I sentieri della vita

di mdt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** "Ciao piccola Desi..." ***
Capitolo 2: *** i destini si separano ***
Capitolo 3: *** L'abbandono ***
Capitolo 4: *** Dalla zia ***
Capitolo 5: *** primavera ***
Capitolo 6: *** estate ***
Capitolo 7: *** "...Desi...!" ***
Capitolo 8: *** quando il destino... ***
Capitolo 9: *** La nostra vita ***
Capitolo 10: *** Un piccolo fiore ***
Capitolo 11: *** Nuova vita ***



Capitolo 1
*** "Ciao piccola Desi..." ***


La piccola Desiree giaceva addormentata nella sua carrozzina. Nessuno la guardava, nessuno la cullava, nessuno la consolava nei momenti del pianto. Solo tre settimane di vita, e a malapena qualcuno si degnava di darle da mangiare. Nemmeno del latte materno aveva diritto, no, il seno della donna si sarebbe rovinato... un biberon preparato senza voglia, forse con dosi sbagliate di latte. Una figlia non considerata nemmeno in quel nucleo famigliare così strano. Alle persone, che in quelle tre settimane erano accorse a conoscere quel roseo fagottino, era stato sempre detto che i regali e le visite non servivano. Dopotutto era solo nata una bambina... Nessuno la coccolava. "Sono tornato..." una voce risuonò tra le sottili pareti del villino. Una voce maschile, non molto grave. Un ragazzo, più o meno sedicenne, varcò la soglia di casa mentre la donna, Marta si chiamava, si preoccupava di annaffiare le piante. "Oh, ciao Daniele... come mai sei a casa?" la donna chiese questo al figlio senza nemmeno voltarsi. "Mamma... il collegio andava pagato... se proprio non volevi tenermi in casa, almeno tirare fuori da quel conto i soldi necessari per farmi studiare... ma non fa niente... al diploma posso rinunciare. Vado a sistemare la mia roba..." il ragazzo fece per salire al piano superiore, quando la donna lo fermò. "Daniele, di sopra c'è tua sorella. Ah... scusa, non ti avevamo avvertito che aspettavo un bambino. Beh... adesso lo sai. Anzi menomale che sei tornato! Ho così poco tempo di occuparmi di lei..." "Ho una sorella?!" Chiese sbalordito il ragazzo. "Papà allora è qui?!" "No, tuo padre non è qui, è ancora in Florida, è stato qui 5 mesi fà l' ultima volta, pensavo di andarlo a trovare domani, starò lì per qualche settimana, tu ti occuperai della bambina assieme a tua nonna, arriva domani" concluse la donna dirigendosi in cucina. Il ragazzo abbassò lo sguardo cominciando a salire i gradini con le pesanti valigie tra le mani. Giunto così alla zona letto della casa, udì dei piccoli vagiti provenire dallo sgabuzzino. Daniele posò le valigie nella sua stanza, poi con cautela entrò nella umida e maleodorante stanzetta. Vide lì una carrozzina. Riconobbe la sua carrozzina guardando le foto della sua prima infanzia. Accese la luce, la piccola chiuse gli occhietti per il fastidio. Daniele si avvicinò di più, e allungando una mano per accarezzare la sorellina sussurrò "Ciao piccola Desi... almeno un nome tel' hanno dato, grazie al cielo. Beh, piccolina, a quanto pare hai il mio stesso destino. Abbandonata da tutti... ma non preoccuparti. Adesso ci sono io...".

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Capitolo 2
*** i destini si separano ***


Era notte fonda ormai. Nessuno era più sveglio, nessuno tranne lui, sdraiato su quel letto con gli occhi sbarrati, che non riuscivano a lasciarsi andare al sonno. Daniele pensava alla piccola Desi. Fino a pochi minuti prima aveva pianto per la fame, ma nessuno si era preoccupato di darle da mangiare, finchè non era rientrato lui. Questo era troppo... voleva andare via da quell' inferno, aspettare ancora una settimana per poter raggiungere i diciotto anni, ma Desi che fine avrebbe fatto? L'avrebbe mai perdonato di averla abbandonata? Ormai quella bimba era la sua anima, e niente e nessuno poteva schiodarla dal suo cuore. Quei sottili capelli biondi, quegli occhi scuri e dolci, quella voce che spesso usava per chiamarlo, e quelle fragili braccia, che usava per stringersi a lui. Come poteva? Ma doveva, o non avrebbe resistito per molto... ma se l' avrebbe portata con sè? No, troppo improbabile. Anzi, impossibile. Non aveva una casa, non aveva un lavoro, nè la forza per sapere che la sua Desi soffriva per quelle mancanze. Come al solito si addormentò a metà ragionamento. Desi dormiva già ormai. Forse era meglio così... Prese la grande borsa in mano, ma subito dopo la rilasciò a terra. Si avvicinò al lettino dove la bimba dormiva. 2 anni appena... sarebbe riuscita a capire che non era colpa sua? Daniele in cuor suo continuava a crederci. "Beh... allora arrivederci piccolina. Ti prometto che appena sarò sistemato tornerò a prenderti. Non ti lascio in quest' inferno... fa la brava, ti voglio bene Desi... a presto" detto questo, Daniele con le lacrime agli occhi si diresse verso la porta e se la chiuse alle spalle, lasciando nella stanza solo la piccola Desi e il lieve suono del suo respiro.

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Capitolo 3
*** L'abbandono ***


Desiree viveva ormai sola da più di tre mesi. Piangeva giorno e notte chiamando il fratello, Daniele, ma non riceveva mai risposta. La signora Marta non era abituata a simili piagnistei, nemmeno ad accudire la piccola Desi, e non lo faceva affatto. Si limitava solamente di portarle un piatto sù in camera. C'era suo marito, e non si sognava nemmeno di portarla giù in cucina per farla sedere a tavola con loro. D' altronde per la piccola la madre era come un estranea, e il padre solo una volta l' aveva visto, mentre camminava assieme a Daniele nel corridoio, un anno prima, e proprio per questo non poteva ricordare nemmeno il suo viso. Daniele era lontano. Parecchi chilometri di distanza dalla sua piccola Desi. Chissà come stava, e cosa faceva... Era sicuro, ancora un paio di mesi e sarebbe potuto correre a prenderla, doveva solo guadagnare un altro pò di soldi. "Aspettami, Desi..." sussurrò al vento.

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Capitolo 4
*** Dalla zia ***


Desiree viaggiava per la prima volta in vita sua in treno. Non era nè con Daniele, nè con qualche altro parente, ma con una conoscente della signora Marta, che l' avrebbe accompagnata fino in Toscana, da una lontana zia che l' avrebbe tenuta con sè. "Dio che indecenza, come si fa ad affidare una bambina così piccola ad un estranea..." "è uno scandalo!" "non l' ha nemmeno salutata!" "Che persone indegne..." "meriterebbero la pena di morte!" "e so anche che l' altro figlio l' hanno mandato via di casa il giorno in cui ha compiuto 18 anni!!!" "un orrore!" Le anziane dello scompartimento continuavano a parlottare, mentre Desi con le manine appoggiate al finestrino vedeva la strada scorrer via velocemente. Sorrise alla vista del cielo azzurro, con due nuvolette affiancate, dalla forma che pareva fossero di panna. A Desi venne fame. Si girò verso la sua accompagnatrice, e con gli occhi la squadrò. "voglio la pappa..." disse con un filo di voce la piccola, e la signora, prontamente, le prese la manina e la tirò verso il vagone ristorante del treno. "Avrai fame eh... chissà da quanto non mangi..." Disse la signora camminando. Desi mangiò tre biscotti, poi si addormentò, e al suo risveglio si accorse di non essere più sul treno, ma in una stanza buia e umida. Prima si guardò intorno, poi cominciò ad innervosirsi, finchè, per chiamare qualcuno, non scoppiò a piangere, tornando a chiamare il fratello. "Oh piccolina! Vieni qui da Zia Edda... ma come sei bella!" Arrivò una signora grassa e in età un po avanti, che accese la luce e la prese in braccio. "Ti sei spaventata piccola?" le disse tranquillizzandola, poi la prese e la portò in cucina.

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Capitolo 5
*** primavera ***


Si svegliò con i raggi di sole che le scaldavano e illuminavano il viso. Un odore di fiori e di erba inondava la calda stanza, e la voce della zia arrivava fino alle sue orecchie. "Avanti pigroni!!! Venite a fare colazione!!!" Gridava la vecchia chiamando gli animali del pollaio e delle stalle. Desi sospirò. Com era bello il sogno che aveva appena fatto. Due forti braccia che la stringevano e la portavano via... come avrebbe voluto che si realizzasse! "Desi! Coraggio alzati, bambina, è tardi!" La zia la chiamava dal pollaio, e la ragazza, ormai diciottenne, si sollevò dal morbido materasso, e si diresse nella stanza da bagno, dove un enorme catino pieno d' acqua l' aspettava. Si lavò, e dopo essersi asciugata si mise addosso la sua gonna e il grembiule. Si diresse in cucina e bevve una tazza di latte appena munto. La vita in campagna era come nei vecchi secoli, l' aveva sempre detto anche la zia, gli anni non passano mai. Solo la tv e il telefono ci si poteva permettere, per il resto nulla! Ma era bello così... Desi uscì dalla porta che dava sul pollaio, e intravide la zia. "Oh ciao zia... ho dormito angelicamente questa notte!" "Ciao Desi... senti bambina più tardi andresti giù al fiume a lavarmi i panni? Ci andrei io ma... ho la schiena a pezzi e non me la sento di arrivare fin lì... ti dispiace?" "Assolutamente - disse Desi - ci andrò io... anzi se vuoi ci andrò ora... non ho nulla da fare..." La ragazza corse in casa e prese l' enorme lenzuolo che conteneva i panni da lavare e se lo mise sulle spalle. Corse giù per i prati respirando la deliziosa aria di primavera profumata di fiori, finchè non arrivò al fiume. Fù molto strano. Sulle rive di quel fiume vi era un giovane, più o meno vent' anni. Desi lo vide di spalle e rallentò il passo. Il ragazzo si girò, e la vide. Desi ricambiò lo sguardo, e dentro di sè scattò un qualcosa di molto strano, qualcosa che non aveva mai provato in vita sua. Intanto anche il ragazzo rimase incantato dalla bellezza di Desiree. Per un attimo si perse in quegli occhi neri dai riflessi viola, e in quei sottili capelli biondi che il vento muoveva delicatamente. "...ciao..." sussurrò il giovane. "Ciao..." disse Desi, imbarazzata, avvicinandosi alla riva del fiume. "Io... io sono Alberto..." disse ancora il ragazzo porgendole la mano. "Piacere, io sono Desiree... puoi chiamarmi Desi." Si strinsero la mano e si sorrisero. "cosa vieni a fare al fiume...?" le chiese Alberto tornando ad attingere l' acqua nelle giare. "io lavo i panni qui, ogni giorno... o quasi... e tu?" "io prendo l' acqua... dicono che questa del fiume in città non arriva e ogni settimana vengo qui... dove abiti?" Desi rimase sbalordita "VIENI DALLA CITTà? oh come vorrei rivederla... in vita mia l' ho rivista solo 5 volte da quando son venuta a stare nella fattoria di mia zia." Il ragazzo fu divertitò dallo stupore della ragazza, e dopo aver riempito l' ultima giara l' aiutò a lavare i panni nel fiume. Dopo una lunga chiacchierata, il ragazzo le chiese "i tuoi genitori dove sono?" Desi si incupì, il suo viso si fece triste. "...non lo so... fino a due anni ho vissuto con loro, poi mi hanno mandata qui. Mi ha sempre accudita mio fratello prima che se ne andasse di casa... dicono che l' hanno mandato via loro. Vorrei tanto poterlo rivedere... ma non ricordo nemmeno il suo viso..." "allora continua a sperare... purtroppo adesso devo andare... mi aspettano a casa... vorrei tanto poter parlare ancora con te... magari venerdì sera... verresti qui al fiume? Vedrò di sgattaiolare fuori di casa..." "Venerdì sera? Oh... chissà se mia zia me lo permetterà..." Penso tra sè Desi. Aveva una gran voglia di rivedere Alberto. "Se non te lo permetterà tu scappa... nessuno se ne accorgerà..." "Ma... io... oh... va bene, allora ci vedremo venerdì sera qui..." "Certo! A presto Desi..." Il giovane si protese su di lei e la zittì con un bacio.

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Capitolo 6
*** estate ***


Piangeva a dirotto tra le braccia della sua migliore amica. "Katia... oh Katia... dove andrò ora?" Diceva Desi tra le lacrime. "Desi... io non ho una casa, nè un posto che conosco dove tu possa stare..." "Ma perchè succede tutto a me? Cos' ho fatto di male... un mese fà è morta la zia... e adesso... anche Alberto... come farò?!" Desi si alzò e andò alla finestra. "Ho deciso..." disse asciugandosi le lacrime. "Andrò in città e cercherò un lavoro... la fattoria è stata donata a un pronipote della zia, e io devo pur nutrirmi, almeno per far nascere sano mio figlio...". L' amica la raggiunse e l' abbracciò. "Allora, che Dio ti aiuti, Desi." "Mi aiuterà, e anche Alberto mi aiuterà da lassù..." disse prima di salutare l' amica. ***** Dalla finestra arrivavano le voci e i rumori della strada. In quel freddo letto Desi era riuscita a dormire ben poco. Girandosì si era sfiorata il ventre. Solo un attentissimo osservatore avrebbe notato il lieve rigonfiamento che la deformava. Sarà stata a malapena al terzo... ma già amava quella creatura più di qualsiasi cosa. Sapeva di non doversi affezionare troppo... avrebbe potuto perderlo grazie ai lavori pesanti che le avevano assegnato in albergo. Pulire tutti i gradini, 7 rampe, pulire tutte le stanze... una fatica indescrivibile. Desi si alzò dal letto, si lavò e si vestì come facevano in città. Un jeans e una maglietta. Scese giù, oggi aveva il giorno di riposo e la prima visita da un ginecologo... probabilmente sarebbe stata l' ultima. Era a Milano, una delle città più grandi dell' Italia, e per ambientarsi le ci volevano ancora parecchie settimane. Ma la strada di casa la riconosceva, stava lì da 6 settimane e i ritmi li aveva regolati. Si diresse a piedi verso la metropolitana. Il traffico di persone sui marciapiedi era stressante, e Desi era costretta a fare lo slalom tra una persona e l' altra. Dopo diversi urti con alcune persone si ritrovò a sfregare la spalla con un uomo abbastanza alto, con i capelli e gli occhi scuri come i suoi, gli stessi riflessi viola. "Ah... scusami..." Disse l'uomo guardandola. A quel contatto i cuori dei due si fermarono per un attimo. Non si riuscivano a staccare l' uno dallo sguardo dell' altra. Era come se un fulmine li avesse colpiti entrambi. Desi si riprese "d... di niente..." disse, poi girò lo sguardo e continuò, a fatica, a camminare. La sera, a letto, continuò, come del resto aveva fatto quel giorno, a pensare a quello sguardo. Le dava come un senso di emozione, agitazione... ma anche una fortissima nostalgia per un qualcosa che non sapeva... cosa era successo...? Una confusione terribile. Prima di addormentardi pensò alla zia, ad Alberto, al bambino che portava in grembo e a... Daniele... suo fratello.

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Capitolo 7
*** "...Desi...!" ***


L'estate stava finendo, le giornate erano ancora molto lunghe, ma tendevano ad accorciarsi. Desi la sera approfittava del frescolino per passeggiare un pochino nel parco, l' unico momento in cui non c' erano più di 10 persone intorno a lei. C'erano delle panchine verdi, dove lei si sedeva per riposarsi e per pensare. In quegli ultimi due mesi non aveva fatto altro che pensare a quello sguardo, ma non era riuscita a capire perchè si era sentita così strana. Non si dava pace. Sapeva di esserci vicina, sapeva che di lì a poco avrebbe trovato la soluzione... ma un calcetto al ventre dato dal suo bambino la fece distrarre. Sorrise accarezzandosi la ormai rotonda pancia e pensando al piccolino che cresceva in lei. Quando pensava a lui, pensava al suo Alberto. Chissà come sarebbe stato orgoglioso del suo bambino, chissà come sarebbe stata la sua vita in quel momento. sarebbe stata sposata, nella villa del suo amato, a preparare il pranzo per lui. Ma invece no... era sola, col suo bambino in grambo, che a distanza di nemmeno quattro mesi sarebbe venuto al mondo. Che tristezza. Vedeva la gente camminarle davanti, oppure stare seduta sulle panchine, che piano piano si svuotavano. Ormai era quasi mezzanotte, nel parco era rimasta una sola sagoma, lontana. Desi se ne accorse dopo poco, ma proprio quando decise di alzarsi e salire a casa mise a fuoco la figura. Di nuovo la prese di soprassalto quella sensazione. Di nuovo quello sguardo. Di nuovo quell' incrocio di sguardi intenso e scioccante. Ma che diavolo stava succedendo. Il bambino nemmeno riuscì a distrarla, adesso, scalciando. Si sentì quasi mancare, prima di girarsi e riprendere la via di casa. Camminò per qualche metro. "...Desi...!" Una serie di flash ripercorsero la sua mente. La mamma, il papà che non la volevano, la camera, il lettino e... il fratello. "...Daniele..." sussurrò, al livello in cui nessuno potè sentirla. Si rigirò verso l' uomo. In entrambi c'era un senso di liberazione nello sguardo. Negli occhi uno strato lucido, delle lacrime che non vogliono venir fuori. "...Desi... sono io... sono tuo fratello..." disse ancora l' uomo a bassa voce. "Daniele..." ripetè Desi, stavolta ad alta voce. Intensi momenti di gioia percorsero le membra dei due, che in silenzio si abbracciarono prima di rifare la loro conoscenza. "Dio mio... non ci credo! Desi... ma sei davvero tu! Sei mia sorella?" chiese incredulo Daniele con un mezzo sorriso sulla bocca. "Si... sono io Daniele!" gli rispose Desi prima di tornare ad abbracciarlo.

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Capitolo 8
*** quando il destino... ***


Erano ancora in pieno sbalordimento per quel magnifico avvenimento. Si erano ritrovati, dopo una vita da separati, e incredibilmente adesso erano abbracciati in mezzo al parco, piangendo come bambini. "...Desi... ma... come è possibile... sono sedici anni e più che ci siamo lasciati... tu... tu, probabilmente, non ricordi nemmeno la mia faccia..." Daniele la guardò. Ormai la sua piccola Desi non era più piccola. Era una donna. Quanto aveva pensato a quel momento, quanto aveva sperato in quel momento, quanto l' aveva sognato quel momento. Ma quanto l' aveva immaginato diverso. Aveva sempre immaginato la sua Desi, ancora come una bambina. Certo, non era poi così adulta. Il suo volto era ancora quello di una bambina, ma le forme e l' altezza confermavano il contrario. "Daniele... sediamoci, dai" disse Desi tirandolo verso una panchina. I due si sedettero, l' uno accanto all' altra. "Desi... allora, che mi dici... chissà quante cose abbiamo da dirci, ma ora non ci vengono in mente... capita sempre così!" Daniele sorrise alla sorella, ma Desi, contraccambiando, non disse nulla. "...ma c'è qualcosa che non va... Desi... hey Desi!" Daniele fece appena in tempo a reggere la sorella, mentre lei d' improvviso ebbe un mancamento. "...Desi... hey forse è meglio che ti riposi... abbiamo tanto tempo per parlare, una vita..." l'uomo fece per prenderla in braccio, ma Desi si riprese subito. "No... no Daniele, faccio da sola, tranquillo" La giovane si alzò in piedi, anche se a fatica, quando il fratello la rifermò "ma... dove abiti, te...?" Desi fece per mentire, ma non ci riuscì, e confessò tutto al fratello. "Beh... a dire il vero io abito lì... da sola... la sera vengo qui per pensare un pò e... ahh!" La ragazza si piegò in avanti tenendosi una mano sulla pancia, Daniele la tenè per i fianchi. "desi, ma stai mal... oddio... ma tu... tu..." "Sì, Daniele... aspetto un bambino. Ti prego... ti spiegherò tutto domani, adesso mi sento poco bene... ti dispiace...?" Daniele rimase sconvolto, ma cercò di nascondere la sensazione alla sorella, riaccompagnandola a casa. Entrando nell' appartamento l'uomo rimase allibito. "Desi ma come fai a vivere qui... non hai riscaldamento... sta per ricominciare il freddo..." "Lo so - disse la ragazza - non ho fatto in tempo a... pagare la bolletta..." Daniele si sedette su una sedia. "Ci sono passato anche io... quando, quando alla tua età me ne sono andato... non avevo un soldo in tasca, nè un posto dove stare... mi sono arrangiato. Per mesi son rimasto senza riscaldamento nè luce... ma tu adesso non puoi" disse riferendosi al pancione della sorella. "L...lo so, Daniele, ma... che posso fare...?" disse ancora la ragazza, scombussolata e stanca. "Coraggio... prendi qualcosa per domani e vieni da me, abito a pochi chilometri da qui, la casa è grande... c'è posto sia per te che per tuo figlio..." Daniele mentre disse queste parole le mise una mano sulla spalla, Desi cercò di rifiutare, ma Daniele, prontamente, concluse: "niente 'ma'... verrai con me... coraggio dai".

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Capitolo 9
*** La nostra vita ***


"Sono cresciuta dalla povera zia Edda... in campagna, in Toscana, son diventata una piccola campagnola e pensa che da piccolina la gente del paese mi chiamava Heidi..." Desi seduta sul divano accanto a Daniele guardava il pavimento di parquet, mentre sorrideva al ricordo della sua infanzia, della zia, dei suoi animaletti. "Ho finito le scuole medie, però la zia non aveva i soldi per mandarmi alle superiori, e mi dispiace davvero tanto, avrei voluto tanto studiare, diventare una buona ragioniera e trasferirmi in qualche paese più popolato e lavorare... beh, in un paese abbastanza popolato ci son già, e ne son felice, ora. Ma tornando a noi... ho sempre pensato a mamma e papà, a immaginare come sarebbe stata diversa la mia vita se li avessi avuti accanto, se fossero stati diversi, ma non ricordo nemmeno i loro visi, i loro colori... non ricordavo nemmeno com eri tu... sinceramente... ma da quel giorno, sul marciapiede, in cui ci siamo incrociati, ho provato una strana sensazione, come se avessi saputo che tu eri mio fratello... ma come potevo immaginarlo. Pensavo di non ritrovarti più..." Desi posò una mano sulla sua pancia. Daniele la guardò, e le carezzò una guancia. "Nemmeno io, piccolina, avrei mai immaginato di poterti ritrovare... e anche io quel giorno su quel marciapiede, ho provato secondo me le tue stesse identiche sensazioni. Ma in cuor mio sapevo che tu eri la mia sorellina. Ti avrei riconosciuta tra mille... ma... adesso devi dirmi... cioè... la sua storia? Da dove viene questo bambino... o bambina...?" Daniele le carezzò un momento la pancia, Desi sentendosi rivolgere quella domanda sussultò pensando al suo amore perduto, e al suo piccino che sarebbe stato un orfano, e la paura dell'immenso dolore che avrebbe affrontatò di lì a poco, per metterlo al mondo. "..io... lui... beh... non l'ho fatto a posta... un giorno al fiume ho conosciuto un ragazzo di città, abbiamo parlato e... il venerdì sera ci siamo incontrati e siamo andati in città... ma qualche tempo dopo la zia, è morto anche lui... ma... ti prego non voglio parlarne..." Desi si accartocciò in se stessa, come per voler tener dentro le enormi lacrime che dietro i suoi occhi nascondeva. Daniele la abbracciò e la baciò su una guancia. "Desi ora non devi preoccuparti - disse - ci sono io qui... e anche Betta, l' hai conoisciuta no? è una brava ragazza... siamo qui per te... ci ritroviamo dopo tanti anni, e non dobbiamo separarci di nuovo stupidamente. Dopo che me ne sono andato, passato qualche mese, sono venuta a riprenderti ma tu... già non c'eri più..." Daniele continuò a rassicurarla, poi si rivolse ancora al pancione della sorella. "Adesso dobbiamo pensare a lui, o lei, no?" Disse con una risatina. Desi sorrise e lo abbracciò, i due parlarono ancora qualche minuto, finchè l' arrivo di Betta non li separò.

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Capitolo 10
*** Un piccolo fiore ***


Erano passati alcuni mesi dal giorno del loro incontro. Daniele continuava a lavorare in banca, la fidanzata, Betta, stava a casa a occuparsi della cucina e del resto, assieme a Desi, che era rimasta assieme a loro. Desi ormai era arrivata a termine della sua gravidanza, anche se preferiva non pensarci. La paura era talmente grande che a volte pensava di non partorire, che il bambino una mattina se lo sarebbe trovato accanto, e lei sarebbe stata fresca e riposata per cominciare ad accudirlo. Molte volte, fratello e cognata, avevano cercato di attaccare il discorso con Desi, ma non ottenevano mai risposta, solo un "sono stanca... ne riparliamo domani..." e la ragazza spariva nella sua stanza. Daniele aveva paura per la sorella. E a sua volta, sapeva che lei aveva molta paura, una terribile paura di questo parto. In fondo era solo una ragazzina, aveva solo 19 anni e anche di meno, e si era sempre ostinata a non voler andare dal ginecologo per una visita. Non sapeva nemmeno se il bambino sarebbe stato un maschietto o una femminuccia. Daniele un pomeriggio la prese e cercò di parlarle con calma. "Desi, ormai è ora che tu decida in quale ospedale partorire e come, se dio vuole, partorire..." Desi rimase sconvolta. "Daniele... io... io... ho paura... non voglio andare in ospedale... voglio partorire qui... per favore..." Daniele sgranò gli occhi. Quella ragazzina lo stupì talmente tanto da fargli perdere le parole. "D..Desi, ma... non hai più paura qui che in osped..." "NO!" Desi lo interruppe mentre lui nemmeno aveva finitò l' ultima parola. "Vi prego... lasciatelo nascere qui.". Erano passati alcuni giorni. Notte fonda, da poco in casa le anime si erano placate nei loro letti. Desi dormiva tranquillamente, così come il fratello e la cognata. Daniele si svegliò di soprassalto, come se qualcosa lo turbasse. "Tesoro ma... cosa c'è... non ti senti bene?" chiese Betta destandosi dal suo sonno. "No... no Betta... credo che, Desi stia per partorire... ho una strana sensazione..." Daniele si alzò e si diresse verso la stanza di Desi. Già da lontano sentiva degli strani movimenti, fino a udire un leggero urlo, strozzato in gola dalla sorella. "Desi... - disse aprendo la porta - stai tranquilla... va tutto bene..." le disse cercando di calmarla. Desi era spaurita, si tirava sù il lenzuolo, piegandosi in due per il dolore, ogni volta che questo si faceva sentire. Il suo respiro si fece convulso, affannato. Daniele si sedette accanto a lei, cercando di calmarla, ma vedendo comparire sotto le candide lenzuola una pozza d' acqua non potè trattenersi, e gridò alla fidanzata "Betta! Chiama il dottore!" a queste parole Desi non si trattenne, e cominciò a gridare e a implorare aiuto. Inutili gli sforzi di Daniele. Desi si calmò solo quando l'ostetrica le iniettò, dopo quasi un ora, un forte antidolorifico nella vena. La ragazza rimaneva adagiata sul suo letto, con le lacrime che le sgorgavando sulle guance rosee, mentre con la mano si accarezzava il pancione. Daniele ogni tanto le andava accanto e la rassicurava, regalandole ogni tanto qualche carezza. La donna che era venuta assieme all' ostetrica preparava l' acqua calda e gli asciugamani di lino, mentre Betta cominciava a mettere i lenzuolini alla culla che avrebbe accolto il neonato al momento della nascita. Passavano le ore, l' antidolorifico aveva esaurito il suo effetto e Desi ricominciò ad urlare ad ogni contrazione. Era quasi l' alba quando, confusi con il pianto di Desi, si udirono dei leggeri vagiti di neonato, che venne adagiato e avvolto da un pezzo di lino, poi affidato all' assistente della dottoressa. Daniele lo vide e lo accarezzò, mentre un capino scuro spuntava dalle stoffe e due dolci occhioni si aprivano lentamente pieni di stupore e spavento. In quella lunga notte, era venuto al mondo l' ennesimo piccolo fiore...

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Capitolo 11
*** Nuova vita ***


Desi aprì gli occhi nella sua stanza illuminata dai raggi del sole. Tutt'intorno c'era silenzio, quiete, e nessuno pareva essere con lei in quel momento. Le ci volle qualche secondo per ricostruire tutto nella sua mente, e realizzare che nel suo ventre la sua creatura non c'era più. Si agitò un momento, pensando a dove potesse essere suo figlio, ma subito si calmò. Ma... era un figlio, o una figlia...? Non lo sapeva nemmeno... e voleva saperlo. Si scoprì e provò a mettersi dritta, ma alcuni dolori la paralizzarono per qualche secondo. Poi scese dal letto e appoggiandosi al muro provò a raggiungere la porta. Proprio in quel momento questa si aprì, e apparve davanti a lei Daniele, che vedendola in piedì rimase stupito. "Desi, ma che ti salta in mente? Devi stare a riposo, hai appena partorito... non puoi stare in piedi!" La ragazza si fece condurre verso il letto, e una volta ritrovatasi in esso, disse "Daniele... voglio vedere il bambino, o la bambina, che sia..." L'uomo le rimboccò le coperte e le sistemò il cuscino in modo che potesse restare dritta. "Certo, Desi... adesso vado a prenderlo..." fece per andarsene, ma Desi chiese ancora, con un bellissimo sorriso sul volto "quindi è... un maschio?". Daniele le rispose con un sorriso, poi si diresse nella stanza accanto, dove una grande culla di vimini accoglieva la creaturina addormentata. Daniele lo guardò un pò indeciso, prima di prenderlo in braccio. Betta non era in casa, era uscita a comprare pannolini e tutto il resto per il piccolo, e lui aveva così tanta paura soltanto a sfiorare quel piccolo corpicino. Ma dovette decidere al più presto. Tese una mano verso di lui, accarezzandolo, poi si decise a sollevarlo. Il piccolino sentendosi stretto al petto e percependo quel calore si svegliò, aprendo i grandi occhioni scuri e le manine, per poi tornare a stringere i pugnetti. Ricoperto da quella candida tutina azzurra, il piccolino sembrava ancor più tondo e paffuto, e Daniele, osservando una piccola smorfia del neonato, non potè fare a meno di emettere una risatina. Il piccolo richiuse gli occhi, mentre Daniele lo stringeva e si dirigeva verso la stanza di Desi. Daniele restò un attimo immobile accanto al letto della ragazza, che pareva essersi riaddormentata, ma riaprì gli occhi quando sentì il corpicino caldo del suo bimbo poggiato sul suo petto. Daniele si sedette accanto a loro, a Desi che guardava il suo bambino, e questo che agitava le manine verso il viso della sua mamma. "Desi... - chiese Daniele - perchè sei triste...?" Desi guardava ancora il piccino, mentre rispose "devo scordare il passato... devo scordare mamma e papà, devo scordare zia Edda... e devo scordare Alberto..." Daniele accarezzò la piccola guancia del nipotino, poi quella della sorella, dicendole "quindi non lo chiamerai Alberto..." "No... sarebbe peggio... lui si chiamerà..." Desi cominciò a pensare, ma il campanello la distrasse. Daniele andò ad aprire e non era altro che Betta. Posò la spesa su un divano e corse a sentire come stava la cognata e il piccolo. Restarono tutti nella stanza a cercare un nome adatto al piccino, ma alla fine Desi esclamò "il bambino si chiamerà Daniele...".

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