tied together with a smile

di andeverybody
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** i fly along. ***
Capitolo 2: *** no matter what? ***
Capitolo 3: *** mathematics repetitions ***



Capitolo 1
*** i fly along. ***


PROLOGO
Finalmente dopo tanto tempo ero FELICE.
Io non ero felice da tanto, e quando lo sono tutto va per il verso giusto, e soprattutto riesco a controllare la mia timidezza, che spesso mi blocca o mi porta a fare delle figuracce in pubblico.
Tornai a casa con il sorriso sulle labbra.
Salite le scale mi aspettavo di fare i soliti quattro giri di chiave, invece ne bastò uno. Qualcuno era in casa, ma chi? Rimasi fuori a chiedermi chi poteva essere in casa e perché.
Dopo vari minuti di silenzio, mia madre aprì la porta violentemente e io mi spaventai; «dai, entra!» mi disse, io entrai dubbiosa, buttai lo zaino sulla sedia, mi tolsi le scarpe e il giubbotto e mi diressi in cucina, dove mia madre mi aspettava seduta con una cartina e una giuda di Los Angeles.
Mentre mi avvicinavo al tavolo la mia testa si riempì di domande, ma quella più insistente era: ma la mamma non odiava la California?
«siediti tesoro» a queste parole allungai il passo e mi sedetti, fissai per qualche istante la cartina e prima che potessi dire qualsiasi cosa lei partì «ascolta, questi sono tempi duri e la crisi sta portando il mio stipendio a diminuire sempre di più» vece un lungo sospiro e sul viso accennò un sorriso quasi trasparente «ho visto che adori questa città, e che un mio conoscente sta per aprire una nuova azienda li vicino… tra due settimane noi ci trasferiremo lì» io la guardai negli occhi incredula «lo che sei arrabbiata…» «ARRABBIATA?» urlai, «no! Questa è la notizia più bella di tutte!» lei sorrise e subito dopo il suo sorriso si spense e prendendo la penna segnò la mia scuola, la nostra nuova casa e il suo ufficio «ecco, questa sarà la nostra nuova vita, dovrai lasciare tutti gli amici» ed io decisa e sorridente gli risposi «sarà un nuovo inizio!».
Dopo meno di 5 ore di viaggio mi addormentai e nessuno tranne l’odore della cena era riuscito a svegliarmi.
Arrivate all’aeroporto, io sembravo una pazza che saltava ad ogni minima cosa per l’emozione.
Aspettammo per quasi un’ora il taxi.
Entrai per prima nella nuova casa ENORME. Ero abituata a un piccolo appartamento e questa aveva due piani, e nella mia camera avevo il mio bagno!
C’erano pochi mobili o comunque l’indispensabile. Nella sala un divano con la tv e una bellissima libreria. La mia camera era spoglia, c’era solo un armadio e un letto.
La cucina era bellissima, con l’isola/tavolo in mezzo.
Guardammo la tv fino alle 23 e poi io me ne andai a letto. Puntai la sveglia alle 6.30, mezz’ora in più rispetto che a casa.

 
La mattina arrivò in fretta, presi un paio di jeans e una maglietta molto, molto californiana, andai in bagno mi sistemai i capelli, mi truccai e scesi a fare colazione.
Sul tavolo c’era il mio classico caffelatte e al posto della ciambella una merendina confezionata, non era il massimo ma per un po’ mi sarei dovuta abituare.
Presi la mia tracolla nuova comprata in aeroporto con dentro il diario vecchio, un blocco note, l’astuccio e qualche quaderno vuoto.
Mia madre mi accompagnò in macchina, mi trascinò fino all’ufficio del preside che mi diete il benvenuto. Per fortuna non avevo problemi con la lingua perché in casa mia c’era la mania di guardare i film in lingua originale fin da quando ero piccola per cui per me era come una seconda lingua.
In segreteria mi diedero l’orario delle lezioni.
Trovai il mio armadietto e ci misi dentro la cartella. Presi il blocco e mi avvia verso la mia classe, la numero 35B.
Entrai in classe decisa, diedi il foglio alla prof, che dopo avermi presentato alla classe mi mise in fondo con una ragazza. Aveva i capelli biondi che mi riportarono alla mente Taylor Swift, gli occhi verde scuro e le labbra rosa chiarissimo, pelle molto chiara e un leggero accenno di rosato sulle guance, era una bellissima ragazza. «ciao, io sono Taylor» mi disse gentilmente, ed io, pur tentando, non riuscì a trattenere una leggera risata, «lo so» mi disse «fa ridere anche a me la cosa, ma io ero già così prima che lei diventasse famosa, per cui…» gli sorrisi e ricambiai il saluto «piacere, io sono Emma» lei mi guadò per un attimo «il tuo accento… sei italiana?» risi e annuii. Rise anche lei e prese il mio foglio delle lezioni e cominciò a segnare con l’evidenziatore alcune materie e poi mi disse «ok, bene, abbiamo insieme la maggior parte delle ore, il resto delle ore credo che tu abbia in classe Nick» la guardai e le chiesi «e chi è Nick?» lei mi indicò uno ragazzo alla sua destra, io mi allungai per guardarlo meglio, ma prima che potessi dire qualcosa lui notò che lo stavo fissando e mi saluto con la mano, Taylor allora mi aiutò «lei è Emma, è nuova» gli disse a bassa voce, lui accennò.

Finita la lezione andammo insieme agli armadietti, il mio era due più indietro rispetto a quello di Taylor e tre più avanti rispetto a quello di Nick, quando richiusi il mio Taylor attirò la mia attenzione per indicarmi i giocatori della squadra di football della scuola, seguiti da alcune cheerleader, avevano la divisa blu e ai risvolti del giallo.

Ci avviammo tutti e tre in mensa, il mio vassoio era vuoto come quello di Taylor, Nick invece aveva un’insalata, «tu non mangi? Non sarai un’altra ragazza a dieta, vero?!» «nono, io ho fame, ma quella roba io non la mangio!» entrambi risero «non hai torto» mi disse.  «lo sai, non hai un accento così forte, anzi, insomma se non sei attento non lo senti» mi disse Taylor, dopo pochi secondi si avvicinò un ragazzo alto, con capelli e gli occhi castani, molto sexy. Si sedette nel tavolo a fianco con le cheerleader e subito appena arrivato si incollò alla bocca di una di loro.
Mi voltai verso Taylor che era decisamente a disagio, volevo chiederle cosa non andava, ma avevo paura di farla sentire ancora peggio «Taylor dai non devi starci male» le disse Nick guardandola preoccupato, seguivo la scena ma non volevo intervenire; «lui è Joe» mi disse poi «è suo fratello ed è anche il ragazzo più stronzo del pianeta! Mi sono innamorata di lui, lui stava con me, poi mi ha portata a letto e BASTA! Mi ha usata!». «mi dispiace» le dissi «i ragazzi fanno tutti schifo!» guardai Nick che stava ancora fissando il fratello ancora appicciato a quella ragazza che sembrava non avere più aria. Disgustato prese il vassoio e se ne andò. «dai, andiamo anche noi» dissi a Taylor tirandola per un braccio.

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Capitolo 2
*** no matter what? ***


Erano entrambi cupi, ma Taylor era triste, mentre Nick era arrabbiato e deluso.
Io mi sentivo il terzo incomodo, la nuova arrivata che è di intralcio.
Taylor di colpo mi abbracciò e mi trascinò all’armadietto, Nick era subito dietro di noi, restammo li a parlare di quello che era successo senza però entrare nei particolari.
La campanella suonò e da corridoi deserti, diventarono un inferno i meno di 10 secondi. In mezzo alla folla c’era anche Joe con la sua ragazza, salutò la ragazza e si diresse verso di noi, aprì l’armadietto di fianco a quello di Nick che gli chiese «chi è la ragazza?» Joe rise e rispose fiero «lei è Charlotte, la capo cheerleader», «ma scusa non era Sam?» «sì, è stata retrocessa per…» non capivo a cosa si riferisse anche se un vago sospetto lo avevo.
«ciao tu sei?» mi chiese Joseph vedendomi vicina a Taylor «sono Emma», «penso che tu sappia chi sono, piacere» mi scrutò dall’altro in basso e in fine disse «amo le more, soprattutto quelle con un bel culo e un bel sorriso, per il momento tu hai due requisiti su tre per essere “la prossima Charlotte”» e poi sorrise e se ne andò.
Quando si fu allontanato tutti restarono in silenzio e io iniziai a ridere, Nick sorrideva e Taylor cercava di fare la seria.
«cosa avete ora?» chiese Tay, tirai fuori l’orario dalla tasca «allora, biologia» «anche io» disse Nick «vieni il laboratorio è da questa parte» salutammo Taylor che si diresse dalla parte opposta del corridoio.
«prof posso andare in bagno?» chiesi a metà dell’ora «si certo vai». Uscii dalla classe e mi diressi verso l’armadietto, non avevo bisogno di andare in bagno ma semplicemente di stare un po’ da sola per pensare. Osservavo le foto della mia migliore amica e pensavo a come sarebbe stata quella giornata a casa. Mentre ero persa nei miei pensieri sentii qualcuno avvicinarsi e prendermi per i fianchi, «cosa guardi?» feci un balzo per lo spavento e poi riconobbi la voce di Joe «la mia migliore amica» dissi timorosa del commento che avrebbe potuto dire «oh, deve essere stata dura lasciare tutto» «sì un po’ ne è valsa la pena, credo» si mise a ridere e io sorrisi «perfetta» disse «cosa?» «perfetta, hai tutti i requisiti» «ma vaf…» continuava a fare quella sua risata sexy «perché prima in mensa mio fratello se ne andato così di fretta?» «andiamo… tu stavi limonando con quella e lui era disgustato» «cosa ti hanno detto?» «niente, sono appena arrivata» «umm, di Taylor cosa sai?» «che tu l’hai usata» «ok, e di Sam?» «chi è Sam? La ex capo cheerleader?» «sì e anche la mia ex» «cosa gli è successo?» fece un lungo sospiro e si appoggiò di fianco a me con la schiena al muro, come se quello che stava per dire fosse un peso enorme «lo abbiamo fatto, come normale e… è rimasta incinta» rimasi scoccata per qualche istante, proprio questa non me l’aspettavo insomma i miei sospetti erano giusti ma è comunque strano sentirselo dire «Nick se ne vergogna più di me, perché quando io sono scappato in quel periodo è stato lui a dover dare spiegazioni a tutti» «sei scappato?» «sì e no, insomma è successo alla fine della scuola e io durante l’estate sono stato il più lontano possibile da Los Angeles» «e adesso Sam?» «ha avuto un aborto naturale dopo in terzo mese, per questo è stata retrocessa di grado e poi a due mesi fa si è scoperto che non ero io il padre ma un giocatore di football, Chad Coorder» «cavolo, mi dispiace davvero» «grazie» «ok è meglio che ritorni in classe Nick si chiederà dove sono» «ok ciao».
Riattraversai il corridoio e tornai in classe, mi sedetti al nostro tavolo e Nick smise di scrivere «wow, ce ne hai messo di tempo!» «si ho incontrato tuo fratello» «che cosa? Voi lo…» «noo! Nono tranquillo, ma cosa vai a pensare, abbiamo solo parlato, anzi lui ha parlato» «di cosa?» «di Sam» «ok, beh almeno mi ha evitato di farlo spiegare a me un’altra volta».
Dopo pochi minuti suonò la campanella dell’ultima ora, uscimmo e aspettammo Taylor vicino al marciapiede.
«allora Emma dove abiti adesso?» «vicino Hollywood» «wow allora abiti vicino a Nick! Oh eccola, ciao ragazzi a domani» ci baciò e abbracciò e poi corse verso una macchina scusa, probabilmente sua madre. «allora Emma vuoi un passaggio?» «sì va bene, non è un problema vero?» «nono, sali in macchina dai», era una vecchia decappottabile rossa tenuta perfettamente, molto bella coi sedili color crema.
Mi scaricò proprio davanti casa, lo salutai e scesi, richiusi lo sportello e mentre spostò il suo zaino davanti mi disse «domani passo alle 7.30 ok?» «davvero?» «si certo, tanto passo qua davanti tutte le mattine» «ok allora, a domani» non mi salutò a voce ma vece sempre quel gesto con la mano. Era trano, ma per la prima volta non volevo l’ora di tornare a scuola.

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Capitolo 3
*** mathematics repetitions ***


La mia sveglia partiva con “Kiss&Tell” di Selena Gomez a massimo volume, e anche questa volta veci un balzo nel letto!

Mezza stordita, mi preparai. Andai in cucina a fare colazione e poi mi squillò il telefono, era Nick, guardai fuori dalla finestra e lui era li.
Presi la mia tracolla e lo raggiusi, saltai direttamente in macchina senza aprire lo sportello «ho sempre sognato farlo» gli dissi e mentre lui accennava una vaga risata. Arrivammo a scuola e anche nessuna ombra di Taylor.
Il professore di biologia, vedendo che io e Nick non stavamo attenti, ci assegnò una ricerca per punizione, così dopo scuola andai a casa sua.
Entrai e la prima cosa che mi venne in mente fu “WOW”, era davvero gigantesca con un pianoforte a coda al centro della sala, ne stavo osservando ogni minimo dettaglio fino a che non notai due ombre sul divano «Joe?» chiesi al vuoto «eh?! Che c’è non vedi che sono occupato?» si, era occupato, come al solito, a baciare Charlotte, «buonasera anche a te!» gli risposi sarcastica «sera fratello, Em» poi ci salutò con la mano.
Salimmo su per le scale ed entrammo in camera sua, enorme anche quella, piena di chitarre e con portatile nascosto tra le coperte «cavolo!» «ti piace?» «mi piace? Per essere una camera di un maschio è davvero bella».
Mi fece accomodare sul tappeto, tirai fuori il blocco note e una penna, lei prese fuori il libro e cominciammo a lavorare. Dopo un’ora stavamo già ricopiando tutto al computer.
«Abbiamo finito!» esultò «evvai! Io ho fame!» si mise a ridere «cosa preferisci: cinese o pizza?» «cinese!» mi prese per la mano e mi aiutò ad alzarmi «ok, andiamo giù e ordiniamo», «JOE!! Tu vuoi qualcosa? Mangiamo cinese.» Era immobile a guardare un film e quando mi avvicinai lui mi invitò a sedere, quei cuscini erano così invitanti che non me lo faci ripetere due volte. «ti ha fatta sedere sul pavimento?» mi chiese sorridendo «sì, ed è comodo ma dopo un po’…» iniziammo a ridere. «lei dov’è?» gli chiesi molto curiosa «è finita» malgrado i miei tentativi mi cacciai a ridere «cosa? Ma scusa era qui prima e sembrava andare tutto bene» iniziò a ridere «ci sei CASCATA!». Le nostre risate attirarono l’attenzione dei genitori di Joe «piacere, tu devi essere la nuova compagna di scuola di Nicholas?»  «piacere signori Jonas, io sono Emma, ovvero quella che gli ha procurato la punizione» «ok, vi lascio soli» e se ne andò di sopra. Ritornai sul divano e Nick arrivò brontolando «ah! Devo uscire a prendere io il cinese perché il fattorino oggi non c’è!» «a dopo» urlammo in coretto.
Mi voltai verso Joe nervosa, il suo sguardo mi ipnotizzava e non volevo che se ne accorgesse, anche lui si voltò verso di me «allora come ti trovi a Los Angeles?» «bene» risposi e continuai a fissarlo, sentii vibrare il telefono, mi spaventai ovviamente, «scusa e Taylor vuole i compiti» «siete amiche?» «sì perché? Ti da fastidio?» «nono, anzi è una ragazza fantastica» «e allora perché l’hai tradita?» sospirò «sai, pensandoci adesso… non ne ho idea» «ti capisco, anche io faccio cose senza una ragione e poi mi pento», una strana sensazione stava attraversando il mio corpo, volevo baciarlo con tutte le miei forze, ma non potevo! «andiamo!» «cosa?» «visto che ci tieni tanto baciami!» ci rimasi proprio di merda e poi tutto quello che riuscii a dire fu «si vede tanto?» «no, ma tutte mi vogliono baciare» gli tarai un schiaffo (di quelli che fanno rumore ma non male). «sei brava in matematica?» chiese fiero «sì, perché?» «ho bisogno di ripetizioni e tu magari potresti darmi una mano» rimasi stupita dalla richiesta così improvvisa «quando?» «ogni due giorni per tre settimane a 20$ a settimana» «wow i 20$ mi hanno convinta!».
Durante la serata lo dissi a Nick e per messaggio chiesi il permesso a Taylor, che disse che lui non era più niente per lei e che quindi per le era ok. Sarei stata spesso con Joe e avevo paura di potermi innamorare di lui.
«allora Joe, da cosa vuoi iniziare?» prese il libro e cominciò a cercare gli esercizi «dai compiti?» «bene, che cosa state facendo?» «le operazioni a due incognite», passai tutto il pomeriggio a spiegargli la formula, «dai sono le 17, io ho fame» disse alzandosi, mi prese per i braccio e mi trascinò giù in cucina «MAMMA! Abbiamo fame!» urlò come un bambino di cinque anni. Mangiammo e tornammo di sopra, quando Joe stava per ritrovare la concentrazione passò per i corridoio Nick con un borsone di hockey, ci salutò con la mano e andò in camera sua a trimpellare qualche accordo.
 
Il giorno dopo…
«Come sono andate le ripetizioni?» mi chiese Taylor poco interessata «insomma, non è così facile» Nick si mise a ridere come se anche lui ci fosse passato.
«Giorno, tutor!» mi disse Joseph in mensa passandomi un bigliettino in tasca, era un pezzo di carta stropicciata giallastra, lo aprì e il messaggio era chiaro, più o meno, «”Per te e Taylor: oggi alle 10 alla spiaggia”?» lo lessi ad alta voce «E’ una vesta e quello è il lussuoso invito» disse Nick ridendo e affogandosi con la cocacola «andiamoci!» disse Taylor convinta.

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