Orrore. 27 gennaio 1945

di Elizabeth_Tempest
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Stella Gialla ***
Capitolo 2: *** 2. Stella marrone ***
Capitolo 3: *** 3. Stella viola ***
Capitolo 4: *** 4. Castello ***
Capitolo 5: *** 5. Fonte di Vita ***
Capitolo 6: *** 6. Bambini rapiti ***
Capitolo 7: *** 7. La Follia dei Vincitori e il Sangue degli Innocenti ***



Capitolo 1
*** 1. Stella Gialla ***


Orrore. 27 gennaio 1945

1.Stella gialla.

Il treno avanza. Verso dove, non si sa. I suoi passeggieri sono uomini, donne, bambini, vecchi e giovani, sani e malati. Viaggiano pigiati come bestie. Alcuni piangono, altri parlano per farsi coraggio, ma sono tutti stanchi.

Tra questi c’è Esther.

Lei sta lì, appoggiata alla parete del vagone piombato, di quelli dove si caricano le bestie, non le persone.

Esther stringe la mano di sua madre. Esther ha sei anni, Esther è bionda, Esther è allegra.

Esther è ebrea.

Ha vissuto gli ultimi mesi in un ghetto della Germania. La Germania, il suo paese.

La gloriosa Germania.

Sua mamma si chiama Sarah, suo papà Jakob. E poi c’è sua sorella, Judith.

-Mamma, dove andiamo?- la sua domanda è sempre questa.

-In una nuova casa, tesoro.- e sempre questa è la risposta di sua madre.

Il treno si ferma. Un’altra pausa? No, aprono le porte e gli uomini con la divisa, quelli che urlano parole cattive, con quei cani che abbaiano e fanno vedere il denti a tutti, li fanno scendere.

C’è una ressa, giù dal treno: famiglie che cercano i loro parenti, persone confuse, donne e anziani che fanno fatica a muoversi, alcuni sono colti da malori. Papà cerca i nonni e gli zii, ma non li trova.

Li raggiungeranno dopo, dice.

C’è una grande scritta, sul cancello di questo posto, brutto e freddo. E ci sono persone strane.

Però Esther non sa dire se siano persone vere. Sembrano delle bambole di pezza venute male, senza capelli e con dei vestiti brutti. Sembrano dei fantasmi, pensa, tutta orgogliosa per quel paragone da grande. Come quelli di Judith, che, a dodici anni, è bella e intelligente e tutti le fanno i complimenti per la sua parlantina.

Le persone-fantasma le guardano come se non le vedessero. Lei fa ciao con la manina, ma non rispondono.

Sono ammalati? O ciechi? O forse, solo maleducati? Ah, no, dice Esther, lei da grande non sarà mai tanto maleducata. Povera bambina, piccolo tesoro, tu che grande non ci diventerai mai. Perchè vi dividono, vi scelgono, vi smistano. E tu finisci nella colonna sbagliata, con mamma e Judith.

E marciate, fino a quelle strane stanze, dove vi fanno spogliare. E a te non ti va di lasciare la tua bambola.

Ma vi dicono che troverete tutti dopo. Dovete fare una doccia e la doccia mica si fa vestiti, no?

Mamma e Judith aiutano una vecchia signora.

Entrate, la stanza è buia e le persone in uniforme chiudono la porta piombata.

L’ultima cosa che senti, Esther, di questo mondo ingrato, è il dolore di una morte ingiusta.

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Questa è una raccolta di one-shot scritte in memoria di chi è morto, nei modi più disparati ed orribili, nei lager e i campi di sterminio. 

Fin da bambina questo evento oscuro della stria mi ha affascinata, non in modo positivo, certo, perchè dimostra a che livelli la cattiveria e la stupidità umana possa arrivare e ho deciso di celebrare la memorie di queste vittime (di cui gran parte bambini), per quanto possibile. non sto glissando tanto sui punti strorici, quanto sul punto di vista umano: la paura, la confusione e l'incertezza di un mondo in rovina, della cattiveria umana, visti dagli cchi di una bambina che non ha idea di cosa sia la morte. L'orrore visto dagli occhi di un puro di cuore.

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Capitolo 2
*** 2. Stella marrone ***


2. Stella marrone

Sei in gabbia, Magda. Come un usignolo.

Usignolo, tutti ti chiamavano così, all’accampamento. Libera e canterina.

Dieci anni sono troppo pochi per non essere più libera, figlia del vento. Perchè i Rom sono questo, figli del vento, liberi e focosi.

Nemmeno tu ricordi con perfezione cos’è successo. Un giorno sono venuti gli uomini in divisa, SS li chiamano, ma a te ricordano dei demoni, e vi hanno presi. Sei qui, con Drina, tua sorella, sola e spaventata. Ci sono altre bambine, in questa baracca umida e buia, fredda come il cuore di queste persone.

“Guarda gli occhi, Magda, sempre. Saranno loro a dirti cosa fare. E bada ai gagi, sono crudeli ed impuri.”

Siete tutte romi, se così si può dire. Tu sei una delle più vecchie, quindi le rassicuri tu. Ci sono due donne che si prendono cura di voi, ma vi guardano con uno sguardo strano, come si guardano i cavalli troppo sfiaccati e infermi per lavorare.

Entrano nella baraca, gli uomini senz’anima, mentre tu fai uno scongiuro. Chiama tua sorella Drina e altre bambine. Le portano via.

Sai che Drina non tornerà più.

Sai che Drina finirà su un tavolo freddo di metallo.

Che la taglieranno, come fanno con le altre bambine.

Che morirà lì.

Che non la vedrai più.

Che la prossima sarai tu.

 

 

 

Le stelle marroni erano i Rom e gli apolidi. Durante Olocausto, moltissime bambine Rom vennero usate negli esperimenti di sterilizzazione con mezzi chirurgici, senza anestesia. Morivano per le infezioni o di emoraggia interna.

La parola Romi, donna, è il femminile di Rom, uomo, non nel senso di essere di genere femminile quanto di vera donna, adulta. Qui ho usato la parola romi per far vedere che, anche queste bambine, davati a questo orrore, sono dovute crescere in fretta.

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Capitolo 3
*** 3. Stella viola ***


3.Stelle viola

Preghiamo il Signore, diceva sempre suo padre, nel bene e nel male, Egli ci aiuterà.

Amalia prega il Signore.

Prega il Signore, anche se ha paura.

Una parte di se le dice che sedici anni sono troppo pochi per morire.

Ma l’hanno condannata. Obbiezione di coscienza, dicono le SS.

Fede, la chiama lei. Fede. Quella Fede che l’ha accompagnata in tutta la sua vita.

Quella Fede che non l’abbandona nemmeno ora, quando sa che è finita.

È finita, Amalia. Non hai paura?

Forse sì, un po’ ne ha, ma le vie del Signore sono infinite ed imperscrutabili.

Forse sì, ha paura di lasciare questo mondo, ma ha fiducia nel Signore.

Ha fiducia nel Paradiso.

La chiamano, Amalia Weiss. È finita Amalia.

Lei scaccia queste parole fastidiose.

Le chiedono di pentirsi.

Di cosa? Cos’ha fatto di male? Ha fede nel Signore. È reato?

Sì, è reato.

Amalia Weiss voleva sposarsi. Amalia Weiss voleva essere madre. Amalia Weiss voleva insegnare agli altri ad amare il Signore.

Amalia Weiss è una triangolo viola. Amalia Weiss è coraggiosa.

Amalia Weiss è morta.

Amalia Weiss aveva solo sedici anni, ma è morta perchè aveva fede.

 

 

 

 

Il triangoli viola erano i Testimoni di Geova, tra i primi deportati nei lager. Amalia Weiss non è propriamente una bambina, ma nemmeno un’adulta, ma è stata coraggiosa nella sua fede. L’obbiezione di coscienza era uno dei crimini più comuni fra i Testimoni, quello per cui venivano più frequentemente condannati alla pena capitale.

Non ho idea se venissero mandati nei lager anche dei bambini o se venissero solo allantanati dalla famiglie e spediti in orfanotrofio, ma ho trovato fonti di ragazzi di 17/19 condannati alla pena di morte.

Io non condivido la fede dei Testimoni di Geova e ne ho una conoscenza minima, quindi se qualcuno di voi lo è e vuole farmi notare qualcosa, provvederò a modificare e/o aggiungere. Ho deciso di scrivere questo pezzo perchè mai e ribadisco il mai, ho travato qualcosa di loro sui libri di scuola.

Gli altri triangoli erano:

-rosso, ossia prigionieri politici

-nero o marrone, apolidi, asociali, lesbiche e Rom

-rosa, ossia gay e bisessuali

-verde, ossia criminali comuni

-blu, immigrati.

Con questo si conclude la prima parte della raccolta, le “Stelle”, ossia i prigionieri bambini dei lager. Ma di crimini contro i bambini non ne hanno fatti solo nei lager.

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Capitolo 4
*** 4. Castello ***


4.Castello

Hans è nato scemo, dicono. Gli è mancato ossigeno alla nascita.

Sua madre, Maria, si sente colpevole, suo marito Heinz l’accusa.

Forse è per questo, che quando vengono quelle persone, suo padre glielo da. Lo cureranno dicono. Cure nuove, efficaci, Hans sarà come tutti gli altri bambini.

Hans Müller viene portato in un posto strano. Un castello delle fiabe. Ma lì, di fiabe, non ce ne sono.

Ci sono tanti bambini come lui. Una di loro è tanto buona con lui, Anna.

Gli fanno delle domande, gli uomini strani, ma lui non risponde. Non capisce quelle domande.

“Idiota” dicono. Come suo padre. Come un atto di accusa.

Anna gli viene vicino. Anche di lei dicono che è scema, perchè non risponde mai.

Ma lei dice che non risponde perchè è inutile. Dice che tanto quelle persone non la lasceranno tornare a casa.

Hans e Anna sono biondi, ariani. Ma Hans è zoppo. E scemo. Non sa parlare.

Invece, per Anna, hanno qualcosa contro la sua mamma, che porta una grande stella gialla sul petto.

Chiamano Anna per l’ennesimo controllo.

Varca la porta dell’ambulatoria, di nuovo. E gli fa ciao.

Anna non è più tornata. È malata, gli dicono le infermiere, di polmonite quando inizia ad agitarsi.

Chiamano anche lui. Chissà, magari gli faranno vedere Anna. Ma il dottore, quello che dice Scemo con la stessa espressione di suo padre, lo fa stendere sul lettino.

Una puntura sul braccio. Fa tanto male Hans. Tanto male.

E Maria, povero cuore, riceve una brutta lettera. Maria, povera cara, che non hanno avuto pietà di te.

Hans è morto. Di polmonite.

Hans è morto. Perchè era diverso.

E Maria rimane lì, col grembo vuoto e freddo. Rimane lì, col cuore di madre spezzato. Rimane lì, e niente le ridarà più il suo Hans.

 

 

 

 

Aktion T4 era il progetto eugenetico del Reich, mirato all’eliminazione di disabili, ritardati mentali o invalidi, come nel caso di Hans, storpio e ritardato mentale (all’epoca capitava spesso che, per complicazioni del parto, il bambino rimanesse senza ossigeno per alcuni istanti, che sono comunque abbastanza per compromettere il cervello). Nel progetto erano spesso coinvolti anche i bambini come Anna: figli di ariani ed ebrei, che venivano rinchiusi col falso pretesto di ritardi mentali per via del sangue ebreo.

Il grosso degli omicidi di bambini si ebbe tra il 1938 (anno in cui fu “innaugurato” il progetto) e il 41 (in cui fu soprresso, ma solo sulla carta, s’intende), ma l’ultimo assassinio riconducibile al T4 è del 29 maggio 1945.

Durante questo orribile progetto, le ostetriche e i medici deglo ospedali dovevano segnalare ogni nascita in cui ci fossero segni o certezze di ritardi mentali, problemi motori, invalidità ecc... e moltissimi genitori furono costretti, sotto minaccia di essere assegnati a “lavori speciali” o di essere privati della patria potestà degli altri fgli, a consegnare quelli ritenuti invalidi, ma anche quelli asociali o che potevano diventari “delinquenti”.

Questo progetto aveva come scopo la selezione e l’eliminazione dei osggetti indesiderati, che potevano “sporcare” la razza ariana. Le vittime di hitler non furono solo ebrei, zingari, polacchi... ma gli stessi ariani. Dal 38 al 41 furono uccisi approssimativamente 5000 bambini dai tre anni in poi.

La polmonite citata nel racconto era la giustificazione scritta sui certificati di morte recapitati alle famiglie: in realtà ai bambini veniva fatta un’iniezione letale.

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Capitolo 5
*** 5. Fonte di Vita ***


5. Fonte di Vita

Greta stringe con orgoglio il suo neonato biondo al petto, mentre entra nella sala.

Biondo come il sole. Ariano. Perfetto. Superiore. Predestinato a grandi cose.

Suo figlio. Il futuro della Germania.

Si siede, assieme ai suoi genitori. Ha il viso fiero, di chi sa che ha fatto il suo dovere. Di chi ha portato onore a se e alla sua famiglia. Alla Germania. Greta Mayer ha dato alla luce un figlio della Germania. Un figlio di Hitler. Un forte.

Il pargoletto, che ora dorme pacifico tra le sue braccia, avvolto nella sua coperta bianca, coi suoi bei vestitini, è destinato a dominare l’Europa.

Poco importa che la gente la guardi male, la additti: ragazza madre. Peccatrice.

Lei non lo è. È figlia della Germania, e ha fatto il suo dovere: dare alla Patria un altro guerriero, un altro ariano. Dare alla sua Patria il futuro.

Dare a Hitler un altro seguace, che crescerà nel suo mito.

Dare a Wilhelm quel figlio tanto voluto, che sua moglie non è stata capace di dargli.

Certo,ha tre belle bambine ariane, ma un maschio è pur sempre un maschio, pensa Wilhelm, guardando orgoglioso Greta Mayer e il neonato.

Un bambino in più per la Germania. Ha compiuto il volere di Hitler, quello che ogni ariano dovrebbe fare. Procreare, rimpolpare con sangue nuovo la Patria.

Il prete chiede alla madre il bimbo, per battezzarlo nel nome del Signore.

Si chiamerà Hans Wilhelm.

Le SS presenti guardano con orgoglio e commozione quella nuova vita, nata per accrescere la gloria della Germania. La gloria del Führer.

Sarai il nuovo dominatore dell’Europa, Hans. È questo il pensiero di tutti i presenti, guardando il bimbo, che viene deposto ai piedi dell’altare coperto dalla bandiera nazista. Sul tuo petto, un pugnale.

Come possono sapere quelle persone, che ti stanno imolando al loro Nume, che tutto questo non accadrà? Che, fra pochi anni, dei soldati americani ti troveranno, assieme ad altri bambini, ad altri “figli di Hitler”, abbadonato a te stesso in un Lebensborn? Che Hitler cadrà? Che tu sarai sempre bollato col marchio dell’infamia? Frutto della follia. Non dominatore, ma vittima.

Non Hans Wilhelm, il padrone dell’Europa, ma Hans, il piccolo rinnegato?

Non possono. Semplicemente, ti imolano ad Hitler.

 

 

 

 

 

 

Questa one-shot è dedicata ai Lebensborn kinder, l’altra faccia della medaglia della follia nazista. Se da un lato, inaffti, c’era lo sterminio degli individui razialmente inferiori o non voluti, dall’altro c’era la progettazione di individui razialmente puri.

Ossia, il progetto Lebensborn, tradotto letteralmente “Sorgente di Vita”.

Avviato da Himmler, il braccio destro di Hitler, lo scopo era di fornire alla Germania 500 mila compagnie di soldati “purosangue” (sì, sembra di stare in Harry Potter) nati da genitori ariani e di provata fede nazista.

Il progetto esisteva già fin dal 1935, ma la prima clinica Lebensborn iniziò a funzionare solo il 15 agosto dell’anno dopo.

Il progetto fu un parziale fallimento (sinceramente, quante possibilità c’erano di mettere al mondo un numero così alto di bambini?): di 238 mila SS ne aderirono solo 8 mila. Il progetto si rivolgeva, in particolare, alle ragazze-madri, a cui veniva offerto asilo, aiuto economico e protezione, cercando di prevenire aborti, nascita da disabili ecc.

Anche se il progetto fu fatto passare come una serie di bordelli per soldati, la realtà era ben diversa: madri e bambini erano curati, vivevano in ambienti idilliaci, lontano dall’inquinamento cittadino, venivano nutriti con cibi di ottima e varia qualità, le madri erano esentate da lavori troppo faticosi (insomma, si giravano i pollici tutti i giorno per tutto il giorno) e i bambin seguivano uno speciale regime alimentare proteico, affinchè crescessero sani e forti.

Gregro Ziemer, un educatore americano in visita in una di queste strutture, testimonia: La clinica visitata da Ziemer, un albergo di lusso requisito ad ebrei, si presentava ariosa, luminosa e igienicamente perfetta. Ziemer ebbe anche modo di assistere al pranzo delle partorienti meravigliandosi della quantità e della qualità dei cibi. Le donne, prima di iniziare a mangiare, salutavano con il braccio teso il ritratto di Hitler sotto una svastica, dicendo in coro: "Nostro Führer ti ringraziamo per la tua munificenza; ti ringraziamo per questa casa; ti ringraziamo per questo cibo. A te dedichiamo tutte le nostre forze: a te dedichiamo la vita nostra e quella dei nostri figli!". Osserva Ziemer: "Ringraziavano un nume. Offrivano a Hitler i loro bambini ancora non nati". (da Wikipedia)

Nel 1941 il progetto venne esportato in Norvegia, dove nacquero all’incirca 8 mila bambini di “pura razza ariana” essendo considerati, i norvegesi, come la culla della razza pura.

Nella sola Germania nacquero all’incirca 8 mila bambini, nel

Alla fine di questa orribile guerra, all’incirca sedici mila bambini, i Lebensborn Kinder, subirono le dolorose conseguenze di questo folle progetto.

Le vittime invisibili di Hitler. Le vittime invisibili dell'Occidente. Le vittime invisibili della follia umana e dell'odio più feroce.

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Capitolo 6
*** 6. Bambini rapiti ***


6. Bambini rapiti

Come ti chiami piccolo? Heinrich Schultz.

Biondo, occhi chiari, quasi di ghiaccio, chi non ti crederebbe. Piccolo ariano, nato nel mito di Hitler.

Davvero? Perchè non vedono oltre le apparenze, Heinrich?

Dove sono i tuoi genitori, Heinrich Schultz? Madre morta di parto, padre ucciso dagli sporchi polacchi. Razza inferiore.

Fanno paura, queste parole nella bocca di un bambino di sette anni. Fanno rabbrividire l’odio nei tuoi occhi. Di fronte al soldato non c’è più un bambino, ma una piccolo uomo, cresciuto nell’odio, indottrinato con l’odio e la menzogna. Carne da cannone in miniatura, pronto a morire per il Führer.

Polacchi. Razza inferiore. Destinati a soccombere.

Tedeschi. Razza superiore. Destinati a dominare.

Occhi blu, capelli biondi. Ariano. Tedesco. Heinrich Schultz.

Occhi blu, capelli biondi. Polacco. Jerzy Kowalski.

Da qualche parte Agnezka Kowalski cerca il suo bambino. Jerzy, si chiama Jerzy. Grandi occhi blu che guardano sorridenti il mondo, riccioli color del sole. Hitler l’ha rapito. Hitler gli ha perso il suo bambino.

Dov’è? Dov’è?! Rivuole il suo bambino, Agnezka. Rivuole Jerzy. Jerzy, polacco. Occhi blu, sorriso angelico, capelli biondi.

Heinrich ha bisogno di una mamma. La sua mamma. Dov’è? Non ce l’ha. Morta.

O forse no. Forse ti cerca, Heinrich. Forse cerca Jerzy.

Ma tu non sai chi è Jerzy. Non conosci Agnezka.

E come potresti? Avevi solo due anni, quando nacque Heinrich. E morì Jerzy.

 

 

 

 

Okey, lo so, è un filo nonsense. O forse no.

Heinrich Schultz è il tipico nome di un tipico bambino ariano. Jerzy Kowalski il tipico nome di un tipico bambino polacco. Un bambino sottratto alla madre perchè “razialmente accettabile” agli occhi dei dottori del Reich.

È un bambino rapito: alla sua mamma, al suo passato, alla sua identità, alla sua casa.

La germanizzazione era una perte del progetto Lebensborn: convincere ragazze madri incinte di uomini tedeschi a mettere al mondo i loro bimbi nelle strutture del progetto e poi tornare a casa, mentre i loro figli sarebbero stati dati in adozione. In realtà si trasformò in un vero e proprio rapimento di massa di bambini con caratteristiche fisiche tali da passare per ariani. Nel particolare, in Polonia, da prima i bambini vennerò rapiti da orfanotrofi o famiglie che presentavano tratti “ariani”,  ma ben presto le “ricerche” si estesero: asili, scuole, bambini figli di divorziati o i cui genitori erano stati internati o eliminati in campi di sterminio, addirittura prelevati dalle strade perchè ad occhi avrebbero potuto passare per tedeschi ariani.

Ai piccoli veniva data una nuova identità tedesca e portati in asili e strutture in attesa dell’adozione, dove venivano indottrinati e obbligati a parlare il solo tedesco (non che questa fosse una novità: tecniche del genere furono usate anche dagli statunintensi coi bambini nativi, dagli inglesi con gli aborigeni australiani e dai canadesi con gli inuit.). Dal 42 si operò una vera e propria operazione di selezione di questi bambini tra i due e i sei anni: gli idonei venivano affidati a famiglie strutture, mentre i non idonei eliminati. Quelli giudicati di eccezionale valore raziale tra i sei e i dodici venivano affidati a scuole di germanizzazione. A questi bambini veniva inculcato che la madre era morta di parto e il padre ammazzato da banditi polacchi.

 A causa della scersezza di documenti sulle famiglie di origine, moltissimi bambini, al termine della guerra, non poterono fare ritorno nelle famiglie di origine (vuoi perchè fu impossibile rintracciarle o perchè erano state sterminate durante la guerra), altri furono rimpatriati, altri rimasero con le famiglia adottive, conoscendo o non la verità, altri rifiutarno ogni contatto con le famiglie di origine (di cui, per altro, non avevano ricordi, essendo molti di loro, all’epoca del rapimento, lattanti o bambini in età prescolare).

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Capitolo 7
*** 7. La Follia dei Vincitori e il Sangue degli Innocenti ***


Bene, la raccolta è finita. Abbiamo visto l'orrore di questa guerra, ma forse non tutto...

7. La Follia dei Vincitori e il Sangue degli Innocenti

 

Pazza... Puttana... Pazza...

Synni, senti queste voci? Eppure non sono reali. O forse sì? Forse sono la tua maledizione.

Bastarda... Sangue sporco... Maiale. Bastarda. Bastarda!

Bastarda. Lo sei? Forse. Sangue sporco? Non lo sai.

Synni hai passato tutta la tua vita in quel manicomio. Ma urlavi che non eri pazza. E nessuno ti sentiva.

Figlia dei crucchi... cattivo sangue... pazza... bastarda!

Dov’è tua madre? Tuo padre?

Chi ti ha fatto questo, Synni? Quei buchi nelle braccia?

Curare la tua pazzia? Ma non sei pazza, no?

Sei solo nata sbagliata. Eppure, prima eri giusta. Eri perfetta, pura, ariana. Lo dice il tuo certificato di nascita, con la svastica e l’aquila. Perchè ora sei sbagliata?

Puttana... tua madre era una puttana... la cagna dei crucchi...

Perchè sei ariana. Perchè hai i capelli biondi e gli occhi azzurri. Perchè tuo padre è tedesco.

Perchè sei nata per amore.

Puttana... sbagliata... pazza... PAZZA!

Synni, sei pazza? No, no lo sei. E allora perchè sei in un manicomio? Perchè sei sbagliata. Che significa? Che non sei norvegese. Tua madre è immorale. Perchè? Amava un tedesco, cosa c’è di immorale nell’amore?

Non lo sai. Non è logico.

Pazza... sbagliata... puttana...

Fatelo smettere! Smettetela! Non sono pazza!

Sangue... sangue sporco... sangue versato... sangue...

Sangue. Sangue che macchia le lenzuola candide, la lametta, le dita. Una scritta di sangue.

Non sono sbagliata.

 

 

Alla fine della Seconda guerra mondiale, tutti gli archivi sul continente del progetto Lebensborn vennero distrutti, rendendo quasi impossibile rintracciare i partecipanti e i genitori dei bimbi, ma, nei paesi scandinavi, per via del poco tempo a disposizione per la fuga, questi non vennero fatti sparire. Nel 45 le donne che diedero alla luce bambini con padre tedesco subirono gravissime ripercussioni. Iscritte in liste pubbliche come traditrici della Patria, vennero linciate, arrestate e traslate in campi di concentramento, nella sola Oslo, a fine maggio, si contarono mille arresti e fu emanata una legge retroattiva secondo cui “nei cinque anni precedenti con un nemico tedesco, perderà immediatamente la cittadinanza".

I bambini, vittime di una mentalità tanto perversa come quella che aveva portato alla loro nascita, sono additati come i bastardi dei tedeschi, incapaci di integrarsi nella società norvegese per via del loro sangue, portatori di tare genetiche per via dei geni tedeschi e dell’”immoralità” delle madri (che, in gran parte dei casi, si unirono ai tedeschi per amore) sono rinchiusi in orfanotrofi e manicomi, usati come cavie per gli esperimenti con l’LSD,  maltrattati, discriminati. Alcune madri riuscirono a fuggire, ma le altre furono condannate ad una vita ai margini della società coi figli.

Nel marzo 2007, 154 norvegesi,4 svedesi ed un tedesco, tutti Lebensborn Kinder, fecero ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, accusando il governo norvegese di aver messo in atto nei loro confronti un grave atto di discriminazione. Al governo norvegese che, in passato, come ammissione silenziosa della sua politica discriminatoria, senza però mai averla dichiarata apertamente, aveva offerto parziali indennizzi (per torture, maltrattamenti, ricoveri coatti di bambini di un età compresa tra i pochi mesi e i sei anni), le vittime silenti del Lebensborn chiedevano risarcimenti fino a 250 mila euro come prezzo della loro infanzia rubata. La Corte si espresse a favore della Norvegia, mettendo per sempre la parola fine a questa triste storia, destinata ad essere dimenticata. Si stima che i tassi di suicidi tra gli ex-war children siano altissimi e che gran parte di loro, in Norvegia, sia analfabeta o non abbia ricevuto un’istruzione adeguata, costringendoli, quindi, ad impieghi precari e mal pagati.

Per odio.

*Il nome Synni è il nome della madre di Anni-Frid Synni Lyndstad, meglio nota come Frida, la “rossa” degli ABBA, figlia di Synni Lyndstad, norvegese di 19 anni, e Alfred Haase, ufficiale tedesco, che scappò in Svezia con la figlia e la madre.

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