, era stato però il contatto tra la sua intimità e l'erezione di Edward.
- Penso di avere già deciso.
Sentiva le sue mani sulla schiena seguire la linea della spina dorsale, andare oltre e scendere ad accarezzare anche la curva delle natiche.
- Temo che sia tu la droga peggiore... ho come l'impressione che non ne avrò mai abbastanza.
Le aveva catturato le labbra in un bacio che aveva rafforzato il concetto appena espresso. Sembrava volerla assaporare, quasi divorare, e lei lo aveva ricambiato, lasciandosi guidare nei gesti da quell'eccitazione che lui sapeva risvegliarle così in fretta.
E prima di spegnere ogni pensiero, abbandonandosi solo alle sensazioni, si era resa conto che non ci sarebbe stata cosa più bella, e più naturale, se non quella di imparare ad amare Edward.



XXXXXXXXXXXXXX




Come era già successo, si era risvegliata una seconda volta da sola: di Edward, tra le lenzuola stropicciate, era rimasto solo il profumo.
Non le era dispiaciuto, anzi aveva sprofondato ancora di più il viso nel cuscino accanto al suo, per cercare la sua presenza.
L'aveva amata di nuovo, ma come se fosse stata una dea a cui donare tutto, senza ricevere nulla in cambio.
Le era risalito un gemito nella gola, a metà tra l'eccitato e l'imbarazzato, al ricordo di quello che Edward le aveva fatto scoprire.
Le sue dita, la sua bocca... su ogni parte di lei, anche la più segreta...
Dio, era stato tutto così... così pazzesco!
Un piacere di cui aveva sentito parlare nelle chiacchiere tra ragazze, ovviamente, ma che provato sulla sua pelle, con la passione e l'amore che le aveva trasmesso Edward... bè, non aveva altra definizione se non pazzesco!
Sensazioni che l'avevano travolta, portandola talmente in alto, talmente fuori, che aveva veramente perso il controllo su se stessa.
Si era sentita come argilla da modellare sotto le mani di Edward... e non solo sotto le sue mani...
Era sprofondata di più con il viso nel cuscino, ora, perchè si domandava se sarebbe riuscita a guardarlo negli occhi a mente lucida, senza morire di imbarazzo.
Forse sì, perchè dopo averla portata così in alto, l'aveva accolta ancora una volta nel suo abbraccio, accompagnandolo con parole che erano state dolci, quasi rassicuranti.
Si era resa conto che la sua inesperienza doveva avere su Edward un effetto ambivalente: scatenava in lui un desiderio irrefrenabile, ma anche la necessità di aiutarla a viverla con naturalezza.
Sapeva di doversi ritenere fortunata, dato che aveva ben in mente le prime volte raccontate da alcune sue compagne.
Sicuramente Edward sapeva molto bene come donare piacere ad una donna..
Questo pensiero, l'aveva riportata di botto davanti ad una realtà evidente: quante donne c'erano state nella sua vita?
I morsi della gelosia erano tornati a farsi vivi. Se razionalmente capiva che mai Edward sarebbe potuto arrivare a trent'anni senza aver avuto precedenti relazioni, irrazionalmente ne soffriva comunque.
Lui, questa gelosia, non l'avrebbe mai dovuta provare con lei.
Si era sentita ragazzina in questo suo stato d'animo, ma non ci poteva fare nulla. O forse sì, poteva alzarsi e raggiungere Edward, ricercando il suo abbraccio, la sua vicinanza, per scacciare quella sensazione negativa.
Magari avrebbe potuto anche parlargliene.
Si era alzata, nuda, andando in bagno. Nello specchio a muro, si era vista riflessa a figura intera: in apparenza nulla era cambiato, ovviamente. Era dentro, che c'era tutto un nuovo universo in movimento.
Gelosia compresa.
Si era nuovamente rimproverata di piantarla, e dopo essersi rinfrescata, era tornata in camera per vestirsi. L'occhio era andato ai vestiti che giacevano ancora ai piedi del letto: un paio di pantaloni ed una camicia.
Si era ritrovata a sorridere, sentendosi già meglio solo al pensiero: indossare la camicia di Edward. Quando lo aveva fatto, era stato come trovarsi già tra le sue braccia.
Forse era solo una ragazzina un pò troppo romantica, ma la cosa la faceva stare bene e tanto bastava.
Completando il suo abbigliamento con un paio di slip, era uscita per andarlo a cercare. Era stata incerta se entrare subito nella camera di fronte, quella che era la sua, poi aveva preferito iniziare dal resto della casa.
Non era nel salone, nè in cucina, dove però aleggiava un profumo di caffè; non era in sala da pranzo, dove tutto era rimasto come lo avevano lasciato, così era entrata nello studio.
Era lì, seduto dietro la scrivania, un portafoto tra le mani. Aveva fatto in tempo a cogliere un'espressione malinconica, prima che cambiasse in una più sorridente alla sua vista.
- Decisamente quella camicia indosso a te fa tutta un'altra scena...
Decisamente lei si era sentita sciogliere davanti a quell'espressione, l'imbarazzo l'ultimo dei suoi problemi.
Ecco cosa riusciva a fare Edward: con solo uno sguardo farla sentire davvero come se fosse l'unica per lui.
Aveva posato la foto, forse per alzarsi, ma lei lo aveva preceduto, avvicinandosi. Non aveva dovuto nemmeno chiedersi se avrebbe avuto il coraggio di sedersi in braccio a lui, perchè lo aveva fatto prima lui.
L'aveva attirata su di se, passandole un braccio intorno alla vita e baciandola dolcemente sulle labbra.
- Devo ricordarmi di lasciartene sempre una nei paraggi quando ti svegli.
Si erano ritrovati a ridacchiare insieme, avvertendo però come il contatto tra loro avesse avuto su entrambi il potere di farli stare già meglio.
- Sei ancora più bella con i miei vestiti indosso.
- Se lo avessi saputo, mi sarei messa anche i calzoni.
Era scoppiato a ridere, e lei era rimasta affascinata nel vederlo così: rilassato, soddisfatto... felice.
Poteva davvero pensarlo? Perchè c'era stata quella malinconia nel suo sguardo solo qualche attimo prima...
Istintivamente aveva guardato verso il portafoto, sulla scrivania. Quello che aveva trovato, le aveva mozzato il respiro.
- Ma è bellissima, Edward...
Le parole le erano uscite di getto, senza che potesse fermarle, perchè era quello che aveva pensato davvero: la donna che sorrideva all'obiettivo sembrava arrivare dritta al cuore di chi ne incrociava lo sguardo.
Gli occhi verdi risplendevano di vita, la bocca sorrideva divertita, mentre le mani tentavano di allontare dal viso i capelli mossi dal vento. Era ritratta in riva al mare, un vestito leggero a ricoprire il corpo sottile.
- Sì, lo era.
Era tornata a guardarlo, ritrovando in lui gli stessi colori: gli occhi, i capelli. Ma anche qualcosa nei lineamenti, soprattutto quando sorrideva.
- Le assomigli tantissimo. Avete lo stesso colore di occhi...
- No, ti sbagli. Se li avessi visti davvero... ti saresti accorta che i suoi erano più verdi, più brillanti...
Bella aveva trovato nel modo in cui l'aveva stretta più forte, l'unico segnale di un turbamento. La voce e lo sguardo, erano rimasti sereni.
- Ti sarebbe piaciuta, come del resto era piaciuta a tua madre.
L'aveva fissata negli occhi, e a lei erano mancate le parole.
Sentiva che si stavano addentrando in un luogo dove non erano mai andati: il ricordo dei loro genitori, quel passato che li aveva uniti adesso, nel presente.
- Sono diventate amiche subito, sin da quella prima volta che siete venuti a casa nostra. Hanno passato tre giorni non solo a ridere di noi, ma scoprendosi anche vicine su molte altre cose: gusti, esperienze, scelte di vita. Davvero...
Il tono di voce che aveva avuto ora, le aveva fatto venire un groppo in gola.
- ... quello che ricordo di quei giorni, Isabella, sono le loro risate. Tante, allegre... sincere.
- Vorrei... vorrei poterle ricordare anch'io...
Le era stato impossibile non emozionarsi, tanto che la voce le si era incrinata. Edward le aveva attirato il viso sul suo torace nudo, una mano sulla guancia, posandole dei baci delicati tra i capelli.
- Scusami, amore, non avrei dovuto...
- No! No! Non dire così. E' vero... è doloroso... ma è anche bello... poterne parlare con te...
Gli aveva posato una mano sul cuore, trovando un battito quasi veloce come il suo.
- Ora so che ... che mi puoi capire davvero... perchè prima... sembrava... prima tu...
Si era trovata in difficoltà, perchè le sembrava impossibile che l'uomo con cui aveva fatto l'amore in maniera così travolgente solo qualche ora prima, fosse lo stesso che solo qualche mese fa era stato così distante da lei.
- Prima pensavi che non mi importasse niente di te.
Aveva finito lui al posto suo. Lei aveva solo annuito.
- Era puro egoismo, il mio. Qualcosa di cui mi vergognerò per tutta la vita: cercavo di sfuggire ai ricordi felici, quindi anche da te, dato che in qualche modo ne facevi parte.
Le percorreva delicatamente la tempia, lo zigomo, la guancia, il mento. Un contatto che aveva avuto il potere di farglielo sentire vicino.
- Ho capito quanto stavo male, solo nel momento in cui avrei potuto perderti davvero. Quando ho realizzato che stavi per compiere diciotto anni, ho capito che niente ti avrebbe più impedito di sbattermi fuori dalla tua vita.
- Non eri lontano dalla verità. Non volevo più soffrire per te. Ero decisa a tagliarti fuori per sempre, sperando che con il tempo ti avrei dimenticato e me ne sarei fatta una ragione.
Era stata sincera, fino in fondo. Era giusto che lui lo sapesse. Quanto era stato vicino a perderla veramente.
- Penso che mia madre, insieme alla tua, mi avrebbero potuto riservare direttamente un posto all'inferno...
Il tono scherzoso non era riuscito a mascherare del tutto la paura contenuta in quelle parole.
- Le avrei tradite entrambe: la mia perchè sarei continuato a fuggire davanti all'amore, la tua perchè ti avrei distrutto del tutto.
Solo ora che lui si apriva così tanto con lei, Bella aveva iniziato a farsi un'idea di come dovesse essere stato difficile anche per lui rapportarsi in passato con lei:  lacerato da mille dubbi, paure, incertezze, mentre lei lo credeva solo freddo e indifferente.
Erano rimasti in silenzio, in un vuoto non da colmare, ma da assaporare in pace, come se avessero saputo che il passato lo stavano piano piano allontanando.
- Qual'è il ricordo più bello che hai con lei, Edward?
Era una domanda nata sulla scia di ricordi che le avevano invaso il cuore: sua madre che le insegnava a preparare il plumcake alla vaniglia, una ricetta che diceva si tramandava di madre in figlia, nella sua famiglia. Ricordava la complicità con cui si chiudevano in cucina, come se stessero davvero proteggendo un segreto importantissimo. Non avevano fatto entrare nemmeno Charlie, le volte che era stato a casa: ridevano come due matte, mentre lui fingeva di bussare disperatamente perchè gli aprissero.
- Quando mi ha regalato quest'isola. E' stata l'ultima volta che ho parlato con lei. Stava molto male quel giorno, ma si era sforzata lo stesso di essere quella di sempre. La notte stessa è entrata in coma e dopo quattro giorni è morta.
Lo aveva abbracciato forte, perchè l'emozione che aveva sentito nella sua voce, era la stessa che viveva anche lei ogni volta che ripensava alla morte prematura dei suoi genitori.
- Penso che è una ferita che ci porteremo dentro per sempre, Isabella. Però, forse, ora potrà fare un pò meno male. Io e te, insieme.
Aveva capito a cosa si stesse riferendo: il poterne parlare, sapendo di trovare nell'altro qualcuno che condivideva lo stesso dolore.
- Sono contenta che tu mi abbia portato qui.
Non aveva voluto staccarsi per dirglielo, le piaceva sentirsi immersa in lui, il viso sepolto nella piega del suo collo.
- Anch'io. Questo per me è un posto speciale, è il mio posto nel mondo. Prima di te, non ci avevo mai portato nessuno.
Non aveva avuto bisogno di aggiungere altro per farle capire quanto lei fosse stata davvero importante.



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- Dovrei fotografarti, sai? Credo che ci farei un mucchio di soldi con degli scatti di te in questa versione casalinga...
Era scoppiata di nuovo a ridere, incapace di trattenersi. La vista di Edward intento a riordinare la cucina, dopo che avevano lavato insieme le stoviglie della sera prima, ancora la stupiva.
Forse perchè non riusciva a conciliare la sua figura pubblica con questa privata che lei stava conoscendo.
Chi si sarebbe aspettato che Edward Cullen si dedicasse ad attività così semplici, come riordinare una cucina?
- Ci hanno già provato, mia cara. Penso stiano ancora pagando il conto dei miei avvocati.
Le aveva risposto allegramente, senza però riuscire a mascherare del tutto quell'aspetto di lui che si era quasi dimenticata esistesse: l'uomo d'affari ricco e potente.
Per lei aveva iniziato ad esistere solo Edward, il capitano della Deep Blue. E da qualche giorno... anche l'uomo innamorato e appassionato.
- Forse me lo potrei permettere... il conto dei tuoi avvocati, intendo.
Aveva ribattuto allegramente anche lei, solo che lui si era bloccato, fissandola seriamente.
- Voglio sperare che non debba mai accadere, Isabella.
L'aveva presa in contropiede. Seduta sul tavolo alle sue spalle, era rimasta interdetta: dopo quel momento nel suo studio, avevano avuto voglia di distrarsi, così si erano immersi nel compito di riordinare la sala da pranzo, dal momento che per rimanere soli, Edward aveva detto a Maria e Miguel di tornare solo il giorno dopo. Si erano trovati così, a ridere e scherzare per tutto il tempo... almeno fino a due secondi prima.
- Bè... non credo... insomma...
Era rimasta letteralmente senza parole.
- Dio, Isabella... la tua espressione! Quella sì che sarebbe da immortalare!
Era scoppiato a ridere, gettando lo straccio che aveva in mano sul ripiano, per andarle di fronte ed abbracciarla.
- Scusami... non ho resistito! Forse avevo un pò il rimpianto di quelle belle sfuriate che mi facevi in passato.
Bella ci aveva messo un attimo a riprendersi, ma ora iniziava a capire: stava giocando con lei...
- ... avevi un'aria così... grintosa quando mi affrontavi. Anzi... se ci ripendo adesso... avevi un'aria dannatamente eccitante!
Il modo in cui si era insinuato tra le sue gambe, stringendola a lui... ecco, quello era dannatamente eccitante. Perchè era eccitante anche come le sue mani avevano sollevato la camicia, per andare ad accarezzarle la schiena nuda.
- Sai cosa si dice, no? Che non c'è cosa più bella che fare la pace dopo aver litigato.
Il modo in cui le sue labbra le stavano solleticando il lobo dell'orecchio, l'avevano fatta smettere di pensare in realtà.
Non riusciva a capacitarsi di come potesse accenderla con così poco, semplicemente sfiorandola o facendosi più vicino.
- Però... se corro troppo, dimmelo.
Quelle parole, così attente nei suoi confronti, l'avevano solo spinta ancora di più verso di lui. Era incredibile come trovasse sempre il modo di farle superare ogni eventuale imbarazzo, o incertezza, dandole sempre la possibilità di tirarsi indietro.
- Lo sai, vero, che degli scatti di noi così... varrebbero anche di più?
Nel momento in cui lo aveva detto, aveva subito una battuta d'arresto immediata, perchè era stata come attraversata da un fulmine a ciel sereno: le era balenata davanti agli occhi una possibile foto di loro due in quel momento. Lei con indosso solo la sua camicia, lui con solo un paio di pantaloncini, avvinghiati sul tavolo della cucina.
- Lo so...
Si era ritrovata a fissare il verde brillante dei suoi occhi.
- E se ne vuoi parlare, per me va bene.
C'era stata preoccupazione nel suo sguardo, per lei, per il fatto che era arrivata a realizzare qualcosa che lui sicuramente aveva già preso in considerazione: loro due, non più a bordo della Deep Blue, dispersi tra isole e mare, ma immersi nella vita reale.
- Non lo so...
Panico, panico e ancora panico. Una marea che la stava sommergendo, togliendole il fiato.
- Ehi, ehi... calma.
Edward aveva colto immediatamente lo sguardo sconvolto di Bella, e si era sentito colpevole: sapeva che prima o poi, avrebbe preso consapevolezza di questo aspetto della loro vita, ma sperava che non sarebbe arrivato così presto.
Avrebbe voluto avere ancora un pò di tempo, per far sì che le certezze di Isabella fossero più salde, più consapevoli di quello che c'era tra di loro.
Questo perchè lui sapeva la pressione a cui sarebbe stato sottoposto il loro legame. Conosceva la difficoltà di sentirsi giudicato da tutti anche nel gesto più stupido... come magari lavare semplicemente dei piatti!
- Devi stare tranquilla... ogni cosa verrà a suo tempo. E soprattutto, lo affronteremo insieme, okay?
Le aveva preso il viso tra le mani, cercando di trasmetterle una certa sicurezza.
Non voleva mentirle del tutto, ma nemmeno spaventarla più del dovuto. Affrontare la cosa per gradi, iniziando a discuterne tra loro, gli sembrava la cosa migliore da fare.
- Ti fidi di me, Isabella?
Lei aveva annuito in risposta, lo sguardo che era tornato meno sconvolto.
- Sì, mi fido. E' che... bè, ho realizzato che tutti sapranno di noi! Kelly, le mie compagne, i professori... il Preside Klee!
Si era coperta la faccia con le mani, gemendo imbarazzata. Lui sapeva che la portata della cosa sarebbe andata ben oltre le sole persone che lei conosceva, che proprio tutti si sarebbero fatti un'idea su di loro, ma non era certo quello il momento per dirglielo.
- Dio, io a questo... non ci avevo pensato!
Era stato un pò come ricevere una pugnalata davanti a quell'affermazione di Bella: era vederla dubitare di loro, di quello che c'era appena stato.
Poi, però, si era subito reso conto che quella reazione era più che giustificata, ed era solo colpa sua: lui l'aveva sempre tenuta lontano dalla pressione esterna, da quello che comportava la sua vita, il suo essere così in vista. Certo, lo aveva fatto anche per proteggerla, però l'aveva resa anche più vulnerabile Aveva capito che sarebbe stato sempre lui, quindi, a dover porvi rimedio: standole vicino, non facendole mancare il suo sostegno davanti ad ogni dubbio o difficoltà, o paura.
Ci sarebbe riuscito? Tenerla al sicuro era stato relativamente facile quando era stata al St.Marie, ma ora che si trattava di condividere la sua quotidianità con lei, la cosa era differente. Come sarebbe stato anche per lui dover affrontare il loro legame davanti al mondo intero?
- Un passo alla volta, ricordi cosa ti avevo detto?
Le aveva preso i polsi, costringendola delicatamente a scostare le mani dal viso, per tornare a guardarla.
- Magari, inizieremo proprio da Kelly. Forse all'inizio ne rimarrà un pò delusa... più che altro perchè nutriva delle speranze verso di me....
Era riuscito a farla sorridere, un lampo di divertimento, infatti, era passato anche nel suo sguardo.
- ... ma poi sono sicuro che capirà. So che ti vuole molte bene, penserà solo alla tua felicità.
Si era accorto che era tornata a rilassarsi in parte, forse cosciente che le sue parole rispecchiavano una certa verità.
- Penso tu abbia ragione. Soprattutto su Kelly... rimarrà delusa del fatto che mi sono fatta avanti prima io...
Si era concessa di sorridere ancora, scherzando a sua volta, e lui si era sentito sollevato: ancora una volta credeva in lui, sceglieva lui.
- ... e per quanto riguarda tutto il resto... un passo alla volta, è vero.
L'aveva guardato con occhi colmi del sentimento che li legava.
- Tu, però, promettimi di non lasciarmi sola.
L'aveva abbracciata forte, stringendosela al petto.
- Certo che non ti lascio sola.
Le parole gli erano salite spontanee, forti di quell'amore che sentiva per lei.
Anche se non aveva potuto mentire del tutto con se stesso, facendo finta che quella lieve inflessione nella sua voce non fosse stata un'ombra di dubbio sulla sua capacità di mantenere quella promessa appena fatta.
 








Allora, ecco cosa mi sembra utile dirvi per farvi meglio comprendere alcuni passaggi, dato che sono informazioni al momento "omesse" nella storia.
Il fatto che Edward Cullen sia il tutore legale di Isabella Swan è di dominio pubblico, non è quindi un legame "segreto".
Però, il fatto che Edward l'abbia volutamente tenuta lontana da sè, diciamo "confinandola" all'interno del St. Marie e limitando le sue uscite, ha fatto sì che la sua figura sia rimasta avvolta in una privacy quasi assoluta.
Un pò come dire: si sa chi è Isabella Swan, ma ha sempre tenuto un profilo basso, anzi direi bassissimo! XD!
Quindi, adesso, è legittima la preoccupazione di entrambi per il fatto che non potrà più essere così.
Ecco, qui ci sta una piccola parentesi su come la vedo io: la "celebrità" avrà i suoi lati positivi, indubbiamente. Ma ha anche tanti risvolti negativi: non fai in tempo a starnutire, che tutti hanno già una loro versione sul perchè tu l'abbia fatto. Sei allergico? Sei influenzato? Sei drogato? Stai fingendo? Stavi facendo altro e non volevi farlo sapere?
L'esempio era banale, ma credo renda l'idea. La pressione esterna può diventare micidiale ( e tanti personaggi famosi, arrivano a non reggerla, infatti).
Ecco, è con questo che avranno a che fare i due protagonisti: prendete la loro storia, così come l'avete vissuta nel privato sinora, e mettetela sotto i riflettori!
Chiunque si avvicinerà a loro, si sentirà in diritto di giudicarla, giudicando in primis loro stessi senza in realtà conoscerli davvero (oltretutto loro non sono "famosi" per vocazione, ma per eredità! XD!).
Dopotutto, ve lo dico sinceramente, sono molto contenta di essere una persona qualunque! XD!
Posso vivere la mia varicella senza che tutto il mondo, al di fuori di Efp adesso (XD!), lo sappia! Eh! Eh!
Un bacio (sempre virtuale), a giovedì.
Roberta.








   
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Ciao ragazze!
Intanto grazie mille per tutto gli auguri che mi avete rivolto! Sono stati una panacea davvero efficace per il mio umore. Posso anche dirvi che la fase peggiore della mia varicella è passata: basta febbre e prurito in netta diminuzione! Ho ancora un aspetto un pò buffo (eh, sì, qualche puntino in viso mi è venuto... XD), ma mia figlia trova così divertente che siano venuti anche a me, che va bene così!
Adesso parliamo del capitolo: ah, come vorrete non avermi fatto tutti quegli auguri... o forse sì? Mah, me lo direte dopo! XD!
La storia si evolve, e presto arriveremo ad una prossima tappa: il rientro dalla vacanza. Lo temo io, lo temono loro, lo temete voi! Ma dai, tutti insieme ce la faremo a superarlo! XD!
Come vedete il mio umore è in netta risalita. Eh! Eh!
Concludo, purtroppo con una notizia un pò bella, un pò meno: il prossimo aggiornamento. Allora, temo che non riuscirò ad avere il prossimo capitolo pronto per lunedì. Credo proprio che slitterà a giovedì prossimo. Però, per lunedì, siccome avevo già iniziato a scriverlo, riuscirò a postare il primo capitolo-extra rosso! Sono davvero dispiaciuta che qualcuna di voi non potrà leggerlo, dovendo così aspettare a "bocca asciutta" fino a giovedì prossimo.
Purtroppo, avrò meno tempo in questi giorni da dedicare alla scrittura.
Adesso vi lascio alla lettura, ci risentiamo in fondo.
Un bacio
Roberta



Lalayasha, una gentilissima lettrice, ha voluto omaggiarmi con una bellissima immagine creata da lei e che sono molto contenta di inserire in questo spazio.
Grazie mille Ross, i loro sorrisi sono quelli che immagino spesso.
Roberta








- Edward? Tu non mi stai ascoltando...
In effetti, si era perso ad osservare il suo profilo e il modo in cui si mordicchiava il labbro quando era concentrata. Anche illuminato dalla luce azzurrognola del pc che teneva in bilico sulle gambe incrociate, il suo viso gli appariva bello e delicato.
Perchè nonostante avesse fatto l'amore con lei, possedendola profondamente, Isabella non aveva perso nulla della sua innocenza.
Gli si era contratto l'inguine in uno spasmo doloroso, preludio di quell'eccitazione che, in fondo, non riusciva mai a sopire veramente. Infatti, gli bastava solo guardarla, come stava facendo ora, e il desiderio di lei era un fuoco che divampava subito violento.
- Edward? Ti ricordo che, fino a prova contraria, sei ancora il mio tutore a tutti gli effetti! Dovrebbe interessarti che università ho intenzione di frequentare!
Il suo tutore...
Si era sentito più che mai colpevole, in quel momento. Aveva sempre deciso per la sua vita, condizionandola in ogni sua scelta. Anche ora, forse, l'aveva obbligata a scegliere lui... non permettendole, in fondo, di conoscere nessun'altro amore prima del suo.
- Okay, va bene. Allora ho deciso. C'è una prestigiosa università in Alaska. Ottimi professori, strutture moderne, un campus con degli alloggi anche singoli... sai, nel caso mi volessi venire a trovare. In fondo, quante ore saranno di aereo da New York? Cinque? O  forse...
- Alaska?
- Ah, allora ci sei...
Gli aveva sorriso divertita, e lui aveva sentito un altro spasmo doloroso. No, decisamente così non poteva andare... neanche da ragazzino aveva avuto una tale difficoltà a gestire il proprio desiderio.
Perchè si rendeva conto che nemmeno il sentirsi in colpa, lo distoglieva dall'idea di voler legare a se Isabella in ogni modo possibile. Voleva il suo cuore, il suo corpo, i suoi pensieri. Voleva ogni minuto della sua vita solo per lui.
Era probabilmente un dannato egoista che le avrebbe impedito di avere una vita al di fuori della sua, ma al momento non riusciva a non agire diversamente.
Forse, con il tempo, sarebbe riuscito a lasciarla andare, ma adesso no. Adesso voleva essere presente nella sua vita, sempre, in ogni istante.
- Non se ne parla nemmeno.
Lei aveva aggrottato le sopracciglia, un'espressione leggermente ironica davanti alla sua risposta così sicura.
- Ah, no? E se fosse quello che voglio veramente? E' vero, adesso sei ancora il mio tutore, ma tra un mese e mezzo, se avessi voglia di andare in Alaska, potrei anche andarci.
Stava scherzando, lo aveva capito, ma c'era stata una parte di lui che aveva tremato davanti a quell'ipotesi.
- Okay, vorrà dire che comprerò quell'Università e poi la farò radare al suolo. Dopotutto, ho sempre pensato di investire nella ricerca. Al suo posto creo un bel centro scientifico per lo studio di nuove risorse energetiche. Così, gli ecologisti non avranno nulla da rimproverarmi questa volta...
- La compri e la radi al suolo solo per non farmici andare?
Adesso era incerta: la immaginava domandarsi se, dopotutto, avrebbe mai potuto fare una cosa del genere davvero.
Lo avrebbe fatto?
Forse non proprio con una soluzione così teatrale, però magari avrebbe fatto in modo che non venisse accettata la sua domanda.
Di questo ne era sicuro.
- No, non lo farei.
Non era proprio la verità quella che le stava dicendo, ma aveva messo a tacere i suoi sensi di colpa con un'unica ragione: non riusciva ad immaginarsi così lontano da lei.
- Piuttosto, cercherei un modo di farti cambiare idea...
Lo aveva detto con un tono di voce che aveva spazzato via parte di quell'incertezza. Infatti l'ombra di un sorriso si era affacciato sul viso di Bella.
- Tipo?
Dal momento che erano entrambi sul divano, lei con la schiena appoggiata alla spalliera e le gambe incrociate, lui accanto, ma seduto di fronte, si era sporto verso il suo orecchio per sfiorarlo con le labbra.
Aveva già scoperto che era molto sensibile a quel gesto, tanto che non mancava mai di farla rabbrividire.
- Tipo che potrei fornirti mille motivi validi per non andarci...
Glielo aveva sussurato senza pensarci veramente, già proiettato verso altri desideri, che implicavano il portarla nella sua camera da letto, spogliarla e fare l'amore con lei per tutto il resto della notte.
- Okay, allora inizia pure l'elenco...
Si era impercettibilmente allontanata, ma non aveva comunque potuto guardarla in viso. Aveva solo intuito che lo stesse mettendo alla prova, forse per capire quanta verità ci fosse stata nella sua affermazione di prima.
Si era riavvicinato lui, deciso a farle capire quanto fosse importante anche per lui l'argomento.
- Fa freddo. Nevica quasi sempre. Se non nevica, piove...
- Guarda che non dovrei vivere all'aperto...
Era stata ancora ironica, ma nella voce c'era stato anche l'effetto della sua vicinanza. Perchè, adesso, le stava accarezzando la coscia.
- Giusto... infatti saresti rinchiusa tutta sola in un appartamento. Dalle finestre vedresti solo cielo grigio e ghiaccio, neanche un raggio di sole a rallegrare i lunghi pomeriggi passati a studiare. E la sera, una cena consumata velocemente, forse con un pò di tv a farti compagnia...
- Edward!
Era stato quasi un gemito il suo nome, dal momento che aveva insinuato appena le dita sotto il tessuto leggero dei suoi pantaloncini, come a farle intendere che avrebbe voluto spingersi più su.
- Hai a malapena trovato solo quattro motivi...
Ma Edward aveva deciso che era ora di fornirle l'unico vero motivo per cui non avrebbe mai dovuto prendere in considerazione una soluzione che non la vedesse lontana da lui, se non nel raggio di qualche chilometro appena.
Aveva richiuso con uno scatto deciso il portatile che ancora teneva in grembo, appoggiandolo senza molta cura sul basso tavolino.
- Ehi, quel pc mi serve. Se devo inoltrare la mia domanda di accettazione in Alas...
Ma non l'aveva fatta finire, perchè l'aveva trascinata su di sè, mentre si lasciava cadere all'indietro sui morbidi cuscini.
- Vuoi un motivo davvero valido? Eccolo.
L'aveva baciata, facendole scivolare una mano sulla nuca, tra i capelli, per assecondare il bisogno di sentire le loro labbra incollate, nemmeno un respiro a dividerle.
Voleva la sua bocca, come voleva tutto il resto di lei: sempre e in maniera assoluta. Voleva sentire il suo sapore, cercare la sua lingua, il suo calore e sentirla rispondere con la stessa intensità.
Poi stringerla su di sè, per sentire la morbidezza del suo corpo adattarsi alle forme più dure del suo: la pienezza del seno premuto sul torace, i fianchi morbidi che si modellavano sui suoi, la calda intimità che premeva sulla sua eccitazione, le gambe snelle che aderivano alle sue più muscolose.
Aveva avuto ancora l'impressione che mai, nessun'altro corpo femminile conosciuto, avesse accolto così perfettamente il suo.
La risposta di Bella era arrivata e lo stava facendo impazzire: si era sollevata per baciargli il petto, seguendo un immaginario percorso che l'aveva portata prima sulle sue spalle, poi sui pettorali, poi sui capezzoli, poi più giù, seguendo il disegno dei suoi addominali.
Aveva chiuso gli occhi, stringendo anche i pugni, per impedirsi di farle compiere qualsiasi movimento, che non fosse dettato unicamente dal desiderio spontaneo che aveva Bella di esplorarlo.
Perchè adesso, era arrivata a sfiorargli con la lingua la pelle sensibile appena sopra la cintura dei pantaloncini che indossava. Si era fermata, e in quell'attimo di sospensione, non era riuscito a frenare l'impulso di chiamarla.
- Isabella...
Non sapeva nemmeno lui se fosse stata più una preghiera o un invito. Sapeva solo che gli sembrava di impazzire, percependola così vicino alla sua erezione.
Poi c'era stata una lieve pressione, quella provocata dalle sue dita che facevano uscire il bottone dall'asola, che facevano scorrere la cerniera, che allargavano i lembi, portando allo scoperto il tessuto dei boxer, sotto cui pulsava la sua erezione.
Sentiva ogni muscolo contratto, in attesa di un tocco che desiderava con tutto se stesso, ma che non avrebbe mai invocato.
Isabella gli avrebbe donato piacere, solo quando fosse stata lei ad essere sicura di volerlo fare.
Aveva cercato di concentrarsi sulla sensazione provocata dai lunghi capelli che gli sfioravano il bacino, su come li percepisse serici nel solleticargli la pelle, ma non era servito a nulla. Sentiva solo la tensione di quell'attesa, il desiderio che andava crescendo sempre più dentro di lui.
- Voglio amarti anch'io, Edward.
Le parole di Bella sussurrate appena, erano corse lungo i suoi nervi, lungo i muscoli contratti, su, sempre più su, sino ad esplodergli nel cervello con il loro significato.
- Isabella...
Era riuscito a pronunciare ancora solo il suo nome, come ultimo possibile punto di ritorno per lei. Era quasi al limite di un piacere che non sapeva più contenere, al limite di gesti che le avrebbero chiesto sicuramente di più.
Voleva essere amato da lei, voleva che anche lei potesse conoscere quanto potere poteva esercitare su di lui.
Perchè era certo di essere totalmente in balia di Bella, in quel momento. Delle sue dita che, leggere e delicate, gli stavano abbassando i boxer per liberare la sua erezione.
Aveva osato aprire gli occhi, cercarla con lo sguardo... ma li aveva dovuti presto richiudere, per non soccombere alla scarica di eccitazione che l'aveva travolto.
Vedere nei suoi occhi il desiderio per lui, per il suo corpo, l'aveva privato di ogni lucida razionalità. Sentiva solo la stretta della sua mano, i movimenti lenti, forse per timore di sbagliare, o forse solo perchè appena conosciuti.
- Sei... sei bellissimo, Edward... 
Gli era sfuggito un gemito roco nel sentire la voce di Bella così sincera, calda, emozionata. D'istinto aveva portato la mano sulla sua, quasi a capacitarsi che fosse realmente lì, che fosse davvero il gesto che stava compiendo ad aver provocato in lei quell'emozione.
L'aveva tenuta lì per un attimo, avvertendo brividi ancora più profondi nel sentirla avvolta su di lui, poi aveva fatto per ritrarla, ma la voce di Bella lo aveva bloccato.
- Non... non te ne andare. Fammi conoscere... quello che desideri...
Era tornato a posare la mano sulla sua, cercandola con lo sguardo, e quando lo aveva trovato, si era perso nella sua profondità.
C'era solo lui in quello sguardo, insieme a lei. Loro due e nient'altro.


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- Non sarà una scelta troppo ambiziosa per me?
- Tu te la senti? E' questo quello che conta davvero.
- Bè, sono sempre stata abbastanza brava...
- Brava?
- Forse qualcosa di più di brava...
- Forse brava tanto da meritarti una speciale lode che... fammi pensare bene... siete state solo in due a meritarvi? Una lode che ha avuto l'effetto di intasarmi la posta con l'invito da parte delle Università più prestigiose sia d'America che d'Europa a frequentare i loro corsi?
Bella non era riuscita a dissimulare la sorpresa suscitata da quella notizia. Aveva fissato Edward, seduto di fronte a lei, intento a spalmare del burro su una fetta di pane tostato.
- Davvero?
Le aveva sorriso, anche se non le era sembrato un vero sorriso, mentre aggiungeva anche della marmellata.
- Già.
- E perchè non me lo hai detto prima?
Non era seccata con lui, era più perplessa: che avrebbe proseguito negli studi, era una decisione di cui avevano già discusso mesi prima, quando ancora le cose tra di loro avevano una piega diversa.
Tanto che ne avevano parlato al telefono e non di persona, come avevano fatto per altre decisioni più o meno importanti che la riguardavano. Ricordava che le aveva detto di preoccuparsi solo di che indirizzo avrebbe voluto prendere, perchè sulla scelta dell'Università il problema non si poneva: implicitamente le aveva fatto capire che avrebbe potuto farla accedere a qualsiasi struttura avesse scelto.
Allora aveva solo pensato che fosse il suo atteggiamento tipico: non gli importava un fico secco che lei fosse più o meno in grado di accedere per merito, dal momento che non era mai stato interessato ai suoi risultati, l'importante era che le porte si spalancassero davanti ad Edward Cullen.
- E' un pò... complicato.
- Complicato?
Aveva scosso leggermente le spalle, come a dire "strano, vero?". Aveva finito di spalmare la marmellata, forse dimostrando un pò troppa attenzione nel farlo.
- Edward?
L'aveva fissata con un'espressione che non era proprio riuscita a decifrare bene.
- Ieri sera, te lo ricordi come è finita la nostra conversazione, Isabella?
Lo ricordava non bene, benissimo. Ancora si sentiva uno strano languore in corpo, come se la notte appena passata l'avesse trascorsa a fare dei sogni incredibilmente erotici.
Solo che non erano stati dei sogni, erano le volte che Edward l'aveva svegliata per fare l'amore con lei, dopo che avevano iniziato il tutto sul divano, mentre appunto discutevano dei suoi studi.
Però non era arrossita del tutto, forse perchè percepiva sempre più naturale quel desiderio continuo che avvertiva anche lei per lui.
- Okay. Te lo ricordi.
Per un attimo le aveva sorriso, veramente, davanti alla sua espressione che doveva essere stata molto trasparente.
- Sì, e anche molto bene. Ma non riesco a capire...
Si era interrotta, vedendolo iniziare ad imburrare un'altra fetta di pane. La quinta, per l'esattezza.
- Aspettiamo qualcuno a colazione, per caso?
Aveva sollevato lo sguardo, e l'occhiata che le aveva lanciato... quella sì che l'aveva fatta arrossire!
- No, sono per me. Ho avuto una notte piuttosto movimentata, mi ha messo un certo appetito...
- Uhm... già... però, non cercare di cambiare argomento. Mi devi una risposta... e sincera.
Si era fatta seria, perchè in qualche modo capiva che Edward era reticente, questa volta, nel risponderle. Sentiva che era turbato, quasi inquieto, da quando avevano ripreso l'argomento "università".
Aveva smesso di imburrare il pane, spostando lo sguardo sul panorama esterno: il mare cristallino, il cielo sereno, il sole già caldo, la spiaggia di sabbia bianchissima. Ancora una volta la bellezza di quell'isola, la sua magia, apparivano come un richiamo irresistibile a viverla in tutta la sua bellezza..
- Pensavo lo avessi capito da sola...
Aveva parlato a bassa voce, sempre senza guardarla. Non le era sfuggita, però, la sua espressione: non era proprio tesa, sembrava più... colpevole.
Ecco, sì, colpevole... quasi a disagio. Aveva sentito il bisogno di toccarlo, subito. Aveva allungato il braccio sul tavolo, per toccargli la mano che ancora stringeva il coltello usato fino a qualche attimo prima.
- Edward, che cosa c'è? Perchè non me lo vuoi dire?
Aveva riportato lo sguardo su di lei, provocandole un brivido lungo la schiena: le era sembrato di vedere un fantasma.
Uno sguardo rabbioso, duro, cupo, che aveva incontrato spesso in passato.
- C'è che mi odio per quello che sono e che non riesco a cambiare, nonostante tutto. E tu non meriti questo, maledizione!
Prima che potesse capire le sue intenzioni, Edward aveva già lasciato la cucina. Si era alzato bruscamente senza dire più nulla, senza rivolgerle più lo sguardo.
Non riusciva a credere che fosse successo davvero, le sembrava impossibile che lui si fosse comportato così.
Che cosa era successo esattamente? Non riusciva a capacitarsene, niente l'aveva preparata a quella reazione.
Era rimasta immobile per qualche minuto, i pensieri che ripercorrevano quanto era successo da quando si erano svegliati ad ora. Nel farlo, le era apparso sempre più evidente che il problema fosse legato, per qualche motivo che non comprendeva, alla scelta che stava compiendo.
Una scelta che a lei era sembrata più che ovvia, dal momento che la New York University si trovava appunto a New York, dove avrebbe vissuto con Edward.
Erano passati altri minuti, lunghissimi, durante i quali aveva capito che lui non sarebbe tornato. Aveva cercato di non farsi invadere dall'ansia, di non cedere a pensieri negativi che non sarebbero stati di nessuna utilità.
Doveva fare l'unica cosa giusta: andarlo a cercare ed obbligarlo a parlare con lei. Le era tornato in mente come lo avesse fatto anche lui, proprio quando era stata lei ad essere nella medesima difficoltà di spiegare cosa le stava succedendo.
Non aveva perso più un secondo, aveva iniziato a perlustrare la casa. Solo che era deserta, così era uscita. Era rimasta un attimo indecisa se imboccare il piccolo sentiero che si snodava tra gli scogli, e che scompariva dietro la casa, o se scendere verso il versante piano dell'isola. La parte di spiaggia visibile, era deserta.
Forse si era spinto verso il bosco di palme, oltre il quale si trovava la radura con il laghetto di acqua dolce. Aveva deciso di andare in quella direzione.
Il giorno prima l'aveva portata lì, avevano fatto il bagno, poi un pic-nic con gli avanzi della cena squisita preparata da Maria. Erano stati bene, felici dopo quella notte che li aveva visti fare l'amore per la prima volta.
Le era sembrato ancora più impossibile che ora si fosse allontanato così da lei.
Aveva sentito l'ansia crescere a dismisura mentre si inoltrava tra le palme seguendo il sentiero che conduceva alla radura.



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Sapeva di aver commesso un grande errore nel lasciarla così, ma quello che aveva avvertito dentro di sè, lo aveva spinto in quella direzione.
Era colpevole e basta. Nessuna attenuante, nessuno sconto.
Aveva giurato che non si sarebbe più comportato come in passato, ma era esattamente quello che aveva appena fatto con lei.
L'aveva nuovamente costretta a decidere del suo futuro mettendo lui davanti a tutto. Se fosse la scelta migliore per lei... solo un particolare da mettere a tacere con la parola amore.
Amava Isabella, sapeva che era così, ma forse l'amava nella maniera sbagliata.
Che razza di vita stava per offrirle? Era amore vero, il suo? Sì, certo: l'amore di un bastardo egoista.
Si sentiva sempre più pericolosamente sull'orlo di una collera pronta ad esplodere, di cui lui era l'unico responsabile.
Era verso se stesso che provava quella rabbia sorda, davanti alla sua incapacità di essere diverso. Solo un'illusione il poter cambiare, un'illusione svanita davanti alla prima vera prova.
Avrebbe dovuto spronare Isabella a scegliere solo ciò che era meglio per lei, per il suo futuro, illustrandole le infinite possibilità che aveva davanti.
Avrebbe potuto davvero frequentare qualsiasi università avesse voluto, in qualsiasi parte del mondo.
Era ancora una volta a causa sua se la sua scelta era stata una sola.
Aveva afferrato una pietra, scagliandola con violenza sulle rocce, cercando di scaricare ciò che si agitava dentro di lui. Poi lo aveva fatto ancora, con più forza, tanto che era rimbalzata nell'acqua tranquilla del laghetto.
- Ti senti meglio, adesso?
Si era girato di scatto, sorpreso dalla voce di Bella. Non l'aveva sentita arrivare, perso com'era nella sua rabbia.
- Ho bisogno di rimanere solo.
Non avrebbe voluto essere così duro, ma non si sentiva ancora pronto ad affrontarla. Non aveva per nulla chiaro dentro di sè cosa avrebbe dovuto fare.
E sentirsi così, insicuro, fuori controllo, era qualcosa che non sapeva ancora gestire.
- Potrei diventare il prossimo bersaglio?
- Non fare la bambina e non dire certe cazzate!
Era rimasto basito lui per primo davanti a quella risposta secca.
Ma era impazzito? Gli stava dando di volta il cervello? Poteva spiegare solo così il suo comportamento.
- Scusami non volevo...
Parole al vento, perchè lei se ne stava già andando. Non aveva dovuto pensarci nemmeno un attimo, perchè tutto dentro di lui si era sgonfiato come una bolla di sapone all'idea di quello che le aveva appena fatto.
- Isabella!
L'aveva chiamata nel tentativo di fermarla, ma aveva solo ottenuto che si mettesse a correre più forte. L'aveva subito inseguita, senza sapere esattamente cosa le avrebbe detto, solo certo che doveva parlarle.
Non ci aveva messo molto a raggiungerla, afferrandola per la vita e trattenendola contro di sè.
- Ti prego, scusami. Non volevo... non era con te che dovevo prendermela.
- Lo capisco. Ma rimane il fatto che lo hai pensato...
Avrebbe voluto allontanarsi, lo sentiva, ma era lui ad impedirglielo. La teneva ancora stretta, forse proprio perchè sapeva che se ne sarebbe andata senza lasciarlo parlare.
- Non aveva alcuna importanza, non lo pensavo ... non lo penso davvero di te, Isabella.
Si era girata, arrabbiata, o forse più delusa. Non riusciva a capirlo, gli sembrava tutto confuso in quel momento.
- Ah, no? Allora perchè non parli con me? Non sono in grado di capirti? Non l'ho già fatto? Che cosa è cambiato da ieri, o dall'altro ieri... quando mi parlavi di tutto... che cosa?
Solo la mattina prima l'aveva presa in giro, lamentadosi che gli mancavano le sue sfuriate. Ma non poteva essere più lontano dalla verità, non sopportava di vederla così, e per colpa sua.
- Sono io che sono sbagliato, non tu.
- Io non ti capisco, io non ci capisco più niente!
Si era divincolata ancora, e l'aveva lasciata andare. Era rimasto immobile a vederla scomparire, incapace di reagire.


XXXXXXXXXXXXXXX
 

Aveva passato ore d'inferno, chiusa nella sua stanza. Arrabbiata, delusa, confusa, ma soprattutto sola.
Aveva pianto, aveva riflettuto, aveva cercato di rompere quel circolo vizioso che erano diventati i suoi pensieri.
Avevano litigato, lei ed Edward, e ancora non era riuscita a capire il perchè, cosa gli fosse successo.
Sapeva solo che non era andata a cercarla, dopo che l'aveva lasciato al laghetto, e lei si era imposta di fare lo stesso: voleva essere lasciato solo?
Bene, lo avrebbe accontentato. Ma si rendeva conto, non potendo mentire a se stessa, che in realtà era stata ferita dalle sue parole.
Non fare la bambina.
Di colpo si sentiva proprio così, come se fosse tornata ai suoi undici anni, improvvisamente sola e senza nessuno a cui poter confidare le sue paure o i suoi pensieri.
Poi, si era resa conto che non era vero, che aveva qualcuno con cui parlare e che sarebbe stata ad ascoltarla.
Aveva recuperato immediatamente il cellulare, le dita che volavano sui tasti.
Solo che Kelly era risultata irragiungibile. Allora aveva provato a casa sua, ma la madre l'aveva informata che era via con le cugine per una vacanza al mare. Le aveva detto che anche lei faticava a trovarla su quel benedetto cellulare, o era spento, o era scarico. Dopo qualche altra chiacchiera cordiale sulle sue vacanze, su come stessero andando, si erano salutate.
Bella si era sentita ancora più giù di morale, perchè si era già immaginata di poter trarre conforto dall'amica. Certo, non le avrebbe potuto raccontare proprio tutto, non per telefono almeno, ma le sarebbe bastato dirle che aveva litigato con Edward, spiegarle a grandi linee che cosa era successo ed avere magari una sua opinione.
Le era venuto ancora da piangere, forse più per una sorta di rabbia impotente.
Perchè Edward si era comportato così? Perchè non aveva parlato con lei?
Era stato mentre scorreva le foto archiviate nel cellulare, vedendolo, che le era balenata l'idea di chiamarlo. Le era tornata in mente la sua voce, e improvvisamente si era scoperta desiderosa di sentirlo, perchè era stata bene in sua compagnia.
Aveva composto un semplice messaggio: Ciao, posso chiamarti? Vorrei salutarti. Bella.
Era passato solo un minuto, prima che fosse lui a chiamarla. Già sentire la sua voce allegra l'aveva fatta sentire meno sola. Era stato ovviamente molto felice che lei lo volesse salutare, e quando lei aveva sottolineato che si trattava proprio di volerlo salutare, lui ridendo le aveva detto che era sempre meglio di niente.
Poi si era lanciato nel racconto di tutto ciò che aveva fatto da quando si erano lasciati sino a quel momento, e trattandosi di Jake, erano state un mucchio di situazioni diverse, ma tutte divertenti.
Era riuscito a farla ridere, accantonando per un pò il motivo che l'aveva spinto a chiamarla. Tutto era tornato, più forte che mai, quando era stato il suo turno di raccontare come fosse proseguita la sua vacanza.
Aveva cercato di raccontare a sua volta allegramente, ma Jake l'aveva interrotta quasi subito.
- Bella?
- Sì?
- Perchè ho l'impressione che all'improvviso qualcosa non vada per il verso giusto?
- No, perchè dici così?
- Perchè per un pò sei stata la Bella che ho conosciuto... ora sta parlando qualcuno che non ha nulla a che fare con la ragazza stra-felice di quella vacanza in barca a vela in compagnia di Edward.
- Forse ti ho dato quell'impressione, ma...
- Ma non vuoi dirmelo. Okay, non è un problema. Lo posso capire. Solo mi dispiace... ecco, tutto qui.
L'aveva presa in contropiede. Non si aspettava che intuisse così bene il suo stato d'animo. D'altronde, era anche vero che lei stessa aveva pensato che si fossero capiti subiti, stabilendo un'amicizia immediata. Forse per Jake anche qualcosa di più, qualcosa che adesso la faceva sentire incerta.
- E'... è un pò complicato... tutto qui.
Aveva sentito un silenzio significativo dall'altra parte, e si era sentita lei stessa, quando era stato Edward a dirle che era complicato da spiegare.
- Potresti provare a spiegarmelo. E' vero che non sono un genio a scuola, però se voglio posso anche applicarmi...
L'aveva fatta sorridere, perchè aveva capito che Jake era fatto così, una specie di vento caldo capace sempre di farti sentire bene.
- Ho litigato con Edward.
- Ah bè, allora è complicato sì! Quando succede a me con Sam, e sai che sono fatti della stessa pasta, finisce quasi sempre a botte. Perchè non provi anche tu? Gli tiri un bel cazzotto, gli spacchi il naso e vedrai che dopo sarà più disponile nei tuoi confronti...
Ce l'aveva fatta ancora, le aveva strappato una risata. Più che altro perchè aveva rivisto lui e Sam fare a botte, o almeno fingere, come avevano fatto quel giorno in barca.
- Vedi? Solo l'idea ti fa già stare meglio. Sai come devi fare? Gli dici che gli vuoi parlare, poi, prima che lui sfoggi la sua aria da duro, tu fai partire un bel destro e gli dici chiaramente che è tutto quello che hai da dirgli.
Bella avrebbe voluto veramente che potesse essere così semplice..
Ma tra lei ed Edward era tutto molto più complicato. Si amavano, ma nello stesso tempo avevano ancora paura di questo sentimento. Adesso le sembrava più evidente.
- Sono per la non violenza, Jake, non te l'avevo ancora detto?
- Ah no! Questo in effetti crea qualche problema...
Poi l'aveva sentito schiarirsi la voce, come se si stesse facendo più serio.
- Scherzi a parte... ti va di dirmi perchè avete litigato?
Ecco, e adesso? Avrebbe voluto parlargli, liberarsi di un pò del peso che sentiva sul cuore, ma cosa avrebbe potuto dirgli?
- Diciamo che è partito tutto dall'argomento "scelta università". 
- Allora hai scelto? Dove andrai?
- Pensavo alla New York University...
L'aveva sentito fischiare, e ancora l'aveva fatta ridere.
- Hai intenzione di seppellirti viva tra i libri?
- A me piace studiare.
- Hai bisogno di frequentarmi per un pò.
- Forse sei tu che dovresti frequentarmi. Sono sicura che a Sam non dispiacerebbe vederti studiare di più.
- Non dirmi che ha osato parlarti della mia pessima carriera scolastica! Quel bastardo d'un cuginastro! Appena lo vedo, lo gonfio, giuro!  
- Ma ci sei rimasto male veramente? Perchè guarda che non stavo affatto giudicandoti...
- Ma no tranquilla! E' solo l'ennesima scusa per dargli un pò addosso! Se lo lascio stare troppo, poi il cuginastro si allarga...
Le era venuto da pensare che il rapporto tra loro doveva essere davvero speciale.
- Jake, ma non hai mai litigato sul serio con Sam?
- Uhm... fammi pensare. Sì, forse, un paio di volte...
- E cosa hai fatto?
- Oltre a spaccargli veramente il naso?
- Ma non riesci proprio a tenere il testosterone sotto controllo?
- Testosterone? Si mangia?
- Jake!
- Dai, stavo scherzando... volevo sentirti ridere. Non mi va di sentirti giù...
- E' un momento, te l'ho detto, poi passa.
C'era stato un attimo di silenzio, e si era immaginata lo sguardo caldo dei suoi occhi scuri, forse dispiaciuti per lei che stava così.
- Seriamente, le volte che ho litigato con Sam, mi sono sempre sforzato di parlargli. Perchè ha un carattere del cavolo, si chiude peggio di un riccio! Ha provato a non parlarmi anche per una settimana intera...
Bella aveva sentito una stretta al cuore: l'idea che Edward tornasse a non parlarle, come era accaduto in passato, l'aveva fatta stare malissimo.
- Così ho fatto io il primo passo.Un pò mi è costato, però... accidenti, Bella, si sta scaricando la batteria! Solo che devo anche chiamare Sam, sta aspettando che torni e lo devo avvisare che sono in un maledettissimo ritardo!
- Scusa, è colpa mia. Ti ho fatto perdere un sacco di tempo...
- Ehi, non dirlo neanche per scherzo! Il tempo passato con te è tutto, tranne che sprecato!
- Jake, grazie, ma...
L'aveva sentito ridere forte.
- Lo so, lo so. Non devo correre... almeno non con te! Perchè invece dal cuginastro devo correre eccome! Ha fretta di partire, domani dobbiamo essere dalla sua Emily! E odia farla aspettare.
- Okay, allora ti saluto.
- Senti, posso richiamarti più tardi? Quando arrivo in barca. Ricarico il cellulare e ti chiamo per salutarti meglio, prima di partire.
- Ma ci stiamo già salutando.
- Sì, bè, era una scusa. Mi sembrava valida...
- Okay. Come vuoi. Però se non dovessi rispondere, magari è perchè sto seguendo il tuo consiglio.
- Parlare con Edward?
- Forse... o forse spaccargli il naso.
Era scoppiato a ridere ancora.
- Sei fantastica, Bella! Uffa, maledetto cellulare... ti devo lasciare. Ciao, ti richiamo non appena posso.
- Va bene. Ciao.
Aveva chiuso la comunicazione, scendendo dal letto per andare lei stessa a ricaricare il cellulare. Magari Kelly l'avrebbe richiamata più tardi, scoprendo che l'aveva cercata.
Solo che quando si era voltata, si era immobilizzata: appoggiato allo stipite, le braccia conserte, c'era Edward.
- Ti saresti dovuta innamorare di lui. Sarebbe stato perfetto per te.
L'aveva guardata negli occhi, sicuro. Così tanto, che si era trovata a stringere il cellulare, fino a sentire le dita dolere.
- Giusto. Tra bambini ci saremmo capiti alla perfezione.
Aveva ignorato il sarcasmo nella sua voce.
- Jake non è un bambino. E' un ragazzo che sa bene quello che vuole.
Aveva faticato ad ignorare la fitta che le aveva attraversato lo stomaco, perchè adesso Edward le si stava avvicinando.
- E non ti avrebbe incasinato la vita, come invece sto facendo io.
Ancora un paio di passi e poi l'avrebbe avuto proprio di fronte, vicinissimo.
- Di questo ne sono assolutamente sicuro, con lui sarebbe stato tutto più semplice.
Aveva colmato la distanza tra di loro, ma solo per poterle prendere il cellulare. L'aveva colta di sorpresa, tanto che aveva mollato la presa.
- Scusa, ma questo è meglio spegnerlo, adesso.
Ancora un'altra fitta, perchè nello sguardo di Edward aveva trovato una prima certezza: gelosia.
Aveva capito che Jake la voleva richiamare.
Dopo averlo spento, lo aveva gettato sul letto.
- Io, invece, sono terribilmente complicato e pieno di difetti. Il peggiore in assoluto, è quello di essere un egoista consapevole di esserlo.
La fissava, e vedeva il suo sguardo farsi sempre più profondo, come se si volesse esporre sempre più.
- Perchè avrei dovuto lasciarti andare, per vederti scegliere un futuro migliore, più semplice. Invece, ho scelto di amarti. E non dovrebbe essere una giustificazione sufficiente per tutti i miei comportamenti, ma in realtà lo è. Non posso fare a meno di volerti nella mia vita, anche a costo di continuare ad incasinare la tua.
Le aveva posato una mano dietro la nuca, avvicinando i loro visi e appoggiando la fronte contro la sua.
- Ho passato queste ore al telefono, per assicurarmi di persona che la tua domanda alla New York Univeristy venisse accettata immediatamente.
- Ma non ho ancora spedito quella domanda.
- Lo so, e adesso sarà solo una formalità farlo. Del resto, te l'ho detto, sono abbastanza egoista da credere che tu voglia frequentare quell'università perchè lo desideri, e non solo perchè è una conseguenza del fatto che la mia vita continui ad influenzare la tua.
Come aveva fatto a non capire che cosa lo aveva turbato? Era tutta la vita che decideva per lei, e temeva che ancora la stesse involontariamente condizionando nelle sue scelte.
Ma non era così, lei voleva stargli vicino, tanto quanto lo voleva lui.
- Ma sono io che ho scel...
- Shh... non lo dire, Isabella.
Le aveva posato l'indice sulle labbra.
- Voglio che tu un giorno possa dirmi che sono stato così egoista, da rovinarti la vita. Allora, saprò che è arrivato il momento di lasciarti andare veramente.
Le aveva fatto scivolare le braccia intorno alla vita, stringendola a lui.
- Sino ad allora, continuerò ad amarti così come sono, un uomo pieno di complicazioni e difetti.
L'aveva baciata dolcemente, colmandola di un amore che avrebbe potuto essere anche il più complicato al mondo, ma che lei sentiva di ricambiare totalmente.
Aveva smesso di baciarlo, giusto il tempo di replicare quello che le sembrava importante fargli capire.
- Non ti ho mai visto come un "principe azzurro". Mi sono innamorata di te, così come sei. L'unica cosa che ti chiedo, è di non smettere mai di parlare con me. Qualsiasi cosa succeda, noi dovremo parlarci sempre.
Gli era sembrato di essere lui, in quel momento, il più giovane tra i due, il più immaturo. E forse lo era, da un certo punto di vista: Isabella, in fondo, gli aveva sempre dimostrato di saper amare molto più di lui.










Se qualcuna di voi si sta domandando perchè Isabella l'ha perdonato subito, dopo che comunque lui si è comportato non molto bene nei suoi confronti, la risposta sta nel fatto che sono io per prima a crederlo possibile.
Questo non vuol dire "farsi trattare come uno zerbino", perchè se lo facesse un uomo che regolarmente si comporta così, ci sarebbe alla base una mancanza totale di rispetto che mi farebbe reagire diversamente.
Ma quando si ama una persona, credo che prima di erigere muri d'orgoglio o di chiusura totale, si debba ascoltare le ragioni che l'hanno spinto a comportarsi in una determinata maniera, in un determinato momento.

Come sempre, se ne avete voglia, aspetto di condivere con voi il capitolo, o anche un commento in generale sulla storia.
Buon week-end.
Un abbraccio.
Roberta



.

















 

 
 




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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Buongiorno ragazze!
Eccomi dopo una settimana di assenza e finalmente anche più in forma.
Ma parliamo subito del capitolo di oggi: chissà se vi sorprenderà? Sono proprio curiosa... e siccome non vi voglio anticipare assolutamente nulla, vi rimando alla fine dove vi racconterò un pò di cose su quanto leggerete.
Solo una nota tecnica per farvi meglio comprendere un passaggio: la parte che troverete in corsivo si colloca temporalmente subito dopo la parte iniziale. L'ho evidenziata solo per darle maggiore risalto.
Buona lettura.
Un bacio.
Roberta.











Bella aveva radunato abiti ed effetti personali in poco tempo, essendo limitato ciò che aveva avuto con sè al St. Marie quando era partita con Edward per quella vacanza loro due soli.
Le era sembrato così lontano quel giorno in cui era andato a prenderla, impedendole di fatto di partecipare alla festa per il suo diploma.
Matt Davenport.
Un nome che adesso non le diceva più nulla, ma che allora aveva pensato di volere accanto a sè, non volendo rassegnarsi all'idea che lui invece non fosse più interessato a lei.
Edward Cullen.
Un nome che adesso era tutta la sua vita. Guardandosi dentro, riusciva a trovare solo lui nei suoi pensieri  e nel suo cuore.
Era felice, come non lo era mai stata dopo la morte dei suoi genitori.
Era così felice, da riuscire ad essere serena anche davanti a quella partenza anticipata da Isola Corallo.
Si era accomodata meglio sul letto, appoggiando la schiena ai cuscini, e chiudendo gli occhi.
In quella stanza aveva fatto l'amore per la prima volta con Edward.
Ancora, pensandoci, le sembrava un sogno. Perchè, c'erano state molte altre volte dopo... e tutte molto reali!
Non era riuscita ad evitare di ridacchiare da sola, al pensiero di quante altre volte aveva fatto l'amore con lui. Eppure, la prima volta sapeva che non l'avrebbe più scordata. Qualsiasi cosa fosse successa, la magia e la perfezione di quel momento sarebbe rimasta per sempre dentro di lei.
Aveva riaperto gli occhi, osservando la bellezza di quella stanza, forse accentuata dal fatto che era stato Edward a volerla per lei.
Una prova tangibile che l'aveva voluta davvero nella sua vita.
Anche il futuro, quello che stava per conoscere, la vedeva parte integrante della sua vita. Era stato inevitabile sentire una morsa allo stomaco, anche se lei ed Edward ne avevano discusso a lungo su come sarebbe stato.
Aveva ripetuto dentro di sè quella frase che le aveva detto anche lui e in più di un'occasione: "un passo alla volta".
Così avebbe dovuto affrontare la vita che l'aspettava insieme a lui: non sarebbe stato facile, ma insieme ed un passo alla volta, ce la potevano fare.
Il primo passo, era appunto affrontare quel rientro anticipato di una decina di giorni rispetto alla data fissata in origine
D'altronde, la posizione che lui ricopriva nella società era qualcosa con cui sapeva benissimo che avrebbe dovuto farci i conti: era un uomo d'affari, con obblighi e responsabilità ben precisi a cui gli sarebbe stato impossibile sottrarsi.
Infatti, proprio nei giorni scorsi si era venuta a creare una situazione sempre più difficile con il personale della sua compagnia aerea. Una vertenza sindacale che non riusciva a trovare sbocco, stava paventando la reale minaccia di un blocco totale di tutti i voli nazionali ed internazionali.
Edward aveva cercato di risolvere la cosa tramite un contatto con il suo ufficio, ma era parso sempre più chiaro che non fosse sufficiente per sbloccare la situazione.
Proprio quella mattina, dopo colazione, aveva ricevuto una telefonata dal suo ufficio che lo informava che i vertici dei sindacati non si sarebbero più seduti al tavolo delle trattative, se lui non fosse stato presente.
Non lo aveva nemmeno lasciato finire di spiegare quando era ricomparso informandola su come stessero le cose, gli aveva detto lei per prima che era logico dover rientrare immediatamente.
A quel punto, l'aveva abbracciata e lei aveva intuito che nelle ore successive avrebbero dovuto affrontare discorsi che avevano solo in parte accennato, prima del loro arrivo a New York.


XXXXXXXXXXX


- Isabella... io non so bene da che parte iniziare.

Seduti uno di fronte all'altro, si trovavano sullo splendido terrazzo da cui si godeva il panorama della spiaggia bianca. Edward si era sporto verso di lei, prendendole le mani tra le sue.
Gli aveva sorriso, mentre non poteva dirgli altro che la verità davanti a quelle sue parole.

- Sai che ogni volta mi stupisco? Sei sempre stato così sicuro di te in passato... e ora, a volte... sembra quasi che tu abbia paura di parlarmi!
Aveva sorriso anche lui, un'espressione sincera negli occhi che le aveva allargato il cuore.
- Un pò è così, sai? Ho talmente sbagliato in passato, che sono terrorizzato all'idea di commettere gli stessi errori anche ora.
- Ma ora è diverso tra noi.
Era stata sicura nel rispondergli: ora si amavano, e stavano cercando di rimediare a quel passato così burrascoso tra loro.
- Sì. E' vero. Ma questo non mi rende meno facile prospettarti certe cose...
Evidentemente era davvero turbato.
- Allora, fai come facevo io quando ti dovevo parlare: tiri un bel respiro e ti butti!
L'aveva guardata incuriosito.
- Facevi davvero così con me?
Le era venuto da ridere all'idea che non avesse dato mai buoni frutti: finiva sempre e comunque che litigava con lui.
- Sì. Ma tanto non funzionava lo stesso. Tu non mi ascoltavi mai...
- E tu, invece? Mi ascoltavi?
Aveva finto di doverci riflettere.
- Vediamo... sì, per forza! Quello che dicevi era praticamente legge per me!
Le aveva stretto le mani con più forza.
- Che persona insopportabile ero...
- Eri?
L'aveva preso in giro chiaramente, ma una parte di lui sapeva che c'era un fondo di verità: qualcosa di arrogante nel suo modo di essere ci sarebbe sempre stato. Magari dettato dal suo bisogno di proteggerla, ma comunque di fatto arrogante.
- Se questo è il tuo giudizio su di me...
Si era deciso a parlare, dal momento che Bella sembrava capire il suo stato d'animo.
- ... allora tanto vale che te ne parli!
Si era fatta più seria, aspettando di sapere cosa lo turbava.
- Si tratta della tua sicurezza.
L'aveva presa in contropiede, dal momento che non aveva pensato le volesse parlare di un argomento del genere.
- La mia sicurezza?
Era stato serio.
- Sì. Devi pensare Isabella che sei una ragazza molto ricca... per giunta compagna di un uomo ancora più ricco di te.
Si era soffermata sulla parola "compagna". Aveva avuto un sapore di ufficialità che ancora non c'era nemmeno nei suoi pensieri. Pensava a loro solo come Edward e Isabella. Non come a una "coppia".
Ma era così, ovvio, e stavano per tornare a New York, dove prima o poi la cosa sarebbe diventata di dominio pubblico.
Entrambi si auguravano che avvenisse il più tardi possibile, ed erano arrivati alla conclusione che almeno sino al compimento del suo diciottesimo compleanno, avrebbero cercato di mantenere discreta la loro relazione.
- Sì, questo lo capisco, ma cosa c'entra adesso la mia sicurezza?
L'aveva fissata, non capiva se più dispiaciuto o colpevole.
- C' è gente disposta a tutto per soldi, Isabella.
Per un attimo non era riuscita a collegare la cosa con lei, poi però era stato un fulmine a ciel sereno.
Rapimento e riscatto, il pensiero più forte. E poi, oltre a quello, anche tutta una possibile serie di situazioni spiacevoli...  a partire da un certo tipo di stampa che tendeva a violare la privacy senza il minimo scrupolo, pur di ottenere foto e scoop inediti.

Doveva essere stata chiara la sua espressione, perchè Edward l'aveva immediatamente attirata tra le sue braccia, stringendola a lui.

- So che forse non ci avevi mai pensato seriamente.
- No... sì... cioè... forse essendo al St. Marie mi sono sempre sentita lontana da questi pensieri.
Improvvisamente vedeva anche altro dietro alla scelta di mandarla a studiare in un collegio così esclusivo: sicurezza.
- Sì, non ti nascondo che mi faceva stare tranquillo saperti lì... almeno sotto questo punto di vista.
- E tu?
Lo aveva guardato preoccupata.
- E io cosa?
- La tua sicurezza.
Aveva preso a passarle le mani nei capelli, un gesto che aveva il potere di rilassare entrambi.
- Ecco, si ricollega appunto a quello che volevo dirti.
Le sue dita scorrevano tra le ciocche, lisciandole e poi risalendo per ricominciare.
- La richezza regala indubbiamente grandi privilegi: magari arrivare a possedere anche un'isola propria... ma pone anche dei limiti che bisogna saper accettare, soprattutto se servono a proteggere qualcuno che ami.
Non aveva avuto bisogno di sentirsi dire che era a lei che si stava riferendo: le era bastato guardarlo negli occhi.
- Quali limiti?
- Angeli custodi... senza le ali, però.
Non poteva dire di essere del tutto sorpresa, alcune sue compagne altrettanto ricche si erano sempre mosse con delle guardie del corpo al seguito, ma non aveva mai pensato di trovarsi nella stessa situazione.
- Capisco... anche se... sinora siamo sempre stati soli.
Non le era piaciuto lo sguardo che aveva incontrato, sapeva di cose non dette. Si era leggermente irrigidita, ottenendo che rafforzasse la presa su di lei.
- Non era facile... non è tuttora facile per me parlartene... perchè fa parte di quel discorso sul fatto che ti sto incasinando la vita...
- In che senso? Dimmelo sinceramente.
Lo aveva sentito sospirare.
- Quando eravamo sulla barca, o anche adesso su quest'isola, c'è sempre stata una sorveglianza attiva.
- Cioè, vuoi dire che qualcuno ci sta... sorvegliando?
Per un attimo si era sentita gelare il sangue nelle vene all'idea che qualcuno avesse potuto vederli in ogni momento.
- No, Isabella, non nel modo che pensi! Non permetterei mai a nessuno di poter condividere con noi quei momenti...  ci sono sistemi di sorveglianza satellitare molto sofisticati, che permettono di rimanere ad una certa distanza.
- Quale distanza?
- Sufficientemente vicina per intervenire in tempo se a qualcuno venisse in mente, per esempio, di farci visita sull'isola senza essere invitato.
Lo sentiva più tranquillo, ora che ne stavano parlando apertamente. 
- Ma quando eravamo in barca? 
- Lì è un pò diverso... diciamo che il rischio era minore dal momento che nessuno, a parte me, sapeva dove eravamo diretti.
- E quando siamo stati con Sam e... Jake?
- Puoi parlare di lui, Bella. Mi sembra che ci siamo già chiariti no?
Era vero, ne avevano parlato, e lei era stata sincera nel dirgli ciò che sentiva: non voleva rinunciare a Jake. Gli avrebbe fatto capire che non aveva alcuna speranza con lei, se non quella di vederli uniti da una bella amicizia. Se Jake lo avesse accettato o meno, e come comportarsi di conseguenza, era qualcosa che avrebbe affrontato a tempo debito. Aveva già molto altro a cui pensare.
- Sì, è vero.... quindi? In quei giorni come funzionava?
- Sapevano la nostra posizione... controllavano la zona.
- Sapevano chi?
- Persone di fiducia.
- Chi sono esattamente?
Si era rilassato del tutto, adesso, forse vedendo che non l'aveva presa poi così male. D'altronde, Bella credeva che non avrebbe avuto molta scelta: capiva che l'argomento era serio. Soprattutto se pensava a sua volta all'incolumità di Edward.
- Un gruppo di persone ristrette, e scelte, di cui mi fido ciecamente.
- Tanto da affidargli la tua vita, giusto?
L'aveva guardata seriamente.
- Soprattutto la tua, ora. Voglio che tu abbia il massimo della protezione, Isabella. Se ti capitasse qualcosa per colpa mia...
- Non sarebbe per colpa tua.
Sapeva che non lo avrebbe convinto del contrario, glielo leggeva nello sguardo verde incupito da una certa rabbia.
- Sei sempre stata oggetto di attenzione solo perchè ero il tuo tutore legale... a maggior ragione lo sarai in futuro quando sapranno di noi. Sarò sempre responsabile per questo...
- No. Ne abbiamo già discusso, Edward. Sto scegliendo anch'io di vivere accanto a te...
- Sì, ma non cambia la realtà dei fatti. E' la mia vita a complicare la tua.
Bella sapeva che non sarebbe mai riuscita a fargli cambiare del tutto idea su questo argomento, ma non avrebbe comunque smesso di provarci.
- Non sono d'accordo... ma non ho certo voglia di passare la nostra ultima giornata di vacanza a cercare di convincerti che stai sbagliando.
E per impedirgli di controbattere, lo aveva messo a tacere nell'unica maniera possibile: baciandolo.
 

XXXXXXXXXXX


Il motoscafo che li attendeva ormeggiato dopo la Deep Blue, aveva l'aria di essere molto veloce e potente. Non appena erano stati in prossimità del pontile, una figura massiccia era saltata giù andandogli incontro.
I lampioni che illuminavano il pontile, le avevano fatto intravedere qualcosa dell'uomo che avanzava verso di loro: capelli cortissimi, un fisico massiccio, uno sguardo che aveva visto sempre più deciso mano a mano che si erano avvicinati.
Quando lo avevano avuto di fronte, aveva esibito un sorriso cordiale nei confronti di entrambi. Edward glielo aveva presentato immediatamente.
- Lui è Emmett McCarty.




Le aveva teso la mano e quando l'aveva stretta, la sua era praticamente scomparsa.
- Emmett, lei è Isabella Swan.
- Piacere.
- Piacere mio, Isabella.
Era stato istintivo.
- Può chiamarmi Bella.
- Va bene, Bella.
C'era stato un sottile imbarazzo tra loro due, ed era stato Edward ad andare in loro aiuto.
- Direi che potreste darvi del tu.
- Ottimo.
- Certo.
Ovviamente sapeva già molto di lui, dal momento che Edward gliene aveva parlato. E sicuramente lui sapeva molto di lei per lo stesso motivo.
Emmet era un ex Navy Seal, un corpo speciale d'elitè della marina a
mericana, che ad un certo punto ne aveva avuto abbastanza di guerre e missioni in giro per il mondo. Aveva deciso così di buttarsi nel campo della sicurezza personale e quasi subito si era ritrovato a lavorare esclusivamente per Edward.
- Allora, Edward, pronti a partire?
Non si era stupita del grado di confidenza con cui gli si era rivolto: sapeva che il rapporto tra loro si era approfondito sempre di più nel corso di quei sei anni di vita in comune.
Emmett era diventato una sorta di "braccio destro", a metà tra un amico fidato ed un professionista stimato.
- Sì, possiamo andare.
A quel punto l'aveva presa per mano. Si era irrigidita automaticamente, aspettandosi una qualche reazione da parte di Emmett. Ma non aveva dato segno di averlo notato, o quantomeno, di non aver avuto alcuna difficoltà nell'accettare come era mutato il loro rapporto.
Edward le aveva chiesto di imparare a fidarsi di Emmet e degli altri, proprio come faceva lui, e di non sentirsi perciò sottoposta al loro giudizio.
- Rosalie?
- Sta molto meglio. Aspetta Bella... a casa.
Aveva sentito la mano di Edward stringere la sua, come a volerla rassicurare.
A casa, a New York. Dove sarebbe iniziata la sua nuova vita. Insieme a lui.
Rosalie Hale, compagna di Emmett da diversi anni, sarebbe diventata il suo "angelo custode". Ovviamente, l'idea che fosse una donna la persona che avrebbe avuto maggiormente vicino l'aveva resa molto meno nervosa: ancora non sapeva come sarebbe andata, ma si agurava davvero che potesse diventare una sorta di amica anche per lei.
Nel frattempo stavano passando accanto alla Deep Blue, e non aveva potuto fare a meno di lanciarle un'occhiata nostalgica: chissà quando ci sarebbero potuti tornare.
- Prima di quanto tu creda.
Aveva guardato Edward, chiedendosi se non lo avesse pensato ad alta voce. Emmett era andato avanti, e loro si erano fermati davanti alla barca a vela.
- Te l'ho letto negli occhi. Anch'io sento già nostalgia dei giorni trascorsi con te sulla Deep Blue.
Le aveva deposto un bacio sul dorso della mano che teneva intrecciata alla sua.
- Ma ti prometto che tutte le volte in cui sarà possibile, ce ne andremo in giro io e te, come abbiamo fatto in questa vacanza.
Le era stato impossibile non guardare verso il motoscafo, che in quel momento le sembrava rappresentasse quel futuro a cui stavano andando incontro.
- Stai tranquilla, Isabella. Adesso ti sembra tutto difficile, ma un passo alla volta, le cose si sistemeranno.
Giusto, un passo alla volta.
Intanto, il successivo era stato salire a bordo dell'imbarcazione che li avrebbe portati sull'isola dove vivevano anche Miguel e Maria, che avevano salutato nel pomeriggio, tristi nel vederli partire prima del previsto. Era abbastanza grande da avere un eliporto da cui sarebbero partiti per raggiungere l'aereoporto di Miami. Da lì, con un jet privato, avrebbero raggiunto New York.
- Ciao, Edward.
Una nuova voce l'aveva sorpresa. Dall'ombra era uscito un altro uomo, pronto ad aiutarla a salire.
- Ciao, Jasper.
Le aveva teso la mano, lei l'aveva afferrata per superare la draglia e salire a bordo. Subito dietro di lei, Edward glielo aveva presentato.
- Isabella, lui è Jasper Hale. Il fratello di Rosalie.
- Piacere.
- Piacere.
Ovviamente, sapeva anche di lui: era il terzo elemento di quel trio un pò angeli, un pò diavoli. Emmett, Rosalie e Jasper avevano dato vita ad una società che si occupava appunto di sicurezza personale, poichè tutti e tre nel loro passato avevano avuto esperienze in campo militare o poliziesco. Il primo era stato un appunto un soldato, entrambi i fratelli avevano fatto parte della polizia di New York.
Aveva stretto nuovamente la mano a Jasper, e aveva colto l'occasione per osservarlo meglio: aveva un fisico snello, capelli biondi leggermenti lunghi, un viso dai tratti angelici che si contrapponeva, però, ad uno sguardo piuttosto duro, distaccato.



- Come ti avevo detto, è venuto al posto di Rosalie.
Aveva visto comparire sulla bocca di Jasper un sorriso sardonico.
- Solo mia sorella poteva beccarsi la varicella alla sua età...
- La varicella?
Cosa avesse avuto esattamente Rosalie, Edward non glielo aveva detto. In effetti, era un pò buffo pensare che una donna poco più che trentenne fosse stata messa ko da una malattia prevalentemente infantile.
Aveva visto Jasper scuotere la testa in un gesto ironico, mentre Edward accompagnandola sottocoperta, le rispondeva..
- Avevo promesso a Rosalie di concederle un minimo di privacy, ma non avevo fatto i conti con il passatempo preferito di Jazz: tormentare sua sorella! Sì, ha avuto la varicella. L'ha presa da uno dei suoi bambini...
- Hanno dei figli lei ed Emmett?
- No. Presta volontariato in una casa-famiglia per ragazze madri in difficoltà.
- Sembra una donna incredibile...
Lo aveva pensato sinceramente, perchè le informazioni che aveva avuto sinora su di lei la portavano in quella direzione.
- Lo è. Sono sicuro che ti piacerà, vedrai.
Non era riuscita a frenare un moto di gelosia.
- Devo preoccuparmi, Edward?
Lo aveva visto un attimo perplesso. Poi doveva aver capito, perchè aveva scosso le spalle, sorridendo leggermente.
- Giusto. Da un certo punto di vista, mi piace sai? Che anche tu sia gelosa di me. 
L'aveva attirata contro di lui, facendole passare le braccia intorno alla vita.
- Ma non devi preoccuparti, conosco bene il fidanzato di Rosalie, mi romperebbe un osso alla volta se solo osassi guardarla con un'espressione diversa dalla semplice stima o simpatia che nutro per lei.
Non era riuscita a lasciarsi andare del tutto tra le sue braccia, c'era una parte di lei che sapeva di non essere da sola con lui.
- Ah, quindi è solo stima e simpatia...
Si era indubbiamente accorto di quella tensione che non le permetteva di essere del tutto naturale e sembrava deciso a porvi rimedio. L'aveva trascinata con lui nell'esplorazione di due porte chiuse. Una si era rivelata un bagno, l'altra una piccola cabina dove si erano chiusi dentro.
- Meglio ora?
Sì, perlomeno non aveva il timore che potessero arrivare Emmett o Jasper, sorprendendoli in atteggiamenti intimi. Aveva annuito.
- So che mi hai detto di non preoccuparmi di loro...
- Ma non è facile. Guarda che ti capisco, Isabella. E devi fare quello che ti senti. E devi chiedere anche a me di comportarmi come ti fa stare meglio. Se hai bisogno di tempo... se vuoi che mi avvicini quando siamo soli...
- Soli?
L'aveva intrappolata tra lui e la porta della cabina.
- Sì, soli io e te... come adesso.
Le era stato difficile ricordare il motivo per cui aveva creduto impossibile non riuscire a rilassarsi tra le sue braccia. Perchè adesso che le stava baciando il collo in quella maniera, intrufolando le mani sotto la camicetta per accarezzarle la schiena, Bella era sicura di non riuscire a percepire nient'altro se non loro due solamente.


XXXXXXXXXXX


Ora che il jet era atterrato, Bella non era riuscita a tenere a bada una certa ansia.
Si sentiva addosso anche una certa stanchezza, dal momento che non era riuscita a chiudere occhio nemmeno per cinque minuti. Il tragitto con il motoscafo, poi le ore in elicottero, infine le altre ore di volo, avevano decisamente messo alla prova i suoi nervi già tesi.
Edward però, in tutto questo, era stato fantatico con lei dal momento che aveva cercato di metterla il più possibile a suo agio.
In elicottero erano stati solo loro quattro, dal momento che lo aveva pilotato Emmett, ma l'atmosfera era risultata distesa grazie alle chiacchiere che aveva portato avanti con gli altri due uomini.
Sul jet, era andata anche meglio, dal momento che essendo di grosse dimensioni, c'erano stati più ambienti separati tra loro. Così avevano potuto parlare ancora tranquillamente  di quello che sarebbe successo quando fossero arrivati a New York, degli impegni immediati che aspettavano lui e di quello che avrebbe fatto lei nel frattempo.
- Isabella?
Edward era tornato, e nel voltarsi a guardarlo, aveva provato un tuffo al cuore: era bellissimo, ovviamente, però le aveva fatto anche un certo effetto. Era un pò come se fosse tornato un aspetto di lui che aveva dimenticato in quelle settimane.
Sapeva che sarebbe dovuto succedere, ma era più difficile del previsto affrontarlo.
- Ehi, vieni qui...
L'aveva stretta a lui, con forza, trasmettendole subito calore e amore.
- Ti sciuperò il vestito.
Era stato quello a destabilizzarla: vedere scomparire "Edward e basta" in jeans e maglietta, per vedere tornare Edward Cullen in giacca e cravatta, perfettamente rasato e pettinato.



- E' solo un vestito...
"E' solo una giacca".
Glielo aveva detto anche quel giorno al St. Marie, quando era stata sudata e lui gliel'aveva appoggiata sulle spalle. Come allora, anche adesso le era sembrato che ci fosse molto di più dietro a quelle parole: c'era l'importanza che aveva lei nella sua vita.
Lo aveva stretto a sua volta, grata per il modo in cui la stava facendo sentire: sicura dei suoi sentimenti per lei.
- Sai che non avrei mai voluto lasciarti sola proprio in questo momento.
Bella si era sentita una stupida: lo stava facendo sentire in colpa, quando avrebbe dovuto rassicurarlo a sua volta. Si era scostata quel tanto che bastava per fissarlo negli occhi verdi.
- Lo so. Davvero, Edward. Sto bene, sono solo un pò stanca. Non devi preoccuparti per me...
- Ehi, ehi... calma. E' normale, siamo un pò tesi tutti e due.
- Sei preoccupato per l'incontro? 
Era preoccupato per lei e basta, in realtà. In quel momento le appariva terribilmente spaesata, anche se stava cercando di non darglielo a vedere, e non avrebbe voluto davvero doverla lasciare sola ad affrontare i primi momenti di quella sua nuova vita.
Ma la sua, di vita, stava già iniziando a chiedere loro i primi sacrifici.
-
Un pò... nel senso che spero di riuscire a risolvere in fretta la situazione per poter tornare il prima possibile da te... a casa.
Aveva provato di nuovo un'emozione fortissima all'idea che ora l'avrebbe divisa con lei. Era certo che avrebbe scambiato tutto della sua vita, per non dover mai perdere quella sensazione di felicità che provava in quel momento.
Era stata lei a sollevarsi sulle punte per poterlo baciare.
- Ti amo, Edward.
Le aveva risposto baciandola intensamente, lasciando che fosse quello a dirle "ti amo".
Era stato un leggero bussare, seguito dalla voce di Emmett, ad interromperli.
- Edward, siamo a posto con i controlli. Le macchine sono già qui fuori... quando vuoi, io e Jasper siamo pronti.
Il momento di separarsi era arrivato.
- Grazie Emmett, ancora un attimo e arriviamo.
Erano tornati a guardarsi negli occhi, consapevoli che c'era tutto un mondo intorno a loro e che dovevano tornare ad immergervisi.
- Con Jasper puoi stare tranquilla.
- Okay.
- Poi, a casa troverai anche Rosalie. Ti aiuterà ad ambientarti, tenendoti compagnia finchè non torno io. Non mi va di saperti sola il tuo primo giorno...
- Okay.
- Andremo prima io ed Emmet. Può capitare che c'è sempre qualche ficcanaso nei dintorni... la notizia che sarei stato presente alla trattiva di oggi è già trapelata. Meglio, quindi, che tu e Jasper aspettiate un pò prima di andarvene.
- Okay.
Si sentiva dilaniato, ma stava cercando di apparire sereno e fiducioso per non aggravare la tensione che sentiva in lei.
- Mi dici qualcosa di diverso da "okay"?
Era riuscito a farla sorridere.
- Okay.
Le aveva sorriso anche lui.
- Non è bello che mi prendi in giro... sarò costretto a fartela pagare.
- Okay.
Aveva affondato le dita nella sua vita, ottenendo l'effetto di farla ridere. Aveva scoperto anche quello nelle lunghe giornate trascorse a giocare con lei: soffriva terribilmente il solletico.
- Questo è solo l'anticipo... il resto quando torno. E se non vuoi che sia spietato con te... non rispondermi ancora "okay"!
Rideva, cercando di liberarsi, parte della tensione sciolta in quel gioco tra di loro.
- Va bene! Va bene! Basta!
Aveva smesso di farle il solletico, tornando a stringerla, sentendosi anche lui più sollevato nel vederla sorridere almeno un pò.
- Ti amo, Isabella. Pensa solo a questo quando scendi da questo aereo.
Si era appoggiata a lui, la guancia premuta sul suo torace.
- Lo farò.
Erano rimasti avvolti in quella bolla solo loro, sino a che si erano sentiti entrambi più rilassati.
- Andiamo?
Glielo aveva sussurrato sulla tempia, mentre ancora le sue labbra cercavano il contatto con la sua pelle.
- Sì, va bene.
Si erano scambiati un ultimo bacio a fior di labbra, poi erano usciti, per raggiungere i due uomini che li attendevano davanti al portellone già aperto..
Bella aveva notato che anche Emmett si era cambiato, indossando un completo scuro che gli donava un'aria decisamente più formale. Jasper, invece, era rimasto in jeans e camicia. Si era resa conto di esserne sollevata: appariva meno distaccato, più informale.
- Jasper, conto su di te.
C'era stata un'occhiata eloquente da parte di Edward, a cui era seguito un cenno d'intesa da parte del biondo. Poi si era allontanato, probabilmente per lasciarli soli ancora un attimo.
- Ti aspetto giù, Edward. Ciao Bella, vedrai che con Rosalie ti troverai bene.
- Sì, certo. Grazie. Ciao.
Emmett le aveva rivolto un'occhiata rassicurante prima di uscire, e lei lo aveva apprezzato.
- Quando arrivi, chiamami.
Edward le aveva sfiorato la guancia con una carezza.
- Ma sarai occupato...
- Non ti preoccupare. Tu chiamami, okay?
- Okay.
Era comparso sul viso di Edward quel sorriso che era sempre in grado di farle venire un nodo allo stomaco.
- Mi rispondi ancora okay? Ahi, ahi... mossa sbagliata.
- Sei stato tu ad incitarmi. Mi hai chiesto se era okay!
- Potevi rispondere "va bene" oppure "sì"...
Lo aveva interrotto, perchè era certa che ogni secondo passato avrebbe voluto sempre più trattenerlo.
- Ma non dovevi partecipare ad un incontro improrogabile?
Quel sorriso si stava accentuando, annodandole sempre più lo stomaco.
- Mi stai cacciando?
- Sì.
- Metto in conto anche questo, allora, e quando torno...
Aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni un paio di occhiali da sole e li aveva indossati.
- .... facciamo i conti.
- Okay, Mr. Cullen. Troverà pane per i suoi denti.
Quella scherzosa minaccia tra loro era stato un modo per salutarsi. Bella lo aveva guardato scendere, raggiungere Emmett e salire insieme su una delle due berline ferme qualche metro più in là, sulla pista di atterraggio.
Le mancava di già.
Era assurdo, lo sapeva anche lei, eppure era così. Si stava mentalmente ripetendo che era normale in quel momento sentirsi così persa senza di lui, era questione di abituarsi ad una nuova vita che ancora non conosceva.
Abituarsi anche a nuove persone, tra cui Jasper. Già, doveva anche affrontare l'imbarazzo di trovarsi sola con lui. Sapeva di potersi fidare, dal momento che si fidava Edward, ma non era comunque semplice.
Come richiamato da quei pensieri, l'aveva raggiunta.
- Tutto bene?
Doveva averglielo letto in faccia che non era così.
- Un pò spaesata, forse.
Era stata sincera. Non le riusciva proprio di fingere in quel momento.
- Posso capire.
Davvero? Probabilmente sì, in fondo sapevano abbastanza di lei e del suo passato.
- Tra quanto andiamo?
Aveva guardato l'orologio che aveva al polso.
- Direi ancora cinque minuti, poi se sei pronta...
- Per esserlo veramente avrei bisogno più di cinque minuti.
Era stato come pensare ad alta voce, ma aveva avuto l'effetto di far sorridere Jasper.
- Prenditi tutto il tempo necessario. Non c'è fretta in realtà.
- Grazie, ma credo che mi farò bastare i cinque minuti. Vado a recuperare lo zaino.
Le aveva annuito, e mentre si incamminava, aveva sentito il suo sguardo seguirla: decisamente doveva abituarsi anche a quello.
Era tornata alla poltroncina che aveva occupato, dove accanto c'era il suo zainetto. Lo aveva aperto, per cercare dei fazzoletti, ma aveva trovato subito un'altra cosa invece.
Si era dovuta sedere, perchè l'emozione provata era stata forte: Edward l'aveva messa lì, sicuramente perchè la trovasse quando lui fosse già andato via.
Una fotografia di loro due, fatta sulla Deep Blue, che li ritraeva abbracciati e sorridenti, solo il mare alle loro spalle.
Ci avevano messo più di dieci minuti, tante risate e non so quanti scatti, per riuscire a posizionarla in modo che li riprendesse senza tagliare qualche parte di uno dei due.
Ma più della foto, era quello che Edward aveva scritto dietro ad averle provocato quell'emozione violenta.
Io, te e il mare.
Semplici parole, ma che racchiudevano nel loro significato tutto quello che gli bastava per essere felice.
 













 

Allora?
Vi aspettavate l'arrivo di Emmett, Rosalie, Jasper ed in questa veste di angeli custodi?
Vi sembra eccessivamente paranoico Edward?
Sappiate che mi sono un pò documentata, per farmi un'idea sull'argomento, scoprendo che gli americani "vip" e la sicurezza personale vanno proprio a braccetto! Nel senso che sono un pò fissati...
Così, mi sono figurata che anche Mr. Cullen potesse essere abbastanza preoccupato per la sua incolumità, a maggior ragione per quella di Isabella.
D'altronde, un pò è vero, la ricchezza e la notorietà in un certo senso limitano la libertà personale.
Comunque, da adesso in poi, entreranno in gioco anche loro... e vi lancio una provocazione, care fanciulle: eravate preoccupate per Jacob Black? E se la minaccia avesse, invece, lineamenti d'angelo e capelli biondi? Eh!eh! Chi lo sa...
E Alice? Posso anticiparvi che arriverà anche lei... avrà a che fare con il biondino citato poco prima? Chi lo sa...
La certezza, intanto, sono Rosalie ed Emmett: li amo troppo come coppia, per pensare di dividerli.
Vi chiedo solo un pò di pazienza, perchè anch'io dovrò prendere "dimestichezza" con questi nuovi arrivi, arrivando a delinearli poco alla volta.
Che altro dirvi?
Aspetto i vostri commenti! XD!
O insulti?
Vedremo...
Prima di chiudere, volevo prima ringraziarvi dell'accoglienza riservata al primo capitolo extra: ho avuto qualche contrattempo che mi ha impedito di realizzarlo come volevo, ma voi siete state fantastiche lo stesso con me!
Grazie davvero.
E adesso vi auguro un buon week-end, ci sentiamo lunedì!
Un bacione.
Roberta.





PS: quasi dimenticavo... che malattia potevo scegliere per Rosalie, se non la varicella? XD!
 

 





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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Buonasera ragazze!
Mi scuso vivamente per questo ritardo e per non avervi potuto avvisare, ma avevo problemi proprio con il collegamento internet.
Li ho risolti solo ora e mi affretto ad inserire il nuovo capitolo (è martedì sera, per la precisione. XD)
Come vedrete, ormai i nuovi protagonisti diventeranno parte integrante del racconto, li conoscerete quindi sempre meglio (per alcune piccole note vi rimando in fondo, dopo la lettura).
L'ultima nota la riservo per la risposta alle recensioni: arrivo nei prossimi giorni, perdonatemi ma dipende sempre dal problema avuto con il collegamento.
Ma adesso vi lascio alla lettura. Scusatemi ancora.
Un bacio.
Roberta







Non era la prima volta che fingevo di dormire mentre tornavamo verso casa in macchina.
Come tutti i genitori, anche i miei tendevano a parlare più liberamente se pensavano che non stessi ascoltando i loro discorsi.
Era un trucco che mi aveva insegnato la mia amica Becky, con la quale frequentavo i corsi di nuoto dall'età di sei anni.
Lo avevo messo in pratica una sera di tanti anni prima, ed avevo scoperto che funzionava davvero. Era esaltante poter ascoltare i discorsi degli adulti, specie se svelavano progetti importanti, come quello di cui stavano parlando in quel momento i miei genitori.
- Non credi che potrebbe essere un cambiamento un pò troppo radicale per Bella?
- I bambini hanno la capacità di adattarsi molto in fretta.
- Non lo so, Charlie. E' sempre vissuta in un posto come Phoenix, una città sicuramente meno caotica e pericolosa di New York. Lì, sarebbe tutto diverso, forse anche per noi.
- Lo so. Non è una decisione facile. Però d'altronde, se dovesse andare in porto quel nuovo progetto con Edward, io dovrò passarci parecchio tempo.
Edward? Avevo sentito parlare qualche volta di lui, sapevo che era uno dei soci in affari di Charlie. Mia madre mi aveva raccontato di come lo avessi perseguitato per tre giorni di fila, quando avevo avuto all'incirca tre anni e lui quindici anni, perchè giocasse con me. Io, ovviamente, non conservavo alcun ricordo di lui.
- L'idea di trascorrere tanto tempo senza di voi non è una bella prospettiva.
Avevo socchiuso un occhio, giusto per vedere mia madre accarezzare una guancia a mio padre. Mi piaceva vederli così vicini, mi sembrava di vederli più contenti.
- Anche per me è lo stesso, e sono sicura che anche Bella non ti vorrebbe così lontano.
Mio padre le aveva sorriso.
- Comunque, c'è ancora tempo per decidere. Edward sta sondando il terreno... quel ragazzo, per quanto giovane, ha già lo stesso fiuto di suo padre per gli affari.
Reneè aveva scosso la testa, proprio come faceva quando qualcosa non le andava a genio.
- Non sarebbe contento di sentirsi paragonare a suo padre. E ha ragione, sai? Non è affatto come Terence, grazie al cielo.
Ma, adesso, mi stava venendo sonno davvero. La festa a cui avevamo partecipato era stata abbastanza divertente, soprattutto avevo mangiato un numero spropositato di dolci.
Ero scivolata un pò in avanti sul sedile, per appoggiare meglio la testa.
Le parole di Reneè avevano iniziato a descrivere quel Terence e mi era sembrato antipatico solo a sentirne parlare, figurarsi avercelo come padre.
Ero fortunata ad avere Charlie: certo, magari non era sempre presente, però non mancava mai di dimostrarmi quanto bene mi volesse.

Era stato con quei pensieri rassicuranti, che mi ero addormentata. E al mio risveglio, la mattina dopo, Terence ed Edward Cullen erano già fuori dai miei pensieri, come del resto l'idea che ci saremmo potuti trasferire a New York.
Avevo solo nove anni, e come era giusto che fosse, vivevo solo il presente, senza curarmi affatto di quello che sarebbe potuto accadere nel mio futuro.



XXXXXXXXXXXXXX



Lo skyline di Manhattan, con i suoi numerosi grattacieli, aveva rievocato in Bella ricordi confusi di una conversazione avvenuta, tanti anni prima, tra i suoi genitori.
Ricordava vagamente che avevano parlato della possibilità di andare a vivere proprio lì, a New York. Se la cosa fosse stata legata più o meno ad Edward, quello non lo ricordava. Poteva anche essere, dal momento che lui aveva sempre vissuto lì.
Era stato l'assoluto silenzio tra lei e Jasper a permettere che i suoi pensieri vagassero liberamente. Infatti, da quando erano saliti in macchina, lui si era concentrato sulla guida, e lei era sprofondata nel sedile accanto, fingendosi interessata a tutto quello che li circondava.



"Puoi stare tranquilla con Jasper".
Era ovvio che non dovesse temerlo, però rimaneva il fatto che per lei era a tutti gli effetti uno sconosciuto. 
Uno sconosciuto che, però, era pronto a rischiare la vita per lei se ce ne fosse stato bisogno.
Come del resto avrebbero fatto anche Rosalie, o Emmett... o chiunque faceva il loro lavoro, cioè occuparsi della sicurezza di altre persone.
Un pensiero di cui ne era diventata sempre più cosciente, e che l'aveva resa sempre più... era difficile da definire come la facesse sentire.
- La tua prima impressione su New York? Se non ho capito male, non c'eri mai stata, giusto?
La voce di Jasper l'aveva colta di sorpresa, facendola letteralmente sobbalzare sul sedile.
- Scusa, non volevo spaventarti...
Aveva incontrato il suo sguardo e ancora lo aveva trovato indecifrabile. Rispetto ad Emmett, che si era mostrato subito più aperto, lui era stato più trattenuto nei suoi confronti.



- No, figurati. Ero soprapensiero...  comunque è vero, non ero mai stata a New York.
Era tornata a guardare fuori dal finestrino, notando che il traffico si stava facendo sempre più intenso ora che avevano attraversato il fiume Hudson, inoltrandosi verso il cuore di Manhattan.
- Affollata, direi.
- Decisamente la stessa impressione che ha un newyorkese ogni volta che ritorna a casa.
Aveva sentito dell'irritazione nella sua voce e lo aveva osservato: le braccia stese, le dita che tamburellavano nervose sul volante, sul viso una smorfia di insofferenza.
- Odio questo maledetto traffico.
Lo aveva detto ancora più irritato mentre si arrestavano del tutto. Bella era stata grata del fatto che Edward le avesse parlato del carattere dei due fratelli Hale, di come non avrebbe dovuto farsi ingannare dai loro modi un pò bruschi, ma attendere di conoscerli meglio prima di trarre conclusioni affrettate.
Stava giusto pensando se era il caso di ribattere qualcosa e portare avanti la conversazione, quando lo aveva visto sfilarsi dalla tasca il cellulare e rispondere.
- Ciao... indovina... bloccati nel traffico, precisamente tra la Quarantaduesima strada e Lexington Avenue. Credo ci vorrà ancora una mezz'ora.
Dall'altra parte, chiunque fosse stato, non doveva avergli dato una buona notizia.
- Giusto quello che ci mancava.
L'irritazione nel tono di voce era raddoppiata, e Bella aveva iniziato a domandarsi come sarebbe stato conoscere anche Rosalie.
- Sì, ovvio.
Le aveva lanciato un'occhiata veloce, che lei aveva colto solo perchè lo stava guardando a sua volta: ora era profondamente irritato, tanto che l'azzurro dei suoi occhi si era incupito.
- Sono d'accordo sul no, a meno che non diventi strettamente necessario.
Aveva intuito che la conversazione avrebbe avuto tutto un altro tono se lei non avesse avuto modo di sentirla: Jasper stava chiaramente rispondendo lo stretto indispensabile.
 - Sì, okay, fammi sapere.
Aveva chiuso la conversazione bruscamente come l'aveva iniziata, riponendo il cellulare in tasca.
- Il bello è che ci dovrei essere abituato, dal momento che sono nato e cresciuto in mezzo a questo caos.
L'aveva presa nuovamente in contropiede, perchè era tornato a parlare come se non fosse stato interrotto, cercando anche di cancellare l'irritazione provata solo qualche attimo prima.
- Sicuramente una realtà ben diversa da quella dove hai vissuto sinora tu. Un paio di volte ho accompagnato Edward da te, al St. Marie. Berna era decisamente un posto molto meno affollato.
Era vero: i suoi modi erano decisamente bruschi, ma intuiva che stava cercando di rompere il ghiaccio tra loro.
- Sì, è vero.
Non è che le riuscisse nemmeno a lei di essere molto espansiva, sicuramente avrebbe avuto bisogno di un pò di tempo per trovarsi più a suo agio.
- Guidi?
Era una domanda piuttosto inaspettata.
- No. Non ho la patente.
Non aveva avuto modo di prenderla, avrebbe voluto aggiungere. Ma faceva parte di un discorso che avrebbe portato ad altri discorsi, e tutti molto personali, che riguardavano strettamente il rapporto che aveva avuto con Edward sino a poco tempo prima.
Ma Jasper quasi sicuramente saprà molto sul tuo rapporto con Edward.
Era stata una sorta di voce della verità a dirglielo, facendola sentire tremendamente a disagio.
- Potresti prenderla ora.
- Sì. Ci penserò, in effetti.
Avanzavano lentamente nel traffico, e Bella aveva avuto modo di osservare i marciapiedi invasi di persone che camminavano più o meno veloci.
Per un attimo aveva sentito anche lei il desiderio di scendere e mischiarsi a quella folla: chi l'avrebbe riconosciuta? Adesso nessuno, ne era quasi sicura.
Ma fra qualche mese? Quando tutti avrebbero saputo con certezza chi era?
"E' la mia vita ad incasinare la tua. Sarò sempre responsabile per questo".
- Jasper, Edward cammina per le strade di New York?
Era certa di essere stata lei a sorprenderlo questa volta. O forse no, perchè quando aveva incontrato i suoi occhi, aveva trovato solo uno sguardo attento.
- Sì, certo. Lo fa consapevole che sarà sicuramente osservato...
- E magari anche fotografato...
- E' inevitabile, purtroppo. Specie quando non è... da solo.
Aveva colto la lieve incertezza come un chiaro riferimento al fatto che se con lei, avrebbe suscitato ancora più interesse.
Ma erano stati di nuovo interrotti, questa volta, era stato il suo di cellulare a suonare. Lo aveva cercato nello zaino, scoprendo che era Kelly a chiamarla.
- Ciao, Kelly.
- Bella! Ciao! Allora, sei già a New York?
- Sì, siamo arrivati da un paio d'ore...
- E allora, come ti sembra? Certo che dopo i Caraibi...
- Bè, in effetti...
Rosita aveva avuto ragione: nonostante ci fosse una bella giornata anche lì, l'azzurro del cielo non era paragonabile a quello dei Caraibi.
- Dai, non essere triste però! Ma adesso dove siete? Sei ancora con Edward?
- No. E' dovuto andare via subito, l'incontro era fissato per le undici. Siamo rientrati proprio giusti...
- Sai che non vedo l'ora di vederti? Ho un sacco di cose da raccontarti e anche tu! Se ci penso, ancora non ci credo: tu che vai d'accordo con Edward!
Lei che era innamorata di Edward. E lui di lei. Kelly sarebbe impazzita.
Ma se da una parte moriva dalla voglia di poterne parlare con la sua migliore amica, dall'altra ne era anche intimorita. Forse perchè proiettava anche su di lei l'ansia che provava nel pensare alla reazione di tutti gli altri che la conoscevano.
- Già, anche a me sembra ancora incredibile...
- Hai visto che tutto si è sistemato? Avevi un sacco di dubbi sul tuo futuro, e guarda nel giro di un mese quante certezze: vivrai a New York, frequenterai la sua università più prestigiosa... e soprattutto potrai contare sull'affetto di Edward. Sono così contenta per te. Dio, ti meriti tutto questo e anche di più!
L'affetto nella voce dell'amica l'aveva commossa. E cercava di tenere a bada quell'emozione, dal momento che percepiva lo sguardo di Jasper su di sè.
- Sei già a casa sua allora? Com'è? Dimmi che c'è anche lì una supermegafantasticissima stanza tutta tua e io svengo dalla gioia!
Kelly era stata decisamente un fiume in piena da quando l'aveva chiamata per la prima volta una decina di giorni prima, quando ancora era ad Isola Corallo. Si erano sentite anche altre volte, e le aveva raccontato a grandi linee come erano andate le cose, spiegandole che il suo rapporto con Edward era migliorato, senza proprio dirle quanto. Era davvero impazzita di gioia e quando le aveva raccontato anche della stanza concepita proprio per lei, come segno della volontà di Edward di volerla nella sua vita, aveva toccato l'apice.
Si era confidata con Kelly, nella certezza che non avrebbe mai svelato a nessuno ciò che le diceva: in tanti anni, le aveva sempre dimostrato di essere davvero un'amica fedele. Era stata davvero fortunata ad incontrarla, non osava pensare come sarebbe stato senza di lei.
- No, non sono ancora arrivata. In realtà siamo bloccati nel traffico di Manhattan.
- Siamo? Ah, giusto! Hai già conosciuto Rosalie? E com'è? Duecento chili di donna a prova di proiettile?
Bella sperava davvero che la voce squillante e divertita di Kelly non fosse arrivata sino a Jasper. Si sentiva tremendamente in imbarazzo.
- No...
- Allora è una gnocca da paura?
Aveva sempre adorato il carattere irruente e solare dell'amica, forse perchè era tutto il suo opposto. Solo che in quel frangente l'avrebbe voluta un pò meno irruente...
- Kelly, mi sa che ti devo lasciare. Ho la batteria quasi scarica... ti richiamo non appena sono arrivata, okay?
Troncare era la soluzione migliore che aveva trovato. Di certo non le avrebbe detto di trovarsi in macchina con il fratello di Rosalie. Avrebbe iniziato a sottoporla ad un interrogatorio serrato, più che altro perchè non aveva mai smesso di portare avanti la campagna "cercasi disperatamente ragazzo per Bella". Aveva già avuto la pessima idea di raccontarle di Jake, e ci era voluta un'ora buona per convincerla che non c'era speranza... il tutto con Edward a solo qualche centimetro di distanza intento, con baci e carezze, a rammentarle il perchè!
- Sì, certo. In realtà ti ho chiamato perchè volevo farti sapere che sono tornata anch'io a casa in anticipo.
- Come mai?
- La mia solita sfiga: il tipo di mia cugina ci ha provato! Ti pare? Guarda che i ragazzi sono proprio dei deficienti! No dico, è praticamente quasi identica a me... eppure, secondo lui, io ero cento volte meglio!
Le era venuto da ridere: Kelly era davvero molto bella. E ne era cosciente, ma non proprio sino in fondo. Forse era questo suo modo di rimanere in parte coi piedi per terra, che le aveva permesso di legare con lei.
- Ma quindi avete litigato?
- No, grazie a Dio ho una cugina pensante... e poi era da poco che erano insieme. No, sono rientrata perchè già si vociferava di una mia possibile storia con lui. E' il figlio di un pezzo grosso di non so quale campo... ma poi sai come vanno queste, non ho bisogno certo di spiegartelo!
Ovvio, anche l'amica veniva presa di mira dalla stampa, dal momento che suo padre possedeva una catena alberghiera che contava hotel sparsi in tutto il mondo.
- Bè, sono contenta che non sia successo niente con tua cugina. Ma adesso ti fermi a Los Angeles, o hai in programma qualcos'altro?
La famiglia di Kelly era originiaria di quella città, e ora anche lei avrebbe vissuto lì, praticamente dall'altra parte degli Stati Uniti.
- Veramente avevo in mente di andare a trovare un'amica...
- Ah... e quando parti?
- Non appena ci siamo messe d'accordo.
- Ah...
- Bella?
- Eh?
- Scema, quell'amica sei tu, no! Te lo ricordi, vero, che avevo strappato ad Edward la promessa di vederci non appena fossi rientrata? Bè, ho tutta l'intenzione di ricordarglielo!
Si era ritrovata a ridere anche lei della sua poca capacità intuitiva, ma forse era stata colpa della situazione in generale: il distacco da Edward, l'arrivo a New York, le nuove conoscenze... il fatto di averne una seduta accanto... insomma, era un pò sottosopra.
- Scusa... deve essere colpa del fuso orario!
- Come no! Mi sa che ne hai di cose da raccontarmi... ti sento completamente diversa!
Ma lei era diversa in un certo senso.
- Dici?
- Dico, dico! Stai parlando con me, non con la prima che passa!
L'aveva fatta ridere di nuovo. Aveva decisamente bisogno di Kelly.
- Io ti aspetto. Ho già parlato con Edward, non c'è nessun problema.
- Mamma mia, ma vi siete proprio messi ad andare d'amore e d'accordo voi due! Allora, ti lascio qualche giorno per ambientarti, poi piombo lì!
Bella ancora aveva provato gioia e paura allo stesso tempo.
- Okay. Ci sentiamo allora nei prossimi giorni. Così ci mettiamo d'accordo.
- Non vedo l'ora, Bella! Mi manca la nostra vita insieme...
- Anche a me, Kelly. Tantissimo.
- Però niente lacrime, eh? Tu sei appena arrivata a New York, goditela! E intanto io saccheggerò un pò di negozi qui a Los Angeles, dato che con te di certo non lo faremo!
Erano tornate a ridere, più che altro perchè lo shopping era stato sempre un motivo di diatriba tra di loro: Kelly ne era ossessionata, lei lo rifuggiva per natura.
- Brava! Con me, solo visite culturali.
- Oddio, se non fossi tu, sta sicura che ti avrei già mandato a quel paese!
- Certo, ti voglio bene anch'io!
Aveva sentito l'amica ridere più forte.
- Ti adoro, Isabella Swan! Dai, aspetto una tua telefonata, allora.
- Okay. Un bacio.
- Idem.
E con quel saluto familiare, avevano interrotto la conversazione. Bella si era sentita meglio, d'altronde era l'effetto che le faceva Kelly. L'amica aveva avuto sempre la capacità di farla sentire più serena e fiduciosa.
- Siamo quasi arrivati, Bella.
Aveva guardato Jasper, che l'aveva guardata a sua volta. Quella telefonata sembrava aver avuto anche su di lui un certo effetto: sembrava più disteso.
Si era sentita di dirgli chi avesse avuto quell'effetto benefico su di lei.
- Era Kelly Taylor. Studiava con me al St. Marie. E' praticamente la mia migliore amica. Sicuramente verrà a trovarmi per stare insieme qualche giorno...
Lo aveva visto sorridere. Quando lo faceva, non aveva più nulla dell'aria scostante e burbera che lo contraddistingueva.
- Uhm... mi sa che tu sapevi già chi fosse Kelly.
Forse, aver avuto quella conversazione così "intima" con Kelly, di fronte a lui, aveva proprio avuto l'effetto di avvicinarli in maniera più naturale: era vero che condividevano già molto, anche senza conoscersi.
- Già. Credo di averla anche intravista una volta, aveva fermato Edward per parlargli, mentre stava lasciando l'Istituto.
Aveva sentito un nuovo moto d'affetto per l'amica, al pensiero di quanto davvero le volesse bene.
- Kelly è eccezionale.
- Da quello che ho saputo, mi pare proprio di sì. Sei fortunata ad avere un'amica così.
Bella intuiva che dietro alle parole di Jasper ci fosse molta più sostanza rispetto al tono leggero con cui le aveva pronunciate. Come se facesse riferimento al suo passato non proprio roseo, e volesse mettere in luce le cose positive che ne erano comunque scaturite.
- Indubbiamente molto fortunata.
- L'amicizia è importante, specie quando non è così facile riuscire ad ottenerne di sincere.
Ancora c'era stato un chiaro riferimento alla sua situazione, ma forse anche a quella di Edward: la ricchezza isolava. Al contrario di quanto credeva la maggior parte delle persone, avere dei rapporti sinceri non era per niente facile per chi doveva destreggiarsi tra arrivisti, imbroglioni, calcolatori, cercatori di fama... insomma, tutta una serie di persone che puntavano a qualcosa di più di una sincera e semplice amicizia.
Forse non era un caso che anche Edward avesse in Sam, conosciuto a soli tredici anni, il suo migliore amico.
Aveva annuito all'affermazione di Jasper, poi era calato di nuovo silenzio. Solo che non era stato più carico dell'imbarazzo e della tensione che c'erano stati prima. Qualcosa era già cambiato, forse un principio di quella fiducia che sarebbe andata rafforzandosi tra loro sempre di più nell'immediato futuro.



XXXXXXXXXXXXXX


Rosalie Hale, per usare l'espressione di Kelly, era una "gnocca da paura".
Castana, capelli lunghi, un fisico atletico ma anche formoso nei punti giusti, occhi nocciola, lineamenti fini ed eleganti.



Bella aveva notato come assomiglisse in maniera impressionante a Jasper. Ma del resto, erano gemelli, quindi...
Anche nel modo di fare, li aveva trovati simili, proprio come le aveva detto Edward.
Rosalie, infatti, l'aveva salutata porgendole la mano, ma squadrandola con un'occhiata che l'aveva fatta sentire sotto esame. Forse proprio la stessa occhiata che le aveva riservato Jasper, solo la sera prima.
Forte, però, di come erano andate le cose con il fratello solo qualche attimo prima, aveva sostenuto e ricambiato lo sguardo di Rosalie con un sorriso più sicuro.
Era stato lo stesso Jasper, poi, ad avviare la conversazione tra loro, iniziando a prendere in giro la sorella per la malattia appena avuta.
Ne era nato un lieve battibeccare, che le aveva fatto intuire come Rosalie fosse sicuramente una donna dal carattere forte: le bastavano poche parole per mettere a tacere l'ironia pungente del fratello.
Nel frattempo avevano lasciato il garage sotterraneo dove erano entrati con la macchina, passando per più punti di controllo automatici, salendo su un ascensore che aveva avuto anche al suo interno, un pannello di controllo con solo dei numeri e delle serrature corrispondenti.
- Questo palazzo, come forse ti avrà già detto Edward, è di sua proprietà. Ci sono otto piani in tutto, e si accede ai vari livelli tramite questo ascensore o alle scale interne.
Jasper aveva tirato fuori un mazzo di chiavi, inserendone una in corrispondenza del primo numero in alto.
- L'appartamento di Edward è all'ultimo piano.
Erano saliti velocemente e quando si erano fermati, un segnalatore acustico aveva iniziato a bippare. Jasper allora aveva ruotato ulteriormente la chiave, e le porte si erano aperte su di un elegantissimo salotto.
- Come potrai immaginare, l'accesso a questo appartamento è limitato solo ad Edward, e ora anche a te, ovviamente.
Bella si era però persa nell'osservare lo spettacolo c'era oltre le grandi finestre: a stupirla, era il fatto di essere nel cuore di Manhattan e di vedere i grattacieli ad una certa distanza, dal momento che c'era un bellissimo giardino tutto intorno di notevoli dimensioni e circondato da un alto muro di cinta.
- Credo di sapere cosa stai pensando: questo posto è incredibile....
Era stata Rosalie a dirglielo, ma anche Jasper aveva annuito.
- Già, si rimane abbastanza senza parole.
Era un momento stranissimo, quello. Era appena entrata nella sua nuova casa, perchè lei avrebbe abitato lì, ma ancora non se ne capacitava.
Le era mancato tantissimo Edward. Sapeva che se fosse stata con lui, tutto le sarebbe apparso diverso. Ma poi si era rimproverata quasi subito: non l'aveva lasciata sola per motivi futili, non aveva potuto fare diversamente.
- Penso che sia un momento privato questo per te, Bella. Perciò, ti lascerei sola...
Aveva riportato lo sguardo su Rosalie: era seria, ma non fredda. Anzi, le aveva dato la sensazione che capisse benissimo come doveva sentirsi in quel momento, e le stava giustamente offrendo la privacy che meritava.
- Potrai chiamarmi attraverso questo interfono.
Le aveva indicato un apparecchio che era stato nascosto dentro ad una nicchia, chiusa da uno sportello che aveva intravisto a malapena sulla superficie liscia del muro. Andava premuto, infatti, per poterlo aprire. Un piccolo particolare, che però aveva iniziato a darle un'idea di come tutto fosse curato nei minimi dettagli in quell'appartamento.
- Il codice da digitare è 100.
Sull'ascensore, c'era stato lo stesso codice in corrispondenza di una serratura. Ora sapeva che quello era l'appartamento che occupavano lei ed Emmett.
Infatti, per una questione di sicurezza e praticità, Edward le aveva detto che sia loro, che Jasper, vivevano lì, in due appartamenti distinti
Aveva avuto qualche riserva all'idea, più che altro perchè aveva pensato che sarebbe stato imbarazzante, ma ora che vedeva come era strutturato il palazzo, si era resa conto che la privacy di tutti era rispettata con la massima priorità.
- Penso che per il momento possa bastare. Poi sarà Edward a dirti tutto il resto...
Anche Rosalie si riferiva ad Edward con familiarità, e si era andata rafforzando l'idea che tra tutti loro ci fosse davvero un rapporto che andava oltre il semplice " rapporto di lavoro".
D'altronde, era davvero molto tempo che si conoscevano, e visto come le loro vite erano strettamente legate, forse non sarebbe potuto andare diversamente.
- Io inizio ad andare... ho delle questioni da sistemare. Chiamo io il tenente Beckett per quell'aiutino, Rose.
Bella aveva capito che Jasper voleva lasciarle sole un attimo.
- Okay. Ci riaggiorniamo dopo.
I due fratelli si erano salutati con un cenno.
- Ciao, Bella.
- Ciao, Jasper.
Aveva ripreso l'ascensore, richiudendolo. Aveva notato come anche quello fosse strutturato in modo da apparire simile alle altre porte presenti nel salone.
- Bella?
Aveva riportato l'attenzione su Rosalie.
- Se può esserti d'aiuto, non è semplice nemmeno per me. Preferisco essere sincera con te, perchè credo ci sia più d'aiuto nel stabilire una reciproca conoscenza. Penso che parlare liberamente tra noi, anche di quello che eventualmente non andrà bene, possa risparmiare ad entrambe parecchia tensione e fastidio.
Era molto diretta, ma in qualche modo la faceva sentire più a suo agio che non se fosse stata "falsamente" cordiale e allegra.
- Sì, capisco. E ti ringrazio. In effetti, non è per niente semplice.
Non lo era, si sentiva terribilmente spaesata, e con una voglia disperata di sentire la voce di Edward.
- Sono sicura, però, che piano piano andrà meglio.
Avevano entrambe annuito, forse nella speranza che le cose potessero presto andare in quella direzione.
- Allora, ti lascio un pò sola.
Aveva tirato fuori due mazzi di chiavi, porgendogliene uno.
- Intanto, questo te lo lascio.
Lo aveva preso.
- Okay, grazie.
Con il suo aveva richiamato l'ascensore.
- Quando vuoi, mi chiami. Magari pranziamo insieme.
L'ascensore era arrivato ed era salita.
- In ogni caso, fai quello che ti senti, okay? Se vuoi compagnia mi chiami, se preferisci stare sola, non c'è problema.
- Okay.
- Allora... benvenuta ufficialmente a New York, Bella.
- Grazie, Rosalie.
Le porte si erano richiuse, e lei era rimasta sola.
Un pensiero si era affacciato immediatamente: dopo tanto tempo, aveva di nuovo una casa.



XXXXXXXXXXXXXX



Era rimasta ferma ad osservare quell'elegante salone per un tempo piuttosto lungo. Aveva fatto scivolare lo sguardo sui divani e sulle poltrone chiare che creavano un piacevole contrasto con il legno scuro del parquet, sui mobili moderni, sul grande televisore, sui quadri che abbellivano le pareti, per finire sulle eleganti porte da cui si accedeva negli altri ambienti.
Ma prima di fare anche solo un altro passo, aveva recuperato il cellulare.
Un pò le tremavano le mani, un'emozione adesso quasi solida nello stomaco, mentre faceva partire la telefonata.
Uno squillo, due, tre, quattro...
"Ma sarai impegnato."
"Tu non ti preoccupare, chiamami".
Cinque, sei, sette, otto....
- Ciao, amore, tutto bene? Sei a casa?
C'era stata come un'esplosione dentro di lei: quell'emozione solida, ansia, si era trasformata in un balsamo rigenerante: calore.
La voce di Edward era stata proprio come un caldo abbraccio.
- Sì, Rosalie mi ha appena accompagnata nel tuo appartamento.
C'era stato un silenzio tra loro che aveva anticipato parole ed emozioni.
- E' il nostro appartamento, ora. E non immagini quanto vorrei essere lì con te, Isabella...
Si era sentita felice.
- Lo so. Lo vorrei anch'io. Però, adesso che ti sento, è come se fossi qui...
Lo aveva sentito ridere, e le erano quasi cedute le gambe: le mancava da morire.
- Allora lasciati guidare... voglio esserci quando vedrai una cosa. Sei ancora nel salone?
Aveva sorriso anche lei, adesso.
- Sì. E' stupendo Edward. E' stupenda anche la vista...
- Non è di certo Isola Corallo...
Aveva capito cosa volesse dire, subito.
- Sì, è vero. Ma mi sento lo stesso a casa...
Lo aveva percepito emozionato davanti a quella sua dichiarazione.
- Davvero?
- Sì, davvero.
C'era stato ancora un attimo di silenzio.
- La vedi la porta sulla sinistra?
Era una doppia porta, chiusa.
- Sì.
- Aprila
Si era mossa per la prima volta da che era entrata. Aveva attraversato il salone e spalancato la porta. Dietro c'era stato un corridoio ampio, con altre porte da ambo i lati.
- Ci sei?
- Sì.
- L'ultima porta, sulla destra.
Aveva iniziato a percorrere il corridoio, notando di sfuggita uno studio, una stanza rivestita da librerie, una porta chiusa in corrispondenza di un'altra chiusa.
- Edward, una domanda: ma quei quadri nel salone... cioè, sono gli originali? Ho visto un Renoir, un Van Gogh, un Picasso...
- Tu che ne dici?
- Dico che mi sento un pò cretina... sembra quasi che non sappia che te lo puoi permettere, in effetti...
L'aveva sentito ridere di nuovo.
- No, non dire così. Forse non avevi fatto davvero i conti con la mia... ricchezza. Cioè, come influisce anche in positivo nella mia vita... e non solo in negativo.
Già, forse non lo aveva realizzato appieno avendo sempre vissuto al St. Marie.
- Ma sei arrivata dove ti avevo detto?
- Sì... è che mi ero un attimo persa dietro ai quadri...
Aveva riso di nuovo, anche se era stata una risata meno divertita, forse più nervosa.
- Okay. Avrai molto tempo per ammirarli, dopo... adesso, entra in quella stanza.
Bella aveva, e non aveva, allo stesso tempo idea di cosa potesse esserci dietro quella porta.
Però si era decisa ad aprirla, e nel momento in cui era entrata, aveva provato mille emozioni diverse.
- Isabella?
- Edward ma...
- Sì, è quello che stai pensando. Ti piace?
Non riusciva a rispondere. Un groppo in gola glielo impediva.
- Isabella...
L'aveva chiamata di nuovo, e si era sforzata di rispondere.
- E'... è....
Non ci riusciva proprio.
- In realtà, amore, mi basterebbe solo una risposta: sì o no...
C'era stata ancora molta emozione nella voce di Edward, e il groppo in gola si stava sciogliendo in lacrime liberatorie.
- Sì... sì... 
Era riuscita finalmente a rispondere senza, però, poter aggiungere nient'altro.



XXXXXXXXXXXXXX



Le strade di New York non gli erano sembrate mai così accoglienti.
Edward lo aveva pensato mentre le vedeva scorrere illuminate e meno trafficate a quell'ora della notte.
E' perchè sto tornando a casa.
Aveva finito di sfilarsi la cravatta, dopo che si era già tolto la giacca, mentre guardava l'orologio: quasi la una. Era stata una giornata lunghissima, quasi eterna.
Da quando aveva lasciato Isabella, gli era sembrato che il tempo si fosse dilatato. Il tragitto in macchina sino all'ufficio, il breve saluto personale con Jennifer, e il primo accenno circa la presenza di Isabella lì a New York, poi la breve riunione coi suoi collaboratori prima dell'incontro vero e proprio, infine l'ingresso nella sala riunioni alla presenza di tutte le parti in causa: gli era sembrato che il tempo avesse iniziato a scorrere lento, secondo dopo secondo.
Si era reso conto di aver avuto la mano sempre stretta sul cellulare, celato nella tasca dei pantaloni, quando l'aveva sentito vibrare.
Lo aveva immediatamente estratto, e visto chi lo chiamava, senza esitazione era schizzato in piedi per fiondarsi nel suo ufficio.
Non si era nemmeno preoccupato di scusarsi, ci sarebbe comunque stato chi lo avrebbe fatto per lui, adducendo un motivo qualsiasi. A lui interessava solo rispondere a quella telefonata nel minor tempo possibile.
Ripensandoci ora, a mente fredda, era stupito: niente, in passato, lo aveva mai indotto ad assentarsi così bruscamente da una riunione importante.
Ma adesso, c'era Isabella... e la sola idea che fosse stata nel suo appartamento lo aveva emozionato come non mai.
Era con queste nuove sensazioni che doveva fare i conti, con il desiderio di correre a casa il prima possibile perchè c'era lei.
Un pensiero si era affacciato immediatamente: dopo tanto tempo aveva di nuovo una casa e qualcuno di molto importante ad attenderlo.
- Come va?
La voce di Emmett lo aveva colto immerso in quei pensieri così diversi dal solito. Si era reso conto che si erano scambiati poche parole sinora. Però era anche vero che tra di loro bastava poco per capirsi: a volte anche solo uno sguardo. 
- Un pò stanco. Non è andata molto bene. Abbiamo mediato su due o tre punti, ma su altri rimaniamo fermi sulle rispettive posizioni. Domani riprendiamo, sempre alle 11.00.
Quasi in automatico si era passato una mano tra i capelli, ottenendo di far sorridere Emmett.
- Seccato perchè il braccio di ferro prosegue? Di solito le sfide ti piacciono... devo iniziare a preoccuparmi seriamente?
Si era passato di nuovo le mani nei capelli, in quel gesto che proprio gli apparteneva quando era così pensieroso.
- Forse un pò preoccupato lo sono anch'io... le cose sono cambiate così... velocemente.
- Preoccupato o spaventato?
L'occhiata che aveva sentito su di sè, la diceva lunga su come Emmett lo conoscesse molto bene.



- Tutti e due.
- Identificare il nemico è già un passo avanti, ti consente di mantenere una certa lucidità di azione.
In effetti essere cosciente di come si sentiva era almeno qualcosa: lo avrebbe aiutato a non commettere ulteriori errori con Isabella. O almeno lo sperava.
- Datti tempo, Edward. Non sei certo uno che non sa affrontare le situazioni complicate...
- Lo sai che quando c'è di mezzo Isabella le mie probabilità di fare un disastro aumentano del cento per cento.
Era grato di poterne parlare così liberamente con Emmett: dopo Sam, era la seconda persona a cui avesse consentito di avvicinarsi così tanto a lui.
La terza, veramente, perchè adesso c'era anche Isabella.
Una fitta ormai nota gli aveva attraversato lo stomaco: un misto di gioia e paura.
- A me sembra che sinora tu non abbia fatto danni irreparabili. Poi, comunque, sai anche che il mio giudizio vale per quello che vale. Decisamente sono l'ultimo che può parlare...
L'uomo seduto accanto a lui poteva vantare un passato altrettanto doloroso: quando a diciotto anni aveva detto  alla sua ragazza di voler entrare nell'esercito, lei non era stata d'accordo e lo aveva incastrato facendosi mettere incinta. Emmett l'aveva sposata consapevole che era un matrimonio contratto non per vero amore, ma più per dovere verso quel bimbo che non aveva nessuna colpa. Solo che era nato con una grave malfomarzione cardiaca ed era morto quasi un anno dopo. Era stato un durissimo colpo sia per lui, che per sua moglie ed ovviamente questa cosa li aveva definitivamente allontanati. Si erano separati quasi subito, ed Emmett era tornato al suo progetto di diventare un soldato scelto. Si era gettato anima e corpo nel tentativo di esorcizzare il dolore, senza però riuscirci mai veramente. Solo l'incontro con Rose sembrava aver ricucito in parte quella ferita profonda.
Anche se Edward, e per esperienza personale, era convinto che certe ferite non sarebbero mai veramente scomparse. Forse sarebbero potute guarire, ma la cicatrice sarebbe rimasta sempre, quasi a ricordare che c'era stato un dolore profondo un tempo e che sarebbe potuto anche tornare.
- Direi che proprio tu, invece, puoi parlare. Mi fido di più del giudizio di uno che ha provato sulla sua pelle certe esperienze, piuttosto che di uno che parla per sentito dire...
- Saggezza popolare?
Emmett lo aveva preso in giro alla sua maniera.
- Motto dei Cullen. Mio padre sarà stato anche uno stronzo, ma un paio di cose giuste me le ha insegnate. Valutava le persone in base alle loro esperienze e non per quello che dicevano di saper fare. A parole siamo tutti bravi, poi però contano i fatti.
- Però, così facendo, non permetti ad una persona di farsi l'esperienza necessaria...
Era stata una stoccata, come spesso Emmett era capace di tirargliene. Gli piaceva anche per questo, non aveva mai avuto paura di metterlo in discussione, nemmeno i primi tempi quando non conoscendolo ancora avrebbe potuto rischiare il posto e uno stipendio da parecchi zero.
- Per quello c'è l'istinto Emmett, giusto? Finite le valutazioni oggettive, subentrano le sensazioni... affidarsi a quelle, lo sai meglio di me, può essere la tua salvezza oppure il più grande errore della tua vita.
Si erano guardati, sorridendosi quasi amaramente, consapevoli che certi errori si pagavano cari.
- Mi sembra, però, che tu ad istinto sia messo bene, Edward.
- Per gli affari di sicuro.
- Ehi, rientrare ti ha fatto proprio male... tieni a bada, però, il nemico. Oppure è sicuro che il disastro ti aspetta dietro l'angolo.
Già, non avrebbe dovuto abbandonarsi a certi pensieri. Il problema era che non aveva messo in conto la lontananza da Isabella. Diviso da lei, era più facile lasciarsi andare a valutazione oggettive, per esempio su come era certo che le avrebbe incasinato la vita, piuttosto che lasciarsi andare all'istinto che reclamava invece la possibilità di vivere quell'amore che lo rendeva così completo.
- Ci provo, Emmett, ci provo. Ma non è affatto semplice...
Lo aveva visto rivolgergli un cenno di assenso.
- Tu provaci... io, intanto, ti garantisco che noi faremo il possibile per darvi una mano nella vita di tutti i giorni, okay?
- Okay.
Si era rilassato sul sedile, cercando di sgomberare la mente da qualsiasi altro pensiero che non fosse stato inerente ad Isabella e al fatto che tra poco sarebbe stato di nuovo con lei.



XXXXXXXXXXXXXX



L'appartamento era immerso nel buio più totale, non un rumore a rompere il silenzio.
Aveva abbandonato giacca e cravatta sul divano, dirigendosi verso la porta che portava alla zona notte. Il cuore aveva preso a battergli più forte mentre si avvicinava all'ultima porta sulla destra.
Anche da lì non proveniva nessuna luce, nè alcun rumore. Si era fermato un attimo prima della soglia, quasi a voler assaporare la sensazione che lo pervadeva in quel momento: una gioiosa aspettativa.
All'ultimo aveva deciso di fare qualche passo indietro, per entrare nel bagno che aveva sempre utilizzato. Aveva deciso di spogliarsi lì, per non correre il rischio di fare più rumore del dovuto. Aveva richiuso la porta delicatamente, prima di accendere la luce.
Lì, aveva trovato il primo segno tangibile della sua presenza.
C'era un accappatoio rosso appeso vicino al suo, sui ganci vicino alla spaziosa cabina doccia. Sul ripiano vicino al lavello, ora c'era anche una spazzola.
Aveva provato un moto di tenerezza, perchè gli era quasi sembrato di vederla muoversi un pò timidamente tra le sue cose, iniziando a posizionare anche le sue.
Si era sfilato il resto degli indumenti, rimanendo solo coi boxer. Si era sciacquato il viso, come a lavare via la fatica di quella lunga giornata.
Poi aveva spento la luce ed era uscito per dirigersi questa volta senza esitazione in quella che era stata la sua camera da letto.
Perchè da adesso in poi, sarebbe stata la loro.
Isabella aveva pronunciato quel "sì" di cui lui non era stato sicuro finchè non lo aveva sentito. Aveva fatto riarredare quella stanza nelle due settimane precedenti, perchè voleva che fosse totalmente nuova.
Un nuovo inizio per entrambi
L'aveva vista solo nelle foto che Alice gli aveva inviato via mail, e come sempre, aveva interpretato alla perfezione ciò che lui aveva avuto in mente.
Così, quando aveva varcato la soglia, era immediatamente andato con lo sguardo verso sinistra, dove c'era l'enorme letto che sapeva essere un pezzo unico creato apposta per lui.
Isabella stava dormendo, parzialmente coperta solo da un lenzuolo.
Per un attimo, aveva rivissuto la sensazione di averla vista bambina, così piccola in un letto che era stato troppo grande per lei.
Poi si era mossa nel sonno, ed aveva avuto una chiara visione del suo seno pieno, messo in risalto dalla maglietta che le si era attorcigliata addosso aderendo perfettamente alle sue forme.
Indossava una delle sue magliette, proprio come le aveva chiesto di fare..
Era stato qualche ora prima, quando lo aveva chiamato dicendogli che non sapeva se sarebbe riuscita a rimanere sveglia ancora molto a lungo. Non aveva potuto darle una risposta precisa riguardo all'orario in cui sarebbe rientrato, così le aveva proposto di cercare nell'armadio una sua maglietta e di indossarla come pigiama. Le aveva detto di considerarlo un anticipo della sua presenza.
Si era avvicinato, sempre senza staccarle gli occhi di dosso, cosciente dell'immediato effetto che aveva avuto su di lui.
Isabella era un misto di innocenza e sensualità che aveva il potere di infiammarlo non appena posava lo sguardo su di lei.
L'unico desiderio che aveva infatti ora, era quello di stendersi accanto a lei e stringerla tra le braccia. Sapeva ormai che il suo corpo si sarebbe modellato perfettamente contro il suo.




Si era avvicinato ancora, girando intorno al letto, ammirando la linea sinuosa dei fianchi che si intuiva sotto il tessuto leggero del lenzuolo.

Rannicchiata leggermente su di un fianco, la schiena girata verso di lui, Isabella era un richiamo irresistibile.
Sarebbe sempre stata una sirena in grado di ammaliarlo con la sua sola presenza.
Aveva afferrato il lenzuolo sollevandolo leggermente e scivolando accanto a lei. Un profumo di fresia lo aveva investito, facendogli apprezzare una volta di più le capacità organizzative di Alice: Isabella aveva trovato anche lì il suo bagnoschiuma preferito. 
Aveva fatto scivolare delicatamente un braccio sotto la sua vita, per farla aderire contro il suo torace, mentre con l'altra mano le aveva scostato i capelli, per liberare la morbida piega del collo. Le aveva deposto un bacio leggero proprio appena sotto l'orecchio, dove la pelle era più sensibile.
La reazione di Isabella era stato un leggero brivido e un verso assonnato.
L'aveva stretta di più, baciandola ancora nello stesso punto, con più insistenza però.
- Edward...
Lo aveva sussurrato come se lo stesse sognando.
- Ciao...
Glielo aveva a sua volta sussurrato, senza staccare le labbra dalla pelle morbida e profumata.
- Sei vero?
Si era intanto però spinta di più contro di lui, come a capire se fosse reale il contatto tra di loro.
Edward si era trovato in balia di sensazioni contrastanti: c'era la tenerezza per quell'accoglienza un pò assonnata e la passione per quello strusciarsi involontario.
- Tu che ne dici?
Con una lenta carezza era partito dalla spalla, scendendo per il braccio e poi più giù, sotto il lenzuolo, il fianco, la coscia.
- Dico che se sei un sogno, non voglio svegliarmi...
Gli era sfuggito un sorriso, perchè ancora forse non era davvero del tutto sveglia. Era nuovamente risalito con la mano verso il fianco, per poi unirla con quella che già poggiava sulla sua vita.
- Sono un bel sogno?
Lei aveva appoggiato le mani sulle sue. Un gesto volontario, che era il segno di un risveglio sempre più cosciente.
- Direi che dal vivo sei molto meglio...
Le aveva baciato ancora il collo, strofinando poi il naso sulla pelle profumata.
- Allora mi perdoni per averti svegliato?
Era stata lei a ridacchiare adesso.
- Non ti avrei perdonato se non lo avessi fatto...
Si era girata, circondandogli il collo con le braccia e attirandolo vicino per poterlo baciare. Era stato dolce e intenso nello stesso momento.
Aveva immediatamente approfondito il contatto, invitandola ad aprire le labbra per poter accedere alla sua bocca: voleva di più, voleva sentirla sua.
- Mi sei mancata...
- Anche tu...
Si erano separati il tempo necessario per quelle poche parole, poi si erano immersi nuovamente l'uno nell'altro, ogni discorso rimandato davanti alla passione che li aveva già spinti a cercarsi urgentemente.













Ragazze, scusatemi davvero. Ci tengo molto alla puntualità, e non poter nemmeno inserire un avviso mi è spiaciuto molto.

Detto questo passiamo a qualche piccola nota, che ormai è diventato un pò un appuntamento fisso! XD!
Allora, il biondino che tanto vi ha impensierito dopo la mia precedente provocazione: sì, in effetti mi riferivo a Jasper. Però, dai, era una provocazione... o pensate davvero che potrei essere così crudele? XD! Al massimo, qualcuno (uno a caso, eh...) sarà un pò geloso del tempo che Bella passerà con Jasper! D'altronde, sempre quel qualcuno, ha un lavoro che lo assorbe molto...XD! Forse sarà la spinta per trovare un giusto equilibrio tra lavoro e fidanzata. Eh!eh!
Rosalie è arrivata, qualcosa del suo carattere un pò "duro" ci sarà... ma tenete presente che qui è indubbiamente dalla parte di Bella.
L'accenno ad Alice... vi ha incuriosito? Avete già un pò capito quale potrà essere il suo ruolo? Nei prossimi capitoli avrete maggiori dettagli... anche sul fatto se avrà qualcosa a che fare o meno con Jasper.
Emmett ha un passato "tosto", indubbiamente. Ma avevo voglia di dargli una veste un pò diversa da quella che anch'io sono abituata a vedergli adosso.
Vediamo che ne pensate voi.
E i due piccioncini? Iniziano a vivere la vita di tutti i giorni, ovviamente.
Presto arriverà un nuovo capitolo rosso. Non so bene se sarà entro la fine della settimana, se no lunedì sicuramente.
Il prossimo capitolo della storia vera e propria, slitterà invece a venerdì.
Direi che ho finito e posso salutarvi davvero.
Un bacione, a venerdì.
Roberta




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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Buongiorno ragazze!
Ancora per una volta ci incontriamo in un giorno diverso, ma dal prossimo capitolo torna tutto regolare: appuntamento di lunedì e giovedì.
Ovviamente non posso escludere che non mi ricapitino altri contrattempi, ma siccome ho già dato parecchio in questo periodo, spero che la sfortuna mi lasci un pò in pace!
Il capitolo di oggi è molto nelle mie corde, del resto non potrebbe essere diversamente, dal momento che non ho mai negato che amo indossare le mie speciali lenti rosa.
Ora vi lascio alla lettura, e ci risentiamo a fine capitolo.
Un bacio.
Roberta.


 

 



Si era svegliato sicuro che avrebbe trovato Isabella accanto a sè, perciò la sua assenza lo aveva immediatamente spinto ad alzarsi.
Aveva guardato di sfuggita l'ora: non erano nemmeno le sette, e tra i due, era lui quello che di solito non dormiva.
Stava già cambiando?
Era uscito dalla stanza domandandoselo, mentre sbirciava prima nei due bagni, trovandoli vuoti. Si era spinto in salone ed aveva sentito dei rumori soffocati provenire dall'altra parte dell'appartamento, dove c'era anche la cucina.
Silenziosamente l'aveva raggiunta e si era appoggiato allo stipite, godendosi lo spettacolo offerto dalla ragazza che, intenta a cercare qualcosa, mostrava generosamente la vista del suo fondoschiena.
Dopo aver sbirciato tra i ripiani, aveva richiuso gli sportelli dell'armadietto in basso, per aprire quelli in alto. Si era leggermente alzata sulle punte, per guardare meglio anche lì.
La maglietta che indossava, la sua e che indosso a lei aveva molto più senso, si era nuovamente sollevata, lasciando apparire ancora la curva delle natiche e i fianchi morbidi.
Indossava degli slip bianchi, neanche troppo sexy, anzi del tutto semplici a dire il vero.
Eppure, a lui sembrava di non aver mai visto della biancheria intima più eccitante.
Nemmeno lì aveva trovato quello che stava cercando, così aveva richiuso gli sportelli, sbuffando leggermente. Era rimasta un attimo immobile, e a lui era sembrato di poter quasi intuire i suoi pensieri che dovevano seguire un certo ragionamento.
Isabella lo affascinava con il suo modo di essere: spesso gli sembrava impossibile che potesse avere solo diciotto anni... anzi nemmeno, perchè ancora non li aveva compiuti.
Tasto dolente, Cullen, fai finta di non ricordatelo.
Se lo era detto da solo, continuando ad osservare la figura esile che adesso si era diretta verso la grande dispensa. Aveva spalancato le due ante, rimanendo ad osservare tutte quelle confezioni riposte con un rigoroso senso logico: ordine alfabetico. L'idea di Alice era che così non ci fosse la possibilità di non trovare qualcosa.
- Ma è pazzesco...
L'aveva vista scuotere la testa, probabilmente anche colpita dal fatto che la dispensa conteneva una buona parte delle cose che a lei piacevano. O meglio, quelle che sinora lui aveva scoperto essere di suo gradimento: snack, biscotti, cereali, pasta, patatine e molto altro ancora, dal momento che aveva un ottimo rapporto con il cibo.
Gli era venuto da sorridere, facendo scorrere lo sguardo sul suo fisico snello: conosceva un buon numero di donne che avrebbero ucciso per avere la fortuna di poter mangiare come lei senza temere di ingrassare.
- Okay, di fame non moriremo... però saremo cotretti a mangiare con le mani... dove cavolo sono tutte le stoviglie?
Mentre pensava a lei in quella casa, come ad un vento fresco e frizzante venuto a spazzare via un'aria pesante, si era deciso a renderle nota la sua presenza.
- Di solito stanno nella credenza, che sono quelle due ante subito dopo.
Era sobbalzata, richiudendo di scatto la dispensa e girandosi verso di lui.
- Ribadisco il fatto che i miei vestiti indossati da te hanno molto più fascino...
Il sorriso che le aveva illuminato il volto, era il buongiorno per cui avrebbe firmato con il sangue pur di riceverlo sempre.
- Mi sa che tra un pò mi andranno bene solo quelli... cioè, qui dentro c'è tutto quello che mi piace mangiare!
Quando Bella si era girata e lo aveva visto appoggiato alla parete, le braccia conserte e con indosso solo i boxer, aveva pensato che lo avrebbe voluto vedere sempre così: appena sveglio, i capelli ribelli, un'ombra di barba, gli occhi verdi caldi e sereni.
- Forse ti voglio grassa... così non dovrò preoccuparmi di eventuali rivali.
C'era stata una gelosia nelle sue parole che l'aveva come sempre stupita: era lei quella convinta di dover temere delle rivali. Anzi, era quasi certa che ne avrebbe avuto un numero maggiore e tutte molto agguerrite.
- E io, allora? Dovrei chiuderti qua dentro e buttare la chiave: sei bello, sei ricco, sei intelligente...
Non l'aveva lasciata finire. Si era avvicinato, sospingendola contro il freddo metallo della dispensa, le mani a stringerle i fianchi, le labbra già incollate alle sue.



L'aveva baciata con forza, profondamente, facendole sentire il potere che aveva su di lui. Quando aveva sentito le mani delicate poggiarsi sul suo torace, per poi risalire ad accarezzargli le spalle, il collo, fino a perdersi nei capelli stringendoglieli, si era premuto su di lei per fare aderire completamente i loro bacini.
Aveva nuovamente voglia di lei, era diventata cibo, acqua, aria, tutto ciò che gli necessitava per vivere.
Le aveva fatto scivolare le mani sulle natiche, stringendole e sollevandola, per farla sedere sul tavolo subito dietro di lui. Senza smettere di baciarla, si era insinuato tra le sue gambe, invitandola ad aprirle per sentire ancora meglio il calore della sua intimità.
Le aveva accarezzato il seno attraverso la maglietta, sentendo i capezzoli già turgidi e desiderosi del suo tocco. C'era stata una serie di gemiti, che non sapeva se suoi o di Isabella. Sapeva solo che aveva voglia di perdersi nel calore umido delle sue labbra intime, così le aveva scostato gli slip per insinuare le dita dentro il suo stretto passaggio.
Questa volta era stato sicuro che il gemito fosse stato suo nel momento in cui aveva sentito come fosse già pronta per lui.
- Dio, Isabella, io non riesco a starti lontano...
Era così, sentiva di voler essere sempre dentro di lei, pechè era più di un bisogno fisico, era l'esigenza di sentirla sempre intorno a lui, di sentirsi accolto ed amato.
Lei gli aveva circondato i fianchi con le gambe, e a quel punto qualcosa dentro di lui aveva preso il sopravvento, forse la parte meno razionale che lei sapeva scatenare: si era abbassato i boxer lo stretto necessario per liberare la sua erezione, poi le aveva scostato bruscamente gli slip per penetrarla con un affondo deciso.
Una parte di lui avrebbe voluto essere meno irruente, forse cosciente di apparire davvero troppo selvaggio, ma il fuoco che gli bruciava nei lombi, era puro desiderio di spingersi profondamente dentro di lei.
Bella si era aggrappata a lui, stringendogli ancora di più i fianchi, assecondando il ritmo vigorso con cui la stava penetrando.
Edward sapeva scatenare dentro di lei sensazioni su cui non aveva alcun controllo.
L'imbarazzo, il pudore lasciavano sempre più spazio alla voglia di assecondare il desiderio che il suo corpo reclamava. Così con lui, ogni volta aveva sperimentato una nuova passione, una libertà sempre maggiore.
Accoglierlo dentro di lei, era una sensazione meravigliosa, che la faceva sentire completa. Sentiva la sua intimità aprirsi alla sua erezione, bagnarla, scivolarle intorno.
Spinta dopo spinta, l'orgasmo montava dentro di lei, arrivando a farle dolere il seno premuto contro il torace muscoloso, tanta era la voglia di sentirlo esplodere.
- Sei così calda e stretta... sei fatta per me, Isabella...
La voce roca di Edward le era penetrata dentro, tanto quanto come la sua erezione, trascinandola del tutto nel vortice di piacere che le si era formato nel basso ventre.
- Fammi venire, Edward, ti prego...
C'era stato come un black-out totale dentro di lui, qualcosa che aveva spento ogni ragione, lasciando vivo solo l'istinto di possederla.
L'aveva afferrata di nuovo sotto le natiche, sostenendola e facendole quasi sbattere la schiena contro il freddo metallo, tanto era stato il bisogno di spingersi dentro di lei.
L'effetto era stata devastante su entrambi: Isabella aveva reclinato il capo sulla sua spalla gemendo di piacere, lui aveva sentito uno spasmo violento contrargli il bacino.
Poi erano seguiti affondi sempre più intensi e secchi, in un cozzare di fianchi che non era stato mai così urgente.
Quando Edward aveva sentito l'orgasmo di Isabella contrarsi intorno alla sua erezione, massaggiandola e attirandola in un calore sempre più bagnato, aveva catturato le sue labbra in un bacio che era stato quasi più un mordere.
Ed era passato solo qualche attimo ancora, prima che anche lui sentisse il suo orgasmo riversarsi dentro di lei, violento e possessivo. Perchè aveva accompagnato quell'esplosione con un' ultima spinta, assecondando il pensiero di volerla raggiungere dove nessun'altro sarebbe mai dovuto arrivare: nel suo cuore e nella sua anima. 



XXXXXXXXXXXX



Tenendo in bilico un vassoio con su del caffè, dei biscotti, del latte e dei cereali, erano tornati a letto per fare colazione.
Avevano consumato il tutto in silenzio, perchè c'era stato uno scambio di sguardi che era valso più di mille parole: entrambi sentivano ancora sottopelle quel piacere provato poco prima in cucina, con un amplesso che li aveva lasciati senza respiro e con il cuore in tumulto.
Erano rimasti diverso tempo allacciati, prima che Edward uscisse piano da lei, sorreggendola da sotto le ginocchia per farle posare lentamente le gambe a terra. Altro tempo prima che riuscissero a privarsi del contatto dei loro corpi.
- Isabella...
Seduta a gambe incrociate davanti a lui, la tazza tra le mani, si era persa nel verde dei suoi occhi e in quello che esprimevano.
- Io non ho mai fatto l'amore così con nessun'altra... 
Si era perso a sua volta nello sguardo di Bella. Era uno di quei momenti che forse avrebbero ricordato per tutta la vita.
Era la certezza di essere con la persona giusta, al momento giusto.
Vederle negli occhi la consapevolezza che era stato con altre, aveva provocato in lui un dolore che gli aveva dato la misura di quanto la amasse: se avesse potuto, avrebbe cambiato il suo passato. Ma non poteva farlo, poteva solo dimostrarle quanto lei fosse speciale.
Farle capire che lei era una prima volta anche per lui.
- Nessuna è arrivata dove sei arrivata tu. 
Lo aveva guardato, sincera e diretta, e lui aveva sentito un tuffo al cuore: come aveva potuto anche solo pensare di poterla lasciare andare?
- Avrei voluto chiedertelo già tante volte delle altre donne... perchè era logico che tu non saresti potuto arrivare...
L'aveva interrotta, perchè voleva spazzare via ogni dubbio in lei.
- Se tu avessi avuto qualcuno prima di me, credo che sarei impazzito di gelosia. Penso che ti avrei ossessionato giorno e notte per sapere ogni minimo dettaglio, fino ad essere certo che con nessuno, mai, tu avessi provato quello che avevi provato con me.
Le aveva tolto la tazza, appoggiandola per terra sul vassoio. Poi le aveva preso le mani, intrecciando le dita con le sue.
- Ma credo che sarebbe successo perchè sono io quello arrogante e prevaricatore, tra i due.
Lei gli aveva sorriso, e lui si era sentito ammorbidirsi dentro.
- Su una cosa hai ragione... i dettagli non te li avrei mai chiesti...
Le aveva sorriso a sua volta.
- Mi piace la tua gelosia, Isabella, mi fa sentire... bene. Ma non hai ragione di esserlo, perchè ho avuto solo qualche avventura e qualche storia, ma nessuna importante.
- Perchè?
Aveva sperato che glielo chiedesse, lo aveva desiderato.
-
Perchè non erano te. Quello che provo con te, per te.... è una sensazione unica, speciale.
Si era slanciata su di lui, travolgendolo. In un groviglio di braccia e gambe, erano ricaduti indietro, sul materasso.
Aveva sentito calde lacrime bagnargli il collo, e l'aveva stretta più forte.
- Non volevo farti piangere...
Lei aveva scosso la testa, stringendolo forte a sua volta.
- Sono solo felice, Edward.



XXXXXXXXXX



Rannicchiata su di una comoda poltroncina, lo stava guardando radersi riflesso nel grande specchio. Lo faceva con movimenti lenti e regolari, sorridendole quando incrociavano gli sguardi.
Era in ritardo, ma non sembrava importagliene poi molto.
- Se usassi il rasoio elettrico non faresti prima?
- Non viene bene come con la lametta.
- Mi fido sulla parola.
Erano scoppiati a ridere. Si godevano quel momento così intimo, che era il proseguimento naturale di altri momenti appena passati e che erano stati intensi, speciali.
- Però, ad essere sincera, mi piaci di più quando hai un filo di barba.
- Ne terrò conto per quando voglio farti cadere ai miei piedi.
- Non dovrei dirtelo... ma per quello, mi basta guardarti.
Erano rimasti agganciati, occhi negli occhi.
- Isabella, non guardarmi così... altrimenti rischi di far fallire la Cullen Airline.
Ma lei non poteva fare a meno di pensare che era tremendamente sensuale anche così: metà viso ricoperto dalla schiuma da barba e metà no, i capelli umidi, solo un asciugamano intorno alla vita, i muscoli delle braccia e della schiena messi in evidenza dai movimenti compiuti per radersi.
- Così come?
Stava imparando a provocarlo, scoprendo che il risultato la vedeva sempre soccombere felice. Infatti, le aveva rivolto uno sguardo già più fosco.
- Come se mi chiedessi di riportarti di là, in camera da letto, per ricominciare daccapo quello che abbiamo portato a termine solo un'ora fa...
Si era sentita il cuore salirle in gola davanti a quella prova così evidente del potere che aveva su di lui.
- Non che non sia tentata... ma il fallimento della Cullen Airline mi sembra un prezzo troppo alto da pagare...
L'aveva fissata ancora, poi lo aveva visto inspirare profondamente prima di riportare lo sguardo su se stesso per riprendere a radersi.
Erano rimasti per un pò in silenzio, forse domandandosi se sarebbe sempre stato così tra di loro: con una voglia irrefrenabile di amarsi.
- Mi dispiace di doverti lasciare ancora sola... cosa pensi di fare?
Glielo aveva chiesto mentre si stava sciacquando il viso ora completamente sbarbato.
- Starmene ancora tranquilla, girovagando per casa. Poi magari scoprire con Rosalie tutti i segreti di questo palazzo... ricambiare il suo invito a pranzo di ieri... se torni tardi, magari anche la cena...
- Ti ha fatto davvero una buona impressione Rosalie?
Si era voltato, appoggiandosi al lavandino, le braccia conserte.
- Sicuramente devo conoscerla ancora meglio, ma per il tempo che siamo state insieme, ci siamo decisamente trovate.
- Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Caratterialmente un pò vi assomigliate.
- Cioè?
L'aveva incuriosita con quell'affermazione.
- Pacate, riflessive, ma anche capaci di essere molto determinate.
- Mi trovi determinata?
Le aveva sorriso.
- Non so quante ragazzine mi avrebbero tenuto testa come hai sempre fatto tu.
Gli aveva sorriso a sua volta.
- Mi sa che questa cosa non ti è andata proprio giù...
- No, anzi. Fa parte del tuo fascino. Sei una ragazza forte, l'ho sempre pensato di te.
C'era stata ammirazione sincera nel tono di voce di Edward, e ne era stata felice. Avere il suo rispetto e la sua stima era importante per lei.
- E tra poco, sarai anche indipendente.
Era vero, i suoi diciotto anni sarebbero arrivati tra poco meno di un mese, il 13 settembre.
- Ti libererai ufficialmente di me.
C'era stata una strana espressione nei suoi occhi mentre glielo diceva. 



- Mi sembrava di averti dimostrato ampiamente che non corri questo rischio...
Ma lui aveva scosso la testa.
- Non pensavo a me, pensavo al resto del mondo. Tutti sapranno che non ci sarà più alcun vincolo tra di noi.
Il cuore aveva preso a giocarle un brutto scherzo: sembrava volerle abbandonare il petto.
- Credo di aver avuto la certezza, questa mattina, di non poterlo tollerare.
Le aveva afferrato una mano, invitandola ad alzarsi, per poi farle scivolare le braccia intorno alla vita.
- E a meno che non sia tu a dirmi di non volerlo, nient altro mi potrà impedire di far sapere al mondo intero che Isabella Swan ed Edward Cullen sono diventati ufficialmente una coppia.












Non è risultato molto lungo come capitolo, lo so.
Ma sarò sincera:
ho voluto isolare un momento che mi è piaciuto particolarmente scrivere.
Dal prossimo capitolo inizierà la vita newyorkese, ancora non di "coppia" perchè per quello dovrete attendere il compleanno di Bella, però i due saranno visti insieme.
Vi anticipo solo questo!
Una piccola nota sul capitolo di oggi: l'accenno ad Alice potrebbe farla sembrare una domestica, ma non è quello il suo ruolo! XD!
Ora non mi rimane che augurarvi un buon week-end.
A lunedì.
Un bacione.
Robi.
 







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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Buongiorno ragazze!
Nell'introdurre il capitolo di oggi, vi dico innanzitutto che sono cosciente del fatto che sia più breve rispetto ai precedenti. Ma c'è un motivo: in realtà era la prima parte di un capitolo ben più lungo. Vi assicuro, però, che insieme alla parte che seguiva, diventava davvero lungo, lungo! XD!
Allora, ho pensato che potevo essere un pò "crudele" e renderlo un capitolo di "collegamento"... dopo averlo letto, capirete cosa intendevo dire! XD!
Però sapete anche che poi di solito mi faccio perdonare, quindi il prossimo capitolo sarà soddisfacente sia per lunghezza e (spero!) anche per contenuti.
Adesso vi lascio alla lettura.
Un bacio.
Roberta









- Qui c'è la palestra.
Le porte dell'ascensore si erano aperte su un ambiente molto luminoso, essendoci enormi vetrate su ambo i lati.
Bella aveva potuto constatare che anche lì tutto era perfettamente organizzato: a sinistra c'erano le attrezzature vere e proprie, mentre sulla destra c'era uno spazio che ospitava una sorta di pedana-ring, dei sacchi per la boxe, un tappeto elastico.
- La usiamo tutti, senza in realtà stabilire dei turni. Anzi, capita che Edward si alleni insieme a noi... però, se vuoi che non ci sia nessuno quando la vuoi utilizzare, basta che mi comunichi gli orari in cui...
- No, no... aspetta. Io non credo che la userò, Rosalie. Non amo molto fare sport...
Si era un pò vergognata nel dirlo, ma era una realtà oggettiva che lei e lo sport non andassero proprio d'accordo. Avrebbe ricordato sempre come un incubo le ore di ginnastica con il prof. Klaus, al St. Marie.
- Magari userò di più la piscina...
Quella che si trovava al piano terreno di quell'incredibile palazzo. Era rimasta sinceramente sorpresa di aver scoperto che un intero piano era occupato da una magnifica piscina, con tanto di vetrate che si aprivano su un elegantissimo solarium circondato da alte piante per garantire una privacy assoluta ai suoi occupanti.
La palestra, si trovava subito sopra, al primo piano.
Rosalie le aveva sorriso, accompagnandola intanto verso la parte opposta del locale, per aprire una porta.
- Non voglio di certo forzarti, però Bella mi piacerebbe che prendessi in considerazione l'idea di fare qualche allenamento con noi, più che altro per vedere magari qualche mossa di autodifesa. Al di là della tua posizione, trovo che una donna cosciente delle proprie capacità riesca ad acquisire più sicurezza in generale...
- Ci penserò... ma non ti prometto nulla.
- Bene.
Avevano raggiunto la porta e l'aveva invitata ad entrare.
- Qui c'è la sauna e lì, l'idromassaggio. Dietro quelle altre porte, invece, ci sono le docce e le cabine-spogliatoio personali. Porta bianca per noi donne, nera per gli uomini.
Tutto era elegantemente coordinato in quei due colori, sin nel più piccolo dettaglio. Ancora una volta era rimasta stupita dalla perfezione con cui tutto era curato.
- Troverai sempre tutto il necessario nello spogliatoio: asciugamani, prodotti per l'igiene... ovviamente, quelli che sei abituata ad usare.
- Ovviamente. Ma scusa, Rosalie, chi si occupa di tutto?
Era stata un attimo incerta nel risponderle.
- Edward non ti ha parlato di Alice Brandon?
- Sì, sì certo, so di Alice. Scusa, non mi sono spiegata bene. Intendevo chi fisicamente si occupa di far trovare tutto sempre rifornito e in ordine.
- Ah, ora ho capito.
Con Rosalie stavano già instaurando un rapporto cordialie e disteso.
- C'è un'agenzia che si occupa di tutto con del personale che, a turni, è presente ventiquattro ore su ventiquattro. Pulizie di tutti gli ambienti, cura del giardino, rifornimenti, anche cucina se qualcuno lo richiede. C'è sempre uno chef a disposizione...
Un pensiero l'aveva subito turbata, ma non aveva fatto in tempo ad esprimerlo, che era stata preceduta.
- Immagino ti starai chiedendo perchè non hai visto nessuno...
Aveva annuito.
- E' personale altamente selezionato, sono molto discreti e seguono delle direttive ben precise. L'intero secondo piano è riservato a loro. 
Questo non glielo aveva mai accennato Edward, forse perchè non ne aveva avuto occasione, o forse perchè per lui era scontato che ci fosse stato del personale di servizio.
- Okay, mi sa che questo non lo sapevi. 
Nel frattempo erano tornate in palestra.
- Sì, effettivamente non me lo aspettavo. Cioè, forse non ci avevo nemmeno pensato... insomma...
Rosalie l'aveva toccata per la prima volta. Le aveva posato le mani sulle spalle, in un gesto che aveva avuto qualcosa di vagamente... affettuoso.
Non le aveva dato fastidio, in effetti, forse perchè era stato proprio spontaneo.
- Non devi sentirti in imbarazzo con me, okay? Il mio compito è quello di renderti tutto più facile, non di complicartelo. Quello che pensi, me lo puoi dire tranquillamente.
- Grazie, apprezzo questa tua sincerità.
Era stata la donna davanti a lei ad annuire questa volta.
- Bene. Immagino che stessi pensando alla vostra privacy. Sul fatto che ci sono persone che vedono dove vivete, che conoscono le vostre abitudini, addirittura i vostri gusti...
Bella stava pensando anche che si sarebbero accorte che lei ed Edward vivevano insieme.
- Al momento, se ti può tranquillizzare, nessuno è ancora salito nel vostro appartamento.
Vostro. Le aveva fatto un effetto incredibile sentirglielo dire.
- E poi... forse adesso ti apparirà un pò brutto detto così, però credo capirai le ragioni di Edward. Chiunque lavora per lui, che sia un semplice usciere piuttosto che un direttore generale, anche noi stessi per esempio, firma un contratto dove c'è una specifica clausola con cui si impegna a non divulgare alcuna informazione personale su di lui, nè sulla sua vita privata, a nessun mezzo di informazione.
Le stava parlando con molta calma, ma anche molto seriamente.
- Chi non dovesse rispettare quella clausola, innanzitutto si ritroverebbe a dover pagare una penale che va da un minimo ad un massimo che comprendono comunque molti zeri, dipenderebbe dalla gravità del danno arrecato... ma soprattutto, si ritroverebbe come nemico un uomo molto ricco e potente. Edward non è uno che ha mai fatto mistero di tenere molto alla sua privacy e di essere inflessibile sull'argomento. Un conto è la stampa ficcanaso, un conto è chi lavora per lui e non rispetta le sue regole.
Di questo ne era sempre stata cosciente, anche con lei era un discorso che aveva affrontato spesso in passato, mostrandole come ci tenesse alla sua vita privata.
- Ehi, adesso non ti immaginare chissà che... guarda che non ci ha mai chiesto di far sparire nessuno!
L'uscita era stata talmente scherzosa, che l'aria pensierosa di Bella era mutata in una risata divertita, a cui si era aggiunta anche quella di Rosalie.
- Fate ridere anche me, gentili signore?
Non si erano accorte dell'arrivo di Emmett. Sorridente, con indosso solo un paio di pantaloncini e una t-shirt sbracciata, aveva dato prova di dover frequentare regolarmente quella palestra: il suo fisico era davvero massiccio.
Lo sguardo di Bella era stato attirato, in particolare, da una cicatrice evidente poco sotto la sua spalla sinistra. Probabilmente doveva essere stato ferito quando prestava servizio nell'esercito. Forse non era nemmeno l'unica.
- Stavo spiegando a Bella che Edward fa di tutto per proteggere la propria privacy, tranne che eliminare il problema alla fonte.
Emmett aveva fatto una smorfia divertita.
- Giusto. Anche se qualche carogna, ogni tanto, una lezione se la meriterebbe. C'è gente che esagera davvero...
Rosalie lo aveva fulminato con lo sguardo.
- Emmett lascia che Bella ti conosca almeno un pò, prima di dare sfoggio del tuo pessimo carattere!
C'era stata molta complicità nei loro sguardi, segno che dovevano essere una coppia molto unita.
- In pratica, Bella, abbaio, ma non mordo.
Aveva scherzato anche lui, ma lei aveva avuto l'impressione che non fosse esattamente così. O meglio, con loro sicuramente sì, ma con gli altri... non ci avrebbe messo la mano sul fuoco, ecco.
Soprattutto perchè Edward le aveva accennato qualcosa sulla sua esperienza nell'esercito, e doveva essere stata davvero dura.
- Penso che sia sufficiente così...
Rosalie si era rivolta a Bella, accennando uno sguardo ironico verso il compagno.
- Emmett è bene prenderlo a piccole dosi, altrimenti si rischia di morire dal ridere! Meglio proseguire nel nostro giro...
L'occhiata che Emmett aveva rivolto a Rosalie, aveva messo leggermente in imbarazzo Bella: le aveva ricordato come Edward guardava anche lei, promettendole che gliel'avrebbe fatta pagare alla prima occasione e in un modo che lei trovava decisamente piacevole.




XXXXXXXXXXXXXXX




Dopo la palestra, il giro con Rose le aveva fatto scoprire che il terzo piano era interamente dedicato alla vigilanza e alla sicurezza dell'intero palazzo, compreso il perimetro del giardino. Le aveva proposto di visitarlo, ma sinceramente le aveva risposto che non era molto interessata a conoscere sofisticati sistemi di videosorveglianza o altre cose simili.
Poi si era resa conto che forse l'aveva offesa, dal momento che aveva a che fare con il suo lavoro, e si era scusata. Rosalie l'aveva subito rassicurata, dicendole che quella parte del loro lavoro, in realtà era più di competenza di Emmett. Era lui quello esperto, e ridendo, le aveva detto di non lasciarsi sfuggire di non aver visitato quel piano, o le avrebbe proposto di farle da guida. Allora sì che ci sarebbe dovuta rimanere una giornata intera, ascoltandolo spiegare sin nei minimi dettagli ogni cosa.
Bella aveva pensato ancora che il legame tra loro due doveva essere molto stretto e complice, dal momento che facevano anche un lavoro abbastanza rischioso.
Il quarto piano era vuoto, Edward non aveva ancora deciso come impiegarlo.
Erano passate direttamente al quinto piano dove erano stati creati tre appartamenti arredati sempre con molto gusto e dotati di ogni comfort. Edward li aveva creati per ricevere eventuali ospiti, ma Rosalie l'aveva informata che in realtà, a parte qualche volta i rispettivi genitori suoi e di Jasper, o di Emmett, nessun'altro ne aveva mai usufruito.
Al sesto piano c'era l'appartamento di Jasper. La sorella l'aveva preso in giro, dicendole che se anche avesse voluto visitarlo, lei si sarebbe rifiutata di mostrarglielo: era il classico appartamento incasinato di un uomo single. Le aveva detto che, oltretutto, nel suo disordine ci si trovava molto, quindi tollerava poco l'invasione del personale di servizio.
Bella aveva pensato ancora una volta che forse Jasper, tra i tre, sarebbe stato quello più difficile da conoscere.
Al settimo piano c'era l'appartamento che condividevano lei ed Emmett, e che aveva già visto il giorno prima, dal momento che avevano pranzato e cenato insieme, scoprendo così che Rosalie era molto brava in cucina.
Il giro completo le aveva viste impegnate sino all'ora di pranzo. Bella avrebbe voluto ricambiare l'invito, ma sapendo che Emmett era rimasto a casa, essendo andato Jasper con Edward, aveva preferito lasciarli soli.
Quando aveva saputo della loro esistenza, aveva anche scoperto che Emmett e Jasper erano praticamente partiti insieme ad Edward, quando era andato a prenderla al St. Marie. Avevano soggiornato anche loro ai Caraibi tutto il tempo per attuare, come le aveva poi svelato, quella sorta di sorveglianza "a distanza". 
Rosalie per colpa della varicella contratta in forma piuttosto violenta aveva ceduto il posto al fratello, rimanendo a New York e di fatto rinunciando ad una sorta di vacanza che avrebbe potuto trascorrere al fianco di Emmett.
Così, sola a pranzo,  aveva optato per consumare velocemente un sandwich in salone, guardando un pò di televisione. Si stava giusto appisolando sentendosi piacevolmente sazia e rilassata, quando una voce inconfondibile era arrivata dal televisore.
Si era raddrizzata di colpo, ritrovandosi a fissare il viso di Edward che guardava con espressione seria e sicura verso la telecamera.



Stava uscendo da quella che doveva essere la sede della Cullen Airline, e i giornalisti erano stati lì ad attenderlo, tra cui anche quello della ABC che adesso gli stava rivolgendo una domanda specifica circa l'andamento di quella vertenza tra la compagnia aerea e i sindacati rappresentanti dei lavoratori.
La risposta di Edward era stata altrettanto precisa e mirata. Le aveva dato proprio l'impressione di come fosse abituato a parlare in pubblico, esponendo le proprie opinioni in maniera chiara e sicura.
Circondato dai giornalisti che lo incalzavano con altre domande non si era più concesso, raggiungendo la macchina che lo attendeva già pronta a partire.
Bella aveva fatto in tempo a intravedere il profilo di Jasper, prima che Edward richiudesse la portiera e la macchina si immettesse nel traffico.
Il suo primo pensiero era stato se quel servizio fosse stato in diretta o meno. Considerato che era la una e trenta, e che era uscito in netto ritardo verso le dieci e mezza, le sembrava strano che l'incontro potesse essere già terminato.
Le aveva detto che la trattativa del giorno precedente aveva sistemato alcuni punti, ma su altri erano ancora lontani da un accordo.
Era rimasta un attimo incerta su cosa fare: poteva chiamarlo, ma non voleva sinceramente disturbare... magari poteva sentire Jennifer.
Forse aveva lasciato la riunione per rientrare in ufficio... magari qualche altro problema urgente, su qualche altro fronte. Gli affari di Edward erano talmente tanto vasti e vari, da contare società e attività in ogni parte del mondo.
Ora che parlavano di tutto, si era resa conto davvero di come la sua vita fosse piena di impegni e gravata di responsabilità.
Era andata in cerca del cellulare, che se non ricordava male, doveva aver lasciato in camera da letto, sul comodino.
Infatti, lo aveva trovato lì, accanto alla copia di Cime Tempestose che aveva letto un pò la sera prima di addormentarsi.
Le erano tornate in mente le volte che glielo aveva letto Edward in barca, mentre si trovava comodamente accoccolata tra le sue braccia.
Raccontata dalla sua voce calda e rilassata, la storia d'amore tra Heathcliff e Catherine, le era sembrata ancora più emozionante.
Il cellulare aveva preso a suonare ed aveva guardato il display: era Edward.
- Ciao...
Non lo aveva fatto nemmeno parlare, però.
- Ciao! Sai che ti ho appena visto al telegiornale della ABC?
- Wow, il telegiornale della ABC! Ma allora sto diventando proprio importante...
Aveva riso, prendendola in giro per il modo un pò sorpreso con cui glielo aveva detto.
- Okay, questa me la sono cercata. Però se ti ho visto parecchie volte sui giornali, non mi è capitato spesso di vederti in televisione.
- Questo mi fa solo piacere. Significa che al St. Marie passavi il tuo tempo in attività più costruttive...
Ancora l'aveva presa chiaramente in giro.
- Tralasciando che al St. Marie erano rigidi anche sull'uso della televisione... ti ricordo che io sono ancora in vacanza, fino a prova contraria. Quindi posso anche starmene senza fare niente davanti alla tivù!
- La fortuna è sempre degli altri, mi sa che ho sbagliato tutto nella vita.
Le piaceva, tantissimo, poter scherzare così con lui. Il loro rapporto era diventato aperto in ogni senso.
- Potresti sempre vendere tutto, e passare il resto del tuo tempo a cirumnavigare la terra!
- Uhm... tu verresti con me?
- Ovvio che sì.
- Bene, allora inizia a preparare la valigia, sto venendo a prenderti...
- Ma stai venendo davvero a casa?
C'era stato un attimo di silenzio.
- Ridillo.
Aveva capito immediatamente cosa intendesse.
- Stai venendo a casa?
- Suona meravigliosamente bene, lo sai?
- Lo so. E' lo stesso per me.
Era vero, la parola casa aveva acquistato di nuovo senso.
- Sì, comunque sto proprio arrivando. L'incontro è sospeso per il momento. Abbiamo presentato la nostra offerta per i punti ancora irrisolti, ora sta alla controparte valutarli.
- E se non li accetta?
- Penso che li metterò alle strette. Non c'è molto margine per andare avanti, e lo sanno anche loro, ma devono temporeggiare per far vedere che stanno provando a non cedere.
Erano discorsi seri, ma da come ne parlava sembrava quasi una routine per lui. E probabilmente lo era.
Si era resa conto che ben presto, in teoria, anche lei avrebbe dovuto occuparsi delle sue finanze. Il suo pratrimonio, nelle mani di Edward, era cresciuto ulteriormente.
Ma le era apparso chiaro, specie nell'ultimo anno quando ci aveva riflettuto a lungo, che non sarebbe stata in grado, almeno non subito, di occuparsene personalmente.
Ne aveva parlato con lui, ed insieme erano giunti alla conclusione che lei l'avrebbe nominato come "consulente finanziario", fintanto che avesse imparato a muoversi nel mondo della finanza in maniera sempre più autonoma.
- Sembri molto determinato.
- Lo devo essere, è il mio lavoro.
- Non mi ci vedo nei tuoi panni... 
Lo aveva sentito ridacchiare.
- Io invece sì, e lo sai cosa penso: ti stanno divinamente bene...
Era arrossita a quella battuta, più che altro perchè sapeva della presenza di Jasper in macchina con lui.
- Okay... vedo che sei particolarmente spiritoso in questo momento.
- Sarà che ho il pomeriggio improvvisamente libero?
- Quindi non è solo una pausa, la tua.
- Se ti do fastidio, posso mangiare qualcosa e poi uscire di nuovo...
- Che stupido! Pensavo che magari dopo dovessi tornare in ufficio!
- Ehi, ragazzina, modera il linguaggio!
Sapeva che detto così non aveva alcuna valenza, se non proprio quella dello scherzo. Che tra loro ci fosse un'oggettiva differenza d'età non poteva essere negato.
- E tu, allora, prendimi sul serio.
- Lo faccio appena arrivo a casa.
La voce di Edward si era leggermente arrochita, spedendole un brivido lungo la schiena.
- E' una minaccia, Edward?
- No, una promessa. A tra poco.
Aveva chiuso la conversazione, ma le ci era voluto qualche attimo per capirlo. Dopodichè, si era ritrovata ad attendere impazientemente che arrivasse per fargli mantenere quella promessa.



XXXXXXXXXXXXXX




Edward era scivolato leggermente in avanti, per arrivare a posare il capo sulla spalla di Bella.
- Se peso dimmelo...
Come risposta, lei lo aveva avvilupato come un'edera, le gambe a cingergli i fianchi e le braccia il petto. Tra le mani aveva la spugna, che inzuppava, per poi strizzarla e fargli scorrere rivoli di acqua tiepida sul torace.
- Mi piace questa risposta.
Le aveva accarezzato un polpaccio, facendo scorrere la punta delle dita sulla pelle bagnata. Lei si era leggermente agitata, facendo uscire un pò di acqua dalla vasca.
- Mi fai il solletico...
Aveva ripetuto il gesto, e lei gli aveva dato un pizzicotto sul fianco, facendolo sobbalzare a sua volta..
- Ehi, Cullen, vuoi la guerra?
Era uscita dell'altra acqua.
- No, mi arrendo subito. Non ho voglia di asciugare acqua fino a stasera.
- Bravo ragazzo.
Aveva piegato la testa leggermente all'indietro per sorriderle.
- Più che altro perchè ci sono modi più piacevoli per passare il tempo...
Gli aveva strizzato la spugna sulla faccia, costringendolo a chiudere occhi e bocca.
- Okay, messaggio ricevuto.
Si era pulito gli occhi, sorridendo ancora di più.
- Parliamo d'altro, così mi distraggo dalle mie idee viziose...
- Davvero, sei tremendo.
Ma glielo aveva detto stringendolo leggermente di più contro di lei.
- Isabella, così non mi aiuti...
Le aveva già appoggiato le mani sulle cosce, scivolando verso il basso.
- Okay, hai ragione parliamo. Di cosa? Lavoro, casa...
- Feste.
L'aveva sicuramente sorpresa, dal momento che l'aveva sentita immobilizarsi.
- Feste?
- Sì, feste. Sai quando la gente si riunisce in un luogo dove c'è anche musica, chiacchiere, rinfreschi...
- Una vaga idea. Non è che ne abbia viste molte.
Era stato lui ad irrigidirsi questa volta.
- Giusto. Avevi un tutore egocentrico e... stronzo.
Le mani di Bella gli avevano accarezzato il torace con la spugna, scendendo sino agli addominali.
- Non te lo sei più dimenticato, eh, quell'insulto?
- No. Più che altro perchè era la prima volta che mi attaccavi con tanta rabbia. Mi sembrava davvero quasi odio... solo dopo, quando ti ho visto piangere, ho capito che stavi soffrendo, invece.
- Come io ho capito solo dopo che non eri veramente indifferente, ma avevi solo paura di me.
Aveva ragione, era stato terrorizzato. Ma se allora non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ora riusciva a parlarne tranquillamente con lei.
- Non potevamo essere più lontani, stando così vicini.
Erano rimasti in silenzio per un pò dopo questa affermazione di Edward, persi entrambi a rivivere quel passato che sembrava impossibile essere esistito veramente.
La realtà ora, erano loro due nudi immersi in una vasca da bagno subito dopo aver fatto l'amore.
- Ma stavi parlando di feste. Vai avanti, l'argomento mi incuriosisce.
- Sì, giusto. Jennifer mi ha comunicato stamattina che dovrei partecipare ad una festa per l'inaugurazione di un'importante mostra contemporanea che si terrà presso il Metropolitan Museum. Non te la faccio molto lunga la spiegazione, ti dico solo che sono uno dei due finanziatori che ha reso possibile l'esposizione. Quindi, dovrei presenziare anche per spendere le due parole tipiche di rito per inaugurarla, davanti a gente che si finge interessata, mentre in realtà pensa soltanto ai pettegolezzi che farà su "chi è venuto con chi e perchè", e se il buffet sarà all'altezza delle loro aspettative.
Ne avrebbe anche riso, se non fosse stata già proiettata su quello che credeva Edward avesse in mente di chiederle.
- E quando sarebbe?
- Fra due giorni.
Le era venuto da deglutire a vuoto.
- Edward, stai pensando quello che penso che stai pensando?
Lui aveva riso di quella complicata esposizione, cosciente però che l'ansia di Bella era più che motivata.
- Credo di sì. Ma prima lasciami spiegare perchè l'ho pensato.
Era pronta ad ascoltarlo, anche se non sapeva se sarebbe riuscita a farle vincere quell'ansia che era strisciata subito dentro di lei.
- E' noto che il tuo soggiorno in Europa è terminato, e so per certo che la stampa ha già aperto la caccia per strappare il primo scatto di te qui a New York, magari in mia compagnia.
Si era tirato su, per girare il busto verso di lei e guardarla in viso.
- A questo punto, è meglio una tua apparizione ufficiale. Potremo avere la situazione sotto controllo. Tu stessa sarai più sicura sapendo a quello che vai incontro.
Lo aveva visto tranquillo mentre le esponeva le sue idee. In un certo senso era stato rassicurante.
- Ti assicuro che è molto peggio trovarsi all'improvviso con qualcuno che sta "rubando" immagini della tua vita, senza che tu ne sia minimamente cosciente.
Le era capitato, in passato, di vedersi su qualche rivista. Ma le sue foto, erano sempre state di "repertorio", ossia immagini prese per esempio dall'annuario del St. Marie, o da qualche altro documento ufficiale, come il passaporto.
Era stata la vita riservata che aveva condotto sinora a limitare le sue apparizioni, ovviamente.
- La tua idea, correggimi se sbaglio, è quella di andare insieme a questa festa, giusto?
- Sì. Sarò il tuo accompagnatore ufficiale. Cosa può esserci di male? Sono o no, il tuo tutore legale?
Glielo aveva detto con un'aria maliziosa che da sola smentiva quello che aveva appena affermato.
- Diciamo che non è proprio così...
Le aveva accarezzato una guancia, e con il pollice anche le labbra.
- Ma c'è ancora un pò di tempo prima che debbano saperlo con certezza. Diciamo che nel frattempo, potrai prendere dimestichezza con il rutilante mondo del jet-set newyorkese...
Era stato evidente come ad Edward non piacesse affatto quella parte della sua vita, specie in questo momento che c'era anche lei a subirne le conseguenze.
- La mia, ovviamente, è solo una proposta, Isabella. Non ci risparmierà comunque tutta una serie di insinuazioni, ma almeno smorzerà un pò l'attenzione che si sta sollevando nei tuoi confronti.
Ci stava riflettendo, cercando di essere il più obiettiva possibile, quindi escludendo la paura che aveva anche all'idea di incontrare un mucchio di gente che sarebbe stata altrettanto curiosa di conoscerla.
Chiunque tra gli ospiti avesse conosciuto Edward, ne avrebbe approfittato per parlare anche con lei.
D'altronde, era vero anche che non avrebbe potuto rinchiudersi dentro casa per sempre.
Tra due settimane avrebbe dovuto iniziare anche l'università, con i primi test di ingresso e la presentazione dei corsi.
Lo aveva guardato negli occhi, senza nascondere che era in cerca di vere e proprie rassicurazioni.
- Mi starai vicino per tutto il tempo?
Prima ancora di risponderle, aveva ribaltato le loro posizioni: si era appoggiato allo schienale della vasca, facendola sdraiare su di lui e abbracciandola stretta.
- Non ti preoccupare, Isabella, sarò la tua ombra.








La vorrei anch'io un'ombra così! XD! Specie in vasca da bagno...
Scleri dell'autrice a parte, ribadisco: sì, lo so, sono stata crudele! Perchè adesso vi starete chiedendo cosa viene dopo, giusto?
Allora, inizio a farmi perdonare dandovi qualche anticipazione: conoscerete finalmente Alice! Ci sarà una festa, e tra i partecipanti anche una sorpresa! Edward sarà ancora più bello in smoking? (Si accettano scomesse... eh!eh!).
Direi che può bastare, tanto giovedì arriva in fretta! Anzi, scappo che devo darmi da fare per terminare il prossimo capitolo! XD!
Un bacione grande.
Roberta




PS: quasi dimenticavo... nei prossimi giorni arriva anche il secondo capitolo a rating rosso!





 







 







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Capitolo 24
*** Capitolo 23 ***


Buongiorno ragazze!
Il capitolo di oggi vi riserverà qualche sorpresa. Proprio per non anticiparvi nulla, vi aspetto nel consueto spazio in fondo per qualche piccola precisazione.
Anzi, solo un chiarimento per non ingenerare confusione: il capitolo si apre con un flashback.
Buona lettura.
Roberta









Fuori sulla terrazza il vociferare degli ospiti giungeva lontano. Si era appartato in cerca di un pò di tranquillità, sollevando il bavero della giacca per ripararsi dal vento che si era alzato.

Appoggiato alla balaustra, guardava il profilo dei grattacieli illuminati riflettersi nelle acque increspate dell'Hudson. Da quando era arrivato a quel party non aveva fatto altro che fingere un interesse per gli altri che in realtà non aveva. I soliti sorrisi, le solite chiacchiere, la solita cordiale falsità che spesso lo circondava.
Perlomeno, quella sera, avendo già un'accompagnatrice aveva evitato le attenzioni delle donne single presenti.
Non era affatto il playboy che i giornali dipingevano, anzi era un uomo tremendamente difficile da avvicinare, ancora di più da conquistare.
Le poche che potevano vantarsi di esserci riuscite, non potevano però dire di essere state amate. Rispettate, elogiate, ascoltate... ma amate veramente no.
Lui non ci riusciva, il suo cuore sembrava incapace di lasciar entrare chiunque.
L'immagine di una ragazzina dai profondi occhi nocciola si era affacciata nella sua mente, come spesso gli succedeva quando rifletteva su quell' aspetto di sè.
Nemmeno con lei riusciva ad essere diverso, e sapeva Dio invece quanto avrebbe voluto esserlo, perchè di certo non si meritava l'inferno che lui le stava facendo passare dopo quello che aveva già dovuto subire.
Si era passato una mano tra i capelli, e ancora, ripetendo quel gesto nella speranza che potesse aiutarlo a scrollarsi di dosso quei pensieri così dolorosi.
Poi aveva sentito un rumore di tacchi, passi che sembravano andare nella sua direzione e si era ritrovato a pensare con fastidio alla donna che lo aveva accompagnato.
Era una modella famosa, l'aveva incontrata qualche settimana prima ad un altro party. Gli si era praticamente appiccicata addosso, sino a che non era riuscita a strappargli la promessa che l'avrebbe chiamata il giorno dopo.
Aveva scoperto quasi subito che era più affascinata dall'idea di figurare come "compagna" di Edward Cullen per quello che rappresentava, ossia l'uomo ricco e potente, piuttosto che per il piacere vero e proprio della sua compagnia.
Era già capitato, con altre donne, che rimanessero deluse quando scoprivano che a lui non piaceva affatto fare vita mondana, ma preferiva starsene a casa per una cena intima o semplicemente per godersi un pò di relax.
- Mr. Cullen?
La voce che l'aveva chiamato apparteneva ad una donna, ma non a quella con cui era arrivato.
- Posso disturbarla solo un attimo?
Aveva quasi pensato di fregarsene delle buone maniere, ed essere diretto nel dirle che non aveva alcuna intenzione di trovare nuova compagnia. Anzi, forse sarebbe potuto essere così sincero da dire a quella sconosciuta che aveva addirittura intenzione di troncare sul nascere anche le speranze della donna che lo aveva accompagnato a quella festa.
Poi, però, aveva avuto la meglio la sua parte corretta. Così si era voltato, per guardare in viso chi lo stava interpellando.
Era una brunetta, capelli corti, fisico minuto ma proporzionato e con un'espressione decisamente determinata.
- Posso sapere, prima, a chi sto per concedere un attimo del mio tempo?
Si era avvicinata, tendendogli senza indugio la mano.
- Alice Brandon.
Anche quella era minuta, tanto che era quasi scomparsa nella sua quando l'aveva stretta.
- Già lo sa... però, piacere, Edward Cullen.
Aveva mantenuto un tono di voce cordiale, anche se leggermente distaccato.
- La ringrazio per non avermi cacciato, anche se l'intenzione era chiaramente quella.
Era rimasto leggermente sorpreso davanti all'intuito dimostrato dalla sconosciuta.
- Forse mi ha...
Ma non l'aveva lasciato finire. Si era aperta in un sorriso divertito che di botto l'aveva fatta sembrare una ragazzina un pò impertinente.
- Oh, non si affanni a negarlo! Immagino abbia tutte le ragioni di reagire così... ci saranno schiere di donne a caccia della sua attenzione!
La schiettezza con cui gli stava parlando era quello che più lo incuriosiva: dove voleva arrivare con quel modo di fare?
- Mi scusi, per essere altrettanto franco: non è quello che vuole anche lei? Un pò della mia attenzione?
Era scoppiata a ridere, adesso. E lui era rimasto sempre più sorpreso.
- Sì, è vero! Mi scusi... ma non sto ridendo di lei! Sono solo divertita perchè sapevo che le avrei dato subito un'impressione sbagliata di me!
L'aveva osservata meglio: indossava un leggero soprabito nero, semplice ma molto elegante. Come lo era anche il tubino nero che si intravedeva sotto. L'unica nota originale era data da una collana che sembrava realizzata con dei... bottoni. Sì, erano decisamente bottoni colorati di varie forme e dimensioni.
A dire il vero, c'era anche il taglio di capelli a rendere più sbarazzina la sua immagine.
- Le piace quello che sta guardando, Mr. Cullen?
Di certo non le mancava il carattere, doveva dargliene atto.
- Forse.
Non si era sbilanciato, perchè non voleva essere poco gentile, ma nemmeno troppo da essere frainteso. Era una bella donna, ma non aveva alcuna intenzione di approfondire la sua conoscenza.
- E se le dicessi che potrebbe essere un ottimo investimento?
Decisamente era una continua fonte di sorprese. Si stava per caso offrendo? Non che non gli fosse già capitato, ma non le era sembrato quel "tipo" di donna. Magari si era fatto ingannare dalla sua aria così sbarazzina.
- Allora le direi che per quanto carina, non sarei comunque interessato.
Non aveva smesso di sorridergli, anzi.
- Mi avevano detto che lei possiede un vero fiuto per gli affari... ma forse si sbagliavano. Ha di fronte a sè il meglio che il mercato le può offrire, e nessuna intenzione di provare se è vero.
Quel gioco poteva anche essere divertente, ma bisognava essere in due per giocarlo e lui non era assolutamente dell'umore giusto.
- Alice, penso...
- Il Picasso che ha acquistato recentemente, posso chiederle dove lo ha collocato?
Aveva creduto che fosse finita lì, ma lei lo aveva nuovamente incuriosito: ora cosa c'entrava quel quadro?
- Mi sta parlando di un quadro?
Lei aveva annuito convinta.
- Sì, ero presente a quell'asta. Ero lì per una scultura di Moore. Ma non sono riuscita ad aggiudicarmela, c'era qualcuno con maggiori disponibilità delle mie.
- Mi dispiace deluderla, ma credo di non averla notata.
Aveva scosso le spalle, come se non avesse avuto alcuna importanza. E iniziava a credere che fosse davvero così.
- Non importa. In realtà non pensavo a lei quel giorno... dopo mi è venuto in mente che sarei potuta esserle utile.
- Lei utile a me?
Non sapeva se essere più divertito o seccato.
- Sì, per il Picasso...
Per la prima volta si era mostrata un attimo incerta. Aveva stretto con entrambe le mani la pochette che aveva con sè.
- Oh, bè, tanto vale che sia sincera e glielo dica: quel giorno l'ho sentita dire che aveva comperato quel quadro perchè le era sempre piaciuto, ma in realtà non aveva un'idea ben precisa su dove collocarlo.
Di solito non amava i ficcanaso, ma quell'Alice aveva qualcosa che gli impediva di reagire malamente.
- Ha origliato una mia conversazione?
- Origliato... diciamo che ero subito dietro di lei, e lei non se ne è accorto.
Non ne era del tutto sicuro, ma ricordava di aver detto una frase più o meno simile a Jasper.
- Okay, diciamo che le credo. E quindi? Tutto questo che senso ha?
Aveva raddrizzato le spalle, facendolo sorridere: anche così, non perdeva quell'aria da ragazzina.
- Sono sicura che io saprei collocare quel quadro in casa sua, in maniera da dargli il massimo risalto possibile.
L'aveva osservata divertito.
- Alice, è una maniera alquanto originale per tentare di entrare nella mia camera da letto?
Questa volta era arrossita.
- Ha messo il Picasso in camera sua? Dio mio, quel quadro, il messaggio che esprime... è una specie di abominio pensare che possa andare d'accordo con il sonno, la calma... quel quadro esprime movimento, tensione...
Non era arrossita di imbarazzo, ma di indignazione! Era rimasto totalmente sbalordito.
- Va bene in un salone... o in uno studio... o...
Ma qualcosa aveva iniziato a ronzargli in testa.
- Ma esattamente lei chi è?
Si era come riscossa da quello stato di orrore in cui era caduta all'idea del Picasso in una camera da letto.
- La persona che le potrebbe semplificare notevolmente la vita a partire da dove collocare al meglio quel quadro che le piace tanto.
Si era reso conto che doveva essere congelata almeno quanto lui. Il freddo si era fatto più pungente, dal momento che il vento aveva preso a soffiare con maggiore forza.
- Non lo so se faccio bene... però ho intenzione di offrirle un caffè caldo, ovviamente non qui, magari in qualche caffetteria ancora aperta.
Si era irrigidita un attimo.
- Mr. Cullen preferirei continuare a parlarle qui...
- Alice, adesso è lei che mi fraintende. Se non avessi avuto intenzione solo di parlare, le avrei proposto subito di bere dello champagne, e forse proprio nella mia camera da letto...
Si era immediatamente rilassata, cogliendo al volo il tono sincero e lo sguardo divertito che stava sfoggiando.
- Mi sta offrendo una chance?
- Le sto offrendo la possibilità di spiegarmi come mi semplificherebbe la vita... e, ovviamente, anche dove potrei collocare il Picasso. Ora, le confesso, sono molto curioso di saperlo.
L'aveva invitata gentilmente a seguirlo, sfiorandole il gomito. Una volta dentro l'aveva pregata di attenderlo solo un attimo, doveva congedarsi da una persona. Con molta educazione aveva spiegato alla modella che un problema urgente lo vedeva costretto a lasciare la festa. Aveva aggiunto che il suo autista sarebbe stato a sua disposizione per accompagnarla ovunque avesse voluto. Poi le aveva fatto capire che non ci sarebbe stata un altro appuntamento tra di loro: non le era piaciuto, ma aveva capito che insistere non sarebbe servito a nulla.
Dopo era stato libero di raggiungere Alice, e insieme lasciare il party.
Due ore più tardi, dopo aver consumato una buona dose di caffè che piaceva ad entrambi scuro e leggermente amaro, si erano ritrovati a stringersi la mano in attesa di siglare un vero e proprio contratto di lavoro.
Infatti, il multimiliardario Edward Cullen aveva appena assunto Alice Brandon, la personal stylist dal gusto perfetto e i modi spicci.



XXXXXXXXXXX




Nel giro di tre anni Alice aveva davvero semplificato la vita di Edward. Lo aveva circondato di persone da lei espressamente selezionate e gestite, in grado di curare ogni minimo dettaglio della sua vita. Per esempio, tutto ciò che lui amava, a partire dal cibo per arrivare al giornale che leggeva, lo trovava in ogni casa che possedeva dal momento in cui le comunicava che vi si sarebbe recato. Praticamente sarebbe stato come se fosse vissuto lì sin dal giorno prima, perchè avrebbe trovato esattamente tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno.

Ovviamente, Alice si occupava anche di tutti gli arredi, a volte anche della sua immagine pubblica, interpretando alla perfezione i suoi gusti e le sue idee. Più si erano conosciuti, più era stata in grado di rendergli davvero la vita meno complicata.
Era diventata una collaboratrice così preziosa e stimata, da essersi conquistata anche lei un ruolo che andava oltre il rapporto di lavoro vero e proprio.
Edward aveva pensato a lei, ovviamente, quando Isabella gli aveva detto di non sapere bene dove recarsi per acquistare un vestito adatto per la serata al Metropolitan Museum. In realtà gli aveva confessato sinceramente di non aver mai amato molto l'idea dello shopping in generale, nonostante la sua migliore amica ne fosse stata praticamente ossessionata.
Sicuramente se c'era una persona in grado di consigliarla al meglio, sarebbe stata proprio Alice. Con l'ulteriore sicurezza che sarebbe anche stata in grado di farlo al meglio, dal momento che gli aveva parlato di Isabella, del suo modo di essere, quando le aveva chiesto di arredare la sua stanza ad Isola Corallo.
Se c'era una qualità evidente in Alice, era la sua innata capacità di capire al volo l'essenza di una persona, arrivando così a soddisfare spontaneamente gusti ed esigenze.
Questo era il motivo per cui ora Bella si trovava in compagnia di Rosalie, in attesa che la tanto decantata "personal stylist" le raggiungesse all'incrocio tra la 43rd Street con la 5th Avenue.
- Sei preoccupata, Bella?
Sicuramente a Rose non doveva essere sfuggita la sua aria turbata.
- Un pò nervosa, veramente.
- Per l'uscita di domani sera?
Un crampo aveva accompagnato l'idea, aumentando a dismisura il suo stato d'animo già agitato.
- Principalmente sì. Mentirei se dicessi che non è così. 
- Mi sembra più che lecito. Sincerità per sincerità: è vero, sarai sicuramente al centro dell'attenzione.
Ce l'avrebbe fatta a non crollare? Sinceramente contava molto sulla presenza di Edward. Per quella sua prima uscita aveva un disperato bisogno di sentirlo vicino.
- Comunque, ora sono anche nervosa per questo incontro. Non sono mai stata una gran patita di shopping... diciamo che ho gusti semplici, di conseguenza li soddisfo abbastanza in fretta di solito. So che magari dovrò un pò modificare il mio modo di essere, almeno in certe occasioni, però non voglio nemmeno diventare un'altra persona....
Rosalie era scoppiata a ridere.
- Scusami. E' che con Alice c'è poco da fare. Lei è molto... determinata, diciamo così!
Un bussare leggero sul finestrino posteriore aveva annunciato l'arrivo di Alice. Dopo essersi accertata della sua identità attraverso lo specchietto laterale, Rosalie aveva sbloccato le porte per permetterle di salire.
- Buongiorno! Scusate il ritardo, ma la metropolitana andava a rilento!
Si era girata per guardare la nuova arrivata. La descrizione di Edward era stata molto veritiera: solo a guardarla dava l'idea di possedere una grande energia, con quel sorriso allegro e l'aria sbarazzina.
- Bella, finalmente ti conosco! Io sono Alice, molto piacere.
Senza alcun indugio le aveva teso la mano tra i due sedili. L'aveva stretta, ricambiando la presa salda.
- Il piacere è anche mio.
Si era sentita osservata a sua volta.
- Lasciati dire che sei davvero molto carina! Hai un'aria deliziosa e fresca. Non faremo fatica a trovare qualcosa che ti rispecchi.
Aveva visto l'espressione della brunetta farsi assorta: aveva aggrottato leggermente le sopracciglia, pizzicandosi il naso tra indice e pollice.
Rosalie le aveva rivolto uno sguardo divertito.
- Quando fa così, Bella, vuol dire che l'abbiamo persa. Per i prossimi dieci minuti vivrà in una sorta di trance. Poi si risveglierà e ti stupirà.
La donna seduta alle loro spalle non aveva dato l'impressione, in effetti, di aver sentito il commento ironico di Rosalie. Del resto, Edward le aveva detto che andavano abbastanza d'accordo, nonostante i caratteri un pò diversi che avevano.
Nel frattempo si erano immesse nel traffico, e dietro i finestrini scuri dell'elegante berlina, Manhattan era tutta un ribollire di persone e macchine.
- Alice, scusa se ti disturbo, dove andiamo?
Non era giunta subito una risposta, ma Rosalie non aveva dato segno di esserne seccata, anzi aveva atteso pazientemente che Alice desse segno di aver sentito.
- Uhm... direi assolutamente nell'atelier di CK. Sono certa della loro discrezione e hanno una nuova collezione di abiti da sera favolosa.
All'idea di doverne indossare uno, Bella si era agitata sul sedile. Sicuramente avrebbe fatto sfigurare Edward: sia per bellezza che per impaccio. Si sentiva, infatti, tremendamente semplice nel suo modo di essere, perciò incapace di competere con le donne che lo avevano affiancato in passato durante occasioni come questa.
Se Edward avesse saputo cosa stava pensando in quel momento, l'avrebbe sicuramente rassicurata sul fatto che non aveva mai trovato nessuna più bella di lei.
Ma la visione che aveva della sua bellezza era assolutamente soggettiva, quindi non avrebbe impedito ai più di pensare che non era di certo alla sua altezza.
Il silenzio che aveva preso a regnare in macchina, era stato interrotto dalla voce allegra di Alice.
- Bella, ho avuto una chiara visione di come sarai: semplicemente stupenda!
Le era sembrato che avesse appena letto nei suoi pensieri. Si era leggermente voltata ed aveva incontrato l'espressione entusiastamente sincera di due occhi scuri che la stavano fissando.
- Tu ed Edward starete divinamente bene insieme!
Non le stava più prestando attenzione ora, si era messa a cercare qualcosa nell'enorme borsa che aveva avuto con sè. Alla fine, aveva pescato un cellulare con il quale aveva immediatamente chiamato qualcuno.
- Pronto Philippe? Ciao, sono io! Volevo confermarti che tra qualche minuto sarò lì come ti avevo anticipato. Come dici?
Era scoppiata a ridere, mentre aveva posizionato il telefonino tra l'orecchio e la spalla, tornando ad avere le mani libere per cercare qualcos'altro nella borsa.
Bella aveva incrociato di nuovo lo sguardo divertito di Rosalie.
- Alice è come un fuoco d'artificio: parte silenziosa, ma quando scoppia...
Non aveva avuto bisogno di concludere, perchè le aveva detto una cosa simile anche Edward al riguardo. Esternamente dava l'impressione di non essere in grado di gestire nemmeno se stessa, invece era una specie di guru nel suo lavoro: non c'era foglia che non si muovesse, se non era lei a volerlo.
La conversazione con Philippe proseguiva concitata, in uno scambio di reciproci pareri: lisci? No, non andava. Mossi? No, quello decisamente no. Raccolti? Ecco, quello sì, ma niente di troppo elaborato, perchè la bellezza di Isabella stava proprio nella sua elegante semplicità.
Era sobbalzata, sentendosi citare: stava parlando di lei! Elegante semplicità? Capelli raccolti? Aveva iniziato a credere che sarebbe stata una lunga giornata ed aveva guardato Rosalie un pò titubante, ottenendo in cambio un'occhiata rassicurante.
- Prima o poi, per motivi più o meno simili al tuo, siamo passati tutti nelle sue mani...
- Spero di uscirne viva anch'io, allora...
Perchè adesso Alice stava parlando di calzature vertiginose: tacco dodici, no dieci, bè vedremo quello che preferisce Isabella, tanto Edward è molto più alto di lei, non c'è problema...
- Ne uscirai benissimo, vedrai.
Bella, però, era stata abbastanza certa che Rosalie non si fosse riferita solo a quell'incontro con Alice, ma anche alla serata che l'aspettava il giorno dopo.



XXXXXXXXXXXX



Prima di aprire la porta, aveva inspirato profondamente, passando nervosamente le mani sulla gonna del vestito come a togliere una piega immaginaria.



Era pronta per raggiungere Edward.
Non aveva assecondato la voglia di guardarsi un'ultima volta nel grande specchio, ma era uscita sollevando leggermente il delicato tessuto, per non correre il rischio di inciamparvi dentro ancora prima di aver fatto qualche passo.
Alla fine non aveva scelto scarpe dal tacco vertiginoso, anzi era stata sotto i famosi dieci centimetri dal momento che erano nascoste dal vestito, però avrebbe dovuto comunque prestare attenzione dato che non era molto abituata a quel tipo di calzatura.
Era stato un pomeriggio di preparativi piuttosto lungo per il suo standard: era uscita subito dopo pranzo, accompagnata nuovamente da Rosalie ed Alice, per provare un'ultima volta il vestito prima di ritirarlo, poi c'era stato il parrucchiere ed infine il trucco, che per quanto leggero era stato comunque oggetto di un acceso dibattito tra Alice e l'estetista, portando via un altro paio d'ore.
Il risultato finale, però, era stato in linea con i suoi gusti: Alice non le aveva proposto nulla che non fosse piaciuto anche a lei spontaneamente.
"Vedi, Bella, era questo che intendevo: elegante, senza nulla togliere alla tua semplice freschezza".
Perchè, molto schiettamente, le aveva detto che sarebbe stato un crimine verso la sua bellezza farla apparire "più vecchia", ma se lei lo avesse voluto, l'avrebbe aiutata a sembrarlo.
Per un attimo ci aveva pensato, ma poi guardandosi nello specchio, era stata certa di non voler apparire diversamente da quello che era: una ragazza di diciotto anni.
Una ragazza, che affacciandosi nel grande salone, aveva rivissuto uno stesso momento accaduto solo qualche settimana prima: il suo appuntamento con Edward.
Anche allora nel raggiungerlo era stata emozionata, mentre si chiedeva come gli sarebbe apparsa, e come lui sarebbe apparso a lei. Solo che, se quella sera non aveva immaginato quanto l'attrazione fisica sarebbe stata esplosiva tra di loro, ora ne aveva un'idea molto precisa.
Ogni volta che posava gli occhi su di lui, sentiva di desiderarlo.
La prima visione che aveva avuto di lui, era stata di spalle: in piedi davanti alla finestra, stava osservando il panorama fuori. Si era voltato nel momento in cui aveva sentito i suoi passi varcare la soglia del salone, e il cuore aveva preso immediatamente a batterle più forte: era affascinante più che mai con indosso quello smoking dal taglio impeccabile.



Per un attimo aveva pensato che non avrebbe voluto condividere con nessun'altra donna la sua visione, poi era subentrato un pensiero che l'aveva riempita di una felicità incredibile: era suo.
Era per lei, infatti, il sorriso che gli aveva addolcito i lineamenti, come era per lei, l'espressione ammirata che gli aveva acceso lo sguardo.
- Questa sera a New York brillerà una stella in più.
Si era avvicinato, accarezzandole con lo sguardo le spalle nude, il decoltè, la linea morbida del seno lasciata appena intravedere dal vestito.
Un brivido l'aveva percorsa proprio come se fossero state le sue mani a sfiorarle la pelle.
- Credo che non brillerò mai quanto te. Sei tremendamente affascinante stasera.
L'aveva afferrata per la vita, chinandosi a depositarle un bacio sulla spalla. Il contatto con le sue labbra morbide le aveva provocato altri brividi in tutto il corpo.
- Dobbiamo proprio andare a quella festa?
Lo aveva sentito sorridere, mentre con una scia di baci era risalito lungo la sua spalla, poi sul collo, sino a sfiorarle l'orecchio.
- Ora che ti ho visto, sono certo che passerò il mio tempo ad odiare ogni uomo presente nel momento in cui oserà posare lo sguardo su di te.
Il suo fiato caldo era stata una lenta tortura, perchè lo immaginava su altre parti di lei.
- Ma devo imparare a convivere con questa mia gelosia, o rischio davvero di creare il vuoto intorno a te.
In un altro tempo, quella frase l'avrebbe fatta infuriare. L'idea di possesso che esprimeva era assoluta, ma adesso sapeva che si accompagnava anche ad altri sentimenti: amore, rispetto, fiducia.
Aveva fatto scorrere le mani sui risvolti della sua giacca, per poi afferrarli e tirarlo leggermente verso di lei. Aveva alzato il viso per poterlo fissare negli occhi.
- Sei tu quello maturo, tra i due, è doveroso che tu sappia gestire le tue emozioni.
Aveva finto di essere seria, perchè in realtà Edward stava sorridendo maliziosamente, probabilmente conscio di quello che aveva trovato anche nel suo sguardo: gelosia.
- Io, invece, sono la ragazzina. Perciò posso permettermi di essere gelosa e basta. Quindi ti ripeto la domanda: dobbiamo proprio andare a quella festa?
Le mani che la tenevano per la vita, l'avevano stretta di più.
- Stai tentando di manipolarmi, Isabella?
Forse lo stava facendo davvero, o forse voleva solo essere sicura che una volta usciti da quella casa, lui sarebbe stato comunque e indiscutibilmente suo.
- Non lo so, dimmelo tu.
L'aveva guardata con tanta intensità, che le era sembrato di sentirlo quasi presente nei suoi pensieri.
- Direi che ti sta riuscendo molto bene. E' da quando sei entrata che mi sto domandando cosa indossi sotto questo vestito, e come sarebbe sfilartelo per scoprirlo...
Il verde dei suoi occhi si era velato di una passione che l'aveva fatta sentire desiderata, amata.
- Ma sono abbastanza maturo da sapere che dopo aver passato anche tutto il resto della serata a domandarmelo, quando torneremo a casa saprò dimostrarti che sarà valsa la pena sacrificarti e accompagnarmi a questa festa.




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La limousine aveva accostato lungo il marciapiede, fermandosi molto prima rispetto all'ingresso dell'enorme palazzo che ospitava il Metropolitan Museum.
Il momento era quasi arrivato.
Bella si era sistemata meglio sulle spalle lo scialle realizzato nello stesso tessuto del vestito. Nonostante la temperatura calda, aveva seguito il consiglio di Alice e l'aveva indossato: in effetti, la faceva sentire meno esposta agli sguardi degli altri. Lo avrebbe sempre potuto abbandonare, nel momento in cui si fosse sentita meno a disagio.
- Molto nervosa?
Uno di fronte all'altro, l'ampio spazio permetteva loro di stare comodamente seduti. Aveva scoperto che in occasioni come quelle, Edward rispettava una certa formalità nell'arrivare, quindi si avvaleva della limousine e di un autista che era sempre a sua disposizione.
Emmett e Rosalie li avevano seguiti su di un'altra macchina, anche loro elegamente vestiti dal momento che sarebbero stati presenti alla festa. Si sarebbero tenuti in disparte, ma la loro presenza avrebbe comunque garantito ad Edward quella sicurezza che voleva principalmente per lei.
Le aveva ribadito che al momento non riusciva ad essere meno protettivo, complice anche l'idea che l'attenzione su di lei sarebbe stata alta.
- Almeno con te posso essere sincera: mi tremano le gambe, ho la salivazione azzerata, il cuore che mi batte a mille, le mani sudate e la capacità di connettere pari a quella di un alga che non sa nemmeno di essere al mondo.
Le aveva sorriso divertito, cercando di allentare la tensione.
- Sinceramente pensavo peggio...
Le era scappato anche a lei un sorriso, ma forse più per riflesso che per vera intenzione. Aveva stretto nervosamente la pochette tra le mani, e a quel suo gesto, Edward si era sporto verso di lei, accarezzandole la guancia e poi fermando la mano sul suo collo lasciato scoperto dai capelli raccolti.
- Sei stupenda e io ti amo da impazzire.
L'aveva attirata verso di lui, baciandola delicatamente sulle labbra. Al solito sapore, si era mischiato quello del lucidalabbra che aveva steso in un velo sottile.
- Meglio andare, o non ti rimarrà nulla sulle labbra.
Aveva bussato leggermente sul vetro scuro alle sue spalle e la limousine si era silenziosamente spostata fino ad arrestarsi davanti al tappeto rosso che si stendeva tra due ali di persone.
La maggior parte erano stati fotografi, ma c'erano anche semplici curiosi. Aveva saputo che ci sarebbe stata qualche celebrità, anche se Edward non era stato in grado di dirle chi fosse esattamente.
- Andiamo?
Aveva annuito e lui le aveva dedicato un ultimo sorriso mozzafiato, prima di allacciarsi la giacca per poi aprire la portiera e scendere.
Le luci bianche dei flash lo avevano immediatamente illuminato, per poi farsi ancora più rapide e vicine quando i fotografi l'avevano visto tendere una mano verso l'interno della limousine.
Per la prima volta si sarebbe mostrata in pubblico con lui.
Aveva preso un respiro profondo e poi aveva afferrato quella mano così familiare, stringendola saldamente mentre scendeva a sua volta.
Nel momento in cui era apparsa accanto ad Edward, accettando il braccio che le aveva subito porto, molti avevano iniziato a chiamarla per attirare la sua attenzione e soprattutto il suo sguardo per catturare meglio il momento.
Lo stomaco annodato, i pensieri ridotti a zero, si era lasciata guidare dal passo sicuro di Edward che aveva preso a percorrere il tappeto rosso, verso la scalinata.
Come nei peggiori incubi che poteva aver avuto, era incespicata quasi subito, e solo il braccio che era scivolato immediatamente intorno alla sua vita per sostenerla, le aveva impedito di fare una figuraccia ben peggiore.
Quell'abbraccio spontaneo, ma non intenzionale, aveva comunque scatenato una nuova ondata di flash. Edward non l'aveva lasciata andare subito, anzi con molta naturalezza si era chinato verso di lei per parlarle in un orecchio.
- Ti sei fatta male?
Aveva scosso la testa, troppo emozionata per parlare.
- Okay, allora possiamo andare, direi che hanno abbastanza foto di noi due da poterci tappezzare l'intera città...
L'aveva sospinta verso i primi gradini, e lei si era concentrata su quello, salire le scale, prima di preoccuparsi del successivo passaggio: entrare in una sala piena di sconosciuti che sicuramente sapevano invece chi era lei.
Ora davanti a lei si aprivano le porte di uno degli edifici più famosi al mondo e stava per varcarle senza quasi rendersene conto. In un altro momento, in un'altra occasione, si sarebbe attardata ad osservare la bellezza dell'edificio e la sua imponenza; ma ora era riuscita a registrarlo solo di sfuggita.
Nell'ampio atrio, c'erano state già molte persone: donne e uomini, tutti elegantemente vestiti, intenti a chiacchierare in piccoli gruppi.
Alcuni si erano voltati nel vederli arrivare, con il tipico sguardo di chi metteva a fuoco per capirne immediatamente l'identità .
Bella si era imposta di non guardare nessuno direttamente negli occhi, per non sentirsi ancora più sotto esame. Aveva piuttosto ammirato le sculture esposte, alcune di una grandezza che le faceva spiccare tra la folla.
La voce di Edward l'aveva, però, avvisata del fatto che il suo battesimo con il jet-set newyorkese stava proprio per iniziare.
- Sta per gettarsi su di noi Mr. Shepard, è il direttore del Museo, nonchè curatore personale dell'intera mostra.
Un signore piuttosto robusto puntava dritto su di loro, un'espressione cordiale in viso.
- Mr. Cullen! Che piacere averla qui. La sua presenza non era stata garantita al cento per cento, pertanto sino all'ultimo ho temuto che non potesse venire...
Si erano stretti la mano, poi aveva immediatamente spostato l'attenzione su di lei, rimanendo chiaramente in attesa che gli venisse presentata.
- Non potevo di certo mancare, Mr. Shepard, dal momento che ho voluto fortemente questa esposizione. E poi, è un enorme piacere poter mostrare ad Isabella che non solo in Europa si respira l'arte e la bellezza...
- Giusto, più che giusto. Mrss Swan, è un vero piacere poterla ospitare qui.
Aveva annuito alle parole di Edward, mentre si stringevano la mano, sorridendosi.
- Il piacere è decisamente mio Mr. Shepard. Edward mi ha parlato molto di questa esposizione, e sono impaziente di poterla visitare.
Si era sforzata di essere gentile, ma di più non era riuscita a dire.
C'era un nodo a serrarle la gola, e sperava davvero che si sarebbe sciolto col passare del tempo.



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Il buffet era stato allestito in una grande sala che si trovava al primo piano. C'erano eleganti tavoli su cui venivano offerte tutta una serie di elaaborate pietanze, accompagnate da ottimi vini, il tutto servito da camerieri dai modi impeccabili.
Bella aveva deciso di concedersi solo un assaggio di champagne, dal momento che il suo stomaco non ne voleva sapere di cibo.
Aveva guardato ancora in direzione di Edward, lontano da lei solo qualche metro, immerso in una conversazione con due senatori del Texas e che verteva su una proposta di legge riguardante la realizzazione di una centrale eolica come fonte alternativa di energia.
Da quando erano entrati, dopo il saluto di benvenuto di Mr. Shepard, era stato tutto un susseguirsi di nomi e di facce che Edward le aveva presentato. Erano spaziati dal campo della politica a quello dell'arte, passando anche per lo sport. Infatti, aveva stretto la mano anche ad un campione di baseball che aveva avuto tutta l'aria di voler dileguarsi al più presto.
Avevano già fatto il giro completo della mostra, concedendosi così gli unici momenti di conversazione più intima, per quanto fossero stati comunque in mezzo alla gente.
Avevano commentato la bravura di alcuni artisti, e l'assoluta incapacità di altri, benchè famosi. Edward aveva dato prova di essere artisticamente molto preparato, facendole intendere che se aveva posseduto dei veri capolavori, non era solo perchè aveva avuto i soldi per acquistarli.
Intanto, si era avvicinata al tavolo dove veniva servito lo champagne, e senza nemmeno dover chiedere, un cameriere glielo aveva servito in un flute di fine cristallo.
Lo aveva ringraziato, prima di voltarsi e accorgersi che Edward non era più nel punto dove lo aveva lasciato. Si era guardata un attimo intorno, ma non lo aveva intravisto.
Le era serpeggiato subito un vago senso di panico. Poi si era imposta di restare calma: probabilmente lei non lo vedeva, ma lui non aveva perso di vista lei. Aveva continuato a scrutare tra gli altri ospiti, per individuarlo.
- Finalmente sola.
Subito non aveva capito che la voce alle sue spalle si era rivolta proprio a lei.
- Sig.na Swan, mi permetta di dirle che è diventata proprio una splendida ragazza!
Aveva realizzato di conoscere quella voce dal forte accento straniero, e si era girata sorpresa.
- Andrew! 
- E le mie lezioni di italiano? Andrea, non Andrew!
Era scoppiata a ridere, ricordando quelle piccole lezioni che le aveva impartito anni prima.
- Ciao, Andrea, come stai?
Era riuscita a pronunciarlo abbastanza bene, accorgendosi che non aveva dimenticato i suoi insegnamenti.
- Molto bene, grazie. E tu?
- Anch'io.
Era tornata all'inglese, ma il ragazzo di fronte a lei le aveva intanto preso la mano libera, per prodursi in un baciamano perfetto.
- Mi fa davvero molto piacere. Come è stata una piacevole sorpresa trovarti proprio qui, stasera!
Andrea Aristarchi aveva sempre fatto dei suoi modi eleganti e un pò aristocratici, il suo punto di forza con le ragazze. Quando lo aveva conosciuto, lei era stata troppo giovane per rientrare nelle sue mire, ma lo sguardo che aveva ora, le aveva fatto intuire che le cose non stessero più così.
- Sapevo che il tuo tutore aveva a che fare con la serata, ma non immaginavo che ci saresti stata anche tu...
Improvvisamente si era sentita in imbarazzo. L'unica altra volta che aveva parlato di Edward con Andrea, c'erano state lacrime e commenti feroci.
- Bè, in effetti, sono appena arrivata qui a New York...
- In realtà anch'io. Sono qui per seguire un Master di economia alla New York University...
- Anch'io la frequenterò! Mi sono iscritta alla facoltà di letteratura moderna...
Lo aveva interrotto, troppo sorpresa davanti a quella inaspettata coincidenza. Andrea sbucava davvero da un passato lontano, dove lei era stata una undicenne spaesata e sola, che si affacciava in uno dei collegi più esclusivi d'Europa.
Era stato lui, uno degli studenti più brillanti del suo corso, che l'aveva affiancata nel suo primo anno di studio. Come voleva la tradizione del St. Marie, ad ogni matricola veniva garantito l'aiuto di un diplomando, perchè rendesse più facile il suo inserimento.
Quel suo primo anno era stato molto difficile, e almeno dal punto di vista scolastico, Andrea le era stato di grande aiuto.
Come lo era stato in un pomeriggio di neve e di freddo, quando aveva raccolto le confidenze di una ragazzina come se fosse stato un fratello maggiore.
- Ecco un'altra piacevole sorpresa!
Lo sguardo di quegli occhi scuri, le aveva dato ad intendere che non si sarebbe certo più sentito un fratello maggiore nei suoi confronti se lei mai si fosse nuovamente condifata con lui, e si era sentita ancora più in imbarazzo..
- Dobbiamo festeggiare questo nostro incontro!
Si era fatto servire a sua volta dello champagne, per poi invitarla ad alzare il calice con lui.
- Allora, brindiamo...
- Posso unirmi anch'io?
Edward, la sua voce venata da un leggero fastidio.
Bella lo aveva visto comparire al loro fianco, come sbucato dal nulla. Gli occhi verdi puntati in quelli di Andrea.
- Edward... lui è Andrea Aristarchi. Studiava anche lui al St. Marie...
Ma Andrea, per nulla turbato dal suo arrivo, gli aveva teso per primo la mano.
- E' un onore conoscerla, Mr. Cullen. Per chiunque aspiri a ricoprire un posto nel mondo della finanza, il suo nome è leggenda.
Il tono con cui glielo aveva detto era stato più che rispettoso, ma negli occhi c'era stato un qualcosa che strideva: freddezza.
Edward gli aveva stretto la mano, mentre nell'altra stringeva anche lui un flute.
- Quindi, a cosa dobbiamo brindare, Andrea...
Bella aveva intuito come lo avesse chiamato intenzionalmente per nome, quasi a sottolineare la loro differente posizione. Aveva notato anche come non avesse mai distolto lo sguardo da quello del ragazzo, finchè non era stato quest'ultimo a farlo, per posarlo nuovamente su di lei.
- Al fatto che io e Bella, saremo nuovamente compagni... di università, questa volta.
Edward l'aveva guardata: un misto di gelosia e fastidio nello sguardo, forse evidente solo a lei, che ormai conosceva così bene l'espressione di quegli occhi verdi.
- Allora, sarà un vero piacere conoscerti. Gli amici di Isabella, sono anche i miei.
Come era stata pronunciata la parola "amici" da Edward, aveva lasciato pochi dubbi: era un chiaro invito a fare attenzione a non superare quel confine.


 





 
 Allora, da dove inizio?
Vado in ordine cronologico, quindi da Alice. Volevo che il suo personaggio avesse a che fare con la sua indole "modaiola", ma non volevo presentarla come solo dedita allo shopping più sfrenato. Quindi, nel mio documentarmi sul rutilante mondo del jet-set in generale, non solo quello newyorkese, mi sono imbattuta nella figura del "personal stylist". Il suo lavoro spazia davvero dall'organizzazione della dispensa nelle cucine, all'arredo delle case, al coordinato per il cane (!)... insomma, credo vi siate fatte un'idea ben precisa.
Indubbiamente mi piace immaginarla un pò originale, però non superficiale... anche perchè con un tipo come Jasper... ma non dico altro su di loro! XD!
Passiamo oltre: la festa. Ovviamente non sono mai arrivata ad una festa del genere, nè vi ho preso parte! Ho fatto riferimento a quello che si vede spesso nei film, o che si legge nei libri... o ad alcune news su party americani dove il lusso di sicuro non manca!
Se qualcosa stride, perdonatemi, quindi. Cercherò di farmi invitare da Edward la prossima volta, così avrò notizie di prima mano! Eh!eh!
Anzi, già che ho parlato di lui, sottolineo un aspetto del suo personaggio: se pensate che la ricchezza e il lusso che gli attribuisco siano solo frutto della mia fantasia, vi sbagliate. Tra gli uomini più potenti e ricchi al mondo, ci sono proprio quelli legati all'economia. I VIP intesi come attori o cantanti, a volte non arrivano ad essere così ricchi. Sappiate che mi sto facendo una cultura anche su questo! XD!
Per ultimo, il personaggio di Andrea Aristarchi: lui e Bella hanno più o meno sei anni di differenza (quindi ora lui ne ha circa 24). Vi anticipo già (perchè oggi non mi sento crudele! XD) che quell'anno di scuola comune non ha fatto di loro grandi amici, men che meno altro! Bella aveva solo undici anni e lui 17! Diciamo che il fatto di aiutarla nello studio, ha fatto sì che tra loro ci fosse modo di trascorrere del tempo insieme. Con quell'episodio particolare a cui ha fatto riferimento Bella.
Come si pone Andrea adesso, bè è legato al fatto che Bella non ha più undici anni, ovviamente! XD! Non ho voluto dargli un immagine reale, perchè di bei ragazzi italiani in giro ce ne sono tanti... mettete quello che più vi piace! XD
Adesso aspetto ansiosa di conoscere tutte le vostre opinioni...
Buon week-end, a lunedì.
Un bacio.
Roberta



PS: domani al 95% dovrei riuscire a postare il capitolo extra rosso (sotto il titolo "Un amore tra le onde - Rosso al tramonto).
Preparatevi, perchè io mi sono domandata se per caso non sono impazzita! XD!
 
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Capitolo 25
*** Capitolo 24 ***


Buongiorno ragazze!
Innazitutto vi chiedo scusa, sto rispondendo con ritardo alle vostre recensioni, ma ho avuto problemi ancora con la linea internet.
Anzi, posto il capitolo velocemente già che sembra reggere in queste ore! XD!
Una piccola precisazione: il capitolo si apre con un flashback di Bella, prima di giudicarlo definitivamente, date un occhio anche alle note che aggiungerò in fondo. Come sempre è per non rovinarvi la lettura stessa!
Oggi, vorrei anche approfittarne per ringraziare tutte quelle lettrici che mi preferiscono/ricordano/seguono. Il numero continua a crescere, e io non posso che ringraziarvi.
Un grazie speciale va poi a tutte quelle lettrici che vogliono anche condividere con me chiacchiere e commenti: ragazze, sul serio, ma quanto mi piace "ciacolare" con voi? Ma tantissimo, credo ormai lo abbiate capito dalle risposte a volte logorroiche che ricevete in cambio! XD!
Adesso vi lascio al capitolo.
Un bacio.
Roberta







Prima che i miei genitori morissero, la neve mi era sempre piaciuta.
Quando ci recavamo nella nostra casa in Vermont per le vacanze natalizie, passavo pomeriggi interi a fare pupazzi, spesso in compagnia di mia madre.
Ma era stata proprio la neve a rendere scivolosa la strada, quella notte in cui mio padre aveva perso il controllo della macchina, precipitando in una scarpata. Erano morti subito, almeno così mi aveva detto Mary, mamma e papà non avevano sofferto.
Ora la neve la odiavo, non avrei più voluto vederla. Ma qui in Svizzera, invece, nevicava spesso.
Anche adesso, i fiocchi scendevano abbondanti, ricoprendo ogni cosa, anche me.




Sentivo il freddo, sentivo i denti battere, ma non mi importava di ammalarmi, come non sarebbe importato nemmeno a qualcun altro.
Ero sola.
Non riuscivo più nemmeno a piangere, forse avevo esaurito tutte le lacrime nei mesi precedenti, quando avevo pregato ogni sera i miei genitori di venirmi a prendere.
- Bella! Bella! Dove sei?
All'inizio non l'avevo sentita la voce che mi chiamava, forse perchè battevo i denti troppo forte, forse perchè la neve attuttiva ogni rumore.
- Bella! Rispondimi! Dove sei?
Poi si era avvicinata, e l'avevo riconosciuta: era quella di Andrea.
Nascosta dietro il grande tronco di una quercia, sapevo che difficilmente mi avrebbero visto dall'Istituto, anche dal sentiero che attraversava il giardino avrebbero fatto fatica a scorgermi.
Che poi, chi avrebbe dovuto vedermi? Il St. Marie si era praticamente svuotato, fatta eccezione per una ventina di studenti, tra cui me, alcuni professori e parte del personale.
Era quasi Natale, tutti erano tornati dalle loro famiglie.
Un brivido violento mi aveva scosso, e allora avevo pensato al camino della nostra sala, quello che Charlie teneva sempre acceso, vicino all'albero pieno di decorazioni.
Mi piaceva sedermi davanti al fuoco, e restarci finchè non sentivo la faccia scottare così tanto che dovevo per forza allontanarmi.
Mia madre mi sgridava sempre, dicendomi che una volta o l'altra avrei preso fuoco se una scintilla mi fosse finita sui vestiti.
- Bella! Bella! Rispondimi!
Andrea continuava a chiamarmi, non capivo se era più preoccupato o scocciato di essere lì fuori, al freddo, per colpa mia.
Tremando, mi ero sporta per vedere dove fosse, ed era piuttosto lontano, ma girato nella mia direzione.
- Bella!
Mi aveva vista lo stesso, nonostante fossi tornata a nascondermi dietro la quercia.
Solo che non avevo avuto la forza di alzarmi per andarmene, quasi non sentivo più le gambe. A dire il vero iniziavo a non sentire più tutto il corpo.
Un'ombra aveva smorzato il bagliore della neve: era lui, inginocchiatosi davanti a me.
- Bella! Ma non sentivi che ti stavo chiamando? Sei impazzita? E' da più di un'ora che ti cerco! Stavo per avvisare il preside...
Poi doveva essersi accorto del mio stato e il suo viso si era fatto serio.
- Ma da quanto è che sei qui fuori? Sei fradicia! Vuoi beccarti una polmonite?
Non riuscivo a parlare, potevo solo fissare i suoi occhi scuri dove c'era un'espressione incerta.
- Ti porto in infermeria, sei congelata.
No! Non volevo. Avevo scosso la testa con forza, cercando di farglielo capire.
- Bella, io ti porto in infermeria.
Ero riuscita ad aggrapparmi alla sua sciarpa, scuotendo ancora la testa: cercavo ad ogni costo di fargli capire che non volevo.
Avrebbero avvisato Edward di sicuro, e non volevo assolutamante che accadesse.
- Okay, okay. Non ti agitare... ti porto in camera tua... vediamo se riesci a camminare.
Si era alzato e passandomi un braccio intorno alle spalle, mi aveva aiutato. Solo che tremavo davvero troppo forte e non sentivo più le gambe. Oltre al freddo, erano anche intorpidite per via della posizione rannicchiata in cui ero stata.
- Come pensavo, non ce la fai. Ma non posso portarti in braccio...
Il suo fiato caldo mi sfiorava la guancia, essendo molto più alto di me, doveva stare chinato per sostenermi. Mi aveva passato un braccio intorno alla vita, e con l'altro mi teneva ancora per una spalla.
- Già così rischio grosso... se qualcuno ci dovesse vedere potrebbe mettersi in testa che me la faccio con una ragazzina... come  minimo mi gioco il diploma! E i miei ci rimangono secchi... 
Non c'era stata cattiveria nella sua voce, probabilmente era davvero spaventato.
- Che stupido... scusami.
Ero scoppiata a piangere, sentivo il calore delle lacrime scaldarmi le guance. Forse era stato il suo modo di essere dispiaciuto per me per quello che aveva detto, o forse perchè avrei voluto che in quel momento potessi essere davvero sua sorella. Mi aveva detto che avevamo la stessa età, e che un pò gliela ricordavo.
- Ma porca puttana, Bella,che volevi fare, si può sapere? Io non sono nessuno per te, non sono io che dovrei essere qui a chiedermi che cazzo stavi facendo! Tutta colpa di questa maledetta neve che ha bloccato strade ed aereoporti! Se no a quest'ora ero già a Torino, probabilmente a rotolarmi in un letto caldo con Laura, che mi stava giusto aspettando!
Non capivo quasi niente di quello che stava dicendo, dal momento che stava parlando in italiano, la sua lingua, e anche molto velocemente. Mi era sembrato, però, che fosse arrabbiato con me. Mi era venuto da piangere più forte.
- E al diavolo tutto e tutti, tanto se deve succedere, succede, amen.
Mi ero sentita sollevare senza sforzo, ritrovandomi in braccio a lui.
- Almeno non pesi come Eleonora. Ultimamente sta diventando una palla che cammina...
Aveva nominato sua sorella, questo lo aveva capito.
Si era affrettato, e quando eravamo stati in prossimità dell'entrata mi aveva rimesso giù.
- Bella, dovrei obbligarti ad andare infermeria...
Avevo scosso la testa con tanta forza, che lui si era subito pentito di avermelo detto.
- Okay, okay. Ho capito, vuoi proprio metterci nei casini a tutti e due... chissà perchè lo sto facendo, poi...
Aveva cercato di sistemarmi: mi aveva scosso via la neve, asciugato le lacrime e poi mi aveva messo intorno al collo la sua sciarpa, alzandomela poi sulla testa, a mo di cappuccio, per nascondere i capelli bagnati e lasciarmi un pò in ombra il viso.
- Devi cercare di camminare da sola, okay? Se qualcuno ci incontra, dovrà sembrare che stiamo rientrando da una passeggiata, okay?
Avevo annuito, anche se non sapevo se ce l'avrei fatta.
- Bella...
Non era sicuro, ma in quel momento pensavo solo che Edward non avrebbe dovuto sapere quello che era successo. Non volevo nè sentirlo, nè vederlo. A lui non interessava veramente di me, aveva solo fatto una promessa ai miei genitori, e adesso la stava mantenendo anche se con enorme fatica.
Mi ero sforzata di parlare.
- Ce... ce la... faccio.
Aveva sbuffato, il fiato si era condensato in una nuvoletta bianca.
- Ma se non starai meglio nel giro di un'ora, te ne vai buona buona in infermeria, okay?
Avevo annuito, ricominciando a piangere. In fondo, forse era anche un pò preoccupato per me.


Ci era andata bene, i corridoi erano stati deserti sino alla mia stanza. Una volta lì, Andrea mi aveva avvolto in una coperta, togliendomi prima il giubbotto e le scarpe.
Poi mi aveva fatto un thè bollente. Avevo ricominciato a piangere, silenziosamente.
Si era comportato da fratello maggiore. Aveva aspettato seduto accanto a me che stessi meglio, che mi passasse il tremore che mi scuoteva, che smettessi di piangere, che riacquistassi un pò di calma e di vera lucidità.
Solo a quel punto, guardandomi molto seriamente, mi aveva chiesto cosa avessi avuto in mente di fare. Sapeva della morte improvvisa dei miei genitori, sapeva che non avevo più nessuno.
La mia storia era stata di dominio pubblico. I giornali si erano occupati della morte dei miei genitori, ma soprattutto avevano dato grande risalto alla notizia che Edward Cullen era diventato il mio tutore legale.
Non avevo saputo rispondergli veramente, non lo sapevo nemmeno io cosa avessi pensato quel pomeriggio. Ero stata solo molto triste quando avevo deciso di andare in quel posto che io e Kelly avevamo già eletto a nostro rifugio segreto. Volevo stare sola, non volevo pensare a niente.
Probabilmente non mi aveva creduto, in fondo non è che ci conoscevamo veramente, era solo lo studente che mi affiancava nello studio.
A parte qualche ora trascorsa insieme, in biblioteca, non avevamo altri contatti. Sono sicura che Andrea mi considerasse più una scocciatura che altro. Quel pomeriggio, infatti, era venuto a cercarmi nella mia stanza solo perchè non era riuscito a partire per colpa della neve. Aveva pensato di ingannare il tempo, dandomi ancora qualche ultimo consiglio su come affrontare una tesina che avrei dovuto presentare subito dopo le vacanze di Natale, come prova di metà anno scolastico.
Diversamente, non ci sarebbe stata quella chiacchierata tra noi, in cui gli avevo confidato come Edward mi considerasse solo un peso nella sua vita, tanto che mi aveva mandato lontano a studiare proprio per non avermi tra i piedi. Era vero che non lo conoscevo ancora molto bene, ma quello che avevo visto di lui, mi aveva fatto credere che le cose stessero proprio così.
Andrea aveva ascoltato senza commentare, poi si era fatta ora di cena. Io mi ero abbastanza ripresa, e lui sembrava più sollevato del fatto che entrambi non avremmo passato un guaio. Avevamo mangiato insieme, in mensa. Era stata l'unica volta, ovviamente.
La mattina dopo lui era potuto partire, e io avevo trascorso il mio primo Natale al St. Marie.
Quando la scuola era ripresa, le cose tra me ed Andrea erano tornate come sempre. Studiavamo insieme le ore prestabilite, il resto del tempo ci ignoravamo.
Solo qualche volta, mi era capitato di sentirmi osservata in mensa, o in sala comune: alzando lo sguardo, allora aveva incontrato i suoi occhi scuri fissi su di me. Mi aveva sempre sorriso, distogliendo poi lo sguardo.
Alla fine dell'anno lui si era diplomato, andandosene, e io avevo ripensato a lui solo qualche volta. Anche perchè, la mia amicizia con Kelly era diventata sempre più salda nel corso di quel primo anno, ed avevo iniziato a trarre grande forza da quel legame.
Andrea Aristarchi, era diventato solo un ricordo, come del resto quel pomeriggio confuso di neve e di lacrime.


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Quando si era svegliata, l'assenza di Edward era stata la prima cosa che aveva registrato. Poi, che doveva essere già mattino inoltrato, perchè nonostante le spesse tende fossero tirate, nella stanza c'era lo stesso un forte chiarore.
Prima ancora di formulare il pensiero su dove potesse essere, aveva visto un foglio di carta ripiegato sul cuscino accanto.
Lo aveva preso, tornando a stendersi per leggerlo.

Ciao, amore.
Dormivi troppo serenamente, non me la sono sentita di svegliarti. E non pensare che lo abbia fatto per poter evitare la nostra chiacchierata, non mi sarei mai comportato in modo così vigliacco.
Anzi, sappi che mi è costato uno sforzo notevole alzarmi, senza nemmeno concedermi la possibilità di baciarti... se lo avessi fatto, probabilmente a quest'ora staremmo ancora facendo l'amore.
Lo sai che non ne ho mai abbastanza di te... anche adesso, se ripenso a come sei nel nostro letto... nuda, seducente... devo smettere di pensarci, o tornerò di lì!
Perciò, esco. Vado in ufficio. Quando ti sveglierai, chiamami. Ho pensato che potresti venire tu da me, per pranzare insieme. Ormai abbiamo rotto il ghiaccio con il resto del mondo, giusto?
Così potremo anche parlare. Di tutto quello che vorrai: di come sono stupido, o di come sono stupido, o magari di come sono stupido.
Che sono uno stupido, te l'ho già detto, vero? A scanso di equivoci preferisco dirlo una volta in più: sono proprio uno stupido.
Solo uno stupido, infatti, si sarebbe comportato come ho fatto ieri sera con te. Posso solo iniziare a chiederti scusa per il modo in cui ho reagito davanti alla scoperta di quel tuo compagno di scuola. Sapere che in qualche modo è stato più partecipe nella tua vita, rispetto ad altri... o insomma, lo vedi che sono proprio uno stupido?
Perchè sono geloso, geloso marcio, punto e basta.
Sei in diritto di pretendere da me qualsiasi cosa vorrai che io faccia, per arrivare a perdonare il mio comportamento di ieri sera.
Sempre che tu voglia perdonarmi... e tremo al solo pensiero che tu non voglia farlo. Ne avresti ogni diritto, del resto.
Sono davvero molto dispiaciuto, Isabella. Chiamami, ti prego.
Ti amo.
Edward.

Le si era formato un groppo in gola, perchè le era sembrato di vederlo mentre le scriveva quel messaggio. Sentiva sincere le sue parole, su questo non aveva alcun dubbio.
Lei stessa era stata gelosa di lui, poteva capire come doveva essersi sentito quando Andrea aveva un pò calcato la mano sul loro rapporto passato. Aveva lasciato un pò intendere che le cose tra loro avessero avuto un grado di confidenza maggiore.
E lì, erano un pò intervenuti i suoi sensi di colpa, che le avevano impedito di smentire categoricamente l'atteggiamento di Andrea.
I ricordi di quel pomeriggio d'inverno, erano tornati prepotentemente alla ribalta: era stato tutto un pò confuso, però reale.
Lei era stata come sull'orlo di un baratro, e a tenderle una mano c'era stato proprio quel ragazzo cordiale che aveva rincontrato inaspettatamente.
Non ne aveva mai parlato con Edward, di quell'episodio, nemmeno ora che le cose tra loro andavano così bene. Quello che era successo dentro di lei quel pomeriggio, ancora non riusciva a capire cosa fosse stato. Forse davvero un momento di confusione attraversato da una ragazzina undicenne con un peso troppo grosso sulle spalle, e nessuno ad ascoltarla.
Si sentiva a disagio, ora, nel pensare che non aveva mai confessato ad Edward di essere stata così vicina a commettere una sciocchezza.
Perchè se Andrea non l'avesse trovata... forse sarebbe finita davvero male.
L'incontro della sera precedente, aveva messo in moto tutta una serie di pensieri, che l'avevano spinta a cercare la vicinanza di Edward quando erano rientrati a casa.
Le era stato impossibile ignorare come tra i due si fosse creata un'istintiva antipatia, ma lei era stata un pò combattuta. Capiva la gelosia di Edward, anche in ragione del fatto che Andrea era stato palesemente provocatorio con il suo atteggiamento, ma sentiva anche di non poter rinnegare una certa vicinanza con lui.
Era stato lui ad esserci in quel momento di confusione, lui a salvarla. Avrebbe potuto fregarsene, accompagnarla in infermeria, e lasciare che le cose andassero come dovevano andare.
Invece l'aveva aiutata, le era stato vicino, raccogliendo il suo sfogo e tenendolo per sè. Perchè nessuno, nemmeno Kelly, era venuto a conoscenza di quell'episodio.
Era rimasto sepolto nei ricordi suoi e di Andrea. Era rimasto fedele a quel giuramento che le aveva fatto di non parlarne mai con nessuno.




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Gli uffici della Cullen Enterprise occupavano un intero grattacielo. Non avrebbe dovuto stupirsi, dal momento che occuparsi di tanti affari diversi, significava dover aver un numero notevole di collaboratori; però rimaneva il fatto che vederlo realmente le dava la sensazione di cosa dovesse affrontare Edward tutti i giorni.
Le sue responsabilità erano davvero notevoli, e affrontarle non doveva essere stato facile all'inizio.
Le era venuto da pensare che Edward aveva avuto solo ventitre anni quando era diventato il suo tutore legale, un anno in meno di quanti ne aveva adesso Andrea.
Come avrebbe reagito lui, davanti ad una simile responsabilità?
Le aveva detto di essere lì a New York per un Master in economia, per arricchire il suo curriculum scolastico. Edward, a differenza sua, aveva avuto sulle sue spalle già il peso di portare avanti le imprese Cullen.
- Bella?
Dal modo in cui Rosalie l'aveva chiamata, si era resa conto che doveva essersi persa una sua domanda.
- Scusami, ero soprapensiero, Rosalie.
L'ascensore era quasi arrivato al piano in cui si trovava l'ufficio di Edward. Ovviamente erano salite senza intoppi, dal momento che tutti erano stati avvisati del suo arrivo. Le guardie all'ingresso, le ragazze che si occupavano dei pass, gli addetti della sicurezza interna, tutti l'avevano riconosciuta e salutata rispettosamente.
Un pò l'avevano fatta sentire in imbarazzo, si trattava di una forma di rispetto legata chiaramente più ad Edward, che non a lei.
In questo, le era stata d'aiuto la presenza di Rosalie, che l'aveva fatta sentire meno impacciata.
- Ansiosa di conoscere cosa diranno di te?
Si riferiva, ovviamente, alla sua uscita della sera prima. Presto avrebbe visto le prime foto, i primi servizi. In internet circolavano già, glielo aveva detto anche Edward, proponendole di vederli insieme quando sarebbe stata in ufficio da lui.
- Anche.
Non era andata oltre, e Rosalie, ben capendo che la risposta lasciava intendere che ci fosse dell'altro, non aveva comunque chiesto più nulla.
Era sempre più colpita dalla riservatezza con cui si relazionava con lei: non cercava mai di andare oltre quello che lei stessa era disposta a dire.
L'ascensore si era fermato, e le porte si erano aperte su un ambiente molto elegante, ma decisamente moderno. Subito davanti c'era stata la classica postazione che fungeva da reception, dietro cui sedeva una donna sorridente e dall'aspetto piacevole.
- Mrs. Swan, Rosalie, buongiorno. 
- Buongiorno, Delilah.
- Buongiorno.
Si erano salutate con una certa familiarità, dando segno che Rosalie doveva essere stata lì molte altre volte. Probabilmente aveva accompagnato anche lei Edward, non solo Emett e Jasper.
- Isabella!
La porta a vetri sulla destra si era aperta, e Bella non aveva avuto alcun dubbio su chi avesse avuto di fronte. Anzi, era stata talmente tanta l'attesa per quell'incontro, che non si era trattenuta dall'essere spontanea. Era andata incontro alla donna che le sorrideva a sua volta emozionata, e quando erano state vicine, c'era stato una sorta di abbraccio affettuoso.
- Jennifer! Finalmente ci incontriamo!
- Come sono contenta, Isabella! Non mi pare vero di vederti... ti trovo benissimo! Il Sig. Cullen me l'aveva detto che questa vacanza ti aveva fatto bene... sei veramente in gran forma!
Si era accorta di essere arrossita, perchè la donna ancora non poteva immaginare quanto fossero cambiati i rapporti tra lei ed Edward. Di sicuro sapeva molto più di chiunque altro, dal momento che era con lei che spesso aveva parlato, ma non immaginava che dietro a quel loro avvicinamento ci fosse addirittura l'amore.
- Grazie! E' così bello poterla conoscere...
Si era emozionata davvero. Quella donna, in un certo senso, era stato un punto di riferimento per lei.
- No, cara, non fare così che mi fai piangere...
Le aveva preso le mani, guardandosi con quell'affetto che in fondo si era stabilito tra loro. Jennifer, le aveva confessato di avere una nipote che aveva solo qualche anno meno di lei. Così, nel tempo, anche con lei aveva iniziato a farle quel tipo di domande familiari: mangiava abbastanza? Stava attenta a non stancarsi troppo? Aveva delle amiche? Cercava di divertirsi?
A volte si erano spinte a parlare anche di Edward, dal momento che Jennifer lo conosceva sin da quando era un ragazzino. Infatti ancor prima che sua, era stata la segreteria personale di suo padre.
- Come faccio a non emozionarmi proprio con lei, Jennifer?
Non aveva dovuto aggiungere altro, perchè anche la donna aveva il suo stesso sguardo carico di ricordi: sei anni, per la precisione.
- Hai ragione. E' proprio un bel momento questo. Ma vieni... ti accompagno. Il Sig. Cullen ti aspettando. Gli ho passato una telefonata urgente, ma intanto ti faccio entrare.
Rosalie, dopo aver rivolto un cenno di saluto a Jennifer, si era messa a chiacchierare con Delilah. Bella aveva pensato che lo avesse fatto anche per distrarre la donna dal loro incontro. Questo non le aveva risparmiato, comunque, di lanciare occhiate curiose.
- Mamma mia, quasi ancora non ci credo...
Fianco a fianco, stavano procedendo lungo un corridoio su cui si affacciavano diversi uffici. Alcuni avevano le porte chiuse, altre aperte. 
- Anche a me non sembra vero, sa? Parlarci di persona dopo così tanto tempo...
Jennifer si era fermata, per guardarla.
- Mi fa così piacere, Isabella, che tu finalmente sia qui.
Si era emozionata ancora di più, perchè dietro a quelle parole c'era la gioia di Jennifer di saperla finalmente lontana dal St. Marie. Se c'era qualcuno che aveva vissuto insieme a lei la difficoltà di alcuni momenti con Edward, era proprio la donna che aveva di fronte.
Molte volte, infatti, era stata lei a fare da portavoce per alcuni suoi messaggi personali, e sempre lei a fornirle la risposta di Edward. Questo perchè godeva dell'assoluta fiducia dei Cullen, già da quando era al servizio di Terence.
- Anche a me, Jennifer, davvero. Spero che avremo modo di poter parlare un pò più a lungo...
Le era venuto da pensare, più che altro, che forse la donna avrebbe potuto cambiare atteggiamento una volta saputo che lei ed Edward in realtà erano diventati... intimi.
Doveva essere sincera con se stessa, la cosa la metteva in imbarazzo. Non era stato come trovarsi di fronte ad Emmett, o Jasper, o Rosalie, cioè degli sconosciuti. No, Jennifer conosceva entrambi molto bene, il suo giudizio le creava più ansia.
- Certo. Volentieri. Se verrai ancora qui, potremo prendere un caffè insieme, magari...
- Un'ottima idea.
Intanto erano arrivati in fondo, davanti ad una porta che lasciava ad intendere che ci fosse l'ufficio del capo dietro.
- Adesso vado in pausa anch'io... questa è l'ora in cui gli uffici si svuotano.
Le stava ovviamente fornendo una spiegazione sul perchè non avesse trovato nessuno oltre a lei e Delilah. Del resto, lei lo sapeva già: Edward aveva preferito farla arrivare a quell'ora proprio per quel motivo. Gli era stata grata per averci pensato: meno gente, meno occhi addosso, meno imbarazzo.
- Così, se non ci vediamo dopo...
L'aveva baciata sulle guance.
- Ti saluto adesso.
Aveva ricambiato sinceramente il gesto.
- Grazie mille. Per tutto, Jennifer. Colgo l'occasione per dirglielo finalmente di persona.
Era stata lei a prenderle le mani, questa volta, e a stringerle.
- Mi fai commuovere ancora così. E in fondo non è che abbia fatto molto...
- Non è vero. E lo sappiamo entrambe.
- Va bene... va bene... ora è meglio se vado...
Ecco che riconosceva il suo modo di riprendere il ruolo formale: la voce tornava un pò distaccata, frettolosa.
- E tu entra, non si fa mai aspettare il Sig. Cullen.
Le aveva fatto l'occhiolino mentre le apriva la porta e lei aveva ricambiato con un sorriso, prima di varcare la soglia ed entrare nell'ufficio.
La vista di Edward aveva avuto il potere di assorbirla totalmente, facendole dimenticare ogni cosa: seduto alla scrivania in camicia e cravatta, impegnato in una conversazione telefonica piuttosto accesa, lo sfondo di Manhattan alle sue spalle, gli era apparso nella sua veste quotidiana.
Si era resa conto di aver cercato spesso di immaginare come sarebbe stato, ma si rendeva conto di non essersi mai avvicinata a quello che aveva sotto gli occhi: un uomo da cui traspariva una naturale attitudine al comando. Con chiunque stesse parlando, non gli stava risparmiando tutta una serie di considerazioni negative ed inflessibili.
Era rimasta immobile, un pò spiazzata da quel quel tono di voce duro e freddo, neanche fosse stato rivolto verso di lei.
Si era resa conto che così, con lei, non lo era stato davvero mai. Una presa di coscienza che apriva ancora un'altra casella del loro rapporto passato.
Quando aveva pensato di averlo visto freddo e distaccato nei suoi confronti, non era stato così, in realtà. Era vero quello che le aveva detto: aveva cercato di esserlo, ma non ci era riuscito.
Infatti, adesso che aveva posato gli occhi su di lei, un sorriso gli aveva illuminato il volto. Aveva spinto indietro la poltrona, alzandosi in piedi, pervaso da una nuova impazienza.




Il tono da duro era diventato sbrigativo. Aveva liquidato il suo interlocutore con poche parole, ma che erano state lapidarie: o gli forniva una prova della validità del suo progetto entro le prossime ventiquattro ore, oppure non solo non avrebbe più sborsato nemmeno un centesimo, ma gli avrebbe chiesto indietro la cifra che aveva già anticipato, più gli interessi.
Non era passato più di un secondo tra il saluto comunque educato che aveva rivolto ad un certo James e la fine della conversazione.
Gli era occorso anche meno di un secondo per raggiungerla, prenderle il viso tra le mani, piegarlo all'insù, e posare le labbra sulle sue, infilandole le dita tra i capelli mentre la baciava.
Era un bacio per dirle ti amo, ma anche perdonami, e subito dopo ti voglio.
Perchè era così Edward Cullen: un uomo complicato.
Lo era sempre stato, ma lei aveva iniziato a capirlo solo ora, nello scontrarsi ogni giorno di più con le sue molteplici sfaccettature.
A volte chiedeva, a volte prendeva, a volte pretendeva il suo amore.
A volte aveva la sensazione che tutto questo fosse troppo da vivere, troppo intenso, troppo assoluto, troppo... complicato.
Ma poi non poteva fare a meno di sentire quanto Edward, a sua volta, si concedesse totalmente.
Aveva affrontato tutte le sue paure più grandi, pur di non perderla. Aveva lottato contro se stesso, per trovare il coraggio di amarla.
Le aveva aperto il suo cuore, rendendosi a sua volta vulnerabile.
Perchè, mentre continuava a tenerle il viso tra le mani, aveva trovato nel suo sguardo proprio la paura di perderla a causa del suo essere complicato.
Era uno sguardo che aveva il potere di legarla a lui come cavi d'acciaio indissolubili.
- Ho una cosa per te. Credo sia il mio modo di chiederti scusa per ieri sera... non era proprio il caso di trattare quel tuo amico in quella maniera...
Aveva infilato una mano in tasca, estraendone un foglietto di carta che l'aveva invitata a prendere.
- Jasper è un mago in certe ricerche... non chiedermi se è tutto legale, dal momento sono dati riservatissimi, però gli aveva dato carta bianca quindi...
Aveva aperto il foglietto, e visto quello che conteneva, aveva riportato su Edward uno sguardo stupito.
- Probabilmente, se non fossi intervenuto, te li avrebbe dati direttamente Andrea.
Sul foglietto c'era un indirizzo, un numero di telefono fisso e uno mobile.
- Perchè, giustamente, se si incontra un vecchio amico, può essere piacevole farci due chiacchiere, magari bevendo un caffè... o qualcosaltro nel tuo caso, visto che non ti piace il caffè...
Non era sicura di quello che era appena accaduto: Edward si era procurato indirizzo e telefono di Andrea per darlo a lei?
- Edward.... è... è una specie di prova? Cioè, vuoi vedere se li tengo o meno?
Si era passato una mano tra i capelli, sospirando.
- No, Isabella. E' davvero il mio modo di dimostrarti che posso non essere stupidamente geloso di te: so che mi ami, e di certo non ho bisogno di reagire così ogni volta che un ragazzo ti avvicina.
Si era concesso un sorriso.
- Significa che se avrai voglia di vederlo, o di sentirlo, per me non c'è nessun problema. Io mi fido di te.
Si era lasciata abbracciare, anche se si era sentita tremendamente a disagio: Edward le aveva appena espresso la sua piena fiducia, ma lei sentiva di non meritarsela appieno.
Condivideva il segreto di quel pomeriggio con Andrea, e non aveva avuto il coraggio di parlargliene.



 






Ci tengo a parlare di quanto avete letto nel flashback di Bella, perchè può sembrare un tentativo di suicidio. E' una parola estremamente forte, con cui non giocherei mai.
Nel mio elaborare quel momento, ho provato ad immaginarmi sola come Bella in un periodo solitamente "felice", preda del ricordo dei suoi genitori, e ho creduto possibile che potesse compiere gesti non proprio lucidi, sulla scia di sentimenti e pensieri più che altro confusi, e non proprio volontariamente autolesionisti (tenete conto anche della sua età, undici anni).
Se vi è parso però fuori luogo o offensivo, intanto vi chiedo scusa perchè non era mia intenzione. Poi vi dico di non esitare ad espormi le vostre critiche, sapete che non mi tiro mai indietro.
Detto questo, chi sicuramente adesso odierete è Edward. E' lui che l'ha messa in quella situazione, in fondo. Però, nella storia che ho sempre avuto in mente, lui non è che fosse più felice in quel periodo. Immaginate un ragazzo di ventitrè anni, tormentato dal ricordo di una madre molto amata e quello di un padre molto odiato. Il tutto condito da una vita che lo ha messo di fronte a responsabilità più grandi di quelle che un ragazzo di quella età normalmente affronta, tra cui anche quello di occuparsi del futuro di una ragazzina. (Per onore di cronaca: mi sono letta un pò di storie sulla vita vera di alcuni rampolli di grandi famiglie.... non è che fosse proprio tutto rose e fiori come uno immagina, anzi veramente storie tristi.).
Ecco che ci sono due protagonisti dal vissuto abbastanza forte, ognuno in maniera diversa. Poi, ovviamente, la mia rimane una storia romantica, quindi magari le lenti rosa li aiutano di più nel presente! XD! Sempre aperta alle vostre critiche anche qui, comunque.
Come concludo tutta questa lunga digressione? Con questo "ricordo" che forse Bella voleva lasciarsi alle spalle, proprio perchè confuso anche per lei sulle sue stesse intenzioni, e che invece torna prepotente grazie ad Andrea.
Ora sarà costretta ad una scelta: parlarne con Edward, sapendo bene quale senso di colpa scatenerà in lui, o mantenere il segreto? Il tutto con Andrea che non starà con le mani in mano, ovviamente! XD!
E se poi in tutto questo, arrivassero anche Kelly e Jacob? Vi eravate dimenticate di lui? Io no! XD!
Insomma, tanta carne al fuoco... parliamone, sapete che mi piace farlo con voi! XD!
Un bacio grande
Roberta



Ps: pronte anche ad un pò di gossip? I giornali parleranno di loro due! 


















 




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Capitolo 26
*** Capitolo 25 ***


Buongiorno ragazze!
Oggi ho in testa molte cose, tra cui anche delle domande, ma rimando il tutto a dopo la lettura da parte vostra del capitolo, perchè sono strettamente legate ad esso.
A dopo, un bacio.
Roberta





THE SUN
La notizia di ieri è che dopo anni di lontananza Edward Cullen ed Isabella Swan si sono finalmente ricongiunti qui a New York. La loro prima apparizione ufficiale è avvenuta in occasione dell'inaugurazione della mostra "The Great Upheaval" presso il Metropolitan Museum. Come si può vedere dalle immagini scattate al loro arrivo, i due sono apparsi sorridenti ed affiatati, smentendo così quanti continuavano a sostenere che i due fossero in rotta di collisione. Forse proprio la loro lontananza, aveva fatto credere che la giovane Isabella attendesse solo il raggiungimento della sua maggiore età (ndr il fatidico traguardo sarà raggiunto il prossimo 13 settembre) per potersi liberare dell'ingombrante presenza del suo tutore...

PEOPLE
Per evitare di dare vita ad altre voci su una loro presunta imminente rottura, Edward Cullen ed Isabella Swan hanno avuto l'accortezza di presentarsi più affettuosi che mai all'inaugurazione della mostra "The Great Upheaval" presso il Metropolitan Museum. Come testimonia la foto nella pagina accanto, Cullen salva la giovane Isabella da una caduta certa, ma lo fa con una sollecitudine che sembra proprio far trapelare una grande complicità. Chi li voleva freddi e distanti tra loro, ha decisamente materiale su cui riflettere. Eccovi serviti, infatti: sempre nella pagina accanto, nella foto evidenziata, si vede il sorriso con cui Isabella ringrazia il suo accompagnatore. La giovane Swan è un'attrice consumata, oppure quello è vero affetto? Il nostro inviato sul posto...


US MAGAZINE
Uomo d'acciaio o cavalier servente? Viene da domandarselo guardando queste prime immagini scattate ad Edward Cullen ed Isabella Swan, presso il Metropolitan Museum. I due, nella loro prima apparizione ufficiale dopo il ritorno in patria della giovane eriditiera affidata alla tutela legale del ricco magnate, sembrano proprio una dama in difficoltà e il suo cavaliere pronto a soccorrerla. Di certo c'è che Cullen in questa veste così inusuale non lo avevamo mai visto. Che la dolce Isabella abbia scalfito la dura corazza dello scapolo più ambito d'America? Li terremo d'occhio per voi, cari lettori...


NEW YORK TIMES
Grande eccitazione per l'apparizione a sorpresa della giovane eriditiera Isabella Swan accanto ad Edward Cullen, durante l'inaugurazione della mostra "The Great Upheaval" al Metropolitan Museum. Si vociferava di un suo ritorno a New York, ma ancora non c'erano prove certe della sua presenza. Come potete vedere dalle foto scattate al loro arrivo, i due sono apparsi eleganti e sorridenti. Solo un piccolo incidente iniziale turba l'atmosfera: infatti si vede Edward Cullen che soccorre la timida e un pò impacciata Isabella Swan. Tra i due sembra esserci molta confidenza. Infatti la diciassettenne si affida alla presa salda del suo accompagnatore, sorridendogli poi in maniera affettuosa...




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- E avevi anche dei dubbi sul fatto di stare bene? No dico, eri semplicemente uno schianto!
La voce di Kelly era come sempre musica per le sue orecchie. Non tanto perchè adesso erano già un paio di minuti buoni che continuava a riempirla di complimenti, ma proprio perchè era una voce che faceva parte di lei, della sua vita.
Non poteva nemmeno immaginare di perderla, sarebbe stato come perdere una sorella.
- Anche se sono quasi inciampata? Se non ci fosse stato Edward, avrei fatto la figuraccia del secolo! Altro che "eterea bellezza"... forse un elefante avrebbe avuto più grazia di me...
La risata dell'amica era stata contagiosa.
- Comunque... vogliamo parlare di come hanno ricamato proprio sul salvataggio di Edward? "Edward Cullen, soccorre la timida e un pò impacciata Isabella Swan. Tra i due sembra esserci molta confidenza. Infatti, la diciassettenne si affida alla presa salda del suo accompagnatore, sorridendogli in maniera affettuosa". Roba da farsi venire il vomito! Che fantasia, poi! Cosa doveva fare secondo questi geni del New York Times: lasciarti cadere come un sacco di patate? E poi è normale che ci sia dell'affetto tra di voi...
Kelly era di nuovo un fiume in piena, e lei si stava divertendo un mondo a sentire i suoi commenti. Le era sempre piaciuto il modo che aveva l'amica di prendere con spirito ogni cosa che aveva avuto a che fare con il mondo del gossip più o meno serio. Forse era dovuto anche al fatto che, a differenza di Edward, i suoi genitori non si erano mai tirati indietro da una certa esposizione mediatica. Probabilmente anche perchè erano divorziati, quindi entrambi avevano spesso nuovi compagni da sfoggiare. Kelly aveva imparato a farsene una ragione, e a cogliere anche lei la vita come veniva: c'erano periodi in cui con i suoi andava bene, altri meno.
Con la stampa, comunque, aveva molta più dimestichezza. Specie negli ultimi due anni dato che era stata oggetto di interesse anche grazie alla sua bellezza mozzafiato.
Ogni tanto si chiedeva davvero come avevano fatto a diventare così amiche, pur essendo così diverse. Timida ed introversa lei, audace ed estroversa l'amica.
- Comunque, commenti scemi di altrettanto scemi giornalisti a parte... fammene fare uno serio: ma quanto era figo Edward? No dico, le vacanze gli hanno fatto davvero bene! O sei tu che gli hai fatto bene? Aveva un sorriso e uno sguardo da paura...
Le era quasi andata di traverso l'acqua che stava bevendo, emettendo un gemito strozzato. Alcuni clienti si erano voltati a guardarla, e lei si era sentita ancora più in imbarazzo.
"O sei tu che gli hai fatto bene?"
Kelly poteva essere molto intuitiva quando si trattava di lei. Da che avevano iniziato a sentirsi durante la sua vacanza, ogni tanto le era sembrato che lasciasse cadere apposta qualche commento un pò tendenzioso.
Commenti che lei aveva sempre ignorato, oppure alleggerito con una battuta, come adesso.
- Forse "lo sguardo da paura" era davvero per paura che gli facessi fare una figuraccia...
Proprio in quel momento era riapparso, tornando a sedersi di fronte a lei. Aveva notato probabilmente le sue guance arrossate, perchè l'aveva guardata tra il perplesso e l'incuriosito.
- Tutto bene?
Glielo aveva sussurrato, lei aveva annuito, mimando con la bocca che era Kelly al telefono.
- Bella, seriamente, io penso che quell'uomo non sfigurerebbe nemmeno se arrivasse con la donna cannone!
Lui le aveva risposto con un cenno di intesa, dopodichè aveva preso a sfogliare il menù.
- Era un modo un pò sottile per dirmi che mi trovi ingrassata, Kelly?
L'amica aveva riso, Edward invece le aveva lanciato un'occhiata che le aveva provocato una fitta allo stomaco: praticamente era come se l'avesse spogliata con gli occhi, lì in quel ristorante, dove si trovavano comunque in mezzo ad altri clienti, anche se fortunamente abbastanza distanti.
Era arrossita ancora di più, e lui si era divertito del suo imbarazzo. Ma non aveva infierito, aveva riportato lo sguardo sul menù.
Dio, ma che potere aveva su di lei quell'uomo? Gli bastava uno sguardo per farla andare a fuoco.
- Bella? Ci sei? Kelly chiama Bella, rispondi Bella!
Era riuscita a distoglierla dalla visione delle dita forti ed eleganti di Edward che stringevano il menù.
E da certi ricordi su come l'avevano accarezzata quelle dita.
- Scusami, è che in realtà sono al ristorante... con Edward.
- Mi auguro che sia abbastanza lontano da non aver sentito i miei commenti...
Non che l'amica fosse imbarazzata veramente, dal momento che possedeva una buona dose di faccia tosta. Eppure, la cosa magnifica, era che non riusciva ad essere minimamente gelosa di lei. Era certa, anzi certissima, che Kelly non avrebbe mai osato mirare a qualcuno di cui era interessata lei. Men che meno se ne fosse stata anche innamorata.
Questo la riportava al motivo iniziale di quella telefonata all'amica: desiderava più che mai vederla. Aveva un disperato bisogno di averla vicina, per poterle finalmente confidare tutto, sperando di ritrovarla al suo fianco anche dopo aver saputo di lei ed Edward.
E di lei e di Andrea. E del segreto che condivideva con lui. E del fatto che lo avesse tenuto nascosto sia a lei, che ad Edward.
Durante il tragitto dall'ufficio al ristorante, non aveva fatto altro che pensare al biglietto che aveva infilato nella tasca dei jeans.
Quello che Edward le aveva dato per dimostrarle la sua fiducia.
- Bella? Ti sei persa di nuovo? Capisco che il panorama di fronte a te sia notevole...
- Kelly! Non fare la scema...
Si era sentita colta nel vivo, ovviamente. Che non riuscisse a staccare gli occhi di dosso ad Edward un pò era vero.
Il diretto interessato aveva sollevato la testa, ostentando un certo sorrisetto malizioso, quasi avesse intuito quale fosse stato l'argomento che era valso quel rimprovero all'amica da parte sua.
Aveva deciso di tagliare corto, altrimenti sarebbe finita a fare qualche gaffes di sicuro. Non voleva dare modo all'amica di sospettare nulla prima del dovuto.
- Senti, parliamo di cose serie, e cioè il motivo per cui ti ho chiamata: sei ufficialmente invitata a New York dalla sottoscritta. Puoi venire quando vuoi, dal momento che avrai a disposizione un appartamento tutto per te, ovviamente nello stesso palazzo dove risiedo anch'io...
- E dove risiede anche Edward, giusto?
L'aveva provocata ancora, questa volta però a lei era venuta un pò d'ansia. Come avrebbe reagito alla notizia? A volte era sicura che ne sarebbe stata entusiasta, a volte non riusciva ad essere così ottimista.
- Sì, certo, ovviamente.
- Bè, tu sai che potrei tranquillamente soggiornare nel nostro albergo lì a Manhattan...
- Sì, certo che lo so. Ma sarebbe bello poter stare insieme come quando eravamo compagne di stanza al St. Marie...
Edward aveva sfoggiato un'espressione corrucciata, mentre con la testa faceva segno di no. Come no? Ma se prima le aveva detto che non c'era problema, che Kelly poteva soggiornare tranquillamente in uno degli appartamenti per gli ospiti?
Allora gli aveva rivolto un'espressione interrogativa, alla quale lui aveva risposto sillabandole silenziosamente: "non dormo senza di te".
Ancora era riuscito a spedirle un brivido lungo la schiena. Quella conversazione stava diventando estremamente difficile da sostenere con lui vicino, e meno male che erano in un ristorante! Non osava pensare se fossero stati a casa...
- Assolutamente sì! Mi mancano terribilmente le nostre chiacchierate notturne.
- Anche a me.
Era vero, anche se non poteva di certo dire che si sentisse sola la notte...
- Dammi il tempo di fare le valige e prenotare l'aereo...
- Bè, Kelly, anche per quello non c'è problema. Tu dimmi quando vuoi partire, e all'aereo ci penso io.
- Caspita! Posto d'onore su un volo della Cullen Airline?
Aveva riso per il modo ironico in cui glielo aveva detto.
- Direi che è il minimo per te.
- E posso anche avere uno steward a mia completa disposizione?
- Ecco, adesso non esagerare...
- Bè, non ti ho mica chiesto il capitano!
Avevano riso ancora.
- Vedrò cosa posso fare... ma non ti prometto nulla.
- Okay! Comunque, seriamente, considera che dopodomani sono pronta a partire. Aveva già avvisato mia madre che sarei venuta a trovarti a New York. Va bè che lei non c'è, è ripartita per una crociera in Europa... ha conosciuto un tizio scozzese, tutto kilt e whisky, che le voleva far conoscere l'ebbrezza della brugheria selvaggia spazzata dai venti...
- Ma sono parole di tua madre?
Kelly aveva fatto una risata vagamente irritata.
- E di chi se no? Attraversa un periodo mistico, dice che sta cercando il suo karma o roba del genere. La lascio fare finchè non tenta di trovare anche il mio...
Kelly era tosta, non c'era niente da fare. Aveva preso il carattere di suo padre, volitivo e imperturbabile. Dritti alla meta i Taylor, finchè non l'avevano raggiunta.
- Dai, poi mi racconti di quest' ultima novità.
Aveva colto con la coda dell'occhio il cameriere che sembrava aspettare di vederli pronti ad ordinare. Si teneva a debita distanza, discreto e compunto, ma comunque in attesa.
- Ora ti devo lasciare. Dobbiamo ancora ordinare, e poi Edward deve tornare in ufficio.
- A parte che è il capo e può fare quello che vuole... comunque ho capito. Sono di troppo nel vostro tete a tete...
- Invece di fare la spiritosa, vai a fare le valige! Prima finisci, prima arrivi!
- Okay. Tu fammi sapere l'orario del volo. Da dopodomani, ogni ora va bene... no, anzi, basta che non sia alle sette del mattino!
- E non faresti una levataccia per me? Non sei più l'amica che ricordavo.
- Già, perchè invece tu lo faresti per me, vero? Ma se ero sempre io a tirarti giù dal letto!
Avevano riso ancora, ricordando la loro vita al St. Marie. Edward si era soffermato a guardarla, gli occhi verdi caldi e sorridenti.
- Okay, okay. Hai vinto tu. Dai, adesso ti lascio... ti chiamo non appena ho tutte le informazioni sul volo.
- Okay... ah, aspetta! Un'ultima cosa... mi raccomando, ordina pesce che è afrodisiaco! Ciao. Un bacio.
Non le aveva dato il tempo di replicare, ben immaginando dove l'avebbe mandata altrimenti, perchè le aveva chiuso la comunicazione in faccia! Ma questa gliela pagava!
- Mi piace l'effetto che ti fa Kelly.
Aveva riposto il telefono nello zainetto. Poi lo aveva guardato, riempiendosi gli occhi del suo viso rilassato e sorridente.
- E che effetto mi fa?
- Sorridi, sempre. Sei completamente a tuo agio, serena. A me quell'effetto lo fa Sam. Succede perchè con lui so di poter essere davvero me stesso al cento per cento.
Era vero. Quando lo aveva visto in sua compagnia, aveva percepito l'influenza positiva che aveva esercitato su Edward.
- Hai ragione. Sia su Kelly che su Sam. Mi sa che siamo stati entrambi fortunati ad averli trovati.
Un verso discreto li aveva avvisati che il cameriere si stava avvicinando.
- Mr. Cullen? Volete ordinare?
Edward l'aveva guardata, esibendo un'espressione più che corretta, questa volta.
- Isabella, vuoi vedere il menù, o ti fidi di me? Qui cucinano le migliori *Fettuccine d'Alfredo, vale la pena assaggiarle. Sono sicuro che incontreranno i tuoi gusti.
Sapeva che con il cibo aveva un ottimo rapporto, forse velatamente la stava anche prendendo un pò giro.
- Sì, certo. Le assaggio molto volentieri.
Il cameriere aveva annuito, approvando la loro scelta.
- Benissimo. Posso consigliarvi di abbinarlo con dell'ottimo Tannat?
- Credo sia meglio sostituirlo con un Grenache. Una scelta più leggera, si adatta meglio alla poca familiarità che ha con il vino la mia gradita ospite.
La diversa scelta effettuata da Edward, aveva suscitato uno sguardo di sincera approvazione.
- Ottima scelta, la sua, Mr. Cullen. Sarò subito da voi... con permesso.
Si era allontanato discretamente come era arrivato.
Bella si era guardata ancora intorno, notando come in tutto il ristorante aleggiassero le parole discrezione e lusso. I tavoli erano posti in modo che ad ognuno fosse garantita una sufficiente privacy sia visiva che uditiva, i camerieri sembravano apparire solo nel momento in cui se ne aveva il bisogno, gli arredi e le stoviglie erano assolutamente ricercati e curati.
Quando erano entrati, in effetti lei si era sentita un pò a disagio con i suoi jeans, le scarpe da tennis e la camicetta semplice. Lo aveva anche sussurrato ad Edward, che avrebbe potuto avvisarla su dove avesse avuto intenzione di portarla per permetterle di indossare qualcosa di adeguato, ma lui le aveva risposto che era perfetta così, in quel posto ci andava spesso a pranzo, non avrebbero fatto storie sul suo abbigliamento.
Le era sembrata una risposta in linea con l'Edward Cullen che aveva visto prima in ufficio, l'uomo d'affari sicuro di sè e della sua posizione.
Allora, sempre sussurrando, gli aveva fatto presente che lei si sarebbe sentita meno in imbarazzo se avesse avuto un abbigliamento più elegante come il suo, dal momento che indossava un completo dal taglio impeccabile.
Allora l'aveva guardata in quella maniera che la mandava letteralmente in tilt.
"Tu non ti rendi conto di quanto sei bella. Anche se indossassi un sacco di juta e fossi a piedi scalzi, non ci sarebbe un'altra donna più affascinante di te".
Donna, aveva sottolineato quella parola con un'occhiata che le aveva fatto venire le gambe molli.
- Isabella? Dove sei?
La voce di Edward l'aveva riportata proprio sui suoi occhi, due gemme preziose incastonate in un viso dai tratti forti ed eleganti.
- In uno dei ristoranti più lussuosi di New York, anche se indosso jeans e scarpe da tennis, in compagnia di un uomo che è stato così galante da ordinare anche per me., sollevandomi dall'imbarazzo di consultare al volo il menù, rischiando di prendere magari qualcosa di terribilmente elaborato ma dalla poca sostanza.
L'aveva guardata tra il serio e il divertito per quella sua risposta così dettagliata.
- Tralasciando la tua pressante, ed inutile, preoccupazione per il tuo abbigliamento, sei sicura che volessi dire "galante" e non "arrogante"?
Le piaceva quando i loro occhi sembravano incatenati da una forza che sfuggiva persino la loro volontà.
- L'hai fatto con arroganza?
- Adesso dovrei rispondere con la classica frase "non si risponde ad una domanda con un'altra domanda". Ma voglio essere originale, e ti rispondo: no.
Una mano di entrambi poggiava sul tavolo, ad una distanza di sicurezza che avrebbero voluto annullare, e che proprio per questo rendeva l'essere distanti ancora più insopportabile.
- Perchè non dovrei crederti, allora?
L'aveva guardata seriamente.
- Forse perchè non sono mai certo di fare la cosa giusta.
- Dovrei essere io l'insicura...
- Chissà perchè, finisce invece che lo sono sempre io...
La sincerità di quelle parole, il suo sguardo trasparente, avevano accentuato il suo senso di colpa: in questo momento era lei a non essere sincera con lui.
Ma era ritornato il cameriere con il vino scelto da Edward. Aveva dato il via ad un cerimoniale molto formale per l'apertura della bottiglia e per l'assaggio del vino.
Aveva atteso che entrambi lo assaggiassero ed esprimessero il loro giudizio: ovviamente quello di Edward era stato competente, il suo si era limitato ad un cenno di assenso.
Dopodichè il compitissimo cameriere si era nuovamente dileguato.
- Sai che non ti facevo un intenditore di vini?
Aveva cercato un argomento neutro. Voleva godersi quel momento con lui, accantonando per un attimo le sue cupe riflessioni.
Aveva sollevato il bicchiere, facendo roteare il liquido contenuto e aspirandone il profumo.
- Non lo ero, infatti, sino a due anni fa. Poi Sam, lui sì che è sempre stato un ubriacone, mi ha proposto di acquistare in società una vigna in California. E poi mi ha proposto di prendermi una settimana di ferie per visitarla. Gli avevo promesso due giorni non di più, ma alla fine sono diventate due settimane.
Aveva scosso la testa, sorridendo come se stesse rivivendo qualcosa di buffo.
- Devo dedurre che il vino ha esercitato un immediato fascino su di te?
Si era messo proprio a ridacchiare ora.
- No, non è stato il vino ad esercitare il suo fascino. E' stata Emily, l'attuale fidanzata di Sam! Quando siamo arrivati, ci ha accolti lei. Era impiegata come sommelier. Sam praticamente se ne è innamorato a prima vista, e mi aveva proibito immediatamente di guardarla negli occhi. Esattamente mi aveva detto "se ti azzardi a piantargli in faccia quei due fari verdi che ti ritrovi al posto degli occhi, te li cavo come facevano i miei antenati con voi visi pallidi".
Condivideva quel pensiero di Sam. Erano due fari che avevano la capacità di soggiogare chi si trovava a fissarli.
- Mi sa che non aveva tutti i torti...
Non aveva dovuto fare chissà che, gli era bastato guardarla solo un pò più intensamente per farglielo sembrare ancora più vero.
- Invece si sbagliava. E' stato un colpo di fulmine il loro. Innamorati a prima a vista. Hai presente la terra e il sole? Gravitavano uno intorno all'altro. Quasi non si accorgeva che ci fossi anch'io, ero come trasparente per lei.
Le era sembrata una descrizione precisa della loro situazione attuale. A volte era così che pensava a lui, come ad un sole che l'attraeva con il suo calore e la sua promessa di vita.
- Allora, ad essere sincero, aveva provato una sensazione di fastidio nel vederli. Avevo anche cercato di mettere in guardia Sam, di non farsi fregare da una ragazza che era una perfetta sconosciuta. Poteva anche essere tutta una messinscena la sua. Ma adesso...
L'aveva toccata con lo sguardo, non potendolo fare con le mani. Era scivolato dai suoi occhi alle sue labbra, poi sul collo, sulle spalle, sino a farla sentire come stretta dal suo abbraccio.
- Adesso capisco quello che intendeva dire Sam quando mi diceva che Emily era diventata la sua unica ragione di vita, e che per lei sarebbe stato disposto a diventare tutto ciò di cui avesse avuto bisogno: un protettore, un fratello, un amico, un amante.
Doveva parlare con lui, e al più presto, ora ne era certa. Se aveva nutrito il più piccolo dubbio sul farlo o meno, era stato spazzato via da quella dichiarazione così forte e assoluta.
Non voleva segreti tra loro.
- Credo di capire anch'io cosa volesse dire.
Glielo aveva detto sottovoce, quasi timorosa di veder svanire quei sentimenti tra di loro.
- Mi piacerebbe conoscere Emily. Ho la sensazione che potrei andarci d'accordo.
L'aveva guardata con una strana espressione, prima di risponderle.
- Lo scoprirai molto presto: Sam mi ha chiamato cinque minuti fa, è per quello che mi sono attardato in bagno. Mi ha dato una grande notizia: si sposano tra un mese, e proprio in California, nella tenuta dove si sono incontrati. Una cerimonia per pochi intimi. Mi ha anche detto che vengono a New York tra qualche giorno, vogliono invitarci di persona, e poi anche Emily ti vuole conoscere.
C'era stato un sospiro, mentre l'espressione che non era riuscita a decifrare lasciava spazio ad una sorta di rassegnato divertimento sul suo viso.
- Ovviamente c'è qualcuno che ha pensato bene di cogliere l'occasione al volo e unirsi alla loro visita: Jake.
La sorpresa per la notizia del matrimonio e l'arrivo imminente di Jake, l'avevano lasciata momentaneamente sorpresa ed ammutolita. Poi si era ripresa.
- Ma è una bellissima notizia!
- L'arrivo di Jake?
Era solo una battuta, le era apparso evidente, però in un certo senso sottolineava il fatto che era un altro punto da risolvere.
E spettava a lei farlo, in una coppia non dovevano esserci zone d'ombra.
- Il matrimonio di Sam ed Emily.
Era stato il momento giusto per l'arrivo delle loro ordinazioni, perchè le aveva concesso di dichiararsi affamata, iniziando così a mangiare.
Non aveva voluto troncare il discorso, però il pensiero di Andrea era tornato prepotente.
Era un'altra zona d'ombra.
I pensieri si erano accavallati, mentre consumavano il pasto in silenzio. Era stato più semplice parlargli di Jake, il suo coinvolgimento era stato totalmente diverso. Non implicava un turbamento che sentiva invece nei confronti di Andrea.
In qualche modo aveva lasciato un filo sottile tra di loro, che non metteva in disussione i suoi sentimenti per Edward, anche se non sarebbe stato semplice farlo capire a lui.
Più ci aveva pensato, più si era resa conto di non sopportare l'idea di un altro minuto trascorso senza che lui sapesse la verità.
Aveva così cercato il suo sguardo, sicura di quello che stava per dirgli.
Quando lo aveva incrociato, Edward sembrava aver capito subito che nelle sue intenzioni ci sarebbe stato qualcosa di tremendamente serio. C'era stato in lui un cambiamento immediato: sembrava essersi preparato ad assorbire un colpo, senza sapere quanto sarebbe stato duro.
- Edward, non ti ho detto tutto quello che c'era da sapere su me ed Andrea.
Aveva visto passare una tempesta in quegli occhi verdi, tutta una serie di emozioni che era riuscita a distinguere chiaramente, nonostante fossero state veloci: stupore, ansia, delusione, paura, rabbia. Quella aveva incupito il verde di uno sguardo che la stava inchiodando su quella sedia.
- Non qui.
Parole pronunciate tra i denti, quasi avesse fatto fatica a parlare.
- No, no... pensavo...
Aveva fatto fatica a sostenere il suo sguardo, perchè dietro la rabbia di Edward intuiva una paura che lei avrebbe voluto immediatamente poter fugare.
- ... di chiederti di andare al mare.
- Al mare?
- Sì. Solo io, te e il mare.
Aveva usato intenzionalmente quelle stesse parole con cui lui le aveva rivelato di cosa avesse bisogno per essere veramente felice.











Voi vorrete la mia testa adesso, lo so.
Se fossi una lettrice, la vorrei anch'io, garantito, e anche su un piatto d'argento!
Intanto vi dico che il mare di cui parla Bella sarà quello della baia di Hamptons a sud di Long Island, dove ci sono località balneari molto belle. E siccome voglio farvi trascorrere una Pasqua serena, intanto (in fondo) vi inserisco l'immagine della spiaggia dove immagino che Edward porterà Bella per parlare soli, soletti.
Su cosa si diranno... bè, per quello dovrete proprio attendere il prossimo capitolo, che arriverà uno o due giorni più tardi del previsto.
Già, non è per prolungare sadicamente la vostra attesa, ma è perchè mi godrò la Pasqua in compagnia di parenti che non vedo molto spesso, quindi niente pc! XD!
Il prossimo aggiornamento slitterà perciò a martedì/mercoledì prossimo.
Però sarà bello farcito, perchè ci sarà il momento Edward/Bella e poi arriverà anche la tanto attesa Kelly! Finalmente in carne e ossa.
Che dire, invece, su quello appena letto?
Bè, intanto che Sam ed Emily si sposeranno, quindi ci sarà un matrimonio. E lo sguardo indecifrabile di Edward prima di dirlo a Bella? Lo avete registrato? Quali pensieri vi ha suscitato? Qui ci sta una mia risata malvagia, perchè io so a cosa stava pensando Edward! XD!
Poi, il gossip non è stato molto, ma vi è piaciuto? Ovviamente era solo l'inizio, in fondo è stata solo un'apparizione la loro. E' adesso che inizieranno a tenerli d'occhio.
Per quanto riguarda cibo e vino del pranzo: informazioni prese da internet. Le "fettucine d'Alfredo" è un piatto che a noi farebbe inorridire, per gli americani, invece, fa molto italiano ed è molto gettonato anche nei ristoranti di lusso.
Qualcos'altro? Bè, che Jake si aggregasse non credo fosse inaspettato! XD!
Direi che ho detto tutto quello che avevo in mente di dirvi. Se avete altre domande, sono qua!
Perciò chiudo con l'augurio che possiate trascorrere una BUONA PASQUA, anche cioccolatosa (io aiuterò la mia piccolina a smaltire le sue uova, non vorrei le venisse mal di pancia... che mamma premurosa! XD!)
Un bacio grande.
Robi


PS: sto finendo di rispondere alle recensioni, tranquille che arrivo!


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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


Buongiorno ragazze!
Passata bene la Pasqua? Io cioccolatamente bene grazie alla mia bambina! XD! Mi sono riposata, mi sono divertita... insomma mi sono goduta il tempo libero e la visita dei parenti.
Poi mi sono data da fare per recuperare il tempo perduto, ed eccomi qui ad aggiornare!
Come annunciato nello scorso capitolo, tutto inizia sulla spiaggia che già avete conosciuto...
Buona lettura, ci ritroviamo in fondo perchè come al solito ho molto da dirvi. XD
Un bacio.
Roberta







La spiaggia si estendeva a perdita d'occhio in entrambe le direzioni, dando proprio l'impressione di poter camminare per ore senza mai incontrare altro che dune di sabbia e mare.

Aveva atteso in macchina, nonostante il silenzio tra lei e Rosalie fosse stato riempito solo dalla radio accesa, finchè Edward ed Emmett non le avevano raggiunte in quel parcheggio deserto.
Usciti dal ristorante, infatti, si erano dovuti separare: Edward era dovuto passare in ufficio per firmare alcuni documenti che entro sera avrebbero dovuto prendere letteralmente il volo insieme a dei suoi collaboratori, per arrivare in Europa l'indomani dove erano attesi con urgenza.
- Il vento soffia dal mare, è quasi certo che tra poco pioverà.
Il tempo, in effetti, era cambiato. Il sole era scomparso con il sopraggiungere di nuvole scure, ancora non proprio temporalesche, che adesso oscuravano il cielo. Il vento era cresciuto d'intensità, rendendo il mare agitato e di un colore plumbeo.
- Vorrei fare lo stesso due passi...
Lo aveva guardato, invidiando la sua capacità di sentirsi a proprio agio in qualsiasi situazione: faceva, infatti, apparire naturale che fosse in riva al mare, indossando pantaloni eleganti, camicia e cravatta.
Non appena si erano congedati da Emmett e Rosalie, rientrati con una delle due berline, avevano imboccato un sentiero tra dune di sabbia che li aveva condotti in spiaggia.
Lì, si era sfilato scarpe e calze, arrotolando subito dopo i pantaloni sui polpacci. Poi si era allentato la cravatta, per poter slacciare i primi due bottoni della camicia e senza dirle nulla, era andato sul bagnasciuga, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni, le spalle rigide di tensione.
Si era sentita mille volte peggio davanti a quel suo atteggiamento, piuttosto che a parole infuocate.
C'era delusione, forse amarezza, nel suo portamento.
Si era tolta anche lei scarpe e calze, aveva arrotolato i jeans, poi lo aveva raggiunto, legando i capelli in una stretta coda per non averli sul viso.
- Sei sicura di non voler tornare in macchina?
Non l'aveva proprio guardata negli occhi, benchè si fosse voltato verso di lei.
L'acqua che bagnava loro i piedi conservava ancora il calore del sole estivo che c'era stato solo fino ad un paio d'ore prima.
- Sì.
Si era incamminato lungo la riva, lo sguardo rivolto verso il basso.
Lei avrebbe tanto voluto fargli scivolare un braccio intorno alla vita, e magari vederlo fare lo stesso con lei, ma sentiva come un muro invisibile tra loro, alto e solido.
Edward la stava tenendo lontano, e lei ne era terribilmente spaventata.
Doveva raggiungerlo, prima che l'ansia la sommergesse del tutto, togliendole sicurezza.
- Penso di non averti detto tutto su Andrea, perchè avevo paura di non avere delle risposte certe da darti.
Mentre lui guardava dritto davanti a sè, lei non si perdeva nulla del suo profilo, e di quel pò di espressione che riusciva a scorgere. Così non le era sfuggito come aveva serrato la mascella al sentirla pronunciare il nome di Andrea.
- E adesso non è che ne abbia di più certe... però ho capito che ne voglio parlare, perchè magari è proprio insieme a te che riuscirò a fare più chiarezza dentro di me.
Si rendeva conto che stava girando intorno alle parole, senza pronunciare quelle che le pesavano di più. Aveva inspirato profondamente, proprio come se si trovasse di fronte ad una prova che richiedeva anche la sua forza fisica.
- Quel primo Natale che ho trascorso al St. Marie... ecco... quello è stato il più duro. Qualche giorno prima... io non facevo altro che pensare ai miei genitori... e...
Sentiva come un peso sul cuore, ma questa volta aveva più a che fare con il presente, che non con il passato: stava male per Edward, per come lo sentiva lontano, silenzioso.
- ... e pensavo a come era sempre stato trascorrerlo con loro... e più lo pensavo, più mi sentivo sola... così sono uscita nel parco. Quel giorno aveva iniziato a nevicare forte sin dal mattino...
Le nuvole sembravano rincorrersi in un cielo sempre più scuro, come a voler minacciare la loro audacia di trovarsi comunque lì, i piedi a bagno, il resto del corpo offerto al vento fresco.
Nonostante non le avesse fatto il minimo cenno di attenzione, sentiva che non stava perdendo mezza parola di ciò che gli stava raccontando.
- Sono andata a rifugiarmi in giardino, in quel posto che io e Kelly avevamo già decretato come nostro nascondiglio segreto. Ecco... da quel momento in poi... è tutto un pò confuso.
Si era resa conto di aver seppellitto dentro di lei quel ricordo, quasi a volerlo cancellare.
Come una macchia indefinita in un quadro altrimenti ben tratteggiato.
Edward non si era proprio bloccato, ma aveva rallentato il passo.
- Non so quanto tempo sono rimasta sotto la neve, al freddo, prima che Andrea mi trovasse... perchè ad un certo punto, è stato proprio lui a riportarmi alla realtà.
Era stata lei a sbarrargli il passo, fronteggiandolo per guardarlo negli occhi. Lui non si era sottratto, aveva sostenuto il suo sguardo.



- Mi ero come persa, Edward. Mi ero smarrita nel dolore, nella paura... nella solitudine. E lui... è stato proprio come... come se mi avesse teso una mano, riportandomi dove c'era luce e calore.
Si sentiva sprofondare nel suo sguardo, con la sensazione di non sapere cosa avrebbe trovato alla fine di quel precipitare.
- Probabilmente quel pomeriggio... senza di lui... io non so come sarebbe finita. E questa... questa è una cosa talmente forte da pensare...
Si era resa conto di non poter impedire a quel nodo nel petto di sciogliersi in calde lacrime.
- ... che io... io penso... penso di essermi... essermi convinta che non fosse successo... e se Andrea... se io non lo avessi incontrato... credo che... avrei continuato a ... a fingere...
Faticava a parlare, perchè adesso piangeva davvero, i singhiozzi che le toglievano quasi il fiato.
- ... ti prego... Edward... dimmi... dimmi qualcosa...
Non poteva più sopportare quello sguardo che appariva vitreo, distante. Talmente tanto che lo aveva afferrato per un braccio, scuotendolo leggermente.
- Edward...
- Era già qualche mese che stavo lottando per la tua tutela. Certi soci di tuo padre... loro avevano messo in dubbio la legalità della cosa... miravano sicuramente ad acquisire il controllo del tuo patrimonio. Avevano agganci molto in alto nella Corte Suprema, stavano spulciando nella mia vita alla ricerca di qualcosa a cui attaccarsi... qualcosa che dimostrasse che ero incapace di occuparmi di te...
Era come se non stesse parlando con lei, la guardava ma era come se non la vedesse veramente.
- Ero furioso. Con loro, con i tuoi genitori, con te... con me stesso. Mi sentivo come schiacciato... 
Era tornato da lei, perchè adesso l'aveva afferrata per le spalle, stringendo con forza, tanto che aveva sentito le sue dita penetrarle la carne.
- Io ti ho quasi ucciso, Isabella! Cristo Santo io stavo lottando per te, ma intanto ti stavo uccidendo!
L'aveva scossa con tanta forza, che si era sentita come una bambola di pezza nelle sue mani.
- Edward! Cosa... cosa stai dicendo! Tu non c'entravi...
Ma non la stava ascoltando, sembrava un fiume in piena che avesse appena rotto gli argini che lo contenevano.
- Io mi dichiaravo totalmente capace di occuparmi di te, mentre tu stavi per morire!
Era fuori di sè, nel verde dei suoi occhi c'erano lampi di rabbia, alternati a puro sgomento.
- Perchè non mi hai detto nulla? Perchè!
L'aveva scossa ancora rudemente, senza rendersi conto del male che le stava facendo. Perchè le era chiaro che non fosse del tutto cosciente delle sue azioni.
- Edward...
- Quante altre volte è successo? Quante?
- Non è come pensi... Edward, ascoltami!
- Dio Santo, ma quanto male ti ho fatto? Dimmelo!
Non aveva paura di lui, aveva paura di quel terrore che vedeva dietro a quella rabbia apparente. Aveva paura di aver irrimediabilmente rotto quella fiducia che si era andata rafforzando, giorno dopo giorno, tra di loro.
- Dimmelo! Quante altre volte hai fatto una sciocchezza per colpa mia?
- Io non ho mai pensato di uccidermi! Mai!
Aveva cercato di dirglielo con forza, ma la voce sembrava mancarle, schiacciata dalla paura di arrivare troppo tardi.
- Ti rendi conto? Io ti ho quasi ucciso... ti ho quasi ucciso... ti ho quasi ucciso...
Era caduta in ginocchio come lui, perchè non l'aveva lasciata andare, mentre lo sentiva ripetere in un sussurro quella frase che lo rendeva colpevole.
Forse era vero, se fosse stato diverso con lei, quel pomeriggio non sarebbe stata così male.
Forse nel seppellire quel ricordo, c'era stato anche il pensiero di non doverlo mettere di fronte ad una responsabilità così grande.
Ma qualcosa di più grande era scattato dentro di lei davanti all'espressione smarrita di quegli occhi verdi, e gli aveva afferrato il viso con entrambe le mani, per costringerlo ad ascoltarla.
- Io non volevo morire... Edward, ascoltami! Io non volevo morire!
Aveva già perso troppo, per pensare di perdere anche lui. Perchè credeva nel suo amore, credeva in quel presente così diverso tra loro.
Perchè se prima non aveva potuto immaginare cosa ci fosse dietro al comportamento di quell'uomo inginocchiato di fronte a lei, ora lo sapeva con certezza.
Aveva sofferto anche lui, in maniera diversa, ma non per questo meno dolorosa.
Certe cicatrici che lei si sentiva addosso, le vedeva riflesse anche nel suo sguardo. Perchè se all'apparenza poteva sembrare un uomo sicuro di sè, lei aveva avuto la possibilità di guardare oltre quell' apparenza.
Le aveva fatto vedere la sofferenza di un bambino, come lo era stata lei, davanti ad un padre che non lo aveva mai amato.
Le aveva fatto vedere la sofferenza di un ragazzino, come lo era stata lei, davanti alla morte prematura di una madre molto amata.
Le aveva fatto vedere la sofferenza di un ragazzo, come lo era lei adesso, privo dell'amore e del sostegno di una persona cara, con il quale affrontare il difficile compito di diventare uomo.
Ma lei, a differenza sua, ora aveva proprio lui accanto ad amarla. Ed era stato capace di cambiare per lei, stava cambiando.
- Edward, io adesso sono qui... e ci sei anche tu... siamo qui, insieme. Lo capisci cosa significa?
Se aveva cercato un senso a quel pomeriggio, lo aveva trovato: le stava facendo capire quanto contasse essere lì, con lui, nonostante tutto.
- Per quanti errori possiamo aver fatto in passato, ora c'è il presente per rimediare... per costruire quella felicità che entrambi stavamo cercando.
Era lei, adesso a stringerlo con forza. Gli aveva passato le braccia intorno al collo, aggrappandosi a lui quasi nel timore di vederselo strappare via come era accaduto con i suoi genitori.
- Ho sbagliato a non dirti nulla... avrei... avrei dovuto spiegarti prima...  ti prego, perdonami.
Non la stava abbracciando, e la sensazione di vuoto che aveva dentro la stava inghiottendo. Lo aveva stretto di più, mentre le prime gocce di pioggia iniziavano a cadere.
- Io ti ho già perdonato, Isabella...
La voce di Edward era stata appena un sussurro, se non fosse stato così vicino al suo orecchio, forse si sarebbe perso nel sibilo del vento, nell'infrangersi delle onde, nella pioggia che aveva preso a cadere con maggiore forza, finendo di inzupparli dove non era arrivato il mare.
Poi l'aveva toccata, ma era stato per scostarla da lui.
L'aveva ripresa per le spalle, allontanandola con forza e guardandola dritta negli occhi.
- Chi non posso perdonare, è me stesso.
- No! No! Non devi...
- Isabella, non lo capisci?
Invece capiva, troppo per non sentirsi morire davvero.
La stava guardando come se fosse stata la cosa più preziosa, ma anche la più irraggiungibile, per lui.
- Io non potrei più guardarmi negli occhi, se ora non ti lasciassi andare. Io lo sapevo... lo sapevo...
Aveva sottolineato quelle parole con un sorriso malinconico, che le aveva strappato singhiozzi ancora più violenti.
- ... che non ero l'uomo giusto per te.
Invece lo era... ne aveva avuto più che mai la certezza davanti a quel dolore tremendo che sentiva all'idea di perderlo.
- Quello che è successo non cambia nulla tra noi! Era solo giusto che tu lo sapessi... come era giusto che io sapessi determinate cose del tuo passato...
Le sembrava che la pioggia stesse lavando via anche le sue forze. Sentiva che per quanto avrebbe potuto dirgli, niente avrebbe cancellato quell'espressione risoluta che gli aveva acceso lo sguardo.
- Io non sopporterei di distruggerti un'altra volta...
- Ma non lo farai! Tu non...
Aveva scosso la testa con tanta forza che i capelli zuppi di pioggia l'avevano investita con altre gocce.
- Se non ti lascio andare ora, succederà. E' solo questione di tempo. Non sono giusto per te.
L'aveva aiutata a rialzarsi, sfiorandole la guancia con una carezza leggera.
- Adesso ti sembrerà impossibile, ma un giorno mi ringrazierai per averlo fatto. Ne sono sicuro.




XXXXXXXXXXXXXXX



Per tutto il viaggio di ritorno, lei non aveva smesso di piangere, lui di rassicurarla sul fatto che non l'avrebbe lasciata sola.
Il senso delle sue parole era stato che non la stava allontanando dalla sua vita, ma solo dal suo cuore.
Non era disposta ad averlo a metà, e glielo aveva detto chiaramente. Era convinta di questo, perchè non era disposta a rinunciare così a lui.
Lui aveva compreso, e le aveva risposto che era pronto a sparire dalla sua vita, proprio come le aveva promesso di fare, a patto che le permettesse prima di aiutarla a rendersi indipendente.
Il senso delle sue parole era stato che l'amava, ma proprio in nome di quell'amore era disposto a rinunciare a lei.
Una volta a casa, erano stati dolorosamente investiti dai ricordi di quei giorni vissuti assieme. Bella gli aveva chiesto di ridirglielo lì, in quella casa, che era davvero pronto a rinunciare a lei, ad una vita con lei.
Edward, per tutta risposta, le aveva annunciato che sarebbe partito per un incontro di lavoro a cui aveva pensato prima di mandare un suo sostituto. Le aveva detto che qualche giorno lontano da lui, le avrebbe permesso di riflettere e di capire che la sua scelta era quella più giusta per lei.
Bella non aveva avuto dubbi nel rispondergli che era una sua decisione, e che le cose non sarebbero comunque cambiate. Aveva cercato di fargli capire che era sicura delle sue decisioni, tanto quanto lui era sicuro di voler rinunciare a lei.
Poi non c'era stato molto altro tempo, nel giro di qualche ora Edward se ne era andato.
Era fuggito più che altro.
Bella ne era stata quasi certa. Lo aveva visto determinato, ma anche tormentato. L'aveva salutata con uno sguardo che era valso più di mille parole.
Più di mille "ti amo".
E proprio per questo, lei non era riuscita a capacitarsi che lo stesse facendo veramente.
Si era rifugiata nella loro camera da letto e aveva dato sfogo a nuove lacrime.
Si sentiva spezzata a metà tra una rabbia sorda e una sofferenza atroce.
Era scappato, portandosi via l'amore, il calore, la gioia che le aveva donato.
Aveva deciso lui per tutti e due, come se fosse tornato ad essere quell'uomo che le aveva giurato non sarebbe mai più stato.
Era stata così fuori di sè, da arrivare a maledire anche il destino che le aveva fatto rincontrare Andrea Aristarchi.
Per un momento aveva stretto tra le mani quel biglietto inumidito, su cui la calligrafia di Edward risultava sbavata, come se avesse avuto il potere di farlo scomparire.
Ma, ovviamente, non era andata così: il passato era tornato, più forte che mai, portandosi via il meglio del suo presente.



XXXXXXXXXXX


Aveva passato tutta la sera, e parte della notte, a fissare il soffitto. Si era appisolata varie volte, risvegliandosi puntualmente con la speranza che Edward fosse tornato indietro.
Ogni volta era stata peggiore della precedente nello scoprirsi sempre sola.
Il primo messaggio le era giunto poco prima dell'alba, e le aveva provocato una nuova crisi di pianto.
Sono arrivato a Londra. Immagino sarai sveglia anche tu. So quanto stai male, perchè per me è lo stesso. Ma è la scelta giusta, Isabella. Sai anche questo. Sarò molto impegnato nelle prossime ore. Ci sentiamo più tardi.
Gli credeva quando le diceva che stava male anche lui, sapeva quanto l'amava, e proprio per questo non capiva come poteva pensare di poter rinunciare a lei.
Non ci sono scelte giuste o sbagliate. Ci sono solo scelte. E quella che hai preso, l'hai presa da solo. Non era quello che mi avevi promesso di fare... d'altronde, mi avevi anche promesso che non mi avresti lasciato più sola...
Gli aveva risposto con quel messaggio dando sfogo a quel groviglio di sentimenti ed emozioni che si agitavano dentro di lei. Le sembravano ingestibili, era come se la trascinassero ad un estremo, e poi all'estremo subito opposto: rabbia e poi rassegnazione.
Era passato meno di un minuto, prima che giungesse un nuovo messaggio.
Non ti sto lasciando sola, sto solo lasciandoti libera di cercare la scelta più giusta per te. Io ci sarò sempre per te.
Non era quello che voleva da lui, lei voleva lui.
La mia scelta rimani tu, giusta o sbagliata, allontanarmi non mi farà cambiare idea. Devi parlare con me, non decidere per me.
Aveva cercato di immaginare dove fosse, cosa stesse facendo, come si fosse sentito nel ricevere i suoi messaggi. Sperava si rendesse conto dell'errore che aveva commesso reagendo così come aveva fatto.
Scusami, ma ho venti persone davanti a me che aspettano di sapere se continuerò a finanziare il loro progetto o se lo abbandonerò. Sono sicuro che capirai. Ciao,a dopo.
"Non sono l'uomo giusto per te". Questo diceva anche quel "sono sicuro che capirai". Forse voleva metterla davanti al fatto evidente che lui era un uomo con una vita che sarebbe sempre stata di "ostacolo" tra di loro.
Quella vita che più volte le aveva detto "renderà un inferno anche la tua".
Ma lei lo aveva accettato, come aveva accettato quel passato che adesso sembrava volerli dividere di nuovo.
Perchè Edward sembrava non volerlo capire?
Si era alzata, gettando il cellulare sul letto con rabbia, quasi avesse potuto farla sentire meglio. Ma non era così, avrebbe voluto avere Edward davanti a sè, per potergli dire tutto quello che aveva in mente in quel momento.
Perchè non si era imposta la sera prima? Perchè gli aveva permesso di decidere per lei? Perchè gli aveva permesso di fuggire?
Improvvisamente, aveva capito il suo errore. E nel farlo, aveva anche capito cosa non avesse funzionato sinora tra lei ed Edward: lei.
Era lei a dovergli dimostrare che alcune sue insicurezze non mettevano in dubbio la sua volontà di vivere quell'amore per lui. Doveva iniziare a dimostrargli che era in grado di decidere cosa fosse meglio o peggio per lei.
Doveva dimostrargli di non essere più solo una ragazzina. Era quello lo sbaglio: Edward pensava ancora di doverla proteggere da tutto, anche da se stesso.
Dentro di lei andava sempre più rafforzandosi la certezza di sapere cosa avrebbe dovuto fare nell'immediato, e lo aveva fatto senza più indugiare.
Era ora di prendere in mano la sua vita.


XXXXXXXXXXX


L'uomo seduto di fianco a lei si era concesso finalmente di rilassarsi. Aveva chiuso gli occhi, disteso le gambe e incrociato le braccia, forse per cercare davvero di riposare un pò. A lei era venuto da sorridere, ripensando a quello che gli aveva fatto passare nelle ore precedenti. A pensarci bene, non era ancora finita: forse il "peggio" per lui davvero doveva ancora arrivare.

Prima di sentire una voce leggermente assonnata, l'interfono aveva squillato a vuoto almeno sette, otto volte.
- Pronto?
- Ciao Jasper, scusa se ti disturbo... ma è abbastanza urgente la cosa.
- Bella! 
Aveva immediatamente avvertito la tensione nella sua voce e si era affrettata a rassicurarlo.
- Sto bene, non è successo nulla di grave. Ho solo bisogno di parlarti urgentemente.
- Ma Rosalie...
Lo aveva interrotto subito.
- Non voglio disturbarla. So che lei c'è questa mattina e non nel pomeriggio... cioè, che ci saresti tu nel pomeriggio se ho bisogno... Jasper, non possiamo parlare di persona?
Sapeva di averlo colto totalmente impreparato, e a dire il vero non era una passeggiata nemmeno per lei quello che aveva da dirgli. Ma era determinata ad andare sino in fondo, quindi niente e nessuno l'avrebbe distolta dalla decisione che aveva preso.
- Sì, certo... dammi cinque minuti e salgo.
Sicuramente stava dormendo, dal momento che erano appena le cinque e trenta del mattino, ma per lei era già tardi in realtà.
- Jasper... poi ti spiego... ma devono essere proprio cinque minuti.
- Okay...
C'era stata una giusta dose di perplessità e preoccupazione in quell'okay: che lei avesse chiamato lui e non Rosalie, era già qualcosa di molto anomalo.
Erano stati meno di cinque minuti, ma lei aveva fatto in tempo a passeggiare lo stesso impazientemente avanti e indietro nel salone. Ora che sapeva quello che voleva, doveva solo fare in modo che tutto filasse liscio.
Finalmente le porte dell'ascensore si erano aperte, ed era apparso un Jasper molto attento, quasi guardingo. Si doveva essere infilato al volo jeans e maglietta, perchè forse non erano passati nemmeno un paio di minuti da quando lo aveva chiamato.



- Jasper scusami per averti svegliato, ma non potevo davvero aspettare.
- Bella senti...
- Guarda sono molto in difficoltà anch'io in questo momento. Io e te ci conosciamo a malapena... eppure devo dirti delle cose piuttosto personali...
Si era agitata, perchè adesso averlo di fronte in carne ed ossa rendeva più difficile portare avanti quello che si era prefissata di fare.
- Senti, credo sia meglio chiamare Rosalie...
- No! So che tua sorella oggi pomeriggio ha un appuntamento importante... mi ha accennato qualcosa e io per niente al mondo vorrei incasinarla... ma il fatto è che non posso proprio aspettare...
Doveva lanciarsi, non c'era altra soluzione. Lo aveva guardato dritto negli occhi e lui doveva essersene accorto che stava per dirgli qualcosa che lo avrebbe destabilizzato parecchio.
- L'aereo che devo... cioè che dobbiamo prendere se vieni anche tu... parte tra un'ora e mezza. Tecnicamente rischio già di perderlo, Jasper.
Si era irrigidito, era stato l'unico segnale di uno sgomento che probabilmente stava però vivendo.
- Aereo? E dove andresti?
- A Londra, da Edward.
- E lui lo sa?
- No.
- Bella...
- Jasper, ti sto dando la possibilità di accompagnarmi, perchè credo che Edward lo vorrebbe... ma sappi che io partirò lo stesso. Ho delle... cose... da chiarire con lui... insomma... devo vederlo subito! E il fatto che non sappia che sto per raggiungerlo... ecco... insomma... è essenziale.
Jasper aveva assunto una posa che esprimeva chiaramente il suo disagio: le mani infilate in tasca non nascondevano che fossero contratte in due pugni chiusi.
- Per come lo conosco... si infurierà, e parecchio. Principalmente con me.
Era stato chiaro, e lapidario, però nell'esternare la sua opinione.
- Lo so. Ma ti giuro che saprà esattamente che non ti ho dato altra scelta, se non quella di accompagnarmi... credo si infurierebbe di più se arrivassi sola.
A questo punto, la parte difficile l'aveva superata, ora poteva parlare chiaramente con lui.
- Bella, sarò sincero: mi stai mettendo lo stesso in una posizione molto difficile. Edward ha un'idea molto precisa su quella che deve essere la tua sicurezza. E questo che mi chiedi di fare, non fa parte di quell'idea.
- Lo so, e proprio per questo ho bisogno di farlo. Devo fargli capire delle... cose...
L'aveva fissata in una maniera che l'aveva messa in imbarazzo.
- Non sei come ti avevo immaginato.
- Lo capisco... probabilmente non ti aspettavi che mettessi proprio te nei casini... a parte che non succederà. Ti giuro che spiegherò io ad Edward che non ti ho lasciato altra scelta...
- Non mi risparmierà lo stesso da una sua sfuriata. In teoria è a lui che devo rendere conto... come minimo dovrei avvisarlo della tua idea.
Si era resa conto di aver smesso quasi di respirare: questo non rientrava nei suoi piani! Doveva assolutamente impedirglielo. Ma prima ancora di poter parlare, Jasper l'aveva preceduta.
- Ma è anche vero che non ho nessun diritto di limitare la tua libertà... o le tue scelte. Tecnicamente sei ancora minorenne, è vero... ma decisamente in grado di intendere e di volere. Non penso che nessuna giuria mi condannerebbe per averti assecondato. Perciò...
Aveva tirato fuori le mani dalle tasche, alzandole in un gesto di resa.
- ... avviso Rosalie che stiamo per partire e che Edward non deve sapere nulla. Se non mi uccide lei, o se non riesce a farti cambiare idea... metto qualcosa in una borsa...
Aveva guardato l'orologio che indossava.
- ... e ti aspetto tra un quarto d'ora giù in macchina.


Rosalie non aveva fatto nessuna delle due cose: non aveva ucciso il gemello, non aveva cercato di farle cambiare idea. Aveva intuito che tra lei ed Edward fosse successo qualcosa di grave, ed aveva anche capito quanto contasse per lei raggiungerlo. Forse, in questo, aveva una sensibilità diversa rispetto al fratello. Si era anche offerta di accompagnarla al posto di Jasper, ma era stata lei a non volere assolutamente. Il suo appuntamento era davvero importante, non avrebbe mai permesso che lo rimandasse per colpa sua.
Così si era ritrovata a condividere quella sua prova di indipendenza con Jasper. Ancora non ci credeva di esserci riuscita, eppure il fatto che sedesse su quell'aereo ne era la prova concreta.
Stava per dimostrare ad Edward che era in grado di decidere cosa volesse veramente: voleva lui.
- Bella, adesso che ormai il danno è fatto, potresti dirmi qual'è l'altra sorpresa che riceverà Edward?
Jasper aveva solo aperto gli occhi, senza cambiare posizione. Le aveva ceduto il posto accanto al finestrino, dicendole che preferiva quello esterno. Lei aveva avuto il sospetto che lo avesse fatto più per un'idea di sicurezza, però non aveva avuto problemi ad assecondarlo. L'importante, per lei, era stato prendere quell'aereo, per il resto poteva decisamente lasciare che la sua "guardia del corpo" le indicasse come era meglio comportarsi per la sua sicurezza.
Le aveva già, per esempio, chiarito il fatto che una volta a Londra avrebbe dovuto affidarsi a lui in tutto e per tutto: come muoversi in aereoporto, come spostarsi, come raggiungere Edward., e lei non aveva avuto nulla da obiettare.
Sapeva che era vero: Edward si sarebbe infuriato lo stesso con lui, quindi era meglio che non succedesse nulla a rendere la situazione ancora più tesa.
- Ho chiesto a Kelly di raggiungermi a Londra.
Si era sollevato di colpo, nuovamente attento.
- Sapevi che doveva arrivare domani, vero?
- Sì, lo sapevo. Pensavo che l'avessi informata del tuo cambio di programma.
Si era mosso leggermente sul sedile, forse un pò a disagio.
- Penso che avrò bisogno di un'amica vicina...
Non è che lei si sentisse più a suo agio, ma aveva deciso di essere sincera. Ormai, decisamente, si era spinta molto in avanti con lui.
- Capisco.
Mentre lo diceva gli era comparso un sorriso mezzo divertito.
- Anch'io avrò bisogno di un amico... speriamo che Emmett spenda una buona parola nei miei confronti.
Si era ritrovata a sorridere anche lei, stemperando un pò l'imbarazzo tra loro.
- E quando arriva Kelly?
- Atterrerà qualche ora dopo di noi... a dire il vero le ho già detto di non preoccuparsi... che tu saresti andato a prenderla... sai, i suoi genitori contavano sul fatto che stesse con me, quindi erano tranquilli perchè sanno che Edward è molto attento sulla questione "sicurezza"...
Aveva scosso la testa, quasi in un gesto rassegnato.
- Dopo questo, è sicuro che Edward vorrà la mia testa. Adesso ho capito perchè non mi hai detto tutto subito.
Si era sentita leggermente in colpa, un pò era vero, Edward si sarebbe infuriato ancora di più.
Ma aveva deciso di impartirgli una vera lezione: stava per dimostrargli che lui non era più il suo turore legale, ma il suo compagno.
Avrebbe dovuto capire che non doveva più decidere cosa fosse meglio per lei, ma semplicemente accettare il fatto che lei era in grado di deciderlo da sola.
- Scusami, Jasper.
Si erano guardati, consapevoli che il loro rapporto era decisamente passato ad un livello superiore, e nel giro di qualche ora.
- Anzi, posso già dirti che non ti lascerò nei guai: se Edward dovesse licenziarti, la prima cosa che farò dopo aver compiuto gli anni, sarà quella di assumerti. Alle stesse condizioni, ovviamente. Credo sia il minimo che possa fare per te...
Stavolta era comparso un vero e proprio sorriso sul viso del biondo.
- Ho come l'impressione che la vicinanza con Edward stia già avendo una certa influenza su di te. Per essere la tua prima proposta di lavoro, l'hai formulata con una certa sicurezza.
- Chi ti dice che sia stata la mia prima proposta di lavoro?
Si era concessa di scherzare con lui, forse anche per non pensare a quello che l'aspettava una volta che sarebbero giunti a Londra.
- Vuoi dire che hai già fatto la stessa offerta a mia sorella? Allora è per questo che non mi ha ucciso quando le ho detto che ti avrei accompagnato a Londra da Edward?
Era stato allo scherzo, mostrandole finalmente un atteggiamento più disteso nei suoi confronti.
- Forse.
Era scoppiato a ridere, probabilmente concedendosi un atteggiamento meno formale dal momento che oltre a loro, in tutta la business class c'erano solo altri due viaggiatori, e abbastanza lontani da loro.
- E il prossimo passo? Emmett? E poi la scalata alla Cullen Enterprise?
Si era divertita anche lei nel proseguire.
- Forse. Ma credo che una regola fondamentale dell'alta finanza, sia quella di non rivelare troppo le proprie intenzioni.
Mancavano più di sei ore al loro arrivo, e Bella si era augurata che passassero in fretta come erano trascorsi gli ultimi dieci minuti.
Aveva un bisogno disperato di parlare con Edward e convincerlo che lui era la sua unica scelta.










Si accettano scommesse: la faccia di Edward quando vedrà comparire Bella? Jasper vive o muore? XD!
E Kelly? Adesso posso svelarvelo: non era ancora questo il capitolo del suo arrivo, ma non potevo dirvelo nel precedente o avreste "mangiato la foglia" sul fatto che c'era un cambio di programma! Ovviamente nel prossimo giuro che c'è! Questa volta è vero. XD! Cosa le avrà detto Bella per questo cambio di programma?
E poi: Isabella alla riscossa, finalmente, come tante avevano auspicato.
E per finire? Bè, per finire potete scatenarvi contro il povero Edward... però, prima, da autrice innamorata persa del suo protagonista (lo so, lo so è scandaloso! XD!) fatemi spezzare una lancia in suo favore: aveva già la sua buona dose di sensi di colpa, diciamo che Bella gli ha dato il colpo di grazia raccontandogli di quel pomeriggio. Però, come avrete letto, lui si stava battendo in un certo senso per lei quasi nello stesso periodo.
Non mi accusate però di "favoritismi" verso di lui: che sono innamorata persa ve l'ho appena candidamente confessato, no? XD!
Davvero, aspetto con piacere - se vorrete farlo - di conoscere i vostri commenti! XD!
A tale proposito, vi dico anche che non appena postato questo capitolo, arrivo a rispondervi.
Per il prossimo aggiornamento: sono rimasta un pò sballata da questo periodo di "festa". Arriverò lunedì, e tutto riprende con il giro solito, quindi poi giovedì. Insomma è solo questa settimana che sono arrivata con un aggiormento solo.
Mi perdonate? (Immaginate il cucciolo più cuccioloso, ecco è con quell'espressione che ve lo sto chiedendo! XD!).
Un bacio grande.
Robi


PS: non dimenticate che io posseggo degli occhiali moooolto speciali! XD!
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 27 ***


Buongiorno ragazze!
Tutto bene? Forse è meglio se ve lo chiedo dopo che avrete letto il capitolo... o forse dovrei dire "capitolone" vista la lunghezza e il contenuto! XD!
Non aggiungo altro e lascio spazio alla lettura...
Un bacio.
Roberta


PS: sto arrivando con le risposte alle vostre recensioni! Ultimamente il tempo sembra non bastarmi mai, perdonatemi, davvero!



L'aereo era atterrato in perfetto orario, e Londra li aveva accolti con un tardo pomeriggio umido e grigio.

Jasper si era mosso con estrema sicurezza per l'aereoporto di Heathrow dal momento che spesso aveva accompagnato Edward lì, in Inghilterra.
Avevano noleggiato una macchina, ma anzichè usare la sua carta di credito come aveva fatto per i biglietti aerei, Jasper aveva pagato con la sua, impartendole una prima lezione fondamentale riguardo l'idea di privacy che aveva Edward: meno tracce informatiche possibili su arrivi e partenze. Le carte di credito che usavano loro, in queste occasioni, erano intestate ad un'azienda che non era riconducibile al nome Cullen.
Se d'acchito le era sembrato eccessivo, quasi paranoico, dopo averci riflettuto bene era giunta alla conclusione che Edward tentava solo di difendere il più possibile una privacy che per la maggior parte delle persone era invece scontata.
Quando avevano finalmente lasciato l'aeroporto, Bella aveva avuto una sensazione di dejà-vu: le era sembrato il suo arrivo a New York.
- Okay, direi che adesso possiamo chiamare Emmett e sentire dove sono.
Bella si era riscossa da quei pensieri, concentrandosi su Jasper. Riconosceva che era stato decisamente meglio essere in sua compagnia: da sola se la sarebbe cavata, ma magari con qualche impaccio in più.
- Posso parlarci io?
Il biondo le aveva sorriso, non riuscendo a scacciare del tutto una certa tensione. Scaturiva dall'idea che Edward incombeva sempre di più su di loro, ed entrambi, per motivi certamente diversi, avevano motivo di essere tesi.
- Vuoi già spendere una buona parola per me?
Si era preoccupata sinceramente.
- Devo farlo? Cioè, c'è veramente il rischio che Emmett se la prenda con te?
- Forse lui sarebbe stato più inflessibile con te...
Poi aveva scosso la testa, una smorfia a metà tra il divertito e l'ironico.
- Ma poi ci sarebbe stata Rosalie a fargli cambiare idea... quindi, il risultato non cambia poi molto.
Emmett era quello che a livello di esperienza di vita le incuteva più timore in un certo senso.
- Ma "inflessibile" nel senso che mi avrebbe davvero impedito di partire?
- No, no... noi non siamo un limite alla tua libertà personale, Bella. Edward vuole sicurezza, non dei carcerieri!
Era diventato serio, fissandola negli occhi.
- Emmett probabilmente avrebbe insistito per avvisare prima Edward, intendevo dire solo questo. Poi ti avrebbe accompagnato proprio come ho fatto io.
Aveva sospirato, proprio come se fosse davanti ad una decisione difficile da prendere.
- Insomma... diciamo che davanti a questo tuo atteggiamento più "risoluto", ecco per noi è come se si venisse a creare un conflitto di interessi.
- Cioè?
Non era riuscita a capire bene cosa intendesse dirle.
- C'è quello che vuole Edward per te da una parte... e quello che vuoi tu dall'altra. Noi in mezzo.
Ora le era più chiaro, molto più chiaro.
- Ora capisco... Edward ha un idea di sicurezza per me che sfocia un pò troppo nel protettivo, giusto?
- Abbastanza giusto... perchè leverei "un pò" e metterei "molto".
Era stato tremendamente sincero, anche spiazzandola un pò. Le era sembrato che ci fosse una leggera critica nelle sue parole.
- Scusami, non dovevo.
Sicuramente la sua espressione doveva essere stata molto trasparente, perchè Jasper si era irrigidito insieme a quelle scuse.
- No... bè... insomma, penso tu abbia una sufficiente conoscenza della nostra... situazione, intendo mia e di Edward, per poter esprimere un giudizio sincero.
Era imbarazzante, tanto, ma era anche la verità: loro tre conoscevano abbastanza della vita di entrambi per poter giudicare obiettivamente come stavano le cose.
- Conoscere non significa che debba giudicare, però. Scusami davvero, sono stato inopportuno.
Aveva estratto il cellulare subito dopo, come a voler chiudere quella conversazione, per chiamare Emmett.
- Sempre dell'idea che ci vuoi parlare tu?
Glielo aveva chiesto mentre attendeva che dall'altra parte rispondesse.
- Sì, mi sembra più giusto dal momento che devo chiedere anche la sua collaborazione...
Aveva solo annuito, perchè Emmett aveva risposto.
- Ciao Emmett, rispondi prima solo sì o no: Edward è lì con te?
Bella aveva sentito il cuore iniziare a battere con più forza: se fosse stato lì con lui, sarebbe stata costretta a parlargli inizialmente per telefono, e non avrebbe voluto. Gli avrebbe dato il tempo di riflettere troppo, prima di arrivare a parlargli di persona.
- Bene, allora ti passo una persona. No, no tranquillo, Rose e Bella stanno entrambe bene...
Bella aveva avuto solo il tempo di pensare che Rosalie era stata davvero fanstastica perchè non aveva avvisato nemmeno il suo compagno, e che invece Emmett doveva essersi subito preoccupato che fosse successo qualcosa a una delle due.
Poi Jasper le aveva passato il cellulare, e il cuore non aveva smesso lo stesso di battere come un tamburo.
- Ciao, Emmett.
- Bella? Sei tu?
- Sì, sono io. Sono con Jasper, ovviamente.
Un ottimo inizio, non c'era che dire, era talmente agitata solo nel dover parlare con lui, da non osare pensare come si sarebbe sentita davanti ad Edward.
- Scusa la franchezza: ma cosa sta succedendo?
Aveva sentito una certa tensione, forse il pensiero era tornato a Rosalie, al fatto che gli nascondessero qualcosa.
- Io e Jasper siamo a Londra. Stiamo lasciando l'aeroporto di Heathrow in questo momento.
- Scusa? Ho capito bene? Siete qui a Londra? Edward non mi ha detto nulla del vostro arrivo...
- Non lo sa, infatti, Emmett.
Il silenzio che era seguito era valso più di mille parole. Le era sembrato di vedere la faccia di Jasper quando gli aveva detto che sarebbe andata a Londra.
- Immagino che Jasper abbia provato a dirti che Edward non sarà entusiasta di questa tua idea...
- Sì. E per onore di cronaca: non ha avuto altra scelta se non quella di accompagnarmi. Ci sarei venuta anche da sola.
- Ecco, questo sì che avrebbe voluto dire fornire ad Edward la sua testa su un vassoio d'argento. Così, invece, qualche chance ce l'ha ancora.
- Direi che vi state preoccupando più del dovuto... capisco che magari avreste preferito che lo avvisassi, però...
- Sarebbe stato decisamente meglio.
- Parlerò io con lui, comunque. E' una mia decisione, Emmett, non può prendersela con voi.
- Mi verrebbe da dirti: non conosci Edward, ma in realtà lo conosci, quindi... comunque, immagino che questa telefonata sia per sapere dove si trova adesso, giusto?
- Giusto.
- Siamo ancora nella sede londinese della Cullen E.se, l'incontro sta andando per le lunghe. Ora stanno facendo una pausa per mangiare qualcosa e mi ha detto che prevede di averne ancora per minimo due o tre ore.
- Ti ha detto... ti ha detto se poi andrà a casa?
Le era costata un certo imbarazzo quella domanda: le sembrava quasi di "spiare" la vita di Edward in quel momento.
- In realtà non me l'ha detto, ma suppongo che lo farà. Era parecchio... stanco già quando siamo arrivati.
Emmett aveva usato la parola "stanco" ma lei aveva intuito che dietro ci fosse stato tutto quel tormento che aveva vissuto anche lei in quelle ore lontana da lui.
- In ogni caso, Bella, è preferibile che vi incontriate lì. Venire qui sarebbe davvero...
- No, no. Non pensavo affatto di venire lì, Emmett. So che sarebbe una pessima idea.
Prendere Edward in contropiede in un luogo che non fosse stato più che privato si sarebbe rivelata una mossa decisamente sbagliata. Soprattutto perchè lei per prima non avrebbe saputo dire quale sarebbe stata la sua reazione nel vederlo. Propendeva  per l'idea che sarebbe anche potuta scoppiare a piangere per l'emozione.
Probabilmente era assurdo, ma le sembrava di essere lontana da lui non da ore, ma da giorni.
Il desiderio di vederlo era diventato quasi un bisogno fisico.
- Jasper, infatti, mi sta accompagnando a casa di Edward.
A casa di Edward.
Lui le aveva detto che ogni casa che possedeva, sarebbe stata anche la sua. Ma in quel momento non le riusciva di pensarla così.
- Quindi, Bella, è ufficiale che stai chiedendo anche a me di mantenere il silenzio sulla tua presenza qui.
Era stato terribilmente serio nel chiederglielo. E come era già successo per Jasper e Rosalie, si era sentita in colpa. Non le era piaciuto doverli coinvolgere, ma non è che avesse avuto molte altre scelte.
- Sì, decisamente.
Aveva guardato di sottecchi Jasper, concentrato nella guida che prevedeva l'utilizzo della corsia opposta a quella a cui era abituato. Non sembrava però affatto risentirne, anzi le sembrava immerso in pensieri che non avevano nulla a che fare con la guida.
Il silenzio dall'altra parte del telefono stava iniziando a farsi pesante: poteva capire Emmett, avrebbe dovuto mentire con Edward presente. Per Jasper e Rosalie, in quel senso, era stato più semplice.
Capiva che per tutti loro doveva apparire una sorta di "tradimento" nei confronti di quello che in fondo, nonostante i rapporti più che amichevoli, rimaneva il loro datore di lavoro.
- Ci devi un favore, Bella, lo dico davvero. Tendo ad avere un senso del dovere molto forte, deriva da una disciplina che ormai è diventata parte di me. Mentire è qualcosa che faccio molto raramente, e doverlo fare con persone per cui nutro una sincera stima è ancora più difficile.
Sicuramente doveva ringraziare la buona sorte che fosse stato Jasper a rimanere a New York. Probabilmente Emmett sarebbe stato un osso davvero più duro da convincere.
- Lo capisco. E ti ringrazio. E sarò sicuramente in debito con voi. Comunque dirò ad Edward che sono io che vi ho convinto a rimanere in silenzio.
- E' già un buon inizio... adesso potresti ripassarmi Jasper?
- Sì, certo.
Aveva passato il cellulare a Jasper, finalmente libera di sentirsi un attimo più tranquilla. Avrebbe avuto tempo per prepararsi a quell'incontro con Edward.
Aveva davvero la sensazione che sarebbe stato fondamentale quel momento tra loro: se non fosse riuscita a fargli cambiare idea adesso, davanti a quella sua dimostrazione che sapeva ciò che voleva per lei, forse non ci sarebbe riuscita in nessun altro modo.



XXXXXXXXXXXXX



L'appartamento occupava l'ultimo piano di una palazzina in stile liberty nella zona di South Kensington.
Jasper era stato munito delle chiavi di ingresso, ovviamente. Inoltre, la guardia di sicurezza non aveva mostrato alcuna incertezza nel riconoscerlo, limitandosi a salutarlo cordialmente, senza fare ulteriori domande. Se anche l'aveva riconosciuta, si era limitato anche con lei ad un semplice buonasera.
Quando era stata sola, lo aveva visitato stanza per stanza, riconoscendo lo stile di Alice: elegante, ma senza eccedere nella ricchezza degli arredi. Prediligeva sempre il legno per i pavimenti, rendendo gli ambienti sicuramente più caldi, e colori tenui sia per i muri che per i mobili.
In cucina, spinta da una sorta di masochistica sofferenza, aveva cercato la dispensa per guardare ciò che c'era al suo interno. Come aveva immaginato, dato che lei non era attesa in quella casa, non aveva trovato quella parte di cibo che incontrava i suoi gusti.
Chi di dovere, forse Edward stesso, aveva informato Alice che lei non lo avrebbe accompagnato.
Era stupido lo sapeva, ma aveva contribuito a rendere più dolorosa la situazione. Era come se la sua presenza fosse già stata cancellata dalla vita dell'uomo che aveva deciso di non essere giusto per lei.
La suoneria del cellulare aveva interrotto quei pensieri sempre più negativi, facendola accorrere in salone, per frugare nello zaino alla sua ricerca.
Quando lo aveva trovato, un moto di vera gioia l'aveva colta.
- Kelly! Finalmente! Sei arrivata? Tutto bene? Hai trovato Jasper ad aspettarti?
- Ehi, Bella, calma! Guarda che ho già viaggiato altre volte...
Si era lasciata cadere sul divano, un pò divertita, un pò commossa. Decisamente era in un momento dove le sue emozioni sembravano essere su delle montagne russe impazzite.
- Scusami, hai ragione. Devo essere un pò agitata.
- Direi di sì. Comunque, sono arrivata, va tutto bene... e Jasper l'ho trovato ecco... decisamente una bellissima sorpresa! Ma sai se ha la licenza per portare in giro quel sedere da paura che si ritrova?
- Dio, Kelly, voglio sperare che lui non sia lì nei paraggi...
L'amica era una manna mandata dal cielo, non c'era altra definizione. Aveva sempre il potere di farla sentire meglio anche solo con le sue cavolate.
- Ovvio che sì. Sono chiusa nella toilette delle signore. Lui è fuori che mi aspetta. Comunque se tanto mi da tanto, immagino che la sua gemella sia una che è in grado di uccidere un uomo solo con lo sguardo!
Si erano ritrovate a ridere, perchè la complicità tra di loro era istintiva.
- Kelly, io muio dalla voglia di vederti. Solo che non credo sia possibile prima di domani mattina...
- Devo dedurre che Edward non è ancora rientrato, quindi ancora niente chiarimenti.
Il cuore le era balzato in gola: ecco che era come se affrontasse una discesa mozzafiato tra quegli alti e bassi emozionali.
- Già. Emmett mi aveva detto che ne avrebbe avuto ancora per un bel pò...
- Però, cavoli, anche voi... litigare il giorno prima del mio arrivo! Non che mi dispiaccia questo fuori programma a Londra, intendiamoci. La conosco molto bene ed ho in progetto di fartela visitare in lungo e in largo... negozi compresi! E me lo devi, quindi non provare nemmeno a ribellarti!
Sapere che Kelly ci sarebbe stata qualunque cosa fosse successa con Edward era un sollievo enorme. Le avrebbe raccontato tutto finalmente, trovando così davvero qualcuno che, sperava, l'avrebbe compresa e sostenuta.
- Stavolta non posso davvero dire di no. Sei un'amica unica, Kelly. Ti voglio bene.
Le era tremata leggermente la voce, anche se aveva cercato di controllarla.
- Bella, ti prego, non fare così. Vedrai che con Edward si sistema tutto. Senti... non vuoi che faccia una scappata lì... se ne ha ancora per un pò...
- No, davvero. Sarai stanca anche tu... e poi, ora sono davvero un pò... agitata.
Le veniva già da piangere solo a sentirla, vederla sarebbe stato un vero disastro. Oltretutto avrebbe capito subito che c'era qualcosa di più profondo tra lei ed Edward del semplice affetto che le aveva spacciato sinora.
No, avrebbe voluto avere il giusto tempo a disposizione per parlare con l'amica.
- E' proprio per questo che vorrei vederti...
C'era stato un attimo di incertezza nella voce dell'amica.
- ... senti, Bella... sì, sì, certo! Va tutto bene... sono al telefono con Bella!
Si era interrotta, rivolgendosi chiaramente a qualcun altro.
- Scusa, era Jasper, si stava preoccupando. Probabilmente non vede l'ora di sistemare anche me... ossia l'altra patata bollente che gli hai rifilato! Certo che lo hai incastrato per bene! Mi piace questa nuova versione di te così intraprendente, sai?
Aveva avuto la sensazione che prima di essere interrotta l'amica stesse per dirle qualcosa di importante, ma che poi avesse cambiato idea.
- Guarda che non c'è bisogno di rabbonirmi ulteriormente... ti ho già detto che verrò con te per negozi!
- Uffa! Ma quando imparerai ad accettare un complimento? Bisogna che lavoriamo ancora un pò sulla tua autostima. Però mi sa che adesso è meglio se esco da questo bagno... inizio a sentirmi un pò in colpa per Jasper. Non vorrei che qualcuno lo scambiasse per un maniaco appostato qua fuori! Oddio, un maniaco con un sedere che...
- Kelly! Ti prego! Non continuare o non riuscirò più a guardare Jasper negli occhi...
- In effetti, tra sedere e occhi non so cosa è meglio guardare...
- La maniaca sei tu, te ne rendi conto?
Erano ritornate a scherzare, probabilmente per spezzare la malinconia di non vedersi subito.
- Mai sostenuto il contrario, mi sembra.
- Vero. Ma Jasper è...
Si era bloccata di colpo perchè quello che stava per dirle le era apparso del tutto fuori luogo: Jasper è troppo grande per te.
Aveva solo un anno in più di Edward.
- Jasper è? Sposato? Fidanzato? No! Oddio, no, non dirmi che è insensibile al fascino femminile!
Kelly non sembrava nemmeno contemplare l'opzione che fosse più grande di lei.
- Jasper è un collaboratore di Edward... sarebbe imbarazzante se tu gli saltassi addosso. Questo volevo dire.
Aveva mentito, ma di certo non avrebbe tirato fuori l'argomento, almeno non adesso.
- Dici? In effetti... rigido come è Edward...
La stava prendendo in giro adesso.
- Senti, direi che ne hai dette abbastanza di scemate.
- Giusto, mamma. Allora ti saluto, faccio la brava, e vado dritta dritta in hotel. E senza più adocchiare il sedere di Jasper, facendo pensieri impuri su di lui.
Aveva sfoderato il tono da brava ragazza, quello con cui le si rivolgeva quando affermava che certe volte le sembrava proprio che fosse più sua madre che la sua migliore amica.
D'altronde, non faceva nemmeno mistero sul fatto che tra le due, la ritenesse la più matura ed assennata.
- Ecco, brava. E dopo che ti sei sistemata, mi mandi un messaggio.
- Ovvio, mamma. Non dovevi nemmeno chiedermelo... ah, e stai tranquilla che mi lavo anche i denti... e dico le preghiere... e poi mi copro bene!
Quante volte avevano scherzato così in stanza? Quando Kelly aveva avuto le due storie con dei ragazzi dell'ultimo anno, c'erano state sere in cui aveva sfidato le regole del St. Marie e si era incontrata con loro di nascosto. Ogni volta lei si era preoccupata che potesse essere scoperta, così quando era rientrata le era venuto abbastanza spontaneo farle una specie di "paternale", a cui lei rispondeva con quello scherzo della bambina che fingeva di rivolgersi ubbidiente alla madre.
- Kelly, ti adoro. E domani te lo dimostro.
- Ti voglio bene, e domani te lo dimostro anch'io, Bella. Aspetto una tua telefonata, okay?
- Okay. Un bacio. A domani.
- Bacio. A domani.
Aveva chiuso la conversazione, ripiombando nel silenzio più assoluto. Erano ormai le dieci passate. Si era rialzata dal divano, pensando a cosa fare per tenersi impegnata ed impedire che la sua agitazione crescesse in maniera esponenziale ogni minuto che passava.
Di guardare la tivù non se ne parlava, riviste non ne aveva trovate e forse non le avrebbe nemmeno voluto sfogliare... si era girata verso la libreria. Non era rifornita come quella che aveva trovato a New York, però c'erano sufficienti volumi tra cui curiosare. Probabilmente non sarebbe servito lo stesso, dal momento che si sentiva scorrere adrenalina pura al posto del sangue, però poteva provarci.
Si era avvicinata, iniziando a scorrere i dorsi dei volumi, leggendone i titoli. C'era un pò di tutto: romanzi attuali, classici, storici. C'erano alcune biografie di personaggi politici del passato, alcuni saggi... e poi aveva trovato qualcosa di veramente stupefacente.
La tesi con cui si era laureato Edward proprio lì in Inghilterra, alla Oxford University.
L'aveva presa, notando la rilegatura semplice ed essenziale. Constava più di quattrocento pagine. Ovviamente aveva come oggetto il mondo della finanza.
L'aveva sfogliata, leggendone alcuni brani e ritrovando immediatamente l'attitudine naturale che aveva Edward nel parlare di economia e finanza.
Si era riaccomodata sul divano, ritornando alla prima pagina ed iniziando a leggere.
Era un testo prettamente studentesco, eppure le era sembrato di sentire la voce di Edward che lo esponeva. Ed era stato come averlo vicino.
Si era immersa nella lettura, sperando così di annullare il tempo che la separava dal suo arrivo.



XXXXXXXXXXXX



Era stato il trillo di un messaggio in arrivo a svegliarla. Era di Jasper, l'avvisava che Emmett ed Edward erano sulla strada di casa.
Lo aveva ringraziato sinceramente, perchè lo aveva fatto di sua spontanea volontà di avvisarla, probabilmente intuendo che a lei avrebbe fatto piacere saperlo.
Subito dopo era stata sommersa da un'ondata di panico.
Come avrebbe reagito alla sua presenza? E se le avesse dimostrato di non esserne minimanete toccato? Se non fosse riuscita a parlargli come desiderava fare? Se non fosse...
Si era imposta di respirare profondamente per calmarsi. Non doveva certo perdere lucidità proprio adesso. Non aveva fatto altro che pensare a come lo avrebbe affrontato, cosa gli avrebbe detto, cosa avrebbe fatto.
Solo che adesso stava diventando reale il doverlo fare ed era tutta un'altra cosa.
Di lì a poco lo avrebbe rivisto, e l'unica cosa che avrebbe desiderato fare davvero era rifugiarsi tra le sue braccia.
Se l'avesse respinta...
No! Non sarebbe accaduto. Sarebbe riuscita a fargli comprendere che non c'era cosa più importante del fatto che si amassero.
Non contava il passato, non più, ora c'era il presente.
Si era ritrovata  a decidere dove e come aspettarlo. Le era venuto abbastanza istintivo di spegnere le luci, decidendo di sedersi su uno dei due divani nella parte più lontana del salone rispetto alla porta di ingresso, permettendole di rimanere leggermente nascosta dalla spalliera..
Così avrebbe avuto il tempo di cogliere una prima visione di lui senza che si accorgesse della sua presenza, magari intuendo anche il suo stato d'animo.
I minuti successivi erano trascorsi lentamente, quasi dilatandosi all'infinito, scanditi solo dal battito del suo cuore.
Poi, proprio come l'esplosione improvvisa di una detonazione, aveva sentito il rumore di una chiave girare nella serratura. Aveva guardato l'orologio solo qualche attimo prima, registrando che era quasi mezzanotte e portando a più di ventiquattro le ore che li avevano divisi.
Un'eternità, praticamente.
Quando la porta si era aperta, la sua figura si era stagliata sulla soglia, illuminata dalla luce dalla scala esterna. Prima che la richiudesse con una leggera spinta, era riuscita a scorgere solo che indossava un vestito scuro, di cui stava già slacciando la giacca, e che aveva in mano delle cartelline.
Non aveva acceso la luce, e l'oscurità era stata quasi totale inizialmente. Entrava, infatti, solo il riverbero della luce dei lampioni in strada, creando appena un pò di penombra.
Aveva intuito dal tonfo prodotto che avesse appoggiato le cartelline sul basso mobile subito vicino all'ingresso, poi ritonando a vedere nella penombra, lo aveva visto gettarvi sopra anche la giacca.



Dopo era stata la cravatta ad essere sfilata e buttata distrattamente da qualche parte, forse cadendo direttamente a terra.
Lo aveva visto sbottonarsi il colletto della camicia, i polsini, per poi arrotolare le maniche sugli avambracci. Aveva fatto qualche altro passo in avanti, ma come se gli fosse costato un notevole sforzo.
Dai suoi gesti le era sembrato che fosse lì solo con il corpo, ma non con la mente.
Cosa c'era nei suoi pensieri?
Non era riuscita a risparmiarsi di sperare che ci fosse lei... la voglia di lei.
La stessa che lei adesso aveva di lui.
Si era sforzata di rimanere ancora immobile. Le sembrava che quel momento fosse totalmente suo di diritto.
Il suo posto era lì con lui.
Avrebbe voluto esserci ogni volta che fosse rientrato a casa, ne era certa più che mai.
Si era passato le mani nei capelli, sospirando pesantemente. Si era spostato dalla parte opposta del salone, dove c'erano due ampie poltrone. Su di una si era lasciato cadere, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e sprofondando il viso tra le mani.
Quel gesto le aveva provocato una fitta che le aveva trapassato il cuore.
- E' questo quello che vuoi davvero? Rientrare in una casa vuota, senza di me ad aspettarti?
Si era rialzato di scatto, voltando il viso nella direzione da cui era provenuta la sua voce.
- Isabella!
Aveva pronunciato il suo nome a metà tra una stupita invocazione e un richiamo minaccioso.
- Ciao, Edward.
Non sapeva nemmeno lei come fosse riuscita a mantenere quel tono di voce calmo. Non sapeva nemmeno come era riuscita ad andare verso di lui senza che le gambe le cedessero.
Edward, dal canto suo, aveva avvertito come una scossa elettrica lungo tutte le terminazioni nervose, che lo aveva fatto tremare non capiva se più di stupore o di rabbia.
L'unica certezza, in quel momento, era la presenza di Isabella .
Nella stanza quasi buia, era riuscito solo a scorgere la sua figura snella avanzare verso di lui.
Ma era bastato perchè tutto in lui gli gridasse di stringerla a sè e non lasciarla più andare. Perchè sì, avrebbe voluto ritrovarla ogni volta che avesse varcato la soglia di casa, non desiderava altro dalla vita.
Si era aggrappato alla rabbia, quella provocata dall'idea che lei fosse arrivata lì senza che lui ne avesse saputo nulla, per riuscire a trattenersi.
Perchè lui non voleva lasciarla, lui doveva lasciarla andare ed era per quello che era partito immediatamente mettendo più distanza possibile tra loro due. Se non lo avesse fatto, non sarebbe mai stato capace di rispettare quella sua stessa decisione.
- Isabella dovevi...
- Non sei in diritto di dirmi niente, Edward. Perchè mi hai lasciato libera di decidere della mia vita, e io ho deciso che volevo venire qui da te.
Si era fermata ad una distanza tale che se anche si fosse permesso di toccarla, avrebbe dovuto fare un passo volontario verso di lei.
- Come ho deciso che ti avrei concesso quel mese di vacanza per capire cosa provassi davvero per me, o deciso che mi sarei potuta fidare di te, o deciso che eri molto di più di quello che sei sempre stato, o deciso che mi ero innamorata di te, o deciso che avrei fatto l'amore con te, o deciso che sarei venuta a vivere con te, o deciso che avrei affrontato la tua vita incasinata pur di rimanerti accanto, o deciso che tu eri e rimani l'uomo giusto per me, perchè sono decisamente convinta che non voglio rinunciare a te, a differenza tua.
Non riusciva quasi a respirare, come soffocato dalla sensazione che anche solo muovere un muscolo avrebbe voluto dire scatenare qualcosa di cui non ne conosceva nemmeno lui la portata.
- E se ancora non bastasse, io ho deciso di raccontarti ciò che è successo quel pomeriggio perchè volevo che tra noi non ci fosse più nessuna ombra. Ho deciso che volevo chiudere col passato, perchè sono decisa a vivere il presente senza più dovermi guardare indietro.
Mille emozioni si alternavano dentro di lui: era furioso per il fatto che Isabella fosse arrivata lì senza che lui ne fosse stato al corrente. Minava fortemente quell'istinto di protezione che aveva sempre sentito forte nei suoi confronti, forse anche quel senso di possesso che negli ultimi tempi si era andato particolarmente accentuando. Ma era anche terribilmente felice che lei gli stesse dicendo tutte quelle cose, era come se un balsamo benefico si riversasse dentro di lui, andando a lenire una ferita che si era aperta profonda e dolorosa.
Combattuto, dilaniato da questi sentimenti constrastanti, aveva avuto ancora più paura di quello che stava crescendo dentro di lui.
- Io ho deciso di amarti, Edward. Ed è una scelta che tu non puoi più influenzare, puoi solo accettarla.
Si era pericolosamente avvicinata, adesso era proprio di fronte a lui, tanto che sentiva il suo profumo ed il suo calore avvolgerlo.
- Adesso sei tu a dover decidere cosa vuoi davvero... e una volta che lo avrai fatto, dovrà essere una scelta sicura. Almeno quanto lo è stata la mia nel venire qua da te.
Era rimasto perfettamente immobile mentre si era alzata sulla punta dei piedi, posandogli le mani sul torace, e sfiorandogli le labbra con un bacio delicato.
- Io so cosa voglio: voglio te. Ma se tu non mi vuoi con la stessa decisione... allora... allora le nostre strade si divideranno per sempre.
Leggera come si era avvicinata, si era anche allontanata, lasciandolo immediatamente con una sensazione di vuoto e di gelo addosso. Ma non si era mosso, non le aveva rivolto la parola, nè l'aveva trattenuta.
L'aveva guardata indietreggiare, passo dopo passo.
- Mi sono sistemata nella stanza degli ospiti... e ti prego di non venirmi a cercare sino a quando non avrai una risposta sicura da darmi.
Chi era quella ragazza? Quando era apparsa nella sua vita?
- Un'ultima cosa, ma non meno importante: nessuno mi avrebbe potuto impedire di venire qui da te. Nemmeno tu. Quindi prenditela solo con me per questa mia apparizione improvvisa e con nessun altro.
Si era già voltata, dirigendosi verso la zona notte, verso quella camera che avrebbe occupato da sola.
- Ora scusami, ma non credo di avere più niente da dirti. Sono anche parecchio stanca... buonanotte.
L'arrivo inaspettato, il suo atteggiamento, le sue parole... quel bacio... era stato come se un tornado fosse entrato dentro di lui, lasciando dietro di sè soltanto devastazione e confusione.
Non gli aveva lasciato scampo Isabella, o tutto o niente. E lui non sapeva cosa avrebbe dovuto scegliere.




XXXXXXXXXXXXXX




- Ciao, Bella.
- Ciao, Jasper.
Era bastato ad entrambi guardarsi in viso per capire che Edward aveva lasciato il segno su tutti e due.
Bella sapeva di avere ombre scure intorno agli occhi e un'espressione decisamente tirata. Jasper dal canto suo aveva uno sguardo cupo e un portamento rigido.
Quando lo aveva chiamato, spiegandogli che aveva appuntamento con Kelly per colazione nell'hotel in cui soggiornava, lui aveva risposto senza esitazioni che l'avrebbe accompagnata.
Tutto questo era successo dopo una notte trascorsa in bianco ad attendere un segno da Edward che non era arrivato. Non l'aveva nemmeno sentito muoversi per l'appartamento. Alla fine, aveva atteso le otto e poi non ce l'aveva più fatta, era uscita dalla stanza. Si era aggirata in cerca di lui cercando di sembrare naturale, ma avrebbe potuto risparmiarsi la fatica: era già uscito. Lo aveva capito dal biglietto che aveva trovato attaccato alla porta di ingresso con cui Edward, in maniera chiara e concisa, le diceva solo di contattare Jasper per qualsiasi esigenza.
Un messaggio che l'aveva gettata ancora di più nel baratro di una disperazione nera: era abbastanza chiara quale sarebbe stata la sua risposta.
- Rosalie ti saluta. L'ho sentita prima...
Stavano salendo in ascensore per raggiungere il parcheggio sotterraneo, e lei era tornato a guardarlo.
- Grazie. Poi magari la chiamo, così le chiedo anche del suo appuntamento.
Aveva annuito, accennando un'ombra di sorriso.
- Ne sarà contenta. Comunque è andato abbastanza bene. L'ho sentita serena e fiduciosa.
- Bene. Mi fa davvero piacere.
Era sincera, perchè Rosalie si era già guadagnata un pezzetto della sua stima e della sua simpatia.
- Senti, Jasper... dimmi la verità, però... Edward se l'è presa con te?
Erano arrivati, nel frattempo, alla macchina e stavano per salire. Si erano guardati, ai lati opposti della vettura, aspettando.
- Sì. Per dirla in parole povere, mi ha fatto pelo e contropelo.
Aveva avuto la netta sensazione che non fosse stato piacevole. Probabilmente Edward aveva sfogato su di lui anche qualcosa che avrebbe dovuto essere diretto a lei.
Solo che con lei non aveva avuto parlare.
Era perchè non aveva risposte da darle? O forse perchè non parlarle era già una risposta che lei avrebbe dovuto prendere come negativa?
- Mi dispiace, sul serio. Gli ho detto che ero decisa e che voi non potevate fare altro che assecondarmi...
- Tranquilla, Bella. Quando ero in polizia, mi beccavo una ramanzina dal mio superiore un giorno sì e l'altro pure. Sono sempre stato un tipo un pò restio a seguire le regole...
Le aveva accennato un sorriso, ma non era arrivato allo sguardo, rimasto cupo.
- Però, a differenza del mio ex superiore che era solo un ottuso burocrate, Edward ti ascolta veramente quando gli spieghi le tue ragioni.
Non sembrava ostile nel parlare di lui e questo l'aveva spinta ad approfondire.
- Posso chiederti cosa ti ha rimproverato? Cioè, cosa avresti dovuto fare secondo lui?
Si era appoggiato al tetto della macchina, stringendo le chiavi tra le mani. Un segno di nervosismo che non le era sfuggito.
- Scusami, Bella... ma preferirei che ne parlassi direttamente con lui.
Non poteva dire di Jasper che non fosse diretto e sincero. Però, lo apprezzava di più come comportamento. Avrebbe sempre potuto contare sulla sua onestà.
- Scusami tu. E' che al momento...
Si era mossa un pò a disagio, ma forse già lo sapeva, quindi...
- ... bè, non ci parliamo. O meglio... lui non mi parla.
Le era venuto da pensare alle volte che Jasper lo aveva accompagnato al St. Marie da lei. Chissà in quali occasioni era stato, se magari in una di quelle dove avevano litigato abbastanza duramente. Edward gliene aveva parlato? Forse lo aveva fatto con Emmett, col quale era sicuramente molto in confidenza, ma non con lui.
- Capisco.  
Era tornata a chiedersi come interpretare il silenzio di Edward . Aveva capito di averlo davvero spiazzato con il suo arrivo, ma dopo quello che gli aveva confessato... ecco, non era quella la reazione in cui aveva sperato.
- Meglio andare, Bella. Anche Londra non scherza a traffico. Rischi se no di arrivare per pranzo dalla tua amica.
Jasper l'aveva riportata ancora una volta al presente, e per tutta risposta aveva annuito, salendo in macchina.
- Posso farti un'ultima domanda? Ovviamente puoi anche non rispondere...
Sapeva che se non avesse voluto, Jasper non le avrebbe comunque risposto, però le era sembrato lo stesso giusto da dire.
- Se l'è presa anche con Emmett e Rosalie?
- Hanno avuto la loro parte.
- Riparlerò con Edward...
- Non ti preoccupare, Bella. Ognuno di noi ha già avuto modo di chiare le cose con lui.
Le parole di Jasper erano suonate come un altro punto a suo sfavore: solo a lei, infatti, aveva negato una vera possibilità di dialogo.



XXXXXXXXXXXXX



L'abbraccio in cui si erano strette lei e Kelly aveva avuto un pò il sapore di quegli abbracci da film strappalacrime.
Passata l'emozione iniziale, lo avevano riconosciuto loro stesse, ridendone subito dopo a crepapelle.
- Non voglio immaginare come sarebbe stato se ci fossimo viste a distanza di un anno, e non di un mese!
La suite occupata da Kelly si era riempita di nuove risate, mentre continuavano però a rimanere semiabbracciate.
- Probabilmente saremmo state peggio di quei parenti che si ritrovano dopo una vita intera passata divisi! Tipo quel programma che vedevamo ogni tanto con la scusa di perfezionare il nostro spagnolo...
- Oddio, è vero! Sai che l'avevo rimosso? No, dai, a quei livelli no, Kelly! Io sarei morta prima di imbarazzo!
Rivedere l'amica era stato per Bella davvero come abbeverarsi ad una fonte limpida e fresca dopo aver attraversato il deserto.
In quel momento si sentiva bene, nemmeno l'idea di doverle raccontare tutto riusciva a turbarla: sentiva che non sarebbe potuta andare che bene, Kelly avrebbe capito.
- Comunque, avresti fatto un figurone... sei uno schianto, Bella! Magari oggi hai un pò gli occhi da panda... ma per il resto... wow!
L'aveva presa per le spalle, allontandola leggermente come se la stesse sottoponendo ad un vero esame.
- Ti dona da morire l'abbronzatura... e poi hai messo su qualche chilo che finalmente ti ha un pò ammorbidito nei punti giusti! Per non parlare poi degli occhi... così non li hai mai avuti!
Bella si era domandata cosa avrebbe potuto dirle se l'avesse vista solo due giorni prima... quando ancora lei ed Edward erano insieme.
Quel pensiero era arrivato a tradimento, sconvolgendola.
Era quella la verità? Edward stava cercando di farle capire che davvero non sarebbero più stati una coppia?
- Ehi, Bella...
Era bastato quel tono dispiaciuto dell'amica per farla scoppiare a piangere. L'ulteriore dimostrazione di come fosse sempre più in balia di pensieri negativi e cupi.
Si era stretta di nuovo a Kelly, questa volta in cerca di un conforto che già altre volte le aveva regalato.
- Ehi...
- Scusami... non volevo... pensavo che... che non mi avresti più vista così... perdonami...
- Non dirlo neanche per scherzo! Io ti voglio bene, Bella. Dai, vieni... raccontami... cosa è successo tra te ed Edward?
L'aveva sospinta verso il divano, dove si erano sedute vicine, le mani unite.
- Non so... non so bene da che parte iniziare...
Il momento della verità era arrivato.
- Magari dal fatto che sei... innamorata di Edward?
Aveva provato caldo e freddo contemporaneamente, ritrovandosi a guardare l'amica con gli occhi sgranati dallo stupore.
- Bella, tesoro, sei come una sorella per me... pensavi che non me ne sarei accorta?
Non era riuscita a parlare, un nodo troppo stretto in gola le impediva di farlo.
- Davvero pensavi che non mi fossi accorta di come mi parlavi di lui? O di come lo stavi guardando in quelle foto che sono apparse sui giornali?
Quest'ultima dichiarazione le aveva fatto battere il cuore più forte: quanti altri avevano interpretato così bene il suo sguardo?
- Come...
Kelly le aveva rivolto un sorriso dolce, interrompendola.
- Mi chiedi come? Magari nella stessa maniera in cui tu capisci il mio stato d'animo solo da come alzo un sopracciglio... o da come pronuncio una determinata parola... o da come sorrido...
Perchè erano più che amiche, erano come sorelle.
-
E poi... mi è bastato vederti adesso, per averne la conferma: c'è una nuova luce nei tuoi occhi... e ti garantisco che ti conosco troppo bene per non capire cosa sia...
L'occhiata che le aveva rivolto aveva finito di stenderla: Kelly aveva già capito tutto, ma aveva atteso anche lei di incontrarla per parlarne.
Si era rituffata tra le sue braccia, libera di un grosso peso che aveva portato dentro di sè.
- Kelly... è successo tutto così... in fretta... è stato tutto così... strano... ma anche meraviglioso... forse anche difficile... ma giusto... faccio... faccio persino fatica a trovare le parole per descrivertelo...
L'amica l'aveva stretta forte, accarezzandole la schiena in un gesto che aveva avuto proprio il sapore di un affetto fraterno.
- Posso immaginare, Bella. E sono così felice per te... non ti ho detto nulla prima, perchè capivo che era già un equilibrio molto delicato il tuo... e poi sapevo che me ne avresti parlato quando saresti stata davvero pronta...
Si erano dette la sera prima che l'indomani si sarebbero dimostrate l'un l'altra quanto bene si volevano davvero, e stavano mantenendo quella promessa.
- Oh, Kelly... è così doloroso adesso...
- Immagino che il problema sia più suo, giusto? Ti va di parlarmene?
Non voleva più avere segreti nemmeno con lei. Aveva bisogno della sua presenza, si rendeva conto di quanta forza le infondesse averla lì al suo fianco.
Si era ritratta, asciugandosi le lacrime e cercando di sorriderle.
- Sai che avevo paura che non avresti accettato questo... cambiamento tra me ed Edward?
Kelly aveva sfoderato un'espressione abbastanza maliziosa.
- Cambiamento? Un pò poco per definire una vera e propria rivoluzione tra voi!
- Kelly, ti prego, è già difficile così... non mettermi ancora più in imbarazzo...
- Non ho detto che voglio i particolari... almeno non subito... però non voglio certo che tu debba sentirti in imbarazzo con me...
Le aveva ripreso le mani, stringendogliele e cercando il suo sguardo. Si era fatta seria, adesso, e a lei si era allargato il cuore.
- Sai bene che da me non arriverà nessun giudizio ipocrita o, peggio, falsamente moralista. A me interessa solo di te, e se anche tu volessi stare insieme al mio peggior nemico, io cercherei di farmene una ragione... oddio, non è che con Edward abbia proprio avuto tutto questo gran rapporto amichevole...
Le era tornato in mente il modo in cui l'amica aveva affrontato Edward, in più di un'occasione, per dirgli cosa aveva pensato di lui e del suo atteggiamento verso di lei.
- No, in effetti ho scoperto che avete avuto degli "incontri" piuttosto... brevi ma intensi!
Era stata Kelly, ora, ad essere leggermente in imbarazzo.
- Non avevo considerato che il vostro nuovo rapporto gli avrebbe sciolto così tanto la lingua...
Proseguire non era stato poi così difficile. Anzi, parola dopo parola, Bella si era lasciata sempre più andare, raccontando con semplicità e schiettezza, quel lungo mese trascorso insieme ad Edward.
C'erano stati momenti molto emozionanti, come quando le aveva raccontato del loro primo bacio, o ancora di più della loro prima volta; momenti più tristi, quando le aveva raccontato alcuni episodi del passato di Edward; momenti dolorosi, mentre le raccontava delle loro difficoltà attuali.
Bella non aveva mai smesso di parlare, Kelly di ascoltarla, interrompendola solo di tanto in tanto per porle delle domande. Così le ore erano volate, passando dalla colazione ad un pranzo leggero, arrivando poi all'immancabile thè delle cinque proprio come nella migliore tradizione inglese.



XXXXXXXXXXXXX



Il campanello le aveva momentaneamente interrotte. Kelly si era alzata, recuperando prima di andare ad aprire una mancia generosa. Dal momento che l'hotel faceva parte della catena di proprietà della sua famiglia, rispettando un insegnamento del padre, non mancava mai di dimostrare al personale che i Taylor sapevano essere appunto molto generosi.
Solo che non c'era stato un cameriere solerte dietro la porta, e Bella lo aveva capito immediatamente dal "buongiorno" stupito che l'amica aveva pronunciato.
Subito dopo il cuore le era balzato in gola.
- Ciao, Kelly. Posso entrare?
- Certo, venga.
- Non avevamo detto che ci saremmo dati del tu?
- Sì... già, è vero! Allora... vieni pure, io e Bella stavamo aspettando il thè...
- Grazie.
Poi erano apparsi, prima Kelly che solo con uno sguardo le aveva detto un milione di cose tipo "stai calma, sentiamo cosa vuole, sono sorpresa anch'io, cerca di mostrarti tranquilla, cosa faccio lo invito per il the?", poi Edward, semplicemente bello da togliere il fiato.
Perchè le doveva bastava vederlo per sentirsi subito meglio?
- Ciao, Isabella.
Per un attimo non era stata in grado di connettere, poi si era resa conto che l'aveva salutata.
- Ciao.
Aveva risposto automaticamente, iniziando a prendere coscienza del fatto che dopo il silenzio più assoluto mantenuta sinora, si presentava addirittura sorridente.
- Scusate se sono arrivato senza preavviso...
Bella era stata certa che quelle parole fossero state per lei. L'occhiata che le aveva lanciato, era stata inequivocabile: sicura e diretta.
- ... ma ho un urgente bisogno di parlare con Isabella in privato. Sono sicuro, Kelly, che capirai...
Aveva spostato lo sguardo sulla sua amica, lasciando entrambe abbastanza spiazzate: stava esplicitamente facendo riferimento alla loro situazione, forse sicuro del fatto che a quel punto, Kelly sapesse già tutto quello che c'era da sapere.
- Se Bella vuole seguirti, per me non ci sono problemi...
Kelly non si era certo persa in giri di parole, gli aveva risposto altrettanto chiaramente, guardando prima lui e poi lei, piantandole in faccia due occhi che gridavano "e adesso? Vai o non vai?".
Aveva guardato di riflesso Edward, e non aveva avuto dubbi: lo amava, con tutta se stessa.
- Kelly, ci sentiamo più tardi, va bene?
- Sì, certo, va bene.
Si era avvicinata per baciarla e l'amica ne aveva approfittato per sussurrarle un "non mollare...". Poi si era avvicinata ad Edward, mentre lui stava già salutando l'amica.
- Ciao, Kelly e scusami ancora per l'interruzione...
- Non c'è problema. Ciao, Edward.
Spesso aveva immaginato come sarebbe potuto essere il primo incontro tra lei, Kelly ed Edward, ma di certo non lo aveva immaginato così... agitato.
Mentre uscivano, si era scambiata un'ultima occhiata con l'amica, e ancora le aveva ribadito il concetto "io sono qui, non mollare!". Se c'era una cosa che non era disposta a fare, era proprio mollare.
Ma se Edward fosse stato deciso nella sua scelta, cosa avrebbe potuto fare?
In ascensore il silenzio le era sembrato ancora più pesante da sostenere, e aveva quasi ceduto parlando per prima, quando l'aveva preceduta di un secondo.
- Non ho fatto altro che pensare a quello che mi hai detto, Isabella. La conseguenza è stata che non ho chiuso occhio, ho quasi licenziato Jasper, in ufficio sono riuscito a combinare solo danni, tanto che alla fine ho mollato tutti quanti nel bel mezzo di una riunione importante, per venire da te.
Non si stavano guardando, sembravano temere entrambi quel momento.
- Vorrei dirti che mi dispiace, ma io non sono stata meglio di te.
- Lo so, ed è per questo che dobbiamo parlare. Non possiamo più andare avanti a farci del male così.
- Edward...
Ma l'ascensore si era fermato proprio in quel momento, ed erano usciti nella elegante ed ampia hall. Edward si era guardato intorno, poi aveva individuato ciò che aveva cercato, afferrandola per un gomito e conducendola verso un uomo che adesso aveva visto anche lei: Emmett.
Era stato leggermente coperto da una colonna, ma ora che li aveva visti, stava andando loro incontro.
- Ciao, Bella.
- Ciao, Emmett.
Era stata troppo agitata per sentirsi in colpa nei suoi confronti, davvero aveva avuto per la mente solo quell'ultima frase di Edward.
"Non possiamo più andare avanti a farci del male così."
Era finita, era davvero finita.
-
E' parcheggiata qua fuori, Edward. 
- Okay, grazie. 
Si era persa forse qualche particolare, ma non un passaggio di chiavi, probabilmente quelle di una macchina che li stava aspettando.
- Più tardi ti faccio sapere il programma per domani.
- Va bene. Buona serata, ciao.
- Ciao.
Aveva appena fatto in tempo a salutarlo anche lei, che Edward già la stava guidando verso l'uscita, oltre le porte scorrevoli sul marciapiede affollato, dove si era bloccato.
- Mezzo veloce, per arrivare prima dove dobbiamo andare, evitando il traffico di Londra.
Le aveva indicato una moto parcheggiata poco più in là, dove c'erano anche due caschi ad attenderli.




XXXXXXXXXXXXXXX



Il tragitto in moto le aveva concesso di poter restare abbracciata ad Edward in un'altalena di emozioni violente.
Aveva visto scorrere prima le strade del centro, poi quelle di periferia, sino a che era rimasta solo verde campagna. Il tempo, a differenza del giorno prima, aveva permesso di scorgere un cielo azzurro tra squarci di nuvole bianche.
Solo ad un certo punto, seguendo le indicazioni stradali, aveva intuito quale potesse essere la loro destinazione. La cosa, però, non aveva fatto altro che accentuare la sua agitazione.
Cosa poteva voler dire andare proprio in quel posto?
Non aveva avuto risposte da darsi, così si era arresa e si era detta che avrebbe goduto sino alla fine di quel contatto con Edward, prima che tutto arrivasse a precipitare.
"Non possiamo più andare avanti a farci del male così."
Quando un cartello aveva indicato che mancavano solo sedici miglia ad Oxford, avevano svoltato verso una località di nome Binsey, seguendo una strada che aveva fiancheggiato un corso d'acqua.
Ne avevano percorso un breve tratto, poi Edward aveva accostato e si era fermato, spegnendo la moto e sfilandosi il casco.
Lo aveva imitato, mentre scendeva per permettergli di sistemare la moto sul cavalletto e scendere a sua volta.
Le aveva preso il casco, infilandolo sul manubrio come aveva fatto con il suo.
Poi l'aveva presa per mano, incamminandosi sul prato, verso la riva del corso d'acqua.



Non aveva avuto la forza di fare nient'altro, se non seguirlo.
- Questo posto non ha nulla di speciale di per sè, se non il fatto di trovarsi vicino ad Oxford ed avere questo corso d'acqua.
Erano ormai giunti davanti alla riva, dove si intravedeva una costruzione poco distante.
- Quando frequentavo Oxford, spesso venivo qui per stare in pace... anche solo per vedere scorrere l'acqua. Mi mancava il mare, ovviamente.
Si era voltato verso di lei, prendendole anche l'altra mano.
- Spesso, anche dopo, quando mi trovavo a Londra per lavoro, mi è capitato di tornarci...
Lo sentiva vicino, adesso, perchè la stava guardando in un modo che le aveva stretto stomaco, cuore, gola.
- Isabella, ero qui quando mi hanno chiamato per informarmi che i tuoi genitori erano morti. Non potrò mai dimenticarlo, ero proprio in questo punto dove siamo adesso. Solo che era tutto bianco, aveva nevicato anche qui.
Le aveva stretto le mani, intrecciando le dita con le sue.
- Il mio primo pensiero sei stata tu: dov'eri? Te lo avevano già detto? Se sì, chi era stato a dirtelo? C'era qualcuno che si stava occupando di te? Mi sono attaccato al telefono, cercando di recuperare immediatamente tutte queste informazioni. Stavo già correndo verso Londra, per partire immediatamente e venire da te...
Si era bloccato, e a lei si era bloccato il respiro nel vedere l'espressione dei suoi occhi.
- Mi avevi chiesto di non cercarti sino a che non avessi trovato una risposta sicura.
"Non possiamo più andare avanti a farci del male così."
Lo aveva pensato, e istintivamente aveva chiuso gli occhi, preparandosi ad assorbire un colpo durissimo.
- Guardami, ti prego.
Glielo aveva chiesto con una dolcezza che l'aveva portata quasi sull'orlo delle lacrime, però lo aveva fatto, aveva riaperto gli occhi per fissarlo.
- Sono sicuro della risposta che sto per darti.
L'aveva abbracciata, circondandole la vita senza però sciogliere le loro mani.
- Sposami, Isabella.



 




Oh, my god!
Giusto per rimanere in tema british... e di matrimonio, visto che in Inghilterra ce n'è appena stato uno da favola!
Spiazzate tanto quanto Bella da questa risposta di Edward? Posso capirvi, è davvero pieno di contraddizioni! Ma, e molte di voi lo hanno compreso, è un uomo che va preso a scatola chiusa, ossia con tutti i suoi pregi ed i suoi difetti!
A quelle di voi che me lo hanno fatto notare, rispondo che è vero, per certi versi anche il "mio" (eh, magari!) Edward mantiene dei tratti caratteriali simili all'Edward-vampiro, specie nel suo rapporto un pò "protettivo" verso Bella.
Comunque, sono successe tante cose cose in questo capitolo, ma spesso succede proprio così con gli eventi: uno ne innesca un altro, e poi prende il via una catena inarrestabile.
E adesso?
Adesso è Bella a dover rispondere! Già, mi spiace, è lei la fortunata di turno! XD!
Immagino che adesso vi scatenerete... ma sappiate che io non vedo l'ora di leggere le vostre considerazioni! Sapeste quante ne ho fatte io da sola!
Ma davvero, adesso la parola passa a voi lettrici!
Un bacio grande.
Roberta.
 







 








 

 
  
 



 



 
 




 






 


 





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Capitolo 29
*** Capitolo 28 ***


Buongiorno, ragazze!
Inizio scusandomi per questo giorno di ritardo, e proseguo raccontandovi come ci sono riuscita. Ieri mattina, all'ultimo come spesso mi succede, ho deciso di cambiare borsa prima di uscire: nel "trasloco" delle mille cose che ho sempre con me (delle quali la metà non uso nemmeno! XD!) ero convinta di aver preso anche la chiavetta usb su cui avevo caricato il file del capitolo. Appunto, ero convinta! Non vi dico come ci sono rimasta male quando ho scoperto che non l'avevo presa... poi si è aggiunto il fatto che non sarei rientrata a casa prima della tarda serata... ed ecco perchè arrivo a postare oggi! Scusatemi ancora.
L'esperienza, però, mi è servita per trovare la soluzione al problema di potervi avvisare di un eventuale ritardo. Perchè sapevo di non poter inserire un avviso, avrei violato il regolamento che prevede di inserirlo nel caso sia passata almeno una settimana dall'ultimo aggiornamento. Rileggendolo per essere sicura, ho letto la nota di Erika che suggeriva di avvisare i lettori nella pagina autore!
Quindi, ragazze, tenete presente da adesso in poi: salvo avvisi specifici nel capitolo nel caso sappia già di arrivare in ritardo, se nei giorni in cui posto (il lunedì e il giovedì) non mi vedete comparire, andate nella mia pagina autrice! Nel caso di contrattempi (sperando che non capitino, ovviamente!XD!) inserirò una nota per informarvi a quando slitterà l'aggiornamento.
Fiuu, che lungo discorso, spero sia risultato chiaro!
Ma passiamo al capitolo e alla storia.
Ragazze, io vi avrò anche spiazzato con il capitolo scorso, ma voi avete spiazzato me con le vostre recensioni! Ho passato dei bei momenti nel leggerle: mi avete fatto ridere con le vostre minacce a Bella, mi avete fatto preoccupare (la maggior parte di voi ha rischiato l'infarto! XD!), mi avete fatto emozionare perchè eravate molto emozionate voi, mi avete fatto commuovere perchè mi avete rivolto complimenti bellissimi. Sto ancora terminando di rispondervi, sono un pò in ritardo, ma arrivo perchè ci tengo.
Adesso come faccio a ringraziarvi? Se non chiedete l'impossibile (ecco, appunto, Edward Cullen a casa vostra non posso mandarvelo) io vedrò di fare il possibile per accontentarvi! XD
Ma passiamo al capitolo di oggi: vi farò venire un altro infarto? Mi auguro di no, ovviamente. XD! Piuttosto credo sarà un capitolo che aprirà un bel dialogo sulle rispettive opinioni personali.
Perchè, è ovvio, in questo capitolo la "scelta" rispecchia il mio punto di vista personale sull'argomento.
Sapete che sono ben contenta di conoscere la vostra opinione e di esporvi la mia, mescolandole insieme e dando vita ad un confronto su argomenti che sono presenti nella vita di ognuno di noi.
Ma adesso basta! Credo davvero di avervi sommerso abbastanza di chiacchiere, mentre voi volete solo leggere, giustamente! XD!
Dove eravamo rimasti? Ad una proposta di matrimonio? Ma siete sicure di non esservelo sognate?
Buona lettura.
Un bacio.
Roberta







Ora sono tua, non ho paura
sono tua per sempre
che dicano quello che vogliono
e porterò il tuo amore nella tomba
e tutta la mia vita inizia adesso

"All yours - Metric - Eclipse"









- Sposami, Isabella.
Non riusciva a credere che avesse pronunciato davvero quelle parole. E doveva averlo avuto nello sguardo quel dubbio, perchè Edward l'aveva stretta più forte a sè.
- Sì, l'ho detto: sposami. Quando vorrai, dove vorrai, come vorrai... ma sposami. Ti voglio nella mia vita, sempre. Voglio svegliarmi la mattina e addormentarmi la sera con te vicino. Voglio aggirarmi per casa e trovare il segno della tua presenza anche quando non sarai lì con me. Voglio prepararti la colazione e farti una sorpresa portandotela a letto. Voglio anche litigare... e poi fare la pace facendo l'amore sino a non avere più la forza per farlo. Voglio vedere l'invidia negli sguardi degli altri uomini, e poter pensare "mi dispiace per voi, ma lei ha scelto me, è me che ama". Voglio poter aprire un giornale, e se proprio ci deve essere qualcosa su di noi, vedere scritto Edward Cullen e sua moglie Isabella Swan".
Le era mancato del tutto il fiato: moglie. Sua moglie. E lui... suo marito.
- Voglio tante altre cose per noi, e voglio potertele mostrare tutte, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno.
L'aveva lasciata andare, ma per prenderle il viso tra le mani, chinandosi su di lei. Le sembrava davvero di perdersi nel verde dei suoi occhi.
Cosa aveva visto sua madre in quegli stessi occhi?
Forse un riflesso dell'amore che c'era adesso, e che aveva spinto Reneè a credere in lui, tanto da affidargli lei, la sua bambina.
Le aveva sfiorato appena le labbra con le sue, ma era stato un contatto sufficiente a farle capire quanto le fossero mancati i suoi baci, il suo sapore, la sua tenerezza.
- Sposami, Isabella. Perchè ti amo, e perchè non credo di poter più tornare a vivere senza di te.
Mamma, forse non era proprio così che ci avevi immaginato, ma sono felice. Penso che questo ti sarebbe bastato.
Sulla scia di quei pensieri, aveva contraccambiato quel bacio delicato e poi si era affidata fiduciosa ai sentimenti che sentiva chiari dentro di lei.
- Sì, Edward, voglio sposarti.



XXXXXXXXXXX



I momenti subito dopo a quel "sì", li avrebbe sempre ricordati come avvolti da una sorta di nebbia. Le era sembrato, infatti, di non riuscire a riscuotersi da una sensazione a metà tra la meraviglia e la magia.
Aveva appena accettato di sposare Edward. Sarebbero diventati marito e moglie.
Forse era tutto un sogno. Probabilmente al suo risveglio sarebbe stata ancora al St. Marie, in attesa che Edward venisse a prenderla.
Ma era stato molto reale nel suo quasi stritorla in un abbraccio che sembrava davvero voler impedire anche all'aria di frapporsi tra loro due.
Era stato molto reale anche il bacio che le aveva dato in un cozzare di labbra, denti, lingua, tanta era stata la foga con cui lo aveva fatto. E lei non era stata da meno, lo aveva cercato con la stessa urgenza, con lo stesso bisogno fisico che aveva di lui.
Forse era passata anche qualche macchina nel frattempo, ma i loro occupanti non avrebbero visto altro che due innamorati baciarsi con passione lungo la riva del fiume.
Difficilmente qualcuno avrebbe potuto capire chi erano: i loro visi erano premuti l'uno contro l'altro, i nasi quasi schiacciati, le bocche incapaci di staccarsi anche solo per prendere un respiro.
Il tempo, che nella lontananza era sembrato eterno, ora avrebbe potuto anche fermarsi, ma loro non se ne sarebbero nemmeno accorti.
Alla fine, a dividerli, era stata la consapevolezza di non potersi spingere oltre, lì dov'erano. Così, con estrema fatica, erano riusciti a smettere di baciarsi, ma non di toccarsi.
Edward non l'aveva lasciata andare, sembrava davvero incapace di separarsi da lei. Aveva appoggiato la fronte alla sua, ritrovandosi occhi negli occhi. Verde e nocciola, persi uno nell'altro.
- Un giorno capirò come hai fatto a entrarmi così dentro, Isabella.
- Se lo scopri, dovrai dirmelo. Ho lo stesso problema con te.
Le aveva sorriso dolcemente.
- Problema?
Aveva annuito, sorridendo anche lei.
- Problema, sì. Perchè non riesco a pensare di poterti stare lontano neanche per cinque minuti.
Lo aveva baciato, profondamente, intensamente, provocandogli una tale scarica di eccitazione che l'aveva afferrata per i fianchi,  premendola contro di lui.
Si rendeva conto che con Isabella, le sue reazioni fisiche si avvicinavano molto a quelle di un ragazzino ancora incapace di gestire il suo desiderio. Correva il rischio di non riuscire a dominarsi, assalendola come se fosse sempre una prima volta per lui.
Gemendo di frustrazione, si era imposto di allontanarla.
- Hai ragione, è un problema. Temo che la soluzione sia passare molto, molto e ancora molto tempo insieme.
Ne avevano trascorso insieme così poco in passato.
Era stato un pensiero immediato, accompagnato dalla solita fitta sgradevole. Ma si era sforzato di metterla a tacere: Isabella aveva appena accettato di sposarlo.
Aveva osato troppo? Isabella, sua moglie. Parole che suonavano meravigliosamente bene dentro di lui.
Sì, era pronto a qualsiasi cosa per lei, anche affrontare quel vincolo che per lui aveva rappresentato soltanto un'altra forma di schiavitù.
Suo padre, infatti, si era sposato solo perchè doveva avere una famiglia, e non perchè voleva. E per tutta la vita lo aveva ampiamente dimostrato sia a lui, che a sua madre.
- Spero davvero che sarà così...
Era stata seria nel dirglielo, il pensiero sicuramente rivolto alla sua vita impegnata.
- Imparerò a delegare di più gli altri. Ora ho davvero un buon motivo per farlo.
Le aveva deposto un bacio sulla fronte, beandosi della sensazione della sua pelle sotto le labbra.
- E' vero anche che sarò perecchio impegnata anch'io con l'università... almeno di giorno.
Non aveva voluto scostare le labbra dalla sua fronte, ma le aveva comunque risposto.
- E' garantito che la notte avrai altro da fare...
- Guarda che io non sono come te, ho bisogno di almeno otto ore di sonno!
- Dovremo cercare un compromesso: otto sono troppe per quello che ho in mente...
- Edward!
Gli piaceva il modo in cui, a volte, si faceva ancora cogliere dall'imbarazzo.
Come aveva potuto credere di rinunciare a lei?
- Ne possiamo parlare, comunque.
- Ne parliamo, volevi dire.
Aveva preso a giocherellare con la sua cravatta, mentre lui ancora la teneva abbracciata.
- Come di ogni cosa, del resto. Perchè da adesso in poi parleremo, Edward, vero? Sempre.
Era chiaro quello che gli stava dicendo: il passato era passato. Ora c'era un nuovo rapporto tra di loro. Non poteva negare a se stesso che la parte di lui autoritaria e protettiva avrebbe voluto considerarla ancora una ragazzina.
Ma proprio venendo a Londra, gli aveva dimostrato quanto fosse diventata indipendente e consapevole delle sue scelte.
- Vero. C'è un posto molto carino in paese, un pub che non è cambiato negli anni. Piccolo, cucina casalinga, pochi clienti. L'ideale per parlare un pò... di noi. Che ne dici?
Avevano molto da dirsi, ma temeva che a casa non sarebbe riuscito a parlare. Almeno non subito, perchè il desiderio per lei gli scorreva nel sangue, come fuoco vivo sotto la cenere pronto a riattizzarsi con un semplice alito di vento.
Si era fermata, la cravatta tra le dita, per guardarlo.
- Dico che se offri tu, va bene.
Gli aveva sorriso in quella maniera a metà tra innocenza e malizia. Aveva la certezza che con quel sorriso, se usato con vero intento, Isabella avrebbe potuto chiedergli anche la luna e lui avrebbe provato a prendergliela.
- Nella fretta di uscire non ho preso il mio zaino, non ho nemmeno i soldi per un bicchiere d'acqua.
Aveva percepito quel momento come un nuovo inizio tra di loro. Ancora una volta il loro rapporto cambiava, si arricchiva di nuove sfumature: c'era una voglia di intimità e confidenza sempre più spontanea.
- Ecco che alla fine la verità viene a galla: allora più che a me, è ai miei soldi che miravi.
- Bè, scusa, avevi anche qualche dubbio? Come resistere all'idea di conquistare uno degli scapoli d'oro più ambiti d'America?
- Di questo passo, sarò costretto a farti firmare uno di quegli accordi pre-matrimoniali.
Lo aveva tirato per la cravatta, costringendolo ad abbassare il viso alla sua altezza.
- E se fossi tu a mirare ai miei soldi? Forse dovrei chiedere consiglio al mio tutore legale. E' un tipo molto affidabile, sai? Non credo potrei mai rinunciare a lui, dovrai fartene una ragione.
Era una verità mascherata dallo scherzo: glielo aveva letto negli occhi che non sarebbe stata disposta a rinunciare a lui.



XXXXXXXXXXX




Si erano immersi l'uno nell'altro, come se davvero un tempo molto lungo li avesse divisi.
In moto, abbracciata a lui, lo aveva stretto come se non avesse più voluto lasciarlo andare. Si era goduta la sensazione di pace che era calata su di loro.
Si sarebbero sposati.
Un pensiero grande, ingombrante per certi versi, eppure anche in grado di riempirla di un calore immenso.
Amava Edward, perchè non avrebbe dovuto sposarlo? Solo perchè era troppo giovane? Sua madre aveva sposato suo padre quando aveva avuto solo un anno più di lei. Si erano conosciuti al liceo, prima erano diventati amici, poi si erano innamorati. Non avevano più voluto separarsi dopo il diploma. Le era sempre piaciuto ascoltare Reneè raccontargli la loro storia. Le era sembrata un pò una favola con i suoi  genitori come protagonisti.
Una favola, però, in cui non c'era stato il lieto fine.
In quel momento si era stretta più forte ad Edward, traendo una nuova certezza dalla sua presenza.
Si sarebbero sposati.
Edward le aveva ribadito che sarebbe stata lei a scegliere quando, dove, come. Lui aveva voluto solo che la sua risposta fosse un "sì".
Ne avevano parlato ancora, seduti ad un tavolo d'angolo nel piccolo pub che avevano raggiunto.



Oltre a loro, c'erano stati solo tre uomini intenti a seguire una partita di rugby trasmessa dalla piccola televisione appoggiata alla fine del bancone.

Come le aveva anticipato, l'atmosfera era stata davvero intima e tranquilla. Nessuno li aveva importunati o spiati. Era stato piacevole godersi i semplici tramezzini e le bibite fresche.
Il proprietario li aveva degnati della sua attenzione solo il tempo per squadrarli al loro ingresso e decidere che non erano sicuramente due malintenzionati. Probabilmente, con Oxford così vicino, capitava che degli stranieri si fermassero nel suo locale.
Edward aveva chiesto se potevano accomodarsi e l'uomo aveva risposto con solo un cenno affermativo del capo, mentre non aveva smesso di asciugare dei bicchieri.
Contrariamente a quanto avrebbero pensato in molti, Edward Cullen aveva apprezzato l'indifferenza con cui erano stati accolti.
Le aveva infatti confessato che il suo più grande dispiacere sarebbe stato quello di essere magari riconosciuto, un giorno, in quel posto. Perchè avrebbe perso la certezza di poterci tornare indisturbato ogni volta che gli fosse capitato di soggiornare a Londra. Era un luogo a cui era sempre stato molto affezionato, ora lo sarebbe stato anche di più.
Lo sarebbe diventato anche per lei: lì Edward le aveva chiesto di sposarlo.
Seduti vicini, si erano sfiorati in continuazione, più o meno casualmente: sotto il tavolo le loro gambe, sopra il tavolo le loro mani e i loro occhi. Perchè a volte non erano servite nemmeno le parole, erano bastati gli sguardi per raccontarsi quello che avevano passato durante quei momenti di separazione.
Edward le aveva confidato come il senso di colpa lo avesse travolto davanti alla scoperta di quel suo pomeriggio di tanti anni prima. Lei lo aveva immaginato. Quello che non aveva potuto immaginare era stata la sua reazione: fuggire da lei.
Glielo aveva detto, sicura e sincera, che non si sarebbe mai più dovuto comportare così: non lo avrebbe perdonato di nuovo. Avrebbero dovuto parlare, proprio come stavano facendo in quel momento, da adulti.
Non era più una ragazzina, ora poteva - e voleva - decidere della sua vita.
Le aveva risposto che avrebbe imparato ad accettare anche questo, che stava diventando una giovane donna, ma di tenere presente che il suo pessimo carattere non sarebbe scomparso con un semplice colpo di spugna, avrebbe dovuto lavorarci sopra.
Ne era consapevole Bella, alcuni aspetti del suo carattere erano troppo radicati in lui.
E la loro differenza d'età sicuramente non lo aiutava in questo: Edward si sarebbe sempre sentito il più responsabile tra loro due.
Ma era disposta ad accettarlo, o almeno a provarci seriamente.
Avevano lasciato il pub quando praticamente il proprietario gli aveva detto esplicitamente che stava per chiudere. Solo allora si erano resi conto che fossero già le undici passate.
Erano tornati a Londra in tutta calma, godendosi la vicinanza che la moto permetteva loro, consapevoli che era solo il preludio di un contatto che avrebbero reso più profondo una volta a casa.
Non erano riusciti nemmeno ad arrivare alla camera da letto.
Erano riusciti solo a varcare la soglia di casa, prima di iniziare a spogliarsi reciprocamente, solo il fruscio dei loro abiti che cadevano e l'ansito dei loro respiri sempre più affrettati.
Edward l'aveva presa con passione, ma anche con dolcezza. Si era sentita amata, e a sua volta lo aveva amato donandogli tutta se stessa. Si era spinta dove non avrebbe mai pensato di arrivare, perchè era stato naturale il suo desiderio per Edward.
Dopo non avevano avuto la forza, nè la voglia, di raggiungere il letto. Si erano stretti sul divano, coprendosi con il plaid che lei stessa aveva abbandonato lì la sera prima, ridendo del fatto che solo a qualche metro di distanza c'era più di un comodo letto.
Si era addormentato prima Edward, e Bella con la testa appoggiata al suo torace, si era lasciata cullare dal suo respiro profondo e dal battito del cuore.
Le era sembrato che un momento così perfetto non potesse andare sprecato addormentandosi.
Aveva chiuso gli occhi, rivivendo quella lunga giornata momento dopo momento, sino a quella proposta meraviglosa ed inaspettata.
Edward le aveva chiesto di sposarlo e lei aveva accettato.



XXXXXXXXXXXX



A svegliarla erano state delle carezze lente e sensuali. Lungo il braccio, il ventre, la coscia. Si era ritrovata su un fianco, premuta tra il divano e il corpo di Edward.  Aveva sentito la sua erezione crescere e sfregare contro le sue natiche.
Un caldo languore aveva iniziato a farsi strada dentro di lei e si era spinta di più contro il corpo muscoloso alle sue spalle.
- Te l'avevo detto che otto ore erano troppe...
Le sue labbra le avevano sfiorato l'orecchio, spedendole deliziosi brividi lungo la schiena.
- Ma che ore sono?
Il risveglio sonnolento stava lasciando sempre più spazio ad una voglia ben precisa.
- Tra le sei e le sette, credo...
- Tu mi vuoi morta.
La bassa risata le aveva provocato altri brividi, insieme alla mano che era scivolata sul suo fianco, sulla vita, per fermarsi calda e invitante sul basso ventre.
- Veramente è un'altra la maniera in cui ti vorrei...
- Sei scandaloso, Edward.
- Non mi sembra che la cosa ti dispiaccia, però.
Adesso le stava tracciando disegni immaginari lungo il ventre, risalendo verso il seno.
- No, infatti. Mi stai conducendo sulla strada della perdizione.
Con la mano le aveva ricoperto un seno, massaggiandolo e strizzando leggermente la punta già inturgidita dalle sue precedenti carezze.
- Io ti avevo dato la possibilità di liberarti di me... ma tu l'hai decisamente respinta.
La voce di Edward era stata ancora roca, ma non aveva nascosto del tutto una traccia più seria.
A quel punto lei si era girata, per cercare il suo sguardo. Incontrare il verde di quegli occhi era sempre travolgente: come faceva a non perdersi in quella profondità?
Però non li aveva trovati dubbiosi, o pentiti, ma solo certi di quello che aveva appena affermato: aveva accettato definitivamente il loro legame.
E lo aveva fatto chiedendogli di sposarlo.
- E sono convinta della decisione che ho preso... come sono convinta di volerti sposare.
Gli aveva accarezzato la guancia, resa ispida da quell'ombra di barba che rendeva il suo viso ancora più bello.
- Quando: il 7 febbraio, il giorno che sei entrato definitivamente nella mia vita. Dove: a George Town, magari sulla spiaggia adiacente al ristorante di Pepe. Lì, per la prima volta, mi hai detto quanto contassi per te. Come: alla sola presenza delle persone che davvero contano per noi.
Aveva intuito la sua sorpresa davanti a quella dimostrazione di quanto fosse stato sicuro quel "sì" pronunciato solo la sera prima.
- Ne sei sicura?
Gli aveva sorriso.
- Hai già cambiato idea? Non vuoi più sposarmi?
L'aveva rovesciata sotto di lui, sostenendosi sui gomiti per poterla guardare in viso.



- Non sono mai stato più sicuro in vita mia, se non del fatto che voglio sentirti chiamare Sig.ra Cullen.
Con un dito aveva seguito il profilo del suo viso, scostandole una ciocca di capelli.
- Intendevo dire che non c'è nessuna fretta... a me basta sapere che mi vuoi sposare.
Aveva sollevato il viso per depositargli un bacio leggero sulle labbra.
- Forse sono io che ho fretta... non voglio farmi sfuggire lo scapolo d'oro...
Davanti alla sua risposta, l'espressione seria che aveva assunto era sfumata in una più maliziosa.
- In qualità di tutore affidabile, mi sento allora di darti un consiglio al riguardo: c'è un modo molto efficace per evitare di farlo fuggire...
Aveva iniziato a muovere leggermente il bacino contro il suo, riportando la sua attenzione su quanto avevano interrotto poco prima.
- E sarebbe?
- Assecondare ogni sua richiesta, anche la più... scandalosa...
- Ne sei sicuro?
- Sicurissimo...
Si era insinuato tra le sue gambe, le mani che erano scivolate sotto le sue cosce, per invitarla ad allacciargliele intorno ai fianchi.
- E che tipo di proposta scandalosa dovrei assecondare, per esempio?
Aveva sepolto il viso nell'incavo del suo collo, mordendolo leggermente, ma a quella domanda aveva rialzato il viso per sussurrarle in un orecchio quello che aveva avuto in mente.
E lei, al solo sentirglielo dire, si era eccitata.








 

Ragazze, oggi una sorpresa. Sto per mostrarvi i miei occhiali dalle lenti rosse... già, quelli per i capitoli a rating rosso!
Immagino che alcune scene di questo capitolo vi abbiano stuzzicato abbastanza l'appetito! ^-^
Ne arriverà uno i primi giorni di settimana prossima... intanto ecco gli occhiali! XD!
Un bacio grande e buon week-end, a lunedì.
Robi







 




 
 

 


 


  

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Capitolo 30
*** Capitolo 29 ***


Buongiorno ragazze!
Innanzitutto voglio avvisarvi che risponderò alle vostre recensioni a partire da domani. Mi scuso per non averlo fatto prima, ma sarò sincera: ho dedicato tempo alla stesura di questo capitolo e a quello rosso. Così sono arrivata "lunga" nel tempo che avevo a disposizione per fare tutto!
Scusatemi, non è mancanza di voglia per voi, ma proprio mancanza di tempo! Comunque, sapete che arrivo sempre, anche se in ritardo!
Il capitolo di oggi: una prima parte che forse non vi aspettate, una seconda parte dove Edward vi fa vedere un altro aspetto di sè! Non aggiungo altro, vi rimando a fine capitolo.
Buona lettura!
Roberta


PS: cito personaggi reali... nel senso proprio di "reali". In una maniera che non credo proprio possa essere ritenuta "offensiva".




- Un incontro di polo? Non sarà un pomeriggio troppo eccitante, Bella?

Lo sguardo di Kelly era stato palesemente ironico mentre finiva di indossare dei jeans che sembravano una seconda pelle tanto erano aderenti.
- E' un impegno che Edward aveva già preso e che non può disdire. Lo ha invitato un ammiraglio della marina inglese con cui deve discutere di alcuni affari piuttosto importanti...
- E lo fanno in mezzo alla campagna inglese, tra cavalli e persone con la puzza sotto il naso? Perchè chi, se non gente dal sangue blu, nel 2011 si sorbisce uno sport del genere?



Le era venuto da ridere, mentre seduta al centro del grande letto, osservava l'aria adesso schifata di Kelly. Aveva avuto a che fare con un duca inglese, ossia un ragazzo che aveva frequentato il St. Marie, e che l'aveva "rifiutata" perchè i suoi modi da "americana" non erano piaciuti ai suoi genitori.
- Tu sei troppo di parte, Kelly.
Aveva indossato una maglietta rosso fuoco, dalla scollatura piuttosto vertiginosa. Era bellissima, anche vestita così semplicemente. Un pò l'aveva invidiata, più che altro per il suo modo di essere così audace e disinvolta.
Lei riusciva ad esserlo nell'intimità con Edward, ma in pubblico si sentiva ancora tremendamente impacciata.
Infatti indossava dei jeans anche lei, ma non come se le fossero stati cuciti addosso, e una maglietta blu, sicuramente carina ma lontana dall'essere provocante come quella dell'amica.
- Dici? Solo perchè quello stronzo di Leopold mi ha scaricato dicendomi "sei troppo americana" come se fosse stato il peggior difetto sulla faccia della terra?
Decisamente non aveva ancora superato quell'affronto. 
- Che poi... avrei dovuto capirlo soltanto dal nome che non poteva essere altro che uno con la puzza sotto al naso! Forse anche dal fatto che me l'aveva menata con tutte le volte che era stato a Buckingham palace  per dei ricevimenti... e allora? Anch'io una volta sono stata alla Casa Bianca!
Era scoppiata a ridere e Kelly l'aveva guardata un attimo seria, prima di scoppiare a ridere fragorosamente anche lei.
Era felice in quel momento, molto. Quasi ne aveva paura, proprio come quando pensi che non può andare tutto così bene.
Ma stava andando tutto bene, quella era la realtà dei fatti.
- Dici che non conta perchè ci sono stata in visita con la scuola?
C'erano state altre risate, mentre Kelly si era seduta sul bordo del letto.
- Direi di no. Leopold è stato invitato dalla Regina Elisabetta, tu dalla tua maestra delle elementari.
- Pensa se lo incontrassi oggi pomeriggio... magari scopro che è uno dei giocatori! Potrebbe essere che un "nobile" come lui giochi a polo... mica ci gioca anche il Principe Carlo?
- Mi pare di sì...
- Magari c'è anche lui! Magari ci sono anche i figli...
- Kelly?
Si erano guardate, scoppiando di nuovo a ridere.
- Sto esagerando, vero? Però sai che smacco per Leopold se comparissi sui tabloid inglesi accanto al principe William o Harry?
- Questo vuol dire che verrai, allora?
Kelly aveva sbuffato, rialzandosi.
- Per forza che vengo... mica ti lascio da sola in balia di qualche megera inglese... io ho provato cosa vuol dire! Quel week-end da incubo a casa della "duchessa madre" non me lo scorderò mai!
Come lei non si sarebbe mai scordata quanto era tornata infuriata al St. Marie e decisa a fargliela pagare a Leopold. Però, era così che si era messa insieme a Mark, uno dei due ragazzi con cui aveva avuto una storia seria.
- E ti metterai anche qualcosa di sobrio?
Aveva sbuffato più forte, alzando gli occhi al cielo.
- Vuoi dire qualcosa di assolutamente insulso, dall'orribile color pastello preferibilmente?
Bella aveva annuito, ripensando al biglietto d'invito che le aveva fatto vedere Edward e che lei aveva fedelmente recitato all'amica. Quello in cui veniva richiesto ai gentili invitati un "abbigliamento comodo, ma comunque formale".
- Guarda che conto su di te anche per questo. Sei tu la regina dello shopping, no? Mi devi dare qualche consiglio...
Kelly le aveva puntato addosso un dito e uno sguardo minaccioso.
- Stai cercando di intortarmi, Isabella Swan!
Poi le aveva fatto un gran sorriso.
- E ci stai riuscendo benissimo! Finalmente posso girare per negozi con te! Poi oggi è un gran giornata, quindi non te la rovinerei per niente al mondo! Guarda, nemmeno se a quella partita di polo ci dovesse essere Leopoldino e la sua adorata mamma!
All'idea di "Leopoldino" con l'adorata mamma, erano scoppiate di nuovo a ridere.
Era felice ed era una sensazione terribilmente intensa da provare.
Prima che i suoi genitori morissero, la vita era sempre stata così per lei, allegra e spensierata. Ma dopo gli anni difficili che aveva vissuto, adesso le sembrava di dover assaporare ogni secondo di quella felicità ritrovata.
Quella mattina, mentre Edward l'accompagnava da Kelly, gli aveva nuovamente chiesto se fosse stato contrario al fatto che lei volesse essere sincera con l'amica e rivelarle che si sarebbero sposati.
Lui l'aveva fissata con occhi sereni, ribadendole che se lei si fidava di Kelly, allora si fidava anche lui. Era un'ulteriore dimostrazione che stava cercando davvero di cambiare.
E lo stava facendo per lei.
Mentre l'amica si stava passando un velo di lucidalabbra davanti allo specchio, Bella aveva inspirato profondamente.
- Kelly?
L'aveva guardata attraverso lo specchio, leggermente sorpresa dal tono improvvisamente serio che aveva avuto nel chiamarla.
- Non ti ho detto proprio tutto su "come" abbiamo fatto pace io ed Edward...
Si era voltata, adesso, appoggiandosi al mobile e guardandola a sua volta seriamente. Bella aveva inspirato ancora profondamente.
- Mi ha chiesto di sposarlo.
Se avesse immortalato Kelly in quel momento, qualcuno avrebbe potuto pensare che fosse stata preda di chissà quale shock.
- E io gli ho risposto di sì.
Le braccia lungo i fianchi, gli occhi sgranati, la bocca spalancata, forse l'amica era davvero sotto shock!
Bella era scesa dal letto e si era portata di fronte a lei, preoccupata che stavolta fosse stato davvero troppo quello che le aveva rivelato.
- Kelly? So che può sembrare pazzesco... forse anche un pò troppo avventato... magari stai pensando che non ci ho riflettuto abbastanza...
- Ti sposi con Edward?
La voce dell'amica sembrava provenire da un altro mondo, quasi fosse stata un'aliena.
- Sì.
L'aveva fissata negli occhi, forse pensando che l'aliena era lei. Che era lei ad essere in un altro mondo.
- Cazzo, Bella, non hai nemmeno diciotto anni!
Aveva fatto istintivamente un passo indietro, colpita dal tono duro con cui le si era rivolta.
- Lo so... infatti ci sposiamo a febbraio... quando sarò maggiorenne già da un pò...
Ma Kelly l'aveva sorpresa ancora, afferrandola saldamente per le spalle e scuotendola leggermente.
- Hai solo diciotto anni, Bella, non puoi pensare già di volerti sposare! E Edward? Anche lui, come ha potuto chiedertelo? Che bisogno avete di correre tanto? Non avevate già deciso di vivere insieme? Non lo stavate già facendo?
Era stato un fiume di domande quello che le aveva riversato addosso, lasciandola completamente ammutolita.
Kelly non approvava la sua scelta.
Avrebbe tanto voluto credere che non fosse così, ma il modo severo con cui la stava guardando non lasciava alcun dubbio.
- Proprio perchè siamo così sicuri non c'è motivo di non farlo. Ci amiamo, Kelly, perchè non dovremmo volerci sposare?
- Perchè è solo una firma su un pezzo di carta! Che però ti condiziona la vita...
Le sembrava una frase assolutamente contradditoria, ma in cui la ragazza davanti a lei sembrava crederci con tutta se stessa. Conosceva quello sguardo duro e deciso, l'aveva visto molte volte sul volto dell'amica. Qualsiasi fosse stato l'obiettivo che lo aveva evocato, di solito Kelly era riuscita a raggiungerlo.
- Ti prego, Bella... non hai riflettuto abbastanza sulla cosa. Forse perchè avevi paura di perdere Edward...
- Kelly! Io ho detto di sì perchè amo Edward! Non c'entra affatto la mia paura di perderlo...
L'amica l'aveva scossa ancora leggermente, come se potesse servire a risvegliarla da uno stato di incoscienza.
- Io non metto in dubbio che vi amiate molto, vi ho visto ieri... eravate completamente in balia l'uno dell'altro! Sembravate due naufraghi che avessero visto terra...
Si era stupita davanti a quella rivelazione dell'amica.
- Forse anche lui ha solo paura di perderti!
Non le era piaciuto sentirglielo dire. Le cose tra lei ed Edward non erano così.
- Non mi ha chiesto di sposarlo per quel motivo... difatti non è lui che ha fissato la data. Sono stata io a scegliere  che fosse febbraio. Lui non aveva fretta, anzi mi ha chiesto se ero sicura...
Ma l'amica l'aveva interrotta di nuovo.
- E allora! Perchè non rifletterci su ancora un pò! Prenditi un anno... inizi l'università, ti ambienti a New York, fai un pò di rodaggio con la vita a due...
Era stata lei ad interromperla questa volta.
- Ma come stai parlando, Kelly? Rodare la mia vita con Edward? E secondo te questo sarebbe il giusto modo di iniziare una storia con la persona che ami? Vedere se va tutto bene, poi al massimo ti impegni? Guarda che è l'esatto contrario: io mi voglio impegnare perchè ci credo e perchè voglio che tutto vada bene tra me e lui.
Si stava arrabbiando, e le era successo poche volte con Kelly. Le poteva davvero contare su una mano sola, e tutte le volte era stato per cose serissime.
Proprio come ora.
- Non volevo dire questo, e lo sai. Però se ti stai arrabbiando tanto, forse è perchè sai che un pò di ragione ce l'ho!
Anche Kelly si stava arrabbiando.
- Io mi sto arrabbiando perchè dopo tutto quello che ti ho raccontato ieri, non puoi dirmi che sto correndo troppo con Edward!
L'aveva guardata dritta negli occhi, perchè non aveva certo il timore di farlo: era come se stesse parlando ad una sorella.
- Tu mi conosci. Io non farei mai una cosa di cui non fossi più che convinta. Non mi hai detto tu, almeno un milione di volte, che ero fin troppo matura e assennata?
Si era scostata, per far sì che Kelly la lasciasse andare e poterle così prendere le mani, stringendole nelle sue.
- Tu odi il matrimonio perchè hai visto quello dei tuoi genitori diventare un inferno. Ma non è scritto da nessuna parte che debba finire così anche tra me ed Edward.
Gli occhi dell'amica erano diventati lucidi e lei si era sentita in colpa. Troppo presa dal darle la notizia, non aveva pensato che avrebbe potuto avere quell'effetto su di lei. L'unica punto debole di Kelly era stato proprio il divorzio dei suoi genitori: si erano fatti guerra aperta prima di riuscire a trovare un equilibrio. E in quella guerra c'era finita di mezzo lei: entrambi, i primi tempi, l'avevano involontariamente usata per ferirsi l'un l'altro.
Aveva avuto solo cinque anni, eppure aveva lasciato il segno.
- Kelly, io lo so che lo dici perchè mi vuoi bene.
La rabbia era svanita davanti allo sguardo dispiaciuto e insieme tormentato dell'amica.
- Scusami se mi sono arrabbiata. Ma quello che sto cercando di dirti... è che non ti devi preoccupare per me. So quello che sto facendo.
- Anch'io ti voglio bene. E non riesco a non pensare che forse stai sbagliando. Di conseguenza non posso non preoccuparmi per te.
Aveva ricambiato la sua stretta.
- Forse hai ragione, l'esperienza dei miei genitori non mi ha aiutato a credere nel matrimonio... però, la percentuale dei divorzi è in continua crescita. Un motivo ci sarà...
- E pensi che quelle coppie se non fossero state sposate, non si sarebbero lasciate comunque? Pensi che sia il "pezzo di carta" ad avere spento il loro desiderio di trascorrere la vita insieme?
Kelly aveva fatto una smorfia imbronciata e Bella aveva sentito aprirsi un piccolo spiraglio.
- Ecco che ti stai trasformando nella Bella/mamma... perchè devi sempre trovare delle argomentazioni dannatamente valide a sostegno del tuo punto di vista?
- Kelly...
Ma l'amica aveva alzato le mani, non in un gesto di resa, ma più per bloccarla.
- Non sto dicendo che ho cambiato idea e che sono felice della notizia. Sto dicendo che... ci penso.
L'aveva guardata sinceramente dispiaciuta.
- Scusami. Forse ho solo bisogno di tempo per... per abituarmi all'idea che la mia migliore amica diventerà una donna sposata.
- Ma non cambia niente. E' questo che voglio farti capire. Io sarò sempre io, solo sposata.
- Io non ho paura che cambi qualcosa tra noi... è solo che... bè, esprimo il dubbio che forse avrei io: sposarsi non è quella favola che può sembrare.
L'aveva abbracciata a quel punto, perchè voleva sentirla vicina.
- Non sto cercando la favola, Kelly. Sto solo facendo quello che mi fa sentire bene. E l'idea di sposare Edward mi fa stare molto bene.
L'aveva stretta anche l'amica.
- E a me fa stare bene dirti che forse ci devi riflettere meglio. Sono la tua migliore amica, tra i miei compiti c'è anche quello di essere sincera con te.
Si erano guardate, senza più rabbia, solo serie.
- E lo apprezzo, davvero. Ma sono sincera anch'io quando ti dico che è quello che voglio. Perciò...
Era stata Kelly a sorridere per prima.
- Perciò avremo di che discutere per un bel pò... almeno sino al giorno del tuo matrimonio.
Anche Bella si era concessa un sorriso.
- E se non avrò cambiato idea?
- Bè, allora mi rassegnerò a fare da testimone alla tua follia!
Adesso l'espressione era mutata in una minaccia scherzosa.
- Perchè, ovviamente, sarò io a farti da testimone, vero?
Bella l'aveva abbracciata.
- Ovviamente! Segnati sull'agenda che il 7 febbraio hai un impegno inderogabile con la tua migliore amica.
L'aveva abbracciata anche lei.
- Inderogabile è ancora da vedersi, te l'ho detto.
- Okay, okay, come vuoi.
Avrebbero superato anche questa divergenza di opinioni, come era accaduto in passato quando non erano state dello stesso parere.
L'amicizia significava anche questo: accettare la diversità nell'altra persona e rispettarla.




XXXXXXXXXXXXXX



- Siamo le uniche senza cappello.
- Siamo americane, ci permette questo vantaggio.
- Molte hanno anche i guanti.
- Molte non hanno ancora accettato di essere nel ventesimo secolo.
- Hanno anche delle graziose borsette.
- Bella, sei perfetta anche senza cappello, senza guanti, senza borsetta.
Gli occhi azzurri di Kelly l'avevano fulminata, invitandola a piantarla di preoccuparsi per quelle formalità.
Ma lei si era guardata ancora in giro, notando come quel posto apparisse terribilmente inglese: immerso nello splendido parco di una villa dell' 800, il campo dove si sarebbe disputata la partita di polo era delimitato da nastri con stampata la bandiera inglese. Lontani dai bordi c'erano disseminati degli eleganti gazebi, sotto cui si trovavano tavolini e sedie dove potersi accomodare. C'era anche un tendone più grande dove era stato allestito un buffet con camerieri in giacca bianca che servivano tartine raffinate e champagne.
In quell' ambiente decisamente sofisticato, si aggiravano altrettanti ospiti sofisticati. Le donne erano tutte in abito da cocktail, come l'aveva definito Kelly al momento della ricerca dei loro, con tanto di cappello e guanti; gli uomini erano in completo giacca e cravatta, oppure in una tenuta meno formale, ma comunque elegante, costituita da pantaloni, camicia con ascot e leggero pullover.
- Io non ho il tuo stesso fascino, Kelly.
Aveva guardato l'amica, fasciata da un bellissimo abito azzurro che metteva ancora più in evidenza la sua bellezza. Più di un uomo le aveva già riservato uno sguardo ammirato.
- Infatti, tu hai il tuo e va benissimo così com'è! Poi il lilla ti dona da morire.
L'abito in effetti le era piaciuto anche per il colore, oltre che per il modello. Ma da qui a sentirsi bella quanto Kelly... era decisamente impossibile.
- Sei una pessima bugiarda, ma una grande amica, Kelly.
Kelly l'aveva presa sottobraccio.
- Ho capito. Andiamo a prenderci un pò di champagne... chissà che non riesca a rilassarti un pò!
L'aveva sospinta verso il grande tendone, attraversando il prato ed attirando così l'attenzione di molti dei presenti.
- Forse con il cappello avremmo dato meno nell'occhio...
- Forse se non fossimo state così belle, avremmo dato meno nell'occhio!
- Modesta come sempre.
Stando attente a parlare discretamente, avevano moderato anche le risate. Giunte davanti al buffet, si erano fatte servire dello champagne. Bella aveva preso anche qualche tartina, non volendo correre il rischio che le andasse alla testa.
Ne aveva appena addentata una, quando una voce cortese le aveva raggiunte.
- Mi scusi, signorina, posso chiederle di indossare i colori della mia squadra? E' tradizione che a queste partite per beneficenza ogni squadra abbia una madrina, scelta tra il pubblico presente, a cui dedicare l'eventuale vittoria.
Voltandosi, aveva potuto constatare che fortunatamente non era a lei che era stata rivolta quella domanda bensì a Kelly. Il latore di quella richiesta era stato un ragazzo decisamente affascinante, ma non propriamente bello. Capelli scuri, occhi chiari, fisico muscoloso.
- Scusate, permettete che prima mi presenti: Anthony Vernon, capitano dei Winged Guardians
- Kelly Taylor.
L'amica aveva stretto la mano che il ragazzo le aveva porto. Poi aveva rivolto l'attenzione a lei. Si era presentata a sua volta.
- Isabella Swan.
Aveva stretto anche la sua, riportando subito dopo l'attenzione su Kelly.
- Americane, giusto?
- Sì.
Stava assistendo ad uno scambio interessato di sguardi tra l'amica e Anthony.
- Allora, Kelly, posso sperare di vederti indossare i nostri colori?
Le aveva mostrato la coccarda che aveva avuto in mano. Riprendeva i colori della sua tenuta, blu e bianca, con al centro il numero 1.
- Esattamente cosa comporta l'accettarla?
Kelly gli aveva rivolto un'occhiata divertita: decisamente la cosa poteva interessarla.
- Il tuo sostegno durante la partita, la dedica dell'eventuale vittoria... un bacio premio al capitano della squadra.
- Cioè tu...
- Esatto.
- Siete forti?
In risposta c'era stato un sorriso divertito.
- Quest'anno non abbiamo ancora perso un incontro.
- Speriamo, allora, di non portarvi sfortuna.
Aveva teso la mano per accettare la coccarda, ma Anthony aveva scosso la testa.
- La tradizione vuole che sia io a pensarci. Permetti?
Aveva fatto segno di volergliela appuntare sul vestito, poco sopra il seno. Kelly aveva annuito e il ragazzo le si era avvicinato.
- Attento a non bucare la mia gentile ospite, Anthony.
Bella si era girata sorpresa, ritrovandosi Edward alle spalle. Era arrivato, finalmente! Ed era affascinante più che mai con indosso dei pantaloni grigi, una camicia bianca ed un pullover appoggiato sulle spalle, grigio anche lui.
- Ciao, Edward! Dovevo immaginare che dovessero essere insieme a te...
Si erano stretti la mano, interrompendo l'operazione di "fissaggio" della coccarda.
- Isabella, Kelly... scusatemi per il ritardo. Vedo però che avete già conosciuto uno dei padroni di casa.
- Non potevo rimanere indifferente al fascino di due ragazze così belle.
Anthony aveva rivolto il complimento ad entrambe, ma era stato palese il suo maggiore interesse per Kelly.
- Tanto che è stato difficile scegliere... poi ho pensato che l'azzurro si sposasse di più con i colori della mia squadra...
Era stato galante con le parole, ma ancora molto diretto con lo sguardo che non lasciava quelli azzurri di Kelly. Bella, a sua volta, aveva incrociato lo sguardo di Edward, e aveva trovato traccia di una soddisfazione che lei aveva ben interpretato: era sollevato che l'interesse di Anthony si fosse diretto verso l'amica.
- Anzi, posso?
Aveva ripreso ad appuntare la coccarda sotto lo sguardo divertito di Edward.
- Ecco fatto. Adesso sei ufficialmente la nostra madrina. Se permetti, vorrei presentarti i miei compagni. La partita sta per iniziare... sono sicuro che un tuo agurio ci porterà fortuna.
Quell'invito era apparso per quello che era: una scusa per portarla via e rimanere qualche minuto solo con lei.
- Non posso certo negare alla "mia squadra" un saluto... Bella, Edward vi raggiungo non appena ho finito di dispensare un pò di fortuna!
Il lato esuberante dell'amica non finiva mai di stupirla: era sempre pronta a lanciarsi in qualsiasi situazione. Certo, se poi c'era di mezzo anche un ragazzo carino... la cosa le era anche più gradita! Oltretutto Kelly era riuscita a farle capire chiaramente che apprezzava il lato B di Anthony. Lato per cui lei era molto fissata in un uomo.
- Sì, certo. Noi ti aspettiamo qui intorno...
Bella aveva sorriso all'amica, trasmettendole di rimando un messaggio chiaro solo per loro e che era "tu sei proprio una maniaca!".
Dopo che lei ed Edward avevano augurato a loro volta buona fortuna al ragazzo per la partita, i due si erano allontanati iniziando a chiacchierare tra di loro.
- Devo chiedere ad Emmett di seguirli?
Era tornata a guardare Edward, avvertendo la solita fitta allo stomaco: era bello e dannatamente desiderabile con quel sorriso e quell'espressione semiseria.
- Seguirli? Perchè? Mi sembra un tipo a posto Anthony... e poi mica lo conosci?
- Veramente è a lui che pensavo... Kelly aveva la stessa espressione che hai tu quando...
- Edward!
Si era immediatamente guardata intorno per capire se qualcuno avesse potuto sentire: ma a parte i camerieri indaffarati a sistemare tartine e bicchieri, non c'erano altre persone nelle vicinanze.
- Perchè, non è forse vero?
- Piantala!
Ma lui aveva proprio l'aria di divertersi un mondo a stuzzicarla, ben sapendo che la cosa aveva il potere di "caricare" entrambi sino al momento in cui avrebbero potuto dare libero sfogo al loro reciproco desiderio.
- Penso che Emmett dovrebbe seguire me... per assicurarsi che tu mi stia alla larga!
Lo aveva guardato socchiudendo leggermente gli occhi, cercando di apparire seria e minacciosa.
- Donne: dite una cosa, ma ne volete un'altra...
Si era leggermente avvicinato, senza però invadere davvero il suo spazio personale. Era stato sufficiente peò per innescare la solita corrente che si attivava tra loro.
- Hai deciso di dare scandalo proprio a casa dell'ammiraglio Vernon? Mi sembrava di aver capito che ci tenessi particolarmente a questo incontro...
- L'unico incontro a cui tengo veramente, l'ho fatto due minuti fa, quando mi sono avvicinato a te.
Aveva deciso di metterla davvero in difficoltà, perchè aveva sfoderato un tono di voce basso e carezzevole che aveva accompagnato uno sguardo altrettanto coinvolgente.
- Questo si chiama giocare sporco, Edward Cullen. Penso che te la farò pagare...
- E io non vedo l'ora... Gwen! Che sorpresa! Non mi aspettavo di vederti.
L'aveva spiazzata, prendendola per un gomito e facendola voltare per fare qualche passo incontro ad una donna che istintivamente aveva giudicato subito come nemica.
- Edward! Ho fatto i salti mortali per tornare prima, sapendo che c'eri anche tu oggi!
Pericolosa nemica.
Perchè le era bastato vedere il modo in cui aveva fissato Edward, ignorando completamente lei nonostante gli fosse stata di fianco.
- Ti trovo in splendida forma! Come sempre del resto...
Gli si era spalmata addosso, e solo per baciarlo sulle guance. Un moto di violenta gelosia l'aveva immediatamente colta. C'era stata una certa intimità nel modo in cui lo aveva fatto. Poteva anche non avere una grande esperienza, ma certe sensazioni erano probabilmente istintive.
Quella donna ed Edward erano stati compagni di letto.
Si era sentita insieme gelare e poi bruciare, mentre Gwen sembrava essersi avvinghiata ad Edward come un'edera rampicante.
Aveva registrato il suo abbigliamento decisamente sobrio ed elegante, che però nulla toglieva al suo atteggiamento decisamente provocante.
Era stato Edward a fare un passo indietro, invitandola gentilmente a riprendere una certa distanza. Poi si era voltato verso di lei, guardandola, ed inducendo la donna a degnarla finalmente di un'occhiata.
- Isabella, lei è Gwen Vernon.
Ora che aveva capito di avere davanti l'altra figlia dell'ammiraglio Vernon, aveva trovato una certa somiglianza con Anthony: stessi capelli scuri e stessi occhi chiari.
- Gwen, lei è Isabella Swan.
La donna le aveva rivolto un sorriso, mentre si stringevano la mano, ma Bella aveva notato come non fosse arrivato ai suoi occhi: quelli erano rimasti freddi mentre la passavano in rassegna.
- Finalmente conosco la piccola Isabella!
Non le era sfuggito come avesse calcato l'attenzione su quel "piccola", e se non fosse stato sufficiente, aveva rincarato la dose.
- Devo proprio farti i complimenti, Edward ci ha detto che ti sei appena diplomata, guadagnandoti persino una lode.
Aveva cercato di immaginare la faccia di quella donna, che adesso la guardava mostrando un finto interesse, quando le sarebbe comparsa davanti agli occhi la notizia che lei ed Edward si erano sposati.
Solo questo l'aveva trattenuta dal risponderle in maniera sgarbata, limitandosi invece ad un cortese ringraziamento.
- Allora, Edward, hai già visto mio padre? Pensa che proprio cinque minuti fa si chiedeva quando saresti arrivato...
Il tempo da dedicare a lei era evidentemente finito, tanto che lo aveva preso sottobraccio per trascinarlo forse da suo padre. Non aveva messo in conto, però, la reazione di Edward.
- Scusami, Gwen, ma non voglio lasciare Isabella da sola ad aspettare la sua amica. Anthony l'ha scelta come madrina dei Guardians e l'ha momentaneamente rapita per farle conoscere il resto della squadra. Le abbiamo detto che l'aspettavamo qua nei paraggi.
Gwen aveva dato chiari segni di insofferenza, e nemmeno tanto velati, però ufficialmente non aveva avuto il coraggio di controbattere a tanta fermezza.
- Ma certo, ovvio. Comunque sarà presto di ritorno, la partita inizia tra cinque minuti. Poi, così, ti accompagno da papà...
Ma aveva ricevuto un altro duro colpo, perchè Edward si era liberato della sua stretta, sorridendole gentile, ma sicuro.
- Non voglio abusare della tua gentilezza, Gwen. So che tuo padre ha piacere che tu sia presente al  momento dell'ingresso in campo dei cavalieri... non appena torna l'amica di Isabella, mi metto subito in cerca di lui per fargli sapere che sono arrivato.
Le aveva tagliato ogni possibilità di rimanere con loro, lo aveva capito dal modo stizzito con cui aveva serrato le labbra.
- Ti ringrazio della gentilezza, Edward. Allora, vado. Ci vediamo dopo, sicuramente mio padre avrà piacere di vederci insieme come buoni amici...
Bella aveva avuto l'impressione che quella donna fosse chiaramente decisa a farle sapere che avanzava delle pretese su Edward. La cosa non la lasciava ovviamente indifferente, solo si domandava perchè dal momento che non poteva sapere come fosse mutata la loro relazione.
- Certo, Gwen. A dopo.
Con un'ultima occhiata significativa ad Edward, e una glaciale a lei, era andata verso l'ingresso del campo.
- Vieni, spostiamoci in un posto più tranquillo.
Le era sembrata una buona idea quella di Edward, dal momento che aveva bisogno di rivolgergli una domanda urgente. Si erano diretti sotto un gazebo abbastanza appartato rispetto agli altri.
Mentre l'aiutava a sedersi, imitando i modi di un perfetto gentleman, le aveva subito chiarito un punto importante.
- Gwen fa parte di un passato morto e sepolto. Oggi non doveva esserci, altrimenti te ne avrei parlato prima.
Sedutosi a sua volta, l'aveva guardata con occhi sereni e limpidi, che stavano a significare quanto fosse stato sincero e desideroso di fugare subito qualsiasi eventuale dubbio.
- Direi che lei non è dello stesso parere...
Aveva scrollato le spalle, senza smettere di fissarla.
- Quello che pensa lei non ha importanza, Isabella. Conta quello che penso io. E a dire il vero... Gwen è stata un grosso errore che ho commesso solo una volta.
Fiducia. Ne aveva in Edward, pertanto gli credeva.
-
Ti credo.
Aveva avuto la sensazione che si fosse rilassato.
- Però mi è sembrato che ti volesse come... minacciare con la storia di sembrare buoni amici agli occhi di suo padre... oltre che a lanciare un avvertimento a me, ovviamente.
Era sbucato un sorriso misterioso.
- Sono contento che il tuo compleanno sia  così vicino... ho la sensazione che sia sempre più tangibile quello che ci lega... come se gli altri lo avvertissero solo standoci vicino...
- E' anche colpa tua, sai? Se continui a provocarmi come stavi facendo prima che arrivassi Gwen...
Si era concesso un'espressione maliziosa, essendo di spalle e nascosto alla vista di tutti.
- E' un gioco che vale la pena di essere giocato con te... sei decisamente eccitante quando ti trovi in imbarazzo... un pò come adesso... arrossisci, cerchi di non guardarmi, ti mordicchi le labbra...
La stava di nuovo provocando, riuscendoci perfettamente.
Avrebbe voluto abbandonare subito quel posto per tornare a casa con lui.
- Non hai risposto alla mia domanda.
- Quale? Credo di essermi perso...
In effetti il verde dei suoi occhi era diventato più torbido, forse seguendo la scia di pensieri che portavano anche lui nella direzione di casa.
- Sulla minaccia non tanto velata che ti ha rivolto Gwen.
- Uhm... sì. Crede di poter influenzare le decisioni di suo padre... su affari che mi riguardano, ovviamente.
Non sembrava affatto turbato.
- Cioè?
- L'ammiraglio Vernon è il presidente della commissione che deciderà quale società avrà in appalto l'armeria della marina inglese per i prossimi cinque anni.
- Stai scherzando, vero?
- Mai stato più serio.
- E non sei preoccupato?
- L'ammiraglio è un uomo che sa quello che vuole.
- Ma è sua figlia...
- E io possiedo la società più competitiva in materia di armi navali.
Si stava misurando con l'uomo d'affari, adesso.
- I capricci di una figlia possono essere davvero imprevidibili su di un padre.
- Mai come venti milioni di sterline da mettersi in tasca.
- Lo vuoi corrompere?
L'aveva guardata seriamente.



- E se ti dicessi di sì? Che quello è il suo prezzo?
Non aveva saputo rispondere davanti a quella domanda che le aveva mostrato un aspetto di Edward che non aveva mai considerato veramente.
Era al settimo posto nella classifica dei venti uomini più ricchi al mondo.
Aveva ereditato un immenso patrimonio da suo padre, ma poi lo aveva duplicato grazie alle sue capacità. Era un uomo d'affari molto potente, dopotutto.
- Non si dice, forse, che tutti hanno un prezzo?
Era rimasta in silenzio, turbata da quell'uomo che aveva il volto di Edward, ma non l'espressione che lei conosceva.






Scommetto che la vostra faccia è più o meno questa  O_O
Anche la mia e quella di Bella, perchè questo aspetto di Edward non l'avevamo considerato. XD!
Scherza o fa sul serio?
Mi piacerebbe conoscere il vostro parere, ormai Edward lo conoscete anche voi! XD!
Voglio di nuovo, in questo angolo che mi sembra più "intimo" con voi, chiedervi scusa se non arrivo sempre puntuale nell'angolo delle nostre chiacchierate.

Ma per farmi perdonare, ecco la bella notizia: domani arriva il capitolo rosso! Sempre nella raccolta "Un amore tra le onde - Rosso al tramonto".

Un bacio grande.
Robi
















 

  


 







 



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Capitolo 31
*** Capitolo 30 ***


Buongiorno ragazze!
Allora, vi avevo lasciato con questa faccia O_O
Vediamo alla fine del capitolo come sarà... me lo farete sapere se ne avrete voglia, ovviamente! XD!
C'è anche una sorpresa proprio alla fine del capitolo e so che sarà veramente così che vi coglierà la situazione (immaginate che mi sto sfregando le mani mentre ve lo sto dicendo! XD!).
Insomma, è proprio il caso che vi lasci alla lettura, per risentirci in fondo.
Un bacio.
Roberta







- Bella?
Si era ritrovata a fissare lo sguardo interrogativo di Kelly.
- Dove sei stata di bello con la fantasia negli ultimi dieci minuti, mentre io ti raccontavo di Anthony?
Aveva fatto fatica a riportare l'attenzione sul presente: la sua amica, la partita di polo, gli altri spettatori... Edward.
Lo aveva cercato, ritrovandolo dove lo aveva lasciato: sotto il gazebo più lontano rispetto al campo, in compagnia dell'Ammiraglio Phineas Vernon.
Quando le era stato presentato, non aveva potuto fare a meno di notare come somigliasse ai suoi figli, nonostante i suoi capelli non fossero stati più neri. Quello che l'aveva colpita, però, era stato lo sguardo: attento e acuto. Le era sembrato che avesse avuto il potere di vedere oltre le apparenze, oltre quella presentazione formale che le aveva riservato Edward.
Edward.
Lo sguardo era ritornato a lui, e sebbene distante, aveva riconosciuto nella sua postura la concentrazione che stava riservando a quel colloquio.
Non si dice, forse, che ognuno ha il suo prezzo? Quello dell'ammiraglio Vernon è di venti milioni di sterline.
- Bella? Dove sei? Allora mi devo preoccupare seriamente. E' successo qualcosa mentre sono stata via?
Adesso lo sguardo di Kelly si era fatto più preoccupato che interrogativo. Si era sforzata di rispondere convinta.
- No... no, niente.
- Hai esitato troppo, tesoro, a me non la fai! Sputa il rospo...
Poi aveva seguito il suo sguardo, perchè come se avesse avuto una molla interiore, era ritornato a fissare i due uomini che discutevano sotto il gazebo.
Adesso aveva notato anche che, a poca distanza da loro, appoggiato tranquillamente ad un albero c'era Emmett.
- Si tratta di Edward? E' per quell'incontro?
Aveva fatto un cenno in direzione del gazebo per indicare la stessa scena che stava osservando anche lei.
- No, davvero. Stavo guardando, ma in realtà pensavo ad altro...
Aveva riportato lo sguardo sull'amica, cercando di sorridere in maniera naturale.
- Bè, allora sentiamo cos'è questo "altro"... qualsiasi cosa fosse, di certo non era un pensiero molto piacevole.
Non voleva parlarne con Kelly di quello che l'aveva turbata, era qualcosa che doveva metabolizzare prima lei . Non sarebbe riuscita a spiegarglielo con la stessa sicurezza con cui Edward lo aveva fatto con lei.
Solo che lo sguardo azzurro puntato nel suo, stava chiedendo di essere rassicurato sul fatto che andasse tutto bene. Probabilmente le stava facendo vivere troppi alti e bassi, e se non l'avesse persa in quel periodo, non l'avrebbe più persa come migliore amica.
A fornirle un motivo per la sua aria assente, mai lo avrebbe pensato, era stata involontariamente proprio Gwen Vernon. L'aveva individuata dall'altra parte del campo, intenta  a parlare con altre due donne.
- Se guardi di fronte a noi, un pochino sulla destra, ci sono tre donne... una indossa un abito color pesca...
- Quella che ha il cappello che sembra un groviglio di piume arruffate?
Le era venuto da sorridere, perchè lo aveva pensato anche lei: erano troppo in sintonia.
- Sì, esatto. E' la figlia dell'ammiraglio, si chiama Gwen... ed è stata a letto con Edward. 
- Che stronzo!
- Kelly!
Non si era aspettata quell'uscita dell'amica... cioè, immaginava che avesse pensato a lei nel dirlo, sapendo che trovarsi davanti una "ex" non era mai piacevole. Ma era altrettanto vero che non poteva pensare che Edward fosse arrivato vergine alla sua età!
- Poteva evitare di farvi incontrare, no?
- Veramente lei non doveva esserci, si era informato. Era all'estero per il matrimonio di un'amica. Solo che ha fatto i salti mortali per poter essere qui, oggi.
- Quindi l'unica stronza rimane lei! Ed è pure la sorella di Anthony! Lui sembra così simpatico...
Aveva messo su un'espressione che lei riconosceva per questo messaggio "possibile che sono così sfigata con i ragazzi?".
- Non è detto che debba essere come la sorella. Perchè, devo essere sincera, lei è stata proprio una grandissima stronza!
- Caspita, deve proprio averti fatto arrabbiare... tu che inveisci! Racconta un pò...
Mentre la partita proseguiva tra lo scalpiccio dei cavalli, il rumore delle mazze che colpivano la palla e il tifo discreto del pubblico, Bella aveva raccontato l'incontro con Gwen.
Nonostante fosse stata intenta a parlare, una parte di lei non era riuscita però a togliersi dalla testa la conversazione che si era svolta poco prima tra lei ed Edward.

- Quindi sei qui perchè anche l'Ammiraglio Vernon ha il suo prezzo?
- Venti milioni di sterline. Una cifra che comprerebbe molte persone, Isabella, non sei d'accordo?
Lo sguardo di Edward era stato molto serio, facendole capire che non stava affatto parlando di qualcosa che non conosceva.
- Non so cosa dire...
Era stata sincera. Le si era aperto davanti uno scenario a cui non aveva mai pensato: come conducesse i suoi affari Edward.
Il cuore aveva preso a batterle più forte e aveva dovuto distogliere lo sguardo dal suo, attento e penetrante.
- Capisco. E' un argomento sicuramente poco... piacevole. Ma fa parte della mia vita. Potrei tenertene fuori...
Aveva riportato lo sguardo su di lui, trovando il suo fisso su di lei.
- ... ma sei stata tu a dirmi che avrei dovuto sempre parlare con te e di tutto.
Per un attimo si era sentita a disagio. Aveva avuto la sensazione che avrebbe dovuto affrontare qualcosa di troppo grande per lei.
- Sì, è vero.
Solo parlandone sarebbe ruscita a conoscere un aspetto di lui che, adesso lo capiva, non aveva mai affrontato davvero: l'Edward che gestiva il suo impero finanziario.
- Quindi, sei qui per corrompere Vernon e aggiudicarti quell'appalto?
Come risposta aveva ottenuto un sorriso che gli aveva addolcito i lineamenti e l'espressione.
- Adesso sei tu che non stai parlando con me, Isabella. I tuoi occhi sono molto espressivi, sai?
Si era chiesta come aveva potuto pensare di ingannarlo, nascondendogli il turbamento che le aveva provocato quella conversazione.
- Perchè non mi chiedi quello che davvero vuoi chiedermi?
Si era ritrovata con un nodo in gola.
- Perchè ti fa dubitare di me, giusto? O meglio, ti fa sembrare di non conoscermi così come pensavi.
Aveva capito perfettamente il suo stato d'animo: divisa tra l'Edward di cui lei era sicura, e questo Edward che non aveva considerato. Perchè non avrebbe potuto dire "sconosciuto", dal momento che aveva sempre saputo che c'era anche l'uomo in grado di essere freddo e cinico. Solo non aveva immaginato quanto.
- Sì, è vero. Mi dispiace, è che non avevo...
Era turbata, troppo per parlarne lì, dove tutti avrebbero potuto cogliere la sua espressione.
- Non avevi pensato che io potessi giocare sporco nel condurre i miei affari?
Era stato lui ad esternare la verità nuda e cruda, così come l'aveva pensata. Il suo sguardo le pesava addosso in quel momento.
Aveva di nuovo distolto lo sguardo, con la scusa di vedere se ci fosse Kelly in arrivo.



- Isabella, guardami.
Era stato piuttosto perentorio nel chiederglielo, tanto che le era sembrato di rivivere alcuni momenti del passato, durante le loro discussioni.
- Isabella...
L'aveva chiamata ancora, addolcendo il tono questa volta. Allora aveva alzato gli occhi, trovandolo con i gomiti appoggiati sul tavolino, proteso verso di lei.
- Non c'è alcun male nel modo in cui stai reagendo. Anzi, mi sarei dispiaciuto del contrario. Il fatto che tu sia turbata, è indice del fatto che stai pensando la cosa giusta al riguardo.
- Edward... forse è meglio se non ne parliamo qui.
Aveva scosso la testa, l'ombra di un sorriso sulle labbra.
- No, decisamente ne parliamo subito. Non c'è molto da dire, ma forse ti potrà aiutare a capire meglio la mia posizione.
Si era sentita più che mai turbata in quel momento, perchè nonostante tutto, sentiva che niente avrebbe potuto intaccare i suoi sentimenti per lui.
Si era innamorata di lui, così com'era. E non avrebbe smesso di amarlo. Questo la spaventava, perchè metteva in discussione anche lei, le sue certezze.
- Il Governo degli Stati Uniti vuole avere la certezza che quell'appalto finisca nelle giuste mani. Ci sono in gioco interessi che vanno molto al di là del solo fattore economico nel vincere quell'appalto e che mi sono stati illustrati ampiamente da chi di dovere, perchè io li potessi valutare. Come potrai ben capire, hanno bisogno di qualcuno che offra loro una garanzia di successo, senza però che ci sia un loro diretto coinvolgimento nell'operazione.
Le stava dimostrando che era pronto a condividere tutto con lei, tanto da rivelarle verità delicate ed importanti come quella di cui le stava parlando.
- Le loro argomentazioni sono risultate molto valide, e soprattutto reali nello scenario prospettato. Politicamente non sono schierato con l'attuale Presidenza, ma in questo caso mi sono trovato d'accordo con loro e con le loro preoccupazioni. Quindi ho accettato di condurre il gioco e di vincere la partita. A qualsiasi prezzo, ovviamente.
Non aveva mostrato il minimo segno di incertezza o di disagio. Era fermamente convinto di ciò che aveva appena detto, e altrettanto determinato nel portarlo avanti.
- Non è mia abitudine condurre affari "sporchi", ma se lo giudico necessario per un fine meritevole, sono capace di farlo senza la minima esitazione.
All'inizio della loro vacanza, parlando di sè, le aveva detto che non le avrebbe più nascosto nulla di lui: nel bene o nel male.
- Se ti faccio una domanda, mi prometti di rispondere sinceramente?
- Sì.
- Ne hai condotti molti altri di "affari" di questo genere?
- No, è stato solo in poche occasioni e dopo averci riflettuto attentamente.
Il fatto che non avesse esitato nel rispondere, le aveva trasmesso la sensazione che non stesse mentendo. Non aveva nemmeno distolto o abbassato lo sguardo una volta dall'inizio di quella conversazione.
- Se ti ho detto come stavano le cose, Isabella, non è perchè volevo liberarmi la coscienza con te, ma solo perchè mi hai chiesto che non ci fossero zone d'ombra tra noi.
Aveva visto comparire Kelly in lontananza, così quella conversazione avrebbero potuto riprenderla solo a casa.
- Posso farti un'ultima domanda?
- Puoi chiedermi tutto quello che vuoi.
- Gwen... il fatto che voi... siate stati "intimi"... c'entra qualcosa?
- No. L'anno scorso, quando ho incontrato l'ammiraglio per la prima volta, è stato durante una cena di gala. Era accompagnato dalla figlia, dato che è vedovo già da diversi anni. E' stata piacevole la sua compagnia... così c'è stato un "dopocena" tra noi. Poi sono ripartito il giorno dopo per New York, e per me la cosa è finita lì. Quando l'ho rivista qualche mese dopo, sempre perchè dovevo incontrare Vernon, mi ha fatto capire che per lei potevamo ripetere l'esperienza. Io non ero dello stesso parere, e gliel'ho detto chiaramente.
- Evidentemente non si è rassegnata all'idea.
Era comparsa un'espressione indifferente, accompagnata da una scrollata di spalle.
- Francamente, Isabella, la cosa non mi interessa. Lo capirà del tutto entro breve...
L'indifferenza aveva lasciato il posto ad uno sguardo molto più profondo e intenso.
- ... sempre che tu voglia ancora sposarmi.
Non aveva potuto rispondere nulla, perchè Kelly era ormai a qualche metro da loro.
- Eccomi! Allora, immagino che non vi sia mancata nemmeno un pò...
La voce divertita dell'amica si era inserita tra loro, lasciandoli in balia dei rispettivi pensieri.


- Ritiro assolutamente lo "stronzo" iniziale, Edward è stato fantastico! Però anche tu sei stata grande. Io non sarei riuscita a mantenere il tuo sangue freddo davanti al comportamento di quella gatta morta. Probabilmente le avrei risposto per le rime, oppure sarei passata direttamente agli insulti pesanti...
Alla fine del racconto Kelly si era scatenata seguendo la sua indole esuberante.
- Ufficialmente non ho ancora nessun "diritto" su Edward...
- Ma quella è stata proprio cafona in generale! Scusa, ignorarti così...
Le piaceva il modo che aveva di arrabbiarsi per lei, era il sintomo di quanto le volesse bene. Si era chiesta se lei esternasse abbastanza i suoi sentimenti nei suoi confronti.
- Comunque, ho deciso di darti retta riguardo al fratello.
Parlare dei Vernon la metteva a disagio, ma non poteva dirlo a Kelly senza dirle il perchè. Era tornata a guardare Edward, ma lui non aveva mai spostato l'attenzione dall'uomo seduto di fronte a lui.
Era ancora confusa e turbata da quello che aveva scoperto. Anche per il fatto che si era ritrovata a constatare che la vita di Edward era davvero complicata come le aveva prospettato.
Sarebbe stata in grado di affiancare un uomo del genere?
Edward sembrava crederlo possibile, le aveva chiesto di sposarlo.
- Bella? Insomma, proprio non hai voglia di sentir parlare di lui!
Kelly le aveva dato un pizzicotto sul braccio, scoppiando a ridere. Stavolta era riuscita davvero a distoglierla dai suoi pensieri.
- Lui chi?
- Il principe William, no? L'ho incontrato nelle scuderie, gioca nella squadra di Anthony. Ci siamo fatti delle foto, pensa che ho anche allungato una mano sul suo lato B. Così domani le vendo a qualche giornale...
- Ma che cavolo stai dicendo?
- Ah, allora adesso mi stai ascoltando!
- Sì, e stai dicendo un mucchio di scemate come sempre!
Le aveva restituito il pizzicotto, decisa a dedicare la sua attenzione solo all'amica.
- Bè, non era del Principe William il lato B che ho toccato...
- Kelly! Ti prego dimmi che non lo hai fatto...
In risposta aveva avuto un'espressione maliziosa che l'aveva fatta tremare.
- Ti giuro su quanto ho di più caro, cioè sulla mia collezione di Vogue, che non l'ho fatto apposta!
Ora era maliziosa e divertita.
- Stavamo andando nelle scuderie e lui camminava davanti a me perchè voleva tenermi nascosta sino all'ultimo per fare una sorpresa ai suoi compagni. Solo che ad un certo punto sono inciampata, ho perso l'equilibrio... stavo per cadere... e così mi sono aggrappata dove sono riuscita!
- Oddio, non ci posso credere!
Probabilmente qualcuno intorno a loro stava anche ascoltando, ma ormai erano troppo divertite per farci caso.
- Dio, Bella, ti giuro stavolta mi sono sentita in imbarazzo anch'io! Mica sono finita con la faccia sul suo sedere? E meno male che c'era l'erba, altrimenti a quest'ora avevo anche le ginocchia sbucciate!
Adesso proprio non riuscivano a trattenere le risate. Bella immaginava benissimo la scena!
- E lui? Che cosa ha fatto?
- Ah, è stato un vero gentleman! Ha aspettato che mi rialzassi, solo a quel punto si è voltato per accertarsi che non mi fossi fatta male.
- Già... se si voltava prima sarebbe stato anche peggio!
- Davvero! Comunque è stato spiritoso, togliendomi dall'imbarazzo e dicendomi "comunque, Kelly, non pensavo di averti colpito così tanto da farti cadere letteralmente ai miei piedi!". Ti rendi conto, Bella? Ho trovato un inglese simpatico!
- Ehi, abbassa la voce... vuoi che ci prendano per due americane cafone che ce l'hanno con gli inglesi?
Ed erano state altre risate, anche ricordandosi di come avessero passato una notte intera a trovare difetti nei ragazzi inglesi, solo per distruggere Leopold.



XXXXXXXXXXXX



Avevano fatto l'amore sotto la doccia, dopo che Edward l'aveva raggiunta con la scusa di aiutarla a lavarsi la schiena.
Era stato dolce e lento il modo in cui si erano amati, forse per soddisfare quel bisogno che avevano avuto di sentirsi vicini.
Lasciata la villa dei Vernon, avevano accompagnato Kelly in hotel, poi erano andati a casa. Poichè avevano avuto a disposizione una limousine con autista, durante il tragitto le chiacchiere erano state superficiali: avevano commentato la bravura dei giocatori, la bellezza della villa, l'eleganza degli ospiti.
La conversazione era stata più viva prima di lasciare Kelly, poi si era un pò arenata quando erano rimasti solo lei, Edward ed Emmett. Una volta a casa, avevano ripreso il loro discorso da dove si erano interrotti.
Era ancora dell'idea di sposarlo?
Glielo aveva ripetuto mentre l'aiutava a slacciare la cerniera del vestito che si era inceppata. Le aveva spostato i capelli su di una spalla, e il suo alito caldo le aveva sfiorato la nuca.
Era bastato solo quello per farle venire un brivido lungo la schiena.
Era totalmente ed irrimediabilmente innamorata di lui.
Si era resa conto che avrebbe potuto anche non condividere alcune sue scelte, ma questo non le avrebbe impedito di amarlo comunque.
Con lui niente sarebbe stato mai facile, ma non aveva altra scelta: non riusciva ad immaginarsi lontana da lui.
Così gli aveva ribadito che il 7 febbraio sarebbe finita la sua vita di scapolo, pertanto di rassegnarsi all'idea che l'avrebbe avuta in mezzo ai piedi ufficialmente e per molto, molto tempo.
Poi lo aveva informato di volersi fare una lunga doccia per rilassarsi, e lui l'aveva raggiunta praticamente quasi subito.
Dopo essersi asciugata i capelli, si stava giusto infilando una maglietta di Edward che ormai aveva decretato come comodo abbigliamento da casa, quando Kelly l'aveva chiamata sul cellulare.
Il tono dell'amica l'aveva subito messa in preallarme: allegro, troppo per una che si era dichiarata stanca morta solo un'ora prima.
A farle tornare le energie, era stata una telefonata di Anthony, con la quale l'aveva invitata a partecipare ad una festa in discoteca, dove avrebbero festeggiato la vittoria schiacciante del pomeriggio.
L'aveva informata della presenza di tutta la squadra, e del fatto che in qualità di madrina non sarebbe potuta mancare.
A quel punto Kelly le aveva chiesto di accompagnarla. Era vero che Anthony era un ragazzo simpatico, ma era altrettanto vero che da sola non se la sentiva di andarci.
Bella si era ritrovata in una situazione difficile: non voleva dire di no all'amica, ma non voleva nemmeno rinunciare ad Edward. Dubitava fortemente che lui avrebbe voluto andare a quella festa... forse non avrebbe voluto nemmeno che ci andasse lei.
Aveva chiesto a Kelly se era proprio convinta di volerci andare: la risposta era stato un sì categorico, con l'aggiunta della minaccia di non azzardarsi a dirle di no. Le aveva anche detto di avere una voglia immensa di godersi finalmente una serata divertente con lei, come non ne avevano mai avute in passato.
Per colpa di Edward.
Questo non lo aveva detto esplicitamente, ma era stato il succo del discorso.
Era vero che aveva deciso di non guardarsi più indietro, quindi non rimpiangeva quello che non aveva potuto fare, ma era anche vero che dire di no a Kelly, avrebbe voluto dire deluderla: aveva capito il desiderio dell'amica di farle vivere quello che molte volte avrebbero voluto condividere.
Così, alla fine, le aveva risposto che sarebbe andata con lei, che però prima ne avrebbe parlato con Edward.
E perchè Kelly capisse bene, le aveva ribadito il concetto "parlare" che era ben diverso da "chiedere" come era accaduto in passato.
Avrebbe detto ad Edward dell'invito di Kelly, della sua decisione di accettare, dell'idea che a lei avrebbe fatto piacere se lui fosse andato con loro.


XXXXXXXX


Lo aveva trovato in cucina, intento a prepararsi un caffè.
- Vuoi del latte caldo?
La sua domanda aveva avuto il sapore di un'intimità che già si era instaurata tra loro, tanto da conoscere già molte reciproche abitudini.
- Fino a due minuti fa ti avrei detto di sì, adesso ti dico di no.
Si era voltato incuriosito.
- Cosa è successo nel frattempo per farti cambiare idea?
Lo aveva affiancato, appoggiandosi alla cucina.
- Mi ha chiamato Kelly, che a sua volta è stata chiamata da Anthony per invitarla ad una festa in discoteca.
Si era aspettata di vederlo cambiare immediatamente espressione, invece era rimasto sereno.
- Vogliono festeggiare la vittoria di oggi, ci sarà tutta la squadra. Suppongo che ognuno di loro inviterà a sua volta altra gente...
Da una parte aveva voglia di andarci, anche se la discoteca non era proprio un luogo di divertimento per lei, dal momento che non amava ballare; dall'altra c'era l'idea di passare una serata casalinga con Edward. E ci sarebbero stati mille modi piacevoli di trascorrerla: sul divano a guardare un film, oppure a leggere un libro, oppure semplicemente a chiacchierare.
- Tu hai voglia di andarci?
Glielo aveva chiesto tranquillamente, senza dare segno di nervosismo o altro.
- Sì e no.
- No perchè?
- Perchè vorrei che venissi anche tu, ma sono quasi certa che mi dirai di no. Così vorrebbe dire passare la serata senza di te.
Le aveva sorriso in quella maniera che le provocava sempre uno sfarfallio nello stomaco.
- Sì perchè?
- Perchè Kelly ci tiene e perchè mi farebbe piacere uscire con lei.
L'aveva afferrata per i fianchi, attirandola verso di lui. Lo aveva abbracciato anche lei, e siccome indossava solo dei pantaloncini, si era ritrovata ad accarezzargli la schiena nuda.
- Mi sento sotto esame, Isabella. Cosa devo risponderti, adesso?
Era stato un pò scherzoso e un pò serio.
- Bè, per una volta è bello che sia tu ad essere in crisi.
Le aveva pizzicato un fianco, a mò di minaccia scherzosa.
- Scommetto che non vedevi l'ora di mettermi alla prova.
Si era stretta a lui, posandogli la guancia sul torace e inspirando il suo profumo misto a quello del bagnoschiuma che avevano appena usato abbondamente su entrambi.
- In che senso?
- Vedere se adesso sono capace di dirti: tranquilla, vai pure e divertiti. Oppure: non se ne parla nemmeno, non posso pensare di rimanere qui da solo, a pensare che qualcun altro che non sono io, ti sta posando gli occhi addosso con il pericolo che sia anche un depravato della peggiore specie che ha intenzione di provarci.
Si era allontanata giusto per poter sollevare il viso e guardarlo.
- E quindi?
Le aveva deposto un bacio veloce sulle labbra.
- Sto pensando ad una via di mezzo, perchè te l'ho detto che devo ancora lavorare sul mio pessimo carattere.
Non aveva smesso di sorriderle, anche se avvertiva una certa lotta interiore in lui.
- E quindi?
- E quindi non vengo sicuramente, perchè è giusto che tu ci vada sola con Kelly. Il tempo dei miei "no" è davvero finito, mi fido assolutamente di te. Però... ho bisogno comunque di poter essere tranquillo... quindi ci vengono sia Emmett che Jasper.
Adesso l'aveva guardata più seriamente, l'ombra del sentimento che provava per lei a fare da sfondo nei suoi occhi verdi.
- Non te li sto mettendo alle costole per farti controllare, Isabella. Non farei mai una cosa del genere, credimi. Ho solo bisogno di sapere che sei al sicuro.
A volte nel modo che aveva di abbracciarla, come in quel momento per esempio, la faceva sentire qualcosa di veramente molto prezioso da dover proteggere da ogni possibile pericolo.
Non era una brutta sensazione, però era anche vero che doveva imparare a controllare questo suo bisogno con il passare del tempo.
- Lo so che può sembrare esagerato, ma non devi sottovalutare che sei una ragazza molto ricca e... per giunta legata a me. Potrebbe indurre qualcuno in tentazione...
Questo lo capiva, e sapeva di non doverlo sottovalutare.
- Lo capisco, ma direi che puoi iniziare a lavorare sopra al tuo istinto di protezione verso di me. Per esempio, mi sembra esagerata la presenza di tutti e due, potrebbe venire solo Jasper.
Aveva corrugato le sopracciglia.
- Come mai proprio Jasper? E non Emmett? Devo preoccuparmi?
- Stai scherzando, vero?
- No. Ho gli occhi anch'io, Jasper è un bell'uomo.
Si era scostata un pochino di più adesso, confusa.
- Edward, ma stai scherzando, vero?
Glielo aveva ripetuto, più incredula che confusa.
- Ti ha concesso immediatamente la sua complicità. Avete trascorso molto tempo insieme...
Aveva fatto per liberarsi, perchè adesso stava seriamente pensando che fosse impazzito, ma lui non l'aveva lasciata andare.
- Edward, se è uno scherzo, sappi che non mi sto divertendo affatto! E lasciami andare, per favore...
Aveva cercato ancora di liberarsi, ma lui aveva stretto di più.
- Se fai così è perchè c'è del vero, allora. Lo sapevo che dovevo licenziarlo...
Aveva smesso di spintonarlo per tentare di liberarsi e l'aveva guardato allibita.
- Ma ti ha dato di volta il cervello! Ho chiesto di Jasper solo perchè Emmett mi incute più soggezione! E comunque sei assolutamente fuori strada se pensi che io stia qui ad ascoltare altre idiozie di questo tipo...
L'aveva baciata. Semplicemente l'aveva afferrata per la nuca e l'aveva baciata con passione, zittendola. Non le era riuscito di opporsi, il sapore di Edward le era andato subito alla testa quando la sua lingua si era spinta dentro la sua bocca, cercando subito la sua.
Le era sembrato di rivivere le sensazioni del loro primo bacio, quando l'aveva colta di sorpresa con un bacio che era stato quasi rude nella passione con cui glielo aveva dato.
Poi l'aveva lasciata andare, lo sguardo verde acceso di desiderio, ma anche di qualcos'altro... malizia... divertita malizia!



- Sei un bastardo, Edward Cullen!
Lo aveva colpito con un pugno sul petto, provocandogli una vera risata. Aveva finto di massaggiarsi il punto in cui era stato colpito, come se gli avesse fatto davvero male.
- E tu sei irresistibile...
- Ma che razza di senso dell'umorismo hai? Mi stavi facendo arrabbiare sul serio!
Adesso che era certa di essere stata vittima di uno scherzo, per quanto avesse creduto davvero incredibile che avesse dubitato di lei e Jasper, era tornata a respirare, scaricando su di lui una finta rabbia.
- Morivo dalla voglia di baciarti.
Gli aveva dato un altro pugno, questa volta chiaramente più giocoso.
- Tu sei veramente impazzito! Cosa c'entrava tutta quella scena con la voglia di baciarmi?
- Ho visto che ti stavi arrabbiando... e volevo avere un anticipo di come sarebbe stato fare la pace con te se avessimo litigato veramente.
Era scandalosamente eccitante in quel momento, gli occhi verdi che la guardavano con desiderio, il fisico asciutto coperto solo da quel paio di pantaloncini, i capelli ancora umidi.
E poi quel sorriso.
Dio cosa avrebbe fatto per quel sorriso! Probabilmente si sarebbe buttata anche nel fuoco.
E non aveva resistito, nemmeno un secondo, lo aveva dovuto baciare con altrettanta passione, sentendosi subito avvolgere nel suo forte abbraccio.




XXXXXXXXXXXXX



Alla fine le avevano accompagnate sia Emmett che Jasper. Più che altro perchè Edward le aveva confessato di sentirsi in parte responsabile anche per Kelly, dato che suo padre gli aveva inviato una mail chiedendogli se si sarebbe potuto occupare anche della sicurezza di sua figlia una volta che fosse stata con Bella.
Anche i Taylor erano ricchi abbastanza da poter essere oggetto di qualche malintenzionato.
Si era preparata con Edward che aveva continuato a ronzarle intorno, distraendola continuamente da ciò che stava facendo, cioè cercare di vestirsi. Lei infilava il reggiseno e lui glielo slacciava a tradimento, accarezzandola e facendole venire voglia di buttarsi sul grande letto con lui.
Cercava di allacciarsi i jeans, ma lui continuava ad intrufolare le mani, spingendosi verso il bordo dei suoi slip e strusciandosi in maniera provocante sulle sue natiche.
Per infilarsi la maglia che aveva scelto, aveva dovuto batterlo sul tempo e rinchiudersi in bagno, ridendo del fatto che gli aveva chiuso la porta in faccia per un soffio.
Ne aveva approfittato per pettinarsi e mettersi un velo di trucco: un pò di ombretto, mascara, del lucidalabbra.
Quando era uscita, si era aspettata di trovarselo di fronte, ma lui l'aveva fatta arrivare sino al salone, prendendola poi da dietro a tradimento.
L'aveva circondata con le braccia, facendola aderire a lui. Poi le aveva sussurrato un "ti amo, divertiti" che l'aveva letteralmente mandata ko.
La discoteca che avevano scelto per quella festa, era una delle più famosa e "in" di Londra, glielo aveva detto Kelly che la conosceva molto bene perchè ci era già stata l'anno prima con le sue cugine.
Figuravano ovviamente sull'elenco delle persone invitate, quindi erano passate davanti ad un discreto numero di persone che aspettava comunque di entrare.
Bella si era sentita un pò in colpa per il fatto che Emmett e Jasper sarebbero stati costretti a passare quella serata di "forzato" divertimento, e lo aveva anche detto a Jasper. Ma lui l'aveva rassicurata sul fatto che era un diversivo dalla solita birra che si sarebbero fatti lui ed Emmett in qualche pub.
Vero o meno, gli aveva detto di apprezzare il suo modo di comportarsi sempre in maniera corretta. Mentre si erano parlati, le era tornato in mente lo scherzo di Edward.
Aveva guardato Jasper con occhi più obiettivi, riconoscendo in effetti che era un bell'uomo. Del resto anche Rosalie non era da meno.
Ma non era Edward. Nessuno sarebbe stato come lui ai suoi occhi.
Era innamorata, il segreto della sua bellezza era tutta lì. Sicuramente c'erano anche uomini più belli, ma lei li avrebbe sempre guardati con occhio distaccato.
Poi, Anthony le aveva individuate e si era staccato dal gruppo di persone con cui stava parlando, non sapeva come dato che la musica rimbombava in maniera impressionante, e le aveva raggiunte.
Emmett e Jasper si erano già defilati, sparendo alla sua vista. Sapeva che non l'avrebbero proprio controllata minuto per minuto, semplicemente sarebbero rimasti nei dintorni a dare un'occhiata in generale alla situazione.
Kelly era stata al settimo cielo: l'aveva accolta con un entusiasmo contagioso. Le aveva fatto piacere l'invito di Anthony, ma ancora di più l'aveva elettrizzata l'idea di uscire con lei.
A differenza sua, era stata veramente uno schianto: indossava degli stivali stile cow-boy, una minigonna di jeans e un semplice top. Le aveva detto di voler dimostrare quanto poteva essere "figa" nel suo essere americana.
Tutti i ragazzi presenti sinora incrociati, Anthony compreso, sembravano averle dato ragione: sembravano api attirate dal miele.
Kelly l'aveva rimproverata per il suo abbigliamento, l'avrebbe voluta più audace e le aveva giurato che la prossima volta se ne sarebbe occupata lei.
Sinceramente si sentiva a suo agio con i jeans, la maglietta blu leggermente scollata e le ballerine che avevano sostituito le scarpe da tennis.
Ad Edward non era piaciuta la sua scelta, ma più che altro perchè l'avrebbe voluta sempre senza vestiti. Questo era quello che a grandi linee le aveva fatto capire mentre aveva cercato di spogliarla continuamente prima che uscisse di casa.
Era tornata al presente, ad Anthony che le stava accompagnando dai suoi amici per presentarle. Stavano passando tra ragazzi che si agitavano al ritmo della musica, mentre parlavano o almeno cercavano di farlo.
Aveva Kelly davanti a sè, che tanto per cambiare, la stava invitando con un dito ad ammirare il fondo schiena del ragazzo davanti  a lei.
E lei gli stava giusto facendo capire di stare attenta a non ripetere l'esperienza di finirgli addosso con la faccia, quando si era sentita sollevare e stritolare in una presa ferrea. Aveva visto prima la faccia di Kelly sorpresa, poi le era giunta una voce chiarissima nell'orecchio.
- Bella! Non ci posso credere! Sei proprio tu!
Riemersa da un torace muscoloso dove si era ritrovata premuta con il viso, aveva potuto esprimere anche lei lo stesso stupore.
- Jake! Ma che cosa ci fai qui?



Lui era scoppiato a ridere, sempre tenendola per la vita, esprimendo tutta la sua felicità per quell'incontro inaspettato.
- Potrei chiederti la stessa cosa, ma francamente adesso non è che mi importi molto! Adesso ho solo voglia di salutare una mia grande... amica!
E senza lasciarle il tempo di capire cosa stesse per fare, le aveva schioccato un bacio sulle labbra.
 



 


Avete presente quando andate in vacanza in capo al mondo e incontrate il vostro vicino di casa?
Ecco, così si sente Bella in questo momento!
Jake a Londra, nella stessa discoteca, nello stesso momento: quando si dice che il mondo è piccolo! XD!
Ed Edward a casa...  però c'è Kelly!
Kelly e Jake che si incontrano... si accettano scommesse! XD!
Ritornando ad Edward: tutte voi vi siete schierate tra "squalo della finanza" e "uomo d'affari integerrimo". Come avete visto la posizione si trova nel mezzo, nel senso che può essere l'uno e l'altro. Nessuna di voi, forse, ha pensato che un uomo così potente non poteva non avere un influenza anche nella vita politica del paese. Nella realtà è quasi sempre così, le lobbie americane spesso sono proprio l'insieme di influenti e ricchi uomini d'affari.
Immagino Edward un uomo corretto, ma che sa anche giocare "sporco" per motivi che lui ritiene più che giusti per indurlo ad agire così.
Come sempre, ragazze, aspetto tutti i vostri pareri: mi piace vedere come i vostri ragionamenti si avvicinano o si allontanano dai miei! XD!
Quello che posso dire con una certa sicurezza è questo: a letto, Edward lo vogliamo tutte "alfa" 10! Ma anche 100, 1000, 10.000, 1.000.000...
Siete state fantastiche con le vostre recensioni al capitolo rosso, mi avete fatto morire, giuro! XD!

Adesso vi auguro buon week-end.
Ci sentiamo lunedì!
Un bacione grande.
Robi






 
   
 




 

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Capitolo 32
*** Capitolo 31 ***


Buongiorno ragazze!
Perdonatemi, ma continuo ad essere assediata da impegni extra, sia lavorativi che familiari. E' nel mio carattere di voler rispettare ogni tipo di impegno, quindi cerco di onorare anche quello con voi, facendo il possibile!
Ma veniamo al capitolo di oggi, forse non proprio lunghissimo, ma decisamente di svolta. Dal prossimo capitolo, infatti, si apre un nuovo scenario... e che scenario! XD!
Come sempre niente anticipazioni... ma solo un augurio di buona lettura!

Prima di salutarvi, però, oggi vorrei ringraziare in particolar modo quelle lettrici che continuano a seguirmi con tanto affetto e tante chiacchiere! Nonostante i miei ritardi nel rispondervi, voi siete sempre lo stesso disponibili verso di me!
Siete una forza ragazze, quella che a volte mi fa tirare fuori il pc anche in piena notte per scrivere! XD!

Un bacio.
Roberta











Si era scostata immediatamente da Jake, fulminandolo con un'occhiataccia. Ma lui l'aveva ignorata, esibendosi anzi in un sorriso ancora più smagliante.

- Dai, Bella, non ti arrabbiare! Siamo o non siamo buoni amici?
Le era bastato quel bacio a fior di labbra per capire quale fosse stata la fonte di quella sua particolare euforia: era ubriaco. E lo era abbastanza da renderlo totalmente diverso dal ragazzo  che aveva incontrato a Montego Bay.
Il modo in cui aveva ripreso a stringerla contro di lui, come se davvero fossero stati molto intimi, la diceva lunga su come le sue azioni fossero dettate dall'alcol: infatti in precedenza era sempre stato più che corretto nei suoi confronti, nonostante le avesse esplicitamente detto che si sentiva attratto da lei.
Solo per questo aveva evitato di essere più dura, cercando invece di farlo ragionare.
- Jake! Stiamo dando spettacolo... potresti magari lasciarmi andare...
Ma qualcuno aveva deciso di essere meno gentile con lui ed era intervenuto con modi più diretti.
- Hai bisogno di un disegno per capire che non vuole le tue attenzioni?
La voce di Anthony si era inserita sulla sua, secca e perentoria. Come era stata decisa la mano sulla spalla con cui lo aveva strattonato.
Aveva incrociato lo sguardo del suo " improvvisato cavaliere" prima di correre a cercare quello di Kelly, di fianco a loro. Aveva visto la sorpresa lasciare spazio alla preoccupazione nell'amica: decisamente la situazione stava diventando esplosiva. Più che altro perchè Jake l'aveva sì lasciata andare, ma per portarsi a pochi centimetri dal viso di Anthony.
- E tu chi cazzo sei per sapere cosa vuole Bella?
Anthony non aveva dato segno di temere i muscoli più sviluppati di Jacob e non si era scomposto davanti all'aria minacciosa che aveva assunto.
- Uno che ti può insegnare le buone maniere, yankee.
Quell'ultimo appellattivo era stato pronunciato con voluto disprezzo ed aveva ottenuto l'effetto desiderato: Jake lo aveva spintonato così violentemente da mandarlo lungo disteso.
C'erano stati dei fischi e degli applausi, che erano riusciti a sovrastare la musica, e che avevano rivelato a Bella la presenza di un gruppetto di ragazzi sicuramente suoi amici: come lui avevano tratti indiani. E avevano, appunto, anche tutta l'aria di volersi godere lo spettacolo offerto dal loro amico che stava invitando il ragazzo ad alzarsi da terra per affrontarlo.
Bella era rimasta immobile, incredula davanti a quello che stava succedendo: Jake, quel ragazzo allegro e simpaticamente esuberante, appariva totalmente fuori di sè.
- Bella, ma è quel Jake?
Kelly le aveva rivolto quella domanda forse più per capacitarsi che stesse davvero assistendo a quella scena, più che per avere conferma sull'identità di quella montagna di muscoli.
- Jake! Piantala immediatamente! Forza, vieni via con me, subito!
Una mano davvero decisa lo aveva afferrato per un braccio, strattonandolo via come se fosse stato solo un bambino capriccioso.
Emmett! Era spuntato proprio come un angelo salvatore!
- Siamo la scorta della Sig.na Swan, tutto bene? Sì? Posso chiederle di lasciar perdere? Lo conosciamo bene quel ragazzo. E' un amico di Bella... è solo un pò su di giri... ci pensiamo noi, okay?
Jasper! Un altro angelo.
Mentre Emmett, senza più aggiungere altro, aveva trascinato via Jake come fossero stati vecchi amici, passandogli un braccio sulle spalle, Jasper aveva aiutato Anthony a rialzarsi, invitandolo a lasciar perdere l'episodio.
- Che ne dite di tornare a divertirvi come se non fosse successo nulla?
Bella aveva avuto modo, per la prima volta, di essere grata per la presenza dei due "angeli custodi": senza di loro probabilmente le cose sarebbero degenerate.
Anthony aveva guardato nella direzione dove erano scomparsi Jake ed Emmett, poi aveva guardato Bella e Kelly, poi si era guardato intorno: chi si era messo ad osservare, sembrava aver capito che tutto si era sgonfiato in un nulla di fatto.
- Basta che me lo teniate fuori dai piedi, okay? Se mi ricapita davanti...
Aveva sfoderato un'espressione chiaramente ostile nel fissare Jasper, indice del fatto che avrebbe davvero ripreso da dove erano stati interrotti.
- Non lo vedrai più, garantito.
Jasper era stato categorico nella sua rassicurazione.
- Anthony, mi spiace. Mi sento responsabile. Ti prometto che non accadrà più nulla.
Si era sentita in dovere di rincarare la dose: in fondo era per lei che era intervenuto.
- Tranquilla, Bella. Ho capito che lo scimmione non era in programma neanche per te...
Non le aveva fatto piacere il modo in cui aveva apostrafato Jake, ma aveva abbozzato anche in ragione di un'occhiata significativa che le aveva lanciato Jasper, sicuramente d'accordo sul fatto che era meglio tranquillizzare le acque.
- Okay. Grazie.
In tutto questo Kelly era rimasta intelligentemente neutra, per non esasperare gli animi, anche se quel "yankee" pronunciato da Anthony non le era piaciuto per niente.
- Anthony, che ne dici di presentarci ai tuoi amici?
Da buona amica, le era andata in aiuto per cercare di sdrammatizzare la situazione.
- Sì, direi che è una buona idea.
Il ragazzo non aveva, però, nascosto una smorfia infastidita, probabilmente legata al pensiero che i suoi amici lo avevano visto finire lungo disteso per mano di Jake, senza avere la possibilità di riscattarsi.
- Bella, scusa, posso parlarti solo un attimo in privato?
Era stato Jasper a chiederglielo, prendendola leggermente in disparte. Aveva annuito, avvicinandosi a Kelly.
- Ti dispiace restare sola un attimo? Poi ti raggiungo...
- Sì, certo. Tranquilla. Ti aspetto qui nei dintorni...
Bella aveva ringraziato l'amica, seguendo poi Jasper che la stava conducendo verso una scalinata poco illuminata.
- Stai bene?
Glielo aveva chiesto a metà scala, dove la musica si era leggermente attutita, permettendo di parlare con un tono di voce quasi normale.
- Sì. Sono solo un pò... agitata. Jake mi ha preso di sorpresa... e non pensavo che Anthony si sarebbe messo in mezzo così... stava per succedere un casino!
Come richiamato da quella parola, il pensiero di Edward si era affacciato come un fulmine a cielo sereno. Era inciampata, senza però cadere grazie ai riflessi di Jasper che l'avevano immediatamente aiutata.
- Grazie.
Non aveva potuto dirgli altro, troppo presa ora dall'idea che avrebbe dovuto raccontare quel disastro appena successo, immaginando che Edward non ne sarebbe stato sicuramente entusiasta.
Nel frattempo erano sbucati in un lungo corridoio, dove c'era un discreto passaggio di persone, dal momento che in fondo c'erano i bagni della discoteca. La loro destinazione, però, non era stata quella, bensì una porta nascosta da pesanti tende di velluto: un'uscita secondaria, non proprio di sicurezza dato che mancavano gli appositi segnali.
Jasper aveva premuto il maniglione, aprendo la porta e invitandola ad uscire prima di lui. La voce dura ed arrabbiata di Emmett l'aveva gelata sul posto.
- Piantala, Jake, o te li calmo io i bollenti spiriti, chiaro? E non sto scherzando!
- Pensi di farmi paura?
Non le era sembrata nemmeno la voce di Jake, tanto era stata sbruffona ed arrogante.
- Ragazzino, vedi di farti tornare un pò di sale in zucca...
Poco distante da loro, aveva visto Emmett colpire con un dito la fronte del ragazzo intrappolato tra lui ed il muro. Aveva pensato che per quanto fosse grosso Jake, Emmett lo era ancora di più: riusciva a sovrastarlo sia per altezza che per fisico.
Poi si era accorto della loro presenza e aveva fatto un cenno a Jasper.
- Bada tu a questo moccioso...
Di rimando c'era stato un borbottio di Jake, che era stato però ignorato da entrambi. Emmett l'aveva raggiunta, incombendo adesso su di lei. Forse aveva avuto quell'impressione perchè si trovavano in una sorta di cortile interno, piccolo e appena rischiarato da un'unica luce proveniente da un lampione.
- Tutto bene?
Le aveva ripetuto la stessa domanda e lei aveva annuito di nuovo.
- Kelly è conVernon?
Aveva annuito di nuovo, percependo lo sguardo di Emmett che la scrutava.
- Bella, tanto vale che te lo dica subito: qualcuno ha fatto delle foto. Ho visto i flash, ma eravamo troppo distanti per pensare di coprirti dall'obiettivo. Non so se sono riusciti ad immortalare proprio tutto...
Era stata sicura che si fosse riferito al "saluto" di Jake, che per quanto fosse stato rapido, era stato inequivocabilmente un bacio sulle labbra.
- ... di sicuro però hanno le immagini di quei due che si affrontano...
Nel tono di voce c'era stato un chiaro fastidio, non sapeva se più diretto verso i due che avevano dato vita a quel momento, o verso chi era riuscito ad accaparrarsi quelle immagini.
- Emmett, non è stata colpa vostra... nel senso, non potevate certo prevedere che ci fosse qua Jake! E che fosse anche...
- Ubriaco! Con tutti i posti per festeggiare un addio al celibato, proprio qua dovevano venire!
Aveva registrato l'informazione, ricollegandola a quei ragazzi che aveva capito essere amici di Jake. Evidentemente uno di loro si sarebbe sposato.
Edward.
Era ritornata col pensiero a lui, al fatto che doveva informarlo di quanto era successo e dell'eventualità che apparissero delle foto.
Di certo non ne sarebbe stato contento, ragione di più che c'era di mezzo anche il figlio dell'ammiraglio Vernon.
- Comunque, ormai il danno è fatto. Adesso lo tengo ancora un pò qui... almeno finchè non torna ad essere il bravo ragazzo che è di solito...
Lo aveva detto più ad alta voce, ottenendo un altro grugnito in cambio dall'interessato.
- Jasper, invece, cerca di tenerti alla larga i falchi che saranno ancora dentro e che saranno a caccia di altre immagini.
Si era sentita quasi male, tanto che si era appoggiata alla parete, portandosi una mano alla gola proprio dove sentiva un groppo.
- Bella, non ti senti bene?
Emmett si era di nuovo preoccupato, e aveva cercato di spiegargli come si sentisse.
- No sto bene... è solo che non avevo pensato di finire proprio stasera in una situazione del genere... con il figlio dell'ammiraglio Vernon poi...
Il pensiero era andato all'incontro del pomeriggio, dove sapeva che Edward era riuscito a concludere l'accordo che aveva a cuore. L'idea che potesse essere compromesso a causa dell'episodio appena accaduto...
- Senti, vuoi tornare a casa? Se la tua amica vuole rimanere, posso restare io con lei...
In effetti tutta la voglia che aveva avuto di godersi quella serata, se ne era andata. Era sicura che Kelly avrebbe capito, anzi forse anche lei non avrebbe più avuto lo spirito giusto.
Si era ritrovata ancora a pensare che la presenza di Emmett era stata fondamentale: aveva preso in mano la situazione immediatamente.
- Parlo con Kelly, in effetti non ho più tanta voglia di restare... però, prima, vorrei parlare con Jake.
Seppure fosse arrabbiata con lui, per il suo comportamento, era vero che anche Anthony aveva contribuito a provocarlo.
- Okay. Resto qui io, Jasper tornerà dentro. Questo cortile è un'uscita secondaria, la utilizzano quando c'è qualche celebrità che se la vuole svignare senza dare troppo nell'occhio. Dopo possiamo andarcene da qui, può darsi che i falchi dall'altra parte abbiano già chiamato rinforzi...
Aveva annuito, scoprendo che il suo pensiero su quel posto era stato corretto.
Emmett e Jasper si erano consultati, lei intanto si era avvicinata a Jake. Decisamente aveva riacquistato lucidità, lo testimoniava lo sguardo contrito che aveva incontrato.
- Mi dispiace per quello che è successo... però se quel damerino non fosse intervenuto...
- Potevi di certo evitare, Jake. Se tu non mi fossi saltato addosso in quella maniera, magari Anthony non avrebbe frainteso...
Si era irrigidito, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
- Ti puoi immaginare l'effetto che ha avuto su di me vederti all'improvviso...
Era arrossita, più che altro perchè si era sentita in colpa: avrebbe dovuto dirgli la verità prima o poi, cioè che le sue speranze con lei erano inesistenti.
- Se non fossi stato ubriaco...
- Non sono così ubriaco come credete... ero solo un pò allegro! Stavamo festeggiando Jared che si sposa tra due giorni... con una ragazza inglese, tra l'altro...
Aveva scosso la testa, come se la cosa non fosse proprio di suo gradimento.
- Una stronzata grande come una casa, sposarsi a diciotto anni... l'abbiamo portato qui per cercare di fargli capire cosa si stava perdendo... serate così se le può scordare dopo!
Una parte di lei aveva registrato la sua affermazione sullo sposarsi a diciotto anni, e aveva pensato che quando avesse saputo di lei ed Edward, sarebbe stato un ulteriore motivo di dispiacere per lui.
- E meno male, Jake! Non mi dirai che questo è divertirsi: ubriacarsi, picchiarsi...
- Ci stavamo solo divertendo prima....
- Prima? Mi stai incolpando di quello che è successo?
Era allibita, adesso.
- No di certo! Non è questo che sto dicendo...
Aveva avuto un moto di stizza, e lo aveva sfogato stringendo i pugni con forza dentro le tasche.
- Insomma, non lo capisci proprio, eh?
Gli occhi neri che le aveva piantato addosso sembravano bruciare.
- Ho avuto quella reazione perchè mi sono sentito geloso marcio di quel ragazzo! Ho pensato che stesse accampando delle pretese su di te... e che a te non dispiacesse dal momento che eri lì con lui!
Geloso marcio.
Non era riuscita a controbattere nulla, aveva solo pensato che le cose con Jake erano diventate molto più complicate di quanto aveva realmente immaginato.



XXXXXXXXXXXXXX



In macchina con Jasper il silenzio non era stato teso. Avevano commentato brevemente quanto accaduto, trovandosi d'accordo sul fatto che c'era stata tutta una serie di coincidenze sfortunate ed imprevedibili.
Jake, geloso marcio di lei.
Bella aveva risentito quello sguardo nero su di sè, bruciante ed inequivocabile.
Non aveva immaginato che si fosse spinto così in là con la sua cotta. Forse perchè per lei era sempre stato assolutamente chiaro ciò che aveva provato nei suoi confronti: una forte simpatia, quasi un'amicizia istantanea, ma niente di più.
"Sarà meglio chiarire subito con lui, Isabella. Jake è un ragazzo che sa bene quello che vuole. E se ha deciso che vuole te, farà di tutto per farti capitolare."
Edward, che lo conosceva bene, forse aveva avuto un'idea più chiara su di lui. Ma le aveva dato fiducia, lasciandosi convincere del fatto che avrebbe saputo parlare con Jake, arrivando a farlo desistere senza però ferirlo.
Ma adesso non ne era più così sicura, non dopo il modo in cui si erano lasciati in quel cortile.
Jake era determinato nel voler parlare con Edward per assumersi tutta la responsabilità di quanto accaduto e delle relative conseguenze, spiegandogli però il perchè era arrivato a reagire così. Insomma, le aveva fatto capire di voler parlare chiaramente con lui del fatto che era deciso a frequentarla seriamente. 
Ma doveva affrontare un problema alla volta, e adesso la priorità era parlare con Edward.
Il cellulare si era messo a vibrare, facendola sobbalzare. Lo aveva ancora stretto tra le mani, dopo che aveva scritto l'ultimo messaggio a Kelly.
Era stata ovviamente fantastica con lei. Aveva compreso benissimo la sua voglia di tornare a casa, e l'aveva rassicurata sul fatto che non avrebbe avuto problemi a rimanere lì da sola. Le aveva confessato a sua volta di volersi trattenere ancora per poco, giusto il tempo per non sembrare scortese con Anthony. Ovviamente le era parecchio scaduto, il suo comportamento non le era affatto piaciuto. Aveva commentato brevemente anche il suo primo incontro con Jake, senza risparmiargli un giudizio severo. Ma si riservava, ovviamente, di poterlo rettificare conoscendolo meglio. Se lei, ovviamente, non lo avesse mandato prima a quel paese visto il casino che le aveva combinato! Si erano poi salutate, con la promessa di sentirsi subito in caso di reciproca necessità.
"Ti stai divertendo?"
Il messaggio in arrivo era di Edward, e l'aveva colta in contropiede. Poi aveva deciso di ignorarlo, era già sulla strada di casa. Di rispondere anche per poco con una bugia lo aveva escluso.
Erano passati forse due minuti, in cui aveva visto altre strade di Londra scorrere fuori dal finestrino, quando le era arrivato un altro messaggio.
"Devo essere geloso? Neanche il tempo per rispondermi...".
Aveva intuito che fosse stato scherzoso il tono di questo nuovo messaggio, ma consapevole di quello che avrebbe dovuto dirgli di lì a poco, si era sentita ugualmente a disagio.
- Manca molto, Jasper?
Il biondo l'aveva guardata, forse intuendo di chi potessero essere quei messaggi, ma senza commentare.
- Dieci minuti e siamo arrivati.
- Grazie.
Le sembrava un tempo molto lungo, ma non poteva fare altro che aspettare.



XXXXXXXXXXX






- E' l'ultima volta che si avvicina a te, Isabella! Su questo ci può scommettere! Che venga pure a parlarmi, sarò contento di chiarirgli il concetto di persona!
L'esplosione di rabbia era stata di una tale veemenza che nell'alzarsi Edward aveva rovesciato la sedia su cui era stato seduto, immobile e silenzioso, ad ascoltare il racconto di quanto era accaduto in quella discoteca.
Aveva vissuto una tale gamma di emozioni da quando si era ritrovato Isabella davanti solo una mezz'ora prima, che gli riusciva difficile credere di essere stato capace di non esplodere sinora.
Non riusciva a capacitarsi di quello che era successo, ma soprattutto non riusciva a capacitarsi del fatto di poter essere così geloso di Jake.
Aveva pensato di essere riuscito a farsene una ragione quando ne aveva parlato con lei quel pomeriggio in cui l'aveva sorpresa a chiamarlo, dopo che loro due avevano litigato.
Si era convinto del fatto che per Isabella fosse solo un amico, a cui far capire che il suo ruolo sarebbe stato solo quello, quindi prendere o lasciare.
Quello che non aveva messo in conto, era il non riuscire a metterlo in pratica: come in quel momento, dove si sentiva l'equivalente di una belva in gabbia.
- Edward, non credo sia l'atteggiamento giusto. Si tratta di Jake, il cugino del tuo migliore amico...
Si era alzata a sua volta, raggiungendolo e posandogli una mano sul braccio, in un gesto che voleva essere probabilmente distensivo.
- In questo momento non credo sia un motivo sufficiente...
In realtà era anche questo a mandarlo fuori di testa, il fatto che una parte di lui era affezionato a quel ragazzo proprio come lo era nei confronti di Sam.
La conflittualità tra gelosia e affetto, rendeva tutto più difficile da gestire.
Cristo Santo, conosceva Jake sin da quando era un bambino dalle ginocchia sbucciate!
Solo che quel bambino, adesso era un ragazzo fatto e finito. Un ragazzo che si era decisamente preso una sbandata per la ragazza sbagliata.
La sua ragazza, nonchè futura moglie!
Solo il pensarlo gli aveva fatto salire di nuovo la rabbia a livelli pericolosi: domani avrebbe visto su tutti i giornali la foto di quel bacio tra loro. Poteva anche essere stato privo di valore, e sapeva bene che era così, ma c'era stato e tanto bastava per fargli ribollire il sangue.
Era esageratamente irrazionale, lo capiva, ma aveva scoperto che i sentimenti per Isabella risidievano nella parte di lui istintiva e poco incline alla ragione.
Probabilmente significava amare, ma lui lo stava scoprendo solo adesso.
- Un motivo sufficiente per cosa?
La voce preoccupata di Isabella l'aveva riportato lì con lei, inducendolo ad abbracciarla in maniera possessiva, forse per riflesso a quei pensieri che si agitavano dentro di lui.
- Edward, sono già abbastanza dispiaciuta per quello che è successo... potresti dirmi cosa ti passa per la testa?
Lo aveva guardato e lui si era perso in quel caldo nocciola, dimenticando per un attimo perchè fosse così turbata la sua espressione.
Ogni volta si stupiva di trovarla così bella e seducente nel suo essere un pò bambina, un pò donna.
Nell'intimità sapeva diventare audace e disinibita, dando libero sfogo alla passione, poi tornava ad essere la ragazza un pò timida ed impacciata.
Era totalmente in balia di quella ragazza e dell'amore che provava per lei.
- Penso che quando si tratta di te, io perdo la ragione.
Glielo aveva detto con una tale spontaneità, che aveva visto gli occhi di Isabella spalancarsi per lo stupore.
- Potrei fare cose inimmaginabili per te, e quello che mi spaventa, è che le farei senza pensarci nemmeno un attimo.
Si era reso conto che averla tra le braccia, era stata l'unica cosa in grado di calmarlo. Il battito era tornato regolare, i muscoli si erano rilassati, i pensieri si erano come schiariti.
L'unico posto in cui sarebbe dovuta stare sempre, era proprio lì, tra le sue braccia.
Sapeva che questo non sarebbe stato possibile, e allora rimaneva solo un'altra soluzione: far sapere al mondo intero, Jake in primis, che quel posto esisteva ed era l'unico in diritto di accoglierla.
Si era chinato su di lei, stringendola ancora di più e baciandola profondamente. Si era beato della risposta arrendevole delle sue labbra, del modo in cui aveva subito accolto la sua invasione, ricambiandola con altrettanta passione.
Il pensiero che altre labbra avevano sfiorato quelle morbide e succose che stava assaporando, l'avevano indotto a baciarla con più irruenza ancora, nel desiderio di cancellare qualsiasi altro sapore che non fosse stato il suo.
Aveva fatto scivolare le mani sulle sue natiche, stringendole. Poi l'aveva sollevata, ottenendo che lei gli cingesse i fianchi con le gambe, passandogli le braccia intorno al collo.
Si era staccato dalle sue labbra, allora, per immergere il viso nella piega del suo collo. Mordicchiando la pelle sensibile era risalito verso l'orecchio.
E mentre la conduceva in camera da letto, le aveva dichiarato le sue intenzioni.
- Domani Edward Cullen smentirà qualsiasi tuo coinvolgimento sentimentale con Jacob Black o Anthony Vernon. E lo farà in maniera inconfutabile, dal momento che rilascerà una dichiarazione in cui affermerà di essere lui il vero fidanzato della Sig.na Isabella Swan.











E il bello è che non sta affatto scherzando! XD!
Comunque, prima di condannare il povero Jake, prima dategli modo di farsi perdonare (io non riesco a dimenticare che anche lui è cotto di Bella!XD!).

Venendo al capitolo, so che molte di voi avrebbero voluto fuoco e fiamme proprio tra Edward e Jake... ma chi vi dice che non avverrà? Eh!Eh!
Jake sembra aver scoperto le carte anche lui, dimostrandosi molto più interessato di quanto avesse fatto credere a Bella.
Le premesse quindi ci sono tutte, anche perchè considerate che Jake ha un rapporto assolutamente confidenziale con Edward, quindi potrebbero esserci davvero scintille tra di loro...
Comunque... si vedrà da adesso in poi!
Pronte per un pò di sano gossip nel prossimo capitolo? I "falchi" hanno decisamente molto materiale su cui "sparlare"! XD!
Penso di avervi detto tutto... bè, che siete splendide e che vi adoro, questo lo sapete già!
Allora ci vediamo giovedì!
Un bacio grande.
Robi





 

   


 














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Capitolo 33
*** Capitolo 32 ***


Buongiorno ragazze!
Rendo una piena confessione: sono veramente stra-stra-incasinata! E' un periodo che non faccio in tempo a dire "oh, adesso è finita!", che qualcosa di nuovo salta fuori! Purtroppo tanto fa anche il lavoro, spesso mi porta in giro, quindi non so mai che orari farò! Con la conseguenza che mi sballa tutto il resto, e considerato che la mia bimba ha giustamente la precedenza su tutto, spesso si riduce il tempo per me stessa!
Spiace molto anche a me, perchè scrivere io lo ritengo più di un passatempo, è per me una grandissima fonte di piacere e di soddisfazione (più che altro perchè posso anche spudoratamente innamorarmi di uomini fantastici senza che mio marito ne sia geloso! XD
Comunque, tutta questa lunga pappardella non era per annoiarvi con la mia quotidianità, ma solo per esprimervi sinceramente il dispiacere per questo protrarsi di una mia presenza meno "costante" rispetto a qualche settimana fa.
Continuo a fare il possibile, e come si dice "per i miracoli mi sto ancora organizzando!" XD!
Voi siete fantastiche, e vi meritate il massimo dell'impegno da parte mia.
Il capitolo di oggi prendetelo così: introduce il prossimo, dove ci sarà l'effetto vero e proprio di quegli scatti rubati, e se riesco - perchè il se è d'obbligo - introduce anche il capitolo rosso extra!
Adesso non mi resta che augurarvi buona lettura.
Un bacio grande.
Roberta









Un ronzio sommesso aveva rotto il silenzio nella camera, inducendo Edward a sporgersi rapido verso il comodino per afferrare il suo cellulare e respingere la telefonata dopo aver visto chi era a chiamarlo.
Si era poi voltato per assicurarsi che Isabella fosse ancora immersa nel sonno tranquillo in cui era scivolata. Il suo respiro leggero, unito all'abbandono del corpo, lo avevano reso certo che fosse ancora profondamente addormentata.
Gli piaceva rimanere sveglio accanto a lei, tenendola tra le braccia e vegliando sul suo sonno finchè lui stesso non si abbandonava alle lusinghe di Morfeo.
Muovendosi con delicatezza, aveva scostato il lenzuolo, scivolando fuori dal letto e rabbrividendo leggermente senza più il contatto caldo con Bella. Aveva infilato i pantaloncini che giacevano abbandonati sul pavimento e aveva lasciato la stanza, socchiudendo la porta, per andare in salone.
Una volta lì, si era diretto nel suo studio, richiudendosi anche quella porta alle spalle. Si era poi accomodato sulla poltrona dietro la scrivania, mentre già stava richiamando il numero di chi lo aveva contattato poco prima.
- Ciao, Edward.
- Ciao, Sam. 
- Prima di tutto: stai bene?
- Sì, certo... scusa, ti sei preoccupato?
- Bè, fai tu. Ricevo un tuo messaggio che dice "chiamami non appena puoi, qualsiasi ora sia"... e non mi devo preoccupare?
Si era sentito a disagio, perchè mai avrebbe voluto dover affrontare una conversazione del genere proprio con lui.
- Sì, hai ragione da vendere. Comunque sto bene, sono a Londra. E tu, dove sei, a casa?
- No, siamo ancora dai genitori di Emily. Stiamo praticamente facendo la conoscenza di tutti i suoi parenti, anche prozie di cui nemmeno lei ne sapeva niente. Giuro che se sapevo a cosa andavo incontro non le avrei mai chiesto di sposarmi!
La sua risata, però, aveva smentito quello che aveva appena affermato: era stata piena della felicità che stava vivendo. A quel punto non si era sentito più di girare intorno all'argomento.
- Sam, mi sposo anch'io.
Dall'altra parte c'era stato un silenzio che Edward aveva riempito con l'immagine di Sam che rimaneva senza parole. Era accaduto poche volte e quasi sempre per merito suo.
Questa volta, forse, non sarebbe stato tanto un "merito", quanto più una "colpa".
- Scusa? Puoi ripetere?
- Hai capito bene, Grande Capo.
Gli era venuto spontaneo chiamarlo con quel nomignolo che gli aveva affibbiato ai tempi del liceo per sfottere la sua proverbiale "calma". A volte sembrava davvero un vecchio capo indiano, piuttosto che un uomo del ventesimo secolo.
- Il viso pallido si sposa? E con chi, scusa?
- Spiritoso, Sam, davvero.
Si stava godendo quegli attimi, conscio che presto la telefonata avrebbe preso un'altra piega.
Si augurava di riuscire a far capire le sue ragioni all'amico, ma rimaneva sempre il fatto che Jake era come un fratello minore per lui.
- Credo di doverlo essere, mi aiuta a superare il colpo. Cioè, tu e Bella vi sposate... fino a poco tempo fa quasi non vi parlavate!
Sentire la verità dalle labbra di chi lo conosceva così bene l'aveva reso ancora più vero.
- Abbiamo recuperato molto in questo mese e mezzo...
- E non solo a parole, giusto?
Si era concesso un sorriso, ricordando come avesse avuto il bisogno di chiamarlo il giorno dopo che aveva fatto l'amore con Bella. Era stato a caccia di rassicurazioni sul fatto che il mondo non sarebbe imploso a causa sua, sterminando così tutto il genere umano. Questo perchè era stato tormentato tra l'essere felice e il sentirsi colpevole, ed aveva avuto bisogno del suo migliore amico proprio come qualsiasi altra persona posta di fronte ad un momento difficile e delicato.
- Diciamo di sì...
Aveva sentito l'amico ridacchiare, d'altronde il loro grado di confidenza era massimo.
- Sei pronto per la galera, allora.
- Ti piacerebbe, vero? Mi spiace, ma ho qualche asso nella manica che mi garantirà di rimanere un uomo libero...
- Tipo?
- Non so... essere il settimo uomo, forse il sesto dopo l'affare di ieri, più ricco al mondo? Aver reso qualche favore non indifferente al mio paese? Avere informazioni riservate su senatori insospettabili che potrebbero far tremare la Casa Bianca? Devo continuare?
Si era immaginato l'aria sorniona dell'amico, che al pari suo, sapeva come la ricchezza potesse avere aspetti negativi ma anche positivi.
- No, direi di no. Hai le idee molto chiare, come sempre del resto. Comunque, potresti non avere problemi lo stesso, in fondo il compleanno di Bella è tra dieci giorni, poi sarà una donna emancipata a tutti gli effetti.
Il momento era arrivato, e lui aveva esitato solo un attimo, poi si era lanciato.
- La mia relazione con Bella potrebbe fare notizia prima, Sam.
Ancora silenzio, questa volta più serio.
- E mi dispiace, ma in parte tuo cugino c'entra con questa mia decisione. Stasera qui, c'è stata un pò di maretta...
Sapeva che adesso l'attenzione dell'amico era diventata assoluta.
- Jake è a Londra?
- Sì. Devo dedurre che non lo sapevi?
- Sapevo che era in Europa per festeggiare un lungo addio al celibato, non sapevo esattamente dove.
- Una sfortunata coincidenza...
- Che cosa è successo?
C'era una leggera tensione adesso nella sua voce, ma sapeva che non ne era lui la causa, almeno non ancora.
- Domani ne avrai una versione molto fantasiosa sui giornali, io ti do quella reale.
- Cazzo...
L'impropero era arrivato sotto forma di un ringhio.
- Te la faccio breve, i particolari poi me li chiedi tu, se vuoi. Bella e la sua amica Kelly mi hanno raggiunto qua a Londra. In giornata siamo andati ad un evento organizzato da un ammiraglio della marina inglese, con il quale ho concluso degli affari. Hanno conosciuto il figlio, Anthony. Un ragazzo che reputo snob e abbastanza insulso. Pare sia rimasto colpito da Kelly, così l'ha invitata ad una festa in discoteca. Lei a sua volta ha chiesto a Bella di accompagnarla.
- Cazzo... cazzo...
Sam conosceva meglio di lui Jake, probabilmente aveva già intuito come fosse andata a finire.
- E' in guai seri, Edward?
- No. Emmett e Jasper sono intervenuti subito.
- Ha iniziato lui?
- Anthony l'ha provocato e lui ha reagito spintonandolo e mandandolo al tappeto.
- Gli ha fatto male?
- No, niente. Orgoglio a parte, credo.
- E Bella?
- Lei è stata la causa, senza volerlo... Jake era un pò su di giri, l'ha baciata con un pò troppo trasporto, Isabella ne è rimasta un pò turbata, Anthony se ne è accorto e si è messo in mezzo.
- L'ha baciata?
Da quando lo aveva saputo, aveva continuato a ripetersi che era Jake, il bambino dalle ginocchia sbucciate. Solo così aveva messo un freno alla rabbia che gli suscitava l'idea di quel bacio.
- Sì. E i fotografi hanno immortalato tutto dall'inizio alla fine. Emmett è sicuro, si è accorto della loro presenza troppo tardi, non è riuscito ad ostacolargli subito il lavoro...
- Perlomeno è riuscito a fermare quello stupido di mio cugino prima che combinasse qualche casino più grande!
La voce di Sam vibrava di rabbia. Sicuramente capiva che Jake era ancora giovane, perciò incline a mostrare i muscoli in maniera più "fisica" che non letterale. Ci erano passati anche loro, dandosele di santa ragione prima di diventare amici.
Solo che questa volta c'era di mezzo Bella, e lui non riusciva ad essere più di tanto distaccato. Era per questo che ne stava parlando con Sam, cercava il modo di evitare un confronto immediato con Jake.
- Sai dov'è adesso?
- Emmett gli ha espressamente vietato di restare in quella discoteca. Era l'unica maniera per tenere buono Anthony. Se ne è andato con i suoi amici, non so se in un altro locale. Non credo però, Bella gli ha parlato ed era parecchio dispiaciuto.
- Mai quanto lo sarà dopo avermi sentito.
- Sam...
- Edward, non racconterò di certo palle proprio a te: io capisco mio cugino, e in parte lo giustifico.Ma capisco anche te e ancora di più Bella, è lei quella che è stata baciata senza volerlo. Anche se immagino che abbia cercato di minimizzare la cosa... specie con te. E' una ragazza intelligente e matura, tutto il contrario di Jake...
Era vero, gli aveva subito detto che per lei era già acqua passata. Avrebbe parlato con lui chiaramente, e se non avesse capito, era disposta anche a tagliarlo fuori dalla sua vita. Lui non era altrettanto convinto che sarebbe finita così, conosceva Jake e sapeva che non era il tipo da correre dietro ad ogni bella ragazza che incontrava.
Quella che si era preso per Isabella era una vera e propria sbandata.
- Sono incasinato anch'io, Sam. Tu mi hai visto quella sera a Montego Bay... cazzo è Jake! L'ho visto praticamente crescere... solo che.... porca puttana, è anche il Jake che vuole la mia donna!
Si era alzato in piedi, camminando per la stanza, cercando di tenere a bada nuovamente il groviglio di emozioni che si era scatenato in lui.
- E' come se io avessi un cugino cotto di Emily... come ti sentiresti tu? 
- Male. Esattamente come stai tu adesso.
Si era tolto un grande peso nel momento in cui gli aveva parlato sinceramente. E Sam si stava dimostrando un vero amico: stava cercando di capire la situazione di entrambi.
- Lo sai, vero, che mio cugino starà anche peggio di te quando verrà a sapere di voi?
Ecco che tornava più forte il senso di colpa, rispetto alla rabbia. E tornava il Jake che era anche per lui come un fratello minore.
-
Lo so... e sono diviso a metà: c'è una parte di me che è dispiaciuta, e poi c'è la parte che non gliene frega niente.
- Vuoi portare alla luce la tua relazione con Bella per metterlo davanti al fatto compiuto? E' questo che volevi dirmi?
- No, volevo che tu parlassi con lui. Io non ci riesco, Sam. Ho paura che potremmo finire col dirci cose molto spiacevoli... ho l'impressione che si sia preso una sbandata seria per Isabella.
- Sì, è vero. Forse ho sbagliato a non parlartene prima... ma credevo che la lontananza avrebbe affievolito la cosa...
- Parlarmi di cosa?
- Del fatto che era così preso da Bella. Quel giorno che si sono sentiti, mentre eravate ad Isola Corallo, è andato avanti per non so quanto a fare progetti su come fare per incontrarla ancora, e senza di te nei paraggi, ovviamente.
- Forse dovevi dirgli la verità.
- Non stava a me farlo. Come non penso tocchi a me neanche adesso, Edward. Questo te lo dico molto onestamente.
Eccolo l'amico vero capace di dire la verità, anche quella più sgradevole.
- Penso sia più giusto che sia Bella a parlargli.
C'era stata forse una nota critica nella sua voce, un rimprovero velato verso di lei, ma con l'amicizia che provava nei suoi confronti, l'aveva incassata senza ribattere. Sam, come tutti loro, era in una posizione difficile.
- Se non ti fidi di lui, fa che ci sia Emmett o Jasper...
- Questo no, Sam. Sono arrabbiato, ma non impazzito... stiamo parlando comunque di Jake...
- E allora ti chiedo un favore, in nome dell'amicizia che ci lega: chiedi a Bella di parlare con lui, subito, prima che lo venga a sapere da altre fonti. Anche così sarà difficile, ma perlomeno non si sentirà anche preso in giro.
Da che era iniziata quella telefonata, era la prima volta a sentirsi davvero "giudicato" dal suo migliore amico.
- Dimmi la verità, Sam: sei incazzato con me?
- Incazzato no, ma preoccupato sì: trovarmi tra voi due, è qualcosa che non avrei mai voluto che accadesse.



XXXXXXXXXXXXXXXX



Prima ancora che sui giornali, era in rete che le foto avevano preso a circolare. Come aveva temuto, i giornalisti avevano dato una versione molto lontana dalla realtà di quanto era accaduto.
La Cullen Enterprise aveva ovviamente un ufficio stampa composto da persone che erano abituate a gestire ogni tipo di situazione. E lo facevano ad ogni ora del giorno e della notte, perchè era uno dei rischi che correvi se accettavi di lavorare per Edward Cullen.
Dopo che Isabella si era addormentata, Edward aveva avuto in mente solo due cose: contattare Sam per parlargli di Jake e il suo ufficio stampa per incaricarli di inviargli tutto il materiale che sarebbe comparso su Isabella.
Gli era così arrivato un lungo elenco di link che rimandavano a siti più o meno importanti, di ogni genere: da quelli di solo gossip a quelli dei quotidiani più importanti.
Chiuso nel suo studio, ne aveva visitati alcuni, tutte le volte sentendosi ribollire il sangue davanti alla foto di Jake che baciava Bella. I fotografi avevano fatto un buon lavoro, nonostante fossero immagini scattate all'interno di una discoteca.


La questione sembra essere un pò complicata o è molto più semplice di quello che sembra?




Nelle ultime ore sono state molte le voci che si sono susseguite sul web e sui giornali e che riguardano un possibile flirt tra Isabella Swan e Jacob Black. La prima ricca eriditiera, nonchè pupilla del magnate Edward Cullen, il secondo erede delle imprese petrolifere Black.
I due sono stati fotografati all'interno di una nota discoteca londinese, in atteggiamenti che non fanno pensare ad una semplice amicizia. C'è già, infatti, chi asserisce che la presunta coppia sia finalmente uscita allo scoperto.  
Non ci sono stati precedenti scatti compromettenti ad avvalorare questa tesi, ma fonti ben informate, giurano che i due si conoscono già da diverso tempo. Probabilmente la loro frequentazione è iniziata grazie alla profonda amicizia che lega Edward Cullen a Sam Uley, cugino di Jacob.
Sappiamo bene quale riserbo abbia sempre circondato la vita privata di Isabella, proprio per volontà del suo tutore, lui stesso strenuo difensore della sua privacy.
Tanto che la prima apparizione pubblica ufficiale della giovane, risale a qualche giorno fa, in occasione di una mostra contemporanea inaugurata presso il Metropolitan Museum di New York, proprio in compagnia di Edward Cullen.
Ma adesso sembra certo che il vento sia cambiato: Isabella pare decisa a cambiare vita, godendosi così alla luce del sole questo suo nuovo amore.
Però... per aggiungere piccante al piccante, sembra che all'orizzonte sia già sbucato un degno avversario per il giovane Black nella conquista del cuore di Isabella. Come potete vedere nelle immagini, improvvisamente un ragazzo pare non gradire molto le effusioni dei due giovani. Si tratta di Anthony Vernon, figlio minore dell'Ammiraglio Vernon, capo supremo delle forze navali inglesi.
Anthony ed Isabella si sono conosciuti soltanto ieri, durante una partita di polo organizzata a scopi benefici, proprio nella villa ottocentesta di proprietà della famiglia Vernon.
E' già triangolo amoroso, quindi? O dovremmo parlare di un quadrilatero? Le sorprese, infatti, non sono finite. La presenza di Kelly Taylor, esuberante figlia del proprietario dell'omonima catena alberghiera, nonchè amica e compagna di Isabella, sembra sorpresa di questo incontro-scontro tra Jacob ed Anthony.
Viene da pensare che avesse già dato per scontata la sua conquista del bell'Anthony e non si aspettasse questo suo interessamente per l'amica.
Interessamento che ha rischiato di causare una vera e propria rissa se non fosse stato tempestivo l'intervento dei body-guard che accompagnavano Isabella. Li vedete, infatti, preoccuparsi di portare via Black più inviperito che mai, mentre si accertano della buona salute di Vernon. Infatti, è stato quest'ultimo ad avere la peggio, andando al tappeto con solo uno spintone da parte dell'avversario.
La serata, si è poi conclusa con la sparizione della coppia Black-Swan, e il proseguio dei festeggiamenti solo da parte della coppia Taylor- Vernon.
La domanda ultima che poniamo anche a voi lettori è: come reagirà Edward Cullen davanti a questa Isabella così esuberante ed innamorata?

 
 


Anche i giornalisti avevano fatto un buon lavoro, soprattutto di fantasia. Ma questo era uno scotto che lui pagava già da tempo, sin da quando era stato un ragazzo.
Gli avevano attribuito ogni tipo di flirt, con ogni tipo di compagna, dalla più giovane alla più matura.
Se aveva reagito sempre con molto fastidio, non c'era paragone alla rabbia che sentiva in quel momento. Aveva dovuto sforzarsi di non prendere in mano il telefono per chiamare Mary, la responsabile del suo ufficio stampa.
Ex direttrice di una rivista finanziaria indipendente, era considerata un vero e proprio "squalo" nel mondo della carta stampata. Si era aggiudicato la sua preziosa collaborazione solo da qualche anno e dopo molteplici offerte, scoprendo poi che in realtà aveva temporeggiato per sincerarsi che non fosse interessato anche ad un altro tipo di "collaborazione" da parte sua.
Mary Clark, con i suoi quarant'anni, era una donna attraente ma felicemente sposata, non voleva quindi complicazioni sul lavoro. E non ne avevano mai avute, se non di tipo professionale. A volte era capitato che non fossero d'accordo sulla linea di condotta da tenere in presenza di alcuni attacchi mediatici a cui era stato sottoposto.
Lui più duro, lei più diplomatica. Alla fine, il giusto mix li aveva sempre trovati d'accordo, aiutandoli ad uscire dall'impasse.
Nella bufera mediatica che si sarebbe scatenata intorno a lui e Isabella, avere la collaborazione di Mary lo rendeva decisamente più tranquillo. Avrebbe saputo gestire al meglio ciò che voleva attuare, sgravandolo di molte seccature.
Avrebbe saputo anche portare alla ribalta la giusta "immagine" di Isabella, pilotando la stampa attraverso la sua fitta rete di conoscenze.
Perchè di una cosa era sicuro: avrebbe fatto di tutto per evitare che venissero associate altre menzogne, più o meno, fantasiose accanto alla sua futura moglie.
A costo di condurre una guerra aperta con i media, avrebbe fatto in modo che i riflettori fossero puntati il meno possibile su di loro.
Stava guardando un altro articolo, più o meno dello stesso tenore del primo, quando un leggero bussare, e la porta che si apriva subito dopo, avevano rivelato la presenza di Bella.
- Ciao... disturbo?
Si era fermata un passo dentro, pensando forse di averlo davvero distolto da qualche attività importante. Era bellissima con quell'aria ancora assonnata.
- No, anzi...
Le aveva sorriso, e lei aveva fatto lo stesso, inducendolo a pensare come l'umore di uno avesse il potere ormai di influenzare anche quello dell'altro. Si era avvicinata, adesso, e lui le aveva fatto spazio tra le sue braccia, dove si era accoccolata, sedendosi in braccio a lui.
Si era ricordato di come avessero assunto la stessa identica posizione la mattina dopo aver fatto l'amore la prima volta.
Allora l'aveva sorpreso immerso nei ricordi di quel giorno lontano in cui sua madre gli aveva regalato Isola Corallo, ed era stato bellissimo poterli condividere con lei.
Adesso era altro quello in cui era immerso, un cumulo di falsità, ed era dispiaciuto all'idea di doverle condividere con lei dal momento che la riguardavano.
- Ti sei svegliato presto, o non hai proprio dormito?
Gli aveva depositato un bacio sulla guancia, dopo aver strusciato la guancia contro la sua.
- Vuoi la verità?
Adesso ad accarezzargli la guancia, l'orecchio, i capelli, erano le sue dita leggere e delicate. Aveva assecondato quelle carezze, andando incontro alla sua mano e poi girando il viso in modo da baciarle il palmo.
- Sai chi mi ricordi  in questo momento, Edward?
Si era riflesso nella dolcezza dello sguardo di Isabella, sentendosi amato.
- Sentiamo.
Lei aveva sorriso maliziosamente adesso.
- Una tigre che fa le fusa...
Con un dito aveva seguito il contorno delle sue labbra, e lui l'aveva catturato tra i denti, mordendolo leggermente.
- Ahi!
Il sorriso malizioso si era accentuato, diventando una mezza risata.
- E' così che ricambi le coccole della tua padrona?
Aveva stretto ancora un pò, guardandola in maniera inequivocabile, per non permetterle di ritirare il dito come aveva avuto intenzione di fare.
- Ehi, allora è una ribellione seria la tua!
Ma in risposta si era mossa su di lui, procurandogli una fitta di piacere nel basso ventre: le sue natiche erano calde e ricoperte solo da uno slip ridotto.
Aveva annuito, sfidandola con lo sguardo a proseguire in quel gioco.
- Vuoi davvero sfidarmi?
Si era ancora una volta sorpreso nel vedere come bastassero pochi secondi accanto a lei, per fargliela desiderare intensamente. Così tanto, da dimenticare qualsiasi altra cosa, anche il doverle parlare dei pettegolezzi, della sua telefonata con Sam... di Jake.
Lei era lì, con lui, niente e nessuno avrebbe mai potuto portargliela via.
Tutto il resto poteva aspettare, ora contavano solo loro due.
Mentre Isabella aveva preso ad accarezzargli il torace, un pò solleticandolo, un pò eccitandolo, lui aveva allungato un braccio ed aveva richiuso con un colpo secco il portatile sulla scrivania.
- Significa che ho la tua piena attenzione, Mr. Cullen?
Le aveva lasciato andare il dito, perchè aveva già appoggiato le labbra sulle sue.
- Quella e molto, molto altro, Mrs. Swan.
Poi l'aveva baciata.






 
Occhiali rossi... arrivo! XD!
Spero davvero di farcela a regalarvi anche il capitolo rosso, se non proprio lunedì, almeno martedi!
Che ne dite di Sam?
Non avevate pensato a lui? Guardate che anche gli "ometti" parlano molto tra di loro... proprio come noi donne! Solo che noi lo diciamo apertamente, loro fingono di non averne bisogno! XD!
Approfitto di questo spazio anche per dirvi che sto rispondendo a tutte voi, sappiate che anche durante il giorno, non appena ho cinque minuti, è a voi che li dedico!
Però non ditelo al mio capo, mi raccomando! XD!
Buon week-end e a lunedì.
Un bacione grandissimo.
Robi








 

  
 


 



 











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Capitolo 34
*** Capitolo 33 ***


Buongiorno ragazze!
So già che questo capitolo vi farà infervorare... ma abbiate pazienza le situazioni si svilupperanno! Anzi, rimando ogni commento a dopo... sempre che finito di leggere le ultime battute finali non sarete stramazzate sulla sedia.
Colpa di Edward, come sempre del resto! XD! Prendetevela con lui...
Buona lettura.
Un bacio.
Roberta


PS: sto arrivando con le risposte, ma siccome non rispondo tanto per rispondere, ma rispondo perchè parlo con voi, vi chiedo come sempre un pò di pazienza, non mi mandate al diavolo! XD! 






Le era sembrato strano, eppure si era ritrovata a scherzare con Emmett di quello che stavano per affrontare e che le ricordava un pò situazioni alla 007, per restare in tema di agenti segreti britannici.
Indossava un abbigliamento assolutamente anonimo: jeans scuri, una felpa blu, scarpe da tennis. A nasconderle del tutto il viso, ci aveva pensato il casco integrale con tanto di visiera nera.
Emmett ne indossava uno identico ed anche il suo abbigliamento era molto simile: jeans e felpa. Se non fosse che erano usciti dalla palazzina di South Kensington che ospitava la residenza londinese di Edward Cullen, nessuno dei fotografi presenti avrebbe potuto immaginare chi fossero le due figure che erano sfrecciate via in moto, lasciandogli appena il tempo di scattare qualche foto se ne erano stati capaci.
In effetti quella ricerca di anonimato era pensata più per il luogo di destinazione che non quello di partenza. Quando sarebbe arrivata ad Ascot, cittadina scelta da Jake e i suoi amici per il loro soggiorno, avrebbe attirato meno l'attenzione completando il suo anonimato con un cappellino e occhiali da sole.
Gli stessi che Edward le aveva regalato quando era salita a bordo della Deep Blue II e da cui non si separava mai.



Come sempre le era sembrato un passato lontano quel giorno, mentre a conti fatti era stato poco più di un mese e mezzo prima. Eppure non le sembrava quasi possibile che quella Bella, insicura e spaventata dal proprio futuro, potesse essere la stessa che era adesso.
Talmente sicura del suo amore per Edward da aver accettato di sposarlo.
Stretta ad Emmett, che si muoveva agile con la moto nel traffico mattutino di Londra, si era ritrovata a sorridere serena, protetta dagli sguardi della gente dal casco.
Era riuscita ad esserlo, nonostante quel viaggio la stesse portando verso un incontro difficile, proprio pensando a lui. Anche con lui aveva affrontato un percorso in moto, alla fine del quale però c'era stato un momento ben diverso: le aveva chiesto di sposarlo.
Era stato un inizio, questa volta temeva ci sarebbe stata una fine.
Jake.
Aveva spostato l'attenzione su di lui, tornando ad interrogarsi sul perchè ci fosse una piccola parte di lei così dispiaciuta all'idea di perdere la sua amicizia.
Perchè sul fatto che fosse solo amicizia per lei era una certezza. Quando l'aveva baciata la sera prima, non era arrivata a provare fastidio, ma indifferenza sì. Non le aveva trasmesso nulla, se non il dispiacere di non ricambiare lo stesso trasporto che aveva sentito in lui.
Ecco, dispiaciuta era la parola giusta.
Avrebbe voluto spiegarlo anche ad Edward, ma la reazione avuta la sera prima le aveva fatto capire che non sarebbe stata compresa. D'altronde capiva la sua gelosia, lei stessa la provava nei suoi confronti, tanto che era decisa a troncare con Jake se fosse stato necessario.
Se... perchè non riusciva ad essere davvero decisa? Perchè continuava a nutrire la speranza che non avrebbe dovuto rinunciare alla sua amicizia? Era davvero così importante per lei?
Lo conosceva da così poco tempo, lo aveva frequentato solo un paio di volte. Eppure...
Eppure era stato così naturale sentirsi immediatamente a suo agio con lui, come se si fossero conosciuti da sempre. Proprio come con un amico con cui confidarsi era estremamente facile e naturale.
Infatti, quel pomeriggio in cui aveva litigato con Edward, era con lui che si era sfogata. Solo sentirlo le aveva sollevato il morale.
Avrebbe voluto parlarne con Kelly di tutti quei pensieri, ma il tempo era mancato. Solo un paio d'ore prima Jake si era fatto vivo con un sms in cui le chiedeva ancora scusa per quanto causato la sera prima. Aveva visto il gossip che si era scatenato intorno a loro, e immaginava che Edward non ne fosse contento.
In realtà non poteva immaginare davvero quanto e per quali motivi.
Proprio informandolo del messaggio ricevuto, mentre era sotto la doccia, la risposta che le aveva fornito l'aveva colta di sorpresa.
Era uscito subito, ma prima di avvolgersi un asciugamano intorno ai fianchi, lei aveva fatto in tempo ad ammirarlo in tutta la sua splendida nudità.
Aveva pensato che forse non si sarebbe mai abituata allo spettacolo che le offriva, o forse, semplicemente lo avrebbe desiderato per sempre.
Comunque, era stato serio nel dirle che aveva riflettuto sulla situazione, aiutato anche da una chiacchierata con Sam, ed era giunto alla conclusione che sarebbe stato più giusto che a parlare con Jake fosse proprio lei. Sempre che lei se la fosse sentita, ovviamente.
Le aveva ribadito che in quel momento lui si trovava in una posizione difficile nei confronti di quel ragazzo, a metà tra un affetto fraterno e una gelosia sfrenata.
Credeva anche lui, al pari di Sam, che lei avrebbe avuto un'influenza diversa su Jake, probabilmente meno aggressiva.
Ne avevano discusso con più calma rispetto alla sera prima, ma lo aveva trovato ancora deciso nel voler portare alla luce il loro nuovo legame.
Non solo con chi li conosceva, ma con il resto del mondo.
E forse sarebbe stata una follia, ma davanti alla sua sicurezza, non aveva provato nessuna paura nemmeno lei.


XXXXXXXXXXXXX



Il luogo in cui le aveva dato appuntamento Jake sembrava ideale per due persone che volevano avere la giusta dose di privacy. Era un grande parco adibito a giardino botanico, per il cui ingresso bisognava pagare un cospicuo biglietto.
Quando erano arrivati, lui era stato già lì ad attenderla. Non aveva avuto alcun imbarazzo nel rivedere Emmett, nemmeno alcun rancore per il modo duro con cui l'aveva trattato la sera prima.
Si era limitato ad un "ciao, tutto bene?" prima di dedicare tutta l'attenzione a lei. Quasi era sembrato non accorgersi che lei ed Emmett si erano accordati perchè rimanesse nei paraggi, giusto per essere più sicuri di non fare ancora incontri spiacevoli con la stampa.
L'ultima cosa di cui avrebbe avuto bisogno, erano altre foto di lei e Jake in attegiamenti che sarebbero di certo stati equivocati.
- Però, perlomeno, siamo risultati entrambi fotogenici... nel senso, assieme stiamo bene in foto...
Si erano allontanati solo di qualche passo, prima che il ragazzo accanto a lei già palesasse le sue intenzioni. Bella si era istintivamente irrigidita, perchè il tempo della verità era davvero giunto.
- Jake...
- Prima lascia parlare me.
L'aveva guardata con un sorriso che le aveva stretto lo stomaco: la diceva lunga su quanto fosse lontano dalla verità che lo attendeva.
- Lo so, ho sbagliato e alla grande. Ne sono tremendamente consapevole. Ti ho messo in una posizione difficile, specie con Edward, dal momento che sei finita su tutti i giornali e in modo del tutto distorto da come sei davvero...
Ora le stava dimostrando un dispiacere reale.
- Hanno davvero costruito una Isabella lontana anni luce da quello che sei.
Si era fermato, facendo bloccare anche lei. Nonostante il leggero sole, l'aria era stata fresca. Durante la notte c'era stato un violento temporale che era durato sino all'alba.
- Sei una ragazza fantastica, Bella, forse non te l'avevo mai detto seriamente.
- Jake...
- Aspetta, non ho ancora finito.
Ma lei non avrebbe voluto nemmeno farlo iniziare. Anzi, lei non doveva farlo iniziare. Che senso avrebbe avuto lasciarlo parlare, se non quello di farlo sentire ancora più a disagio dopo?
- No, è meglio se parlo prima io, Jake, credimi.
Lui era tornato a sorriderle, con quel suo modo caldo e aperto di farlo, quello che l'aveva fatta sentire subito a suo agio. Quello che adesso la faceva sentire dispiaciuta di non essere stata molto più chiara prima.
- Decisamente ho bisogno di riguadagnare punti con te, quindi... ti ascolto.
Bella aveva immaginato quel momento uno svariato numero di volte dalla sera prima, ma come tutte le cose non era mai come viverlo realmente.
- Jake... ieri sera, quello che è successo... ecco, io ho capito che in parte è stata colpa mia. No, non è come pensi.
Aveva anche sollevato le mani, a sottolineare quello stop deciso.
- Non c'entra veramente ieri sera, mi riferisco a quanto ci siamo detti nelle altre occasioni... al fatto che ti ho sempre ribadito che ti volevo solo come amico... ecco...
Per quanto cercasse le parole, le uniche da dire rimanevano sempre quelle.
- C'era un motivo... c'è un motivo che mi rende così sicura: io sono già innamorata, Jake.
Sui lineamenti di quel viso così virile, si era dipinta subito un'espressione turbata.
- Innamorata?
Aveva annuito, rituffando le mani nelle tasche della felpa.
- Sì.
- Perchè non me lo hai detto subito, allora?
Anche questa domanda se l'era sentita porre un sacco di volte nei suoi pensieri, ma ancora non era come udirla dalla viva voce di Jake. Non con quegli occhi neri che la fissavano senza darle la possibilità di sottrarsi al loro esame.
- Perchè quando ci siamo conosciuti... quando eravamo a Montego Bay... io lo ero già, ma ancora non lo sapevo... non ne ero pienamente cosciente...
A Jake era sfuggita una specie di risata ironica.
- Scusami, Bella, ma ho come l'impressione che tu sia un pò confusa. Se stai cercando una scusa, non è che stia risultando proprio credibile.
Le era sembrato più divertito che infastidito. Questo le aveva dato la spinta definitiva.
- Sono innamorata di Edward.
Stupore, incredulità, dubbio erano passate sul suo viso. Con indosso solo una t-shirt,  aveva visto bene le sue spalle irrigidirsi, come se fosse stato colto da un'emozione improvvisa.
- E lui ricambia il mio sentimento.
Non aveva mai distolto lo sguardo dal suo, facendola sentire inchiodata alle sue responsabilità. Perchè adesso le appariva chiaro come il suo atteggiamento lo avesse forse illuso.
Se lei non aveva avuto alcun dubbio, forse lui aveva pensato di avere comunque delle chance con lei.
- Tu ed Edward?
Lo stupore aveva ripreso il sopravvento sul suo viso.
- Che cos'è una specie di scherzo?
- No. E' la verità.
- Ma se quasi non sapeva della tua esistenza!
Non glielo aveva detto con cattiveria, lo aveva detto in ragione di quello che Edward aveva fatto sempre credere con il suo atteggiamento distaccato.
Quello che aveva avuto dentro era stato tutto un altro universo, che lei stessa aveva scoperto da poco.
- Le cose tra noi sono state complicate, in effetti. E può sembrare assurdo, io lo capisco, Jake.
- No. Mi sa che tu non capisci proprio, Bella.
Ecco, adesso aveva voluto colpire duro e ci era riuscito. Si era sentita in colpa, forse non avrebbe dovuto, ma era così.
- Mi dispiace.
- Forse è un pò tardi, non credi? Soprattutto perchè adesso mi sento un perfetto imbecille... e mi sento anche incazzato nero e in pieno diritto di esserlo!



Lo aveva visto tendersi, i muscoli del torace e delle braccia che si erano gonfiati di quella rabbia che era disegnata anche sul suo viso.
- Cazzo, Bella, tu mi piacevi davvero!
Senza aggiungere nient'altro le aveva dato le spalle e se ne era andato. Non aveva neanche provato a trattenerlo, perchè il suo sguardo era valso più di mille parole.
Le aveva detto chiaramente che tra loro, qualsiasi cosa ci fosse stata, era finita lì.



XXXXXXXXXXXX



- Vuoi una risposta da amica di parte o da amica obiettiva?
Sedute sul comodo divano con davanti una confezione di biscotti al burro, calorici ma molto consolatori, erano due normali ragazze impegnate in una conversazione intima.
- Da amica obiettiva... oggi è giusto che tu sia spietata con me, Kelly.
Kelly le aveva sorriso, perchè sapeva che l'amica conosceva già la risposta più obiettiva: in minima parte aveva sbagliato con Jake.
- Bella, comunque non sei la prima che spezza il cuore di qualcuno... Jake sopravviverà. Capisco che fosse molto preso da te, ma santo cielo comunque vi conoscevate da poco!
- Me lo dico anch'io... ma rimane il fatto che è Jake! Il cugino del migliore amico di Edward. Mi sembra di essere la protagonista di un film: la classica ragazza che arriva a rompere un'amicizia solida tra ragazzi...
- Scusa se puntualizzo, ma trovo che sia fondamentale nel tuo caso: Edward e Sam non sono proprio due "ragazzi"... direi che hanno l'età per elaborare le conseguenze del problema "Jake" sulla loro amicizia. E poi, scusa, mi hai detto che si sono già sentiti, e che Edward ti è sembrato abbastanza sereno nei confronti del suo amico.
- Sì. Stamattina mi aveva detto che stanotte si sono sentiti e che Sam capiva la sua difficoltà. E poi... oh, Kelly! La verità è che in questo momento vorrei tanto non aver mai messo piede in quella discoteca!
Aveva afferrato e mangiato un intero biscotto, in cerca di una consolazione momentanea.
Già, perchè avrebbe voluto un'altra dolcezza intorno a sè.
Quella dell'abbraccio di Edward, della sua voce, dei suoi occhi... invece, non poteva nè vederlo nè sentirlo. Era ancora impegnato in una riunione presso il Ministero della Difesa inglese.
Infatti, non appena aveva raggiunto Emmett, informandolo che Jake se ne era andato, il suo primo pensiero era stato per lui. Questa volta la riunione in corso era di quelle davvero blindate, avrebbe dovuto attenderne la fine prima di poterlo anche solo sentire.
La scelta di andare da Kelly, nell'attesa, era stata immediata. Così avrebbe avuto modo di sfogarsi, raccontandole tutto.
- Ammetto che non sia stata una gran serata... ma per quanto riguarda Jake, forse è stato meglio così. Più tempo passava e più sarebbe stata una mazzata per lui...
- Senti, adesso puoi fare per un pò l'amica di parte?
Bella aveva mangiato un altro biscotto, ripensando all'ultimo sguardo che le avevano rivolto quegli occhi neri: delusione, dispiacere, rabbia... l'avevano fatta sentire proprio colpevole.
Kelly le aveva passato un braccio intorno alle spalle, attirandola verso di lei.
- Non puoi farti una colpa del fatto che Jake si sia preso una cotta per te, proprio nel momento in cui ti sei scoperta innamorata di Edward. E poi sei stata sincera con lui...
Bella era riuscita a lanciargli uno sguardo colpevole.
- ... bè, non gli avrai detto che eri proprio innamorata, però gli hai detto chiaramente che sentivi per lui solo un'istintiva amicizia! Se poi lui, come tutti i ragazzi, ha voluto ragionare più con i piani bassi che con quelli alti...
- Mi sa che ha ragionato con entrambi, Kelly. Aveva uno sguardo così ferito...
- Senti, Bella... ma non è che su di lui hai le idee un pò confuse?
- Kelly! Ma che dici?
- Scusa, ma voglio essere sincera: da come stai male per lui...
Si era sollevata per guardare bene in faccia l'amica.
- Sto male perchè per quel poco che ho conosciuto di lui, me l'ha fatto percepire come un bravo ragazzo. E da quello che mi racconti sempre anche tu, mi sa che di ragazzi così, nel nostro ambiente, ce ne sono pochi in giro. E' più facile trovare tanti Matt Davenport che dei Jacob Black!
Kelly le aveva rivolto uno sguardo omicida.
- Non osare parlare di Matt Davenport! Te l'avrò ripetuto sino alla nausea che secondo me era uno stronzo quello lì! Ma tu ti eri fissata che era il tuo principe Azzurro... quello che ti avrebbe sottratto dalle terribili grinfie dell'orco Edward Cullen!
La cuscinata aveva colpito Kelly con una precisione millimetrica, scatenando la sua immediata reazione.
- Ah, cara ragazza, la verità brucia, eh? La tua migliore amica ha sempre ragione, ma tu preferisci ignorarla...
Si era armata a sua volta di cuscino e aveva restituito il colpo.
- Certo, come no!
- Ah, osi negarlo? E com'è, allora, che adesso stai insieme ad Edward? Non è per tutte le volte che ti ho detto quanto fosse paurosamente perfetto il suo sedere? O quanto fosse figo? Dimmi che non ti ho aperto io gli occhi!
Qualche colpo, era diventata una guerra. Accompagnata da altre frasi scandite tra una risata e un finto grido indignato. Anche questo faceva parte di quei ricordi legati alla loro convivenza al St. Marie: ne avevano fatte tantissime di guerre simili.
- Giuro che se arrivi a dirmi: "te l'avevo detto", Kelly tu finisci malissimo!
In piedi, rispettivamente con la propria arma in mano, si erano sfidate con uno sguardo pieno di divertimento.
- Come faccio a tirarmi indietro da una sfida così?
- Kelly...
- Bella...
- Kelly...
- Bella... io te l'av...
Ma una musichetta stucchevole aveva preso a risuonare, interrompendole.
- Ma questa canzone...
- Non dire niente, Bella! Lo sai che impazzisco per quel cartone animato! Vediamo dove l'ho messo...
Si era precipitata a cercare nella sua borsa, tirando fuori l'impossibile. Bella si era fermata ad osservarla divertita: come sempre la sua compagnia, tra conversazioni serie e meno serie, era una medicina insostibuile.
- Ma dove cavolo è?  Basta che non sia qualche rompicoglioni di giornalista ancora! Ah, eccolo... identità sconosciuta... speriamo... mi sono rotta di dover ripetere "no comment"! La stampa inglese è decisamente agguerrita... pronto?
La faccia di Kelly si era improvvisamente fatta seria.
- Sì, sono io.
Non aveva fatto in tempo a chiederle chi era, che il sorriso le era tornato spontaneo.
- Ah, sei tu. Mi era quasi venuto un colpo! Avevo già pensato al peggio...
Era scoppiata a ridere, chiaramente divertita da quello che le avevano detto dall'altra parte.
- Già. Ma ha sbagliato a capire... ha solo confermato la pessima opinione che avevo già sugli inglesi. Grazie, comunque. Mi hai tolto un bel peso... sì, certo, è qua. Te la passo. Ciao.
Le aveva passato il cellulare, mimandole con la bocca "è quel gran gnocco del tuo fidanzato" e le era valso il lancio del cuscino che aveva ancora in mano.
- Pronto...
- Ciao, amore.
Le si era immediatamente sciolto quel nodo al centro del petto, quello che le veniva sempre lontano da lui.
Sarebbe passato col tempo? O lui le sarebbe mancato anche solo per poche ore?
- Ciao.
Si era lasciata cadere sul divano, mentre con la coda dell'occhio aveva visto Kelly andarsene in bagno, probabilmente per non darle l'impressione di essere proprio lì ad ascoltare. Era fantastica, anche se di segreti con lei si poteva dire che non ne aveva!
- Ho provato a chiamarti sul tuo cellulare, ma eri irragiungibile...
- Che stupida... si deve essere scaricato e non me ne sono accorta!
- L'ho pensato subito, così ho chiamato Emmett e lui mi ha detto che eri da Kelly. Così ho rintracciato il suo numero... e finalmente ti sento.
In quel finalmente c'era stata la stessa voglia che aveva avuto lei di sentirlo, e quel nodo si era sciolto del tutto in qualcosa di indefinibile, qualcosa che le dava l'impressione di poter toccare il cielo con un dito.
- Edward...
- Purtroppo non ho molto tempo, sono riuscito a liberarmi dieci minuti perchè volevo assolutamente sentirti. Jake, l'hai visto? Sei riuscita a parlargli? Ti ha creato problemi?
La raffica di domande aveva esternato lo stato d'animo combattuto con cui le aveva chiesto quella stessa mattina se fosse stata davvero disponibile a parlare con lui. Non era stato facile convincerlo, infatti, che anche a lei sembrava la soluzione più giusta. Se c'era qualcuno che aveva sbagliato con Jake, pensava di essere proprio lei.
- No, è stato più che corretto... solo che l'ha presa male. Molto male. Mi ha piantato in asso.
- Ne avevamo parlato, Isabella. Te l'avevo detto che la sua non era solo una cotta...
Forse davvero aveva sottovalutato quello che Jake aveva sentito per lei. D'altronde non pensava che in così poco tempo avesse potuto sviluppare un tale trasporto per lei.
- Mi dispiace. Non avrei mai voluto creare tutto questa situazione tra di voi... anche con Sam...
- Isabella, non dirlo mai più!
La risposta era giunta perentoria, a sottolineare quanto lo pensasse davvero.
- Io e Sam non siamo due bambini...
"Edward e Sam non sono proprio due "ragazzi"... direi che hanno l'età per elaborare il problema Jake".
Kelly stessa glielo aveva fatto notare, ma lei non riusciva ad esserne del tutto convinta.
- Lo so. Però Jake adesso sa anche che Sam gli ha tenuto nascosto quello che c'era tra di noi... penserà che ha preferito te a lui...
- Isabella, Sam saprà spiegare le sue ragioni a Jake. Ti stai facendo carico di qualcosa che non hai deciso tu, questo non lo devi dimenticare.
Sembrava così sicuro, avrebbe voluto esserlo anche lei.
- Forse non ti fidi abbastanza di me.
Quella di Edward non era stata una domanda, ma un'affermazione. E si era subito sentita in dovere di smentirla.
- No, io mi fido di te. E' solo che...
- Quando ti fidi di qualcuno, veramente, non esiste "Mi fido, solo che...". O ti fidi, o non ti fidi. L'ho imparato a mie spese che è così.
- Io mi fido di te.
- Dimostramelo.
- Come?
- Smettendo di preoccuparti per me, per Sam, per Jake. Non hai voluto tu questa situazione, è capitata. Le cose si sistemeranno, c'è un'amicizia profonda che ci lega, sapremo superare anche questo.
- Non è così facile non pensarci... Jake era così arrabbiato...
- Isabella, sto cercando di non essere geloso... ma se continui su questa strada, penso proprio che in quella riunione non riuscirò a tornarci... mi ami?
Glielo aveva chiesto a bruciapelo.
- Sì.
- Anch'io ti amo. E vorrei che da adesso in avanti tu pensassi solo a questo. E al fatto che stasera voglio portarti a cena in un posto carino. E voglio poterti ammirare in tutta la tua bellezza. Così poi avrò ancora più voglia di riportarti a casa e toglierti l'abito che avrai comprato apposta per farmi impazzire pensando al momento in cui potrò finalmente sfilartelo. E credo di non doverti dire che dopo l'abito starò ormai cercando di trattenermi dallo strapparti la biancheria intima che ti coprirà appena...
Bella era stata grata del fatto che Kelly si fosse dileguata in bagno. Si era sentita improvvisamente scottare nel sentire la voce di Edward diventare bassa e suadente.
- Se mi ami quanto io amo te, Isabella, a questo punto credo proprio che tra i tuoi pensieri non sia rimasto altro spazio se non per me... io, infatti, in questo momento ho serie difficoltà a ricordarmi di cosa stavo discutendo con le persone riunite nella stanza accanto. Se rientro in questo stato, temo seriamente che l'affare sfumerà in un nulla di fatto...
Anche lei aveva serie difficoltà: infatti ancora non si capacitava di aver trovato in Edward così tanto amore per lei.
 


 






So già a cosa state pensando... e in rosso ovviamente! XD!
La foto finale è giusto per darvi l'idea dell'espressione che mi immaginavo sul viso di Edward mentre spiegava a Bella i suoi progetti per la sera...
Comunque pensate bene, il capitolo extra arriverà ma dopo il week-end... voglio proprio dedicarvene uno in grado di farmi perdonare questo periodo così stra-preso! Eh!eh!
Torniamo a quello di oggi: Jake se ne va incazzato nero. Bè non è che abbia proprio tutti i torti, la mazzata è stata grande! Inoltre, tutti sapevano tutto, tranne lui! E' implicito che ce l'ha anche con il cugino... in famiglia ci sarà maretta! XD!
Bella e il suo senso di colpa: ecco, della Bella originale questo mi è rimasto molto impresso. Si preoccupa sempre prima per gli altri, e dopo per se stessa. Sensibile o stupida? Preferisco credere sensibile, quindi è inevitabile che anche la "mia" Bella stia male per Jake, ora che ha capito quanto davvero lui fosse cotto di lei.
Sicuramente si sarebbe comportata in maniera differente, ha peccato di ingenuità. La perdono solo per questo, la sua non è stata "civetteria". Spero di avervi reso il mio punto di vista al riguardo.
E adesso? Jake è davvero scomparso? E' finita così? Bè, non vi resta che continuare a leggere per scoprirlo! Che cattiva, vero? XD!
Edward: pronte a vederlo sulla copertina di una rivista famosa per un servizio in esclusiva? Mr. Cullen non è uno che parla tanto per parlare... se dice una cosa è quella! XD!

Vi metto già al corrente che il prossimo capitolo lo posterò venerdì 27 Maggio.

Un bacione grande.
Robi







 

 
 
  



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Capitolo 35
*** Capitolo 34 ***


Buongiorno ragazze.
Eccomi nuovamente, un pò meno amareggiata, anche se non meno dispiaciuta. In questi giorni ho cercato di metabolizzare la situazione, e in parte ci sono riuscita anche vedendo intorno a me persone capaci di condividere il mio stato d'animo.
Tra queste persone, ci siete anche voi. Ho voluto ringraziarvi personalmente, ad una ad una, ma meritate un altro ringraziamento anche qui, sotto la luce dei riflettori.
Colgo l'occasione per farvi sapere che anche le mie colleghe sono rimaste commosse e colpite dalla solidarietà che avete espresso con tanta partecipazione, e vi ringraziano attraverso questo spazio che è diventato giustamente per una volta più loro che mio.
Le parole non potranno risolvere concretamente la loro situazione, ma hanno avuto il potere di farle sentire meno sole davanti ad un momento così difficile. Ed è comunque importante. Prima di cancellare il capitolo, le vostre le ho salvate per non perderle.
Oltretutto molte di voi hanno portato anche un messaggio di vera speranza, raccontando esperienze personali simili che si sono concluse positivamente.
Non voglio andare oltre, il mio è stato uno sfogo che voi avete raccolto e condiviso con vero affetto. Ora tornerà a fare parte di quella vita privata che ognuna di noi affronta tutti i giorni e che continuerò a condividere volentieri ogni volta che avrete anche voi il piacere di farlo.

Così, veniamo al capitolo di oggi. Prima della lettura, faccio solo questa precisazione: avrei avuto il terrore di redigere un'intervista anche per il giornalino della scuola, figurarsi per una rivista famosa.
Prendete, quindi, l'intervista a Mr. Cullen come un semplice esercizio della mia fantasia! Gli scatti che troverete all'interno, immaginate siano quelli che accompagnano l'articolo (preparatevi....)
Per altre considerazioni ci sentiamo in fondo.
Un bacio.
Roberta









Bella aveva lasciato Londra con una leggera malinconia.

Quando il jet era decollato, come in un film aveva rivissuto gli eventi che erano accaduti in quei quattro giorni di permanenza sul suolo inglese.
Il suo arrivo con Jasper, la reazione di Edward, l'infelicità che era seguita nel credere di averlo perso, poi la felicità ancora più grande davanti invece alla sua proposta di matrimonio; il pomeriggio a villa Vernon, il casino in discoteca, il gossip sui giornali, la sua rottura con Jake, e per ultimo la cena romantica con Edward e soprattutto il dopocena...
Aveva riaperto gli occhi, ritornando alla realtà, e cercando proprio lo sguardo di Edward. Lo aveva incrociato di sfuggita, mentre immerso in una conversazione con Kelly, appariva del tutto rilassato.
Le aveva sorriso dolcemente, facendole pensare per un attimo quanto fosse stato diverso l'uomo che l'aveva amata la notte prima.
Una notte che non avrebbe potuto dimenticare facilmente.
Aveva richiuso nuovamente gli occhi, questa volta per nascondere il desiderio che certi ricordi avevano il potere di accendere in qualsiasi momento e in qualsiasi situazione si trovasse.
La conversazione tra Edward e Kelly verteva su un argomento molto sentito da tutti e due: come preparare un buon caffè. In effetti, non aveva mai pensato prima che entrambi nutrivano una vera e propria passione per quella bevanda.
Li aveva sbirciati, curiosa di osservarli senza che ne fossero coscienti. Seduti uno di fronte all'altro, su delle comode poltroncine che ricreavano un piccolo salottino, tra di loro un basso tavolino su cui era stato servito proprio del caffè.
Edward, adesso, le stava raccontando di una sua visita ad una piantagione di caffè che aveva acquistato anni prima in Sudamerica. Il tono di voce usato era discorsivo, ma comunque capace di conquistare la totale attenzione della sua interlocutrice.
Kelly infatti, lo stava seguendo, annuendo di tanto in tanto a conferma del suo totale coinvolgimento. Non ne era gelosa, però. Conosceva l'amica in ogni sua sfumatura, e se solo il suo interesse per lui fosse passato da una semplice ammirazione a qualcosa di più, non le sarebbe sfuggito.
Non poteva dire di conoscere altrettanto bene Edward, ma l'amore che le dimostrava era di per sè una risposta certa che non provava altro che simpatia nei confronti della sua migliore amica. Anzi, poteva arrivare a dire che se si interessava a lei, era proprio per quell'unico motivo. Diversamente, come per tutte le altre sue compagne, avrebbe dimostrato indifferenza.
Pensare al St. Marie le aveva fatto provare, ancora una volta, la sensazione che si trattasse di una parte lontana della sua vita. I volti dei suoi professori e delle sue compagne sembravano già un ricordo passato.
Era come se un capitolo si fosse chiuso, per iniziarne un altro totalmente diverso. Solo le due persone che stava osservando si erano rivelate una costante della sua vita. Questo le aveva fatto capire la profondità del legame che aveva creato con entrambi.
Non poteva non essere contenta che tra loro ci fosse una tale simpatia, non avrebbe potuto nemmeno immaginare di poter avere uno senza l'altro.
Scegliere tra l'amore e l'amicizia.
Prepotente era tornata l'ansia che questo potesse succedere tra Edward e Sam, ma l'aveva respinta immediatamente come aveva promesso di fare.
Edward voleva che si fidasse ciecamente di lui, e così avrebbe fatto.



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Giunti a New York, Bella aveva scoperto che Edward era atteso per un incontro piuttosto importante. Le aveva detto di non averglielo rivelato prima per non darle modo di agitarsi inutilmente.
Una nota giornalista, che scriveva per un'altrettanto nota rivista, lo attendeva in uno degli alberghi più prestigiosi della città, ossia quello di proprietà della famiglia Taylor.
Nonostante la destinazione fosse stata la medesima, Edward aveva chiesto a Kelly se le scocciasse raggiungerla in compagnia di Jasper.
Le aveva detto sinceramente che voleva parlare con lei in privato. Ovviamente l'amica non aveva avuto nulla in contrario, facendo presente solo a lei, e sottovoce, che trovarsi da sola con Jasper non era affatto una cattiva notizia!
Non fosse stata per l'agitazione che l'aveva colta, Bella l'avrebbe presa in giro come sempre per quel suo esuberante interesse verso qualsiasi componente di sesso opposto.
Invece si era limitata a darle appuntamento più tardi, per decidere quando rivedersi.
Una volta in viaggio, Edward aveva iniziato ad illustrarle quello che avrebbe voluto rivelare di loro, solo se anche lei fosse stata d'accordo e se fosse stata pronta ad affrontare tutto quello che ne sarebbe conseguito.




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- E' da più di un anno che Samantha Gilbert cerca di ottenere un'intervista con me. Vorrebbe avere l'esclusiva di poter raccontare l'Edward Cullen privato, quindi l'uomo che c'è dietro al ricco magnate di cui tutti conoscono successi e imprese.
Lei aveva avuto modo di conoscerlo in entrambe le vesti: quella privata che faceva di lui un uomo come tutti, con paure e insicurezze; quella pubblica che lo rendeva decisamente un uomo duro e determinato.
Erano due facce che stava imparando a sovrapporre, perchè Edward era la somma di entrambi.
L'una senza l'altra, infatti, l'avrebbero reso un uomo diverso da quello che amava.
- Mary Clark, responsabile del mio ufficio stampa, la conosce personalmente e ne ha grande stima. Questo l'ha fatta diventare anche per me il candidato ideale nel caso volessi rilasciare un'intervista così privata.
- Nel caso?
Lo aveva guardato perplessa: aveva capito che Samantha Gilbert lo stava già aspettando.
- Finchè non siederò davanti a lei, l'intervista non è confermata. Voglio essere sicuro che tu sia pronta ad uscire allo scoperto accanto a me. Non voglio forzarti, ma non voglio nemmeno nasconderti che una tua risposta positiva mi farebbe molto piacere.
Aveva momentaneamente girato lo sguardo verso di lei, staccandolo dal traffico che si faceva via via più intenso. Non aveva voluto la presenza di nessun altro in macchina con loro, infatti Emmett era stato libero di raggiungere Rosalie e poter finalmente stare un pò con lei.
- So che è molto quello che ti chiedo, ma sai anche che ti sarò accanto in ogni momento, affronteremo tutto insieme.
La determinazione e la forza che si sprigionava da lui in quel momento, arrivava ad essere quasi una sensazione fisica in grado di avvolgerla in un bozzolo caldo e protettivo.
- Non potremmo comunque nasconderci ancora a lungo, Isabella. E se fosse prima la nostra uscita allo scoperto, rispetto a poi... ti confesso sinceramente che la mia gelosia te ne sarebbe molto grata.
C'erano catene invisibili che la legavano a lui.
Il senso di possesso che esprimeva nei suoi confronti la spaventava e la intrigava nello stesso momento. Un pò temeva il potere che sapeva esercitare su di lei, ma era anche inebriata dal fatto che era il suo amore per lei a renderlo così possessivo.
- Io sto per compiere diciotto anni solo adesso, Edward. Inoltre il fatto di essere stato il mio tutore legale... sappiamo che potrebbero esserci delle conseguenze legali anche pesanti per te.
- Non finirò in galera.
Lo aveva fulminato con lo sguardo.
- Non dirlo con tanta leggerezza! Solo pensarlo mi fa impazzire...
- Non succederà, Isabella.
- Come fai ad esserne così sicuro? Sai quante malignità potrebbero inventarsi? Che mi hai plagiato, oppure peggio, che hai abusato della tua posizione...
Il solo pensiero che potessero "sporcare" quello che c'era tra loro con delle meschinità del genere, l'aveva indignata oltre ogni immaginazione.
- Al di là del fatto che per restare insieme a te sarei pronto ad entrare in guerra con il mondo intero, ho delle certezze concrete che mi fanno dire che non finirò in galera, qualsiasi cosa potranno insinuare.
Dentro al verde del suo sguardo aveva trovato un riflesso duro che l'aveva spinta a chiedere di più.
- Che tipo di certezze?
- Solide ed attuabili.
"Non è mia abitudine condurre affari sporchi, ma se lo giudico necessario per un fine meritevole, allora sono capace di farlo senza la minima esitazione".
Chi sarebbe stato più colpevole in una situazione del genere? Chi attaccava per il solo gusto di fare del male, o chi si difendeva con ogni mezzo da accuse infondate ed infamanti?
Bella si rendeva sempre più conto che vivere accanto ad un uomo come Edward l'avrebbe sempre posta di fronte a delle scelte il cui confine non sarebbe stato sempre chiaro.
"O ti fidi di me, o non ti fidi."
Lei aveva già deciso: amava Edward così com'era. Pregi e difetti, paure e sicurezze.
- Va bene, Edward. Mi fido di te.
La sua espressione si era ammorbidita, ma non in ragione della risposta che gli aveva fornito. Lo aveva intuito anche da come le aveva preso una mano, stringendola nella sua.
- Sono uno stupido, Isabella. Vorrei evitarti ogni tipo di pressione, e poi sono il primo ad esercitarla su di te. Sto cercando di migliorare, ma farlo non è semplice come può sembrare. E' che...
Gli aveva stretto la mano a sua volta, traendo e dando rassicurazione a sua volta.
- Ma stai migliorando. Sul serio. Ne stiamo parlando, mi hai chiesto cosa volevo fare io...
Aveva seguito le sue parole serio ed attento.
- Sono sicura che se ti avessi detto di volere altro tempo, tu me lo avresti concesso. La mia volontà avrebbe prevalso sulla tua, giusto?
Aveva solo annuito davanti alle sue parole, mantenendo però salda la presa sulla sua mano. I suoi gesti non l'avevano mai ingannata, avevano sempre sottolineato la sincerità delle sue risposte.
Anche questa volta era stato determinante per renderla certa che non le stava mentendo.
- Ma è vero quello che dici: adesso, o tra un mese, o tra un anno, non cambierebbe molto in termini di malignità. Io e te, insieme, faremo sempre comunque notizia. Qualcuno ci troverebbe comunque da speculare sopra, per interesse, per noia, per il gusto di farlo o anche per semplice invidia nei miei o nei tuoi confronti.
Lo aveva guardato, scoprendosi sicura della decisione che aveva preso.
- Complicato o meno, anch'io voglio poter vivere liberamente quello che sento per te.




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VANITY FAIR USA - Settembre 2011

EDWARD CULLEN, FELICE ED INNAMORATO COME NON LO AVETE MAI VISTO

A cura di Samantha Gilbert





Mentre aspetto l'arrivo di Mr. Cullen, mi cimento in un rito che ha dello scaramantico per me prima di ogni intervista, ossia riuscire in poche righe a presentare ai voi lettori la persona che sto per incontrare.

Con l'ospite di oggi risulta piuttosto semplice: mi basta citare solo due fonti.
La prima è la rivista Forbes: nella classifica stilata l'anno scorso Edward Cullen è risultato il settimo uomo più ricco al mondo con un patrimonio stimato in 30 miliardi di dollari.
La seconda fonte è la rivista Cosmopolitan: nella classifica stilata l'anno scorso, è risultato il terzo uomo più sexy al mondo.
Soldi, bellezza, potere: Mr. Cullen sembra possedere tutto ciò che un uomo potrebbe desiderare.
Questo mi fa venire in mente che avrò subito una prima domanda da porgli: possiede anche la felicità? O anche per lui vale il detto popolare "i soldi non fanno la felicità".
Sto pensando che potrebbe essere interessante chiedergli anche di commentare quest'affermazione, quando l'assistente che già mi aveva accolta e scortata in un elegante privè (ndr. l'incontro avviene presso l'hotel Taylor dove Mr. Cullen ha riservato per noi soli l'intera sala adibita a piano bar) mi informa che il jet privato è finalmente atterrato e il mio ospite mi sta raggiungendo.
Mi informa anche che è "molto dispiaciuto per questo ritardo" e poi mi chiede se nel frattempo ho qualche richiesta particolare che può soddisfare, magari un drink, uno spuntino (ndr. l'appuntamento era per le sette, sono le otto passate ormai).
Decido di approfittare di tanta gentilezza ed ordino un "martini on the rocks". Sono curiosa di scoprire se sarà all'altezza della qualità che ho incontrato sinora in questo hotel extra lusso.
Intanto proseguo nel redigere una lista di domande che potrei porre ad uno degli uomini più sexy e ricchi d'America. Ne avrei una molto personale, anche se azzardata: Mr. Cullen vorrebbe sposarmi?
Credo che molte altre donne vorrebbero porgliela, ma credo che la risposta sarebbe la medesima per tutte, dal momento che nessuna sembra essere mai riuscita a fare breccia nel suo cuore.
Quando del Martini è rimasto solo il bastoncino su cui era infilzata l'oliva, la gentile assistente compare nuovamente, accompagnando però questa volta Mr. Edward Cullen in persona.
Quello che mi colpisce immediatamente è il suo sguardo: occhi di un verde intenso, diretti e sicuri. Poi c'è il sorriso: è spuntato cordiale e aperto non appena ha incrociato il mio di sguardo. Mi sorprende piacevolmente per la scelta di un abbigliamento informale: jeans, una camicia verde (ndr. della stessa tonalità dei suoi occhi), semplici mocassini. Quando si avvicina, mi porge la mano. La sua stretta è sicura, ma non è di quelle che ti procurano una fitta di dolore giusto per farti sentire quanto davvero sia salda. Si presenta con un tono di voce caldo e altrettanto cordiale, poi si scusa nuovamente per il suo ritardo.
Se dovessi esprimere un giudizio su di lui solo da questi primi elementi, direi che Mr. Cullen è un uomo dal fisico solido e dalla mente sicura.
Ci siamo appena accomodati, che già arriva un nuovo cameriere con delle tartine assortite e del vino bianco fresco. Salutando cordialmente, deposita il vassoio con le tartine sul tavolo tra di noi, poi rivolge la bottiglia verso il mio ospite, chiaramente attendendo la sua approvazione. Una volta ricevuta, procede con gesti eleganti e misurati a stapparla, per poi servire il vino solo nel bicchiere precedentemente posto davanti a Mr. Cullen. Il quale, con aria da vero intenditore procede all'assaggio, per poi annuire in direzione del cameriere in attesa.
A questo punto mi rivolge la parola, mentre il vino viene versato anche nel mio bicchiere.
Ho pensato che un brindisi di benvenuto fosse un buon modo per rompere il ghiaccio. E' un vino originario della California, proviene da un vigneto che ho acquistato qualche anno fa in società con il mio amico Sam Uley.
Confesso: Edward Cullen possiede un istintivo fascino magnetico. Ha le potenzialità di un oratore in grado di ammaliare il suo pubblico già con poche parole.
Questo però non fa di me un alcolizzato. Ci tengo a specificarlo, perchè in altre occasioni hanno insinuato che avessi acquistato quel vigneto sulla scia di un mio problema legato al consumo di alcolici.
Sorride, divertito, e inizio a capire perchè gli abbiano attribuito una lunga serie di flirt più o meno presunti. E' un uomo in grado di farti credere che il Principe Azzurro possa esistere davvero.
Cerco di non farmi soggiogare dai suoi occhi, e gli assicuro che questa sua affermazione sarà una delle prime cose che riporterò nel mio articolo, ma lui sorride ancora più divertito.



Devo essere sincero con lei, Mrs. Gilbert, non ho molta fiducia in voi giornalisti, penso che sarò sicuro della sua buona fede solo quando vedrò l'articolo pubblicato nero su bianco.
Adesso sono io a sorridere: difendo la categoria a spada tratta davanti a Mr. Cullen, ma ammetto che c'è un certo tipo di giornalismo un pò troppo "presunto" nei suoi confronti molte volte.
D'altronde penso sia il prezzo che pagano tutte le celebrità, e lui non fa eccezione ovviamente. Ragione di più che con i suoi trent'anni e il suo stato di single rimane uno degli scapoli più ambiti.
Il ghiaccio comunque è rotto, a questo punto posso partire con le mie domande. Si dice d'accordo, è pronto per concedersi in una veste più privata.
Mentre l'aspettavo, Mr. Cullen, mi è venuto in mente questo modo di dire "I soldi non fanno la felicità". Cosa risponde un uomo che l'anno scorso risultava essere al settimo posto tra gli uomini più ricchi al mondo?
Il sorriso non se ne è andato dal suo viso, ma la sua espressione si è fatta decisamente più concentrata.
Penso sia un'affermazione corretta. Sarei ipocrita se dicessi che i soldi non aiutano a vivere meglio, ma la felicità non è strettamente legata alla ricchezza materiale. Ci sono cose che non hanno prezzo, come l'amore, la salute, l'amicizia, la stima, il rispetto... penso di non sbagliare nell'affermare che sono queste le cose che hanno il potere di rendere davvero un uomo ricco e felice.
Già dopo questa prima risposta mi sorge un dubbio: che sia anche saggio Edward Cullen?
Lei è l'unico erede di una tra le più importanti famiglie d'America. Avrebbe potuto vivere sereno e rilassato, godendosi l'enorme ricchezza che suo padre le ha lasciato. Invece ha fondato aziende, promosso idee, investito in imprese estere, insomma ha continuato ad ampliare il patrimonio della famiglia Cullen. Chi o che cosa l'ha spinta in questa direzione?
Nella vita ho sempre voluto una cosa fondamentale: essere rispettato per quello che sono, e non per il cognome che porto. Questo non significa che non sia orgoglioso delle mie radici: lo sono e so anche di essere molto fortunato. Ma, pur essendo un privilegiato, credo nella meritocrazia e mi piace essere considerato un uomo che ha saputo andare avanti contando solo sulle sue capacità. E' vero, ho ereditato un impero da mio padre, il quale l'aveva ereditato prima ancora da mio nonno. Ma se oggi sono tra i dieci uomini più ricchi al mondo, è perchè sono stato in grado di gestire e ingrandire quell'impero solo contando su me stesso.
In questo momento, nonostante l'abbigliamento e l'atteggiamento informale, capisco di avere di fronte a me l'uomo d'affari la cui fama non conosce confini.
Cerco, così, di riportarlo sul piano privato con una domanda più intima.
Ha parlato di suo padre, di suo nonno, questo mi fa venire voglia di chiederle: che bambino era Edward Cullen?
Non sono mai stato un bambino facile. Avevo un carattere forte, volevo ciò che non avevo e facevo di tutto per ottenerlo. Ero sempre alla ricerca di sicurezza in me stesso, volevo dimostrare tutto a tutti. Specie a mio padre. Non sopportavo le persone false, avevo bisogno di rapporti veri. 
A scuola era un leader o un gregario?
Ero rispettato perchè avevo fama di picchiare duro. In realtà non ho mai picchiato nessuno... no, non è del tutto vero. Sono finito in infermeria proprio con Sam (ndr Uley, delle imprese petrolifere Uley-Black). Prima di diventare amici inseparabili ce le siamo date di santa ragione. Siamo stati una vera piaga nell'istituto dove studiavamo, quando ci siamo diplomati hanno tirato tutti un sospiro di sollievo.
Anche suo padre?
Specie lui. Non amava molto quel lato ribelle del mio carattere.
Per sua stessa ammissione, so che il rapporto tra di voi non è mai stato facile.
Il rapporto tra padre e figlio è sempre complesso. Io ho sempre rispettato il mio, ma più in là di questo non mi sono mai spinto. Lui, del resto, non ha mai fatto nulla per cambiare le cose tra di noi.
Basta il tono secco con cui mi ha risposto per farmi capire che tra lui e suo padre davvero non deve esserci stato molto affetto.



E quello con sua madre?
La sua espressione cambia completamente, il verde dei suoi occhi pare brillare adesso.
Mia madre mi ha insegnato il significato della parola amore. Devo a lei tutto ciò che di buono mi porto dentro. Era una donna eccezionale, chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerla, potrebbe confermarlo. Sorrideva sempre, credeva nella vita e nelle persone. Soprattutto credeva ciecamente in me.
La voce di Mr. Cullen trema leggermente, e non è solo una mia impressione, dal momento che si interrompe per bere un sorso di vino.
Il momento più bello della sua vita, finora?
Il più interessante è stato quando ho dimostrato di saper condurre le imprese Cullen con merito e non solo per eredità. Il più costruttivo, anche se ha avuto modalità distruttive, quando è morta mia madre. Mi ha costretto a guardare dentro di me,  a capire quello che volevo, e a perdere definitivamente molte delle mie insicurezze.
Però mi ha detto il momento più interessante, quello più costruttivo, ma non quello più bello.
Sorride come se stesse ricordando qualcosa di veramente bello, però scuote contemporaneamente la testa.



E' qualcosa di troppo personale per poterlo condividere con altri?
No, anzi. E' così bello, come del resto penso lo sia per tutti, che diventa impossibile tenerlo solo per sè.
Però ancora non ha risposto. (ndr. l'espressione che esibisce adesso manderebbe ko qualsiasi donna, anche la più acida e scontrosa).
Quando ho capito di essermi innamorato davvero.
La risposta mi coglie totalmente di sorpresa, tanto che non mi rendo conto subito di che tipo di notizia mi ritrovo tra le mani.
Innamorato?
Sì, le sembra così impossibile?
Mi sono ripresa dallo shock e comincio a realizzare che sto per conoscere in anteprima assoluta il nome della fortunata. Faccio una breve lista delle sue presunte fiamme, di cui l'ultima è stata Elizabeth Benson, procuratore distrettuale con una carriera in netta ascesa presso il tribunale di New York. Potrebbe essere lei, una trentacinquenne determinata e brillante, la degna compagna di un uomo come Edward Cullen.
A questo punto, aspettiamo solo di conoscere il nome della fortunata.
Ad essere fortunato sono io, veramente. E' una persona speciale, ancora fatico a credere che si sia innamorata di me a sua volta.
Chissà perchè sono io che fatico a credere a questa affermazione di Mr. Cullen. Quale donna sarebbe così pazza da rifiutare l'amore di un Principe Azzurro bello, ricco ed affascinante come lui?
Allora, pongo diversamente la mia domanda: chi è questa fanciulla così speciale che le ha rubato il cuore?
Isabella Swan.
Sono io ad avere bisogno di un sorso di vino, adesso. Isabella Swan, posta sotto la sua tutela legale dall'età di undici anni (ndr. solo il prossimo 13 settembre compirà diciotto anni, entrando in possesso ufficialmente del suo patrimonio), è la ragazza di cui è innamorato il secondo uomo più ricco di tutti gli Stati Uniti? Lo scapolo d'oro più ambito e ricercato?
Davanti ad uno scoop del genere, ho bisogno di un altro sorso di vino ghiacciato.
Mr. Cullen, mi scusi, ma credo che questa notizia solleverà molto clamore.
Sono un uomo abituato a destare clamore. Mi succede continuamente, specie nel mio lavoro. Penso di avere ormai le spalle sufficientemente larghe per sopportarlo.
Appare sicuro di sè, e per onore di cronaca, esibisce anche fisicamente delle spalle sufficientemente larghe da sopportare qualsiasi peso.
Solleverà anche molti punti interrogativi. Il primo che mi viene in mente è che tra di voi ci sono dodici anni di differenza. Inoltre Isabella sta per compiere solo tra qualche giorno la maggiore età, questo vuol dire che ufficialmente è ancora minorenne e posta sotto la sua tutela legale.
Per quanto concerne l'età, credo di poter affermare con sicurezza che non siamo la prima coppia, nè saremo l'ultima, ad avere così tanti anni di differenza. Non penso che in amore ci sia una regola giusta circa l'età che deve intercorrere tra due persone, credo sia più importante che ci sia rispetto, amore, fiducia, e soprattutto spontaneità.
Spontaneità?
E' molto serio nel rispondere, traspare il suo bisogno di essere chiaro e diretto.
So già che molti penseranno che possa aver "influenzato" i sentimenti di Isabella, quando invece non è così. Senza voler rivelare aspetti che sono - e rimarranno assolutamente - privati, posso solo dire che l'affetto che sino a qualche mese fa ci univa, si è trasformato in qualcosa di più profondo. Sono sicuro che il passare del tempo dimostrerà la sincerità di questo nostro legame, insieme appunto alla sua profondità.
Isabella Swan, per chi non lo sapesse, è rientrata a New York dopo aver terminato i suoi studi presso un prestigioso collegio in Europa. Per la precisione si tratta dell'Istituto St. Marie a Berna, in Svizzera. E' lì che ha sempre vissuto, circondata dal più stretto riserbo proprio per volontà di Mr. Cullen.
Posso chiederle, a questo punto, se questa sua volontà di rendere noto il vostro legame proprio adesso è legato alle ultime notizie che davano per certo un flirt proprio tra Isabella e Jacob Black, cugino del suo amico Sam Uley?
Ciò che è successo a Londra, è stato totalmente travisato dalla stampa, come spesso accade. Si è trattato di uno spiacevole malinteso tra ragazzi, come accade in ogni normale compagnia. Stavano festeggiando l'addio al celibato di un amico, l'allegria ha portato Jake a mostrarsi un pò troppo affettuoso nel salutare Isabella. Anthony Vernon non sapeva che fossero amici, così si è sentito in dovere di intervenire. Quando il tutto è stato chiarito, l'episodio si è ridimensionato a quello che era: un semplice equivoco.
Mr. Cullen non sta mentendo. Lo capisco grazie ad anni di allenamento passati ad intervistare persone sfuggenti. Si sta concedendo senza nascondersi dietro a giri di parole inutili.
Jake? Devo supporre che sia affezionato anche al giovane Black?
L'amicizia con Sam mi ha portato a nutrire un sincero affetto anche per suo cugino. Jake è un bravo ragazzo, sono contento che lui e Isabella siano diventati subito amici.
Quindi sta smentendo ufficialmente qualsiasi coinvolgimento sentimentale tra lui ed Isabella.
Ride divertito prima di rispondermi.
Sì. Di ufficiale, come fidanzato, ci sono solo io nella vita di Isabella.

Fidanzato ufficiale? Una definizione impegnativa, Mr. Cullen. C'è qualcos'altro di cui vorrebbe parlarci?
Ride ancora divertito, insieme ad una punta di malizia che rende decisamente sibillina la sua espressione.



Magari la prossima volta, per oggi credo di avervi già rivelato abbastanza.
Non mi faccio sfuggire l'occasione, anzi il mio istinto mi dice di coglierla al volo.
Posso allora sperare che, se ci sarà altro da dire, lo farà ancora in esclusiva dalle pagine di Vanity Fair?
Ha capito di sicuro dove voglio arrivare, ma sembra avermi preso in simpatia, perchè annuisce.
So per certo che Vanity Fair è tra le riviste preferite di Isabella. Penso di interpretare bene il suo pensiero, se mi sbilancio e le dico di sì. Quando ci sarà altro da dire, saremo lieti di essere suoi ospiti.

Lei ed Isabella insieme? E' più di quanto potessi sperare...
Ha visto? Sembra proprio che oggi sia il suo giorno fortunato.

Già. Anzi, mi permetta un'ultima domanda: un uomo pratico come lei, crede nella fortuna?
Si prende un attimo per riflettere. Poi, come lo è stato per tutte le altre domande, mi fornisce una risposta certa.
Sì, decisamente. Infatti, sono stato così fortunato da meritarmi l'amore di una ragazza speciale come Isabella.

Mr. Cullen, dopo una dichiarazione così appassionata e romantica, non posso che farle i miei migliori auguri per un futuro che la veda sempre felice ed innamorato.
La ringrazio, ne farò tesoro, perchè ho la netta sensazione che non tutti saranno così gentili nei miei confronti.
Lo penso anch'io, mentre l'intervista termina con un saluto cordiale ed anche abbastanza informale, dal momento che passiamo dal "lei" al "tu".
D'altronde, nella posizione che ricopre Edward Cullen, è impossibile pensare di non essere sottoposto al giudizio di tutti, più o meno favorevole che possa essere.
Ma come ci ha detto lui stesso, credo abbia le spalle sufficientemente larghe per resistere anche a questo nuovo clamore che si solleverà dopo la notizia di questo amore appena sbocciato.

Un cordiale saluto a tutti i miei lettori.
Samantha Gilbert








Allora, Vanity Fair è una rivista reale, che molte di voi magari conosceranno. Io personalmente ogni tanto la leggo. Esiste anche nella sua versione americana (Vanity Fair USA, appunto, ed è molto famosa). 
Samantha Gilbert è frutto della mia fantasia, e se dovesse esistere un'omonima giornalista, è una pura casualità, non avevo certo nessuna intenzione di rappresentarla!
Le foto di Robert esistono eccome... e come al solito mi procurano uno scompenso ormonale notevole. XD!
Passando ad anticipazioni varie... siete pronte a festeggiare il compleanno di Bella? Se volete farle un regalo siete ancora in tempo! XD!
Io, ovviamente, mi sto già occupando di quello che gli farà Edward!
Poi arriveranno anche Sam ed Emily... Kelly è già presente... e Jake? Mah... magari farà anche lui un bel regalo a Bella! XD!
Ma ci saranno solo loro? Magari Edward inviterà anche qualcun altro. Chi lo sa? Io, ovviamente ho la lista degli invitati! Eh!Eh!
Spero solo di essere abbastanza in forma, nel prossimo capitolo vorrei davvero raccontarvi di tutti loro al meglio come ho sempre fatto.
Per ultimo vi dico che dovrei arrivare per venerdì 3 Giugno con l'aggiornamento. Se non dovessi riuscirci, vi darò comunicazione nella pagina autrice a quando sarà rimandato.

Prima di salutarvi, permettetemi ancora una volta di ringraziarvi per l'affetto che ogni volta mi dimostrate senza riserve.
Un forte abbraccio.
Robi


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Capitolo 36
*** Capitolo 35 ***


Buongiorno ragazze!
Scusatemi, ma ho avuto bisogno di prendere ancora un pò di tempo per me.
Ora, però, ci sono e arriva un capitolo che mi ha fatto stare bene mentre lo scrivevo. E' decisamente nelle mie corde, penso capirete il perchè dopo averlo letto. Comunque, ci sentiamo in fondo, dove vi ruberò ancora qualche minuto.

Voglio ringraziare ancora tutte quelle lettrici che mi hanno contatto in questi giorni privatamente, facendomi sentire il loro affetto.
Siete state voi ad emozionarmi, questa volta. 
E tanto. Grazie, siete meravigliose.
Un bacio.
Roberta








Oggi compio diciotto anni.

Il primo pensiero era stato per i suoi genitori. Le mancavano tremendamente, anche se non faceva più male come una volta. Il dolore, quello in grado di farla svegliare in piena notte piangendo, aveva lasciato il posto ad una ferita rimarginata, che non sarebbe mai guarita del tutto però.
Era rimasta immobile, gli occhi spalancati a fissare il soffitto, rievocando altri compleanni.
Quelli di bambina, con grandi torte al cioccolato, gli schiamazzi dei suoi compagni di classe, le carte colorate dei regali... il sorriso felice, ed insieme orgoglioso, di Charlie e Reneè mentre l'abbracciavano, augurandole cento di quei giorni.
Quelli della sua adolescenza, festeggiati con Kelly, l'unica in grado di circondarla con un pò di quel calore che era scomparso con loro.
Un unico compleanno trascorso con Edward, indimenticabile.
Forse perchè era stato proprio in quel giorno di quattro anni prima che entrambi avevano lasciato un segno nel cuore dell'altro, un seme pronto a sbocciare non appena ce ne fosse stata la possibilità, diventando amore.
Le si erano inumiditi gli occhi, nel cuore un tumulto di emozioni che sembrava voler farlo scoppiare.
Era felice? Sì, aveva quasi paura di ammetterlo, ma era assolutamente felice.
La strada che aveva percorso in quegli anni senza i suoi genitori era stata lunga, difficile, tortuosa, ma alla fine l'aveva condotta in un luogo altrettanto caldo e sicuro: il cuore di Edward.
Aveva chiuso forte gli occhi, mentre vedeva scorrere lo stesso sotto le palpebre parole nitide e indelebili.
"Quando ho capito di essermi innamorato davvero"...."E' una persona speciale, ancora fatico a credere che si sia innamorata di me a sua volta"...."l'affetto che sino a qualche mese fa ci univa, si è trasformato in qualcosa di più profondo"...."Di ufficiale, come fidanzato, ci sono solo io nella vita di Isabella"...."sono stato così fortunato da meritarmi l'amore di una ragazza speciale come Isabella"....
Non si era nemmeno dovuta sforzare di immaginare il sorriso, o l'espressione degli occhi verdi, che avevano accompagnato quelle parole. Ormai li conosceva in ogni loro sfumatura, facevano parte di lei, proprio come se fossero sempre stati suoi di diritto.
Era felice? Sì, insieme ad Edward era di nuovo felice.
Aveva riaperto gli occhi, lasciando sfuggire qualche lacrima che era rotolata lungo la guancia, solleticandole la pelle. Ma non erano riuscite a toccare il cuscino, perchè erano state fermate prima delicatamente.
- In tutte le lacrime indugia una speranza.
Si era persa nel verde intenso degli occhi che aveva incontrato, mentre sentiva un dito percorrere la scia bagnata di una lacrima, asciugandola.



- Me lo diceva sempre mia madre, mentre me le asciugava.
L'aveva abbracciato di slancio, seppellendo il viso nel suo torace nudo.
- C'eri tu, in queste. E non potevo sperare di meglio, Edward.
L'aveva abbracciata forte, una mano sepolta nei suoi capelli, le labbra premute sulla sua fronte.
Un momento perfetto, parole non dette, ma sentite lo stesso pelle contro pelle.
- Buon compleanno, amore mio.
L'aveva allontanata solo il necessario per far incontrare le loro labbra. Lo aveva fatto dolcemente, in contrasto con quelle emozioni violente che intuiva esserci anche dentro di lui.
Essere baciata da Edward era come un salto in un precipizio e una risalita in volo nello stesso, intenso, secondo.
Struggente.
A volte era così che avrebbe definito quel legame tra loro: talmente forte da procurarle quasi un dolore fisico.



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Non avevano fatto l'amore, nonostante il desiderio provato da entrambi. Si erano concessi lunghi baci e languide carezze, mantenendo vivo quel fuoco che li avrebbe bruciati con ancora più calore quando finalmente lo avessero lasciato libero.
Poi avevano fatto una lunga doccia, dove c'erano stati altri baci, altre carezze, altri sguardi pieni di loro.
Anche durante la colazione c'erano state occhiate in grado di sostituire le parole. Tra un cucchiaio di cereali e un sorso di caffè, si erano detti infinite volte "ti amo".
Dopo la colazione, tra un bacio al caffè, un abbraccio profumato di fresia, una carezza morbida, erano riusciti anche a vestirsi.
In piedi, di fronte ad Edward, Bella gli stava annodando la cravatta. Un gesto che spesso aveva visto fare a sua madre, e che le era sempre piaciuto, perchè in quel momento aveva sempre percepito quanto i suoi genitori si volessero bene.
Tra loro c'era stato un gioco di sguardi, di sorrisi, di basse risate che ora comprendeva appieno.
Non era solo volersi bene, era amarsi.
Era lo stesso che adesso c'era tra lei ed Edward, mentre lasciava che le sue mani si occupassero della sua cravatta, sfiorandogli il busto, sorridendogli mentre lui le posava le mani sulla vita, solleticandola per cercare di renderle più difficile l'impresa.
- Mr. Cullen, così non concluderemo nulla. Vuole o non vuole un nodo che si possa definire decente?
In risposta aveva avuto un'occhiata maliziosa e una stretta più decisa delle mani sulla sua vita che l'avevano attirata contro di lui.
- Non lo vuole, ho capito... si dovrà accontentare di quello che sono riuscita a far...
L'aveva baciata, zittendola nell'unica maniera che non avrebbe mai contestato. Spesso aveva l'impressione che le sue labbra si trasformassero in morbida creta da modellare a suo piacimento, non appena Edward vi posava sopra le sue.
Spesso con Kelly e altre compagne, avevano discusso di baci. La sua esperienza era stata veramente limitata, ma a sentire i racconti delle altre, a volte aveva pensato che si limitasse ad uno scambio di "fluidi" non poi così piacevole.
Uno scambio lo era, ma di sensazioni in grado di renderle le gambe molli, la testa leggera, il cuore impazzito.
La lingua di Edward che stuzzicava, inseguiva, catturava la sua, era una dolce invasione da accogliere. Era passione, calore, gusto, in grado di risvegliare ogni suo senso.
Ogni volta che la baciava, era rapita dall'armonia dei loro gesti, la sincronia delle loro labbra, l'immediatezza del loro desiderio.
Come ogni volta che smetteva, era certa di non volersi separare da lui.
Doveva averlo scritto in faccia, perchè le aveva riservato un sorriso a metà tra il divertito e il rammaricato.
- Due ore al massimo, non di più, Isabella. Te lo giuro.
- Non c'è problema...
- Allora perchè non stai sorridendo?
L'aveva di nuovo solleticata, provocando così le sue risate e il suo dibattersi per tentare di liberarsi.
- Smettila... Edward! ... mph... ti sciuperò la... camicia!
Si era aggrappata al tessuto per cercare di spintonarlo via, ottenendo solo di sentire sotto le dita il contrarsi dei muscoli solidi.
Insieme al divertimento, aveva sentito anche qualcos'altro scuoterla: una voglia irrefrenabile di essere di nuovo in un letto insieme a lui, completamente nudi..
Aveva istintivamente cercato i suoi occhi, e quando li aveva agganciati, si era immediatamente accorto di quello che esprimevano i suoi.
Il verde si era incupito, mentre le sue mani dalla vita erano scivolate sui suoi fianchi, accarezzandoli sotto il cotone leggero del vestito che indossava.
- Un attimo prima mi appari come una ragazzina innocente, un attimo dopo sei una donna in grado di farmi impazzire con un solo sguardo.
Si era sollevata sulla punta dei piedi per arrivare meglio a baciarlo, tuffando le mani tra i suoi capelli e stringendone morbide ciocche tra le dita.
- Da oggi sono più donna che ragazzina... lo dice anche la legge...
Glielo aveva sussurrato senza staccare le labbra dalle sue, fissandolo negli occhi e provocandolo ulteriormente.
Si era ritrovata schiacciata tra la parete e il suo corpo duro, inchiodata anche da uno sguardo che non le lasciava alcun dubbio.
- Ragazzina o donna... puoi essere quello che vuoi, Isabella. A me importa solo che tu sia mia.
Si era premuto su di lei, in un gesto che era stato insieme erotico e possessivo.
- Solo e soltanto mia.




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- E' come mio padre, sempre con in testa i suoi preziosissimi affari! Spero sappia recuperare dopo!
Kelly non aveva usato mezze parole, come sempre del resto.
- Bè, Kelly, proprio come tuo padre no... scusa, eh, rimane un gran bell'uomo... ma non credo che possa competere con Edward.
L'espressione dell'amica era stata impagabile. Per un attimo l'aveva guardata incredula, poi si era ripresa, e l'aveva colpita con una finta stizza.
- Isabella Swan! La maggiore età ti ha sciolto la lingua...
Poi era scoppiata a ridere, questa volta abbracciandola.
- Anzi... altro che maggiore età... mi sa che è un'altra la cosa che ti ha sciolto la lingua!
- Kelly!
- Oh, dai, senti! E' vero che sei molto più rilassata da quando anche tu fai del sano e soddisfacente sesso!
Nonostante una piccola parte di lei si fosse imbarazzata, si era comunque sciolta in una risata allegra.
- Stavolta non posso proprio negarlo... avevi ragione in pieno. Non sapevo quello che mi stavo perdendo!
L'amica in questione si era divertita ancora di più.
- Ribadisco anche che io ho sempre sostenuto che Edward fosse un uomo da non lasciarsi sfuggire... ma tu hai passato un sacco di tempo a negarlo inutilmente!
A Bella sembrava quasi impossibile di riuscire a parlarne così, allegramente, di quegli anni passati a discutere con Kelly di quanto fosse stato "stronzo" il suo tutore, perciò lontano dall'essere un uomo ideale per qualsiasi donna, non solo per lei.
- Adesso, invece, passerai un sacco di tempo a tenertelo stretto... perchè aspettati la rivolta delle "io non ci posso credere che Edward Cullen sia innamorato di quella ragazzina! Ma c'è un abisso tra me e lei..."
Fingendosi indignata barra inviperita, Kelly aveva imitato alla perfezione la reazione che forse molte donne avrebbero potuto avere davvero. Specie quelle che avevano avuto modo di conoscerlo bene... tipo le sue ex.
Le era stato inevitabile pensare a Gwen Vernon, con i suoi modi provocanti e sicuri. Avrebbe voluto davvero vedere la sua faccia davanti all'intervista rilasciata da Edward.
- Tipo quella gatta morta che hai incontrato a Londra... la sorella di Cavallo pazzo...
Era uno di quei momento dove loro due proprio non riuscivano a smettere di ridere. Davanti poi al nomignolo con cui Kelly aveva ribatezzato Anthony Vernon, ogni volta non riusciva a trattenere una risata irrefrenabile.
- Sai che stavo pensando anch'io a lei? Come vorrei vedere la sua faccia...
- Io pagherei per vederla! Potrei arrivare ad accettare di uscire ancora una volta con Cavallo Pazzo solo per quello!
- Piantala Kelly... mi fa male la pancia a furia di ridere!
Probabilmente le loro risate stavano rimbombando oltre i confini della cabina-sauna dove erano rinchiuse con indosso solo un asciugamano, ma dato che erano in uno dei centri benessere più in di tutta New York, era vero anche che nessuno avrebbe avuto niente da ridire.
Soprattutto perchè Kelly lo aveva riservato per loro due sole, come parte del regalo per i suoi diciotto anni. Il resto, le aveva detto, sarebbe arrivato poi.
C'era stato un che di misterioso nel modo in cui glielo aveva detto, e si era adattato all'aria misteriosa che aveva avuto anche Edward quando gli aveva chiesto come avrebbe potuto organizzare il giorno del suo compleanno, dal momento che avrebbe voluto trascorrere qualche ora anche con la sua migliore amica.
Era stato lì, che lui le aveva detto di avere un impegno per quel mattimo che non era riuscito proprio ad evitare. Almeno due o tre ore sarebbe dovuto andare in ufficio, per poi tornare da lei.
A casa.
Le andava benissimo: non poteva immaginare modo migliore di festeggiare i suoi diciotto anni, se non passando quella giornata con lui, nel loro appartamento. Averlo tutto per sè, aveva iniziato ad apprezzarlo per quello che era: un lusso da godersi fino in fondo.
- Ehi, dove sei finita? Scommetto che stavi pensando ad Edward... ti viene una faccia da pera cotta...
Nell'ironia dell'amica aveva trovato quel pizzico di riserva che nutriva sul fatto che fosse così innamorata di Edward, tanto da aver accettato di sposarlo.
- Già, pensavo a lui.
- Roba piccante, o puoi parlarmene?
- Che cretina sei... stavo pensando che un'altra, al mio posto, avrebbe voluto chissà quale festa per i suoi diciotto anni... a me, invece, va bene passare un pò di tempo con la mia migliore amica... e poi starmene anche a casa, tranquilla, con l'uomo che amo.
- Infatti, anomala lo sei di sicuro. Anzi, te lo dico già: preparati perchè tra due settimane, quando sarò io a festeggiare, ne parleranno a lungo!
Bella lo aveva immaginato: Kelly non avrebbe lesinato sui festeggiamenti per la sua maggiore età. Temeva quel giorno, l'avrebbe coinvolta in qualcosa di sfrenato sicuramente.
- Dovrò chiedere il permesso ad Edward...
L'amica era letteralmente balzata in piedi, diventando ancora più rossa e sudata di quanto non fosse già grazie al caldo della sauna.
- Che cosa? Stai scherzando vero! Il permesso? Tu prendi un aereo.. anzi, no, prendi il jet del tuo fidanzato miliardario e porti le tue chiappe a Los Angeles senza nemmeno pensarci su un secondo!
Non era riuscita a rimanere seria come avrebbe voluto, la faccia assolutamente inferocita di Kelly era stato uno spettacolo troppo appagante.
- Che scema sono... ci sono pure cascata! Quasi mi veniva un infarto davvero... ti giuro che ti prendevo a sberle se proprio adesso che diventi davvero indipendente, gli permettevi ancora di decidere per te...
Un'affermazione che l'aveva indotta a ribattere con un pensiero altrettanto sicuro.
- Su una cosa voglio essere sincera: il parere di Edward, su qualsiasi cosa, conterà comunque per me. Non si tratterà più di un sua decisione, ci sarà un comune accordo.
- Cioè? Fammi capire bene.
La conversazione si era fatta più seria.
- Bè, il comune accordo che c'è in ogni coppia. Tipo non fare quelle cose che all'altro danno tremendamente fastidio... o meglio, cercare di farle il meno possibile e se proprio sono importanti per se stessi.
- Tipo andare alla festa della tua migliore amica.
Kelly le si era riseduta a fianco. Bella le aveva sorriso affettuosamente.
- Esatto. Per i suoi diciotto anni che sono assolutamente da festeggiare alla grande. Ma se l'amica, per esempio, iniziasse ad invitarla ogni settimana ad una festa diversa... ecco, magari questo potrebbe essere qualcosa che dovrei discutere con il mio fidanzato... sai, è un tipo piuttosto riservato...
Negli occhi azzurri che la fissavano aveva trovato una conferma al suo ragionamento, e si era sentita sollevata.
- Sì, questo lo capisco. Il fidanzato in questione mi sa che è anche molto geloso, qualcosa che io comprendo bene. Lo sai che tendo ad essere un tantino possessiva...
- Solo un "tantino"?
Si era mostrata giustamente contrita.
- Touchè. Molto. Potrei uccidere, per gelosia, il giorno che mi innamorerò seriamente di qualcuno...
- Povero ragazzo! Non sa cosa lo aspetta...
- Bè, povero no, Bella. Anch'io mi porto dietro una bella dote generosa!
Erano tornate a scherzare e ridere, dopo quella piccola parentesi seria.
- Dici che Edward mi vuole sposare solo per i miei soldi, allora?
- Ovvio che sì! Gli ho sentito dire che il settimo posto iniziava a stargli stretto... vorrebbe arrivare sul podio... magari terzo.
Sapeva che non avrebbe potuto scherzare così con nessun altro, a parte Edward stesso, riguardo alla loro ricchezza. Dietro di essa, si celavano anche aspetti negativi che potevano essere compresi solo vivendoli. 
Uno di questi, era proprio essere giudicati anche nelle scelte sentimentali: dopo la dichiarazione di Edward, si era già sollevato un polverone mediatico, con relativa caccia di foto e news piccanti su di loro.
Lasciare casa, anche quella mattina, era stato un pò come lasciare una città presa d'assedio, con fotografi appostati nei dintorni ad ogni ora.
- Bella? Ti sei persa ancora... ho capito, passiamo alla tappa successiva: doccia rilassante!
Detto fatto, Kelly l'aveva afferrata per una mano, spalancando la porta della sauna e trascinandola fuori.





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Le tre ore al centro benessere erano state davvero spensierate, più che altro perchè le aveva trascorse in assoluta allegria con Kelly. Quando ne era uscita, si era sentita completamente rilassata. Ad attenderle c'era stato Emmett, già pronto a partire. Poco prima aveva sentito Edward, il quale l'aveva informata di essere finalmente libero.
Aveva proposto a Kelly di pranzare tutti insieme, ma l'amica aveva declinato dicendole che adesso era il momento di festeggiare con Edward quel compleanno così importante.
Le aveva detto di godersi la giornata, di farsi viva magari in serata, giusto per un saluto ancora.
Così, anche se un pò dispiaciuta di lasciarla sola, l'avevano riaccompagnata in hotel, per poi dirigersi presso la sede della Cullen Enterprise, dove Edward li attendeva.
Quando era salito in macchina, Bella avrebbe tanto voluto salutarlo con un bacio irruente, ma la presenza di Emmet l'aveva frenata, limitandola a sfiorargli le labbra.
Era troppo poco, ma contava di rifarsi assolutamente una volta giunti a casa.
Erano riusciti solo a salutarsi, prima che il cellulare di Edward suonasse. Dopo aver visto chi lo chiamava, aveva risposto.
Lei ne aveva approfittato per osservarlo, rimanendo come sempre affascinata dalla sua bellezza. I capelli sempre un pò ribelli, il profilo elegante, il taglio virile della mascella, le mani forti, gli avambracci lasciati scoperti dalle maniche arrotolate, le gambe muscolose fasciate dai pantaloni eleganti... tutto contribuiva a renderlo affascinante.
E sexy.



Aveva appreso anche lei dall'articolo su Vanity Fair che era stato giudicato uno degli uomini più sexy. Le erano tornate in mente le parole di Kelly sul fatto che avrebbe dovuto tenerselo stretto.
Era vero, chissà quante donne avrebbero voluto essere al suo posto.
Non aveva smesso di fissarlo, così si era ritrovata immersa nel verde dei suoi occhi che la scrutavano a loro volta. C'era un che di interrogativo nella sua espressione, come a chiederle se c'era qualcosa che non andava.
Gli aveva sorriso, scuotendo la testa e stringendogli la mano libera. Lui aveva ricambiato la stretta, portandosi in grembo le loro mani unite.
Non aveva smesso di parlare di azioni da comprare, fornendo tutta una serie di indicazioni che le erano sembrate incomprensibili. Lo aveva fatto sempre guardandola, dandole l'impressione che la stesse accarezzando con quegli occhi incredibilmente verdi e sensuali.
Un brivido le era corso lungo la schiena, e per soffocare sensazioni ancora più intense, aveva posato gli occhi su Emmett, ricordandosi della sua presenza.
- Va bene, Peter, è tutto... chiamami solo se è strettamente necessario... sì, sempre sul cellulare... d'accordo, ciao.
Aveva chiuso la comunicazione, abbandonando il cellulare sul sedile.
- Azioni di un'azienda a cui sto dietro da un pò. Costruiscono yatch di lusso, un mercato in continua espansione. Solo che l'attuale dirigenza ha fatto investimenti sbagliati, indebitandosi sempre di più con le banche. La loro unica scelta era far entrare altro capitale, cercando un socio di maggioranza con basi solide.
Era sicura che le avesse semplificato di molto la spiegazione dell'operazione che aveva appena concluso. Ancora una volta si era resa conto di quanto le sarebbe stato impossibile gestire il suo patrimonio senza il suo aiuto, o comunque l'aiuto di una persona competente in materia di finanza.
- E' probabile che tra qualche settimana debba tornare in Europa. In Italia, questa volta. Potresti venire anche tu. Si tratterebbe di qualche giorno, una settimana al massimo.
Le aveva procurato un'emozione indefinibile il fatto che avesse pensato subito di non volersi separare da lei.
- Mi piacerebbe. Solo che dovrò vedere un pò con l'università. Sai, mi sa che i primi tempi saranno quelli più tosti. Non vorrei dare l'impressione che non ci sia il massimo dell'impegno da parte mia.
Le aveva sorriso.
- Isabella, guarda che alla NYU non sarai una raccomandata. Io ho solo accelerato le pratiche di ammissione, ma non avevano dubbi che tu meritassi di frequentarla.
Era leggermente arrossita, più che altro perchè aveva intercettato anche un sorriso di Emmett. Una delle prime cose che aveva fatto Rosalie con lei, era stata quella di complimentarsi per i suoi brillanti risultati negli studi.
- No, non intendevo dire che mi sento una raccomandata. E' solo che all'inizio credo sia meglio seguire il più possibile le lezioni, per portarmi avanti con la conoscenza di professori e materie...
Le aveva stretto più forte la mano, intrecciando le dita con le sue.
- Ma sei sicura di compiere solo diciotto anni?
L'aveva presa in giro, non nascondendo però un'ombra di sincera ammirazione.
- Credo di essere davvero un caso "anomalo". Me l'ha detto poco fa anche Kelly.
- Un'anomalia da apprezzare, comunque.
Le aveva riservato un'occhiata languida adesso, che era arrivata dritta dritta al suo stomaco, ed anche più giù.
- A proposito, vi siete divertite questa mattina?
Con il pollice le stava accarezzando il dorso della mano, un contatto lieve ma che percepiva come bollente sulla pelle.
- Sì, molto.
- Il posto meritava?
- Decisamente. Poi era solo per noi, quindi ce lo siamo godute in assoluta tranquillità.
- Allora un regalo azzeccato.
- Sì. Anche se mi ha detto che non era tutto.
- Chissà cos'altro avrà in mente...
Glielo aveva detto con un tono di voce che l'aveva subito incuriosita.
- Tu lo sai.
- Io?
- Sì. Lo sai.
- Non parlo con Kelly da quando siamo arrivati.
- Non me la racconti giusta.
- Sono innocente, giuro.
- Con quella faccia?
Perchè aveva un sorriso che la diceva lunga su quel "giuro".
- Emmett, aiutami, spendi una buona parola per me.
L'intervento di Emmett era stata una risata che aveva avallato ancora di più quell'atmosfera rilassata e giocosa che sembrava volerla accompagnare in quella giornata così speciale.




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Quasi non credeva allo spettacolo che aveva davanti agli occhi.
Tutto era perfetto come richiedeva una vera festa a sorpresa.
Il solarium si era trasformato in un tripudio di palloncini e festoni colorati, di sedie e tavolini a forma di caramelle, di nuvole azzurre formate da tulle sospesi su fili invisibili, da enormi fiori con petali di cioccolato. C'era anche un ricco buffet con tante leccornie dolci o salate, insieme a due grandi torte rispettivamente a forma di uno e otto: i suoi diciotto anni.
Alice nel paese delle meraviglie.
Si era sentita proprio così in quel momento, come se fosse sbucata all'improvviso in un altro mondo.
Le persone presenti, e che le avevano gridato il classico "sorpresa!" non appena era sbucata con Edward, erano state assai diverse per età e grado di conoscenza, ma tutte facevano parte della sua vita e ne era contenta.
Con lo sguardo le aveva sfiorate tutte: Rosalie, Emmett, Jasper, Sam, Emily sicuramente, Alice, Jennifer, Kelly, Jessica, Angela, Mike ed Eric.
La presenza dei quattro compagni di scuola era stata la vera sorpresa tra gli ospiti, e aveva intuito subito che doveva essere un'altra parte del regalo di Kelly.
Non era riuscita a spiaccicare parola, troppo emozionata, così era stato Edward a rompere il ghiaccio.
- Direi che siamo stati bravi, l'abbiamo proprio colta di sorpresa!
Tutti si erano messi a ridere, sicuramente anche per la sua espressione sorpresa e felice.
- Sono sicuro che quando riacquisterà l'uso della parola, potrà dirvelo lei stessa.
Si era messa a ridere anche lei, adesso, cercando di riprendere il controllo sulle sue stesse emozioni.
- Facciamo che do io il via ufficiale alla festa con la più classica delle tradizioni.
A quel punto si era voltato verso di lei, senza nessuna incertezza o imbarazzo.
- Tanti auguri, Isabella.
Il bacio era arrivato sulle labbra, proprio come qualsiasi fidanzato avrebbe fatto in quella occasione. Aveva appena fatto in tempo a cogliere il sentimento profondo che celavano i suoi occhi verdi, quando era stata rapita in una stretta a più braccia.
- Tanti auguri, Bella!
Capitanate da Kelly, anche Jessica e Angela si erano catapultate su di lei. Sospettava fosse stato il modo con cui l'amica aveva pensato di toglierla da quel momento così particolare, in cui felicità, sorpresa, imbarazzo, commozione l'avevano quasi paralizzata.
- Che bello rivederti! Ma sei in formissima, Kelly ce lo aveva detto!
- Ragazze...
- Ciao, Bella. Tanti auguri.
Erano subentrati anche Mike ed Eric, finendo di circondarla. Aveva intravisto Edward raggiungere Sam, poi aveva riportato lo sguardo sui visi allegri dei suoi compagni.
Insieme a Kelly, erano gli unici quattro con cui aveva veramente stretto amicizia. Al St. Marie avevano praticamente fatto "gruppo" loro sei, riuscendo anche a divertirsi parecchio.
- Sai che non sei l'unica ad essersi fidanzata, Bella?
Jessica, non senza una buona dose di malizia, si era portata in mezzo ad Angela ed Eric, prendendoli sottobraccio.
- Finalmente ce l'hanno fatta! La telenovelas Weber-Yorkie si è conclusa nel migliore dei modi: si sono dichiarati amore eterno e vivranno per sempre felici e contenti!
I due in questione, caratterialmente più vicini a lei, erano leggermente arrossiti. Li capiva benissimo, dal momento che era letteralmente imbarazzata, adesso, all'idea di quello che avrebbero potuto pensare di lei riguardo la sua storia con Edward.
- Jessica, il tuo tatto è sempre quello di un'elefante!
Era stata Angela a rimproverarla, ottenendo di stuzzicare ancora di più la compagna.
- Oh, quante storie! Prendi esempio da Bella, e getta un pò della tua timidezza alle ortiche! Tirate fuori dagli armadi questi fidanzati!
Ecco, adesso sì che avrebbe voluto sprofondare.
- Ehi, ehi, abbi pietà almeno di lei, Jessica. Mi sembra che Bella abbia già la sua buona dose di impiccioni!
A parlare era stato Mike Newton, un ragazzo che sembrava incarnare perfettamente il mito di Peter Pan. Non lo aveva mai visto preoccuparsi di nulla, se non divertirsi e far divertire gli altri.
- Dì la verità, Bella, ti mancavano o no?
Aveva guardato Kelly, trovandosi d'accordo sul fatto che era stato bello ritrovarli in quell'occasione.
- Sì, è vero, ragazzi. Sono molto felice che siate venuti.
- Qui ci vuole un brindisi! Bella ha ritrovato la voce e la ragione! Finalmente ha ammesso di non poter vivere senza di me!
Era stato Mike a prenderla sottobraccio, trascinandola verso il buffet dove c'era anche un'ampia scelta di bevande. Il resto del gruppo li aveva seguiti, approvando l'idea del brindisi per festeggiare anche quella riunione imprevista.
Bella si era ritrovata immersa in una realtà che era stata una quotidianità per lei: la presenza dei suoi ex-compagni. Non aveva però dimenticato la realtà che stava vivendo ora, e con lo sguardo era andata ad Edward.
Lo aveva trovato intento a parlare con Alice e Rosalie, sorridente e rilassato. Non aveva cambiato espressione quando i loro sguardi si erano incrociati, anzi, si era fatto ancora più sorridente.
Evidentemente era un riflesso del fatto che vedeva anche lei contenta: era in compagnia dei suoi amici e di altre persone che in qualche modo volevano solo la sua felicità.
- Ragazzi, un brindisi ai diciotto anni di Isabella! Che le portino fortuna e felicità.
Quell'augurio sincero era arrivato da Kelly, ma gli altri si erano uniti subiti.
Dopo quel brindisi, si era detta pronta a salutare il resto dei presenti e si era momentaneamente congedata dagli amici. Così, aveva raggiunto per primo il gruppetto insolito formato da Sam, Emily e Jennifer. Avvicinandosi si era accorta della familiarità con cui quest'ultima conversava con l'uomo.
Sicuramente dovevano conoscersi abbastanza bene, vista la lunga amicizia che lo legava ad Edward.
Non appena era stata ad un passo da loro, era stata proprio Jennifer la prima ad abbracciarla, baciandola su entrambe le guance.
- Tanti auguri, Isabella!
- Grazie Jennifer, sono contenta che ci sia anche lei.
- Come potevo mancare un'occasione così importante? Anche se ti confesso mi sembra ieri che avevi solo undici anni...
C'era stato un velo commozione nella voce della donna, e anche lei era andata col pensiero alle prime volte in cui si erano sentite, subito dopo la morte dei suoi genitori.
- La capisco Jennifer, oggi mi sento un pò più vecchio anch'io...
La voce di Edward si era inserita spiritosa, mentre circondandole la vita con un braccio, le aveva fatto sentire come quei momenti difficili fossero proprio ormai un tempo passato.
- Allora devo sentirmi vecchio anch'io... comunque, tanti auguri lo stesso, Bella!
Sam aveva strizzato l'occhio al suo amico, prima di baciarla sulle guance a sua volta.
- Manco solo io: tanti auguri, Isabella. Mi fa piacere conoscerti proprio in un'occasione così allegra...
Emily le aveva rivolto uno sguardo sereno e profondo. Quello che l'aveva colpita, forse perchè Edward non ne aveva fatto menzione, era che anche lei aveva tratti indiani.
- Grazie. E' un piacere anche per me conoscerti, Emily.
Era quasi palpabile il legame che c'era tra lei e Sam. Formavano una bella coppia, minuta lei, massiccio lui.
- Ti avevamo preso anche un regalo, sai? Ma Sam ha pensato bene di dimenticarlo a casa.
Era stato buffo vedere come l'interessato avesse assunto immediatamente un'espressione colpevole.
- Mi dispiace, Bella. Ero convinto di averlo messo insieme alle cose che ho portato per Edward...
- Ma no, figurati! A me fa piacere che voi siate qui.
- Rimedieremo. Sam si è offerto di cercartene un altro da consegnarti entro domani sera.
Le era stato impossibile non scoppiare a ridere davanti all'espressione sorpresa di Sam. Edward l'aveva seguita subito dopo, e presto stavano tutti ridendo.
Sentiva che con Emily sarebbe stato facile andare d'accordo, dimostrava di avere un carattere solare e aperto.
- Non ho ancora ben capito perchè vi definiscono "sesso debole"...
Era stato Sam ad affermarlo, ma Edward si era trovato d'accordo. Jennifer aveva provato a dare una sua definizione, basandosi sull'esperienza di aver avuto a che fare con uomini tutti d'un pezzo grazie al suo lavoro.
Bella si era chiesta se tra quegli uomini ci fosse stato anche il padre di Edward, ma aveva cercato di non darlo a vedere, guardandosi un pò intorno.
Così aveva visto, appartati in un angolo, Jasper ed Alice discutere in una maniera che avrebbe definito poco amichevole. Era rimasta sorpresa della cosa, e istintivamente aveva cercato Rosalie. Era seduta in compagnia di Emmett e sembravano commentare proprio quello che stava succedendo tra Jasper ed Alice. Lo aveva intuito dalle occhiate cupe che Rosalie continuava a rivolgere al gemello. Era tornata a guardare nella loro direzione, trovandoli sempre immersi in quella che sembrava una vera e propria discussione.
Poi, però, aveva distolto lo sguardo dal momento che le sembrava quasi di spiarli. Sicuramente c'era una ragione se non andavano d'accordo. Si era ripromessa di parlarne con Edward, più che altro per non incorrere in qualche gaffes imbarazzante con uno dei due, parlandogli magari involontariamente dell'altro.
Soprattutto con Jasper, dato che con lui era entrata più in confidenza.
Era tornata ad ascoltare la conversazione che si svolgeva intorno a lei, rimmergendosi in un'atmosfera più allegra. Poi era stata ancora richiamata dai suoi amici, e si era ritrovata in chiacchiere ancora più spensierate, in quanto Jessica stava facendo un rapporto dettagliato di come stessero andando le cose per il resto dei loro compagni.
Ancora una volta non stava smentendo il suo soprannome di "gazzettino ufficiale del St. Marie". La sua passione per il pettegolezzo, li aveva sempre tenuti aggiornati su vita, morte e miracoli di tutti, professori compresi.
Era una perfetta festa di compleanno, di più non avrebbe potuto desiderare.




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Per ultimo, quando ormai erano le sette di sera passate, si erano congedati da Sam ed Emily con l'idea di rivedersi il giorno dopo a cena.
Bella era piacevolmente stanca dopo tutte le emozioni vissute in quel lungo pomeriggio di festeggiamenti.
Era stata felicissima di aver rivisto i suoi compagni di scuola, e anche con loro si era ripromessa di rivedersi in occasione della festa di Kelly.
Proprio pensando all'amica, ancora aveva pensato quanto fosse stata grande nell'organizzarle quella sorpresa insieme ad Edward.
Perchè, alla fine, aveva intuito bene: avevano progettato loro quella festa. Con l'aiuto poi pratico di Alice nell'organizzarla in ogni particolare. Aveva scoperto che il centro benessere era stata la scusa per tenerla fuori di casa il tempo necessario per allestire il solarium.
Ovviamente aveva fatto uno splendido lavoro.
Peccato che proprio lei, insieme a Jasper, avessero rappresentato un pò una nota negativa, in un pomeriggio altrimenti perfetto. Anche se, a dire il vero, con lei si erano mostrati entrambi allegri e felici di festeggiarla.
Era stata contenta anche della presenza di Jennifer: era davvero affezionata a quella donna.
- Ti stai addormentando?
La domanda di Edward l'aveva indotta a riaprire gli occhi per fissarlo.
- No. Stavo pensando che è stata una festa bellissima.
Le aveva sorriso contento.
- Grazie ancora per averci pensato.
- Merito anche di Kelly.
- Lo so. Ma a lei viene facile festeggiare. Magari a te un pò meno...
Il sorriso era diventato ancora più divertito.
- In effetti. Ultimamente non ho organizzato molte feste... ma questa era per una persona speciale, non potevo non pensarci.
Le sue parole le avevano risvegliato la solita fitta allo stomaco.
- Però, adesso, sono contento che sia finita. Finalmente posso darti il mio regalo.
In realtà, Edward le aveva già fatto un regalo. Ed era stato anche incredibile, dato che mai se lo sarebbe aspettata. Nel pacchetto che le aveva dato, aveva trovato le chiavi di una macchina. Per l'esattezza una Mustang GT 500 del 67, ossia il suo grande amore, come lo aveva definito Sam.



Perfettamente restaurata, l'aveva ricevuta a sua volta in regalo come prima macchina da suo padre. Uno dei pochi che aveva veramente apprezzato, le aveva confessato poi quando erano stati soli.
E voleva che adesso fosse sua. Insieme, le aveva regalato simbolicamente anche l'iscrizione ad un corso di guida per conseguire la patente.
Proprio dopo quella confessione, le aveva anche detto, però, che il vero regalo per i suoi diciotto anni doveva ancora darglielo. E per farlo, era necessario andare in un luogo di cui non aveva voluto dirle nulla.
Così, dopo aver indossato entrambi jeans e maglietta, erano usciti proprio con la Mustang, dal momento che era curiosa di provare la sua futura macchina.
- Non posso avere qualche piccolo indizio? Confesso che sto morendo dalla curiosità.
Curiosità era un eufemismo: era letteralmente divorata dalla voglia di scoprire cosa avrebbe trovato ad aspettarla.
Edward era scoppiato a ridere, assumendo quell'espressione misteriosa che le trasformava le gambe in gelatina.
- No. Anzi, tra un pò ti chiederò di chiudere gli occhi e di non barare.
- Morirò prima di arrivare, così.
- Correrò il rischio di rimanere vedovo prima del tempo.
Era riuscito a far ridere anche lei, nonostante la morsa allo stomaco non se ne fosse andata.
- Così non correrai nemmeno il rischio che ti distrugga questo gioiello della meccanica.
L'aveva preso in giro, esternando però una reale preoccupazione. Un pò, infatti, temeva il fatto di poter distruggere quell'automobile a cui teneva molto.
- Pensi che mi preoccuperei più della macchina che non di te?
La morsa si era accentuata sotto quello sguardo così caldo e profondo.
- No, in effetti no.
- Risposta esatta. Adesso, fai la brava bambina, e chiudi gli occhi senza sbirciare.
Era tornato a sorriderle misteriosamente, inducendola a chiudere gli occhi per sottrarsi a quella dolce tortura che era non poterlo stringere a sè.
- Posso almeno parlare?
- Uhm... lasciami pensare... direi di no. Non faresti altro che tentare di strapparmi altre informazioni.
Era stata lei a sorridere adesso.
- Non è giusto che tu mi conosca così bene.
Un tocco caldo sulla coscia l'aveva fatta sobbalzare, facendole quasi aprire gli occhi.
- Scusa, non volevo spaventarti. Controllavo che non barassi...
Però, non aveva ritratto la mano, l'aveva lasciata a palmo aperto sulla sua coscia.
- Una decina di minuti e siamo arrivati, okay?
- Okay. Cercherò di tenere a freno la mia curiosità...
- E anche la lingua?
Le era venuto da ridacchiare.
- Okay. Ma solo per i prossimi dieci minuti.
- Brava ragazza.
Poi doveva aver premuto sull'acceleratore, perchè con un rombo sordo, la macchina aveva compiuto un balzo in avanzo, incollandola quasi al sedile.





XXXXXXXXXXXXXXX




Edward le aveva impedito di guardare, ma non di sentire.
Il profumo della salsedine, una leggera brezza e il rumore del mare l'avevano accolta non appena l'aveva aiutata a scendere dalla Mustang.
Poi l'aveva guidata per un lungo tratto tenendola per la vita.
Quando si erano fermati, lo aveva sentito posizionarsi dietro di lei, prendendola per le spalle e facendole fare un mezzo giro. Sempre rimanendo alle sue spalle, si era chinato su di lei per sussurrarle in un orecchio.
- Buon compleanno, amore.
Aveva capito di poter aprire gli occhi e lo aveva fatto.
Era stata immediata la sensazione di gioia e calore che l'aveva avvolta.
- Ma... è lei?
Lo aveva realizzato con un attimo di ritardo.
- E' proprio lei. E' arrivata ieri.
Davanti a loro c'era la Deep Blue, solo che quello non era più il suo nome. Con lo stesso elegante carattere nero, le lettere formavano il nome ISABELLA.
Si era voltata, buttandogli le braccia al collo e stringendolo forte.
- Oh, Edward...
Non era più riuscita  a parlare, un nodo che le stringeva la gola.
- Significa che il regalo ti è piaciuto davvero?
L'aveva abbracciata a sua volta, stringendola. Era riuscita solo ad annuire.
- Allora possiamo salpare?
Aveva alzato di scatto la testa, fissandolo incredula.
- Fa parte del regalo. Stanotte e domani. Solo io, te e il mare.
Tutto quello che bastava per essere felici.












Confesso: avevo voglia di romanticismo.
Quando l'amore ti rende felice, credo però si possa davvero vivere dei momenti così belli ed intensi.
Almeno, io ho la fortuna di vivere giornate bellissime insieme a mio marito, in  cui la voglia di comunicarci amore e passione ci accompagna in ogni momento.
Purtroppo, però, ci sono anche le giornate no, e quelle mi piace un pò meno raccontarle ovviamente (meno che mai viverle...).
Comunque, questo giro Edward ha raccolto davvero il pieno di punti!
Io sono sempre più cotta di lui, è inutile che ve lo nasconda. E' l'uomo perfetto? Nei miei sogni sì.
E nei vostri?
Mi spiace che questo mio "sognare" (e raccontarlo per far sognare chi ne ha altrettanta voglia, senza obbligare nessuno) abbia spinto una persona a definire questa mia storia, in tono abbastanza ironico, "un Harmony fatto e finito".
A questa persona, che mi ha contattato privatamente, io rispondo in chiaro perchè non mi vergogno di dirlo: gli Harmony li ho sempre letti, e continuerò a farlo.
Tornando alla storia, vi dico già che sono in arretrato di due capitoli extra rossi! Già, l'idea di questa notte in barca mi ha ispirato molto, ovviamente!
Spero di arrivare a postare il primo già i primi giorni di settimana prossima (vi ricordate bende e nastri di seta...XD!).
Per il capitolo vero e proprio, arriverò invece martedì 14 giugno.
Vi ricordo che sulla mia pagina autrice troverete sempre indicazioni precisi riguardo alla pubblicazione dei nuovi capitoli.
Ora tolgo definitivamente il disturbo.
Un bacione grandissimo.
Robi


PS - Dimenticavo: avete notato l'assenza di qualcuno? Pensate che faccia passare sotto silenzio il compleanno di Bella? XD!


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Capitolo 37
*** Capitolo 36 ***


Buongiorno ragazze.
Come avrete capito è proprio un periodaccio per me.
Intanto mi scuso per non essere riuscita ad aggiornare le note sulla mia pagina autrice che indicavano quando avrei aggiornato la storia.
Sarà che venerdì 17 si è rivelata proprio una data infausta, protraendo la sua influenza negativa anche nel week-end per me: il mio collegamente internet ha avuto seri problemi.
Il lavoro, poi, con i problemi che ci sono stati ultimamente, sta assorbendo parecchio delle mie energie. Quelle che mi rimangono quando arrivo a casa, finisce di esaurirle la mia piccolina! XD!
Così, a volte, davvero ho la voglia di scrivere, ma non la forza per farlo!
Comunque, l'insieme delle cose mi induce a chiedervi di avere pazienza, e di accontentarvi per qualche tempo di un solo aggiornamento a settimana.
Posterò un nuovo capitolo tutti i giovedì .
E passo al capitolo di oggi: inizia con un flashback di Bella e prosegue con un passaggio che so già molte di voi commenteranno imbracciando i forconi! XD!
Era un pò che li tenevate risposti, ho pensato di farvi togliere un pò di polvere! XD!
Scherzi a parte, sapete che i vostri commenti mi fanno un piacere immenso, specie in questi momenti dove il mio umore è sempre un pò ballerino. Mi ricollego alla decisione di voler postare una volta a settimana, anche per dirvi sinceramente che così avrò più tempo per poter parlare con voi. E' un aspetto che ultimamente ho un pò trascurato sempre per mancanza di tempo, e che mi sono trovata a rimpiangere fortemente.

Mi diverto, mi sfogo, mi confronto con voi, non voglio davvero rinunciarci.
A questo punto, vi avrò seriamente stufato con tutte le mie chiacchiere.
Perciò, vi lascio decisamente alla lettura del capitolo, sperando possiate trovarlo piacevole.
Un bacio.
Roberta




Compiere gli anni il tredici di settembre sembrava quasi una beffa, dal momento che coincideva quasi sempre con l'inizio dell'anno scolastico.
Da quando ero arrivata al St. Marie, però, questa associazione non valeva più: le lezioni iniziavano a fine settembre, dal momento che terminavano a metà luglio.
Il primo anno lo avevo trascorso da sola e ne ero stata più che contenta, non volevo l'attenzione di nessuno sconosciuto. I miei tredici anni, invece, li avevo festeggiati con Kelly, che per l'occasione aveva fatto venire sua madre, facendomi ottenere il permesso di potermi recare con loro a Zurigo per un intero week-end.
I miei quattordici anni, mi vedevano di nuovo solitaria: Kelly doveva partecipare al matrimonio della sorella minore di suo padre, nonostante fosse già il terzo, e si trovava così ancora in America.
Altri studenti erano già rientrati dalle vacanze, ma nessuno con cui volessi condividere quella ricorrenza.
D'altronde avevo già stabilito un programma di tutto rispetto: poltrire a letto almeno fino all'ora di pranzo, poi recarmi in mensa per mangiucchiare qualcosa, infine rifugiarmi nel parco con la mia preziosa copia di Romeo e Giulietta. Lo avevo letto solo qualche mese prima e me ne ero innamorata subito.
Stavo già attuando la prima parte del programma, ossia poltrire a letto, quando il cellulare aveva preso a suonare. Sicura che fosse Kelly, sempre incasinata col fuso orario, avevo risposto senza nemmeno guardare il display.
- Se aspettavi ancora un pò a chiamare, mi facevi gli auguri per i miei quindici anni...
- Veramente a quest'ora non eri ancora nata, sono sicuro perchè l'ho visto sul tuo certificato di nascita, quindi tecnicamente sono in anticipo in realtà.
Mi ero sollevata di scatto, completamente presa in contropiede.
- Edward! Ciao... scusa... pensavo fosse la mia amica Kelly... fa sempre confusione con il fuso orario.
Lo avevo sentito fare una mezza risata, qualcosa che potevo tranquillamente catalogare come "evento raro".
- Non c'è problema... comunque, tanti auguri, Isabella.
Ero arrossita, quasi mi avesse potuto vedere in quel momento con indosso quel pigiama corto e l'espressione sorpresa.
Auguri di persona, anzichè riportati dalla sua segreteria come l'anno precedente... stava forse per finire il mondo?
- Bè, grazie... per averci pensato, e anche in anticipo...
Non ero riuscita ad evitare un tono leggermente ironico. I nostri rapporti erano perlopiù una serie di comunicazioni necessarie e non particolarmente calorose e spontanee.
Anzi, rimanevano quasi sempre su argomenti assolutamente neutri: il mio andamento scolastico, la nostra rispettiva salute, il tempo, eventuali mie necessità extra.
- Veramente avevo anche in mente di farti un regalo... ma adesso, mi rendo conto che forse non sarebbe poi così gradito.
Non aveva assunto proprio quel tono distaccato che aveva il potere di rendermi l'umore cupo nei giorni successivi sino a che non riuscivo a smaltire l'averlo visto o sentito così freddo con me, però aveva perso un pò dell'iniziale slancio con cui mi aveva parlato.
Un pò mi era dispiaciuto, forse aveva avuto intenzioni davvero diverse questa volta.
- Bè, questo dovrei giudicarlo io, no?
Avevo provato a recuperare terreno, per vedere cosa ne sarebbe venuto fuori.
- Okay. Allora ti aspetto davanti all'ingresso.
- Scusa? Ma... cioè... sei qui?  Al St. Marie?
- Sì. Sono arrivato dieci minuti fa direttamente dall'aereoporto. Non ti ho detto nulla prima, perchè fino all'ultimo non sapevo se ce l'avrei fatta o meno. Avevo degli impegni a Londra nei giorni scorsi...
Non era venuto in Europa espressamente per me... però si era comunque fermato per il mio compleanno! Non ero riuscita a trattenere un moto di gioia: era lì, per me... ed aveva anche un regalo!
- Dammi cinque minuti, mi preparo e arrivo...
- Ecco, parte del regalo prevede l'uso del costume da bagno... e abbigliamento comodo. Magari anche di una felpa un pò pesante...
Costume da bagno? La cosa mi aveva lasciata perplessa, però decisamente anche incuriosita. Era la prima volta che mi sentivo così leggera con lui. Di solito, quel tipo di sensazione, era legata alla mia amica Kelly: lei aveva il potere di rendermi spensierata.
- Va bene. Lo tengo presente. Mi sbrigo e arrivo.
Mentre parlavo, avevo già preso a darmi da fare per prepararmi. Forse nel timore che quell' Edward così insolito potesse svanire.
- Fai pure con calma... non c'è fretta.
- Okay. A dopo.
Avevo chiuso la comunicazione, sbrigandomi lo stesso. Mi ero infilata il costume intero che usavo per le lezioni di nuoto perchè mi aveva sfiorato l'idea di prendere in prestito uno dei due pezzi di Kelly, ma decisamente l'avevo scartata quasi subito: non mi sarei sentita a mio agio.
Da qualche mese a questa parte, la realtà era che avevo iniziato a percepire in maniera diversa il mio corpo, di conseguenza anche la visione che potevano averne gli altri mi metteva in agitazione.
Sopra avevo infilato un paio di pantaloncini e una camicetta leggera. Mi ero raccolta i capelli in una pratica coda e avevo preso una felpa, seguendo l'indicazione di Edward. Delle comode scarpe da tennis avevano completato il mio abbigliamento.
Poi mi ero precipitata fuori dalla stanza, lungo il corridoio, giù per le scale, travolgendo quasi l'inserviente che le stava lavando, scusandomi con lui ma senza fermarmi veramente.
Una strana fretta mi aveva invaso, spingendomi quasi ad attraversare il parco di corsa per raggiungere l'ingresso. Sapevo che non avevo bisogno di avvisare nessuno, Edward doveva aver già informato la segreteria della mia uscita data la sua presenza.
Quando ero stata in prossimità del grande cancello, mi ero imposta un'andatura normale. Così avevo avuto tutto il tempo di osservare la macchina scura che mi attendeva.
Solo in quel momento, infatti, mi era passato per la testa che magari non saremmo stati soli: solo un mese prima avevo visto dei servizi fotografici su un suo presunto flirt con una fotomodella australiana.
Il solo pensiero aveva sgonfiato tutto il mio buonumore. Sarebbe stato estremamente imbarazzante: già io e lui non avevamo questo gran rapporto, se poi ci fosse stata di mezzo anche una sconosciuta, non avrei saputo superare la mia timidezza. Quasi subito, però, la portiera dal lato guida si era aperta ed Edward era sceso per venirmi incontro. Nonostante avesse indossato camicia, cravatta e pantaloni eleganti, mi era sembrato... diverso. Forse perchè per la prima volta mi era apparso disteso, sorridente.
- Ciao.
- Ciao.
Eravamo rimasti un attimo in sospeso, come se non avessimo saputo bene che fare. Poi era stato lui a rompere il ghiaccio.
- Buon compleanno.
Mi aveva letteralmente scioccato: aveva accompagnato l'augurio con un bacio sulla guancia. Mi ero sentita arrossire in maniera inequivocabile.
- Grazie.
Mi aveva sorriso, spiazzandomi ancora di più: sembrava davvero contento di essere stato lì con me.
- L'abbigliamento, va bene così?
Mi era venuto spontaneo chiederglielo, perchè comunque lui era elegante come sempre.
- Perfetto. Anch'io ho un cambio in macchina.
Mi ero sentita nuovamente un pò in imbarazzo.
- Direi che possiamo andare. Abbiamo un piccolo viaggio da compiere prima di arrivare a destinazione.
Si era avvicinato alla macchina, spalancando lo sportello dal lato passeggero ed invitandomi a salire.
Lo avevo fatto con il cuore che mi batteva all'impazzata, perchè improvvisamente ero diventata cosciente del fatto che per la prima volta avrei trascorso del tempo in sua compagnia.


Era stata una giornata perfetta.
Edward era stato perfetto: rilassato, sorridente, scherzoso.
Il regalo per il mio compleanno era stato trascorrere del tempo con lui sulla sua barca a vela. Avevamo raggiunto in elicottero il porto di Genova, in Italia, dove aveva fatto arrivare la sua imbarcazione..
Quasi mi era sembrato un altro, mentre in pantaloncini e maglietta, ci eravamo goduti il sole e il calore settembrino di una giornata al mare.
Ad un certo punto non avevo più potuto fare finta di niente, e glielo avevo detto sinceramente, perchè lui fosse improvvisamente così diverso.
La sua risposta era stata chiara anche per me, che all'epoca potevo dire di conoscerlo molto poco.
"Quando sono in mare aperto non esistono più il mio cognome, i miei doveri, i miei affari. Posso essere solo Edward. Edward e basta".
Poi, però, c'era stato il ritorno alla realtà.
La giornata in mare era finita ed eravamo tornati sulla terraferma.
Il tempo che era occorso per ritornare al St. Marie aveva coinciso con il ritorno dell'Edward taciturno, quasi distaccato.
Avevo capito subito che non era bastata quella giornata per cambiare le cose tra di noi. Non era stato un inizio, ma solo una parentesi "strana" in quel nostro rapporto difficile.
Ci eravamo salutati davanti al cancello del mio collegio che era quasi l'una di notte passata.
Non c'era stato nessun bacio sulla guancia, solo una lieve stretta sul braccio.
Non avevo avuto nè il coraggio nè la forza per reagire, domandogli spiegazioni del suo comportamento.
Avevo pensato, dopotutto, che le cose potessero comunque andare meglio di come erano andate sino a quel momento.
Senza immaginare, ovviamente, quanto fossi distante dal sapere che sarebbero invece drasticamente peggiorate negli anni successivi.



XXXXXXXXXXXXXXXX



Non c'era stato un cielo azzurro ad accoglierla quando era salita in coperta, ma un tempo grigio ed una pioggerellina fine.
Si era avvolta meglio nella felpa troppo grande per lei, assaporando la sensazione di calore e benessere che le trasmetteva.
Il sole, quella mattina, era dentro di lei.
Le era venuto da sorridere all'idea di come apparisse tremendamente "romanzato" quel pensiero.
Forse aveva letto davvero troppe volte i suoi libri preferiti per non arrivare a tradurre con parole simili la sensazione di felicità che provava.
Aveva trascorso una serata meravigliosa con Edward, rilassato e scherzoso come non lo aveva mai visto. Persino il fatto di cenare aprendo delle semplici scatolette era stato  perfetto.
Avevano chiacchierato per tutto il tempo, seduti vicini, ridendo ad ogni più piccolo pretesto, come per esempio infilzare un'oliva e vederla schizzare nel bicchiere dell'altro.
Le chiacchiere avevano seguito il filo di mille discorsi diversi, dal raccontare dei suoi compagni di classe, al sapore che avevano avuto i petali di cioccolato dei fiori che avevano ornato il solarium.
C'era stata davvero la voglia in entrambi di concentrarsi solo su loro due, cullati dal mare, tagliando fuori tutto il resto del mondo.
Tornando al presente, Bella aveva rivolto lo sguardo verso la costa lontana, di cui si intuiva solo il contorno sfocato.
Aveva Edward tutto per sè ancora per quella giornata.
Era tornata a sorridere involontariamente, come sempre accadeva quando pensava a lui.
La serata era scivolata in una notte altrettanto meravigliosa e perfetta. Si erano amati lentamente, assaporando fino in fondo ogni carezza, bacio e sguardo che si erano scambiati.
La dolcezza di Edward, quando l'aveva finalmente posseduta, l'aveva quasi sciolta in lacrime tanto era stata intensa da vivere.
- Un dollaro per i tuoi pensieri.
Silenzioso come lei non riusciva ad essere su quella barca, Edward l'aveva raggiunta, passando le braccia sotto le sue ed infilando anche lui le mani nelle tasche della felpa.
Si era lasciata andare contro il suo corpo solido, mentre una guancia ruvida di barba sfregava contro la sua.
- Per un dollaro ti do solo un indizio...
Aveva ridacchiato, mentre adesso le stava sfregando il collo con il naso.
- Ti sei messa proprio in mente di sfruttare il tuo fidanzato ricco. Per un pensiero completo quanto vuoi, allora?
Era stata lei a ridere, ritrovando la stessa scherzosa complicità della sera prima.
- Facciamo... mille dollari?
- Che cosa! Ma è un furto! Il mio rispetto per il denaro si rifiuta di pagare una somma del genere solo per un pensiero... bisogna che ci sia dell'altro.
Le era venuto ancora più da ridere, un pò per il solletico che aveva preso a farle, un pò perchè aveva capito dove voleva andare a parare.
- I miei pensieri valgano molto, Mr. Cullen. E soprattutto non li concedo così facilmente... come non concedo facilmente nemmeno altro!
Aveva aumentato il solletico, bloccandola nel contempo per non farla fuggire.
- Scommetti che entro cinque minuti mi concedi tutto e gratis?
In realtà non riusciva nemmeno a rispondergli, perchè era impegnata a non morire dal ridere.
- Allora? Scommetti?
- Non... ah... dai... ah... lasciami... parlare...
La lotta che stavano combattendo era impari a livello di forza fisica, ma non morale. Bella aveva iniziato a conoscere i punti deboli di Edward, sfruttandoli a proprio favore.
- Okay. E' giusto. Sentiamo cosa hai da dire.
Si era fermato senza lasciarla andare però. La teneva, adesso, ben stretta a lui, schiena contro torace. E non solo.
Qualcosa nelle zone basse le diceva che era tornato a desiderarla con passione. Ne aveva approfittato subito, fingendo di strusciarsi casualmente per liberarsi.
- Uhm... Sig.na Swan questo si chiama giocare sporco...
Il suo gemito di desiderio era stato sincero sebbene seguito da parole scherzose.
- In amore e in guerra tutto è consentito, Mr. Cullen, non lo sapeva?
Lo aveva fatto di nuovo, ottenendo un nuovo gemito di Edward.
- E noi siamo in guerra o in amore?
Lo aveva in pugno, aveva imparato a capirlo da come la sua voce si arrochiva, come le sue braccia la stringevano più morbidamente, come i suoi occhi iniziavano ad intorbidirsi, il verde da brillante a cupo. Anche se ora non poteva vederli, sapeva che li avrebbe trovati così.
- In guerra!
Ridendo, si era slanciata in avanti liberandosi, sfruttando proprio il suo momento di debolezza. Si era anche voltata, non riuscendo a trattenersi dal fargli una linguaccia.
Aveva incontrato un paio di occhi verdi, cupi e foschi di passione, proprio come li aveva immaginati.
Ma c'era voluto solo un attimo, il vederla così divertita e felice, perchè il suo sguardo mutasse in allegro e limpido.



- Ragazzina impertinente e ribelle. Ti serve assolutamente una lezione che non dimenticherai...
Bella aveva evitato per un soffio di essere afferrata per la felpa, e gridando era scappata lungo la fiancata, inseguita da Edward.
Per quanto grande, di certo la barca su cui erano non le consentiva chissà quali fughe, però ci aveva provato, zigzagando qua e là sulla superficie resa scivolosa dalla pioggia.
Proprio questo aveva messo fine al suo misero tentativo, mandandola lunga distesa. Aveva fatto appena in tempo a voltarsi sulla schiena, che si era ritrovata il suo inseguitore a cavalcioni, lo sguardo un pò preoccupato.
- Ti sei fatta male?
- No. Orgoglio a parte, ovviamente.
Rassicurato sul fatto che non ci fossero danni materiali, nello sguardo di Edward si era accesa una luce maliziosa.
- Mai sfidare chi è più in gamba di te...
Gli aveva tirato un pugno scherzoso in pieno petto, ottenendo di finire prigioniera della sua presa salda sul polso.
- Arrogante e borioso! Proprio un pessimo fidanzato mi sono scelta!
Senza pesarle addosso, la teneva ferma tra le sue gambe, facendo aderire i loro bacini in maniera decisamente provocante.
- Ormai è tardi per lamentarsi. Hai detto che mi volevi così com'ero, pregi e difetti inclusi.
Stavano solo giocando, dal momento che ormai le cose tra loro erano chiare.
- Sì, è vero. Ma cosa credi? Lo faccio per i soldi, no? Perchè accontentarmi dei miei, quando posso avere anche i tuoi?
Le aveva catturato anche l'altro polso nel frattempo, portandoglieli sopra la testa, dal momento che si era chinato su di lei.
Ora i loro visi erano praticamente incollati.
- Avida e senza scrupoli. Chi l'avrebbe mai detto che in realtà eri così?
Era nel caldo nocciola e nel verde intenso dei loro occhi che c'era scritta tutta un'altra verità sul perchè fossero arrivati ad amarsi così profondamente.
- Comunque, alla fine, non ho capito chi ha vinto la scommessa...
Bella glielo aveva chiesto praticamente con le labbra già quasi su quelle di Edward.
- Onestamente, Isabella, adesso ho altro in mente...
La sua risposta, invece, era stata pronunciata con già le labbra schiacciate sulle sue. L'aveva baciata con irruenza, questa volta, dando sfogo a quella passione che si era accumulata con il giocare e stuzzicarsi di poco prima.
Avrebbe voluto avere le mani libere, per poterle affondare nei suoi capelli, ma non sembrava intenzionato a lasciarle andare.
Non che fosse una prigionia dolorosa... anzi, aveva il sapore di una resa incondizionata, quasi un dire "fai di me quello che vuoi".
Le piaceva, a volte, sentirsi totalmente in balia di Edward.
Ad interrompere quel bacio, che stava diventando il preludio di qualcosa da proseguire nella comodità di una delle due cabine, era stato un vibrare deciso tra le loro pance.
Era il cellulare di Edward, quello che aveva abbandonato la sera prima nella tasca della felpa che aveva indossato per uscire in coperta.
- Edward...
- Lascialo suonare...
Avevano parlato entrambi senza staccare le labbra e ne era risultato più un mugugnare indistinto.
Solo che la vibrazione era aumentata di intensità e sembrava intenzionata a continuare all'infinito.
- Magari è importante...
- Non in questo momento...
La risposta le aveva provocato uno sfarfallio nello stomaco, dal momento che era la misura di quanto lei arrivasse prima di ogni cosa.
Dall'altra parte, però, sembravano davvero intenzionati a parlare con lui.
- Ed...
- Sono in vacanza... si rassegneranno.
Era una conversazione difficile da portare avanti, dal  momento che si stavano ancora baciando.
- Non... smette...
- Sì, hai ragione. Dà fastidio.
Le aveva lasciato andare un polso, giusto per introdurre la mano tra loro e cercare l'oggetto che stava recando disturbo. Dopo essere riuscito a scastrarlo dalla tasca, lo aveva gettato lontano, da qualche parte.
- Ecco fatto. Fine... della... seccatura.
Aveva ripreso possesso del suo polso e delle sue labbra, divorandole un'altra volta.
Ma chi lo cercava non aveva desistito, perchè adesso si stava diffondendo anche un trillo insistente. Segno che la chiamata era ancora in corso.
- Ed... mi sa... che... è... veramente importante...
C'era stato un lungo sospiro rilasciato sulle sue labbra, dopodichè con un'imprecazione piuttosto colorita, Edward si era sollevato di scatto.
- Spero davvero che stia per morire chi sta chiamando. E' l'unica spiegazione che posso accettare per questa insistenza...
Si era sollevata a sedere a sua volta, seguendo con lo sguardo il fisico prestante del suo fidanzato coperto solo da un paio di short e da una maglietta.
- Ecco, vediamo chi si becca un bel...
Ma si era interrotto fissando il display, un'espressione combattuta sul viso. Alla fine, aveva risposto.
- Ciao.
Chiunque fosse stato dall'altra parte, non aveva sicuramente potuto equivocare su quanto fosse stato in dubbio se rispondere o meno.
- Non potevo rispondere subito, in realtà.
Ovviamente la sua attenzione era adesso rivolta a capire chi avesse avuto un bisogno impellente di parlare con Edward, che intanto si era leggermente voltato di fianco, mostrandole il profilo concentrato.
- Se non avessi voluto rispondere, non lo avrei fatto e basta. Dovresti conoscermi abbastanza bene...
Era strano il tono con cui stava replicando: non era proprio seccato, ma nemmeno troppo cordiale. Sembrava... combattuto. Proprio come l'espressione prima di decidere se rispondere o no.
- Devi andare avanti ancora per molto, o mi dici il motivo della telefonata?
Bella iniziava a sentire un certo fresco, forse anche perchè non c'era più la presenza di Edward a riscaldarla. Si era alzata in piedi, richiamando la sua attenzione con un cenno della mano. L'aveva guardata, e lei gli aveva fatto capire che tornava di sotto. Oltretutto, non voleva dargli l'impressione che stesse lì ad origliare una conversazione che aveva l'aria di metterlo in difficoltà.
Non aveva dubbi che gliene avrebbe parlato subito dopo, se avesse avuto il bisogno di sfogarsi per qualche motivo.
Stava imparando a capire che c'era un aspetto della vita di Edward che non avrebbe mai potuto condividere al cento per cento: ossia i suoi affari. Poteva parlagliene certo, come aveva fatto con l'affare Vernon, o con quella azienda di yatch, ma sapeva che non lo avrebbe fatto sempre e comunque di condividere tutto ciò che doveva affrontare ogni giorno.
Sinceramente, non lo avrebbe voluto nemmeno lei. Fidarsi di lui, significava anche questo, accettare di non sapere tutto in ogni minimo dettaglio, ma solo di esserci se lui avesse avuto bisogno.
- Capisco.
Quell'unica parola aveva avuto il potere di farla girare nuovamente verso di lui. Lo aveva trovato che la stava fissando seriamente.
- Certo che lo posso fare. Non ho alcun problema. No, non sta dormendo.
Quell'ultima frase faceva chiaramente riferimento a lei. A quel punto aveva desistito dal tornare giù ed era rimasta a fissarlo interrogativamente.
- Un'unica condizione: cerca di non rovinarle la giornata, o mi dimentico di volerti bene.
Si stava avvicinando a lei, adesso.
- Sì, certo... ciao.
Davanti a lei, le aveva teso il cellulare, parlandole prima con gli occhi che a parole.
- E' Jake. Dice che il tuo cellulare non prendeva, così ha provato sul mio. Vorrebbe farti gli auguri... e anche parlarti.
Ora capiva la sua aria combattuta. Jake lo aveva colto di sorpresa.
Come del resto lo era lei, sorpresa. Aveva pensato a lui il giorno prima ed aveva trovato scontata la sua assenza alla festa. Come anche il suo silenzio. A Londra era stato chiarissimo il suo atteggiamento: di lei non ne voleva più sapere. E lei, seppure dispiaciuta per quella fine, aveva compreso la sua rabbia e la sua amarezza.
Ma adesso le voleva parlare, questo le sembrava un segnale positivo. Era arrivato a chiamare persino sul cellulare di Edward, nonostante probabilmente sapesse dove si trovavano grazie a Sam.
Forse era il momento giusto per parlare con lui, si sentiva tranquilla, serena. E poi, nonostante tutto, continuava a nutrire la speranza di poter recuperare il rapporto tra di loro.
Edward si fidava di lei, lo sapeva.
Così aveva preso il cellulare, ritrovandosi a rimanere in coperta, mentre era stato lui a scendere di sotto, lasciandole piena privacy.
Non prima di averle depositato un bacio affettuoso sulle labbra, però.
- Pronto...
- Ciao, Bella. Tanti auguri.
Aveva ritrovato il tono caldo e morbido del Jake che aveva incontrato prima di Londra.
- Ciao... grazie.
- Ho pensato che era una buona occasione per farmi vivo... diciamo che avevo una scusa ufficiale per chiamarti.
Non le era sembrato imbarazzato... solo un pò incerto.
- E senza scusa?
- Forse ci avrei messo solo più tempo.
- Per fare che cosa, esattamente, Jake?
- Per chiederti scusa del mio comportamento. Il fatto che fossi incazzato, non giustifica il modo in cui ti ho trattato.
Sembrava sinceramente dispiaciuto.
- E quindi?
- "Implacabile Bella" potrei chiamarti.
Aveva ritrovato un pò dell'ironia che in lui l'aveva subito conquistata.
- E' che ho paura di sbagliare ancora con te, Jake. Non voglio che...
- No, no, aspetta. Non metterti subito sulla difensiva. Non voglio ricominciare da dove ci siamo lasciati.
Era un pò confusa, forse perchè lo era lui nel parlare. Sembrava girare intorno a qualcosa che però non voleva cacciare fuori.
- E da dove vuoi ricominciare, allora?
Lo aveva sentito distintamente tirare un respiro profondo.
- Dal fatto che non mi hai mai mentito, anche se non mi avevi detto esplicitamente di essere innamorata. Me lo hai ripetuto ogni volta che ci siamo visti o sentiti, che mi volevi solo come amico.
Aveva calcato molto l'accento su quel "solo".
- Certi, chiamiamoli "fim", me li sono fatti per conto mio. E sono arrivato da solo ad illudermi di poter andare oltre la semplice amicizia.
Le stava ribadendo però qualcosa che la metteva in difficoltà: un sentimento per lei abbastanza profondo da starci male.
- Jake, io...
- No, aspetta ancora. Stavolta fammi finire, ormai so come stanno le cose realmente. Voglio essere sincero: mi piaci ancora, ma ho capito di non avere speranza con te. Non mi prenderò più nessuna libertà, te lo giuro. Avrò un comportamento più che perfetto. 
Sembrava davvero convinto di quello che le stava dicendo. E serio, nessuna traccia di ironia o arroganza.
- Mi sa che le cose tra noi sono un pò complicate, Jake. Forse dovremmo lasciar passare un pò di tempo...
- Sono a New York..
- Sei qui?
- Sì, sono arrivato ieri pomeriggio. Ma ho preferito non venire alla festa, non volevo rivederti senza avere la possibilità prima di chiarire le cose tra noi.
Edward le aveva detto di aver invitato anche lui attraverso Sam. Glielo aveva accennato la sera prima, poi però non si erano spinti oltre con l'argomento, non ne avevano avuto bisogno. Quello che c'era da dire, se lo erano già detti a Londra.
- Perchè vorrei rivederti, Bella. Vorrei sistemare le cose, non voglio essere motivo di tensione per nessuno. Mio cugino ha ragione: sono abbastanza grande da poter gestire i miei sentimenti in maniera meno impulsiva.
Lo aveva sentito sospirare ancora.
- Insomma, proprio perchè mi piaci, non voglio rinunciare alla tua amicizia e alla tua compagnia.
Una parte di lei era propensa a provare, un'altra era più trattenuta.
- Anch'io mi sono trovata bene con te, Jake. Ma non vorrei che...
- Dammi una possibilità. Proviamo a vederci, Bella. Se non funzionerà, se ti sentirai a disagio, faremo passare altro tempo.
- E cosa pensi che potremmo fare insieme, per esempio?
- Magari potrei venire a trovarti a casa e darti il regalo che ti ho preso.
- Mi hai fatto un regalo?
Aveva riso in quel modo che lei trovava così contagioso.
- Direi. Diciotto anni sono importanti. Non vedo l'ora di compierli anch'io ed essere totalmente libero!
Le era venuto da ridere.
- Non mi sembra che tu abbia particolari "ristrettezze" nemmeno adesso... e te lo dice una che non ha avuto vita facile sino adesso...
- A me sembra ancora impossibile, Bella.
La voce di Jake era tornata seria.
- Tu ed Edward. Nemmeno Sam era riuscito a stupirmi tanto, innamorandosi di Emily praticamente nell'istante in cui l'ha vista.
- Si chiama colpo di fulmine, Jake, e succede davvero, non solo nei film.
- E' quello che è successo anche a voi? Prima non c'era nulla e poi c'era tutto?
- No, non proprio. Anzi... anch'io non saprei dirti esattamente cosa è successo.
- Ma ne sei sicura.
- Jake...
- Non sto facendo lo stronzo. Un amico fa questo tipo di discorsi con un'amica. Li ho fatti anche con Emily.
- Forse era meno... complicato con lei.
- Può essere. Ma voglio provare, te l'ho detto.
- Quanto rimani a New York?
- Qualche giorno. Lunedì riprendono le lezioni, Seattle mi aspetta.
- Potresti venire domani, a pranzo. Sempre che ti accontenti di un piatto di pasta e di una bistecca...
- Vanno bene anche dei sandwich...
- Dubiti della mia cucina?
Forse era stata impulsiva con quell'invito, ma voleva dare una chance a quel loro rapporto.
- No. Non vorrei farti fare troppo sbattimento.
- Per una pasta e una bistecca?
- Sai com'è, mi piace mangiare ma non cucinare.
- Che ti piacesse mangiare l'avevo capito! Ho ancora in mente pranzi e cene quando eravamo a Montego Bay...
- Non è che tu sia stata da meno. Di solito le ragazze mangiano appena...
Un suono fastidioso aveva annunciato che il cellulare di Edward si stava scaricando di batteria.
- Jake, il cellulare sta per morire di batteria.
- Inizio a credere che sia il destino delle nostre telefonate.
Si era riferito alla conversazione che c'era stata tra loro quando aveva litigato con Edward ad Isola Corallo.
- Forse sono io che ho un pessimo rapporto con loro.
Si era messo a ridere, facendo ridere anche lei.
- Vorrà dire che proseguiremo la conversazione domani. Va bene se vengo per mezzogiorno?
- Sì, va benissimo. L'unica cosa...
- La stampa. Mi ha detto Sam che praticamente si è accampata fuori casa di Edward. Cercherò un modo per non attirare troppo l'attenzione.
- Veramente volevo dirti che dopo pranzo volevo invitare anche la mia amica Kelly. Domani è l'ultimo giorno di vacanza per lei, poi deve rientrare per forza a Los Angeles. Mi farebbe piacere farvi incontrare.
C'era stato un silenzio strano dall'altra parte.
- E' un appuntamento al buio?
- Prego?
- Sì, qualcosa del tipo "magari da cosa nasce cosa...". Sai come funziona, no? Lei è single, io ho appena ricevuto una mazzata...
Kelly e Jake, insieme? Non l'aveva nemmeno sfiorata l'idea.
- No, Jake. Giuro che non ci avevo pensato.
- Okay. Non mi basta altro, ti credo..
Il cellulare aveva emesso un avviso sonoro più forte.
- Mi sa che sta per cadere la linea. Allora ti aspetto domani, verso mezzogiorno. E per la stampa, non ha importanza. Ora sanno che sei un mio amico, quindi perchè non dovresti venire a trovarmi?
- Giusto. Niente da obiettare. Allora a domani. Ciao.
- Ciao.
Aveva chiuso la comunicazione, rimettendo il cellulare in tasca e dirigendosi sottocoperta.
Ne avrebbe parlato subito con Edward.




XXXXXXXXXXXXXXXX




- Non ci riesco.
- Non ti stai impegnando seriamente.
- Forse se tu la smettessi di sabotare la mia concentrazione...
- Ma se non sto facendo niente.
No, certo.
Aveva fulminato Edward con lo sguardo, mentre scioglieva il garbuglio che avrebbe dovuto essere un nodo marinaio.
Lui di rimando l'aveva fissata con maggiore insistenza, gli occhi verdi sensuali ed ammalianti.
- Sbagli nel primo passaggio. Ti faccio rivedere.
Seduto di fronte a lei, le gambe muscolose poste ai suoi lati, si era avvicinato un altro pò. Così adesso con le ginocchia, dal momento che lei sedeva a gambe incrociate, sfiorava le sue cosce.
- Ribadisco, Edward, che stai sabotando la mia attenzione...
- Ribadisco, Isabella, che sono innocente.
Sì, certo.
 Le aveva sfilato la cima dalle mani, inducendola a fissare le sue che si impegnavano a farle vedere di nuovo come arrotolarla per ottenere il nodo voluto.
Solo che, come prima, lo faceva in un modo che aveva poco del "professionale". Compiva i gesti lentamente, come se stesse accarezzando la corda con le lunghe dita per indurla ad assumere la forma desiderata.
- Vedi? Prima la devi avvolgere due volte così, delicatamente, senza strozzarla.
Manteneva quel tono di voce basso e leggermente roco che la faceva letteralmente impazzire.
- Poi riprendi il capo e lo fai passare dentro il doppio giro, facendo attenzione a non aprirlo troppo...
Cercava di seguire solo ed esclusivamente la spiegazione "tecnica", il problema era quella parte della sua mente che inseguiva invece altre fantasie.
Pensava a quelle dita su di lei, come erano capaci di indurre anche il suo corpo a piegarsi al loro volere. Anche il timbro di voce, era lo stesso che spesso pronunciava parole in grado di farle ribollire il sangue.
- Ripassi ancora una volta da questo anello, stringi leggermente, e il nodo è fatto.
Le aveva rivolto un'occhiata che le aveva fatto venire le gambe molli.
- Riprova.
La lezione durava ormai da un buon venti minuti, cioè da dopo che avevano finito di pranzare e riordinare la cambusa. Era stato Edward a proporle di cimentarsi con qualche nodo marinaio, giusto per vedere come se la cavava.
Però, le era sembrato subito più intenzionato a provocarla, che altro.
- Okay.
Aveva ripreso la corda facendo attenzione a non sfiorargli le mani e iniziando a sciogliere il nodo.
Non voleva dargli altro vantaggio. Era già abbastanza difficile non saltargli addosso senza che ci fossero contatti tra di loro.
- Allora... gli faccio compiere un giro così, poi un altro... senza stringere troppo...
- No, vedi già qui sbagli...
Le aveva fermato le mani, ricoprendole con le sue. Era stata una specie di scossa elettrica a percorrerla, facendola quasi sobbalzare.
- Tutto bene?
Lo sguardo che aveva accompagnato la domanda l'aveva fatta desistere dai suoi tentativi di apprendista marinaio.
- No. Ci rinuncio. Non ho mai avuto un insegnante più scorretto di te...
- Io scorretto?
Era spudoratamente malizioso, e lei adorava questa sua versione così sexy.
Però non poteva soccombere subito, un minimo di dignità doveva pur mantenerla.
- Sì. Dovrò trovarmi un insegnante più serio. Potrei chiedere a Jake, per esempio, di darmi qualche ripetizione.
Non si era affatto scomposto, anzi l'aveva guardata con ancora più malizia.



- Uhm... è solo un ragazzino... non potrà mai eguagliare la mia bravura e la mia esperienza...
Il doppio senso che aveva dato alle sue parole era stato tutt'altro che velato, inducendola a schiaffeggiargli la mano che aveva preso ad accarezzarle una coscia.
- Sempre modesto, vero, Mr. Cullen! E se decidessi di provare se è effettivamente così?
Non aveva tolto la mano dalla sua coscia, anzi aveva spinto la punta delle dita sotto i suoi pantaloncini.
- Potrei scoprire meno esperienza, ma più resistenza!
Provocarlo era diventata una delle sue attività preferite, sapeva che portava sempre a qualcosa di buono.
- Bisogna che prima tu abbia un'idea chiara sulla mia di resistenza.
L'aveva presa alla sprovvista, afferrandola per i fianchi e strattonandola in avanti, per indurla a mettersi a cavalcioni su di lui. L'aveva stretta poi contro di lui, mentre lei gli passava le braccia intorno al collo.
- Non bisogna mai valutare qualcosa senza un'approfondita conoscenza.
Aveva affondato le mani nei suoi capelli, godendo della sensazioni di stringerli e scompigliarli ancora di più. Le piaceva da impazzire quando Edward perdeva l'aspetto del rigoroso uomo d'affari.
Lo trovava ancora più bello con quell'aria un pò ribelle.
- Ma io ho già un'idea abbastanza chiara della tua resistenza.
- Potrei riservarti ancora qualche sorpresa. Altra regola importante: mai scoprire tutte le carte subite con i tuoi avversari.
Era anche maledettamente affascinata dalla sua capacità di rimanere padrone dei suoi pensieri anche mentre le esprimeva tutto il desiderio che provava per lei.
Non aveva resistito, baciarlo era diventato un bisogno impellente. E lui non si era fatto desiderare, anzi aveva immediatamente approfondito il contatto, forzandole le labbra con una spinta decisa della lingua.





XXXXXXXXXXXXXXXX




Il rientro nel piccolo porto aveva segnato la fine di quelle quarantottore magiche.
Non poteva che definirle così, dal momento che le era sembrato di essere davvero finita in uno spazio senza tempo e senza limiti.
Nemmeno la telefonata di Jake era riuscita a rompere quell'atmosfera intima e perfetta che si era creata tra loro. Anzi, forse aveva aggiunto quel pizzico di piccante in più, dal momento che Edward le aveva dimostrato come fosse ormai legata a lui indissolubilmente.
Si completavano a vicenda, traendo entrambi una nuova forza dai sentimenti che provavano l'uno per l'altro.
Le operazioni per ormeggiare la Isabella non avevano richiesto molto tempo, dal momento che lo spazio riservato era piuttosto abbondante. Aveva scoperto che era uno degli yatch club più esclusivi nella zona di Hamptons, tanto che se ne diventava soci solo su invito.
Edward era stato invitato a farne parte già all'età di quattordici anni, dopo aver vinto alcune regate importanti a cui aveva partecipato. Indubbiamente, il fatto che fosse stato un Cullen aveva contribuito a spalancargli le porte del prestigioso club velico.
Le sue barche erano sempre state a riposo lì, pronte ad ospitarlo anche solo per il piacere di dormirci a bordo. Le aveva infatti rivelato che a volte era così che aveva superato lo stress di una giornata particolarmente faticosa, o semplicemente piena di impegni.
Quando era morta sua madre, aveva vissuto addirittura dei mesi interi sulla sua piccola barca a vela, fregandosene di suo padre che non concepiva quel suo allontanamento da casa.
Il mare era veramente fondamentale nella vita di Edward, e lo stava diventando anche per lei.
Era tra le sue onde, infatti, che era nato il loro amore.




 





Ovviamente, adesso che le cose tra Bella ed Edward funzionano mooolto bene, io dovrei scrivere uno svariato numero di capitoli extra rossi.
Invece, per mancanza di tempo, sono indietro con quelli che vi avevo già promesso.
Giuro che recupero, giuro! XD!
Scusatemi davvero, cercherò di fare del mio meglio.
Allora, giovedì mi sa che sapete già cosa aspettarvi... un pranzetto tra Jake e Bella... e poi l'arrivo di Kelly!
Ma ci sarà anche spazio per una sorpresa... che come tale, deve rimanere avvolta nel mistero fino a giovedì! XD!
Per ultimo, vi chiedo davvero di portare pazienza e di non abbondanarmi.
E' anche pensando a voi, oltre al mio personale piacere di scrivere, che non mollo.
Questa storia continua a darmi tanto, spero possa essere così anche per voi.
Un bacione grandissimo.
Robi




















 




 

 


 
 

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Capitolo 38
*** Capitolo 37 - Prima parte ***


Buongiorno ragazze!
Allora, per non mancare all'appuntamento (e già arrivo con un giorno di ritardo!) ho deciso di postare la prima parte del capitolo. Purtroppo non ho potuto completarlo, ma non volevo "saltare il giro" e andare direttamente a giovedì prossimo.
Ovviamente, mi maledirete quando arriverete alla fine... però già che dovevo dividere, l'ho fatto bene! XD!
Comunque, in fondo ci sentiremo ancora...
Prima di salutarvi, voglio ringraziarvi per la vostra presenza sempre costante ed affettuosa. Sto rispondendo alle vostre splendide recensioni, emozionandomi come ogni volta.
Un bacio grande.
Roberta









Stretta tra le braccia di Jasper, Bella stava cercando di liberarsi con tutte le sue forze.

Decisamente, però, la forza dell'uomo stava rendendo vano ogni suo tentativo: aveva avvolto le braccia intorno al suo busto, stringendole i polsi con forza e costringendola a rimanere premuta con la schiena contro di lui.
Sentiva il cuore pompare con forza, mentre una vaga sensazione di panico iniziava a farsi strada dentro di lei.
- Bella, così fai il suo gioco. Devi cercare di rimanere lucida e pensare. La sua forza è troppo superiore alla tua, non ti libererai mai, almeno non prima di avere imparato qualche contromossa efficace.
Aveva riportato lo sguardo su Rosalie, mentre la stretta di Jasper si allentava solo lievemente.
- Sorprendere l'avversario, ecco cosa potresti fare.
Si era avvicinata, mettendosi di fianco rispetto a loro.
- Per qualche attimo fingi di volerti liberare, proprio come stai cercando di fare adesso. Poi, però, improvvisamente devi smettere e fingere che stai perdendo i sensi.
Aveva smesso di dibattersi, dal momento che effettivamente non aveva ottenuto nessuno effetto, se non quello di stancarsi inutilmente.
- Sei mai svenuta?
- Sì, un paio di volte.
Jasper adesso l'aveva lasciata andare, allontanandosi leggermente. Si era voltata anche lei in parte, incrociando il suo sguardo e lui le aveva sorriso.



Decisamente non aveva l'aria di un pericoloso malvivente, però il contatto tra loro era reale, anche un pò imbarazzante a dire il vero. Quando la stringeva, lo faceva sul serio, per simulare il più possibile un'aggressione vera e propria.
Rosalie, infatti, le aveva spiegato che più le sensazioni provate sarebbero state reali, più avrebbe imparato a gestire le sue reazioni.
Ecco perchè la presenza di Jasper era indispensabile: se l'avesse aggredita lei, non sarebbe stata la stessa cosa.
- E' stato immediato, o hai capito che stava succedendo?
- No, ho capito che stavo perdendo i sensi.
Non si era pentita di aver accettato la proposta di Rose di insegnarle qualcosa di autodifesa. Aveva visto lei alle prese con il fratello, ed era rimasta decisamente colpita da come era riuscita a metterlo ko.
Ed era sicura che Jasper non avesse barato, la lotta tra i due era stata accesa, a tratti anche buffa, dal momento che poi era stata accompagnata da un battibeccare molto fraterno quando Rose si era vantata di averlo mandato al tappeto.
- Benissimo. E' quello che dovresti riuscire a simulare. Smetti di lottare e fingi che stai perdendo i sensi. Ti abbandoni e ti trasformi in un peso morto. A questo punto il tuo aggressore ti crederà momentaneamente fuori uso e le sue difese si abbasseranno.
Era un'insegnante bravissima, infondeva sicurezza e forza solo nel sentirla parlare.
- Lasci passare qualche secondo, non di più, altrimenti lui starà già facendo la mossa successiva, cioè capire come approfittarsi al meglio del tuo stato di incoscienza.
Rose aveva fatto una smorfia disgustata, scambiando una breve occhiata con il fratello.
- In polizia abbiamo arrestato diversi stupratori seriali che contavano proprio sullo svenimento delle vittime per compiere indisturbati i loro porci comodi. Un vero schifo, credimi.
Jasper aveva annuito di rimando, un'espressione altrettanto dura.
- Spero abbiano avuto la pena che si meritavano.
C'era stato uno scambio di sguardi piuttosto insofferente tra i due gemelli, che le aveva già dato un'idea della risposta.
- Non sempre. Far rispettare la legge non è facile come può sembrare. Ci sono un sacco di fattori che remano contro, tra cui avvocati che non si fanno molti scrupoli per le vittime che hanno subito violenza.
Lo sguardo di Jasper si era incupito talmente tanto che l'azzurro sembrava quasi diventato blu. Aveva scosso la testa, poi si era allontanato per andare a prendere la bottiglietta d'acqua che aveva lasciato vicino al bordo della pedana.
- Comunque, ricapitolando: ti aggredisce alle spalle, ti immobilizza totalmente e tu non riesci a liberarti. Fingi di svenire, ti lasci andare a peso morto per qualche attimo. Gli verrà istintivo di sostenerti, così facendo sarà sbilanciato leggermente in avanti, su di te. Direi che potremmo farti vedere, così ti fai un'idea ben precisa.
Il fratello si era riavvicinato e alle parole di Rose, si era portato alle sue spalle, strizzandole un occhio scherzosamente come a dire "stai a vedere che la frego".
A lei era venuto da sorridere, più che altro perchè dalla faccia concentrata le sembrava che sarebbe stata la sorella a "fregarlo".
- Forza, fratellino, dacci dentro.
Jasper l'aveva subito aggredita, stringendola proprio come aveva stretto lei poco prima. Forse con Rose doveva usare però un pò più di forza dal momento che era più in forma di lei.
- Okay, Bella, adesso guarda attentamente.
Improvvisamente aveva smesso di lottare, lasciandosi andare proprio come se le forze le mancassero.
- Tieni presente che non ti vede, quindi mi raccomando non chiudere gli occhi. Anche se per poco, potrebbe farti perdere il contatto con la realtà e con la situazione. Potrebbe distrarti, quindi non sottovalutare nessun dettaglio.
Proprio come le aveva detto, Jasper si era ritrovato costretto a sostenerla per non farla cadere a terra. Ed effettivamente era leggermento sbilanciato in avanti dal peso della sorella.
Poi Rose aveva agito rapidamente: si era spinta sulle gambe, riprendendo pieno possesso delle sue forze, rialzando anche il busto di scatto e arrivando a colpire con la testa il viso del fratello. Il colpo era arrivato a segno, perchè con un'imprecazione decisamente spontanea, Jasper si era portato una mano sul naso.
- Cazzo, Rose!
- Ed ecco conquistata la libertà.
Rose si era allontanata subito, girandosi a guardare soddisfatta il gemello.
- A questo punto è importante scappare. Non pensare di colpirlo ancora, pensa solo a metterti in salvo. Senza nemmeno voltarti a guardare se si è ripreso e ti sta inseguendo. Potrebbe costarti caro, potresti cadere, perdendo così il vantaggio sul tuo aggressore.
Intanto aveva visto Jasper massaggiarsi anche uno zigomo.
- Che ne dici di provare, Bella?
- Perchè non chiedi a me se sono pronto a riprovarci?
Il tono di voce con cui aveva apostrofato la gemella era stato un pò seccato.
- Hai la capacità di massacrarmi sempre, Rose. C'era bisogno di tanto realismo anche nel colpirmi?
- Dio, Jazz, che piagnisteo! Se lo sapevo, lo chiedevo ad Emmett!
- Mi hai quasi spaccato il naso!
- Ad Emmett l'ho rotto veramente, eppure non ha fatto la metà delle scene che stai facendo tu.
Bella non era riuscita a rimanere seria, i gemelli la stavano coinvolgendo con quel loro modo di fare.
- Davvero hai spaccato il naso ad Emmett?
Rose si era voltata verso di lei, sorridendole divertita.



- Ah, ah. E l'ho fatto la sera che l'ho anche arrestato.
Questa poi! Bella era completamente stupita.
- Se non fosse stato ubriaco, col cavolo che ci riuscivi. Emmett non riesco a mandarlo ko nemmeno io.
Nella voce di Jasper c'era stata una certa ammirazione per il cognato.
- Forse. Comunque, rimane il fatto che lui mi ha aggredito e io in risposta gli ho rotto il naso.
Il gemello aveva scosso la testa, un'espressione ironica.
- Io, a una che mi rompeva il naso, non gli chiedevo di uscire il giorno dopo. Come minimo non l'avrei più voluta vedere...
Bella era sempre più sorpresa: si erano conosciuti così Emmett e Rose?
- Anche Bella sembra pensarla come me a giudicare dalla sua faccia sorpresa.
Si era subito affrettata a chiarire quello che stava pensando.
- No, in realtà stavo pensando che è stato un incontro alquanto... originale!
Rosalie si era messa a ridere.
- Adesso ci rido sopra, ma quella sera lo avrei ucciso. Ero già arrabbiata perchè mi avevano revocato una settimana di ferie, poi ci chiamano per una rissa scoppiata in un locale. Arriviamo, io e il mio collega, e troviamo Emmett che sta lottando con tre tizi contemporaneamente. Allora ci precipitiamo per dividerli, intimandogli "alt! polizia! fermi e buoni!". Ma loro niente, imperterriti vanno avanti a darsele di santa ragione. A quel punto siamo intervenuti: il più vicino a me era proprio Emmett. L'ho preso per un braccio, senza farmi intimorire dalla stazza, dal momento che durante gli allenamenti avevo mandato al tappeto colleghi grossi uguali.
Il racconto le stava facendo conoscere l'aspetto "tosto" di Rosalie, quello che aveva intuito dietro quello sguardo duro che sfoggiava ogni tanto.
- Lui ha reagito, cercando di spintonarmi via. Era talmente inferocito, mi ha detto poi, che non si è nemmeno accorto che ero una donna. Altrimenti non mi avrebbe aggredito così, e conoscendolo poi, ho capito che era vero. Comunque, ho reagito anch'io, assestandogli un colpo che lo ha preso in pieno sul naso, rompendoglielo.
Si era interrotta, guardando Jasper e facendogli una smorfia scherzosamente ironica.
- Ma lui, a differenza di qualcun altro, non ha fatto una piega, anzi c'è voluto che lo ammanettassi, che gli leggessi i suoi diritti, che lo caricassi in macchina, prima di rendersene conto. E poi, anche dopo, non è che abbia fatto chissà che.
- Davvero un incontro romantico il vostro, tra sangue e botte.
- Intanto noi siamo ancora insieme.
L'ultimo botta e risposta tra i due gemelli aveva in un attimo raggelato l'atmosfera tra di loro. Jasper era stato quello che si era irrigidito di più, arrivando a sbiancare le nocche da tanto che stringeva i pugni.
- E poi lui ti ha chiesto di uscire?
Non sapendo bene che fare, Bella aveva preferito fingere di ignorare la tensione che si era creata in un istante tra loro, ponendo un'altra domanda a Rose.
- Sì, praticamente già la mattina dopo, quando completamente sobrio ci siamo rincontrati mentre lo portavamo davanti ad un giudice perchè decidesse cosa farne.
- Devo supporre che tu abbia accettato.
- Supponi bene. Lucido mi ha fatto subito un effetto diverso. Le sue scuse sono state così sincere e dirette, che non ho potuto fare a meno di credergli. Nel frattempo avevo anche scoperto che tipo di uomo avevo davanti: si trattava di un ex Navy Seals, appena congedato, con un curriculum di tutto rispetto. Ho pensato che un uomo così non poteva essere un balordo qualsiasi.
Si era addolcita l'espressione del suo viso mentre parlava di Emmett.
- Gli ho dato il beneficio del dubbio, anche perchè i suoi occhi mi hanno colpito immediatamente.
- Scusatemi, ma questo momento mi sembra più adatto a voi, che non a me... se avete voglia di continuare, riprendiamo, altrimenti io andrei a farmi una doccia.
Avevano guardato entrambe nella direzione di Jasper, evidentemente ancora irritato verso la sorella. Le lanciava occhiate così cupe, che era impossibile ignorarle.
- Direi che per me è sufficiente così, oggi. Sono quasi le undici poi, devo prepararmi anch'io. A mezzogiorno Jake sarà qui.
In parte era vero, in parte aveva capito che qualcosa tra i due fratelli si era incrinato, tanto che aveva il sospetto che via lei, avrebbero seriamente discusso.
Perchè adesso anche Rose ricambiava le occhiate del fratello, quasi in un discorso silenzioso tra loro due.
- Okay, Bella. Per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi.
- Sì, grazie Rosalie.
- Magari riprendiamo domani o dopodomani la lezione.
- Sì, per me va bene. Per l'orario vediamo.
- Anche per il partner, magari.
La frecciata di Rose era andata a segno con Jasper, perchè dopo aver salutato educatamente lei, se ne era andato senza aggiungere una parola.
- Scusaci, Bella. Ultimamente abbiamo qualche piccola divergenza d'opinione su una questione che riguarda Jasper. Non riusciamo a fare a meno di andare a parare sempre lì.
Rose era stata sinceramente dispiaciuta.
- Non scusarti, Rosalie. Capisco. Per quanto mi riguarda non c'è problema. Anzi, spero possiate superare la cosa.
- Lo spero anch'io. Non mi piace avere dei contrasti con lui. E' come se fosse una parte di me.
Mentre lo diceva, aveva guardato dispiaciuta nella direzione dove era appena scomparso il fratello.





XXXXXXXXXXXXX



Mentre si era organizzata per il pranzo con Jake, Bella aveva ripensato ai fratelli Hale, giungendo alla conclusione che il problema tra loro poteva riguardare Alice.
Le era venuto in mente perchè aveva ripensato alla festa, dove aveva visto i due discutere, con Rose che le era apparsa arrabbiata mentre li osservava.
Alla fine non aveva chiesto nulla ad Edward, perchè le era sfuggito di mente e anche perchè avevano avuto molto altro di cui parlare.
Ma adesso continuava a rimuginarci sopra: provava simpatia per entrambi i gemelli, le spiaceva sapere che avevano dei contrasti tra loro.
Aveva deciso, nel frattempo, di apparecchiare in cucina. Le piaceva di più come ambiente, le sembrava meno formale rispetto alla sala da pranzo che rimaneva comunque bellissima ed accogliente.
Le era venuto da pensare se in futuro avrebbero mai dato qualche cena importante, magari per ricevere qualche ospite legato agli affari di Edward.
Nei suoi ricordi di bambina c'erano stati pranzi, o cene, a casa sua che avevano ospitato alcuni soci di suo padre. Si ricordava vagamente i loro visi, anche perchè ad un certo orario lei poi doveva andare a letto.
Magari quando fossero stati sposati sarebbe stato più naturale ricevere ospiti.
Sposati.
Il solo pensarlo le provocava sempre un'emozione che le schiacciava le pareti dello stomaco.
Suo marito.
Aveva smesso di girare il sugo, immaginandosi per un attimo sulla spiaggia di fianco al ristorante di Pepe, intenta a scambiarsi una promessa d'amore con Edward.
Aveva fantasticato ancora un pò su quel momento, tanto che le era venuta una voglia irrefrenabile di sentire la sua voce. Così aveva spento il fuoco, andando in cerca del suo cellulare.
Lo aveva lasciato in bagno, dove lo aveva portato quando si era fatta la doccia. Aveva fatto partire la telefonata, ora impaziente di sentirlo rispondere.
Stava quasi per rinunciare, quando la comunicazione si era aperta.
- Pronto, ciao Isabella.
- Jennifer... buongiorno!
Era rimasta sorpresa nel sentire la sua voce al posto di quella di Edward. Se ne era accorta anche lei, perchè si era affrettata a rassicurarla.
- Edward ha dimenticato il cellulare in ufficio, lo sentivo squillare. Mi sono permessa di rispondere perchè ho visto che eri tu.
- Oh, grazie. Eviterò di richiamare inutilmente...
- Hai bisogno di lui? Se vuoi te lo rintraccio. Si è recato ad un appuntamento con dei soci, starà fuori anche per pranzo, ma...
- No, no. Non c'è n'è bisogno. In realtà volevo solo... salutarlo, ecco.
Bella si sentiva leggermente in imbarazzo ora. Anche se, a dire il vero, Jennifer non aveva dato segno di giudicare in nessun modo il loro cambiamento di rapporto. Anzi, le era sembrata a suo agio quando aveva partecipato alla festa. Anche vedendo lei ed Edward scambiarsi qualche bacio a fior di labbra.
- Probabilmente non si è ancora accorto di aver lasciato il cellulare in ufficio. Le volte che capita, di solito mi chiama per avvisarmi. Vuoi che gli dica di richiamarti?
- No, magari le dica soltanto che l'ho chiamato. E che era solo per... salutarlo. 
- Non mancherò di farlo.
- Grazie, Jennifer. Allora, arrivederci... e buon pranzo.
- Anche a te cara.
La delusione di non averlo sentito c'era tutta, e le bruciava. Possibile? Eppure lo aveva salutato solo qualche ora prima. Chissà se le sarebbe passata, col tempo, la voglia che aveva sempre di lui.
Nel frattempo era tornata in salone, dove aveva visto che mancavano meno di dieci minuti a mezzogiorno. Ormai Jake doveva essere in arrivo.
Un pò di nervosismo lo sentiva per quell'appuntamento, era anche per quello che si era tenuta occupata con la lezione di autodifesa. Non avrebbe pensato tutto il tempo a come sarebbe stato rivederlo. Si domandava anche che tipo di regalo potesse averle fatto.
Si era aggirata un pò senza meta, sistemando prima un cuscino, poi il vaso di una pianta, poi un quadretto che si era leggermente spostato.
Finchè il videocitofono non aveva annunciato l'arrivo di Jake, togliendola dall'ansia di quell'attesa.




XXXXXXXXXXXXXXX




Rivederlo non era stato così imbarazzante come aveva pensato, però non era stata nemmeno facile come bere un bicchier d'acqua.
Diciamo che molto aveva fatto il regalo con cui si era presentato: una tartarughina dentro una vaschetta completa di isolotto e sassolini colorati.
Si era ricordato perfettamente di quello che gli aveva confidato quando gli aveva raccontato un pò della sua infanzia: che non aveva mai avuto la possibilità di tenere un animaletto, come spesso facevano invece i bambini. Nè quando c'erano ancora i suoi genitori, nè tantomeno al St. Marie.
Quando era sbucato dall'ascensore con la vaschetta tra le mani e augurandole buon compleanno, qualcosa dentro di lei si era sciolto.
Jake era un ragazzo sensibile e attento.
- Questa torta è la fine del mondo!
Proprio la sua voce soddisfatta l'aveva riportata al presente, in cucina.
- Vero che è buona? Da quando l'ho assaggiata è diventata una specie di droga! Lo chef poi adesso lo sa e me la prepara quasi tutti i giorni.
Era stato Edward ad informarlo, sempre lui a chiedergli di prepararla tutti i giorni. Decisamente la viziava, riempiendola di attenzioni del genere. Aveva pensato quasi che fosse un modo per ripagarla di tutte quelle che non le aveva rivolto negli anni precedenti.
Di certo non si lamentava, era bello sentirsi coccolata così.
- Credevo fosse anche questa farina del tuo sacco...
- Mi limito a piatti semplici, per il momento. Cucinare però mi piace, non escludo di seguire qualche corso in futuro per migliorarmi.
Erano riusciti a chiacchierare normalmente, non proprio come quando erano stati a Montego Bay, ma quasi. Jake era venuto davvero con l'intenzione di recuperare, perchè non aveva mai fatto, o detto, nulla che fosse risultato fuori posto.
Aveva accennato all'episodio di Londra, dicendole che il regalo aveva anche il significato simbolico di volerle chiedere scusa per come si era comportato. A quel punto, Bella non aveva potuto ignorare una simile offerta di pace.
Da lì avevano ripreso il loro rapporto, iniziando a scherzare su un probabile nome da dare alla tartarughina.
Alla fine era saltato fuori Nessie, in onore delle leggende sul mostro che sembrava abitare l'altrettanto famoso lago londinese.
- Bè, con la pasta te la cavi già bene. Anche il sugo era buono.
- Mi ha insegnato la ricetta un ragazzo italiano. Uno studente che frequentava la mia scuola.
Andrea era stato l'origine di tutto: la fuga di Edward, il suo viaggio a Londra, la proposta di matrimonio, l'incontro con Jake in discoteca... tutto era partito dall'averlo rincontrato.
- Edward lo sa?
Per la prima volta, Jake era stato chiaramente pungente. Si era riferito alla gelosia che Edward provava verso di lei.
- Non proprio. Però ha conosciuto Andrea di persona. L'ho rincontrato proprio qui, a New York, ad una festa a cui abbiamo partecipato. 
- Ho visto le foto che erano apparse sui giornali. Eri molto bella quella sera...
Si era leggermente agitata sulla sedia davanti a quel complimento diretto. Jake l'aveva osservata con quel suo sguardo che sapeva diventare molto profondo.



- Posso almeno farti un complimento? Gli amici se ne fanno.
Magari gli amici non avevano proprio il suo sguardo, ma dal momento che era stato solo quello, un complimento, aveva annuito.
- Sì, certo.
Lui le aveva sorriso, raschiando poi con la forchetta quel pò di panna che era rimasta ancora sul suo piatto.
- Anche la tua amica è molto carina. L'ho vista un pò di sfuggita l'altra sera, però ho il ricordo di due gambe piuttosto lunghe...
Kelly, in effetti, era un pò più alta di lei, e di certo aveva gambe più lunghe e più belle.
- Immagino saprà tutto quello che c'è da sapere su di me. Mi ricordo anche di uno sguardo piuttosto ostile, in effetti...
Quando le aveva detto che Jake si era fatto vivo e che lei lo aveva invitato a pranzo, ostile non era proprio l'atteggiamento che aveva avuto Kelly.
Infuriato, indignato... forse erano aggettivi più giusti. Non era stata molto d'accordo sul fatto di dargli un'altra possibilità, dal momento che secondo lei si era comportato da vero stronzo.
Però, era vero anche che l'amica tendeva a "bruciare" molto in fretta, arrivando solo dopo ad essere più obiettiva nelle sue considerazioni.
Bella aveva osservato Jake, sorridendo leggermente.
Si accorgeva solo ora che lui e Kelly avevano in comune l'essere molto impulsivi.
- Bella? Sembri il gatto che ha appena mangiato il topo.
Le era venuto da ridere, pensando che il topo poteva essere lui, e il gatto Kelly: solo una parola sbagliata, e allora sì che se lo sarebbe mangiato vivo!
- Scusa, stavo seguendo il filo di un pensiero...
- Puoi dirlo anche a me? Ho l'impressione che mi riguardi...
- No, affatto.
- Bella?
Lo sguardo ironico che le stava rivolgendo ora, era quello che era stato in grado di conquistarla immediatamente, facendole nutrire un'istintiva simpatia per lui.
- Sei una pessima bugiarda.
Era arrossita, capitolando.
- Stavo pensando che tu e Kelly siete piuttosto simili caratterialmente.
- Bella, ti ricordo che hai giurato di non aver organizzato apposta questo incontro...
Il tono con cui gliel'aveva detto era rimasto ironico, ma lo sguardo si era fatto più serio.
- E lo confermo. E se proprio vuoi essere rassicurato... sappi che anche Kelly mi ha fatto giurare la stessa cosa!
Questa era un pò una bugia, dal momento che Kelly non aveva nemmeno preso in considerazione l'idea che Jake potesse piacerle. Era un bel ragazzo, questo lo aveva ammesso, ma aveva l'idea che dovesse essere caratterialmente molto lontano dal tipo di ragazzo che piaceva a lei.
- Bene, in questo caso non mi sento per niente offeso. Non ho bisogno di altre... complicazioni.
Aveva avuto un attimo di esitazione prima di essere sincero.
La "complicazione" era ovviamente lei.
Ad interromperli era stato il suo cellulare. Quando lo aveva tirato fuori dalla tasca, aveva visto che a chiamarla era un numero privato.
Aveva pensato subito che potesse essere Edward, così aveva risposto immaginando già di sentire la sua voce.
- Pronto?
- Parlo con Isabella Swan?
Era stata la voce di un uomo, ma non quella di Edward.
- Sì, sono io.
- Buongiorno, sono Matthew Suterland del New York Times.
Un giornalista? Bella doveva aver fatto una faccia assolutamente sorpresa, perchè Jake si era fatto immediatamente serio in volto.
- Posso rubarle solo un attimo?
Ma come aveva fatto a recuperare il suo numero di cellulare?
- Mi scusi...
- Solo una domanda: il suo fidanzato si dichiarerà innocente davanti all'accusa di aver amministrato il suo patrimonio finanziando attività illegali?
- Come ha fatto ad avere questo numero?
- Abbiamo le nostre fonti. Posso chiederle ancora se ha qualche dichiarazione da rilasciare in merito?
- Nessuna dichiarazione, buongiorno.
Aveva chiuso la comunicazione senza attendere un altro secondo. Non sapeva come aveva fatto ad avere una tale prontezza, forse erano stati gli insegnamenti di Edward riguardo il fatto di non parlare mai con la stampa. Sin da quando era passata sotto la sua tutela non aveva fatto altro che metterla in guardia al riguardo.
- Bella, chi era?
Jake era chiaramente preoccupato adesso. Probabilmente era il riflesso dell'espressione che doveva avere lei in quel momento: agitata.
- Si è presentato come un giornalista del New York Time.
- Un giornalista?
Aveva annuito, con la mente già proiettata al passo successivo: rintracciare Edward.
- Scusa, Jake. Poi ti racconto. Prima devo rintracciare immediatamente Edward e capire cosa sta succedendo.



Continua....





Mettetela così: avete il tempo per lanciarmi maledizioni e anatemi! XD!
Quelli che io lancio contro il tempo tiranno che mi impedisce di concludere i capitoli alla giusta scadenza.
Ma parliamo di questo mezzo capitolo: quante di voi sono sobbalzate sulla sedia quando hanno letto di Bella stretta tra le braccia di Jasper? Giuro, avrei voluto vedere la vostra faccia!
Ma è tempo che anche le storie parallele inizino ad emergere, molte di voi mi hanno chiesto di Alice e Jasper. Arrivano, arrivano... non aggiungo altro!
Poi non girerò intorno alla cosa: la botta finale! Se avessi postato tutto, avreste già saputo molto di più... purtroppo (crudele? Un pò sì...XD!) dovrete attendere giovedì prossimo.
Però... voi ormai conoscete bene Edward Cullen. Dite che c'è da preoccuparsi?
Intanto, scriverò anche rosso... e se riesco lo posterò nei primi giorni di settimana prossima... quindi tra lunedì e martedì fatevi un giro sul mio account, magari troverete i capitoli extra aggiornati! XD!
A giovedì prossimo.
Un bacione grandissimo.
Robi







 
 

 
 










      

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Capitolo 39
*** Capitolo 37 - Parte seconda ***


Buongiorno ragazze!
Arrivo con un giorno di ritardo, è vero, però sappiate che in realtà cerco sempre di arrivare puntuale, non mi sono arresa! XD!
Ma veniamo alla seconda parte del capitolo "interrotto": vedrete la reazione di Edward. Nel leggerla, tenete presente che c'è coinvolta anche Bella, quindi... vi lascerò qualche piccola osservazione a fine lettura! XD!
Jake e Kelly: a volte basta poco per capirsi. Eh!eh! XD!
La fine del capitolo: sarà che mi sentivo in colpa perchè ancora non ho postato il rosso? O sarà che vi volevo stuzzicare un pò? O sarà che certe fantasie ti entrano in testa e non se ne vanno sino a che non le metti nero su bianco?
Magari vi rivelo qualcosa di più a fondo pagina...
Concludo: una seconda parte che fa da trampolino di lancio per il prossimo... allacciatevi le cinture di sicurezza! XD!
Un'anticipazione? Magari, alla fine della lettura....
Un bacione grande.
Roberta








Seduta di fronte all'imponente scrivania, un blocco per appunti tra le mani, Jennifer aveva fatto un tuffo nel passato.

Le sembrava, infatti, di avere di nuovo davanti a sè Terence Cullen in tutta la sua micidiale determinazione. Aveva visto molti uomini impallidire di fronte alla durezza del suo sguardo, alla sicurezza dei suoi gesti, alla rabbia nella sua voce.
Il figlio Edward aveva dimostrato la stessa determinazione nel condurre gli affari, ma a differenza del padre, l'aveva rivestita di modi più morbidi.
Sapeva colpire una persona conversando con lui affabilmente, senza dimostrarsi palesemente ostile, dandogli quasi l'illusione che non fosse realmente deciso a liquidarlo come invece alla fine accadeva.
Era grazie a questo suo atteggiamento che lei era arrivato appunto a definirlo "acciaio rivestito di morbido velluto".
Ma in quel momento, il velluto appariva strappato in più punti, lasciando in vista solo il solido acciaio.
Doveva apparire così anche all'uomo seduto rigidamente accanto a lei, bersaglio di questo Edward che stentava a riconoscere.
- Mr. Cullen, io capisco perfettamente il suo... disappunto. Ma sa benissimo che le fonti giornalistiche godono del diritto di rimanere anonime.
Le era quasi venuto da trattenere il fiato, perchè davanti a quella risposta peraltro corretta, lo sguardo di Edward si era assottigliato ancora di più, caricandosi di una nuova rabbia.
- Miller, non l'ho chiamata qui per sentirmi rifilare le solite cazzate da avvocato perbenista! E' qui, perchè deve trovare il modo di sapere chi c'è dietro a quella soffiata e deve trovarlo al massimo entro un paio d'ore!
Non era riuscita a trattenere un verso di sorpresa, perchè mai si era permesso di ribattere così ad un collaboratore, più o meno importante che fosse. Immediatamente aveva spostato lo sguardo su di lei, dandole l'impressione di volersi quasi scusare perchè non era ancora tutto.
- Sappiamo benissimo entrambi che c'è sempre una scappatoia, un vizio di forma, un punto debole in qualsiasi procedura. Questa è una di quelle volte in cui pretendo che lei lo trovi e che ne faccia l'uso che le ho chiesto.
Era tornato a guardare negli occhi l'avvocato Miller, inchiodandolo al suo volere come gli aveva visto fare pochissime volte.



- Altrimenti, può tranquillamente cancellare il mio nome dalla lista dei suoi clienti.
Questo aveva fatto impallidire ancora di più l'uomo di mezza età che già dal suo ingresso aveva avuto l'aria di un condannato davanti al patibolo.
- Mr. Cullen, lei sa...
- Avvocato Miller, le consiglio di impiegare diversamente il suo tempo da questo istante, se vuole che per me valga ancora tremila dollari l'ora. Ricordo bene, Jennifer? E' ancora questa la parcella che paghiamo al suo studio?
Lei si era limitata ad un sintetico "sì", dal momento che non occorreva altro per rendere ancora più evidente quanto avesse da perdere uno degli studi più famosi di New York se la Cullen Enterprise avesse smesso di essere un loro cliente.
- Seguirò il consiglio, Mr. Cullen. Torno in studio, la chiamerò da lì al più presto.
L'uomo si era alzato in piedi, mostrando tutto il disagio per quella situazione decisamente scomoda. Edward aveva fatto lo stesso, si era alzato tendendogli la mano. Nonostante il gesto, però, aveva mantenuto l'atteggiamento sinora avuto: quello di chi era abituato a vedere soddisfatte le proprie richieste, a qualsiasi costo.
- Mrs. Tunner.
Miller l'aveva salutata con appena un cenno della testa, senza troppo guardarla in viso. Aveva ricambiato con un educato arrivederci, cercando di non dare nessuna inflessione alla propria voce, per mantenere quella distaccata professionalità che il suo ruolo richiedeva.
Quando la porta si era chiusa, Edward era tornato a sedersi, guardandola apertamente negli occhi.
- Jennifer, le chiedo scusa.
La differenza tra padre e figlio, era tutta lì, in quello sguardo che gli occhi di Terence Cullen non erano mai riusciti ad assumere: tormentato, dispiaciuto, colpevole.
- L'ho obbligata ad assistere a questo spiacevole colloquio solo per aumentare la pressione su Miller.
In un primo momento si era domandata il perchè della sua presenza, dal momento che in realtà non aveva dovuto prendere alcun appunto, poi lo aveva intuito via via che l'avvocato aveva iniziato a lanciarle qualche occhiata imbarazzata mentre Edward procedeva ad informarlo su quanto pretendeva da lui.
- Forse ho esagerato con lui, ma a mia discolpa posso solo dirle che non mi sono mai sentito così furente in vita mia.
Nonostante una parte di lei avesse sempre cercato di mantenere un certo distacco, era altrettanto vero che una parte si era affezionata a quel ragazzino che aveva visto diventare un uomo a caro prezzo.
Non si sentiva in grado, perciò, di giudicarlo sino in fondo.
- Forse sono rimasta un pò sorpresa, ma non offesa, Edward. Capisco i motivi che l'hanno spinta ad agire così, pertanto le sue scuse sono accettate.
Si era affezionata anche ad Isabella, le sarebbe stato impossibile ignorare il senso di solitudine che aveva accompagnato le sue telefonate. Se non aveva mai osato parlare apertamente con Edward riguardo al comportamento che aveva avuto con lei, era solo perchè anche lui aveva avuto i suoi fantasmi con cui combattere.
Un accenno di sorriso era comparso a mitigare l'espressione tempestosa che aveva avuto il suo capo sin da quando era rientrato in ufficio solo qualche ora prima.
- Jennifer, il solo pensiero che lei un giorno deciderà di averne avuto abbastanza di noi Cullen...
Si era interrotto, certo che lei avesse ben compreso quello che veniva dopo, ossia il ringraziamento per aver sopportato suo padre per tanti anni, ma soprattutto di non aver abbandonato lui, aiutandolo con la sua esperienza ad affrontare momenti difficilissimi sul lavoro e non solo.
Gli aveva sorriso a sua volta, alzandosi per congedarsi come tante volte aveva fatto, per tornare a sbrigare il suo lavoro di segreteria personale del grande capo.
- Fa bene a preoccuparsi, Edward. Perchè sicuramente non le permetterò di esimersi dal partecipare alla mia festa di addio. Non solo, pretenderò anche un regalo scelto da lei personalmente.
L'accenno di sorriso sul viso di Edward, era diventato un sorriso vero e proprio.
- Sì, ha ragione, sarà proprio un gran brutto giorno quello del mio abbandono per lei, Mr. Cullen.
Menzionare il fatto che fosse sempre stata lei a fare le sue veci in determinate occasioni aveva sottolineato quanto il loro rapporto si fosse sempre basato su una totale fiducia e stima reciproca.
- Immagino di non doverle passare nessuna telefonata che non sia dell'Avvocato Miller o di Isabella.
Con la mano sulla maniglia, pronta ad uscire, era così che aveva ristabilito il giusto equilibrio dopo quel momento più intimo.
Dal canto suo Edward aveva raccolto ed era tornato anche lui in vesti più ufficiali.
- Sì, nessun altro a parte loro due. Resterò in ufficio ancora un paio d'ore, poi accompagnerò Isabella e la sua amica in aeroporto. In quel caso dirà a Miller di chiamarmi sul cellulare.
Lì, le era stato impossibile non sorridere leggermente.
- Mi accerterò, allora, che non si dimentichi di portarlo con sè.
Un lampo divertito era passato anche nello sguardo di Edward.
- Giusto. Grazie, Jennifer. Senza di lei sarei davvero perso.


XXXXXXXXXX


- Bella, dimmi la verità: hai qualche dubbio?
- No.
- Non intendevo su di lui, sul fatto che possa averlo fatto o meno.
- No, non l'ha fatto.
- Come fai ad esserne così certa? Guarda, nemmeno io metterei la mano sul fuoco per mio padre. Non penso che venda sottobanco armi nucleari ai terroristi, però che non abbia mai infranto la legge...
- Non l'avrebbe fatto con i miei soldi, Kelly. Mi ha sempre voluto proteggere, non mi avrebbe mai messo in una situazione del genere.
- E se invece che proteggerti, voleva giusto appunto fregarti tenendoti buona il più possibile mentre approfittava del tuo nome?
- Scusa, Bella, fammi capire: e questa sarebbe la tua migliore amica?
L'occhiata che aveva ricevuto in cambio Jacob da Kelly avrebbe potuto incenerire l'intera foresta amazzonica.



- Fammi capire una cosa anche a me, Bella: perchè lui è ancora qui?
Li aveva visti guardarsi di nuovo in cagnesco, come avevano fatto nell'ultima mezz'ora, cioè da quando era arrivata Kelly e si erano conosciuti. Peccato che la circostanza fosse diventata drammatica, dal momento che sulla testa di Edward pendeva un'accusa gravissima: aver utilizzato il suo patrimonio per investimenti in aziende che davano copertura ad affari illeciti come il riciclo di denaro sporco frutto di attività criminali.
La notizia era arrivata sotto forma di un fascicolo ben documentato nella redazione del New York Time, all'attenzione di Suterland, famoso giornalista che si occupava della pagina finanziaria. Lo stesso fascicolo, a distanza di un'ora, era stato anche consegnato alle autorità nella persona di Elizabeth Benson, procuratore distrettuale di New York, nonchè ex fiamma di Edward.
Perchè la notizia diventasse di dominio pubblico c'era voluta solo un'altra ora. Già nei telegiornali pomeridiani veniva dato ampio risalto alla vicenda.
- Ragazzi, vi prego. Avrei voluto che fosse diversa la circostanza della vostra conoscenza, ma dato che non è così, almeno non peggiorate le cose.
Kelly non aveva mollato però.
- E se fosse stato proprio lui? Insinuare un dubbio del genere per farti vedere Edward con occhi diversi? Guarda caso era proprio qua nel momento giusto, per offrirti una spalla su cui piangere.
- E se fossi stata tu? Chissà, magari non ti è andata giù che la tua amica si sia fidanzata. A quanto so hai una lunga lista di ex...
Nell'aria crepitava un'elettricità che si poteva tagliare con un coltello. Nonostante fossero seduti lontani, i loro sguardi si cercavano in continuazione per mandare lampi sinistri.
- E' proprio vero il detto "tutto muscoli e niente cervello"...
- Funziona anche "oca senza cervello"...
- Jake, Kelly, basta. Mi fate rimpiangere che siate qua entrambi. Seriamente, nessuno dei due potrebbe aver fatto una cosa del genere a me e ad Edward. Perchè non credo sia un caso il fatto che sia successo proprio dopo essere usciti allo scoperto.
Bella, seduta sul divano a gambe incrociate, la testa appoggiata alla spalliera, continuava a darsi conforto pensando alla telefonata che le aveva fatto Edward non più tardi di un'ora prima, quando era riuscita a mettersi in contatto con lui.
Era sembrato assolutamente sicuro di sè, per nulla agitato o a disagio. Le aveva parlato chiaramente, dicendole che niente di quanto veniva accusato era vero, e che aveva tutte le carte in regola per dimostrarlo in breve tempo. Qualcuno voleva metterlo in difficoltà, colpendolo laddove in questo momento era più vulnerabile: cioè nel suo rapporto con lei.
Le aveva ribadito, inoltre, che non avrebbe mai, mai, tradito così la fiducia che avevano riposto in lui Charlie e Reneè.
Bella, dal canto suo, non aveva avuto alcun dubbio sulla sua innocenza. Se solo fosse accaduto qualche anno prima, forse avrebbe potuto non fidarsi di lui, ma dopo quello che c'era stato tra di loro, non aveva avuto esitazioni.
Rimaneva il fatto che la situazione sarebbe presto degenerata, dando vita ad un vero e proprio processo, anche mediatico ovviamente.
I giornali si sarebbero buttati a pesce su uno scandalo del genere: il magnate Edward Cullen che si approffitava della povera e innocente pupilla per i suoi loschi affari.
- Okay, scusami Bella. Se rimarrà zitto e buono, potrò anche fingere che non ci sia...
- Hai ragione, Bella. Scusami. E comunque, è lei che finora non ha fatto altro che parlare a vanvera.
La suoneria del suo cellulare aveva avuto il potere di zittire entrambi. L'avevano guardata contemporaneamente, attendendo di sapere se era qualche altro seccatore.
Già, perchè il suo numero sembrava essere diventato di dominio pubblico, tanto che l'avevano chiamata altri giornalisti. A cui aveva invariabilmente risposto "no comment".
- E' Edward. Posso parlare con lui senza avere l'incubo che voi due vi scanniate vivi?
Probabilmente la sua faccia preoccupata li aveva indotti ad annuire velocemente in risposta un sì.
- Grazie. Ve ne sono estremamente grata.
Lo aveva detto seriamente, perchè sembrava davvero che quel giorno tutto avesse preso a ruotare per il verso sbagliato: persino il loro incontro si era rivelato un totale disastro.
- Ciao.
- Ciao.
Solo sentirlo aveva fatto fluire via parte di quell'ansia che l'aveva attanagliata e che sembrava non volerla abbandonare. Mentre si spostava nello studio, aveva lanciato un'ultima occhiata a Jake e Kelly che sembravano rispettare la sua richiesta di tregua, ignorandosi.
- Come stai? Va un pò meglio?
- Sarò sincera: starò meglio quando ti potrò finalmente vedere. Già sentirti è un passo avanti, però.
- Ti capisco. Anch'io ho voglia di essere lì, per poterti guardare negli occhi e dirti di stare tranquilla. Quella che adesso ti sembra una tempesta, si rivelerà solo come una nuvola passeggera.
- Vorrei avere la tua stessa sicurezza, Edward. Forse non sono abituata a questo tipo di situazione, ma non riesco a farmela scivolare di dosso.
- Scusa, non è questo che intendevo. Capisco che non sia piacevole, ma non voglio che ti preoccupi più del dovuto. Sto già muovendo i passi necessari a chiarire la situazione, e ti garantisco che non ci saranno dubbi sul fatto che sono solo accuse infamanti.
- E' questo che mi fa stare male. Il fatto che siano menzogne. Cioè, non è la prima volta che ti accusano di cose che non hai fatto, lo so. Credo sia inevitabile nella tua posizione... solo che...
- Solo che adesso mi ami, e la cosa ti tocca diversamente.
Era la verità. La pura e semplice verità. La sola idea che qualcosa avrebbe potuto dividerli, la terrorizzava.
- Isabella, ascoltami, devo rimanere in ufficio ancora un paio d'ore. Devo dare assolutamente un'occhiata a dei documenti che devo firmare entro oggi. Poi sarò a casa, da te. E potremo parlare della situazione, potrai farmi tutte le domande che vorrai e a mia volta ti racconterò tutto quello che sto facendo per affrontarla.
- Quindi ce la fai a venire anche in aeroporto?
- Sì, certo. Ci tengo anch'io a salutare Kelly. Sono sicuro, inoltre, che abbia qualche raccomandazione da farmi...
Si era ritrovata a sorridere, perchè indubbiamente Kelly avrebbe potuto farlo, dal momento che non sarebbe stata la prima volta.
- Non lo so, sai? Al momento è talmente inferocita con Jake... sai che sono arrivati ad accusarsi reciprocamente di essere l'autore di quella soffiata nei tuoi confronti? E' assolutamente ridicolo...
- Quindi non sta andando meglio tra loro?
- No. Anzi, gli ho dovuto strappare la promessa di non scannarsi mentre sarei stata al telefono con te.
- Quindi sono scintille tra di loro, ma non del genere che si possono spegnere in un letto...
Glielo aveva detto con un tono leggermente malizioso, evocandole ricordi decisamente piacevoli di loro due, nudi, in un letto.
- Non dovrebbe preoccuparsi di altro, Mr. Cullen, invece di giocare a fare Cupido?
Si era lasciata subito coinvolgere, allontanando per un attimo il pensiero da tutto quello stava succedendo.
- Non si vive di solo lavoro, non me l'ha insegnato proprio lei Mrs. Swan? Si sta forse lamentando?
- No, assolutamente. Anzi, rimane sempre un'ottima idea quella di abbandonare tutto e circumnavigare la terra per tutto il resto della nostra vita.
- Forse lo dici perchè mi "prendi" a piccole dosi... ventiquattro ore su ventiquattro con me potrebbero essere molto... impegnative... per tutta la vita, poi...
Lo aveva immaginato con quell'espressione maliziosa che tanto la faceva impazzire.
- Forse hai ragione, guarda in che guaio mi sono cacciata solo per aver trascorso tre settimane di fila con te...
- Guaio? Potresti essere più precisa?
L'aveva fatta ridere, quasi dimenticandosi davvero che avevano veri guai da risolvere.
- Mi sono irrimediabilmente innamorata di te, ho accettato di sposarti, rinunciando di fatto ad una lunga lista di pretendenti...
- Aspetta, aspetta... lunga lista? Mi sono perso qualcuno per strada?
Bella stava decisamente scoprendo cosa volesse dire "flirtare", qualcosa che le veniva tremendamente bene con Edward. Soprattutto era qualcosa che le faceva venire una voglia ancora più grande di lui.
- Non credo, però puoi sempre dirmi chi hai in mente e ti dirò se manca qualcuno...
- Uhm, allora... vediamo... Jake, Andrea, Mike...
- Mike? Ma Mike Newton il mio compagno?
La sua sorpresa era stata vera, questa volta.
- Sì, proprio lui. Direi che ti stava un pò troppo addosso per i miei gusti, e non voglio immaginare quando eravate al St. Marie...
- Ma non è vero!
- Sai che la mia soglia di tolleranza è molto bassa, Isabella. Mi basta solo il pensiero di qualcuno che ti desideri e...
Dio, se poi glielo diceva con quella voce bassa e possessiva.
- E?
- E allora... non posso dirtelo ora, ragazzina, altrimenti non riuscirò più a concentrarmi su niente.
Ragazzina.
Adesso aveva tutto un altro sapore quando la chiamava così. Racchiudeva l'universo di sentimenti che provava per lei, quel suo modo conflittuale di amarla come una donna, ma di volerla proteggere nello stesso momento come se fosse ancora una bambina.
- Ma più tardi me lo dirai?
C'era stato un attimo di silenzio, pieno di qualcosa che le aveva spedito un brivido di eccitazione lungo la schiena.
- Farò di più, te lo dimostrerò come mi fa sentire, ragazzina.
Bella era stata grata del fatto che avesse deciso di parlare con lui in privato. Perchè l'improvviso calore che le si era acceso nel basso ventre era stato accompagnato da un rossore che le aveva sicuramente colorato le guance.
- Però ho bisogno che tu mi faccia un favore...
Il calore aveva raggiunto una soglia pericolosa, dal momento che il tono assunto da Eward le ricordava come sapesse essere esigente in certi momenti.
- Indossa un vestito per accompagnare Kelly in aeroporto.




XXXXXXXXXX


La voglia di averla che aveva provato non appena erano rimasti soli, lo aveva spinto ad essere particolarmente impetuoso con Isabella. Senza lasciarle il tempo di capire bene quali fossero le sue intenzioni, l'aveva afferrata di peso e l'aveva posizionata a cavalcioni sopra di lui.
Trovandosi sulla limousine che li stava riaccompagnando a casa dall'aeroporto, la reazione di Bella era stata di immediato imbarazzo. Solo dopo averla rassicurata sul fatto che il vetro divisorio non poteva essere in nessun caso sbloccato dall'autista, e che quindi concedeva loro il massimo della privacy, si era leggermente lasciata andare. A quel punto, lui aveva già iniziato a stuzzicarla, mordicchiandole le labbra. Era stata lei, poi, a trasformare quel suo giocare in un vero e proprio bacio.
- Era ora... non mi avevi ancora baciato.
Fingendosi irritato le aveva preso il viso fra le mani.
- Sto rimediando adesso, no?
Glielo aveva detto strofinandosi leggermente contro di lui.
- In effetti... diventi abbastanza pericolosa quando ti lasci andare alle tue pulsioni...
- Mi sembrava che volessi proprio questo!
Bella si era finta imbronciata, dandogli un debole pugno sulle spalle.
- Ahia! E comunque, mi sembrava che lo volessi anche tu...
Si era massaggiato la spalla, ridacchiando.





- E' che tu...

Era arrossita, dandogli un altro debole pugno.
- Tu... mi fai fare cose...
Si era interrotta, guardandolo con occhi un pò innocenti, un pò maliziosi. Non aveva resistito a quell'insieme: l'aveva afferrata per i polsi e l'aveva bloccata, stringendola a lui.
- Cose... cosa, per esempio?
- Ti diverti a prendermi in giro, vero? Ma arriverà il momento che non mi imbarazzerò più...
Le aveva sorriso, più che mai in balia di quello sguardo.
- Ma guarda che ti capisco.
Si era fatto più serio, giocherellando intanto con i suoi capelli legati in una coda.
- Ho avuto anch'io i miei momenti di imbarazzo fuori dal letto, all'inizio...
Avrebbe voluto dirle molto altro, per esempio che nessuna gli aveva mai provocato un desiderio continuo e urgente di sentirla sua, ma aveva preferito dimostrarglielo coi fatti, divorandole le labbra con un altro bacio famelico.
La teneva sempre bloccata contro di lui, e l'arrendevolezza con cui Bella si abbandonava alla sua stretta gli aveva acceso un vero e proprio fuoco nei lombi.
- Quanti anni avevi quando hai fatto l'amore la prima volta?
La domanda era arrivata a bruciapelo, senza perdere però una leggera esitazione. L'aveva guardata negli occhi, trovandovi un velo di gelosia che gli aveva stretto lo stomaco in una morsa di piacere.
- Sedici, e quasi non riuscivo ad infilarmi il preservativo tanto ero agitato...
Bella aveva appoggiato il viso contro la sua spalla, ma prima era riuscito a vedere un sorriso fugace.
- Chi era lei?
Lui aveva spostato lo sguardo per un attimo sulle macchine che sfrecciavano accanto a loro, cogliendo sguardi incuriositi di persone che si domandavano probabilmente chi si nascondesse dietro i vetri oscurati della limousine.
Sarebbe stata una prima volta, quella con Isabella, se avesse fatto l'amore con lei in quella macchina.
- Una compagna di classe. E' stato subito dopo che mia madre era morta. Cercavo qualcosa che fosse in grado di riempire quel vuoto che mi stava divorando dentro.
Si era rialzata di scatto, fissandolo intensamente negli occhi.
- Solo un anno dopo che mi avevi conosciuto...
L'idea che mentre lui conosceva l'amore, lei avesse avuto solo quattro anni, gli aveva procurato un lieve senso di colpa. Lo aveva scacciato in fretta, però, posando gli occhi sullo sguardo innamorato di Bella.
Solo quello contava... che fosse in grado di renderla felice.
Si sarebbe fatto da parte nel momento in cui quello sguardo fosse scomparso, o fosse stato per qualcun altro. Fino ad allora, niente aveva importanza se non il fatto che l'amasse alla follia e che fosse disposto a tutto per lei.
- All'epoca, Isabella, eri davvero solo una mocciosa rompiscatole... non potevo immaginare che un giorno saresti stata gelosa della mia prima volta...
Era riuscito a farla sorridere di nuovo, sfumando quel velo di gelosia in malizia.
- Gelosa? Io? Guarda che era solo curiosità la mia...
- Ragazzina, non ci provare con me. Non sai proprio mentire...
Ne aveva avuto abbastanza di quel gioco, ora voleva di più. Le aveva lasciato andare i polsi, per scioglierle i capelli e accarezzarle la schiena fino a fermare le mani sui suoi glutei, stringendoli appena.
Adesso la voleva, lì, subito.
- ... e poi, adesso non ho più voglia di parlare...
Si era gettato sulle sue labbra, quasi mordendole, mentre con le mani aveva iniziato ad occuparsi dei vestiti di entrambi, aprendo e scostando lo stretto indispensabile per poter penetrare in lei con una sola spinta decisa.
Bella aveva accantonato ogni imbarazzo, preda ormai della stessa voglia urgente di Edward.
Lo amava da impazzire quando era così passionale e un pò violento. Lo amava da impazzire quando non smetteva di toccarla ed entrava in lei ripetendole ossessivamente quanto fosse sua. Lo amava da impazzire quando le scostava i capelli tutti da un lato per morderle il collo, quasi a volerla marchiare. Lo amava da impazzire mentre le metteva entrambe le mani sui fianchi per prenderla più a fondo. Lo amava da impazzire quando lo sentiva gemere forte al suo orecchio, e questo perchè era dentro di lei.
Aveva urlato di piacere fino alla fine, quando l'orgasmo era arrivato assieme alla sensazione di voler scoppiare a piangere perchè adesso era finito e avrebbe dovuto trovare un modo per non sentirsi persa dopo una simile unione profonda.












Ebbene sì, confesso: fantasia segreta quella di "sfruttare" la limousine per altri scopi... peccato che realizzarla necessiti l'averne una a portata di mano! XD!
E voi? Confessate, confessate... chissà che non lo vediate realizzato da Edward e Bella. XD! Giuro che non citerò la fonte, però... la regola dice infatti "si dice il peccato, ma non il peccatore!" Eh!eh!
Ma veniamo al resto del capitolo: poteva Edward avere una reazione diversa? Direi proprio di no! Non vorrei essere nei panni di chi ha osato creare quel dossier...
E poi, poteva Edward non mostrarsi così sereno e tranquillo davanti a Bella? Direi proprio di no: proteggerla il più possibile, minimizzando le sue preoccupazioni, fa parte del suo dna (ovviamente, è un dna che ho tracciato io sulla base dell'Edward originale, decisamente mooooolto protettivo nei confronti di Bella!).
Jake e Kelly: per il momento non si tollerano sul serio. Pensate che sarà la solita antipatia prima di finire a letto? Mah... ai posteri l'ardua sentenza!
Ho parlato di un'anticipazione? Ah, sì? Uhm... Bella inizierà l'università. Vi sembra poco? Io dico di no. Perchè le farà scoprirà che Andrea avrà scelto un argomento ben specifico per la tesina che dovrà presentare alla fine del suo master...
Di più non dico, bocca cucita! XD!
E adesso vi saluto, dicendovi che subito dopo aver postato il capitolo ci risentiremo nello spazio personale che condivido con ognuna di voi.
Un abbraccio grandissimo e a giovedì prossimo.
Robi




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Capitolo 40
*** Capitolo 38 ***


Buongiorno ragazze!
La meledizione del "venerdì" si è abbattuta ancora su di me, ed eccomi con un giorno di ritardo. A questo punto, se non riuscirò ad arrivare puntuale nemmeno giovedì prossimo, vorrà proprio dire che dovrò passare al venerdì per gli aggiornamenti...
Ma passando al capitolo di oggi, devo farvi un'importante premessa: non sono laureata. Quindi ho zero esperienza diretta di lezioni universitarie, esami, tesine, etc., etc. Quindi sono andata un pò "a spanne" nelle descrizioni, magari non proprio tutto sarà realistico al cento per cento (metteteci pure che per giunta è all'estero...). Per quanto riguarda la tesina che troverete citata, è il frutto di un assemblaggio di nozioni trovate sul web, quindi anche lì potrei aver commesso delle castronerie (se c'è qualche laureata in economia mi può tranquillamente bacchettare! XD!).
Che altro dire... che siete fantastiche, mi seguite sempre con tanto affetto ed entusiasmo.
E non avendolo mai fatto prima, permettetimi di ringraziare pubblicamente
le 306 lettrici che mi preferiscono
le   67 lettrici che mi ricordano
le 458 lettrici che mi seguono.

Ad ogni capitolo questi numeri aumentano, e ogni volta ancora mi stupisco. Grazie, quindi, anche per questa bellissima sensazione che mi fate vivere.

Adesso vi lascio alla lettura, ci sentiamo a fine capitolo.
Un bacio.
Roberta





Lo specchio le stava rimandando l'immagine di una ragazza dall'aria tranquilla e sicura, come invece lei non si sentiva affato. A pensarci bene, però, più che insicura si sentiva nervosa.



Per la terza volta, infatti, aveva cambiato idea sull'abbigliamento da indossare. Così si era recata nuovamente nella grande cabina armadio, dove i suoi vestiti ancora occupavano solo un quarto dello spazio a disposizione.
Le era venuto da ridere, ripensando allo sguardo esterefatto di Kelly: non si era capacitata del fatto che non possedesse neanche la metà della sua passione per abiti e scarpe..
Quando lo aveva raccontato ad Edward, lui si era limitato ad un commento chiaro e inconfutabile: lei e Kelly erano decisamente due ragazze dallo stile differente. Probabilmente notando la sua aria pensierosa, l'aveva stretta tra le braccia, sul viso quell'espressione sensuale che le faceva accelerare il battiato cardiaco.
"Isabella, i vestiti che indossi non hanno nessuna importanza per me. E sai perchè? Perchè il mio unico pensiero è quello di toglierteli..."
Alle parole aveva fatto seguire i fatti: non era passato nemmeno un secondo da che aveva preso a sfilarle i jeans e la maglietta che portava in quel momento.
Ma adesso doveva sforzarsi di tornare al presente e alla scelta su come vestirsi per la sua prima giornata in università.
Così si era sfilata la gonna e la camicetta leggera che erano state il suo terzo cambio, rimanendo in slip e reggiseno. Si era concentrata, domandandosi per l'ennesima volta come mediare tra il suo bisogno di sentirsi a proprio agio senza però apparire troppo sportiva o addirittura trascurata.
Forse poteva indossare i pantaloni e la maglia che aveva acquistato dietro consiglio di Alice. Quando l'aveva accompagnata per scegliere l'abito da sera, aveva addocchiato anche quel completo, dicendole che su di lei sarebbe stato perfetto. In effetti quando lo aveva provato, si era resa conto di quanto le donasse davvero.
Aveva preso a giocherellare con i capelli raccolti a coda, imponendosi di decidere entro cinque minuti, altrimenti avrebbe rischiato di passarci la giornata lì dentro.
Persa in quella sua indecisione, non aveva sentito sopraggiungere Edward. Nè aveva percepito il suo sguardo scivolare dal collo delicato giù per la schiena, fino ad arrivare alla vita sottile e ai fianchi morbidi. Si era soffermato proprio su questi ultimi, ripensando a come le sue mani amavano afferrarli con forza per imporle il giusto ritmo mentre affondava dentro dentro di lei.
Il solo ricordarlo gli era costato un'immediata contrazione all'inguine, dove la sua erezione si era ribellata al tessuto stretto dei boxer. Era andato avanti nel suo esame, facendosi ancora più male. La linea dei fianchi aveva lasciato spazio alle natiche, appena coperte da un paio di slip. Il completo intimo che indossava Bella, era stato uno dei pochi acquisti che aveva fatto lì a New York. Era bianco, piuttosto semplice e proprio per questo ancora più sensuale su di lei.
A questo punto toccarla, stringerla a lui, era diventato un bisogno impellente.
Si era avvicinato silenziosamente, facendole scivolare le braccia intorno alla vita e attirandola contro il suo torace.
La sorpresa l'aveva fatta sobbalzare, ma subito dopo si era lasciata andare, abbandonandosi alla sua stretta in quel modo che lo faceva impazzire.
Gli dava proprio l'impressione che Isabella trovasse il suo abbraccio il posto più naturale dove rifugiarsi.
- Lo so che detto da me suona strano, ma non so cosa mettermi. Non è che mi aiuteresti a decidere?
Si erano alzati dal letto appena un'ora prima, e solo all'idea che avrebbero potuto prolungare la loro vicinanza sotto la doccia. Era un'abitudine diventata subito piacevole quella di insaponarsi a vicenda, o meglio... un'altra scusa per non smettere di accarezzarsi.
A volte le lavava anche i capelli, gli piaceva massaggiarle la testa, sentendola mugolare soddisfatta sotto il tocco delle sue dita.
Anche quella mattina lo aveva fatto, usando quello shampoo che poi donava alla sua chioma un profumo delicato di fresia.
Lo aveva inspirato profondamente, appoggiando il mento sulla sua testa.
Gli piaceva da impazzire il modo in cui il corpo di Isabella, esile e morbido, si adattava al suo più grande e solido.
- Edward? Potresti concentrarti di più sul mio problema?
L'aveva deliberatamente ignorata, preferendo stringerla ancora di più a lui e facendo scivolare una mano sul suo seno, ricoprendolo.
Anche quello sembrava essere fatto su misura per lui: le sue mani, infatti, lo contenevano perfettamente.
- Devo dedurre che va bene quello che indosso, senza l'aggiunta di nient'altro? Magari anche in università apprezzerebbero...
Avrebbe tanto voluto impegnarsi nel suo gioco preferito, ossia tramutare il desiderio di parlare, nel solo desiderio di gemere per il piacere provato.
O al massimo concedere ad Isabella di invocare solo il suo nome, come spesso faceva quando raggiungeva l'orgasmo.
Ma solo l'idea che qualcun altro avrebbe potuto vederla con indosso quel completo intimo, lo aveva spinto ad uscire dal suo silenzio.
- Azzardati a farti vedere così da qualcun altro, e giuro che non rispondo delle mie azioni...
Per tutta risposta era scoppiata in una bassa risata che aveva avuto il potere di eccitarlo ancora di più.
Possibile che il solo sentirla ridere lo mandasse fuori di testa in quella maniera?
- Scusa, Edward, ma quando indossavo il costume non ero esattamente esposta alla stessa maniera? La differenza sta solo nel fatto che questo è un completo intimo...
Le aveva posato le labbra sull'orecchio, avvertendo il brivido che le aveva provocato e sorridendone soddisfatto.
Anche lui esercitava un grande potere su di lei.
- Ero già geloso quando gironzolavi in costume, solo che allora non potevo accampare nessun diritto ufficiale per evitarlo...
- Diritto?
- Certo. Non hai ancora capito che sono un uomo molto, molto possessivo? Ciò che è mio, è solo ed esclusivamente mio...
- Io non sono un oggetto da possedere...
Lo aveva bacchettato semiseria, colpendogli la mano con cui ricopriva ancora il suo seno.
- Sul fatto che tu non sia un oggetto non ci sono dubbi.
Le aveva stretto di più il seno, pizzicando leggermente il capezzolo già turgido, per sottolineare come non la ritenesse affatto un oggetto inanimato.
- E nemmeno sul fatto che tu sia soltanto mia...
Aveva cercato di liberarsi dalla sua stretta, ma glielo aveva impedito facilmente.
Non si sarebbe mai stancato di giocare così con lei.
- Sul fatto di possederti... bè, quello dipende da quanto tempo mi concederai...
Con la mano che le aveva ricoperto il seno era sceso lungo il ventre, gustando la sensazione della sua pelle calda e arrivando ad intrufolarsi sotto l'elastico degli slip.
- Non un minuto di più. Non posso fare tardi il mio primo giorno di università... e poi... un pò di astinenza ti aiuterà ad essere meno possessivo!
Con una mano, infatti, aveva bloccato la sua, impedendogli di raggiungere il calore della sua intimità.
- Astinenza?
La sola parola gli aveva procurato una fitta dolorosa all'inguine. Bella si era allontanata e voltata verso di lui con un'espressione che voleva essere seria, ma che non riusciva a nascondere del tutto un'ombra giocosa.
- Sì, astinenza. Ho l'impressione, Mr. Cullen, che lei mi voglia sempre e solo dentro il suo letto, privandomi della mia libertà personale.
- Non direi, Mrs. Swan. Le sto anche consentendo di frequentare una prestigiosa università, piena di studenti maschi pronti ad invaghirsi di lei...
Si era interrotto, fingendosi preoccupato al solo pensiero.
- E anche tutti più giovani di lei, Mr. Cullen.
- Gioca a mia favore, questo. Hanno una ragione in più per tenersi alla larga da ciò che è mio. Potrebbero scoprire come può essere pericoloso sfidare l'ira di un uomo maturo e potente come me.
Le piaceva essere l'origine di quello sguardo possessivo e innamorato. Come le piaceva quando Edward giocava a fare il duro così, perchè in realtà sapeva benissimo che non pensava a lei come a "qualcosa di sua proprietà".



- Potrebbe risolvere il problema appendendomi un cartello al collo: "proprietà esclusiva di Edward Cullen".
L'aveva guardata maliziosamente.
- Ci sarebbe una soluzione meno ingombrante: un bel marchio. Come si faceva con gli schiavi.
- Mr. Cullen, avrei da controbattere con argomentazioni molto convincenti sul fatto che lei è davvero un maschilista retrogado e cavernicolo, ma mi trovo costretta invece a chiederle di andarsene, visto che il suo contributo qui non è stato di alcuna utilità. Mi sta facendo perdere solo altro tempo...
Aveva accompagnato le parole con i gesti: lo aveva letteralmente spinto oltre la soglia della cabina armadio.
- Non penserai davvero di liquidarmi, così, vero?
Lo sguardo scandalizzato di Edward l'aveva fatta ridere: sapeva cosa gli stava passando per la testa.
- Non abbiamo chiarito bene l'argomento "astinenza"... era uno scherzo, vero?
Per tutta risposta Bella aveva sfoderato uno sguardo che gli aveva fatto balenare l'idea di fregarsene se le avrebbe fatto fare tardi al suo primo giorno di università.
- Non lo so... dipende. Scherzavi quando dicevi che vanti dei "diritti ufficiali" su di me?
Dio, quando lo provocava come stava facendo anche in quel momento, gli pareva di poter diventare davvero un cavernicolo e trascinarla con lui in una grotta per non lasciarla uscire mai più.
Praticamente quasi nuda, le mani sui fianchi, lo sguardo intenso, Bella non poteva essere più sensuale e desiderabile.
- No. Per niente. Tu sei mia, punto.
Sapeva di averle dato la risposta che si aspettava, lo aveva capito da come il suo sguardo nocciola si era fatto ancora più acceso.
Ma sapeva altrettanto bene che Isabella stava imparando la sottile arte di farlo impazzire.
- Allora nemmeno io scherzavo, quindi sparisci!
Lo aveva fatto davvero! Gli aveva chiuso la porta scorrevole in faccia!
Sentendola ridacchiare soddisfatta della sua azione, era stato nuovamente tentato di fregarsene dei rispettivi impegni e trascinarla di nuovo a letto.
L'idea era quella di finire quel gioco possedendola sino a non avere più la forza per farlo, dimostrandole ancora una volta quanto fosse sua.
Poi la parte razionale aveva prevalso su quella istintiva, quella che per dirla tutta lo faceva sentire davvero un uomo delle caverne: bestiale e primitivo nel suo bisogno di possedere Isabella.
Così, una piccola parte di lui già proiettata verso l'incontro che lo attendeva, si era limitato ad accostarsi alla porta per lanciare un ultimo, inequivocabile messaggio alla sua donna.
- Isabella?
Era giunto un sì piuttosto soffocato, ma con un chiaro accento interrogativo.
- Andrà tutto bene, oggi. Sarai fantastica, lo so. Perciò non essere nervosa... e ricordati che ti amo.
La porta si era riaperta di scatto e Bella era apparsa con indosso gli slip e una morbida maglia color avorio. Era riuscito a vedere che le stava d'incanto, prima che gli buttasse le braccia al collo e lo tirasse verso di lei per baciarlo.




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- Devo sembrarti molto infantile in questo momento, vero?
L'occhiata di Rose non era stata falsa, e questo l'aveva spinta ad essere ancora più sincera.
- E' che vorrei aver già superato questo momento. Mi ricorda terribilmente il mio primo giorno al St. Marie. E' stato orribile, io non conoscevo nessuno, invece gli altri sembravano sapere tutto di me.
Forse perchè essere arrivata insieme ad Edward Cullen aveva suscitato un certo interesse negli altri genitori. La notizia che era diventata la sua pupilla aveva destato molto clamore, anche tanti pettegolezzi.
- Se posso fare qualcosa, Bella...
- In effetti no. Devo solo decidermi a scendere da questa macchina e rompere il ghiaccio. In realtà non sono più una bambina spaesata.
Era vero. Ora non era più sola, aveva Edward accanto a sè.
- Decisamente no. Anche se hai dei buoni motivi per sentirti così. Purtroppo non hai quell'anonimato che garantisce ad altri di affrontare una situazione senza sentirsi ancora di più al centro dell'attenzione.
Già, purtroppo lei era Isabella Swan, ricca ereditiera e adesso fidanzata ufficiale di Edward Cullen.
Il ricco magnate che aveva concluso affari sporchi con i suoi soldi.
Anche il New York Times di quel giorno aveva dedicato una doppia pagina all'argomento. Lo avevano letto insieme, lei ed Edward, mentre facevano colazione.
Ne avevano parlato a lungo la notte prima, e aveva risposto con chiarezza e semplicità a tutte le domande che gli aveva posto, proprio come le aveva detto che avrebbe fatto.
Era stato sincero persino sul "modo" in cui stava cercando di scoprire chi avesse diffuso quel dossier su di lui. Se l'aveva un pò turbata la cosa, era vero anche che stava iniziando ad accettare che ci fosse un lato così "spietato" del suo carattere.
Non si arrivava ad amministrare un impero finanziario senza dover prendere decisioni critiche.
- Bella, se vuoi posso accompagnarti dentro. Fortunamente non sono Emmett o Jasper... non glielo dire, mi raccomando, però loro hanno proprio un pò quell'aria da "ehi, girate al largo da lei, altrimenti sono rogne" che di solito attira ancora di più l'attenzione su di una persona...
Si era ritrovata a ridere insieme a Rose, perchè era vero, i due uomini apparivano molto più "bodyguard" rispetto a lei.
- Io posso anche passare per un'amica.
Le era venuta in mente in Kelly. Le aveva telefonato solo una mezz'ora prima, proprio perchè immaginava come si sentisse e allora la voleva un pò rincuorare.
Di certo il suo carattere esuberante l'avrebbe portata ad affrontare diversamente il suo primo giorno di università a Los Angeles. Pobabilmente nel giro di mezza giornata, Kelly avrebbe fatto la conoscenza di mezzo corpo studentesco.
A lei sarebbe occorso più tempo, ma era certa che sarebbe riuscita ad inserirsi tranquillamente.
Non era più una bambina, era molto più sicura delle sue capacità e di se stessa.
- Sono abbastanza tentata, ma è meglio di no. Prima mi butto, prima passa la paura.
- Okay, come vuoi. Allora, non mi resta che dirti ancora un paio di cose. La prima: riteniamo che l'università non sia il posto ideale per arrivare a te, troppa gente per agire indisturbati. Però, qualsiasi cosa ti faccia sentire a disagio, che sia una persona o una situazione,  chiami uno di noi immediatamente. Non correre rischi inutili, Bella. E' meglio un falso allarme, piuttosto che rischiare.
Rose adesso era seria, perchè non avrà avuto l'atteggiamento del "bodyguard", ma era altrettanto attenta e scrupolosa come Emmett e Jasper. Il rapimento era un argomento serio e reale nel suo caso, come lo era in fondo per tutte quelle persone ricche e famose.
- La seconda: la stampa. Edward ha contattato personalmente il rettore Peterson, spiegandogli la situazione. Si è detto disponibile a collaborare qualora la situazione dovesse degenerare. Tipo che si appostino giornalisti  e fotografi qua fuori, notte e giorno, ogni volta che avrai lezione. Non ci tiene nemmeno lui a dare vita ad un circo mediatico davanti alla sua prestigiosa università.
Bella sperava proprio non accadesse, e per il momento era stupita di essere riuscita ad arrivare sino a lì senza che qualcuno avesse tentato di rubare immagini della sua vita.
Anche se, alla lunga, avrebbe dovuto imparare a gestire la sua immagine pubblica: la moglie di Edward Cullen non sarebbe mai passata inosservata.
- Terza cosa: cerca anche di divertirti.
Adesso Rose era tornata a sorridere.
- Questo te lo dico da ex studentessa. Mi sono divertita da morire con le mie compagne, ho dei ricordi bellissimi di quel periodo. So che sei molto legata a Kelly, ma non lasciare che ti impedisca di conoscere altre ragazze.
Ci aveva pensato anche lei. Nessuna avrebbe potuto prendere il posto di Kelly, sentiva che con lei c'era un legame troppo speciale, però questo non le avrebbe impedito di fare nuove amicizie.
Glielo aveva accennato anche Edward, scherzando poi sul fatto che doveva aprirsi un pochino di più con le compagne e un pochino di meno coi compagni!
- Scusami, Bella. Sembro una vecchia zia alle prese con le raccomandozioni.
- Ma no, anzi. Ti ringrazio per essere sempre così gentile. Potresti limitarti al tuo lavoro, senza preoccuparti di come mi sento...
Era vero, Rose si stava rivelando una donna molto sensibile sotto quell'aria da dura che sfoggiava. Lo testimoniava anche il modo con cui si prendeva cura di quelle ragazze-madri che ospitavano nella casa famiglia presso cui prestava volontariato.
- Se potevo aver avuto qualche dubbio prima di conoscerti, sarebbe scomparso nel momento in cui ti ho conosciuto: Edward aveva ragione, sei una ragazza a cui è facile affezionarsi...
Ecco, di questo passo Rosalie l'avrebbe fatta emozionare ancora di più. Non era il momento giusto per certe confidenze, così aveva deciso che era arrivato davvero il momento di iniziare quella giornata.
- Questo mi fa sentire molto meglio, davvero, e pronta ad affrontare il mio primo giorno da matricola.
- Allora non mi rimane che augurarti in bocca al lupo!
- Crepi.
C'era stato un sorriso sincero tra loro, poi Bella aveva aperto la portiera della berlina, attirando i primi sguardi: qualcuno che scendeva da una macchina così elegante e dai vetri oscurati, non poteva che attirare l'attenzione dei presenti.
- Tornerò a prenderti per le tre, come concordato.
- Benissimo. A dopo, allora. Ciao.
- Ciao.
Era scesa, richiudendo lo sportello dietro di sè. Era rimasta un attimo immobile, prima di dirigersi verso l'ingresso.
Iniziava un nuovo periodo della sua vita.
L'università, con impegni ed obiettivi da perseguire e raggiungere. Dal punto di vista dello studio si sentiva pronta ad affrontare la sfida, da un punto di vista "sociale" aveva ancora qualche riserva.
Però ce l'avrebbe messa tutta per vincere quella timidezza e incertezza che ancora l'accompagnavano in parte.




XXXXXXXXXXXXX




Non appena l'avvocato Miller aveva lasciato l'ufficio di Edward, da una porta laterale era entrato Emmett.



L'interfono lasciato volutamente aperto, gli aveva permesso di ascoltare nella stanza accanto la conversazione che si era svolta tra i due uomini, senza dover svelare la sua presenza.
- Allora? Che ne pensi?
Il tono diretto con cui Edward gli aveva posto la domanda era stato un chiaro segnale di quanto si fidasse del suo giudizio.
- Penso che sia una vendetta in piena regola. E studiata anche con estrema attenzione. Non ti sarà facile dimostrare chi c'è dietro a tutta questa situazione e perchè lo ha fatto.
- Vedo che siamo giunti alla stessa conclusione. Ha giocato bene le sue carte, ha trovato l'anello debole e l'ha saputo sfruttare facendolo diventare un ottimo paravento per le sue azioni. Se adesso facessi il suo nome, probabilmente ne uscirebbe comunque pulito. Niente porta direttamente a lui.
Emmett si era limitato ad annuire, guardandolo con una confidenza che pochi potevano vantare di avere con Mr. Cullen.
Giocherellando con una penna, Edward si era fatto pensieroso.
- Bisogna raccogliere prove inconfutabili del suo coinvolgimento, e farlo in fretta. E' vero che Miller si sta già occupando di smontare pezzo per pezzo le accuse che mi sono state rivolte, ma al momento mancano gli elementi sufficienti per dimostrare che non ero a conoscenza della situazione.
A questo punto Emmett si era ritrovato a guardare negli occhi un Edward che gli aveva ricordato lui quando si era ritrovato a prendere decisioni drastiche durante le sue missioni.
Non era stato mai facile, ma lo aveva dovuto fare lo stesso. Si trattava di colpire o essere colpito, non c'erano altre possibilità.
- Sarò sincero, Emmett. Voglio risolvere questa situazione il prima possibile, perchè non voglio che Isabella ne sia coinvolta. Ho la certezza che presto si diffonderà la voce che si è prestata a farmi da copertura, così da gettare fango addosso anche a lei.
Aveva smesso di giocherellare con la penna per guardarlo dritto negli occhi.
- Perciò, hai carta bianca. Agisci come meglio credi e procurati quelle prove.
Il fatto che gli stesse chiedendo di occuparsene personalmente, aveva fornito ad Emmett la certezza di quanto fosse urgente per Edward la situazione.
Anche se non aveva avuto dubbi sul fatto che sarebbe stato così: c'era di mezzo Isabella, l'unica persona per cui probabilmente sarebbe arrivato a compiere azioni di ogni tipo.
Del resto, lo poteva capire: lui, per Rose, sarebbe arrivato anche ad uccidere.




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Dopo il primo momento di smarrimento, coinciso con il suo ingresso nel campus pieno di ragazzi in attesa di iniziare il nuovo anno universitario, si era ripetuta la frase che era diventato quasi un mantra per lei: un passo alla volta.
Era stato Edward a dirgliela, quando il rapporto tra loro aveva assunto risvolti molto più profondi. E aveva funzionato, un passo alla volta avevano - e stavano ancora - affrontando la loro relazione.
Il prossimo passo sarebbe stato sposarsi.
Ma aveva smesso subito di pensarci, quella mattina non aveva bisogno di altre emozioni forti... e pensare che tra poco più di cinque mesi avrebbe sposato Edward era qualcosa che le procurava sempre un'emozione violenta!
Così, aveva affrontato il primo passo della sua nuova vita studentesca cercando di orientarsi su dove si trovasse l'aula magna in cui si sarebbe svolta la sua prima lezione di Scienze del linguaggio.
Mentre si districava all'interno dell'edificio, aveva avuto modo di captare al suo passaggio occhiate indifferenti, altre chiaramente coscienti di chi fosse, altre ostili, altre neutre, altre più amichevoli.
Aveva mantenuto un atteggiamento riservato con tutti, sperando che l'attenzione su di lei si limitasse ai primi giorni, per poi diventare una routine la sua presenza lì.
Bella si era resa conto che stava sperimentando per la prima volta cosa volesse dire essere "famosa", e ne sentiva decisamente il peso. Qualsiasi cosa avesse detto o fatto, sarebbe potuta diventare di dominio pubblico nel giro di poco tempo.
Apprezzava ancora di più il sostegno che le aveva fornito quella mattina Edward, quando le aveva detto di preoccuparsi solamente di essere se stessa, che il resto sarebbe venuto da sè.
Quando aveva finalmente trovato l'aula, dentro c'erano già stati un centinaio di studenti e ancora molti posti liberi. Indecisa per un attimo su dove sedersi, aveva poi optato per un posto che si trovava più o meno a metà aula, tra altre ragazze.
Non appena seduta, aveva sentito molti sguardi su di sè. Era stato inevitabile domandarsi cosa stessero pensando di lei, come giudicassero le sue scelte di vita, il suo rapporto con Edward.
Ecco un'altra prima volta: aveva avuto un assaggio reale della pressione che Edward doveva sempre aver sostenuto, e che lei sinora non aveva avvertito.
Era stata una considerazione che aveva aperto un grande squarcio sul passato, su come forse avesse cercato davvero con le sue scelte di proteggerla in un momento già delicatissimo per lei: superare gli anni dell'adolescenza senza il sostegno dei suoi genitori.
Charlie e Reneè l'avrebbero sicuramente aiutata ad imparare ad affrontare i lati negativi di essere una ricca ereditiera, Edward non si era sentito in grado di poterlo fare subito, anche lui troppo impreparato a quel nuovo ruolo di "tutore".
Si era estraniata grazie a quei pensieri profondi, tanto che non aveva subito realizzato che accanto a lei si era seduta una persona. Solo quando una voce piuttosto nasale l'aveva salutata, si era accorta della ragazza che la fissava in attesa.
Patricia Collins era stata la prima conoscenza ufficiale.
Era stata subito diretta nel dirle che aveva deciso di sedersi vicino a lei perchè, in fondo, era un viso più conosciuto rispetto agli altri. Originaria del Colorado, era anche lei approdata a New York solo da una settimana, ritrovandosi completamente sola.
Bella aveva inevitabilmente provato un'immediata empatia con Patricia, non fosse altro che sapeva cosa voleva dire ritrovarsi "sola" e spaesata.
Così avevano rotto il ghiaccio, iniziando a scambiarsi le prime informazioni basilari.
Patricia non era proprio timida o imbarazzata, era più che altro discreta. Questo aveva aiutato Bella a proseguire nella conversazione, continuando a trarre una prima impressione positiva su di lei.
Poi alla sua destra si era seduta un'altra ragazza, Ashley Cox, e si era subito presentata in maniera diversa. Praticamente era planata sul banco, rovesciando tutto il contenuto della sua borsa.
Tra l'ilarità generale di chi aveva osservato la scena, si era presentata sia a Bella che a Patricia, scusandosi per l'accaduto. Il viso coperto da un enorme paio di occhiali scuri, Bella non aveva subito realizzato chi fosse.
Solo quando aveva scorto un tatuaggio a forma di stella sul collo della ragazza, qualcosa aveva preso a ronzarle in testa. Nel frattempo, Ashley si era già lamentata per un sacco di cose: non potevano iniziare quella lezione più tardi? C'era proprio bisogno di tirare le persone giù dal letto alle nove della mattina? Perchè non c'erano sedie più comode? Non si poteva alzare l'aria condizionata? Era proprio necessaria tutta quella luce artificiale? Le bruciavano lo stesso gli occhi, nonostante le lenti scure. Come mai quel corso era così affollato? Le avevano garantito che c'era una certa selezione lì alla NYU.
A quel punto si era rivolta direttamente a Bella, chiedendole se a lei non avessa dato fastidio scoprire che quell'aula era così affollata.
In quel momento, con quella domanda, aveva realizzato chi si fosse appena seduta accanto a lei: Ashley Cox, figlia del famoso campione di baseball Paul Cox e della sua prima moglie. Sapeva chi fosse il padre perchè riempiva le pagine della cronoca rosa grazie alle sue numerose avventure. Kelly e Jessica non avevano mai mancato di commentare che era un figo pazzesco, nonostante i suoi quarantanni suonati.
Le era stato inevitabile pensare che anche Edward a quarantanni avrebbe mantenuto ancora il suo fascino.
Anzi, probabilmente il tempo gli avrebbe regalato quella maturità che poteva rendere la bellezza di un uomo ancora più interessante.
Poi Ashley aveva preteso la sua attenzione, ribadendole il concetto se anche lei non fosse seccata dal fatto che c'era tutta quella gente.
Era stata cortese nel rispondere, anche se meno spontanea: sì, in effetti c'erano molti studenti. Però sinora nessuno le aveva rivolto più di tanto l'attenzione, quindi non poteva lamentarsi.
Anche se aveva dovuto ammettere che la presenza di Ashley accanto a lei aveva attirato molta più attenzione rispetto al suo ingresso solitario.
Probabilmente due ragazze "famose" vicine davano vita a molti più pettegolezzi: si conoscevano già? Chi era più bella? Erano fidanzate? Se sì, chi ce l'aveva più ricco e bello?
Quel genere di interesse un pò "morboso" di cui spesso le aveva parlato Kelly, e di cui era stata oggetto quando qualcuno aveva avuto l'occasione di avvicinarla e conoscerla.
Poi non c'era stato più modo di rapportarsi nè con Patricia, nè con Ashley, perchè era arrivato il Prof. Baker e aveva dato il via alla presentazione del  corso di laurea che avevano scelto tutti loro presenti.
Per lei era stato automatico concentrarsi sulle parole del professore, escludendo tutto il resto. Le tre ore successive erano così volate, proiettandola allo step successivo: il pranzo.
Solo alle due, infatti, si sarebbe potuta presentare dal Prof. Foster per confermargli l'iscrizione alle sue lezioni. Sino all'ultima era stata indecisa se frequentare, o meno, quel corso alternativo di Filosofia generale.
A farla decidere era stata la scoperta che le avrebbe fruttato un ulteriore bonus cumulabile con il risultato finale.
Si era ritrovata fuori dall'aula magna in compagnia delle sue due nuove conoscenze: Patricia ed Ashley. Non potevano essere più diverse tra di loro, ed era ovvio che in quel momento a fare da "collante" era lei.
Era ritornata col pensiero al gruppetto affiatato che avevano formato lei, Kelly, Angela e Jessica. Sicuramente non sarebbe riuscita a ricreare un gruppo così, dal momento che non avrebbe condiviso tanto tempo come aveva fatto con le vecchie compagne. Però si augurava di poter trovare delle presenze "stabili" con cui condividere quel percorso.
Se era più propensa verso Patricia, era molto più scettica su Ashley. Sembrava averla cercata solo per il fatto che avevano in comune il tratto di essere "note", quindi già sulla stessa lunghezza d'onda.
Prima, però, di decidere se pranzare da sola, o chiedere la compagnia delle due ragazze, era comparsa una terza opzione: Andrea Aristarchi. Se lo era visto sbucare di fianco, salutandola calorosamente.
Si era guadagnato un'occhiata indifferente da parte di Ashley e una più interessata da parte di Patricia.
Aveva avuto appena il tempo di presentargliele, prima che Andrea praticamente la sequestrasse per pranzare loro due soli. La scusa che aveva addotto con le due ragazze per non estendere l'invito,  preoccupandosi così di essere sempre affabile come era nel suo stile, era stata quella che come ex- compagni di scuola avrebbero avuto un sacco di cose da raccontarsi e loro si sarebbero sicuramente annoiate.
Bella di fatto non aveva avuto molta scelta: Andrea aveva mostrato lo stesso entusiasmo del loro primo incontro nel rivederla, tanto che iniziando immediatamente a parlarle, non aveva di fatto atteso nemmeno una sua vera risposta per quell'invito.
Se le prime domande erano state un pò vaghe, tipo chiederle le sue prime impressioni sulla NYU, se era come se l'era immaginata e così via, una volta che avevano preso posto in un angolo del capiente self-service posto all'ultimo piano dello stabile, le domande si erano fatte molto più personali e mirate.
Infatti l'aveva guardata dritta negli occhi, senza più mascherare un certo stupore.
- Devo essere sincero, Bella. Non mi sarei mai aspettato un risvolto simile nel tuo rapporto con Edward. Dopo che me ne sono andato dal St. Marie, non ho più avuto modo di sapere come procedessero le cose tra voi, è vero. Ma dopo quello che è successo quel pomeriggio...
Bella si era resa conto che adesso quel ricordo faceva molto meno male. Parlarne con Edward l'aveva liberata di quella confusione che aveva sempre provato nei confronti di quell'episodio.
- Posso capire il tuo stupore.
Le era venuto da sorridere un pò amaramente.
- In realtà, credo che lo stupore sia di tutti, anche di chi non ha avuto modo di conoscere dettagli più intimi del mio rapporto con Edward come è stato per te.
- Credo che le ultime notizie abbiano contribuito a rendere ancora più... stuzzicante la vostra storia.
Ovviamente era subito saltata fuori la questione che dominava le prime pagine di tutti i giornali. Lo scandalo che minacciava di travolgere il magnate Edward Cullen.
Bella ancora si stupiva di non aver trovato la stampa ad attenderla quella mattina, sia fuori casa che lì all'università. Forse erano più concentrati su Edward in questo momento, visto che da lei avevano ricavato solo dei "no comment".
Sapeva che oggi Edward avrebbe discusso la possibilità di rilasciare un'intervista a Shepard, il giornalista che aveva pubblicato per primo la notizia.
- Già. I giornali si sono buttati a pesce su tutta la faccenda...
- Ma tu, come stai veramente?
Andrea si era mostrato preoccupato. Poteva essere sincero? Si era resa conto che non le interessava più di tanto.
- Bene, perchè non ho dubbi sull'innocenza di Edward. Come vedi, sono qui, alla luce del sole e non rintanata da qualche parte per paura di affrontare il giudizio degli altri.
Aveva risposto con la sicurezza che provava. Avrebbe voluto rispondere così anche a tutti quelli che le avevano rivolto quella domanda, ma aveva rispettato la richiesta di Edward che la voleva silenziosa rispetto a quella storia. Temeva che se avesse iniziato a parlare con la stampa, non l'avrebbero più lasciata in pace.
- Decisamente ho un ricordo di te più... fragile. Mi fa piacere vedere che sembri molto più sicura di te.
- Ma lo sono, Andrea. Sono cambiate tante cose rispetto a sei anni fa, e tutte in meglio.
- Sì, qualcosa lo avevo già notato.
Le aveva rivolto un'occhiata che l'aveva messa leggermente in difficoltà: che si fosse riferito al fatto che era "maturata" anche fisicamente era stato inequivocabile.
- Scusami, non volevo metterti in difficoltà. Era solo una constatazione...
Ad interromperlo era stato l'avvicinarsi di un uomo che aveva immediatamente salutato con un tono rispettoso.
- Mr. Aristarchi, adesso capisco la sua fretta nel lasciare la mia lezione.
Con un sorriso cordiale, l'uomo le aveva rivolto un cenno di saluto, in attesa di una vera e proprio presentazione che Andrea aveva fatto subito dopo.
- Bella, lui è il Prof. Ward. Insegna Economia avanzata. Discuterò con lui la mia tesina conclusiva per il Master che sto seguendo.
- Molto piacere, Isabella Swan.
L'uomo le aveva stretto la mano.
- Piacere di conoscerla.
Se anche aveva avuto un'opinione su di lei, o molto più probabilmente su Edward, vista la materia che insegnava, non lo aveva dato a vedere. Anzi era tornato a rivolgere la sua attenzione ad Andrea, aprendo la valigetta che aveva con sè.
- Mr. Aristarchi, credo abbia dimenticato di prendere questa.
Non appena aveva tirato fuori una cartelletta piena di fogli, Andrea si era agitato sulla sedia.
- Credo ne abbia bisogno se vuole ricevere l'approvazione della Sig. na Swan, per poi presentermela in tempo tra una settimana.
Adesso si era alzato in piedi, un pò imbarazzato, un pò grato all'uomo di fronte a lui.
- La ringrazio moltissimo, ma non doveva disturbarsi. Avrebbe potuto lasciarla al suo assistente, lo avrei visto domani...
Bella, di tutto quello che stava succedendo aveva capito una cosa sola: quei fogli in qualche modo la riguardavano e avevano bisogno della sua approvazione.
- E' stato fortunato: mi hanno dato indicazioni che anche lei si sarebbe recato qui per il pranzo.
Aveva alzato le spalle in un gesto di ovvietà.
- Dovendo venirci anch'io, ho pensato di farle recuperare tempo.
- Bè, non posso che ringraziarla ancora.
- Non c'è di che. Adesso, però, devo andare. Se non mi sbrigo finirà che perdo l'aereo. Ci vediamo tra una settimana, Mr. Aristarchi. Spero davvero di vedere il suo lavoro ultimato.
Poi era tornato a guardare lei.
- Mrs. Swan, spero vorrà aiutare il suo amico. Ha fatto un ottimo lavoro con quella tesina. Sono sicuro che riceverebbe l'approvazione anche di Mr. Cullen.
Quel chiaro riferimento ad Edward l'aveva fatta irrigidire, ma non c'era stato altro. Il Prof. Ward li aveva salutati, lasciandoli di nuovo soli.
- Bella, prima che tu possa pensare male, sappi che te ne avrei parlato subito dopo pranzo con calma.
- Bè, credo che non aspetterò la fine del pranzo. Di cosa si tratta?
Non sapeva bene come sentirsi dal momento che non aveva idea come una tesina potesse riguardarla. Ma stava per colmare quell'ignoranza, dal momento che Andrea le aveva teso la cartellina.
- Puoi verificare tu stessa. Credo sia abbastanza chiaro.
Aveva preso e aperto la cartellina, estraendo il primo foglio.


Executive Master in Direzione e Strategie d'impresa - NYU
Tesi conclusiva di Andrea Aristarchi
Relatore: Prof. Robert Ward
Data creazione: 02-08-10
Ultimo aggiornamento: 14-09-10


L'impresa familiare: processi di successione e corporate governance.

Il presente scritto si propone di offrire un contributo di riflessione con riguardo al significato ed all’importanza della pianificazione del processo di successione, e delle strutture di governo e di controllo più idonee a garantire la continuità ed il successo dell’impresa familiare.Nel primo capitolo, si effettua una revisione della letteratura economico-aziendale in tema di impresa familiare. Dopo aver definito il fenomeno dell’impresa familiare, attraverso i modelli proposti dalla teoria economica ed evidenziato la sua rilevanza nei tessuti economici dei Paesi occidentali, vengono esaminati i principali punti di forza e di debolezza specifici delle aziende di famiglia. A tal fine, nella parte finale del capitolo si introducono i due argomenti oggetto di analisi nel prosieguo di questo studio:
• processo di successione;
• sistemi di corporate governance.
Nel secondo capitolo si illustrano ed analizzano studi e ricerche empiriche, riportati nella letteratura economico manageriale internazionale, che hanno avuto ad oggetto l’impresa familiare, in differenti paesi e realtà socio-economiche. Per la raccolta dei diversi studi empirici ed analisi teoriche, si è ricorso a tre tra le principali riviste economiche mondiali, in tema di piccola impresa ed imprenditorialità:
• Journal of Small Business Management;
• Journal of Business Venturing;
• Entrepreneurship Theory and Practice.
Il terzo capitolo, infine, è dedicato all’analisi diretta dell’impresa familiare, attraverso un’indagine qualitativa dell'impresa Swan. La scelta di tale impresa è riconducibile, in primo luogo, al ruolo ed all’importanza che essa ricopre non solo nell’economia nazionale, ma anche nell’economia mondiale. In secondo luogo, per la variante offerta dalle modalità di successione attraverso la nomina di un tutore legale....



Bella non aveva avuto bisogno di andare avanti nella lettura per capire che in quei fogli c'era praticamente tutta la sua vita, certo analizzata con un punto di vista molto "tecnico/teorico", ma pur sempre qualcosa che parlava di lei.
- Sono sinceramente sorpresa, Andrea. La prima cosa che mi viene da chiederti è come mai tu abbia deciso proprio di scegliere il mio "caso".
Era veramente sorpresa in quel momento.
- Quando mi è stata assegnata questa tesina, ho subito pensato a te. Il tuo "caso" mi offriva l'opportunità di trattare l'argomento introducendo una variante che avrebbe arricchito ulteriormente l'argomento.
C'era dell'altro, lo aveva capito da come si era schiarito la voce, perdendo parte di quella sicurezza che aveva sfoggiato sinora.
- Inoltre, dopo aver scoperto che tu eri tornata qui a New York.... ecco, ho intravisto la possibilità concreta di completare il mio lavoro con del materiale che potrebbe fruttarmi un particolare riconoscimento in sede di discussione.
- Cioè?
- Oltre a corredare il lavoro con le informazioni raccolte da fonti pubbliche, tu potresti rappresentare una fonte diretta da cui attingere informazioni ancora più specifiche.
- Non credo di poterti fornire questo tipo di informazioni... il mio patrimonio è sempre stato amministrato da Edward.
Se era stato incerto prima, adesso lo era sembrato ancora di più.
- Ecco, infatti... era mia intenzione chiederti proprio questo: farmi ottenere la sua collaborazione.
Edward non sarebbe stato nemmeno contento di scoprire l'argomento della sua tesina... se poi vi doveva anche contribuire...
- Bella, credimi, è una cosa molto importante per me. Altrimenti non te l'avrei mai chiesto.
- Andrea, non so...
- Mi faresti davvero un regalo eccezionale... forse, potresti farlo pensando che saresti tu, questa volta, a salvarmi...
Il riferimento a quello che aveva fatto per lei quel giorno era stato ovviamente un "colpo basso", ma rimaneva il fatto che senza di lui probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.
E forse, ora, non sarebbe stata in procinto di sposarsi con Edward.
Non era del tutto sicura di quello che stava per fare, però una parte di lei sentiva di doverlo ad Andrea.
- Non posso risponderti adesso, Andrea. Però ti prometto che ci penso e ti farò avere una risposta entro domani.








Si accettano scomesse su come la prenderà Edward!
Specie in questo momento che è così... suscettibile sull'argomento! XD!
Questo mi dà modo di ricongiungermi ad un passaggio del capitolo: la discussione tra Emmett ed Edward. La "carta bianca" di cui parla Edward non comprende sicuramente l'uccidere qualcuno. Quello che dice Emmett subito dopo, ossia che per Rose ucciderebbe, va presa per quella che è: una metafora per trasmettere l'idea di come sia forte l'amore che i due provano per le rispettive compagne.
Chi sarà la persona che si vuole vendicare di Edward?
Avete indicato come possibili candidati Gwen Vernon (la figlia dell'ammiraglio), l'ammiraglio stesso, Andrea... non vi viene in mente nessun altro? Provate ancora a pensarci un attimino... il prossimo capitolo, comunque, vi fornirà la risposta!
Un'altra piccola nota la riservo sulla "notorietà" di Bella: non essendo una cantante o un'attrice, ho pensato che potesse starci che non si gettassero su di lei tutti gli studendi della NYU, ma che la osservassero a distanza, comunque consci di non trovarsi di fronte ad una ragazza qualsiasi.
Vorrei dirvi ancora tanto, ma il tempo stringe e voglio postare il capitolo.
Diciamo, quindi, che sarete voi a pormi le domande che vorrete, o che questo capitolo vi avrà suscitato.
Vi auguro un buon week-end, ci sentiamo giovedì prossimo.
Un bacione grande.
Robi





PS: ho sempre i miei occhiali rossi, solo che faccio molta fatica ad indossarli per mancanza di tempo!
Però non disperate, non ho gettato la spugna! XD!

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Capitolo 41
*** Capitolo 39 ***


Buongiorno ragazze!
Di nuovo in possesso del mio pc, eccomi ad aggiornare. Purtroppo ho dovuto riscrivere l'intero capitolo, e come sempre succede, non è venuto proprio come lo avevo scritto originariamente. Meglio o peggio? Direi abbastanza uguale... quindi se non vi piacerà, non vi sarebbe piaciuto nemmeno nella versione originale! XD!
Ma parliamo del suo contenuto: l'inizio, per esempio... Edward è sempre lui, non si smentisce mai! Non arrabbiatevi, però, è fatto così. Io per prima, poi, credo che le persone non possano completamente cambiare comportamento... nel senso che fondamentalmente ciò che siamo, rimaniamo! Si può un pò smussare, ma non stravolgere! Quindi... sapete che Edward tende ad essere un pò... ehm... protettivo! XD!
L'ambientazione: fa da sfondo un evento mondano, e non ho resistito alla tentazione di personalizzarlo con una passione comune! Consideratelo un piccolo "cameo"...
La fine: arriva il colpevole... siete state brave ad indovinare chi fosse? Non ve lo anticipo! XD!
Chiudo parlando di vacanze: aggiornerò ancora settimana prossima, esattamente giovedì 4 Agosto. Poi andrò in vacanza due settimane! Quindi, poi tornerò ad aggiornare Giovedì 25 Agosto.  Ovviamente, dovesse cambiare qualcosa, lascerò notizie sulla mia pagina autrice (e quelle lettrici che mi hanno "autorizzato" riceveranno anche un mio avviso tramite posta).
Adesso vi lascio alla lettura del capitolo, ci risentiamo in fondo.
Un bacio.
Roberta


Ps - Care lettrici, mi permetto di segnalarvi una raccolta di ff che potrebbe letteralmente farvi morire dal ridere! Si tratta di una parodia riuscitissima della saga di Twilight la cui autrice è Clodie Swan. Iniziate dal primo episodio, ossia Parodia: il sole di mezzanotte, secondo me non ve ne pentirete!



Davanti ad un paio di birre gelate, Edward e Jasper apparivano più come due amici intenti a chiacchiere leggere, piuttosto che a discorsi seri.
- Temi che non sia un caso, quindi?
- Giudicami pure paranoico, ma trattandosi di Isabella voglio essere sicuro al cento per cento che le cose siano come appaiono. Quindi, voglio sapere tutto quello che c'è da sapere su Andrea Aristarchi e sulla sua famiglia. Se c'è qualche scheletro nell'armadio deve saltare fuori.
Jasper aveva manifestato una certa ironia solo con un'occhiata e, ovviamente, non era sfuggita ad Edward.
- Okay, ho capito, paranoico è poco... ma tutti abbiamo il nostro punto debole, o sbaglio?
L'occhiata che gli aveva rivolto a sua volta, non era stata meno ironica e pungente.
- Touchè.
Avevano bevuto rispettivamente un sorso di birra, quasi a brindare ad una medesima "condanna": essere capace di gestire affari da milioni di dollari nel caso di Edward, rischiare una pallottola  tutti i giorni nel caso di Jasper, ma ritrovarsi entrambi vulnerabili davanti all'amore.
- Comunque... visto che siamo in argomento... so che non è molto professionale quello che sto per chiederti, Edward...
- ... ma potrei evitare di avere contatti con Alice almeno per un pò?
Era stato Edward a finire la frase per Jasper, ottenendo di far incupire l'azzurro dei suoi occhi.
- Alice ti ha preceduto di qualche ora con la medesima richiesta. Vorrebbe non doverti frequentare nemmeno per lavoro...
- Mi dispiace...
Aveva accolto quelle scuse con la giusta comprensione, poichè le sentiva assolutamente sincere.
- Jasper, sarò altrettanto sincero: se non foste stati tu e Alice, avrei preso la cosa diversamente. Siete due collaboratori preziosi, di cui mi posso fidare ciecamente. Ma soprattutto siete due persone intelligenti, e so per certo che questa situazione tra di voi non vi impedirà di essere professionali come sempre. Quindi, lascio fare a voi....
- Grazie, Edward, davvero.
Con un ultimo sorso, Edward aveva finito la sua birra. Gettando un'occhiata all'orario, si era alzato per congedarsi.
- ... adesso, però, devo andare. Ho ancora qualche chiamata da fare prima di prepararmi... non vorrei far aspettare Isabella.
- Lei e Rose vanno direttamente là?
- Sì. Quando mi ha chiamato Alice mi ha detto che ne avevano ancora per un pò... sai che quando vuole, sa diventare una vera perfezionista.
- Già.
Lo sguardo di Jasper era tornato cupo, distante.
Ad Edward dispiaceva vederlo così tormentato, ma era consapevole che non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo.
Ognuno doveva affrontare i propri fantasmi da solo e trovare il coraggio per sconfiggerli.



XXXXXXXXXXXXXXX




Il pomeriggio di Bella era letteralmente volato una volta uscita dall'università.
Dopo aver salutato Patricia e Ashley, con le quali aveva iniziato a condividere lezioni e pause, ad attenderla non c'era stata solo Rosalie ma anche Alice.
Era stata lei stessa a chiederle di aiutarla a prepararsi per la serata che l'aspettava. Nei giorni precedenti, infatti, si era sottoposta spontaneamente ad un'intensa seduta di shopping, acconciature e prove trucco.
Voleva provare, per una volta, ad abbandonare i panni della ragazzina acqua e sapone.
Quando lo aveva dichiarato ad Alice, questa si era prodotta in un sorriso enigmatico, dichiarandole che se si fosse fidata di lei al cento per cento, avrebbe praticamente offuscato la presenza di tutte le altre donne presenti.
Ecco, Bella non si era proprio sentita in grado di raggiungere un risultato del genere, nemmeno con il prezioso aiuto di una personal stylist in gamba come Alice, però sperava di riuscire a lasciare almeno Edward senza parole.
Voleva vedere i suoi occhi verdi accendersi di desiderio per lei.
Così aveva passato il pomeriggio da MaxIme, famosa atelier di moda, dove Alice era praticamente di casa.
La proprietaria, Max Imerard, un'eccentrica signora di origine tedesca dai modi spicci, era infatti stata una sorta di pigmalione per la vivace brunetta che in quel momento stava dando gli ultimi ritocchi al suo abbigliamento.
In piedi, al centro del salone, Bella ancora non aveva avuto occasione di guardarsi in uno specchio. Per il momento doveva cercare di capire dagli sguardi delle persone che la circondavano come potesse apparire.
Max sembrava assolutamente soddisfatta del risultato, Rose annuiva sorridendo, la truccatrice aveva riposto tutto i suoi strumenti, la ragazza che le aveva acconciato i capelli aveva tenuto solo quella che sembrava lacca per un ultimo ritocco e gli occhi di Alice, adesso che aveva finito di sistemarle la bretellina, sembravano brillare.
- Bella, sei assolutamente splendida.
Max si era prodotta anche lei in un applauso entusiasta, perdendo per un attimo quell'aria un pò severa che inizialmente l'aveva spiazzata.
- Alice ha ragione. Sei decisamente affascinante.
Si era voltata in direzione di Rose, e l'aveva trovata con i pollici alzati, in un gesto che l'aveva fatta sorridere.
- Stasera li stendi tutti! Preparati a sentirti addosso gli sguardi invidiosi delle donne e quelli ammirati degli uomini!
Alice era veramente entusiasta del risultato ottenuto.
Lei, in realtà, era solo uno lo sguardo che voleva sentirsi addosso...
- Sì, sì... quando si saprà che quell'abito è mio, alcune mie clienti mi rimprovereranno di non aver creato qualcosa di simile anche per loro...
- L'unica cosa che un pò mi preoccupa, sono questi tacchi...
Questa volta, non aveva proprio potuto trovare un compromesso: aveva dovuto indossare dei sandali con un tacco pericolosamente vertiginoso.
- Sai qual'è il trucco, mia cara?
Max era tornata ad essere asciutta nei modi, come l'aveva conosciuta in quei giorni.
- Non allontanarti mai dal tuo cavaliere e dal suo braccio. Un ottimo espediente per avere sempre un sostegno sicuro!
Alice aveva annuito, proprio come se a parlare fosse stato un oracolo divino.
- Max ha ragione, Bella. Mai affrontare un red carpet da sola, a meno che non ti senta più che sicura... o che tu non sia una modella di professione!
- Non credo che ne calcherò molti di red carpet... diciamo che non rientrano nelle mie aspirazioni.
La sua natura timida, dopotutto, era sempre in agguato: il pensiero di molte serate come quella, non la rendeva particolarmente entusiasta.
- Bè, mia cara, come fidanzata di Edward Cullen, credo che non potrai esimerti dall'essere obbligata ad una certa mondanità...
Era la prima volta che un estraneo si riferiva esplicitamente a lei come alla fidanzata di Edward.
Se da un lato le aveva provocato un lieve imbarazzo, dall'altro c'era stata una fitta piacevole allo stomaco.
Tra quattro mesi sarebbe stata più che una fidanzata, sarebbe diventata la moglie di Edward Cullen.
Sì, dopotutto per lui avrebbe affrontato anche più spesso serate del genere.
- Se allora le signore giudicano terminato il loro lavoro, direi che io e Bella ci potremmo avviare. Ci vorrà una mezz'ora per raggiungere RC Music Hall. A quest'ora il traffico non perdona...
All'invito di Rose, Bella aveva guardato Alice, la quale per tutta risposta l'aveva presa per mano.
- Okay. E' arrivato il momento che sia tu stessa a giudicare se siamo state più o meno brave.
Così dicendo, l'aveva accompagnata finalmente verso una serie di specchi che ricoprivano parte di una parete.
- Dai, chiudi gli occhi e aprili quando te lo dico io. Così c'è l'effetto sorpresa...
Sentendosi in effetti un pò emozionata, Bella aveva assecondato l'idea di Alice di non sbirciare prima.
Quano si era sentita posizionare proprio come quando ci si trova davanti ad uno specchio, aveva atteso ancora qualche secondo e poi aveva riaperto gli occhi.
Ma davvero era lei quella riflessa nello specchio?
Il sorriso soddisfatto di Alice bastava a fugare ogni dubbio.
Era lei, solo con due gambe chilometriche, un decoltè molto più procace, i capelli raccolti ad incorniciarle il volto reso luminoso dal trucco.



Se ci fosse stata Kelly, ne sarebbe stata entusiasta anche lei. Già si immaginava come l'avrebbe minacciata di morte se non avesse osato presentersi con qualcosa del genere anche in occasione del suo compleanno.

- Devo proprio ringraziarvi tutte, questo risultato è tutto merito vostro.
Aveva lanciato un'occhiata particolarmente riconoscente ad Alice, vera autrice di quella trasformazione.
- Diciamo che la materia prima offriva buoni spunti...
Alice le aveva fatto l'occhiolino, mostrando ancora una volta il suo carattere estroverso ed esuberante.
Si era soffermata a pensare come fossero diversi lei e Jasper, e come proprio questo, forse, avesse messo in crisi la loro storia.
- Grazie, ma credo che tutti questi complimenti mi stiano dando alla testa... sarà meglio che torni con i piedi per terra... anzi, sarà bene che segua il vostro consiglio e stia bene attenta a dove li metto stasera!
Questa sua ultima uscita aveva provocato la risata di tutte, dopo di che si era congedata insieme a Rose per recarsi all'appuntamento con Edward.
Camminando lentamente, Bella aveva provato a mantenere un'andatura sciolta. Non era decisamente facile, ma con un pò di concentrazione poteva anche non sembrare proprio così impacciata come in realtà si sentiva.
Aveva mentalmente ringraziato la loro professoressa di recitazione, fissata oltre che con la dizione, anche con la postura. Era stata una valida attrice di teatro, pertanto aveva insistito con loro ragazze perchè entrassero in sintonia con il proprio corpo per non sembrare tanti sacchi di patate quando si muovevano sul palco.
Si erano divertite da morire lei, Kelly, Jessica ed Angela durante quelle lezioni.
Adesso, ricordando il passato più serenamente, riusciva a trovare ugualmente tanti bei momenti vissuti anche durante quegli anni così difficili.
- Mi fa piacere vedere che hai preso meglio l'idea di questa serata rispetto all'altra volta...
La voce di Rose l'aveva riportata al presente. Le aveva sorriso, effettivamente abbastanza tranquilla.
- Mi sa che sto iniziando a prendere coscienza che non posso proprio fingere di essere un'altra persona...
Se ne era resa conto in quei giorni, all'università. In bene, ma anche in male, comunque tutti le riservavano sempre un minimo di attenzione. Aveva notato anche i professori gettarle qualche occhiata più curiosa rispetto agli altri studenti.
- Lo avresti voluto? Essere qualcun altro e non la ricca ereditiera Isabella Swan?
Una domanda decisamente impegnativa, che forse non si aspettava posta così a bruciapelo da Rosalie. Si era guardata nello specchio dell'ascensore.
Avrebbe voluto non essere Isabella Swan?
No, era contenta di se stessa. Si era resa conto che, nonostante tutto, non aveva mai pensato ad una vita diversa.
Era stato il suo destino perdere Reneè e Charlie, ma anche incontrare Edward e innamorarsi di lui.
- No, Rose.
L'aveva guardata, sicura della sua risposta.
- Tutto quello che sono stata mi ha portato ad essere come sono. E ne ho ancora tanta di strada da fare... ma conto di proseguire bene, seguendo l'esempio dei miei genitori e avendo anche la fortuna di avere accanto a me Edward.
Forse Rose la poteva capire, lei ed Emmett avevano affrontato insieme momenti difficili, superandoli restando uniti.
- Penso sia fondamentale credere nel proprio compagno. E io non ho dubbi sul fatto che Edward sia l'uomo giusto per me.



XXXXXXXXXXXXXX




Il red carpet di quella sera le appariva come una lingua di fuoco da attraversare tra una folla di fotografi, fans scatenati e semplici curiosi.
L'evento a cui stavano per partecipare, d'altronde, era l'anteprima mondiale di uno dei film più attesi del momento.
La loro partecipazione era legata più ad un discorso economico, piuttosto che celebrativo: Edward, infatti, era uno dei maggiori azionisti della casa cinematografica produttrice del film in questione.
Le aveva chiesto di presenziare con lui a quella serata, confessandole sinceramente che voleva iniziare a condividere con lei anche la vita pubblica, non solo quella privata.
Ora che tutti sapevano di loro, non voleva più privarsi della sua compagnia.
Ed era stato così sicuro di se nell'esporle quel pensiero, che anche lei non aveva avuto alcuna esitazione nel rispondergli sì.
Aveva fatto una scelta consapevole accettando di far parte della sua vita, era giunto il momento di iniziare a dimostrarglielo concretamente.
- Te l'ho già detto che sei bellissima, stasera?
La mano di Edward era scivolata dal ginocchio sulla sua coscia, provocandole un brivido lungo la schiena.
- Sì.
- Ti ho anche detto che sei maledettamente sexy?
Con le dita aveva seguito l'orlo del vestito, salito a più di metà coscia quando si era seduta sull'ampio sedile della limousine.
Sorridendo maliziosa, gli aveva bloccato la mano coprendola con la sua.
- Sì. Mi hai detto anche questo... ma non ti autorizza lo stesso ad intrufolarti sotto il mio vestito...
Si era sentita spogliare da quegli occhi verdi che la fissavano un pò corrucciati.
- Ragazzina, non puoi pretendere di apparirmi come una dea, senza che io abbia voglia di adorarti come tale...
Le labbra di Bella, rese ancora di un rosa più invitante grazie al lucidalabbra, si erano schiuse in un sorriso che aveva fatto perdere un battito al cuore di Edward.
Se anche mi chiedesse la luna, io troverei il modo di regalargliela.
Si era ritrovato in balia di un simile pensiero quando Bella lo aveva raggiunto a bordo della limousine, solo una decina di minuti prima.
Il secondo pensiero era stato quello di tornare immediatamente a casa, per soddisfare l'urgente bisogno che lo aveva assalito di possederla in ogni maniera possibile.
L'uomo delle caverne è sempre in agguato quando si tratta di lei.
Ecco un altro pensiero che lo aveva spinto a riflettere su come perdesse tutta la sua razionalità quando si trattava di Isabella.
- Ecco, appunto, adorare... non concupire...
- Concupire?
Ancora quelle labbra rosa e lucide, così invitanti, si erano schiuse in un sorriso divertito.
- Scusa, ho usato un termine forse troppo difficile per te... diciamo allora approfittare o circuire... o...
- Ragazzina...
Le aveva stretto leggermente la coscia davanti a quella presa in giro, sporgendosi verso di lei per sussurrarle nell'orecchio quello che le avrebbe fatto se davvero avesse avuto l'intenzione di circuirla lì, adesso, in quel preciso momento.
Sentire in risposta il corpo di Bella ammorbidirsi contro il suo, aveva messo a dura prova il suo autocontrollo. A salvarlo dalla decisione di ripetere l'esperienza di possederla sul sedile di una limousine, era stato un leggero colpo sul vetro.
Il segnale che era giunto quasi il momento di scendere e sfilare a favore delle persone assiepate lungo il tappeto rosso.
- Sento di odiare già profondamente ogni singolo minuto di quel film... dovrò stare in una sala buia con te, senza poterti nemmeno sfiorare...
Bella si era leggermente scostata da lui, per riacquistare un pò di sangue freddo, ma era rimasta in contatto tenendogli la mano e incrociando le dita con le sue.
- Io sono curiosa, invece... con Kelly abbiamo letto i libri da cui è tratto. In un certo senso... ecco... ne siamo rimaste molto colpite...
Edward le aveva scoccato un'occhiata di fuoco.
- Immagino da cosa siate rimaste colpite, dall'idea che sarebbe stato David Pattinson ad interpretare quel vampiro! Ma sappi che ti sei appena giocata la possibilità che io ti permetta di conoscerlo di persona...
- Stai scherzando, vero? Io ho accettato di venire solo perchè lo volevo conoscere! Stiamo parlando di un bellissimo ragazzo che per giunta interpreta il vampiro più sexy di tutti i tempi!
- Ragazzina, tu stai rischiando grosso...
Quel botta e risposta era quello che le serviva per dimenticare che di lì a poco avrebbe dovuto percorrere quel tappeto rosso al fianco dell'unico uomo che lei ritenesse degno della sua attenzione.
E che, comunque, era considerato anche lui uno dei dieci uomini più sexy al mondo..
Quindi sarebbe stata lei a dover essere gelosa di lui, e non il contrario!
- Bè, sappi che anch'io ti terrò d'occhio. Leyla Stewart non solo è molto bella, ma ha anche la mia stessa età!
- Non è mia abitudine circuire le ragazzine...
Aveva accompagnato quell'affermazione con uno sguardo che era valso più di mille parole.
Diceva che c'era solo lei, di ragazzina, nella sua vita.
- Nemmeno per me con i ragazzini. Preferisco gli uomini di una certa età... hanno il fascino delle rughe.
Aveva ottenuto in risposta una promessa pericolosa.
- Allora, se stasera ti comporterai bene, può darsi che dopo a casa... ti permetta di osservare più da vicino le mie...
Un doppio colpo leggero sul finestrino, il segnale che era ora di scendere, le aveva impedito di rispondergli, ma non di ricordare quanto fosse bello il suo viso stravolto dal piacere.



XXXXXXXXXX



I flash erano scattati nel momento stesso in cui la portiera della limousine si era aperta. Ancora prima di sapere chi sarebbe sceso, i fotografi erano già pronti ad immortarlo.
Se erano stati tanti quando era apparso Edward, erano quasi raddoppiati quando era scesa anche Bella.



Era la seconda volta che si concedevano pubblicamente, ma in assoluto la prima da fidanzati e per giunta nel pieno di uno scandalo che li voleva invece l'uno contro l'altro.
Se per loro apparire insieme era stato normale, sicuramente lo era meno per i giornalisti che ci avrebbero ricamato sopra.
Già circolavano molte ipotesi sul loro fidanzamento: che Edward lo avesse fatto per "tenerla buona", che ci fosse un accordo ben preciso tra loro per reciproco interesse, che fosse un modo per sviare l'attenzione da altre grane che però erano comunque emerse.
La loro versione ufficiale sulla questione non era ancora giunta, nè sarebbe mai arrivata. Edward era fermamente convinto di aver già detto su di loro tutto quello che aveva da dire, rilasciando quell'intervista a Vanity Fair, e che il resto sarebbe stato discusso solo in un'aula di tribunale.
Dal canto suo, Bella non aveva nessuna voglia di entrare in contatto con la stampa, quindi rimanere in silenzio non le costava alcuna fatica.
- Stasera li stai facendo impazzire...
La voce di Edward le era giunta tra il rumoreggiare della folla e gli inviti dei fotografi a guardare verso di loro. Ora che erano mano nella mano, sembravano veramente impazziti. Qualcuno aveva avuto anche il coraggio di invitarli a baciarsi per immortalare il momento.
- Direi che a farli impazzire sia il fatto che siamo qui insieme, e per giunta mano nella mano...
Il fatto che stessero parlando tra loro, sorridendosi e stando più vicini, aveva scatenato una nuova ondata di flash e di commenti da parte dei fotografi. Ora a chiedere che si scambiassero un bacio erano in molti.
- Forse dovrei sfruttare il momento e baciarti veramente... l'unico timore che ho è quello di non riuscire a smettere, poi...
Bella trovava quasi irreale parlare così intimamente con lui, mentre lentamente si stavano spostando verso l'ingresso del teatro, sempre sotto gli obiettivi dei fotografi e degli sguardi delle altre persone assiepate dietro le transenne.
- Mi vuole rovinare la reputazione del tutto, Mr. Cullen? Sinora ero passata per una brava ragazza...
Le aveva stretto di più la mano, chinandosi su di lei per parlarle in un orecchio, senza perdere il sorriso affascinante che aveva sfoggiato a beneficio del pubblico.
- Se fossi stata una brava ragazza, prima mi avresti fatto sbirciare sotto il tuo vestito...
- Edward... stai cercando di farmi perdere quella calma che sono riuscita a racimolare per affrontare tutto questo... soprattutto dall'alto di questi tacchi?
Sorridendo anche lei, lo aveva guardato negli occhi fulminandolo con uno sguardo che aveva ottenuto solo di accentuare la sua aria divertita.
- Lode al tuo coraggio, e per dimostrartelo mi trasformo nel cavaliere perfetto che ogni dama vorrebbe avere al suo fianco...
Le aveva lasciato andare la mano, solo per risalire con una carezza lieve lungo il braccio e sulla vita, circondandola poi con il braccio. Un sostegno sicuro, proprio come quello auspicato da Max e Alice, grazie al quale aveva percorso tutto il red carpet senza incorrere in catastrofiche figuracce.
Erano arrivati così nel grande atrio, dove erano già presenti altri invitati più o meno famosi. Accompagnata da Edward, Bella si sentiva perfettamente in grado di affrontare la serata.
Lei sapeva esattamente quale era il legame tra loro, e con quella consapevolezza si sarebbe rapportata con gli altri.
- Ci sono alcuni miei soci della Starlight Production, è quel gruppetto dall'aria molto soddisfatta. In effetti  è stato un bel colpo assicurarsi i diritti cinematografici di questa saga, ci sono tutte le premesse per sbancare ogni precedente record al botteghino. Ti dispiace se andiamo subito a salutarli?
Le aveva indicato un gruppetto di uomini di varie età, e relative compagne, immersi in una conversazione che doveva essere davvero piacevole a giudicare dalle facce sorridenti.
- Sì, certo, andiamo pure. Comunque, parlando di successo... sicuramente è stata anche molto azzeccata la scelta del protagonista...
Edward l'aveva guardata con aria sorniona.
- E' inutile che insisti, ti terrò ben lontana da Pattinson. L'unico modo che avrai di vederlo, sarà attraverso lo schermo...
Le era venuto da ridere, perchè proprio in quel momento aveva sentito esplodere un boato fuori dal teatro, seguito da mille voci diverse che chiamavano l'attore sia con il suo nome vero, David, sia con il nome del protagonista, Peter.
Doveva appena essere arrivato e già si era scatenato il delirio.
- Non posso non conoscerlo... quando Kelly saprà che ero qui, per prima cosa mi chiederà di lui! Per seconda se ho pensato a lei e se mi sono fatta dare il suo numero di cellulare!
Adesso era stato Edward a ridacchiare, scuotendo la testa.
- Se avessi saputo prima che tipo intraprendente era Kelly, credo che ti avrei ritirato dal St. Marie.
- Kelly è una bravissima ragazza, guarda che la stampa esagera con i suoi flirt... ha avuto soltanto due ragazzi, in realtà!
Edward, intanto, la stava conducendo lentamente verso il gruppetto dei soci che voleva salutare.
- Lo so che è una brava ragazza...
Le aveva lanciato un'occhiata decisamente molto meno maliziosa e più possessiva.
- Ma sai anche che sono maledettamente maschilista e retrogrado, quindi non posso che gioire davanti al fatto che tu non abbia seguito il suo esempio... lasciandomi il privilegio di averti fatto scoprire le gioie del sesso...
Erano praticamente quasi arrivati, ma lei non si era risparmiata di lanciargli un'ultima provocazione.
- Sei stato il primo... ma chissà, magari non sarai l'unico!
Mentre già diverse paia d'occhi la stavano osservando, in attesa dei saluti ufficiali, Edward l'aveva messa in difficoltà sussurrandole poche parole in un orecchio.
- Non credo proprio, Isabella. Perchè farò sempre in modo che tu non debba mai lasciare il nostro letto insoddisfatta...



XXXXXXXXXXXXXX



La proiezione del film era stata un vero successo, quando le luci si erano riaccese gli applausi erano scattati spontaneamente tra il pubblico presente.
Gli attori principali erano stati invitati sul palco per ricevere i complimenti che fioccavano insieme agli applausi.
Anche Bella si era ritrovata ad applaudire, giudicando la trasposizione cinematografica degna del libro letto.
Edward l'aveva nuovamente presa in giro sul fatto che non avrebbe visto il "bel Pattinson" più vicino di così, ossia da una distanza di una decina di metri.
Lei aveva subito colto l'occasione per ricordargli che nemmeno lui avrebbe visto la "giovane Stewart" più vicina di così.
Poi aveva pensato che la gelosia, nella giusta dose, era più potente di qualsiasi afrodisiaco.
Infatti le si era accesa dentro una voglia irrefrenabile di abbandonare tutto e tutti, per precipitarsi a casa e rimanere da sola con lui.
Invece, aveva dovuto accontentarsi di prenderlo sottobraccio e recarsi nel salone adiacente, dove stava prendendo vita un party che sarebbe durato sino a notte inoltrata.
Pubbliche relazioni, le aveva chiamate Edward.
Ovviamente un uomo come lui aveva conoscenze che spaziavano in ogni ambiente, dalla finanza allo spettacolo, grazie ai suoi affari estesi ad ogni genere di attività.
Era un oratore brillante, anche in presenza di persone che non aveva mai incontrato. Si era ritrovata ad ammirare la sua capacità di apparire sempre sicuro di sè e di quello che stava dicendo.
Bella si sarebbe accontentata di arrivare a possedere la metà di quella sicurezza, e contava di imparare proprio da lui.
Così, aveva cercato di mantenere la sua naturale timidezza sotto controllo, sforzandosi di apparire sempre sorridente e tranquilla, anche quando gli interlocutori del momento avevano manifestato una certa perplessità nei suoi confronti.
I soci di Edward che avevano inizialmente salutato, per esempio, l'avevano squadrata con un certo scetticismo, forse non sapendo bene cosa pensare di lei.
Per tutta risposta si era comportata in maniera assolutamente discreta, ma ferma.
L'unico momento in cui si era leggermente irrigidita, anche un pò agitata, era stato quando gli occhi di tutti avevano seguito il braccio di Edward scivolarle intorno alla vita, in un abbraccio decisamente intimo e possessivo.
Ecco, lì aveva immaginato tutta una serie di pensieri passare nella mente di chi aveva di fronte: è così giovane rispetto a lui; ma sarà soltanto scena la loro o si ameranno davvero?; ma saranno innocenti o colpevoli?
Allora aveva cercato lo sguardo di Edward, trovandolo tranquillo e affettuoso, indifferente alla reazione degli altri.
Le era bastato per scacciare il lieve disagio e tornare a pensare che non aveva motivo di preoccuparsi del giudizio di chi non aveva la minima conoscenza di lei.
Che pensassero pure quello che volevano, l'importante era che fosse lei a sapere quale era la verità.
Aveva ragione Edward, qualunque cosa avessero detto o fatto, sarebbe sempre stato interpretato in mille modi differenti, a seconda della persona che lo elaborava.
- Isabella?
Una voce dal timbro estremamente sensuale l'aveva richiamata al presente.
- Era da un pò che cercavo di avvicinarti, ma Edward sembrava marcarti stretta...
La risatina che era seguita, era stata definita dalla stampa "così sexy da evocare giochi di seduzione tra lenzuola di seta nera".
- D'altronde è proprio nella sua natura essere possessivo verso tutto ciò per cui prova un interesse particolare...
Se non ci fosse stato quello sguardo limpido e incredibilmente azzurro ad accompagnare quella frase, Bella si sarebbe sicuramente sentita offesa. Lei era molto di più che un "interesse" per Edward.
Ma Alyssa Kent la stava guardando in maniera assolutamente amichevole.
- Comunque, io sono Alyssa, ed è un vero piacere fare la tua conoscenza. Edward mi ha parlato di te, qualche volta...
Bella aveva stretto la mano che le era stata porta, ricevendo in cambio una stretta salda. che le aveva fatto un'ulteriore buona impressione.
- Piacere, Isabella. O meglio, Bella. Più corto e più semplice...
- Bè, dato che non sono un uomo e non posso avere secondi fini... lasciati fare un complimento sincero: bella di nome e di fatto!
Era arrossita davanti a quel complimento rivoltole da una donna che era davvero di una bellezza incredibile.
Una fitta di gelosia l'aveva colta al ricordo di quelle foto in cui lei ed Edward erano stati ritratti abbracciati.
Okay, lui le aveva detto che non c'era stato mai nulla tra loro, se non una reciproca simpatia, però... se Alyssa avesse voluto, avrebbe avuto dalla sua molte armi per conquistarlo.
- Grazie... però credo che sia tu ad essere di una bellezza incredibile. Lo schermo non ti rende affatto giustizia...
Ancora si era prodotta in una risata che aveva avuto il potere di catturare l'attenzione degli uomini subito vicino a loro.
- Senza volerti sembrare immodesta, Bella... ma questo film sicuramente non mi rende giustizia!
Stavolta anche lei non aveva potuto fare a meno di ridere: Alyssa era una delle protagoniste, interpretava anche lei una vampira, quindi con tanto di cerone bianco a stravolgere il suo aspetto.
Le sembrava davvero simpatica Alyssa, ma comunque si era ritrovata a non abbassare del tutto la guardia.
- Devo farti i complimenti anche per la parte, ti confesso che sei una delle poche che ha reso bene il personaggio del libro...
- Questo sì che mi fa davvero piacere sentirlo... li hai letti tutti i libri, per caso?
Bella aveva annuito.
- Sì, mi sono piaciuti molto, tanto che li ho riletti un paio di volte...
- Bene! Allora dovrai darmi il tuo punto di vista sull'evoluzione del mio personaggio... però un'altra volta, con più calma, qui si viene interrotti continuamente. Magari potremmo trovarci un giorno a pranzo. Che ne dici?
L'invito l'aveva colta totalmente impreparata. Okay che Alyssa ed Edward si conoscevano da diverso tempo, però loro due erano perfette sconosciute!
E dato che lei era una pessima attrice, e Alyssa doveva essersi accorta della sua perplessità, aveva subito subito aggiunto.
- Scusami, Bella! Ti ho messo in difficoltà! Mi dimentico sempre che non tutti sono espansivi e impulsivi come me! Devi sapere che credo molto nelle "sensazioni a pelle", e se una persona mi piace, mi butto subito a capofitto per fare la sua conoscenza. Oddio, in realtà un pò mi sembra di conoscerti già grazie a quello che mi ha raccontato Edward di te...
Alyssa le sembrava un fiume in piena. Da quando l'aveva raggiunta lì al buffet, non aveva ancora smesso di parlare.
- No... è che non saprei... cioè, che tipo di parere vorresti? Non so se potrei essere di aiuto...
- Oh, tipo conoscere che ne pensi di Esme, del suo rapporto con Peter, con gli altri del suo clan... insomma, un punto di vista da "lettrice", per arrivare ad avere un'ulteriore visione del personaggio. Contrariamente a quanto si dice, sono un'attrice altamente insicura...
- Alyssa, mia cara, tu insicura? Dopo due Oscar? Ma a chi vuoi darla a bere?
Edward era riemerso da una fitta conversazione con il regista e la sceneggiatrice del film, entrambi ovviamente entusiasti per l'approvazione ricevuta in sala.
Stava fissando Alyssa con uno sguardo sornione che la diceva lunga su come fosse davvero amichevole il loro rapporto.
- Alla tua fidanzata, quella che non ti sei nemmeno degnato di presentarmi, obbligandomi a farlo da sola!
Decisamente erano amici.
Una punta di gelosia era tornata a farsi viva, nonostante continuasse a ripensare che Edward l'aveva definita "una conoscenza piacevole con cui passare il tempo durante eventi altrimenti noiosi".
- Stavo per farlo, ti ho vista arrivare. Poi Paul e Lynette mi hanno intercettato e non potevo certo ignorarli...
- Ecco, lo vedi? Non imparerai mai. Si assecondano gli attori, non i registi o gli sceneggiatori... siamo noi che ci mettiamo la faccia, portando un film al successo...
Edward le si era avvicinato, e come già tante volte aveva fatto quella sera, l'aveva abbracciata cingendole la vita.
- Come puoi vedere, Isabella, Alyssa è assolutamente modesta e priva di ego.
- Caro Edward... oh, scusate, ma è arrivato finalmente il mio accompagnatore... non ama molto le luci della ribalta, preferisce evitare la trafila della stampa...
Nello stesso momento in cui Alyssa aveva fatto cenno ad un uomo che si stava dirigendo verso di loro,  Bella si era sentita quasi mancare riconoscendone l'identità.
- Bene, così ve lo presento subito... ci siamo conosciuti ad un party di amici comuni, e devo dire che mi ha colpito immediatamente...
Bella non riusciva a credere che stesse succedendo davvero, e si era stretta istintivamente di più ad Edward. Quest'ultimo l'aveva subito guardata negli occhi, mostrandole quanto fosse diventata fredda e determinata la sua espressione.
Sapeva che sarebbe stato presente anche lui.
Aveva avuto solo il tempo di formulare questo pensiero, prima che Edward riportasse lo sguardo sull'uomo che ormai li aveva raggiunti.
- Alyssa, perdonami, ho tardato più del dovuto. Però vedo che eri già in ottima compagnia...
- Infatti, Richard... lascia che ti presenti...
- In realtà non sono necessarie le presentazioni, Alyssa.
La voce di Edward era stata gelida come lo sguardo, tanto che l'entusiasmo della donna si era in parte smorzato sostituito da un'ombra di incertezza.
- Sia io, che Isabella, conosciamo bene Mr. Davenport.
Davenport non aveva battuto ciglio, dimostrando anche lui di aspettarsi quell'incontro con Edward.
- Sì, giusto Mr. Cullen.
Poi, prendendo per mano l'attrice, le si era rivolto con fare divertito.
- Devi sapere, Alyssa, che mio nipote Matt frequentava lo stesso istituto di Isabella, in Svizzera. E' lì che l'ho conosciuta... diciamo che nell'ultimo anno, qualche volta, sono stato un pò una spalla su cui piangere per lei...
Bella era riuscita a non morire di vergogna, solo grazie alla presenza di Edward al suo fianco. Lo aveva visto sostenere lo sguardo di Davenport senza battere ciglio, dando prova di come fosse preparato a quello che stava succedendo.
Alyssa, invece, sembrava aver intuito che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato in quell'incontro e si era mossa a disagio.
- Si era presa una bella cotta per lui, vero Isabella?
Aveva spostato lo sguardo su di lei, e lei avrebbe tanto voluto ricambiarlo con altrettanta fredezza, ma era al di là delle sue capacità in quel momento.
- Purtroppo, però, mio nipote è stato scoraggiato in maniera piuttosto decisa dal ricambiare quell'interesse...
Era tornato a guardare Edward, adesso.
- Vero, Mr. Cullen?
Aveva scosso la testa, fingendo una disapprovazione che era stata la ciliegina sulla torta di quella recita assolutamente perfetta.
- Ma penso, visto tutto ciò che si è venuto a sapere ora, che avesse davvero una ragione particolare per farlo... curava i suoi interessi personali....
La risposta di Edward non si era fatta attendere, ed era giunta nel gelo più totale.
- Esatto, Mr. Davenport, ed è una ragione tuttora valida.
Non aveva più degnato di uno sguardo l'uomo, rivolgendosi ad Alyssa.
- La stessa che mi spinge a scusarmi con te, Alyssa, per essere costretto ad informarti solo ora che il tuo incontro con Mr. Davenport non è stato affatto casuale. Aveva un particolare interesse nell'avvicinarti, ma temo che questo non sia nè il momento, nè il luogo migliore dove parlarne. Se vuoi, ti aspetto domattina nel mio ufficio, dove potrò mostrarti prove concrete di quello che sto dicendo.
Aveva inchiodato Davenport con uno sguardo che prometteva una battaglia durissima.
- Ne sono venuto in possesso anch'io solo qualche ora fa e sarò ben lieto di mostrartele.









Quest'ultima frase è a beneficio vostro, perchè non volevo che ce l'aveste con Edward sino al prossimo capitolo! XD!
Immagino che abbiate pensato "ha trascinato lì Bella senza dirle che ci sarebbe stato quel viscido di Davenport!". No, lo ha scoperto solo qualche ora prima, e ha ragionato sulla cosa, preferendo non dirlo a Bella già molto "agitata" per la serata in generale, quando si sono incontrati. E' ovvio che adesso ne discuterà con lei, informandola su ciò che ha scoperto.
Sapete che ha un istinto molto forte di protezione nei confronti di Bella, quindi era preparato a darle il massimo del sostegno nel momento in cui l'incontro sarebbe avvenuto.
E mi sembra che ci sia riuscito, dal momento che la carta vincente l'ha giocata lui, dimostrando ancora una volta di poter smentire le insinuazioni di Mr. Davenport.
A proposito: complimenti, la maggior parte di voi aveva fatto il suo nome come ipotetico colpevole!
E Alyssa cosa c'entra? Lo scoprirete presto...
E Andrea? Teniamo d'occhio anche lui... non si sa mai! XD!
Tenete presente che sono una grande lettrice di libri gialli, ma come "autrice" potrei rivelarmi un totale disastro! XD!
Direi che per oggi vi ho "stressato" abbastanza, ma sappiate che sono moooolto contenta, perchè ancora domani... e poi sarò in ferie per quattro settimane!
Relax, famiglia, scrittura, lettura... questo il mio programma! XD!
Un bacione grandissimo
Robi.



















 
  


 








 



 

 

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Capitolo 42
*** Capitolo 40 ***


Buongiorno ragazze,

dal momento che l'emozione è forte, non garantisco che riuscirò ad esprimere al meglio quello che mi appresto a dirvi.
Ho sempre condiviso molto di me con voi lettrici di Efp, e questo mi fa sentire molto colpevole per il modo in cui sono scomparsa senza dare più alcuna notizia.
Purtroppo quelle che pensavo circostanze personali non gravi si sono rivelate l'esatto contrario. Hanno dato il via ad un periodo molto buio e difficile, da cui ho cercato faticosamente di uscirne stringendo i denti e pregando molto.
Ho chiuso fuori dal mio mondo molte persone e molte cose, non riuscivo a fare diversamente.
Ho chiuso fuori anche Efp e tutte voi.
Non appena, però, c'è stato uno spiraglio di luce qualche mese fa, il pensiero è tornato anche qui.
Scoprendo quante di voi mi avevano cercato nel tempo (qualcuna anche arrabbiata e la capisco) ha contribuito in qualche modo ad allargare ancora un pochino di più lo spiraglio di luce.
E ve ne sono grata, perchè senza saperlo avete contribuito a rafforzare il mio percorso di risalita.
Ora mi sento più forte ed essere qui a dirvi che ho voglia di ricominciare mi fa sentire che ho imboccato la direzione giusta.
Non so se sarò in grado di ricominciare nella maniera che molte di voi apprezzavano, ma al momento per me è importante solo che mi sia tornata la voglia di scrivere e di sognare ancora.
Così ricomincio da loro, dall'Edward e Bella che raccontavo con indosso i miei occhiali rosa (a volte anche rossi...).
Non sono riuscita a scrivere molto in questo capitolo di ripresa, perchè non è stato semplice ri-immergermi nella storia. Mi sono ritrovata molto emozionata e sommersa da ricordi felici di quando scrivevo di loro un anno e mezzo fa e tutto doveva ancora succedere.
Però avevo voglia di farvi sapere che sto tornando e che, spero, con una certa cadenza di poter completare "Un amore tra le onde".
Ringrazio ancora davvero tutte quelle lettrici che mi hanno dimostrato affetto pur nel silenzio che ho mantenuto in questo tempo, lasciandomi molto spesso messaggi ben auguranti.
Spero di potervi risentire e di riprendere dove ci siamo interrotte.
Un bacio grande.
Roberta









- Quel verme viscido, strisciante, schifoso! Se fossi stata lì, gli sarei saltata addosso e gli avrei cavato gli occhi! Edward avrebbe dovuto dargli la lezione che si merita! Altro che trascinarlo in tribunale, dovrebbe trascinarlo davanti ad un plotone di esecuzione! Ma scusa, Bella, Emmett non è mica un ex navy seals? Sicuramente avrà qualche bella idea su come poter sistemare quel verme! Potrei suggerirgliene qualcuna anch'io...

Bella aveva dovuto allontanare leggermente il cellulare perchè le imprecazioni di Kelly erano decisamente in crescita e non in diminuzione. Erano già dieci minuti buoni che le stava illustrando cosa avrebbe voluto fare a Davenport se fosse stata presente anche lei alla festa della sera prima, dopo che ovviamente le aveva raccontato cosa avevano scoperto sul suo conto e di come aveva usato Alyssa per arrivare a colpire lei ed Edward.
Ancora aveva davanti agli occhi l'espressione di Edward e ancora un brivido gelido le era corso lungo la schiena.
Per un attimo aveva temuto di vedere Davenport morire sotto i suoi occhi tanto era stato micidiale.
Quando erano riusciti a parlare di quello che era accaduto, mentre tornavano a casa, le aveva detto parole così decise che le erano rimaste scolpite nella mente.
"Nessuno, Isabella, può permettersi di minacciarti. In nessuna maniera. Chi oserà farlo, si ritroverà sempre a dover fare i conti con me".
In quegli occhi verdi che la fissavano intensamente aveva trovato diverse emozioni che l'avevano toccata nel profondo : amore, paura, possesso, rabbia.
Un mix che le aveva fatto comprendere come il suo istinto di protezione fosse proporzionale all'amore che provava per lei.
I giorni passavano e a lei sembrava sempre più impossibile che una volta loro due fossero stati così distanti.
- Sai cosa ti dico, Bella? Che a parlare così tanto di quell'essere è come se gli stessimo dando un'attenzione che non merita affatto! Quindi, concludo dicendo che sicuramente qualsiasi trattamente gli riserverà Edward, sarà la cosa più giusta che gli possa capitare!
Kelly aveva tirato un enorme sospiro, sintomo che stava per ributtarsi nella conversazione con tutt'altro argomento.
- Quindi, adesso, parliamo di David Pattinson! Devi dirmi esattamente tutto quello che hai scoperto di lui vedendolo di persona! Non tralasciare nulla, neanche il più piccolo particolare, capito? Devo sapere il più possibile per quando arriverà qui a Los Angeles! Ho praticamente obbligato mio padre a mettere a disposizione gratis uno dei suoi alberghi per tenere la conferenza stampa di presentazione, in modo che tutto il cast vi soggiorni. L'ho anche obbligato ad offrire a David la possibilità di usufruire di una breve vacanza se vorrà, ovviamente a sue spese. Tanto comunque ne ricava in pubblicità, quindi non è che gli costi poi molto offrirgli il meglio. Ovviamente potrà usufruire anche della più bella ragazza sulla piazza di Los Angeles, cioè me, ma questo ho preferito non dirlo a mio padre. Anche se credo lo abbia intuito da come l'ho tormentato per la conferenza stampa... ma tanto mi conosce, quindi mi sa che ci ha messo una pietra sopra.
Kelly era di nuovo un fiume in piena, ma in fondo ne era contenta, l'esuberanza dell'amica era sempre un'iniezione di vitalità anche per lei che tendeva ad essere molto più riflessiva.
- Quindi, Bella? Ci sei ancora?
- Sì, ci sono. E' che come al solito, non riesco ad inserirmi nella conversazione!
La risata dell'amica le era giunta piena e coinvolgente.
- Scusa! Sarà che sono su di giri anche perchè domani devo dare il mio primo esame e praticamente non ho aperto un libro.
- Kelly!
- Lo so, lo so... ti prego non partire con una delle tue prediche sullo studio. Lo sai che la secchione sei sempre stata tu! Io sono sempre stata quella che si teneva a galla giusto per non finire tutti i giorni nell'ufficio del Preside Klee.
Erano ancora scoppiate a ridere, entrambe ricordando i giorni trascorsi al St. Marie, quando condividevano la quotidianità tra alti e bassi.
- Okay, niente prediche. Però posso chiederti perchè non hai studiato? Qualche problema? Mi dispiace, in questi ultimi tempi finisce sempre che parliamo solo di me e della mia nuova vita.
- Ehi, adesso non iniziare coi sensi di colpa, okay? Non c'è niente che non va per me, a parte una momentanea mancanza di voglia di studiare. Non so, non sono pienamente convinta dell'inidirizzo che ho scelto... ma di parlarne con mio padre non ne ho molta voglia. Sai quanto ci tiene all'idea che prenderò il comando quando lui si ritirerà per godersi il "meritato riposo"... che poi, te lo vedi mio padre riposarsi? Io no! Ma non divaghiamo, torniamo alle cose importanti! Allora, David, com'é?
Era rimasta un attimo in silenzio prima di rispondere.
- Veramente, Kelly, non sono riuscita ad avvicinarlo molto...
- COSA? Lo avevi lì a portata di mano e ti sei fatta scappare l'occasione? E cosa ti ha impedito di... no, no aspetta! Ti prego, non me lo dire! Non mi dire che è stato per Edward! Mr. Egocentrico è entrato in azione e ti ha tenuto alla larga da lui?
Bella si era messa a ridere perchè l'amica si era abbastanza avvicinata alla realtà: Edward si era mostrato subito poco entusiasta del fatto che lei volesse conoscere David.
Edward Cullen, l'uomo tra i dieci più affascinanti al mondo, era geloso di lei!
Era impossibile non crogiolarsi davanti ad una scoperta del genere, soprattutto perchè lei era convinta che non ce ne fosse stato nemmeno bisogno.
David Pattinson era sempre stato circondato da una schiera di belle donne, una più bella dell'altra... e sicuramente anche molto disponibili! Di certo non sarebbe rimasto abbagliato da lei, ma Edward era parso sicuro dell'esatto contrario.
Quindi, in un modo o nell'altro, aveva sempre evitato che le loro strade si incrociassero durante il party. Quando glielo aveva fatto notare, aveva avuto la faccia tosta di sfoderare un'espressione a metà tra l'innocente e il sorpreso, davanti alla quale si era arresa subito.
Era praticamente impossibile resistergli, o almeno era così per lei.
- Diciamo di sì. Però, diciamo anche che io non ho insistito più di tanto... ora me ne pento, però. Non immaginavo che ci volessi davvero provare con lui!
- Scusa, Bella, ma di chi ti ho parlato tutto il tempo l'anno scorso?
- Di lui, certo, ma credevo fosse così, tanto per dire. Mica ci si può innamorare di qualcuno senza neanche conoscerlo...
C'era stato un lungo silenzio dall'altra parte che però era stato molto più esauriente di un lungo discorso.
- Kelly? Non puoi pensare sul serio quello che stai pensando!
- No certo! Tu non ti sei innamorata di un uomo che praticamente non esisteva nella tua vita!
- Ma Edward era il mio tutore! Tra di noi c'era comunque un legame...
- Sì, ho capito, ma non puoi negare che in fondo ti sei innamorata di lui dopo solo sei giorni di vacanza... sei giorni, non sei anni... un colpo di fulmine! E vi sposate anche!
L'ultima affermazione era stata decisamente più scettica, ma d'altronde le aveva già detto come la pensava al riguardo e non era una novità perciò che non le andasse a genio l'idea.
- Quindi, mi stai dicendo che è normale che tu sia innamorata di David?
- Non sto dicendo che sono innamorata... però sento che potrebbe essere un tipo molto giusto per me!
Il rumore di una porta che si apriva e delle voci sempre più vicine avevano fatto capire a Bella che il tempo per quella conversazione con Kelly era agli sgoccioli.
- Kelly? Edward si è liberato, posso richiamarti domani?
C'era stato un sospiro rassegnato dall'altra parte. Ovviamente esagerato, perchè nessuno a parte Kelly, avrebbe potuto prenderla in giro su quell'argomento sapendo come stavano davvero le cose.
- Ovvio che sì. Anche se una cosa te la devo proprio dire: inizio a credere che era molto meglio prima, quando tu ed Edward eravate cane e gatto. Allora non mi avresti mai sbattuto in faccia il telefono per correre subito da lui!
Probabilmente c'era un fondo di verità, ma detto dalla sua migliore amica aveva un risvolto positivo: in realtà era contenta che le cose fossero cambiate così tra lei ed Edward. L'aveva vista soffrire tanto, per cui sicuramente ora riteneva giusto che fosse così felice.
Tutto era sempre dipeso dalla stessa persona, tanto Edward l'aveva lasciata sola, tanto ora la voleva sempre al suo fianco.
La dimostrazione che aveva iniziato a portarsi del lavoro a casa, era il segno di come cercasse di trascorrere più tempo possibile con lei. Quindi, di riflesso, anche lei cercava di passare tutto il tempo con lui quando era a casa.
- Grazie Kelly. E comunque, sappilo, ti voglio sempre bene. Anche se mi sposo con Edward, tu rimarrai per sempre la mia migliore amica.
C'era stata una risata soffocata.
- Isabella Swan, sei diventata una maledetta ruffiana! E comunque ti vorrò sempre bene anch'io... anche se non hai conosciuto David come ti avevo chiesto... vorrà dire che mi godrò la sorpresa di scoprire com'è davvero! Allora un bacio, a domani!
- Ciao, un bacio.
Aveva chiuso la conversazione mentre Edward entrava in salone affiancato dal suo avvocato. O meglio, il capo del team di avvocati che erano al servizio delle imprese Cullen ventiquattro ore su ventiquattro.
Aveva osservato come apparisse autoritario e professionale anche se non indossava uno dei suoi eleganti completi, ma semplicemente dei jeans ed una camicia di una sfumatura di verde molto simile a quella dei suoi occhi.
Occhi che erano corsi velocemente a lei, quasi in una carezza fugace, per poi tornare a guardare l'uomo che stava congedando con un'ultima richiesta.
- Gordon, le rinnovo la richiesta di ridurre allo stretto necessario la presenza di Isabella in tribunale. Pretendo che facciate il possibile in questo senso.
Edward aveva nuovamente spostato lo sguardo su di lei, e dato che l'avvocato stava fissando lui mentre lo rassicurava che avrebbero fatto il possibile, Bella si era concessa di sbuffare e alzare gli occhi al cielo, fingendo scherzosamente di trovare esagerato il suo modo di essere protettivo.
Incurante di quello che avrebbe potuto pensare di lui Mr. Gordon, Edward le aveva rimandato uno sguardo truce ed un'alzata di spalle come a dirle "lo sai che sono fatto così, per cui rassegnati".
- Allora, credo che sia tutto. Aspetto notizie il prima possibile.
Aveva accompagnato l'uomo all'uscita.
- Certo, Mr. Cullen. Non appena avremo depositato il memoriale la informerò immediatamente sulle decisioni del giudice. Mrs. Swan è stato un vero piacere conoscerla e farò il possibile per risolvere tutta questa spiacevole situazione.
Si erano stretti la mano e poi l'avvocato era scomparso dentro l'ascensore.
Non appena le porte si erano richiuse, si era voltato verso Bella e l'aveva trovata in piedi, mentre assumeva uno sguardo truce per fargli il verso su come le era apparso qualche attimo prima.
- Mr. Cullen, ora pretendo che faccia il possibile perchè la qui presente ragazza possa non morire di fame! Lo sa che sono già le due passate? E' stato rinchiuso in quello studio per quasi tutta la mattina!
Il sorriso malizioso che era comparso sul viso di Edward  ne aveva ammorbidito immediatamente i lineamenti, sottoponendo il suo cuore ad un duro lavoro straordinario.







Vederlo così le faceva ancora lo stesso effetto delle prime volte, quando le era apparso impossibile che potesse avere un sorriso così seducente.
- Di che fame stiamo parlando, Isabella? Perchè anch'io avverto un certo languore...
Aveva afferrato un cuscino e glielo aveva scagliato contro, cercando di colpirlo.
- Ma sei incredibile! Tanto paterno e premuroso nei miei confronti davanti all'avvocato e poi, invece, scopro che di me ti interessa una cosa sola!
Lui aveva afferrato al volo il cuscino per poi rilanciarlo sul divano. Non aveva perso l'espressione maliziosa, anzi sembrava essersi rafforzata mentre le andava incontro.
- E io scopro di essere già scivolato al secondo posto nella scala dei tuoi bisogni... penso di doverti rinfrescare la memoria...
Bella, ridendo, si era rifugiata dietro il divano per sfuggirgli. Una mossa che aveva iniziato a perfezionare, dal momento che giocare così tra di loro era diventato qualcosa di abbastanza frequente quando erano soli.
A dire il vero, una mattina erano stati beccati da Rosalie che non sapeva della presenza di Edward ancora in casa dal momento che erano già le dieci passate. Ma era stata una lunga mattinata piacevole da quando si erano svegliati e ancora Edward non aveva trovato la forza di andare in ufficio. Rose aveva espresso l'eccezionalità della cosa lanciando uno sguardo più che stupito quando loro due erano sbucati dal corridoio gridando e rincorrendosi come due bambini. Lei in pigiama e Edward con indosso solo un paio di boxer.
Quando erano rimaste sole si era sentita molto in imbarazzo, ma poi Rose le aveva raccontato di alcune "lotte" avvenute tra lei ed Emmet, e la cosa l'aveva fatta sentire subito meno stupida.
- Io non voglio che mi rinfreschi la memoria... io voglio mangiare! Non sono mica una vecchietta come te... io devo ancora crescere!
Gli aveva anche fatto una linguaccia, giusto per sottolineare il fatto che la più giovane in effetti era lei.
- Ragazzina impertinente! Ma quando ti prendo...
Lo aveva visto scattare per aggirare il divano, e ridendo, lei era scattata dalla parte opposta.
- Ah, non hai speranza di prendermi! Hai voluto che seguissi le lezioni di Jasper in palestra? E le lezioni stanno dando i loro frutti.
Si era fermato, ma dandole l'impressione che stesse in realtà studiando la mossa migliore per fregarla.
Giocare così con lui le faceva nascere dentro un misto di divertimento ed eccitazione. Perchè indipendentemente da come iniziasse la lotta e da chi la vincesse, si concludeva sempre alla stessa maniera: finivano con l'amarsi con la stessa irruenza con cui si erano inseguiti.
- Sei lento, Cullen.
Bella sapeva di non doversi fidare del silenzio di Edward. Soprattutto perchè conosceva bene l'espressione determinata che aveva adesso il suo sguardo, poteva essere il preludio di una mossa vincente.
- E tu incredibilmente bella come sempre.
Il complimento non se lo aspettava, ed era stato sufficiente per farle perdere quella battaglia. Era rimasta immobile un attimo di troppo, giusto il tempo che era servito a lui per saltare oltre il divano e ritrovarselo così a pochi centimetri di distanza.
A quel punto finire tra le sue braccia era stato inevitabile. Non aveva nemmeno provato a fuggire, perchè ad Edward era bastato allungare la mano per afferrarle un polso e tirarsela addosso.
Premuta contro di lui, aveva dimenticato tutto, fame compresa.
Sollevando il viso per poterlo guardare negli occhi, il suo stomaco si era stretto nel solito nodo.
Non era giusto che quell'uomo possedesse degli occhi così espressivi.
Spesso, quando la guardava, riusciva ad anticiparle solo con lo sguardo quello che le avrebbe voluto fare.
Kelly aveva avuto ragione su di una cosa: lui era stato proprio un colpo di fulmine da cui, probabilmente, non si sarebbe mai ripresa.
- E adesso, che cosa mi dici della tua fame?
Il nodo allo stomaco si era stretto ancora più forte, perchè il respiro di Edward le aveva solleticato l'orecchio.
Le pareva impossibile che solo qualche tempo prima il suo corpo fosse stato del tutto estraneo a sensazioni del genere. Si sentiva come una lampadina percorsa dalla corrente ogni volta che lui la sfiorava.
L'imbarazzo e il timore delle prime volte, era stato sostituito da un desiderio sempre più consapevole che l'amore fisico era la massima espressione dei sentimenti che potevano esserci tra un uomo e una donna.
Quando le mani di Edward l'accarezzavano era come se interi discorsi fluissero dentro di lei, rendendola consapevole di quello che lui sentiva per lei.
- Di preciso non lo so... non dovevi rinfrescarmi la memoria?
L'aveva stretta di più, obbligandola ad arcuare leggermente la schiena e facendo in modo che i loro bacini aderissero completamente. Poi si era leggermente strusciato su di lei.
- Inizi a ricordare qualcosa?
Ricordava tutto, ogni singolo momento trascorso insieme a lui.
- Forse.
E forse lui aveva sorriso appena, ma Bella non ne avrebbe potuto essere certa, perchè si era persa subito nel contatto con le sue labbra.
Di famelico, era rimasto soltanto quel bacio che le stava dando.
Si era ritrovata a ridosso del divano senza neanche accorgersene e con un'altra leggera spinta era finita lunga distesa con il peso di Edward a gravarle addosso.
- Scusa, ti ho fatto male?
Si era staccato dalle sue labbra giusto il tempo per quelle scuse e per sollevarsi leggermente, poi aveva ripreso a baciarla.
Lo poteva capire, anche a lei sembrava di non averne mai abbastanza dei suoi baci. Si era chiesta se per tutti fosse così, magari all'inizio. Poi aveva deciso che non le importava di saperlo. Le bastava che fosse così tra loro due.
Una mano era scesa a sfilarle bruscamente la camicetta dai jeans, per cercare porzioni di pelle nuda e il contatto l'aveva fatta rabbrividire.
- Scusa, ho le mani fredde...
Quello che la faceva impazzire di Edward era anche questo: la capacità di essere irruente e gentile nello stesso tempo. A volte l'aveva posseduta con forza, ma sempre facendole sentire che c'era amore nei suoi gesti.
- Non ti scusare e continua a baciarmi.
Questa volta lo aveva visto bene il sorriso, prima che assecondasse la sua richiesta e tornasse ad impossessarsi della sua bocca.
La stessa mano fredda aveva preso ad aprirle la camicetta, un pò slacciando e un pò strattonando i piccoli bottoni.
Qualcuno era saltato via e le era scappata una risatina.
- Scusa... te li farò ricucire...
Ma a discapito delle scuse, l'ultimo bottone che tratteneva i lembi della camicetta lo aveva strattonato con più forza perchè cedesse immediatamente.
Il sapore di Edward era intossicante, probabilmente lo avrebbero potuto catalogare come una droga illegale. Le bastava che posasse le labbra sulle sue e lei ne voleva già di più.
Intanto la mano aveva trovato il suo seno e lo aveva stretto nel palmo. Le era scappato un gemito di piacere, mentre si era agitata sotto il peso del corpo che la schiacciava sul cuscino morbido del divano.
- Scusa, ti sto schiacciando...
In realtà stava pensando che c'era troppo poco spazio per quella mano tra di loro, e forse lo aveva pensato anche lui, perchè si era improvvisamente staccato da lei.
- No, non mi stavi...
Non aveva finito di parlare perchè Edward si era limitato a rovesciare le posizioni. Ora era lei ad essere a cavalcioni sopra di lui, seduto sul divano.
- Scusa, tu hai fame e io che faccio? Ti strappo i vestiti di dosso...
Erano le ennesime false scuse, perchè aveva capito benissimo di essere riuscito a farle dimenticare la fame.
Voleva solo assaporare meglio la vittoria. E lei poteva anche accontentarlo, ne aveva vinte anche lei di battaglie così.
- Cullen, sai benissimo che non sono le tue scuse quelle che voglio...
Aveva rafforzato la presa sui suoi fianchi per premerla ancora di più sul suo bacino.
- Ah, no? Significa che ti è tornata la memoria?
Aveva immerso le mani nei suoi capelli, stringendoli per attirarlo verso di lei. Poi lo aveva baciato con la stessa irruenza con cui lo aveva fatto lui sino a qualche attimo prima.
Quando lo aveva lasciato andare, l'aveva sfidato con gli occhi.
- Direi che è tornata, ora sai di che cosa hai fame veramente.
Con uno scatto era riuscito ad alzarsi dal divano senza lasciarla andare. Avvinghiata come un'edera alla pianta, gli aveva stretto i fianchi con le gambe e buttato le braccia al collo.
Non appena aveva capito dove stava andando, si era agitata.
- Ehi, stai ferma! Guarda che non sei così leggera come credi... devi aver messo su qualche altro chilo!
Prenderla in giro sul suo peso, come sulla sua fame insaziabile di cibo, era stato uno dei primi argomenti su cui aveva iniziato a scherzare nei primi giorni della loro vacanza in barca.
Era stata una scoperta incredibile vederlo così, lui che era sempre stato rigido e formale nelle sue visite al St. Marie.
- Mi agito perchè stai andando in cucina...
L'aveva guardata maliziosamente, mentre giunti a destinazione, l'aveva depositata sulla superficie del grande tavolo.
- Cara Isabella, sono un uomo dalle mille risorse, dovresti saperlo ormai. Posso sfamarti in ogni modo e contemporaneamente...
E si era voltato verso il frigo, aprendolo e tirando fuori i resti della torta al cioccolato per cui Bella impazziva.
- E la forchetta?
Si era messo a ridacchiare.
- Non credo ti servirà.
No, probabilmente no, dal momento che aveva iniziato a slacciarsi lentamente la camicia.
- Sei davvero un uomo dalla mille risorse, Edward Cullen. Ogni giorno me ne convinci sempre di più.
Aveva sfilato del tutto l'indumento ed era rimasto immobile di fronte a lei. A quel punto, era stata lei ad immergere due dita nel morbido cioccolato, fissandolo negli occhi.
- Tu e tutto questo cioccolato... non credo davvero di avere bisogno di qualcos'altro.
L'aveva fissata anche lui.
- E allora, ragazzina, cosa stai aspettando? Non fare complimenti e serviti pure di entrambi.
Non se lo era fatto ripetere e gli aveva impiastricciato le labbra di cioccolato: per oggi, il suo pranzo iniziava da lì.









Scrivevo sempre qualcosa a fine capitolo, di solito erano chiacchiere spensierate (a volte anche veri e propri deliri) inerenti al capitolo.
Spero di ritornare a farlo presto, per poter dire a me stessa che una parte della Roberta che ero è tornata veramente.
Un bacio ancora a tutte voi.







 

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