Orrore. 27 gennaio 1945 di Elizabeth_Tempest (/viewuser.php?uid=104074)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Stella Gialla ***
Capitolo 2: *** 2. Stella marrone ***
Capitolo 3: *** 3. Stella viola ***
Capitolo 4: *** 4. Castello ***
Capitolo 5: *** 5. Fonte di Vita ***
Capitolo 6: *** 6. Bambini rapiti ***
Capitolo 7: *** 7. La Follia dei Vincitori e il Sangue degli Innocenti ***
Capitolo 1 *** 1. Stella Gialla ***
Orrore. 27 gennaio 1945
1.Stella
gialla.
Il treno
avanza. Verso dove, non si sa. I suoi passeggieri sono uomini, donne,
bambini,
vecchi e giovani, sani e malati. Viaggiano pigiati come bestie. Alcuni
piangono, altri parlano per farsi coraggio, ma sono tutti stanchi.
Tra questi
c’è
Esther.
Lei sta lì,
appoggiata alla parete del vagone piombato, di quelli dove si caricano
le
bestie, non le persone.
Esther stringe
la mano di sua madre. Esther ha sei anni, Esther è bionda,
Esther è allegra.
Esther è
ebrea.
Ha vissuto gli
ultimi mesi in un ghetto della Germania. La Germania, il suo paese.
La gloriosa
Germania.
Sua mamma si
chiama Sarah, suo papà Jakob. E poi c’è
sua sorella, Judith.
-Mamma, dove
andiamo?- la sua domanda è sempre questa.
-In una nuova
casa, tesoro.- e sempre questa è la risposta di sua madre.
Il treno si
ferma. Un’altra pausa? No, aprono le porte e gli uomini con
la divisa, quelli
che urlano parole cattive, con quei cani che abbaiano e fanno vedere il
denti a
tutti, li fanno scendere.
C’è una
ressa,
giù dal treno: famiglie che cercano i loro parenti, persone
confuse, donne e
anziani che fanno fatica a muoversi, alcuni sono colti da malori.
Papà cerca i
nonni e gli zii, ma non li trova.
Li
raggiungeranno dopo, dice.
C’è una
grande
scritta, sul cancello di questo posto, brutto e freddo. E ci sono
persone
strane.
Però Esther
non sa dire se siano persone vere. Sembrano delle bambole di pezza
venute male,
senza capelli e con dei vestiti brutti. Sembrano dei fantasmi, pensa,
tutta
orgogliosa per quel paragone da grande. Come quelli di Judith, che, a
dodici
anni, è bella e intelligente e tutti le fanno i complimenti
per la sua
parlantina.
Le
persone-fantasma le guardano come se non le vedessero. Lei fa ciao con
la
manina, ma non rispondono.
Sono ammalati?
O ciechi? O forse, solo maleducati? Ah, no, dice Esther, lei da grande
non sarà
mai tanto maleducata. Povera bambina, piccolo tesoro, tu che grande non
ci
diventerai mai. Perchè vi dividono, vi scelgono, vi
smistano. E tu finisci
nella colonna sbagliata, con mamma e Judith.
E marciate,
fino a quelle strane stanze, dove vi fanno spogliare. E a te non ti va
di
lasciare la tua bambola.
Ma vi dicono
che troverete tutti dopo. Dovete fare una doccia e la doccia mica si fa
vestiti, no?
Mamma e Judith
aiutano una vecchia signora.
Entrate, la
stanza è buia e le persone in uniforme chiudono la porta
piombata.
L’ultima
cosa
che senti, Esther, di questo mondo ingrato, è il dolore di
una morte ingiusta.
----
Questa
è una raccolta di one-shot scritte in memoria di chi
è morto, nei modi più disparati ed orribili, nei
lager e i campi di sterminio.
Fin
da bambina questo evento oscuro della stria mi ha affascinata, non in
modo positivo, certo, perchè dimostra a che livelli la
cattiveria e la stupidità umana possa arrivare e ho deciso
di celebrare la memorie di queste vittime (di cui gran parte bambini),
per quanto possibile. non sto glissando tanto sui punti strorici,
quanto sul punto di vista umano: la paura, la confusione e l'incertezza
di un mondo in rovina, della cattiveria umana, visti dagli cchi di una
bambina che non ha idea di cosa sia la morte. L'orrore visto dagli
occhi di un puro di cuore.
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Capitolo 2 *** 2. Stella marrone ***
2.
Stella marrone
Sei in gabbia,
Magda. Come un usignolo.
Usignolo,
tutti ti chiamavano così, all’accampamento. Libera
e canterina.
Dieci anni
sono troppo pochi per non essere più libera, figlia del
vento. Perchè i Rom
sono questo, figli del vento, liberi e focosi.
Nemmeno tu
ricordi con perfezione cos’è successo. Un giorno
sono venuti gli uomini in
divisa, SS li chiamano, ma a te ricordano dei demoni, e vi hanno presi.
Sei qui,
con Drina, tua sorella, sola e spaventata. Ci sono altre bambine, in
questa
baracca umida e buia, fredda come il cuore di queste persone.
“Guarda gli
occhi, Magda, sempre. Saranno loro a dirti cosa fare. E bada ai gagi,
sono
crudeli ed impuri.”
Siete tutte
romi, se così si può dire. Tu sei una delle
più vecchie, quindi le rassicuri
tu. Ci sono due donne che si prendono cura di voi, ma vi guardano con
uno
sguardo strano, come si guardano i cavalli troppo sfiaccati e infermi
per
lavorare.
Entrano nella
baraca, gli uomini senz’anima, mentre tu fai uno scongiuro.
Chiama tua sorella
Drina e altre bambine. Le portano via.
Sai che Drina
non tornerà più.
Sai che Drina
finirà su un tavolo freddo di metallo.
Che la
taglieranno, come fanno con le altre bambine.
Che morirà
lì.
Che non la
vedrai più.
Che la
prossima sarai tu.
Le stelle
marroni erano i Rom e gli apolidi. Durante Olocausto, moltissime
bambine Rom
vennero usate negli esperimenti di sterilizzazione con mezzi
chirurgici, senza
anestesia. Morivano per le infezioni o di emoraggia interna.
La parola Romi,
donna, è il femminile di Rom, uomo, non nel senso di essere
di genere femminile
quanto di vera donna, adulta. Qui ho usato la parola romi per far
vedere che,
anche queste bambine, davati a questo orrore, sono dovute crescere in
fretta.
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Capitolo 3 *** 3. Stella viola ***
3.Stelle
viola
Preghiamo il
Signore, diceva sempre suo padre, nel bene e nel male, Egli ci
aiuterà.
Amalia prega
il Signore.
Prega il
Signore, anche se ha paura.
Una parte di
se le dice che sedici anni sono troppo pochi per morire.
Ma l’hanno
condannata. Obbiezione di coscienza, dicono le SS.
Fede, la
chiama lei. Fede. Quella Fede che l’ha accompagnata in tutta
la sua vita.
Quella Fede
che non l’abbandona nemmeno ora, quando sa che è
finita.
È finita,
Amalia. Non hai paura?
Forse sì, un
po’ ne ha, ma le vie del Signore sono infinite ed
imperscrutabili.
Forse sì, ha
paura di lasciare questo mondo, ma ha fiducia nel Signore.
Ha fiducia nel
Paradiso.
La chiamano,
Amalia Weiss. È finita Amalia.
Lei scaccia
queste parole fastidiose.
Le chiedono di
pentirsi.
Di cosa? Cos’ha
fatto di male? Ha fede nel Signore. È reato?
Sì, è reato.
Amalia Weiss
voleva sposarsi. Amalia Weiss voleva essere madre. Amalia Weiss voleva
insegnare agli altri ad amare il Signore.
Amalia Weiss è
una triangolo viola. Amalia Weiss è coraggiosa.
Amalia Weiss è
morta.
Amalia Weiss
aveva solo sedici anni, ma è morta perchè aveva
fede.
Il triangoli
viola erano i Testimoni di Geova, tra i primi deportati nei lager.
Amalia Weiss
non è propriamente una bambina, ma nemmeno
un’adulta, ma è stata coraggiosa
nella sua fede. L’obbiezione di coscienza era uno dei crimini
più comuni fra i
Testimoni, quello per cui venivano più frequentemente
condannati alla pena
capitale.
Non ho idea se
venissero mandati nei lager anche dei bambini o se venissero solo
allantanati
dalla famiglie e spediti in orfanotrofio, ma ho trovato fonti di
ragazzi di
17/19 condannati alla pena di morte.
Io non
condivido la fede dei Testimoni di Geova e ne ho una conoscenza minima,
quindi
se qualcuno di voi lo è e vuole farmi notare qualcosa,
provvederò a modificare
e/o aggiungere. Ho deciso di scrivere questo pezzo perchè
mai e ribadisco il
mai, ho travato qualcosa di loro sui libri di scuola.
Gli altri
triangoli erano:
-rosso, ossia
prigionieri politici
-nero o
marrone, apolidi, asociali, lesbiche e Rom
-rosa, ossia
gay e bisessuali
-verde, ossia
criminali comuni
-blu,
immigrati.
Con questo si
conclude la prima parte della raccolta, le
“Stelle”, ossia i prigionieri
bambini dei lager. Ma di crimini contro i bambini non ne hanno fatti
solo nei lager.
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Capitolo 4 *** 4. Castello ***
4.Castello
Hans è nato
scemo, dicono. Gli è mancato ossigeno alla nascita.
Sua madre,
Maria, si sente colpevole, suo marito Heinz l’accusa.
Forse è per
questo, che quando vengono quelle persone, suo padre glielo da. Lo
cureranno
dicono. Cure nuove, efficaci, Hans sarà come tutti gli altri
bambini.
Hans Müller viene
portato in un posto strano. Un castello delle fiabe. Ma lì,
di fiabe, non ce ne
sono.
Ci sono tanti
bambini come lui. Una di loro è tanto buona con lui, Anna.
Gli fanno
delle domande, gli uomini strani, ma lui non risponde. Non capisce
quelle
domande.
“Idiota”
dicono. Come suo padre. Come un atto di accusa.
Anna gli viene
vicino. Anche di lei dicono che è scema, perchè
non risponde mai.
Ma lei dice
che non risponde perchè è inutile. Dice che tanto
quelle persone non la
lasceranno tornare a casa.
Hans e Anna
sono biondi, ariani. Ma Hans è zoppo. E scemo. Non sa
parlare.
Invece, per
Anna, hanno qualcosa contro la sua mamma, che porta una grande stella
gialla
sul petto.
Chiamano Anna
per l’ennesimo controllo.
Varca la porta
dell’ambulatoria, di nuovo. E gli fa ciao.
Anna non è
più
tornata. È malata, gli
dicono le
infermiere, di polmonite quando
inizia ad agitarsi.
Chiamano anche
lui. Chissà, magari gli faranno vedere Anna. Ma il dottore,
quello che dice Scemo con la stessa
espressione di suo
padre, lo fa stendere sul lettino.
Una puntura
sul braccio. Fa tanto male Hans. Tanto male.
E Maria,
povero cuore, riceve una brutta lettera. Maria, povera cara, che non
hanno
avuto pietà di te.
Hans è morto.
Di polmonite.
Hans è morto.
Perchè era diverso.
E Maria rimane
lì, col grembo vuoto e freddo. Rimane lì, col
cuore di madre spezzato. Rimane
lì, e niente le ridarà più il suo Hans.
Aktion T4 era
il progetto eugenetico del Reich, mirato all’eliminazione di
disabili,
ritardati mentali o invalidi, come nel caso di Hans, storpio e
ritardato
mentale (all’epoca capitava spesso che, per complicazioni del
parto, il bambino
rimanesse senza ossigeno per alcuni istanti, che sono comunque
abbastanza per
compromettere il cervello). Nel progetto erano spesso coinvolti anche i
bambini
come Anna: figli di ariani ed ebrei, che venivano rinchiusi col falso
pretesto
di ritardi mentali per via del sangue ebreo.
Il grosso
degli omicidi di bambini si ebbe tra il 1938 (anno in cui fu
“innaugurato” il
progetto) e il 41 (in cui fu soprresso, ma solo sulla carta,
s’intende), ma l’ultimo
assassinio riconducibile al T4 è del 29 maggio 1945.
Durante questo
orribile progetto, le ostetriche e i medici deglo ospedali dovevano
segnalare ogni
nascita in cui ci fossero segni o certezze di ritardi mentali, problemi
motori,
invalidità ecc... e moltissimi genitori furono costretti,
sotto minaccia di
essere assegnati a “lavori speciali” o di essere
privati della patria potestà
degli altri fgli, a consegnare quelli ritenuti invalidi, ma anche
quelli
asociali o che potevano diventari “delinquenti”.
Questo
progetto aveva come scopo la selezione e l’eliminazione dei
osggetti
indesiderati, che potevano “sporcare” la razza
ariana. Le vittime di hitler non
furono solo ebrei, zingari, polacchi... ma gli stessi ariani. Dal 38 al
41
furono uccisi approssimativamente 5000 bambini dai tre anni in poi.
La polmonite
citata nel racconto era la giustificazione scritta sui certificati di
morte
recapitati alle famiglie: in realtà ai bambini veniva fatta
un’iniezione
letale.
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Capitolo 5 *** 5. Fonte di Vita ***
5. Fonte di
Vita
Greta stringe
con orgoglio il suo neonato biondo al petto, mentre entra nella sala.
Biondo come il
sole. Ariano. Perfetto. Superiore. Predestinato a grandi cose.
Suo figlio. Il
futuro della Germania.
Si siede,
assieme ai suoi genitori. Ha il viso fiero, di chi sa che ha fatto il
suo
dovere. Di chi ha portato onore a se e alla sua famiglia. Alla
Germania. Greta Mayer
ha dato alla luce un figlio della Germania. Un figlio di Hitler. Un
forte.
Il pargoletto,
che ora dorme pacifico tra le sue braccia, avvolto nella sua coperta
bianca,
coi suoi bei vestitini, è destinato a dominare
l’Europa.
Poco importa
che la gente la guardi male, la additti: ragazza madre. Peccatrice.
Lei non lo è.
È
figlia della Germania, e ha fatto il suo dovere: dare alla Patria un
altro
guerriero, un altro ariano. Dare alla sua Patria il futuro.
Dare a Hitler
un altro seguace, che crescerà nel suo mito.
Dare a Wilhelm
quel figlio tanto voluto, che sua moglie non è stata capace
di dargli.
Certo,ha tre
belle bambine ariane, ma un maschio è pur sempre un maschio,
pensa Wilhelm,
guardando orgoglioso Greta Mayer e il neonato.
Un bambino in
più per la Germania. Ha compiuto il volere di Hitler, quello
che ogni ariano
dovrebbe fare. Procreare, rimpolpare con sangue nuovo la Patria.
Il prete
chiede alla madre il bimbo, per battezzarlo nel nome del Signore.
Si chiamerà
Hans Wilhelm.
Le SS presenti
guardano con orgoglio e commozione quella nuova vita, nata per
accrescere la
gloria della Germania. La gloria del Führer.
Sarai il nuovo
dominatore dell’Europa, Hans. È questo il pensiero
di tutti i presenti,
guardando il bimbo, che viene deposto ai piedi dell’altare
coperto dalla
bandiera nazista. Sul tuo petto, un pugnale.
Come possono
sapere quelle persone, che ti stanno imolando al loro Nume, che tutto
questo non
accadrà? Che, fra pochi anni, dei soldati americani ti
troveranno, assieme ad
altri bambini, ad altri “figli di Hitler”,
abbadonato a te stesso in un
Lebensborn? Che Hitler cadrà? Che tu sarai sempre bollato
col marchio dell’infamia?
Frutto della follia. Non dominatore, ma vittima.
Non Hans
Wilhelm, il padrone dell’Europa, ma Hans, il piccolo
rinnegato?
Non possono. Semplicemente,
ti imolano ad Hitler.
Questa
one-shot è dedicata ai Lebensborn kinder, l’altra
faccia della medaglia della
follia nazista. Se da un lato, inaffti, c’era lo sterminio
degli individui
razialmente inferiori o non voluti, dall’altro
c’era la progettazione di individui
razialmente puri.
Ossia, il
progetto Lebensborn, tradotto letteralmente “Sorgente di
Vita”.
Avviato da
Himmler, il braccio destro di Hitler, lo scopo era di fornire alla
Germania 500
mila compagnie di soldati “purosangue”
(sì, sembra di stare in Harry Potter)
nati da genitori ariani e di provata fede nazista.
Il progetto
esisteva già fin dal 1935, ma la prima clinica Lebensborn
iniziò a funzionare
solo il 15 agosto dell’anno dopo.
Il progetto fu
un parziale fallimento (sinceramente, quante possibilità
c’erano di mettere al
mondo un numero così alto di bambini?): di 238 mila SS ne
aderirono solo 8
mila. Il progetto si rivolgeva, in particolare, alle ragazze-madri, a
cui
veniva offerto asilo, aiuto economico e protezione, cercando di
prevenire
aborti, nascita da disabili ecc.
Anche se il
progetto fu fatto passare come una serie di bordelli per soldati, la
realtà era
ben diversa: madri e bambini erano curati, vivevano in ambienti
idilliaci,
lontano dall’inquinamento cittadino, venivano nutriti con
cibi di ottima e
varia qualità, le madri erano esentate da lavori troppo
faticosi (insomma, si
giravano i pollici tutti i giorno per tutto il giorno) e i bambin
seguivano uno
speciale regime alimentare proteico, affinchè crescessero
sani e forti.
Gregro Ziemer,
un educatore americano in visita in una di queste strutture,
testimonia: La clinica visitata da Ziemer, un
albergo di
lusso requisito ad ebrei, si presentava ariosa, luminosa e
igienicamente
perfetta. Ziemer ebbe
anche
modo di assistere al pranzo delle partorienti meravigliandosi della
quantità e
della qualità
dei cibi. Le donne, prima di iniziare a mangiare, salutavano con
il braccio teso il ritratto di Hitler sotto una svastica,
dicendo in coro: "Nostro Führer ti ringraziamo per la tua
munificenza; ti ringraziamo
per questa casa; ti ringraziamo per questo cibo. A te dedichiamo tutte
le
nostre forze: a te dedichiamo la vita nostra e quella dei nostri
figli!".
Osserva Ziemer: "Ringraziavano un nume. Offrivano
a Hitler i loro bambini ancora non nati". (da Wikipedia)
Nel 1941 il
progetto venne esportato in Norvegia, dove nacquero
all’incirca 8 mila bambini
di “pura razza ariana” essendo considerati, i
norvegesi, come la culla della
razza pura.
Nella sola
Germania nacquero all’incirca 8 mila bambini, nel
Alla fine di
questa orribile guerra, all’incirca sedici mila bambini, i
Lebensborn Kinder,
subirono le dolorose conseguenze di questo folle progetto.
Le
vittime
invisibili di Hitler. Le vittime invisibili dell'Occidente. Le vittime
invisibili della follia umana e dell'odio più feroce.
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Capitolo 6 *** 6. Bambini rapiti ***
6. Bambini
rapiti
Come ti chiami
piccolo? Heinrich Schultz.
Biondo, occhi
chiari, quasi di ghiaccio, chi non ti crederebbe. Piccolo ariano, nato
nel mito
di Hitler.
Davvero? Perchè
non vedono oltre le apparenze, Heinrich?
Dove sono i tuoi
genitori, Heinrich Schultz? Madre morta di parto, padre ucciso dagli
sporchi
polacchi. Razza inferiore.
Fanno paura,
queste parole nella bocca di un bambino di sette anni. Fanno
rabbrividire l’odio
nei tuoi occhi. Di fronte al soldato non c’è
più un bambino, ma una piccolo
uomo, cresciuto nell’odio, indottrinato con l’odio
e la menzogna. Carne da
cannone in miniatura, pronto a morire per il Führer.
Polacchi. Razza
inferiore. Destinati a soccombere.
Tedeschi.
Razza superiore. Destinati a dominare.
Occhi blu,
capelli biondi. Ariano. Tedesco. Heinrich Schultz.
Occhi blu, capelli
biondi. Polacco. Jerzy Kowalski.
Da qualche
parte Agnezka Kowalski cerca il suo bambino. Jerzy, si chiama Jerzy.
Grandi occhi
blu che guardano sorridenti il mondo, riccioli color del sole. Hitler
l’ha
rapito. Hitler gli ha perso il suo bambino.
Dov’è?
Dov’è?!
Rivuole il suo bambino, Agnezka. Rivuole Jerzy. Jerzy, polacco. Occhi
blu, sorriso
angelico, capelli biondi.
Heinrich ha
bisogno di una mamma. La sua mamma. Dov’è? Non ce
l’ha. Morta.
O forse no. Forse
ti cerca, Heinrich. Forse cerca Jerzy.
Ma tu non sai
chi è Jerzy. Non conosci Agnezka.
E come potresti?
Avevi solo due anni, quando nacque Heinrich. E morì Jerzy.
Okey, lo so, è
un filo nonsense. O forse no.
Heinrich
Schultz è il tipico nome di un tipico bambino ariano. Jerzy
Kowalski il tipico
nome di un tipico bambino polacco. Un bambino sottratto alla madre
perchè “razialmente
accettabile” agli occhi dei dottori del Reich.
È un bambino
rapito: alla sua mamma, al suo passato, alla sua identità,
alla sua casa.
La germanizzazione
era una perte del progetto Lebensborn: convincere ragazze madri incinte
di
uomini tedeschi a mettere al mondo i loro bimbi nelle strutture del
progetto e
poi tornare a casa, mentre i loro figli sarebbero stati dati in
adozione. In realtà
si trasformò in un vero e proprio rapimento di massa di
bambini con
caratteristiche fisiche tali da passare per ariani. Nel particolare, in
Polonia, da prima i bambini vennerò rapiti da orfanotrofi o
famiglie che
presentavano tratti “ariani”,
ma ben
presto le “ricerche” si estesero: asili, scuole,
bambini figli di divorziati o
i cui genitori erano stati internati o eliminati in campi di sterminio,
addirittura prelevati dalle strade perchè ad occhi avrebbero
potuto passare per
tedeschi ariani.
Ai piccoli
veniva data una nuova identità tedesca e portati in asili e
strutture in attesa
dell’adozione, dove venivano indottrinati e obbligati a
parlare il solo tedesco
(non che questa fosse una novità: tecniche del genere furono
usate anche dagli
statunintensi coi bambini nativi, dagli inglesi con gli aborigeni
australiani e
dai canadesi con gli inuit.). Dal 42 si operò una vera e
propria operazione di
selezione di questi bambini tra i due e i sei anni: gli idonei venivano
affidati a famiglie strutture, mentre i non idonei eliminati. Quelli
giudicati
di eccezionale valore raziale tra i sei e i dodici venivano affidati a
scuole
di germanizzazione. A questi bambini veniva inculcato che la madre era
morta di
parto e il padre ammazzato da banditi polacchi.
A causa della scersezza di
documenti sulle
famiglie di origine, moltissimi bambini, al termine della guerra, non
poterono
fare ritorno nelle famiglie di origine (vuoi perchè fu
impossibile
rintracciarle o perchè erano state sterminate durante la
guerra), altri furono
rimpatriati, altri rimasero con le famiglia adottive, conoscendo o non
la
verità, altri rifiutarno ogni contatto con le famiglie di
origine (di cui, per
altro, non avevano ricordi, essendo molti di loro, all’epoca
del rapimento,
lattanti o bambini in età prescolare).
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Capitolo 7 *** 7. La Follia dei Vincitori e il Sangue degli Innocenti ***
Bene, la raccolta è
finita. Abbiamo visto l'orrore di questa guerra, ma forse non tutto...
7. La Follia dei
Vincitori e il Sangue degli Innocenti
Pazza...
Puttana... Pazza...
Synni, senti
queste voci? Eppure non sono reali. O forse sì? Forse sono
la tua maledizione.
Bastarda...
Sangue sporco... Maiale. Bastarda.
Bastarda!
Bastarda. Lo
sei? Forse. Sangue sporco? Non lo sai.
Synni hai
passato tutta la tua vita in quel manicomio. Ma urlavi che non eri
pazza. E nessuno
ti sentiva.
Figlia
dei crucchi... cattivo sangue... pazza...
bastarda!
Dov’è tua
madre? Tuo padre?
Chi ti ha
fatto questo, Synni? Quei buchi nelle braccia?
Curare la tua
pazzia? Ma non sei pazza, no?
Sei solo nata
sbagliata. Eppure, prima eri giusta. Eri perfetta, pura, ariana. Lo
dice il tuo
certificato di nascita, con la svastica e l’aquila.
Perchè ora sei sbagliata?
Puttana...
tua madre era una puttana... la cagna
dei crucchi...
Perchè sei
ariana. Perchè hai i capelli biondi e gli occhi azzurri.
Perchè tuo padre è
tedesco.
Perchè sei
nata per amore.
Puttana...
sbagliata... pazza... PAZZA!
Synni, sei
pazza? No, no lo sei. E allora perchè sei in un manicomio?
Perchè sei
sbagliata. Che significa? Che non sei norvegese. Tua madre è
immorale. Perchè?
Amava un tedesco, cosa c’è di immorale
nell’amore?
Non lo sai.
Non è logico.
Pazza...
sbagliata... puttana...
Fatelo
smettere! Smettetela! Non sono pazza!
Sangue...
sangue sporco... sangue versato...
sangue...
Sangue. Sangue
che macchia le lenzuola candide, la lametta, le dita. Una scritta di
sangue.
Non
sono sbagliata.
Alla fine
della Seconda guerra mondiale, tutti gli archivi sul continente del
progetto
Lebensborn vennero distrutti, rendendo quasi impossibile rintracciare i
partecipanti
e i genitori dei bimbi, ma, nei paesi scandinavi, per via del poco
tempo a
disposizione per la fuga, questi non vennero fatti sparire. Nel 45 le
donne che
diedero alla luce bambini con padre tedesco subirono gravissime
ripercussioni.
Iscritte in liste pubbliche come traditrici della Patria, vennero
linciate,
arrestate e traslate in campi di concentramento, nella sola Oslo, a
fine
maggio, si contarono mille arresti e fu emanata una legge retroattiva
secondo
cui “nei cinque anni precedenti con un nemico tedesco,
perderà immediatamente
la cittadinanza".
I bambini,
vittime di una mentalità tanto perversa come quella che
aveva portato alla loro
nascita, sono additati come i bastardi dei tedeschi, incapaci di
integrarsi
nella società norvegese per via del loro sangue, portatori
di tare genetiche
per via dei geni tedeschi e
dell’”immoralità” delle madri
(che, in gran parte
dei casi, si unirono ai tedeschi per amore) sono rinchiusi in
orfanotrofi e
manicomi, usati come cavie per gli esperimenti con l’LSD, maltrattati, discriminati.
Alcune madri
riuscirono a fuggire, ma le altre furono condannate ad una vita ai
margini
della società coi figli.
Nel marzo
2007, 154 norvegesi,4 svedesi ed un tedesco, tutti Lebensborn Kinder,
fecero
ricorso alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, accusando
il governo
norvegese di aver messo in atto nei loro confronti un grave atto di
discriminazione. Al governo norvegese che, in passato, come ammissione
silenziosa della sua politica discriminatoria, senza però
mai averla dichiarata
apertamente, aveva offerto parziali indennizzi (per torture,
maltrattamenti,
ricoveri coatti di bambini di un età compresa tra i pochi
mesi e i sei anni),
le vittime silenti del Lebensborn chiedevano risarcimenti fino a 250
mila euro
come prezzo della loro infanzia rubata. La Corte si espresse a favore
della
Norvegia, mettendo per sempre la parola fine a questa triste storia,
destinata
ad essere dimenticata. Si stima che i tassi di suicidi tra gli ex-war
children
siano altissimi e che gran parte di loro, in Norvegia, sia analfabeta o
non
abbia ricevuto un’istruzione adeguata, costringendoli,
quindi, ad impieghi
precari e mal pagati.
Per odio.
*Il
nome Synni
è il nome della madre di Anni-Frid Synni Lyndstad, meglio
nota come Frida, la
“rossa” degli ABBA, figlia di Synni Lyndstad,
norvegese di 19 anni, e Alfred
Haase, ufficiale tedesco, che scappò in Svezia con la figlia e
la madre.
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