Gioiosa Merid

di chiara98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Imbranata per natura ***
Capitolo 2: *** Gioiosa Merid 2 ***



Capitolo 1
*** Imbranata per natura ***


Era una donna di mezza età, alta, magra, divorziata e con un figlio quindicenne che non vedeva da qualche anno, Gioiosa Merid. Nonostante tutto quello che le era accaduto nella vita era sempre gioiosa, insomma allegra, che era il suo secondo nome, ed era buona con tutti (a parte con il suo cane, Winston, che teneva a stecchetto). Era però piuttosto invadente e vestiva in modo estroso, esagerato, quasi barocco: il suo armadio era stracolmo di vestitini sbarazzini non adatti alla sua età, con colori che si spostavano dalle tonalità del giallo a quelle del blu, che avrebbero fatto rabbrividire Coco Chanel.
 
Beh, insomma, per cominciare a raccontare la sua buffa storia (la parte della sua vita dopo il divorzio), non posso tralasciare l'episodio del funerale del ranocchio di Bert Pell, il figlio undicenne di Mariel, vecchia amica di Gioiosa.
 
Arrivò in ritardo, come al solito, e sbatacchiò la portiera del suo vecchio Mercedes contro quello nuovo di pacca dell'avvocato. Il funerale del povero ranocchio si teneva nel giardino di Bert, che aveva la faccia segnata dal pianto e la guardò di sbieco, come per rimproverarla del suo ritardo. Lei ricambiò con un'occhiata che voleva dire "è ovvio!" e avanzò sul selciato scalpicciando con i suoi tacchetti e facendo rumore con tutti i suoi gingilli e il suo vestito arancione, circondata da facce sgomente e altre irritate. Poi arrivò il pezzo forte (si fa per dire): mentre il prete della parrocchia del paese dava l'ultimo addio al ranocchio, suonò il cellulare di quella imbranata di Gioiosa, che non aveva messo la modalità silenziosa o non l'aveva spento. Lei, allora, afferrò il portacellulare,che ovviamente aveva attaccato a sè una campanella che pareva un campanaccio di una mucca e così il prete dovette interrompere la sua ultima preghiera. Poi, come se non bastasse, si spostò un poco dal raduno di gente e cominciò a blaterare a voce alta di ristoranti, party tra amiche e altre sciocchezze simili. Bert riprese a piangere come una fontana e il prete se ne andò, informando i presenti che era ora della messa. Alcuni lo seguirono, altri rimasero a vedere la ramanzina che Bert avrebbe fatto a Gioiosa se quest'ultima non avesse finito di telefonare e non le avesse tirato fuori dalla sua orrenda sacca gialla limone una scatola di plastica trasparente piena di fori su ogni lato, contenente...un piccolo ranocchietto color melma! La donna glielo porse e Bert l'abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo, ringraziandola dell'insolito regalo. Soddisfatta, Gioiosa si allontanò trotterellando, aprì la portiera dell'auto (che segnò ancora il Mercedes dell'avvocato nella fiancata sinistra) e fece partire il motore scoppiettante in direzione dell'orizzonte.
Per qualche giorno nessuno la vide più in paese e molti cominciarono a pensare che facesse le ore piccole, perchè tanto era impossibile non notarla, visto che era talmente brava a combinarne di tutti i colori, che anche se si fosse vestita senza tacchi e senza fronzoli, di sicuro chiunque l'avrebbe sentita arrivare con la sua tipica grazia (si fa per dire) di un elefante. Tutti in paese tirarono un sospiro di sollievo.
 

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Capitolo 2
*** Gioiosa Merid 2 ***


Eh sì, Gioiosa era veramente imbranata.
 
Per la terza volta in due giorni era riuscita ad incastrarsi con le sue Manolo tacco dodici nella grata del marciapiede.
 
Neanche a farlo apposta! Non ci sarebbe riuscito nemmeno uno che non ha memoria, a rimanere incastrato così stupidamente in una grata.
Il fatto era che quella stupida grata occupava tutta la larghezza del marciapiede, e al di là di esso vi era la strada, dove le auto sfrecciavano come il vento verso gli uffici più importanti della città, quindi Gioiosa non poteva in nessun modo evitare quell’ostacolo. Non era ancora arrivata, però, al fatto che le scarpe si possono sì mettere, ma anche togliere. Continuava quindi imperterrita a passarci sopra e ad incastrarcisi.
Comunque, quel pomeriggio, Gioiosa era andata a fare un po’ di shopping e, come suo solito, aveva trovato il modo di farsi notare. Infatti, portava un cappello verde-ramarro a tesa larga, tipo anni ’80. Era davvero buffa, ma talmente tanto che si giravano anche i cani e le annusavano la gonna giallo limone per capire se fosse atterrata con qualche navicella spaziale segreta venuta da un altro pianeta.
Come se non bastasse, la sua gonna gialla era anche corta e stretta, che le rendeva difficoltosa ogni cosa.
Ah, poi da non dimenticare la faccenda accaduta in autobus….era arrivata facendosi trainare da una vecchietta sulla sua sedia a rotelle automatizzata, sempre per il fatto della gonna troppo stretta (non poteva correre e l’autobus stava per partire). Una volta arrivata sul mezzo pubblico, i posti a sedere erano terminati, così si era aggrappata all’asta di ferro vicino ai finestrini.
Giusto qualche secondo prima che l’autobus partisse, le era suonato il cellulare, quindi aveva staccato le mani dall’asta per raggiungere il cellulare sparso nella tracolla stracolma di trousse di ombretti.
Proprio nel momento in cui aveva cominciato a parlare, l’autobus era partito e lei si era letteralmente catapultata addosso al giovane ragazzo che aveva dietro di lei, anch’esso aggrappato all’asta.
Un vantaggio, però, ce l’aveva quella gonna: era talmente stretta che non c’era rischio che si alzasse, lasciando scoperte parti che preferibilmente si lasciano al chiuso e poi….aveva visto ed era caduta tra le braccia di un affascinante trentenne.
Sarebbe stato tutto magnifico se dietro al ragazzo non ci fosse stata la sua fidanzata, che si era persa la scena della caduta e davanti ai suoi occhi, si era ritrovata una quarantenne conciata come un pagliaccio tra le braccia dell’amato.
Quest’ultimo lasciò cadere di peso Gioiosa, ma poi ricevette anche un rumoroso ceffone da parte della fidanzata. Anche in autobus, Gioiosa s’era fatta conoscere da tutti, ma soprattutto s’era fatta odiare.

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